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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 120 di martedì 5 febbraio 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 1° febbraio 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Caiata, Castelli, Castiello, Cirielli, Colletti, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Picchi, Rixi, Rizzo, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifiche nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali la deputata Sandra Savino, in sostituzione del deputato Paolo Barelli, dimissionario.

Comunico, altresì, che il Presidente alla Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali il deputato Dario Bond, in sostituzione del deputato Mauro D'Attis, dimissionario.

Modifiche nella composizione della Commissione parlamentare per la semplificazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente alla Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione il deputato Mauro D'Attis, in sostituzione del deputato Sestino Giacomoni, dimissionario.

Comunico, altresì, che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione la deputata Annaelsa Tartaglione in sostituzione del deputato Francesco Cannizzaro, dimissionario.

Designazione dei componenti della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha designato i deputati Fabio Berardini e Lisa Noja quali componenti della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi istituita ai sensi dell'articolo 27 della legge 7 agosto 1990, n. 241, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Il Presidente del Senato della Repubblica ha designato quali componenti della stessa Commissione le senatrici Fiammetta Modena e Maria Saponara.

Discussione del disegno di legge: S. 989 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione (Approvato dal Senato) (A.C. 1550) (ore 11,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1550: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1550)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che le Commissioni V (Bilancio) e X (Attività produttive) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la V Commissione (Bilancio), onorevole Cestari.

EMANUELE CESTARI, Relatore per la V Commissione. Grazie, Presidente. A seguito anche del dibattito avuto ieri in Commissione, darei per letta la relazione, che quindi consegno.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha facoltà di intervenire il relatore per la X Commissione (Attività produttive), deputato Luca Carabetta.

LUCA CARABETTA, Relatore per la X Commissione. Grazie, Presidente. Come ha detto anche il collega Cestari, ieri abbiamo avuto una discussione nelle Commissioni congiunte bilancio e attività produttive. Anch'io ho una relazione per le parti di interesse della X Commissione che do per letta e che, quindi, lascio agli atti.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Anch'io mi unisco ai colleghi. Ieri c'è stata un'ampia discussione, anche se necessariamente costretta nei tempi, in cui però tutti i gruppi hanno potuto esprime i loro punti di vista sui vari articoli. Il Governo ne ha preso atto, ha partecipato alla definizione dei pareri e, quindi, crediamo che la discussione che inizierà tra poco illustrerà al meglio la posizione dei vari gruppi facenti parte di questa nostra Camera. Da parte del Governo c'è la piena condivisione del provvedimento in sé e di quanto uscito ieri dalle Commissioni.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio molto, Presidente. So che lei, come noi, ha a cuore le prerogative dei parlamentari. Nessuna polemica, ma, in questo caso come in altri, i relatori annunciano, in virtù del dibattito svoltosi nelle Commissioni, di consegnare il testo della relazione: il primo collega, il collega Cestari e, siccome ero lì a chiedere informazioni, non ho sentito il secondo collega se ha detto la stessa cosa. Però, Presidente, siccome noi stiamo per svolgere un dibattito in discussione generale che verte, tra l'altro, sulle considerazioni, che secondo me sono utili, che qui portano i relatori oltre al Governo sul testo, io le chiedo, prima di dare avvio alla discussione generale, che i testi delle due relazioni vengano distribuiti - non lo dico per polemica con i colleghi e, ovviamente, neanche con la Presidenza -, altrimenti è fittizio il fatto che le relazioni vengano consegnate.

Io, quando mi si dice che c'è una relazione o svolta oralmente oppure per brevità, per scelta, quella che sia legittima, consegnata, la voglio avere. Lei ricorderà forse, Presidente, che è già successo in occasione di un'altra questione molto delicata qui dibattuta per cui prima di aver avuto la relazione c'è voluta un'ora per averla distribuita e che, quindi, i colleghi che si avviavano alla discussione generale facevano delle considerazioni per quello che consideravano loro, ma non avevano di fronte la relazione. Noi non siamo tutti i membri della Commissione bilancio, io non so che cosa abbiano detto in Commissione bilancio: quindi, le chiedo di provvedere a questa distribuzione, altrimenti non si adempie a ciò che, ovviamente, è naturale diritto di tutti i colleghi parlamentari.

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, penso che lei abbia ragione e penso che sia necessario, intanto, comunicare che il testo della relazione è in distribuzione. Quindi, diciamo che c'è un recupero, ma questo non ci riserva la possibilità di raccomandare ai relatori o di consegnare in anticipo la relazione oppure di svolgere la relazione in Aula affinché i colleghi interessati possano prendere atto dei contenuti. Quindi, con questa precisazione, se lei concorda, io andrei avanti, fatto salvo il diritto, anzi, il dovere di controllo per le sedute successive.

BARBARA SALTAMARTINI, Presidente della X Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Saltamartini, a lei la parola: sull'ordine dei lavori o per un richiamo al Regolamento?

BARBARA SALTAMARTINI, Presidente della X Commissione. Sull'ordine dei lavori, Presidente…

PRESIDENTE. Prego.

BARBARA SALTAMARTINI, Presidente della X Commissione. …in qualità di presidente della Commissione, ovviamente, perché ritengo giusta l'osservazione dell'onorevole Fiano, così come è corretto mettere al corrente, ovviamente, tutta l'Aula e, quindi, tutti i parlamentari di tutte le Commissioni, a prescindere se siano state o meno coinvolte in sede referente. Vorrei ricordare che la Camera, quando si è insediata la nuova legislatura, ha valorizzato alcuni strumenti informatici che sono a nostra disposizione proprio anche per andare incontro a quelle esigenze di rispetto ambientale, come anche il fatto di evitare una produzione infinita di materiale cartaceo, che credo sia giusto e doveroso. Quindi, mi faceva piacere ricordare a tutti i colleghi che il materiale che è anche attinente alle nostre sedute d'Aula si può anche trovare su GeoCamera, così come avviene durante i lavori della nostra Commissione, proprio per permettere a tutti i parlamentari, interessati o meno all'argomento della seduta, sia di Commissione che di Aula, di avere il materiale disponibile.

Ciononostante, Presidente, credo che quando, poi, arrivano in Aula decreti importanti o, comunque sia, l'Aula è chiamata a discutere, così come è stato fatto, i relatori nel caso specifico hanno consegnato la relazione agli uffici proprio per permettere di distribuirla anche in questa sede, anche in questo momento. Credo che sia giusta l'osservazione, ma abbiamo anche strumenti informatici che possono risolvere alcuni dei temi sollevati dall'onorevole Fiano.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Saltamartini. Gli uffici mi comunicano che la procedura per avere la relazione sul circuito informatico, paradossalmente, è più lunga rispetto alla distribuzione. Quindi, diciamo che, per ora, ci accontentiamo di avere, come ci è stato garantito, la distribuzione della relazione brevi manu; l'avremo anche sulla Rete tra breve, più o meno entro un'ora, e quindi direi di iniziare il dibattito.

È iscritto a parlare il deputato Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). La ringrazio, Presidente. Colleghi, la proposta di legge all'esame dell'Aula, approvata dal Senato, intende semplificare e sburocratizzare la vita del Paese. La burocrazia è ormai diventata una odiosa tassa occulta, che appesantisce la vita di imprese e cittadini, costo che, secondo alcuni studi della Funzione pubblica e dell'Istat, si aggirerebbe intorno alla stupefacente cifra di oltre 30 miliardi di euro.

Dice lo scrittore Arthur Bloch: se hai un problema che deve essere risolto dalla burocrazia, ti conviene cambiare problema. Il nostro sistema burocratico amministrativo è come una squadra dove i giocatori - azienda, intermediari finanziari, professionisti, enti pubblici - sono chiamati quotidianamente ad impegnarsi affinché il Paese possa competere in uno scenario mutevole come quello attuale. L'avversario più ostico, tuttavia, sembra celarsi tra le fila della squadra stessa. Si tratta della burocrazia, che rende il gioco lento, impreciso, dispendioso, spesso fino a vanificare le idee e gli schemi migliori.

È stato, dunque, necessario e urgente intervenire su questa tassa occulta, adottando misure finalizzate a semplificare la vita delle imprese e il lavoro dei cittadini, a superare situazioni di grave difficoltà nelle dinamiche dei rapporti di mercato e con la pubblica amministrazione, a risolvere alcune criticità riscontrate nella realtà sociale, come ad esempio il sovraffollamento delle strutture carcerarie, la carenza dei medici di medicina generale e di dirigenti scolastici.

Con questa legge di semplificazione abbiamo dato risposta alle esigenze di cittadini e imprese. Il provvedimento oggi all'esame imprime, infatti, un ulteriore slancio alla modernizzazione dell'azione pubblica e alla informatizzazione dei rapporti tra cittadini, imprese e amministrazioni pubbliche. Insomma, dove c'è più digitale, c'è meno corruzione.

L'innovazione non è mai arrivata attraverso la burocrazia e la gerarchia, è sempre arrivata attraverso l'impegno e l'ingegno degli individui. I debiti che le pubbliche amministrazioni hanno contratto con le piccole e medie imprese sono una piaga a cui, finora, nessun Governo è riuscito a porre seriamente rimedio. La media dei tempi di pagamento è nuovamente aumentata, attestandosi intorno ai 104 giorni. Gli imprenditori hanno bisogno di tempi e procedure certe per poter svolgere le proprie attività in tempi brevi, altrimenti qualsiasi piano di investimenti non può raggiungere gli obiettivi.

Pertanto, quale misura di sostegno alle imprese, cui la pubblica amministrazione deve dei soldi ed è in difficoltà nella restituzione, il provvedimento all'esame, all'articolo 1, introduce una sezione speciale del Fondo di garanzia per le pubbliche medie imprese, finanziata inizialmente con 50 milioni di euro, finalizzata a garantire i prestiti richiesti dalle imprese per insolvenza dello Stato.

All'articolo 2 si prorogano di ulteriori sei mesi i tempi di restituzione del prestito ponte ad Alitalia, che era in scadenza il 15 dicembre, nell'intento di continuare a sostenere l'operatività della compagnia di bandiera e con la garanzia che i soldi pubblici prestati torneranno nelle casse dello Stato. La nuova data di restituzione è fissata entro 30 giorni dall'intervenuta efficacia della cessione dei complessi aziendali e, comunque, non oltre il termine del 30 giugno 2019.

Al fine di sburocratizzare la vita di aziende e professionisti, all'articolo 3 si sopprime il Libro unico del lavoro, documento telematico per la verifica dello stato occupazionale di un'impresa, che doveva essere operativo da quest'anno, ennesima complicazione per la vita di aziende e professionisti; intervento, questo, apprezzato anche dal Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, insieme alla cancellazione definitiva del Sistri, in vigore dal 2010 ma prorogato annualmente.

Per tutelare maggiormente i debiti e i creditori, all'articolo 4 si modificano le regole del pignoramento, cercando di agevolare il più possibile il debitore nella conservazione del bene pignorato o aiutandolo ad avere il tempo necessario per la ricerca di una nuova casa o sede aziendale.

E si interviene, all'articolo 5, sul Codice appalti, al fine di renderlo più semplice e più rigoroso contro gli illeciti. Niente appalti a società che hanno commesso illeciti professionali tali da rendere dubbia la loro affidabilità o integrità, che abbiano tentato di influenzare indebitamente l'assegnazione dell'appalto o di ottenere informazioni riservate ai fini di un proprio vantaggio, o ancora che abbiano mal gestito precedenti appalti, perdendone l'assegnazione per inadempimento.

All'articolo 6 si cancella il fallimentare sistema di tracciabilità dei rifiuti speciali, il Sistri, che fu istituito nel 2010, un sistema mai entrato effettivamente in funzione, che però ha comportato costi rilevanti, sia alle imprese, sia allo Stato, superando i 140 milioni di euro dal 2010 ad oggi. Il Ministero dell'Ambiente si impegna a realizzare e gestire direttamente un nuovo sistema di tracciabilità e gestione dei dati ambientali, non affidando più il servizio a società private, e in attesa dell'attivazione del nuovo modello la tracciabilità sarà garantita dai registri di carico/scarico, dai formulari di identificazione dei rifiuti e dal modello unico di dichiarazione ambientale attualmente vigenti.

L'articolo 7 interviene sul grave problema del sovraffollamento delle carceri, non più attraverso misure tampone, come lo “svuota carceri”, ma attraverso l'impegno del Ministro della giustizia nel realizzare nuove strutture carcerarie e nell'assicurare la manutenzione o la ristrutturazione di strutture esistenti, il tutto al fine di creare una maggiore disponibilità di posti e garantire una migliore funzionalità delle strutture, superando l'emergenza detentiva.

E per rendere più rapidi e agevoli i pagamenti della pubblica amministrazione ai privati, all'articolo 8 si prevede che la gestione della relativa piattaforma digitale sia affidata a un'apposita Spa, sotto il controllo della Presidenza del Consiglio dei ministri, interamente partecipata dallo Stato e capitalizzata con risorse già assegnate all'Agenzia digitale per la piattaforma. Tale piattaforma tecnologica renderà possibili l'interconnessione e la interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni e i prestatori di servizio a pagamento.

Per far fronte alla carenza dei medici di famiglia, all'articolo 9 si prevede che anche chi non avrà completato il corso di formazione potrà ricevere l'incarico fino al 31 dicembre 2021, pur rimanendo la precedenza per i medici già diplomati e per quelli che hanno diritto all'inserimento nelle graduatorie regionali. Se il medico incaricato non dovesse, però, conseguire il diploma entro il termine previsto, perderà l'incarico e verrà cancellato dalla graduatoria regionale. L'attività assistenziale dovrà, comunque, essere organizzata in modo da non interferire con la regolare partecipazione del medico al corso di formazione.

All'articolo 10 si semplifica e accelera la procedura di assunzione dei dirigenti scolastici attualmente carenti su tutto il territorio nazionale; si introducono misure per limitare il sistematico ricorso alle reggenze, che crea problemi e disservizi. Viene semplificata la prova di selezione attuale, lunga e complessa, si sospende il corso di formazione previsto dal bando 2017 e tutti gli ammessi vengono dichiarati vincitori.

All'articolo 11 si adeguano i fondi destinati al trattamento economico accessorio del personale dipendente dalla pubblica amministrazione e sarà, dunque, possibile per una serie di casi sforare il limite del fondo per il trattamento accessorio dei dipendenti pubblici, che attualmente è fissato all'ammontare del 2016.

Il provvedimento è stato modificato e migliorato in Senato e sono state introdotte ulteriori misure di semplificazione e colgo l'occasione per ringraziare i colleghi del Senato per il lavoro svolto in un clima di apprezzabile collaborazione e con la precipua finalità di migliorare il testo e di semplificare ulteriormente la vita del nostro Paese.

Nel corso dell'esame del Senato sono state proposte ulteriori e diffuse migliorie, alcune accolte e altre, purtroppo, respinte, in ragione di una necessaria omogeneità del testo. Ciononostante, rimane in memoria quali siano le ulteriori esigenze del Paese, che richiedono di essere affrontate quanto prima, come ad esempio un intervento sulla distribuzione dei farmaci al fine di tutelare le farmacie da regole di mercato che mal si conciliano con la superiore tutela della salute pubblica. Mi riferisco alla necessità di intervenire sulla società di capitale delle farmacie.

Ricordo che le farmacie private, prima ancora che luoghi di approdo di consumatore, sono presìdi di salute pubblica. È un argomento, questo, che mi sta particolarmente a cuore e che buona parte dell'arco istituzionale ritiene di dover affrontare. È chiaro che i tanti problemi del Paese non possono essere risolti con un unico intervento del legislatore, ma l'avere messo le basi per un successivo e ulteriore intervento è sicuramente un importante passo avanti, che sono certo questo Governo e la maggioranza di cui faccio parte hanno preso in carico per la prossima e più idonea misura. Il miglior sedativo per le smanie rivoluzionarie consiste in una poltrona ministeriale, che trasforma un insorto in un burocrate: questo diceva Giolitti.

Tornando alle migliorie introdotte nell'iter di conversione del decreto-legge all'esame, ricordo che, in riferimento alla soppressione del Sistema di tracciabilità dei rifiuti, al fine di mantenere comunque salda l'esigenza di informatizzazione, si prevede, dopo un periodo transitorio, la creazione di un registro elettronico nazionale presso il Ministero dell'Ambiente a cui le imprese dovranno iscriversi.

Per venire incontro agli imprenditori indebitati a causa della crisi sono state introdotte nuove tutele a favore della loro casa pignorata. Quando l'immobile pignorato è abitato dal debitore e dai suoi familiari il giudice non potrà mai disporre il rilascio dell'immobile pignorato prima della pronuncia del decreto di trasferimento. È un intervento molto importante che finalmente pone un limite alla mortificazione di molti piccoli imprenditori che, colpiti dalla crisi economica, sono stati finanche costretti a lasciare le case in cui abitavano.

Sono state inoltre introdotte semplificazioni burocratiche per le zone economiche speciali, le ZES, dimezzando i termini di autorizzazioni, licenze, permessi e concessioni e nulla osta per le imprese che vi operano. Nelle stesse zone, infine, vengono istituite aree doganali franche per merci in regime di sospensione IVA. Sono ridotti di un terzo i tempi dei procedimenti amministrativi come VIA, VAS, AIA, che sono sigle che ben conosciamo, autorizzazioni paesaggistiche e concessioni demaniali portuali. È istituita una cabina di regia sulle ZES alle cui riunioni possono essere invitati come osservatori i rappresentanti di enti pubblici locali e nazionali e i portatori di interessi collettivi e diffusi.

Si semplifica la vita degli imprenditori agricoli prevedendo che l'INPS potrà acquisire alcuni dati sui datori di lavoro agricolo direttamente dal fascicolo istituito nell'ambito dell'anagrafe delle aziende agricole gestite dal SIAN.

È rilevante l'introduzione della definizione di blockchain con la previsione che l'Agenzia per l'Italia digitale dovrà individuare gli standard tecnici per le tecnologie blockchain che esse devono avere ai fini della memorizzazione di un documento informatico. Quest'ultimo produce gli effetti giuridici della validazione temporale elettronica. Va ricordato che proprio al MiSE è già stato creato nella manovra il Fondo dedicato allo sviluppo di applicazioni di intelligenza artificiale blockchain e Internet, finanziato con 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019-2011. Sempre in tema di tecnologie si introduce anche la definizione di smart contract. Al fine di implementare la digitalizzazione del Paese si prevede inoltre un iter semplificato e più breve per le autorizzazioni all'installazione di comunicazioni elettroniche ad alta velocità.

È recuperata la tassazione IRES al 12 per cento sugli enti no profit nelle more di una ridefinizione di nuove e più efficaci semplificazioni fiscali per gli enti che svolgono una vera attività sociale. Tale questione, nel corso dell'esame della legge di bilancio, aveva suscitato notevoli perplessità e la sua risoluzione nel provvedimento in esame, come promesso dal Governo all'indomani della manovra, è senz'altro sintomatica del convincimento dell'intera maggioranza che il mondo del no profit sia sempre da valorizzare e sostenere con ogni strumento disponibile. Per gli enti del terzo settore, ivi incluso il volontariato, continueranno pertanto ad applicarsi tutte le agevolazioni previste dal Codice del terzo settore.

Si introducono disposizioni per risolvere il contenzioso con le industrie farmaceutiche susseguente alle procedure di ripiano della spesa farmaceutica per gli anni 2013 e 2016: in tal maniera le risorse, pari a 2.378.000, spettanti alle regioni potranno finalmente essere versate alle stesse.

Le risorse del fondo IMU-TASI sono aumentate da 190 a 300 milioni a beneficio dei comuni per il finanziamento di piani di sicurezza finalizzati alla manutenzione di strade e scuole ed altre strutture di proprietà comunale. Gli impianti idroelettrici sono regionalizzati alla scadenza delle attuali concessioni ed è stabilito che i governatori potranno indire gare e anche affidare direttamente le concessioni a una società mista pubblico-privato o potranno optare per il partenariato.

Ulteriori misure riguardano l'attività degli NCC e la possibilità di aderire alla rottamazione-ter introdotta dal decreto fiscale anche a chi non ha saldato entro il 7 dicembre scorso le somme dovute per il 2018. I contribuenti che vorranno salire sul treno della nuova definizione agevolata avranno tre anni per versare a rate gli importi dovuti e non cinque come attualmente prevede la rottamazione-ter.

Infine sono trasferite maggiori risorse per le vittime della tragedia di Rigopiano, autorizzando la spesa di 10 milioni di euro per l'anno 2019. Le risorse in particolare serviranno a venire incontro alle famiglie delle vittime del disastro di Rigopiano avvenuto il 18 gennaio 2017 e a coloro che, a causa del disastro, hanno riportato lesioni gravi e gravissime.

Concludo, Presidente, auspicando che anche in quest'Aula l'esame del provvedimento sia guidato da uno spirito collaborativo e dal convincimento che l'intervento in esso contenuto è necessario per rendere più semplice e agevole la vita di noi cittadini e delle imprese tutte. Un Paese libero dalla burocrazia è un Paese democratico perché garantisce un rapporto diretto e semplificato con tutte le sue componenti. La democrazia è stata troppo spesso mortificata da un rapporto impossibile e da complicazioni inaccettabili. Max Weber affermava che la burocrazia è tra le strutture sociali più difficili da distruggere. Quest'Aula rispettosamente con il provvedimento al nostro esame pone un ulteriore tassello per cancellare l'odiata tassa chiamata burocrazia nell'interesse del Paese intero e della democrazia.

PRESIDENTE. Salutiamo, mentre stanno andando via, gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “G. Falcone e P. Borsellino” di Roma che sono venuti per assistere ai nostri lavori (Applausi).

È iscritta a parlare la deputata Ylenja Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Riteniamo che questa sia stata un'altra occasione persa per fare davvero il bene del Paese e della nostra nazione. Dopo averlo letto e dopo quanto abbiamo visto accadere in Commissione e adesso ne parleremo, chiamarlo decreto-legge semplificazioni ci è parso un altro slogan politico carico di significato perché la parola semplificazione dà ai cittadini la sensazione che si vada in quella direzione che pure è per davvero tanto auspicata per il nostro Paese. Ci siamo invece trovati di fronte a un provvedimento assolutamente privo di contenuti reali che vadano in questo senso, quando sappiamo tutti che i problemi della burocrazia italiana sono atavici, sono problemi che bloccano oggi la crescita del nostro Paese e non danno la possibilità alle persone di agire, nonostante la volontà di collaborare e la volontà di lavorare: davvero la nostra burocrazia mette in crisi anche i più impavidi. Ma il decreto-legge semplificazione non affronta i problemi di fondo.

Abbiamo assistito ieri in Commissione a un dibattito - l'ho sentito dire dai relatori e dal collega che è intervenuto prima di me - però un dibattito fondamentalmente si svolge fra due parti, mentre in questo dibattito è mancata l'altra parte perché le opposizioni hanno parlato da sole, si sono parlate addosso, abbiamo raccontato le motivazioni che ci hanno spinto in molti casi a presentare emendamenti che, secondo noi, erano di assoluto buonsenso e che potevano dare corposità a un provvedimento assolutamente labile nei contenuti, come ho già detto, eppure il dibattito non c'è stato. Per cui abbiamo discusso da soli e ci siamo trovati di fronte a quello a cui purtroppo ormai il Governo ci ha abituato: ad avere anche in Commissione rappresentanti del Governo che ci raccontano che le nostre idee, tutto sommato, forse sono anche buone e che sicuramente ci sarà un provvedimento successivo che si occuperà della questione in maniera organica. Pertanto, partendo da tale considerazione, ci piacerebbe sapere quando arriveranno le norme organiche che davvero riescano ad affrontare i problemi nella loro sostanza.

Ritengo che sia assolutamente necessario, considerato che è stata persa veramente un'occasione buona ieri sera per poter fare del bene alla nazione, cercare di capire quali sono i punti sui quali non siamo assolutamente d'accordo. È chiaro che, all'interno di ogni provvedimento, c'è qualcosa di buono e c'è molto di non fatto. Iniziamo, ad esempio, proprio dalla questione delle PMI, parlando del Fondo che viene istituito. Ora tutti sappiamo che il Fondo delle PMI già esiste e quindi quello che si è creato attraverso la norma non è un aiuto reale e concreto a quelle PMI.

Quello che c'è in questo provvedimento è semplicemente l'istituzione di un fondo straordinario, potremmo così chiamarlo; e, però, vede, quando si parla di fondi, poi, la parola stessa ci porta ad immaginare che su quei fondi ci siano degli stanziamenti; e, invece, no, non ci sono stanziamenti nuovi, il fondo è rimasto assolutamente così com'è. Pertanto, la prima perplessità che ci sentiamo di muovere è proprio rispetto a questo, cioè come si pensa di poter risolvere il problema dei ritardi del pagamento dei propri debiti da parte della pubblica amministrazione nei confronti delle PMI se, di fatto, non ci sono stanziamenti ulteriori?

C'è poi una questione che, secondo me, è assolutamente indicativa di come questo provvedimento sia inconsistente; e questo è, per esempio, il fatto che da questo fondo e a questo fondo potranno accedere solo le PMI, non anche, quindi, i professionisti, mi vengono in mente, che, in realtà, molte volte vantano dei crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni.

Ecco, noi avevamo immaginato che questo articolo 1 potesse essere migliorato, e come? Ebbene, poteva essere migliorato dando la possibilità, per esempio, di stanziare dei fondi per gli enti locali, perché sono quelli che poi hanno a che fare sui territori, nei piccoli comuni, con i quali avrebbero potuto pagare immediatamente gli imprenditori. Ecco, il problema strutturale è alla radice e quel problema strutturale alla radice non si è affrontato: perché in Italia la pubblica amministrazione ha dei ritardi così clamorosi nel pagamento dei propri debiti. Ecco, questo era il problema che doveva essere affrontato e che doveva essere risolto. Questo fondo non lo risolve, è uno slogan, è un'attività propagandistica, ma, di fatto, non dà soluzioni ai problemi reali.

Sullo stesso solco mi pare sia l'articolo 2; vedete, per quanto riguarda la questione di Alitalia, è chiaro che saremmo dovuti arrivare a un nuovo rinvio, però, insomma, rendiamoci conto che il problema è capire come si vuole affrontare il problema di Alitalia. Noi abbiamo una questione che ci portiamo dietro, che nessuno ancora ha voluto risolvere; noi abbiamo bisogno di una strategia nazionale del trasporto aereo e della rete aeroportuale e non possiamo non dire che il rinvio di questo prestito ricade direttamente sulla Cassa per i servizi energetici e ambientali e quando l'abbiamo ascoltata, non in questa legislatura, ma già durante la legislatura del 2016, la Cassa stessa è stata assolutamente chiara nel dirci che ci sarebbero stati degli effetti, che più si va ad attingere a quella cassa, più gli effetti saranno diretti e immediati sui cittadini, perché, molto semplicemente, verranno aumentate le bollette. Ecco, noi questo volevamo evitarlo, volevamo che ci fosse un'idea vera di come affrontare il problema. Quindi, anche questa ci è parsa davvero un'occasione persa per poter discutere di un grossissimo problema italiano.

Potevamo fare di più e meglio, per esempio, sulla fatturazione elettronica. La polemica, da quando è entrata in vigore la fatturazione elettronica, è stata molto accesa; io non so se i colleghi della maggioranza sono stati in giro sui territori a parlare con i piccoli commercianti e con i piccoli imprenditori, ma i problemi sono veri, i problemi sono reali, la fatturazione elettronica semplicemente non funziona. Il nostro Paese, i nostri piccoli artigiani non sono pronti per far fronte alla fatturazione elettronica; abbiamo caricato queste categorie di una burocrazia maggiore;- e, quindi, se parliamo di decreto semplificazioni ci è parso assolutamente doveroso riproporre la nostra idea, non solo scaglionando quello che è l'obbligo e, quindi, prevedendo che a seconda della grandezza e dei fatturati delle imprese, si possa più o meno posticipare l'utilizzo della fatturazione elettronica, ma abbiamo immaginato, per esempio, di mettere un tetto, cioè chiedere l'adempimento di questo obbligo da parte di imprese con fatturati che partano dai 10 mila euro che obiettivamente sono imprese molto piccole. Anche in questo caso non siamo stati ascoltati, nonostante il problema sia un problema cogente, un problema vissuto, un problema di cui tutti siamo assolutamente consapevoli, a questo punto. Ecco, anche in questo caso, in Commissione, la maggioranza non ha ascoltato noi, ma, soprattutto, non ha ascoltato quello che proviene dalla nostra base.

C'è un'altra questione, la questione dei balneari; io ho apprezzato l'intervento del rappresentante del Governo, ieri, che ha ammesso che quello dei balneari è un problema che va risolto in maniera strutturale, però, siamo un po' stanchi di sentirci dire, ogni volta, che “ci sarà” un provvedimento, che “faremo” un provvedimento, che “penseremo” a risolvere il problema in maniera strutturale. Allora, questo pone un'altra questione; è stato raccontato che questo problema, bene o male, è stato risolto con un emendamento già tempo fa; beh, quella non è la soluzione del problema, quello è un ulteriore rinvio del problema; noi invece vorremmo e avremmo voluto che, anche in questo caso, si potesse cogliere l'occasione, proprio perché si parla di semplificazione, ecco noi avremmo voluto un Governo capace di cogliere quella occasione e di risistemare, di mettere mano con coraggio a quella normativa.

Poi, abbiamo un'altra questione, una questione che ci è sembrata davvero paradossale. Parlando del concorso degli agenti di polizia, viene messo un limite, il limite dei 26 anni. Ora, io non voglio entrare nel merito della incostituzionalità di questo provvedimento che pone un discrimine chiaro ed evidente rispetto ad alcune categorie e senza motivo, ho davvero difficoltà a capire quale sia la differenza fra un giovane di 26 anni e un giovane di 27, ma, pone, poi, un problema strutturale, perché ci sono delle persone che hanno studiato, che hanno faticato per fare un concorso, magari, per averlo vinto, per essere risultati idonei a quel concorso e, oggi, solo perché, nel frattempo, sono passati due anni e quella graduatoria non è stata fatta scorrere prima, non sono più in possesso del requisito dei 26 anni e, quindi, oggi, verranno esclusi. Questo non mi piace, questa è un'Italia che non vogliamo raccontare; noi vogliamo raccontare un'Italia in cui le persone che fanno dei concorsi, che studiano per fare dei concorsi hanno diritto a vedersi riconosciuto il lavoro fatto per questo e, quindi, anche in questo senso, ci è sembrata una occasione davvero persa, soprattutto, perché – visto che i nostri interventi rimangono a verbale, sono certa che fra un po' di tempo potremo rileggerli – io sono convinta che su questa questione verremo invasi, anzi, il Governo verrà invaso di ricorsi e, quindi, aggiungiamo anche in questo caso burocrazia alla burocrazia, invece che snellire e dare un senso logico alla attività di Governo con i propri interventi.

Parliamo, poi, di tutta quella parte di burocrazia che non è stata eliminata, per esempio nel mondo delle imprese agricole. Ecco, le imprese agricole, per chi le conosce, hanno a che fare con una burocrazia veramente stagnante, con un problema sostanziale, cioè l'imprenditore agricolo ha a che fare con tutte le pubbliche amministrazioni e ad ognuna di quelle pubbliche amministrazioni deve presentare la stessa documentazione. Noi, parlando di semplificazione, abbiamo pensato che il modo migliore potesse essere quello di uniformare questa normativa, di dare la possibilità agli imprenditori, soprattutto ai giovani, di confrontarsi con un'amministrazione, di preparare un documento e far sì che quella fosse la sua carta d'ingresso nei rapporti con la pubblica amministrazione, in maniera semplice, snella e, anche in questo caso, invece, non si è voluto intervenire. Ecco, io non mi dilungherò oltre perché vorrei ascoltare gli interventi dei colleghi che seguiranno, però anche in tema di procedura civile, fatemela dire una cosa, il problema è che noi ci troviamo di fronte a un Governo che rispetto alle questioni della giustizia pensa di risolvere il problema inserendo emendamenti in ogni decreto che fa e io ne ho trovati veramente in ognuno dei provvedimenti arrivati in quest'Aula, discussi o no in Commissione.

Ecco, in ognuno di quei provvedimenti c'è almeno un articolo dedicato a una riforma dei codici, o di procedura penale o di procedura civile o, diciamo, di diritto sostanziale. Però, questo non va bene. Questo non va bene perché è proprio il senso, invece, di come la burocrazia venga aggravata, venga appesantita da interventi spot di questo tipo.

