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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 125 di mercoledì 13 febbraio 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MIRELLA LIUZZI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascari, Battelli, Benvenuto, Bianchi, Claudio Borghi, Brescia, Caiata, Carfagna, Centemero, Cirielli, Colletti, Colucci, Covolo, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gregorio Fontana, Formentini, Frusone, Gallo, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lotti, Lupi, Maggioni, Molinari, Picchi, Schullian, Sisto, Villarosa e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Inoltre, è ancora convocata la Commissione Trasporti, che sta finendo un'audizione.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Prendo la parola sull'ordine dei lavori, trattenendo a stento rabbia e dispiacere per quello che sta accadendo in queste ore, all'indomani del risultato elettorale in Abruzzo. Catene di troll, gruppi organizzati sulla rete, in queste ore, in questi momenti stanno pesantemente e violentemente offendendo il popolo abruzzese, reo di non aver votato come loro ritenevano dovessero fare.

Presidente, stiamo parlando non di giudizi politici, stiamo parlando di auguri di morte agli abruzzesi. L'Abruzzo viene descritto con foto sconvenienti, con escrementi, con prostitute, rappresentando una regione che, secondo loro, avrebbe dovuto votare in modo diverso. Lei sa che io faccio parte di un raggruppamento politico che ha perso le elezioni, ma mai si permetterebbe augurare ad un abruzzese, che non ha votato come abbiamo votato noi, sulle posizioni che abbiamo sostenuto noi, addirittura la morte, addirittura un nuovo terremoto. Ebbene, Presidente, io prendo la parola per chiedere che il Ministro dell'Interno venga in quest'Aula perché, attraverso la polizia di Stato, dobbiamo raggiungere queste persone, perché adesso basta con le catene di troll che offendono l'Abruzzo e gli abruzzesi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente), tutti riconducibili ad un movimento politico che ha perso le elezioni e nessuno, né a livello nazionale, dei leader nazionali, né a livello regionale, ha preso le distanze. Anzi, peggio: il leader morale o immorale dei 5 Stelle ieri, quasi come se il voto fosse un voto di scambio, chiede agli abruzzesi di restituire 700 mila euro che il Governo avrebbe dato all'Abruzzo, che tra l'altro, riguardano il masterplan firmato con i Governi precedenti, e non certo con questo Governo. Ma non è questo il punto: addirittura chiede all'Abruzzo di restituire le ambulanze che i consiglieri regionali hanno acquistato con le loro restituzioni.

Ci troviamo di fronte ad attacchi violenti; io per rispetto di quest'Aula non oso ridire cosa scrivono e che cosa stanno scrivendo in queste ore sulla rete. Io chiedo a lei, Presidente, e, tramite lei, al Presidente della Camera, di convocare immediatamente il Ministro dell'Interno per fare luce perché siano perseguiti questi responsabili di violenza verbale e non solo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Purtroppo alla violenza verbale spesso consegue che qualche pazzo poi si arma e fa dei danni. L'Abruzzo – concludo, Presidente, chiedendo scusa all'Aula anche per questo sfogo – è terra di dignità, di lavoro e tra le offese che ci stanno rivolgendo vi è quella che saremmo una terra di pastori, ma noi ne siamo onorati perché da quell'attività abbiamo imparato l'arte del lavoro e del sacrificio. Noi siamo la terra della Brigata Maiella, che ha liberato l'Abruzzo e parte dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente); noi siamo la terra di Gabriele D'Annunzio, noi siamo la terra di Benedetto Croce, noi siamo la terra delle montagne e del mare vicini, noi siamo una terra di dignità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente)!Non ho visto una smentita dei leader nazionali, non ho visto una smentita da parte dei parlamentari nazionali, che pure siedono in quest'Aula, io credo che non si possa arrivare a tanta bruttura e farla passare come normalità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Alessandro. Abbiamo già, tramite il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, avvisato il Governo, che provvederà a comunicare, se riterrà, in Conferenza dei capigruppo, al Presidente Fico, quando venire e se venire a dare informazioni rispetto alle sue richieste.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Signor Presidente, per formalizzare una questione della quale ieri abbiamo dibattuto molto, quindi non rientro nel merito, ma è un intervento sull'ordine dei lavori per chiedere formalmente che il Governo riferisca a quest'Aula circa il contenuto della lettera ricevuta dall'Unione Europea con argomento il fondo per il risarcimento dei cittadini coinvolti nella questioni dei fallimenti bancari. Questa è una richiesta formale rispetto a quello che chiedevamo ieri al sottosegretario Villarosa, presente in Aula in quel momento; questa è la formalizzazione di una richiesta che il Governo riferisca all'Aula.

PRESIDENTE. Bene. Ricordo che ne abbiamo credo accennato ieri nel dibattito. Senz'altro, anche questa richiesta verrà presentata al Governo.

Non essendo ancora decorso il termine dei venti minuti, riprenderemo la seduta alle ore 11,30. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,30.

Per un'inversione dell'ordine del giorno e sull'ordine dei lavori.

GRAZIANO DELRIO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori, Presidente, per chiedere l'inversione dei punti all'ordine del giorno, per potere anticipare la discussione sulla mozione TAV, che è già calendarizzata. Come lei sa, come sa l'Aula, è stata consegnata finalmente; dopo essere stata consegnata al Governo francese, dopo essere stata visionata da alcuni parlamentari e da alcuni giornali, finalmente è arrivata all'attenzione di tutto il Parlamento la relazione ufficiale dell'analisi costi-benefici della nuova linea Torino-Lione.

Ora, appare chiaro, per chi non lo sapesse, che questa analisi costi-benefici, una volta assunta dal Governo, determinerebbe di dovere disattendere a degli accordi internazionali ratificati da questo Parlamento, frutto di ben quattro ratifiche di accordi internazionali e richiederebbe, quindi, una legge particolare e un voto del Parlamento. Ci pare indispensabile che questa discussione non avvenga per settimane sui giornali, mentre il Parlamento discute di altro. Sarebbe molto, molto rilevante che il Parlamento determinasse il suo atto di indirizzo immediatamente, visto che, finalmente, ripeto, per grazia ricevuta, siamo stati resi partecipi delle conclusioni di questo studio, che ha molti limiti, ognuno avrà l'occasione per evidenziarli, ma certamente è un fatto nuovo e determina un'accelerazione delle decisioni del Governo. Non possiamo attendere un referendum, che non si capisce perché dovrebbe essere indetto, quando c'è un Governo che governa, teoricamente, ma dobbiamo invece attenderci immediatamente un pronunciamento e un indirizzo preciso dell'Aula, di quell'Aula che ha ratificato l'Accordo internazionale con la Francia e che ha, quindi, votato quell'Accordo e che, sola, ha la facoltà di poter disattendere a quell'Accordo.

Le conseguenze degli annunci di queste ore sono molto rilevanti anche dal punto di vista della credibilità del nostro Paese, Presidente. Se disattendiamo gli accordi internazionali – la prima volta, nella storia d'Italia, verrebbe disatteso un trattato internazionale, la prima volta nella storia d'Italia –, se il Paese disattende un accordo con un Paese membro della comunità europea, quale sarà l'investitore che si fiderà del nostro Paese, di firmare un contratto con il nostro Paese, visto che nemmeno siamo in grado di mantenere gli impegni che prendiamo con lo Stato vicino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

E, quindi, c'è un grande problema di credibilità del Paese. Noi non vogliamo discutere della tecnicalità di uno dei tanti metodi dell'analisi costi-benefici, perché sono tanti i metodi, questo, peraltro, non è quello usato in Unione europea, è un metodo tutto personale del professore che lo ha proposto; noi vogliamo discutere in quest'Aula della credibilità del nostro Paese, della sua capacità di tenere fede agli impegni che ha assunto e di quale sia il percorso che il Governo intende proporre al Parlamento per revocare questa decisione.

E, quindi, chiediamo che ci si possa pronunciare immediatamente su questa richiesta di inversione di ordine dei lavori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sulla richiesta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente al punto 3, ossia alle mozioni concernenti la realizzazione della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, potrà intervenire, ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento, un deputato contro e uno a favore.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo in merito alla richiesta del collega Delrio di inversione dell'ordine del giorno, spiegando che il tema è già all'ordine del giorno. Per quanto riguarda, invece, l'urgenza acclarata dal collega Delrio, mi preme ricordare che di TAV si parla, in questo Paese, da anni, da molti anni, ma l'urgenza che abbiamo in questi giorni di discutere di questo decreto, del decreto per Carige, è un'urgenza che questo Parlamento non può trascurare, non tanto per questo Parlamento in sé, ma perché i cittadini di Genova, i risparmiatori di Carige, gli imprenditori che con Carige lavorano quotidianamente per quanto riguarda gli affidamenti, per quanto riguarda i quotidiani rapporti con l'istituto bancario, non possono attendere oltre.

Per quanto riguarda il mio gruppo, il gruppo del MoVimento 5 Stelle, riteniamo che questo provvedimento, che ormai sta giungendo al termine, manca solamente la dichiarazione di voto e il voto finale, non possa essere prorogato ulteriormente, manca veramente poco. Perciò, la mia opinione, l'opinione del nostro gruppo è quella di respingere la richiesta di inversione dell'ordine del giorno, perché tale differimento dei lavori provocherebbe, probabilmente, è questa la nostra preoccupazione, danno ai genovesi.

Di TAV, come ha detto anche il collega Delrio, signor Presidente, si è discusso tanto e si discuterà sicuramente anche in quest'Aula, è questa la sede giusta, però dopo tutto il lavoro fatto, e mi viene anche da dire in maniera produttiva e, come anche intenderò ricordare al termine della discussione generale, in maniera anche corretta fra i diversi gruppi che si sono ovviamente confrontati in questi giorni su Carige, ecco, io penso che sia, a questo punto, necessario proseguire i lavori come da ordine del giorno per non ritardare ulteriormente la deliberazione di questo provvedimento.

Quindi, signor Presidente, la mia opinione, l'opinione del nostro gruppo è contraria per quanto riguarda l'inversione dell'ordine del giorno: non vogliamo far tardare ulteriormente il provvedimento, nell'interesse dei risparmiatori di Carige e nell'interesse di quelle imprese che, appunto, con Carige lavorano.

Successivamente ci sarà tutto il tempo, doverosamente, anche in quest'Aula, di discutere del TAV, un tema sul quale noi non ci sottraiamo; è un tema sul quale abbiamo le idee chiare, perché con lo stesso principio che governa questo decreto e che governerà anche la decisione sul TAV, non abbiamo intenzione di utilizzare in maniera impropria il denaro dei contribuenti.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, maggior silenzio in Aula, cortesemente.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori perché condividiamo la richiesta avanzata anche dal Partito Democratico. Ieri è successo un fatto importante che riguarda la realizzazione di un'opera strategica, su cui l'intero Paese sta discutendo da mesi: il Ministero delle Infrastrutture ha finalmente pubblicato sul proprio sito l'analisi costi-benefici; peccato che questa analisi sia andata ai francesi prima che al Parlamento italiano, alla faccia di chi dice ‘prima gli italiani', mi verrebbe da dire ‘prima i francesi' con questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ebbene, noi non chiediamo il rinvio del provvedimento sui risparmiatori, lo dico perché forse la proposta di Delrio non è stata ben compresa. Noi vogliamo che al termine della votazione sul provvedimento Carige, anziché passare alla riforma costituzionale che avrà un iter lunghissimo, si passi alla votazione sulle mozioni TAV, sulle quali il Governo e la maggioranza si devono esprimere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché questo Paese ha il diritto di avere la TAV, avendo detto “sì” in tantissimi accordi internazionali, avendo partecipato a vertici internazionali, dove l'Italia ha sempre detto di volere la TAV e di volerla fare subito.

Quindi, ci auguriamo che non serva una Conferenza dei capigruppo, che serva un voto di quest'Aula, ma, ripeto, la riforma costituzionale comunque non si finirà oggi, quindi si può tranquillamente, dopo Carige, affrontare il tema TAV (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Capisco e chiedo la collaborazione dell'onorevole Delrio - perché devo interloquire anche con lei - per interpretare bene, alla luce delle cose che diceva l'onorevole Gelmini. È evidente che adesso non possiamo votare una modifica dell'ordine del giorno che non sia cogente.

Quindi, se la richiesta dell'onorevole Delrio è quella di discutere delle mozioni sulla TAV dopo il decreto e considerate le cose che ha detto il relatore del provvedimento sul decreto e cioè che loro sono disponibili a discutere della TAV, ma non sono disponibili a rinviare il decreto, forse, nelle more della dichiarazione di voto, si può trovare un accordo tra i gruppi di votare la mozione della TAV subito dopo l'approvazione di questo decreto. Se quest'accordo ci sarà tra i gruppi ne verrà data conoscenza alla Presidenza, altrimenti procederemo al voto sull'inversione proposto da qualcuno che interverrà nuovamente.

Quindi, se non ci sono obiezioni, lo chiedo in particolare al collega Delrio e alla collega Gelmini, io procederei con le dichiarazioni di voto sul decreto e poi se c'è un'intesa tra i gruppi proseguiremo con la mozione sulla TAV.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Bene, ora interviene il collega Baldelli, poi il collega Lollobrigida. Il collega Baldelli si è prenotato alle nove e mezza di questa mattina.

Prego, onorevole Baldelli.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Prima delle dichiarazioni di voto, intervengo per ricordare e per ribadire la richiesta, che abbiamo fatto già nella giornata di ieri, che il Governo…

PRESIDENTE. Colleghi, chiederei maggior silenzio… colleghi, lo dico ai banchi alla mia sinistra e alla mia destra, chiederei maggior silenzio.

Prego, onorevole Baldelli.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente; per ribadire la richiesta che abbiamo già fatto nella giornata di ieri e che è rimasta inevasa, che il Governo informi al più presto il Parlamento sull'esistenza e sui contenuti di una lettera da Bruxelles, dall'Unione europea, relativa alle norme e ai decreti di attuazione di ristoro dei risparmiatori truffati, delle banche. Perché, se questa lettera c'è, così come abbiamo intuito ieri dalle parole espresse dal sottosegretario Villarosa, è giusto che il Parlamento ne sia informato, che il Governo ne tenga conto e che se ne dibatta. Se questa lettera non c'è, è altrettanto giusto che il Governo ponga uno stop a polemiche, illazioni, discussioni che a questo punto avrebbero il carattere dell'inutilità e della falsità.

Quindi, una parola chiara, da questo punto di vista, intendiamo ribadirla e chiediamo che il Governo se ne faccia carico al più presto, nelle forme e nei modi che ritiene, in Commissione, con un'informativa urgente in Aula, dove crede, ma che ci dica se questa lettera c'è e che cosa c'è scritto e, se c'è e se c'è scritto quello che noi riteniamo, che cosa intenda fare al riguardo.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, la richiesta è stata posta anche dall'onorevole Fiano, precedentemente, in apertura di seduta; quindi, il Governo è informato e sicuramente risponderà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare, sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, io credo che sia opportuno, oggi, che il Parlamento, preliminarmente a qualsiasi discussione, possa stigmatizzare e censurare il dibattito che ieri è avvenuto presso il Parlamento europeo. L'atteggiamento di questo Parlamento, a prescindere dalle posizioni politiche, dovrebbe essere quello di tutela dell'immagine internazionale della nostra nazione. Io voglio esprimere la solidarietà al Presidente Conte in quanto rappresentante all'estero di questa nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io ritengo che le insinuazioni, le accuse, gli atteggiamenti di parlamentari di altre nazioni nei confronti del nostro Capo del Governo debbano essere respinti e censurati.

Io invito la Presidenza della Camera a trasmettere una protesta rispetto al dibattito come si è tenuto ieri; siamo stati, ovviamente, come al solito, anche se condividiamo l'opposizione a questo Governo, infastiditi da un pezzo di sinistra che anche in questa occasione, come avvenne con il Governo Berlusconi, cerca di insinuarsi, cerca di utilizzare alleati stranieri per condizionare la democrazia in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), questo a prescindere dal ruolo che, pro tempore, incarniamo, oggi, noi, di opposizione, domani, speriamo, di maggioranza. Ciò deve essere stigmatizzato e contrastato con tutta la veemenza possibile.

Quindi, io invito lei, Presidente, a farsi latore di questo messaggio e, ovviamente, a condannare atteggiamenti di questa natura, che ledono il confronto e delegittimano anche lo spirito con il quale questa nazione siede al Parlamento europeo.

Ma trasmetta anche un ulteriore invito al Presidente Conte, perché avremmo preferito che ieri, sonoramente – sonoramente – avesse fatto sentire, magari anche abbandonando quella sessione, un'Italia che davvero ha bisogno di rialzare la testa in quei consessi, al contrario di quello che è avvenuto in questi ultimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Lollobrigida, senz'altro la Presidenza si farà carico delle sue istanze e il Presidente Fico valuterà come porsi.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 gennaio 2019, n. 1, recante misure urgenti a sostegno della Banca Carige S.p.a. - Cassa di risparmio di Genova e Imperia (A.C. 1486-A) (ore 11,46).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1486-A: Conversione in legge del decreto-legge 8 gennaio 2019, n. 1, recante misure urgenti a sostegno della Banca Carige S.p.a. - Cassa di risparmio di Genova e Imperia.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1486-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

Onorevole Tabacci, mi scusi, prima che lei inizi il suo intervento, chiederei cortesemente - e assicuro che comincerò l'elenco delle persone che non mantengono un atteggiamento adeguato - di fare maggior silenzio in Aula, per consentire a chi deve fare le dichiarazioni di voto di farle in serenità.

Prego, onorevole Tabacci.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Le confesso che non mi piacerebbe proprio essere nei panni del sottosegretario Villarosa; ieri, paladino dei risparmiatori, oggi, al servizio dei banchieri, perché questa è la narrazione che è stata svolta in questi ultimi tempi sul tema delle banche e il sottosegretario Villarosa è stata uno dei campioni di questa narrazione che ha tenuto banco sui giornali e anche nelle Aule del Parlamento.

Quella che scatta oggi, per il sottosegretario Villarosa e per il MoVimento 5 Stelle, è la legge del contrappasso dantesco; ieri, secondo voi, il Governo interveniva in difesa delle banche e dei banchieri e in danno dei risparmiatori, oggi, tocca a voi e non riuscite a rovesciare lo schema, semplicemente perché lo schema resta inalterato e, così, per Carige, siete costretti ad adottare lo stesso impianto predisposto per il Monte dei Paschi, quello della ricapitalizzazione precauzionale, proprio quello che avete contrastato duramente in Parlamento.

Messi alle strette, sparate nel mucchio e siete in sofferenza nei confronti delle Autorità indipendenti; torna, ancora una volta, l'attacco alla Banca d'Italia. In queste settimane l'avete fatto anche con l'ISTAT, qualche tempo fa con il vertice dell'INPS; avete una grande difficoltà a convivere con le critiche, ad accettare il ruolo delle Autorità indipendenti, perché ritenete che il Governo sia sovraordinato a tutti, Parlamento compreso. L'attacco alla Banca d'Italia appare strumentale, perché, nel merito, questo provvedimento su Carige è in piena sintonia con l'intervento della BCE e con le azioni che la Banca d'Italia ha presentato alla Commissione finanze nel corso delle audizioni. Mi viene da dire: com'è duro governare, è più facile riempire le piazze e fare gli strilloni sui social. Ovviamente, noi ci auguriamo che per Carige sia possibile…

PRESIDENTE. Onorevole Tabacci, mi scusi. Colleghi, lo dico in particolare ai responsabili d'Aula, di maggioranza e di opposizione; sono costretto a sospendere la seduta se non finisce questa confusione. Colleghi, colleghi… Scusi, sto disturbando qualche conversazione privata, me ne rendo conto. O c'è silenzio in Aula o non proseguiamo con le dichiarazioni di voto.

Prego, onorevole Tabacci.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Presidente, anch'io non vorrei disturbare le conversazioni private. Ovviamente, noi ci auguriamo che per Carige sia possibile una soluzione di mercato, attraverso l'individuazione di un partner bancario adeguato. Questo è il principio della difesa dei risparmiatori, non la rissa demagogica che, invece che difendere i risparmiatori, crea le condizioni per una messa in discussione della tenuta del risparmio.

Il Vicepresidente Di Maio, nelle settimane scorse, aveva detto che anche se saltavano sei o sette banche non c'era da preoccuparsi: ovviamente erano parole al vento, come le troppe che ha sparato in questi mesi. La difesa del risparmio passa attraverso la difesa e il rafforzamento del sistema bancario del nostro Paese, ça va sans dire; e così sarebbe bene che il Governo, invece di litigare con tutti, raccogliendo la pessima figura di ieri all'Europarlamento, si attrezzasse per un negoziato difficile, ma necessario, in sede europea, per conseguire tutela della stabilità finanziaria e difesa del risparmio nazionale. Certo, non lo farete mettendo Paragone a presiedere la nuova Commissione banche, come se fosse una continuazione di un qualsiasi talk show.

E così va la vostra avventura al Governo, una continua campagna elettorale che ridurrà il Paese allo stremo, in recessione e senza speranza: così l'avete ridotto in pochi mesi. Poi vi nascondete dietro la congiuntura internazionale, ma, in realtà, ci avete messo dal vostro, con grande tenacia, con determinazione.

E che dire delle promesse fatte genericamente ai risparmiatori truffati? E qui Villarosa è stato veramente un campione della demagogia. Avete mischiato azionisti e obbligazionisti, un grande polverone che mette tutti sullo stesso piano, truffati e truffatori. Villarosa era nella Commissione banche, che convocava i banchieri delle “venete” rinviati a giudizio, in modo da dar loro una tribuna impropria; e sono venuti a sfogarsi, a spiegare che le loro tesi della difesa coincidevano esattamente con l'attacco alle autorità di vigilanza. Appunto, questi, per difendersi dalle loro malefatte, mettevano sul banco degli imputati, al loro posto, le autorità di vigilanza; i ladri sullo stesso piano dei carabinieri. Il che non significa che ci sia sempre un coordinamento preciso nell'attività di sicurezza tra i corpi di polizia: magari bisogna migliorarlo. Questo vale anche per le autorità di vigilanza: se l'autorità di vigilanza non è stata precisa va migliorata; ma mettere sullo stesso piano i ladri con i carabinieri, o mettere sullo stesso piano i banchieri che hanno truffato e che sono stati rinviati a giudizio e che sono di fronte al giudizio dei tribunali con quelli che dovevano vigilare in maniera accorta, mi sembra un fuor d'opera. È qui l'errore che voi continuate a portare avanti imperterriti, perché pensate che attraverso questa strada si faccia cassetta elettorale. Vedete che le cose non sono così scontate.

E così continuate con la questione dell'utilizzo del Fondo per i risparmiatori, che credete di aver inventato voi. In realtà, il Parlamento è costretto a subire la propaganda del Governo, senza poter conoscere i tempi e i contenuti del decreto attuativo previsto dalla legge di bilancio (ieri lei ci ha detto “quando sarà possibile”), e senza conoscere i termini del confronto in corso con l'Europa sul punto (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché è evidente che il confronto con l'Europa ci deve essere, ci sarà. Voi fate finta di niente. Avete già attraversato, nei mesi scorsi, il contrasto con l'Europa, e allora dicevate: “Ma chi se ne frega dello spread! Tanto gli effetti si vedranno tra dieci anni”. No: gli effetti si sono visti subito, e voi continuate su una linea di questo genere, imperterrita, che dimostra solo che siete totalmente inaffidabili (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico e Partito Democratico). Questa è la conclusione politica che mi permetto di ribadire con molta precisione. Ma non se ne sono accorti solo gli abruzzesi: prima o poi anche il resto del Paese aprirà gli occhi. Quindi, accorto, sottosegretario Villarosa, che le chiacchiere prima o poi arrivano a concludersi, e allora ci sarà un giudizio che sarà forse più spietato di quello che voi potete attendervi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario Villarosa, Noi con l'Italia-USEI voterà a favore del decreto-legge a sostegno della Banca Carige. Siamo sempre stati convinti della necessità di intervenire in queste situazioni di difficoltà del sistema bancario, lo siamo ancora oggi; speriamo di non doverlo essere in futuro, perché ci auguriamo che nessun altro istituto di credito si ritrovi in una simile situazione.

Crediamo sia necessario sostenere questo decreto perché il sistema bancario sostiene le imprese, sostiene i cittadini, sostiene le famiglie, è un volano per la crescita economica e sociale del Paese.

Non ci sorprende più l'atteggiamento, invece, del MoVimento 5 Stelle, che continua a cambiare idea rispetto alle posizioni che aveva nel passato. Perché nel passato ricordiamo quanto gli interventi di salvataggio delle banche siano stati osteggiati, dipinti in numerosi modi e con giudizi molto severi e negativi da parte del MoVimento 5 Stelle; ma non è la prima volta, ed è per questo che non ci sorprende l'atteggiamento del MoVimento 5 Stelle. Perché hanno cambiato idea, e, per tramite del Presidente, lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, avete cambiato idea sulla TAV, non si doveva più realizzare, poi si è varato il progetto; si doveva bloccare l'Ilva e, grazie al cielo, continua ad operare; dovevano essere fermate le trivelle e continuano ad operare. Sono convinto che anche la TAV sarà un progetto che, nonostante le resistenze del MoVimento 5 Stelle, verrà realizzato. Sull'ambito delle banche si è cambiata totalmente idea: oggi si dice che si pensa ai risparmiatori e nel passato, quando si salvavano le banche, si pensava esclusivamente ai banchieri. Io credo che intervenire nel sostenere Banca Carige e le banche in difficoltà sia prima di tutto un dovere per salvaguardare i correntisti e i risparmiatori; poi, se ci sono altre responsabilità, ci sarà la magistratura che le accerterà, ed è giusto che intervenga.

Bisogna, invece, ribadire un concetto importante in quest'Aula: che sul sistema bancario tutti insieme, uniti, abbiamo la necessità di individuare una strada per affrontare i problemi che questo sistema vive. E non di certo la risposta può essere la nazionalizzazione: io credo che queste proposte, che sono sostenute da un Governo a traino 5 Stelle, non ci porteranno ad altro che ad un isolamento. Lo abbiamo già visto in questi giorni sul tema Venezuela, ieri l'abbiamo dibattuto in Aula: nascondendosi dietro il tema della non ingerenza, ci si isola come Italia, la settima potenza economica nel mondo, e si dice che un Paese come il nostro non deve intervenire nel dare un indirizzo internazionale su una vicenda importante come quella del Venezuela. L'abbiamo visto sul tema dei “gilet gialli”: abbiamo importanti leader del MoVimento 5 Stelle che hanno anche ruolo di Governo, che vanno a sostenere chi ha distrutto città in un Paese come la Francia. Io conosco molto bene Milano, mi ricordo il 1° maggio 2015, quando ci fu una distruzione della città di Milano da parte di chi l'ha messa a ferro e fuoco: se avessi visto personaggi stranieri venire a Milano a sostenere quei personaggi, sarei inorridito e non le avrei considerate persone serie per rappresentare un Paese. Ecco, questo isolamento che continua a portare avanti il MoVimento 5 Stelle rischia di non trovare delle soluzioni adeguate a problemi veri.

E, allora, io credo che le dichiarazioni che sono state rilasciate sia in televisione che sui mezzi di stampa nel 2017 sia il caso di rileggerle e di andarle a vedere. Lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: andate a rivedere cosa diceva la senatrice Lezzi, oggi Ministro della Repubblica italiana, il 27 luglio 2017 a quei partiti, quei gruppi politici che hanno sostenuto il salvataggio delle banche. Andate a rivedere, vi invito ad andare a rivedere quel video, e vi renderete conto con che parole violente sono stati considerati colleghi parlamentari per aver votato a favore del salvataggio delle banche; oggi improvvisamente ci si dimentica di quei giudizi. Così come andate a rivedere, nella trasmissione de LA7 Dimartedì dell'8 dicembre 2017, l'oggi Vicepremier Di Maio quali formule, quali soluzioni, quali formule fantasiose raccontava per come si poteva intervenire sulle banche che erano in crisi.

Tutte cose raccontate - invito i colleghi dei Cinquestelle ad andarle a rivedere -, ma oggi nel decreto, che è stato presentato, non c'è una virgola di quei suggerimenti e quegli spunti che dava all'epoca Di Maio. Non appaiono perché il decreto è identico, parola per parola e virgola per virgola, a quelli che erano già stati presentati nel passato sul salvataggio di altre banche. In questi giorni abbiamo ascoltato le valutazioni politiche di esponenti del Movimento 5 Stelle, secondo le quali, evidentemente, non è stata capita la politica del MoVimento dagli elettori e questa è la ragione per cui in Abruzzo c'è stata una risposta negativa in termini di voti, in termini di risultato delle urne. Credo, invece, che gli abruzzesi e gli italiani hanno molto ben capito che cosa sta facendo il MoVimento 5 Stelle, cioè si sta contraddicendo rispetto alla propaganda, contraddice se stesso, e non sta trovando soluzioni efficaci per il Paese. Allora siamo convinti che il decreto che è stato presentato alla Camera sia un decreto da sostenere, importante per i risparmiatori, che bisogna lavorare su degli interventi seri sul sistema delle banche. Ma mi appello agli amici della Lega, che credo si stiano rendendo sempre più conto di quanto alcune formule o alcune soluzioni che gli esponenti del Governo dei Cinquestelle stanno portando avanti, sono totalmente inefficaci, dannose per il Paese, atteggiamenti che isolano il Paese. L'invito agli amici della Lega - colgo l'occasione in questo mio intervento - è quello di liberarsi di questo abbraccio pericoloso in chiave politica, perché può veramente continuare a mettere in difficoltà il nostro Paese e in ginocchio l'Italia. Il Paese non se lo merita, non si merita la propaganda, che poi viene smentita il giorno dopo, quando si governa come ha fatto il MoVimento 5 Stelle. Credo sia necessario iniziare a prendere le scelte giuste, senza dare sfogo semplicemente a posizioni ideologiche ma cercando veramente di risolvere i problemi del Paese, come in questo caso il Governo ha fatto con il decreto. Parte del Governo si è contraddetto, ma credo abbia fatto la cosa giusta, contraddicendosi, perché prima di tutto ci deve essere il bene dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Presidente, intervengo a nome del gruppo di LeU per annunciare, come già fatto in altre occasioni, il voto favorevole al provvedimento, che abbiamo apprezzato fin dal primo momento; adesso mi rifaccio anche alle parole del collega Tabacci. Non era scontato che si arrivasse ad un provvedimento l'8 gennaio scorso, non era scontato per le dinamiche alle quali abbiamo assistito nel corso della precedente legislatura, per le quali in effetti ben si può parlare di legge del contrappasso dantesco, così come è stato detto. Nella mia città in quei giorni il dibattito era molto intenso sul tema, ovviamente, perché Carige è veramente la banca del territorio, la banca storica, la banca delle persone sotto casa, ma anche la banca delle piccole e medie imprese. Proprio il giorno prima dell'uscita del decreto ricordo che ebbi una riunione con i sindacati dei lavoratori - perché in questa discussione, lo dico perché è successo, l'assente vero è stato il tema dei lavoratori, per questo il nostro gruppo l'ha tirato in ballo -, e in quella discussione si prefiguravano scenari senza pensare all'intervento dello Stato e del Governo. Invece, il giorno dopo è arrivato, quindi abbiamo preso veramente con soddisfazione questo intervento. Faccio un piccolo inciso, perché la discussione, da parte nostra, è stata molto sincera, decisamente rivolta a finalità costruttive, per cui, sottosegretario Villarosa, come le ho già detto, noi stiamo ancora aspettando da parte sua le scuse per le parole dette in quel video - adesso non ricordo bene quali fossero i contenuti -, perché di sciocchezze non ci sembra di averne dette, così come comunque non è corretto rivolgersi a degli interlocutori suoi colleghi parlamentari in questo modo.

Poi lei mi dirà che è anche stato attaccato, come ha già detto da altre parti, ma credo che le persone debbano essere lungimiranti, devono avere la consapevolezza del ruolo che ricoprono, che è un ruolo importante, e devono prendere atto delle opinioni di tutti, così come noi facciamo nei confronti di chiunque qui. Quindi, le scuse secondo me sono dovute.

Un'altra cosa che è stata detta è che Carige è una situazione nata negli ultimi anni, ma non è così, questo è un altro tema che è aleggiato all'interno della Commissione e dell'Aula. Carige parte da molto lontano: l'ultimo bilancio positivo è del 2011. Faccio questo excursus perché dal 2011 sono passati otto anni, dove, fondamentalmente, al di là dell'intervento su Carige, ci si deve interrogare anche sul funzionamento del sistema bancario in generale. L'ultimo bilancio positivo era del 2011, poi c'è stato un progressivo deterioramento della qualità dei crediti, una diminuzione dei proventi di gestione netti, e Banca d'Italia a quel punto interviene con due ispezioni, a fine 2012 e nel luglio 2013. Cambia il consiglio d'amministrazione presieduto da Berneschi, che negli ultimi mesi è stato condannato per una vicenda che ha stupito un po' tutti in Liguria e non solo. Parliamo infatti di una persona che era vice presidente dell'ABI, non il vicino alla porta accanto che ti porta la posta. Il bilancio consolidato 2013 vedeva addirittura un'incidenza dei crediti deteriorati pari al 20,7 per cento, perdite per 1,7 miliardi di euro e svalutazione crediti per 1 miliardo, questo nel 2013, quindi sei anni fa. Nel 2015 le cose invece erano state messe più o meno a posto, attraverso un aumento di capitale di 850 milioni e soprattutto per la dismissione del ramo assicurativo di Carige. Nel 2017 altri problemi, che portano ad avere 3 miliardi di sofferenze, fino all'intervento della BCE e del Fondo interbancario di tutela dei depositi, intervenuto appunto, come sappiamo, a fine dell'anno scorso, per 320 milioni di euro con un'obbligazione subordinata. Storia recente è l'assemblea dei soci del 22 dicembre scorso, che non ha approvato l'aumento di capitale, e l'8 gennaio interviene il Governo. Interviene in tre modi, con degli strumenti che sono quelli che il Governo aveva a disposizione, e chiudo qui questo minimo accenno alla discussione di questi giorni, perché l'ha fatto con gli strumenti che il Ministro Tria ha detto essere a sua disposizione, ovvero gli strumenti che erano stati utilizzati nella scorsa legislatura per Monte dei Paschi e altre situazioni. Questa è la realtà. Quindi abbiamo apprezzato la garanzia dello Stato su passività di nuova emissione, l'erogazione di liquidità di emergenza e la famosa extrema ratio della ricapitalizzazione precauzionale. In questo quadro, come detto, noi abbiamo sostenuto e apprezzato fin da subito l'intervento del Governo, ma deve essere un intervento che deve anche essere raccontato in termini di fiducia da attribuire ai risparmiatori e al mondo che osserva Carige, perché la situazione di Carige, come ha detto il capogruppo Fornaro in sede di discussione sulle linee generali, è completamente diversa dalle situazioni delle banche toscane o venete o quant'altro, perché è una stazione di difficoltà soprattutto dal punto di vista della liquidità e dei crediti deteriorati che sono ancora all'interno del bilancio, perché le banche, come dicevo ieri, falliscono, quando rimangono in difficoltà di ossigeno e quindi di liquidità.

Quindi gli obiettivi devono essere quelli della fiducia, della tutela dei risparmiatori, i piccoli risparmiatori - ad oggi, lo dico perché ho sentito delle cose non corrette, non ci sono piccoli obbligazionisti che detengono obbligazioni subordinate, ci sono soltanto grandi obbligazionisti, quindi questo è un altro tema, perché vuol dire che quel comparto è stato messo a posto, però ci sono i piccoli azionisti, quindi questa deve essere un'operazione che traguarda anche la soddisfazione di questi piccoli azionisti -, e poi, come dicevo, ci sono i lavoratori, che sono 4.200, che sono tanti, perché ci sono tante filiali, che non sono tutte a Genova o in Liguria, ma anche in altre parti d'Italia, ed è un bene prezioso che va salvaguardato. Quindi ho apprezzato, e ringrazio ancora, l'accoglimento del nostro ordine del giorno sul tema. Lo dico anche perché ci sono indiscrezioni in questi giorni e anche questa mattina c'è un articolo su Il Secolo XIX, che è il nostro quotidiano locale, dove si parla di fondi che sarebbero interessati o gruppi bancari e trattative in corso, e si fa riferimento anche lì a un'operazione di ristrutturazione interna anche in termini di dipendenti e di sedi, che i tre commissari starebbero approntando in vista del famoso nuovo piano industriale da depositare entro il 27 febbraio.

Questo è un tema sul quale noi non cederemo di un millimetro, nel senso che comunque, qualsiasi misura, visto che c'è stato l'impegno del Governo e un interessamento forte, deve essere accompagnata da un'attenzione al mondo del lavoro. Questa è la cosa che chiediamo, è l'unica cosa che abbiamo chiesto, mi sembra, e sulla quale torneremo in caso di difficoltà o in caso di elementi negativi che dovessero intervenire. Come ho detto anche ieri e in discussione sulle linee generali, noi non abbiamo presentato emendamenti perché ci siamo resi conto che gli strumenti erano quelli, e comunque sono molto ben definiti. Abbiamo partecipato al dibattito soprattutto nelle parti emendative che riguardavano la partecipazione e l'informazione da parte delle Camere, eccetera, eccetera, ma non abbiamo, soprattutto, presentato emendamenti perché ci siamo resi conto, nel corso del dibattito, che le questioni che riguardano il sistema bancario sono tante, sono ampie e non riguardano solo Carige.

