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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 99 di martedì 11 dicembre 2018

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO , Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 dicembre 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascari, Caiata, Covolo, Fassino, Gebhard, Liuzzi, Lorenzin, Lupi, Maniero, Ribolla, Rosato, Schullian, Scoma e Sisto sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2018 (ore 10,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2018.

La ripartizione dei tempi riservata alla discussione è pubblicata nel calendario (Vedi calendario).

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, gentili deputate e deputati, il prossimo Consiglio europeo è il terzo al quale partecipo da quando ho l'onore di presiedere il Governo italiano, il quarto se consideriamo anche quello straordinario, dedicato alla Brexit, del 25 novembre scorso.

Tradizionalmente il Consiglio europeo di dicembre ambisce, come ultimo appuntamento del massimo organo rappresentativo dei Governi dell'Unione europea, a segnali chiari e, se possibile, decisioni significative sui temi prioritari dell'agenda europea.

Questo Consiglio europeo assume una valenza particolare sul piano politico, giacché si svolge cinque mesi prima delle elezioni del nuovo Parlamento europeo. La legislatura europea è, dunque, giunta al suo ultimo tratto, il che restringe la possibilità di tradurre le decisioni in un iter completo con l'attuale Parlamento europeo e con l'attuale Commissione europea.

Affronterà, questo Consiglio, il tema Brexit, con una discussione a ventisette, dopo il rinvio del voto di ratifica dell'accordo di recesso da parte britannica. Dopo il dibattito alla Camera dei comuni, infatti, sapete che il Governo britannico ha chiesto, sta chiedendo maggiori assicurazioni sul fatto che la questione irlandese sarà risolta nell'ambito delle future relazioni tra l'Unione Europea e Regno Unito, e che non entri in vigore la cosiddetta soluzione di riserva prevista dal protocollo dell'accordo di recesso, il backstop, concordato dai negoziatori. Guardiamo con profondo rispetto al dibattito democratico che si sta svolgendo a Londra, ma allo stesso tempo, a poco più di tre mesi dalla data fissata per la Brexit, dobbiamo sottolineare l'esigenza che l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea avvenga in maniera ordinata, nell'interesse di offrire chiarezza e certezza ai tanti cittadini, tra cui molti italiani, e anche alle imprese, che sono coinvolti da questo processo. In un contesto che contiene ancora elementi di incertezza, continueremo pertanto a lavorare con i nostri partner europei e con le istituzioni europee per prepararci anche allo scenario, per noi poco auspicabile, di un recesso senza accordo.

L'avvicinarsi della fine della legislatura europea vede anche una crescente influenza sulla capacità decisionale del Consiglio dell'improcrastinabile esigenza di misurarsi con il sempre più vicino bilancio politico che i cittadini europei tracceranno con il loro voto a fine maggio 2019. Al Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre, pertanto, si dovrà tenere in debita considerazione l'orizzonte politico di un'Europa in evoluzione, un'Europa di cui, fra poco più di tre mesi, il Regno Unito non sarà più membro; un'Europa in cui è sempre più chiara e urgente l'aspettativa dei cittadini di poter contare su istituzioni europee e nazionali, che garantiscano maggiore equità, crescita, lavoro, sicurezza al nostro continente. È, dunque, con un approccio ispirato al principio di responsabilità, sia verso coloro che ci hanno eletto, sia verso le future generazioni, che perseguiamo l'obiettivo di un'Europa più equa e più sicura e ci adopereremo in questa direzione anche in questo finale di legislatura europea.

La priorità ineludibile di lavorare oggi per un futuro migliore dell'Europa è il filo conduttore dei principali temi in agenda al prossimo Consiglio europeo, che sono: la gestione europea dei flussi migratori, in attuazione delle conclusioni del Consiglio europeo dello scorso giugno, l'impulso al negoziato per un nuovo bilancio europeo pluriennale, il cosiddetto quadro finanziario pluriennale, e le prospettive di riforma dell'Unione economica e monetaria.

Quanto alla discussione all'Eurosummit, vale una considerazione che si applica anche al nostro rapporto con l'Europa, per quanto riguarda la legge di bilancio. Occorre, infatti, superare un rigorismo miope, che pretende di combattere l'instabilità con misure che, invece, finiscono per favorirla. Per fare avanzare l'Unione bancaria e l'Unione economica e monetaria, l'Europa deve perseguire un rapporto finalmente equilibrato tra riduzione e condivisione del rischio. Considero, inoltre, essenziale che l'Eurosummit possa avviare una discussione realistica nei prossimi mesi sul bilancio dell'eurozona. È ormai evidente, specialmente dopo la crisi finanziaria, l'esigenza di affiancare gli strumenti accentrati di politica monetaria con una leva fiscale ugualmente centralizzata, che permetta di attenuare le tendenze alla divergenza e gli effetti di possibili shock asimmetrici.

L'Eurogruppo, il 4 dicembre, ha visto purtroppo confermata, nell'esaminare la proposta franco-tedesca al riguardo, la netta distanza tra gli Stati membri. In particolare, se da un lato si è registrata una disponibilità ad approfondire la possibilità di istituire un bilancio comune per le finalità di convergenza e di aumento della competitività, dall'altro lato permane un forte contrasto di vedute sull'ipotesi di attribuire al bilancio comune anche la funzione di stabilizzazione. L'avanzamento di questo progetto va, pertanto, valutato con cautela, riservando una partita attenzione a tutti i profili che lo caratterizzano.

Quanto al completamento dell'Unione bancaria, la nostra visione richiede che la riduzione del rischio sia finalmente accompagnata da corrispondenti misure di mutualizzazione dello stesso. Comprendiamo, se ritenuto ineludibile, un differente timing dei due aspetti. Apprezziamo che si proceda con l'istituzione di una misura di condivisione del rischio, quale sarà il common backstop per il Fondo di risoluzione unico. Purtuttavia, il nuovo rinvio delle decisioni sullo schema assicurativo sui depositi è, per noi, il segnale di un'Europa che continua a farsi condizionare dai mercati, piuttosto che tentare di indirizzarli.

Quanto alla riforma della governance del meccanismo europeo di stabilità, manteniamo le nostre riserve su un approccio intergovernativo e ribadiamo che i ruoli attribuiti al meccanismo europeo di stabilità non devono minare irreversibilmente le prerogative della Commissione europea, in particolare in materia di sorveglianza fiscale.

Per quanto riguarda il tema della migrazione, il Consiglio europeo dovrà esaminare i prossimi passi, volti a compiere finalmente progressi concreti nell'attuazione delle conclusioni del giugno scorso. Il testo delle conclusioni indica che il Consiglio affronterà il comprehensive approach to migration. Intendo ribadire ai colleghi europei, quanto a questo profilo, che è ora di far seguire alle parole i fatti e di dare corpo ad una regolazione e gestione dei flussi migratori autenticamente europea. Per essere tale, essa non può eludere la sfida prioritaria dei movimenti primari e della gestione dei salvati in mare. Non può più gravare sui Paesi di primo arrivo l'onere legato alla gestione degli sbarchi ed occorre (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle) - lo rivendico fin dall'estate - un coordinamento europeo fin dalla fase di sbarco.

Un meccanismo di gestione dei salvati in mare richiede, inoltre, uno sforzo condiviso e azioni congiunte, proprio per aderire alle conclusioni che abbiamo raggiunto in seno al Consiglio europeo dello scorso giugno, soprattutto in tre componenti fondamentali: lo sbarco, che deve vedere uno sforzo condiviso degli Stati membri con il coordinamento dalla Commissione europea; la redistribuzione, su cui ribadirò la necessità ineludibile che gli Stati membri, non solo costieri e pertanto di primo arrivo, si facciano carico di uno sforzo realmente condiviso; non posso accettare quanto propongono alcuni Stati membri, cioè di limitare la redistribuzione dei salvati in mare alla sola categoria degli aventi diritto alla protezione internazionale, perché una simile opzione implicherebbe un onere aggiuntivo sui Paesi di sbarco, complicando l'efficace gestione europea delle persone che sono sbarcate anziché semplificandola, come invece sostengono gli Stati membri, preoccupati quasi esclusivamente dei movimenti secondari.

Terzo obiettivo: i rimpatri dei salvati in mare non aventi diritto alla protezione internazionale. Occorre cioè che si dia finalmente sostanza a una europeizzazione dei rimpatri, ad esempio attraverso il mutuo riconoscimento, almeno negli Stati membri che procederanno in questa direzione, delle decisioni in materia ed attraverso l'utilizzo della cooperazione allo sviluppo come incentivo per una migliore cooperazione con i Paesi terzi.

Dico questo nella prospettiva di quell'investimento, in primis di stabilizzazione politica e di impulso alla crescita, che reputo indispensabile nei confronti dell'Africa, un continente verso il quale l'Italia mostra una particolare attenzione, come peraltro anche testimoniato dalle mie recenti visite in Etiopia, Eritrea, Algeria e Tunisia. Nella stessa direzione va l'impegno italiano ed europeo per la stabilizzazione e lo sviluppo della sponda sud del Mediterraneo allargato, regione segnata da crisi umanitarie e crescenti conflitti, ma anche terra di grandi opportunità, la cui realizzazione in termini di sicurezza e prosperità è nostro comune interesse promuovere.

Sempre in tema di immigrazione ricorderò ai colleghi europei che l'Italia considera inaccettabile, perché irrealistico nella sua effettiva attuazione, lo spacchettamento della riforma del sistema europeo comune di asilo. Senza la riforma del regolamento di Dublino, approvare gli strumenti legislativi del sistema già avanzati costituirebbe un vulnus politico alla logica del consenso e sarebbe, al contempo, controproducente sul piano tecnico, proprio per il nesso tra i predetti strumenti e il regolamento di Dublino.

Consideriamo inoltre essenziale che ci sia finalmente adeguata attenzione alla dimensione esterna, anche sul piano finanziario. Il Trust Fund for Africa merita con urgenza un rifinanziamento sostanziale ed il negoziato sul Quadro finanziario pluriennale deve identificare strumenti e meccanismi stabili, efficaci e di non minore portata rispetto a quello dedicato, dal 2016, alla rotta del Mediterraneo orientale. Questo significa, infatti, un approccio davvero integrato alle rotte del Mediterraneo.

La riduzione degli sbarchi nel Mediterraneo centrale è infatti un risultato da preservare ma, se mi permettete, anche da non sopravvalutare. Vanno infatti tenute bene a mente sia la dinamica dei vasi comunicanti, che ora vede prevalere la rotta del Mediterraneo occidentale - ma domani chissà - sia la fragilità della situazione libica e i complessi assetti dei paesi limitrofi, che possono riportare ad aumenti del flusso migratorio. Il caso libico è singolare, perché la Libia propone all'Unione europea attori e interlocutori differenti rispetto a quelli che sono protagonisti delle rotte del Mediterraneo orientale oppure occidentale. Tale aspetto rende ancora più necessario un approccio integrato ed equilibrato anche in ordine al finanziamento della gestione della migrazione. Desidero soffermarmi sul Mediterraneo centrale anche per un altro aspetto centrale del dibattito europeo sulla migrazione, cioè quell'aggiornamento del mandato dell'operazione Sophia, che l'Italia richiede fin dall'estate per evitare che gli sbarchi dei migranti salvati dalle navi dell'operazione avvengano soltanto in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Anche su questo tema occorre che tutti gli Stati membri si chiedano davvero se valga la pena di mettere in pericolo un'operazione anche di forte valenza politica, in primo luogo per la sicurezza del Mediterraneo, per reiterare una chiusura netta ad un aggiornamento del mandato che l'Italia chiede allo scopo di ottenere finalmente uno sforzo condiviso sugli sbarchi. È prevista, al Consiglio europeo, una sessione su sicurezza e difesa in cui esaminare i positivi avanzamenti dell'Unione europea in tale settore, incluse le missioni di politica di sicurezza e difesa comune. Una simile discussione va collegata ad un impulso del Consiglio europeo affinché la questione dell'aggiornamento del mandato dell'operazione Sophia possa essere risolta in modo positivo e tempestivo.

Per quanto concerne il Quadro finanziario pluriennale, è prevista dal Consiglio europeo una discussione sul possibile obiettivo temporale per concludere un accordo che, tradizionalmente, richiede molto tempo e molta pazienza politica, oltre che tecnica. L'Italia ritiene che la tempistica non debba andare a scapito della qualità del negoziato. Dico questo perché di fronte alle sfide che l'Europa ha davanti, e che riguardano da vicino la fiducia stessa dei cittadini nei confronti delle istituzioni europee e nazionali, non possiamo pretendere scorciatoie che conducano ad un bilancio settennale - questa è la sua durata, come sapete - inadeguato alla posta in gioco. L'Europa ha infatti bisogno di spendere meglio sia per le nuove priorità, come immigrazione, sicurezza, investimenti, ricerca, che per le politiche tradizionali, come la coesione e la politica agricola comune, e deve inoltre aprirsi alle nuove risorse proprie. I cittadini europei del prossimo decennio necessitano di un'Europa che abbia un effettivo valore aggiunto quando spende denaro del contribuente europeo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Questa esigenza, ormai ineludibile, riguarda sia le citate nuove priorità, che strumenti come coesione e politica agricola comune, che garantiscono effettiva convergenza socio-economica e sostegno agli imprenditori in un settore nevralgico, soprattutto per l'Italia, per le nostre economie esposte ad alcuni effetti della globalizzazione. Anche sul Quadro finanziario pluriennale intendo riaffermare queste priorità italiane, con l'orgoglio di un Paese che è il quinto contributore netto e che, da membro fondatore dell'Unione europea, reputa essenziale un negoziato all'altezza di un'Europa moderna.

A questi temi si aggiungerà una discussione su temi non meno rilevanti quali il completamento del mercato unico, e qui le conclusioni mirano ad un segnale del Consiglio europeo a favore del completamento del mercato unico entro la fine dell'attuale legislatura. Da parte italiana si reputa essenziale che questo impulso vada in una direzione del sostegno che l'Europa deve dare alle piccole e medie imprese.

Poi, altro tema non meno rilevante è quello della disinformazione, che è un tema complesso, su cui la discussione mira per il momento a dare una base di sostegno politico all'attività che la Commissione avvierà con un ambizioso piano d'azione congiunto appena presentato dalla Commissione stessa. Siamo dunque alle battute iniziali di uno sforzo europeo coordinato, che riteniamo necessario proprio in virtù della natura complessa e plurale del problema.

L'Italia intende farsi portatrice di una visione secondo cui la sfida legata alle azioni di disinformazione, venendo da una molteplicità di soggetti statuali e non, richiede un approccio strategico, multidimensionale e di ampio respiro, che dia rilievo anche ai processi educativi e formativi per rafforzare la resilienza delle nostre società al fenomeno e non trascuri, naturalmente, i delicati profili di necessaria garanzia della libertà di informazione, fondamento essenziale delle nostre democrazie.

Sul fronte delle relazioni esterne l'agenda del Consiglio prevede la periodica informativa della Cancelliera Merkel e del Presidente Macron sullo stato di attuazione delle intese di Minsk in vista della decisione a gennaio sul rinnovo semestrale delle sanzioni settoriali nei confronti della Russia. L'Italia intende essere coerente con il proprio approccio rispettoso della coesione europea, ma, al contempo, convinto che le sanzioni non siano un fine a sé, in sé, bensì uno strumento finalizzato ad avviare una soluzione della crisi ucraina. A questo proposito, resta per noi prioritario, in questa fase di crescente tensione tra Mosca e Kiev, acuita nei giorni scorsi dagli attriti del Mar d'Azov, lavorare insieme ai nostri partner europei per favorire una distensione e riportare il confronto al tavolo dei negoziati. Nella parte dedicata alle relazioni esterne, le conclusioni del Consiglio prenderanno anche atto dello scambio di opinioni dei leader quanto alla preparazione del summit tra l'Unione europea e la Lega Araba; summit che è previsto per il 24 e 25 febbraio 2019, che rappresenta di per sé un importante segnale politico di un'Europa chiamata ad affermarsi quale attore credibile e responsabile nello scacchiere internazionale.

Per tale ragione e per le grandi sensibilità in gioco, ove gli aspetti della sicurezza, dello sviluppo e della gestione dei fenomeni migratori non sono avulsi dal contesto geostrategico, sarà importante porre particolare attenzione ai temi dell'incontro e ai possibili risultati, garantendo il giusto equilibrio tra ambizioni e seguiti. L'Italia intende proporsi come interlocutore privilegiato, data anche la sua vicinanza geografica, per affrontare congiuntamente le sfide trasversali che percorrono il Mediterraneo allargato. In tema di dialogo e consultazione dei cittadini, ecco, anche questo è un tema importante e da non affrontare con un approccio burocratico.

Per questa ragione il Governo italiano ha voluto esaminare approfonditamente le modalità con cui poterla svolgere in modo efficace e ha optato per un approccio di più ampio respiro, orientando, cioè, la consultazione, avviata in queste settimane, alla sensibilizzazione degli studenti sull'Europa. In tema di cambiamento climatico è previsto un riferimento nelle conclusioni a una strategia di lungo periodo dell'Unione sul cambiamento climatico, da sviluppare nei prossimi mesi sulla base di una proposta della Commissione europea. Si tratta di un auspicio condivisibile, che sta all'Europa tradurre in politiche concrete e sostenibili, avendo ben chiari gli Accordi di Parigi e poi i successivi Accordi di Amburgo.

Permettetemi adesso, a margine delle comunicazioni sul prossimo Consiglio europeo, di condividere con il Parlamento alcune considerazioni in vista di un altro passaggio importante nel confronto con le istituzioni europee. Domani mi recherò a Bruxelles per incontrare nuovamente il Presidente Juncker e gli altri componenti della Commissione. L'interlocuzione con l'Unione europea in questa fase così significativa per la vita politica, economica e sociale del nostro Paese è fondamentale: in queste settimane non ho mai interrotto i canali del dialogo, ho lavorato per avvicinare le posizioni e per spiegare in tutte le sedi la coerenza della manovra economica e i suoi effetti virtuosi nel medio periodo sul tessuto non solo economico, ma anche sociale. Non intendo certamente distogliere l'attenzione sui saldi finali di bilancio, che, come è noto, determineranno uno scostamento del disavanzo primario. Ho anzi lavorato e sto continuando a lavorare in queste ore anche che precedono il mio viaggio a Bruxelles affinché siano puntualmente quantificati, con apposite relazioni tecniche, i costi delle misure, soprattutto di quelle a più rilevante impatto sociale, che maggiormente destano la preoccupazione dei nostri interlocutori europei.

Ho già più volte ricordato che, nella legge di bilancio attualmente all'esame del Senato, si interverrà, soprattutto a seguito delle modifiche che saranno apportate durante l'iter parlamentare, sulla spesa per investimenti, di cui presenterò domani un programma dettagliato. Ho, inoltre, illustrato alla Commissione le riforme che il Governo ha realizzato e quelle avviate. Non andrò, dunque, a Bruxelles con un libro dei sogni (Commenti del deputato Fiano)

PRESIDENTE. Deputato Fiano!

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. … ma presenterò uno spettro completo del progetto riformatore dell'Esecutivo e, con il supporto di un approfondito lavoro istruttorio, che ho personalmente e direttamente coordinato, mi confronterò sui numeri, nella consapevolezza di essere in possesso dei dati macroeconomici per dimostrare che la manovra economica del Governo è stata concepita, conoscendo bene la realtà economica italiana ed è stata strutturata nei suoi contenuti per rispondere alle esigenze del Paese, certamente all'interno del perimetro tracciato dalle regole e dai vincoli di finanza pubblica che derivano dall'adesione all'Unione europea e dall'appartenenza alla zona euro.

Ma né domani a Bruxelles né ancora di più oggi davanti al Parlamento mi posso limitare a considerare i meri dati contabili. Con le elezioni del 4 marzo gli italiani hanno espresso una richiesta, direi un'urgenza, per arrestare l'impoverimento e l'emarginazione causati dal lungo ciclo avverso della crisi economica (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier) e per arrestare e contrastare quelli che sono i fenomeni negativi di un processo di globalizzazione che ha visto penalizzate ampie fasce della popolazione. Abbiamo assistito a una progressiva esclusione dai benefici della vita associata di un numero sempre più consistente di cittadini, fenomeno che ha rimesso in discussione diritti sociali che sembravano appartenere per sempre al patrimonio giuridico delle nostre società democratiche.

Con il programma di Governo abbiamo quindi individuato responsabilmente le misure concrete per invertire con decisione questa tendenza (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). Il programma, accanto alle misure a sostegno delle imprese e dei lavoratori, propone interventi di equità sociale necessari e anche sostenibili: è una risposta urgente ai diversi e molteplici bisogni primari dei cittadini, e, se siamo costretti a procedere a uno scostamento dal deficit inizialmente previsto, lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo non certo a cuor leggero, ma proprio per realizzare gli obiettivi che gli italiani chiedono con prepotente urgenza.

Mi riferisco alle misure di equità sociale, di welfare, di sostegno al reddito, di semplificazione e pacificazione fiscale, di inclusione, soprattutto in favore delle giovani generazioni, le quali hanno più pesantemente sofferto gli anni della crisi, perché sono state escluse dal mercato del lavoro con conseguenze non solo economiche, ma tali da compromettere gravemente la qualità della loro esistenza (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). Le sfide che abbiamo raccolto non hanno un orizzonte meramente emergenziale, ma si inseriscono in una più generale visione dei rapporti fra economia e società, tra Stato e cittadini. Questa è una manovra che farà crescere l'Italia; la farà crescere non solo con riferimento al PIL, ma anche al BES. In particolare, crediamo nello sviluppo, nella crescita economica, nella modernizzazione delle imprese, nell'innovazione tecnologica, ma siamo convinti che tutto questo debba essere realizzato in modo sostenibile, conservando, per quanto possibile, inalterato l'ordito dei diritti sociali, dall'istruzione alla salute, ricevuto come preziosa eredità dalle generazioni passate.

Certamente i diritti costano, come sottolinea Cass Sunstein, ma sono costi che le società democratiche devono sostenere, se veramente credono nel primato della persona umana come valore che trascende e supera ogni altro interesse e che non può essere sacrificato per perseguire altri, pur legittimi, obiettivi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Questo non è populismo; e se populismo significa ridurre lo iato tra popolo ed élite, restituendo al popolo la sovranità, la pienezza della sovranità (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier), e rendendo il compito della rappresentanza…

PRESIDENTE. Per favore! Avrete i vostri interventi dopo, non c'è nessun problema. Andiamo avanti.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. E rendendo il compito della rappresentanza realmente aderente alla tutela degli interessi rappresentati, rivendichiamo di essere populisti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). L'Italia è stata protagonista nei passaggi decisivi della storia dell'integrazione europea, e ha sempre partecipato in senso inclusivo e solidale alla soluzione delle crisi politiche ed economiche che hanno vissuto altri Stati membri. Crediamo e siamo parte dell'Unione europea: per questa ragione stiamo facendo di tutto per andare incontro alle perplessità, e diradare queste perplessità che ha sollevato la Commissione. Ci siamo adoperati per illustrare puntualmente i nostri obiettivi, rivendicando il diritto di effettuare una manovra di carattere espansivo, con interventi di spesa ed investimenti programmati per stimolare la crescita e la produttività e per garantire una maggiore equità sociale.

Siamo nel mezzo di un confronto serrato, che confidiamo leale e paritario, nell'auspicio che, come sempre accade nelle trattative, si possa trovare un punto di equilibrio e di convergenza. Resto fiducioso del buon esito del dialogo. In gioco, in questo momento storico, c'è molto di più dei saldi finali di una manovra economica: è in questione l'idea stessa di rappresentanza politica, quindi più profondamente il senso del nostro ruolo e della nostra missione.

Per questo mi rivolgo al Parlamento, alla maggioranza ma anche all'opposizione. Perché siamo qui, io nelle mie funzioni di responsabile del Governo, voi nelle vostre funzioni di legislatori? Se oggi siamo qui è per soddisfare i bisogni concreti dei cittadini, perché crediamo necessario invertire il processo di esclusione vissuto da quelle fasce di popolazione che, nei decenni passati, erano uscite dalla povertà per entrare nell'area del benessere e della vita sostenibile, e che ora vedono cadere, una ad una, le prospettive di progresso, di crescita, e vedono anche figli, più istruiti dei padri, abbandonati ad un precariato esistenziale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). Guardate che questo è il modo più efficace per recuperare la crisi di senso e il deficit di rappresentanza che tutte le democrazie avanzate stanno riscontrando. Se vogliamo evitare che questo senso di abbandono si traduca, come sta già accadendo in vari Paesi europei, in contestazioni dall'esito imprevedibile, dobbiamo agire ora, coraggiosamente affiancando all'obiettivo della stabilità finanziaria quello della stabilità sociale. Logorare l'azione riformatrice di questo Governo sarebbe una strategia miope, che rappresenterebbe agli occhi dei cittadini un velleitario tentativo di reprimere istanze che rimarrebbero comunque vive e pulsanti nella nostra società: istanze che potrebbero ripresentarsi in un prossimo futuro in forme e modi che ben difficilmente potremmo prevedere, e per questo più faticosamente potremmo soddisfare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

GRAZIANO DELRIO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Presidente, per suo tramite, per sottolineare il fatto che la relazione del Presidente del Consiglio - che ringraziamo per la sua presenza qui oggi e per aver affrontato nella prima parte l'argomento in oggetto, cioè l'argomento che affronterà a Bruxelles -, in realtà la relazione del Presidente del Consiglio si è finalmente soffermata a lungo sulla manovra di bilancio.

Vorrei segnalare due cose, Presidente: che a questo punto forse sarebbe opportuno che aprissimo questa discussione, perché noi l'abbiamo chiesta invano, abbiamo discusso… Do tramite lei una notizia al Presidente: abbiamo discusso per giorni e giorni della manovra di bilancio in questo Parlamento e ne abbiamo approvata una che evidentemente non c'entra nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), visto che nemmeno lui conosce ancora i saldi di bilancio; però se ha delle informazioni da darci, sarebbe opportuno che almeno, anche a posteriori, il Parlamento ne venisse informato. Non in termini generici, ma in termini concreti: perché noi abbiamo approvato qui una manovra con delle tabelle, con delle prospettive di crescita, con delle previsioni di crescita, con delle previsioni di impatto occupazionale; se cambiano i saldi di bilancio, tutte queste previsioni ovviamente vanno riviste.

Ora, io mi domando: cosa ci avete costretti, signor Presidente del Consiglio, a discutere di una manovra che lei mi sta dicendo che andrà domani a trattare di nuovo a Bruxelles (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Il rispetto del Parlamento - signor Presidente, lo dico a lei - esigeva che il Presidente del Consiglio venisse qui a discutere della manovra quando quest'Aula ne discuteva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non oggi che discutiamo di altro. Altrimenti apriamo la discussione su questo, le propongo di aprire la discussione, visto che la comunicazione del Presidente è stata anche su questo, in gran parte su questo… Peraltro dicendo cose che io personalmente su alcuni passaggi condivido, perché ha detto per esempio che si sta dentro le regole di finanza pubblica, che la stabilità finanziaria è un valore, che l'Europa è un valore, quindi tutte cose che… Quindi non lo dico per polemica, lo dico per rispetto di quest'Aula, e se permette anche del lavoro che stiamo svolgendo: se la manovra del popolo è così importante, forse sarebbe ora che anche il Parlamento la conoscesse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

È iscritto a parlare il deputato Sergio Battelli. Ne ha facoltà.

SERGIO BATTELLI (M5S). Presidente, Presidente del Consiglio, rappresentanti del Governo, colleghi deputati, Presidente, molto presto lei siederà nuovamente al tavolo con tutti i capi di Stato o di Governo dei Paesi membri dell'Unione europea, in rappresentanza del nostro Paese: un'occasione preziosissima. È per questo che per sostenerla e supportarla il nostro compito qui oggi è soprattutto chiederci e chiedere con forza dove vogliamo andare e che Unione europea vogliamo. Le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo sono ormai vicinissime, e come tutte le occasioni in cui il popolo si esprime, sono un appuntamento importantissimo. Come MoVimento 5 Stelle, però, riflettiamo da sempre sul futuro dell'Europa. Non possiamo più rimandare la risposta alla domanda che ritengo più importante di tutti: dove vogliamo andare. All'Unione serve un cambio di prospettiva immediato, se vogliamo ridare significato a quei valori e a quegli ideali che ormai sono svuotati di senso, nonché a quell'idea di comunità disegnata dai Padri fondatori fin dal Manifesto di Ventotene: valori cancellati e offuscati proprio dalla miopia di chi, per interessi finanziari, ha voluto un'Unione basata su favori fiscali e burocrazia oltre ogni limite (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), un'Unione dove le letterine e i decimali vengono sempre prima dei diritti e dei doveri dei Paesi membri. Noi siamo italiani, signor Presidente; siamo anche europei, però. Tutti noi abbiamo compreso cosa vuol dire essere europei, abbiamo avuto la fortuna di toccare con mano le opportunità che questo comporta: abbiamo sperimentato in prima persona cosa vuol dire avere libero accesso al mercato interno e poterci muovere liberamente in un'Unione senza alcuna restrizione. Abbiamo avuto la possibilità di vivere un continuo confronto tra culture diverse; abbiamo scambiato idee, progetti, business e innovazione; abbiamo conosciuto e apprezzato la diversità culturale che contraddistingue i singoli Paesi dell'Unione, e abbiamo imparato che si tratta di una ricchezza da proteggere e coltivare.

Oggi però l'Unione europea ha poco tempo per recuperare il rapporto, ormai compromesso, con i cittadini europei, per parlare una lingua finalmente comprensibile a tutti e dimostrare che, al di là della governance attuale, ci può essere qualcosa di diverso, nell'interesse di molti e non dei pochi. Purtroppo, fino ad oggi l'Unione europea ha alimentato le diseguaglianze tra Paesi invece che ridurle: ha quindi fallito nel suo obiettivo più importante. Se sono riemersi gli egoismi nazionali è anche perché le politiche dell'Unione hanno avvantaggiato qualche Paese a spese di altri, e questo è fondamentale.

Ma possiamo riscattarci: anzi, questo Governo ha il dovere e la forza per aiutare l'Unione europea a riscattarsi.

Per farlo dobbiamo sederci a quel tavolo, lei dovrà sedersi a quel tavolo, con la volontà ferrea di appianare le differenze che hanno creato una distanza abissale tra i Paesi, con la volontà di allentare quei vincoli finanziari che hanno strozzato alcuni di loro, noi compresi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Approfittiamo, allora, del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre prossimi, per ribadire con forza la nostra idea di Europa, le nostre proposte per consentire a questo gigantesco corpo di muoversi finalmente in maniera organica e non disarticolata.

Il mio auspicio, allora, signor Presidente, è quello di alzarci da quel tavolo solo quando avremo trovato il modo per tagliare le catene a quel corpo, permettendogli finalmente di esprimersi e di manifestare la volontà di intraprendere una direzione univoca e unitaria: lo ribadisco, univoca e unitaria, altrimenti si soccombe! Se ciò avvenisse, significherebbe che quel corpo assuefatto comincerebbe a reagire, che i diversi organi che lo compongono avrebbero smesso di farsi la guerra tra loro, per iniziare a collaborare e a rafforzare quel bene comune chiamato Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La proposta che l'Italia deve portare nel dibattito sul processo di riforma sulla governance europea, Presidente, è l'avvicinamento agli interessi dei cittadini, attraverso una diversa politica economica e meccanismi di controllo democratico molto più vincolanti per il potere esecutivo europeo. Si tratta, quindi, di disegnare una terza via tra l'Europa dell'austerità e dei vertici bilaterali tra Francia e Germania, e la disgregazione nazionalista dell'intero progetto. Noi vogliamo riforme fedeli alle reali necessità dei cittadini europei: questo vogliamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Signor Presidente, di politiche migratorie abbiamo parlato per anni e ne ha parlato anche lei oggi. Abbiamo finalmente iniziato a far sentire la nostra voce e a ottenere i primi buoni risultati, anche se molto rimane ancora da fare, in ambito europeo. L'Unione, però, deve concentrare la propria attenzione anche su altri temi fondamentali, temi che toccano da vicino la vita dei cittadini. Per esempio, dovrebbe farsi promotrice di strumenti che servano a controbilanciare gli squilibri che il mercato interno produce nel breve periodo, con politiche di integrazione del reddito e di riqualificazione professionale, così da favorire alti livelli occupazionali in tutta l'Unione e sradicare progressivamente la povertà.

Ridiamo significato a parole come diritti, equità, prosperità, cooperazione e solidarietà, parole che stanno nei trattati dell'Unione e rivediamo, insieme agli altri Paesi europei, l'assetto della governance; rimettiamo mano all'assetto istituzionale, ridimensionando il potere del Consiglio e incrementando quello degli organismi democraticamente eletti o direttamente legittimati dai cittadini; rafforziamo il metodo comunitario a discapito dell'eccessivo utilizzo, che recentemente si è fatto, del metodo intergovernativo e ricordo che il Fiscal compact è figlio legittimo del metodo intergovernativo.

Nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà, restituiamo agli Stati membri alcune competenze, specialmente in ambito commerciale e fiscale, così da costruire un'unione economica nella quale i singoli Governi nazionali possano risolvere i loro problemi specifici, non applicando, come oggi, a tutti gli Stati, le stesse rigide regole che, di fatto, rispondono agli interessi di pochi Paesi, considerati più importanti degli altri. In generale, mettiamo da parte la governance, attualmente troppo sbilanciata a favore del mercato finanziario speculativo, e rimettiamo i cittadini al centro delle politiche.

Colleghi, l'Unione europea non è Bruxelles, come tutti pensiamo; non è un palazzo grigio e freddo. L'Unione europea siamo noi; siamo 500 milioni di cittadini, di studenti, di operai, di imprenditori, di impiegati; siamo la mente, le braccia, il corpo e le idee; siamo scelte democratiche e diritti, questa è l'Unione europea oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Facciamo, allora, in modo che i cittadini diventino finalmente il cuore pulsante di quel grande corpo e non vengano vissuti, al contrario, come peli superflui da ignorare o, peggio, da estirpare. Mettiamoli nelle condizioni di poter partecipare attivamente alla vita politica, attraverso strumenti ben più efficaci di quelli attualmente disponibili. Osiamo di più, con la possibilità di adoperare strumenti di democrazia diretta e digitale, a partire dai referendum; sono certo che le loro idee e la loro partecipazione ai processi decisionali non potranno fare altro che migliorare le politiche europee; facciamolo e per sempre!

Sempre per i cittadini e gli imprenditori - e su questo ci tengo particolarmente - ragioniamo sull'uniformità di una tassazione in Europa, su una fiscalità condivisa, perché non è più accettabile, signor Presidente, che uno Stato membro si inventi tassazioni ad hoc a seconda di quale tipo di azienda si trovi davanti; non è accettabile che all'interno dell'Unione vi siano paradisi fiscali e non è accettabile che il Presidente della Commissione europea arrivi dal mondo della finanza speculativa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Mi dispiace, ma da questi signori noi la predica non ce la facciamo fare!

La concorrenza non la devo e non la voglio fare con il mio vicino di casa. Oggi la sfida sono i mercati di Cina, India, Stati Uniti. Queste sono le realtà che dobbiamo affrontare.

Il lavoro: parliamo del lavoro. Ebbene, come possiamo oggi essere un'unione forte se non si lavora per un'equità salariale? Oggi abbiamo Paesi dove il costo del lavoro è a terra e altri dove è ingestibile. Questi sono i dossier fondamentali che dovremmo affrontare, punti che abbiamo indicato nella nostra risoluzione, tematiche che vengono sempre tralasciate per dar sfogo e spazio agli interessi dei poteri forti. Ma questo Governo non è certo stato ad aspettare e stiamo lavorando per dare risposte immediate. Grazie all'espansione fiscale contenuta nella manovra, alle riforme, al rilancio degli investimenti, alla riduzione del carico fiscale sulle piccole imprese, consentiremo al Paese di crescere e recuperare il divario rispetto agli altri Paesi, e non ci saranno più alibi. Con il decreto dignità abbiamo detto stop alle delocalizzazioni; ci siamo impegnati a far rimanere le aziende in Italia, ponendo un primo argine alla burocrazia, attraverso procedure più snelle. Con la lotta alla corruzione che stiamo facendo stiamo rendendo il Paese più attrattivo per le grandi aziende internazionali, senza penalizzare i diritti dei lavoratori o alimentare la concorrenza fiscale con gli altri Paesi membri dell'Unione.

Dobbiamo competere al rialzo sui diritti e sulla qualità della vita, non al ribasso. Vedete, il nostro obiettivo è salvaguardare l'immenso patrimonio di competenze e di conoscenze, l'eccellenza dei lavoratori italiani riconosciuta da tutti, in tutto il mondo.

Ecco, signor Presidente, crediamo fermamente nella bontà di questi propositi, tanto che vorremmo estendere a tutta l'Europa modelli basati su diritti, equità e lealtà per un'Unione europea compatta. Mi chiedo e vi chiedo: possiamo mai essere sleali tra vicini di casa? Farci la guerra, invece di prendere spunto da modelli virtuosi, già messi in campo da alcuni Paesi? La risposta è “no”. Se vogliamo fare in modo che quel grande corpo unico possa competere adeguatamente con le economie emergenti, se vogliamo che l'Unione europea riconquisti il suo ruolo di potenza rispettabile economica. Proprio per far fronte a queste economie è essenziale un progresso costante nel campo dell'innovazione, della digitalizzazione e dell'economia. Dobbiamo incoraggiare, come già stiamo facendo, l'ammodernamento anche tecnologico. L'adesione dell'Italia alla blockchain partnership, sottoscritta dal Ministro Di Maio, nelle scorse settimane, ad esempio, va esattamente in questa direzione. Si tratta di una tecnologia che riduce i costi, migliora la tracciabilità e la trasparenza, permettere di inviare informazioni in modo più sicuro, veloce e trasparente, e favorisce la collaborazione tra gli Stati membri aiutando a creare nuove opportunità di business e stabilendo nuove aree di leadership dell'UE a beneficio dei cittadini, dei servizi pubblici e delle aziende.

Signor Presidente, mi avvio a concludere. Le strategie per rilanciare il progetto ci sono e le abbiamo ben chiare in testa, come MoVimento; dobbiamo solo crederci fermamente e lottare per farle prevalere contro chi vuole continuare ad usare l'Unione a fini economici e nazionalisti. Con i contributi di tutti i Paesi membri, aiutiamo l'Unione a rimettersi in forma, a camminare sulle proprie gambe. Le gambe sono le idee dei cittadini che partecipano attivamente alla costruzione dell'Unione che desiderano e che risponde ai loro reali bisogni.

Permetteremo a quel corpo, non solo di rimettersi in carreggiata ma di correre come non ha mai fatto, realizzando quel sogno e quegli ideali delineati, ma mai pienamente realizzati. L'Italia è pronta a fare la sua parte nella realizzazione di questo sogno. Tirarsi indietro, non ascoltare e soprattutto non ascoltarsi, proseguire sulla strada fallimentare degli ultimi anni, significherebbe trasformare quel sogno in un incubo dal quale tutti, prima o poi, vorrebbero sfilarsi.

Sappiamo che non sarà facile, ma noi quel sogno proveremo a realizzarlo, consci che nella sua persona possiamo trovare il degno rappresentante degli interessi italiani ed europei, perché quell'incubo, davvero, noi non vorremmo mai viverlo né farlo vivere ai nostri figli. Grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, non vorrei spegnere l'entusiasmo, che tra l'altro apprezzo, del collega Battelli, ma io la ringrazio, Presidente del Consiglio. La mia mamma diceva: “meglio tardi che mai” e lei è stato molto corretto e molto chiaro di fronte a questo Parlamento, sia all'inizio che alla fine del suo discorso, dicendo che sono passati - provo a tradurre quello che ho capito nei due minuti che ho a disposizione - otto mesi e in otto mesi, da quando si è insediato questo Governo, la situazione del nostro Paese e di questo Governo è radicalmente cambiata.

Ha ragione, signor Presidente del Consiglio: lei è la terza volta che si presenta in Europa, ma questa volta si presenta in maniera diversa, più forte perché la crisi di uno dei partiti che sostiene la sua maggioranza, cioè il MoVimento 5 Stelle, ha deciso di affidare a lei il compito della trattativa con l'Europa. È un elemento politico nuovo; ritorna, in sintesi, quello che l'articolo 95 della Costituzione affida al Presidente del Consiglio. È cambiato in otto mesi anche - e l'ha letto oggi - l'atteggiamento degli italiani nei confronti dell'Europa: dal 49 per cento al 64 per cento gli italiani vogliono un'Europa - e sottoscriviamo quello che lei ha detto - più sicura, più efficiente, più equa e più moderna.

Per quello che c'è in gioco noi non vogliamo fare il tifo contro, perché lei rappresenta, ovviamente, l'Italia intera... Però, mi dispiace, signor Presidente della Camera, perché io ho due minuti di tempo, sto parlando con il Presidente del Consiglio e il Ministro per i rapporti con il Parlamento almeno mi faccia la cortesia di dire un pensiero al Presidente del Consiglio. Se poi vuole ovviamente rispondere a quello che gli sto dicendo lo farà con la sua garbatezza e la sua cortesia, ma almeno questo ce lo conceda, dato che con due minuti non si riesce neanche ad esprimere un concetto.

Comunque, vogliamo dirle che, contrariamente a quello che è accaduto nel passato, noi da sempre crediamo che quando il Presidente del Consiglio va in Europa - e, tra l'altro, oggi finalmente con i poteri e con l'autorevolezza che le vengono riconosciuti - rappresenta tutti noi. Non facciamo il tifo, ma è cambiato molto in questi otto mesi: abbiamo una fase recessiva e l'equità sociale con alcuni provvedimenti che lei ha fatto - e forse questo è il tema anche della credibilità in Europa - viene messa in discussione, perché se il “decreto dignità” doveva dare più occupazione e dopo otto mesi abbiamo una realtà in cui nessuna impresa conferma i contratti da tempo determinato a tempo indeterminato e le assunzioni si sono bloccate il problema non è dire se il “decreto dignità” era buono o sbagliato: il problema è dimostrare all'Italia e all'Europa che quel provvedimento ce l'abbiamo a cuore e abbiamo il coraggio di cambiarlo.

Se lo sviluppo lo affidiamo alle infrastrutture questo si troverà a dover discutere con Juncker e con l'Europa. E, poi, blocchiamo praticamente tutti gli investimenti alle infrastrutture e l'Europa le richiede indietro all'Italia…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). … e con 113 milioni per la TAV è evidente che non siamo credibili. E, infine, le chiedo - e grazie Presidente della Camera, anche per la cortesia - di esercitare fino in fondo il ruolo che deve svolgere come Presidente del Consiglio e di dire al Ministro dello sviluppo economico che il Ministro dello sviluppo economico non è una gara tra bambini. Non si tratta di vedere chi convoca più sigle al Ministero dello sviluppo economico per discutere e per confrontarsi sullo sviluppo di questo Paese, ma si tratta di assumersi le responsabilità. Per questo facciamo tutti il tifo in positivo perché l'Italia possa vincere la sfida dell'equità sociale e della crescita (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bazzaro. Ne ha facoltà.

ALEX BAZZARO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, alla vigilia del Consiglio europeo dobbiamo necessariamente prendere atto che lo Stato dell'Unione non è mai stato così in crisi. Mentre parliamo il Governo britannico ha dovuto rinviare il voto sulla Brexit; in Francia la protesta sociale, spesso purtroppo tramutatasi in violenza, dei gilet gialli sta sconvolgendo il Paese. In questo clima gli Stati nazionali sono chiamati ad esprimersi sul cosiddetto Global compact, che dovrebbe, a detta dei suoi propositori, fare a livello globale quello che l'Unione europea non è mai riuscita a fare al suo interno, ovvero gestire in maniera solidale e coesa il fenomeno migratorio e le cause che lo producono.

Presidente Conte, di fronte a questo clima tutt'altro che propizio siamo comunque soddisfatti che l'Italia, con le sue scelte in materia economica e di difesa dei confini, sia tornata protagonista del dibattito interno all'Unione e non sia più mera esecutrice di ordini impartiti da cancellerie estere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Troppo spesso negli ultimi anni i suoi predecessori partecipavano a vertici dai risultati già scritti, con discussioni retoriche e lontane dai problemi dei nostri cittadini e senza alcun margine di manovra. Per dirla chiaramente, crediamo che i temi cruciali che ho citato poc'anzi per il futuro dell'Europa debbano vederci protagonisti e non, come in passato, spettatori con il cappello in mano smaniosi di ricevere contentini da altri Stati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il mercato unico, che nel 2018 ha festeggiato i suoi 25 anni, necessita di profonde revisioni per far fronte alle sfide di un mondo sempre più digitalizzato ma che non ha ancora saputo adeguare le sue regolamentazioni.

Il necessario confronto tra sviluppo, digitalizzazione e diritti sociali va affrontato prima che ci travolga. Non possiamo pensare che la violenza, che sta funestando Parigi e la Francia, non sia figlia di una globalizzazione che ha promesso molto e mantenuto poco e che occorra che gli enormi introiti dell'industria digitale e dell'e-commerce siano redistribuiti nel welfare dei Paesi, anziché sparire tramite la delocalizzazione fiscale nei Paesi extra-UE (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il vecchio continente non può diventare un centro commerciale virtuale, con la produzione e la forza lavoro delegata ad altri. Il rischio di vedere le nostre aziende chiudere e la disoccupazione crescere ci lega alla perdita del know-how del nostro sistema industriale. Non posso esimermi in questa disamina, Presidente, dal plaudire, quindi, alle scelte del Governo italiano, che in materia finanziaria sta promuovendo, nonostante talune critiche da parte della Commissione europea, misure espansive nel campo della crescita economica e di tutela sociale per tutti quei cittadini coinvolti nella perdita del posto di lavoro e di ricambio generazionale nel ciclo pensione-inserimento nel mondo del lavoro.

Presidente, leggende il memorandum dell'Unione europea si percepisce, a nostro avviso, la bontà delle scelte fatte con la modifica della legge Fornero per mandare in pensione prima chi ne ha diritto, permettendo l'inserimento di tanti giovani nel mercato del lavoro, come anche l'assoluta priorità di trovare forme di tutela in materia di welfare per chi il lavoro lo sta cercando e, ancora, il doveroso abbattimento della pressione fiscale soprattutto per quelle piccole e medie imprese base del nostro tessuto produttivo, con un maggior stanziamento all'interno del COSME e il rafforzamento del Single Market Programme, cioè i programmi integrati per il mercato interno.

Il fallimento di questa Unione europea e di chi l'ha gestita sino ad ora lo leggiamo chiaramente nei 10-12 miliardi di riduzione del bilancio annuale a causa della Brexit. L'uscita inglese, voluta da un popolo britannico che si è sentito lontano dalle istituzioni del vecchio continente, non può essere derubricata, come vorrebbe qualcuno, a errore della democrazia da risolvere, ma deve essere rispettata e analizzata, sia in termini di rapporto tra UE e popoli europei sia - e soprattutto - nel rivedere i fallimentari tentativi di accordo a posteriori portati avanti post referendum e che oggi producono i nefasti frutti che possiamo vedere nelle difficoltà del Governo inglese, in principale modo nella questione irlandese.

Anche in tema di migrazione, Presidente, fortunatamente l'Italia sembra avere già imboccato, con il Governo Conte e il Ministro Matteo Salvini, la via giusta, che gli Stati europei dovranno necessariamente andare a percorrere per mantenere insieme questa comunità.

Da tempo rimarchiamo la necessità di prevedere, in tempi stretti, una revisione del Trattato di Dublino, per ridiscutere le responsabilità e le mansioni dei singoli Stati, non lasciando in capo ai Paesi del Mediterraneo il compito di sbrogliare la matassa tra necessaria accoglienza per chi fugge dai conflitti e la lotta all'immigrazione clandestina e a chi lucra su questo business (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Con il Ministro Salvini in poco meno di sette mesi di attività abbiamo visto ridursi dell'83 per cento gli sbarchi sulle nostre coste. È bastato applicare quel buonsenso che purtroppo è mancato ad alcuni leader europei che, in posizioni di potere, hanno permesso alle loro forze di polizia di portare di notte sul nostro territorio immigrati clandestini. È un buonsenso che le chiediamo di esportare a Bruxelles, Presidente Conte, prendendo spunto dalla nostra collaborazione con la guardia costiera libica, Paese fondamentale per tornare a gestire il fenomeno migratorio, Paese che non va squassato per interessi politici nazionali ma aiutato a rialzarsi affinché sia capofila della cessazione dello sfruttamento delle partenze clandestine nel Mediterraneo e delle loro tragiche conseguenze in termini di morti.

È un buonsenso che, come chiesto dal Ministro Salvini, va applicato nella gestione degli impatti e nei salvataggi in mare, con la doverosa rivisitazione delle regole di ingaggio della missione Sophia, ancora quasi interamente demandata all'impegno italiano anziché a un più esteso coinvolgimento europeo.

Infine, signor Presidente, dato che in questi giorni quest'Aula si è spesso animata sull'argomento, non posso non citare, in tema di immigrazione, il Global compact, un trattato su cui il nostro Governo ha intelligentemente deciso di rilanciare la centralità del Parlamento ma sul quale non si possono non fare considerazione di tipo politico.

Abbiamo raccontato poco fa di un'Unione Europea incapace di far fronte comune, prigioniera di interessi particolari nazionali e di egoismi, egoismi che non sono tutti uguali se è vero, come è vero, che vi sono Paesi che, per non essere invasi, si sono difesi e altri che hanno scientemente deciso, da attori primari delle scelte politiche dell'Unione europea, di disinteressarsi del problema dell'Italia e degli italiani, travolti dall'ondata migratoria.

Ebbene, in questo clima di diffidenza, di mancata collaborazione e disinteresse verso la coesione, in cui si palesano le difficoltà di quest'Unione europea persino al suo interno, ci viene chiesto, come Governo, di esternalizzare ancora di più la questione, portandola a livello globale con un accordo fumoso e basato, si stenta a dirlo senza ridere, sul buon cuore di quegli stessi Stati che ci hanno lasciati soli, come italiani, in questi anni. Ebbene, Presidente, sarà il Parlamento a decidere, ma davvero pensiamo che il Global Compact funzionerà meglio di Sophia, di Dublino e della mancata redistribuzione dei migranti? Noi non lo crediamo, l'Europa non ha saputo dare risposte sull'immigrazione e ora ci rivolgiamo al mondo. Cominciamo ad applicare le ricette del nostro Governo e del Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, anziché fare voli pindarici belli sulla carta, ma difficilmente attuabili nella realtà delle cose. Concludo, signor Presidente, augurandole buon lavoro per lei e per tutti gli italiani al summit europeo, consci come siamo, come gruppo Lega, che a questa nostra cara, vecchia Europa servano leader ispirati e politici responsabili che tengano al benessere del loro popolo e vogliano un'Unione europea forte e coesa nelle sue differenze. Noi, signor Presidente, siamo certi di averli già ora al Governo, speriamo che anche gli altri Paesi possano dimostrare altrettanto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Valentini. Ne ha facoltà.

VALENTINO VALENTINI (FI). Signor Presidente del Consiglio, signore e signori, colleghi, il Consiglio europeo e l'Eurosummit di dicembre hanno all'ordine del giorno questioni cruciali per il futuro di un'Europa scossa da gravi tensioni e da un profondo malessere e da un forte disagio sociale. Al Consiglio europeo si parlerà delle prospettive per un rilancio dell'Unione, dello sviluppo del mercato unico, che resta la principale acquisizione e il maggior successo dell'Europa, si parlerà della gestione dei fenomeni migratori, una gestione che deve essere ispirata al principio di solidarietà e, al fianco del Consiglio europeo, si svolgerà un Vertice dei Capi di Stato e di Governo dell'area euro, l'Eurosummit. Un Vertice che, negli intenti e nelle aspettative, avrebbe dovuto segnare un momento di svolta nella governance dell'euro, ma che, invece, sembra doversi limitare a registrare il consenso su alcune riforme in materia di unione bancaria, riforme tecniche, seppure importanti, ma che non rappresentano certo quella risposta politica necessaria per affiancare alla moneta unica una politica economica europea capace di superare quella zoppia di cui parlava Carlo Azeglio Ciampi. Insomma, quello che doveva essere un Vertice di svolta è un ennesimo appuntamento interlocutorio.

