CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 12 dicembre 2018
112.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a missioni internazionali per il periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018, adottata il 28 novembre 2018. (Doc. XXV, n. 1).

Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, deliberata dal Consiglio dei ministri il 28 novembre 2018. (Doc. XXVI, n. 1).

PROPOSTA DI RELAZIONE DELLE COMMISSIONI III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) E IV (DIFESA) ALL'ASSEMBLEA

  Le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,
   discussa la Deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 28 novembre 2018, in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali (Doc. XXV, n. 1) e alla Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, anche al fine della relativa proroga (Doc. XXVI, n. 1), adottata ai sensi, rispettivamente, degli articoli 2 e 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145;
   premesso che:
    la deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali (Doc. XXV, n. 1) prevede, per il periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018, la partecipazione dell'Italia ad una nuova missione internazionale, denominata Nato Mission in Iraq, con l'obiettivo di offrire un ulteriore sostegno al Governo iracheno nei suoi sforzi per stabilizzare il Paese e combattere il terrorismo di matrice fondamentalista in tutte le sue forme e manifestazioni;
    la deliberazione prevede, altresì, la prosecuzione, per il trimestre 1o ottobre-31 dicembre 2018, delle missioni internazionali in corso e delle iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione già autorizzate, per il periodo 1o gennaio – 30 settembre 2018, con le risoluzioni della Camera dei deputati n. 6-00382 e del Senato della Repubblica Doc. XXIV, n. 93 e n. 94, adottate a seguito della deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017;
    è intenzione del nuovo Governo mantenere, nelle operazioni per il ripristino della stabilità internazionale, un ruolo di primo piano al fine di dare risposte e fronteggiare le diverse minacce che caratterizzano l'attuale contesto geopolitico di riferimento;
    in tale contesto, la Nato rimane per il nostro Paese l'organizzazione internazionale di riferimento per garantire un'adeguata cornice di sicurezza all'intera regione euro-atlantica ed esercitare la dissuasione, la deterrenza e la difesa militare contro le varie minacce;
    è prevista anche un'attiva partecipazione del Paese alle iniziative di politica di sicurezza e difesa comune dell'Unione europea (UE), nonché agli sforzi nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU);Pag. 36
    la nuova missione Nato Mission in Iraq, che si inserisce nel solco dell'azione di contrasto al Daesh, è finalizzata, in particolare, ad addestrare istruttori iracheni per affinare la professionalità delle loro forze di sicurezza e contribuire a sostenere strutture e istituzioni di sicurezza nazionale più efficaci, trasparenti e inclusive;
    la prosecuzione delle missioni in corso per l'ultimo trimestre dell'anno 2018 trova fondamento nell'esigenza di assicurare la loro continuità sotto il profilo operativo e funzionale;
    la Relazione analitica evidenzia l'opportunità di avviare una riflessione strategica che comporti la rivalutazione della nostra presenza nelle missioni internazionali sotto il profilo del loro effettivo rilievo per gli interessi nazionali, sulla base di scelte ponderate sia sull'effettività e concretezza di tali interessi, sia in tema di impiego delle risorse;
    la Relazione analitica sottolinea, altresì, con riferimento alla missione EUNAVFOR MED operazione SOPHIA, in scadenza il 31 dicembre 2018, che il nuovo mandato dovrà necessariamente prevedere una revisione approfondita con particolare riguardo all'attuale meccanismo di sbarco dei migranti tratti in salvo dagli assetti di SOPHIA, nello spirito delle conclusioni del Consiglio europeo di giugno;
    l'impegno dell'Italia, la cui Carta costituzionale sancisce il ripudio della guerra come metodo di risoluzione delle controversie internazionali, si fonda su un approccio onnicomprensivo alle crisi, che correla l'intervento di carattere militare ad iniziative civili tese alla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, all'investimento nell'istruzione e nella cultura, alla protezione e attenzione alle donne, ai giovani e alle minoranze. Non a caso, l'Italia è attiva, insieme ai partner europei e agli alleati transatlantici, nel finanziamento delle missioni dell'Onu, ed è presente in un'ampia gamma di scenari segnati non solo da crisi conclamate ma anche da conflitti congelati e ovunque sia opportuno contribuire a consolidare processi di pacificazione, democratizzazione e stabilizzazione in funzione di prevenzione dei conflitti;
    i documenti in esame sottolineano la vocazione transatlantica ed europeista della nostra politica estera: una vocazione corroborata, da un lato, dalla nuova proiezione della Nato verso la direttrice del Mediterraneo e dell'Africa, dall'altro, dal ruolo guida che l'Italia sta assumendo nel processo di sviluppo delle cooperazioni strutturate permanenti (PESCO) nell'ambito della politica estera e di difesa dell'UE;
    occorre proseguire nell'azione di supporto per la stabilizzazione dei Balcani Occidentali e del Partenariato Orientale, a sostegno del consolidamento delle istituzioni democratiche;
    quanto agli interventi di cooperazione allo sviluppo, è auspicabile che il Parlamento possa accedere ad informazioni di maggior dettaglio sulle caratteristiche fornendo una ripartizione per paese dei singoli progetti, in un esercizio di trasparenza e anche di riorganizzazione dei contenuti che sia il più possibile simmetrico e speculare alle schede concernenti la partecipazione di personale militare alle missioni,
  propongono all'Assemblea di autorizzare, per il periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018, la prosecuzione delle missioni internazionali in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione, di cui al punto 5 della Relazione analitica DOC XXVI n. 1, di seguito riportate:
   EUROPA
    Joint Enterprise nei Balcani (scheda n. 1);
    European Union Rule of Law Mission in Kosovo EULEX Kosovo (scheda n. 2);
    EUFOR ALTHEA in Bosnia Erzegovina (scheda n. 6);Pag. 37
    United Nations Peacekeeping in Cyprus UNFICYP (scheda n. 8);
    NATO Sea Guardian nel Mar Mediterraneo (scheda n. 9);
    EUNAVFORMED operazione SOPHIA (scheda n. 10);

