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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 76 di lunedì 5 novembre 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 29 ottobre 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Bazzaro, Benvenuto, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Cancelleri, Castelli, Castiello, Cirielli, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Barba, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Galli, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grimoldi, Guidesi, Invidia, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Manzato, Micillo, Molteni, Morelli, Morrone, Picchi, Rampelli, Rixi, Ruocco, Spadafora, Tofalo, Vacca, Valente, Villarosa e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie, Presidente. Ho chiesto di parlare sull'ordine lavori perché, in queste ore, ancora una volta, purtroppo, come una lunga teoria di lutti, a seguito di un'ondata di maltempo, si sono verificati gravi danni e lutti in diverse comunità del nostro Paese, in particolare nella regione Veneto e in Sicilia.

In Veneto, nel bellunese, sono stati distrutti migliaia di ettari di patrimonio boschivo, nel bosco Stradivari, con danni incalcolabili al patrimonio naturale e storico. Stiamo parlando delle zone del fronte della Prima guerra mondiale di cui, ieri, è ricorso il centenario.

In Sicilia, un'intera famiglia è stata spazzata via, distrutta, con morti e dispersi, perché la sua abitazione è stata travolta da un fiume in piena; un'abitazione che non doveva stare in quel luogo, un'abitazione abusiva che questa famiglia occupava, in affitto, non sapendo, nel momento in cui aveva occupato l'abitazione in affitto, che si trattava di un'abitazione abusiva e non condonabile.

Ancora una volta, dobbiamo piangere dei morti, seguire le distruzioni, assistere a dei lutti, per un assetto del territorio del nostro Paese fragile e non protetto, non governato, distrutto dall'abusivismo e dall'assenza di regole.

Abbiamo assistito, in queste ore, a delle dichiarazioni irresponsabili del Governo e abbiamo visto cose assurde; abbiamo sentito parlare, dai massimi rappresentanti del Governo, di ambientalismo da salotto, abbiamo visto il Ministro dell'interno Salvini, che dovrebbe presiedere al coordinamento delle attività di soccorso, sorridere su un selfie, come al solito, mentre da un motoscafo si recava nel bellunese per dare un'occhiata ai luoghi del disastro che si è verificato in Veneto.

Ebbene, noi non capiamo che cosa ci sia da ridere; abbiamo concluso i lavori in quest'Aula, proprio giovedì, sul decreto per Genova, dove noi abbiamo fatto una battaglia fino all'ultimo minuto, chiedendo il ritiro di un articolo che è stato inserito impropriamente nel decreto per Genova, sul condono edilizio a Ischia, ma non c'è stato verso di ottenere dal Governo questo atto che era un atto doveroso, in vista anche di prevedibili nuovi lutti, come quelli che si sono, puntualmente, verificati.

Abbiamo sentito il Ministro dell'interno parlare di eccesso di vincoli e invocare 40 miliardi di risorse per la difesa del suolo, per gli interventi a tutela del territorio, ma la realtà è un'altra.

I lavori in quest'Aula si sono conclusi su Genova, noi chiediamo al Governo di capire se intendono, anche al Senato, andare avanti sul condono a Ischia, dopo quanto è successo, o se intendono, invece, ritirare quell'articolo.

Quando abbiamo parlato, in Aula, della vicenda di Ischia, abbiamo richiamato la storia edilizia di questo Paese e la richiamiamo ancora, continueremo a farlo. La realtà è un'altra. Nella legge di bilancio che abbiamo potuto vedere - ancora, diciamo, superficialmente, dai documenti che stanno circolando in queste primissime ore - non ci sono risorse per la difesa idrogeologica del Paese, non ci sono risorse per la tutela dell'assetto del territorio, ma ci sono soltanto, ancora una volta, le chiacchiere e le parole in libertà.

Noi chiediamo, signor Presidente, tramite lei, che il Governo venga in Aula a riferire sulla strategia e sulle iniziative per i soccorsi concreti e sugli investimenti e le risorse che intende, davvero, investire, per la difesa del nostro territorio e per la tutela della vita di migliaia di cittadini e per sapere se ancora una volta, dopo quanto accaduto e dopo la discussione che abbiamo avuto in quest'Aula - e abbiamo letto oggi interviste di esponenti del Governo, tra cui il sottosegretario Rixi, che ha ammesso che il condono di Ischia è stato un grave errore -, il Governo intenda, al Senato, andare avanti sulla linea dei condoni e dell'abuso del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Morassut, nel merito del decreto, naturalmente, il dibatto ci sarà, al Senato.

Invece, per quanto riguarda la richiesta di informativa rispetto agli eventi calamitosi, all'organizzazione dell'emergenza e alla risposta che lo Stato vuole dare, immagino che il rappresentante del Governo presente in Aula, il sottosegretario, abbia preso buona nota e, comunque, sarà mia cura avvisare il Presidente Fico di questa vostra richiesta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, le chiedo, se lei è d'accordo, di effettuare un minuto di silenzio, in ricordo delle vittime di questi avvenimenti del fine settimana, causati dalle gravissime avversità naturali che dobbiamo sopportare da tanto tempo. Sempre che lei lo ritenga opportuno.

PRESIDENTE. Onorevole Fatuzzo, io ritengo molto opportuno che quest'Aula ricordi le vittime e penso che, data la solennità che questo momento richiede in quest'Aula, sia giusto concordare questo momento con il Presidente Fico e che nella giornata di domani, ad Aula riunita e piena, ci sia un momento di ricordo a cui possano partecipare tutti i gruppi, nella pienezza dei lavori di questo Parlamento.

Prendo assolutamente spunto da ciò, per una richiesta che, comunque, è già stata presentata al Presidente Fico che l'avrebbe fatta sua comunque e domani ci sarà sicuramente, in inizio di seduta, in un momento opportuno, un ricordo adeguato delle vittime di questi eventi tragici che hanno colpito il nostro Paese.

