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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 31 luglio 2019

TESTO AGGIORNATO AL 1º AGOSTO 2019

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 31 luglio 2019.

  Amitrano, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Borghese, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Carfagna, Castelli, Castiello, Cirielli, Colletti, Comaroli, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Sabrina De Carlo, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Liuni, Liuzzi, Locatelli, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Parolo, Picchi, Rampelli, Rizzo, Rosato, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Vitiello, Leda Volpi, Raffaele Volpi, Zoffili.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Amitrano, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Borghese, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Cancelleri, Carfagna, Castelli, Castiello, Cirielli, Colletti, Comaroli, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Sabrina De Carlo, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Liuni, Liuzzi, Locatelli, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Parolo, Picchi, Rampelli, Rizzo, Rosato, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Vitiello, Leda Volpi, Raffaele Volpi, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 30 luglio 2019 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   D'IPPOLITO: «Istituzione del Parco nazionale della Sila e delle Valli Cupe» (2037);
   RUGGIERO: «Istituzione di un conto delle imposte erariali per l'utilizzazione e la cessione dei crediti del contribuente, nonché disposizioni concernenti le sanzioni e gli interessi in materia tributaria» (2038).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge FRATE ed altri: «Delega al Governo per la riforma dell'inquadramento, delle funzioni e dello status del personale dei corpi di polizia locale» (1595) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Mariani.

Ritiro di proposte di legge.

  In data 31 luglio 2019 la deputata Meloni ha comunicato, anche a nome dei cofirmatari, di ritirare la seguente proposta di legge:
   MELONI ed altri: «Abrogazione dei commi 5 e 6 dell'articolo 3 del decreto legislativo 16 settembre 1996, n. 564, in materia di contribuzione previdenziale per i lavoratori che svolgono attività sindacale» (294).

  La proposta di legge sarà pertanto cancellata dall'ordine del giorno.

Trasmissione dal Senato.

  In data 31 luglio 2019 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza la seguente proposta di legge:
   S. 1416. – Senatori PATUANELLI e SANTILLO: «Modifica all'articolo 1, comma 5, della legge 7 ottobre 2015, n. 167, in materia di proroga del termine per l'adozione di disposizioni integrative e correttive concernenti la revisione e l'integrazione del codice della nautica da diporto» (approvata dal Senato) (2039).

  Sarà stampata e distribuita.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  DEIDDA ed altri: «Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, concernenti l'istituzione delle circoscrizioni Sicilia e Sardegna per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia» (1865) Parere delle Commissioni V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE PETTARIN: «Modifica all'articolo 12 dello Statuto speciale della regione Friuli Venezia Giulia, concernente l'assegnazione di un seggio nel consiglio regionale ad un rappresentante della minoranza slovena» (1877) Parere della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   II Commissione (Giustizia):
  MARTINCIGLIO ed altri: «Ordinamento degli organi di giurisdizione e amministrativi della giustizia tributaria» (1521) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), VII, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   VI Commissione (Finanze):
  CAON: «Abrogazione del testo unico delle leggi sulle tasse automobilistiche, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 febbraio 1953, n. 39» (948) Parere delle Commissioni I, V, VII, VIII, IX, X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   IX Commissione (Trasporti):
  S. 1416. – Senatori PATUANELLI e SANTILLO: «Modifica all'articolo 1, comma 5, della legge 7 ottobre 2015, n. 167, in materia di proroga del termine per l'adozione di disposizioni integrative e correttive concernenti la revisione e l'integrazione del codice della nautica da diporto» (Approvata dal Senato) (2039) Parere delle Commissioni I, V e XIV.
   XII Commissione (Affari sociali):
  SIANI ed altri: «Disposizioni concernenti la diagnosi e la cura delle immunodeficienze congenite e l'assistenza delle persone che ne sono affette» (1733) Parere delle Commissioni I, V, VII, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  ZOFFILI ed altri: «Indicazione obbligatoria del contenuto di potassio e fosforo nelle etichette dei prodotti alimentari per motivi di salute pubblica» (1784) Parere delle Commissioni I, X, XIII e XIV.

Annunzio di archiviazioni di atti relativi a reati previsti dall'articolo 96 della Costituzione.

  Con lettera pervenuta il 17 luglio 2019, il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ha comunicato che il collegio per i procedimenti relativi ai reati previsti dall'articolo 96 della Costituzione, costituito presso il suddetto tribunale, ha disposto, con decreto del 9 luglio 2019, l'archiviazione di atti relativi ad un procedimento per ipotesi di responsabilità nei confronti del deputato Alfonso Bonafede, nella sua qualità di Ministro della giustizia pro tempore.

  Con lettera pervenuta il 17 luglio 2019, il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ha comunicato che il collegio per i procedimenti relativi ai reati previsti dall'articolo 96 della Costituzione, costituito presso il suddetto tribunale, ha esaminato il ricorso in opposizione al decreto di archiviazione emesso in data 22 febbraio 2019, e ha disposto, con decreto dell'8 luglio 2019, il non luogo a provvedere sull'opposizione e la conferma del citato decreto di archiviazione del 22 febbraio 2019, relativo ad un procedimento per ipotesi di responsabilità nei confronti del deputato Marco Minniti, nella sua qualità di ministro dell'interno pro tempore.

  Con lettera pervenuta il 17 luglio 2019, il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ha comunicato che il collegio per i procedimenti relativi ai reati previsti dall'articolo 96 della Costituzione, costituito presso il suddetto tribunale, ha disposto, con decreto dell'8 luglio 2019, l'archiviazione di atti relativi ad un procedimento per ipotesi di responsabilità nei confronti della deputata Beatrice Lorenzin, nella sua qualità di ministra della sanità pro tempore, del deputato Andrea Orlando, nella sua qualità di ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore e di Nunzia De Girolamo, deputata all'epoca dei fatti, quale ministra delle politiche agricole, alimentari e forestali pro tempore.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 29 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 14/2019 dell'11 – 26 luglio 2019, con la quale la Sezione stessa ha approvato la relazione concernente «La lotta alla dispersione scolastica: risorse e azioni intraprese per contrastare il fenomeno».

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissione dal Ministro per le disabilità e la famiglia.

  Il Ministro per le disabilità e la famiglia, con lettera del 25 luglio 2019, ha trasmesso la nota relativa all'attuazione data ai seguenti ordini del giorno: BUTTI ed altri n. 9/924-A/113, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 2 agosto 2018, concernente iniziative volte a contrastare varie forme di dipendenze (ad esempio da social e smartphone) che generano effetti devastanti per adolescenti e minori; BELLUCCI ed altri n. 9/1041/2, sulle iniziative di prevenzione e contrasto all'uso di sostanze stupefacenti e psicotrope; PANIZZUT n. 9/1041/6, volto a prevedere la revisione complessiva del quadro normativo in materia di disabilità, anche per quanto attiene alla terminologia utilizzata; D'ARRANDO ed altri n. 9/1041/17, sull'opportunità di istituire una struttura di missione per l'esercizio delle funzioni in materia di politiche in favore delle persone con disabilità; CHIAZZESE ed altri n. 9/1041/18, sul superamento nella comunicazione istituzionale e nel linguaggio legislativo di ogni espressione non appropriata riferita alla disabilità, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 7 agosto 2018; MELONI ed altri n. 9/1041/3, concernente l'adozione di iniziative a sostegno della natalità e della genitorialità; SILVESTRONI n. 9/1041/4, sull'opportunità di incrementare le risorse destinate alle indennità di accompagnamento, accolti come raccomandazione dal Governo sempre nella seduta dell'Assemblea del 7 agosto 2018; GEBHARD ed altri n. 9/1334-AR/98, concernente l'adozione di misure alternative al congedo parentale a tutela delle lavoratrici madri; BOLDRINI n. 9/1334-AR/104, sull'avvio di un piano straordinario per l'occupazione femminile al fine di conciliare il tempo di vita e di lavoro attraverso misure di welfare aziendale; NOJA ed altri n. 9/1334-AR/176, concernente il rafforzamento delle misure a sostegno delle disabilità gravi; BELLUCCI ed altri n. 9/1334-AR/208, riguardante la destinazione di maggiori risorse al Fondo nazionale di lotta alla droga; VARCHI ed altri n. 9/1334-AR/223, volto a prevedere iniziative a sostegno della natalità e della genitorialità, accolti come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea dell'8 dicembre 2018.

  Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla XII Commissione (Affari sociali) competente per materia.

Trasmissione dal Ministro per gli affari europei.

  Il Ministro per gli affari europei, con lettera in data 26 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, l'elenco delle procedure giurisdizionali e di precontenzioso con l'Unione europea, riferito al secondo trimestre del 2019 (Doc. LXXIII-bis, n. 6).

  Questo documento è trasmesso a tutte le Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 30 luglio 2019, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla III Commissione (Affari esteri), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione – Relazione annuale sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi nell'Unione europea per il 2017 (COM(2019) 358 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'andamento delle spese del FEAGA – Sistema d'allarme n. 4-6/2019 (COM(2019) 367 final), corredata dal relativo allegato (COM(2019) 367 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 30 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

  Il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 30 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, della legge 20 luglio 2004, n. 215, la relazione della medesima Autorità sullo stato delle attività di controllo e vigilanza in materia di conflitti di interessi, aggiornata al mese di giugno 2019 (Doc. CLIII, n. 3).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE COSTITUZIONALE: BRUNO BOSSIO; CECCANTI; BRESCIA ED ALTRI; MELONI ED ALTRI: MODIFICA ALL'ARTICOLO 58 DELLA COSTITUZIONE IN MATERIA DI ELETTORATO PER L'ELEZIONE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA (A.C. 1511-1647-1826-1873-A)

A.C. 1511-A – Articolo unico

ARTICOLO UNICO DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 1.

  1. Al primo comma dell'articolo 58 della Costituzione, le parole: «dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età» sono soppresse.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 1.

  Premettere il seguente articolo:

«Art. 01.

   1. Il terzo comma dell'articolo 56 della Costituzione è sostituito dal seguente: «Tutti gli elettori sono eleggibili a deputati».
01. 01. Meloni, Prisco, Donzelli, Montaruli.

  Al comma 1, sostituire le parole da: le parole: «dagli elettori fino alla fine del comma, con le seguenti: la parola: «venticinquesimo» è sostituita dalla seguente: «trentesimo».
1. 10. Fatuzzo.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. Il secondo comma dell'articolo 58 della Costituzione, è sostituito dal seguente:
  «Tutti gli elettori del Senato della Repubblica sono eleggibili a senatori».
1. 1. Meloni, Prisco, Donzelli, Montaruli.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. Il secondo comma dell'articolo 58 della Costituzione, è sostituito dal seguente:
  «Sono eleggibili a senatori tutti gli elettori che nel giorno delle elezioni hanno compiuto i venticinque anni di età».
*1. 2. Bruno Bossio, Giorgis, Migliore, Marco Di Maio, Fiano, Martina, Orfini, Pollastrini.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. Il secondo comma dell'articolo 58 della Costituzione, è sostituito dal seguente:
  «Sono eleggibili a senatori tutti gli elettori che nel giorno delle elezioni hanno compiuto i venticinque anni di età».
*1. 3. Speranza.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Iniziative per la messa in sicurezza del territorio della Toscana e intendimenti del Governo in ordine alla dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale in relazione ai recenti eventi calamitosi che hanno colpito la medesima regione – 3-00917

   D'ETTORE e MUGNAI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il 27 e 28 luglio 2019 diverse regioni del Nord e Centro Italia sono state colpite da un forte maltempo con piogge e vento intensi e persistenti che hanno provocato tre morti e prodotto ingenti danni;
   la Toscana è tra le regioni più colpite, soprattutto nell'aretino e sull'Amiata, con un anziano morto nel nubifragio di Arezzo travolto dalla piena e con importanti danni all'agricoltura e alle infrastrutture. In buona parte del territorio regionale i cumulati delle precipitazioni sono stati superiori ai 50-70 millimetri, ma in alcune zone come Arezzo, Chianti, Monte Amiata, hanno raggiunto valori intorno ai 200 millimetri, con picchi sopra gli 80 millimetri l'ora;
   fino a poche ore fa si contavano ancora 157 interventi attivi dei vigili del fuoco, di cui 129 solamente ad Arezzo;
   la regione sta avviando, assieme ai comuni interessati, un censimento dei danni anche per verificare le situazioni idrogeologiche più critiche;
   il 29 luglio 2019 il presidente della regione, Enrico Rossi, ha firmato il decreto che dichiara lo stato di emergenza regionale e ha preannunciato che farà richiesta di emergenza nazionale e di calamità nazionale per i danni all'agricoltura –:
   alla luce della situazione critica conseguente agli eventi calamitosi di cui in premessa che hanno interessato la regione Toscana, e in particolare l'aretino, quali iniziative di competenza si intendano porre in essere per il contrasto al dissesto idrogeologico, la difesa del suolo e gli interventi di sistemazione idraulica indispensabili per la messa in sicurezza della regione e comunque se il Governo non intenda deliberare, laddove richiesto dal presidente della regione, lo stato di emergenza di rilievo nazionale. (3-00917)


Iniziative di competenza volte ad accelerare l’iter della procedura di selezione per dirigenti dell'Agenzia delle entrate, al fine di garantire l'operatività della medesima agenzia nell'attività di gestione, riscossione e contenzioso dei tributi – 3-00918

   PASTORINO e FORNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   non accenna a placarsi la situazione di grave paralisi operativa venutasi a determinare in seno alle agenzie fiscali a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 37 del 2015, che, avendo dichiarato illegittime le nomine di 1.000 funzionari, ha posto nel nulla alcune disposizioni normative che avevano permesso il conferimento di mansioni dirigenziali senza concorso ad alcune centinaia di funzionari dell'Agenzia delle entrate e successivamente recepita dalle commissioni tributarie, le quali hanno pressoché costantemente annullato gli atti impositivi sottoscritti da impiegati dell'amministrazione finanziaria dichiarati decaduti dalle posizioni dirigenziali;
   nella fattispecie, l'erario, temendo la dichiarazione di invalidità di migliaia di atti di accertamento firmati da dirigenti nominati illegittimamente aveva fatto ricorso all'articolo 42 del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, che consente la sottoscrizione degli atti di accertamento a funzionari non necessariamente dirigenti, purché opportunamente delegati, appellandosi al principio di affidamento che opera solo a favore dei terzi che entrano in rapporto con la pubblica amministrazione;
   secondo la giurisprudenza, in virtù del suddetto principio, detto anche del «funzionario di fatto», gli atti posti in essere da chi si manifesta al pubblico come funzionario di una pubblica amministrazione, anche se in effetti non lo è, possono mantenere la loro validità;
   fino ad oggi il Governo, al fine di aggirare il suddetto pronunciamento della Corte costituzionale, ha adottato una serie di «soluzioni ponte», prima fra tutte la proroga fino al 31 dicembre 2018 delle cosiddette posizioni organizzative temporanee assegnate ai dirigenti decaduti dopo la sentenza della Corte costituzionale;
   nonostante il conferimento di incarichi dirigenziali nell'ambito di un'amministrazione pubblica debba avvenire previo esperimento di un pubblico concorso, la quasi totalità dei dirigenti attualmente in forze presso il nuovo ente di riscossione sono stati assunti mediante passaggio diretto dalla soppressa società di diritto privato Equitalia;
   dopo tanta attesa il 1o febbraio 2019 l'Agenzia delle entrate ha reso noto l'avvio di una procedura di selezione per 160 posizioni da dirigente, di cui 150 da destinare alla direzione di uffici preposti ad attività di gestione, riscossione e contenzioso dei tributi, ma il cui calendario delle prove subisce continui rinvii –:
   se non ritenga, anche al fine di scongiurare che l'operatività dell'Agenzia venga definitivamente compromessa, di dover imprimere un'accelerazione alla suddetta procedura concorsuale.
(3-00918)


Chiarimenti in merito alla proposta di nomina di Jeroen Dijsselbloem a direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, nonché in merito all’iter della riforma del Trattato sul meccanismo europeo di stabilità (Esm), anche ai fini del coinvolgimento degli organi parlamentari competenti – 3-00919