In un momento in cui il tradizionale motore del processo di integrazione, la coppia franco-tedesca, aveva perduto smalto ed è alle prese con gravi problemi politici interni, l'Italia avrebbe potuto svolgere un ruolo più incisivo, di iniziativa, di proposta, muovendo dalla consapevolezza che un Paese con un alto debito e gravi deficit infrastrutturali può trovare nel rilancio del mercato unico un'ambiziosa politica europea degli investimenti, un volano di crescita utile all'Europa, ma essenziale per l'Italia. L'Italia, invece, è rimasta bloccata, in questi mesi, in un confronto dai toni aspri e inutilmente provocatori con i partner europei e la Commissione su una manovra di bilancio che la Camera ha approvato e che dovrà essere cambiata, aprendosi a un confronto con le realtà produttive e le forze sociali che chiedono misure coerenti a politiche anche europee fondate su maggiori investimenti e un aumento della competitività. Cioè, sembra un po' come se i membri del Governo, dopo aver scoperto che c'è il balcone, hanno visto che a Palazzo Chigi c'è anche la Sala Verde, insomma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Presidente, in occasione dell'ultimo dibattito sul Consiglio europeo, a ottobre, lei ha affermato: andiamo a Bruxelles con una manovra economica appena deliberata, di cui siamo orgogliosi e sulla quale intendiamo avviare un dialogo. Bel dialogo, il dialogo è stato un duro confronto con la Commissione prima e con gli altri Stati dell'eurozona poi, abbiamo perso tempo prezioso e arriviamo a questo appuntamento europeo preoccupati di ottenere, come in un recente passato, flessibilità per misure nel complesso di corto respiro. E mi permetto anche io una parentesi di carattere economico: la chiamiamo un'Europa degli “zero virgola”, vorrei fare presente che con un PIL di 1.700 miliardi e un debito di 2.300 miliardi, con gli zero virgola ci copriamo e il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni, perché lo 0,8 di 2.300 miliardi fa facilmente la somma che ci copre l'intera manovra economica.

Questa è una parentesi a parte e torniamo al nostro summit. Nell'Eurosummit si discuterà del completamento dell'unione bancaria, completamento che volevamo ambizioso ma che invece non includerà la proposta di assicurazione dei depositi, rinviata, ancora una volta, e forse accantonata. In questa fase di negoziato, dovremmo stare attenti affinché le richieste di riduzione del rischio, che provengono da tanti Paesi, si accompagnino, anche in modo equilibrato, ad una piena condivisione dei rischi stessi; ne va della stabilità e dell'efficienza del sistema bancario. Sembrano poi del tutto accantonate le proposte volte a costruire nell'euro una zona in grado di svolgere una funzione di stabilizzazione ossia la proposta, modesta, franco-tedesca di creazione di un bilancio della zona euro è, per il momento, accantonata e noi non siamo neanche stati capaci di tenere vivo il dibattito e il confronto sulla necessità di un ambizioso piano di investimenti a livello europeo. Vorrei ricordare che il Governo Berlusconi aveva per primo lanciato nel 2003 e poi nel 2010, proprio con il Premier lussemburghese Juncker, la proposta di emettere eurobond per finanziare grandi progetti infrastrutturali europei, proposta certo ambiziosa, difficile da portare avanti ma che richiederebbe, da parte nostra, la capacità di tenere sotto controllo la finanza pubblica; una capacità che il Governo ha dimostrato di non avere, proponendo, invece, una manovra tutta fondata sulla rottura unilaterale delle regole europee e dell'aumento della spesa corrente. In questa situazione di debolezza, ci troviamo ad affrontare un altro aspetto cruciale del negoziato europeo, quello sul prossimo bilancio dell'Unione, un bilancio che dovrebbe essere in grado di dare risposte e di finanziare le politiche tradizionali dell'Unione cioè la politica di coesione e la politica agricola, essenziali per il nostro Paese, e le nuove politiche dell'Unione, a partire dalla gestione dei flussi migratori. Contemperare queste esigenze non sarà facile e la prossima riunione del Consiglio europeo sarà l'ennesima tappa di un confronto che richiede soluzioni innovative in grado di reperire nuove risorse per le politiche dell'Unione, politiche che debbono essere chiare, visibili per i cittadini, per superare la percezione di un'Europa tecnocratica, tutta fatta di regole. Occorre superare l'Europa delle regole, facendo appello all'Europa della politica, ma non si può neanche attribuire alle regole la colpa della proprio insipienza e della mancanza di leadership; una politica che, come dicevo, deve saper fronteggiare sfide per le quali il livello nazionale, lo sappiamo tutti, è insufficiente e, il primo caso, viene dalla gestione dei flussi migratori. Lei ci aveva descritto il Consiglio europeo di luglio come un momento di svolta. Abbiamo dato per acquisito l'obiettivo di una gestione condivisa dei flussi migratori ma a me pare che la difficoltà nell'approvazione del pacchetto di proposte presentate dalla Commissione dimostrino proprio il contrario e credo che il Governo debba fare grande attenzione a che non si perda quell'approccio condiviso di soluzione complessiva di tutte le questioni sul tappeto a favore di accordi parziali che potrebbero rivelarsi dannosi per gli interessi nazionali; soluzioni parziali, che non risolverebbero alla radice gli squilibri generati dall'attuale disciplina e rischierebbero di fare dei Paesi più esposti, come l'Italia e gli altri Paesi del Mediterraneo, una sorta di hotspot diffusi sul territorio. Quindi ci serve un governo comune di questi fenomeni, con regole condivise, fondate sul principio di solidarietà. Occorre poi intraprendere, come ha detto giustamente, il Presidente del Consiglio una vera politica a favore dell'Africa, della quale però non vi è traccia significativa nelle dotazioni del bilancio europeo. La dimensione esterna dell'Unione europea è un altro tema oggi in questione, il progetto di conclusione del Consiglio europeo cita anche i significativi progressi fatti in materia di sicurezza e difesa: si parla della cooperazione strutturata permanente degli sviluppi dei programmi diretti ad incentivare i progetti industriali comuni in materia di difesa ma i più recenti sviluppi in materia sembrano essere tutti nel segno di una cooperazione intergovernativa al di fuori dei trattati. Le vicende, che in questo momento e in questi giorni sta vivendo il Regno Unito, dimostrano poi quanto siano profonde le acquisizioni del mercato unico e i decenni di integrazione europea; è una costruzione che incide in profondità nelle nostre società e nei nostri sistemi produttivi, quindi lasciamo da parte gli slogan, lasciamo da parte le soluzioni facili, occorre riprendere con pazienza e tenacia la strada iniziata dai padri fondatori della nostra Europa.

Vorrei chiudere riprendendo anch'io la frase di uno di loro, del primo Presidente del Consiglio della Repubblica italiana, Alcide De Gasperi, una frase che forse merita una riflessione più approfondita di un semplice grido alla piazza: uno statista pensa alle future generazioni e non alle prossime elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio e onorevoli colleghi, non posso non apprezzare i toni e lo sforzo che il Presidente del Consiglio sta facendo per mantenere un po' la barra dritta in una situazione che è, evidentemente, assai drammatica per l'Italia. Però, nella sua argomentazione di oggi, Presidente, ci sono almeno due macroscopiche contraddizioni: la prima riguarda in modo netto la politica internazionale e tutte le politiche migratorie. Le affermazioni che lei ha fatto qui oggi, la necessità di una presa di posizione europea per quanto riguarda i flussi migratori, la distribuzione dei rifugiati, le politiche di protezione umanitaria contraddicono completamente il dibattito avuto dalla sua maggioranza sul Global Compact in queste settimane in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica e Partito Democratico): una contraddizione netta, signor Presidente.

Ebbene, ancora una volta, i nostri leader di Governo, tutti presi dal foro interno, dalla propria campagna elettorale interna, hanno lasciato l'Italia sola, isolata rispetto a quello che è il fronte europeo e mondiale. Non è certo con i Paesi di Visegrád che si cambierà Dublino, non è certo con il sostegno di questi Paesi che si avrà una redistribuzione dei rifugiati. Questo è quello che sta avvenendo, Presidente, quindi le sue parole sono esattamente in contraddizione con la sua stessa maggioranza.

La seconda grande contraddizione è sulla politica economica: domani lei incontrerà Juncker, mi sembra avviata la manovra d'infrazione, la procedura c'è, è una situazione drammatica, le sue parole non portano niente di nuovo, se non un certo e nebuloso richiamo alla concretezza e alla sostenibilità dei conti pubblici. Lei ha detto che si sta sforzando per spiegare all'Europa la coerenza e la manovra economica e gli effetti virtuosi di questa manovra. Ebbene, lo sforzo non è riuscito, né nei confronti dell'Europa, né nei confronti dei mercati; lo spread è ancora lì, e ancora lì sono tutti i rischi della crisi incombente sull'Italia.

Vede, Presidente del Consiglio, tutti noi vogliamo…

PRESIDENTE. Concluda.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). …aiutare i poveri, tutti noi vogliamo che il nostro Paese cresca, tutti noi non vogliamo avere più paura, non la vogliamo la paura, non ce la facciamo più, vogliamo la speranza, vogliamo scommettere sul futuro, però non è così, non è quello che è scritto su questa legge di bilancio, non c'è futuro in questa legge di bilancio…

PRESIDENTE. Ha concluso il tempo, deputata Lorenzin.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Concludo dicendo un'ultima cosa. Lei ha detto di non essere comunista; guardi, non lo sono neanch'io, ma c'è una differenza tra i comunisti e i populisti: che i comunisti, le cose che dicevano, le facevano, i populisti ci vincevano solo le elezioni (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta parlare la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Presidente del Consiglio, che il Parlamento discuta prima che si svolga il Consiglio europeo e fornisca indirizzi al Governo sui temi che sono all'ordine del giorno è certamente una cosa importante, ma farlo a distanza così ravvicinata da quella riunione, oggi su dopodomani, rischia di essere un esercizio meramente rituale, perché immagino che, a questo punto, si siano già svolti i contatti formali tra i vari Stati, signor Presidente, e che il Governo abbia già maturato per suo conto, senza l'indirizzo delle Camere, la linea da seguire.

Possiamo, almeno questa volta, assumere un impegno reciproco tra Governo e Parlamento, affinché, in vista della prossima riunione del Consiglio, questo incontro avvenga con un maggiore anticipo?

E non è una questione formale, né una questione di calendario, perché chiama in causa un tema centrale in una situazione come quella che stiamo vivendo, nella quale molti segnali ci stanno dicendo che c'è un distacco preoccupante tra i cittadini e le istituzioni europee.

E, allora, rendere protagonisti delle decisioni dell'Unione i Parlamenti, che rappresentano i cittadini, significa fare una scelta di valore strategico.

E lo è tanto tanto più di fronte all'esigenza, che io ritengo impellente, signor Presidente, di rompere - rompere! - la gabbia del metodo intergovernativo, che sta paralizzando e isolando le istituzioni europee dai bisogni della popolazione.

Ma non ho mai avvertito, nelle prese di posizione del Governo, la consapevolezza di questo problema, neanche questa mattina, e soprattutto il proposito di superarlo questo metodo intergovernativo. Anzi, sembra quasi che il Governo Conte si trovi perfettamente a suo agio in questa situazione; perfettamente a suo agio, nonostante affermazioni tanto roboanti quanto ipocrite, che attraverso tweet o comizi i suoi rappresentanti scagliano contro l'Unione Europea, indicata come il capro espiatorio di tutti i nostri mali.

Perché, Presidente, definisco ipocrite queste affermazioni? Per il semplice fatto che vi state comportando come fanno, oramai da tempo, molti leader nazionali, che, nelle riunioni del Consiglio, approvano tutto all'unanimità, e poi che fanno? Scendono in sala stampa e parlano male dei cosiddetti burocrati di Bruxelles.

Sabato scorso, Presidente, per stare all'esempio più recente, il Vice Presidente del Consiglio, Matteo Salvini, dismessi gli abiti da Ministro dell'interno, abiti nei quali si ritrova malvolentieri visti gli scarsi risultati concreti che sta realizzando, ha tenuto un comizio, qui a Roma, e ha chiesto ai suoi sostenitori - a loro, non al Parlamento, badate bene! - il mandato a trattare con l'Unione europea. L'avrà sentito anche lei, Presidente. Ha chiesto questo: il mandato a trattare con l'Unione europea.

PRESIDENTE. Deputato Bond, per favore.

LAURA BOLDRINI (LEU). Ora, avevamo capito che fosse lei, Presidente Conte, ad essersi preso l'impegno - anzi lo aveva rivendicato - a discutere con Bruxelles della manovra di bilancio, ma forse c'era sfuggito qualcosa, qualche passaggio.

Allora ci aiuti a chiarirlo, Presidente Conte, perché il Parlamento e l'Unione europea debbono sapere chi tratta per conto dell'Italia e se lei è stato esautorato di fronte alla pubblica piazza.

Prima si gioca ad alzare la voce, a mostrare i muscoli contro l'Europa, poi si va alle riunioni del Consiglio e del ruolo, per così dire, rivoluzionario dell'Italia non c'è traccia. Non c'è traccia! Tutte votazioni unanimi e si ritorna sempre a mani vuote. Temo che anche questa volta sarà così.

Il vostro atteggiamento, Presidente, è sbagliato e controproducente, perché voi minacciate di infrangere le regole e poi trattate sullo zero virgola, cercate solamente qualche sconto per far credere che farete il reddito di cittadinanza o “quota 100”. E non vi proponete il vero obiettivo del cambiamento, che è quello di modificarle, quelle regole, non di infrangerle, di modificarle e di cambiare le politiche di austerità fin qui decise non dai burocrati di Bruxelles, Presidente, ma sempre all'unanimità, dai Governi nazionali riuniti nel Consiglio europeo.

Non lo fate, anzi non potete farlo, perché in Europa avete fatto le alleanze sbagliate, giacché il gruppo di Visegrád, tanto caro al Ministro Salvini, sui conti pubblici dei singoli Stati, è molto più inflessibile e rigorista della Commissione europea: fanno i populisti a casa loro, ma agli altri non concedono sconti.

Questo, d'altronde, è il nazionalismo, Presidente. Il nazionalismo è egoismo, il nazionalismo è prepotenza, è ognuno per sé, questo è il nazionalismo. Avete fatto la voce grossa, sparso a piene mani sui social le tristi frasi di un passato inglorioso: “me ne frego”, “noi tiriamo dritto”, anche questo ci è toccato leggere. Qualcuno poi si è anche affacciato dal balcone di Palazzo Chigi. Quanti simboli, Presidente, per comunicare che era stata abolita la povertà: uno schiaffo e un insulto alle persone che continuano ad essere povere, la cui condizione non si abolisce con una riunione politica conclusasi con una triste sceneggiata.

Ma dopo aver fatto la faccia feroce, ora siete tornati mestamente a Canossa e state trattando, anzi, fate a gara a chi tratta: eccoli, i leoni del “me ne frego” che sono lì a fare a gara a chi tratta prima e meglio.

Il prestigio dell'Italia non era mai caduto così in basso! Ma il colmo nella caduta della nostra credibilità sulla scena internazionale si è raggiunta con il Global Compact: il Presidente del Consiglio, lei, aveva ribadito al Segretario generale dell'ONU il sostegno dell'Italia, ma poi il Ministro Salvini in quest'Aula - in quest'Aula - lo ha smentito. Il Ministro dell'Interno smentisce il Presidente del Consiglio! La maggioranza è nel caos anche su questo tema e le istituzioni internazionali, Presidente, ci penseranno due volte prima di prendere per buone le affermazione del Presidente Conte: ci penseranno due volte. E voi sareste i patrioti? State esponendo il nostro Paese al ridicolo, al pubblico ludibrio: questa è l'amara realtà.

L'assenza di ieri a Marrakech, dove 150 Paesi hanno adottato il Global Compact, è il segno della rinuncia del Governo a giocare un ruolo nella scena internazionale. Vorremmo sentirla, signor Presidente, in questo prossimo Consiglio, la voce dell'Italia, vorremmo sentirvi dire, a proposito di bilancio a lungo termine, che è uno dei temi che verranno discussi, che bisogna dare una svolta in senso sociale alle politiche dell'Unione europea, che bisogna prendere misure per combattere la povertà e la disuguaglianza, e che il fiscal compact non deve entrare nei trattati e nell'ordinamento giuridico europeo: lo direte o no? Soprattutto, vi ascolteranno? Vorremmo sentirvi dire che sull'immigrazione e sull'asilo non accettate che la condivisione di responsabilità tra Stati avvenga solo su base volontaria, e che il regolamento di Dublino va cambiato: ora, non in un imprecisato futuro! Ma non lo direte, non punterete i piedi su questo, perché Orbán e i suoi alleati non sono d'accordo.

Sulle relazioni esterne vorremmo che pronunciaste finalmente parole chiare sulle tensioni belliche che sono riprese tra Russia e Ucraina. Come presenterete in Consiglio, in cui si parlerà anche di Africa, il fatto che nella vostra legge di bilancio si rinuncia alla scelta strategica di sostenere quel continente e si continuano a comprimere i fondi per l'aiuto pubblico allo sviluppo? Vi vorremmo anche strenui difensori dell'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, ma neanche stavolta, a giudicare dalle sue parole, l'Italia sarà protagonista delle scelte che interessano il futuro dell'Unione; neanche stavolta riuscirete a strappare risultati concreti e a cambiare, come sarebbe necessario, gli indirizzi di politica economica dell'Unione. Per farlo bisognerebbe avere prima di tutto credibilità e poi una visione strategica, una visione del futuro del nostro Paese e dell'Unione europea, ma è proprio quello che vi manca. Con la propaganda si fanno le campagne elettorali, ma per governare serve ben altro (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali). Grazie, signor Presidente.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, Ministri, onorevoli colleghi, io so bene che esiste un progetto molto chiaro, il cui autore è il Ministro Fraccaro, di svuotamento di quest'Aula e delle funzioni del Parlamento.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 11,30)

IVAN SCALFAROTTO (PD). Infatti questo dibattito si svolge davanti a un'Aula semivuota, a conferma che i lavori sono già a buon punto, ma - devo dire - ancor di più che lo svuotamento di questo Parlamento è data dalla sconcertante performance che il Presidente del Consiglio ha svolto qui davanti a noi quest'oggi. Un Presidente del Consiglio - lo dico senza offesa -, un professore universitario che si esprime così: “bisogna ridurre lo iato tra popolo ed élite”, è credibile come Maria Antonietta quando ordinava le brioche per il popolo, se posso dirglielo. Ma non è tanto il suo linguaggio, signor Presidente del Consiglio, quanto il fatto che lei avrebbe la responsabilità di rappresentare la politica estera di questo Paese. Lei viene qui a raccontarci che cosa dirà al Consiglio europeo quando noi sappiamo che la sua parola in politica estera non conta nulla. Lei è andato a stringere la mano al Segretario generale delle Nazioni Unite, Gutierrez, dicendo che questo Paese avrebbe approvato e aderito al Global migration compact ed è stato smentito in quest'Aula, senza che il suo gruppo di appartenenza abbia aperto bocca per difenderla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

La sua parola non conta nulla, signor Presidente, al punto che uno dei suoi Vicepremier ha dovuto chiedere in piazza il mandato a 60 milioni di italiani - meno qualcuno, glielo assicuro -per trattare con l'Unione europea! Allora la mia domanda è, signor Presidente: ma lei che cosa ci sta a fare? Qual è il suo ruolo? Qual è il suo ruolo quando lo stesso Vicepremier riunisce Confindustria e le principali associazioni imprenditoriali al Ministero dell'interno e non a Palazzo Chigi? Signor Presidente del Consiglio, ma lei, effettivamente, a che cosa serve? Quando va al Consiglio europeo, chi rappresenta? Glielo dico con dispiacere, perché io sono di quelli della vecchia scuola, che pensa che “right or wrong, my country”, però il problema è che quando parla lei, purtroppo, non conta nulla. Non conta nulla anche per le cose che dice, perché lei parla di Europa, parla di armonizzazione fiscale, di mutualizzazione del rischio, di politiche di coesione, ma le sue parole sono scritte sull'acqua. Io la vedo seduto accanto al Ministro Savona e al Ministro Tria e le chiedo: la visione dell'Europa di questo Governo è quella del Ministro Savona o quella del Ministro Tria? Perché l'Italia questo non l'ha ancora capito e non l'ha capito neanche l'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Viene qui a parlarci di manovra quando ha costretto quest'Aula a votare una manovra che non esiste: signor Presidente, siamo all'11 dicembre e l'Italia non ha una manovra economica! Noi non abbiamo la manovra a venti giorni dalla scadenza dell'approvazione della legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e della deputata Lorenzin)! Rischiamo l'esercizio provvisorio per la sua l'incapacità! Ci viene a parlare di migrazioni, ma con che faccia? È sconcertante! Lei è l'uomo che ha accettato l'introduzione del principio dell'unanimità per cambiare il regolamento di Dublino, che non esisteva; è l'uomo che ha lasciato cadere le quote obbligatorie stabilite nel 2015. Signor Presidente, lei andrà davanti alla Corte di giustizia per imporre quelle quote o no? Perché se non la fa, è inutile che lei venga qui a prenderci in giro! È sconcertante che lei venga qui a parlarci di disinformazione! Lei e il suo gruppo politico siete i principali amici di Steve Bannon (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali), quelli che vanno ai congressi di Russia Unita, e lei viene a farci un pistolotto sulla disinformazione, con l'uso senza scrupoli che della rete ha fatto il suo gruppo e la società a responsabilità limitata che vi dà i foglietti che leggete in quest'Aula, caro signor Presidente! Allora, il problema è: l'Europa è importante, ma io mi chiedo che cosa andiamo a dire nel momento in cui facciamo le alleanze con quei Paesi che ci lasciano da soli, che non ci hanno aiutato sulle migrazioni, che non ci aiutano sui conti.

Guardi che fare il 2,4 per cento non è un problema, il problema è fare investimenti, far ripartire l'economia, far credere ai mercati che non vanno controllati, vanno convinti, che noi siamo debitori che restituiscono quello che gli viene prestato, invece sono mesi che voi dite cose che fanno paura (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali)! Avete cancellato, nella prima versione del contratto, 250 miliardi di debito, ma si rende conto, signor Presidente? E viene qui a leggerci un foglietto di 30 minuti mentre l'Europa è in fiamme, mentre la Brexit salta, mentre a Parigi non si capisce più niente, e il Ministro dell'interno, in un certo senso, loda i gilet gialli! Signor Presidente, l'Europa è una cosa troppo seria, il Governo è una cosa troppo seria per lasciarli nelle sue mani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Signor Presidente, rispetto al Consiglio europeo del 13-14 dicembre, il Presidente Conte ha parlato delle prospettive dell'Europa, anche con toni equilibrati (nella prima parte), richiamando la condivisione della gestione dei flussi migratori, la revisione del regolamento di Dublino, il rafforzamento del bilancio comunitario con nuove risorse proprie. Sembrava proprio rappresentare uno dei Paesi fondatori. Resta da spiegare, ad esempio, l'assenza al summit internazionale di Marrakesh di ieri: non è stata un'azione intelligente. Peccato, quindi, che la realtà sia molto diversa da quella che è stata illustrata. Il Governo Conte, in questi mesi, ha portato l'Italia ad un pericoloso isolamento, puntando su una manovra economica costruita in dispregio delle regole europee, con una dilatazione della spesa corrente che incide sulla gestione del debito e allarma i mercati, una manovra che non ci farà crescere e che ci mette nella tagliola della procedura di infrazione. Ora la dovete cambiare profondamente. Invece di perdersi in “quota 100” e sul reddito di cittadinanza, avreste potuto rilanciare un grande piano di investimenti.

Ora faccia la correzione necessaria, può bastare una quota 100 per il 2019, una specie di una tantum, non una misura strutturale; e leghi il reddito di cittadinanza al lavoro e alle imprese che creano lavoro. Questo consentirà un adeguamento dei saldi sufficiente ad evitare una procedura di infrazione che ci porteremmo dietro come un fardello pesantissimo almeno per cinque anni.

La promessa elettorale più importante è di evitare al Paese una recessione profonda, che darebbe un colpo micidiale ai nostri concittadini che stanno peggio. E non ci nascondiamo dietro le difficoltà della Francia, sarebbe inutile: oggi lo spread è a 290, quello della Francia è a 50, Portogallo e Spagna sono stabilmente a 155 e a 120. Una rottura con l'Europa ci farà raggiungere la Grecia e ci farà commissariare. Lei ha detto che non bisogna farsi condizionare dai mercati, ma indirizzarli.

PRESIDENTE. Concluda.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Ho concluso. Sono d'accordo. Presidente Conte, la missione è quella di ricostruire la fiducia, e la fiducia vale più dei saldi. Ma la fiducia è come…

PRESIDENTE. Concluda, per favore, deputato Tabacci.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). …la ragione: non basta averla, bisogna che sia riconosciuta (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Murelli. Ne ha facoltà.

ELENA MURELLI (LEGA). Presidente, Presidente Conte, membri del Governo, onorevoli colleghi, la riunione del Consiglio europeo, che avrà luogo a Bruxelles il 13 e 14 dicembre prossimi, prevede di affrontare alcuni temi cruciali per il futuro dell'Unione europea iscritti all'ordine del giorno: il bilancio a lungo termine, o quadro finanziario pluriennale, il mercato unico, la migrazione, nonché le relazioni esterne dell'Unione.

All'interno del quadro finanziario pluriennale, come è già stato sottolineato dai colleghi che mi hanno preceduto, ci sono settori che beneficiano di un aumento delle risorse, ma, parallelamente, ce ne sono altri oggetto di tagli alle politiche tradizionali. Uno di questi è proprio uno dei settori cardine del mercato italiano, l'agricoltura. Sì, perché i fondi per la nuova PAC ammonterebbero a 365 miliardi di euro a fronte dei 408,3 miliardi di euro della PAC precedente, subendo una riduzione del 5 per cento a prezzi correnti e un 12 per cento a prezzi costanti. La proposta legislativa della Commissione europea sulla nuova PAC si muove in un contesto di grande incertezza e preoccupazione per le proposte di riduzione del bilancio.

La PAC passerebbe dal rappresentare il 37,6 per cento del bilancio europeo di oggi ad un più modesto 28,5 per cento: significa un taglio importante sia sui pagamenti diretti, ma, soprattutto, sulle misure dello sviluppo rurale, che sono quelle, per intenderci, oggi gestite dalle regioni.

Nella sua attuale impostazione la PAC ha sostanzialmente fallito: non solo la sua mission, legata alla tutela della produzione agricola, al sostegno dei prezzi e alla tutela del reddito degli agricoltori, ma anche la più recente, quella di tutela dell'ambiente e della biodiversità, delle norme del greening insieme al suo generale impianto iper burocratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Per far fronte a una necessaria sburocratizzazione della PAC, la Commissione europea propone un riequilibro di responsabilità tra l'Unione europea e gli Stati membri, introducendo, in nome di una maggiore sussidiarietà, i piani strategici nazionali, che saranno, però, valutati sulla base di indicatori comuni stabiliti dalla Commissione.

A livello ideale vediamo con favore la possibilità che gli Stati membri abbiano libertà di manovra nel predisporre misure peculiari per le proprie esigenze, ma, in generale, l'impianto previsto per i piani strategici risulta decisamente oneroso.

Chiediamo, quindi, al Presidente Conte, per il suo tramite, Presidente Rampelli, di negoziare una ridefinizione degli stanziamenti destinati alla politica di coesione e alla politica agricola comune, e garantire un'assegnazione equa delle risorse ai diversi Stati membri, in una prospettiva di sostegno e di sviluppo dell'agricoltura italiana, considerata la centralità del settore primario nelle sfide della sicurezza alimentare globale e rispetto ai cambiamenti climatici.

Nel quadro finanziario pluriennale si legge che la Commissione europea ha avanzato una proposta di istituzione di tre nuove risorse proprie: il 20 per cento delle entrate provenienti dal sistema di scambio delle quote di emissioni, un'aliquota di prelievo del 3 per cento applicata alla nuova base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società, un contributo nazionale calcolato in base alla quantità di rifiuti non riciclati di imballaggi in plastica di ciascuno Stato membro.

Ci sembra, invece, doveroso porre l'attenzione del Presidente Conte e del Governo, attraverso il suo tramite, Presidente Rampelli, sulla necessità di porre in essere iniziative al fine di evitare un aggravio della pressione fiscale sui contribuenti nazionali o un aumento del contributo nazionale al bilancio europeo, tenuto conto delle risorse che il nostro Paese già versa all'Europa, pari a circa 12 miliardi annui.

In particolare, nel bilancio approvato alla Camera la scorsa settimana sono già stati stanziati ulteriori 1.400 milioni di euro per contributi aggiuntivi europei, pari all'8,3 per cento del nostro bilancio.

In tema di mercato unico, nel 2018 si celebra proprio il venticinquesimo anniversario, che aveva l'obiettivo generale di rimuovere gli ostacoli economici che ancora sussistono attraverso la creazione di nuove opportunità per i consumatori e per le imprese, incoraggiando l'ammodernamento e l'innovazione, e conseguendo risultati pratici a beneficio dei cittadini nella loro vita quotidiana.

Tuttavia tali ostacoli persistono ancora, i prezzi dei beni e dei servizi sono diversi da Paese a Paese, nonché le regole e le tassazioni.

Con la nuova era industriale risulta, quindi, fondamentale per la crescita dell'Europa la visione di un mercato unico digitale per stimolare la competitività, l'innovazione e la sostenibilità dell'economia digitale e di quella europea, garantendo il massimo vantaggio della nuova era digitale.

Tuttavia, sono necessarie a livello europeo politiche di contrasto alla delocalizzazione fiscale. Per darvi un'idea, che i grandi Internet player, le cosiddette Web Soft internazionali, godessero di alcuni casi di trattamenti fiscali agevolati era cosa nota, ma il rapporto ricerca e studi di Mediobanca rileva che nel 2017 circa due terzi dell'utile ante imposte delle 21 Web Soft esaminate è stato tassato in Paesi a fiscalità agevolata, le solite Irlanda, Lussemburgo, ma anche l'Olanda, con un risparmio di imposte pari a 12,1 miliardi di euro, e nell'arco del quinquennio 2013-2017 pari a 48 miliardi.

Sottolineo, quindi, al Presidente Conte, per il suo tramite, Presidente Rampelli, che occorre proseguire nel lavoro avviato dalla Commissione, proponendo una serie di misure per la tassazione omogenea dell'economia digitale e dell' e-commerce, al fine di creare un sistema normativo idoneo a garantire la tassazione dei profitti realizzati dalle multinazionali in questo settore produttivo, sempre più strategico anche per l'economia del nostro Paese, al fine di evitare il dumping fiscale tra Stati membri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Infine, in tema di immigrazione e di relazioni con Stati extra UE, vorrei sottolineare l'importanza di continuare a prevenire la migrazione illegale e a rafforzare la cooperazione con i Paesi di origine e di transito, in particolare l'Africa settentrionale, nel quadro di un più ampio partenariato. Lo sottolinea anche il Presidente dell'Unione africana Paul Kagame. Ha detto che l'immigrazione è aumentata perché alcuni africani sentono che il loro continente non ha le condizioni di base per vivere una vita dignitosa. Per questo la partnership tra Europa e Africa dovrebbe mirare a creare un ambiente per mantenere i nostri giovani e garantire loro che stare nel proprio continente o Paese è meglio per loro, potendo trovare sicurezza e lavoro, e non promettendo una vita migliore altrove, come è stato fatto da alcuni Paesi europei con inviti e istigazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Continua il Presidente dicendo che i due continenti dovrebbero concentrarsi sulle opportunità disponibili per ridurre la necessità per gli africani di cercare opportunità altrove. Il tipo di investimento effettuato per gli immigrati è così grande che, se investito in Africa, potrebbe portare a creare industrie e lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il principio, quindi, “aiutiamoli a casa loro” non lo dice solo il nostro Ministro Salvini, ma molti padri missionari, tra cui il mio compaesano, padre Romano Segalini, che ringrazio per la vita che ha donato all'Africa e agli africani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo principio è fondamentale per stabilire una nuova politica europea per l'immigrazione, che non deve essere basata sull'assistenzialismo, come, invece, era basata la precedente politica italiana, tramite il reddito di inclusione e gli aiuti alle false cooperative.

Vorrei per il suo tramite, Presidente, invitare il collega che lo ha citato a leggere molto bene il libro “Il banchiere dei poveri” di Muhammad Yunus, perché l'autore condanna l'assistenzialismo e offre microcredito moderno, basato sul lavoro e non sul dolce far niente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Infine, vorrei sottolineare al Presidente Conte, per il suo tramite, Presidente Rampelli, la cosa più importante e fondamentale: è necessario rendere più efficace ed efficiente la gestione dei fondi europei.

A parte quelli dei programmi di ricerca e sviluppo, come Horizon e il futuro Horizon Europe, gli altri tipi di fondi sono di difficile reperibilità, con regole spesso appesantite nei bandi nazionali o regionali. Ci sono regioni più virtuose di altre, che potrebbero beneficiarne; ci sono settori dove si rendono maggiormente necessari.

Concludo augurando a lei, Presidente Conte, per il tramite del Presidente Rampelli, buon lavoro al summit europeo, per tutti gli italiani, per un'Unione Europea forte e coesa, che tralasci gli egoismi nazionali e che pensi ai propri cittadini, come il nostro Governo sta facendo, e non ai poteri forti, usando il buonsenso come noi sappiamo fare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, è di tutta evidenza, lo ha fatto trasparire il Presidente Conte nel suo intervento, lo hanno detto alcuni colleghi in quest'Aula: lo stato dell'Unione europea è in profonda crisi. Ma se è vero che lo stato dell'Unione europea è in profonda crisi, è ancor più vero che le vostre soluzioni sono assolutamente inadeguate. E sono inadeguate - lo dico con amarezza, perché prima di tutto mi sento figlio di questa straordinaria nazione, prima ancora che un politico che fieramente avversa la prospettiva del declino che voi propugnate - su tutti i fronti, dalle politiche migratorie a quelle di vicinato, e ancor più a quelle economiche.

Il Presidente Conte oggi ha ribadito quasi con orgoglio che è il terzo Consiglio europeo a cui partecipa: ebbene, al di là dell'aspetto curriculare personale, ancora stiamo aspettando dei risultati. Ha parlato ancora una volta di necessità della redistribuzione dei flussi migratori. Bene, Presidente Rampelli, io voglio ricordare tramite lei che per due volte Fratelli d'Italia ha applaudito il Presidente del Consiglio quando raccontava la necessità della redistribuzione dei flussi migratori, ma prima o poi il conto lo si presenta a tutti, e oggi noi siamo qui a chiedergli che fine ha fatto la posizione dell'Italia sulla redistribuzione dei flussi migratori: non può pensare di continuare a venire come un mantra a ripetere che bisogna redistribuire i flussi migratori, nessuno ascolta la posizione dell'Italia in Europa, e noi la applaudiamo semplicemente perché quello è un desiderata del Governo.

Così come sull'operazione Sophia. Il Presidente Conte oggi ha riferito all'Aula che è necessario aggiornarla: non lo so, è probabile, anzi è certo; ma se iniziassimo a chiedere di eseguirla? Perché vedete, la fase 3 dell'operazione Sophia prevede la neutralizzazione delle imbarcazioni e delle strutture logistiche usate dai contrabbandieri. Abbiamo mai chiesto di passare alla fase 3 dall'operazione Sophia? Siamo stati in grado di convincere i nostri partner europei che nel Mar Mediterraneo è necessario passare alla fase 3 per disarticolare la più sanguinaria tratta di esseri umani che si ricordi nel corso del XX e del XXI secolo?

Ancora, ho sentito citare qualcuno in quest'Aula l'unica cosa che non avreste dovuto citare, lo straordinario risultato della nostra cooperazione con la guardia costiera libica. Orbene, alla guardia costiera libica - lo sappiano gli italiani - abbiamo ceduto una serie di navi italiane; non prima di averle ammodernate, perché quando le avevamo nella pancia nostra erano dei ferri arrugginiti, dovendo cederle gratuitamente ai libici, per Dio, gliele cediamo ammodernate! Fratelli d'Italia ha chiesto, ha supplicato questo Governo di subordinare quella cessione al fatto che quelle navi potessero essere utilizzate solo ed esclusivamente per il blocco navale: ci hanno deriso. Il risultato è la tragicommedia di questi giorni, perché abbiamo scoperto che per il momento l'unica operazione nella quale si è contraddistinta la guardia costiera libica con le navi cedute dagli italiani è stata quella di bloccare un peschereccio italiano, e per il momento ancora nessun immigrato.

Allo stesso modo non ho sentito parlare di Global Compact. Ricordo agli amici di Lega Nord, che correttamente rivendicano di votare - se lo faranno, lo vedremo, per il momento hanno votato contro una mozione di Fratelli d'Italia che impegnava a non finanziare il Global Compact – ma ho sentito parlare di Global Compact: noi ne discuteremo in Parlamento. Orbene, voglio sommessamente sottolineare che non c'è un solo Governo sovranista d'Europa che “ponziopilatescamente” abbia delegato al Parlamento, ma in tutti i Governi sovranisti europei hanno detto “no” senza se e senza ma al Global Compact, perché quello è oggetto di un programma di Governo e non di trattative parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Sulla Russia e sulle sanzioni in Russia debbo dire che non ho sentito una posizione italiana. Sarà il Presidente Conte, il Presidente leghista che dice “no” alle sanzioni, o sarà il Presidente pentastellato che dice “sì” alle sanzioni? Me lo sono segnato, perché un esercizio di nonsense come questo io non l'ho mai sentito: “Sulle sanzioni alla Russia, ferma restando…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Termino. …la coesione europea, noi preciseremo che le sanzioni non sono fini a se stesse”. Cioè, neanche Amici miei, neanche l'altro “conte”, il Mascetti, riusciva a fare di meglio! Qual è la posizione, siamo a favore delle sanzioni come i 5 Stelle, siamo contrari alle sanzioni come chiede Lega Nord? Ci dica qualcosa, lo dica in Europa, lo dica per dignità nazionale, che pretende coerenza e linearità della posizione dell'Italia in Europa! Porrà o non porrà il veto l'Italia alle inique sanzioni nei confronti della Russia? Nessuna risposta, semplicemente la “supercazzola” del conte Mascetti. Ma il vero tema è la manovra. Il Presidente Rampelli mi ha già richiamato a terminare, e sulla manovra evidentemente molto avremmo da dire; ma ci limitiamo a dire questo: andare in Europa a schiena dritta, per chiedere di sforare per investimenti, per ricucire un Paese ferito, per difendere la produzione nazionale, per difendere e promuovere l'agricoltura è sovranismo economico; andare in Europa come un questuante…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). … e con il cappello in mano (mi avvio alla conclusione) per sforare per una spesa improduttiva da scaricare sulle future generazioni, che saranno ancor più povere di quelle odierne, non è sovranismo economico, mi dispiace dirlo, non è neanche populismo: è molto più banalmente “pezzentismo” economico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sara Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (PD). Presidente, il prossimo 13 e 14 dicembre il nostro Paese avrà l'occasione, in sede di Consiglio europeo, di mandare alcuni messaggi importanti, sia all'Unione europea e ai Paesi che guardano a questi primi mesi di Governo con preoccupazione, sia alle imprese italiane, che vivono momenti di grande incertezza sul futuro. Tra i temi che caratterizzeranno la discussione vi sarà quello del completamento del mercato unico, in tutte le sue sfaccettature: un mercato di oltre 500 milioni di consumatori, dove, nelle intenzioni, devono essere assicurate quattro libertà di circolazione, quella dei beni, dei servizi, del capitale e del lavoro. Il percorso di costruzione del mercato unico va a rilento, e necessita di un'accelerazione, sia per la tutela dei consumatori, che troverebbero in un'economia integrata, basata su norme omogenee e tutele universali, un vantaggio diretto, sia per l'aumento della competitività delle nostre imprese.

Sono stati anni di profondissima crisi, quelli che abbiamo superato nell'ultimo decennio: anni in cui il gap tra il nostro sistema Paese e quello di altri Paesi vicini è aumentato, anni in cui economie emergenti, meno regolate, hanno trovato spazi e agibilità. Molte imprese italiane hanno resistito, e molte sono addirittura cresciute, perché hanno saputo giocare in un campo aperto ed europeo, mantenendo le relazioni con clienti e fornitori stranieri o esplorando nuovi mercati con il coraggio che caratterizza l'essere imprenditori oggi. L'hanno fatto pur sentendo forte la voce di chi, incapace di affrontare le sfide globali e che oggi siede al Governo, preferisce raccontare la favola del “facciamo da soli”, dell'Italietta chiusa e con lo sguardo al passato. Oggi è tempo di parlare chiaro al sistema produttivo del nostro Paese: è tempo di farlo, perché il costo dell'incertezza e della sfiducia è troppo caro, e perché a pagarlo saremo tutti. Sviluppo e crescita dovrebbero essere le parole quotidiane di un Governo che sta portando il Paese verso la prima procedura di infrazione per eccesso di debito, parole a cui devono seguire però - permettetemi - scelte coerenti.

Mentre il Parlamento affronta la discussione di una legge di bilancio che ancora, ad oggi, non c'è, che è oggetto di trattativa estenuante con l'Unione europea, il Governo dia almeno su questo fronte alcune certezze. Io chiedo che il Presidente del Consiglio vada a Bruxelles a dire con forza che l'Italia è in prima linea per il completamento del mercato unico e che sostenga che si adopererà per la collaborazione commerciale contro una guerra di dazi che ci vedrebbe vittime. Lo faccia, Presidente, pensando ai cittadini italiani, che già oggi vivono l'Europa come una casa comune, a quelli che lavorano all'estero e hanno bisogno di tutele e diritti riconosciuti, a quelli che fanno impresa e che non vogliono essere azzoppati nella loro competizione da una legislazione frammentata e confusa o da handicap digitali. È necessario agire, è necessario rimuovere gli ostacoli che impediscono ancora di realizzare un mercato unico pienamente funzionante.

Diverse sono le strade che la Commissione europea ha individuato, sul fronte dei consumatori e delle piccole medie imprese, sul fronte dell'armonizzazione delle norme, sulla necessità di sostenere l'economia dei dati e dei servizi attraverso un mercato unico digitale sul quale - sì - è necessario intervenire in maniera omogenea sul fronte della tassazione, anche se non credo che iniziative singole che sono state annunciate in questi giorni da parte del nostro Paese siano realisticamente efficaci, e in un mercato digitale davvero inclusivo, che non veda escluso nessuno.

Aggiungo, però, Presidente che accanto a queste linee di intervento vi sono altre due questioni fondamentali: una riguarda le opere infrastrutturali strategiche per il nostro Paese; l'altra è il completamento anche del mercato unico dell'energia, perché le nostre imprese hanno bisogno di chiarezza anche su questi fronti, in un Paese che deve affrontare e percorrere il processo di decarbonizzazione. Mi permetta, ma le imprese sono molto attente anche, ovviamente, al tema dei costi e dei maggiori costi che ancora subiscono rispetto ai competitor stranieri. Su questi tre fronti c'è bisogno di parole chiare da parte del Governo e non posso non citare due grandi opere: la TAV e il TAP. Questioni che voi ancora mantenete in un clima di piena incertezza, di indecisione, che è legata solamente a dissidi interni ad una maggioranza fittizia che è ancora in campagna elettorale, anzi in due campagne elettorali diverse: una della Lega e una del MoVimento 5 Stelle. Credetemi, questo continua a danneggiare le imprese e il Paese intero.

La fiducia di un sistema produttivo non si conquista con un caffè o con un incontro durante la discussione della legge di bilancio, ma con le scelte, le scelte mancate in questa bozza di legge di bilancio, scelte che non ci sono, e le scelte sbagliate che sono state contenute nel decreto dignità. Il Governo esca dalla sorda e miope strada che ha imboccato, sorda ai dati che il Paese reale restituisce e alle voci degli imprenditori preoccupati; miope rispetto al campo nel quale si giocano le sfide del futuro, un campo che non è chiuso dentro i confini nazionali, ma che, necessariamente, è europeo e lì, in campo europeo, non si può giocare con la sfilata delle strette di mano del Presidente del Consiglio e con le dichiarazioni di retrovia dei due Vicepresidenti: non stiamo giocando a Risiko e nemmeno a braccio di ferro. In Europa abbiamo bisogno di partner, non di strumentali alleanze con le quali prendete in giro gli italiani.

Abbia il coraggio, Presidente, nel pieno delle sue funzioni, di portare il Paese fuori dall'ambiguità e dall'isolamento. Parli a chi lavora, a chi in questo Paese crede e in cui investe. Le misure assistenzialistiche che mettete in campo non parlano a questo mondo e non parlano al futuro del Paese. Restituisca all'Italia la dignità che i Governi Renzi e Gentiloni hanno faticosamente riconquistato negli ultimi cinque anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Carlo Fidanza. Ne ha facoltà.

CARLO FIDANZA (FDI). Presidente, colleghi, Presidente del Consiglio, io voglio iniziare dando atto al Presidente del Consiglio di aver ammesso la ragione più importante per cui si recherà a Bruxelles, che non è tanto quella contenuta nell'ordine del giorno del Consiglio, quanto tutto ciò che si svolgerà a margine, in particolar modo la trattativa con la Commissione europea sulla manovra economica. Devo dire che, però, al di là di un richiamo quasi filosofico alla bontà del populismo, non ci ha convinti. Noi pensiamo che, alla fine, questa partita si chiuderà in maniera molto simile a quelle dei Governi precedenti: andrà a Bruxelles a cedere con fermezza, come un qualsiasi Governo Renzi, dovendo rendere conto non tanto ai burocrati europei, quanto, a nostro avviso, al popolo italiano, di una manovra che, come giustamente richiamava il collega Delmastro, ci indebiterà, indebiterà gli italiani, per pagare le promesse elettorali del MoVimento 5 Stelle. Si tratta di una manovra senza visione del futuro, senza crescita, senza lavoro, senza sviluppo, senza investimenti.

Di questo è difficile poter parlare in termini positivi. Credo che, alla fine, il saldo di questi giorni, comunque vada, sarà negativo, non tanto e non solo per il vostro Governo, quanto per gli italiani.

Nel merito dei punti all'ordine del giorno, lei ha richiamato, signor Presidente, l'importanza della trattativa ancora in corso sul quadro finanziario pluriennale e ha espresso l'auspicio, che noi condividiamo, che non siano le politiche agricole a pagare il prezzo della Brexit e che non siamo neanche i fondi di coesione a pagare il prezzo della Brexit, ammesso che Brexit sia.

Però, su questo, noi vi richiamiamo a un impegno ancora più stringente. Non dovete mollare su questo, non si può sacrificare sull'altare dell'austerità un patrimonio importante come quello della nostra agricoltura, che anzi va difesa, sostenuta e incentivata a partire dalla tutela dei nostri prodotti tipici e delle nostre eccellenze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Poi, c'è il grande tema dell'immigrazione. Vede, Presidente, io credo che si continui a perseverare nell'errore che già fu dei Governi che vi hanno preceduto. Si continua a ragionare nella logica della redistribuzione e della ricollocazione; mettete in discussione, legittimamente, la prosecuzione della missione EUNAVFOR MED Sophia, perché ritenete che non ci sia abbastanza solidarietà da parte degli altri Stati che partecipano alla missione nel ridistribuire i migranti che vengono soccorsi in mare. Intanto, c'è una questione, che è quella che noi dal primo giorno richiamiamo: il problema non è ridistribuire quelli che vengono soccorsi, il problema è impedire che partano i barconi della morte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Bisogna non ridiscutere per ridistribuire, ma ridiscutere per avanzare la linea operativa di questa missione, effettuando un blocco navale che impedisca ai barconi della morte di partire. A quel punto la redistribuzione non potrà che essere soltanto quella dei profughi. Devo dire che mi preoccupa, signor Presidente, averla sentita dire che lei non condivide un meccanismo che non preveda sanzioni nei confronti di quei Paesi che si rifiutano di accogliere i clandestini. Noi crediamo, invece, che si debbano respingere i clandestini, rimpatriare i clandestini e si debbano ridistribuire solo i profughi. A quel punto - sì - chi non accetta di redistribuire i profughi, è giusto che venga sanzionato.

Rapidamente, si è fatto molto parlare sia nelle conclusioni del Consiglio di giugno, ma anche, con un leggero passo avanti dal punto di vista teorico, nel Consiglio di ottobre, sul tema dei rimpatri. Ecco, il tema dei rimpatri, oggi che i flussi sono calati, è il tema decisivo. Non possiamo più accontentarci delle dichiarazioni di principio, delle tante parole che sono state dette e scritte: i rimpatri devono diventare qualcosa di effettivo. L'Italia e il suo Governo si devono impegnare per ottenere dall'Unione europea un fondo europeo per i rimpatri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per rendere effettivi i rimpatri stessi e consentire di allontanare dal nostro territorio le centinaia di migliaia - in qualche caso anche milioni - di irregolari che sono presenti in tutta Europa, con tutti i problemi che ne conseguono.

In questo senso, pur essendo ormai passata - era ieri - la data della firma del Global compact a Marrakech, dove lei, positivamente, non è andato ma, negativamente, ancora non ha deciso di non firmarlo in maniera definitiva, credo che la frequentazione, nei prossimi giorni, dei suoi colleghi di alcuni Paesi europei, potrà aiutarla a schiarirsi le idee, chiedendo, ad esempio, al Presidente del Consiglio della Polonia, dell'Ungheria o della Repubblica Ceca, della Slovacchia, dell'Austria, della Bulgaria, della Croazia, forse anche a quello dell'Estonia e della Danimarca per quale motivo non hanno firmato il Global compact (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): un motivo ci sarà, Presidente Conte, ed è forse lo stesso motivo che ha portato tantissime nazioni nel mondo a sottrarsi a questo impegno.

Vado velocemente alla conclusione, Presidente. Sul tema del mercato unico, il Presidente del Consiglio ha auspicato il completamento del mercato unico entro la fine di questa legislatura. Credo che sia, anche questa, un'utopia, ma penso che sia dovere dell'Italia porre nell'agenda politica, prima che questo processo vada avanti in maniera ineluttabile, alcuni punti. Noi durante la discussione del decreto dignità abbiamo proposto un ordine del giorno che avete accolto, per impegnare il Governo ad agire in sede europea per limitare le delocalizzazioni dentro i confini dell'Unione europea, quell'odioso fenomeno per cui, in diversi Stati, vengono addirittura utilizzati fondi europei per attrarre imprese italiane che spostano la produzione dall'Italia in quei Paesi: dovete agire su questo, altrimenti gli impegni che prendete in Parlamento non hanno alcun tipo di valore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Chiudo davvero; sul tema delle relazioni esterne, abbiamo sentito della Russia, ha già detto bene il collega Delmastro, abbiamo sentito sul tema della Lega Araba, c'è un tema che credo che noi dobbiamo finalmente porre perché in questi giorni è emerso, a livello mondiale, il tema del rapporto con la Cina, segnatamente legato…

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo da un po', deputato Fidanza. Dovrebbe concludere.

CARLO FIDANZA (FDI). Finisco, Presidente. Il tema della Cina è segnatamente legato alla questione delle telecomunicazioni e alla vicenda Huawei e ZTS. Su questo è importante che l'Italia prenda una posizione, consapevole del rischio che tutti noi corriamo per la nostra sicurezza nazionale e per la nostra sovranità nazionale. Chiediamo, pertanto, al suo Governo di prendere un'iniziativa forte su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio.

