CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 26 febbraio 2019
147.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-01065 Maraia: Bonifica dell'area su cui insiste la discarica di Difesa Grande, nel territorio di Ariano Irpino (AV).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle problematiche rappresentate, si evidenzia in primo luogo che si tratta di argomento già noto al Ministero dell'ambiente e più volte trattato con i soggetti a vario titolo coinvolti. A tal proposito, si ribadisce, anche in questa sede, che la discarica sita in località Difesa Grande, nel Comune di Ariano Irpino, non è mai stata ricompresa nella perimetrazione di alcun Sito di bonifica di Interesse Nazionale di cui all'articolo 252 del decreto legislativo n. 152 del 2006. Pertanto, le competenze procedimentali in materia di bonifica su tale area sono in capo alla Regione Campania, ai sensi dell'articolo 242 del citato decreto. Ciò comporta che il procedimento a norma di legge, volto in primo luogo all'accertamento dello stato di contaminazione – che comprende le attività di indagine, caratterizzazione, analisi di rischio ed, eventualmente, le attività di messa in sicurezza, bonifica e ripristino – sia svolto nell'ambito di Conferenze di Servizi la cui titolarità ricade sui competenti uffici regionali. Si ritiene opportuno aggiungere, inoltre, che, in tali casi, la normativa di settore non prevede poteri sostitutivi statali in materia di bonifica.
  Per tali motivazioni il definanziamento dell'intervento di bonifica di detta discarica – originariamente previsto, per euro 6.480.000,00, nell'ambito dell'Accordo di Programma denominato «Programma Strategico per le Compensazioni Ambientali nella Regione Campania» del 18 luglio 2008 – è stato sancito in sede di Comitato di indirizzo e controllo per la gestione dell'Accordo, nella seduta del 26 maggio 2015, sulla base delle determinazioni assunte dalla Regione, in seguito agli esiti della caratterizzazione e della richiesta dell'Amministrazione comunale. I fondi erano rimasti, nel frattempo, congelati, in attesa delle verifiche da parte della Regione Campania in merito alle azioni intraprese dal soggetto gestore ASIDEV. A tal proposito, si precisa, infatti, che il procedimento si è concluso con l'approvazione degli esiti del piano di caratterizzazione e del documento di analisi di rischio sito-specifica presentati per la predetta discarica. Conseguentemente, la Conferenza di Servizi, indetta dalla Regione nell'ambito del procedimento regionale, ha dichiarato il sito di discarica in argomento non contaminato e, in forza delle risultanze del procedimento, la Regione ha accolto la richiesta di definanziamento formulata dal Comune di Ariano Irpino.
  Ad ogni modo, tenuto conto delle richieste che continuano a pervenire all'attenzione del Ministero dell'ambiente, nelle quali si denuncia una situazione di potenziale contaminazione malgrado le conclusioni delle Conferenze di Servizi regionali, il Ministero non potendosi sostituire all'Amministrazione procedente, con nota del 7 gennaio scorso, ha richiesto alla Regione un'informativa sullo stato delle attività e dei procedimenti che riguardano la discarica di Difesa Grande. Ciò anche in considerazione della decisione assunta dalla Regione e accordata in sede di Comitato di indirizzo e controllo dell'Accordo, di definanziare l'intervento di bonifica di detta discarica, come già detto, a favore di sostitutivi interventi nel settore idrico-fognario nel territorio del medesimo Comune. A tale nota, il Ministero dell'ambiente ha fatto seguire un successivo sollecito Pag. 31del 29 gennaio. In riscontro alle richieste del Ministero, la Regione ha fatto presente che sono ulteriormente in corso, da parte dell'Arpac Avellino, approfondimenti analitici in area esterna al corpo di discarica e che, in esito all'acquisizione delle integrazioni richieste al soggetto obbligato, e agli ulteriori approfondimenti analitici richiesti dall'Arpac, sarà convocata una Conferenza di Servizi decisoria.
  Alla luce delle informazioni esposte, emerge che le problematiche rappresentate sono tenute in debita considerazione da parte del Ministero dell'ambiente, il quale rassicura che provvederà a richiedere tempestivi aggiornamenti circa gli esiti delle attività in corso e che continuerà a tenersi informato svolgendo le opportune attività di monitoraggio con i soggetti territoriali competenti.

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ALLEGATO 2

5-00831 Benamati: Politiche di raccolta e smaltimento dei rifiuti, con particolare riguardo ai rifiuti urbani e assimilati.

