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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 95 di giovedì 6 dicembre 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 8.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 28 novembre 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Cavandoli, Colletti, Ferri, Frassinetti e Ravetto sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 (A.C. 1334-A) (ore 8,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito discussione del disegno di legge n. 1334-A: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021.

Ricordo che nella seduta di ieri sono intervenuti i relatori per svolgere la loro relazione, mentre il rappresentante del Governo si è riservato di intervenire in sede di replica.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 1334-A)

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il deputato Alberto Ribolla. Ne ha facoltà.

ALBERTO RIBOLLA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, questa è la prima legge di bilancio che siamo chiamati ad esaminare noi deputati della XVIII legislatura ed è la prima legge di bilancio elaborata da un Governo nuovo e diverso rispetto al passato, un Governo del quale siamo orgogliosi e per queste ragioni non posso nascondere una certa soddisfazione, anche perché molte delle idee per le quali ci siamo battuti, prima, dopo e durante, trovano una loro concretezza nel testo della legge di bilancio licenziato dalla Commissione, un testo che ha un indiscutibile sapore di novità. Nuove sono, infatti, tante delle misure previste dal Governo nel testo originario del disegno di legge di bilancio, così come nuove sono alcune delle modifiche apportate nel corso dell'esame in sede referente dalla Commissione bilancio, della quale mi fregio di far parte.

Come è noto, la legge di bilancio è lo strumento a cui, nel nostro ordinamento, è attribuito il fondamentale compito di governare la finanza pubblica nel triennio successivo e la sua approvazione costituisce un momento importante nell'attività parlamentare di ogni anno. Per ciascuno dei tre anni considerati, la legge di bilancio prevede una diminuzione del saldo netto da finanziare, del fabbisogno e soprattutto dell'indebitamento netto. A tali previsioni economicamente virtuose corrispondono delle misure di spesa per lo più concentrate sulle pensioni, sul contrasto alla povertà e ancor di più sugli investimenti pubblici e sulla crescita, obiettivo fondamentale della nostra azione politica.

Prima di soffermarmi sugli interventi della manovra, vorrei fare una breve ma doverosa premessa: in questi lunghi giorni di discussione in Commissione ho sentito moltissime critiche al nostro lavoro, critiche a trecentosessanta gradi, critiche rancorose talvolta, ma coloro che ci stanno criticando sono gli stessi che hanno governato negli ultimi sette anni, sono coloro che con le clausole di salvaguardia del bonus degli 80 euro di Renzi hanno ipotecato anche quest'anno oltre 12 miliardi di euro, sono coloro che hanno portato il rapporto debito-PIL dal 120 al 130 per cento, sono coloro che hanno fatto crescere la disoccupazione, in particolare quella giovanile, a livelli mai visti prima, sono coloro che hanno portato alla stagnazione questo Paese. Con che coraggio, dico, ma con che coraggio venite a proporci le stesse ricette fallimentari che ci hanno portato fin qui? Mettetevi il cuore in pace e lasciateci governare.

Tornando ai contenuti della manovra, dei tanti disparati settori interessati mi preme qui richiamarne quattro di preminente interesse.

Il primo è quello relativo alle imprese, alle quali la Lega guarda con particolare favore, ben consapevole che esse costituiscono quel tessuto socioeconomico da salvaguardare e che costituisce la base fondamentale per la crescita e il benessere del nostro Paese e dei nostri concittadini. Relativamente al settore produttivo, mi preme segnalare in particolare un tema per il quale la Lega da sempre si è battuta: la tutela del made in Italy, per difendere e valorizzare la nostra produzione d'eccellenza. Relativamente all'ampia parte fiscale, nella manovra è previsto un finanziamento incrementale per la famosa legge Sabatini, che consente alle micro, piccole e medie imprese di ottenere finanziamenti agevolati per l'acquisto di nuovi macchinari e attrezzature. Alle imprese si rivolge, poi, la proroga dell'iperammortamento, che consente di maggiorare il costo di acquisizione dei beni materiali strumentali nuovi, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale; e soprattutto alle imprese, a quelle che incrementano i livelli occupazionali e che reimpiegano gli utili in nuovi investimenti, si rivolge la previsione di un'aliquota IRES agevolata al 15 per cento, invece di quella ordinaria al 24 per cento, con un taglio della tassazione di ben nove punti percentuali. Altra misura importante introdotta in Commissione è l'aumento della deducibilità IMU dal 20 per cento al 40 per cento per tutte le imprese. Un importante occhio di riguardo è riservato ai professionisti e alle partite IVA, con l'estensione e relativa semplificazione del regime forfettario, con imposta sostitutiva unica al 15 per cento per quei contribuenti con ricavi entro i 65 mila euro, così come un'imposta sostitutiva al 20 per cento è prevista per gli imprenditori individuali e i lavoratori autonomi con ricavi fino a 100 mila euro dall'anno successivo. Avevamo promesso un taglio della tassazione e degli adempimenti burocratici, avevamo promesso una vita più facile per le piccole e medie imprese e per le partite IVA e lo stiamo facendo.

Un secondo settore di intervento è quello degli investimenti pubblici, vero e proprio volano del sistema economico del nostro Paese: non a caso l'articolo 15 del disegno di legge di bilancio istituisce un apposito fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese, con una dotazione complessiva di 50,2 miliardi di euro per gli anni dal 2019 al 2033. L'obiettivo è chiaro: stimolare la crescita aumentando le risorse pubbliche e migliorando la capacità di spesa delle stesse amministrazioni.

Al rilancio degli investimenti negli enti territoriali - e qui veniamo al secondo ambito di intervento che mi preme segnalare - è poi dedicato un apposito fondo finanziato fino al 2034, le cui risorse sono destinate all'edilizia pubblica, alla manutenzione della rete viaria, al dissesto idro-geologico, alla prevenzione del rischio sismico e alla valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Sempre per gli enti locali, cui il disegno di legge riserva particolare attenzione, sono previste specifiche semplificazioni contabili, ma soprattutto la possibilità di utilizzare l'avanzo di amministrazione per gli investimenti - e chi, come me, riveste anche la carica di amministratore locale, conosce l'enorme portata di questa misura -, superando dunque il pareggio di bilancio, che, insieme al patto di stabilità, aveva bloccato gli investimenti locali negli ultimi anni. Questa facoltà, unitamente allo sblocco del fondo pluriennale vincolato, consente la realizzazione di investimenti per un ammontare pari a ben 3 miliardi di euro annui. Avevamo promesso un rilancio degli investimenti e lo stiamo concretamente attuando.

Un terzo settore d'intervento riguarda la sicurezza, tema che sta particolarmente a cuore non solo a noi della Lega, ma a tutti i cittadini. La manovra di bilancio, che arriva subito dopo il «decreto sicurezza» prevede, infatti, un piano straordinario di assunzioni per le forze dell'ordine che nei prossimi anni permetterà di aumentare di oltre 6.100 unità il personale che contribuisce a garantire la sicurezza nelle nostre città. Questo nuovo contingente si aggiunge, tra l'altro, alle recenti immissioni delle scorse settimane, fortemente volute dal Ministro Salvini.

Il cambiamento è chiaro, così come è chiaro il cambio di rotta; il Governo precedente, il governo del PD riempiva le nostre città e i nostri paesi di clandestini e sedicenti richiedenti asilo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Grazie al Governo della Lega, grazie alla tenacia di Matteo Salvini, invece, nelle nostre città e nei nostri paesi ci saranno nuovi tutori della sicurezza. Lo avevamo promesso in campagna elettorale, in neanche sei mesi l'abbiamo fatto.

L'ultimo settore oggetto di intervento su cui vorrei soffermarmi è quello pensionistico. Si tratta indubbiamente di un ambito nel quale la Lega si è spesa moltissimo, al fine di invertire la rotta seguita dai Governi precedenti. A tal fine, la manovra istituisce un fondo per la revisione del sistema pensionistico; le risorse di tale fondo saranno impiegate per introdurre delle nuove e ulteriori forme di pensionamento anticipato, nonché delle misure per incentivare l'assunzione di lavoratori giovani, per dare linfa alle nostre imprese. Detto altrimenti, l'obiettivo è intervenire sul sistema pensionistico delineato dalla disastrosa riforma Fornero, introducendo la cosiddetta quota 100 che, come è noto, consente a chi, ad esempio, abbia compiuto 62 anni di età e abbia versato contributi previdenziali per 38 anni di andare in pensione prima della soglia prevista dalla legislazione vigente. Si tratta di un impegno che la Lega ha preso con i suoi elettori, sempre più numerosi, e con l'approvazione della legge di bilancio prende pienamente forma. Avevamo promesso un futuro migliore per i nostri giovani e per le famiglie italiane e lo stiamo realizzando.

In conclusione, quella che ci accingiamo ad approvare è una manovra innovativa, una manovra che segna una discontinuità con il passato, una manovra di responsabilità, una manovra che ha lo scopo di puntare finalmente alla crescita del nostro Paese e al benessere dei nostri concittadini, quello per cui noi della Lega siamo stati votati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, com'era prevedibile con questa legge di bilancio il primo settore a essere colpito è quello della scuola; tanti, forse troppi sono stati i proclami fatti dal Governo, ma la realtà dei fatti resta drammatica: tagli per milioni di euro e aumenti insignificanti per il rinnovo contrattuale. Una manovra che per i lavoratori del settore non tiene conto della progressiva perdita del potere di acquisto del salario, dovuta al tasso di inflazione reale, che negli ultimi anni si attesta al 20 per cento, così come è stato certificato dall'ISTAT. E, allora, i nostri docenti continueranno ad avere gli stipendi più bassi di tutta l'Europa, dopo la Grecia e i Paesi dell'Est.

Aver tagliato numerosi emendamenti è la chiara volontà di non volere, ancora una volta, l'apertura della GaE e, quindi, superare finalmente la precarietà, in quanto il personale in possesso dei titoli e servizi adeguati, poteva tranquillamente ottenere finalmente la stabilizzazione. Ci aspettavamo tanto da questa legge di bilancio, soprattutto per quanto riguarda l'innovazione tecnologica nell'ambito scolastico; eppure, l'unico intervento previsto è quello di un gruppo di docenti che va a supporto delle istituzioni scolastiche, ma non è chiaro come sarà utilizzato e come contribuirà, in una strategia complessiva di innovazione della scuola, visto che il PNSD può contare solo ed esclusivamente sui fondi strutturali, ossia sul PON scuola.

Eppure, neanche un mese fa, proprio il Ministro Di Maio, a Shanghai, parlava di innovazione digitale, di come le imprese e il mercato del lavoro si stiano trasformando grazie all'avvento delle nuove tecnologie e, soprattutto, del digitale. Peccato, peccato veramente che in questa legge di bilancio non ci siano riscontri oggettivi.

Avete completamente ignorato il tempo pieno, soprattutto al Sud; assumere 2 mila docenti è l'ennesimo spot pubblicitario; avete detto: dateci una settimana ed è tutto risolto. Peccato, peccato perché per attuare il tempo pieno nel Sud non serve solo un pugno di docenti, ma occorre un piano completo di interventi, occorre prevedere il personale ATA, occorre prevedere soprattutto le mense, le mense con locali idonei e anche sicuri.

Questa legge di bilancio ha, ancora una volta, tradito il Sud. Non basta il rilancio di qualche infrastruttura, mancano ancora collegamenti marini, mancano strade, autostrade, ferrovie moderne che colmino, finalmente, il divario esistente in termini di tempo e qualità del servizio. Il Ministro Di Maio, ancora a Shanghai, ha manifestato la volontà di riutilizzare la vecchia «via della seta»; ritornare alla via della seta e come? Soprattutto, sviluppando i porti del Nord, Venezia, Trieste e Genova; peccato, peccato perché gli scali geograficamente meglio posizionati sono quelli di Augusta, Gioia Tauro e Taranto, ma questo non è stato previsto da nessun piano strategico della portualità. Strano veramente, che il Governo l'abbia, ancora una volta, dimenticato.

Per questo è impossibile che per questa terra non si preveda niente di diverso che fare l'ennesima elemosina; continuate a riproporre il vincolo di spesa del 34 per cento per gli investimenti, solo perché il 34 per cento è la popolazione che risiede al Sud, senza tenere conto che siamo in un territorio dove esistono enormi squilibri infrastrutturali e, finora, il 30 per cento destinato ha anche preso i fondi strutturali, che normalmente sono esclusi da questa percentuale.

Concludo, Presidente. In un'epoca di globalizzazione e progresso tecnologico, sviluppo e lavoro sono due chiavi essenziali per far ripartire il Paese e in questa legge di bilancio mancano veramente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (M5S). Grazie, Presidente. Ognuno di noi su questa terra lascia un'orma e tanto maggiore è la sensibilità verso i più deboli, verso chi soffre e tanto maggiore sarà quest'orma. Ed è questo lo spirito che anima la nostra azione nelle istituzioni e che ha plasmato questa manovra di bilancio, una manovra che con forza rivendichiamo essere la manovra che va a mero interesse e vantaggio del popolo italiano. Per questo motivo, ne parlo oggi, qui, in discussione alla Camera, potendo affermare che, al di là di alcune narrazioni mainstream, questa nostra gioia è condivisa anche dai rappresentanti di tutte le città, dai nostri cittadini italiani che sanno che l'attività del MoVimento 5 Stelle è forte e piena.

Questa è una manovra che non può essere fatta da chi non ha vissuto il disagio reale di questo Paese, da chi non si è fermato ad osservare la situazione reale di questa nazione, da chi non vuole porre una soluzione concreta e sociale. Questa è una manovra che non piace, forse, a chi è stato per troppo tempo in questi palazzi e non intende uscirne, sebbene in ogni logica che esiste chi non fa bene il proprio lavoro deve quantomeno lasciare il passo a chi vuole proporre una nuova strategia.

Per questo motivo la nostra è una manovra che vuole aumentarle l'economia di questo Paese, una manovra espansiva, con miliardi di investimenti, che riparte dai diritti delle nostre persone. Noi vogliamo portare il nostro Paese nel futuro e proteggere i più deboli e badate bene che i deboli oggi non sono semplicemente tutti quei poveri che riceveranno il reddito di cittadinanza e che verranno reinseriti nel lavoro; i deboli non sono più solamente i truffati dalle banche, i deboli non sono più semplicemente le persone che vogliono andare in pensione dopo aver lavorato trentotto anni, per lasciare il posto, magari, ai loro figli, i deboli sono proprio i più giovani, perché oggi chi ha diciott'anni in questo Paese, spesso deve andare via dalla propria città, spesso deve andarsene via dalla nostra nazione.

E questo perché forse questo Paese non ha fatto abbastanza per loro. Io mi chiedo dove saremmo oggi se ogni investimento che fosse uscito da questo nostro Paese, dal Governo, fosse veramente giunto a destinazione, se ogni soldo messo, appunto, dalle leggi di bilancio del passato avesse veramente raggiunto i propri obiettivi.

Allora, per questo motivo noi abbiamo reinserito delle misure che possano ripartire dai giovani e, in questo senso, subito diamo 10 milioni di euro in più come borse di studio, diamo 40 milioni alle università e diamo 10 milioni alla ricerca. Ma non ci fermiamo qui. Per traghettare questo Paese nel futuro bisogna parlare di start up e, in questo senso, con il MISE siamo riusciti a creare un fondo per il sostegno a venture capitalist, in modo tale che si possa investire direttamente in start up e una start up non è altro che una famiglia, tre o quattro persone che insieme condividono degli ideali e vogliono realizzare un progetto e, attraverso le start up, i nostri territori, i nostri territori a sud e le nostre città, possono rimpinguarsi di servizi e creare economia reale.

Per concludere, voglio dire che in questi giorni ho sentito parlare semplicemente – le opposizioni e i commissari europei - di numeri, ma non ho mai sentito parlare di come veramente porre un rimedio alla vita delle persone che in questo momento stanno male e, in questo senso, noi vogliamo che nessuno possa essere lasciato indietro, che ogni individuo possa vivere nella prosperità e nel progresso e che possa fruire dei diritti, così come fa il più ricco. Noi non saremo perfetti, sicuramente, ma abbiamo le giuste idee, il giusto animo e la giusta volontà per rendere il nostro Paese perfetto e ne abbiamo tutte le potenzialità. Quindi, questo è un percorso lungo, che non riguarda solo la legge di bilancio ma, da ora in poi, cittadini e istituzioni che, passo dopo passo, contribuiranno per costruire un'Italia migliore, un'Italia che tutti noi ci meritiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, onorevoli colleghi, il 27 settembre il Governo è uscito sul terrazzo di Palazzo Chigi e abbiamo tutti assistito ad uno - diciamo - show inusitato nella storia repubblicana: champagne, abbracci, gioia per una manovra che doveva cambiare l'Italia e che avrebbe rappresentato la rinascita del Paese. Ebbene, siamo al 6 dicembre, qui, in quest'Aula a discutere di una manovra che non c'è, perché sappiamo benissimo che quello che è arrivato qui è quello che non verrà approvato. Abbiamo passato gli ultimi due mesi a discutere di numeri - sì, lo dico ai colleghi: di numeri -, di numeri che non tornavano. Cioè, abbiamo passato mesi a discutere di una manovra in cui tutte le leve e gli indicatori economici ci raccontavano qualcosa che nessuno riteneva valido. Non le opposizioni, non la Banca d'Italia, non l'UPB, non l'ISTAT, non Confindustria, non Confartigianato, non Confcommercio, non le associazioni di categoria, non i professionisti italiani, non i piccoli imprenditori, non coloro che creano lavoro, non le associazioni di protezione dei lavoratori: non questi, ma i mercati che devono comprare il nostro debito ogni giorno sul mercato internazionale. Non comprare il debito, cioè il famoso spread che sale, significa alla lunga, come ieri ci ha ricordato Moody's, che, ahimè, per i prossimi, ad esempio, 12-18 mesi chi andrà in banca per chiedere un prestito per la propria impresa vedrà che purtroppo avrà qualche difficoltà in più e il denaro lo pagherà molto di più.

Ebbene, questa è la realtà. E, quindi, qual è stata la novità della prima manovra di bilancio del Governo del cambiamento, la manovra che siete tanto fieri di approvare in questa Aula? È stata una manovra di infrazione nei confronti dell'Italia, manovra di infrazione sul debito, dove all'ultimo giorno utile, prima il vostro Ministro gotha, e cioè il «guru» Savona, poi piano piano Conte, poi silenziosamente, ma realisticamente, Di Maio e Salvini dicono: “No, in infrazione non ci possiamo proprio andare”. Ci sono voluti due mesi - due mesi! -, ben due mesi in cui si è citato, si è parlato, si è fatta la gara a chi era più macho, a chi era più forte: “No, noi non torneremo indietro, no, da questa manovra non si esce fuori”.

Ne siamo usciti, ma ne siamo usciti nel modo più ipocrita possibile, senza un dibattito in quest'Aula, senza che ci si mettesse la faccia a venire a spiegare ai cittadini italiani che cosa accadrà al Senato, che cosa accadrà nella loro vita, che cosa accadrà alle imprese italiane.

Ma qualche risultato, però, purtroppo l'abbiamo già avuto e, cioè, vuol dire che nella prossima manovra di bilancio, quella che voi dovrete fare, non solo avremo le clausole di salvaguardia dell'IVA da pagare, ma anche gli interessi sul debito che si sono accumulati in questi mesi di show mediatico, di like e di post su Facebook - e vi assicuro che non si mangia con Facebook, non si fa economia con Facebook e la fa soltanto il proprietario di Facebook e non le persone normali - e su questo abbiamo poi una dura realtà. Quindi, dovremo pagare questo, dovremo pagare la sfiducia che abbiamo generato sui mercati, gli investitori che si sono tutti fermati prima di mettere un chip su un'impresa italiana e anche il disorientamento degli italiani che ci hanno pensato bene, infatti, dal comprare i titoli di Stato, compresi quelli che hanno votato anche Lega e 5 Stelle perché la statistica non è un'opinione e perché poi è un fatto è dire: “Sì, ti voto” e un altro fatto è metterci soldi sopra, che è una realtà molto diversa, e via dicendo.

Quindi, la pagheranno tutti: la pagheranno le categorie più deboli, la pagheranno i pensionati, ma non quelli che con “quota 100” forse ipoteticamente potranno andare in pensione prima nei prossimi tre anni, ma tutti quelli che dopo non ci potranno andare con questa facilità, perché non si è mai vista una riforma delle pensioni che vale solo per tre anni. Inoltre, la pagheranno i malati italiani, perché, in questa meravigliosa manovra del cambiamento in cui si erano stanziati 17 miliardi di spesa, non si sono trovati 600 milioni - 600 milioni! - per assicurare oggi, tra un mese, un aumento del Fondo sanitario, che avrebbe permesso di realizzare delle cose molto importanti - molto importanti - e, anzi, si è pensato di destrutturarla, la sanità, ma su questo avremo tempo probabilmente di vederne gli effetti nelle prossime settimane.

Ecco, questa è la fantastica manovra del cambiamento e fa specie sentire, anche stamattina, esponenti del Governo, dal Presidente del Consiglio in giù, dire: “Imprenditori, i 3 mila che erano a Torino: non avete letto bene la manovra, non l'avete capita. Fateci lavorare”. Ma come non l'avete capita? Ma qui non l'ha capita proprio nessuno, neanche quelli che hanno scritto questa manovra l'hanno capita, signori, tant'è vero che in Commissione bilancio non sono riusciti a spiegarcela. Non ascoltare 3 mila imprese, non ascoltarle, anzi, trattarle con sufficienza non è un gesto di coraggio: non lo è, non è neanche un gesto di sicurezza. Denota una grande fragilità ed è un po' come lo struzzo che mette la testa sotto il tappeto mentre intorno stanno accadendo delle cose molto serie. Gli imprenditori non si muovono, così, in piazza, senza una motivazione e la motivazione è che vedono a rischio la tenuta stessa del sistema in cui devono investire e questo si traduce in mancanza di lavoro. Rischiamo che non ci sarà reddito di cittadinanza che tenga per dare questa risposta, e aumenterà il divario tra nord e sud. Questo già sta avvenendo oggi. Un Paese dilaniato tra chi vuole investimenti e chi vuole protezione sociale. Ecco, questa era la risposta che doveva dare il Governo del cambiamento, che non l'ha data e quello che dispiace è sentire in queste ore, anche in quest'Aula, parole di retorica, mentre l'Italia rischia di entrare in una nuova fase recessiva. Fa male perché ci siamo già passati e le lezioni del passato servono, servono per evitare di cadere negli stessi errori. Abbiamo bisogno di concretezza e realtà, e di un patto serio con i cittadini, di dire le cose come stanno e di trovare soluzioni concrete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Padoan. Ne ha facoltà.

PIETRO CARLO PADOAN (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, una legge di bilancio di solito dà l'impronta all'azione di Governo per l'anno in cui è stata formulata e per tutta la legislatura. Questo disegno di legge di bilancio è un capolavoro, un capolavoro di confusione e di autolesionismo e anzi, come ha detto l'onorevole Lorenzin, è una legge di bilancio che non c'è. Fin qui, poco male.

Il problema è che questa legge di bilancio che non c'è, è stata già respinta, battuta, bocciata dai mercati, dalla Commissione europea e dalle istituzioni internazionali, dalle imprese, dalle famiglie, dal Paese. Ma non è un fatto accademico essere bocciati; è un fatto, purtroppo, molto concreto, perché la bocciatura provoca danni diretti con l'aumento dei tassi, con la stretta del credito che la Banca d'Italia sta già osservando e certificando a livello ufficiale. Provoca, poi, danni indiretti, perché provoca aumento dell'incertezza, e quindi peggioramento del grado di fiducia delle imprese, e quindi caduta degli investimenti, di cui vediamo, purtroppo, le conseguenze nei dati del terzo trimestre, che, dopo molti anni di crescita, che avevano portato a una crescita cumulata di quasi il 5 per cento, sta portando il Paese in recessione.

Fatemi dire, signor Presidente, che trovo assolutamente ridicolo addossare le colpe di questo dato allarmante del terzo trimestre alle politiche passate, è semplicemente inconcepibile, è semplicemente il segno di malafede e ignoranza. Ma ora si cambia, ci dice il Governo; si cambia per evitare la procedura di infrazione, che porterebbe danni molto gravi al Paese. Benissimo, dice il Governo, anche se si tratta di un cambio tardivo, che deve recuperare con fatica una cosa che si distrugge in un attimo e si costruisce con enorme pazienza, cioè la fiducia da parte degli altri. Ma si cambia? Si cambia veramente? Il dibattito si è concentrato, bontà loro, grazie ai due Vicepremier, sui numerini. I numerini sono sdoganati: fino a poco tempo fa non si poteva parlare altro che di 2,4; adesso si traccheggia, forse il 2,2, forse il 2,1. Ieri il sottosegretario Bitonci in sede pubblica televisiva ha detto che sarà il 2,2: benissimo, un altro esempio in cui il Parlamento è l'ultimo ad essere informato.

Ma non è questo il cambiamento: forse non è chiaro che l'Italia rischia di andare in procedura di infrazione definitiva per il debito perché ha deciso un'inversione a U nel processo di aggiustamento strutturale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è una cosa di cui non si parla e che, invece, bisognerebbe tenere presente, perché questa è la causa dei costi reali che questa politica del cambiamento sta provocando nel Paese. Quello che serve è un ritorno al cambiamento giusto, a quello che aveva permesso un aggiustamento graduale e una discesa del debito, come sta scritto anche nel Nadef, signori del Governo e della maggioranza; ve ne dimenticate spesso di quello che scrivete voi nei vostri documenti.

Ma anche qui, fermo restando che l'aggiustamento non si può limitare ai numerini, ma deve essere un cambiamento di sentiero di aggiustamento, anche qui c'è una domanda che sorge legittima: si sente parlare, perché si sente parlare soltanto, del fatto che le misure chiave di questo Governo e di questa maggioranza saranno implementate in parte, perché forse ci saranno dei risparmi da cui trarre beneficio. Complimenti per la vostra capacità di far di conto! Ma anche se fosse questo, ciò riguarda il primo anno, il 2019. E il resto, quando le misure in teoria saranno a regime? Chi è che sosterrà il costo di queste misure, del reddito di cittadinanza, della quota 100, su cui adesso torno un attimo? Qual è il vero orizzonte temporale del Governo? Basta a questo Governo vivacchiare per sei mesi, aspettare il prossimo impegno elettorale? Il sospetto è forte e ce lo chiediamo tutti, ce lo chiedono anche i mercati, che, se capiranno che l'aggiustamento è finto, perché di questo stiamo parlando, un aggiustamento finto, allora ne trarranno le conseguenze.

Ma il Governo dice che cambierà la manovra, lasciando intatti i pilastri della sua manovra, e cioè, in particolare, il reddito di cittadinanza e quota 100. Peccato, visto che dovete cambiare la manovra, potevate anche provare a cambiare queste misure, che sono dannose, sbagliate e sono incoerenti. Il reddito di cittadinanza rimane un oggetto misterioso. Quali sono i destinatari? Per chi è costruita e pensata questa struttura? Quanti ne coprirà? Come si otterrà la copertura? Cosa succede a regime nel mercato del lavoro nelle zone in cui si vogliono introdurre meccanismi per attivare una domanda di lavoro che non c'è ancora?

E poi la quota 100: continuo ad essere sorpreso al pensiero che lo strumento principale di una politica del lavoro sia il sistema pensionistico. Si continua a dire che questa manovra, oltre a permettere di andare in pensionamento anticipato, ma a quali costi, è una manovra che permetterà l'assunzione di giovani, ma questo dipende da quello che le imprese valuteranno, e non mi pare che le imprese siano valutando come un'occasione d'oro il fatto che con quota 100 si potrà sostituire un lavoratore anziano con un lavoratore giovane, ammesso che ci sia equivalenza, non mi pare proprio. Mi pare, invece, inequivocabile che le imprese erano disponibili a prolungare contratti a tempo determinato, ma non lo hanno potuto fare perché la geniale norma del cosiddetto “decreto dignità” lo impedisce. Quindi, l'autolesionismo continua a permeare la logica di Governo nella legge di bilancio e nelle leggi collegate.

Per non parlare delle misure fiscali: si indeboliscono o si cancellano quelle che funzionano, super e iperammortamento, l'ACE, l'IRI, per sostituirle con strumenti che beneficiano una quota molto ristretta di beneficiari, con meccanismi che hanno effetti perversi, come l'aumento al lavoro nero. E gli investimenti, signor Presidente: abbiamo sentito da parte di tutti gli esponenti del Governo, dal Presidente del Consiglio in giù, che questo Governo sta mobilitando decine di miliardi per investimenti pubblici. Sappiamo che questo non è così, questo è frutto delle scelte dei Governi passati.

Il problema, e sono d'accordo, è implementarli, ma la soluzione non è quella di produrre ulteriori macchine burocratiche, che assorbono risorse e si aggiungono alla difficoltà di fare investimenti. Liberiamo le infrastrutture, invece di pensare a nuove strutture burocratiche, che servono, evidentemente, a creare nuovi posti di lavoro per chi andrà a occuparle.

In definitiva, signor Presidente, non voglio prendere altro tempo, mi sembra che il messaggio sia chiaro: c'è un rischio di frenata brusca e di inversione di tendenza di questa economia perché in una manovra che non c'è è stato distrutto, lo ripeto, il concetto, quello che richiede tanta pazienza e tanta fatica, della fiducia, che è il cemento principale di un'economia. È stata distrutta la fiducia e questo ha provocato danni veri; ricostruirla richiederà tempo, richiederà azioni, appunto, credibili. Mi chiedo come questo Governo possa produrre azioni credibili lungo la legislatura. C'è un dato che sicuramente ne esce fuori, che le vostre promesse elettorali saranno disattese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie, Presidente. Il collega Minzolini qualche giorno fa ha evocato sulla stampa nazionale la non certo brillante e lusinghiera figura di Badoglio per descrivere l'atteggiamento del Presidente Conte di fronte alla Commissione europea; ma quella del generale fuggito a Brindisi nel momento più delicato e difficile della storia recente del nostro Paese non è, a mio avviso, l'unica e la più attuale delle citazioni o dei possibili paralleli. Siamo nel 2018 e proprio qualche settimana fa è caduto il centenario, tragico, purtroppo, per il nostro Paese, di Caporetto; il paradigma di una sconfitta e di una ritirata che meglio si attaglia, a mio avviso, alla situazione che attraversa il Governo gialloverde e che questa manovra economica sintetizza alla perfezione.

Siamo di fronte, infatti, a una clamorosa ritirata del Governo, i cui principali esponenti avevano incautamente annunciato dal balcone di Palazzo Chigi, oggi sinistramente pericolante, come i suoi festosi manifestanti di allora, lo sfondamento del deficit di bilancio rispetto ai parametri europei per varare la nuova manovra economica voluta dal popolo. Ci era stato spiegato che a spese nostre, perché il deficit lo avremmo comunque pagato noi cittadini, i due leader della maggioranza, Salvini e Di Maio, si erano gioiosamente accordati per spartirsi equamente il bottino orgogliosamente sottratto alle grinfie di Bruxelles: nove miliardi alla Lega per il superamento della legge Fornero e la conquista della famosa quota 100 e nove miliardi pure al MoVimento 5 Stelle per la distribuzione del reddito di cittadinanza, con la conseguente abolizione, badate bene, per legge, della povertà.

Deve essere per questo, Presidente, che non hanno voluto nemmeno ascoltare l'Alleanza contro la povertà, che è un raggruppamento di trentacinque associazioni che si occupano, appunto, per davvero dei poveri del nostro Paese, che volevano semplicemente spiegargli perché il reddito di cittadinanza, ammesso che almeno loro avessero capito qual era, non andava nella direzione giusta, cioè di dare sollievo a chi è più povero.

Quella che sembrava, quantomeno nei sondaggi, una Vittorio Veneto della maggioranza giallo-verde è ben presto diventata però una nuova Caporetto, non appena l'inconsistenza politica del Ministro dell'Economia e delle finanze si è scontrata con la logica dei numeri, e soprattutto delle alleanze coltivate in Europa dai sovranisti al Governo. Non uno, uno solo degli Stati dell'Unione infatti, nemmeno l'Ungheria tanto amica dell'Italia, nemmeno l'Austria dove hanno trionfato i sovranisti, hanno appoggiato la linea del nostro Esecutivo, che si è ritrovato miseramente isolato in Europa ed incapace di trovare una via d'uscita, che non fosse appunto quella precipitosa ritirata che si sta consumando in queste ore per mantenere le promesse contrattualizzate ed affidate all'avvocato del popolo, Conte. Altri colleghi interverranno meglio per spiegare questa vergognosa e a tratti ridicola ritirata.

Io intervengo brevemente su alcuni temi, in particolare quello della previdenza. Sulle pensioni tutti ricordiamo che nel programma di centrodestra, quello per il quale la Lega ha portato a casa il 17 per cento dei consensi elettorali, c'era, e per noi ancora c'è, il superamento della legge Fornero: badate bene, non l'abolizione; e che il primo passo doveva essere quello del ripristino della possibilità di andare in pensione al raggiungimento non solo e non tanto di un'età anagrafica, ma di una certa somma tra gli anni di contributi versati e l'età: questa è la quota, così si definisce una quota. Siamo partiti da 9 miliardi, come dicevo, di stima della spesa, poi siamo scesi a 6,7, sino ad arrivare in queste ore a circa la metà della previsione iniziale, 4,7 miliardi; con l'accortezza però di vanificare qualsiasi mitica quota 100, con una serie di inqualificabili trucchetti da - consentitemelo, ho governato - assessore di periferia.

Nascono così le finestre: si va in pensione dopo sei mesi a partire da aprile, quindi ad ottobre; i preavvisi per i dipendenti pubblici, che sottraggono altri 100 mila beneficiari alla platea di quota 100; i requisiti fissi, 38 anni anziché mobili, come vorrebbero appunto le cosiddette quote; i tre anni, perché dal 2021 si tornerebbe più o meno alla Fornero, di validità di un diritto. Sì, perché per Forza Italia è un diritto andare in pensione dopo che si è lavorato per due terzi ed oltre della propria esistenza. Diritto che a questo punto diventa semplicemente un baratto; o meglio, come ha detto, penso ingenuamente, il rappresentante della Lega, un prepensionamento, non c'è alcuna abolizione della riforma Fornero.

Cari Vice Ministri, la vostra inutile irruenza, le vostre avventurose spallate, in questi aspetti caratteriali così simili al generale Cadorna che portò l'Italia a Caporetto, hanno illuso le lavoratrici ed i lavoratori, e probabilmente gonfiato i sondaggi, ma certamente non hanno fatto breccia in una legge di bilancio che qui oggi voi siete costretti a ridimensionare, con una clamorosa retromarcia che è spettacolare quanto la vostra ormai conclamata incapacità di governare.

E che dire del reddito di cittadinanza, che vi ostinate a non voler utilizzare per sostenere assunzioni? Avete respinto tutti gli emendamenti di Forza Italia. Ma poi per averlo devi essere povero, non devi avere la casa, e magari devi avere anche qualche figlio a carico; devi cercare un lavoro, devi affidarti ad un tutor che poi è diventato un navigator, devi fare formazione, devi trovare il centro per l'impiego a te più vicino. Ma insomma, alla fine questi poveri cristi che pensavano di stare, come qualcuno ha detto, sul divano, vi grideranno: mandateci a lavorare.

Ma sarà difficile, dato il vostro decreto-legge “dignità” - lo dicono oggi i giornali, lo hanno detto ieri delle associazioni, il Ministro Di Maio naturalmente dice che non è vero -, ma si dice che a gennaio 53 mila persone non saranno rinnovate nei loro contratti a termine; quindi non sarà facile per queste persone andare a lavorare.

Presidente, stiamo per votare con l'ennesimo voto di fiducia una manovra che cambierà completamente, almeno a quanto ci dicono anche i giornali stamattina. Del resto, il Ministro Tria è venuto in audizione, che pensava fosse una comunicazione, a chiederci se avevamo letto i giornali, perché quello che ci doveva sostanzialmente confermare era già scritto lì.

Ma del resto cambiate una manovra; avete cambiato idea su tutto: questa maggioranza, da quando ha contrattualizzato la propria unione, ha cambiato idea su tutto. Ha cambiato idea sul lavoro, ha cambiato idea sulle imprese, ha cambiato idea sui diritti, ha cambiato idea sugli esodati, ha cambiato idea su opzione donna, sulla previdenza, ha cambiato idea sull'immigrazione, qualcuno ha cambiato idea sulla giustizia, qualcuno ha cambiato idea sul TAP, qualcuno sulla TAV; e su tante altre cose quotidianamente vediamo cambiare idea. E allora sì, penso, caro Presidente, che valga la pena per questo Governo di cambiare completamente anche questa manovra di bilancio. E sa perché? Perché così finalmente anche noi potremo dire di avere il Governo del cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Presidente, la richiesta di apporre la fiducia su questo disegno di legge mortifica quest'Aula due volte: perché ne costipa il dibattito, come è avvenuto altre volte in passato, e in quelle occasioni coloro che oggi reggono il Governo hanno protestato in maniera vivace a dir poco; ma soprattutto perché viene apposta su un disegno di legge vuoto, che non ha contenuti specifici. La legge di bilancio dovrebbe rappresentare la dichiarazione dell'intenzione del Governo di fare scelte di politica economica per il prossimo anno, o per i prossimi tre anni, nella direzione più coerente con il voto che ha sostenuto il Governo. Questa doveva essere, in altre parole, la legge di bilancio del cambiamento; e invece ci troviamo davanti un articolato che contiene provvedimenti marginali, non decisivi, ed è sostanzialmente sprovvisto dei suoi pilastri principali, quota 100 e reddito di cittadinanza. Questo provvedimento non ha dentro il cambiamento: quello promesso, quello annunciato, quello sul quale la maggioranza si è composta; quello sul quale questa maggioranza ha sfidato l'Europa, addirittura facendo presagire momenti di rottura con le istituzioni dell'Unione europea, momenti di rottura col sistema monetario, esponendo il debito sovrano e il patrimonio degli italiani a oscillazioni, fibrillazioni, sofferenze che mettono a dura prova adesso la credibilità del Paese.

Si tratta quindi sostanzialmente di una legge in bianco: oggi il Governo chiede al Parlamento una delega in bianco. Per fare cosa? Per trattare, dovrebbe essere la risposta, per arrivare cioè, medio termine rispetto al passaggio del Senato, lì dove dovrebbe finalmente comporsi, formarsi questo indirizzo politico, a trattare misure decimali in condizioni tali da evitare al Paese una procedura di infrazione, o comunque la marginalizzazione nel mercato europeo. Si tratterà evidentemente per questo stesso fatto di una trattativa al ribasso; sarà inevitabilmente una trattativa al ribasso, in cui l'obiettivo sarà quello di non subire la procedura di infrazione, se mai ci riusciremo, e di poter dire agli italiani che comunque il cambiamento si è realizzato, con qualche capovolta argomentativa. Una trattativa che infatti i due Vice Premier, i due stakeholder del Governo affidano all'avvocato che li coordina, all'arbitro di questo Governo, al Presidente Conte, che assume in questa fase una versione diversa da quella svolta fino adesso.

Però questa trattativa il Governo non può chiedere al Parlamento di svolgerla con queste caratteristiche. Perché il Parlamento, almeno quest'Aula del Parlamento, oggi, per quello che avviene oggi qui, che ha la sua importanza come quello che avverrà al Senato la prossima settimana, noi non sappiamo ancora che cosa è quota 100 (lo ha detto meglio di come saprei fare io prima di me l'onorevole Polverini), non sappiamo che cos'è il reddito di cittadinanza: una creatura mitologica che parte come misura assistenziale, si trasforma in una misura lavoristica e nelle ultime discussioni, che paradossalmente in maniera surreale si svolgono nei talk-show, nei dibattiti sui media, ma non in questa sede, sembra andare verso una misura per le imprese, per la formazione del lavoro, una forma indiretta di incentivazione alle assunzioni. Non si tratta di una cosa di poco conto, Presidente.

Per realizzare questa manovra del cambiamento il Governo ha rigettato sdegnosamente la richiesta che veniva dalle opposizioni del centro-destra di investire le marginalità di cui il Paese era capace in uno shock fiscale; le richieste delle opposizioni di centro-sinistra complessivamente intese, di investire queste risorse negli investimenti e nella riduzione del costo del lavoro. La richiesta, che è venuta in particolare dal gruppo che oggi rappresento, è di investire queste risorse per il sud del Paese, una parte del Paese profondamente sofferente, che ha bisogno più di ogni altra di uno shock, di un sostegno, di un rilancio, altrimenti si genererà un crollo del suo stesso sistema che non potrà non riverberarsi in danno dell'intero sistema italiano. Per fare la manovra del cambiamento, che oggi non c'è, questo Governo ha rifiutato tutte queste opzioni, ha sfidato l'Europa, oggi è in un guado e porta il Paese con sé dietro, in un guado.

Presidente, per quello che a me più interessa, questa manovra rappresenta più che un cambiamento, un tradimento. Doveva essere la manovra a sostegno dei cittadini meridionali, quelli che hanno votato, per la metà, il MoVimento 5 Stelle. Il MoVimento 5 Stelle va al Governo con un voto su due dei cittadini meridionali, che vengono traditi in maniera chiara da questa scelta politica così opaca, così incerta, che l'Italia non meritava. È avvenuto chiaramente nei lavori delle Commissioni tecniche, una scelta definitiva: è stato rigettato l'emendamento, proposto dal nostro gruppo, che prevedeva di riservare al Sud il 45 per cento degli investimenti delle amministrazioni centrali e delle amministrazioni periferiche, che abbiamo chiamato una nuova “clausola Ciampi”. È stato dichiarato inammissibile un emendamento a mia firma che aveva sì contenuto provocatorio, ma che poneva evidentemente un problema, di individuare un fondo di perequazione per le regioni meridionali nella misura del 20 per cento. Mentre si realizzano i trasferimenti delle funzioni alle regioni del Centro-Nord, si realizza quella che viene chiamata la secessione dei ricchi, per evitare una rottura definitiva del Paese, un Paese che ancora non ha individuato i livelli essenziali di prestazioni civili e sociali e che, quindi, vive una diseguaglianza diffusa sul territorio.

Non è stato ancora emanato dal Governo il regolamento di attuazione del “decreto Mezzogiorno” del Governo Gentiloni, che pure individuava un'opportuna clausola di riserva per gli investimenti in conto capitale nel Sud nella misura proporzionale alla sua popolazione, il 34 per cento. Savona ci ha detto, in quest'Aula, che per il Mezzogiorno c'era il reddito di cittadinanza, ho ascoltato Di Maio in televisione dire che il reddito di cittadinanza andrà per la metà al Centro-Nord, quindi anche quella misura, per espresso riconoscimento del suo principale sostenitore, non avrà effetti specifici, speciali, decisivi per il Mezzogiorno. Un Mezzogiorno nel quale vengono ridotti o comunque non vengono previsti investimenti per la sanità, per l'ambiente, per la formazione, nel mentre una questione ambientale clamorosa, che in alcune regioni raggiunge livelli di emergenza - penso alla mia Campania -, sulla quale denuncia questo soggetto politico, il MoVimento 5 Stelle ha fondato la sua campagna elettorale, esplode in maniera clamorosa, affidata all'incapacità delle amministrazioni regionali di provvedere. Un Mezzogiorno d'Italia complessivamente affidato a una macchina burocratica sclerotizzata, incapace di produrre risultati, che al dicembre del 2018 realizza mediamente lo scarsissimo e vergognoso il risultato di aver speso il 5 per cento delle risorse europee a disposizione. Rispetto a questo quadro, drammatico, più volte ripetuto, analizzato, valorizzato dagli istituti di ricerca e dagli enti economici, il Governo del cambiamento oggi non viene a dare neanche una risposta e si propone, come dicevo prima, ai miei occhi come il Governo del tradimento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Silvestroni, che però non è in Aula. È iscritto a parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Signor Presidente, nella manovra del popolo abbiamo inserito i punti di cui abbiamo parlato in campagna elettorale, e le misure a tutela dei risparmiatori sono sicuramente uno degli elementi da sottolineare. Il MoVimento 5 Stelle si è impegnato in campagna elettorale promettendo di risarcire tutti i risparmiatori i cui risparmi il precedente Governo aveva azzerato dal giorno alla notte, in ottemperanza alla regola del bail-in. Si tratta di risparmiatori che, nella maggioranza dei casi, sono stati raggirati e truffati, convinti di investire in titoli sicuri, in quanto legati da un rapporto di fiducia con la propria banca, si sono invece ritrovati a sottoscrivere titoli rischiosi che, con la crisi della banca, hanno perso ogni valore.

