CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 21 novembre 2018
97.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO

Sugli esiti della missione svolta a Madrid in occasione del Summit parlamentare contro la fame e la malnutrizione, promosso dalla FAO (29-30 ottobre 2018).

COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENTE

  Una delegazione delle Commissioni Affari esteri e comunitari e Agricoltura, composta rispettivamente dai deputati Pino Cabras (M5S) e Antonella Incerti (PD), ha preso parte, nei giorni 29 e 30 ottobre 2018, al Global Interparliamentary Summit on Hunger and Malnutrition, promosso dal Senato spagnolo, dall'Agenzia di cooperazione allo sviluppo spagnola e dalla FAO con il coinvolgimento dell'Unione interparlamentare.

Contesto del Summit

  Il Summit si è celebrato nel contesto delle iniziative di dialogo interparlamentare assunte fin dal Parliamentary Front against Hunger in Latin America and the Caribbean, lanciato nel 2009, dalla riunione parlamentare «Parliaments for Better Nutrition», organizzata a Roma nel 2014, fino al Summit svoltosi nell'ottobre del 2017 a Roma, durante la 44ma sessione del Committee on World Food Security, in connessione con il Target n. 2 dell'Agenda 2030 sullo Sviluppo sostenibile.
  Al centro della conferenza è stato il tema della malnutrizione, che colpisce tutte le aree del pianeta in misura pari o superiore alla denutrizione. Più di 2,1 miliardi di persone, pari al 30 per cento della popolazione globale, è sovrappeso o obesa ed è purtroppo in crescita il numero di persone denutrite: da 804 milioni nel 2016 a circa 821 nel 2017, in base al recente rapporto FAO. L'obesità impone costi sociali elevati, che sono stati paragonati ai danni da tabagismo, da cambiamenti climatici o da conflitti armati (studio Mc Kinsey Gobal Institute 2014).
  In generale, la tematica oggetto del Summit è al centro di un controverso negoziato internazionale in corso presso l'OMS, che vede contrapposti due fronti di Paesi favorevoli, da un lato, alla adozione di una risoluzione dell'Assemblea Generale dell'ONU a sostegno di normative stringenti e con penalizzazioni sul piano fiscale nei confronti delle multinazionali della grande distribuzione agroalimentare che non assicurano riduzione di zuccheri e additivi chimici nei cibi a vantaggio di un congruo incremento dei nutrienti necessari ad assicurare una dieta sana ed equilibrata e, dall'altro lato, Paesi impegnati a sostenere l'adozione di un atto di diritto internazionale che non muova alla penalizzazione di specifici prodotti ma promuova una cultura alimentare equilibrata, basata sul bilanciamento tra i vari nutrienti. Il primo fronte, autore di una proposta di risoluzione, è rappresentato dall'alleanza Foreign Policy and Global Health, guidata dal Brasile e cui aderiscono Francia, Pakistan, Senegal, Sudafrica, Thailandia, Indonesia e Norvegia, ma anche tutta l'America Latina, con capofila il Cile, oltre ai Paesi dei Caraibi e Pacifico. Nel secondo fronte, sostenuto dagli Stati Uniti, si schiera il nostro Paese, capofila dei Paesi caratterizzati, come anche la Spagna, da un regime dietetico sano ed equilibrato (la dieta mediterranea), fondato su prodotti ad elevata caratura nutrizionale nell'ambito di un rapporto bilanciato tra i vari fattori nutrienti. Per Pag. 11l'Italia, la questione investe il rischio che prodotti come l'olio extravergine di oliva, solo in quanto non classificabile come prodotto «light», possano incorrere in veti internazionali. È un fatto che siano crollate le esportazioni di alimenti italiani verso il Cile, Paese che ha adottato una normativa assai severa, sul modello di quella adottata per le sigarette, basata sull'impiego di un «bollino nero» per contrassegnare i prodotti ad elevato contenuto di grassi e zuccheri. Rispetto alla discussione in corso al Palazzo di Vetro, il nostro Paese auspica l'adozione di una risoluzione che sia in linea con la Dichiarazione politica sottoscritta a New York il 30 settembre 2018 dalla quasi totalità dei Paesi membri dell'ONU in occasione del Vertice sulle malattie non trasmissibili.