TESTO DELLA RISPOSTA

Com’è noto, la nuova normativa europea riguardante il cosiddetto «pacchetto rifiuti» contiene nuovi obiettivi di riciclaggio dei rifiuti urbani: 55, 60 e 65 per cento rispettivamente al 2025, 2030 e 2035, unitamente ad un nuovo metodo di calcolo del raggiungimento degli obiettivi e a nuovi obblighi per il conferimento in discarica (10 per cento al 2035 e divieto di conferimento di tutti i rifiuti recuperabili e riciclabili).
  Il Governo, al fine di dare piena attuazione alla predetta normativa comunitaria, ha chiesto un'ampia delega proprio per poter procedere ad un riordino organico di tutta la normativa ambientale.
  Occorre, ad ogni, modo, evidenziare che le performance italiane in ordine alla gestione dei rifiuti urbani rispetto ai vecchi obiettivi di riciclaggio (50 per cento al 2020) evidenziano un trend positivo. Infatti, la Commissione europea, nella comunicazione 656 del 2018, ha rendicontato al Parlamento europeo sull'attuazione della legislazione dell'Unione Europea in materia di rifiuti, comprensiva della segnalazione, preventiva per gli Stati membri che rischiano di non riuscire a conseguire l'obiettivo del 2020 relativo alla preparazione per il riutilizzo e riciclaggio. Nella predetta comunicazione sono ben 14 gli Stati membri, a rischio. L'Italia non solo non è contemplata fra questi, ma è uno dei pochi Paesi (Irlanda, Lituania e Repubblica Ceca) per i quali il rischio di non raggiungimento dell'obiettivo è valutato pari a zero sulla base di uno studio effettuato dai consulenti, della Commissione medesima.
  Atteso il dato positivo poc'anzi, richiamato, al fine di raggiungere i nuovi, obiettivi per il 2030 e 2035, sarà importante una piena implementazione dell'economia circolare in Italia. In tal senso, il recepimento del pacchetto rifiuti si propone di colmare il ritardo di alcune regioni, e di procedere ad una semplificazione della normativa esistente, al fine di renderla chiara ed univoca. Altri principi ispiratori per il futuro sono il decentramento amministrativo e l'accorpamento delle discipline in testi unici esaustivi. Si intende, inoltre, ricorrere il meno possibile alla decretazione attuativa proprio per dare, completezza al testo che sarà emanato. Si ritiene, altresì, fondamentale agire sul regime delle responsabilità della gestione e chiusura del ciclo attraverso il riordino delle competenze a tutti i livelli istituzionali.
  Con specifico riferimento alla riduzione del conferimento in discarica, sarà necessaria la diffusione della raccolta differenziata spinta (oltre il 65 per cento) in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale e la realizzazione di una rete impiantistica a supporto delle raccolte differenziate. È su quest'ultimo aspetto che, a livello nazionale, si registrano le maggiori criticità. La raccolta differenziata dei rifiuti organici comporta, infatti, la presenza di impianti dove poter riciclare tali rifiuti. A tal proposito, va, tuttavia, sottolineata la cronica carenza dell'impiantistica a servizio delle raccolte differenziate dei rifiuti, organici e quindi, degli impianti di compostaggio e digestione anaerobica. Oltre ai rifiuti organici, che rappresentano più del 35 per cento della produzione dei Pag. 33rifiuti urbani, l'altro grande settore sul quale occorre intervenire è rappresentato dagli imballaggi. Anche qui infatti le quantità di imballaggi provenienti dal ciclo di gestione dei rifiuti urbani, che sono intercettati, dal sistema delle raccolte, è troppo basso e soggetto alle predette criticità di disomogeneità territoriale, ed anche in questo caso l'impiantistica è spesso insufficiente.
  Per quanto concerne invece lo stato di attuazione, a livello nazionale, delle misure definite con il decreto-legge «Sblocca Italia», nel 2017 sono stati censiti dall'ISPRA 285 impianti dedicati al solo trattamento aerobico (compostaggio) contro i 274 del 2016; 31 impianti di trattamento integrato anaerobico/aerobico (invariato rispetto al 2016); 24 impianti, di digestione anaerobica contro i 21 del 2016.
  Nel 2017, la quantità totale dei rifiuti organici di origine urbana recuperati attraverso i processi di trattamento biologico è passata da 5,7 milioni di tonnellate a 5,9 milioni di tonnellate. Le quantità autorizzate di compostaggio sono passate da circa 5,4 milioni di tonnellate nel 2016 a 6,1 milioni di tonnellate nel 2017, e analogamente crescono le quantità autorizzate di impianti integrati aerobico/anaerobico.
  Per quanto attiene, invece, allo stato di attuazione, a livello nazionale, delle misure definite con il decreto-legge «Sblocca Italia» relativamente all'incenerimento dei rifiuti, occorre rilevare che si assiste ad una contrazione per quanto riguarda il numero degli impianti attivi sul territorio nazionale, che è andato costantemente diminuendo dal 2012 (49 impianti) ad oggi (ultimo dato 2017 pari a 39 impianti). Nel 2016 gli impianti attivi risultavano essere 41. Si assiste, inoltre, ad una contrazione per quanto riguarda le quantità dei rifiuti urbani incenerite nei predetti impianti, che sono passate da 5.403.862 tonnellate del 2016 a 5.266.779 tonnellate del 2017. Si è verificata, infine, una contrazione per quanto riguarda le quantità dei rifiuti totali incenerite nei predetti impianti, che sono passate da 6.205.631 tonnellate nel 2016 a 6.113.232 tonnellate nel 2017.
  Alla luce delle informazioni esposte, si rassicura che il Ministero dell'ambiente continuerà a svolgere le proprie attività, monitorando costantemente l'impatto regolatorio delle normative di settore e valutando il raggiungimento delle finalità e degli obiettivi prefissati.

