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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 116 di martedì 29 gennaio 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Caiata, Cancelleri, Covolo, Davide Crippa, Gallinella, Gallo, Liuzzi, Lupi, Pastorino, Rizzo e Rosato sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative volte a salvaguardare i livelli occupazionali presso la società Unicoop Tirreno con sede a Livorno – n. 3-00203)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Spena ed altri n. 3-00203 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Buongiorno, Presidente, e grazie. Con riferimento alla questione posta dall'onorevole interrogante concernente la società cooperativa Unicoop Tirreno con sede legale in provincia di Livorno e numerosi punti di vendita in Toscana, Lazio e Campania, si segnala, in primo luogo, l'attenzione con cui il Governo sta seguendo la presente vicenda. L'interrogazione pone in rilievo la criticità occupazionale dei punti vendita del basso Lazio, area geografica già interessata da precedenti crisi industriali. A tal riguardo si premette, come riportato dallo stesso onorevole interrogante, che Unicoop Tirreno, in crisi dall'anno 2015, ha messo in atto processi di riorganizzazione aziendale quali cessioni di ramo d'azienda che hanno interessato alcuni punti vendita in Campania, in particolare l'unità di Napoli via Arenaccia, di Santa Maria Capua Vetere e anche la chiusura definitiva del punto vendita di Terracina nel Lazio. Si segnala, inoltre, che per quanto riguarda le unità di Pomezia, Fiuggi, Velletri, Aprilia, Genzano e Colleferro non risultano istanze di accesso agli ammortizzatori sociali.

Risulta, poi, emanato il decreto direttoriale n. 100287 del 20 ottobre 2017 mediante il quale è stata autorizzata per il periodo dal 3 luglio 2017 al 2 luglio 2018 la corresponsione del trattamento di integrazione salariale in favore di 1.436 lavoratori, su un organico complessivo di 2.423 unità impiegate presso diverse unità, tra le quali quella di Frosinone, per la quale è stato stipulato, in data 14 giugno 2017, un contratto di solidarietà della durata di dodici mesi comportante la riduzione massima dell'orario di lavoro settimanale previsto dal contratto collettivo nazionale del settore imprese della distribuzione cooperativa.

La preoccupazione per le gravi ripercussioni socioeconomiche che potrebbero derivare dall'attuazione del piano industriale di Unicoop Tirreno ha portato all'attenzione, presso il Ministero dello sviluppo economico in data 26 settembre 2018, di un tavolo istituzionale. A seguito del confronto instaurato, la società, accogliendo la richiesta avanzata dal MISE, ha rinunciato alla cessione annunciata dei punti vendita dislocati sul territorio del Lazio per aprire un dialogo tra le parti che conduca a soluzioni condivise, con l'intento primario di tutelare i lavoratori e le lavoratrici dell'azienda e dell'indotto. Per questo motivo la società è stata invitata a non adottare azioni unilaterali e a promuovere, in occasione del consiglio di amministrazione, la presentazione di un nuovo piano industriale che punti al rilancio e alla riorganizzazione dei servizi commerciali anziché alla cessione degli stessi.

In questo contesto anche presso la sede della regione Lazio sono stati già attivati specifici tavoli con le organizzazioni sindacali e con la società e sono stati convocati i sindaci dei comuni coinvolti. Il confronto tra le parti è proseguito nei mesi successivi all'ipotesi di cessazione dei quattro punti vendita di Velletri, Pomezia, Frosinone e Aprilia. Quindi, l'azienda ha proposto un incentivo alla non opposizione al licenziamento e un incentivo al trasferimento dei lavoratori negli altri punti di vendita della società in Toscana.

Lo scorso 15 gennaio le parti e le istituzioni si sono incontrate al tavolo tecnico istituzionale convocato presso il MISE e le organizzazioni sindacali hanno sottolineato che lo schema proposto dall'azienda non ha raccolto condivisioni. Hanno, quindi, chiesto un percorso sostenibile di salvaguardia occupazionale da verificare in un periodo di tempo più lungo rispetto a quello ipotizzato dall'azienda, con la possibilità di mobilità interna anche nel Lazio, accompagnato da un piano di efficientamento complessivo della società e dalle ristrutturazioni dei punti vendita a rischio e supportato, eventualmente, da ammortizzatori sociali di natura conservativa.

Unicoop Tirreno ha comunicato un aumento dell'incentivo per l'esodo volontario e al trasferimento già annunciato in precedenza, precisando l'intenzione dell'azienda di aprire una procedura entro la fine del corrente mese rivolta a tutti gli addetti del Lazio per cominciare ad ipotizzare una tempistica per le chiusure dei primi negozi entro la metà del prossimo mese.

Nonostante i progressi compiuti, la soluzione allo stato non risulta soddisfacente e il tavolo istituzionale ministeriale verrà riconvocato a breve, in quanto il Governo vuole lanciare un segnale concreto al mondo del lavoro con l'obiettivo di garantire, sempre di più, il pieno rispetto della dignità e dei diritti dei lavoratori. Certamente, poniamo grande attenzione a questa crisi che vede coinvolte tante famiglie, prestando ascolto alle richieste delle parti. Ci auguriamo, pertanto, di giungere a una soluzione che possa soddisfare gli interessi di tutti come all'esito di altri tavoli chiusi positivamente negli ultimi mesi.

PRESIDENTE. L'onorevole Spena ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il sottosegretario per la risposta che mi trova soltanto parzialmente soddisfatta, Presidente, perché nell'interrogazione, che ho presentato qualche mese fa, l'attenzione era soprattutto per i punti vendita nel territorio del basso Lazio dell'Unicoop Tirreno, che ha previsto, da quanto ne so, soprattutto una buona volontà oltre che dei lavoratori e, quindi, della stessa Unicoop e delle stesse sigle sindacali che li hanno assistiti e che hanno intrapreso un discorso e tavoli di trattativa con il Ministero.

Come diceva prima il sottosegretario, i punti vendita non sono stati ceduti. Alcuni di questi chiuderanno e altri, come quelli, per esempio, di Colleferro, Genzano, Fiuggi e Pomezia comunque saranno oggetto di ridimensionamento. Si è giunti a trattative non del tutto soddisfacenti come quelle per il ricollocamento nei centri vendita della Toscana o, comunque, per 35 mila euro lordi come riscatto per uscire, appunto, dal lavoro. Ma si tratta soprattutto, sottosegretario, di persone ancora giovani e, quindi, non prossime alla pensione; si tratta di tante lavoratrici e lavoratori, con le loro famiglie, che sicuramente un domani non sapranno a chi rivolgersi.

Se è vero che la crisi dell'Unicoop Tirreno è dovuta soprattutto a una contrazione dei consumi che affligge il nostro Paese, si può dire che però oggi l'economia sicuramente non accenna a risollevarsi, soprattutto se guardiamo agli ultimi dati Istat che addirittura prevedono una stagnazione se non anche una recessione e sicuramente, Presidente, il “decreto dignità” rispetto al lavoro non ha aiutato soprattutto, in tal senso, tanti giovani a trovare un ricollocamento nel mondo del lavoro. Dunque, il lavoro in Italia è sempre meno. Quindi, noi ci saremmo aspettati delle normative, che pure la mia interrogazione prevede, su quelle che erano, appunto, delle azioni proprio per incentivare le imprese ad assumere come quelle relative al taglio del cuneo fiscale e l'abbassamento del costo del lavoro.

So che ci sono, appunto, ancora dei tavoli in corso, così come diceva il sottosegretario, per trovare sicuramente delle risposte più soddisfacenti per le lavoratrici e i lavoratori come quella della cassa integrazione. Bisogna dare comunque atto al Ministero che questo susseguirsi di tavoli testimonia sicuramente un impegno dell'ultimo periodo a trovare delle soluzioni soddisfacenti per i lavoratori e per le loro famiglie. Quindi, io sarò portatrice anche di queste notizie che possono essere, a oggi, alquanto confortanti soprattutto per una soluzione ragionevole del caso Unicoop per quanto riguarda il basso Lazio.

(Iniziative volte a garantire un uniforme sviluppo della banda ultralarga sul territorio nazionale, con particolare riferimento alle cosiddette «aree bianche» – n. 3-00254 e n. 3-00464)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Zucconi e Silvestroni n. 3-00254 e Ciampi n. 3-00464, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Premetto che il Piano nazionale banda ultra larga è stata avviato nell'estate 2016 con diverse procedure di gara ad evidenza pubblica che riguardano diciassette regioni italiane ove sono presenti aree bianche di circa 6.500 comuni.

La prima gara, che contempla il nuovo modello di intervento a concessione e che è comprensiva del lotto relativo alla regione Toscana, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il 4 giugno 2016. Gli esiti di questa procedura, già dalla fase di pubblicazione del bando e fino all'aggiudicazione efficace, sono stati oggetto di diversi ricorsi alla cui conclusione, soltanto in data 20 giugno 2017, si è arrivati al perfezionamento del contratto tra Open Fiber Spa ed Infratel Italia Spa, soggetto attuatore degli interventi previsti nel Piano nazionale banda ultralarga. I lavori riferiti a tale gara sono attualmente in corso e riguardano numerosi cantieri distribuiti in tutto il territorio.

La seconda gara riguarda il precedente modello di intervento “diretto”, il quale prevede lavori di infrastrutturazione appaltati direttamente da Infratel Italia Spa. In tal caso le opere, che hanno riguardato complessivamente 212 comuni in tutta Italia, si sono già concluse, come noto, anche in alcuni comuni della regione Toscana.

La terza procedura di gara, relativa all'aggiudicazione dei lotti riguardanti le tre residuali regioni rientranti nel progetto BUL, si è invece conclusa il 18 dicembre 2018, e si prevede la firma del contratto con il concessionario alla fine di gennaio 2019. Pertanto, l'inizio delle progettazioni da parte di Open Fiber e la contemporanea gara ad evidenza pubblica svolta dal concessionario per individuare gli appaltatori incaricati di realizzare le opere si sono potute avviare soltanto successivamente alla firma dei primi contratti sopra citati.

Nonostante ciò, anche al fine di poter recuperare il gap di ritardo accumulato, nel corso del 2018 è stato dato avvio ai lavori in quasi mille comuni; per il 2019 si prevede l'apertura dei cantieri in circa 2 mila comuni, mentre nei restanti comuni l'esecuzione dei lavori nella realizzazione della rete è prevista nel corso del 2020. Allo stato attuale, data la complessità delle opere da realizzare in aree intensamente distribuite del nostro territorio, si può ragionevolmente auspicare che le opere saranno completate entro il 2021. Al fine di accelerare la commercializzazione dei servizi e garantire l'utilizzo della rete ai cittadini, le procedure contrattuali includono, tra l'altro, che non si debba attendere la fine dei lavori dell'ultimo comune interessato.

Una volta completata la messa a punto delle opere in tutto il territorio, Infratel procederà di fatto al collaudo delle medesime e al rilascio della concessione alla società Open Fiber, la quale successivamente renderà disponibile la rete realizzata a tutti gli operatori. Entro aprile 2019, è in programma l'avvio della commercializzazione nei primi comuni raggiunti dalla rete pubblica di accesso alla banda ultralarga, con l'obiettivo di avere per l'anno in corso almeno 500 comuni con servizi commercializzabili.

Con particolare riguardo alla mancanza di informazioni certe sulla copertura della banda larga e sul quale sia, ad oggi, lo stato di avanzamento del piano per la banda ultralarga in Toscana, e in particolar modo nei comuni medio-piccoli, evidenziata dall'onorevole Ciampi, si rappresenta che tutte le informazioni dettagliate ed aggiornate sull'avanzamento del grande progetto BUL possono infatti essere acquisite sul portale dedicato del Mise www.bandaultralargaitalia.it, dove è possibile, per operatori e cittadini, reperire tutte le notizie relative allo stato dell'arte, anche attraverso un apposito motore di ricerca per l'esplorazione dei dati di copertura sul territorio.

In merito al coinvolgimento dei gestori telefonici ai fini dell'attivazione del servizio di fruizione della banda ultralarga, come richiamato dagli onorevoli Zucconi e Silvestroni, evidenzio che soltanto TIM, tra i diversi operatori di telefonia presenti sul mercato, ha manifestato interesse alle infrastrutture realizzate nei suddetti comuni toscani, e pertanto ha firmato con Infratel il contratto per la loro acquisizione, prevedendo l'attivazione dei servizi ai cittadini entro il 1° semestre del 2019. In particolare, a seguito dell'aggiudicazione del bando indetto dalla regione Toscana nel 2015 da parte di TIM, la stessa società ha evidenziato di aver realizzato ed attivato tutti i collegamenti ADSL o ultrabroadband, adempiendo puntualmente a quanto stabilito nel bando citato.

Con specifico riferimento alla fibra posata direttamente da Infratel in alcuni comuni della regione in questione, TIM ha precisato di aver sottoscritto, in data 31 ottobre 2018, una convenzione con la società “in house” del Mise, che prevede l'attivazione del servizio nei prossimi mesi in 12 comuni toscani.

Per quanto concerne il comune di Calcinaia, cui fa esplicito riferimento l'onorevole Ciampi, e, in particolare, il fatto che l'azienda privata TIM, interessata alla diffusione della banda ultralarga, non abbia potuto portare a termine i lavori a causa di un contenzioso con il Governo, si precisa che la sospensione dei lavori in detto comune è dovuta, di fatto, all'avvio di un procedimento istruttorio da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, autorità amministrativa indipendente, che sta attualmente valutando la posizione di TIM in relazione ad una presunta condotta anti-competitiva posta in essere da detta azienda proprio nel territorio in questione.

L'operatore TIM, sentito al riguardo, ha informato che il territorio in questione risulta coperto per circa 1'80 per cento delle sue unità abitative attraverso 23 armadi TIM che offrono il servizio alla popolazione. Per la restante parte del territorio (20 per cento) la società ha confermato che i lavori di infrastrutturazione sono al momento fermi, in quanto nel giugno 2017 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato un procedimento istruttorio volto a verificare le condotte della società sul mercato dei servizi di telecomunicazioni a banda larga e ultralarga, con particolare riferimento ai piani di sviluppo della rete nelle “aree bianche” oggetto dei menzionati bandi BUL l e 2 di Infratel. A seguito di tale intervento e dei rilievi mossi dall'Autorità garante, TIM ha riferito di aver deciso di sospendere, in via cautelativa, il piano di sviluppo della rete a banda larga e ultralarga nelle aree interessate dal procedimento, tra cui ricade parte del territorio del comune di Calcinaia.

Circa le risorse destinate al Piano banda ultralarga, ricordo che il piano operativo è stato approvato con la delibera n. 65 del 2015 del CIPE, che ha assegnato inizialmente 2,2 miliardi di euro, a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020, per interventi di immediata attivazione. Inoltre, sono state previste ulteriori risorse per un ammontare di 1,3 miliardi di euro, oggetto di successive delibere CIPE a valere sul Fondo sviluppo e coesione e altri 1,4 miliardi con successivi provvedimenti normativi, per un volume complessivo di risorse pari a 4,9 miliardi. A tali risorse si aggiungono gli investimenti privati, necessari al conseguimento dell'obiettivo.

Nella seduta della Conferenza Stato-Regioni dell'11 febbraio 2016 è stato siglato l'accordo­quadro tra il Governo e le regioni per lo sviluppo della banda ultralarga sul territorio nazionale verso gli obiettivi dell'Unione europea 2020. Tale accordo ha stabilito che i 2,2 miliardi assegnati dalla citata delibera CIPE di agosto 2015 sarebbero stati utilizzati “secondo una ripartizione territoriale che tiene conto del fabbisogno stimato per gli interventi pubblici nelle aree bianche dei cluster C e D” e “tenendo conto delle altre risorse disponibili per il finanziamento del piano banda ultralarga in ciascuna regione”.

Oltre agli interventi nelle “aree bianche”, da realizzare nell'arco temporale 2016-2020, il Piano BUL prevede l'intervento dello Stato anche nelle “aree grigie” (a mercato), utilizzando ulteriori risorse individuate dalla delibera CIPE n. 71 del 7 agosto 2017 e gli ulteriori strumenti finanziari previsti dal Piano BUL.

In merito poi alla preoccupazione espressa dagli onorevoli Zucconi e Silvestroni circa la tutela dei finanziamenti previsti per la progettazione ed esecuzione dell'opera pubblica in esame, evidenzio che il Ministero dello Sviluppo economico ha stabilito una rimodulazione finanziaria dell'asse II del Programma operativo nazionale imprese e competitività FESR 2014-2020, relativo all'implementazione della Strategia BUL, al solo fine di non perdere 177 milioni di euro di finanziamenti europei. L'importo destinato originariamente era di 233 milioni, e di questi risultavano impegnati 56 milioni necessari per le aree bianche.

Al fine di salvaguardare tali ingenti risorse, a causa dei citati ritardi accumulati negli ultimi anni nell'avvio dei lavori di posa della fibra, il Ministero dello Sviluppo economico ha proposto una rimodulazione dell'intervento, spostando le risorse sull'asse III del suddetto Programma relativo alle piccole e medie imprese, e che comprende anche interventi per la digitalizzazione delle stesse. Questo asse presenta un fabbisogno finanziario superiore all'asse II in relazione ad interventi già attivati.

Tale determinazione ha, quindi, consentito il pieno utilizzo delle risorse in coerenza con le tempistiche di attuazione e di spesa previste dai regolamenti comunitari, evitando in tal modo tagli ai fondi dedicati alla Strategia BUL, che rappresenta una priorità delle linee programmatiche del Mise in tema di telecomunicazioni e innovazione tecnologica.

Sentita nel merito, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fatto presente di aver tenuto in massima considerazione quanto previsto dalla Strategia italiana per la banda ultralarga e dagli Orientamenti dell'Unione europea per l'applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato in relazione allo sviluppo rapido di reti a banda larga.

Negli Orientamenti, in particolare, l'Autorità ha evidenziato, al punto 42, che le Autorità nazionali di regolamentazione dovrebbero “pubblicare orientamenti ad uso delle autorità locali che includano raccomandazioni relative all'analisi del mercato, ai prodotti e alle tariffe di accesso all'ingrosso e principi di tariffazione, tenendo conto del quadro normativo in materia di comunicazioni elettroniche e delle relative raccomandazioni formulate dalla Commissione”.

Con la delibera n. l20/16/CONS, l'Agcom ha precisato di aver adottato le linee guida per le condizioni di accesso wholesale alle reti a banda ultralarga destinatarie di contributi pubblici, destinate sia alle stazioni appaltanti - al fine di indirizzare la redazione dei bandi di gara per la realizzazione di reti a banda ultralarga con il contributo di finanziamenti pubblici in specifiche aree territoriali a fallimento di mercato (aree bianche NGA), sia ai soggetti aggiudicatari di tali bandi, per individuare le modalità di accesso alle reti in fibra ottica realizzate con il contributo di finanziamenti pubblici.

In particolare, le linee guida individuano, inter alia, i servizi wholesale che il beneficiario dovrà rendere disponibili agli operatori terzi e declinano le relative condizioni di offerta differenziate in funzione del modello di finanziamento pubblico adottato, indipendentemente dalla tecnologia sottostante. Esse hanno anche l'obiettivo di garantire un'apertura della rete per assicurare la replicabilità delle offerte al dettaglio da parte di operatori presenti sul mercato.

Sulla base di quanto definito con la suddetta delibera, Infratel ha quindi fissato le condizioni economiche di offerta di una parte dei servizi d'accesso offerti dalla società Open Fiber nelle aree bianche oggetto di concessione.

Con riferimento alle condizioni economiche, l'Agcom ha segnalato che sono in corso di valutazione le condizioni economiche di offerta dei servizi d'accesso offerti dalla società Open Fiber e i relativi volumi di vendita nelle aree bianche oggetto di concessione.

Riguardo alle iniziative di intervento sulle aree a fallimento di mercato, rilevo, tra l'altro, che presso il Mise è stato istituito il comitato di indirizzo e monitoraggio Infratel, allo scopo di verificare gli obiettivi prefissati nel piano banda ultra larga (BUL), ed è stata costituita una task force al fine di offrire supporto alle regioni nella rendicontazione delle opere realizzate nell'ambito del progetto BUL.

Il 14 gennaio scorso si è svolto al Mise un incontro del comitato, nel corso del quale si è discusso sulla realizzazione di progetti finalizzati a superare il digital divide nelle comunità montane e favorire, attraverso l'adozione di servizi di nuova generazione, la crescita e lo sviluppo sociale ed economico dei suddetti territori.

Il comitato ha inoltre affrontato i temi relativi allo stato d'avanzamento dei lavori per l'attuazione del progetto BUL 2018-2020 (per il quale è stato previsto un lancio di una nuova consultazione pubblica nelle aree nere e grigie del Paese il 21 gennaio 2019), del SINFI (il catasto delle infrastrutture del sottosuolo) e del piano di esecuzione del programma Wifi.Italia.it, che ha già avviato i progetti esecutivi di realizzazione di punti d'accesso wi-fi free nei 140 comuni colpiti dal terremoto del 2016.

PRESIDENTE. L'onorevole Zucconi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, penso che il sottosegretario Durigon abbia pensato di prendermi per stanchezza, francamente, però lo ringrazio, perché è stato piuttosto esauriente. Il problema, però, qui è anche un po' diverso. Ho apprezzato tutto quello che è stato detto, ma facciamo il caso appunto della regione Toscana; il problema è nazionale, ma parliamo di questo caso, perché è emblematico.

Regione Toscana stanzia, anticipa e spende 29 milioni per stendere la banca larga. Gli apparecchi di shelter sono presenti in gran parte dei comuni della Toscana, il problema è che non vengono attivati, perché gli operatori che dovrebbero attivarli non vedono una redditività in quest'operazione. Il risultato rimane quello, cioè che la banda larga, in tanti comuni della Toscana e quindi del Paese in generale, non c'è, quindi le connessioni sono lente e le persone sono costrette a lavorare, soprattutto in parecchie zone montane, con mille difficoltà, perché i download vanno al rallenty eccetera eccetera.

Se a questo aggiungiamo che di recente si sono aggiunte le problematiche che riguardano la connessione che dovrebbe portare anche alla possibilità di svolgere gli adempimenti legati alla fatturazione elettronica, per esempio, perché se no diventa un vero supplizio, il Governo in questo momento di grandi risposte non ne sta dando.

Quindi, la mia soddisfazione è veramente parziale, sottosegretario. Qui ci vuole un impulso.

Intanto, sottolineo che regione Toscana - stranamente - è stata adempiente in tutto, anticipando addirittura la stesura della banda, la creazione e l'allocazione degli shelter, quindi si tratta soltanto che gli operatori vengano o incentivati o convinti ad intervenire anche in quelle aree in cui praticamente c'è una presenza di fallimento di mercato, che capiamo, ma evidentemente, come si dice dalle nostre parti, “poggi e bue fan pari”, cioè laddove ci sono estreme possibilità di guadagno saranno compensate in zone dove comunque un servizio va reso.

Le cito soltanto il fatto che pochi giorni fa - perché questo è il tema, non è quello del Governo - il responsabile TIM della Toscana ovest, il dottor Alessandro Bettini, ha dichiarato, ad esempio, come i lavori ad Altopascio siano da tempo completati, che si è in attesa dell'autorizzazione dell'AGCM per i collaudi.

Allora, qui non vorremmo che partisse un rimpallo di responsabilità fra gli operatori - che dicono di essere in attesa di collaudi o di autorizzazioni, atteso che tutti i comuni della Toscana hanno dato immediata autorizzazione per la stesura della banda larga, quindi in questo si è stati celeri - e il Governo, che non riesce ad incentivare gli operatori e i gestori a partire.

Insomma, lo stallo rimane questo, Durigon, quindi cerchiamo di andare oltre i rituali delle domande e delle risposte. Le ho segnalato un problema importante, che attiene soprattutto a zone che hanno già mille difficoltà, come quelle montane, le ho segnalato il fatto che la fatturazione elettronica comporta poi all'imprenditore di dedicare un certo tempo al computer e alle connessioni, mi affido al Governo perché abbia una sensibilità, ma credo veramente che sia anche un dovere risolvere questo problema.

PRESIDENTE. L'onorevole Ciampi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

LUCIA CIAMPI (PD). Presidente, anch'io sono parzialmente soddisfatta. Ringrazio il sottosegretario per la quantità di notizie che ci ha fornito, molte delle quali erano note a noi amministratori, ma anch'io, come il collega che mi ha preceduto, vengo a sollecitare l'intervento del Governo perché si superi questa fase di stallo, che è assolutamente non compresa, prima di tutto dagli amministratori ma anche e soprattutto dai cittadini, che si vedono sperequati sullo stesso territorio, dove le zone bianche non riguardano solamente zone marginali ma anche addirittura zone all'interno dei centri abitati, che quindi dividono in maniera sperequata cittadini che hanno la possibilità di usufruire della banda larga ed altri che non hanno tale possibilità.

Il piano nazionale strategico BUL, elaborato dal precedente Governo, autorizzato e sostenuto dalla Commissione europea, prevede la copertura del territorio nazionale entro il 2020.

La regione Toscana, come è già stato detto, aveva attivato l'agenda digitale anticipando fondi comunitari, proprio per raggiungere questo risultato il prima possibile. Appare evidente, quindi, la necessità di fornire una connettività ultraveloce in ogni area del Paese per soddisfare le esigenze dei cittadini.

La diffusione della banda ultra larga sta avendo notevoli ritardi, soprattutto nelle zone della Toscana, in particolare nei comuni medio piccoli, come appunto il mio comune, il comune di Calcinaia, di cui sono sindaco, in altri comuni della Valdera e più in generale della provincia di Pisa ma della Toscana in generale.

Dopo alcuni spostamenti inopinati della copertura di fibra ottica in questi comuni, abbiamo visto operare nei nostri territori l'azienda privata TIM, che ha steso i cavi, ma fino a poco tempo fa non aveva attivato le utenze a causa di un contenzioso relativo alla scarsa remunerazione dell'attivazione del servizio stesso: così ci dice TIM e l'ingegner Bettini stesso, con il quale io ho parlato diverse volte.

Open Fiber è l'operatore che si è aggiudicato appunto la gara (il primo bando è stato nel giugno 2016) per le aree a fallimento di mercato, come si dice, gara che ha riguardato sei regioni, tra cui la Toscana, per la diffusione appunto della banda ultra larga. Tuttavia, nonostante gli accordi con TIM rispetto ai quali sarebbe opportuno avere una completa conoscenza, non è ancora riuscita a intervenire in maniera efficace per coprire le aree bianche. La conoscenza specifica a cui io mi riferisco è quella relativa al contenzioso, del quale non riesco bene a capire i termini.

In particolare, di fronte alla continua domanda di connessioni iperveloce che arriva dagli utenti, ma non solamente dai cittadini, anche dalle aziende che operano nel settore digitale e che hanno estremo bisogno di avere una rete all'avanguardia, sarebbe opportuno avere tempi certi riguardo alla fine degli interventi. Questo io chiedo. A Calcinaia si continua a procedere per step, al momento attuale sono connesse - lei lo ha ricordato, sottosegretario - l'85 per cento delle utenze, ma si registrano zone, anche in quelle centrali del comune, in cui la fibra non è ancora attiva e aree bianche di cui resta difficile comprendere il perché della mancata attivazione.

Siamo estremamente grati anche dell'attenzione degli operatori privati, che ci danno anche delle risposte verbali, ma è arrivato il momento di concretizzare gli sforzi, c'è bisogno di una regia comune, di un impulso da parte del Governo. Il Governo si deve impegnare per fare in modo che arrivi a una copertura del 100 per cento anche nei comuni medio-piccoli. Siamo nel 2019, il piano nazionale strategico BUL prevede la copertura totale nel nostro Paese nel 2020, non possiamo lasciare niente di intentato affinché i contributi europei non vadano irrimediabilmente perduti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Salutiamo, intanto, studenti e docenti dell'Istituto tecnologico “Salvo D'Acquisto” di Bracciano, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi).

(Iniziative di competenza in relazione ai casi di polmonite verificatisi in provincia di Brescia – n. 3-00153)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Luca Coletto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Carnevali ed altri n. 3-00153 (Vedi l'allegato A).

LUCA COLETTO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Preliminarmente, desidero ricordare che il Ministero della Salute ha già avuto modo di illustrare a questa Aula, nel corso dell'informativa del 23 ottobre 2018, le numerose e complesse iniziative che da anni sono state condotte per far fronte ad un fenomeno, quello connesso alle forme morbose causate da legionella, sul quale è stata riposta, costantemente negli anni, la massima attenzione.

Ometto, dunque, in questa sede di illustrare nuovamente le iniziative per concentrarmi sugli episodi specifici segnalati nell'odierno atto ispettivo. Do notizia brevemente, innanzitutto, dei fatti e delle prime misure assunte in ambito territoriale.

In seguito alle segnalazioni di un numero anomalo di accessi per polmonite al pronto soccorso di alcuni presidi ospedalieri nelle aree interessate, l'Agenzia di tutela della salute di Brescia ha deciso, in data 7 settembre 2018, l'avvio di una campagna di prelievi di acqua presso i punti diretti degli acquedotti nei comuni nei quali si era verificata la maggioranza dei casi, al fine di effettuare una ricerca mirata del batterio della legionella, ipotizzata quale agente eziologico delle polmoniti.

Nelle giornate dell'8, 9 e 10 settembre 2018 sono stati conferiti al laboratorio di sanità pubblica ed analizzati complessivamente 119 campioni, di cui 63 prelevati presso abitazioni private e 56 in punti significativi delle reti acquedottistiche. Inoltre, poiché soprattutto nei primi giorni del manifestarsi dell'evento alcune persone che presentavano sintomi di polmonite sono state assistite a domicilio dal proprio medico di base, l'Agenzia di tutela della salute di Brescia, il 13 settembre 2018, ha dato indicazione ai medici degli ambiti territoriali di Montichiari e Leno di invitare i propri assistiti, con diagnosi di polmonite ed esame radiografico positivo, a sottoporsi ad approfondimenti diagnostici per la ricerca sui liquidi biologici degli antigeni di agenti patogeni per la polmonite, quali l'antigene urinario della legionella e l'antigene urinario dello pneumococco e la ricerca sierologica per la legionella.

Contestualmente, a partire dall'11 settembre, è stato anche avviato il prelievo di campioni d'acqua presso alcune ditte aventi torri di raffreddamento; dunque presso tre ditte site nei comuni di Montichiari, Calvisano e Carpenedolo, nei giorni 11 e 12 settembre 2018, sono stati prelevati complessivamente 10 campioni d'acqua dalle torri di raffreddamento e 59 campioni da altri punti di utilizzo di acqua. Le indagini ambientali sono proseguite nei giorni successivi in altre ditte.

In considerazione della distribuzione geografica dei casi di polmonite, che si sono concentrati lungo l'ansa del fiume Chiese, l'Agenzia di tutela della salute di Brescia ha deciso anche di campionare l'acqua del fiume in vari punti del suo corso e di alcuni vasi irrigui da esso derivanti.

Alla data del 28 settembre 2018, i campioni complessivamente posti in semina nel laboratorio della sanità pubblica dell'Agenzia di tutela della salute di Brescia erano 493 e i casi complessivi di polmonite giunti al pronto soccorso erano 651 e per il 74,2 per cento dei casi si è reso necessario il ricovero, cioè 483 casi.

Bisogna rimarcare che da tale attività di indagine risultava l'assenza di positività in tutti i campioni di acqua prelevati da acquedotti e punti di rete, mentre gli esiti riguardanti le torri di raffreddamento, positivi in 9 casi su 10, hanno determinato le locali Agenzie di tutela della salute a chiedere ai sindaci dei comuni coinvolti l'emissione di un'ordinanza contingibile e urgente a carico delle ditte per un intervento di sanificazione degli impianti.

Preme far presente che, in tutte le summenzionate attività, le Aziende per la tutela della salute di Brescia e Val Padana sono state supportate dall'Istituto superiore di sanità, che, in conformità alle indicazioni e alle linee-guida vigenti, ha confermato le diagnosi, la tipizzazione degli isolati ed ha partecipato a due teleconferenze che avevano come obiettivo la consultazione e la condivisione delle informazioni e dei dati disponibili.

In tali occasioni, l'Istituto superiore di sanità ha fornito alle Agenzie e alla regione Lombardia i suggerimenti tecnici di carattere epidemiologico e microbiologico per il proseguo dell'indagine, nonché in merito alle attività epidemiologiche rivolte all'identificazione della fonte dei casi di legionellosi.

Dai dati attualmente disponibili, l'Istituto segnala, dunque, che non è ancora possibile identificare la fonte che ha determinato l'evento. Di converso, dal novembre 2018, il numero di casi di legionellosi nel territorio delle citate agenzie, è tornato di nuovo quello atteso.

In effetti, ad esclusione della correlazione osservata tra i ceppi di origine umana appartenenti al sottotipo ST 1455 con i ceppi di origine ambientale isolati nel fiume Chiese, i ceppi isolati dalle altre possibili fonti di contagio sono diversi tra loro e non hanno alcuna correlazione con i ceppi isolati nei pazienti.

In conclusione, si ha ragione di ritenere che l'evento epidemico in esame sia molto complesso poiché più fonti hanno concorso al verificarsi dei casi di legionellosi e dei casi di polmonite di diversa eziologia, per di più in un contesto meteorologico tale da favorire la dispersione di legionellosi nell'ambiente.

Anche per tali motivi, l'Istituto superiore di sanità ha, da ultimo, suggerito alla regione Lombardia di effettuare di nuovo i campionamenti presso i siti risultati negativi, prelevando quantità maggiori di acqua, circa due litri, in quanto nell'ipotesi che gli impianti siano stati disinfettati, la legionella potrebbe essere in bassa carica.

L'Istituto ha anche proposto di effettuare indagini su impianti di depurazione delle acque e di verificare come le acque reflue vengono smaltite o eventualmente riutilizzate. Tali indagini sono tuttora in corso.

Concludo dando piena assicurazione in merito all'impegno, che continuerà ad essere garantito, al prosieguo delle iniziative che sono state illustrate e che testimoniano un proficuo livello di coordinamento tra le autorità sanitarie locali e l'Istituto superiore di sanità, cui tutti riconoscono un profondo patrimonio scientifico ed esperienziale, tra gli altri, nello specifico campo della sorveglianza epidemiologica della legionellosi.

PRESIDENTE. L'onorevole Bazoli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Carnevali ed altri n. 3-00153, di cui è cofirmatario.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie Presidente, sono un po' preoccupato dalla risposta, che attesta l'attività che è sta fatta dalle Aziende locali e anche dall'Istituto superiore sanità, ma che, come temevo, non ci fornisce una risposta sulla causa di questa epidemia di polmonite che si è registrata nel bresciano nel settembre scorso.

Il sottosegretario ha citato un po' di numeri, ma credo che, per far capire la dimensione del fenomeno, sia il caso di sottolinearne alcuni altri, perché l'epidemia ha riguardato una porzione di territorio abbastanza limitata, cioè l'area sud-orientale della provincia di Brescia e l'alto mantovano, ma la cosa particolare di questa epidemia è che ha riguardato, in particolare, sette comuni della provincia di Brescia, della bassa bresciana sudorientale, nei quali si sono registrati in totale 363 casi di polmonite, contro una media di circa 20, 30, 40, negli stessi periodi corrispondenti.

Quindi c'è stata un'epidemia improvvisa e della quale ancora, come purtroppo la risposta all'interrogazione ci ha testimoniato, non conosciamo le cause, nonostante l'impegno profuso. Ricordo che una settimana dopo che si registrò questa epidemia l'assessore al welfare di regione Lombardia fece una dichiarazione molto imprudente e incauta, perché disse che la causa era da ricercarsi nelle torri di raffreddamento di alcune aziende limitrofe al territorio. Oggi ci viene confermato, invece, che probabilmente non è lì che si annida la causa dell'epidemia, cioè non è dentro quelle torri che si annida il batterio che ha causato poi questa epidemia. E però, detto che lì non c'è la causa, ancora non sappiamo quali sono le cause prossime di un'epidemia che ha generato una vasta preoccupazione, ovviamente, nei territori interessati, che ha causato numerose patologie, anche con grandi conseguenze a carico di chi è stato colpito, perché c'è stato almeno un decesso che è certamente dovuto a questa epidemia.

Ed è preoccupante il fatto che ancora oggi non abbiamo alcuna certezza. Qualcuno ha detto che è stato un caso unico al mondo, e quindi, probabilmente, anche questo testimonia dell'eccezionalità dell'evento, ma il fatto che ad oggi, dopo molti mesi dall'evento, ancora le autorità non siano in grado di indicarci qual è la causa ovviamente non rassicura le popolazioni interessate, anzi, desta ulteriore preoccupazione. E non vorremmo che nelle attività anche di indagine e di verifica dell'Istituto superiore di sanità avesse inciso anche il fatto che in questi mesi l'istituto è stato interessato, da un lato, dall'azzeramento del Consiglio superiore, dall'altro lato, dalle dimissioni dei vertici, che, probabilmente, non hanno aiutato anche a svolgere al meglio il suo compito.

Quindi, noi prendiamo per buono l'impegno che è stato testimoniato e ribadito qui dal sottosegretario, però ci teniamo a ribadire che per questi territori è fondamentale riuscire a arrivare in tempi brevi a una verifica puntuale, a un accertamento puntuale delle cause, perché questo consentirebbe di rasserenare la popolazione e anche di avere qualche elemento in più per capire come prevenire ulteriori episodi come questi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Tempi di adozione del decreto ministeriale concernente le modalità e i requisiti minimi relativi alle attività di agricoltura sociale – n. 3-00362)

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, Alessandra Pesce, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Spena n. 3-00362 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRA PESCE, Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio innanzitutto l'interrogante, che mi offre l'opportunità di sottolineare e confermare come il tema dell'agricoltura sociale sia di interesse per il Ministero, vista la sua capacità di proporre soluzioni innovative di welfare. L'obiettivo dell'agricoltura sociale è infatti quello di migliorare lo stato di salute fisico e mentale delle persone attraverso la possibilità del lavoro in campagna, con ricadute positive anche a livello sociale; intende favorire il reinserimento di soggetti svantaggiati nella comunità e, al contempo, produrre. La legge 18 agosto 2015, n. 141, recante le disposizioni in materia di agricoltura sociale, prevede che, con un decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ora Mipaaft, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, e acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, vengano definiti i requisiti minimi e le modalità relative alle attività di cui al comma 1 della stessa legge, ovvero le attività dell'agricoltura sociale esercitate dagli imprenditori agricoli in forma singola e associata e dalle cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381.

