CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 4 dicembre 2018
106.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-01039 Viviani:
Sui danni all'apicoltura italiana causati dalla «Vespa velutina».

TESTO DELL'INTERROGAZIONE

   VIVIANI, BUBISUTTI, COIN, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LO MONTE e LOLINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il calabrone asiatico («vespa velutina») è un animale originario dell'Asia sud-orientale (Cina del sud, India del nord, penisola indocinese, arcipelago indonesiano);
   nel 2004 la «vespa velutina» è comparsa in Europa, in Francia, probabilmente introdotta con merci di origine cinese. Dopo il primo rilevamento, si è diffusa in pochi anni in quasi tutta l'Europa, penetrando anche in Belgio, Spagna, Portogallo e Germania, dimostrando la sua capacità di fare notevoli danni. Nel 2012 è apparsa per la prima volta in Italia, a Loano in Liguria;
   la «vespa velutina», o calabrone asiatico, è un pericoloso insetto alieno di origine cinese predatore di api e altri impollinatori, che, dopo la penetrazione in Liguria di ponente e Piemonte meridionale e centrale (in provincia di Cuneo e Torino), si è diffuso sempre più in Veneto, Lombardia e Emilia-Romagna;
   l'apicoltura svolge un compito essenziale per lo sviluppo dell'agricoltura nel suo complesso, dal punto di vista del funzionamento dell'ecosistema nazionale, consentendo l'indispensabile funzione dell'impollinazione, migliorando la biodiversità e assicurando la varietà genetica delle piante;
   in Italia sono attualmente presenti oltre 70.000 apicoltori con 1,3 milioni di alveari, per un fatturato complessivo superiore ai 60 milioni di euro;
   forte è l'allarme nel mondo dell'agricoltura per la presenza di questo insetto che sta causando gravi danni economici agli apicoltori italiani essendo in grado di ridurre fino al 75 per cento la produzione degli alveari;
   la produttività delle api risulta minacciata, oltre che dalla diffusione di parassiti, anche dalle condizioni meteorologiche: secondo dati recenti, il caldo record e i temporali improvvisi, che hanno caratterizzato il 2018, hanno fatto registrare un calo stimato del 50 per cento rispetto alla media degli ultimi anni;
   il calo della produzione di quest'anno comporterà l'aumento delle importazioni da altri Paesi, che già nel primo quadrimestre del 2018, ha fatto registrare una crescita del 32 per cento per un totale di oltre 9,4 milioni di chili, provenienti in particolare dall'Ungheria (+64 per cento), dalla Romania (+46 per cento), dalla Polonia (+34 per cento) e dalla Cina (+19 per cento) –:
   quali iniziative intenda porre in atto il Ministro interrogato al fine di arginare il dilagare della «vespa velutina», che sta causando tanti danni agli apicoltori italiani, e quali iniziative intenda assumere per sostenere gli apicoltori che devono affrontare emergenze sanitarie, cambiamenti climatici, predatori e parassiti, nonché la concorrenza dei Paesi esteri. (5-01039)