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, SUTTO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il 19 giugno 2019, in occasione delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo, il Governo ha assunto di fronte alle Camere l'impegno a «rendere note alle Camere le proposte di modifica al trattato Esm, elaborate in sede europea, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo e, conseguentemente, a sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato». Ad oggi non si è ancora potuto incardinare questo esame, specificamente richiesto secondo quanto disposto dall'articolo 5, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, per cui «il Governo informa tempestivamente le Camere di ogni iniziativa volta alla conclusione di accordi tra gli Stati membri dell'Unione europea che prevedano l'introduzione o il rafforzamento di regole in materia finanziaria o monetaria o comunque producano conseguenze rilevanti sulla finanza pubblica»;
   emerge dal dettato normativo che l'informativa rafforzata richiesta dalla legge n. 234 del 2012 è da considerarsi tempestiva laddove consenta alle Camere di esprimersi prima che si addivenga a una determinazione definitiva sul testo dell'accordo;
   si è appreso dalla stampa che durante l'Eurogruppo di luglio 2019 i Ministri delle finanze dell'Unione europea hanno iniziato a discutere, seppur informalmente, anche della nomina del direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, propendendo, a quanto si apprende, per Jeroen Dijsselbloem, colui che fu, ad avviso degli interroganti, «esecutore politico» delle nefaste vicende che hanno travolto i risparmiatori italiani;
   da recenti dichiarazioni del suo collega francese, Le Maire, si evincerebbe che il contenuto dell'accordo sulla riforma dell'Esm sarebbe stato definito all'Eurogruppo di dicembre 2018, ben prima che il Parlamento italiano fosse sollecitato ad esprimere un atto di indirizzo come richiesto dalla legge n. 234 del 2012, e confermato in quello di giugno 2019, nonostante nel frattempo fosse intervenuto l'impegno del Governo a sospenderne l'esame;
   il Presidente del Consiglio dei ministri si presentò alle Camere affermando di voler tutelare la centralità del Parlamento –:
   su quali elementi possa riferire in merito alla proposta di nomina di Jeroen Dijsselbloem a direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, e se vi si sia eventualmente opposto, e in che fase sia l’iter procedimentale della riforma del trattato Esm, anche per agevolare, nel caso esistano margini di intervento sulla riforma, un tempestivo esame da parte degli organi parlamentari competenti (precisando quali siano gli effettivi ambiti di intervento). (3-00919)


Iniziative volte a ridurre i flussi di pagamento legati agli oneri derivanti dalle operazioni su garanzie da esposizione su contratti derivati – 3-00920

   MANIERO, RADUZZI, DONNO, ADELIZZI, ANGIOLA, BUOMPANE, D'INCÀ, FARO, FLATI, GUBITOSA, GABRIELE LORENZONI, LOVECCHIO, MANZO, SODANO, TRIZZINO, GRIMALDI, RUOCCO, ZENNARO, ZANICHELLI, GIULIODORI, TRANO, CURRÒ, CANCELLERI, MARTINCIGLIO, RUGGIERO, CASO e MIGLIORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in data 26 luglio 2019 è stato pubblicato il Rapporto sul debito pubblico 2018;
   il rapporto annuale è fonte essenziale di informazioni che potrebbe altresì essere integrata con ulteriori dati rilevanti: le modalità di calcolo dell'importo da versare per le garanzie; la distribuzione probabilistica dei versamenti periodici in caso di variazione avversa dei tassi; il numero delle clausole di « accelerated termination event» tuttora in essere, con indicazione del valore di mark to market, e delle relative controparti; il valore di mercato delle « receiver swaption» vendute alle controparti bancarie, specificando, nelle condizioni attuali, probabilità di realizzazione delle medesime ed eventuali oneri; i benefici finanziari delle ristrutturazioni, con allungamento del debito e postergazione degli effetti swap, a confronto con gli oneri relativi; considerando che il Ministero dell'economia e delle finanze risulta avere un mark to market negativo sui derivati di circa 29 miliardi di euro e un tasso del 4 per cento sugli swap in essere con varie controparti bancarie, il dettaglio delle operazioni, con indicazione dei rischi di mercato coperti e del relativo sottostante, a cui tali swap sono correlati; gli elementi su cui si basano le previsioni di aumento degli interessi passivi sul debito nel 2020 e nel 2021;
   nel 2017, rileva l'Ufficio parlamentare di bilancio, i pagamenti per interessi sui titoli di Stato emessi hanno raggiunto 53 miliardi di euro, a cui si aggiungono 3,9 miliardi di euro di derivati per un totale di 57 miliardi di euro; la voce «interessi su titoli di Stato» del consuntivo 2017 risulta, peraltro, pari a 61 miliardi di euro;
   la recente discesa dei tassi sui flussi attesi dovrebbe avere ricadute positive sulla voce di spesa «oneri derivanti dalle operazioni su garanzie da esposizione su derivati» istituita con la legge di bilancio per il 2019;
   l'impatto dei derivati dal 2006 risulta negativo per l'Italia; è importante valutare l'esatto ammontare dei flussi negativi di tali operazioni dal 1999 al 2006 e dal 2006 ad oggi;
   per le regole di collateralizzazione di credit support annex – «decreto garanzie» 2017 – negli accordi Isda tra Repubblica e banche – per operazioni in essere appare opportuno richiedere la restituzione della « credit charge», costo implicito sostenuto nei medesimi contratti –:
   quali iniziative intenda assumere – tenuto conto delle previsioni di aumento degli interessi passivi sul debito nel 2020 e nel 2021- per ridurre in misura significativa i flussi di pagamento delle operazioni derivate che determinano tali aumenti.
(3-00920)


Iniziative volte alla disapplicazione degli indici sintetici di affidabilità per l'anno d'imposta 2018 – 3-00921

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   dal 1o gennaio 2019 per circa 3,5 milioni di imprese è scattata l'applicazione degli indici sintetici di affidabilità, in sostituzione degli studi di settore come metodo per misurare l'adeguatezza degli importi dichiarati al fisco;
   nell'applicazione degli indici sintetici di affidabilità si stanno verificando gravi ritardi, non ultime alcune anomalie relative al software di elaborazione degli indici, già rilasciato con considerevole ritardo solo nel mese di giugno 2019, che potrebbero determinare disagi in ordine agli adempimenti posti a carico dei contribuenti;
   le associazioni dei dottori commercialisti hanno già ripetutamente segnalato la necessità di un intervento di proroga, accolto sinora parzialmente con il differimento dal 1o luglio 2019 al 30 settembre 2019 della scadenza dei versamenti delle imposte senza maggiorazione dello 0,40 per cento, per i soli contribuenti che svolgono attività interessate dagli indici sintetici di affidabilità, ovvero di disapplicare gli indici per il periodo d'imposta 2018 riconoscendo per il 2018 la natura meramente facoltativa della compilazione dei modelli;
   come riportato da Il Sole 24 ore, recentemente il Viceministro dell'economia e delle finanze Garavaglia ha definito gli indici sintetici di affidabilità «uno strumento inutile che verrà presto abrogato perché ormai superato dalla fatturazione elettronica e dall'invio telematico dei corrispettivi», aggiungendo che «agiremo per chiarire dubbi e semplificare. E se non fossero abbinati a un'entrata di bilancio li potremmo anche abolire» –:
   se non ritenga opportuno, alla luce delle criticità segnalate in premessa, adottare le opportune iniziative volte alla disapplicazione degli indici sintetici di affidabilità per l'anno d'imposta 2018, rendendo facoltativa la compilazione dei modelli Isa. (3-00921)


Iniziative di competenza volte a proporre in ambito europeo l'apertura di una linea di finanziamento a favore della macroregione alpina Eusalp – 3-00922