Discussione della proposta di legge: S. 824 - D'iniziativa del senatore Patuanelli: Modifica all'articolo 20, comma 6, della legge 7 agosto 2015, n. 124, recante proroga del termine per l'adozione di disposizioni integrative e correttive concernenti la disciplina processuale dei giudizi innanzi alla Corte dei conti (Approvata dal Senato) (A.C. 1236) (ore 15,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1236: Modifica all'articolo 20, comma 6, della legge 7 agosto 2015, n. 124, recante proroga del termine per l'adozione di disposizioni integrative e correttive concernenti la disciplina processuale dei giudizi innanzi alla Corte dei conti.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1236)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e II (Giustizia) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione affari costituzionali, il deputato Stefani.

ALBERTO STEFANI , Relatore per la I Commissione. Grazie, Presidente. Solo per comunicare quanto abbiamo già discusso in Commissione, in merito a questa proposta di legge che mira, sostanzialmente, a spostare quello che è il dies ad quem per l'adozione dei decreti correttivi ed integrativi, concernenti i procedimenti dinanzi alla Corte dei conti, questo sulla base dell'articolo 20, comma 6, della legge n. 124 del 2015. Si tratta, pertanto, di una proroga di un termine che era scaduto il 7 di ottobre e che, quindi, con questa proposta di legge che, lo ripeto, concerne i procedimenti dinanzi alla Corte dei conti, viene spostato al 7 ottobre 2019.

Quindi, è una proroga, quella, appunto, della proposta di legge in esame, che sposta il termine di tre anni invece che di due anni, per l'adozione, appunto, dei decreti correttivi e integrativi concernenti i procedimenti dinanzi alla Corte dei conti.

La legge stessa prevede, all'articolo 20, una serie di criteri direttivi sulla base dei quali esercitare la delega stessa che sono: adeguare le norme vigenti alla giurisprudenza della Corte costituzionale e delle giurisdizioni superiori; disciplinare lo svolgimento dei giudizi, tenendo conto della peculiarità degli interessi pubblici oggetto di tutela e dei diritti soggettivi coinvolti; disciplinare le azioni del pubblico ministero nonché le funzioni e le attività del giudice e delle parti; prevedere l'interruzione del termine quinquennale di prescrizione delle azioni esperibili dal pubblico ministero per una sola volta e per un periodo massimo di due anni; procedere all'elevazione del limite di somma per il rito monitorio concernente fatti dannosi di lieve entità patrimonialmente lesiva; prevedere l'introduzione, in alternativa al rito ordinario, di un rito abbreviato per la responsabilità amministrativa che, esclusi i casi di doloso arricchimento del danneggiante, su previo e concorde parere del pubblico ministero, consenta la definizione di giudizio di primo grado per somma non superiore al 50 per cento del danno economico imputato; riordinare la fase dell'istruttoria e dell'emissione di eventuale invito a dedurre; unificare le disposizioni di legge vigenti in materia di obbligo di denuncia del danno erariale e di tutela del dipendente pubblico denunciante; disciplinare le procedure per l'affidamento di consulenze tecniche.

La legge prevede inoltre di riordinare la fase dell'emissione di eventuale invito a dedurre; unificare le disposizioni di legge vigenti in materia di obbligo di denuncia del danno erariale di tutela del dipendente pubblico denunciante; disciplinare le procedure per l'affidamento di consulenze tecniche; riordinare le disposizioni processuali vigenti, ridefinendo anche le disposizioni applicabili alle impugnazioni mediante rinvio; ridefinire e riordinare le norme concernenti il differimento di questioni di massima e particolare importanza, i conflitti di competenza territoriale e il regolamento di competenza verso ordinanze che dispongono la sospensione necessaria del processo; inoltre, fissare una disciplina transitoria applicabile ai giudizi già in corso all'entrata, chiaramente, in vigore della nuova disciplina processuale. Quindi, in sostanza, quello che è oggetto di questa proposta di legge, dell'articolo unico, tra l'altro, è lo spostamento del termine da due a tre anni per l'introduzione di disposizioni correttive ed integrative ai procedimenti davanti alla Corte dei conti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione Giustizia, onorevole Di Sarno.

GIANFRANCO DI SARNO, Relatore per la II Commissione. Grazie, Presidente. Effettivamente questa è una proposta di legge già approvata al Senato e nasce dalla necessità di modificare l'articolo 20, comma 6, della legge n. 124 del 2015, che reca proprio il termine per quanto concerne l'applicazione delle disposizioni concernenti integrazioni e correzioni della materia della disciplina processuale di tutti i giudizi instauratisi presso la Corte dei conti. In effetti, questo è un provvedimento che è collegato, più in generale, alla legge n. 124 del 2015, che, praticamente, ha conferito al Governo tutta una serie di deleghe per quanto concerne la riforma di alcuni settori della pubblica amministrazione.

Per quanto riguarda la legge che oggi è in discussione, è stato emesso, proprio in esercizio di questa delega, il decreto legislativo n. 174 del 2016, entrato in vigore il 7 ottobre 2016, e che è scaduto, come termine, il 7 ottobre del 2018 e pertanto è necessario prorogare di un anno, come la legge consente, proprio il termine per consentire i lavori e praticamente consentire l'adozione per il nostro ordinamento giudiziario del codice della giustizia contabile. Il codice della giustizia contabile praticamente consente di raccogliere tutte quelle norme che si sono susseguite nel tempo e che hanno disciplinato la disciplina processuale di tutti i giudizi instauratisi presso la Corte dei conti e, ovviamente, questo codice della giustizia contabile dovrà rispettare quelli che sono i principi e le direttive che sono già adottati e previsti nel codice processuale civile.

In sintesi, i principi del codice della giustizia contabile, che verrà lavorato successivamente, praticamente sono sintetizzati in questi punti: adeguare la normativa vigente alla giurisprudenza costituzionale e delle giurisdizioni superiori; prevedere l'interruzione del termine di prescrizione di cinque anni delle azioni esperibili dal pubblico ministero; elevare il limite massimo dell'addebito da 5 mila a 10 mila euro per il rito monitorio previsto per i fatti dannosi di lieve entità; introdurre un rito abbreviato per la responsabilità amministrativa, che consente la definizione del giudizio di primo grado per somma non superiore al 50 per cento del danno economico imputato; riordinare la fase dell'istruttoria; unificare le disposizioni vigenti in materia di obbligo di denuncia del danno erariale; integrare le disposizioni vigenti con le norme del codice di procedura civile, su specifici aspetti dettagliatamente indicati; ridefinire la disciplina delle impugnazioni, nonché le disposizioni concernenti l'esecuzione delle decisioni definitive di condanna al risarcimento del danno, attribuendo al pubblico ministero la titolarità di agire e resistere in giudizio innanzi al giudice civile dell'esecuzione. Sostanzialmente, dunque, il termine, grazie a questa proposta di legge, verrà prorogato di un anno e, quindi, scadrà il 7 ottobre 2019 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.