È iscritta a parlare la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie, signor Presidente. Il Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre rappresenta un appuntamento importante per l'ambiente per due ragioni fondamentali. Infatti, si discuterà del prossimo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 che prevede, tra le altre cose come sappiamo, una proposta di regolamento sulla modalità e la messa a disposizione di risorse basate proprio sulla base imponibile consolidata comune, sul sistema di scambio di quote di emissioni e sui rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati. Le maggiori novità riguardano la diversa ripartizione degli stanziamenti. In particolare, come sappiamo la Commissione propone di innalzare i livelli di finanziamento in settori considerati prioritari e ad alto valore aggiunto europeo. Tra questi vi sono quelli in materia di clima e di ambiente, con un incremento della dotazione del programma LIFE che arriva fino a 5,4 miliardi, anche se sappiamo bene che, nonostante questo incremento, il complessivo delle risorse del bilancio europeo destinate al clima e all'ambiente continua a rimanere al di sotto dello 0,5 per cento del bilancio.

Per quanto riguarda, invece, le entrate del bilancio europeo, la Commissione prevede di confermare le risorse proprie attualmente esistenti e di istituire altre tre nuove risorse proprie e due di queste hanno un'incidenza nella rilevanza ambientale: il 20 per cento delle entrate provenienti dal sistema di scambio delle quote di emissioni e un contributo nazionale calcolato in base alla quantità di rifiuti non riciclati di imballaggi in plastica di ciascuno Stato membro, per un importo stimato di circa 7 miliardi all'anno. Questo aspetto è coerente con il pacchetto europeo di misure per l'economia circolare, che è stato approvato in via definitiva a maggio 2018 e che è entrato in vigore nel luglio di quest'anno. Sappiamo che è una sfida decisiva per il nostro Paese sulla quale chiediamo al suo Governo, Presidente Conte, di giocare un ruolo attivo in relazione e in confronto con il sistema economico produttivo, con il sistema lavorativo e con tutti quelli che devono concorrere ad un'evoluzione di un passaggio da un modello di sviluppo lineare ad un modello di sviluppo circolare.

Il secondo oggetto di interesse di questo appuntamento si incrocia con quanto sta avvenendo - ed è di rilevanza mondiale - in questi giorni proprio in Europa, a Katowice in Polonia. La XXIV Conferenza delle parti della Convenzione quadro sul clima delle Nazioni Unite è un appuntamento di grande importanza sul percorso di attuazione dell'accordo sottoscritto dalla COP 21 a Parigi. Si può dire che tra gli obiettivi fondamentali di questa COP c'è quello di definire la maggior parte delle regole necessarie all'implementazione dell'Accordo di Parigi. La scrittura e la definizione del Rule Book è un passaggio decisivo, perché si tratterà di dar corso a quanto già stabilito nel 2015 andando a dettare una serie di linee guida che renderanno pienamente operativo l'Accordo, a valutare i progressi svolti in questa direzione dai Paesi membri e a consentire un rilancio nella lotta al contrasto ai cambiamenti climatici. Come si concluderà questo appuntamento in Polonia sarà decisivo per garantire la robustezza dell'Accordo e, soprattutto, per misurare l'interesse dei sottoscrittori alla sua effettiva implementazione.

Sappiamo che questo appuntamento vede l'Europa e l'Italia in un ruolo decisivo. Così come lo è stata l'Europa - e anche il nostro Paese - nel raggiungere l'accordo a Parigi nel 2015, oggi l'impegno dell'Europa è di guidare l'azione internazionale sul clima e delineare una transizione verso l'azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050. Sappiamo che tale transizione deve essere realizzata in modo equo e deve svilupparsi in modo sostenibile sul piano sociale, essere efficiente dal punto di vista dei costi e deve anche corrispondere ad un'adeguata indicazione e individuazione di investimenti che facilitino la transizione a lungo termine. Sappiamo che i Paesi hanno dei compiti e delle responsabilità decisive, quali l'obbligo, ad esempio, di presentazione, entro la fine di quest'anno, del piano integrato in materia di clima-energia che dovrà definire e indicare gli obiettivi da conseguire al 2030.

Quello che noi chiediamo al nostro Governo è di non essere - come dire - reticente su questo punto. Vorremmo che questo tema diventasse - e non lo è stato nel suo intervento al quale lei, Presidente Conte, ha dedicato poco più di una frase e pochissime parole - centrale nell'azione del nostro Governo, sapendo che l'Europa, come ha giustamente sostenuto qualche giorno fa il commissario Cañete, ha da giocare e può rivendicare un ruolo di leader globale nella lotta ai cambiamenti climatici. L'Europa non è gli Stati Uniti, dove se cambia il Presidente cambiano in maniera drammatica e tragica le politiche per il clima. Le nostre politiche sono politiche permanenti, coerenti e ambiziose, e siamo l'unica realtà ad avere già fissato i target per il 2030, traducendoli in legislazione.

Sappiamo che portare a zero le emissioni di gas serra richiederà uno sforzo massiccio e dei cambiamenti radicali. Ci sono dei segnali incoraggianti: il fatto, ad esempio, che il Comitato europeo delle regioni abbia proposto di inserire nel libro delle regole di attuazione dell'Accordo di Parigi un sistema di contributi regionali e locali complementari. Ma ci sono anche dei segnali preoccupanti: non mi riferisco solo alle dichiarazioni deliranti di persone di stretta fiducia di Ministeri del suo Governo, che in questi giorni ci hanno rappresentato strane teorie sull'origine dei cambiamenti climatici. Ci sono dati ufficiali che certificano, ad esempio, come l'Italia è scivolata drammaticamente di posizione rispetto agli obiettivi di raggiungimento delle politiche climatiche avanzate, scendendo dal ventitreesimo al sedicesimo posto. Una tendenza che è frutto delle vostre scelte, delle vostre politiche: i tagli agli incentivi, l'incertezza normativa sul settore delle energie rinnovabili che ritroviamo nello schema di decreto sulle fonti di energia rinnovabile che esclude del tutto la geotermia dalle fonti incentivate, un target per le rinnovabili al 2030 più basso di quello dell'Unione europea.

E poi, purtroppo, la mancanza di chiarezza che noi non abbiamo trovato nelle sue parole. Lei ci ha detto che questa manovra farà crescere l'Italia anche dal punto di vista ambientale, ma non è così. Avete sprecato una grande occasione di aggiornare la previsione…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, per favore. Ha esaurito il suo tempo.

CHIARA BRAGA (PD). …sugli indicatori BES nel piano della manovra e non avete ancora chiarito come vorrete giocare la sfida fondamentale di candidare il nostro Paese nel 2020 ad ospitare la COP 26. È una grande occasione per il nostro sistema delle imprese, delle università e della conoscenza.

PRESIDENTE. Concluda. Siamo proprio fuori tempo massimo.

CHIARA BRAGA (PD). Dunque, dobbiamo chiederle di rappresentare con forza anche a Bruxelles questo obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Intanto, salutiamo alunni e insegnanti della scuola media “Mertel” di Allumiere, in provincia di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).

È iscritto a parlare il deputato Renato Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, il suo Governo - ed è un dato di fatto - ad oggi ha prodotto incertezza e isolamento. In economia - ma non solo in economia - incertezza e isolamento sono dei costi. L'incertezza produce preoccupazione nei mercati, produce rischio e causa la produzione di comportamenti avversi al rischio e, quindi, all'incertezza e, quindi, coperture attraverso vari provvedimenti o metodologie di tipo assicurativo dal punto di vista finanziario. L'isolamento, dal punto di vista geopolitico, produce un altro effetto oggettivo che è quello di rimanere da soli di fronte alle sfide globali e la solitudine è una diseconomia di scala e, quindi, da questo punto di vista diventa anch'essa un costo. Quindi, il suo Governo, consapevolmente o inconsapevolmente, oggettivamente ha prodotto questi due fenomeni e questi due fenomeni li sta pagando l'economia italiana, la società italiana e l'immagine dell'Italia nel mondo. Oggi l'Italia nel mondo è un Paese considerato difficile e da cui scappare, se qualcuno ha dei capitali o se qualcuno vuole investire.

E mi riferisco a due punti fondamentali, signor Presidente del Consiglio: quello dell'immigrazione e quello della instabilità finanziaria che affliggono in questa fase l'Europa, ma non solo l'Europa. Sull'immigrazione l'Italia, pur avendo tutte le ragioni del mondo, pur avendo sopportato gran parte del peso della migrazione mediterranea, si è ritrovata isolata; è isolata, non ha alcuna interlocuzione con l'Europa o, bilateralmente, con gli altri Paesi europei; E questa non è una buona condizione, perché è una condizione di stallo. Per quanto tempo ancora riusciremo a fare la faccia feroce, senza dare, in ogni caso, nessuna prospettiva di soluzione? E sull'instabilità finanziaria siamo diventati, noi – ancora una volta, mi tocca dire – fattore di instabilità finanziaria. E, invece, signor Presidente del Consiglio, ma lei lo sa benissimo, l'Europa ci serve; ce lo dice anche il 64 per cento degli italiani che vuole l'Europa, se non altro per ragioni utilitaristiche, per risolvere insieme i problemi dell'immigrazione e per stabilizzare un quadro finanziario sempre più instabile. Ma, vede, l'instabilità e l'isolamento non hanno prodotto solo un danno oggettivo in sé, ma hanno prodotto anche un altro effetto negativo: che l'Europa va avanti da sola senza di noi, perché lei ha fatto bene a ricordare i temi della governance economico-finanziaria, il quadro pluriennale di bilancio e così via, però, per quel che se ne è saputo, l'Italia, nel processo decisionale che porterà a scelte decisive, è stata assente o silente rispetto a scelte decisive che rischiano di essere penalizzanti nei confronti del nostro Paese. Ha vinto l'asse franco-tedesco, l'elaborazione franco-tedesca e l'Italia è stata silente. Ma perché è stata silente, signor Presidente del Consiglio? Perché sull'Italia pende la spada di Damocle della procedura di infrazione, cioè pende questa provocazione che, dai mesi di giugno, luglio e seguenti, l'Italia sta conducendo nei confronti dell'Europa, senza alcun risultato e che rende l'Italia priva di qualsiasi capacità di interlocuzione anche su altri temi che, fuor dalla congiuntura della procedura di infrazione, a me sembrano anche più importanti, cioè decidere come sarà l'unione bancaria, decidere come sarà la governance economico-finanziaria, se ci sarà un Ministro delle finanze europeo, se ci sarà un sistema di garanzia per quanto riguarda i debiti dei singoli Paesi. Bene, l'Italia è stata silente; quasi un Calimero: taci tu, perché hai altri guai a cui rispondere.

E, vede, signor Presidente, l'Europa non ci piace, questa Europa non ci piace, forse per ragioni diverse dalle sue, ma non ci piace; è l'Europa del Nord, è l'Europa del surplus, è l'Europa di Visegrád, è l'Europa della nuova Lega Anseatica, è un'Europa che non piace e non può piacere. Ma proprio per questo autolesionismo da incertezza e da isolamento noi siamo risultati impotenti nel contrastare questa Europa che probabilmente, in maniera comune, non piace. E, quindi, di fatto, il suo Governo ha rafforzato questa Europa che non piace.

Finisco, signor Presidente, e la ringrazio per la sua gentilezza di rimanere fino in fondo – avendo anche un altro impegno – al mio intervento. Lei ha tre opzioni davanti, domani: quella di tirare dritto, secondo la retorica dei due Vicepresidenti del Consiglio; quella di dire di sì a tutto e quella di cambiare la qualità della manovra per evitare la procedura di infrazione, per non solo fare una manovra utile al Paese, ma proprio per cambiare anche l'Europa. Allora, io non le dico di tirare dritto, perché perderebbe l'Italia, perderebbe di fatto anche l'immagine del suo Governo e non abbiamo bisogno di altri conflitti in questo momento in Europa: Brexit, Francia, giubbetti gialli. Dire di sì a tutto però, questo è un invito che le faccio, sarebbe sbagliato anch'esso, perché sarebbe una accettazione pro ciclica di una recessione in atto e, quindi, del tutto non solo inutile, ma sbagliata. E l'invito che le faccio, ed è stato elaborato anche nei nostri emendamenti alla legge di bilancio, ma bocciati dal Governo: perché non cambia, signor Presidente del Consiglio la qualità della manovra?

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Brunetta. Le chiedo scusa.

RENATO BRUNETTA (FI). Tiene i saldi – 2,2 o 2,4 ha poca importanza - ma destina tutte quelle risorse veramente allo sviluppo, e lo chieda al professor Savona, che le siede accanto, vale a dire più investimenti e riduzione della pressione fiscale, e su questo sfidi l'Europa, sulla qualità della manovra, non tanto sui decimali. È su questo, se ce l'avesse chiesto, oggi, in Parlamento, molto probabilmente avrebbe trovato dal Parlamento una sponda favorevole e positiva. Quindi, siccome so che dovete ancora decidere questa sera, perché ieri sera non avete deciso nulla, per quanto riguarda il suo atteggiamento, domani, con Juncker, faccia questa proposta a Juncker…

PRESIDENTE. Concluda.

RENATO BRUNETTA… rimangono i saldi, ma cambia la qualità della manovra, solo per lo sviluppo e per contrastare la recessione. Grazie, signor Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Delrio ed altri n. 6-00034, D'Uva e Molinari n. 6-00035, Fornaro ed altri n. 6-00036, Occhiuto ed altri n. 6-00037 e Lollobrigida ed altri n. 6-00038 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,24).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, che esprimerà il parere sulle risoluzioni presentate.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.

Grazie, Presidente. Parere favorevole sulla risoluzione di maggioranza e contrario su tutte le altre.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Riccardo Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, dispiace constatare che il Presidente del Consiglio non ha ritenuto di replicare al dibattito che ha avuto luogo in quest'Aula. Se non avessimo un profondo e autentico senso delle istituzioni, potremmo dire che abbiamo perso ogni speranza sul fatto che il Presidente del Consiglio dei ministri prenda sul serio il Parlamento. Alcuni quotidiani hanno ipotizzato, oggi, che il Presidente sarebbe venuto qui a dare qualche informazione su quello che andrà a dire, tra meno di 24 ore, alla Commissione Europea per scongiurare la procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese. Sarebbe stato non solo opportuno, ma doveroso; invece, l'abbiamo sentito ancora una volta a parlare del rigorismo miope dell'Europa e, sono parole del Presidente, di un'Europa che continua a farsi condizionare dai mercati, anziché indirizzarli. Ma, scusate, membri del Governo, se posso avere la vostra attenzione, visto che il Presidente Conte è andato via: ma voi credete che il vostro Governo sia un buon esempio di come si indirizzano i mercati? Ma davvero volete dire questo al Parlamento e ai cittadini italiani?

La verità è che nell'eterna, quotidiana e crescente competizione interna alla maggioranza, una competizione che ha ormai travolto anche le deleghe dei singoli ministri e gli ambiti di competenza dei singoli ministri, non sapete ancora che cosa andrete a dire domani a Bruxelles. Sono richieste al Presidente del Consiglio Conte delle doti funamboliche. Ancora questa mattina abbiamo sentito parlare…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). …della necessaria condivisione di soluzioni per i flussi migratori, ma è stato smentito dallo stesso Ministro dell'Interno e Vice Presidente del Consiglio, quando, a fianco di Orban ha detto…

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Magi.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). …che non sono più necessarie riforme del Regolamento di Dublino e non si andrà più a trattare per il Global Compact. Infine - e concludo - sulla questione della disinformazione: ma vi rendete conto che se siete seduti lì è perché le principali forze che hanno avuto consenso lo basano sulla disinformazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico e di deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. L'intervento del Presidente del Consiglio oggi si è svolto in due parti: prima un intervento sulle scadenze in Commissione europea da domani, il secondo l'orgoglio e la rivendicazione dell'attività del Governo e soprattutto della manovra economica, vista da due punti di vista, da una parte la chiave dello sviluppo, che è tutta da vedere, tutta da discutere, e la seconda parte come un atto di orgoglio rispetto alle trattative con l'Europa, serrata, in cui ci siamo che noi col petto in fuori.

Io ho apprezzato la volontà del Presidente del Consiglio, l'ha già detto il capogruppo Lupi, di riappropriarsi delle sue prerogative, che ultimamente abbiamo visto un po' disperdersi, penso al Global Compact, dove abbiamo assistito a dichiarazioni contrapposte e certamente non è né bello, né elegante, rappresentanti del Governo, che ieri noi a Marrakech non c'eravamo; e non c'eravamo non perché c'era altro da fare, non c'eravamo perché non sapevamo cosa dire, non sapevamo se dar ragione a una parte della maggioranza o all'altra.

Ma non c'è soltanto il problema di Marrakech, che è significativo ma non è, purtroppo, il solo. C'è il tema delle infrastrutture, sul quale vorrei chiedere al Presidente del Consiglio: come siamo messi? Su questa vicenda della TAV come siamo messi? Non pensa forse che il prestigio del nostro Paese derivi anche dalla lettura che danno gli altri Paesi e gli altri Governi del mantenimento degli impegni che abbiamo assunto e dalla necessità di dotare il nostro Paese di infrastrutture? Non pensa, signor Presidente del Consiglio, che sia ora di dare una parola definitiva a questa danza dell'oca a cui assistiamo continuamente, rinviando a Commissioni che hanno già fatto tutto e il contrario di tutto sulle decisioni importanti?

Ma soprattutto, c'è poi - e chiudo - la vicenda della manovra economica, che è stata rivendicata con orgoglio dal Presidente del Consiglio, noi abbiamo una posizione ovviamente diversa. Assistiamo continuamente ad annunci, a smentite, a ipotesi, a correzioni, a promesse, a numeri che non vengono mantenuti. Ma noi ci chiediamo: dov'è la vera manovra economica? Quando viene presentata? Che contenuti avrà? Ecco, su questo ci giudicheranno, giudicheremo l'attività del Governo. Certamente, questa indefinitezza nell'attività che ci viene proposta sulla manovra economica non ci consente di dare un parere favorevole, per cui voteremo contro la mozione della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Salutiamo alunni e insegnanti dell'Istituto comprensivo “Giuseppe Giusti” di Terzigno, in provincia di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, non posso non rilevare, avendo assistito fin dall'inizio di questa mattinata, che le comunicazioni del Presidente del Consiglio in occasione del Consiglio europeo si stanno tramutando, ogni volta di più, in un rito stanco e - mi sia consentito, per il suo tramite, anche di rivolgermi al Governo - anche in un rito sterile. La decisione, ed è la terza volta che succede, del Governo di approvare soltanto la risoluzione di maggioranza e non tentare neppure, in nessun modo, di avvicinarsi o ricercare un dialogo con le risoluzioni delle opposizioni, a noi pare un modo sbagliato di affrontare le questioni. E soprattutto mi rivolgo a lei, signor Presidente, perché lo trasmetta al Presidente della Camera: noi ritorniamo su una cosa che abbiamo già detto, cioè ci domandiamo il senso, in questo contesto e con queste modalità, di impegnare l'Aula e se non fosse quindi da valutare una soluzione che potrebbe essere quella di una comunicazione del Presidente del Consiglio alle Commissioni congiunte di Camera e Senato, affari esteri e politiche europee. Perché, francamente, il risultato finale è un esercizio retorico, senza che alla fine si riesca a capire su quali punti, su quali questioni, anche pensando soprattutto alle questioni di architettura delle istituzioni europee, si possa e si debba trovare un consenso più largo del Parlamento, che vada, quindi, oltre alla maggioranza: non è possibile in questo contesto e con queste modalità.

E mi sia consentito anche di fare, con rispetto, una battuta. Sentendo oggi il Presidente Conte intervenire in Aula, mi è venuta in mente un'immagine un po' cattiva, ma che credo ci possa stare, ossia l'immagine della scenetta dei poliziotti buoni e dei poliziotti cattivi: il Presidente Conte e il Ministro Tria sono i poliziotti buoni, i Vicepremier Salvini e Di Maio sono i poliziotti cattivi, ovviamente rispetto all'Europa e rispetto alle dinamiche europee. Il risultato finale, però, di questo atteggiamento, di questa doppia velocità, di questa ambiguità continua e costante del Governo nei confronti dell'Europa - per cui si passa, e sono parole del Presidente del Consiglio oggi in Aula, dall'auspicare una leva fiscale centralizzata, che credo abbia fatto sobbalzare sui banchi i colleghi della Lega, a posizioni che sono state espresse non più tardi di sabato scorso dal Vicepremier in piazza contro l'Europa, ritornando a quei vecchi stereotipi antieuropeisti -, il risultato finale, e questo ci preoccupa non poco, in realtà è una delegittimazione continua dell'Italia, come ha sottolineato la collega Boldrini nel suo intervento, ma in particolare del Presidente del Consiglio. Abbiamo assistito qui alla totale delegittimazione del Presidente del Consiglio e del Ministro degli esteri Moavero da parte delle Vicepremier Salvini.

E lo dico con forza: l'assenza, la scelta di non andare a Marrakech, alla Conferenza dell'ONU sul Global Compact for Migration è, al di là del merito, e siamo già intervenuti e interverremo, da un punto di vista diplomatico di relazioni internazionali, un segnale devastante. Un Paese come l'Italia non può permettersi il lusso, per la sua storia, per la cultura che ha espresso in tutti questi anni e per le dimensioni che ha, di non andare a una conferenza dell'ONU su un tema che non nasce oggi, non nasce con questo Governo, è iniziato nel 2016; ma soprattutto, e questo vorremmo sottolinearlo, una conferenza che - come giustamente ha ricordato la collega Boldrini - lasciava e lascia nel documento ampia facoltà ai singoli Stati aderenti, proprio in un luogo in cui si discuteva e si facevano cose che, da quei banchi, dai banchi del Governo, si dicono in occasione di tutti i Consigli europei, e cioè che il problema delle migrazioni non è un problema soltanto italiano, che l'Europa ci ha lasciato soli, che bisogna quindi trovare una risposta di tipo internazionale e all'interno dell'Unione Europea. Bene, quando queste cose avvengono, passa invece una logica di propaganda, passa la logica di isolamento. Perché questa è la fotografia dei sei mesi di Governo gialloverde rispetto alle politiche con l'Unione europea e rispetto alla politica estera italiana, la fotografia, l'istantanea che si può fare adesso è doppia, come ha ricordato anche il collega Fassina l'altro giorno in dichiarazione di voto sulla legge di bilancio: siamo isolati, gli alleati che vi siete scelti, cioè i Paesi di Visegrád, non vi seguono, per esempio, sulle scelte di redistribuzione dei migranti e del piano di ricollocamento deciso e concordato a suo tempo. Non vi seguono e vorremmo vedervi, però, coerenti con le vostre posizioni.

Voglio vedere se non sarà l'Italia per prima a chiedere sanzioni rispetto al bilancio europeo per quei Paesi che si rifiutano di condividere i problemi e, quindi, vedono l'Europa sostanzialmente come un soggetto da cui trarre soltanto benefici. No! L'Europa è diritti e doveri, e i diritti e i doveri valgono anche per i Paesi di Visegrád.

Come dicevo prima, è un isolamento, da un lato, ma il risultato finale di questa politica schizofrenica è che noi finiremo di pagare un costo per il servizio al debito, non tanto quest'anno, ma a cominciare dal 2019 e poi nel 2020, di diversi miliardi di euro, non avendo avuto nessun beneficio, non essendo riusciti a modificare - è questo il tema - le regole che guidano in questo momento i meccanismi dell'Eurozona. Ciò perché, lo ha sottolineato prima la collega Boldrini e vorrei ritornarci, la questione non è infrangere le regole - questo serve alla propaganda, serve a dimostrare che si batte il pugno sul tavolo, che si mettono davanti i muscoli -, il tema è più complesso e più difficile, ma è quello l'obiettivo: modificare le regole di un'Unione monetaria che, assecondando spesso, troppo spesso e volentieri l'ordoliberismo di molti esponenti e di molti Governi, ha finito per privilegiare la stabilità finanziaria rispetto alle questioni sociali, producendo disastri da un punto di vista sociale.

Questo è il punto. Ma per far questo bisogna superare una logica intergovernativa, riproporre con forza non l'Europa dei popoli in maniera generica ma l'Europa dei cittadini, un'Europa sociale. Ma per far tutto questo il problema è che bisogna ricercare alleanze, e le alleanze che avete ricercato voi portano diretti da un'altra parte. Portano a trasformare l'Unione europea in una somma di nazionalismi, e all'interno di un'Europa somma di nazionalismi non si risolvono i problemi, e il nostro ruolo sarebbe ancora più secondario.

Mi avvio alla conclusione, perché il Presidente del Consiglio ha voluto giustamente tornare per la prima volta in quest'Aula a esporre le ragioni che porterà domani all'incontro con Juncker, anche se devo dire che la sua è stata una relazione - mi sia consentito di dire - omissiva: ha omesso qual è la dimensione, nella trattativa con l'Europa, che l'Europa richiede di correzione rispetto alla manovra che avete e abbiamo, come Parlamento, approvato soltanto sabato scorso. Un conto è lo 0,1, un conto lo 0,2, un conto sono 7 o 10 miliardi, come si sente e si legge sui giornali. Alla fine, quindi, dove taglierete, dove interverrete? Su questo c'è stata una totale omissione.

Quindi, da questo punto di vista, la fotografia è molto deludente: provate a fare i muscolosi, provate ad alzare i toni della propaganda, ma alla fine la politica e la complessità della società contemporanea si trovano di fronte a voi, e di fronte a questo muro, di fronte alla difficoltà oggettiva che ogni Governo, in una fase storica complessa come questa, deve confrontarsi, voi state portando l'Italia diritti contro questo muro.

La nostra preoccupazione non è che va a schiantarsi il Governo giallo-verde, rischia di andare a schiantarsi il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali), senza essere riusciti a modificare quelle regole che noi riteniamo debbano essere modificate.

Noi vogliamo un'Europa sociale, vogliamo un'Europa dei cittadini, siamo profondamente europeisti, proprio per questo crediamo che la soluzione passi da lì e non da una somma di nazionalismi, che sarebbe la contraddizione e la negazione della nostra storia, della nostra cultura e della nostra civiltà occidentale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo chiesto più volte al Presidente Conte di essere qui in Aula per raccontarci e spiegarci le affermazioni che va facendo nel mondo in rappresentanza del nostro popolo, sperando anche oggi di sentire delle parole chiare, delle parole nette, delle parole coraggiose che smentissero quello che temiamo di aver percepito di questo Presidente, che per la prima volta nella storia della seconda Repubblica è un Presidente che viene in Aula solo se autorizzato dai suoi padrini politici, da quelli che gli devono dire quello che può e quello che non può fare, addirittura quello in cui deve credere o smentire in maniera goffa e contorta, come anche le cose che ha affermato in sedi internazionali.

Il Presidente Conte lo aspettavano ieri a Marrakech, non è andato.

È un bene che non abbia sottoscritto il Global Compact - per ora - però, ci sfugge quando verrà a raccontare che si è pentito delle affermazioni che ha fatto a livello internazionale e che non firmerà mai quell'atto, come tante altre nazioni rappresentate da Governi sovranisti hanno in questi giorni affermato con chiarezza e limpidezza.

Per noi, Presidente, è fastidioso sentire ridere degli italiani, specie se si deridono i rappresentanti del nostro Governo chiamandoli “i soliti inaffidabili”, però in questo caso qualche ragione c'è. Abbiamo avuto in quest'Aula, più di una volta, la forza di ribadire come noi sosteniamo ogni provvedimento utile a rafforzare l'immagine dell'Italia, a renderla più forte, però ormai ci è difficile.

Abbiamo anche oggi ascoltato le parole del Presidente Conte, sempre sobrio, impeccabile nella dialettica, autorevole a guardare il suo curriculum da professore più che le cose e i fatti che ha mostrato come risultati; però, siamo abituati che, a fronte delle affermazioni che lui fa in quest'Aula, non vediamo arrivare nulla di concreto.

Ha ricordato oggi che ha fatto tre Consigli europei e mezzo, bene: che cosa ne è emerso? Quali risultati ha portato a casa? Niente. Anche questa volta si presenta con le speranze, con le possibilità, con gli slogan. Si presenta, peraltro, a un incontro assai più importante, che è quello con Jean-Claude Juncker; un incontro nel quale si presenta con una finanziaria debole, una finanziaria fantasma, lo hanno ricordato prima i colleghi dell'opposizione.

Oggi avremmo potuto, per la prima volta, con il Presidente del Consiglio, trattare un argomento così importante, ci poteva spiegare che cosa andrà a dire in Europa, che cosa è cambiato rispetto alle affermazioni categoriche di qualche giorno fa.

Tornerà raccontandoci che ha fatto una retro-marche, come avviene in questi giorni in Francia, raccontandoci che è tornato indietro su qualcosa, modificherà gli atti che in quest'Aula hanno difeso i colleghi della maggioranza in questi giorni.

Temo che il Presidente Conte andrà in Europa con lo stesso spirito del senatore Monti, del senatore Renzi, che prima di lui avevano parlato di un tentativo di rafforzare l'Italia, di trovare il modo di renderci più forti e che poi, invece, hanno affrontato i vincoli europei a testa bassa, sulle loro ginocchia.

Credo che sia pericoloso anche qualche cambio comunicativo. Ieri leggevamo una dichiarazione del Ministro Salvini, che parlava di un nuovo asse Roma-Berlino. Intanto, gli consiglierei di non usare questo esempio, perché le cose, quando lo si è fatto tempo fa, all'Italia non hanno portato alcun bene, seppure avevamo l'appoggio di Tokyo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); crediamo, però, sia più pericoloso, perché mai ci era capitato di sentire i nostri alleati della Lega guardare alla Merkel con speranza. Lo avevamo sentito da Renzi, Monti, mai dal Ministro Salvini. Speriamo che sia stato uno scivolone o una mala interpretazione e non invece una presa di paura da parte del Governo della forza della Germania, che ha imposto a questa Europa l'austerity che ha messo in ginocchio i popoli, che ha creato tensioni internazionali che, in questi giorni in Francia, ma purtroppo anche in altre nazioni, rischiano di diventare la deflagrazione del sogno europeo nel quale noi abbiamo sempre creduto.

Ci presentiamo con una finanziaria debole, però. Non siamo estimatori dei burocrati europei, di quelli che fanno i calcoli sulla nostra pelle, però voi con questa manovra avete aiutato chi ci critica, l'hanno detto in tanti in quest'Aula. Una cosa è indebitarsi per creare infrastrutture, per creare produttività, per far crescere una nazione, per dare risposte ai nostri figli per il futuro, altra è mantenere a metadone con manovre assistenzialistiche un popolo per qualche tempo, magari solo con la prospettiva di arrivare alle elezioni europee.

Lo dico perché più volte al giorno siete costretti a ricordare che durerete cinque anni, ma a ricordarlo a voi stessi, perché a leggere questa manovra la prospettiva è quella di un Governo che non supererà l'estate.

Membri del Governo, Presidente, amici della Lega, anche oggi sono state dette parole poco chiare su questioni per noi importanti, lo ricordava il collega Delmastro Delle Vedove. Sulla vicenda delle sanzioni alla Russia uno deve determinarsi prima o poi, non si può tirare a campare per sempre; noi lo abbiamo detto in campagna elettorale, lo abbiamo scritto che eravamo ostili a questo metodo di costrizione, che danneggiava l'economia italiana, le nostre imprese, i nostri lavoratori, che creava ancora maggiore disoccupazione. Eppure oggi Conte non ci ha detto che cosa farà, se le sosterrà o non le sosterrà; temiamo che si allineerà nuovamente a un'ostilità nei confronti di Mosca che bene non ha portato né a noi né all'Europa.

Abbiamo visto pochi risultati sull'immigrazione, non abbiamo visto realizzarsi in Italia quei centri di sorvegliati che si auspicavano, che si davano per fatti dopo il primo Consiglio europeo del giugno scorso, che avrebbero impedito di avere immigrati irregolari e clandestini finché non viene dimostrato il loro diritto di essere ospitati, questo sono, di essere sorvegliati, e non ce n'è nessuna traccia ancora oggi. Abbiamo visto zero risultati nel far finanziare un fondo che permetta i rimpatri. Abbiamo visto una politica debole di carattere internazionale anche su scenari che ci sono per competenza attribuiti, come quello della Libia. Noi crediamo che da questo nuovo incontro esca davvero poco per noi, e questo ci fa temere nuovamente che il dato del rapporto tra Italia e Europa sia penalizzante per i nostri colori. Noi riteniamo, per trattare un ultimo punto, che ci sia anche qualcosa da dire sulla chiacchierata, sullo scambio di opinioni che il Presidente Conte ha annunciato con gli altri membri del Consiglio europeo sul rapporto con la Lega Araba del 24 e 25 di febbraio.

Per esempio, vorremmo capire se vuole portare lì quella crisi annunciata di carattere diplomatico e parlamentare che il Presidente Fico ha sottolineato essere necessaria nei confronti dell'Egitto, se vuole coinvolgere gli altri Paesi europei; forse sarebbe opportuno dirlo, per stabilire qual è la linea che intende avere il Governo rispetto alle affermazioni del Presidente della Camera: se con i Paesi della Lega araba noi vogliamo essere latori di una posizione che imponga all'Europa, che proponga all'Europa di avere un trattamento di reciprocità dei culti religiosi con la maggior parte delle nazioni della Lega araba in cui cristiani ed ebrei vengono ancora perseguitati; e, purtroppo, il silenzio delle nazioni per anni è stato pagato con il petrolio; se c'è intenzione di sottolineare questi temi o se pensate di affrontare, finalmente, il tema del finanziamento da parte di importanti nazioni della Lega Araba, dirette o indirette, agli istigatori d'odio di matrice islamica; su questo non abbiamo avuto risposte, non abbiamo colto nulla né nella mozione della maggioranza né nell'intervento del Presidente Conte. Avremmo voluto ascoltare questioni più puntuali, questioni che ci facessero uscire dalla indeterminatezza rispetto alla manovra finanziaria; avremmo voluto ascoltare questioni che ci facessero ben sperare su un ritrovato ruolo dell'Italia sullo scenario europeo. Non le abbiamo ascoltate e per questo annunciamo voto contrario alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Signor Presidente, di tanto in tanto noi ci ritroviamo in quest'Aula, alla vigilia di ogni riunione del Consiglio europeo, per ascoltare dal Presidente Conte quale sarà la posizione del nostro Governo nel confronto con gli altri Governi, con i Governi dei Paesi partner dell'Europa, sui temi posti all'ordine del giorno del Consiglio europeo.

Le regole parlamentari che ci siamo dati prevedono, infatti, che il Presidente Conte venga qui, alla Camera e al Senato, per dirci cosa intenda proporre agli altri Paesi e per ricevere da quest'Aula un mandato più forte, attraverso un voto parlamentare, per svolgere con maggiore autorevolezza i suoi negoziati in Europa. Invece il Presidente Conte e voi, il vostro Governo, trasformate ogni volta questo appuntamento parlamentare in un rito stanco, quasi inutile. Sì, perché ogni volta il Presidente Conte viene qui, ci racconta, con quella prosa che abbiamo imparato a conoscere, quasi monotòno, vacuamente rassicurante, che l'Europa è bella, ma che deve cambiare, che lui e il suo Governo sono impegnati in un'opera cortese, di confronto costruttivo, per far diventare l'Europa ancora più bella, ma niente che sia utile a farci capire qual è la funzione che voi assegnate o volete assegnare al nostro Paese in Europa, qual è la visione che voi avete dell'Europa e del nostro Paese in Europa.

Poi vi presentate ai tavoli europei e puntualmente non riuscite ad incidere in alcun modo sulle scelte dell'Europa; anzi, condannate l'Italia all'isolamento, la condannate all'irrilevanza, dimostrandovi incapaci di costruire alleanze con altri Paesi o di affermare argomenti che siano in qualche modo convincenti. Sull'immigrazione, per esempio: parlerò solo di alcune questioni poste nell'agenda del Consiglio europeo; il collega Valentini prima di me si è intrattenuto sulle altre questioni, e lo ha fatto, come al solito, con grande competenza e con grandi capacità. Ma sull'immigrazione, per esempio, mentre sarebbe necessario costruire vincoli solidaristici più solidi tra Paesi europei, soprattutto in tema di ricollocazioni, voi avete scelto per le vostre alleanze di guardare ai Paesi degli egoismi nazionali, che vorrebbero chiudere le frontiere interne, lasciando all'Italia, che è frontiera esterna dell'Europa, il ruolo di Paese imbuto dell'intero continente.

Abbiamo in Italia un problema ben più grave del numero degli sbarchi, ed è il problema del numero di migranti irregolari che stazionano nel nostro Paese; anche su questo tema avreste dovuto chiedere all'Europa di fare la sua parte, invece di assecondare la linea dei Paesi più ostili ad investire risorse per le politiche di rimpatrio. Per inciso, vorrei ricordare ai colleghi della Lega che il Ministro Salvini propose qualche mese fa di attivare protocolli d'intesa ed intese con i Paesi di provenienza dei migranti irregolari che stazionano in Italia e che queste intese le avrebbe prodotte entro l'autunno. Bene, siamo quasi a Natale e di queste intese ancora non vi è traccia; eppure i cittadini cominceranno a misurare, prima o poi, la qualità delle vostre politiche sull'immigrazione, anche la vostra capacità di ottenere dall'Europa impegni sulla immigrazione, dal numero degli irregolari che continueranno a vedere nelle strade. Su questo tema aspettiamo linee di politica estera e di interlocuzione con l'Europa conseguenti: se lo farete, noi ve ne daremo atto, così come abbiamo fatto, per esempio, sul “decreto sicurezza”.

Anche sugli argomenti con i quali vi presentate in Europa dimostrate di essere incapaci. Certo, c'è bisogno di cambiare l'Europa, di attribuire più peso ai popoli e alle istituzioni che rappresentano i popoli europei, come il Parlamento europeo, che, allo stato, non ha neanche iniziativa legislativa propria. C'è bisogno di cambiare le regole troppo austere della politica economica europea, che non ha prodotto crescita in questi anni né riduzione del debito pubblico; c'è bisogno di pretendere il diritto a politiche nazionali espansive, soprattutto in tempi di recessione. Ma l'argomento per chiedere più spesa in debito può essere quello di comprare il consenso attraverso il reddito di cittadinanza? Secondo noi no (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); evidentemente neanche secondo l'Europa, che ha aperto una procedura di infrazione contro il nostro Paese.

Invece di fare un piano per la crescita economica, per aumentare il PIL del Paese attraverso la riduzione delle tasse e nuovi investimenti...a proposito, ci hanno detto, quando abbiamo discusso di una manovra finta in Commissione bilancio, che ogni euro investito in riduzione della pressione fiscale produce 2 euro di crescita del PIL; ogni euro investito in misure assistenziali come il reddito di cittadinanza tutt'al più produce 0,2 euro di crescita del PIL (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E voi che avete fatto?

Vi siete presentati in Europa e davanti ai risparmiatori e agli investitori, ai quali chiediamo di farci credito, di prestarci soldi, come lo sprovveduto si presenterebbe in banca o davanti all'investitore che deve fargli credito, chiedendo soldi per qualche spesa giornaliera, anziché per poterli poi restituire attraverso investimenti utili ad accrescere la sua ricchezza: questo avete fatto, non solo rispetto all'Europa, ma soprattutto rispetto ai risparmiatori e agli investitori, ai quali chiediamo di sottoscrivere i nostri titoli di debito pubblico. Guardate, se aveste sfidato l'Europa per ottenere la possibilità di realizzare un grande piano di investimenti pubblici per l'ammodernamento del Paese, oppure per fare davvero la flat tax riducendo la pressione fiscale e determinando quello shock che serve alla nostra economia per crescere e per creare lavoro, per creare lavoro vero, non reddito di cittadinanza; e se anche questo piano fosse stato di 50, 100 miliardi di euro, ebbene, noi probabilmente vi avremmo sostenuto: sarebbe stata una scelta virtuosa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), capace di far capire non solo all'Europa, ma ai mercati, agli investitori, ai risparmiatori che c'è un Paese che ha a cuore il suo futuro, la crescita della sua economia e che vuole investire risorse anche al di là di quelli che sono gli schemi troppo angusti dell'Europa. Non lo avete fatto: avete sfidato l'Europa, i risparmiatori, gli investitori per un piatto di lenticchie, per qualche miliardo per il reddito di cittadinanza e per quota 100 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

A proposito: mi dispiace che non ci sia il Presidente Conte. Io sono rimasto basito nell'ascoltarlo all'inizio dei lavori, perché quando doveva parlare di queste misure, che son quelle che state rivedendo, quelle che vi state rimangiando, non aveva nemmeno il coraggio di chiamarle col loro nome: le chiamava misure utili a contrastare la povertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). A proposito, diteci se il reddito di cittadinanza è una misura per contrastare la povertà o si tratta di politiche attive del lavoro, perché in un caso il nostro atteggiamento è di un segno e nell'altro caso potrebbe essere anche di un altro segno: perché anche a noi - vi diamo una notizia - interessa contrastare la povertà, ma la notizia è che la povertà secondo noi si contrasta attraverso misure attive per il lavoro, che creino lavoro davvero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Quindi prima avete sfidato l'Europa, rifiutando di rispettare le regole comuni che non siete riusciti a cambiare. Voi non dovevate infrangere quelle regole: il compito di un Governo in Europa è quello di contribuire a cambiarle, quelle regole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), non ad avere un atteggiamento supino quando quelle regole si costruiscono e poi ad infrangerle dopo.

Poi avete fatto marcia indietro, certificando la vostra irrilevanza e la vostra debolezza. Giovedì e venerdì, Ministro Savona (lo dica al Presidente Conte che non c'è), il Presidente Conte parteciperà al Consiglio europeo in una condizione di debolezza che mai nessun predecessore, nessun suo predecessore si è trovato a sperimentare. Ci dispiace, ma ci dispiace ancora di più che per colpa del vostro Governo questa condizione di debolezza la sperimenti l'Italia, oggi persino di più che ai tempi dei Governi di centrosinistra. Noi di Forza Italia eravamo abituati ad un rapporto con l'Europa e a linee di politica estera capaci di rendere l'Italia protagonista, durante i Governi del centrodestra, amici della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Eravamo abituati a Pratica di Mare, eravamo abituati all'Italia che sceglie il Presidente della Banca centrale europea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), eravamo abituati all'Italia che ottiene per l'Italia la sede dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare. Pensavamo di aver visto il peggio con i Governi di sinistra, che hanno perso per Milano l'Agenzia europea per i medicinali, che hanno assecondato gli egoismi europei sull'immigrazione in cambio di un po' di flessibilità di bilancio, ma evidentemente non era così: pensavamo di aver visto il peggio, ed invece voi siete stati capaci di fare ancora peggio della sinistra.

Il Consiglio europeo di giovedì e di venerdì avrà luogo mentre il Governo italiano starà trattando con la Commissione europea per scongiurare la procedura di infrazione,…

PRESIDENTE. Concluda, per favore, deputato Occhiuto.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). …e voi venite qui a consumare il solito rito politico che i Regolamenti parlamentari ci dicono di consumare. Noi non voteremo la vostra risoluzione (concludo, Presidente). Non la voteremo perché riteniamo la vostra maggioranza priva di visione sul futuro dell'Europa e del nostro Paese nel contesto europeo. Non ci piace questa Europa, vorremo cambiarla dalle radici, ma riteniamo ingiusto e disonesto utilizzare l'Europa come capro espiatorio, come avversario scelto per coprire le vostre incapacità.

Se l'Italia è ritenuta inaffidabile dagli investitori e dai risparmiatori, è a causa dei limiti della vostra azione politica, che non è orientata allo sviluppo,…

PRESIDENTE. Grazie, deve concludere.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). …ma piuttosto al consenso elettorale di breve periodo. Dovevate abolire la povertà…

PRESIDENTE. No, deve concludere, guardi: è proprio abbondantemente al di fuori del tempo stabilito.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Ho finito. E invece avete abolito la capacità di governare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e con essa la credibilità internazionale dell'Italia e la sua autorevolezza in Europa. Il Governo del cambiamento, certo: siete stati bravi a cambiare in così poco tempo l'immagine dell'Italia, ma in peggio. Complimenti, Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Piero De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Signor Presidente, nei prossimi giorni si svolgerà un Consiglio europeo estremamente delicato, che affronterà temi sensibili e strategici per il nostro futuro; ogni volta che quest'Aula però si trova a discutere delle risoluzioni al riguardo il quadro politico fornito dal Presidente del Consiglio dei ministri appare sempre più sconfortante. Continuate a raccontare ovvietà, ma non risolvete da mesi nessun problema che il nostro Paese si trova ad affrontare: per l'ennesima volta il Governo parteciperà ad un vertice continentale con una posizione confusa ed incomprensibile, per l'ennesima volta parteciperà da comprimario, da semplice spettatore alle posizioni e alle discussioni in atto, perché per l'ennesima volta sarete inconsistenti e isolati.

Il primo argomento all'ordine del giorno concerne la definizione del quadro economico finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027. Certo, per noi - lo diciamo senza polemica - è complicato parlare in quest'Aula di bilancio oggi, in questa settimana, perché il suo Governo (e non so se il Ministro Savona, il Presidente del Consiglio prima ne fossero al corrente) ha approvato la settimana scorsa alla Camera, qui in quest'Aula, una manovra che sarà completamente da riscrivere al Senato, perché si fondava e si fonda su dati falsi ed inventati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): questa è la realtà delle cose, altro che i racconti e le favole che abbiamo ascoltato dal Presidente del Consiglio nella sua relazione. Per questo allora credo sia anzitutto utile operare un chiarimento preliminare relativo ai dati sulla partecipazione del nostro Paese al bilancio dell'Unione europea. Guardate, chiediamo al Governo, al Ministro Savona di chiarire ufficialmente al nostro Paese che l'Italia negli ultimi due anni è stato sì contributore netto del bilancio europeo, ma con un saldo negativo di soli 2 miliardi e mezzo, 2 miliardi di euro. E guardate, è importante questa precisazione, perché dovete smetterla di continuare a raccontare bugie al Paese anche su questo punto: non è tollerabile che il Ministro-Vicepremier Di Maio diffonda false notizie clamorose, affermando che l'Italia versa 20 miliardi di euro all'anno all'Europa. Non è così, e bisogna smontare queste fake news, perché alimentano anche questi ulteriori, ingiustificati sentimenti di rabbia e rancore nei confronti dell'Unione europea.

E allora, dopo aver chiarito questo aspetto, voi avreste il dovere, avevate il dovere oggi di dire una volta e per tutte al Paese qual era la linea del Governo sull'utilizzo delle risorse europee nei prossimi anni. Noi, come gruppo del Partito Democratico, siamo per rafforzare il bilancio dell'Unione, per lavorare ad un'Europa che si occupi dei bisogni reali della gente comune; noi siamo per un'Europa sociale, solidale, equa, che non abbandona nessuno a se stesso e che aiuti davvero il nostro Paese a crescere; voi non avete alcun indirizzo politico al riguardo. E guardate, non prendeteci in giro, vi prego: noi abbiamo sostenuto in Europa un meccanismo bancario di backstop e la creazione di un fondo monetario europeo che aiuti i Paesi più esposti alle speculazioni finanziarie. Voi avete finora parlato di cigno nero, di piano B, di fondi sovrani russi, di fuoriuscita dall'euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): di cosa parlate oggi qui in quest'Aula, con quale coraggio parlate di rafforzare la zona euro e di rispettare il quadro macro-economico, dopo la manovra che avete presentato e che è stata bocciata dall'Europa in più riprese?

Se volevate davvero e se volete davvero aiutare le fasce deboli della popolazione, invece di continuare a produrre fumo e propaganda per un reddito di cittadinanza che ancora non esiste e mai esisterà come l'avete promesso in campagna elettorale, e invece di parlare di tessere fantasma, che non esistono, perché non sostenete in Europa la proposta avanzata nella precedente legislatura dal Ministro Padoan, di un meccanismo di assicurazione obbligatorio contro la disoccupazione ciclica realizzata con fondi europei? Questa sarebbe sì una misura di sostegno al reddito finalizzata al reinserimento lavorativo, una misura seria che aiuterebbe i nostri giovani e le nostre famiglie, finanziata con fondi europei. Se volevate davvero aiutare i lavoratori nel nostro Paese, avreste dovuto battervi e dovreste battervi per un salario universale unico in tutta Europa per evitare il dumping sociale di alcune aziende ed imprese a danno dei nostri lavoratori e delle nostre aziende, o per una fiscalità diretta, per sostenere le imprese nei confronti di una speculazione aggressiva da un punto di vista fiscale.

E spiegateci allora perché, al di là delle belle parole che abbiamo ascoltato in Aula oggi dal Presidente del Consiglio, non state aprendo bocca sui tavoli europei per quanto riguarda i tagli alla politica agricola comune, che colpiranno in modo pericoloso le nostre produzioni agricole per quasi 5 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Di questo dovreste parlare, ma nei tavoli europei, non su Facebook o su Twitter, per difendere davvero le aziende, i prodotti del settore e l'economia del nostro Paese.

Il secondo argomento all'ordine del giorno, guardate, riguarda il rafforzamento del mercato unico. Voi sapete bene che il mercato unico dell'Europa è il più grande al mondo e questo, non la vostra propaganda, ha creato benessere sostenibile, benessere per le famiglie, i consumatori, le imprese e i lavoratori. Il vostro compito sarebbe semplice, proseguire lungo la scia tracciata negli ultimi anni dai nostri Governi, rafforzare quest'area di libero scambio e impegnarvi per una modifica delle politiche di austerità in favore degli investimenti. Noi abbiamo lavorato per un piano Juncker da 300 miliardi di investimenti in Europa, per rafforzare il Fondo europeo per gli investimenti strategici, al fine di realizzare, a livello continentale, innovazione, infrastrutture e sviluppo delle piccole e medie imprese.

Allora, chiariamolo al Paese, noi siamo per promuovere le grandi opere, le infrastrutture italiane e transeuropee, utilizzando anche e soprattutto risorse dell'Unione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), noi siamo per modernizzare, dinamizzare e sostenere la crescita del Paese; voi da che parte state, cari amici del Governo? Non lo avete chiarito, ditelo chiaramente! Siete davvero per bloccare la Gronda, il Terzo valico, il tunnel del Brennero e la TAV per ragioni di ottusa ideologia, mettendo a rischio miliardi di fondi europei già assegnati? Noi, guardate, faremo un'opposizione ferma e intransigente su questi temi, saremo al fianco dei tanti che in piazza hanno manifestato il “sì” al Paese della crescita e il “no” al Paese dell'arretramento economico e culturale.

C'è, poi, un altro tema di cui si discuterà ed è quello legato al mercato digitale, alla disinformazione che corre sulla rete, alle fake news. Da tempo, in Europa ci si è resi conto della gravità dell'impatto che la diffusione di queste fake news produce nel processo democratico nazionale e continentale. La cosiddetta fabbrica dei troll, che produce più di 5 mila fake news, profili falsi di 60 o 90 milioni di account ammessi e riconosciuti da Facebook, più di un milione di tweet falsi al giorno, prodotti dagli stessi che nel 2016 hanno diffuso disinformazione nella campagna elettorale degli Stati Uniti.

La nuova strategia europea prevede un aumento di fondi e la creazione di una task force per promuovere ecosistemi digitali fondati sulla trasparenza nella politica e nelle informazioni politiche e culturali. Allora, noi riteniamo fondamentale portare avanti a livello europeo una grande battaglia volta a tutelare l'essenza stessa della nostra democrazia da interferenze e manipolazioni. Le risorse ipotizzate sono ancora troppo limitate; voi, voi che siete complici e siete i principali diffusori di fake news in questo Paese, cosa intendete fare, da questo punto di vista, sui tavoli europei? Noi troviamo inaccettabile che, al di là delle chiacchiere stucchevoli, il Governo, ancora, non abbia adottato una posizione ufficiale al riguardo. Siete d'accordo oppure no per rafforzare l'impegno contro le reti criminali che diffondono false informazioni, minacciano, offendono, manipolano le coscienze, on line, mettendo a rischio la libertà e la trasparenza del dibattito politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Questo dovreste chiarire.