Il provvedimento in oggetto ha acquisito l'intesa in seno alla Conferenza in data 21 dicembre 2017 e in data 15 gennaio 2018 lo schema di decreto è stato trasmesso al Senato della Repubblica e alla Camera dei deputati per l'acquisizione del parere, che, tuttavia, non è stato reso in tempo utile prima dello scioglimento delle Camere.

Il 12 settembre 2018 lo schema di decreto è tornato nuovamente alle competenti Commissioni parlamentari per l'acquisizione del suddetto parere. Per concludere, comunico che il decreto, sottoscritto dal Ministro Centinaio lo scorso 21 dicembre, è stato trasmesso agli organi di controllo in data 24 gennaio, e in data 24 gennaio ha ottenuto l'esito positivo dall'Ufficio centrale di bilancio. Questa procedura è a norma di legge per la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale e sul sito del Ministero. Tengo, infine, a sottolineare che questa amministrazione, conscia della rilevanza della tematica, ha invitato i componenti dell'Osservatorio sull'agricoltura sociale a predisporre mirati gruppi di lavoro al fine di procedere alla stesura di linee guida che ulteriormente rafforzino il sistema dell'agricoltura sociale in chiave partecipativa e condivisa.

PRESIDENTE. L'onorevole Spena ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

MARIA SPENA (FI). Grazie Presidente, grazie sottosegretario Pesce. Dunque, finalmente ci siamo, ci siamo a questo decreto che aspettavamo da tempo, e quindi lo vorremmo vedere pubblicato per vedere anche quale sarà il contenuto di questo decreto e, soprattutto, quelle linee guida che sono necessarie per dare uniformità di attuazione a tutte quelle regioni che credono in questo progetto. Presidente, nell'agricoltura sociale l'Italia è stata tra i Paesi la prima che in Europa si è affacciata a questa alternativa del fare agricoltura. L'attenzione al sociale da parte di questo Governo ha visto delle défaillance, dei vuoti; pensiamo anche, Presidente, a quello che è stato l'aumento dell'IRES nei confronti delle no profit e anche un po' alla disattenzione rispetto alla finanziaria per le famiglie con disabili.

Quindi, noi crediamo che la politica portata avanti dal Ministro Centinaio con il Ministero dell'agricoltura possa anche un po' sopperire a quelli che sono dei vuoti nell'azione nei confronti di chi è rimasto indietro, nei confronti di chi ha più bisogno, nei confronti di quelle tante famiglie con figli affetti da disabilità psichica e fisica che nella natura, nel lavoro dei campi, con l'avvicinamento alle attività connesse alle tante aziende agricole del nostro territorio nazionale possono trovare conforto. Quindi, sono tante le scuole, soprattutto le scuole agrarie, e quindi gli istituti agrari, che hanno fatto dei progetti, con tanti ragazzi che si sono avvicinati alle attività agricole.

Oltretutto, si dà anche la possibilità a tante imprenditrici che con le nuove tecnologie possono sicuramente trovare degli sviluppi e degli sbocchi lavorativi nel campo del sociale insieme a quello agricolo. Le ricadute sono molto importanti, e quindi poter puntare di più sull'agricoltura sociale vuol dire dare valore alla vocazione multifunzionale delle nostre campagne, con degli effetti che sicuramente ricompensano l'intera società, soprattutto nei confronti di quelle persone che sono rimaste indietro.

(Elementi e iniziative di competenza in ordine ai disagi denunciati dai passeggeri del volo Ryanair del 9 agosto 2018, in partenza da Brindisi per Francoforte – n. 3-00148)

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, Alessandra Pesce, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Losacco n. 3-00148 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRA PESCE, Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Il Regolamento europeo n. 261/2004 istituisce regole comuni in materia di compensazione e assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato. Per l'applicazione di tale Regolamento in Italia responsabile è l'Ente nazionale per l'aviazione civile, l'ENAC, il quale ha effettuato verifiche attraverso la competente direzione aeroportuale Puglia e Basilicata, e, anche dall'esame di alcuni reclami pervenuti dai passeggeri presenti sul volo in argomento, è risultato che la compagnia aerea Ryanair abbia offerto l'assistenza prevista nei casi di ritardo prolungato, snack e bevande, e abbia correttamente offerto ai passeggeri la possibilità di rinunciare al volo e di ottenere il rimborso del costo del biglietto, fattispecie prevista in caso di ritardo superiore alle 5 ore. Quindi, ENAC rileva che la compagnia aerea ha correttamente seguito le disposizioni previste dalla normativa comunitaria.

Più in particolare, dal report giornaliero del 9 agosto 2018, è stato rilevato che il volo Ryanair FR1582 Francoforte-Brindisi arrivava sullo scalo pugliese con più di tre ore di ritardo. Di conseguenza, il volo FR1583 Brindisi-Francoforte ha iniziato le operazioni di imbarco alle ore 14,03 e terminato alle ore 14,18. All'arrivo a Brindisi si era già a conoscenza di un problema all'APU, Auxiliary Power Unit, ossia il generatore di corrente di bordo ausiliare. Chiuse le porte dell'aeromobile, i motori sono stati accesi a basso regime per garantire la presenza dell'aria condizionata in cabina, avendo ancora l'APU non operativa. L'aria condizionata, tuttavia, non era funzionante su tutto l'aeromobile. Contestualmente, lo slot del volo subisce una revisione peggiorativa per cui c'è una nuova autorizzazione al decollo alle 15,33. Trascorsi quaranta minuti dal termine dell'imbarco, il comandante informa la rampa di volo che a bordo alcuni passeggeri si sono lamentati per il caldo eccessivo e alcuni hanno chiesto di scendere dall'aeromobile. All'apertura del portellone viene fatto sbarcare tutto il volo perché molti passeggeri erano visibilmente provati delle alte temperature raggiunte in cabina. Lo sbarco è iniziato alle ore 15,15 sotto il presidio delle forze di polizia. Il secondo imbarco è avvenuto alle 16,20 ed è terminato alle 16,35. Mentre l'aeromobile è pronto per la messa in moto, tre passeggeri decidono nuovamente di scendere e non ripartire più. Dopo un breve colloquio, i passeggeri risalgono a bordo. Nel frattempo lo slot assegnato in precedenza alle ore 16,39 viene perso e l'aeromobile decolla effettivamente alle ore 17,20.

PRESIDENTE. L'onorevole Losacco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ALBERTO LOSACCO (PD). Grazie, Presidente. Ringrazio anche la sottosegretaria Pesce, sottosegretaria all'agricoltura, e non nascondo che ci ho messo qualche minuto per ricordarmi che, per lo spirito frizzante e l'allegria del Governo, il turismo è caduto sotto quel Ministero. Quindi riconosco anche la puntigliosità della replica e del commento del sottosegretario. L'atto di sindacato ispettivo si riferisce ad un disservizio e a un conseguente rilevante disagio che era occorso, come è stato riportato dal sottosegretario e anche dagli organi di informazione, ai viaggiatori del volo del 9 agosto scorso, quindi in piena estate, in partenza da Brindisi per Francoforte. È vero che è un episodio accaduto diversi mesi fa, ma si tratta purtroppo di un disservizio che si verifica frequentemente negli aeroscali del Mezzogiorno e pone un problema non di poco conto in un territorio nel quale il diritto alla mobilità risulta essere condizionato al forte gap infrastrutturale. È evidente che il cattivo funzionamento dei collegamenti disponibili rischia di avere implicazioni non solo dal punto di vista dell'effettivo esercizio del diritto ma anche dal punto di vista economico, in particolare per il settore turistico. Ora sappiamo che questi ultimi mesi per la compagnia in questione sono stati mesi critici per una serie di agitazioni del personale a causa del riconoscimento di alcune importanti diritti e sappiamo anche che le vicende Alitalia sul futuro della compagnia di bandiera hanno ripercussioni sulla mobilità aerea.

Il 2018 è stato un anno per gli aeroporti pugliesi straordinario. Complessivamente, su Bari e Brindisi i passeggeri in arrivo e partenza sono stati oltre 7 milioni e mezzo, un dato mai raggiunto, con un incremento del 7,2 per cento rispetto al 2017, mentre sul traffico di linea abbiamo avuto un aumento del 7,4 per cento. Ancora maggiore il traffico per le linee internazionali, con quasi 3 milioni di passeggeri in più, quindi con un incremento del 18,2 per cento rispetto all'anno precedente.

L'aeroporto di Bari per la prima volta ha superato il tetto dei 5 milioni, quindi possiamo dire che negli ultimi tre anni gli aeroporti della Puglia hanno raggiunto traguardi importanti in termini di efficienza e autonomia, dimostrando piena capacità di stare sul mercato. Questo valore va quindi preservato ed è per questo che episodi come quello oggetto dell'interrogazione dovranno essere evitati perché rischiano di inficiare il grande lavoro portato avanti per rafforzare la raggiungibilità e i collegamenti della Puglia con destinazioni nazionali e soprattutto verso l'est.

I poli di attrazione turistica, l'incremento del turismo religioso e i profili fieristici, l'agroalimentare, l'essere porta del Levante necessitano di collegamenti aeroportuali efficienti. Prendiamo atto della risposta del Governo ma siamo preoccupati per ciò che è alla base delle scelte dell'Esecutivo che sono contenute nella legge di bilancio. Penso, ad esempio, ai tagli all'ENAC e anche alla rete infrastrutturale, al servizio degli aeroporti. Solo all'ultimo sono stati infatti scongiurati tagli ancora più rilevanti per il sistema infrastrutturale al servizio del polo fieristico. Al di là della propaganda, infatti, esiste il merito delle questioni e la mobilità aerea è fondamentale all'interno del Sud e lo è ancora di più per la Puglia, anche in relazione all'evento Matera Capitale della Cultura europea 2019, che vede proprio negli aeroporti pugliesi i due approdi principali.

Continueremo, pertanto, a monitorare attentamente questo strategico segmento della mobilità per la Puglia che, ovviamente, non è estraneo agli obiettivi per il rilancio economico di tali territori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Per un richiamo al Regolamento.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. Esattamente, intervengo per un richiamo al Regolamento, in particolare all'articolo 8 del nostro Regolamento, laddove stabilisce, nella prima frase del primo comma, che il Presidente rappresenta la Camera. Già ieri abbiamo svolto un intervento in questa direzione e dobbiamo purtroppo constatare, da un lato, la continua afasia, il permanere di un continuo silenzio da parte del Presidente della Camera e, dall'altro, la continua recrudescenza di azioni ed iniziative del Governo nei confronti delle prerogative dei parlamentari. Mi riferisco in particolare, signora Presidente, a delle dichiarazioni del Ministro Toninelli, che riteniamo gravi e che fanno il paio con le dichiarazioni rese dal Ministro Salvini due giorni fa. Il Ministro Toninelli, intervistato da una importante e autorevole quotidiano del nostro Paese, Il Corriere della Sera, non ha trovato nient'altro di meglio che attaccare i parlamentari dell'opposizione, i quali, a suo dire, avrebbero violato un divieto e che, sempre a suo dire, a questo punto dovrebbero essere segnalati all'autorità giudiziaria. Noi vorremmo dire al Governo di mettersi l'anima in pace e di denunciarci tutti a questo punto, in quanto, come è noto, il Partito Democratico e il gruppo parlamentare alla Camera del Partito Democratico, insieme con i colleghi del Senato, ha avviato una staffetta per consentire la presenza di tutti i parlamentari per evidenziare di fronte al Paese l'incresciosa situazione. Tuttavia, signora Presidente, qui abbiamo un nodo che solo il Presidente dalla Camera con un autorevole intervento può sciogliere. Infatti, l'altro giorno il Ministro Salvini accusa i parlamentari che esercitano le loro prerogative di commettere reati. Oggi il Ministro Toninelli fa appello alla magistratura e all'autorità giudiziaria richiamandola a controllare i parlamentari dell'opposizione. Il rapporto tra Parlamento e Governo è un nodo delicato rispetto al quale è il Parlamento a controllare il Governo e non viceversa, e il silenzio del Presidente della Camera non è accettabile, signora Presidente: silenzio sulle prerogative negate e conculcate dei rappresentanti parlamentari, tutti, non solo dell'opposizione; silenzio sugli attacchi e sulle minacce, neppure troppo soffuse, che i membri del Governo fanno nei confronti dei parlamentari della minoranza che esercitano le loro prerogative; silenzio, signora Presidente, sugli attacchi che, via social, sono stati rivolti ad alcuni esponenti della Camera. Non mi riferisco a persone che sono iscritte al nostro gruppo, ma invito a vedere che cosa è accaduto nei confronti della collega Prestigiacomo e di quanto costei sia stata messa alla berlina su un sito social ufficiale di un partito di Governo quale la Lega. Su tutto questo vi è il silenzio: sono cose inaccettabili, signora Presidente!

Noi riteniamo che il Presidente della Camera - proprio in ossequio all'articolo 8, al fatto che esso ci rappresenta tutti e non rappresenta un partito e non rappresenta una fazione e non rappresenta una parte limitata dell'Aula - debba compiere, a questo punto, non più solo un'azione verbale, ma, magari, un gesto; vada lui, magari accompagnato dai livelli istituzionali, a Siracusa, vada sulla Sea Watch, intervenga personalmente.

È la terza carica dello Stato e così, magari, con una rappresentanza istituzionale, salga lì sopra e metta definitivamente fine a una vicenda incresciosa e incredibile che non rende onore al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Inoltrerò, naturalmente, la sua richiesta al Presidente Fico.

Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Colletti e Sarti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

In ricordo dell'onorevole Ettore Peretti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Simone Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, colleghi, ricorreva ieri l'anniversario della scomparsa di Ettore Peretti, a soli cinquantanove anni, a causa di un infarto, il 28 gennaio 2018. Era nato a Costermano, in provincia di Verona, il 14 marzo 1958; laureato sia in scienze agrarie che in scienze politiche, ha iniziato la sua attività politica sul territorio: consigliere comunale, assessore comunale e assessore provinciale. Le responsabilità ricoperte in qualità di amministratore locale hanno segnato profondamente l'intera esperienza politica di Ettore Peretti.

Eletto alla Camera per la prima volta nel 1994 con il Centro Cristiano Democratico e, poi, confermato per altre tre legislature, ha sempre svolto il proprio mandato con rigore, dedizione e spirito di servizio, mantenendo un legame profondo con la terra di origine di cui conosceva perfettamente la storia e della quale condivideva identità, difficoltà, speranze, passioni e identità.

Come membro di questa Camera è stato componente della Commissione bilancio e della Commissione agricoltura, della quale è stato anche vicepresidente, facendosi promotore di numerose iniziative legislative; alcune, sono diventate leggi, come quella in materia di attuazione degli interventi programmati nel settore agricolo, agroindustriale e forestale e anche sulla motivazione dei provvedimenti amministrativi.

Dopo il suo mandato parlamentare, Ettore Peretti ha collaborato come dirigente all'ANAC e all'Autorità per la privacy. Amava lo sport e la solidarietà Ettore Peretti e, di qui, il suo impegno sia negli anni in cui ha svolto il suo mandato parlamentare, sia successivamente nella nazionale di calcio dei parlamentari, della quale era diventato nel corso del tempo un pilastro fondamentale, sia dentro che fuori dal campo. Molti colleghi che interverranno quest'oggi, Presidente, lo hanno conosciuto in quel contesto e lo hanno apprezzato in quel contesto, mentre altri, come me, hanno avuto la fortuna di condividere anche l'impegno e la presenza in quest'Aula. Ettore Peretti era un'intelligenza viva, vivace, era simpatico, era sobrio, era discreto, era capace di dire la parola giusta al momento giusto, era una persona che capiva la politica e sapeva farsi portavoce delle esigenze del suo territorio anche in queste Aule. Ettore Peretti ci ha lasciato l'anno scorso, in un periodo in cui il Parlamento non era riunito e quindi la sua figura non è stata ricordata, ma è successo qualcosa di molto speciale: al suo funerale, a Costermano, si sono incontrati colleghi di tutti i gruppi parlamentari, compagni di squadra di tutti i gruppi parlamentari e amministratori locali a testimoniare con la loro presenza quanto fosse trasversalmente apprezzato e amato anche sul territorio, tant'è vero che, proprio a Costermano, dedicheranno ad Ettore Peretti un centro polifunzionale.

Noi, oggi, lo ricordiamo in quest'Aula, ricordiamo il suo sorriso, la sua presenza, il suo contributo politico e umano, le sue battaglie e lo ricordiamo come uomo, come amico, come compagno di squadra. Il nostro abbraccio alla moglie Monica e alle sue figlie, Giulia e Francesca, che lo hanno perduto troppo presto, ma che hanno avuto la fortuna di amarlo come marito e come padre (Applausi).

PRESIDENTE. Ringrazio il deputato Baldelli di aver commemorato il nostro collega, Ettore Peretti. Come ha detto anche lei, collega, giustamente, Ettore Peretti non è stato ricordato in occasione della sua scomparsa, in quanto appunto in quel periodo le Camere erano sciolte. Desidero quindi esprimere a nome mio personale e di tutta l'Assemblea il più profondo cordoglio e le più sincere condoglianze alla famiglia di Ettore Peretti (Applausi).

Ha chiesto di parlare il deputato Roger De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. E' con grande emozione per me ricordare, a nome del Partito Democratico, la figura di Ettore Peretti, deputato per quattro legislature. Lo ha descritto molto bene il collega Baldelli, che ringrazio.

Nonostante tanti anni trascorsi a Roma, non aveva mai perso il legame forte con il proprio territorio, con la sua terra d'origine, con il Veneto, con il suo comune, e non è un caso che proprio il suo comune, con un'operazione che lui ha portato avanti negli ultimi mesi della sua vita, gli stia dedicando proprio una palazzina polifunzionale. Questa è anche la cifra della figura morale di Ettore Peretti, che manteneva gli impegni presi e portava a casa i risultati. Un uomo onesto, un galantuomo, un uomo generoso, una figura - io la definirei così - d'altri tempi, veramente d'altri tempi. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo nel 2013, quando, con un gruppo di deputati appena entrati in Parlamento siamo andati ai primi allenamenti della nazionale parlamentari. Lui, come faceva con tutti quanti noi appena arrivati, ci prendeva sottobraccio anche fisicamente e ci consigliava rispetto alla vita parlamentare e anche all'importanza di un'associazione come la Nazionale parlamentari: uno strumento che, per uno come lui che con me si definiva un “radicalmente moderato”, metteva insieme le anime e le persone, metteva insieme estrazioni diverse, culture diverse, sensibilità politiche diverse. Dentro quel rettangolo di gioco però si giocava tutti per la stessa squadra e si portavano avanti con orgoglio, con la testa alta e la schiena dritta le istituzioni, il ruolo del Parlamento e il ruolo anche della Nazionale parlamentari. Ci teneva sotto braccio all'inizio, nel 2013, come nel 2018, quando, nelle cene dopo gli allenamenti, eravamo tutti molto preoccupati e tesi per l'imminente campagna elettorale. Ebbene, Ettore aveva sempre una parola di conforto per tutti quanti noi.

Ecco, Ettore: un uomo squadra, un uomo che, dal centro della difesa, sosteneva ed aiutava tutti. Un abbraccio forte alla famiglia, alla moglie e alle due figlie, con l'orgoglio di dire che, di generosi uomini squadra come Ettore Peretti, ne abbiamo tanto, tanto bisogno anche oggi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angelo Tofalo. Ne ha facoltà.

ANGELO TOFALO. Grazie, Presidente. Ettore era un amico, una di quelle amicizie recenti, ma sincere, che possono comprendere fino in fondo soltanto coloro che nella propria vita si sono sbucciati le ginocchia, graffiati le gambe dietro ad un pallone di cuoio su campetti in terra e in erba. Non ho conosciuto l'uomo politico, l'onorevole Ettore Peretti, come ha raccontato il collega Baldelli, parlamentare della Repubblica, già consigliere, assessore e parlamentare della Repubblica italiana in ben quattro legislature, ma ho avuto il piacere e l'onore di conoscere invece l'uomo Ettore, che entrò in Parlamento nel lontano 1994, ma entrò soprattutto nella Nazionale parlamentari, Nazionale parlamentari che ha una storia di circa trent'anni ed Ettore ha scritto quasi 25 anni, ahimè fino al giorno prima della sua prematura scomparsa. Ettore ha rappresentato l'Italia con la Nazionale parlamentari in tutti o quasi i continenti del globo, ha partecipato a tre partite del cuore (nel 1996 a Bologna, nel 1997 nella sua Verona, nel 2011 a Parma). Sa Presidente, noi abbiamo una regola: quando si esce da quest'Aula e si va a fare l'allenamento, non si parla più di politica, ma nella scorsa legislatura spesso i toni sono stati molto accesi - lo saranno sicuramente anche in questa - e spesso ci siamo scontrati, quando però arrivavi al campo, Ettore, proprio per l'esperienza che aveva avuto verso noi più giovani - mi riferisco al sottoscritto, ricordo i colleghi Lotti, Fanucci, tutti, da destra a sinistra, senza colore, senza simbolo, senza partito - era capace di guardarci negli occhi, di scambiare velocemente due battute e di far volare via i pensieri, si cominciava a inseguire la palla e tutto passava via. E poi passavamo piacevoli serate dopo l'allenamento a cena tutti quanti insieme. Io credo che, se vogliamo realmente onorare la scomparsa dell'onorevole Ettore Peretti, persona lontana dai riflettori, diversa forse dai politici moderni, dovremmo a mio avviso, Presidente - mi rivolgo anche alla Presidenza - rivalorizzare la Nazionale parlamentari, come una risorsa dell'Italia, degli italiani e di questo Parlamento. E' una nazionale che da trent'anni porta avanti delle iniziative per scopo benefico, per raccogliere fondi per chi resta più indietro ed è questo che Ettore faceva da venticinque anni. Un abbraccio alla moglie e alle figlie e grazie, Ettore, ci mancherai tantissimo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Ricordare Ettore Peretti, ad un anno da quando ci ha lasciati, è come riaprire una ferita, che non riesce a rimarginarsi. Ettore aveva tante qualità e, per come io l'ho conosciuto, qui in Parlamento e sui campi di calcio, una forse le racchiude tutte: era una persona leale, amava il suo territorio, come più volte ci hanno ricordato gli amministratori, il sindaco attuale del suo amato comune e tutti quelli che si sono succeduti nel tempo e lavorava nell'interesse della comunità tutta. È stato un punto di riferimento, ed è stato apprezzato da tanti per i suoi modi semplici ed eleganti. Un uomo moderato - lo hanno già ripetuto altri colleghi - nei modi e nei comportamenti, però estremamente deciso. In politica e nella vita ha sempre avuto il pregio di essere un uomo di squadra. Lo è stato anche nella micro comunità qui in Parlamento e nella sua amata Nazionale di calcio dei parlamentari, come è stato ricordato. In politica, come nel calcio, era solito trovarsi al momento giusto, nel posto giusto. Caro Ettore, sei stato un difensore arcigno, uno di quelli che capiva prima dove sarebbe passato il pallone. Ciao Ettore! Manca il tuo equilibrio in questa grande fase di confusione, manchi tu, caro amico che ci hai lasciato troppo presto, e rivolgo alle persone che più di tutti sentono questa mancanza, alla moglie Monica e alle figlie, Francesca e Giulia, un affettuoso abbraccio. Ciao Ettore (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gabriele Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Ettore Peretti era un uomo che amava la politica e non semplicemente un politico e le due cose non sempre coincidono. Certo deputato, come è stato ricordato, ma anche consigliere comunale del suo comune, assessore e assessore poi in provincia. Un anno fa, durante le sue esequie, in molti lo hanno ricordato con queste parole: “Era un politico del dialogo, era un galantuomo. Manteneva ciò che prometteva, voleva essere utile”.

Così come hanno ricordato altri colleghi del territorio, Ettore aveva scelto una parte politica e difendeva con forza le sue scelte, i valori, gli ideali, come bisogna fare in politica, ma lo faceva sempre con il rispetto degli avversari, così come sul campo da calcio, e in un'epoca di politica urlata - direi muscolare - e di slogan Ettore era assolutamente un'altra cosa. Si imponeva - e per questo in tanti oggi lo ricordiamo - per una presenza e non per altro, nemmeno per la sua posizione politica, ma si imponeva per una presenza e lo ricordiamo con affetto per una stretta di mano, per un abbraccio, per un sorriso, per un gesto insomma.

Non possiamo non ricordarlo partendo solo dalle sue posizioni politiche ma anche e soprattutto per un'amicizia, perché qui dentro, come è stato ricordato da tanti colleghi, pur nelle divisioni, nelle parti politiche, nell'appartenenza differente e diversa, negli schieramenti esistono rapporti umani e luoghi in cui l'umanità viene fuori, come la nazionale di calcio dei parlamentari. Lo ricordiamo in tanti - e questo fa piacere - come uomo politico ma anche e soprattutto come amico (Applausi ).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ciro Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, da deputato veronese unisco anch'io il mio ricordo a quello dei colleghi al compianto Ettore Peretti, che se n'è andato sui campi di calcio prematuramente all'età di 59 anni lasciando stupiti e scioccati tutti coloro che lo conoscevano e che conoscevano anche il suo stile di vita sano, molto attento alla cura del corpo e della salute e questo ci ha lasciati ancor più sorpresi tutti nel ricevere questa notizia. Ettore Peretti era una persona molto amata nel territorio, molto stimata e molto apprezzata, nonostante per stile e per carattere non si mettesse mai in mostra. Quindi, era apprezzato per la sua serietà, la sua presenza, la sua disponibilità e non per toni di voce sopra le righe o per una presenza invadente, neanche sui media. Quindi, una persona che era molto amata dal territorio e che ha dato tanto in molte legislature al suo territorio. È stato sicuramente uno dei punti di riferimento della stagione della Seconda Repubblica che dal 1994 lo ha portato fino all'ultima legislatura, nel 2008, alla Camera dei deputati. Credo sia un esempio di stile sia in campo sia in Aula, un esempio perché ha avuto un comportamento in controtendenza rispetto alla politica dell'apparenza e della propaganda che viviamo oggi. Quindi, anche da questo punto di vista ricordarlo non è solo un atto dovuto, ma è anche un atto che ci può ispirare nelle azioni e nei comportamenti futuri. Quindi, anche da parte mia e del nostro gruppo, rivolgo anch'io le nostre condoglianze ai familiari dell'amico e collega Ettore Peretti (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Matteo Perego di Cremnago. Ne ha facoltà.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Grazie, signora Presidente. Da mesi assistiamo a continue liti tra i due partiti di maggioranza su diversi temi: i migranti, la TAV, i vaccini e oggi tocca alla difesa. Ieri il Ministro Elisabetta Trenta ha dichiarato, per mezzo stampa, che si avvia un processo di ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan. La cosa paradossale e sconcertante è che, mentre il Ministro faceva questa dichiarazione, allo stesso tempo, il Ministro degli affari esteri, Moavero, dichiarava di non saperne nulla, il Partito della Lega dichiarava di non saperne nulla e i 5 Stelle, invece, di appoggiare questa decisione.

Al di là dei continui dissidi e dissensi tra due partiti, la cosa grave è che, ancora una volta, il Ministro Trenta ha utilizzato la stampa - e un'altra volta aveva utilizzato Twitter - per definire la linea strategica della difesa, soprattutto su una tematica così rilevante come le missioni internazionali, il cui dibattito, invece, è prerogativa di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Nel merito, tra l'altro, questa decisione è stata presa sulla base di un'intervista rilasciata da un inviato statunitense, un'intervista al New York Times, ed è stata colta la palla al balzo, in un'ottica, diciamo, di propaganda, dal Ministro Trenta e dal MoVimento 5 Stelle per ritirare le truppe.

Giovanni Bruno, Bruno Vianini, Michele Sanfilippo, Manuel Fiorito, Luca Polsinelli, Carlo Liguori, Giuseppe Orlando, Giorgio Langella, Vincenzo Cardella, Lorenzo D'Auria, Daniele Paladini, Giovanni Pezzulo, Alessandro Caroppo, Arnaldo Forcucci, Alessandro Di Lisio, Roberto Valente, Matteo Mureddu, Antonio Fortunato, Davide Ricchiuto, Giandomenico Pistonami, Massimiliano Randino, Rosario Ponziano, Pietro Colazzo, Massimiliano Ramadù, Luigi Pascazio, Francesco Saverio Positano, Marco Callegaro, Mauro Gigli, Pierdavide De Cillis, Alessandro Romani, Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville, Marco Pedone, Matteo Miotto, Luca Sanna, Massimo Ranzani, Cristiano Congiu, Gaetano Tuccillo, Roberto Marchini, David Tobini, Matteo De Marco, Riccardo Bucci, Mario Frasca, Massimo Di Legge, Giovanni Gallo, Francesco Currò, Francesco Paolo Messineo, Luca Valente, Michele Silvestri, Manuele Braj, Tiziano Chierotti e Giuseppe La Rosa sono i 53 militari italiani caduti sul teatro afghano. Per cosa hanno sacrificato la vita questi militari se questa è l'importanza che viene data dal Ministro della difesa alle nostre missioni internazionali? Questa maggioranza, più che governare il Paese, forse sarebbe più adatta a una serie tragicomica su Netflix (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Presidente, è chiaro che, quando un Governo si propone con questa confusione, in un tema così delicato come le nostre truppe e i contingenti che sono all'estero, io credo che la cosa diventi ancora più grave e ancora più preoccupante per l'autorevolezza del nostro Paese.

Ieri il nostro Governo è stato protagonista, in circa 150 minuti, di alcune agenzie che erano contraddittorie una rispetto all'altra. Inizia il Ministro della difesa che dice: “Entro un anno il ritiro del contingente dall'Afghanistan” e subito dopo il MoVimento 5 Stelle gioisce, dicendo che va bene la pianificazione del Ministro Trenta. Però, alcuni minuti dopo arriva una specie di smentita del Ministro Moavero che dice: “Ritiro dall'Afghanistan? Lo apprendo ora” e subito dopo ancora - le leggo in ordine cronologico - la Lega dice: “Ritiro? Sta valutando Trenta”, smentendo di fatto l'operato del Ministro.

Ecco, se questo grado di approssimazione del Governo fa dei danni in quasi tutti gli argomenti che questo Esecutivo sta toccando in questo periodo, i danni sono ancora più gravi nelle procedure soprattutto in uno strumento così delicato quale quello delle missioni internazionali. Come dicevo, ne va dell'autorevolezza del nostro Paese, della rappresentanza piena e legittima dei nostri militari che corrono rischi tutti i giorni nei vari Paesi in cui sono protagonisti e noi crediamo che l'interesse nazionale meriti un Governo che prenda sicuramente delle decisioni in maniera legittima, ma che non crei nello scacchiere internazionale la confusione che vediamo all'orizzonte.

Su questo noi chiediamo ovviamente che il Ministro si affretti a venire a riferire al Parlamento, perché - ripeto - ne va da una parte dell'autorevolezza del nostro Paese, dall'altra della sicurezza dei contingenti, che, come sappiamo, sono donne e uomini che con grandissima abnegazione servono il nostro Paese e non meritano di correre questi rischi sul campo internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Collega, ovviamente il Governo è presente e avrà ascoltato la sua richiesta. Io comunque la trasmetterò al Presidente della Camera.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, rapidamente, io…

PRESIDENTE. Non sullo stesso tema, suppongo, però.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Assolutamente no.

PRESIDENTE. Prego.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Torno a ripetere la mia richiesta, rivolta al Presidente Fico nelle due scorse sedute, di avere una risposta sulla mia richiesta di prendere visione di quanto accaduto durante la seduta della scorsa settimana, nella quale il Presidente Fico è stato aggredito verbalmente prima al banco della Presidenza da un deputato, e poi mentre scendeva le scale da un rappresentante del Governo, nella fattispecie da un sottosegretario. Ho chiesto di visionare i filmati e di farci sapere se intende dire qualcosa, perché era sotto gli occhi di tutti quello che è accaduto. Ovviamente io attendo una risposta: finché non avrò una risposta, in ogni seduta porrò la stessa domanda.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: D'Uva ed altri: Modifiche all'articolo 71 della Costituzione, in materia di iniziativa legislativa popolare, e alla legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1 (A.C. 1173-A); e delle abbinate proposte di legge costituzionale: Ceccanti ed altri; Ceccanti ed altri; Elisa Tripodi ed altri; Magi (A.C. 726-727-987-1447) (ore 14,27).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale n. 1173-A: Modifiche all'articolo 71 della Costituzione, in materia di iniziativa legislativa popolare, e alla legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1; e delle abbinate proposte di legge costituzionale nn. 726-727-987-1447.

Ricordo che, nella seduta del 24 gennaio, è stato da ultimo respinto, con votazione a scrutinio segreto, il subemendamento 0.1.900.50 Sisto.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo dunque l'esame dell'articolo 1, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.900.51 Ceccanti a pagina 27 del fascicolo.

Su tale proposta emendativa la relatrice ha espresso parere favorevole, subordinatamente ad una proposta di riformulazione.

Chiedo al presentatore se intenda accogliere tale proposta. Deputato Ceccanti, accetta la riformulazione?

A questo punto, se non ci sono interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.900.51 Ceccanti, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e della relatrice di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, due parlamentari del gruppo del Partito Democratico alla Camera, giunge notizia, sono posti sotto inchiesta, l'onorevole Maurizio Martina e l'onorevole Matteo Orfini, con ipotesi di reato del codice penale, per l'ipotesi che abbiano contravvenuto al divieto di avvicinamento nel raggio di mezzo miglio dalla nave Sea Watch, che è alla rada di fronte al porto di Siracusa. La cosa richiama la responsabilità del Presidente della Camera, in quanto l'ipotesi di reato confligge col nostro diritto-dovere, in quanto rappresentanti del popolo, di esercitare la nostra facoltà ispettiva, in particolare nei luoghi non aperti al pubblico, dove è ristretta la libertà delle persone, nel nostro territorio così come nelle nostre acque territoriali, com'è il caso della nave Sea Watch.

Voglio significare alla Presidenza della Camera, peraltro – non so se avrà modo di farlo anche, per diretta testimonianza, l'onorevole Carmelo Miceli, che si trovava a bordo del natante insieme a Maurizio Martina e Matteo Orfini, i quali poi sono saliti anche a bordo della nave; erano anche insieme al senatore Faraone – che tale azione, di avvicinarsi e di salire a bordo della nave, si è svolta avendo chiesto permesso di questo al prefetto locale, e avendo, prima di oltrepassare il limite del mezzo meglio dalla nave, chiesto, come dimostrerà un filmato, alla capitaneria di porto il permesso di accesso entro la parte di mare che risultava preclusa all'avvicinamento da un'ordinanza della capitaneria di porto stessa.

Le chiedo formalmente, a nome del gruppo del Partito Democratico, che richieda al Presidente della Camera… C'è un frastuono… Io non riesco…

PRESIDENTE. Colleghi! Prego.

EMANUELE FIANO (PD). Nel caso dell'apertura di un procedimento penale verso i nostri colleghi, che non saranno i primi né gli ultimi a salire su quella nave a nome del Partito Democratico, in quanto in altri li seguiremo, sempre che non ci venga impedito con la forza fisica o militare, chiediamo che il Presidente della Camera intervenga formalmente circa questa evenienza, perché viene leso il nostro dovere di funzione ispettiva. Chi altri in questo Paese, se non i rappresentanti del popolo, non ovviamente prendendo coloro che il Governo avrebbe dichiarato, visto che non abbiamo nessun provvedimento formale, che non possono scendere a terra -, ma chi altro, se non un parlamentare nel pieno del suo mandato, può verificare le condizioni in cui si trovano queste persone? Peraltro, visita di controllo che hanno svolto anche altri colleghi, come Nicola Fratoianni, Magi e l'onorevole Prestigiacomo. Chi altri, in questo Paese, può verificare le condizioni in cui versano persone la cui libertà è ristretta, se non i parlamentari, che svolgono questa funzione, come è noto, per esempio, nelle carceri italiane? È un punto sul quale deve intervenire il Presidente della Camera. Se non intervenisse, vorrebbe dire che, senza colpo ferire, in questa Repubblica si sanziona la restrizione della libertà di mandato dei parlamentari della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Aggiungo che il Presidente della Camera – ho letto – ha già, per me meritevolmente, espresso opinione politica sulla vicenda politica in sé, ma si badi che si sta superando un limite nella restrizione della nostra libertà di mandato.

Noi ci occuperemo della parte penale, perché abbiamo la dimostrazione che ciò che è avvenuto è avvenuto sotto esplicito e diretto permesso dell'autorità prefettizia e dell'autorità della capitaneria di porto, ma il punto è nelle mani del Presidente della Camera, dal quale ci aspettiamo delle parole chiare e inequivocabili a difesa del nostro compito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chiaramente, trasmetterò anche la sua richiesta al Presidente della Camera.

CARMELO MICELI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Miceli, su che cosa voleva intervenire?

CARMELO MICELI (PD). Presidente, sempre sull'ordine dei lavori e sul tema già…

PRESIDENTE. Collega, non ho intenzione di aprire un dibattito. Ha già parlato il rappresentante del suo gruppo, Fiano, quindi non ho intenzione di riaprire il dibattito su questo tema. Mi dispiace.

CARMELO MICELI (PD). Presidente…

PRESIDENTE. Collega, se è sullo stesso tema, le ripeto che non ho intenzione di aprire un dibattito. Su che cosa?

