CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 17 ottobre 2018
75.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-00741 Nevi: Sulla commercializzazione di prodotti vegetali con denominazione di prodotti animali.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Quanto segnalato dall'interrogante è già noto a questa Amministrazione che condivide il pericolo di un possibile fraintendimento rispetto a quei prodotti vegetali sostitutivi della carne e del pesce.
  È innegabile che nel contesto mondiale – con attenzione ai dati che si possono desumere semplicemente dai media ogni giorno – lo «stile di vita vegano» sembri effettivamente in continua ascesa, e se ne parla sempre di più in vari contesti e secondo diversi profili. Questo è un dato di cui si deve necessariamente tener conto e, nel novero delle varie sue espressioni, l'aspetto legato al settore dell'alimentazione è per noi degno di prioritaria importanza.
  L'esigenza primaria è quella di evitare indicazioni fuorvianti sulle informazioni al consumatore tanto per i cittadini che prediligono un regime alimentare di tipo «vegano» o «vegetariano», quanto per gli altri, consentendo al contempo la salvaguardia della stessa filiera dei prodotti carnei.
  Nel nostro ordinamento il decreto ministeriale 21 settembre 2005 «Disciplina della produzione e della vendita di taluni prodotti di salumeria» che stabilisce le condizioni d'uso delle denominazioni di vendita di alcuni prodotti (prosciutto crudo, prosciutto cotto, salame e culatello) e impedisce l'utilizzo di tali denominazioni quando associate a prodotti di origine vegetale.
  L'allegato VII al regolamento UE n. 1169/2011 fornisce una definizione di carne, ai fini dell'etichettatura quale «... muscoli scheletrici di specie di mammiferi e uccelli riconosciuti idonei al consumo umano con tessuto naturalmente incluso o aderente...», di qui il termine «carne» può essere utilizzato sulle etichette degli alimenti solo quand’è conforme a tale disposizione.
  Nel contesto della politica agroalimentare nazionale acquisiscono sempre maggior rilevanza la difesa della qualità e dell'identità dei nostri prodotti, sia dentro che fuori i confini nazionali.
  In questo ambito si colloca la rilevante attività svolta dall'ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi (ICQRF), organo tecnico di controllo di questo Ministero, per la salvaguardia dei diritti dei consumatori, dell'intera filiera agroalimentare e del made in Italy.
  Infatti, i controlli effettuati dall'ICQRF sull'etichettatura dei prodotti alimentari in base a quanto previsto dalla normativa europea che regola la disciplina comprendono anche quelli sui prodotti cosiddetti «vegani» ossia idonei all'alimentazione dei vegetariani, verifiche che vengono condotte anche sul web.
  La definizione «Vegano» è incompatibile con le denominazioni (formaggio, latte, yogurt, burro, panna etc.) riservate ai prodotti caseari dalla normativa unionale, salvo solo alcune specifiche deroghe. In tal senso si è espressa anche la Corte di Giustizia UE con la sentenza del 14 giugno 2017.
  Ovviamente un alimento «Vegano» non può recare alcun riferimento alle denominazioni riservate ai prodotti lattiero-caseari né alle denominazioni protette riservate Pag. 195ai formaggi o ad altri prodotti di origine (es. Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, etc.).
  Sarà cura di questo Ministero continuare a tenere un alto livello di attenzione, adoperandosi nel contempo per promuovere nelle competenti sedi, anche quelle unionali, una normativa mirata che consenta di eliminare riferimenti o denominazioni che possano risultare «evocativi» di prodotti carnei o animali allorché riferiti a prodotti vegetali.

