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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 7 novembre 2018

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 7 novembre 2018.

  Battelli, Bazzaro, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Cancelleri, Cardinale, Carfagna, Castelli, Castiello, Ciprini, Cirielli, Colucci, Comaroli, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Barba, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invidia, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Picchi, Rampelli, Rixi, Rizzo, Rosato, Ruocco, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valbusa, Valente, Villarosa, Raffaele Volpi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 6 novembre 2018 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   RACCHELLA e MOLINARI: «Delega al Governo per l'introduzione dello studio dell'emigrazione italiana nella scuola primaria e secondaria» (1340);
   DALL'OSSO: «Modifiche alla legge 29 marzo 1985, n. 113, in materia di disciplina del collocamento e del rapporto di lavoro dei centralinisti telefonici e degli operatori della comunicazione con qualifiche equipollenti minorati della vista» (1341);
   APREA ed altri: «Modifiche alla legge 2 agosto 1999, n. 264, in materia di accesso programmato ai corsi di laurea e di laurea magistrale nonché in materia di riconoscimento del valore abilitante della laurea in medicina e chirurgia» (1342);
   ANGELUCCI: «Disposizioni per la disciplina e la promozione delle tecniche riabilitative svolte attraverso l'utilizzo del cavallo (ippoterapia)» (1343);
   BATTILOCCHIO: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti delle inchieste giudiziarie riguardanti la corruzione politica e amministrativa, svolte negli anni 1992 e 1993, sulla successiva evoluzione del sistema politico italiano» (1344);
   BENEDETTI: «Modifica all'articolo 46 del codice delle pari opportunità tra uomo e donna, di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, in materia di rapporto sulla situazione del personale» (1345).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge BALDELLI ed altri: «Modifica all'articolo 12 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'esercizio di funzioni di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di sosta da parte dei dipendenti delle società concessionarie della gestione dei parcheggi e delle aziende esercenti il trasporto pubblico di persone» (680) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Gelmini.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   VII Commissione (Cultura):
  APREA: «Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti» (697) Parere delle Commissioni I, V e XI.

   XIII Commissione (Agricoltura):
  BRAMBILLA: «Divieto dell'abbattimento di animali destinati alla produzione alimentare senza previo stordimento, nonché modifiche al decreto legislativo 6 novembre 2013, n. 131» (869) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, XII e XIV.

Trasmissione dal Presidente del Senato.

  Il Presidente del Senato, con lettera in data 31 ottobre 2018, ha comunicato che la 3a Commissione (Affari esteri) del Senato ha approvato, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento del Senato, una risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (COM(2018) 460 final) (Atto Senato Doc. XVIII, n. 6).

  Questa risoluzione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 29 ottobre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 22/2018 del 1o-25 ottobre 2018, con la quale la Sezione stessa ha approvato la relazione concernente lo stato di attuazione delle misure per l'attivazione del programma «Garanzia per i giovani».

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 5, 9, 18, 19 e 23 ottobre 2018, ai sensi dell'articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Questi decreti sono trasmessi alla III Commissione (Affari esteri) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

  Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha trasmesso un decreto ministeriale recante variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, di pertinenza del centro di responsabilità «Direzione generale per le politiche del personale, l'innovazione organizzativa, il bilancio», autorizzate, in data 8 ottobre 2018, ai sensi dell'articolo 33, comma 4-bis, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Questo decreto è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dal Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 6 novembre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, le osservazioni formulate dalla Commissione europea in ordine al progetto di decreto ministeriale concernente la modifica dell'allegato 13 al decreto legislativo 29 aprile 2010, n. 75, recante «Riordino e revisione della disciplina in materia di fertilizzanti, a norma dell'articolo 13 della legge 7 luglio 2009, n. 88».

  Questo documento è trasmesso alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 6 novembre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione in merito alla proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'Agenzia dell'Unione europea per l'asilo e che abroga il regolamento (UE) n. 439/2010 – Contributo della Commissione europea alla riunione dei leader di Salisburgo del 19-20 settembre 2018 (COM(2018) 633 final).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 25 ottobre e 6 novembre 2018, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   proposta di decisione di esecuzione del Consiglio recante modifica della decisione di esecuzione 2009/1008/UE che autorizza la Repubblica di Lettonia a prorogare l'applicazione di una misura di deroga all'articolo 193 della direttiva 2006/112/CE, relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto (COM(2018) 725 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   proposta di decisione di esecuzione del Consiglio che autorizza la Croazia a introdurre una misura speciale di deroga all'articolo 26, paragrafo 1, lettera a), e all'articolo 168 della direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto (COM(2018) 726 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   parere della Commissione del 23.10.2018 sul documento programmatico di bilancio dell'Italia con contestuale richiesta all'Italia di presentare un documento programmatico di bilancio riveduto (C(2018) 7510 final), che è assegnato in sede primaria alla V Commissione (Bilancio).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 6 novembre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con le predette comunicazioni, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
   comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – I princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità: rafforzarne il ruolo nel processo di definizione delle politiche dell'Unione europea (COM(2018) 703 final);
   relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – L'Unione europea e l'accordo di Parigi sul clima: bilancio dei progressi compiuti presentato alla conferenza delle parti (COP) di Katowice (a norma dell'articolo 21 del regolamento (UE) n. 525/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2013, relativo a un meccanismo di monitoraggio e comunicazione delle emissioni di gas a effetto serra e di comunicazione di altre informazioni in materia di cambiamenti climatici a livello nazionale e dell'Unione europea e che abroga la decisione n. 280/2004/CE) (COM(2018) 716 final).

Trasmissione dal Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna.

  La Presidente del Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna, con lettera in data 2 novembre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, il testo di una risoluzione recante le osservazioni della Regione Emilia-Romagna sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e che abroga il regolamento (UE) n. 508/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio (COM(2018) 390 final).

  Questo documento è trasmesso alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Chiarimenti in merito alla rinuncia al prestito della Banca europea per gli investimenti e al finanziamento di interventi volti alla prevenzione del dissesto idrogeologico – 3-00297