CARMELO MICELI (PD). Presidente, voglio denunciare pubblicamente dei reati che sono stati commessi di abuso d'ufficio, in danno di alcuni parlamentari, di cui sono testimone, di cui sono personalmente testimone, credo che sia interesse di quest'Aula ascoltare quello che ho da dire. Ieri ho preso parte ad una lunghissima riunione, insieme ad altri deputati, tenutasi in prefettura, alla presenza di sua eccellenza il prefetto di Siracusa e del comandante della capitaneria di porto. Avevamo chiesto ad entrambe le istituzioni di indicarci le modalità per potere accedere presso la nave Sea Watch 3 per esercitare le nostre funzioni e le nostre prerogative da parlamentari, che è questo che credo interessi all'Aula soprattutto, Presidente. Abbiamo ottenuto indicazione da entrambe le autorità sulle modalità, e non solo indicazioni, Presidente, perché quelle autorità si sono anche attivate per trovarci la barca attraverso la quale raggiungere la Sea Watch 3. Grazie alla loro intercessione, ci siamo recati al porto, dove abbiamo preso una barca privata fornitaci dalla capitaneria e in cinque siamo saliti a bordo. Con quella barca ci siamo fermati a poco più di mezzo miglio dalla Sea Watch 3, fermandoci e chiedendo espressamente l'autorizzazione a superare la distanza fissata nell'ordinanza. Solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione da parte della capitaneria, circostanza della quale ho un video, Presidente - ho un video -, ci siamo avvicinati alla Sea Watch 3. Dopo esserci affiancati alla Sea Watch 3, su richiesta espressa del personale di bordo della Sea Watch 3 diretto alla Capitaneria, solo dopo l'autorizzazione a fare accedere a bordo le due persone, autorizzazione concessa de visu e dinanzi a me, circostanza di cui sono testimone, concessa direttamente dalla capitaneria di porto, gli onorevoli Maurizio Martina e Matteo Orfini, questi due nostri colleghi parlamentari, sono saliti a bordo.

Presidente, all'esito della visita sulla Sea Watch, il presidente del nostro partito, Orfini, e Maurizio Martina hanno appreso di essere stati iscritti nel registro degli indagati, o meglio sono stati invitati…

PRESIDENTE. Sì, collega, questo l'ha già specificato anche il suo collega. È già stato specificato e io lo trasmetterò alla Presidenza. Le chiedo di concludere.

CARMELO MICELI (PD). Presidente, non le chiedo solo questo, mi lasci finire. Sono stati invitati a firmare un verbale di elezione di domicilio che contiene una serie di omissioni, l'attività della Capitaneria contiene una serie di omissioni. Mi chiedo perché, se a superare la distanza del mezzo miglio siamo stati in più persone, sono stati iscritti nel registro degli indagati, o quantomeno invitati a firmare quel verbale di elezione di domicilio, solo due persone e non le altre. Perché? Glielo dico io: perché è un atto dimostrativo nei confronti del Partito Democratico. Le chiedo ancora di più, Presidente: le chiedo di trasmettere il verbale di questa seduta alla procura della Repubblica di Siracusa. Glielo chiedo perché, Presidente, mentre noi parliamo viene diramata un'agenzia di stampa da parte del Ministro Grillo la quale afferma che la situazione sanitaria a bordo della Sea Watch è sotto controllo. Ebbene, queste dichiarazioni sono assolutamente false (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e mi assumo la responsabilità di quello che sto dicendo per avere visto direttamente le condizioni dei naufraghi e per avere con me una copia dell'ordinanza emessa dalla Capitaneria di porto che recita testualmente: considerato altresì che il procedimento per il rilascio della libera pratica sanitaria per le persone presenti a bordo della motonave in parola risulta in itinere da parte delle competenti autorità sanitarie di Augusta. Allo stato attuale, quando si parla di libera pratica sanitaria in itinere, perché si sappia e perché sia messo a verbale, affinché il verbale sia trasmesso alla procura di Siracusa, la libera pratica in itinere è soltanto perché c'è l'istanza inoltrata dalla nave con in allegato certificazione medica rilasciata dai medici di bordo, tra i quali anche esperti in malattie tropicali, che attestano il perfetto stato di salute e quindi la non contagiosità dei passeggeri. Rispetto a questo la Capitaneria di porto e l'autorità sanitaria non hanno mai dato avvio alle procedure per la libera pratica sanitaria, commettendo delle omissioni. In questo momento, Presidente, si sta trattando come forma di assistenza un caso SAR che dura da undici giorni, con persone che sono letteralmente sequestrare a bordo.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

CARMELO MICELI (PD). Presidente, le segnalo di più: le segnalo che mentre i nostri colleghi parlamentari venivano invitati a firmare un verbale di elezione di domicilio…

PRESIDENTE. Grazie, collega.

CARMELO MICELI (PD). Presidente, mi lasci finire…

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Fratoianni, ha chiesto di parlare sempre sullo stesso tema? Ribadisco che non ho intenzione di aprire un dibattito, le chiedo eventualmente di essere sintetico, dato che non fa parte dello stesso gruppo del collega precedente. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Presidente, sarò sintetico. Voglio solo esprimere tutta la mia solidarietà ai colleghi che pare risultino - peraltro in modo un po' incredibile - sotto indagine per aver svolto semplicemente la loro funzione, cosa che ho ritenuto di dover fare anch'io insieme al collega Magi e alla collega Prestigiacomo nella giornata di domenica, nonostante un imbarazzante rimpallo di responsabilità da parte delle autorità competenti, a cui anche noi ci eravamo rivolti per essere, come ci sembrava naturale, accompagnati a bordo dalle istituzioni di questo Paese e per non essere costretti a doverlo fare in forma autorganizzata. Nella giornata di domenica non c'era nessuna restrizione formalizzata, come si evince dal fatto che la cosiddetta ordinanza restrittiva, della cui efficacia continuo a dubitare, rispetto alla possibilità di limitare le prerogative dei parlamentari e delle parlamentari della Repubblica, è stata pubblicata sul sito della Guardia costiera soltanto alle 11 di ieri mattina.

Tuttavia, concludo subito, quindi mi attengo alla sua richiesta di sintesi. Ribadisco la mia piena solidarietà ai colleghi che risulterebbero indagati, cosa che mi appare francamente inaccettabile. Mi associo alla richiesta che il Presidente della Camera intervenga al più presto e in modo chiaro per fare chiarezza sul punto. Vorrei però che non perdessimo di vista la questione principale. È molto grave che qualcuno pensi di limitare in qualsiasi forma le prerogative dei parlamentari della Repubblica, cosa che costituirebbe un precedente gravissimo, ma siamo di fronte a un problema più grave: ci sono 47 persone, a cui si aggiungono uomini e donne dell'equipaggio di Sea Watch 3, uomini e donne a cui questo Paese e le istituzioni di questo Paese dovrebbero dire “grazie”, a cui dovremo dare una medaglia invece di metterli sul banco degli imputati - che oggi sono private della loro libertà. Questa a me pare l'urgenza più grande e credo che sia arrivato il momento che quelle persone, quelle vite, quei corpi, quelle dei 47 migranti, minori o maggiorenni che siano, quelle dell'equipaggio della Sea Watch 3, siano liberate dalla loro condizione di ostaggio, vengano liberate e sia consentito loro di scendere a terra, sia consentito loro di accedere al rispetto dei loro diritti fondamentali. Si finisca con questo esercizio cinico di una politica che gioca la sua partita sulla pelle dei più deboli, la si finisca una volta per tutte (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Magi. Ne ha facoltà. Sempre sullo stesso tema? Ovviamente chiedo anche a lei la sintesi, grazie.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Sarò brevissimo e la ringrazio per avermi dato la parola, comprenderà che l'intenzione non è certo quella di ostacolare i nostri lavori, ma di fare in modo che la centralità del Parlamento, che spesso viene ricordata e auspicata, effettivamente poi si avveri. Io mi unisco alla solidarietà nei confronti dei colleghi ai quali è stato chiesto di fare un'elezione di domicilio per l'avvio di un provvedimento e di una indagine. Ci tengo, però, anch'io a ribadire il punto centrale: in questo momento, sul territorio italiano, in acque interne territoriali italiane, 50 persone sono trattate come merce o come bestie. Non sono state neanche fatte le procedure di identificazione rispetto a queste persone. Questo è in violazione non solo delle importantissime convenzioni internazionali, ma avviene in violazione della nostra Costituzione. Quello su cui, con l'azione ispettiva degli altri colleghi, abbiamo voluto accendere un faro e dare un'informazione ai nostri concittadini, non ha nulla a che vedere con le politiche migratorie, con le modalità e con i luoghi dove possono essere accolte queste persone, con eventuali accertamenti amministrativi o di altro tipo da fare su quella nave; ha a che fare con diritti fondamentali individuali, sanciti dalla nostra Costituzione. Tutto quello si può fare e si può discutere, ma queste persone devono essere fatte scendere immediatamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Passiamo al subemendamento 0.1.900.6 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. In questo subemendamento di pagina 27 chiediamo di sopprimere il capoverso relativo all'articolo 3 dell'emendamento 1.900 della Commissione. Il tema è: l'intervento della Corte costituzionale. Con l'emendamento che travolge sostanzialmente il precedente testo, la relatrice, con la forza del parere della Commissione di maggioranza e, quindi, con il Governo, affida alla Corte costituzionale, prima della rinuncia dei promotori, la valutazione sulla proposta approvata dalle Camere e, quindi, non può essere promulgata se non è conforme all'articolo 71, quarto comma, della Costituzione.

Orbene, questo articolo 71, quarto comma, della Costituzione è modificato dallo stesso emendamento con quella esecrabile espressione di modifiche “non meramente formali”, esecrabile espressione che, quindi, in qualche modo, a mio avviso, mette in grave difficoltà la Corte costituzionale, cioè si chiede l'intervento della Corte: è un po' come, se potessi usare un'espressione, una sorta di beffa, una sorta di inganno ulteriore, è come, devo dire, pretendere che ad una festa di bambini si vada in smoking.

È incredibile affidare ad un giudizio come quello della Corte Costituzionale la valutazione se siamo di fronte a modifiche “meramente formali”. Mi sarei aspettato una levata di scudi da parte di chi ha a cuore anche il rango della Corte costituzionale, che ritiene che sia il top delle garanzie, essendo preposta alla verifica della conformità delle leggi positive ai principi fondamentali della Repubblica e, invece, questo emendamento passa nel silenzio più assoluto. Noi dovremmo affidare alla Corte costituzionale un giudizio ridicolo, veramente ridicolo, cioè una sorta di fiction, nel senso una commedia finta, se si potesse usare questa doppia espressione, cioè qualche cosa che nella realtà non esiste: affidare al top delle garanzie sul piano dalla competenza e della genesi, un giudizio che probabilmente potrebbe essere correttamente espletato anche dall'ultimo degli amanuensi di genesi benedettina, cioè un soggetto che possa puramente valutare la sussistenza di piccole modifiche.

Allora, questa riforma costituzionale - drammatica da un lato e ridicola dall'altro, come la maschera del teatro greco, ride da una parte e piange dall'altra - io la trovo veramente di difficilissima digestione, cioè pensare che il pomposo intervento della Corte possa dare dignità a questa riforma è ancora più beffardo rispetto alla tecnica di approccio.

E la cosa grave, Presidente, è che, a mio avviso, qualcuno se ne rende perfettamente conto, ma non c'è niente di più facile che “io non vedo, io non parlo, io non sento”, ahimè qualcuno pure parla. Però, voglio dire, siamo di fronte ad una sorta di dolosa reiezione di una realtà evidente: affidare alla Corte costituzionale un ruolo di drafting più o meno elevato dal fatto che si tratta di una norma che dovrebbe essere scritta - spero mai - in Costituzione.

Se qualcuno, e mi auguro della dottrina più illuminata, magari meno ansioso di emendamenti approvati e riformulati e più ansioso di giudizi duri, in conformità a quella che è la nostra storia costituzionale, intervenisse a piedi uniti sul punto, ma io non vedo la dottrina costituzionale, tranne quegli interventi di De Siervo, di Flick, di Cassese, scusate, nomi che possono lasciare indifferenti, ma che non mi lasciano indifferente, tranne questi interventi c'è un silenzio assordante nel timore di urtare quelle che possono essere le sensibilità governative. Non è questa la cultura che noi amiamo, Presidente, non è la cultura del timore di andare in rotta di collisione con chi comanda; noi amiamo la cultura della Costituzione e voteremo a favore di questo subemendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). L'argomento è tecnico, ma spero di riuscire a spiegarlo con chiarezza. Noi siamo contrari a questo subemendamento del collega Sisto, perché riteniamo che il controllo da parte della Corte Costituzionale sulla controproposta parlamentare sia fondamentale, perché non è assolutamente solo un controllo di drafting. Ricordiamo che è un controllo di costituzionalità pieno, che va fatto sulla controproposta parlamentare, perché sappiamo bene che la controproposta parlamentare entra in vigore laddove venisse respinta al referendum la proposta popolare.

In sostanza, questo passaggio è fondamentale anche per risolvere un altro problema che è stato sollevato durante il dibattito in Commissione, ossia la possibilità o meno, da parte del Presidente della Repubblica, di rinviare alle Camere in fase di promulgazione. Premesso che non c'è alcun limite, né di natura giuridica, né di natura costituzionale, alla possibilità che il Presidente rinvii alle Camere, questo sia ben chiaro, però è anche vero che la proposta parlamentare in questo caso ha superato il vaglio indiretto, diciamo, del popolo, perché, se il comitato promotore certamente non è il popolo, il corpo elettorale che si esprime in fase di referendum respingendo la proposta popolare è sicuramente il popolo. Quindi, noi che non vogliamo assolutamente alcun tipo di conflitto interorganico e interistituzionale, non vorremmo mai mettere il Presidente della Repubblica in una posizione scomoda, che sarebbe quella di rinviare alle Camere la proposta parlamentare. Però, sappiamo bene che la funzione del rinvio del Presidente della Repubblica è quella di rilevare profili manifesti di incostituzionalità. Visto e considerato che noi abbiamo previsto un vaglio pieno di costituzionalità da parte della Corte costituzionale, evidentemente non ci sarebbe più nessuna ragione per rinviare, nonostante, ripeto, non ci sarebbe alcun limite né di natura giuridica né di natura costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Sull'ordine dei lavori.

ALESSIA MORANI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Presidente, grazie. Intervengo per esprimere la solidarietà del gruppo del Partito Democratico nei confronti della collega Stefania Prestigiacomo, che ieri è stata oggetto di violente offese sessiste da parte della Lega (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente), e quindi credo che in quest'Aula si debba condannare fermamente quello che è avvenuto e che lo debba fare anche la Presidenza. Quindi, Presidente, per il suo tramite, chiedo che il Presidente Fico intervenga e stigmatizzi pubblicamente la vergogna che è avvenuta ieri, perché ci si può dividere su tutto, la si può pensare diversamente su qualunque argomento, però il contrasto si fa con le idee, si fa nel merito, non lo si fa con le offese sessiste.

Infatti, in questi anni ci siamo occupati spesso di violenza sulle donne, ci siamo occupati spesso di emancipazione femminile, ci siamo occupati spesso di pari opportunità; quando, però, un partito di Governo scende a quel livello, con le offese sessiste, credo che la decenza sia oltremodo passata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e quindi occorra una condanna pubblica di quello che è successo. E lo stesso vale per quello che ha fatto il collega Igor Iezzi nei confronti del Partito Democratico, dicendo in un tweet che non c'erano differenze tra noi e gli scafisti. Bene, credo che la Presidenza della Camera anche su questo debba prendere una posizione, perché non è più possibile che il dibattito politico sia così avvilente e svilito da questi personaggi che non sono neanche degni di sedere in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa? Immagino non sull'emendamento.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). No, sull'ordine dei lavori. Volevo unirmi alla richiesta di coinvolgere il Presidente Fico sugli insulti che in quest'Aula nei giorni scorsi sono stati rivolti alla Lega. Noi siamo stati definiti più volte, in interventi da quei banchi, assassini, nazisti, fascisti, deportanti. Quindi, chiedo che il Presidente Fico si esprima anche su questo tipo di giudizi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

LAURA BOLDRINI (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Suppongo sempre non sull'emendamento, ma sull'ordine dei lavori?

LAURA BOLDRINI (LEU). Sì, certo, signora Presidente, sull'ordine dei lavori. Anch'io volevo esprimere solidarietà alla collega Prestigiacomo, che ho sentito al telefono direttamente per esprimerle vicinanza rispetto a questi attacchi volgari e inspiegabili, per il fatto che solo perché una deputata ha pensato di fare la cosa giusta debba essere sottoposta a questo calvario, a questa gogna. Quindi, penso che tutta l'Aula debba condannare questo modo di fare politica per cui, quando si tratta di donne, deve passare attraverso la volgarità e l'insulto a sfondo sessuale. E mi aspetto che la Presidenza della Camera si unisca a quest'invito (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Mi perdoni, Presidente, lei aveva giustamente detto che non si apriva il dibattito su temi, e invece mi sembra che il dibattito si sia aperto. Se il dibattito è aperto, possiamo invitare i colleghi, se proprio vogliono aiutare qualcuno, ad andare ad Amatrice o nel Centro Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), dove ci sono tanti italiani che, grazie a loro, si trovano ancora in condizione di difficoltà e di quotidiana sofferenza, se il dibattito è aperto. Se il dibattito non è aperto, proseguirei con un esame che mi sembra anche abbastanza importante, stiamo parlando della Costituzione.

PRESIDENTE. Sono d'accordo anche con lei di proseguire con il dibattito; ovviamente, chiedo a tutti i capigruppo, eventualmente, di riuscire a stringere il dibattito che sia al di fuori delle riforme costituzionali e degli emendamenti che stiamo toccando.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Mi sembra che, al di là dell'emendamento, il collega Sisto ha posto nuovamente oggi per la prima volta il dibattito che abbiamo fatto l'altro giorno sullo spazio del Parlamento di reazione alle proposte popolari e che questo spazio sia eccessivamente compresso dall'idea che solo modifiche formali possano rendere il referendum superfluo, mentre, invece, quello che ci siamo sforzati di spiegare è che secondo noi questo tipo di controllo, anche preventivo, dovrebbe scattare in casi più ristretti, perché, ove il Parlamento decidesse di andare nella stessa direzione, non si dovrebbe procedere a referendum. Penso che sia importante ribadire questo concetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, questo emendamento interviene su un punto che è stato più volte discusso e che riguarda le competenze dalla Corte costituzionale con riguardo a quella infelice espressione “non meramente formale” con riguardo alla modifica che può intervenire in Parlamento rispetto alla legge di iniziativa popolare. A noi sembra che affidare questo compito alla Corte costituzionale sia oltremodo eccessivo, soprattutto se viene affidato alla Corte con le modalità relative a quell'elemento del “non meramente formale”. È evidente che si rischia di andare in un giudizio anche di natura politica da parte della Corte. Dovrebbe essere modificata quella dizione “non meramente formale” e data alla Corte una valutazione diversa. I compiti della Corte sono diversi, altrimenti veramente c'è il rischio di introdurre elementi di conflitto fra il Parlamento, la Corte e il comitato promotore.

Non è il modo per dipanarlo, secondo noi, questo, perché è un modo invece per complicarlo, per rendere ancora più rilevante la possibilità di conflitto fra diverse parti. La Corte, più che terza, dovrebbe andare a valutare nel merito la rilevanza anche in ordine alla discrezionalità politica, perché il “non meramente formale” può anche determinare elementi di discrezionalità politica, e quindi è eccessivo attribuire questo compito alla Corte. Ci vuole un organo terzo, ma probabilmente non è la Corte; ma tutto parte da questa testardaggine nel voler mantenere il “non meramente formale”. Va eliminata quella dizione e messa in riferimento ai principi ispiratori della disciplina e ai contenuti essenziali, quello che noi avevamo detto, quando veramente si modifica in modo essenziale. Allora, a quel punto, è anche facile stabilirlo, nel momento in cui c'è questa dizione nella Carta costituzionale.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Le ricordo che il collega Bignami ha già parlato per il suo gruppo.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Il collega Bignami, Presidente, è intervenuto sull'ordine dei lavori per chiedere se su questa questione fosse necessario o meno aprire un dibattito. Noi non avevamo inteso intervenire su questa questione, perché ritenevamo di doverlo fare a fine seduta, però, siccome è stata posta da altri colleghi, credo che sia giusto che anche il gruppo di Forza Italia intervenga sull'ordine dei lavori per segnalare che anche noi riteniamo inaccettabile che si ripetano episodi che già quest'Aula ha stigmatizzato in passato, quando parlamentari che nell'esercizio delle loro funzioni, quindi nell'esercizio delle loro prerogative, attraverso interventi in Aula o attraverso altri atti, come quello ispettivo compiuto qualche giorno fa dall'onorevole Prestigiacomo, sono stati poi oggetto di attacchi sessisti.

So, signora Presidente, che anche lei è sensibile a questo argomento, perché anche lei è intervenuta in alcuni casi. Noi sempre abbiamo sostenuto che ciò che un parlamentare dice o fa nell'esercizio delle sue prerogative deve essere rispettato, soprattutto deve essere rispettato dagli altri gruppi parlamentari presenti in quest'Aula. Abbiamo contestato che questo non fosse avvenuto quando, nel caso dell'onorevole Siracusano, il suo intervento fu esposto alla gogna mediatica da parte del MoVimento 5 Stelle. Lo facciamo oggi con pari determinazione rispetto a quello che è successo per l'onorevole Prestigiacomo, perché esporre l'azione che nell'esercizio delle sue prerogative parlamentari l'onorevole Prestigiacomo ha inteso di dover svolgere alla gogna mediatica sul sito della Lega noi riteniamo sia ingiusto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E, così come abbiamo chiesto al MoVimento 5 Stelle di prendere le distanze, allora, da quell'atteggiamento, chiediamo ora ai colleghi della Lega, che proprio poco fa lamentavano di essere loro stessi spesso oggetto di critiche e di ingiurie, di avere lo stesso atteggiamento, di dire che è legittimo contestare un atto politico, ma non è legittimo, soprattutto da parte di un gruppo parlamentare, esporre un'opinione espressa nell'esercizio delle funzioni parlamentari al pubblico ludibrio e alla gogna mediatica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Colleghi della Lega, dimostrate di essere diversi dai vostri alleati di Governo, dimostrate di non aver smarrito il senso della vostra appartenenza, del vostro fare politica che noi abbiamo condiviso e che ancora condividiamo con voi, purché sia profondamente diverso da quello del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.900.6 Sisto, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo e il relatore di minoranza del PD si rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.900.13 Ceccanti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). In realtà questo sarebbe un subemendamento più di drafting, perché il tono del testo sembra esprimere un'idea di possibilità, invece il tono del subemendamento è che, se la proposta approvata dalle Camere è incostituzionale, si procede in quel senso, quindi è più assertivo. Non ci sono conseguenze particolarmente diverse, tuttavia mi sembra che dobbiamo adottare, essendo un testo costituzionale, un linguaggio più chiaro e assertivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Intervengo in parziale dissenso con quanto dice il professor Ceccanti ma soltanto apparentemente, perché non è vero che nelle norme costituzionali le parole non contano e non si tratta soltanto di drafting. Tutto quello che nella norma costituzionale viene invocato per migliorarne la fluidità di comprensione e la capacità di percezione contenutistica ha una grande rilevanza. Quindi intervenire su un avverbio, intervenire su un participio. intervenire sulla morfologia o sulla sintassi della norma costituzionale ha indubbiamente una grande rilevanza. Anche se - devo essere sincero - l'elegante intervento che viene proposto, per riprendere una metafora che ho sollecitato nel mio precedente intervento, è come mettere il papillon su un jeans strappato: siamo cioè di fronte a un tentativo di migliorare un testo inguardabile, che non ha alcuna capacità persuasiva sul piano delle matrici costituzionali e che in qualche modo rappresenta un meccanismo che conduce sicuramente a situazioni non giustificabili sul piano della ortodossia. Voteremo pertanto contro il subemendamento 0.1.900.13 Ceccanti non perché non si tratti di un tentativo di migliorare il testo ma perché interviene su un testo assolutamente inguardabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Al di là della natura squisitamente formale dello specifico subemendamento in esame, in questo caso stiamo parlando di un meccanismo che di fatto ha superato la scheda con le tre opzioni, che inizialmente era apparsa a tutti ingannevole, ma che lascia aperte un sacco di questioni che dovrebbero poi finire per essere disciplinate dalla legge attuativa e che tuttavia non sono secondarie.

Il referendum, in caso di iniziativa parlamentare, si dovrebbe celebrare tra la legge di iniziativa popolare e la legge di iniziativa parlamentare di fatto, ma noi non sappiamo se siamo di fronte a una scheda che avrà di fronte un sì e un no, con la specifica che il no non è lo status quo ma la legge di iniziativa parlamentare. Per cui rischiamo di trovarci in una situazione in cui è davvero difficile, malgrado lo si scriva sulla carta, realizzare una par condicio informativa tra le diverse opzioni e soprattutto far orientare compiutamente gli elettori che si trovano di fronte alla scheda.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.900.13 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.900.16 Migliore. Prendo atto che il presentatore ha accolto la riformulazione del subemendamento 0.1.900.16 Migliore, su cui la relatrice ha espresso parere favorevole subordinatamente all'accoglimento di una proposta di riformulazione. Il subemendamento 0.1.900.16 Migliore nel testo riformulato, come già preannunciato, si intende ricollocato a questo punto del fascicolo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Grazie, Presidente, anche per la specificazione del nome a cui tengo particolarmente, come può immaginare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il subemendamento 0.1.900.16 Migliore ha avuto una riformulazione positiva da parte della relatrice, che ringraziamo, e rappresenta per noi un primo pertugio attraverso il quale cercare di ricondurre la maggioranza a riconsiderare in maniera più ampia tutto il provvedimento. Intanto è positivo il fatto che si individui un organo terzo competente, quindi una figura, un soggetto istituzionale estraneo alle due parti in causa, il Parlamento e il comitato promotore, nel valutare le modifiche che il Parlamento potrebbe apportare al testo di iniziativa popolare. Riteniamo tuttavia che serva fare un passo in più e che serva andare oltre la riformulazione, che pure - ripeto - accogliamo positivamente e vediamo come un gesto di apertura da parte della maggioranza verso modifiche più ampie, e ci aspettiamo, ad esempio, che quando tratteremo le tematiche relative ai limiti di materia vi possa essere la stessa disponibilità per far sì che il testo possa essere veramente preso in considerazione in tutta la sua pienezza e non solo in alcune parti, che riconosciamo avete tentato di modificare e di migliorare ma che ancora non ci soddisfano.

Pensiamo che sia importante e avremmo preferito che già nella legge costituzionale venisse indicato quale sarebbe stato l'organo terzo che avrebbe avuto tale compito perché pensavamo avrebbe potuto conferire ancora una maggiore legittimità al soggetto che in seguito verrà definito per valutare la natura delle modifiche apportate dalle Camere. Crediamo, tuttavia, che sia un passo in avanti significativo e soprattutto auspichiamo che sia un passo in avanti, il primo di altri che la maggioranza e la relatrice vorranno compiere insieme a noi per rendere maggiormente votabile il testo perché, al momento, pur con le modifiche che si stanno apportando, è insufficiente rispetto all'obiettivo, che pur condividiamo, di potenziare gli strumenti di partecipazione diretta dei cittadini, ma che non possiamo portare fino al punto di trasformare la nostra da democrazia rappresentativa in democrazia diretta da qualcuno e non direttamente partecipata. Vogliamo una democrazia più partecipata e pensiamo che il subemendamento in esame contribuisca a migliorare il testo, nonché a mantenere un maggiore equilibrio dei poteri costituzionali ma anche dell'impianto repubblicano, che i nostri padri e le nostre madri costituenti hanno voluto dare all'Italia, definendo la nostra una Repubblica parlamentare, una Repubblica rappresentativa. Il subemendamento in esame, che ci auspichiamo tutta l'Aula possa votare, va nella direzione giusta. Aspettiamo altri sforzi analoghi e positivi da parte della relatrice della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, annuncio il voto favorevole a questo subemendamento a prima firma Migliore, che va nella direzione giusta di individuare un organo terzo competente a valutare la natura non meramente formale delle modifiche apportate dalle Camere. Apprezziamo anche lo sforzo, come abbiamo detto la scorsa settimana, della relatrice per l'accoglimento di molte, di alcune delle osservazioni che, su questo specifico punto, avevamo fatto anche noi, con numerosi interventi del collega Speranza.

Ci rimane, devo dirlo per onestà intellettuale, ancora oscura la ragione per la quale in questa sede - e questo era il subemendamento corretto, ovvero riformulato - ci fosse l'individuazione di questo organo terzo in maniera puntuale e non generica, quindi, rinviando poi di fatto alla legge attuativa l'indicazione se questo organo terzo sia la Corte costituzionale oppure la Corte di cassazione.

Quindi, pur nella convinzione che il testo costituzionale fosse più ricco e anche meno soggetto, poi, a interventi successivi su un argomento così importante, come quello dell'organo terzo, da questo punto di vista, lo ripeto, avremmo preferito l'individuazione, sia nella versione della Corte costituzionale, sia, anche, eventualmente in subordine, per quel che ci riguarda, nella versione della Corte di cassazione. Mi chiedo se – e mi rivolgo su questo alla relatrice - non ci possa essere, poi, da qui alla fine dei nostri lavori, però, l'esternazione di una preferenza o, comunque, di un'indicazione che sarebbe poi successivamente recepita nella legge ordinaria.

Comunque, crediamo che sia un passo in avanti e da questo punto di vista, quindi, esprimiamo voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, prima di intervenire in dichiarazione di voto, le domando la cortesia, visto che sono riformulazioni che sono state lette nel corso dei pareri che sono stati dati ormai nelle sedute precedenti, se potesse rileggere all'Assemblea, anche per avere chiarezza su che cosa ci stiamo pronunciando e su cosa stiamo dibattendo, la riformulazione che è stata proposta al collega che poi la deve accettare.

PRESIDENTE. Certo, è chiaro. All'emendamento 1.900 della Commissione, nella parte consequenziale relativa all'articolo 3, aggiungere, infine, il seguente periodo: “Prima di tale giudizio, un organo terzo, individuato dalla legge di cui all'articolo 71, ultimo comma, della Costituzione, verifica se il testo approvato dalle Camere abbia apportato modifiche non meramente formali alla proposta di iniziativa popolare presentata”.

Vuole intervenire in dichiarazione di voto, collega?

SIMONE BALDELLI (FI). Sì, grazie, Presidente. Resta aperta una delle tante questioni di fondo che abbiamo sollevato nel corso del dibattito sia io, sia il collega Sisto, la collega Ravetto, il collega Perego, Orsini e tutti gli altri del gruppo di Forza Italia e anche di altri gruppi, che hanno posto alcuni interrogativi alla relatrice, alla maggioranza e a quanti sostengono che questa proposta di legge possa essere in qualche misura migliorata. Mi riferisco al rapporto, che secondo noi va sciolto in questa sede e non lasciato lì, scritto a futura memoria, tra questa norma e la legge attuativa.

Infatti, noi lasciamo aperti dei nodi; ricordiamo che all'inizio noi abbiamo posto il problema del modo con il quale si raccolgono le firme, ma ce ne sono altri, tra cui, per esempio, il problema dell'organo terzo che non era inizialmente previsto, per cui noi dicevamo che non poteva essere solo nella disponibilità del comitato promotore la facoltà di rinunziare o di verificare la congruità, l'aderenza non meramente formale, questa è un'altra perla partorita nel corso della lavorazione di questo testo, del progetto di legge del Parlamento in rapporto a quello di iniziativa popolare.

Ecco, anche qui, noi parliamo di un organo terzo e il principio che ci sia un organo terzo che non sia coinvolto in un'eventuale diatriba è anche giusto, ma di cosa stiamo parlando, qual è questo organo, perché lo dobbiamo decidere solo successivamente, perché dobbiamo porre a noi stessi il mistero di quale sia l'organo terzo? La Corte costituzionale, la Cassazione? Sono state fatte diverse ipotesi, si sceglie di scegliere o si sceglie di non scegliere? Infatti, tutto ciò che oggi ci troviamo a scrivere e che rimane sub iudice, perché ci sono delle incognite che non vengono sciolte, è un qualcosa che noi scriviamo, sapendo bene che, inevitabilmente, dovremo comunque scioglierli questi nodi, dovremo comunque chiarirceli e, allora, delle due l'una, o qui nessuno sa niente e allora scopriamoli insieme, come dire, oppure, qui, qualcuno non sa che cosa sceglieremo, ma qualcun altro ha già in mente dove si vuole andare a parare.

E, allora, in questo caso, la franchezza del dibattito, l'onesta intellettuale, perché l'onestà non è soltanto quella di non andare a rubare, è anche quella di dirci le cose come stanno, dovrebbero imporre a ciascuno di noi di parlarci chiaro. Ci sono molte incognite che inevitabilmente vengono lasciate a questa legge attuativa; io credo che dovremmo fare una discussione molto compiuta sul fatto che noi alla legge attuativa lasciamo meno spazio possibile; così come nel rapporto tra la legge delega e il decreto legislativo ci sono degli indirizzi molto chiari e molto precisi, poi, noi dovremo andare a verificare la conformità degli indirizzi che si danno e della legge attuativa.

Ora, la legge attuativa sarà pure a maggioranza qualificata e tutto il resto, ma ciò non toglie che la discussione su questo testo, secondo noi, non è stata maturata nei tempi giusti, non ha raccolto un'iniziativa e un consenso così ampi da poter essere portata in quest'Aula con tranquillità, come se fosse un'iniziativa di tutti e, soprattutto, lo ripeto, c'è il combinato disposto di questa proposta di legge da un lato e di un'altra proposta di legge che, di fatto, riduce la rappresentanza nell'altro ramo del Parlamento e, ancora, di una proposta di legge che riguarda una materia strettamente legata a questa, che è la proposta di legge della collega Nesci, sulla quale si possono inserire modifiche vitali per questo testo che riguardano le modalità di raccolta delle firme.

Allora, se non c'è un quadro d'insieme chiaro, la nostra discussione non solo è settoriale, ma rischia di essere confliggente con altri propositi che pure sottendono all'affrontare questo testo. Per cui parliamoci chiaro almeno in questa sede.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Non si è scelto di non scegliere, si è scelto di introdurre il principio per cui debba essere un organo terzo a valutare le differenze che sono meramente formali. Inizialmente, questo tipo di valutazione, della differenza tra i due testi che sarebbero potuti andare a referendum, era rimessa nelle mani del comitato promotore. Poi, a seguito del dibattito che si è svolto in Commissione e, quindi, degli stimoli propositivi e migliorativi che sono arrivati dalle opposizioni, ho scelto di dare parere favorevole a questo emendamento, rispetto agli altri, perché, a parte che gli altri erano formulati in maniera non idonea, secondo me, ad essere inseriti in Costituzione - costituzionalizzavano l'ufficio centrale di bilancio e, quindi, sarebbe stato, forse, improprio inserirli in un testo costituzionale -, però, nel leggere e nel seguire il dibattito, mi pare di capire che vi siano dei pro in entrambe le ipotesi, ma che questo Parlamento non sia pronto a decidere quale tra i due organi sia quello che debba effettuare questa valutazione. Così, vi sono dei pro in entrambi i casi; sia nel caso in cui lo faccia la Corte costituzionale, tenuto conto che fa già il vaglio preventivo, anzi lo farà quando verrà approvato l'emendamento di costituzionalità, sia nella scelta dell'ufficio centrale presso la Corte di cassazione, perché fa già questa valutazione per il referendum abrogativo e quindi permetterebbe di mettere sullo stesso piano i due istituti. In questo momento però quello che si è scelto di inserire nel testo è il richiamo al principio che debba essere un organo terzo, che chiaramente sarà scelto con legge attuativa tra questi due, a dover effettuare la valutazione, quindi o la Corte costituzionale o l'Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione, sicuramente non sarà un'Authority terza. Però credo sia opportuno che questo dibattito si sviluppi in maniera più approfondita in sede di legge di attuazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Baldelli, su cosa?

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, io ringrazio la relatrice…

PRESIDENTE. Collega, lei ha già parlato. Lo sa meglio di me, vero?

SIMONE BALDELLI (FI). Sì, Presidente, ma io mi rivolgo a lei. Noi abbiamo difficoltà a capire che cosa si dice al Comitato dei nove perché non si sente nulla. Io apprezzo i toni pacati della relatrice, che confliggono molto con i pericoli insiti nel testo, purtuttavia, Presidente, a riprova che non siamo in un clima costituente, io ho provato ad ascoltare quello che diceva la relatrice, ogni tanto arrivava qualche parola, ma se questo è il clima d'Aula, purtroppo non si riesce neanche a capire che cosa dicono i colleghi quando intervengono. Lo dico a lei perché si faccia promotrice di un clima diverso.

PRESIDENTE. E' chiaro. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Vi ricordo - è inutile dirlo - il tema del dibattito di oggi, particolarmente importante, quindi chiedo a tutti i gruppi di abbassare il tono della voce per permettere a tutti di poter ascoltare i colleghi e anche i relatori.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, prima di andare al concreto, sottolineo - e concordo con quanto detto poc'anzi dal collega che mi ha preceduto – quello che ho già detto più e più volte, che l'acustica dell'Aula, pur nella sua grandiosità e bellezza, è pessima, quindi che si provveda al più presto! Mi rivolgo, tramite lei, signora Presidente, alla relatrice perché ho notato, a mio parere, una mancanza grave in questo articolo, laddove si dice che è indetto il referendum se non avviene la rinunzia da parte dei promotori. Poiché i promotori sono dieci, se cinque votano a favore e cinque contro, lo facciamo o non lo facciamo il referendum?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, intervengo più che sull'ordine dei lavori, sull'ordine delle norme, perché io ho la netta impressione che in questo gioco a scrivere le norme costituzionali qualche regola possa saltare e sollecito la Presidenza a questa verifica. Il subemendamento riformulato Di Maio…

PRESIDENTE. Siamo sul subemendamento 0.1.900.16 Migliore.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Sì, il primo firmatario del subemendamento è Migliore, ma tra gli altri firmatari c'è anche Di Maio. Comunque nel subemendamento 0.1.900.16 Migliore, come riformulato si aggiunge - leggo - : “nella parte consequenziale relativa all'articolo 3, all'emendamento 1.900 della Commissione”, e si fa riferimento all'organo terzo individuato dalla legge di cui all'articolo 71, ultimo comma, della Costituzione. Ebbene, leggo, a proposito dell'emendamento della Commissione, non ancora approvato (è un subemendamento, è evidente), che la riformulazione dell'articolo 3, o l'intervento sull'articolo 3, sarebbe proposto al terzo capoverso, con conformità all'articolo 71, quarto comma, della Costituzione. Mi sono perso qualche cosa. Ho la netta impressione che si faccia riferimento a norme che non esistono ancora, cioè a commi che non sono ancora stati né approvati, né discussi. E chiedo: si può approvare una norma che fa riferimento a passaggi modificativi non ancora intervenuti? Noi stiamo approvando o discutendo di un intervento, non virtuale, ma inesistente perché il quarto comma dell'articolo 71 ancora non c'è. Allora, mi rivolgo alla Presidenza e chiedo se noi possiamo in questo percorso da treno fantasma o, se volete, da parco delle meraviglie, approvare addirittura norme su commi che ancora non sono scritti. E parliamo della Costituzione! Questo pressappochismo normativo io lo trovo sconcertante.