E, quindi, ci mettiamo a disposizione, insieme al Governo, anche per affrontare tanti temi. Le audizioni hanno dimostrato come comunque il sistema abbia tante difficoltà e tante incertezze. Cito il Ministro Savona, che all'epoca, in audizione nella XIV Commissione, ha parlato di esigenza di interconnessione a livello europeo tra fondo di tutela dei depositi e politiche fiscali, quindi andando ben oltre l'orizzonte italiano. Ha detto che servono investimenti, quindi operazione anticicliche, parlando di nesso, ed è vero, tra recessione e operatività ed efficienza del sistema bancario.

E ha parlato della necessità delle integrazioni tra le funzioni di controllo. Poi ci sono le questioni sollevate in audizione, sulle quali vorremmo che comunque ci fosse una discussione franca e approfondita. Tanto per cominciare, il costo del credito, il costo del credito è una voce che pesa per il 22 per cento, al netto di oneri eventuali quali interessi moratori, e ci si chiede come questo eccessivo costo, specie per piccole e medie imprese, possa essere sostenibile soprattutto in una fase di flessione della domanda come questa.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

LUCA PASTORINO (LEU). C'è il sistema dei controlli da implementare, perché la Carige, come dicevo, viene dal 2011 ed è una situazione che abbiamo conosciuto, nello stupore di tutti, nello stupore anche dei piccoli risparmiatori che vedevano deflagrare la banca sotto casa. Quindi, se da una parte si deve essere sicuramente un affinamento, una riflessione sugli organismi di controllo, perché questo deve essere fatto, anche se la Banca d'Italia è intervenuta nel 2012, sicuramente ci deve essere anche un sistema di monitoraggio delle imprese, e quindi non solo un salvataggio ex post su imprese in crisi, ma, piuttosto, un ricorso a strumenti quali le ispezioni.

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

LUCA PASTORINO (LEU). C'è anche la questione dei crediti deteriorati, questo è un tema importante che, secondo me, è sempre stato affrontato in modo molto superficiale, lo dicevo ieri. Ci sono tre categorie…

PRESIDENTE. Lo capisco, però lei ha esaurito proprio il suo tempo.

LUCA PASTORINO (LEU). Mi scusi, pensavo richiamasse l'Aula…

PRESIDENTE. No, richiamavo lei, anche con uno sguardo attento.

LUCA PASTORINO (LEU). C'era un po' di confusione, Presidente.

PRESIDENTE. Erano ovazioni, guardi.

LUCA PASTORINO (LEU). Lo immaginavo. Comunque, ribadendo il voto favorevole del nostro gruppo e ringraziando per l'accoglimento dei due ordini del giorno, quello sui lavoratori e anche il secondo, concludo il mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Lo scenario che abbiamo di fronte è uno scenario che abbiamo già visto, è la trama di un film ormai “ricicciato” tante volte nelle nostre analisi delle crisi del sistema bancario, la trama scritta da una sceneggiatura di uno sceneggiatore sicuramente svogliato. Abbiamo una banca del territorio di una laboriosa città italiana, abbiamo un rapporto che nasce virtuoso in quel territorio per dare respiro a un sistema produttivo e che ha le sue peculiarità, è chiaro, Genova, il porto, tutto quello che rappresenta nel famoso triangolo industriale del nostro Paese, che piano piano perde questa funzione e diventa il bancomat della peggiore politica, diventa il bancomat delle peggiori consorterie economiche, che proprio in quel territorio, invece di pensare allo sviluppo dello stesso, pensano di poter utilizzare queste risorse per accrescere, in modo anche talvolta non propriamente legittimo, le proprie ricchezze.

E, allora, abbiamo uno scenario che la Banca d'Italia dipinge, non solo per la Carige, ma per tutto questo settore, in modo abbastanza impietoso. Abbiamo il 10 per cento della clientela di queste banche, la cosiddetta migliore clientela, che utilizza l'80 per cento della disponibilità di credito di questi istituti, e abbiamo il 90 per cento, invece, della clientela, quella normale, quella non definita migliore, che si spartisce il resto del 10 per cento. E, guarda un po', la Banca d'Italia ci dice che, però, questo 10 per cento rappresenta poi, alla fine, il 75 per cento delle sofferenze di queste banche. È qui che casca l'asino, è chiaro che quanto dicevo poc'anzi, ovvero la scarsa predisposizione alla funzione sociale del credito che queste banche, negli anni, hanno sviluppato, si riduce a un dato che è assolutamente non solo allarmante, ma che ormai definisce la gravità del problema, ovvero che il 10 per cento delle consorterie economiche e degli sponsorizzati dalla peggiore politica provoca le sofferenze di questi istituti di credito. Credo che, però, nella storia l'uomo abbia dovuto imparare dalle esperienze, avrebbe dovuto imparare dalle esperienze e dovrebbe cercare di migliorare le situazioni che in passato sono state negative; e, invece, ancora volta perdiamo, in quest'Aula, l'occasione di prevedere un provvedimento complessivo, un provvedimento generale, un provvedimento che veramente, dopo i disastri delle banche dell'ultimo lustro o dell'ultimo decennio, avevamo auspicato ci fosse, che ci fosse un provvedimento che veramente riguardasse il sistema bancario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E, invece, non ce l'abbiamo, ci viene annunciato ogni volta, ma non lo vediamo. Non abbiamo visto la famosa separazione tra le banche commerciali e le banche di investimento, non abbiamo visto provvedimenti che stiano lì a inchiodare alle proprie responsabilità i debitori insolventi, i manager, gli amministratori di queste banche, non per fare quello che anche in questa occasione hanno dimostrato di voler fare i colleghi, per esempio, dei 5 Stelle, cioè la gogna pubblica. A noi non interessa la gogna pubblica, e lo abbiamo dimostrato anche in questa occasione: il collega Rizzetto ha fatto un esercizio di stile, secondo me fantastico, presentando in quest'Aula gli stessi identici emendamenti che il MoVimento 5 Stelle aveva presentato su un provvedimento identico a questo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Voi li avete bocciati tutti e questi erano tutti in favore di una trasparenza, di evidenziare le responsabilità che noi chiediamo a coloro che hanno provocato queste malversazioni. Voi li avete bocciati perché avete adesso il vostro Governo e il manovratore non va disturbato. Credo che questa irresponsabilità incominci a provocare anche qualche evidente risultato, e l'Abruzzo lo sta a testimoniare; l'Abruzzo vi ha spiegato che la politica si fa con coerenza, con linearità e con la responsabilità delle parole che si dicono (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, dopo che avete bocciato voi stessi, noi avremmo preferito capire come intendevate, in questo provvedimento, esplicitare l'impegno pubblico che chiedete alle casse dello Stato, perché, con questo impegno a garantire i 3 miliardi di emissione di bond, con questo provvedimento noi tendiamo a salvare i risparmiatori, soltanto incidentalmente, oppure andiamo verso una migliore collocazione in Borsa? Questo io voglio capire, perché è chiaro che, se i soldi dello Stato, ancora una volta, devono servire a qualcun altro e non ai risparmiatori, non ai cittadini, non al territorio dal quale quei soldi provengono, faccio fatica a capire perché stiamo ancora facendo l'ennesimo decreto “salva banche”.

E permettetemi una non elegantissima autocitazione, ma ho visto che ieri tutti i gruppi, di maggioranza e opposizione, hanno giustamente tenuto l'Aula impegnata sul tema dell'eventuale procedura d'infrazione dell'Unione europea rispetto alle procedure - scusate il gioco di parole - di ristoro dei debitori truffati. Guardate, credo che nessuno si debba arrogare il merito di battaglie che riguardano molti nostri concittadini, però, quando in Commissione, praticamente da soli, Fratelli d'Italia, nella mia persona, ha esplicitato questo rischio, questa eventualità, oltre al Ministro Tria, che ci ha detto che era un'eventualità assolutamente impossibile da verificarsi, ho visto molte risatine tra i colleghi, anche tra i colleghi di alcune forze di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non è che ho visto l'attenzione che ho visto ieri su questo tema. Allora, non è che si rincorre il titolo di giornale.

C'era il tempo in Commissione per lavorare su un emendamento, che peraltro il Presidente della Camera ha reso inammissibile, che prevedesse, appunto, un'eventualità di limitazione della prescrizione dovuta a questa procedura di infrazione. E anche in questo caso mi pare che ci voglia coerenza e linearità quando si fa politica in quest'Aula. Neanche i tanto invocati, anche da precedenti interventi, temi importanti che noi avevamo tenuto come faro per eventualmente valutare il provvedimento, ovvero la tenuta del livello occupazionale ovvero le ricadute sul territorio, ci pare che neanche tali argomenti trovino una vera soluzione nel provvedimento: il decreto-legge non dà certezze né sul livello occupazionale, né sulla soddisfazione delle giuste ambizioni dei territori nei quali la banca sostanzialmente lavora e che rappresenta. Dunque tali temi non ci bastano a giustificare un voto favorevole che a noi apparirebbe in gran parte come il tradimento anche di molte forze di Governo rispetto ad un impegno che era stato preso anche in quest'Aula nella precedente legislatura su precedenti provvedimenti che avete scopiazzato in malo modo. È un'abitudine anche di alcune forze di maggioranza scopiazzare provvedimenti e temi di altre forze politiche senza riconoscerlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È un tradimento, ripeto, di impegni precedenti presi sui provvedimenti e sulle battaglie che faceva il Partito Democratico, quando era al Governo, e che oggi voi tradite. Noi restiamo coerenti, restiamo lineari per usare un termine che a lei, sottosegretario, piace e quindi annunciamo il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacomoni. Ne ha facoltà.

SESTINO GIACOMONI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il testo che oggi stiamo esaminando è il decreto-legge n. 1 del 2019, ossia il primo provvedimento del Governo del cambiamento. Dopo una manovra oscena approvata il 30 dicembre, ci aspettavamo che, con il provvedimento in esame, il Governo facesse qualcosa di buono per l'economia italiana; ci aspettavamo che il Governo affrontasse seriamente il problema della crisi del sistema bancario; ci aspettavamo che il Governo si occupasse della tutela dei risparmi degli italiani. Purtroppo, leggendo il decreto-legge, di fatto, abbiamo visto che è identico a quello approvato dal Governo Gentiloni per salvare il Monte dei Paschi di Siena. Quindi, possiamo affermare, senza essere smentiti, che il Governo del cambiamento ha iniziato il 2019 copiando dal Governo precedente, copiando anche male visti gli errori di battitura e i refusi presenti nel testo. Devo confessarvi che, quando l'ho letto, mi sono chiesto: cosa vi è successo, soprattutto a voi, colleghi grillini? Come è possibile che un decreto, che una volta avreste definito decreto “salva-banchieri”, come per magia, si sia trasformato in un decreto “salva-risparmiatori”? Secondo me mentivate quando chiamavate il decreto del PD decreto “salva-banchieri”. Mentite, però, anche oggi quando fate passare il vostro decreto-legge come un decreto “salva-risparmiatori”.

Tutti ricordiamo le vostre dichiarazioni di fuoco in quest'Aula contro i decreti del Governo precedente, in cui sostenevate che il vostro MoVimento non si sarebbe mai adoperato per difendere una banca. Oggi vediamo con piacere che il Governo del cambiamento vi ha cambiati: vi siete trasformati da fustigatori a salvatori delle banche. È proprio il caso di dire: evviva il cambiamento! Ritengo che voi mentivate allora come state mentendo adesso, ma non credo che mentiate in mala fede, credo piuttosto che abbiate ignorato la realtà dei fatti ieri come la state ignorando oggi. La politica dello scontro perpetuo portata avanti da molti esponenti di spicco del Governo e il muro contro muro con l'Europa, il ventilato piano B per uscire dall'euro e arrivare a dire, come qualcuno di voi ha fatto, che potevano non essere restituiti i 250 miliardi di prestiti alla Banca centrale ha provocato l'impennata degli interessi sui titoli di Stato, la contrazione del credito ai lavoratori e alle imprese, la fuga degli investimenti, la perdita in termini di capitalizzazioni delle aziende quotate. Vedete, la vostra politica degli annunci è costata 300 miliardi di euro agli italiani: oltre 3 mila euro a famiglia. Considerato che soprattutto voi, vi vantate tanto che state restituendo una parte delle vostre indennità, noi aspettiamo di capire quando e come restituirete agli italiani quei 300 miliardi di risparmi che con i vostri errori avete fatto perdere a tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Solo il sistema bancario ha perso oltre un terzo della propria capitalizzazione. Banca Carige ha perso l'80 per cento del suo valore. Oggi quello che ci preoccupa non è in sé la situazione di Banca Carige, a noi preoccupa la tenuta del sistema bancario e la tutela del risparmio degli italiani.

Purtroppo gli interventi fatti dal Governo in materia di risparmio, con la manovra di bilancio, hanno finito per aggravare questa situazione. Più volte Forza Italia ha denunciato in Commissione e in quest'Aula che il tanto sbandierato fondo per l'indennizzo dei risparmiatori sarebbe stato bloccato perché le norme introdotte al Senato avrebbero violato la normativa europea sugli aiuti di Stato. Ma avete fatto finta di non sentirci e puntualmente è arrivata la lettera della Commissione europea, lettera che prima avete tenuto nascosta e che ieri volevate farci credere, attraverso il sottosegretario Villarosa, che si trattasse di una lettera d'amore scritta a Tria e per questo la custodivate con molta gelosia. Vedete, a proposito di lettere, il gruppo di Forza Italia aveva scritto una lettera anche al Presidente Fico per rendere ammissibili i nostri emendamenti qualificanti. Purtroppo la Presidenza della Camera ha ritenuto che in questo decreto-legge non si dovesse parlare di crediti deteriorati e non si dovesse parlare della semplificazione dei prospetti che vengono fatti firmare ai clienti. Tutto questo è avvenuto durante il dibattito in quest'Aula.

Purtroppo dobbiamo dirvi che siamo convinti che per i risparmiatori, oltre al danno, arriverà anche la beffa: non solo i risparmiatori truffati non verranno risarciti perché il fondo è bloccato, ma a pagare la procedura di infrazione saranno sempre loro in qualità di contribuenti. Sembra quasi che il Governo, anziché lavorare per risolvere i problemi, abbia pianificato in modo scientifico di non rispettare i Trattati dell'Europa. L'obiettivo è sempre quello incolpare qualcuno: in questo caso incolpiamo l'Europa, quando in realtà è proprio questo Governo ad essere contro gli interessi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il Governo gialloverde ogni giorno cerca nemici da attaccare: attaccate l'Europa, attaccate la Banca d'Italia, attaccate la Consob, le autorità indipendenti, finanche avete attaccato la giuria di qualità del Festival di Sanremo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Vedete è come se per questo Governo un nemico al giorno togliesse i problemi di torno: il clamore sicuramente li copre ma certo non li risolve. Così come per Carige, l'annunciato ristoro dei risparmiatori delle banche venete è solo demagogia. Al riguardo ovviamente non basta dire, come ha affermato il Ministro Di Maio, che il Governo se ne frega e va avanti: occorre trovare soluzioni che consentano ai risparmiatori truffati di avere quello che spetta loro, rispettando però le regole europee visto che dell'Europa, fino a prova contraria, facciamo ancora parte. Ma di tutto questo nel decreto-legge non c'è traccia. Le procedure di ristoro per i risparmiatori truffati non sono le uniche risorse che avete bloccato: con la legge di bilancio avete bloccato un altro strumento per il risparmio, i piani individuali di risparmio. A causa delle modifiche che voi avete apportato tutte le società di gestione sono state costrette a bloccare i piani. In meno di due anni erano stati raccolti 23 miliardi: si calcolava che in cinque anni sarebbero stati raccolti 70 miliardi e in dieci anni 150 miliardi, risorse private che essendo incentivate fiscalmente andavano a finanziare l'economia reale del nostro Paese. Ora, grazie a voi, tutto si è fermato. Cari colleghi della Lega, ma voi vi rendete conto che anche dall'Abruzzo, dove il centrodestra unito ha vinto, è arrivato un segnale chiaro su cosa pensano gli italiani della politica economica di questo Governo che avete appaltato ai grillini? Dal decreto “dignità” al decreto fiscale, alla manovra di bilancio. Vi rendete conto che, annebbiati dai sondaggi, state purtroppo contribuendo a realizzare il programma della decrescita infelice tanto cara ai grillini? Vi assicuro che tra un po' non basterà più la paura degli immigrati né la politica per la sicurezza che anche noi di Forza Italia abbiamo condiviso e votato in quest'Aula. Per vincere insieme le prossime elezioni occorrono risposte serie e credibili sul lavoro, sulle tasse, sull'economia, sulla restituzione del credito alle imprese, sul risparmio: tutti gli indicatori economici ci dicono che l'Italia ha iniziato a decrescere passando dall'1,5 per cento allo 0,2 per cento. Da oggi non si parlerà più di TAV che il Governo ha bloccato, da oggi si parlerà di DAV, decrescita ad alta velocità, dall'1,5 allo 0,2 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Si tratta di una crescita da prefisso telefonico; questo mentre tutti gli altri Paesi crescono più del doppio dell'Italia. Ma è possibile che nessuno di voi si chieda come possiate andare avanti in queste condizioni? Onorevoli colleghi, i risparmiatori truffati lo sanno bene: senza sicurezza economica non c'è alcuna sicurezza e purtroppo la tempesta economica che si sta scatenando presto raggiungerà il suo apice alimentata da una propaganda ben architettata contro l'Europa.

Siete riusciti a dichiarare guerra anche alla Francia che ha persino richiamato il suo ambasciatore senza rendervi conto che l'isolamento, a cui state condannando il nostro Paese, avrà ripercussioni enormi sul nostro export, oltre alle ripercussioni sul debito pubblico, spesso nelle mani degli altri Paesi e soprattutto su molte aziende, come nel caso dell'Alitalia. State facendo di tutto per far deragliare l'Italia verso una recessione e una crisi economica senza precedenti. Non sappiamo se lo state facendo per incoscienza oppure lo state facendo per attuare il famigerato piano B per uscire dall'euro e dall'Europa. A pagare, ovviamente, sarà l'Italia che lavora e che produce perché, come accadde nel 1992 quando uscimmo dallo SME, gli italiani si ritrovarono a pagare una patrimoniale sugli immobili come l'ICI, abolita poi dal Governo Berlusconi, e subirono un vero e proprio furto dei loro risparmi, come avvenne con il prelievo sui conti correnti. Questo è quello che spetterà al nostro Paese nei prossimi mesi se non vi fermate subito. Di fronte a tale scenario il Governo purtroppo non sta facendo assolutamente nulla e questo provvedimento si limita ad affrontare il caso Carige senza utilizzare questo tempo per esaminare interventi volti a mettere in sicurezza il sistema bancario né a tutelare i risparmi degli italiani e, anzi, esponendoli ad altri rischi.

Concludo, Presidente. Di fronte a questo disastro annunciato della maggioranza, pur denunciando tutti i limiti di questo provvedimento che non affronta nessuno dei problemi sistemici della crisi del sistema bancario, che non risolve i problemi dei risparmiatori, che non li tutela né li risarcirà e che espone Carige al rischio della nazionalizzazione tanto cara ai grillini, Forza Italia, come sempre, si dimostra una forza seria e responsabile. Noi non voteremo mai contro il salvataggio di una banca, perché la credibilità del sistema creditizio è un bene prezioso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché i risparmiatori vanno tutelati e una banca come Carige è un patrimonio troppo importante di Genova e della Liguria per metterlo in pericolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il nostro voto a favore di questo provvedimento è un gesto di attenzione nei riguardi del territorio, nei riguardi dei lavoratori, nei riguardi dei risparmiatori e non certo nei confronti di un Governo di incapaci che, con la politica degli annunci, ha aggravato la situazione di Carige e del Paese e che non ha mai voluto ascoltare i nostri suggerimenti volti a migliorare il testo. Per questo e solo per questo, per i genovesi e per i liguri, annuncio il voto a favore di Forza Italia sul decreto.

In conclusione, Presidente, lasciatemi dire che questo provvedimento certifica definitivamente che voi siete tutto tranne che il Governo del cambiamento. Non avete cambiato nulla se non voi stessi…

PRESIDENTE. Grazie…

SESTINO GIACOMONI (FI). …avete copiate il testo del Governo precedente…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giacomoni.

SESTINO GIACOMONI (FI). …e oggi state votando come il Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Prima di passare al prossimo intervento, voglio salutare gli studenti, che sono qui, dell'istituto superiore statale “Antonio Pacinotti” di Fondi di Latina, del liceo scientifico statale “Filippo Lussana” di Bergamo e gli studenti del Master business school de Il Sole 24 Ore che sono anche loro qui oggi con noi a seguire i nostri lavori. Grazie per essere venuti (Applausi)!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, ringrazio il gruppo del Partito Democratico che mi ha concesso di fare questa dichiarazione di voto visto che negli anni precedenti mi era capitato di farla su tutti i decreti delle banche, allora come forza di maggioranza. In un certo senso è togliersi qualche sassolino dalle scarpe per le sciocchezze sentite negli anni precedenti da Lega e 5 Stelle che, una volta al Governo, hanno fatto esattamente all'opposto. Sono le stesse forze politiche che sul decreto-legge n. 237 del 2016, quello su MPS del Governo Gentiloni, presentarono una questione di legittimità costituzionale perché paradossalmente in contrasto con il principio di risparmio e votarono al 100 per cento “no” su quel disegno di legge e ora, invece, presentano un provvedimento, il decreto-legge 8 gennaio 2019, n. 1, recante misure urgenti a sostegno di Banca Carige - Cassa di risparmio di Genova e Imperia, che è uguale. E questo lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che ieri si sono sforzati di cercare di trovare delle diversità, dicendo che gli importi sono diversi e, quindi, che i provvedimenti sono diversi, argomenti che non meritano neanche di essere considerati. Anzi sì, e rispondiamo con le stesse parole del Ministro Tria in audizione, il vostro Ministro. Il Ministro Tria ha ammesso, infatti, di aver fatto la stessa cosa dei Governi precedenti, perché è l'unica cosa giusta e possibile che si può e si deve fare in questi casi; ripeto: unica cosa giusta e possibile che si può fare in questi casi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! E ha aggiunto: “Se un fatto specifico è simile a un altro la norma è la stessa. Il decreto è uguale. Non vedo come si possa fare un decreto in modo diverso”.

E infatti sembrerebbe di fare quei giochini de La Settimana Enigmistica del tipo vedi le differenze e vedi cosa è uguale, ma questi due decreti sono veramente uguali. Partiamo dall'articolo 1 ed entrambi dicono: “Al fine di evitare o porre rimedio ad una grave perturbazione finanziaria dell'economia e preservare la stabilità finanziaria, il Ministero dell'economia e delle finanze è autorizzato a concedere la garanzia dello Stato su passività di nuova emissione”. Nel caso del 2016 non riguardava soltanto una banca specifica, nel 2019, nel vostro decreto, riguarda Carige. Gli articoli seguenti sono identici e, quindi, possiamo dire che i due decreti sono uguali. Si tratta di aiutare una banca in un momento di difficoltà dunque, proteggere i risparmiatori, garantire il finanziamento a chi investe e a chi lavora. Questo fa questo decreto e questo abbiamo fatto negli anni passati e non, invece, aiutare gli amici degli amici, non aiutare i banchieri che erano nostri amici. Noi abbiamo messo in sicurezza l'economia quando l'economia non era sicura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Abbiamo fatto questo, esattamente come l'avete fatto voi con il “decreto Carige”.

Si tratta, quindi, di intervenire per il bene comune dentro le regole date in un contesto difficile. Così è stato fatto per il Monte dei Paschi e così va fatto per Carige. Però, se il Ministro e Vicepremier Luigi Di Maio avesse il minimo rispetto per se stesso, per il ruolo che rappresenta e per la parola data agli elettori, dovrebbe scusarsi per gli insulti e le falsità dette esattamente due anni fa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) quando, in una vera e propria trance agonistica, criticava il Governo per aver deciso di salvare le banche italiane e disinteressarsi dei cittadini italiani. Spiace anche che non ci sia in quest'Aula quel Di Battista rivoluzionario in giro per le spiagge di tutto il mondo con i soldi in nero di papà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Che direbbe adesso di questo decreto, proprio lui che prometteva che il MoVimento 5 Stelle, una volta al potere, non avrebbe mai dato i soldi alle banche private perché avrebbe nazionalizzato gli istituti di credito in difficoltà? Dove sta la nazionalizzazione? Poi, sempre al Ministro Tria abbiamo chiesto: “State nazionalizzando Carige?” e la risposta è stata: “No” e punto. Concetti peraltro ripetuti meccanicamente da tutti voi. In questi giorni state criticando il governatore della Banca d'Italia Visco, lo stesso, onorevole Villarosa, con il quale lei dialogava per salvare i problemi finanziari di famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ecco, io penso che le istituzioni vanno rispettate sempre, soprattutto quando si è al Governo.

Ma questo decreto fotocopia non sbugiarda e umilia solo il MoVimento 5 Stelle e questo lo dobbiamo sottolineare. Infatti, questo decreto svela le falsità e le contraddizione dell'altro compagno di avventura di Palazzo Chigi, quella Lega che sulla crisi delle banche venete non disse e non fece niente, memore forse di quando - pochi anni prima - fece addirittura fallire la banca padana Credieuronord a causa di quello che i cronisti attenti dell'epoca definirono ironicamente “analfabetismo finanziario e allegra gestione” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ecco, in quell'occasione gli stessi azionisti della banca leghista si trovarono sul lastrico e niente è stato fatto per risarcire chi è stato ingannato. Promettere cose che non si possono mantenere a chi perde i propri risparmi in investimenti sbagliati è un atto vile e spregevole che prima o poi si ritorce contro ma credo che oggi se ne siano accorti anche Salvini e Di Maio, duramente contestati dai risparmiatori delusi dalle loro promesse che gli hanno riservato nei giorni scorsi dei sonori fischi.

Vorrei, inoltre, segnalare rispetto all'iter del provvedimento un'ulteriore anomalia. È pervenuta una lettera dell'Unione europea che riguarda la legge di bilancio e che voi non avete voluto rendere nota al Parlamento, rendendo falsata la discussione anche su questo punto, anche su questo decreto che oggi noi andiamo a discutere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma sono lontani i giorni dello streaming delle istituzioni casa di vetro, cari colleghi 5 Stelle. Oggi passate il tempo a nascondervi dietro le scorte e a difendervi nelle aule di tribunali portati dai collaboratori imposti da voi, come sta capitando alla sindaca Appendino a Torino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo siete voi al Governo!

In questi due mesi, dalla emanazione del decreto alla sua conversione, il testo non è stato modificato minimamente in Parlamento.

Non avete trovato il tempo di inserire le norme per il ristoro dei risparmiatori, cosa alquanto grave, dichiarando i nostri emendamenti, come quelli di altre forze delle opposizioni, estranei per materia. Come dire che nel decreto che riguarda il ponte di Genova una norma che parla delle case abusive di Ischia non ci dovrebbe essere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Anzi, dimenticavo, lì c'è, l'estraneità per materia in quel provvedimento non è stata dichiarata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Questo tempo è servito per esporre falsità; in queste settimane gli esponenti del Governo e della maggioranza hanno, infatti, continuato a raccontare di ipotetiche, mai realizzate, modifiche al provvedimento così diverso da quello Gentiloni, senza spiegare però quali, se non oggi renderci conto che non ci sono state modifiche, ma sono uguali.

Per commentare questo provvedimento, trattandosi di una copia conforme, basterebbe mettere agli atti gli interventi che nella scorsa legislatura pronunciarono i parlamentari di maggioranza. Eravamo tentati di ripresentare gli stessi vostri emendamenti, quelli ai quali non avete creduto nemmeno voi, facendo l'opposto quando siete arrivati al potere.

Ma è un Paese in cui abbiamo il Ministro dell'interno che non fa altro che postare cosa mangia e che felpa usa ed un Ministro dello sviluppo economico e del lavoro che non trova il tempo di incontrare gli imprenditori e i lavoratori della TAV, ma che invece si relaziona con i gilet gialli. Ci sembra che le istituzioni siano già sufficientemente in sofferenza e il nostro Paese sia già troppo isolato in Europa per permetterci di scherzare su questi argomenti e su temi che riguardano il risparmio dei cittadini.

Per questi motivi, il Partito Democratico voterà a favore del decreto Carige, per due ragioni fondamentali: la prima riguarda le lavoratrici e i lavoratori della banca, i correntisti, le imprese che hanno crediti, le certezze dell'impatto drammatico che avrebbe il suo fallimento, la seconda è la preoccupazione per la stabilità finanziaria dell'Italia, la tutela del risparmio, delle famiglie. La consapevolezza dell'insolvenza di un'importante banca danneggerebbe l'economia. Queste sono le nostre motivazioni, questo è il nostro stile: il Paese prima della propaganda, i cittadini prima degli interessi elettorali, le dignità di una nazione prima delle bugie di regime.

Con la vostra politica economica state mettendo a rischio la crescita del Paese, non siete più credibili, a Taranto non è rimasto nemmeno più un consigliere del Movimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), per protesta verso un MoVimento che predica bene e razzola male.

Pare che Robespierre, mentre stava per essere portato alla ghigliottina, si domandasse in che cosa avesse sbagliato: fare del terrore e pensare di esserne immune. Avete voi, 5 Stelle, cosparso di odio il dibattito politico di questo Paese. Oggi si sta rivolgendo contro di voi e governare è più difficile che un tweet della Casaleggio Spa. Buon lavoro a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, la storia di Banca Carige è nota: è una banca nata nel 1483, come Monte di Pietà di Genova, una banca operante in un territorio ristretto e caratterizzante della propria attività. È stata quotata in borsa nel 1995.

Il gruppo Banca Carige ha manifestato criticità a partire dal 2012, si sono poi verificati gravi problemi di governance, di contrasto fra azionisti e vertici aziendali, con pendenze giudiziarie ancora aperte.

Il 22 dicembre 2018 l'azionista principale non ha sottoscritto l'aumento di capitale, aprendo il percorso del commissariamento da parte della BCE e di questo intervento legislativo d'urgenza.

Il decreto-legge contiene misure di sostegno pubblico alla liquidità e al capitale della banca, volte a garantire la stabilità finanziaria e a proteggere il risparmio, nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di Stato. È stata così prevista la garanzia dello Stato fino a tre miliardi di euro, da attivare entro il 30 giugno 2019, su specifici strumenti di debito di nuova emissione da parte della banca e su finanziamenti ad essa erogati dalla Banca d'Italia per fronteggiare gravi crisi di liquidità. Ad oggi la richiesta di garanzia ammonta a 2 miliardi di euro ed entro fine febbraio la banca presenterà il suo piano industriale.

L'altra misura prevista come extrema ratio è l'autorizzazione al MEF a sottoscrivere o acquistare le azioni della banca nell'eventualità di una cosiddetta ricapitalizzazione precauzionale. Il limite massimo è di un miliardo di euro e appunto serve al fine di evitare o porre rimedio a una grave perturbazione dell'economia e preservare la stabilità finanziaria, in modo di superare così il cosiddetto rischio contagio.

Come già auspicato dalla BCE, la soluzione da privilegiare per uscire da questa situazione di crisi è il ricorso al mercato, ovvero una soluzione aggregativa, che permetterebbe di preservare i valori della banca, le potenzialità, ma anche di salvaguardare i risparmi di clienti, le famiglie e le imprese finanziate.

Abbiamo sentito tante critiche in questi giorni: c'è chi ha contestato l'intervento legislativo d'urgenza, chiedendo una disciplina completa e organica per tutelare tutte le banche. Certo sarebbe sempre meglio prevenire invece che curare, ma questa prevenzione, che ovviamente rispetta l'articolo 47 della Costituzione, deve rapportarsi all'interno del contesto normativo europeo e internazionale ed evidentemente non può essere affrontata in tempistiche utili per salvare una banca.

E poi si è detto che per risanare le banche sarebbe meglio se ci fosse una ripresa economica: verissimo, ma la crisi bancaria è emersa incontrovertibilmente dal 2013 in poi e - diciamolo - gli interventi economici del Governo precedente hanno avuto tutto il tempo di vedere i loro risultati, che ci hanno collocati sempre in fondo alla classifica dei Paesi europei.

Ora, questo Governo, che ha appena approvato la sua prima manovra sta portando avanti, seppure in un'epoca di decrescita economica, interventi diametralmente opposti rispetto al Governo precedente, che preferiva investire sui migranti piuttosto che sui propri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Quindi, dopo il Governo dell'invasione, adesso il Governo del cambiamento sta puntando sulla sicurezza delle persone, sulle opere strutturali e degli enti pubblici, quelle che migliorano immediatamente la vita dei cittadini, sulla flat tax per le partite IVA, sul turnover dei pensionati, che con “quota cento” sono stati finalmente liberati dalla legge “Fornero” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

C'è chi ha contestato che alcuni membri del Governo abbiano parlato di nazionalizzazione della banca: evidentemente ci si riferiva al fondo destinato alla copertura degli oneri derivanti dalle operazioni di sottoscrizione per il rafforzamento patrimoniale, per un limite massimo di un miliardo di euro. Questa ricapitalizzazione - abbiamo detto - è una misura estrema, accompagnata da una serie di precauzioni, perché deve ricevere anche il placet dell'Unione europea, e i soldi pubblici investiti sarebbero comunque inferiori ai ben più ingenti costi economici e sociali che deriverebbero dai fenomeni di instabilità finanziaria e dei mercati conseguente.

Insomma, nessun “abbiamo una banca” di fassiniana memoria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E, poi, c'è chi ha contestato la conformità testuale del decreto “Carige” con i decreti “salva banche” dei Governi Renzi e Gentiloni: ebbene sì, lo schema non può che essere il medesimo, dovendosi operare nel medesimo scenario della disciplina europea. Peraltro, il controllo della Commissione europea è proprio tenuto a valutare la compatibilità dell'intervento con il quadro normativo dell'Unione in materia di aiuti di Stato, applicabile alle misure di ricapitalizzazione delle banche nel contesto della crisi finanziaria e con l'applicazione delle misure di ripartizione degli oneri, previste dalla normativa sul bail-in.

Se non si è visto niente di nuovo dal punto di vista legislativo, diversa invece è l'entità dell'intervento economico in Banca Carige, che è molto più limitato. Attualmente si impegnano 3 miliardi, di cui 2 ora sono richiesti per la garanzia, e non i 5 già previsti per Monte Paschi e Banche venete, oltre ai quali sono stati investiti 15 miliardi per la ricapitalizzazione.

Inoltre, rispetto ai “salva banche” di Renzi e Gentiloni, maggiore è stata l'attenzione del Governo e la tempestività dell'intervento d'urgenza. E qui il merito non è - come sostenuto dalla minoranza - della BCE, perché la BCE, se non ricordo male, c'era anche prima, così come la patrimoniale ICI e il prelievo forzoso appena citato dai conti correnti, che appartengono al 1992, e quindi servirono per restare nello SME, non per uscire.

Quindi, questa non è la prima volta che questo Governo interviene per tutelare i lavoratori e i clienti di banche in crisi. Voglio ricordarlo perché il fondo istituito con la legge bilancio, di un miliardo e mezzo per i risparmiatori truffati delle banche venete dell'Italia centrale, è frutto del Governo del cambiamento e il MEF proprio in questo momento sta lavorando all'emanazione di quei decreti attuativi che serviranno a risolvere queste vertenze.

L'opposizione del PD invece pensa bene di attaccare la Lega, accusandola falsamente di aver avuto responsabilità e interessi diretti nell'esposizione delle Banche venete. Ecco, quando gli esponenti del PD sono gli stessi che si proclamano esperti delle vicende bancarie, io credo che dimostrino di non sapere assolutamente nulla di come si sono sviluppate le criticità di queste banche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Tornando a Banca Carige, a noi interessa - e mi sembra di capire a quasi tutti in questo Parlamento - che la banca prosegua la sua attività e attendiamo senza pregiudizi il piano industriale, trattandosi di una banca con oltre 4.200 dipendenti, 500 sportelli, un milione di clienti e operante in un'economia importante, seppur limitata, che abbraccia la Liguria, la Toscana, la Lombardia e il Lazio. Ci interessa anche, a tutela dell'investimento pubblico, la massima trasparenza. In merito, è stata prevista questa relazione quadrimestrale alle Camere, relativa alle istanze presentate e agli interventi effettuati, con indicazione dell'ammontare delle risorse erogate e le finalità di spesa. Questo provvedimento dovrà, inoltre, coordinarsi con quello che sarà discusso nei prossimi giorni in quest'Aula, e cioè l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, che auspichiamo porti a risultati più incisivi e concreti di quelli della scorsa legislazione.