Per questi risparmiatori i Governi precedenti hanno fatto poco o nulla. Il Governo è intervenuto in legge di bilancio con l'articolo 38, e adesso la musica è decisamente cambiata: stiamo mettendo molte più risorse, semplificando la vita ai truffati e garantendo la certezza del ristoro per chi ne ha diritto. Abbiamo esteso il fondo di solidarietà a tutti gli obbligazionisti, coinvolgendo anche gli obbligazionisti delle banche venete e delle banche controllate, che fino ad oggi sono stati esclusi. Il risarcimento è stato esteso fino al 95-100 per cento del capitale. Per gli azionisti sono state semplificate enormemente le procedure, e abbiamo istituito un fondo iniziale da 1,5 miliardi, 15 volte la cifra messa dal Governo Gentiloni e che nei prossimi anni andrà a crescere fino a 2,5 miliardi. È stato garantito un ristoro del 30 per cento a tutti gli azionisti, e, grazie alla capienza del fondo, il ristorno nei prossimi anni crescerà fino al 45-50 per cento del capitale.

È stata, inoltre, creata una corsia preferenziale per velocizzare i ristori di tutti coloro che presentano un ISEE inferiore a 35 mila euro, grazie allo stanziamento di 4,5 milioni per autorizzare l'assunzione di 45 unità di personale specializzato in Consob, per potenziare l'arbitro per le controversie finanziarie. Infine, grazie a un emendamento, è stato tolto lo scudo per Banca d'Italia e Consob: ora i risparmiatori potranno rivalersi sulle autorità di vigilanza anche dopo aver ricevuto il risarcimento parziale.

Sono orgoglioso di tutto questo e di molto altro.

Mi preme sottolineare anche ciò che è stato inserito nella manovra di bilancio per quanto concerne il Sud. Infatti, diverse misure sono finalizzate a migliorare le condizioni di una parte del Paese che fino a questo momento era stata dimenticata, e soprattutto che ha subìto maggiormente le conseguenze della crisi economica del 2008. Sono necessarie, quindi, politiche espansive e innovative, in grado di far ripartire l'economia e di cambiare le sorti di una parte del territorio che, invece, può e deve crescere. È per questo che la legge di bilancio contiene misure in materia di investimenti pubblici capaci di porre rimedio alle storture che fino ad oggi hanno caratterizzato il Meridione. Gli investimenti produttivi possono cambiare le sorti della nostra terra. Le politiche di austerità intraprese dai Governi precedenti hanno portato a risultati drammatici, che sono sotto gli occhi di tutti, per questo abbiamo elaborato il programma di monitoraggio per “quota 34”: il nostro obiettivo è garantire che non meno del 34 per cento degli investimenti pubblici siano effettivamente realizzati nel Sud Italia, in modo proporzionale alla popolazione residente. Si tratta di una misura importante, che mira ad accorciare il gap tra il nord e il sud del Paese, come previsto dal contratto di Governo. Solo con investimenti e infrastrutture adeguate possiamo permettere al Sud Italia di ripartire e tornare a crescere. Abbiamo cambiato rotta per far sì che il Paese non sia più a due velocità. Un altro obiettivo del nostro Governo è favorire l'occupazione investendo sull'imprenditoria giovanile, in quanto sono proprio i nostri giovani che, scommettendo su loro stessi, possono contribuire alla crescita del Sud. Il Meridione non sarà più abbandonato al proprio destino. Possiamo cambiare le sorti della nostra terra, possiamo tornare a crescere, possiamo riprenderci la dignità che ci è stata tolta. Il 2019 sarà l'anno del cambiamento ed il Sud può tornare a splendere come merita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Presidente, interveniamo in questa discussione generale sostanzialmente al buio: siamo al 6 dicembre e ancora non conosciamo i saldi di finanza pubblica che questa manovra si pone come obiettivo. Non lo sappiamo perché il Governo, dopo aver esultato in modo sguaiato per aver deciso di violare unilateralmente le regole concordate con l'Europa – e ricordiamo tutti la scena del Vicepremier Di Maio affacciato al balcone di Palazzo Chigi per esultare, una penosa parodia di altri balconi e altre piazze - e dopo aver dichiarato che se ne sarebbe infischiato dei richiami europei - “noi tireremo dritto”, aveva twittato Salvini -, improvvisamente il Governo si è reso conto di essere completamente isolato in Europa, lasciato solo da tutti, anche dai nuovi amici sovranisti dell'Est europeo, e di fronte al rischio sempre più concreto dell'apertura di una procedura di infrazione, ha cominciato a fare precipitosamente marcia indietro. Oggi sappiamo che il Governo è alla disperata ricerca di un accordo con gli altri Paesi europei per trovare una quadra che eviti la procedura di infrazione, rimettendo in discussione tutti i saldi della manovra.

Ma questa incertezza, questo tira e molla, questo atteggiamento da spacconi che poi si rimangiano la parola, non riguarda e coinvolge solo o soltanto noi, l'opposizione, che non sappiamo che legge finanziaria oggi commentare, ma riguarda soprattutto gli operatori economici, le imprese, gli investitori, i mercati, che non si fidano più del Governo, che non sanno cosa aspettarsi, che guardano con sgomento alle incertezze che questa maggioranza, ogni giorno di più, diffonde. E questa perdita di fiducia è esattamente ciò che ha determinato i risultati disastrosi di questi primi sei mesi di Governo: l'aumento del costo del debito pubblico, che peserà come una tassa aggiuntiva di circa 5 miliardi all'anno sugli italiani, il tracollo della crescita, che dopo quattordici trimestri consecutivi di espansione modesta ma costante, nell'ultimo trimestre è tornata negativa e l'improvvisa inversione di tendenza della disoccupazione, che è tornata a crescere.

Io vengo da Brescia, la terza provincia manifatturiera più specializzata d'Europa, la provincia che rappresenta per valore il quinto prodotto interno lordo italiano, che esporta mediamente il 60 per cento della produzione, una delle locomotive del Paese. Ebbene, a Brescia la crescita della produzione industriale netta nell'ultimo trimestre si è fermata, il tasso di utilizzo della capacità produttiva ha perso terreno; e al grido d'allarme lanciato dagli industriali si è unito quello dei sindacati, uniti, che hanno denunciato le prospettive fosche e soprattutto la totale assenza, nei progetti della manovra economica e nei testi poi presentati, di misure idonee a garantire la crescita e l'occupazione. Perché questo è il paradosso più evidente: dopo questi preoccupanti risultati economici, la manovra economica, che oggi noi stiamo commentando o cercando di commentare al buio, aumenta il debito pubblico non per misure espansive, ma per finanziare provvedimenti di natura puramente assistenziale, oltre tutto di dubbia efficacia; penso, per esempio, allo smantellamento del reddito di inserimento, che stava cominciando a dare frutti per la lotta contro la povertà, per un reddito di cittadinanza tutto da inventare. E al contrario, questa manovra ridimensiona o addirittura mette in dubbio le misure utili a crescita e occupazione ereditate dal precedente Governo, come le grandi opere, i grandi investimenti pubblici già finanziati e oggi fermi, e le misure a favore di produttività e imprese, come Industria 4.0.

E purtroppo, anche limitando il campo di veduta al settore di cui mi occupo professionalmente e politicamente, la giustizia, i grandi annunci sono contraddetti dai freddi numeri, che ci dicono come, a fronte delle sbandierate assunzioni di personale amministrativo e giudici che proseguono, peraltro, un trend inaugurato dall'ex Ministro Orlando, in realtà il bilancio complessivo di comparto si riduce di quasi 40 milioni di euro: è tagliato di 10 milioni di euro il fondo per il finanziamento del processo penale e dell'ordinamento penitenziario minorile, c'è un taglio di 5 milioni di euro per le spese di funzionamento e gestione del sistema informativo, una decurtazione di 10 milioni per le spese di funzionamento degli uffici giudiziari, e solo grazie a un emendamento del Partito Democratico si aumentano le risorse al fondo destinato alle vittime dei reati violenti, colpevolmente dimenticate dal Governo a trazione leghista.

Ho concluso, Presidente. Ci spiegate, con questi numeri, come farete a garantire efficienza, processi più veloci, se da un lato aumentate la prescrizione e dall'altro riducete le risorse per il funzionamento della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Mi dispiace, ma da qualunque lato la si guardi questa è una manovra economica disastrosa per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, colleghi, intervengo a conclusione dei lavori in Commissione con un profondo senso di preoccupazione, di fronte alla grave situazione economica e sociale del Paese e soprattutto del Mezzogiorno e della mia Sicilia, per l'assoluta indeterminatezza delle politiche economiche del Governo. Il disegno di legge di bilancio ignora i drammatici i bisogni delle popolazioni meridionali ed insulari e non adotta alcuna politica di vera coesione, che non sia affidata all'ormai pretestuoso annuncio dell'elemosina di Stato: il vostro reddito di cittadinanza. Una spaccatura tra Nord e Sud del Paese, che trascende la quantificazione economico-sociale e che sta consolidando gli aspetti strutturali di un Paese diviso, basti pensare all'emigrazione intellettuale, alla marginalizzazione dell'istruzione e della formazione, all'isolamento culturale, alla desertificazione imprenditoriale, allo spopolamento in particolare delle aree interne, all'accentuazione del dissesto idrogeologico, alla rarefazione e dequalificazione dei trasporti.

Signor Presidente, lo sviluppo del Sud ed in particolare delle regioni insulari della Sicilia e della Sardegna - e voglio ricordare che l'insularità è riconosciuta quale condizione di svantaggio cui gli Stati membri dell'Unione devono far fronte - non costituisce una palla al piede, ma al contrario una grande opportunità per la competitività dell'intero Paese. E così, invece di investire in università, alta formazione e ricerca, dopo gli 80 euro del Governo Renzi costati 40 miliardi, voi puntate al reddito di cittadinanza, altri 10 miliardi annui, con l'obiettivo di narcotizzare il disagio e non di risolverlo, soprattutto al Sud.

Onorevoli rappresentanti del Governo, ci sono solo due misure che possono rilanciare il Sud e le isole: gli investimenti e l'innovazione. Purtroppo, nella direzione opposta, assistiamo ad una pesante contrazione degli investimenti pubblici. Voi continuate a parlare di questioni altre e diverse, come se l'immigrazione e gli esodati siano un problema più urgente delle migliaia di ragazzi che lasciano la nostra terra. E allora, cosa propone il Governo del cambiamento con la sua manovra finanziaria? Nulla, niente. La manovra rafforza la percezione di una considerazione assai marginale per il Sud e soprattutto per le isole. Non si rinvengono misure aggiuntive per affrontare la situazione divenuta drammatica, se non aggiustamenti o rifinanziamenti di preesistenti iniziative: penso all'articolo 45, alle modifiche e alla misura del “Resto al Sud”, all'articolo 20, cioè la proroga dell'incentivo all'occupazione nel Mezzogiorno; ma a pensarci bene qualcosa di nuovo c'è, qualcosa in negativo, vi sono norme gravemente discriminatorie e punitive per la mia Sicilia e per la Sardegna: il testo dell'articolo 64, rappresentante del Governo, con il quale vengono stanziate per le province italiane somme aggiuntive annuali, per i prossimi 15 anni, per la manutenzione di strade per l'edilizia scolastica, escludendo inspiegabilmente Sicilia e Sardegna. Ricordo al Governo che la finanza locale, nonostante gli statuti speciali delle due regioni, è ancora competenza statale e quindi la norma che dovrebbe sempre avere carattere generale opera un'odiosa discriminazione per milioni di siciliani e sardi. Inoltre, alla Sicilia vengono sottratti 277 milioni di euro l'anno, oltre 1 miliardo negli ultimi quattro anni, attraverso il prelievo forzoso alle province già dichiarato incostituzionale. I cittadini siciliani e i cittadini sardi non sono cittadini di “serie B” e debbono sapere come il Governo intenda attuare l'articolo 3 della Costituzione, secondo il quale tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, anche davanti alla legge di bilancio, altro che coesione!

La manovra, dunque, se ben poco fa sulla questione ancora irrisolta del Mezzogiorno, in linea con le dichiarazioni programmatiche del Presidente Conte alle Camere, adotta scelte finanziarie che recedono significativamente sul piano degli investimenti e aumentano la spesa corrente, così aggravando il peso per le regioni del Sud e in particolare delle isole.

Presidente - e vado alla conclusione -, occorre affrontare seriamente, e non con la morfina finanziaria, le nuove sfide dei mutati scenari geopolitici, della rivoluzione digitale e delle tendenze demografiche che stanno sconvolgendo il mondo del lavoro e dell'impresa. Noi non vi daremo pace, esponenti del Governo, finché non passerete dagli slogan e dalle mancette ai seri interventi di investimenti nelle nostre regioni a difesa di quelle persone e di quei territori di cui avete tradito il mandato elettorale e che ritenete di illudere con vaghe promesse populistiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Più che una manovra del cambiamento, questa è una manovra che deve cambiare. E quindi la discussione, a parte il metodo che è stato più volte sottolineato dai colleghi e su cui non voglio sottrarre altro tempo, è una discussione che rimane surreale, perché sappiamo che stiamo parlando di una manovra, che, appunto, verrà modificata e verrà modificata perché sono giunti al pettine i nodi che, in questi mesi, in queste settimane, si sono voluti ignorare, presi da una frenesia di dichiarazioni, di gesti simbolici, dal balcone in avanti non si è, come dire, riusciti a parlare di contenuti che non fossero legati a una propaganda, che, quando si fa una legge di bilancio, io credo che sia pericolosissima, perché ogni dichiarazione, ogni azione, ogni promessa fatta, influenza profondamente il Paese a partire dal tessuto economico.

E questa è una manovra di bilancio che disegna fino in fondo anche l'innaturalezza dell'alleanza di Governo, perché, anche qui, c'è una mediazione, una contrattazione tra le misure che servono a una forza, ai 5 Stelle, da una parte, e alla Lega, dall'altra, in una mediazione continua che impedisce innanzitutto a questa legge di bilancio di essere una legge di visione, una visione che immagina il Paese nei prossimi anni.

Doveva essere una manovra espansiva; il mio gruppo, Liberi e Uguali, intervenendo, a settembre, aveva anche sottolineato gli aspetti positivi di alcune misure annunciate e, invece, ci troviamo con una manovra che ci ha messo inutilmente in conflitto con l'Unione europea, perché non c'è nulla di male nel pretendere dall'Europa una comprensione, un sostegno e una solidarietà rispetto alle politiche che vengono messe in campo; noi, per esempio, siamo un Paese a rischio idrogeologico, a rischio sismico, e di questo l'Europa dovrebbe naturalmente tener conto, ma, appunto, ha senso farlo nel momento in cui gli investimenti pubblici vengono fatti a sostegno di politiche di crescita e di sviluppo, con una visione del Paese per i prossimi anni e non guardando alla prossima scadenza elettorale. Costruire così una legge di bilancio è davvero un esercizio pericoloso, inutile e pericoloso.

Sono state dette molte cose, io, oggi, voglio particolarmente sottolineare il fatto che questa è una manovra di bilancio che se ne frega completamente del mutamento climatico e delle sfide poste, anche in questi giorni, in Polonia, dal vertice sul clima. Il mutamento climatico, come è stato detto più volte in quest'Aula, è, ormai, una realtà che rende particolarmente fragile il nostro territorio, ma noi sappiamo bene che è anche una prospettiva di sviluppo, di innovazione e di investimento. Ecco, con buona pace di coloro che hanno votato i 5 Stelle e che si attaccano in maniera compulsiva ai contenuti del famoso contratto di governo, anche la legge di bilancio 2018 non cambierà l'approccio miope di questo Paese, pieno di potenzialità, piegato dal mutamento climatico, incapace di scattare in avanti su innovazione e ambiente, anche nel segno della tanto agognata crescita economica. È una manovra vecchia, quella dei “penta-leghisti” che difficilmente potrà essere migliorata anche sul fronte ambientale. Noi di Liberi e Uguali abbiamo presentato, prima in Commissione, poi di nuovo in Assemblea, emendamenti a mia prima firma con misure per attuare uno sviluppo sostenibile, la riduzione delle emissioni e una migliore qualità della vita, misure che avrebbero dovuto sostenere anche i 5 Stelle che, proprio sull'ambiente, hanno costruito il loro consenso. Si tratta di poche e semplici mosse che darebbero la direzione della strategia italiana sul fronte climatico, anzi la costruirebbero, visto che fino ad ora non abbiamo avuto la possibilità di capire cosa intenda fare il Governo per il piano energia e clima da presentare a fine anno; abbiamo notizie, peraltro, del fatto che l'Italia, con un atteggiamento incomprensibile, sta rinunciando a chiedere di ospitare nel 2020 la prossima COP, mentre sarebbe importantissimo portare nel nostro Paese un appuntamento internazionale che parli di questi temi e che faccia vedere che, davvero, l'Italia può essere leadership a livello mondiale, anche sul fronte dell'innovazione industriale, dello sviluppo di nuovi brevetti, che dia un'idea di un Paese aperto, innovativo, dialogante che riesce, anche ponendo delle questioni importanti, ad avere un rapporto a livello internazionale positivo e di costruzione. Tutto questo non sta accadendo.

Le proposte che abbiamo fatto erano molto, molto concrete, a partire dall'istituzione, dal 1° gennaio 2019, di un contributo ecologico di 20 euro per tonnellata di anidride carbonica equivalente prodotta per favorire il progressivo contenimento delle emissioni di CO2 derivanti dal consumo di combustibili fossili e con l'idea anche di reimpiegare, naturalmente, queste risorse. C'era la stabilizzazione dell'eco-bonus e il fronte aperto sul sisma-bonus. Il Governo che ha fatto il condono edilizio dovrebbe porre particolarmente attenzione su questi temi, avere la responsabilità di quello che ha combinato e, quindi, investire nella legge di bilancio sulla prevenzione e sulla messa in sicurezza del territorio. Invece, nulla di tutto questo.

Nulla di tutto questo anche rispetto, appunto, all'efficientamento, alla lotta al consumo di suolo, su cui, lo ripeto, peraltro, si è già detto, e che erano anche temi accennati nel contratto di governo. Io inizio a pensare che abbiate due contratti di governo diversi, due testi diversi, perché se no non mi torna come si possano escludere totalmente alcuni temi su cui, pure, erano state fatte delle proposte davvero importanti, proposte, per esempio, che sul consumo di suolo cercavano di disincentivare l'utilizzo e il consumo di nuovo suolo e venivano incontro alla crisi dell'edilizia, proprio favorendo la rigenerazione urbana, andando incontro alle città, quelle stesse città a cui sono stati tolti fondi per le periferie, quelle stesse città che sono state lasciate sole di fronte all'inquinamento atmosferico, al deficit di mobilità.

Ecco è una manovra che non convince neanche sul fronte ambientale, su cui, lo ripeto, molte promesse erano state fatte e non ci sono, purtroppo, i margini per migliorarla, questa manovra, visto il metodo e i tempi che ci avete imposto e l'atteggiamento assolutamente di chiusura. E ve lo dico: non vi basterà l'emendamento sulla micro-mobilità e sul bonus malus delle emissioni di CO2. Non vi basterà, perché quello che manca, ad esempio, in questa manovra di bilancio, è un'idea generale della mobilità di questo Paese; ma è possibile che dobbiamo continuare a procedere opera per opera, senza avere una visione generale di quello che serve a questo Paese, per garantire il diritto di mobilità alle persone, ai cittadini, ai pendolari, alle merci? Non si può procedere opera per opera, è necessario fare un piano generale della mobilità e su questo allocare le risorse, perché la politica è allocazione delle risorse, procedere per compartimenti stagni, senza affrontare la complessità dell'argomento, vuol dire favorire una categoria piuttosto che un'altra. Io naturalmente condivido la tassazione dei modelli più inquinanti di automobili, ma se non si mette insieme a un potenziamento del trasporto pubblico, al potenziamento del mezzo ferroviario, ciò che sarà premiato sarà soltanto la produzione di nuove auto e non, invece, un modello diverso di mobilità in questo Paese.

Ecco, è una manovra che delude moltissimo, lo ripeto, è una manovra vecchia, fatta con una logica vecchia e ostaggio di una retorica che, secondo me, ha impedito anche di sviluppare fino in fondo alcune promesse che pure erano state fatte. Questa era un'occasione davvero importante per posizionare il nostro Paese anche a livello europeo sulla sfida nella lotta al mutamento climatico. Tutto questo non c'è; noi siamo profondamente delusi, da una parte, e molto preoccupati, perché il modo di lavorare e il modo di intendere il ruolo del Governo, credo che vada più a rispondere a esigenze elettorali, ormai l'abbiamo visto in quasi tutti i provvedimenti che sono passati in Aula, piuttosto che all'interesse generale del Paese e, soprattutto, a una visione di Paese per i prossimi almeno vent'anni, che è la prospettiva che bisognerebbe avere davanti, quando si ha l'onere e l'onore di governare un Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. L'economia mondiale è cambiata, si è modificata nell'ultimo secolo; siamo passati da un'economia di consumo e di produzione di beni tangibili a una nuova economia che riversa il suo interesse e la sua importanza su ciò che non è più toccabile, su ciò che è intangibile e l'intangibilità della nuova economia è fatta di intelligenza, è fatta di scommessa sul futuro. Ecco, questa legge di bilancio non ha avuto la visione, non ha avuto l'idea, non ha avuto l'impostazione del futuro; si è indubbiamente preoccupata di sistemare, come nella peggiore “legge mancia”, interessi privati, piccoli e non ha, invece, avuto quell'idea sostanziale, fondamentale, generale e globale di quella che dovrebbe essere l'economia di un Paese.

PRESIDENTE. Colleghi, siamo in pochi, quindi, grazie.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Le vicende che hanno segnato in questi giorni il passaggio della legge di bilancio in questo ramo del Parlamento ricordano un po' una favola felliniana in bianco e nero, con un teatro in disfacimento e un'atmosfera molto soffocata.

In Commissione abbiamo passato ore in attesa, una lunghissima attesa relativamente alle decisioni e alle scelte. Abbiamo affrontato sessioni notturne girando attorno a una manovra che sembrava - e ora inequivocabilmente sappiamo essere - un fragile castello di sabbia, senza un'anima, senza un'idea, senza una forza. Questo, infatti, è il contenuto politico o, meglio, il non contenuto politico che rende davvero tutto surreale.

Il provvedimento di cui discutiamo è una summa di iniziative disorganiche, che ben poco hanno a che vedere con una visione dell'economia e con la consapevolezza di quel che c'è da fare per scongiurare la recessione. Un calderone, un calderone dove qualcosa di buono è capitato indubbiamente, e mi riferisco all'abolizione dello scudo per gli amministratori delle banche fallite o agli 85 milioni di euro di risparmi della Camera che abbiamo destinato alle popolazioni terremotate. Ma, tolti questi momenti di condivisione, la sensazione è che il Parlamento sia stato messo in un congelatore nell'attesa di un accordo con la Commissione europea per evitare la procedura di infrazione. E, dunque, attorno alla declinazione del confronto di questi mesi con l'Europa si snoda il senso dello stallo di cui oggi discutiamo e la missione di questo Governo. I continui scontri fra Roma e Bruxelles assomigliano a un campo di battaglia, buono per qualche fiaba calviniana e non, però, per una nazione che dovrebbe essere, nel 2018, leader fra le nazioni.

Noi non condividiamo quanti vedono nelle istituzioni comunitarie contemporanee necessariamente un faro da seguire e noi lo abbiamo sempre detto: a noi non interessava il deficit, non siamo mai stati contrari a questa posizione. È importante che ci sia un rilancio nella nostra nazione, ma il punto è come e dove vengono spese quelle risorse, in virtù di quale idea e in virtù di quale immagine di nazione noi abbiamo. Siamo perfettamente consapevoli che l'anima dei popoli e le storie che hanno plasmato l'Europa provengono… colleghi per favore, però… è veramente difficile, Presidente.

PRESIDENTE. Lei ha ragione. Chiedo cortesemente al gruppo di Forza Italia, se non è interessato, di uscire. Grazie. Colleghi, non lo dicevo per scherzo, lo dicevo sul serio.

YLENJA LUCASELLI (FDI). C'è il bar alla buvette, comunque. Se volete andare, siete i benvenuti. Offro io, non c'è problema.

Dicevo che siamo perfettamente consapevoli che, lungi dal rappresentare l'anima dei popoli e delle storie che hanno plasmato la Comunità europea, continuiamo ad essere nazioni unite, nazioni fra le nazioni e l'Italia dovrebbe iniziare a ritrovare il senso e lo spirito dei leader che siamo, perché noi siamo leader per natura, semplicemente lo abbiamo dimenticato. E, allora, dovremmo cominciare a capire che forse questo esercizio deve tornare, deve essere nuovamente il centro della nostra attenzione.

Vedete, se si muove una battaglia bisogna conoscere quali sono le proprie armi, le proprie capacità, i propri strumenti e certo le strategie della battaglia si possono cambiare in corso d'opera, però bisogna avere ben chiaro qual è l'obiettivo finale. A noi, in Commissione, in realtà, è stata tolta la possibilità di vedere quell'obiettivo finale. È stato davvero molto deludente per me, alla prima esperienza in Commissione e all'interno di queste Aule, vedere un Ministro dell'economia in imbarazzo, in imbarazzo perché incapace di rispondere alle domande dei parlamentari, incapace di dare una risposta, perché impossibilitato ad avere una visione, non solo una propria visione, ma una visione di Paese globale e concreta.

L'idea non c'era, l'idea d'Italia non c'è o, se c'è - e probabilmente in qualche parte di questo disegno di legge di bilancio un'idea si può immaginare -, comunque è debole ed è monopolizzata sull'intervento in favore di settori improduttivi della società, con tutta quella parte dedicata al reddito di cittadinanza che è ancora informe e che prende corpo dalla scarsa consapevolezza di come funziona veramente il mercato del lavoro, i meccanismi del welfare to work e dell'incontro tra domanda e offerta.

L'intreccio tra esigenze elettorali di una classe dirigente europea che lotta per la sopravvivenza e un Governo che vuole fidelizzare l'elettorato ha dato come esito il rischio di una tenaglia attorno alle famiglie e alle imprese italiane. Non si possono mettere sul tavolo il risparmio del nostro Paese, la competitività, l'innovazione e il mercato, se non si ha una seria idea di crescita ed è, invece, quello che è stato fatto con questa manovra fin quando, poi, il combinato disposto tra una maggioranza litigiosa sui punti qualificanti e la minaccia di una procedura di infrazione del costo di 9 miliardi ha dato come esito uno stop all'avvio della trattativa. Nel mezzo, però, ci sono state sessioni di aste BTP andate a male, lo spread alle stelle, il clima di fiducia di famiglie e imprese peggiorato e lo 0,1 per cento di PIL certificato dall'ISTAT, che pone l'Italia in una condizione ancora peggiore rispetto allo scenario di arretramento generale dell'economia occidentale.

E noi qui, in Parlamento, in un Parlamento bloccato, mentre il Governo non sa e non ha ancora capito da che parte andare. Ogni giorno ascoltiamo versioni dondolanti sulla trattativa con l'Europa e sul deficit. Ieri il Ministro ha ribadito che ci sono delle trattative in corso e non è dato sapere quale sia l'oggetto di queste trattative. Il confronto sul deficit con la Commissione non ha chiarito la portata delle risorse da destinare per gli interventi qualificanti, come il reddito di cittadinanza e “quota 100”. Noi possiamo veramente comprendere le difficoltà e le dialettiche interne alla coalizione, ma comprendiamo molto meno che, in un corto circuito di annunci che ha compreso anche la sostanziale chiusura verso qualunque dialogo con l'opposizione, un Governo, autonominatosi del cambiamento, è, in realtà, un Governo dell'avvitamento. E mentre qui discutiamo di questo disegno di legge senza una vera sostanza, l'Italia entra in un periodo di recessione, entra in un periodo di crisi. E, quindi, iniziamo ad avere i primi effetti negativi di questa mancanza di tatticità, di idea e, soprattutto, di mancanza di forza.

Non ci sono le infrastrutture, non c'è un serio piano di sviluppo per il sud, non c'è quello che, secondo me, è l'elemento sostanziale e caratterizzante di una nazione forte, che è la cultura, la crescita dei nostri giovani sin dalla base, sin dai momenti formativi. Ecco, tutti gli ultimatum che sono stati posti si sono sciolti in una manovra con qualche slancio che, però, è semplicemente uno slancio elettorale. Arriviamo, con questa manovra, a coprire la fase delle elezioni europee e probabilmente da lì in poi avremo una nuova idea, una nuova forza e una nuova immagine di Italia.

Come Fratelli d'Italia, ci siamo approcciati a questo Governo con l'atteggiamento di chi, non abbandonando il doveroso senso critico, è pronto a dare il proprio contributo ma solo a ciò che è utile per tutelare la sovranità nazionale, solo a ciò che è utile veramente per i cittadini italiani. Ecco, abbiamo partecipato davvero con forza e partecipazione a questa Commissione bilancio e lo abbiamo fatto rimanendo in quell'aula per ore ininterrotte, ascoltando tutti gli emendamenti. Ecco, noi non abbiamo trovato nulla che sia stato capace di stupirci, nulla che sia stato capace di essere chiamato cambiamento. E, quindi, dobbiamo, in realtà, certificare che per noi questa manovra, sulla quale non avremo più modo di discutere e che probabilmente troverà nuove forme completamente diverse quando verrà letta al Senato, è stata disastrosa, è stata un passo in avanti per farne, in realtà, due indietro. Non c'è nulla di nuovo, non c'è nulla che sia cambiato e, anzi, probabilmente c'è il peggio che poteva essere offerto. L'Italia oggi è più debole e gli italiani sono più poveri, e di questo dovremo prendere atto e di questo dovremo farci carico.

Vedete, colui che rompe un oggetto per scoprire che cos'è ha abbandonato il senso della saggezza. Quindi, io pregherei chi è al Governo di non finire di distruggere non solo il ruolo e la funzione di questo Parlamento, ma anche l'idea che gli italiani, che i cittadini italiani dovrebbero avere.

Noi abbiamo bisogno, e concludo, gli italiani hanno bisogno di un nuovo sogno sociale, di un nuovo sogno italiano. Ecco, questo dovremmo dare, ma dovremmo darlo seriamente, sapendo quello che si può, fin dove si può e avendo la forza e il coraggio di dire “no” quando le cose non si possono fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Carbonaro. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA CARBONARO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, da subito questa maggioranza di Governo è stata accusata di voler operare tagli alla scuola e alla cultura. Sono stati mesi caratterizzati da un susseguirsi di illazioni strumentali, che oggi si scontrano con la realtà delle misure che abbiamo messo in campo in questa legge di bilancio. Misure per la cultura, l'istruzione e la ricerca, che per noi rappresentano il fondamento del libero e pieno sviluppo umano, dell'uguaglianza tra i cittadini e della democrazia. Abbiamo aumentato il Fondo di finanziamento per l'università, per la ricerca e per il CNR, e incrementato il Fondo per gli idonei senza borsa. Assumeremo mille ricercatori di «tipo B», abbiamo stanziato un contributo per le misure a sostegno della disabilità nell'Afam, perché per noi nessuno deve rimanere indietro, mai.

E poi, ancora, abbiamo stanziato i fondi aggiuntivi per il FUS, le fondazioni liriche, il cinema e l'audiovisivo, per iniziative culturali nelle zone colpite dal sisma, per le bande e i cori che costituiscono una ricchezza per i nostri territori, e poi le mille assunzioni al MiBAC. Con questa legge di bilancio, poniamo fine a un fenomeno che ha rappresentato un cancro per il mondo della scuola e per l'intero Paese, le esternalizzazioni dei servizi di pulizia. Noi, dopo lunghi venti anni, internalizzeremo questi servizi, assumendo almeno 12 mila persone, e a trarre vantaggio sarà la scuola, saranno gli studenti, i lavoratori, non le cooperative. E poi, infine, la scuola: in questa legge di bilancio iniziamo a scardinare alcune parti della “buona scuola”, lavorando, al contempo, per la costruzione di una scuola migliore. Assumeremo 400 insegnanti nei licei musicali per recuperare la seconda ora di strumento musicale, cancellata dal Governo precedente. E, infine, una delle misure di cui andiamo più fieri: il potenziamento del tempo pieno al Sud con l'assunzione di 2 mila insegnanti. Il tempo pieno permetterà a tanti bambini maggiore inclusione sociale e fornirà l'unica arma possibile contro l'abbandono scolastico, perché noi siamo convinti, Presidente, che investire nei bambini, nei giovani, nell'istruzione e nella cultura significhi investire nel futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (PD). Grazie, Presidente. Avete combinato un disastro e lo avete chiamato manovra del popolo; e lo avete chiamato manovra del popolo perché il conto della vostra incapacità lo pagherà, lo sta già pagando, il popolo italiano. In queste settimane l'Italia ha perso credibilità a livello internazionale, le famiglie italiane hanno perso i propri risparmi, le nostre aziende, la fiducia; voi avete semplicemente perso la faccia.

Signor Presidente, questo Parlamento non era mai stato così umiliato: stiamo discutendo una legge di bilancio che non c'è. Siamo qui a discutere di un PIL all'1,5 per cento, mentre il presunto Ministro Tria parla di recessione; siamo qui a parlare di un deficit del 2,4 per cento, mentre il presunto Presidente Conte sta trattando con Juncker per scendere al 2-1,9 per cento.

Vi siete presentati in campagna elettorale e avete vinto le elezioni promettendo reddito di cittadinanza da 780 euro, flat tax al 15 per cento, abolizione della legge Fornero: non c'è niente di tutto questo nella legge di bilancio. Stiamo discutendo una legge di bilancio che non c'è, stiamo discutendo una manovra fantasma. Avete presentato al Parlamento questa legge di bilancio con sedici giorni di ritardo. Soltanto il 2 dicembre, qualche giorno fa, Governo e relatori hanno presentato 56 emendamenti, che abbiamo dovuto discutere di notte in Commissione bilancio. Bene, in questi 56 emendamenti c'erano trasferimenti, sussidi, sostegni da 100 mila, 200 mila, 500 mila euro ad ogni associazione, fondazione e bocciofila di questo Paese; assunzioni a pioggia, dagli enti parco a qualsiasi altra associazione vi possa venire in mente. Misure, per carità, che saranno utili per i soggetti destinatari, ma che non cambiano l'impianto di questa manovra e che non si vedevano dalle finanziarie della Prima Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Di questo abbiamo discusso per giorni in Commissione bilancio, mentre nulla è stato presentato sul reddito di cittadinanza, nulla è stato presentato su questa famosa quota 100, che dovremo cominciare a chiamare con il proprio nome, quota 104 semmai, se mai vedrà la luce. E, allora, è stato inutile anche, purtroppo, chiamare in audizione il Ministro Tria, due giorni fa; è stato inutile perché ha rinunciato ad un confronto vero, libero, aperto con i parlamentari, si è sottratto alle domande di tutti i parlamentari. Non ho potuto chiedergli nemmeno cosa avrebbe fatto lui se davvero fosse stato il Ministro dell'economia, se davvero avesse potuto decidere cosa fare di fronte ad una situazione drammatica in cui questo Governo ci ha messo.

E sicuramente non abbiamo potuto discutere con lui del deficit, del PIL, di quello che leggiamo sui giornali. Dobbiamo rincorrere le dirette Facebook dei Ministri Salvini e Di Maio, le interviste del Presidente Conte per capire cosa sta succedendo, cosa pare accadrà tra qualche giorno al Senato, mentre questo ramo del Parlamento è del tutto escluso dal dibattito, così come i cittadini. Oggi, sui giornali si legge che il Presidente Conte sta trattando la riduzione del deficit non soltanto per il 2019, ma anche per il 2020 e per il 2021; inevitabile, direi. Questo vuol dire che il reddito di cittadinanza e quota 104 non soltanto non ci saranno a gennaio, e non ci saranno perché non c'è ancora una legge e non c'è ancora una riga scritta da parte del Governo, ma, se ci saranno, saranno ridotti in modo sostanziale. Altro che 6 milioni di tessere che ha mandato in stampa il Ministro Di Maio! Queste misure, se ci saranno, saranno ridotte in modo strutturale anche nei prossimi anni, con buona pace di Salvini, che fino a ieri ironizzava sulla riduzione di 4 miliardi. Purtroppo saranno ben di più, e l'irresponsabilità e l'incapacità di questo Governo la stiamo pagando tutti noi; ma di questo non possiamo parlare perché nella legge di bilancio non c'è niente, come nella legge di bilancio fantasma non c'è niente sulla tanto annunciata riduzione delle accise sulla benzina. Salvini aveva promesso, in campagna elettorale, che l'avrebbe fatto al primo Consiglio dei ministri: sono passati sei mesi e non soltanto non si sono ridotte le accise sulla benzina, non soltanto si è data la possibilità al presidente della Liguria di aumentarle in Liguria, come se dovessero pagare una tassa sulle disgrazie i cittadini liguri, già colpiti dalle disgrazie di queste ultime settimane, ma addirittura è stata respinta la proposta del Partito Democratico che proponeva proprio di ridurre le accise sulla benzina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

In questa legge di bilancio fantasma non si parla di crescita, non si parla di lavoro, non si parla di creare occupazione per i giovani in questo Paese, non si parla di riduzione delle tasse, perché è scritto nero su bianco che le tasse nel 2019 non caleranno. Dopo quattro anni di riduzione costante della pressione fiscale per il 2 per cento, per la prima volta non si riducono le tasse grazie al Governo di Salvini e di Di Maio; anzi, sono pronta a scommettere che a fine 2019 scopriremo che le tasse saranno aumentate, perché aumenteranno quelle locali, che voi avete consentito di innalzare. Non c'è niente per le aziende di questo Paese e per i lavoratori di questo Paese nella legge di bilancio; e non è che ce ne siamo accorti soltanto noi del PD o le opposizioni, se ne sono accorti anche i lavoratori, gli imprenditori, gli artigiani, anche quelli che hanno votato per voi, che saranno in piazza contro di voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), contro le politiche di questo Governo, che si è completamente dimenticato delle loro esigenze.

Abbiamo proposto di abolire definitivamente l'IRAP, dopo avere ridotto l'IRAP negli anni precedenti, escludendo la componente del costo del lavoro. Abbiamo proposto di abolire del tutto l'imposta di registro. Respinte tutte le proposte del PD. Abbiamo proposto di ridurre il cuneo fiscale, perché, oltre al condono fiscale, che ben conosce il Governo del cambiamento, esiste anche il cuneo fiscale, che è una cosa del tutto diversa, che, invece, a voi non piace. Abbiamo proposto di ridurre le tasse per chi assume e di lasciare più soldi in busta paga ai lavoratori. Respinta anche quella proposta, così come tutte le proposte di sostegno all'occupazione per i giovani alle start up.

Ma la pagina più triste, forse, è stata quella in cui sono state bocciate le proposte del Partito Democratico in materia sociale. Abbiamo proposto l'assegno personale di cura, che non tagliava sulle misure esistenti, ma aumentava le risorse, raddoppiando l'attuale assegno di accompagnamento: respinta questa proposta. Abbiamo proposto di ripristinare i tagli, che voi avete fatto, sul Fondo per il “dopo di noi”: avete accolto solo in parte, per 2 milioni, la nostra proposta. Abbiamo proposto di eliminare i tagli, che voi avete fatto, sugli sprechi alimentari e sul Fondo per gli indigenti e voi avete bocciato anche questa proposta. Avete bocciato le nostre proposte che proponevano di innalzare i Fondi contro la violenza sulle donne, di ripristinare i tagli fatti al Fondo anti tratta, alle politiche per il lavoro femminile e la conciliazione dei tempi di vita-lavoro.

Tutte proposte del PD, compresa quella del Piano straordinario per gli asili nido, bocciate in cambio di un pezzo di terra alla nascita del terzo figlio che non servirà a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E allora di fronte a questa legge di bilancio fantasma, forse l'unico simbolo che voi avete scelto è quello del balconcino di Palazzo Chigi: qualche settimana fa il Ministro del Lavoro e della disoccupazione Di Maio si è affacciato da quel balcone e ha annunciato trionfante l'abolizione della povertà. Quelle scene hanno fatto il giro del mondo, simbolo di un populismo imbarazzante e imbarazzato. Bene: quel balconcino da qualche giorno ha dei ponteggi. Pare che rischi il crollo: forse non ha retto il peso delle bugie del Ministro della disoccupazione Di Maio, che sono ormai un genere letterario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E allora quel simbolo che avete scelto, e che mai nessun Governo aveva utilizzato se non per festeggiare i mondiali del 1982, adesso rischia di crollare, come rischia di crollare l'economia italiana. E allora fermatevi, finché siete in tempo: rimettere mano a questa legge di bilancio è un dovere civile. Fermatevi perché non avete abolito la povertà, avete distrutto l'economia italiana. Fermatevi non perché ve lo chiede l'Europa, ma perché ve lo chiedono i cittadini italiani, non perché ve lo chiedono i mercati finanziari ma perché ve lo chiedono i mercati rionali, quelli della gente comune. Fermatevi non perché ve lo chiede l'opposizione ma perché lo impone il buonsenso. Avete rivendicato che questa è la prima legge di bilancio del Governo del cambiamento: è talmente disastrosa che io sono sicura che sia anche l'ultima legge di bilancio del Governo del cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Fascina. Ne ha facoltà.

MARTA ANTONIA FASCINA (FI). Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo in questi giorni a votare una manovra economica concepita con un occhio rivolto alle mirabolanti promesse elettorali della maggioranza, e con l'altro alle elezioni europee del 2019. Si tratta di una legge di bilancio che rappresenta una mannaia sulla stabilità finanziaria del nostro Paese, e un'ipoteca sul futuro dei nostri figli; una legge di bilancio che è stata bocciata senza appello da tutti gli organismi indipendenti, nazionali e sovranazionali, e che solo per aver detto la verità sono stati derisi ed umiliati da membri della maggioranza. Dalla BCE alla Commissione europea, dall'Eurogruppo alla Banca d'Italia, dall'INPS al Fondo monetario internazionale: un coro unanime ha criticato una legge di bilancio che finisce per aggravare l'enorme debito pubblico italiano, con stime di crescita slegate dalla realtà, con irrealizzabili dismissioni immobiliari per 18 miliardi, con un utilizzo improduttivo delle risorse in deficit.

Questa manovra è stata, altresì, bocciata da chi questo Paese lo tiene in piedi, pur tra mille difficoltà: dagli imprenditori, dai lavoratori, dai commercianti, dagli artigiani; non vi è categoria che non abbia lanciato disperate grida d'allarme, contro una legge che impoverisce il Nord senza per questo porre le basi per la crescita del Sud. I produttori del Settentrione che tanto consenso hanno tributato a voi, colleghi della Lega, non passa giorno che non implorino di cambiare totalmente la strategia economica, e lo fanno anche con irrituali azioni di piazza. E si badi, sono queste le voci che ci fanno essere preoccupati, non di certo la critica degli euroburocrati o l'oscillazione dello spread, che pure incide sull'economia reale.

Voi volete eliminare la povertà con misure assistenziali come il reddito di cittadinanza, di cui non si conoscono ancora i dettagli, i reali beneficiari, le modalità di utilizzo: sappiamo soltanto che il Ministro Di Maio vuole sapere come, quando e dove verranno spesi i soldi erogati, una richiesta davvero da Stato etico. È lo Stato che decide al posto dei cittadini cosa è bene e cosa è male per loro, trasformandoli in sudditi: sarebbe la negazione della libertà, sarebbe l'anticamera della dittatura.