Non posso disegnare un contenitore, senza un contenuto che è stato previamente individuato dall'Aula, nella prospettiva che forse ci potrebbe essere una norma approvata in seguito. Se questa è tecnica parlamentare sulla Costituzione, ebbene io vivo in un altro mondo probabilmente, quello di norme che sono certificate e approvate, se esistenti, modificate, se inesistenti non possono essere scritte. Io sollecito un controllo della Presidenza su quello che noi stiamo approvando, perché noi stiamo approvando delle norme che non esistono ancora e interveniamo su norme inesistenti, modificandole.

Io credo, Presidente, che lei potrà, unitamente agli uffici, verificare se esiste il quarto comma dell'articolo 71, se si può modificare una norma che non c'è, se si può intervenire con questo subemendamento Migliore, Ceccanti, Fiano, Giorgis, Pollastrini, Di Maio, così non si scontenta nessuno, se si può intervenire dicendo chiaramente: “nella parte consequenziale relativa all'articolo 3, come modificato dall'1.900 alla Commissione”, che interviene su un comma ancora inesistente. Io rimetto questa questione alla Presidenza perché informi l'Aula: è di qualche minuto fa l'emendamento che impone una corretta informazione su quello che si vota. Allora, io mi ispiro a questo emendamento che è stato votato e chiedo non una corretta informazione, ma una puntuale informazione perché si possa votare quello che esiste e non quello che ancora non esiste.

PRESIDENTE. E' chiaro. Collega, io farei così: gli uffici intanto stanno controllando, ma io proseguirei con gli interventi, di modo che dopo risolviamo l'arcano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Non vorrei che nel frattempo, per intenti di perfezione, cui ci invita il collega Sisto, dimenticassimo però qual è il subemendamento Migliore su cui stiamo votando. Il subemendamento Migliore, riformulato, su cui stiamo votando, ci fa fare un passo avanti perché rende esplicito ciò che prima era implicito: c'è un organo terzo che controlla. Per questa ragione, è bene che noi votiamo il subemendamento Migliore. Ciò detto - e questo è il cuore del ragionamento che dobbiamo fare votando un subemendamento - ragioniamo anche del resto: ovviamente noi non siamo soddisfatti interamente perché vogliamo che questo organo sia nominato esplicitamente e che quest'organo svolga una funzione più ampia del solo controllo e di modifiche formali. Poi, a dire la verità, tutto può essere opinabile ed è chiaro che noi facciamo una specie di gioco delle matrioske, dal testo base, al subemendamento, all'emendamento, che rende tutto difficilmente conoscibile all'istante, tranne forse per quelli che hanno lavorato in Commissione, però questo accade sempre. Ora, noi abbiamo un articolo 71 vigente con due commi, che restano inalterati…

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

STEFANO CECCANTI (PD). Questo testo aggiunge dei pezzi. Il quarto è quello che prevede già, sulla base del testo base che noi abbiamo approvato, al quarto comma, un controllo.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Non c'è ancora!

STEFANO CECCANTI (PD). Ho capito che non c'è, però noi cosa facciamo? Emendiamo il testo base e, siccome il testo base ha un articolo 71, quarto comma riscritto, citiamo l'articolo 71, quarto comma. Non vedo una tecnica redazionale diversa possibile. Se poi il collega Sisto per le prossime occasioni ce ne inventa una migliore, siamo tutti felici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole di Fratelli d'Italia su questo subemendamento. Le questioni riproposte dai colleghi Sisto e Ceccanti ripropongono quel tema che è un po' emerso in tutto questo lungo dibattito in materia costituzionale, che forse - e torniamo sull'incipit di questo ragionamento di qualche settimana fa - ci avrebbe dovuto portare a una tecnica legislativa che lasciasse la Costituzione meno scritta possibile e lasciasse invece la disciplina delle singole norme a una successiva diversa legge ordinaria o costituzionale, come già era stato immaginato anche in altre letture di modifica costituzionale. Faccio nuovamente riferimento a quell'emendamento bipartisan, se non sbaglio, della scorsa legislatura, Calderoli-Finocchiaro, che aveva trovato sostanzialmente, recependo questa istanza e questa necessità di dare più voce ai cittadini, la possibilità di introdurre il referendum propositivo, di introdurre più facili possibilità di iniziativa legislativa ma di poterlo fare con una disciplina a margine della Costituzione perché, come è noto e non serve essere Calamandrei per arrivare a questo concetto, nella Costituzione si affermano i principi e poi vi sono le norme che dettagliano gli interventi. Sicuramente si fa con questo emendamento un passo in avanti perché si pone un principio chiaro e certo, quello di un organo terzo che decide sull'ammissibilità e sulla compatibilità e poi se ne vedranno, ovviamente nella norma di dettaglio, le discipline, ma fa emergere nuovamente lo stesso problema che si pone. Noi rischiamo una sorta di europeismo di dettaglio, cioè la volontà di voler scrivere tutto sulle norme che poi nega il principio per cui le norme devono essere generali e astratte e a maggior ragione quelle costituzionali che - ripeto - affermano principi assolutamente condivisi e non dovrebbero entrare nel dettaglio della disciplina della formazione o delle garanzie che sono di solito lasciate, in un ordinamento come il nostro, alle norme di dettaglio, siano esse o norme costituzionali sul funzionamento degli organi o degli istituti o norme ordinarie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Presidente, io voglio riprendere questo punto perché noi abbiamo già espresso, come gruppo, l'apprezzamento per il passo in avanti che il subemendamento del collega Migliore ha portato. Però, è evidente che c'è un tema che la relatrice non può ridurre così come lo ha ridotto, perché mentre il testo è chiaro per quanto riguarda i rilievi non formali è, invece, assolutamente generico per quanto riguarda l'individuazione dell'organo terzo e questo è un po' singolare. Cioè, è chiaro l'obiettivo ma non è chiaro lo strumento e non è chiara la sede istituzionale.

In Costituzione deve essere scritto chi è e non può essere rimandato a una legge ordinaria la quale, peraltro, sarebbe approvata esattamente dallo stesso Parlamento che oggi, dice la collega relatrice, non è in condizione di decidere sul chi. Questa è la modalità che non convince. Se non è in condizione di decidere oggi, bisogna dire che si aspetta e poi si modifica un altro passaggio e non che si rimanda a una legge che poi sarà approvata esattamente dallo stesso Parlamento che, se non è in grado di decidere oggi, suppongo potrebbe non essere in grado di decidere neanche domani (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, è evidente che la segnalazione del collega Sisto debba essere presa immediatamente in considerazione. Non è possibile: siamo in una revisione costituzionale, cioè operiamo sulla norma costituzionale articolo per articolo, emendamenti e subemendamenti, ma con riguardo a che cosa? Alla dicitura e alla dizione della Carta costituzionale! In mancanza di questo è inammissibile votare su subemendamenti che non hanno un testo di riferimento e che modificherebbero quel testo.

Quindi, chiedo che su questa proposta emendativa ci sia un accantonamento per sapere cosa fanno la Presidenza e gli uffici in ordine a questo tema che è fondamentale. Qui siamo in revisione costituzionale e non è possibile votare; è inammissibile un voto su un testo che non c'è. Si emenda l'inesistente, la res nullius. È senza senso e non è possibile farlo per un fatto oggettivo, perché in revisione costituzionale bisogna avere un testo di riferimento sul quale direttamente l'emendamento o il subemendamento tendono a influire. Non si può dire che forse lo faremo dopo. È un errore di procedura molto rilevante, soprattutto nel procedimento legislativo di natura costituzionale. Infatti, siamo nella prima lettura costituzionale e sarebbe incredibile votare su una norma che si inserisce su una disposizione che in questo momento ancora non c'è. Pertanto, su questo punto io avanzo una proposta di accantonamento e che a questo punto la Presidenza e gli uffici valutino come possano intervenire, perché veramente la rilevanza del tema posto da Sisto è indubitabile e non possiamo votare su ciò che non c'è.

PRESIDENTE. Relatrice Dadone, in ordine alla proposta di accantonamento?

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Presidente, sono contraria e l'ha già detto chiaramente prima il collega Ceccanti. Questo quarto comma fa riferimento al fatto che l'articolo 71 mantiene il primo e il secondo comma. Gli ulteriori, che sono parte del testo base, si agganciano e, quindi, diventerebbero il comma terzo, quarto e a seguire. Non ci sarebbe stata un'alternativa a livello di drafting grazie alla quale avremmo potuto dare chiarezza al testo indicando come il secondo capoverso della legge di cui è approvato…

Quindi, non vedo proprio che senso abbia questa richiesta di accantonamento, se non un senso strumentale.

Peraltro, suppongo che gli uffici della Camera abbiano fatto un lavoro molto approfondito in materia e dubito che ammetterebbero in votazione degli emendamenti inammissibili perché sono su parti di testo non ancora votate. Il subemendamento per sua natura si collega all'emendamento della Commissione e, in quanto tale, va a modificare quella parte. È sempre stato così e non vedo perché oggi si sollevi l'argomento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sta bene.

Riguardo alla richiesta del collega Sisto, l'ordine di votazione degli emendamenti - e la conseguente votazione in sequenza - risponde agli ordinari criteri stabiliti dal Regolamento. È evidente che il testo dell'articolo si definirà soltanto a seguito della votazione di tutti gli emendamenti e si consoliderà con la votazione dell'articolo stesso. Il fatto che nell'emendamento si faccia riferimento a un comma non vigente e non ancora consolidato è ciò che accade normalmente nell'ambito della costruzione del testo.

Per quanto riguarda la richiesta di accantonamento, ha chiesto di parlare a favore il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, intervengo per ricordare alla relatrice che l'accantonamento è previsto per l'Aula, perché si ha la netta sensazione che la parola “accantonare” sia una parola espunta nella logica di questo provvedimento. L'accantonamento significa soltanto la possibilità di una riflessione su un emendamento, senza che ciò costituisca sanzione nei confronti di nessuno.

Qui, invece, viene respinta al mittente ogni proposta di riflessione, giustificandosi, tra l'altro, con il falso ideologico di un dibattito accurato in Commissione che è stato gestito - questo sì! - accuratamente ad usum - come posso dire - per raggiungere determinati obiettivi e non certo per aprire il dibattito.

Dunque, credo che una richiesta di riflettere sulla tematica di questo emendamento non sia sbagliata.

Qualche volta ci piacerebbe che la relatrice, che è stata in qualche modo qualificata come aperta, come capace di essere poco 5 Stelle in determinati frangenti, dicevo che ci piacerebbe - e ascoltare non sarebbe male qualche volta: mi riferisco alla relatrice e non al presidente Brescia - che la relatrice fosse più disponibile a interagire con l'Aula, perché essere favorevole su un accantonamento vuol dire dare all'Aula la possibilità di una riflessione.

Pertanto, io credo che accantonare questo emendamento e condurci a una maggiore riflessione sia un atteggiamento che farebbe soltanto onore al suo ruolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro l'accantonamento il presidente Brescia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA, Presidente della I Commissione. Presidente, intervengo contro l'accantonamento perché noi non siamo affatto né confusi né indecisi. Noi siamo certi di quello che stiamo facendo e siamo certi anche della tecnica che si è utilizzata per scrivere la proposta di legge e la proposta emendativa che andiamo ad approvare con la riformulazione. Quindi, non abbiamo nessuna confusione e in maniera assolutamente calma e tranquilla diciamo, come ho già avuto modo di fare rispetto ad alcune critiche sollevate dalle opposizioni, che vorrei davvero che si rimanesse sul merito delle questioni e che non si trovassero degli argomenti che sono davvero assolutamente solo strumentali se non, come in questo caso io ritengo, anche offensivi del lavoro degli uffici sia della Commissione sia della Camera. Infatti, lo ripetiamo, stiamo parlando di un subemendamento che è stato ritenuto ammissibile dalla Presidenza della Camera e, quindi, di qualcosa che assolutamente può essere messo in votazione.

Nel merito della questione, tra l'altro, siamo assolutamente contrari alle obiezioni che vengono sollevate dai colleghi di Forza Italia, o anche da altri colleghi, perché voglio ricordare che nell'articolo 75 della Costituzione c'è un semplice rimando ad una legge che avrebbe regolamentato poi tutta la questione del referendum.

In questo caso, noi abbiamo già specificato tantissime questioni, proprio per andare incontro a tante delle preoccupazioni delle opposizioni: non ci si può accusare di essere indecisi o di non sapere cosa fare, noi lo sappiamo benissimo; e decideremo nella sede della legge attuativa se porre questa decisione in capo alla Corte costituzionale o agli uffici della Cassazione. Pertanto, respingiamo assolutamente questa richiesta di accantonamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 266 voti di differenza.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, volevo chiedere la cortesia di ricordarmi a quale pagina del fascicolo è questo subemendamento.

PRESIDENTE. A pagina 27.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie.

PRESIDENTE. Collega, il subemendamento originario è a pagina 26, però ovviamente è stato collocato dopo il subemendamento 0.1.900.13 Ceccanti, che abbiamo appena votato, a seguito della riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.900.16 Migliore, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del relatore PD, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.900 della Commissione.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Presidente, l'obiettivo del procedimento di questo nuovo articolo 71, l'abbiamo ricordato più volte, è creare un dialogo costruttivo tra i 500 mila sottoscrittori e il Parlamento, in maniera da riuscire a costruire un reciproco completamento tra quella che è stata definita democrazia diretta e la democrazia rappresentativa.

Quindi, da un lato, un istituto che fortifichi quello che è lo strumento che oggi è effettivamente nelle mani dei cittadini italiani, che è l'articolo 71, secondo comma, ma rendendolo rinforzato, grazie all'obbligo entro 18 mesi per le Camere di approvare una controproposta e con l'aumento di 500 mila firme e tutti i vagli che poi approveremo a seguire; dall'altro lato, però, una valorizzazione del Parlamento perché si dà la possibilità al Parlamento entro 18 mesi di avanzare una controproposta.

Nella proposta originaria, quindi nel testo D'Uva-Molinari, che poi è stato trasferito e mantenuto nel testo base, vi era una dinamica in forza della quale le due proposte di legge, quella avanzata dal comitato promotore, portavoce delle 500 mila firme, e quella del Parlamento, potessero andare a referendum insieme sulla stessa scheda. Pertanto, vi era la possibilità di esprimere voto favorevole per entrambe e contrario per entrambe, con la possibilità poi di esprimere questa famosa seconda preferenza con un quesito risolutivo. Le critiche che sono state avanzate, in maniera costruttiva - devo dirlo - da parte di tutte le opposizioni sulla farraginosità del meccanismo, sulla complessità di capirci anche solo tra di noi all'interno della I Commissione, sul rischio di violazione del principio di unicità del voto che è tipico dei referendum, ci hanno portato ad avanzare questa proposta emendativa, che va nella direzione di semplificare il sistema di votazione.

Quindi, che cosa si propone? Anche nel caso in cui il Parlamento decida di avanzare una controproposta, questa è sempre una possibilità che ha il Parlamento. Quindi, quello che è l'equilibro che apparentemente nella proposta originaria era sbilanciato in capo al comitato promotore, in questo caso lo spostiamo nelle mani del Parlamento. Il Parlamento ha la possibilità entro 18 mesi di avanzare una controproposta, tentando di andare incontro a quelle che sono le esigenze dei 500 mila sottoscrittori; così come può decidere, invece, di preferire lo status quo e quindi di non avanzare alcun genere di controproposta e lasciare nella scelta del comitato promotore di andare a referendum piuttosto che no. Quindi si andrà a referendum e sulla scheda comparirà soltanto la proposta popolare. Se la proposta popolare riuscirà ad ottenere il maggior numero di voti e supererà, qualora ottenesse il maggior numero di voti e chiaramente superasse il quorum deliberativo, che è stato approvato in sede di Commissione con l'emendamento a prima firma Ceccanti, entrerà in vigore la proposta di legge di iniziativa popolare. Qualora, invece, non si raggiungesse il quorum e non si ottenesse chiaramente la maggioranza dei voti, entrerà in vigore la controproposta parlamentare. Questo nel caso in cui il Parlamento avanzasse una controproposta; qualora invece non la avanzasse, il referendum si svolgerebbe sostanzialmente tra la proposta del comitato promotore e lo status quo.

Io credo che questo emendamento raggiunga un punto di equilibrio rispetto a quello che è stato chiamato impropriamente derby, scontro, piazza-palazzo, ma che era uno dei rilievi più critici di questo provvedimento secondo le opposizioni: cioè l'eccessiva contrapposizione tra le due proposte di legge, che rischiava anche di mettere il Parlamento di fronte ad una situazione che si sarebbe potuta effettivamente verificare nel caso la proposta del Parlamento non superasse il vaglio del referendum. Invece in questo caso si supera la problematica mandando a referendum soltanto la proposta del comitato promotore.

Soltanto qualora vi fossero delle modifiche che non sono meramente formali (questo è stato un altro dei suggerimenti accolti sempre grazie alla discussione in Commissione) e qualora qualcuno continuasse a dire che la proposta del Parlamento fosse nascosta (è emerso qualche giorno fa, se non sbaglio dall'onorevole Ravetto, questo tipo di argomentazione e sembra quasi che la proposta del Parlamento venga nascosta agli elettori rispetto a quella del comitato promotore), in realtà non è assolutamente così e non lo è proprio grazie all'emendamento che abbiamo approvato poco fa. Verrà infatti garantita uguale conoscibilità sia alla proposta parlamentare che a quella dei 500 mila sottoscrittori e anche allo status quo, quindi al diritto vigente qualora andasse a referendum la proposta popolare contro lo status quo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Io prima volevo dire questo: se il collega Sisto sull'emendamento precedente avesse chiesto l'accantonamento sulla base dell'argomento del collega Epifani, cioè di dare spazio per riflettere sulla nomina esplicita dell'organo terzo, ovviamente l'avremmo votata una richiesta di accantonamento contenutistico; un'altra cosa è fare un ragionamento formale che obiettivamente non funziona tanto.

Oltretutto, la tecnica dei rinvii interni si adotta spesso e, se poi cambiano i commi, si verifica alla fine e si fa il normale drafting finale. Per cui, ci poteva essere uno spazio per l'accantonamento, ma doveva essere un ragionamento di merito, non un argomento di tipo formalistico. Qui ci troviamo di fronte a questo emendamento 1.900 della Commissione, che senz'altro migliora il testo precedente, anche grazie ai due subemendamenti che ci sono stati accolti. Anch'io vorrei rispondere sul punto della scheda, perché se ci concentrassimo sulla scheda, cosa dovremmo dire della scheda dei referendum abrogativi, che comprende dei quesiti totalmente incomprensibili? Il subemendamento sulla campagna elettorale, che assicura la pari conoscibilità della consultazione delle alternative in gioco, è molto più comprensivo e non isola puntualmente, al momento, la scheda. Siccome, però, evidentemente, qui abbiamo ancora un testo limitato che non accoglie l'idea di esplicitare l'organo terzo, che dà dei margini ancora ristretti al Parlamento, noi ci asterremo su questo emendamento 1.900, pur riconoscendo che rispetto al punto iniziale alcuni correttivi sono stati introdotti.

PRESIDENTE. Collega Ceccanti, mi scusi, ha cambiato parere? Mi risulta che voi siate di parere favorevole: adesso si rimette all'Aula?

STEFANO CECCANTI (PD). Mi ero riservato di vedere quello che accadeva con la votazione dei subemendamenti. Siamo arrivati a questo punto di equilibrio e quindi ci asteniamo; ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, direi veramente inaspettato questo mutamento di accento e di pensiero del Partito Democratico, che solo sulla scorta di un subemendamento approvato cambia parere sulla costituzionalità di una riforma incostituzionale, limitandosi con un'astensione buonista ad avallare questo emendamento, che invece è il fulcro della negatività del provvedimento. Qui vorrei essere chiaro: è evidente che quando ho sostenuto le tesi dell'accantonamento, tutto quello che è irragionevole non è costituzionale - ce lo dice la Corte - e rifiutare irragionevolmente ogni accantonamento corre il rischio di essere vicino a questo concetto di incostituzionalità. È evidente che la richiesta di accantonamento tesaurizzava tutti gli interventi, compreso quello del collega Epifani. Mi sembra, quindi, che sostenere che aver sollecitato un accantonamento fosse soltanto uno sterile invito ad accogliere una riflessione, non è proprio confacente alla tipologia di interventi che Forza Italia cerca di svolgere in quest'Aula su questo provvedimento. Così come non mi sono piaciute - lo dico subito - le parole del presidente Brescia, che ritiene offensiva ogni opinione contraria alla sua: allora io continuerò ad offendere. Se l'offensività è data dalla capacità di contrastare quello su cui non siamo d'accordo, io offenderò da qui all'eternità tutto quello che voi sostenete, con un'arroganza che è pari alla vostra incompetenza. Lo dico con grande rispetto dell'Aula, ma offendere…

PRESIDENTE. Collega, si ricordi anche di rivolgersi alla Presidenza, chiaramente.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, non posso neanche girarmi? Se vuole tengo la telecamera fissa su di lei, non è un problema.

PRESIDENTE. Basta che si rivolga a me.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Io mi rivolgo a lei, ma posso rivolgermi a lei guardando l'Aula; non penso che questo vada al di là di quello che non è consentito. Almeno la mobilità della parola credo che in quest'Aula sia sempre stata garantita. Detto questo, Presidente, qui siamo di fronte ad una scelta che non può incontrare, neanche per un attimo, l'ipotesi di un non dissenso radicale, pesante, deciso, se si ha a cuore non la politica ma la Costituzione, non l'appartenenza ma la stringente volontà di tenere alti i valori di coloro che l'hanno scritta. Non mi riferisco soltanto a valori giuridici, anche a valori storici, di cui il Partito Democratico ritiene di essere portatore e che tradisce oggi dando un voto di astensione su questo emendamento.

Presidente, se le Camere approvano con modifiche non meramente formali - un insulto all'intelligenza; modifiche non meramente formali, cioè tutto -, qualsiasi modifica può essere capace di scatenare il giudizio che porta al referendum. Stiamo scrivendo un referendum perenne nell'ambito della storia della nostra Repubblica.

Noi avremo più referendum che leggi, scusate il paradosso. Avremo più consultazioni popolari, gente che avrà la tendinite da sottoscrizione di proposte legislative. Arriveremo a delle patologie senza pari. È questo che voi volete? È questo che state scrivendo? Volete portarci ad un Parlamento che scrive fuori dal Parlamento le leggi?

Votare questo emendamento dà esattamente quest'idea: un'auto-esproprio, magari sotto l'egida della sorridente relatrice o sotto l'egida della rigidità del presidente della I Commissione affari costituzionali, ma comunque un'auto-esproprio non consentito.

Noi non ci stiamo. Noi non consentiremo a nessuno una sorta di ablazione, neanche tanto normativamente regolata, dei diritti del Parlamento. Presidente, lo citerò fino alla noia, fino ad essere offensivo, come dice il presidente Brescia: l'articolo 70 della Costituzione stabilisce che le leggi le scrivono le Camere! Voi volete farle scrivere ad altri, noi ci batteremo perché le leggi siano scritte qua dentro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti dell'Istituto Tecnico “Agostino Fossati”, di Varese Ligure, in provincia di La Spezia, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato d'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, intervengo sperando che il presidente Brescia, dall'alto del suo magistero, non ritenga strumentale ed offensivo quello che noi diciamo. Mai sentito che, in un dibattito sulla revisione costituzionale, anche delle osservazioni in ordine alla formulazione tecnica delle norme e, quindi, nel confronto anche con gli uffici e con la Presidenza, che è normale e previsto dai Regolamenti parlamentari, siano considerate offensive!

Il problema qual è? Che non sapete quello che dite, le parole a casaccio le utilizzate, non c'è ombra di dubbio. E il presidente Brescia certo non è Mortati, quindi credo che chiunque, semplice cittadino, possa contravvenire alle opinioni del presidente Brescia, che per caso, come dire, pro tempore fa il presidente, e speriamo che finisca presto questo momento orribile per il Paese.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Detto questo, concludo dicendo che non capisco come si possa proporre un'astensione: questa è una norma decisiva in quell'impianto costituzionale, o si è a favore o si è contro, in questo caso.

All'amico e collega Ceccanti dico che è proprio uno di quei casi, nella revisione costituzionale, in cui bisogna decidere; l'astensione non solo è equivoca, ma è chiaramente una corresponsione di amorevoli sensi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Penna. Ne ha facoltà.

LEONARDO SALVATORE PENNA (M5S). Presidente, solo per chiarire, specialmente dopo gli interventi dell'onorevole Sisto, che paventano l'incostituzionalità del provvedimento che ci troviamo a votare, e per riportare sinteticamente il parere della dottrina di un ordinario di diritto costituzionale, di cui citerò il nome, che usa tre argomenti per cui giudica positiva questa legge.

Prima di tutto il metodo, perché a differenza delle riforme, che lui definisce napoleoniche, di Berlusconi del 2005 e di Renzi del 2016, che avrebbero riscritto, la prima, 55 articoli, e la seconda, 40 articoli, questa volta si propone semplicemente la riscrittura dell'articolo 71 della Costituzione.

È poi una riforma che ha un metodo innovativo, perché si stanno accogliendo parecchi dei suggerimenti delle opposizioni, non è una scatola che si sta prendendo e si sta proponendo con la forza del voto, che pur ci sarebbe.

Terzo: consegna agli elettori queste schede in più. Le sue parole. Se abbiamo così paura delle decisioni popolari, tanto vale abolire le elezioni. Ma la democrazia diretta non è un veleno nel corpo della democrazia rappresentativa, al contrario, può rinvigorirla.

Poi, la sua terza motivazione a sostegno è la sincerità. A differenza di quello abrogativo che poneva sempre un grosso equivoco, anche perché quello abrogativo con le forbici riscriveva le leggi senza che fosse chiaro cosa stesse riscrivendo, qui si pone un quesito chiaro: vuoi questo o vuoi quest'altro? Vuoi questa legge o vuoi quell'altra che ha riscritto il Parlamento?

Quindi, io credo che questi timori, questi allarmi, davvero siano fuori luogo. Era il professor Ainis, così, tanto per completare l'informazione, che non mi pare sia uno che scrive le cose per simpatia verso i 5 Stelle, ma semplicemente per amore di dottrina e di studio.

Quindi, inviterei i colleghi ad usare toni meno apocalittici quando si parla di revisione costituzionale, perché davvero chi ci ascolta teme che siamo di fronte a un colpo, non di Stato, ma istituzionale, cioè che si stia attentando alla Costituzione, quando qui si sta assolvendo ad uno dei doveri dei parlamentari, quello di poter riscrivere un articolo della Costituzione seguendo le procedure che la Costituzione detta, quindi non volendo fare nessuna forzatura in merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Speranza. Ne ha facoltà.

ROBERTO SPERANZA (LEU). Grazie, Presidente. Voglio provare a sfruttare questo momento, perché ritengo che sia utile approfondire ancora le questioni che riguardano questo pezzo della riforma costituzionale.

In modo particolare, vorrei che l'Aula fosse consapevole dell'importanza di questo emendamento, che è veramente un emendamento che cambia in modo molto profondo e molto significativo un aspetto fondamentale della proposta originaria, per come essa era stata costruita.

Ora, dopo la raccolta delle firme, entro diciotto mesi, come è noto, la Camera può decidere di legiferare. Bene, nel testo originario che con questo emendamento si decide sostanzialmente di cambiare, il referendum a cui si arrivava sarebbe stato un referendum tra due testi contrapposti: il testo originario, su cui sono state raccolte le 500 mila firme, e il testo frutto della ordinaria deliberazione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.

In tutte le audizioni, i maggiori costituzionalisti di questo Paese hanno fatto osservare come si fosse di fronte ad un rischio molto grande, e cioè di fronte alla possibilità di un conflitto tra il testo frutto della raccolta delle firme e il testo frutto del lavoro del Parlamento. Questo significa uno scontro tra due diversi livelli di sovranità: tra la sovranità come rappresentata dalle Camere e tra quel pezzo di sovranità come emerso dalla raccolta delle 500 mila firme. In più di un intervento, in modo particolare ricordo quello del professor Massimo Luciani, si è parlato del rischio di un conflitto tra piazza e Palazzo, cioè l'idea che quel voto potesse portare ad una sostanziale delegittimazione del lavoro del Parlamento.

Ora, con questo emendamento io penso che si faccia un grande passo avanti, perché non c'è più il ballottaggio tra i due testi, ma si riduce la possibilità del referendum ad un'approvazione o meno di quel testo nel caso in cui il testo prodotto dal Parlamento venga ritenuto non sufficiente da questo organo terzo, che, purtroppo, è non meglio specificato.

Quindi, io voglio riconoscere il passo avanti che è stato fatto e che ritengo essere molto importante e molto significativo, ma voglio dire, in modo particolare alla maggioranza, al presidente e alla relatrice, perché comunque non voterò “sì” e il nostro gruppo deciderà su questo emendamento di astenersi, pur riconoscendo il passo in avanti.

Infatti, è vero che non c'è più il ballottaggio, è vero che non c'è più il rischio di scontro tra palazzo e piazza, ma la dizione che voi fate tornare in campo è una dizione ancora non sufficiente, perché, lo ribadisco, fare riferimento a modifiche “non meramente formali” non è rispettoso del ruolo del Parlamento. Non si può dire al Parlamento, dopo la raccolta delle firme: o stai sostanzialmente al testo dei promotori senza nessuna modifica sostanziale oppure, comunque, arriva il referendum. Io credo che questo sia un errore, che dentro questa dizione sbagliata ci sia un elemento di antiparlamentarismo che non mi convince e che cela una cultura politica che, dal mio punto di vista, può portare ad errori e a scelte del tutto sbagliate.

E allora la mia opinione qual è? È che si è fatto un grande passo in avanti, ma che ci sarebbe bisogno su questo testo di intervenire ancora e non di parlare di modifiche “meramente formali”, ma di far riferimento ai principi fondamentali della proposta dei proponenti: perché, se il Parlamento stravolge la proposta dei proponenti, è giustissimo che ci sia un referendum e che i cittadini possano liberamente scegliere per quella proposta, ma non si può dire al Parlamento: o fai una modifica non formale, oppure comunque c'è il referendum. Io vorrei che su questo si continuasse a riflettere e, guardate, attenzione, perché questo passaggio è molto delicato. Io riconosco a chi ha lavorato a questo testo di aver fatto un importante passo in avanti, ma credo che questo resti il vero vulnus, insieme agli ambiti di materia, che ancora rende questo testo, dal mio punto di vista, non sufficiente e, comunque, non in grado di realizzare un avanzamento positivo per la nostra Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Quanto tempo ho, Presidente?

PRESIDENTE. È a titolo personale, collega.

ENRICO BORGHI (PD). Quindi un minuto?

PRESIDENTE. Sì.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie. Ho sentito in precedenza un collega del MoVimento 5 Stelle richiamare un intervento di un esponente della dottrina nel nostro Paese, che ha definito napoleonica l'azione esercitata dal centrosinistra nella precedente legislatura, ponendo invece questo tema come un tema di carattere del tutto marginale. Vede, uno dei motivi per i quali noi non voteremo questo questa proposta è, in realtà, lo sguardo di insieme della proposta riformatrice che le forze di maggioranza hanno portato, perché, a differenza della proposta organica e non napoleonica che il centrosinistra ha portato avanti la scorsa legislatura, la maggioranza ha tentato un'operazione furbizia, cioè ha spezzettato in diversi interventi - e concludo, signora Presidente - di modifica costituzionale, alcuni che partono dalla Camera e altri che partono dal Senato, una radicale trasformazione del nostro modello democratico. E per questo motivo, nel confutare l'elemento minimalista, noi non siamo convinti dell'impostazione che è stata sin qui portata avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Questa norma, così come anche l'emendamento presentato dalla relatrice, non supera molte delle criticità, tra cui anche quella della competizione tra legge di iniziativa popolare e legge di iniziativa parlamentare. Poniamoci per un attimo di fronte a un Parlamento che dovesse andare ad iniziare un procedimento legislativo, un iter legislativo nelle Commissioni competenti, per esempio Finanze e Bilancio, sulla tassazione di un certo settore; e che, a quel punto, un comitato promotore cominciasse a raccogliere le firme proprio sullo stesso argomento per fare una proposta di iniziativa popolare diametralmente opposta, cioè di cancellazione delle imposte su quel settore. A quel punto, il Parlamento sarebbe costretto ad inseguire il comitato promotore e ci si troverebbe di fronte a due leggi diametralmente opposte e poste, esse stesse, sullo stesso piano; cioè, una situazione ridicola che non risolve il problema di fondo. E aggiungo: è vero quello che dice il collega Borghi, qui non è che manca l'organicità, manca la visione di insieme, perché le varie proposte sono state divise, separate e incardinate in diversi rami del Parlamento per un combinato disposto che non è chiaro agli occhi di nessuno, se non agli occhi dei promotori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Quello trattato da questo emendamento della Commissione era uno dei punti che in modo più macroscopico erano emersi dalle audizioni con i costituzionalisti; in particolare, il rischio che avvenisse, come è stato già detto, uno scontro dal quale il lavoro del Parlamento potesse essere pesantemente sfiduciato dal voto popolare. Il passo in avanti che si fa è davvero significativo, avendo disinnescato questo rischio, perché, Presidente, quando il popolo entra in scena, ci entra molto pesantemente, con tutta la forza, con tutto il peso che ha l'espressione diretta popolare, e quindi con tutto il rilievo che la sfiducia può avvenire a quel punto non solo sulla proposta formulata dal Parlamento, ma sullo stesso Parlamento, con effetti potenzialmente incontrollabili anche sulla tenuta della legislatura e nel rapporto tra Parlamento e Governo.

Invito tutti a riflettere sul fatto che questa formulazione sicuramente, anche dal mio punto di vista, non è completamente soddisfacente, ma si va a modificare una delle parti più critiche della proposta che era stata originariamente presentata dalla maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente, se mi può confortare su quale emendamento stiamo discutendo…

PRESIDENTE. Sull'1.900 della Commissione.

CARLO FATUZZO (FI). …perché a me pare di avere parlato di questo emendamento nel precedente intervento.

PRESIDENTE. Collega, siamo sull'1.900 della Commissione.

CARLO FATUZZO (FI). Perfetto, allora completo quello che ho già detto poc'anzi nel dichiarare il mio voto favorevole a questo emendamento di compromesso, diciamo pure, come si usava al Parlamento europeo di frequente, e però sono sempre contrario a questo provvedimento. Ripeto, i promotori di un referendum devono essere almeno dieci. Se cinque sono d'accordo di ritirare l'emendamento e cinque no, che cosa si fa? Non ho ricevuto risposta, non capisco perché. Viva i pensionati, pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.900 della Commissione, nel testo subemendato, con il parere favorevole della Commissione e sul quale il Governo e il relatore di minoranza si rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.63 D'Ettore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Questo emendamento è rivolto a rimettere ordine…

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Collega D'Ettore, mi scusi un attimo. Collega Borghi, prima faccio intervenire il collega, dato che avevo già fatto partire…

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). No, va bene Borghi.

PRESIDENTE. Prego, deputato Borghi.

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori proprio perché riguarda la proclamazione della votazione. Lei ha correttamente richiamato i voti favorevoli e i voti contrari, ma non ha richiamato i voti astenuti. In questo caso, per i motivi per i quali l'Aula ha discusso, il voto di astensione aveva un'evidente implicazione di natura politica. Le chiederei, per il futuro, di tenere conto anche di questi aspetti.

PRESIDENTE. Ovviamente, collega, lei sa che figurano nei resoconti anche i vari voti. Poi, chiaramente, la Presidenza va in automatico, come può immaginare, non è stato voluto. Collega D'Ettore, prego.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Dunque, come stavo dicendo, questo emendamento ricerca una soluzione ragionevole, ma completamente diversa dall'impianto che vuole la maggioranza sia sui termini per l'apposizione delle sottoscrizioni, c'è una serie di emendamenti in merito, cinque mesi, sei mesi, e nella seconda parte dell'emendamento si dice che, se nel medesimo periodo il Parlamento approva una legge sulla materia oggetto della proposta d'iniziativa popolare, la stessa non può essere presentata alle Camere. Quindi, un termine entro il quale raccogliere le sottoscrizioni e la possibilità da parte del Parlamento di far valere il primato della funzione legislativa appunto della Camera e del Senato attraverso una legge che interviene sulla stessa materia oggetto d'iniziativa popolare.

Arriva una sollecitazione attraverso la raccolta delle firme, queste sottoscrizioni chiaramente sono volte a sostenere una qualsiasi proposta o più proposte che vengono dall'iniziativa popolare, il Parlamento innanzitutto si dà un termine entro il quale questa attività deve essere compiuta, così come avviene normalmente. Così, allo stesso modo, il Parlamento può decidere di intervenire, sollecitato dai comitati promotori, in modo organico e di farlo chiaramente anche attraverso il normale iter procedurale. A quel punto, non si vede perché la proposta di legge d'iniziativa popolare debba continuare ad essere verificata – in quale senso? – una volta che il Parlamento ha deciso. Con questo emendamento, che non è strumentale, né offensivo, è un emendamento, vogliamo semplicemente riportare al centro dell'iniziativa legislativa il Parlamento; e lo facciamo attraverso un meccanismo che, comunque, parte dalla sollecitazione dell'iniziativa popolare, perché parte da quello. Infatti, è evidente che il legislatore comincia a legiferare quando si rende conto che su quel tema probabilmente una o più proposte di iniziativa popolare sono volte, può darsi anche, a scardinare il sistema, e quindi è bene che il Parlamento intervenga in maniera organica, con soluzioni ragionevoli, evitando l'ingolfamento di una, più o decine di proposte che porterebbero all'ipotesi, che noi abbiamo già approvato, di modifiche che solo se non meramente formali non potrebbero impedire il referendum. Quello che abbiamo approvato, se si unisce al resto del provvedimento, significa che qualsiasi proposta di iniziativa popolare, in un modo o nell'altro, o direttamente o tramite referendum, arriverà sicuramente all'approvazione. Questa è l'idea che voi avete, quella di far sì con che l'iniziativa popolare, non una, ma anche dieci, venti, anche quelle sulle clausole di salvaguardia IVA, anche quelle in materia tributaria, di qualsiasi tipo, non sia più consentito al Parlamento, perché avete parlato prima di modifiche non meramente formali, di modificare e far valere il primato delle sue modificazioni, il primato dell'esercizio alla funzione legislativa.

