CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 17 aprile 2019
177.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Documento di economia e finanza 2019. (Doc. LVII, n. 2, e Allegati).

PARERE APPROVATO

  La XI Commissione,
   esaminato, per quanto di competenza, il Documento di economia e finanza 2019 (DOC. LVII, n. 2) e i relativi allegati;
   preso atto che, a causa del significativo deterioramento del contesto economico congiunturale rispetto a quello rappresentato dalla Nota di aggiornamento al DEF 2018, esaminata nello scorso mese di ottobre, il Governo ha ritenuto di dover procedere a una generale revisione delle stime presentate in tale sede;
   considerato, nel quadro macroeconomico tendenziale, il peggioramento delle grandezze riguardanti il mercato del lavoro già per quanto riguarda il 2018, con riflessi negativi sull'intero quadro di previsione a legislazione vigente, in base al quale il tasso di variazione dell'occupazione, espresso in unità lavorative annue (ULA), è stimato ridursi dello 0,2 per cento nel 2019 e aumentare dello 0,2 per cento nel 2020, dello 0,5 per cento nel 2021 e dello 0,6 per cento nel 2022; il tasso di variazione dell'occupazione, espresso in termini di forze lavoro (FL), è stimato in riduzione dello 0,3 per cento nel 2019 e dello 0,1 per cento nel 2020 e, successivamente, in crescita dello 0,5 per cento nel 2021 e dello 0,6 per cento nel 2022; il tasso di disoccupazione è stimato aumentare nel 2019 e nel 2020, rispettivamente, all'11 per cento e all'11,2 per cento, per ridursi al 10,9 per cento nel 2021 e al 10,6 per cento nel 2022;
   apprezzato che, con riferimento al tasso di disoccupazione, il DEF fornisce anche la stima della variazione al netto dell'effetto dell'attivazione di nuove forze lavoro incentivate dal reddito di cittadinanza, che risulta essere pari al 10,5 per cento nel 2019, al 9,7 per cento nel 2020, al 9,3 per cento nel 2021 e al 9 per cento nel 2022;
   rilevato, con riferimento alle previsioni tendenziali, che il Governo attribuisce effetti positivi sulla crescita, già nel 2019, alle misure introdotte con la legge di bilancio 2019, che cominceranno a dispiegare i propri effetti dal secondo trimestre dell'anno: in particolare, il reddito di cittadinanza dovrebbe innalzare la crescita del PIL reale di 0,2 punti percentuali sia nel 2019 sia nel 2020, mentre le modifiche al sistema previdenziale avrebbero un effetto neutrale quest'anno e aumenterebbero invece la crescita di 0,1 punti percentuali nel 2020;
   preso atto che, nel quadro tendenziale 2020-2022, a causa del perdurare degli effetti della debole fase ciclica, nonostante le ricadute positive del Reddito di Cittadinanza e di Quota 100, il numero degli occupati in termini di forze lavoro si ridurrebbe dello 0,3 per cento e tornerebbe in territorio positivo, successivamente, con una crescita dello 0,6 per cento a fine periodo;
   considerato che, tenendo conto dell'impatto positivo sia del Reddito di Cittadinanza sia di Quota 100 sull'offerta di lavoro, pur in una fase ciclica debole, il DEF prevede il tasso di disoccupazione in lieve aumento nel 2019 (11,0 per cento) e nel 2020 (11,2 per cento) e in progressiva riduzione, fino a tornare sui livelli del 2018, a fine periodo, mentre stima che la dinamica dei salari pro-capite rallenterà Pag. 157nel 2019 rispetto al 2018, restando modesta nel triennio successivo, e che il tasso di crescita del costo del lavoro per unità di prodotto, risentendo del moderato aumento della produttività, aumenterà in media dell'1 per cento nell'orizzonte di previsione (2019-2022);
   rilevato che il Governo prevede l'aumento dei contributi sociali del 2,4 per cento nel 2019 e un loro rallentamento nel 2020 e 2021, con tassi pari all'1,5 per cento e all'1,7 per cento; una moderata crescita dei redditi da lavoro dipendente, pari allo 0,4 per cento nel 2019 e dello 0,8 per cento nel 2020, un calo dello 0,2 per cento e una nuova crescita dello 0,6 per cento a fine periodo;
   considerato che tale dinamica considera gli effetti incrementativi dei rinnovi contrattuali e delle risorse stanziate dall'ultima legge di bilancio, delle assunzioni in deroga disposte dalle leggi di bilancio per il 2018 e per il 2019, nonché gli effetti, di segno opposto, del maggior numero di pensionamenti attesi già dal 2019 per effetto di Quota 100, del venir meno dal 2021 del finanziamento, a legislazione vigente, delle missioni internazionali di pace e, dall'anno scolastico 2020-2021, del finanziamento del cosiddetto «organico di fatto» della scuola;
   preso atto che il DEF stima l'aumento rispetto al PIL delle prestazioni sociali in denaro, comprendenti la spesa per pensioni, che aumentano al 20,5 per cento nel 2019 (277,4 miliardi di euro), al 20,7 per cento nel 2020 (287,3 miliardi di euro), al 20,8 per cento nel 2021 (297 miliardi di euro) e, con un lieve decremento, al 20,7 per cento nel 2022 (305,1 miliardi di euro);