Invece con questa legge avreste dovuto rivitalizzare la nostra economia con un vero shock fiscale, che significa flat tax per tutti, con una detassazione e una decontribuzione per i nuovi assunti, con detrazioni per i nuovi nati, con il taglio del cuneo fiscale, con una serie di politiche a favore della famiglia, che è l'unico vero ammortizzatore sociale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ed anche con misure a sostegno del Mezzogiorno. Invece, colleghi, ci troviamo di fronte a ricette che alterano il mercato del lavoro, già destabilizzato dal vostro decreto-legge; a ricette che disincentivano i giovani alla ricerca di un'occupazione, e a cifre esorbitanti per finalità che non stimolano un'economia ormai in recessione. Il maggior deficit avrebbe avuto senso se finalizzato a riforme strutturali e di ampio respiro: pensiamo all'avvio o al completamento delle grandi opere, per rimettere l'Italia al passo con l'Europa; pensiamo ad un piano concreto di manutenzione delle nostre strade, delle autostrade, dei ponti, dei nostri viadotti sempre più a rischio. Allora sì che sarebbe stato giustificato un deficit al 2,4 per cento del PIL, e si sarebbe scongiurata una procedura di infrazione per debito eccessivo, che sarebbe tra l'altro la prima in Europa dall'entrata in vigore del Patto di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Invece questa vostra alleanza innaturale vi porta a dire “no” a tutto ciò che è modernità, che è progresso, che è sviluppo. Dite “no” alle infrastrutture, dite “no” ai termovalorizzatori, dite “no” a tutto ciò che potrebbe servire a mettere in carreggiata un Paese che invece volete sempre più povero e isolato per poterlo illudere con il reddito di cittadinanza, e accalappiarne il disperato consenso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ma non è così che si governa un Paese, non è con il voto di scambio che riuscirete a mantenere alta la nostra affidabilità internazionale. Purtroppo - e concludo - sono lontani i tempi dei Governi presieduti da Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), in cui con le leggi di bilancio si eliminava l'ICI sulla prima casa, venivano eliminate le imposte sulle donazioni e sulle successioni, venivano alzate le pensioni minime, veniva finanziato l'avvio della TAV, veniva costruito il termovalorizzatore di Acerra per risolvere in tempi record il problema rifiuti in Campania. I nostri Governi, i Governi di centrodestra, con le ricette liberali improntate alla riduzione della pressione fiscale sulle famiglie, sulle imprese e sul lavoro mantenevano le promesse, facevano correre il Paese senza mettere mai le mani, nemmeno una volta, nelle tasche degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ma dopo le elezioni europee i nodi verranno al pettine. E a quel punto, quando i cittadini si saranno fatti i conti in tasca e avranno visto aumentati gli interessi sui mutui, avranno visto accresciute le difficoltà nell'accesso al credito, avranno subito la diminuzione del valore dei loro buoni del tesoro e delle loro azioni, avranno subito l'aumento delle tasse e magari un'imposta patrimoniale con espropri sui loro conti correnti, ebbene, ve lo dico con assoluta certezza: non ci saranno dirette Facebook e slogan che terranno. Gli italiani anche nel passato più recente hanno dimostrato di potersi infatuare di leader politici, ma non appena si sono resi conto che dietro la facile retorica si celava l'inganno sono stati capaci di cambiare repentinamente opinione e preferenze. Questo lo sapete bene anche voi, e quando arriverà quel momento soltanto la saggezza, l'esperienza e la responsabilità del nostro Presidente e di Forza Italia potranno essere determinanti per evitare il baratro in cui state spingendo il vagone Italia alla velocità di quella TAV che pure non volete realizzare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Per tutti questi motivi Forza Italia voterà “no” ad una legge di bilancio che condanna l'Italia ad un futuro nefasto, ad un commissariamento sicuro, all'avvento della trojka, a draconiane misure di riduzione del debito. Questo non è il cambiamento che si aspettano gli italiani: questa sarà invece una vera e propria catastrofe sulle casse dello Stato, sul futuro dei nostri figli, sulla credibilità internazionale dell'Italia.

Noi cercheremo di evitarlo con tutte le nostre forze e speriamo davvero di riuscirci per il bene dell'Italia e per il bene di tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, Presidente. Il mio sarà un intervento che fa proprio l'intervento del relatore di minoranza Fassina, del nostro gruppo, perché sposo esattamente le sue parole. Noi abbiamo assistito, tanto per cominciare, ad una legge di bilancio il cui iter ci ha visti, rispetto a quello degli altri anni, perché, pur avendo poca esperienza, tre o quattro leggi di bilancio le ho vissute anch'io, passare i primi tre giorni in una sorta di bolla, sembrava un seminario, dove venivano accantonati emendamenti su emendamenti, dove il primo emendamento approvato è stato, ma tre giorni dopo, quello relativo alla destinazione…

PRESIDENTE. Onorevole Pastorino, mi scusi. L'entusiasmo del gruppo di Forza Italia è ancora trasparente dopo l'intervento della collega Fascina, però impedisce di ascoltare lei. Immagino che possa essere sopito. Grazie.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, Presidente. Dicevo che, a distanza di tre giorni, il primo emendamento approvato è stato quello finalizzato a destinare gli avanzi di esercizio della Camera ai terremotati. Ma anche lì c'è stato il primo intoppo, nel senso che quella era - lo ricorderemo tutti - una proposta avanzata in quest'Aula, in sede di approvazione del bilancio della Camera, dal collega Baldelli, di Forza Italia, e nel mentre stavamo per votare in Commissione questo emendamento qualcuno, ovvero il Vice Ministro Di Maio, l'ha fatto suo, forse per distrarre da notizie che si rincorrevano sulle iniziative da prendere nei confronti dell'Europa e da lettere e risposte che andavano date e che non sono state date ancora, e chi lo sa? La realtà dei fatti è, come si diceva prima, che in questa occasione, forse per la prima volta nella storia di quest'Aula, assistiamo, nell'esame della legge di bilancio, ad un cambio dei saldi in corsa, che è stato confermato sostanzialmente anche dall'audizione del Ministro Tria in Commissione due sere fa, audizione che poi non è stata un'audizione, nel senso che sostanzialmente non c'è stata la possibilità di interloquire con il Ministro, se non per una piccola frazione del tempo. Il Ministro stesso, non nascondendo nulla, sostanzialmente ha confermato che vedremo cambiati i saldi di questa manovra. Questa è una cosa che fa male anche alle istituzioni democratiche. Noi sediamo in quest'Aula dove domani verrà posta una fiducia su un decreto che di fatto non c'è, nei suoi fondamentali, perché, come abbiamo capito, i saldi cambieranno; la settimana prossima verrà posta la fiducia su un decreto fiscale che è stato approntato al Senato e che ha preso la forma di un decreto omnibus, e di nuovo non avremo la possibilità di toccare alcunché di un decreto che, come gruppo, andremo a contestare, ma nei limiti molto ristretti che la posizione della questione di fiducia consente.

Quindi, in Commissione abbiamo assistito ad una settimana di lavori - ripeto - in certi momenti surreali, dove più di una volta è capitato che il voto di un emendamento fosse anticipato da una dichiarazione o di Di Maio o del Ministro Fraccaro, lo ricorderanno tutti i colleghi, nello sconcerto anche dei colleghi di maggioranza, perché non c'eravamo solo noi dell'opposizione in Commissione ma c'erano un po' tutti, ed è successo anche questo. Alla fine, è venuto fuori comunque un provvedimento che nella parte centrale, la parte annunciata come il suo cuore, l'articolo 21, quindi il reddito di cittadinanza, la “quota 100” e quant'altro, verrà cambiata; poi, tutto intorno, c'è una serie di norme, piccole o grandi, nel segno della continuità e non del cambiamento, perché si danno soldi un po' a destra e a sinistra, per le cose più strane, le cose più particolari e puntuali, in assoluta continuità con quanto accaduto anche negli altri anni, ma forse anche di più.

Quindi, alla peculiarità di alcuni interventi si è associata, come dicevo, anche l'anomalia e la novità di vedere mutati i saldi. Chi vi parla lo fa a nome di un gruppo che si è sempre speso per provare a individuare una manovra che fosse anticiclica, una manovra che puntasse sulla spesa, ma ha sempre declinato questo concetto in modo diverso, parlando di qualità della spesa. Nessuno di noi è mai stato contro il reddito di cittadinanza, vogliamo declinarlo tutti insieme, però abbiamo parlato anche di lavoro di cittadinanza, attraverso un nostro emendamento, quindi accostando una misura a un'altra, favorendo l'occupazione soprattutto legata al Mezzogiorno. Così come anche gli investimenti pubblici, perché, come qualcuno ha detto, la questione Mezzogiorno è stata completamente derubricata all'interno di questa legge di bilancio, che spero, mi auguro possa essere cambiata. Noi abbiamo appunto proposto, in termini di qualità della spesa, anche, come ho detto, il lavoro di cittadinanza; ma soprattutto avevamo individuato una misura che abbiamo chiamato Green new deal, quindi l'istituzione di un fondo per il finanziamento del piano straordinario per il lavoro e gli investimenti pubblici del Paese, un fondo da 7 miliardi destinato alla messa in sicurezza del territorio, alla bonifica dei territori compromessi, al recupero di strutture pubbliche, al potenziamento del trasporto pubblico. Insomma, tante, tante piccole e grandi iniziative che avrebbero costituito, secondo noi, la chiave di volta per approcciare un percorso anticiclico in un contesto economico in difficoltà, in Italia e in Europa, perché su questo credevamo. Puntavamo sulla qualità della spesa.

I nostri emendamenti sono stati sostanzialmente tutti respinti, nel segno di un qualche cosa che verrà nella discussione al Senato. Attenzione, però, che poi il Senato avrà anche pochissimo tempo per discutere e approfondire il disegno di legge, perché, a conti fatti, se domani voteremo la fiducia – o quando sarà – i colleghi senatori avranno una settimana per discutere un sacco di provvedimenti nel merito, se merito ci sarà. Ricordo che anche in sede di discussione in Commissione tantissime norme, piccole o grandi, sono state rinviate ad un esame da svolgersi in modo più approfondito al Senato, e questo compone il quadro di un grande pasticcio.

Mi sento anche di dire che delle norme sono state approvate alcune denotano delle contraddizioni, sono state citate. Ad esempio, se da una parte avevamo plaudito al fatto di escludere dal regime agevolato con imposta sostitutiva al 20 per cento le persone fisiche che esercitano la propria attività prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali abbiano o con i quali siano in essere rapporti di lavoro, o lo siano stati nei due precedenti periodi imposta, quindi una norma finalizzata appunto a fare emergere quanto grande e grave sia il fenomeno delle partite IVA, i rapporti di lavoro subordinato mascherati con le partite IVA, però, d'altro canto ci ha stupito il fatto che siano state previste delle agevolazioni IRES anche per i lavoratori a tempo determinato, quindi una cosa contraddice l'altra e soprattutto le stesse norme contenute nel “decreto dignità” approvato poco tempo fa dal Governo. Oppure, è anche stato citato prima, da una parte abbiamo questa misura geniale dei terreni agricoli per chi fa il terzo figlio, dall'altra parte, sempre in campo dell'agricoltura, si boccia nuovamente - era stato bocciato anche in occasione della presentazione del “decreto dignità” - un emendamento del nostro gruppo finalizzato a offrire un credito d'imposta alle imprese agricole. Ricordo benissimo che in quell'occasione l'emendamento, a prima firma Fornaro, venne ritirato da me in Commissione, sulla promessa da parte del Governo di provvedere a questa misura, chiesta dagli agricoltori, in sede d'esame della legge di bilancio, quindi in questa sede, e in quel senso, in quella sede c'era stato chiesto di proporre un ordine del giorno, cosa che avevamo fatto, ma di nuovo l'emendamento è stato respinto.

Potrei parlare di altre cose, cito anche InvestItalia, che è un'altra struttura con a capo il Presidente del Consiglio che non si capisce bene che finalità abbia, se non di sviluppo delle politiche di non so bene che cosa, ma alla quale vengono destinati 25 milioni, e dico 25 milioni, quando ci sono negate tante cose che ho sentito in quest'Aula, come, ad esempio, anche l'emendamento di Forza Italia che prevedeva lo stanziamento di 10 milioni per i figli delle vittime del femminicidio, che sono 10 milioni su 25.

Insomma, questo è stato un po' il contorno di questa discussione sulla legge di bilancio, che ha dei profili anomali per tanti motivi. Lo ripeto: noi abbiamo puntato, appunto, sulla qualità della spesa, consapevoli del fatto, anzi certi del fatto che, comunque, misure anticicliche potevano essere veramente una buona occasione per far ripartire il Paese. Dalle parole che si sentono, dalle parole di Tria o nelle cose che si leggono, molto probabilmente sarà un'occasione persa, e ripeto le parole di Fassina pronunciate ieri sera.

Io mi auguro che ci sia ancora il tempo di cambiare e di andare verso la direzione di una qualità della spesa, che possa offrire veramente aspettative dal punto di vista del lavoro, della qualità della vita e quant'altro. Anche dal punto di vista ambientale, mi è stato fatto ritirare - e chiudo su questo - un emendamento che parla di fiscalità riallocativa, è il secondo anno di fila che lo presento: fiscalità riallocativa nel senso di trasferire gradatamente quei 16 miliardi che oggi lo Stato italiano destina ancora ai contributi che si chiamano ambientalmente dannosi, quindi ai fossili e quant'altro, verso misure ambientalmente favorevoli, che è un percorso previsto dal collegato ambientale e mai attuato. L'anno scorso non c'è stata la possibilità, quest'anno mi è stato chiesto dalla sottosegretaria Castelli di ritirare di nuovo questo emendamento, perché il Governo aveva bisogno di ancora un po' di tempo per mettere a punto questo sistema, indirizzato, non proprio come lo avevo declinato io, ma verso misure che andavano in questa direzione. Io mi auguro che anche questo percorso venga attuato, mi auguro che non sia come i crediti d'imposta sull'agricoltura, per cui un ordine del giorno è stato presentato e adesso di nuovo bocciato, perché quella sarebbe anche un'altra grande occasione di sviluppo, perché comunque dirottare quei soldi verso sussidi ambientalmente favorevoli vuol dire comunque dare respiro all'ambiente, ma dare respiro all'economia e prevedere nuove forme di sviluppo, che sono più che mai opportune per gli accordi che abbiamo preso sull'ambiente, ma anche per la nostra economia. Quindi, chiudo dicendo che mi auguro che in questi due giorni, prima dell'avvio al Senato, ci possa essere la possibilità, da parte di Governo, di modificare, anche radicalmente, questa impostazione di bilancio, per andare, come dicevo, verso una spesa di qualità, in grado di traguardare obiettivi di crescita veri (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Il tema è così vasto che, se non dovessi completare, consegnerò il testo del mio intervento.

Lo scontro con la Commissione europea sul progetto di bilancio per il prossimo anno sembra affievolirsi con le aperture del Governo, che però dovranno essere confermate dal risultato finale e dall'eventuale accettazione della Commissione europea.

Prima di intervenire su alcuni aspetti del bilancio su cui abbiamo critiche e proposte da esporre, ritengo opportuno ricordare quali siano stati i dati degli anni precedenti, li cito brevemente indicando il deficit riscontrato: 3 per cento nel 2014, 2,60 per cento nel 2015, 2,50 per cento nel 2016, 2,40 per cento nel 2017, la previsione per quest'anno si aggira sul 2,4 per cento, anche se già il Governo segretamente sta trattando, e cedendo sulla soglia psicologica del 2 per cento, tenendo però conto che si sta attuando la politica di bilancio deliberata dei precedenti Governi; e anche il debito pubblico è rimasto sostanzialmente fermo, passando dal 131 per cento del PIL del 2014 al 130,8 per cento previsto per quest'anno.

Come si può notare, queste cifre sono tutte assolutamente uguali e qualche volta anche superiori a quelle che questo progetto di bilancio conteneva inizialmente. Non capiamo, quindi, come mai solo adesso la Commissione europea minacci bocciature e sanzioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quando non lo ha fatto per gli anni precedenti. Sarà forse perché la composizione dei Governi italiani di quegli anni era politicamente omogenea e quella della Commissione, ossia l'alleanza di fatto tra Partito Popolare Europeo e Partito Socialista Europeo? Inoltre, come può la Commissione ergersi a giudice dell'Italia, quando non giudica se stessa per la modestissima crescita dell'1,7 per cento registrato in tutta l'area euro quest'anno? Quali politiche di sviluppo sono state promesse e attuate? Ci sembra nessuna, però si impongono diktat al Governo italiano.

Diciamo questo perché siamo, come ci definiamo, un partito di patrioti e, quindi, non ci uniamo al coro anti italiano che si manifesta anche in questa occasione di bilancio. Ciò, però, non vuol dire che approviamo il bilancio presentato dal Governo, perché il problema che poniamo è, invece, l'utilizzo che si fa di questo deficit, e l'esame attento del bilancio ci dice che esso è effettuato principalmente per la spesa corrente anziché per gli investimenti e le prospettive di lungo periodo. La destinazione più corposa, vedete, delle risorse finanziarie è quella per il cosiddetto reddito di cittadinanza, ma anche qui, intendiamoci, in Italia ci sono ben 17 milioni di persone disagiate, di disoccupati soprattutto giovani, di poveri in senso vero e proprio, e questa è, purtroppo, una triste realtà, la quale, però, non dimentichiamolo, è anch'essa frutto delle politiche di austerity finanziaria dell'Unione europea, la quale osserva solo i numeri, ma dimentica di guardare alle persone, tant'è che le persone a rischio di povertà in Europa sono ben 123 milioni e 17 milioni sono formalmente disoccupate. A questo proposito, citiamo un recente studio dell'Istituto statunitense della finanza internazionale, che afferma che le politiche di austerità prolungata danno luogo al fenomeno per cui le persone che rimangono a lungo disoccupate perdono le competenze necessarie e per rientrare nel mercato del lavoro hanno grande difficoltà.

Quindi, prima di erogare indennità a pioggia, occorre rivedere totalmente tutto il sistema dei centri per l'impiego, della formazione professionale, dell'avviamento al lavoro, per individuare e dirigere le competenze necessarie per il nostro apparato produttivo. Certamente, le persone che partecipano a questa attività hanno diritto a ricevere un'indennità, la quale può essere benissimo riconosciuta alle imprese che le assumono per la formazione professionalizzante, ma ciò non comporta, almeno nel 2019, l'esborso altissimo indicato in bilancio, il quale può essere destinato alle imprese in tre articolazioni: sgravi fiscali per le assunzioni stabili, crediti d'imposta per gli investimenti produttivi innovativi e di sviluppo, realizzazione di opere pubbliche. Altri fondi per queste finalità possono venire da quelli stanziati per la riforma pensionistica della legge Fornero, riforma che certamente condividiamo, ma che è, anch'essa, sopravvalutata. Con queste correzioni, il bilancio non solo non potrà essere contestato dalla Commissione europea, ma potrà contribuire a migliorare la crescita economica del Paese e a dare più lavoro, qualificato e non precario, ai giovani disoccupati.

Le ragioni per cui Fratelli d'Italia ha annunciato il proprio voto contrario alla legge di bilancio possono essere riassunte, come ha ricordato pubblicamente Giorgia Meloni, nella distanza abissale tra la sua filosofia di fondo e quella propugnata dall'amministrazione Trump, a cui Di Maio e Salvini fanno spesso riferimento. Lo diciamo da un punto di vista sovranista, pur essendo sbagliato importare acriticamente gli esempi esteri nel governo della nostra nazione, ma quello che qui ci interessa è un ragionamento sui modelli e il modello di rilancio dell'America è lontanissimo da quello che ci propone Di Maio, direi che è esattamente il contrario, quindi ha, sì, previsto un aumento della spesa pubblica da finanziare anche in deficit, ma tutto sbilanciato sul fronte degli investimenti strategici, in particolare quelli delle infrastrutture.

Il livello della pressione fiscale previsto per il 2019 aumenterà in media, per due terzi delle aziende, del 2 per cento: in aumento, capite? Altro che taglio delle tasse, la misura della flat tax, che era la proposta economica qualificante del centrodestra, è rinviata a data da destinarsi, non c'è e non esiste; per quanto riguarda l'abbozzo di spending review, il capitolo di spesa degli investimenti viene tagliato quattro volte di più rispetto al capitolo spesa corrente.

Quella del Governo è, quindi, una manovra assistenzialista, che non a caso ha il suo fulcro contabile e simbolico nel reddito di cittadinanza, non una manovra espansiva che scommette sul futuro. E l'unico modo per emendare questa manovra riteniamo sia questo (Il deputato Mollicone strappa il testo del disegno di legge in esame – Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto Comprensivo “Via Gentile” - scuola “Italo Calvino”, di Roma, che ringraziamo per essere venuti ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

È iscritto a parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (M5S). Grazie, Presidente. Avevamo promesso di aiutare le piccole imprese, gli artigiani e i professionisti a guadagnare in crescita e competitività, abbiamo iniziato a farlo rivedendo le norme e i regimi fiscali in un'ottica più equa e favorevole alla libera iniziativa. Dal 2019 le partite IVA finalmente beneficeranno di tutta una serie di riduzioni e semplificazioni, destinate non solo a ridurre il carico fiscale, ma anche a risparmiare tempo e denaro nelle relative incombenze amministrative.

Grazie all'estensione del regime forfettario fino a 65 mila euro di fatturato annuo, aumenta la platea di imprenditori e lavoratori autonomi che potranno godere dell'imposta sostitutiva al 15 per cento, ridotta al 5 per cento per i primi cinque anni per le start-up.

Ai beneficiari è garantita l'esclusione dell'IVA, dell'IRAP, delle addizionali regionali e delle addizionali comunali all'IRPEF, nonché l'esonero da scritture contabili e indici di affidabilità finanziaria.

Dal 2020 ci sarà anche un'aliquota piatta al 20 per cento per piccole imprese, artigiani e professionisti con redditi compresi tra i 65 mila e i 100 mila euro. Chi uscirà dal regime forfettario, quindi, ne troverà uno altrettanto favorevole e semplificato ad accoglierlo.

Ma non abbiamo pensato soltanto alle piccole e medie imprese; con questa manovra poniamo attenzione anche alle imprese più grandi, affinché siano favorevolmente stimolate ad investire sulla forza lavoro e sull'acquisto di nuovi beni strumentali.

A decorrere dal 2019, garantiamo una riduzione strutturale dell'aliquota IRES dal 24 per cento al 15 per cento, con un taglio di ben nove punti percentuali.

Inoltre, con un emendamento presentato dalla Commissione bilancio, raddoppiamo la deducibilità IMU sui capannoni delle imprese. Abbiamo affrontato e risolto il problema del riporto delle perdite per le imprese in contabilità semplificata che negli anni passati hanno optato per il regime di cassa, colmando così una lacuna normativa che ha reso difficoltosa e sconveniente per tanti piccoli imprenditori l'opzione per tale regime.

Infine, estendiamo la cedolare secca al 21 per cento anche per gli immobili commerciali che finora erano esclusi e, poi, ci sono le proroghe per gli investimenti in ristrutturazione edilizia, per l'efficientamento energetico e la detrazione al 50 per cento per l'acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici finalizzata all'arredo di immobili ristrutturati.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

RAFFAELE TRANO (M5S). Infine, e concludo, ho sentito dire da qualcuno che aumentiamo le tasse alle imprese; non è vero, la realtà è che aumentiamo le tasse a banche, assicurazioni e gioco d'azzardo e a sgravare, finalmente, saranno le piccole e medie imprese e le partite IVA (Commenti del deputato Marattin)…

PRESIDENTE. Onorevole Marattin, onorevole Marattin…

Prego, onorevole Trano, lei ha finito il suo tempo da trenta secondi.

RAFFAELE TRANO (M5S). Daremo un po' di respiro a tutti quegli imprenditori che non hanno mai mollato, che hanno investito risorse nella propria azienda, che pur di non licenziare i propri dipendenti si sono indebitati. Questa manovra è per loro e per chi ci ha messo il cuore ed io ne sono fiero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (PD). Presidente, onorevoli colleghi, ovviamente ho un intervento complessivo, ma non posso non partire da una risposta anche all'intervento che mi ha appena preceduto, perché diverse stime hanno già anticipato - ma ci sono anche le audizioni dell'ufficio di bilancio tenute sulla manovra che lo confermano - che le imprese italiane, già nel 2019, e mi riferisco solo alle imprese non finanziarie e non bancarie, pagheranno 4,5 miliardi di euro di tasse in più. Affrontiamo questa discussione, intanto, con elementi di verità.

Oggi, stiamo affrontando una discussione paradossale, su una legge di bilancio che ancora non sappiamo se manterrà, già nelle prossime ore, gli stessi contenuti. Delle numerose promesse elettorali non sappiamo cosa ne sarà; quello che è certo è che, ad oggi, non appare evidente, in questa manovra, alcuna risposta di sistema alla fase di difficoltà che il nostro mondo produttivo sta affrontando, ora, dopo anni di lenta, ma costante ripresa da una crisi profondissima. È sufficiente questo per dimostrare la scarsa affidabilità di un Governo, il cosiddetto Governo del cambiamento, che, nonostante i numeri che lo sostengono, non riesce a individuare una direzione e a perseguirla con la giusta determinazione. Si tratta di un Governo che non è in grado nemmeno di cogliere i dati preoccupanti che il Paese reale gli sta restituendo e che richiedono, lo ripeto, risposte di sistema ragionate e chiare.

L'andamento del PIL è tornato ad avere segno meno dopo anni di crescita, la produzione industriale è in calo anche nel mese di settembre e la disoccupazione sale. Qui, non si tratta di individuare dei colpevoli, come troppe volte ha fatto questa maggioranza, ma di trovare soluzioni e se, comunque, dovessimo anche cercare delle responsabilità, non possiamo non tenere conto degli esiti delle prime scelte fatte da questo Governo.

Una stima proprio di ieri quantifica, in via del tutto prudenziale, in circa 53 mila i posti di lavoro persi allo scattare del 1° gennaio 2019; 53 mila persone, allo scadere dei 24 mesi, non potranno vedersi rinnovato il contratto di lavoro, per effetto del decreto dignità.

Sempre ieri è stato annunciato che è stimato che il 30 per cento delle imprese del settore metalmeccanico non rinnoverà i contratti alla scadenza. Aggiungiamo anche che questa maggioranza ha pensato di approvare un emendamento che penalizza anche l'industria automobilistica che in questo settore, sicuramente, è un'impresa strategica.

Quindi, è evidente che il Paese sta già pagando gli effetti delle prime scelte di questo Governo e, invece di cogliere i segnali che arrivano dal Paese e provare a dare una risposta, il Governo agisce guidato da evidente spirito di rivalsa.

Molte delle misure che i Governi Renzi e Gentiloni avevano posto in essere e che stavano contribuendo a portare aziende e lavoratori fuori da una crisi senza precedenti sono state cancellate o depotenziate.

Pur riconoscendo a parole, in ogni sede, la bontà del Piano Impresa 4.0, poi, si è scelto di riconfermare, sì, alcuni aspetti, ma di interromperne altri e mi riferisco, per esempio, alla cancellazione del super ammortamento e alla trasformazione dell'iper ammortamento in una misura a scaglioni che finirà per penalizzare i grandi investimenti, sotto le mentite spoglie di una misura a favore delle piccole imprese.

Con questo si interrompe un percorso di investimenti privati che aveva dato ossigeno al nostro sistema produttivo e aggiungo anche la parte della Formazione 4.0, perché nel piano Industria 4.0 avevamo pensato a due fasi: ad una fase di investimento in macchinari, nei sistemi produttivi, ma anche ad una fase importantissima di formazione del personale, adeguato ad affrontare questa fase di innovazione. Ebbene, nella prima versione, delle tante, di questa legge di bilancio, anche gli incentivi per la Formazione 4.0 erano stati azzerati. Il lavoro parlamentare ha consentito di reinserirli, ma anche questi con questo meccanismo a scaglioni che viene raccontato come una misura a favore dei piccoli, ma che, in realtà, anche qui, penalizzerà le imprese che intendono fare grandi investimenti in formazione, indipendentemente dalle loro dimensioni.

Aggiungo anche che in questa legge di bilancio vi sono delle grandi assenze, grandissime; ne cito solo due. Il primo grande assente è il tema del commercio; abbiamo sentito da questa maggioranza sbandierare interventi a difesa del piccolo commercio. Ebbene, qui, in questa legge di bilancio non c'è nulla ed è stato bocciato l'emendamento con il quale proponevamo una misura di sistema a favore del piccolo commercio. L'altro grande assente è il turismo; siamo passati dall'annuncio di un Ministero ad hoc al nulla, anche all'eliminazione del credito d'imposta per la riqualificazione delle strutture alberghiere.

Contro le decisioni di questo Governo si è mobilitato anche il mondo imprenditoriale che ha più volte, invano, chiesto di ripensare il modello di Paese che si sta delineando, basato su assistenzialismo, per giunta per pochi, propaganda, ritorno al passato e assenza di regole chiare che impediscono ai nostri imprenditori di avere certezze sulle quali basare i propri piani di investimento.

Siamo di fronte a una completa assenza di visione industriale, di una strategia per la crescita. Ed è proprio per questo che la manovra non sta realisticamente in piedi.

Il PIL, colleghi, non cresce da solo, le stime messe sulla carta sono grandezze virtuali – e concludo -, stabilite non su dati concreti, ma nella dimensione utile a dimostrare che le misure di propaganda promesse si possono realizzare. Salvini e Di Maio sono i primi a sapere che le cose stanno così, ma sono anche disponibili a far pagare al sistema Paese e ai singoli lavoratori il conto della loro campagna elettorale permanente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Gentile Presidente, onorevoli colleghi, vorrei esprimere in apertura un punto di soddisfazione nei confronti della maggioranza per aver raccolto alcuni degli emendamenti proposti dal gruppo di Forza Italia in Commissione bilancio inerenti gli enti locali, a dimostrazione che Forza Italia, ancora una volta, è il partito a difesa degli enti territoriali, in modo particolare dei piccoli e grandi comuni italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Prendiamo atto, quindi, di questo sforzo, ma, tuttavia, ancora non abbiamo certezze su importanti temi. Mi auguro e ci auguriamo che nel passaggio al Senato l'impegno assunto dai Viceministri Castelli e Garavaglia sia mantenuto, anche in virtù dell'importante accordo raggiunto in Conferenza Stato-città dall'ANCI.

In particolare, i comuni si attendono il ristoro delle risorse, a partire dalla legge di bilancio 2019, in mancanza del quale saremmo in presenza di un taglio al comparto del tutto insostenibile, ma soprattutto ingiustificato. Il vulnus che rimane, infatti, è enorme; le risorse per la fine del contributo del decreto-legge n. 66 del 2014 spettano ai comuni. Il loro mancato ristoro è un taglio e questo dobbiamo sottolinearlo.

Il decreto-legge n. 66, all'articolo 47, infatti, disciplina il concorso delle province, delle città metropolitane e dei comuni alla riduzione della spesa pubblica, nell'ambito di un intervento di spending review. Nello specifico, però, la norma dispone che i comuni assicurano un contributo della finanza pubblica pari a 375 milioni di euro per l'anno 2014 e 563 per ciascun anno dal 2015 al 2018. La durata del taglio era inizialmente fissata per il triennio 2014-2017, ma già con la legge di stabilità del 2015 il periodo di vigenza del taglio veniva esteso al 2018. Quindi, in conseguenza di questa stessa norma disponiamo che il Fondo di solidarietà comunale sia ridotto di importi equivalenti per ciascuno degli anni 2014 e 2018.

Quindi, cari amici e cari colleghi, nel 2019 i comuni si attendono un incremento di questo Fondo pari all'importo a regime del taglio, cioè 563,4 milioni di euro, senza che debbano intervenire norme che dispongano ulteriormente tale adeguamento. Quindi, la valutazione politica del 2014 in ordine a questa misura considerava come elemento dirimente la temporaneità dell'intervento e il successivo ripristino delle risorse tagliate. La maggioranza si fa vanto di sostenere i sindaci ma sinora si sono viste purtroppo circolari “scarica responsabilità” in materia di manifestazioni pubbliche e una strenua battaglia che l'ANCI ha vinto, con il sostegno delle opposizioni parlamentari, sui fondi per le periferie per contrastare il degrado, per restituire alle comunità spazi e luoghi della vita pubblica e questo lo dobbiamo sottolineare. Infatti, sono state le opposizioni che hanno riportato alcune scelte e a rivedere alcune posizioni prettamente sbagliate. Se ci sono stati miglioramenti è giusto riconoscerne il merito a chi queste battaglie le ha portate avanti con forza e, in modo particolare, al gruppo di Forza Italia.

E poi, cari colleghi, c'è un paradosso. Abbiamo ascoltato lezioni sul fatto che i comuni devono ritornare a programmare, a progettare, a investire - tutto sacrosanto - e che lo sviluppo passa dalla ripresa dell'economia locale. Sta bene. E, allora, che si fa? Si continuano a lasciare le regole contabili onerose e anacronistiche, vincoli tali da compromettere anche la collaborazione più facile e più fondamentale per quello che è l'ottenimento di finanziamenti privati. Non c'è logica in tutto ciò, non c'è ragionevolezza. Ci auguriamo che l'Italia dei comuni che abbiamo in mente, signori del Governo e colleghi della maggioranza, sia quella che vedrà la luce in Senato, perché alla Camera ancora troppo deficitari sono stati i provvedimenti adottati. Abbiamo proposto semplificazioni che tengono conto della specificità di tutti i comuni, delle grandi città e dei piccoli borghi, partendo da un dato di fatto e, cioè, che siamo chiamati tutti a decine di adempimenti che comportano zero benefici alle nostre comunità. Allora, togliamoli. È una cosa semplice, perché queste sono le stesse comunità che, anzi, dobbiamo difendere da una spesa crollata per effetto di una stagione di tagli che le hanno tanto penalizzate e che si è tradotta nell'indebolimento dei servizi di prossimità garantiti di equo accesso ma anche in punti di caduta rilevanti dal punto di vista degli investimenti.

La strada, quindi, è ancora molto lunga. Nonostante qualche segnale di apertura, lo sviluppo del Paese ha bisogno di decisioni, di investimenti e anche di coraggio. Dunque, percorriamola insieme questa strada. Alcune luci certo riguardano questa manovra ma soprattutto ci sono molte ombre. Membri del Governo, si è parlato tanto di lavoro con la creazione di lavoro per le nostre imprese e, conseguentemente, di posti di lavoro per i tanti disoccupati, che crescono di ora in ora nel Paese. Partiamo, allora, da questo tema. Ma cosa si è fatto veramente? Purtroppo, già a seguito del “decreto dignità” forti erano i dubbi, avvalorati dagli studi pubblicati e dalla percezione delle categorie datoriali, sulla sua efficacia. Pochi giorni fa i dati resi noti sulla disoccupazione ci raccontano che il tasso continua a salire, specie per i giovani, di quattro punti sopra la media dell'Eurozona e che oltre 30 mila contratti a tempo determinato non saranno rinnovati.

D'altro lato, se consideriamo che nessuna impresa oggi sfugge ai flussi globali, neanche quelle a vocazione più nettamente locale siano essi digitali o anche fisici, come le reti energetiche o infrastrutturali, ci chiediamo: ma cos'è stato fatto, quindi, per il lavoro? E che esito hanno avuto promesse così pervicacemente sbandierate su digitazione, piattaforme digitale per le PMI, sostegno alle start-up o i tanti altri provvedimenti annunciati? Come è possibile operare se il 50 per cento dei comuni italiani è escluso da Internet superveloce? I dimenticati dagli operatori sono peraltro concentrati al nord, soprattutto in regioni importanti quali il Piemonte, la Lombardia e il Veneto, dove maggiore è anche la concentrazione di produttività. La stessa introduzione dell'aliquota ridotta al 15 per cento per chi reinveste gli utili in azienda cancella i più vantaggiosi regimi ora in vigore come l'ACE, per cui reinvestire gli utili era esentasse, e l'IRI al 24 piuttosto che al 38 o al 43 dell'IRPEF. Si tratta di una misura che, oltre a presentare criticità sul piano operativo, avrà un impatto limitato sui nuovi investimenti privati rispetto a precedenti misure.

O, ancora, ricordo la percentuale di deducibilità dell'IMU dall'imposta sul reddito pagata dalle imprese, IRES o IRPEF, che passa dall'attuale 20 al 40 per cento. L'effetto pratico si avrà sulle imposte versate solo nel 2020 e, come ben capite, è veramente poco rispetto alle reali richieste che arrivavano dal mondo produttivo.

Manca del tutto la definizione di un piano di azione a lungo termine del contesto industria 4.0 che consenta di individuare misure stabili di favore per gli investimenti, adeguati nuovi modelli di business e la diffusione delle tecnologie in ambito manifatturiero, salvo aver reintrodotto la proroga per il credito di imposta formazione 4.0 - in quale maniera? - necessario per colmare il gap di addetti nei settori ad alta tecnologia che il nostro Paese ha rispetto alla media europea, sia nella manifattura sia nei servizi.

I piccoli esercenti da nord a sud purtroppo nel 2018 hanno tirato giù 20 mila saracinesche, funestati dalla crisi dei consumi e bersagliati dalla concorrenza della grande distribuzione. Ci sono quartieri che diventano sempre più deserti e strade buie e insicure. Secondo uno studio di Confesercenti basato sui dati Istat, nei primi nove mesi del 2018 in Italia hanno chiuso definitivamente 20 mila negozi di quartiere, in pratica 74 al giorno. Le associazioni datoriali riunite a Torino hanno mostrato la direzione verso la quale 3 milioni di imprese, 13 milioni di lavoratori, l'80 per cento dell'export e oltre il 65 per cento del valore aggiunto dell'Italia vogliono andare. Dunque, non solo “sì” alla realizzazione della TAV ma investimenti, sblocco dei cantieri e delle risorse, piani di sviluppo a sostegno dell'export e della proiezione internazionale del made in e del Paese. Chiedono un progetto per il nostro Paese Italia certo, chiaro, concreto, da subito e non certo in anni, così come viene prospettato.

L'Italia della grande industria, delle filiere e dei distretti delle nostre città, del tessuto della media e della piccola imprenditoria produttiva è stata, in questi giorni, definita “l'Italia del PIL”. Non sono d'accordo perché è riduttivo. Infatti, è molto di più: è l'Italia che produce ricchezza, fioritura culturale e scientifica, università, poli di ricerche industriali, centri di scambi commerciali. È l'ossatura industriale, civile, culturale e sociale del nostro Paese. E possiamo pensare noi di soffocare l'appello alla responsabilità per un vigoroso cambio di manovra che ci hanno rivolto? Il duro processo di selezione che ha subito il nostro tessuto produttivo, a partire dagli anni della crisi e con il fenomeno della globalizzazione in favore di una forte e solida specializzazione, pur nella sua complessità oggi è messo a dura prova nuovamente, in un contesto incerto e principalmente a rischio di una nuova recessione. Senza infrastrutture adeguate non possiamo più competere. Forza Italia è scesa in piazza a Torino e su questo si fa sentire ogni giorno per il bene del territorio e per il bene di tutti noi.

Ora al Senato farete nuovi ritocchi alla manovra e speriamo che la toppa non si riveli peggiore di quello che è il buco. Alla vostra richiesta “dateci tempo e cambieremo l'Italia” è concesso il beneficio del dubbio, ma oggi in quest'Aula è chiaro che la manovra è frutto, quanto meno, di improvvisazione, di inadeguatezza e di scarsa consapevolezza politica. Tante altre ancora sarebbero le domande da porre ed è prima di tutto questo il fatto grave. La Commissione e il lavoro parlamentare servivano a ottenere le risposte e, invece, questi organi sono stati presi in giro e noi trattati come dei passacarte, dove il vero confronto costruttivo è per lo più venuto a mancare, con pochi sprazzi di apertura. Insomma, con questa manovra, cari colleghi, si va ad aggravare il debito per il Paese, si aumentano le tasse alle imprese, non si taglia il costo del lavoro e si prevede una flat tax per l'1 per cento dei contribuenti. Le uniche misure, purtroppo, sono assistenzialistiche. Questo Paese, quindi, avrà la forza di resistere e andare avanti, dimostrando una resilienza di cui solo l'Italia può dare prova. Ma siate consci, purtroppo, che invece sulla cresta dell'onda non ci state portando ma, anzi, ci state portando diritti sull'orlo del baratro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, grazie. Vorrei cominciare questo mio intervento con una premessa, un dato che ieri si è registrato all'università di Cagliari, dove la destra è tornata, dopo tanti anni, ad essere rappresentata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Chi pensa che questo non c'entri niente - lo dico perché, quando una forza politica qui in quest'Aula, con un po' con supponenza, si ritiene essere l'unica portavoce di categorie che non trovano invece sfogo o che non hanno trovato sfogo in questi anni - si sbaglia.

Quando giudichiamo questa manovra, non lo abbiamo fatto in maniera preventiva; non l'abbiamo giudicata male a priori, non l'abbiamo giudicata male in maniera ideologica. Abbiamo ascoltato, siamo andati nelle università, come siamo andati nelle campagne, come siamo andati a girare tra le forze dell'ordine. Ebbene, in questa manovra ci sono tante pecche: tocca troppo piano o male il problema del riscatto delle lauree di tante persone che non hanno la possibilità; tocca male il problema delle forze dell'ordine. Quando poi si parla delle nuove assunzioni, purtroppo, bisogna ammettere che non si tiene conto dei tanti, troppi, pensionamenti che avverranno in questi anni. Solo nei carabinieri, da qui al 2021, si toccano 9 mila persone, che saranno in meno nell'Arma ma che non vengono colmate. Non si tocca il problema del precariato nelle forze dell'ordine. Ci si pone il problema, a volte, del perché non si arruolano più i giovani: perché nessuno vuole fare il precario in una pubblica amministrazione, in un reparto come le forze dell'ordine. Non si stanziano i soldi ma, anzi, vengono bocciati gli emendamenti che abbiamo proposto per più assunzioni e per i rinnovi dei contratti. Non si toccano problemi come quello del prezzo del latte, che dalla Sardegna al Lazio al Nord Italia tocca livelli bassissimi. Sapete voi che cosa gliene frega ai pastori e agli allevatori del reddito di cittadinanza? Dicono: noi lavoriamo dodici ore al giorno e non ci arriva il prezzo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Nessuno si occupa di noi e poi devo vedere qualcuno che prende 780 euro per un anno - forse, se li prenderà, perché se ha una casa intestata ne prenderà 280 - e cosa dovremmo fare? Sono questi i grandi problemi che non vengono toccati da questa manovra.

Ci sono intere categorie, si parla delle partite IVA e degli autonomi: perché non si dice che è un po' falsata dal fatto che, se una partita IVA, un libero professionista ha una piccola, minima partecipazione in un'altra società, non può accedere a quella manovra considerata dai regimi minimi forfettari?

Ci sono comunque grandi, troppi problemi che non avete voluto affrontare, non avendo ascoltato anche una forza di opposizione che vi ha sempre mostrato rispetto e collaborazione nell'interesse dell'Italia. È questo il vostro grande problema: avete la supponenza di non ascoltare chi vi vuole dare dei consigli per migliorare questo Governo e sfidare veramente l'Europa.

Non ho paura di sfidare l'Europa, non ho paura di sfidare i burocrati, non ho paura e non abbiamo paura di contestare delle norme che fanno schifo, delle norme europee che stanno incatenando i popoli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non abbiamo il timore, però la vogliamo affrontare nel modo giusto, la vogliamo affrontare rafforzando lo Stato.

Lo ripeto, quando non si toccano i problemi reali, non si tocca veramente…un giovane oggi secondo voi preferirebbe prendere il reddito di cittadinanza o, invece, vorrebbe indossare una divisa? Troppi giovani che vengono scartati. Forse sarebbe meglio quello: rafforzare il nostro esercito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Perché questo Governo non ha bloccato il piano di revisione delle piante organiche che prevede una riduzione in tutte le Forze armate? In Commissione Difesa abbiamo ascoltato tutti i capi di Stato maggiore che hanno lamentato anni di troppi tagli: quei tagli non sono stati fermati. Avremo basi vuote e tanti giovani illusi da un reddito di cittadinanza che non risolve i problemi e ve lo dico da sardo, perché noi sardi non chiediamo elemosine, non chiediamo manovre assistenziali, ma vogliamo opportunità, quelle opportunità che, come parlamentare, io domani vedrò negate, perché non posso tornare in Sardegna perché non c'è continuità aerea (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mentre Francia e Spagna stanziano milioni di euro, il Governo italiano in questo momento non ha stanziato niente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pallini. Ne ha facoltà.

MARIA PALLINI (M5S). Grazie, Presidente. Questa legge di bilancio rappresenta un passo decisivo per iniziare a cambiare questo Paese. La realtà è sotto gli occhi di tutti: in Italia ci sono circa 5 milioni di persone che si trovano al di sotto della soglia di povertà, giovani e meno giovani che devono essere accompagnati nella ricerca di un lavoro: lo faremo, sì, lo faremo grazie al reddito di cittadinanza (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e alla riforma dei centri per l'impiego, anche aiutando le regioni ad assumere nuovo personale.