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-01039 Viviani: Sui danni all'apicoltura italiana causati dalla «Vespa velutina».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli colleghi, premetto che questo Ministero è a conoscenza della problematica e, per quanto di competenza, si è adoperato in ambito nazionale e comunitario per le iniziative volte a fronteggiare l'emergenza.
  Tuttavia questa problematica rientra nella competenza del Ministero della Salute, al quale è necessario far riferimento per le strategie di contenimento dell'insetto predatore di api e di altri impollinatori.
  Tenuto conto dell'importanza delle api, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico nel nostro Paese operano infatti più di 50 mila apicoltori che detengono poco meno di 1,4 milioni di alveari), questo Ministero ha profuso ogni sforzo per sostenere il settore, che può far affidamento sul contributo della Politica Agricola Comune, garantito attraverso l'Organizzazione comune di mercato del settore apistico e di specifici fondi nazionali destinati al settore della ricerca.
  Diverse sono infatti le iniziative finanziate in questi anni nel settore della ricerca, sia per monitorare la presenza dell'insetto predatore, sia per individuare le più efficaci misure di contenimento, da affiancare alla distruzione dei nidi, tra cui lo studio di «attrattivi feromonali» e di misure di protezione degli apiari.
  Nelle aree in cui la vespa è stabilmente presente, sono stati messi a punto piani di distruzione dei nidi, in base ad un protocollo definito nell'ambito del «Progetto Velutina» dal CREA-API, a cui hanno preso parte altre importanti Istituzioni scientifiche, oltre all'istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie.
  In questa fase, è di fondamentale importanza la collaborazione con le associazioni di settore presenti sul territorio, ai fini dell'individuazione dei nuovi nidi del predatore, soprattutto nelle aree ancora apparentemente indenni.
  Vi sono però altre problematiche, oltre all'arrivo di specie aliene, che occorre affrontare per difendere il settore apistico nazionale. Tra queste annoveriamo i cambiamenti climatici, alcune patologie endemiche che richiedono un costante intervento e l'uso improprio dei fitofarmaci.
  Altre minacce sono invece rappresentate dagli alti costi di produzione del miele, da un mercato internazionale caratterizzato da bassi prezzi del prodotto, dall'aumento dei fenomeni di contraffazione e adulterazione.
  Per affrontare queste importanti problematiche, mentre vi parlo, è in corso presso il nostro Ministero la riunione del Tavolo apistico nazionale, al quale sarà affidato il compito di definire la strategia di intervento da inserire nel nuovo Piano triennale da presentare a Bruxelles per il periodo 2019-2021 e mettere a punto le linee di intervento da inserire nel nuovo Piano strategico della PAC della fase post 2020.
  Da questo punto di vista, è importante rilevare che la proposta di riforma della PAC post 2020 dedica grande attenzione al settore dell'apicoltura, i cui interventi dovranno essere inseriti nei Piani strategici, e a cui sono riservate maggiori risorse, che passano dai 36 milioni di euro all'anno dell'attuale periodo, ai 60 milioni di euro all'anno della fase 2021-2027.
  I nuovi Piani avranno la stessa durata del Piano Strategico, mentre gli obiettivi, gli interventi, come anche i beneficiari degli attuali piani apistici, restano di fatto immutati.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-01040 Gallinella: Sul rispetto degli obblighi dell'indicazione di origine del latte e dei prodotti da esso derivati, nonché dei prodotti della filiera grano duro-pasta e del riso.

TESTO DELL'INTERROGAZIONE

   GALLINELLA, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, CIMINO, DEL SESTO, GAGNARLI, L'ABBATE, LOMBARDO, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e del Ministro dello sviluppo economico del 9 dicembre 2016 è stato introdotto l'obbligo di indicare, nell'etichetta del latte e dei prodotti derivati commercializzati in Italia, la duplice menzione del Paese di mungitura e quello di condizionamento o trasformazione;
   con successivi decreti degli stessi Ministri del 26 luglio 2017, è stato introdotto l'obbligo di indicazione del Paese di coltivazione e di lavorazione o molinatura per la filiera grano duro-pasta e per il riso;
   entrambi i decreti stabiliscono che le indicazioni sull'origine debbano essere apposte in etichetta, in un punto evidente e nello stesso campo visivo, così da essere facilmente riconoscibili, leggibili ed indelebili, in piena conformità con quanto disposto dal regolamento (UE) n. 1169/2011;
   la chiarezza e la comprensibilità delle informazioni sono assicurate attraverso l'allocazione delle stesse in un punto evidente e la dimensione dei font deve essere coerente con quanto previsto dall'allegato IV del regolamento citato;
   con decreto del 7 maggio 2018 il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha chiarito che i suddetti decreti rimangono efficaci sino alla data di applicazione degli atti di esecuzione dell'articolo 26, paragrafo 3, del citato regolamento (UE) n. 1169/2011 e, quindi, fino alla data del 1o aprile 2020 prevista dal regolamento di esecuzione (UE) 2018/775 del 28 maggio 2018;
   i decreti citati prevedono un periodo transitorio per lo smaltimento delle scorte dei prodotti che non soddisfano i nuovi requisiti, in quanto immessi sul mercato o etichettati prima dell'entrata in vigore degli stessi;
   relativamente al latte e ai prodotti lattiero-caseari il termine di smaltimento è scaduto ad ottobre 2017, mentre la pasta e il riso possono essere commercializzati fino ad esaurimento;
   nonostante l'entrata in vigore dei provvedimenti nazionali, continuano ad essere vendute confezioni, in particolare di pasta, le cui etichette non risultano conformi ai requisiti di leggibilità e visibilità, non assicurando quel livello di trasparenza dell'informazione domandato dai consumatori italiani in sede di consultazione e assicurato dalla normativa summenzionata –:
   quali iniziative di vigilanza, attraverso l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei Pag. 57prodotti agroalimentari (Icqrf), siano state assunte per garantire il rispetto degli obblighi dell'indicazione di origine dei prodotti messi in commercio o etichettati dopo l'entrata in vigore dei citati decreti nonché quali iniziative intenda ancora assumere per assicurare il raggiungimento del duplice scopo di tutelare il made in Italy e gli interessi dei consumatori.
(5-01040)