   MURONI e FORNARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   nel nostro Paese è a rischio idrogeologico il 91 per cento dei comuni (88 per cento nel 2015) ed oltre 3 milioni di famiglie risiedono in aree ad alta vulnerabilità;
   il maltempo, che si è abbattuto in questi giorni sul Paese, è l'ennesima dimostrazione degli effetti che può comportare un clima ormai tropicalizzato a causa dei cambiamenti climatici quando si abbatte su un territorio fragile, lasciato in balia del dissesto idrogeologico. Un disastro che anche stavolta ha mietuto 10 vittime in provincia di Palermo;
   nell'Italia che crolla ed esonda il Governo si appresta a far approvare con il cosiddetto «decreto urgenze» due condoni edilizi: uno a Ischia, applicando le norme del condono del 1985, il più permissivo di sempre, escludendo vincoli idrogeologici e sismici; l'altro nel Centro-Italia, prevedendo una sanatoria anche per gli abusi compiuti il giorno prima del sisma del 2016, estendendo di fatto l'effetto dell'ultimo condono del 2003;
   nel 2014 fu creata la struttura di missione «Italia sicura» con lo scopo di realizzare un piano insieme alle regioni, individuando gli interventi necessari e i relativi fondi;
   in tre anni la struttura ha investito 9 miliardi di euro e aperto 1334 cantieri, inoltre con la legge di bilancio per il 2018 erano stati individuati circa 1.150 milioni di euro e trovato l'accordo con le regioni;
   non solo è stata soppressa «Italia sicura», spostando al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare i relativi compiti, ma è stato pure accantonato quel piano – senza uno alternativo – e soprattutto si è rinunciato al prestito della Banca europea per gli investimenti pronto per finanziare progetti individuati;
   dietro i ritardi nell'attuazione del piano c’è dunque una scelta politica. «Gli interessi sarebbero stati pagati da tutti i cittadini» scrive il Ministro Costa al quotidiano La Stampa a proposito dell'offerta della Banca europea per gli investimenti, e «(...) quale padre di famiglia, potendo avere soldi in cassa, preferisce indebitarsi con un mutuo ? Oltretutto affrontando complesse pratiche di mutuo di difficile gestione»;
   il Governo ha rinunciato al prestito di 800 milioni di euro della Banca europea per gli investimenti, che avrebbe finanziato interventi di manutenzione del territorio – tra cui progetti relativi alle aree colpite dal maltempo ad un tasso dello 0,70 per cento, mentre gli ultimi Btp emessi ci costeranno il 3,66 per cento –:
   quali siano i reali motivi che hanno condotto alla scelta di rinunciare al prestito di 800 milioni di euro e come intenda reperire quei fondi che il Ministro Costa ritiene essere «in cassa» e, in tale contesto, a che punto sia l'attuazione del piano di investimenti previsto dalla legge di bilancio per il 2018. (3-00297)


Iniziative e obiettivi del Governo per un proficuo svolgimento della Conferenza internazionale sulla stabilizzazione della Libia, in programma a Palermo il 12 e 13 novembre 2018 – 3-00298

   GRANDE, SABRINA DE CARLO, CABRAS, CAPPELLANI, CARELLI, COLLETTI, DEL GROSSO, DI STASIO, EHM, EMILIOZZI, OLGIATI, PERCONTI, ROMANIELLO, SIRAGUSA e SURIANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Per sapere – premesso che:
   il 12 e 13 novembre 2018 si terrà a Palermo la Conferenza internazionale sulla stabilizzazione della Libia, organizzata dal nostro Paese con il sostegno della comunità internazionale, dell'Onu, dell'Unione europea e dei principali attori libici;
   la Conferenza si inserisce nel percorso tracciato dal piano delle Nazioni Unite ed è finalizzata a sostenere le condizioni di sicurezza e di sviluppo economico, nonché il rafforzamento del quadro politico-costituzionale, quale base per un ordinato processo politico tra i principali attori libici;
   la stabilizzazione della Libia è una priorità per la sicurezza del Mediterraneo, del nostro Paese e dell'Europa tutta ed è la precondizione per il superamento di drammatici problemi, a partire dalla immigrazione;
   oltre che essere un'importante occasione di dialogo e tappa verso la ricomposizione della crisi libica, con l'organizzazione di questa iniziativa l'Italia torna quindi ad essere una protagonista indiscussa per la sicurezza del Mediterraneo e dell'Europa –:
   quali iniziative abbia messo in campo il Governo in queste settimane per assicurare la riuscita del vertice e, in particolare, quali siano gli obiettivi che si intendano raggiungere alla Conferenza.
(3-00298)


Intendimenti del Governo in ordine all'opportunità di riconsiderare la soppressione dell'unità di missione «Italia sicura», nonché in ordine all'esigenza di evitare qualunque condono edilizio – 3-00299

   DELRIO, ROTTA, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI, CARNEVALI, DE MARIA, FIANO, LEPRI, MORANI, PEZZOPANE, VISCOMI e BRAGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   il maltempo che da ottobre 2018 flagella il Paese lo ha devastato da Nord a Sud, facendo registrare enormi danni provocati dal dissesto idrogeologico;
   di fronte alla complessità e alla difficoltà della situazione, il Governo ha attribuito la colpa delle tragedie all’«ambientalismo da salotto», omettendo che il nostro è un territorio fragile, maltrattato dalla cementificazione selvaggia, dalla mancata prevenzione e dall'abusivismo edilizio;
   nel 2018 la prima operazione del Governo Lega-MoVimento 5 Stelle, con l'alibi della riorganizzazione degli uffici, è stata quella di sopprimere l'unità di missione «Italia sicura», bloccando 12 miliardi di euro di investimenti programmati anche con fondi europei e con accordi di programma sottoscritti con tutte le regioni per interventi su infrastrutture, scuole e territori a rischio;
   riportare al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare le competenze e la gestione delle risorse, che sono tornate ad un uso discrezionale, essendo privo di strutture e senza più rispettare le priorità definite negli accordi siglati con le regioni, è stata, ad avviso degli interroganti, una scelta sbagliata per l'Italia;
   a questo bisogna aggiungere che nel decreto-legge n. 109 del 2018, all'articolo 25, nel testo attualmente risultante dall’iter del disegno di legge di conversione, è stato introdotto un nuovo condono edilizio per il territorio di Ischia, creando un ulteriore elemento di pericolosità perché si potranno sanare abusi anche in aree a rischio idrogeologico. Si tratta del più grande e tombale condono edilizio del nostro Paese;
   da notizie stampa si apprende, inoltre, con preoccupazione che il Governo non intende utilizzare gli 800 milioni di euro che il Parlamento, con la legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio per il 2018), aveva destinato mediante mutui con la Banca europea per gli investimenti al finanziamento degli interventi contro il dissesto idrogeologico;
   a fronte delle emergenze che stanno colpendo il territorio italiano e delle scelte legislative che hanno di fatto paralizzato ogni forma di intervento in materia di mitigazione e contrasto del dissesto idrogeologico, le iniziative da ultimo ipotizzate dal Governo non individuano nuove risorse certe e stabili per affrontare questa strutturale criticità –:
   se il Governo non intenda riconsiderare la decisione in merito a «Italia sicura», per garantire il futuro degli interventi già programmati e, al tempo stesso, adottare iniziative per evitare, ora e per il futuro, qualunque condono edilizio.
(3-00299)


Iniziative di competenza in ordine all'attribuzione alle Province autonome di Trento e Bolzano della competenza primaria in materia di ambiente ed ecosistema – 3-00300

   SCHULLIAN, GEBHARD, PLANGGER e EMANUELA ROSSINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione prevede la possibilità che, con legge dello Stato, previa intesa con la regione interessata, siano attribuite alle regioni a statuto ordinario «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» nelle materie di competenza concorrente di cui all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, nonché in alcune materie di competenza esclusiva dello Stato (giudici di pace, norme generali sull'istruzione, ambiente);
   ad oggi non sono stati approvati interventi legislativi organici di attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione;
   con l'articolo 1, comma 571, della legge n. 147 del 2013, il Parlamento ha approvato alcune disposizioni di attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, relative alla fase iniziale del riconoscimento di forme di maggiore autonomia, prevedendo un termine di sessanta giorni entro il quale il Governo è tenuto ad attivarsi sulle iniziative delle regioni;
   il 22 ottobre 2017 Lombardia e Veneto hanno svolto, con esito positivo, due referendum, mentre la regione Emilia-Romagna ha avviato il procedimento con l'approvazione il 3 ottobre 2017 di una risoluzione;
   nell'audizione del 18 settembre 2018 presso le Commissioni I di Camera e Senato, il Ministro Stefani ha dichiarato «che finora al Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie sono arrivate richieste da 8 regioni: Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Marche e Umbria (congiuntamente) e Piemonte». Le prime tre hanno già formalizzato, il 28 febbraio 2018, con accordi preliminari, su cinque materie, tra le quali l'ambiente;
   l'articolo 8 dello statuto della regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 670 del 1972, elenca le materie in cui le province autonome hanno la potestà legislativa primaria, tra cui l'urbanistica e i piani regolatori e la tutela del paesaggio, ma la linea di demarcazione tra le competenze in materia ambientale e di ecosistema riservate alla potestà esclusiva dello Stato e quella in cui le province autonome possono legiferare, ai sensi dell'articolo 8, non è netta. Molti sono stati i contenziosi dinanzi alla Corte costituzionale;
   Trento e Bolzano rivendicano da tempo la competenza primaria in materia di tutela ambientale e di ecosistema, nei confronti della quale hanno sempre dimostrato una particolare sensibilità, al fine di completare le competenze loro attribuite in materia di urbanistica e piani regolatori e tutela del paesaggio –:
   se il Governo non ritenga opportuno avviare ogni iniziativa di competenza, ivi compreso un confronto anche con le province autonome, al fine di verificare la sussistenza dei presupposti per attribuire alle stesse la competenza primaria in materia di ambiente ed ecosistema.
(3-00300)