Infine, il Vertice del 13 e 14 dicembre si occuperà, ancora una volta, di immigrazione. Il dibattito, guardate, comincia a essere davvero desolante, lo ripetiamo ancora una volta; noi veniamo da anni difficili, ma i dati sono incontestabili; noi, fino allo scorso 4 marzo, abbiamo portato avanti in Europa le ragioni di una modifica del Regolamento di Dublino, il 16 novembre 2017 il Parlamento europeo, coi voti del gruppo socialista e democratico, ha approvato una proposta di revisione di tale sistema normativo che introduceva, finalmente, una responsabilità condivisa e un meccanismo di redistribuzione obbligatorio degli arrivi e delle richieste d'asilo. L'abbiamo approvato, noi, in Europa. Noi abbiamo ricollocato in altri Stati membri più di 13 mila richiedenti asilo, grazie a due decisione obbligatorie fatta approvare nel 2015 dal Governo Renzi; abbiamo ridotto, nel 2017, dell'80 per cento gli sbarchi e abbiamo operato circa 17 mila rimpatri nell'anno precedente, o riammissioni di migranti irregolari. Voi cosa avete fatto finora, al di là delle chiacchiere che venite a raccontare ogni volta in quest'Aula? Lei, Presidente del Consiglio, ci ha raccontato un film che non esiste; ci ha raccontato una storia inventata, la realtà è molto diversa. Spiegate ancora una volta al Paese la realtà. Cioè perché MoVimento 5 Stelle e Lega, in Parlamento europeo, hanno votato contro la modifica del Regolamento di Dublino. Questi sono i fatti, non le chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Perché nel Consiglio europeo dello scorso giugno, il vostro valente Governo ha accettato il principio di una modifica solo all'unanimità di questo Regolamento, insabbiando definitivamente ogni possibilità di modifica dello stesso.

E, ancora, non avete chiarito, poi, perché avete condiviso nello stesso Consiglio di giugno l'abbandono del processo di rilocalizzazione dei 27 mila richiedenti asilo mancanti rispetto alle decisioni del 2015, accettando una ripartizione puramente volontaria degli stessi. Volontarietà che vi ha consentito di effettuare in questi cinque mesi, sapete quanti rimpatri, cari amici dei 5 Stelle e della Lega? Sedici, sedici relocation in questi ultimi mesi. Allora, la verità è che se tutto questo è accaduto - diciamoci la verità - è accaduto non solo per la vostra incapacità, ma cosa ancor più grave, per ragioni di mera convenienza politica. Voi, per sostenere alleanze politiche in vista delle prossime lezioni europee, avete svenduto gli interessi del nostro Paese alle esigenze di forze sovraniste che stanno imponendo soluzioni dannose per il nostro Paese in Europa. Questa è la chiave, altro che “prima gli italiani”. Voi avete sostenuto, finora, la posizione di Governi, quali quelli dell'asse di Visegrád che ricevono dall'Europa risorse per fare investimenti, per attrarre aziende e poi alzano muri tra gli Stati membri e non rispettano gli obblighi di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità nella gestione dei fenomeni migratori.

Allora, di questo stiamo parlando. Il tema conclusivo è molto semplice, contrariamente a quello che voi lasciate intendere in ogni azione di Governo: l'Europa non è la causa dei nostri problemi, ma l'unica possibile soluzione agli stessi. Senza l'Europa il nostro Paese è solo più isolato e solo nella soluzione alle sfide del nostro tempo, sfide che impongono risposte globali e continentali per l'interesse dei nostri cittadini.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

PIERO DE LUCA (PD). Allora, provate a fare uno slancio d'orgoglio, e chiudo, così come cambierete la vostra manovra al Senato, fate onore al titolo del vostro Governo, cambiate completamente le politiche e le azioni in Europa; a farne le spese, altrimenti, saranno gli italiani, il popolo che voi decantate e noi, noi che siamo davvero dalla parte del popolo, se continuerete in questa direzione, faremo di tutto per continuare a impedirvi di danneggiare il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Buongiorno, signor Presidente, buongiorno, Governo, buongiorno, onorevoli colleghi; la giornata di sabato ci ha portato due immagini, immagini che hanno fatto il giro del mondo. Due piazze di due capitali europee, Roma e Parigi. A Roma, dove c'è un Governo del popolo, un Governo libero, i cittadini riempiono piazza del Popolo, stracolma fino all'inverosimile e manifestano il sostegno a Matteo Salvini e a questo Governo, signor Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Vedere una manifestazione non di protesta, non contro, ma di sostegno all'azione di questo Governo ci ha dato un'energia incredibile che difficilmente si esaurirà.

Parigi, dove c'è un Governo schiavo dell'autocrazia e un Governo emanazione delle lobby, lì i cittadini protestano contro Macron e contro, appunto, il suo Governo; proteste giuste, finché pacifiche, ovviamente. Chiedono riforme, chiedono a Macron di andarsene, perché non rappresenta più il popolo francese. Fa riflettere, signor Presidente, fa riflettere la differenza delle immagini di Roma e di Parigi. Roma in festa, guerriglia urbana a Parigi. Forse chi ci giudica Oltralpe dovrebbe prima guardare a casa sua e, poi, dopo, nel caso, puntare il dito; dovrebbe aprire la frontiera interna fra Mentone e Ventimiglia e smetterla di scaricare i migranti in territorio italiano sui nostri passi alpini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Abbiamo ribadito più volte che Dublino è da rivedere, lo diciamo ancora una volta. Abbiamo detto che anche i Paesi non sul confine esterno devono fare la loro parte; siamo sicuri che voi lo ribadirete con forza in questo Consiglio. Abbiamo detto che l'unico modo per fermare del tutto le morti in mare è quello di convincere la gente a non partire se non è strettamente necessario e continuiamo a dirlo, mentre applichiamo le nostre politiche sull'immigrazione della chiusura dei porti, mentre applichiamo la legge Salvini, atti che stanno salvando – signori del PD, mi rivolgo a voi, tramite il Presidente – migliaia di vite. Abbiamo detto che è necessario collaborare con i Paesi di transito e i Paesi di partenza, la Libia prima di tutto, e così stiamo facendo. Ma, non nascondiamocelo, signor Presidente, nel Paese, l'attesa è alta forse più per quei colloqui a margine di questo Consiglio europeo da voi annunciati, sarà vostro compito rassicurare l'Unione europea e i Paesi membri sulla nostra manovra economica di carattere espansionistico. Li rassicuriamo anche noi, da quest'Aula; l'Italia è un Paese forte, l'Italia è il Paese in cui la cultura del lavoro, in senso moderno, è nata; l'Italia è il Paese, ovviamente, del made in Italy, fiore all'occhiello, dei nostri grandi gruppi economici che, da sempre, guardano anche al sociale.

Vede, signor Presidente, ognuno di questi scranni rappresenta un territorio che soffre per le politiche sbagliate dei precedenti Governi, per le politiche restrittive, dal punto di vista economico; noi andiamo avanti con questa manovra perché sappiamo che porterà al risultato di far ripartire l'economia del Paese, perché sappiamo che è giusto trattare con l'Unione europea e perché sappiamo che non possiamo farne a meno di trattare con l'Unione europea. Ma mentre quelli prima di noi dicevano: “Ce lo chiede L'Europa”, noi andiamo avanti con questa manovra perché ce lo chiede il Paese, perché ce lo chiede l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e ce l'ha chiesto, come diceva lei, signor Presidente del Consiglio, il 4 marzo.

Venendo all'argomento della Brexit, l'impressione che ci siamo fatti dall'osservatorio di questo Parlamento e delle Commissioni competenti in materia è che l'Unione europea abbia fatto di tutto per arrivare ad una Brexit punitiva: punire il Regno Unito e rendere i rapporti più rigidi e difficili rispetto anche ai rapporti con gli altri Paesi del vicinato, come, ad esempio, la Svizzera, per lanciare un messaggio di monito agli altri Paesi: chi se ne va dall'Europa, chi si mette contro l'Europa, viene punito.

Ebbene, signor Presidente, nulla di più pericoloso. Theresa May disse: “UK esce dall'Unione europea, non dall'Europa”, ma con l'atteggiamento dell'Unione europea si manda via il Regno Unito dall'Europa, fino forse a spingerlo ad aderire allo Spazio economico nordamericano. Questo è un pericolo per le nostre imprese, è un pericolo per il nostro settore agroalimentare ed è un pericolo per i nostri 700 mila connazionali in UK, di cui 350 mila solo nella municipalità di Londra. Questi nostri connazionali, principalmente ragazzi e principalmente giovani, sono per noi una questione di interesse nazionale: non li lasceremo da soli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Bene, benissimo ha fatto Theresa May ad interrompere l'iter se il suo Governo non è sicuro della realizzazione del backstop, la frontiera senza dogane in Irlanda. Come da tante altre istituzioni democratiche europee, signor Presidente, anche da quest'Aula noi ribadiamo, in nome del principio dell'autodeterminazione dei popoli, nessun hard border in Irlanda, nessun confine rigido sull'isola dell'Irlanda. Siamo sicuri che l'Italia sarà con il popolo irlandese su questo punto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Lei, signor Presidente, è in una situazione di forza come mai nessun suo predecessore e il Paese, l'Italia, è protagonista come mai prima nell'epoca recente. Buon lavoro da parte della Lega, buon lavoro da parte di questa maggioranza e buon lavoro da parte di tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Daniela Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi e membri del Governo, in queste ore il Parlamento britannico avrebbe dovuto decidere se ratificare l'accordo per l'uscita dall'Unione europea stipulato tra Theresa May e il negoziatore Michel Barnier. Un voto che è stato rinviato alla ricerca di una difficile sintesi all'interno dell'Assemblea. Pur non essendo il Regno Unito tra i Paesi fondatori dell'Unione, esso era ed è una realtà importantissima del disegno comunitario. Parlare di mercato interno, uno degli argomenti all'ordine del giorno del Consiglio europeo, senza affrontare e farsi carico del tema della Brexit sarebbe negare l'essenza stessa del ragionamento sull'Unione unita.

Non sappiamo ancora cosa succederà, se, cioè, l'accordo di recesso sarà ratificato o se, invece, la mozione che ne prevede la ratifica sarà respinta e in questo caso resta ancora incerta se sarà percorsa la strada della trattativa o il no deal, ovvero l'uscita della Gran Bretagna non regolata da alcun accordo. La stessa Theresa May ha girato il Regno in lungo e in largo nel tentativo di convincere, prima ancora che la classe politica e il suo stesso partito, gli attori e i protagonisti del Paese reale, la gente per le strade.

Andare alla scadenza del 29 marzo 2019 senza un accordo sarebbe la soluzione peggiore per tutti. Non possiamo, tuttavia, nasconderci che il no deal sarebbe un danno altrettanto grave per l'Unione europea ed è per questo che occorre chiedersi come fare per evitare che il senso di frustrazione, che serpeggia in altri Paesi e che è pari a quello britannico, si tramuti nella definitiva dissoluzione dell'edificio istituzionale ed economico europeo. Sebbene l'Europa unita abbia portato benefici immensi ai territori che vi sono compresi, a partire dal periodo di pace più lungo della storia, non vi sono dubbi che alcuni aspetti rilevanti vadano rimessi in discussione. Se da una parte vi è la politica dei fondi strutturali, di cui si parlerà nel contesto della programmazione finanziaria 2021-2027, dall'altra parte l'austerity ha compresso e compromesso le politiche comunitarie.

E allora, Presidente, quando si andrà al Consiglio europeo, tra qualche giorno, siamo certi che si ricorderà a tutti che quei benefici che noi riconosciamo devono, però, essere concretamente vicini alle esigenze dei cittadini, perché in tutta franchezza è troppo tempo che fasce sempre più ampie della popolazione vedono le istituzioni europee come soggetti lontani anni luce dalle loro necessità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Così le vedono, per esempio, i manifestanti francesi che in queste settimane stanno protestando contro le proprie istituzioni. La nostra collega parlamentare europea, Laura Agea, ha giustamente affermato di recente (e cito testualmente): “Amaramente sorrido quando vedo qualche collega o qualche professore interrogarsi sui motivi di disaffezione dei cittadini verso l'Unione europea. Cercano risposte, si fanno domande, commissionano studi per capire il perché ai cittadini questa Europa non piace. Eppure, il motivo è così banale. Per capirlo basterebbe semplicemente parlare con i cittadini, con la gente comune”, ed è proprio così.

L'Europa ci chiede di essere attenti alla stabilità finanziaria, ma la nostra priorità è oggi completamente diversa: oggi la nostra priorità è la stabilità sociale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e siamo certi che il signor Presidente del Consiglio saprà usare la capacità di dialogo e di mediazione che lo contraddistinguono anche su queste materie, che sono così strettamente connesse a quelle formalmente all'ordine del giorno.

Ma al Consiglio europeo si parlerà anche di mercato interno e, a tal proposito, i recenti inviti ad agire sul tema dovrebbero essere conformi alla strategia della Commissione europea sul miglioramento del mercato unico pubblicata nell'ottobre 2015. La strategia si concentrava su tre settori chiave: creare nuove opportunità per i consumatori e per le imprese, incoraggiare l'ammodernamento e l'innovazione e conseguire risultati pratici a beneficio dei cittadini nella loro vita quotidiana.

Ma il mercato unico è un mezzo di progresso per tutti se non è ceco, se non è vuoto di prospettive e se non si limita ad essere soltanto un elenco di buoni propositi. Se il mercato unico dovesse diventare, invece, solo un mezzo per mettere in difficoltà le piccole e medie realtà imprenditoriali dei territori, lasciando campo libero ad aziende grandi e affermate che possono già affrontare la dimensione continentale, allora non servirebbe, perché non sarebbe un'occasione per allargare il campo delle opportunità ma, viceversa, un inutile esercizio restrittivo.

Altri punti sono sul tavolo del Consiglio europeo. Si parlerà di migrazioni e di relazioni con i Paesi terzi, argomenti che in parte si sovrappongono. E rivolgo, allora, l'attenzione a quanto sia utile convenire sull'esigenza di intensificare la cooperazione con i Paesi terzi in materia di indagine, arresto e perseguimento di soggetti dediti al traffico e alla tratta di esseri umani. Di pari passo, però, risulta urgente e improrogabile il rafforzamento delle frontiere esterne dell'Unione europea, per evitare tragedie in mare e contrastare la criminalità organizzata.

Tutto questo non tralasciando un punto fondamentale, basato sui principi di umanità e di uguaglianza. Sto parlando, Presidente, della fondamentale ricerca dell'equilibrio tra responsabilità e solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Soltanto trovando equilibrio tra queste due caratteristiche, responsabilità e solidarietà, potremo convergere in un piano di riorganizzazione e sostegno efficace per le persone che sbarcano nel nostro Paese a seguito di operazioni di ricerca e soccorso. Solo in questo modo potremo creare, come condiviso dai leader europei nelle conclusioni del Consiglio europeo del giugno scorso, centri di protezione e identificazione europei nei Paesi di origine e di transito che operino in stretto accordo e coordinatamente con le organizzazioni internazionali competenti, ma sempre nel rispetto dei diritti umani e della dignità umana. La linea della maggioranza è inequivocabile, l'Italia non può essere lasciata sola nell'affrontare un problema così grande e complesso come lo spostamento continuo e massiccio di persone verso le nostre coste.

Vorrei ribadire, ancora una volta in quest'Aula, che le coste italiane sono coste europee, e non possiamo prendere lezioni dal Presidente Macron, che ci taccia di semplicismo, perfino di rozzezza populista, quando invece la polizia francese, sul confine ligure e piemontese, si è resa protagonista di blocchi e respingimenti.

La soluzione non può che passare da una presa di coscienza da parte di tutti i Paesi dell'Unione, troppo spesso solidali con l'Italia soltanto a parole.

Presidente, onorevoli colleghi, concludo il mio intervento con l'auspicio che questo Consiglio europeo non si traduca nella solita routine, incapace di dare risposte efficaci, perché i cittadini europei hanno bisogno, ora più che mai, di un messaggio forte e chiaro di inversione di rotta. Lasciamoci alle spalle, allora, l'armamentario di numerini, di bilanci e decisioni mediate a tavolino e prestiamo più attenzione alle persone, continuiamo a lavorare per rilanciare il progetto di cambiamento in Italia come in Europa.

Con rinnovato impegno e fiducia, annuncio il voto favorevole del gruppo Movimento 5 Stelle alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, per tramite suo e del rappresentante del Governo, vorrei che queste mie parole giungessero al Presidente del Consiglio, che ho ascoltato attentamente, ma non ho sentito una sola volta la parola pensionato o pensionata o pensionati. Voglio ricordargli che l'obbligo dell'Italia relativamente ai Trattati dell'Unione europea prevede dei saldi di bilancio, non i contenuti, i contenuti li decide ciascun Governo. I pensionati potrebbero giustamente chiedere aumenti e miglioramenti delle pensioni, ma voglio si sappia, parlo sia come rappresentante del Partito Pensionati sia come componente di Forza Italia, che i pensionati sarebbero ben felici di attendere ancora qualche mese dopo avere atteso da tanti anni purché si facciano dei provvedimenti a favore del lavoro, e non dei provvedimenti che non aiutano il lavoro. Prima il lavoro e poi la pensione. Viva i pensionati, pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Delrio ed altri n. 6-00034, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione D'Uva e Molinari n. 6-00035, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fornaro ed altri n. 6-00036, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Occhiuto ed altri n. 6-00037, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00038, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2018.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali il deputato Davide Gariglio, in sostituzione della deputata Raffaella Paita, dimissionaria.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14,30.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 14,45.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Brescia, D'Uva, Delrio, Gregorio Fontana, Gallo, Giaccone, Giachetti, Lorefice, Losacco, Maggioni, Molinari, Ruocco, Schullian, Sisto e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 886 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria (Approvato dal Senato) (A.C. 1408) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 14,47).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Pastorino e Fornaro n. 1, Fregolent ed altri n. 2 e Lollobrigida ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A) presentate al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1408: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria.

Avverto che, a norma del comma 4, dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 1408)

PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame delle questioni pregiudiziali presentate (Vedi l'allegato A).

Il deputato Luca Pastorino ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, signor Presidente. Siamo qui a valutare i vari profili di incostituzionalità presenti in questo decreto. Lo facciamo nella consapevolezza di un'Aula della Camera che su questo provvedimento non ha potuto dire alcunché; in Commissione sono stati bocciati tutti gli emendamenti, presentati da tutti i gruppi a quello che, nel corso dell'iter al Senato, è diventato un vero e proprio decreto omnibus, perché di questo si tratta. Ricordiamoci anche della genesi di questo decreto, che incrociava il “decreto Genova”, ma non solo Genova, le varie scaramucce e le varie questioni tra i due azionisti del Governo. E quindi siamo qui a svolgere questa discussione e poi, immagino nei prossimi giorni, forse mercoledì o giovedì, verrà posta la seconda questione di fiducia, la seconda in due settimane.

Faccio questa premessa per poi passare ai profili di costituzionalità, che sono tanti: dall'articolo 77, comma 2, in tema di straordinarietà e urgenza, è un provvedimento; l'articolo 70, riguardo alla funzione legislativa delle due Camere; l'articolo 3 della Costituzione, che di fatto bandisce trattamenti fiscali differenziati; l'articolo 2, che attribuisce a tutti i cittadini i doveri inderogabili di solidarietà economica e sociale; l'articolo 53, secondo cui tutti i cittadini sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva; e poi per ultimo, ma non per ultimo, anche il Titolo V, in materia di enti locali e, quindi, l'articolo 119, in tema di autonomia finanziaria degli enti locali, che anche in questo caso viene lasciata assolutamente da parte.

Sul primo profilo, ai sensi dell'articolo 77, comma 2, il Governo adotta sotto la sua responsabilità provvedimenti provvisori con forza di legge e deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere, che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni. Qui di giorni ne sono passati nove e questo è un precedente, perché, ad esempio, il decreto-legge n. 109, approvato dal Consiglio dei ministri nella riunione del 13 settembre 2018, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e contestualmente presentato alla Camera il 28 settembre successivo, quindici giorni dopo rispetto al suo varo. Quindi, anche da questo punto di vista, occorrerebbe un approfondimento su questa, che è diventata una prassi in termini di certezza del diritto e di rispetto delle regole. Quindi, anche il Governo Conte, in perfetta continuità con i precedenti, manifesta la volontà sistematica di voler alterare a suo vantaggio quel delicato equilibrio tra potere esecutivo e potere legislativo, che dovrebbe invece stare alla base di una corretta dialettica istituzionale, anche se evocata in parte dall'articolo 77 della Costituzione. Invero, il continuo ricorso alla decretazione d'urgenza mina il mantenimento di un corretto equilibrio tra gli organi costituzionali, nonché per la forma di Stato, così come disegnati dalla Costituzione, non soltanto perché produce uno squilibrio tra Parlamento e Governo attraverso il vulnus dell'articolo 70 della Costituzione, che affida la funzione legislativa collettivamente alle due Camere, ma anche perché priva l'opposizione di fatto di esercitare la sua funzione di indirizzo e di controllo politico.

Qui siamo anche oltre, poi, perché, come dicevo, tutti gli emendamenti presentati dall'opposizione sono stati bocciati in Commissione e così in Aula. Quindi, oltre al ripetuto e costante ricorso ai decreti-legge, in questi ultimi anni si è andato gradualmente anche imponendo, come si diceva prima, un nuovo abuso, che è quello dei decreti-legge omnibus, categoria nella quale rientra anche il provvedimento in questione. Infatti, in 27 articoli sono disciplinati settori tematici tra loro eterogenei, che spaziano da varie forme di definizione agevolata di carichi fiscali al finanziamento del contratto di programma tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e RFI eccetera, quindi un impianto disomogeneo, che è stato ulteriormente aggravato dall'approvazione in sede referente al Senato di un emendamento presentato dal Governo all'originario articolo 9, riguardante la dichiarazione integrativa speciale, che rappresentava il più grandioso e insidioso dei condoni, contenente appunto altre misure, a volte neanche di natura fiscale, anche con riferimento al commissariamento delle regioni in situazioni di piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario, ai servizi accessori alla digitalizzazione, al bonus bebè e qualsiasi altra cosa.

Quindi queste storture, queste disomogeneità sono da considerarsi effetti del palese abuso di uno strumento legislativo particolare qual è il decreto-legge, che si evincono sin dal titolo del provvedimento emergenziale, che è vago, generico e non permette di comprendere il suo specifico ambito di intervento. Inoltre, le norme contenute nel Capo I del Titolo I si articolano lungo due direttrici: da un lato, prendono in considerazione situazioni nelle quali esiste già una pretesa avanzata dall'amministrazione fiscale, prevedendo, per chi presenterà domanda di adesione, di poter scegliere di pagare in un'unica soluzione, ovvero in 18 rate spalmate su cinque anni, ed ottenere la cancellazione dell'obbligo di corrispondere sanzioni e interessi; dall'altro lato, consentono a chi non ha alcuna pendenza in essere di regolarizzare, entro limiti predeterminati, le irregolarità, le infrazioni, l'inosservanza di obbligo ed adempimenti di natura formale che non rilevano sulla determinazione della base imponibile ai fini dell'imposta sui redditi, dell'IVA e dell'IRAP e sul pagamento dei tributi, commessi fino al 24 ottobre 2018 mediante il versamento di una somma pari ad euro 200 per ciascun periodo d'imposta a cui si riferiscono le stesse. Quindi, come ho già detto in Commissione, si tratta di una resa nei confronti di chi buona parte dell'attuale compagine di Governo si era, a ben ragione, duramente schierata durante la passata legislatura, perché anche in quella fase, io e altri miei colleghi, facevamo parte della minoranza all'opposizione al Governo, esattamente come il MoVimento 5 Stelle. Così, su questioni tipo la rottamazione delle cartelle esattoriali, qui era un Vietnam, come in Commissione, adesso invece vediamo che le cose sono state assolutamente stravolte, nel segno di una continuità e nel segno anche di un provvedimento che va ben oltre le rottamazioni presentate dallo scorso Governo, perché si concedono tempi molto, molto più lunghi e una rateizzazione molto, molto più ampia. Quindi, entriamo in conflitto con gli articoli 53 e 3 della Costituzione. Da questa previsione discende un'odiosa disparità di trattamento tra contribuenti, cioè tra chi, avendo già aderito alla precedente rottamazione-bis, ha già versato tutto il dovuto in un'unica soluzione e chi, invece, non avendo aderito a tale precedente, rientra nella rottamazione-ter, che, insomma, rappresenta, una manifesta violazione dell'articolo 3 della Costituzione. In più, c'è una manifesta violazione da parte del provvedimento dell'articolo 2 della Costituzione, che richiede a tutti i cittadini l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà economica e sociale da attuarsi anche attraverso il pagamento dei tributi.

L'immagine che ne deriva è quella di un disordinato accavallarsi di temi, impegni, azioni e opzioni che potranno anche giovare ai conti pubblici, ma di certo non aiutano né la credibilità né l'intelligibilità del sistema. In ultimo, Presidente, cercando di richiamare un po' l'attenzione dell'Aula, perché dopo la pausa sembra che siamo tutti un po' sparsi, ma direi proprio tutti, in merito agli enti locali, lo stralcio di tutti i carichi a ruolo fino a 1.000 euro relativi agli anni Duemila (dal 2000 al 2012) andrà ad impattare sui carichi comunali, secondo le stime dell'ANCI, per quasi 4 miliardi, con effetti dirompenti - sono parole dell'ANCI - sugli squilibri di bilancio che andranno valutati con precisione e di conseguenza compensati.

Tra l'altro, il limite di 1.000 euro non si riferisce all'importo complessivo dalla cartella, ma ai singoli crediti iscritti a ruolo. La parte prevalente di questi ruoli riguarda proprio i comuni, per Tarsu, ICI, contravvenzioni stradali, rette scolastiche, oltre che le regioni per il bollo auto. Inoltre - e questo è oggetto di più emendamenti presentati in Commissione ai quali il sottosegretario Bitonci ha dato una risposta che non ci ha convinto fino in fondo -, se norma deve essere, non si capisce come mai i comuni non sono stati coinvolti. Il sottosegretario sorride, ma di fatto qui c'è una rottamazione generale di qualsiasi cosa tranne che per i tributi comunali. Questa è una storia che francamente ha poco senso. Ci è stata data una spiegazione in termini di squilibri di bilancio su certi comuni, quindi su difficoltà che si potrebbero creare, ma comunque lasciar fuori sia le definizioni agevolate per accertamenti, sia per ingiunzioni in tutti gli enti locali a noi è sembrata una cosa molto evitabile; bastava dare la possibilità ai comuni di esercitare questo tipo di opzione, piuttosto che negarla tout-court perché, francamente, se adesso vediamo che la platea di amministratori locali ha più colori politici rispetto al passato, forse qualche domanda bisognerebbe farsela. Vado a concludere.

Questo e le norme sui 1.000 euro vanno a ledere - e qui torno all'oggetto della pregiudiziale - il Titolo V della Costituzione, in particolare l'articolo 119, per cui i comuni, le province, le Città metropolitane e le regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa nel rispetto dell'equilibrio dei relativi bilanci e concorrono ad assicurare l'osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea; insomma, sono tutte belle cose che rimangono lì. Per questi motivi, per i vari profili di incostituzionalità, relativi addirittura a 7 articoli della Costituzione, il gruppo di LEU ha presentato questa pregiudiziale perché crede di non dover assolutamente procedurale all'esame di questo atto (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il deputato Massimo Ungaro ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Fregolent ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.

MASSIMO UNGARO (PD). Presidente, anche noi riscontriamo motivi di incostituzionalità relativi a questo provvedimento - che andrò a elaborare un attimo -, essenzialmente per tre ragioni: in primo luogo non vediamo l'urgenza delle norme contenute nel decreto; secondo, riscontriamo un'eccessiva eterogeneità delle norme; terzo - ma soprattutto - questo provvedimento contiene una marea di condoni e sanatorie che costituiscono l'ennesimo regalo ai furbi e l'ennesima fregatura per gli onesti. Le misure estremamente eterogenee tra loro previste nel decreto costituiscono di per sé l'evidente dimostrazione di carenza del requisito della straordinarietà del caso e della necessità e urgenza di provvedere.

Ai sensi del secondo comma dell'articolo 77 della Costituzione i presupposti per l'esercizio senza delega della potestà legislativa da parte del Governo riguardano il decreto-legge nella sua interezza, inteso come insieme di disposizioni omogenee per la materia o per lo scopo, mentre vediamo una molteplicità di misure che si pongono in contrasto con il necessario legame tra il provvedimento legislativo urgente e il caso che lo ha reso necessario, trasformando questo decreto-legge in un ammasso di nome assemblate, il cui unico legame è dato soltanto da una casualità temporale.

Come ha affermato la Corte costituzionale nella sentenza n. 22 del 2012, mentre i cosiddetti decreti chiamati “Milleproroghe”, sebbene attengano ad ambiti materiali diversi ed eterogenei, devono obbedire alla ragione unitaria di intervenire con urgenza sulla scadenza di termini, il cui decorso sarebbe dannoso per interessi ritenuti rilevanti dal Governo e dal Parlamento, o di incidere su situazioni esistenti, pur attinenti ad oggetti e materie diversi che richiedono interventi regolatori di natura temporale. Risulta invece in contrasto con l'articolo 77 della Costituzione la commistione e la sovrapposizione nello stesso atto normativo di oggetti e finalità eterogenei in ragione di presupposti molto, molto diversi tra loro. Tale ultimo caso riguarda, con tutta evidenza, il presente decreto-legge, che nella stessa relazione palesa la molteplicità delle sue finalità enumerando quali scopi del decreto, da un lato, la garanzia della continuità, l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa, e l'operatività di fondi a fini di sostegno agli investimenti; dall'altro la necessità di assicurare il completamento delle operazioni di trasformazione societaria e di conclusione degli accordi di gruppo previste dalla normativa in materia di banche popolari e banche di credito cooperativo. È sufficiente leggere l'elenco del dossier del Servizio studi del Parlamento per capire che siamo di fronte a un provvedimento che ha un alto profilo di illegittimità costituzionale.

La puntuale giurisprudenza costituzionale in materia - abbiamo due sentenze, quella della Corte n. 171 del 2007 e la decisione n. 128 del 2008 - ha stabilito che l'esistenza dei presupposti di costituzionalità di cui all'articolo 67, che citavo poc'anzi, della Carta fondamentale non possa evincersi dall'esistenza delle ragioni di necessità e urgenza.

Inoltre, questo decreto è stato arricchito nel corso dell'esame al Senato di ulteriori, nuovi ed assolutamente eterogenei argomenti, che dimostrano di nuovo la carenza della necessità e dell'urgenza a provvedere: da un lato vi sono numerose misure di condono e sanatoria, che presentano, tra l'altro, specifici profili di incostituzionalità; dall'altro vi sono tutta una serie di altre misure, che riguardano le Ferrovie dello Stato, la proroga del bonus bebè, le misure per potenziare gli investimenti in reti a banda ultra larga, la creazione di un fondo per il maltempo, le norme in materia di cassa integrazione per riorganizzazione o crisi aziendale e l'incremento del fondo della partecipazione italiana alle missioni internazionali previsto nella legge quadro n. 145 del 2016, il cui finanziamento ordinario, certo, non è da essere considerato un caso straordinario, ma è una contraddizione in termini.

Insomma, è un decreto omnibus che omnibus non è: una costante dei provvedimenti di questo Governo. Sono trascorsi solo pochi giorni dall'ultimo voto in quest'Aula in cui la Camera è stata chiamata a votare un testo, quello della manovra di bilancio, che un minuto dopo essere stato licenziato non sarebbe più esistito. Le recenti polemiche sorte in seno all'Esecutivo sull'inserimento di nome sul condono fiscale nel decreto-legge, di cui ora se ne è diluita la traccia, e che non sarebbero state esaminate e approvate dal Consiglio dei ministri, è una diretta conseguenza di una modalità di legiferare basata sull'abuso dei decreti-legge. Sarebbe, quindi, quanto mai opportuno affrontare tali tematiche attraverso lo strumento di disegni di legge ordinari, come prescrive la Costituzione.

Ma, oltre al metodo, non ci convince anche il merito del provvedimento, soprattutto perché abbiamo delle forti perplessità sul merito. La prima riguarda la complessiva tenuta del sistema tributario, che il decreto in esame mette, di fatto, in discussione, minando il principio stabilito dall'articolo 53 della Costituzione, in base al quale tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Questo è un principio che rappresenta non solo un criterio di commisurazione del prelievo tributario rispetto al reddito personale, ma anche il presupposto di legittimità dell'imposizione tributaria, che a sua volta non può prescindere dal principio di uguaglianza sancito nell'articolo 3 della Costituzione, che bandisce qualsivoglia trattamento fiscale differenziato. Si tratta, infatti, di un articolato che continua a prevedere sanatorie e condoni che minano la credibilità dell'intero sistema tributario di fronte ai cittadini, rischiando di compromettere gravemente le future entrate fiscali.

Le misure di sanatoria vengono disposte al fine di favorire chi non ha adempiuto correttamente alle proprie obbligazioni tributarie e per fare cassa nell'immediato a discapito delle future entrate, senza che vi sia anche sola parvenza di un riordino del sistema fiscale, di cui, invece, avremmo gravemente bisogno nel nostro Paese.

In questo contesto sarebbe utile chiedersi se ha senso mantenere a regime una pletora di istituti di definizione e dialogo con i contribuenti, introdotta nel corso degli ultimi anni dai precedenti Governi, se poi questi vengono depotenziati da un provvedimento definitorio una tantum, come fanno le numerose norme fiscali previste in questo decreto. La seconda grave ferita al nostro sistema fiscale è costituita dalla caratteristica di queste misure definitorie, come, ad esempio, l'intervento previsto dall'articolo 3, che reca la disciplina della definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione.

Anche l'intervento previsto dall'articolo 4, ovvero il relativo stralcio dei debiti tributari fino a mille euro affidati agli agenti della riscossione, che in gran parte, poi, riguarda i crediti per i comuni, come la TARSU, l'ICI, contravvenzioni stradali, rette scolastiche, oltre che le regioni per il bollo auto, lede il principio di autonomia degli enti locali, provocando, tra l'altro, un inatteso deficit di bilancio per gli enti territoriali coinvolti, che, stando alle stime dell'ANCI, andrà a gravare sui carichi comunali per quasi 4 miliardi di euro. Al riguardo, sarebbe stato più rispettoso dell'autonomia locale concedere, in luogo dello stralcio, un termine all'ente creditore per la riattivazione del credito non prescritto mediante la notifica di un'ingiunzione di pagamento entro una data prestabilita; almeno dare l'opzione ai comuni di poter provvedere alle proprie entrate, salvaguardando, per tale via, il bilancio degli enti locali coinvolti.

Infine, si evidenzia un'altra grande ingiustizia che contiene questo decreto, che è l'articolo 25-novies, introdotto al Senato, che istituisce, a partire dal 1° gennaio dell'anno prossimo, un'imposta sui trasferimenti di denaro effettuati verso Paesi non appartenenti all'Unione europea dai cosiddetti money transfer: una misura che colpisce in maniera discriminatoria le rimesse dei migranti regolari, persone che da anni lavorano, vivono e pagano le tasse in Italia. Questa è una norma ingiusta e crudele. Per non parlare del rischio che, aggiungendo una tassa a un contesto già caratterizzato da altissime commissioni, si favorisce il ricorso a canali di trasferimento illegali. La misura contrasta, inoltre, con la tendenza a livello internazionale ad agire per abbattere il costo di tali commissioni.

Durante il G8 del 2009, che si è svolto proprio qui in Italia, a L'Aquila, fu stabilito di portare queste commissioni al 5 per cento; lo stesso obiettivo fu ribadito al G20 di Cannes nel 2011 e a Brisbane nel 2014. Inoltre, all'interno degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, è fissato l'impegno di ridurre i costi di queste commissioni al 3 per cento entro il 2030. Insomma, Presidente, a seguito di tutte queste motivazioni, noi chiediamo di non procedere all'esame di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Zucconi ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, intervengo sulla questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal gruppo di Fratelli d'Italia, premesso che il disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, recando disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria, interviene in una pluralità di ambiti diversi, contenendo disposizioni in materia fiscale, in materia sanitaria, in materia di trasporto pubblico locale relative a Ferrovie dello Stato e autorità di sistema portuale, in materia di politiche per la famiglia, per il rifinanziamento delle missioni di pace, di trattamenti di cassa integrazione in deroga e la disciplina del Terzo settore, di fatto assumendo le caratteristiche di un decreto omnibus, che il provvedimento in esame, quindi, disciplina una pluralità di ambiti materiali i quali difficilmente possono considerarsi avvinti da quel nesso oggettivo funzionale richiesto dalla Corte costituzionale affinché il contenuto di un provvedimento d'urgenza possa ragionevolmente considerarsi unitario e che costituisce uno dei principi fondamentali sui quali la medesima Corte ha da sempre fondato i percorsi argomentativi legati alla presenza o all'assenza del rispetto dei requisiti per la legittimità della decretazione di urgenza; premesso che sul punto anche la legge 23 agosto del 1988, n. 400, sulla disciplina dell'attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri, con riferimento alla potestà normativa del Governo, e in particolare ai decreti-legge, stabilisce che essi debbano contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto debba essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo, e, in aggiunta all'eterogeneità delle disposizioni in esso contenute, il decreto, in molte sue parti si caratterizza, infatti, per l'assenza dei presupposti di necessità ed urgenza, tanto che la Commissione affari costituzionali ha espresso un parere negativo rispetto alla sussistenza di tali presupposti.

L'adozione del decreto-legge in esame, infatti, essenzialmente finalizzata a introdurre norme per fare cassa e coprire le spese recate dalla legge di bilancio, si sovrappone a quest'ultima e genera una confusione che impedisce una organica e ben strutturata trattazione delle materie, determinando, in ultima analisi, disagi per i cittadini e per gli operatori. Vogliamo ricordare quello che ha affermato la Corte Costituzionale con la sentenza n. 22 del 2012, dove si riportava: “Ove le discipline estranee alla ratio unitaria del decreto presentassero profili autonomi di necessità ed urgenza, le stesse potrebbero essere contenute in atti urgenti e distinti e separati”. Ma ancora, con le sentenze n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008, in base ai dettami dell'articolo 77 della Costituzione, affermando che, testualmente: “I presupposti della costituzionalità non possono derivare dalla apodittica enunciazione delle ragioni di necessità e urgenza, né dalla mera constatazione della ragionevolezza della disciplina introdotta”.

Ancora, quanto esposto dimostra chiaramente l'insussistenza nel provvedimento in esame del requisito di straordinaria necessità ed urgenza sancito appunto dall'articolo 77 della Costituzione, e la Consulta si è da sempre pronunciata nel senso di una limitazione dell'arbitrarietà politica del Governo nell'individuare questi requisiti.

Il carattere di urgenza del decreto-legge è palesemente smentito, infine, anche dalla previsione circa l'entrata in vigore differita nel tempo di talune norme: quale urgenza c'è, se poi le norme si applicano temporalmente in tempi successivi e diversi? Oltre che da disposizioni di carattere ordinamentale, quali, ad esempio, la disciplina del processo tributario digitale.

Infine, precisi motivi di incostituzionalità rileviamo poi negli articoli 10 e seguenti, quelli che riguardano la fatturazione elettronica, nella modalità in cui è stato concepito questo articolato, e cioè privo di quei meccanismi operativi che lo mettessero al riparo dal divenire una micidiale fonte per la creazione di banche dati, in violazione dei diritti di riservatezza, attraverso reti non protette su piattaforme hardware oltretutto straniere, il che comporterebbe altre riflessioni. Noi stiamo affidando a piattaforme hardware straniere la gestione di miliardi di dati che riguardano le imprese italiane, ma in questo caso, anche facendo presente e alla luce dell'avvertimento che il Garante per la protezione dei dati personali ha già emesso in merito alla mancata tutela di un diritto alla riservatezza sancito nella Costituzione e palesemente violato… E, attenzione, il Garante lo ha fatto proprio sulla base di una evidente, sproporzionata raccolta di informazione e a rischio di usi impropri da parte di terzi, ripeto, usi impropri da parte di terzi, conseguentemente all'applicazione delle norme, riguardando appunto la fatturazione elettronica.

Ora, tornando invece alle questioni di incostituzionalità sotto altro aspetto, la molteplicità e la complessità delle singole materie trattate non ha trovato alcuno spazio di dibattito durante l'esame presso questo ramo del Parlamento, a causa della ristrettezza dei tempi imposta dal Governo; e ciò contribuirà purtroppo ad aumentare la confusione normativa e l'eccesso di burocratizzazione del sistema fiscale.

Per entrare poi nel merito, diciamo che siamo assolutamente contrari, anche nel merito, ai modi applicativi della fatturazione elettronica, anche per le ragioni che ci hanno portato a proporre emendamenti che incidevano sia sui tempi di applicazione che sui livelli legati all'importo delle fatture stesse: emendamenti a favore delle piccole e medie imprese, tutti bocciati da un Governo che a parole, e solo di recente, ha detto di voler stare dalla parte delle imprese, ma che fino ad oggi ha marciato piuttosto baldanzoso in direzione completamente opposta.

Nel merito, poi diciamo che da questo decreto-legge ci saremmo attesi ben altro, e cioè quello di cui l'Italia ha bisogno: una seria riconsiderazione di tutto il comparto fiscale e uno shock per la ripresa dell'economia. E invece segnaliamo, nel merito, che la montagna ha nuovamente partorito il topolino: segnaliamo che la pressione fiscale aggregata rimane invariata, ancora eccessiva per tutti, e che addirittura aumenta per le imprese. E se, considerando l'articolo 3, non si può che essere d'accordo sullo stralcio di cartelle dall'importo così ridotto e che comportano benefici sia per i contribuenti che per gli enti di riscossione, registriamo che all'articolo 6 si prefigura, più che un'offerta di pace, una richiesta di resa per chi ha già vinto, e si crea una differenziazione inopportuna tra pronunce giurisdizionali i cui effetti per legge sono gli stessi: insomma, un provvedimento anche nel merito a macchia di leopardo, di poco coraggio e di poca utilità.

In conclusione, i contenuti normativi del disegno di legge in esame confliggono secondo noi con le regole giuridiche, anche di rango costituzionale, che presiedono la redazione dei provvedimenti d'urgenza. È giurisprudenza costante della Corte, inoltre, ritenere che il difetto di predetti requisiti, una volta intervenuta la conversione, si traduca in un vizio in procedendo della relativa legge. Fratelli d'Italia chiede dunque ai sensi dell'articolo 40, comma 1 del Regolamento, di non procedere all'esame del disegno di legge in titolo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vita Martinciglio. Ne ha facoltà.

VITA MARTINCIGLIO (M5S). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, con gli interventi previsti all'interno del provvedimento in esame veniamo incontro all'esigenza di tanti contribuenti che si sono trovati in grave difficoltà, a causa della crisi economica e della pressione del nostro sistema fiscale, che continua ad essere troppo elevata. Non parliamo dei grandi evasori, esclusi da questo provvedimento, ma persone fisiche, piccoli imprenditori, persone che oggettivamente non sono state in grado di pagare le tasse per una situazione economica che permane ancora difficile e complessa, anche a causa di politiche economiche e fiscali dei precedenti Governi, i cui effetti negativi e penalizzanti si protraggono ancora a distanza di anni.

Occorre innanzitutto evidenziare come questo decreto-legge in materia fiscale, a differenza di quelli introdotti negli anni passati, chiude ogni porta agli evasori, ad ogni forma di scudo fiscale e di condono penale per il rientro dei capitali all'estero. Ritengo sia importante sottolinearlo a scanso di equivoci, perché le misure previste dal provvedimento tagliano ogni forma di continuità con il passato. Non dimentichiamo - solo per fare qualche esempio - le norme ad personam di autoriduzione fiscale del 2004 per i redditi dei più abbienti, introdotte dal Governo Berlusconi; oppure, per andare ancora più indietro, negli anni 2001 e 2003, addirittura due scudi fiscali, per chi voleva far rientrare, o forse sarebbe meglio dire riciclare, i capitali guadagnati o detenuti all'estero illegalmente, pagando un misero 2,5 per cento con garanzia di anonimato.

Ecco, non c'è niente di tutto questo nel decreto-legge fiscale. Questo decreto-legge si rivolge alle comuni persone, proprio come noi del MoVimento 5 Stelle, che non hanno potuto adempiere alle scadenze fiscali per motivi economici: è un decreto-legge che va incontro alle piccole imprese, agli artigiani, ai commercianti, alle piccole partite IVA. Le dichiarazioni dei colleghi che hanno, in maniera demagogica, criticato lo strumento della decretazione d'urgenza, mostrando con ciò di ritenere che vi siano questioni più urgenti, tali da non giustificare l'emanazione di un decreto-legge in materia fiscale, rivelano che evidentemente non hanno compreso, neanche in questa occasione, la natura emergenziale di tante questioni ancora pendenti nel nostro Paese in tema di rapporto fra il fisco e il contribuente, tali da necessitare appunto l'emanazione del decreto-legge. Credo si possano fare polemiche politiche su ogni argomento, è giusto che sia così e che vengano fatte in questa Assemblea; dopodiché ritengo però sia difficile mettere in discussione la natura di questo provvedimento, che rappresenta un vero cambio di rotta; e in particolare sulla necessità di intervenire rapidamente per rivedere in maniera radicale le impostazioni normative così assurde e improponibili previste dalla rottamazione dei Governi Renzi e Gentiloni, tali che hanno reso impossibile aderire alle definizioni, onorare le scadenze previste, solo per fare un esempio.

Con questo provvedimento si contempla la definizione agevolata dei processi verbali di constatazione, prevista all'articolo 1, la definizione agevolata degli atti del procedimento di accertamento, di cui all'articolo 2, la cancellazione delle cartelle esattoriali per i ruoli sotto i 1.000 euro risalenti al periodo 2000-2010, la definizione agevolata delle liti pendenti, la rottamazione-ter, le cui disposizioni sono contenute nell'articolo 3, in cui si prevede di rottamare le cartelle esattoriali più recenti, versando l'imposta originaria con la cancellazione di sanzioni ed interessi. In più, vengono portati da 2 a 5 gli anni entro i quali saldare le rate dei versamenti e gli interventi correttivi sopraggiunti al Senato hanno esteso la pace fiscale anche a chi ha ammesso errori formali, errori che non incidono sul calcolo dell'imponibile per imposte dirette, IVA e IRAP, pagando una somma di 200 euro per ogni periodo d'imposta a cui si riferisce la violazione, irregolarità formali che non valgono per le emissioni di attività finanziarie e patrimoniali fuori dal territorio italiano. Rifinanzieremo il bonus bebè che avrà a disposizione 204 milioni per il 2019 e 240 milioni per il 2020; misura, questa, che senza il nostro intervento sarebbe cessata a fine anno, come in tema di fatturazione elettronica, si prevedono misure volte a semplificare e rendere meno complesso l'avvio obbligatorio previsto dal prossimo 1° gennaio, con una moratoria delle sanzioni per il primo trimestre del 2019.

In materia di lavoro, abbiamo previsto altri dodici mesi di mobilità in deroga per i lavoratori delle zone di Termini Imerese e Gela e per quelle zone rientranti nelle cosiddette aree di crisi industriale complessa…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole, ha esaurito il suo tempo.

VITA MARTINCIGLIO (M5S). Ricordo le misure di agevolazione per il sistema dell'autotrasporto. Avviandomi alla conclusione, mi preme evidenziare come l'impianto normativo previsto dal presente decreto, in particolare sulle norme di carattere fiscale e tributario, integrandosi con quelle disposizioni contenute all'interno del disegno di legge di bilancio, attualmente al Senato, siamo certi contribuirà, nel corso dei prossimi anni, a migliorare il quadro di finanza pubblica, con una crescita economica che si attesti su buoni livelli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame oggi presenta disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria. È un provvedimento che risponde alle esigenze dei nostri cittadini che si sentono strozzati dal fisco, che semplifica i nuovi adempimenti imposti dal Governo precedente e interviene su alcuni aspetti problematici del fisco e degli enti pubblici. Tutti temi che non possono ritenersi privi del carattere della necessità e urgenza, dal momento che cittadini, imprese ed enti si aspettavano questo intervento e le relative prescrizioni. La programmaticità delle norme, ad entrata in vigore differita, è giustificata dal fatto che, per gli adempimenti tributari, non è possibile l'immediata applicazione; lo prevedono lo Statuto del contribuente ed il buonsenso e, pertanto, non può mancare in essa la straordinaria necessità e urgenza. Si pensi, tra le altre, alla disciplina della fatturazione elettronica che diventerà operativa dal 1° gennaio 2019, come voluto dal Governo Gentiloni; era necessario dare flessibilità agli operatori, alle imprese e ai professionisti che dovranno adeguarsi e non si poteva aspettare altro tempo. Similmente è per il rinvio della trasmissione telematica dei corrispettivi e della lotteria degli scontrini; era evidentemente urgente e necessario consentire ai destinatari della norma più tempo per adeguarvisi.

Le norme contenute nel provvedimento in esame hanno tutte carattere fiscale e sono collegate da un unico filo conduttore ben definito che le accomuna e pervade: semplificare, razionalizzare e risolvere le problematiche fiscali e finanziarie previste. Così, si vogliono liberare i contribuenti dalle liti e dalle contestazioni del fisco, per permettere loro di ripartire senza debiti insormontabili con il fisco stesso. Questa è la pace fiscale che, in un periodo economicamente preoccupante come quello ereditato dal precedente Governo, vuole liberare le imprese e le commissioni tributarie. Con il trasferimento di risorse a Rete Ferroviaria Italiana ha risolto una problematica finanziaria operativa e urgente. Con la pace fiscale si dà la possibilità di pagare le sole imposte in un'unica soluzione o mediante una nuova rateizzazione e con lo stralcio dei debiti fino a 1.000 euro, già affidati all'agente di riscossione fino al 2010, lo Stato non vuole fare cassa, ma liberare privati e imprese da carichi fiscali pregressi ed eliminare voci di bilancio di fatto non più fruttifere.

Quanto alla censura della violazione dell'articolo 3 della Costituzione, escludere i contribuenti che hanno già aderito alle precedenti rateizzazioni sarebbe una grave violazione del principio di uguaglianza.

Per fare questo l'impegno del Governo è stato diretto a consentire a tutti di approfittare di questa pace fiscale. La nostra posizione è sempre la stessa: dalle parole ai fatti; bisogna agire subito per far ripartire le imprese, liberandole dalle ganasce che le assiedono da troppo tempo. Si è così voluto rendere facilmente sanabili le irregolarità formali, correggendole e versando una piccola somma, eliminare le sanzioni per il primo semestre di applicazione della fatturazione elettronica, imporre all'Agenzia delle entrate di fornire gratuitamente il servizio di conservazione delle fatture elettroniche, liberando i contribuenti da un costo certo. Non saranno certo i conferimenti e i rilievi a bloccare la rivoluzione del buonsenso. In sostanza, caro Presidente, meno tempo per le scartoffie, meno burocrazia, meno tempo per gli uffici e più lavoro per tutti! Questa è la nostra rivoluzione del buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Soltanto per legittimare con una motivazione il voto di astensione di Forza Italia che prende le mosse da una duplice considerazione; la prima, è chiaro che la condivisione non difficile con le critiche mosse ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione esige, però, una coerenza, perché chi muove oggi critiche sul piano dell'articolo 77, rilevando la non straordinarietà dell'intervento e, soprattutto, la eterogeneità dell'intervento, ebbene, in qualche modo dovrebbe ricordare che questo stesso strumento è stato più volte utilizzato in passato e magari con una frequenza e, fatemelo dire, con una violenza anche maggiore; quindi, mi sembra che il trend interpretativo dell'articolo 77 debba prendere le mosse molto da lontano e non possa certamente attagliarsi validamente su questo provvedimento.

