CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 10 ottobre 2018
71.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018. Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La XII Commissione (Affari sociali),
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 (Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati);
   premesso che:
    la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 reca un aggiornamento del quadro tendenziale e di quello programmatico, con riferimento tanto alle grandezze macroeconomiche quanto agli obiettivi di finanza pubblica, alla luce dell'evoluzione del quadro macroeconomico rispetto allo scenario in cui era inquadrato il Documento di economia e finanza dello scorso aprile;
    le grandezze macroeconomiche fanno da cornice a una strategia di politica economica nettamente diversa da quelle precedenti, i cui obiettivi sono l'aumento significativo del tasso di crescita, la riduzione del tasso di disoccupazione e l'evoluzione del rapporto debito/PIL su uno stabile sentiero di riduzione;
    tra i fattori di rilancio della crescita economica viene indicato, in particolare, il reddito di cittadinanza, che sarà introdotto attraverso un disegno di legge collegato alla manovra di bilancio, oltre a una riforma del sistema pensionistico;
    gli altri punti cardine della crescita economica sono rappresentati dalla prima fase dell'introduzione della «flat tax» a favore di piccole imprese, professionisti e artigiani; dal taglio dell'imposta sugli utili d'impresa per le aziende che reinvestono i profitti e assumono lavoratori aggiuntivi; dal rilancio degli investimenti pubblici e della ricerca scientifica e tecnologica; dalla promozione dei settori-chiave dell'economia, in primis il manifatturiero avanzato, le infrastrutture e le costruzioni;
    rilevato che, per quanto concerne specificamente il settore sanitario, la Nota individua le principali criticità di cui occorrerà tenere conto nel medio-lungo periodo, tra cui l'invecchiamento demografico, la necessità di migliorare l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) in modo uniforme sul territorio nazionale, la realizzazione di una migliore integrazione tra i sistemi sanitari e di assistenza sociale, la promozione della prevenzione sanitaria, l'adeguamento ai cambiamenti derivanti dall'innovazione tecnologica;
  evidenziato che, in considerazione del contesto, le principali azioni da intraprendere in materia sanitaria riguardano i seguenti ambiti:
    il personale, perseguendo in particolare l'obiettivo del completamento dei processi di assunzione e stabilizzazione e l'aumento delle borse di studio per formare i medici specialisti e di medicina generale;
    il miglioramento della governance della spesa sanitaria, al fine di risolvere i contenziosi legati alle procedure di payback farmaceutico, individuando nuove modalità di calcolo degli scostamenti dai tetti della spesa convenzionata e introducendo per il futuro nuovi criteri di contrattazione Pag. 198dei prezzi dei farmaci per adeguarli ai livelli di innovazione del mercato;
    la promozione dell'innovazione tecnologica, soprattutto attraverso l'attuazione dell'Anagrafe nazionale dei vaccini e l'implementazione del Fascicolo sanitario elettronico in tutte le regioni, nonché mediante l'estensione anche al settore veterinario del sistema informativo per la tracciabilità dei medicinali ad uso umano;
    l'attuazione, il monitoraggio e l'aggiornamento dei LEA, attraverso gli aggiornamenti del Programma nazionale esiti e del Piano nazionale delle cronicità, per uniformarne l'erogazione nelle diverse regioni; l'adozione di un futuro regolamento volto ad individuare gli standard qualitativi e strutturali dell'assistenza territoriale; l'adozione, entro dicembre 2018, del Nuovo piano nazionale di governo delle liste d'attesa e la revisione della partecipazione alla spesa sanitaria e alle relative esenzioni;
    gli investimenti nel patrimonio edilizio sanitario, attraverso l'adeguamento antisismico e a norme antincendio;
    osservato che, per quanto riguarda la sezione della Nota dedicata a famiglia e disabilità, il Governo precisa che gli interventi in tema di politiche familiari saranno orientati al sostegno della genitorialità e al rilancio della natalità, agendo a tal fine sul versante fiscale, su quello dei servizi e delle prestazioni sociali;