   EMANUELA ROSSINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   si sta trattando con l'Unione europea la nuova programmazione dei fondi 2021 – 2027, in base alla quale il nostro Paese dovrebbe avere più fondi per le regioni, soprattutto del Sud;
   nell'ambito di questa trattativa sarebbe importante che si valutasse che i programmi Por regionali non si sovrapponessero con quelli nazionali, per lasciare alle regioni la gestione dei propri fondi come stanno chiedendo;
   vista la ripartizione dei fondi tra Sud e Nord, per cui al Nord vanno solo il 20 per cento degli stessi, diventa importante e strategica Eusalp – la macroregione alpina che riunisce 48 regioni e province autonome e sette Paesi (Germania, Francia, Italia, Austria, Slovenia, Svizzera e Liechtenstein) – che fin dalla sua nascita, nel 2013, stanno lavorando in un partenariato per sviluppare politiche comuni sovranazionali per lo spazio alpino in tema di competitività e innovazione, mobilità e connettività rispettose dell'ambiente e gestione sostenibile delle risorse energetiche, naturali e culturali, senza però né norme né fondi specifici –:
   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non intenda adottare iniziative per valutare e proporre in ambito europeo l'apertura di una linea di finanziamento dedicata per lo spazio alpino al fine di attuare politiche sovranazionali su temi oggi in agenda come mobilità, energia, vivibilità in alta montagna e innovazione. (3-00922)


Chiarimenti in ordine alle modalità di assistenza prestate dall'ambasciata italiana al signor Savoini in occasione delle missioni governative effettuate a Mosca il 16 luglio 2018 e il 17 ottobre 2018 – 3-00923

   QUARTAPELLE PROCOPIO, FASSINO, GUERINI, LA MARCA, MINNITI, SCALFAROTTO, GRIBAUDO, FIANO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   risulta ormai certa la presenza di Gianluca Savoini, documentata anche da foto presenti sul sito dell'ambasciata d'Italia a Mosca, nella delegazione ufficiale al seguito del Vice Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini, in occasione della missione del 16 luglio 2018 a Mosca, nel corso della quale il Ministro dell'interno ha incontrato il suo omologo Vladimir Kolokoltsev e alcuni rappresentanti del Consiglio per la sicurezza nazionale della Federazione russa, tra cui il Vice Segretario Juri Averjanov;
   rimane, invece, ancora non chiaro il ruolo che ha avuto lo stesso Savoini nel corso della visita ufficiale a Mosca, all'Assemblea generale di Confindustria Russia, del 17 ottobre 2018 del Ministro Salvini;
   secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, Salvini la sera del 17 ottobre 2018, dopo la partecipazione all'Assemblea generale di Confindustria Russia, sarebbe andato a cena con Gianluca Savoini, protagonista dell'incontro del giorno seguente al Metropol, oggetto dell'indagine della procura di Milano per corruzione internazionale;
   la mattina del 22 luglio 2019 Il Corriere della Sera ha effettuato una richiesta di accesso agli atti presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, chiedendo di conoscere l'elenco dei viaggi in Russia effettuati nel 2018 e nel 2019 dal consigliere strategico di Salvini, Claudio D'Amico, per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri, lo scopo delle missioni, ma anche l'eventuale presenza nelle delegazioni di Gianluca Savoini con i relativi costi e accrediti a lui concessi; il Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri ha chiarito: «Confermo di non aver ancora ricevuto riscontro dallo staff del Vice Presidente del Consiglio dei ministri Salvini»;
   va considerato che nel corso della permanenza in carica dell'attuale Esecutivo, la visita diplomatica in Russia del Ministro interrogato è stata una sola, mentre quelle del Ministro dell'interno sono state due –:
   che tipo di assistenza abbia fornito l'ambasciata italiana al signor Savoini nelle sue missioni a Mosca del 16 luglio 2018 e del 17 ottobre del 2018 e se la stessa fosse al corrente di chi fosse e di che ruolo rivestisse nella delegazione.
(3-00923)


MOZIONI QUARTAPELLE PROCOPIO ED ALTRI N. 1-00230, VALENTINI ED ALTRI N. 1-00233, LOLLOBRIGIDA ED ALTRI N. 1-00234 E ZOFFILI, CABRAS ED ALTRI N. 1-00235 CONCERNENTI INIZIATIVE, IN AMBITO INTERNAZIONALE ED EUROPEO, PER IL PERSEGUIMENTO DEI CRIMINI DI GUERRA E CONTRO L'UMANITÀ COMMESSI DAL COSIDDETTO DAESH, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE MINORANZE RELIGIOSE IN IRAQ E SIRIA

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    il 3 agosto del 2014 le forze dell'autoproclamatosi «Stato islamico» penetravano nel territorio del Sinjar, nel nord dell'Iraq, a pochi chilometri dal confine siriano, prevalente territorio del popolo yazida-minoranza religiosa invisa al Califfato e il cui gruppo principale vive in Iraq. In quell'attacco, sono stati massacrati, rapiti, schiavizzati e fucilati o decapitati in tutto 10.400 uomini donne e bambini;
    quello che è stato fatto agli yazidi è stato ufficialmente riconosciuto come genocidio dal rapporto della Commissione internazionale indipendente d'inchiesta sulla Siria, istituita dal Consiglio dei diritti umani dell'Onu nell'agosto 2011 e considerata la più alta commissione d'inchiesta sulle violazioni dei diritti umani nel conflitto siriano. Il suo report – basato su 45 testimonianze fra operatori medici e umanitari, attivisti, giornalisti e sopravvissuti, leader religiosi, contrabbandieri, raccolte e verificate dalla Commissione stessa e intitolato «“They came to destroy”: Isis crimes against the Yazidis» – afferma l'applicabilità dell'articolo 2 della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948, di cui anche Siria e Iraq sono parte. La condotta delle forze dello Stato islamico presenta infatti una precisa ratio di sterminio degli yazidi in quanto gruppo etnico;
    gli atti compiuti da Daesh nei confronti degli yazidi, quali esecuzioni sommarie, gravi lesioni all'integrità fisica e morale, imposizioni di condizioni di vita aberranti, schiavizzazione e stupri delle donne e ragazze yazide, separazione forzata delle famiglie e, in particolare, dei bambini, rientrano – purtroppo – a pieno titolo negli atti previsti per il genocidio;
    nonostante la caduta delle roccaforti Daesh di Raqqa e Mosul, secondo un recente rapporto dell'organizzazione non governativa Human rights watch, «i crimini dello Stato islamico contro la minoranza yazida proseguono e restano ampiamente impuniti». Lo Stato iracheno non è ancora riuscito a liberare tutte le persone ridotte in schiavitù. E, dunque, la sconfitta militare di Daesh non cancella tuttora la minaccia per il popolo yazida;