   osservato che la spesa pensionistica è stimata in 86,6 miliardi di euro nel 2019 (15,6 per cento del PIL), 89,6 miliardi di euro nel 2020 (15,8 per cento del PIL), 90,8 miliardi di euro nel 2021 (15,9 per cento del PIL) e 91,9 miliardi di euro nel 2022 (15,9 per cento del PIL);
   rilevato che, con riferimento al medio e lungo periodo, il medesimo aggregato della spesa pensionistica in rapporto al PIL è stimato in crescita a partire dal 2018, raggiungendo il 18,4 per cento nel 2042, per poi, nella fase finale del periodo di previsione, ridursi rapidamente, attestandosi al 14,7 per cento nel 2060 e al 13,8 per cento nel 2070, come risulta dal focus sulle previsioni di medio e lungo periodo recato, come ogni anno, dal DEF;
   condiviso l'impegno del Governo, che nel DEF preannuncia che il tema del lavoro continuerà ad avere un posto centrale nell'azione di politica economica, con l'obiettivo di garantire condizioni di impiego più dignitose e adeguate retribuzioni;
   considerato che il DEF fa anche riferimento all'impegno a valutare l'opportunità di introdurre un salario minimo orario per i settori non coperti da contrattazione collettiva e alla previsione di trattamenti congrui per l'apprendistato nelle libere professioni, a cui si aggiunge anche l'intenzione di continuare a lavorare per la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e degli adempimenti burocratici, anche attraverso la digitalizzazione;
   osservato che, in tale contesto, rientrano nel Programma nazionale di riforma il sostegno all'occupazione femminile e giovanile e le politiche per il secondo percettore di reddito e i cosiddetti «white jobs», per il mercato del lavoro dei professionisti sanitari;
   constatato che il Governo ha in programma di proseguire l'azione di contrasto al precariato attraverso l'estensione dell'equo compenso e della normativa in vigore sul lavoro accessorio, al fine di regolamentare questo tipo di rapporto di lavoro (come baby-sitter e lavoro agricolo stagionale non inquadrabile in nessun contratto di lavoro) e di tutelare la dignità del lavoratore;
   apprezzato che rientra nei programmi del Governo, in continuità con quanto previsto dalla legge di bilancio 2019, il miglioramento della sicurezza sui luoghi di lavoro, con la modifica del Testo Pag. 158unico sulla sicurezza, la previsione di adempimenti semplificati per le piccole e medie imprese e l'aumento delle risorse da destinare al personale addetto ai controlli e alla verifica della corretta applicazione delle normative in materia;
   considerato che, con riferimento alle riforme strutturali, il Governo conta di accedere al Programma di supporto della Commissione europea (Structural Reform Support Programme – SRSP) per il prossimo periodo di programmazione 2021-2027, presentando progetti di alta qualità e ambizione, e che, per il 2019, sono stati concessi contributi finanziari, nell'ambito di tale programma, anche per i progetti relativi al miglioramento della performance e la riforma dei centri per l'impiego, al rafforzamento del sistema delle politiche attive del lavoro, al sostegno per il rafforzamento della governance inter-istituzionale della lotta al caporalato;
   rilevato, con riferimento al settore del pubblico impiego, che, tra le principali linee di intervento del programma di Governo, il DEF sottolinea l'intenzione di portare alla definitiva approvazione il disegno di legge cosiddetto «Concretezza» e conta sull'approvazione anche del disegno di legge, attualmente all'esame del Senato, recante: «Deleghe al Governo per il miglioramento della Pubblica Amministrazione» (S. 1122), i cui ambiti di intervento sono: accesso al pubblico impiego; merito e premialità; dirigenza pubblica; razionalizzazione delle procedure di mobilità del personale pubblico e della disciplina degli incarichi ad essi conferibili; contrattazione collettiva del pubblico impiego;
   preso atto che, alla luce delle politiche che il Governo intende intraprendere, le grandezze relative al mercato del lavoro, come risulta nel quadro programmatico, risultano in miglioramento, in quanto l'occupazione in termini ULA, dopo una riduzione dello 0,1 per cento nel 2019, riprende a crescere dello 0,3 per cento nel 2020, dello 0,6 per cento nel 2021 e dello 0,5 per cento nel 2022; l'occupazione espressa in termini di forza lavoro (FL), dopo una riduzione dello 0,2 per cento nel 2019, aumenta dello 0,1 per cento nel 2020 e dello 0,6 per cento per ciascuno degli anni 2021 e 2022; il tasso di disoccupazione aumenta all'11 per cento nel 2019 e all'11,1 per cento nel 2020, per poi ridursi al 10,7 per cento e al 10,4 per cento, rispettivamente, nel 2021 e nel 2022; il tasso di disoccupazione, che incorpora gli effetti delle misure di attivazione incentivate dal Reddito di Cittadinanza, è stimato ridursi al 10,5 per cento nel 2019, al 9,6 per cento nel 2020, al 9 per cento nel 2021 e all'8,8 per cento nel 2022,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