Iniziative a favore delle popolazioni colpite dai recenti eventi calamitosi e per un piano di contrasto al dissesto idrogeologico, anche attraverso deroghe al codice degli appalti – 3-00301

   PRESTIGIACOMO, GELMINI, CORTELAZZO, GAGLIARDI, MULÈ, SOZZANI, CASINO, GIACOMETTO, LABRIOLA, MAZZETTI, RUFFINO, BOND, OCCHIUTO, SIRACUSANO, GERMANÀ, BARTOLOZZI, SCOMA e MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   l'ondata di maltempo di questi giorni, che sta mettendo in ginocchio buona parte delle regioni del nostro Paese, ha provocato la tragica morte di 32 persone e danni enormi alle infrastrutture, agli immobili e al patrimonio naturale;
   sempre più frequentemente, il territorio italiano si trova a fare i conti con smottamenti, frane, crolli di infrastrutture, argini che non riescono più a trattenere l'impatto con le acque e allagamenti che troppo spesso assumono le proporzioni di vere e proprie tragedie;
   peraltro, gli effetti conseguenti ai cambiamenti climatici in atto sono tali che gli eventi alluvionali in Italia hanno subito un fortissimo aumento, passando da uno circa ogni 10-15 anni, prima degli anni ’90, agli attuali 4-5 l'anno;
   questi effetti prodotti da eventi calamitosi naturali sono quasi sempre drammaticamente amplificati da una gestione dissennata dei suoli e, soprattutto, dall'assenza di una rigorosa politica di pianificazione, manutenzione e prevenzione territoriale;
   secondo il rapporto Ispra oltre 7 milioni di persone risiedono in territori vulnerabili, più di 1 milione vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata;
   in questi anni si confrontano le rilevantissime risorse destinate all'emergenza a fronte della costante riduzione dei fondi per interventi di prevenzione;
   ad un'immediata risposta al dramma che in questi giorni stanno vivendo intere popolazioni e territori, va affiancato un serio piano di messa in sicurezza dei fiumi e dei suoli;
   è essenziale mettere in condizione gli enti territoriali di poter utilizzare le risorse necessarie e avviare nei tempi più celeri i cantieri per gli interventi di manutenzione del territorio. Sotto questo aspetto è necessario anche intervenire attraverso mirate modifiche al codice appalti, al fine di garantire procedure più veloci per l'affidamento e l'avvio dei lavori;
   peraltro, lascia molto perplessi la manifestazione di contrarietà espressa dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Costa al prestito (ad un tasso dello 0,70 per cento) di circa 800 milioni di euro da parte della Banca europea per gli investimenti per finanziare gli interventi per la manutenzione del territorio –:
   quante risorse si intendano stanziare e con quali coperture per le popolazioni duramente colpite in questi giorni e per un piano di contrasto al dissesto idrogeologico e se non si intenda garantire tempi più celeri agli interventi di manutenzione del territorio, anche attraverso opportune iniziative volte a stabilire deroghe e modifiche al codice appalti per consentire procedure più veloci per l'affidamento e l'avvio dei lavori. (3-00301)


Iniziative volte a favorire il rilancio del porto di Genova e del connesso sistema logistico – 3-00302

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   la necessità di un intervento di sostegno per l'economia dell'area di Genova è condivisa da tutti. Il crollo improvviso di una parte del viadotto Morandi nella mattina del 14 agosto 2018 è stato una tragedia vera e propria, soprattutto per le famiglie che hanno perso i propri cari, ma anche per tutta l'area territoriale che fa perno a Genova e il suo porto;
   il crollo del viadotto ha diviso la città in due, provocando una grave ferita a tutti i settori economici e produttivi dell'intera area metropolitana, con danni ingenti per le circa 1.450 attività produttive della zona rossa e delle aree limitrofe, che comprendono più di 3.000 lavoratori;
   il decreto-legge approvato dalla Camera nei giorni scorsi, oltre agli indennizzi per le proprietà danneggiate, prevede esenzioni dalle imposte, indennità per le imprese, professionisti e lavoratori, ristoro delle maggiori spese affrontate dagli autotrasportatori, indennità per la perdita di macchinari e attrezzature, l'istituzione di una zona franca urbana, con agevolazioni per l'attività d'impresa per colmare la perdita di fatturato del periodo dal 14 agosto al 30 settembre 2018, rispetto al valore mediano del corrispondente periodo dell'ultimo triennio 2015-2017;
   un aiuto rilevante per la logistica è quello dell'istituzione di una «zona logistica speciale – porto e retroporto di Genova» comprendente i territori portuali e retroportuali del comune di Genova e tutti gli interporti dei comuni limitrofi, funzionalmente collegati con il porto di Genova, elenco da integrare con apposito decreto ministeriale per definire un elenco conclusivo;
   si prevede che le nuove imprese o quelle già esistenti, che avviano un programma di attività economiche imprenditoriali o di investimenti di natura incrementale nella zona logistica speciale, possano usufruire di procedure semplificate e regimi di procedimenti speciali;
   si tratta di procedure semplificate per le imprese, individuate anche a mezzo di protocolli e convenzioni tra le amministrazioni locali e statali interessate, e regimi procedimentali speciali, recanti accelerazione dei termini procedimentali ed adempimenti semplificati e derogatori;
   lo scopo è quello di favorire il rilancio del porto di Genova e dei retroporti collegati, che hanno subito disagi e perdite a causa del crollo del viadotto Morandi –:
   quali siano gli altri interporti dell'elenco conclusivo e i tempi che il Governo prevede per la definizione delle misure di sostegno alla logistica previste per la «zona logistica speciale – porto e retroporto di Genova» e quali siano le risorse che si intendono investire. (3-00302)


Intendimenti del Governo in ordine alle criticità relative alla fatturazione elettronica e agli obblighi previsti a decorrere dal 1o gennaio 2019 – 3-00303