Quindi - e concludo - oltre alla BCE, alla Commissione europea, alla Banca d'Italia, alla Consob e alla magistratura, anche questo stesso Parlamento potrà vigilare sull'intera vicenda passata e futura di Banca Carige, facendo particolare attenzione all'effettivo utilizzo dei soldi pubblici, evitando cessioni gratuite di asset positivi e strategici a favore di investitori compiacenti, nel massimo rispetto della funzione pubblica dei soldi dei contribuenti italiani.

Per questo dichiaro il voto favorevole del gruppo Lega alla conversione in legge di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini PremierCongratulazioni).

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'istituto tecnico del settore tecnologico “Kennedy”, di Pordenone, che sono venuti oggi ad assistere ai nostri lavori. Grazie, ragazzi per la vostra presenza (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maniero. Ne ha facoltà.

ALVISE MANIERO (M5S). Grazie, Presidente. È difficile dire qualcosa di eclatante riguardo a un decreto che serve a tutelare i risparmiatori, a sostenere una banca in un momento in cui il panorama del sistema bancario vede nove anni – nove anni – di crisi economica. Quale sistema bancario può rimanere indifferente a qualcosa del genere? Ecco, però, la rilevanza di questo decreto, forse più che dal suo contenuto, che pure ha cose interessanti, che dopo vorrei sottolineare, la cogliamo dal contesto, perché in questi nove anni cos'è che si è fatto per cercare di evitare di giungere a questo punto, un punto in cui, sempre più frequentemente, dobbiamo vedere interventi a sostegno delle banche? In nove anni di crisi economica io non so quanti, come adesso, continuavano a sottolineare l'importanza degli investimenti pubblici. Sono nove anni che vengono tagliati: ogni anno, da ogni bilancio, da ogni Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questo è il primo bilancio che, in tre anni, rilancia di 15 miliardi gli investimenti pubblici! E in realtà, non c'è nulla di straordinario in questo, dovrebbe essere la normalità. Non c'è nulla di straordinario nel cercare di far funzionare, ovviamente, il sistema bancario, può sembrare più difficile da capire perché abbracciare con entusiasmo il sistema del bail-in, per esempio, con tutte le sue articolazioni, in un momento in cui noi sappiamo che le banche sono fatte anche, e forse soprattutto addirittura, di fiducia, ecco, io abbraccio una normativa per la quale io ingenero profezie autoavveranti e autodistruttive per le banche, per cui il risparmiatore, l'investitore è sempre più terrorizzato, sempre più esposto a un rischio che è sempre più reale e si autoalimenta.

Quindi, non è che ci possiamo stupire moltissimo di arrivare qui; ahimè, mi verrebbe quasi da dire che è un provvedimento umile per certi aspetti, per i numeri che ha dentro, perché qui dentro, in quest'Aula, si sono discussi interventi con ben altri numeri; io ricordo che MPS, che era uno degli interventi citato spesso, ha visto 3,9 miliardi di intervento di rafforzamento di capitale, grazie a Dio, un miliardo e mezzo anche per sostenere gli obbligazionisti subordinati, quanti erano stati azzerati; altre banche non hanno avuto la stessa fortuna, se così possiamo dire, perché peraltro è stato un intervento, persino quello su MPS, tardivo. Io ricordo che siamo stati un anno con la banca sostenuta a ‘pacche sulle spalle' da dichiarazioni di un Primo Ministro che diceva che le banche italiane sono solide. Alla faccia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Ecco, dopo questo, le “venete” non hanno avuto questa fortuna e questa attenzione, nessuno prima di noi aveva stanziato un miliardo e mezzo per i risparmiatori azzerati in Veneto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io ho ascoltato i colleghi ieri, non vedo l'ora di ascoltarli di nuovo nel momento in cui partono questi finanziamenti; il Governo ci conferma che i decreti escono questa settimana e già domani ci sono qui le associazioni di risparmiatori a incontrare il Governo. Quindi, guardate, cosa devo dirvi? Le bugie hanno le gambe corte, vediamo chi cammina più distante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non c'è niente di straordinario in questo, noi molto di quello che portiamo, in realtà, ha solo lo spirito della normalità, del buonsenso. A volte, è vero, io lo riconosco, magari lo decliniamo, lo reclamiamo con toni vivaci, però, insomma, è anche nostro dovere e dobbiamo farlo sapere.

C'è una cosa, invece, di cui mi devo complimentare, perché tutti, tutte le forze politiche di quest'Aula, hanno firmato quell'emendamento presentato dal collega Currò, che dice una cosa estremamente banale; dice che l'1 per cento dei debitori più importanti di questa banca devono essere oggetto di una relazione, di un'informativa periodica trimestrale a queste Camere, perché dobbiamo sapere – dobbiamo sapere – che ruolo hanno avuto anche questi. Una banca non è che fallisce solo per i furbi, lo sappiamo che non è così, però fallisce anche per i furbi e noi, soprattutto adesso, non ce lo possiamo permettere.

Quindi, vi ringrazio di questa di questa firma che abbiamo messo tutti, mi dispiace che anche quella arrivi solo adesso e con noi, ma, grazie a Dio, è arrivata e noi ne siamo lieti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

DAVIDE ZANICHELLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI, Relatore. Grazie, Presidente. Ci tenevo, al termine di questo provvedimento, a ringraziare tutti i colleghi che si sono impegnati, nelle ore scorse, in Commissione, il sottosegretario che è stato sempre presente e gli uffici, sia della Commissione che dell'Aula, tutti i dipendenti che hanno collaborato e sono sempre stati disponibili, anche negli orari più difficili, ma comunque la loro presenza c'è stata sempre, quindi, da questo punto di vista, volevo fare un ringraziamento a tutti quanti.

(Coordinamento formale - A.C. 1486-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1486-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1486-A: "Conversione in legge del decreto-legge 8 gennaio 2019, n. 1, recante misure urgenti a sostegno della Banca Carige S.p.a. - Cassa di risparmio di Genova e Imperia."

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Sull'ordine dei lavori, Presidente. Faccio seguito alle parole che abbiamo ascoltato prima da lei e quindi mi pareva di aver…

PRESIDENTE. Colleghi, chiederei maggior silenzio, colleghi...

EMANUELE FIANO (PD). …se non ho male inteso…

PRESIDENTE. Un attimo, collega Fiano. Cerchiamo di ottenere un po' di silenzio e poi lei può…

EMANUELE FIANO (PD). …e quindi…

PRESIDENTE. Collega Fiano, attendiamo che ci sia silenzio, anche chi è al centro dell'Aula. Collega, per telefonare deve mettersi al centro dell'emiciclo? Collega, collega Sozzani, per telefonare…Prego, onorevole Fiano.

EMANUELE FIANO (PD). Come dicevo, mi pareva di aver compreso, al termine dell'intervento del collega relatore, che sosteneva, legittimamente e condividendo anche noi questa opinione, che prima si dovesse concludere il dibattito con il voto finale sul decreto Carige, che adesso quindi potremmo procedere all'inversione dei lavori e, quindi, affrontare la discussione sulla mozione sulla TAV. Chiedo se questa sia la prosecuzione dei lavori.

PRESIDENTE. Questo era il punto a cui ci eravamo fermati prima di iniziare le dichiarazioni di voto in relazione al decreto Carige. Se ci sono obiezioni su questo, vedo l'onorevole Zanichelli che chiede di intervenire. Sull'ordine dei lavori, immagino.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Sì, Presidente, mi pare d'aver capito che non ci sia stata comunque un'intesa fra i gruppi; ci sono stati altri gruppi che chiedono di rinviare questo dibattito sul rinvio della discussione…

PRESIDENTE. Onorevole Zanichelli, lei non interviene più in funzione di relatore e neanche di presidente, quindi, se lei interviene per dire il suo parere…

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Il nostro parere è che questo voto per il rinvio non ci sia. Il parere è contrario sul rinvio.

PRESIDENTE. Onorevole Zanichelli, dica quello che ritiene, prego.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Il parere è contrario. Sono arrivati dei documenti relativi alla TAV solamente nelle ultime ore che sono a disposizione dei gruppi da poco tempo. A questo punto è intenzione dare a tutti i gruppi il tempo necessario per i dovuti approfondimenti. Lasciamo l'ordine del giorno così come da intese in Capigruppo, sede nella quale mi pare d'aver capito ci fosse stata l'intesa inizialmente da parte di tutti, e proseguiamo con l'ordine del giorno. Ci sono le riforme costituzionali, su cui c'è già stato un buon approfondimento, e lasciamo che proseguano; il punto relativo al TAV è immediatamente successivo alle riforme costituzionali. A questo punto, la nostra proposta è di lasciare l'ordine del giorno così come da intese emerse in Capigruppo.

PRESIDENTE. Mi sembra che non ci sia un'intesa sull'inversione dell'ordine del giorno, se quindi si vuole formalizzare l'inversione, formalizzate e procederemo alla votazione di conseguenza.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, visto che il tema è importante, qui, c'è una richiesta di anticipare la discussione delle mozioni sul TAV precedentemente al punto delle riforme istituzionali, e visto che siamo ormai alle ore 13, abbiamo fatto il voto finale sul decreto e, tra l'altro, si è trattato di un voto unanime da parte dell'Assemblea, io credo che potrebbe essere cosa buona e giusta, anche nell'interesse dei colleghi della maggioranza, sospendere qui i lavori, riprendere con il question time, alle 16 andare a fare la votazione procedurale, così come ha chiesto il Partito Democratico, però, Presidente, dando ai gruppi la possibilità di svolgere un intervento a favore e uno contro, poiché, almeno per l'intervento contro, il collega del MoVimento 5 Stelle, che ha parlato, ha parlato, nella sua qualità anche di relatore del provvedimento precedente, adducendo una motivazione che in questo momento è assolutamente superata e cioè che bisognasse fare prima il provvedimento della Carige rispetto alle mozioni sul TAV.

Ora, il provvedimento Carige è chiuso e io credo che se tutti siamo d'accordo, se non ci sono obiezioni, Presidente, ella potrebbe sospendere la seduta e poi riprenderla alle 15 col question time, alle 16 con la ripresa di questa discussione sull'ordine dei lavori e con un intervento a favore, uno contro e la votazione della richiesta del Partito Democratico che, come ha spiegato chiaramente la presidente Gelmini, Forza Italia sostiene, perché noi riteniamo sia doveroso, a fronte ormai dell'analisi costi-benefici pubblicizzata, pubblicata sul sito, sui giornali, e del dibattito anche che c'è stato in Commissione trasporti, che la maggioranza non si nasconda più dietro a un dito e che finalmente si affronti in questo Parlamento sovrano questo tema così importante.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, naturalmente se c'è un'intesa dei gruppi di posticipare questa votazione alla ripresa, alle ore 16, dopo il question time, non ci sono obiezioni della Presidenza. Mi sembra di aver visto che non ci sono. C'è un'obiezione da parte del suo gruppo, l'onorevole Vito chiede di parlare per un richiamo al Regolamento.

ELIO VITO (FI). Naturalmente, Presidente, non è un'obiezione alla proposta dell'onorevole Baldelli, ma un contributo, un richiamo al Regolamento, appunto, all'articolo 24. L'articolo 24, comma 3, del nostro Regolamento, al primo, secondo, terzo periodo dice: “Gli argomenti diversi dai progetti di legge, inseriti nel calendario su proposta dei gruppi di opposizione sono di norma collocati al primo punto dell'ordine del giorno delle sedute destinate alla loro trattazione”. Basterebbe rispettare il Regolamento e non avremmo bisogno di richieste di inversione, di polemiche in Aula o di intese nella Conferenza dei capigruppo e gli argomenti dell'opposizione sarebbero, fatto salvo il decreto che naturalmente è urgente, di norma, al primo punto. Ora, le modalità con le quali vengono concluse le riunioni della Conferenza dei capigruppo non sta a me sindacarle, non vi partecipo, non sono il Presidente della Camera, anche qui è disciplinata la maggioranza prevista per approvare i calendari, all'unanimità, con il consenso dei gruppi o secondo la disciplina che intende adottare il Presidente della Camera, ma il punto regolamentare, Presidente, è che c'è una cosa piccola riservata alle opposizioni che è la quota di provvedimenti in loro calendario e che la maggioranza naturalmente può bocciare, nel merito, ma non può posporre all'infinito! Le mozioni sulla TAV chieste dai gruppi di opposizione sono da mesi all'ordine del giorno, da mesi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Fratelli d'Italia)! Abbiamo atteso il balletto della maggioranza, che anche su questo raggiunse un'intesa, pare, forse, perché poi bisogna vedere i comunicati, i tweet, le dichiarazioni ufficiali, ma vediamolo in Parlamento, coi voti, se c'è o non c'è un'intesa. Che poi, come ieri, si può fare la propaganda su tutto, essere a favore di Guaidò, ma quando si vota, si vota contro il riconoscimento di Guaidò, per questo serve il Parlamento, scripta manent e i voti anche restano.

Allora, Presidente, io le chiedo semplicemente di rispettare il Regolamento della Camera; è una proposta chiesta da mesi dall'opposizione, va messa al primo punto dell'ordine del giorno. Tra l'altro, la riforma costituzionale non ha, in punto di diritto, alcuna precedenza, perché è una prima lettura, perché poi andrà al Senato che la cambierà, perché comunque l'articolo 138 prevede una procedura complessa, non è un atto dovuto.

Quindi, Presidente, io non capisco perché dobbiamo rimettere al potere della maggioranza di bocciare la richiesta di inversione che non dovrebbe essere nemmeno fatta, perché il punto dell'opposizione ha la precedenza, e non possiamo semplicemente, invece, alle ore 16, concluso l'esame del decreto, mettere finalmente in discussione e ai voti le mozioni sulla TAV, argomento del quale tutto il Paese discute, tutti i giornali discutono e l'unica sede che avrebbe titolo e diritto per discuterne e per dare un indirizzo al Governo, il Parlamento, la Camera, da mesi è paralizzata e non lo può fare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma senza nemmeno che la maggioranza abbia l'onere di decidere di non farlo o di trovare un accordo o un'intesa, ma semplicemente perché lo decide il Presidente della Camera o la Conferenza dei capigruppo e quali capigruppo, se i capigruppo poi d'Aula vengono a chiedere di discuterla prima? C'è una scissione fra la sede della Conferenza dei capigruppo e i capigruppo i quali darebbero un assenso a un calendario che poi contestano in Aula? Non credo.

Ecco perché il richiamo al Regolamento, Presidente, per invitare a riflettere lei e il Presidente della Camera, per fare in modo che direttamente alle ore 16, come prescrive l'articolo 24, comma 3, terzo periodo del Regolamento, l'argomento proposto dall'opposizione, essendo sacro diritto in una democrazia il diritto dell'opposizione, che la maggioranza non può togliere, venga messo direttamente in discussione e ai voti, senza richiesta d'inversione che concederebbe alla maggioranza il privilegio di poterla bocciare e di poter togliere alla minoranza quello che è un diritto riconosciuto dalle regole comuni alle quale apparteniamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Onorevole Vito, il suo richiamo naturalmente nulla toglie alla richiesta dell'onorevole Baldelli su cui non ho visto obiezioni e quindi così faremo. Nel merito della sua richiesta e della sua osservazione, come lei bene ha ricordato, c'è un “di norma”, quel “di norma” è stato oggetto di discussione in sede di Conferenza dei capigruppo, evidentemente con una valutazione non unanime, ma si è arrivati alla definizione di un calendario che noi siamo tenuti a rispettare.

Quindi, salvo non vi siano intese prima delle 16 tra i gruppi, vi sarà, alle ore 16, la richiesta di inversione dell'ordine del giorno, che poi verrà messa in votazione.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento del question time.

Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Interno, il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali e la Ministra per il Sud.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso. Prego anche i colleghi dell'Aula di tener conto che siamo in diretta televisiva.

(Stato di attuazione delle disposizioni relative all'installazione di sistemi di videosorveglianza nei comuni italiani e orientamenti del Ministro dell'Interno a tutela della sicurezza dei cittadini – n. 3-00510)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Molinari ed altri n. 3-00510 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Igor Giancarlo Iezzi se intenda illustrare l'interrogazione di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica. Ha un minuto.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Presidente, Ministro, onorevoli colleghi e colleghe, con il decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, sono stati stanziati 37 milioni di euro per l'installazione di sistemi di sorveglianza. Nel novembre del 2018, lei, Matteo Salvini, nella sua qualità di Ministro dell'interno, ha firmato il decreto attuativo che dà il via libera al finanziamento di questi 37 milioni di euro per il triennio 2017-2019, al fine della realizzazione di 428 sistemi di videosorveglianza in altrettanti comuni italiani. Le chiediamo di sapere quale sia lo stato di attuazione delle norme richiamate e quali siano, più in generale, le linee programmatiche del Ministro per tutelare la sicurezza dei cittadini.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro dell'Interno. Grazie Presidente, collega, un saluto a chi ci segue da casa.

I sistemi di videosorveglianza rappresentano uno strumento essenziale nell'azione di controllo del territorio sia nell'ottica della prevenzione che per l'identificazione degli autori dei reati. Per questo i mezzi offerti dalle nuove tecnologie sono sempre più frequentemente utilizzati dalle amministrazioni locali, che sosteniamo, in stretto collegamento con le forze dell'ordine.

Lo scorso novembre, come ricordato, ho approvato il provvedimento per la distribuzione delle somme stanziate per impianti di videosorveglianza da parte dei comuni per complessivi 37 milioni di euro: questo è un fatto, non è un impegno per il futuro. È stato manifestato un forte interesse da parte delle amministrazioni dei comuni di tutta Italia, i cui progetti, valutati sulla base di punteggi ancorati a parametri oggettivi, hanno consentito a ben 429 comuni italiani di accedere a questi finanziamenti.

Ho ritenuto, pertanto, di prevedere altri investimenti per soddisfare altri comuni italiani. Nel decreto-legge “sicurezza e immigrazione”, infatti - quello che non piace ad alcuni sindaci - c'è uno stanziamento complessivo di ulteriori 90 milioni di euro nel prossimo triennio. Per quanto riguarda l'anno in corso, lo stanziamento di altri 10 milioni di euro è stato incrementato di ulteriori 20 milioni di euro con la legge di conversione del decreto-legge “semplificazione”. Ritengo che tali misure rappresentino uno degli indicatori concreti, reali, oggettivi, insieme a tutte le altre misure previste dai recenti provvedimenti di legge, del lavoro che si sta facendo per garantire un più efficace controllo delle nostre città. Di questo lavoro, ovviamente, è parte l'impegno per il potenziamento degli organici delle forze di polizia, con un piano di assunzioni straordinarie che non ha pari negli ultimi anni.

Queste non sono parole, collega Iezzi: questi sono i fatti che stanno portando ad un miglioramento della qualità della nostra vita, dei cittadini da Nord a Sud, e soprattutto nelle periferie, di cui vado orgoglioso e di cui penso questo Parlamento debba andare orgoglioso (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Igor Iezzi ha facoltà di replicare.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Ministro, noi ci riteniamo soddisfatti della risposta, anche perché, abituati ad anni di chiacchiere, finalmente ascoltiamo dati certi, verificabili e visibili, posto che queste telecamere saranno importanti in tutte le nostre città. La cosa che vogliamo sottolineare con maggior forza è che finalmente la sicurezza urbana diventa centrale nell'operato del Governo. Alcune cose le ha ricordate il Ministro, per esempio, nel decreto-legge “sicurezza” ci sono state norme importantissime proprio sul fronte della sicurezza urbana, per quanto riguarda il potenziamento dei Daspo urbani, per quanto riguarda la possibilità offerta ai sindaci di emettere ordinanze per il controllo dei negozi e degli orari dei negozi che creano disturbi. È stato accennato giustamente ai vigili e alla polizia locale, alla possibilità per i comuni virtuosi di assumere nuovi vigili urbani e alla possibilità di dotarli di Taser, così come di farli accedere alle banche dati. Questi sono fatti concreti, fatti importanti, che aiuteranno i cittadini a vivere più tranquilli.

A questi si può aggiungere, per esempio, l'enorme capitolo di provvedimenti all'interno del “decreto sicurezza” relativo alla lotta alle occupazioni abusive e all'abusivismo nelle nostre città, dove sono state aumentate le pene per chi si macchia di questi reati e sono stati offerti nuovi strumenti - per esempio le intercettazioni - per combattere il racket di chi gestisce le occupazioni abusive.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 15,05)

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Come dicevo all'inizio, dopo anni di chiacchiere finalmente abbiamo fatti concreti. Dopo Governi che si sono occupati dei diritti degli immigrati, delle banche e di salvare i banchieri, finalmente abbiamo un Ministro che mette al primo posto gli italiani e i loro diritti. Grazie mille, Ministro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative, anche normative, volte a consentire ai cittadini italiani residenti nel Regno Unito l'esercizio del voto per l'elezione del Parlamento europeo presso le sedi consolari – n. 3-00511)

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Fusacchia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00511 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Presidente, Ministro, ci sono più di 330 mila italiani che sono residenti nel Regno Unito; essi votano per le europee, come tutti gli altri cittadini italiani, nei Paesi dell'Unione e in passato hanno sempre votato restando negli altri Paesi europei, come, in questo caso, nel Regno Unito. Sappiamo tutti che c'è una grande questione con la Brexit, che è una grande questione di incertezza perché non sono chiari i termini, i tempi e così via. Questa incertezza si riflette sui nostri concittadini, soprattutto nel caso di uscita del Regno Unito prima delle elezioni europee, perché i nostri concittadini che sono nel Regno Unito dovrebbero tornare in Italia a votare, il che creerebbe un enorme disagio ai nostri concittadini e anche alle strutture amministrative. Vista l'eccezionalità, volevo quindi chiederle se ritiene che ci siano e quali siano le iniziative del Governo per tutelare gli interessi e garantire pienamente il diritto di elettorato attivo di questi nostri concittadini, di questi italiani, che rappresentano l'1 per cento dell'elettorato attivo proprio per le europee, sapendo che la Farnesina, che è poi il Ministero che dovrebbe occuparsi di questo l'ha già fatto in passato, avendo già risposto a delle interrogazioni.

Tuttavia, chiaramente, il Ministero si rimette alla volontà politica di modificare una piccola norma per poter consentire, stante l'eccezionalità e la precarietà della situazione, di permettere in ogni caso, per questa volta, ai cittadini italiani di votare dal Regno Unito alle prossime elezioni europee.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro dell'Interno. Presidente, come è stato anticipato, ovviamente la competenza è del Ministero degli Affari esteri, però, per quello che è di mia competenza, rispondo dando la massima disponibilità e apertura, anche a rivedere eventuali normative, stante l'eccezionalità della situazione, che non dipende dalla nostra volontà. Infatti, la normativa vigente prevede che gli elettori italiani residenti negli altri Stati membri dell'Unione possano votare per il Parlamento europeo presso i seggi esteri istituiti dagli uffici diplomatici e consolari, come lei ricordava. Tale possibilità non è invece prevista dalla legge per gli italiani residenti negli Stati non appartenenti all'Unione europea e questo è un discrimine che noi, ad oggi, non siamo in grado di stabilire. È ben chiaro al Governo che qualora la Brexit dovesse divenire giuridicamente efficace nel termine dei due anni dalla notifica del recesso, cioè entro la fine del prossimo mese di marzo, si determinerebbero riflessi anche sul procedimento elettorale che riguarderebbe questi 300 mila italiani. Pur tenendo conto di tale eventualità e della situazione di incertezza che si è venuta determinando, il Ministero dell'Interno ha intanto avviato gli adempimenti preliminari previsti dalla legislazione vigente pubblicando sulla Gazzetta Ufficiale il comunicato in cui si rende noto il periodo di votazione fissato dal Consiglio dell'Unione, dal 23 al 26 Maggio, e il termine del 7 marzo 2019, entro il quale gli elettori che si trovano temporaneamente in altro Stato dell'Unione per motivi di lavoro o studio possono fare domanda di voto nei seggi istituiti nei consolati. Mi risulta che anche il Ministero degli Affari esteri, che è competente, pur tenendo conto dell'incertezza di cui sopra, abbia avviato le procedure preliminari per il procedimento elettorale.

In sostanza, pur nell'incertezza, assicuro che il Governo sta affrontando con tutta la possibile attenzione i diversi e delicati temi posti dalla Brexit, anche nell'ipotesi che avvenga senza accordo, condizione che, per quanto riguarda l'esercizio del diritto di voto per l'elezione del Parlamento europeo, vedrebbe applicarsi la disciplina attualmente prevista dalla legge per tutti gli elettori che risiedono fuori dagli spazi europei.

Si tratta ovviamente di una situazione eccezionale, che potrebbe incidere sul procedimento già avviato, ragione per la quale il Governo valuterà la percorribilità di ogni idonea soluzione che possa agevolare i nostri connazionali nell'esercizio del diritto di voto. Penso, spero e sono sicuro del fatto che il Parlamento dovrà essere protagonista di questo processo, che non dovrà dipendere solo dalle scelte del Governo, e la ringrazio a nome di questi 330 mila italiani residenti nel Regno Unito per l'attenzione che ha posto su questo problema.

PRESIDENTE. Il deputato Fusacchia ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Presidente, apprezzo ciò che ha affermato il Ministro; parto da una delle prime frasi che ha detto il Ministro, ossia che c'è una disponibilità. Ovviamente non sfugge che il Ministro Salvini è anche Vicepresidente del Consiglio, quindi, chiaramente, al netto delle difficoltà e delle corrette procedure che sia il Ministero degli esteri sia il Ministero dell'interno, nelle more di quello che potrebbe o non potrebbe succedere, stanno portando avanti correttamente, è una questione di volontà politica. Mi permetto, Ministro, di registrare una disponibilità di massima a ragionare su questo. Chiudo solo su un punto: apprezzo ovviamente che il Governo si ricordi del Parlamento, è una questione di interesse nazionale molto più ampia; sappiamo pure che i tempi sono molto stretti, quindi è chiaro che lo strumento normativo idoneo e ideale per poter intervenire su questo non potrà necessariamente essere un disegno di legge, che magari potrebbe prendere tempi molto lunghi, ma servirà, contestualmente con altre misure, collegate sempre a un'eventuale Brexit, che arriva o non arriva nei tempi che vedremo e che vedrete, richiedere un intervento del Governo. Quindi, mi reputo parzialmente soddisfatto, se non soddisfatto, nella misura in cui sono convinto che il Ministro Salvini darà seguito, al massimo del suo impegno e dei suoi sforzi, per assicurare questo diritto ai circa 330 mila connazionali nel Regno Unito.

(Intendimenti in merito ad un programma di interventi volti al contrasto della criminalità nelle grandi e piccole città – n. 3-00512)

PRESIDENTE. La deputata Santelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00152 (Vedi l'allegato A).

JOLE SANTELLI (FI). Presidente, colleghi, signor Ministro, in Italia c'è un allarme sicurezza. Prendo i dati ufficiali del sito della Polizia di Stato nell'ultimo mese: Arezzo, una donna ultra ottantenne derubata da finti carabinieri; due orafi svaligiati in una notte; Sondrio, raffica di furti nell'ultimo mese, oltre 50; Rimini, periferia assediate dai furti; Milano, in pieno centro un'intera palazzina totalmente svaligiata in una notte; decine e decine di furti nelle farmacia; assalti ai portavalori che hanno portato il 1° e il 2 febbraio ad uno sciopero delle guardie giurate per la loro sicurezza; a Cologno Monzese con i kalashnikov, dinanzi al piazzale dell'Eurospin, hanno fatto un nuovo assalto ai portavalori; Torino, signor Ministro, messa a ferro e fuoco dagli anarco-insurrezionalisti. Parlare di Roma è quasi avvilente, le periferie sono assediate, e l'ultimo caso, il caso Manuel, penso possa produrre l'applauso di tutta l'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Credo che Roma meriti più, l'Italia meriti di più, le città meritino di più, la sicurezza meriti sicuramente di più la sua attenzione.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro dell'Interno. Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante, gli stimoli sono sempre i benvenuti, così come le proposte. Aggiungo il fatto che i ladri sono stati quest'estate anche a casa dei miei genitori, così può completare l'elenco della cronaca. L'andamento della delittuosità nel nostro Paese registra un trend in diminuzione, fortunatamente, non per merito mio ma per merito delle forze dell'ordine che vigilano sulla sicurezza degli italiani. I numeri, che poi sono quelli che fanno la differenza, dicono che, nel 2018, si è registrato un decremento del numero totale dei reati commessi del 5 per cento rispetto all'anno precedente (meno 8 per cento rapine; meno 6,7 per cento furti; meno 3,5 per cento furti in appartamento; meno 23,5 per cento danneggiamenti seguiti da incendio, eccetera eccetera). Sullo spaccio di droga, alla data del 30 novembre 2018, risultano circa 24.000 operazioni concluse con il sequestro di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti e l'arresto di circa 23.000 persone. Quest'anno, per la prima volta, con investimento modico di 2 milioni e mezzo di euro, con l'operazione “scuole sicure” abbiamo evitato migliaia di somministrazioni di stupefacenti all'ingresso dei nostri istituti scolastici, e sarà un'operazione che ripeteremo in tutti gli anni a venire. La polizia di Stato, tenuto conto che il fenomeno assume nei contesti urbani connotazioni di particolare criticità, sta al proposito realizzando un progetto operativo finalizzato alla disarticolazione delle cosiddette piazze di spaccio, con l'impiego di agenti sotto copertura.

Ringrazio le forze dell'ordine e la procura di Firenze che hanno portato a termine poco fa una bellissima operazione con la contestazione dell'associazione a delinquere, che è l'unico modo per tenere in galera gli spacciatori, che, altrimenti, grazie alle normative depenalizzanti dei Governi precedenti, spacciano, vengono fermati e tornano a spacciare un'altra volta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il tema della sicurezza urbana è, quindi, centrale nell'agenda di questo Governo. Stiamo lavorando per un piano straordinario, come detto poc'anzi, di assunzione delle forze dell'ordine, 8 mila in strada a far data dall'anno corrente. Penso, poi, al Daspo urbano, alla pistola elettrica in dotazione alle forze dell'ordine, che è già stata usata positivamente in centinaia di occasioni, al potenziamento dei mezzi a disposizione delle polizie locali, alle nuove norme per il contrasto dei fenomeni delle occupazioni abusive e della criminalità urbana, all'estensione dell'uso del braccialetto elettronico e non vi voglio annoiare (Commenti della deputati Morani)

PRESIDENTE. Morani! Deputata Morani, per favore!

MATTEO SALVINI, Ministro dell'Interno. …perché sento degli spiacevoli rumori di sottofondo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi del Partito Democratico, per favore! Prego.

MATTEO SALVINI, Ministro dell'Interno. Grazie, stavo andando a concludere. Capisco che i numeri possano dare fastidio, però sono arrivato quasi alla fine (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Infine, ci tengo in particolar modo a ricordare il rafforzamento dell'operatività in mezzi, uomini, persone e sedi dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati alle mafie, perché questo Governo applica l'antimafia dei fatti e non delle parole (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Santelli ha facoltà di replicare.

JOLE SANTELLI (FI). Grazie, signor Ministro. Ovviamente questa interrogazione è di ausilio, un grido di dolore. Ho apprezzato che, nel rispondere al collega Iezzi lei abbia esplicato il progetto relativo alla videosorveglianza, dato importante. Lei sa bene che, durante il precedente Governo, anzi, non il precedente Governo di centrosinistra, ma il precedente Governo di centrodestra, tramite il PON Sicurezza, quasi tutte le città erano state dotate di strumenti di videosorveglianza, alcuni dei quali, purtroppo, andati in desuetudine; là occorre anche fare una puntuale revisione del controllo delle immagini e delle verifiche. Quindi, questo è un piano importante. Sul piano delle assunzioni le dico che è un bene che qualcosa si faccia, ma 6.150 assunzioni, come dice il Ministro Bongiorno, in cinque anni, Ministro, sono poche.

MATTEO SALVINI, Ministro dell'Interno. In un anno!

JOLE SANTELLI (FI). Cinque anni ha detto il Ministro Bongiorno. Vedremo.

MATTEO SALVINI, Ministro dell'Interno. Sono io il Ministro dell'Interno!

PRESIDENTE. Senza interloquire.

JOLE SANTELLI (FI). Il tempo darà ragione, signor Ministro. Non copriremo neanche il pensionamento. Signor Ministro, per la prima volta, forse, da tanto tempo, il Ministro dell'Interno è, di fatto, l'azionista principale del Governo. Lei ha la possibilità di battere i pugni seriamente sul tavolo di Governo per dare a questo settore attenzione e risorse che, forse, dai precedenti Governi non ha avuto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, questo è quello che personalmente e il gruppo di Forza Italia le chiediamo: di mettere la sicurezza al primo posto, sicurezza che è intesa come “senza paura”, signor Ministro. Voglio il Ministro non della paura, voglio il Ministro che mi dia tranquillità. Lei è anche il mio Ministro: la prego, abbandoniamo gli stati ansiogeni e cerchiamo di tranquillizzare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative a sostegno del settore automobilistico al fine della salvaguardia dei livelli occupazionali – n. 3-00513)

PRESIDENTE. Il deputato Epifani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00513 (Vedi l'allegato A).

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, il cuore della nostra interrogazione, question time, riguarda le preoccupazioni nella crisi economica industriale del Paese del settore forse fondamentale per tanti aspetti, e cioè quello dell'automotive

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, un po' di silenzio in Aula, anche scendendo.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). …e della filiera della sua componente. I dati che arrivano ancora a fine anno - non abbiamo gli ultimissimi - ci dicono di cali tra produzione, fatturato e ordinativi di diversi punti percentuali, da meno 5 a meno 13. È chiaro che non si riprende l'industria italiana se non si riprende anche l'industria dell'auto e della sua filiera di componenti.

In modo particolare, poi, siamo stati mossi a fare questa interrogazione per via della situazione di alcuni ex stabilimenti dove si producevano automobili, a partire da quello di Termini Imerese, dove la situazione delle prospettive, la situazione della fine della cassa integrazione, che finisce per riguardare quasi 900 lavoratori, rende la condizione di questi luoghi davvero drammatica. L'interrogazione è questa: cosa intende fare seriamente il Governo e il Ministro per affrontare il cuore della politica industriale del Paese, avendo fatto un provvedimento che…

PRESIDENTE. Concluda.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). …ha ragione nelle sue prospettive, però rende ovviamente in questi mesi ancora più difficile la competizione e la competitività dell'industria domestica di Fca (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente, grazie al collega interrogante. Sono consapevole dell'interesse che riveste il settore dell'automotive per il sistema industriale italiano e per questo voglio innanzitutto sottolineare che le misure adottate da questo Governo hanno previsto un dialogo con i principali operatori economici del settore e le associazioni dei consumatori, con lo scopo di accelerare un modello di mobilità sostenibile, un dialogo che è tuttora in corso. In particolare, la previsione nella legge di bilancio per il 2019 di un bonus per l'acquisto di veicoli elettrici, da un lato ha lo scopo di tutelare l'ambiente e di conseguenza la salute dei cittadini, dall'altro dà il via ad una nuova filiera della produzione di veicoli, sviluppando un nuovo modello di mobilità.

Questa logica si applica anche ai progetti di ricerca e sviluppo finalizzati alla produzione di veicoli ibridi e elettrici con l'utilizzo di nuove tecnologie, attraverso lo strumento di appositi accordi di programma nell'ambito del Fondo per la crescita sostenibile. Relativamente al gruppo Fca, voglio ricordare che a dicembre ho sottoscritto al Ministero dello sviluppo economico un contratto di innovazione in base al quale si potranno confermare in Piemonte i siti produttivi esistenti e si potrà anche mantenere nel tempo il trend positivo rappresentato dal rilancio del polo premium di Grugliasco e Mirafiori, rendendo disponibile l'elettrificazione su tutti i modelli Jeep e veicoli premium. Ci muoviamo, quindi, nella logica di dare continuità alle attività produttive del settore e di assicurare la tutela dei livelli occupazionali, come dimostra anche l'azione relativa alla Blutec di Termini Imerese, di cui ho anche incontrato i lavoratori.

A questo proposito, colgo l'occasione per informarvi (Una voce dai banchi del Partito Democratico: ma quando?)

PRESIDENTE. Per favore!

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. …per il prossimo 5 marzo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Per favore! Per favore! Colleghi!

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Li ho incontrati ai cancelli della fabbrica Blutec. Lei non c'era, ma io c'ero (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, dovete far terminare il Ministro, poi avrete la vostra replica. Non è un modo!

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. A questo proposito, colgo l'occasione per informarvi che il prossimo 5 marzo al MISE si riunirà nuovamente il tavolo istituzionale. Tra poco, alle 15,45, incontrerò alcuni sindaci dell'area, guidati dal sindaco di Termini Imerese, per verificare l'avanzamento del piano industriale per la ripresa del sito produttivo, la sottoscrizione degli accordi e dei contratti annunciati dall'azienda, nonché la programmazione del progressivo reinserimento dei lavoratori e degli strumenti a supporto.