Pag. 159

ALLEGATO 2

Documento di economia e finanza 2019 (Doc. LVII, n. 2, e Allegati).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE DEI DEPUTATI SERRACCHIANI, GRIBAUDO, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA, VISCOMI E ZAN

  La XI Commissione,
   esaminato, per le parti di propria competenza, il Documento di economia e finanza 2019 (Doc. LVII, n. 2, e Allegati);
  premesso che:
   il Documento di economia e finanza 2019 certifica il fallimento della politica economica del Governo, riconoscendo ufficialmente un insuccesso largamente previsto già nello scorso autunno;
   il Documento, infatti, stima una crescita tendenziale del PIL che precipita allo 0,1 per cento rispetto all'1,5 per cento della Nota di aggiornamento del settembre 2018 e all'1 per cento della successiva revisione del quadro macroeconomico presentata a dicembre;
   gli andamenti dell'economia reale e dell'occupazione, che, da maggio 2018 a febbraio 2019, ha registrato la perdita di oltre 116.000 posti di lavoro, sono il frutto di errori di politica economica commessi da un Governo che, invece di predisporre un'ampia e complessiva strategia di sviluppo, ha scommesso tutto su un decreto-legge i cui effetti sul mercato del lavoro sono molto controversi e, soprattutto, sulle due misure della legge di bilancio, la cosiddetta «Quota 100» e il Reddito di Cittadinanza, che, come il DEF stesso riconosce, hanno effetti pressoché nulli sulla crescita;
   nel 2019 l'Italia sarà il Paese che crescerà meno tra quelli occidentali e anche negli anni successivi la stima di crescita, seppur ottimistica, si mantiene su livelli estremamente bassi;
   per tornare su un sentiero di crescita sostenuta, occorre dare avvio a una diversa politica economica e sociale;
   secondo quanto riportato dallo stesso Documento, rispetto agli obiettivi in materia di occupazione previsti per l'Italia nell'ambito della Strategia Europa 2020, consistenti nell'elevamento del tasso di occupazione almeno al 67 per cento per i soggetti della fascia d'età compresa tra i 20 e i 64 anni, si deve riscontrare come nel quarto trimestre del 2018 il valore del suddetto tasso di occupazione sia stato pari al 58,5 per cento, a solo 0,1 punti di distanza dal picco del 2008. Tuttavia, si registra una tendenza favorevole solo per la prima parte dell'anno scorso, con una parziale inversione di tendenza nel secondo semestre, ovvero in coincidenza con l'entrata in carica del nuovo Esecutivo. Peraltro, tali risultati si ottengono grazie all'aumento dei lavoratori dipendenti, pari all'1,2 per cento, a loro volta trainati esclusivamente dagli occupati a tempo determinato, mentre, per la prima volta dopo quattro anni, si riducono gli occupati dipendenti a tempo indeterminato (0,7 per cento). Allo stesso tempo, cresce anche la percentuale di part time involontario, attestandosi al 64,1 per cento del totale dei contratti a tempo parziale;
   uno scenario confermato dalla nota dell'ISTAT «Il mercato del lavoro – IV trimestre 2018», diffusa il 13 marzo 2019, Pag. 160che dimostra come, nel 2018, il quadro occupazionale ha mostrato un lieve peggioramento: nel quarto trimestre 2018 si osserva una diminuzione dell'occupazione rispetto al trimestre precedente, in un contesto di aumento della disoccupazione e di calo dell'inattività;
   sotto questo profilo, le misure messe in campo dal Governo non sembrano in grado di invertire significativamente le tendenze; anzi, rispetto alle ingenti risorse finanziarie impiegate, si evidenziano risultati del tutto insignificanti e non proporzionati agli oneri monetari;
   basti considerare le stesse previsioni del DEF relative all'impatto occupazionale e a quello sull'andamento del PIL conseguenti all'entrata in vigore del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, che ha introdotto l'istituto del Reddito di cittadinanza e l'anticipazione pensionistica con il sistema della cosiddetta Quota 100;
   il provvedimento, che ha costituito l'architrave economico-sociale del cosiddetto «contratto di Governo» e su cui si è giocata tanta parte della propaganda portata avanti dalla maggioranza giallo-verde, produrrebbe effetti quasi trascurabili nei primi anni di vigenza, ma conseguenze finanziarie che vanno nella direzione opposta rispetto a tutte le raccomandazioni provenienti dalle istituzioni europee e da tutti gli organismi internazionali, rimettendo in discussione gli sforzi di risanamento dei conti pubblici portati avanti nella scorsa legislatura;
   in particolare, nel focus sugli impatti macroeconomici delle misure relative al Reddito di Cittadinanza e in materia di pensioni si evince che, per quanto riguarda la prima misura, si determinerebbe un effetto positivo sul PIL pari allo 0,2 per cento nel 2019, allo 0,2 per cento nel 2020, allo 0,1 per cento nel 2021 e addirittura nullo per l'anno 2022 ed effetti positivi sull'occupazione pari allo 0,1 per cento per il 2019, allo 0,2 per l'anno 2020, allo 0,4 per cento nel 2021 e nel 2022. Per quanto riguarda le misure pensionistiche, invece, si prevedono andamenti nulli sul PIL nel 2019, un incremento dello 0,1 per cento nel 2020 e nel 2021, mentre tornerebbero a zero nel 2023. Sul fronte occupazionale, le misure sulle pensioni dovrebbero produrre addirittura una riduzione dello 0,3 per cento nel 2019 e dello 0,2 per cento nel 2020 e un timido incremento dello 0,1 per cento nel 2021 e nel 2022; da questo ultimo punto di vista, non può non richiamarsi la contraddittorietà della disposizione contenuta nella legge di bilancio, che differisce sino al 15 novembre lo sblocco del turn over per le pubbliche amministrazioni;