   MELONI, LOLLOBRIGIDA, VARCHI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI e ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   i commi 909, 915, 917 e 928 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, hanno disposto a partire dal 1o gennaio 2019 l'obbligo della fatturazione elettronica per tutte le operazioni tra partite iva e con i consumatori;
   gli invii di fatture elettroniche tra privati transitate nel sistema di interscambio presso l'Agenzia delle entrate nei primi cinque mesi del 2018 hanno rappresentato poco meno del 2 per cento del totale, circa cinquantamila al mese;
   il mondo delle imprese ed il settore dei professionisti che le rappresenta chiedono con voce unanime una proroga per l'entrata in vigore della fatturazione obbligatoria nell'ambito dei rapporti tra privati;
   lo stesso direttore centrale della Gestione tributi dell'Agenzia delle entrate, intervenuto nel corso del « Forum nazionale dei commercialisti ed esperti contabili», svoltosi a Milano in data 24-25-26 settembre 2018, ha auspicato una proroga nell'applicazione del suddetto obbligo;
   anche il Consiglio nazionale dell'Ordine dei commercialisti ha espresso le stesse perplessità sostenute da Fratelli d'Italia, ovvero il grave errore di introdurre in maniera secca l'obbligo di fatturazione elettronica al 1o gennaio 2019 per l'intero comparto aziendale italiano, poiché a causa delle sanzioni graverebbe in maniera negativa in particolar modo sulle piccole e medie imprese, ad oggi in forte ritardo ed impreparate a vivere questa «rivoluzione»;
   Fratelli d'Italia ha presentato in entrambi i rami del Parlamento una proposta di legge volta ad introdurre termini differiti per adeguarsi all'obbligo a seconda della grandezza dell'azienda, ma comunque successivi al 1o gennaio 2019: a partire dal 1o gennaio 2019 per le società quotate in borsa e per gli altri soggetti con più di 250 dipendenti; dal 1o gennaio 2020 per gli altri soggetti con più di 50 dipendenti; dal 1o gennaio 2021 per gli altri soggetti con più di 10 dipendenti; dal 1o gennaio 2022 per tutti gli altri soggetti non esonerati;
   egualmente auspicabile, appare, in alternativa, la possibilità che, almeno in una prima fase applicativa, l'obbligo di fatturazione elettronica scatti solo in caso di importi superiori a diecimila euro –:
   se il Governo abbia valutato se artigiani, imprenditori agricoli, piccole imprese e tutti gli altri soggetti obbligati siano davvero in grado di adempiere agli obblighi previsti dalla vigente normativa a decorrere dal 1o gennaio 2019 e se non ritenga più opportuno adottare con urgenza iniziative in linea con una delle soluzioni esposte in premessa. (3-00303)


RELAZIONE CONSUNTIVA SULLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALL'UNIONE EUROPEA (ANNO 2017) (DOC. LXXXVII, N. 1)