  In questo contesto il Summit interparlamentare – i cui lavori sono consistiti più in uno scambio spontaneo e interattivo tra i rappresentanti degli 80 Paesi presenti (assenti però Paesi centrali per le tematiche trattate, come la Cina, la Russia, gli Stati Uniti o importanti Paesi europei come il Regno Unito) piuttosto che in un tradizionale panel di interventi programmati – ha realizzato l'obiettivo di favorire lo scambio di esperienze tra parlamentari, dando risalto alle alleanze interparlamentari già istituite sul tema e promuovendone di nuove, ad esempio in Corno d'Africa.
  L'evento si è connotato, inoltre, per uno speciale endorsement da parte del Governo e delle Corte Generali spagnole, la cui misura è stata rappresentata dall'intervento inaugurale del premier spagnolo Pedro Garcia, dei presidenti delle due Camere del Parlamento spagnolo e dall'intervento conclusivo del Ministro degli affari esteri ed europei e della cooperazione, Josep Borrell. Il Summit si è concluso con una Dichiarazione, allegata alla presente relazione.
  Quanto alla delegazione parlamentare italiana, le tematiche della Conferenza sono apparse di notevole rilievo per le competenze delle Commissioni coinvolte in ragione soprattutto, quanto alla III Commissione, dell'indagine conoscitiva in corso di svolgimento sull'Agenda 2030 e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, e, quanto alla XIII Commissione, di tematiche di competenza quali la lotta contro gli sprechi alimentari, l'agricoltura biologica, l'industrializzazione dell'economia agricola ecc.

I lavori della Conferenza

  Tra gli interventi introduttivi si è distinto quello del Direttore Esecutivo della FAO, José Graziano Da Silva, che, ritiene il Target n. 2 precondizione per un mondo di pace e stabilità, ha tracciato un bilancio negativo sull'andamento statistico dei dati sulla fame e sulla malnutrizione a livello globale dall'adozione dell'Agenda 2030 ad oggi, con l'eccezione del 2017, anno in cui per la prima volta si è registrata un'inversione di tendenza. Oggi l'11 per cento della popolazione mondiale soffre di fame e malnutrizione, percentuale che equivale ad una 1 persona su 9. La nuova emergenza è però quella della malnutrizione se è vero che 72 milioni (CTRL) di adulti sono diagnosticati come obesi e che il numero di obesi sarà presto pari a quello delle persone sottoalimentate. Da Silva ha parlato di globalizzazione dell'obesità, che è in rapida crescita anche in Africa: sono africani gli otto Paesi con il più alto tasso di obesi. Ciò significa che il sistema alimentare in quegli Stati non è sano, non contenendo un quantitativo adeguato di nutrienti a fronte di molti additivi chimici e di un impiego eccessivo di zucchero da parte dell'industria alimentare, che è la prima responsabile del fenomeno, considerato che il cibo industriale costa meno ed il più conveniente per il commercio internazionale.
  Alla luce di tali cifre la questione dell'obesità va trattata come problematica pubblica e globale, destinata a incidere sulle generazioni future, considerato il nesso tra obesità e malattie come il diabete, i disturbi metabolici fino al tumore o i problemi di ritardo nella crescita. Gli Stati devono corrispondere al diritto dei cittadini ad una dieta adeguata, diritto che si ascrive alla categoria dei diritti umani. Pag. 12Fondamentale è l'educazione nelle scuole alla buona alimentazione, l'adeguamento dei messaggi pubblicitari soprattutto se indirizzati ai minori, ma anche il buon governo, requisito essenziale per assicurare la sicurezza alimentari. Da Silva ha quindi citato le leggi nazionali del Canada e dell'Argentina, che hanno bandito dall'industria alimentare i grassi artificiali, ma soprattutto la legge cilena sull'etichettatura trasparente ed esplicita, di cui è stato promotore il senatore Girardi, indiscusso protagonista della Conferenza.