Tuttavia, le maggiori perplessità, pur, lo ripeto, condividendo il pascolo abusivo nell'ambito dell'articolo 77, anche se storicamente incoerente con la nostra esperienza, sono quelle che riguardano il merito e che comportano la vera necessità di una giudizio di astensione, perché l'articolo 53 e l'articolo 3 della Costituzione, a nostro avviso, non solo non sono violati, ma è evidente che allorquando in un provvedimento si fa riferimento a un alleggerimento delle sanzioni fiscali, a una maggiore rateizzazione nel tentativo di favorire, in un momento difficile, chi fosse incorso in queste realtà, mi sembra che questa non possa essere una critica di carattere costituzionale. Si potrà discutere sul merito, si potrà essere d'accordo o non essere d'accordo, ma dire che questo modo di procedere viola un parametro costituzionale mi sembra una scelta assolutamente forzata e non condivisibile. Quindi, Forza Italia, mantenendo coerenza, equilibrio, una lettura delle norme costituzionali orientata ad una saggia gestione di quelli che sono i ruoli nell'ambito delle pregiudizialità, voterà in modo né favorevole né contrario, astenendosi, nel convincimento che le scelte di merito vadano rispettate, sia pur in un alveo di dubbia costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Pastorino e Fornaro n. 1, Fregolent ed altri n. 2 e Lollobrigida ed altri n. 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Per precedenti accordi presi con il Presidente Fico, ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Ruberò pochissimo tempo. È solo per segnalare all'Aula, per il suo tramite, che l'episodio di ieri notte, con il quale, in una via di Roma nel quartiere Monti, sono state divelte le pietre d'inciampo che ricordano la deportazione di numerosi appartenenti ad una famiglia ebraica di Roma, è un episodio orribile. È difficile pensare cosa possa spingere la mente umana ad un episodio di tale ignominia. Quelle pietre, che hanno una diffusione europea, ricordano i luoghi e le case da cui le persone vennero strappate per essere deportate nei campi di eliminazione e di sterminio nazista. Quelle pietre si chiamano “d'inciampo” perché inciampandovi sia riaccesa la nostra memoria su cosa è successo ormai oltre settant'anni fa nel nostro Paese e in altri Paesi d'Europa.

Mi auguro che vi sia la condanna per un episodio che può sembrare piccolo ma che significa la volontà di cancellazione di una memoria che deve essere comune nel nostro Paese - e mi auguro anche in quest'Aula - e che poi tanto piccolo non è. Sia benedetta la memoria di quelle persone che furono strappate alle loro case e che non sono mai più tornate per la sola colpa di essere ebrei (Applausi – Il Presidente si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Vi ringrazio.

Voglio solo aggiungere, Presidente, che sappiano coloro che l'altra notte hanno strappato quelle pietre che troveranno sempre qualcuno in questo Paese, e mi auguro in tutta la comunità del mondo, capace di ricordare e di non dimenticare: non solo i figli di coloro che sono stati deportati e che non sono tornati, non solo i figli dei figli di costoro e le generazioni a venire ma mi auguro che tutti noi mai dimenticheremo (Applausi).

Seguito della discussione delle mozioni Fiano ed altri n. 1-00072, Fornaro ed altri n. 1-00078 e D'Uva e Molinari n. 1-00084 recanti iniziative volte al contrasto della violenza neofascista e neonazista (ore 15,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Fiano ed altri n. 1-00072, Fornaro ed altri n. 1-00078 e D'Uva e Molinari n. 1-00084 recanti iniziative volte al contrasto della violenza neofascista e neonazista (Vedi l'allegato A).

Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di giovedì 15 novembre 2018, è stata presentata la mozione D'Uva e Molinari n. 1-00084, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che in data odierna è stata presentata la mozione Orsini e altri n. 1-00093 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Sulla mozione Fiano ed altri n. 1-00072 il parere è contrario sulle premesse e, invece, per quanto riguarda l'impegno il parere è favorevole sul primo impegno, a condizione che sia riformulato nel seguente testo: “coerentemente con quanto previsto dalla risoluzione approvata dal Parlamento europeo, ad adottare iniziative di competenza per contrastare tutte le organizzazioni che incitano all'odio e alla violenza negli spazi pubblici e online e che promuovono ed esaltano il fascismo e il nazismo”.

Sul secondo impegno il parere è favorevole e sul terzo impegno il parere è favorevole, purché sia così riformulato: “a contrastare ogni forma di violenza e di intolleranza di qualunque matrice politico-ideologica, in particolare quella neofascista e neonazista”. Sul quarto impegno il parere è contrario.

Per quanto riguarda la mozione Fornaro ed altri n. 1-00078, il parere è contrario sulle premesse e sul preambolo. Per quanto riguarda il primo impegno, il parere è favorevole con una riformulazione che è esattamente come quella del primo impegno della mozione Fiano ed altri n. 1-00071, ovvero “ad adottare iniziative di competenza per contrastare tutte le organizzazioni che incitano all'odio e alla violenza negli spazi pubblici e sul web e che promuovono ed esaltano il fascismo e il nazismo”. Sul secondo impegno, il parere è favorevole con riformulazione: “a proseguire” - il testo così riformulato del secondo impegno – “nelle attività di prevenzione e contrasto della diffusione della propaganda ideologica basata sull'odio, sul razzismo e sull'intolleranza, con particolare riguardo alla sua diffusione attraverso il web, anche predisponendo campagne informative ed educative sui media e in sede scolastica nell'ambito dei progetti di educazione alla legalità”. Per quanto riguarda il terzo impegno, il parere è contrario perché la prima parte dell'impegno è esattamente identica al primo punto del primo impegno e la seconda parte in quanto il merito alle disposizioni normative è già previsto dal codice penale e dalla “legge Scelba”. Quindi, il parere è contrario sul terzo impegno.

Per quanto riguarda la mozione, D'Uva e Molinari, il parere è favorevole.

Infine, per quanto riguarda la mozione che è appena arrivata, la mozione Orsini e altri n. 1-00093, il parere è favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Erasmo Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Oggi affrontiamo un tema particolarmente complicato in questo periodo. Abbiamo davanti a noi un'escalation, nell'ultimo anno, di fenomeni di intolleranza, di odio e di violenza che hanno tutti la stessa matrice xenofoba, razzista e, come dimostra il caso di ieri, antisemita. C'è un nuovo focolaio che sta crescendo nella pancia del Paese, che è alimentato da un clima di odio, di violenza, da un linguaggio e da un lessico della politica che ha fatto della disumanizzazione e dell'incitamento all'odio una cifra permanente.

Oggi discutere su questa mozione non è un fatto rituale in questo Parlamento o, quantomeno, non dovrebbe esserlo. Le cronache di questi giorni - e sembra che il calendario della Camera si sia coordinato rispetto a quello della cronaca, rispetto a quello che sta accadendo - ci dicono che c'è un'emergenza nel Paese e oggi, qui, io chiedo al Governo di riconoscere questa emergenza. Finora questo non è accaduto.

Dalle parole del Ministro Salvini, del Ministro dell'Interno, di colui che ha la responsabilità di garantire la sicurezza e l'ordine pubblico nel Paese, continuano ad arrivare negazioni dell'emergenza, con una banalizzazione del male, di quello che sta accadendo. Eppure, noi oggi ci troviamo davanti a una condizione particolarmente rara, perché è vero sì che quest'Aula ha anche il dovere di ragionare su possibili nuove normative per contrastare questi fenomeni, ma il punto principale che oggi noi ci troviamo ad affrontare è che non vengono applicate le leggi già esistenti in materia di contrasto a fenomeni di questa natura. Ecco, è proprio questo il tema.

E, allora, io voglio partire da alcune questioni che riguardano anche le riformulazioni che il Governo ha proposto alla nostra mozione e anche alla mozione Fiano ed altri n. 1-00072, che sembrano dei dettagli e che, invece, rispetto agli impegni hanno un valore ben preciso e che richiamano a delle responsabilità politiche. La più importante di questa è quella di cassare da queste mozioni l'impegno del Governo a sciogliere le organizzazioni che si richiamano esplicitamente al fascismo e al nazismo, così come prevede la nostra Costituzione. Questo è un punto.

Guardate, è di oggi la notizia che è stata chiusa la sede di CasaPound a Bari perché dentro quella sede c'era un'organizzazione che si richiamava esplicitamente al fascismo, che teorizzava e praticava la riorganizzazione del partito fascista, dove si leggeva il Mein Kampf e dove si organizzavano delle violenze nei confronti di militanti e di attivisti che manifestavano pacificamente in piazza. E noi, oggi, possiamo far finta che tutto questo non esiste e cancellarlo dal dibattito di questa giornata, però è un tema che riguarda oggi la sicurezza delle persone in questo Paese, riguarda i crescenti fenomeni di violenza e intolleranza che si consumano sulle persone che hanno una qualunque forma di differenza, riguardano i fenomeni di violenza nei confronti dei migranti, riguardano il crescente clima di omofobia e di violenza nei confronti delle persone LGBTQ, riguarda anche il crescente clima di violenza, di incitazione all'odio che si propaga attraverso le reti sociali e i social network.

Allora, ecco probabilmente su questo, invece, una riflessione supplementare andrebbe fatta in sede normativa. Abbiamo tutti gli strumenti per contrastare le organizzazioni neofasciste, naziste che richiamano e incitano all'odio razziale, xenofobo e antisemita che si stanno diffondendo sul web attraverso i social network? Quante pagine ci sono che si richiamano esplicitamente a questo su Facebook o profili su Twitter che oggi fanno esattamente propaganda e incitamento all'odio e alla violenza? E quali strumenti possiede oggi lo Stato per contrastare tutto questo? È una discussione che vogliamo fare. Oppure pensiamo che per coprire un metro di propaganda che è stato usato da molte forze politiche e che sta diventando il lessico comune di quest'Aula – purtroppo, lo dico – che possiamo chiudere gli occhi su quali sono le conseguenze della legittimazione che questo lessico che oggi si utilizza e che utilizzano le massime cariche di questo Paese possa produrre, dal punto di vista del pericolo?

E, allora, io lo voglio dire, noi lo abbiamo scritto della nostra mozione, vogliamo impegnare il Governo a riconoscere in primo luogo l'emergenza. C'è un'emergenza sulla crescita di violenza, odio, xenofobia e, soprattutto antisemitismo, in questo momento, nel Paese? C'è un problema con le organizzazioni che si richiamano apertamente al fascismo come CasaPound, con cui questo Governo continua a essere troppo tenero e su cui, invece, non spende mai una parola? Il Ministro che è stato artefice dei grandi sgomberi in pompa magna, a favor di telecamera, perché non agisce nei confronti di un'organizzazione che occupa abusivamente, come altre, quello stabile, che dovrebbe avere la priorità in questo Paese proprio perché è un'organizzazione che dovrebbe essere ritenuta illegale a rigor di Costituzione?

Ecco, io penso che noi dobbiamo partire da qui, noi dobbiamo partire dalla necessità, oggi, di mettere all'ordine del giorno una seria azione di contrasto nei confronti di queste organizzazioni e di questo clima insostenibile. Va fatto attraverso due operazioni.

La prima è di intervento esecutivo, cioè di far rispettare la legge di questo Paese, di far rispettare la Costituzione di questo Paese, mettendo in pratica tutte le iniziative volte a sciogliere tutte le organizzazioni che si richiamano apertamente al fascismo e al nazismo e che professano l'odio razziale e l'antisemitismo.

La seconda riguarda un intervento di natura normativa e di dotazione di nuovi strumenti per combattere la xenofobia, il razzismo e la violenza che si propaga attraverso i nuovi strumenti tecnologici e attraverso i social network; e qui vale anche la pena immaginare, per esempio, che questo Governo, che le istituzioni di questo Paese si dotino di strumenti intanto di conoscenza e di riconoscibilità.

Nella scorsa legislatura la Presidente della Camera aveva istituito una Commissione ad hoc, un osservatorio specifico su quello che stava accadendo, soprattutto attraverso il web. Oggi possiamo pensare che non siano gli organismi parlamentari ma che invece esistono degli strumenti, degli osservatori che possono monitorare che cosa sta accadendo e indicare alle forze dell'ordine quali sono i gruppi che si riorganizzano, attraverso anche profili fasulli sui social network per istigare all'odio e alla violenza razziale.

Poi, c'è un terzo tema e concludo con questo Presidente. C'è il tema dell'etica della responsabilità che la politica dovrebbe avere. Su questo terreno si misura di più la distanza tra noi e la maggioranza che oggi governa il Paese. Lo voglio dire apertamente, per il suo tramite Presidente, ai colleghi della Lega Nord e del Movimento 5 Stelle: continuando ad alimentare un clima insostenibile di odio, di contrapposizione e di frammentazione del Paese, con un lessico politico insopportabile quando arriva dalle più alte cariche dello Stato, noi rischiamo di produrre un danno irrecuperabile.

Quella di oggi oltre ad essere una dichiarazione di voto, con la comunicazione che non accetteremo la riformulazione che il Governo ci propone, è anche un appello all'utilizzo appropriato di un lessico politico responsabile, che abbia rispetto delle persone e della dignità della persona umana, cosa che in questi mesi e in questi anni non è accaduto. Guardate, non è cercando di raggranellare qualche voto in più sul malessere dei cittadini italiani che si risolvono i problemi: se ne creano di nuovi, di più pericolosi, che poi non so se saremo in grado di controllare. Si sta dividendo questo Paese, si sta creando un clima insostenibile e rischiamo realmente di mettere in discussione la coesione sociale del Paese. Per questo il nostro appello è perché voi vi fermiate. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Palazzotto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Io credo che se c'è un buon motivo per non votare questa mozione è avere appena sentito l'intervento del deputato che mi ha preceduto.

Stiamo facendo processi alle intenzioni, addirittura al Governo. Questa Camera sarebbe assediata da persone il cui lessico e la cui grammatica - anzi, no questa Camera, questo Governo - richiamano a tristi fenomeni del passato.

Il Governo sarebbe contiguo a certe organizzazioni che vorrebbero ricostituire disciolti partiti. Questo Governo non farebbe abbastanza, salvo poi contraddirsi - è cronaca di oggi - che vi è stato un intervento presso CasaPound.

Ecco, allora io credo che dietro questa mozione ci sia la volontà di impedire a esponenti di questo Governo, ad esponenti politici di dire quello che credono, per esempio, sul grande tema della migrazione, sul grande tema dell'integrazione, sul grande tema della sicurezza.

Io credo che questo Governo abbia tutto il diritto e che dietro a questa mozione si nasconda, neanche tanto velatamente, il tentativo di processare opinioni e idee.

Ancora, io credo che sia falsa la mozione quando richiama tutta una serie di altre violenze e discriminazioni nel mondo, perché è proprio il tema che, per esempio, pone Fratelli d'Italia, ed è un tema che contrasta anche con la risoluzione del Parlamento europeo, che censurerebbe gli Stati che non disaggregano i fenomeni di odio, di discriminazione razziale e di violenza, come a dire: devi disaggregarli; tu devi disaggregarli e dire che condanni questo segmento!

Non è un caso che Palazzotto parla delle discriminazioni sessuali omofobe, che non possono trovare ingresso rispetto alla risoluzione di quel Parlamento, come non è un caso che invece noi di Fratelli d'Italia poniamo un tema che solo noi evochiamo in quest'Aula e che è incredibilmente il grande assente del tema delle grandi persecuzioni nel mondo, che è quello della persecuzione religiosa, che colpisce i cristiani nel mondo e gli ebrei in Europa. Perché gli ebrei in Europa vengono uccisi in quanto ebrei dagli integralisti islamici e li uccidono nelle nostre città (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma è un tema che non può trovare ingresso, così come non può trovare ingresso il tema di chi vuole cancellare anche, non le tracce, le ombre, le penombre della cristianità nei primi Paesi di nascita della cristianità.

Open Doors - non Giorgia Meloni o Fratelli d'Italia - racconta che vi sono 215 milioni di cristiani perseguitati nel mondo e, quando parliamo di quelle persecuzioni, non parliamo di battute nei bar, più o meno simpatiche, non parliamo neanche di isolati fenomeni di delinquenza criminale che in Italia vengono perseguiti, ma parliamo, nella pluralità dei casi, di Stati che perseguitano i cristiani. Rispetto a quegli Stati, però, a volte, capita, a noi occidentali, di fare affari, e allora è giusto calare un silenzio che è veramente complice, perché molto spesso c'è il dubbio che sia un silenzio profumatamente pagato dai petroldollari, per esempio, dell'Arabia Saudita, per fare un nome piuttosto che un altro.

Non parliamo di 3060 cristiani uccisi ogni anno, di 793 chiese distrutte fra il 2017 e il 2018, dell'incremento del 154 per cento di uccisioni di cristiani nel mondo semplicemente perché volevano pregare il loro Dio facendo il segno della croce (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non parliamo di 40 Paesi musulmani nel mondo nei quali è violenza di Stato, non stiamo parlando di quattro ragazzi che commettono dei crimini e vengono perseguitati come in Italia, stiamo parlando di 40 Paesi nel mondo dove vi è violenza di Stato verso chi rivendica il semplice diritto di pregare il suo Dio.

E ancora, in Siria, abbiamo quasi temuto a difendere i nostri fratelli cristiani. E, ancora, questa è la Camera, questo è il Governo che ha temuto di dire: daremo asilo politico ad Asia Bibi, perché aveva paura della reazione di quattro delinquenti integralisti islamici pachistani, eventualmente presenti sullo Stato italiano.

Noi, invece, parliamo, nel 2018, di fatti certamente odiosi, certamente inaccettabili, ma che non fanno parte della tradizione e della storia culturale del popolo italiano, perché io rivendico con orgoglio che l'Italia è una patria che è ponte di civiltà, che costruisce rapporti fra le civiltà e che non è minimamente infetta dal virus del razzismo, se non nelle vostre teste (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ve lo dovete mettere in testa, questo, per davvero!

E ancora, Freedom House: una persona su tre vive nel mondo in un Paese non libero, 2 miliardi e mezzo di persone vivono in Paesi non liberi, vi dice qualche cosa il Venezuela? Dice qualche cosa, il Venezuela, a quell'esponente della sinistra estrema, che ha parlato poco tempo prima di me, laddove sul sito ufficiale di Sinistra Ecologia e Libertà si censura chi osa aprire bocca contro quel delinquente di Maduro, che sta torturando italiani e persone in Venezuela, perché chi lo critica aggiunge la propria voce a chi, in quel Paese, persegue strategie altrui, nate dagli interessi dalla destra economica. Questa è la vostra visione del mondo, neanche Maduro riuscite da condannare!

E quando parlo di Maduro, parlo del Venezuela e introduco un altro tema: la condanna dei regimi che calpestano brutalmente, politicamente, con l'organizzazione di Stato, le libertà; regimi dove non c'è la battuta, più o meno odiosa, al bar, ma regimi dove, se sentono semplicemente che tu sei un oppositore, finisci in galera e vieni torturato, come succede in Venezuela. E su questo noi non siamo in grado neanche di difendere a schiena dritta gli italiani che si trovano in Venezuela, non dico i venezuelani.

Ecco perché io non credo, ontologicamente, già nella risoluzione del Parlamento europeo, nel momento in cui ritiene che debba essere sezionata la provenienza ideologica della violenza. Noi dobbiamo avere il coraggio di combattere tutti assieme la violenza, soprattutto se è di Stato, da qualunque parte provenga e per qualunque motivo provenga, e da qualunque ideologia provenga, così come dobbiamo avere - e dico questo con estrema serenità, non avendo io, anche già solo per motivi anagrafici, scheletri nell'armadio di questo tipo - così come dobbiamo atterrare sulla terra, accendere la luce e scoprire che siamo nel 2018, e che se qui dentro non vogliamo - sì - solo fare della retorica per coltivare piccoli orticelli politici, caratterizzati sempre e solo da una cosa (anti, antifascismo, anticomunismo, antileghismo e quant'altro), se volessimo fare opera di onestà intellettuale, questa Camera dovrebbe essere impegnata, tutti assieme, a discutere dell'unica, la più grande, la più sanguinaria persecuzione che esiste oggi nel mondo, che è quella religiosa, che coinvolge gli ebrei in Europa e i cristiani nel resto del mondo.

Io credo che prima o poi dovremmo, come dire, fare una sorta di allunaggio sulla terra e, quindi, occuparci di questi temi. Mi avvio alla conclusione, Presidente.

Fratelli d'Italia, in Commissione esteri, ha richiesto fino allo strenuo e più volte di calendarizzare una indagine conoscitiva sulle persecuzioni religiose nel mondo. La risposta è stata: facciamo un'indagine sulle persecuzioni di genere e, all'interno di quelle, trattiamo il problema della persecuzione religiosa nel mondo.

Bene, signori: noi che non abbiamo più la lente della ideologia, sappiamo qual è la differenza fra battute che ripugnano la nostra coscienza e delinquenti che tagliano la gola perché io prego il mio Dio e noi vi chiederemo conto di questa cosa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guido Germano Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, Governo, colleghi, in tutta Europa stiamo assistendo a un aumento delle organizzazioni e dei gruppi neofascisti, neonazisti, razzisti e xenofobi, che incitano all'odio, uccidono e incoraggiano i loro seguaci a ricorrere alla violenza e alle vessazioni contro i loro presunti nemici, pervadendo la scena pubblica e accompagnandosi con atti e manifestazione di odio esplicito e di persecuzione contro singoli e intere comunità. Stiamo assistendo in tutta Europa allo sviluppo di questi significativi processi riaggregativi, con episodi violenti, in un contesto in cui progressivamente sono messi in crisi i nostri consolidati principi. Nel XXI secolo vi sono, purtroppo, anche chiarissimi segnali dell'affacciarsi di un nuovo antisemitismo, con atti isolati, certo e certamente espressione di minoranze irrisorie, ma che non devono essere sottovalutati, così come vanno sottolineati, ad ogni piè sospinto, gli atti di vera e propria persecuzione anticristiana che nel mondo, purtroppo, noi vediamo quasi ogni giorno.

Le grandi tragedie del Novecento, quando le peggiori ideologie totalitarie si affermavano, sembrano purtroppo riproporsi e riproporsi di fronte alle sfide di una società, quella attuale, che teoricamente non avrebbe dovuto mai più avere a che fare con questi fenomeni.

Anche nel nostro Paese, purtroppo, ci sono ripetutamente azioni dimostrative di gruppi violenti, che si espongono in modo continuativo a portare avanti queste ideologie, che non possiamo in nessun modo sottovalutare. Purtroppo, oggigiorno, la discriminazione trova spazio anche sul web, tanto che ogni giorno, online, si registrano - sono dati ufficiali - circa 7 mila espressioni che servono a diffondere, fomentare, promuovere o giustificare l'odio razziale, la xenofobia, l'antisemitismo o altre forme di intolleranza e ostilità nei confronti delle minoranze e nei confronti di chi viene individuato come un soggetto diverso, come un soggetto debole, come un soggetto che va attaccato in ogni contesto.

Colleghi non possiamo non ricordare le norme fondamentali a cui ci richiamiamo, non possiamo non ricordare il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici adottato a New York nel 1966, non possiamo non ricordare l'articolo 30 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e non possiamo dimenticare - ricordiamolo continuamente - che, come riferisce Europol, il Commissario europeo per la sicurezza, nel 2017, ebbe occasione in un incontro pubblico di sottolineare che la costante minaccia dell'estremismo violento trovava cittadinanza in ogni Stato membro dell'Unione europea e che non aveva modo di evidenziare che qualcheduno dei nostri Stati appartenente all'Unione europea non fosse infetto da questo male. È importante ricordare che l'Unione europea nasce proprio sulle macerie di nazismo e fascismo, e che fin dalla propria istituzione ha voluto far trionfare i valori dei quali è necessario continuare ad essere portatori.

Noi dobbiamo combattere l'ignoranza con la cultura, dobbiamo combattere l'oblio con la memoria, dobbiamo combattere la chiusura mentale con il pensiero critico, dobbiamo combattere l'ostilità con la solidarietà, dobbiamo negare qualsiasi ideologia razzista e xenofoba.

Colleghi, sottolineiamo che il Parlamento europeo, con la propria risoluzione n. 2869 del 2018, ha preso atto che una seria azione nei confronti dei gruppi neofascisti e neonazisti non c'è stata, e questa mancanza sta provocando un allarmante e crescente normalizzazione di questi fenomeni.

Presidente, Governo, colleghi, lo Stato liberale esiste per difendere la libertà di ogni cittadino e noi dobbiamo fermarci sul fatto che, oltre alla violenza fascista e nazista, esistono altre non meno gravi forme di intolleranza messe in atto dai nemici della società aperta, che sono da considerarsi come antitesi della cultura liberale. Tutte le manifestazioni di odio razziale, tutti i richiami ad esperienze storiche funeste del Novecento appartengono a questa categoria.

È necessario esercitare pari rigore contro tutte le forme di intolleranza e di esaltazione della violenza, sotto qualunque bandiera o divisa si presentino, siano quelle dei naziskin o dei centri sociali, ma siano anche le moschee o le scuole coraniche nelle quali si predicano l'odio e la violenza contro lo stile di vita dell'Occidente, contro i cristiani, contro gli ebrei, contro le nostre vite.

L'Italia non è un Paese razzista. A ottant'anni dalla vergogna delle leggi razziali, a 75 anni dalla deportazione degli ebrei del ghetto di Roma, la memoria di quelle tragedie è ancora profondamente radicata tra i cittadini italiani, ma non possiamo sottovalutare gli episodi ricordati. Ai fenomeni appena citati si ricollegano inevitabilmente le conseguenze di anni ed anni di mancata gestione seria del fenomeno migratorio, un fenomeno che i Governi Berlusconi erano riusciti sostanzialmente ad arrestare e che dopo la caduta dell'ultimo Governo Berlusconi è purtroppo esploso in modo incontrollato.

Nel nostro ordinamento le disposizioni previste dalla cosiddetta “legge Mancino”, volte a prevenire, vietare e sanzionare i crimini e le violenze legate all'odio, al razzismo, alla xenofobia e all'intolleranza dovrebbero trovare più rigorosa applicazione, al fine di scongiurare il ripetersi di questi episodi non più tollerabili.

La condanna dell'intolleranza, del razzismo, delle nostalgie per il passato totalitario è parte essenziale della nostra cultura ed è per questo motivo che le istituzioni hanno il dovere di garantire la piena attuazione e tutela della libertà, e contrastare ogni forma di ideologia discriminatrice in senso razziale, etnico, nazionale, di orientamento sessuale, religioso, o nei confronti di persone affette da disabilità.

Per tutto questo noi sottolineiamo con forza la richiesta che facciamo al Governo affinché si impegni ad adottare le opportune iniziative al fine di contrastare tutte le organizzazioni, movimenti, fondazioni o associazioni che esaltino o promuovano queste forme di violenza; a prevenire la diffusione della propaganda ideologica basata sull'odio e sull'intolleranza, con grande e particolare attenzione a quanto accade negli spazi pubblici e sul web attraverso campagne diffuse di informazione nefasta e di educazione che, anche in ambito scolastico, ha effetti solamente perversi; ad adottare ogni iniziativa al fine di dare effettiva applicazione alle disposizione del nostro ordinamento che prevengono, vietano e sanzionano i crimini e le violenze legate all'odio, al razzismo, alla xenofobia e all'intolleranza; infine, ad adottare tutte le iniziative necessarie per contribuire attivamente a garantire la sicurezza dei cittadini che ancora oggi subiscono forti discriminazioni, come la comunità ebraica, in stretto dialogo con le organizzazioni della società civile e le organizzazioni non governative impegnate contro la discriminazione.

Colleghi, Governo, Presidente, l'Italia non è razzista, gli italiani non sono razzisti, e tutti quanti noi insieme dobbiamo, con forza, testimoniare questa, che è una realtà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gennaro Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Signor Presidente, signori del Governo, intendo fare un intervento che spero quanto più pacatamente possa rilevare quale sia la fondamentale importanza di mozioni, come quella a prima firma Fiano ed altre, che hanno caratterizzato questa parte del nostro dibattito. Lo voglio fare con responsabilità rispetto a quanto sta accadendo in Europa e anche a quanto sta accadendo nel nostro Paese, un Paese dove ottant'anni fa fu scritta la pagina più infame della storia della nostra nazione, quando furono promulgate le leggi razziali, dopo una lunga campagna di diffamazione ed emarginazione di coloro i quali furono oggetto di quella vile persecuzione e del massacro conseguente alle deportazioni. Un anno che vide anche lo spegnersi di una straordinaria opportunità per il nostro Paese, perché, lo voglio ricordare, fu l'anno in cui Enrico Fermi, il più importante nostro scienziato del Novecento, vinse il premio Nobel, e proprio per quelle leggi razziali che intendevano colpire sua moglie prima fu ostracizzato dalla comunità scientifica e poi fu costretto ad andare in un altro Paese a dare il suo formidabile contributo. Quindi, una pagina che ci privò di quelle che erano delle risorse straordinarie, ma soprattutto che mise una parola definitiva su quella sciagura, su quella tragedia che è stato il fascismo nel nostro Paese e il nazifascismo nell'intera Europa.

È un'onda nera, quella che si sta espandendo e che sta lambendo molto da vicino, molto più dei tentativi di minimizzazione, quelli che sono dei gangli del potere del nostro continente, e noi avremo sempre il dovere morale, etico e politico di opporci e di denunciare, sia che ciò che sta accadendo nel nostro Paese possa infangare il nome della nostra nazione, del nostro Paese e dei nostri concittadini, però non semplificando, non riducendo all'atto isolato di qualche delinquente quelli che sono gli atti di ricostruzione della propaganda fascista, sia che ciò accada in altri Paesi, con lo sguardo che dobbiamo mantenere aperto e vigile, sapendo che solo con una consapevolezza di ciò che avviene nel mondo saremo anche in grado di affrontare ciò che avviene in casa nostra. L'acquiescenza puzza di qualunquismo, e la possibilità che vi sia un'interpretazione della democrazia come di un gioco dove ciascuno può giocare una parte e non come la costruzione storica di una conquista di chi per anni ha subito, invece, una violenta occupazione dittatoriale penso che sia un elemento basilare da cui partire.

È stato ricordato straordinariamente bene dal mio collega Fiano come le pietre d'inciampo, volute da un artista, Gunter Demnig, abbiano segnato una parte importante della presa di coscienza e sono avvenute dopo gli anni Novanta, nel 1995, e poi sono state depositate davanti a ogni casa, perché quelle persone venivano strappate dalle loro case e dai loro affetti, di come ciascuno non possa più far finta di nulla di fronte a quell'orrore. E vorrei qui ricordare il nome della famiglia Di Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), quella a cui è stata ignominiosamente cancellata, solo temporaneamente, la memoria, perché ritengo che ciascuna famiglia, ciascuno di coloro i quali ha vissuto quella tragedia debba essere non solo ricordato, ma onorato, perché quelli sì erano italiani, e non lo erano i fascisti che hanno infangato il nome dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per questo motivo, non solo retoricamente, noi dobbiamo ricordare come l'antifascismo, che è stato definito la religione laica del nostro Paese, oggi non possa essere né messo in discussione né assediato.

È di pochi giorni fa, malauguratamente in coincidenza con una festività importante come quella dell'8 dicembre, questo patetico, ma nello stesso tempo pericoloso, assedio di Forza Nuova alla sede nazionale dell'ANPI, a cui rivolgo il mio sentito ringraziamento per mantenere alti i valori dell'antifascismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vorrei ricordare cosa diceva il volantino di Forza Nuova, che si dice pronta ad assediare i suoi nemici, adesso e in futuro. Lo dico con grande rispetto, soprattutto, per suo tramite, al sottosegretario che più volte è venuto a discutere anche di interrogazioni che abbiamo fatto in Commissione sull'argomento. I nemici sono la massoneria, le forze repressive, i magistrati sovversivi, la mafia nigeriana, il gender, le redazioni dei giornali: così è scritto e così io penso debba essere preso sul serio, perché è vero, quello striscione poi è andato nel posto dove meritava, nell'immondizia, perché qualcuno dei cittadini che lo aveva visto, prima ancora che intervenissero le forze dell'ordine, lo aveva messo nel posto naturale, cioè lì, ma noi dobbiamo sapere che non si tratta di fenomeni isolati.

Vorrei ricordare io, se non è ancora chiaro a coloro i quali dovrebbero intervenire, così come giustamente viene anche accolto dal Governo nelle riformulazioni, quali sono oggi le organizzazioni che si richiamano esplicitamente alla ideologia fascista: CasaPound, Forza Nuova, Lealtà e Azione, Manipolo d'Avanguardia, Dora, Milizia, Generazione Identitaria, Fascismo e Libertà, Fasci Italiani del Lavoro, Avanguardia Nazionale, Fortezza Europa, Veneto Fronte Skinheads, Rivolta Nazionale, Skin4Skin, Hammerskin; tutti legati, peraltro, da una sentita amicizia con una forza delinquenziale che agisce in Grecia e che si chiama Alba Dorata. Ora, io penso le stesse cose che pensava Pertini, e ve le voglio leggere verso la fine del mio intervento. Il fascismo, diceva Pertini, per me non può essere considerato una fede politica. Sembra assurdo quello che dico, ma è così: il fascismo, a mio avviso, è l'antitesi delle fedi politiche, il fascismo è in contrasto con le veri fedi politiche. Non si può parlare di fede politica parlando di fascismo, perché il fascismo opprimeva tutti coloro che non la pensavano come lui, e noi abbiamo avuto martiri della lotta antifascista che non ci consentono di abbassare la guardia.

E allora, vedete, non deve arrivare prima la magistratura. Saprete certamente che è stata posta sotto sequestro la sede di CasaPound e sono state indagate trentacinque persone, cinque per violenze ad appartenenti a un centro sociale e trenta per violazione della legge Scelba, la legge che parla della ricostituzione del partito fascista.

Quindi è un tema vivo, attuale, che esiste all'interno del nostro Paese; e spero sempre che, nella lunga campagna di sgomberi che sta tenendo, questo Governo si ricordi di sgombrare la costosissima e non certo democratica occupazione di CasaPound anche a Roma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), come spero che possa essere ricordato a un Ministro del vostro Governo, il Ministro Fontana, che noi non faremmo nessun servizio al Paese cambiando la legge Mancino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), lo dico con grande tranquillità, perché, se dobbiamo andare oggi sulla nuova frontiera che è quella dell'online, quella dove i messaggi addirittura sono stati capaci di reclutare dei macellai che hanno poi realizzato, e vado verso la conclusione, degli attentati terroristici di matrice integralista islamica, non dimentichiamo, però, quelli che hanno corrotto le menti di chi, come Breivik, ha fatto un massacro di giovani socialdemocratici in Norvegia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ed è per questo, e voglio concludere, che, per quanto mi riguarda, sono valide le parole di Umberto Eco, che parlò di Ur-Fascismo, cioè del fascismo perenne che precede e segue la fase storica del fascismo. Non dobbiamo sottovalutare quello che sta accadendo, non solo nel nostro Paese, ma in giro per l'Europa. Non possiamo immaginare non solo di abbassare la guardia…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GENNARO MIGLIORE (PD). …ma di non comprendere - ho concluso - ciò che invece la luce dell'antifascismo, della lotta alle discriminazioni, della lotta alla discriminazione alla omofobia, alla transfobia, a quelli che sono i manifesti oggi del nuovo fascismo, non possiamo non guardare a quella luce per illuminare la nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Grazie, signor Presidente. L'auspicio che in quest'Aula, in questa sala, in questo momento, vi fosse la possibilità di fare un discorso che vedesse tutte le forze politiche condividere un punto fondamentale, e che mi sembrava possibile a seguito dell'applauso corale che ha accompagnato l'intervento dell'onorevole Fiano, che ha unito tutta l'Aula nella condanna a quanto avvenuto con le pietre d'inciampo, è crollato, purtroppo, miseramente, dopo un paio di minuti dell'intervento dell'onorevole Palazzotto, che non ha impiegato più tempo, onorevole Presidente, per equiparare il pericolo nazifascista in Europa con l'avvento del Governo gialloverde in Italia, per paragonare le forze nazifasciste che in Europa si sono macchiate, sì, di episodi gravi e delinquenziali al Ministro dell'interno Salvini, al Ministro Vicepremier Di Maio; insomma, per buttare un momento che doveva essere importante, un momento che doveva essere di condivisione, in sterile, fiacca e, mi consenta anche di dire, abbastanza irritante polemica politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Noi non abbiamo nessun problema, e lo dico a coloro che hanno parlato prima, a condannare chiunque, sia di destra o di sinistra, applichi la violenza nell'attività politica e a definirli delinquenti. Noi non abbiamo nessun problema, signor Presidente, a dire che, se c'è una forza che si richiama esplicitamente alle ideologie naziste o fasciste, i componenti di questa forza, qualora compiano atti di violenza, devono essere messi in carcere, come è giusto che sia, perché veniamo e viviamo in uno Stato come quello italiano che della violenza politica ha una storia lunga e ha ancora cicatrici fortemente aperte.

Ma mai come in questo momento, signor Presidente, ho sentito citare Pertini, Umberto Eco, ecco, citerei una frase attribuibile a Ennio Flaiano, che non avrei citato se non avessi ascoltato gli interventi che ho invece ascoltato, e cioè che in Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Infatti, non è possibile che, nel momento in cui forze come Lega e 5 Stelle firmano una mozione - e mi sarebbe piaciuto sentire dall'onorevole Palazzotto cosa ne pensa della mozione firmata da noi - in cui c'è una condanna chiaramente ai pericoli della violenza nazifascista, ecco che immediatamente arriva un esponente della sinistra, come è sempre avvenuto in tutta la mia storia politica, ad accusare di fascismo; e non si capisce perché, anziché cercare di unire, questo sì, tutto lo Stato italiano al ricordo tremendo di quello che avvenne settanta anni fa, ancora la sinistra non capisca che ostinarsi ad ergersi come unici difensori della democrazia italiana, oltre ad essere sbagliato, è anche politicamente controproducente per loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Perché gli unici che riconoscono alla sinistra il diritto di distribuire patenti di democrazia sono i loro elettori. che sono sempre meno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

E allora, signor Presidente, siccome per anni io mi sono sentito dare del fascista, mi sono sentito dare anche del nazista, e anche in tempi recenti: perché ricordiamo… Mi spiace, devo seguire anch'io la prassi di dire che tramite lei vorrei riferirmi all'onorevole Serracchiani. La quale, non più di sei mesi fa, equiparò quasi… No, non quasi: equiparò il raduno di Pontida a quelli di Norimberga, e questo è avvenuto nel 2018 a giugno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Signor Presidente, ma allora voi volete fare una battaglia contro il nazifascismo, o volete utilizzare le tragedie di questo secolo, questo sì, per lucrare qualche voto miserevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Perché nel primo caso -penso di poterlo dire anche a nome dei 5 Stelle, parleranno dopo - troverete nella Lega e nei 5 Stelle un valido alleato; ma, se invece continuate, come avete fatto negli ultimi decenni, a considerare il fascismo un problema solo quando voi non governate…Perché lo dico anche all'onorevole Migliore: le sigle che lui ha prima elencato esistevano anche nel 2013, nel 2014, nel 2015, nel 2016, cioè quando loro governavano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! E se c'è un problema di nazifascismo, ma cosa stavate guardando allora voi a quel tempo?

Signor Presidente, è ora di finirla di puntare il dito: qui ci sono forze democratiche, che se vanno al Governo ci vanno perché sospinte dal voto democratico dei propri elettori. Qui ci sono forze democratiche che, sì, utilizzano Internet, esattamente come lo utilizzano loro; forse noi lo utilizziamo meglio, ma se voi siete incapaci di utilizzare queste nuove forme di comunicazione, il problema non è nazifascista, il problema è che siete voi sconnessi con il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

E cito anche - permettetemi di dirlo - le premesse da cui parte la risoluzione…Ecco perché dico che molte volte, anzi sempre, la sinistra utilizza l'antifascismo come arma di lotta politica contingente. La lettera r) delle premesse della risoluzione, da cui muovono le basi tra l'altro sia le mozioni Fiano ed altri n. 1-00072 sia quella di LeU e la nostra, la lettera r) delle premesse cita come caso evidente di recrudescenza nazifascista in Europa un evento accaduto a Katowice, in Polonia, nel settembre 2017, dove sono stati appesi in effigie i volti di alcuni eurodeputati appartenenti non a forze di destra. Ma perché, se a Katowice, appendono in effigie deputati, quindi di centro o di sinistra, è fascismo, e se in Italia quotidianamente il Ministro Salvini viene minacciato con le parole “devi morire”, viene bruciato in effigie in piazza, se viene esposto un cartello che dice “Salvini, a Piazzale Loreto c'è ancora posto”, il problema non è chi espone questi cartelli ma il sito Facebook che lo rimanda (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Ma perché…

A parte il fatto che con quelle facce lì l'unica cosa che possono fare a Piazzale Loreto è spararsi qualche canna e nient'altro, perché non è che ci fanno particolarmente paura, sia chiaro, sia chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Però io dico: come mai quando il politico di destra viene minacciato non c'è un problema di recrudescenza, di violenza comunista o anarchica, e quando viene minacciato il politico di sinistra, minacce che noi condanniamo, invece questo problema c'è (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Perché non si vuole (e ne abbiamo la dimostrazione anche oggi) trovare una memoria comune? Perché è troppo facile, quando non si hanno più argomenti, buttarsi nel campo dall'antifascismo, perché è troppo facile, ed è questo che non vi permetteremo più.

Io sono stanco del politicamente corretto e non sono più disposto a sentirmi dare dal fascista semplicemente perché non appartengo alla sinistra. È giunto il momento che la sinistra capisca una cosa: che esiste una destra oltre il fascismo, è sempre esistita ed esisterà anche dopo; una destra che ha diritto di cittadinanza in Europa esattamente come ce l'ha la sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Noi rivendichiamo con orgoglio questa possibilità, da esponenti di destra, per la storia politica che ciascuno di noi ha, e rivendichiamo ciò con orgoglio perché non abbiamo nessun problema a condannare la violenza nazifascista. Ci piacerebbe anche che la sinistra ogni tanto condannasse la violenza anarco-insurrezionalista (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), quella violenza che non è meno pericolosa perché in politica qualunque tipo di violenza è, secondo noi, pericolosa alla stessa maniera.

Io vorrei concludere il mio intervento dicendo che noi la nostra mozione la votiamo con orgoglio, la votiamo perché crediamo in quello che abbiamo scritto, la votiamo perché riteniamo che una memoria condivisa sia importante anche all'interno dall'Italia e che sia importante anche chiarire esattamente quello che è avvenuto 70 anni fa, usarlo dal punto di vista storico e insegnarlo ai nostri ragazzi. Soprattutto, ci preme sottolinearne l'importanza, un'importanza tale che non consente a nessuno di utilizzare quei temi così fondamentali - questo sì - per meri interessi di bottega: se non siete capaci di fare politica al di là dell'antifascismo, il problema è vostro e non nostro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Lattanzio. Ne ha facoltà.

PAOLO LATTANZIO (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, innanzitutto voglio esprimere l'accordo con quanto espresso dal collega Fiano, per la sensibilità necessaria e mai banale da esprimere quando si verificano questi atti di antisemitismo e di violenza antisemita in ogni dove. Credo che questi avvenimenti siano l'occasione per ribadire, senza se e senza ma, una condanna ferma, che deve arrivare da tutti quanti, in particolare da chi riveste un ruolo istituzionale e politico.

D'altra parte, mi fa piacere intervenire alla fine di un percorso di scrittura congiunta di questa mozione con la Lega e mi fa piacere intervenire in un giorno in cui, proprio nella mia città, a Bari, è stata chiusa la sede di Casa Pound a seguito di una serie di eventi violenti che ci sono stati nei mesi passati: è un messaggio importante, soprattutto a chi ci provoca parlando di un Governo che alimenta la violenza neofascista o neonazista.

È grave, d'altra parte, e al tempo stesso mortificante, dover tornare a pronunciare ancora oggi in quest'Aula le parole “violenza neofascista e neonazista”. Si tratta di un fenomeno che è tornato tristemente alla ribalta, come dimostrano numerosi fatti di cronaca: episodi di violenza verbale e fisica, intimidazioni, minacce, offese, attacchi a simboli e a persone che si verificano da mesi in tutta Europa. Si tratta di una vera e propria escalation che ci lascia sgomenti ma non inermi. Solo per citare alcuni casi, abbiamo visto una ignobile caccia all'uomo a Chemnitz in Germania, dove sono stati attaccati cittadini afgani, siriani e bulgari; un intervento violento a Como, all'interno di una riunione della rete Como senza frontiere, del Veneto Fronte Skinheads, che ha interrotto una pacifica riunione leggendo un volantino delirante; e poi, infine, è ancora impossibile dimenticare l'episodio avvenuto allo Stadio Olimpico durante la partita Lazio-Cagliari, quando - ma l'abbiamo visto tutti - sono stati attaccati in curva sud gli adesivi che ritraevano Anna Frank con la maglia giallorossa; il settore è stato riempito di sticker che recitavano la dicitura e la scritta “romanista ebreo”. Un vergognoso episodio antisemita, di cui alcuni tifosi bianco-celesti, non nuovi a queste manifestazioni, si sono macchiati, come se definire qualcuno “ebreo” fosse un insulto.

Questi sono solo alcuni degli esempi di un lunghissimo elenco. Credevamo, d'altra parte, di aver appreso la lezione della storia, che, è bene ricordarlo, è una e non ammette nessuna forma di negazione. Invece ci troviamo a dover prendere atto di quella che il Parlamento europeo ha definito giustamente “una crescente normalizzazione di fascismo, razzismo e xenofobia”, e che costituisce un pericolo grave per la democrazia. Con una risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 25 ottobre scorso, i Paesi membri si impegnano a mobilitarsi collettivamente contro questo fenomeno, trovando congiuntamente strategie efficaci.

La richiesta fulcro del documento ai Paesi dell'Unione europea è di trovare delle strategie per attuare tutte le iniziative di competenza a contrasto delle attività delle organizzazioni che incitano all'odio e alla violenza negli spazi pubblici. Al di là dell'elenco delle gravissime vicissitudini, il messaggio chiaro che emerge è il bisogno di instaurare un efficace processo di destrutturazione della violenza. Una volta trovate le basi e comprese le cause, bisogna invertire una degenerazione malata per le nostre società, attuando strategie repressive, ma soprattutto di prevenzione.

Si tratta di creare delle profonde fratture all'interno di questa escalation, si tratta di incrinare non solo l'accettazione sociale, ma la stessa tolleranza di questi atti di violenza e ciò è possibile solamente in un modo, ossia mettendosi in gioco in prima persona, intervenendo direttamente, prendendo la parola e denunciando ogni violenza di stampo antisemita, ogni discriminazione razziale, ogni atto di derisione e violenza psicologica contro i diversamente abili, ogni forma di aggressione fisica e verbale contro le donne - come è avvenuto soprattutto negli ultimi giorni, anche in questo Parlamento -, ogni violenza contro chi manifesta il proprio orientamento sessuale.

Solo mettendoci in gioco in prima persona e lavorando su comportamenti e linguaggi, potremo auspicare che i Governi d'Europa possano trovare strategie politiche efficaci per interdire i gruppi neofascisti e neonazisti. Questi atti di violenza, in continuo aumento, compromettono i valori su cui si fondano le società libere. Per questo il contrasto alla violenza neofascista e neonazista deve realizzarsi in tutti gli ambiti della vita quotidiana.

Ritengo, quindi, fondamentale il ruolo della scuola e dell'intero comparto educativo come presidio principale di formazione. È a scuola, infatti, che possiamo e dobbiamo mantenere viva la memoria e la conoscenza della storia e degli impatti devastanti che le politiche e le ideologie, fascista e nazista, hanno avuto sulla società e sul mondo intero.

A scuola possiamo guidare le nuove generazioni verso forme di inclusione che rispettino i princìpi di non discriminazione presenti nella nostra Costituzione. Adesso - e ci sono anche dei ragazzi qui presenti - dovrei dire che le nuove generazioni sono quelle che dimostrano maggiore disinteresse o ignoranza rispetto alla storia del fascismo. Infatti, se ne ha la prova anche sui social network, dove i giovani, come molti hanno ricordato, spesso si rendono autori di fenomeni e di linguaggi di odio. tuttavia, in realtà, credo, Presidente - mi rivolgo per il suo tramite a tutta l'Assemblea - che è su di noi adulti, soprattutto su quelli che hanno responsabilità sociali e politiche, che si deve intervenire, per sgomberare il campo da pericolose ambiguità ideologiche. È a noi adulti che farebbe bene un ripasso o uno studio vero e proprio, per alcuni, della storia del Novecento.

Le risorse per la sicurezza sono importanti, ma da sole non bastano. Serve investire in cultura, scuola, università, che costituiscono il luogo privilegiato in cui avviare questo processo di educazione e di promozione della conoscenza, che deve poi proseguire lungo tutto il corso della vita. In altre parole, se non si fosse capito, sto parlando di un approccio non repressivo, di prevenzione, che parta dall'educazione dei giovani e che assuma in questa fase storica la forma del migliore investimento possibile sul futuro.

Ovviamente, scuole e università, più in generale, riguardano le nuove generazioni e devono essere intese come l'avvio di una strategia ampia e complessa, una strategia che renda protagonista le famiglie e che agisca nei luoghi fisici ma anche in rete; una strategia tesa a veicolare e a valorizzare i messaggi di pace, solidarietà, inclusione e legalità; una strategia che ricordi costantemente i valori su cui si fonda la democrazia libera; una strategia che è realizzabile soltanto pensando a presidi sociali che siano saldi, solidali, orizzontali, partecipati e diffusi, che siano non solo frontiera, ma avamposto sociale e presidio democratico del dettato costituzionale antifascista.

La politica in primis e chi ha governato questo Paese non possono non interrogarsi sugli enormi spazi lasciati colpevolmente vacanti di presidi sociali, culturali, informativi e di legalità all'interno dei quali la violenza xenofoba, le discriminazioni e l'odio sono stati troppo a lungo tollerati.

Non posso non pensare al mondo delle curve degli stadi italiani, che ho frequentato a lungo, alle quali si è guardato troppo a lungo con sufficienza e snobismo o con complicità, a seconda delle stagioni. È proprio in questi luoghi, in questi spazi abbandonati, che neofascismo e neonazismo hanno spesso fatto proselitismo, soprattutto fra i più giovani. Ogni croce celtica esposta in curva, ogni striscione razzista, ogni discriminazione territoriale, ogni svastica sbandierata sono in primis il senso del fallimento di una gestione dello Stato che non ha saputo tutelare se stesso, i propri valori e i propri giovani e abbiamo il dovere di ripartire proprio da questi spazi, scuola e sport, formazione e inclusione, cultura e socialità.

Una società libera non può odiare, escludere né discriminare; in una società libera e sana non devono esistere movimenti che ispirandosi a idee di matrice neofascista e neonazista agiscano per istigare all'odio, produrre violenza, discriminare e diffondere idee xenofobe e razziste, violando quotidianamente la legalità e le leggi dello Stato.

È proprio per queste ragioni che crediamo che il Governo debba, sempre più, impegnarsi a monitorare le attività di quei movimenti neofascisti, il loro impatto, le loro azioni di sensibilizzazione, le azioni pubbliche. In quest'ottica, inoltre, parlando di legalità, non dobbiamo concedere a tali movimenti la possibilità di occupare illegalmente, in maniera abusiva, interi stabili nelle nostre città, e penso alla città di Roma che ci ospita.

Alla luce di queste considerazioni auspichiamo che il Governo attui con urgenza gli impegni presi, su cui il sottosegretario ha poc'anzi espresso il favore, per un contrasto sempre più convinto alla violenza di matrice neofascista e neonazista ed esprimo, ovviamente, a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle, voto favorevole alla mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Fiano e altri n. 1-00072 hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative ai capoversi 1° e 3° del dispositivo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare, dapprima, i capoversi 1°, 2° e 3° del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo - il parere del Governo è dunque favorevole – e, a seguire, il quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario. Infine, ove il dispositivo venga in tutto in parte approvato, la premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa, onorevole Fiano?