    rilevato che nel campo del sostegno alla genitorialità, si intende rafforzare e innovare gli istituti a sostegno della maternità in favore della conciliazione dei tempi vita-lavoro, sia intervenendo in tema di congedi parentali sia introducendo nuove forme di incentivazione degli investimenti nel welfare familiare aziendale, mentre per i giovani si prevedono interventi mirati in grado di favorire i percorsi di autonomia e assunzione di responsabilità, come l'accesso alla casa, sia con riferimento al profilo di garanzie per i mutui immobiliari sia con riguardo all'offerta di edilizia residenziale pubblica e di social housing;
    osservato che si prevede, inoltre, un'adeguata dotazione del Fondo per le politiche della famiglia, rivisitandone le finalità anche in relazione alle politiche per l'infanzia e l'adolescenza;
    evidenziato che, per quanto concerne la disabilità, i principali interventi programmati riguardano: la presentazione di un disegno di legge di riordino della disciplina per la tutela e la promozione dei diritti delle persone con disabilità, al fine di redigere uno specifico Codice delle disabilità che riformi e semplifichi il sistema di tutela e sostegno dei disabili; il potenziamento dell'assistenza sanitaria domiciliare; il sostegno dell'inclusione scolastica e universitaria delle persone disabili, anche con iniziative di formazione a distanza; il maggiore raccordo tra i diversi livelli di governo nella presa in carico delle persone con disabilità; incentivi alle assunzioni dei lavoratori con disabilità e conseguente incremento del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili;
    segnalato, con riferimento alle risorse in tema di disabilità, che nella Nota si prevede l'incremento del Fondo per le non autosufficienze e l'adozione del primo Piano triennale per la disabilità, l'incremento del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, che sarà reso strutturale, nonché il potenziamento della dotazione del Fondo per l'assistenza delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (cosiddetto «Dopo di noi»);
    evidenziato, altresì, che l'introduzione del suddetto reddito di cittadinanza al fine di sostenere il reddito di quanti si trovano al di sotto della soglia di povertà relativa persegue lo scopo di incentivare l'ingresso o il rientro nel mercato del lavoro, attraverso la previsione di un percorso formativo vincolante e dell'obbligo di accettare almeno una delle prime tre proposte di lavoro eque e non lontane dal luogo di residenza del lavoratore;Pag. 199
    osservato che la Nota sottolinea come l'attuazione delle predette finalità richiede il rafforzamento dei centri per l'impiego, attraverso un necessario coordinamento con il livello di governo regionale che definisca sia le competenze da formare sia un sistema di tracciabilità dei fondi destinati alla ristrutturazione dei centri per l'impiego,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

Pag. 200

ALLEGATO 2

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018. Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati.

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE PRESENTATA DAI DEPUTATI DE FILIPPO, CARNEVALI, CAMPANA, UBALDO PAGANO, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ, SIANI

  La XII Commissione,
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018,
   premesso che:
    la presente Nota è stata trasmessa alle Camere con estremo ritardo, contravvenendo al termine del 27 settembre previsto dall'articolo 7, comma 2, lettera b), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e determinando, conseguentemente, una compressione del tempo necessario per l'esame parlamentare del documento;
    la Nota desta forti preoccupazioni per il futuro del Paese perché presenta una errata strategia di rafforzamento dell'economia nazionale, peggiora la nostra esposizione agli effetti dell'instabilità finanziaria, non determinata dalle solide fondamenta economiche dell'Italia ma dalla scarsa credibilità internazionale del Governo, e rischia di compromettere la fiducia faticosamente acquisita grazie ai Governi della scorsa legislatura che ha consentito di percorrere dal 2014 un chiaro sentiero di ripresa caratterizzato da tassi di crescita del PIL sempre maggiori e una costante diminuzione del debito pubblico;