Doc. LXXXVII, n. 1 – Risoluzioni

   La Camera,
   premesso che:
    le questioni riguardanti la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea sono ampie e complesse, e che il quadro di riferimento nel corso degli ultimi mesi presenta sostanziali differenze ed è andato progressivamente aggravandosi in particolare nelle relazioni con le Istituzioni europee;
    fino all'inizio della precedente legislatura l'Italia è stata, da sempre maglia nera nel recepimento delle direttive tanto che nel luglio 2007 erano pendenti nei confronti dell'Italia 213 procedure di precontenzioso e contenzioso. Grazie alla tempestività ed al buon raccordo tra Esecutivo e Parlamento nel 2016, così come confermato dal Rapporto della Commissione Europea sulla gestione del contenzioso comunitario l'Italia è diventata il Paese più virtuoso nella gestione delle infrazioni: passando dalle 121 infrazioni alle attuali 64;
    come evidenziato nella premessa della Relazione, «Per l'Unione europea, il 2017 è stato l'anno della ripresa, dopo lo shock del referendum britannico. Il 2016 si era chiuso all'insegna dello scetticismo sulle prospettive e persino sulla tenuta di fondo del progetto europeo»;
    nel 2018, al contrario, la ripresa dell'economia internazionale risulta meno omogenea rispetto all'anno scorso, con un indebolimento della domanda mondiale e della crescita del commercio internazionale. La maggior parte degli indicatori congiunturali europei indicano che la crescita avrà ritmi relativamente modesti nei prossimi mesi;
    per i prossimi anni, i rischi associati a un deterioramento ulteriore del quadro internazionale restano molto elevati. Le misure protezionistiche attuate dagli Stati Uniti a partire dai primi mesi dell'anno e le contromisure adottate dalla UE e dai Paesi asiatici coinvolti hanno aumentato le tensioni sui mercati internazionali. Sebbene ci siano stati alcuni sviluppi positivi dei negoziati degli Stati Uniti con l'UE e alcuni progressi in ambito NAFTA con il Messico e il Canada (l'accordo è stata firmato alla fine di settembre, ma deve ancora essere ratificato dal Congresso), l'incertezza rimane elevata, soprattutto con la Cina;
    per quanto riguarda il tema della Brexit, al momento, nonostante la data del 29 marzo sia ormai prossima, non si registrano risultati rilevanti e tra i tanti temi emersi quello dei confini con la vicina Irlanda non appare di facile soluzione. Secondo quanto poi si apprende dalle dichiarazioni del capo negoziatore europeo per la «Brexit» Michel Barnier così come dalle posizioni del Governo britannico, caratterizzate peraltro anche dall'acuirsi di frizioni politiche interne, vi è il rischio che i negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea si concludano senza un preciso accordo tra le due parti, ovvero con il « no deal»;
    anche il recente Vertice informale di Salisburgo non ha sbloccato le questioni alla base del rallentamento delle trattative, in particolare le problematiche inerenti i confini fra Irlanda del Nord britannica e Repubblica d'Irlanda. I citati contrasti all'interno dello stesso partito conservatore tra le posizioni più inclini alla cosiddetta «Soft Brexit» ed una posizione più intransigente contribuiscono alla mancata soluzione a pochi mesi dalla data limite del 29 marzo 2019. La comunità italiana nel Regno Unito consta di oltre 600.000 persone ed è plausibile ritenere che in caso di mancato accordo quanto sta attualmente accadendo ai cittadini dell'ex colonie britanniche, che si sono visti negare lavoro, cure mediche e altri servizi fondamentali, possa verificarsi anche nei confronti dei nostri connazionali, per i quali è perfino spesso difficile documentare gli anni di presenza in Gran Bretagna;
    nello stesso tempo, a differenza della precedente legislatura, le relazioni con le istituzioni della UE si sono progressivamente deteriorate, arrivando ad un vero e proprio scontro in occasione della presentazione della manovra economica, che ha previsto lo sforamento dei limiti previsti dal patto di stabilità. Entro il 13 novembre il Governo dovrebbe rispondere sui rilievi inviati dalla Commissione UE sulla Nadef e la successiva legge di Bilancio, ma, al momento, non sembra che l'Esecutivo abbia espresso la volontà di rivedere le norme giudicate inidonee. Per il 21 novembre è attesa la decisione delle Istituzioni europee circa l'eventuale apertura della procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese;
    l'Italia sarebbe il primo paese sottoposto alla procedura per debito eccessivo introdotta dal Six Pack, accettato dal Governo Berlusconi e dalla Lega nel 2011 con il voto contrario del Partito Democratico che prevede il taglio del 5 per cento della quota eccedente al 60 per cento nel rapporto debito – Pil, cosa che comporterebbe sostenere manovre correttive pari ad almeno 60 miliardi all'anno. I Governi Renzi e Gentiloni avevano negoziato con le Istituzioni europee ottenendo di poter derogare alla regola dentro il percorso della flessibilità, ma la procedura di infrazione farebbe inesorabilmente sospendere la deroga;
    per quanto riguarda il capitolo, rilevante, relativo allo Spazio di Libertà, Sicurezza e Giustizia, appaiono vanificati gli sforzi e le politiche messe in campo dai Governi Renzi e Gentiloni, volti innanzitutto ad una revisione del Trattato di Dublino. Le conclusioni del Consiglio europeo del 28-29 giugno così come quelle del successivo Consiglio del 17 e 18 novembre non hanno assolutamente tenuto in considerazione le esigenze italiane. Al contrario, l'introduzione del concetto di volontarietà, accettato dal Presidente del Consiglio Conte e poi sostenuto irresponsabilmente dal Ministro degli esteri Moavero Milanesi, rappresenta un vero e proprio passo indietro rispetto alle decisioni del 2015 che, su iniziativa del Governo italiano, obbligavano a redistribuire i migranti richiedenti asilo in maniera equa e solidale in tutti i Paesi della UE in applicazione del principio di solidarietà esplicitamente riconosciuto dai Trattati in materia di asilo e immigrazione. Vari Stati hanno scarsamente collaborato ad una presa in carico dei migranti. In particolare i Governi del «gruppo di Visegrad» anche di fronte alla minaccia delle sanzioni, si sono rifiutati di adempiere ai loro obblighi e saranno oggi ancor meno indotti ad una reale collaborazione sulla base di adesione volontaria;
    la questione cruciale che doveva essere trattata e risolta – punto ineludibile per ogni strategia relativa alla gestione ordinata degli arrivi e cioè il riconoscimento che si tratta di una questione europea, non riconducibile alla responsabilità di singoli Paesi – non è stata di fatto analizzata. Il tema della necessità di procedere ad una revisione del Regolamento di Dublino – da cui deriva l'urgenza di un ricollocamento strutturale e solidale di tutti i migranti che giungono nei territori degli Stati membri – non solo non è stato approfondito in occasione del Consiglio europeo del 28-29 giugno, ma è stato addirittura peggiorato, laddove si è stabilito che sarà necessaria l'unanimità per procedere ad una sua revisione, nonostante il diritto UE permetta di decidere a maggioranza qualificata;
    al riguardo, il 16 novembre 2017, dopo anni di negoziati, il Parlamento europeo – con il voto contrario del Movimento 5 Stelle e l'astensione della Lega – aveva approvato una proposta di revisione proprio del Regolamento di Dublino e delle politiche relative al diritto d'asilo – alla cui elaborazione aveva contribuito fortemente la delegazione italiana – che introduceva finalmente una responsabilità condivisa nella gestione degli arrivi e delle richieste di asilo, anche al fine di evitare per il futuro la situazione venutasi recentemente a creare con la Germania sulla questione del rimpatrio dei migranti di primo approdo in Italia;
    le conclusioni dei Consigli europei cui ha partecipato il Presidente del Consiglio Conte costituiscono, invece, una vera e propria vittoria dei paesi del gruppo di Visegrad, ai quali paradossalmente sembra benevolmente guardare il Governo. Essi hanno raggiunto l'obiettivo di cancellare il sistema del ricollocamento obbligatorio voluto dalla UE e far scomparire l'ipotesi delle sanzioni economiche nei confronti dei paesi che si rifiutano di accogliere la propria quota di migranti. È rimasto così intatto il principio che scarica il peso dei flussi sulle spalle dei Paesi maggiormente esposti alle rotte del Mediterraneo (Italia, Grecia, Spagna e Malta). Ragion per cui la posizione del Governo italiano vicina alle posizioni del gruppo di Visegrad è andata dunque contro gli stessi interessi del nostro paese;
    per quanto riguarda la politica agricola, nel corso della XVII legislatura, il Governo, in linea con le politiche concordate a livello europeo, ha promosso misure di finanziamento che hanno destinato ingenti risorse al settore, attraverso politiche di sgravi fiscali per il sostegno al reddito delle imprese agricole, per l'innovazione e il ricambio generazionale, per la tutela e il rilancio delle filiere agricole, puntando nel contempo sulla qualità dei nostri prodotti, la serietà dei controlli e la tutela dei lavoratori agricoli;
    politiche ambientali hanno avuto anch'esse una notevole rilevanza con particolare riguardo al contrasto ai cambiamenti climatici legati al riscaldamento globale. In questo contesto si inserisce il provvedimento sulle energie rinnovabili, grazie al quale sono state ridotte le emissioni nocive, promosso l'innovazione tecnologica e superato il target dell'Ue per il 2020 per una crescita sostenibile. Questo, senza tralasciare la salvaguardia delle risorse idriche minacciate dall'emergenza siccità. Con la riforma delle agenzie ambientali è stato inoltre riorganizzato il sistema nazionale dei controlli ambientali per creare procedure uniformi e condividerne i dati;
    una nuova cultura ambientale è stata infine promossa con incentivi e detrazioni fiscali (ecobonus) per riqualificazioni energetiche, messa in sicurezza dal rischio sismico, sistemazione del verde urbano (Legge di Bilancio 2018);
   con la legge sui piccoli comuni, si è realizzata la valorizzazione il territorio anche grazie al progetto «Italia sicura» per la messa in sicurezza da frane ed alluvioni. Sempre nel segno della difesa dell'ambiente vanno ricordati il piano nazionale che mette al centro la bici invece dell'auto e la legge sulla biodiversità che tutela il nostro patrimonio inestimabile di oltre 67 mila specie di piante e animali;
    infine, con la legge sugli ecoreati, oltre ad aver assestato un duro colpo alle ecomafie, sono stati introdotti nel nostro codice penale i reati di disastro ambientale, inquinamento ambientale e traffico e abbandono di materiali ad alta radioattività;
    il decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109 recante «Disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze», al momento all'esame delle Camere, all'articolo 41 reca disposizioni in ordine all'utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura, aumentandone a 1000 il limite di 50 mg/Kg. Tale intervento aumenta «la possibilità che vengano contaminati suoli, ecosistemi e catena alimentare, con inquinanti tossici, di cui alcuni classificati come cancerogeni certi per l'uomo», come ha rilevato l'organizzazione Medici per l'ambiente,

impegna il Governo:

   a proseguire, nel solco delle iniziative avviate dai Governi della precedente legislatura, a negoziare con le Istituzioni europee gli adeguati spazi di bilancio con l'obiettivo di sostenere gli investimenti, la crescita e l'occupazione, senza invertire tuttavia il percorso di riduzione del deficit e del debito in rapporto al Pil, e al contempo a scongiurare la possibile apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, che danneggerebbe il Paese innescando una pericolosa spirale di sfiducia sulla solidità delle nostre finanze e sulle prospettive di crescita, già riviste al ribasso per l'anno in corso;
   a mantenere una posizione ragionevole e costruttiva, il più possibile incline a un accordo meno penalizzante possibile tra Unione Europea e Regno Unito, ovvero per il cosiddetto Soft Brexit, adoperandosi nel contempo per difendere le priorità dell'Italia nelle negoziazioni sulla «Brexit», stante il gran numero di cittadini italiani residenti nel Regno Unito, al fine di assicurare ai nostri connazionali garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione già previste dal diritto comunitario vigente e nominando infine il responsabile del coordinamento tecnico interministeriale per l'addio a Londra presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, incarico vacante da mesi;
   a proseguire nel percorso di equa condivisione delle responsabilità tra gli Stati membri in materia di gestione del fenomeno migratorio, sostenendo altresì l'iniziativa ONU di stabilizzazione della Libia e l'attuazione del piano Minniti, questione chiave per ridurre i flussi sulla rotta del Mediterraneo centrale e rafforzare la sicurezza e la stabilità nella regione;
   a proseguire nel processo di rafforzamento e consolidamento dell'Unione economica e monetaria;
   a recepire tempestivamente l'intera normativa europea sull'economia circolare che rappresenta un traguardo importante e insieme un punto di partenza per una sfida impegnativa verso un modello di sviluppo, coerente con l'Agenda ONU 2030, più sostenibile affinché i rifiuti non siano più considerati solo come un problema ma anche come risorsa;
   a proseguire a livello europeo nel sostegno a politiche virtuose nei settori dell'energia, dell'ambiente, dell'agricoltura e pesca, del lavoro ed inclusione sociale, della tutela della salute, della cultura, della ricerca e sviluppo tecnologico.
(6-00030) «De Luca, Berlinghieri, Sensi, Raciti, Ungaro».


