CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 21 novembre 2018
97.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-00028 Benamati: Sullo stato di attuazione del capacity market.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'interrogazione in oggetto, si riportano i seguenti elementi di competenza.
  L'attuale Governo ha più volte confermato come il proprio obiettivo in campo energetico sia di arrivare ad un sistema pulito, sicuro e con costi dell'energia accessibili a cittadini e imprese, puntando a costruire al 2050 un sistema alimentato totalmente da fonti rinnovabili e sostenibili, con una forte espansione dell'autoproduzione, della generazione distribuita e delle nuove tecnologie. Anche i nuovi obiettivi al 2030 in materia di energie rinnovabili andranno oltre a quanto contenuto nella SEN del 2017.
  Questa trasformazione del sistema energetico comporterà un incisivo cambiamento non solo del mix di fonti usate per la produzione di energia, ma dell'intero assetto organizzativo del settore e delle tecnologie utilizzate, in particolare nel settore elettrico. Come ricordato dall'onorevole interrogante, affinché questa complessa trasformazione avvenga in condizioni di sicurezza e di adeguatezza rispetto al fabbisogno energetico di lungo termine, alcuni Paesi europei – tra cui l'Italia – si sono orientati negli anni scorsi verso meccanismi di remunerazione della capacità, pensando quindi di introdurre nel sistema nuovi segmenti di mercati che integrino i mercati dell'energia.
  Lo schema di disciplina italiana del mercato della capacità è stato approvato dalla DG COMP della Commissione europea con decisione 7 febbraio 2018, dopo una lunga fase di interlocuzione tra le autorità italiane (MISE; Autorità energia, Terna) e gli uffici europei.
  Lo schema di disciplina approvato si basa su procedure concorrenziali aperte a tutte le risorse tecnicamente in grado di contribuire all'obiettivo di adeguatezza. Da questo punto di vista, non è del tutto corretta l'affermazione dell'interrogante secondo cui il sistema è finalizzato a mantenere un «adeguato backup al sistema elettrico da parte degli impianti termoelettrici a gas» avendo la legge di bilancio 2017 identificato i requisiti degli impianti che possono partecipare al nuovo mercato: secondo l'attuale schema di disciplina, il nuovo mercato non sarebbe limitato agli impianti termoelettrici a gas ma sarebbe aperto a tutte le tecnologie di produzione termoelettrica, così come alle rinnovabili (non incentivate), alla domanda, ai sistemi di accumulo e alle risorse di generazione estere, contenendo un criterio di priorità (a parità di offerta) a favore degli impianti caratterizzati dai requisiti di flessibilità individuati ai sensi della legge 147/2013 (non legge di bilancio 2017).
  Il Governo è consapevole dell'importanza di garantire la sicurezza energetica delle forniture e dell'importanza altresì di avere strumenti efficaci in grado di orientare le scelte di investimento degli operatori e sollecitare il cambiamento, in particolare a sostegno della penetrazione delle rinnovabili e del phase out dal carbone. Ritiene però necessario che tutti i nuovi strumenti che si riterrà di mettere in campo siano efficienti, possibilmente coordinati a livello europeo e comunque coerenti con l'obiettivo finale della decarbonizzazione del sistema.
  Tale è la posizione che il Governo sta portando avanti in sede europea, con riferimento Pag. 314specifico ai meccanismi di remunerazione della capacità nell'ambito del negoziato in corso, ormai prossimo ad una conclusione: il prossimo trilogo, auspicabilmente conclusivo, è in programma il 5 dicembre. In tale sede, da parte italiana si è rappresentata la necessità che il ricorso ai meccanismi di capacità sia considerato complementare al buon funzionamento dei mercati elettrici insieme allo sviluppo della « demand-side-response», dello stoccaggio, della generazione distribuita da risorse rinnovabili, nonché di soggetti innovativi come le comunità energetiche e gli aggregatori. È stato inoltre ribadito che gli strumenti dovranno essere sorretti da una chiara valutazione circa l'adeguatezza del sistema e dovranno comunque rispondere a criteri di coerenza circa l'obiettivo di riduzione delle emissioni, avendo condiviso al riguardo con altri Paesi la necessità di introdurre precisi limiti emissivi che gli impianti che partecipano ai predetti meccanismi dovranno rispettare e criteri che spingano verso un continuo miglioramento dell'efficienza. In particolare, i punti relativi ai limiti di emissione, al rapporto tra la valutazione dell'adeguatezza a livello europeo e quella nazionale, all'adeguamento dei meccanismi esistenti e al phase out del carbone saranno oggetto di discussione nell'ambito del trilogo di dicembre.
  Di tale convinto orientamento politico verso la decarbonizzazione e di ciò che sarà l'esito del negoziato in corso in Europa sul nuovo Pacchetto energia per il settore elettrico, il Governo intende tener conto anche in sede di normativa nazionale. Le norme dell'UE di imminente adozione obbligherebbero peraltro gli Stati membri ad adeguare rapidamente le rispettive discipline nazionali e, in ogni caso, l'Italia ha già definito un proprio forte impegno in questo senso.
  Un ulteriore aspetto in corso di approfondimento nella disciplina nazionale e di cui si vuole essere certi riguarda l'efficienza della disciplina sotto il profilo dei costi per il consumatore e dei benefici attesi, anche in considerazione dei cambiamenti intervenuti nel sistema e nelle dinamiche dei prezzi dell'energia nell'ultimo tempo. È necessario che lo strumento dimostri di essere, oltre che avanzato tecnologicamente e sostenibile sotto il profilo ambientale, anche efficiente e conveniente per i consumatori.
  L'insieme di questi approfondimenti sarà completato verosimilmente entro l'anno, in coerenza con i temi di conclusione del negoziato in sede europea. Nel frattempo, gli aspetti della sicurezza energetica – elettrica e gas – continuano ad essere comunque presidiati e il Ministero sta svolgendo i consueti monitoraggi anche in vista del periodo invernale, con l'adozione di tutte le misure di rafforzamento eventualmente necessarie.