EMANUELE FIANO (PD). Su questo, perché lei prima ha detto: sui punti 1° e 3°. Sono accettate le riformulazioni sui punti 1°, 2° e 3° del dispositivo. Per essere sicuri, per il verbale. Sono accettate tutte e tre le riformulazioni, 1°, 2° e 3°.

PRESIDENTE. Non c'è riformulazione sul punto 2°, perché il parere è favorevole direttamente sul vostro testo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fiano ed altri n. 1-00072, limitatamente ai capoversi 1°, 2° e 3° del dispositivo, come riformulati, il 1° e il 3°, su richiesta del Governo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Intanto, saluto gli alunni e i docenti della scuola “Mozzillo Iaccarino”, di Manfredonia che sono qui ad assistere ai nostri lavori.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fiano ed altri n. 1-00072, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Fiano ed altri n. 1-00072, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fiano ed altri n. 1-00072, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione della mozione Fornaro ed altri n. 1-00078.

Avverto che non avendo i presentatori accettato le riformulazioni proposte dal Governo e non essendo state avanzate richieste di votazioni per parti separate, il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fornaro ed altri n. 1-00078, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa, onorevole Fiano?

EMANUELE FIANO (PD). Su questo. Chiedo di poter votare separatamente, della mozione D'Uva e Molinari n. 1-00084, la premessa rispetto agli impegni.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Uva e Molinari ed altri n. 1-00084, limitatamente agli impegni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Uva e Molinari ed altri n. 1-00084, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione della mozione Orsini ed altri n. 1-00093.

Avverto che il gruppo del Partito Democratico ha avanzato la richiesta di votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Orsini ed altri n. 1-00093, limitatamente al dispositivo per quanto non assorbito dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Orsini e altri n. 1-00093, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Orsini ed altri n. 1-00093, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Seguito della discussione delle mozioni Molinari, D'Uva ed altri n. 1-00083, Gadda ed altri n. 1-00087, Luca De Carlo ed altri n. 1-00091 e Paolo Russo ed altri n. 1-00092 concernenti iniziative volte alla tutela dei prodotti agroalimentari italiani propri della dieta mediterranea, con particolare riferimento ad una proposta di risoluzione in discussione presso l'Assemblea generale dell'ONU in materia di nutrizione e salute (ore 16,48).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Molinari, D'Uva ed altri n. 1-00083, Gadda ed altri n. 1-00087, Luca De Carlo ed altri n. 1-00091 e Paolo Russo ed altri n. 1-00092 concernenti iniziative volte alla tutela dei prodotti agroalimentari italiani propri della dieta mediterranea, con particolare riferimento ad una proposta di risoluzione in discussione presso l'Assemblea generale dell'ONU in materia di nutrizione e salute (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di lunedì 10 dicembre 2018 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

Avverto che è stata presentata la mozione Molinari, D'Uva, Gadda, Paolo Russo, Luca De Carlo, Fornaro ed altri n. 1-00094, il cui testo è in distribuzione, e contestualmente sono state ritirate le mozioni all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione presentata.

MANLIO DI STEFANO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossella Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Come abbiamo avuto modo di discutere ieri in quest'Aula, questa mozione è una mozione importante perché mette al centro il nostro sistema agroalimentare e lo difende sostanzialmente da un attacco che gli viene dal tentativo di introdurre anche a livello internazionale il sistema dell'etichetta «a semaforo», un'etichetta «a semaforo» che vorrebbe unire i valori nutrizionali con un giudizio sulla salubrità dei prodotti in commercio. Un'etichetta particolarmente pericolosa per i prodotti italiani, che verrebbero così ad essere giudicati semplicemente sulla composizione nutrizionale e non, invece, sui principi che noi sappiamo essere alla base della dieta mediterranea, principi che meglio di altri raccontano la qualità dei prodotti agroalimentari.

Questa è una mozione che difende il nostro sistema di produzione agricolo, i tanti agricoltori e i tanti imprenditori che in questi anni hanno costruito un pezzo importante dell'economia italiana, che registra dei numeri fondamentali nell'export, ma che nel nostro Paese ha rappresentato anche cultura, natura, territorio. La centralità della produzione agricola rappresenta davvero un pezzo importante della qualità italiana, quella qualità che dovremmo ricordare quando andiamo all'estero a proporre il nostro Paese e che viene messa sotto attacco proprio da una mozione delle Nazioni Unite, in particolare dall'azione di sette Paesi, tra cui la Francia e il Brasile. Allora, noi con questa mozione unitaria – sono contenta che sia una mozione unitaria, perché davvero è un tema su cui non bisogna dividersi – diciamo che sicuramente il sistema agroalimentare italiano non ha nulla da nascondere…

PRESIDENTE. La prego di fermarsi un attimo soltanto. Colleghi, sono iniziate le dichiarazioni di voto, quindi immagino che questo comportamento sia legato ad un clima di rilassamento dovuto alla cessazione delle votazioni precedenti. Intanto, ricordo che non si possono voltare le spalle alla Presidenza e, soprattutto, chiedo che venga osservato il giusto silenzio per consentire alla collega Muroni di svolgere in tranquillità il suo intervento. Penso che ce la possiamo fare. Chi, comunque, proprio non resiste, si può accomodare fuori dall'Aula. Prego, deputata Muroni.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Dicevo che il sistema agroalimentare italiano non ha nulla da nascondere. Noi non temiamo nessuna etichetta, anzi io credo che sia giunta l'ora di utilizzare quest'ennesimo attacco al nostro sistema agroalimentare per portare nel nostro Paese anche delle novità importanti, in cui l'etichettatura dia conto della filiera, della provenienza, del tipo di lavorazione, racconti anche quel pezzo di identità e di cultura presente in ogni nostro prodotto agroalimentare. Invece, l'etichetta «a semaforo», così come vorrebbe essere introdotta, è un'etichetta solo apparentemente neutra, che invece favorisce proprio quelle sostanze chimiche, non naturali, che garantiscono magari alcuni valori, anche da un punto di vista nutrizionale…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Deputato Rotelli, lei può voltarsi, grazie? E, comunque, non si può parlare in Aula.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente, dicevo che questo sistema di etichettatura «a semaforo» è ingannevole, perché dietro l'idea di difendere la salute dei cittadini, invece appiattisce verso il basso la qualità dei prodotti offerti e danneggia in particolare quei prodotti, come quelli dell'agroalimentare italiano, che hanno una storia, una cultura, un tipo di conservazione, una procedura di realizzazione, e favorisce invece, paradossalmente, quei prodotti, per esempio, ricchi di edulcoranti, di aromi artificiali, in un malinteso senso della protezione della salute dei cittadini. Noi abbiamo tutto da perdere da questo sistema di etichettatura «a semaforo», ma la cosa importante che vorrei sottolineare è che noi abbiamo moltissimo da offrire dal nostro modello agroalimentare al mondo intero. Lo abbiamo sul fronte dei prodotti che realizziamo, ma anche per ciò che questi prodotti rappresentano, innanzitutto una pratica antica, legata ai territori, ma anche alla base di un sistema alimentare, che è quello della dieta mediterranea.

La dieta mediterranea ha una storia molto bella, perché viene scoperta negli anni Sessanta da uno scienziato, Ancel Keys, che si trasferisce nel nostro Cilento per studiare proprio quelle popolazioni che, in quei luoghi, dimostravano di avere caratteristiche di salute importante, in particolare non c'erano malattie legate a cardiopatie, non c'era diabete e c'era soprattutto una comunità di centenari davvero importante. Centenari che hanno continuato a esserci nel Cilento, tanto che, nel 2015, quando il nostro Paese ha ospitato l'Expo a Milano, il sindaco di Pollica, Stefano Pisani, li ha portati a Milano per farli conoscere al mondo, per far conoscere, attraverso la loro vita e la loro salute, la qualità della dieta mediterranea. Ecco, di questo stiamo parlando, di un sistema di produzione agroalimentare che, però, è anche un sistema culturale, è un sistema di vita, è un racconto dei territori ed è un sistema che verrebbe naturalmente e assolutamente azzerato da un'idea di etichetta a semaforo. Dico, però, anche che questa deve essere l'occasione per il sistema italiano per reagire e per essere il primo a proporre un sistema di etichetta trasparente che guardi davvero alla storia del prodotto, alla provenienza, alla qualità perché, ripeto, noi non abbiamo nulla da nascondere; quindi, nella trasparenza e nell'informazione ai cittadini, ai consumatori, siamo i primi a trarne beneficio, così come noi dovremmo iniziare a pensare a utilizzare la leva fiscale per premiare quei prodotti che davvero rappresentano la qualità e difendono la salute dei cittadini e penso appunto ad un sistema fiscale che colpisca, ad esempio, le bibite gassate e tutto ciò che ci viene proposto in un sistema alimentare che non è certo quello italiano. Ecco, dobbiamo reagire, non solo difendendo ma anche promuovendo la qualità e un sistema davvero trasparente, un sistema che aiuti la qualità dei prodotti, di cui l'agroalimentare italiano è ricco, e vorrei anche sottolineare il fatto che, nel caso italiano, come ha raccontato bene la vicenda di Expo, dietro ad un sistema agroalimentare c'è anche un territorio che si riscopre, che reagisce, che prova a rimettere al centro un'economia. Oggi, come ieri, parliamo anche di una legge legata alla produzione biologica; ecco, è fondamentale far capire che l'innovazione e anche la promozione di misure legislative con un'etichetta trasparente, non l'etichetta a semaforo che ci vorrebbero imporre, sono misure che possono davvero promuovere l'agroalimentare italiano e che possono raccontare fino in fondo quanto di italiano, di identità e di territorio è nascosto nei nostri prodotti (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, mi pare assolutamente evidente come qui oggi si stiano difendendo – mi fa piacere che tutte le forze politiche lo stiano facendo, destra e sinistra, seppure con le sfaccettature e contenuti differenti che sono propri del Parlamento – non solo migliaia di aziende, che operano in campo agroalimentare, non solo le nostre eccellenze, non solo i nostri prodotti, ma anche e soprattutto il nostro interesse nazionale; interesse nazionale che non è la somma di tanti piccoli interessi ma è qualcosa di più alto, di più profondo. Stiamo difendendo oggi le nostre tradizioni, la nostra cultura, i nostri millenari saperi che si tramandano di generazione in generazione e che, di generazione in generazione, hanno contribuito a costruire nel mondo la nostra credibilità, anche in campo agroalimentare. Inutile ricordare infatti quale sia la reputazione che i nostri prodotti oggi godono ovunque nel mondo, le cifre, già di per sé giustificative – a circa 40 miliardi si attesta l'export italiano –, non bastano a spiegare cosa significhi comprare e consumare italiano. Capisco anche come tutto ciò possa dar fastidio, lo vediamo in Europa dove anche solo un'etichettatura, che enfatizza la provenienza italiana di un prodotto, è vista come fumo negli occhi, ma credo anche che prendere a pretesto una questione seria, come la lotta al cancro, al diabete, all'obesità, soprattutto giovanile, per colpire chi, come l'Italia, da sempre, produce qualità, sia semplicemente vergognoso. Paradossale è poi che la nostra dieta mediterranea, i cui benefici per la salute sono supportati da numerosi studi scientifici, venga riconosciuta come patrimonio dell'umanità e, nello stesso momento, i prodotti che la caratterizzano subiscano attacchi con etichettature che ne scoraggiano l'utilizzo e con aggravi fiscali. Il tutto per indebolire le nostre produzioni, ma anche per non affrontare il problema alla radice. Sì, perché è inutile nascondersi. Inutile nascondersi, infatti, che il problema è di natura prima di tutto sociale; innegabile il fatto che incidenza delle malattie, obesità e cattivi stili alimentari abbiano un'incidenza assolutamente maggiore tra le fasce più povere della moderna società consumistica. Sono i più poveri quelli costretti a cibarsi di cosiddetto cibo spazzatura, quelli che non seguono diete o non hanno la possibilità di acquistare biologico, o non seguono stili di vita appropriati. È di questo - ridurre le diseguaglianze - che le Nazioni Unite dovrebbe preoccuparsi, non di lavarsi la coscienza imponendo etichette e tasse a chi produce ed esporta, come l'Italia, qualità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Basta ipocrisia, onorevoli colleghi, e basta piegare la testa davanti ad attacchi strumentali e ripetuti come quello perpetuato ai nostri danni. Quindi esprimo la mia massima soddisfazione per essere riusciti a convergere, visto il tema, su un documento unitario, che dà forza all'Italia per battersi e tutelare quello che è da tutti riconosciuto, sì, anche da quelli che vogliono ostacolarci, come il cibo migliore del mondo: il cibo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raffaele Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, siamo in presenza di un fatto, a nostro avviso, molto importante, che avevamo anche auspicato attraverso l'ottimo intervento in discussione generale del collega Paolo Russo, cioè che il Parlamento arrivasse a una mozione unitaria su un tema, a nostro avviso, fondamentale. Fondamentale non solo e non tanto per la nostra industria agroalimentare, che è un'industria fondamentale che rappresenta una fetta importantissima del PIL del nostro Paese, ma anche e soprattutto per dare un'indicazione al Governo, un segnale al Paese e anche un segnale all'Europa; Europa che spesso oscilla tra posizioni non sempre molto chiare su questo tema, oscilla tra le posizioni molto spinte dei Paesi del nord Europa, che si caratterizzano più per una propensione al commercio, piuttosto che una propensione alla produzione di prodotti agroalimentari e le posizioni, invece, più consone anche a quella dell'Italia, dei Paesi produttori di beni agroalimentari. Ecco, io penso che, in questo Paese e in questa circostanza ghiotta, bisogna, caro sottosegretario, fare un investimento in educazione alimentare e sul corretto stile di vita, lo ha detto bene ieri il collega, onorevole Russo; noi pensiamo questo sia il punto centrale della discussione, perché la cosiddetta etichettatura a semaforo introduce una semplificazione che ci porta completamente fuori strada. E in tempi di fake news e di disinformazione sui nostri stili di vita e sulla salute dei cittadini, io penso che il Governo, lo Stato debba intervenire più decisamente, per dare più spazio alla ricerca, alle risultanze vere della ricerca italiana in particolare, europea e poi mondiale, le quali ci dicono alcune cose molto chiare, che spesso però non riescono ad arrivare al cittadino. E certamente abbiamo bisogno di un Governo che investa anche più risorse su questo tema.

Non è solo importante, a nostro avviso, contrastare la follia di questa proposta, che viene paradossalmente anche dai cugini francesi ed è veramente inspiegabile, perché molti prodotti, per esempio francesi, si troverebbero dentro un sistema molto penalizzante.

Ma quello che, a mio avviso, è necessario è che si sfrutti questa vicenda, sicuramente negativa, per trarne, invece, un aspetto positivo, e cioè fare una maggiore informazione, cercare di investire in educazione alimentare e cercare di trasmettere al cittadino cosa significa salvaguardare il benessere e la salute e cosa significa mangiare certe cose e non altre, e soprattutto fare un investimento per cercare di far capire che quello che fa la differenza è lo stile di vita, sicuramente le quantità ingerite e tutta quella serie di questioni di cui spesso parlano eminenti scienziati, troppo spesso inascoltati, al tempo della Google Accademy, purtroppo, succede anche questo. E questo è da scongiurare, perché è un pericolo appunto per la nostra economia, ma è un pericolo per la salute dei nostri concittadini, perché, se facciamo passare l'idea che la Coca Cola o la Diet Coke siano meglio di un po' di olio di oliva, è chiaro che stiamo facendo una operazione di clamorosa disinformazione, oltre che un danno alle nostre produzioni più importanti, che sono caratterizzanti appunto la dieta mediterranea.

Noi abbiamo fatto un passo indietro per cercare anche di favorire la nascita di una risoluzione unitaria del Parlamento, abbiamo, per esempio, rinunciato a inserire nella mozione unitaria il tema del Ministero del cibo; Paolo Russo si è soffermato su questo, giustamente. Io penso che questa vicenda evidenzi ancora di più e ancora in maniera più forte che qui, in questo Paese, c'è bisogno di un Ministero del cibo, perché abbiamo bisogno di far capire alla popolazione ancora meglio che dietro quello che mangia c'è una filiera produttiva, ci sono sforzi, c'è serietà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), c'è attenzione alla qualità. E su questo io penso che tenere distinte la filiera, un pezzo nell'industria, un pezzo nell'agricoltura, sia assolutamente deleterio, come se fossero due parti completamente distinte. No, sono un tutt'uno e sempre di più, per fortuna, l'industria sta andando nella direzione di costruire contratti di filiera con gli agricoltori, per fare in modo che il consumatore abbia la percezione chiara di ciò che mangia o l'informazione chiara di ciò che mangia e, soprattutto, come viene fatto quel prodotto. Ne parleremo anche fra pochi minuti, fra poche ore, quando affronteremo il tema della legge sul biologico.

Forza Italia va assolutamente in questa direzione, sono anni che battiamo su questo punto, noi abbiamo assoluto bisogno che ci sia una maggiore trasparenza, che il consumatore sia meglio informato e che si possa, attraverso questo, fare anche una operazione importante di sicurezza alimentare, anche arrivando – perché no? – al tema del benessere degli animali, che è una parte essenziale di questo discorso e ancora, però, ci sono poche informazioni.

Io penso che oggi il Parlamento italiano scrive una pagina positiva della sua storia, però non vorrei che si limitasse a questo e faccio un appello, per il tramite del Presidente, al Governo, affinché non finisca tutto qui, ma, a partire da questa mozione unitaria, si investa sempre di più in questo settore, si investa sempre di più in informazione, in educazione alimentare e si cerchi, attraverso anche la garanzia di un maggiore benessere per i cittadini, di fare gli interessi anche delle nostre imprese, della nostra straordinaria industria alimentare e anche – perché no? – denunciare furbizie, che spesso si celano dietro a queste proposte, che a volte, neanche troppo poco spesso, presuppongono interessi di natura diversa, magari commerciali, che però nulla hanno a che vedere con la tutela e la salvaguardia della salute e della nutrizione umana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Maria Chiara Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Presidente, siamo in un'epoca storica in cui spesso si ha la tentazione di dividere il mondo in bianco e nero e in buoni e cattivi, e lo stesso oggi vale per il cibo con questa mozione in discussione, una visione manichea che non aiuta a comprendere la complessità del mondo che ci circonda e la sua continua evoluzione. La mozione che oggi abbiamo tutti fortemente voluto e presentato in modo unitario deve essere da stimolo per tutti noi per uscire dai cliché che non aiutano ad affrontare in modo efficace le nuove sfide che abbiamo davanti.

Oggi, onorevoli colleghi, parliamo di cibo, di alimentazione, e dobbiamo sapere che l'articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo indica in modo molto chiaro la linea da seguire: l'accesso a un'alimentazione sana e corretta è un diritto dell'uomo. Questo tema è emerso in modo molto chiaro durante Expo 2015, l'esposizione universale che noi abbiamo fortemente voluto e che è diventata la vetrina dell'Italia nel mondo e del mondo in Italia. Ciascuno di noi si deve sentire addosso questa responsabilità, quando si disegnano le politiche pubbliche, quando ci si siede ai tavoli della diplomazia e si prova a delineare un percorso comune. Parlare di cibo non significa soltanto rispondere a un bisogno primario dell'uomo, questo è sicuramente importante, ma, dall'altro lato, nel nostro Paese questo tema lo conosciamo bene perché per noi cibo è cultura, è sapere antico. Il nostro modo di produrre, trasformare e coltivare significa anche presidio dei territori contro l'abbandono, contro la desertificazione, contro il dissesto idrogeologico; significa lavoro, significa dignità dell'uomo, significa anche identità, ma non è identità di maniera, come quella che qualche volta si sente e si vede usare come una clava per dividere.

Il cibo, da quando esiste l'uomo, ritma il nostro tempo, le nostre comunità. Il cibo è specchio dell'anima di un Paese e dei cambiamenti nella sua storia, fatta di incontri di persone, di materie prime che arrivano anche in modo fortuito. Proviamo a pensare a quei prodotti che sono famosi nel mondo del nostro made in Italy e che oggi sono l'immagine dell'Italia nel mondo. Proviamo a pensare al caffè: da dove è arrivato il caffè? Una bevanda che assaggiamo, che degustiamo in antichi locali, in antiche caffetterie e su cui è nata un'intera filiera produttiva di trasformazione, di somministrazione, di degustazione assieme ad altri prodotti che non sono nati qui, pensiamo agli abbinamenti che si possono fare con il cioccolato. Questa è la storia di un Paese che è fatto di incontri, che è fatto di culture. È un prodotto, il caffè, attorno al quale, ad esempio, è nata una narrazione nell'arte, nella letteratura, nella poesia, perché il cibo non è soltanto soddisfacimento di un bisogno primario.

Questo è un esempio per dire che grazie al sapore antico delle nostre produzioni di formaggi, di vini, di miele, di pane, di insaccati, di dolciumi - e potrei continuare l'elenco in modo infinito - abbiamo saputo declinare nel mondo la nostra italianità. Per questo devo dire grazie - penso che sia un pensiero comune a tutti noi - ai tanti italiani che nel mondo, anche da generazioni, hanno saputo portare italianità, perché l'hanno saputa trasformare, l'hanno sapute insegnare, l'hanno saputa produrre anche nel mondo. Questo è stato un volano importantissimo grazie alle migliaia e milioni di italiani che sono nel mondo e che hanno fatto da volano per il nostro made in Italy, per il nostro export, che raggiunge quest'anno quasi 40 miliardi. Pensiamo alle nostre imprese agricole, all'intera filiera agroalimentare, che ha raggiunto un livello di eccellenza riconosciuta a livello internazionale per standard di qualità elevatissimi e di controlli elevatissimi che non sono paragonabili ad altri Paesi. Non bastano materie prime sane, bisogna anche averne cura e sapienza nel trasformarle, cucinarle, abbinarle e assaporarle.

Questo fa parte del nostro sapere, per questo motivo oggi, tutti insieme, in quest'Aula, diciamo no ha una visione che in modo meccanico pensa di suddividere gli alimenti in buoni e cattivi semplicemente con un'etichetta a semaforo, con metodi che non vengono accompagnati da una corretta e sana educazione e informazione dei cittadini, senza alcun riferimento alla quantità e alle qualità del cibo che viene consumato e nemmeno agli stili di vita. La dieta mediterranea, non a caso, è stata inclusa nel patrimonio immateriale dell'umanità, e tutelarla non è soltanto nell'interesse nazionale del nostro Paese ma dell'intera umanità, presente e futura. La sua valenza è ampia, pensiamo all'impatto che ha sull'economia e sulle economie piccole dei nostri territori, persino di quelle aree fragili e interne del Paese che sono a rischio di abbandono e che grazie a queste produzioni rinnovate possono trovare nuova vita, nuovo popolamento di persone, di famiglie e di attività imprenditoriali, anche perché la dieta mediterranea è stagionalità, è identificazione geografica, è tipicità. Tutto questo in un'etichetta a semaforo semplicemente non ci può stare, perché alimentarsi in modo sano, equilibrato e corretto non è una lista della spesa fatta di codici interscambiabili tra di loro.

Noi tutti, le istituzioni e gli Stati membri, le istituzioni nazionali e internazionali, l'ONU, l'Organizzazione mondiale della sanità, abbiamo la stessa sfida da vincere: eliminare le disuguaglianze che prima di tutto avvengono a tavola, perché laddove c'è povertà c'è anche povertà alimentare e culturale. Non è un caso che le fasce più fragili, più deboli della nostra popolazione siano quelle più soggette a quelle malattie non trasmissibili come l'obesità e le malattie cardiovascolari, di cui parla proprio l'Organizzazione mondiale della sanità. Questo deve essere nell'interesse di tutti, un interesse che deve essere declinato nelle politiche degli Stati membri. Il nostro interesse su questo deve essere grande, perché stili di vita e alimentazione inadeguati comportano malattie e persino un incremento nella spesa pubblica, nella spesa sanitaria. Vanno quindi scongiurati tutti quei sistemi che pongono l'accento sulla mera composizione del prodotto, perché deresponsabilizzano cittadino, non lo educano a leggere le etichette, a leggere la tracciabilità. Nella scorsa legislatura l'impegno dei Governi Renzi e Gentiloni, con il Ministro Martina, è stato importante, da questo punto di vista: la tracciabilità è un bene prezioso che deve essere tutelato e deve essere accompagnato da un percorso e da un accompagnamento di formazione, di educazione e di informazione dei cittadini, perché le abitudini di acquisto e di consumo hanno un impatto forte sul mercato ma anche sugli stili di vita e sulle opportunità di vita delle persone, perché non vorremmo mai che con un'etichetta a semaforo una bevanda gasata light potesse essere più opportuna, più giusta, di un bicchiere di vino. Non è questo, perché ben sappiamo quale storia, quale tradizione, quali qualità stiano dietro un bicchiere di vino. Oltre a questo, quando parliamo di nostre produzioni, ho citato l'Expo, che è stata appunto la vetrina, il tavolo in cui si è parlato di tanti temi, anche trasversali. Nella scorsa legislatura abbiamo portato finalmente sul tavolo tanti temi che in questa legislatura abbiamo ripresentato, come i reati agroalimentari: è stata ripresentata in questa legislatura, a firma dell'onorevole Orlando, una proposta di legge che spero potrà trovare la condivisione di tutte le forze politiche, dobbiamo lavorare da questo punto di vista. Dobbiamo tutelare nel mondo le nostre produzioni evitando di mettere documenti di tracciabilità ingannevoli, come possono essere le etichette a semaforo, che di fatto significano mettere dei dazi impliciti ai nostri prodotti, barriere non tariffarie utilizzate non tanto e non solo per tutelare i consumatori quanto per limitare in modo surrettizio il libero commercio, e questo da un Paese come il nostro non può essere accettato. Noi ci siamo - perché ci siamo stati anche nella scorsa legislatura - per una battaglia comune sull'etichettatura di origine dei nostri prodotti, non ci siamo per battaglie strumentali. Oggi votiamo insieme questa mozione per rappresentare nei consessi internazionali la qualità delle nostre produzioni, ma questo voto non può ovviamente bastare.

Il Governo questo Governo ha il dovere, con questo mandato, di essere presente ai tavoli della diplomazia, trovare accordi e sinergie perché l'isolamento per l'Italia non fa bene, l'isolamento non porta ricchezza, non porta più produzioni, non porta più esportazioni, perché è un danno, altrimenti. E per uscire da questo gioco di ruolo in cui spesso ci si trova imbrigliati, questo stesso impegno dobbiamo metterlo in Europa: abbiamo in discussione la politica agraria comune, oggi abbiamo ascoltato il Presidente del Consiglio Conte. Noi dobbiamo essere a quei tavoli con più vigore e a quegli stessi tavoli ci dobbiamo essere anche in Italia, quando, attraverso le nostre politiche pubbliche, dobbiamo davvero tutelare il nostro made in Italy e le nostre produzioni.

PRESIDENTE. Deputata Gadda, dovrebbe concludere.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Mi avvio alla conclusione. Abbiamo appena concluso le votazioni della legge di bilancio: se vogliamo davvero tutelare le nostre produzioni e il made in Italy, dovremmo partire anche dalle politiche che facciamo in casa nostra, e quindi confido che nella discussione che ci sarà al Senato si possa avere un ripensamento, perché le mozioni sono un intendimento comune, oggi voteremo tutti assieme, ma lo stesso si può fare anche quando si mettono risorse importanti per comparti produttivi importanti, qual è l'agricoltura (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Golinelli. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO GOLINELLI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, con il nostro voto intendiamo approvare e dare seguito alla mozione unitaria a tutela dei prodotti agroalimentari italiani con riferimento all'attuale discussione in seno alle Nazioni Unite e all'Organizzazione mondiale della sanità in merito al ruolo della dieta, e in particolare dei cibi contenenti grassi, zuccheri e sale, nell'insorgere delle malattie non trasmissibili, quali diabete, disturbi cardiovascolari e ictus. È necessario attuare urgentemente strategie di difesa del made in Italy agroalimentare in vista della riunione ONU prevista per il 13 dicembre. In questa occasione sarà per la prima volta discussa la risoluzione avanzata a novembre da sette Paesi membri, nello specifico Francia, Norvegia, Senegal, Thailandia, Indonesia, Sudafrica e Brasile per conto del Governo precedente, in cui, facendo seguito alle indicazioni presentate dall'OMS nel luglio di quest'anno, poi sintetizzate nel documento Time to Deliver del 27 settembre, si chiede di adottare misure particolarmente restrittive in materia di tassazione e di etichette in cibi contenenti grassi o sale potenzialmente dannosi per la salute. Il documento dell'OMS del 27 settembre si presenta come una sintesi apparentemente equilibrata delle diverse esigenze dei Paesi membri, con riferimento anche al mercato e alle produzioni tipiche, pur citando nello specifico, a pagina 33 dell'annex 2 al paragrafo 3: ridurre la dieta insalubre.

Traduco dall'originale inglese: lo scopo è di ridurre l'apporto di sale mediante la riformulazione dei prodotti alimentari e inoltre ridurre l'apporto del sale grazie all'implementazione del front of pack labelling. Le note alle seguenti disposizioni chiariscono bene come queste misure consigliate vadano discusse e concordate tra i Paesi produttori; e, tuttavia, la risoluzione ONU presentata a novembre dalla Francia e dagli altri sei Stati interpreta queste disposizioni in misura pericolosamente restrittiva, aprendo la possibilità di riconsiderare le etichette a semaforo e incoraggiando una tassazione alla lunga insostenibile per i nostri produttori. La politica italiana, e con essa l'opinione pubblica, si è da subito mossa con preoccupato stupore di fronte a un potenziale nuovo attacco ad alcune delle nostre produzioni tipiche, come, ad esempio, il parmigiano reggiano o il prosciutto di Parma. Come riportato anche dalla news della European Food Agency, in data 7 novembre 2018 il commissario europeo per la sicurezza alimentare Andriukaitis ha risposto all'interrogazione presentata dall'europarlamentare della Lega Mara Bizzotto garantendo massima attenzione al tema e sottolineando nello specifico, e cito, che è in corso una procedura di infrazione per l'etichetta a semaforo in Gran Bretagna; e, inoltre, che la denominazione d'origine protetta e le indicazioni geografiche protette godono di elevati livelli di protezione, al fine di aiutare i produttori di prodotti legati a una zona geografica.

Nonostante il chiarimento del commissario Andriukaitis, riteniamo che sia necessaria un'ulteriore e più esplicita presa di posizione dei singoli Stati produttori che della UE in sede ONU contro la risoluzione francese, al fine non solo di sostenere le produzioni tipiche in un'ottica di tutela del mercato e del reddito degli agricoltori, ma anche in difesa di un preciso regime alimentare, nutrito da un insostituibile contesto socio-culturale, in cui il prodotto venga inteso nell'ottica di una dieta, nello specifico la dieta mediterranea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e in senso olistico, e non venga condannato per la singola presenza di grassi o sale, senza riguardo al procedimento di produzione e, soprattutto, alla presenza equilibrata di tale prodotto nell'alimentazione di uno specifico individuo.

Non è solo l'UNESCO ad avere riconosciuto la dieta mediterranea come patrimonio dell'umanità: è la stessa OMS a riconoscere la ricchezza di tale dieta, e a tal fine, proprio nel corrente anno, ha istituito un network di lavoro allo scopo, e cito testualmente dalle pagine dedicate al diabete nel sito Internet dell'OMS, di “sostenere e ampliare diete sostenibili, imparando dalla dieta mediterranea e dalle nuove diete nordiche”. Il network, costituito nel maggio di quest'anno, riconosce il ruolo imprescindibile della variante alimentare della dieta mediterranea, ma non solo, e attribuisce alto valore, e cito nuovamente, “a fattori sociali e culturali strettamente associati a questo regime, inclusa la pratica del mangiare in comune, del riposo post-prandiale e della lentezza del consumo del pasto”. Fattori che, secondo la stessa OMS, contribuiscono a diminuire le disuguaglianze alimentari, a combattere obesità infantile e disturbi del comportamento alimentare. Lascia francamente attoniti che un Paese UE come la Francia, peraltro il primo importatore di Parmigiano reggiano nel mercato europeo, abbia deciso in modo unilaterale di proporre una risoluzione che dà adito a pericolosi fraintendimenti e apre la strada a una potenziale discriminazione del nostro agroalimentare; prima di tutto, in quanto la Francia non ha discusso preventivamente questa risoluzione con gli altri membri europei e, in secondo luogo, in quanto anche la Francia vanta un patrimonio agroalimentare potenzialmente a rischio. C'è da chiedersi come dovrebbero etichettare formaggi francesi come il Brie o il Roquefort e come reagirebbero, in tale senso, i produttori francesi di queste denominazioni protette (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Prendiamo un esempio lampante di come un'errata interpretazione di queste disposizioni possa danneggiare sonoramente e in modo permanente la reputazione di un prodotto simbolo del made in Italy, il Parmigiano reggiano. A causa dell'etichettatura «a semaforo» introdotta nel Regno Unito, il consumo di Parmigiano a scaglie e a fette è calato di più del 15 per cento, registrando un trend negativo, in controtendenza con il mercato globale. La tendenza, invece, è di un aumento del giro di affari del Parmigiano su scala globale, 1,5 miliardi di euro in totale, grazie a nove secoli di storia, 3.500 produttori, 350 caseifici in pianura o in collina e 3 milioni 650 mila forme prodotte all'anno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma non solo, il Parmigiano reggiano è talmente salubre da poter essere stagionato oltre 36 mesi senza contenere additivi e conservanti chimici.

Non sono il sale o il tenore lipidico in sé a rappresentare un potenziale rischio per la salute, ma solo ed esclusivamente la dose e la non varietà di una dieta povera nell'apporto di sali minerali, vitamine e proteine. Il fatto di essere un elemento altamente energetico rende, anzi, il Parmigiano ideale in una dieta variata, ad esempio per le donne in gravidanza, al fine di evitare osteopenia e per favorire l'apporto di calcio in vista dell'allattamento, fortemente caldeggiato dalla stessa OMS per un periodo di allattamento di almeno sei mesi. Ma non solo, la lunga stagionatura rende il Parmigiano edibile anche agli intolleranti al lattosio.

Esprimiamo, dunque, il nostro voto favorevole, nonché un plauso all'unità di intenti di tutti i gruppi parlamentari che hanno sottoscritto questa mozione, nell'impegnare il Governo a difendere l'agroalimentare italiano in tutte le sedi, ad attuare le strategie più efficaci per contrastare la risoluzione ONU e avviare un confronto per chiarire le posizioni francesi in merito alla risoluzione medesima, adottata insieme a Paesi extra UE senza previo accordo con i Paesi membri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cassese. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, questa mozione che ci accingiamo a votare, e per la quale dichiaro sin da subito la posizione favorevole del MoVimento 5 Stelle, riguarda la tutela del settore agroalimentare italiano, e, in particolare, dei prodotti della nostra dieta mediterranea.

Come MoVimento 5 Stelle, la nostra posizione è nota a tutti: abbiamo sempre difeso il made in Italy, abbiamo sempre proposto percorsi per tutelare e valorizzare le nostre produzioni locali. Ci siamo fatti promotori di una politica che salvaguardasse l'eccellenza agroalimentare del nostro Paese a livello internazionale. Abbiamo portato avanti con fermezza questa linea politica, congiuntamente ad altri obiettivi altrettanto saldi: la salute dei consumatori, il diritto ad una corretta informazione e la tutela ambientale.

Salvaguardia del made in Italy e della dieta mediterranea, salute e tutela ambientale, educazione ad un consumo consapevole sono pezzi di un unico puzzle. In questo senso, per noi la difesa del made in Italy e della dieta mediterranea non è mai stato un cieco atteggiamento protezionistico per salvaguardare il nostro orticello a qualsiasi costo, ma, al contrario, ha sempre significato mettere a disposizione, anche oltre i confini nazionali, le nostre eccellenze: quel patrimonio di grandissimo valore riconosciuto come tale dai principali organismi internazionali.

Come viene ricordato nelle premesse della mozione, le produzioni italiane, per la loro intrinseca peculiarità, sono poste alla base della dieta mediterranea, riconosciuta dall'UNESCO patrimonio immateriale dell'umanità quale modello alimentare sano ed equilibrato, fondato prevalentemente su cibi di origine vegetale e su un consumo diversificato e bilanciato. La scienza ha dimostrato che la dieta mediterranea è una dieta salubre, che aiuta a prevenire malattie croniche come patologie cardiovascolari, diabete e obesità. Grazie, infatti, alle abitudini alimentari fondate sulla dieta mediterranea e uno stile di vita attivo, l'Italia rappresenta il secondo Paese più longevo del pianeta, il terzo meno obeso di tutta l'area OCSE e il più sano al mondo secondo la classifica Bloomberg Health Index stilata nel 2017, malgrado condizioni economiche meno favorevoli rispetto ad altre nazioni.

In queste poche frasi, se vogliamo, è racchiuso il senso della direzione di marcia che caratterizza il nostro impegno da anni: basta ricordare la mozione presentata ed approvata in questa stessa Aula nella scorsa legislatura per promuovere un'alimentazione sana e sostenibile, in grado di combattere l'obesità infantile e tutelare salute e ambiente; il nostro impegno per la tracciabilità dei prodotti e per un sistema di etichettatura chiara e non ingannevole, impegno che ci accompagna da sempre anche in sede europea; la proposta di legge approvata solo alcune settimane fa sulla filiera corta a chilometro zero; in ultimo, la risoluzione in Commissione a mia prima firma sulla tracciabilità delle uova, su cui anche il Ministro Centinaio è intervenuto nelle ultime ore, che evidenzia, anche per ragioni sanitarie, la necessità di impedire l'importazione o la circolazione di uova prive di marchiatura nel nostro Paese. Stessa filosofia di fondo, stessi obiettivi: sostenibilità ambientale, salute, trasparenza, sviluppo della filiera agroalimentare.

La proposta di risoluzione ONU è insensata e pericolosa. Il 12 novembre 2018, su iniziativa di Francia e Brasile, è stata presentata all'Assemblea generale dell'ONU una risoluzione con un taglio completamente diverso dal documento che era stato concordato in settembre tra i capi di Stato di 193 Paesi membri delle Nazioni Unite: parliamo di un documento che accoglieva l'allarme lanciato da ONU e OMS circa la necessità di ridurre malattie invalidanti dovute ad errata alimentazione, che aveva un profilo molto bilanciato, di buonsenso, senza toni prescrittivi e che andava nella direzione indicata. Questa risoluzione, invece, ribalta la visuale, intervenendo in modo semplicistico, prescrittivo, rigido e meccanico, a mo' di livella, applicando tasse, etichette dissuasive all'acquisto come per le sigarette e restrizioni alla pubblicità e al marketing su gran parte dei prodotti alimentari, senza fare le dovute distinzioni: compresi quelli tipici del made in Italy, i quali finirebbero nel calderone dei classificati come nocivi per la salute.

Una vera assurdità, che tanti di noi scongiurarono non appena uscì l'allarme dell'ONU questa estate, prefigurando il rischio che potesse crearsi il contesto paradossale che la risoluzione francese oggi ci pone davanti. Infatti, la parola più indicata per descrivere il contesto che stiamo vivendo rispetto a questa problematica è proprio “paradosso”. Paradossale, infatti, sarebbe che l'ONU e l'Organizzazione mondiale della sanità includessero nella lista nera degli alimenti ritenuti dannosi alla salute anche l'olio extravergine di oliva, così come altri prodotti di alta qualità tipici del nostro made in Italy, dal Parmigiano reggiano alla burrata pugliese ad altri pregiatissimi prosciutti: cosa che avverrebbe, se venisse accolta la risoluzione e si attenessero allo schema dell'etichettatura nutrizionale cosiddetta «a semaforo», che fornisce informazioni fuorvianti e giudica i prodotti prescindendo dalle indicazioni di quantità consigliate. Paradossale, se passasse questa risoluzione, sarebbe per l'ONU arrivare a considerare nocivo un suo patrimonio.

Insomma, non scherziamo: proviamo per un momento a pensare alle conseguenze drammatiche per il nostro agroalimentare e per le nostre esportazioni. Neanche vogliamo pensare che vi sia, alla base della proposta di risoluzione da parte francese, un quadro inquietante di interessi economici e commerciali da tutelare. Di certo non appare così chiara la scelta operata dalla Francia di intraprendere questa iniziativa con Paesi extra-Unione, senza aver avviato alcun confronto con i Paesi dell'Unione; così come non è chiara la ragione per cui abbia proposto una risoluzione che, se attuata, rischierebbe di danneggiare, analogamente all'Italia, il proprio comparto agroalimentare.

Ad ogni modo, lo diciamo alla Francia, al Brasile, al mondo intero: non sacrificheremo le eccellenze del nostro agroalimentare per favorire le multinazionali della chimica, né per favorire i produttori di alimenti dietetici e di sostituti artificiali per alimenti, come purtroppo è avvenuto nei Paesi che hanno applicato provvedimenti simili a quelli invocati nella risoluzione, questo sia chiaro. Noi vogliamo che ci siano normative stringenti a tutela della salute, e per disincentivare il consumo o l'abuso di alcuni prodotti nocivi: ad esempio, l'inserimento di avvisi di pericolo sulle confezioni di alcuni prodotti nocivi, tra cui bibite gassate, dolciumi trattati chimicamente, cibi conservati e molto altro ancora; ma giù le mani dalle nostre eccellenze alimentari, prima tra tutte l'olio extravergine di oliva, fiore all'occhiello della dieta mediterranea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Credo davvero che su questo tutte le forze politiche siano concordi.

Per le ragioni qui richiamate, riteniamo necessario un intervento del Governo, per intervenire in modo deciso al fine di vedere cancellata, o modificata fortemente, la risoluzione presentata in discussione all'Assemblea dell'ONU, per scongiurare le inique conseguenze che l'approvazione di tale documento avrebbe per il settore agroalimentare italiano, e in particolare per le esportazioni italiane. Ringrazio il presidente di gruppo D'Uva, tra i firmatari della mozione; il rappresentante di gruppo e i colleghi della Commissione agricoltura, per avermi affidato questa dichiarazione di voto, che mi permette di parlare anche a nome dei produttori italiani. Prima di entrare in quest'Aula, infatti, ho sempre operato nel campo agricolo e agroalimentare, e come tanti miei colleghi ho superato infiniti ostacoli, a volte con inenarrabili sacrifici, ma sempre perseguendo l'obiettivo del miglioramento qualitativo dei prodotti; e aggiungo, della sostenibilità ambientale delle produzioni. Anche per questo, non posso che essere particolarmente soddisfatto, oggi, nel ribadire il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Salutiamo, intanto, gli alunni e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore “Enrico Fermi”, di Montesarchio, in provincia di Benevento, che sono qui per assistere ai nostri lavori e per svolgere una loro giornata di formazione (Applausi).

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Prima di difendere l'agroalimentare italiano, magari difendiamo la lingua italiana. Si dice: salùbre, dal latino salubrem (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). Magari se, di fronte alla nostra scuola, difendiamo anche la lingua italiana può essere un bell'inizio di esempio per i nostri studenti. Lo dico da docente di lettere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, anche se il richiamo all'ordine lavori è improprio e sulla lingua italiana ci sarebbe molto di cui discutere.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

MANLIO DI STEFANO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Il Governo chiede di fare una piccola precisazione e/o correzione.

Ne ha facoltà, ovviamente.

MANLIO DI STEFANO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente; si tratta di una cosa veramente di forma. Al punto 4 della mozione, non chiediamo una riformulazione, ma soltanto lo mettiamo agli atti: Francia e i sei Paesi proponenti, perché sono sette in tutto. È soltanto per metterlo agli atti, non cambia nulla nella sostanza, ovviamente.

PRESIDENTE. Se nessuno ha niente da eccepire, la diamo per così integrata e trasformata.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari, D'Uva, Gadda, Paolo Russo, Luca De Carlo, Fornaro ed altri n. 1-00094, su cui il Governo, con questa precisazione, ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire – se ci fa la cortesia di scendere al banco del Comitato dei nove – il deputato Luigi Gallo, Presidente della VII Commissione, per un intervento sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

LUIGI GALLO, Presidente della VII Commissione. Grazie, Presidente. Sul provvedimento che dobbiamo affrontare, proposta di legge sull'educazione motoria, noi chiediamo una sospensione di venti minuti, per un approfondimento sulla copertura finanziaria, come è stato già evidente nel dibattito della discussione generale. Quindi, convochiamo la riunione del Comitato dei nove e chiediamo una sospensione di venti minuti per poi elaborare una risposta.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni… Bastano quindici minuti o ne servono venti? Così facciamo “conto paro”, alle 18.

LUIGI GALLO, Presidente della VII Commissione. Vanno bene anche quindici.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Avevo girato la testa dall'altra parte, le chiedo scusa. Ne ha facoltà, deputato Borghi.

ENRICO BORGHI (PD). Solo per un chiarimento; premesso che siamo d'accordo rispetto all'esigenza di un approfondimento, ma non è molto chiaro il motivo per il quale si chiede questa sospensione, cioè siamo in presenza di un approfondimento rispetto alla copertura finanziaria e, allora, in questo caso occorre convocare la Commissione bilancio, oppure c'è dell'altro? Ecco, per chiarire questo aspetto.

PRESIDENTE. Deputato Gallo, risponde lei? Prego.

LUIGI GALLO, Presidente della VII Commissione. Siamo nell'attesa della relazione tecnica del Governo sulla copertura finanziaria e, qualora non ci fosse, dobbiamo chiedere un rinvio del provvedimento. Quindi, in questo momento dobbiamo procedere al Comitato dei nove per prendere questa decisione.

PRESIDENTE. Quindi, si è in attesa, se non ho capito male, di informazioni da parte del Governo sulla copertura finanziaria del provvedimento sull'educazione motoria nelle scuole primarie, giusto?

Allora, va bene questa spiegazione? Possiamo sospendere? A questo punto, abbiamo perso altri cinque minuti.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 18,05.

La seduta, sospesa alle 17,45, è ripresa alle 18,10.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il presidente della VII Commissione, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà. Qual è l'esito?

LUIGI GALLO, Presidente della VII Commissione. Grazie, Presidente. Il Comitato dei nove ha un accordo sulla modifica del testo unificato delle proposte di legge A.C. 523-784-914-1221-1222-A. La redazione dell'emendamento è in corso da parte del relatore. Considerato che il tempo a disposizione oggi è insufficiente, il Comitato dei nove all'unanimità chiede di rinviare il seguito della discussione a martedì 18 dicembre, come primo punto all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene. Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito. Quindi, il provvedimento viene rinviato a martedì 18 dicembre.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Gadda ed altri; Cenni e Incerti; Parentela ed altri; Golinelli ed altri: Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico (A.C. 290-410-1314-1386-A) (ore 18,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 290-410-1314-1386-A: Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico.

Ricordo che nella seduta del 10 dicembre si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica mentre il relatore vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge, nel testo della Commissione e degli emendamenti presentati.

Avverto che fuori dalla seduta gli emendamenti Cenni 1.101, Lucaselli 5.10 e Parentela 14.100 sono stati ritirati dai presentatori e che l'emendamento Parentela 12.100 deve intendersi a prima firma della deputata Rosalba Cimino.

Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 2.200, che è in distribuzione.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione. In particolare, tale ultimo parere reca tre condizioni formulate ai sensi l'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione, ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi l'articolo 86, comma 1, del regolamento, le seguenti proposte emendative analoghe a emendamenti già dichiarati inammissibili in sede referente e vertenti sulla materia dei controlli che in Commissione è stata considerata estranea rispetto agli argomenti già considerati nel testo unificato e nelle proposte di legge originarie, i quali si riferiscono alla disciplina della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico: Nevi 1.102, Nevi 1.103, Nevi 18.0104 limitatamente alle lettere c) e d) del comma 1.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda l'articolo 1 abbiamo: l'emendamento Benedetti 1.14, invito al ritiro altrimenti parere contrario; emendamento Caretta 1.12, invito al ritiro…

PRESIDENTE. Aspetti. Quindi, a parte gli emendamenti inammissibili, siamo partiti dall'emendamento Caretta 1.12. È giusto?

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Sì, emendamento Caretta 1.12, invito al ritiro altrimenti parere contrario; Nevi 1.105, invito al ritiro altrimenti parere contrario; Luca De Carlo 1.100, invito al ritiro altrimenti contrario. Infine, articolo aggiuntivo Gadda 1.07, invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.14 Benedetti, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-MAIE-SI). Presidente, ho presentato questo emendamento perché ritengo importante fare un accenno all'agro-ecologia. In tutto il mondo si parla di agro-ecologia come nuova frontiera. Perché? Perché non si può, appunto, ragionare a compartimenti stagni e pensare che l'agricoltura e l'ambiente siano cose separate e da gestire in maniera separata. Credo sarebbe stato un passo importante nel senso del merito in questa proposta di legge contemplare l'indirizzo internazionale sia della scienza sia, appunto, del modo di fare politica.

Purtroppo, in questo caso si è preferito ragionare limitatamente al modo di produzione biologico. Tuttavia, credo che sia stata un'occasione persa non considerare il tutto insieme, quindi in senso agro-ecologico, che avrebbe compreso tutti i modi di fare agricoltura che hanno giustamente un'attenzione per l'ambiente.

Quindi, non ritiro l'emendamento e invito eventualmente il Governo a pensarci per dare finalmente una svolta politica che sia anche più attenta all'ambiente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossella Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Intervengo per preannunciare il nostro voto a favore su questo emendamento e chiedere personalmente di sottoscrivere l'emendamento della collega Benedetti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Voglio sottoscrivere anch'io l'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Benedetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.12 Caretta, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Il comma 3 dell'articolo 1 equipara l'agricoltura biologica all'agricoltura biodinamica.

Peraltro, nell'equiparare il metodo di agricoltura biodinamica a quello dell'agricoltura biologica si indica solo genericamente il rispetto delle disposizioni dei regolamenti dell'Unione europea in materia di agricoltura biologica e non si definisce, nemmeno attraverso un richiamo legislativo o normativo, il metodo dell'agricoltura biodinamica, limitandosi a prevedere genericamente solo l'uso di preparati biodinamici e specifici disciplinari, peraltro frutto di autoregolamentazione privata. L'agricoltura biodinamica è frutto solamente di autoregolamentazione privata e non risponde a regolamentazioni normative né europee né nazionali.

Va ricordato che, come accade per il biologico, anche il biodinamico prevede un sistema di certificazione. La differenza è che gli agricoltori bio devono sottoporsi ad un regolamento europeo mentre la certificazione biodinamica è rilasciata dall'associazione privata Demeter International che, per effettuarla, obbliga all'utilizzo di particolari preparati prodotti dalla stessa.

Il termine “agricoltura biodinamica” è divenuto un marchio commerciale detenuto dalla Demeter International con il quale si garantisce che i cibi e i prodotti etichettati come “biodinamici” provengano da produttori associati e certificati dalla stessa associazione privata Demeter International.

Per quanto esposto, è evidente come sia necessario procedere ad una regolamentazione, principalmente europea ma anche nazionale, dell'attività denominata “agricoltura biodinamica”. L'equiparare semplicemente l'agricoltura biologica a quella biodinamica in assenza di normazione significa attribuire all'agricoltura biodinamica caratteristiche non proprie e non previste per quella particolare attività.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.105 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 Luca De Carlo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luca De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Solo per inserire tra i prodotti oggetto di questa legge anche i prodotti vegetali ottenuti dalla raccolta spontanea, se applicati nel rispetto delle disposizioni dei regolamenti UE.