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-01040 Gallinella: Sul rispetto degli obblighi dell'indicazione di origine del latte e dei prodotti da esso derivati, nonché dei prodotti della filiera grano duro-pasta e del riso.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli deputati, come evidenziato dal Ministro Centinaio sin dal suo insediamento, per tutelare il Made in Italy agroalimentare è fondamentale un sistema di etichettatura corretto e trasparente che consenta al consumatore di operare scelte consapevoli.
  Funzionale alla tutela dell'identità del cibo italiano è un adeguato sistema di controlli qualitativi e sanitari; per tale motivo, il contrasto alle frodi è all’italian sounding ha rappresentato da subito una priorità del Governo.
  I cittadini devono essere messi nella condizione di scegliere con la massima trasparenza ciò che mangiano, la provenienza del prodotto, le materie prime con cui l'articolo è composto per poter acquistare consapevolmente e al sicuro da ogni tipo di frode.
  In tal senso è determinante il lavoro svolto dall'Ispettorato centrale della qualità e repressione frodi (ICQRF) – organo tecnico di controllo del MIPAAFT – nel contrasto al fenomeno della contraffazione del Made in Italy, lesivo dei diritti dei consumatori e degli interessi economici dell'intera filiera agroalimentare.
  Il nostro sistema di controlli è riconosciuto tra i migliori al mondo, tant’è che l'ispettorato si pone ai vertici per numero di verifiche eseguite sulla qualità e sulla commercializzazione di numerose produzioni.
  Peraltro, con il decreto legislativo n. 231 del 2017, l'Ispettorato è stato individuato quale Autorità competente all'erogazione delle sanzioni per le violazioni del Regolamento (UE) n. 1169 del 2011 in materia di etichettatura degli alimenti fattispecie, questa, che permetterà una maggiore razionalizzazione dell'attività sanzionatoria, uniformandola su tutto il territorio nazionale.
  In tale direzione, l'Ispettorato verifica regolarmente la conformità alle norme europee e nazionali dell'etichettatura apposta sulle confezioni, sugli imballaggi e sulla relativa documentazione commerciale dei prodotti agroalimentari, anche al fine di garantire il rispetto delle cosiddette «pratiche leali d'informazione» previste da citato Regolamento europeo a tutela dei consumatori.
  In particolare, a seguito dell'adozione dei provvedimenti nazionali concernenti l'obbligo dell'indicazione del Paese d'origine della materia prima di taluni alimenti (tra cui il latte e la pasta di semola di grano duro) l'ICQRF ha elevato il livello di attenzione al fine di verificare la corretta etichettatura dei prodotti posti in commercio.
  Occorre tuttavia tener presente che i pertinenti decreti hanno disposto un periodo transitorio per lo smaltimento dei prodotti etichettati o immessi in commercio prima dell'entrata in vigore di tali provvedimenti.
  In particolare, per le paste di grano duro, è previsto che i prodotti immessi sul mercato o etichettati prima dell'entrata in vigore del relativo decreto (18 febbraio 2018) possano essere commercializzati fino all'esaurimento delle scorte.
  Pertanto, trattandosi le paste secche di prodotti con durabilità prolungata (24/36 mesi dal confezionamento), oggi e nei prossimi Pag. 59due anni sarà ancora possibile reperire in commercio confezioni di prodotti etichettati senza le indicazioni previste dal decreto.
  In ogni caso rilevo che nei primi 11 mesi di quest'anno, sulle paste secche di grano duro l'ICQRF ha eseguito 409 controlli, verificando 474 prodotti.
  Assicuro che anche per il 2019 l'Ispettorato manterrà un elevato livello di attenzione sul rispetto delle disposizioni in parola a tutela delle produzioni nazionali, dei consumatori e del Made in Italy in ambito europeo ed internazionale, attraverso il potenziamento della prevenzione e del contrasto alle frodi e ai fenomeni dell’italian sounding che sottraggono quote di mercato alle nostre produzioni agroalimentari di qualità.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-01041 D'Alessandro: Sui danni alle coltivazioni derivanti dalla presenza incontrollata di animali selvatici.