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ALLEGATO 2

5-00457 Lorenzoni: Sulla possibile chiusura delle sedi bresciane della Invatec S.P.A.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo alle questioni poste nell'atto in discussione, relative alla vicenda dell'Azienda bresciana Invatec S.p.A. del Gruppo Medtronic, per la quale è stata aperta una vertenza presso il Ministero dello sviluppo economico.
  Come noto, la multinazionale Medtronic – azienda leader nel mondo per tecnologia medica – nel giugno scorso ha comunicato la decisione di cessare le attività degli stabilimenti Invatec di Roncadelle e Torbole Casaglia nel corso del primo semestre 2020.
  Lo scorso 5 luglio, il Ministro dello sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio ha incontrato i vertici della Invatec per un confronto diretto sul futuro degli stabilimenti di Brescia e dei suoi dipendenti.
  Di conseguenza, il 12 luglio si è svolta una riunione al MiSE, al termine della quale le Parti hanno sottoscritto un verbale in cui si impegnavano ad avviare un confronto senza pregiudiziali sulle prospettive industriali e occupazionali dei siti di Roncadelle e Torbole Casaglia.
  Il 23 ottobre scorso i rappresentanti di Invatec e del Gruppo Medtronic, che ne detiene la proprietà, si sono incontrati al Ministero dello Sviluppo Economico per proseguire il confronto avviato a luglio, al fine di verificare l'andamento dei progetti, in itinere, per garantire il prosieguo delle attività industriali e il ricollocamento di tutta la forza lavoro attualmente occupata nei due siti bresciani.
  In tale contesto, la proprietà ha confermato l'impegno, già preso nel corso dei precedenti incontri del tavolo istituzionale, a facilitare la reindustrializzazione dei due siti, entro giugno 2020, sia con soggetti imprenditoriali dello stesso settore, e cioè della tecnologia medica cardio-vascolare, sia con imprenditori che operano più in generale nel settore dei bio-medicali, o anche con investitori che possano trovare un utilizzo degli impianti dei due siti bresciani in qualsiasi altro settore industriale.
  Al riguardo, è stato reso noto che sono in corso contatti con 50 aziende e che ne verranno contattate altre, selezionate tra circa 1000, che presentano garanzie di solidità finanziaria ed industriale. Alcune di queste aziende, invero, hanno già manifestato un interesse maggiore da approfondire e verificare nei prossimi mesi.
  Tengo a ribadire che il percorso avviato dall'azienda dovrà essere finalizzato a favorire il progetto imprenditoriale, che dovrà fornire più garanzie dal punto di vista industriale e finanziario per la sopravvivenza dei due siti industriali e per il pieno ricollocamento di tutta la forza lavoro attualmente ivi occupata.
  A tal fine, il Ministero dello Sviluppo Economico è in costante contatto con l'azienda per monitorare e supportare il processo di reindustrializzazione, le cui tappe verranno condivise con il tavolo di confronto tra le parti che verrà riconvocato a breve.
  Riguardo alla salvaguardia dei livelli occupazionali, il Ministero conferma il proprio impegno al fine di addivenire ad una soluzione, anche attraverso il confronto con le Istituzioni locali e con la partecipazione costante della Regione Lombardia, che sia in grado di garantire la rapida e positiva conclusione di tale vertenza.