   peraltro, che l'impianto normativo del Reddito di Cittadinanza fosse troppo complesso e confuso era già emerso nel corso delle numerose audizioni parlamentari svoltesi propedeuticamente all'esame del citato decreto-legge n. 4 del 2019 e in molti avevano pronosticato che esso si sarebbe tradotto, nella migliore delle ipotesi, in uno strumento assistenziale a termine, anziché in una vera ed efficace misura di politica attiva per il lavoro. Tali previsioni sembrano confermate dalle notizie sull'andamento del confronto con le regioni, che ha ridimensionato la figura dei «navigator» e ha fatto emergere i ritardi nella costituzione della piattaforma informatica, senza la quale è impossibile svolgere alcuna forma di monitoraggio né rendere realistico il procedimento per la sottoscrizione del patto per il lavoro presso i centri per l'impiego o di quello per l'inclusione agli sportelli dei servizi sociali dei Comuni;
   se solo si tiene conto che per l'insieme delle due misure, nel quadriennio 2019-2022, verranno destinate risorse finanziarie pari a oltre 60 miliardi di euro, ovvero equivalenti a circa 0,8 punti di PIL l'anno per i prossimi quattro anni, il bilancio economico e occupazionale di tale strategia non può che considerarsi fallimentare;
   per quanto riguarda la spesa pensionistica, le tendenze di medio-lungo periodo Pag. 161contenute nel Documento, nella sezione dedicata al Programma di stabilità, evidenziano successivamente al 2018 una fase di crescita nel rapporto tra spesa pensionistica e PIL che si protrae fino al 2042, anno in cui viene raggiunto il 18,4 per cento. Un dato che si realizza nonostante che, da un lato, con l'ultima legge di bilancio si sia riproposta una versione particolarmente punitiva del blocco delle rivalutazioni pensionistiche, andando a colpire addirittura le pensioni appena superiori a tre volte il trattamento minimo, dall'altro, non si faccia alcun cenno al tema dell'equità intergenerazionale e all'esigenza di garantire pensioni dignitose per le giovani generazioni di lavoratori;
   anche con riferimento ad altri ambiti di competenza della XI Commissione, si deve rilevare come la distanza tra le intenzioni e la realtà delle scelte portate avanti dall'Esecutivo denotino una incongruenza di fondo, spesso figlia del compromesso programmatico e ideale alla base dell'accordo di maggioranza. A tale riguardo, si considerino le misure per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per le donne lavoratrici: da questo punto di vista, appare paradigmatica la decisione di porre termine definitivamente alla sperimentazione del cosiddetto «bonus baby sitter», uno strumento che, introdotto, in via sperimentale per il triennio 2013-2015 dall'articolo 4, comma 24, lettera b), della legge 28 giugno 2012, n. 92, e poi prorogato con successivi provvedimenti, ha consentito a migliaia di lavoratrici madri di richiedere, al termine del congedo di maternità ed entro gli undici mesi successivi, in alternativa al congedo parentale, voucher per l'acquisto di servizi di baby sitting oppure un contributo per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati, per un massimo di sei mesi;
   parimenti, le misure volte a protrarre anche al 2019 e ad estendere a cinque giorni la sperimentazione del congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente è stato solo il frutto dell'iniziativa del Partito Democratico, durante l'esame della legge di bilancio;
   il cenno alle misure volte a favorire la semplificazione degli adempimenti per le piccole e medie imprese in materia di sicurezza sul lavoro, condivisibile in linea di principio, non può non destare qualche preoccupazione laddove si considerino gli effetti paradossali prodottisi a seguito dell'entrata in vigore delle disposizioni di cui al comma 1121 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, con il quale si è operato un taglio al bilancio dell'INAIL per 410 milioni di euro nel 2019, 525 milioni nel 2020 e 600 milioni nel 2021, compensato, fra l'altro, tramite la riduzione delle risorse destinate dall'INAIL al finanziamento dei progetti di investimento e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro e l'abolizione delle agevolazioni per le imprese virtuose, nonché le disposizioni di cui al comma 1126, che ha modificato l'articolo 142, comma 2, del decreto legislativo n. 209 del 2005 e gli articoli 10 e 11 del Testo unico della sicurezza sul lavoro di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, al fine, non dichiarato, di consentire all'INAIL di far fronte ai suddetti tagli tramite il recupero di maggiori risorse finanziarie in sede di rivalsa nei confronti del soggetto responsabile, adottando il cosiddetto «metodo di calcolo per sommatoria del danno differenziale». L'effetto immediato di tali disposizioni sarà la riduzione significativa del risarcimento ottenibile dal lavoratore, sacrificando il diritto fondamentale del lavoratore vittima dell'infortunio o della malattia professionale all'integrale risarcimento del danno differenziale;
   anche il tema del salario minimo orario deve tener conto che ogni intervento normativo su una materia tanto complessa e dai riflessi economici e sociali tanto rilevanti deve attentamente contemperare le insopprimibili esigenze di equità con il riconoscimento dell'autonomia negoziale tra le rappresentanze sociali. La possibilità di regolamentare, per via legislativa, Pag. 162i livelli salariali minimi dovrà essere esercitata, in ogni caso, attraverso un approccio graduale e di sperimentazione, che escluda effetti, anche indiretti, di surroga o, peggio ancora, di delegittimazione della contrattazione collettiva esercitata dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente maggiormente rappresentative su base nazionale, in ottemperanza al dettato degli articoli 36 e 39 della Costituzione; da questo punto di vista, non può condividersi l'impostazione adottata con il disegno di legge S. 658, invece proposto dal DEF come testo di riferimento,
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PARERE CONTRARIO