  Ha, quindi, riferito del contributo della FAO alla tematica sia in termini di studio (anche grazie alla pubblicazione di un recente rapporto), sia in termini di supporto tecnico agli Stati membri dell'Organizzazione, cui le alleanze interparlamentari istituite a livello regionale possono positivamente contribuire.
  Dall'intervento del Presidente del Senato spagnolo, Pio Garcia-Escudero Marquez, è emerso un dato importate: quello secondo cui la capacità produttiva globale sarebbe di per sé sufficiente a coprire il fabbisogno alimentare della popolazione mondiale se si ponesse fine allo smodato spreco alimentare, per cui un terzo del cibo prodotto va perso. Si tratta di una realtà in grave contraddizione rispetto ai numeri della fame. In linea con la visione della FAO, la soluzione è insita nel coinvolgimento delle istituzioni e della società intera, con un ruolo e una responsabilità avanzata da parte dei Parlamenti nazionali, chiamati a sviluppare reti e alleanze regionali e globali di cooperazione e una visione strategica che si possa tradurre in produzione legislativa ad hoc. Ha portato a modello l'esperienza spagnola, con riferimento alla alleanza parlamentare istituita a livello nazionale in settembre.
  Il premier Pedro Sanchez ha a sua volta insistito sull'esigenza di realizzare a livello globale un'economia agricola mirata, che abbia al suo centro il ruolo strategico delle donne, per poter fare fronte alle cifre della demografia e della fame per il secolo in corso, secondo cui nel 2050 saranno 2 miliardi le persone sottoalimentate e 150 milioni i bambini che soffriranno delle conseguenze della fame nel loro percorso di crescita. Con riferimento al Summit ha evidenziato la forza dello strumento multilaterale per realizzare legislazioni nazionali adeguate e coerenti e per promuovere dialogo tra istituzioni e società civile, con specifico riferimento ai parlamenti, cui spetta approvare leggi, bilanci e assicurare l'accountability delle politiche. Ha auspicato che il dibattito sugli SDG's sia centrale in ogni Parlamento nazionale e sottolineato che l'Obiettivo n. 2 è focale per una società pacificata e per la prevenzione dei conflitti.
  Nella fase inaugurale è intervenuta la presidente dell'Unione interparlamentare, Gabriela Cuevas Barron, da cui è giunto un invito accorato ai Parlamenti nazionali, finora rimasti marginali, affinché corrispondano attraverso coerenti decisioni finanziarie e collaborazione con i governi e con la società civile all'esigenza di buone regole in tema di sicurezza alimentare e contro la malnutrizione, che è l'emergenza del nostro tempo. Ha riferito della collaborazione tra UIP e FAO per la stesura di un manuale rivolto ai parlamentari.
  In rappresentanza del Parlamento Pan Africano (PAP) l'on. Stefen Julius Masele ha declinato il concetto di sovranità alimentare, che va collocata in cima all'agenda nazionale e globale. Ha quindi riferito delle strutture ad hoc di cui si è dotato il PAP, a partire da un comitato esecutivo e da una nuova strategia di comunicazione. Ha riferito che il PAP è soprattutto impegnato nella stesura di modelli legislativi (model laws) sulla sicurezza alimentare e per l'attuazione degli SDG's da parte degli Stati membri, auspicando l'adozione di policy regionali in tema di etichettatura e offrendo il sostegno del PAP agli Stati membri che vorranno impegnarsi per l'attuazione dell'Agenda 2030.
  Dopo l'intervento di Hugo Richer, Coordinatore Generale del Fronte Parlamentare in America Latina e Caraibi, che ha dato risalto al ruolo dei Parlamenti come controllori sull'operato dei governi, oltre che come legislatori, è intervenuto on. Paolo De Castro, Primo Vice Presidente della Pag. 13Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale e Coordinatore dell'Alleanza del Parlamento europeo «Lotta contro la Fame», che ha riferito dell'impegno europeo su questi temi, sostenendo l'insufficienza dello sforzo delle istituzioni pubbliche in assenza di un coinvolgimento del settore privato e delle reti associative, delle banche, della finanza e dei produttori locali. Ha insistito sul ruolo dei media e sull'esigenza di sensibilizzare i consumatori.