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ALLEGATO 3

5-00728 Pagano: Sulla nomina dei nuovi arbitri delle controversie insorte nell'ambito del contratto di cessione dello stabilimento ILVA.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ritenuto che questo Governo, per Ilva, visto e considerato da dove si partiva, abbia ottenuto il miglior risultato possibile, lavorando intensamente per migliorare sia i profili ambientali e di tutela della salute che quelli occupazionali, con riferimento all'atto in discussione, si rappresenta quanto segue.
  Secondo quanto previsto dal contratto di affitto con obbligo di acquisto di rami di azienda sottoscritto tra la gestione commissariale delle società del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria ed AM InvestCo Italy S.r.l. (d'ora in avanti, «ArcelorMittal») in data 28 giugno 2017, come da ultimo modificato lo scorso settembre, la vigilanza circa la corretta esecuzione del Piano Ambientale sino alla scadenza del termine ultimo per l'attuazione dello stesso sarà espletato dalle società in amministrazione straordinaria e dai Commissari Straordinari mediante lo svolgimento di ispezioni e verifiche nonché sulla base delle relazioni informative che saranno presentate da ArcelorMittal e delle ulteriori informazioni che potranno essere richieste ed acquisite dai Commissari Straordinari, fermo restando che nell'esercizio di tali attività di vigilanza, i Commissari Straordinari potranno avvalersi di propri consulenti o di altri soggetti a ciò incaricati.
  È poi previsto che ove i Commissari Straordinari rilevino una non corretta esecuzione del Piano Ambientale, gli stessi comunichino tale circostanza ad ArcelorMittal, indicando le misure da assumere.
  Qualora le parti non dovessero riuscire a concordare le migliori modalità per il superamento della situazione rilevata da parte dei Commissari, ciascuna parte (vale a dire, sia la gestione commissariale che ArcelorMittal) potrà rimettere la questione controversa alla determinazione di un arbitro.
  Ai fini dell'espletamento del suo incarico, l'arbitro avrà i più ampi poteri di ispezione e di esibizione anche relativamente ai sistemi informatici ed ai documenti tecnici, contabili e societari nella disponibilità di ArcelorMittal, delle società in amministrazione straordinaria e dei Commissari Straordinari e potrà assumere informazioni presso i dipendenti ed i collaboratori delle parti.
  L'arbitro dovrà assicurare il contraddittorio tra le parti e deciderà – entro il termine di 30 giorni di calendario dalla data della accettazione dell'incarico – con un provvedimento sinteticamente motivato.
  Ebbene, nella prima versione del contratto, sottoscritta, come detto, in data 28 giugno 2017, veniva individuato quale arbitro unico il prof. Maurizio Onofrio, Professore Aggregato per l'anno accademico 2018/2019 presso il DIATI – Dipartimento di Ingegneria dell'Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino.
  Tuttavia, dal momento che, come correttamente ricordato dall'On. Pagano, il prof. Onofrio ha, nel passato, prestato consulenze in favore delle società del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria, è stato richiesto da ArcelorMittal che, per ragioni di indipendenza ed imparzialità, fosse sostituito.
  Per tale motivo, lo scorso settembre, nel più vasto programma di modifiche Pag. 317contrattuali che sono state apportate all'originario impianto negoziale, le parti hanno concordemente deciso di sostituire il prof. Onofrio, individuando quali arbitri che dovranno congiuntamente dirimere eventuali controversie relativamente alla corretta esecuzione del piano ambientale il prof. Gaspare Viviani e il prof. Michele Giugliano, entrambi esperti sui temi dell'ingegneria sanitaria-ambientale (1).
  In caso di disaccordo tra i due arbitri in relazione alla questione controversa, la medesima sarà rimessa ad altro arbitro unico nominato d'intesa tra le Parti o, in caso di mancato raggiungimento di un accordo tra le stesse, dal Presidente del Tribunale di Milano.
  Quindi oggi il contratto individua due arbitri, nelle persone dei professori Gaspare Viviani e Michele Giugliano, in sostituzione del prof. Onofrio, quali soggetti che dovranno dirimere potenziali controversie afferenti alla corretta esecuzione del piano ambientale.
  Ciò detto, non è intervenuta alcuna «nomina» dei due arbitri e, inoltre, ai due arbitri non è stata sinora rimessa alcuna questione controversa.
  Infine, per rispondere all'ultima delle domande, il contratto non prevede minimamente la facoltà dei commissari straordinari e/o degli arbitri di addivenire ad una intesa di compromesso che, di fatto, modifichi il piano ambientale, che, è bene ricordarlo, riposa sul dettato normativo (oltre che su quanto contrattualmente previsto).
  In conclusione, si ribadisce l'intenzione del Ministero dello sviluppo economico di monitorare con la massima attenzione che l'attuazione del Piano ambientale avvenga sulla base della normativa di riferimento.

