CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 19 dicembre 2018
117.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Sugli esiti della missione svolta a Zagabria, in occasione della Conferenza interparlamentare «Il ruolo dei Parlamenti nel delineare il futuro dell'alimentazione e dell'agricoltura», promossa dalla Commissione Agricoltura del Parlamento croato (22-23 novembre 2018).

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Nel primo giorno della Conferenza sono state esaminate e discusse, nell'ambito della proposta di riforma della PAC proposta dalla Commissione europea, le seguenti questioni: piani strategici nazionali; ricambio generazionale in agricoltura; politiche di sviluppo rurale e ricerca in agricoltura, sicurezza e qualità del cibo.
  Quanto al primo tema di confronto, è stato da più parti sottolineato come l'esigenza più sentita da parte degli agricoltori sia quella di semplificare gli adempimenti burocratici; pertanto, ogni maggiore flessibilità e autonomia accordata agli Stati membri è auspicabile purché porti realmente a una reale semplificazione per la vita degli agricoltori e non sia, invece, una mera nazionalizzazione della politica agricola comune, con possibili conseguenti aggravi in termini di capacità di adempimento.
  In tale contesto, appare necessario considerare il rischio di una concorrenza differenziata tra i diversi Stati membri caratterizzati da differenti produzioni. Occorre dunque tenere conto, in particolare, del fatto che i Paesi mediterranei si differenziano per gli elevati costi di produzione legati alla tipicità delle produzioni, alle difficoltà di tipo geografico (soprattutto nelle aree interne e montane) o a quelle derivanti dalle dimensioni medie delle imprese che sono ridotte.
  È stato, poi, rilevato come le politiche di programmazione dovrebbero avere, come primo obiettivo, quello di garantire lo sviluppo delle piccole e medie imprese, assicurando loro le risorse necessarie per programmare gli investimenti. È stato, inoltre, sottolineato che l'introduzione di nuovi elementi di condizionalità comporterà maggiori oneri per le imprese agricole; risulterebbe, quindi, preferibile lasciare a ogni Stato membro la decisione se renderli vincolanti o facoltativi, assicurando, comunque, un plafond di risorse per indennizzare le imprese agricole dalla riduzione di competitività che subiranno per far fronte a tali oneri. Riguardo al quantum dei finanziamenti previsti per la PAC, è stato sottolineato come sia assolutamente necessario mantenere almeno il livello attuale delle risorse a disposizione; solo così la politica agricola comune potrà continuare a giocare un ruolo strategico nelle sfide globali legate all'alimentazione e all'inquinamento del Pianeta. A tal fine è stato sottolineato come occorra riconoscere in termini finanziari il contributo che apportano le aree rurali alla realizzazione di politiche sostenibili. La definizione di agricoltore attivo deve tener conto della valenza ambientale svolta dall'agricoltura in queste aree, riconoscendogli un ruolo di presidio contro lo spopolamento e l'abbandono dei territori. Quanto alle proposte relative al raggiungimento degli obiettivi di convergenza esterna, si è considerato che sugli stessi non esiste ancora un accordo. Si è, quindi, concluso nel senso che occorrerà evitare che i presumibili ritardi nel negoziato, dovuti anche alle incertezze sulle questioni prima richiamate, possano ricadere sugli agricoltori e sulla loro necessità di fare affidamento sui pagamenti PAC dopo il 2020.Pag. 132
  Quanto alla questione del rinnovamento generazionale, è stato rilevato come le principali problematiche che ostacolano il ricambio sono legate, prevalentemente, alla difficoltà di accesso alla terra, alle criticità relative alla disponibilità del credito nonché alle particolari caratteristiche di mercato nelle quali gli agricoltori si trovano sovente in una posizione di debolezza rispetto ai fornitori e agli acquirenti finali. Questi elementi sono in grado di influenzare negativamente le aspirazioni delle giovani generazioni. Occorre, pertanto, meglio definire cosa debba intendersi per «giovane agricoltore», evitando di legarlo esclusivamente al ruolo di chi deve subentrare nel processo gestionale dell'azienda. Oltre ad assicurare risorse finanziarie adeguate, che possano provenire anche da Fondi che non siano strettamente quelli agricoli, può risultare importante mettere in atto politiche nazionali che prevedano pensionamenti anticipati.
  Sul terzo tema, legato alle politiche di sviluppo rurale, sono state sottolineate talune criticità. Si è parlato, infatti, delle difficoltà legate alla capacità delle amministrazioni regionali e locali nel gestirle, anche a causa della complessità del programma LEADER; dei possibili tagli programmati; nonché della importanza di tali misure per raggiungere gli obiettivi di tutela ambientale e di sviluppo sostenibile. È stata, quindi, chiesta attenzione, in particolare, a quelle aree rurali che rappresentano i confini esterni dell'Unione europea e che, in quanto tali, rappresentano la porta di ingresso commerciale dei prodotti extra UE. Alcuni partecipanti hanno espresso un loro favore verso un modello di partnership pubblico-privato, sottolineando l'importanza di prevedere finanziamenti aggiuntivi per le politiche in esame.
  La ricerca in agricoltura è stata considerata fattore rilevante per implementare la qualità e la sicurezza alimentare; pertanto, è stato giudicato con particolare favore l'incremento dei fondi destinati a tale finalità. La discussione ha sottolineato la necessità di: includere maggiormente i nuovi Stati membri aderenti nei programmi europei di ricerca; realizzare un rapporto più stretto tra la ricerca e l'attività di impresa, in modo che questa possa immediatamente beneficiare dei risultati raggiunti; prevedere politiche di formazione di esperti e scienziati per lo sviluppo di sistemi innovativi dal punto di vista tecnologico.
  Nel secondo giorno si è svolto un interessante dibattito sulle linee di negoziato che ciascun Stato membro intenderà portare avanti, con particolare riguardo ai temi affrontati nella prima giornata.
  A nome della delegazione italiana sono intervenuti, oltre il sottoscritto, la collega Maria Chiara Gadda e il Senatore Massimo Berruti.