Questo è il senso di quello che avete approvato finora, e, via via che si va avanti, si svela sempre in maniera più chiara. Ed allora, in questo modo, con questo emendamento, si consente al Parlamento, anche nel periodo nel quale sono raccolte le sottoscrizioni, di poter dire la sua e poter portare una proposta di legge che può essere anche della maggioranza, ma non solo, all'attenzione del Parlamento per far fronte anche ad un eventuale follia di iniziativa popolare su qualcosa sul quale voi avete lasciato uno spazio, indicando materie su qualsiasi argomento: in materia fiscale e tributaria o una proposta di legge di spesa che chiaramente è carente sul piano della copertura e influisce in maniera determinante sull'iniziativa legislativa ordinaria perché, se è una legge di spesa, nel periodo di raccolta delle firme che faccio? La spesa o il fondo o l'accantonamento che è stato fatto nella legge d'iniziativa popolare, nella proposta sulla quale si stanno raccogliendo le firme, cosa faccio in Parlamento? Devo stare fermo? E cosa dire del famoso obbligo giuridico o possibile obbligo di cui dicevano gli auditi durante le vostre audizioni in Commissione? Il lavoro della Commissione sembra essere diventato assolutamente irreversibile, non criticabile e il risultato dalla grande genialità del lavoro soprattutto della maggioranza, per cui noi non possiamo più dire niente perché è passato in Commissione: mai sentita una cosa del genere perché per fortuna abbiamo la possibilità di dire la nostra in Aula. È evidente che la proposta emendativa consente quantomeno di ridare al Parlamento la centralità della funzione ma anche di ovviare alle storture di una o più iniziative popolari, in particolare se riguardano leggi di spesa, fissando anche un termine per la raccolta delle firme…

PRESIDENTE. Deve concludere.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). …che è una cosa fondamentale. Dite voi: lo faremo con la legge. Intanto facciamolo nella Carta costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Quelle sollevate dall'emendamento 1.63 a prima firma del collega D'Ettore, non sono perplessità secondarie. Qui si parla di una concorrenza tra chi raccoglie le firme e un Parlamento sovrano, sia in termini di sovrapponibilità delle materie sia anche in termini di tempi di raccolta. E torniamo sempre allo stesso punto: il meccanismo con cui si raccolgono le firme non è secondario neanche su questo, perché nella proposta del collega D'Ettore, ad esempio, c'è un termine che, se non sbaglio, è di cinque mesi – giusto? – ecco, se la raccolta dovesse essere non quella tradizionale ma quella on line, è evidente che il termine dovrebbe essere inferiore, ma soprattutto c'è un termine? Infatti, la raccolta potrebbe durare teoricamente all'infinito e potrebbe essere su qualunque materia. Dunque, anche la questione dei limiti delle materie è un'altra falla grossa come una casa, sulla quale dovremmo avere le idee chiare prima di mettere le mani su una norma che è la nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Grazie, Presidente. Ma, in realtà, l'emendamento proposto dal collega D'Ettore non solo, come egli ha affermato, è funzionale ad affermare nuovamente la centralità del Parlamento, ma anche ad affermare la necessità che si realizzi in questo luogo l'incontro di diversità e di momenti di confronto che possono giungere a un compromesso. Non si può immaginare che una proposta di legge popolare debba attivarsi secondo un meccanismo, come direbbero gli inglesi, di take it or leave it ossia prendere o lasciare. Al contrario, possono essere introdotti all'interno della discussione parlamentare anche elementi da apprezzare, da compendiare, da verificare e anche da valorizzare in un discorso di dialogo interno. Diversamente, nella contrapposizione che si genererebbe, si può arrivare alla patologia di cui prima il collega D'Ettore illustrava le conseguenze.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il relatore Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Ora, questo e altri emendamenti sulle sottoscrizioni sono di per sé condivisibili come contenuti, starebbero meglio nella legge di attuazione. Qui, tuttavia, abbiamo un problema che obiettivamente viene sollevato da essi, come anche gli emendamenti sulla firma digitale: la legge di attuazione è approvata a maggioranza assoluta dei componenti e questa maggioranza parlamentare, da cui origina la proposta, ha la maggioranza assoluta dei componenti. Mi chiedo se la relatrice e il Comitato dei nove non possono fare uno sforzo per recepire non tanto la lettera dell'emendamento, che è molto dettagliata, ma alcuni dei principi per vincolare la legge di attuazione perché, con qualche vincolo contenutistico alla legge di attuazione, i dettagli sarebbero rinviati alla legge di attuazione, ma avremmo una garanzia che non è solo nella maggioranza assoluta, ma è soprattutto in alcuni paletti contenutistici.

Ritengo che si potrebbe ragionare su questo sia sugli emendamenti successivi concernenti la firma elettronica per porre qualche vincolo non così dettagliato ma almeno ragionevole. In assenza di tale impegno, votiamo l'emendamento 1.63 D'Ettore perché è comunque giusto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Apprezzo molto la mozione di fiducia che il collega Ceccanti rivolge alla maggioranza ma quando si scrive la Costituzione io non mi fido. Tutto quello che modifica la Costituzione attraverso una legge ordinaria, sia pure rinforzata con le maggioranze che sono scritte, credo che non ci debba lasciare tranquilli. Il problema è semplicissimo: se io raccolgo 200.000 firme e sottopongo poi al vaglio di costituzionalità la mia proposta, quanto tempo ho per raccogliere le altre 300.000 firme: un anno, due anni, tre anni? Quanti anni ho? Quello che il collega D'Ettore scrive è strutturalmente indispensabile che sia chiarito. Qui scriviamo la Costituzione: cioè non possiamo più cambiarla, non so se è chiaro. Per cambiarla è necessaria un'altra modifica costituzionale. Dunque perché rifiutare un principio strutturale importante? Infatti in qualche modo non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. Noi voteremo ovviamente a favore dell'emendamento 1.63 D'Ettore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Si parla, Presidente, della raccolta delle sottoscrizioni. Per i referendum abrogativi il termine è di tre mesi dalla data della prima firma. Nell'emendamento in esame si passa a cinque mesi ed è quanto mai opportuno, perciò sono favorevole all'emendamento. Infatti, se avete raccolto le firme per referendum abrogativi, sapete che, oltre alla firma, occorre presentare il certificato di iscrizione nelle liste elettorali di tutti i 500.000 sottoscrittori più le riserve e non è così facile come potrebbe sembrare, perché le persone non vengono a firmare in ordine di paese in cui abitano ma abitano in tutti i comuni d'Italia e quindi c'è bisogno di molto tempo e quindi è importante e positivo che l'emendamento, come mi auguro, venga approvato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. È evidente che ci sono tutta una serie di aspetti che devono essere disciplinati. Ad esempio quello che si tratta con l'emendamento in esame, cioè come interagisce un iter parlamentare rispetto a una proposta popolare; ma anche quanto tempo ha la Corte costituzionale nell'esprimere il proprio giudizio di conformità costituzionale e se nel frattempo, poiché questo giudizio avviene mentre la raccolta delle firme è arrivata neanche a metà, si sospende il termine che sarà indicato dalla legge attuativa. Ma tutti questi sono aspetti che non possono essere inseriti nella Costituzione, perché evidentemente la appesantirebbero. Ora il punto qual è: io condivido le preoccupazioni del collega Sisto ma penso che dall'intervento del collega Ceccanti sia arrivato uno spunto anche di metodo che forse però è utile ribadire. Ci deve essere una interlocuzione politica in questa fase che porti a definire in maniera leale alcuni contenuti della legge attuativa che si andrà ad approvare in seguito perché, come il collega Ceccanti ha ben specificato, la maggioranza sarà o potrebbe essere autosufficiente nell'approvare tale legge. Quando fu il momento di approvare con grosso ritardo la legge attuativa sul referendum abrogativo n. 352 del 1970, essa fu il frutto di un compromesso: da una parte, si approvò anche con una modalità non proprio estranea al momento che si viveva. Si attesero venticinque anni prima di dare attuazione al dettato costituzionale, poi, da una parte, si approvò la legge sul divorzio e, dall'altra, si scambiò questa approvazione, e la rinuncia da parte, diciamo così, semplificando, della Democrazia Cristiana e dei contrari al divorzio a fare ostruzionismo, in cambio di una legge attuativa con determinati contenuti. Ora, io credo che non sia utile ripercorrere esattamente quella strada, però credo che sia necessaria una interlocuzione che porti a definire chiaramente, lo ripeto, e in modo leale, i contenuti essenziali della legge di attuazione, altrimenti questo non aiuterà il proseguimento del dibattito.

PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento in questione fa parte di una serie a scalare, composta di quattro proposte emendative. In base all'articolo 85, comma 8, del Regolamento, la Presidenza porrà in votazione la prima proposta emendativa, l'emendamento 1.63 D'Ettore, una proposta emendativa intermedia, l'emendamento 1.66 D'Ettore, e l'ultima proposta emendativa della serie, l'emendamento 1.67 D'Ettore, dichiarando assorbiti gli altri.

Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.63 D'Ettore, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.66 D'Ettore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. La nostra contrarietà a questa proposta originale di modifica della Costituzione - e non so se nella parola “originale” si è percepita, diciamo così, la connotazione non positiva di questa originalità - trova le sue ragioni anche nella incertezza del testo e non c'è niente di peggio di una Costituzione che abbia dei termini incerti, in cui le scansioni spazio temporali non siano nettamente delineate, e non si possa ben capire chi fa cosa e, soprattutto, perché. Allora, vi prego di leggere questo emendamento 1.66 che ho avuto l'onore di sottoscrivere insieme al collega D'Ettore, in cui, a parte gli otto mesi di tempo per apporre le sottoscrizioni - per le ragioni che abbiamo già detto, è necessario dare una scadenza al tempo di raccolta delle 500.000 firme dei professionisti della legge - è contenuto il vero tema: il rispetto per il ruolo del Parlamento, sempre all'articolo 70, se nel mentre si raccolgono le firme, il Parlamento approva una legge sulla materia oggetto della proposta d'iniziativa popolare, si può fare finta di niente, si può non dare a questa iniziativa parlamentare il peso che necessariamente deve avere? Infatti, noi scriviamo: “la stessa non può essere presentata alle Camere”. Cioè, in qualche modo, il Parlamento deve avere la priorità, almeno finché la Costituzione è scritta ed è vigente nel modo in cui è scritta. Non si può dare all'iniziativa popolare un carattere paralizzante, una sorta di veleno che impedisca al Parlamento di legiferare.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 16,40)

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Io penso, Presidente, che se la democrazia diretta deve essere intesa come uno strumento di blocco delle attività parlamentari, noi stiamo sbagliando assolutamente tutto, ecco perché non possiamo mai essere d'accordo col Partito Democratico che si flette a seconda dell'approvazione di emendamenti più o meno riformulati, perché la nostra è una battaglia per la difesa della Costituzione, non del nostro emendamento. Ma che cosa volete che ci importi di un emendamento, a fronte di un attacco a testa bassa alla democrazia rappresentativa, ma che cosa volete che sia rilevante se io metto il mio nome accanto ad un emendamento approvato in un articolo 71 che mi auguro non veda mai la luce in questo Parlamento? Anzi, io la considererei una deminutio se per caso un emendamento che noi abbiamo formulato dovesse transitare in questa riforma. Non ci voglio stare in questa riforma, perché è una riforma che mortifica la struttura della Costituzione, come, lo ripeto, illustri costituzionalisti non hanno avuto timore di dire, di scrivere, di pensare, con un ragionamento, Presidente, semplicissimo, semplicissimo, non soltanto dal punto di vista strutturale: l'intasamento del Parlamento con le proposte di iniziativa popolare è un problema che non avete risolto, voi non riuscite a spiegare come farà il Parlamento a rispondere in diciotto mesi a decine di proposte che possono arrivare, senza incidere sulla fisiologia e sulla libertà di iniziativa parlamentare. Non lo spiegate, non potete spiegarlo, perché il vostro interesse è esattamente questo, fare fuori il Parlamento, voi volete farlo fuori!

Ecco perché non ci possono essere infingimenti, ecco perché ogni emendamento scritto da Forza Italia è un emendamento che va nella direzione opposta, è il rispetto del Parlamento, è il rispetto del ruolo, è il rispetto della nostra funzione, è il rispetto di quello che è scritto dal 1947-48, su quella Carta.

Ecco, Presidente, come dicevo la scorsa settimana, come quella goccia che costantemente cade sulla roccia, nel tentativo di modellarla, ecco, è il termine modellare - e ho finito, Presidente - quello che io intendo utilizzare, cerchiamo di modellarci sulla scorta dei principi fondamentali; non ci accontentiamo delle dosi di morfina che possano derivare dall'approvazione di un emendamento. Noi voteremo rigorosamente a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgis. Ne ha facoltà.

ANDREA GIORGIS (PD). Grazie, Presidente. Intervengo proprio solo con una battuta per rassicurare l'onorevole Sisto che forse non ha prestato la dovuta attenzione agli interventi che il Partito Democratico ha svolto e ai voti che il Partito Democratico ha espresso, perché, al momento, il Partito Democratico non ha votato a favore di nessun articolo di questo disegno di legge e, anzi, con molta chiarezza, lo ripeto, con molta chiarezza, ha detto che la propria valutazione conclusiva, il proprio pronunciamento sugli articoli e poi sul testo nel suo complesso dipenderà da come, nel corso del dibattito, questo disegno di legge verrà modificato e verrà ricondotto nell'ambito della democrazia rappresentativa. Quindi, coerentemente con ciò che abbiamo detto e con come abbiamo votato, noi voteremo a favore di questo emendamento, mentre non abbiamo votato a favore neanche dell'emendamento riformulato dalla Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Come ha cercato di spiegare il collega Giorgis, noi ci atteniamo ai contenuti; se un emendamento è sensato, lo votiamo. Faccio un po' fatica, però, a seguire gli argomenti del collega Sisto, il quale presenta un emendamento, dice che la democrazia parlamentare è compromessa, parla di capacità di sentirsi accolti, trovare punti di equilibrio e, poi, però, auspica quasi che non si approvi. Ebbene, delle due l'una; o uno è convinto veramente che il proprio emendamento migliori il testo, e allora ovviamente lo presenta e chiede che sia votato e cerca di convincere gli altri, oppure non lo presenta neanche. Siccome noi siamo convinti che sia migliorativo, lo votiamo, però, stiamo dentro questa logica, altrimenti è più un gioco che non una vera democrazia rappresentativa in cui cerchiamo di convincerci a vicenda.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Grazie, Presidente. Io credo che qui ci sia una grande disattenzione e stia passando un concetto che io ritengo estremamente pericoloso; se non si approva questo emendamento, oltre al problema del giudice terzo o del giudizio terzo, che effettivamente dà già una spallata alla credibilità e alla forza legislativa di questo Parlamento, noi ci troviamo di fronte anche al fatto che questo Parlamento non può neanche legiferare su delle proposte che stanno per essere indicate a livello referendario, quindi vuol dire che qui sta passando un attacco pesantissimo alla capacità legislativa di questo Parlamento e io penso che chi sta proponendo questa norma e non approva questo emendamento se ne fa responsabile di fronte al popolo italiano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Grazie, Presidente. Io ritengo che l'emendamento proposto voglia essere un argine all'affermazione di una forma nuova di referendum, che da referendum abrogativo e referendum propositivo sta divenendo una sorta di referendum espropriativo, perché è l'espropriazione di funzioni da parte di chi eventualmente intendesse proporre, con una sorta di refrain costante, una proposta di legge, di fatto espropriando il Parlamento della possibilità di legiferare, giacché, ove sussista, senza un termine entro cui raccogliere le firme, una conclusione per cui si possa realizzare questo momento di proposizione, il Parlamento si troverebbe a essere espropriato delle funzioni stesse, cosa che evidentemente avevamo già evidenziato nei precedenti emendamenti, ma che almeno, sotto il profilo temporale, a nostro modo di vedere, necessita di una individuazione nitida dei tempi entro cui si può svolgere la raccolta firme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Dirò subito che a noi non convince l'individuazione degli otto mesi come arco temporale, mentre devo dire che la parte relativa alla gestione della fattispecie, che potrebbe presentarsi, di un'iniziativa parlamentare nel mentre della raccolta delle firme - mi rivolgo qui al collega Sisto, ma ovviamente anche alla relatrice - mi sembra una fattispecie che meriti attenzione, che non sia strumentale, perché allo stato attuale la proposta, alla luce anche degli interventi emendativi, non mi pare chiarisca che cosa succederebbe in questa fattispecie. E, quindi, l'invito è, da questo punto di vista, ad avere un chiarimento, che credo possa essere comunque utile per il prosieguo del nostro lavoro, oppure a valutare anche la possibilità che questa fattispecie, in qualche modo, possa essere oggetto di un chiarimento in sede di legge attuativa, perché, soprattutto se i tempi fossero abbastanza dilatati - e questo lo stabilirà la stessa legge attuativa alla fine - credo che in quella stessa sede bisogna normare o avere un'indicazione di che cosa succede se il Parlamento interviene e approva una legge sulla stessa materia oggetto di proposta d'iniziativa popolare.

Per queste ragioni, noi esprimiamo un voto di astensione, perché è contrario sull'indicazione degli otto mesi e invece - devo dire - sarebbe favorevole se l'emendamento si fosse limitato a porre una questione, che mi pare che merita assolutamente di essere approfondita e degna di attenzione da parte dell'Aula e ovviamente della relatrice.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. Quello del termine di raccolta delle firme io credo che sia un tema importante, perché altrimenti noi potremmo avere dei comportamenti opportunistici dei comitati promotori, che tra l'altro nessuno sa da quali norme sono disciplinati - anche lì magari si farà riferimento alla legge attuativa - però di fatto, se uno si mette nel cassetto 199.999 firme e le tiene lì per anni, finché non decide che quello è il momento magari politico più opportuno per tirare fuori su quel determinato tema la proposta, ebbene ecco, se partiamo dal presupposto che queste firme vengano raccolte negli oratori, nelle scuole di formazione politica, o in luoghi particolarmente ricreativi di cittadinanza attiva è un conto, ma se mettiamo anche in conto che queste firme possono essere raccolte su spinta e con finanziamento di alcune determinate lobby, noi mettiamo, senza un limite delle firme, nelle mani di chiunque la possibilità di ricattare e di competere con un Parlamento sovrano su temi specifici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, il nostro ordinamento si basa su alcuni parametri più importanti degli altri. Uno dei parametri più rilevanti è la certezza della legge. La certezza è talmente tanto importante che, in materia civilistica, se un'obbligazione non ha un oggetto determinato o determinabile è nulla e noi, di fronte a parametri di questo tipo, incontriamo delle difficoltà allorché si chiede che un termine sia fissato per la raccolta delle firme. Non fissare un termine per la raccolta delle firme è solo un modo surrettizio per impedire a questo Parlamento di esercitare la propria funzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente, intanto chiedo la cortesia ai colleghi D'Ettore e Sisto di poter apporre la mia firma su questo emendamento e poi vorrei motivare che voterò questo emendamento naturalmente perché i termini, entro cui si debbono raccogliere le firme per i referendum, è molto importante siano i più lunghi possibili perché ho sentito che vi è aria di cambiamenti proposti dagli amici, i colleghi Cinquestelle, per esempio quello di presentare anche il certificato penale insieme al certificato di iscrizione nelle liste elettorali nel caso delle elezioni comunali e provinciali. Ma perché no nel caso dei referendum? Tanto più che questo potrebbe essere inserito nella successiva legge e noi ci troviamo scoperti nella possibilità di modificare quello che stiamo votando in questo momento.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 16,53)

CARLO FATUZZO (FI). Quindi è mia opinione che si debba assolutamente votare questo emendamento. Viva i pensionati! Pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Vorrei apporre la mia firma su questo emendamento. Penso sia indispensabile una data di scadenza perché altrimenti di che cosa stiamo parlando? Ma veramente, per rispetto della Costituzione, dei cittadini! Quindi per questo invito a votare favorevolmente questo emendamento anche i miei ex colleghi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Siracusano. Ne ha facoltà.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Grazie, Presidente. L'atteggiamento di chiusura eventuale rispetto a questi emendamenti D'Ettore e Sisto, confermerebbe quella che è la percezione reale dell'obiettivo di questo provvedimento, che non è quello di potenziare la democrazia diretta, ma di manipolare il concetto di democrazia diretta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché si costruisce uno strumento pericoloso che realizza corsie preferenziali per portare avanti interessi di gruppi organizzati, di minoranze e di lobby, scavalcando nettamente il Parlamento, che diventa quasi facoltativo, pleonastico, anche dalla descrizione dei colleghi di maggioranza, nel leggere appunto le relazioni. E questo non è accettabile. Facciamo attenzione perché legiferare non è una cosa semplice, è una materia complessa che incide direttamente sulla vita delle persone e state realizzando uno strumento pericoloso perché oggi credete di poter orientare il consenso, domani non saprete a chi consegnerete uno strumento di tale portata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Grazie, Presidente. Noi vorremmo tranquillizzare tutti i colleghi che sono intervenuti, di cui abbiamo raccolto tutte le sollecitazioni, spesso anche interessanti e costruttive. Per fortuna, tutto quello che diciamo in quest'Aula e tutto quello che abbiamo detto in Commissione rimarrà agli atti, quindi, in sede di attuazione, sicuramente tutte queste sollecitazioni verranno riprese, però, chiaramente, non è che, per la sfiducia aprioristica del collega Sisto, possiamo distruggere la Costituzione. Come ha già detto il collega Brescia, la Costituzione deve essere scritta con una certa cifra stilistica che chiaramente non può, per sua natura, raccogliere tutte queste giustissime e sacrosante sollecitazioni che, però, ci impegniamo comunque a raccogliere e a ridiscutere.

È chiaro anche quello che diceva il collega Epifani sul fatto che l'organo terzo deve essere individuato e certamente sarà uno dei due che abbiamo sempre nominato, quindi Corte costituzionale o Corte di cassazione. Sicuramente il Parlamento non può essere congelato nella sua attività normativa e, quindi, ci saranno dei limiti stringenti che riguardano anche i comitati promotori perché non vogliamo in nessun modo che ci siano gli abusi che ci sono stati in passato quando venivano fatti veri e propri grappoli di referendum. Invece, noi riteniamo che ogni comitato - e poi ne discuteremo, insomma, tutti insieme - possa presentare una sola proposta alla volta e che i cittadini possano sottoscrivere una sola proposta alla volta.

Sicuramente sono meccanismi di difficile individuazione in una fase chiaramente pratica e applicativa, però troveremo il modo, insomma, per mettere nero su bianco tutti questi limiti che andranno a garantire - ripeto - l'attività legislativa del Parlamento, che non verrà in nessun modo congelata e questo deve essere chiaro. Il Parlamento nei diciotto mesi può fare tutto quello che ritiene opportuno e può quindi riprendere, come noi auspichiamo, lo stimolo che parte dalla proposta popolare e quindi elaborare una proposta migliorativa, può scegliere di mantenere lo status quo e quindi non legiferare e può legiferare (soprattutto immagino il caso di necessità ed urgenza in cui dovesse intervenire il Governo). È chiaro che tutto questo rimane fermo e non è scritto da nessuna parte nella norma così come non è assolutamente nelle nostre intenzioni e, quindi, che non si facessero davvero questi strumentali processi alle intenzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.66 D'Ettore, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.67 D'Ettore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Grazie, Presidente. La ratio che ispira la presentazione di questo emendamento è evidentemente analoga a quella dei precedenti e evidentemente, altrettanto evidentemente, va iscritta nella volontà di definire quei principi di astrattezza e generalità che ancor più in sede costituzionale devono ispirare un testo che, però, nella proposta che stiamo discutendo di riforma dell'articolo 71 da astrattezza e generalità diventano indeterminatezza e genericità. Infatti, consentire che si tenga aperto un termine sine die o poco più e addirittura precludere la possibilità al Parlamento di intervenire a legiferare e a disciplinare non solo sostanzia, come dicevo prima, una forma di referendum espropriativo ma depriva il Parlamento anche della possibilità di essere il luogo in cui si contemperano e si sintetizzano esigenze diverse che ben possono, invece, essere alimentate da raccolte di firme su temi analoghi ma magari su questioni con soluzioni diverse e il Parlamento nella sua attività deve - non può: deve! - essere anche luogo di sintesi di quell'attività.

E, allora, l'individuazione di un termine evidentemente comporta che laddove non si esaurisca la raccolta delle firme in un periodo che riteniamo possa essere ragionevole, dato che non è né un periodo che fissa, nella sua perentorietà, un'impossibilità di raccolta delle firme, di un numero di adesioni sicuramente significativo, né è così largo da esporre il Parlamento a un'espropriazione, qual è quella che descrivevo poc'anzi, ma cerca di mantenere, in un ragionevole lasso temporale, la possibilità che si trovi una sintesi e che il Parlamento possa svolgere le sue funzioni, altrimenti, nel paradosso che si potrebbe anche prefigurare, si avrebbe anche la possibilità, come dicevo poc'anzi, di una pluralità di raccolta delle firme che, non avendo di fatto un termine entro cui si possono e si devono concludere, soggioga il Parlamento e lo mantiene sotto scacco impossibilitandolo a legiferare e questa vicenda, se è grave in assoluto, sarebbe ancora più grave laddove si intervenisse su leggi di spesa, perché è del tutto evidente che è soprattutto su quelle leve che si può manifestare la volontà popolare in forme che, magari anche solo per ragioni tecniche, non trovano recepibilità nella normativa che il Parlamento può andare ad approvare. Questo, soprattutto nel periodo di approvazione della legge di bilancio, comporta inevitabilmente che il Parlamento si trovi nelle condizioni di non poter attuare eventuali interventi legislativi nelle forme e nei modi che pure anche forse potrebbero andare incontro alle proposte referendarie.

È chiaro che questo comporta, pertanto, dal nostro punto di vista l'esigenza che si individui un termine entro cui la raccolta delle firme deve andare a compimento e l'esigenza che rinveniamo che questo sia disciplinato in Costituzione - e non in un'eventuale legge delegata - di modo che si possa andare a puntualizzare quanto qualcuno ha già detto. Su questo, Presidente, mi permetto di rivolgermi, per suo tramite, alla relatrice affinché assuma un impegno politico, giacché è necessario che questo avvenga per comprendere quale sarebbe la volontà della maggioranza laddove intenda approvare una legge delegata con cui si fissa questo termine, che crediamo essere indispensabile, ma riteniamo che proprio in Costituzione sia necessario stabilirlo per la portata innovativa che il referendum espropriativo andrebbe a realizzare, perché la legge, a sua volta, potrebbe paradossalmente costituire un elemento entro cui andare e dopo essere opinata da un intervento di riforma nelle modalità del nuovo - ma mi associo all'auspicio del collega Sisto - articolo 71.

Quindi, sebbene Forza Italia non ritenga opportuno scendere nel dettaglio e comporre degli articoli in Costituzione che siano eccessivamente cogenti, al contempo riteniamo…

PRESIDENTE. Concluda.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). …che si debba - e, quindi, concludo da dove avevo iniziato - evitare l'indeterminatezza e la genericità e rimanere, invece, su quei capisaldi di astrattezza e generalità che devono ispirare una legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Presidente, noi pensiamo che nell'affrontare questa materia non si possa non prendere in considerazione la possibilità di mettere un termine entro il quale la raccolta firme debba esplicitarsi; anche perché non mettere questo genere di limite rischierebbe di lasciare in sospeso non solo l'iniziativa dei proponenti, quindi il comitato promotore, ma anche l'iniziativa legislativa dei soggetti che costituzionalmente hanno questo potere, in particolare in questo caso il Parlamento. Pensiamo quindi che sia opportuno che la maggioranza, la relatrice e il Governo prendano in considerazione questo emendamento in termini positivi, perché noi pensiamo - e cito testualmente il testo dell'emendamento - che prevedere che “i termini per l'apposizione delle sottoscrizioni non possono superare i nove mesi dalla data di avvio della raccolta delle stesse”, ecco, sia una proposta ragionevole, una proposta che va nella direzione non di mortificare l'iniziativa popolare, non di mortificare la partecipazione dei cittadini, ma anzi di dare ad essa un valore ancora più cogente, perché si pone un limite entro il quale queste firme devono essere raccolte, e si dà anche un valore maggiore alla firma che il singolo cittadino va ad apporre.

Questo serve anche per mettere ordine nei vari procedimenti, anche contemporanei, che probabilmente potrebbero anche verificarsi qualora si presentassero più leggi di iniziativa popolare. Credo sia anche opportuno prendere in considerazione l'altra parte di questo emendamento, ovvero quella parte nella quale si pone l'attenzione di quest'Aula alla possibilità di prevedere che, se il Parlamento approva una legge sulla materia oggetto di iniziativa parlamentare, quell'iniziativa possa in qualche modo essere sospesa, essere in qualche modo già esaudita dall'intervento del potere legislativo per antonomasia, cioè appunto del Parlamento repubblicano.

Noi crediamo quindi che nel favorire, nell'incentivare, nel dare impulso ai cittadini affinché possano essere parte attiva del procedimento legislativo (e su questo versante abbiamo anche in passato, oltre che in questa legislatura e su questo provvedimento, formulato diverse proposte), non possiamo però non mettere anche dei limiti, delle regole, dei paletti entro i quali tutti i cittadini in qualche modo possono riconoscersi. Farlo in Costituzione significa rendere questi vincoli più stringenti, vincoli chiari, vincoli non interpretabili; e questo significa anche dare invece valore alla partecipazione organizzata, alla partecipazione di chi con la propria firma vuole contribuire a porre all'attenzione del Parlamento un progetto di legge d'iniziativa popolare.

Crediamo quindi sia necessario un supplemento di approfondimento su questo emendamento, soprattutto, ripeto, in considerazione dell'obiettivo, credo condiviso da quest'Aula, di fare degli strumenti di partecipazione diretta dei cittadini al procedimento legislativo qualche cosa di efficace, di valorizzato, ma anche senza andare a snaturare la natura di Repubblica rappresentativa, di democrazia rappresentativa che caratterizza il nostro ordinamento, e che noi vorremmo continuare a mantenere tale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, sempre a titolo personale. Nel nostro ordinamento c'è un principio che è quello della gerarchia delle fonti: legge costituzionale - legge ordinaria - regolamento, per essere semplice. In riferimento alla gerarchia delle fonti, quindi, delegare ad una legge di natura ordinaria, per quanto rafforzata, la specificazione dei contenuti di una legge costituzionale è una sconfitta, è una gravissima sconfitta; e in questo ordinamento, con questo tipo di creazione dei principi, prevedere che in una legge ordinaria, per quanto rafforzata, si fissino termini essenziali, come il termine per la raccolta delle firme, è un ulteriore vulnus a quello che è il nostro ordinamento. Alla luce di questo, quindi, l'inserimento di un termine è essenziale perché è essenziale la certezza del nostro diritto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente, stiamo sempre parlando, in questa legge costituzionale, delle modalità della raccolta delle firme indispensabili ad arrivare al risultato del referendum, ma non si parla di quanto è veramente importante: ad esempio, non c'è nessun obbligo degli ufficiali autenticatori di mettersi a disposizione dei promotori del referendum. I cancellieri di pretura, di tribunale, di corte d'appello, i consiglieri comunali, provinciali, regionali, i pretori, i notai non hanno alcun obbligo; e come faccio io a raccogliere le firme per un referendum, se chi deve autenticare le firme non ha alcun obbligo di farlo? Ed infatti io non riuscirei mai…

PRESIDENTE. Concluda.

CARLO FATUZZO (FI). ...a raccogliere le firme se non avessi la bontà e la magnanimità di alcuni, che approfitto di questa occasione per ringraziare di avere volontariamente svolto quest'opera civica. Ma è indispensabile inserire l'obbligo da parte degli ufficiali autenticatori di autenticare le firme dei promotori dei referendum.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, spiace, lei che è firmataria di questa proposta di legge costituzionale, parlarne così male, e quindi capisco anche il suo imbarazzo. Ancora la relatrice non ci ha detto, e potrà farlo in questo dibattito, perché non vuole inserire nell'ambito, o almeno proporre, sulla falsariga e nella scia di quelle che sono le proposte emendative, non vuole in qualche modo trovare una soluzione, così come è stato auspicato in più interventi, ragionevole, che porti in Costituzione i contenuti normativi essenziali in una legge che, ricordo, è volta a rafforzare l'iniziativa legislativa popolare e a portare al referendum propositivo: è una novità costituzionale importante, notevole, un nuovo istituto ed una nuova fattispecie. Perché i contenuti normativi essenziali… Mi rivolgo alla, in questo momento silente, relatrice, che ha parlato molto in Commissione e qui dice che deve parlar di meno…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). …e all'esimio presidente della Commissione affari costituzionali: ci dicano quali sono gli impegni politici almeno su questo tema. I contenuti normativi essenziali su di un istituto nuovo, totalmente nuovo, su di una fattispecie nuova in Costituzione, quantomeno devono essere delineati, su questi temi in particolare; e del rapporto tra la legge di iniziativa popolare, il referendum propositivo e l'intervento del Parlamento, almeno alla raccolta delle firme.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Presidente, mi rivolgo a lei: vorrei parlare a nuora perché suocera intenda; e quando dico questo, io parlo a lei, ma mi rivolgo verso la suocera, solo visivamente.

Qui si sta modificando la Costituzione italiana: a favore del popolo italiano, il popolo italiano ha diritto di sapere quando una modifica costituzionale, quando la raccolta firme, quando c'è la scadenza della raccolta firme, perché se no non sono valide. Quindi, ora voi avete anche firmato il contratto, ma qui si sta cambiando la Costituzione italiana! Quindi, veramente non c'è più scusa, non c'è scusa: siete proprio inattaccabili, siete inattaccabili. Votate almeno per questo emendamento, per mettere una data di scadenza alle firme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, io apprendo dall'intervento della collega Corneli che i comitati promotori dovranno raccogliere, o potranno raccogliere, le firme solo su una proposta di iniziativa popolare. Volevo capire se questo è un principio che è condiviso dalla maggioranza, se è un'opinione personale della collega Corneli, se la condivide, per esempio, la relatrice Dadone o il presidente Brescia. Perché, per esempio, sui referendum abrogativi se ne possono raccogliere, lo stesso comitato promotore, più d'uno: ha parlato di referendum “a grappolo”; e funzionava così, ed è sempre funzionato così. Anche perché poi di 10 su cui se ne raccolgono, magari non tutti sono ammissibili; e, tra l'altro, proprio su quelli abrogativi c'è un timing preciso di raccolta delle firme, cosa che su questo sembra essere impossibile discutere.

Allora, vorremmo capire che cosa comporta la possibilità per un comitato promotore di raccogliere firme su un solo quesito, perché altrimenti si possono fare dieci, venti comitati promotori fatti di una, due, tre, cinque persone e raccogliere comunque le firme su quattro, cinque, dieci o venti proposte di iniziative contemporaneamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Presidente, volevo inserirmi rispetto alle osservazioni fatte dal collega Baldelli, in quanto - tocca ripetere una dichiarazione già fatta in precedenza -, essendo questo un provvedimento di modifica costituzionale, ai fini dell'interpretazione giurisprudenziale anche il dibattito d'Aula ha un suo fondamento. Le osservazioni fatte in precedenza dalla collega Corneli, in assenza di un chiarimento da parte della relatrice o del relatore, inevitabilmente comportano un'alea di discrezionalità che rischia di trovare poi, successivamente, in casi di evidente o possibile pronuncia della Corte costituzionale, un richiamo.

Quindi vorrei, sotto questo profilo, rafforzare e ribadire il concetto fatto in precedenza dal collega Baldelli, quindi ritenere indispensabile un chiarimento da parte dei relatori.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Presidente, il chiarimento è stato fornito prima dalla collega Corneli, e vi è ben poco da aggiungere. Ricordo che sull'articolo 75, a cui tutti fate riferimento, non vi è nessuno di questi dettagli, perché giustamente, essendo un testo costituzionale asciutto e di principio, è tutto rimandato alla legge attuativa. Anche in questo caso si rimanda alla legge attuativa. Le sollecitazioni chiaramente sono importanti e restano agli atti. La legge attuativa, però, ricordo che non è una legge ordinaria, perché è stata modificata con la maggioranza come da emendamento dell'onorevole Ceccanti, solo per tornare ad insistere sul fatto che la simmetria tra l'articolo 71 ed il 75 va tenuta in tutti i casi, non solo quando ci fa comodo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.67 D'Ettore, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.68 Sisto. Comunico che l'emendamento 1.68 Sisto, assieme agli emendamenti 1.69 e 1.70 Sisto, fa parte di una serie a scalare, quindi, sempre in base all'articolo 85, comma 8, del Regolamento, la Presidenza porrà in votazione l'emendamento 1.68 Sisto e l'emendamento 1.70 Sisto, dichiarando assorbiti gli altri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, si parla anche dell'emendamento 1.70 Sisto, giusto? O siamo all'emendamento 1.71 Sisto?

PRESIDENTE. Siamo all'emendamento 1.68 Sisto. Prendo atto che il collega Zucconi rinuncia ad intervenire. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, la collega Dadone ricordava che le norme che disciplinano la raccolta delle firme e anche la tempistica sul referendum abrogativo sono state demandate alla legge attuativa.