    la Nota propone un quadro di finanza pubblica imprudente e difficilmente sostenibile, anche perché corredato da strumenti di politica economica, finanziati in deficit nonostante siano stati presentati per anni come dotati di adeguata copertura finanziaria, ancora non definiti nel dettaglio ma che non sembrano in grado di garantire i previsti risultati di crescita, stimati nell'1,5 per cento per il 2019, 1,6 per cento per il 2020 e 1,4 per cento per il 2021, come confermato da tutti i previsori internazionali, a partire dal FMI che ha rivisto al ribasso le prospettive di crescita per il nostro paese;
    la Nota indica un peggioramento del disavanzo per il 2019 dall'1,2 per cento del PIL ora previsto al 2,4 prevedendo così circa 22 miliardi di deficit addizionale;
    con queste risorse finanziarie il Governo intende mantenere parte delle promesse elettorali sancite nel contratto di Governo, come azzerare l'aumento dell'Iva previsto dalle clausole di garanzia (12,7 miliardi); dare vita al reddito di cittadinanza (9 miliardi più 1 per i centri per l'impiego); revisionare la legge Fornero (7 miliardi); introdurre la «flat tax», per le partite Iva (2 miliardi); indennizzare i «truffati dalle banche» (1,5 miliardi); rafforzare le Forze di polizia (1 miliardo);
    oltre a tali spese vanno sommate anche quelle indifferibili, arrivando quindi a ben oltre i 22 miliardi di deficit addizionale previsti;
    sulla dimensione di altre possibili coperture, la nota è molto vaga (eccetto per un'indicazione di 4 miliardi di tagli ulteriori ai Ministeri) indicando solo vagamente le «revisioni dei regimi agevolativi» delle varie imposte senza peraltro indicare quali;Pag. 201
    inoltre, il quadro descritto dalla Nota, anche solo per il 2019, non considera gli effetti della manovra stessa sui tassi di interesse e sulla credibilità complessiva del Paese nonché ha generato un forte scontro tra il Governo italiano e la Commissione europea, la quale pur riservandosi un giudizio complessivo nel momento in cui verrà presentata la legge di bilancio, ha già chiarito che i numeri presentanti nella Nota rappresentano una deviazione significativa dagli obiettivi pattuiti dall'Italia nel luglio di quest'anno, preludio all'apertura di una procedura di infrazione;
    per le parti di propria competenza, con particolare riguardo per ciò che attiene alle politiche della disabilità, si rileva la totale mancanza di una politica che non solo protegga o tuteli la persona disabile, ma che, ancora prima, rimuova gli ostacoli e le barriere che nei fatti ne impediscono la partecipazione su una base di uguaglianza, in quanto la persona in sé non «ha una disabilità», ma «vive una condizione di disabilità». Che le politiche a favore della disabilità non rientrino nelle priorità di questo Governo lo si evince anche dal fatto che nessun accenno ne è fatto, a completamento della manovra di bilancio 2019-2020 tra i dodici collegati previsti;
    inoltre, al di là di una generica affermazione circa il voler incrementare i Fondi per le non autosufficienze, per il lavoro dei disabili, per il caregiver, per il «Dopo di noi», per l'assistenza e la comunicazione personale degli alunni con disabilità niente si afferma su quanto realmente tali fondi si vogliono incrementare tenuto conto che già per il 2019 il precedente Governo ha stanziato 51 milioni per il «Dopo di noi», 20 milioni per il caregiver, 21,5 per l'inserimento del lavoro dei disabili, 450 milioni per la non autosufficienza, 60 milioni per l'abbattimento delle barriere architettoniche, mentre, al contempo, un chiaro riferimento si pone per l'ennesima lotta ai falsi invalidi che già negli anni passati hanno solo umiliato le persone con disabilità senza peraltro dare i frutti sperati;
    infine, sempre per ciò che riguarda la disabilità, il contratto di Governo prevedeva il tempestivo aggiornamento delle agevolazioni per l'acquisto di beni e ausili per le persone con disabilità, la garanzia all'accessibilità ai luoghi, beni e servizi attraverso un effettivo abbattimento delle barriere architettoniche, contemplando anche un audit civico nella realizzazione di opere pubbliche, una nuova politica volta ad implementare l'accesso delle persone con disabilità ad abitazioni di recente concezione/costruzione, politiche per favorire il cohousing o il caregiver, tutti annunci che nella Nota non trovano riscontri;