Altre proposte di programmi di investimento nel settore dell'automotive sono in corso di negoziazione. Fra questi c'è un progetto che metterà in campo nuovi veicoli elettrici e veicoli a guida autonoma, che prevede lo sviluppo di prodotti e di processi per l'industrializzazione di una nuova gamma di macchine elettriche, e un altro che sintetizza i concetti fondamentali alla base del progetto sostituzione delle batterie con i sistemi di attori che aderiscono al paradigma che ne fa uso. La mobilità elettrica rappresenta, dunque, una nuova opportunità per l'economia italiana ed è una sfida di questo settore che noi vogliamo sostenere e incoraggiare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Epifani ha facoltà di replicare.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signor Ministro, non posso trovarmi soddisfatto delle risposte che lei ha portato in quest'Aula. Innanzitutto, le voglio ricordare che questa mattina una delegazione di lavoratori e di sindaci si è trovata sotto il suo Ministero e non ha trovato nessuno in grado di riceverli e con i quali parlare (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali). Hanno trovato i carabinieri schierati. Credo che davanti a sindaci e davanti a lavoratori (Commenti del deputato Miceli)

PRESIDENTE. Deputato Miceli!

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Davanti a sindaci e davanti a lavoratori non credo che questo sia il modo corretto di stabilire un rapporto verso persone che da dicembre hanno finito la cassa integrazione e che, quando si arriverà al prossimo incontro, cioè a marzo, saranno già da tre mesi senza lavoro, senza reddito e senza tutele (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico). Questa è la vera situazione ed è giusto dirlo, perché un conto sono le parole, un conto sono i fatti e, da questo punto di vista, i fatti dicono esattamente questo. Poi, io capisco e condivido - l'ho già detto - la scelta di puntare su ciò anche nel nostro Paese, malgrado i ritardi che Fca ha avuto e la FIAT prima nel passato, ma dobbiamo anche dirci che quando l'amministratore delegato dell'azienda dice che il piano di investimenti previsto per gli stabilimenti italiani di 5 miliardi per il 2019 sarà rivisto alla luce delle decisioni del Governo, è chiaro che una forza politica attenta al cuore dell'industria italiana e al futuro dei lavoratori si preoccupa. Noi sappiamo, infatti, come anche nel passato, che se questi investimenti non si fanno, il futuro dell'auto elettrica ci sarà ma non in Italia! Quindi bisogna, fare d'intesa con i soggetti imprenditoriali e d'intesa con le organizzazioni sindacali e con gli enti territoriali, una politica industriale che sia in condizione, a breve, di rilanciare investimenti e sviluppo. Altrimenti ci troveremo in un anno duro ad affrontare ancora il fatto che, di fronte agli impegni, avremo soltanto impegni disattesi (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

(Intendimenti del Governo in ordine alla politica industriale, con particolare riferimento al rifinanziamento del piano Industria 4.0 – n. 3-00514)

PRESIDENTE. La deputata Moretto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00514 (Vedi l'allegato A).

SARA MORETTO (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il suo tempo è scaduto e non lo dice il Partito Democratico: lo attesta sicuramente la sonora batosta che il suo partito ha preso in Abruzzo domenica scorsa, ma lo dice anche e soprattutto l'Istat, che certifica che l'Italia è entrata in recessione (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi…

SARA MORETTO (PD). Presidente…

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi…

SARA MORETTO (PD). Brucia perché so che lunedì il Ministro non si trovava (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Colleghi del MoVimento per favore…. Andiamo avanti.

SARA MORETTO (PD). Dicevo che, appunto, lo certifica l'Istat, la quale attesta che l'Italia è entrata ufficialmente in recessione. Se però i numeri non la convincono, Ministro, come più volte ha dichiarato nelle sue uscite stampa, guardi alla piazza che si è riempita sabato scorso, ascolti i lavoratori, le imprese e gli artigiani che si aspettavano misure per la crescita e che si sentono abbandonati. Il suo operato, Ministro, è una collezione di fallimenti: il decreto dignità non funziona, la disoccupazione aumenta e le delocalizzazioni non vengono evitate. Abbia il coraggio di andare dai lavoratori della Pernigotti a dire…

PRESIDENTE. Concluda.

SARA MORETTO (PD). …che il decreto dignità funziona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), oppure dai lavoratori dei 150 tavoli di crisi aperti al MISE che lei ha abbandonato, compreso quello della Blutec, perché i sindaci sono dovuti venire qui per poterla vedere in faccia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Concluda, grazie; ha un minuto,

SARA MORETTO (PD). Sto concludendo, un attimo. Concludo. Con la legge di bilancio avete dato il colpo di grazia. La domanda è semplice, signor Ministro: intendete fare qualcosa di vero? Intendete rifinanziare il piano Industria 4.0 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle politiche Sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, prima di tutto per dire che i dati del decreto dignità in varie regioni d'Italia, tra cui un polo produttivo come il Veneto, testimoniano che raddoppiano i contratti a tempo indeterminato (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e calano i disoccupati. Allo stesso tempo, ribadisco, Presidente, che incontrerò i sindaci alle 15,45 al Ministero dello Sviluppo economico su un tavolo complesso come quello della Blutec e avremo modo di confrontarci. Voglio dire anche un'altra cosa: abbiamo già rifinanziato il piano Impresa 4.0 nella legge di bilancio di fine 2018 per il 2019 ma, nello specifico, abbiamo cercato di rimodulare questo piano per le piccole e medie imprese perché abbiamo scoperto che il 99 per cento dei fondi di Impresa 4.0 andavano solo alle grandissime aziende (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier), mentre i piccoli e medi imprenditori rimanevano tagliati fuori da un piano che serviva per digitalizzare e incentivare le nuove tecnologie nelle aziende.

Quindi, abbiamo potenziato l'iper-ammortamento con una maggiorazione al 170 per cento per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro. Abbiamo previsto una misura che non esisteva, cioè il contributo per i manager dell'innovazione, perché se vogliamo digitalizzare il nostro tessuto produttivo dobbiamo dare sgravi alle aziende che assumano manager del digitale per digitalizzare le proprie imprese, i propri tessuti produttivi e i propri sistemi di produzione. Sono stati introdotti anche gli sgravi per il cloud, perché in precedenza non c'era uno sgravio per le aziende che volevano utilizzare servizi di abbonamento a servizi di cloud; inoltre abbiamo prorogato e rimodulato il credito d'imposta per spese di ricerca e sviluppo per favorire l'occupazione stabile, cioè finanziamo chi fa contratti stabili e non consulenze, nel pieno spirito di chi vuole dare un po' di certezze a chi viene assunto nelle nostre aziende.

Abbiamo rifinanziato il credito di imposta Formazione 4.0; abbiamo rifinanziato la nuova Sabatini con 480 milioni di euro, che permetterà in tutto, come pacchetto di finanziamenti alle imprese, di immettere nell'anno in corso 8 miliardi di euro nell'economia reale (non solo la nuova Sabatini ma tutti quelli che ho citato più altri).

Poi ci sono le misure per ridurre il carico fiscale; ci sono partite IVA fino a 65.000 euro che entrano nel regime dei forfettari e questo consente ad esse di risparmiare tasse. Inoltre - voglio sottolinearlo - c'è anche il decreto dignità: ma cosa c'entra il decreto dignità con la Pernigotti, che è una situazione che stiamo affrontando tutt'oggi e che non va strumentalizzata (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier), è una situazione delicatissima che non riguarda neanche le delocalizzazioni (Commenti della deputata Rotta). Citatemi un'azienda che ha preso soldi dallo Stato…

PRESIDENTE. Deputata Rotta… deputata Rotta…

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle politiche sociali. Che sta andando via dallo Stato italiano dopo il decreto dignità. Non c'è un'azienda che ha preso soldi dallo Stato e sta andando via dopo il decreto dignità (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). Sicuramente, Presidente, tutti quanti e per carità - non lo devo dire io - hanno diritto di contestare questo Governo, però non strumentalizziamo le tragedie delle persone per attaccare questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Martina, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MAURIZIO MARTINA (PD). Grazie, Presidente. Siamo totalmente insoddisfatti (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) dalle parole del Vicepresidente del Consiglio che trova il tempo di andare in gita in Francia ad incontrare i gilet gialli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ma non trova il tempo di tornare dai lavoratori che ha preso in giro per settimane in tante crisi aziendali di questo Paese e non solo i lavoratori della Pernigotti. Venga con noi dai giovani lavoratori delle Poste di Genova che abbiamo incontrato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che non hanno i contratti rinnovati in ragione del decreto che lei ha voluto. Venga con noi nel Veneto e potrà rendersi conto che sono le piccole e medie imprese ad essere penalizzate dal modo in cui voi avete ridotto gli strumenti di Impresa 4.0. Venga con noi in giro per il Mezzogiorno a capire che cosa sta succedendo in tante realtà dove lei è passato a fare propaganda elettorale e dove oggi rimangono i sindaci e i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) completamente senza risposte. Venga con noi a discutere di come 100.000 persone in virtù del vostro decretone rischieranno di rimanere senza assegno di ricollocamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Venga con noi a vedere cosa sta succedendo nella realtà del Paese quando investimenti pubblici e privati vengono bloccati dalla vostra ideologia del no, dalla vostra idea della decrescita infelice (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Venga con noi a vedere quello che sta succedendo nella realtà: esca dalla bolla, caro Vicepresidente Di Maio, esca dal racconto che si autoalimenta nell'applauso dei vostri deputati. Venite a confrontarvi con la realtà: ci troverete lì (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per il rilancio economico e occupazionale dei territori del Mezzogiorno - n. 3-00515)

PRESIDENTE. Il deputato Donno ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00515 (Vedi l'allegato A).

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Signora Ministro, il decreto n. 91 del 2017 convertito con modificazioni nella legge n. 123 del 2017 ha istituito le zone economiche speciali e la legge di bilancio per il 2018 ha istituito le zone logistiche semplificate. Con le modifiche del provvedimento sulle semplificazioni poi si incide ulteriormente sulle speciali condizioni per l'investimento e lo sviluppo delle ZES e delle ZLS. Il Governo ha voluto renderle davvero operative attuando concretamente la semplificazione burocratica per queste zone per garantirne l'accesso agli interventi di urbanizzazione primaria alle imprese insediate nelle aree interessate. Altri interventi possono però sostenere la ripresa del nostro Sud: penso alla ricognizione delle risorse del Fondo sviluppo e coesione, al monitoraggio e alla verifica sulla coerenza dei fondi strutturali europei, nonché ai contratti istituzionali di sviluppo con l'obiettivo di dare certezza sull'avvio e la conclusione delle opere. Le chiedo, quindi, signora Ministro per il Sud, quali iniziative intenda adottare il Governo per sostenere la ripresa, l'attrazione di investimenti produttivi, la creazione di occupazione e il recupero di competitività dei territori del sud del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud, Barbara Lezzi, ha facoltà di rispondere.

BARBARA LEZZI, Ministra per il Sud. Grazie, Presidente e grazie all'onorevole interrogante che mi dà l'opportunità di fare un po' il punto sull'attenzione che in questi mesi è stata rivolta da me e comunque dal Governo nella sua interezza alle zone economiche speciali. Effettivamente erano state disposte nel “decreto-legge Mezzogiorno” ma erano subordinate all'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che, però, non avrebbe garantito ampiezza ed efficacia dell'intervento. Così abbiamo presentato, nel “decreto-legge semplificazioni”, una norma che favorisce e innanzitutto accelera l'istituzione delle ZES e garantirà l'accesso agli interventi di urbanizzazione primaria quali gas, energia elettrica, strade e idrico alle imprese insediate nelle aree interessate, con una congrua diminuzione dei tempi procedimentali. Questi interventi chiaramente riguardano esclusivamente le norme di competenza statale.

Faccio subito seguito a diversi articoli di stampa in cui mi chiedono un'accelerazione dell'istituzione delle ZES. Ricordo che deve pervenire un progetto da parte delle regioni e questo deve essere vagliato sia dal MEF che dal MIT e poi potrò - soltanto dopo - istituirle. Ad oggi ne sono state istituite due ed è in corso l'istituzione di una delle due che sono di pertinenza della regione Puglia, attualmente al vaglio del MEF e del MIT dopo che alcune criticità erano state evidenziate proprio dal MEF in relazione al progetto che era stato avanzato. Il 20 di questo mese ho convocato una riunione perché abbiamo istituito una cabina di regia nazionale su tutte le ZES in modo tale che possano entrare in sinergia tra loro e soprattutto per agevolare il dialogo e il confronto tra i comitati di indirizzo, le regioni e gli stakeholder, al quale chiaramente saranno anche invitati - e anche Confindustria - tutti gli altri stakeholder che potranno dare il loro contributo per avviare immediatamente le ZES.

Ricordo che nelle regioni del Mezzogiorno, tra l'altro, è garantito il 34 per cento degli investimenti della quota ordinaria e sono stati previsti diversi CIS, contratti istituzionali di sviluppo, in modo tale da poter accelerare tante infrastrutture ferme ormai da decenni. Per quanto riguarda alcune infrastrutture che sono in Puglia, in Sicilia e in Calabria, ho già convocato un tavolo con questi CIS in modo tale che, se sarà necessario, applicherò anche il regime sanzionatorio che è previsto, perché è impensabile che la strada ionica in Calabria venga attesa da decenni così come l'alta capacità Napoli-Bari non veda la luce dopo ben otto anni con le risorse già stanziate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Potrei farvi un elenco enorme…

PRESIDENTE. Concluda, Ministro.

BARBARA LEZZI, Ministra per il Sud. …di risorse già stanziate e di infrastrutture drammaticamente ferme che vedono penalizzate le imprese del nostro Mezzogiorno e tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Maria Soave Alemanno, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta ai nostri quesiti. Esprimo, a nome del gruppo e dei firmatari dell'interrogazione, estrema soddisfazione per quanto da lei relazionato (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Senza commentare…

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Il tessuto imprenditoriale del nostro Mezzogiorno ha bisogno di un'attenzione particolare che questo Governo ha dimostrato, sia grazie all'emendamento sulle ZES, approvato con il “decreto semplificazione” che lei poc'anzi citava, sia grazie alle ulteriori misure che metteremo in campo con l'utilizzo dei fondi strutturali europei e del Fondo di coesione. La congiuntura economica attuale non è delle migliori ma alcune zone del sud Italia ricevono commesse importanti dall'estero continuando in questo modo a dimostrare l'eccellenza dell'impresa italiana. L'auspicio, dunque, è quello di proseguire in questa direzione di sostegno e crescita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative per un adeguato sviluppo infrastrutturale del Sud, con particolare riferimento alla quota di investimenti pubblici nazionali da destinare alle regioni del Mezzogiorno – n. 3-00516)

PRESIDENTE. La deputata Lucaselli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-00516 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, dal convegno “Rapporto SUD - Emergenze e opportunità per far ripartire l'Italia dal Mezzogiorno”, che si è tenuto lo scorso 27 settembre a Reggio Calabria, sono emersi dati davvero preoccupanti. Negli ultimi dieci anni l'area del Mezzogiorno, che copre il 40 per cento del territorio nazionale e in cui vive il 35 per cento della popolazione, ha visto ridursi progressivamente la capacità di spesa e di investimento sempre più debole rispetto a quella del centro-nord. Secondo i dati Eurostat del 2016, la rete autostradale del Mezzogiorno si estende per 2.149 chilometri e rappresenta il 31 per cento di quella nazionale.

È una dimensione che, posta in rapporto alla superficie territoriale, appare sensibilmente inferiore a quella necessaria.

Analoga è la situazione della linea ferroviaria. L'Italia nel 2016, sempre secondo i dati Eurostat, dispone di 16.788 chilometri di rete ferroviaria, distribuita per 7.533 chilometri nel nord, 33.457 nel centro e i restanti 5.700 nel Mezzogiorno.

La chiave di volta per poter ribaltare il divario tra Nord e Sud risiede nella competitività da realizzarsi attraverso la progettazione integrata e in grado di valorizzare le risorse di cui quel territorio è ricco…

PRESIDENTE. Concluda.

YLENJA LUCASELLI (FDI). …e in quest'ottica di integrazione chiediamo di capire quali siano le percentuali da destinare alle regioni meridionali affinché queste possano considerare lo sviluppo infrastrutturale.

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud, Barbara Lezzi, ha facoltà di rispondere.

BARBARA LEZZI, Ministra per il Sud. Grazie, onorevole, e grazie Presidente. Onorevole, io sono pienamente d'accordo con lei quando parla di competitività delle regioni del Mezzogiorno e proprio per questa ragione, come ho avuto occasione di dirvi nella risposta precedente, ho attivato un monitoraggio continuo sul Fondo sviluppo e coesione che, come ricordo e come saprete tutti, per l'80 per cento è destinato proprio alle regioni del Mezzogiorno.

Sono moltissime le infrastrutture programmate e anche già finanziate ma che purtroppo sono assolutamente ferme.

Il coraggio che fino adesso non c'è stato, cioè quello, come dicevo prima, di mettere in campo anche delle azioni sanzionatorie a carico sia degli enti - RFI, ANAS - sia di tutti coloro che sono responsabili dei ritardi è la chiave di volta che vorrò utilizzare questa volta per cercare di accelerare l'utilizzo di queste risorse.

Qui la scommessa di questo Governo non è dare ulteriori risorse ma spendere quelle che purtroppo giacciono inutilizzate. Sto, infatti, avviando anche un monitoraggio ed eventualmente una riprogrammazione di queste risorse e, nel momento in cui ci dovessero essere delle amministrazioni che per negligenza non vanno avanti, a questo punto non resterà altro che riprogrammarle, magari sullo stesso progetto, ma accelerandone l'attuazione.

Lei parlava del 34 per cento. Io voglio sottolineare che abbiamo rafforzato quella norma che, seppure già in vigore, non era attuata e questa volta verrà prevista la sua attuazione direttamente nel Documento di economia e finanza. Tra l'altro, è anche estesa proprio ad ANAS e RFI, perché abbiamo una particolare attenzione sulle infrastrutture che penalizzano non soltanto la mobilità del singolo e del semplice cittadino, ma soprattutto il trasporto di merci e, quindi, penalizzano moltissimo le nostre imprese; tant'è che con i nuovi fondi che sono stati erogati a carico del Fondo sviluppo e coesione, che sono 4 miliardi nei prossimi cinque anni, ho chiesto a tutte le regioni che stanno istituendo le ZES di indicarmi le infrastrutture serventi rispetto alle ZES, proprio per mettere in campo, qualora non fossero già programmate, delle infrastrutture ad hoc per agevolare e accelerare, appunto, l'insediamento di nuovi insediamenti produttivi nelle regioni del Mezzogiorno, che si avvantaggeranno anche di una decontribuzione generosa per i nuovi assunti che arriverà al 100 per cento per il prossimo biennio e che, inoltre, potranno anche ottenere parte del reddito di cittadinanza se verrà assunto un eventuale beneficiario.

Quindi, le imprese che vorranno aprire una nuova unità produttiva al Sud avranno per iniziare sicuramente un buon vantaggio, ma quello che è importante è questa fase di accelerazione delle infrastrutture di cui noi tutti sappiamo - e ce lo ripetiamo da anni - che è carente nel Sud, ma finalmente abbiamo messo mano a una struttura, insieme anche a Investitalia che è la cabina di regia sugli investimenti presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

PRESIDENTE. Concluda.

BARBARA LEZZI, Ministra per il Sud. Inoltre, voglio sottolineare un altro aspetto. L'Agenzia per la coesione territoriale adesso per norma dovrà stare più accanto agli enti locali nella progettazione. Inoltre, è stata siglata anche la convenzione per l'area di sistema con Invitalia, che sosterrà tutti gli enti locali nella progettazione lì dove mancano le risorse umane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Lucaselli ha facoltà di replicare.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Ministro, noi apprezziamo la sincerità della sua risposta che, però, non possiamo ritenere soddisfacente. E non possiamo ritenerla soddisfacente perché questo Governo ha fortemente voluto un Ministero per il Sud e, dopo otto mesi di attività di Governo, oggi parliamo ancora di monitoraggio. Obiettivamente, mi pare che questo non sia passare dalle parole ai fatti, ma sia rimanere semplicemente nell'alveo delle parole.

Devo dire che in quelle regioni del Sud dove si spera di poter ottenere un risultato elettorale, probabilmente positivo attraverso il reddito di cittadinanza, noi, invece, ci aspetteremmo degli investimenti qui e ora e non nel futuro, dopo e chissà quando. Perché è soltanto attraverso gli investimenti e le infrastrutture che si aiutano non solo i singoli cittadini, ma, come lei diceva, le imprese, e si aiutano soprattutto i nostri giovani a rimanere in quei territori e a non dover essere costretti ad andare altrove.

Pertanto, io rinnovo il ringraziamento per la risposta, per la quale, però, non ci riteniamo soddisfatti, e spero davvero che il Ministero per il Sud inizi a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascari, Battelli, Claudio Borghi, Brescia, Caiata, Colletti, Colucci, Covolo, D'Inca', Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grimoldi, Lollobrigida, Lorenzin, Lupi, Maggioni, Micillo, Molinari, Saltamartini, Sarti, Schullian, Sisto e Villarosa sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Intervengo esattamente sull'ordine dei lavori. Noi ci siamo lasciati, prima della sospensione, con una richiesta, da parte del gruppo del PD, di poter passare alla discussione delle mozioni sul TAV Torino-Lione, che sono state introdotte nel calendario in quota opposizione.

Nel frattempo, non è maturata alcuna intesa tra i gruppi parlamentari, però crediamo, Presidente, che sia opportuno – e di questo le chiediamo di farsi carico presso il Presidente Fico – esperire, proprio da parte del Presidente Fico, nella sede più consona, cioè quella della Conferenza dei presidenti di gruppo, da convocarsi evidentemente ad horas, la possibilità di affrontare questo tema, perché, Presidente, noi riteniamo che, dal punto di vista del calendario, ci siano ormai tutte le condizioni per poter affrontare seriamente questo tema. E crediamo anche che possa essere utile da parte della Presidenza, con il proprio equilibrio, con il proprio buonsenso, che si conduca un tentativo di mediazione o, almeno, un sondaggio ufficiale tra i diversi rappresentanti dei gruppi parlamentari, affinché si capisca se ci sono le condizioni per procedere all'esame di questo punto, che per noi è fondamentale, Presidente. Qui si tratta della credibilità dell'Italia, della conferma di un'infrastruttura strategica, ma anche in termini, Presidente, di programmazione dei nostri lavori, si tratta di un punto che le opposizioni hanno chiesto di affrontare, su cui, tra l'altro, c'è anche una disponibilità, io credo, nel merito di una parte della maggioranza. E credo, Presidente, che sia giusto, doveroso da parte nostra chiedere una convocazione immediata della Conferenza dei presidenti di gruppo: le domando di farsi carico di questa richiesta presso il Presidente Fico ed eventualmente di darci al più presto, anche se necessario sospendendo la seduta, Presidente Rosato, una risposta a stretto giro per capire se il Presidente Fico ha la volontà – e noi riteniamo che sarebbe giusto che ce l'avesse – di convocare i presidenti di gruppo per capire come inserire al più presto – da subito, magari – questo tema all'ordine del giorno dell'Assemblea. Perché, diversamente, Presidente, noi continueremmo con una riforma che non ha nessun carattere di urgenza, che è in un secondo calendario, che non si esaurirà, tra l'altro, per cui non è prossima alla chiusura, su cui ci sono centinaia di votazioni e ancora ore e ore di possibilità di interventi.

C'è un tema di stretta attualità non solo per l'Italia, ma per l'Europa: noi abbiamo fatto un audit informale in Commissione trasporti e in Commissione affari comunitari con la Corte dei conti europea, lunedì; stamani ancora, abbiamo ascoltato l'incaricato del Governo della cosiddetta analisi costi-benefici. Io credo che sia interesse anche del Governo mettere un punto di chiarezza su questo argomento e risolvere un nodo che, diversamente, il Parlamento non affronterebbe in questa settimana, con il rischio, Presidente, di dilazionare ancora una volta i tempi di un tema chiesto dall'opposizione. Vedo il Ministro Fraccaro: approfitto per plasticamente rappresentargli che cosa avrebbe potuto fare il MoVimento 5 Stelle di fronte ad un proprio tema se ci fosse stata la riforma costituzionale in seconda lettura di qualunque altro Governo e non fosse stato discusso un argomento, non solo di un gruppo, ma di più gruppi. Quindi, faccio appello al buonsenso della maggioranza, se mai dovesse averlo, ma soprattutto la richiesta al Presidente Fico.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi… Colleghi… Colleghi… Collega Saltamartini… Collega Tripodi… Tripiedi, ci siamo capiti lo stesso, mi scusi… pregherei maggior silenzio in Aula.

Collega Baldelli, quanto alla sua richiesta ho fatto una verifica col Presidente Fico, il Presidente Fico ritiene che dell'oggetto se ne sia già discusso in Conferenza dei presidenti di gruppo e, quindi, lascia la determinazione all'Aula, che l'Aula vorrà assumere, peraltro con un già anticipato voto procedurale, la decisione rispetto a un'eventuale modifica del calendario. Quindi, io tornerei su quanto abbiamo concordato, e abbiamo concordato di procedere con una votazione sulla richiesta di anticipazione del punto 3 all'ordine del giorno.

Per un'inversione dell'ordine del giorno (ore 16,08).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori? Ne ha facoltà. Onorevole Borghi, però, per capirsi, io adesso chiederei che chi vuole formalizzare la richiesta di rinvio, lo faccia. Se lei interviene per questo, bene. Prego.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, preliminarmente vorrei…

PRESIDENTE. Un momento… Onorevole D'Ettore… Presidente Borghi… Colleghi del gruppo… Collega Iezzi… Collega Iezzi… Collega Iezzi!… Grazie, cortesemente se possiamo ottenere maggior silenzio… Collega Fregolent… Prego, collega Borghi.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Desidererei, preliminarmente, stigmatizzare il fatto che, nel corso di questa nostra discussione, il collega del MoVimento 5 Stelle che questa mattina era intervenuto manifestando la disponibilità ad accedere ad una modifica dell'ordine del giorno a seguito dell'intervento del presidente del nostro gruppo, l'onorevole Delrio, al quale si è poi associata la presidente del gruppo di Forza Italia, l'onorevole Gelmini, è precipitosamente tornato sui propri passi, forse perché, evidentemente, richiamato all'ordine, non so, dalla presenza ieratica, qui fra noi, del Ministro Fraccaro, che, evidentemente, ha consentito al suo collega di doversi rimangiare quanto questa mattina aveva detto, perché - prendo letteralmente dallo stenografico dell'Aula - il collega Zanichelli ha assicurato che: “successivamente ci sarà tutto il tempo doverosamente, anche in quest'Aula, di discutere del TAV, un tema sul quale noi non ci sottraiamo”. Si sottraggono. Signor Presidente, si sottraggono alla luce di una vicenda che questa mattina – lo possono testimoniare i colleghi che erano presenti in Commissione trasporti – ha sconfinato tra il grottesco e il surreale. Ora, noi ci siamo sentiti dire, questa mattina, da un consulente del Governo, che hanno predisposto una Commissione costi-benefici su una importantissima opera, oggetto di un Trattato internazionale, senza adempiere alle indicazioni legislative sulla base delle quali si fanno i rapporti costi-benefici; cioè, per esplicita ammissione dei proponenti, la famosa questione del rapporto costi-benefici sul treno alta velocità Torino-Lione è nulla di più, nulla di meno che un esercizio di carattere intellettuale, che, ripeto, non ha i requisiti e i crismi stabiliti dalla legge.

Bene, su questo elemento si è innescata una situazione del tutto paradossale, che in questi minuti sta riempiendo i siti e le agenzie comunicative del nostro Paese, cioè, sulla base della discussione portata all'attenzione della Commissione trasporti, il nostro Paese, signor Presidente, è l'unico Paese d'Europa - ripeto, è l'unico Paese d'Europa - che va sostenendo una teoria molto particolare, cioè quella sulla base della quale il trasporto di merci e di persone debba mantenersi in capo ai trasporti su gomma e non essere trasferito su ferro. Il nostro Paese è l'unico Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) di tutti i Paesi dell'Unione europea in cui il Governo, o meglio, un consulente del Governo, asserisce che si debba mantenere l'attuale impianto di redistribuzione logistica delle merci, che è un impianto altamente impattante dal punto di vista ambientale, altamente complesso dal punto di vista sociale, altamente complicato dal punto di vista economico, perché? Perché questo elemento di totale diseconomia consente allo Stato di incassare sulle accise del carburante e della benzina; quelle stesse accise sul carburante e sulla benzina, per le quali, incidentalmente, il Ministro Salvini, ad ogni campagna elettorale che si affaccia in questo Paese, annuncia la loro abolizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ora, che cosa deve ancora accadere, che so, magari che la Francia ritiri per pura punta di ipotesi il proprio ambasciatore e lo richiami a Parigi per consultazioni, per investire il Parlamento di questa discussione? Cioè, mentre tutto questo sta accadendo, mentre il nostro Paese si presenta nei confronti dei propri interlocutori internazionali smentendo ripetutamente quanto ha asserito, mentre abbiamo un Ministro della Repubblica, il senatore Toninelli, che dichiara che quest'opera non s'ha da farsi e, quindi, conseguentemente, il Governo ritiene che il trattato internazionale tra Italia e Francia debba essere abolito, il Parlamento viene sequestrato nella discussione. Lo capite qual è il paradosso di tutta questa situazione?

PRESIDENTE. Collega Borghi, deve concludere.

ENRICO BORGHI (PD). Pertanto, nel formalizzare la richiesta di inversione del punto all'ordine del giorno e di chiedere che la mozione depositata dalle minoranze venga portata in discussione, chiedo che su questo l'Aula si possa esprimere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Come anticipato nella parte antimeridiana della seduta, darò la parola a un rappresentante per gruppo, peraltro vi sono già numerose richieste di intervento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Dalle mie parti si dice che, quando vi è chiarezza nelle norme, non c'è interpretazione che tenga. Io non credo che l'Aula della Camera possa diventare un trasformatore di parole e possa ipotizzare una modifica del loro senso comune e giuridico sulla scorta delle esigenze contingenti di chi, magari, politicamente, non condivide quello che è scritto nel Regolamento.

Allora, se noi dobbiamo essere capaci di essere ortodossi, nel senso rispettosi di quello che è scritto nel Regolamento, io credo che non ci sia proprio scelta e che non ci sia nessuna Conferenza di capigruppo, al di là di una unanimità che non mi risulta ci sia stata, che possa travolgere il contenuto del Regolamento.

Qui siamo di fronte ad un sopruso, lo dico con molta chiarezza rispetto a quello che è scritto nel Regolamento, laddove, come si usa dire in un piano inferiore rispetto a quello del giuridicamente rilevante, la legge si applica ai nemici e si interpreta per gli amici. Perché il secondo comma dell'articolo 24 obbliga il Presidente della Camera: “il Presidente riserva comunque una quota del tempo disponibile agli argomenti indicati dai Gruppi dissenzienti”. Ma è ovvio, il Regolamento, essendo un regolamento scritto per la democrazia parlamentare, parola troppo spesso dimenticata in queste Aule, garantisce obbligatoriamente, anche al di sopra di quello che il Presidente può ritenere, alle opposizioni un tempo, riserva comunque una quota del tempo disponibile agli argomenti indicati dai gruppi dissenzienti, ripartendola in proporzione. E il terzo comma, che - scusate se lo dico, è una banalità, ma qui le banalità sembrano eccezionali - è legato al secondo comma e al primo, ovviamente (non si tratta di concetti distinti, ma di concetti connessi) non lascia dubbi, Presidente.

Gli argomenti, diversi dai progetti di legge, inseriti nel calendario su proposta di gruppi dell'opposizione - udite, udite! - sono, senza virgole, di norma collocati al primo punto dell'ordine del giorno. Allora, che vuol dire ‘di norma'? Qualcuno dice che ‘di norma' vuol dire “normalmente”, ma questo veramente in un linguaggio, come posso dire, deviato! “Di norma” vuol dire “di regola”, cioè “obbligatoriamente”, questo vuol dire “di norma”'. La norma è una regola, “di norma” vuol dire “per regola”, è un rafforzativo dei diritti dell'opposizione. Se così non fosse - ma voi immaginate se così non fosse! - che cosa resterebbe dei diritti dell'opposizione? Un “normalmente”, anziché “di norma”, il che significa la possibilità di travolgere i diritti dell'opposizione.

Presidente, non può essere! Io la invito decisamente a rivolgersi a una persona che certamente rispetta i diritti delle opposizioni come il Presidente Fico, perché ci dica, al di là delle disinterpretazioni, come posso dire, ad nutum, fatemelo passare, della norma, cosa significa scandire che l'opposizione ha di norma, per regola… lo ripeto, di norma: controllate su qualsiasi Treccani o su qualsiasi dizionario, anche il più semplice, che cosa vuol dire “di norma”; “di norma” vuol dire “per regola”, e sulle opposizioni non può che essere così!

Ma qual è la verità? È che i diritti delle opposizioni in questa Camera contano zero. L'opposizione è ridotta semplicemente a una sorta di mendicante che tende la mano della democrazia per avere una qualche gratificazione.

Io invito caldamente, Presidente, a rivedere questa decisione, a non scambiare la Conferenza dei capigruppo per una sorta di camera iperbarica, in cui le violazioni possono essere perpetrate in barba ai diritti sanciti dal Regolamento, a darci la possibilità della certezza che qualcuno rispetti il Regolamento e a far sì che all'ordine del giorno, al primo punto dell'ordine del giorno, come dice il Regolamento, siano iscritti, su proposta dei gruppi di opposizione, provvedimenti diversi dai progetti di legge.

Noi su questo insistiamo e chiediamo l'inversione dell'ordine del giorno nel rispetto di quello che il Regolamento garantisce alle opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, al di là delle ragioni regolamentari testé esposte con chiarezza dal collega Sisto, ve ne sono anche di natura pratica e politica.

Partiamo dalla natura pratica. Stiamo impegnando più del tempo necessario a discutere se passare alle dichiarazioni di voto sulla TAV che a iniziare le dichiarazioni di voto e chiudere il voto sulle mozioni della TAV, perché lei sa meglio di me che siamo in fase di dichiarazione di voto e, quindi, non c'è neanche l'alibi di chissà che cosa potrebbe succedere, di quali pesanti rinvii potrebbe avere la proposta di legge di riforma costituzionale in esame; l'alibi non tiene, perché in un'ora e mezza si risolverebbe il problema.

Qui il problema è tutto politico ed è un problema tutto politico che ci porta al 20 dicembre del 2016, quando il MoVimento 5 Stelle, per bocca di alcuni che oggi sono sottosegretari e Ministri di quel Governo, interveniva sostenendo che la TAV era una cosa del tutto inutile, una spesa del tutto inutile; addirittura si accusava l'allora Ministro Galletti di essere su quei banchi per proteggere probabilmente le aziende mafiose che volevano intervenire sulla TAV e vi era un gruppo, quello della Lega, che votava contro la richiesta del MoVimento 5 Stelle di incostituzionalità della proposta di ratifica degli accordi in esame, poi trasfusi nella legge del 2017, proprio perché riteneva che, invece, quell'opera fosse necessaria.

Questo è il giochetto, il balletto che abbiamo davanti, perché non mi si venga a dire, come ha detto, con non so se simpatica baldanza o smisurata ingenuità, qualche collega, affermando: non possiamo passare alla votazione delle mozioni per il semplice motivo che sono state depositate alcune relazioni e i gruppi hanno bisogno di tempo. Ma i gruppi non hanno più bisogno di tempo, perché essendo in fase di dichiarazione di voto sulle mozioni, non è che si possa cambiare opinione rispetto a quanto eventualmente sia già stato depositato agli atti in queste ore. Ovviamente, si possono votare quelle mozioni nello stato di diritto e di fatto in cui si trovano e come sono state presentate; tutt'al più, è il Governo che dovrebbe avere, anziché poche, ma confuse idee, qualche idea chiara e suggerire eventualmente una riformulazione.