Se dobbiamo parlare di riforma della giustizia, di riforma del codice di procedura civile, del codice di procedura penale, delle materie sostanziali, allora queste vanno affrontate in maniera organica e unitaria, nelle sedi competenti. Non possiamo immaginare di riformare un sistema con dei morsi, perché parlare qui adesso della questione relativa agli imprenditori, all'esecuzione forzata è un paradosso. Quella non è una questione relativa a una semplificazione. Sì, la semplificazione delle procedure si può attivare, ma si può attivare in migliaia di modi diversi e i problemi della procedura civile e i problemi dell'esecuzione non sono solo quelli raccontati in queste quattro righe. È riduttivo. Questo vuol dire che chi pone in essere e scrive questi articoli non conosce veramente il Paese in cui viviamo, non conosce veramente quello a cui andiamo incontro ogni giorno quando si va nelle aule dei tribunali.

Io trovo che anche in questo caso ci sia stata semplicemente la volontà di dare una risposta spot a uno slogan. A noi gli slogan non piacciono; noi siamo, invece, per le riforme strutturali vere, per la possibilità concreta di cambiare questo Paese e di portare questo Paese nel futuro, perché l'innovazione non passa dalla burocrazia, ma passa dagli individui. È questo che noi chiediamo a questo Governo: chiediamo di avere la forza e il coraggio finalmente di prendere materia per materia e affrontare i problemi in maniera sostanziale e strutturale e dare delle risposte. Poi, possono piacerci o no ma devono essere date delle risposte. Questa, ancora una volta, è un'occasione persa e, onestamente, ce ne dispiace (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Saluto studenti e insegnanti del liceo classico “Guglielmotti” di Civitavecchia, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori, insieme agli alunni del progetto Erasmus (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Carlo Piastra. Ne ha facoltà.

CARLO PIASTRA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la complessità normativa e l'eccesso di burocrazia in Italia sono tra le cause evidenti di rallentamento della crescita economica del nostro Paese. Il fatto stesso di dover intervenire periodicamente per modificare in itinere provvedimenti e percorsi, che altrimenti ingesserebbero e paralizzerebbero l'azione amministrativa, la dice lunga sullo stato di inefficienza che abbiamo ereditato dalle gestioni precedenti.

Il decreto che andiamo ad analizzare e a votare presenta una serie di aspetti strettamente necessari al buon funzionamento e alla crescita del nostro Paese e vorrei, nel tempo a disposizione, ricordare alcune delle più importanti misure proposte. In primo luogo, è stata prevista, nell'ambito del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, una sezione speciale dedicata a interventi in garanzia a favore di quelle realtà produttive che non riescono a restituire le rate di finanziamenti già contratti ma sono, al contempo, creditrici delle pubbliche amministrazioni. Questo provvedimento mira finalmente a evitare che ogni ritardo nei pagamenti da parte degli enti pubblici possa compromettere la liquidità delle piccole e medie imprese, circostanza questa che in passato ha spesso portato anche alla chiusura di numerose imprese, con gravi danni sia sotto il profilo produttivo che occupazionale.

A seguire, ascoltando le parti e le proposte formulate dalle associazioni di categoria, si va a modificare la strumentalizzata tassazione del Terzo settore, facendo una necessaria distinzione tra enti no profit, che realmente offrono un servizio ai cittadini e che per questo devono poter usufruire di agevolazioni fiscali, e quelli con altre finalità. Occorre modificare il sistema delle agevolazioni, che non possono più essere concesse a pioggia e in modo indiscriminato, ma devono essere indirizzate a quelle realtà che in concreto perseguono il benessere sociale, sostenendole, oltre che con regimi fiscali più favorevoli, anche con eventuali incentivi per l'acquisto di beni strumentali all'organizzazione e per l'assunzione di personale impiegato nei servizi per le persone.

Sono state poi introdotte misure di semplificazione che investono diversi settori produttivi. Penso, ad esempio, all'abrogazione dell'obbligo della modalità telematica per la tenuta del libro unico del lavoro oppure all'eliminazione di alcuni adempimenti formali a carico dei produttori e dei confezionatori di burro, dei grossisti di sostanze zuccherine, degli esercenti attività di tinto-lavanderia, dei produttori di sfarinati e paste alimentari destinate all'esportazione.

Ma, soprattutto, penso a una modifica fortemente voluta dal gruppo della Lega nel corso dei lavori al Senato e che rappresenterà, a mio avviso, un importantissimo traguardo nelle politiche per la tutela del consumatore. Mi riferisco alla nuova normativa sull'etichettatura degli alimenti, con cui si mettono finalmente in chiaro alcuni parametri da seguire per una corretta conoscibilità dei prodotti in commercio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In particolare, si richiede l'indicazione obbligatoria del Paese di origine del prodotto, degli ingredienti, del luogo di produzione e si prevedono specifiche norme per la tracciabilità e il controllo di tali alimenti. Non più, quindi, misure limitate ad alcuni specifici prodotti, come i latticini, il riso, la passata di pomodoro e le carni bianche, ma informazioni chiare su tutte le categorie alimentari, a garanzia di una scelta più consapevole da parte del cittadino consumatore, che ormai non si reca più a fare acquisti in maniera acritica ma presta sempre maggiore attenzione alla salute, oltre che al risparmio, e desidera acquistare prodotti di qualità, sicuri dal punto di vista della provenienza e, ove possibile, privi di OGM.

Un'altra modifica importante introdotta al Senato riguarda alcune agevolazioni e procedure semplificate per le imprese operanti sia nelle zone economiche speciali sia nelle zone logistiche semplificate.

E, con l'articolo 5 del testo in esame si introducono norme di semplificazione e accelerazione delle procedure negli appalti pubblici sotto soglia comunitaria, con particolare riferimento alla materia dei motivi di esclusione.

Sono state poi modificate le procedure civilistiche di esecuzione forzata previste dal codice al fine di agevolare l'accesso all'istituto della conversione del pignoramento e soprattutto al fine di garantire al debitore e ai suoi familiari il diritto di abitare l'immobile pignorato fino alla definitiva espropriazione immobiliare. Questo per consentire anche a tali soggetti in difficoltà di cercare una soluzione vivibile, nella mora della procedura.

Sempre in un'ottica di solidarietà, abbiamo voluto ricordare i familiari delle vittime e i superstiti del disastro avvenuto all'Hotel Rigopiano il 16 gennaio 2017. A loro, oltre alla nostra costante vicinanza, vanno speciali erogazioni e si riconosce formalmente lo status di orfano a tutti coloro che in quella tragedia hanno perso i genitori o devono accudirli a seguito di una costante invalidità permanente.

Inoltre, giudico positivamente anche le misure introdotte in materia di agenda digitale e, in particolare, quelle che prevedono il trasferimento dall'Agenzia per l'Italia digitale alla Presidenza del Consiglio dei ministri dei compiti relativi alla piattaforma tecnologica per l'interconnessione e l'interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni e i prestatori di servizi a pagamento. Tale piattaforma è dedicata all'effettuazione di pagamenti con modalità informatiche, che devono essere obbligatoriamente accettati dalle pubbliche amministrazioni, dai gestori di servizi pubblici e dalle società a controllo pubblico. In capo alla Presidenza del Consiglio sono inoltre poste le funzioni di indirizzo, coordinamento e supporto tecnico delle pubbliche amministrazioni, al fine di rendere più capillare la diffusione del sistema di pagamento elettronico attraverso la piattaforma.

Altrettanto efficaci risultano, a mio parere, le disposizioni che mirano a semplificare le procedure e il rilascio di autorizzazioni per l'installazione di reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga, in quanto consentiranno di accelerare il processo di ammodernamento e digitalizzazione del Paese.

Un capitolo a parte è riservato, però, al personale sanitario, in un momento storico in cui esiste un problema evidente di turnover e anche di selezione del personale che dovrebbe garantire flessibilità ai servizi. In attesa di mettere mano, anche finanziariamente, alla riorganizzazione del settore, dove però la competenza nell'organizzazione stessa del servizio è delle regioni, si sono accolte alcune proposte sotto forma di ordini del giorno, mentre la Ragioneria ha impedito che si potesse, come è noto, sforare il tetto della spesa per il personale, che regge dal 2010 e che risulta attualmente un limite per cercare di assicurare compiutamente i livelli essenziali di assistenza. Viene da più fonti segnalata la drammatica carenza di chirurghi, ma si potrebbe estendere questo grido di allarme, da parte di ospedali e di strutture sanitarie, a una miriade di altre figure. Secondo le stime della Federazione italiana medici di medicina generale, entro 5 anni mancheranno all'appello 45 mila medici, tra medici di medicina generale e medici del Servizio sanitario nazionale, come conseguenza dei pensionamenti. Allarme ancora maggiore a dieci anni: al 2028, infatti, saranno andati in pensione 33.392 medici di base e 47.284 medici ospedalieri, per un totale di 80.676.

Questo significa che in numerose branche della sanità, da pediatria a ortopedia, da chirurgia generale a ginecologia, fino a medicina interna, sarà difficile garantire gli attuali standard. Sarebbe opportuno creare anche corsie preferenziali per assicurare un medico a luoghi periferici e complessi per popolazione anziana, presenza di pazienti in assistenza domiciliare e affetti da comorbilità, dove spesso i medici di medicina generale rifiutano di andare.

La proposta potrebbe essere quella, in un prossimo provvedimento, di inserire incentivi per la stabilizzazione in queste località periferiche dei medici iscritti al corso di formazione specifica in medicina generale, che potrebbero essere impiegati per la copertura provvisoria degli incarichi convenzionali; incentivi che verranno predisposti dalle amministrazioni pubbliche interessate nel momento in cui i medici avranno concluso con successo il loro percorso formativo. Ritornando però al provvedimento in oggetto, lasciatemi esprimere un parere favorevole anche sulle norme introdotte in fatto di noleggi con conducente. Si tratta di misure transitorie necessarie, in attesa dell'adozione di una disciplina più strutturata che regoli una volta per tutte il trasporto di persone mediante servizi pubblici non di linea. Ancora, non posso non riservare qualche parola ad una significativa modifica introdotta al Senato che autorizza finalmente l'assunzione di allievi della Polizia di Stato mediante scorrimento di graduatorie, nuove risorse per il personale civile del Ministero dell'Interno. Dopo anni di blocco del turnover è fondamentale poter fare affidamento su nuovi esponenti delle forze dell'ordine che già da tempo hanno superato un concorso e sono in attesa di assunzione e, al contempo, potenziare la struttura ministeriale, che tra le sue numerosissime competenze annovera quella che per noi è una priorità del Paese: la pubblica sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Da ultimo vorrei fare un accenno ad un'altra misura fortemente voluta dalla Lega: la modifica della disciplina relativa alle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche. Si tratta di norme che incidono sull'assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d'acqua per uso idroelettrico, disponendo la regionalizzazione delle proprietà delle opere idroelettriche alla scadenza delle concessioni nei casi di decadenza o rinuncia delle stesse. Vengono altresì prolungati fino a quarant'anni i termini di durata delle nuove concessioni e si prevede che, ove le regioni non ritengano sussistere un prevalente interesse pubblico ad un diverso uso delle acque, incompatibile con il mantenimento dell'uso a fine idroelettrico, possano assegnare le concessioni di grandi derivazioni idroelettriche, previa verifica dei requisiti di capacità tecnica, finanziaria ed organizzativa, ad operatori economici individuati attraverso l'espletamento di gare con procedura ad evidenza pubblica.

Sulla base di quanto esposto, nonostante il tormentato iter di questo decreto, ritengo che le misure in esso contenuto siano importanti, in un'ottica di sostegno e semplificazione per le imprese, ma soprattutto per rendere più agevole il dialogo tra le realtà produttive del nostro Paese e la sua pubblica amministrazione. Certamente si poteva fare di più: al Senato ci abbiamo provato e siamo stati noi i primi a lavorare per migliorare ulteriormente questo testo. Purtroppo non ci è stato concesso, ma siamo certi che l'approvazione di queste misure rappresenti già un primo importantissimo passo per la sburocratizzazione ed il rilancio di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rossella Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Presidente, l'obiettivo insito in questo decreto è assolutamente condivisibile: sburocratizzare il Paese. La burocrazia è davvero uno dei volti oscuri che gli imprenditori e i cittadini di questo Paese conoscono, quindi l'obiettivo è assolutamente condivisibile. Peccato, però, che i lavori che si stanno portando avanti per la conversione di questo decreto-legge conoscano delle vicende anche paradossali, come ci è capitato già di vedere sulla vicenda della legge di bilancio: Presidente, siamo di nuovo incastrati in un ping pong tra le due forze di maggioranza, anche laddove - lo ripeto - l'obiettivo sia condivisibile.

Di fatto, questo è un decreto che si è trasformato in una sorta di decreto omnibus (tutto dentro) e, come in tutti i decreti omnibus, ci sono naturalmente delle norme condivisibili e altre decisamente negative. Anche su quelle positive, però, c'è la sensazione di aver perso un'occasione. Condivido le osservazioni della collega Lucaselli quando sottolineava come si perdano molte occasioni per mettere davvero mano alla burocrazia in questo Paese e contemporaneamente si proceda di slogan in slogan, di titolo in titolo, senza affrontare il nodo delle questioni. Possiamo dirci soddisfatti, sicuramente, dell'approvazione unanime dell'intervento sull'IRES, che colpiva le associazioni del Terzo settore (come gruppo LeU avevamo anche presentato in Senato diversi emendamenti), quindi, su questo, come ad esempio sugli enti locali, potremmo definire questo decreto un “decreto salva gaffe” o “sana pasticci”.

Proviamo a seguire il gioco del Governo: diamogli un titolo per ogni sfaccettatura di questo decreto. Si è fatto certamente un passo avanti anche sulla questione degli enti locali, ma poi, però, questo è un decreto che, per esempio, nelle parti riguardanti gli accessi alle ZTL da parte delle auto elettriche o ibride diventa un decreto “vorrei ma non posso”; cioè, vorrei sostenere la mobilità sostenibile, ma siccome non posso, perché il mio alleato di Governo non è d'accordo, provo a fare una norma in cui dico: ma sì, facciamole entrare nelle ZTL queste auto, in questo modo scavalcando anche i comuni su questo e dando - dal mio punto di vista - un colpo davvero importante a decenni di politiche, anche culturali, sulla mobilità sostenibile.

Non è portando al centro delle città le auto elettriche, perché emettono meno, che noi daremo vita alla mobilità sostenibile. Quindi, si tratta di un comma davvero ridicolo, che peraltro il Governo aveva promesso, anche rispondendo ad interrogazioni presentate presso le Commissioni, di modificare, ma la modifica non c'è stata. Quindi, questo è un decreto “vorrei ma non posso”, ma è anche un decreto “vorrei ma non so come si fa”. Penso a tutta la partita dell'end of waste. Parliamo di imprese, parliamo di quelle centinaia, migliaia di imprese che in questi anni hanno investito sull'economia circolare e che stanno aspettando questi decreti end of waste proprio per veder consolidare il proprio business, il proprio filone industriale, per avere delle norme certe che non cambino ad ogni cambio di maggioranza di Governo. Non siamo in grado di dargli delle norme, quindi sicuramente è giusto combattere la burocrazia, ma un Parlamento e un Governo che non riescono a dare delle norme certe agli imprenditori compiono davvero un'operazione dannosa.

Poi ci sono le operazioni che proseguono in puro stile propaganda, il decreto delle vittorie di parte. Faccio riferimento in particolare, Presidente, alla questione delle trivelle. Le mediazioni sono normali in politica, ma c'è un punto su cui credo dobbiamo metterci d'accordo: il piano delle aree serve davvero per avviare la transizione energetica o è solo una sospensione di diciotto mesi? Cioè, vi serve ad arrivare a dopo le elezioni europee, a quando pensate di far durare questa maggioranza, oppure, davvero, avete intenzione di cambiare il volto energetico di questo Paese? Ciò perché, se così è - voglio darvi ancora il beneficio del dubbio - vi annuncio che quello che avete fatto non è affatto una moratoria, cioè non si chiama moratoria ma sospensione ed è contenuta nel “decreto semplificazioni”, ed è di nuovo un'ennesima occasione persa. Con la sospensione che voi prevedete nel “decreto semplificazioni”, infatti, vengono fatte salve tutte le concessioni in essere e rimangono in piedi 116 concessioni di coltivazioni in Italia, che operano su un totale di 8 mila chilometri quadrati, tra cui Basilicata, Puglia, Emilia-Romagna, Marche e Lombardia; sono invece 66 le concessioni operanti sul fondale marino, con un totale di 8.064 chilometri quadrati; e voi chiamate questo “moratoria”.

Poi, questo è anche il decreto del “ne parliamo dopo”. Ricordo al MoVimento 5 Stelle che la battaglia contro l'utilizzo dell'air-gun è stata una battaglia durissima, importantissima, addirittura, nella scorsa legislatura, i colleghi del MoVimento 5 Stelle provarono a infilare lo stop all'air-gun nella legge sugli eco-reati, contro i reati ambientali, e noi dovemmo spiegare che non era un reato ambientale, ma che si doveva trovare una norma a parte per vietare l'utilizzo dell'air-gun. Nel decreto “ne parliamo dopo” l'air-gun continua ad essere utilizzato: almeno si poteva fare lo sforzo di vietarne l'utilizzo in zone particolarmente sensibili del nostro Paese, come l'alto Adriatico. Poi si perde l'occasione di abrogare l'articolo 38 del “decreto sblocca Italia”: quello sì che poteva essere un elemento dirimente per segnare una svolta in questo Paese.

So bene che forse sono l'unica che la pensa così in quest'Aula, però mi ricordo bene le battaglie che sono state fatte nel Paese, le promesse che sono state fatte alle associazioni, a quanti si sono mobilitati contro l'articolo 38 dello “sblocca Italia” e a favore di un sistema energetico diverso. Non so a questo punto che cosa avete scritto sulla questione ambientale in questo benedetto contratto di Governo; so, però, che le mediazioni che state facendo sono tutte clamorosamente e drammaticamente al ribasso. Vi nascondete con la retorica del Governo del cambiamento, ma ogni volta, ripeto, sono compromessi al ribasso, che non danno a questo Paese la possibilità di fare passi in avanti verso un futuro diverso dal punto di vista ambientale e dell'efficienza energetica. Capisco che le mediazioni e i compromessi sono parte della politica, ma dovrebbero, appunto, servire per fare un passo in avanti, non per ancorarsi alle poltrone.

Lo dico perché questo è un decreto che chiamerei anche decreto “non mi rendo conto”. Non mi rendo conto che, approvando le norme sull'idroelettrico, sto, di fatto, favorendo quel processo che la Lega vuole fortemente di autonomia regionale, di secessione nascosta, in realtà, perché, come sta accadendo sul tema dell'idroelettrico, questa norma, frutto di un accordo politico, di nuovo, tra Lega e MoVimento 5 Stelle, in cui il MoVimento 5 Stelle ottiene qualcosina sulle trivellazioni e la Lega si porta a casa un'importante vittoria dal suo punto di vista, segna l'inizio della secessione delle regioni ricche dal resto del Paese. Questo perché si prevede il trasferimento alle regioni delle centrali idroelettriche oggi in concessione; allo Stato verrà tolta la proprietà e la possibilità di stabilire le regole per la gestione, ma, soprattutto, la riscossione dei ricchi canoni di cui beneficeranno direttamente Lombardia, Veneto e le altre regioni del Nord dove si trova larga parte delle dighe e delle condotte costruite all'inizio del secolo scorso.

L'obiettivo è economico, far rimanere i soldi dell'acqua nei territori, ma secondo una folle teoria in base alla quale: l'acqua è pubblica, ma ogni territorio ne è padrone.

Mi dovete spiegare poi come concilierete questa idea, questa concezione della proprietà dell'acqua con la proposta di legge sull'acqua pubblica che abbiamo in Commissione ambiente e che prima o poi dovrete portare in quest'Aula, e su cui misureremo, di nuovo, le contraddizioni culturali e politiche della maggioranza di Governo. L'Italia è una sola e non può tornare nel Medioevo anche sulla vicenda della proprietà dell'acqua. Quanto sta accadendo sull'idroelettrico, nel più completo silenzio, è solo l'antipasto di una riforma istituzionale che rimetterebbe in discussione i principi stessi di unità del Paese, perché costruita senza alcuna riflessione sulle conseguenze di lasciare le risorse e le competenze laddove vengono versate le tasse. Semmai il problema da cui partire sono proprio le condizioni di accesso ai servizi pubblici nelle diverse regioni, perché esistono diseguaglianze inaccettabili su cui occorre certamente intervenire. Gli imprenditori, anche quelli che, forse, oggi applaudono a questa nuova norma, dovrebbero capire che avranno solo più problemi, altro che sburocratizzazione, perché ci saranno regole e controlli diversi nelle venti regioni, e questo non aiuterà a fare impresa sana. Per questo abbiamo depositato, come Liberi e Uguali, un emendamento per sopprimere questi articoli. Dico anche che abbiamo presentato diversi emendamenti; mi soffermo su quello per l'aumento delle royalties. Abbiamo chiesto di aumentare le royalties al 50 per cento per quanto riguarda le estrazioni petrolifere e di idrocarburi, unificando tra loro gli idrocarburi e i gas estratti sia in terraferma sia in mare, visto che attualmente in Italia le royalties sono pari al 10 per cento per il gas e al 7 per cento per il petrolio estratti in mare e al 10 per cento per gli idrocarburi liquidi e gassosi estratti in terraferma. Vi ricordo che nel nostro Paese sono esentate dal pagamento delle aliquote allo Stato le prime 20 mila tonnellate di petrolio prodotte annualmente in terraferma e le prime 50 mila tonnellate di petrolio prodotte in mare, i primi 25 milioni di metri cubi standard di gas estratti in terra e i primi 80 milioni di metri cubi standard in mare. Sono, cioè, gratis, questo va detto, ed è qui che bisognava intervenire, sul sanare questa estrazione sotto i limiti proprio perché garantiamo alle imprese di non pagare quanto, invece, dovuto sia allo Stato che ai territori. Tutto molto conveniente anche per le imprese straniere, che altrove trovano ben altre condizioni. Basterà citare il caso della Danimarca, dove il prelievo fiscale per le attività di esplorazione e produzione arriva fino al 77 per cento, e l'Inghilterra, dove si arriva all'82 per cento.

L'altro emendamento che abbiamo presentato come Liberi e Uguali è quello che vede l'abrogazione dell'articolo 38 dello “sblocca Italia”, proprio per fare chiarezza anche lì. Vorremmo capire quali sono le posizioni, quanto questo Governo del cambiamento abbia mutato gli editti e le promesse che venivano fatte in campagna elettorale, e quanto la fiducia dei cittadini e dei movimenti sia stata carpita, sfruttata e poi delusa, abbandonata, in particolare - lo dico con chiarezza - dal MoVimento 5 Stelle, che pure su questi temi aveva assolutamente posizioni nette, chiare, forse alcune volte anche più intransigenti delle mie, Presidente.

Poi vogliamo, tramite i nostri emendamenti, reintrodurre un vero piano delle aree per quanto riguarda, ripeto, ancora le trivellazioni. La finalità, quindi, della nostra proposta è quella di stabilire, attraverso lo strumento di un vero piano delle aree, quali zone del territorio nazionale debbano essere escluse dall'esercizio delle attività petrolifere. È da lì che bisogna partire, fare una mappa dei luoghi particolarmente sensibili e che non possono assolutamente convivere con un'attività così impattante. Ci sono, poi, altri due provvedimenti in questo decreto semplificazione che danno il senso di questo decreto, che potremmo definire anche “decreto cambio, ma tra un pochino”. Noi aboliamo il Sistri, una cosa anche assolutamente condivisibile, perché oggettivamente non ha funzionato, ma, nel frattempo, mettiamo in piedi un sistema che non risolve assolutamente il problema della tracciabilità dei rifiuti nel nostro Paese.

Noi sappiamo bene quanto, in particolare, la criminalità organizzata e i fenomeni negativi legati alla gestione dei rifiuti si infilino proprio sul trasporto dei rifiuti. Siccome è l'ennesima volta che smontate delle cose senza avere l'accortezza di mettere in campo delle misure, magari non condivisibili da noi, ma altrettanto strutturali, altrettanto di lunga visione, se poteste evitare di demandare tutto a decreti successivi. Personalmente mi occupo di ambiente: credo che il Ministero dell'Ambiente abbia decreti e norme da emanare forse per i prossimi sessant'anni per i primi sei mesi del vostro Governo; direi che bisognerebbe anche capire a che cosa serva fare decreti e quale debba essere anche la reale ricaduta di Governo. In fondo, questo è anche un “decreto paga cambiali”, Presidente, perché è evidente che vengono mantenute alcune promesse fatte. Devo dire che la Lega, da questo punto di vista, è decisamente più brava a portare a casa risultati coerenti con le promesse fatte. Penso, in particolare, alla vicenda dei balneari e alla gestione delle nostre coste. Questo è un Paese che sul turismo balneare e sulla gestione della risorsa naturale mare dovrebbe e potrebbe fare davvero un pezzo importante della propria economia; e, invece, di nuovo meccanismi e accordi al ribasso, che non aiutano il Paese a uscire dalla crisi economica e ci condannano, in qualche maniera, anche a una provvisorietà delle norme messe in campo. È molto chiaro a tutti che questo è un decreto che deve semplificare la vita al Governo per i prossimi mesi e poi ne riparleremo a dopo le elezioni europee.

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore “Guglielmo Marconi” di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, che sono presenti in tribuna ad assistere ai nostri lavori (Applausi). È iscritta a parlare la deputata Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (PD). Presidente, onorevoli colleghi, l'Italia da anni, anzi, da decenni soffre di una malattia che appare ormai incurabile, la cosiddetta “buropazzia”. Letteralmente, il potere degli uffici che nel tempo si è tradotto nell'inadeguatezza dell'amministrazione pubblica di gestire efficacemente i processi decisionali nei confronti dei cittadini, ma anche e soprattutto nei confronti delle imprese, che sono il vero cuore pulsante del nostro Paese. Una malattia che è emersa in tutta la sua gravità anche in un recente studio condotto dalla CNA. Cosa dice questa ricerca? Facciamo degli esempi per capirlo fino in fondo.

La ricerca ci spiega che, prima ancora di servire il primo caffè, il titolare di un bar deve affrontare settantuno adempimenti burocratici per aprire la propria attività e spendere, tra bolli, corsi e autorizzazioni, 14.667 euro. Per trasformare il suo sogno in realtà, l'aspirante gelataio può trovarsi ad affrontare, invece, fino a settantatré adempimenti, con ventisei enti coinvolti e quarantuno contatti da prendere. In questo caso, la spesa per le pratiche burocratiche, da sola, arriva a superare i 12.500 euro. Ecco, questi sono i problemi che quotidianamente affronta chi fa impresa, chi lavora nel nostro Paese.

Oggi, però, c'è una novità: oggi, nelle stanze dei bottoni, abbiamo il Governo del cambiamento e, se questo Governo del cambiamento porta in Parlamento un decreto che, coraggiosamente, chiama “semplificazioni”, ci si aspetta, o almeno i cittadini si aspettano, un provvedimento che semplifichi davvero e che, quindi, migliori la vita di cittadini e imprese. Dentro e fuori da quest'Aula, io ho sentito parlare di semplificazione, sburocratizzazione, digitalizzazione, roboanti annunci, e, invece, che cosa ci ritroviamo oggi ad esaminare? Un testo scritto male e rivisto peggio, che è un insieme confuso e raffazzonato di norme che intervengono in maniera marginale, insignificante, irrisoria rispetto ai problemi a cui ho fatto accenno prima.

Questo decreto, Presidente, contiene misure piccole e piccolissime, un “decreto omnibus”, come ha già detto qualcuno che è intervenuto prima di me, che dà qualche da qualche microrisposta, ma lascia il mondo produttivo italiano nell'assenza di un vero cambiamento. Questo è l'ennesimo decreto senza coraggio di questo Governo. Un decreto che, come dicevo, è stato riempito e svuotato nell'assoluta mancanza di rispetto anche delle procedure costituzionali di decretazione d'urgenza. Al Senato il testo era lievitato con l'inserimento di notevoli misure che poi, però, si sono rivelate assolutamente incoerenti con il percorso e l'iter della decretazione d'urgenza. Il fatto è che questo decreto di urgente aveva solo l'esigenza di rimediare velocemente agli errori che questo Governo aveva compiuto in legge di bilancio, solo qualche giorno prima.

Ma proviamo ad entrare anche nel merito di questo provvedimento, che, appunto, nel titolo contiene le parole “sostegno” e “semplificazione”. Bene, sostegno alle piccole e medie imprese in difficoltà - primo articolo di questo provvedimento -, imprese in difficoltà anche a causa dei crediti che, purtroppo, vantano nei confronti della pubblica amministrazione. Qual è la risposta? Una sezione speciale, ovvero un sottotitolo, ad un fondo che esiste già, senza metterci neanche un euro in più.

Sostegno, poi, altro titolo di articolo, al mondo del Terzo settore: ma quale sostegno? Qui si rimedia ad un errore, gravissimo, commesso in legge di bilancio in cui si raddoppiava l'IRES a quei soggetti che nel nostro Paese svolgono funzione essenziale di assistenza, beneficenza, istruzione.

Poi, semplificazione: semplificazione tributaria? Macché: altra correzione del “decreto fiscale” e della legge di bilancio. Semplificazioni in materia di lavoro? Altre misure microsettoriali, con tutto il rispetto, ovviamente, per quei settori che hanno ottenuto delle risposte, come le tinto-lavanderie sicuramente, come citava prima il collega, e i produttori di burro e pasta. Risposte sicuramente che sono utili a chi lavora, ma misure microsettoriali, non strategiche, non sintomatiche di un vero cambiamento per il nostro Paese.

Poi, veniamo al sostegno alle piccole e medie imprese per i ritardi di pagamento: una norma di questo decreto vieta di prevedere delle condizioni di pagamento troppo a lungo termine per le imprese più piccole. Bene, come ho avuto modo di dire ieri in Commissione, buon passo in avanti, un segnale forte a quelle imprese che sono meno organizzate e che hanno bisogno di maggior tutele. Ma allora perché non cogliere in questo decreto l'occasione di allargare questa misura anche ai professionisti? Mi riferisco, per esempio, ai professionisti più giovani, quelli meno attrezzati, quelli che hanno meno armi per affrontare la competizione che c'è nel nostro mercato italiano. Quindi, anche qui, si fa una norma positiva a cui, però, manca un pezzo, un pezzo importante, ci si dimentica di un pezzo, che è quello tipico della nostra italianità: quello della competenza, della creatività, quella che i professionisti mettono in campo nel nostro Paese ogni giorno. Ma anche a questa proposta è stato detto “no”.

Semplificazioni per le ZES e per le ZLS? È l'ennesima conferma, come è già capitato in passato, che le misure messe in campo dai Governi PD sono misure positive che vanno sostenute e, addirittura, ampliate. Infatti, in questo decreto si fa qualche aggiustamento ad una misura positiva che il Governo Gentiloni ha messo in campo e, poi, si istituisce una cabina di regia; ovviamente, nessuna risorsa in più per agevolare le imprese che operano all'interno di queste zone speciali.

Poi, veniamo ad alcune parti di questo decreto che, come dicevo prima, fanno grandi annunci e arrivano perfino a parlare di deburocratizzazione per le imprese: quindi, fossi io un imprenditore che legge per la prima volta questo decreto, da un titolo del genere, mi aspetterei grandi risposte. Quindi, una grande responsabilità quella di parlare alle imprese di deburocratizzazione: credo sicuramente positiva, ma il fatto che questo articolo contenga l'iperammortamento per gli scaffali è sicuramente una grande misura positiva, ma non è significativa per il sistema produttivo italiano.

Cito poi anch'io, come ha fatto la collega Muroni, l'argomento della tracciabilità dei rifiuti. Ovviamente, lo sappiamo tutti, il Sistri è un sistema che non ha mai funzionato, che è costato alle nostre imprese anche investimenti di adeguamento e, soprattutto, incertezza normativa perché è un sistema che, di fatto, non è mai entrato in funzione. Bene, Governo ha deciso di affrontare questa questione, di porre termine, ma quale sarebbe la semplificazione che deriva dall'eliminazione del Sistri? Nessuna semplificazione: si ritorna alla tracciabilità dei rifiuti tradizionale, ritorniamo ai registri, ai formulari e ai MUD e, nel frattempo, non si dice alle imprese cosa ci sarà dopo, non si mette un termine alla definizione del nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti.