È iscritta a parlare la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Presidente, colleghi deputati, la proposta di legge oggi in discussione, che è già stata approvata dal Senato nella seduta del 3 ottobre scorso, come hanno già bene evidenziato i relatori, interviene sul termine per l'esercizio della delega legislativa per la revisione del processo contabile, modificando l'articolo 20, comma 6, della legge n. 124 del 7 agosto 2015, di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche.

Questa legge, appunto la n. 124 del 2015, ha previsto diverse deleghe legislative, finalizzate alla riorganizzazione di vasti settori dell'amministrazione statale, incidendo anche su profili del procedimento amministrativo. In particolare, l'articolo 20 della suddetta legge prevede anche la delega per il riordino e la ridefinizione della disciplina processuale riguardante tutti i giudizi che si svolgono dinanzi alla Corte dei conti. Per l'adozione di decreti legislativi attuativi, correttivi e integrativi, la proposta di legge che è posta oggi all'attenzione di quest'Aula stabilisce il nuovo termine di tre anni, anziché di due anni, dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 174 del 2016, attuativo della delega.

La proroga del termine, con il suo differimento di un anno, consente di usufruire di un lasso di tempo più ampio, utile per valutare con maggiore attenzione le ricadute concrete delle modifiche apportate nel 2016 alla disciplina processuale dei giudizi che si svolgono dinanzi alla Corte dei conti. Tale proroga si rende necessaria proprio per monitorare l'impatto di queste nuove disposizioni del codice di giustizia contabile e per farlo per un tempo sufficientemente prolungato in modo da far emergere quelle che sono le reali esigenze di modifica e limitare gli interventi correttivi a quelli effettivamente opportuni, così come previsto dalla stessa legge delega. L'obiettivo che si intende conseguire è quello di emanare dei decreti attuativi ed integrativi che siano realmente in linea con le esigenze concrete emerse dall'applicazione del decreto legislativo n. 174 del 2016, il cosiddetto codice di giustizia contabile.

Per completezza di esposizione, evidenzio che la materia della giurisdizione delle norme processuali dell'ordinamento civile e penale della giustizia amministrativa rientra nell'ambito della competenza legislativa statale, ai sensi dell'articolo 117, comma 2, lettera i), della Costituzione.

Inoltre, rammento che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 156 del 1985, ha riconosciuto al Parlamento la possibilità di concedere in modo reiterato la proroga del termine per l'emanazione di provvedimenti delegati, considerato che l'organo che ha l'autorità di fissare una scadenza può anche prorogarla e considerato che, nel rinnovare la delega, il Parlamento naturalmente ha pur sempre già effettuato le proprie valutazioni nel rispetto delle prescrizioni di cui all'articolo 76 della Costituzione.

Per quanto riguarda l'iter percorso dalla presente proposta di legge, ricordiamo che tale provvedimento, dopo essere stato rapidamente approvato al Senato senza emendamenti, è giunto all'esame delle Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera il 16 ottobre scorso e anche in questa sede nessuna forza politica ha formulato proposte emendative.

È, inoltre, d'obbligo evidenziare come la stessa Corte dei conti abbia segnalato l'esigenza di giungere nel più breve tempo possibile all'approvazione definitiva della proposta di legge in questione. Per concludere, riteniamo che il provvedimento oggi all'esame di questa Assemblea risponda esattamente a tutte le istanze sopra menzionate ed evidenziate dagli stessi organi direttamente interessati e, pertanto, reputiamo necessario e opportuno il differimento del termine previsto dalla presente proposta di legge, onde attribuire al Governo il tempo sufficiente per la definizione di decreti attuativi e correttivi adeguatamente meditati, che possano essere frutto di un attento esame e studio della concreta nuova realtà processuale dei giudizi che si svolgono dinanzi alla Corte dei conti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Sì, Presidente, grazie. Questa è indubbiamente una riforma sostanziale per il nostro ordinamento, perché attraverso la riforma della giustizia e quindi della Corte dei conti, in realtà passa poi l'ammodernamento e la modernità della pubblica amministrazione e quindi diventa una norma, benché, insomma, nessuno ne abbia effettivamente parlato, diventa questo un complesso di norme essenziale affinché si possa portare più efficienza anche e soprattutto all'interno della pubblica amministrazione, perché questa è la giustizia della pubblica amministrazione. Ora, quello che a noi preme, però, evidenziare è che stiamo parlando di una proroga del termine, una proroga che Fratelli d'Italia indubbiamente sostiene e lo facciamo per 2 motivi e con una forte convinzione.

Da un lato, infatti, riteniamo che la Corte dei conti e il suo procedimento abbiano effettivamente una necessità di una riformulazione completa, assoluta e rigenerante, perché, come dicevo prima, la modernità e l'ammodernamento dello Stato passa inevitabilmente da quella giustizia. Dall'altro, però, abbiamo anche la necessità di verificare quello che verrà inserito nel testo definitivo e abbiamo la necessità di discutere proprio perché questa è una norma fondamentale e non vogliamo e non vorremmo che solo perché questa riforma in realtà fa meno audience sui social o se ne parla di meno non venga, invece, considerata l'importanza e la sostanzialità di questa riforma. E, quindi, vogliamo indubbiamente discuterne, vogliamo parlarne, vogliamo che questa norma venga fatta con criteri tali che ci possa portare in avanti, ci possa portare verso l'efficienza delle altre pubbliche amministrazioni. E vorremmo che non fosse, ovviamente, utilizzata solo come propaganda e, quindi, non rientrasse in quel blocco di norme che troppo spesso vengono utilizzate - infatti, la giustizia viene sempre più spesso utilizzata proprio in questo modo e secondo queste modalità - solo per fare un po' di propaganda e poi, invece, non procedere a delle riforme strutturali ed essenziali all'interno del nostro ordinamento.