  Nell'ambito del panel aperto ai contributi di tutti i partecipanti, merita segnalare l'intervento della turca Hilal Enver, Special Rapporteur of the UN on the Right to Food, che ha riferito dell'emergenza in atto anche nel nord del mondo, inclusa l'Europa, se si considerano gli 8 milioni di cittadini britannici che versano in condizioni di insicurezza alimentare i 49 milioni cittadini statunitensi che ricevono sussidi alimentari. Indubbiamente le aree più problematiche sono quelle segnate da conflitti, che coinvolgono sul piano di una grave insicurezza alimentare 124 milioni di persone, distribuite in 52 Paesi. Ha individuato in cinque Paesi specifici – il nordest della Nigeria, il Sud Sudan, la Somalia, la Repubblica Democratica del Congo ma soprattutto lo Yemen – e nell'area in cui sono insediati i royinga le aree dove il grave pericolo è imminente o ormai conclamato. Occorre che la comunità internazionale dichiari crimine contro l'umanità l'impedire l'accesso al cibo e agli aiuti umanitari, laddove purtroppo ad oggi rispetto a tali condotte c’è una densa coltre di impunità. Enver ha approfondito il rapporto tra cambiamenti climatici e conflitti, portando le cifre sul numero attuale di rifugiati e di sfollati.
  Per la realizzazione del Target n. 2, per cui il residuano 11 anni, occorre incidere sul terreno della lotta alle crescenti diseguaglianze, che sono prodromiche di povertà e insicurezza alimentare. Ha infine descritto l'apparato giuridico vigente a livello internazionale a sostegno del diritto al cibo rivolgendo alcune raccomandazioni ai Parlamenti nazionali.
  Al centro del dibattito si è collocato l'intervento del senatore cileno Guido Girardi, artefice di una innovativa legge sull'etichettatura degli alimenti, che ha portato cifre allarmanti sulla percentuale di obesi in Cile, pari al 35 per cento della popolazione adulta e al 75 per cento di quella dei minori CTRL. Ha riferito sui crescenti problemi di tipo metabolico in cui incorrono anche i non obesi a causa della malnutrizione e ha proposto il modello normativo cileno, basato su un sistema di etichettatura responsabile paragonabile a quello invalso per le sigarette, per realtà gravemente colpite, come ad esempio le Bahamas, dove l'80 per cento della popolazione femminile è obesa. Quanto alle cause profonde del consumo smodato di cibi ad elevato contenuto di zucchero, additivi chimici e poveri di nutrienti, il senatore ha additato la responsabilità delle grandi multinazionali dell'agroalimentare (ha citato l'italiana Ferrero), colpevoli di non informare adeguatamente la popolazione con etichette trasparenti e responsabili, in omaggio alla sola logica del profitto. L'invasione dei mercati dei Paesi emergenti da parte di aziende produttrici di junk food si collega al tradimento delle tradizioni alimentari locali, aggravato da un uso ingannevole dei media contrario ai diritti umani e che si rivolge soprattutto all'infanzia, penalizzando le economie locali. Quanto all'impatto della sua legge, Girardi ha riferito di una riduzione del 20 per cento del contenuto di sodio e zucchero nei cibi prodotti dalle multinazionali, conseguenza delle penalizzazioni fiscali alle aziende che non si conformano ai severi requisiti di legge, e anche della riduzione del 50 per cento casi di diabete.
  Ha risposto al senatore Girardi, sostenuto da una folta platea, Paolo De Castro, che ha sollevato segnalato i problemi che emergerebbero nei Paesi basati sulla dieta mediterranea se si dovesse applicare la troppo prescrittiva normativa cilena, portando l'esempio del veto in cui paradossalmente incorrerebbero prodotti non light come l'olio extravergine di oliva, e riferendo di una normativa europea già molto sicura e severa. La soluzione per De Castro e per altri parlamentari europei intervenuti Pag. 14successivamente, tra cui la stessa delegazione italiana, è rappresentata dalla educazione ad una sana alimentazione bilanciata, composta da tutti i nutrienti, grassi compresi.