   (1) Il prof. Viviani ordinario presso la facoltà di Ingegneria dell'università di Palermo, autore di oltre 250 pubblicazioni su temi dell'ingegneria sanitaria-ambientale, è docente di «Ingegneria Sanitaria-Ambientale» nel Corso di Laurea di primo livello in Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio e di «Bonifica dei siti contaminati» nel Corso di Laurea magistrale in Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio della stessa Facoltà.
  Il prof. Giugliano, professore ordinario di «Inquinamento atmosferico e trattamento delle emissioni» al Politecnico di Milano. Si occupa in prevalenza di problemi di inquinamento atmosferico di aree urbane, per ciò che riguarda in particolare la fenomenologia delle polveri fini. Ha sviluppato anche una serie di lavori nell'ambito di tematiche ambientali connesse allo smaltimento di rifiuti, e più specificamente sul tema dell'impiantistica e delle emissioni da attività di incenerimento, del rischio per la salute ad esse associato e dell'analisi energetica ed ambientale di filiere di recupero energetico.

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ALLEGATO 4

DL 113/2018: Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere delle Forze di polizia e delle Forze armate. C. 1346 Governo, approvato dal Senato.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La X Commissione,
   esaminato il testo del disegno di legge recante «Conversione in legge del decreto-legge 113/2018: Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere delle Forze di polizia e delle Forze armate (C. 1346 Governo, approvato dal Senato);
   preso atto con favore delle seguenti norme di interesse della X Commissione:
    l'articolo 17 che impone agli esercenti di attività di autonoleggio di veicoli senza conducente di comunicare i dati identificativi dei clienti per consentire un riscontro con i dati già disponibili presso il CED interforze, all'esito del quale possono essere inviate segnalazioni alle Forze di polizia per gli ulteriori controlli, escludendo da tale obbligo i contratti di noleggio di autoveicoli per servizi di mobilità condivisa, quali, in particolare il car sharing, al fine di non compromettere la facilità di utilizzo;
    l'articolo 20-bis che prevede un incremento della contribuzione delle società organizzatrici di eventi calcistici per il mantenimento dell'ordine pubblico;
    l'articolo 21-bis ai sensi del quale possono essere sottoscritti tra prefetto ed organizzazioni maggiormente rappresentative dei pubblici esercenti accordi per prevenire illegalità o pericoli per l'ordine e la sicurezza pubblici e che l'adempimento su base volontaria di tali misure di prevenzione da parte del pubblico esercizio sia valutabile dal questore ai fini della sospensione o revoca della licenza;
    l'articolo 35-ter che interviene sulla disciplina delle ordinanze di ordinaria amministrazione del Sindaco in materia di orari di vendita e di somministrazione di bevande alcoliche e oggi anche di alimenti, ampliando l'ambito territoriale di applicabilità alle aree cittadine interessate da fenomeni di aggregazione notturna e introducendo sanzioni nel caso di inosservanza delle stesse;
    gli articoli 36 e 36-bis che incidono sul codice antimafia per semplificare e rendere più efficaci le procedure di gestione e destinazione dei beni confiscati;Pag. 319
    l'articolo 38-bis che introduce alcune norme in materia di sostegno delle vittime delle attività di estorsione e dell'usura, precludendo ai soggetti che non siano in regola con la documentazione antimafia l'iscrizione agli elenchi delle associazioni e delle organizzazioni antiracket e antiusura e ampliando i termini per la presentazione delle domande di elargizione a favore dei soggetti danneggiati da attività estorsive;

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

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ALLEGATO 5

Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante ripartizione delle risorse del Fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese di cui all'articolo 1, comma 1072, della legge 27 dicembre 2017, n. 205. Atto n. 51.