TESTO DELL'INTERROGAZIONE

   D'ALESSANDRO, GADDA, CENNI, CARDINALE, CRITELLI, DAL MORO, INCERTI e PORTAS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi, nel corso di un incontro tra il Ministro interrogato e gli assessori regionali di settore è emersa l'assoluta rilevanza dei problemi legati ai cinghiali, agli ungulati, ai cormorani e alle nutrie;
   secondo i dati delle organizzazioni agricole sarebbero oltre 300 milioni di euro i danni provocati al comparto agricolo dalla presenza incontrollata di questi animali;
   la presenza massiccia di ungulati nelle aree rurali, e ormai anche periferiche dei centri urbani, è diventato anche un problema di ordine pubblico e di sicurezza in particolare per gli agricoltori e non solo, basti pensare al numero di incidenti stradali in numero crescente dovuto proprio alla presenza di animali selvatici;
   ad aggravare la situazione vi è anche il timore della estensione dei casi di peste suina in Europa di cui i cinghiali possono essere diffusori;
   il Ministro interrogato, intervenendo all'assemblea annuale della Cia ha annunciato di voler chiedere al Ministro Costa, all'Ispra e agli assessori regionali la costituzione di un tavolo al quale dovrebbero sedere anche i Ministri della salute e quello per le autonomie e gli affari regionali –:
   se vista l'effettiva intenzione di costituire questo tavolo e se il Governo abbia già in previsione di assumere iniziative per introdurre misure adeguate e corrispondenti risorse finanziarie da destinare a tali interventi, nonché uno snellimento burocratico per la richiesta dei risarcimenti, a supporto del comparto agricolo nel contrasto ai danni alle coltivazioni derivanti dalla presenza di animali selvatici.
(5-01041)