  Nel suo intervento il deputato Pino Cabras ha riferito delle best practices del Parlamento italiano sui temi dell'Agenda 2030, nell'esercizio di una forte advocacy sui temi dell'aiuto pubblico allo sviluppo, che le stesse Nazioni Unite hanno intercettato e valorizzato. Ha riferito dell'orgoglio dell'Italia nell'essere sede del Polo delle Nazioni Unite, rappresentato dal sistema FAO, IFAD e WFP, e di cui è parte la base logistica di Brindisi che dà sostegno delle operazioni di peacekeeping e di carattere umanitario, soprattutto in Africa. Ha dato conto dell'impegno finanziario dell'Italia rivolto all'Africa Subsahariana che riceve il 40 per cento dei fondi italiani per la cooperazione, in leggero aumento negli ultimi anni nel contesto di un innalzamento, dal 2012 al 2016, del contributo italiano alla cooperazione internazionale dallo 0,14 allo 0,26 per cento del Pil, secondo dati OCSE. Sui temi del Summit, ha citato dati utili a comprendere la misura del potenziale del continente africano, che detiene il 65 per cento della terra arabile incolta rimasta sul pianeta, una risorsa necessaria per sfamare i 4 miliardi di abitanti che l'Africa conterà nel 2050. Inoltre, ha citato il dato relativo al 70 per cento della popolazione africana che vive grazie alle attività rurali laddove il nodo di fondo è rappresentato dalla difficoltà dell'economia agricola africana di creare valore aggiunto rispetto alle materie prime di cui è ricchissima. Occorre pertanto promuovere la agro-industrializzazione dell'economia rurale africana realizzando infrastrutture di supporto all'agricoltura, lavorando sui collegamenti infra-africani, sulla logistica, sulla tecnologia per la conservazione, per impedire che l'Africa continui ad importare 35 miliardi di dollari all'anno di cibo e per soprattutto scongiurare la perdita di cibo che condanna 350 milioni di persone in Africa a soffrire la fame. Ha quindi riferito, tra i casi positivi basati sullo scambio di know how, l'esperienza dell'Italia, Paese di eccellenza per il settore agroalimentare, con riferimento, ad esempio, al progetto che vede attore il Distretto della pesca di Mazara del Vallo, che lavora per il trasferimento di competenze e di tecnologie con il Distretto della pesca a Gran Bassam in Costa d'Avorio e con controparti della Guinea Equatoriale, oltre che con il Nord Africa. Anche su questo terreno c’è il lavoro della Cooperazione italiana che ha aderito alla Global Donor Platform for Rural Development, una rete di 38 donatori nata per favorire lo scambio di conoscenze e di dialogo sulle politiche e sui programmi in linea con gli obiettivi dell'Agenda 2003. Infine, sui temi dell'etichettatura dei prodotti alimentari ha segnalato la particolare expertise delle forze dell'ordine italiane specializzate nel contrasto alle frodi alimentari, oltre alla centralità del fattore educativo nella formazione della popolazione ad una cultura alimentare corretta.