    nel settembre 2017 è stata approvata una risoluzione dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (risoluzione 2379), volta ad istituire un team investigativo di esperti, guidato da un inviato speciale, con il mandato di raccogliere e preservare materiale probatorio relativo a possibili crimini di guerra e contro l'umanità commessi da Daesh in Iraq;
    secondo un rapporto delle Nazioni Unite, più di 200 fosse comuni contenenti i resti di migliaia di vittime sono state scoperte in aree già controllate da Daesh in Iraq. È stata documentata l'esistenza di 202 siti di sepolture di massa nei governatorati di Ninive, Kirkuk, Salah al-Din e Anbar nelle parti settentrionali e occidentali del Paese e, secondo le stime, all'interno vi sarebbero i resti di almeno 12 mila vittime. Essi rappresentano una conferma ulteriore della brutalità, delle violenze, delle uccisioni di quanti rifiutavano o criticavano l'ideologia jihadista e la folle violenza omicida dei miliziani;
    le prove raccolte dal team dell'Onu sono e saranno fondamentali per garantire indagini credibili, azioni penali e condanne in conformità con gli standard internazionali di processo, nonché una risposta alla ricerca di verità e giustizia delle famiglie che attendono di sapere la fine dei loro cari; ma ad oggi, come la stessa premio Nobel Nadia Murad ha affermato nel corso di un'indagine conoscitiva svoltasi in questo Parlamento, è ancora incerto l'utilizzo che verrà fatto di questo materiale probatorio raccolto;
    secondo Human rights watch, i processi in corso da parte della giustizia irachena per crimini commessi contro gli yazidi sono destinati a un nulla di fatto: gli imputati sono principalmente accusati di «appartenenza, supporto o assistenza allo Stato islamico». Il rischio, denuncia l'organizzazione non governativa, è che le prove del genocidio possano «perdersi, nel tempo nelle fosse comuni che le autorità locali tardano a portare alla luce». L'Iraq è stato criticato per il trattamento sommario riservato in passato ai sospetti membri e fiancheggiatori di Daesh, dopo la liberazione di Mosul e delle altre aree nord-irachene dall'occupazione jihadista. Molte persone sono state giustiziate in base a delazioni e vaghe accuse di aver sostenuto l'autoproclamato Califfato islamico;
    a tal proposito, è fondamentale l'istituzione di un apposito tribunale internazionale contro i crimini di Daesh contro le minoranze religiose in Iraq, che abbia un mandato chiaro e circoscritto. Anche se, questo non deve far dimenticare che, oltre a Daesh, nella regione, ci sono altri che si sono macchiati di crimini contro l'umanità. A partire dal regime di Assad, per poi continuare con quei regimi nella regione che hanno utilizzato milizie fondamentaliste per una guerra per procura che è costata 400 mila morti. Iraq e Siria non saranno in pace, finché anche quei crimini non saranno investigati e processati;
    parimenti, non si devono dimenticare la sofferenza e la persecuzione nei confronti di altre religioni minori nel Paese e, in particolare, quella verso i cristiani;
    secondo la quattordicesima edizione del rapporto sulla libertà religiosa di «Aiuto alla Chiesa che soffre», nel mondo un cristiano ogni 7 vive in un Paese di persecuzione. Il numero complessivo dei cristiani perseguitati è di 300 milioni. Nel periodo preso in esame dal rapporto, dal giugno 2016 al giugno 2018, si riscontra un aumento delle violazioni della libertà religiosa in molti Stati. In totale sono stati identificati 38 Paesi in cui si registrano «gravi o estreme violazioni» e tra questi spicca proprio l'Iraq;
    il 61 per cento della popolazione mondiale vive in Paesi in cui non vi è rispetto per la libertà religiosa, nel 9 per cento delle nazioni nel mondo vi è discriminazione e nell'11 per cento degli Stati vi è persecuzione;
    l'Iraq non ha ratificato il trattato istitutivo della Corte penale internazionale dell'Aja (Cpi), lo statuto di Roma;
    l'Italia può, anzi deve, farsi promotrice di un'iniziativa internazionale per istituire un tribunale speciale per perseguire i crimini di Daesh contro le minoranze religiose, a maggior ragione perché il trattato è stato firmato a Roma, il che costituisce anche un mandato «morale» italiano, e, soprattutto, perché esso rappresenterebbe un vero tassello nel complicato mosaico per portare pace e stabilità tra Siria e Iraq e per contribuire a salvare la natura plurale del Medio Oriente. Inoltre, l'Italia, partner dell'Iraq, ha contribuito alla coalizione globale contro Daesh, addestrando oltre 30 mila unità militari e di polizia irachene;
    il Consiglio europeo ha recentemente ribadito il fermo sostegno dell'Unione europea all'unità, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Iraq, nonché l'importanza della titolarità irachena dei processi politici e di riforma interni del Paese. Ed ha sottolineato il costante impegno dell'Unione europea a favore della salvaguardia del carattere multietnico e multireligioso della società irachena;
    le elezioni federali tenutesi nel maggio 2018 riaffermano l'impegno dell'Iraq verso la democrazia. Ma ora è cruciale che tutti i giocatori e le istituzioni politiche in Iraq lavorino insieme per affrontare i bisogni urgenti del Paese, soprattutto in relazione alla fornitura di sicurezza, di servizi e posti di lavoro sostenibili per tutti gli iracheni in tutto il Paese;
    il Ministro degli esteri iracheno ha invitato i membri della coalizione internazionale a combattere l'organizzazione terroristica dello Stato islamico e a intensificare gli sforzi nella lotta contro il terrorismo in Siria e a sostenere le autorità irachene nella lotta al terrorismo sul suo territorio, «contro le cellule latenti di Daesh in tutto il Paese e a contribuire a ripristinare la stabilità nei territori liberati». E ha chiesto anche «ai Paesi della coalizione di fornire supporto logistico e tecnico per sostenere gli sforzi dell'Iraq sul terreno, in modo che lo Stato islamico sia ritenuto responsabile delle sue azioni, compresi crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio»;
    l'Iraq ed il popolo iracheno hanno pagato un costo altissimo per la furia cieca dello Stato islamico. Ed è dovere della comunità internazionale assicurare che i responsabili delle atrocità rispondano dei loro orribili crimini, non solo sul terreno militare, ma anche sul piano dell'ideologia e della narrazione,