Io credo che questo sia un modo di governare molto comodo, legato ad annunci, a misure bandiera, ma che poi, nel concreto, lascia le imprese nella stessa incertezza, se non ancora maggiore rispetto a quella di prima. Come ho avuto modo di dire ieri in Commissione, siamo assolutamente consapevoli che è necessario coniugare due aspetti su questo tema: da un lato, la necessità di tracciare i rifiuti, soprattutto i rifiuti industriali, quelli pericolosi, ai quali sono legati molti degli scandali, anche recenti, nel nostro Paese; dall'altro, però, bisogna fare in modo che questa tracciabilità sia sostenibile dalle imprese e non sia vissuta come un costo, come un costo eccessivo e, soprattutto, come un costo a perdere come è stato il Sistri. Bene, volete affrontare questa questione? Facciamolo insieme, ma non prendiamoci in giro: porre fine al Sistri senza definire già quali saranno i termini entro i quali si dovrà necessariamente realizzare e applicare il nuovo sistema di tracciabilità è assolutamente inutile.

Veniamo, poi, alle semplificazioni degli appalti: anche su questo tema tra le imprese ci sono molte aspettative. Noi non possiamo accettare che la risposta alla richiesta di semplificazione degli appalti sia l'innalzamento della soglia per l'affidamento diretto da 40 a 150 mila euro. Questa è una presa in giro non solo per il Parlamento che vi ha ascoltato e che ha letto le vostre proposte, ma è anche una presa in giro per quei tanti comuni che in questi anni, invece, attraverso questa norma, hanno messo in campo delle procedure trasparenti e di legalità e per tutte quelle imprese che, proprio grazie a queste norme, hanno potuto dimostrare la loro trasparenza, la loro capacità e la loro competenza. Noi riteniamo che questo modo di affrontare le cose sia, oltre che miope, anche davvero pericoloso.

Veniamo, poi, a un altro tema che ho sentito spesso citare da questo Governo, sempre tra i roboanti annunci di cambiamento per il mondo produttivo: è il tema della digitalizzazione, della trasformazione digitale anche dei servizi della pubblica amministrazione per le imprese e per i cittadini. Noi siamo convinti che questa sia la strada da percorrere e mi pare di aver sentito anche dai banchi di questo Governo l'intenzione di percorrere questa strada. E qual è la prima misura che questo Governo mette in campo su questo fronte?

La demolizione dell'Agit, come è successo, laddove - ormai ci siamo abituati - questo Governo arriva e demolisce le strutture che ci sono e che dimostrano anche di saper funzionare, per farne una propria, semplicemente, sotto forma di struttura presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, o diversamente. Quindi, l'idea è: smantelliamo quello che c'era prima, ma non per fare meglio, bensì per farne una mia, nella quale, senza trasparenza nelle procedure di assunzione, si crea un grande, nuovo carrozzone che, tra l'altro, ha una gestione straordinaria senza scadenza.

Anche questo per noi è un modo miope e assolutamente insufficiente di affrontare un tema così strategico come quello della digitalizzazione della pubblica amministrazione nel nostro Paese. Su queste insufficienti micro misure ci troveremo, Presidente, ancora una volta - ormai credo sia noto - a votare la fiducia; la fiducia ad un Governo che naviga a vista, un Governo che ha ignorato le buone proposte che anche ieri abbiamo discusso in Commissione. Ho sentito che anche la maggioranza si è lamentata di se stessa e solidarizzo, quindi, con il collega Piastra, a cui il suo partito ha negato la possibilità di intervento; massima solidarietà, quindi, perché sappiamo di che cosa parla. Ci troveremo, appunto, all'ennesima fiducia su un decreto che doveva essere un decreto simbolico di questo Governo e che, invece, come ho detto in apertura, è un decreto raffazzonato, di micro misure, che non darà segnale di vero cambiamento per il sistema produttivo italiano.

Questo Governo, ancora una volta - capita ormai da inizio legislatura - ha voluto cogliere un problema che c'è, che esiste e che è sentito nel Paese, sul quale i cittadini chiedono soluzioni, ma cosa ha fatto? Ha pensato a un gran bel titolo, un titolone che vuole attrarre, che vuole vendere copie, così come si usa dire in gergo giornalistico, al quale poi far seguire un provvedimento vuoto nella sostanza, che non riduce le difficoltà nel nostro Paese ormai in recessione. Ce lo siamo detti in diverse occasioni, ma non fa male ripeterlo: ormai l'ISTAT ha certificato che l'Italia si trova attualmente in recessione tecnica; per il 4 quarto trimestre del 2018 è stata registrata una variazione negativa dello 0,2 per cento, che va ad aggiungersi al meno 0,1 per cento del terzo trimestre dello stesso anno. Questi due trimestri negativi fanno seguito a una lunga sequenza positiva che, invece, si era protratta per 14 trimestri consecutivi, vale a dire per tre anni e mezzo dei Governi a guida PD. Una recessione che, quindi, non può essere attribuita a chi ha governato prima - lo dicono i numeri - così come invece ha voluto dichiarare il Vicepremier Di Maio, ma ad una politica miope, sorda e confusa di questo Governo, senza investimenti e questo decreto lo dimostra. In legge di bilancio il Governo aveva l'occasione per far ciò ma ha perso anche quell'occasione per dare un segnale concreto al sistema produttivo italiano, che però l'ha capito e che vi ha già dato dei messaggi. Penso soprattutto a quelle regioni nelle quali spesso c'è fermento quando inizia la ripresa economica; mi riferisco al Veneto, regione da cui provengo, ma anche a molte altre regioni. Il sistema produttivo vi sta avvisando che avete imboccato la strada sbagliata, che è necessario che si dia sostegno al mondo produttivo, perché senza impresa non c'è lavoro e non c'è sviluppo.

Questo è un paradigma che non vi è assolutamente chiaro, che in questo decreto dimostrate di non aver compreso e di non aver assolutamente voluto portare avanti. Per tutti questi motivi riteniamo questo decreto insufficiente e assolutamente contrario rispetto agli annunci importanti e assolutamente sentiti dal Paese, relativi alla semplificazione e al sostegno verso le piccole e medie imprese. Avete perso anche questa occasione per dare dei segnali concreti e credo che ormai non ci siano molti altri segnali da dare. Noi siamo qui e vi aspettiamo, vi misuriamo su quello che proponete ma, fino ad oggi (non siamo noi a dirlo, ma è il mondo produttivo a dirlo), dimostrate di non aver capito qual è la strada da imboccare per far ripartire l'economia di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Dario Bond. Ne ha facoltà.

Chiedo scusa, collega Bond, intanto approfitto per salutare studenti e insegnanti dell'Istituto Superiore Piero Gobetti di Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, che sono qui per assistere ai nostri lavori (Applausi).

A lei la parola, deputato Bond.

DARIO BOND (FI). Grazie, Presidente. Ho sempre la fortuna di trovarla a presiedere quando parlo, quindi vuol dire che c'è proprio anche un po' di sintonia. Intervengo su questo provvedimento perché, rispetto ai tanti emendamenti che erano passati al Senato, mi aspettavo un provvedimento più corposo e anche significativamente più ricco di spunti. In questo provvedimento il mio intervento sarà articolato in una parte di denuncia per assenze di argomenti e una parte anche di riconoscimento di alcune cose importanti.

Cos'è che manca? Manca tutta la semplificazione - speriamo che venga ripresa in qualche altro provvedimento - in materia edilizia e in materia di concessioni edilizie. Non può essere che in circa diciannove mesi si abbia un'autorizzazione banale per realizzare un ampliamento di un balcone di una abitazione; e non può neanche essere giusto che, nell'applicazione del Piano casa, poi ci si trovi di fronte a dei vincoli, soprattutto di tipo paesaggistico e ambientale, con l'autorizzazione che passa a 24 o 26 mesi. In un settore così in crisi come quello dell'edilizia, dare un segnale di semplificazione sarebbe stata veramente una cosa importante.

Come è difficile non aspettarsi un segnale di semplificazione per quanto riguarda tutte le parti autorizzative e concessorie delle varie commissioni, dalla commissione VIA, alla commissione VAS, alle commissioni che riguardano le autorizzazione ambientali, senza distruggere l'ambiente - anzi - però semplificando, chiedendo meno documenti, dando più responsabilità ai professionisti che, sempre di più, sono investiti da una sorta di importanza, perché se dichiarano il falso al secondo avviso viene loro ritirata per parecchi mesi la possibilità di attivare e di svolgere la professione.

Allora, perché non prevedere una sorta di responsabilizzazione di questi professionisti, di questi giovani professionisti o di professionisti di grande esperienza? Se noi riusciamo a togliere tutta una serie di gravami che la pubblica amministrazione, anche in carenza di personale, deve in qualche maniera svolgere e carichiamo invece i professionisti di responsabilità, è vero che aumenta la parcella ma diminuiscono i tempi: diminuiscono i tempi di concessione, sottosegretario.

Ad esempio, c'è tutta la parte che riguarda la semplificazione del sistema tributario - prima alcuni colleghi l'hanno citata - che non viene toccata e che, in qualche maniera, penso verrà ripresa in prossimi provvedimenti perché, anche qui, onestamente, si hanno dei tempi talmente lunghi su alcune comunicazioni, ad esempio, alle commissioni tributarie di primo e secondo grado, che veramente un cittadino contribuente alla fine rischia di essere gabellato due volte.

Manca anche una cosa che a me sta particolarmente a cuore, che era presente nel provvedimento al Senato, cioè l'eliminazione dell'obbligatorietà della ricetta elettronica per quanto riguarda le attività dei veterinari: era passata in Commissione al Senato ma è stata tolta. Speriamo che il Governo ci ripensi perché, anche qui, facciamo una ricetta elettronica per un cane o per un gatto su un farmaco che non è neanche all'interno degli elenchi del sistema sanitario nazionale: che senso ha? Facciamo una ricetta elettronica da parte di un veterinario quando prescrive degli antibiotici per i grandi animali, nell'alimentazione bovina o nella produzione di carne, e allora lì si controllano - quella era la ratio del provvedimento - delle sostanze che possono interferire anche sulla salute dei cittadini, una volta che si mangia della carne. Quel provvedimento è stato tolto, in maniera anche un po' strana, però meriterebbe l'attenzione del Governo.

Non entro nel merito della questione Alitalia, che è più grande di me, anche perché è talmente una questione che si prolunga nel tempo che, ormai, l'allungamento dei termini dei pagamenti dei debiti e delle concessioni di credito fa un po' sorridere e dà anche un po' il senso della situazione dell'economia in Italia.

Entro nel merito delle cose positive che sono contenute nel provvedimento perché, a mio avviso, l'eliminazione del documento del SISTRI, cioè della tracciabilità dei rifiuti, è giusta in quanto il SISTRI ha funzionato poco dal momento in cui è stato istituito ed ha funzionato poco perché la burocrazia per sostenere questa tracciabilità è stata troppo gravosa. Pertanto o si trova un sistema diverso oppure è meglio creare una sorta di responsabilizzazione di tutta la filiera che produce rifiuti. Anche qui ha ragione chi è intervenuto: c'è un'assenza, c'è un vuoto rispetto alla situazione che noi andremo ad affrontare nei prossimi mesi.

Adesso entro nel merito di un punto importante che, secondo me, è giusto aver messo per iscritto ed è giusto anche sviluppare. Sarà lungamente dibattuto perché è bello da citare, ma è difficile da realizzare: la questione legata alla etichettatura dei prodotti agricoli. È importante andare al supermercato e capire non solo se un prodotto italiano ma da dove partono certi prodotti, da dove sono arrivate tutte le materie prime; quale è la tracciabilità del prodotto dall'inizio alla fine. Lo si fa per alcuni prodotti. Se si riuscisse - metto il “se” davanti - a farlo per tutti i prodotti alimentari della nostra alimentazione, saremmo veramente i primi in Europa. Ripeto: saremmo i primi in Europa. Siamo già abbastanza evoluti nell'etichettatura e nella trasparenza dell'etichetta alimentare ma, se riuscissimo a farlo, veramente dovremmo dire bravi a tutti. Metto il “se” perché non è cosa facile: infatti il provvedimento in qualche maniera - l'articolo specifica in quale maniera - stabilisce tutta una serie di passaggi che adesso elencherò. Esso stabilisce che è necessario che l'etichettatura venga preceduta da una serie di decreti specifici nei quali vengono individuate le materie prime, il tipo di alimento, la caratterizzazione della composizione delle materie prime e anche la loro provenienza a livello di componente principale o componente secondaria. Lo traduco: se ad esempio prendiamo una marmellata, dire che è prodotto italiano è facile, ma dire che il prodotto è tutto italiano diventa difficile. Infatti qui ci vuole proprio un decreto e, secondo me, ci vuole tempo perché non è facile creare la caratterizzazione del prodotto. Voi capite che la frutta fondamentalmente può essere proveniente da coltivazioni italiane ma i componenti che legano la frutta possono essere di provenienze diverse e quindi qual è il fattore principale: la frutta o i componenti - eccipienti, se li chiamiamo a livello farmaceutico - di altra origine? Dunque il titolo è molto bello e la finalità è estremamente importante, ossia tutelare la salute dei cittadini, ma arrivarci non è facile.

Inoltre abbiamo un altro limite che vorremmo superare: l'Europa non ragiona così. L'Europa ragiona per dimensione di uova, per dimensione delle foglie del thè e quanto devono essere grandi. L'Europa ragiona per germe di grano contenuto in una percentuale minore o maggiore in una farina. L'Europa ragiona per la quantità della crusca presente all'interno di un pane e stabilisce che quel pane deve essere chiamato in maniera diversa. L'Europa ragiona anche sulla composizione del singolo zucchero e mette in grande difficoltà la nostra industria produttrice di bietola e poi di zucchero. L'Europa ha un meccanismo che non è tutelare la salute dei cittadini ma è tutelare il sistema della mercanzia, dello scambio commerciale, del business in altre parole. Su questo, caro sottosegretario, ci troveremo effettivamente a fare una grande battaglia perché non so se l'Europa accetterà che la pectina in quella marmellata che citavo prima venga effettivamente dichiarata non di origine europea ma di provenienza olandese quando si sa che è d'oltreoceano.

Allora, probabilmente, l'Europa ci obbligherà a dire che il prodotto è europeo ma senza citare tutti i componenti, forse citeremo la provenienza dei principali. Su questo dovremmo fare una battaglia tutti assieme. Dovremmo fare la battaglia per tracciare la provenienza di tutti i prodotti: la frutta italiana, la pectina olandese? Lo accettiamo, lo diciamo. Il componente dello zucchero tedesco: lo diciamo ma dobbiamo obbligare a dirlo. Dobbiamo obbligare il grande produttore alimentare che fa pubblicità tutti i giorni e che dice che il prodotto è italiano perché la componente principale è italiana oppure perché c'è solo la lavorazione italiana. Ma dobbiamo obbligare anche il piccolo produttore perché cosa ne va? Ne va della salute dei nostri consumatori e noi - sto guardando ma non c'è in Aula: ho sul punto un particolare feeling con il dottor Trizzino, perché mi trovo tante volte con lui in Commissione dove facciamo delle battaglie e facciamo chiacchierate su alcuni temi - e noi prima di tutto in questa sede dobbiamo tutelare la salute dei nostri consumatori, dei nostri cittadini al di là del business: infatti è l'obiettivo principale. Troppe volte ci lamentiamo di patologie, di star male, di soffrire di gravi patologie anche croniche ma non sappiamo che molte volte l'alimentazione è quello che poi noi abbiamo e l'alimentazione ci condiziona. Se partiamo dall'alimentazione e dalla tracciabilità dell'etichetta e dalle indicazioni precise, probabilmente faremmo una battaglia che va oltre i partiti, che va oltre le dichiarazioni che facciamo tutti i giorni sui giornali, ma che ci rende onore, anche per le future generazioni. Pensate solamente ad un omogeneizzato: siamo convinti di mangiare polpa di mela italiana e molte volte è quasi sempre rumena o bulgara; eppure il prodotto è italiano, che bell'inganno!

Mi sono tenuto per ultimo un argomento che in qualche maniera è trattato dall'articolo 11-quater che ho sentito citare questa mattina in Aula già in due interventi: in uno in maniera ultrapositiva da parte del collega della Lega Nord, l'altro in tono un po' negativo, anche se comprensibilmente negativo per la visione di chi parlava. Si tratta dell'articolo che tratta delle grandi derivazioni di acqua. Per chi è proveniente dai banchi delle regioni del nord, come il sottoscritto e come gli amici che ho vicino o come il collega del Friuli, per noi veneti, lombardi, piemontesi, delle regioni centrali, anche per alcuni della Calabria, ad esempio, per coloro che hanno le grandi derivazioni di acqua, le grandi dighe è una battaglia veramente sentita. Tale battaglia vale 500 milioni di euro, che può essere una cifra piccola rispetto ai numeri che sento qui, però è una battaglia che ci dà la forza di rivendicare che le risorse che abbiamo sul territorio sono risorse che utilizziamo noi e non dipendono dai grandi colossi energetici nazionali e internazionali. È una battaglia che ci dice che dal 2029, anche prima in alcuni casi, diventeremo noi proprietari delle dighe e delle strutture che collegano le dighe, delle centrali. È una battaglia che farà costare meno l'energia a tutti i popoli che sono interessati dal provvedimento. È una battaglia che porterà ricchezza sui territori ed è una battaglia che è ben scritta nell'articolo. Io sono all'opposizione ma riconosco che chi ha fatto questo articolo - so anche chi lo ha scritto perché l'articolo proviene dalle regioni - lo ha fatto bene perché finalmente, sottosegretario, si dice: questo è l'obiettivo e questo è il percorso. A scadenza, tu devi fare questo; a scadenza tu devi fare un appalto; a scadenza, tu puoi prendere i beni e, se sono già ammortizzati, te li prendi gratuitamente.

A scadenza i beni che non ti servono li dai al soggetto che li aveva prima; a scadenza, tu hai una sorta di limite nel comportamento del costo dell'energia e anche di ristorno, e si mette anche il minimo, per quanto riguarda, poi, l'eventuale aggiudicazione che ci sarà, perché si mette tutto in gara e chi, tra pubblico e privato, trovando varie forme, che io non so, ma, insomma, i tecnici le sapranno, si aggiudicherà questo, darà uno storno, darà dei soldi e darà dell'energia; darà dell'energia a delle attività che ne hanno bisogno, facendola pagare meno, e darà dei soldi a tutte le comunità, rendendole più ricche.

Non è, come leggevo su un giornale, solamente un provvedimento per un grande Nord, è un provvedimento dove diciamo che siamo proprietari delle nostre risorse e dei nostri beni e, finalmente, non veniamo giudicati e comandati dagli altri, sia dal Molise, parlo del Molise per la centrale in Molise, sia per quanto riguarda le centrali della Calabria, quelle del Piemonte, poche, quelle della Lombardia, tante, quelle del Veneto, tante, ma anche dell'Emilia-Romagna. Ce ne sono tante, lo ripeto, è una battaglia che cuba 500 milioni di euro solamente di energia, qualcuno scriveva 300, ma in verità sono 500 milioni di euro.

Mi avvio a concludere, ricordando una piccola ingiustizia. Io prima ho incontrato, assieme al collega Cortelazzo, dei ragazzi, che hanno partecipato a un concorso per la selezione di agenti di Polizia avvenuto due anni fa, mi pare. C'è un comma, che dice che c'è stata una graduatoria, sono passati in 50 mila, ne sono stati già presi 3.200, poi, la graduatoria si è bloccata, improvvisamente, e si sono cambiate le regole del gioco, si dice: no, no, attenzione, non è più valido quel sistema, passano e vengono presi solo quelli che hanno meno di 26 anni. Posso anche capire la ratio del sistema, però non si cambiano le carte in tavola, perché quei poveri cristi lì si sono in qualche maniera impegnati, hanno fatto un concorso, si sono anche illusi, guardano e hanno guardato in avanti, caro sottosegretario, in termini positivi, perché magari hanno un buon posto sicuro, e, poi, vedono che siccome hanno 26 anni e quattro mesi, non verranno più presi. E si tratta di ragazzi di quell'età lì, che si sentono presi in giro dallo Stato e, soprattutto, con un orizzonte lavorativo messo in grande discussione. Metteteci mano; è una ingiustizia, metterci mano, perché, si metta nei loro panni, non si cambiano le regole del gioco in corsa. Grazie, Presidente, per avermi dato la parola (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Soave Alemanno. Ne ha facoltà.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Presidente, gentili colleghi, il decreto-legge semplificazioni che arriva oggi in Aula è frutto, certamente, di un cambio di passo per il nostro Paese. Lo Stato che aiuta il cittadino, che è chiaramente il leitmotiv della linea di governo che abbiamo adottato dal principio e degli obiettivi che in questa legislatura ci siamo posti; un impegno concreto, volto in questo caso a rendere la macchina amministrativa più snella e la burocrazia più leggera. Quella contenuta nel decreto oggetto di discussione, oggi, è una chiara, forte e decisa dichiarazione di intenti che contiene, pertanto, un messaggio politico importante per il Paese. L'Italia cambia da cima a fondo, diventa il Paese in cui agevolare il cittadino è una priorità assoluta rispetto al passato.

All'interno del decreto si interviene efficacemente a chiarire e a modificare norme che da anni bloccano la macchina della pubblica amministrazione con interventi mirati che daranno risultati tangibili già nel breve periodo, che puntano non solo alla semplificazione della vita dei cittadini, delle imprese e delle pubbliche amministrazioni, ma anche a dimostrare un cambio di passo e di velocità che il Governo e la maggioranza intendono sostenere per favorire la crescita di questo Paese. L'Italia è stata immobilizzata in questi anni, a causa di complicati passaggi burocratici, come permessi che non arrivano mai, infiniti moduli, bolli da pagare, certificati che, a volte, non sono conosciuti neanche dagli stessi uffici pubblici che dovrebbero produrli. Tutto questo rappresenta un continuo spreco di tempo e denaro per i cittadini. Oggi, in Italia, è la burocrazia che governa il Paese, non il contrario come, invece, dovrebbe essere.

Gli undici articoli del provvedimento rivestono grande importanza, soprattutto per chi lavora tutti i giorni in maniera produttiva. Ecco, alcuni dei risultati ottenuti grazie a questo provvedimento; l'articolo 1, tramite l'istituzione di una sezione speciale del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese creato ad hoc, darà manforte alle imprese che vantano un credito verso le pubbliche amministrazioni, parliamo di quegli imprenditori che a causa dei ritardi nei pagamenti di questi crediti hanno incontrato difficoltà nella restituzione di finanziamenti precedentemente contratti con banche o intermediari finanziari vigilati. La sezione speciale del Fondo interverrà rilasciando una garanzia al soggetto, banca o intermediario finanziario, che ha erogato il prestito che l'impresa ha difficoltà a restituire. Si tratta, in sostanza, di un sostegno pubblico accessibile alle imprese che dimostrano l'esistenza di un credito nei confronti delle pubbliche amministrazioni e la difficoltà o impossibilità di restituzione di un precedente finanziamento. Questo è per noi un intervento moralmente obbligatorio, un atto dovuto da parte dello Stato in tempi in cui l'imprenditoria italiana affronta una lotta continua per la sopravvivenza. Sono anni che apprendiamo dalle cronache nazionali di imprenditori disperati, storie reali di cittadini che tengono in vita a fatica le sorti imprenditoriali del nostro Paese, abbandonati a se stessi da una politica che ha fatto pervenire un diniego a ogni richiesta. Ogni attività che chiude e fallisce nell'indifferenza dello Stato sancisce il fallimento dello Stato stesso e, allora, intervenire diventa necessario. È urgente rispondere, finalmente, a una richiesta di aiuto rimasta per troppo tempo disattesa. Questo articolo è un vero e proprio intervento di garanzia per i piccoli imprenditori e darà la possibilità di evitare che i creditori intacchino il loro patrimonio personale per salvare i propri beni oltre che la propria azienda. È un aiuto che, in qualche modo, andrà a premiare anche le aziende sane, in quanto la concessione della garanzia è condizionata alla sottoscrizione di un piano di rientro del debito tra banca e impresa beneficiaria, un atto di buonsenso, al passo con i tempi della modernità che sostiene le imprese.

La leva di questo decreto è la semplificazione delle normative e, quindi, anche in un settore fondamentale per il nostro Paese come l'agricoltura è indispensabile direzionarsi verso nuove regole. Per anni abbiamo sentito parlare dell'etichettatura per la provenienza dei prodotti; sono passati i Governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, ma nessuno ha mai ottenuto dei risultati concreti. Infatti, non è mai stato risolto il problema della qualità, trasparenza e genuinità dei prodotti che arrivano sulle tavole dei consumatori. Le novità di questo decreto vanno nella direzione in cui i prodotti alimentari non trasformati avranno l'indicazione del luogo di origine riguardo il Paese di produzione dei prodotti. Per i prodotti alimentari trasformati, invece, l'indicazione riguarderà il luogo in cui è avvenuta l'ultima trasformazione sostanziale e il luogo di coltivazione e allevamento della materia prima agricola prevalente utilizzata nella preparazione e nella produzione dei prodotti. Prima avevamo un'etichettatura che faceva in modo che un'arancia che proveniva dall'Australia, una volta trasformata in Italia, diventasse da arancia australiana un'arancia prodotta in Italia. Con il provvedimento in discussione avremo finalmente la massima trasparenza e garantiremo l'identità dei nostri prodotti sulle tavole dei nostri cittadini. Ma non è tutto, questo decreto rafforza gli strumenti di organizzazioni delle OP, organizzazioni di produzione, per controbilanciare il potere dominante della distribuzione nella filiera agroalimentare e promuovere un più facile accesso al credito per le imprese agricole a minore interesse.

Veniamo alle ZES, zone economiche speciali, un tema che interessa il Mezzogiorno d'Italia, dal quale provengo; chi le ha istituite non ha considerato il deficit normativo che le avrebbe contraddistinte, provocando una stagnazione in ambito socio-economico a carico dei fruitori. L'avvio delle nuove ZES è merito dell'impegno profuso dal MoVimento 5 Stelle in questi mesi su un tema rilevante per il futuro di molte attività meridionali. Voglio, infatti, evidenziare l'accelerata che viene data tramite l'individuazione di misure di semplificazione come l'istituzione di una cabina di regia ministeriale che non comporti nuovi o maggiori oneri per lo Stato. Per le imprese insediate nelle ZES verranno, inoltre, dimezzati i termini per il rilascio delle licenze, delle concessioni, dei permessi e di tanti altri passaggi burocratici. Verranno agevolativi gli interventi di urbanizzazione primaria, come gas, energia elettrica, strade e rete idrica, e istituite aree doganali in regime di sospensione IVA per le merci. Questi sono aiuti concreti che servono davvero al nostro Mezzogiorno.

Passo ad un altro tema caro al MoVimento 5 Stelle: l'informatizzazione del ciclo dei rifiuti. Questa viene, infatti, da noi ritenuta da sempre come una delle grandi sfide che abbiamo davanti. Aboliamo il Sistri, uno strumento che non ha mai funzionato. Dopo anni dalla sua introduzione, ad oggi le aziende che sono riuscite ad adottarlo in maniera corretta e completa sono pochissime. Il meccanismo non ha dato alcun risultato significativo ma, al contempo, le aziende devono mantenere l'impegno di adeguarsi sostenendo una serie di passaggi burocratici totalmente inutili in questa situazione.

Un altro tema fondamentale è rappresentato dall'edilizia carceraria. Ci si avvia nella giusta direzione dando dignità al tema del sovraffollamento carcerario e agli stessi carcerati quanto alla polizia penitenziaria, che svolge il proprio lavoro all'interno. Viene prevista maggiore rapidità per la costruzione di nuove carceri e la manutenzione straordinaria di quelle esistenti, dando competenze dirette al Ministero della Giustizia e al dipartimento competente.

Un'altra questione di rilievo alla quale vorrei dedicare l'attenzione è quella che riguarda la riduzione delle soglie per gli affidamenti diretti, sulla quale le opposizioni, a mezzo stampa e non solo, hanno preso una posizione illogica. Il presupposto dal quale parte questa norma e questa nuova soglia è che i nostri sindaci siano delle persone perbene che fanno il loro lavoro onestamente e non gli si può continuare a rendere difficile la vita con la burocrazia. La legge “spazzacorrotti” è già una risposta al malaffare ed è già una garanzia per le persone che fanno il loro dovere nella pubblica amministrazione, persone di cui siamo molto orgogliosi.

Mi avvio alle conclusioni manifestando soddisfazione per le misure contenute in questo decreto-legge. Come detto in premessa, il decreto va incontro alle esigenze delle imprese e delle pubbliche amministrazioni in vari settori che non ho menzionato, ma che meritano comunque una grande attenzione. Mi riferisco all'accessibilità delle piattaforme digitali ministeriali, alle regole per la partecipazione agli appalti, alla semplificazione nel campo delle assunzioni nella sanità e nell'istruzione, al ripristino dell'IRES agevolata per le associazioni no profit, alle semplificazioni introdotte per gli ordini degli avvocati, al passaggio della gestione delle concessioni idroelettriche alle regioni, alla restituzione del prestito erogato ad Alitalia.

Con orgoglio posso affermare che abbiamo sospeso i procedimenti amministrativi relativi al conferimento di nuovi permessi in materia di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, prevedendo l'approvazione di un piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee e, in ultimo, la disciplina relativa alle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche. Sono misure che danno nuovo impulso al rilancio dell'azione pubblica e il Governo e il Parlamento lavorano affinché vengano semplificati e informatizzati i rapporti tra i cittadini, le imprese e la pubblica amministrazione.

Ci tengo a concludere esprimendo un ultimo concetto importante: questo testo oggi in discussione è la prosecuzione naturale di un lavoro che portiamo avanti a testa alta da mesi, coerenti con le nostre storiche battaglie. Il decreto incarna lo spirito del MoVimento 5 Stelle riducendo la burocrazia e le spese, sostenendo chi è in difficoltà, dando una mano concreta alle piccole e medie imprese vittime dell'inefficienza della pubblica amministrazione e delle scellerate politiche di governo precedenti.

Come ho detto più volte, è stato utilizzato il buonsenso, per noi termometro di buon lavoro e di crescita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Roger De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. Innanzitutto alcune premesse di metodo. Siamo in presenza del classico provvedimento tipico di questa maggioranza, in cui il contenuto viene assolutamente in secondo ordine rispetto al titolo e ne abbiamo visti tanti in questo breve periodo di nuova legislatura. Il titolo è l'effetto fondamentale rispetto all'opinione pubblica e ai cittadini; i contenuti, invece, semplicemente non ci sono. Altra considerazione di metodo: siamo al cospetto dell'ennesimo decreto omnibus. Sono passati pochi mesi dalla precedente esperienza di legislatura ma mi ricordo molto chiaramente come venivano contestati nel passato decreti di questo tipo, decreti che contengono tante piccolissime micromisure che hanno un effetto assolutamente banale rispetto all'interesse e al benessere dei nostri cittadini.

Ennesimo decreto d'urgenza e devo dire che l'unica vera urgenza di questo decreto sta esattamente nel riparare i danni, agli enormi danni, che sono stati fatti durante - poche settimane fa - l'ultima legge di bilancio. Ne cito solo una, ma che è molto significativa, insomma: l'aumento della tassazione sul Terzo settore, l'IRES. Ecco, questo è molto significativo. Il Governo e la maggioranza hanno dovuto decretare d'urgenza per rimediare a uno schiaffo morale, materiale ed economico che il Governo ha fatto nei confronti di chi lavora a beneficio dei nostri concittadini, di chi lavora umilmente nei territori per portare benessere alle nostre comunità.

E, poi, la fiducia, che molto probabilmente vedrà la luce oggi pomeriggio. L'ennesima fiducia. Anche qui sono passati pochissimi mesi da quando dai banchi dell'allora minoranza le forze che oggi governano questo Paese si alzavano e aizzavano le folle contro la decretazione d'urgenza e le fiducie e, quindi, tutto si ripete. Io spero che tutte queste cose portino a un clima più normale - lo dico così -, semplicemente più normale, perché il modo di strumentalizzare le questioni che è stato messo in campo negli ultimi cinque anni ha portato a un unico grande obiettivo: raccontare troppe e tante bugie ai nostri concittadini. E, invece, oggi siamo qui con un decreto che dovrà essere velocemente confermato. Abbiamo pochissimi giorni a disposizione perché, come sappiamo, il decreto scadrà il 12 e, quindi, ci sarà, come dicevo, l'ennesima misura approvata con il voto di fiducia.

Queste sono premesse di metodo, ma sono assolutamente importanti per poi definire e rendere anche il perimetro vero delle misure che abbiamo a disposizione in questo decreto.

In senso generale, il tema di togliere burocrazia è un tema che ci vede assolutamente d'accordo. Il vero problema è che poi - ripeto - al di là del titolo, in questo provvedimento ci sono elementi assolutamente banali - li definisco così - e in un momento in cui la crisi economica è ormai conclamata e in un momento in cui il prodotto interno lordo del nostro Paese è in assoluta recessione - e questi sono i dati che sono stati bene sottolineati in precedenza anche dai colleghi che sono intervenuti - noi facciamo un intervento che di buono ha esclusivamente il titolo - lo ripeto - e che, nelle misure, dà un colpetto qui e un colpetto lì ma, di fatto, non risolve nessuno dei problemi di questo Paese.