Mi permetto sommessamente di ricordare che, dalla Costituzione del 1948, la legge attuativa per il referendum abrogativo è stata fatta negli anni Settanta, è passato un lasso di tempo all'interno del quale si è fatta una certa riflessione probabilmente sull'utilizzo di quello strumento. Tra l'altro, continuo a condividere le ragioni per cui nella nostra Costituzione non è stato introdotto il referendum propositivo, per ragioni di prudenza, che i colleghi del MoVimento 5 Stelle e anche, ahimè, quelli della Lega, che su questa strada ripida e pericolosamente in discesa li seguono, non vedono. Non vedono i rischi che dentro questa norma si annidano, o fanno finta di non vederli, semplicemente. Se abbiamo un limite di tre mesi per la raccolta delle firme sul referendum abrogativo, credo che un qualcosa al riguardo dovrebbe essere tenuto a mente anche sull'iniziativa popolare e sul referendum propositivo. Perché i nostri costituenti non hanno voluto mettere il referendum propositivo? Per non mettere sullo stesso piano l'iniziativa popolare da un lato e quella parlamentare dall'altro. Noi avremo un quesito che non sappiamo come sarà formulato. Sarà un quesito a tre ipotesi: status quo, iniziativa di legge parlamentare e iniziativa di legge popolare, nel caso in cui il Parlamento approvasse una norma? Sono tre opzioni che stanno sullo stesso piano oppure avremo un quesito “sì” e “no” relativo soltanto all'approvazione della legge di iniziativa popolare, rispetto alla quale il “no” significa la subordinata della legge approvata dal Parlamento soltanto quando e qualora il Parlamento l'approvasse? E se sì, perché invece l'ipotesi dello status quo deve essere, a questo punto, esclusa? Il Parlamento, con la sua iniziativa e con la sua approvazione, ha il diritto di bloccare lo status quo ma non ha il diritto di bloccare la legge di iniziativa popolare? Perché?

Nella maggior parte dei casi, il cosiddetto status quo non è un'assenza di regolamentazione, è una legge anch'essa sovrana, approvata da un Parlamento sovrano e credibilmente in vigore, magari considerata superata per mille aspetti, ma anche quella approvata da un Parlamento sovrano. Allora il principio per cui 500 mila firme, o quelle che saranno, valgono di più di un Parlamento sovrano è sba-glia-to. Il principio per cui non si mettono dei paletti da subito è sba-glia-to. Il principio per cui oggi chiunque si alzi e dica qualcosa sulla legge di attuazione, esprimendo le proprie posizioni a casaccio, non è garanzia di nulla rispetto alla legge di attuazione, che avrà bisogno di una maggioranza qualificata, ma non è detto che sia questo Parlamento a farla. Per cui, tutto ciò che qui scriviamo deve essere pensato e valutato come se fosse declinato nella sua formula peggiore, nella peggior declinazione possibile, per metterci nelle condizioni di prevenire un utilizzo distorto degli strumenti che si mettono in campo. Ed è per questo che noi riteniamo che ci siano dei rischi, perché quando il capo di una delle due forze politiche che costituiscono la maggioranza dice che questo è un modo per fare le leggi senza i politici, evidentemente c'è un sottotesto di fondo che cozza con la democrazia rappresentativa, con il rispetto del Parlamento.

E allora, da questo punto di vista, il confronto non ha luogo tra due visioni opposte del testo, ma è un confronto, e se volete anche uno scontro, tra due visioni opposte della democrazia: noi crediamo che qui dentro non esistano i politici, esistano gli eletti dal popolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Se a qualcuno dà fastidio che qui dentro ci siano gli eletti dal popolo, faccia la cortesia di non candidarsi alle elezioni per le politiche!

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

SIMONE BALDELLI (FI). Faccia il referendario e lo faccia esclusivamente, non porti qui dentro i rappresentanti del popolo, che disistima, che pensa che debbano essere eletti a sorteggio e tratta come impiegati, dalle cui tasche prendere i soldi, e a cui non dia in cambio nulla, neanche il rispetto e la dignità che si deve agli eletti del Parlamento e del popolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Dopo l'intervento della relatrice abbiamo saputo che non si tratta di una legge ordinaria quella che darà attuazione, mentre invece è una legge ordinaria, le faccio presente che rimane sempre ordinaria, la legge, ancorché con una diversa maggioranza di approvazione. Ma il tema spero di riuscire a farlo capire. Dice: non c'è niente all'articolo 75, non c'è scritto in Costituzione niente sui termini per la raccolta delle firme. Certo che non c'è scritto niente! Stiamo parlando di un'altra cosa! È un'altra cosa, questa! È la legge di iniziativa popolare e il referendum propositivo! Leggiamoci i lavori preparatori, sono due cose diverse. I contenuti normativi essenziali… c'è stata già una sollecitazione in tal senso da tutti, anche coloro che hanno proposto altri emendamenti… va chiarito qual è l'impegno, qual è la prospettiva che prendete rispetto a una legge che dovrà dare attuazione e che non si sa quale spazio lascerà ad una raccolta indefinita e indeterminata nel tempo. Questo è il tema e soprattutto l'intervento delle Camere sullo stesso argomento…

PRESIDENTE. Concluda.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Pensiamo alle Camere che approvano la stessa materia e incidono nel periodo di raccolta delle firme, non vale niente quello che hanno fatto, perché, comunque, bisognerà ripronunciarsi, avere diciotto mesi sulla stessa legge di iniziativa popolare che riguarda lo stesso argomento trattato dalle Camere. È anche un principio di conservazione, di ragionevolezza. Voi siete irragionevoli e, quindi, non capite manco ‘ste cose, che sono semplicissime.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Ci dica qualche impegno, non c'è niente di così straordinario, solo due cose diverse, però, eh… due cose diverse!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. Questo emendamento 1.68, a firma dei colleghi Sisto e D'Ettore, pone un tema molto importante dal nostro punto di vista. Lo voglio rileggere per consentire un approfondimento di ragionamento: “I termini per l'apposizione delle sottoscrizioni non possono superare i sei mesi dalla data di avvio dalla raccolta delle stesse.”

Ora, noi siamo favorevoli a questa proposta per i motivi che prima il collega Giorgis ha illustrato nella sua prolusione, e cioè: lo sforzo che come Partito Democratico stiamo conducendo è quello di ricondurre il tema del referendum propositivo, che in linea di principio non ci vede contrari, anzi ci vede favorevoli, ad un necessario alveo dalla democrazia rappresentativa, e cioè evitare che possa, anche solo in nuce, essere interpretato il concetto del referendum propositivo come un elemento di scardinamento dell'attuale assetto della democrazia nel nostro Paese. Porre, quindi, di conseguenza, un termine per la raccolta delle firme è molto coerente con questo riferimento, perché consente innanzitutto di porre di fronte al cittadino elettore proponente un termine circoscritto nel quale il dibattito pubblico si possa concentrare e si possa anche alimentare. Diversamente, se noi, signora Presidente, lasciamo alla discrezionalità temporale di qualsivoglia comitato, una raccolta di firme e magari reintroduciamo surrettiziamente l'elemento della raccolta digitale o delle firme raccolte attraverso l'impiego dei big data, noi rischiamo di andare esattamente nella direzione che noi paventiamo, e cioè il tentativo di scardinamento delle Aule parlamentari e del ruolo del Parlamento.

Quindi, appare non solo opportuno, ma necessario che vi sia un periodo limitato, dal punto di vista temporale, nel quale sia possibile, non una azione delle lobby organizzate, che raccolgono firme e consentono di potere anche utilizzare sottoscrizioni magari date per altri argomenti in altri contesti, in altri periodi storici, in un'altra temperie culturale e politica, ma consentono in questo modo di organizzare un percorso di raccolta delle firme legato e contestualizzato all'obiettivo che i proponenti si prefiggono.

Questo, dal nostro punto di vista, è uno degli elementi importanti e ha ragione il collega D'Ettore quando sostiene che rinviare ad una legge ordinaria una questione di questa natura rischia non soltanto di essere una sorta di affidavit generale alla buona volontà e alla disponibilità della maggioranza, ma rischia di essere un elemento che poi può essere modificato in corso d'opera. E siccome noi lo abbiamo voluto sottolineare, non è ancora chiara l'affidabilità dell'impostazione culturale della maggioranza, che, rispetto a questi temi, per altri dibattiti, in altri contesti, in altre Aule, in altro ramo del Parlamento, porta avanti, invece, proposte che non sono coerenti con quanto qui si va sostenendo. E quindi il voto a questo emendamento andrebbe esattamente nella direzione da noi richiesta e per consentire di poter rafforzare quelle garanzie che, a voce, i relatori hanno sostenuto esistere, ma che devono, signora Presidente, e mi avvio alla conclusione, trovare un loro condensato, evidentemente, in un articolato, in un testo di legge, altrimenti rimaniamo nell'alveo delle buone intenzioni; spiegheremo poi, in altra sede, quale sia la strada lastricata dalle buone intenzioni e, soprattutto, dove conduca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Noi voteremo a favore di questi emendamenti, anche se forse sono un po' troppo dettagliati, però c'è una parte di verità nel ragionamento che fa il collega D'Ettore. Qual è la parte di verità? Che si costituzionalizza o si vincola un qualcosa a seconda della forza dello strumento: se io ho uno strumento che si presenta almeno in partenza come relativamente debole, come era pensato in origine il referendum abrogativo, al di là che poi si è evoluto ed è stato caricato di altre cose, cioè semplicemente come creare un vuoto anche per fare intervenire il Parlamento, la regolamentazione costituzionale può essere essenziale. Se io, invece, ho uno strumento molto forte, mi pongo il problema del far capire fin dall'inizio che cosa sia e di mettere dei paletti in più.

Ora, l'ultima volta che il Parlamento ha approvato una revisione costituzionale che è entrata in vigore, con la legge n. 1 del 2012, ha messo in Costituzione determinati articoli, a partire dall'81 sulla stabilità di bilancio, ma ha fatto una norma transitoria abbastanza precisa, che vincolava la legge ordinaria tipica successiva. Per questo, alcuni dei concetti che sono espressi in questi emendamenti, con un minore livello di dettaglio potrebbero essere messi come vincoli alla legge attuativa.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

STEFANO CECCANTI (PD). Concludo. Per esempio, come diceva prima la collega Corneli, si potrebbe dire: stabilisce il massimo e comunque non superiore a uno, non superiore a due; cioè vi sono tanti modi di congegnarlo, in modo forse meno dettagliato di quanto fa il collega D'Ettore, ma comunque si potrebbero prevedere delle garanzie, vincolando la legge attuativa. Sarebbe questo il modo migliore di procedere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Febbraio 1989, ripeto, febbraio 1989: raccolta di firme per presentarsi alle elezioni Europee nella circoscrizione nord-ovest, nevicava, chiedemmo al comune l'autorizzazione all'occupazione di suolo pubblico per il tavolino e un notaio. Nessuna risposta, divieto assoluto. Dovemmo disporci in questo modo, alla stazione delle corriere, dove passava una persona ogni quindici minuti: “Vede quel signore là con il manifesto su cui c'è scritto pensionati? Vada là che le diranno cosa deve fare”. E così via per quattro volte di seguito. Voglio dire che, nella raccolta delle firme, quando si parla di sottoscrizioni, si deve stabilire un obbligo dei comuni per dare il diritto all'occupazione di suolo pubblico, e per di più gratuitamente. Viva i pensionati, pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti dell'Istituto di istruzione “Antonio Rosmini”, di Palma Campania, in provincia di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, grazie. Ho la netta impressione che sia necessario rammentare a qualche obiezione di parte relatrice, sia necessario rispondere chiarendo la differenza che c'è fra referendum abrogativo e referendum propositivo. Non è possibile porre in parallelo i due istituti soltanto perché dividono la parola referendum, perché è evidente che la fase abrogativa ha come suo presupposto l'esistenza già di una legge, mentre la fase propositiva, almeno nella logica inaccettabile di questo provvedimento, questo tema non ce l'ha. Allora, cercare di giustificare le afasie della fase propositiva con la disciplina di quella abrogativa credo che sia un terreno da abbandonare, e molto rapidamente. Voteremo a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.68 Sisto, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza e si rimette all'Aula il Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.70 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. La resistenza attiva che noi facciamo a questo provvedimento, che richiama un pochino alcune delle cause di giustificazione care ai padri del diritto penale, è una resistenza che nasce dalla certezza che questo provvedimento avrà necessariamente la capacità di mettere in gravissima crisi l'intero sistema del procedimento legislativo, ma, soprattutto, l'intero sistema del rapporto fra popolo e Parlamento. Il tema delle sottoscrizioni, che incontrerà negli emendamenti che seguono dei momenti di grande rilevanza per comprendere qual è il reale atteggiamento della maggioranza sul tema delle sottoscrizioni, qui incontra, ancora una volta, un test non secondario.

Certo, se dovessimo fermarci al concetto di precedente, i voti che ci sono già stati non rincuorano sulla speranza che l'emendamento possa essere accolto, ma ciò nonostante è evidente che illustrare e chiarire che il termine per l'apposizione delle sottoscrizioni è un dato, come da più parti riferito, fondamentale è assolutamente impossibile, va ribadito, va chiarito e va puntualizzato. Dicevo prima che non è possibile paragonare i due referendum, quello propositivo e quello abrogativo. E qui non c'è bisogno neanche della scienza del professor Ceccanti, del collega D'Ettore e del collega Giorgis per comprendere come questi due istituti siano profondamente differenti e come abbiano in sé delle diversità assolutamente incompatibili. Per cui, giustificare l'uno con la disciplina dell'altro è assolutamente non consentito. Ed è anche chiaro come la novità del referendum propositivo intanto possa avere una sua dignità se è capace di un'autonomia indipendente da quella che è la regolamentazione già esistente nella Costituzione per altro istituto.

Allora, Presidente, noi su questo tema, su cui ci siamo già abbondantemente intrattenuti, sollecitiamo ancora una volta la riflessione dell'Aula, vogliamo lasciare nei lavori parlamentari traccia di questa nostra tenace capacità di mantenere il baricentro basso nella difesa della Costituzione e insistiamo perché anche questo emendamento sia votato favorevolmente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Mi rivolgerò a lei come nuora, ma, come ho detto prima, guarderò alla suocera. Forse non so se vi è chiaro il concetto: ora, magari, voi non siete tutti in Commissione con la formatissima Dadone, Brescia, eccetera, ma qui praticamente si vuole modificare la Costituzione italiana prevedendo un quorum propositivo. Il fatto è che è indispensabile sapere quando sarà la fine della scadenza delle firme. Tenete presente che voi, io compreso, raggiungemmo 500 mila firme in un giorno; quindi, non ci volle nulla, basta semplicemente mettere la data. La Costituzione è la forma più alta, è qui che la dobbiamo inserire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.70 Sisto, con il parere contrario della Commissione, si rimette all'Aula il Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.71 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente e colleghi deputati, noi abbiamo apprezzato la scorsa settimana dell'intervento del Ministro Fraccaro, qui, in Aula, la parte in cui ha dichiarato che il quorum attualmente indicato nella proposta di legge n. 1173 risulterebbe indubbiamente inadeguato per difetto ove la raccolta delle firme avvenisse in modalità digitale. Ora, il problema però nasce anche dal fatto che le sue dichiarazioni, che sono state secondo me importanti, poco mutano nella valutazione della Camera, a cominciare dal fatto che la relatrice Dadone si è ben guardata dal modificare il parere sugli emendamenti 1.71 Sisto, 1.72 D'Ettore e 1.73 D'Ettore, cioè ha confermato di volerli rigettare. Ora non so se, a una settimana di distanza, il parere della relatrice Dadone sia mutato e se pensi quindi di accoglierli o di valutarli perché la duplicità di posizione che nasce dalle dichiarazioni del Ministro e dal parere negativo della relatrice Dadone portano a una contraddizione. O si approvano questi emendamenti, come parrebbe indicare il Ministro, o si respingono e si lascia allora però una situazione di incertezza che non credo sia accettabile, oppure se ne cerca un'applicazione diversa che tuttavia non può essere trovata sicuramente in Aula e lo stiamo vedendo. Per tale motivo il gruppo di Fratelli d'Italia aveva già proposto che quegli emendamenti fossero accantonati per andare alla ricerca di una soluzione nel merito all'interno del Comitato dei nove o, se non è possibile, in Commissione. Qui siamo nella fase della prima lettura di un provvedimento che avrà sicuramente un iter complesso e, mentre sottolineamo che le tante modifiche apportate, se testimoniano la disponibilità della maggioranza a lavorare, dimostrano e significano anche che il provvedimento è arrivato in Aula dalla Commissione pieno di gravi difetti che devono essere corretti, ricordiamo anche che ben altra era la sensibilità dei padri costituenti quando trattarono l'argomento. Nei lavori preparatori addirittura c'era la proposta di far sì che, ove intervenissero modifiche di carattere costituzionale, il Governo dovesse rimettersi poi al giudizio degli elettori e, quindi, le Camere si dovessero sciogliere: certamente ciò dimostra una sensibilità totalmente diversa. Dunque perché non si passi dai padri costituenti ai figli destituenti rileviamo che non saranno certo alcuni passaggi a nuocere a un processo riformativo che in molti auspicano. Il gruppo di Fratelli d'Italia sta affrontando l'argomento e il provvedimento senza preconcetti e allora è necessaria su questo una precisa presa di posizione. In mancanza di una revisione del parere da parte della relatrice di maggioranza, rinnoviamo quindi la richiesta di accantonamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Collega, quindi sta formalizzando una richiesta di accantonamento? Prendo atto che è stata avanzata la richiesta di accantonamento dell'emendamento 1.71 Sisto. Il parere della relatrice?

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Il parere, Presidente, è contrario ma ci tengo anche ad argomentarne il motivo. Ritengo che la questione della raccolta delle firme digitali che porterebbe, come è stato più volte ipotizzato nelle passate sedute, a riuscire a raccogliere in pochi secondi le firme e ad intasare il Parlamento sia direttamente connessa con il problema dell'ingolfamento dei lavori parlamentari: così è stato definito e io qui così lo ripropongo. La questione dell'ingolfamento, però, viene risolta nel momento in cui si voterà favorevolmente all'emendamento che inserisce nella legge di attuazione il principio del limite massimo di leggi che possono essere presentate. Io sono favorevole personalmente in realtà all'opinione, espressa prima dalla collega Corneli, sul fatto che ogni comitato promotore, dal mio punto di vista, potrebbe raccogliere una firma, avanzare una proposta o massimo due, e che ogni cittadino dovrebbe firmarne una o massimo due. Tuttavia in questo momento non inserirei nel testo costituzionale irrigidendolo il dato numerico di una piuttosto che due firme, anche perché i problemi sottesi al principio che abbiamo inteso inserire nel testo costituzionale con il limite massimo sono moltissimi: quindi non solo quante firme possono raccogliere i singoli comitati promotori, quante proposte possono avanzare nel corso dell'anno solare per così dire, quante se ne possono proporre nell'arco di una legislatura, quante il singolo cittadino ne può firmare presso ogni comitato promotore piuttosto che presso altri.

Quindi si intende evitare che vi sia un elenco che ovviamente non avrebbe alcun senso all'interno della legge costituzionale, così come anche l'inserimento di un numero provocherebbe un irrigidimento che in questo momento, dal mio punto di vista, sarebbe sbagliato e troverebbe invece migliore allocazione nella legge di attuazione, perché quest'ultima può essere modificata con una maggioranza che è molto più facile - passatemi il termine - da raggiungere e quindi, qualora nell'applicazione pratica ci si rendesse conto che il limite fosse troppo alto piuttosto che troppo basso, potrebbe essere corretto in maniera molto più fluida rispetto ad una modifica con il procedimento di cui all'articolo 138 della Costituzione.

La questione poi di inserire la raccolta a firma digitale è una questione che attiene al meccanismo di controllo delle firme raccolte e ciò, a mio avviso, richiede una previsione molto precisa all'interno della disciplina di attuazione per garantire l'effettività di quel controllo. Quindi il meccanismo si dovrebbe costruire all'inverso: prima garantiamo qual è il meccanismo di controllo e di verifica della raccolta delle firme e, poi, possiamo stabilire quale è effettivamente, sulla base del meccanismo di controllo, il tetto massimo. Lo ripeto per me potrebbe essere una piuttosto che due, tuttavia ritengo che sia sbagliato irrigidirlo in questo momento. Anche se si andasse verso una digitalizzazione, la verifica e il processo di raccolta richiederebbero garanzie che dovrebbero essere analoghe se non superiori all'attuale sistema di raccolta canonico presso i banchetti.

Il Ministro Fraccaro l'altra volta ha letto un pezzo della sua audizione sulle linee programmatiche in tempi non sospetti. La parte che non ha letto, a mio avviso, è tuttavia forse quella non dico più interessante ma significativa per sciogliere i dubbi e, quindi, la leggerò io: “Il Governo vuole affrontare il tema della digitalizzazione nei processi con estrema attenzione ma in via sperimentale, partendo dagli strumenti di partecipazione che non hanno effetti vincolanti. Le petizioni sono gli strumenti da cui partire”- e, quindi, sicuramente non le leggi di iniziativa popolare rinforzata che obbligherebbero il Parlamento entro diciotto mesi a formulare una controproposta o a mantenere lo status quo – “Se l'introduzione di questi strumenti fosse adottata in maniera progressiva progressivamente andrebbero attuati per eliminare il digital divide che comunque escluderebbe gran parte della popolazione da questi processi”. È quanto ho detto l'altra volta: quand'anche si andasse ad inserire tale novità, bisognerebbe farlo con le dovute cautele per evitare che una parte di popolazione che evidentemente al giorno d'oggi non ha accesso a tali servizi si trovasse in difetto rispetto ad altri. Da ultimo, non ritengo sia opportuno inserire delle tecnicalità nel testo costituzionale: mi scuserete se da questo punto di vista non sono flessibile ma non lo ritengo affatto opportuno e penso che invece…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Se posso concludere brevemente, Presidente. Lo strumento più opportuno sarebbe forse impegnare l'Aula con un ordine del giorno che sia effettivo - non come i soliti ordine del giorno che vengono presentati - ma con un ordine del giorno che impegni l'Aula, quando sarà approvata la legge di attuazione, ad inserire dei paletti in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Ceccanti, suppongo a favore dell'accantonamento. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). A me sembra che l'argomento più forte a favore dell'accantonamento ce lo abbia fornito il Ministro Fraccaro che la volta scorsa ha detto - dopo questi dibattiti siamo tutti un po' confusi ma credo di ricordare bene – che, se dovessimo utilizzare la firma digitale, si dovrebbero alzare le 500.000 firme. Poiché le 500.000 firme sono in Costituzione, simul stabunt simul cadent. Quindi deve essere inserito in Costituzione anche un vincolo alla legge istitutiva a escludere la firma digitale. Quindi, in nome di quanto detto dal Ministro Fraccaro, vi chiedo di votare a favore dell'accantonamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Forciniti contro l'accantonamento dell'emendamento 1.71 Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (M5S). Grazie, Presidente. Premetto che mi sembra di capire che la ratio dell'emendamento 1.71 Sisto sia quella di evitare che il Parlamento possa venire ingolfato da un eccessivo numero di proposte che dovrebbero sopraggiungere qualora firmare tali proposte di legge diventasse troppo semplice e quindi anche meno consapevole da parte dei firmatari. Questa obiezione, ovviamente, si smonta sul nascere, perché nella legge attuativa sarà previsto un numero massimo di proposte di iniziativa popolare che potranno essere presentate a queste Camere e, soprattutto, un numero massimo di firme che ogni singolo cittadino potrà apporre a diverse proposte di legge. Quindi, la prima obiezione viene smontata sul nascere, perché, a prescindere da come queste firme verranno raccolte, ci sarà sempre quel numero di proposte che arriverà a queste Camere.

Ma, oltre a ciò, vorrei andare un pochettino oltre e sottoporre a tutti voi questa riflessione: per quale motivo dobbiamo pensare che una firma digitale debba essere meno consapevole di una firma apposta su un banchetto in mezzo a una strada da un passante? Allora, io sono avvocato e ci sono anche molti colleghi, qui, in Aula, già oggi noi apponiamo delle firme digitale a degli atti e vi posso garantire che apporre una firma digitale a un atto è una cosa molto semplice, molto complessa e richiede molta più consapevolezza che firmare un atto in mezzo a una strada, perché bisogna inserire una pennetta, inserire un PIN, leggere per forza, obbligatoriamente, tutto l'atto che si firma e, poi, eventualmente, apporre la firma digitale.

Ora, il Ministro ha detto chiaramente che non è il tempo, non è il momento di istituire un sistema di firme digitali, soprattutto, con uno strumento così importante e delicato come quello che andiamo a istituire, e che si potrà iniziare un percorso di sperimentazione anche con atti che non siano vincolanti, tipo le petizioni e tutto quello che vogliamo, però, oggi, inserire in Costituzione il principio secondo cui, mai, nemmeno fra cinquant'anni, in questo Paese, si potranno raccogliere firme digitali per le proposte di legge, significa proprio rinnegare il progresso scientifico e tecnologico, il futuro, significa dire praticamente che la Costituzione vieterà il progresso scientifico e tecnologico e significa anche rinnegare l'idea, che tutti poi condividiamo, quando parliamo di pubblica amministrazione, di semplificare, di sburocratizzare e di rendere le procedure amministrative, in questo Paese, più semplici.

Quindi, io ritengo veramente che prendere in considerazione questo emendamento sia qualcosa da evitare e, pertanto, sono assolutamente contro l'accantonamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 1.71 Sisto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 67 voti di differenza.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, soltanto in relazione al parere, peraltro, articolato, per il quale ringrazio la relatrice, la quale, però, ha concluso il suo intervento, dicendo che quella materia sulla quale lei sconsigliava l'accantonamento avrebbe potuto essere oggetto di un ordine del giorno, vero e non finto, e anche questo dovrebbe essere un motivo di riflessione per i più. Ma non è questo l'oggetto dell'intervento, quanto il fatto che la relatrice Dadone sa bene che l'ordine del giorno diventa impegnativo per il Governo. Allora, siccome gli ordini del giorno impegnano il Governo a fare qualcosa e il Governo in questa sede di impegni non se ne prende, vorrei capire secondo quale forma andrebbe scritto un ordine del giorno sulle firme digitali, da parte della relatrice, che impegnasse il Governo a fare cosa, visto che il Governo non si è preso nessun impegno.

Cioè, noi che siamo, come Parlamento, non come maggioranza, gli estensori di questa norma, non possiamo uscire da un problema, scaricandolo, anziché sulla norma o sul rinvio postumo alla legge di applicazione, su un ordine del giorno che impegna necessariamente il Governo a fare qualcosa, dal momento in cui il Governo, in questo dibattito, ha deciso di non prendere posizione. Quindi, chiederei su questo un chiarimento alla relatrice, perché l'ordine del giorno è un atto di indirizzo, seppur flebile, che impegna il Governo a fare qualcosa. Allora, o la relatrice ci spiega, da questo punto di vista, qual è l'impegno che il Governo dovrebbe prendersi, oppure è il Governo stesso che si alza e dice: noi, su questo, siamo disponibili a prenderci un impegno. Altrimenti, le motivazioni con cui la relatrice ha inteso dichiarare in senso negativo il suo parere sulla proposta di accantonamento non reggono; poi, invece, nel merito, vorrei intervenire per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, siamo arrivati a due emendamenti, l'1.71 Sisto e l'1.72 D'Ettore che, come mi era capitato di dire la settimana scorsa, consentono di chiarire, io credo, le vere intenzioni e anche, io credo, l'onestà intellettuale con cui noi, oggi, affrontiamo questo dibattito. Io vorrei essere chiaro su questo punto e mi dispiace che gli impegni ministeriali abbiano impedito al Ministro Fraccaro di essere qui con noi, perché su questo punto, la settimana scorsa, c'era stata un'interlocuzione, una discussione molto importante, a nostro giudizio. Mi spiace che adesso la relatrice sia impegnata col presidente, perché non mi ha assolutamente convinto il suo intervento e proverò anche a dirlo con chiarezza.

Il Ministro Fraccaro, spero di ricordare bene, ha detto una cosa importante, ha detto che è del tutto evidente che, qualora si introduca nell'ordinamento la possibilità della sottoscrizione elettronica, a questo punto, essendo semplificati la procedura e il costo di raccolta, occorreva intervenire anche sul numero di firme necessarie. Allora, io vorrei ricordare a tutti che volendo fare un lavoro corretto avremmo già dovuto, in questa sede, aumentare del 20 per cento le firme necessarie, perché le 500 mila firme si riferivano, cito il censimento del 1951, a 47 milioni e mezzo di abitanti, siamo 60 milioni, a mantenere la stessa proporzione, avremmo dovuto già salire a 600 mila. E, però, qui c'è il punto, lo ha sottolineato il collega Ceccanti, ma voglio ribadire che per noi questa è una questione assolutamente centrale, anche di affidabilità delle cose che si dicono in questa sede, cioè, se si introduce la modalità digitale – che non ci vede contrari di principio, sia ben chiaro – ci stiamo a ragionare anche su modalità che tengano conto dell'evoluzione dei tempi, ma non si può non ammettere che queste modalità vanno correlate a un numero proporzionalmente superiore, legato alla minore difficoltà che si avrebbe nella raccolta delle firme stesse. Cioè, se rimane il sistema attuale di firme vanno bene 500 mila, avremmo dovuto forse correggere a 600 mila, ma se introduciamo la firma digitale, come di fatto stiamo facendo, perché non la stiamo negando, bisognerebbe aumentare questo numero. Questo è il punto; io credo che, da questo punto di vista, anche il collega Forciniti non mi ha convinto; qui, nessuno vuol rimanere all'età della pietra, ma il tema diventa questo: siccome è stato ribadito dal Ministro, correggetemi se sbaglio, che le 500 mila firme sono correlate alla situazione attuale, quindi firme solo cartacce, ebbene, in questa fase noi diciamo di “no” alla firma digitale e qualora, successivamente, venga introdotta la firma digitale, si aumenterà anche conseguentemente il numero. Per noi sono, in maniera indissolubile, legati il numero di firme e le modalità di raccolta, perché se invece li disgiungiamo facciamo un'operazione scorretta, intellettualmente scorretta, perché non è vero che raccogliere le firme in forma digitale sia egualmente impegnativo e più costoso di raccoglierle in forma tradizionale. Quindi, se rimane il sistema tradizionale, rimangono le 500 mila firme, se introduciamo quelle digitali aumentiamo le firme.

Se voi invece bocciate questo emendamento e l'emendamento successivo - finisco subito, signora Presidente: le chiedo solo 20 secondi - a questo punto fate un intervento molto scorretto perché lasciate ferma l'asticella della difficoltà, ma di fatto aiutate il comitato promotore a raccogliere più velocemente e più facilmente le firme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. C'è un tema procedurale molto importante, che vorrei portare all'attenzione sua e dell'Aula, perché le parole che la relatrice ha detto, come replica alle osservazioni di alcuni colleghi sull'emendamento in specie, rimandano a una questione significativa. Noi stiamo modificando la Costituzione; un ordine del giorno in questa sede non è un esercizio, né ordinario, né banale. Come molto opportunamente è stato sottolineato in precedenza, un ordine del giorno impegna, nella fattispecie, il Governo. Ora, qui, siccome la relatrice propone un ordine del giorno su una questione estremamente rilevante, significativa e delicata, quale il tema della liceità della raccolta in forma digitale delle sottoscrizioni, bisogna che, sotto questo profilo, il Governo dica se ritiene o meno di essere impegnato. Non è una questione banale, perché vi sono già precedenti significativi in sede di varo della Costituzione sugli ordini del giorno che influirono sul risultato finale. Il caso di scuola più famoso è l'ordine del giorno Perassi, che stabilì come la forma presidenziale o addirittura dittatoriale non fosse la forma di governo adeguata per la costruzione del sistema istituzionale del nostro Paese. L'approvazione, da parte dell'Assemblea, di quell'ordine del giorno comportò una costruzione giuridica conseguente. Essendo noi in prima lettura, un'approvazione di un ordine del giorno di questa natura e su questo aspetto, inevitabilmente pregiudica ed influenza l'esito successivo dell'analisi e quindi, signora Presidente, sotto questo profilo, io invito le altre forze parlamentari, la relatrice e il Governo o a soppesare realmente la proposta che è stata fatta, oppure a interrompere qui i nostri lavori perché la predisposizione di un ordine del giorno di questa natura inevitabilmente contempla, da un lato, un approfondimento in una sede che naturalmente non è quella dell'Aula e comporta una pronuncia da parte del Governo, per cui o il sottosegretario Santangelo si alza e dice che cosa pensa il Governo sotto questo profilo, oppure, se non ne ha mandato - e può capitare perché questo è un percorso che è emerso nel corso del dibattito di Aula -, si sospendano i lavori, venga qui il Ministro Fraccaro e ci dica l'interpretazione reale e autentica della posizione del Governo su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, le condizioni sono molto chiare. La relatrice ha proposto, come via di uscita di una questione che è posta da questo emendamento e dal successivo e che è oggetto della discussione che stiamo facendo in quest'Aula, la formula dell'ordine del giorno. L'ordine del giorno - abbiamo spiegato alla relatrice - impegna il Governo, quindi vogliamo capire se il Governo questo impegno se lo prende o non se lo prende, altrimenti, Presidente, stiamo facendo un dibattito surreale su una cosa che non c'è. Noi ci siamo appena pronunciati - io ho votato a favore - ma questa Assemblea, nella sua maggioranza, che è costituita da due forze politiche principali, si è pronunciata contro l'accantonamento di questi emendamenti, perché, a rigor di logica, il meccanismo con cui vengono raccolte le firme non è secondario rispetto al numero di firme.

Questo lo diciamo non da oggi, non da questa settimana, tant'è vero che abbiamo indotto il Ministro Fraccaro, dopo un giorno di richieste, nell'arco della scorsa settimana, a risvegliarsi dal torpore, a prendere la parola, a intervenire e a citare esattamente la frase che la relatrice Dadone ha citato poc'anzi. È una frase che non dice nulla, se non un'ovvietà, cioè che il meccanismo con il quale si raccolgono le firme incide necessariamente sul numero delle firme che costituiscono il tetto minimo per il quale far accedere al diritto dell'iter la proposta d'iniziativa popolare. Perché? Non, come dice il collega del MoVimento 5 Stelle, perché ci sia una differenza di consapevolezza tra chi le firma per strada e chi le firma on line - è una cretinata solenne, nessuno pensa questa idiozia - è perché il metodo si presta a una raccolta assai più facile, ma voi il metodo non lo conoscete perché non avete raccolto una firma in vita vostra. Se aveste raccolto una firma in vita vostra sui referendum abrogativi, vi rendereste conto del pasticcio, delle baggianate che state dicendo e scrivendo in questa norma, ma al di là di questo - perché non è neanche questo che ci interessa - mi pare chiaro che si lega il numero al metodo con cui si raccolgono, perché se c'è un meccanismo di raccolta, seppur controllato, con mille contrappesi e guarentigie, se c'è un meccanismo rodato di raccolta firme, 500 mila firme si raccolgono in una o due giornate lavorative. Questo è, banalmente, il punto che dobbiamo chiarire e questa è l'occasione che avete perso non accantonando questo emendamento, non esponendo il Governo ad una posizione chiara e non prendendovi neanche voi, come maggioranza, la responsabilità di dire una parola chiara.

Poi, se vogliamo fare ancora delle riflessioni di merito su quello che ha detto la relatrice, io trovo assurdo che si possa immaginare non tanto un limite di numero di raccolta firme di proposte di legge per un comitato promotore, premesso il fatto che di comitati promotori in questo Paese possono essercene centinaia di migliaia che contemporaneamente partono, ma io trovo assurdo il limite di una firma a elettore, a cittadino. Ma che vi dice la testa? Ma se io firmo la prima proposta che mi viene presentata da qualunque comitato promotore, poi non ne posso firmare più? Io ve l'ho detto come provocazione la volta scorsa, ma volete fare come per le interpellanze urgenti in questo ramo del Parlamento, che uno ne può firmare solo una al mese? Ma che vi dice la testa? In che meccanismo culturale, cerebrale, di rappresentanza vivete, se pensate che un cittadino possa firmare una cosa per volta? Che cosa vi dice la testa per pensare semplicemente queste cose (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

PRESIDENTE. Il collega Borghi aveva formalizzato la richiesta di sospensione. Chiedo alla relatrice Dadone il parere.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Contraria.

PRESIDENTE. La relatrice ha dato il parere e quello rimane. L'unica cosa che in questo momento io posso fare è ovviamente chiedere chi vuole intervenire a favore della richiesta di sospensione.

Ha chiesto di parlare a favore il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Io credo che la sospensione sia necessaria e utile per un chiarimento anche tra di noi. Leggo, a pagina 13 del resoconto stenografico di mercoledì 23 gennaio 2019, per memoria di tutti, quello che ha detto il Ministro Riccardo Fraccaro: “Gli strumenti informatici possono essere un valido aiuto, come la raccolta delle firme elettroniche, ma ovviamente le 500 mila firme oggi previste dalla Costituzione per il referendum abrogativo sono un numero adeguato solamente in considerazione della modalità tradizionale di raccolta. Se si volesse introdurre la raccolta di firme digitali questo numero risulterebbe inadeguato o, comunque, andrebbe rivisto. Perciò - io chiedo, però, l'attenzione alla relatrice, abbia pazienza - allo stato dell'arte, dice il Ministro, non c'è nessuna intenzione di operare questa modifica, proprio perché la Costituzione prevede questo numero e solamente la forma tradizionale di raccolta delle firme risulta adeguata per far sì che questo numero sia espressione di una volontà importante della popolazione.

Allora, se voi bocciate questo emendamento, che è esattamente la trascrizione in emendamento di quello che ha detto il Ministro Fraccaro il 23 gennaio, oggettivamente ponete un problema politico e di credibilità. Lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, per il suo tramite, che hanno applaudito il Ministro, come dice lo stenografico. Allora, a chi devo credere io: al Ministro, che mi dice che non c'è nessuna intenzione di operare questa modifica, cioè di introdurre le firme digitali, o devo credere alla relatrice, che boccia un emendamento che chiarisce che le sottoscrizioni non possono essere raccolte con modalità digitale? Chiaritevi, per favore. Ecco perché la sospensione è necessaria, altrimenti dopo questa votazione potremmo dire che le parole del Ministro sono state smentite dalla sua stessa maggioranza e, a questo punto, da adesso in avanti non c'è più credibilità rispetto alle risposte che noi poniamo.