La revisione del processo contabile è indubbiamente un passaggio di maturità e proprio perché è un passaggio di maturità deve essere affrontata al di fuori delle convinzioni e degli schieramenti, indubbiamente considerando che soprattutto su questi temi non si può dare adito né ci si può permettere che le ideologie rientrino all'interno di riforme così importanti. Per cui, così come Fratelli d'Italia è assolutamente contraria a tutta una serie di norme e a una serie di proposte che sono state presentate in tema di giustizia, così vogliamo e vorremmo che invece proprio parlando della giustizia, che è un elemento fondamentale della governabilità del nostro Paese perché poi incide direttamente sulla vita quotidiana dei cittadini, che queste norme venissero affrontate con serenità e al di fuori delle ideologie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Non ho molto da aggiungere a quello che hanno già detto i relatori se non ricordare che questa proroga viene chiesta perché dal momento in cui è stata emanata la legge delega al momento in cui viene qui in Parlamento qualcosa in Italia è successo: c'è una maggioranza nuova, un Parlamento un nuovo e, soprattutto, sono nuovi nelle idee e nella visione del mondo che hanno. Questo Governo e questo nuovo Parlamento, quindi, hanno chiesto legittimamente un periodo ulteriore di esame su questa normativa per riformare più in generale la pubblica amministrazione che, come ricordiamo tutti, è stata ampiamente rivista con la cosiddetta “legge Madia”. In particolare, uno dei cavalli di battaglia di questo nuovo Parlamento e di questa maggioranza è l'informatizzazione, vale a dire - a parte gli altri aspetti procedurali, su cui già si sono intrattenuti i colleghi - si ritiene che una corretta informatizzazione che faccia proprie soprattutto le nuove tecnologie relative al cloud computing, cioè alla opportunità di rendere sempre più accessibile e sempre più veloce la resa dei conti e, quindi, la verifica da parte degli organi di controllo e, quindi, la repressione delle eventuali illegittimità, sia una delle strade principali che vanno percorse. In particolare, ricordo che proprio in questi giorni la Corte dei conti ci ha comunicato che il sistema informatizzato di rendicontazione è bloccato proprio perché sono in corso dei lavori di assestamento e di miglioramento di queste tecnologie per renderle, appunto, più attuali.

Un altro dei temi - e concludo - è il leitmotiv del cosiddetto “decreto concretezza” che questo Governo si prepara ad attuare ed è relativo proprio anche al venir meno della cosiddetta “sindacatorietà del giudice”, vale a dire maggiori garanzie per l'incolpato e, al tempo stesso, maggiore distinzione tra il pubblico ministero, l'ufficio del pubblico ministero, e l'ente giudicante, che invece nella precedente normativa, che, ricordiamo, risale al 1933 nella sua struttura base e, quindi, era ampiamente datata, portava spesso a situazioni che ci hanno visto criticare sia in sede di legittimità costituzionale sia in sede europea.

Pertanto, questa proroga vede con assoluto favore il parere da parte del gruppo della Lega proprio perché consentirà, grazie a questo ulteriore anno a disposizione del Governo, di fare veramente passi notevolmente migliorativi in quello che è uno dei cardini del nostro ordinamento. Infatti, non dimentichiamo che la Corte dei conti è un organo di rilevanza costituzionale che ha funzioni di ausiliario del Parlamento, tanto è vero che i suoi pareri e i suoi uomini sono continuamente interpellati dalle Commissioni e dal Parlamento stesso proprio in funzione della rilevantissima funzione che esplicano nell'ambio del nostro ordinamento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1236)

PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 1123-A, 1125, 1126-A e 1127-A.

Avverto che gli schemi recanti la ripartizione dei tempi per la discussione e il seguito della discussione dei disegni di legge citati sono pubblicati in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale di Nagoya-Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010 (A. C. 1123-A) (ore 15,26).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1123-A: Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale di Nagoya-Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1123-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Eugenio Zoffili.

EUGENIO ZOFFILI, Relatore. La ringrazio, Presidente. Illustre Presidente e colleghi deputati, il Protocollo addizionale fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010 si riferisce al Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza del 29 gennaio 2000, a sua volta addizionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità, entrato in vigore a livello internazionale l'11 settembre 2003 e ratificato dall'Italia con la legge 15 gennaio 2004, n. 27. Il Protocollo si propone di contribuire al trasferimento, manipolazione e utilizzazione in sicurezza degli organismi viventi modificati che possono avere un impatto negativo sulla biodiversità, considerando anche i rischi per la salute umana e i movimenti transfrontalieri di detti organismi. Il processo negoziale previsto dallo stesso Protocollo di Cartagena è sfociato il 15 ottobre 2010 nella città giapponese di Nagoya durante la V riunione delle parti nell'adozione di un Protocollo addizionale che tanto l'Italia quanto l'Unione Europea hanno firmato, rispettivamente, il 14 giugno e l'11 maggio 2011.

Il Protocollo di Nagoya - Kuala Lumpur si compone di un preambolo e 21 articoli e costituisce un approccio di tipo amministrativo all'individuazione di misure di risposta in caso di danno o di sufficiente probabilità di danno alla biodiversità in conseguenza di movimenti transfrontalieri di organismi viventi modificati. Nell'ambito dell'articolato evidenzio in questa sede l'articolo 1 che enuncia l'obiettivo del Protocollo addizionale, ovvero quello di elaborare norme e procedure a livello internazionale in materia di responsabilità e risarcimenti relativamente agli organismi viventi modificati, onde contribuire alla conservazione e all'uso sostenibile della biodiversità, tenendo anche conto dei rischi per la salute umana. L'articolo 2 contribuisce a delineare la nozione di danno sulla biodiversità riferendolo, innanzitutto, alla sua misurabilità o osservabilità su basi scientificamente solide e da un'autorità competente.