    per quanto attiene alle politiche a favore della famiglia, la Nota riprende la concezione già espressa nel contratto di Governo per cui la tutela della famiglia si riduce ad istituti, non meglio definiti né quantificati, volti a premiare la natalità e la maternità;
    si pone poi l'accento sulla necessità di definire i livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti sull'intero territorio nazionale senza peraltro indicare né i contenuti, i tempi ne tanto meno i finanziamenti;
    si tratta, quindi, di soli meri annunci privi di qualsiasi contenuto concreto e di difficile realizzazione, posto che non sono neppure citati tra le azioni del cronoprogramma 2018-2020;
    inoltre, si pone l'accento sulla necessità di provvedere alla razionalizzazione dell'ISEE, anche in questo caso senza specificare quale sia la direzione che si vuole intraprendere;
    per quanto riguarda il welfare, il tutto si concentra sul reddito di cittadinanza mentre nessun accenno né stanziamento viene previsto per il Fondo per le politiche sociale di cui alla legge n. 328 del 2000, per il Fondo per le politiche giovanili, Pag. 202per il sostegno alle vittime di violenza di genere, per il Fondo per l'infanzia e l'adolescenza, per il Servizio civile;
    per ciò che attiene al reddito di cittadinanza bisogna ricordare che già il precedente Governo aveva previsto il ReI (Reddito d'Inclusione), una misura di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale con uno stanziamento per il triennio 2019-2021 pari a 7.945 milioni di euro da garantire uniformemente su tutto il territorio nazionale non solo come strumento di sostegno al reddito, ma come un progetto per l'autonomia per una concreta opportunità di attivazione sociale e lavorativa. Infatti, il nucleo familiare, affiancato dai servizi territoriali, era tenuto a condividere un percorso finalizzato all'inclusione sociale e lavorativa, che prevedesse non solo l'attivazione di specifici sostegni, sulla base dei bisogni manifestati complessivamente dalla famiglia, ma anche l'impegno a svolgere specifiche attività, alle quali il beneficio è condizionato;
    a decorrere dal 1o luglio 2018 il ReI è diventata una misura universale, essendo venuta meno ogni limitazione categoriale del beneficio, fino ad allora riservato a famiglie con peculiari condizioni di svantaggio (nuclei con figli minori, donne incinte, disabili, eccetera);
    quindi, sarebbe sicuramente più opportuno partire dal ReI, che già oggi è operativo e raggiunge all'incirca 2,5 milioni di persone in povertà assoluta per arrivare a una misura che raggiunga tutti i poveri lasciando la Governance e l'accesso quale compito dei Comuni, dei servizi sociali comunali che pur con le loro difficoltà sono più strutturati per questo e si occupano tradizionalmente di queste funzioni di coordinamento più che ai centri per l'impiego visto che la povertà non è solo assenza di lavoro;
    la Nota prevede l'azzeramento dell'Iva senza peraltro specificare dove reperire le risorse finanziarie necessarie e ciò rischia fortemente di coincidere o realizzarsi con riduzioni di finanziamenti al welfare nel suo complesso;
    è, quindi, auspicabile che le politiche sociali nel loro complesso e non solo quelle della famiglia o della disabilità diventino a tutti gli effetti una priorità nell'agenda politica del Governo così come tutti i fondi sociali trovino adeguati finanziamenti ed incrementi almeno pari alla crescita prevista nella stessa Nota;
    per quanto riguarda la sanità, la Nota di aggiornamento al DEF prevede, a legislazione vigente fino al 2021, un aumento di poco più di un miliardo l'anno;
    nonostante questo la Nota prevede una serie di interventi costosi in politica sanitaria come un piano per nuove assunzioni, la stabilizzazione dei precari, l'aumento delle borse di specializzazioni; nuove norme sulla dirigenza sanitaria; sulla spesa per farmaci, sui dispositivi; monitoraggio dei LEA, l'adeguamento del patrimonio edilizio digitalizzazione del sistema salute, anagrafe vaccini;