Il Ministro ha detto, con chiarezza, che 500 mila firme sono legate alla raccolta tradizionale e che, allo stato dell'arte, non c'è nessuna intenzione di operare questa modifica. Se non c'è nessuna intenzione di operare questa modifica, domando alla relatrice: perché viene bocciato questo emendamento? Questo è il punto! È un punto di chiarezza (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Forza Italia-Berlusconi Presidente), di conseguenza e di coerenza, perché stiamo parlando della Costituzione. Poi, io ci sto anche che mi si dica che non è questo l'emendamento e introduciamo da un'altra parte questo elemento, ma su questo punto va fatta chiarezza perché non si può dire da parte del Governo una cosa e sentir dire dalla sua maggioranza l'esatto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro la richiesta di sospensione il collega Brescia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA, Presidente della I Commissione. Presidente, molto brevemente perché abbiamo già chiarito più volte la nostra posizione al riguardo. Noi non abbiamo detto nulla di contrario rispetto a quanto è stato già detto dal Ministro Fraccaro, che semplicemente ha chiarito il pensiero già espresso in tempi non sospetti, quindi quando non si stava ancora discutendo questa riforma, quando si stava discutendo sulle linee programmatiche del Governo e si diceva, già in quella sede, che in questo momento non è prevista nessuna accelerazione sulla raccolta delle firme digitali e che questi possono essere degli strumenti che possono vedere una sperimentazione su altri istituti, come quello della petizione.

Questo, però, non vuol dire che in Costituzione si debba scrivere, ora e per sempre, che non si potranno raccogliere firme in maniera digitale. Se tra cinquant'anni si deciderà di farlo e di alzare contemporaneamente la soglia da 500 mila a un milione di firme, perché sarà più semplice raccoglierle, lo si deciderà tra cinquant'anni, modificando la legge attuativa e non la Costituzione. Semplicemente questo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di sospensione...

ENRICO BORGHI (PD). Presidente! Sull'ordine dei lavori…

PRESIDENTE. Colleghi, era un intervento a favore e uno contro. Revoco l'indizione della votazione.

Colleghi, ricordo che per la richiesta di sospensione era previsto un intervento a favore e uno contro. Ora, se siamo in una fase di ordine dei lavori io ovviamente faccio intervenire, però non rientriamo nel dibattito sulla richiesta di sospensione perché è già stato fatto un intervento a favore e uno contro. Quindi, non costringetemi a interrompervi.

Ha chiesto di parlare il collega Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Intervengo esattamente sull'ordine dei lavori, signora Presidente, perché la richiesta che io ho avanzato a nome del gruppo del Partito Democratico era relativa a un tema specifico. La relatrice ha proposto la stesura di un ordine del giorno. Come conseguenza della proposta della relatrice - naturale conseguenza - noi abbiamo chiesto una sospensione per consentire la stesura dell'ordine del giorno e per convenire sul processo. La proposta contraria non è entrata nel merito di questo aspetto ma è entrata nel merito della proposta rispetto alla quale noi non siamo ancora entrati, cioè si è cominciato a sindacare su alcuni elementi che sono oggetto dell'emendamento e non a sindacare sulla liceità o meno della richiesta di sospensione.

PRESIDENTE. Collega, è chiaro.

ENRICO BORGHI (PD). Era su questo, signora Presidente, che io ritenevo di dovere richiamare il presidente della Commissione e la relatrice perché altrimenti creiamo un precedente che poi diventa prassi.

PRESIDENTE. È chiaro. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, le chiedo scusa. Io avevo alzato la mano prima perché ritengo che sia opportuno, quando ci sono richieste di ordine procedurale su cui la Camera è chiamata ad esprimersi, che si ascolti - visto che ci sono - non soltanto il parere del relatore per la maggioranza ma anche i pareri dei relatori di minoranza che, in maniera molto sintetica, possono dichiararsi a favore o contro sulle proposte che sono state avanzate.

PRESIDENTE. Colleghi, ovviamente il relatore di minoranza può senza problemi alzare la mano ed esprimere il parere sulla richiesta di sospensione. Quindi, questo rimane agli atti. A questo punto, io pongo in votazione la richiesta…

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore di minoranza. Presidente…

PRESIDENTE. Su che cosa, collega Sisto?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore di minoranza. Per dare il mio parere sulla richiesta di sospensione.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore di minoranza. Presidente, la richiesta di sospensione è più che legittima, quindi io esprimo parere favorevole con una sola considerazione rapidissima. La coerenza non è un'opinione, la coerenza la si attesta rispettando le parole del Ministro. Allora, è veramente stupefacente la disinvoltura con cui si afferma una cosa e poi se ne fa esattamente un'altra. Questo non ci rassicura sui percorsi successivi di questa riforma, soprattutto quando la delega è fatta nei confronti di una legge ordinaria che, come si sa, è assolutamente mutevole. Esprimo, quindi, parere favorevole sulla richiesta di sospensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Presidente, il mio parere è favorevole. Però, oltre a dire questo, penso che si potrebbe anche ammettere un ulteriore intervento contrario rispetto proprio alla sospensione relativa all'ordine del giorno perché, in effetti, l'intervento contrario, come diceva il collega Borghi, ha parlato d'altro.

Quindi, prima di votare contro, almeno coloro che vogliono votare contro ascoltino un'argomentazione che entri nel merito e che spieghi il motivo per cui questa specifica richiesta di sospensione è immotivata. Capisco che è un po' uno strappo alle regole, però l'argomento del “no” non è andato sulla proposta e questo è un dato oggettivo.

PRESIDENTE. Collega, in questo momento siamo nella fase di votazione per una richiesta di sospensione. Ho già fatto intervenire un deputato a favore e un deputato contro. Ovviamente, ho interpellato anche i relatori di minoranza, che hanno la facoltà di esprimersi. A questo punto io procedo con la votazione sulla richiesta di sospensione.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, la richiesta di sospensione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 63 voti di differenza.

Riprendiamo il dibattito sull'emendamento Sisto 1.71. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Presidente, io credo che nel dibattito su questo emendamento ci sia sicuramente una grande incertezza, dimostrata appunto dall'intervento del Ministro Fraccaro e della presidente della Commissione, che non è che ci abbia molto convinto nelle sue dichiarazioni. Quando un provvedimento - in questo caso un emendamento - produce incertezza, io credo sia necessario, vitale per questo Parlamento un approfondimento: un approfondimento che dev'essere assolutamente svolto attraverso una sospensione, che io rinnovo e richiedo ancora. Mi auguro che gli amici della Lega una riflessione in questo senso la possano fare, anche perché non si può abdicare tutto…

PRESIDENTE. Concluda.

GRAZIANO MUSELLA (FI). ....alla sicurezza e all'immigrazione: dobbiamo pensare anche alla democrazia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Presidente, ritengo che l'intervento svolto dal collega, sia parlamentare che avvocato, del Comitato dei nove e del gruppo di maggioranza relativa dei 5 Stelle, sveli in una qualche maniera la riserva mentale, perché laddove vi è la difesa dello strumento informatico mediante il quale già oggi, come ha efficacemente illustrato, si può pervenire anche alla firma di atti digitali, di fatto si annuncia l'intendimento vero, che contrasta appunto con quanto ci ha riferito in Aula il Ministro Fraccaro. Quindi, dietro questa presa di posizione credo che in realtà ci sia all'orizzonte l'approdo a cui si vuole pervenire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Oltre alla riserva mentale c'è un timore reverenziale nei confronti di chi ha ideato questa revisione costituzionale e pensa alle firme digitali. Gli emendamenti che noi abbiamo presentato - a firma mia e del collega Sisto - devono avere una risposta: o si votano questi emendamenti, o altrimenti l'ordine del giorno non ha alcun significato. Un impegno politico era stato assunto, almeno a parole, dal Ministro Fraccaro. C'è un legame indissolubile, l'avevamo già detto durante la discussione sulle linee generali, tra firme, modalità di sottoscrizione e di raccolta delle firme e numero dei sottoscrittori: con 500 mila, se si raccolgono con sottoscrizioni digitali, non si rispetta questo legame; è quindi necessario aumentarlo. Allora, c'è da questo punto di vista un impegno, così come Fraccaro l'aveva proposto?

PRESIDENTE. Concluda.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Qual è il vostro impegno? Qual è l'impegno dei relatori? In Aula, qual è l'impegno dei relatori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Io auspico sempre che il contenuto di questi emendamenti venga reso essenziale e spostato nella legge di attuazione. Se così non è, cambio parere e do parere positivo. Su questo emendamento e sui due seguenti.

PRESIDENTE. Quindi, collega, come relatore cambia il parere sugli emendamenti 1.71 Sisto, 1.72 e 1.73 D'Ettore da “si rimette all'Aula” a “favorevole”: è corretto? D'accordo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (M5S). Presidente, ho ascoltato con molto interesse quanto detto dai proponenti l'emendamento e da coloro che voteranno a favore, però, sinceramente, questo emendamento prima facie mi sembra un abominio giuridico e costituzionale. Un abominio perché, essenzialmente, inseriamo una previsione che non è contemplata in nessun altro articolo della Costituzione, come l'articolo 75, ma soprattutto prevediamo con questo emendamento che la firma debba essere autografa ma non autenticata. Ciò vorrà dire che non serviranno più le autenticazioni delle 500.000 firme, il che è un assurdo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Presidente, è chiaro che intanto va fatta chiarezza sul fatto che nessuno qui è contrario agli sviluppi tecnologici e all'evoluzione informatica, come in maniera piuttosto surrettizia è stato detto da alcuni colleghi. Noi semplicemente vorremmo evitare quell'ingorgo parlamentare che si è detto, da una parte, di voler limitare ponendo un tetto al numero massimo di proposte di leggi popolari che possono essere esaminate dal Parlamento, ma, dall'altra, rischiamo di avere un ingorgo di firme perché difficilmente si può stabilire per legge un limite al numero di firme su proposte di legge d'iniziativa popolare che un cittadino può apporre.

Allora se noi consentissimo che queste firme si potessero raccogliere in maniera molto facile tramite la via digitale, rischieremmo di avere non più un ingorgo parlamentare perché si mette un tetto, ma un ingorgo all'ingresso di leggi d'iniziativa popolare, che sarebbero così molto più facilmente presentabili. Per cui crediamo che questo emendamento vada incontro non all'esigenza di limitare lo sviluppo o di ingessare il futuro, ma semplicemente ad un principio di buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente, io mi sto domandando dove è finito il senno della maggioranza, dei componenti della maggioranza: forse nella parte nascosta della luna, visto che così, facendosi una passeggiata, vedono qualcosa che non hanno mai visto. Perché stiamo andando verso quella società orribile che ci guiderà tutti con i tasti, con l'elettronica. Ma vi immaginate la differenza tra fermarsi ad un tavolino, guardare in faccia chi ti chiede la firma del referendum, e invece trovarsi - chi lo sa? - magari a farsi la doccia, ti arriva il suono, devi dire, senti una voce automatica…

PRESIDENTE. Concluda.

CARLO FATUZZO (FI). …«Abbassi il tasto “C” se è d'accordo, abbassi il tasto “D” se non è d'accordo», e via discorrendo. È una vergogna!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.71 Sisto, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.72 D'Ettore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, ho ascoltato volentieri la definizione di abominio giuridico, e ho ascoltato con piacere la voce del collega Colletti, che per la verità ci aveva abituato a degli interventi in controtendenza rispetto al suo movimento. Questa volta, invece, è andato in linea con quella che è la linea ufficiale del partito, ma in qualche maniera tradendo quello che è scritto nell'emendamento: perché è evidente che la firma autografa presuppone per la presentazione l'autentica, ma mi rendo conto che le banalità molto spesso non vengono percepite tanto è alato lo spirito di questa riforma e tanto si vuole volare alto, magari ignorando che la paura di volare delle volte è più utile rispetto al tentativo di sopraffazione della democrazia rappresentativa.

Ma, Presidente, non posso tradire la mia genesi; e quando l'espressione un po' gergale “gatta ci cova” è stata coniata. probabilmente si pensava esattamente a quello che sta accadendo in quest'Aula. Gatta ci cova! Gatta ci cova perché, senza andare troppo lontano rispetto a quelle che sono le percezioni indiziarie di quanto accaduto su questo provvedimento, ha ragione chi dice che il numero delle firme è direttamente dipendente dalle modalità di raccolta. La democrazia del tipo di raccolta di firme dipende dalle modalità: possono essere poche 500 mila, se le modalità sono quelle informatiche - cito il Ministro Fraccaro; una delle poche volte in cui riesco a citarlo senza criticarlo -, ed è evidente che quelle 500 mila sono sufficienti se è chiaro che non possono essere raccolte con modalità digitali. Il primo indizio quindi è confessorio, lo dice il Ministro: 500 mila sono un numero sufficiente, salvo che la raccolta non sia digitale. Secondo: non lo si vuole mettere in Costituzione, ma lo si vuole mettere in una legge ordinaria, sia pure con una maggioranza qualificata. Perché? Qual è il motivo per riservare alla legge ordinaria? Altra confessione, della relatrice: perché la legge ordinaria è facilmente modificabile rispetto alla Costituzione. Allora, io recepisco i primi due dati: il Ministro dice che 500 mila firme sono giuste se non c'è la firma digitale; la relatrice dice che non lo si mette in Costituzione perché la legge ordinaria è più facilmente modificabile. Terzo indizio: il MoVimento 5 Stelle vive su una piattaforma digitale. Un altro indizio che io metto a fianco di quello che ho già rappresentato è un altro dato, quello che ha detto il collega Forciniti: perché una firma digitale vale meno di una firma autografa? Guardate come si sommano gli indirizzi, gravi, precisi, concordanti. Sono una prova! Qui c'è la prova che il MoVimento 5 Stelle vuole raccogliere le firme con modalità di-gi-tali! È inutile che ci nascondiamo dietro, a questo punto, l'ipocrita linguaggio accomodante del Ministro e dietro il finto tecnicismo di chi di chi vuole sostenere quello che non si può sostenere.

Ma l'elemento decisivo, quello che convince oltre ogni ragionevole dubbio - mi perdonerà, l'articolo 533 del codice di procedura penale - è la pretesa di trasformare questo in un ordine del giorno. Ma noi viviamo in Parlamento, l'ordine del giorno vuol dire che voi non ne volete fare niente. No ne volete fare niente! Ma pensate veramente che abbiamo l'anello al naso? Voi non ne volete fare niente! Volete raccogliere le firme in tre giorni sulle piattaforme digitali e massacrare il Parlamento e la democrazia!

Presidente, invito l'Aula ad un guizzo, e invito i colleghi della Lega ad un guizzo, a fronte di questa scientifica dimostrazione di quello che accadrà.

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). E quando il collega Iezzi si è agitato ed è andato a dire: “Scusate, ma è proprio vero?”; quando il Ministro Salvini si è agitato e ha chiesto: “È proprio vero che volete raccogliere le firme digitali?”, oggi noi gli rispondiamo: sì, è proprio vero! Lo voterete? Noi no (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, colleghi deputati, abbiamo sentito parlare di abominio. Se vogliamo dare una lettura vera di questo procedimento, dobbiamo dire che l'abominio è quello rappresentato dal come si è affrontata questa riforma costituzionale. Cioè, l'introduzione di un referendum propositivo fatto in questo modo rappresenta il vero abominio, tant'è che noi ci chiediamo se voi questa legge la volete portare veramente, sinceramente a termine o meno, se si sia trattato soltanto - scusate - di incompetenza. Articolo 75 della Costituzione, ultimo comma: “La legge determina le modalità di attuazione del referendum”, punto! Allora, se io leggo: la legge determina le modalità di attuazione del referendum propositivo, e ci metto un punto, avremmo avuto tutta la possibilità, con una legge ordinaria, di confrontarci e di predisporre un qualcosa che poi domani sarebbe stato anche emendabile, modificabile, a seconda deli progressi scientifici, per esempio. Invece no, avete voluto scegliere questa strada. Ma se volete scegliere questa strada dovete essere duttili per coinvolgere tutti.

Ciò perché non è che qualcuno voglia fare la guerra al referendum propositivo - almeno da parte di Fratelli d'Italia non c'è questa volontà -, vogliamo vedere tirar fuori, però, una riforma costituzionale degna di questo nome. Allora è chiaro che, se il collega Forciniti parla di verifiche e di sovraffollamento, vuol dire che non ha capito: non si sta parlando né di verifiche né di sovraffollamento. Speriamo bene che i procedimenti che saranno previsti saranno fatti in modo tale da escludere adesioni inconsapevoli, coartate, frutto di inganno o di manipolazione, crediamo che questo sia più che evidente. Poi valutiamo un fatto, però: la democrazia a distanza può darsi che sia il futuro, ma non è che debba tradursi poi in una sostanziale mancanza di partecipazione effettiva. Quindi, l'ordine del giorno è sicuramente uno strumento leggero, ma io ripeto e dico ancora: forse in Comitato dei nove, meglio in Commissione, si possono trovare gli strumenti per non mettersi poi nella condizione che qualsiasi modifica debba essere ripresentata come una modifica costituzionale, che non ha senso? Quindi, invitando e dichiarando che voteremo a favore ancora di questo emendamento, preghiamo nuovamente il rappresentante del Governo e il relatore di maggioranza a ponderare questo passaggio, senza pensare che questo sia un comportamento ostruttivo che tende a far fallire o a rimandare la cosa, che sappiamo verrà discussa sicuramente finché non sarà approvata. L'iter è lunghissimo - ci sarà la lettura del Senato, poi nuovamente alla Camera -, quindi agiamo in maniera tale da produrre al Senato un qualcosa che sia condiviso il più possibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, spero che questo emendamento non sia catalogato fra gli abomini giuridici, ma, del resto, dalla fonte da cui arrivano le osservazioni è quasi un complimento, perché si capisce che non l'ha compreso. La questione di fondo la ripetiamo per l'ennesima volta, e chiediamo su questo che ci sia, da parte della relatrice e da parte del presidente della Commissione, anche un intervento risolutivo, più chiaro, un contenuto politico, un impegno anche da parte del rappresentante del Governo, visto che c'è la relatrice che dice che ci sarà un ordine del giorno che impegna il Governo. Ma il Governo cosa pensa? L'ha detto già il Ministro Fraccaro, ma forse sarebbe necessaria, vista anche la novità da parte della relatrice, una minima risposta, un'interlocuzione, anche perché stiamo discutendo di revisione costituzionale. Anche il rappresentate del Governo dica: sì, sono d'accordo, e quell'impegno che ha preso Fraccaro per noi è rilevante, ai fini del collegamento tra firma digitale o sottoscrizioni elettroniche e, invece, il numero dei sottoscrittori della proposta di legge popolare. Che almeno ci sia, da questo punto di vista, una posizione politica.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Il Governo si rimette sempre all'Aula, benissimo, ma siccome Fraccaro è intervenuto, c'è un rappresentante, la relatrice ha parlato, che si ribadisca quella posizione, fateci capire qual è l'intendimento politico. Ci siamo limitati a chiedervi questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, noi - vorrei che rimanesse agli atti - ci asterremo su questo emendamento, perché non ci sia dubbio, e quindi rimanga, sul fatto che noi non siamo contrari di principio alla raccolta con modalità alternative a quelle tradizionali, e in specifico a quella digitale, nei termini - anche per brevità - che ha descritto molto efficacemente l'altro giorno il collega Magi. Cioè, stiamo andando avanti, nessuno di noi immagina atteggiamenti luddisti nei confronti delle nuove tecnologie, e su questo noi ci asterremo.

Però, con la stessa forza di ragionamento, chiediamo alla relatrice un atto di chiarimento sulla reale volontà rispetto a tale questione, perché, altrimenti, rimane il retropensiero che, magari, non lei, ma chi verrà dopo di lei, possa utilizzare la raccolta con modalità digitale per aggirare, in qualche modo, l'ostacolo delle 500.000 firme e, in un combinato disposto con il numero di proposte di legge che possono essere raccolte contemporaneamente, produrre quell'effetto che è stato più volte descritto. Quindi, quello che chiediamo - e lo chiedo alla maggioranza - è che vi sia un atto, nel corso degli emendamenti, con eventuali riformulazioni o con altri strumenti, che chiarisca e in qualche modo si allinei alle posizioni espresse dal Ministro mercoledì scorso, cioè che oggi noi stiamo legiferando con la formula tradizionale con le 500 mila firme, che, qualora si introducesse nel nostro ordinamento la raccolta di firma digitale, per il referendum abrogativo, per quello propositivo, per la raccolta delle firme elettorali e, quindi, si andasse verso questo strumento, vi sarebbe un ripensamento anche del numero massimo di firme. Credo che, se noi ci esprimiamo, con una questione di principio, nei termini che ha espresso la relatrice a più riprese, rimarrà sempre questa discrasia tra la posizione espressa dal Ministro e quella espressa dalla relatrice. Quindi, ripeto, noi ci asteniamo, ma chiediamo alla maggioranza nel prosieguo del lavoro di trovare un momento in cui questo elemento venga meglio e più nettamente chiarito, cioè, detto in altri termini, che non si presti ad equivoci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il relatore Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Questi emendamenti, al di là della loro lettera, evidenziano un problema a cavallo tra diritto e politica. Noi abbiamo una maggioranza, che, come tale, supera la maggioranza assoluta e quindi è in grado di approvare unilateralmente la legge di attuazione per la quale è stato giusto proporre di passare dalla maggioranza semplice a quell'assoluta, ma quella assoluta è sempre nelle sue disponibilità. Quindi, o con questo emendamento o in qualche altro modo, sia su questo punto, su cui il Ministro Fraccaro si è pronunciato, sia sugli altri…io faccio solo presente che, per quanto riguarda il tetto alle proposte, la cosa vera è il tetto alle proposte firmabili da ogni singolo cittadino, perché il tetto ai singoli promotori è aggirabile. Io faccio un comitato promotore di 15 persone, poi ne cambio una, ne faccio entrare un'altra ed è un altro comitato. Quindi, di per sé, l'unica cosa veramente non aggirabile è il tetto di firme del singolo cittadino. Per questi temi si può discutere, noi proponiamo di fissare dei limiti direttamente qui, come i vincoli alla legge di attuazione, tuttavia, almeno coerentemente con quello che ha affermato il Ministro Fraccaro, le forze della maggioranza, la relatrice e anche il collega Iezzi, che oggi è silente, però le forze della maggioranza, che sono quelle che hanno in mano i voti per determinare la legge di attuazione, dovrebbero trovare uno strumento, o giuridico o politico o entrambi, per prendere degli impegni in modo chiaro sugli effetti della legge di attuazione su aspetti così delicati. Questa mi sembra una richiesta ragionevole e coerente con quanto ha affermato il Ministro Fraccaro e per questo motivo ci permettiamo di insistere. Finché questo non si chiarisce, noi votiamo tutti gli emendamenti, anche quelli che hanno un carico forse un po' eccessivo di dettagli, perché noi rinveniamo lì, a questo punto, la garanzia, in assenza di altre garanzie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.72 D'Ettore, con il parere contrario della Commissione, sui cui il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'emendamento 1.73 D'Ettore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Qui la questione somiglia molto a quella che ha poc'anzi fatto presente il collega Ceccanti, quando ha detto: ci saranno anche degli emendamenti molto pesanti da questo punto di vista, però il punto è chiarire qual è la questione di fondo. Allora, siccome da questa questione non siamo ancora usciti e non ne usciremo perché - io apprezzo, come dire, la presenza silente del Governo, in quanto meglio quando tacciono che quando parlano e dicono cose sconclusionate - credo che una posizione da parte del Governo, da questo punto di vista, possa essere utile, in quanto non possiamo limitarci all'ovvietà detta dal Ministro Fraccaro. Mi preoccupa, in tal senso, anche il commento “in tempi non sospetti” che viene spesso utilizzato dal relatore o dal presidente della Commissione: ma perché, questi sono tempi sospetti? Che cosa c'è di sospetto in questi tempi, se non il fatto che stiamo portando avanti una norma della quale non avete ben chiare le conseguenze pratiche sul sistema e sul nostro ordinamento?

Ecco, a parte le dichiarazioni del Ministro Fraccaro sul fatto che la raccolta digitale si lega all'eventuale aumento del numero di firme, non si capisce quale sia l'intenzione del Governo di qui ai prossimi mesi. Mi spiego: se questa norma viene approvata così, le firme rimangono 500 mila, ma non c'è scritto da nessuna parte che sono 500 mila firme raccolte con il criterio tradizionale. Quindi, quando si dovesse fare una legge, anche semplicemente ordinaria, che introduca la raccolta di firme per tutti gli adempimenti elettorali e referendari attraverso la raccolta digitale, quella legge si applica alla norma costituzionale delle 500 mila firme, che potrebbe entrare in vigore così come la si approva in questa sede. Questo è il punto. Per cui, per una questione di gerarchia delle fonti, siccome la legge che siamo facendo ha rango costituzionale e una volta approvata - noi ci auguriamo mai - dovrà essere modificata attraverso l'articolo 138, che cosa faremo quando ci troveremo di fronte a quella che sarà l'inevitabile deriva di un percorso che, per ragioni di modernità, ci differenzia dagli anni Trenta, dagli anni Quaranta, dagli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso? Noi andremo, inevitabilmente, verso la raccolta di firme digitali. Chi propone questi emendamenti non ha un approccio oscurantista e vede nella raccolta di firme digitali per gli adempimenti della vita quotidiana, per le burocrazie, un nemico da combattere. Chi propone questi emendamenti, anzi, si rende conto di quanto può, però, diventare facile lo strumento della raccolta firme, soprattutto quando viene legato a un meccanismo che mette sullo stesso binario, parallelo e in competizione, un progetto di legge scritto in uno studio legale, in uno studio delle relazioni istituzionali di una associazione, di una lobby, di un sindacato, di un gruppo datoriale, di un gruppo di pressione, di un gruppo di imprese, di un gruppo di settore di imprese, e una legge del Parlamento italiano votata identicamente da un ramo e dall'altro del Parlamento.

Questo è quello che state facendo e tutto questo serve banalmente a farvi riflettere sul fatto che questo meccanismo, così come lo state pensando, rischia di uscire dal vostro controllo e dal controllo di chiunque, perché non siamo nelle mani di esperti di democrazia diretta, non siamo nelle mani di esperti di democrazia e né di democrazia diretta, perché la vostra democrazia non è democrazia e non è democrazia diretta. Non avete un'idea di che cosa state facendo: questa è la cosa su cui stiamo cercando da due settimane di mettervi in guardia grazie al fatto che il nostro Regolamento prevede che questo provvedimento non abbia tempi contingentati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il problema sarà quando arriveremo al mese prossimo: ci saranno i tempi contingentati e i nostri timori e le nostre perplessità cadranno nel dimenticatoio, ignorate da una maggioranza silente e compresse dal contingentamento dei tempi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.73 D'Ettore, con il parere contrario della Commissione, si rimette all'Aula il Governo e parere favorevole del relatore del Partito Democratico.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla prossima serie a scalare.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.74 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Continuiamo in questo esercizio retorico di fronte al muro di silenzio che abbiamo di fronte, interrotto saltuariamente da qualche proposta un po' stramba della relatrice, che propone di risolvere problemi che noi poniamo con gli emendamenti mediante ordini del giorno che non verranno mai scritti, che nessuno ha voglia di scrivere e che il Governo non saprebbe come affrontare. Non si capisce come potremmo mai fare ad impegnare il Governo a realizzare qualcosa su una proposta su cui il Governo fino ad oggi non si è neanche degnato di fare la replica in discussione sulle linee generali, sulla quale il Governo tutt'al più che cosa può fare, su cui può presentare un proprio emendamento ma senza alcun obbligo da parte di alcuno di votarlo.

Per cui, non è il Governo che si prende un impegno, sono i capigruppo di maggioranza del MoVimento 5 Stelle e della Lega, tutt'al più, che in questa fase hanno il titolo per potersi prendere un impegno e per dire che in questo ramo del Parlamento e nell'altro sulle firme si può contare su un orientamento di un certo tipo della maggioranza. Ma, anche in questo caso, non abbiamo ascoltato nulla. Mi domando e vi domando: è possibile che in questi giorni questo Parlamento non abbia niente di meglio da fare che procedere con quattro voti l'ora su questa proposta di legge, nell'attesa di arrivare al prossimo mese per il contingentamento, così che la maggioranza la possa approvare a colpi di maggioranza, un voto dopo l'altro, una volta esauriti i tempi di discussione? È possibile che non abbiate altro da proporre in questo Parlamento? Guardate che di temi ce ne sono eccome, ce ne sono tanti. Magari qualche comitato promotore, mentre siamo qui a discutere di questa proposta di legge, che quelli della maggioranza hanno scritto ma molti non hanno letto, mentre quelli dell'opposizione - alcuni - hanno letto e purtroppo hanno anche capito sin troppo bene, mentre siamo qui a discutere, ci sono sin troppi temi su cui qualche comitato promotore fuori da quest'Aula potrebbe cominciare a raccogliere le firme, in barba alla staticità di questo Parlamento su un tema come questo.

Non vedo, onestamente, folle di gente che ci chiedono di fare il referendum propositivo. Io, quando giro per strada, vedo un sacco di gente arrabbiata perché magari intorno alle loro stazioni, vicino casa, ci sono gli spacciatori che c'erano fino a qualche mese fa, quelli che si credevano, magari, che sarebbe arrivato il reddito di cittadinanza a cambiargli la vita e invece non è ancora arrivato nulla, e, quando arriverà, magari sarà una delusione, perché non sarà esattamente come gliel'hanno promesso. Non vedo, onestamente, folle di gente che chiedono di poter varare un referendum propositivo; vedo, però, da questo punto di vista, un disegno molto preoccupante. E, allora, mi interessa poco il dettaglio dell'emendamento, del certificato elettorale, eccetera, ma mi interessa, invece, molto il meccanismo che sta alla base di tutto questo, perché, se la Casaleggio Associati oggi o se domani qualsiasi altra piattaforma che si organizzi un minimo è in grado di raccogliere profili di elettori orientati in un certo modo, può raccogliere le proprie firme in 2 o 3 giorni lavorativi su questo o quel tema. Altro che porre il limite di una firma a proposta di legge! Ma cosa avete in testa, l'idea che un cittadino si faccia limitare la propria libertà da gente come voi? E, allora, ponete anche il limite di un post su Facebook: uno, su un argomento, può fare solo un post su una sola pagina.

Ragazzi, viviamo in una società in cui un uovo prende milioni di like e voi vi state infilando in questo tunnel, senza sapere verso dove andate e, probabilmente, come diceva qualcuno, la luce che vedete lontano nel tunnel non è l'uscita del tunnel, ma è un treno che vi sta venendo dritto contro, e non so se è il tunnel del Brennero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). In nessuna parte del mondo c'è mai stato un Governo il quale abbia presentato dei referendum abrogativi di leggi che può abrogare con la sua propria maggioranza in Parlamento. Non è mai esistito un Governo che abbia presentato delle proposte di legge popolari, avendo la maggioranza per approvarsele da se stesso. In questo caso c'è addirittura la proposta, molto caldeggiata dai 5 Stelle, che stanno dirigendo il nostro Paese a una diretta dittatura, dittatura dell'elettronica. Leghisti, svegliatevi, sveglia! Viva i pensionati, pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Grazie, Presidente. Credo che ci sia una grande riflessione che bisogna ancora fare: vedo che il nostro Governo si impegna in modo importante nei confronti di alcuni temi, come la sicurezza e l'immigrazione, ma non si accorge che, all'interno del proprio Governo, il MoVimento 5 Stelle sta indebolendo, attraverso questi provvedimenti, la forza del Parlamento, cioè la forza legislativa, la forza che un Governo deve mantenere per poter far valere la forza del proprio Paese, anche nei confronti di terzi. Quindi, da una parte qualcuno si sta impegnando all'esterno per garantire al nostro Paese integrità e sicuramente forza di dialogo e di trattativa, dall'altra parte, sempre all'interno dello stesso Governo, noi vediamo gente, colleghi che qui oggi votano, che indeboliscono lo stesso Governo attraverso l'indebolimento del Parlamento. Stiamo molto attenti, la democrazia è molto fragile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Vorrei formulare una proposta per uscire dal tunnel che il collega Baldelli paventava: da una parte, ritengo che non dobbiamo assolutamente precluderci la possibilità che l'innovazione tecnologica consenta delle applicazioni anche agli esercizi e alla alle facoltà di esercizio politico dei cittadini. In altre parole, non sono d'accordo con chi vede un pericolo nelle sottoscrizioni digitali, se teniamo conto che noi parleremmo di una sottoscrizione digitale che non è quella che oggi avviene su piattaforme sulle quali si sottoscrivono delle petizioni assolutamente sotto controllo, ma è la sottoscrizione digitale che oggi si fa per gli atti giudiziari o per gli atti fiscali e quindi con l'utilizzo integrato dell'identità digitale, della firma digitale, quando sarà possibile avere un'anagrafe nazionale in rete di tutti quanti i cittadini. Dall'altra parte, comprendo le preoccupazioni che stanno arrivando dalle opposizioni sul punto, connesse in particolare a una sproporzione sulla facilità della raccolta delle firme, che poi non sarebbe una facilitazione, ma piuttosto un modo forse più agevole, ma anche più sicuro di raccogliere le firme in proporzione al numero.

La proposta è la seguente: perché non pensare di inserire tra le norme transitorie una garanzia costituzionale che leghi la possibilità di uso della firma digitale all'aumento del numero delle firme, cioè inserire una garanzia di rango costituzionale su tale aspetto? La cosa non sarebbe impossibile da fare e credo che darebbe, ripeto, una garanzia a tutti coloro che, come il sottoscritto e come altri colleghi, sono preoccupati, ma nello stesso tempo non precluderebbe la strada all'uso delle nuove tecnologie della firma digitale e degli strumenti on line applicati alla partecipazione dei cittadini. Rivolgo, quindi, la proposta anzitutto alla relatrice ovviamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mule'. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente. Intervengo nel disinteresse generale, nonostante ci si occupi di una legge di riforma costituzionale, per richiamare ancora una volta i colleghi, attraverso lei, su un dato fondamentale. Questo emendamento cosa dice? Dice di incrementare a trenta mesi il termine dei diciotto mesi per l'esame delle Camere e obbedisce a un fatto che è normale: da quando le Camere si insediano a quando iniziano a lavorare per la produzione legislativa passano perlomeno tra i tre e quattro mesi affinché tutti i procedimenti siano incardinati. Soltanto nell'ultima legislatura abbiamo atteso settanta giorni per avere il via dal Comitato per la legislazione. Con l'emendamento in esame si evita di trasformare un virus in una metastasi parlamentare…

PRESIDENTE. Concluda.

GIORGIO MULE' (FI). …per evitare, cioè, che il Parlamento sia definitivamente sterilizzato e non sia messo in condizione di legiferare: se magari aprissimo gli occhi ce ne accorgeremmo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Perego Di Cremnago. Ne ha facoltà.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Grazie, Presidente. Per rivolgere una riflessione al collega Magi che, nel suo intervento, dichiarava come non ci sia un pericolo reale nella sottoscrizione delle firme in via digitale. Sicuramente non siamo contro l'innovazione tecnologica, ma quello che porta l'innovazione tecnologica nella definizione di una proposta referendaria è la scarsità di dialettica intorno al tema perché l'organo che svolge tale funzione, è il Parlamento, che domani potrà diventare Montecitorio Srl o Montecitorio Spa, a seconda di quale società possa controllare la nostra società. La funzione del Parlamento è discutere, di proporre e fare dialettica: se il dibattito viene portato on line, la dialettica si appiattisce e si perde. Ricordo questa frase: “Le leggi devono tener conto dei difetti e delle manchevolezze di un Paese… Il sarto che ha da vestire un gobbo, se non tiene conto della gobba, non riesce”. Lo diceva Giolitti per descrivere la complessità del nostro Paese, che non si può esaurire in una piattaforma on line (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.74 Sisto…Revoco l'indizione della votazione. Colleghi, proprio per agevolare la Presidenza, vi chiedo di alzare la mano un po' prima.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Presidente, chiedo scusa: pensavo ci fossero ancora altri colleghi. L'esito della nostra discussione riporta ad un tema molto importante. Credo che faremmo bene ad evitare di dividerci in maniera manichea tra conservatori dell'esistente e fautori profetici del futuro; quanto, invece, accogliere il punto che sottende queste discussioni, cioè il fatto che, complice la fortissima trasformazione e innovazione tecnologica, vi è un nesso tra la modifica con la quale le nostre società formano la loro opinione e le modalità con le quali tali opinioni vengono trasferite in quest'Aula.

Sotto questo profilo, occorre porre un tema di carattere più generale, e cioè il modo con il quale si regolamenta la modalità di applicazione delle tecnologie alla formazione della volontà generale, perché la recente storia dei mesi scorsi ci insegna qualcosa. Lo dico in particolare ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: Cambridge Analytica non è un'invenzione delle spy story ma è un tema della cronaca di questi mesi e che riguarda - guarda un po' - il più importante referendum che si è tenuto in Europa negli ultimi anni e le cui conseguenze toccano da vicino anche il nostro Paese. Mi riferisco al tema della Brexit: ok? Gli analisti che hanno approfondito ciò che è avvenuto in Gran Bretagna ci dicono attorno al tema di Cambridge Analytica sono state utilizzate delle tecniche militari e tipiche dell'intelligence per condizionare l'espressione di voto dei cittadini inglesi, e stiamo parlando di un referendum a modalità ordinaria. Immaginatevi un po' se questa logica, priva di controllo, di regolamentazione, di verifica dovesse essere applicata alla raccolta delle firme per introdurre una modalità di potere legislativo nel nostro Paese. Vogliamo ancora un po' entrare nel merito, così parliamo anche ai colleghi della Lega un pochino disattenti? Il vostro nuovo guru, Steve Bannon, non è un signore che è passato come una gita scolastica per caso in questi temi, visto che sul rapporto tra il sito del signor Steve Bannon - non Braveheart ma Breitbart - e il partito del signor Farage è aperta in questo momento presso il Parlamento inglese una verifica sulla effettiva natura di tali relazioni e di tali rapporti e dell'influenza che vi è stata sull'opinione pubblica inglese con la diffusione, artatamente costruita, di informazioni false. Insomma, qual è il punto: il punto è che l'incrocio tra tecnologia, controllo dei big data e possibilità di incrociare in maniera consistente questi elementi influenza in maniera surrettizia l'espressione libera del voto dei cittadini.