Una misura analoga al reddito di cittadinanza sarà prevista per le pensioni minime, che potranno essere integrate fino a 780 euro. Per chi è stato danneggiato, invece, dalla legge Fornero prevediamo quota 100, favorendo un ricambio finalmente generazionale necessario per tutti i giovani, senza dimenticare, però, le donne e quindi prorogando “opzione donna”.

Dobbiamo però constatare che, troppo spesso, in questo Paese il lavoro ha significato malattia e morte: è il caso dei lavoratori esposti all'amianto. Per loro è passato un emendamento alla legge di bilancio a mia prima firma grazie al quale, in deroga alla legge Fornero, i lavoratori passati da un'azienda privata che trattava materiale contaminato dall'amianto al pubblico impiego potranno accedere al pensionamento anticipato.

Nella mia attività politica sul territorio ho conosciuto questi lavoratori, che per tanto tempo sono andati a fare il loro dovere ogni giorno, ogni santissimo giorno, senza avere idea di quale rischio stessero correndo per la loro salute. Vogliamo che tutti abbiano le stesse opportunità, vogliamo dire basta alle discriminazioni perché nessuno - e dico nessuno - deve rimanere indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Madia. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA (PD). Grazie, Presidente. Vorrei iniziare questo breve intervento sottolineando come la prima manovra di bilancio del Governo del cambiamento sia una manovra criticata e contestata non solo dal Partito Democratico, non solo dalle opposizioni, ma dalle più autorevoli istituzioni economiche e finanziarie, forze sociali e categorie. Credo che in questa manovra di bilancio non ci sia caos, ma ci sia un progetto ben definito, che potevamo anche aspettarci dal primo Governo nazional-sovranista in Italia. La strategia è quella dell'isolamento, della distruzione del multilateralismo cooperativo, ma, d'altra parte, il nazional-sovranismo questo fa, ed è tanto pericoloso, come ci ricordava Papa Francesco poco tempo fa, quanto illusorio. L'isolamento dell'Italia in questo momento avviene quando poche grandi multinazionali, loro sì in modo transnazionale, stanno di fatto imponendo il loro modello economico, sociale e culturale al mondo.

Allora, è proprio in una condizione come questa che noi abbiamo bisogno di un'Europa forte e unita, perché è l'unico modo per imporre davvero una sovranità positiva dell'Italia. In questo modo e con questa manovra di bilancio altro che sovranità: l'Italia diventa una terra di conquista. La modalità con la quale è stata costruita questa manovra di bilancio, con il leader del Governo Matteo Salvini, che ha voluto farci credere che l'Unione europea fosse cosa diversa da noi, è ancora più devastante e pericolosa. Certo che ci sono molte regole da cambiare nell'Unione europea, ma il primo punto da sottolineare nel momento in cui ci rendiamo conto che è solo con l'Europa unita e forte che noi possiamo affermare i diritti dei cittadini prima di tutto italiani, il primo punto è che per cambiare le regole europee serve un Governo forte, autorevole e credibile.

Noi, proprio in questa discussione, chiediamo conto al Governo di dove si sono fermati i percorsi che erano iniziati nella scorsa legislatura, con il semestre di presidenza italiano: dove è finito il percorso che stava faticosamente cambiando le regole sull'immigrazione per far sì che le frontiere italiane fossero frontiere europee? Dove è finito il percorso sull'Europa sociale per affermare un reddito minimo europeo, perché questa è l'unica vera possibile frontiera per difendere davvero i poveri e tutti i lavoratori poveri? Questo è infatti il fenomeno che si sta verificando in questa epoca post globalizzazione e post crisi del 2008.

Ed è solo la frontiera europea, è solo lo spazio europeo che può consentirci di dare ai poveri e a chi non riesce ad arrivare alla fine del mese dignitosamente uno strumento e un diritto che non c'è.

E noi vi chiediamo conto di questo perché, al contrario, anziché continuare in questi percorsi che già c'erano, voi avete pensato che fosse più semplice buttare tre numeri da un balcone: 2,4, 2,4, 2,4, avete detto in modo trionfale, salvo poi aver dovuto subito cambiare il numero per gli anni 2020 e 2021. E avete immediatamente dovuto cambiare quella rapporto deficit-PIL, non perché ve l'abbiano imposto la Merkel, Draghi, Juncker, ma perché vi siete scontrati con la dura realtà, e cioè con il fatto – peraltro, molto elementare - che quando qualcuno presta soldi lo fa pensando che poi la persona a cui ha prestato quei soldi li risparmi oppure li investa bene, oppure glieli fa pagare molto di più, e questo è capitato.

Ma nonostante voi abbiate cambiato il rapporto deficit-PIL, che immaginavate dal balcone per gli anni 2020-2021, avete continuato ad avere dei problemi per il primo anno, il 2019. E vedete, oggi stiamo discutendo questa manovra di bilancio già sapendo che voi dovrete cambiare anche quel primo numero; e lo dovrete cambiare intanto perché avete dimostrato di aver preso in giro gli italiani durante la campagna elettorale. Io non dimentico il fatto che avete fatto, entrambi i partiti di maggioranza ora al Governo, una campagna elettorale dicendo che avreste finanziato tutte le misure che proponevate tagliando gli sprechi. Bene, una delle poche cose concrete che c'è in questa manovra di bilancio è l'articolo 51, che cancella la riforma che stava funzionando e che riduceva le società pubbliche inutili: una riforma che avevamo approvato nella scorsa legislatura e che al 31 dicembre avrebbe consentito di chiudere il 30 per cento di società pubbliche inutili, quelle che sprecano soldi dei cittadini. Quindi, il primo punto, se voi oggi vi trovate a fare una manovra in deficit, cioè chiedendo risorse in prestito, è che avete dimostrato di aver fatto una campagna elettorale mentendo agli italiani.

Ma vedete, io voglio dirvi una cosa con chiarezza: il problema non è fare una manovra in deficit, e non è neanche aver potuto immaginare che il rapporto deficit-PIL fosse il 2,4 per cento. Qui ci sono due ordini di problemi ancora più gravi. Il primo: l'incertezza che sta vivendo il nostro Paese, perché voi pensate di proporre un deficit al 2,4 per cento gonfiando in modo incontestabile, ovviamente con un po' di onestà intellettuale, le aspettative di crescita; e il fatto che queste aspettative di crescita siano gonfiate, lo ripeto, non risulta solo dal fatto che lo dicano autorevoli esponenti del Partito Democratico o istituzioni economiche e finanziarie: di fatto, lo stanno ammettendo gli stessi Ministri del Governo, perché sono il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro degli affari europei che in questi giorni dicono “recessione”. Ciò determina, quindi, un'incertezza che il nostro Paese non può sopportare e non può reggere: tant'è che voi dovrete cambiare questo numero in Senato, e tutto questo determina grande incertezza. Anche perché in questa manovra non c'è una visione: non vediamo né uno shock fiscale né una potenza di fuoco sugli investimenti. Parlate, il Ministro Toninelli parla di nazionalizzazioni e poi ci sono 15 miliardi sulle privatizzazioni; ma come pensate che questa manovra possa essere fonte di maggiori diritti e stabilità per l'Italia?

E allora, Presidente – e concludo –, da questa incertezza non può derivare nulla di buono. Tanto più se le due misure simbolo del Governo, l'articolo 21, quello che dovrebbe essere il cuore di questa manovra, sono due misure che non ci sono. Tanto il reddito di cittadinanza, perché non avete idea di come farlo, la norma non c'è, Di Maio parla di navigator, i centri per l'impiego non sono all'altezza e anche qui lo dicono esponenti del Governo (perso ad Armando Siri), non ci sono investimenti sulla scuola e contro l'emarginazione, e tutti sappiamo, i maggiori esperti di reddito minimo – penso al professor Giovannini – sottolineano come lo strumento contro la povertà debba unire diversi strumenti.

Potevate rafforzare il reddito di inclusione, ve lo ha detto anche l'Alleanza contro la povertà, soggetti che quotidianamente si occupano di povertà: non l'avete fatto. Ma non c'è meno incertezza su quota 100, che ogni giorno diventa 102, 103, non si capisce come continuare a tutelare i lavori gravosi, come avevamo fatto.

Insomma, e concludo davvero: l'unica cosa certa di questa manovra, l'unica cosa su cui eravate pronti, era la zolla di terra a chi vuole fare un terzo figlio, come sostegno alle donne, alla maternità. Mi sembra molto poco per una manovra, la prima manovra del Governo del cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cannizzaro. Ne ha facoltà.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, da sempre ho sostenuto che la cosa più semplice in politica è fare opposizione, ma devo constatare che questa attività, per quanto ci riguarda, diviene ancora più difficoltosa con voi al Governo. E questa teoria viene confermata nel leggere appunto questa manovra, questa falsa manovra, questa finta manovra, questa bozza di manovra. Sì, finta e falsa manovra, bozza di manovra perché di bozza di manovra si tratta. Avete tenuto in ostaggio per tantissimi giorni un'intera Commissione bilancio, per poi essere liberata dall'arrivo del Ministro Tria, che ha offerto uno spettacolo comico gratuito, bravissimo nel superare addirittura anche l'artista nazionale Crozza.

L'esempio della approssimazione di questa manovra di bilancio lo si registra in quelli che voi ritenete i capisaldi della legge di bilancio, ossia il reddito di cittadinanza, dove, però - peccato - non ci spiegate come volete attuarlo, non spiegate ai cittadini, ancora ad oggi, come volete mettere in atto questa misura, che, in maniera anche presuntuosa e in maniera anche arrogante, insistete per attuare nel nostro Paese. Non vi sono i dettagli in quella che è la norma che voi state adesso mettendo in previsione. Chi sarà il destinatario di questo reddito di cittadinanza? Chi saranno coloro i quali andranno a beneficiare di questo reddito di cittadinanza? Non ce lo spiegate, non riuscite a farlo. O meglio, lo avete fatto attraverso i vostri blog; e tra l'altro, vi comunico che l'avete fatto anche male, lo avete fatto in maniera anche disarticolata e confusa, generando una confusione pazzesca nel Paese.

La platea, che voi sostenete e continuate a sostenere, anche fino a poc'anzi, con gli interventi dai banchi del MoVimento 5 Stelle: confermate che sono 5 milioni i poveri certificati in Italia. Ebbene, se è vero come è vero che sono 5 milioni i poveri in Italia, vi do un'altra comunicazione: voi avete previsto 9 miliardi per aggredire questa povertà, e persino io, che in matematica non sono mai stato un genio – ho raggiunto a malapena la sufficienza al liceo in matematica –, ho fatto i conti. E se è vero come è vero che la matematica non è un'opinione – e vi do una notizia, cari colleghi del 5 Stelle, la matematica non è un'opinione –, i conti non tornano.

E, allora, voi pensate, con questa misura, forse di abbassare la disoccupazione? La risposta è: no. Forse voi, con questa misura, pensate di favorire il processo di ingresso nel mondo del lavoro? La risposta è semplicemente: no. Forse voi pensate - e lo pensate, perché lo sostenete anche fuori da quest'Aula - che regalando una sorta di “mancina”… E lo fate pensando, in modo particolare, ai giovani del Sud e lo fate perché lo sostenete fuori da quest'Aula, nelle stanze di Montecitorio, nel Transatlantico.

Lo fate nelle piazze, perché io, con le mie orecchie, ho ascoltato, ho sentito deputati, soprattutto del MoVimento 5 Stelle, sostenere che il reddito di cittadinanza serve per ripagare i giovani, ma non solo i giovani del Sud, che hanno regalato una valanga di voti al MoVimento 5 Stelle, questa è una vergogna, è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Allora, un termine che a voi sta molto a cuore, ossia la dignità: voi, con questa misura, state calpestando la dignità degli italiani, in modo particolare degli italiani del Sud. Il Sud: in questa manovra non avete proposto nulla per il Sud, se non quelli che sono i tagli previsti ai tanti comuni, alle città metropolitane. Voi sapete che le città metropolitane hanno per competenza quella che è la manutenzione straordinaria, ma soprattutto ordinaria della viabilità? Vi do un'altra comunicazione: non avete previsto nulla per le città metropolitane che si troveranno in seria difficoltà per mantenere l'ordinaria manutenzione rispetto alla viabilità. Quando stavate all'opposizione dei vari Governi, avete infuocato le piazze, aizzato le piazze e non solo, stando accanto e indossando magliette dei precari dei vigili del fuoco, ma, qualche settimana fa, i discontinui dei vigili del fuoco sono venuti proprio qui a protestare e non vi siete nemmeno degnati di andare a salutarli. Ma non è questo il problema, il problema è che in questa manovra avreste potuto avere la possibilità di mantenere fede a quelle promesse fatte durante la campagna elettorale, ma non esiste una voce, non esiste una parola che parla dei vigili del fuoco, dei precari dei vigili del fuoco. Credo che questo sia noto a tutti, lo sanno bene anche loro, statene certi.

Non c'è una sola associazione di categoria in Italia che, oggi, sostiene questa manovra. Non c'è un'associazione italiana che dice che questa manovra va nella direzione giusta.

Avete fatto e state facendo perdere quella che è la speranza dei nostri giovani del nostro Paese. D'altronde, cosa ci si può aspettare da un Governo che presenta una doppia manovra - perché comunque è una doppia manovra - proposta da due partiti, attraverso un contratto? A proposito di contratto, questo è un Governo innaturale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché questa doppia manovra altro non è che il frutto di una nascita innaturale. Voi non siete nati secondo natura, bensì secondo contratto, quindi contro natura, e come tutte le cose innaturali siete destinati ovviamente a fallire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, colleghi, impostare una manovra da circa 40 miliardi, destinandone 20 a spesa corrente aggiuntiva fra reddito di cittadinanza e pensioni, era chiaro fin dall'inizio non fosse la strada giusta. La fiscalità resta sostanzialmente invariata in questa manovra, anche tenendo conto dell'eliminazione di ACE, IRI e con una Impresa 4.0 assai decurtata nell'iper e super ammortamento, però la pressione fiscale aggregata - è già stato detto, ma giova ripeterlo - sale per le imprese, anche tenendo conto dello sblocco delle aliquote delle imposte locali. I livelli occupazionali sono in diminuzione, con gli effetti perversi del “decreto dignità” (fonte ISTAT): sono 53 mila, soltanto per i contratti a somministrazione, i posti che stiamo perdendo. Quando il quantitative easing cesserà definitivamente, la disaffezione all'acquisto dei titoli di Stato farà sentire pienamente le sue conseguenze negative.

Questo è un quadro - e non citerò altri dati, perché sono abbastanza conosciuti e non importa ripeterli in continuazione - che non enunciamo con soddisfazione, ma con sgomento, per i peggioramenti dello stesso che si stanno causando, anche con questa manovra. Un cambiamento c'è in effetti, anzi sono “conversioni a U”, più che cambiamenti di strada, uno nei confronti della UE e uno nei confronti delle imprese. Abbiamo impostato il confronto con la UE come una Sfida all'O.K. Corral, lo stile era quello, per poi ritirarsi precipitosamente in stile Il tempo delle mele, con un profluvio di dichiarazioni melliflue.

Vi siete cacciati, ci avete cacciato in un imbuto dal quale difficilmente potremo uscire, perché è interesse delle forze politiche che governano l'Europa attualmente smentire questa politica italiana, anche in vista delle elezioni europee. E le stesse forze politiche che governano attualmente l'Europa non faranno molto per tirarvi e tirarci fuori dall'impaccio.

Noi restiamo convinti che solo un moderno polo conservatore potesse invece far uscire l'Italia da questa crisi endemica, senza servilismi europei, ma anche senza isterie anti-europee, tanto propagandistiche quanto effimere e destinate a sciogliersi come neve al primo sole delle difficoltà. Avrebbe saputo confrontarsi con competenza e serietà con quella realtà, altrimenti stiamo facendo il gioco degli avversari, e non gli interessi dell'Italia.

Ma si possono cambiare i saldi di questa manovra da un'Aula all'altra? Si può chiedere di convocare magari una Commissione alle 11 di un giovedì, quando si intende poi mettere anche la fiducia? Non è un modo serio di affrontare le cose.

L'altra «inversione a U» è nei confronti delle imprese. Avete scoperto il partito del PIL, ma il PIL non arriverà all'1,5 per cento, come era previsto, forse non arriverà neanche all'1 per cento, allora dovete fare necessariamente marcia indietro, perché è chiaro che non c'è alcuna ricchezza da distribuire se prima non la si crea, e la vostra manovra distributiva si fonda sul nulla. Per capirci, e senza sottigliezze, ritornando al concetto di un moderno polo conservatore, segnaliamo che Reagan, Thatcher, Aznar, Rajoy, sono nomi in corrispondenza di politiche economiche vincenti: prima si creano le basi solide della ricchezza di una nazione e poi si distribuisce. E sono sempre state le fasi in cui i moderni partiti conservatori hanno detenuto il potere, quelle in cui si è creata ricchezza. Il sistema imprenditoriale sta reagendo e ora correte ai ripari. Sta reagendo perché prevede già gli ulteriori peggioramenti a cui state andando incontro e che derivano non solo da provvedimenti varati nel mondo del lavoro ma anche da quelli che, amplificando i poteri coercitivi e di controllo ossessivo su cittadini e imprese, per converso privano gli stessi di quote significative di libertà economiche e civili. Se da una parte si toglie una attualmente indispensabile flessibilità al mondo del lavoro con il cosiddetto - cosiddetto - “decreto dignità”, dall'altro si comprimono i diritti dei cittadini con la riforma della prescrizione, si porta avanti uno Stato da Grande Fratello con il controllo ulteriore dei conti correnti, con la schedatura tramite la fatturazione elettronica e dall'altra tramite l'introduzione dell'agente sotto copertura. Sono due linee assolutamente sbagliate, che riportano non tanto a Rousseau, a Pol Pot direttamente, secondo me, lo stile è quello (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non c'è più tempo per approfondire ulteriormente questi ragionamenti, ma segnalo solo che le proposte c'erano, sull'IRAP, sull'abbassamento del cuneo fiscale, sul destinare - proposta che ancora aleggia, noi saremmo anche abbastanza favorevoli - 780 euro non come reddito di cittadinanza, ma come contributo alle imprese perché facciano formazione delle persone che poi andranno a diventare lavoratori perfettamente.

Capiamo che qualcuno sta tentando di limitare i danni, ma a noi pare che l'unico slogan che ci sia da citare sia quello, tutto partenopeo, ha da passà ‘a nuttata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Piazza Winckelmann” di Roma. Grazie per essere venuti qui oggi ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

È iscritto a parlare l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). Presidente, quelle che noi oggi ci accingiamo ad approvare sono delle misure economiche di buon senso, che certamente non potranno risolvere tutti i problemi degli italiani, ma che vanno incontro alle loro esigenze di recuperare una dignità di vita perduta, purtroppo anche di lavoro, che è stato trascurato, addirittura ignorato in passato da una politica sorda e lontana dai veri bisogni del Paese.

Per il MoVimento 5 Stelle si tratta di un passaggio fondamentale, perché queste misure, nel loro insieme, vogliono mettere al centro i bisogni dei cittadini, attraverso lo stanziamento di risorse che sono volte a migliorare la qualità della vita in ogni fascia di età. Tra i diversi ambiti interessati dal provvedimento, è centrale il ruolo della salute e la salute sappiamo che è il bene principale da tutelare e il nostro dovere è di riattribuirle la centralità che aveva perduto, viste le disastrose condizioni in cui si trova a causa di politiche scellerate di tagli e di mala gestione del Governo precedente.

I cittadini hanno il diritto di essere tutelati con un Servizio sanitario nazionale efficiente, all'avanguardia e, soprattutto, in grado di garantire i servizi di assistenza fondamentali, che in questo momento sembrano essere un traguardo lontano, considerata la mancata applicazione dei LEA in un modo uniforme ed efficace, e il MoVimento 5 Stelle ha proprio l'impegno di restituire alla sanità una tangibilità. Attraverso dei provvedimenti, che in questa legge di bilancio sono stati indicati e che saranno approvati, abbiamo incrementato il Fondo sanitario nazionale con 4 miliardi e mezzo nel prossimo triennio, perché abbiamo sempre detto: basta ai tagli alla sanità, e lo stiamo facendo anche adesso; vengono anche triplicati per l'anno prossimo i fondi già previsti per ridurre le liste d'attesa e raddoppiati quelli per gli anni successivi. Perché i cittadini sono stanchi di aspettare, di aspettare per una visita, per un esame medico, e queste risorse serviranno a digitalizzare un sistema che non esisteva, a rendere più trasparenti le liste di attesa. In un Paese civile come il nostro non si possono aspettare due anni per una mammografia o un anno per una semplice visita oculistica. E in questa legge di bilancio investiamo soprattutto sul futuro della medicina, avendo incrementato di 10 milioni le borse di studio ed aumentiamo di 2 miliardi le risorse pluriennali per interventi di edilizia sanitaria e di ammodernamento tecnologico, e per superare la carenza dei medici abbiamo stanziato 328 milioni fino al 2023, per incrementare i contratti di formazione specialistica. Noi dobbiamo assicurare il futuro dei medici, dobbiamo far rientrare nel nostro Paese i ragazzi che sono andati via per una scriteriata gestione e abbiamo anche la necessità di incrementare gli screening: ci occupiamo di tutte le fasce dell'età, dall'inizio alla fine, aumenteremo anche il pannello degli screening neonatali, che sono fondamentali per la salute dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E lo facciamo perché diagnosticare le malattie già nei primi mesi di vita è fondamentale per riuscire ad intervenire in tempo ed evitare conseguenze dannose.

Ma non abbiamo dimenticato anche il diritto che ha il cittadino italiano a depositare le proprie dichiarazioni anticipate di trattamento; abbiamo finanziato con un apposito fondo di 400 mila euro annui a partire dal 2019 la possibilità di depositare, in un elenco che sarà istituito presso il Ministero della salute, le proprie volontà. E l'ultima cosa che abbiamo fatto, abbiamo ridato la dignità al morire. Abbiamo dato attenzione all'ultima fase della vita, che è totalmente trascurata. Noi abbiamo poche strutture nel nostro Paese, consentiremo ai medici di poter lavorare all'interno di questa rete di cure palliative, dove il malato viene accompagnato fino all'ultimo istante della propria vita.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). Certo, avremmo voluto fare di più - sto concludendo -, ma l'eredità che ci è stata lasciata è onerosa. Però noi vogliamo iniziare a cambiare queste regole e non certo a nostro favore, come abbiamo già dimostrato in questi primi mesi di Governo, o a favore…

PRESIDENTE. Onorevole Trizzino, il suo gruppo ha molto tempo, ma il suo gruppo ha anche assegnato un tempo a lei, quindi io non ho difficoltà a farla parlare trenta minuti, però…

GIORGIO TRIZZINO (M5S). Ho terminato. E quindi, come abbiamo dimostrato a favore dei portatori di interesse, che sono molto presenti e anche in queste ultime ore hanno dimostrato di essere molto forti in questo Paese, noi facciamo soltanto l'interesse del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Piero De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, signor Presidente. La legge di bilancio, di cui stiamo discutendo oggi, è l'esempio più eclatante dell'approssimazione, della superficialità, dell'incapacità e dell'arroganza di cui sta dando prova il Governo in questi mesi. Siamo in presenza di uno strumento che si colloca perfettamente in scia di quanto prodotto finora da un Esecutivo che sta distruggendo i tanti risultati positivi conquistati con fatica negli ultimi anni dei Governi a guida PD sul tema del lavoro, della crescita, dell'occupazione, degli investimenti e del supporto e sostegno alle fasce deboli della popolazione. Misure che avevano consentito di rilanciare l'occupazione e di rilanciare il PIL e la crescita del nostro Paese. Certo, non tutti i problemi erano stati risolti, ma la strada imboccata era quella giusta.

Poi siete arrivati voi, è arrivato il Governo del cambiamento e tutto è cambiato davvero, ma in peggio. Per rilanciare il Paese avreste dovuto dare anzitutto fiducia e stabilità. Avete fatto l'esatto opposto, facendo fuggire gli investitori, bruciando miliardi di euro di risparmi delle famiglie e delle imprese italiane, gravando l'Italia già oggi di almeno 5-6 miliardi in più di spese per interessi sul debito a causa dell'aumento dello spread insostenibile. Da un lato, avete un Ministro che evoca, ad ogni piè sospinto, un cigno nero, fondi sovrani, piani B per l'uscita dall'euro, altri Ministri che offendono e attaccano le istituzioni tecniche e indipendenti che fanno il loro lavoro e che noi riteniamo assolutamente vergognoso come atteggiamento; dall'altro lato, abbiamo ascoltato bugie vergognose su Ilva, TAP e assistiamo ancora oggi a balletti assurdi su grandi opere, investimenti, infrastrutture, termovalorizzatori: un caos continuo.

Per aiutare l'Italia avreste dovuto, però, anche incentivare la crescita della base produttiva del Paese, finora vi siete invece contraddistinti per un decreto disoccupazione tra più disastrosi che la storia della Repubblica italiana ricordi. Secondo l'Istat, da quando si è insediato il Governo Conte, a causa di queste misure, che solo in sei mesi siete stai in grado di mettere in campo, si perdono circa 627 posti di lavoro al giorno; se ne prevedevano 8 mila l'anno secondo le stime della relazione tecnica allegata allo stesso decreto, ne saranno molti di più. Numeri preoccupanti, che si sommano alle recenti stime: un terzo delle imprese del settore metalmeccanico non rinnoverà i contratti a termine in scadenza a fine anno. E allo stesso modo, come ha dichiarato Assolavoro, circa 53 mila persone saranno licenziate al 1° gennaio perché è terminato il periodo massimo di ventiquattro mesi di contratti a termine.

Ora, la legge di bilancio di cui stiamo discutendo è perfettamente in linea con queste premesse, è un provvedimento che aumenta le tasse da 6 a 8 miliardi per le imprese, le banche e le assicurazioni, prevede tagli di spesa per 7 miliardi di euro, colpendo servizi alle persone e alle famiglie, in ambito soprattutto sanitario e culturale. Considero inaccettabile e mi pare doveroso ribadirlo in quest'Aula, per esempio, tra i tanti, il taglio vergognoso dei fondi destinati alle persone che soffrono di celiachia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e ritengo doveroso denunciarlo in quest'Aula, tra le tante misure inaccettabili!

Ma è un provvedimento, questo, che aumenta anche, come è stato detto, sensibilmente la spesa corrente di più di 20 miliardi di euro, senza produrre spinta né a investimenti, né alla crescita, né allo sviluppo, né all'occupazione. Sono ridicole e insufficienti le risorse dello 0,2 per cento appostate per gli investimenti, inaccettabili i tagli alle misure di Impresa 4.0 e i contratti di apprendistato e inesistenti le misure per creare lavoro. Noi avevamo proposto un forte taglio del cuneo fiscale, ma nulla è stato previsto in tal senso. Tutto questo per fare cosa? Per mantenere in piedi due misure simbolo di cui non riuscite ancora oggi a trovare le coperture. Arrendetevi, vi dico, davvero, da italiano, ammettete al Paese che avete preso in giro gli italiani in campagna elettorale, invece di continuare a distruggere i conti e le finanze del Paese, sottraendo risorse essenziali alle famiglie e alle imprese.

Il caos che regna sui numeri sta producendo, peraltro, da mesi un braccio di ferro pericoloso e deleterio con l'Unione europea. Le perplessità avanzate sono molto semplici: la Commissione, così come tutti gli altri organismi tecnici che hanno valutato la manovra, sostiene che le stime di crescita del PIL, su cui fondate voi l'equilibrio dei calcoli, sono falsate. Diciamolo chiaramente: questa legge di bilancio si fonda su numeri truccati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), su numeri inventati! Questo è il vero problema della manovra di bilancio e dovete ammetterlo, dovete riconoscerlo.

Il 16 ottobre 2018 l'Italia ha presentato il documento programmatico di bilancio all'Unione europea. Dopo vari scambi di corrispondenza, il 21 novembre, dopo aver chiesto per la prima volta nella storia di rivedere il documento programmatico di bilancio, la Commissione europea il 21 novembre ha formulato un parere nel quale ha confermato l'inosservanza particolarmente grave delle regole di bilancio europee. E con una relazione tecnica ha avanzato e ha aperto, seppur non formalmente, la scia per una procedura per disavanzo eccessivo.

Vorrei fosse chiara una cosa al riguardo in quest'Aula per evitare, però, speculazioni al riguardo: anzitutto, i rilievi della Commissione non riguardano la mancata applicazione di regole cieche, ottuse e burocratiche, che limitano o diminuiscono il benessere dei cittadini italiani, tutt'altro.

Il quadro di regole, che i Paesi dell'Unione europea sono chiamati a rispettare, si inserisce in un Patto di stabilità e crescita, fondato sulla consapevolezza condivisa che, senza equilibrio di bilancio, non può esserci né crescita, né benessere, né investimenti per le famiglie italiane. Si tratta di un principio ovvio e importante, che in Italia assume addirittura un carattere costituzionale, in virtù della previsione dell'articolo 81 della Carta.

A questo si aggiunge, però, un altro aspetto fondamentale, la Commissione ha rilevato, in realtà, che, a prescindere dai numeri, dai decimali, dalle formule matematiche, il problema vero della legge di bilancio è che le misure in essa contenute sono del tutto inefficaci e dannose per il Paese quanto ai risultati che producono; questo è il vero dramma della manovra di bilancio. Se a tanto aggiungiamo il rischio dell'apertura formale di una procedura di infrazione per debito pubblico eccessivo, ci rendiamo conto che al danno si aggiungerebbe anche la beffa per le sanzioni economiche, per i tagli di fondi strutturali che il nostro Paese potrebbe subire.

Allora, non possiamo negare di essere fortemente preoccupati; nel Paese, mentre voi giocate col fuoco, le famiglie hanno visto i loro risparmi bruciare il 20 per cento, i mutui aumentare e il credito diminuire, insomma, un disastro. Prendete atto, ve lo chiediamo davvero nell'interesse del Paese, del fallimento della manovra, riscrivetela completamente, altrimenti a farne le spese saranno i giovani, le famiglie e le imprese italiane e il Governo del cambiamento si ritroverà inesorabilmente a essere il Governo del fallimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marin. Ne ha facoltà.

MARCO MARIN (FI). Presidente, l'intervento di oggi non può cominciare che dal coraggio che ha avuto ieri il relatore di maggioranza, quando ha cominciato, dicendo: questa finalmente è la manovra del cambiamento, la manovra del popolo. Guardate, lo spettacolo che stanno dando le due forze di Governo, Lega e MoVimento 5 Stelle, non è quello della prima Repubblica, è peggio di quello della prima Repubblica, non siete neanche in grado di far stampare i documenti e di farci sapere quali sono i numeri esatti della manovra, rimandate tutto al Senato e la Camera oggi discute dei principi del Paese, del bene che vogliamo al nostro Paese. Questa è una manovra che è partita quest'estate, quando il Presidente del Consiglio, vaso di coccio, Conte è andato in Europa e ha detto: il rapporto deficit-PIL lo terremo all'1,6 per cento; avete invece fatto il 2,4, perché i numeri per voi erano importanti, erano significativi, perché dovevate farci la campagna elettorale per le europee. Ebbene, ogni 0,1 vale 1,8 miliardi; per voi era fondamentale, abbiamo scoperto non più tardi di 72 ore fa, per bocca dei due veri Premier, Di Maio e Salvini, che i numerini non vi interessano; interessano a noi, però, perché ognuno di quei 1,8 miliardi di quel rapporto deficit-PIL vuol dire lo spread che sale, vuol dire il debito pubblico che aumenta, vuol dire la borsa che va male, con miliardi di investimenti degli italiani bruciati, vuol dire, è già stato detto, ma lo spiego soprattutto a una Viceministra del Governo, che se lo spread sale aumentano i mutui; perché non siete mai entrati in una banca, perché non fate impresa, non lavorate, non conoscete, ma quando ci entrano, gli italiani poi pagano con le loro tasche.

Allora, quello che avete già fatto è micidiale; però, adesso, siete costretti a fare un passo indietro, perché l'Europa, se no, vi dice che parte la procedura di infrazione, che costerebbe anche qui fino a 0,500 del PIL; sono termini e numeri che forse non conoscete, ma che io dico, perché siamo in un'Aula parlamentare, siamo alla Camera dei Deputati; voi venite con una manovra superficiale, dilettantistica, non scritta, ma le cose contano; avete fatto una manovra recessiva, l'avete venduta come espansiva all'inizio, adesso, questa parola è sparita. È recessiva, ha 22 miliardi di spesa, è assistenzialista e statalista, ricordo i nove miliardi del reddito e della pensione di cittadinanza, i 7 miliardi, ma forse ne serviranno meno, per la quota 100 delle pensioni, un miliardo speso che dovrebbe essere destinato ai centri per l'impiego, cioè stiamo parlando di assistenzialismo e statalismo. E ciò per ottenere cosa? Avete previsto una crescita del PIL per l'anno prossimo dell'1,5 per cento circa, il Governo; ma, purtroppo, Goldman Sachs che fa i mercati, non fa politica, fa numeri e i numeri non hanno colore politico, ci ha detto che forse il PIL salirà dello 0,4 e sono stati, la settimana scorsa, quando l'hanno detto, anche ottimisti, perché abbiamo visto che nell'ultimo trimestre il PIL diventa negativo: 0,1, e ricordo che lo sarà anche il prossimo trimestre. Questo, dal punto di vista economico, vuol dire recessione, cioè il nostro Paese va in recessione; solo per questa manovra? No, perché questa manovra, grazie al cielo, non la cambierete; io non farò l'appello a cambiarla, io non faccio gli appelli agli amici, a chi si è presentato con noi in campagna elettorale: Salvini torna indietro. Io non li faccio. Salvini è stato chiaro, la settimana scorsa: io governerò cinque anni. Quindi, si assume, giustamente, la responsabilità di tutti gli atti che fa questo Governo.

Non farò gli appelli ai relatori e al Governo di cambiare la manovra, perché non lo farete, perché non l'avete capita, siete dei dilettanti allo sbaraglio, non avete capito il danno che state facendo al Paese. Tuttavia, come dicevo, non è solo questa manovra; c'è stato, prima di questo, il “decreto dignità”, il “decreto dignità” che ha già fatto perdere 80 mila contratti a tempo determinato e non ci sarà il travaso nei contratti a tempo indeterminato che sta ammazzando le imprese. Perché non fate due passi in Veneto, in Lombardia, le due regioni che fanno più del 50 per cento del PIL, o in Piemonte, in Friuli, in Emilia-Romagna, nella parte produttiva del Paese, quella che produce il PIL di questo Paese, dove la rivolta, ormai, delle categorie economiche, di tutte le associazioni di categoria, è giorno per giorno? E lo dico a chi, magari, facendo il gioco delle parti, fa uscire i “governatori” del Veneto e della Lombardia, Zaia e Fontana, a criticare il “decreto dignità”, a criticare la manovra, a dire che loro stanno dalla parte delle imprese. Non è così, non è così. La squadra è una e questo Governo sta ammazzando le categorie economiche e le imprese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E questa rivolta che c'è stata, è stata la rivolta del Paese, la rivolta degli italiani; avete visto la manifestazione a Torino contro la TAV, la TAV che non è mica solo cosa piemontese, da Venezia a Milano, l'alta velocità non c'è, ci mettiamo due ore e mezza, ed è la parte produttiva del Paese, dicevo prima. E se vogliamo escluderci dal Corridoio 5 - e lo dico ai deputati: esiste il Corridoio 5, che sarebbe Lisbona-Kiev - se noi usciamo da quel pezzo, ma come faremo, ma chi investirà ancora in Italia e come faranno i nostri imprenditori a investire nelle proprie aziende e nel lavoro? Perché la vostra è una manovra, come dicevo, assistenzialista e statalista, cioè volete dare i 780 euro, non sono neanche più in grado di dire oggi se sono 780, 600, 500 o 10; 2 mila se ci sono due genitori che non lavorano in una famiglia di due figli, con il reddito di cittadinanza, per stare seduti sul divano, pagati da coloro che col loro lavoro, pagando le tasse, devono pagare anche chi non fa nulla. Questo è lontano anni luce dalla nostra concezione, e mi stupisco che la Lega Nord, che la Lega, perché ormai si chiama Lega, sia disposta a votare una manovra di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Come ha votato il decreto dignità, lo ripeto, come ha già votato il decreto dignità.

Come dicevo, non abbiamo visto neanche l'autonomia; lo dico da Veneto. Il 99 per cento dei veneti ha votato per l'autonomia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), è andato a votare il 70 per cento dei veneti, a quel referendum, ma ci sono dei Ministeri tutti grillini: la sanità, l'ambiente, il lavoro, le infrastrutture, la giustizia e lo sviluppo che non rispondono a quello che avrebbe depositato il Ministro per l'autonomia, ma allora, Ministro, o ne prende atto e si comporta di conseguenza, oppure l'autonomia deve arrivare, quell'autonomia che ci avete chiesto, per esempio, di esercitare nelle Olimpiadi, perché il Governo, per la prima volta nella storia di un grande Paese europeo, di un grande Paese del mondo, non metterà neanche un euro per una grande manifestazione che verrà in Italia. Ma perché non pensate alle imprese, non pensate ai lavoratori? Voi pensate solo al tornaconto elettorale e siccome siete una forza politica, il MoVimento 5 Stelle e la Lega va dietro…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MARCO MARIN (FI). Concluderò non con una battuta, perché è molto seria: voi siete nati sui social, niente da dire; sui social gira un'immagine in questi giorni che rappresenta quello che siete, c'è Galileo Galilei - io sono padovano, Galileo ha operato anche a Padova, benissimo, bene - che dice che la terra gira intorno al Sole e una vostra Viceministro che alza il dito e dice: “questo lo dice lei”. Questa è la vostra immagine. Siete dei dilettanti allo sbaraglio e fate il male del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Buompane. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BUOMPANE (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, a pochi mesi dall'inizio di questa legislatura, il Governo e la maggioranza si sono subito trovati sotto i riflettori dell'attenzione pubblica per la manovra del popolo. Tanti hanno tentato di ostacolare il nostro lavoro, il lavoro di un Governo che vuole rompere gli schemi del passato, dove l'interesse generale veniva sopraffatto da quello di pochi grandi interessi privati. Nonostante le difficoltà, ce l'abbiamo fatta; il lavoro svolto dalla Commissione bilancio è stato articolato, lungo e complesso. La maggioranza e il Governo stanno mantenendo, e manterranno fino in fondo, le promesse fatte agli elettori, operando sempre nel supremo interesse del Paese.

In questa legge di bilancio ci sono interventi a sostegno delle imprese e dell'occupazione; finalmente dopo anni di immobilismo, abbiamo gettato solide basi affinché l'Italia torni ad investire e a crescere in modo significativo.

È una legge che dà maggiore sicurezza e stabilità al Paese, con un importante impegno sugli enti locali, pilastri fondamentali del nostro sistema istituzionale. La manovra contiene, infatti, numerose disposizioni che riguardano la finanza regionale e locale. Puntiamo principalmente, tra le altre cose, a favorire gli investimenti pubblici e a introdurre semplificazioni contabili e amministrative, misure che siamo sicuri saranno apprezzate da tutti gli amministratori locali. Inoltre, rilanciamo gli investimenti per lo sviluppo infrastrutturale del Paese, in particolare nei settori dell'edilizia pubblica, inclusa la manutenzione e la sicurezza, la manutenzione della rete viaria, il dissesto idrogeologico, la prevenzione del rischio sismico e, infine, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali.

Con la nuova legge di bilancio interveniamo con un programma straordinario per le periferie urbane, permettendo a tutti i comuni interessati di proseguire e ultimare i progetti avviati. Abbiamo rivolto la nostra attenzione soprattutto ai comuni più piccoli escludendo, ad esempio, l'applicazione delle sanzioni previste a carico degli enti locali per le violazioni della normativa sul Patto di stabilità interno e sul pareggio di bilancio. Stanziamo più di 500 milioni per la spesa di investimento delle regioni che aderiscono volontariamente alle misure di riduzione dei costi della pubblica amministrazione. Abbiamo, inoltre, raddoppiato la dotazione del Fondo per la ricostruzione delle aree dell'Emilia-Romagna colpite dal sisma del 29 maggio 2012.

Questa, onorevoli colleghi, è una legge di bilancio che imprime una svolta importante anche al settore giustizia. Infatti, dopo anni di immobilismo finalmente vengono messi in campo interventi concreti che mirano al miglioramento dell'efficienza dell'amministrazione giudiziaria. Tali interventi riguardano essenzialmente il personale, perseguendo l'obiettivo della copertura e dell'ampliamento delle piante organiche, nonché della riqualificazione del personale in servizio. Abbiamo previsto l'assunzione a tempo indeterminato di circa 3 mila unità di personale amministrativo non dirigenziale, l'aumento di 600 unità dell'organico della magistratura ordinaria, un concorso annuale fino al 2021 di circa 200 unita al Ministero della giustizia. Potrei continuare a lungo perché tanti ed importanti sono gli interventi in un settore strategico per il Paese. Per questo abbiamo previsto nuove assunzioni nel corpo di polizia penitenziaria destinando, infine, risorse alla riqualificazione del personale destinato alla prevenzione e al contrasto della diffusione delle ideologie di matrice terroristica in ambito carcerario.

Dunque, proseguiremo con il nostro impegno, fiduciosi della bontà delle misure messe in campo necessarie per dare al Paese le risposte che attende da tempo. Siamo orgogliosi di poter dare finalmente attuazione alle nostre battaglie, che per anni abbiamo invocato nelle piazze. Noi continueremo ad impegnarci per contrastare l'idea che l'Italia debba rassegnarsi al declino. Andiamo avanti fiduciosi perché saremo sempre dalla parte dei cittadini, perché combattiamo la povertà, combattiamo la disoccupazione e la combattiamo con misure concrete. Siamo certi che i fatti dimostreranno che abbiamo cambiato rotta e dato una nuova visione al Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'istituto comprensivo “Don Milani” di Cerveteri, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori. Grazie, ragazzi (Applausi).

È iscritta a parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Grazie, signor Presidente. In questi giorni per pubblicizzare una manifestazione il leader della Lega, Salvini, ha deciso di utilizzare i suoi avversari politici dicendo chi non ci sarà a quella manifestazione e questo giochino l'ho fatto anch'io leggendo questo disegno di legge di bilancio. Dunque, vediamo chi non c'è in questo disegno di legge di bilancio. Mi aspettavo di non trovare l'élite e di trovare il popolo, visto che quando c'è stato il famoso Governo del cambiamento, il giuramento e l'inizio di questo avvio di legislatura di fatto tutti quelli dei passati Governi erano stati definiti come élite e finalmente il popolo aveva trionfato. E, invece, con grande sorpresa io non ho trovato il popolo in questo disegno di legge di bilancio.

E, allora, cominciamo a dire chi non c'è. Non c'è lo sviluppo: non c'è lo sviluppo per le imprese, non c'è lo sviluppo perché avete di fatto ridimensionato in maniera drammatica Industria 4.0 che, a detta di tutti, era un programma di sviluppo industriale che mancava in questo Paese da vent'anni e che finalmente stava dando i frutti. Non c'è neanche la diminuzione delle tasse che avevate detto che avreste fatto per le imprese. Infatti, voi vi siete riempiti di questa parola “flat tax” e poi quando anche la spiegavate si capiva che non avete ben chiaro l'inglese o che cosa è veramente una tassa piatta, perché in realtà c'erano più aliquote.