impegna il Governo:

1) a promuovere in tutti i consessi internazionali, in particolare presso la prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite e presso il Consiglio per i diritti umani e l'ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani dell'Onu e infine nelle sedi europee, la necessità che i competenti organi delle Nazioni Unite, sulla base dell'attività del team investigativo, deferiscano il risultato delle indagini alla Corte penale internazionale o che si costituisca un tribunale ad hoc che abbia giurisdizione sul caso;

2) a supportare azioni immediate per combattere il sistematico sterminio di massa delle minoranze religiose perpetrato dal cosiddetto Stato islamico in Iraq e in Siria;

3) a promuovere l'esigenza che gli Stati coinvolti – Iraq e Siria – implementino le norme su genocidio e crimini contro l'umanità.
(1-00230) «Quartapelle Procopio, De Maria, Fassino, Guerini, La Marca, Minniti, Scalfarotto, Enrico Borghi, Fiano, Sensi».


   La Camera,
   premesso che:
    la guerra civile in Iraq, iniziata nel gennaio 2014 con la conquista della parte occidentale del Paese da parte delle milizie autoproclamatasi Stato islamico dell'Iraq e Levante, volge al termine nel dicembre del 2017 con la caduta di Abu Kamal, ultima roccaforte dell'Isis/Daesh sul confine Siria-Iraq;
    tuttavia, la sconfitta di Daesh in Siria e Iraq sta spostando la base di attività terroristica e gli attacchi dei militanti jihadisti in moltissimi Paesi del continente africano, approfittando della povertà e dell'instabilità di molte aree dell'Africa;
    il 25 giugno 2019 i direttori politici della Coalizione globale contro l'Isis, riunita a Parigi, hanno affermato che «la sconfitta territoriale di Isis non rappresenta lo sradicamento del gruppo dei terroristi o la fine della minaccia terroristica che essi pongono», pertanto la Coalizione deve rimanere unita e determinata per sconfiggere lo Stato islamico, sia in Iraq sia in Siria, ribadendo la necessità di mantenere uno stretto coordinamento per impedire che i foreign fighter, compresi quelli detenuti, tornino sul campo di battaglia in Iraq e in Siria o si trasferiscano altrove e pianifichino attacchi;
    nel giugno 2014, con una vasta offensiva nel nord dell'Iraq, Daesh conquistò ampie parti del Paese, fino al confine siriano e alla città di Mosul, arrivando a pochi chilometri dalla capitale Baghdad, penetrando nel territorio autonomo curdo;
    lo sterminio sistematico delle minoranze etniche e religiose perpetrato in questi anni dal cosiddetto Isis/Daesh e le drammatiche conseguenze della crisi umanitaria nelle aree sotto assedio di Daesh hanno spinto le autorità del Governo iracheno e del Kurdistan iracheno a chiedere ufficialmente il supporto della comunità internazionale; l'intervento militare, mediante la formazione di una coalizione arabo-occidentale, guidata dagli Stati Uniti contro lo Stato islamico si è rivelato decisivo per fermare l'avanzata del cosiddetto Califfato in Iraq e Siria
    le Forze democratiche siriane (Sdf) hanno fornito prove fotografiche del genocidio perpetrato in particolare contro bambini e la popolazione yazida e, secondo quanto riferito da Nadia Murad, avvocatessa e attivista per i diritti del popolo yazida insignita del Premio Nobel per la pace 2018, il « Daesh ha usato gli yazidi rapiti come scudi umani»;
    le persecuzioni perpetrate anche sui cristiani raggiungono numeri drammatici. Il 2 marzo 2018 le milizie sciite hanno rinvenuto una fossa comune con i corpi di quaranta cristiani nella piana di Ninive, l'ex roccaforte del sedicente Stato islamico. Numerosi rapporti, tra cui quello sulla libertà religiosa di «Aiuto alla Chiesa che soffre» e quello della Iraqi human rights society, denunciano il «genocidio lento e silenzioso» che sta cancellando comunità antichissime fino a decretarne la scomparsa. In Iraq i cristiani erano 1,3 milioni e ora sono meno di 300 mila. I cristiani assiri, il popolo indigeno dell'Iraq, eredi dell'antica civiltà mesopotamica e i primi convertiti al mondo al cristianesimo, sono a rischio di essere completamente sradicati dalla loro patria. Il rapporto rivela che «l'81 per cento dei cristiani dell'Iraq non c’è già più»;
    tali crimini di guerra non possono restare impuniti; l'intera comunità internazionale ha richiamato l'urgenza di garantire, con l'adozione di misure nazionali e il rafforzamento della cooperazione internazionale, giusti ed equi processi a tutela delle vittime; la stessa Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria ha denunciato nel suo report le gravi violazioni dei diritti umani nel conflitto siriano riconoscendo l'avvenuto «genocidio del popolo yazida»;
    riportare la pace duratura e la stabilità tra Siria e Iraq e normalizzare i rapporti nel difficile mosaico mediorientale non possono prescindere dall'accertamento dei crimini di Daesh contro le minoranze religiose e dal loro perseguimento da parte della comunità internazionale – tenendo conto che qualora uno Stato non riesca a proteggere la propria popolazione da persecuzioni e crimini contro l'umanità spetta alla comunità internazionale, in conformità alla Carta delle Nazioni Unite, intraprendere un'azione collettiva in quanto richiamata alla «responsabilità di proteggere» le popolazioni;
    in tal senso le numerose risoluzioni del Parlamento europeo, tra le quali rileva la risoluzione 2016/2529(RSP) sullo sterminio sistematico delle minoranze religiose da parte del cosiddetto «Isis/Daesh», approvata il 4 febbraio 2016 dal Parlamento europeo;
    la risoluzione n. 2253 del 2015 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha imposto ai Paesi membri delle Nazioni Unite l'obbligo giuridico di vietare qualsiasi tipo di assistenza al cosiddetto Isis/Daesh e ad altre organizzazioni terroristiche, in particolare la fornitura di armi e di aiuti finanziari, compreso il commercio illecito di petrolio;
    la risoluzione dell'Onu n. 2379, approvata all'unanimità nel settembre 2017, rappresenta la tappa di svolta epocale per perseguire i crimini di Daesh nel conflitto siriano-iracheno; tale risoluzione chiede al Segretario generale dell'Onu di istituire un investigative team, guidato da un inviato speciale, con lo specifico compito di coadiuvare le autorità irachene nel raccogliere, conservare e analizzare le prove degli atti commessi dai combattenti del Daesh, che potrebbero essere qualificati secondo il diritto internazionale come crimini di guerra, contro l'umanità e genocidio; spetta al Segretario generale dell'Onu presentare dei terms of reference, condivisi anche dal Governo iracheno e, sulla base di quanto previsto dal paragrafo 5 della medesima risoluzione, lo Stato iracheno manterrà la giurisdizione sui crimini commessi sul proprio territorio (giudici e professionisti iracheni faranno parte del team investigativo) e si specifica che qualsiasi altro utilizzo delle prove al di fuori delle corti nazionali dovrà essere deciso in accordo con il Governo dell'Iraq;
    l'articolo 2 della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948, di cui fanno parte anche Siria e Iraq, qualifica la fattispecie di genocidio in relazione alla sussistenza di sterminio, anche solo di una parte di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso;
    l'articolo 5 dello statuto di Roma della Corte penale internazionale dell'Aja stabilisce che la Corte ha competenza per crimini di genocidio, per crimini contro l'umanità, crimini di guerra e crimine di aggressione. L'attivazione della giurisdizione della Corte penale internazionale è, tuttavia, molto difficile; infatti, ai sensi dell'articolo 12 dello Statuto di Roma, ha giurisdizione sui reati commessi sul territorio degli Stati parte della Corte, o che hanno accettato la sua giurisdizione, o da cittadini di tali Stati. Va rilevato che, tra gli Stati che sono stati maggiormente colpiti dai crimini Daesh, solo la Nigeria è uno Stato parte, mentre nazioni come Siria e Iraq non hanno ratificato il trattato istitutivo della Corte penale internazionale e dunque la sua giurisdizione;
    inoltre, il procuratore della Corte penale internazionale avrebbe, al momento, escluso la possibilità di avviare un'indagine sui crimini compiuti anche da combattenti stranieri, sulla base della constatazione che i leader dell'Isis sono per lo più cittadini di Stati che non hanno accettato la giurisdizione della Corte;
    per far scattare la giurisdizione della Corte penale internazionale è necessario un deferimento da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a norma del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, definendo la situazione in ciascuno degli Stati coinvolti;
    diversamente, la proposta di un tribunale internazionale ad hoc – avanzata dalla Svezia – per processare i membri dell'Isis consentirebbe il perseguimento dei crimini commessi da Daesh a livello internazionale; una corte internazionale, infatti, è in grado di scongiurare possibili giustizie sommarie da parte di singoli Stati; tuttavia, rimarrebbe insoluta una questione decisiva per i Paesi occidentali, qualora un tribunale internazionale ad hoc dovesse svolgersi su suolo iracheno, in quanto la legislazione dell'Iraq contempla la pena di morte per reati di terrorismo e attentato alla sicurezza nazionale;
    l'istituzione di un tribunale penale internazionale ad hoc, sulla scia del Tribunale penale internazionale per la ex-Jugoslavia o del Tribunale penale internazionale per il Ruanda, dovrebbe anch'esso passare attraverso una lunga procedura, mediante una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottata ai sensi del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite;
    il 3 giugno 2019 dodici Paesi europei hanno inviato a Stoccolma, in Svezia, propri alti funzionari per partecipare a una riunione sotto la Presidenza del Ministro dell'interno svedese, al fine di vagliare la possibilità di istituire un tribunale speciale internazionale per giudicare i crimini di guerra da parte del Daesh contro le minoranze religiose e i reati di terrorismo di matrice jihadista, senza, purtuttavia, giungere ancora ad una conclusione condivisa;
    il nostro Paese, oltre ad aver contribuito alla coalizione internazionale contro Daesh, addestrando 30 mila unità militari e di polizia irachena, si è da sempre distinto per iniziative in difesa del diritto umanitario internazionale (promotore della moratoria internazionale contro la pena di morte, protagonista con la firma a Roma del Trattato istituivo della Corte penale internazionale, in prima linea, anche nell'ambito dell'Unione europea, per la tutela della libertà religiosa nel mondo); anche per il perseguimento dei crimini di guerra e di genocidio di Daesh l'Italia è chiamata a fornire il proprio contributo con iniziative diplomatiche in ambito bilaterale e multilaterale,

impegna il Governo:

1) a farsi promotore in tutte le sedi competenti, a livello europeo e nei consessi internazionali, affinché i crimini perpetrati da Daesh, contro le minoranze religiose durante il conflitto in Iraq e in Siria, vengano perseguiti punendo i responsabili e garantendo piena giustizia alle vittime delle persecuzioni su base etnica e religiosa, con particolare riferimento al popolo yazida;

2) ad attivarsi, con le iniziative di competenza, affinché i materiali e le prove raccolte, anche in relazione alle fosse comuni rinvenute dal 2014, comprese le attività svolte dal team investigativo internazionale – istituito con risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu n. 2379 del 2017 – non siano disperse e possano essere utilizzate, mediante deferimento alla Corte penale internazionale o a un tribunale internazionale speciale da istituire ad hoc, partecipando, altresì, ai focus di studio per la definizione giuridica di un'eventuale Corte speciale internazionale;

3) ad attivarsi, sia a livello bilaterale che multilaterale, affinché anche Siria e Iraq riconoscano nel proprio ordinamento le norme del diritto internazionale umanitario, con particolare riferimento ai reati di genocidio e ai crimini contro l'umanità;

4) ad attivarsi a livello europeo affinché sia data piena attuazione alle conclusioni della risoluzione del 4 febbraio 2016 del Parlamento europeo sullo sterminio sistematico delle minoranze religiose da parte del cosiddetto Isis/Daesh, con particolare riguardo all'istituzione di un rappresentante speciale permanente europeo per la libertà di religione e di credo e implementando quanto previsto al paragrafo 9, in relazione al rafforzamento dell'impegno al «contrasto della radicalizzazione» in tutti i Paesi appartenenti all'Unione europea e alla comunità internazionale, al fine di migliorare i «sistemi giuridici e giurisdizionali per evitare che loro cittadini e abitanti possano unirsi al cosiddetto Isis/Daesh e partecipare alle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, nonché garantire che, qualora lo facciano, siano perseguiti penalmente quanto prima, anche qualora incitino attraverso la rete a perpetrare tali reati o li sostengano».
(1-00233) «Valentini, Gelmini, Carfagna, Fitzgerald Nissoli, Orsini, Rossello, Perego Di Cremnago».