Pag. 163

ALLEGATO 3

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo rafforzato di partenariato e di cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica del Kazakhstan, dall'altra, con allegati, fatto ad Astana il 21 dicembre 2015 (C. 1648 Governo).

PARERE APPROVATO

  La XI Commissione,
   esaminato, per quanto di competenza, il disegno di legge n. 1648 Governo, recante: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo rafforzato di partenariato e di cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica del Kazakhstan, dall'altra, con allegati, fatto ad Astana il 21 dicembre 2015;
   preso atto che l'Accordo rappresenta il coronamento di un percorso di progressivo avvicinamento all'Unione europea, iniziato nel 2008 e definito rafforzato, in quanto intende dare conto dell'approfondimento delle relazioni applicabili dalla UE a Paesi partner che, pur non rientrando nella Politica europea di vicinato (PEV), ricoprono comunque ruoli chiave;
   apprezzata la finalità dell'Accordo, volto a innovare il quadro giuridico dei rapporti tra l'UE e il Kazakhstan e ad ampliare, rispetto al precedente assetto, i settori di collaborazione, con particolare riferimento alla cooperazione economica;
   considerato che, al Capo X del Titolo III, l'articolo 152 reca, tra l'altro, la dichiarazione del riconoscimento dell'occupazione piena e produttiva e del lavoro dignitoso per tutti quale elemento chiave dello sviluppo sostenibile per tutti i Paesi e obiettivo prioritario della cooperazione internazionale e che le parti, in tale contesto, ribadiscono il loro impegno a dare effettiva attuazione, sia a livello legislativo sia nella prassi, alle convenzioni dell'OIL ratificate rispettivamente dagli Stati membri dell'Unione europea e dal Kazakhstan;
   rilevato che, in coerenza con tali convenzioni, l'articolo 153 prevede il riconoscimento reciproco del diritto di fissare i livelli di protezione del lavoro e di adottare o modificare le rispettive legislazioni, l'impegno delle parti a scoraggiare scambi e investimenti indebolendo o riducendo tali livelli di protezione e, infine, il divieto di rendere inefficaci o derogare a tali disposizioni al fine di incoraggiare gli scambi e gli investimenti;
   preso atto che, all'articolo 154, le parti si impegnano a promuovere, tra l'altro, anche le prassi di responsabilità sociale delle imprese nell'ambito del miglioramento del contributo del commercio all'obiettivo dello sviluppo sostenibile nelle sue dimensioni economica, sociale e ambientale;
   osservato che al Titolo IV, Capo XVI, che riguarda la cooperazione in materia di occupazione, rapporti di lavoro, politica sociale e pari opportunità, all'articolo 230, le parti dichiarano il loro impegno a promuovere l'agenda dell'OIL per il lavoro dignitoso, la politica dell'occupazione, le condizioni di vita e di lavoro e la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro, il dialogo sociale, la protezione sociale, l'inclusione sociale e la lotta alla discriminazione, come pure un equo trattamento dei lavoratori che risiedono e lavorano regolarmente nell'altra parte;
   considerato che gli obiettivi da perseguire, elencati all'articolo 231, sono i Pag. 164seguenti: miglioramento della qualità della vita e del contesto sociale; miglioramento dell'inclusione sociale e del livello di protezione sociale dei lavoratori, nonché ammodernamento dei sistemi di protezione sociale in termini di qualità, accessibilità e sostenibilità finanziaria; riduzione della povertà e miglioramento della coesione sociale; lotta alla discriminazione nell'occupazione e negli affari sociali; promozione delle misure attive per il mercato del lavoro e miglioramento dell'efficienza dei servizi per l'impiego; creazione di nuovi e migliori posti di lavoro con condizioni di lavoro dignitose; miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, nonché del livello di protezione della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro; rafforzamento della parità di genere, promuovendo la partecipazione delle donne alla vita economica e sociale e garantendo la pari opportunità nell'occupazione, nell'istruzione, nella formazione, nell'economia, nella società e nei processi decisionali; miglioramento della qualità della legislazione sul lavoro e garanzia di una migliore protezione dei lavoratori; rafforzamento e promozione del dialogo sociale, anche aumentando la capacità delle parti sociali;
   rilevato che l'articolo 232, confermando l'impegno delle parti all'attuazione efficace delle convenzioni dell'OIL, riconoscono, tenendo conto della Dichiarazione ministeriale del Consiglio economico e sociale dell'ONU sulla piena occupazione e sul lavoro dignitoso, del 2006, che l'occupazione piena e produttiva e il lavoro dignitoso per tutti sono un elemento essenziale dello sviluppo sostenibile e promuovono, in linea con la dichiarazione dell'OIL sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro, del 1998, il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, in particolare delle parti sociali, nell'elaborazione delle rispettive politiche sociali e nella cooperazione tra l'Unione europea e il Kazakhstan, impegnandosi anche a rafforzare la cooperazione in materia di lavoro dignitoso, occupazione e politica sociale in tutte le sedi e organizzazioni competenti,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