Io oggi, al di là di queste premesse, mi soffermerò, perché noi siamo coerenti e disponibili alla collaborazione, però sempre nell'interesse dei cittadini e non della propaganda (e questo dobbiamo riaffermarlo sempre con forza), su un provvedimento che mi sta particolarmente a cuore e in cui vedo assolutamente degli effetti positivi.

Tuttavia, secondo noi, se avessimo avuto un po' di tempo a disposizione per migliorarlo, per discutere e per approfondire, probabilmente avremo reso un miglior servizio alle nostre comunità.

Mi soffermerò proprio sull'articolo 11-quater, che è quello che riguarda le disposizioni in materia di concessioni di grandi derivazioni. Questo tema è dibattuto nel nostro Paese da tanti anni. Nel nostro Paese le concessioni di grandi derivazioni - ricordo - sono il perno, l'ossatura centrale del sistema idroelettrico, e quindi dell'energia. Tante di queste concessioni sono già scadute e sono in proroga, e tante di queste vedranno la scadenza nelle prossime annualità. Con l'articolo 11 si introduce l'elemento per cui le opere oggetto proprio di queste grandi derivazioni, che sono i grandi complessi che, presenti soprattutto sulle Alpi e sugli Appennini, producono energia elettrica, passano senza compenso in proprietà alle regioni, quindi in un principio di federalismo che noi, in senso generale, condividiamo. C'è però da dire che, rispetto a questo modo di agire, noi abbiamo proposto, invece, proprio durante la discussione in Commissione, un pacchetto di emendamenti, ma ovviamente, proprio per la fretta di convertire il decreto, la Camera può solo formalmente discutere di questo decreto, questa è la verità, perché sostanzialmente, come sappiamo, il decreto è chiuso ed archiviato. Gli emendamenti avevano un semplice motivo: non possiamo trasformare e rendere attiva nei nostri territori una semplice sostituzione di centralismo, cioè dal centralismo romano passare - e questo è il grande punto di domanda che ci poniamo come obiettivo, ma un obiettivo in senso propositivo, cioè per migliorare la norma - a un'ulteriore centralismo regionale. Su questo dobbiamo assolutamente lavorare insieme per migliorare lo strumento. Nella passata legislatura noi avevamo fatto alcuni provvedimenti - che cito - che andavano proprio nel senso più compiuto che noi vogliamo portare avanti: avevamo messo nero su bianco, in una serie di procedimenti giuridici, il concetto di servizi eco-sistemici, leggasi “piccoli comuni”, collegato ambientale; insomma, in tanti provvedimenti ne avevamo parlato. Cosa sono? Sono i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano nel suo complesso. Ciò vuol dire che ci sono pezzi del territorio, pezzi dell'Italia che, per caratteristiche fisiche e geografiche, producono una serie di benefici - essenzialmente la pulizia dell'aria e la grande dotazione di acqua - che hanno una ricaduta positiva sull'intero territorio nazionale. Allora, quando con l'articolo 11 si procede, per un principio di federalismo, a spostare il centro di gestione e controllo delle grandi derivazioni dallo Stato centrale alle regioni, noi vorremmo un protagonismo più spiccato dei territori, di quei territori che esattamente stanno al centro e sono il perno della produzione di questi servizi eco-sistemici, ma con una premessa indispensabile: attenzione a una cosa, perché la grande strategia energetica nazionale - lo dico anche questo in senso positivo, anche se non è oggetto di questo articolo, ma è giusto ribadirlo - deve rimanere in mano a chi poi ha la capacità di controllare l'insieme, la composizione più generale della produzione energetica nel nostro scacchiere. Questo è un tema che dobbiamo sempre considerare. I territori cosa devono avere nelle proprie mani, che poi, se voi leggete, è ciò che gli emendamenti che abbiamo prodotto essenzialmente riportavano? Essenzialmente sono i due i grandi aspetti che i territori - e per territori, in maniera molto pratica, intendo dire le province e i comuni, soprattutto quelli montani, che sono protagonisti di questo sistema idroelettrico nazionale - devono avere: la capacità di scegliere rispetto all'aspetto ambientale e alla qualità. I sistemi territoriali devono avere questa caratteristica: scegliere la qualità del modo e la prospettiva di sviluppo rispetto alla gestione, anche e soprattutto ambientale, dei territori.

Faccio esempi molto pratici. In questi territori c'è un sistema che nel corso degli anni, dal dopoguerra ad oggi, ha portato alla creazione di sbarramenti, di dighe, di centrali, un sistema anche molto complesso al cui centro c'è esattamente la produzione di energia elettrica e quindi il sistema di sfruttamento delle acque. In quei territori noi dobbiamo riportare la capacità di scegliere, dentro una logica di piano energetico nazionale, qual è la caratteristica ambientale primaria, perché oggi ci sono, in quei territori - mi riferisco ai territori da cui provengo, in particolare alle Alpi e alle province completamente montane -, altri fattori di sviluppo che stanno venendo avanti in maniera importante, come il turismo, per esempio. E quando in un territorio noi portiamo via una quantità di acqua eccessiva, altri servizi, relativi esattamente alla sostenibilità ambientale e alla sostenibilità dei territori, vengono meno. Non possiamo pensare a una provincia completamente montana, che magari mette al centro la bellezza - io provengo da Belluno, patrimonio dell'umanità -, che ha dei fiumi che non hanno più l'acqua. Pongo la questione tagliandola con l'accetta, ma per farvi capire. Quindi, diamo in mano ai territori - non solo alle regioni, questo è importante - la capacità di scegliere e di decidere quali sono le linee di sviluppo. Poi, ovviamente, come secondo punto, il ritorno economico, che è importantissimo. In merito, nell'articolato c'è una quota destinata alle comunità locali, noi diciamo che ci deve essere un intreccio fra la qualità dell'ambiente e il ritorno economico, soprattutto per un semplice motivo - questa non è una guerra, come ho sentito nel dibattito di oggi, fra ricchi e poveri, fra chi ha materie prime e chi non le ha, c'è solo da fare una considerazione di carattere generale -: quei territori sono solitamente quelli maggiormente afflitti dallo spopolamento, perché in quei territori di montagna aspra la gente se ne va, perché è più complicato vivere, costa di più. Ecco, il pagamento dei servizi eco-sistemici, a tutto tondo, quindi non solo dell'acqua ma anche del bosco, può essere un elemento per ridurre il gap e per fermare lo spopolamento di quelle valli. Fermare quello spopolamento è un interesse anche e soprattutto dei territori di pianura, perché altrimenti, poi, il risultato finale è che in territori spopolati non c'è più il presidio e ovviamente si creano problemi a tutto il contesto regionale.

Ho presentato a titolo personale, insieme ad alcuni colleghi, una serie di emendamenti anche per mettere in risalto che ci sono alcune province, tre in particolare - che sono state riconosciute dalla “legge Delrio” con tanta fatica proprio perché hanno queste caratteristiche (interamente montane e confinanti con Stati esteri) -, che soffrono, come dicevo prima, di un indice di spopolamento superiore alla media. Lo dico al Governo: è imprescindibile mettere un comma in cui si obbliga le regioni a parlare con quelle tre province. Non a caso, sono le tre province - lo sa benissimo il sottosegretario - che producono maggiormente e che incidono in maniera più importante proprio su quel bilancio energetico. Ripeto, quelle comunità attendono delle risposte in termini molto, molto concreti. Come vedete, nella mia interlocuzione, al di là dei gravi difetti e dell'approssimazione del decreto nel senso generale, sull'articolo 11 l'approccio è assolutamente positivo. Al Senato il Partito Democratico si è astenuto e non ha fatto una battaglia di retroguardia rispetto a questi temi, però ci auguriamo che nella contaminazione positiva delle sensibilità si possa migliorare, perché - ripeto, lo dico in chiusura - non vorremmo che a un centralismo cosiddetto romanocentrico, che sposta troppo rispetto ai territori e che abbiamo vissuto anche su questi temi, venisse sostituito un altro centralismo. Noi siamo per un Paese e una comunità che può rispondere direttamente dei propri servizi da porre nell'interesse dei cittadini e, come dicevo, tutte le modifiche che abbiamo chiesto vanno in questo senso, cioè nel rendere maggior protagonisti i territori, i comuni e le province, in un tema tanto delicato e tanto complesso come quello della gestione di un bene primario, fondamentale per la vita di quelle comunità e di tutti quanti noi, come è l'acqua.

Su questo mi auguro che la chiacchierata, che abbiamo fatto qui oggi, in discussione generale, possa fare in modo di apportare nel futuro quelle modifiche necessarie, ripeto, per avere un rapporto più equilibrato fra le regioni e i territori, i territori, soprattutto, che hanno al centro i sistemi idroelettrici, in modo che questa norma poi, anche nell'applicazione pratica, diventi una norma veramente buona a servizio di quelle comunità e, magari, inizi anche una nuova filosofia che non veda più un'egemonia culturale ed economica dei grandi territori e delle grandi metropoli di pianura, ma che riprenda, come avevamo cercato di fare, per esempio, con la legge sui piccoli comuni, il filo conduttore nell'interesse, ripeto, delle comunità più diffuse, anche le più piccole, che, come ricordo, sono un valore fondamentale in un'Italia lunga e stretta, molto diversa e che, solo esaltando tutti i territori, può pensare di avere un futuro.

E dentro questo concetto credo che vi possa stare anche, ripeto, il tentativo di darci una mano insieme per migliorare i provvedimenti legislativi che produciamo e cercare di togliere le storture e quello che, probabilmente, non è così aderente alla realtà del territorio italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Siamo alla resistenza attiva, perché nel diritto penale la resistenza attiva è un atteggiamento ben possibile, allorquando legittimato da una forma di percussione che necessiti una presa d'atto che anche intervenire in discussione sulle linee generali, nella prospettiva certificata dell'ennesima, mortificante fiducia costituisce un baluardo, una trincea scavata da questo Governo in cui i soldati che difendono i principi costituzionali devono necessariamente entrare con tanto di elmetto e baionetta, e cercare di difendere i principi. Ma non siamo di fronte al semplice decreto-legge omnibus, patologia nota con tanto di consenso informato, e, sottoscritto o non sottoscritto, vale e l'intervento chirurgico, malati o no, lo si fa. Ma siamo di fronte ad un decreto-legge che nasce da una super patologia, cioè, in questo ramo del Parlamento, questo provvedimento non si discute, non si potrà discutere, e capisco perché l'Aula è vuota, è inutile riempirla per questo provvedimento, assolutamente inutile. Una volta tanto la giustificazione è in re ipsa: non è nella scelta dei parlamentari, ma nella scelta del Governo, che rende inutile, ancora una volta, la presenza in Aula. E su questa inutilità, Presidente, noi dobbiamo focalizzare la nostra attenzione. Il tentativo costante, pervicace, assolutamente coerente, tra virgolette, laddove la patologia coerente è pur coerente, di vanificare il ruolo del Parlamento. Noi siamo arrivati su questo provvedimento senza poterlo minimamente, non discutere, sfiorare, senza poterlo sfiorare. E che provvedimento è questo, signor Presidente? Beh, è un provvedimento che affonda le sue radici - ma si fa per dire, ormai le costruzioni legislative sono di una fatiscenza imbarazzante rispetto alla verifica dei principi costituzionali - su quello che si chiama articolo 77, che non è un numero della cabala. L'articolo 77 è un numero della Costituzione, do you remember? La Costituzione è sostanzialmente una cosa scritta che qualcuno dovrebbe imparare a rispettare, è un documento che qualche volta bisognerebbe leggere per capire che forse non puoi davvero fare tutto quello che vuoi in nome… Ho ascoltato prima, è stato davvero divertente ascoltare il percorso del Governo, che parte da taluni provvedimenti e si snoda, poi, come se ci fosse un progetto, una progettualità. Qui non solo non c'è una progettualità, qui c'è una insipienza legislativa assolutamente inaccettabile. E, se queste parole potessero essere scolpite nella memoria di quest'Aula, forse potrebbe essere un modo per evitare quello a cui stiamo assistendo. L'articolo 77, Presidente: “ (..) Quando, in casi straordinari di necessità e d'urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni”.

I decreti-legge, per giurisprudenza della Corte costituzionale, sono provvedimenti eccezionali, ma anche alla violazione dell'eccezionalità c'è un limite! Qui andiamo oltre il patologico del patologico, qui andiamo alla inesistenza di regole, al “liberi tutti”, al Bronx della legislazione, in cui ci si fa giustizia disapplicando completamente le regole, per cui ti devi aspettare che, se giri l'angolo, c'è qualcuno che ti possa accoltellare, ed è normale che qualcuno accoltelli la Costituzione! Presidente, l'articolo 77 obbliga – obbliga! – a valori come la necessità, l'urgenza, l'omogeneità. Vi prego, esaminate questo dossier. Vi prego, guardate questo dossier e ditemi: disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione. Una camicia senza stoffa e senza bottoni, inesistente; un titolo che non significa nulla, ma si riempie in modo assolutamente inaccettabile, allorquando, girata la prima pagina, noi assistiamo a questa teoria di argomenti tutti slegati uno dall'altro; non ce n'è uno che vada in joint venture logica con il successivo, in cui si va dall'Alitalia ai prodotti alimentari, dalle ZES all'agibilità per i lavoratori dello spettacolo - sto andando veramente random con lo sguardo, andando a pescare gli articoli che l'occhio intercetta quasi casualmente - alle disposizioni in materia di assunzioni di allievi della Polizia di Stato, diremo questo capolavoro di distruzione dei principi elementari in materia di rispetto di chi ha partecipato a dei concorsi con una regola e oggi si trova ad affrontarne un'altra. Uno scandalo, uno scandalo che si fa passare come continuità, come coerenza, come progettualità. Questa roba è uno scandalo!

Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, enti del Terzo settore, osservatorio sulla disabilità, orfani di Rigopiano. Ditemi se questo è un decreto-legge, se siamo di fronte e qual è l'urgenza di questi provvedimenti, qual è la coerenza, qual è l'omogeneità, che, Presidente, non sono valori irrilevanti, perché qui il gioco è disperdersi nei singoli rivoli del fiume principale e, nel rivolo, perdere l'identità. La solita ubriacatura di questo Governo, che ti distrae dai fondamentali, per farti perdere dietro quello che fondamentale non è. Un'economia che va a rotoli, con la recessione tecnica inevitabile, e ci si preoccupa delle modalità di un reddito di cittadinanza che ieri è stato criticato dalle imprese in Commissione, al Senato, in maniera totale. E qui, Presidente, faccio un accenno ad un dato decisivo per la lettura di quello che fa questo Governo, di metodo: le imprese non sono con voi, le imprese non sono con voi. E, quando una componente importante del Governo perderà il consenso delle imprese, mi chiedo che cosa vi resterà nelle mani, quale economia.

Quella dei singoli interessati a divorziare o a separarsi - i due termini vengono utilizzati in modo assolutamente ascientifico, atecnico - per poter recuperare la legittimazione del reddito di cittadinanza. Che vergogna! Che vergogna! Costringere alla deflagrazione delle famiglie per poter guadagnare un benefit di matrice elettorale. Ma soltanto pronunciare queste frasi dovrebbe essere motivo di nascondimento sotto i banchi di quel Governo, per alzarsi soltanto quando si sarà posto rimedio a quello che sta accadendo in questo Paese. Tanto ci penserà la Corte costituzionale: certo, almeno quella, per adesso, non è stata commissariata e non c'è un decreto-legge sulla Corte costituzionale. Mi auguro che almeno questo pudore sulla Presidenza della Repubblica e sulla Corte costituzionale sia mantenuto. Spero - spero -, ma troverete le barricate su questo.

Presidente, al di là di queste evidenti, macroscopiche violazioni costituzionali di metodo sull'articolo 77 e sulla incapacità di una minima rappresentazione di qualche cosa che abbia parentela con la Costituzione, qui siamo di fronte a una sorta di passione per lo slang legislativo, cioè siamo di fronte alle leggi che diventano parole assolutamente inopportune: delle volte, commercializzate, delle volte, inventate per dare un effetto alle leggi. Titoli inesistenti, contenuti variegati, mancanza di urgenza, mancanza di necessità: io debbo sentire in quest'Aula parole come “spazza-corrotti”. Io credo che ci sia un limite: ho sentito rivendicare la continuità fra questo provvedimento e lo “spazza-corrotti”, una vergogna anche questa. Il Paese ha bisogno di crescita, non ha bisogno di pene megagalattiche, non ha bisogno di pene accessorie eterne, non ha bisogno di nulla che sia ulteriore percussione su quello che già mette la gente in condizione di non poter vivere in questo Paese.

Vi piace l'effetto che fa, piacciono le parole che mortificano il legislatore: anche questo, Presidente, è uno scivolamento verso il basso senza pari e anche questo è la testimonianza di un degrado etico, un degrado valoriale, la perdita di conoscenza delle istituzioni, uno stordimento che è soltanto comunicazione quotidiana e consumo della notizia per averne un'altra e per avere un certo determinato effetto, che non è l'effetto delle istituzioni: è l'effetto della ricerca disperata del singolo consenso. Un Parlamento che ha perso la sua identità, ha perso la sua dignità, in cui tutto sembra possibile sulla scorta di un'enfasi che deve portare ad un rigonfiamento vuoto, ad una sorta di steroide di carattere istituzionale che è vuoto, non è un esercizio muscolare di democrazia, è un rigonfiamento fittizio, chimico della democrazia.

E questo slang legislativo, questa passione per quello che non è degno di quest'Aula trova in questo provvedimento taluni passaggi sintomatici e significativi. Ma, Presidente, io parto da una delle notazioni più clamorose: la violazione della riserva di legge, che è un dato clamoroso. Qualcuno che è stato con me in Commissione affari costituzionali sa bene quanto ci siamo sgolati per dire: scusate, ponete rimedio almeno a questa bestialità, perché è una bestialità, che scivola come se fosse acqua e sapone su quello che si chiama noi lo stricatoio, cioè quell'aggeggio di legno dove le nostre nonne lavavano i panni; come quell'acqua e sapone scivola. Una bestialità, una riserva di legge che è infranta: e si tratta, Presidente, del comma 3-quinquies dell'articolo 6 in materia di determinazione delle sanzioni amministrative in materia di registro dei rifiuti.

Cioè, le sanzioni amministrative che sono riservate per legge, sono riservate alla legge, vengono delegate ad un regolamento. Io dico: per carità, tutto si può sopportare, ma non l'indifferenza. Una segnalazione, Presidente, che non è dell'opposizione, è dell'Ufficio studi della Camera, una segnalazione dell'Ufficio studi della Camera: ma un minimo sindacale di intervento o volete accecare anche l'Ufficio studi (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico)? O volete che non si guardi, che non si veda? O volete che nessuno dica nulla sulle schifezze che voi fate? Volete impedire anche a chi sa di sapere e di dire quello che sa.

Indifferenza, assoluto non cale, incapacità di prendere atto di un errore e pervicacemente insistere sulla scorta di numeri sostenuti in maniera incredibile da chi, invece, avrebbe l'obbligo di intervenire. Ma almeno su questo, almeno sulle evidenze; non parlo delle proroghe, non parlo di altro tipo di segnalazione, ma almeno su questo.

Presidente, non sfuggirà che all'articolo 4 vi sono modifiche al codice di procedura civile: mi dite che cosa c'entrano le modifiche al codice di procedura civile con un decreto-legge di questo genere? Ho già detto del comma 3-quinques dell'articolo 6: ovviamente, l'intervento in discussione generale non consente un'analisi puntuale di tutte le facezie - voglio usare un termine in controtendenza rispetto alla sciatteria che questo legislatore ci riserva, un termine elegante -, le facezie legislative a cui ci costringete. Un sorriso amaro, ma un sorriso, perché io sono convinto che questo precipizio finirà: non è possibile che quest'Aula non si ribelli rispetto a questi schiaffi che quotidianamente le vengono riservati. Si ribellerà perché il Parlamento ha un'anima, il Parlamento ha una sua forza, ha una sua personalità, vive e non si fa mettere i piedi in testa. Arriverà un certo punto in cui il Parlamento, non l'opposizione - il Parlamento è il consenso, il Parlamento è la democrazia - vi metterà in condizioni di non avere più la faccia di portare in Aula questo tipo di provvedimenti.

Presidente, voglio chiudere questo intervento con il tema dell'articolo 11, da 2-bis a 2-quinques, una battaglia che è stata svolta in Senato anche dal collega Damiani. Si tratta delle assunzioni dei soggetti risultati idonei alla prova scritta di esame della procedura concorsuale, ripeto, citata nell'articolo 11, allievi della Polizia di Stato. In questo 2-bis viene richiesto il possesso, al 1° gennaio 2019, dei requisiti prescritti dall'articolo 6. Non mi dilungo in quello che è numericamente espresso, qualcuno potrebbe non capire, ma dico solo che vi è il limite anagrafico di ventisei anni; al contempo, la lettera b) - leggo dalla scheda - fa salvo quanto stabilito dall'articolo 2049 dell'ordinamento militare, ai sensi del quale per la partecipazione ai pubblici concorsi il limite massimo di età richiesto è elevato di un periodo pari all'effettivo servizio prestato, comunque non superiore a tre anni per i cittadini che hanno prestato servizio militare. Qui è evidente: nel bando per la partecipazione alla citata procedura concorsuale veniva richiesto di aver compiuto il diciottesimo anno di età e non aver compiuto il trentesimo, limite a sua volta elevato. Quindi, vi è l'automatica esclusione di soggetti che correttamente hanno partecipato a questa selezione. Mi spiegate il motivo di tutto questo? Qual è la ragione, Presidente, per andare incontro a questa follia normativa? Ma non si tocca il provvedimento, il non si può toccare, scade il 12, senza che vi sia un impegno neanche ad intervenire sul punto.

Forza Italia è il partito della ragione, dei valori, dicevo stamattina a qualche amico, è un partito buono, cioè è un partito che cerca di trovare delle soluzioni ragionevoli, cerca di ispirarsi alla Costituzione.

Cerca di ispirarsi all'articolo 77, cerca di fare di un decreto-legge un decreto-legge, cerca di evitare che il Parlamento diventi una sorta di ring in cui chi ha più forza nei pugni vinca e non vinca chi si ispira ai principi, alla ragionevolezza, a quei valori che le sentenze della Corte costituzionale hanno fatto propri.

Ringrazio il collega Nevi, che è qui come, e il collega Bond, che sono qui a condividere questa nostra passione per la Costituzione, possiamo dirlo, noi abbiamo passione per la Costituzione e credo che questa passione per la Costituzione, purtroppo, in quest'Aula, non è contagiosa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mattia Mor. Ne ha facoltà.

MATTIA MOR (PD). Grazie, signor Presidente. Il Governo, nel dibattito pubblico, ha definito il decreto in essere semplicemente come “decreto semplificazione”, ma ci tengo a sottolineare che si tratta di disposizioni urgenti in materia di sostegno, oltre che di semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione.

Sul sostegno alle imprese, anzi sul mancato sostegno alle imprese e alla nostra economia nel suo complesso, vorrei concentrarmi nei pochi minuti di questo intervento. Innanzitutto, per questo è il decreto delle nuove complicazioni, è l'almanacco delle forzature, è la prova vivente di quanto questo Governo sia contrario alla democrazia parlamentare.

Facendo un passo indietro e tornando a quanto è accaduto al Senato, abbiamo visto un gruppo di lobbisti, che oggi sono al potere, che ha cercato in ogni modo di inserire dentro questo stesso decreto una serie di emendamenti che si sono dimostrati palesemente incostituzionali. È dovuto intervenire il Presidente della Repubblica per riportare l'ordine e per difendere i valori democratici su cui si fonda la nostra Costituzione; lo sta facendo anche oggi sul Venezuela, Sergio Mattarella, dicendo parole chiare e forti che non potranno essere inascoltate, e lo ha fatto su una legge che stava diventando l'ennesimo scambio di favori dei partiti di Governo.

Dalla politica estera alla legislazione interna, questo Governo si continua a comportare secondo un disegno ben preciso che non possiamo che definire antidemocratico e isolazionista. È la demagogia, che prima era opposizione, che oggi governa, ma le cose cambiano quando si hanno responsabilità istituzionali. Non si governa un Paese giocando con norme che influiscono sulla vita dei cittadini e sulle imprese. Le Commissioni in Senato si sono comportate come organi di partito, senza più un senso delle istituzioni ed è per questo che in questo contesto diventano ancora più centrali le prerogative delle massime cariche istituzionali e il ruolo delle opposizioni, ed è stato grazie al Partito Democratico - lo voglio ricordare - che è stata eliminata la cosiddetta “tassa sulla bontà”.

La gran parte degli emendamenti inseriti in questo decreto sono saltati per palese incostituzionalità. Sul resto, su ciò che rimane, farò, Presidente, alcune osservazioni di merito, perché l'arroganza del Governo è pari solo alla sua incompetenza, un fatto pienamente acclarato purtroppo dai dati economici che ne certificano il totale fallimento. Da quando è in carica il Governo, in Italia ci sono 76 mila occupati in meno, 123 mila a tempo indeterminato in meno e 84 mila precari in più. Ciò nonostante siamo passati dal famoso “i ristoranti sono pieni” del 2010, a Luigi Di Maio che interpreta alla rovescia persino i dati sull'occupazione, gridando al miracolo, dicendo “siamo tornati ai tempi pre-crisi” e nascondendo il fatto che il principale obiettivo del cosiddetto decreto “dignità”, cioè la lotta alla precarizzazione del lavoro, al momento è fallito, perché calano i posti fissi, aumentano solo quelli a termine.

Vale la pena ricordare che il prodotto interno lordo è passato dall'1,5 per cento, registrato nel 2017, ad un tasso che, nel 2019, secondo le stime della Banca d'Italia, non sarà superiore allo 0,6 per cento; difficile, quasi impossibile, che la crescita possa essere superiore se a monte ci sono imprese sfiduciate e incerte che da mesi hanno ridotto gli investimenti, spaventate dalla congiuntura internazionale.

Vale la pena anche ricordare che ammontano a circa 60 miliardi le perdite registrate da famiglie ed imprese dopo il voto del 4 marzo, come stimato dalla Fondazione Hume. Vale la pena di ricordare che, se si considerano nel complesso i mercati azionario, obbligazionario e i titoli di Stato, gli investitori istituzionali italiani ed esteri dal 4 marzo ad oggi hanno perso 110 miliardi di euro e la fiducia nelle imprese è in costante calo da sette mesi. Il differenziale, poi, tra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi della stessa durata oscilla tra 240 e 250 punti base, dopo aver superato quota 300 tra ottobre e novembre 2019, l'indice è ancora 100-110 punti superiore rispetto a quanto fosse durante il periodo precedente le elezioni.

La verità è che questo Governo la recessione non l'ha nemmeno vista arrivare, con gli occhi coperti dalle fette di prosciutto del populismo e dell'incompetenza. Fino a pochi giorni fa, Giuseppe Conte parlava di una crescita per il 2019 all'1,5 per cento, sebbene nella sua manovra ci sia scritto, nero su bianco, che faremo comunque un irrealistico 1 per cento. Qualche giorno prima Di Maio e Salvini avevano irriso la Banca d'Italia, che aveva prospettato una crescita allo 0,6 per cento e che oggi appare quasi ottimistica, dicendo che dalle parti di via Nazionale non ci prendono mai.

Bene, di complotto in complotto siamo andati avanti per mesi, una volta era il Fondo monetario, poi le agenzie di rating poi Bankitalia e l'Istat, i francesi e i tedeschi, fatto sta che continuiamo ad essere un Paese che non cresce, ma che discute se sia giusto o meno aprire i negozi la domenica, un Paese strutturalmente in ritardo sulle infrastrutture, ma che discute se sia giusto o meno portare a termine le grandi opere, un Paese che non riesce a crescere ma che non fa nulla per raccogliere le idee offerte ogni giorno dagli attori della società, le imprese, i sindacati, gli agricoltori, i commercianti, gli artigiani, che chiedono all'unanimità di trovare un modo per ridare fiducia all'Italia.

Come sottolineato in maniera puntuale da Claudio Cerasa su Il Foglio, la recessione italiana non è figlia del passato, ma di un presente dominato da un Governo irresponsabile, che ha fatto di tutto per alimentare la sfiducia nel Paese, allontanando i capitali stranieri, disincentivando le imprese ad assumere, disinteressandosi del debito pubblico, giocando con lo Stato di diritto e combattendo le grandi opere, aumentando le tasse, mettendo in sofferenza le banche e destinando le poche risorse messe insieme con la legge di stabilità a misure del tutto assistenzialistiche. D'altra parte, basta vedere i contenuti di questo decreto per capire come non possono e non vogliono muovere un dito per invertire la rotta della nostra economia. Dov'è il sostegno alle imprese? Dove sono gli incentivi alle esportazioni? Dove sono i fondi per la blockchain, la svolta sul sistema dei pagamenti digitali? Troviamo, sì, finalmente, una spinta ai pagamenti digitali tra cittadini e pubblica amministrazione, ma non troviamo alcun tipo di incentivo perché questi possano diffondersi anche nel mondo privato. Forse perché la diffusione massiccia verso i privati dei pagamenti digitali permetterebbe di fare una seria battaglia all'evasione fiscale, che sembra invece non essere assolutamente una priorità di questo Governo?

Troviamo finalmente una definizione normativa degli smart contracts della blockchain, e questo lo apprezziamo vista l'importanza della tematica per il futuro delle nostre imprese e della società, ma in legge di bilancio i fondi destinati ad investimenti nella blockchain sono stati praticamente nulli, 15 milioni all'anno per tre anni, mentre i nostri Paesi competitor, come la Francia, investono pubblicamente centinaia di milioni per cogliere la nuova opportunità che questa tecnologia offre alla crescita delle imprese e degli Stati. Forse perché questo Governo è bravo a individuare parole chiave e provvedimenti che possono appuntarsi come medaglie di qualcosa di fatto in sostanza, ma nella vera sostanza non viene fatto niente per agire in concreto. Infine, si parla di sostegno alle imprese, ma non vi è nulla - nulla! -, così come in legge di bilancio, a sostegno delle nostre esportazioni.

Nel 2017 l'export italiano volava sopra al 7 per cento di crescita, nel 2018 con l'avvento del Governo gialloverde è crollato ad una crescita dell'1 per cento circa. Questo, in un Paese i cui consumi interni languono da anni ormai e in cui gli investimenti non vengono nemmeno presi in considerazione in una legge di bilancio tutta basata sulla spesa corrente, vuol dire non occuparsi di uno dei pilastri del nostro PIL e della nostra occupazione. Ma niente è stato previsto, non una sola voce di sostegno all'export, nulla.

Un decreto, infine, come ci ricorda Michele Boldrin su Linkiesta, che è l'ulteriore conferma, se mai ce ne fosse bisogno, della mancanza di coraggio di questo Governo, che non capisce che il nostro Paese difficilmente tornerà a crescere se non si avrà il coraggio politico collettivo di mettere mano ai difetti strutturali che hanno reso l'economia italiana incapace di partecipare al processo di globalizzazione in atto nel mondo e di avvantaggiarsi e contribuire al cambio tecnologico che lo alimenta. Soltanto con coraggio e con una visione politica si potrà tagliare la spesa pubblica, che in questa manovra aumenta, invece, a dismisura, per poter ridurre drasticamente il carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori e riformare la scuola da capo a piedi per creare forza lavoro produttiva, togliere lo Stato e il suo controllo burocratico dalla vita economica delle persone e delle aziende, e soprattutto creare concorrenza ad ogni livello perché emerga il merito e la classe dirigente torni ad essere composta da capaci e meritevoli e non soltanto dai mediocri e dai più furbi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gianluca Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie Presidente, parlare su questo decreto, dopo gli interventi anche in Commissione, può risultare ormai superfluo. Abbiamo già detto tante cose, lo abbiamo criticato, da ultimo il collega Mor faceva presente come questo provvedimento sia stato un decreto che aveva suscitato tante aspettative e ha portato molte delusioni.

Infatti, quando parliamo di semplificazioni e misure a sostegno, nell'ambito delle semplificazioni, della pubblica amministrazione e delle imprese, parliamo di un volano e di uno strumento importante per creare crescita, perché non solo gli investimenti, che peraltro questo Governo ha così rapidamente tagliato - se guardiamo all'ultima legge di bilancio e ricordiamo il destino di Industria 4.0, il credito di imposta sulla ricerca ma anche le misure per la formazione - dicevo non solo gli investimenti sono motore di crescita ma anche le regole che semplificano la vita delle imprese, che semplificano il rapporto tra le imprese e la pubblica amministrazione sono un valore aggiunto Paese e sono un motore economico in termini di risparmio, di capacità e di competizione.