Pag. 196

ALLEGATO 2

5-00742 Fornaro: Sull'uso del glifosato in agricoltura.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come noto, a conclusione di un lungo processo di analisi che ha coinvolto anche l'EFSA (European Food Safety Authority), la Commissione europea, con Regolamento (UE) n. 2324/2017, ha rinnovato l'approvazione del Glifosate fino al 15 dicembre 2022, con talune restrizioni per l'utilizzo dei prodotti fitosanitari a base di tale prodotto, in parte attuate dal 2016.
  Occorre comunque tener presente che, relativamente alla mortalità delle api registratasi negli ultimi 10-15 in alcuni Paesi dell'Europa occidentale (fra cui Francia, Belgio, Svizzera, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Italia e Spagna) non è stata individuata un'unica causa, ma diversi fattori concomitanti, in combinazione fra loro tra cui, accanto all'insufficiente alimentazione, ai virus, agli attacchi di agenti patogeni e di altre specie invasive, anche l'uso di prodotti fitosanitari.
  Per quanto concerne questi ultimi, rilevo che il Ministero è in attesa delle indicazioni che saranno fornite dall'EFSA che sta predisponendo le nuove linee guida per la valutazione del rischio di tutti i prodotti fitosanitari proprio nei confronti delle api, comprensive di nuovi aspetti nella valutazione del pericolo, finora solo in parte considerati dalle linee guida vigenti fornite dall'EPPO – European and Mediterranean Plant Protection Organisation.
  Ricordo poi che, per l'applicazione delle buone pratiche in agricoltura, nell'ottobre 2017, su iniziative dell'Osservatorio nazionale del miele, sostenuta dal Ministero, è stata sottoscritta un'Intesa nazionale tra le Associazioni apistiche, quelle sementiere, le Associazioni ortofrutticole e le rappresentanze del modo agricolo.
  In tale contesto, presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, è stato istituito un Tavolo tecnico, quale organismo operativo per la realizzazione delle attività previste, coordinato dall'Osservatorio Nazionale Miele e con la partecipazione del Servizio fitosanitario nazionale. Al riguardo evidenzio che, nel corso della riunione del 23 marzo scorso, sono state definite ed approvate le linee guida per la salvaguardia degli impollinatori, comprensive di una serie di attività da realizzare attraverso gli strumenti di intervento disponibili.
  Rilevo al riguardo che il Ministero, nella fase di definizione della nuova strategia nazionale da attuare attraverso gli strumenti che saranno messi a disposizione dalla Pac post 2020, intende avvalersi dei contributi del suddetto Tavolo, cui saranno chiamati a partecipare anche le rappresentanze del mondo ambientale.
  Riguardo agli effetti dei prodotti a base di glifosate sulle api rilevati dallo studio condotto negli USA dall'Università di Austin, assicuro l'interrogante che stiamo provvedendo ad acquisire le valutazioni dell'ISPRA per ulteriori approfondimenti e valutare, con le altre Amministrazioni competenti (Ministeri della salute e dell'ambiente), le eventuali successive azioni da intraprendere.