   La Camera,
   premesso che:
    la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, giusto quanto previsto dall'articolo 13 della legge 24 dicembre 2012, n. 234, trasmessa alle Camere il 19 marzo 2018, fornisce alle stesse gli elementi conoscitivi necessari a valutare la partecipazione dell'Italia alla formazione ed attuazione delle politiche dell'Unione europea;
    detta Relazione (Doc. LXXXVII, n. 1) illustra la linea politica di azione seguita dal Governo sulle principali aree di intervento esaminate nelle sedi decisionali europee, e ne evidenzia in diversi casi l'evoluzione a fronte di profili di criticità. La Relazione, inoltre, evocati gli atti di indirizzo adottati dalla Camera e dal Senato con riferimento a specifici progetti o questioni, si limita ad un generico richiamo alla coerenza della posizione del Governo con le posizioni espresse in sede parlamentare;
    per quanto concerne le priorità occorre evidenziare che il semestre di Presidenza maltese del Consiglio UE (1o gennaio-30 giugno), si è articolato lungo sei direttrici di interesse prioritario: 1) migrazioni, 2) completamento del Mercato unico, 3) sicurezza interna ed esterna, 4) inclusione sociale, 5) politica di Vicinato, 6) affari marittimi;
    per quanto riguarda la dimensione esterna dell'Unione, la Presidenza maltese ha fatto emergere la necessità, di lavorare per ripristinare la fiducia dei cittadini europei nell'Unione, conducendo al tempo stesso una riflessione comune sul futuro dell'Unione europea;
    nella seconda parte del 2017, l'Estonia ha articolato le priorità del proprio semestre (1o luglio-31 dicembre) lungo quattro direttrici: 1) la realizzazione di un'economia aperta e innovativa, 2) la sicurezza, 3) la digitalizzazione e la libera circolazione dei dati, 4) l'inclusività e la sostenibilità;
    il tema dominante del Programma estone, conclusosi con il Summit Digitale del 29 settembre 2017 a Tallinn, è stato quello della digitalizzazione nelle sue differenti declinazioni, intesa come punto di forza del Paese;
    temi centrali di entrambe le Presidenze sono stati: sul piano interno, il Mercato unico, la sicurezza e i temi sociali; sul piano esterno, la sicurezza, la gestione delle migrazioni e la cooperazione di Vicinato e con l'Africa;
    obiettivo del Governo Italiano, nel corso del 2017, è stato quello di ottenere un rafforzamento ed una maggiore integrazione delle politiche migratorie interne ed esterne dell'Unione europea, al fine di contenere i flussi migratori provenienti dal Nord Africa, garantire un adeguato sostegno ai Paesi europei, come l'Italia, maggiormente esposti, e migliorare le condizioni di accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo nei Paesi africani;
    per quanto concerne le politiche occupazionali, grande rilievo è stato dato dal Governo, ai giovani e al loro ingresso nel mercato del lavoro, nello specifico la Strategia Europa 2020 dà grande importanza al rafforzamento della dimensione sociale e delle politiche di coesione e individua maggiori risorse per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale per garantire ad ogni persona condizioni di vita dignitose e partecipazione attiva alla società;
    la Strategia Europa 2020 ha come obiettivo di ridurre, entro dieci anni, di almeno 20 milioni il numero delle persone in condizione o a rischio povertà ed esclusione sociale e l'Italia, nei Piani nazionali di riforma, si è assunta l'impegno di contribuire a questo obiettivo, ovvero ridurre di 2,2 milioni il numero delle persone povere entro il 2020,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni iniziativa necessaria volta a garantire che chi entra illegalmente in Italia venga trattenuto in centri sorvegliati, nelle more del vaglio della domanda di protezione e al fine di eseguire tutti gli opportuni accertamenti di sicurezza, rispettando il principio secondo cui, chi entra illegalmente in uno Stato europeo non possa essere sufficiente dichiararsi richiedente asilo per non essere sottoposto ad alcuna forma effettiva di controllo o restrizione;
   ad adottare iniziative per garantire la immediata creazione di strutture allestite per identificare rapidamente, registrare, fotosegnalare e raccogliere le impronte digitali dei migranti nei Paesi del Nord Africa;
   a rendere effettivi i rimpatri dei migranti irregolari che non hanno titolo ad alcuna forma di protezione internazionale, anche attraverso la stipula di accordi di riammissione con gli Stati di provenienza, dando priorità a quelli dai quali originano i maggiori flussi;
   a promuovere il potenziamento del ruolo dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, con particolare riguardo alle attività di rimpatrio dei migranti irregolari, alla cooperazione con gli Stati terzi, al sostegno agli Stati membri nella gestione delle frontiere, e all'aumento delle risorse impiegate in termini di personale e di equipaggiamento;
   a potenziare gli strumenti per la lotta al terrorismo internazionale, sia attraverso la protezione delle reti di informazione, sia attraverso il controllo delle stesse e il contrasto alla diffusione di contenuti estremistici e terroristici on line, sia attraverso l'implementazione dello scambio di informazioni e di collaborazione tra i vari organismi preposti;
   con riferimento ai negoziati sulla Brexit, ad esprimersi, da subito, in modo chiaro e netto, in sede di Consiglio europeo, a tutela degli interessi nazionali, nel senso che l'Italia non darà il proprio assenso all'Accordo di recesso senza una dichiarazione esplicita che consenta la reale salvaguardia, operativa e giuridicamente vincolante delle indicazioni geografiche, stante la rilevanza che esse rivestono per il sistema produttivo del nostro Paese, essendo peraltro inaccettabile che tale questione venga semplicemente rinviata – senza adeguate garanzie per l'Italia – ad un successivo accordo commerciale, quando l'Unione europea non avrà più sufficiente potere contrattuale una volta approvato il documento di recesso;
   in materia di agricoltura e pesca a rendere più accessibili gli strumenti assicurativi e indennitari alle aziende agricole italiane in crisi, anche rivedendo il quadro giuridico ed economico europeo;
   a promuovere ogni utile iniziativa volta a realizzare una politica economica basata sulla difesa del lavoro, dell'industria e dell'agricoltura italiani da concorrenza sleale e direttive UE penalizzanti, e a sostenere la produzione industriale e agricola riconoscibile come marchio Italia, anche nelle sedi comunitarie, contro i tagli ai fondi europei per le politiche di coesione e la politica agricola comune;
   sul fronte delle politiche per l'occupazione, a sostenere – a livello europeo e nazionale – misure volte a promuovere l'occupazione giovanile e l'eliminazione dei divari di genere in materia di trattamenti economici e previdenziali e l'adeguata valorizzazione delle responsabilità e dei lavori di cura e di assistenza familiare;
   ad assicurare forme di finanziamento adeguate a livello europeo in grado di garantire il rilancio della crescita e dell'occupazione attraverso investimenti strategici, finalizzati alla creazione di posti di lavoro e alla riduzione del numero delle persone in condizione o a rischio povertà ed esclusione sociale, quindi gli obiettivi previsti dalla Strategia Europa 2020;
   a potenziare con ogni utile iniziativa, anche di carattere economico, a partire dalla prossima manovra di bilancio, gli strumenti di lotta alla disoccupazione e di inclusione sociale, monitorando che le risorse destinate dallo Stato e dall'Unione europea al contrasto della disoccupazione e agli altri programmi di sviluppo in favore delle regioni dell'obiettivo convergenza, siano effettivamente impiegate per i fini previsti e non siano disperse, e ciò al fine di contrastare la lentezza nelle procedure di spesa;
   a garantire strumenti di contrasto ad ogni forma di tossicodipendenza e di ludopatia, attraverso un'incisiva regolamentazione e strumenti in grado di ostacolare il gioco d'azzardo patologico, prevedendo l'affiancamento di campagne informative nazionali, tarate su specifici target, oltre ad un capillare ed efficace sistema di prevenzione e cura;
   a promuovere una efficace politica di investimenti pubblici per la realizzazione delle infrastrutture e delle opere volte a contrastare il rischio di dissesto idrogeologico, attraverso un piano di protezione e ricerca ambientale che tenga conto della messa in sicurezza dei territori, degli edifici, con particolare riguardo a quelli scolastici, di recupero dei centri urbani, attraverso opere di restauro degli edifici storici, per il completamento dei programmi già avviati nei settori dell'edilizia sanitaria, universitaria e carceraria;