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-01041 D'Alessandro: Sui danni alle coltivazioni derivanti dalla presenza incontrollata di animali selvatici.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli deputati, mi preme innanzitutto evidenziare come la gestione della fauna selvatica sia un tema già da tempo all'attenzione delle Amministrazioni centrali e regionali, in quanto occorre individuare soluzioni condivise a fronte di una serie di problematiche afferenti la sfera di applicazione della legge 11 febbraio 1992 n. 157, con particolare riferimento a quelle relative all'emergenza della diffusione delle popolazioni di ungulati selvatici e degli ingenti danni causati da questi ultimi al settore agricolo e forestale.
  Con questo obiettivo, si fa presente che nell'anno 2017 è stato istituito, in sede di Conferenza Unificata, un Tavolo per il coordinamento degli interventi territoriali in materia di danni da fauna selvatica, al quale hanno partecipato, oltre alle Regioni, anche i Ministeri competenti (Agricoltura, Ambiente, Salute) ed ISPRA.
  Il tavolo ha messo a punto alcune proposte di modifica al quadro legislativo vigente, alle quali, tuttavia, al momento non è ancora stato dato seguito.
  Proprio per ridare impulso all'iniziativa che ha portato alla condivisione di alcune prime proposte di modifica della norma, e per far progredire il lavoro – al momento rimasto a livello tecnico – al più presto saremo coinvolti sulla questione, insieme con i Ministeri dell'ambiente, quello della salute e quello degli affari regionali, a marzo 2019 per individuare, auspicabilmente, una soluzione effettiva al problema.
  Come evidenziato dall'Onorevole Interrogante, infatti, il problema del cinghiale dev'essere affrontato anche dal punto di vista sanitario, tenuto conto dei potenziali rischi di diffusione della peste suina africana, stante la possibile veicolazione da parte della popolazione di cinghiali.
  Infine, per quanto riguarda la problematica relativa al risarcimento dei danni al settore agricolo, in data 6 giugno 2018, questo Ministero ha notificato alla Commissione europea uno schema di decreto interministeriale che disciplina le modalità di concessione degli aiuti per le misure preventive e per gli indennizzi dei danni provocati da fauna selvatica omeoterma alle produzioni agricole, secondo le condizioni e i criteri indicati dagli Orientamenti dell'Unione europea per gli aiuti di Stato nei settori agricolo e forestale nelle zone rurali per il periodo 2014-2020.
  A fronte di tale proposta, la Commissione europea ha chiesto chiarimenti, che questo Ministero ha inoltrato proprio ieri, avendo appena concluso la prevista concertazione con le Regioni interessate.
  Quanto sopra, dunque, non esaurisce l'azione e l'attenzione di questa Amministrazione che continuerà a monitorare la situazione e a porre in essere tutto quanto necessario e opportuno per far fronte a tale problematica, in sinergia con gli altri Dicasteri e i livelli di governance regionali e locali.

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ALLEGATO 7

Interrogazione n. 5-01042 Nevi: Sui danni al patrimonio forestale nelle regioni Friuli Venezia-Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto derivanti dalla recente eccezionale ondata di maltempo.

TESTO DELL'INTERROGAZIONE

   NEVI, BOND, SANDRA SAVINO, CAON e SPENA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   tra fine ottobre e inizio novembre 2018, una eccezionale ondata di maltempo, accompagnata da venti che hanno raggiunto i 190 chilometri orari, ha fatto strage di alberi nelle regioni Friuli, Trentino Alto Adige e Veneto. L'area coi danni maggiori è la provincia di Belluno. Sono state colpite duramente anche colture pregiate come quella gli abeti rossi, nelle foreste della Val Visdende e di Paneveggio, conosciute come le foreste dei violini;
   secondo alcune valutazioni, sono stati abbattuti 15 milioni di metri cubi di legname pari a circa 7 milioni di alberi, materia prima per i prossimi 5-10 anni. In alcune aree o province di queste regioni il settore forestale rappresenta fino al 10 per cento del Pil e interessa direttamente o indirettamente il 20 per cento delle famiglie;
   la Coldiretti l'11 novembre 2018 lanciato un allarme, secondo il quale il prezzo del legno è sceso del 30 per cento. Il mercato del legno, lungo l'arco alpino in Italia è sotto pressione con prezzi al ribasso, in alcuni casi dimezzati, con il rischio di un tracollo del valore per tutte le tipologie di legname, da costruzione, da ardere, da biomassa, da carta e da mobilio, a causa della presenza di un fiume di milioni di metri cubi di tronchi rasi al suolo o finiti nei corsi d'acqua;
   per fermare un effetto valanga sull'intera produzione nazionale, Coldiretti e Federforeste hanno consigliato, anche per chi non si trova nelle aree colpite, di non svendere a chi vuole avere legno italiano a prezzi di saldo. È stata chiesta la creazione di una Banca del legno per sostenerne il prezzo;
   le autorità locali hanno chiesto interventi per provvedere alla ricostruzione boschiva nelle aree devastate, alla manutenzione del territorio montano e delle valli alpine. È stata chiesta la redazione di un piano di riforestazione sul modello di quello adottato dalla Svizzera dopo la tempesta Lothar del 1999 e il riconoscimento del valore di presidio idrogeologico agli operatori agricolo-forestali delle aree montane;
   è necessario valorizzare il lavoro e il sacrificio di coloro che vi operano; bisogna intervenire sul reddito delle popolazioni montane colpite, al fine di evitare l'impoverimento e lo spopolamento di quelle aree –:
   nel quadro di una necessaria definitiva ricognizione dei danni al patrimonio forestale delle regioni Friuli, Trentino Alto Adige e Veneto, quali iniziative, per quanto di competenza, abbia adottato o intenda adottare il Ministro interrogato in relazione alle problematiche esposte in premessa. (5-01042)