   ASIA
    NATO Resolute Support Mission in Afghanistan (scheda n. 11);
    United Nations Interim Force in Lebanon-UNIFIL (scheda n. 12);
    Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (scheda n. 13);
    Temporary International Presence in Hebron-TIPH2 (scheda n. 14);
    Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda n. 15);
    European Union Border Assistance Mission in Rafah EUBAM Rafah (scheda n. 16);
    Coalizione Internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda n. 19);
    United Nations Military Observer Group in India and Pakistan UNMOGIP (scheda n. 20);
    personale militare impiegato negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medio Oriente e Asia (scheda n. 21);

   AFRICA
    United Nations Support Mission in Lybia-UNSMIL (scheda n. 23);
    UE Atalanta (scheda n. 25);
    European Union Training Mission Somalia-EUTM Somalia (scheda n. 26);
    EUCAP Somalia (scheda n. 27);
    Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda n. 28);
    Impiego di personale presso la base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa e zone limitrofe (scheda n. 29);
    MINUSMA in Mali (scheda n. 30);
    European Union Training Mission Mali-EUTM Mali (scheda n. 31);
    EUCAP Sahel Mali (scheda n. 32);
    EUCAP Sahel Niger (scheda n. 33);
    Multinational Force and Observers in Egitto-MFO (scheda n. 34);
    Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia [scheda 1(2018)];
    Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger [scheda 2(2018)];
    Missione NATO di supporto in Tunisia [scheda 3(2018)];
    United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara-MINURSO [scheda 4(2018)];
    European Union Training Mission Repubblica Centrafricana – EUTM RCA [scheda 5(2018)];

   POTENZIAMENTO DI DISPOSITIVI NAZIONALI E DELLA NATO
    «Mare Sicuro»: Dispositivo aeronavale nazionale nel Mar Mediterraneo nel cui ambito è inserita la missione bilaterale in supporto alla Guardia costiera libica (scheda n. 36);
    Dispositivo NATO a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denomiNato «NATO Support to Turkey» (scheda n. 37);
    Dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza (scheda n. 38);Pag. 38
    Dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda n. 39);
    Dispositivo NATO in Lettonia (Enhanced Forward Presence) (scheda n. 40);
    NATO Air Policing per la sorveglianza dello spazio aereo dell'alleanza (scheda 6(2018)];
    Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze Armate (scheda n. 43);
    Supporto info-operativo a protezione delle Forze armate (scheda n. 44);

  interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione:
    Iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario (scheda n. 45);
    Interventi di sostegno ai processo di pace, stabilizzazione rafforzamento della sicurezza (scheda n. 46);
    Partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza (scheda n. 47);
    Interventi operativi di emergenza e di sicurezza (scheda n. 49);

  propongono, altresì, all'Assemblea di autorizzare per il periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018 la partecipazione dell'Italia alla seguente missione, di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2018 (Doc. XXV, n. 1), di seguito riportata:
    NATO Mission in Iraq [scheda 7(2018)].