Ebbene, voi che siete il partito del popolo - voi e non noi del Partito Democratico, appunto il partito delle élite - scrivete nella legge di bilancio che dal 2014 al 2018 la pressione fiscale in questo Paese è calata (oddio, stai a vedere che il PD ha fatto diminuire le tasse?). Poi, voi scrivete che per il 2019 non sono previste diminuzioni di tasse. Quindi, il Governo, che ha fatto propaganda per tutta la campagna elettorale dicendo che avrebbe ridotto le tasse, non le riduce. Ma se poi andiamo ancora nei dettagli, perché poi è sempre nei dettagli che c'è il bello, attraverso la riduzione dell'IRI, attraverso la riduzione dell'ACE e attraverso la nuova riformulazione dell'IRES le imprese vanno a pagare 2,2 miliardi di euro in nuove entrate, cioè nuove tasse. Lo scrivete voi nelle tabelle e non lo dice il PD, non lo dice Marattin, non lo dice Delrio; lo dite voi nelle vostre tabelle, che evidentemente non leggete, perché altrimenti le accuse, in tutti questi giorni, che il PD sta gettando fango sulla manovra del cambiamento non sarebbero vere. E, tra l'altro, con la riduzione che prevedete di Industria 4.0 penalizzate le imprese di 1,6 miliardi. Quindi, non solo non c'è il calo delle tasse, ma le aziende pagano 2,2 miliardi di euro di nuove entrate e in più le imprese vengono penalizzate di 1,6 miliardi, e questo riguarda solo loro.

Poi, non ci sono i lavoratori. Eppure, nel “dignità” Di Maio aveva scongiurato di credergli che tutto quello che non sarebbe riuscito a mettere nel “dignità” sarebbe entrato nella legge di bilancio. E invece no, non c'è. Non c'è neanche quello che purtroppo va a dire in giro quando trova delle crisi industriali dove forse prendere in giro i lavoratori è un po' più grave, perché finché si prende in giro un deputato del PD non c'è niente di male perché siamo abituati ai vostri sfottò, ma quando si prende in giro un lavoratore fuori da un'azienda che chiede incentivi alla cassa integrazione e voi dite: “Sì, ci saranno nuove risorse” e poi non si trova un euro in più allora è grave, perché non si prende in giro l'élite ma si prende in giro il popolo.

Inoltre, non ci sono i risparmiatori delle banche. Mio Dio, avete fatto la campagna elettorale sul fatto che il PD era colluso con le banche e che finalmente voi al potere avreste ristorato tutti i risparmiatori truffati, tutti e nessuno escluso. Ma leggiamo l'articolo 38 e, con grande sorpresa, vediamo che si deve dimostrare e questo lo deve fare il risparmiatore cosiddetto truffato, che è stato truffato, e quindi ci deve essere una sentenza del giudice oppure ci deve essere una pronuncia dell'arbitro per le controverse finanziarie, e fin qui la norma è uguale a quella che avevamo scritto noi. Ma visto che voi siete il Governo del cambiamento l'avete pure peggiorata, perché mentre noi ci accontentavamo di questo voi, invece, prevedete un limite del 30 per cento e un tetto massimo di 100 mila euro. Quindi, rendete ancora più complicato il ristoro di quelli che voi a parole avreste ristorato soltanto guardandoli negli occhi. Quindi, non ci sono neanche loro.

Allora, ci sarà qualcos'altro? No, non ci sono gli investimenti. Io davo per scontato di non trovare nulla sulle grandi opere. Io vengo da Torino e la mia sindaca è stata molto esplicita su cosa considera prioritario per la mia città, ad esempio gli orti urbani, mentre invece su una grande opera come la Torino-Lione ha fatto votare un ordine del giorno al comune per rendere inutilizzabile quell'opera, non considerandola prioritaria per Torino. Ma mi aspettavo almeno la manutenzione ordinaria e invece no, non c'è neanche questa. Quindi, non ci sono gli investimenti, perché ci sono per lo 0,2 per cento del PIL della vostra manovra nonostante voi avevate raccontato, sempre via Facebook, che sarebbe stata una grande rivoluzione di investimenti.

Non ci sono i giovani, quelli che noi applaudiamo ogni volta che vengono qui con le scolaresche. Non ci sono i soldi per la scuola, per la ricerca, per l'università, e poi ci stupiamo che vanno a studiare all'estero, che vanno in altri posti. Non ci sono i soldi per le famiglie, non ci sono i fondi per i disabili. La vostra arroganza, però, ha fatto già danni.

Che cosa c'è? Ci sono 1,5 miliardi che le famiglie hanno pagato. Ecco, loro ci sono, loro ci sono. Ci sono nuove tasse, ci sono i soldi che le famiglie italiane, i risparmiatori, le imprese hanno già pagato grazie alle vostre dichiarazioni irresponsabili. E, a proposito di banche, ringrazio il Governo per avere accettato il mio emendamento sui PIR. Cioè, in realtà no, ha bocciato il mio emendamento, salvo poi mettere il mio emendamento su quello del collega Giulio Centemero. A me va benissimo, perché l'importante è sempre il risultato; non è proprio molto fine da un punto di vista di procedura parlamentare. A proposito, visto che non sapete come risolvere la questione con l'Europa e non sapete come scrivere questa legge di bilancio, perché non fate così? Prendete tutti gli emendamenti del PD, ci mettete le vostre firme e forse il Paese ricomincerà a crescere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, noi ci troviamo di fronte a una manovra che non sappiamo se, in realtà, esiste o nella realtà effettiva esiste; e ci troviamo di fronte alla necessità di una discussione sulle linee generali. Ma è una discussione sulle linee generali sulla manovra, questa, o è una discussione sulle linee generali su quello che già i miei colleghi hanno rappresentato come una bozza, una bozza di massima? Lo abbiamo visto in Commissione, in questi giorni, dove siamo andati sui dati tecnici, sulle proposte. Abbiamo provato a farvi capire anche l'inconsistenza della manovra e degli indirizzi che avete solo proposto.

Come diceva il collega Cannizzaro, è chiaro che qui siamo di fronte a un effetto del nascere per contratto: voi siete nati, perché in politica non si nasce per contratto, contro natura, non siete in grado di stabilire chiaramente qual è l'indirizzo fondamentale e i capisaldi di questa manovra, perché l'interlocuzione europea è ancora in corso, ma tranquillamente voi, in un contratto che non è un contratto, ma è una minuta nella quale avete ciascuno mantenuto la propria unilateralità, pensate di poter proporre una specie di Giano bifronte, una divinità bicefala che in realtà è acefala, totalmente acefala.

E lo fate con una presunzione, con un'arroganza che avete dimostrato…sì, ringrazio i colleghi della Commissione bilancio, della maggioranza, perplessi, come noi, su quello che combinavate ogni giorno sulla manovra esterna, quella che voi siete riusciti a far passare mediaticamente. Bravi, ma una manovra reale che non esiste, che non c'è. Ma i numeri hanno la testa dura, talmente dura che comunque in questa manovra, che voi avete già detto, il Ministro Tria, in quella sua audizione o informativa del tutto inconsistente, ha chiaramente detto che la manovra non è questa, ma quella che sortirà, forse, dal Senato, e i colleghi di maggioranza in Commissione bilancio hanno dovuto assentire a questo, anche sulle nostre proposte emendative, perché hanno detto: ma, casomai, lo faremo nella lettura del Senato.

Però due dati sono certi, almeno quelli, ad oggi: questa manovra di bilancio accresce l'indebitamento netto; lo accresce con un disavanzo che aumenterebbe fino a 21,9 miliardi. Le coperture sono semplicemente parziali, per due terzi con un aumento delle entrate. Spero capiate cosa vuol dire con l'aumento delle entrate. Come andate a coprirle? Beh, i numeri sono così duri che l'ufficio della Commissione bilancio lo ha fatto in maniera chiara, su questo credo siamo tutti d'accordo, mi rivolgo ai colleghi della Commissione bilancio. Voi lo fate soprattutto inasprendo la tassazione del settore finanziario, abolendo il regime impositivo opzionale che era così atteso dal 1° gennaio per l'IRI, per l'imposta sul reddito di impresa, e lo fate collocando un deficit programmatico al 2,4, semplicemente raddoppiando quello che era il deficit tendenziale, come se i numeri, in qualche modo, si potessero costruire sulla base di quello che è un vostro indirizzo e intendimento, indipendentemente non solo dall'interlocuzione europea, ma dal contesto internazionale, dal luogo in cui noi ci troviamo, perché l'economia, il diritto dell'economia e le scelte economiche non sono dell'Italia, ma l'Italia è in un contesto europeo e internazionale, indipendentemente dagli accordi con l'Europa. Questo voi dovete capirlo, siamo calati in quel contesto, tant'è che questo 2,4 per cento del PIL, valore superiore di uno o due punti percentuali rispetto al quadro tendenziale, nella valutazione del Governo, dovrebbe portare l'indebitamento netto strutturale fino a 0,8 punti, portandosi all'1,7 per cento successivamente.

Su questo obiettivo di bilancio è in corso la interlocuzione europea, questo è ovvio; ma questa interlocuzione europea, capisco la riservatezza da parte della maggioranza, dello stesso Ministro Tria, che era profondamente imbarazzato in quella informativa, ma, al di là di questa riservatezza, è evidente che noi abbiamo un dato certo: siamo in una fase precontenziosa. Non ancora una fase contenziosa per la procedura di infrazione, ma la fase precontenziosa è già una fase che può portare alla messa in mora del nostro Paese; e dovete dirlo chiaro dove andrete a prendere, rispetto a questo 2,4 per cento, rispetto a questo raddoppio sul deficit tendenziale che avete, invece, previsto per evitare una procedura di infrazione, queste risorse, che era il non detto dei lavori della Commissione, e, quindi, della difficoltà delle vostre decisioni. Non esiste questa manovra, ditelo per la dignità del Parlamento. Non c'è questa manovra, questa manovra non esiste! Voi ancora siete in una fase interlocutoria con l'Europa e avete scelto, giustamente e correttamente, speriamo di non andare in procedura di infrazione, e avete portato una bozza che non è la manovra. La manovra andrà in lettura al Senato e forse sarà quella la manovra vera; lo avete detto voi tramite i vostri rappresentanti al Governo, lo ha detto il Premier Conte, lo hanno i Vicepresidenti del Consiglio Di Maio e Salvini. E allora chiariamoci, per la dignità del Parlamento, per la nostra discussione: possiamo anche accettare in Commissione le vostre incertezze, le vostre incapacità, le vostre inadeguatezze, ma nell'Aula del Parlamento non è possibile non essere chiari e rispondere chiaramente su quella che è la situazione attuale: noi non siamo in grado di sostenere questo indebitamento netto, voi non siete in grado di sostenere i capisaldi di questa manovra.

Parliamo di uno? Reddito di cittadinanza: perché non lo avete dettagliato? Basta leggere l'articolo 21, norma per il contrasto alla povertà. È un insieme di parole, ma non c'è niente. Che vuole dire reddito di cittadinanza? La definizione qual è, un trasferimento monetario su base individuale? Periodico? A favore di chi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Delle famiglie? Del nucleo familiare? Di un singolo? Non basta dirlo sui social, deve essere scritto in norma di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Perché non lo avete scritto? Per avere il modo di poterlo correggere, riducendo la platea degli eventuali beneficiari, che anche voi non siete in grado di definire, perché un giorno sono tre milioni, un giorno cinque, un giorno sei. Ma non lo avete definito in legge di bilancio, in Parlamento le norme si definiscono in legge di bilancio. Perché avete fatto norme ordinamentali, che sono state espunte in Commissione, sulle donazioni, sulle successioni, sull'azione di riduzione: norme assurde dentro una legge di bilancio, mai visto che si riforma il codice civile con una “normettona” scritta in legge di bilancio. Ma voi dite più per tutti, più per quello, più soldi per tutti, reddito di cittadinanza, più PIL per tutti, potremmo dire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Potrebbe essere questo, alla fine, il senso della vostra manovra. Ma questa manovra non c'è, non esiste. Ditelo, ditelo al Parlamento e al Paese: non l'avete ancora definita. In Commissione bilancio la vostra difficoltà era palese, quella del Ministro Tria è stata patente; non è stato in grado di dire se questa sarà la manovra.

Forse la correggeremo, forse vedremo.

E allora, siccome il Parlamento e i lavori del Parlamento sono una cosa seria e siccome abbiamo lavorato per giorni – io, al mio primo mandato ho lavorato sui numeri – sui dati, e voi lo avete visto in Commissione, insieme ne abbiamo discusso. Ma voi in questo momento state falsando i lavori del Parlamento, non avete rispetto per quest'Aula e per il Paese, perché voi stessi sapete che questa non è la manovra. Siamo di fronte al nulla e voi siete il nulla; siete nati per contratto, siete contro natura, ma a nessuno di voi è permesso di sbeffeggiare il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (PD). Presidente, questa manovra è una magistrale e cinica operazione di distrazione di massa contro il Sistema sanitario italiano. La Ministra Grillo non riesce a difendere nessuno degli argomenti che ha trasmesso in questi mesi al mondo della sanità con una folgorante operazione di discontinuità manifestatasi soprattutto nello spoil system, ahinoi. Non ci sono altre parole: al di là della disfida numerologica di stampo esoterico, manco un soldo in più, manco un investimento in più.

Nessuna programmazione di sistema, roboanti annunci, plateali e perentorie prese di posizione su liste d'attesa, ticket e superticket. Invece vediamo micro-interventi, piccoli aggiustamenti presi a piene mani fino al plagio da nostre azioni, che ovviamente nel furore negativo della manovra vengono soffocati e annullati.

Mentre si galoppa verso quota 100 e più o meno redditi vari, si stende a terra il Sistema sanitario nazionale, come è capitato a quello scolastico: una stesa, sì. Il fondo 2019 è uguale a quello programmato da due Governi ormai; si scrive che potrebbe crescere nel 2020, con la sottoscrizione del Patto per la salute, quel vituperato strumento di programmazione immaginato da noi: ma con i tempi che corrono è del tutto evidente che la promessa marinara sarà smentita. Un flebile barlume di lucidità ha consigliato di sottoscrivere il patto a fine marzo, cosa che chi conosce le questioni di quel mondo sa che difficilmente avverrà; prima era addirittura a gennaio 2019.

L'edilizia sanitaria: un bluff totale, solo in parte corretto con l'emendamento Marattin; si accordano in quell'articolo 50 milioni di euro all'anno, colleghi, dal 2021 in poi, fino al 2032. Avete sentito bene: dal 2021 in poi. A futura memoria, direbbe Leonardo Sciascia.

Liste di attesa: siamo passati dai ridicoli 50 milioni agli insufficienti 150 per l'implementazione della cosiddetta rete tecnologica. Cioè, per capirci: cambierà il mondo nella regione Sicilia, regione della Ministra, con 7,5 milioni di euro nel 2019, collega Trizzino, 7,5 milioni di euro. Tanto toccherà ai siciliani per le liste d'attesa, con questa memorabile azione a quota d'accesso attuale. Attenzione: dal 2020 questa cifra si ridurrà ulteriormente.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 11,40)

VITO DE FILIPPO (PD). È un mistero buffo il Fondo per i farmaci oncologici e innovativi: una nevrotica attività contabile li sposta da qui e da lì, ma resta opaca la cifra. È veramente poi irriguardosa la parte annunciata con le fanfare sulle borse di studio per la medicina generale e l'assistenza sanitaria agli stranieri: si vincolano risorse, ma la parte saliente dell'articolo è il primo rigo, “fermo restando il livello del finanziamento del Sistema sanitario nazionale”, cioè neanche un soldo in più.

Il superticket, mantra quotidiano del Ministro della salute; si dice alle regioni: siete autorizzate, sì, siete autorizzate a risolverlo. Tant'è.

Resta fra queste macerie una norma sulle cure palliative, nata da una straordinaria azione in XII Commissione, promotore il collega Siani, e già sperimentata per la verità in questo Parlamento in altre stagioni. L'indennità di esclusività per medici veterinari e sanitari, che concorre al monte salari, proposta a mia firma con un emendamento in Commissione, è bocciata; e, dato che era cosa buona, ripresa, ripeto fino al livello di plagio, dalla maggioranza. Una ragionevole norma della collega Boldi da noi condivisa sulla pubblicità per le cure odontoiatriche, descrittive norme senza effetti sul costo dei farmaci, una norma che replica con qualche imprecisione norme nostre sullo sconto IVA per le farmacie rurali: niente di più, niente ma niente di più.

Presi come eravate a raccontare storie sui redditi di cittadinanza, quota 100, 101, 102, a fulminare il mondo con il cambiamento del cambiamento, ad esaltarvi con l'apartheid in salsa italiana, avete tolto la parola al Ministro Tria, che già balbettava dal suo esordio, e vi siete dimenticati della sanità, dei pazienti e degli operatori.

Fate i seri, se siete capaci: mettetevi a lavorare per la sanità, prima che tracolli tutto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gabriele Lorenzoni. Ne ha facoltà.

GABRIELE LORENZONI (M5S). Presidente, in questi pochi minuti io non potrò illustrare nel dettaglio la manovra; vorrei semplicemente sollecitare una riflessione su quello che è successo negli ultimi anni, negli ultimi sette anni.

Nel 2011 la finanza ha commissariato la politica. L'abbiamo vissuto tutti noi sulla nostra pelle quello che ha significato: ha significato politiche procicliche. Che significa “politiche procicliche”? Semplicemente spegnere l'incendio con il gasolio.

Noi abbiamo visto effettivamente meno Stato, quindi meno assunzioni, meno investimenti, che hanno portato a meno lavoro, quindi poi giustificando meno diritti e stipendi sempre più bassi. Questo fondamentalmente perché? Fondamentalmente per due motivi: alzare la disoccupazione e aumentare la povertà è servito come leva economica, leva economica per svalutare il costo del lavoro, e per giustificare la flessibilità. E questo, tradotto, che significa? Significa che se non si possono diminuire le tasse, perché non si possono diminuire drasticamente le tasse, si rende la gente sempre più povera e bisognosa di lavoro, qualsiasi lavoro a qualsiasi stipendio e pur di mangiare.

In più, tagliando gli investimenti si è creato un contesto perfetto per smantellare lo Stato sociale e per svenderlo ai grandi capitalisti, che poi erano amici di questi famosi tecnici o pupazzi messi dai tecnici.

Questo ha comportato alla lunga due problemi: che se la gente non ha soldi il circuito economico interno muore, l'economia reale sta morendo; se la gente non ha soldi non fa figli, e quindi bisogna importare schiavi; oppure la gente va all'estero, fugge all'estero oppure si ribella. Questo è quanto è successo adesso, perché nel 2018 ci siamo ritrovati qui; e riflettevamo con i commissari della Commissione bilancio, nessuno di noi era un politico. L'anno scorso facevamo tutti un lavoro diverso, eravamo tutti chi in Italia, chi in Europa, chi nel mondo, e ognuno portava avanti la sua famiglia, il suo lavoro; ci siamo ritrovati qui ad approvare questa manovra del popolo, e per noi questo è un sogno. Questo perché? Perché i cittadini vi hanno commissariato. Sono i cittadini che sono entrati in politica, e soprattutto hanno commissariato i politici che hanno portato queste politiche procicliche degli ultimi sette anni, che le hanno appoggiate.

La verità, quindi, è che adesso noi faremo politiche anticicliche. Che significa “anticicliche”? Significa che spegneremo l'incendio con l'acqua. Faremo finalmente più Stato, più assunzioni, più investimenti pubblici in scuola, infrastrutture, sanità. Questo porterà sicuramente più lavoro, più diritti, più crescita, meno tasse per il mondo produttivo e più tasse per il mondo finanziario.

La critica che ci muovono su questa manovra fondamentalmente è che noi non facciamo investimenti. Questa è, però, in realtà una critica strumentale: il primo vero e proprio investimento noi lo facciamo nel capitale umano, e basta vedere la sfilza di assunzioni che prevediamo nella manovra, con 3.000 unità di personale al Ministero della giustizia, 2.000 insegnanti per il tempo pieno, mille unità all'Ispettorato nazionale del lavoro, 4.000 assunzioni ai centri per l'impiego, 1.000 nel Ministero per i beni e le attività culturali, 3.000 al Ministero dell'interno, 3.000 al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, 1.000 ricercatori per le università, 1.500 vigili del fuoco, 6.000 assunzioni nella Polizia, 1.000 nella Polizia penitenziaria, internalizziamo migliaia di precari del personale ATA che lavorano in condizioni disumane, con salari risibili e cacciamo via le cooperative dagli appalti per le pulizie nelle scuole.

Questo giusto per concludere che è per noi un orgoglio portare avanti la misura più importante di investimento nel capitale umano, che è il reddito di cittadinanza: che si potrebbe anche chiamare investimento di cittadinanza, perché porterà intere sacche fuori dalla povertà. Ci potrà essere veramente quell'impulso all'economia reale di cui hanno bisogno anche tutte le nostre piccole e medie imprese, e il nostro mondo produttivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maurizio Carrara. Ne ha facoltà.

MAURIZIO CARRARA (FI). Presidente, colleghi, signori del Governo, la manovra economica che questo Governo si appresta a varare non è soltanto fuori dai vincoli europei, è soprattutto fuori dal tempo e fuori dal contesto economico che viviamo.

È una manovra che si basa esclusivamente su ricette stataliste ed assistenziali ormai sconfitte dalla storia, prima ancora che dal buonsenso.

Non c'è una visione politico-economica del Paese e una progettualità di lungo termine: ci sono soltanto misure propagandistiche, per lo più arrangiate ed inefficaci.

La scelta del Governo di demandare le materie economiche nelle mani del MoVimento 5 Stelle certo non ci faceva ben sperare, ma siete riusciti a fare peggio di quello che ci saremmo aspettati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

La manovra si pone in perfetta e pericolosa continuità con il decreto-legge “dignità”, con il quale già vi siete scagliati contro il lavoro e le imprese, penalizzando il lavoro a tempo determinato senza però incentivare quello a tempo indeterminato, producendo così l'unico risultato possibile, l'aumento della disoccupazione, effetto che la Ragioneria dello Stato aveva ampiamente previsto e che oggi i dati Istat ci certificano.

Allo stesso tempo avete adottato un regime sanzionatorio verso le aziende che delocalizzano ma non avete fatto niente per vincere una delle partite più importanti che aveva di fronte questo Governo, quella di ridurre il gap competitivo che il nostro Paese e le nostre aziende devono scontare ogni giorno in termini di maggiore pressione fiscale, maggior costo del lavoro, maggiori costi energetici rispetto a tutti gli altri Paesi di area euro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non avete capito che la principale spinta alla crescita e il principale deterrente alla delocalizzazione sarebbe stato rendere il sistema italiano competitivo per le imprese, altro che sanzioni. Ma siete fatti così, non ce la fate, non ce la fate a cambiare paradigma, siete dominati dal pregiudizio. Oggi con la stessa ratio usata per il “decreto Di Maio” sottoponete all'Aula una serie di provvedimenti racchiusi all'interno la manovra finanziaria che niente hanno a che fare con la crescita e lo sviluppo di questo Paese. Vengo da una famiglia di imprenditori, ho verificato sul campo, nel corso di tutta la mia vita, una regola tanto semplice quanto a voi sconosciuta: il lavoro non si crea per decreto così come il benessere non si diffonde per legge. Il lavoro, signori del Governo, si crea con le imprese, solo le imprese sono capaci di generare ricchezza e di distribuirla. Ebbene, a voi è completamente sconosciuto questo approccio, anzi lo combattete ogni giorno ostinatamente. Voi siete il Governo delle sanzioni e del sospetto, mentre il Paese avrebbe bisogno di incentivi e di fiducia. Devo riconoscere - mi rivolgo al MoVimento 5 Stelle - che state realizzando il vostro obiettivo di Paese, la decrescita, dogma che avete sempre rivendicato di perseguire, però vi avverto, sarà tutt'altro che felice, e questa volta gli italiani vi presenteranno il conto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 11,50)

MAURIZIO CARRARA (FI). Per voi il progresso, lo sviluppo, addirittura la scienza sono nemici da sconfiggere, da abbattere nella pubblica piazza, non mettete mano a provvedimenti utili al mondo del lavoro e combattete con assurda ostinazione le grandi opere. Per voi la dignità è aspettare che lo Stato ti porti a casa il pranzo e che ti dica anche cosa devi mangiare. Per noi la dignità è il lavoro. Vogliamo una società fondata sul merito che renda il cittadino libero di esprimere le proprie capacità e il proprio impegno. Crediamo che ogni donna, ogni uomo abbia il diritto di aspirare a una vita migliore e vogliamo un Paese che permetta loro di poter accedere all'ascensore sociale in base al loro valore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Noi ci saremmo occupati della povertà elargendo un sussidio spendibile soprattutto verso l'impresa, in modo che lo Stato partecipasse in quota, insieme all'azienda, allo stipendio dell'assunto, favorendo in tal modo sia il lavoratore sia il datore di lavoro che assume. Avremmo concentrato risorse sulle grandi opere, aprendo cantieri e non chiudendoli. I soldi a deficit li avremmo spesi per investimenti come il taglio del cuneo fiscale, le infrastrutture e uno shock fiscale, un insieme di misure che avrebbero, queste sì, fatto ripartire il nostro Paese. Voi volete a tutti i costi un Paese depresso, in balìa di elargizioni di Stato ed esposto senza difese ai tifoni che oscurano il cielo economico. Ci volete isolati da tutti i nostri partner europei e screditati nei consessi internazionali, mettendo così a rischio il risparmio degli italiani. Siamo il Paese delle eccellenze in campo tecnologico, scientifico e imprenditoriale, un patrimonio che va assecondato e tutelato. Voi siete quelli dell'agente sotto copertura nella pubblica amministrazione, dei processi eterni con l'eliminazione della prescrizione, chiamate “prenditori” gli imprenditori, ma con queste premesse chi credete che possa investire in Italia? Ve lo dico io: nessuno. Oggi il mondo è globale, e mentre voi continuate a ripetere che non vi sposterete di un millimetro le produzioni possono spostarsi facilmente altrove e fare a meno di voi. In questo Parlamento avete i numeri per approvare quello che volete, ma fuori da quest'Aula la parte migliore del Paese non è più con voi. Il mondo delle imprese, chi lavora e produce non vi segue più, c'è un'altra Italia che non vuole arrendersi al declino (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). C'è un'altra Italia che non vuole tornare indietro, che guarda avanti e ha scelto il futuro come compagno di viaggio. Purtroppo per tutti noi i dati macroeconomici dei prossimi trimestri renderanno evidente l'effetto negativo delle vostre scelte.

Ci volete più deboli di quelli che siamo perché lo sport che preferite è quello del vittimismo a tutti i costi, della lamentela eletta a regola di vita. Amate crogiolarvi nell'idea malsana del complotto perché essa è consolatoria e scarica da ogni responsabilità. Insomma, voi lavorate per farci perdere sempre e comunque, per questo noi ci opporremo in ogni modo e in ogni luogo. Lo faremo da patrioti e da imprenditori, certi del fatto che se arrivasse mai il vostro curriculum a un serio ufficio per le risorse umane verrebbe scartato senza indugio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti della scuola secondaria superiore “A. Giordano” di Venafro, in provincia di Isernia, e anche dei cittadini che ci vengono a trovare dalla Barbagia (Applausi). È iscritta a parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Presidente, ci aspettavamo, nell'esame della manovra in Commissione bilancio di occuparci questa volta, stando almeno dalle notizie che avevamo ricevuto dai giornali e dalle Tv, una manovra che guardava agli investimenti, che avrebbe guardato alla crescita, che avrebbe creato posti di lavoro, e ci aspettavamo appunto di occuparci di quell'articolo 21 che è sostanzialmente il cuore della manovra. È quell'articolo che avrebbe dovuto contenere la riforma della “Fornero”, quantomeno la previsione del “quota 100”. È l'articolo che avrebbe dovuto contenere la previsione del reddito di cittadinanza. È l'articolo che sarebbe dovuto intervenire su quelle che sono, a vostro parere, tutte le criticità create dal Jobs Act. Ebbene, chi guarda all'articolo 21 scopre che non c'è nulla di tutto questo, che agli annunci non sono seguiti i fatti. Nulla sulla riforma delle pensioni, nulla sulla creazione di posti di lavoro, nulla sul taglio del costo del lavoro! Allora ci abbiamo pensato noi, e abbiamo presentato una serie di emendamenti importanti che avremmo gradito fossero stati presi almeno in considerazione da questa maggioranza, anche perché se si vuole creare lavoro in questo Paese bisogna intervenire, così come abbiamo fatto negli anni passati, su quelli che sono i nodi cruciali del mercato del lavoro. Sulle pensioni vi abbiamo invitato a prorogare l'Ape sociale, perché l'Ape sociale è in questo momento l'unico strumento che riesce a dare risposte ai lavoratori in difficoltà, disoccupati di lungo corso, lavoratori precoci, donne. Vi abbiamo invitato a farlo prorogando la cosiddetta “opzione donna”. Vi abbiamo detto che sono due strumenti che, al di là della bandiera politica, del partito e della maggioranza che li ha creati, stanno funzionando. E visto che non c'è nessuna notizia all'orizzonte rispetto “quota 100” e al reddito di cittadinanza, almeno portate avanti queste proposte, almeno continuate a dare aiuto alle persone che in questo momento vi chiedono aiuto. Nulla! Bocciata sia la proroga dell'Ape sociale, da stabilizzare, sia “opzione donna”. Vi abbiamo detto di fare almeno un piccolo intervento, che non richiedeva tante risorse ma che dà una risposta certa, cioè quella di ampliare e di aumentare la platea dei pensionati a cui dare la quattordicesima mensilità, che già percepiscono grazie ai Governi di centrosinistra, ma neanche quello è stato un appello che è stato da voi raccolto. Allora vi abbiamo detto: se proprio non volete occuparvi di pensioni, almeno ragionate su “quota 100” in modo serio, anche perché si tratta di un intervento che porterà comunque al taglio delle pensioni per chi accederà a quello strumento. Diciamoci subito la verità, per come probabilmente lo immaginate, questo taglio potrà riguardare soltanto pensionati uomini del Nord con pensioni medio-alte, quindi escluderà le donne e il Sud, che, credo, per il MoVimento 5 Stelle quantomeno debba essere un problema. Quindi, nulla sulle pensioni, nulla sul reddito di cittadinanza, che avete annunciato mille e una volta. Noi abbiamo fatto i conti, e abbiamo immaginato che per dare quei 780 euro ai 5 milioni di poveri che ci sono in questo Paese sia necessario quantomeno, anche a non volerli dare a tutti nella misura di 780 euro, ma come cumulo di altri emolumenti che già percepiscono, servono almeno 30 miliardi di euro, mentre voi non siete arrivati neanche a 8.

Forse sono 7, forse sono 6, anzi non sappiamo neppure quanti saranno, perché i conti che state facendo adesso per modificare questa manovra inesistente sono conti che state facendo non soltanto sulla pelle della gente ma adesso vi state inventando anche che il reddito di cittadinanza e la “quota 100” non potranno entrare immediatamente in vigore ma tra qualche mese così si risparmierà qualcosa per dire di “sì” all'Europa.

E oggi apprendiamo, proprio in questo momento, da un'agenzia - perché ormai i rapporti con il Parlamento si tengono attraverso agenzie -, che il Ministro Salvini ha annunciato che ci sarà un ritorno, tecnico, per una revisione parziale di questa manovra di bilancio in Commissione di bilancio alle 14. Non so se vi aveva telefonato per dirvelo, però ha annunciato in agenzia che faremo una revisione parziale della manovra inesistente, oggi, in Commissione bilancio, alle 14. Allora, vi dico: chissà, magari metteteci dentro qualcosa sul lavoro, visto che ve ne siete completamente dimenticati, fatelo alle 14, a noi va bene lo stesso, eh. Noi siamo qui per gli italiani, non siamo qui certo soltanto per voi o per quelli che pensano di avere una soluzione diretta soltanto seguendo i sondaggi ogni mattina.

Vi abbiamo chiesto di poter dare risposte puntuali ad esigenze puntuali. I precedenti Governi, di fronte ad alcune distorsioni, lo abbiamo detto noi per primi, della legge Fornero, hanno fatto ben otto salvaguardie, cioè sono riusciti a dare risposte a migliaia di persone che erano rimaste senza reddito. Vi abbiamo chiesto: ce ne sono ancora 6 mila, sono gli ultimi esodati, fate la nona salvaguardia. No! Avete risposto “no” anche a questi esodati! E sono 6 mila e magari verranno qua sotto a ricordarvi che avevate promesso loro che al primo Consiglio dei ministri la riforma delle pensioni e della riforma Fornero avrebbe dato risposte anche a loro, eppure questa risposta non è arrivata, neppure nella manovra di bilancio.

Vi avevamo detto: cerchiamo insieme di fare degli interventi di welfare che riguardino i giovani professionisti, i giovani lavoratori, il completamento dei loro percorsi pensionistici, e ci avete detto, anche qui, di “no”. Quindi, i giovani messi da parte anche loro.

Ma c'è anche un tema, che sta particolarmente a cuore al Partito Democratico sul quale ci avete detto di “no”, ed è la questione legata all'amianto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che è un problema in questo Paese per tanti e tanti cittadini e tante e tante famiglie. Sull'amianto, questo Paese finalmente si è impegnato a una riforma organica fin dalla scorsa legislatura e vi abbiamo chiesto: completiamo. Ci sono due aspetti che si possono ancora risolvere insieme: il Fondo amianto per le vittime non professionali e per i familiari di vittime non professionali, che oggi da un una tantum di 5.600 euro e che il Fondo amianto stesso, che ha risorse sufficienti, ci ha detto portiamolo a 12 mila; e l'altro era la riapertura dei benefici contributivi previdenziali per le persone esposte all'amianto. Avete detto di “no” a queste persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), dopo che avete detto alle associazioni di queste persone che vi sareste dati da fare e che la risposta sarebbe arrivata in manovra di bilancio!

Ho solo una parola rispetto a questa manovra di bilancio: vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, abbiamo la grande opportunità, attraverso questo Governo e questa maggioranza, di ridare speranza a tutti gli italiani, di invertire la rotta, dopo anni di manovre recessive nelle quali si chiedevano sacrifici ai cittadini, già vessati oltremodo, anni in cui si è allargato il divario tra politica e popolo. Mentre la gente, disperata, chiedeva sostegno e aiuto alle istituzioni, i politici di turno, sordi alle richieste di aiuto, erano presi dal dispensare mancette e favori agli amici, ad elargire miliardi alle banche, a sprecare soldi pubblici, a recitare all'interno di quest'Aula, anziché risolvere i problemi.

Adesso, però, ci siamo noi ed oggi ci troviamo a discutere la manovra del popolo, così tanto contestata da Forza Italia e PD, complici, ricordiamolo, del Governo Monti, i cosiddetti bulletti o tifosi dello spread, quelli che in questi anni hanno calpestato senza remore il principio di sovranità popolare, che non hanno agito nell'interesse dei cittadini italiani.

Noi, però, tiriamo dritto. Dopo manovre lacrime e sangue, questa è una manovra espansiva e che pensa alle persone. Noi vogliamo migliorare la vita a tutti i cittadini italiani. Con questa manovra restituiamo al Paese quella dignità che mancava da troppo tempo e che il popolo italiano merita di ritrovare. Per questo una delle misure principali di questa manovra è il reddito di cittadinanza. Creiamo un Fondo da 9 miliardi complessivi, una misura necessaria in un Paese che vede 5 milioni di nostri concittadini vivere al di sotto della soglia di povertà e molto spesso in condizioni al limite. Pensiamo, in particolare, ai giovani, a coloro che dovrebbero rappresentare la linfa vitale e propulsiva del nostro Paese e che gradualmente, invece, hanno perso la voglia di cercare lavoro, sfiduciati dalla meritocrazia calpestata dai favoritismi di turno.

Non può, la logica clientelare, privare i giovani del diritto a sognare in grande. Noi non lo permetteremo. Attraverso la rifondazione dei centri per l'impiego e l'assunzione di personale fino a 4 mila unità, permetteremo a chi si rivolge ad un centro per l'impiego di usufruire di un servizio concreto e modellato sulle proprie capacità, esperienze e aspirazioni.

Con la pensione di cittadinanza, poi, daremo ai nostri nonni la possibilità di arrivare a fine mese e vivere dignitosamente. Il reddito di cittadinanza non è solamente una misura di civiltà, è anche e soprattutto una misura di politica economica, che stimolerà l'economia e produrrà fino a un più 0,3 per cento di crescita del PIL.

Sempre in materia di dignità, pensiamo al superamento della Fornero con “Quota 100”, stanziamo 6,7 miliardi nel 2019 e 7 dal 2020. Grazie a questa misura, i nonni faranno i nonni e i nostri giovani troveranno nuovi posti di lavoro. Per le donne, poi, abbiamo prorogato l'“Opzione donna”.

Grazie all'approvazione di un emendamento in Commissione bilancio, assumeremo oltre 12 mila precari del personale ATA, che negli ultimi vent'anni hanno prestato servizio presso ditte e cooperative, accettando loro malgrado salari a dir poco risibili. Appena approvato questo emendamento ho ricevuto tantissimi messaggi, persino un audio di un uomo che piangeva per la felicità (Commenti). Quelle lacrime, sincere, quel grazie, quel sospiro di sollievo sussurrato al telefono: per questo noi lavoriamo ed è per questo che io sono fiero ed orgoglioso di sostenere il Governo del cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Concludo, Presidente. Per la prima volta nella storia della politica italiana, stiamo scrivendo una manovra diversa dalle precedenti, lontana dall'infiltrazione di lobby e portatori di interessi personalistici, una svolta, un passo in avanti rivoluzionario, che non piace alla casta e a chi era abituato a ricevere le mancette sfruttando le leggi di stabilità. Noi andiamo avanti, senza timore, i cittadini italiani credono in noi e, grazie anche a loro, cambieremo finalmente questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cattaneo. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Grazie, Presidente. Mi sembra doveroso - nel tempo, se pur compresso, che ci è consentito - intervenire, perché questo è il momento in cui bisogna metterci la faccia e dire da che parte si sta: se si sostiene una manovra scellerata, come questa o se, invece, si sta dall'altra parte, dando voce all'altra Italia, che ha una visione diversa di Paese. Quindi, lo dico subito, anticipando la conclusione dell'intervento: questa è una manovra profondamente sbagliata, che fa e farà danni al nostro Paese. Fermatevi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

E siccome voi avete la presunzione, troppo spesso, di insegnarci, di raccontarci che voi state in mezzo alla gente e noi, invece, facciamo parte dell'élite, beh io questa la rimando al mittente: noi tra la gente ci siamo stati, ci siamo e ci saremo. Siamo stati in mezzo ai 70 mila di Torino: un popolo che, con spontaneità, ha detto “no” a una visione medievale del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Siamo stati in mezzo agli artigiani, alle imprese, abbiamo parlato con le partite IVA, esasperate, e tutti ci dicono una cosa: che questa manovra farà danni, a loro e all'intero Paese.

Ma permettetemi anche - prima di citare chi ha già voce attraverso le associazioni di categoria e corpi intermedi - di citare una categoria che di voce ne ha troppa poca, spesso, perché non viene ascoltata, una categoria che anche nel dibattito ho sentito evocare in maniera marginale: le migliaia e centinaia di migliaia di giovani di questo Paese, che se ne stanno andando dall'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) perché non vedono più, nell'Italia, il Paese in cui costruire il proprio futuro. Non hanno iniziato ad andare via da oggi, sono anni che, purtroppo, centinaia di migliaia di ragazzi se ne sono andati, evidentemente delusi da un Paese che dice loro che non ci sono possibilità per far crescere le loro idee, le loro passioni e il loro talento.

Allora, io mi chiedo: in questa manovra troviamo degli elementi che aiuteranno a rimanere? Cosa ci chiedono questi giovani? Questi giovani ci chiedono uno stipendio per stare seduti sul divano, come ho sentito evocare prima? Questi giovani ci chiedono, magari, di mandare un po' prima i genitori in pensione, così poi possono vivere alle spalle dei propri genitori ancora per un po'? Questi giovani cosa ci chiedono? Ci chiedono di poter avere un Paese che dia spazio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) al proprio talento, alle proprie idee, un Paese dove meritano di vivere.

E questo Paese è il contrario di quello che voi state proponendo alle future generazioni: meritocrazia, una parola a voi sconosciuta; voi state costruendo un Paese basato sull'ignoranza, l'invidia sociale e non sarà certo questo il Paese in cui i nostri giovani decideranno di rimanere; purtroppo, li farete scappare ancora di più e sarà il pezzo migliore dell'Italia ad andarsene.

La parte peggiore del provvedimento è proprio il reddito di cittadinanza e io sono orgoglioso di dire il contrario rispetto all'intervento che ho sentito prima: il reddito di cittadinanza è una manovra assistenzialistica. Cari 5 Stelle è stato, chiamiamolo con nome e cognome, un voto di scambio: voi mi votate e noi vi diamo uno stipendio per stare a casa a far niente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Questo è stato e ora dovete dare pochi, maledetti soldi, subito, a chi vi ha votato. Dà un'idea sbagliata di Paese che mortifica il Nord che produce e mortifica, però, anche di più quel Sud che avrebbe voglia di un riscatto vero e consegna l'idea di un Meridione che non vedevamo dal regime borbonico, dal Regno delle due Sicilie; questo state facendo, penalizzando il Nord e mortificando il Sud.

Allora, noi vi diciamo di fermarvi, perché, davvero, non troviamo le ricette che tutto il mondo vi chiede: meno tasse, meno burocrazia, più infrastrutture, più investimenti e più lavoro. Però, cosa potevamo aspettarci? In fondo in campagna elettorale, soprattutto i 5 Stelle, cosa ci hanno detto? Ci hanno detto che gli imprenditori, l'abbiamo sentito anche prima, sono le lobby, sono coloro che vogliono prendere dal Paese senza dare e, allora, è ovvio che noi, oggi, ci troviamo, qui, una legge di bilancio con sei miliardi di euro in più di tasse. Noi la pensiamo all'opposto, di tasse ce n'è bisogno di molte di meno e noi ci batteremo per questo.

E, poi, le partite IVA; avete fatto passare, in campagna elettorale, l'idea che partita IVA uguale evasore e, quindi, ecco la fattura elettronica e, poi, e questo non ve lo permetteremo mai, avete creato un clima infame nel Paese, un clima infame, in cui tutti, per voi, sono corrotti e corruttori, vedete dappertutto il malaffare e, quindi, avremo più burocrazia, avremo ancora più asfissia per quelle persone che vogliono solo essere lasciate in pace e vorrebbero solo lavorare.

E poi le infrastrutture; ve lo stiamo chiedendo a gran voce e voi ci raccontate che dovete fare le analisi costi-benefici. Guardate, ve lo diciamo noi com'è l'analisi costo-beneficio: il costo maggiore è quello della vostra ignoranza e il beneficio maggiore sarebbe quello di vedere un Ministro come Toninelli andarsene a casa domani. Questo sarebbe il costo-beneficio migliore che possiamo consegnare al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Allora, Presidente, e concludo, noi siamo orgogliosamente da un'altra parte, noi diamo voce e vogliamo dare voce al Paese, a un'altra idea di Paese. A me parole come “statalismo”, “centralismo” fanno paura, le ho sempre avversate e continuerò ad avversarle. Diceva Margaret Thatcher: più grande è la fetta presa dallo Stato e più piccola sarà la torta a disposizione di tutti. Oggi, sembra quasi impopolare portare avanti questi valori. Noi, invece, ancora una volta, ci mettiamo la faccia e portiamo avanti le nostre idee. Per questo rimaniamo custodi dei valori veri del centrodestra e ricordatevi che non si costruiscono alleanze su basi che non siano solide e la vostra finanziaria, come la vostra alleanza, è costruita sulla sabbia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti, e i loro insegnanti, del liceo Padre Alberto Guglielmotti di Civitavecchia che assistono ai nostri lavori dalle tribune e che ringraziamo (Applausi).

È iscritto a parlare l'onorevole Navarra. Ne ha facoltà.

PIETRO NAVARRA (PD). Grazie, Presidente. Dal periodo aprile-giugno del 2014 l'Italia non conosceva il segno meno davanti all'andamento trimestrale del PIL; poi 14 mesi di fila, trimestri di fila positivi, fino ad arrivare all'ultimo segnale, dato dall'ISTAT, nel terzo periodo di quest'anno, un rallentamento dello 0,1 per cento. Siamo quasi in recessione.

In questo clima di forte incertezza e di crescita negativa il Parlamento è chiamato a varare la legge di bilancio, una legge di bilancio che è lo specchio di un Governo vittima della sua superficialità mista a incompetenza nella scelta delle misura di politica economica da adottare, così come della sua presunzione e del suo dilettantismo nei rapporti con la Commissione europea.

È un Governo totalmente isolato in Europa, prigioniero delle promesse fatte in campagna elettorale, un Governo nel pallone, ostaggio di se stesso e della propria arroganza, messo con le spalle al muro dalla minaccia legata alla procedura di infrazione per debito eccessivo e incapace di reagire unitariamente nell'interesse dell'Italia.