Si vuole scappare da una decisione parlamentare, così come si scappa, sul territorio, dall'eventuale referendum, perché vi è evidentemente una concezione strana della democrazia e della trasparenza e questa concezione strana sta in questi termini: se è interesse dei 5 Stelle votare, si vota, se non è interesse dei 5 Stelle votare, non si vota, e abbiamo un convitato di pietra, cioè la Lega, che anche su un tema come questo, per il quale, vorrei ricordare, si è spesa nelle recenti manifestazioni di piazza, non dice chiaramente: procediamo alla votazione delle mozioni in esame. Il TAV sta diventando uno dei tanti balletti attraverso i quali si cerca di coprire alcune evidenti differenze programmatiche e lo si fa in quale modo? Nel modo più ignominioso, anziché con il confronto, con la fuga. È una vergogna se non si fanno votare le mozioni oggi iscritte all'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Signor Presidente, intervengo per esprimerci, come gruppo, il gruppo Misto, a favore della richiesta di inversione dell'ordine dei lavori e vorrei motivare tale richiesta con due argomenti; uno, lo ha già espresso molto bene il collega Vito, citando il Regolamento, l'articolo 24, comma 3, ma c'è una questione di sostanza ancora più importante e mi fa piacere che in Aula ci sia il Ministro dei rapporti con il Parlamento, proprio per la sua funzione, è il Ministro che tiene i rapporti tra il Governo e il Parlamento nella sua integralità. Il tema che stiamo affrontando è evidente che sia stato affrontato attraverso la redazione dell'ordine del giorno da parte della Conferenza dei capigruppo, nella cui Conferenza, ovviamente, non c'è stato accordo, e a questo punto ha deciso il Presidente. Il tema è importante, è un tema di estrema attualità, è un tema, però, e non ho sentito questa motivazione citata da nessuno degli interventi, che è stato già affrontato dal Parlamento, nel senso che il TAV o la TAV è opera regolamentata da due leggi del Parlamento, una la n. 71 del 2014 e l'altra la n. 1 del 2017. Due leggi del Parlamento, quindi, due leggi dello Stato, approvate dal Parlamento, hanno determinato la realizzazione di quest'opera. È evidente che qualora - ma è sotto gli occhi di tutti, anche il Ministro dei rapporti col Parlamento ovviamente condivide questa argomentazione - l'attuale Governo legittimamente volesse bloccare la realizzazione di quest'opera, non lo può fare con un atto del Governo o con un'intenzione, una discussione all'interno della maggioranza, ma deve sottoporre all'Assemblea legislativa, che sono la Camera dei deputati e il Senato, cioè il Parlamento, una proposta di legge che a questo punto cancelli le due leggi precedenti e dica che la TAV o il TAV non si può realizzare. Allora, che cosa sono le mozioni? E lo dico a chi ha creduto sempre fino in fondo - mi riferisco in particolare al Ministro dei rapporti con il Parlamento, che oggi è Ministro dei rapporti col Parlamento, ieri, come tutti noi, era deputato e si è sempre battuto in quest'Aula, a nome del suo gruppo parlamentare, legittimamente, per la sovranità del Parlamento - al rapporto chiaro e distinto tra Parlamento e Governo: un argomento importante come questo ha il diritto di vedere, nella discussione tra Parlamento e Governo, un atto di indirizzo che veda prioritariamente un'indicazione da parte del Parlamento al Governo, se procedere in una direzione o in un'altra? È una questione che riguarda un rapporto solo tra maggioranza e all'interno della maggioranza, o è una modalità con cui anche il Governo riconosce la diversa funzione, che in questo caso è assolutamente legislativa? Il potere di fare le leggi la Costituzione lo attribuisce al Parlamento e non al Governo, e questo è il tipico caso in cui siamo in questa direzione.

Secondo elemento: ma è mai possibile e pensabile che si abbia paura del rapporto col Parlamento? Quando mai si ha paura del rapporto col Parlamento? È mai possibile continuare ad assistere a discussioni continue, legittime, in un rapporto interno al nostro Paese, esterno nei rapporti internazionali, con la Francia, con l'Unione europea, ed aspettare che tutto passi, senza minimamente coinvolgere tramite l'espressione di un atto di indirizzo il Parlamento? Ma lei, Ministro Fraccaro, quando era da questa parte del banco si sarebbe rivoltato contro una decisione di questo genere, ma legittimamente (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Lei era qui ad intervenire ogni minuto, ogni istante in cui il Governo non riconosceva le prerogative del Parlamento. Cos'è cambiato oggi, Ministro Fraccaro? Eppure lei non fa il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, non è il Ministro dello sviluppo economico: è il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

Cosa vuol dire essere Ministro per i rapporti con il Parlamento? C'è un tema di dignità che riguarda tutti: oggi si è maggioranza, domani si è all'opposizione. Proprio per questo il Parlamento è il luogo della democrazia: perché indipendentemente dai ruoli che si rivestono, oggi maggioranza, domani opposizione, oggi opposizione, domani maggioranza, rispettare il Parlamento è l'unico equilibrio che salva la democrazia del Paese, e che serve fino in fondo quello per cui noi siamo qui, onorare gli interessi dei cittadini. È un appello disperato: i numeri della maggioranza possono essere quelli stabiliti dalla maggioranza, ma lo sono non solo per l'inversione dei lavori, lo sono legittimamente per l'atto di indirizzo che il Parlamento le vuole dare. Abbiate il coraggio: i numeri ci sono, c'è una maggioranza chiara. Abbiamo svolto le audizioni, e concludo signor Presidente, oggi è arrivato il presidente della commissione tecnica a riferire in Commissione.

PRESIDENTE. Collega Lupi, ha esaurito il suo tempo.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Abbiate il coraggio di permettere a questo Parlamento, decidendo l'inversione dell'ordine dei lavori, di aiutarci ad esprimerci e a dare un atto di indirizzo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Adelizzi. Ne ha facoltà.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Signor Presidente, innanzitutto vorrei sgomberare il campo da una questione che è stata sollevata all'inizio dal collega Borghi del Partito Democratico: non c'è stato nessun contrordine, semplicemente era stato detto che ci sarebbero state delle interlocuzioni tra i gruppi di maggioranza e i gruppi di opposizione, e anche tra i due gruppi che compongono la stessa maggioranza; quelle interlocuzioni ci sono state, e si è arrivati serenamente alla conclusione di andare avanti così come era previsto da calendario. E questo lo voglio ricordare anche al collega Foti, che forse ha fatto un po' di confusione: da calendario è previsto che le mozioni vengano dopo la proposta di legge costituzionale in materia di iniziativa legislativa popolare.

Spiego anche il perché di questa decisione, e lo dico a tutti i colleghi perché non erano presenti. In sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, quando si è deciso e si è stilato il calendario dell'Aula, il Presidente Fico, sentiti tutti i gruppi, ha deciso di calendarizzare la proposta di legge costituzionale in materia di iniziativa legislativa popolare prima delle mozioni, su richiesta anche dei gruppi di maggioranza. Nel momento in cui è stata assunta questa decisione, si sapeva già che sarebbe sopraggiunta nel frattempo l'analisi costi-benefici, quindi non c'è alcun elemento di novità rispetto al momento in cui è stata assunta quella decisione.

Concludo, Presidente, dicendo che…

PRESIDENTE. Collega Adelizzi, mi scusi, il suo intervento sta suscitando grandi entusiasmi alla mia destra. Colleghi, se riuscite a moderare gli entusiasmi. Grazie. Prego.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Concludo, Presidente, ricordando che vi sono già stati un'ampia discussione e un ampio dibattito sulla proposta di legge costituzionale, lo ricordiamo tutti. Ci saranno a disposizione degli altri giorni, credo e spero pochi, di ulteriore dibattito, tutti quelli che saranno necessari; dopodiché passeremo volentieri a discutere e a votare le mozioni sul TAV. Questo è quanto ha deciso la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Mi sembra che dobbiamo metterci d'accordo su che cosa sia il Regolamento della Camera dei deputati: se sia un testo sociologico o giuridico. Se in un testo sociologico scrivo che una certa cosa di norma ha prevalenza, vuol dire che c'è una regolarità statistica; se in un testo giuridico scrivo che una cosa di norma ha precedenza è un imperativo, è una norma di diritto, è una norma (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non è una regolarità, è una regola. È quello che ha cercato prima di spiegare disperatamente il collega Sisto. Quindi qui c'è una norma.

Se mi dite che c'è una prassi contrastante, noi sappiamo che il diritto parlamentare è flessibile se tutti sono d'accordo, nemine contradicente. Noi non siamo d'accordo: noi vogliamo l'applicazione della norma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo è il problema chiave! Quindi, per favore, accantoniamo i manuali di sociologia se li abbiamo, apriamo il Regolamento e leggiamo il Regolamento come un testo giuridico. Non vi deve essere una concessione dei gruppi di maggioranza, è un diritto: questo diritto prevale. Quindi atteniamoci rigorosamente, altrimenti trasformiamo il Regolamento in un manuale di sociologia, ma allora non serve a nulla come Regolamento di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, è già intervenuto il collega Ceccanti per il suo gruppo, quindi…

EMANUELE FIANO (PD). Sull'ordine dei lavori…

PRESIDENTE. Sì, ma prima procederemo al voto, dopodiché sull'ordine dei lavori, se ci sarà ancora (Commenti del deputato Fiano)…Onorevole Fiano, è già intervenuto il collega Ceccanti per il suo gruppo (Commenti del deputato Fiano). Sull'ordine dei lavori, dopo la votazione.

Tutti i gruppi sono intervenuti, quindi passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 56 voti di differenza.

Sull'ordine dei lavori e per richiami al Regolamento.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, per chiarire rispetto alle parole, per il suo tramite al collega Adelizzi, alcune cose che ho sentito. Qui bisogna stabilire la differenza, anche per il proficuo, corretto e pacifico prosieguo dei nostri lavori…

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, la pregherei di aiutarmi. Se lei interviene sull'ordine dei lavori, precisi qual è il punto sull'ordine dei lavori, poi procediamo.

EMANUELE FIANO (PD). Ciò che è stato verbalizzato prima, nella verbalizzazione dei nostri lavori, dal collega Adelizzi sull'andamento dei lavori della Conferenza dei presidenti di gruppo, perché da ciò che qui viene verbalizzato circa l'esito della Conferenza dei presidenti di gruppo…

PRESIDENTE. Precisi questo aspetto, e poi procediamo con il punto all'ordine del giorno.

EMANUELE FIANO (PD). Prego, la ringrazio. Sì sì, ma è proprio sull'ordine dei lavori.

Io non intendo, il nostro gruppo non intende assecondare una finta verbalizzazione di ciò che è stato deciso alla Conferenza dei presidenti di gruppo. Primo, il Presidente della Camera, non come ha detto il collega Adelizzi, non ha certificato ciò che all'unanimità - ha usato queste parole il collega Adelizzi - veniva richiesto, perché questo gruppo di opposizione, insieme ai colleghi rappresentanti di Fratelli d'Italia e i colleghi rappresentanti di Forza Italia, non ha assecondato la decisione di posporre la votazione sulla mozione TAV alla votazione sulla riforma costituzionale dell'articolo 71…

PRESIDENTE. Collega Fiano, la capisco. Questo discorso il collega Ceccanti aveva cinque minuti per inserirlo al suo interno.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ROBERTO GIACHETTI (PD). Per un richiamo al Regolamento: articolo 8, comma 1.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, intervengo perché vorrei rimanesse agli atti ciò che dirò. Chi ha frequentato quest'Aula per qualche anno me l'avrà già sentito dire, ma l'avranno sentito dire la Segretaria generale e i funzionari, quindi vorrei lasciarlo agli atti di nuovo, perché penso che perpetriamo nelle violazioni del Regolamento. Come lei vede, all'articolo 8, comma 1, c'è scritto che il Presidente della Camera ha tra i suoi compiti quello di fare osservare il Regolamento. Presidente, in merito al tema della prassi, sappiamo perfettamente che la prassi è stata utilizzata attraverso i precedenti per, via via, aggirare le norme regolamentari, e spesso e volentieri si sono prese delle decisioni in contrasto con il Regolamento, tant'è che ogni tanto si interviene dicendo “purché questo non faccia precedente”, perché ci sono delle norme regolamentari che vengono violate perché di volta in volta una maggioranza sceglieva di forzare il Regolamento per portare a casa qualcosa. Lo dico anche al Ministro Fraccaro, col quale - forse lo ricorderà - discutevo nella scorsa legislatura e gli spiegavo che, esattamente quando si accede al precedente, poi, una volta ne guadagna la maggioranza e quando si sta all'opposizione ne subisce l'opposizione, ma si può trattare anche di una palese violazione del Regolamento. Penso che l'interpretazione che la Presidenza dà dell'articolo 24, comma 3, lì dove è prevista la parola “di norma”, intesa come “normalmente”, sia un palese aggiramento del Regolamento. Vorrei solo che rimanesse agli atti, per questo ho fatto un richiamo rispetto alle responsabilità del Presidente della Camera. In questo momento, per me, Presidente, sono le sue, ovviamente, ma è chiaro che la Presidenza è un organo che ha un Presidente e dei Vice Presidenti, e chi applica il Regolamento in questo momento lo applica a nome del Presidente. Questo tipo di interpretazione è una responsabilità che si assume il Presidente della Camera, perché il fatto che vi siano dei precedenti non vuol dire che ciò tolga all'autonomia e alla soggettiva decisione del Presidente della Camera quella di interrompere un precedente, se ci si trova di fronte a una situazione nella quale egli può stabilire tranquillamente che quella norma, anche se vi sono dei precedenti che la disapplicano, invece vada applicata. Io ho concluso, Presidente. Penso che la decisione di oggi della Presidenza sia una decisione che non tiene conto della possibilità soggettiva del Presidente di essere Presidente…Con questo non voglio dire che il Presidente è da una parte o dall'altra, dico che questa decisione chiaramente va a colpire le opposizioni, interpretando una norma regolamentare ma non applicandola.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, non sono intervenuto….Collega Sisto, anche lei è già intervenuto, valuteremo, la faremo parlare per un richiamo al Regolamento.

Non sono intervenuto prima perché è evidente che questo è un dibattito politico, non è un dibattito regolamentare, e le motivazioni che sono state esposte sia da chi ha chiesto l'inversione dell'ordine del giorno nella seduta di questa mattina sia da chi l'ha richiesto nella seduta pomeridiana e sia da chi ha negato il cambio dell'ordine del giorno sono motivazioni di carattere politico. Nel merito del Regolamento, il Regolamento dice che gli argomenti diversi dai progetti di legge inseriti nel calendario su proposta dei gruppi di opposizione sono di norma collocati al primo punto. Se la cosa doveva essere coercitiva, bastava non scrivere “di norma”, bastava scrivere che sono collocati al primo punto. Quel “di norma” evidentemente non costringe a collocarli al primo punto. Dopodiché, c'è una lunga prassi. Io ho fatto maggioranza e opposizione in questa Camera, come alcuni altri colleghi, che hanno visto questa lettura fatta sempre dalla Presidenza della Camera, a prescindere da chi ha presieduto la Camera. Quindi, è evidente che l'applicazione che ne stiamo dando oggi è un'applicazione corretta. Dopodiché, c'è un tema politico, che evidentemente la Presidenza non può risolvere, ma ha risolto l'Aula con un voto.

Colleghi, però noi abbiamo esaurito questa vicenda, perché abbiamo già votato. I gruppi che volevano intervenire su questo potevano farlo, dopodiché passeremo al punto successivo dell'ordine del giorno.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, intervengo per concordare con la scelta di interpretazione fatta dalla Presidenza, però, al tempo stesso, per ricordare a me stesso e all'Aula che la questione, nella Conferenza dei presidenti dei gruppi, non è stata nei termini descritti dal collega Adelizzi; c'è stata in quella sede una richiesta di tre rappresentanti, di tre presidenti (Partito Democratico, Fratelli d'Italia e Forza Italia) di anticipare, al completamento della discussione sulla proposta di legge costituzionale, le mozioni sulla TAV e, in quella sede, la maggioranza si è dichiarata indisponibile, con motivazioni che riguardavano sostanzialmente il fatto che la proposta di legge costituzionale era già stata calendarizzata per gennaio ed è stata procrastinata a febbraio. Da questo punto di vista, quindi, credo che la scelta che è stata compiuta dal Presidente Fico nella capigruppo, ovviamente tenendo conto dell'espressione della maggioranza…

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, la prego. Che richiamo al Regolamento è questo?

FEDERICO FORNARO (LEU). Non è un richiamo al Regolamento, è un intervento sull'ordine dei lavori, se mi consente.

PRESIDENTE. Capisco che lei prima non è intervenuto, come scelta di gruppo, però non possiamo adesso tornare a discutere di una cosa….

FEDERICO FORNARO (LEU). Finisco in un minuto. Credo che sia stata fatta la scelta giusta, da questo punto di vista, da parte sua, nel far votare e conseguentemente nell'aver definito la vicenda nei termini con cui è stata definita.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fornaro.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, è un richiamo al Regolamento ai sensi degli articoli 16 e 24. Chiedo per il suo tramite, Presidente, che trattandosi di diritti delle opposizioni, quindi fondamentali per gli equilibri dell'Aula, l'argomento che è stato votato come mero avvicendamento dell'ordine del giorno e mera inversione sia portato alla Giunta per il Regolamento. È importante che sia portato alla Giunta per il Regolamento perché non è un argomento qualsiasi quello che regola i diritti dell'opposizione, ma è un argomento fondamentale che nessuna prassi, in assenza di un parere formale di chi ha il compito specifico di darci le indicazioni, può superare e che io ritengo un argomento letterale insuperabile.

Allora, è bene che la Presidenza della Camera - se gli altri gruppi fossero d'accordo, questa richiesta potrebbe avere certamente più forza rispetto all'iniziativa di un deputato e di Forza Italia - convochi la Giunta per il Regolamento su questo punto perché non ci siano più prassi - fatemelo dire - distorsive della regola scritta nel Regolamento.

È fondamentale che questo brutto episodio di oggi, dove la politica sopravanza i diritti delle opposizioni, ovvero i regolamenti, o meglio, l'opportunismo politico sopravanza i diritti delle opposizioni, non si verifichi mai più. Se è successo, rimanga una prassi isolata, un episodio isolato, un brutto momento del Parlamento che un parere della Giunta per il Regolamento potrà, nella saggezza, con i tempi necessari, con l'ausilio - perché no - anche dalla Presidenza della Camera, restituire ad un'interpretazione che è l'unica plausibile, ovviamente a chi voglia intendere, un'interpretazione giuridicamente e rigorosamente orientata.

Pertanto, le chiedo, Presidente, su questo punto, per evitare ulteriori strafalcioni - a mio avviso, è una mia opinione - sul piano del Regolamento, di convocare la Giunta e di sottoporre alla Giunta esattamente questo problema, cioè se quel “di norma” sia un rafforzativo, nel terzo comma e nel secondo comma e quindi sancisca inoppugnabilmente il diritto delle opposizioni a che siano immediatamente discussi i propri provvedimenti, o sia una deroga che renda più debole i diritti di chi numericamente ha comunque meno forza ma pari diritti in quest'Aula.

PRESIDENTE. Certamente, onorevole Sisto. L'argomento verrà sottoposto al Presidente che, credo, non avrà problemi a convocare la Giunta per il Regolamento ponendo anche questa questione.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Chiedo di parlare per un Richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, sempre per un richiamo al Regolamento, articolo 16, comma 3. Intervengo per associarci anche alla richiesta del collega Sisto, ritenendo che sia quantomeno opportuna la convocazione della Giunta per il Regolamento per dirimere la questione posta dall'articolo 24, comma tre. È una questione che ci sembra piuttosto importante, al di là delle valutazioni di merito che ha fatto già prima per me il collega Foti.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zucconi. Certamente valgono per lei anche le osservazioni fatte per il collega Sisto.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: D'Uva ed altri: Modifiche all'articolo 71 della Costituzione, in materia di iniziativa legislativa popolare, e alla legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1 (A.C. 1173-A); e delle abbinate proposte di legge costituzionale: Ceccanti ed altri; Ceccanti ed altri; Elisa Tripodi ed altri; Magi (A.C. 726-727-987-1447) (ore 16,47).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale n. 1173-A: Modifiche all'articolo 71 della Costituzione, in materia di iniziativa legislativa popolare, e alla legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1; e delle abbinate proposte di legge costituzionale nn. 726-727-987-1447.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori d'Assemblea (Vedi calendario).

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta del 31 gennaio 2019 è stato da ultimo respinto l'emendamento Magi 1.174.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sisto 1.175.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, soltanto per sostenere questo emendamento che si limita - scusate se è poco - ad aggiungere la necessità di rispettare i trattati internazionali. Qui tutti possono cogliere con grande fermezza la differenza che c'è tra le 500 mila firme e la necessità di rispettare i trattati internazionali. Noi stiamo ponendo in serio pericolo l'equilibrio nei rapporti internazionali; ecco perché questa aggiunta a noi sembra il minimo per poter raggiungere un obiettivo che possa essere accettabile. Voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Capita di rado, ma mi spiace distinguere la posizione rispetto al collega Sisto, che evidentemente, come anche altri gruppi parlamentari, in particolar modo il Partito Democratico, intende sottolineare con forza la necessità di vincolare le scelte del popolo alle scelte prese, spesso, contro il popolo. Ricorderanno i colleghi parlamentari più anziani di me quando non fu possibile ammettere, o meglio, la Corte costituzionale bloccò il referendum abrogativo proposto dalla Lega sulla legge Fornero proprio perché andava, da un lato, a incidere su regole di bilancio e, dall'altro, su regole e patti internazionali, in particolar modo quelli legati al fiscal compact e quindi agli equilibri di bilancio.

Questo ci fa capire che ci sono dei casi in cui la soluzione forse adottata, cioè quella del richiamo generico alla Costituzione, è già sufficiente per inquadrare il perimetro di delineazione di questo nuovo istituto. Questa volontà di affermare la potenza, la prepotenza del diritto internazionale, del diritto europeo, quando forse dovremmo porci il problema di introdurre un tema: penso al referendum consultivo quando vi è cessione di sovranità popolare e forse dovrebbe essere chiesto il parere del padrone della sovranità popolare, cioè il popolo sovrano.

Quindi, voteremo contrariamente a questo emendamento e agli emendamenti similari in materia, anche per richiamare l'attenzione di questo Parlamento su questo tema importante, su cui faremo anche delle proposte più circoscritte, perché riteniamo che quando vi sia cessione della sovranità popolare vada chiesto almeno il parere del padrone di questa sovranità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). In effetti, signor Presidente, anche alla luce di recenti episodi e considerazioni che mettono comunque in discussione alcuni trattati in generale, alcuni patti e alcuni contratti che sono stati fatti recentemente con delle nazioni europee, noi segnaliamo il sunto che è già contenuto nel comma dell'articolo 1, per cui il referendum non è ammissibile se la proposta non rispetta i principi e i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, nonché dal diritto europeo e internazionale. Quindi, pensiamo che già in questa formulazione siano contenuti i dettami precisi dell'articolo, pertanto vedremo di confermare l'assunto presente nell'articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Questo emendamento di Forza Italia cita testualmente: “se non rispetta i trattati internazionali”. Mi viene in mente che proprio il tema che sollevavamo poco fa, cioè quello del TAV Torino-Lione, sia esattamente un trattato internazionale, che peraltro il Parlamento a larghissima maggioranza ha approvato. Ora, immaginiamoci se sullo stesso trattato si potesse fare un referendum propositivo che, magari, impegna il Parlamento ad applicare questo trattato in maniera completamente sconclusionata, tanto da vanificarlo: ciò sarebbe assurdo. Così come non si può fare un referendum abrogativo di un trattato internazionale, alla stessa stregua sarebbe buonsenso evitare che fosse materia di referendum propositivo. È vero che c'è tutta la questione della delimitazione delle materie nell'emendamento della collega relatrice, ma noi crediamo che l'esplicitazione di questa dicitura sia migliore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. C'è un ulteriore elemento che dovrebbe essere portato all'attenzione di quest'Aula per supportare un voto favorevole all'emendamento 1.175 Sisto, cioè il fatto che non solo il nostro sistema di relazioni internazionali e di politica estera è soggetto a misure di questa natura, ma lo è anche il nostro sistema di difesa. Noi facciamo parte di un'organizzazione, la NATO, che è stata approvata con un trattato internazionale. La lungimiranza dei padri costituenti ha sottratto ad una discussione di carattere abrogativo la possibilità di espungere l'Italia dal sistema di difesa previsto sulla fine degli anni Quaranta e che è stato uno degli elementi essenziali per lo sviluppo nel nostro Paese della pace, della democrazia, dello sviluppo e del raggiungimento di livelli avanzati dei diritti di libertà e di cittadinanza. Ora, è di tutta evidenza che richiamare questo elemento come un elemento da non potersi utilizzare nel quadro di una polemica facile, è un ulteriore elemento di garanzia degli equilibri e degli assetti della nostra natura di democrazia rappresentativa e non è banale dirlo in considerazione degli atteggiamenti, delle scelte, delle prese di posizione che numerosi esponenti di questa maggioranza e del Governo medesimo stanno avendo su questi punti e che stanno, dopo settant'anni, iniziando a mettere in discussione i consolidati tradizionali e storici del nostro sistema di organizzazione della difesa. Senza dover andare alla discussione che c'è stata in quest'Aula ieri sulla questione del Venezuela, in cui un partito di maggioranza relativa ha teorizzato la politica del “né-né”, cioè né con la NATO, né con la Russia, bisognerebbe però aggredire questa discussione con maggiore coscienza.

Il non inserire, quindi, conseguentemente, il non approvare all'interno di questo testo l'emendamento Sisto, inevitabilmente comporterebbe una fattispecie che noi abbiamo già provato a sollevare, cioè il fatto che la natura tendenzialmente populistica e demagogica di determinati movimenti che si presentano come elementi atti a scardinare il sistema, possa utilizzare lo strumento del referendum propositivo per porsi in una condizione di antagonismo rispetto all'assetto rappresentativo consolidato. Non ci meraviglieremmo di dover vedere qualche Ministro del Governo mettersi alla testa di un referendum propositivo che guida una crociata contro gli elementi fondamentali contenuti all'interno della nostra Costituzione.

Quindi, oggi qualcuno può venire qui a teorizzare con grande libertà che possiamo, in maniera indifferenziata, stare dalla parte dei dittatori e stare dalla parte della democrazia occidentale; domani qualcun altro può venire qui e dire che noi, per esempio, possiamo tranquillamente uscire dal sistema della NATO perché costa e perché quindi, per risparmiare, possiamo tranquillamente uscire e su questo tema possiamo raccogliere le firme e mettere in opposizione la Piazza e il Parlamento.

Un ulteriore soprassalto di resipiscenza servirebbe ed è per questo motivo che l'emendamento presentato dal collega Sisto appare tutt'altro che un fuor d'opera ma, invece, in realtà, appare un elemento di specificazione assolutamente importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Intervengo a titolo personale ma sempre come componente del gruppo di Forza Italia-Berlusconi Presidente. Mi viene da dire: chiffon de papier. Ce l'abbiamo un po' tutti nell'orecchio. Non so i giovanissimi, ma i pensionati sicuramente si ricordano quand'è che si parlò di chiffon de papier. E noi vogliamo ridurre l'Italia, quando firma i trattati internazionali, a sentirsi poi dire: chiffon de papier. Ma quale chiffon de papier? Ont doit être honnête, la vraie honnêteté, la vera onestà. E' indispensabile che ci sia la impossibilità di cancellare i trattati internazionali quando si promuove un referendum, altrimenti che cavolo di dignità avremo noi in Italia? Come se ne avessimo tanta già adesso, se qualunque trattato va a sottoscrivere il nostro oramai famosissimo Presidente del Consiglio…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fatuzzo.

CARLO FATUZZO (FI). …che si sa che basta un cinquecento…

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Scusi, Presidente, rinuncio all'intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Intervengo per aderire pienamente a quanto esposto dal collega Borghi e lo faccio anche pro domo mea. L'autonomia altoatesina della regione Trentino-Alto Adige Sudtirol è assicurata sul piano internazionale dall'Accordo di Parigi. È ben vero che è stata attuata con legge costituzionale, perché lo statuto di autonomia è legge costituzionale non suscettibile di referendum propositivo, ma è attuata anche tramite leggi ordinarie che, in teoria, potrebbero subire modificazioni su iniziativa popolare a mente dell'articolo 71 nell'odierna formulazione. Per cui chiediamo che venga inserito il limite del rispetto dei trattati internazionali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.175 Sisto, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.176 Schullian.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. L'emendamento mira ad introdurre un parametro di valutazione di ammissibilità delle proposte referendarie consistente nel rispetto delle competenze legislative delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano. Si tratta non di un limite per materia, che non sarebbe possibile con questa formulazione, ma, come detto, di un limite di valutazione di ammissibilità di una proposta per evitare che proposte referendarie possano esplicare effetto invasivo delle competenze legislative regionali oppure provinciali. In tal modo, si creerebbe non soltanto una certezza di diritto ma l'approvazione dell'emendamento e l'inserimento di tale parametro avrebbe anche un effetto deflattivo del contenzioso pendente dinanzi alla Corte costituzionale tra regioni e Stato, avente ad oggetto appunto l'intrusione nella sfera di competenza regionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. Forza Italia voterà convintamente l'emendamento 1.176 Schullian. Il testo proposto dalla maggioranza consente pacificamente lo svolgimento del referendum su materie di competenza concorrente ex articolo 117, comma terzo, della Costituzione.

Il rispetto dell'autonomia regionale perciò è in grave pericolo per ragioni facilmente intuitive. La legge di iniziativa popolare molto probabilmente sarà informata a indirizzi centripeti e avrà sempre un segno negativo per le competenze regionali. Il referendum popolare, infatti, si svolge sempre su base nazionale e non contempla alcun meccanismo per dar voce, nell'ambito del processo decisionale, alle regioni.

Di fronte a tale scenario, è illusorio pensare che la tutela dell'autonomia regionale possa essere affidata interamente alla Corte costituzionale e venga giocata solo sullo scivoloso crinale principio-dettaglio, partita che come dimostra la giurisprudenza costituzionale si è quasi sempre risolta in senso favorevole allo Stato.

Ne consegue la necessità di escludere espressamente le materie di legislazione concorrente dall'ambito di operatività del nuovo istituto referendario.

Il catalogo delle competenze esclusive dello Stato, previste dall'articolo 117, comma secondo, contiene inoltre una serie di competenze individuate non per ambito oggettivo ma per lo scopo, le cosiddette materie esclusive trasversali, come la tutela della concorrenza, l'ordinamento civile, la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni che, in quanto tali, consentono al legislatore centrale, nel perseguimento dell'obiettivo affidato, di incidere trasversalmente su tutto l'ambito delle competenze regionali.

Nel testo attuale il referendum può avere ad oggetto pacificamente tali materie. Per porre un limite all'incisione di queste competenze in senso eccessivamente punitivo per l'autonomia, occorre oggi esplicitare, riprendendo la giurisprudenza costituzionale, che gli interventi popolari in tale materia dovranno soggiacere quanto meno al principio della ragionevolezza e della proporzionalità.

In ogni caso, comunque, intendo consegnare l'argomento agli atti di questo dibattito parlamentare affinché la Corte costituzionale, in sede di possibili futuri giudizi di ammissibilità, possa tener conto che la voluntas legis è nel senso di assoggettare a questi limiti le iniziative referendarie che incidano in tali materie. Sulla questione, che è assai delicata e su cui ritornerò con un ordine del giorno, invito in particolare i colleghi della Lega e anche il Ministro Fraccaro, che è veneto di origine ma trentino di adozione, a prestare la massima attenzione.

Veniamo al controllo preventivo e d'ufficio della Corte costituzionale. La riforma chiama la Corte a operare in via preventiva e d'ufficio: un controllo a tutto campo su ogni parte della legge rispetto ad ogni possibile parametro costituzionale. Si tratterà di un compito davvero difficile e defatigante ma anche a rischio elevato di politicizzazione. Nel processo costituzionale il principio della domanda, attualmente vigente, serve a contenere i poteri della Corte costituzionale chiamandola a giocare nell'ambito di un perimetro ben circoscritto sul versante dell'oggetto, del parametro e dei profili.

Nel controllo immaginato dall'attuale maggioranza, invece, la Corte sarà chiamata d'ufficio a fare da avvocato, pubblico ministero e giudice, individuando tutte le possibili questioni, scegliendo i parametri, argomentando e contro argomentando, così esponendosi ad incorrere in scelte, preferenze o valutazioni politiche. Non a caso, nel principale ordinamento che contempla il sindacato preventivo, quello francese, il Conseil Constitutionnel è organo a composizione e natura prevalentemente politica e ciò proprio sull'assunto che il controllo preventivo è e non può che essere infiltrato di forti profili di politicità.

Lo snaturamento del ruolo e della funzione di garanzia della Corte costituzionale, che questa vostra riforma determina, è un grande danno per l'ordinamento e per il Paese e rischia di avvenire sotto gli occhi di tutti senza una chiara percezione del grave vulnus costituzionale che determinerà.

PRESIDENTE. Ricordo che stiamo discutendo l'emendamento 1.176 Schullian

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Grazie, Presidente. Io prendo la parola per chiedere il permesso ai colleghi sottoscrittori di poter sottoscrivere questo emendamento, proprio per ribadire la nostra convinzione sulla necessità, sempre nel rispetto della Costituzione, di poter garantire le norme sulla tutela delle autonomie e delle minoranze. Quindi, per questo motivo chiedo di poter sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Credo che il collega Schullian non avrà problemi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marin. Ne ha facoltà.

MARCO MARIN (FI). Grazie, Presidente. L'emendamento anche dal punto di vista giuridico e tecnico è stato spiegato in maniera molto chiara dall'onorevole Zanettin, e anche dal punto vista politico.

Allora, Presidente, oggi siamo quasi al 15 febbraio e per il 15 febbraio il Governo gialloverde, il Governo a maggioranza MoVimento 5 Stelle e Lega, aveva preso un impegno con tutto il Paese: aveva detto che sarebbe arrivata l'autonomia. Non una concessione ma un diritto che veneti e lombardi, votando in milioni di cittadini, si erano conquistati nell'ottobre 2017 e questo emendamento va in questo senso: richiama l'autonomia, quell'autonomia che quando torniamo a casa - e mi rivolgo ai colleghi veneti - tutti ci dicono “noi la vogliamo” - e ho concluso, Presidente – “e la voteremmo immediatamente”.

Allora, noi speriamo che questa autonomia arrivi in fretta in Parlamento e che finiscano le ambiguità di un contratto superficiale fra due forze politiche che non condividono nulla e, in questo senso, è l'emendamento che abbiamo proposto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marin.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Grazie, Presidente. Io voglio sottolineare di nuovo che attraverso questo provvedimento si sta modificando, in modo determinante e pericolosissimo, in primo luogo l'autonomia legislativa di questo Parlamento e in secondo luogo - e l'abbiamo visto prima - la credibilità internazionale del Governo e di questo Parlamento. E oggi si mette in discussione anche la possibilità di una scelta autonomista, autonomista nel senso del contratto che era stato firmato il 4 marzo da tutto il centrodestra, cioè la possibilità oggettiva di rendere autonome le regioni del Nord, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna e, naturalmente, Lombardia.

Io credo che questa sia una pericolosità oggettiva che dovrebbe far riflettere soprattutto gli amici della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Musella.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. A titolo personale e da cittadino di una regione a statuto speciale, chiedo di essere autorizzato a porre la mia sottoscrizione all'emendamento 1.176 Schullian. Tecnicamente evidenzio che votare contro su questo emendamento vuol dire anche non tener conto della necessità di rispettare i principi di sussidiarietà e proporzionalità comunitari.

In questa fase, stiamo discutendo a livello comunitario dell'esigenza di rafforzare questi principi e di sottoporli addirittura alla condizionalità dello Stato di diritto ma quando vengono proposti nel nostro ordinamento vediamo il Governo votare contro, a dimostrazione di una totale sottovalutazione dei principi di diritto costituzionale comunitario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Grazie, Presidente. Questo emendamento del collega Schullian tocca un tema che sarà, tra poco, oggetto di dibattito politico in questo Paese e, forse, già tra pochi giorni ne discuterà il Consiglio dei ministri.

Infatti, questo emendamento tende a dare certezza della difesa e della prerogativa delle competenze legislative delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano e noi sappiamo che tra pochi giorni il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare - forse - un'intesa con le regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, che dovrebbero aver raggiunto con il Governo, sul punto dell'attuazione del terzo comma dell'articolo 116 e successivamente questo testo dovrebbe arrivare in Parlamento, sia l'intesa sia la sua legge di attuazione.

Noi parleremo anche più avanti di questo tema, Presidente, e credo che interverrà il collega Ceccanti tra poco su un altro emendamento, ma voglio evidenziare, prima di tutto, che è singolare che una maggioranza che sta portando avanti l'ipotesi di attuare il terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione su richiesta di tre regioni italiane, mentre nel frattempo si preparano altre richieste di altre regioni italiane, e che sicuramente lo ha nel DNA il partito della Lega Nord e parrebbe averlo acquisito - ma io non saprei dire come andrà la riunione del Consiglio dei Ministri - anche il MoVimento 5 Stelle, che dunque vuole costruire nel nostro Paese, in attuazione di quell'articolo, un federalismo differenziato, dando autonomia a quelle regioni che sono in grado di chiederla, si ritrae, invece, dinanzi alla richiesta emendativa del collega Schullian e degli altri colleghi che l'hanno firmata - e adesso sottoscritta anche dalla collega di Liberi e Uguali - di difendere la prerogativa già differenziata delle regioni e delle province autonome di Trento a Bolzano. Questa è cosa singolare!