   La Camera,
   premesso che:
    è comunemente riconosciuto che l'Isis sia stato sconfitto nel marzo 2019, con la caduta di Baghuz, ultima roccaforte del Califfato;
    secondo un recente rapporto di Human Rights Watch i crimini dello Stato islamico proseguono ancora in alcune zone dell'Iraq e della Siria a macchia di leopardo;
    l'Isis è noto per i suoi metodi persecutori nei confronti delle minoranze religiose, come quella cristiana e yazida, vittime di esecuzioni sommarie, deportazioni di massa, conversioni forzate, riduzione in schiavitù ed altri crimini;
    nel settembre 2017, di fronte al perpetrarsi di violenza inaudite in particolar modo contro la minoranza yazida, il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato la risoluzione n. 2379 volta ad istituire un gruppo investigativo di esperti che raccolga prove contro i jihadisti di tutto il mondo che hanno commesso crimini in Iraq;
    i crimini commessi dal sedicente Stato islamico rappresentano l'acuzie di un fenomeno di intolleranza religiosa che, pur avendo il suo sanguinario epicentro in Medio Oriente, ormai ha assunto proporzioni, latitudini e vastità inaudite e sino ad oggi sconosciute, con una particolare recrudescenza nei confronti dei cristiani;
    se appare, quindi, meritevole agire sul piano internazionale affinché venga fatta luce sui crimini commessi dal sedicente Stato islamico, per rendere giustizia alla memoria delle vittime della violenza islamista in Iraq, secondo il mandato della risoluzione n. 2379 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è altrettanto necessario, oltre che fatalmente intrecciato e connesso, allargare il campo di azione, indagine, prevenzione e contrasto alla violenza e all'intolleranza religiosa;
    la persecuzione delle minoranze religiose e, in particolare, dei cristiani è, infatti, il tratto comune che ha unito Isis e unisce i jihadisti in tutta l'area del Medio Oriente ed è perpetrata con modalità identiche a quelle riservate agli yazidi;
    in Siria, per 5 anni, le truppe del Governo e le milizie locali, supportate dalle superpotenze straniere, hanno combattuto per arrestare l'avanzata dell'Isis prima e per riconquistare i territori occupati poi, pagando un caro prezzo di sangue per difendere la libertà e la sovranità, all'interno della cui cornice era garantito il pluralismo religioso;
    in Stati quali Iraq e Siria il genocidio compiuto dall'Isis ha avuto effetti devastanti sulle locali minoranze religiose e il rapporto di «Aiuto alla Chiesa che soffre», relativo alla persecuzione dei cristiani nel mondo, mostra chiaramente come lo sradicamento dei cristiani, insieme a quello delle altre minoranze religiose, sia stato lo specifico e dichiarato obiettivo dei gruppi estremisti che agiscono in Iraq, in Siria e in altre aree della regione, incluso l'Egitto dove si ricordano i tre tragici attentati avvenuti nel 2017;
    allargando il campo, ma sempre rimanendo nei confini della persecuzione religiosa, assume la forma del genocidio anche quello in atto contro i cristiani in Nigeria, dove all'azione della setta islamista Boko Haram si uniscono le violenze commesse da pastori estremisti di etnia fulani, che hanno devastato villaggi cristiani e ucciso molti fedeli, con una sorte di complicità a livello governativo;
    conclusivamente è evidente che il fondamentalismo islamico continua ad essere la fonte principale di persecuzione dei cristiani e di altre minoranze religiose, estendendo le sue «fauci» in varie aree;
    parimenti deve far riflettere anche l'ascesa del nazionalismo religioso come prorompente fonte di persecuzione anti-cristiana, in particolare in Medio Oriente e Sud-Est asiatico e non va sottaciuto il ruolo di regimi totalitari, quale quello nordcoreano o la Cina;
    non può non essere sottolineato, nel quadro particolarmente problematico complessivo, la situazione del Pakistan, dove risultano notevolmente attive cellule del Daesh e dove, altresì, opera la legge sulla blasfemia, che spesso appare utilizzata come strumento per perseguitare le minoranze religiose, anche perché non prevede l'onere della prova per chi accusa;
    secondo i dati forniti dalla Commissione nazionale di giustizia e pace, un organismo della Chiesa cattolica pakistana, dal 1987 alla fine del 2017 le persone accusate di blasfemia sono 1.534. Di queste 774 sono musulmane, 501 ahmadi (minoranza islamica), 219 cristiane, 29 indù e 11 di altre fedi. Attualmente sono 187 i casi di cristiani accusati di aver profanato il Corano o diffamato Maometto;
    il quadro sopra rappresentato trova drammatica conferma nell'ormai famosa e accreditata indagine della organizzazione non governativa Portes ouvertes/Open doors, cosiddetta World watch list del 2019, che, prendendo in esame il periodo 1o novembre 2017 – 31 ottobre 2018, ha concluso che sono oltre 245 milioni (1 su 9) i cristiani nel mondo che sperimentano alti livelli di persecuzione, che 4.305 cristiani sono stati uccisi per cause legate alla loro fede, che 1.847 chiese ed edifici cristiani sono stati distrutti per intolleranza religiosa, che 3.150 cristiani sono stati arrestati o condannanti o detenuti senza processo a causa della loro fede;
    non difformi sono le conclusioni di «Aiuto alla Chiesa che soffre», che, nel suo tradizionale rapporto sulla libertà religiosa, ha identificato 38 Paesi in cui si registrano gravi o estreme violazioni della libertà religiosa, mentre altri 21 Paesi sono classificati come di persecuzione e altri 17, invece, sono luoghi di discriminazione, per concludere che il 61 per cento della popolazione mondiale vive in Paesi in cui non vi è rispetto per la libertà religiosa, il 9 per cento in nazioni dove vi è discriminazione e l'11 per cento in Stati in cui vi è persecuzione. Tali persecuzioni colpiscono, secondo il rapporto, 300 milioni di cristiani;
    appare, dunque, necessaria la creazione di un tribunale internazionale per giudicare i crimini commessi dai miliziani dell'Isis in Siria e in Iraq, secondo il modello delle Corti per l'ex Jugoslavia e il Rwanda, con l'obiettivo di scongiurare che crimini di guerra, quali decapitazioni, stupri, riduzione in schiavitù e massacri, restino impuniti;
    inoltre, è indispensabile un'azione complessiva e globale in relazione alla persecuzione dei cristiani che, purtroppo, non si limita al Medio Oriente, ma che, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, ha assunto latitudini, intensità e vastità prima sconosciute e ormai inquietanti, con una sorta di silenziosa complicità della comunità internazionale e segnatamente di quella europea e occidentale,

impegna il Governo:

1) a proporre, in sede Onu, di estendere il mandato previsto dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza n. 2379 del 2017 anche ai crimini commessi dall'Isis in Siria;

2) a proporre, in sede Onu, la creazione di un tribunale internazionale per giudicare i crimini commessi dai miliziani dell'Isis in Siria e in Iraq sul modello delle Corti per l'ex Jugoslavia e il Rwanda, con l'accortezza specifica che tale tribunale non diventi il luogo per un processo politico al Governo legittimo siriano;

3) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a contrastare i fenomeni di persecuzione religiosa, con particolare riferimento alle minoranze cristiane, soprattutto nell'ambito di Stati e territori a prevalenza islamica, ove operano gruppi estremisti in vario modo connessi al fondamentalismo islamico;