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ALLEGATO 2

Schema di decreto ministeriale concernente gli agrumeti caratteristici. Atto n. 60

PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione (Agricoltura),
   esaminato lo schema di decreto ministeriale concernente gli agrumeti caratteristici;
   visti i rilievi deliberati dalla V Commissione (Bilancio) in data 19 dicembre;
   ricordato che con il provvedimento in esame si dà attuazione a un lungo percorso normativo che ha visto il Parlamento impegnato per la tutela di questa particolare tipologia di agrumeti già a partire dalla XIII legislatura e che solo nella scorsa Legislatura l'intervento normativo è riuscito a tradursi nella legge n. 127 del 2017, approvata con il consenso unanime delle forze politiche presenti in Parlamento;
   apprezzato l'impianto complessivo dello schema di decreto che reca l'individuazione dei territori nei quali sono situati gli agrumeti caratteristici, la definizione dei criteri e delle tipologie degli interventi ammessi al contributo, nonché la determinazione della misura dei contributi erogabili;
   apprezzato altresì che, per quanto riguarda le dimensioni degli agrumeti ammessi al contributo, lo schema di decreto non richieda che essi abbiano una superficie minima, tenendo così conto del fatto che le realtà regionali e territoriali sono molto diverse tra loro e che, in alcune aree del Paese vi sono numerosi piccoli o piccolissimi appezzamenti su cui insistono agrumeti di elevato pregio varietale;
   osservato che l'articolo 2, comma 5 prevede che «il pregio ambientale» è rappresentato da quelle varietà tradizionali storicamente coltivate con metodi e tecniche sostenibili e a basso impatto ambientale, collegate ad opere di sistemazione agraria identitaria del territorio e che, pertanto, i tutori (paletti di sostengo) devono rispettare tale vincolo e dovrebbero dunque essere prevalentemente realizzati con legno di castagno;
   rilevato che l'articolo 4, nel definire i criteri e le tipologie di intervento di recupero stabilisce, quanto alla ricostituzione varietale, che essa debba essere attuata tenendo conto esclusivamente del patrimonio di specie e di cultivar storicamente legato al territorio, specificando che eventuali altre specie potranno essere ammesse solo previo parere motivato della regione interessata;
   osservato che l'articolo 5, nel definire i criteri e le tipologie degli interventi di ripristino degli agrumeti caratteristici abbandonati, dopo aver previsto, al comma 1, che essi siano finalizzati alla ricostituzione varietale, paesaggistica, storica ed ambientale, al comma 3, richiama le definizioni di pregio paesaggistico, storico e ambientale contenute ai commi 3, 4 e 5 dell'articolo 2, senza nulla dire in merito alla ricostituzione varietale,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE Pag. 134
  con la seguente osservazione:
   si valuti l'opportunità di integrare la disposizione di cui all'articolo 5, comma 3, al fine di prevedere che, con riferimento agli interventi di ripristino degli agrumeti caratteristici abbandonati, la ricostituzione varietale debba essere attuata tenendo conto esclusivamente del patrimonio di specie e di cultivar storicamente legato al territorio, indicate nel presente decreto e che eventuali altre specie possano essere ammesse solo con parere motivato da parte della regione interessata.