A me pare che - e ancora di più lo vedremo dopo, quando parleremo in termini complessivi dell'emendabilità delle intese sulle autonomie che dovrebbero forse arrivare al voto del Parlamento - se si dovesse manifestare da parte della maggioranza e da parte dell'interpretazione regolamentare di legge l'inemendabilità di quel testo, mentre dovrebbe rimanere, se questo emendamento non viene approvato, la referendabilità del federalismo differenziato per le regioni e le province autonome, voi capite che stiamo costruendo un quadro ordinamentale totalmente - totalmente! - asimmetrico. Si potranno, infatti, con referendum di iniziativa popolare sottoporre a quesito referendario i meccanismi di autonomia legislativa di province e regioni autonome - se non viene approvato questo emendamento - e quest'Aula della Camera dei deputati non potrà, tra pochi giorni, emendare il testo dell'intesa sull'autonomia di quelle tre regioni. Ma non ho capito: le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sono di grado B rispetto a Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna? Che tipo di quadro ordinamentale stiamo creando? Si potrà per alcune autonomie ragionare direttamente da parte del popolo e, invece, per le stesse o per altre il Parlamento non potrà intervenire? Ho concluso, Presidente. Noi stiamo - e sarei molto sorpreso del voto contrario della maggioranza su questo emendamento - portando questa materia costituzionale e il quadro di registro ordinamentale che la contiene tutta a sbattere contro un muro e la cosa preoccupante di questo sbattere contro il muro è che di mezzo ci sono i diritti soggettivi delle persone che in queste regioni abitano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, mi rivolgo direttamente anche al Ministro Fraccaro che è Ministro di un Paese come l'Italia che si distingue proprio per il carattere di diversità su tanti piani, geografico, ambientale, culturale, linguistico e anche istituzionale, perché il patrimonio di questa esperienza, che sono le autonomie e anche le autonomie speciali, fa parte del nostro Paese e ha rappresentato, la nostra autonomia, un momento importantissimo per il nostro Paese ed è stato un momento anche di innovazione istituzionale, in quanto è un modello riconosciuto a livello europeo unico. Ora questo patrimonio è di tutti ed è importante, ci si aspetterebbe una maggior sensibilità verso i sistemi di rappresentanza proprio in questo Paese e di tutela e di attenzione verso le minoranze. Pertanto, questo emendamento chiede una conferma e un riconoscimento di questo.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Non c'è alcun genere di confusione su questo articolo. Io ricordo che siamo partiti da un testo in cui si parlava di legge ordinaria, quindi vi erano dei limiti impliciti e dei limiti espliciti. Tra i limiti impliciti, vi erano anche le intese e gli accordi. Proprio sulle sollecitazioni del dibattito in Commissione si è deciso di esplicitarli alcuni di questi limiti; successivamente, con il dibattito anche intervenuto in Aula si è deciso di sostituire, come parametro di ammissibilità, tutta una parte dell'inciso e di quello che costituisce attualmente il secondo capoverso dell'articolato con “la Costituzione”. È chiaro che, nel momento in cui si inserisce la Costituzione, si utilizza come parametro tutto l'impianto costituzionale, quindi, la tutela delle minoranze ci sarà. Tutti i problemi interpretativi riguardo all'articolo 117, terzo comma e quarto comma, non ci sono, è chiaro che saranno escluse e, tra l'altro, sarebbero già state escluse anche senza far riferimento esplicito alla Costituzione perché si parlava di intese ed accordi; stessa cosa vale per l'articolo 116, terzo comma. Quindi, io non vedo alcuna confusione: poteva esserci, forse, con la formulazione originaria, ma con queste modifiche, con i limiti impliciti e con la valutazione preventiva da parte della Corte costituzionale su tutto l'impianto della Carta costituzionale si è fugato qualsiasi dubbio da questo punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, alle elezioni regionali del Trentino-Alto Adige del 1988 partecipai personalmente insieme al Partito Pensionati con una bella campagna elettorale che mi portò in tanti comuni della provincia di Trento e della provincia dell'Alto Adige. Tutti i cittadini mi dissero: noi qui stiamo bene, stiamo veramente bene. Ed era vero, perché in Alto Adige esiste l'indennità di accompagnamento da molto prima dell'11 febbraio 1980, cioè prima che in Italia venisse istituita a livello nazionale l'indennità di accompagnamento per i non autosufficienti, dieci anni prima, questo era avvenuto già nella provincia autonoma dell'Alto Adige. Quindi, è assurdo che si voglia prevaricare il diritto legislativo delle province autonome. Viva i pensionati, pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fatuzzo, non serve. Onorevole Fatuzzo, non serve proprio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, colleghi, membri del Governo, su questo emendamento noi ci asterremo perché, pur comprendendo le motivazioni che l'hanno generato - infatti, dice “se non rispetta le competenze legislative delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano” -, vogliamo segnalare che la materia è abbastanza delicata. Si richiama al Titolo V della Costituzione sulle autonomie locali e vengono indicate all'articolo 116: Il Friuli-Venezia, Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino Alto Adige e la Valle d'Aosta dispongono di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con legge costituzionale. La regione Trentino-Alto Adige è costituita dalle Province autonome di Trento e Bolzano. Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell'articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all'organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all'articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la regione interessata. Tutto questo marchingegno presente nella Costituzione fa capire, appunto, come la materia sia estremamente delicata.

Se a ciò aggiungiamo la considerazione che stanno per giungere sul tavolo della politica nazionale questioni che riguardano Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna nell'acquisizione di importanti autonomie, è chiaro che, solo da questo, emergerebbe il concetto che con tutta probabilità…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Zucconi. C'è il collega D'Ettore che sta facendo un intervento anche lui…

RICCARDO ZUCCONI (FDI). No, ma lui si emoziona sempre quando parlo io…

PRESIDENTE. Onorevole D'Ettore, usi il cellulare. Prego.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Ho facoltà, D'Ettore, di intervenire? Quindi, la materia è delicata, aggiungendosi in particolare queste ultime questioni riguardanti l'autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, la questione appare ancora più intricata. E, probabilmente, già nel testo originario, anche quello uscito dalla Commissione, le questioni sono state non sufficientemente, secondo noi, considerate. Quindi, il gruppo di Fratelli d'Italia si asterrà su questo emendamento, soltanto perché lo considera, al di là di cosa propone specificamente, una segnalazione di una criticità che attiene all'intera proposta di legge costituzionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.176 Schullian, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'emendamento 1.177 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. A me sembra che non si possano avere dubbi: se noi volessimo ascrivere a queste iniziative la possibilità di intervenire in materia tributaria, bilancio, amnistia, indulto, autorizzazione a ratificare trattati internazionali creeremmo un mostro, cioè una sorta di contropotere rispetto al Parlamento, nessuna differenza - è, forse, questo l'intento del Ministro Fraccaro e di chi supporta questa proposta - fra chi raccoglie 500 mila firme e chi, magari, è eletto per stare in un Parlamento in cui decidere, eventualmente, le sorti di un Paese, dal punto di vista attivo e anche dal punto di vista omissivo, perché non c'è soltanto quello che si fa: anche quello che non si fa caratterizza un Parlamento. Allora, mi sembra che questo emendamento sia un emendamento che, ancora una volta, traccia la linea minima di praticabilità di un provvedimento negativo, come quello che ci accingiamo a votare. Voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Noi voteremo favorevolmente a questo emendamento che, al di là del tecnicismo in cui entra, ha la peculiarità di segnalare - ed è emerso in più circostanze nel dibattito, tanto in Commissione quanto in quest'Aula - la delicatezza di arrivare ad un provvedimento che abbia e che tenga conto di tutte le funzioni di equilibrio su cui si va ad incidere con questa materia. Il collega Sisto, correttamente, ne segnala alcune, tra cui inizia ad avviare un serie di emendamenti su una materia delicatissima quale è quella della estinzione della pena e del condono della pena stessa con amnistia e indulto, così come quella della prerogativa, tipicamente parlamentare, dell'autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali, che necessitano, per definizione, di un equilibrio, di una camera di compensazione tra quelli che sono anche gli istinti, le peculiarità, le spinte che vengono anche dalle esigenze elettorali, politiche, anche populistiche talvolta, quando ci si avvicina al momento dell'elezione, ma che su materie di questa delicatezza debbono trovare, anche nel dibattito parlamentare, anche in quella funzione che ha il Parlamento, di contemperazione degli interessi anche difformi e comuni, un equilibrio necessario, tale da poter intervenire su queste materie con attenzione e, dicevo, con equilibrio.

Proprio per questo, vi è la necessità, che abbiamo più volte ribadito, di immaginare, pur essendo favorevoli all'istituto del referendum propositivo, tutta una serie di riflessioni che forse andrebbero fatte, ponendo il tema dell'istituto del referendum propositivo e dell'iniziativa popolare di legge nella Costituzione, lasciando invece ad un'altra legge, una legge costituzionale, com'era in quell'equilibrato emendamento bipartisan assunto nella scorsa legislatura da Calderoli e dalla Finocchiaro, tutta una serie di equilibri di cui si deve tener conto e che non si possono affrontare con una norma fatta così, in fretta e furia, semplificata, da cui emergono e sono emersi, nel dibattito di Commissione e nel dibattito parlamentare, tante piccole o grandi criticità e dubbi che, credo, come legislatori, dovremmo porci. Oggi, il collega Sisto, con questo emendamento ce ne solleva alcuni, sui quali potremmo aprire enciclopedie, perché d'altronde è normale, è giusto, è corretto, la Costituzione non è che si scrive in un momento, e bisogna avere forse anche l'umiltà, quando si scrivono delle regole che sono regole condivise per i cittadini, di approcciarla con tutta la meditazione che questa necessita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Presidente, ringrazio il collega Sisto, perché ha posto alcune materie che ci consentono di fare una riflessione su qual è il rischio e dove si va a parare. Il collega Sisto pone alcune materie alla nostra attenzione, la materia tributaria, di bilancio, amnistia e indulto; io mi vorrei soffermare su una di queste e cioè sul bilancio, perché è evidente che i correttivi introdotti consentono che non è che qualunque proposta abbia poi il consenso successivo del Parlamento e la legittimità di poter presentare iniziative, con riguardo alla materia, per esempio, del bilancio, però, esiste un tema gigantesco che va al di là della legittimità successiva, verificata e da verificare, su una iniziativa popolare che ha al riguardo materie di bilancio.

Vorrei che questo Parlamento si interrogasse su un rischio; se, per esempio, un'iniziativa popolare riguardasse la materia di bilancio, anche se poi la stessa iniziativa non dovesse trovare il vaglio, introdotto, di legittimità, porrebbe una questione di pressione al Parlamento su una materia su questioni da finanziare, cioè sull'attenzione che il Parlamento dovrebbe dedicare alle politiche di bilancio che possono derivare da interessi territoriali o da interessi di altra natura.

Votare questo emendamento significa salvaguardare il più possibile l'interesse nazionale che questo Parlamento deve garantire rispetto a spinte di ogni genere, anche territoriali, che possono derivare da iniziative legittime o non legittime sulla materia di bilancio. Noi dobbiamo avere la forza di dire che se esiste una democrazia rappresentativa è qui che si stabiliscono le politiche di bilancio, le priorità, ciò su cui lo Stato decide di stanziare risorse.

Guardate, io voglio fare un esempio banale, stupido, però credo che possa accadere che un'iniziativa referendaria nasca da una parte d'Italia, da una parte di territorio su esigenze legittime per le quali si chiede un'iniziativa popolare volta a stanziare delle risorse su un aspetto piuttosto che su un altro. E ammettiamo pure il caso che sia legittima questa iniziativa in termini tecnici e giuridici, il Parlamento si dovrebbe trovare a pronunciarsi su una iniziativa che nasce da un territorio, sull'esigenza di un territorio, ma che, seppur legittima, non riguarda l'interesse del Paese o non lo riguarderebbe nella stessa misura in cui se fosse il Parlamento ad affrontare questo problema. Guardate è una questione gigantesca, ne va dell'unità delle politiche di bilancio che è, per sua definizione, un'unità politica nazionale.

Immaginate, ancora, se da regioni con numeri importanti, dove è facile raccogliere le firme o è più facile raccogliere le firme, derivasse una iniziativa legislativa, sempre sulle politiche di bilancio, volta per esempio, a finanziare una infrastruttura piuttosto che un'altra; chi lo stabilisce qual è l'interesse nazionale su alcune infrastrutture piuttosto che su altre? Guardate, è pericolosa la deriva.

Io mi sono soffermato solo su un aspetto di quelli che ha posto il collega Sisto, ma lo potrei fare e lo farò, se mi sarà consentito, su altre questioni, su altre materie, ponendo alla vostra attenzione degli esempi che rischiano, poi, che la debolezza della politica, rispetto ad una iniziativa di un territorio, casomai, di regioni popolose, si pieghi e faccia piegare l'interesse nazionale ad un interesse di un'iniziativa che può essere, per esempio, territoriale o locale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Silli. Ne ha facoltà, per un minuto.

GIORGIO SILLI (FI). Presidente, semplicemente per ribadire, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che quando si parla di certi argomenti non si può andare giù col machete.

La nostra Costituzione è un capolavoro di pesi e contrappesi e non è stata certamente scritta, come ricordava l'onorevole Prisco, in pochi giorni; è stata costruita durante il corso di mesi e anni da Commissioni e sottocommissioni, creando dei compartimenti che sono, per loro natura, stagni.

Quando si parla di trattati internazionali si parla di capolavori di ingegneria istituzionale che mettono e che fanno compenetrare tra loro realtà diverse, istituzioni diverse. Quando si parla di bilancio, quando si parla di indulto, si parla di qualcosa che… non perché io sia avverso a quello che noi definiamo il Popolo con la P maiuscola, ma ci sono argomenti ed argomenti: io non penso che, per certi versi, si possano appaltare a un qualcosa che non sia democrazia rappresentativa questi argomenti…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Silli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Solo per confermare quanto già ribadito, in modo anche specifico e puntuale dal collega Prisco, rispetto al nostro voto a favore dell'emendamento dell'onorevole Sisto, per come è stato definito - un mostro - quello che sta per avvenire.

Quindi, si cerca di arginare in modo intelligente quello che alla fine produrrebbe solo un danno, attraverso quella superficialità e anche una forma di arroganza politica che, in qualche modo, parla di una Costituzione che si vuole cambiare e portare a casa in termini di risultati, ma non di ottimi risultati.

Noi, ovviamente, auspichiamo che il Ministro possa rimediare a questo errore, trattandosi di materie così delicate, di materie così importanti, ma, soprattutto, di quella storia che vede una Costituzione sicuramente scritta con altre capacità, con la mano, con la mente e col cuore, mentre, qui, forse, esiste soltanto la mano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, per il suo tramite mi rivolgo soprattutto agli amici e colleghi del MoVimento 5 Stelle e a tutti coloro che non voteranno per questo emendamento. Non votando per questo emendamento, non votando a favore, quindi, votando contro, come solitamente state facendo, sarà possibile presentare richieste di referendum propositivo anche in materia di bilancio.

Allora, vi comunico che il primo passo che compirò, una volta che verrà approvata, sarà di chiedere un referendum propositivo per aumentare l'invalidità civile da 289 euro al mese a 650 euro al mese, come già fatto da Berlusconi per coloro, inabili al 100 per cento, che raggiungono…

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Presidente, io volevo ricordare a tutti i colleghi che non c'è un comune in Italia, un comune in Italia o un ente pubblico in Italia che mette a referendum questioni di carattere tributario e di bilancio. I motivi sono evidenti: è evidente che, se c'è un gruppo di cittadini o un gruppo di imprenditori che sono interessati in modo particolare a diminuirsi le tasse a livello locale, questi lo possono evidentemente fare; magari riescono anche ad avere successo sotto questo profilo, mettendo in dissesto le autonomie locali e naturalmente gli enti pubblici di riferimento.

Io penso che questo non possa essere permesso a ragion veduta, anche per il nostro Parlamento e il nostro Stato: sarebbe un suicidio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, io credo che l'emendamento del collega Sisto, come tanti altri, sia assolutamente pertinente. La modifica all'articolo 1, dell'ultimo paragrafo, ovviamente va a delimitare la follia di un referendum propositivo, verso il quale siamo teoricamente favorevoli, per quelle materie che possono essere ad alta sensibilità per la gestione della legge di bilancio, per l'amnistia e l'indulto.

A fronte di questo, ciò rappresenta anche il concetto principale di questa follia: voi state disarticolando anche qui e usando il concetto di volontà generale per coprire una esautorazione del Parlamento.

Concludo ricordando queste parole di Rousseau: “Tutti hanno ugualmente bisogno di una guida: bisogna costringere gli uni ad adeguare la loro volontà alla ragione, bisogna insegnare al popolo a conoscere ciò che vuole”. Questo è Rousseau, ma sembra di ascoltare Casaleggio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Presidente, noi condividiamo l'impostazione offerta sia dal collega Sisto, e poi spiegata anche per il gruppo di Fratelli d'Italia dal collega Prisco, perché in questo emendamento c'è il tentativo di scongiurare quello che è un progetto abbastanza dichiarato da parte dei 5 Stelle, e quindi del Ministro Fraccaro, di annientare il Parlamento nelle sue prerogative, nelle sue competenze.

Certo, è un progetto coerente con la vostra volontà di annichilire il Parlamento; e certamente quando si parla di estrazione a sorte, di uno vale uno, della rete al potere, poi il passo naturalmente è breve.

Noi troviamo rischioso affidare a qualche migliaia di firme la proposta di intervenire in materia tributaria e di bilancio, perché comunque si andrebbe a scassare quella cornice economica che compone il sistema Paese. Immaginiamoci, poi, su materie come amnistia e indulto: qui, invece, avremmo un problema di sicurezza nazionale. Materie troppo delicate - concludo - per essere affidate ad un referendum.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, intervengo per ribadire che noi condividiamo questo emendamento. Lo abbiamo detto dall'inizio: per noi ci sono delle materia che non possono essere devolute alla decisione popolare, non per incapacità o perché non vogliamo riconoscere questo diritto, ma perché ci sono delle materie che richiedono un'alta competenza tecnica, e lì dove ci sono i tecnicismi sarebbe bene ribadire il ruolo di questo Parlamento.

E, quindi, le materie indicate all'interno di questo emendamento - perché si parla di materia tributaria, di bilancio, di amnistia e indulto e di autorizzazione a ratificare trattati internazionali - secondo noi devono assolutamente rimanere prerogativa del Parlamento, che in questo modo può esprimere la propria competenza tecnica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, colleghi, arriviamo a questo emendamento che, direi, si potrebbe definire l'emendamento TAV, perché riguarda, appunto, tre materie. Le cito: quella tributaria, quella sulle amnistie, quella sulle validazioni di trattati internazionali, che per loro natura sono materie abbastanza delicate, ma rispetto alle quali i filtri che vengono immessi da questa proposta di legge costituzionale paiono assolutamente insufficienti. Quindi, il gruppo di Fratelli d'Italia voterà convintamente a favore di questo emendamento, l'emendamento TAV, ripeto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.177 Sisto, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula e il relatore di minoranza del PD ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.178 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Signor Presidente, intervengo su questo emendamento per definire in maniera ancora più puntuale quale sia la nostra posizione in relazione alle materie che dovrebbero essere escluse dalla consultazione del referendum d'iniziativa popolare, del referendum propositivo. In questo caso si tratta di alcune leggi collegate ad articoli della Costituzione, in particolare l'articolo 81, sesto comma, l'articolo 116, l'articolo 117, terzo e quarto comma, l'articolo 132 e l'articolo 133, che vertono, il primo, sugli equilibri di bilancio, riguardando, come abbiamo già avuto modo di considerare in altri interventi, interventi sui quali ha una piena sovranità il Parlamento, mentre gli altri hanno come competenza specifica la trattazione di argomenti che attengono alle autonomie, quella regionale e quella provinciale. Si tratta, cioè, di intervenire con referendum propositivi, su materie che hanno una generalità di intervento che riguarda la priorità dell'intervento parlamentare, o una specificità legata alle intese che si stabiliscono nella relazione tra lo Stato centrale, il Governo, il Parlamento e le regioni.

In particolare, mi rendo conto che in questo momento il Governo si è impegnato in una trattativa segreta per realizzare uno dei punti del programma di Governo, quello del cosiddetto regionalismo a geometria differenziata, trattativa segreta e blindata che, addirittura, a quanto viene detto da alcuni esponenti del Governo, non sarebbe neanche sottoposta al vaglio parlamentare, se non per il voto finale di accoglimento o di respingimento. Tuttavia, in questo modo, faccio notare anche ai sostenitori più accaniti di una forma di autonomia, che dovremo verificare nel dettaglio ma che, certamente, dovrà preservare tutte le caratteristiche dell'integrità nazionale, a partire dal rispetto rigoroso dell'articolo 119 e dell'articolo 117, lettera m), e della legge n. 42 del 2009. Anche nella direzione di coloro i quali ritengono che questa materia debba essere oggetto di un intervento che riguardi direttamente l'interlocuzione tra regioni e Stato centrale, mi pare che questo referendum propositivo possa stravolgere anche le caratteristiche che sono alla base di una previsione come quella della riforma del Titolo V del 2001.

Quindi, io, rivendicando la centralità del Parlamento su materie fondamentali, compresa quindi anche la valutazione di quelli che sono gli accordi che intercorrono per verificare l'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, cioè quello che non prevede la distrazione di risorse dal Sud verso il Nord, mi appello ai relatori. Giustamente il collega Sisto ha posto in essere una riserva rispetto a questi argomenti, i quali verrebbero sottoposti alla volontà generale di tutto il popolo pur riguardando, magari, accordi che intercorrono tra una singola regione e lo Stato, cosa che, francamente, ritengo assolutamente lesiva sia delle prerogative di chi stabilisce l'intesa, sia di coloro i quali assumono un intervento a carattere nazionale per una singola specificità, come accaduto anche negli interventi precedenti in relazione alle regioni autonome. Ciò lede quello che è il senso e lo spirito della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Presidente, con questo emendamento vogliamo tornare sulla questione delle materie di competenza esclusiva o concorrente delle regioni. Siamo molto preoccupati per una deriva di stampo centralistico che caratterizza il Governo giallo-verde. In tal senso, noi sosteniamo ed appoggiamo - lo diceva bene prima il collega Marin - gli sforzi del Ministro Stefani per un percorso di autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna; speriamo, sinceramente, che vengano smentite le anticipazioni della stampa che hanno parlato di un rinvio sine die del processo di autonomia di queste regioni. Proprio in queste ore le regioni lamentano un'entrata a gamba tesa del Governo centrale e del Vicepremier Di Maio nei confronti delle loro prerogative. Lo Stato intende imporre loro l'assunzione dei famosi navigator, attuali disoccupati che dovrebbero cercare lavoro per altri disoccupati. Il Veneto, che è la regione da cui provengo, non ha certo bisogno di assumere dei navigator. Per fortuna il tasso di disoccupazione in Veneto è al 6,3 per cento (dato ISTAT 2018), pari a quello della Germania. La regione è già oggi all'avanguardia nelle politiche attive sul lavoro e, comunque, proprio la materia del lavoro è tra quelle a competenza concorrente Stato-regione. Proprio per questo il Veneto ha annunciato un possibile ricorso alla Corte costituzionale con riferimento proprio alla legge sul reddito di cittadinanza, che il Governo ha imposto senza minimamente consultarla, ed altre regioni si dichiarano pronte a seguirne l'esempio. Votare questo nostro emendamento significa lanciare un forte messaggio a tutela delle prerogative costituzionali delle regioni e delle autonomie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, penso che sarebbe meglio bloccare un attimo la discussione su questi emendamenti che si riferiscono all'articolo 116, terzo comma, perché noi abbiamo avviato un dibattito, anche in quest'Aula, sull'emendabilità in Parlamento di queste leggi, ma non c'è certezza in questo momento sui margini di emendabilità del Parlamento sulle leggi che partono dalle intese con le regioni.

Ci sono tesi diverse. È difficile dibattere sulla referendabilità se non è chiara l'emendabilità. Io non me la sento di sostenere la tesi che, siccome c'è un'analogia con l'articolo 8, queste leggi sarebbero inemendabili, però il discorso cambia; “sulla base di intese” non significa necessariamente che siano inemendabili, è una discussione che abbiamo già iniziato. Per cui, chiederei di accantonare gli emendamenti che si riferiscono a questo, fintanto non è chiara la procedura parlamentare con cui votiamo, perché non c'è nessuna norma, né costituzionale né regolamentare, che individua una procedura certa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, volevo associarmi, perché la questione che ha sollevato il collega Ceccanti a noi pare una questione seria, non di carattere strumentale, tanto meno ostruzionistica, anche perché siamo alla vigilia di un passaggio parlamentare molto significativo, ne abbiamo anche accennato in Conferenza dei capigruppo, come può ben testimoniare anche il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, ed è quello degli accordi tra lo Stato e le regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. E il tema dell'emendabilità dei testi è un tema che richiama ad un aspetto assolutamente specifico e peculiare, ed è il rischio, da questo punto di vista, che noi potremmo trovarci di fronte ad una legge che chiamerebbe l'intervento del Parlamento soltanto nella formula - mi si passi il termine non giuridico - del prendere o lasciare. Credo che questo sia un tema aperto, e in conseguenza di questo, in questa fase, visto che siamo ancora relativamente lontani dal punto di arrivo, credo che accantonare gli emendamenti che intervengono sull'articolo 116 sia un espediente prudenziale e coerente con un passaggio parlamentare che stiamo per avere particolarmente delicato, in modo da ragionare a quel punto sulla referendabilità dell'articolo 116 alla luce dell'emendabilità dell'articolo 116 in Parlamento.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo di Parabita, provincia di Lecce, che sono qui oggi a seguire i nostri lavori (Applausi). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, intervengo sulla richiesta di accantonamento formulata dal collega Ceccanti, quindi fuori dai tempi del gruppo. Qui siamo veramente all'ABC, cioè alla praticabilità di un provvedimento. Si può mai pensare che ci siano leggi che vadano a referendum senza essere neanche discusse? Ci deve essere un luogo dove si deve poter discutere questa legge. Allora, penso che se la relatrice, con l'aplomb che la contraddistingue – ho detto sempre “i dolci dinieghi” -, volesse in qualche modo riflettere sulla praticabilità di un percorso legislativo che deve trovare un luogo di discussione, penso che riflettere su questo punto - c'è tempo - possa essere un efficace sistema di coniugare le esigenze dalla maggioranza con quelle dell'Aula. Insisto anch'io perché siano accantonate.

PRESIDENTE. Chiederei all'onorevole Dadone di esprimere una sua valutazione, per poi proseguire con gli altri interventi.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Presidente, il parere sull'accantonamento è contrario. Comprendo le problematiche delicate della procedura con la quale si dovrebbe approvare l'intesa, ma con il testo in esame non hanno nulla a che fare. Sono questioni sicuramente importanti, ma che non possiamo sciogliere in questo contesto, e non spetta sicuramente a me, come relatrice. L'articolo 116, terzo comma, è già escluso, l'ho già ricordato con l'intervento precedente, così come l'articolo 117, terzo comma e quarto comma.

Sugli altri articoli non insisto ulteriormente. Si chiederebbe anche l'accantonamento perché andrebbe specificato anche per l'articolo 81, sesto comma. Non vedo il motivo per cui, invece, non l'articolo 81, secondo comma, sull'indebitamento. Comunque il parere è contrario perché sono già tutti esclusi e la questione della procedura sull'intesa non ha nulla a che fare con questa disciplina.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Dadone. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Noi, mi consenta di dirlo, siamo disposti ad ascoltare chiunque, ad accettare consigli, sottolineature, in particolar modo da esponenti politici che provengono da regioni quali la Lombardia, il Veneto, l'Emilia-Romagna, che sono già interessate da quel procedimento che oggi da qualcuno viene visto come passibile di produrre leggi che poi, in qualche modo, potrebbero essere interessate dalla procedura di referendum propositivo. Vi ringraziamo veramente di questo interessamento; garantiamo da parte dalla Lega la medesima attenzione a far sì che il processo di autonomia differenziata sul quale abbiamo investito tantissimo non più tardi di un anno e mezzo fa, chiamando milioni di persone in Lombardia e Veneto ad esprimersi, abbia un esito che noi riteniamo sicuramente favorevole.

Permettetemi anche di dire che in tema di suicidi politici epocali possiamo prendere sicuramente in qualche modo lezioni da coloro che ci hanno preceduto. Non è intenzione della Lega, dopo venticinque, trent'anni di attività sul territorio finalizzata a realizzare il federalismo, una volta giunti alla soglia di questo importantissimo risultato, sulla scorta di milioni di voti popolari, auto-spararsi alle gambe per poi per tornare in Veneto e Lombardia e dire: guardate, vi abbiamo preso in giro.

Per cui, su questo tema, ringrazio soprattutto il deputato di Forza Italia che è intervenuto precedentemente, che mi fa ben sperare per il futuro, mi fa anche piacere vedere adesso questo profondo interesse sul federalismo; insomma, sono conferme di cui anche noi della Lega abbiamo bisogno. Su questo tema terrei a rassicurare tutti gli elettori della Lombardia, del Veneto e dell' Emilia-Romagna che non abbiamo intenzione di fare un passo avanti e poi tre indietro.

Permettetemi di leggere, in modo tale che resti agli atti, ma anche in modo che abbiamo tutti la possibilità di concentrarci su quello che stiamo affrontando, come risulterebbe il dettato costituzionale in seguito agli emendamenti anche approvati in sede di Commissione, e che, quindi, danno l'esatta percezione di quello di cui stiamo parlando.

Il comma terzo dell'articolo 71 risulterebbe così: «Il referendum non è ammissibile se la proposta non rispetta la Costituzione, se è ad iniziativa riservata, se presuppone intese o accordi, se richiede una procedura o una maggioranza speciale per la sua approvazione, se non provvede», eccetera, eccetera. Insomma, stiamo parlando esattamente del tema dell'autonomia differenziata e riteniamo che semplicemente scrivendo che il referendum non è ammissibile se non rispetta la Costituzione o se riguarda leggi, come quelle di cui stiamo parlando, che prevedono intese o accordi o procedure o maggioranze speciali per la loro approvazione, e stiamo parlando esattamente della legge di approvazione dell'autonomia differenziata. Possiamo anche introdurre “specificatamente”, però chiedo agli estensori dell'emendamento: specificatamente non aggiunge e non toglie nulla, introduce una specifica. Si stabilisce, cioè lo dite voi con questo emendamento, che, tra le materie che già sono coperte - mi avvio alla conclusione - dalla tutela costituzionale, noi specifichiamo che vi è anche questa.

Ritengo che non vi sia bisogno nella Costituzione di specificare ciò che già la Costituzione chiaramente garantisce. E, se posso capire che politicamente può essere interessante portare la Lega a votare contro un dettato, contro un emendamento che in qualche modo dice “tuteliamo l'autonomia differenziata e le autonomie regionali”, per poi andare sul territorio a spendere e dire che la Lega parla in una certa maniera a Roma e in un'altra sul territorio, noi diciamo che vedrete che sicuramente l'autonomia differenziata verrà portata avanti e non vi sarà referendum propositivo che potrà far fare al nostro Paese passi indietro su una conquista che noi della Lega per primi consideriamo epocale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). La proposta di accantonamento che ha fatto l'onorevole Ceccanti, invece, non è una semplice specificazione di un dettato normativo rispetto a quello che può essere il richiamo a intese o accordi. Qui è un tema che riguarda il procedimento con il quale si arriva a questa intesa o a questo accordo, e il richiamo all'articolo 116 è un richiamo che in questo momento potrebbe portare anche a una formulazione diversa di questo emendamento, così come credo che sicuramente sia d'accordo anche il collega Invernizzi, non per specificare meglio, ma per essere certi di un quadro attraverso il quale non c'è nessun intento politico strumentale, un quadro attraverso il quale si può giungere a una garanzia di quel regionalismo differenziato attraverso un'intesa che ha un procedimento definito.

Questo è il tema giuridico, non c'era alcuna strumentalizzazione politica. Allora, in questo modo possiamo arrivare sicuramente con l'accantonamento a valutare concretamente e a riflettere rispetto a questa interlocuzione che ci deve essere rispetto a una procedura ancora non chiara, questo è il tema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. In parte il mio intervento è stato superato. Comunque, la preoccupazione che sta dietro alla richiesta di accantonamento, che condivido, è quella che l'emendabilità sia sinonimo di referendabilità; e, proprio per chiarire questi dubbi, l'accantonamento sarebbe molto utile.

PRESIDENTE. Colleghi, sull'accantonamento ci sono due strade: la prima è stata percorsa, è la richiesta, la seconda è quello di formalizzarlo. Mi sembra che ci sia una consapevolezza che la relatrice si è già espressa in un senso, e quindi, di conseguenza, andiamo in quella direzione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, era soltanto per accondiscendere alla richiesta di accantonamento, condividendo le eccezioni che erano state fatte, solo per questo. Quindi, anche noi confermiamo di volere l'accantonamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Non sull'accantonamento, Presidente, ma sull'emendamento, perché ho ascoltato con attenzione il mio collega della Lega che, mentre difendeva il testo che oggi esaminiamo, affermava le ragioni del federalismo. Ora vorrei, per il suo tramite, rappresentargli che il referendum propositivo è la negazione del federalismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché il federalismo discende e dipende dalla capacità dei territori di determinarsi attraverso i rappresentanti del territorio. Con questa proposta voi assegnate la possibilità di intervenire sul destino dei singoli territori ad un complesso di firmatari che prescinde anche dai territori.

Se, per esempio, e concludo, Presidente, un insieme di cittadini domani dovesse raccogliere delle firme per regolamentare in maniera diversa il fondo di perequazione, questo referendum sarebbe ammissibile e, al tempo stesso, sarebbe contrario ai principi del federalismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, mettetevi d'accordo, non si possono recitare tutte le parti in commedia: o assegnate valore ai territori attraverso i loro rappresentanti o cedete alla deriva di chi vorrebbe che i territori e i rappresentanti non contassero nulla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cortelazzo. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Grazie, Presidente. Per suo tramite volevo tranquillizzare il collega Invernizzi perché, quando io torno in Veneto, non ho il problema di pormi cosa voto qui e cosa voto nel mio territorio, perché…non so quanto tempo ho, un minuto, due minuti, tre minuti.

PRESIDENTE. Quaranta secondi.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Volevo solo ripristinare un po' la verità, perché si è potuto celebrare il referendum in Veneto attraverso la legge del 2014 che venne modestamente o immodestamente scritta nel mio ufficio studi del consiglio regionale.

In quel tempo, come si direbbe nel Vangelo, i colleghi della Lega avevano più a cuore l'indipendenza del Veneto che avrebbe poi consentito il Ministero dell'interno veneto, il Ministero dell'agricoltura veneto. Poiché non ho bisogno e tanto meno i colleghi di rassicurarci o farci rassicurare, siamo autonomisti per le nostre terre qui in questa sede e anche quando torniamo nei nostri territori. Per quanto riguarda l'emendamento, poi alla fine vedremo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marin. Ne ha facoltà.

MARCO MARIN (FI). Grazie, Presidente. Poiché il tempo è stretto, mi collego all'onorevole Occhiuto prima e all'onorevole Cortelazzo e, in tre con un minuto, riusciamo ad arrivare fino in fondo nel ragionamento e così, tramite lei, riesco a rispondere non all'onorevole Invernizzi ma all'Aula. I referendum di cui parliamo sono nati così in Veneto e successivamente in Lombardia perché Forza Italia crede nel federalismo e nell'autonomia e perché la Lega, che sta cambiando pelle ed è legittimo, voleva quei referendum sull'indipendenza e difatti la Corte costituzionale li bocciò più volte. Solo questa volta siamo arrivati a poter far esprimere 2.400.000 veneti e, quindi, l'emendamento va nel senso di dire che, se conta il territorio, non possiamo far decidere tutta la nazione se crediamo al federalismo e all'autonomia. Concludo, Presidente, proprio in quindici secondi. Ed è questo il senso dell'emendamento e il senso della spiegazione. Certo noi non abbiamo il problema di vedere le interviste dei governatori di Lombardia e Veneto che dicono sì alla TAV e sapere che qua, in Aula, il Governo perde tempo e non dà il giudizio sulla TAV e lo stesso vale per l'autonomia…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marin. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, anche io ho ascoltato con molta attenzione la dichiarazione dell'amico collega della Lega, Invernizzi, e devo dire in latino melius abundare quam deficere. Lo dico a lei e, per il suo tramite, ai colleghi della Lega. Se ritengono che sia comunque già salvaguardato il diritto delle regioni e delle province autonome e delle autonomie locali, per quale motivo non dire sì all'inserimento in Costituzione di tale parametro: non toglie nulla a quello che loro pensano che già c'è. Ripeto: melius abundare quam deficere.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fatuzzo. Mi dicono che il suo latino è meglio del suo francese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Basini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Onorevole Presidente e onorevoli colleghi, nessuno più di me crede nella democrazia liberale. Però credo che la democrazia liberale per esistere prima debba essere democrazia e non vedo niente di male negli strumenti di democrazia diretta come il referendum e non vedo niente di male che i referendum possano essere contro leggi sbagliate dello Stato centrale o contro eventuali leggi sbagliate di regione centraliste. Ritengo che comunque quando il popolo può esprimersi è sempre una vittoria per la democrazia e non capisco - ripeto: non capisco - i partiti che fingono di difendere il Parlamento quando vogliono semplicemente impedire al popolo di potersi manifestare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

STEFANO CECCANTI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Ceccanti, lei è già intervenuto.

STEFANO CECCANTI (PD). Sì, ma volevo formalizzare.