Dunque, il decreto-legge in esame, dopo la legge di bilancio, è la seconda indicazione dell'incapacità di vedere il sistema Paese nella sua completezza. Diceva già il collega Mor che mi ha preceduto che il decreto-legge, in fase di conversione al Senato, era diventato un pochino come un omnibus dove è stato messo dentro di tutto: peccato che quel tutto fosse per larga parte un insieme di misure micro-settoriali e - usiamo anche il termine - lobbistiche che poco avevano a che fare con una visione di sistema.

Bene, quindi, che ci sia stata una pulizia del decreto-legge che lo ha riportato alla, ahimè un po' deludente e un po' ridotta snellezza e coerenza che aveva all'inizio, ma meglio questo che il grande polpettone che poteva uscire dal Senato dopo l'esame delle Commissioni.

Qui oggettivamente facciamo fatica a capire come un decreto-legge di tale natura possa sostenere le dichiarazioni del Presidente Conte che recentemente, proprio mentre il Paese entrava in una recessione che è certamente figlia di un rallentamento dell'economia globale ma anche - voglio sottolinearlo - delle azioni e delle parole del Governo, ci ha informato di come il decreto-legge possa concorrere a quel felice 2019 che, secondo il Governo attualmente in carica nella Repubblica, abbiamo di fronte. Noi stentiamo a vedere questo 2019 felice dal punto di vista dell'economia: può darsi che abbiamo difetti di vista ma credo che non lo vedano nemmeno gli italiani.

Sotto tale profilo - commentando il decreto-legge e rifacendomi anche al dibattito generale che abbiamo tenuto nelle Commissioni riunite, all'esame degli emendamenti che ieri sera ci ha visti sino a tardi discutere per indicare dei punti, perché, sapendo che il Governo e la maggioranza intendono blindare il decreto, l'opposizione ha fatto giuste battaglie per indicare delle questioni - ciò che ci colpisce, come è già stato detto in altri interventi, è ciò che non c'è.

Per un decreto sulle semplificazioni, per un decreto che doveva produrre interventi settoriali molto importanti ci sono mancanze nel settore dell'economia circolare: è già stato citato il tema dell'end of waste, il problema grande della materia prima di recupero. Loro sanno, cari colleghi, che il tema dei rifiuti è scottante nel Paese: lo è sul tema dell'impiantistica di trattamento e sull'impiantistica di smaltimento. Nel Paese realizzare una discarica o realizzare un termovalorizzatore sono imprese abbastanza rilevanti che sconfinano nell'epica.

Da questo punto di vista, c'è un problema grande sul recupero di materia che è il primo e più importante step del riciclo e del riuso del rifiuto: la definizione dei trattamenti e delle indicazioni perché da rifiuto si passi a materia prima secondaria, ossia quali sono le condizioni.

Si tratta di un tema di materia statale e non di materia delle regioni, che sino ad oggi hanno operato nel settore, sul quale occorre che si faccia chiarezza. Questa è stata un'occasione persa. Noi abbiamo presentato emendamenti in questo senso per inserire un set di indicazioni: debbo dire che proprio la blindatura del documento lo ha impedito ma il problema rimane.

Ci sono problemi nel trattamento dei rifiuti; ci sono problemi nello smaltimento dei rifiuti; le aziende italiane pagano di più; le aziende italiane non sanno come trattare i rifiuti e tutto ciò è un elemento di scarsa e di bassa competitività.

Ci stiamo avviando ad una crisi nazionale in questo settore. L'ho detto anche in precedenza: nel provvedimento manca anche una parte, che avremmo visto con piacere, di semplificazione o comunque una regolamentazione sul tema delle autorizzazioni per le fonti energetiche rinnovabili, le forme semplificate. È chiaro che siamo in presenza di obiettivi sfidanti, che vengono dalla strategia energetica nazionale, dal nuovo pacchetto clima-energia, dall'accoglimento anche doveroso e giusto degli obiettivi e degli accordi europei.

Essi richiederanno al nostro Paese uno sforzo importante nei prossimi anni, uno sforzo molto significativo, come sa bene il Governo che si è occupato del settore. Abbiamo una situazione nella quale ovviamente il rifacimento e il potenziamento degli impianti esistenti, soprattutto per le tecnologie mature, è un dato essenziale per raggiungere in maniera corretta, il più economicamente sostenibile possibile, gli obiettivi ambiziosi che ci siamo dati.

Da questo punto di vista, i termini autorizzativi, i termini di semplificazione soprattutto per gli impianti che vanno ristrutturati e potenziati avrebbero potuto trovare una serie di misure anche nel decreto-legge in esame.

Siamo certi che queste saranno messe in campo, tuttavia sarebbe stata un'occasione da cogliere. Anche su questo tema abbiamo presentato una serie di emendamenti ma anche in questo caso la blindatura ha impedito l'approvazione, ma non la discussione.

Ci sono poi le cose che invece sono contenute all'interno del decreto: il ripristino della situazione precedente sulla tassazione delle imprese del terzo settore, ossia la sospensione di quel pastrocchio - e di quella cattiveria però, oltre che pastrocchio - che era stato fatto sulle imprese del terzo settore, la cosiddetta tassa sulla bontà.

C'è una sospensiva: è stato presentato un emendamento del PD in Senato ma condiviso dalla maggioranza e dal Governo che prevede una sospensiva sino a che sarà fatta una riforma di settore. Bene, attendiamo con fiducia ma diciamo che il presente ci invita a rivolgervi un caldo appello affinché la riforma di settore non abbia le caratteristiche dell'assalto alla diligenza che si è verificata nelle ultime ore dell'esame della legge di bilancio che ha fatto sì che il Governo e la maggioranza trovassero fonti di finanziamento a carico di tali aziende che si occupano del bene di tutti.

Inoltre, è stabilita la proroga del prestito ponte per Alitalia: altro tema interessante più per quello che non dice che per quello che dice. In esso ci sono due aspetti: sicuramente la proroga è doverosa nelle condizioni in cui ci si trova in questo momento ma, poiché faccio parte della Commissione attività produttive, il tema è un pochino più complesso. C'è sicuramente un tema di risorse della cassa per i servizi energetici ambientali che comunque a fine anno deve essere ristorata delle cifre che sono state tolte anche perché la cassa serve per pagare, per dirlo con chiarezza, servizi Paese: se quelle cifre spariscono, vengono riprese ai cittadini in bolletta.

Ma, guardate, non sono una persona che crede che, alla fine, il prestito non sarà restituito o non sarà restituito per larghissima parte. In questo momento non ho questa paura. Sono più interessato a capire cos'è che il Governo vuole fare di Alitalia: infatti, il problema non sono sei mesi in più nella discussione ma il problema è come si risolve il tema di Alitalia. Allora, siccome l'azienda ha qualche problema di cassa - 700 milioni erano disponibili a luglio e 500 milioni erano disponibili a chiusura anno - vediamo che iniziano delle questioni.

Leggiamo che c'è stato un tema anche di disdetta di alcuni leasing per la sostituzione di veicoli, di aeromobili, come si dice in questo caso, leggiamo, sappiamo, intendiamo che Ferrovie dello Stato, che sta diventando per questo Governo la panacea di tutti i mali quando parliamo di trasporto; qualche giorno fa abbiamo discusso di Ferrovie dello Stato nel polo italiano autobus col Ministro Di Maio; Ferrovie ha chiesto più tempo per capire fin dove può arrivare. Stiamo parlando di investimenti molto pesanti, non capiamo cosa stia succedendo col partner industriale, perché qualcuno che vola, lo ripeto, qualcuno che vola, serve, anche nella nuova Alitalia. Quindi, va bene l'architettura finanziaria, va bene la sinergia col “ferro”, ma qualcuno che si intenda di volo e abbia un network internazionale ci vorrà.

Allora, qui, non vorrei che si ricadesse in una di queste solite telenovele a cui questo Governo ci ha abituato: da un lato, il gruppo del MoVimento 5 Stelle, dall'altro, la Lega Nord, idee diverse, idee contrastanti, come sulle infrastrutture, per cui da parte della Delta, KLM, Air France, leggiamo, con un'ipotesi di un 40 per cento, che c'è il Ministero dello sviluppo economico con il suo lavoro; c'è l'idea di cessione a Lufthansa che, invece, ha tutto un altro rilievo aziendale e di sviluppo futuro, e non capiamo più qual è il punto di caduta. Quindi, non c'è solo il problema di come va il prestito, se il prestito in parte sarà convertito in azioni dallo Stato, se interverrà Cassa depositi e prestiti; Leonardo ha fatto sapere di non essere interessato, almeno questo. Vorremmo capire dove stiamo andando, capisco che sia una domanda difficile per questo Governo, perché è difficile dare questa risposta, però, ci interesserebbe capirlo, nell'interesse del Paese.

Poi, gli ultimi due temi, e concludo, perché avrei altre cose da dire, ma, insomma, si è già detto molto. Le trivelle. Come ho detto in Commissione, trivelle, sì, trivelle, no, trivelle, forse… È stato fatto un intervento; noi utilizziamo circa il 7 per cento del consumo nazionale proveniente da produzione propria; con questo decreto, in un braccio di ferro che poi si è trasformato in un accordo fra i due partner, si è data una sospensiva alla ricerca e alle prospezioni per i diversi giacimenti; si sono interrotti, con i commi 4 e 5 dell'articolo 11-ter, tutti i procedimenti, compresi VIA e VAS e con il comma 6 si sono sospese anche le prospezioni o la ricerca in essere. È chiaro che sono fatte salve le coltivazioni, ci mancherebbe, ma questa sospensione di diciotto mesi serve per la definizione di un piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, leggo per non sbagliare, Presidente, il Pitesai, che è un ennesimo strumento di lavoro. Ora, io voglio innanzitutto rivendicare il lavoro positivo fatto nel passato per proteggere e delimitare le aree di intervento da un punto di vista ambientale e di valore presenti sul territorio nazionale, con la limitazione di tecnologie di ricerca, come l'air gun, dannose. Ora, il Governo interviene – è sua facoltà – con un intervento di questo tipo, così pesante, e a parte la gioia dei croati, che quest'anno utilizzano il nostro fermo per lavorare al meglio nel bacino dell'Adriatico, al meglio per i loro interessi, io credo che qui qualche riflessione vada fatta.

Io non lo so se i due partner della maggioranza hanno valutato bene – bene – gli impatti anche occupazionali di questa situazione, perché si poteva naturalmente aggiungere: valutazioni di carattere ambientale, magari come al comma 6, laddove si sospendono i permessi in atto di prospezione e ricerca, e pensare che alcuni di quei permessi rientrano nel quadro di accordi di programma che già erano stati condotti in forza di analisi sociali, economiche e ambientali maggiori di quanto richiesto normalmente dalla situazione. L'Emilia Romagna è uno di questi casi. Allora, lì, forse, si poteva immaginare non la sospensione durante l'analisi, ma la valutazione finale, visto che era già stato fatto di più e l'accoglimento di quanto già analizzato nell'ambito del piano. Così non si è fatto, così non si è fatto, in omaggio, forse, all'idea di dare uno scalpo in pasto all'opinione pubblica, ma il tema dell'occupazione rimane, anche in questo senso.

Voglio anche stigmatizzare, lo dico con molto rispetto per il Ministro dell'Ambiente, alcuni comportamenti. Quando si ha l'onore, l'altissimo onore di essere Ministri della Repubblica, di servire il proprio Paese, in una funzione che riempie una vita, non si può dire: io quello non lo faccio, se la legge lo prevede, perché il Governo della Repubblica è sottoposto alle leggi della Repubblica, il Governo della Repubblica è il primo custode della legge e della Costituzione. Voi potete cambiare la legge, come maggioranza politica, se i rappresentanti del popolo votano in questo senso, ma, sino a che la legge è tale, la legge si rispetta.

Ultima questione, il tema della regionalizzazione della proprietà delle opere idroelettriche. È già stato detto, meglio di me, dal collega De Menech, aggiungo solo un tema, perché capisco il senso di questa operazione in una visione federalista che, però, potrebbe portare a dei problemi…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIANLUCA BENAMATI (PD). La cessione allo scadere - e mi avvio a concludere - delle concessioni, il ritorno delle opere bagnate a titolo gratuito alle regioni e di quelle asciutte a prezzo, pongono il tema di come poi vengono effettuate le nuove concessioni. Qui, sono previste delle situazioni: affidamento mediante gara a soggetti privati, affidamento a soggetti misti pubblico-privati, quando il privato è scelto con gara, partenariato pubblico e privato. Ragioniamo un attimo, quando l'acqua si usa per scopi energetici c'è questo tipo di situazioni, quando l'acqua, perché c'è il progetto di legge “Daga” in corso di trattazione, ha altre finalità, finalità per uso civile, c'è solo il pubblico. Io inviterei il Governo a fare una valutazione complessiva, da questo punto di vista, ricordando anche che in questo passaggio - e chiudo veramente, Presidente, la ringrazio -, una cosa è importante con i rami d'azienda delle aziende cedenti: la salvaguardia del personale impiegato. Bisogna che questo passaggio avvenga salvaguardando il personale impiegato.

Quindi, e chiudo, Presidente, un decreto-legge che è stato riportato alla sua originale snellezza, ma che, da questo punto di vista, non sarà di nessuna utilità per la ripresa di questo Paese, per la crescita e per lo sviluppo e, con buona pace del Governo e del Presidente del Consiglio, temo che questo decreto non concorrerà a fare del 2019 un bellissimo anno, come qualcuno si immagina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14,45.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,50.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Frusone è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 1550)

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Chi come me ha avuto modo - sentendone il dovere, Presidente - di seguire l'iter di questo provvedimento anche al Senato, sa bene che noi di Forza Italia abbiamo presentato una questione pregiudiziale per sollevare l'attenzione su un modo di legiferare che non riteniamo corretto perché tradisce la trasparenza. La questione, Presidente, riguarda il legiferare in materie assolutamente disomogenee e per di più con lo strumento di un decreto-legge titolato “semplificazione”, quando di semplificazione questo decreto non ha nulla. Sa bene, chi come noi ha partecipato ai lavori, che alla fine siamo stati costretti a votare contro sul provvedimento, che nella sua versione finale nulla, ancora una volta, contiene del programma di centrodestra.

Dal Senato il decreto e poi è arrivato alla Camera a ridosso della sua naturale scadenza, il 12 febbraio, e qui si è consumata l'ennesima pantomima durante i lavori delle Commissioni riunite V e X. Sapevamo bene, Presidente, ieri pomeriggio, che il provvedimento era bloccato, non emendabile e aleggiava in aria la fiducia, ma nonostante tutto noi di Forza Italia, quale forza di opposizione responsabile, abbiamo fatto ancora una volta il nostro dovere, discutendo tutti gli emendamenti proposti non solo da noi ma anche dalle altre forze di minoranza. È inutile ricordare che né la Lega, né il MoVimento 5 Stelle hanno presentato emendamenti al testo in esame. Allora, a cosa è valsa la discussione? A nulla! Presidente, questa erratica maggioranza è sorda ai moniti della Corte costituzionale, è sorda ai moniti del Presidente Mattarella e anche, da ultimo, del Presidente Fico. Tuttavia, noi non smetteremo di salvaguardare le prerogative parlamentari ed è per questo che anche alla Camera abbiamo ripresentato la pregiudiziale di costituzionalità.

Allora, Presidente, il mio intervento riguarderà il comparto giustizia. Dopo otto mesi non ho ancora compreso se il Guardasigilli ritiene di avere la vocazione - e quindi di essere un unto - o se pensi di avere idee, idee diverse e migliori di quelle che negli anni hanno impedito a Commissioni composte da eccellenti giuristi - e penso alla Commissione Violante e alla Commissione Nordio - di licenziare quell'epocale riforma di cui oggi parla il Ministro Bonafede: vocazioni o idee? Signor Presidente, nel 1919 Max Weber, considerato uno dei padri dello studio moderno della sociologia della pubblica amministrazione, tenne a Monaco una conferenza sul tema La politica come professione, come Beruf, che in tedesco significa proprio vocazione. La politica venne accostata non tanto alla fioritura dell'estate, quanto piuttosto a una notte polare di tenebre e di stenti qualunque sia il gruppo a cui tocchi la vittoria, dove certamente è dominante la figura profetica ed eroica del capo. “La politica - diceva Weber - consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà, da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. È perfettamente calzante e confermato da tutta l'esperienza storica che il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre più l'impossibile. Ma colui il quale può accingersi a questa impresa, deve essere un capo, un leader, non solo - ma anche, in un senso sobrio della parola - un eroe. E anche chi non sia né l'uno, né l'altro deve foggiarsi quella tempra d'animo tale da poter reggere anche al crollo di tutte le speranze e fin da ora, altrimenti, non sarà nemmeno in grado di portare a compimento quel piccolo che oggi è possibile. Solo chi è sicuro di non venir meno, anche se il mondo, considerato dal suo punto di vista, è troppo stupido o volgare per ciò che egli vuole offrirgli, e di poter ancora dire di fronte a tutti: «Non importa, andiamo avanti!», solo un uomo siffatto ha la vocazione”. Quindi, politica come vocazione.

Presidente, ancora una volta siamo costretti a palesare - e per quel che dirò di seguito a ragion veduta - biasimo per un Governo che ha fatto dell'approssimazione nel comparto giustizia il tratto distintivo del suo operare: altro che vocazione!

Noi rifuggiamo da chi crede che l'Italia sia un Paese troppo stupido e volgare per ciò che egli vuole offrirgli. Il Ministro Bonafede rimane, a distanza di otto mesi dal suo insediamento, incompreso da colleghi, avvocati, magistrati e dall'accademia tutta. Rifuggiamo da chi, credendo di essere l'unto - e, signor Presidente, penso ai tanti giovani magistrati MOT che all'atto dell'insediamento pensavano di voler cambiare il mondo perché unti e da quelli io rifuggivo già allora - ha dimostrato e dimostra di non essere all'altezza del gravoso compito affidatogli. Rifuggiamo da chi evita il confronto in Commissione e in Aula, rifuggiamo da chi opera con l'ottica del “domani sarà un altro giorno” senza meditare sui disastri compiuti il giorno prima.

Signor Presidente, se non è evidentemente vocazione quella del Guardasigilli, allora l'auspicio è che almeno vi siano idee perché, come diceva Giovanni Falcone, “Gli uomini passano ma le idee restano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e restano le loro tensioni morali, che continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. E allora, Presidente, amaramente, dobbiamo constatare che non ci sono neanche le idee, se non rabberciati e approssimati interventi spot sulla giustizia che nuocciono al sistema prima ancora che al mondo produttivo e ai cittadini italiani.

Signor Presidente, qualche giorno fa c'è stata l'inaugurazione dell'anno giudiziario e il Ministro della giustizia ha riproposto il suo programma, dicendo che entro il 30 dicembre 2019 sarà in grado di presentare la riforma - beato lui! - del codice di procedura penale e anche quella del codice di procedura civile. Allora, se questo è vero, noi non capiamo per quale motivo in questo decreto-legge, peraltro con un'assoluta estraneità di materia, si devono inserire elementi di modifica al codice di procedura civile. La risposta, collega Trizzino che vedo in Aula, non può essere Sergio Bramini, il nostro Sergio Bramini.

È con questa amarezza, Presidente, che anche in questa occasione mi accingo a fare qualche riflessione sul “decreto semplificazione” e sulle modifiche introdotte all'articolo 560 del codice di procedura civile. Il vigente sistema normativo prevede l'emissione obbligatoria dell'ordinanza di liberazione dell'immobile una volta avvenuta l'aggiudicazione del bene. Tuttavia, nel caso in cui se ne verifichi in precedenza la necessità ovvero l'opportunità, il giudice dell'esecuzione può ordinare la liberazione dell'immobile in un momento antecedente l'aggiudicazione. Ebbene, le migliori prassi adottate dagli uffici giudiziari prevedono l'emissione dell'ordine di liberazione al momento in cui è disposta la vendita, per consentirne, da una parte, una più agevole e fruttuosa alienazione coattiva, con la possibilità per gli interessati di visitare l'immobile subastato libero da persone e cose, e successivamente al trasferimento della proprietà con l'immediata immissione in possesso dell'aggiudicatario.

In questo modo le caratteristiche dell'alienazione in sede esecutiva si avvicinano a quelle della vendita tra privati e rendono realmente competitiva la vendita forzata. Buone prassi, Presidente, che la VII Commissione del CSM ha in qualche modo compendiato in una delibera del novembre 2017 che il Ministro Bonafede mostra di non conoscere o di non avere quanto meno letto, perché va in direzione assolutamente opposta.

Non starò in silenzio di fronte alle parole espresse dal relatore per la maggioranza del MoVimento 5 Stelle stamattina, l'onorevole Trizzino, che pure stimo personalmente, secondo cui questa novella si giustifica quale limite alla mortificazione di tanti piccoli imprenditori che sono stati costretti a lasciare la propria casa. Il riferimento è evidente all'imprenditore Sergio Bramini, imprenditore fallito nonostante vantasse 4 milioni di euro di crediti mai pagati dallo Stato e che ha dovuto lasciare la sua abitazione. Io ricordo bene le testate giornalistiche e ricordo bene le riprese televisive in cui Bramini usciva a testa alta dall'abitazione dove aveva vissuto per 27 anni, evitando scontri fisici, con la sua macchina e tra gli applausi delle persone e in silenzio.

Allora, caro onorevole Trizzino, non è con norme spot che si risolvono i problemi degli imprenditori strozzati da uno Stato assente. La norma che avete scritto dice tutt'altro e va in direzione opposta. Essa dice che se io, debitore escusso, ho diverse abitazioni, a tacere di intestazioni o di godimento indiretti, ho il diritto di stare nell'abitazione sottoposta a procedura: altro che piccolo imprenditore di cui parlava l'onorevole Trizzino; dice che se io, debitore escusso, abito nell'appartamento pignorato anche un solo giorno, ho il diritto di rimanervi; dice che se l'immobile sottoposto a procedura esecutiva viene danneggiato da terzi, che con il mio consenso sono entrati dentro casa, hanno diritto a rimanervi dentro.

E così facendo, colleghi, allungherete i tempi delle procedure esecutive, danneggerete i creditori - penso agli istituti di credito che dovranno riclassificare i crediti evidentemente deteriorati - e danneggerete anche la parte escussa, che non vedrà mai fine al suo calvario processuale. Danneggerete proprio la parte escussa, che vedrà venduto il proprio bene con un prezzo fortemente ridotto a causa dei continuativi ribassi d'asta. Voi nuovamente dimostrate di andare contro tutto e tutti: contro la Cassazione a Sezioni Unite, contro la magistratura, contro le imprese e contro i cittadini.

Presidente, da ultimo non posso esimermi dal manifestare il mio disappunto in ordine ad un tema che è stato stamattina in qualche modo ben tracciato dall'onorevole Bond e dalla collega Lucaselli, di Fratelli d'Italia, in ordine allo scorrimento della graduatoria per l'assunzione di agenti di pubblica sicurezza della Polizia di Stato. Sono 1.851 unità, Presidente, e accade che migliaia di ragazzi ci scrivano per lamentare il fatto di essere in una graduatoria valida figlia di un bando di concorso che prevedeva dei requisiti che poi, in corso d'opera, sono stati cambiati. I ragazzi ci scrivono lamentando che questo non è un decreto semplificazioni, ma lo chiamano “decreto discriminazione”. Allora, noi ci batteremo, signor Presidente - e per il suo tramite rivolgo un appello al sottosegretario Galli - perché ci sia la capacità, anche in queste ore, di impedire il compimento di un atto illegittimo: sono convinta che non ci sia considerazione, al di là delle divisioni e delle differenti appartenenze politiche, che possa far ritenere legittima questa scelta. Per concludere, Presidente e onorevoli colleghi, il “decreto-legge semplificazioni”, come i decreti-legge “dignità” e “spazza corrotti”, genera aspettative che per il popolo italiano diventano illusioni: a voi il peso, che diventerà presto insopportabile e che vi schiaccerà, colleghi del MoVimento 5 Stelle, di aver mortificato con la vostra superficialità il nostro Paese e di averlo condotto nel baratro. In chiusura, Presidente, stamattina il collega Trizzino ha iniziato il suo discorso - l'ho sentito con molto piacere - auspicando che il confronto dialettico in quest'Aula, su questo tema, vedesse tutte le forze partecipi. Io non voglio essere presa in giro, Presidente, così come non lo vuole nessun deputato di Forza Italia: il confronto non c'è stato in Commissione - ieri eravamo in Commissione, e non vi è stato -, non vi sarà oggi, perché verosimilmente apporranno la fiducia, quindi almeno abbiano la decenza di non usare parole inappropriate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.

MARTINA NARDI (PD). Signora Presidente, l'abbiamo detto in tutti i modi da questa mattina e anche ieri sera, nella lunga giornata di ieri, dove solo noi, le opposizioni, siamo intervenuti su questo decreto. Insomma, l'abbiamo detto che per noi la burocrazia uccide la criticità, che la complicazione delle procedure è la causa principale della lentezza del Paese. Ne siamo profondamente convinti, e siamo convinti che avere leggi più semplici, procedure maggiormente semplificate, investire nella digitalizzazione e nell'innovazione rappresenti la marcia in più che serve al nostro Paese e alle nostre imprese. Ci abbiamo creduto, facendo tanto in questa direzione. L'abbiamo fatto negli anni che abbiamo passato al Governo, e continuiamo a crederci, perché sappiamo che abbiamo solo iniziato un percorso ma che il cammino è ancora lungo. Con questo spirito, colleghi deputati, ci siamo approcciati a questo provvedimento. L'abbiamo fatto consapevoli che i nostri emendamenti potevano migliorare un testo - poi lo andremo ad analizzare, ma già lo abbiamo fatto in alcuni dei nostri interventi -, le varie criticità profonde di questo decreto. Abbiamo avuto un atteggiamento responsabile, non solo noi ma anche le altre opposizioni, un comportamento dialogante, costruttivo, evidenziando le migliorie, profondamente convinti che il dibattito nell'Aula parlamentare possa e debba migliorare i testi normativi.

Lo so perché si leggeva chiaramente, nella giornata di ieri, guardando le facce e gli occhi dei colleghi di maggioranza, che molte, moltissime delle nostre osservazioni, delle nostre argomentazioni, molti dei nostri emendamenti erano condivisi, ma nonostante ciò il testo è arrivato blindato. Ancora una volta quest'Aula trova un testo blindato, dove le opposizioni urlano alla luna e dove non c'è la possibilità benché minima di modificare il testo. Ha ragione il collega Sisto, che ho ascoltato sempre con molto piacere anche quest'oggi: nessuna centralità del Parlamento, nessun uno vale uno, nessuna consultazione on line. Niente di niente, solo il muro dei balbettii del Governo, che ad ogni passaggio saliente ci ha detto: interverremo poi con un nuovo provvedimento specifico. Nessuno che abbia sostenuto le ragioni della contrarietà ai nostri emendamenti. Ho ascoltato anche quest'oggi, in Aula, gli interventi della maggioranza, ma francamente non hanno ribadito, non hanno detto nulla nei confronti dei nostri emendamenti. Insomma, ci siamo trovati tra il vuoto cosmico che si è impossessato della maggioranza e il nulla cosmico proferito dal Governo, è così che abbiamo analizzato questo decreto. Ho detto che noi crediamo nell'importanza della semplificazione e che abbiamo avuto appunto un atteggiamento responsabile e costruttivo, perché abbiamo capito, riguardo questo decreto, che l'unica cosa che forse andrà a semplificare sono i problemi, non le soluzioni. Si occupa, infatti, di questioni marginali, non aggredisce i veri tormenti né delle imprese né delle pubbliche amministrazioni. Sono questi, signori del Governo, i problemi che attanagliano le imprese, cioè quella sequela, quel pot-pourri che avete costruito in questo decreto? Sono queste le semplificazioni che proponete al Paese? È questa la soluzione per far ripartire le nostre imprese? Beh, noi pensiamo di no, perché abbiamo capito che per voi contano solo i titoli, i tweet e non il merito delle questioni. Il titolo, l'intento è condivisibile, non il merito, perché ci sono troppi argomenti che poco c'entrano con la semplificazione. Abbiamo poi capito che ci sono delle categorie alle quali avete realmente dichiarato ostilità, il che - lo dico francamente - mi ha stupito, perché voi eravate quelli delle partite IVA, quelli degli artigiani, delle piccole imprese, quelli che hanno riempito le piazze e fatto le manifestazioni, e oggi, che siete al Governo, ve ne siete completamente dimenticati. Così come non avete voluto contemplare, ad esempio, i liberi professionisti, quei tanti, tantissimi, spesso giovani, avvocati, ingegneri, architetti e geometri che non saranno tutelati dal Fondo di garanzia, e che, pur essendo anch'essi creditori della pubblica amministrazione, grazie al vostro non intervento non riceveranno alcun aiuto. Ha quasi del paradossale, ma vi siete preoccupati di tutelare i grandi e lascerete agonizzare i piccoli. Forse siete stati ingannati dalla dicitura “piccole e medie imprese”, ma vi faccio notare che in questo caso parliamo di imprese che possono andare da 10 a 250 addetti e a un fatturato annuo di 50 milioni. Intendiamoci, noi siamo favorevoli al Fondo, ma non capiamo la ragione perché avete lasciato fuori gli artigiani, le microimprese, coloro che hanno uno, due o tre dipendenti, i piccoli, insomma, i professionisti, e anche i subappaltatori, che, come sappiamo, sono quelli che maggiormente pagano la crisi e che oggi sono maggiormente in sofferenza.

Quindi, penalizzati saranno, come abbiamo detto, i professionisti, le piccolissime imprese, gli artigiani e i subappaltatori. Solo quattro, avete scontentato solo quattro categorie? No, altri sono coloro che bistrattate in questo decreto, perché avete visto bene di fare un decreto, come dicevo prima, pot-pourri, omnibus, che contiene tutto e il contrario di tutto. E così troviamo centinaia di giovani aspiranti poliziotti che, pur essendo vincitori di concorso, non verranno assunti e si vedranno costretti a cause giudiziarie perché non in possesso dei requisiti che oggi decidete di far valere, quando non valevano al momento della domanda. E, quindi, chi avrà compiuto 27 anni, per il solo motivo di avere spento quella candelina, non verrà assunto.

Si riempiranno le aule giudiziarie di contenziosi; chissà, almeno qualche avvocato lavorerà e non dovrà chiedere il reddito di cittadinanza, però ingombrerete la giustizia italiana. Ma quelli che sicuramente avete voluto colpire più duramente sono i noleggiatori con conducente, che in un attimo, da trovarsi seduti a lavorare nella loro auto, si sono trovati, lì sì, seduti sul divano ad aspettare anche loro, forse, il reddito di cittadinanza. Infine, ma sarebbero tantissimi gli aspetti grotteschi di questo decreto, l'ottavo nano, diciamo così: dopo aver decapitato tutti gli altri, tocca all'AgID, il commissario straordinario per l'agenda digitale. E ad un organo tecnico, super partes, di garanzia, avete preferito una Spa, che è una società per azioni, che assumerà senza concorso pubblico, forse, chi lo sa, amici, conoscenti, parenti, come accade oggi nella RAI governata dal binomio MoVimento 5 Stelle-Lega.

Altro che Governo del cambiamento, Governo della restaurazione di vecchi costumi che questa nazione ha conosciuto e combattuto. Con questo decreto poco o nulla andrete a semplificare. Noi crediamo, invece, che impantanerete il Paese, che ingombrerete le aule giudiziarie e che l'unica cosa che rischierà di essere più semplice, e lo dico con grande amarezza, sarà la via della migrazione delle imprese italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà. Colleghi, sta per intervenire un vostro collega.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, pensavo di essere in un ordine successivo, ma vedo che qualche collega ha rinunciato.

PRESIDENTE. No, era quindicesimo e resta quindicesimo. Prego.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Va bene. Presidente, colleghi della Camera, sottosegretario, noi ci troviamo a discutere oggi il cosiddetto “decreto semplificazione”, che Di Maio ha voluto chiamare “decreto semplificazione”, ma avrebbe dovuto chiamarlo, forse, complicazione, come complicato è stato l'iter e complicata la stesura del testo. Rischiava persino di decadere dopo che la Lega e i 5 Stelle erano arrivati ad uno scontro sulle trivellazioni in mare, poi risolto con un compromesso che lascia le cose più o meno come sono, ma consente ai due partiti di dire di avere avuto ragione. Da decreto omnibus è diventato un decreto a contenuto plurimo; il testo è uscito dalle Commissioni e non avrebbe passato l'esame del Quirinale per la promulgazione. I 60 giorni, come sappiamo, colleghi, infatti scadono il 12 febbraio. La Presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati - questo anche a beneficio delle pregiudiziali che ci saranno dopo - è dovuta intervenire di fronte agli avvertimenti degli uffici del Colle.