  L'onorevole Antonella Incerti è intervenuta sul tema della lotta contro lo spreco alimentare portando il modello italiano della «legge Gadda», approvata il 2 agosto 2016, sulla limitazione dei rifiuti, l'uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale, che mira a incoraggiare i modelli per ridurre gli sprechi e incoraggiare la ridistribuzione di alimenti e prodotti farmaceutici invenduti e non utilizzati a fini di solidarietà sociale. Ha precisato ulteriormente che gli obiettivi della legge sono, altresì, creare un quadro normativo in cui inserire le norme vigenti in materia di agevolazioni fiscali, responsabilità civile e di procedure per la sicurezza igienica e sanitaria; definire chiaramente gli operatori del settore alimentare; introdurre la possibilità per le autorità di fornire cibo confiscato a organizzazioni senza scopo di lucro; individuare strutture amministrative per i donatori attraverso la semplificazione delle procedure di donazione per la distruzione; incoraggiare il valore prioritario del recupero di alimenti per il consumo umano per impedire la loro distruzione; riconoscere il tavolo di coordinamento del MIPAAF per la consultazione Pag. 15di tutte le materie coinvolte nella lotta allo spreco alimentare e alla povertà; assettare 2 milioni di euro di aumento della dotazione del Fondo nazionale 2016 per la distribuzione di cibo ai bisognosi per l'acquisto di cibo per i poveri; programmare campagne di comunicazione sui canali RAI per incoraggiare le imprese a donare ed educare i consumatori sulla questione dei rifiuti; incoraggiare le relazioni con il mondo agricolo per la raccolta sul campo; infine, introdurre la possibilità per i comuni di incoraggiare le persone che donano alle organizzazioni senza scopo di lucro a ridurre la loro tassa sui rifiuti.
  Tra gli interventi dei rappresentanti dei Paesi presenti, nella giornata del 30 ottobre val la pena di segnalare l'intervento del rappresentante del Kirgiystan che ha segnalato come questione comune all'area centroasiatica la endemica malnutrizione dei bambini tra gli 1 e i 17 anni, la cui alimentazione si basa prevalentemente sugli zuccheri, la carenza di iodio nel 43 per cento dei bambini e la piaga dell'anemia nelle donne in età fertile.
  Anche il Senatore Francesco Mollame, componente della Commissione Agricoltura del Senato, è intervenuto per ribadire che la formazione ad una dieta bilanciata è il nodo di ogni strategia contro la malnutrizione, considerato che l'essere umano abbisogna di tutte le componenti nutrizionali nel giusto equilibrio.
  L'intervento dei rappresentanti della Spagna ha ribadito l'esigenza che il diritto all'alimentazione sia incorporato nelle politiche di ogni Paese, richiedendo politiche trasversali e il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali, soprattutto sanitari. Hanno richiamato il modello rappresentato dalla dieta mediterraneo e l'esigenza di una alleanza tra i Parlamenti, tenuto conto del dato nuovo della diffusione della piaga sociale dell'obesità nei Paesi in via di sviluppo, oltre che nei Paesi ad avanzata industrializzazione, derivante dalla condizione di disuguaglianza in cui versano i cittadini di tali Paesi, citando i dati Eurostat del 2015 secondo cui in Europa le malattie cardiovascolari rappresentano il 36,7 per cento delle cause di decesso. Si tratta di un tema su cui devono lavorare le istituzioni penalizzando le aziende irresponsabili anche per evitare di sovraccaricare il sistema sanitario. Occorre quindi sì assicurare alla popolazione mondiale porzioni sufficienti ma anche una alimentazione di qualità.
  Nel restante dibattito, si sono avvicendate opinioni a sostegno: dell'inserimento in costituzione del diritto al cibo; dell'incidere sulla volontà politica, sul buon governo e sulla funzione di scrutiny; di leggi sulla qualità dei nutrienti, che sono la misura del grado di sviluppo di un Paese; sull'esigenza di strutture istituzionali ad hoc anche presso i ministeri già esistenti (ad esempio nell'esperienza di Djibuti, Sierra Leone o della Lega Araba); di leggi che tutelino le economie locali e registrino la volontà dei cittadini, armonizzando il livello nazionale con quello locale (Ecuador); di dare centralità alle donne sia come forza lavoro (sono il 43 per cento della forza lavoro globale) sia come decisori politici e al ruolo della scuola; di lottare contro i cambiamenti climatici; di ricorrere anche allo strumento della tassazione che ha dato buona prova in alcuni Paesi se i proventi sono reinvestiti in formazione (Ungheria, dove il 20 per cento dei bambini è sovrappeso); della necessità di coinvolgere il settore privato; sull'esigenza di promuovere un'industria agroalimentare capace di conferire valore aggiunto alle materie prime; infine, della centralità dei Parlamenti con cui occorre instaurare un dialogo sistematico.