Il Governo propone una legge di bilancio ampiamente finanziata in disavanzo per complessivi 37 miliardi di euro, gran parte dei quali a copertura delle due misure cardine scelte per favorire crescita e occupazione: reddito di cittadinanza e quota 100. Proverò a spiegare perché nessuna delle due raggiungerà gli obiettivi che si prefigge e, invece, produrrà effetti deleteri per la nostra economia.

Sebbene al momento esiste solo un fondo e nulla ci è dato sapere sul meccanismo di funzionamento del reddito di cittadinanza, sappiamo però che esso consiste in un sussidio integrale che servirebbe a combattere la povertà e a favorire l'occupazione, specialmente nel Mezzogiorno.

Tuttavia, come è stato autorevolmente affermato dal premio Nobel Muhammad Yunus, persona che di povertà certamente se ne intende, il reddito di cittadinanza rende più poveri, non è utile a chi è povero e a nessun altro, è una tipica idea di assistenzialismo occidentale e nega la dignità umana.

I salari sganciati dal lavoro, dice Yunus, rendono l'uomo un essere improduttivo, ne cancellano la vitalità e il potere creativo.

Seppure il reddito di cittadinanza vuole rispondere a una giusta domanda di sicurezza da parte dei più deboli, lo fa nel modo sbagliato, per due principali motivi. Primo: se il fine è quello di lottare contro la povertà, esiste già una misura strutturale che ha questo obiettivo, il reddito di inclusione, una misura che sta funzionando bene e andrebbe potenziata. Lo abbiamo suggerito al Governo in questi giorni in Commissione bilancio, ma è stato come parlare a un muro di gomma; nessuna reazione, se non la fede incondizionata in un totem di cui però, ancora, non si sa nulla, se non indiscrezioni su una fantomatica card, forse, già in stampa, o un assurdo e liberticida meccanismo di controllo dei consumi.

Secondo: se l'obiettivo è creare più occupazione, non si può prescindere dal fatto che il lavoro lo creano le imprese. Senza imprese nessun reddito di cittadinanza può creare lavoro, e la vostra manovra fa poco o nulla per sostenere le imprese, basti solo pensare che l'appesantimento fiscale a loro carico è aumentato di oltre 6 miliardi di euro.

Abbiamo provato a suggerire un'azione strutturale di sostegno al mondo produttivo, attraverso il taglio, in un solo anno, di quattro punti percentuali del cuneo fiscale; questo shock fiscale a vantaggio del mondo produttivo avrebbe certamente stimolato la crescita, specialmente nel Mezzogiorno, dove le imprese hanno maggiore bisogno di sostegno e, invece, ci siamo scontrati con un Governo sordo che, purtroppo, considera il Meridione come una casa di riposo per anziani o un territorio di fannulloni da mantenere.

E che dire di quota 100? Dovrebbe riportare giustizia nel sistema previdenziale italiano e garantire un ricambio generazionale nel mercato del lavoro; purtroppo, a parte avvantaggiare gli operai maschi del Nord del Paese che hanno iniziato a lavorare da giovani con contratti di lavoro formalizzati, non raggiunge nessuno di questi due obiettivi. Crea ingiustizia intergenerazionale, minando alla base la sostenibilità del nostro sistema pensionistico ed è, nella migliore delle ipotesi, neutrale in termini di effetti occupazionali.

Nel suo delirio di onnipotenza il Ministro Salvini affermava: se l'anno prossimo diamo il diritto alla pensione a tre o quattrocentomila italiani, finalmente ci saranno tre o quattrocento mila giovani che, invece di scappare altrove, potranno costruirselo in Italia il loro futuro. Niente di più falso e niente di più coerente con la superficialità e il pressappochismo del leader leghista. Non soltanto questi afferma l'esistenza di una relazione negativa tra i posti di lavoro degli anziani e i posti lavoro dei giovani, ma sostiene anche che il rapporto tra i due sia di uno a uno. Vorrei suggerire al Vicepremier di approfondire il tema e scoprirà una serie di cose interessanti: primo, le forze lavoro di diverse età non sono omogenee per capacità e vocazioni e, quindi, le diverse generazioni sono complementari più che sostituibili all'interno degli organici; secondo, un pensionamento degli anziani usato per far posto ai giovani creerebbe maggiore spesa previdenziale, che assorbirebbe maggiori risorse fiscali e contributive, con potenziali effetti distorsivi sia sul lato dell'offerta che su quello della domanda di lavoro; terzo, numerosi studi hanno dimostrato l'esistenza di una correlazione positiva tra i livelli di occupazione dei lavoratori più giovani e più anziani in vari Paesi e nel corso degli ultimi decenni; quarto e ultimo, un aumento occupazionale dei lavoratori più anziani non solo stimola l'occupazione giovanile, ma anche i relativi salari medi.

Per quanto attiene alla giustizia intergenerazionale, non soltanto quota 100 non si pone minimamente il problema di come creare le condizioni per garantire una pensione decorosa anche ai giovani di oggi, ma sottovaluta il rischio di un incremento esponenziale nel debito pensionistico che graverà sulle generazioni future. Inoltre, è incomprensibile e mistificante la previsione secondo cui il fondo per finanziare quota 100 non aumenti nel corso dei due anni successivi all'introduzione della riforma.

Signor Presidente, nel mio intervento ho voluto soffermarmi sulle due misure cardine della manovra di bilancio proposta dal Governo, provando a spiegare che gli strumenti proposti per dare risposte alle esigenze del Paese non sono solo sbagliati ma sono dannosi e ingiusti, perché producono l'esatto contrario di ciò di cui l'Italia ha bisogno. Queste due misure, inoltre, ripropongono al meglio la filosofia di fondo che tiene insieme la maggioranza e ispira le scelte del Governo di un Paese che sembra non avere più un futuro, un Paese senza prospettive, impaurito e chiuso in se stesso e incapace di puntare sulle proprie risorse, a partire dalle singole persone.

E, allora, è facile comprendere perché si preferisce scommettere sul sostegno alla disoccupazione piuttosto che all'occupazione, perché si sceglie di spendere risorse per generare nuovi pensionati piuttosto che investire sui giovani puntando sulla scuola e sull'università, perché si sceglie di usare la leva del debito per promuovere mero assistenzialismo piuttosto che per creare condizioni utili al lavoro e impulso al mondo produttivo. Reddito di cittadinanza e “quota 100” sono anche esempi di una filosofia che tende a usare in economia la stessa identica logica perversa già usata con i vaccini: essere disposti a mettere a rischio il futuro dei nostri figli pur di non mettere a rischio il proprio consenso elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. La sistematica distruzione della Costituzione della Repubblica italiana si arricchisce oggi di un altro “meraviglioso” - ovviamente detto non con ironia e con sarcasmo ma con dolore - capitolo, una sorta non di amnesia costituzionale, Presidente, ma di lobotomia costituzionale. Qualcuno vuole impedire al Parlamento di ragionare secondo Costituzione e noi contro questo ci batteremo sempre. Noi ci batteremo come ci siamo battuti contro l'abrogazione del principio di personalità della responsabilità penale, la ragionevole durata del processo, la funzione rieducativa della pena e la presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva.

Oggi che cosa si attacca? L'articolo 1 della Costituzione, l'articolo 4 della Costituzione e l'articolo 3 dalla Costituzione, cioè i fondamentali della nostra democrazia. “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”; “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Ve la siete dimenticata questa norma con l'articolo 21? Ve la siete dimenticata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Voi state contravvenendo non ad una norma strutturale, come è stato detto autorevolmente, ma ad una norma di indirizzo dell'attività politica. Noi dobbiamo produrre lavoro e non dobbiamo ridurre la domanda di lavoro.

Quell'articolo 21, Presidente, costituisce l'eco ad una preoccupazione che Piero Calamandrei - non so se il nome è noto - il 4 marzo 1947 rappresentava con queste parole: “Coloro che vivono senza lavorare o vivono alle spalle degli altri saranno ammessi come soggetti politici”. Ma che ne sapeva Calamandrei di quello che poteva accadere dopo tanti anni? Come poteva immaginare che coloro che vivono alle spalle degli altri non solo sono ammessi come soggetti politici ma sono pagati dallo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Cioè, un'assurdità che va in rotta di collisione con i principi essenziali.

Ma, Presidente, il lavoro è inclusione, è accoglienza. L'articolo 1, si è detto, è proiettato nel futuro. Dirò con molta semplicità che, come Angelo Panebianco diceva nel 2011, la tutela del lavoro è libertà, è democrazia, è la misura della dignità della persona. Sapete chi introdusse il fondamento del lavoro accanto alla parola “democratica” nell'articolo 1? Vi leggo una formazione che sembra quasi calcistica: Basso, Dossetti, Lucifero, Togliatti, Amendola, Iotti, Moro, Iaconi, Grieco, La Pira, Calamandrei e Fanfani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Qualcuno dovrebbe ricordare questa squadra di straordinari giuristi e parlamentari che, indipendentemente dall'appartenenza, hanno scritto la storia di questo Parlamento.

Vi chiedo - ed evito una facile ironia - quale sia la formazione di Governo che noi contrapponiamo a questi giuristi e a questi parlamentari con questa statura? Chi sono i soggetti che, con pari sapienza, oggi pretendono di demolire i pilastri del nostro Paese dando un reddito anziché produrre occasioni di lavoro, come impone l'articolo 1, dando un reddito, dunque, a chi non lavora?

Io credo, Presidente, che questo sia l'attacco fondamentale, decisivo e addirittura - come posso dire - incredibile nei confronti dei nostri fondamentali, perché una manovra finanziaria cela delle insidie. Nelle regole degli emendamenti c'è il “criptoemendamento”, quello che nasconde una scelta che può avere una direzione imprevedibile per chi non sa leggere all'interno dei provvedimenti. O no? Qui non c'è questo problema. Qui è chiarissimo! Questo è un Governo che attacca i principi fondanti delle democrazie occidentali, che va a colpire nel cuore la struttura del Paese, dello Stato, della storia, della cultura. Qui è tutto chiaro. Voi lo volete per ragioni puramente di consenso elettorale, mediatiche, di vacuità, di incapacità di governare, perché governare significa anche perdere i consensi. La capacità del Parlamento è quella di andare in controtendenza, se questo serve a migliorare il Paese, invece che sull'onda di un consenso assoluto. Infatti, io ricordo che, in un paesino della mia Puglia, il 5 marzo, appena noto il risultato elettorale, c'era già la gente che andava a bussare agli uffici dei comuni per avere il reddito di cittadinanza, il giorno dopo le elezioni e questo vi fa capire qual è la vera finalità.

Allora, Presidente, mi consentirà che la preoccupazione principale non sia l'emendamento ma la chiara scelta di debilitazione della struttura dello Stato. Io penso che noi abbiamo diritto a quella che si chiama l'anima di un Paese. L'anima di un Paese è quella che si è fondata nella storia, che si è fondata nella elaborazione giuridica, nella elaborazione parlamentare e nella capacità di un Paese di rappresentare comunque una propria storia. Ecco, io penso che voi state cercando con un colpo di mano, perché questo è soltanto un colpo di mano, con una coesistenza… Stamattina in Giunta per le autorizzazioni a procedere si è consumata una frattura fra Lega e 5 Stelle incredibile: il MoVimento 5 Stelle ha votato a favore della utilizzabilità di alcune intercettazioni palesemente inutilizzabili. Ora questo cieco giustizialismo ossessivo, contrastato finalmente anche dalla Lega con un voto contrario, vi dà l'idea - vi dà l'idea! - di quello a cui andiamo incontro: una cecità istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Significa andare diritti contro le istituzioni, ma questo è un gioco che finirà…

PRESIDENTE. Grazie, collega Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). …perché i cittadini lo comprendono e lo capiscono e saranno allineati con chi vuole difendere il Paese.

Presidente, grazie. Noi voteremo convintamente contro tutto questo, ma per ragioni - in antitesi a quanto si diceva sul lavoro sull'articolo 1 – strutturali, di profondo convincimento e di mantenimento della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sisto.

PAOLO RUSSO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Russo, siamo nella discussione sulle linee generali e non ci sono gli interventi sull'ordine dei lavori. Intanto, si alzi e poi mi dica qual è il titolo per cui vuole parlare.

PAOLO RUSSO (FI). Non posso alzarmi se non mi dà la parola.

Detto questo, la inviterei a riflettere, con la sua sensibilità e anche con la sua saggezza, su una questione che…

PRESIDENTE. Onorevole Russo, non devo riflettere: io devo presiedere. Adesso se lei ha qualcosa di…

PAOLO RUSSO (FI). Ogni tanto nel presiedere si riflette anche.

PRESIDENTE. Non si preoccupi che non ho bisogno del suo consiglio, però.

PAOLO RUSSO (FI). Mi consenta, però. Non vedo al banco del Comitato dei nove il presidente della Commissione e mi pare che in ogni discussione che si rispetti di una norma il tavolo del Comitato dei nove è corredato anche dalla presenza del presidente di Commissione, che serve ad ogni fine e anche per evitare di strappare gli ultimi…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Russo. Però, come lei sa, perché è parlamentare di esperienza, questo non è dovuto. C'è un relatore e questo è sufficiente per il funzionamento della Camera. Poi, se lei fa riferimento a una questione di cortesia, questo non può essere un intervento sull'ordine dei lavori.

È iscritta a parlare l'onorevole Ascani. Ne ha facoltà. Presto… intendevo dire “prego”.

ANNA ASCANI (PD). Grazie, Presidente, anche per il “presto”. Farò il meglio possibile, insomma. Stiamo votando una manovra finta e questo ormai ce lo siamo detti e lo hanno detto tanti colleghi meglio di me. Qualcuno ha detto che è un libro dei sogni.

A me pare più un libro degli incubi, e lo dico da membro della VII Commissione, quella Commissione che avrebbe la fortuna di occuparsi di editoria, sport, cultura, scuola, università, ricerca. Per noi questa manovra è, in tutto, un incubo perché o ci sono tagli o non c'è nulla, che in questi settori è forse persino peggio dei tagli.

E, allora, andiamo per gradi, proviamo a capire quello che è successo in ognuno di questi temi. Cominciamo dalla scuola, cominciamo da qui perché la vostra campagna elettorale io me la ricordo, mi ricordo gli slogan, le promesse elettorali: investiremo miliardi sulla scuola. Dopo avere abolito la povertà, dopo avere abolito il precariato, oggi ci dite che istituite il tempo pieno con 2 mila assunzioni. Chiunque conosca il mondo della scuola sa che per istituire il tempo pieno ne servono 41 mila, servono nuove strutture, serve personale ATA (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, sa benissimo che anche su questo, come sulla povertà, come sul precariato, state mentendo al Paese; ma le bugie hanno le gambe corte, tanto corte, soprattutto quando si tratta di scuola. E allora andiamo a vedere cosa avete fatto: avete ridimensionato il ruolo dell'INVALSI, perché, si sa, siete allergici ad ogni tipo di valutazione. Avete tagliato 56 milioni all'alternanza scuola-lavoro, perché voi volete ragazzi che aspirino al reddito di cittadinanza, non a trovare un lavoro all'altezza delle loro aspirazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non ad avere una scuola che li prepari al futuro. Per questo tagliate sull'alternanza scuola-lavoro e quei milioni li cancellate, non li recuperate in orientamento, li fate sparire da questa legge di bilancio.

Avete cancellato la formazione degli insegnanti fatta di un tirocinio, di un periodo di prova. Avete fatto sì che gli insegnanti debbano solo sapere, non saper insegnare; oggi, quando il sapere è disponibile a tutti, gli insegnanti devono soprattutto saper insegnare, e lo avete fatto per recuperare 12 miseri milioni per altri tagli, per spostare i soldi altrove, e lo sapete benissimo. Questo avete fatto alla scuola italiana: tagli, tagli, tagli. E oggi rivendicate di aver messo 25 milioni per assumere 2 mila persone? Abbiamo votato a favore, ovvio; ogni genere di assunzione nella scuola italiana per noi è importante. Sapete quanto vale, nei 37 miliardi della manovra ,questo vostro investimento? Lo 0,06 per cento, questo vale la scuola per voi, lo 0,06 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Andate a raccontarlo a chi vi ha votato, andate a dirglielo, se avete il coraggio.

Passiamo alla seconda cosa, la cultura. Apro una parentesi: tra le altre promesse, c'era quella sull'edilizia scolastica, voce totalmente scomparsa, perché, evidentemente, una volta al Governo non c'è più bisogno di mettere a posto i nostri edifici, no? Oppure, semplicemente, ve ne siete dimenticati; presi i voti, dimenticate le promesse.

Cultura: attuate una misura incredibile. Non avete il coraggio di dire ai diciottenni che gli toglierete quella che avete chiamato mancetta elettorale, il bonus cultura, 18app, ma lo riscrivete da capo, togliendo 60 milioni, inventandovi una procedura che richiederà anni per essere messa in campo. Cioè, di fatto lo cancellate, ma con l'ipocrisia che vi contraddistingue, senza il coraggio di dirglielo, perché avete paura di perdere consenso. E poi, ieri, leggo che dite che questi milioni li avete, in realtà, redistribuiti. Falso, niente di più falso; ne recuperate a malapena una trentina in interventi piccoli e piccolissimi, mentre tutto il resto scompare. Quindi, di nuovo tagli, come ci sono tagli ai musei, tagli al cinema, tagli alle librerie, perché a voi la cultura non vi interessa; anzi, la cultura vi fa paura, avete paura della cultura, e si capisce perché leggendo la vostra legge di bilancio.

Andiamo avanti, università: ieri leggevo un tweet esultante dei miei colleghi dei 5 Stelle qui alla Camera. Dicevano: abbiamo messo 60 milioni sull'università e la ricerca. Sapete quanto valgono nei 37 miliardi? Lo 0,16 per cento della manovra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Voi in università e ricerca investite lo 0,16 per cento di quello che mettete in legge di bilancio! E avete anche il coraggio di esultare, avete il coraggio di esultare, di raccontare al mondo là fuori che state facendo tanto. Non state facendo nulla!

Avevate promesso di ampliare la no tax area per consentire a tutti di avere accesso all'università; mettete, invece, 10 milioni per le borse di studio e voi stessi ve ne vergognate, perché, in fondo, i miei colleghi che hanno lavorato con me in questi mesi si vergognano di quello che questo Governo ha fatto sull'università. Vi siete permessi di parlare di abolizione del numero chiuso a medicina e non mettete un euro sulle strutture universitarie, sapendo benissimo che abolire il numero chiuso significa quantomeno avere dei laboratori in grado di ospitare dieci volte tanto gli studenti. Ma non vi interessa, perché a voi basta promettere, a voi basta inseguire il consenso; non vi interessa cambiare davvero questo Paese, non vi interessa investire in quello che questo Paese lo fa crescere davvero. Abbiamo fatto tanti emendamenti anche in questo senso: naturalmente, li avete bocciati uno dopo l'altro.

E poi l'editoria: tagli anche qui, perché, se c'è un'altra cosa che vi fa paura, è la libertà di stampa, la libertà di chi sta lì fuori di raccontare quello che succede. Avete minacciato tagli e li avete fatti.

E poi lo sport: per la prima volta il Governo mette direttamente le mani sulla gestione dello sport, cancellate il CONI e vi inventate una società in cui le nomine le fa direttamente il MEF, in modo da poterla direttamente controllare.

Insomma, tutto è esclusivamente un taglio; per chi fa parte della mia Commissione, oggi c'è solo da vergognarvi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). L'Europa vi ha chiesto una cosa, una cosa, e questo dobbiamo condividerlo tutti: fare investimenti, non spesa. Se c'è un investimento di cui questo Paese ha bisogno è l'investimento in cultura, in istruzione, in formazione: è questa la grande recessione a cui state condannando il Paese! Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI). Signor Presidente, signori del Governo – per la verità, pochi del Governo –, colleghi deputati, è davvero imbarazzante, quasi surreale, intervenire in Aula oggi per esprimere una posizione politica su una bozza di legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e non sulla legge di bilancio. Pare uno scherzo, tutti sappiamo che questo documento di oggi non è quello definitivo, o forse lo è o forse no. Eppure, quella sera da quel balcone di Palazzo Chigi fu annunciata la svolta, il cambiamento. Vicepremier, Ministri, sottosegretari e parlamentari travestiti da cittadini con in mano le bandiere avevano organizzato una festa per non si è capito cosa ancora festeggiare. Se per l'esame di diritto, come dice il collega Sisto, avreste meritato il voto 12, per la vostra capacità indiscussa di raccontare le bugie, facendole passare per verità, non ci sono dubbi, vi tocca la laurea ad honorem (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Sì, signori del Governo, avete raccontato un sacco di bugie, avete raccontato agli italiani una manovra diversa da quella che vi apprestate, tra l'altro, a modificare in queste ore.

Avete rappresentato agli italiani la manovra della svolta, quando, invece, la svolta l'avete dovuta fare voi, la state facendo voi; la svolta intesa come retromarcia, tornando indietro, facendo ciò che per prima Forza Italia vi aveva suggerito di fare. Non basta lo slogan contro l'Europa; serve intervenire per la crescita di questo Paese, non per la campagna elettorale delle europee. Questo Parlamento non è il vostro comitato elettorale per le elezioni europee. Questo è il Parlamento, il Parlamento degli italiani, di tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Per dar di conto delle bugie che avete raccontato vi ho preparato una dimostrazione quasi scientifica di quello che sto dicendo. Mi sono preso i tre tomi della legge di bilancio, in PDF, e ho cercato per quante volte sia stata riprodotta la parola Sud e per quante volte sia stata riprodotta la parola Mezzogiorno. Bene, al tomo 1 zero volte, al tomo 2 una volta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) per prorogare gli incentivi all'occupazione degli under 35, una misura già presente grazie ai Governi precedenti.

Al tomo 3, due volte: per regolare la gestione delle spese per il Mezzogiorno secondo l'articolo 7-bis, cioè niente di rilevante; e per rettificare il programma “Resto al Sud”, misura, anche questa, già ampiamente prevista dai Governi precedenti.

Per il resto, Presidente, la ricerca ha dato una serie di altri risultati, ma ahinoi erano le parole “sud-divise”, “sud-dette”, eccetera eccetera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Per voi il Sud non esiste, altro che il Ministro per il Sud! Non c'è un piano infrastrutturale serio, e avete persino avuto la faccia tosta di bocciare un emendamento, presentato da Forza Italia, che estendeva il regime di favore previsto per Trieste al traffico dei rotabili da e per la Puglia e per i porti del Sud, la liberalizzazione dei permessi di transito per i rotabili stranieri e l'esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche per gli stessi, soprattutto per i provenienti dai Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, sponda diretta del nostro Mezzogiorno d'Italia.

In realtà, questa bocciatura, Presidente, non è casuale: fa parte di un disegno politico ben preciso. Se si tratta di fare investimenti per la crescita, fate l'occhiolino al Nord; c'è da dire, anche se poi le misure economiche previste in questa legge di bilancio ve le stanno contestando persino gli imprenditori, esausti, settentrionali. Quando invece, caro collega Cannizzaro, si tratta di misure assistenziali, allora fate l'occhiolino al Sud, pensando che i nostri ragazzi stiano aspettando di essere finanziati mensilmente per stare buttati sul divano con il vostro reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), diverso da quello, tra l'altro, che avevate venduto in campagna elettorale e che tanti voti vi ha procurato solo perché avete raccontato un sacco di bugie.

Per voi, il Sud non esiste, e ve l'ho dimostrato: ci avete bocciato tutto, e non avete previsto nulla di nuovo, non uno straccio di investimento. Anzi, sì: alcuni milioni di euro sull'Aeroporto di Reggio Calabria, per un emendamento del collega di Forza Italia Cannizzaro. Persino sulla scuola non siete stati in grado di intervenire, e in maniera seria. Con il collega Paolo Russo ci siamo sforzati di far comprendere la necessità di chiudere con i contenziosi aperti nel mondo della scuola. Vi avevamo proposto di tagliarli decisamente: per esempio, quello dei dirigenti scolastici per il ricorso del 2011. Bene, prima di questa legge di bilancio - ed ecco un'altra bugia - il Governo scrive alla Consulta: su impulso dell'amministrazione – cioè del Governo – tali proposte potrebbero trovare fondatamente sbocco in un intervento legislativo nella prossima legge di bilancio, e sarebbero rivolte a sanare le criticità che hanno… Bugie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Dove stanno questi interventi? Avete persino detto le bugie alla Corte costituzionale! Non vi è nulla di tutto quello che avete detto. La gente…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MAURO D'ATTIS (FI). Presidente, ho sette minuti. La gente del Sud è assoluta protagonista dell'ascesa del MoVimento dei Cinque Stelle. Bene, signori del Governo: come ha detto il costituzionalista Villone, avete dimenticato tutto questo, avete svenduto il Sud scambiando le vostre concessioni alla Lega di Salvini per un piatto di lenticchie, che altro non è che il vostro malfatto reddito di cittadinanza. Già, Presidente: un piatto di lenticchie, che, ahinoi, però questa volta, come capita nel periodo natalizio, non porteranno fortuna.

La pagherete, signori del Governo, signori della maggioranza; ma non sarete i soli, purtroppo, perché questa volta, per colpa vostra, la pagheranno anche gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Presidente, quando scrivevo questi appunti, anch'io indicavo, come alcuni colleghi, che questa è una manovra inesistente, perché sarebbe stata rivista ad ore, a giorni. Mi accorgo di essere stato ottimista…

PRESIDENTE. Colleghi di Forza Italia, colleghi di Forza Italia, per cortesia.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Giustamente si complimentano con l'intervento che mi ha preceduto, che, anche in quel caso, ha avuto parole chiare. Dicevo, sarà rivista a minuti. È una manovra, però, che rimarrà per quello che è: una manovra disastrosa, dove non c'è nessun sostegno alla crescita, allo sviluppo e all'occupazione. Una manovra scritta sulle promesse elettorali di questo Governo, che, fra l'altro, è sempre in campagna elettorale. Una manovra che va per larga parte a debito, che prende i soldi degli italiani e li trasforma in allegra spesa corrente, cosa che, fra l'altro, ci sta per portare, prima volta in assoluto in Europa, in una procedura di infrazione per debito eccessivo, che rischia di commissariarci per anni, imponendoci gravi sacrifici e nuove tasse. È la legge di bilancio del “vedo e non vedo”, del “vorrei, ma non posso”. È la legge di bilancio degli equivoci: si vede incertezza, la fatidica, storica, irrinunciabile soglia del 2,4 per cento di deficit è già stata abbandonata, non si sa per quali lidi, lo scopriremo solo vivendo. Si vede una crescita irrealistica per l'anno prossimo all'1,5 per cento, che nessuno conferma, mentre il Paese entra in recessione. Si vede, soprattutto, la desolante mancanza di politiche omogenee per la crescita, lo sviluppo e l'occupazione. Nulla per la formazione tecnica, cuore del problema italiano, e per gli ITS. Il recupero del credito di imposta per la Formazione 4.0, col prolungamento delle misure dei Governi precedenti, è stato un pannicello caldo, ma il depotenziamento di fatto di Industria 4.0 un dato vero; fatto, peraltro, in una maniera molto brutta, favorendo i piccoli, bastonando i grandi, con un sistema che questo Governo adotta molto spesso.

E poi c'è la chicca, la chicca vera, la chicca dell'ultimo minuto: una rottamazione beffa, basata su un'improbabile modello bonus-malus, nel quale si fissa un'asticella di 110 grammi di emissione di CO2 per chilometro, e i modelli sopra questa emissione avranno poderose tasse supplementari di acquisto, quelli al di sotto generosi incentivi. Il risultato è la tassa sulla Panda, se ci vogliamo capire, è la tassa sulla Panda. Voi favorite i ricchi e penalizzate i poveri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Inoltre, con questa materia voi mettete in discussione la filiera dell'automotive italiana, che si era detta disponibile a ragionare per una politica industriale diversa sull'automotive. Vi svelo un segreto: ci avevamo pensato anche noi alla rottamazione, per 1 miliardo in tre anni; ci siamo fermati perché non avevamo chiari quali erano le conseguenze, qual era il modello migliore.

Non c'è politica industriale in questo Governo: quando dovete fare delle scelte, come sull'Ilva o come sulla TAP, vi dividete. Sulle politiche attive, lasciamo perdere: abbiamo discusso in Commissione di riduzione del cuneo fiscale sul lavoro; abbiamo portato a casa il raddoppio della deducibilità IMU sui capannoni, che non è una cosa negativa, ma non è la stessa cosa della riduzione del cuneo fiscale che voi avete promesso.

E, allora, cosa si vede di non chiaro in questa manovra? Si vede quello che hanno già detto i colleghi. Cos'è il reddito di cittadinanza? Qui c'è un numero, ma che cos'è? È una misura assistenziale, come direbbe l'assorbimento del Rei, o è una politica attiva del lavoro, come direbbe il potenziamento dei centri per l'impiego? Dico sommessamente che sono due cose completamente diverse, con due platee di beneficiari completamente diverse, con due impatti sulla crescita completamente diversi.

Non dico nulla sulla quota 100, perché non ho capito se è una gioiosa lotteria per alcuni che entreranno in questa situazione, o sarà un grande dilemma per tanti, che non sapranno se continuare a lavorare o sospendere il lavoro con grandi penalizzazioni.

Sulla flat tax sospendo il giudizio, perché abbiamo visto un regalo a una categoria di professionisti che hanno il massimale portato a 65 mila euro.

Concludo, Presidente. Questo Governo parte spesso… Ci ha abituato, questo Governo del cambiamento, in questi sei mesi, a porsi obiettivi ambiziosi, spesso talmente ambiziosi che risultano inverosimili. Poi, questi obiettivi ambiziosi, un po' inverosimili, li ammanta di slogan: abolire la precarietà, obiettivo felicità, sconfiggere la povertà, che sono obiettivi epocali.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Concludo, Presidente. Purtroppo, l'esperienza ormai ci consente di dire che il risultato è opposto. Ieri Assolavoro e Federmeccanica hanno certificato quello che dicevamo da tempo: il decreto-legge “dignità” ha prodotto disoccupazione; lo avevamo detto, lo abbiamo visto, oggi è certificato.

Allora, fermatevi, lo dico, non mi ritraggo da questo. Fermatevi, ripensateci, così le cose non vanno. Guardate - e chiudo - noi non siamo quelli del “questo lo dice lei”, non è la nostra cultura, ma non vorremmo che ci faceste diventare quelli che dicono “noi ve l'avevamo detto”, perché come dice la saggezza del popolo, che tante volte richiamate, del senno di poi sono piene le fosse. Evitiamo questo danno al Paese, siamo ancora in tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zanettin . Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente, per la parola. Onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, il bilancio del primo semestre di attività di questo Governo è semplicemente orribile: dai massimi del mese di maggio scorso, la Borsa di Milano ha perso il 24 per cento, anche peggio è andata per quanto riguarda lo spread, perché siamo passati da 120 punti dei primi mesi del 2018 ad oltre 300, con punte di 335, nelle ultime settimane; l'Unione europea ha aperto una procedura di infrazione per debito eccessivo e Goldman Sachs parla di probabile recessione nei primi mesi del 2019. Una autentica Caporetto economica.

È noto che il MoVimento 5 Stelle ha sempre indicato fra gli obiettivi della sua azione politica la decrescita, magari felice, per cui non c'è da stupirsi se tutto ciò è accaduto. Stupisce, invece e sorprende, che a questo strabiliante risultato abbia dato il suo fattivo contributo anche la Lega, che, almeno a parole, è sempre stata vicina ai ceti produttivi e al lavoro autonomo.

Quello che mi fa più rabbia è che questa crisi, al contrario di quella del 2011, non dipende da fattori esogeni, ma è stata creata artificialmente da dichiarazioni irresponsabili di ministri, sottosegretari, presidenti di Commissione, in merito a “piani B”, sterilizzazione del debito pubblico detenuto dalla BCE, ipotesi di patrimoniali, guerra alle élite finanziarie ed altre strampalate amenità, che hanno spaventato gli investitori italiani e stranieri, che hanno venduto in massa azioni e titoli di Stato trasferendo all'estero i capitali. È di pochi giorni fa una notizia che è passata quasi sotto silenzio, ma che personalmente reputo inquietante. Mi rendo conto che è un dato molto tecnico, che magari, per quanto riguarda i suoi contenuti, può sfuggire a molti dei presenti in quest'Aula, però, colleghi e relatore, è un dato assolutamente drammatico: UniCredit, pochi giorni fa, ha annunciato un'emissione obbligazionaria, a cinque anni, per 3 miliardi di dollari, come aveva già fatto lo scorso mese di gennaio; il dato preoccupante è che a gennaio il gruppo pagò un tasso di interesse pari a 70 punti base sopra la media europea, mentre ora il premio è stato di 420 punti base. Insomma, la stessa banca, per emettere lo stesso tipo di titolo, ha dovuto, in pochi mesi, sestuplicare il tasso d'interesse, e non perché UniCredit sia peggiorata da gennaio, ma perché ora il mercato considera un rischio maggiore l'Italia. UniCredit è una delle banche più solide del Paese, non oso neppure pensare a quali tassi di mercato riescano oggi a finanziarsi istituti di credito meno robusti ed attrezzati. È l'ennesima prova che se il Governo non fa una totale retromarcia sulla sua politica economica, il Paese rischia davvero il tracollo. Occorre uno shock economico fatto di tagli di tasse e liberalizzazioni spinte in ogni settore, una manovra alla Trump, per intenderci.

Parliamo ora del comparto giustizia, che, per esperienze pregresse, ritengo di conoscere con un adeguato grado di precisione. Mi spiace non sia presente il sottosegretario Ferraresi, però magari il collega gli riferirà gli argomenti che vado ad esporre. Nel confronto che abbiamo fatto appunto con il sottosegretario Ferraresi in Commissione, quest'ultimo ha esaltato quello che ha definito il più grande investimento degli ultimi dieci anni nel settore. Francamente, non si vede come ci si possa entusiasmare per il poco che viene annunciato per il 2019 e per gli anni a venire. Il sottosegretario Ferraresi ha, infatti, annunciato che il Governo procederà con l'ampliamento della pianta organica dei magistrati. Tale intervento, al pari di molti altri contenuti in questa manovra, ha esclusivamente carattere cosmetico e propagandistico. Dimentica, o finge di dimenticare, il sottosegretario, che l'organico della magistratura sconta una storica scopertura, che attualmente è pari all'11,45 per cento. Infatti, i posti in organico sono complessivamente 9.921, e, di questi, 1.136 sono vacanti, perché il numero dei magistrati in servizio è decisamente inferiore alle necessità. Aumentare l'organico tabellare è, quindi, un provvedimento agevole dal punto di vista di attuazione, non costa niente in termini di copertura, perché in effetti non comporta nessuna assunzione, ed è facile da veicolare sui social come riforma epocale. È un classico provvedimento virtuale da Governo giallo-verde, perennemente in campagna elettorale. Sul piano pratico vorrà semplicemente dire che a gennaio, dopo l'approvazione della manovra, la scopertura salirà dall'attuale 11,45 ad oltre il 15 per cento. La prospettiva avrà, invece, un aspetto assai negativo sugli uffici giudiziari, perché nel momento in cui saranno aperti gli interpelli per le nuove sedi vacanti si verificherà una migrazione di magistrati dalle sedi più disagiate verso gli uffici giudiziari di maggiori dimensioni e meglio organizzati. I ruoli presso le sedi disagiate diverranno sempre più difficili da coprire ed i carichi di lavoro in tali sedi diverranno sempre più insostenibili, in un inarrestabile circolo vizioso.

Sul fronte dei concorsi per l'accesso alla magistratura non si intravedono particolari novità. Anzi, semmai, i posti messi a concorso nel 2019 sono inferiori alla media degli ultimi anni. Il 16 dicembre prossimo scadranno i termini per le domande di partecipazione al nuovo concorso a 330 posti; le prove scritte si svolgeranno non prima del giugno-luglio 2019 e gli orali non si potranno concludere prima degli inizi del 2020. Contrariamente a quello che ha detto il sottosegretario Ferraresi, i posti messi a concorso sono in linea con il concorso 2017 (320 posti) ed inferiori a quelli del 2016 (360 posti) e a quelli del 2015 (pure 360 posti); i neo assunti garantiscono, quindi, a stento il turnover. Se si voleva cercare di coprire, almeno in parte, i posti vacanti, una soluzione c'era, e costava anche poco, ma forse non era sufficientemente fashion. Mi permetto di suggerirla: il Governo poteva innalzare l'età pensionabile dei magistrati, che come è noto in generale, sono una categoria di pubblici impiegati che non ha certo fretta di andare in quiescenza; in questo modo si trattenevano in servizio magistrati esperti e dei neo assunti andavano a coprire degli effettivi vuoti di organico. Pensateci per il futuro. Mi permetto anche di darvi un ulteriore suggerimento.

PRESIDENTE. Concluda.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Per garantire maggiori risorse agli uffici giudiziari – e mi avvio alla conclusione, Presidente – sarebbe opportuno anche mettere mano alla riforma della magistratura onoraria. I tre impegni giornalieri previsti dalla “riforma Orlando”, sono disfunzionali…

PRESIDENTE. Concluda…

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Mi lasci concludere il concetto. Sono disfunzionali per l'esercizio della giurisdizione. Sarebbe sufficiente portare ad almeno quattro gli impegni giornalieri per i giudici onorari per garantire immediatamente risorse umane aggiuntive. Quando era all'opposizione, il Ministro Bonafede, sui temi della magistratura ordinaria, sembrava avere capito il problema, ora che si è insediato in via Arenula pare invece averlo dimenticato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nobili. Ne ha facoltà.

LUCIANO NOBILI (PD). Grazie, Presidente. Guardi, quello che colpisce innanzitutto, rispetto a questa manovra della recessione, è che stiamo facendo una discussione tardiva, vergognosamente compressa, che, se non fosse stato per la denuncia del collega Borghi, avremmo fatta persino in notturna e senza disponibilità dei testi. D'altronde, giustamente, una manovra fantasma andava discussa di notte. Invece, vi abbiamo costretto almeno alla luce del giorno, di fronte alla quale almeno questa vergogna sarà un po' più visibile al Paese. Anche se il Governo non c'è, anche se il presidente della Commissione non c'è, noi almeno rendiamo esplicita la vergogna e il danno che questa manovra fa al Paese. Colpisce poi, dentro questa manovra, l'assoluta frammentarietà degli interventi, in ogni settore. Dove non ci sono nuove tasse, come sulle imprese, dove non ci sono tagli, dalla scuola alle infrastrutture, ci sono solo bugie e micro-interventi che non avranno alcun esito misurabile sui nostri conti e sul benessere degli italiani.

Il dibattito è surreale, tra ciò che si legge, si ascolta sui media, le negoziazioni con l'Europa, il rapporto deficit-PIL e ciò che si è praticato nel corso dell'esame che ho seguito personalmente in Commissione bilancio, dove, a un certo punto, è arrivato un balbettante Ministro Tria, in evidente imbarazzo, a raccontarci, anche lui, che stiamo discutendo di una manovra fake, di una manovra che non esiste.

Il settore infrastrutture e trasporti, in particolare, se andiamo ad analizzare il testo - il testo che c'è, per quello che vale -, è tra quelli maggiormente trascurati. Sulla missione 14, infrastrutture pubbliche e logistica, c'è una riduzione complessiva di 1 miliardo e 800 milioni di euro; nel programma sui sistemi stradali, autostradali e intermodali, c'è 1 miliardo e 827 milioni in meno sulle risorse destinate ad ANAS e 15 milioni in meno per la realizzazione dell'asse viario Marche-Umbria, non so se mi sono spiegato, 2 miliardi in meno sui fondi destinati ad ANAS, altro che nazionalizzazione, altro che nazionalizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Avete privatizzato persino la democrazia in questo Paese, altro che nazionalizzazione.

C'è il definanziamento del diritto alla mobilità e lo sviluppo dei sistemi di trasporto: meno 300 milioni, 30 milioni in meno per il 2019 sullo sviluppo e la sicurezza della mobilità locale e sul rinnovo del contratto per gli addetti al trasporto pubblico locale, un taglio che l'anno prossimo crescerà di 50 milioni e che avrà effetto per i prossimi dieci anni. E fate questo taglio mentre, contemporaneamente, nel decreto fiscale cancellate quello che abbiamo fatto con il Ministro Delrio, cancellate il lavoro sul TPL, che prevedeva infrastrutture, nuovi mezzi e liberalizzazione con gare pubbliche. Anche su quello l'ennesima proroga.

Un tempo i Governi proponevano un milleproroghe all'anno, voi siete il Governo, non solo delle nuove tasse, non solo dei tagli, ma siete il Governo dei milioni di proroghe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Viene definanziato il programma sui sistemi ferroviari di sviluppo e sicurezza del trasporto ferroviario per 2 milioni e mezzo di euro e tutte le infrastrutture di servizio per le fiere di Bari, Verona, Padova, una miriade di tagli sulla Motorizzazione civile, su ENAC, sullo sviluppo e la sicurezza della navigazione. Tagliate anche 1 miliardo e mezzo, 1,6 miliardi, sul contratto di programma con RFI, sul quale le Camere hanno pronunciato un parere pochissime settimane fa e che rischia di compromettere il programma di investimenti ferroviari e infrastrutturali del Paese per i prossimi cinque anni.

Sono state respinte tutte le nostre proposte di emendamento, quelle per il rinnovo del contratto del trasporto pubblico locale, per l'ammodernamento di mezzi. E poi, Genova: su Genova, una città già sufficientemente ferita, abbiamo proposto ordini del giorno che erano imprescindibili, li avete votati quegli ordini del giorno, presentati dalla collega Paita, durante la discussione su Genova e poi quegli interventi in legge di bilancio non ci sono. Non c'è la cassa in deroga, non c'è l'estensione della zona arancione, non ci sono i contributi per le imprese che già in questi primi mesi hanno perso 5 mila unità, stanno perdendo lavoro, c'è una crisi che si protrarrà e Genova non può aspettare i mesi e forse gli anni che dice il ministro Toninelli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Avete cancellato le risorse per la sperimentazione del 5G a Bari, L'Aquila, Milano, Prato e a Matera, che sarà nelle prossime settimane capitale della cultura. C'è un conflitto di interessi gigantesco sul blockchain, sull'intelligenza artificiale, tutto in capo al Ministero dello sviluppo economico, tutto; l'erogazione e il servizio, in capo a Luigi Di Maio, che di conflitti di interessi è ben esperto e che riguarda l'azienda che guida di fatto la prima forza politica del Governo.

Insomma - e concludo, Presidente - potremmo parlare di quello che avete fatto sull'editoria, sulla vergogna che compiete tagliando le risorse a Radio Radicale, una voce libera che vi fa paura (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). È una manovra che cancella le infrastrutture, che tartassa le imprese e che deprime l'Italia. È incredibile: i sovranisti, i nazionalisti, fanno una manovra che colpisce l'Italia e colpisce gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente. Ho l'onore - credo - di essere l'ultimo a intervenire in questa discussione generale. La legge di bilancio è sempre, per ogni Governo, e in particolare per un Governo che si insedia, il punto di riferimento, il punto su cui si misurano le politiche economiche, su cui si misurano le priorità. E credo sia assolutamente corretto che in questa legge di bilancio quelli che sono stati i due pilastri della campagna elettorale dei due partiti che sono oggi al Governo di questo Paese siano entrati non solo nella discussione, ma all'interno del lavoro per riuscire a realizzarli: da una parte il reddito di cittadinanza, dall'altra la riforma della legge Fornero o “quota cento”.

Ma il tema vero è che, come sempre, quando si governa, quando si assume la responsabilità, si governa per l'intero Paese e si ha la responsabilità di attuare i programmi con cui i cittadini ci hanno eletti, ma altrettanto si ha la responsabilità di capire che quei programmi si scontrano e si devono confrontare con la realtà che si ha di fronte.

Il MoVimento 5 Stelle ha fatto, per esempio, della lotta alla povertà uno dei suoi punti di forza, ha fatto, per esempio, della lotta al precariato uno dei suoi punti di forza, e il primo provvedimento annunciato dal Vicepresidente del Consiglio Di Maio, Ministro dello sviluppo economico e del lavoro, l'ha chiamato addirittura “decreto dignità”. Confrontarsi con la realtà, governare, confrontarsi anche con chi non pensa e non crede che il reddito di cittadinanza sia lo strumento per ridare dignità - perché la dignità la dà il lavoro - significa anche guardare alla realtà.