Pag. 165

ALLEGATO 4

5-01961 Serracchiani: Mancato perfezionamento della nuova convenzione tra le parti sociali, l'INPS e l'INL in materia di certificazione della rappresentanza delle organizzazioni sindacali.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste nel presente atto di sindacato ispettivo si rappresenta quanto segue.
  I fatti richiamati hanno uno sviluppo temporale che si pone a cavallo tra la legislatura passata e quella attuale.
  Abbiamo quindi ritenuto doveroso compiere i dovuti approfondimenti sul lavoro svolto in passato.
  Tengo ad evidenziare che questo non significa che vi sia un'indisponibilità, da parte ministeriale, come affermano gli Onorevoli interroganti.
  Ma non è neppure corretto dire che vi sono perplessità.
  Più semplicemente si è ritenuto di svolgere una riflessione sulla convenzione cui fanno riferimento gli interroganti, e questo unicamente nell'ottica di un possibile miglioramento e nella prospettiva della messa a punto di tutti gli accorgimenti necessari, anche dal punto di vista tecnico- informatico, per rendere lo strumento pienamente adeguato rispetto alle finalità per le quali è previsto.
  Per completezza, quanto al lavoro svolto in passato, mi sembra opportuno precisare che sul piano del censimento della rappresentatività delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, l'Inps, sulla base di apposita direttiva del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha attivato nel 2015 un'apposita convenzione per la rilevazione dei lavoratori associati alle Organizzazioni sindacali — intesi nel senso di lavoratori aderenti sulla base di formale delega di rappresentanza — nelle aziende che applicano i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro sottoscritti dalle Federazioni di categoria aderenti a Confindustria, in applicazione del Testo Unico sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014.
  In particolare, dal 2015, l'istituto acquisisce, attraverso le dichiarazioni UniEmens, le informazioni relative al numero dei lavoratori aderenti alle Organizzazioni sindacali presenti nelle aziende che applicano i Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro riconducibili all'area di rappresentanza di Confindustria – il cosiddetto «dato associativo».
  I contratti collettivi nazionali censiti su Uniemens per tale funzionalità sono 68, mentre le organizzazioni sindacali censite, in quanto aderenti al Testo Unico sulla rappresentanza, sono 170.
  Dalla rilevazione fatta sull'ultima competenza elaborata (aprile 2018), 22.395 aziende, per un totale di 2.345.829 lavoratori, risultano aver trasmesso il dato sulla rappresentanza.
  L'Inps ha trasmesso periodicamente il dato, relativo al numero delle deleghe sindacali rilevate nelle denunce Uniemens per ogni contratto collettivo, a ciascuna Organizzazione sindacale di rappresentanza dei lavoratori firmataria o aderente al Testo Unico sulla rappresentanza.
  La Confindustria e CGIL, CISL, UIL in data 4 luglio 2017, hanno sottoscritto un accordo di modifiche al Testo Unico sulla rappresentanza in cui hanno ritenuto di affidare all'INPS le funzioni per la misurazione Pag. 166della rappresentanza precedentemente attribuite al CNEL.
  Questo il quadro.
  L'obiettivo deve essere però quello di disporre di uno strumento che consenta l'effettiva misurazione della rappresentatività delle Organizzazioni sindacali e datoriali in maniera dinamica e non come dato precostituito.
  In questo senso la nostra riflessione è quindi sulla definizione di un sistema il più possibile capace di assicurare una rilevazione che fotografi fedelmente la realtà al suo variare nel tempo.
  Questo è oggetto di approfondimento e confidiamo che questo approfondimento, come sempre quando occorre individuare la via da percorrere a fronte di questioni di rilevante portata, potrà infine consentire di individuare la miglior soluzione possibile.
  Questo, d'altra parte, si pone nel solco già tracciato da questo Governo, che va nella direzione di una sempre maggiore comprensione e accoglimento delle esigenze e delle aspettative dei lavoratori e di quanti hanno fatto grande il nostro paese con il loro lavoro quotidiano.