È evidente che una norma come questa punta a tutelare e valorizzare anche quei prodotti che crescono spontanei, soprattutto nelle aree montane, e che costituiscono ormai da anni anche una quota di mercato considerevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Luca De Carlo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Grazie Presidente, vorrei, in primo luogo, puntualizzare che voteremo contro l'articolo 1 e lo facciamo esattamente per le ragioni che abbiamo provato ad esprimere attraverso una serie di emendamenti che abbiamo presentato - taluno è stato anche considerato inammissibile - che riguardavano i controlli.

Noi siamo convinti che l'agricoltura biologica vada rafforzata e soprattutto regolamentata ma, proprio perché siamo convinti che vada rafforzata e regolamentata, crediamo che uno strumento essenziale nell'attività di controllo, che significa aiutare le imprese agricole nel lavoro e nell'investimento sul fronte delle attività biologiche, delle produzioni biologiche, significhi anche evitare che vi siano due aspetti negativi.

Per quanto riguarda il primo, mi riferisco alla sensazione che, talvolta, anche dietro questa forma di produzione, si celino talune furbizie e talune azioni che vanno a danneggiare due soggetti di questa filiera: il consumatore, che rischia non sempre di avere la consapevolezza di acquistare esattamente ciò che vuole acquistare, ma anche di penalizzare quelle tante, tantissime imprese agricole che si stanno cimentando su questo fronte, investendo risorse e soprattutto investendo passione.

Credo che l'elemento centrale di questa proposta avrebbe dovuto essere il sistema dei controlli, implementando i controlli, modernizzando i controlli e sburocratizzando da una parte e alimentando un percorso, magari anche in remoto, di controlli che rendano ragione anche delle tante inchieste giornalistiche a cui abbiamo assistito, ma soprattutto che impedisca un fenomeno che si sta celebrando sempre di più nel nostro Paese: l'importazione di un prodotto biologico, che non sempre viene controllato, il più delle volte viene autocertificato.

Ed è evidente che, rispetto a questa condizione, il nostro Paese può difendersi soltanto se costruisce una rete, un sistema di controlli adeguato. Non vi è altra strada, non vi è la suggestione, non vi è la percezione romantica di un prodotto straordinario e di qualità che noi riconosciamo, ma quel prodotto di qualità, per essere valorizzato non soltanto sul mercato ma per essere valorizzato e considerato biologico, deve essere naturalmente controllato, deve essere controllato in una rete, in un sistema che non significa un'azione vessatoria, ma un'azione di controlli.

Tutto questo purtroppo non lo registriamo, tutto questo purtroppo non c'è, ed è evidente che, se manca un aspetto di questa importante azione normativa, viene messa in discussione l'azione stessa, la finalità stessa di questa norma, che, ripeto, sul piano del principio potrebbe essere condivisibile, ma diventa dannosa. E, guardate, diventa dannosa per chi produce davvero prodotto biologico. E diventa dannosa, per chi? Per quel consumatore che vuole essere certo e consapevole di acquistare esattamente ciò che vuole acquistare.

Per questa ragione noi esprimiamo tutti i nostri dubbi e preannunciamo il nostro voto contrario all'articolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 1.07 Gadda, su cui c'è un invito al ritiro. Onorevole Gadda?

MARIA CHIARA GADDA (PD). Lo ritiro.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Sull'emendamento 2.200 della Commissione il parere è favorevole, sull'emendamento 2.100 Luca De Carlo c'è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Luca De Carlo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Sull'emendamento 5.101 Emanuela Rossini il parere è favorevole con la seguente riformulazione: invece di “sei” da “quattro rappresentanti delle regioni”. L'emendamento 5.10 Lucaselli è ritirato. Sugli emendamenti 5.100 Benedetti e 5.103 Gadda c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario. Sull'emendamento 5.104 Parentela il parere è favorevole. Infine, sull'articolo aggiuntivo 5.0100 Nevi c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.101 Emanuela Rossini, così come riformulato, quindi con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 Benedetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gadda 5.103, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.104 Parentela, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 5.0100 Nevi, sul quale vi è un invito al ritiro. Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo 5.0100 Nevi accedono all'invito al ritiro.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Presidente, sugli emendamenti 6.100 Emanuela Rossini e 6.101 Nevi, invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.100 Emanuela Rossini, sul quale vi è un invito al ritiro. Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro.

Passiamo, quindi, alla votazione dell'emendamento 6.101 Nevi, sul quale vi è un invito al ritiro. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.101 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Presidente, sull'emendamento 7.101 Savino, invito al ritiro, altrimenti parere contrario. Sugli identici emendamenti 7.1 Muroni e 7.102 Cenni, invito al ritiro, altrimenti parere contrario. Sull'emendamento 7.300 della V Commissione, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole. Sull'emendamento 7.13 Spena, parere favorevole con la seguente riformulazione: “Conseguentemente, al medesimo comma, lettera b), dopo le parole “delle piccole aziende agricole” aggiungere le seguenti: biologiche condotte dai piccoli produttori agricoli di cui all'articolo 34, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633”.

Sull'emendamento 7.90 Incerti, parere favorevole. Emendamento 7.100 Luca De Carlo, parere favorevole con la seguente riformulazione: “Al comma 2, dopo la lettera i) aggiungere le seguenti: i-bis) valorizzare le produzioni tipiche italiane biologiche; per quanto riguarda la lettera i-ter), dopo le parole “promuovere la sostenibilità ambientale con la definizione di azioni per l'incremento e il mantenimento della fertilità naturale del terreno” eliminare la parte che va dalla parola “tecniche” fino a “della zona di azione” e lasciare le parole “l'uso di metodi di conservazione, packaging e distribuzione rispettosi dell'ambiente”. Emendamento 7.105 Golinelli, parere favorevole. Emendamento 7.10 Luca De Carlo, invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Il parere del Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.101 Savino. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.101 Savino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 7.1 Muroni e 7.102 Cenni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Passiamo all'emendamento 7.13 Spena, sul quale vi è una proposta di riformulazione: viene accolta.

Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.13 Spena, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.90 Incerti, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'emendamento 7.100 Luca De Carlo, sul quale vi è una proposta di riformulazione: viene accolta.

Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 Luca De Carlo, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.105 Golinelli, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.10 Luca De Carlo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luca De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Questo emendamento punta ad implementare il fondo che è stato istituito con risorse derivanti da chi sbaglia. Mi pare evidente che invece di far pagare sempre chi si comporta bene, nel biologico capita spesso che i costi vengano pagati da chi fa un biologico serio, le sanzioni a carico di chi sbaglia, il 50 per cento delle stesse, finiscono in questo fondo; è anche educativo rispetto a chi si comporta male e sa che, se sbaglia, poi quei soldi vengono utilizzati da chi, invece, si è comportato bene.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Per quanto riguarda l'emendamento 7.10, c'è un parere contrario della V Commissione e in più c'è da sottolineare che in legge di bilancio è stato approvato un emendamento in cui soldi che lei cita in questo emendamento sono destinati all'ICQRF per migliorare i servizi di controllo nel campo dell'agroalimentare.

PRESIDENTE. Bene, dal mio punto di vista, non cambia nulla.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.10 Luca De Carlo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo alla votazione dell'intero articolo 7. La votazione è aperta…Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Grazie, farò due piccoli interventi, ma merita intervenire sull'articolo 7 e motivare anche il voto contrario; pur essendo un articolo ben strutturato, però ha dei punti che sono fondamentalmente anche abbastanza contraddittori. Ne elenco due: il primo, agevolare la conversione al biologico, con particolare riferimento alle piccole imprese agricole. È un passaggio fondamentale per lo sviluppo dell'intera filiera del biologico. Cosa succede? Guardo il sottosegretario: succede che molte aziende decidono di passare dal convenzionale, dalla normale coltivazione dei terreni, con fitofarmaci e altro, ad un regime di biologico. Hanno un periodo di transizione, che si chiama riconversione. Quel periodo deve essere sostenuto da una serie di soggetti che fanno informazione tecnica, sostenuto anche dalle organizzazioni di categoria, ma l'imprenditore, in qualche maniera, deve formarsi, perché abituato a un regime diverso. Allora, in punta di piedi, pur considerando la buona volontà del legislatore, del proponente, e la strutturazione dell'articolo 7, a questo punto lo avrei sviluppato molto di più, lo avrei sviluppato in termini proprio di: faccio la riconversione con queste caratteristiche, faccio la riconversione con questi punti, con questa formazione. L'imprenditore deve passare attraverso una serie di attività formative, perché non è facile, lo dico all'Aula, fare biologico.

È molto facile dire che è biologico, ma fondamentalmente quando cominciano a formarsi delle fisiopatie, dei problemi strutturali del terreno, delle piante che diventano gialle improvvisamente, o si conosce bene la materia o si rischia essenzialmente di buttare via tutto. E oltretutto, attenzione, colui che era abituato a risolvere con la chimica fa fatica, se non ha un bravo tecnico alle spalle, ad avere delle soluzioni, e il bravo tecnico alle spalle non è facile trovarlo. Do un contributo all'Aula, perché in questi progetti di legge bisogna anche portare delle esperienze, uno dei punti critici dell'agricoltura biologica è che non ci sono tanti tecnici preparati, non ci sono delle filiere professionali che ti accompagnino a fare un buon prodotto. E allora può accadere che questi tre anni di riconversione diventino tre anni di calvario, e in molti casi anche tre anni di abbandono, o quasi. Ecco, lo avrei strutturato in maniera diversa.

E poi, il punto dei controlli, migliorare il sistema di controllo e di certificazione. Su questo guardo non i proponenti della legge, ma guardo il sottosegretario: caro sottosegretario, so che lei si occupa di agricoltura da parecchio tempo; però attenzione, lo diceva bene Paolo Russo prima, sui controlli, sulla certificazione dobbiamo esserci, perché fondamentalmente noi ci troviamo ad avere dei soggetti, dei soggetti certificatori, non faccio nomi e cognomi, ma sono conosciuti da tutti, che l'imprenditore paga, questi soggetti certificatori devono essere presenti al momento della raccolta del prodotto o della quasi formazione del prodotto. Non possono essere presenti a dicembre, quando c'è la neve, oppure non essere a livello proprio di tempo balsamico della raccolta o essere magari da qualche altra parte: bisogna creare una rete fortissima di controlli e di verifiche del…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DARIO BOND (FI). Chiedo scusa, Presidente. E di verifiche del prodotto: perché noi dobbiamo garantire, l'ho sempre detto qui, la salubrità e la garanzia al consumatore finale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Presidente, per chiarezza, relativamente ai nostri lavori: ci terrei a precisare che questa legge viene da un percorso molto lungo, sono tre legislature che questo Parlamento si impegna, con il coinvolgimento pieno di tutte le associazioni e dell'intera filiera agroalimentare e con particolare riferimento alle associazioni agricole. Nella scorsa legislatura questa legge, con un testo molto simile, che è stato arricchito in questa legislatura, era stato approvato all'unanimità in questa Camera da tutte le forze politiche.

Per quanto riguarda l'articolo 7, ci terrei a rilevare alcuni elementi. Il piano d'azione nazionale è definito con cadenza triennale, ed è, tra l'altro, oggetto di relazione alle Camere con una cadenza annuale. All'interno del provvedimento, all'articolo 7, nei vari punti sono rilevati proprio gli aspetti che rilevava il collega Bond: aspetti molto interessanti, che sarebbe stato auspicabile eventualmente discutere, anche con degli emendamenti che magari il gruppo di Forza Italia avrebbe potuto presentare. Ma ripeto, l'obiettivo di questa proposta di legge è proprio andare a delineare i contenuti del piano, che ha valenza triennale e che viene definito dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Peraltro la rilevanza della ricerca è esattamente definita, all'interno dell'articolo 7, comma 2, al punto h), dove si dice che l'obiettivo di questo piano è incentivare e sostenere la ricerca, l'innovazione in materia di produzione biologica: perché tutti noi concordiamo sul fatto che in agricoltura, ma soprattutto per quanto riguarda le produzioni con metodo biologico, il tema della ricerca è assolutamente fondamentale.

Così come il tema della formazione: tant'è che all'articolo 12 della presente legge si parla appunto di formazione professionale. Il tema della formazione professionale è un tema assai rilevante in tutti gli ambiti di lavoro, e lo è ancora a maggior ragione in un settore in crescita, ha dei punti percentuali di crescita molto rilevanti, a due cifre, ogni anno; e quindi questa legge di fatto prevede assolutamente un percorso di formazione, attraverso master universitari e formazione tecnica professionale.

E, sempre all'articolo 7, per quanto riguarda le forme aggregative, rilevo e sottolineo che questa proposta di legge dà una dignità - chiamiamola così - e una definizione piena anche ai distretti del biologico, e anche, attraverso l'articolo 7, punta, attraverso il piano di azione, a sostenere la costituzione di forme associative contrattuali per rafforzare l'organizzazione della filiera dei prodotti biologici, ponendo particolare attenzione, peraltro, al ruolo delle piccole imprese: perché ben sappiamo che questo è un comparto che vede la partecipazione attiva e molto rilevante di grandi imprese, ma soprattutto di piccole imprese che ogni giorno si impegnano e che fanno sì che il nostro prodotto, anche queste produzioni biologiche siano rilevanti dal punto di vista economico.

Quindi, i punti che ha rilevato il collega Bond sono assolutamente inclusi nel testo, nella proposta di legge; e il testo base che oggi stiamo approvando è stato votato, peraltro, all'unanimità in Commissione agricoltura, almeno questo è un punto di interesse, credo, per l'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Emendamento 9.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole. Emendamento 9.21 Nevi, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Emendamento 9.22 Nevi, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Emendamento 9.25 Cenni, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Emendamento 9.27 Benedetti, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Emendamento 9.26 Nevi, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Emendamento 9.101 Benedetti, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Emendamento 9.100 Spena, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Emendamento 9.102 Nevi, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Emendamento 9.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

A questo punto, l'approvazione dell'emendamento della V Commissione 9.300 preclude gli emendamenti 9.21 Nevi, 9.22 Nevi e 9.25 Cenni.

Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento 9.27 Benedetti, con invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-MAIE-SI). Presidente, non ritiro l'emendamento e vorrei ricordare che la tassazione sul fatturato delle aziende produttrici di fitosanitari è stata introdotta con la legge finanziaria del 2000. La previsione del prelievo era dello 0,5 per cento sul fatturato. Nella scorsa legislatura ho presentato più volte proposte emendative relative all'aumento di questa percentuale. Il motivo è presto detto: credo che non si tenga conto delle esternalità negative che derivano dall'uso dei fitosanitari; se dovessimo monetizzare quelle che sono le conseguenze sull'ambiente, i costi probabilmente sarebbero ben maggiori di quello che viene richiesto ai produttori di fitosanitari in questo caso.

Dispiace vedere che sia la Lega - ma da loro me lo aspettavo - sia il MoVimento 5 Stelle hanno deciso di diminuire questa percentuale; quindi, se prima, nel testo della Commissione, era il 3 per cento, adesso è diventato il 2 per cento.

Credo che non si possa più aspettare per avere coraggio e per dare una direzione diversa a quello che è il concetto di agricoltura sino adesso, dare una direzione diversa anche a quello che è il concetto di fare impresa che è stato portato avanti sinora. Perché voglio anche ricordare che chi produce questi prodotti può contare su dei fatturati di tutto rispetto e se dovesse appunto, poi, rimediare a quelli che sono i danni a livello ambientale, credo che gli converrebbe accettare una piccola percentuale di prelievo dal proprio fatturato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Golinelli. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO GOLINELLI (LEGA). Noi abbiamo semplicemente mantenuto la percentuale del prelievo sul fatturato delle aziende che producono fitosanitari al pari di quello che era nella legislatura scorsa. Chi pensa di aumentare in modo così spensierato la tassazione su questi prodotti dovrebbe poi anche assumersi la responsabilità di dire a chi fa agricoltura convenzionale, che non è un inquinatore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che questo aumento di tassazione se lo prende in carico; i prodotti, come si è detto prima, anche per quanto riguarda l'alimentare, sono dannosi se vengono usati male, per cui è la dose che fa il veleno e non il prodotto in sé (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, l'intervento che mi ha preceduto, in parte, mi toglie un po' il mio, perché in effetti, ha ragione: la chimica è pesante e nociva quando viene usata male. Quando, fondamentalmente, la si usa in giuste dosi, c'è tutta una serie di sistemi e di metodi, anche da parte della natura, ma anche da parte del consumatore finale, per non avere problematiche. Allora, non è la questione del 2 o del 3 per cento, è una questione di metodo ed è una questione di formazione professionale.

A tal riguardo, io volevo porre alla proponente un quesito che era contenuto nell'articolo 7 e chiedo, magari, se si potesse, alla fine o nella fase praticamente di approvazione, porvi rimedio.

Pongo questo quesito: soprattutto, là dove vi sono grandi coltivazione di vitigni, dove ci sono delle frammentazioni di coltivazione e, a intercalare, vi sono coltivazioni convenzionali e coltivazioni biologiche, la distanza tra una coltivazione convenzionale e una coltivazione biologica, molte volte, è una distanza limitata e, a volte, succede proprio quello che diceva il collega, cioè che si usano in maniera sproporzionata i prodotti chimici, facendo più trattamenti, finanche troppi, rispetto praticamente alla natura della pianta.

Allora, la domanda che mi pongo io e la richiesta che magari il Comitato può risolvere è la seguente: possiamo definire in maniera precisa a che distanza o a che proporzione possiamo avere una coltivazione bio, rispetto a, essenzialmente, una coltivazione convenzionale? Mi spiego: se noi abbiamo una deriva di un prodotto con un atomizzatore non a raccolta, la classica dispersione tradizionale, abbiamo fondamentalmente che a una certa distanza 30, 20, 10, 50, il prodotto va a finire, magari, su una coltivazione di ribes a giugno o a luglio e quel ribes va poi a finire sulla tavola di un consumatore come ribes biologico e costui si mangia il prodotto del trattamento fitosanitario del vitigno; cosa si mangia? Si mangia di tutto. Io non sto a contestare la chimica, sto a contestare il fatto che quel prodotto arriva su quel grappolino di ribes, magari, sulla pastina del pasticcere o, magari, su un preparato di frutta varia, su una macedonia.

Allora, possiamo fare una distinzione e dare delle distanze? Perché lo dico? Perché nei regolamenti di polizia rurale dei comuni - attenzione, nei regolamenti di polizia rurale dei comuni - caro sottosegretario, molte volte noi ci troviamo ad avere una limitazione del prodotto a livello chimico, ma non una definizione della distanza a cui devono sottostare le coltivazioni convenzionali rispetto al biologico.

Qui ci sono diversi sindaci, in quest'Aula; sanno benissimo che molte volte il produttore bio va in comune a protestare perché si trova ad avere, magari, la nascita di un vitigno convenzionale e il suo prodotto non va più in filiera, non va più nel negozio bio, perché gli fanno l'analisi e trovano il fitofarmaco, Presidente. E quel signore che magari ha fatto tanti anni di sacrifici per avere il bio, non è più competitivo rispetto a un altro concorrente che non ha questo problema.

Allora, chiedo, senza contestare, ma facendo una proposta, all'onorevole Gadda e al Comitato dei nove: è possibile porre un rimedio? Chiedo scusa perché ciò era nell'articolo 7, ma anche nell'articolo 9 del fondo possiamo praticamente fare qualcosa, o anche alla fine.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Grazie, Presidente; sarò telegrafica. Siamo talmente d'accordo con l'onorevole Bond che abbiamo presentato l'articolo aggiuntivo 19.0100 Cenni che parla esattamente di queste cose. Quindi, probabilmente, ne parleremo più avanti nel corso delle votazioni e, a questo punto, confido che Forza Italia potrà votare anche quella proposta emendativa.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Mi permetto di intervenire solo per far presente e ricordare a me stesso e all'Aula che molte delle cose che diceva l'onorevole sono già previste nel piano dell'agricoltura nazionale, quindi, per questo, non sono state in qualche modo previste all'interno di questa norma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.27 Benedetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.26 Nevi, con invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Presidente, questo emendamento è molto importante perché oggi si introduce una tassa aggiuntiva sugli agricoltori ed è bene che l'Aula lo sappia questo, perché stiamo per votare un provvedimento che, seppure in percentuale, ha ristabilito la percentuale che c'era prima e allarga la platea dei prodotti che vanno sottoposti a tassazione del 2 per cento e in più che cosa si fa? Si mette questa tassa a carico dei distributori, per come è congegnata la norma.

Allora, noi con questo emendamento cerchiamo di limitare i danni mettendola, invece, a carico del produttore del fitofarmaco che mi sembra, se dobbiamo proprio farlo, più giusto e razionale perché sappiamo come funziona. Il distributore fa immediatamente una maggiorazione sull'agricoltore e, quindi, purtroppo sappiamo perfettamente che queste norme poi finiscono per pagarle gli agricoltori, soprattutto gli agricoltori convenzionali che, diciamo, sono in quantità notevolmente maggiore rispetto a tutti gli altri. Non a caso - non a caso! - c'è una previsione di gettito aggiuntivo. Quindi, aumentano le tasse sugli agricoltori e sui distributori e, cioè, sui commercianti e per questo noi abbiamo prodotto questo emendamento che invitiamo ad approvare.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Presidente, anche in questo caso mi permetto sempre di ricordare a me stesso e all'Aula che la tassa di cui stiamo parlando è una tassa che è stata inserita con la finanziaria del 2000 e quindi già esisteva. Pertanto, all'interno del provvedimento non è stato introdotto nulla rispetto a quello che esiste attualmente nell'assetto normativo italiano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.26 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.101 Benedetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.100 Spena, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.102 Caretta, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Con questo emendamento abbiamo semplicemente chiesto che il Ministro dell'Agricoltura annualmente riferisca alla Commissione agricoltura di Camera e Senato sulla gestione dei finanziamenti, sulle iniziative che sono state finanziate e sui soggetti finanziati dal Fondo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.102 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione…

Revoco l'indizione della votazione.

Passiamo, dunque, alla votazione dell'articolo 9.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Golinelli. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO GOLINELLI (LEGA). Presidente, per chiarezza, a chi fa riferimento alla rendicontazione all'articolo 9, è stato approvato il mio emendamento 7.105 dove testualmente si dice che annualmente si invia alle competenti Commissioni parlamentari una relazione sullo stato di attuazione del Piano e sulle modalità di ripartizione e utilizzo del Fondo per lo sviluppo della produzione biologica di cui all'articolo 9, nonché in merito alle iniziative finanziate dallo stesso. Per cui, tutti gli emendamenti, che abbiamo ovviamente bocciato, relativi alla destinazione dei fondi sono già stati superati da questo emendamento, che è stato votato prima.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie, Presidente. Intervengo per motivare il nostro convinto voto contrario sull'articolo 9 perché, da questo momento, cioè da quando voterete l'articolo 9, gli agricoltori saranno assoggettati ad una nuova tassa. Infatti, è vero quello che ha detto il relatore, cioè che questo fondo c'era e che anche una tassazione del 2 per cento c'era; ma il relatore ha omesso di dire la cosa più importante, ossia che viene ampliata la platea dei prodotti che sono assoggettati a tassazione, tant'è vero che questa norma produce un extra gettito e questo extra gettito lo pagheranno gli agricoltori, cari amici della Lega soprattutto e non i 5 Stelle, perché a mettere le tasse sono abituati. Ma voi della Lega mi meravigliate perché questa roba va a colpire esattamente tutti quei bravi agricoltori, che hanno un'erosione pazzesca del reddito a causa delle vicende che sappiamo, pagamenti che non vengono effettuati da parte dell'ente pagatore nazionale, i danni ai cinghiali e ritardi di tutti i tipi nell'attuazione dei PSR regionali.

Ecco, da oggi c'è anche una nuova tassa che i commercianti scaricheranno sugli agricoltori, come è sempre successo in Italia e come continuerà a succedere. Per questo voteremo assolutamente contro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 51).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Sull'11.27 Gadda la Commissione esprime un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo esprime un parere conforme a quello del relatore.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.27 Gadda.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Intervengo brevemente perché questo emendamento possa trovare il consenso di tutte le forze politiche, in particolare di Forza Italia, perché risponde a una richiesta che è stata fatta negli interventi precedenti.

Questo emendamento propone di integrare ai corsi di laurea anche dottorati di ricerca, master, corsi di alta formazione, formazione permanente e formazione professionale. Quindi, il tema della formazione, della ricerca e dell'accompagnamento degli agricoltori o anche dei giovani che si vogliono avvicinare a queste tematiche risponde pienamente alla scrittura di questa proposta emendativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). I termini usati da chi mi ha preceduto sono importanti. Ricordo sempre che mancano, nel settore del biologico, formazione professionale, studio, ricerca e possibilità di capire cosa fanno gli altri negli altri Paesi. Non è che negli altri Paesi facciano tanto i bravi, però, in qualche maniera, dobbiamo cercare di studiare. Quindi, l'emendamento presentato trova il consenso del partito di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Intervengo per esprimere il voto favorevole del nostro gruppo e chiedo di sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Così come è formulato, l'emendamento andrebbe a modificare quello che già avevamo deciso in Commissione, di aggiungere all'interno di quelli che potevano essere gli step formativi i corsi di laurea. Così come è scritto l'emendamento, si andava a modificare la possibilità di aggiungere i corsi di laurea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.27 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. 12.100 Cimino, parere favorevole, e 12.22 Nevi, invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.100 Cimino (ex Parentela), con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 54).

Prendo atto che i presentatori dell'emendamento 12.22 Nevi non accedono all'invito al ritiro.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.22 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

(Esame dell'articolo 13- A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Allora, identici 13.23 Luca De Carlo e 13.27 Benedetti, invito al ritiro, altrimenti parere contrario, 13.1 Muroni, invito al ritiro, altrimenti parere contrario, 13.100 Emanuela Rossini, parere favorevole, 13.26 Spena, invito al ritiro, altrimenti parere contrario, 13.101 Emanuela Rossini, invito al ritiro, altrimenti parere contrario, 13.25 Nevi, invito al ritiro, altrimenti parere contrario, 13.6 Nevi, invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo, sottosegretario Manzato?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti 13.23 Luca De Carlo e 13.27 Benedetti non accedono all'invito al ritiro.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 13.23 Luca De Carlo e 13.27 Benedetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

L'emendamento 13.1 Muroni è ritirato

Passiamo dunque all'emendamento 13.100 Emanuela Rossini.

Nessuno chiedendo di parlare, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.100 Emanuela Rossini, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.26 Spena, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

L'emendamento 13.101 Emanuela Rossini è ritirato.

Passiamo all'emendamento 13.25 Nevi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.25 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.6 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 62).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Poiché l'emendamento 14.100 è stato ritirato prima della seduta passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 63).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 64).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 65).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 66).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Poiché all'articolo 18 è riferito soltanto l'emendamento 18.100 Golinelli, integralmente soppressivo dell'articolo medesimo, ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, porrò quindi in votazione il mantenimento dell'articolo.

Nessuno chiedendo di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento 18.100 Golinelli.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Ricordo che, essendo il parere del relatore favorevole alla soppressione dell'articolo, chi intende sopprimerlo deve votare contro il mantenimento, chi invece intende mantenerlo deve votare a favore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 18.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Chiedo al relatore Maglione di esprimere il parere sull'articolo aggiuntivo 18.0104 Nevi, per la parte ammissibile.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Presidente, formulo un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 18.0104 Nevi, per la parte ammissibile, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Presidente, sull'emendamento 19.100 Parentela, parere favorevole con la seguente riformulazione: “Al comma 1, capoverso 6-bis, primo periodo, premettere le parole “per la commercializzazione di sementi biologiche si applicano le disposizioni di cui all'articolo 13 del regolamento (UE) n. 2018/848 del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 maggio 2018, relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici”. Sull'emendamento 19.1 Sandra Savino, parere contrario. Sugli identici articoli aggiuntivi 19.02 Muroni, 19.08 Benedetti e 19.0100 Cenni, invito al ritiro, altrimenti parere. Sugli identici articoli aggiuntivi 19.03 Spena e 19.022 Caretta, invito al ritiro, altrimenti parere contrario, così come sull'articolo aggiuntivo 19.04 Critelli.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 19.100 Parentela. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal relatore. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.100 Parentela, come riformulato, con il parere favorevole del relatore e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 69).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.1 Sandra Savino, con il parere contrario del relatore e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 71).

Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi 19.02 Muroni, 19.08 Benedetti e 19.0100 Cenni. Il parere, relatore Maglione?

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il rappresentante del Governo esprime parere conforme al relatore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI (PD). Brevissimamente, Presidente, soltanto per ricordare che questo emendamento interviene proprio sulla compatibilità fra l'agricoltura biologica e l'agricoltura convenzionale. In modo particolare, prevede comportamenti per la convivenza fra queste due forme di agricoltura affinché non ci siano episodi di contaminazione. È uno dei temi che abbiamo sentito sollevare anche dai colleghi di Forza Italia e quindi mi aspetto che ci sia un voto adeguato da parte dei colleghi su questo punto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 19.02 Muroni, 19.08 Benedetti e 19.0100 Cenni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi 19.03 Spena e 19.022 Caretta.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Presidente, con questo emendamento si intende difendere e diffondere il carattere genetico della rusticità dell'ape italiana, così come delle popolazioni autoctone e tipiche e la propensione di queste popolazioni di api native e naturalizzate sul nostro territorio a bottinare le specie botaniche tipiche della biodiversità nazionale. L'attività di apicoltura biologica va pertanto svolta incentivando l'impiego di api regine provenienti da centri di selezione genetica nazionale, al fine di garantire la biodiversità delle specie apistiche ed evitare il diffondersi di ceppi di api interrazziali ibride e manipolate geneticamente provenienti dall'estero, per contrastare l'inquinamento del patrimonio genetico delle api autoctone e prevenire la sensibile riduzione della qualità intrinseca del miele da esse prodotte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, faccio i complimenti all'onorevole Caretta per questo emendamento e le chiedo di formulare un progetto di legge specifico proprio su questo tipo di ragionamento, perché lo meriterebbe tutto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 19.03 Spena e 19.022 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 19.04 Critelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 75).

(Esame dell'articolo 21 - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 76).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere. Prego, sottosegretario Manzato.

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Grazie, Presidente. Allora, ordine del giorno n. 9/290-A/1 Muroni parere contrario, ordine del giorno n. 9/290-A/2 Rostan parere contrario, ordine del giorno n. 9/290-A/3 Fornaro parere contrario, ordine del giorno n. 9/290-A/4 Stumpo parere contrario, ordine del giorno n. 9/290-A/5 Cimino accolto come raccomandazione, ordine del giorno n. 9/290-A/6 Cunial parere contrario, ordine del giorno n. 9/290-A/7 Gebhard parere contrario, ordine del giorno n. 9/290-A/8 Cadeddu accolto come raccomandazione, ordine del giorno n. 9/290-A/9 Cenni parere contrario, ordine del giorno n. 9/290-A/10 Luca De Carlo parere favorevole con riformulazione, come impegno di Governo: “a valutare l'opportunità di adottare le opportune di iniziative volte a far effettuare, dalle competenti autorità, controlli mirati sui fanghi che si intendono versare sui terreni di cui in premessa”. L'ordine del giorno n. 9/290-A/11 Plangger è accolto.

PRESIDENTE. Allora, cominciamo dall'ordine del giorno n. 9/290-A/1 Muroni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Mi spiace e capisco anche che avevamo concordato i tempi diversamente, ma devo dire che l'atteggiamento del Governo nei confronti dell'ordine del giorno mi stupisce. Davvero, sottosegretario, la conosco come persona molto attenta: credo che abbia notato che era un ordine del giorno con la formulazione “a valutare l'opportunità di”. Allora, mi chiedo come si possa proporre un voto negativo su un ordine del giorno che alla fine dice: “a valutare l'opportunità di misure per la concessione dei finanziamenti pubblici per favorire e promuovere le produzioni biologiche, con particolare riferimento ai fondi comunitari della PAC”. Così come anche per gli altri, francamente, in tutti, noi abbiamo utilizzato la formulazione dell'opportunità. Quindi, mi spiace, ma noi chiediamo che si votino i nostri ordini del giorno.

PRESIDENTE. Scusi, deputato Fornaro, stavamo lavorando anche per lei.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI (PD). Presidente, solo per sottolineare quello che è già stato detto anche dal collega Fornaro: alcuni di questi emendamenti sono stati depositati alla luce di una discussione che si è svolta in Commissione agricoltura, ritirando i nostri emendamenti e trasformandoli in ordini del giorno. Ora, non esiste che ci sia una bocciatura, dopo che questa prassi è stata decisa insieme in sede di Commissione.

PRESIDENTE. La sua opinione è chiara, ma non credo che possa manifestarsi diversamente il Governo.

Quindi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 9/290-A/1 Muroni….

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Grazie, Presidente. Dopo un'attenta valutazione, vengono accolti tutti come raccomandazione (Applausi).

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Siamo ancora in una fase di lavoro parlamentare, e quindi spetta a noi l'ultima parola, se accogliere questa dichiarazione, questa proposta del Governo. Per quel che riguarda i nostri ordini del giorno, gli ordini del giorno a prima firma di deputate e deputati di LeU, l'accogliamo. Abbiamo troppo rispetto per il suo lavoro, abbiate rispetto anche per il nostro. Gli ordini del giorno o decidiamo tutti insieme che non li facciamo più, li togliamo dai Regolamenti (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali), oppure, se li lasciamo, diamogli una dignità. Quindi, da questo punto di vista, c'è un atteggiamento che per quel che ci riguarda sarà anche favorevole nel voto finale, però abbiate rispetto anche per il nostro lavoro.

PRESIDENTE. Quindi gli ordini del giorno n. 9/290-A/1 Muroni, n. 9/290-A/2 Rostan, n. 9/290-A/3 Fornaro, n. 9/290-A/4 Stumpo, n. 9/290-A/5 Cimino, n. 9/290-A/6 Cunial, n. 9/290-A/7 Gebhard e n. 9/290-A/8 Cadeddu sono accolti come raccomandazione. Anche l'ordine del giorno n. 9/290-A/9 Cenni.

Poi passiamo, quindi, alla riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/290-A/10 Luca De Carlo: accetta la riformulazione, deputato De Carlo? Perfetto.

E poi c'è il parere favorevole all'ordine del giorno Plangger n. 9/290-A/11, e quindi non dobbiamo votare nulla.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata al Silvia Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-MAIE-SI). Questa proposta di legge ha sicuramente dei meriti: risponde a quella che è la richiesta sempre più pressante, perché abbiamo sempre più bisogno di un'agricoltura sostenibile, di un'agricoltura compatibile con l'ambiente; e di un'agricoltura che sia salubre, assolutamente sì. Quindi credo che sia importante finalmente dare una direzione politica all'agricoltura biologica. Accolgo con favore l'istituzione di un marchio biologico italiano, accolgo con favore il tavolo tecnico per il biologico, il Piano nazionale: sono passi importanti, soprattutto in un'Italia dove abbiamo un 15 per cento di superfici agricole coltivate a biologico.

Tuttavia penso che ci siano alcune mancanze. Dispiace ad esempio la mancanza di coraggio, come ho sottolineato prima, sulla questione dei fitosanitari, quindi la percentuale di fatturato per il quale appunto i produttori di fitosanitari vengono tassati: penso che si sarebbe dovuto avere più coraggio, perché i costi ambientali e sulla salute umana di questi prodotti sono certificati. Ha poco da dire il collega Golinelli che la chimica, se usata bene, non ha conseguenze: in realtà dipende, ci sono delle molecole che sono assolutamente incompatibili con l'ambiente, sono molecole che sono bioaccumulabili, sono molecole che sono interferenti endocrini. Quindi dire una cosa del genere significa falsare la realtà. Credo che bisogna avere il coraggio oggi di parlare delle conseguenze di questi prodotti, e appunto di dare una direzione diversa alla nostra agricoltura.

A questo punto dichiaro comunque il voto favorevole della componente MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia. Speriamo che questo sia il primo passo per aumentare quel 15 per cento di superficie ad agricoltura biologica, e ci porti ad essere leader nel mondo per questo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, io credo che innanzitutto in premessa occorre dare merito ai colleghi della XVII legislatura, che avevano impostato questo provvedimento: che, lo ricordo per chi ci ascolta, era stato approvato alla fine della precedente legislatura alla Camera e poi non era riuscito ad avere il voto della seconda Camera, cioè del Senato. Quindi oggettivamente il testo di legge a prima firma Cenni, poi ripreso anche dalla collega Gadda, è esattamente in quel filone. È stato fatto, e vorrei darne merito anche al relatore, un lavoro positivo e costruttivo in Commissione - mi sia concessa una battuta - come dovrebbe sempre essere e come spesso invece non è; quindi alla fine noi voteremo questo provvedimento.

Lo voteremo nella convinzione che l'agricoltura biologica possa essere un fattore importante soprattutto in aree marginali, nelle cosiddette aree interne, perché quello che si può notare, che i dati ci dicono, è che spesso l'attività da agricoltura biologica si accompagna con un ritorno dei giovani, quindi con l'imprenditoria giovanile, proprio in questi territori. E quindi da questo punto di vista di questa legge c'era bisogno, c'era un'attesa che ci è stata testimoniata nelle audizioni da parte di tutte le associazioni, a cominciare ovviamente da FederBio, ma anche dalle associazioni di rappresentanza degli agricoltori.

Credo che l'altro elemento che in quest'Aula e per chi ci ascolta vada sottolineato, è che nonostante una fase di difficoltà del nostro Paese, l'agricoltura biologica in questi anni è stata in crescita: è aumentata la superficie che oggi è dedicata interamente all'agricoltura biologica.

Lo diciamo con altrettanta chiarezza, che è sbagliata una contrapposizione tra agricoltura biologica e agricoltura tradizionale. Nessuno vuole e pensa di sostituire totalmente, anche nel migliore dei mondi possibili, l'agricoltura biologica a quella tradizionale: queste possono convivere; e soprattutto in aree difficili per la coltivazione agricola, questa può essere una soluzione, perché alla fine il consumatore è disponibile, di fronte alla qualità e di fronte alla sicurezza alimentare, anche a pagare di più il prodotto, e quindi a sostenere i maggiori costi che questi giovani agricoltori e chi decide di andare verso il biologico devono sostenere.

Lo ha detto con la forza e la competenza che gli è da tutti riconosciuta la collega Muroni, che esiste una battaglia vera da fare ancora verso gli eccessi, gli eccessi di fitofarmaci, gli eccessi di pesticidi. Credo che da questo punto di vista dobbiamo farci, come sistema Italia e anche come agricoltura europea, una seria autocritica, un esame di coscienza, affinché effettivamente in questo settore (e penso ancora alla presenza sui nostri terreni del glifosato, per esempio) si possa e si debba fare di più, e da questo punto di vista uno sviluppo dell'agricoltura biologica non può che andare nella direzione giusta.

C'è un articolo che ci piace sottolineare, quello della proprietà dei semi. La proprietà delle sementi è una battaglia non di una ristretta minoranza di agricoltori, non è anche questa una battaglia ideologica ma esattamente il contrario: è la battaglia contro la possibilità che pochi soggetti nel mondo possano detenere le sementi; è una battaglia di libertà, da questo punto di vista, una proprietà diffusa delle sementi, e la possibilità di far circolare, nel mondo bio e non solo, le sementi.

Infine, due osservazioni. Con questa legge si dà una regolamentazione al tema dei bio-distretti. Qui dobbiamo essere molto chiari: bisogna evitare una sovrapposizione di presenze e di promozioni in determinate aree; però se sono messi a regime correttamente, se quindi c'è un equilibrio e una razionalizzazione degli interventi, i bio-distretti possono essere uno strumento utile, oserei dire fondamentale per riuscire a fare politiche di territorio, cioè far sì che non siano singoli agricoltori, in qualche modo e in alcuni casi singoli pionieri, ma si possa costruire per aree omogenee dei distretti in grado di svolgere politiche territoriali. Che vuol dire politiche di promozione del prodotto, che vuol dire anche mettere insieme un ciclo virtuoso che passa per l'enogastronomia, per la promozione turistica: cioè riuscire in molti territori incontaminati (e ce ne sono ancora per fortuna nel nostro Paese) ad essere un punto di riferimento, e anche un punto di attrazione per riuscire a fare economia sana.

Un'ultima osservazione, infatti mi sono permesso di intervenire proprio sull'ordine del giorno che era stato inizialmente bocciato dal Governo: perché noi abbiamo di fronte - per il suo tramite mi rivolgo al sottosegretario - la prossima stagione della PAC, e lì dobbiamo trovare il modo di dare un giusto sostegno all'agricoltura tradizionale, poiché è soggetta ad una competizione molto forte sui diversi mercati, non soltanto europei ma, ahinoi, di tipo internazionale. Penso, ovviamente con un occhio alla mia regione, qual è oggi la competizione nel settore della risicoltura, che arriva da fuori, la difficoltà per i nostri agricoltori di reggere quella competizione. Quindi sicuramente la più parte del denaro della nuova PAC andrà in quella direzione; però dobbiamo provare a riuscire ad attivare con i soldi e i contributi della PAC proprio quel ciclo virtuoso di politiche territoriali, di politiche distrettuali, che consentono al singolo agricoltore che fa la scelta del biologico di non sentirsi solo una sorta di monade, ma di riuscire a fare comunità insieme ad altri.

Ci sono delle bellissime esperienze: ci sono esperienze per esempio di reti di impresa, che consentono a più operatori di mettere insieme risorse e mezzi per poter andare direttamente sui mercati delle città più grandi. Insomma, io credo che ci sia una grande sfida per la nostra agricoltura nel suo complesso e, all'interno di questo, l'agricoltura biologica non ha, a nostro giudizio, nessun elemento di carattere ideologico di per sé, ma può essere uno straordinario volano di sostegno economico, proprio per le terre agricole con maggiori difficoltà.

Questo si inserisce in un tema molto grande, è il tema degli stili di vita, è il tema dell'educazione alimentare, è il tema, quindi, di ripensare, nel complesso, il nostro agroalimentare e anche il nostro rapporto con il cibo.

Quindi, ancora grazie a chi ci ha lavorato e anche, come dicevo prima, ai colleghi della scorsa legislatura, perché - e speriamo possa farlo velocemente anche il Senato - si completi questo ciclo e si dia sostanzialmente al Paese, io credo, una buona legge che noi voteremo con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Maria Cristina Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Presidente, oggigiorno viviamo tempi nei quali le lobby delle grandi aziende alimentari straniere spadroneggiano o cercano di dettare regole funzionali al proprio tornaconto, con il beneplacito di un'informazione distratta, quando non addirittura asservita, ed istituzioni internazionali attente al ritorno economico, piuttosto che al bene e alla salute della collettività. Basti pensare all'ultima geniale trovata dell'ONU, chiamata a votare una risoluzione che tramite un sistema di etichettatura nutrizionale a semaforo potrebbe definire dannosa la maggior parte dei nostri prodotti, classificando, infatti, come nocivi sale, grassi e zuccheri; questo sistema assegnerà per assurdo alla Coca Cola light, che non ne contiene, semaforo verde, ma prodotti come il grana padano, il parmigiano reggiano e l'olio di oliva lo avranno rosso.

Vigileremo perché scempi come questo non possano compiersi, ma riteniamo che la battaglia tra affaristi spietati e chi intende difendere gli interessi e la salute dei cittadini debba essere quotidiana. Ogni mattina manager senza scrupoli si svegliano, pensando a come aggirare le più ovvie norme di buonsenso, pur di fare profitto. E poi, ogni mattina, ci sono persone come noi, che si pongono come missione quella di non cedere di un millimetro a chi antepone il profitto alla salute della gente. Mai come ora, è opportuno, anzi, doveroso vigilare, perché sulle tavole degli italiani arrivino prodotti alimentari all'altezza delle nostre tradizioni e della nostra produzione agricola che, voglio sottolineare fin dall'esordio del mio intervento, è eccezionale ed unica per qualità e varietà.

Fratelli d'Italia, fin dal primo giorno, ha posto al centro della propria azione politica la salvaguardia e lo sviluppo dell'agricoltura italiana oltre che del patrimonio agroalimentare che ne deriva. Per noi e per tutti gli italiani, la ricchezza e la diversità della nostra produzione agricola e delle tradizioni su cui si fonda è un vanto che ci rende orgogliosi. Allo stesso tempo, siamo convinti che rappresenti un modo unico per farci conoscere ed apprezzare anche all'estero, dove tutti ci ammirano e apprezzano e molti ci invidiano. Un'invidia che comprendiamo, ma che non giustifichiamo e che si spinge al punto da non perdere occasione per tentare di ostacolare e ridimensionare i processi e le modalità che rendono chiara e identificabile la provenienza dei prodotti, per tentare di accaparrarsi una fetta della richiesta che, giustamente, si indirizza verso l'agricoltura italiana e verso le sue impareggiabili unicità.

Siamo fortemente e fermamente convinti che il Governo e le istituzioni politiche debbano considerare prioritaria la difesa ad ogni livello dell'agricoltura e delle risorse umane, culturali e sociali, operanti nel mondo dell'agricoltura, in quanto costituiscono una delle principali ricchezze del nostro Paese, in grado di contribuire, in maniera sostanziale, alla percezione di particolarità e identificabilità tipica della nostra produzione.

Il nostro impegno nel settore agricolo ha avuto ed ha come obiettivo quello di mettere in campo politiche di salvaguardia, volte a rimuovere le ingerenze e a rimuovere gli ostacoli di natura burocratica che frenano il pieno dispiegarsi delle potenzialità, anche sociali, del modello agricolo italiano. Il carattere identitario e distintivo del nostro modello agricolo, la sua articolazione in termini di varietà e diversità di produzioni e la sua riconducibilità, non solo nei nostri confini, ma soprattutto a livello mondiale, vanno quindi preservati, protetti e accuratamente difesi a livello locale, nazionale ed europeo.

Siamo convinti che il nostro modello agricolo non possa e non debba, in alcun modo, essere delocalizzato, perché sarebbe un segnale non di forza ma di debolezza e di resa nei confronti di chi vorrebbe minare il carattere così distinguibile della nostra produzione. Crediamo, dunque, che il settore agricolo sia un pilastro del nostro Paese, una vera e propria summa di eccellenze e che, per questo, debba essere preservato e sviluppato, in quanto capace di produrre nuova ricchezza e nuova occupazione.

Per noi di Fratelli d'Italia, la coerenza è un'attitudine inalienabile che ci accompagna costantemente nella nostra azione politica e di cui ci facciamo vanto, perché la consideriamo la nostra eccellenza, la nostra peculiarità. Proprio per questa nostra esigenza imprescindibile di essere coerenti con il nostro impegno, siamo estremamente felici e, consentitemi, orgogliosi di trovarci qui e di aver esaminato questo provvedimento, che costituisce indubbiamente un importante mattone nell'intera struttura regolamentare di un ambito produttivo che, pian piano, sta diventando un settore di rilievo nell'intera economia agricola, con ricadute economiche che sarebbe delittuoso non tenere nella giusta considerazione.

Proprio partendo da questi presupposti, riteniamo che la produzione biologica e il metodo biologico debbano essere considerati come un'attività di interesse nazionale, con funzione sociale e ambientale, in quanto incentrati sulla qualità dei prodotti, sulla sicurezza alimentare, sul benessere degli animali, sullo sviluppo rurale, sulla tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e sulla salvaguardia della biodiversità. Il settore del biologico nel nostro Paese ha registrato in questi ultimi anni una crescita esponenziale e vertiginosa, come confermato dai dati diffusi dal Ministero delle politiche agricole. Infatti, dal 2010 ad oggi sono oltre 800.000 gli ettari che in Italia si sono convertiti al biologico, con una crescita percentuale, negli ultimi sette anni, del 71 per cento. Si tratta di un dato che già da solo rende perfettamente l'idea di come si stia orientando il mercato e che deve spingerci tutti ad un'attenta analisi e all'adozione di misure adeguate per stare al passo con la spina impressa a questo settore.

Il biologico in Italia viene coltivato, ad oggi, sul 15,4 per cento della superficie nazionale e anche i dati dell'anno in corso confermano assolutamente questa tendenza. Infatti, con 1,9 milioni di ettari ed oltre 75.000 imprese, l'Italia conferma di essere uno dei principali Paesi in Europa per questo tipo di coltivazione. Anche i dati sui consumi del biologico, in Italia, segnalano importanti indici di crescita, più 9,6 per cento rispetto all'anno precedente, con un incremento generalizzato per tutte le referenze biologiche vendute nella grande distribuzione e nei negozi specializzati. L'Italia è inoltre ai primi posti in Europa per l'export di prodotti di origine biologica e, secondo una ricerca condotta dall'ISPRA, il fatturato oltre frontiera è superiore a un miliardo di euro, un importo che rappresenta più di un terzo del giro d'affari complessivo del biologico italiano.

Proprio per queste ragioni, ritengo e tutti noi di Fratelli d'Italia riteniamo che il provvedimento in esame, oggi, sia dunque di estrema importanza, anche in base ai numeri che ho appena elencato, in quanto il testo in oggetto ha la funzione di disciplinare un settore in forte espansione, qual è quello dell'agricoltura biologica. Esso, infatti, ha l'obiettivo di favorire e promuovere iniziative volte all'incremento delle superfici agricole condotte con il metodo biologico, anche attraverso interventi volti a incentivare la costituzione di organismi, punti e piattaforme di aggregazione delle filiere e dei prodotti biologici.

Mi permetto a questo punto di elencare brevemente quelle che sono le disposizioni per noi più importanti dell'atto in esame e mi preme sottolineare come sia molto rilevante che questo provvedimento istituisca presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, un tavolo tecnico per la produzione biologica, il quale avrà il compito di delineare le priorità del piano di azione nazionale con particolare attenzione alla ricerca. Inoltre, i tecnici avranno la responsabilità di esprimere pareri sui provvedimenti da adottare in sede nazionale ed europea. Importante è anche il piano d'azione nazionale per la produzione biologica e una menzione a parte spetta alle misure previste dall'articolo 6 del testo in esame che noi di Fratelli d'Italia sposiamo in pieno, cioè il fatto che si istituisca il marchio biologico italiano che caratterizza i nostri prodotti.

Le misure che ho appena elencato sono solamente alcune dell'insieme degli interventi dell'intero provvedimento, ma sono un esempio di come il testo in esame oggi in quest'Aula vada nella giusta direzione. Lo affermo con chiarezza, sottolineando la mia personale esigenza e di tutti i colleghi di Fratelli d'Italia. Siamo, però, convinti che si poteva e si doveva fare meglio e proprio con questo obiettivo siamo intervenuti, affinché l'agricoltura biologica non fosse equiparata all'agricoltura biodinamica, in quanto quest'ultima non è ancora regolamentata a livello europeo e a livello nazionale.

PRESIDENTE. Ha concluso il tempo, deputata Caretta. Deve concludere presto.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Inoltre, avremmo voluto vietare l'utilizzo dei fanghi nei terreni dove si coltiva il biologico. Tuttavia, per senso di grande responsabilità, siamo comunque sicuri che gli effetti di questo provvedimento, che disciplina e incentiva un settore in espansione come quello del biologico, possano andare nella giusta direzione ed è per questo che, come Fratelli d'Italia, voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raffaele Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie, Presidente. Annuncio, anche con un po' di rammarico, che il gruppo di Forza Italia voterà contro. Voterà contro una proposta di legge che, a nostro avviso, non affronta il tema fondamentale che riguarda questo settore, che è il tema dei controlli, e non affrontando questo tema rischia di fare un danno allo stesso settore biologico. Capisco che è una posizione difficile forse da spiegare ma è esattamente così. Noi abbiamo ascoltato con grande attenzione l'audizione del comando dei carabinieri per la tutela agroalimentare che si è svolta in Commissione e siamo gli unici che si sono caricati della necessità di intervenire su questo tema dei controlli. È un tema che riguarda sì l'Italia come ci dice il Nucleo Carabinieri di cui ci fidiamo, perché noi ci fidiamo delle nostre forze dell'ordine che sono altamente qualificate e specializzate per fare dei controlli rigorosi e loro stessi ci dicono che occorre ripensare il sistema dei controlli. E come ripensarlo? Occorre ripensarlo per passare dal controllo della carta al controllo di quello che si fa in campo, dalla necessità di controllare come l'agricoltore che coltiva in quale modo lo fa, perché anche il biologico - do una notizia - fa uso di agrofarmaci che sono inseriti in una specifica lista e se l'agricoltore biologico pure fa un uso sbagliato dell'agrofarmaco fa un danno e produce un problema.