Qual è l'effetto - lo dico al rappresentante del Governo, tramite la Presidenza, ma eventualmente al Ministro Di Maio, se ci sta ascoltando o se ascoltasse questo dibattito - qual è, a distanza di tre mesi, quattro mesi, l'effetto di quel decreto dignità che partiva con tutte le buone intenzioni? L'effetto di quel decreto dignità è uno solo: l'annuncio di ieri, da parte di Federmeccanica – manifatturiero -, la spina dorsale di questo Paese, che il 30 per cento degli imprenditori del manifatturiero non rinnoveranno i contratti a tempo determinato.

Contemporaneamente, l'Istat ci dice che il 20 per cento delle nostre famiglie è a rischio di povertà. Contemporaneamente, abbiamo un dato che dovrebbe farci tifare tutti insieme per cercare di capire qual è la strada: il terzo trimestre vede per la prima volta un segno negativo. Possiamo dire: non è colpa mia, è colpa dell'altro, ma il dato della realtà è esattamente questo: si sta fermando l'economia, c'è un ritorno alla sfiducia da parte delle imprese, c'è una preoccupazione reale sul fronte della disoccupazione e del rischio ulteriore dell'aumento della povertà.

Cosa vuol dire assumersi la responsabilità del Governo? Non attuare concretamente i programmi per cui siamo stati eletti? No, ma cercare di individuare le priorità con cui quei programmi possono essere attuati e, ancora di più, non far perdere credibilità a chi governa questo Paese.

Il problema di questa legge di bilancio è uno solo: che ci sta facendo perdere credibilità a chi guarda all'Italia, per un semplice motivo. Perché se continuiamo ad affermare che l'obiettivo di crescita per il 2019 è l'1,5 per cento, quando invece sappiamo che a malapena forse raggiungeremo in questo anno lo 0,9 o lo 0,8 per cento, quando era previsto l'1,2 per cento, quando sappiamo che purtroppo siamo di fronte ad una recessione complessiva e continuiamo a dire che la crescita sarà dell'1,5 per cento, nessuno ci crede!

Se diciamo, invece, che c'è bisogno di sviluppo in un momento di crisi come questo, che c'è bisogno di dare risorse per la crescita, tutti insieme siamo uniti.

Ma il tema qui, allora, non è solo la credibilità e l'autorevolezza, ma anche la qualità delle proposte che vengono presentate.

Voglio fare tre esempi molto concreti, semplicemente per chi magari ha la fortuna o l'onore di ascoltarci. Il primo: questo Governo dice - e tutti noi lo diciamo - che bisogna investire in infrastrutture per dare un segnale importante alla crescita. Tutti sanno che investire in infrastrutture, oggi, non ha l'effetto sul 2019; se oggi investiamo in infrastrutture, il primo effetto, se metto oggi a bilancio delle risorse, il primo effetto, se tutto va bene, ce l'avremo nel 2020, nel 2021, nel 2022.

Cosa fa perdere la credibilità a questo Governo? Che se tu blocchi, ti piaccia o non ti piaccia, le opere che sono in corso - indipendentemente se sei d'accordo o non d'accordo - che danno lavoro, che stanno dando credibilità, che danno prospettiva, il rischio reale non è il fatto che non voglio investire in infrastrutture, ma è che blocco la crescita, perché si bloccano i cantieri, perché si rischia di non avere più credibilità.

Che credibilità possiamo avere se oggi l'Unione Europea comunica al Governo italiano che c'è il rischio di dover restituire sulla TAV Torino-Lione tutte le risorse?

Quale credibilità abbiamo se, mentre ci sono degli operai che stanno lavorando al terzo valico, il Governo, per fare una legittima analisi costi-benefici, ruba tempo in un momento in cui il Paese non ha tempo, le famiglie non hanno tempo, le imprese non hanno tempo.

Allora, il tema non è la divisione tra le politiche, perché è legittimo che ci siano politiche diverse; io credo che il reddito di cittadinanza sia il più grave errore intellettuale, ideologico, concettuale di risposta alla povertà, ma voi siete legittimati ad attuarlo. Il problema è non guardare alla realtà, non capire che, se io voglio lottare contro la precarietà, non blocco le assunzioni a tempo determinato, incentivo le assunzioni a tempo indeterminato. Il problema è banalissimo, se si sta fermando l'economia, non metto nel sistema della comunicazione il fatto che l'automotive è uno dei settori trainanti dell'economia, in tutti i Paesi occidentali; se oggi viene annunciato che c'è un aumento della tassazione sulle auto, l'immediato effetto, anche se Di Maio ci fa un messaggio via Facebook, è di bloccare la fiducia dei consumatori nell'acquisto di quel settore e, da quel punto di vista, finiranno le pubblicità, finirà il metalmeccanico, finirà l'indotto. Il tema di questo Governo è il tema della credibilità, della responsabilità, del capire che siamo insieme, perché nessuno può tifare che uno sia sconfitto, perché sarebbe la sconfitta degli italiani.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Un'ultima osservazione, Presidente, me la conceda, sulla lotta alla povertà. Io voglio fare un unico esempio per capire come, magari al Senato, si possa recuperare…

PRESIDENTE. Onorevole Lupi, ha trenta secondi di esempio.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Il 20 per cento delle famiglie è a rischio povertà; recentemente, una settimana fa, abbiamo fatto, tutti gli italiani hanno partecipato, la colletta alimentare; sono stati raccolti alimenti e cibi per dare alle famiglie che non ce la fanno a mangiare oltre 80 milioni di pasti; c'è un fondo nazionale che è stato istituito, da parte di tutti, proprio per la lotta alla povertà e l'aiuto per la distribuzione di questi pasti. In questa legge di bilancio questo fondo oggi è a zero; 10 milioni di euro danno la possibilità di dare da mangiare a 3 milioni e mezzo di persone durante l'anno; ricostituire questo fondo, lo dico agli amici del Governo, non è una lotta di parte, è una responsabilità da parte di tutti. Mi auguro che al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI)…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lupi. Colleghi, l'onorevole Lupi è stato inossidabile ad andare avanti in una certa confusione dell'Aula, pregherei i colleghi - anche quelli che sono al Comitato dei nove, capisco il lavoro che deve svolgere chi ha responsabilità - di abbassare il tono della discussione.

È iscritto a parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente Rosato. Colleghi deputati, rappresentante del Governo - che fa anche un po' tenerezza lasciato lì, in stato d'abbandono, in un momento peraltro importante, perché non si sta discutendo di una cosa qualunque - la legge di bilancio dello Stato è la legge delle leggi, la materia più rilevante che possa affrontare un Parlamento e anche quella maggiormente carica di responsabilità, per quello che riguarda coloro i quali sono chiamati a votarla, a emendarla e a farsene carico. La prima informazione che abbiamo sentito già riecheggiare, ma che va sottolineata in maniera imperscrutabile è che ci troviamo di fronte a una legge burla e tutti siamo partecipi, involontariamente, ma partecipi, con questa nostra discussione generale, della burla.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Rampelli. Colleghi, colleghi, l'onorevole Rampelli ha un quarto d'ora di intervento, dopodiché vi sono le repliche dei relatori che sono più di qualcuno, quindi, chi è interessato ad ascoltare questa fase della discussione resta in silenzio in Aula, gli altri ne traggano le conseguenze. Altrimenti, saremo costretti a prolungare con continue sospensioni questa fase. Prego, onorevole Rampelli.

FABIO RAMPELLI (FDI). Sarebbe davvero una pena che non augurerei fosse inflitta ad alcuno. Parlavo di legge burla e mi riferivo, in modo particolare, a questa sorta di scherzo di cattivo gusto che è stato fatto dal Governo Conte con i due vicepresidenti Di Maio e Salvini, non solo e non tanto al Parlamento italiano, quanto al popolo italiano. Noi siamo stati un po' al gioco per senso di responsabilità, per esercitare, comunque, doverosamente, la nostra funzione, qui, in Parlamento, per tentare, comunque, di offrire un contributo, uno straccio di contributo alla discussione, ma noi sappiamo, lo sappiamo tutti, che stiamo discutendo, qui, un testo che non c'è. E non mancano questioni di dettaglio all'ordine del giorno, mancano informazioni su almeno la metà, forse più della metà dei saldi totali. Togliendo il lascito dei cinque anni di conduzione del Partito Democratico, del Governo della nazione sulla sterilizzazione dell'IVA che cuba circa 13 miliardi, o poco meno, di euro e che si deve giudicare come una sorta di posta comandata, restano 22 miliardi, numeri giganteschi, per carità, 22 miliardi che, in una qualunque legge di bilancio, devono essere, per l'appunto, destinati in quota parte alla spesa e in quota parte agli investimenti. Ebbene, di questi 22 miliardi, 16 sono di spesa corrente. Ma cosa è la spesa corrente? Perché noi dobbiamo sempre ricordarci, nonostante qualcuno stia cercando di mettergli il bavaglio, che, anche grazie al lavoro quotidiano dei giornalisti di Radio Radicale, la gente ci ascolta, ci ascoltano i lavoratori, le famiglie, i giovani, i pensionati, le casalinghe, le imprese e, quindi, dobbiamo tentare di farci capire; potremmo definire la spesa corrente come una sorta di dividendo, un utile improduttivo che viene suddiviso tra i comparenti di una società per azioni, è la distribuzione della ricchezza; ma la distribuzione della ricchezza, di norma, in un'azienda sana, prevede che qualcuno la costruisca la ricchezza, ed è questo l'esercizio evidentemente difficile da far intendere, e con cui ci dimeniamo di volta in volta, di finanziaria in finanziaria, con, in buona sostanza, quasi tutte le coalizioni che hanno assunto responsabilità di governo, è questo lo scoglio con il quale ci imbattiamo e che non riusciamo a sgretolare. Ancora una volta, ci troviamo di fronte a una manovra finanziaria che parla il linguaggio della marchetta, per utilizzare appunto un idioma diffuso e comprensibile, che distribuisce prebende, che prende la poca ricchezza esistente e lascia l'acqua, aspettandosi in cambio consenso, consenso elettorale, celebrità, aspettandosi in cambio la possibilità di crescere nell'indice di gradimento degli italiani, magari di trasformare questo indice di gradimento, nelle scadenze elettorali più prossime, in un quoziente elettorale, in un 1 virgola per cento in più, ma anche 2, 3 o 10! E questo modo di procedere tradisce, in buona sostanza, la mancanza di amore verso l'Italia e verso il nostro popolo. Diceva Sant'Agostino che la misura dell'amore è amare senza misura; amare senza misura significa fare una legge finanziaria senza guardare alle elezioni europee, non facendo cassa elettorale, ma ricostruendo e ricompattando la dignità, la solidità, la prospettiva strategica di una nazione intera.

È su questo che non ci siamo. La visione generale che sovraintende la legge burla che ci state sottoponendo, burla ancorché incompiuta: la comporrete nella seconda Camera del Parlamento, ma sempre una “legge burla” è ed è sempre una legge priva di quell'amore verso l'Italia che deve essere una prerogativa fondamentale per provare a riscattarla, perché le sue attuali condizioni sono sotto gli occhi di tutti.

Una manovra finanziaria destinata a essere scritta nella storia della Repubblica italiana dovrebbe iniziare dal contrario, dovrebbe invertire questi numeri e mettere i numeri della spesa al posto degli investimenti, perché se si ha in mente un'idea della nazione, le cose che vanno fatte, tutto sommato, non sarebbero difficili. Bisogna costruire un progetto che possa inverare quella visione, occorre metterci sopra degli investimenti, occorre trasformare quegli investimenti in ricchezza, in risultati socioeconomici, in occupazione, in sviluppo, in crescita e poi - solo poi - andare a riscuotere, cioè a ingigantire la spesa corrente e a distribuire la ricchezza prodotta.

La ricchezza attuale non basta. Non c'è la capienza, non ce lo possiamo permettere, non ve lo potete permettere di prendere quel poco che c'è e distribuirlo con elemosine che sono l'esatto opposto di quella dignità che avete esibito al cospetto dell'Italia intera per…

PRESIDENTE. Onorevole Gobbato, può spegnere il suo “faro”. Onorevole Gobbato. Prego, onorevole Rampelli.

FABIO RAMPELLI (FDI). Se faceva l'effetto aureola era anche imbarazzante. Dicevo che non è possibile prendere quel poco che c'è e trasformarlo in questa politica di distribuzione di elemosina che risponde al titolo di reddito di cittadinanza. È una modalità incomprensibile: è una sorta di bugia nella bugia.

Noi sappiamo, oltretutto, quale sarà la destinazione prevalente, in termini geografici e sociali, di quello che sarà declinato - perché qui non ce n'è traccia - come progetto di reddito di cittadinanza e che noi abbiamo ribattezzato “vitalizio di cittadinanza”, perché teoricamente, se non abbiamo capito male, dovrebbe durare soltanto tre anni, ma siccome siamo in Italia, io voglio vedere, alla vigilia di un'altra campagna elettorale, chi avrà la forza, politicamente parlando, di interrompere la distribuzione di 780 euro al mese a dei potenziali elettori.

Tuttavia, dicevo che la destinazione di questa misura sappiamo essere collocata prevalentemente nel sud d'Italia e sappiamo anche - e qui sottolineo di nuovo questa assenza di visione - che oggi il nostro glorioso sud di tutto ha bisogno fuorché di essere stretto in una nuova, stavolta ingiustificata, stagione di assistenzialismo.

In quest'Aula tante volte molti tra noi hanno stigmatizzato quella politica clientelare che ha ingigantito i numeri della pubblica amministrazione, i famosi 40 mila forestali. Però, in pochi hanno potuto apprezzare la circostanza secondo la quale, avendo necessità l'Italia di attingere alle proprie risorse per modernizzare e infrastrutturare il Settentrione, ha dovuto collocare lì gli investimenti e lì, fatalmente, si è creato il circuito virtuoso che vede le altrettanto gloriose regioni del nord Italia oggi effettuare una competizione, un testa a testa, con le altre regioni del centro e del nord Europa. Ma questo ha significato un sacrificio, perché la coperta era corta e non si potevano effettuare analoghi investimenti al sud, e siccome per ogni famiglia è necessario mettere insieme il pranzo con la cena, il sud è stato accontentato con politiche clientelari.

La pubblica amministrazione è stata una sorta di ammortizzatore sociale permanente per il sud, a prescindere e talvolta contro le necessità del sud. Ma, dicevo, nelle epoche passate questo era il destino e con questo destino si era obbligati a fare i conti. La richiesta era collocata nel nord Europa e noi avevamo bisogno di potenziare le regioni del nord per accorciare le distanze rispetto all'Europa ricca e produttiva. Oggi le cose non stanno più così ma voi non volete farvene una ragione. È come se voi assumeste altri 5 milioni e mezzo di forestali mentre la ricchezza del pianeta transita dal nord al sud, mentre il baricentro di questa ricchezza si sposta nuovamente, come all'epoca delle società antiche, nel Mar Mediterraneo, mentre viene raddoppiato il canale di Suez per garantire alle economie produttive e ricche, ex emergenti e ampiamente emerse, di arrivare, attraversando gli oceani, in quell'Europa che, di fatto, oggi è un'Europa esclusivamente di consumatori.

Queste operazioni, fallaci, deprecabili e funeste, vengono fatte esattamente nello stesso momento in cui, dall'altro capo del mondo, Donald Trump vince le elezioni cavalcando l'onda del riscatto della middle class, il ceto medio, con delle parole d'ordine incontrovertibili, che sono quelle di bloccare e ridurre le esportazioni, di aumentare la produzione interna, di aumentare l'occupazione, di contrastare la concorrenza sleale e di tagliare le tasse. Mi pare che almeno una delle due forze politiche che sostengono il Governo sia ispirata da queste parole d'ordine. Tuttavia, di questi nobili principi in questa manovra finanziaria non c'è traccia: c'è la spesa corrente e c'è l'assistenzialismo, che non è solo quello del reddito di cittadinanza ma anche quello della “quota 100”, che oltretutto crea pasticci a non finire, lasciando immodificata la sofferenza degli esodati e dei precari, che ancora attendono o provvedimenti idonei o decreti delegati: soltanto tre miliardi si mettono - e vado a concludere - sulla politica degli investimenti.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rampelli.

FABIO RAMPELLI (FDI). Ora, cara sottosegretaria Castelli, di queste vicende noi abbiamo parlato lungamente anche in Commissione. Io spero che voi abbiate lo spazio oltre che l'onestà intellettuale, sulla spinta di un'Europa che incalza con la minaccia delle procedure di infrazione, di modificare in modo sostanziale, azzerare quei capitoli assistenzialisti e dare impulso all'economia reale italiana, come si aspettano anche i vostri elettori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà per due minuti.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, due minuti sono troppi. Mi accontenterò di un minuto…

PRESIDENTE. Va bene.

CARLO FATUZZO (FI). …di un minuto di attenzione. Tutti noi abbiamo delle speranze, signor Presidente, tutti noi speriamo nel futuro, ma ci sono delle speranze che ai pensionati non piacciono, ci sono delle speranze che noi dobbiamo cancellare. Sono le speranze di vita che sono state inventate alcuni anni addietro e inasprite dalla legge Fornero. Queste speranze, cosiddette speranze di vita, portano alla pensione più tardi possibile. Al posto di danaro si danno speranze. Ma chi è in questo mondo che dà speranze al posto dell'aiuto concreto, efficace, che dà, purtroppo, si chiama così, il danaro? Soltanto dei truffatori, mi dispiace dirlo. Sono sicuro che né la Lega né i 5 Stelle si rifiuteranno di cancellare queste ingiuste e ignobili speranze di vita. Date un segno di fiducia non solo nel futuro, ma anche nel presente.

PRESIDENTE. Grazie, collega Fatuzzo. Cogliamo l'occasione per salutare gli studenti e i loro insegnanti dell'Istituto comprensivo Gragnano 3-Staglie-Parco Imperiale di Gragnano, in provincia di Napoli. Grazie bambini per essere venuti qui oggi (Applausi). Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1334-A)

PRESIDENTE. Avverto che i relatori di minoranza, i deputati Luigi Marattin, Paolo Russo e Stefano Fassina, e il relatore per la maggioranza, il deputato Raduzzi, hanno esaurito il tempo a loro disposizione.

Abbiamo concordato un breve tempo con i relatori. Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, deputato Raduzzi. Ha quattro minuti, prego. Il dibattito è stato ampio ed è giusto che i colleghi abbiano la possibilità di replicare.

RAPHAEL RADUZZI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Ho chiesto solo qualche minuto per poter replicare ad alcune affermazioni che ho sentito questa mattina in Aula nelle sei ore di dibattito. Con alcune affermazioni concordo pure: ad esempio, ho sentito dire che le famiglie italiane hanno perso i loro risparmi. Sì, è vero, le famiglie italiane hanno perso i loro risparmi con i Governi del Partito Democratico (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier) e noi in questa legge di bilancio diamo un miliardo e mezzo a coloro che hanno perso i loro risparmi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Vi invito a venire in Veneto a conoscere quelle famiglie che hanno perso i loro risparmi: persone che sono state truffate e ingannate nel 2011 e 2012, quando i nostri titoli di Stato rendevano il 7 per cento con il Governo Monti e gli veniva detto: vendete titoli di Stato, acquistate le azioni delle nostre banche che sono solide. Quelle banche sono saltate per molte motivazioni, ma anche perché l'economia italiana è in uno stato comatoso. Noi abbiamo perso gli ultimi dieci anni di crescita, siamo ancora al di sotto di 4 punti di PIL rispetto ai livelli pre-crisi, e di questo dobbiamo ringraziare gli scorsi Governi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Inoltre ho sentito dire: non vediamo una potenza di fuoco sugli investimenti. Da che pulpito! Noi mettiamo 15 miliardi e facciamo un piano con le aziende di Stato, lo avete visto. Gli scorsi Governi ci hanno fatto arrivare al minimo storico sugli investimenti pubblici, siamo al di sotto del 2 per cento del PIL, e questo è inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). In ultimo, mi consenta, perché si è parlato molto di giovani, della mia generazione; i giovani miei coetanei, che sono scappati all'estero perché in Italia non hanno più opportunità, non c'è più lavoro, il 30 per cento è il tasso di disoccupazione giovanile. E, allora, noi mettiamo 30 milioni per il Fondo delle politiche giovanili e noi superiamo finalmente quella legge Fornero che anche Tito Boeri nel 2015 ci diceva che aveva distrutto 36 mila posti di lavoro per i giovani. E da questo noi ripartiamo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Marattin.

LUIGI MARATTIN, Relatore di minoranza. Non so che servizio si faccia al Parlamento ripetendo in loop la stessa cosa, facendo finta di avere ascoltato la discussione. Il fatto che questa legge di bilancio cambi radicalmente il rimborso ai risparmiatori delle banche è una balla, anche se continui a ripeterlo e se ti fai applaudire un'altra volta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché all'articolo 38, se hai avuto la pazienza di leggerlo, c'è scritto… mi dai la legge di bilancio? La dovete finire di raccontare balle in quest'Aula (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi! Collega Marattin, lei si rivolga a me; voi lasciate parlare il collega Marattin e vedrete che andiamo avanti serenamente in questa discussione.

LUIGI MARATTIN, Relatore di minoranza. Per il suo tramite, il rispetto per quest'Aula impone che il MoVimento 5 Stelle la smetta di riempire l'Italia di balle. All'articolo 38 loro scrivono che il rimborso va soltanto ai risparmiatori in possesso di una sentenza o pronuncia dell'arbitro di mis-selling, come abbiamo fatto noi, niente di più! Fammi leggere quell'articolo e smettila di raccontare balle, smettila di raccontare balle (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Fratelli d'Italia)! La dovete finire di violare la sacralità di quest'Aula! L'unica cosa che siete stati in grado di fare è riempire l'Italia della vostra propaganda. Non vi sarà più consentito, mettetevelo in testa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Colleghi, lo dico con serenità, stiamo svolgendo il dibattito sulla legge di bilancio di quest'Aula in sette ore con la fiducia; lo stiamo facendo con una grande serenità. Uno sforzo da parte di tutti, di chi ascolta e di chi parla. Se poi c'è qualcuno che vuole presiedere al posto mio, lo dico simpaticamente a qualche collega senza nominarlo, ci sono gli strumenti, vero? Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, collega Crosetto.

GUIDO CROSETTO (FDI). Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Se posso, tanto siamo alla fine, spetta all'opposizione un commento su una legge che ha avuto un lungo e complesso esame in Commissione, ma che non si è rivelata alla Camera. Tutti noi abbiamo capito negli ultimi giorni che, come succede per i grandi vini, la maturazione sarà quella che ci farà vedere la grandezza di questa legge, perché qui non abbiamo visto il reddito di cittadinanza, non abbiamo visto quota 100, ma abbiamo visto tante piccole cose. Se volete, userei questa legge, per ognuno di noi, tutti i partiti, come appunto sulle cose che bisognerebbe toccare in Italia, dalla tassa sulle birre, su quelli che fanno la birra in modo artigianale, a qualcosa sulla scuola, qualcosa sulla giustizia, qualcosa sui beni culturali. Tanti piccoli appostamenti, che, però, sono privi, scusatemi, di un disegno organico. La legge finanziaria non è il modo con cui ogni parlamentare ricorda ai suoi elettori che ha visto il suo problema e se ne occuperà; questa legge è quella che individua il modo con cui il Paese guarda alle prospettive di futuro.

E la somma di tante piccole cose non ne fa una grande. Cosa manca a questa finanziaria, quello che abbiamo cercato di spiegare in Commissione? È il fatto che non sono le tante piccole che fanno la grandezza della finanziaria; sono una somma di cose che destinano, certe volte molte, certe volte poche risorse a tanti piccoli problemi. Forse la battuta più bella è stata quella del collega D'Ettore, come sempre: più PIL per tutti, nel senso che si è voluto in qualche modo - lui forse lo interpretava in modo ironico - dare a tutti qualcosa, dimenticando, però, che non è il compito nostro quello di dare a tutti qualcosa. Per carità, non voglio dare lezioni, perché, lo ripeto, stando all'opposizione, è facilissimo dare lezioni dopo che si è dato, quando si è alla maggioranza, cattivo esempio, ma il tema è un altro.

Il tema è - lo ribadiamo, lo avete detto anche voi nei vostri interventi - come recuperiamo la capacità di questo Paese di costruire ricchezza prima ancora di come redistribuiamo la ricchezza. Questa manovra, secondo voi, dà risposta a questa domanda? C'è la risposta di come noi recuperiamo la capacità di produrre ricchezza in questo Paese? Noi pensiamo, nonostante io lo condivida totalmente, che siano le imprese sotto i 65 mila euro, che difenderò sempre, essendo figlio e nipote di una persona che ha iniziato così a lavorare, pensate che siano quelle che possano costruire la ricchezza del Paese? Pensate che sia qualche migliaio di assunzioni in più nella pubblica amministrazione che possa ricostruire il Paese? Pensate veramente che sia un reddito, magari giusto, alla povertà che possa ricostruire la possibilità di chi lo percepisce di trovare un lavoro in futuro?

No, secondo me e secondo noi di Fratelli d'Italia no, è un approccio sbagliato. L'approccio sbagliato è dire: quando abbiamo limitate risorse, come le investiamo? Il collega Rampelli prima ha richiamato un termine di cui ci riempiamo la bocca tutti: investimenti. Gli investimenti sono di mille tipi, vanno dal ponte agli investimenti immateriali, agli investimenti in formazione, agli investimenti in cultura, in ricerca, in sviluppo; quello che è mancato a noi negli ultimi anni è la capacità di creare una base su cui si possa sviluppare una ricchezza che può guardare al futuro.

Guardate, in Commissione era stato presentato un emendamento per detassare i rubinetti per chi li avesse messi in casa; e mi sono ricordato - lo ripeto molto spesso - che eravamo i primi produttori al mondo di rubinetti, di piastrelle, di scarpe, di tessuti, di bottoni, di un sacco di cose, che negli ultimi vent'anni abbiamo perso e siamo diventati i secondi, i terzi, i quarti, i quinti. Ma se noi pensiamo di costruire il futuro come facevamo una volta, lavorando in modo semplice materie prime che dobbiamo importare dall'estero, senza aggiungere ogni anno di più, più tecnologia, noi non abbiamo capito come si costruirà il futuro nei prossimi anni.

Lo ripeto e mi ostino a ripeterlo: o noi mettiamo le condizioni per attrarre investimenti sempre più qualificati in questo Paese, o affinché chi in questo Paese ha fatto investimenti ce li mantenga, o non creeremo mai il lavoro che dovrebbe accompagnare il reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza avrebbe senso in un mercato che ha una disoccupazione bassa; il reddito di cittadinanza concepito come voi l'avete concepito, in un mercato che ha mancanza e carenza di lavoro, è una cosa finta perché non ha un accesso a un futuro diverso che non sia quello della percezione di un reddito. Per questo io lo critico, non perché mi dispiace dare o penso sia assurdo dare soldi a chi non ne ha. Il problema è che i soldi non sostituiscono la prospettiva, i soldi non ti danno la dignità di pensare che il tuo stato di sussidiato dello Stato (scusate il termine) possa trasformarsi in futuro in una tua autonomia e libertà, perché te lo costruisci da solo il reddito. Cosa manca in questa finanziaria è dare la possibilità e la speranza che si possa costruire questa ricchezza e questo reddito. Non la faccio come critica da opposizione: la faccio come constatazione dei commenti che sento.

Guardate, molti di voi si sono offesi dei commenti di Confindustria. Io non do a Confindustria più peso di quello che do all'artigiano vicino a casa mia, tanto per capirci, do la dignità dei pareri a chiunque; ma l'appello lanciato a Torino è un appello - per carità, poteva essere lanciato anche anni fa - che ha ragione. Non si sono sentiti compresi riguardo ai problemi che in questo momento vivono le grandi, piccole e medie industrie.

E guardate che la politica delle opere pubbliche e delle grandi opere pubbliche rientra in questo. Io capisco che il MoVimento 5 Stelle sia nato come un movimento di rottura, e abbia recuperato le persone più “di rottura” e più libere, che magari arrivavano da quei movimenti che hanno lottato contro la TAV o la TAP; ma c'è una necessaria evoluzione. Al di là di come io posso pensarla sulle grandi opere pubbliche, io non posso pensare che il mio Paese sia tagliato fuori dalle grandi vie di comunicazione, perché le vie di comunicazione sono come le vene e le arterie dentro il corpo umano: se si chiudono, si muore. E ci sono Paesi che hanno interesse ad una chiusura dei nostri porti perché non sono più competitivi, delle nostre strade e autostrade, e della capacità che noi abbiamo di esportare i nostri prodotti all'estero. Noi non possiamo autolimitarci nella possibilità di competere col mondo con la qualità che abbiamo al nostro interno.

Questo non abbiamo visto in questa manovra, questo vi abbiamo chiesto. E non abbiamo criticato le misure maggiori che voi avete preso per partito preso, ma perché in un momento in cui devo scegliere le priorità, prima devo privilegiare la costruzione di ricchezza, la costruzione di lavoro. Vedete, a me spaventa ad esempio il fatto che tutti implicitamente accettiamo come normale che finita la scuola una persona non trovi lavoro, e si debba formarla di nuovo; cioè noi accettiamo che tutto quello che una persona ha fatto fino a diciott'anni sia assolutamente inutile per la sua formazione al lavoro, che deve trovare fuori. Allora non avrebbe avuto più senso, nella vostra ottica, intervenire su una formazione che se non è legata al nuovo che ci troviamo di fronte, se non è legata, come ci diciamo tutti, al fatto che fra venti, trent'anni l'85 per cento delle professioni saranno diverse, noi non daremo futuro ai nostri giovani? Non dà più futuro una scelta di questo tipo che non un sussidio statale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Allora questo è quello che abbiamo cercato di rappresentare con i nostri emendamenti in Commissione.

E poi, scusatemi, io anche in Commissione l'ho detto, ho il collega Marattin che mi sollecita: l'intervento sulle banche è chiaramente sestuplicato rispetto all'intervento del Governo precedente, ma si basa sulla stessa logica: quando un tribunale ti dà ragione io ti restituisco i soldi. Ma anche qui, perché sentirsi offesi se una cosa la fate uguale al Governo precedente? C'è una logica nel fatto di dire: io ti do i soldi se qualcuno mi dice che ne hai diritto, no?

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GUIDO CROSETTO (FDI). Ho concluso, Presidente. Io mi sarei augurato di vedere qui, ad esempio, una battaglia, che era vostra e della Lega, sulla separazione tra banche d'affari che fanno finanza e banche che devono servire di supporto all'economia vera: questo è semmai un intervento, oltre a quello sui risparmiatori, da fare, questo è un intervento di prospettiva. Ecco, secondo noi - è quello che cercheremo di fare anche al Senato - in questo provvedimento manca la prospettiva. Compito dell'opposizione, che è più facile da svolgere che non quello della maggioranza, è cercare di aprirvi gli occhi e di darvi una prospettiva (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, se lo ritiene. Non lo ritiene. Sta bene.

(Rinvio in Commissione - A.C. 1334-A)

PRESIDENTE. Passiamo ora al seguito della discussione del disegno di legge in esame. La I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Relatrice per la maggioranza. Presidente, chiedo all'Assemblea di rinviare il provvedimento in Commissione per un breve riesame del testo, al fine di modificare o sopprimere dal provvedimento medesimo alcune disposizioni che presentano profili problematici dal punto di vista finanziario. Si tratta in particolare dei seguenti commi: comma 55, comma 139, comma 174, comma 179, comma 233, comma 272, comma 285, comma 286, comma 299, comma 426, comma 427, comma 483, comma 510, comma 564, commi 591 e 592, comma 625, comma 658 (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, lasciamo terminare la relatrice nel sul lavoro.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Relatrice per la maggioranza. Il rinvio verrebbe disposto altresì per esaminare l'emendamento 14.058 Brunetta, rimasto accantonato con il parere favorevole dei relatori e del Governo su una nuova formulazione del testo del medesimo. Propongo che il rinvio abbia una durata non superiore a tre ore (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), considerati i tempi tecnici per la stampa del nuovo testo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Collega Comaroli, poi daremo distribuzione… Anzi, chiedo che venga data distribuzione dello speech ai segretari d'Aula, se lo richiedono.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, questa elencazione da “comma profondo” della collega Comaroli non ha precedenti riscontrabili nella Camera dei deputati: per ciò che abbiamo potuto verificare adesso, il precedente più vicino è un rinvio per 8 dei commi o degli articoli che invece ha citato la collega, che se non sbaglio sono 17. Io intervengo prima che lei ponga all'Aula la decisione per verificare chi si esprimerà a favore o contro, perché quello a cui noi assistiamo, Presidente, è un precedente grave.

Non solo noi abbiamo votato, come hanno detto colleghi di tutti i gruppi dell'opposizione, in Commissione una legge di bilancio che non è quella vera, perché quella vera si discuterà al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non solo abbiamo audito il Ministro dell'Economia e delle finanze venire a dirci niente su quello che sta per succedere alla legge di bilancio, perché niente poteva dirci, anche perché la trattativa la sta facendo il Presidente del Consiglio; non solo si scopre che un emendamento regolarmente presentato su Radio Radicale (che saluto anche da questo microfono), che vedeva l'approvazione del Parlamento su quel tema, non è stato messo in votazione - è un precedente grave, Presidente, perché non è stato bocciato o ritirato, era stato accantonato e non è stato messo in votazione - ma ora scopriamo che la gentilissima collega relatrice, che evidentemente non c'entra con la questione politica che qui c'è sotto, chiede un rinvio - parziale, Presidente, ci si dice - per 17 commi: e voi volete che noi ci crediamo? Voi pensate che di una legge di bilancio dello Stato, la legge più importante dell'anno, si possa dire: dateci un paio d'ore che la correggiamo, ci son solo 17 commi da correggere? Questa richiesta, Presidente - lo dico a lei e per il suo tramite ovviamente ai relatori e ai presidenti di Commissione -, esige dalla Presidenza della Camera un rinvio complessivo di questa manovra in Commissione. Questo non è un rinvio per correzione formale, perché non solo c'è il precedente gravissimo di un emendamento saltato, ma è un rinvio di una materia molto complessa, di moltissimi commi! Lo ripeto, ciò è senza precedenti! Il precedente è di meno della metà dei commi: non si è mai verificato! Non è una leggina qualsiasi, lo dico alla relatrice per il tramite suo, Presidente. Voi ci chiedete di ritornare in Commissione per rivedere capitoli interi di merito, dopo quello che noi vi abbiamo detto in Commissione in giorni e notti di lavoro! Non è che noi e tutte le opposizioni abbiamo fatto passare le parti che la gentile collega relatrice ha citato adesso e non ce ne siamo accorti! Su quelle parti, Presidente, la maggioranza ha deciso, ha dato delle indicazioni alla relatrice, si è discusso e poi si è votato. Abbiamo convocato un Ministro della Repubblica per sapere se ciò che ci veniva raccontato - non è servita a molto l'audizione, ma non per colpa del Ministro - fosse stato vero e se quindi votavamo compiutamente un testo.

Ora ci si dice di no, ma 17 commi non è un precedente sul quale noi possiamo soprassedere, perché, appunto, come dice giustamente il collega Sensi, è “comma profondo”. Noi chiediamo il rinvio completo dalla manovra in Commissione, Presidente, e la preghiamo di verificare questa questione, certi della sua serietà nell'esaminarla, perché chiediamo che l'Aula decida sul rinvio complessivo della manovra. Non si può prendere in giro l'istituzione: è troppo seria, è troppo grave la situazione economica del Paese per trattare la legge di bilancio come una votazione qualsiasi sul web (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Intanto bisogna dire che il relatore ha la possibilità formale - questo mi sembra non contestato da nessuno - di circoscrivere gli oggetti del rinvio in Commissione, cosa che ha fatto la relatrice nell'ambito delle sue facoltà. Se lei formalizza, invece, la richiesta di rinvio dell'intero provvedimento in Commissione, essendo una richiesta più ampia e quindi avendo un oggetto più ampio, è evidente che verrà posta in votazione prima del rinvio circostanziato che ha richiesto l'onorevole Comaroli. Prendo atto che la sua è una formalizzazione completa, quindi io darò la parola, come previsto dal Regolamento, per un intervento a favore e un intervento contro.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, scorrendo velocemente i commi che sono stati con trasparenza e puntualità indicati dalla relatrice, credo che un chiarimento all'Aula sia dovuto, perché in passato questi ritorni in Commissione erano legati a problematiche di riformulazione, fatte magari nel cuore della notte…

PRESIDENTE. Collega Fornaro, però…

FEDERICO FORNARO (LEU). Le faccio una domanda precisa. Faccio presente che ci sono due commi, il 139 ed il 272, che, se leggo bene e interpreto bene, non sono emendamenti riformulati, ma fanno parte del testo originale e riguardano - giusto perché lo sappia l'Aula - “quota 100” e il finanziamento del Fondo sanitario nazionale: questo vuol dire cambiare la manovra. È questo il punto; volevo avere un chiarimento su questo.

PRESIDENTE. Collega Fornaro, due cose: la prima è che anche il comma 139 è modificato, come può facilmente vedere a pagina 58 del testo, però io non entrerei in quest'ambito. Adesso siamo su una richiesta di rinvio del testo complessivo in Commissione, quindi una volta risolta questa entreremo nel merito; se la collega Comaroli riterrà di fornire maggiori delucidazioni lo farà. Quindi io chiederei un intervento a favore e uno contro rispetto alla richiesta di rinvio in Commissione del testo così formulato.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Chiedo di parlare a favore della richiesta dell'onorevole Fiano.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Presidente, intanto vorrei esprimere comunque apprezzamento per la circostanza che i relatori si siano ricordati almeno di riparare ad un errore marchiano che la Commissione aveva posto in essere quando si era dimenticata di approvare un emendamento, quello relativo alla convenzione di Radio Radicale, per il quale c'era già stata un'espressione favorevole di parere e c'era una volontà già formatasi in Commissione. Devo dire, però, che questa è l'unica modifica che noi abbiamo compreso, fra quelle che i relatori ci hanno detto di voler fare attraverso questo rinvio in Commissione. Ci hanno poi elencato una serie di commi che, in verità, ci risulta difficile ora individuare a quali materie si riferiscano, e lo hanno fatto abusando di un precedente che altre volte abbiamo riscontrato in quest'Aula, quando al termine della discussione generale i relatori hanno chiesto piccole, circostanziate modifiche ad un testo che, sostanzialmente, però, rimaneva identico a quello sul quale si era svolta la discussione generale.

Oggi, abusando di questo precedente, ci hanno chiesto di modificare 17 o 19 commi: è una cosa che non è mai successa, perché non è mai accaduto che una maggioranza avesse questo grado di incompetenza e di incapacità di produrre norme così importanti come quelle contenute nella legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Devo dire che eravamo delusi del fatto che non si fosse discusso in Commissione e nemmeno in Aula, esaminando la legge di bilancio, delle questioni di cui tutti quanti discutono fuori da quest'Aula, non solo nel Paese ma in Europa, cioè del modo in cui questo Governo e questa maggioranza vogliano concludere il contenzioso con la Commissione europea, del modo in cui vogliano realizzare le due promesse principali che hanno fatto al Paese, quando hanno detto che abolendo la povertà avrebbero fatto il reddito di cittadinanza o sarebbero intervenuti sui pensionati. Ora fanno marcia indietro, ma non ci dicono come vogliono farla. Eravamo delusi del fatto di non aver potuto partecipare a questa discussione, né in Commissione, né in Aula, oggi però devo dire che, forse, ciò è stato un bene, perché se avessimo affrontato anche questi temi la vostra impreparazione, la vostra incapacità oggi avrebbe prodotto una richiesta di rinvio di ben più di 17 o 19 commi!

Vi siete limitati a discutere di una legge di bilancio che sembra una legge mancia e neanche avete saputo farlo, perché ci dite che ci sono tanti errori, non formali ma sostanziali, che vanno corretti. Per questa ragione, anche al fine di verificare se di qualche altro errore voi vi siate dimenticati, noi riteniamo che sia più utile un rinvio in Commissione sull'intero testo e non limitatamente ai commi indicati dal relatore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, senza registrazioni dei nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di cinque minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

FABIO RAMPELLI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, la circostanza è talmente anomala che non può non meritare, diciamo così, un intervento sull'ordine dei lavori, teso, da un lato…

PRESIDENTE. Collega Rampelli, allora forse avevo ragione, lei può intervenire contro, consentiremo un intervento per gruppo, essendo una questione importante. Lasciamo intervenire l'onorevole Adelizzi contro la proposta, dopo interverrà lei, a favore o contro, come riterrà il suo gruppo di esprimersi. Mi sembra che possiamo conservare l'ordine.

FABIO RAMPELLI (FDI). Allora, tecnicamente, se facciamo un intervento contro e un intervento a favore, non ci sono più gli interventi sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. No, ho detto, onorevole Rampelli, essendo la questione grande, importante, rilevante, come hanno sottolineato tutti i gruppi, ed essendoci una prassi consolidata, per la quale, in questi casi, si può far intervenire un collega per gruppo, consentiamo al collega Adelizzi di svolgere il suo intervento, dopo interverrà anche il suo gruppo…

FABIO RAMPELLI (FDI). Come preferisce, pensavo che fosse più lineare così, ma rispetto la sua decisione.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Adelizzi.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Grazie, Presidente. Nel ringraziare ancora una volta tutti i colleghi che hanno lavorato a questa legge di bilancio, di tutte le forze politiche - e non mi riferisco solo alla V Commissione bilancio, ma a tutte e quattordici le Commissioni -, io farò un'unica dichiarazione su entrambe le proposte e, quindi, le comunico che il MoVimento 5 Stelle è contrario alla richiesta avanzata dal collega Fiano, ovvero di rinviare completamente il testo in Commissione, mentre siamo favorevoli alla richiesta avanzata dalla relatrice, onorevole Comaroli, di rinviare il testo in Commissione solo parzialmente. Quindi, annuncio, a nome del MoVimento 5 Stelle, il primo voto contrario alla richiesta Fiano e il secondo voto favorevole alla richiesta Comaroli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Sì, grazie Presidente. Ci troviamo in una condizione di estremo imbarazzo ed è la parola che ha accompagnato l'esame di questa manovra finanziaria in lungo e largo, in questi giorni e in queste notti. Politicamente, noi, almeno, come Fratelli d'Italia, ci siamo trovati in uno stato di imbarazzo quando abbiamo trovato grande difficoltà nel non riscontrare all'interno della manovra quei punti programmatici, che, comunque, ci avevano visti fianco a fianco con le altre forze politiche del centrodestra, compresa la Lega Nord, che in questo momento si trova in posizione di maggioranza e di Governo.

Poi c'è stato l'imbarazzo quando abbiamo visto che, invece, all'interno di questa manovra, non si poteva discutere, qui, a Montecitorio, presso la Camera dei deputati, a tutto tondo, con responsabilità e certezza numerica, né del reddito di cittadinanza, né della famigerata “quota 100”, non si poteva, non era chiaro il perché o, forse, alla fine si è chiarito e, infatti, questo postumo chiarimento risponde al terzo motivo di imbarazzo: il contenzioso, il braccio di ferro con l'Europa, che ha messo in discussione il 2,4 per cento di rapporto deficit-PIL e quindi ha tenuto in posizione di sospensione la cosa più importante che era contenuta, sia politicamente, almeno per chi l'ha proposta, ma anche economicamente, quindi per tutti, perché il peso era notevolissimo; l'ha tenuta sospesa tra le nuvole, era impossibile parlare, tecnicamente, non solo politicamente, impossibile parlare di queste due importanti questioni. Era talmente difficile e imbarazzante la condizione che abbiamo vissuto, che tutta la Commissione, praticamente, ha invocato la partecipazione ai suoi lavori in audizione del Ministro dell'Economia Tria.

E lì abbiamo l'ulteriore condizione di imbarazzo, perché tutti, maggioranza compresa, siamo stati con gli occhi sgranati - e avremmo preferito avere le orecchie foderate di prosciutto - ad ascoltare ciò che non è stato possibile ascoltare, perché il Ministro Tria praticamente è venuto al cospetto di una Commissione parlamentare a dire che non poteva parlare.