L'ambito di applicazione del Protocollo addizionale, ai sensi dell'articolo 3, è quello dei danni derivanti da organismi viventi modificati nel corso di un loro movimento transfrontaliero di essi. Si tratta, in particolare, degli organismi viventi modificati, destinati all'uso diretto nell'alimentazione umana o animale, nonché di quelli destinati all'uso confinato o destinati all'introduzione intenzionale nell'ambiente. L'articolo 4 demanda al diritto interno di ciascuna parte del Protocollo addizionale la determinazione del rapporto di causa-effetto tra un organismo vivente modificato e il danno cagionato. L'articolo 5 concerne le misure di risposta in caso di danno. In ordine alle esenzioni e ai limiti eventuali alla tutela risarcitoria di cui agli articoli 6, 7 e 8 del Protocollo addizionale, la relazione introduttiva citata precisa che tali profili sono già disciplinati in Italia dal decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, recante norme in materia ambientale, il cui articolo 303 prevede la non applicabilità delle tutele risarcitorie a danni causati da atti di conflitto armato o di sabotaggio o da fenomeni naturali di carattere eccezionale e di carattere incontrollabile.

Lo stesso articolo 303 esclude dalle tutele risarcitorie l'attività svolta in condizioni di necessità in vista della sicurezza nazionale o della protezione da calamità naturali, i danni causati prima dell'entrata in vigore della parte sesta del decreto legislativo n. 152 del 2006, i danni i cui effetti risalgono a più di trent'anni, i danni causati da inquinamento di carattere diffuso non imputabili all'attività di singoli operatori. In particolare, poi, in relazione alla facoltà che l'articolo 8 del protocollo dà alle parti di prevedere limiti finanziari per il rimborso di costi e spese, la relazione introduttiva precisa che il decreto legislativo n. 152 del 2006 non ha previsto la predisposizione di alcun limite finanziario. Per quanto concerne gli organi di amministrazione del Protocollo addizionale in esame, articoli 14 e 15, questi sono la conferenza delle parti, che si riunisce in quanto riunione delle parti del Protocollo di Cartagena, che funge da riunione delle parti contraenti anche per il Protocollo addizionale, e il segretariato del Protocollo addizionale medesimo, che è lo stesso istituto dell'articolo 24 della Convenzione sulle biodiversità.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

EUGENIO ZOFFILI, Relatore. La riunione delle parti del Protocollo addizionale esamina regolarmente l'attuazione del medesimo e adotta le decisioni necessarie per migliorarla e promuoverla. La riunione delle parti, inoltre, riesamina il Protocollo addizionale cinque anni dopo l'entrata in vigore di esso e successivamente con cadenza quinquennale. Ricordo che un analogo provvedimento è stato approvato nella passata legislatura dalla Camera dei deputati il 26 settembre dell'anno scorso, ma l'iter di approvazione si è interrotto al Senato a causa della conclusione della legislatura stessa. Concludo, Presidente, auspicando l'approvazione del disegno di legge al nostro esame finalizzato alla ratifica di un Accordo internazionale che mira a far crescere la conoscenza nello sviluppo e nell'applicazione delle moderne biotecnologie, stabilendo, però, misure di risposta e regole per il risarcimento nell'eventualità che qualcosa non funzioni.

PRESIDENTE. Grazie. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo relativo alla protezione dell'ambiente marino e costiero di una zona del Mare Mediterraneo (Accordo RAMOGE), tra Italia, Francia e Principato di Monaco, fatto a Monaco il 10 maggio 1976 ed emendato a Monaco il 27 novembre 2003 (A.C. 1125) (ore 15,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo relativo alla protezione dell'ambiente marino e costiero di una zona del Mare Mediterraneo (Accordo RAMOGE), tra Italia, Francia e Principato di Monaco, fatto a Monaco il 10 maggio 1976 ed emendato a Monaco il 27 novembre 2003.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1125)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Emiliozzi, per cinque minuti.

MIRELLA EMILIOZZI, Relatrice. Grazie, Presidente. Il provvedimento che riguarda la ratifica ed esecuzione dell'Accordo relativo alla protezione dell'ambiente marino e costiero di una zona del mare Mediterraneo, Accordo RAMOGE, tra Italia, Francia e Principato di Monaco, fatto a Monaco il 10 maggio 1976 ed emendato a Monaco il 27 novembre 2003, era già stato approvato in prima lettura nella XVII legislatura dalla Camera dei deputati, e quindi gode della procedura di approvazione prevista dall'articolo 107 del Regolamento della stessa Camera.

In particolare, il provvedimento era stato approvato dalla Camera il 22 novembre 2017 e poi trasmesso al Senato, il quale concludeva l'esame attraverso la Commissione esteri, ma non riusciva ad approvarlo in Aula entro la fine della legislatura. L'Accordo italo-franco-monegasco fu il risultato di un'iniziativa per limitare l'inquinamento marino nel Mediterraneo con la creazione di una zona pilota. L'Accordo era originariamente delimitato ad un'area che andava da Genova a Saint-Raphaël, e, a seguito della ratifica dell'Accordo originario, avvenuta per l'Italia con la legge 24 ottobre 1980, n. 743, si ebbe l'ampliamento della zona originaria in modo da far coincidere le suddivisioni amministrative dell'Italia e della Francia, e segnatamente la regione francese della Provenza-Alpi-Costa Azzurra e la regione Liguria con il perimetro del mare territoriale interessato.

L'estensione del perimetro all'alto mare si è avuta poi nel 1993 con l'attuazione del piano RAMOGEPOL. Il testo, come risultante dagli emendamenti approvati nel novembre 2003, introduce elementi di novità quali l'allargamento ulteriore della zona RAMOGE e l'estensione degli obiettivi dell'Accordo anche al contrasto del degrado marino costiero e alla tutela della biodiversità. L'Accordo RAMOGE si inserisce coerentemente nell'ordinamento giuridico nazionale vigente con particolare riferimento alla legge 31 dicembre 1982, n. 979, recante disposizioni per la difesa del mare, nonché nel quadro giuridico internazionale a tutela dell'ambiente marino, come la Convenzione di Barcellona, che raccomanda vivamente l'istituzione di accordi subregionali tra Stati vicini per la realizzazione dei propri obiettivi.

L'importanza di tale Accordo e l'utilità dei suoi strumenti hanno avuto modo di palesarsi, da ultimo, nelle operazioni di contrasto allo sversamento di carburante in seguito alla collisione, avvenuta lo scorso 7 ottobre, nel santuario dei cetacei al largo della Corsica tra il traghetto tunisino Ulisse e la portacontainer Virginia, battente bandiera cipriota. Per quanto riguarda il testo dell'Accordo in esame, particolare rilievo assumono i primi quattro articoli dell'Accordo RAMOGE emendato.