Il decreto originariamente previsto per disposizioni urgenti di sostegno e semplificazione per le imprese e la pubblica amministrazione, composto di undici articoli normativi, si era espanso con l'approvazione di 85 emendamenti di maggioranza. La Costituzione dispone, invece, che la legge di conversione sia strettamente attinente al merito del decreto, che resta uno strumento urgente per casi eccezionali, in quanto affida al Governo il potere legislativo che è proprio delle Camere. Il rischio, colleghi, altrimenti è quello di mettere in difficoltà il Presidente della Repubblica, che ha firmato il decreto originario per la sua entrata in vigore e che deve successivamente firmare la legge di conversione per promulgarla. I due testi non possono, ovviamente, essere troppo differenti; abbiamo visto, invece, che, rispetto all'originario, al Senato era stato riscritto un altro provvedimento.

È arrivato poi, grazie agli interventi della Presidente del Senato, ad essere ulteriormente modificato e semplificato. Si sono salvati così 23 emendamenti su 85 approvati in Commissione; pensate, colleghi, 85 emendamenti in Commissione. Sulle trivellazioni in mare resta la sospensione di diciotto mesi a nuove autorizzazioni di ricerca, così come restano in piedi le autorizzazioni all'estrazione anche in proroga. Noi di Fratelli d'Italia abbiamo qui alla Camera presentato un emendamento per la soppressione completa dell'articolo, coerentemente con la nostra posizione storica a difesa delle nostre risorse, dell'energia e dei nostri mari.

Passa la correzione alla legge di bilancio sul no profit: l'Ires finalmente torna al 12 per cento, così come chiesto dal Presidente della Repubblica, ma, soprattutto, da tutto il mondo del no profit. È stata, colleghi della maggioranza, una bella figura di melma! Resta il finanziamento di 10 milioni per le vittime di Rigopiano, la rottamazione ter delle cartelle esattoriali, l'obbligo di indicare l'origine delle materie prime nelle etichette alimentari e altro ancora: temi su cui, ovviamente, siamo d'accordo, ma che vedono interventi frammentati e marginali. Sui provvedimenti strettamente connessi agli undici articoli originari del decreto che si occupa di sostegno alle piccole e medie imprese creditrici della pubblica amministrazione - anche qui, abbiamo ascoltato i colleghi di Fratelli d'Italia e anche quelli di altre opposizioni - siamo ovviamente favorevoli, con i casi di cronaca che poi hanno trovato riverbero in questo provvedimento, ma, come al solito, sono assolutamente insufficienti, e anche su questo abbiamo presentato emendamenti di Fratelli d'Italia a sostegno di queste categorie. Tra i vari argomenti principali e prioritari è rimasta ovviamente l'Alitalia: alla fine, prorogate il prestito ponte, ma non ci dite quale sarà il futuro di Alitalia, e noi siamo a fianco dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che si stanno mobilitando, che sono in agitazione, perché ovviamente l'Alitalia è un altro asset strategico dell'Italia e deve essere tutelato in maniera completa, con una prospettiva a lungo termine, anche per il beneficio e il benessere dei lavoratori, ma soprattutto per il prestigio italiano. Vi sono poi le agevolazioni negli appalti, la tracciabilità dei rifiuti, l'edilizia carceraria, le assunzioni di medici e dirigenti scolastici. In particolare, con la collega Carmela Bucalo e la collega Frassinetti, abbiamo presentato degli emendamenti che sono stati dichiarati in parte inammissibili, altri li discuteremo: siamo ovviamente dalla parte del mondo della scuola, che, come al solito, dite di voler difendere, ma, in realtà, trascurate.

La necessaria coerenza tra gli emendamenti e il decreto originario è stata rintracciata, quindi, non nella materia; e qui ripeto, anche per il collega Sisto e per gli altri colleghi esperti del caso, sulle pregiudiziali, che il motivo per cui è stata accettata questa variazione, tra gli articoli del decreto originario e quelli della legge di conversione, è l'urgenza, quindi in base all'urgenza sono tutti urgenti e quindi assimilabili. Ci sembra sinceramente un éscamotage per salvare il salvabile, ma assolutamente fragile nel merito. Tra quelli esclusi ci sono: la sospensione delle tasse per chi ha subito danni nel crollo del ponte Morandi a Genova, e qui ci sembra sinceramente ingeneroso e insensibile, gli sconti sull'RC auto, la correzione della web tax introdotta con la manovra, lo stop alla concentrazione delle farmacie, le misure per combattere la xylella e lo stanziamento per le divise della Polizia. Sulla web tax, colleghi, avete raggiunto e oltrepassato, se possibile, il ridicolo: se l'obiettivo perseguito con la legge di bilancio tramite la norma sulla web tax era quello di colpire i cosiddetti over the top - a beneficio del verbale, le grandi società digitali che operano a livello mondiale, così rispettiamo anche la nostra lingua -, non solo non è stato raggiunto, ma siete riusciti, colleghi, e mi rivolgo in particolare al Governo, a scrivere nella legge di bilancio una legge sulla web tax scritta talmente male che un capoverso dice il contrario dell'altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E andrete a colpire le aziende italiane senza distinguere quali saranno i capitali derivanti dai servizi digitali, che è giusto tassare, da quelli magari derivanti da altre iniziative editoriali o da altre iniziative di produzione. Questa è la vostra capacità legislativa: non riuscite a scrivere in modo coerente neanche uno stesso articolo di una stessa legge. E su questo, come opposizione, vi eravamo venuti in soccorso, presentando qui emendamenti e un ordine del giorno, che avete anche accolto alla Camera e su questo provvedimento, con i colleghi del Senato, avevamo riproposto questi emendamenti per correggere questo obbrobrio. Correggete questa legge della web tax e colpite chi dovete colpire, come Fratelli d'Italia propone da anni, ma tutelate le aziende italiane, perché ovviamente si crea una sperequazione!

Per continuare in questa rassegna della grande confusione di questo provvedimento, non possiamo che ribadire che il primo risultato è stato che la Commissione ha lavorato invano approvando – al Senato ovviamente – sessanta emendamenti che si potevano precisamente dichiarare inammissibili. La seconda è che la Camera dovrà approvare - come abbiamo visto - in poco tempo la legge senza poterla emendare: siamo, ancora una volta, spettatori del processo legislativo ed è questo che denunciamo e denunceremo anche alla fine dell'intervento su un altro provvedimento che state incardinando, che ancora non è incardinato, ma che è trapelato sui giornali, che è quello della codificazione, che poi vedremo più avanti. Quindi, il testo di questo decreto che ci perviene per la terza lettura, è divenuto totalmente diverso da quello presentato inizialmente e già questo sarebbe motivo per l'incostituzionalità.

Questo decreto era stato proposto per introdurre - come abbiamo visto - alcune pratiche esemplificative della burocrazia e delle procedure per le attività economiche, in particolare per le piccole e medie aziende, ma in realtà esso è stato poi inteso come un'appendice alla legge di bilancio per completare parti che non avete fatto in tempo ad inserire, anche in considerazione della pressione esercitata dalla Commissione europea sulla legge di bilancio e sui termini perentori per approvarla, o questioni che sono sopravvenute successivamente, come a dire che noi, che dell'Europa ce ne freghiamo, poi ne osserviamo tutti i diktat. Avremmo preferito, quindi, che il decreto fosse presentato come legge ordinaria ovviamente, sia pure con procedura di discussione prioritaria e d'urgenza, per consentire a tutti i gruppi di migliorarlo e integrarlo. Si tratta di una materia assai complessa, che ha visto la partecipazione di ben nove Ministri, colleghi, praticamente tutta l'Amministrazione attiva dello Stato, però la Camera è stata messa nell'impossibilità di intervenire e ancor di più lo è adesso, considerato che la terza lettura impedisce, a termini regolamentari, qualsiasi modifica, anche per l'avvicinarsi della scadenza della validità del decreto.

Quindi, questo è un altro monito che lanciamo al Governo, ossia quello di farci discutere con la dovuta attenzione le leggi, e poi capirete il perché di questo riferimento, come vi accennavo prima, cosa peraltro che è stata anche recentemente ricordata dalla Corte costituzionale proprio con riferimento alla legge di bilancio.

Nel merito, rileviamo anzitutto che non si tratta di un provvedimento definito, perché molti articoli rinviano, ancora una volta, a successivi decreti ministeriali o a tempi assai lunghi per l'attuazione. Vi sono certamente norme che riteniamo opportune e condividiamo - come abbiamo già detto -, ad esempio gli incentivi per le piccole e medie imprese, la tutela dei debitori, soprattutto nel caso del sequestro dalla propria abitazione, gli interventi a favore delle vittime della tragedia di Rigopiano, la tracciabilità dei rifiuti, l'etichettatura dettagliata dei prodotti alimentari, tutte battaglie che Fratelli d'Italia conduce da anni, in piena solitudine già dalle scorse legislature, e che questo Governo ha copiato e copiato male (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma, per esempio, non possiamo condividere l'immissione dei lunghi articoli 11-ter e 11-quater, a proposito sia delle cosiddette trivelle, che stabiliscono, con alcune eccezioni per lavori già in corso, ma con aggravio di tassazione, il rinvio di diciotto mesi per elaborare un piano che individui le aree ove sia consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi sul territorio nazionale, terrestre e marittimo, sia a proposito delle grandi derivazioni idroelettriche. Quest'argomento, che peraltro poteva essere affrontato nel prossimo provvedimento che ci sarà sull'acqua pubblica e sulle infrastrutture, è un argomento molto importante per l'economia nazionale e per l'occupazione, avrebbe dovuto essere trattato in modo palese e discusso qui alla Camera con un provvedimento legislativo a sé stante perché si tratta, in pratica, di un aspetto rilevante del Piano energetico nazionale.

Non può essere oggetto della diatriba tra Lega e 5 Stelle, trattato segretamente tra i loro esponenti e inserito, a colpi di maggioranza e senza discussioni, in un decreto da convertire in legge.

E questo modo di procedere si stava usando per decine di altre situazioni, mediante emendamenti presentati all'ultimo momento e approvati a scatola chiusa in Commissione, al Senato. Ricordo, a questo proposito, quello relativo all'annullamento di appalti già svolti, perché siete riusciti a fare anche questo, a presentare emendamenti che andavano ad annullare appalti già svolti. È il caso ovviamente dell'assegnazione del Sian dell'Agea, l'Agenzia per gli interventi a favore dell'agricoltura, che il Ministero delle Politiche agricole voleva effettuare con un emendamento, non si sa come motivato. Tra l'altro, la Consip aveva giudicato valido quell'appalto e quindi, casomai, andava sollecitata l'Agenzia per l'immediata assegnazione. Per fortuna, è intervenuta la Presidente del Senato, su indicazione della Presidenza della Repubblica, a dichiarare inammissibile questo e altre decine di emendamenti, perché estranei. Presidente, però c'è un brusio insopportabile.

PRESIDENTE. Ha ragione. Colleghi, colleghi, se non siete interessati alla discussione generale, vi chiedo cortesemente o di lasciare l'Aula, oppure di abbassare il tono della voce, perché è veramente difficile per i colleghi intervenire. Colleghi del MoVimento 5 Stelle!

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Scusa, scusa se ti disturbo. Se vuoi intervenire al posto mio…

PRESIDENTE. Collega Orrico! Colleghi, evitiamo anche i capannelli.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Per fortuna - dicevo - è intervenuta la Presidente del Senato, su indicazione del Presidente della Repubblica, a dichiarare inammissibili questo e altre decine di emendamenti perché estranei alla finalità del decreto. Certamente, la questione della liberalizzazione degli appalti inferiori alla soglia europea è un'altra questione contenuta nel decreto. Se, da un certo punto di vista, ciò è positivo perché sblocca attività ferme e opere pubbliche, dall'altro, chiama in causa la responsabilità della Consip ad agire rapidamente e nell'interesse sostanziale del servizio pubblico, non delle formalità burocratiche.

Considerate, colleghi, che la Consip, per espletare la gara di Agea sul Sian, ha impiegato quasi tre anni e ora con quell'emendamento, che riproporrete sicuramente in qualche provvedimento, vorreste che si facesse in un anno solo. Siamo veramente al ridicolo e forse un'occhiata in casa Consip è il caso che venga data.

In conclusione, noi di Fratelli d'Italia avremmo votato con favore un provvedimento che mirasse solo ad una semplificazione delle procedure, soprattutto per le piccole aziende e per alcune amministrazioni pubbliche che sono rimaste bloccate, ma un decreto così complesso, così modificato, che contiene argomenti importantissimi per l'economia nazionale, non può essere affrontato ad occhi chiusi, a prendere o lasciare. Si sarebbe dovuto effettuare, colleghi, uno stralcio di alcune materie non urgenti per affrontarle serenamente e costruttivamente con calma e ponderazione, ma questo discorso rivolto al Governo su questo decreto è anche un avvertimento per futuri decreti simili, o addirittura per una maxi legge delega, che viene indicata come prossima.

Attenzione a non cadere nella trappola della legislazione rapida, perché gli animi e le tensioni sociali si acuirebbero. Ogni buona legge va studiata ed esaminata e soprattutto dovrebbe avere l'apporto costruttivo dei gruppi parlamentari che non partecipano al Governo, come quello di Fratelli d'Italia. È un monito che facciamo per il futuro e il riferimento - e concludo davvero - è - ripeto ancora - a questo provvedimento, il provvedimento così definito “codificazione”, approvato in via sommaria nel Consiglio dei ministri del 12 dicembre, e nascosto all'ombra di questo caos, che è il decreto “semplificazione”, che in realtà nasconde una procedura inquietante. Colleghi - faccio un appello ai colleghi della maggioranza e in particolare della Lega -, voi ci proporrete tra poco - è trapelato sui giornali, ma non è ancora arrivato in Parlamento - un provvedimento, un disegno di legge chiamato “codificazione”, che, al di là dei contenuti di merito, molti ancora condivisibili e che valuteremo caso per caso, propone, per la prima volta, la delega su ventiquattro temi! State esautorando il Parlamento!

Proporrete un disegno di legge che dirà sostanzialmente: approvate questo disegno di legge, dateci ventiquattro mesi, due anni, e noi faremo ventiquattro decreti, decreteremo su tutto, sull'energia, sulla cultura, sullo spettacolo, sul turismo, sull'agricoltura, sull'edilizia, sulla sicurezza, su tutti gli argomenti, basta leggersi l'articolo 3, e poi il Parlamento resta a guardare, staremo lì, nelle Commissioni, con i pop-corn, a fare inutili emendamenti o ordini del giorno, o magari sperando nella benevolenza di qualche esponente di maggioranza e qualche pacca sulla spalla che possa accogliere come raccomandazione qualche nostra osservazione.

Ebbene, colleghi, mi rivolgo a tutto il Parlamento: andatevi a cercare questo provvedimento, perché questo provvedimento è la filosofia di questo Governo nato in maniera assolutamente casuale, ma diventato una sintesi di un terzo elemento. Voi dovete capire che con questa codificazione - e questo provvedimento, il decreto semplificazione, è solo l'anticipo di quello che sta avvenendo - questo Governo vuole esautorare il Parlamento dall'azione legislativa, lo abbiamo visto anche nel precedente provvedimento sulla modifica dell'articolo 71 della Costituzione.

Per cui, attenzione, questo è un avviso al Parlamento: attenzione a quello che accade, perché noi di Fratelli d'Italia saremo ogni giorno in Aula, nelle Commissioni, perché quel disegno di legge venga sostanzialmente modificato e magari diventino disegni di legge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Vincenza Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

Colleghi, è l'ultimo intervento. Se non siete interessati, vi prego di abbandonare l'Aula, perché questo brusio di sottofondo è fastidioso, sia per chi deve intervenire, sia per chi deve ascoltare.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Grazie, signora Presidente. Ieri in Commissione, oggi in Aula, ci troviamo a discutere di un decreto che si può definire, ma ne abbiamo visti anche altri, un vero e proprio mostro giuridico, con forti caratteri probabilmente di incostituzionalità, ma altri lo spiegheranno meglio di me.

In origine erano 10 articoli, a cui se ne sono aggiunti quasi 100, ma probabilmente la preoccupazione di una bocciatura da parte del Colle di questo obbrobrio ha costretto la maggioranza, già al Senato, a snellire il provvedimento, lasciando però presenti articoli dove rimangono in piedi profili di incostituzionalità, poiché più di una norma non corrisponde alla finalità del testo rispetto ai criteri d'urgenza.

Io citerò alcune di queste norme e, come hanno già fatto i colleghi al Senato e altri prima di me, vorrei affrontare questo tema generale del costante dispregio delle più elementari regole parlamentari da parte di questa maggioranza, affinché resti agli atti.

Partiamo, ad esempio, da quello che viene affrontato nell'articolo 8: piattaforme digitali, ovvero, tradotto, la questione strategica dello sviluppo digitale in Italia, che, come diciamo, scriviamo, sappiamo, coincide, nell'era della quarta rivoluzione industriale, con lo sviluppo tout-court del Paese. Le misure introdotte da quest'articolo prevedono una nuova governance particolarmente generica, confusa, dilatoria, che praticamente ha sollevato già una discussione non solo in Aula, ma anche sulla stampa. Questa governance così confusa rischia di incidere molto negativamente sul processo di modernizzazione del Paese.

Io vorrei raccontare brevemente lo stile con cui, invece, i Governi PD hanno affrontato la questione del digitale: abbiamo trovato allora una situazione tragica, drammatica, sia sul piano delle infrastrutture, che su quello dello sviluppo digitale della pubblica amministrazione. Per affrontare questa situazione drammatica, sono stati predisposti, nel marzo 2015, ma dopo aver fatto confronti per mesi con stakeholder, operatori, regioni, istituzioni e soprattutto anche attraverso una consultazione pubblica online, due Piani strategici dal Presidente del Consiglio Renzi: il Piano della banda ultra larga e quello della crescita digitale; e, nel 2017, il Presidente Gentiloni ha firmato il Piano triennale per l'informatica.

Abbiamo, dunque, indicato e avviato un percorso, che ha fatto conquistare all'Italia delle posizioni: se è vero, come è vero, che nell'indice digitale del 2018 ci confermiamo alla venticinquesima posizione, il segnale positivo - afferma la stessa Commissione europea - è che, rispetto alla copertura della fibra ottica, passiamo dal ventitreesimo posto del 2016 al tredicesimo del 2017. Questo stesso risultato viene sottolineato nella relazione annuale dell'Agcom del 2018, che conferma la valutazione sui segnali positivi generati dall'azione dei Governi in questi cinque anni.

Quindi, sulla questione della crescita digitale abbiamo provato a dare impulso e una nuova mission all'Agid, ma soprattutto c'è stato il lavoro del commissario straordinario, che ha affrontato temi finora non affrontati, come l'anagrafe unica dei comuni, la nuova riforma del codice dell'amministrazione digitale, il rafforzamento del ruolo del responsabile della transizione digitale. Ma la cosa importante è che queste iniziative governative hanno trovato confronto, riscontro, sviluppo, delle volte anche critiche, nella Commissione d'inchiesta sul digitale della PA, che oggi abbiamo ripresentato ma non se ne vede traccia, oltre che dall'ottimo lavoro svolto dall'intergruppo sul digitale, che ha visto un lavoro comune di tutti i parlamentari, di tutte le forze politiche.

D'altra parte, lo sappiamo che la piena attuazione dell'Agenda digitale aumenterebbe il PIL del 5 per cento e questa, sì, creerebbe nuovi posti di lavoro; lo sappiamo che la rivoluzione digitale rappresenta la strada maestra per lo sviluppo del Paese e, di fronte a questa sfida così ambiziosa, cosa fa questo Governo? Invece di implementare quello che abbiamo portato avanti in questi anni, non c'è traccia della Commissione d'inchiesta, non c'è una Commissione permanente sul digitale come aveva promesso il nostro collega Questore, onorevole D'Incà, però il Governo oggi decide di fare una Spa! La soluzione alla sfida sulla rivoluzione digitale è una Spa, di cui non si capiscono i contorni e di cui non si capisce nemmeno la trasparenza, visto che ci saranno assunzioni, come dice lo stesso articolo, non normate da selezioni concorsuali e su cui sicuramente si accentua il rischio di profili clientelari o, probabilmente, anche di conflitto di interessi.

Per non parlare, poi, della decorrenza dal 2020, che quindi blocca in questo 2019 tutte le iniziative che si dovrebbero fare e che dovrebbero proseguire rispetto al lavoro di questi anni.

Per questo presenteremo un ordine del giorno, proprio per impegnare il Governo ad attivare un Osservatorio sul processo di transizione per l'approdo al gennaio 2020. Ripresenteremo ovviamente anche questi emendamenti in Aula, quelli che modificano, ma siamo convinti che, come al solito, questo maggioranza ci impedirà di discuterli e, quindi, in questo ordine del giorno chiederemo soprattutto che l'ANAC possa emanare linee guida per scongiurare questi possibili conflitti di interessi.

Il secondo punto di cui voglio parlare è la questione della riforma del trasporto pubblico di persone non in linea. Guardate, questo è veramente un paradosso, questa questione, che riguarda una riforma di una legge del 1992, è comparsa in un emendamento alla legge di bilancio, che poi è stato stralciato nella notte di Natale per ricomparire sotto forma di decreto alla vigilia di Capodanno. Ma, non contenti, questo decreto n. 143, arrivato alla Camera, viene inopinatamente trasformato in un emendamento a questo DL semplificazioni, annullando nei fatti e per legge il decreto n. 143.

Abbiamo aspettato tanti anni per modificare la legge del 1992, una legge che si era provato già a modificare con un colpo di mano di quelli che allora provavano a fare le cose come sta facendo il Governo, ma evidentemente allora c'era ancora un po' più di rispetto dell'istituzione, perché c'è stata la segnalazione della Commissione europea e il Governo, lo stesso giorno di conversione in legge del decreto-legge n. 207 del 2008, provvedeva a sospenderne l'efficacia.

Il decreto-legge di oggi va oltre quello del 2008 ma in senso peggiorativo sia dal punto di vista costituzionale sia dal punto di vista comunitario. L'Agcom era già intervenuta per chiedere ai Governi, alla maggioranza e al Parlamento di introdurre interventi correttivi volti a limitare anche la portata incostituzionale del decreto ma non si è fatto niente: solo proroghe, tranne nel 2017 e, ancora una volta, i Governi PD e il Ministro Delrio sono riusciti a mettere allo stesso tavolo i diversi soggetti e, in particolare, anche le istituzioni.

Si poteva partire da quel protocollo di intesa ma invece no: si è deciso di scegliere una sola parte, magari la più numerosa ma sempre una sola parte perché il Governo si muove solo in una logica meramente elettorale che non tiene conto di tutte le problematiche.

Gli NCC esistono, sono delle imprese: che vogliamo fare? Li vogliamo chiudere? Vogliamo impedire ad essi di lavorare? Il decreto-legge fissa tale realtà. Prendiamo, ad esempio, il tema del rientro in rimessa, sul quale si deroga rispetto all'ambito provinciale, solo per le regioni Sicilia e Sardegna. Ieri è stato proposto un emendamento perché tale deroga possa invece essere estesa anche alle altre regioni. Ma, d'altra parte, ancora una volta sia l'Agcom sia l'Autorità per i trasporti ha definito tali elementi in contrasto con la nostra Costituzione e, in particolare, l'Autorità di regolazione dei trasporti ha detto che è preferibile sopprimere del tutto l'obbligo del rientro in rimessa. Quindi, chiediamo che anche in questo caso sia riattivato il tavolo e che si possa lavorare cercando di affrontare i problemi delle diverse imprese.

Infine, vorrei parlare pochi minuti di un articolo aggiuntivo presentato dall'onorevole Sensi, un articolo che è volto all'abrogazione del comma 810 dell'articolo 1 della legge di bilancio che effettua i tagli mirati all'editoria colpendo alcune testate soltanto per un mero spirito ideologico perché il Governo e la maggioranza hanno insofferenza verso il pluralismo delle voci, la libertà di stampa e verso chiunque e qualunque informazione che critica il Governo di qualunque segno esso sia. Questi tagli, però, colpiscono anche le testate locali e, soprattutto, colpiscono uno strumento fondamentale di informazione che è Radio Radicale rispetto alla quale non può essere da guida l'antipatia del sottosegretario Crimi ma le regole dello Stato e del pluralismo democratico. Abbiamo chiesto e continueremo a farlo di riconsiderare il taglio che rappresenta un vulnus per i principi fondamentali della nostra democrazia.

Concludendo, non fate contare il Parlamento; oltraggiate le divise delle forze dell'ordine ma non impedirete la nostra resistenza e quella dei cittadini. Vorrei chiudere questo intervento con una frase di Hannah Arendt che ho pubblicato sul mio profilo social nel Giorno della memoria: “Le azioni erano mostruose ma chi le fece era pressoché normale né demoniaco né mostruoso”. Noi ci batteremo perché quest'azione normalmente mostruosa non passi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1550)

PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.

Sull'ordine dei lavori.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Pochi minuti fa sono arrivati a ventuno i Paesi europei che hanno riconosciuto Guaidó come rappresentante e Presidente ad interim del Venezuela (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

Dal Governo italiano prosegue lo stesso comportamento: un silenzio spettrale da chi ha le responsabilità istituzionali della politica estera, cioè dal responsabile della Farnesina, e poi un profluvio di dichiarazioni molto scomposte di Ministri che parlano come segretari di partito e di rappresentanti non eletti che si esprimono sui blog, da cui si evince una sola cosa chiaramente, cioè che l'Italia non sa scegliere tra la democrazia e un regime e ciò è obiettivamente molto grave.

Per tale ragione chiediamo che venga messa all'ordine del giorno la mozione presentata dal Partito Democratico che chiede che l'Italia tenga la posizione europea su questa crisi che rischia di diventare un conflitto civile: è ora che con un voto in Parlamento si chiarisca se la politica estera si fa nelle sedi istituzionali o la fa Di Battista sul blog del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Quartapelle, lei sa che la sede dove chiedere la calendarizzazione della mozione è la Conferenza dei presidenti di gruppo. Sono certa che il rappresentante del suo gruppo lo farà in quella sede.

ELIO VITO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO (FI). Presidente, innanzitutto per associarmi alla richiesta dell'onorevole Quartapelle e del gruppo del Partito Democratico e per rappresentarle una esigenza ulteriore, un po' più ampia. Quello che è in discussione non è solo una questione, per quanto fondamentale, di politica estera. Il nostro Paese ha posto per ben due volte il veto in sede europea e non accade tanto frequentemente e non per una questione di diretta attinenza a questioni di politica nazionale.

Quello che sta accadendo sul Venezuela sembra essere piuttosto un cambio di collocazione internazionale del nostro Paese che, per la prima volta dopo sessant'anni, abbandona la tradizionale collocazione europeista, atlantica, occidentale.

Ora, signor Presidente, il punto è che il cambio di collocazione internazionale non lo ha deciso nessuno: non lo ha deciso il Governo e, tanto meno, non lo ha deciso il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) che, sono certo, sarebbe contrario.

Per questo è urgente che il Parlamento voti sul Venezuela; per questo è urgente che il Parlamento, attraverso il voto sul Venezuela, confermi l'appartenenza dell'Italia allo schieramento atlantico occidentale, che il Governo e la strana maggioranza grillino-leghista a parole dice di non voler mettere in discussione ma nei fatti però sta pesantemente contraddicendo.

Cito – e concludo, Presidente - un ulteriore episodio avvenuto quasi nel silenzio nella legislatura in corso nella quale per la prima volta il nostro Paese non è stato con i suoi alleati occidentali: la dichiarazione sul caso Skripal che tutte le democrazie occidentali ed europee hanno sottoscritto tranne l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Noi abbiamo chiesto la motivazione per la quale l'Italia non ha sottoscritto la dichiarazione collocandosi al di fuori dei Paesi occidentali ma non abbiano avuto una risposta.

Signora Presidente, ritengo che per tali ragioni sia importante calendarizzare la mozione sul Venezuela; che sia importante fare un dibattito sulla politica estera e sia soprattutto importante per il nostro Parlamento confermare l'appartenenza dell'Italia all'Occidente e alla sua tradizione democratica, alle sue alleanze internazionali e alle organizzazioni internazionali che possono essere sì cambiate ma che sicuramente non possiamo ripudiare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PINO CABRAS (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (M5S). Quello che è stato rimproverato dagli interventi precedenti è quel supplemento di prudenza che si sta garantendo il Governo italiano in una situazione molto difficile.

Io vorrei ricordare che un simile supplemento di prudenza non c'è stato in altre occasioni. C'è un politico italiano che ha scritto un libro, l'anno scorso, in cui ha scritto: “L'intervento in Libia si è rivelato un dramma totale del quale dovrebbero scusarsi in tanti a cominciare da Cameron e Sarkozy.

Le foto dei due leader accerchiati dalla popolazione festante di Bengasi hanno avuto grande risonanza mediatica nei loro Paesi, ma non hanno aiutato la composizione di un puzzle tribale difficilissimo”. “Stiamo ancora pagando le conseguenze di quella scelta del 2011 in termini di ridimensionamento del nostro ruolo nel Mediterraneo, ma soprattutto di afflusso impressionante di migranti”. Il politico in questione era il segretario del PD, Matteo Renzi, che ha fatto queste dichiarazioni con il senno del poi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi vogliamo essere quelli del senno del prima (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché queste situazioni si sono ripetute una dopo l'altra in questi anni, dall'Iraq alla Libia, alla Siria, c'erano dei Governi che non avevano i nostri stessi standard, è vero, ma ci siamo immischiati peggiorando la situazione, dico come Occidente e come copertura politica.

Nel Venezuela, certo, c'è una situazione difficile, una situazione che viene da lontano, una situazione in cui ci sono due blocchi sociali contrapposti che non trovano un punto di contatto istituzionale. Rispetto a una situazione così delicata, cosa facciamo, ci affidiamo a chi mesta nel torbido? Vorrei ricordare che il plenipotenziario che è stato scelto da parte degli Stati Uniti per gestire la questione venezuelana si chiama Elliott Abrams e vorrei ricordare chi è Elliott Abrams; oltre a essere uno che ha scritto un pamphlet contro Trump e che, quindi, Trump ha subito, è un personaggio che è stata la bestia nera di tutte le organizzazioni che si sono occupate di diritti umani in America Latina; è stato l'animatore dei golpe dell'Honduras, del Guatemala, nonché uno coinvolto nel caso Iran-Contras, per il quale è stato condannato e si è salvato grazie al pardon, cioè la grazia presidenziale, di Bush; vogliamo metterci nelle mani di personaggi che hanno questo record? Questo non toglie nulla alla questione della democrazia del Venezuela che dovrà essere aiutata a trovare un suo equilibrio, ma non con forzature istituzionali. Questa è una posizione che dovremmo imparare ad assumere per non ripetere gli errori che poi paghiamo con il senno del poi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

LAURA BOLDRINI (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signora Presidente, volevo appunto esprimere la nostra posizione in merito a quanto sta accadendo in Venezuela. In Venezuela, da tempo, c'è una crisi alimentare, c'è una crisi sanitaria, ci sono migliaia e migliaia di persone che sono in fuga verso i Paesi vicini, è, dunque, una situazione disastrosa. Dobbiamo partire da questo punto: una situazione disastrosa che dobbiamo evitare che precipiti in una guerra civile, perché questo è quello che, purtroppo, potrebbe accadere. Ora, a nostro avviso, la comunità internazionale dovrebbe svolgere un ruolo di mediazione e, anche, di accompagnamento, ma verso che cosa? Verso libere elezioni del Parlamento e del Presidente. Ma questo ruolo deve essere svolto senza ambiguità, è un ruolo da svolgere subito, perché non c'è tempo. Noi abbiamo anche la preoccupazione di una comunità italiana che vive in Venezuela, che ci chiede di essere seguita e sostenuta. Quindi, riteniamo che sia importante che il Parlamento si occupi finalmente di questa situazione e riesca a pronunciarsi (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata, a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, la questione pregiudiziale Sisto ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A).

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 1550)

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame di tale questione pregiudiziale (Vedi l'allegato A)..

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,53).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame di una questione pregiudiziale - A.C. 1550)

PRESIDENTE. Avverto che a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata, per non più di dieci minuti, da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.

L'onorevole Tartaglione ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Sisto ed altri n. 1, di cui è cofirmataria. Credo che il microfono non funzioni, le consiglio di cambiarlo.