  Sul piano politico, sono apparsi particolarmente rilevanti gli interventi della delegazione somala e di quella yemenita.
  La delegazione della Somalia ha additato nei grandi attori internazionali i veri responsabili della questione della denutrizione, considerate le interferenze che agiscono in tutti i conflitti. La Somalia, uno dei Paesi più colpiti da fame e segnato da conflitti, avrebbe risorse di grande entità in termini di terra, acqua, pesce e risorse minerarie, che basterebbero ad assicurare cibo e benessere a Pag. 16tutto il Corno d'Africa se non ci fossero i conflitti ad impedire lo sfruttamento di tali asset. Ha auspicato che le organizzazioni internazionali come il WFP e l'IFAD interagiscano direttamente con i piccoli produttori locali e non per il tramite delle istituzioni nazionali.
  La delegazione dello Yemen ha rivendicato gli sforzi fatti in termini di iniziative legislative e di progetti concreti sul terreno della sicurezza alimentare, del tutto vanificati dal colpo di Stato del 2014. Ha accusato gli Houti, che controllano la capitale e anche il Parlamento, di atrocità che includono, tra l'altro, la riduzione di 20 milioni di persone in stato di gravissima denutrizione e privazione di diritti umani. Ha invocato il sostegno della Comunità internazionale soprattutto per attuale la risoluzione n. 2216 del 2015 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che descrive il percorso per la soluzione del conflitto.
  Tra gli interventi conclusivi appare opportuno segnalare quello di Stephanie Hochstetter, Direttrice del coordinamento tra le Agenzie ONU basate a Roma e della Commissione sulla Sicurezza Alimentare, che ha rassicurato sull'impegno delle agenzie romane dell'ONU ad operare in un sempre più stretto coordinamento anche sulla base di un recente memorandum of understanding. È brevemente intervenuto in rappresentanza dell'Unione europea il Direttore generale per la cooperazione internazionale allo sviluppo dell'Unione europea, Stefano Manservisi, il capo dell'Unità su Sviluppo rurale, sicurezza alimentare, nutrizione della Commissione europea, Leonard Mizzi, che ha illustrato i progetti europei in materia.

Final declaration adopted by consensus and acclamation
«Call for action to achieve Zero Hunger and ensure the right to adequate food for all»

  We, the parliamentarians gathered in Madrid on 29 and 30 October 2018 on the occasion of the Global Parliamentary Summit against Hunger and Malnutrition, declare:
  Stressing our commitment to the Sustainable Development Goals as the blueprint to achieve a better future for all with a special emphasis on Goal 2 – Zero Hunger by 2030.
  Recalling the numerous international and regional instruments that form the backbone of our collective efforts towards eradicating undernourishment in all of its forms and ensuring the realization of the right to adequate food for all.
  Concerned that, despite our pledges and efforts to eradicate hunger within Agenda 2030, we are drifting away from the Sustainable Development Goal 2 instead of moving towards achieving it.
  Worried that, despite noteworthy progress in reducing hunger and undernourishment throughout the world until 2015, recent years have seen increases and today nearly 821 million people are facing chronic food deprivation. 
  Troubled that over 150 million children under the age of five are suffering from stunted growth, 99 million from underweight and 50 million whose life is at risk due to wasting while more than 38 million children are overweight.
  Alarmed by the prevalence of obesity among adults in the world that has tripled between 1975 and 2016 – and has increased at an accelerated pace over the past decade – to reach 672 million, which is to say that more than one in eight adults is obese while more than 1.9 billion adults are overweight.
  Accentuating that poor access to healthy food contributes to undernutrition as well as overweight and obesity while malnutrition in all its forms is a problem from which no country is spared and which it is imperative to eliminate.