In particolare, l'articolo 1 prevede l'istituzione di una commissione composta dalle delegazioni delle tre parti, ciascuna delle quali designa un massimo di sette delegati e può essere assistita da esperti per l'esame di questioni particolari. L'articolo 2 fissa la nuova delimitazione della zona RAMOGE anche in riferimento alla porzione del litorale continentale e alle isole situate nei limiti del mare territoriale. L'estensione di tali limiti geografici può avvenire in seno alla commissione RAMOGE su proposta di una delle parti contraenti, del comitato tecnico o del segretariato, salvo obiezioni di una delle tre parti nei tre mesi successivi. L'articolo 3 stabilisce che la commissione RAMOGE ha quale propria missione lo stabilimento di una più stretta collaborazione tra i competenti servizi delle tre parti contraenti e delle collettività territoriali rispettive per fini previsti dall'Accordo RAMOGE emendato. L'articolo 4 elenca dettagliatamente i compiti della commissione RAMOGE, tra i quali figurano quelli di promuovere studi, ricerche e scambi di informazione, tenere aggiornato il piano di prevenzione e di intervento italo-franco-monegasco sugli inquinamenti marini, piano RAMOGEPOL, favorire l'informazione e la partecipazione del pubblico all'attuazione degli obiettivi dell'Accordo, assicurare il necessario coordinamento con gli organismi internazionali e, infine, raccomandare ai tre Governi e alle collettività territoriali interessate ogni misura atta a perseguire gli scopi dell'Accordo, fornendo, altresì, ogni anno alle parti contraenti un rapporto sulla gestione complessiva dell'Accordo.

Per quanto concerne gli aspetti finanziari dell'Accordo, si segnala che l'articolo 12 prevede che ciascuna delle parti contraenti si assuma le spese della propria rappresentanza nella commissione RAMOGE e nei relativi comitati, oltre le spese per le ricerche condotte sul proprio territorio e per l'attuazione delle diverse raccomandazioni. Il bilancio dell'Accordo in esame è costituito dai contributi ordinari delle parti, fissati per ciò che concerne l'ammontare dalla commissione RAMOGE, nonché dai contributi volontari, la cui accettazione è parimenti approvata dal comitato direttivo della commissione. Le spese di comune interesse gravano sul bilancio dell'Accordo. Si segnala, in ultimo, che la relazione tecnica allegata al provvedimento fa presente a tale proposito che l'attuazione dell'Accordo non implicherà nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, in quanto lo stanziamento annuale previsto dall'Accordo ai sensi della legge di bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2018 e per il triennio 2018-2020 ammonta a euro 65.840.

Concludo: si ritiene, al riguardo, che tale stanziamento sia sufficiente a coprire tutte le esigenze di bilancio collegate alla ratifica del nuovo Accordo, anche alla luce del fatto che le attività in esso contemplate sono di fatto già assolte integralmente dall'Italia.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MIRELLA EMILIOZZI, Relatrice. Segnatamente, il progetto di legge di ratifica in esame è composto da quattro articoli. Gli articoli 1 e 2 contengono l'autorizzazione alla ratifica dei due trattati e il relativo ordine di esecuzione - ho finito -, l'articolo 3 reca la clausola di invarianza finanziaria, prevedendo che dall'attuazione della presente non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, e, infine, l'articolo 4 prevede l'entrata in vigore della legge il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

PRESIDENTE. Grazie, collega Emiliozzi, per la rapidità del suo intervento.

Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.

Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo bilaterale tra la Repubblica italiana e la Bosnia ed Erzegovina aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Roma il 19 giugno 2015 (A. C. 1126-A) (ore 15,43).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1126-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo bilaterale tra la Repubblica italiana e la Bosnia ed Erzegovina aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Roma il 19 giugno 2015.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1126-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, il collega onorevole Andrea Colletti.

ANDREA COLLETTI, Relatore. Presidente, l'accordo in oggetto disciplina il procedimento di estradizione di persone sottoposte a procedimenti penali o all'esecuzione di una pena tra l'Italia e la Bosnia ed Erzegovina. Tale procedimento di estradizione non è applicabile ai reati politici e ai reati militari, per i quali ogni parte può rifiutare l'estradizione dei propri cittadini. Questo accordo aggiuntivo costituisce un avanzamento dei rapporti bilaterali nel campo della cooperazione giudiziaria penale, in particolare per effetto dell'esplicita previsione della facoltà di estradizione ai cittadini, sinora rifiutata dalla Bosnia ed Erzegovina.

Voglio far presente ai colleghi interessati all'accordo in oggetto che negli istituti penitenziari italiani si troverebbero attualmente circa 217 detenuti con cittadinanza della Bosnia ed Erzegovina, mentre 3 sono i cittadini italiani ristretti nei penitenziari della Bosnia ed Erzegovina.

In quanto al contenuto dell'accordo - a parte un breve preambolo che fa richiamo esplicito alle disposizioni della Convenzione del 1957, che restano in vigore ovviamente per tutto quanto non disciplinato nell'accordo aggiuntivo -, esso consta di 7 articoli. Quello che ci interessa in particolare è l'articolo 2, che riguarda l'estradizione per reati di criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio di denaro, che sarà concessa purché la pena prevista non sia inferiore a 4 anni o la pena inflitta non sia inferiore a 2 anni. Segnalo anche il comma 3 dell'articolo 3, che stabilisce che è motivo obbligatorio di rifiuto dell'estradizione di un proprio cittadino la circostanza che i reati per i quali essa è richiesta siano reati di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra.

Un identico disegno di legge era stato approvato da questo ramo del Parlamento la scorsa legislatura, ma - ahimè - non ne è stato ultimato l'iter. Auspico quindi una rapida approvazione di questo provvedimento, dal momento che appare conforme agli obiettivi rafforzamento della rule of law e di stabilizzazione democratica della Bosnia, che, come è noto, il 7 ottobre scorso è andata al voto per il rinnovo del Parlamento e della Presidenza collegiale della Federazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.

Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa quindi la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Accordo bilaterale aggiuntivo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Skopje il 25 luglio 2016; b) Accordo bilaterale aggiuntivo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, inteso a facilitarne l'applicazione, fatto a Skopje il 25 luglio 2016 (A.C. 1127-A) (ore 15,46).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1127-A: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Accordo bilaterale aggiuntivo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Skopje il 25 luglio 2016; b) Accordo bilaterale aggiuntivo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, inteso a facilitarne l'applicazione, fatto a Skopje il 25 luglio 2016.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1127-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, il deputato Gualtiero Caffarato.

GUALTIERO CAFFARATTO, Relatore. Presidente, il provvedimento in esame reca l'autorizzazione alla ratifica di due accordi aggiuntivi, intesi rispettivamente a facilitare l'applicazione a livello bilaterale tra l'Italia e la Macedonia della Convenzione europea di estradizione del 1957 e della Convenzione europea di assistenza giudiziaria del 1959, nell'obiettivo di entrambi i Paesi di intensificare la lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione e al riciclaggio di denaro.

Quanto all'accordo aggiuntivo in tema di estradizione, sia di tipo processuale, fondata su misure cautelari, sia di tipo esecutivo, basata su decisioni passate in giudicato, reca una puntuale disciplina della materia dell'estradizione dei cittadini, anche con riferimento al transito degli stessi sul territorio, per le ipotesi in cui un cittadino consegnato da uno Stato terzo ad uno dei due Stati contraenti debba transitare sul territorio degli stessi.

In generale, con tale accordo i rapporti tra Italia e Macedonia nel campo della cooperazione giudiziaria penale potranno registrare un notevole passo in avanti, essendo stata compresa la facoltà di estradizione dei propri cittadini, sinora rifiutata dalla Macedonia. Il secondo degli accordi in esame si inserisce nell'ambito degli strumenti finalizzati all'intensificazione ed alla puntuale disciplina dei rapporti di cooperazione posti in essere dall'Italia, con l'obiettivo di migliorare la cooperazione giudiziaria internazionale e di rendere più efficace nel settore giudiziario penale il contrasto del fenomeno della criminalità transnazionale. L'adozione di norme volte a disciplinare in modo preciso e accurato il settore dell'assistenza giudiziaria penale è stata imposta dall'attuale realtà sociale, caratterizzata da sempre più frequenti ed estesi rapporti tra i due Stati in diversi settori.

L'incontestabile dato della continua crescita dei rapporti tra i due Paesi implica, inevitabilmente, la comune esigenza di reciproca assistenza giudiziaria penale. Confido pertanto in una rapida conclusione dell'iter di questo disegno di legge, concernente un Paese che ha di recente attraversato una fase delicata con la celebrazione del referendum popolare sulla nuova denominazione ufficiale dello Stato, Repubblica della Macedonia del Nord, ad esito di un accordo sottoscritto il 17 giugno scorso con la Grecia, che ha posto fine ad un annoso contenzioso tra Skopje ed Atene, ed ha consentito allo Stato balcanico di accelerare il suo percorso di integrazione nelle istituzioni euro-atlantiche.

Come è noto, il referendum non ha raggiunto il quorum per pochi punti percentuali, pur avendo registrato un elevatissimo numero di consensi, pari al 94 per cento dei voti. Trattandosi di un passaggio non ostativo al percorso costituzionale di ridenominazione del Paese, esso non ha avuto ripercussioni negative sull'attuazione dell'Accordo di Skopje. Il Parlamento macedone ha infatti approvato il 22 ottobre scorso, con la maggioranza dei due terzi, l'avvio della procedura costituzionale che cambierà il nome allo Stato, con il conseguente venir meno dei veti politici da parte greca all'ingresso della Macedonia nei contesti euro-atlantici.

Tutto ciò ha offerto materia per analisi e congetture sulle euro-entusiasmo della popolazione macedone e dei sei Paesi balcanici coinvolti dal processo di integrazione europea. Indubbiamente, la consultazione referendaria del 30 settembre ha rappresentato un campanello d'allarme serio, pur nel percorso di successo rappresentato dal positivo esito della controversia tra la Grecia e la Repubblica della Macedonia del Nord.

Segnalo, conclusivamente, che nel corso dell'iter di esame in Commissione sono emersi interrogativi sulla possibile ripercussione del cambio di denominazione dello Stato macedone sull'accordo in esame. Ricordo che un provvedimento di identico contenuto è stato approvato dalla Camera dei deputati al termine della scorsa legislatura, il 22 dicembre 2017, ma l'altro ramo del Parlamento non è riuscito ad approvarlo in via definitiva a causa della conclusione della legislatura stessa. Grazie per l'attenzione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.

Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Interventi di fine seduta (ore 15,50).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fatuzzo, che ha diritto di intervenire per due minuti. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, ho letto su un noto quotidiano nazionale, ieri o l'altro ieri, che su un vagone ferroviario della Ferrovia Circumvesuviana c'è stato un acceso diverbio che ha coinvolto un giovane italiano, il quale, vedendo che era presente un pachistano tra i passeggeri, gli ha intimato di scendere - di andarsene via - con male parole, con un fare forse dovuto anche a molto alcol e a un astio che, purtroppo, è presente in tanti cittadini italiani.

Nessuno dei presenti ha reagito, tranne una signora di 62 anni di età (ripeto, 62 anni di età), dipendente della RAI di Napoli, fa la sarta, la quale ha, senza paura, apostrofato il malcapitato - dobbiamo dire oggi - dicendogli il fatto suo e rispondendo alle minacce e al fare minaccioso di questo giovane molto sopra le righe minacciandolo addirittura di spaccargli l'ombrello sulla testa. Io penso che questo sia il perfetto esemplare dell'anziano - non dico del pensionato, perché sta lavorando - che abbia ascoltato il mio consueto grido di battaglia e che sia andata realmente all'attacco. Mi auguro che lo facciano in tanti, quindi concludo molto volentieri…

PRESIDENTE. Ce lo risparmi.

CARLO FATUZZO (FI). Viva i pensionati! Pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Miceli. Ne ha facoltà.