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ALLEGATO 2

Sugli esiti della missione svolta a Napoli presso il Joint Force Command della NATO (18 ottobre 2018).

COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENTE

  Lo scorso 18 ottobre una rappresentanza delle Commissioni riunite III e IV guidata dai rispettivi presidenti, onorevoli Gianluca Rizzo e Marta Grande, e dai colleghi Formentini, Frusone, Orsini, Pagani, Scalfarotto, Suriano e Toccalini, si è recata in visita presso il NATO Allied Joint Force Command (JFC)-Naples, situato a Lago Patria, nel comune di Giugliano (Napoli).
  Dopo la resa degli onori, la delegazione delle due Commissioni ha iniziato la visita, svolgendo un briefing con il Generale di Corpo d'Armata Luciano Antonio Portolano, Capo di stato maggiore del Comando.
  Nel corso dell'incontro il Generale Portolano ha innanzitutto fornito alla delegazione un panorama delle diverse strutture in cui si articola la NATO, soffermandosi in particolare sulla collocazione del Comando nell'ambito dell'intera organizzazione.
  In particolare ha ricordato come l’Allied Joint Force Command (JFC) di Napoli e l'Allied Joint Force Command di Brunssum rappresentino i due comandi strategici operativi del Comando Supremo delle Forze Alleate in Europa (SHAPE), organismo di vertice dell’Allied Command Operations (ACO), con sede a Bruxelles, che pianifica ed esegue tutte le operazioni NATO.
  Sono state poi illustrate le principali differenze tra i due Comandi: quello di Bunssum è tradizionalmente più orientato alle operazioni terrestri, mentre quello di Napoli al settore cibernetico, dello spazio e dell'aeronautica. È stato inoltre rappresentato come rispetto all'ambito di azione delle due strutture vi siano visioni differenti all'interno dell'Allenaza tra chi propende per una regionalizzazione degli stessi Comandi (Brunssum rivolto ai paesi del Nord e Napoli ai paesi del Sud) e chi invece – come l'Italia – predilige una distinzione fondata su una focalizzazione dei problemi, in un'ottica dunque più trasversale.
  Successivamente, il Generale Portolano ha rimarcato le peculiarità del Joint Force Command di Napoli, con particolare riferimento sia al carattere interforze del Comando – dove sono presenti rappresentanti di tutte le Forze armate e dell'Arma dei carabinieri – sia alla doppia investitura NATO/UE che connota unicamente il Joint Force Command di Napoli il cui Capo di stato maggiore è al contempo Capo dell'elemento di comando dell'Unione europea che opera all'interno del medesimo Joint Force Command.
  È stato in proposito ricordato come questa specificità deriva dai cosiddetti «accordi Berlin Plus» del 2003 che consentono all'Unione europea di accedere ai mezzi e alle capacità di pianificazione e di comando della Nato per realizzare missioni di gestione delle crisi, come è avvenuto nell'ex repubblica Jugoslava di Macedonia e in Bosnia dove l'Ue ha assunto la guida di missioni prima dirette dalla Nato, ma continuando a utilizzare la struttura di comando dell'Alleanza.
  Con riferimento alla complessa organizzazione del Comando di Napoli, è stato fatto presente come la struttura vede assegnate 862 unità di personale sia militare, sia civile. Particolare rilievo, all'interno della struttura, assume lo staff advisory group, composto da consiglieri del Comandante, Pag. 40esperti in diversi settori (politico, di controllo finanziario, medico, legale, ecc.). A richiesta della delegazione, il generale Portolano ha fornito una serie di spiegazioni sul ruolo del gender advisor, consigliere per le pari opportunità. È stato precisato in proposito come all'interno della NATO, ormai da diversi anni, sia maturato un crescente interesse nei confronti delle tematiche di genere, considerate come una reale capacità di supporto da impiegare sia nelle operazioni di sostegno alla pace, sia nelle operazioni di risposta alle crisi. È stato altresì rappresentato come, nella pianificazione delle operazioni militari o di pace, sia necessario tenere in debita considerazione il ruolo che hanno nella società le donne, gli anziani, i ragazzi, categorie che in passato erano vittime dei conflitti e alle quali non veniva riconosciuto alcun ruolo attivo nella risoluzione delle crisi. Proprio in questa ottica, nell'ambito del cosiddetto Comprehensive Approach della NATO, è stato ricordato che in ogni missione esiste oggi un gender focus point, dedicato a queste tematiche.