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ALLEGATO 3

5-01147 Vianello: Attuazione del piano straordinario di indagine per la verifica ambientale del territorio in cui insiste la discarica in località Burgesi, a Ugento (LE).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, com’è noto anche agli interroganti, l'articolo 3-ter del decreto-legge n. 243 del 29 dicembre 2016 – convertito con modifiche dalla legge n. 18 del 27 febbraio 2017 – ha previsto che la regione Puglia predisponesse un piano di indagine ed approfondimento per la verifica dello stato delle matrici ambientali dell'area in questione e che, allo scopo di finanziare la realizzazione del piano, nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente è stato istituito un fondo con uno stanziamento di un milione di euro per l'anno 2017.
  Inoltre, come, già detto dagli interroganti, il comune di Ugento ha impugnato le delibere di Giunta n. 567/2017 e n. 1320/2017, lamentando la distrazione dello stanziamento finanziario volto alla verifica delle matrici ambientali dell'area ugentina a ridosso della discarica «Burgesi». A tal proposito, si rappresenta che, secondo la relazione istruttoria redatta per il Consiglio di Stato, il ricorso appare parzialmente fondato, nei limiti in cui le delibere impugnate costituiscono la base giuridica cui collegare futuri, interventi in aree estranee a quelle individuate dal citato decreto-legge n. 243 del 2016.
  Nelle more del procedimento, la regione Puglia ha emanato la delibera di Giunta n. 432 del 20 marzo 2018, relativa al «Piano straordinario per la verifica ambientale nella località Burgesi, comune di Ugento. Presa d'atto del dettaglio delle attività previste dalla DGR 1320/2017» e la delibera di Giunta Regionale n. 912 del 29 maggio 2018, avente ad oggetto: «Piano straordinario per la verifica ambientale nella località Burgesi del comune di Ugento. Seguito della deliberazione di Giunta Regionale n. 432 del 20 marzo 2018». Inoltre, con verbale d'intesa del 28 giugno 2018, sottoscritto dalla regione Puglia e dal comune di Ugento, sono stati esplicitati ulteriori impegni da parte dell'Amministrazione regionale con riferimento alle attività d'indagine e di eventuale bonifica da effettuarsi nell'area della discarica Burgesi.
  Conseguentemente, il comune ha rinunciato al ricorso straordinario, ritenendo il contenuto dei suddetti, provvedimenti regionali e del verbale d'intesa pienamente satisfattivi degli interessi della popolazione.
  Stante la rinuncia, del comune, su richiesta del Ministero dell'ambiente, il Consiglio di Stato, nell'Adunanza del 17 ottobre 2018, ha dichiarato improcedibile il ricorso straordinario predetto. Alla luce di tale pronuncia, il Ministero ha predisposto il decreto del Presidente della Repubblica di decisione del ricorso straordinario, trasmesso con nota del 5 dicembre 2018 al Quirinale per la firma del Presidente della Repubblica.
  Il decreto decisorio del Capo dello Stato, che dichiara l'improcedibilità del ricorso, è stato restituito da alcuni giorni e il Ministero ha immediatamente avviato il procedimento per il trasferimento alla regione delle risorse per il finanziamento del piano, già impegnate ma non ancora liquidate a causa della pendenza del contenzioso. A tal proposito, si evidenzia, infatti, per completezza di informazione, che il procedimento avviato con la proposizione Pag. 35del ricorso straordinario può ritenersi formalmente concluso soltanto con l'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica ritualmente firmato dal Ministro competente e dal Presidente della Repubblica.
  In ogni caso, nelle more della definizione del contenzioso, la regione Puglia, in attuazione della citata delibera n. 912 del 2018, ha dato avvio ad indagini indirette finalizzate alla caratterizzazione geofisica del corpo rifiuti, avvalendosi anche dell'indagine dell'ARPA di tipo elettrico ed elettromagnetico ad elevata risoluzione, nonché procedendo all'individuazione dell'eventuale presenza di contaminazione organica e stima della relativa estensione, ed alla verifica dell'integrità della geomembrana posta sul fondo della discarica.
  Inoltre, nell'ambito delle attività di controllo e di monitoraggio delle matrici ambientati, ARPA Puglia continua a svolgere, con le tempistiche definite nel provvedimento autorizzativo della discarica, attualmente in post gestione, le analisi sui pozzi spia e sul percolato.
  In conclusione, alla stregua di quanto riferito, emerge che il Ministero dell'ambiente, subito dopo la definizione del contenzioso, ha tempestivamente assunto i provvedimenti necessari ad assicurare che la regione Puglia acquisisca la disponibilità delle somme stanziate per la realizzazione del piano di indagine nelle aree interessate.