  Stressing that persistent obstacles to secured access to and ownership of land and other productive resources, especially for groups such as indigenous peoples and women, significantly hinder their livelihood and the enjoyment of their right to adequate food in addition to highlighting the need of strengthening the governance Pag. 17of natural resources and creating an enabling environment for responsible investments in the food system.
  Emphasizing that additional efforts by state, private and civil society actors are needed to meet the Sustainable Development Goals and, given the interlinked nature of our food systems and the environment, stressing the need for its sustainable transformation – which include reducing food loss and waste – through improved management and techniques applied to agriculture, livestock, fisheries and forestry.
  Underlining our vital role as parliamentarians in achieving Zero Hunger and ensuring the realization of the right to adequate food for all through legislating, overseeing policies and budget allocations as well as raising awareness on those issues and their causes within our constituencies.
  Evoking the importance of favoring parliamentary dialogue at the national, regional and global levels in order to share experiences, good practices and challenges encountered, as well as to foster broader collaboration and strengthen cooperation with strategic allies, among which development cooperation agencies, civil society organizations, universities, research centers and businesses, towards achieving Zero Hunger and the realization of the right to adequate food.
  Underscoring valuable progress made at the regional and national levels by Parliamentary Alliances in propelling legislative and policy measures on a wide variety of issues geared towards achieving Zero Hunger and the realization of the right to adequate food.
  We hereby reaffirm that everyone has a right to adequate, safe, sufficient, healthy and nutritious food, and to freedom from hunger. We acknowledge the need for specific legislative and policy measures to ensure the enjoyment of those rights and achieve Zero Hunger by 2030, being especially mindful of vulnerable groups such as women, children, indigenous peoples and marginalized communities with limited or no access to social services, and thus:
  We urge fellow parliamentarians, as custodians of political commitments; to foster and strengthen the necessary political will to reverse the current course and ensure Zero Hunger by 2030 and that everyone is able to feed oneself in dignity.
  We commit to learn from and share experiences, build on important progresses obtained, strengthen our collaboration within and across countries and regions, and redouble our efforts to enhance the contribution of parliamentarians towards ensuring Zero Hunger by 2030 and the realization of the right to adequate food.
  We invite Parliaments where Parliamentary alliances against hunger and malnutrition do not exist, to create them and to strengthen them as a political commitment and contribution to achieving a world free from hunger in 2030.
  We will endeavor to stimulate the adoption of legislation, policies and programmes to improve and ensure a sustainable access to a healthy diet, notably through support to family farming and the sustainable production of food, as well as gender-sensitive poverty reduction, decent employment and social protection measures aimed at empowering the most vulnerable, as means to achieve Zero Hunger and realize the right to adequate food.
  We reaffirm the need to act decisively towards eradicating discrimination in all of its forms, particularly gender-based discrimination, and eliminating barriers that impede people's enjoyment of their right to adequate food, especially vulnerable groups such as indigenous peoples, and hinder our common efforts to ensure a world free from hunger and malnutrition by 2030.
  We will strive to strengthen our work in legislation, policy oversight and budget allocation by building capacities, creating alliances and strengthening coordination with other stakeholders – including civil society organizations, universities, research centers, businesses as well as development cooperation agencies, thus consolidating a wide array of skills and resources that complement one another to realize the right to adequate food and achieve Zero Hunger by 2030. Pag. 18
  We call on legislators to support the production and consumption of healthy food, as well as food and nutrition education and information, in order to reduce obesity that leads to non-communicable diseases and poses an enormous burden on health systems and public resources.
  We recommend paying a particular attention to the provision of adequate, predictable and sustained budgetary allocations to achieve Zero Hunger and the realization of the right to adequate food for all given its underlying role in achieving the Sustainable Development Goals.
  We call on Parliaments, parliamentarians and governments to support and promote the work of international agencies of the United Nations, such as FAO, IFAD, WFP and WHO, striving, jointly with all States, to achieve the Sustainable Development Goals and in particular to ensure Zero Hunger by 2030.
  We pledge to promote the aforementioned ideas at the global, regional, national and subnational levels in order to garner broad and active participation to achieve Zero Hunger in a sustainable manner.