  Sempre in relazione all'organizzazione del Comando, è stata fatto cenno all'esistenza di un quartier generale italiano, che conta 380 unità di personale, che supporta la base per lo svolgimento di una serie di servizi, quali ad esempio quelli di sicurezza e di pulizia, e di uno staff europeo (con personale non NATO) che segue le operazioni avviate in Europa, secondo il quadro che è stato sopra rappresentato.
  In merito, invece, alle funzioni svolte dal Joint Force Command di Napoli, il Generale Portolano ha sottolineato come, accanto alle tradizionali prerogative nel campo della difesa collettiva ex articolo 5 del Trattato Nord atlantico e alle operazioni di gestione delle crisi e di mantenimento della pace, l'Alleanza svolga da tempo una serie di attività riconducibili a quelle previste dall'articolo 2 del Trattato, volte a promuovere e favorire lo sviluppo di relazioni internazionali pacifiche e condizioni di stabilità e di benessere.
  Nell'ambito dell'attività di difesa collettiva sono state ricordate alcune strutture e attività particolarmente strategiche – che prevedono il comando o il coordinamento del JFC di Napoli – quali la Multi National Division Southeast, una nuova divisione a supporto della Nato che ha il suo quartier generale a Bucarest, focalizzata appunto sull'area dell'Europa orientale; la Enhanced Forward Presence, che prevede una funzione di protezione dei confini con la Russia realizzata mediante lo schieramento di alcuni battaglioni multinazionali in Estonia, Lituania, Polonia e Lettonia (con presenza, in quest'ultimo Paese, anche di un battaglione italiano); la Tailored Forward Presence, volta a garantire sicurezza nell'area del Mar Nero; la Nato Responce Force, composta da unità di terra, marittime, aeree e speciali multinazionali impiegabili in qualsiasi parte del mondo ed in una vasta gamma di operazioni, finalizzata a garantire una componente di reazione rapida all'organizzazione.
  Sempre in questo ambito, ampio risalto è stato dato all'esercitazione Trident Juncture 18, che si è svolta in Norvegia e nel Mar Baltico dal 25 ottobre al 7 novembre, sotto il coordinamento del Comando di Napoli: si tratta della più importante esercitazione Nato sul territorio europeo dalla fine della Guerra Fredda. L'esercitazione ha previsto il coinvolgimento di 29 paesi Nato, cui si sono aggiunti la Svezia e la Finlandia, 45.000 militari, 70 navi, 150 aeromobili e 10.000 veicoli. L'Italia, in particolare, ha partecipato con una Brigata ed un Comando aereo.
  È stata in proposito evidenziata la complessità organizzativa della suddetta esercitazione, che ha comportato un'attività preparatoria avviata sin dal febbraio 2018, con un'analisi degli impatti delle operazioni sul territorio sotto diversi profili (militare, legale, politico) e che, considerando anche l'attività di rientro degli uomini e dei mezzi impiegati, impegnerà il Comando per tutto l'anno.
  Con riferimento alle attività non strettamente riconducibili all'articolo 5 del Trattato, sono state illustrate alla delegazione le principali missioni in cui è impegnata Pag. 41la NATO e in cui è previsto un coinvolgimento del Comando di Napoli.
  È stata quindi citata la missione nei Balcani KFOR, nata nel 1996 con una natura esclusivamente militare e nell'ambito della quale si è inserita nel 2003 una componente civile. L'indirizzo della Nato è ormai di ridurre al minimo le forze presenti non appena ci saranno le condizioni. La missione prevede l'impiego di 3720 unità di cui 523 di nazionalità italiana.
  Al riguardo è stato ricordato come l'operazione della NATO Joint Enterprise – svolta nell'area balcanica con compiti di attuazione degli accordi per il «cessate il fuoco», di assistenza umanitaria e supporto per il ristabilimento delle istituzioni civili – è frutto della riorganizzazione della presenza della NATO nei Balcani operata alla fine del 2004 in coincidenza col termine dell'operazione «Joint Forge» in Bosnia Erzegovina e con il passaggio delle responsabilità delle operazioni militari dalle forze NATO (SFOR) a quelle della Unione Europea (EUFOR). Le autorità NATO decisero, infatti, l'unificazione di tutte le operazioni condotte nei Balcani in un unico contesto operativo (definito dalla Joint Operation Area) dando origine il 5 aprile 2005 all'Operazione Joint Enterprise che comprendeva le attività di KFOR, l'interazione NATO-UE, e i NATO HQ di Skopje, Tirana e Sarajevo.