Pag. 197

ALLEGATO 3

5-00743 Del Sesto: Sulla crisi del settore castanicolo nazionale e campano in particolare.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il ritrovamento sul territorio dell'Unione dei primi focolai del Cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus) ha sollevato, fin da subito, preoccupazioni per le conseguenti ricadute sull'ambiente e sul comparto produttivo.
  Per cercare di arginare tale problematica, con la Decisione della Commissione 2006/464/CE, recepita nel nostro Ordinamento con il decreto ministeriale 30 ottobre 2007, l'organismo nocivo in parola è stato oggetto di misure d'emergenza temporanee volte ad impedirne l'introduzione e la diffusione.
  A distanza di oltre dieci anni dall'ingresso del Cinipide del castagno in Europa, preso atto dell'ormai ampia diffusione in gran parte del territorio dell'Unione, il Comitato Fitosanitario Permanente UE ha ritenuto non più efficaci e necessarie le misure introdotte con la predetta disposizione europea, poi abrogata con la Decisione 2014/690/UE del 30 settembre 2014.
  A partire da tale data, il Dryocosmus kuriphilus non rientra più tra gli organismi nocivi considerati da quarantena.
  Ciò premesso rilevo che il Ministero, per far fronte alla crisi in cui versa il settore castanicolo nazionale, nel 2010 ha istituito il «Tavolo del settore castanicolo», nonché una sezione dedicata nell'ambito del «Tavolo di filiera della frutta in guscio».
  In tale contesto il «Tavolo del settore castanicolo» ha predisposto un Piano di settore, condiviso a livello nazionale, che prevede specifici interventi di lotta biologica al Dryocosmus kuriphilus mediante l'introduzione del Torymus sinensis, un antagonista naturale dell'organismo nocivo in parola.
  L'impiego di tale metodo di contrasto, nonostante i lunghi tempi necessari per l'attuazione e l'efficacia, ha già dimostrato una rilevante diminuzione dell'infestazione.
  Del resto, anche la regione Campania, interpellata informalmente sulla situazione, ha confermato che la forte riduzione produttiva è dovuta, non tanto all'infestazione del cinipide (che risulta molto regredita e, in alcune aree, del tutto scomparsa), quanto all'infezione del cosiddetto «marciume nero» provocata dal fungo Gnomoniopsis pascoe.
  Trattandosi pertanto di patogeno non soggetto a lotta obbligatoria o ad obblighi di quarantena, non è possibile attivare gli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale.
  Nel sistema castagneto si è tuttavia constatata, soprattutto a causa dell'infestazione di cinipide, una forte recrudescenza di vecchie malattie come il Mal dell'Inchiostro e nuovi danni da cancro corticale. Pertanto, dopo l'infestazione del cinipide ci troviamo di fronte ad una castanicoltura indebolita in tutti i suoi aspetti. Dovendo intervenire in emergenza contro il cinipide con sistemi di lotta biologica, ci si è trovati nella condizione di non riuscire a tenere sotto controllo, per un periodo piuttosto lungo, tutti gli altri aspetti della castanicoltura e della difesa, e a dover concentrare le risorse finanziarie (1.400.000 euro del MiPAAF in due progetti Pag. 198a livello nazionale (LOBIOCIN e BIOINFOCAST)) solo ed esclusivamente sul cinipide.
  I danni da insetti «tradizionali» nemici del castagno sono ancora ingenti, e il rischio aumenta in assenza di una copertura integrale del territorio con reti di monitoraggio che possano almeno dare indicazioni sul rischio di infestazione annuale. È quindi opportuno investire nelle reti di monitoraggio per la difesa che, in taluni recenti progetti regionali, si sono dimostrate efficaci e poco costose.
  Rilevo inoltre che la revisione del Piano di settore castanicolo, scaduto a dicembre 2013, è quasi terminata; in tale contesto è scaturita dalla necessità di fare il punto della situazione sugli aspetti ritenuti all'epoca più rilevanti, verificare la possibilità di aggiornare lo stato dell'arte, riconsiderare la validità delle azioni proposte, molte delle quali scarsamente applicate sul territorio nazionale eccezion fatta per la lotta al cinipide nei castagneti da frutto.
  Dopo l'approvazione del Piano di settore castanicolo, appare quindi prioritario predisporre una programmazione a medio e lungo termine con investimenti mirati nella ricerca, sotto una regia nazionale – Tavolo di filiera castanicolo – attraverso progettualità operative sui territori castanicoli nazionali che forniscano le risposte tecniche richieste per il rilancio del settore.
  Faccio inoltre presente che la riforma della PAC, le misure o i sottoprogrammi specifici per la castanicoltura da frutto che dovranno essere previsti nei Programmi di Sviluppo Rurale delle regioni, costituiscono concrete opportunità di sostegno per il settore.
  Rilevo infine che la regione Campania, nell'ambito del proprio Programma di sviluppo rurale, può attivare la misura del ripristino del potenziale produttivo, con la quale finanziare interventi finalizzati al risanamento ed alla ripresa produttiva dei castagneti.