ANNAELSA TARTAGLIONE (FI). Presidente, cari colleghi, ci risiamo, è passato poco tempo, più di un mese, anzi, quasi più di un mese, dallo scempio procedimentale della legge di bilancio, che il Governo ripropone lo stesso modus operandi. Abbiamo visto che il monito della Corte costituzionale non è bastato, tanto che, oggi, ci risiamo ed è per questo che abbiamo presentato la questione pregiudiziale. Premesso che il decreto-legge n. 135 del 2018 recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione, originariamente composto da 12 articoli a seguito dell'esame in prima lettura al Senato, risulta incrementato …

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi di LEU!

ANNAELSA TARTAGLIONE….risulta incrementato a 28 articoli complessivi. In termini di commi si è passati dai 39 iniziali ai 152 complessivi. La pluralità delle materie in oggetto del provvedimento rende a dir poco evidente il mancato rispetto del requisito dell'omogeneità. Nonostante la Presidenza del Senato, nella seduta del 28 gennaio 2019 abbia ritenuto non ammissibili al voto in Assemblea 82 degli 85 emendamenti approvati in sede referente dalle Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavori pubblici, il testo contiene disposizioni che non appaiono riconducibili alle già ampie finalità contenute nel preambolo del provvedimento, ovvero quella di adottare misure di semplificazione in materia di impresa e lavoro, quella di superare criticità riscontrate nella realtà sociale, quali il sovraffollamento delle strutture carcerarie e la carenza di medici di medicina generale e di dirigenti scolastici, quella di modernizzare l'azione pubblica e informatizzare i rapporti tra cittadini, imprese e amministrazioni pubbliche. Vi sono infatti disposizioni in materia tributaria e di definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione; sono presenti norme in materia di fatturazione elettronica…Mi scusi, Presidente, però non riesco a continuare con questo brusio…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi della Lega!

ANNAELSA TARTAGLIONE (FI). Vi sono, infatti, diverse disposizioni in materia tributaria, di definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione; sono presenti norme in materia di fatturazione elettronica, spesa farmaceutica, concorsi per assunzioni di agenti della polizia di Stato, disposizioni in materia di contrasto all'evasione dell'IVA nelle transazioni commerciali online, norme che riguardano il piano per la transazione energetica sostenibile delle aree idonee, nonché in materia di concessioni di grandi derivazioni idroelettriche. Nel provvedimento, inoltre, è confluito il contenuto di due decreti-legge in corso di conversione, il decreto-legge n. 143 del 2018, attualmente all'esame della Camera, recante disposizioni urgenti in materia di autoservizi pubblici non di linea, ed il decreto-legge n. 2 del 2019, attualmente all'esame del Senato, recante misure urgenti e indifferibili per il rinnovo dei consigli degli ordini circondariali forensi. Al riguardo, come evidenziato anche nella documentazione elaborata dall'Osservatorio della legislazione della Camera dei deputati, nonostante si tratti di un modo di procedere non privo di precedenti, ma costantemente censurato dal Comitato per la legislazione, va rilevata più di una criticità, anche alla luce della giurisprudenza costituzionale relativa alla necessaria omogeneità delle leggi di conversione dei decreti-legge.

Dall'elenco delle finalità e dei temi affrontati è evidente, quindi, come il contenuto del decreto-legge si presenti disorganico ed eterogeneo, caratterizzandosi, altresì, per l'assenza dei presupposti di necessità ed urgenza presenti e chiaramente sanciti dall'articolo 77 della Costituzione, ponendosi, pertanto, in contrasto con le regole giuridiche anche di rango costituzionale che presiedono alla redazione dei provvedimenti d'urgenza. Il rilievo del criterio di omogeneità nel contenuto costituisce, infatti, uno dei fondamentali sui quali la Corte costituzionale ha da ultimo fondato i percorsi argomentativi diretti alla verifica del rispetto degli indispensabili requisiti di straordinaria necessità e urgenza richiesti nell'articolo 77 per la legittima adozione dei decreti-legge. Il vincolo dell'omogeneità è infatti implicitamente contenuto nell'articolo 77 della Costituzione, in quanto espressamente previsto dall'articolo 15 della legge n. 400 del 1988 di diretta attuazione dei principi costituzionali relativi alla decretazione d'urgenza.

Poi, vi è la pluralità di ambiti materiali disciplinati dal decreto-legge in esame, che difficilmente possono considerarsi avvinti da quel nesso oggettivo funzionale richiesto dalla Corte costituzionale, tra le altre, con la sentenza n. 22 del 2012, affinché il contenuto di un provvedimento d'urgenza possa ragionevolmente considerarsi unitario.

Il testo si presenta, quindi, come un provvedimento omnibus, esempio di come il Governo del cambiamento utilizzi, così come fatto anche dagli esecutivi che lo hanno preceduto, lo strumento della decretazione d'urgenza in maniera assolutamente arbitraria e intollerabile, fatto che desta più di una riflessione di sistema relativamente alla gestione dell'esecutivo nei confronti del Parlamento, ponendosi, di fatto, in continuità con un'odiosa prassi di continuo ricorso alla decretazione d'urgenza.

È inoltre importante rilevare come su diverse disposizioni manchino, in parte se non del tutto, i presupposti di necessità ed urgenza sanciti dall'articolo 77 della Costituzione. D'altra parte, si tratta di norme che sarebbe stato sicuramente più opportuno inserire all'interno di un disegno di legge destinato a seguire l'ordinario iter parlamentare, non solo per le forti perplessità riguardo all'evidente assenza dei presupposti costituzionali di necessità ed urgenza, ma anche riguardo alla natura delle norme stesse che sono di diretta applicazione. Infatti, per quel che concerne il rispetto del requisito dell'immediata applicabilità delle norme contenute nei decreti-legge, di cui all'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988, si segnala che nei 39 commi originari cinque rinviano provvedimenti successivi e nei 152 commi complessivi il rinvio a provvedimenti attuativi è presente in dodici commi. Lo stesso approfondito e puntuale parere del Comitato per la legislazione evidenzia la confusione e la superficialità della tecnica normativa utilizzata per moltissime disposizioni. Infatti, alcune norme modificano disposizioni da poco entrate in vigore, creando ulteriore caos normativo dovuto all'approccio superficiale e frettoloso con il quale, evidentemente, si sono approvate solo da poco norme del tutto sbagliate. Altre disposizioni del provvedimento presentano un richiamo non appropriato alle diverse fonti normative. Su tutte basta citare il comma 3-quinquies dell'articolo 6, che rimanda in toto a un regolamento ministeriale per la determinazione di sanzioni amministrative per le violazioni degli obblighi in materia di iscrizione al registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti, in contrasto con la riserva di legge, sia pure relativa, in tale materia stabilita, in via generale, dall'articolo 1 della legge n. 689 del 1981 e confermata dalla giurisprudenza della Corte di cassazione. Un'altra incongruenza è riscontrabile nell'articolo 4 che, come risulta dalla sua rubrica, sembrerebbe intervenire in materia di esecuzione forzata nei confronti dei soggetti debitori della pubblica amministrazione. In realtà, dopo le modifiche introdotte dal Senato, il riferimento alla pubblica amministrazione non appare più aver ragione d'essere.

Sul contenuto del decreto-legge sussistono, poi, diverse criticità. Le stesse misure volte a correggere le incongruenze della legge di bilancio dovranno essere inevitabilmente a loro volta corrette. Si evidenzia, innanzitutto, le criticità dell'articolo 1, commi 8-bis e 8-ter

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ANNAELSA TARTAGLIONE (FI). …che dovrebbero modificare la norma che si estende al terzo settore. Tale disposizione, infatti, non dispone semplicemente dell'abrogazione di una norma errata, vale a dire quella introdotta dalla legge di bilancio che aumentava il prelievo fiscale a carico dei predetti enti, ma di un posticipo dell'entrata in vigore di tale disposizione, che avrà luogo solo all'atto dell'introduzione di nuove misure a favore di cui avrebbero dovuto beneficiare gli stessi enti.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ANNAELSA TARTAGLIONE (FI). Ma non è tutto. Abbiamo visto come l'articolo 11, comma 2-bis, abbia modificato i requisiti dell'originario bando per quanto riguarda lo scorrimento della graduatoria degli idonei per il reclutamento di 893 allievi agenti della polizia di Stato. Questa norma, che è stata approvata dal Senato, autorizza l'assunzione di 1.851 nuovi agenti di polizia che non abbiano compiuto i 26 anni di età e che siano in possesso di un diploma di scuola superiore. Diversamente, il bando originario prevedeva la partecipazione al concorso per coloro che non avessero superato il trentesimo anno di età e in possesso di licenza media come titolo di studio. È, quindi, inaccettabile la modifica delle regole in itinere, soprattutto quando queste penalizzano giovani meritevoli e candidati che abbiano già avuto l'idoneità, e che da tempo aspettavano questo concorso. Va inoltre…

PRESIDENTE. Onorevole Tartaglione, ha esaurito il tempo a sua disposizione. La invito a concludere, altrimenti sarò costretta a toglierle la parola.

ANNAELSA TARTAGLIONE (FI). Benissimo, Presidente, concludo. Su questo decreto possiamo benissimo dire che risulta, appunto, fortemente penalizzante rispetto a quello che si pensava doveva essere un decreto omnibus, ma ritroviamo che nessuna delle modifiche apportate, seppur marginalmente, in tal modo abbia fortemente penalizzato sia l'esame in Commissione, sia l'esame dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS (M5S). Grazie, Presidente. Diciamo che ascoltando questo intervento sulle questioni pregiudiziali mi sono chiesto che carattere di necessità e urgenza potesse mai avere il bonus di 80 euro da dover essere inserito in un decreto-legge dal Governo Renzi, così come mi sono chiesto quanto la precedente legislatura sia stata caratterizzata effettivamente dalla necessità di legiferare con urgenza visto che ha prodotto 95 decreti-legge, oppure l'ultimo Governo Berlusconi che si è fermato a 80 provvedimenti urgenti, avendo però governato meno. In realtà, questo è un provvedimento necessario perché nasce dalla richiesta del Paese reale, fatto di cittadini e imprese che chiedono a gran voce di poter vivere e operare facendo riferimento a un insieme di regole chiare e comprensibili. Sono tutte richieste che voi, quando eravate al Governo del Paese, avete sottovalutato se non ignorato, aumentando, anzi, la complessità di procedure e adempimenti burocratici, con la conseguenza che la pubblica amministrazione è diventata nemica dei cittadini, mentre il mercato si rivela troppo spesso un teatro di guerra per le nostre imprese. Questo è un provvedimento che parla di semplificazioni e rappresenta un primo passo fondamentale nella costruzione di un Paese nel quale regole, norme e procedure possano essere di aiuto alla collettività e non un fardello che opprime. È un provvedimento che rientra in un più ampio disegno del Governo volto a realizzare un reale cambiamento nella qualità della vita dei cittadini e nell'operatività delle imprese, un cambiamento che abbiamo già avviato con alcuni importanti iniziative, dal “decreto dignità” alla legge di bilancio e al reddito di cittadinanza.

L'urgenza del provvedimento nasce dalla constatazione che oggi la sovra regolamentazione con la deriva della mala burocrazia sta impedendo a un tessuto produttivo, tra i più brillanti e capaci al mondo, di svilupparsi, anzi in molti casi è causa stessa del fallimento di imprese e della disperazione dei cittadini.

Secondo i dati del Dipartimento della funzione pubblica, questa tassa occulta, rappresentata appunto dalla deriva della burocrazia inutile, ammonterebbe per le piccole e medie imprese a circa 31 miliardi di euro. Si tratta di un dato drammatico, tenuto conto che il nostro tessuto produttivo è costituito dalla prevalenza di micro, piccole e medie imprese. Molte di queste realtà - questo è l'aspetto più grave e vergognoso in un Paese civile - chiudono perché lo Stato non paga in tempi congrui. Non è un caso che l'articolo 1 del provvedimento individui una sezione del Fondo di garanzia per le PMI con una dotazione iniziale di 50 milioni di euro: queste risorse sono a disposizione di quegli imprenditori che, a causa dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione, non riescono a saldare le rate dei finanziamenti. Non voler vedere l'urgenza di questo decreto significa aggiungere al danno dell'immobilismo dei passati Governi la beffa di false politiche che si ostinano a negare le responsabilità passate. Il provvedimento non è affatto disorganico ed eterogeneo, bisogna essere armati di forti pregiudizi per non vedere che il tema cardine attorno al quale è costruito è la semplificazione, che abbraccia diversi ambiti ed estende una serie di misure a miglioramento della vita dei professionisti e dell'organizzazione del lavoro negli enti locali e nei Ministeri. Ci sono inoltre alcune misure che sospendono tutta una serie di permessi di ricerca di gas e petrolio, in modo tale da favorire un passaggio nell'approvvigionamento di energia dalle fonti fossili alle rinnovabili. Questo provvedimento è un primo importante passo nei processi di semplificazione, il successivo sarà la stesura di una delega in materia, con la quale si interverrà nel codice degli appalti e nella riduzione di leggi ed enti inutili. La sopravvivenza di questo Paese e delle sue imprese dipende dalla capacità di rendere le procedure più snelle e accessibili. Vogliamo uno Stato che freni o che incentivi? Vogliamo una pubblica amministrazione che prenda per mano i cittadini o una che li opprima con i suoi vincoli assurdi? Per anni le complicazioni hanno favorito un sistema corruttivo che faceva comodo a tanti, adesso è più necessario e urgente riportare lo Stato dalla parte delle imprese. Cosa c'è di più urgente, se non andare incontro alle richieste ormai disperate dei nostri imprenditori? Ecco perché, per queste ragioni, risultano del tutto infondate le questioni pregiudiziali sollevate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Binelli. Ne ha facoltà.

DIEGO BINELLI (LEGA). Egregio Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge oggi in esame reca disposizioni urgenti di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione. È un provvedimento che risponde alle esigenze di quei cittadini - la maggior parte, in verità - che si sentono profondamente vessati dalla burocrazia e da procedure amministrative troppo complesse, e a tal fine propone di semplificare e in alcuni casi abrogare alcuni degli innumerevoli adempimenti imposti dai precedenti Governi. Tutti temi che non possono ritenersi privi del carattere della necessità e urgenza, dal momento che cittadini, imprese ed enti aspettavano da anni queste disposizioni. Nel corso degli interventi che mi hanno preceduto in molti hanno ricordato l'iter di approvazione del provvedimento al Senato, affermando che è stato trasformato in una sorta di decreto-legge omnibus recante al proprio interno disposizioni non pienamente omogenee e coerenti. Nessun collega dell'opposizione ha però avuto l'onestà intellettuale di riconoscere come il decreto-legge in esame offra molte risposte alle numerose istanze che quotidianamente arrivano da parte di cittadini delle più diverse categorie e provenienze geografiche, portatori di interessi differenti ma tutti profondamente vittime di una burocrazia opprimente. Le norme contenute nel provvedimento in esame sono collegate da un unico filo conduttore: semplificare, razionalizzare e risolvere le problematiche che pesano quotidianamente sulle imprese e sul loro rapporto con la pubblica amministrazione. Vogliamo liberare, in particolare, gli imprenditori da una serie di inutili adempimenti previsti per vari settori di attività, rendere più semplice l'accesso ad alcuni istituti agevolativi e creare all'interno del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese una sezione speciale dedicata a interventi di garanzia in favore di quelle realtà produttive che non riescono a restituire le rate di finanziamento già contratte e che al contempo sono creditrici nei confronti delle pubbliche amministrazioni.

Durante l'esame al Senato sono poi state inserite una serie di agevolazioni e procedure semplificate valevoli per le cosiddette zone economiche speciali e per le imprese che operano nella zona logistica semplificata, e vengono riviste le norme del codice di procedura civile in materia di esecuzione forzata nei confronti di soggetti creditori della pubblica amministrazione. Si prevedono norme in materia di semplificazione e accelerazione delle procedure negli appalti pubblici sotto la soglia comunitaria, con particolare riferimento alle disposizioni previste dal codice dei contratti pubblici in materia di motivi di esclusione. Ricordiamo inoltre che è prevista la soppressione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri) a decorrere dal 1° gennaio 2019, e fino alla piena operatività di un nuovo sistema di tracciabilità organizzato e gestito direttamente dal Ministero dell'Ambiente si dispone l'applicazione dei meccanismi di tracciabilità tradizionali: registri di carico e scarico, formulari di trasporto e MUD. Un'altra importante misura introdotta al Senato apporta alcune modifiche alla tassazione degli enti del Terzo settore: in particolare, viene posticipata l'abrogazione della riduzione a metà dell'Ires, per alcuni enti che vi rientrano, sino al periodo d'imposta di prima applicazione. Ed ancora, sono previste misure essenziali per la semplificazione delle procedure da parte della pubblica amministrazione. Pensiamo, tra tutte, alla disposizione che attribuisce all'Agenzia per l'Italia digitale, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, i compiti relativi al buon funzionamento della piattaforma tecnologica per l'interconnessione e l'interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni e i prestatori di servizi di pagamento, ma anche alle misure di semplificazione in materia di procedura e rilasci di autorizzazioni per l'installazione di reti di comunicazione elettronica. È innegabile che le norme oggi in esame abbiano tutte un medesimo obiettivo, quello di favorire e rilanciare le attività produttive del nostro Paese, investendo nell'efficientamento della pubblica amministrazione. La nostra posizione è sempre la stessa: dalle parole ai fatti. Bisogna agire subito per far ripartire le imprese, liberandole dalle ganasce che le bloccano da troppo tempo. Non saranno certo le strumentalizzazioni e i rilievi formali a bloccare la rivoluzione del buonsenso. In sostanza, caro Presidente, meno tempo per le scartoffie, meno burocrazia, meno tempo per gli uffici e più lavoro per tutti, questa è la nostra rivoluzione del buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, tre rapidi punti. Il primo: per spiegare perché questo provvedimento confligga con l'articolo 77 si possono usare due quaterne e un ambo. La prima quaterna è: 22-2012-32-2014. Sono le due sentenze della Corte costituzionale che pongono requisiti molto stringenti per omogeneità dei decreti. Certo, qualcuno potrebbe dire che, visto che non siamo interessati ad andare a Lione, non siamo neanche interessati a farci dire qualcosa dalla Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), però, come può essere utile andare a Lione, forse è ancora più utile andare alla Corte Costituzionale. Seconda quaterna: 12-28-39-152. Dodici sono gli articoli originari e 28 sono quelli definitivi; 39 sono i commi originari e 152 sono quelli definitivi: una legge di conversione che si gonfia come un soufflé, e perlomeno la Presidenza del Senato ci ha risparmiato 62 degli 85 (questo è l'ambo) emendamenti che erano stati approvati in Commissione. Questo era il primo punto. Con questa doppia quaterna e con quest'ambo è evidente che c'è una violazione dell'articolo 77 della Costituzione. Però, oltre ad esserci questi problemi che i numeri ci spiegano bene, il secondo punto è rappresentato dai riflessi ordinamentali di un modo di fare le leggi in questo modo, e anche qui i numeri sono due: 94 e 74. L'articolo 94 ci dice che il bicameralismo è fin qui paritario, e molti di voi hanno voluto confermare il bicameralismo paritario. Se il bicameralismo è paritario non si può concentrare l'esame in una Camera e trasformare la seconda Camera, dove il testo arriva semplicemente, in una Camera di ratifica. Questo si chiama non bicameralismo paritario, ma monocameralismo casuale.

Il secondo punto è il 74, perché è del tutto evidente che, se si rigonfia la legge di conversione, anche il potere di rinvio presidenziale, che fin qui è stato sempre interpretato come potere di rinvio di un'intera legge, è menomato, perché il Capo dello Stato si trova di fronte al dilemma se accettare l'intera legge di conversione, compresi gli emendamenti inseriti in maniera inaccettabile, o se pure cassare, espungere anche il testo originario del decreto, che pure era stato promulgato. Quindi, c'è anche questo tipo di violazione. Terzo e ultimo punto: c'è un tema importante, sia pur puntuale, che ritorna nei pareri del Comitato per la legislazione e della Commissione affari costituzionali. Il comma 3-quinquies dell'articolo 6, sulle sanzioni per la tracciabilità dei rifiuti viola gravemente uno dei principi chiave del nostro ordinamento, quello della riserva di legge per le sanzioni amministrative. È pertanto importantissimo che in uno dei prossimi provvedimenti sia corretto.

Per finire, un ultimo numero, che rende l'idea di un paradosso che stiamo vivendo. L'ultimo numero è 245: sono i decreti attuativi che mancano per riuscire a mettere in pratica buona parte delle norme che voi avete creato, soprattutto nella legge di bilancio.

Mentre, quindi, moltiplicate in maniera impropria le norme, gonfiando come un soufflé le leggi di conversione, non fate le norme dei decreti attuativi che voi dovreste fare. È un paradosso grave di cui soffre il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.

In morte dell'onorevole Mario Andrea Bartolini.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Mario Andrea Bartolini, già membro della Camera dei deputati nella VI,VII e VIII legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Sisto ed altri n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1550)

PRESIDENTE. Essendo stata respinta la questione pregiudiziale, passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1550)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, onorevole Riccardo Fraccaro (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Colleghi, ha chiesto di intervenire il Governo, dopo darò la parola a voi. Lasciate al Governo la facoltà di intervenire. Colleghi, dopo!

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Presidente, colleghi deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Liberi e Uguali), pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti né articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 1550, di conversione in legge del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle -Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Scalfarotto!

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, il Governo del cambiamento si conferma il Governo che non intende consentire al Parlamento di esprimersi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma ormai questa è diventata una consuetudine. Signora Presidente, questo Parlamento doveva esprimersi, perché questo non è un provvedimento ordinario: questo è un provvedimento che è arrivato a questo ramo dopo un intervento straordinario del Presidente della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che è intervenuto censurando, in maniera esplicita, una prassi, che ancora una volta voi avete messo in campo, dopo la legge di bilancio, di infarcire di norme che nulla hanno a che vedere con l'oggetto del provvedimento, perché siete in evidente stato ansiogeno da compattezza all'interno della maggioranza.

E, signora Presidente, noi vorremmo far constare la gravità di quanto accaduto, perché noi del gruppo del Partito Democratico ci eravamo già iscritti sul complesso degli emendamenti perché avremmo voluto continuare, nel dibattito e nell'azione emendativa, un lavoro che ieri abbiamo condotto in Commissione senza che un componente della maggioranza abbia avuto il buon gusto di interloquire con noi, visto che tutti gli emendamenti delle minoranze sono stati discussi e votati senza il minimo confronto, il minimo dialogo, la minima dialettica, come se questo non sia il Parlamento, ma sia il luogo dalla ratifica. Noi vogliamo stigmatizzare questo aspetto perché non possiamo passare sotto silenzio come questo tipo di azioni, unitamente ad altri atteggiamenti clamorosi, voglio tornarci ancora sopra, il fatto che veniamo espropriati di dire la nostra su una vicenda clamorosa come il mancato riconoscimento del Governo venezuelano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e il fatto che in tutto il mondo occidentale si stia effettuando un'azione e noi ci stiamo allineando alle dittature asiatiche, e di tutto questo il Parlamento viene espropriato, viene espropriato della possibilità di intervenire nei decreti, viene espropriato nella discussione costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Ma cos'è il cambiamento? Ma dove ci volete portare? Noi non possiamo accettare questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi!

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Carfagna. Volevo associarmi all'applauso dell'Assemblea, immagino di gratitudine, al Ministro Fraccaro, che finalmente, ancora una volta, fa cadere il velo di bugia e di ipocrisia di tutte le cose che il suo partito ha raccontato sulla questione di fiducia negli ultimi cinque anni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Si comincia l'anno, si finisce l'Epifania, siamo in tempo di saldi e il Ministro Fraccaro, sia al Senato che alla Camera, applica il tre per uno, mette una fiducia su tre decreti. Infatti, questo decreto non è soltanto il decreto “semplificazione”, ma è riuscito a concentrare dentro il suo testo anche il decreto “NCC”…

PRESIDENTE. Onorevole Costa!

SIMONE BALDELLI (FI). …e il decreto sui consigli giudiziari, per cui una fiducia al prezzo di tre.

Sarei per considerare che sono tre fiducie, ma se anche fosse una, già per il mese di Gennaio ne abbiamo messa una al Senato e una alla Camera. I suoi predecessori, collega Fraccaro, la abbraccerebbero felici, perché finalmente, dopo anni di balle, di cialtronate, di insulti, state facendo esattamente quello che facevano tutti i Ministri per i rapporti con il Parlamento dei Governi precedenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): prendono pezzi di decreti, li mettono in altri, prendono e mettono la fiducia. Lo state facendo forse un po' peggio, con l'ipocrisia di quelli che accusavano i loro predecessori di essere nemici del popolo. E adesso voi state facendo la stessa cosa e anche peggio, perché c'è l'aggravante della bugia e dell'ipocrisia, della quale purtroppo non riuscite ancora a vergognarvi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 17 presso la Biblioteca del Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 18,30

Sull'ordine dei lavori e sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di semplificazione (scadenza: 12 febbraio 2019 - approvato dal Senato) (A.C. 1550), è stata stabilita la seguente organizzazione dei lavori.

La votazione per appello nominale avrà inizio domani, mercoledì 6 febbraio, a partire dalle ore 16,25, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 15.

Dopo l'appello nominale, con eventuale prosecuzione nelle giornate successive, si passerà all'esame degli ordini del giorno e, previe dichiarazioni di voto, alla votazione finale.

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 10 di domani, mercoledì 6 febbraio.

Nella stessa giornata di domani non avrà luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question-time).

Si è inoltre convenuto che nella giornata di martedì 12 febbraio, alle ore 11, avranno luogo le comunicazioni del Ministro degli affari esteri sui recenti sviluppi della situazione in Venezuela.

Si è infine convenuto di integrare il programma dei lavori per il mese di marzo con l'inserimento dei seguenti argomenti:

la proposta di legge n. 1012 - Istituzione di percorsi formativi in ambito militare per i cittadini di età compresa tra diciotto e ventidue anni;

la proposta di legge n. 52 e abbinate in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque;

la proposta di legge n. 395 in materia di accesso aperto all'informazione scientifica;

la relazione della XIV Commissione sul programma di lavoro della Commissione europea per il 2019, sulla relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2019 e sul programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (l° gennaio 2019 - 30 giugno 2020).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo adesso agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente, il professor Marco Ponti, incaricato dal Ministro Toninelli - guarda caso, si chiama Ponti - per la famosa analisi costi-benefici della TAV, ha dichiarato che al treno è preferibile il trasporto su strada, perché si consumerebbe più benzina e così lo Stato incasserebbe più accise e avrebbe più soldi. Per cosa? Per pagare le pensioni.

Vorrei, tramite lei, Presidente, che il professor Marco Ponti sapesse che i pensionati preferiscono il romantico treno, l'Orient Express, hanno piacere di andare nell'Alta velocità, nel metrò, dove si fanno anche dei begli incontri. Viva i pensionati! Pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per segnalare una vicenda che sta destando forte preoccupazione tra gli studenti specializzandi e i docenti della Scuola di specializzazione in cardiologia della facoltà di Medicina di Sassari. Si sta paventando, infatti, il forte rischio della chiusura della Scuola di specializzazione per la mancanza di un atto da parte della regione Sardegna che attribuisca alla struttura complessa di cardiologia, finora diretta da un ospedaliero andato in pensione, la direzione universitaria, atto che consentirebbe di mantenere in vita la scuola, così come previsto dalla normativa per l'accreditamento delle scuole mediche. Senza questo atto, la scuola verrà soppressa.

Ora, oltre al danno per gli studenti e per l'Università di Sassari, che - ricordo - nel 2018 si è classificata seconda nella graduatoria Censis degli atenei italiani di medie dimensioni, a subire le conseguenze di questa chiusura sarebbe tutto il sistema sanitario sardo, che già lamenta da tempo la mancanza di un'adeguata presenza di cardiologi.

La chiusura della scuola, Presidente, annullerebbe quel processo di formazione specialistica su cui si sta puntando per venire incontro alle carenze della sanità sarda. Un passo indietro rispetto a quanto ci si è sforzati di realizzare, che non solo la città di Sassari, ma tutta la Sardegna non può permettersi.

Ed è per questi motivi, Presidente, che chiederò un intervento dei Ministri interessati, per sollecitare l'emanazione urgente, da parte della regione Sardegna, dell'atto che sanerebbe la questione oggi da me posta alla sua attenzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (M5S). Signora Presidente, onorevoli colleghi, desidero sottoporre alla vostra attenzione un problema assai delicato che, da lunghissimo tempo, stenta a trovare un'adeguata soluzione. Intendo fare riferimento ai numerosi episodi di furti di cavi elettrici di rame nelle campagne del vasto territorio della Murgia Barese ed ai furti delle cosiddette batterie tampone, ossia di quei meccanismi che servono ad assicurare la trasmissione del segnale delle stazioni radio base in caso di blackout elettrici.

Questi furti, molto frequenti, lasciano interi comprensori sprovvisti di elettricità e, quindi, alla mercé di bande di criminali che finiscono con l'avere libero accesso alle abitazioni, soprattutto delle zone rurali, alle rimesse dei macchinari agricoli e alle stalle.

I problemi che si pongono sono di tre tipologie: gli interventi di pronta emergenza, il ripristino della rete elettrica e il presidio del territorio da parte dei soggetti preposti.

Il fenomeno, signora Presidente, deve essere affrontato in maniera risoluta. Ritengo sia utile intensificare il monitoraggio dei fenomeni di ricettazione di rame, di componenti metalliche e di altri materiali destinati all'erogazione di energia. Vanno intensificati i servizi di intelligence e i controlli presso i numerosissimi depositi di metallo, rottamai e siti abusivi. Ritengo che vadano migliorati i modelli di intervento, potenziando le dotazioni di mezzi idonei a tamponare l'emergenza.

In tutti i casi, sollecito una riflessione sulle problematiche de quibus, anche alla luce della delicatissima discussione sull'autonomia differenziata che potrebbe aggravare le condizioni socioeconomiche della Murgia Barese, della Puglia e dell'intero Sud Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (M5S). Presidente, oggi, si celebra in tutta Europa il Safer Internet Day, giornata internazionale istituita nel 2004, con il fine di promuovere, soprattutto tra i giovani, un uso sicuro e responsabile del web.

Le nuove tecnologie hanno grandi potenzialità e Internet può essere un luogo positivo di apprendimento, comunicazione e informazione. Tuttavia, solo un uso consapevole può limitare i rischi ed evitare gravi errori a danno di se stessi e degli altri.

Come MoVimento 5 Stelle stiamo prestando grande attenzione alla tematica del bullismo e del cyberbullismo, anche attraverso iniziative legislative con l'obiettivo di favorire la precoce emersione del disagio giovanile e di definire strumenti di prevenzione e contrasto di episodi riconducibili al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo. Per fare ciò è necessario, anzitutto, promuovere interventi di carattere preventivo, mediante percorsi educativi e rieducativi personalizzati. Riteniamo che tutto ciò sia realizzabile solo rimettendo al centro la famiglia, responsabilizzando i genitori nel loro ruolo educativo. Del resto, è la Costituzione stessa a sancire il dovere dei genitori di occuparsi dell'educazione dei propri figli.

Riteniamo che la scuola sia, invece, il luogo sociale ideale dove fare emergere quel disagio personale che si manifesta con atti di aggressività nei confronti di altri soggetti o di cose; comportamenti che, se non presi in tempo utile, possono in futuro portare ad una continua escalation verso l'illegalità e la delinquenza.

Vogliamo farci promotori di un cambiamento culturale che torni a mettere al centro il rispetto per la persona e il disprezzo per ogni forma di violenza e che renda anche il web uno strumento di crescita personale e di autentica condivisione di valori democratici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Papiro. Ne ha facoltà.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Presidente, i disagi continui che i pendolari cittadini della zona nebroidea sono costretti a subire quotidianamente ormai sono innegabili. Uno degli esempi più evidenti è la statale n. 117 che, nel tratto che conduce da Nicosia a Mistretta, è interessata, subito dopo il bivio per località Sugherita, da un movimento franoso che ha fatto crollare una parte consistente della carreggiata. La scorsa settimana a farne le spese è stato un camion che, passando proprio in quel tratto, è letteralmente sprofondato nella parte di carreggiata dissestata.

È inevitabile fare notare come la situazione sia ormai insostenibile per tutti coloro che viaggiano per lavoro, per studio oppure perché devono recarsi all'ospedale di Nicosia.