  Il Generale Portolano si è soffermato quindi sulle attività dell’Head Quarter di Sarajevo dedicata a funzioni di sicurezza e formazione delle istituzioni, con supporto anche dell'operazione Althea, che è invece un'operazione militare. È stato inoltre fatto cenno alle attività svolte a Skopje (NATO Laison Office), a sostegno delle autorità di governo in relazione alle riforme per la sicurezza, e a Belgrado (Military Liason Office), a supporto delle riforme nel settore militare, nonché la missione in Iraq (Nato Missioni Iraq)), nata dopo il summit di Varsavia del 2016 e finalizzata all'addestramento delle truppe irachene, originariamente molto contenuta nei numeri (prevedendo solo 7 unità di personale), ma che in considerazione della richiesta di rafforzamento avanzata dal governo iracheno, verrà prossimamente consolidata con un numero di risorse più consistenti (circa 500 unità).
  In relazione alle ulteriori attività svolte dal Comando di Napoli e riconducibili all'articolo 2 del Trattato, il Generale Portolano ha fatto presente che esse si sostanziano, tra l'altro, nello sviluppo di partenariati con Paesi che si trovano in aree strategiche. Si tratta di una serie di attività che si possono definire «non cinetiche» della NATO, nell'ambito delle quali è stata ricordata in particolare quella rivolta ai paesi dell'Unione Africana, che, in considerazione della delicatezza e della complessità di questa area geografica, assume valore particolarmente strategico.
  L'illustrazione del Generale Portolano è poi proseguita con la descrizione – sempre nell'ambito delle attività riconducibili all'articolo 2 del Trattato – dell’Hub per la direzione strategica dell'Alleanza Atlantica su Medio Oriente, Nordafrica, Sahel e Africa Subsahariana, inaugurato nel settembre 2017 presso l’Allied Joint Force Command di Napoli e che ormai opera a regime. L’Hub è diretto dal Generale di brigata Roberto Angius, presente al briefing e alla successiva visita della struttura, e vede attualmente l'assegnazione di 70 unità di personale dedicate, a fronte delle 80 previste.
  Dopo che è stato ricordato come la creazione dell’Hub nasca dalla decisione presa nel summit Nato di Varsavia del luglio 2016 di sviluppare in seno all'Alleanza una struttura che consenta una migliore comprensione delle sfide e delle minacce provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente, il Generale Portolano ha sottolineato come tale finalità siano perseguite attraverso un percorso di reciproco «avvicinamento» con i Paesi che si trovano in quella area strategica.
  Se, infatti, da una parte l’Hub si propone di raccogliere, condividere e mettere a disposizione della Nato informazioni utili relative alle richiamate aree geografiche, dall'altro promuove una serie di iniziative volte ad accrescere la conoscenza e divulgazione delle attività svolte Pag. 42dall'Alleanza nei confronti dei Paesi che si trovano in tali aree. È stato altresì ricordato come la struttura si avvale di fonti aperte e del contributo di esperti del mondo civile, organizzazioni non governative e organizzazioni internazionali e docenti universitari.
  Dopo il briefing, la delegazione ha visitato alcune strutture del Comando, sotto la guida del Generale Portolano, tra cui la centrale operativa interforze dell’Allied Joint Force Command, dove il direttore, Colonnello Parri, ha illustrato il funzionamento del sistema, caratterizzato da un altissimo livello di efficienza e di operatività, e le strutture deputate al funzionamento dello stesso Hub.
  A conclusione dei lavori la delegazione ha incontrato una rappresentanza di personale italiano operante all'interno del Comando a cui è stato espresso il profondo apprezzamento per il lavoro svolto e l'intenzione da parte del Parlamento di ascoltare, con estrema attenzione, le loro istanze, in modo da poter dare adeguata risposta.
  La delegazione ha convenuto unanimemente sulla importanza della missione, che ha consentito una conoscenza diretta e approfondita delle attività svolte dall’Allied Joint Force Command (JFC) di Napoli. Più in particolare, grazie anche al prezioso supporto offerto dal Generale Portolano, la visita è stata un'occasione per apprezzare il livello di eccellenza e la complessità della struttura, i differenti e strategici ambiti di azione in cui essa è chiamata ad operare e le nuove realtà, come appunto l’Hub per la direzione strategica su Medio Oriente, Nordafrica, Sahel e Africa Subsahariana, attraverso cui l'Alleanza si propone di analizzare e rispondere in modo più efficace alle sfide che provengono da quella area geografica.