    se da un lato si vuole «migliorare la garanzia dell'erogazione dei LEA in modo uniforme su tutto il territorio nazionale», senza peraltro indicare né tempi né risorse, dall'altro si è già confermato il via libera al regionalismo differenziato che aumenterà le diseguaglianze e a cui il Ministro della salute si è dichiarato pienamente d'accordo;
    inoltre, la Nota si propone di «completare i processi di assunzione e stabilizzazione del personale», di aumentare le borse di studio per medicina generale e specializzazioni, senza, anche in questo caso, indicare né costi né risorse;
    in particolare il comparto della sanità è rimasto l'unico comparto della pubblica amministrazione sottoposto non solo al blocco del turn over ma all'obbligo di riduzione di spesa per il personale, nonostante che, in questi anni, sia stato chiamato a profonde riforme organizzative indotte non solo dai vincoli economici ma anche dal progredire delle conoscenze scientifiche e dalle opportunità offerte da nuovi farmaci e nuove tecnologie; Pag. 203
    la Nota, invece, per quanto attiene allo sblocco del turn over in sanità, al di là di intenti generici, non quantifica alcuna risorsa né esplicita alcun parametro, per cui si può facilmente dedurre che anche per il 2019 il parametro di riferimento resti quello ancorato alla spesa storica del 2004 ridotto dell'1,4 per cento;
    la Nota propone un miglioramento della governance della spesa sanitaria attraverso azioni limitate a farmaci e dispositivi, come la risoluzione dei contenziosi sul payback farmaceutico, o a nuove modalità di calcolo degli scostamenti dai vincoli della spesa farmaceutica per acquisti diretti e del tetto della farmaceutica convenzionata 2017-2018 senza peraltro nessuna stima delle risorse potenzialmente recuperabili da tali azioni;
    infine, si propone l'istituzione dell'Anagrafe nazionale dei vaccini, senza ancora una volta indicare alcuna risorsa dopo averne contestato la mancanza, l'implementazione del Fascicolo sanitario elettronico in tutte le Regioni, la connessione dei vari sistemi informativi per tracciare il percorso del paziente e l'estensione della tracciabilità dei medicinali al settore veterinario senza, anche in questo caso, definirne i costi così come si propone la definizione degli standard per l'assistenza territoriale e l'avvio del nuovo Piano nazionale per il Governo delle Liste di attesa nonché, qualora vi sia la «garanzia degli equilibri economico-finanziari del SSN» la revisione della disciplina della compartecipazione alla spesa e delle esenzioni; l'ammodernamento tecnologico delle attrezzature e l'investimento nel patrimonio edilizio sanitario senza, peraltro, né stimare i costi né fare alcun riferimento alle stime fatte dalla Corte dei conti che ammontano in 32 miliardi di euro quelle relative alla ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico;
    la politica sanitaria e il SSN non sono, quindi, una priorità di questo Governo visto che non sono previste azioni innovative e rilevanti, le coperture finanziarie sono incerte se non nulle e tra le azioni strategiche del cronoprogramma si trova una sola azione molto vaga e generica «Attuazione Patto per la salute e Patto per la sanità digitale 2018-2020»;
    da parte loro le Regioni chiedono 2,5 milioni in più per l'anno 2019 sul Fondo sanitario nazionale per dare risposte concrete ai rinnovi contrattuali in sanità, alle assunzioni di personale, al finanziamento delle borse di studio per gli specialisti, agli investimenti in ristrutturazione e tecnologie,
  esprime

PARERE CONTRARIO.

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ALLEGATO 3

5-00044 Carnevali: Chiusura del punto nascita di Piario in Val Seriana.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con l'interrogazione in esame è stato chiesto di conoscere le motivazioni per le quali non si è resa possibile autorizzare la deroga alla permanenza del punto nascita di Piario: la puntualità del quesito ha richiesto a questo Ministero di acquisire, in aggiunta agli elementi di propria competenza, anche le informazioni in merito alle valutazioni autonomamente effettuate dalla Regione Lombardia, che mi accingo ad illustrare.