4) a rendersi promotore in ambito internazionale di un'iniziativa volta a favorire il rientro dei cristiani d'Oriente nei propri Stati di appartenenza, che hanno dovuto abbandonare a causa di guerre e fenomeni di intolleranza religiosa.
(1-00234) «Lollobrigida, Meloni, Delmastro Delle Vedove, Caretta, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bucalo, Butti, Caiata, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,
   premesso che:
    il cosiddetto «Stato islamico», noto come « Daesh», rappresenta oggi la più importante e problematica organizzazione terroristica internazionale;
    Daesh ha guadagnato le scene della ribalta sin dalla sua proclamazione, da parte di Al-Baghdadi, il 5 luglio 2014 all'interno della moschea Al-Nuri di Mosul (Iraq). L'evento ha costituito un salto di qualità nella strategia del cosiddetto «jihadismo salafita», introducendo la pretesa di un elemento statuale rispetto a quello che fino a quel momento era stato un paradigma transnazionale privo di ambizioni di controllo territoriale. Tuttavia, a dispetto dell'apparentemente inarrestabile espansione dei suoi esordi, tra Siria e Iraq, l'organizzazione dell'autoproclamato Califfo ha subito un'altrettanta inarrestabile serie di sconfitte militari sul terreno, fino a scomparire in quanto entità territoriale;
    negli anni del suo dominio territoriale, Daesh si è contraddistinta per una caratterizzazione ideologica basata su un'interpretazione letteralista e rigorista delle fonti dell'Islam;
    tale interpretazione dell'Islam, ulteriormente estremizzata da Daesh, ha condotto ad atti di efferata intolleranza nei confronti delle altre confessioni religiose. Un'efferatezza che ha colpito sia la galassia di confessioni riconducibili al Cristianesimo presenti nel vicino Oriente, sia la galassia di confessioni riconducibili all'Islam: sciiti, alawiti, drusi, ma anche gli stessi sunniti che non hanno aderito alla visione e al progetto di Daesh;
    oggetto delle atroci violenze sono state anche le altre minoranze che, in Siria e in Iraq, si sono opposte all'avanzata del sedicente Stato islamico, tra cui le popolazioni curde del Nord-Est siriano e del Nord iracheno, nonché la minoranza yazida e quella cristiana;
    nella sua massima espansione territoriale, Daesh ha avuto il controllo di una vastissima porzione territoriale nel Nord-Est della Siria e nel Nord-Ovest dell'Iraq, fino ai confini con la Turchia, occupando importanti città e capoluoghi, quali Mosul, seconda città dell'Iraq, e Raqqa in Siria;
    la notevole espansione territoriale ha ulteriormente aggravato la già critica situazione nell'area, determinando una crisi senza precedenti in termini di sfollati: quasi metà della popolazione siriana è stata costretta ad abbandonare le proprie case e la maggior parte ha trovato rifugio nei Paesi della regione (Turchia, Libano e Giordania);
    in questi anni Daesh ha impresso un cambio di paradigma anche nella gestione della propaganda, dando vita a un nuovo tipo di proselitismo basato su un sofisticato uso di internet, dei social media e di pubblicazioni on line;
    i vari gruppi ribelli che hanno operato in Siria e in Iraq hanno avuto ingenti disponibilità finanziarie attraverso l'appropriazione di pozzi petroliferi, opere d'arte ed interi caveau di banche durante la loro espansione territoriale, ma per arrivare a tutto ciò hanno sfruttato le capacità di riciclaggio della finanza dei Paesi del Golfo;
    le ingenti disponibilità finanziarie e l'uso di avanzate tecniche di comunicazione hanno consentito a Daesh di reclutare e attrarre un elevato numero di foreign fighter, provenienti da più di 80 Paesi;
    le stime sul numero dei combattenti di Daesh presenti nell'area siro-irachena oscillano tra i 12 mila e i 20 mila individui, di cui circa la metà foreign fighter. Tra questi ultimi sarebbero circa 2.600 gli europei dello spazio Schengen e 500 i balcanici. In totale, se si comprendono anche donne e bambini, il fenomeno riguarda non meno di 40 mila individui;
    con la sconfitta militare di Daesh e la perdita del controllo territoriale in Siria e Iraq, il ritorno di foreign fighter nei Paesi di origine pone una seria minaccia alla sicurezza degli Stati di provenienza;
    sono infatti numerosi i gruppi familiari e i singoli combattenti che vengono registrati in uscita dalla Siria e dall'Iraq, prevalentemente in direzione Nord Africa (Tunisia e Libia in primis), ma anche Asia meridionale e centrale, Sud-Est asiatico ed Europa, dove i cosiddetti returnee sarebbero circa 1.700, dei quali 400 balcanici, mentre circa un migliaio sarebbero i combattenti tunisini ritornati in patria dalle zone di conflitto;
    la pericolosità del fenomeno dei foreign fighter di ritorno non risiede tanto nei numeri, quanto piuttosto nella qualità del loro profilo: potenziali veicoli di propaganda e proselitismo, nonché portatori di esperienza bellica e di competenze nell'uso di armi e esplosivi. A questo si aggiunge l'oggettiva difficoltà di identificare e censire la totalità dei foreign fighter;
    con riferimento specifico all'Italia, nel 2018 sono stati monitorati dalle autorità 135 individui: di questi, soltanto 24 sono in possesso della cittadinanza italiana, il 90 per cento sono uomini, l'88 per cento ha un basso livello di istruzione e l'età media è di 30 anni;
    un ulteriore elemento, che per l'Italia incrementa potenzialmente la pericolosità del fenomeno, è la vicinanza geografica con la regione nordafricana, in particolar modo la Tunisia e la Libia, Paesi nei quali la presenza di formazioni jihadiste può aumentare l'instabilità;
    con riferimento al contesto europeo, il numero complessivo può essere considerato basso in valori assoluti e addirittura molto basso in relazione all'intera popolazione: si tratta, infatti, di poco più di 2 foreign fighter per milione di abitanti, contro i circa 46 per milione di abitanti in Belgio, 33 in Austria, 30 in Svezia e 28 in Francia;
    oltre che essere un pericolo per i Paesi di origine, i foreign fighter ancora presenti nelle aree di conflitto rappresentano un pericolo concreto per la sicurezza dell'intera regione vicinorientale. Qui una concreta minaccia futura per gli Stati della regione è costituita dal rischio di una riorganizzazione all'interno di nuove campagne militari o attraverso attacchi armati a macchia di leopardo, con modalità ancora più incisive e radicate di quanto accaduto in Iraq dopo la guerra del 2003;
    dei foreign fighter reduci dalle campagne militari in Siria e Iraq, circa 2 mila combattenti e le rispettive famiglie (per un totale di circa 4 mila persone) sarebbero nelle mani delle Forze democratiche siriane (Syrian democratic forces, Sdf) e delle autorità irachene. Attualmente il loro rimpatrio in Europa presenta diverse problematiche: legali, etiche, di sicurezza ed economiche;
    occorrerebbe, pertanto, un impegno della comunità internazionale finalizzato ad assicurare alla giustizia i responsabili delle atroci condotte criminali perpetrate ai danni delle popolazioni di Siria e Iraq, nonché alla stabilizzazione e ricostruzione dei suddetti Paesi devastati dalla furia delle organizzazioni criminali jihadiste,

impegna il Governo:

1) a intervenire in diversi fora multilaterali, inclusi l'Assemblea generale delle Nazioni Unite e il Consiglio per i diritti umani, nonché l'ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani dell'Onu, affinché prosegua il lavoro della squadra d'indagine, istituita dalla risoluzione n. 2379 del 2017 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con il compito di affiancare le autorità giudiziarie irachene e siriane rispetto ai crimini di guerra, i crimini contro l'umanità e gli atti di genocidio commessi dai combattenti di Daesh;

2) a sostenere ogni azione utile a contrastare la violenza ai danni delle minoranze da parte delle residue forze di Daesh in Iraq e Siria;

3) a promuovere la ratifica da parte di Iraq e Siria degli strumenti internazionali in materia di prevenzione e lotta al genocidio e ai crimini contro l'umanità.
(1-00235) «Zoffili, Cabras, Formentini, Grande, Billi, Cappellani, Caffaratto, Carelli, Coin, Colletti, Comencini, Sabrina De Carlo, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Del Grosso, Grimoldi, Di Stasio, Ribolla, Ehm, Emiliozzi, Olgiati, Perconti, Romaniello, Siragusa, Suriano».