PRESIDENTE. Formalizzi.

STEFANO CECCANTI (PD). Formalizzo la richiesta di accantonamento.

PRESIDENTE. Sta bene. L'ha formalizzata.

STEFANO CECCANTI (PD). Posso fare anche l'intervento a favore?

PRESIDENTE. Prego. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). La richiesta di formalizzare nasceva dall'idea di sollecitare quanto prima una risposta, in particolar modo della Presidenza della Camera, sull'emendabilità o meno in Parlamento perché, tra pochi giorni o tra qualche settimana, avremo qui le leggi che derivano da intese. A prescindere dal referendum, prendiamo quest'occasione per sapere quale sarà il nostro ruolo che ci spetta, perché un conto è conoscere nei prossimi giorni i testi che predispone il Governo sapendo che potremmo dire solo sì o no, un altro conto è conoscere i testi del Governo sapendo che li potremmo entro certi margini emendare. Quindi la richiesta di accantonamento nasce per avere certezze su cosa ci aspetta sull'altra procedura: questo è il senso.

Non era un dibatto anticipato di merito, se sia giusta o sbagliata, o come far ciò. Penso che ci sia il bisogno di avere certezze sin da ora.

PRESIDENTE. Dunque, per circoscrivere la sua richiesta, metteremo in votazione l'accantonamento - poi chiederò di nuovo il parere alla relatrice - di tutti gli emendamenti che trattano l'articolo 116. Onorevole relatrice, immagino che lei confermi il parere contrario?

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Sì, Presidente, confermo il parere contrario.

PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento contro, passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, sull'accantonamento di tutti gli emendamenti che trattano l'articolo 116 della Costituzione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 22 voti di differenza.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.178 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fiano. Ne ha facoltà per un minuto.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, per segnalare che con la volontà di non accantonare gli emendamenti che toccano l'articolo 116, la maggioranza ha stabilito che potrebbe accadere, secondo il nostro ordinamento, che vi saranno materie riguardanti l'articolo 116 che non saranno considerate referendabili, dunque i nostri elettori non potranno intervenire direttamente su tale materia, ma che forse, ancora non lo sappiamo, potrebbero essere oggetto di emendabilità. L'accantonamento serviva per stabilire un equilibrio di risposta ordinamentale tra referendabilità ed emendabilità. Adesso siamo nella situazione che potremmo avere una risposta positiva sull'emendabilità, ma stabiliremo due piani diversi su questo argomento, tra il popolo e la Camera, il che mi sembra, anche a detta della relatrice, esattamente l'obiettivo opposto a quello che la stessa voleva ricavare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà. Se ci sono altri colleghi che vogliono iscriversi, lo segnalino per tempo.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Intervengo sempre a titolo personale. La predisposizione del suggerimento dell'emendamento 1.178 Sisto è tecnicamente valida: non è sufficiente l'indicazione ad iniziativa riservata e una specifica come quella evidenziata serve a limitare i margini di incertezza che l'interpretazione dovrebbe portare. Semplicemente, a suffragio ricordo la differenza tra iniziativa riservata e iniziativa vincolata, ovvero tutti elementi che ci metteranno in difficoltà se non riusciremo un domani a dettagliare nel contesto complessivo in maniera adeguata ciò che è il contesto costituzionale. Per questo auspico fortemente che l'emendamento venga approvato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.178 Sisto, con il parere contrario del relatore, il Governo si rimette all'Aula, mentre il relatore di minoranza del Partito Democratico esprime un parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.179 Zanettin.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. Questo emendamento si rende necessario per stabilire, in modo chiaro e indiscutibile, che le materie oggetto di legislazione concorrente o esclusiva regionale sono sottratte alla possibilità di referendum propositivo. Le prime sono venti e sono indicate dal terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione; quelle soggette a legislazione regionale esclusiva sono indicate dall'articolo 117, quarto comma. Questo emendamento chiede che tali materie vengano sottratte alla possibilità di essere fatte oggetto di iniziativa legislativa popolare, al fine di preservare le autonomie regionali. La relatrice sostiene che tale principio sarebbe già contenuto in questa proposta di legge, laddove afferma che non sono ammissibili i referendum in contrasto con la Costituzione. Invero, tale conclusione non ci convince, dunque invito la relatrice a riflettere sulle cosiddette “leggi cornice” nelle materie a competenza concorrente. Si tratta di leggi che la Costituzione pacificamente riserva alla legge statale. Il nostro emendamento, tuttavia, le esclude dalla materia referendaria e il motivo è molto chiaro: non è il corpo elettorale nazionale - la “pancia” del Paese - quello che può dare garanzie di equilibrio e di tutela delle minoranze e delle autonomie. Si rischia la prevaricazione della maggioranza. Non solo: il corpo elettorale nazionale è per definizione portatore di istanze centralistiche.

A dar conforto alla nostra tesi soccorre anche un preciso riferimento di natura costituzionale. Prego quindi la relatrice, che mi sta guardando, di prestare attenzione a questo passaggio e mi rivolgo anche all'onorevole Ceccanti, che di diritto costituzionale si occupa anche a titolo accademico. Il referendum confermativo, in deroga al disposto degli articoli 138 e 139 della Costituzione, è escluso in radice con riferimento ad eventuali leggi di revisione degli statuti delle regioni autonome che, come è noto, sono leggi costituzionali. Questo è stabilito dalla legge costituzionale n. 2 del 2001, la cosiddetta “legge La Loggia”. Questo avviene proprio perché il legislatore costituzionale è consapevole che il corpo elettorale nazionale mai si pronuncerà per estendere l'autonomia delle regioni. Solo il Parlamento, con le sue mediazioni e la sua attitudine al compromesso e all'equilibrio tra le diverse istanze, fornisce adeguate garanzie a tale proposito. Non possiamo neppure dimenticare il corposo contenzioso Stato-regione che su questi temi la riforma del 2001 ha generato, con oscillazioni giurisprudenziali non sempre del tutto convincenti.

Mi spaventa, quindi, una proposta di legge popolare, proposta da qualche lobby o gruppo settario, che voglia disciplinare una materia soggetta a legislazione concorrente e che la questione venga affidata alla “pancia” del Paese. Il referendum propositivo rischia di tradursi in un monologo centralista, senza alcun contraddittorio delle autonomie. Ce lo diceva un paio di settimane fa dalle pagine di un prestigioso quotidiana anche Sabino Cassese, presidente emerito della Corte: “Anche il popolo sbaglia”.

Molto meglio chiarire fin da ora che tali delicate materie sono sottratte all'iniziativa popolare. Non costa nulla, oggi, alla maggioranza stabilire in modo netto i confini del perimetro delle materie soggette a referendum. E che dire delle tre materie, giudici di pace, norme generali sull'istruzione e tutela dell'ambiente, reclamate dal Veneto nel percorso di autonomia in atto? Oggi sono soggette alla legislazione esclusiva statale e non sono ancora costituzionalizzate. Chiariamo una volta per tutte che non sono referendabili, difendendo così l'autonomia presente e futura delle nostre regioni. Dunque, perché bocciare emendamenti che a parole dite di condividere nello spirito? Perché scaricate tutto il peso delle decisioni, così delicate, sulla Corte costituzionale? Su questi temi io invito la relatrice, ma anche l'onorevole Invernizzi, che è così attento ai temi dell'autonomia regionale - e che adesso è sparito dal radar - a fare una riflessione, perché non sono temi banali, non sono temi buttati lì, ma sono il frutto di una profonda riflessione costituzionale e autonomistica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Se fosse stato approvato il mio emendamento 1.176 il presente emendamento, quantomeno nella parte dove richiama l'articolo 117, terzo e quarto comma, sarebbe superato. E, infatti, mentre l'emendamento 1.176 mirava a introdurre un limite funzionale all'ammissibilità di proposte referendarie propositive, questo emendamento intende sopperire alla medesima esigenza tramite l'introduzione di un limite per materia e questo limite per materia è ragionevole per i motivi esposti dal collega Zanettin con riferimento alle competenze di legislazione residuale - competenza secondaria - delle regioni ed è altrettanto ragionevole per quanto riguarda gli altri richiami di cui all'emendamento stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (FI). Grazie, Presidente. Non paghi di aver già creato il conflitto tra Parlamento, istituzioni, corti, popolo ed eletti dal popolo, qui si crea il conflitto tra regioni e Stato, perché qui, nascondendosi dietro al toccasana di tutto, cioè il riferimento al rispetto della Costituzione, si dice che tanto implicitamente le leggi cornice non potranno essere toccate dal referendum. Questa cosa non è corretta ed è chiaro che essendo leggi ordinarie se non lo precisiamo nel testo, come ha spiegato bene il professor Zanettin, saranno sottoponibili a referendum. Allora, facciamo lo scenario: referendum su legge cornice e la legge cornice cambia ma le regioni l'hanno già attuata. Che facciamo? Tutte le regioni cambiano le leggi derivate? E poi che succede se per caso una regione aveva fatto una legge identica alla cornice che è stata modificata? Creiamo anche qui un conflitto tra disposizioni identiche dello Stato? Abbiamo capito che il vostro obiettivo è il caos istituzionale ma vi chiediamo, almeno su questo punto e soprattutto agli amici della Lega che parlano di federalismo e di autonomia, di rispettare il potere legislativo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ravetto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, qui in questo caso non dico: vous êtes désorientés. Potrei parlare francese anch'io, come si diceva, ma qui chiaramente c'è un disorientamento. Il richiamo alla Costituzione, come hanno ben detto i colleghi Ravetto e Zanettin, non è sufficiente. Intanto le leggi regionali non sono sottoponibili al referendum e in più il quarto comma dell'articolo 117 della Costituzione prevede che in tutte le altre ipotesi non previste dal secondo e dal terzo comma la legislazione spetta in via esclusiva alle regioni.

Allora, vi rendete conto, che se voi potete influire sulla legge cornice, quello che avviene nelle regioni da un punto di vista attuativo può essere in contrasto? E se la regione poi dice: “A me non importa niente del referendum propositivo. Io ho fatto come la legge cornice”, che succede? E qual è la legge istitutiva? Quella del referendum? No! E, allora, vi rendete conto cosa viene fuori?

Quindi, va precisato e non basta il richiamo alla Costituzione, non è il toccasana questo richiamo alla Costituzione, tenendo conto che qui ci troviamo tra le competenze ripartite fra Stato e regioni, più la competenza esclusiva riservata alle regioni in tutte le materie non previste dal secondo e terzo comma.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Ettore.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Mi pare che sia evidente la necessità, anche qui, di una piccola interlocuzione e che una riflessione ci vorrebbe (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.179 Zanettin, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula e il relatore di minoranza del gruppo Partito Democratico esprime parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento 1.180 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Signor Presidente, al bravo collega Invernizzi, presidente della Commissione sul federalismo fiscale, suggerirei di andarsi a rileggere la riforma sul federalismo fiscale del 2009, Governo Berlusconi, Ministro dell'economia e delle finanze Giulio Tremonti, Ministro per le riforme Roberto Calderoli: riforma fondamentale, con i suoi decreti legislativi negli anni successivi, che è alla base della logica del federalismo fiscale e che noi di Forza Italia vogliamo che sia abbinata alla riforma del regionalismo differenziato, perché - e consiglierei sempre il Presidente Invernizzi ad andarsi a rileggere quella riforma fondamentale - mette insieme la posizione di Forza Italia, l'autonomia del regionalismo differenziato con la responsabilità della perequazione sui fabbisogni standard e sui costi standard. Perché solo in Italia si può mantenere l'unità nazionale solo se si mette insieme federalismo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), con le perequazioni sui costi standard e sui fabbisogni standard, con l'autonomia differenziata.

Sarebbe bene che il presidente della Commissione bicamerale sul federalismo fiscale andasse a rivedersi l'insieme di queste due proposte riforme, proprio perché, altrimenti, l'Italia rischia di spaccarsi se attua unicamente l'autonomia e rischia di non dare una spinta propulsiva di crescita se, assieme all'autonomia prevista dal regionalismo differenziato, non mette insieme le fondamentali opzioni della perequazione sui fabbisogni e della perequazione sui costi.

Ricordo ancora - ma l'ha già fatto il collega Cortelazzo - che la legge sull'autonomia del Veneto è proposta di Forza Italia perché la Lega, allora, viaggiava leggermente sulla secessione, laddove, invece, la proposta riformatrice di Forza Italia viaggiava sull'autonomia differenziata. Quindi, diamo a Cesare, cioè a Forza Italia, a Berlusconi, a Tremonti, a Cortelazzo, quel che è di Forza Italia e lasciamo alle riflessioni e ai revirement della Lega l'attuale momento di difficoltà nel suo rapporto con il MoVimento 5 Stelle, che sembra bloccare qualsiasi cosa non avendo, certamente, una visione di crescita e di sviluppo per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.180 Sisto, con il parere contrario del relatore, favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'emendamento 1.181 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Nell'ambito del tentativo di indurre a migliori valutazioni relatore e maggioranza, indichiamo anche la specificazione per le leggi di cui all'articolo 81, sesto comma.

Anche questo è un tema di riflessione, su cui noi vorremmo che ci fosse una più pacata lettura dei principi, ma è evidente che il nostro tentativo difficilmente raggiungerà, per il momento, l'obiettivo. Pertanto, lo voteremo favorevolmente, con lo stesso spirito conservativo della Costituzione dei suoi principi e della democrazia rappresentativa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.181 Sisto, con il parere contrario della Commissione, parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 1.182 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, le chiedo scusa se attendo un attimo, ma voglio verificare che non ci sia nessuno del mio gruppo che voglia prendere la parola.

PRESIDENTE. Guardi, nessuno vuole prendere la parola se parla lei.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Solo per questo.

PRESIDENTE. Sono intimiditi, credo.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). È esattamente il contrario. Attendo con pazienza di verificare. Presidente, sull'emendamento 1.182 il tema non è diverso. Noi ci sforziamo di limitare i danni, un concetto che per la Costituzione è assolutamente innovativo: riforma della Costituzione e tentativo di limitare i danni. Mi sembra che basterebbe questo, che sia sufficiente questo per indurre ad un voto assolutamente favorevole su questo emendamento. Noi voteremo favorevolmente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.182 Sisto, con il parere contrario della Commissione, parere favorevole del relatore di minoranza del PD e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'emendamento 1.183 Quartapelle Procopio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, questo emendamento non è pleonastico, perché pur essendo già inibite le leggi relative a intese o accordi, qui si intende rendere non referendabile anche la materia connessa, quindi tutto ciò che è relativo a intese o ad accordi europei o internazionali. Quindi, il senso dell'emendamento è estensivo rispetto alla formulazione odierna.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.183 Quartapelle Procopio, con il parere contrario della Commissione, parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'emendamento 1.185 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

È a pagina 45, il primo in alto. Prego.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. L'emendamento 1.185 riguarda una materia di grande rilevanza costituzionale: i progetti di legge in materia di minoranze linguistiche. Si comprende bene che in un'epoca in cui le minoranze linguistiche non hanno semplicemente un valore, come posso dire, culturale, ma hanno anche un valore territoriale, è ovvio che includere anche questo tipo di progettualità nelle iniziative a carattere popolare può comportare degli scompensi enormi. Immaginate se tutte le ipotetiche minoranze linguistiche presentassero contemporaneamente progetti di legge afferenti a diritti che possono essere in qualche maniera in rotta di collisione con quella che è la regolamentazione costituzionale e normativa. Io credo, Presidente, che non si vada lontani da una sorta di babele giuridica in cui tutti parlano - è il caso di dirlo, parlando di minoranze linguistiche - lingue diverse (mi perdonerà questa metafora, diceva qualcuno), cioè una Babele giuridica in cui le minoranze linguistiche, parlando lingue diverse, intasano il Parlamento con delle situazioni normative incompatibili e che vedrebbero, non in difficoltà ma paralizzata la possibilità di soluzione. Potrebbero essere temi diversi, che si intersecano in rotta di collisione tra di loro, fatti apposta per evitare che ci possa essere un modo di legiferare ordinato, ma questo - che è chiaro alla relatrice e al Governo - è accettato con dolo eventuale, cioè come un rischio possibile, anzi, oserei dire, come un rischio sperato. C'è il rischio dell'intasamento del Parlamento, che non è più un Parlamento ma un luogo dove non si riesce a fare nulla e dove la democrazia rappresentativa diventa un modo per confondere le istituzioni e rendere impossibile lo scioglimento di tutti quei nodi che, invece, il Parlamento nei suoi tempi, nella sua riflessione e nel suo bicameralismo perfetto riesce, volenti o nolenti, a dipanare.

Allora, questo non è semplicemente un emendamento che colora gli altri emendamenti, ma un emendamento che, in qualche maniera, aggrava il rischio, cioè un emendamento che fa sì, ancora una volta, che quegli emendamenti pilota che noi abbiamo scritto, Presidente, consentano di capire la gravità di questo provvedimento: minoranze linguistiche che si rincorrono per raggiungere un obiettivo che in Parlamento non riescono a raggiungere. A me questo sembra tutt'altro che democrazia, a me sembra non solo non democrazia, ma - lo ripeto - un modo per confondere le idee alle istituzioni. Voteremo favorevolmente.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Molto velocemente e solo per dire che ‘pleonastico' è già incluso con l'inciso ‘la Costituzione', quindi, chiaramente, anche l'articolo 6 sarebbe incluso. Con l'approvazione, poi, dei successivi emendamenti delle Commissioni si rimanda alla legge attuativa anche il numero massimo delle proposte che si possono presentare e così si evita l'intasamento. Rispetto al rischio che è stato più volte paventato, cioè che le minoranze blocchino il Parlamento e impongano qualcosa al Paese, ricordo che è stato approvato l'emendamento sul quorum e, quindi, 12 milioni e mezzo di voti non sono così facili da prendere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Presidente, condividiamo l'emendamento ma, certamente, non lo spirito dell'emendamento, così come è stato spiegato e delineato adesso dal presentatore e neanche gli scenari che ci sono stati rappresentati da parte del collega Sisto.

Condividiamo l'emendamento perché sappiamo che la minoranza è minoranza per definizione, il che vuol dire che non è mai maggioranza. Ricordo che la relatrice, nella seduta del 31 gennaio, ha dichiarato che le leggi che tutelano le minoranze linguistiche rimangono chiaramente tutelate, quindi il nuovo parametro saranno gli articoli 2, 3 e 6 della Carta costituzionale, concetto comunque ribadito anche nella seduta odierna. Tuttavia, quello non ci basta perché l'articolo 6 non detta norme specifiche di tutela delle minoranze linguistiche, ma demanda ad apposite norme che dovrebbero e che devono dettare, poi, la disciplina concreta di tutela delle minoranze linguistiche.

L'articolo 6 esige, pertanto, nient'altro che una tutela minima, tutela minima che può essere superata con legge ordinaria, e la legge ordinaria è referendabile, per cui non è escluso, anzi, è molto probabile che sia ammissibile una proposta di referendum propositivo che mira ad attuare, ad approvare o ad apportare una modifica in peius rispetto alla disciplina vigente di tutela delle minoranze linguistiche che, comunque, sia ancora nel rispetto e nell'ambito dell'articolo 6 e, in ogni caso, però, peggiorativa rispetto alle disciplina attuale.

Sappiamo che la maggioranza, forse, non è in grado di valutare con il necessario equilibrio e in modo ponderato questa materia che esige la sensibilità del Parlamento dove questo rapporto di equilibrio c'è.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.185 Sisto, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Adesso, affrontiamo una serie a scalare di tre emendamenti; voteremo il primo e il terzo.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.186 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, interverranno altri colleghi, io soltanto per annunciare il voto favorevole del mio gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Il luogo dove va a incidere non sarebbe esattamente questo, sarebbe più coerente nel rinvio alla legge di attuazione. Ora, è già stato previsto un principio rispetto al coordinamento con lo scioglimento delle Camere, però, il principio che vuole far valere il collega Sisto è quello di mettere un termine anche stringente che costituisca una sorta di semestre bianco finale di legislatura. Mi chiedo, pertanto, se non si possano accantonare questo e gli altri emendamenti e se la relatrice non ci possa proporre un irrigidimento del limite che già c'è con un tetto di mesi, nella legge di attuazione. Quindi, chiederei l'accantonamento.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Credo che sia necessaria una riflessione profonda; in questo momento irrigidire accantonando e inserendo un termine che può essere di sei mesi, cinque o quattro, non mi sembra fruttuoso.

Ricordo, però, che nell'ultimo capoverso della legge è previsto un rimando alla legge attuativa per la sospensione del termine previsto per l'approvazione della proposta nel caso di scioglimento delle Camere. Quindi, sicuramente, in quella sede, il tema verrà approfondito.

Lo ripeto, in questo momento, irrigidire con un ‘sei mesi' non mi pare appropriato, perché nella Costituzione, come abbiamo detto più volte, si inserisce il dato di principio e poi i dettagli vengono rimandati a leggi attuative.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Al netto delle intenzioni del rinvio alla legge che poi disciplina l'applicazione, quello della contemporaneità delle iniziative referendarie propositive con il termine naturale della legislatura o con lo scioglimento anticipato è un tema e io credo che debba essere affrontato nel testo della legge, non tanto per una questione di rigidità, quanto per una questione di chiarezza. Infatti, non c'è lo stesso rapporto tra l'iniziativa popolare e il referendum abrogativo con lo scioglimento delle Camere proprio perché si interviene anche, diciamo così, sul meccanismo fiduciario. Cerco di continuare il ragionamento, Presidente, non oltrepassando i tempi, anche sull'emendamento successivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Presidente, io con il massimo dell'atteggiamento collaborativo e di cortesia inviterei la relatrice ad essere un po' meno sbrigativa su questi aspetti, che sono aspetti centrali nel momento in cui noi andiamo a configurare un nuovo procedimento normativo.

Il punto posto dall'emendamento 1.186 Sisto è diverso da quello che si prevede verrà trattato dalla legge applicativa; l'emendamento 1.186 Sisto ci dice: quando noi ci troviamo ad alcuni mesi, poi da definire quanti mesi, dal termine della legislatura, non sono ammissibili proposte di legge popolare.

Quello che attualmente, invece, è previsto ci sia nella legge applicativa, è la definizione di un numero massimo di leggi d'iniziativa popolare.

E non è vero, relatrice che non vedo più ora qui; non è vero che abbiamo garanzie sul fatto che non ci sia quello che lei definisce “l'intasamento”, perché noi non lo sappiamo quale sarà il numero massimo definito da una legge che l'attuale maggioranza ha la possibilità di votarsi da sola.

Allora, anche per una questione di metodo, torno ad avanzare una proposta: è necessario che si comincino ad esplicitare le modalità con cui si vogliono definire questi punti. Come interagiscono le leggi di iniziativa popolare con eventuali iniziative del Governo sulla stessa materia, con eventuali leggi di conversione sulla stessa materia? Non possiamo, relatrice Dadone, sbrigativamente dire: queste sono tutte cose che è già previsto che verranno definite. Quindi, davvero una preghiera di fare dei passi avanti in questo, e una formalizzazione della richiesta di accantonamento.

PRESIDENTE. Una formalizzazione. Sta bene.

Sulla formalizzazione ci sono valutazioni diverse? Sta bene.

Onorevole Fornaro, vuole parlare a favore dell'accantonamento? Prego, onorevole Fornaro.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, io comprendo la posizione della relatrice e non ho alcuna difficoltà a riconoscere una coerenza: in diverse fasi del procedimento lei ha indicato la via maestra della legge applicativa come soluzione ai problemi che via via si sono prospettati nella discussione.

Mi permetto però di sostenere la tesi dell'accantonamento, anche in ragione dell'incipit del suo intervento, che ha riconosciuto che questo è un problema reale: perché credo che un conto siano le modalità attuative, cioè come noi andiamo a determinare aspetti singoli, altro sia definire da questo punto di vista in maniera più netta questa sorta di semestre bianco, sostanzialmente riprendendo una norma che in Costituzione c'è per il Presidente della Repubblica.

Quindi, con una forzatura che credo mi sia concessa, credo che questa non sia - questo è il punto - una norma attuativa: è uno dei punti centrali, cioè è in qualche modo la delimitazione del campo di gioco. Poi, all'interno del campo di gioco la legge definirà, ma riuscire a determinare sostanzialmente il campo di gioco, e in questo caso quindi un periodo di distanza dalla cessazione e/o dallo scioglimento, credo che sia un elemento sostanziale, e non quindi delegato o delegabile.

Invito, quindi, da questo punto di vista, i colleghi a riflettere su questo.

È un accantonamento, quindi non è uno stravolgimento. Credo che questo sia un tema che merita attenzione, e soprattutto credo che sia un elemento fondamentale della possibilità, come più volte abbiamo ripetuto, di rendere le leggi di iniziativa popolare coerenti con il modello di democrazia parlamentare rappresentativa.

Questa delimitazione, quindi, dell'impossibilità di tenere il referendum in caso di scioglimento e nei sei mesi che precedono la cessazione, rafforzerebbe tale possibilità di innesto.

Continuare a rimandare sulla legge attuativa, lo dico con grande trasparenza anche alla relatrice ed al Governo, fa aumentare i dubbi che poi, all'interno della legge attuativa, si possano scegliere delle scorciatoie per ritornare all'obiettivo del primo testo, del testo originario, che chiaramente non era quello di un innesto, ma era quello di un percorso alternativo a quello della democrazia parlamentare.

Quindi, davvero riconfermo la richiesta di accantonamento, nello spirito che ho provato a dire nel mio intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Presidente, per il suo tramite, noi vogliamo dire ai colleghi che il perimetro è tracciato. L'ultimo periodo del comma dice: “nonché la sospensione del termine previsto per l'approvazione della proposta nel caso di scioglimento delle Camere”. Poi, che una riflessione profonda su questo vada fatta non vi è dubbio, ma verrà fatta nella sede opportuna, che è la legge di attuazione, che sarà approvata e deliberata a maggioranza qualificata, quindi non ci sarà nessun escamotage come paventava il collega. Ogni punto che è fondamentale trattare per ottenere il risultato che tutti vogliamo, che è il coordinamento tra l'iniziativa popolare ed il funzionamento corretto e fisiologico della democrazia rappresentativa, certamente verrà approfondito e trattato con tutte le dovute accortezze quando svolgeremo un dibattito lungo e approfondito in sede di attuazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, sulla richiesta di accantonamento dell'emendamento 1.186 Sisto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 54 voti di differenza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Scusi, sull'emendamento in questione quanto tempo ho, un minuto o cinque?

PRESIDENTE. Un minuto.

EMANUELE FIANO (PD). Molto rapidamente, volevo solo dire, per il suo tramite, alla collega che adesso non vedo più ma che è intervenuta poc'anzi, per il parere contrario all'accantonamento: non è che dirci che le questioni vengono rinviate alla legge attuativa sia per noi garanzia di chissà che. La maggioranza che adesso approva la legge di riforma costituzionale dell'articolo 71, è la stessa maggioranza che tratterà la legge attuativa, quindi con le stesse contrarietà che voi avete qui su alcuni punti. Sembra che voi ci diciate: va bene, noi poniamo la cornice, poi stste tranquilli che quando discuteremo con legge a maggioranza assoluta l'attuazione di questa riforma, avranno ristoro le vostre convinzioni. Non è così: voi siete gli stessi, quindi le cose che negate adesso, le negherete anche dopo. La particolare riserva che questo emendamento, come altri, pongono al fatto…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

EMANUELE FIANO (PD). …che ci sia un trattamento diverso nel caso che le leggi da referendum popolare vengano presentate in un periodo particolare delle legislature, a meno di sei mesi dalla cessazione, è una questione che si può non mettere in Costituzione, ma la vostra opinione esisterà su questo punto. Invece no: voi la rimandate per farcela sapere dopo, ma rimane quella la vostra opinione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, nel merito, le preoccupazioni che ho espresso prima nella proposta di accantonamento provo anche a motivarle perché, come ha detto giustamente il collega Magi, la questione dell'ingolfamento, potenziale e possibile, dal momento che la scelta della maggioranza è di rinviare alla legge attuativa, per esempio anche il numero massimo o comunque il tema del numero (numero massimo di firme per ogni cittadino, numero massimo che può raccogliere un comitato promotore, numero massimo di referendum che si possono tenere in un determinato periodo), è evidente che se questo emendamento fosse approvato sarebbe una garanzia per evitare un fenomeno di ingolfamento nella fase più delicata della legislatura, che è quella della parte terminale. Quindi, da questo punto di vista, questo emendamento noi lo consideriamo un emendamento importante e giusto, e, se me lo consente il collega Sisto, chiederei di aggiungere anche la mia firma.

PRESIDENTE. Prendo atto che anche il collega Fiano sottoscrive l'emendamento. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.186 Sisto, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo al terzo emendamento della serie a scalare, l'emendamento 1.188 Sisto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabria. Ne ha facoltà.

ANNAGRAZIA CALABRIA (FI). Presidente, per dichiarare il voto favorevole di Forza Italia all'emendamento Sisto 1.188.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, quella della rapporto tra la legge di iniziativa popolare, di fatto il referendum di iniziativa popolare, i tempi di scioglimento delle Camere e il loro insediamento successivamente alla data delle elezioni è una delle questioni aperte, perché se abbiamo il termine di diciotto mesi per poter competere con la legge di iniziativa popolare, ma questi diciotto mesi trascorrono tra lo scioglimento delle Camere, la celebrazione dei comizi elettorali, la data dell'elezione, l'insediamento delle nuove Camere, l'attesa per la formazione di un qualsivoglia Governo - che poi ha un rapporto fiduciario con le Camere stesse - l'avvio dell'attività delle Commissioni, insomma, Presidente - quello che abbiamo sempre detto – una questione così importante non può essere lasciata alla legge attuativa. Quella del referendum abrogativo fa un altro percorso, mentre qui abbiamo a che fare con l'iter legislativo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.188 Sisto, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo al primo emendamento della successiva serie a scalare, l'emendamento Sisto 1.189. Voteremo il primo e il terzo emendamento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabria. Ne ha facoltà.

ANNAGRAZIA CALABRIA (FI). Presidente, per dichiarare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, anche qui abbiamo…

PRESIDENTE. Colleghi, in particolare quelli vicini all'onorevole Baldelli, se possono… Prego, onorevole Baldelli.

SIMONE BALDELLI (FI). Troppo buono, Presidente, grazie. Qui, oltre al tema dello scioglimento, al tempo previsto o anticipato, si aggiunge un altro tema, vale a dire, Presidente, quello di proposte di legge che riproducano sostanzialmente il contenuto di progetti precedentemente respinti, laddove non siano trascorsi dodici mesi dalla data della reiezione. C'è tutta una disciplina che riguarda le proposte respinte, ma anche quelle approvate magari da un solo ramo del Parlamento, che avrebbero delle procedure avvantaggiate in termini di tempi. Insomma, Presidente, credo che questo sia un tema centrale, tale da non rinviarne la discussione ad una seconda fase, cioè della legge attuativa. Chiedo che almeno se ne discuta in questa fase, al netto del fatto che il parere su questi emendamenti è negativo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.189 Sisto, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico, mentre si rimette all'Aula il Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione del terzo emendamento della serie a scalare, l'emendamento 1.191 Sisto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabria. Ne ha facoltà.

ANNAGRAZIA CALABRIA (FI). Presidente, dichiaro il voto favorevole di Forza Italia sull'emendamento Sisto 1.191.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, ancora una volta mi permetto di sottolineare che, come richiamava prima il collega Magi, siamo di fronte a un meccanismo concorrenziale rispetto a quello parlamentare, all'interno del quale si innesca anche il tema del rapporto fiduciario tra Governo e Parlamento.

Se noi consideriamo referendabile, quindi sovrapponibile, una norma su cui il Parlamento vota la fiducia perché il Governo pone la questione di fiducia, anche in concorrenza con la normativa che va avanti sul referendum, se poi quel referendum vince, il Governo ha l'obbligo di dimettersi; così come formalmente accade se il Ministro Fraccaro pone la fiducia su un decreto e quel decreto viene respinto, sulla fiducia o sul voto finale, il Presidente Conte e il Ministro Fraccaro hanno il dovere di andare al Quirinale e dimettersi, anche se poi formalmente si rimane in carica e si fa un altro giro di valzer.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.191 Sisto, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico, mentre si rimette all'Aula il Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.192 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mulè. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI). Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente, e ringrazio anche il collega Mulè, per la sofferenza con la quale ha dichiarato il voto favorevole del gruppo di Forza Italia, anche perché questo emendamento parla di Camere sciolte, quindi suscita evidentemente in tutti noi un certo rammarico.

Evidentemente si intende che forse la prospettiva del referendum propositivo e dell'iniziativa popolare possa avere senso di fronte a uno scioglimento prolungato delle Camere, ma qualora ci sia, in un ordinamento, un Parlamento degno di questo nome, pronto a fare delle leggi, magari anche con un Governo in carica che prende la fiducia, tutto questo risulta una sovrapposizione che non ha granché senso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.192 Sisto, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico, mentre si rimette all'Aula il Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.193 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mulè. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI). Presidente, vorrei allora annunciare, magno cum gaudio, il voto favorevole del gruppo di Forza Italia su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Rinfrancato dalla gioia del collega Mulè, che, almeno in questo caso, con una certa soddisfazione e gioia ci annuncia il voto favorevole del gruppo di Forza Italia, questo emendamento configura l'ipotesi che la proposta sia presentata dopo due mesi dallo scioglimento delle Camere, cioè sostanzialmente in piena campagna elettorale; il che significa che, fermo restando che i temi della campagna elettorale, bene o male, sono l'economia, la sicurezza, eccetera, probabilmente la presentazione di queste proposte potrebbe avvenire in un momento di grande competizione elettorale, ma a Camere sciolte. E, anche qui, avremo il decorrere dei diciotto mesi in quel periodo compreso in un Parlamento che non può di fatto riunirsi, se non per gli atti dovuti, per esempio la conversione dei decreti- legge, eccetera, ma non per poter affrontare provvedimenti di legge che vadano in competizione con quelli depositati dai comitati promotori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, credo che l'imbarazzante silenzio della relatrice e del Governo sia del tutto ingiustificato, perché noi chiediamo con questo emendamento semplicemente di evitare che vi possano essere delle sovrapposizioni di momenti incompatibili con l'esercizio della democrazia rappresentativa; quindi, al di là di quella che è la posizione del singolo gruppo, inviterei davvero la relatrice a dirci se pensa veramente - io non ci credo - che si possa presentare una proposta di questo genere in campagna elettorale. Credo che sia una cosa assolutamente irrazionale e vorrei sentire il motivo per cui questo emendamento non incontra il favore della relatrice.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Dadone, mostri che il suo silenzio non è imbarazzato.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Dimostro che il mio silenzio non è imbarazzante e che sono sul pezzo. Resto contraria perché è già incluso nella formulazione dell'ultimo capoverso e chiaramente in campagna elettorale, a Camere sciolte, non si potranno presentare, ma, essendo una disposizione di dettaglio, la demanderei alla legge attuativa.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, non ha sentito? Dipende un po' da una collaborazione che bisogna fare tutti, compreso chi è vicino. Onorevole Dadone, le chiederei la cortesia di ripetere per il collega Baldelli il senso del suo intervento, così la rendiamo più semplice.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Per il suo tramite, al collega Baldelli, non si possono presentare nel momento in cui le Camere sono sciolte. Ritengo che la questione sia già stata chiarita con il rimando alla legge attuativa, che predisporrà tutte le questioni di dettaglio, perché questa è una Carta costituzionale, e, pertanto, si inseriscono i principi, dal mio punto di vista, anche se dovrebbe essere una questione abbastanza oggettiva, e rimanderei alla legge attuativa, non perché ci sia disinteresse, ma perché è lì che vanno sciolti i nodi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Per il suo tramite alla relatrice: lei continua a rimandare alla legge attuativa come se fosse un momento in cui ci siano garanzie particolari nei confronti delle minoranze, ed è la ragione per cui, credo, noi continuiamo a votare questi emendamenti, perché crediamo che nel testo della Costituzione, quindi nella gerarchia delle fonti sopra, al massimo livello, ci devono essere alcuni paletti.

Infatti, qui stiamo intervenendo nel processo legislativo e, quindi, da questo punto di vista, per avere alcune garanzie come questa, stante l'osservazione che si possa alla fine inserirsi nella fase finale della legislatura, quasi in campagna elettorale, teoricamente con raccolta di firme, per una legge di iniziativa, cioè di proposta. Allora, lo dico in linea del tutto ipotetica: immaginate una maggioranza che sia in difficoltà e che va verso le elezioni; potrebbe giocare lei la carta del referendum propositivo, per andare, magari, a premiare il rapporto con una lobby o con un pezzo della popolazione, salvo poi non arrivare e completare ciò. Per dare un segnale concreto, credo che da questo punto di vista oggi determinare alcuni paletti sia fondamentale. Penso al richiamo continuo che fa la relatrice alla legge attuativa, ma la legge attuativa ha l'unica garanzia che voi dovete essere 316 quando l'approvate, cioè, per dirla tutta, se foste nel numero in cui siete oggi, non sareste in grado di approvarla perché in nessuna votazione la maggioranza ha raccolto 316 voti, quindi è chiaro che dovreste chiamare a raccolta tutti. Tuttavia, stante i numeri attuali, siete abbondantemente sopra i 316, quindi il richiamo a questa legge è che voi la legge attuativa potete scriverla come volete: questo è il punto. Non c'è una maggioranza qualificata e capisco che non potrebbe esserci, perché altrimenti daremmo un potere alle minoranze di altra natura, quindi non sono a chiedere un cambiamento. Riconosco il diritto della maggioranza, ma riconoscete che, nel momento in cui scriviamo insieme - questo è l'obiettivo o dovrebbe essere l'obiettivo - la Carta costituzionale, su alcuni punti, come ho provato a spiegare prima, dobbiamo tenere i punti cardinali entro i quali poi sta la legge attuativa.