  Con la Delibera di Giunta Regionale n. 267 del 28 giugno 2018 «Rete Regionale per l'assistenza materno-neonatale. Intervento di riorganizzazione dei punti nascita», è stato disposto di avviare il percorso per la cessazione dell'attività del Punto Nascita dell'Ospedale «M.O.A. Locatelli» di Piario-Azienda Socio-Sanitaria Territoriale Bergamo Est, poiché nel triennio ha presentato costantemente un numero di parti inferiori ai 500/anno, con un «trend» progressivamente negativo, e per il quale non è stata concessa la deroga del Ministero della salute.
  Inoltre, è stato disposto di dare mandato all'Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo – in raccordo con la Direzione Generale Welfare della Regione Lombardia e le Strutture sanitarie interessate – di portare a compimento, entro il termine massimo del 31 dicembre 2018, il percorso per la cessazione dell'attività del Punto Nascita, attraverso un'attenta valutazione della riorganizzazione della rete d'offerta, al fine di garantire, nell'ambito del proprio territorio di competenza, continuità assistenziale, sicurezza, appropriatezza e qualità dell'intero percorso nascita, accompagnato, inoltre, da una contestuale valutazione dell'impatto economico.
  Con particolare riferimento alle deroghe dei Punti Nascita lombardi, la Regione Lombardia, con la Delibera di Giunta Regionale n. X/4873 del 29 febbraio 2016, aveva espresso la volontà di richiedere al Ministero della salute la deroga alla chiusura di 7 Punti Nascita con meno di 500 parti/anno (Sondalo, Chiavenna, Gravedona, Angera, Broni-Stradella, Oglio Po, Piario).
  Il Comitato Percorso Nascita nazionale, nella seduta del 21 novembre 2016, accoglieva la deroga limitatamente al Punto Nascita di Sondalo e ad un altro Punto Nascita da individuare tra quelli di Chiavenna e Gravedona.
  Successivamente, nell'ambito dei lavori del Comitato Percorso Nascita regionale, veniva messo a punto un Progetto sperimentale che consentiva il superamento della valutazione sulla qualità e sulla sicurezza, basata unicamente sul numero dei nati, assicurando in tal modo l'operatività dei Punti Nascita anche con meno di 500 parti all'anno.
  Contestualmente veniva sviluppata una piattaforma informatica con flussi correnti di indicatori di percorso, processo e «outcome» (Cruscotto Indicatori di Area Materno Infantile).
  Nel febbraio 2017 il progetto veniva presentato al Comitato Percorso Nascita nazionale che, con comunicazione del 16 ottobre 2017, pur apprezzando l'iniziativa, confermava il parere precedentemente espresso relativamente alle richieste di deroga.Pag. 205
  Per il mantenimento dell'attività dei Punti Nascita in deroga è, infatti, vincolante il rispetto dei criteri inerenti agli elementi di sicurezza richiesti dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 (guardia attiva presso i Presidi h.24 di Anestesista, Ginecologo, Ostetrica, Pediatra/Neonatologo), oltre che il rispetto dei requisiti previsti dal Ministero della salute sulla presenza di attrezzature specifiche, la possibilità di attivare un taglio cesareo in 30’, la disponibilità di esami radiologici, di laboratorio e di emoderivati in 60’.
  Preso atto della non concessione della deroga sul Punto Nascita dell'Ospedale «M.O.A. Locatelli» di Piario, in relazione al «trend» del numero di parti, la Regione Lombardia ha precisato che, nell'anno 2014, sono stati registrati 437 parti, 438 nel 2015, 383 nel 2016 e 381 nel 2017.
  Il tasso di fidelizzazione in molti Comuni del bacino è basso, ed evidenzia che molte donne hanno già scelto Punti Nascita alternativi.
  Non sussistono neppure le condizioni di disagio orografico, poiché le distanze e i tempi di percorrenza verso Punti Nascita alternativi non aumentano in modo significativo: infatti, ai sensi del decreto ministeriale n. 70/2015, il disagio orografico contempla una percorrenza superiore ad un'ora.