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ALLEGATO 5

5-01962 Polverini: Iniziative, anche normative, per la tutela e la stabilizzazione dei lavoratori del bacino «Emergenza Palermo ex Pip» di cui all'articolo 19 della legge regionale n. 30 del 1997 della Regione Siciliana.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La vicenda oggetto della presente interrogazione riguarda l'emergenza occupazionale dei cosiddetti «Ex Pip di Palermo», un bacino di circa 1700 soggetti che, sul finire degli anni ’90, attraverso l'articolo 19 della legge regionale n. 30 del 1997, sono stati coinvolti nei cosiddetti «Pip», «Piani di inserimento professionale», aventi l'obiettivo di favorire un apposito percorso di reinserimento lavorativo per una serie di categorie svantaggiate.
  Inutile dire che dietro questa sigla vi sono centinaia di lavoratori che per lungo tempo hanno messo a disposizione delle varie pubbliche amministrazioni del palermitano le loro energie e competenze. Una storia di precariato come molte altre, purtroppo, che genera ansia sulle prospettive di vita e di lavoro. Una vera e propria emergenza sociale che non deve certamente ripetersi nel futuro e che necessita di una soluzione strutturale che eviti dannose ricadute sulle vite di tutte queste famiglie coinvolte.
  Questa è la prospettiva nella quale ha evidentemente inteso muoversi la Regione Sicilia, che con l'articolo 64 della legge regionale n. 8 del 2018 ha previsto il passaggio di questi 1700 soggetti presso la società RESAIS s.p.a., una partecipata che eroga servizi strumentali in favore della pubblica amministrazione.
  È doveroso, tuttavia, evidenziare, così come del resto ricordato dallo stesso Onorevole interrogante, che la legge regionale in questione è stata impugnata dal Consiglio dei Ministri davanti alla Corte Costituzionale il cui pronunciamento è atteso proprio per la giornata di oggi.
  Appare, pertanto, necessario attendere la sentenza per poter valutare l'effettivo quadro normativo di riferimento anche al fine di poter valutare eventuali provvedimenti del caso.
  All'esito della pronuncia della Consulta occorrerà, infatti, intraprendere le necessarie azioni nel pieno rispetto delle indicazioni che saranno fornite e dei princìpi che verranno affermati.
  Allo stato attuale segnalo che per fronteggiare un eventuale pronunciamento negativo della Corte Costituzionale, l'articolo 64, comma 2, della legge regionale n. 64 del 2018 già prevede che nei confronti di questo bacino di lavoratori venga assicurata l'erogazione dell'assegno di sostegno al reddito, utile per fronteggiare, nell'immediato, le ricadute occupazionali derivanti dalla pronuncia della Corte.
  Concludo questo mio intervento assicurando, quale rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che sarà massima l'attenzione a monitorare l'evolversi di tale vicenda, con l'auspicio di una favorevole definizione della vicenda.