Poi, non parliamo - non parliamo! - delle truffe e sappiamo perfettamente che purtroppo c'è un problema anche di conflitti di interessi, ma gli amici del MoVimento 5 Stelle, in particolare, quando i conflitti di interessi magari riguardano un settore che risuona bene nell'ideologia anche un po' antiglobalista si interrompono e non esistono più i conflitti di interessi. Invece, qui c'è un mastodontico conflitto di interessi tra controllori e controllati e ci sono state inchieste importanti, fatte da giornalisti seri, che hanno messo in evidenza come questo sia un problema serio. Questo è un problema che il Parlamento deve affrontare, oltre a tutti gli altri problemi che sono stati affrontati.

Lo voglio dire: noi voteremo contro anche se apprezziamo alcuni passaggi della proposta di legge e capiamo perfettamente che su alcune cose si è andati anche a dare un'inquadratura normativa che prima non esisteva e che era giusto dare. Quindi, non è che buttiamo tutto di questa ampia proposta di legge. Ma la cosa fondamentale - fondamentale! – è fare uno sforzo completamente diverso. Mi si dirà: “Questa è competenza del Ministero, ci sono già gli enti competenti, abbiamo fatto un nuovo regolamento”. Bisogna ascoltare il Nucleo Carabinieri e bisogna capire che il sistema dei controlli ha bisogno di tutt'altra impostazione e anche di tutt'altre risorse, sia umane sia economiche, anche perché è vero che questo è un settore in espansione.

Ma non parliamo poi - e mi fa specie qui chi si professa sovranista - dei problemi che ci sono nelle importazioni. Basta che andiate a cliccare qualche bella trasmissione, che non fa solo una certa emittente, tra l'altro, ma le fanno molte emittenti, e scoprirete quello che c'è sul tema delle importazioni, perché se è difficile capire in Italia se uno fa il biologico autentico figuriamoci quanto sia difficile capirlo per prodotti che vengono dal Brasile, che vengono dal Perù, che vengono dalla Thailandia e che vengono da tutto il resto del mondo!

E, allora, su questo il Nucleo Carabinieri ci dice che hanno bisogno di tutt'altra impostazione: hanno bisogno di accordi internazionali perché senza accordi internazionali noi non potremmo mai avere quel controllo all'origine sulla qualità e sulla certificazione, anche perché do una notizia importante: noi con l'aumento del consumo di alimenti biologici abbiamo, però, anche l'aumento delle importazioni, perché la domanda interna non riesce a soddisfare la domanda complessiva di prodotti biologici. E, quindi, ecco perché oggi è ancora più importante di ieri, di un anno fa o di due anni fa il tema dei controlli sulle importazioni - sulle importazioni! - ed è bene anche che ci sia un'impostazione completamente diversa a livello europeo; e questo provvedimento sarebbe dovuto intervenire anche su questo argomento, come su tanti altri.

Poi, c'è un'altra cosa che noi di Forza Italia detestiamo: non può passare il messaggio che tutto ciò che non è biologico è spazzatura. Sono cose poco sicure? No, non è vero e non è neanche vero che tutti i fitofarmaci o i prodotti chimici sono pericolosi, anzi non sono pericolosi. Certamente, come ha detto - e mi ha fatto piacere - l'onorevole Golinelli della Lega intervenendo in discussione generale, dipende da come vengono somministrati e anche lì c'è il tema dei controlli, perché non può passare l'equazione che milioni di agricoltori italiani fanno prodotti che contengono veleno. È ora che la piantiamo di fare questa equazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) perché non è così e lo sapete perfettamente. Noi non possiamo far passare questa equazione che invece risuona e l'ho sentita risuonare anche in alcuni interventi - ed è sbagliatissima - soprattutto dei 5 Stelle. È sbagliatissima perché la produzione italiana è per l'80 per cento convenzionale e questo significa fare un danno anche alla nostra economia.

Poi, se c'è chi usa male i fitofarmaci va arrestato, va punito e va penalizzato, ma non bisogna che tutto questo vada a discapito di milioni di agricoltori perbene che fanno bene il loro lavoro e che producono alimenti perfetti e sicuri sotto tutti i punti di vista con enormi controlli; quelli sì, sull'agricoltura convenzionale ci sono enormi controlli. Ecco io penso che, in questo senso - e concludo, Presidente - un altro tema che non abbiamo per niente condiviso è l'inasprimento della tassa sulla produzione dei fitofarmaci perché appunto risponde a questa logica. Allora, sono due opzioni diverse e non dobbiamo mettere in contrasto l'una con l'altra; quella norma, oltre a produrre una tassa aggiuntiva sugli agricoltori, ha anche questo messaggio culturale deleterio e controproducente per il nostro settore primario.

Quindi, io mi auguro che in Senato si possa migliorare la norma. Per parte nostra, continueremo fino a che non ci sarà una discussione seria sull'organizzazione di una filiera che è giovane e che sta aumentando di giorno in giorno le sue quantità, le sue percentuali di produzione, che ha bisogno sempre di più di un'attenzione diversa sul lato dei controlli, delle sanzioni, a favore del biologico vero che sicuramente è una cosa importante, che può rappresentare anche un valore aggiunto per gli agricoltori, ma che, se non è serio, distrugge l'immagine del biologico vero e penalizza gli agricoltori bravissimi che sono lì a produrre con grande fatica prodotti eccezionali con metodo convenzionale. Per questo voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Dobbiamo, purtroppo, dare notizia di un mercatino di Natale evacuato dalla polizia a Strasburgo, nell'est della Francia, dopo che erano stati segnalati degli spari. Dalle prime notizie sembra ci siano morti e feriti, purtroppo. Seguiamo questa triste vicenda con preoccupazione e, se ci saranno novità, sarete informati.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Susanna Cenni. Ne ha facoltà

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente. In questi giorni, oggi, noi abbiamo assunto due importanti decisioni: la mozione sulla tutela del nostro agroalimentare e, oggi, la discussione e mi auguro il varo delle norme per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico.

Io intanto mi sento di esprimere una particolare soddisfazione per più ragioni. Ne elenco alcune: la prima è che questa discussione è stata calendarizzata in quota minoranza su richiesta del Partito Democratico in virtù di due nostre iniziative di legge che raccolgono il buon lavoro svolto nella scorsa legislatura.

La seconda ragione è che c'è stato un approccio non pregiudiziale sulla nostra iniziativa, si sono aggiunte altre iniziative di legge, c'è stata un'intensa attività di audizione, di ascolto, che ci ha consentito di aggiornare e migliorare il testo iniziale, e c'è stato un lavoro di cui ringrazio sinceramente il relatore Maglione e i colleghi degli altri gruppi che ci hanno aiutato a completarlo.

La terza ragione è che c'è un comparto importante, quello della produzione biologica e biodinamica, che da anni cresce, è competitivo ed è stato anche più capace di resistere alla crisi di questi anni. E' un comparto che ancora ha grandi potenzialità e che attende da anni una norma. Ecco, noi oggi facciamo questo: gli diamo una risposta, una risposta attesa; una risposta sinceramente mi sento di dire seria, non dogmatica - mai c'è stato questo atteggiamento nella discussione sulla legge da parte di nessuno - che oggi può fare riferimento a due strumenti fondamentali che non c'erano quando abbiamo approvato il testo nella precedente legislatura: il Regolamento dell'Unione europea n. 848 del 2018 e il Regolamento sui controlli varato con il decreto legislativo n. 20 del 2018.

Il decreto norma in materia di sanzioni e di gestione del sistema dei controlli ed è già in vigore dal 22 marzo del 2018. Dico questo perché noi abbiamo discusso molto in Commissione su questo secondo aspetto. Sappiamo che è una questione molto delicata, ci sono state trasmissioni televisive, scandali, anche tante fake news ed è un tema fondamentale perché attraverso i controlli e controlli efficaci passa la credibilità del mondo biologico.

Però, mi consenta di dire - attraverso lei, Presidente - al collega Nevi che in otto mesi, proprio in virtù di questo decreto, sono stati effettuati 2800 controlli sulle produzioni bio, con un incremento di oltre il 10 per cento sul 2017, il 5,4 per cento in più di operatori sono stati controllati solo con il decreto. Ed è paradossale, scusate, il vostro comportamento su questa norma, colleghi di Forza Italia. Io rispetto le decisioni di chiunque, si può cambiare idea in qualsiasi momento, ma è un po' curioso che voi abbiate approvato questa legge nella scorsa legislatura, in assenza di questi regolamenti sui controlli, che abbiate approvato il testo in Commissione e che oggi abbiate assunto un atteggiamento diverso in Aula. Però, ognuno fa quello che crede. Anche noi abbiamo ascoltato molto bene tutti gli auditi, abbiamo ascoltato i carabinieri, abbiamo ascoltato gli ICQRF, ma vanno anche letti i regolamenti per sapere di cosa stiamo parlando.

Sappiamo benissimo che il settore del biologico è un comparto importantissimo per il nostro Paese, abbiamo sfiorato oramai i 2 milioni di ettari, con una crescita importante che sfiora il 7 per cento; ci sono dati che qui non voglio riprendere, l'hanno già fatto tanti colleghi, su ciò che nel mondo agricolo rappresenta il settore del biologico. Ma è un settore che riguarda anche i cittadini, i consumatori. Noi sappiamo, anche da molte ricerche che sono state fatte in questa materia, che 8 consumatori su 10 hanno acquistato bio negli ultimi anni e il 42 per cento lo fa abitualmente e lo fa per alcune ragioni che possono essere salutistiche, per garanzia di sicurezza e qualità o perché lo ritengono più rispettoso dell'ambiente. E, vedete, tutte queste ragioni rappresentano delle porzioni di verità. Del resto, le proposte del regolamento nella nuova programmazione PAC 2021-2027 sono molto chiare e prevedono una forte spinta a diminuire la presenza dell'uso di fitofarmaci e ad accrescere le pratiche biologiche, ad attuare pratiche di sostenibilità ambientale che recepiscano gli indirizzi delle conferenza sul clima, per aumentare la resilienza, per mantenere e tutelare la fertilità.

E c'è larga letteratura scientifica che testimonia gli effetti positivi anche sulla salute umana, sul benessere degli animali allevati e sull'ambiente. Un'agricoltura efficace e prodotti efficaci anche per combattere le malattie allergiche e l'obesità. Del resto, è la stessa Organizzazione mondiale della sanità che, nella sua definizione del concetto di sicurezza alimentare, parla dell'accesso a quantità e a qualità adeguate di cibo.

Ma, tornando alla legge, io credo che il testo ci consegni una cornice importante; definisce un sistema, un metodo, chiarisce chi fa cosa, prevede strumenti di confronto e di lavoro per la definizione del Piano, insiste molto sul tema della ricerca.

A tale proposito - consentitemelo un secondo, viste anche le cose che girano da settimane - biologico e biodinamico oggi progrediscono grazie ad una grande, intensa e qualificata attività di ricerca dei principali atenei e dei centri di ricerca nazionali ed internazionali, altrimenti non ci sarebbero questi risultati. Ancora, la legge cerca di supportare le imprese, gli accordi di filiera, istituisce il logo nazionale che anch'io credo possa essere uno strumento ulteriore contro i rischi di contraffazione di ciò che entra nel nostro Paese.

Consentitemi una sottolineatura su due aspetti. Il primo, i bio distretti, l'articolo 13: noi con questa legge normiamo una realtà che ha iniziato ad esistere ben prima delle leggi ed è nata indipendentemente da finanziamenti pubblici. Questo significa che c'è una grande spinta dal basso di produttori, di amministratori locali, di competenze scientifiche e di cittadini, tanti normali cittadini che si occupano della qualità delle mense dei propri figli. Ed è un lavoro che ha visto nascere sistemi economici, ambientali e sociali che oggi sono in grado di rappresentare il valore aggiunto di intere aree sovracomunali presenti in tutto il Paese. E, guardate, si tratta di aree interne, di aree montane, di distretti vitivinicoli che stanno convertendo le proprie produzioni.

Il secondo punto è il Piano nazionale sulle sementi biologiche, che è stato inserito grazie a un nostro emendamento, un piano che sarà possibile realizzare con la collaborazione di CREA, quindi ancora una volta della ricerca, e che adotta un piano utile ad aumentare il numero delle sementi a disposizione. Ed è un tema delicatissimo, perché noi sappiamo che il mercato delle sementi ad oggi è ancora nelle mani di pochissimi soggetti. Concludo, Presidente. Io credo che in sintesi noi abbiamo fatto un buon lavoro, lo abbiamo fatto insieme, io credo anche dimostrando che su alcune questioni si può comunque lavorare insieme, maggioranza e opposizioni, e che consegna una risposta utile agli agricoltori e ai consumatori, ad una comunità, con la convinzione che, se la strada che è davanti a noi è quella dello sviluppo sostenibile, la strada dello sviluppo sostenibile non è un'opzione trendy, non è “una” strada, è “la” strada che noi dobbiamo percorrere. E se questo è vero, l'agricoltura biologica è una delle possibilità concrete che noi abbiamo. Per questo, per le ragioni che ho detto in premessa, esprimo convintamente il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marzio Liuni. Ne ha facoltà.

MARZIO LIUNI (LEGA). Grazie, Presidente. Gentili colleghi e gentile rappresentante del Governo, la proposta di legge che oggi ci accingiamo ad approvare ha il compito di fare ordine e aiutare una importante modalità di coltivazione, l'agricoltura biologica. Cos'è l'agricoltura biologica? È un tipo di agricoltura che sfrutta la naturale fertilità del suolo, vuole promuovere la biodiversità ed escludere l'utilizzo di prodotti di sintesi.

L'Italia, con il 15,4 per cento della superficie nazionale coltivata a biologico, è tra i principali Paesi europei che utilizzano questo tipo di coltivazione. Il consumo dei prodotti biologici ha una crescita costante e ha preso piede anche nella grande distribuzione con ottimi risultati. Oggi le aziende agricole biologiche sono localizzate principalmente in aree collinari e montane, per questo le aziende localizzate in aree svantaggiate sono più portate a voler valorizzare i loro prodotti anche attraverso la certificazione biologica. Oggi le regioni italiane con la maggior superficie coltivata con metodo biologico sono la Sicilia, la Calabria e la Puglia, anche per numero di operatori biologici impiegati.

Con questo provvedimento, in linea con la politica di protezione del made in Italy agroalimentare, argomento molto caro alla Lega, andiamo a istituire il marchio biologico italiano, di proprietà esclusiva del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, che può essere richiesto su base volontaria. Scopo fondamentale del marchio è di valorizzare le coltivazioni agricole italiane, rendendo così riconoscibile ai consumatori anche l'origine della materia prima agricola. Il marchio definisce un'identità, è un segno di riconoscimento che identifica un prodotto.

L'istituzione di un marchio, per avere efficacia, non si deve limitare alla semplice apposizione sul prodotto, ma deve essere portato a conoscenza del consumatore anche mediante campagne informative, attraverso le reti di comunicazione nazionali, volte a promuovere i prodotti che il marchio spesso rappresenta. Con il marchio è possibile conoscere il prodotto e identificarlo sul mercato anche nel corso del tempo. Il bene, attraverso il marchio, si costruisce una reputazione sul mercato, presso il consumatore, consente a tutti i soggetti che devono entrare in contatto con quel bene di farsene un'idea. Il marchio diventa caratteristica del bene, ha un suo valore aggiuntivo, una sua capacità distintiva e crea una fidelizzazione nel tempo dei consumatori soddisfatti di quella qualità.

Per finire, con la creazione del marchio biologico italiano, la Lega mette un altro tassello per la protezione del made in Italy, dell'agroalimentare e per questo motivo dichiaro il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Parentela. Ne ha facoltà.

PAOLO PARENTELA (M5S). Grazie, Presidente. Il provvedimento in questione disciplina l'aspetto politico strategico di promozione a sostegno del settore della produzione biologica. L'obiettivo primario è quello di favorire e promuovere la conversione al metodo biologico delle imprese agricole e agroalimentari del nostro Paese, che è un settore, come è stato detto da diversi colleghi, in costante crescita e che rappresenta una fetta importante per il nostro made in Italy.

Nell'Unione Europea tale settore sta crescendo rapidamente, pensate che negli ultimi dieci anni la superficie dei terreni destinati all'agricoltura biologica è aumentata ogni anno di mezzo milione di ettari. Attualmente l'Europa conta oltre 186 mila aziende agricole biologiche, mentre in Italia, dal 2010 ad oggi, sono oltre 800 mila gli ettari convertiti a biologico, con una crescita percentuale negli ultimi sette anni del 71 per cento. Ad oggi, quindi, il biologico viene coltivato sul 15,4 per cento della superficie agricola nazionale.

Per promuovere la produzione italiana, infatti, in questa proposta di legge vogliamo quindi introdurre un marchio per il biologico italiano, in modo da distinguere tutti i prodotti biologici realizzati con materie prime coltivate e allevate nel nostro Paese. Solo con la massima trasparenza sull'origine e la filiera dei prodotti possiamo offrire ai consumatori delle garanzie sui prodotti che portano sulle loro tavole. Inoltre, il 47 per cento degli italiani consuma biologico almeno una volta a settimana. Questi sono dati che sono usciti fuori da diversi studi, che affrontano anche quali sono le usanze dei consumatori nell'approccio a questo nuovo metodo. Infatti, c'è diversa attenzione soprattutto sull'origine dei prodotti, come ho detto prima (ben il 76 per cento), e anche sul packaging ecosostenibile (il 60 per cento). Nella scelta non c'è, però, solo la fiducia, perché il biologico è sinonimo di grande qualità e rispetto dell'ambiente.

E allora, lavorare la terra con l'agricoltura biologica significa essenzialmente utilizzare una tecnica di coltivazione e un modo di produrre cibo che rispetta i cicli di vita naturali. Dopo anni di ricorso dissennato alle sostanze chimiche di sintesi, ci troviamo con pochissima sostanza organica nei suoli e con una preoccupante presenza di residui di fitofarmaci nelle acque di superficie e profondità. Io voglio ricordare che ogni anno, anche qui a Montecitorio, l'ISPRA che è l'istituto che si occupa della protezione dell'ambiente, ci rivela un dossier allarmante di quello che riscontra nelle nostre acque e non tutte le regioni pubblicano i dati sul monitoraggio delle acque di superficie e di profondità. Parliamo di oltre il 60 per cento dei nostri laghi e fiumi, che sono contaminati da queste sostanze. Quindi, è chiaro che la politica non può continuare a girarsi dall'altra parte ed è chiaro che il biologico è un'ottima soluzione per affrontare questa crisi che stiamo vivendo.

Inoltre, vorrei spendere altre due parole, perché l'agricoltura convenzionale viene ritenuta responsabile per l'11 per cento delle emissioni di gas serra a livello globale. La gestione convenzionale dei campi ha fatto sì che i terreni coltivati e i pascoli abbiano perso tra il 25 e il 75 per cento di carbonio che contenevano, liberando questi gas serra. I terreni organici, invece, svolgono un ruolo di assorbimento che può arrivare a circa mezza tonnellata di carbonio per ettaro l'anno. Il potenziale tecnico complessivo del sequestro di carbonio nei terreni degli ecosistemi agricoli è, quindi, compreso tra l'1,2 e i 3,1 miliardi di tonnellate di carbonio all'anno, cioè una quantità che corrisponde a 27 volte le emissioni italiane di CO2 del 2016. In generale, l'agricoltura chimica richiede, inoltre, maggiore quantità di energia e particolare uso di idrocarburi.

Secondo i dati pubblicati dal Rodale Institute nel 2011, i sistemi di agricoltura biologica utilizzano il 40 per cento in meno di energia rispetto a quelli convenzionali e producono il 40 per cento in meno di gas serra rispetto all'agricoltura basata su metodi convenzionali. Per questo motivo, in questa proposta di legge inseriamo il metodo biologico, che viene considerato quindi resiliente ai cambiamenti climatici in atto. In questa legge che stiamo per approvare la produzione biologica viene definita anche attività di interesse nazionale con funzione sociale e ambientale, in quanto settore economico basato prioritariamente sulle qualità dei prodotti, sulla sicurezza alimentare, sul benessere animale, sullo sviluppo rurale, sulla tutela dell'ambiente e dell'ecosistema e sulla salvaguardia della biodiversità, che concorre alla tutela della salute e al raggiungimento, come ho detto prima, degli obiettivi di riduzione dell'intensità delle emissioni di gas a effetto serra.

Altre novità che introduciamo in questa legge: il tavolo tecnico per la produzione biologica, al quale viene affidato il compito di delineare gli indirizzi e definire le priorità per il Piano d'azione nazionale per la produzione biologica; potrà esprimere anche pareri sui provvedimenti di carattere nazionale ed europeo, proporre attività di promozione, nonché individuare strategie per favorire l'ingresso e la conversione delle aziende convenzionali al biologico.

Altra novità è che introduciamo il piano d'azione nazionale per la produzione biologica, al fine di agevolare la conversione al biologico, con particolare riguardo alle piccole imprese. Il piano potrà incentivare il biologico attraverso iniziative di informazione ed educazione al consumo, monitorare l'andamento del settore, favorendo l'insediamento di nuove aziende biologiche, soprattutto nelle aree più svantaggiate, delle aree rurali montane, migliorando il sistema di controllo e di certificazione, incentivando gli enti pubblici ad utilizzare il biologico nella gestione del verde e a prevedere il consumo di prodotti biologici nelle mense pubbliche e in quelle private; incentivare la ricerca, promuovere progetti per i prodotti provenienti dai distretti biologici, una novità assoluta. Siamo orgogliosi di annunciare che l'Italia è il primo Paese al mondo a introdurre per legge i bio-distretti. Di questo dobbiamo essere fieri, perché è una realtà territoriale che dal basso sta rivoluzionando i territori, portando avanti delle produzioni virtuose che si ispirano appunto sull'economia circolare. Visto che comunque il settore ha anche diverse criticità, che sono state riscontrate nel corso degli anni anche da alcuni piani strategici che ha fatto lo stesso Ministero, che sono questioni di carattere organizzativo, logistico, della filiera, come, ad esempio, la difficoltà a reperire le sementi, con questa legge, all'articolo 8, prevediamo l'adozione del piano nazionale delle sementi biologiche, anche per migliorare la qualità e la quantità delle stesse. Sempre sulle sementi, interveniamo anche all'articolo 19, in cui prevediamo che gli agricoltori che possono produrre varietà di semi biologiche hanno il diritto alla vendita in ambito locale e possono procedere al libero scambio delle stesse.

Il cuore pulsante di questa legge è poi il Fondo per lo sviluppo dell'agricoltura biologica. Vorrei precisare alcune cose che sono state dette durante la discussione e anche oggi in Aula. Esso è alimentato dal contributo annuale che era già previsto dalla legislazione vigente, quindi non introduciamo nulla di nuovo, la novità è che andiamo a inserire anche quei prodotti fitosanitari che sono dannosi per le acque di profondità e di superficie, quindi recepiamo finalmente un'indicazione che dà l'ISPRA ogni anno. Inoltre, a cosa destiniamo queste risorse? Finalmente le destiniamo veramente all'agricoltura biologica, perché esisteva già un fondo che prevedeva la tassa sui pesticidi, ma finalmente la vincoliamo per la produzione biologica e per la ricerca. All'articolo 12 promuoviamo anche la formazione professionale nel settore, mentre agli articoli 12 e 13 prevediamo nuove forme di innovazione, disposizioni in materia di organizzazione della produzione e del mercato, quindi favoriamo l'aggregazione dei produttori nonché l'accesso al mercato per questi produttori, definendo i già citati i distretti biologici. Interveniamo anche negli strumenti di aggregazione, come le organizzazioni dei produttori, le intese di filiera, gli accordi quadro. Altra cosa fondamentale che volevo ribadire è questa novità che introduciamo nei distretti biologici: scelte scellerate che purtroppo ricadono sui nostri territori da parte della politica a volte possono andare a compromettere l'immagine di un territorio nonché a schiacciare la qualità dei prodotti di quel territorio, quindi prevediamo delle misure e delle tutele per evitare che in quei territori possano essere installati impianti inquinanti. Altra cosa importante, che viene garantita con l'articolo 16, sull'intesa di filiera, sono le valorizzazioni delle produzioni biologiche e i processi di preparazione e trasformazione con metodo biologico. Vado alla conclusione, Presidente. Lo sviluppo del sistema biologico è un'occasione strategica non solo per rafforzare la convenienza di impresa, la redditività aziendale in zone spesso marginali e il rafforzamento dell'occupazione in agricoltura, ma anche per gli effetti esterni positivi, come il contrasto ai cambiamenti climatici, la riduzione dell'inquinamento di suolo e risorse idriche e la salvaguardia degli agricoltori e dei consumatori. Per tutti questi motivi, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Purtroppo non arrivano informazioni confortanti da Strasburgo: ci sarebbero cinque morti e diversi feriti, con gli attentatori o presunti tali in fuga.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, il relatore, deputato Pasquale Maglione. Ne ha facoltà.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Presidente, prima di illustrare quelle che sono le correzioni di forma all'articolo 6, tenevo a fare alcuni ringraziamenti. Innanzitutto, il presidente Gallinella, che mi ha scelto nel ruolo di relatore, e gli uffici, che hanno permesso che svolgessi per la prima volta questo ruolo di relatore nel modo più agevole possibile. Ringrazio il Governo nella figura del sottosegretario Manzato, anche per il continuo confronto che c'è stato per redigere al meglio la norma, e soprattutto ringrazio i commissari della Commissione Agricoltura, con i quali c'è stato un rapporto e un confronto leale e propositivo che hanno determinato la scrittura di un testo di legge che ad oggi, stando alle dichiarazioni di voto, possiamo dire che è largamente condiviso.

Detto ciò, a nome del Comitato dei nove, propongo all'Assemblea, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, la seguente correzione di forma: Articolo 6 - Al comma 1, aggiungere, in fine, le seguenti parole: e, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, al comma 1 dell'articolo 32 del Regolamento (UE) n. 2018/848.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.

(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 290-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 290-410-1314-1386-A:

"Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 77) (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che, d'intesa con il Presidente del Senato, le sedute di mercoledì 12 dicembre relative alla costituzione delle Commissioni bicamerali semplificazione, vigilanza anagrafe tributaria, questioni regionali e controllo enti gestori - annunciate all'Assemblea nella seduta del 5 dicembre scorso - non avranno luogo.

Essendo esauriti gli argomenti all'ordine del giorno, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella seduta di domani sarà iscritta all'ordine del giorno, a partire dalle ore 9,30, la discussione, per la discussione generale e per il seguito dell'esame, del disegno di legge n. 1408, decreto-legge n. 119 del 2018: Disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria.

Sempre secondo le intese intercorse tra i gruppi, la seduta sarà sospesa tra le ore 11 e le ore 12,30.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Mulé. Ne ha facoltà, per un minuto e mezzo.

GIORGIO MULE' (FI). Presidente, onorevoli colleghi, ritengo importante sottolineare in questa sede un problema rilevante che colpisce i cittadini, e in particolar modo i pendolari umbri diretti quotidianamente a Roma. Chi ha lavorato almeno un giorno da pendolare sa che cosa significhi tale condizione: disagi, ritardi, convogli sempre stracolmi, prezzi che di anno in anno aumentano e qualità dei servizi sempre più scadente. Il paradosso del caso italiano, come se non bastasse, prevede - secondo un decreto del 1974 – che, in presenza di linee direttissime, per i titoli di viaggio si possono applicare tariffe non coerenti con l'effettivo chilometraggio della tratta. La linea tra Roma-Termini, Spoleto, Perugia e Firenze è una di quelle che ricadono nella fattispecie di questo decreto ministeriale. E così i pendolari umbri si ritrovano a pagarne lo scotto. Ora si è appena svolta la trattativa tra regione Umbria e Trenitalia a cui è affidato il servizio di trasporto pubblico regionale. Ovviamente, la società preferisce assegnare all'alta velocità…

PRESIDENTE. Colleghi deputati, chiedo scusa. Non è possibile, la seduta è finita. Chi vuole parlare è legittimo che lo possa fare, siamo comunque in presenza di interventi da parte dei colleghi che devono essere svolti nel silenzio e nell'ordine. Prego, chiedo scusa per l'interruzione, deputato Mulè.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie a lei, Presidente, per la sua sensibilità. Ovviamente, dicevo, la società preferisce assegnare all'alta velocità del Frecciabianca e alla media e lunga percorrenza degli intercity le fasce orarie più appetibili, quelle che a mercato sono più performanti in termini di introito, lasciando ai treni regionali per Roma le fasce orarie meno comode e meno utili per chi lavora o studia nella capitale. Questo obbliga i pendolari, che già pagano l'abbonamento per il trasporto regionale, a ricorrere ai Frecciabianca e agli intercity cui è dato accesso con un altro abbonamento chiamato Carta Tutto Treno. Tale carta fino allo scorso anno costava 350 euro, poi dal 2017 è stata aumentata a 400 euro.

Incredibilmente, dalla trattativa è emerso che la regione Umbria voglia applicare criteri ISEE per il pagamento della Carta Tutto Treno ed escludere chi ha un abbonamento regionale.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIORGIO MULE' (FI). Concludo, Presidente.

PRESIDENTE. Abbiamo già recuperato.

GIORGIO MULE' (FI). Le tariffe degli intercity sono di competenza del Ministro Toninelli. Chiedo che il Ministro, se ha davvero a cuore i cittadini umbri, intervenga con estrema urgenza per evitare questo ulteriore squilibrio e ridurre quanto meno per i pendolari i prezzi dei biglietti di intercity e Frecciabianca che dall'Umbria portano nella capitale e viceversa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Con dispiacere prendo la parola dopo avere avuto notizia di questa strage a Strasburgo, che ho tanti anni frequentato. Mi auguro che sia l'ultima che ci tocca ascoltare come notizia con molti morti e feriti. Volevo semplicemente ricordare che la signora Luciana da Castelli Calepio mi ha telefonato e mi ha chiesto come mai lei, essendo diventata vedova, con tre figli orfani, il marito ebbe modo di lavorare per sette anni prima di avere la sfortuna di ammalarsi così gravemente da morire, e lei prende di pensione 65 euro al mese. È una vergogna che questo Parlamento non riesca a cancellare questa ingiusta, assurda e pessima legge, che dà a una vedova con tre orfani una pensione di reversibilità di 65 euro al mese. Viva i pensionati, pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. La V Commissione (Bilancio), all'atto delle votazioni dei subemendamenti alla legge di bilancio, ne ha votato uno presentato dal collega Trizzino e condiviso e sottoscritto da me che prevedeva un limite rilevante all'ingresso delle società di capitale in farmacia. In particolare, il subemendamento prevedeva che le società di gestione degli esercizi farmaceutici dovessero essere costituite per almeno il 51 per cento da farmacisti iscritti all'albo. Lo stesso veniva reso ammissibile, la maggioranza dava parere favorevole, veniva votato e passava, approvato. Il giorno dopo, all'apertura della seduta, il Presidente Fico lo espungeva dal testo in esame in quanto conteneva disposizioni di carattere ordinamentale, e quindi estranee alla legge di bilancio.

Al netto dei profili di dubbio rispetto a questo stralcio ex-post, ricordo che il subemendamento era stato approvato, era stato reso ammissibile e approvato all'interno della Camera, però la riflessione è che probabilmente più del 30 per cento dei provvedimenti in esame alla legge di bilancio potevano essere considerati ordinamentali. Ritengo però, Presidente, che vada salvata e resa salva la volontà politica di quella Commissione, che evidentemente giudicava e giudica la legge n. 124 del 2017, ovvero l'ingresso del capitale delle catene finanziarie in farmacia, quanto meno venefico per un'istituzione della nostra nazione che è quella delle farmacie private convenzionate che, ricordo, ricoprono il territorio nazionale, dal cucuzzolo della montagna, dal paese più piccolo fino al centro cittadino, in maniera omogenea, 200 metri l'una dall'altra, una croce verde e un camice bianco.

L'ingresso del capitale finanziario nelle farmacie, o peggio ancora, la possibilità che ci entri la malavita, così come ci viene assicurato dalle cronache di questi giorni a Milano, dove sono state sequestrate alla 'ndrangheta alcune farmacie, ci dice appunto che la politica deve intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E per questo, Presidente, l'appello che faccio alla maggioranza è di porre mano e di salvare quella volontà politica evidenziata durante l'approvazione di quel subemendamento. Fratelli d'Italia ci sarà e sarà a supporto della maggioranza, conscia del fatto che difendere la farmacia oggi significa difendere il diritto alla salute del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Spena. Ne ha facoltà.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. Questa mattina, alle 4,30, l'impianto TMB, trattamento meccanico-biologico per i rifiuti indifferenziati del Salario, qui, a Roma, ha preso fuoco, sollevando una nube di fumo tossica che ha interessato tutta quanta la città, in particolare la parte nord di Roma. L'incendio, le cui cause sono ancora in corso di accertamento, giunge ora dopo anni di proteste da parte dei residenti della zona, dai quartieri di Monte Sacro, Salario, Trieste, Fidene, fino ad arrivare a Serpentara, Vigne Nuove, Porta di Roma. I residenti, si parla di più di 80 mila cittadini, sono esasperati da quando è stato messo in funzione, in mezzo alle civili abitazioni e, addirittura, in prossimità di un asilo nido, che stamattina è stato chiuso, un impianto che sarebbe più appropriato definire una discarica.

Non si respira, le persone vivono tappate in casa. Chi soffre di problemi respiratori non ha scampo; soprattutto nei mesi più caldi l'odore è insopportabile e si compone dei miasmi putrescenti di montagne di rifiuti con un tanfo acido del biofiltro che dovrebbe trattare l'umido. Si comprende, quindi, quali siano le responsabilità dell'attuale giunta capitolina in questa storia, dalla mancata individuazione di aree per la realizzazione di strutture di trattamenti di rifiuti alternative a quella di via Salaria al mancato incremento della raccolta differenziata porta a porta, fino alla regione Lazio, che non ha mai…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MARIA SPENA (FI). …ancora varato il piano rifiuti ed è leader mondiale del trasporto di rifiuti all'esterno con elevatissimi costi a carico della collettività. Non è possibile continuare ad ignorare le voci degli abitanti, che non ne possono più del degrado e dei cumuli di immondizia e degli impianti di discarica che rendono l'aria irrespirabile, rendendo loro la vita impossibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Daga. Ne ha facoltà.

FEDERICA DAGA (M5S). La ringrazio, Presidente. L'incendio all'impianto pubblico di AMA per il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti urbani di Roma interrompe, se pur temporaneamente, il corretto flusso della gestione della capitale; e accade in uno dei periodi di crescita della produzione dei rifiuti, sotto Natale. Agli inquirenti spetta ora chiarire le origini del rogo e, se fosse stabilita l'origine dolosa, si tratterebbe di un attacco al cuore dello Stato, dal momento che parliamo della capitale d'Italia. Dall'estate del 2015 ad oggi sono scoppiati oltre 300 roghi in impianti di stoccaggio, trattamento, selezione e riciclo; è la cosiddetta guerra dei rifiuti, che denunciammo oltre tre anni fa, portandola all'attenzione della Commissione ecomafie.

Un'interruzione del ciclo dei rifiuti, oltre a causare inquinamento ambientale per i fumi, favorisce inevitabilmente altri interessi e anche chi gestisce discariche e inceneritori che vengono proposti come la magica soluzione. La sindaca di Roma Virginia Raggi ha chiesto la disponibilità temporanea di altre città della regione Lazio e a tutte le altre regioni per sostenere momentaneamente la capitale. Al di là di quanto spesso si racconta, Roma ha già adottato un piano rifiuti e ha già esteso la raccolta differenziata porta a porta con chip elettronico a quasi 300 mila abitanti e 85 mila utenze commerciali, con l'obiettivo del 70 per cento di differenziata per il 2021. Ha già pianificato la costruzione di due impianti di compostaggio, nuovi impianti di riciclo e moderni impianti per il trattamento e recupero a freddo dei materiali. Roma, capitale d'Italia colpita da questo incendio, deve essere supportata. Ambiente, legalità e salute dei cittadini sono al centro dell'agenda del Governo del cambiamento e degli impegni del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Signor Presidente, domani il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, saranno a Bruxelles per incontrare il Presidente della Commissione europea Juncker, come sappiamo per cercare di evitare la procedura di infrazione nei confronti dell'Italia. Nel frattempo la legge di bilancio arranca, e con ogni probabilità sarà approvata in zona Cesarini: una manovra che curiosamente stanzia fondi per una misura di cui sappiamo poco, e quel poco che sappiamo è confuso. Mi sto riferendo al reddito di cittadinanza, che proprio oggi il Ministro Di Maio ha annunciato per fine marzo; ma noi sappiamo chi avrà diritto a questo reddito, quanto prenderanno i beneficiari, quali requisiti saranno richiesti? L'unica cosa certa, signor Presidente, è che la legge di bilancio stanzia 9 miliardi, di cui solo pochi più di 7 finiranno nelle tasche di chi ha bisogno.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

ROBERTO NOVELLI (FI). Milena Gabanelli ha presentato il suo approfondimento settimanale, questa volta dedicato al reddito di cittadinanza, i centri per l'impiego. La Gabanelli, che non è una pericolosa giornalista reazionaria, è stata candidata dal MoVimento 5 Stelle per l'elezione del Presidente della Repubblica nel 2013.

PRESIDENTE. Deve concludere: ha esaurito abbondantemente il tempo a sua disposizione.

ROBERTO NOVELLI (FI). Arrivo. Ha messo in fila con la solita chiarezza alcuni numeri importanti: la misura vale 7,1 miliardi all'anno, dei 5 milioni di cittadini in condizioni di povertà assoluta solo il 25-30 per cento è abile al lavoro, il 50 per cento dei dipendenti dei centri per l'impiego è costretto ad occuparsi di scartoffie burocratiche.

PRESIDENTE. Grazie.

ROBERTO NOVELLI (FI). La conclusione… Concludo, Presidente.

PRESIDENTE. Mi dispiace toglierle la parola… Misurate prima i vostri interventi.

ROBERTO NOVELLI (FI). …è che per mettere a regime questa manovra ci vorranno anni e non due mesi, come ha detto, e continua a ripetere, il Ministro Di Maio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanni Russo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero condividere con quest'Aula lo sdegno, la rabbia e il sentimento di assoluta denuncia per i fatti che sono accaduti ieri. Ieri infatti a Roma, a Via Madonna dei Monti, sono state strappate dal selciato e poi rubate 20 pietre d'inciampo, dedicate alle famiglie Di Castro e Di Consiglio, cittadini ebrei deportati nei campi di concentramento. La più piccola delle persone ricordate era Giuliana Colomba Di Castro, aveva appena tre anni quando fu uccisa dai nazisti: questi balordi hanno profanato la memoria di una bambina di appena tre anni.

Vorrei ricordare a tutti, signor Presidente, che gli ebrei che hanno vissuto gli orrori dell'Olocausto erano cittadini italiani, come lo siamo noi: pertanto ogni oltraggio a quegli italiani di allora costituisce un oltraggio all'Italia e a noi italiani di oggi. Lo ripeto: la memoria dell'Olocausto e delle sue vittime non è da rapportarsi esclusivamente alla comunità ebraica, ma all'Italia intera.

Questa memoria condivisa, che costituisce parte integrante della nostra memoria collettiva, è scritta anche nella nostra Costituzione. Ricordiamo infatti, signor Presidente, che la nostra Carta costituzionale è stata scritta sulla base dei valori della Resistenza, a cui tanti cittadini italiani, ripeto, tanti cittadini italiani di fede ebraica, come Primo Levi, Vittorio Foa e Liliana Millu aderirono, a volte versando il loro contributo di sangue. A questi eroi va il nostro grazie, perché se oggi l'Italia è libera lo dobbiamo anche a loro. Preservare la memoria è fondamentale, perché se queste storie di uomini, ma purtroppo anche di bambini, arriveranno al cuore delle persone, quegli stessi errori che furono commessi all'epoca siamo sicuri non verranno mai ripetuti.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

GIOVANNI RUSSO (M5S). Perché come diceva Hannah Arendt, nessuna cosa umana può essere cancellata completamente, perché qualcuno resterà sempre in vita per raccontare: fino a quando ci saremo noi, quella storia non sarà mai dimenticata (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Acunzo. Ne ha facoltà.

NICOLA ACUNZO (M5S). Presidente, la delocalizzazione degli stabilimenti italiani è un grave problema che investe l'intero territorio nazionale, è un fenomeno che crea forte allarme sociale a causa di gravissime ricadute in termini occupazionali. Tra gli stabilimenti a rischio abbiamo purtroppo quello della Treofan Italy di Battipaglia e di Terni, che pur godendo di ottima salute, con un fatturato di circa 100 milioni di euro, paventano un licenziamento di circa 250 unità. Tale società è stata acquisita dalla Jindal Group: una svendita internazionale dai contorni veramente poco chiari, e a causa della quale si prospetta la chiusura dei suddetti stabilimenti. Questo accade nonostante i grossi margini di profitto, e i riconoscimenti per l'alta professionalità delle maestranze.

C'è da settore sottolineare, poi, che lo stabilimento di Battipaglia ha anche sottoscritto un contratto con la regione Campania e con il Ministero dello sviluppo economico, che prevede lo stanziamento di 2 milioni di euro per il suo rilancio: quindi situazione realmente poco chiara. Questo non ce lo possiamo permettere, e soprattutto non possiamo permettercelo per questi territori, per il territorio di Terni e per il territorio di Battipaglia: non possiamo accettare che un'azienda capace di creare ricchezza locale venga inspiegabilmente chiusa. In questo senso, voglio ringraziare personalmente il Ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio, che ha celermente accolto le mie istanze, fissando un incontro per il 21 dicembre prossimo. Speriamo che di situazioni di questo genere non se ne debba parlare realmente più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Susanna Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI (PD). Presidente, due giorni fa ci ha lasciato il senatore Fazio Fabbrini, esponente storico del Partito Comunista senese, partigiano, amministratore, senatore e parlamentare europeo. Nato nel 1926 nell'Amiata senese, figlio di un minatore, ha partecipato attivamente alla guerra di liberazione nella provincia di Siena, guadagnandosi il nome di battaglia di “Fiaccola”; poi divenne segretario della federazione giovanile , della federazione provinciale del Partito comunista, e nel 1965 diventa sindaco della città di Siena. Lo è per un brevissimo mandato, ma un mandato straordinario, perché grazie alla sua delibera Siena sarà la prima città in Europa chiusa al traffico: un atto fortissimo, dirompente per l'epoca, che gli causerà non poche reazioni, anche dentro il suo stesso partito.

Nel 1968 viene eletto senatore a soli 42 anni, e nel 1970 al Parlamento europeo, assieme a figure come Amendola, Nilde Iotti: un impegno in Commissioni importanti, e con una forte proiezione verso la nascente Europa unita.

È stato un uomo con un lungo curriculum, ma che molti ricordano soprattutto per quel coraggioso primato: la prima chiusura di un centro storico al traffico, una piccola straordinaria rivoluzione. Ecco, Presidente, oggi in tanti, anche in quest'Aula, diciamo spesso una cosa molto evidente e vera, e cioè che occorre pensare alle prossime generazioni, non alla prossima scadenza elettorale. Fazio Fabbrini lo aveva fatto, e lo aveva fatto sul serio: ed anche per questo lo ricordo, e trasmetto anche da quest'Aula alla sua famiglia il cordoglio e l'affetto mio e del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 12 dicembre 2018 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. Discussione del disegno di legge:

S. 886 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria (Approvato dal Senato). (C. 1408)

Relatori: CURRÒ, per la maggioranza; FRAGOMELI, di minoranza.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 21,30.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Furgiuele ha segnalato che non è riuscito a votare;

nelle votazioni nn. 1, 3 e 4 i deputati Golinelli e Gusmeroli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 1, 3, 4 e 5 i deputati Mariani, Boniardi e Moschioni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 2 i deputati Mariani, Golinelli, Gusmeroli, Boniardi, Moschioni e Furgiuele hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 3 il deputato Mariani ha segnalato che non è riuscito a votare;

nelle votazioni dalla n. 3 alla n. 5 il deputato Furgiuele ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 5 il deputato Gusmeroli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 6 i deputati De Filippo e Benamati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 6 alla n. 10 il deputato Mariani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 7 il deputato Bignami ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nelle votazioni dalla n. 11 alla n. 15 il deputato Mariani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 13 il deputato Potenti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 13 e 14 il deputato Tuzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 15 il deputato D'Alessandro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 17 il deputato Cataldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 18 e 19 la deputata Bubisutti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 31 il deputato Mariani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 32 la deputata Cenni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 39 la deputata Madia ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 41 la deputata Zanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 42 e 43 il deputato Bellachioma ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 49 il deputato Furgiuele ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 50 il deputato Massimo Enrico Baroni ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

nella votazione n. 53 il deputato Massimo Enrico Baroni ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto votare a favore;

nella votazione n. 56 i deputati Emiliozzi e Enrico Borghi hanno segnalato che non sono riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 56 la deputata Fiorini ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 56 il deputato Roberto Rossini ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

nelle votazioni nn. 57, 59, 60 e 61 il deputato Cataldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 58 il deputato Raffa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 58 e 62 il deputato Cataldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 72 i deputati Di Stasio e Tuzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ris. Delrio e a. 6-34 445 362 83 182 90 272 72 Resp.
2 Nominale Ris. D'Uva e Molinari 6-35 450 450 0 226 250 200 72 Appr.
3 Nominale Ris. Fornaro e a. 6-36 458 366 92 184 9 357 72 Resp.
4 Nominale Ris. Occhiuto e a. 6-37 458 334 124 168 78 256 72 Resp.
5 Nominale Ris. Lollobrigida e a. 6-38 459 380 79 191 24 356 72 Resp.
6 Nominale Ddl 1408 - quest. preg. 1, 2 e 3 446 367 79 184 108 259 81 Resp.
7 Nominale Moz. Fiano e a. 1-72 - I p. rif. 477 475 2 238 451 24 76 Appr.
8 Nominale Moz. Fiano e a. 1-72 - II p. 482 395 87 198 106 289 76 Resp.
9 Nominale Moz. Fiano e a. 1-72 - III p. 480 394 86 198 107 287 76 Resp.
10 Nominale Moz. Fornaro e a. 1-78 481 393 88 197 106 287 76 Resp.
11 Nominale Moz. D'Uva e Molinari 1-84 - I p. 481 455 26 228 455 0 76 Appr.
12 Nominale Moz. D'Uva e Molinari 1-84 - II p. 480 370 110 186 370 0 76 Appr.
13 Nominale Moz. Orsini e a. 1-93 - I p. 478 441 37 221 441 0 76 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Moz. Orsini e a. 1-93 - II p. 480 346 134 174 346 0 76 Appr.
15 Nominale Moz. Molinari e a. 1-94 460 460 0 231 460 0 75 Appr.
16 Nominale T.U. 290-A - em. 1.14 452 446 6 224 102 344 73 Resp.
17 Nominale em. 1.12 454 379 75 190 28 351 73 Resp.
18 Nominale em. 1.105 454 454 0 228 74 380 73 Resp.
19 Nominale em. 1.100 457 457 0 229 201 256 73 Resp.
20 Nominale articolo 1 464 464 0 233 386 78 73 Appr.
21 Nominale em. 2.200 462 462 0 232 462 0 73 Appr.
22 Nominale em. 2.100 463 294 169 148 27 267 73 Resp.
23 Nominale articolo 2 465 465 0 233 386 79 73 Appr.
24 Nominale articolo 3 465 465 0 233 385 80 73 Appr.
25 Nominale articolo 4 464 464 0 233 386 78 73 Appr.
26 Nominale em. 5.101 rif. 468 382 86 192 381 1 73 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 5.100 470 372 98 187 7 365 74 Resp.
28 Nominale em. 5.103 462 462 0 232 100 362 74 Resp.
29 Nominale em. 5.104 467 467 0 234 386 81 74 Appr.
30 Nominale articolo 5 465 465 0 233 384 81 74 Appr.
31 Nominale em. 6.101 466 464 2 233 109 355 74 Resp.
32 Nominale articolo 6 469 469 0 235 386 83 74 Appr.
33 Nominale em. 7.101 471 383 88 192 111 272 73 Resp.
34 Nominale em. 7.1, 7.102 471 387 84 194 131 256 73 Resp.
35 Nominale em. 7.300 473 472 1 237 472 0 73 Appr.
36 Nominale em. 7.13 rif. 469 469 0 235 469 0 73 Appr.
37 Nominale em. 7.90 472 393 79 197 393 0 73 Appr.
38 Nominale em. 7.100 rif. 473 473 0 237 473 0 73 Appr.
39 Nominale em. 7.105 472 382 90 192 382 0 73 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 7.10 469 372 97 187 36 336 73 Resp.
41 Nominale articolo 7 458 458 0 230 381 77 74 Appr.
42 Nominale articolo 8 463 386 77 194 386 0 74 Appr.
43 Nominale em. 9.300 463 462 1 232 461 1 74 Appr.
44 Nominale em. 9.27 456 351 105 176 19 332 74 Resp.
45 Nominale em. 9.26 453 453 0 227 99 354 74 Resp.
46 Nominale em. 9.101 450 345 105 173 19 326 74 Resp.
47 Nominale em. 9.100 457 457 0 229 76 381 74 Resp.
48 Nominale em. 9.102 456 375 81 188 116 259 74 Resp.
49 Nominale em. 9.301 452 452 0 227 452 0 74 Appr.
50 Nominale articolo 9 450 450 0 226 378 72 74 Appr.
51 Nominale articolo 10 447 447 0 224 447 0 74 Appr.
52 Nominale em. 11.27 446 446 0 224 190 256 74 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale articolo 11 438 435 3 218 369 66 74 Appr.
54 Nominale em. 12.100 447 381 66 191 381 0 74 Appr.
55 Nominale em. 12.22 442 442 0 222 187 255 74 Resp.
56 Nominale articolo 12 442 376 66 189 374 2 74 Appr.
57 Nominale em. 13.23, 13.27 443 443 0 222 123 320 74 Resp.
58 Nominale em. 13.100 442 365 77 183 365 0 73 Appr.
59 Nominale em. 13.26 446 354 92 178 72 282 73 Resp.
60 Nominale em. 13.25 447 447 0 224 188 259 73 Resp.
61 Nominale em. 13.6 445 445 0 223 189 256 73 Resp.
62 Nominale articolo 13 445 444 1 223 378 66 73 Appr.
63 Nominale articolo 14 447 380 67 191 380 0 73 Appr.
64 Nominale articolo 15 442 377 65 189 377 0 73 Appr.
65 Nominale articolo 16 448 377 71 189 377 0 73 Appr.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 77)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale articolo 17 448 379 69 190 379 0 73 Appr.
67 Nominale mantenimento articolo 18 449 448 1 225 93 355 73 Resp.
68 Nominale art. agg. 18.0104 446 339 107 170 71 268 73 Resp.
69 Nominale em. 19.100 rif. 441 376 65 189 373 3 73 Appr.
70 Nominale em. 19.1 442 442 0 222 70 372 73 Resp.
71 Nominale articolo 19 439 439 0 220 372 67 73 Appr.
72 Nominale art. agg. 19.02, 19.08, 19.0100 439 439 0 220 181 258 73 Resp.
73 Nominale art. agg. 19.03, 19.022 436 425 11 213 177 248 73 Resp.
74 Nominale art. agg. 19.04 441 437 4 219 182 255 73 Resp.
75 Nominale articolo 20 434 376 58 189 376 0 73 Appr.
76 Nominale articolo 21 434 434 0 218 434 0 73 Appr.
77 Nominale T.U. 290-A - voto finale 382 381 1 191 343 38 73 Appr.