Le questioni del semestre bianco, di questo emendamento e di quelli che riguardano la vicinanza con lo scioglimento delle Camere non mi sembrano strumentali: sono per definire dei paletti entro cui poi si svilupperà la legge attuativa. Detto questo, prendo atto di quello che ha detto la relatrice sul fatto che secondo lei ciò non sarà possibile e quindi ce ne ricorderemo - lo dico non come minaccia, ma come elemento positivo - quando discuteremo la legge attuativa.

Ricordo che anche molti di questi interventi, a maggior ragione quelli della relatrice, non sono di circostanza ma fanno parte del lavoro preparatorio e possono e sono stati poi considerati in giurisprudenza come elementi per comprendere la volontà, quindi non stiamo facendo esercizi retorici. Detto questo, però, l'invito alla relatrice su questi punti è a non rinchiudersi sempre a riccio sulla legge attuativa, perché - volendosi mettere nei nostri panni - per le minoranze la legge attuativa non è una garanzia a priori. Questo è il punto, mentre nel testo costituzionale, in uno spirito che è quello di raccogliere un consenso più largo, il più possibile condiviso, mettere qualche paletto in più è, ovviamente, per noi, per le minoranze, una garanzia maggiore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Grazie, Presidente. Seguo un po' il ragionamento della relatrice, che mi viene a dire o dichiara che, in sostanza, questo non sarà possibile, cioè presentare referendum nella fase pre-elettorale non sarà possibile. Allora, che cosa osta a votare qui oggi questo emendamento? Qual è il problema? Non vedo nessun problema oggi a ritenere questo emendamento opportuno, giusto e corretto, anche perché, giustamente, qui stiamo legiferando tutti insieme e dobbiamo contribuire tutti insieme a una modifica costituzionale importantissima. Quindi, qual è il problema per non votare oggi questo emendamento, visto che ha dichiarato che non sarà possibile?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, ripropongo, su questo emendamento, l'argomento che ho proposto poco fa e che ha ripreso giustamente il collega Fornaro. Intanto lo ringrazio per avere sottolineato un aspetto, cioè che i numeri che serviranno per la legge applicativa non sono i numeri con i quali la maggioranza sta approvando la riforma costituzionale. Questo, però, dovrebbe far pensare la collega Dadone - che so essere spinta anche dalla chiarezza necessaria e dalla brevità del testo costituzionale - per far sì che alcune delle proposte di merito che vengono avanzate adesso siano, invece, previste nel testo costituzionale. Però ciò dovrebbe far ragionare la relatrice, ma anche noi, sul fatto che due momenti legislativi nel Parlamento non sono mai, anche se in presenza di una maggioranza che potrebbe essere la medesima, la stessa cosa, non solo perché tra la riforma del testo costituzionale e la sua applicazione in legge, approvata dalla maggioranza dei membri di quest'Aula, possono intercorrere fatti diversi tra loro. Potrebbe, per esempio, cambiare la maggioranza (ma non perché ci siete voi oggi, posto che potrebbe essere capitato a noi), potrebbe esserci un'interruzione della legislatura in corso e dunque, mentre io capisco che in alcuni casi la relatrice sostenga un principio secondo me valido, cioè che la scrittura della Carta debba essere limpida, netta, semplice, rigorosa e anche sintetica, in altri casi questo rinvio dell'opinione ha un che di politico. Infatti ritengo in generale - non lo dico, Presidente, per il suo tramite, soltanto alla collega Dadone - che il vostro rinviare molte questioni (poche ore fa rinviare la questione della TAV, in queste ore rinviare le questioni dell'autonomia, rinviare di far sapere al Parlamento cosa c'è scritto nella lettera dell'UE, rinviare di far sapere a noi se il testo delle autonomie sarà emendabile, rinviare di farci sapere se le leggi sull'autonomia saranno referendabili), non mi pare corrisponda alla chiarezza che la collega stessa, secondo me legittimamente, insegue nel testo costituzionale.

Voi state lasciando aperte questioni che hanno una rilevanza costituzionale. Non sapere se la proposta di referendum propositivo popolare, intervenendo in un periodo normale della legislatura o intervenendo in un periodo antecedente di poco la conclusione della legislatura (dunque, rispetto a un andamento differente e straordinario, emergenziale di una legislatura), abbia la stessa possibilità di essere discussa rispetto a quando, invece, si è nel periodo ordinario della legislatura, rinviare il tema ad una legge applicativa, non ci dice che cosa succederà di questo aspetto normativo, cioè noi non lo sappiamo. Non è semplicemente che ci dite: guardate, abbiamo deciso, ma invece che lunedì lo votiamo venerdì. Non è così: noi non sappiamo che cosa ne pensiate. Per quello che ne sappiamo ad oggi, per voi e non solo per voi, per quello che consta della norma madre che stiamo scrivendo - o che state approvando, perché noi così non l'approveremo - state scrivendo una norma madre che non fa differenza sul periodo della legislatura nel quale questa vicenda, o meglio, la proposta di un'iniziativa di legge referendaria di natura popolare, verrà posta. Ciò consta, così come tutte le altre questioni che noi vi abbiamo posto.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

EMANUELE FIANO (PD). La questione che pochi minuti fa vi abbiamo posto - concludo - cioè dell'omogeneità tra referendabilità ed emendabilità delle questioni inerenti all'articolo 116, esattamente come anche la questione posta da questi emendamenti, che viene semplicemente rimandata, pone un'alea di dubbio fortissimo su quale sia l'opinione politica della maggioranza su questioni dirimenti, su quale sia l'opinione oggi, anche se voi la state rimandando ad un altro strumento. Ciò, per la congruità dei lavori di quest'Aula e per la possibilità che i parlamentari su questi temi votino in coscienza, è certamente un danno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Il problema, però, checché ne dica la relatrice, è che questo emendamento non è pleonastico, nel senso che la formulazione del testo, così come è ora, non proibisce affatto di presentare proposte nel periodo di scioglimento delle Camere: non fa decorrere il termine, ma si possono presentare, tant'è che - ho chiesto agli uffici - c'è anche un precedente di una proposta popolare, sulla base dell'articolo 71 oggi vigente, che è stata accettata in periodo di scioglimento delle Camere. Se, quindi, la relatrice condivide anche il principio che non si debbano presentare, perché non ce lo propone e non lo formalizziamo? È un principio, non è un dettaglio, quindi si presta bene anche a una norma nel rinvio alla legge di attuazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.193 Sisto, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore del PD.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.194 Sisto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Emendamento 1.199, vero Presidente?

PRESIDENTE. No, emendamento 1.194 Sisto, il secondo a pagina 47 del fascicolo, per la precisione.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Prego.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Annuncio il voto favorevole di Forza Italia per le ragioni che sono state già prospettate.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.194 Sisto, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Abbiamo adesso una serie di emendamenti a scalare di cui il primo è l'emendamento 1.199 Sisto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

Avviso l'Assemblea che, per le intese intercorse, chiuderemo i lavori alle ore 19,30 o comunque al termine di questa serie a scalare.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Sulle ali di questo annuncio mi permetto di segnalare come delle volte la esasperazione del ragionamento, che può essere paradossale, può essere portato alle estreme conseguenze, consenta di percepire la fallacia di taluni principi. Con l'emendamento in esame si pone il problema, non assolutamente secondario, della reiterazione, della riproduzione, sostanzialmente identica, del contenuto di progetti precedentemente respinti. Suddividerei questa proposizione in due parti: la riproposizione di progetti sostanzialmente identici e la riproposizione di progetti identici, o sostanzialmente identici, già respinti. Ci si rende conto che, allo stato delle cose, siamo di fronte alla possibilità che se qualcuno volesse fare della psicopatologia legislativa sotto il profilo della democrazia diretta, potrebbe presentare dieci proposte, una un giorno, l'altra il secondo giorno, l'altra il terzo, il quarto e il quinto, magari sostanzialmente identiche o che possono differire di pochissimo, ma tutte - ripeto - tutte sarebbero degne di attenzione da parte del Parlamento, facendo decorrere i termini per poter essere approvate, cioè una pazzia. Ripeto: una pazzia.

Quando si portano alle estreme conseguenze le cose, se ne percepisce l'assoluta incapacità di produrre logica e di produrre democrazia: basterebbe questo ragionamento. E non mi si venga a dire della taumaturgica e miracolosa legge di attuazione, che sembra davvero l'unguento miracoloso, il balsamo di tigre di questa riforma, per cui tutto deve confluire nella legge successiva: è uno scherzo? Stiamo veramente giocando! Qui prendiamo la Costituzione e ne facciamo una sorta di Pac-man, in cui c'è qualcuno che cerca di mangiare la democrazia disperatamente. Ritengo che siamo di fronte alla follia costituzionale: non c'è un limite alla presentazione, non c'è un limite alla presentazione di identiche proposte, non c'è un limite alla presentazione di proposte sostanzialmente identiche che siano state respinte. Questo è un emendamento - ripeto - di quelli simbolo, di quelli spia, che vi dà l'idea della assurdità di questo provvedimento. Vogliamo continuare su questa strada soltanto per un principio di appartenenza a quella che voi stessi, MoVimento 5 Stelle, rimproverate e avete rimproverato agli altri? L'attaccamento comunque a una bandiera senza contenuti? Un'appartenenza senza seguire un ragionamento logico? Siamo di fronte all'inaccettabilità assoluta!

Questo è un emendamento che voi, certamente, con la consueta consapevolezza del suo contenuto e della sua portata, respingerete, perché ovviamente non c'è da discutere, ma c'è solo da mettere il dito e spingere. Quanti di voi in quest'Aula stanno seguendo questo dibattito e stanno cercando di capire quello che accade e non votano semplicemente per appartenenza? Quanti? Io penso pochi, perché se qualcuno avesse la pazienza e l'umiltà di sorridere meno e di capire di più, probabilmente si fermerebbe tutto questo. Anche lo stesso Ministro Fraccaro, che è tanto orgoglioso di questo provvedimento, potrebbe, in un impeto di riflessione, stopparlo, riflettere e portarci a una democrazia rappresentativa di matrice costituzionale.

Questa, invece, è una democrazia rappresentativa incostituzionale, senza alcuna logica, senza alcun pudore e senza nessuna capacità di convincimento di nessuno, che porterà questo Paese - oltre all'economia, ma questo è un tema che ovviamente non ci riguarda - nel baratro istituzionale. Lo voteremo con convinzione, ma con tanta convinzione, Presidente, perché noi questa democrazia ce la difendiamo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Grazie, Presidente. Sempre per il suo tramite, per dire al collega che, purtroppo, una norma costituzionale per sua natura non può arginare ogni forma possibile di psicopatologia. È necessario rimandare alla legge di attuazione. Poi, è chiaro ed è immanente a qualsiasi norma costituzionale il fatto che si necessiti di una norma di attuazione che vada a specificarla. Il problema è questo, anche per riprendere un po' le considerazioni del collega Fiano: è chiaro che una sorta di delega in bianco può fare paura e io questo lo capisco, però - ripeto - ciò è immanente alla natura di ogni norma costituzionale. Poi, nella misura in cui avessimo una riforma che va a stravolgere non so quanti articoli della Costituzione, come qualche riforma ha tentato di fare, il problema assume delle dimensioni abnormi. Nella misura in cui, invece, andiamo a ritoccare un singolo istituto e una singola norma, è chiaro che anche i timori che afferiscono alla possibile delega in bianco devono essere ridimensionati. Quindi, io vi prego di non esagerare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Io sono già appagato dall'intervento della collega perché quando interviene qualcuno del MoVimento 5 Stelle, oltre alla relatrice e al presidente Brescia, ho una grande gioia e una grande felicità, perché significa che abbiamo stimolato un minimo di dibattito. Sarebbe molto interessante ascoltare le idee di tanti altri colleghi, ma credo che a questo punto lo faremo domani. Mi permetto solo di ricordare che il nostro Regolamento impedisce di esaminare una proposta che è stata rigettata entro sei mesi dalla data in cui è stata bocciata la proposta. Per cui, forse, introdurre un criterio analogo anche nella norma potrebbe avere un senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Rinuncio all'intervento, Presidente, perché sono disperato.

PRESIDENTE. Va bene. Non occorre motivare il motivo della rinuncia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, non voglio fare arrivare alle 20 i colleghi che sono contenti che io intervenga. Allora, abbiamo scoperto che questa è una visione costituzionale che prevede una psicopatologia che potrebbe nascere, quindi vi è un'induzione alla psichiatria giuridico-costituzionale: è una roba da matti, qui dentro, questa cosa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Cioè, qui è veramente una roba da matti! Ma vi rendete conto che voi, quando farete la legge di attuazione, non potrete dire che non possono essere proposte più leggi d'iniziativa popolare? Non lo potrete fare perché siccome questa norma costituzionale consente di farle voi, non potrete dire di no, quindi uno può presentare, come diceva il collega Sisto, un miliardo di proposte. Ma siccome voi siete per la psicopatologia giuridico-costituzionale, per voi va tutto bene: siamo matti in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, per il suo tramite voglio dire all'onorevole Pettarin di non disperarsi, perché comunque dopo c'è la legge applicativa.

Quello che ha detto la collega io non lo condivido: non tutto ciò che è nella norma madre sarà immanente rispetto alle questioni di dettaglio che noi discutiamo oggi.

Mi dispiace, ma lei non può dimostrarlo. Non è affatto così per diverse delle norme che stiamo discutendo. Le dico io qual è la risposta. La risposta non è di natura giurisprudenziale ma è politica: qui dentro, tutte le volte che voi non avete un accordo interno, rinviate, perché non potete decidere adesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo lo fate sulla TAV, lo fate sulla lettera dell'Unione europea, lo fate sulle leggi sull'autonomia, lo fate sulla riforma costituzionale, lo fate su una questione politicamente e totalmente divisiva nella maggioranza di Governo. Voi non sapete dirci se le norme sull'autonomia saranno qui dentro emendabili, perché se fossero emendabili, sull'autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna tra la Lega e il MoVimento 5 Stelle si aprirebbe un conflitto legislativo insanabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e quindi voi dovete rinviare la risposta. La legge applicativa non c'entra nulla, a prescindere dal fatto che il testo costituzionale debba essere più pulito. Semplicemente, qui state rinviando i vostri problemi e non i problemi del Paese: i vostri problemi di accordo! Al Senato non siete d'accordo sugli emendamenti della Lega sul reddito di cittadinanza e non potete risolverli se non rinviandoli; non siete d'accordo sulle questioni di “quota 100”. Non c'è n'è una delle questioni significative che vi trovino insieme. D'altra parte, come dimostra l'Abruzzo, quando poi c'è da votare voi non siete insieme, ma siete separati anche sulle candidature. Quindi non ci venite a dire che la questione è di cultura giuridica, cioè che la norma costituzionale è immanente a tutto quello che decideremo in legge applicativa. Vorrei dire, per il suo tramite, Presidente, alla gentile collega che è intervenuta prima, sempre che il professor Sisto non la disturba così io le parlo….no, non vi arrabbiate tra voi due, tanto poi c'è la legge applicativa!

Come stavo dicendo, volevo rispondere, per il suo tramite, Presidente, alla collega Dadone. La legge applicativa, che sarà una legge con una procedura qualificante di approvazione di maggioranza assoluta, è una legge, quindi lei non può certificare che cosa sarà deciso in quella legge: e se la maggioranza domani fosse un'altra maggioranza? E se qui dentro ci fosse una maggioranza, al momento in cui voteremo quella legge, di centrodestra o di un altro colore che avrà idee diverse dalla collega Dadone - legittimamente - o dal MoVimento 5 Stelle - legittimamente - rispetto a quello che pensate voi? E se un domani, secondo me giustamente, visto che abbiamo sottoscritto e votato gli emendamenti in serie dei colleghi di Forza Italia sulle questioni inerenti il momento della legislatura in cui vengono poste le questioni del referendum propositivo, quella nuova maggioranza avesse un'idea diversa da voi e dunque il periodo in cui cade la proposta referendaria, se cade in quei sei mesi, tre mesi o due mesi prima della conclusione della legislatura, non avrà la stessa risposta che avrebbe in un altro momento della legislatura?

Non si può pretendere che noi crediamo a quello che voi dite! Ditelo pure per giustificarvi, ma non pensate che noi vi crediamo, perlomeno questo! Noi vi rispettiamo, ma pensiamo che voi ci state, su questo punto, prendendo in giro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Presidente, molto velocemente. Tenuto conto che per l'abrogativo questo tipo di disposizione è prevista nella legge attuativa, analogamente, per simmetria con l'istituto dell'abrogativo, lo faremo anche qui. Lì ricordo che si parla di cinque anni, mentre qui addirittura di dodici mesi, quindi il termine e fin limitato dal mio punto di vista.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.199 Sisto, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula e il relatore di minoranza esprime parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Secondo le intese intercorse, interrompiamo a questo punto i lavori sul provvedimento che riprenderanno domani a partire dalle ore 10.

Sempre secondo le intese intercorse tra i gruppi, domani la seduta terminerà alle ore 14.

Modifica nella costituzione della Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna, la Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria ha proceduto all'elezione del deputato Camillo D'Alessandro a segretario, in sostituzione del deputato Paolo Giuliodori, dimissionario da tale carica.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Abbiamo alcuni interventi di fine seduta, pregherei quindi cortesemente i colleghi, per rispetto di chi deve intervenire, di uscire in silenzio. Ha chiesto di parlare il collega De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Presidente, ne approfitto per ricordare a lei e all'Aula che, proprio ieri, è arrivata l'ufficialità da parte della procura generale di Brescia del parere favorevole circa la richiesta di grazia da parte di un terrorista altoatesino, tale Oberleiter, che si è macchiato, tra l'altro, negli anni, di ben due ergastoli, quindi, certamente, una persona meritevole di poca grazia. Questo stride molto con il fatto che, proprio oggi, una commissione del Ministero della giustizia si sia recata in Francia per chiedere l'estradizione dei terroristi comunisti rossi, ospitati da anni in Francia e invece scenda un velo assolutamente di oblio circa questi terroristi altoatesini che, da anni, ormai, da cinquant'anni, sono ospitati in Austria: non hanno nemmeno avuto l'ardire di spostarsi oltreoceano; hanno trovato semplicemente casa al di là del confine, a venti chilometri da casa mia. Dopo cinquant'anni di latitanza, oggi chiedono la grazia.

Quello che è paradossale è che forze politiche come l'SVP, ma purtroppo anche la Lega, definiscano questo come un atto pacificatore. Ebbene, noi siamo convinti, invece, che la vera pacificazione si ricerchi attraverso la galera per chi si è macchiato di crimini come questi, soprattutto nei confronti di uomini dello Stato italiano. Non possiamo ammettere che non ci sia clemenza per i comunisti - ci va benissimo - e invece ci sia per i secessionisti. Io credo che i terroristi, specialmente i bombaroli, specialmente chi ha messo bombe e chi ha ucciso uomini dello Stato, non possano assolutamente ottenere la grazia e, soprattutto, non possano ricevere attestati non dico di stima, ma di appoggio e benevolenza da parte di chi oggi governa e di chi oggi ha compiti di Governo in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Presidente, ogni mattina, più di 60.000 persone, lavoratori frontalieri, valicano il confine tra l'Italia e la Svizzera per andare a lavorare; prevalentemente, essi provengono dalle province di Varese e di Como; in base a un accordo fiscale con la Confederazione Elvetica, che risale al 1974, pagano le tasse, ovviamente, sul posto di lavoro, cioè in Svizzera. Queste risorse vengono poi retrocesse al Governo italiano che, attraverso il MEF, distribuisce, poi, le risorse stesse ai comuni dove risiedono i lavoratori frontalieri. Ora, accade che i comuni abbiano fornito un esatto elenco dei nominativi dei frontalieri residenti e accade che la Confederazione Elvetica abbia confermato questi elenchi, ma le autorità italiane, inspiegabilmente, continuano a riconoscere ai comuni, che sono per lo più comuni montani e comuni di zone disagiate, la metà di quelli che dovrebbero essere i ristorni dei frontalieri. Ora, c'è un po' di disperazione tra i sindaci eroi che fanno fatica a mettere insieme le cifre per redigere dei bilanci e in base a quei bilanci vengono poi erogati dei servizi, che però non possono essere erogati per l'inerzia del Governo.

Ho presentato un'interrogazione il 9 luglio, ho sollecitato più volte, anche per le vie brevi, Viceministri e sottosegretari, ma non abbiamo ancora ricevuto una risposta. Ciò è francamente indecente: speriamo che ciò avvenga domani in Commissione Finanze.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, continuo ad insistere sul fatto che ci sono centinaia di migliaia di pensionati che riscuotono un assegno familiare, per moglie o marito a carico, di 10,21 euro al mese, corrispondenti alle vecchie care 20.000 lire e questa è una situazione che continua da ormai trent'anni.

Trent'anni fa l'assegno venne stabilito nella misura di appunto 10,21 euro al mese ed è rimasto tale, pari a 10 euro e 21 centesimi al mese, per trent'anni, nonostante la Corte costituzionale dica che è obbligo costituzionale adeguare le pensioni e le quote di pensione alla svalutazione certificata dall'ISTAT di aumento del costo della vita.

Non mi stancherò di ripeterlo rivolgendomi, tramite lei, che so sensibile, Presidente, a tutti questi problemi, al Governo e alla maggioranza che, già da un anno, quasi, governano e che ancora non hanno rimediato a questa palese ed evidente ingiustizia nei confronti dei pensionati tutti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frailis. Ne ha facoltà.

ANDREA FRAILIS (PD). Presidente, per quello che è il mio primo intervento in quest'Aula, la ringrazio per avermi dato la parola. Domani pomeriggio, al Viminale, il Vicepremier Salvini ha convocato un incontro nel tentativo di sbloccare la situazione per quel che riguarda il prezzo del latte in Sardegna. Questa convocazione ha, di fatto, depotenziato l'analoga iniziativa della regione Sardegna che questo pomeriggio aveva, appunto, convocato un tavolo verde. I pastori sardi sperano che Salvini riesca a sbloccare i 25 milioni di euro per il comparto ovicaprino e, soprattutto, sperano che riesca a sbloccare la trattativa sulla trasparenza, desegretando i dati sugli arrivi e sulla provenienza delle merci nel nostro Paese; sarebbe già abbastanza e questo ci auguriamo anche tutti noi parlamentari sardi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Frailis e benvenuto col suo primo intervento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Manca. Ne ha facoltà.

ALBERTO MANCA (M5S). Presidente, il nostro ruolo in questa Assemblea è quello di portavoce dei cittadini e, allora, oggi, il mio intervento servirà a dar voce ai pastori sardi. Perciò, vi leggerò le parole pronunciate da un pastore durante una delle tante manifestazioni di protesta per la crisi del prezzo del latte, manifestazioni che hanno avuto luogo in questi giorni in Sardegna, coinvolgendo i bambini, gli anziani, tutti. Le parole, tradotte dal sardo, sono queste: “Ora vi spiego perché noi siamo qua. Qua stiamo facendo una guerra che non riguarda solo i pastori, ma tutta la Sardegna; oggi qua dentro non ci sono solo 30 litri di latte, ma anche il sudore di duemila anni di storia. E noi lo stiamo buttando a terra, perché non ci danno nulla. Ci hanno costretto ad andare a lavorare invano. Oggi i bambini buttano il latte che noi abbiamo munto. I nostri figli devono buttare il nostro lavoro. Pensate a che punto ci hanno portato! Oggi, qui, noi buttiamo il latte, ma ricordate sempre che il pastore la dignità non la butterà mai”.

Cari colleghi, vi invito tutti ad essere solidali in questa battaglia per la dignità di un intero popolo e delle sue tradizioni, che non terminerà finché non verranno riconosciuti i diritti dei pastori sardi ai quali dico: Pastore sardu non t'arrendas como (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Presidente, nello scorso fine settimana, nel corso di una visita ad Afragola, il Ministro dell'istruzione Bussetti ha affermato testualmente: ‘Ci vuole più impegno, più lavoro, sacrificio al Sud per recuperare il gap con il Nord, non più fondi; vi dovete impegnare, questo è quello che ci vuole'.

Le ho rilette più volte le parole riportate in agenzia, pensavo si trattasse di un errore di trascrizione, invece, ho visto i video che hanno confermato quest'infamante corbelleria.

È incredibile che un Ministro della Repubblica possa rivolgersi così al corpo docente che opera con sacrificio nel Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che si rivolga così a dei servitori dello Stato che, in condizioni oggettivamente difficili, proprio grazie al loro impegno, mantengono questa scuola meridionale.

È un'offesa grave, figlia di un pregiudizio ideologico, che non può essere derubricata come frase fuori contesto. Durante la scorsa legislatura ci avete accusato di diportare gli insegnanti, mentre noi offrivamo contratti di lavoro stabili. Le scuole del Nord funzionano bene anche grazie agli insegnanti del Sud.

Quindi, chiediamo, anche con un'interpellanza, che il Ministro Bussetti venga a riferire in Aula, soprattutto adesso, con questa idea di un modello autonomistico che rischia ulteriormente di penalizzare il Mezzogiorno.

Finisco con un consiglio di lettura al Ministro: venga a leggere Corrado Alvaro e Rocco Scotellaro, e a comprendere qual è il valore della scuola per la società meridionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frate. Ne ha facoltà.

FLORA FRATE (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, il nostro territorio è ricco di beni che testimoniano il valore culturale e storico dell'Italia: uno di questi esempi è il Real Albergo dei Poveri, meglio noto come Palazzo Fuga dal nome del famoso architetto. Un'immensa struttura, 100 mila metri quadrati di superficie nella centrale Piazza Carlo III della città di Napoli, che allo stato attuale si presenta in uno stato di abbandono e di incuria.

Progetti come il Museo universale o il Polo di biblioteca purtroppo non hanno mai visto la luce; inoltre la mancanza di un'adeguata manutenzione ha determinato la fatiscenza dei lavori effettuati. Una condizione che non rende onore al valore storico e a tutte le enormi potenzialità che la struttura offre.

L'ambizione è quella di immaginare Palazzo Fuga come una cittadella della cultura, capace di stimolare l'economia locale e di promuovere la crescita occupazionale. In tal senso, va riconosciuto e valorizzato il lavoro di associazioni e comitati, che da anni si battono con determinazione.

Mi fa piacere ricordare che proprio in queste ore ho depositato un'interrogazione al Ministro per i beni e le attività culturali, che so avrà la giusta attenzione e sensibilità. Bisogna scommettere sulla sinergia istituzionale, dal centrale al locale, promuovendo la partecipazione democratica dal basso. Il cambiamento è quando le istituzioni ed i cittadini sono dalla stessa parte, uniti dagli stessi obiettivi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (M5S). Presidente, volevo portare alla sua attenzione e a quella di quest'Aula una problematica legata alla categoria delle guardie giurate. Si tratta di centinaia di migliaia di lavoratori, che tra l'altro svolgono anche un'attività fondamentale nella tutela della sicurezza, sia nel settore pubblico che nel settore privato. Bene: molti di questi lavoratori si trovano a svolgere anche dei turni notturni lavorativi, senza poter però usufruire delle ore di riposo che tra l'altro sono previste per legge, sia a livello nazionale che a livello comunitario; con il risultato che, senza poter usufruire del riposo dovuto per legge, sono costretti a svolgere turni con delle ore continuative che mettono addirittura a repentaglio la loro stessa incolumità.

E questo, purtroppo, non è l'unico problema, perché sono esposti anche a dei pericoli di aggressioni: pensiamo, per esempio, a quelle che sono avvenute a Palermo, a Pescara. Hanno un contratto collettivo nazionale che è scaduto da cinque anni; inoltre, c'è l'assenza della qualifica giuridica di pubblico ufficiale.

Un altro grave problema riguarda la paga minima oraria: se pensiamo ad una persona che, per esempio, si avvicina per la prima volta a svolgere questo ruolo, la sua paga rasenta al massimo i mille euro mensili; e significa spesso svolgere questo lavoro di notte, con turni massacranti e anche in luoghi di lavoro piuttosto pericolosi. Sicuramente, la situazione non migliora col passare del tempo, perché con il livello minimo base e gli scatti di anzianità al massimo si arriva ai 1.200 euro mensili.

Per tutti questi motivi, abbiamo deciso di depositare una risoluzione in Commissione lavoro. È un piccolo ma primo grande passo, che segna un impegno di questo Governo a tutelare questi lavoratori, che per troppo tempo sono rimasti inascoltati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rospi. Ne ha facoltà.

GIANLUCA ROSPI (M5S). Signor Presidente, la scorsa notte il comune di Scanzano Jonico, centro del Materano, è stato colpito dall'ennesimo atto di criminalità organizzata: un incendio doloso di vaste dimensioni ha colpito una delle aziende agricole più importanti della costa ionica, creando diversi danni.

I cittadini della costa ionica, e in particolare la comunità di Scanzano, sono sotto assedio da parte della criminalità organizzata ormai da diversi anni: soprattutto il comparto agricolo, vero motore dell'intera area del Metapontino. Questi atti criminosi provocano non solo ingenti danni economici alle aziende agricole direttamente coinvolte, ma provocano anche un danno di immagine ad una comunità che sull'immagine e sul turismo basa una buona parte della propria economia.

Esprimo vicinanza ai cittadini ed agli imprenditori, che nel corso di questi anni hanno subito questi atti criminali; e voglio sollecitare attraverso il suo tramite, Presidente, l'intervento del Ministro dell'interno affinché venga incrementato il presidio delle forze dell'ordine locali con lo stanziamento di ulteriori agenti. Tutto questo al fine di contrastare con ancora più forza questi atti intimidatori, che terrorizzano i cittadini e gli imprenditori che cercano con onestà di fare impresa in una realtà già compressa, qual è quella del Sud Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Presidente, oggi tutti i partiti, ad eccezione del MoVimento 5 Stelle, in Commissione affari istituzionali di regione Lombardia hanno espresso un voto, a mio parere, fuori luogo e fuori dal tempo, contro l'autonomia - ripeto, contro l'autonomia - di 5 mila cittadini che con le loro firme chiedevano un referendum per la fusione della città di Mantova con alcuni comuni limitrofi. Questo voto ha bloccato le loro firme, ha bloccato l'iter del referendum. Oggi in Aula, alla Camera, abbiamo votato per abbassare il quorum del referendum: penso che regione Lombardia debba ritornare al futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Presidente, nel pomeriggio è stato riaperto da ANAS, molto parzialmente e solo per il traffico leggero, il viadotto Puleto nei pressi di Verghereto, sulla E45, chiuso per ragioni di sicurezza.

È un piccolo passo in avanti, ma chiediamo che ANAS svolga, nel più breve tempo possibile, i lavori di messa in sicurezza, così da riaprire anche al traffico pesante.

Un'intera area dell'Italia centrale, romagnola, toscana ed umbra ha già subito seri danni dalla forzata chiusura, colpi gravissimi per aziende di trasporto, imprese manifatturiere, esercizi commerciali e turistici.

Da giorni i tre presidenti delle regioni, una quarantina di sindaci di ogni colore politico, noi parlamentari umbri, parlamentari romagnoli come il collega Marco Di Maio, hanno chiesto al Governo, al Presidente Conte, al Ministro Di Maio una urgente iniziativa, che riconosca l'emergenza e stabilisca interventi di ristoro per le gravi perdite economiche ed occupazionali e per la competitività delle imprese. Presidente, non c'è stata alcuna risposta: è incredibile, è inaccettabile. Le chiediamo, perciò, di farsi interprete presso il Governo di questa urgente richiesta e di questi urgenti provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Presidente, proprio oggi - non so se coincideva l'ora in cui il Ministro Salvini veniva in Aula ad annunciare finalmente un'Italia sicura ed un'Italia capace di rispondere alla criminalità diffusa sui territori - bene, proprio mentre egli oggi era in Aula a dire queste cose, a Pescara, una città importante della mia regione con molti problemi, lo stesso giornalista che fu aggredito da Spada, il giornalista reporter Piervincenzi, è stato nuovamente aggredito in una zona periferica di Pescara; aggredito, malmenato solo perché aveva acceso la telecamera in una zona complicata di quella città, dove ci sono nuove forme organizzate di criminalità, su cui il reporter voleva appunto accendere i riflettori. Ma lo ha fatto il reporter, non lo Stato, non Salvini, che è venuto qui in Aula oggi a dire che il Paese è di nuovo sicuro con le telecamere.

Guardi, il precedente intervento dall'onorevole Rospi ha individuato un'altra problematicità ulteriore nella sua regione di assenza di controllo dello Stato. Allora, vorremmo capire qual è il limite della propaganda e del comizio, e quando il Ministro Salvini inizierà a fare il ministro e meno Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 14 febbraio 2019 - Ore 10:

1. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

D'UVA ed altri: Modifiche all'articolo 71 della Costituzione, in materia di iniziativa legislativa popolare, e alla legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1.

(C. 1173-A)

e delle abbinate proposte di legge costituzionale: CECCANTI ed altri; CECCANTI ed altri; ELISA TRIPODI ed altri; MAGI. (C. 726-727-987-1447)

Relatori: DADONE, per la maggioranza; CECCANTI, SISTO e SPERANZA, di minoranza.

2. Seguito della discussione delle mozioni Porchietto ed altri n. 1-00103, Delrio, Lupi ed altri n. 1-00104 e Lollobrigida ed altri n. 1-00108 concernenti la realizzazione della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione .

3. Seguito della discussione delle mozioni Muroni ed altri n. 1-00100, Luca De Carlo ed altri n. 1-00109, Molinari, D'Uva ed altri n. 1-00110, Nevi ed altri n. 1-00111 e Gadda ed altri n. 1-00112 concernenti iniziative volte a vietare l'utilizzo dei pesticidi e dei diserbanti nelle produzioni agricole, favorendone lo sviluppo con metodo biologico .

La seduta termina alle 19,55.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Frate, La Marca, Melilli, Pella, Sasso e Vietina hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 2, 3 e 4 il deputato Potenti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 3 i deputati Ermellino, Mariani e Testamento hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 3 il deputato Maturi ha segnalato che ha erroneamente votato contro;

nelle votazioni dalla n. 3 alla n. 16 il deputato Tuzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 4 e 5 il deputato Zanichelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 5 i deputati Tateo e Tiramani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 5 alla n. 9 la deputata Fiorini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 6 la deputata Tomasi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 6, 7 e 9 il deputato Lolini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 6, 7 e 8 la deputata Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 6 alla n. 10 il deputato Saitta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 7 il deputato Bellachioma ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 7 il deputato Tabacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 9 il deputato Mulè ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 10 la deputata Fantuz ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 11 alla n. 19 la deputata Fiorini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 12 i deputati Vallotto e Vinci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 13 il deputato Vinci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 13 alla n. 15 il deputato Sensi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 14 e 15 il deputato Caffaratto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 15 i deputati Cataldi e Viviani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 16 il deputato D'Ippolito ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 19 il deputato Caffaratto ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 19 il deputato Pella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 1486-A - voto finale 490 488 2 245 461 27 57 Appr.
2 Nominale Pdl cost. 1173-A e ab. - em. 1.175 465 465 0 233 188 277 71 Resp.
3 Nominale em. 1.176 453 428 25 215 191 237 68 Resp.
4 Nominale em. 1.177 466 465 1 233 216 249 66 Resp.
5 Nominale em. 1.178 471 468 3 235 193 275 65 Resp.
6 Nominale em. 1.179 462 441 21 221 185 256 65 Resp.
7 Nominale em. 1.180 458 458 0 230 179 279 65 Resp.
8 Nominale em. 1.181 460 460 0 231 185 275 65 Resp.
9 Nominale em. 1.182 465 465 0 233 183 282 64 Resp.
10 Nominale em. 1.183 474 474 0 238 190 284 64 Resp.
11 Nominale em. 1.185 466 441 25 221 185 256 64 Resp.
12 Nominale em. 1.186 459 459 0 230 202 257 64 Resp.
13 Nominale em. 1.188 451 451 0 226 193 258 64 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 19)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.189 458 458 0 230 201 257 65 Resp.
15 Nominale em. 1.191 454 453 1 227 196 257 65 Resp.
16 Nominale em. 1.192 460 460 0 231 202 258 65 Resp.
17 Nominale em. 1.193 448 448 0 225 188 260 65 Resp.
18 Nominale em. 1.194 451 451 0 226 190 261 65 Resp.
19 Nominale em. 1.199 446 446 0 224 187 259 65 Resp.