  Per la stessa Regione Lombardia, in rapporto agli elementi sopra riportati, non sussistono, dunque, criteri per la concessione di deroga.
  In riferimento agli «standard» operativi, di sicurezza e tecnologici definiti nell'Accordo Stato/Regioni del 2010, va sottolineato che essi rappresentano un prerequisito per il proseguimento dell'attività anche per i Punti Nascita oggetto di deroga.
  Attualmente il Punto Nascita di Piario non ottempera a tali requisiti (ad esempio la guardia pediatrica h.24) né è realisticamente ipotizzabile che esso possa raggiungere tale «standard», in rapporto alla generalizzata carenza di specialisti (pediatri/neonatologi e ostetrici/ginecologi) e al conseguente flusso dei professionisti verso Centri con numerosità e tipologia di casistica tali da consentire una progressione delle competenze e una maggior sicurezza operativa.
  Ciò detto in merito al quesito posto dall'atto ispettivo in esame, voglio tuttavia precisare che la tematica generale dei Punti Nascita formerà oggetto di specifico approfondimento da parte di questo Ministero, che è consapevole della necessità di trovare un migliore punto di equilibrio tra la necessaria salvaguardia della salute delle partorienti e dei nascituri e l'esigenza di garantire la fruizione di importanti prestazioni — quali quelle in parola — su tutto il territorio nazionale.

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ALLEGATO 4

5-00165 Businarolo: Procedure per la selezione dei candidati alla carica di direttore generale delle strutture sanitarie pubbliche nella regione Veneto.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio l'Onorevole interrogante poiché con questo atto ispettivo mi consente di fare ulteriore chiarezza su di un tema — quello del conferimento degli incarichi dirigenziali degli Enti del Servizio Sanitario Nazionale — che, come si è già avuto modo di dire in altre sedute di sindacato ispettivo, necessita certamente di essere affrontato da questo Governo affinché siano effettivamente impedite quelle forme di indebita ingerenza della politica nelle procedure di nomina che i recenti interventi normativi non sono riusciti ad arginare.
  Come noto, la materia è infatti regolata dal decreto legislativo n. 171/2016, come integrato dal decreto legislativo n. 126/2017: una disciplina che non appare ancora in grado di realizzare il necessario punto di equilibrio tra i principi di fiduciarietà ed imparzialità che, nel rispetto del riparto delle competenze Stato-regioni, consenta un progressivo affievolimento della discrezionalità nella nomina e gestione degli incarichi dirigenziali.
  Fatta questa premessa generale, al fine di rispondere ai quesiti posti dall'interrogante è bene chiarire subito che il Ministero della salute — proprio in ragione del vigente quadro ordinamentale — non ha strumenti per venire a conoscenza dei fatti esposti dall'interrogazione, poiché l'attuazione delle disposizioni dettate in ordine alle procedure per il conferimento degli incarichi di direttore generale è affidata alle regioni, che le gestiscono nell'ambito della propria autonomia costituzionalmente garantita.
  Per tale motivo, il Ministero ha dovuto acquisire gli elementi informativi che mi accingo ad illustrare direttamente dal Presidente della regione Veneto.
  Secondo la regione le situazioni per cui si configura il conflitto di interessi sono solo quelle tipizzate dalla normativa vigente; esse, pertanto, costituiscono un « numerus clansus».
  Nel caso in esame, l'Università degli Studi di Padova, anche se legata, per la presenza della Scuola di Medicina, al Servizio Sanitario Regionale, non versa in una situazione di conflitto di interessi con quest'ultimo o con la Regione del Veneto, in quanto istituzione scientifica indipendente.
  Per quanto riguarda la prof. Chiara Cacciavillani, la stessa risulta dipendente, in qualità di professore ordinario a tempo definito, dell'Università degli Studi di Padova, ente al quale il Presidente della Regione del Veneto ha richiesto la designazione di un esperto in materia di legislazione sanitaria.