L'arteria stradale è ridotta, ormai, da anni, a un percorso ad ostacoli, con un susseguirsi di buche e avvallamenti che la rendono pericolosa e inaffidabile. Gli utenti sono abituati a convivere con questi eterni cantieri; come la tela di Penelope, per un tratto che viene ammodernato, un altro in prossimità presenta un nuovo dissesto. Lo stato dei lavori stenta a decollare e questo collegamento, fondamentale per lo sviluppo dell'intera area dei Nebrodi, è sempre più un miraggio.

Questo è solo uno dei casi, a cui si aggiungono altre realtà preoccupanti, come le difficoltà della A20 Messina-Palermo, le continue interruzioni ed i pericoli della statale 113, in particolare nei pressi della località Torre delle Ciavole e capo Schino, l'assenza di rotonde stradali a Ponte Naso e Gliaca di Piraino. Le infrastrutture del territorio della provincia di Messina che rappresento sono delle trappole per i cittadini; si parla tanto di grandi opere che a volte risultano essere forse poco utili, troppo dispendiose e non di prioritaria importanza, quando ogni giorno nella mia terra i cittadini mettono a repentaglio la loro vita per raggiungere il posto di lavoro, il luogo dei propri studi di formazione, per accompagnare un proprio congiunto in ospedale o semplicemente per raggiungere una destinazione.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Concludo, Presidente. Nel porre l'attenzione su questa problematica territoriale sono convinta che questo Governo, nato per ritornare a mettere al centro i cittadini, saprà trovare la giusta risposta per ridare alla viabilità della mia terra la giusta dignità che merita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-SI). Presidente, da qualche tempo, ahimè, nel mio territorio di provenienza, la Capitanata e, quindi, la provincia di Foggia, si sono levate, anche per mio tramite, voci e segnalazioni di malessere in svariati ambiti. Ebbene, questa volta sono felice di segnalare in questa autorevole Assemblea due accadimenti di sicuro impatto positivo: il primo è consequenziale ai recenti attentati incendiari ad alcuni esercizi commerciali del capoluogo, infatti, la vasta operazione di polizia giudiziaria, denominata Chorus, dove sono stati impiegati oltre cento agenti, ha portato al momento all'arresto di 16 persone. Certamente è un grande risultato contro la cosiddetta quarta mafia, che costituisce una provvidenziale iniezione di fiducia al morale dei cittadini perbene in questi tempi duramente provati. Mi viene da urlare: lo Stato c'è e si fa sentire, congratulazioni!

Il secondo motivo di gioia è costituito, invece, dalla vittoria della nazionale italiana di scherma in Coppa del mondo, specialità sciabola, avvenuta a Varsavia, battendo in una finale agonisticamente incandescente la Francia. In tutto questo la provincia di Foggia ha il suo pezzettino di gloria, in quanto uno dei quattro moschettieri è il foggiano Luigi Samele, gli altri sono, per dovere di cronaca, Luca Curatoli, Aldo Montano ed Enrico Berrè, e da uomo di sport, essendo dirigente di una federazione sportiva, non posso che esultare per questo grande risultato della tradizione schermistica foggiana che, tra l'altro, dal 23 febbraio al 3 marzo, ospiterà i campionati europei giovanili e cadetti che tradotto in cifre significano 1.250 partecipanti più accompagnatori e familiari, essendo gli atleti molto giovani. È facile immaginare la ricaduta socioeconomica per il capoluogo in questo momento particolare e per il territorio circostante.

Concludo, Presidente, dicendo che questi due episodi che partono da due punti differenti, convergono nella piena soddisfazione e nel magnifico orgoglio di essere italiano e dauno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Signora Presidente, intervengo per ricordare una strage dimenticata che ha visto vittime nove nostri connazionali che sono stati barbaramente trucidati, dopo essere stati torturati da un commando di estremisti islamici in un locale di Dacca in Bangladesh, il 1° luglio del 2016, perché su richiesta dei banditi islamici non avevano saputo recitare dei versetti del Corano. Noi, signor Presidente, tutti noi, al pari di quanto si sta facendo per Giulio Regeni, abbiamo il dovere morale e civile di non fare scendere, come purtroppo sta già accadendo, un velo di indifferenza e di noncuranza verso queste persone che erano al lavoro in un Paese straniero, italiani di cui essere orgogliosi, portatori dell'italian style all'estero con il loro lavoro in Bangladesh. I familiari vorrebbero tener viva la memoria di quanto accaduto e uno dei modi per non far spegnere la fiammella del ricordo e del rispetto verso i nostri connazionali e le loro famiglie è proprio quello di avere un luogo e un simbolo dove la testimonianza della crudeltà di Dacca sia tangibile. Questo lo dico perché è stata inviata una lettera da parte dei familiari, in primis al sindaco Virginia Raggi e poi al Presidente Mattarella, al Presidente della Camera, Fico, alla Presidente del Senato, la senatrice Alberti Casellati, e al presidente della regione Friuli-Venezia Giulia.

Concludo velocemente. Questa lettera sostanzialmente dice che in occasione del Simposio internazionale della scultura, svoltosi a Vergnacco, è stata realizzata un'opera, Sofferto Riposo, a memoria dei caduti di Dacca. Questi familiari chiedono che venga installata nella città simbolo, nella Roma capitale, per ricordare questi morti uccisi così barbaramente. Purtroppo, le lettere sono arrivate ma non ci sono state risposte.

Quindi, chiedo, attraverso la sua persona, di far sì che il Presidente Fico possa intercedere con la sindaca di Roma, Virginia Raggi, per accelerare questa procedura di autorizzazione per l'installazione della statua (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Carfagna. Su 8 mila comuni italiani meno di 300 presentano una relazione telematica che, secondo il codice della strada, sarebbero obbligati a depositare e sulla quale dovrebbero rendicontare gli introiti delle multe, l'utilizzo che ne fanno e, in particolare, farlo con dettaglio per quelle provenienti dallo strumento di rilevazione elettronica meglio noto come “autovelox”. Questa normativa è in sospeso dal 2010 a oggi a causa del fatto che nella Conferenza Stato, regioni e autonomie locali non si sono mai messi d'accordo sul tipo di modello telematico che si dove adottare per far presentare questa relazione “benedetta” ai comuni. Ci battiamo su questo tema ormai da anni e anche questo ramo del Parlamento nella scorsa legislatura approvò una mozione all'unanimità proprio su questo impegno e su altri impegni relativi alla destinazione dei proventi delle multe degli autovelox.

Per questo, Presidente, approfittando della proprietà degli interventi di fine seduta, mi permetto di sollecitare l'interrogazione a risposta orale n. 3-00461 che reca la data del 24 gennaio 2019 e che converte un'interrogazione a risposta scritta del 6 dicembre 2018 per chiedere al Governo di rispondere al più presto e di intervenire al più presto su questo tema. Sono certo che ella, Presidente, e la Presidenza della Camera si faranno portavoce di questa richiesta di sollecito da parte mia presso il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 6 febbraio 2019 - Ore 15:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 989 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione (Approvato dal Senato). (C. 1550)

Relatori: CESTARI (per la V Commissione); CARABETTA (per la X Commissione).

La seduta termina alle 18,45.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: EMANUELE CESTARI E LUCA CARABETTA (A.C. 1550)

EMANUELE CESTARI, Relatore per la V Commissione. (Relazione – A.C. 1550). Nell'illustrare i contenuti del provvedimento mi soffermerò sulle disposizioni più prossime alle materie di competenza della Commissione Bilancio, mentre le altre disposizioni saranno illustrate dal relatore per la X Commissione.

Illustrerò pertanto gli articoli 1, commi 8-bis e 8-ter, 1-bis, 4, 4-bis, 5, 7, 8, 8-bis, 9-bis, 11, 11-bis, 11-quinquies, 11- sexies e 11-septies.

Venendo al contenuto delle singole disposizioni, ricordo che i commi 8-bis e 8-ter dell'articolo 1, introdotti al Senato, modificano la tassazione degli enti del terzo settore: in particolare, l'abrogazione della riduzione a metà dell'IRES per alcuni enti del terzo settore, disposta con legge di bilancio 2019, non decorre più dal 1° gennaio 2019, ma dal periodo d'imposta di prima applicazione di ulteriori misure di favore nei confronti di enti che svolgono attività aventi finalità sociale. Pertanto, la riduzione dell'IRES per tali enti permane fino all'emanazione di dette misure. Conseguentemente, il comma 8-bis, lettera a), introduce il divieto di cumulo di tale beneficio con quelli derivanti dalla tassazione agevolata degli utili reinvestiti e di quelli impiegati per l'assunzione di personale. Il comma 8-ter reca la copertura finanziaria dell'intervento.

L'articolo 1-bis, introdotto al Senato, reca semplificazioni riferite a diversi istituti agevolativi. Anzitutto, si consente l'accesso alla nuova definizione agevolata anche ai soggetti che ne erano esclusi per non aver tempestivamente estinto i debiti derivanti dalle precedenti definizioni agevolate; viene rideterminata la scadenza delle rate dovute per la predetta definizione agevolata, nonché per la definizione delle cosiddette risorse proprie UE. Si dispone l'inserimento di ulteriori scadenze per il pagamento delle rate relative alla definizione agevolata dei debiti delle persone fisiche che versino in una grave e comprovata situazione di difficoltà economica, disciplinata dalla legge di bilancio 2019.

Viene infine modificata la disciplina del regime forfettario, consentendo l'accesso a tale regime alle persone fisiche la cui attività sia esercitata prevalentemente nei confronti di datori di lavoro - attuali o precedenti - ove si tratti di attività di nuova iscrizione ad un ordine o ad un collegio professionale.

L'articolo 4 contiene alcune modifiche al codice di procedura civile in materia di esecuzione forzata, volte a rendere più agevole l'accesso all'istituto della conversione del pignoramento. La disposizione, a seguito delle modifiche approvate dal Senato, garantisce inoltre al debitore ed ai suoi familiari il diritto di abitare l'immobile pignorato fino al decreto di trasferimento del bene, che conclude il procedimento di espropriazione immobiliare.

L'articolo 4-bis, introdotto al Senato, prevede e disciplina l'assegnazione di speciali erogazioni per i familiari delle vittime e per i superstiti del disastro avvenuto in Abruzzo, il 18 gennaio 2017, presso l'hotel Rigopiano di Farindola.

L'articolo 5, recante norme in materia di semplificazione e accelerazione delle procedure negli appalti pubblici sotto soglia comunitaria, interviene sull'articolo 80 del codice dei contratti pubblici in materia di motivi di esclusione.

L'articolo 7 reca misure urgenti in materia di edilizia penitenziaria, volte a far fronte all'emergenza determinata dal progressivo sovraffollamento delle strutture carcerarie e a consentire una più celere attuazione del piano di edilizia penitenziaria in corso.

L'articolo 8, commi da 1 a 5, dispone il trasferimento, dall'Agenzia per l'Italia Digitale (AgID) alla Presidenza del Consiglio dei ministri, dei compiti relativi alla piattaforma tecnologica per l'interconnessione e l'interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni e i prestatori di servizi di pagamento. Tale piattaforma è dedicata all'effettuazione di pagamenti con modalità informatiche che devono essere obbligatoriamente accettati dalle pubbliche amministrazioni dai gestori di servizi pubblici dalle società a controllo pubblico.

A tali fini è costituita, entro 120 giorni dall'entrata in vigore del decreto-legge in esame, secondo criteri e modalità individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, una società per azioni interamente partecipata dallo Stato per lo svolgimento delle suddette attività relative alla piattaforma tecnologica, sulla base degli obiettivi indicati con direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri.

A tale scopo sono utilizzate quota parte delle risorse finanziarie già destinate all'Agid per le esigenze della piattaforma, secondo procedure definite con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri Come specificato nel corso dell'esame al Senato le predette risorse finanziarie sono versate, nell'anno 2019, all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate allo stato di previsione del MEF e destinate al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

In capo alla Presidenza del Consiglio sono inoltre poste le funzioni di indirizzo, coordinamento e supporto tecnico delle pubbliche amministrazioni, onde rendere "capillare" la diffusione del sistema di pagamento elettronico attraverso la piattaforma.

I nuovi commi da 1-bis a 1-quinquies inseriti all'articolo 8 nel corso dell'esame al Senato dispongono il prolungamento del mandato del Commissario straordinario per l'attivazione dell'Agenda digitale dal 15 settembre al 31 dicembre 2019. Al contempo, è prevista l'attribuzione, dal 1° gennaio 2020, al Presidente del Consiglio dei ministri o al Ministro delegato, delle funzioni del Commissario straordinario che la Presidenza del Consiglio esercita mediante proprie strutture, di cui viene disposto il relativo finanziamento.

L'articolo 8-bis, introdotto al Senato, prevede semplificazioni in materia di procedure e rilascio di autorizzazioni per l'installazione di reti di comunicazione elettronica, apportando in tal senso modifiche al decreto legislativo n. 33 del 2016 che, in attuazione della direttiva 2014/61/UE, ha previsto misure per ridurre i costi dell'installazione di reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga ed al Codice delle comunicazioni elettroniche.

L'articolo 9-bis, comma 1, detta alcune disposizioni in tema di personale del Servizio sanitario nazionale, modificando alcune norme della legge di bilancio per il 2019 (legge n. 145 del 2018).

L'articolo 9-bis, comma 2, amplia l'esonero dall'obbligo di fatturazione elettronica - per il periodo d'imposta 2019 – previsto dal decreto-legge n. 119 del 2018 per i soggetti tenuti all'invio dei dati al Sistema tessera sanitaria, estendendolo, con riferimento alle fatture relative alle prestazioni sanitarie effettuate nei confronti delle persone fisiche, anche ai soggetti che non sono tenuti all'invio dei dati al Sistema tessera sanitaria ai fini dell'elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata.

L'articolo 9-bis, commi da 3 a 6, reca disposizioni in materia di limiti per la spesa farmaceutica. Le aziende farmaceutiche titolari di AIC (Autorizzazione all'immissione in commercio) sono tenute a versare, entro il 30 aprile 2019, l'importo complessivo di 2.378 milioni di euro a titolo di recupero integrale delle risorse finanziarie connesse alle procedure di ripiano della spesa farmaceutica per gli anni 2013-2017. L'AIFA accerta l'avvenuto versamento dell'importo di 2.378 milioni di euro entro il 31 maggio 2019 computando gli importi già versati per i ripiani degli anni 2013-2017 e gli importi versati a seguito degli effetti delle transazioni relative ai contenziosi sul ripiano per gli anni 2013, 2014 e 2015 e delle procedure successive alla conclusione delle medesime transazioni. L'accertamento positivo del conseguimento della somma complessivamente prevista di 2.378 milioni di euro è satisfattivo di ogni obbligazione a carico di ciascuna azienda farmaceutica titolare di AIC tenuta al ripiano per gli anni dal 2013 al 2017 e ne consegue l'estinzione di diritto, per cessata materia del contendere, a spese compensate, delle liti pendenti dinanzi al giudice amministrativo, aventi ad oggetto le determinazioni AIFA relative ai ripiano della spesa farmaceutica per gli anni sopra indicati.

I commi 1 e 2 dell'articolo 11 restringono l'ambito di applicazione del limite dell'ammontare complessivo delle risorse destinate annualmente al trattamento economico accessorio del personale, anche di livello dirigenziale, delle amministrazioni pubbliche.

I commi da 2-bis a 2-quinquies dell'articolo 11 intervengono in materia di:

assunzione di allievi agenti della Polizia di Stato mediante scorrimento di graduatoria;

risorse per il personale civile del Ministero dell'interno;

posticipazione dei termini di cessazione dell'efficacia di alcuni atti normativi, relativi alla disciplina dell'obbligo per i vettori di comunicare i dati relativi alle persone trasportate;

modifica procedimentale circa una riallocazione di risorse per il personale del Comparto sicurezza-difesa e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

I commi da 1 a 10 e da 16 a 21 dell'articolo 11-bis recano misure di interesse degli enti locali relative: alla posticipazione del termine a partire dal quale diviene obbligatoria la gestione associata delle funzioni fondamentali dei piccoli comuni (comma 1); alla sottrazione delle risorse aggiuntive destinate agli incrementi del trattamento accessorio dei titolari di posizione organizzativa conseguenti al CCNL 2016-2019 del comparto funzioni locali ai tetti di spesa previsti dalla normativa vigente (comma 2); all'istituzione di un tavolo tecnico-politico presso il Ministero dell'economia, incaricato di formulare proposte per la ristrutturazione del debito gravante sugli enti locali (comma 3); all'utilizzo dei proventi derivanti dalle alienazioni patrimoniali per finanziare le quote capitali dei mutui o dei prestiti obbligazionari (comma 4); alla disciplina del Fondo per contenziosi connessi a sentenze esecutive relative a calamità o cedimenti (comma 5); al riparto in 5 annualità dell'eventuale disavanzo derivante dallo stralcio dei crediti fino a mille euro (comma 6); alla proroga del termine ultimo per il rimborso da parte degli enti territoriali delle anticipazioni di liquidità finalizzate al pagamento di debiti commerciali (comma 7); all'incremento, per un ammontare pari a 110 milioni di euro per l'anno 2019, del contributo attribuito ai comuni a titolo di ristoro del mancato gettito conseguente all'introduzione della TASI (comma 8), all'incremento del fondo per l'attuazione del programma di Governo nelle more dell'intesa per il coordinamento della finanza pubblica tra il Governo e la regioni Friuli Venezia Giulia (comma 9); ad alcune novelle alla legge di bilancio per il 2019 (comma 10); al monitoraggio delle opere realizzate con il contributo di 190 milioni di euro ex art.1, comma 845, della legge di bilancio 2019 (comma 16); all'installazione di sistemi di videosorveglianza, a cui sono destinate ulteriori risorse per il 2019 (commi 17-19).

I commi da 11 a 15 dell'articolo 11-bis introducono una disciplina diretta a contrastare fenomeni di elusione ed evasione IVA nell'ambito di transazioni commerciali, effettuate tramite piattaforme commerciali online, di determinati beni elettronici (telefoni cellulari, console da gioco, tablet PC e laptop). Nel caso di vendite o cessioni dei predetti beni, facilitate da soggetti passivi che mettono a disposizione di terzi l'uso di un'interfaccia elettronica, una piattaforma, un portale o mezzi analoghi, questi ultimi soggetti – pur non entrando direttamente nella transazione – sono considerati come soggetti che hanno ricevuto e successivamente ceduto tali beni, con conseguente applicazione agli stessi del meccanismo dell'inversione contabile (reverse charge).

L'articolo 11-quinquies reca una disposizione di interpretazione autentica volta ad ovviare alle incertezze applicative in ordine alla ineleggibilità degli avvocati che hanno già svolto due mandati consecutivi. La disposizione inoltre contempla una proroga di sei mesi per il rinnovo dei consigli degli ordini circondariali forensi scaduti il 31 dicembre 2018.

L'articolo 11-sexies prevede talune eccezioni ed esclusioni applicabili alle associazioni o fondazioni di diritto privato originate dalla trasformazione di istituti pubblici di assistenza e beneficenza (cd. "ex IPAB") e pertanto detti enti sono da considerarsi inclusi nell'ambito del Terzo Settore.

Il comma 1 dell'articolo 11-septies modifica la disciplina relativa all'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, stabilendo che nella composizione dello stesso devono esservi almeno 5 esperti di comprovata esperienza nel campo della disabilità.

Il comma 2 dell'articolo 11-septies prevede che siano considerati orfani, a seguito dell'evento di Rigopiano, tutti coloro i cui genitori (o anche uno solo di essi ovvero la persona che li aveva a proprio totale o principale carico) siano deceduti, dispersi o divenuti inabili in modo permanente a qualsiasi proficuo lavoro a causa dell'evento medesimo.

Infine, per quanto riguarda i profili di carattere finanziario rinvio integralmente alla documentazione predisposta dagli uffici.

LUCA CARABETTA, Relatore per la X Commissione. (Relazione – A.C. 1550). L'articolo 1, commi 1-8, istituisce, nell'ambito del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, una Sezione speciale dedicata a interventi di garanzia in favore delle PMI che sono in difficoltà nella restituzione delle rate di finanziamenti già contratti con banche e intermediari finanziari e sono titolari di crediti certificati nei confronti delle pubbliche Amministrazioni. La Sezione viene dotata di 50 milioni di euro a valere sulle disponibilità del medesimo Fondo.

L'articolo 2, modificato dal Senato, proroga il termine per la restituzione del finanziamento a titolo oneroso concesso ad Alitalia, pari a complessivi 900 milioni di euro, stabilendo che la restituzione dello stesso dovrà avvenire entro trenta giorni dall'intervenuta efficacia della cessione dei complessi aziendali e comunque non oltre il 30 giugno 2019.

L'articolo 3, comma 1, elimina l'obbligo della modalità telematica per la tenuta del Libro unico del lavoro.

I commi 1-bis e 1-ter dell'articolo 3, eliminano per i produttori e i confezionatori di burro l'obbligo di tenuta del registro di carico e scarico sopprimendo, conseguentemente, l'obbligo di provvedere alla dematerializzazione dello stesso registro. Il comma 1-quater elimina l'obbligo per i grossisti di tenuta del registro di carico e scarico di talune sostanze zuccherine. Il comma 1-quinquies riduce da 20 a 10 giorni il termine entro il quale il notaio che ha ricevuto l'atto costitutivo della società per azioni deve depositarlo presso l'ufficio del registro delle imprese. Il comma 1-octies riduce da 450 a 250 ore complessive la durata dei corsi di qualificazione per la nomina a responsabile tecnico per l'esercizio di tintolavanderia. Il comma 1-nonies elimina gli obblighi di comunicazione al Ministero delle politiche agricole, ai quali sono attualmente tenuti i produttori di sfarinati e paste alimentari destinate all'esportazione; sopprime, altresì, l'obbligo del registro di carico e scarico nel quale vanno annotate le singole materie prime di base, insieme con la disposizione che ha previsto la dematerializzazione dello stesso registro.

L'articolo 3, comma 1-undecies, introduce la possibilità per l'INPS di acquisire d'ufficio determinati dati della denuncia aziendale dei datori di lavoro agricolo dal fascicolo aziendale istituito nell'ambito dell'anagrafe delle aziende agricole.

L'articolo 3, comma 1-duodecies modifica l'articolo 2, comma 5-undecies, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n.225 (recante proroga di termini legislativi), inserendo tra i destinatari degli interventi del Piano nazionale triennale della pesca, relativamente alle iniziative di cui agli articoli 16, 17 e 18 del D.Lgs n. 154/2004, i soggetti che hanno stipulato il contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento del settore.

L'articolo 3, comma 1-terdecies, introduce una particolare ipotesi di nullità delle clausole disciplinanti i termini di pagamento a favore delle PMI.

L'articolo 3, comma 1-quaterdecies, introdotto nel corso dell'esame al Senato, proroga il termine previsto per l'adeguamento degli statuti delle Federazioni sportive nazionali (FSN), delle Discipline sportive associate (DSA) e degli Enti di promozione sportiva (EPS) alle modifiche introdotte dalla L. 8/2018 in materia di limiti al rinnovo dei mandati degli organi del CONI e di altri organismi sportivi.

In particolare, il termine fissato di 4 mesi dalla data di approvazione delle modifiche statutarie da parte del CONI è ora rideterminato in 6 mesi dalla medesima data.

L'articolo 3-bis apporta talune modifiche alla disciplina in materia di etichettatura dei prodotti alimentari, apporta talune modifiche all'articolo 4 della legge n. 4/2011, abrogandone i commi 1 e 2, 4 e 4-bis, sostituendo i commi 3 e 10, e modificando, con una disposizione di risulta, i commi 6 e 12.

L'articolo 3-ter, introdotto al Senato, modifica alcune agevolazioni e procedure semplificate valevoli per le imprese operanti nella cd. zona economica speciale (ZES). Con le norme in esame, inoltre, anche le imprese che operano nella zona logistica semplificata (ZLS) possano usufruire di tali procedure semplificate.

L'articolo 3-quater detta varie misure di semplificazione, che intervengono in materia di pubblicità e del commercio dell'olio di oliva e dell'olio di semi, pubblicazione degli aiuti individuali nel Registro nazionale degli aiuti di Stato, società a responsabilità limitata semplificata, disciplina dell'iperammortamento.

L'articolo 3-quinquies, apporta alcune modifiche alla disciplina relativa all'obbligo di richiesta del certificato di agibilità dei lavoratori dello spettacolo da parte delle imprese dello spettacolo.

L'articolo 6 prevede la soppressione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) a decorrere dal 1° gennaio 2019 e - fino alla piena operatività di un nuovo sistema di tracciabilità organizzato e gestito direttamente dal Ministero dell'ambiente (istituito e disciplinato dai nuovi commi da 3 a 3-sexies, introdotti nel corso dell'esame al Senato) - dispone l'applicazione dei meccanismi di tracciabilità tradizionali (registri di carico e scarico, formulari di trasporto e MUD).

L'articolo 8-ter, introdotto dal Senato, prevede la definizione normativa sia delle tecnologie basate su registri distribuiti (blockchain) che degli "smart contract".

L'articolo 9, commi 1 e 3 introducono, in via transitoria, la possibilità di assegnazione degli incarichi di medicina generale ai medici iscritti al relativo corso di formazione specialistica. Il comma 2 prevede che le regioni e le province autonome possano disporre limitazioni rispetto ai massimali di assistiti in carico stabiliti dall'accordo collettivo nazionale relativo alla medicina generale e conferma che le regioni e le province autonome possono organizzare anche secondo modalità di tempo parziale i corsi di formazione specialistica in medicina generale.

L'articolo 10, comma 1 si prevede che, in deroga alla procedura ordinaria fissata all'articolo 29 del d.lgs. n. 165 del 2011 ed al successivo D.M. n. 138 del 2017, siano dichiarati vincitori i candidati ammessi al corso di formazione dirigenziale e tirocinio del corso-concorso bandito nel 2017 per il reclutamento di dirigenti scolastici ed assunti secondo l'ordine di graduatoria di ammissione al corso medesimo.

Al comma 2 si prevede che le risorse pari a 8,26 milioni di euro, stanziate per ciascuno degli anni 2018 e 2019, al fine del semi-esonero del personale frequentante il corso di formazione dirigenziale e tirocinio – non più necessarie ai sensi del comma 1 – confluiscano nel Fondo “La Buona Scuola” di cui all'articolo 1, comma 202, legge n. 107 del 2015, per essere destinate alle assunzioni di personale.

L'articolo 10-bis, introdotto al Senato, modifica la disciplina del trasporto di persone mediante servizi pubblici non di linea, relativa ai servizi di noleggio con conducente (NCC), definita dalla legge n. 21 del 1992, introducendo una serie di requisiti e caratteristiche da rispettare nello svolgimento del servizio.

L'articolo 11-ter reca disposizioni in materia di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, prevedendo un Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI), volto ad offrire un quadro definito di riferimento delle aree ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione e ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale (commi 1-3).

Nelle more dell'adozione del Piano sono sospesi i procedimenti amministrativi, ivi inclusi quelli di valutazione di impatto ambientale, relativi al conferimento di nuovi permessi di prospezione o di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi. La sospensione non si applica ad una serie di casi espressamente previsti e, in particolare, ai procedimenti relativi al conferimento di concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi pendenti alla data di entrata in vigore della legge di conversione. Nelle more dell'adozione del Piano non è pero consentita la presentazione di nuove istanze di conferimento di concessione di coltivazione, fatta salva la proroga di vigenza delle concessioni in essere. Peraltro, una volta adottato il Piano, nelle aree in cui le attività di coltivazione risultino incompatibili con le previsioni del Piano stesso, le concessioni di coltivazione, anche in regime di proroga, vigenti alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, mantengono la loro efficacia sino alla scadenza e non sono ammesse nuove istanze di proroga (commi 4-5 e 8).

Sono sospesi i permessi di prospezione o di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in essere, sia per aree in terraferma che in mare, con conseguente interruzione di tutte le attività di prospezione e ricerca in corso di esecuzione. (comma 6-7).

Sono disciplinate le ipotesi nelle quali, all'esito di una valutazione di compatibilità con il Piano, i predetti permessi riprendono o perdono definitivamente efficacia (comma 8).

E' prevista la rideterminazione in aumento dei canoni annui per le concessioni di coltivazione ed una sostanziale conferma dei canoni di stoccaggio nella terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale italiana (comma 9), nonché la rideterminazione in aumento dei canoni annui dei permessi di prospezione e ricerca (comma 10).

E' autorizzata la spesa di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020, da iscrivere su capitolo dello stato di previsione del MISE, per far fronte agli oneri per la predisposizione del Piano (comma 11).

Per far fronte agli ulteriori oneri derivanti dalle disposizioni in esame è istituito, nello stato di previsione del MISE, uno specifico Fondo (comma 12). Resta fermo il carattere di pubblica utilità delle attività di stoccaggio di gas naturale in sotterraneo (comma 13).

L'articolo 11-quater - introdotto nel corso dell'esame al Senato - modifica la disciplina relativa alle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche.

In particolare, la norma interviene sull'assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d'acqua per uso idroelettrico, disponendo – con una novella all'articolo 12 del D.Lgs. n. 79/1999 - la regionalizzazione della proprietà delle opere idroelettriche alla scadenza delle concessioni e nei casi di decadenza o rinuncia alle stesse, ed in particolare, il trasferimento alle regioni, una volta cessata la concessione:

delle cd. “opere bagnate” (dighe, condotte etc.) a titolo gratuito;

delle cd. “opere asciutte” (beni materiali), con corresponsione di un prezzo da quantificare al netto dei beni ammortizzati, secondo dati criteri (nuovo comma 1 dell'articolo 12 del citato D.Lgs. n. 79).

Vengono altresì prolungati rispetto a quanto attualmente previsto i termini di durata delle nuove concessioni e portati fino a 40 anni, incrementabili di 10, a date condizioni.

A tale riguardo si prevede (nuovo comma 1-bis dell'articolo 12) che le regioni, ove non ritengano sussistere un prevalente interesse pubblico ad un diverso uso delle acque, incompatibile con il mantenimento dell'uso a fine idroelettrico, possono assegnare le concessioni di grandi derivazioni idroelettriche, previa verifica di requisiti di capacità tecnica, finanziaria e organizzativa, ad operatori economici individuati attraverso l'espletamento di gare con procedure ad evidenza pubblica; a società a capitale misto pubblico privato nelle quali il socio privato viene scelto attraverso l'espletamento di gare con procedure ad evidenza pubblica; a forme di partenariato pubblico-privato.

Le regioni disciplinano con legge, entro un anno dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame e comunque non oltre il 31 marzo 2020, le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d'acqua a scopo idroelettrico. Nell'indicare in linea generale i contenuti della legge regionale si precisa, tra l'altro, che la durata delle nuove concessioni sia compresa tra 20 e 40 anni, con possibilità di incrementare il termine massimo fino ad un massimo di 10 anni (comma 1-ter).

Le procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche sono avviate entro due anni dall'entrata in vigore della predetta legge regionale, con previsione di procedure di assegnazione applicabili, nonché di poteri sostitutivi esercitabili, nell'ipotesi di mancato rispetto del termine di avvio da parte della regione interessata (comma 1-quater).

I concessionari di grandi derivazioni idroelettriche corrispondono semestralmente alle regioni un canone, determinato con le singole leggi regionali, sentita l'ARERA, articolato in una componente fissa, legata alla potenza nominale media di concessione, e in una componente variabile, calcolata come percentuale dei ricavi normalizzati (comma 1-quinquies).

Per le concessioni di grandi derivazioni idroelettriche con termine di scadenza anteriore al 31 dicembre 2023, ivi incluse quelle già scadute, è demandato alle regioni la fissazione delle disciplina di fissazione delle modalità, condizioni e quantificazioni dei corrispettivi a carico del concessionario uscente per la prosecuzione per conto delle regioni stesse, dell'esercizio delle derivazioni oltre la scadenza e per il tempo necessario al completamento delle procedure di assegnazione, comunque non oltre il 31 dicembre 2023 (comma 1-sexies).

Fino all'assegnazione della concessione, il concessionario scaduto è tenuto a fornire, su richiesta della regione, energia nella misura e con modalità specificamente previste, nonché a versare alla regione un canone aggiuntivo, rispetto al canone demaniale, da corrispondere per l'esercizio degli impianti nelle more dell'assegnazione; tale canone aggiuntivo è destinato per un importo non inferiore al 60% alle Province il cui territorio è interessato dalle derivazioni (comma 1-septies).

Sono fatte salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano (comma 1-octies).

In virtù dell'introduzione della predetta nuova disciplina, l'articolo in esame modifica in più punti la normativa vigente sulle concessioni idroelettriche.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Traversi ed Emiliozzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 1 i deputati Cappellacci e Plangger hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 1550 - quest. preg. n. 1 500 480 20 241 206 274 49 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.