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ALLEGATO 8

Interrogazione n. 5-01042 Nevi: Sui danni al patrimonio forestale nelle regioni Friuli Venezia-Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto derivanti dalla recente eccezionale ondata di maltempo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli colleghi, preciso che questo Ministero presta la massima attenzione al tema dei danni derivati da eventi atmosferici avversi e segue costantemente la situazione di emergenza che ha interessato negli ultimi giorni l'intera Nazione, con particolare riferimento alle regioni maggiormente colpite: il Friuli, il Trentino Alto Adige e il Veneto.
  La tempestiva presenza del Presidente del Consiglio e del Ministro dell'interno nelle aree danneggiate ha voluto sinceramente testimoniare il particolare interesse per la gravità di quanto è accaduto e soprattutto la solidarietà alle comunità colpite da questo evento.
  Le eccezionali avversità atmosferiche del 29 ottobre sul territorio delle Prealpi orientali e delle zone dolomitiche interne hanno provocato ingenti danni al patrimonio forestale pubblico e privato coinvolgendo ampie aree di elevato interesse naturale, ambientale e paesaggistico.
  È quindi necessario intervenire con urgenza per definire insieme alle Autorità locali un quadro preciso e puntuale della distribuzione e dell'entità delle aree danneggiate e un inventario dei danni ambientali ed economici, distinguendo le diverse forme di proprietà. In collaborazione con la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco e le Autorità locali occorre rimuovere rapidamente il materiale presente in alveo per tutelare l'incolumità pubblica e le infrastrutture primarie.
  Al fine di accelerare le urgenti operazioni di esbosco è opportuno attivare il necessario coordinamento con i Ministeri dell'ambiente e dei beni culturali, per garantire la realizzazione dei necessari interventi disposti dalle Regioni e Provincie autonome in deroga alle autorizzazioni previste dalla normativa vigente in merito agli interventi selvicolturali e per il ripristino operativo della viabilità forestale già esistente.
  Inoltre il Ministero supporterà le Amministrazioni locali nell'individuazione di aree comuni adeguatamente attrezzate per lo stoccaggio e l'allestimento del materiale legnoso esboscato e organizzerà una campagna informativa e di comunicazione corretta e puntuale alle popolazioni locali su fatti accertati e su come affrontarli, con tempistiche chiare e brevi.
  Successivamente, in accordo con i Ministeri competenti, le Regioni e Province autonome interessate, incentiveremo la progettazione per il ripristino delle funzioni ambientali ed economiche del bosco, promuovendo interventi volti ad accelerare i processi naturali e di recupero funzionale ed ecologico.
  Rilevo inoltre che abbiamo già avviato una prima ricognizione per quantificare l'entità delle perdite arrecate al settore e per definire le risorse necessarie da destinare alla realizzazione degli interventi urgenti. L'attività di misurazione dei danni è tuttora in corso e verrà completata con l'invio delle necessarie informazioni da parte delle Regioni interessate, nei prossimi giorni.
  Pertanto, solo in base all'entità e alla tipologia dei danni rilevati, sarà possibile definire la strategia di intervento nel medio e lungo periodo e l'eventuale predisposizione di un dossier da inviare alla Pag. 64Commissione europea, al fine di attivare, ove ve ne ricorrano le condizioni, il Fondo di solidarietà europeo, previsto dal Regolamento CE n. 2012/2002.
  Nel frattempo, attraverso specifiche Ordinanze di protezione civile, sono state condivise con le Regioni e Province autonome interessate una serie di norme e principi, anche a carattere derogatorio, tra cui quella prevista dai vincoli agli articoli 5 e 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 per facilitare gli interventi di rimozione degli alberi.
  Infine ribadisco il nostro impegno anche in sede di Bilancio per portare avanti nuove iniziative normative in aiuto ai territori colpiti dall'emergenza in parola.