Pag. 199

ALLEGATO 4

5-00744 Gadda: Sul ritardo nei pagamenti da parte di Agea per il periodo 2015-2017.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rilevo in premessa che la gestione del rischio in agricoltura è un tema fondamentale così come la tutela del reddito delle nostre aziende agricole.
  I ritardi accumulati nel pagamento dei premi assicurativi della campagna 2015 sono imputabili anche alle complesse procedure adottate per far rientrare la spesa assicurativa nell'ambito del programma nazionale di sviluppo rurale cofinanziato dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e agli ostacoli nella riconciliazione dei dati dei fascicoli aziendali e delle rese produttive.
  Le difficoltà incontrate nel 2015, soprattutto per quanto concerne le rese produttive, hanno contribuito a rallentare la gestione delle domande delle annualità 2016 e 2017, in quanto la resa produttiva, che rappresenta il principale parametro di riferimento per il pagamento dei contributi, deve essere rilevata nel quinquennio precedente alla campagna di riferimento.
  Senza entrare nel merito delle ulteriori cause che hanno generato i ritardi, grazie all'intenso lavoro svolto e alle semplificazioni messe in atto nel mese di luglio 2018 fortemente volute dal Ministro per mezzo dell'Autorità di gestione e dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, le problematiche incontrate sono in fase di definitivo superamento.
  Nello specifico, con riferimento alla campagna 2015, sono stati erogati contributi per circa 168 milioni di euro, a fronte di richieste pari a circa 195 milioni di euro.
  Per l'importo non ancora liquidato, sono in fase di ultimazione le relative istruttorie, che prevedono, in contraddittorio con il produttore, la verifica della differenza di resa da dimostrare allegando perizie, fatture di vendita, prospetto conferimenti ed altra documentazione probante.
  Gli altri pagamenti, fino a completamento della campagna 2015, sono effettuati con cadenza mensile, mano a mano che si conclude la procedura di riesame in corso.
  Con riferimento alla campagna 2016, sono state presentate domande di contributo per circa 190 milioni di euro, a fronte delle quali sono stati erogati contributi per 113,5 milioni di euro.
  Per quanto concerne la campagna 2017, al momento sono state presentate domande per un importo del contributo pari a 176 milioni di euro (la fase di presentazione delle domande è ancora in corso) e sono stati erogati contributi per 59,5 milioni di euro.
  Complessivamente, quindi, con riferimento alle campagne 2015, 2016 e 2017, a valere sul programma nazionale di sviluppo rurale sono stati erogati contributi per circa 341 milioni di euro, a cui si aggiungono ulteriori 102 milioni di euro, corrisposti a fronte di polizze assicurative stipulate nel settore vitivinicolo, che gravano nell'ambito della corrispondente Organizzazione Comune di Mercato, finanziata con le risorse del Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA).
  In conclusione, il lavoro svolto e le semplificazioni adottate in collaborazione con gli Organismi pagatori regionali, i Condifesa ed i Centri di assistenza agricola, hanno prodotto risultati concreti a Pag. 200partire dal mese di luglio 2018; solo negli ultimi due mesi, sono stati effettuati pagamenti per un importo superiore a 125 milioni di euro.
  Preciso, inoltre, che la situazione è costantemente monitorata attraverso un gruppo di lavoro istituito e coordinato dal Gabinetto del Ministro, che si confronta con il mondo bancario, quello assicurativo, dei Consorzi di difesa e delle diverse rappresentanze del mondo produttivo.
  Sempre in tale contesto, sono state condivise ulteriori iniziative che permetteranno di procedere al pagamento dei primi contributi relativi alla campagna 2018, già nel corso dei mesi di novembre e dicembre 2018, recuperando in questo modo la maggior parte dei ritardi accumulati negli anni pregressi.
  Si stima che entro la fine del 2018 possano essere disposti ulteriori pagamenti per circa 170 milioni di euro.