E, quindi, la nostra invocazione d'aiuto, affinché fosse dipanata la matassa e fatta chiarezza in ordine a quel famoso 2,4 per cento, a cui erano legate le poste del reddito di cittadinanza e della “quota 100”, che erano le questioni fondamentali su cui si teneva in piedi la manovra, di quella roba lì, ancora una volta, non si poteva parlare e non ne sapeva niente neanche Tria.

Con analogo imbarazzo, siamo arrivati in Aula ad affrontare una discussione generale su una manovra esattamente confezionata senza sarcasmo, per come io l'ho potuta descrivere, non c'è sarcasmo, è la realtà, la triste realtà dei fatti, quella che ho fin qui enucleato.

E arriviamo all'imbarazzo degli imbarazzi, all'imbarazzo finale, perché quando si chiede, in buona sostanza, di aspettare, dopo giorni e notti di attesa, altre ore, riportando 17 commi e un emendamento nella riconvocata Commissione VII, appositamente convocata, non ci si può che guardare basiti, gli uni con gli altri - e concludo, Presidente -, per dire che, se il pasticcio è stato tale da rendere necessario nella data odierna un rinvio in Commissione, non di un provvedimento qualunque, ma per 17 commi e un emendamento, che evidentemente non hanno copertura finanziaria, io penso che quello che si possa fare, molto semplicemente, con onestà, dovrebbe esser quello, appunto, di non andare solo con 17 commi e l'emendamento per Radio Radicale, ma di andare con la manovra, perché casomai ci potremmo trovare, alle ore 17, con una richiesta di riconvocazione di una Commissione perché ai 17 commi annunciati magari se ne devono aggiungere altri 4 o 5 che erano sfuggiti a qualcuno.

Cerchiamo, dunque, di fare le cose seriamente e in questo imbarazzo, per evitare che ce ne sia poi un settimo, un ottavo o un nono, ci si possa mettere un cartello con la parola “fine”, facendo un lavoro definitivo, conclusivo, su questa manovra finanziaria in Commissione.

Per questo, Fratelli d'Italia voterà a favore della proposta di rinvio dell'intero provvedimento in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Credo che sia dovuto un chiarimento anche da parte mia. Io ho citato il 139 come comma non modificato, effettivamente, che è quello che riguarda “quota 100”. Segnalo che la modifica è fondamentale, cioè 6699, invece di 6700, però, siccome sono piemontese e ho la testa dura, io chiedo alla Presidenza, da un punto di vista regolamentare, come sia possibile far tornare in Commissione il comma 272, che è identico all'articolo 40, comma 1, del disegno di legge, che è esattamente identico. Qui non c'è nessuna correzione, non c'è stato nessun emendamento correttivo e anche in ragione di questo credo che sia molto più corretta l'impostazione che ha dato il collega Fiano, a cui ci associamo, che quindi ritorni in Commissione tutto il testo e non soltanto i commi, che, correttamente, la collega ha messo in evidenza. In ogni caso chiedo un chiarimento, da un punto di vista regolamentare sul 272.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Ha chiesto un chiarimento!

PRESIDENTE. Ha chiesto un chiarimento alla Presidenza, li darò tutti insieme, sempre che il collega Giachetti sia d'accordo, perché se il collega Giachetti non è d'accordo, lo faccio subito. Prego, onorevole Lupi.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente, intanto nell'apprezzare la possibilità che ha dato su una questione come questa ad ogni gruppo di poter intervenire. Nell'annunciare il nostro voto favorevole al rinvio in Commissione, anch'io mi esprimo come il collega dei Cinquestelle, per evitare un ulteriore intervento, sia sul primo caso che sul secondo, ossia sulla proposta Fiano e poi su quella della relatrice, e mi permetto di fare un'osservazione, tramite lei, al Presidente della Camera, dando la motivazione del nostro voto.

È noto a tutti, anche per chi ha un po' di consuetudine nel frequentare quest'Aula, che ci sono Regolamenti e precedenti.

Ci sono precedenti ed è legittimo che il relatore possa chiedere il rinvio in Commissione, anche perché sappiamo, come è stato annunciato, che, qualora il Governo mettesse la fiducia sul testo, deve essere messa sul testo approvato dalla Commissione e quindi non mi sembra assolutamente nulla di anomalo, possiamo discutere e confrontarci su tutt'altro, la richiesta presentata dal relatore di ritornare in Commissione.

La questione di fondo, quindi, secondo il mio modesto parere, non è tanto nella richiesta di rinvio in Commissione, sia parziale che totale, ma sull'elemento nuovo che quest'Aula sta acquisendo, e cioè che la maggioranza ritiene non esaurito l'esame in Commissione su una parte – in questo caso abbiamo appreso, consistente – della manovra, 17 articoli o commi. A questo punto, so che ovviamente, come è normale, una Conferenza dei capigruppo si convoca successivamente alla posizione della fiducia da parte del Governo per organizzare i lavori, ma io credo che sia assolutamente necessario, invece, che la Presidenza dica quanto tempo occorre alla Commissione; ovviamente, ha detto che sono tre ore, ma qui c'è un problema diverso, cioè si sta ritornando in Commissione, non per un esame puntuale, di qualche piccola cosa, ma per la necessità di riaprire un confronto complessivo.

Allora, siccome noi abbiamo un calendario dei lavori e la Commissione è il cuore dello svolgimento di questi lavori, è evidente che la richiesta del relatore di tre ore è una richiesta che non è consona alla portata della legittima richiesta che il relatore ha fatto di rinvio in Commissione, non rispetto a un comma o due o a un aggiustamento, ma all'apertura di una riflessione, legittima, da parte della maggioranza e del Governo su alcune questioni. Quindi, nel dichiarare ovviamente il voto favorevole al rinvio in Commissione, sia per quanto riguarda la totalità, sia per quanto riguarda, invece, i 17 commi del relatore, credo che il punto sia, da parte della Presidenza che deve regolamentare i lavori, già sin d'ora, ritenere che le tre ore, oggettivamente, non sono consone con la portata della richiesta, con la sostanza della richiesta che viene posta qui all'Aula. Quindi, credo che la Presidenza della Camera, con la Conferenza dei capigruppo, debba riorganizzare i lavori, anche per permettere a tutti i colleghi deputati di sapere come proseguiranno i lavori della nostra Assemblea.

Questo è l'invito che le faccio, senza alcuno spirito di polemica, e chiedo anche agli altri colleghi che si approfondisca sulla questione vera, e non tanto sulla forma che, invece, è assolutamente corretta e legittima.

PRESIDENTE. La Presidenza ritiene di dover precisare quanto segue: intanto, sull'autonomia del relatore nel decidere di circoscrivere come ritiene l'oggetto del rinvio e, quindi, per quanto attiene la richiesta della collega Comaroli, credo che abbia tutta l'autonomia di farlo. In particolare, sul comma 272, che riguarda dei saldi, è evidente che nel momento in cui si toccano altri emendamenti, in particolare l'emendamento su Radio Radicale che va a incidere sui saldi, bisogna modificare i saldi stessi e, quindi, il comma 272 potrebbe essere modificato dagli interventi che la Commissione è chiamata a fare. Quindi, in questo senso ritengo che la richiesta della relatrice Comaroli sia accoglibile in toto.

Pongo in votazione, quindi, la richiesta di rinvio in Commissione, senza limitazioni, secondo la proposta del deputato Fiano. Avverto che successivamente porrò in votazione la proposta della relatrice di rinvio in Commissione al solo fine di modificare e sopprimere i commi elencati dalla relatrice medesima.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la richiesta di rinvio in Commissione, senza limitazioni, secondo la proposta del deputato Fiano.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 141 voti di differenza.

Onorevole Comaroli, lei conferma che sono sufficienti tre ore per i lavori di Commissione? Sì, bene.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente per un richiamo al Regolamento, nella fattispecie all'articolo 86, comma 5-bis del Regolamento, in combinato disposto con il capo XXVII del nostro Regolamento, nella fattispecie con l'articolo 119, e nel combinato disposto anche con l'articolo 8 del Regolamento.

Lei conosce molto meglio di me il Regolamento, quindi, non c'è bisogno che io impieghi troppo tempo a spiegarle perché parlo del combinato disposto di queste norme. Come lei sa perfettamente, al di là della disponibilità dell'onorevole Comaroli, lo speech che viene preparato dagli uffici alla Commissione bilancio e che prevede tre ore al massimo, non è una generosa disponibilità da parte dell'onorevole Comaroli, è fissato nella possibilità, che il Presidente può dare, di tempo massimo alla Commissione, che è un tempo di tre ore. È all'articolo 86, comma 5-bis, del Regolamento. Suggerisco a lei, e agli uffici che lo conoscono a memoria, di leggere anche la seconda parte dell'articolo 86, comma 5-bis del Regolamento, perché se l'applicassimo fino in fondo, avremmo qualche problema. Onorevole Presidente Rosato, colleghi che la supportano, leggiamo fino in fondo quell'articolo 86, comma 5-bis del Regolamento; ci si potrebbe creare qualche problema.

Al di là di quello che è nelle facoltà specificate dall'articolo 86, comma 5-bis del Regolamento, Presidente, le vorrei segnalare che, quindi, c'è una indicazione da parte della relatrice Comaroli, c'è una sorta di vincolo che ci sarebbe nel quadro generale delle norme del Regolamento dal Presidente che può rinviare per un massimo di tre ore, quindi, è del tutto evidente che noi ci incrociamo con una specialità del nostro dibattito parlamentare, che è quella della sessione di bilancio; è una specialità che non è che ce la inventiamo noi; il nostro Regolamento, esattamente al capo XXVII, con tutti gli articoli che la riguardano, dà chiaramente un peso importantissimo al dibattito parlamentare che si fa sulle norme di bilancio. Tant'è che, come sappiamo perfettamente, delinea una strada di svolgimento parlamentare che non di rado non segue nettamente quelle che sono le previsioni regolamentari che ci sono in capo al nostro Regolamento.

In ragione di questo, e lo collego anche a quella che è la possibilità per il Presidente della Camera, come sappiamo perfettamente, al di là delle norme che sono scritte, lì dove ritenga, nella sua saggezza e nel suo equilibrio, necessario allargarsi, il tema di dare la parola a ciascun rappresentante per gruppo, quando bisogna prendere una decisione del genere, non è una previsione regolamentare, Presidente, è una prassi che è stata inaugurata e che va oltre anche quello che è previsto nel Regolamento, perché in determinate situazioni il Presidente può ritenere che su una cosa sulla quale pure sono previsti un oratore a favore e uno contro sia importante che si esprimano tutti i gruppi.

Allora, io mi ricollego a quello che le ha detto il collega Lupi, e con questo concludo Presidente; non sono intervenuto prima, perché non vorrei portare dentro il dibattito se è meglio rinviare soltanto in parte oppure tutto quanto il provvedimento, io penso che avesse perfettamente ragione il collega Fiano, di rinviare tutto il provvedimento, ma anche alla luce di quello che lei ha detto sui saldi, Presidente, la pregherei di considerare questo: quello che è accaduto in Commissione, lo svolgimento dei lavori in Commissione, le ore che sono andate perse non perché l'opposizione ha fatto ostruzionismo, ma perché il Governo e la maggioranza hanno spesso avuto bisogno di sospendere le sedute, gli accantonati che sono stati accantonati e richiamati in causa più volte; adesso, se noi ci troviamo - e ho concluso - a dovere esaminare non uno, non due, non tre commi, non di una qualunque legge, ma della legge di bilancio, sulla quale è successo quello che è accaduto, se vogliamo essere persone serie, Presidente, può darsi pure che si risolva in tre ore, ma pensare che il tema, che non si è risolto in quindici giorni di Commissione comandata, possa essere delimitato a tre ore, significa che ci stiamo prendendo in giro.

Io le vorrei dire: non ponga un termine; vorrei dire: siate più che altro consapevoli. Io conosco benissimo le previsioni regolamentari, ma rimandare la manovra economica in Commissione per 17 commi - quindi, non tutta ma per 17 commi - e vincolare la discussione a tre ore al massimo è un'ulteriore presa in giro nei confronti del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché sappiamo perfettamente che non sta né in cielo né in terra, a meno che questa opera non sia una farsa come una farsa è tutta la manovra economica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la facoltà del Presidente di estendere e di allargare a ogni gruppo parlamentare la possibilità di intervenire, come ho fatto prima, è prevista dall'articolo 45 del Regolamento ma nella fattispecie, in riferimento alla questione che lei pone sugli orari, l'articolo 87, che lei cita, riguarda i termini per i subemendamenti e gli emendamenti presentati in corso di seduta dalla Commissione e dal Governo. È vero che c'è una fattispecie particolare per la legge di bilancio, ma questa fattispecie non viene in alcun modo intaccata dalla procedura che stiamo mettendo in campo. Se la Commissione nell'ambito dei suoi lavori - ed è successo più volte in quest'Aula e immagino che succederà anche nel futuro - rileverà che c'è bisogno di più tempo verrà la relatrice e ce lo farà sapere. Io mi auguro che ciò non accada, naturalmente, e quindi ho chiesto alla relatrice e lei mi ha dato rassicurazioni che le tre ore sono sufficienti.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la richiesta di rinvio in Commissione degli articoli e dei commi che sono stati citati precedentemente.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 417 voti di differenza.

A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,30.

La seduta, sospesa alle 14,25, è ripresa alle 17,34.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Comaroli e Covolo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che il seguito dell'esame del provvedimento del disegno di legge di bilancio è differito alle ore 18,30.

Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 17,36, è ripresa alle 18,37.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1334-A/R: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021.

Avverto che, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, la Commissione ha predisposto un nuovo testo, che è in distribuzione.

Resta inteso che, come da prassi, si intendono ripresentati gli emendamenti già presentati in Assemblea, ove ancora riferibili al nuovo testo approvato dalla Commissione.

Avverto che, nello stampato 1334-A/R in distribuzione, nel comma 421, dell'articolo 1, a pagina 159, seconda colonna, quarta riga, per un mero errore materiale, sono inserite le parole “160.517.000 per l'anno 2025” che devono intendersi sostituite dalle seguenti: “145.143.000 per l'anno 2025”.

Ha chiesto di intervenire il Ministro per i rapporti con il Parlamento, deputato Riccardo Fraccaro. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Collega, su che cosa? Avevo già lasciato la parola al Ministro.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Scusi, ho avuto il testo in mano in questo momento: volevo capire il perché di un'errata corrige, a che cosa si riferisce esattamente e comprendere quale sia il merito di questa errata corrige. Se mi può ridire, per cortesia, la pagina e il testo che viene corretto a voce da lei.

PRESIDENTE. Stampato 1334-A/R, comma 421, articolo 1, pagina 159, seconda colonna, quarta riga. E la giustificazione, ovviamente, è per un mero errore materiale.

EMANUELE FIANO (PD). Il comma è il 423?

PRESIDENTE. Il 421.

EMANUELE FIANO (PD). La correzione è, Presidente, scusi, sì, alla quarta riga, ma il testo corretto?

PRESIDENTE. Ripeto: avverto che, nello stampato 1334-A/R in distribuzione, nel comma 421, dell'articolo 1, a pagina 159, seconda colonna, quarta riga, per un mero errore materiale, sono inserite le parole “160.517.000 per l'anno 2025” che devono intendersi sostituite dalle seguenti: “145.143.000 per l'anno 2025”.

EMANUELE FIANO (PD). Scusi, Presidente, chiediamo cinque minuti di sospensione. Voglio capire che cosa sia la sostituzione della cifra, parliamo del bilancio dello Stato. Voglio capire la cifra.

PRESIDENTE. D'accordo. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18,46. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,41, è ripresa alle 18,48.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà. Prego, collega.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, è evidente che con riferimento a questa ulteriore correzione che voi chiamate “materiale” (l'errata corrige è una correzione materiale), qui non siamo nell'ambito di una correzione materiale: siamo in un ambito del Fondo di attuazione del programma di Governo, quello su cui di volta in volta si pesca quando c'è bisogno, e in Commissione abbiamo detto più volte: andiamo a riverificare i saldi e via via andiamo a riverificare ogni posta che avevamo dovuto tutti quanti verificare. Quindici milioni di euro non sono una roba da poco, e quindi è evidente che questo è sostanziale, non è un errore, perché la Ragioneria generale dello Stato avrebbe dovuto dire che c'era.

Non lo ha detto, quindi voi, siccome siete il Governo e ne rispondete, facevate continuare i lavori della Commissione e verificare, perché a uno può venire anche il sospetto che avevate sbagliato per qualche altra ragione, per metterli da un'altra parte o fare qualche giroconto, perché non si capisce, siete talmente in confusione che alla fine confondete pure noi.

Poi vorrei rivolgere una domanda, tramite lei, Presidente, a qualche collega conosciuto in questi giorni di grandi lavori in Commissione, anche qualche imprenditore - ci sono anche da voi dei 5 Stelle - e mi rivolgo in particolare, tramite lei, all'onorevole Gubitosa, che ha quasi mille dipendenti nelle sue aziende ed è qui al Comitato: ma tu dai la fiducia? Ma tu nella tua azienda…

PRESIDENTE. Collega, questo non è sull'ordine dei lavori, però.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Se i dirigenti dell'onorevole Gubitosa facessero errori di questo tipo, che farebbe, li licenzierebbe tutti? Con quei bilanci non funzionerebbe l'azienda. Questo è lo Stato! Che fai, la voti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

PRESIDENTE. Ovviamente, prendo atto delle sue dichiarazioni.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo 1 - A.C. 1334-A/R)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, deputato Riccardo Fraccaro. Ne ha facoltà.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.

Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo 1 del disegno di legge n. 1334-A/R: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021, nel testo predisposto dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, comprensivo dell'errata corrige testé letta dalla Presidente (Vedi l'allegato A).

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 19 presso la biblioteca del Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,52, è ripresa alle 19,50.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sull'articolo 1 del disegno di legge n. 1334 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021, nel testo predisposto dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, è stata stabilita la seguente organizzazione dei lavori.

La votazione per appello nominale avrà inizio domani, venerdì 7 dicembre, a partire dalle ore 18.50, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 17.30.

L'esame del provvedimento proseguirà - eventualmente anche nelle giornate di sabato 8 e domenica 9 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) - con la votazione degli articoli da 2 a 19 e delle relative proposte emendative.

Avrà quindi luogo l'esame degli ordini del giorno.

Seguirà l'esame della Nota di variazioni, che dovrà prima essere esaminata dalla Commissione bilancio.

Infine, previe dichiarazioni di voto, si passerà alla votazione finale.

E' stato inoltre stabilito che l'esame delle questioni pregiudiziali sul disegno di legge n. 1408 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria (approvato dal Senato) avrà luogo nella seduta di martedì 11 dicembre, a partire dalle ore 14, prima degli altri argomenti già previsti.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Simone Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, solo per non lasciar passare questo momento che c'è stato, molto importante, delicato e solenne, visto che per cinque anni molti colleghi che oggi sono in maggioranza e che prima erano all'opposizione consideravano la posizione della questione di fiducia su qualsiasi provvedimento, a maggior ragione sulla legge di bilancio, come una specie di crimine contro l'umanità e contro la Costituzione; ecco, oggi quelle stesse forze che lo criticavano negli anni passati sono quelle che pongono la fiducia sulla legge di bilancio.

Chiedo scusa per la citazione, ma la Vice Ministra dell'Economia e delle finanze, Castelli, dai banchi dell'opposizione diceva: “Ci avete insegnato tutto quello che non si deve fare governando e noi sicuramente ne faremo tesoro”. Ecco, si vede che ne fate tesoro; ma ne dovete far tesoro non facendolo in maniera peggiore di come veniva fatto in precedenza!

Cito il collega Sorial, MoVimento 5 Stelle, la scorsa legislatura: “Sono allibito per come si sia lavorato in Commissione bilancio, in una condizione di disorganizzazione, la più totale, e guardi, non ne do completamente la colpa semplicemente alla Commissione, ma per il modo con cui il Governo ha utilizzato questa legge di bilancio, nella disorganizzazione più totale, nell'impreparazione più totale, nel momento in cui il calendario di questi lavori - sono stati - è stato definito dalla Presidenza della Camera, dalla presidenza della Commissione bilancio e non sono stati minimamente rappresentati”, che poi sarebbe “rispettati”. Anche nelle citazioni forse c'è qualche problema (questo è lo stenografico Camera).

Ecco, giusto per capirci. Tutte quelle difficoltà che si vivevano nella scorsa legislatura e che venivano sottolineate con il ditino alzato, con la penna rossa dalle maestrine dell'opposizione, rieccole qui, riviste e scorrette su una legge di bilancio; che non è nemmeno la legge di bilancio, quella vera, ma una brutta copia sulla quale il Governo dovrà rimettere le mani per cercare di non prendere un cartellino rosso e delle sanzioni importanti dall'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e che quindi cambierà radicalmente - ci auguriamo - di qui alla lettura al Senato, e su cui pure oggi ci ritroviamo con la questione di fiducia posta dalla maggioranza (mi auguro non nel silenzio più totale delle opposizioni, che su questo dovrebbero ricordare quello che raccontavano i nostri colleghi che oggi sono in maggioranza).

Ci aggiungo un'ultima postilla su una notizia che ha fatto grande scalpore oggi, quella dell'ecotassa sulle auto, sulle auto benzina e diesel, perché non bastava il bollo auto, non bastavano le accise e l'IVA sul costo dei carburanti comprensiva di accise, non bastavano i parcheggi a pagamento, non bastava la tassa sull'RC auto, non bastavano i pedaggi vari, non bastavano i quasi 2 miliardi di multe che ogni anno vengono spiccate in questo Paese a danno degli automobilisti: no, adesso c'è anche l'ecotassa.

Guardate, sembra che una delle ragioni che hanno innescato la grande protesta dei gilet gialli in Francia non sia stata soltanto l'aumento dei costi e delle tasse sui carburanti, ma sia anche stato il sostanziale raddoppio delle multe, che è stato fatto dando a soggetti privati, con degli strumenti fotografici, l'appalto e la privatizzazione delle funzioni di accertamento delle multe: in Francia sono aumentate del 130 per cento. Se questa cosa è vera, guardate, questi sono piccoli segnali, ma dai piccoli segnali si scatenano le grandi proteste (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ecco, in questo Paese ci sono tanti gilet gialli: fate attenzione, perché state esasperando non solo il ceto produttivo, ma i cittadini che quotidianamente cercano di arrivare alla fine del mese. Questa non è una manovra del popolo: questa è una manovra falsa; la manovra vera ce la dovete presentare ancora e, purtroppo, abbiamo il vago sospetto che sarà peggiore di questa che abbiamo di fronte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Nomina del presidente della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 5 maggio 2009, n. 42, in data 3 dicembre 2018, il Presidente della Camera, d'intesa con il Presidente del Senato, ha nominato presidente della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, il deputato Cristian Invernizzi.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanni Russo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, volevo comunicare a quest'Aula che oggi, purtroppo, siamo costretti a piangere la morte di un servitore dello Stato. Siamo costretti, infatti, a piangere la morte di un appartenente al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. Il suo nome era Stefano Colasanti, vigile del fuoco di Rieti, che ha perso la vita ieri, 5 dicembre 2018, a causa dell'esplosione avvenuta in un distributore di benzina sulla via Salaria.

Il rammarico è ancora più grande perché, al momento della prima esplosione, Stefano Colasanti era fuori servizio, in transito nella zona. Stefano ha visto l'incendio, si è fermato e, con grandissima abnegazione, ha cominciato a collaborare con i colleghi intervenuti. Stefano, poi, si è adoperato anche nei soccorsi. Purtroppo, però, vi è stata anche una seconda esplosione e questa esplosione l'ha ucciso.

Colasanti era anche l'allenatore della Cittaducale Calcio a 5 Femminile, a dimostrazione di quanta generosità d'animo lo contraddistinguesse: dedicarsi agli altri, in particolar modo ai giovani. Il mio pensiero va alla famiglia, alla moglie, alla figlia, al fratello, che ha scoperto la morte di Stefano perché era in servizio come sovrintendente di Polizia: è accorso sui luoghi del disastro con il questore, ha trovato il fratello morto, un doppio dolore lacerante.

Insieme a lui è morto anche Andrea Maggi, 38 anni, che lascia una bimba di 8 anni; e 17 feriti.

Il mio pensiero va anche a tutti gli altri vigili del fuoco, che con la stessa abnegazione tutti i giorni si battono per la sicurezza dei cittadini affrontando rischi enormi con generoso sacrificio. A tutti loro va il mio grazie e, penso, anche quello di tutti i miei colleghi. Dice il Vangelo di Giovanni che non c'è amore più grande di chi dona la vita per i propri amici: Stefano Colasanti, donando in questo modo la sua vita, ha fatto a tutti noi il suo dono più grande (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Leonardo Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Presidente, colleghi, è di questa mattina la notizia di un terremoto giudiziario che ha scosso il tribunale e l'ASL di Lecce. In carcere sono finiti il pubblico ministero, Emilio Arnesano, ed il dirigente dell'ASL, Carlo Siciliano; ai domiciliari con braccialetto elettronico, invece, Ottavio Narracci, direttore generale dell'ASL di Lecce, Giorgio Trianni e Giuseppe Rollo, dirigenti dell'ASL di Lecce.

La vicenda ruota attorno ad alcuni favori che il pubblico ministero Arnesano avrebbe concesso agli altri indagati, ricevendo in cambio dei benefit, soggiorni e persino prestazioni sessuali per vincere processi o superare gli esami di Stato per diventare avvocato. Arnesano si sarebbe anche reso protagonista di un collaudato sistema di vendita delle funzioni giudiziarie, in cui agiva reiteratamente a favore di dirigenti e medici dell'ASL di Lecce affinché venissero pilotati procedimenti giudiziari a loro carico verso un esito a loro favorevole. In cambio il pubblico ministero avrebbe ottenuto favori di carattere economico: tra questi, ad esempio, un'imbarcazione di 12 metri ad un prezzo di gran lunga inferiore al valore di mercato, accettando peraltro un pagamento in mazzette di denaro contante. Come ricompensa al suo operato pilotato, Arnesano avrebbe ottenuto ancora soggiorni gratuiti con battute di caccia incluse e trattamenti di favore nella prenotazione di visite mediche ed interventi a familiari ed amici.

Colleghi, alla luce di questo, e premesso che auspico che la magistratura faccia chiarezza sui misfatti nel più breve tempo possibile, vi chiedo e mi chiedo: è ammissibile che giustizia e sanità, settori delicati, fondamentali e alla base della tutela del cittadino su fronti diversi, possano essere compromessi dall'operato di chi dovrebbe vestirne i panni di garante? È ammissibile in provincia di Lecce che passaggi delicati come il riordino ospedaliero sul fronte sanità e iter giudiziari che tirano in ballo il destino delle persone siano gestiti da chi pare che non ci abbia pensato due volte, prima di tradire la fiducia della gente in favore del proprio esclusivo interesse?

PRESIDENTE. Deve concludere.

LEONARDO DONNO (M5S). Istituire una commissione etica esterna per valutare in tempo reale l'operato in ambo i settori potrebbe essere una buona strategia preventiva. Garantisti sì, colleghi, ma non sulla pelle della gente comune, vittima di liste d'attesa lunghissime, chiusure dei nosocomi mai opportunamente motivate…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

LEONARDO DONNO (M5S). …e processi dalle tempistiche epiche. La giustizia non è uguale per tutti…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

LEONARDO DONNO (M5S). …è questo il messaggio che dobbiamo lasciar passare?Oggi è un giorno buio, riflettiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Gabriele Lorenzoni. Ne ha facoltà.

GABRIELE LORENZONI (M5S). Presidente, come ha fatto il mio collega, onorevoli colleghi, chiedo a quest'Aula di unirsi a me nel portare il cordoglio ai familiari delle vittime del violento incidente occorso ieri nel distributore di carburante sulla via Salaria, dove l'esplosione di una autocisterna ha provocato la morte di un vigile del fuoco, Stefano Colasanti, che lascia una figlia, e di Andrea Maggi, di trentotto anni, che lascia anche lui una figlia di otto anni, e il ferimento di 17 persone. Un pensiero va a tutti i feriti che ancora adesso sono in gravi condizioni. Salgono per ora a nove le vittime nell'ultimo mese che si sono registrate sulla via Salaria, o “via malaria”, come giustamente ha ricordato il vescovo della diocesi di Rieti in uno dei funerali delle giovani vittime di questi giorni, chiedendo un intervento delle istituzioni. Una strada maledetta, come ci ricordano i mazzi di fiori e gli epitaffi che la costeggiano. I colleghi di Stefano Colasanti hanno chiesto di non chiamarlo eroe ma vigile del fuoco, e forse è vero, perché i vigili del fuoco hanno da sempre anteposto la salvaguardia delle persone in pericolo a loro stessi e alla loro vita, è nel loro DNA, cosa che lo stesso Colasanti ha fatto il giorno dell'incidente, quando, pur non essendo direttamente coinvolto nell'opera di spegnimento dell'incendio, stava recandosi a Roma per la revisione di un mezzo di servizio e non ha esitato un momento a fermarsi e a mettersi a disposizione dei colleghi. Come diceva Bertolt Brecht, sventurata la terra che ha bisogno di eroi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-SI). Presidente, riprendo anch'io la notizia che è stata data da altri colleghi, infatti ieri in una stazione di servizio nei pressi di Rieti è esplosa un'autobotte che stava scaricando GPL, provocando due morti, e naturalmente esprimo profondo cordoglio ai familiari delle vittime. Ho ripreso questa notizia perché proprio ieri, al Mise, si è tenuta una conferenza di servizi per decidere l'autorizzazione di un mega deposito di GPL (60.000 metri cubi, quindi il più grande d'Europa), nei pressi di Manfredonia, che è una città che si affaccia sull'omonimo golfo ai piedi del Gargano, in un territorio vocato al turismo e che in passato ha già pagato duramente per le scellerate scelte politiche dell'epoca di immolarsi all'industria chimica. La conferenza dei servizi di ieri è stata tecnica e interlocutoria, poiché la palla, come suol dirsi, è passata alla regione, che, anche se assente, per fortuna nel passato si è dichiarata contraria a quest'opera. Credo che dopo la fase tecnica se ne aprirà un'altra politica, in cui con ampie documentazioni, dossier, studi di illustri esperti del settore, abbiamo dimostrato che l'installazione dell'azienda EnerGas è sperimentale (infatti non vi sono altre strutture del genere e di questa portata), speculativa, pericolosa per via della sismicità del territorio, per l'impiego di sostanze altamente nocive e pericolose in caso di incidente - penso agli odorizzanti etilmercaptani - e pure per la vicinanza ad una base aeroportuale militare, che è strategica per il Paese. E poi, diciamocelo pure, quest'opera non è più strategica per la nostra nazione, quindi è totalmente inutile. Vorrei essere più esaustivo, Presidente, però il tempo non me lo concede. In ogni caso, tutti i Ministeri interessati sono in possesso di ampi dossier che abbiamo inviato. Sono corpose documentazioni per le quali è impensabile che possano autorizzare questo tipo di struttura.

PRESIDENTE. Concluda.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-SI). In passato - e concludo, Presidente - la popolazione di Manfredonia ha dato esempio di compattezza, come nel caso del respingimento della nave cosiddetta dei veleni, che era la Deep Sea Carrier, che era carica di rifiuti tossici. Correva l'anno 1988, ma allora come oggi…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-SI). Concludo velocemente. Allora come oggi, il sottoscritto e i cittadini di Manfredonia sono uniti contro il progetto EnerGas. Confidiamo nel buonsenso dei Ministri che negheranno l'autorizzazione a quest'opera.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-SI). In particolare - un altro secondo, Presidente - del Ministro Di Maio, che per più di una volta si è espresso… (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero)

PRESIDENTE. Grazie, collega. Ha chiesto di parlare il deputato Sisto. Ne ha facoltà, per un minuto.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, è un intervento sul metodo, semplicemente per rimarcare come in quest'Aula probabilmente la semplice notizia di stampa in ordine a vicende giudiziarie forse non autorizzi il crucifige nei confronti dei soggetti che, per una banale presunzione di non colpevolezza che non può essere certamente vinta da una notizia di stampa, hanno diritto ad un processo, chiunque sia, in qualsiasi contesto, in qualsiasi frangente, in qualsiasi realtà, a qualsiasi vicenda appartengono.

Quindi non è un problema di chi, come, perché e dove, ma credo che l'Aula non sia il luogo per riversare delle anticipazioni giustizialiste in ordine invece a fatti che giustamente sono affidati semplicemente più che alla stampa agli approfondimenti della magistratura. La presunzione di non colpevolezza rivendica in quest'Aula la sua pienezza, come qualche volta credo accada per chi rispetta la Costituzione.

Organizzazione dei tempi di esame di testi unificati di proposte di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del testo unificato delle proposte di legge recante delega al Governo in materia di insegnamento curricolare dell'educazione motoria nella scuola primaria e per l'esame del testo unificato delle proposte di legge recante disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 7 dicembre 2018 – Ore 17,30

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021. (C. 1334-A/R)

Nota di variazioni al Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021.

Relatori: COMAROLI e RADUZZI, per la maggioranza; MARATTIN, PAOLO RUSSO, CROSETTO e FASSINA, di minoranza.

2. Seguito della discussione delle mozioni Fiano ed altri n. 1-00072, Fornaro ed altri n. 1-00078 e D'Uva e Molinari n. 1-00084 recanti iniziative volte al contrasto della violenza neofascista e neonazista.

La seduta termina alle 19,55.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FEDERICO MOLLICONE (A.C. 1334-A)

FEDERICO MOLLICONE (FDI). (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 1334-A). Lo scontro con la Commissione Europea sul progetto di Bilancio per il prossimo anno sembra affievolirsi con le aperture del governo che però dovranno essere confermate dal risultato finale e dall'eventuale accettazione della Commissione Europea.

Prima d'intervenire su alcuni aspetti del bilancio su cui abbiamo critiche e proposte da esporre, ritengo opportuno ricordare quali siano stati i dati degli anni precedenti.

Li cito brevemente, indicando il deficit riscontrato: 3% nel 2014, 2,60% nel 2015, 2,50% nel 2016, 2,40% nel 2017. La previsione per quest'anno si aggira sul 2,4% -anche se già il governo sta cedendo alla soglia psicologica del 2%- tenendo però conto che si sta attuando la politica di bilancio deliberata dai precedenti governi. E anche il debito pubblico è rimasto sostanzialmente fermo, passando dal 131,80% sul p.i.l. del 2014 al 130,8% previsto per quest'anno. Come si può notare, queste cifre sono tutte assolutamente uguali (e qualche volta anche superiori) a quelle che questo progetto di bilancio conteneva inizialmente.

Non capiamo quindi come mai solo adesso la Commissione Europea minacci bocciature e sanzioni, quando non l'ha fatto per gli anni precedenti. Sarà forse perché la composizione dei governi italiani di quegli anni era politicamente omogenea a quella della Commissione, ossia l'alleanza di fatto tra partito popolare europeo e partito socialista europeo?

Inoltre, come può la Commissione ergersi a giudice dell'Italia quando non giudica sé stessa per la modestissima crescita dell'1,7% registrata in tutta l'area ”Euro” quest'anno? Quali politiche di sviluppo sono state promosse e attuate? Ci sembra nessuna, però si fanno le pulci al governo italiano.

Diciamo questo perché siamo – come ci definiamo – un “partito di patrioti” e quindi non ci uniamo al coro antitaliano che si manifesta anche in questa occasione di bilancio.

Ciò però non vuol dire che approviamo il bilancio presentato dal governo, perché il problema che poniamo è invece l'utilizzo che si fa di questo deficit e l'esame attento del bilancio ci dice che esso è effettuato principalmente per la spesa corrente anziché per investimenti e prospettive di lungo periodo.

La destinazione più corposa di risorse finanziarie è quella per il cosiddetto “reddito di cittadinanza”: ma, anche qui, intendiamoci. In Italia ci sono ben 17 milioni di persone disagiate, di disoccupati soprattutto giovani, di poveri in senso vero e proprio, e questa è purtroppo una triste realtà la quale però, non dimentichiamolo, è anch'essa frutto delle politiche di austerità finanziaria dell'Unione Europea la quale osserva solo i numeri ma dimentica di guardare alle persone, tant'è che le persone a rischio povertà in Europa sono ben 123 milioni di persone e 17 milioni sono formalmente disoccupate.

A questo proposito, citiamo un recente studio dell'Istituto statunitense della Finanza Internazionale (IFF) in cui afferma che “politiche di austerità prolungate danno luogo al fenomeno per cui le persone che rimangono a lungo disoccupate perdono le competenze necessarie per rientrare nel mercato del lavoro”.

Quindi, prima di erogare indennità a pioggia occorre rivedere totalmente tutto il sistema dei centri per l'impiego, della formazione professionale, dell'avviamento al lavoro per individuare e dirigere le competenze necessarie per il nostro apparato produttivo.

Certamente le persone che partecipano a queste attività hanno diritto a ricevere un'indennità, la quale può essere benissimo riconosciuta alle imprese che le assumono per la formazione professionalizzante.

Ma ciò non comporta, almeno nel 2019, l'esborso altissimo indicato in bilancio il quale può essere destinato alle imprese in tre articolazioni: sgravi fiscali per le assunzioni stabili; crediti d'imposta per gli investimenti produttivi innovativi e di sviluppo; realizzazione di opere pubbliche.

Altri fondi per queste finalità possono venire da quelli stanziati per la riforma pensionistica della Legge Fornero, riforma che certamente condividiamo ma che sono anch'essi sopravvalutati.

Con queste correzioni il bilancio non solo non potrà essere contestato dalla Commissione Europea, ma potrà contribuire a migliorare la crescita economica del Paese e a dare più lavoro, qualificato e non precario, ai giovani disoccupati.

Le ragioni per cui Fratelli d'Italia ha annunciato il proprio voto contrario alla Legge di Bilancio possono essere riassunte, come ha ricordato pubblicamente Giorgia Meloni, nella distanza abissale tra la sua filosofia di fondo e quella propugnata dall'amministrazione Trump a cui Di Maio e Salvini fanno sempre riferimento. Lo diciamo da un punto di vista sovranista, pur essendo sbagliato importare acriticamente degli esempi esteri nel governo della nostra nazione, ma quello che qui ci interessa è un ragionamento sui modelli. E il modello di rilancio dell'America è lontanissimo da quello che ci propone Di Maio, direi che è esattamente il contrario. L'amministrazione Usa ha anzitutto promosso un imponente abbattimento della pressione fiscale, con un taglio delle aliquote sulle aziende dal 35% al 21%, accompagnato da una foltissima sburocratizzazione. Quindi, ha sì previsto un aumento della spesa pubblica, da finanziare anche in deficit, ma tutto sbilanciato sul fronte degli investimenti strategici, in particolare quelli in infrastrutture. Non credo sia faziosità sottolineare che l'esecutivo Conte-Di Maio-Salvini ha scelto di intraprendere la strada opposta. Lo avete raccontato voi per primi in questi giorni, con abbondanza di dettagli. Il livello della pressione fiscale previsto per il 2019 aumenterà in media per 2/3 delle Aziende del 2,1%. In aumento capite? Altro che taglio delle tasse. La misura della flat tax, che era la proposta economica qualificante del centrodestra, è rinviata a data da destinarsi. Non c'è e non esiste. Per quanto riguarda l'abbozzo di spending review, il capitolo di spesa degli investimenti viene tagliato quattro volte di più rispetto al capitolo della spesa corrente. Quella del governo è quindi una manovra assistenzialista, che non a caso ha il suo fulcro contabile e simbolico nel reddito di cittadinanza, non una manovra espansiva che scommette sul futuro. Il binomio choc fiscale più crescita degli investimenti, che costituisce il cuore della ricetta trumpiana celebrata da Di Maio, è totalmente assente (mancanza del resto avvalorata dall'opposizione pentastellata ad ogni infrastruttura strategica per la nazione, Tav in testa). Ed è proprio questo binomio, invece, che per Fratelli d'Italia rappresenta “l'unico modello di politica economica credibile per mettere in discussione il dogma dell'austerità”. Il cui superamento è ormai imprescindibile per i popoli europei.

Ma permettetemi ora un focus sulle politiche culturali, sulla scuola, lo sport l'editoria la ricerca e la scienza che pure questo governo ha trascurato.

Fratelli d'Italia ha presentato ben 38 pagine di emendamenti che restano agli atti della commissione VII, della Bilancio e di questa aula perché li abbiamo ripresentati.

Abbiamo sia difeso le librerie che chiudono a ritmi vertiginosi (e succede anche qui a 500 metri da questa aula con la storica libreria Cicerone nel sottopassaggio di largo Chigi sfrattata dal sindaco Raggi) le sale da cinema, gli editori e le edicole dalla vostra aggressione alle agevolazioni fiscali che avete eliminato, sia fatto proposte qualificanti per l'assunzione di più ricercatori, più personale per i musei, per la scuola.

Abbiamo riproposto il tema dei precari della scuola dei diplomati magistrali a cui il ribaltamento della sentenza plenaria da parte del Consiglio di Stato ha ridato una speranza dopo la battaglia d'aula di agosto che Fratelli d'Italia ha fatto convintamente.

La cultura è l'ambito più redditizio come investimento. A fronte di 1 euro investito se ne ricava 1 euro e settanta. E voi che fate? Tagliate le agevolazioni . Noi abbiamo chiesto più defiscalizzazione per gli interventi per il restauro e la riqualificazione estendendo la platea dei fruitori. Non più un club di ricchi privati come nell'art bonus di Franceschini che comunque sostenemmo, ma orizzontale per tutti come in Giappone. E niente lo avete bocciato. Abbiamo chiesto la detrazione del consumo individuale culturale per cui ognuno possa in proporzione con il proprio reddito scaricarsi i biglietti del cinema del teatro dello spettacolo dal vivo come si fa con le medicine per incentivare il consumo culturale e dare respiro agli esercenti. Lo proponiamo dal 2015 e siamo contenti di vedere che associazioni come Federculture e i colleghi del Pd siano sulla stessa linea. E niente lo avete bocciato. Abbiamo chiesto di aumentare il fondo per il tax credit nel cinema. E niente lo avete bocciato. Di aumentare i fondi per il Fus che vorremo rinominare Fondo per le arti e lo spettacolo dal vivo perché di unico c'è già bastato il pensiero che ha determinato scelte infelici, in questi anni, per il mondo culturale. E niente. Anzi peggio qui lo farete, dopo aver bocciato il nostro, con un emendamento di maggioranza. Abbiamo chiesto di istituire un fondo per il diritto allo studio. E niente lo avete bocciato.

Abbiamo chiesto di aumentare i fondi per lo sport diffuso. E avete accettato solo quello per le special olimpics. Certo importante ma una goccia rispetto al fabbisogno reale.

Abbiamo chiesto un organismo di controllo per le fondazioni lirico sinfoniche invece del solo commissario Sole che cambia opinione dalla notte …al giorno. E niente lo avete bocciato.

Abbiamo chiesto persino l'istituzione di una Accademia di alta equitazione, tradizione secolare che abbiamo insegnato a tutta Europa, che possa mettere insieme la tradizione militare, quella sportiva e quella artistica. Ma niente lo avete bocciato anche questo .

La verità, non quella del Ministro della verità Di Maio di orwelliana tradizione, ma quella emersa da questa legge di bilancio è che voi avete definito questa la manovra del popolo ma in realtà è una manovra che tradisce il popolo.

Aumenta le tasse, inibisce il lavoro e la dignità del lavoro come denuncia anche il Premio Nobel Yunus sul reddito di cittadinanza, distrugge gli investimenti, svende il patrimonio, non mette al centro la scuola e la cultura vero cardine di un'azione di rinascita di una Nazione come l'Italia.

Amici della lega colleghi dei 5 stelle tra di voi ci sono bravi amministratori o persone per bene. Ma ascoltate questo monito. Attenzione siete divenuti strumenti di una sedicente “volontà generale”, come la descrive Rousseau, al quale ispirate la vostra dottrina politica, che in nome della presunta uguaglianza assoluta distrugge i diritti dell'individuo. E noi a Rousseau e al suo giacobinismo che portò al terrore di Robespierre rispondiamo con Ernst Junger che nel “trattato del ribelle” ci ricorda come difenderci: È l'antica libertà in veste moderna: la libertà sostanziale, elementare, che si ridesta nei popoli sani ogniqualvolta la tirannide o i conquistatori stranieri opprimono il paese. Non è una libertà che si limita a protestare o emigrare: è una libertà decisa alla lotta. Ecco noi siamo decisi alla lotta contro questo falso governo del popolo.