   a sostenere in sede europea la necessità di scorporare dal calcolo del deficit tutti gli investimenti in infrastrutture, quelli effettuati per la prevenzione dei rischi idrogeologici e sismici, e quelli per la sicurezza, e ad introdurre una maggiore flessibilità nella individuazione delle circostanze eccezionali di cui all'articolo 81 della Costituzione;
   a garantire che le prossime Relazioni consuntive tengano conto delle questioni emerse e delle priorità politiche discusse nel corso dell'esame parlamentare, specificando in quale misura siano state tenute in considerazione nella realizzazione della posizione italiana.
(6-00031) «Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Crosetto, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,
   premesso che:
    anche quest'anno, la relazione consuntiva si presenta come un imponente resoconto, che però non sembra incidere particolarmente sulla riflessione relativa al futuro del progetto europeo e dell'Unione europea, del suo assetto istituzionale e della sua centralità rispetto al quadro regionale ed internazionale, segnato da crisi e instabilità;
    come abbiamo avuto modo di ribadire in diverse occasioni, quel che non ci ha convinti in questi anni, in particolare, è stato il modus operandi delle istituzioni europee, ancora troppo lontane dai cittadini, e, soprattutto, la poca incisività dei Governi di centrosinistra della scorsa legislatura nel far sentire alta la voce dell'Italia in Europa;
    la governance dell'area euro è sembrata orientata verso l'unione economica, bancaria e di bilancio, senza una progressione parallela dell'unione politica, per cui sono aumentati i controlli europei, ed è cresciuta la forza di una burocrazia comunitaria sempre più invadente, senza il necessario controbilanciamento politico e, quindi, democratico;
    nel corso di questi anni, l'Italia non ha influito concretamente sulle decisioni chiave dell'Unione, e non ha avuto la capacità di esercitare una proposta o una mediazione sul nodo decisivo della governance dell'Unione europea, dove i singoli Paesi continuano a far valere i loro interessi in senso disgregativo, privi della forza e della visione di una vera Europa, quale quella che avevano immaginato i padri fondatori;
    anche l'Esecutivo in carica sembra non comunicare un'idea, una prospettiva, una chiave di lettura della più grave crisi nel processo di costruzione europea dalla sua costituzione ad oggi. D'altra parte, un Governo troppo impegnato a dirimere scontri interni è chiaramente debole e impotente in Europa in questo momento cruciale: un'impotenza aggravata, dalla necessità di sostenere e di difendere una manovra economica imbarazzante, non solo agli occhi dell'Europa ma dei mercati, degli investitori, di chi ha in mano il debito pubblico italiano, di chi, insomma, deve ancora dare fiducia al nostro Paese;
    eppure, di fronte all'evidente crisi della costruzione europea, ci piacerebbe pensare che l'Italia, che è uno dei Paesi fondatori dell'Europa unita, avesse una visione del futuro da affermare, da proporre, da condividere con gli altri;
    sono ancora troppi i profili di criticità dei vari negoziati. Un esempio su tutti: la questione migratoria, che rappresenta ancora oggi un problema che l'Unione europea non ha mai affrontato in maniera seria, approfondita e risolutiva; resta infatti ancora molto da fare per far rispettare pienamente e da tutti gli obblighi di solidarietà in materia di asilo e diritti fondamentali, e migliorare le proposte di riforma del diritto di asilo e sviluppare una politica solidale e integrata con la dimensione esterna, prefigurata nel Migration compact, per affrontare le cause all'origine dei flussi;
    sulla bilancia dell'Europa il Governo ha quindi preferito troppo spesso sacrificare politiche di più ampio respiro per rincorrere propri interessi. In questo modo, non ha contribuito a quell'evoluzione di cui l'Unione avrebbe bisogno, per uscire dall'orizzonte limitato in cui si è rinchiusa, costringendo i Paesi membri a muoversi entro perimetri sempre più stretti, con normative di dettaglio, riservando alle grandi questioni solo un estenuante immobilismo;
    questa incapacità dell'Europa di soddisfare le esigenze economiche e sociali della sua popolazione è sfociata nell'uscita del Regno Unito dall'Unione, ed è tuttora assai percepita nei Paesi dell'Unione europea;
    sul tema immigrazione, il Governo italiano non è riuscito ad imporre un'azione coordinata dell'Unione europea, con la previsione di una politica condivisa in materia di asilo e di rimpatri, nonché di interventi contro i trafficanti di persone. L'Italia non ha saputo offrire all'Europa quell'impulso decisivo in grado di mettere in campo le misure necessarie per governare un fenomeno altrimenti destinato a creare una frattura indelebile nel patto sociale tra cittadini e Stato europeo, nonché negli equilibri tra gli Stati membri, con conseguenze drammatiche per la stessa tenuta democratica e la convivenza tra Stati;
    l'Italia si è infatti ritrovata stretta nella morsa degli egoismi dei Paesi europei, che hanno di fatto reso il canale della rotta del mediterraneo centrale, unica «porta aperta» sull'Europa;
    sul fronte dell'economia, la stessa relazione specifica che, «nonostante la ripresa in atto nell'Unione europea e nell'area euro, fattori quali la lenta crescita della produttività e incertezze collegate a fattori esterni continuano a manifestarsi. Il tema dell'atipicità della ripresa è stato, peraltro, ripreso nelle previsioni autunnali 2017, nelle quali si è fatto riferimento ad elementi quali il peso ancora contenuto degli investimenti, la crescita potenziale che continua a risentire dell'impatto della crisi, la debole dinamica di inflazione e salari». In tale contesto, particolarmente rilevante è stata l'indicazione da parte della Commissione della volontà di utilizzare un margine di discrezionalità nel valutare complessivamente il rispetto del braccio preventivo del Patto di Stabilità e Crescita;
    da questo punto di vista, almeno l'apertura mostrata ad una politica fiscale espansiva rappresenta sicuramente un passo avanti, ma, come sottolinea la stessa relazione, resta ancora molto da fare per dotare l'Eurozona di tutti gli strumenti di cui avrebbe bisogno; inoltre, sul tavolo permane la necessità da parte degli Stati Membri in surplus di intraprendere sforzi maggiori per promuovere l'interesse comune dell'area euro;
    un'Europa senza crescita non è più possibile e non verrebbe accettata dai cittadini. Senza crescita si blocca anche la trasmissione della politica monetaria all'economia reale, come è avvenuto negli anni dell'ultima lunga crisi;
    oggi può e deve essere l'intera Unione europea a rispondere all'esigenza di sviluppo, riprendendo quello spirito che ha accompagnato i sei Paesi che hanno fondato l'Europa – e che richiamiamo da tempo – per scongiurare la disgregazione europea, per non sfociare in derive populiste ed autoritarie;
    in questo processo, è necessario che l'Italia svolga un ruolo propulsivo, per un proficuo dibattito in merito all'applicazione delle regole europee in materia di flessibilità di bilancio, per favorire la crescita, promuovendo investimenti pubblici e privati e iniziative per l'occupazione giovanile; diventa pertanto fondamentale puntare, più che su un reddito di cittadinanza, su un reddito di ricerca e innovazione, sfruttando le opportunità fornite dalle nuove tecnologie e investendo in innovazione e nuove competenze. Occorre quindi dare priorità a quegli interventi volti a creare e favorire l'occupazione, come l'introduzione di una completa detassazione e decontribuzione per le nuove assunzioni di giovani o l'eliminazione degli oneri fiscali e contributivi per gli over 55 che, perso il lavoro, non riescono a reinserirsi in altre imprese. Sotto tale profilo si evidenzia, altresì, che non sussistono al momento prove evidenti, né previsioni attendibili che permettano di considerare una corrispondenza tra il numero di quanti lasciano il lavoro accedendo alla pensione e il numero di nuovi assunti. Più specificatamente i dati OCSE dimostrano che in molti paesi sussistono contemporaneamente lavoratori anziani e tassi di occupazione giovanile sostenuti. Sotto questo punto di vista, le «soluzioni» perseguite dalla manovra presentata dall'Esecutivo in carica risultano assolutamente inadeguate a garantire occupazione e crescita,