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ALLEGATO 6

5-01963 Vizzini: Situazione dei dipendenti del gruppo «Roberto Cavalli».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Gruppo Roberto Cavalli, nato negli anni ’70, dopo essere stato acquisito nel 2015 per il 90 per cento dal fondo di private equity Clessidra, a sua volta poi diventato di proprietà di Italmobiliare, ha presentato, nei giorni scorsi, al Tribunale di Milano una domanda di ammissione al concordato preventivo, provocando preoccupazione nei lavoratori dell'azienda circa la continuità produttiva nel sito di Sesto Fiorentino.
  Nello specifico, il Ministero della giustizia ha reso noto che la società, al fine di procedere alla ricerca di un nuovo investitore – che potrebbe dotare la Roberto Cavalli delle risorse necessarie al superamento dell'attuale stato di tensione finanziaria –, ha chiesto in data 2 aprile 2019 la concessione dei 120 giorni, previsti dalla legge, ai fini della predisposizione e del deposito della proposta concordataria ovvero del ricorso per l'omologazione dell'accordo di ristrutturazione dei debiti, del piano e della documentazione di legge.
  Contemporaneamente, come reso noto dalla regione Toscana, su richiesta delle organizzazioni sindacali, è stato aperto un tavolo a livello istituzionale presso la Regione in occasione del quale i rappresentati dell'azienda hanno riferito che sono state ricevute diverse manifestazioni di interesse, alcune considerate interessanti e sulle quali si sta lavorando. Aggiungo che un nuovo incontro è previsto per il 19 aprile, e a questo è stato invitato oltre al Commissario, recentemente nominato dal Tribunale, anche l'advisor aziendale.
  Evidenzio, in aggiunta, che sebbene non sia stata ancora interpellata la «Struttura per la Crisi di Impresa» del Ministero dello sviluppo economico, questo Governo si rende disponibile, a prescindere dagli esiti dell'incontro del 19 aprile, ad avviare, qualora venga richiesto dalle parti sindacali o dalla proprietà, un tavolo di confronto con l'obiettivo di tutelare i posti di lavoro a rischio e l'intera produzione.
  Segnalo, inoltre, che questo Governo, nell'ambito dei lavori di predisposizione del cosiddetto DL. Crescita, ha formulato una proposta normativa intesa a valorizzare i cosiddetti marchi storici, in quanto patrimonio della cultura industriale italiana, anche con l'obiettivo di disincentivare iniziative che prevedano la chiusura degli stabilimenti produttivi con eventuale delocalizzazione all'estero.
  È previsto, infatti, che i titolari e licenziatari esclusivi delle attività di eccellenza, storicamente collegate al territorio nazionale, possano ottenere l'iscrizione dei propri marchi in un apposito registro speciale, in modo tale da ottenere la certificazione di azienda storica del made in Italy.
  Inoltre, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e garantire la prosecuzione dell'attività produttiva, è stato predisposto anche un apposito «Fondo per la tutela dei marchi storici di interesse nazionale».
  L'accesso a tale fondo è sottoposto ad una specifica procedura che prevede l'obbligo per l'impresa che annuncia la cessazione o delocalizzazione, di effettuare una comunicazione in tal senso al MISE, Pag. 169nonché di individuare i potenziali acquirenti notiziando il Ministero delle proposte di acquisto ricevute.
  Questa è una delle tante iniziative messe in atto da questo Governo al fine di tutelare i lavoratori e la produzione legata al made in Italy che, anche in considerazione dei suoi marchi storici, deve essere posta in primo piano non solo da un punto di vista economico, ma anche in una più ampia prospettiva di salvaguardia del patrimonio culturale e sociale.

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ALLEGATO 7

5-01964 Murelli: Iniziative per la salvaguardia dei livelli occupazionali delle società Linkra S.r.l. e Compel Electronics S.p.A.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'atto parlamentare in esame, concernente le problematiche occupazionali delle società lombarde Linkra S.r.l. e Compel Electronics S.p.a., mi preme anzitutto evidenziare che successivamente al manifestarsi della crisi aziendale è stata prontamente fornita tutela ai lavoratori delle società medesime tramite l'attivazione degli ammortizzatori sociali.
  In particolare con vari decreti direttoriali è stato autorizzato il trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria, per il periodo dal 15 marzo 2017 al 16 aprile 2019, in favore dei lavoratori della Linkra s.r.l. impiegati presso le unità di Cornate d'Adda e Agrate Brianza (da ultimo decreto direttoriale 102588 del 6 febbraio 2019).
  Analogo trattamento è stato concesso ai dipendenti della Compel Electronics S.p.A. presso l'unità di Cornate d'Adda per lo stesso arco temporale dal 15 marzo 2017 al 16 marzo 2019.
  Faccio, inoltre, presente che con decreti in data 6 giugno 2017 il Tribunale di Monza ha dichiarato l'apertura della procedura di amministrazione straordinaria di entrambe le società cui è seguita la nomina del commissario straordinario.
  Con decreto in data 16 gennaio 2018 è stata quindi autorizzata l'esecuzione del programma di cessione dei complessi aziendali facenti capo alle predette aziende in amministrazione straordinaria della durata di un anno.
  Voglio anche evidenziare che il complesso aziendale di pertinenza della Linkra S.r.l. e della Compel Electronics S.p.A. è stato oggetto di affitto, fin da epoca anteriore all'apertura della procedura di amministrazione straordinaria, alla Cordon Electronics Italia S.r.l.
  Con provvedimento del 29 marzo 2019, il Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato l'organo commissariale a procedere alla cessione dei complessi aziendali in capo alle società Linkra e Compel alla stessa Cordon Electronic Italia, unica offerente all'esito della procedura di vendita svolta, previa pubblicazione dell'offerta acquisita, per la raccolta di eventuali offerte migliorative.
  Secondo quanto comunicato dal Commissario, Il relativo avviso è in scadenza il prossimo 19 aprile.
  Sul fronte dei rapporti con le organizzazioni sindacali risultano avviate le consultazioni, al fine del raggiungimento del relativo accordo prodromico alla cessione, fermo restando l'obiettivo di tutelare i livelli occupazionali.
  Infine, per completezza di esposizione e a conferma della costante attenzione prestata da questo Governo alle problematiche del mondo del lavoro, troppo spesso dimenticate dai precedenti Governi, voglio informare che per il prossimo 18 aprile è stato convocato un tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico dalla competente Struttura per la crisi d'impresa.
  Questo Governo sta dimostrando con i propri provvedimenti di voler voltare pagina rispetto alle esperienze del passato aprendo ad una nuova stagione di tutele e di diritti sia per chi ancora oggi vive una situazione di precarietà lavorativa, e vanta una legittima aspettativa a conseguire forme contrattuali più stabili, sia per chi oggi è alla ricerca di lavoro.