CARMELO MICELI (PD). Presidente, da siciliano è chiaro che ho vissuto le ore delle ultime due giornate con grande sofferenza, una sofferenza che però mi obbliga in questa sede, in quanto esponente del territorio, a dovere stigmatizzare intanto la condotta della politica tutta, perché se si è verificato ciò che si è verificato va rappresentato che, in realtà, la condizione della viabilità delle strade del palermitano e del territorio dell'agrigentino non è nuova a noi siciliani e rispetto alla quale esorto l'intero Parlamento a farsi carico di tutto ciò che è nelle nostre possibilità e nelle nostre facoltà per poter addivenire ad una soluzione di una situazione che si protrae da tanto e troppo tempo.

È chiaro ed ovvio che mi unisco al cordoglio per i familiari delle vittime, cordoglio che è già stato espresso dal collega Morassut, che mi ha preceduto con un intervento a inizio seduta sull'ordine dei lavori, però, Presidente, in questo contesto, sempre per il dovere che connota chi fa parte in qualche modo delle istituzioni, avverto la necessità di stigmatizzare due condotte: inprimis la condotta del Presidente del Consiglio, il quale, pur essendo venuto nell'immediatezza dei fatti in Sicilia, ha dimenticato di essere Presidente e di dovere convocare a sé anche il presidente della regione; di contro, stigmatizzo anche la condotta del presidente della regione Sicilia, che dinanzi ad un emesso invito a partecipare al saluto ai familiari delle vittime offerto dal Presidente del Consiglio ha stigmatizzato la condotta del Presidente del Consiglio chiedendo letteralmente la testa del prefetto di Palermo, un prefetto che invece andrebbe ringraziato per l'attenzione prestata proprio in queste ore rispetto ai fatti che sono accaduti. Se non ci fosse stato quel prefetto, probabilmente le vittime sarebbero state molte di più, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, desidero anch'io portare all'attenzione della Presidenza e dell'Assemblea, a nome di tutti i deputati siciliani del MoVimento 5 Stelle, i tragici eventi accaduti nella notte tra sabato 3 e domenica 4 novembre. Le eccezionali ma non più così infrequenti precipitazioni che hanno con violenza flagellato per numerose ore incessantemente le province di Palermo ed Agrigento hanno provocato conseguenze, soprattutto in termini di sacrificio di vite umane, inaccettabili. Dodici le vittime in totale: nove a Casteldaccia, di cui una bimba, Rachele, di un anno, e un bimbo, Francesco, di tre anni; due vittime a Cammarata, una a Vicari; inoltre, un medico palermitano, il dottor Giuseppe Liotta, è ancora disperso nelle campagne tra Ficuzza e Corleone, la cui ricerca continua senza sosta. Desidero ringraziare il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che senza alcun indugio ieri è volato a Palermo per rendersi conto personalmente delle condizioni in cui è stato ridotto il nostro territorio, per portare la vicinanza umana del Governo ai familiari delle vittime, per verificare la tempestività e l'efficienza delle operazioni di soccorso partecipando al tavolo tecnico convocato in prefettura.

Desidero ringraziare la Protezione civile e i vigili del fuoco, tutte le forze dell'ordine intervenute, ivi incluso l'Esercito, che si è adoperato per il celere ripristino della viabilità. Molti Paesi, infatti, sono completamente isolati a causa delle frane, in alcuni si sono aperte voragini sulla sede stradale. Desidero ringraziare tutti i cittadini volontari che si sono attivati nelle operazioni di soccorso e di ricerca e dimostrano generosità e tempra, la tempra dei siciliani, che, seppure in ginocchio, reagiscono con coraggio e prontezza per fare fronte alle emergenze. Certo è che quanto è accaduto non è solo conseguenza di eventi naturali, vi è di certo una corresponsabilità umana, tanto che la procura di Termini Imerese ha aperto un'indagine in merito. Tuttavia, oggi non è tempo di polemiche, è tempo del silenzio, del cordoglio, in cui tutti, da nord a sud, senza alcun colore politico, dobbiamo stringerci nel dolore alle comunità coinvolte con l'impegno di adoperarci nel porre in essere tutte le iniziative parlamentari necessarie affinché le istituzioni intervengano quanto prima con incisività nei territori colpiti, sia in termini di ricostruzione che in termini di prevenzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Collega D'Orso, dico a lei come al collega Miceli, come ho già fatto per il collega Morassut e per il collega Fatuzzo, che domani senz'altro ci sarà una commemorazione quando l'Aula sarà nel pieno dei suoi lavori con le sedute previste per le votazioni, in cui il Presidente Fico sicuramente porterà il cordoglio di questa istituzione alle famiglie e alle comunità che sono state colpite dagli eventi che sono stati ricordati proprio da voi.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 6 novembre 2018 - Ore 11:

1. Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni .

(ore 14)

2. Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata):

MOLTENI ed altri: Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo. (C. 392-A)

e dell'abbinata proposta di legge: MORANI. (C. 460)

Relatrice: TATEO.

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 824 - D'iniziativa del senatore PATUANELLI: Modifica all'articolo 20, comma 6, della legge 7 agosto 2015, n. 124, recante proroga del termine per l'adozione di disposizioni integrative e correttive concernenti la disciplina processuale dei giudizi innanzi alla Corte dei conti (Approvata dal Senato).

(C. 1236)

Relatori: STEFANI, per la I Commissione; DI SARNO, per la II Commissione.

4. Seguito della discussione dei disegni di legge:

Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale di Nagoya - Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010. (C. 1123-A)

Relatore: ZOFFILI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo relativo alla protezione dell'ambiente marino e costiero di una zona del Mare Mediterraneo (Accordo RAMOGE), tra Italia, Francia e Principato di Monaco, fatto a Monaco il 10 maggio 1976 ed emendato a Monaco il 27 novembre 2003. (C. 1125)

Relatrice: EMILIOZZI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo bilaterale tra la Repubblica italiana e la Bosnia ed Erzegovina aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Roma il 19 giugno 2015. (C. 1126-A)

Relatore: COLLETTI.

Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Accordo bilaterale aggiuntivo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Skopje il 25 luglio 2016; b) Accordo bilaterale aggiuntivo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959 inteso a facilitarne l'applicazione, fatto a Skopje il 25 luglio 2016.

(C. 1127-A)

Relatore: CAFFARATTO.

La seduta termina alle 16.