  La docente, come da «curriculum» richiestole dal Rettore ai fini della designazione di sua competenza, è esperta di legislazione sanitaria per essersene occupata sia a livello scientifico, in qualità di professore universitario, sia a livello di prestazioni professionali rese nei confronti della Regione del Veneto e di alcuni enti del Servizio Sanitario Regionale del Veneto.
  La scelta di includere un giurista esperto di diritto sanitario in una Commissione deputata alla formazione di una rosa di candidati tra i quali il Presidente Pag. 207della Regione effettuerà la nomina a direttore generale di sua competenza, appare — secondo la Regione Veneto – oltre che ragionevole, coerente alla valutazione che ha portato alla costituzione della Commissione per la formazione dell'elenco nazionale dei direttori generali.
  Inoltre, l'esperienza e la conoscenza del Servizio Sanitario Regionale richiesta ai fini della designazione da parte del Rettore, e necessaria per poter valutare i profili dei candidati, postula la conoscenza del concreto funzionamento del Servizio Sanitario Regionale e degli enti che ad esso fanno capo, nonché delle problematiche tecniche ed operative che ad essi si impongono.
  Lungi dal dare luogo a conflitti anche solo potenziali di interesse, la conoscenza e l'esperienza operativa della prof. Cacciavillani rispetto al Servizio Sanitario Regionale si configura, anzi, come elemento particolarmente qualificante agli effetti della sua inclusione nella Commissione.
  Sotto diverso profilo, la Regione Veneto ha inteso precisare di non aver affidato nessun incarico sul piano meramente fiduciario, ovvero per conoscenza diretta, ma sempre nel rispetto della normativa in vigore.
  Ciò non solo per il necessario rispetto della legge, ma anche per evitare l'influenza di rapporti personali diretti tra il professionista incaricato e le persone fisiche preposte agli organi sia della Regione sia degli enti del Servizio Sanitario Regionale.
  La prof. Chiara Cacciavillani ha, peraltro, dichiarato di non avere nessun rapporto con candidati all'incarico di direttore generale di «Azienda Zero», che siano o non siano attualmente alla guida di Aziende sanitarie venete dalle quali la medesima abbia ricevuto incarichi professionali: l'assenza di rapporti esclude, dunque, che ci possa essere un conflitto di interessi.
  Secondo la Regione, dunque, gli incarichi conferiti da enti pubblici alla prof. Cacciavillani non postulano e non comportano nessun rapporto personale con i dirigenti o i preposti agli organi dei medesimi enti pubblici.
  Gli incarichi professionali ricevuti da enti pubblici alla cui guida vi sono candidati a direttore generale di «Azienda Zero» sono la mera prosecuzione, in diversa fase, di situazioni contenziose per la cui risoluzione la prof. Cacciavillani aveva ricevuto incarichi prima della partecipazione alla procedura di selezione dei candidati all'incarico di direttore generale di «Azienda Zero».
  Da ultimo, il fatto che la professoressa sia una dei professionisti di cui si avvale «Azienda Zero», è un dato pubblico che risulta, oltre che dal «curriculum», anche da procedure pubbliche di gara esperite da «Azienda Zero» per individuare un proprio consulente: tale circostanza non è fonte neppure potenziale di conflitto di interessi, perché non vi è nessun rapporto tra le persone fisiche preposte agli organi e la prof. Cacciavillani e, inoltre, perché la nomina del direttore generale di «Azienda Zero» non compete alla professoressa né alla Commissione di cui essa era componente, bensì al Presidente della Regione; né il direttore generale di «Azienda Zero» potrebbe «favorire» il conferimento di futuri incarichi alla prof. Cacciavillani, in quanto tale conferimento di incarichi da parte di enti pubblici è disciplinato dalla legge.
  Nel prendere atto delle suesposte informazioni rese dalla Regione Veneto, intendo rassicurare l'Onorevole interrogante che il Ministero della salute, nel rispetto delle sue competenze, intenderà migliorare l'attuale quadro regolatorio, che necessita, come detto, di ulteriori interventi normativi in merito ai quali saranno graditi gli stimoli che certamente perverranno dal dibattito in sede parlamentare.