Non è uno scrupolo eccessivo porre il tema di una riflessione attenta sulla connessione tra questi dati di fatto e la raccolta delle firme e non significa doversi iscrivere automaticamente al partito dei retrogradi, dei conservatori, dei reazionari chiedere un supplemento di istruttoria sotto questo profilo, perché, sotto questo aspetto, varrebbe la pena e concludo, signor Presidente, di chiosare con le parole del capo dell'MI6, cioè il servizio segreto inglese, Alex Younger, che ha definito questa vicenda, con rapporto al referendum della Brexit, una vicenda per la quale i rischi sono profondi e rappresentano una minaccia per le nostre società.

Forse è il caso di riflettere un po' (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.74 Sisto, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'emendamento 1.76 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, l'emendamento è l'1.75, giusto?

PRESIDENTE. No, collega, siamo all'emendamento 1.76, perché l'1.75 viene assorbito. È una serie di emendamenti a scalare.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Benissimo; con questi emendamenti ci sforziamo di raggiungere un obiettivo, nella consapevolezza della inutiliter data, che è la sentenza che è viziata così radicalmente da nullità da essere assolutamente incapace di produrre qualsiasi effetto, ci avviamo a considerare tutti gli interventi in quest'Aula, vista la riluttanza di Governo e relatrice di recepire qualsiasi vagito di ragionevolezza, come degli interventi davvero inutili. Non serve richiamare i concetti della Costituzione, non serve invitare a migliorare il testo, perché si va dritti verso un obiettivo, che è quello della coccarda della cosiddetta democrazia diretta a tutti i costi.

Ebbene, noi, per il rispetto che abbiamo nei confronti del testo costituzionale, Presidente, andiamo avanti e ci sforziamo di far comprendere, sempre con il garbo tenace che contraddistingue questo tipo di interventi, lo ripeto, di matrice costituzionale, che vi è un periodo di insediamento della Camera che non può essere conculcato con quella facilità che questa riforma vorrebbe. Allora, a proposito del termine di diciotto mesi, rammenterò all'Aula, perché la memoria delle nefandezze non è mai sufficientemente sollecitata, che il termine di diciotto mesi è un termine indistinto, è un termine che comprende e abbraccia indistintamente Camera e Senato, per cui non si riesce a comprendere quanti mesi saranno della Camera, quanti mesi saranno del Senato, quanto potrà consumare la Camera, quanto potrà consumare il Senato, quanto sarà possibile fare melina in uno dei due rami del Parlamento per evitare che l'altro possa intervenire. E, quindi, direi che siamo di fronte a dei referendum automatizzati, automatici, inevitabili, direi, quasi, naturali. E se questo è vero, prolungare il termine da diciotto mesi a trenta mesi, agli inizi dell'insediamento della legislatura, è assolutamente logico, perché, poi, per provare la tenuta di un principio basta affermare l'esatto contrario e chiedersi se l'esatto contrario di quel principio è capace di essere più credibile. Ma voi immaginate una Camera che si è appena insediata, che viene subissata – subissata – da proposte di democrazia cosiddetta diretta e ha soltanto diciotto mesi per regolarle? Ecco, è un modo, neanche tanto elegante, ma evidente, chiaro, preciso di neutralizzare la democrazia parlamentare. La relatrice, con una certa riluttanza, diceva: “intasamento”. No, no, no: qui siamo di fronte proprio, come posso dire, all'abrogazione, all'abrasione, all'avulsione, scegliete uno di questi termini, della possibilità delle Camere di poter legiferare.

Allora, questo emendamento, insieme agli altri, ha lo scopo comunque di sollecitare e, se volete, ha uno scopo premonitivo, cioè anticipa quello che accadrà, perché questo è esattamente quello che accadrà; noi siamo nelle condizioni, oggi, molto facilmente, di rappresentare all'Aula uno scenario non ologrammatico, ma realistico, una sorta di valutazione del rischio di questo provvedimento, perché questo sarà quello che succederà, voi vedrete un Parlamento in affanno, incapace di scrivere le leggi e tutto teso ad evitare che altri governino al suo posto.

Facciamo la previsione sperimentale che possano arrivare 40 proposte che sconvolgono completamente l'assetto di 10, 11 o 12 discipline di matrice parlamentare. Che cosa cercherà di fare il Parlamento? Avrà due vie: o arrendersi, lo ripeto, arrendersi e lasciarle andare via e cercare di scrivere delle normative diverse, oppure, accettare il contraddittorio e intervenire senza modificarle o modificandole un pochino, in modo non dichiaratamente formale? Capite che non c'è via di uscita; il Parlamento è stretto nella forbice fra affrontare e non affrontare i provvedimenti popolari con analogo risultato: non poterci fare assolutamente niente.

Io vi pregherei di considerare queste parole quando, poi, se questo scellerato provvedimento dovesse mai vedere la luce, queste cose accadranno e credo che certamente accadranno. Voteremo ovviamente a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Questo emendamento firmato dal collega Sisto mi fa venire in mente che, tra le varie cose che andranno e andrebbero disciplinate, meglio se con dei principi generali contenuti all'interno della norma costituzionale, c'è anche quella della contemporaneità tra le elezioni politiche e la celebrazione referendaria, per esempio, che è una delle cose previste, per esempio, sul referendum abrogativo. Ora, noi prendendo come esempio questa legislatura ci siamo insediati il 23 di marzo e - aprile, maggio, giugno - tre mesi dopo, intorno al 20 giugno, il 21 giugno esattamente, sono state costituite le Commissioni permanenti…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

SIMONE BALDELLI (FI). Quindi, pensiamo che un Parlamento, di fronte magari a una maggioranza chiara che non c'è, a un Governo che si deve fare, che ci mette tre mesi per costituire le Commissioni permanenti, è di tutta ragionevolezza immaginare che non debba avere gli stessi tempi e gli stessi termini di un Parlamento invece nel corso della propria funzione piena e, quindi, con una legislatura già avviata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Sempre seguendo gli interventi di Sisto e di Baldelli, anche qui, tentiamo di ragionare e di riflettere. Il termine di diciotto mesi è fissato nella Costituzione, la legge di attuazione non può modificarlo, in nessun modo, non può modificarlo; quindi, ci troveremo di fronte, appena ci sarà l'insediamento, subito, a dover decidere cosa fare oppure semplicemente a non fare nulla e fare scadere i termini. Il termine di diciotto mesi decorre sia per la precedente legislatura che per quella successiva, quindi, decorre, e se l'avete messo in Costituzione, non lo potete modificare con la legge di attuazione. Capite di cosa stiamo parlando? Si va sicuramente a referendum, in molti casi si arriva al referendum. Se era in ritardo il precedente Parlamento, il nuovo, che si insedia, non potrà avere il tempo e il modo, le Commissioni, per esaminare la proposta. Che cosa si fa? Si aspetta che scada. Ma che cosa avete nella vostra, non voglio dire, testa, ma di cosa ragionate tra voi quando presentate queste proposte? Qualcuno le ha scritte con un altro intendimento.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Anche questo è semplicemente un emendamento ragionevole per far fronte a questo passaggio da una legislatura all'altra. Mi sembra normale farlo e pensarlo, perché parliamo qui di un'ipotesi di referendum propositivo, non abrogativo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.76 Sisto, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore del PD e su cui il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'ultimo emendamento della giornata, 1.78 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Io attendo, Presidente, perché c'è qualcuno che vuole intervenire. Dedicherò questo intervento sul mio emendamento 1.78 a una riflessione di carattere un po' più complessivo, cercando di rappresentare come il percorso verso la chiusura di questo provvedimento abbia ancora numerose falle. Dicevo all'inizio di questa discussione in Aula che ci sono degli emendamenti che noi abbiamo compilato, stilato, depositato e che discutiamo rivelatori, cosiddetti “emendamenti spia”, cioè che consentono di individuare le patologie di questo provvedimento che noi non condividiamo nella sua impostazione culturale, che respingiamo al mittente per come cerca di distruggere quelli che sono i presupposti della democrazia rappresentativa ma che, sia pur nel patologico, ha ulteriori patologie, come se si potesse raddoppiare il giudizio negativo sul testo.

E al di là della imprudenza, per usare un termine vicino alla colpa di matrice penalistica, che caratterizza il rapporto fra l'insediamento della Camera e il termine di gestazione dei provvedimenti, vi è un passaggio che io credo meriti di essere sottolineato: la totale indifferenza del termine di diciotto mesi anche sulla tipologia del provvedimento. Cioè, vi sono provvedimenti che per la loro matrice, il loro spessore, la loro complessità e anche per la loro fase procedimentale diversa potrebbero avere bisogno di un respiro più o meno profondo da parte delle Camere, ma questo è completamente ignorato. Cioè, io posso avere un provvedimento di una sola norma, di 200 norme, a complicazione, diciamo, codificata o non codificata o a complicanza codificata o non codificata e il termine è esattamente lo stesso. Ma questo è assurdo e significa, cioè, non solo non valorizzare il lavoro delle Camere ma - e anche qui utilizzo un'espressione penalistica - una sorta di dolo eventuale, cioè di indifferenza rispetto all'evento più grave. Cioè, io so bene che quel termine è un termine che soffoca le Camere, so bene che l'evento più grave è quello dell'inibizione della democrazia e lo accetto, non faccio differenza fra i procedimenti, li metto tutti insieme, metto Camera e Senato sullo stesso livello di indistinta, come posso dire, suddivisione di compiti indipendentemente dai passaggi.

Presidente, mi rivolgo a lei perché la Presidenza della Camera è quella che in questa sede ha la maggiore autorevolezza ed esperienza: ma perché questo? Ma quante volte è stato necessario che il provvedimento - e si pensi, per esempio, al voto di scambio politico-elettorale a matrice mafiosa - passasse dalla Camera al Senato per una migliore “digestione” del provvedimento, per un miglioramento oggettivo? Ma voi avete considerato che questo sarà impossibile? Cioè, saremo costretti a ratificare quasi e a prendere atto di una sorta di via libera passivo, senza nessuna possibilità di riflessione e di gestione.

Ma se il bicameralismo ha un senso - e il referendum che ha allontanato il rischio della riforma renziana lo conferma, cioè oggi il bicameralismo ha una ratifica costituzionale importante -, noi così vanifichiamo non soltanto le Camere ma il bicameralismo nel suo dinamismo di passaggio da una Camera all'altra, perché quel termine non consente di scandire i tempi di riflessione di una Camera e il passaggio da una Camera all'altra. Insomma, una brutta, pessima e orrenda riforma che noi combatteremo con tutto noi stessi. Voteremo anche su questo emendamento in questo profondo e direi irrinunciabile convincimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, è soltanto per chiedere, magari così nella nottata la relatrice può pensarci, che cosa succede in caso di scioglimento anticipato delle Camere, cioè, il termine viene sospeso, come con la prescrizione, oppure no?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Intervengo sempre a titolo personale e faccio un'osservazione: nel nostro ordinamento civilistico la riserva mentale non è ammessa e il nostro ordinamento non le lascia cittadinanza. Mentre nell'ordinamento civilistico accade questo, invece in questo Parlamento c'è, perché tutta l'attività dell'attuale Governo e dei colleghi 5 Stelle è informata a questo: una riserva mentale assolutamente coerente che, dietro la finta di voler rispettare maggiormente la democrazia, in realtà nasconde i guastatori della democrazia, in quanto l'unico obiettivo è riuscire con legge ordinaria, sulla quale si dispone delle maggioranze, a fare esattamente poi ciò che diavolo si vuole, cioè non rispettare la democrazia, gli elettori e il nostro ordinamento.

Molti colleghi usano la parola “vergogna”. Io non uso questa parola: io penso ai nostri padri costituenti che in questo momento, per colpa vostra, si stanno rivoltando nella tomba.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mulè. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI). Presidente, voglio soltanto consegnare per la riflessione notturna ai relatori e all'Aula una considerazione. Al di là del caso di scuola che faceva l'onorevole Baldelli sullo scioglimento anticipato, vi è un altro caso di scuola che riguarda la tempistica. Mettiamo che un referendum arrivi alle Camere nel mese di giugno, quindi a ridosso della sessione feriale. e che poi le Camere vengano sciolte nel mese di gennaio. Si arriva, cioè, al mese di giugno successivo - trascorsi i dodici mesi - con l'impossibilità materiale, tra la legge di bilancio e le altre leggi, di mettere mano alla proposta avanzata attraverso la proposta popolare. Significa che quella proposta va immediatamente sottoposta a referendum o passa così come è; significa rinunciare totalmente e abdicare al ruolo del Parlamento stabilito dalla nostra Costituzione.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Grazie. Molto brevemente per ricordare che nell'ultimo capoverso è previsto che con la legge approvata a maggioranza assoluta si disciplinerà anche la sospensione del termine previsto per l'approvazione della proposta in caso di scioglimento delle Camere.

Rispetto al caso prospettato dall'onorevole Sisto, cioè il rischio che arrivi un provvedimento omnibus che tenga il Parlamento in scacco di fronte alla necessità di avanzare una controproposta, dico che al secondo capoverso, tra i requisiti di ammissibilità, vi è anche il contenuto omogeneo e quindi il problema non sussiste. Sussisterebbe nel caso della delicatezza politica dell'argomento, com'è nel caso dello scambio elettorale politico-mafioso, ma nel caso del provvedimento omnibus non sussiste perché è già espressamente previsto che debba avere contenuto omogeneo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.78 Sisto, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo PD mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Secondo le intese intercorse, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, mercoledì 30 gennaio, a partire dalle ore 11.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica, con lettera in data 28 gennaio 2019, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali il senatore Franco Dal Mas, in sostituzione del senatore Marco Perosino, dimissionario.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica, con lettera in data 28 gennaio 2019, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale il senatore Marco Perosino, in sostituzione della senatrice Donatella Conzatti, dimissionaria.

Interventi di fine seduta.

Colleghi, vi anticipo che ci sono quattordici interventi di fine seduta. Chiedo quindi ai colleghi di attenersi ai tempi e chiedo ai colleghi che stanno uscendo di uscire in silenzio. Grazie.

Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente, a volte arrivare secondi è più importante che arrivare primi: chi è che è arrivato secondo? Per ben due volte, una donna, Sofia Goggia, bergamasca, campionessa di sci, l'altro ieri a Garmisch, in Germania - e vorrei che ci fosse più impegno per la sicurezza di tutte le sciatrici, che invece non c'è stato in quest'occasione, posto che due italiane si sono fratturate - è arrivata seconda nel supergigante il 26 gennaio e nella discesa libera il 27 gennaio. Tuttavia, è un secondo posto dopo un'assenza di molti mesi per una frattura che aveva subito in una precedente gara sciistica, avendo dato quindi lustro allo sci italiano femminile anche arrivando seconda. Quindi, complimenti alla sciatrice Sofia Goggia e complimenti a tutti coloro che continuano, dopo aver subito una caduta, ad allenarsi per rialzarsi. Viva ai pensionati! Pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giuseppina Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Signora Presidente, pochi giorni fa sono intervenuta in quest'Aula per essere testimone di due grandi realtà economiche della mia regione, il Molise, che purtroppo sono state travolte da una crisi irreversibile. Parlo dello zuccherificio di Termoli e della Gam di Bojano, che hanno purtroppo un fil rouge che le accomuna: decine di famiglie e di lavoratori hanno perso il loro lavoro e non hanno più un reddito.

Ebbene, ahimè, lo stesso triste destino oggi tocca alle numerose famiglie dei lavoratori della Ittierre, un'azienda del settore tessile che ha portato il Molise ad essere conosciuto in tutto il mondo e ha portato le mani preziose della manifattura del tessile della Ittierre, di operai e operaie che hanno confezionato e disegnato abiti per case di moda importanti (mi riferisco a Versace, a Ferré, a Dolce e Gabbana) e che hanno realizzato capi di prêt-à-porter. Queste numerose famiglie, queste mani sapienti oggi sono in attesa, in attesa di un intervento del Governo, un intervento serio, che possa far sì che i fondi destinati all'area di crisi complessa, che purtroppo interessa gran parte del mio Molise, vengano utilizzati, utilizzati e investiti per far sì che il tessuto economico della mia regione torni ad essere splendente come merita.

Ecco, noi aspettiamo, aspettiamo che il Governo faccia in modo di pagare la mobilità in deroga per tutti quegli ex lavoratori che oggi non hanno più un lavoro. Allora il mio monito è sempre lo stesso: mi riferisco al Governo e chiedo che faccia presto, che non abbandoni il Molise e i molisani (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Signor Presidente, sono sconcertato nel vedere che la sezione dell'ANPI di Rovigo ha pubblicato su Facebook un post, poi prontamente cancellato, che testualmente dice: sarebbe bello spiegare i ragazzi delle medie che le foibe le hanno inventate i fascisti, sia come sistema per far sparire i partigiani jugoslavi che come invenzione storica; tipo la vergognosa fandonia sulla foiba di Basovizza, che - ricordo - è un monumento nazionale.

La retromarcia tardiva e la presa di posizione dell'ANPI nazionale, che ha preso le distanze da questo delirante scritto, purtroppo non possono nasconderne l'infamia. Tanto i partigiani rossi, signor Presidente, che i miliziani fascisti combattevano per le bandiere di due dittature, e anche la Resistenza si macchiò di delitti non giustificabili: quelli che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricordò nel suo primo messaggio al Parlamento il 16 maggio 2006 con tre parole inequivocabili, “zone d'ombra”, “eccessi” e “aberrazioni”.

La condanna per le tragedie provocate dal fascismo non è in discussione, ma ad oltre settant'anni da quel tragico periodo della storia d'Italia, e non solo, chiedo che l'ANPI e tutti gli opachi individui che continuano a vedere la storia a senso unico si ravvedano, e ammettano la colpa di chi non sempre ha combattuto per la libertà, la democrazia e la giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tullio Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, giusto un anno fa cominciavano proprio in queste ore a cercarla, dopo che si era allontanata dalla comunità in cui stava cercando di lasciarsi alle spalle i mercanti di morte. Pamela Mastropietro l'hanno ritrovata fatta a pezzi, chiusa in due valigie lasciate sul bordo di una strada, come in un thriller. Macerata, sonnacchiosa provincia modello, ha mostrato all'Italia le sconcertanti conseguenze di una immigrazione incontrollata, fatta di disperati pronti a tutto e dei loro sfruttatori senza scrupoli. Pamela Mastropietro cercava di tornare alla vita, tra tranquille colline che un sistema di accoglienza malato ha contribuito a trasformare nel set di un film dell'orrore disperatamente reale.

La morte di Pamela ci ha scioccato al punto da non poterne trarre altro che determinazione e speranza: non chiuderemo più gli occhi su realtà di prevedibile degrado. Mentre lo spacciatore nigeriano accusato di un omicidio raccapricciante e senza senso è in carcere, ai giardinetti e per le strade il lavoro degli agenti della questura maceratese non conosce sosta. Serve per far ritornare i luoghi sicuri per tutti, serve a scongiurare che ragazzi senza baricentro siano preda di droga e violenza, lasciando alle famiglie solo dolore impotente. Serve a dire che lo Stato c'è e fa di tutto per essere al loro fianco, ora e sempre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Presidente, mi rendo conto che l'attenzione dell'Aula in questo momento non può essere al massimo; però credo che la figura di Giuseppe Zamberletti meriti un attimo di attenzione da parte di quest'Aula.

Stamattina, alla presenza del Capo dello Stato, Mattarella, del Presidente del Consiglio, Conte, del Vicepresidente della Camera Rosato si sono tenuti a Varese i funerali di un grande uomo, un uomo che è stato cinque volte parlamentare, e, per il nostro ricordo, soprattutto commissario straordinario per la ricostruzione del Friuli-Venezia Giulia. Da quell'esperienza di commissario straordinario nacque la Protezione civile del nostro Paese, che oggi è al centro dell'impegno in tante parti della nostra comunità nazionale. Da quell'impegno nacque la Protezione civile, e da quell'esperienza il Friuli-Venezia Giulia si rialzò, quarantatré anni fa, da un terremoto terribile che fece più di mille vittime, venendo ricostruito in tempi record e diventando successivamente un esempio per l'Europa, per tutto il mondo.

Soprattutto, ricordo di Zamberletti, avendolo conosciuto già all'epoca, la grande umanità, la grande disponibilità, la grande competenza, la voglia di impegnarsi su di un tema straordinariamente impegnativo, appunto, come fu la ricostruzione del Friuli dopo il terremoto. Io credo che l'Aula avrebbe dovuto rendere omaggio all'onorevole Zamberletti con un minuto di silenzio. Ciò non è stato possibile, per ragioni che non comprendo; però credo che l'attenzione che gli si deve sia meritata da parte di un uomo che ha fatto grande il Paese, che ha fatto grande la mia regione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Daniele Moschioni. Ne ha facoltà.

DANIELE MOSCHIONI (LEGA). Presidente, tre giorni fa, come ha annunciato adesso il collega Tondo, è venuto a mancare l'onorevole Zamberletti. Era il 6 maggio 1976: io, all'epoca, avevo nove anni, quindi non posso ricordare la sua figura come persona; però, da quello che mi hanno riferito i sindaci dell'epoca e i sindaci post-terremoto, mi hanno parlato di una persona attenta, semplice e con tanta caparbietà per risolvere il problema del terremoto.

Quindi, da parte mia, da parte della collega Bubisutti e da parte del collega Panizzut vogliamo porre le condoglianze alla famiglia del compianto, del sottosegretario commissario, coordinatore delle Forze Armate e dei vigili del fuoco. Ricordo quella domenica 9 maggio, mattina presto, che andavo a trovare i miei parenti su in Carnia, la tragedia che c'era, cominciando da Artegna, Gemona e Venzone, e questo mi ha fatto riflettere, perché ho visto tante persone, dalle forze dell'ordine agli alpini, ai volontari, tanti cittadini che si sono rimboccate le maniche per cercare di mettere a posto subito tutto quello che era stato distrutto. Noi in Friuli diciamo “fasìn di bessȏi”, che vuol dire “facciamo da soli”.

Grazie al commissario e alla regione, che hanno dato pieni poteri ai sindaci per la ricostruzione, e con questo pieno potere ai sindaci, è nata la Protezione civile, grazie a tutti i volontari che si sono adoperati. Come diceva il collega, quasi mille morti, 100 mila senzatetto e 40 mila esodati accolti nelle strutture dell'Adriatico, accolti dall'autunno del 1976 al marzo del 1977, proprio perché poi iniziava la stagione turistica e si dava a possibilità a quelle attività di poter lavorare. Nasce anche il “modello Friuli”, perché dopo dieci anni sono state ridate le case alle persone che non ce l'avevano più. Quindi, il 95 per cento dei piccoli comuni finiti con la ricostruzione e il 90 per cento dei grandi comuni.

Voglio concludere dicendo che il commissario Zamberletti ha avuto l'onorificenza di cittadino onorario in tante comunità del nostro Friuli, proprio perché, non avendo figli, ha adottato tutta la comunità friulana.

Concludo ringraziandolo ancora e salutandolo come siamo abituati a una salutare noi friulani, con un grande “mandi”. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Melicchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Presidente, la Legnochimica è una società che ha operato sul territorio del comune di Rende, in provincia di Cosenza, dal 1969, in un'area estesa su 7 ettari, ed era specializzata nella lavorazione del legno per l'estrazione del tannino e per la produzione di pannelli in fibra di legno. I residui di lavorazione sono stati sversati per anni sul terreno, all'interno di bacini artificiali privi delle più elementari norme di isolamento. Nell'anno 2003 cessano tutte le attività della Legnochimica, e nel 2006 l'assemblea dei soci decide di porre la società in liquidazione. Nell'agosto 2016, la società viene dichiarata fallita. Nel 2011, la procura della Repubblica dispone la redazione di una consulenza tecnica, che, come confermato dai successivi rilievi effettuati dall'ARPACAL, evidenzia che la falda acquifera, sotto, in prossimità dei bacini artificiali, risulta gravemente contaminata, e che detta contaminazione si è estesa ai pozzi esistenti in zona. Diverse indagini degli organi inquirenti hanno portato a due sequestri dell'area, nel 2010 e nel 2015, ed è tuttora in corso un procedimento giudiziario per omessa bonifica e danno ambientale. In diverse occasioni, nel corso degli anni, si sono sviluppati incendi, con fenomeni di autocombustione nei bacini, e l'esasperazione dei cittadini, costretti ad inalare fumi di ogni genere, è arrivata al limite. Ad agosto del 2016, l'allora Ministro dell'Ambiente, Galletti, annunciava lo stanziamento di 6 milioni di euro per la bonifica della Legnochimica con fondi CIPE relativi alla programmazione 2014-2020, ma tutto si è fermato all'annuncio. Tuttora siamo all'anno zero, e nessuna opera di bonifica è mai iniziata o è in cantiere.

Quindi, insieme ai colleghi Orrico, Misiti, D'Ippolito e Parentela abbiamo chiesto al Ministro Costa, sempre sensibile a questi temi, un aiuto per accelerare l'avvio delle operazioni di bonifica, che ci auguriamo possa avvenire al più presto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giuseppe D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE D'AMBROSIO (M5S). Presidente, ieri, in Puglia, abbiamo ascoltato purtroppo questa ennesima, triste notizia dell'emendamento sulle gelate in Puglia che, con tutto il rispetto della Presidenza del Senato e della Presidenza della Repubblica, è stato giudicato inammissibile. Presidente, stiamo parlando delle gelate che hanno colpito il settore dell'olivicoltura in Puglia, uno dei settori più importanti, che riguarda anche l'economia della nostra intera nazione. Ci troviamo in qualche modo a dover mettere riparo ai disastri combinati dalla giunta Emiliano, in Puglia, con il suo assessore Di Gioia. Da tempo il settore ci chiede una mano, l'agricoltura pugliese ci chiede una mano. Tramite lei, Presidente, voglio fare un appello con questo gilet in mano, quello dei gilet arancioni, che ripongo per rispetto nei confronti dell'Aula, ma soprattutto per rispetto nei confronti degli agricoltori, perché di parole ne hanno ascoltate tante. Mi rivolgo a lei, e a lei pongo un appello nei confronti del Presidente Conte, anche lui pugliese, e nei confronti del Ministro Centinaio, che aveva fatto una promessa agli agricoltori pugliesi. Presidente, basta con le parole. Noi parlamentari pugliesi ci rivolgiamo a lei, ci rivolgiamo al Governo e ci rivolgiamo al Ministro, dicendo che il tempo delle parole adesso è finito. Abbiamo una credibilità nei confronti dei cittadini, in questo caso degli agricoltori, che ci hanno mandato qui a Roma per risolvere dei problemi.

I problemi sono stati causati dalla regione, ma adesso noi dobbiamo e possiamo risolverli. Nei prossimi giorni prendiamo questo impegno nei confronti degli agricoltori; cerchiamo di non farli venire qui a Roma a protestare; risolviamo il loro problema qui, nelle nostre Aule, dove la democrazia può risolvere i problemi dei cittadini e poi scendiamo in piazza, in Puglia, per dire “grazie, scusate per il disagio che vi abbiamo causato; grazie per la vostra pazienza, ma dopo un po' comunque il problema lo abbiamo risolto” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baroni Massimo Enrico. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI (M5S). Presidente, sarebbero almeno 14.000 le multe cancellate, sparite nel nulla negli uffici di Roma, tra il 2008 ed il 2014, intestate a 400 persone, per un totale di ben 16 milioni di euro: come avveniva la cancellazione? Con l'apposizione di timbri sottratti alla questura, firme false, giustificazioni inventate, il tutto condito dalla complicità di un poliziotto e un carabiniere in pensione. Tra i beneficiari delle cancellazioni false ci sarebbero vip, nobili, imprenditori, loro amici e parenti. Purtroppo non è stato possibile procedere per le multe antecedenti al 2012, quindi 15 milioni di euro risultano perduti a causa della prescrizione. Ma resterebbero 193 indagati per truffa e falso, in concorso con quattro dirigenti degli uffici di Roma Capitale, tra cui l'ex dirigente Pasquale Pelusi e Patrizia Del Vecchio, detta “la zarina”, per cancellazioni illecita di 1 milione di euro di multe comminate tra il 2012 e il 2014. Condanno con assoluto disgusto questa pratica indegna, uno schiaffo a tutti i cittadini romani onesti che pagano le multe, magari con difficoltà e ritardo, e sanzioni ulteriori. Auspico che chi ha beneficiato di quest'inganno, ma che non è stato indagato per prescrizione dei fatti, si guardi allo specchio, si faccia un esame di coscienza ed esca volontariamente alla scoperto per restituire spontaneamente alle casse di Roma Capitale l'appropriazione indebita.

E visto che in molti casi si tratta di cantanti, calciatori, attori, lo facciano per decenza, alla luce del sole, per quel pubblico che li ama ma che nell'oscurità hanno vilmente tradito e derubato; lo facciano per i cittadini onesti, che credono ancora che chi sbaglia debba - lo dico ancora con forza - pagare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Verini Walter. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Presidente, tramite lei io volevo far portare alla conoscenza del Ministro della Giustizia, Bonafede, e del Ministro dell'Interno, Salvini, un fatto che è accaduto ieri nella mia regione, in Umbria, nei pressi di Todi. Due tecnici dell'Enel stavano compiendo dei sopralluoghi a bordo di un pulmino e, a un certo punto, si sono fermati in un punto dove era necessario evidentemente un intervento per ripristinare la corrente o cose del genere. A quel punto, da una casa, un signore, pensando che fossero ladri, ha imbracciato un fucile e ha sparato conto i due tecnici, che per fortuna non sono stati colpiti; soltanto il pulmino è stato danneggiato. Ecco, io vorrei segnalare questo episodio ai due Ministri della giustizia e dell'interno, ma anche ai colleghi parlamentari della Commissione giustizia (non vedo quelli di altri gruppi, ma vedo presenti quelli dei Cinquestelle), perché nel momento in cui andremo ad affrontare la legge sulla legittima difesa - e torneremo qui in Aula ad affrontare questo problema - si tenga conto anche di questi episodi. Non voglio parlare del nesso di causa ed effetto per una legge che ancora non c'è e non è in vigore, ma se il clima è questo, cioè quando la legge non c'è, noi siamo veramente spaventati di quello che potrebbe succedere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Antonella Incerti. Ne ha facoltà.

ANTONELLA INCERTI (PD). Grazie, signora Presidente. Solo per sollecitare la risposta a due mie interrogazioni, precisamente la n. 3-00138 e la n. 3-00139, abbinate, che ho presentato in data 7 agosto 2018, che erano state calendarizzate in Aula lo scorso 11 dicembre, poi rinviate, dove chiedo al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti lo stato dell'arte dei lavori previsti da un accordo di programma tra ANAS e provincia di Reggio Emilia, riguardanti interventi di messa in sicurezza e riammodernamento di tratti della statale 63 Valico del Cerreto-tratto emiliano. Si tratta di un tratto molto praticato e che ha bisogno urgentemente di questi interventi. Già nell'accordo di programma l'inizio dei lavori era previsto per la fine del 2017 e mi risulta che, a tutt'oggi, non sia ancora stata indetta la gara di appalto per i lavori. Voglio che rimanga agli atti la mia sollecitazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianpaolo Cassese. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Grazie, Presidente. Nella giornata di ieri il TAR di Lecce ha accolto il ricorso del comune di Grottaglie, Carosino e San Marzano contro la provincia di Taranto per l'annullamento della determina n. 45 del 5 aprile 2018, per il sopralzo del terzo lotto della discarica di Grottaglie in località La Torre Caprarica. La sentenza del TAR ha dichiarato la nullità dell'autorizzazione concessa dalla provincia alla società Linea Ambiente S.r.l., per operare un'ottimizzazione orografica e, quindi, la sopraelevazione del terzo lotto di discarica; contestualmente ha respinto la richiesta di realizzare il cosiddetto quarto lotto, sollevando un difetto di attribuzione della provincia di Taranto.

Voglio qui esprimere la mia soddisfazione e il mio plauso per il ricorso proposto dagli enti locali che ha gettato le basi per la chiusura definitiva di questa discarica, che da vent'anni accoglie rifiuti, in particolare rifiuti speciali, nonostante le grandi mobilitazioni cittadine di questi anni, che - lo voglio ricordare - culminò nel presidio permanente, di cui io stesso ho fatto parte, che per oltre un anno cercò di contrastare con denunce, ricorsi e persino con una legge regionale di iniziativa popolare, prima approvata e poi cassata, l'autorizzazione al terzo lotto di discarica, un'autorizzazione alla fine concessa dagli enti competenti, rimasti sordi alle istanze della gente.

Come noto, Taranto paga già un prezzo altissimo in termini di impatto ambientale e non può essere considerata anche la pattumiera d'Italia, con il rilascio di continui ampliamenti o nuove autorizzazioni.

Presidente, sappiamo che bisognerà aspettare l'esito finale del giudizio e, quindi, il probabile pronunciamento del Consiglio di Stato. Ad ogni modo, al momento, per il difetto di attribuzione della provincia di Taranto, secondo il TAR di Lecce, dovrà pronunciarsi il Consiglio dei ministri. Mi aspetto adesso che intanto si dia esecuzione alla sentenza del TAR e quindi la provincia rimetta gli atti al Consiglio dei ministri, affinché si pronunci con la decisione finale e sono sicuro che, se così sarà, ci sarà finalmente una decisione giusta e corretta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Cristina Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo in merito al grave fatto accaduto sabato in località Roccastrada, in provincia di Grosseto, dove un uomo è stato aggredito da un lupo.

Questi, purtroppo, sono fatti gravi, sempre più frequenti, che il Governo non può non vedere o non sapere. Chiediamo pertanto al Ministro dell'ambiente che sia convocata urgentemente la Conferenza Stato-regioni, affinché sia approvato il piano di gestione nazionale del lupo, per garantire la sicurezza pubblica, ma anche per prevenire i danni agli allevamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina Palmisano. Ne ha facoltà. Collega, ha un minuto.

VALENTINA PALMISANO (M5S). Grazie, Presidente. Ancora una volta un caso di violenza di genere, ancora una volta l'ira funesta di un marito che non si rassegna all'idea della separazione dalla moglie, ancora una volta una furia omicida che si scatena su una vittima indifesa. È avvenuto ieri, in provincia di Brindisi, in una casa di campagna, tra Carovigno e Ostuni, la mia città. Un uomo settantacinquenne spara alla moglie con un fucile a canne mozze, ferendola gravemente alla gola e poi si toglie la vita con lo stesso fucile. La donna, cinquantasettenne, si trova ora in ospedale in condizioni disperate e lotta tra la vita e la morte.

Questa storia si aggiunge a un drammatico bollettino, che deve far riflettere su una problematica grave e attuale come la violenza di genere e sull'urgenza di fornire una tutela, anche in via preventiva ed in maniera incisiva ed efficace contro ogni forma di violenza sulle donne e sulle vittime deboli e indifese in generale.

Chiudo, Presidente, dicendo che noi, come istituzione, abbiamo il dovere di dare risposta a questa emergenza che continua silenziosa, promuovendo protezione, prevenzione e punizione, ed è questo quello che stiamo facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 30 gennaio 2019 - Ore 11:

(ore 11 e ore 16)

1. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

D'UVA ed altri: Modifiche all'articolo 71 della Costituzione, in materia di iniziativa legislativa popolare, e alla legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1.

(C. 1173-A)

e delle abbinate proposte di legge costituzionale: CECCANTI ed altri; CECCANTI ed altri; ELISA TRIPODI ed altri; MAGI. (C. 726-727-987-1447)

Relatori: DADONE, per la maggioranza; CECCANTI, SISTO e SPERANZA, di minoranza.

2. Seguito della discussione delle mozioni Porchietto ed altri n. 1-00103, Delrio, Lupi ed altri n. 1-00104 e Lollobrigida ed altri n. 1-00108 concernenti la realizzazione della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione .

3. Seguito della discussione delle mozioni Muroni ed altri n. 1-00100, Luca De Carlo ed altri n. 1-00109, Molinari, D'Uva ed altri n. 1-00110, Nevi ed altri n. 1-00111 e Gadda ed altri n. 1-00112 concernenti iniziative volte a vietare l'utilizzo dei pesticidi e dei diserbanti nelle produzioni agricole, favorendone lo sviluppo con metodo biologico .

(ore 15)

4. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Acunzo, De Angelis, Furgiuele, Gusmeroli, La Marca, Potenti, Romaniello, Rospi, Sarli, Sportiello e Ziello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 2 i deputati Rospi, Cavandoli, Billi e Lazzarini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 2 il deputato Buratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 3 il deputato Vianello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 3 e 5 il deputato Baratto ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 4 i deputati Tabacci e Mollicone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 4 e 5 il deputato Trizzino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 5 il deputato Tuzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 6 i deputati Tuzi e De Angelis hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 6 e 12 il deputato Sensi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 8 i deputati Perconti e Lolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 9 i deputati a Rotelli, Bonomo e Miceli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 9 e 10 la deputata Ascari ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 11 la deputata Ermellino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 12 alla n. 16 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 13 la deputata Vietina ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 13 le deputate Bubisutti e Legnaioli hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 14 il deputato Potenti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 15 i deputati Patelli, Aiello e De Angelis hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 1173-A e ab-subem. 0.1.900.51 rif. 389 327 62 164 327 0 72 Appr.
2 Nominale subem. 0.1.900.6 432 419 13 210 163 256 68 Resp.
3 Nominale subem. 0.1.900.13 430 412 18 207 84 328 68 Resp.
4 Nominale subem. 0.1.900.16 rif. 443 442 1 222 367 75 64 Appr.
5 Nominale em. 1.900 451 337 114 169 260 77 63 Appr.
6 Nominale em. 1.63 452 442 10 222 184 258 63 Resp.
7 Nominale em. 1.66 465 455 10 228 191 264 60 Resp.
8 Nominale em. 1.67 459 448 11 225 187 261 60 Resp.
9 Nominale em. 1.68 459 448 11 225 186 262 60 Resp.
10 Nominale em. 1.70 460 449 11 225 188 261 60 Resp.
11 Nominale em. 1.71 453 451 2 226 192 259 59 Resp.
12 Nominale em. 1.72 452 444 8 223 180 264 60 Resp.
13 Nominale em. 1.73 447 439 8 220 176 263 60 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 16)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.74 456 449 7 225 183 266 57 Resp.
15 Nominale em. 1.76 439 430 9 216 167 263 57 Resp.
16 Nominale em. 1.78 440 432 8 217 167 265 57 Resp.