RILIEVI DELIBERATI DALLA COMMISSIONE

  La X Commissione,
   esaminato – per quanto di competenza ed ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 4, secondo periodo, del Regolamento – lo «Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante ripartizione delle risorse del Fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese di cui all'articolo 1, comma 1072, della legge 27 dicembre 2017, n. 205» (Atto n. 51);
   rilevato che lo Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ha rifinanziato il Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese – istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (cap. 7555) dall'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016 – per un totale di 35,53 miliardi di euro;
   preso atto della documentazione depositata concernente i settori d'intervento per i quali sono state richieste le risorse e dei chiarimenti forniti dal rappresentante del Governo nella seduta del 20 novembre 2018;
   evidenziato che, come reso noto dal rappresentante del Governo, il rifinanziamento del fondo è stato rimodulato a 35,53 miliardi di euro a seguito dell'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge cosiddetto «Emergenze-Genova»;
   ricordato che il citato articolo 1, comma 140, istitutivo del Fondo, prevede che l'utilizzo del Fondo medesimo venga disposto con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri di riparto, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri interessati, in relazione ai programmi presentati dalle amministrazioni centrali dello Stato;
   rilevato che, tra gli stanziamenti di interesse della X Commissione, sono previsti per il Ministero dello sviluppo economico, 3.638,6 milioni, equivalenti al 10,2 per cento del totale, così suddivisi per anno: 49,6 milioni per il 2018, 137,3 milioni per il 2019, 217,7 milioni per il 2020, 3.234 milioni per gli anni dal 2021 al 2033 e rilevato, altresì, che, con riguardo ai settori di spesa, gli stanziamenti per il Ministero dello sviluppo economico sono così ripartiti: alla lettera d), «ricerca», un milione per il 2019, 4 milioni per il 2020 e 115 milioni per gli anni dal 2021 al 2033, per un totale di 120 milioni; alla lettera g), «attività industriali ad alta tecnologia e sostegno alle esportazioni», 47, 5 milioni per il 2018, 131,6 milioni per il 2019, 209,2 milioni per il 2020 e 3.119 milioni per gli anni dal 2021 al 2033, per un totale di 3.507, 3 milioni; alla lettera h), «digitalizzazione delle amministrazioni statali» 2,1 milioni per il 2018, 4,7 milioni per il 2019 e 4,5 milioni per il 2020, per un totale di 11,3 milioni;
   preso atto che, secondo la documentazione depositata dal rappresentante del Governo, «il concerto sull'attuale piano di riparto del Fondo è stato dato dal precedente Pag. 321Ministro con nota del 26 aprile 2018 prot. n. 9306»;
   rilevato, in particolare, che, come risulta dalla documentazione citata, il Ministero dello sviluppo economico «ha richiesto, nel corso delle interlocuzioni con il Ministro dell'economia e delle finanze, uno stanziamento di fondi pari a euro 25.000.000,00 per il 2018, euro 50.000.000,00 per il 2019 ed euro 75.000.000 per il 2020-2021, al fine di dar corso agli impegni assunti dall'Italia nell'ambito del programma «Mission Innovation» e, in tal modo, collaborare alla realizzazione dell'obiettivo primario del programma, ossia il raddoppio dei fondi pubblici al 2021 (passaggio da euro 222.000.000 ad euro 444.000.000) per accelerare l'innovazione nel settore delle energie pulite. Tale ultimo impegno di raddoppiare i fondi del programma «Mission Innovation», peraltro, è stato anche assunto nell'ambito della Strategia Energetica Nazionale 2017 (SEN 2017), approvata congiuntamente dal Ministro dello Sviluppo Economico e del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del mare con decreto ministeriale 10 Novembre 2017»;
   condiviso quanto contenuto nella documentazione depositata che sottolinea come il provvedimento in esame, a fronte delle richieste iniziali avanzate dal precedente Ministro dello sviluppo economico, prevede relativamente al settore di spesa «ricerca» uno stanziamento di 0 euro per il 2018; euro 1.000.000 per il 2019; euro 4.000.000 per il 2020; euro 95.000.000 per il 2021-25; euro 20.000.000 per il 2026-2033, per un totale di euro 120.000.000 e che lo Schema in esame, pertanto, stabilisce per il triennio 2018-2020 soltanto stanziamenti per euro 5.000.000;
   ravvisata, quindi, l'opportunità di aumentare gli stanziamenti previsti per il settore di spesa «ricerca» di cui all'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016,

delibera di esprimere il seguente rilievo:
   per le ragioni esposte in premessa, si valuti l'opportunità di aumentare gli stanziamenti previsti per il settore di spesa «ricerca» di cui all'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016.