impegna il Governo:

   1) sul fronte del finanziamento delle politiche europee, ad adottare ogni iniziativa volta ad implementare le troppo esigue risorse destinate a politiche assolutamente prioritarie per il presente e il futuro dell'Europa, quali l'immigrazione, la disoccupazione, soprattutto giovanile, gli investimenti pubblici, la mobilità, la sicurezza e la formazione dei giovani;
   2) a rafforzare la posizione dell'Italia nella fase ascendente del processo di formazione della normativa comunitaria, anche cercando di adattare le disposizioni europee ai diversi contesti territoriali e locali, per non creare ulteriori penalizzazioni per i cittadini, le imprese e per i nostri territori, in particolare nel Mezzogiorno, per i quali è necessario rimuovere progressivamente ogni situazione di svantaggio competitivo;
   3) ad assumere ogni opportuna iniziativa tesa a progredire nell'unione politica dell'area euro di pari passo con le unioni bancaria, economica e di bilancio, onde evitare il progressivo allontanamento dei cittadini nei confronti delle politiche dell'Unione europea, e scongiurare una deriva tecnocratica che cancelli, di fatto, lo spirito dell'Europa delle origini, comportando, tra l'altro, la progressiva perdita di sovranità dei singoli Stati nazionali, e quindi a rafforzare la legittimità democratica delle principali istituzioni europee (Parlamento, Consiglio europeo, Consiglio dell'Unione europea, Commissione europea), anche attraverso meccanismi di funzionamento delle istituzioni europee più snelli ed efficaci;
   4) a promuovere, in seno all'Unione europea, la legittimità democratica del processo decisionale europeo, favorendo un rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali ed in particolare sostenendo una più incisiva e rilevante partecipazione del nostro Paese, consona al suo primario ruolo di Paese Fondatore, alla produzione della normativa comunitaria, evitando, infine, il rischio che il complesso delle norme sulla riforma della better regulation, possa andare a detrimento dei valori profondi dell'assetto democratico e, primariamente, delle funzioni delle istituzioni rappresentative parlamentari;
   5) ad adottare ogni opportuna iniziativa volta a porre al centro dell'agenda europea il rilancio della crescita e dell'occupazione in Europa, utilizzando appieno tutti gli strumenti necessari per realizzare gli investimenti strategici, nonché applicando con intelligenza i meccanismi sulla flessibilità di bilancio, nella prospettiva di rafforzare e completare realmente l'Unione economica e monetaria, impostando un'economia europea che, pur non dimenticando una gestione rigorosa e solida dei conti pubblici, privilegi maggiormente la crescita e la creazione di posti di lavoro, riparando i guasti di troppi anni di austerità;
   6) a promuovere ogni iniziativa necessaria al rafforzamento e al completamento dell'Unione finanziaria, per la promozione di una politica fiscale responsabile, il contrasto alla frode, all'evasione ed all'elusione fiscale, al fine di sostenere la ripresa dell'economia reale;
   7) a farsi promotore, in sede europea, di specifiche iniziative volte a modificare la direttiva sul bail-in, e a disporre una garanzia europea comune sui depositi bancari, in quanto è necessaria, in una unione monetaria, quale è l'Eurozona, la condivisione dei rischi, e tutto quanto ne consegue in termini di sacrifici richiesti ai governi e ai cittadini, non può che procedere di pari passo con la condivisione delle garanzie che quei rischi stessi servono a coprire, anche per far fronte a episodi di «panico finanziario»;
   8) ad adottare ogni opportuna iniziativa volta all'implementazione di una politica migratoria europea comune e coerente, che affronti i temi del controllo delle frontiere e della stabilità e sviluppo dei Paesi di origine e di transito, per contenere rapidamente i flussi, proteggere le nostre frontiere esterne, accelerare accordi di cooperazione mirata e rafforzata con i paesi terzi, ridurre la migrazione irregolare e salvaguardare l'integrità dello spazio Schengen, contemplando interventi mirati per contrastare gli scafisti in partenza dalla Libia e dalla Tunisia, unitamente a interventi di carattere umanitario per garantire, a chi ne ha diritto, di ricevere assistenza in Africa e accoglienza in Europa;
   9) a rafforzare in modo concreto e attraverso una adeguata copertura finanziaria l'efficacia delle politiche di rimpatrio, prevedendo responsabilità e condizioni comuni per il rimpatrio volontario e forzato, la detenzione e le scadenze, includendo anche queste dotazioni finanziarie nei maggiori oneri per la gestione del fenomeno migratorio da rivendicare nei confronti della Unione europea;
   10) a sostenere in sede europea la necessità di implementare il processo di integrazione in materia di difesa, e sostenere e rafforzare la politica di sicurezza e di difesa comune;
   11) ad attivarsi e vigilare al fine di respingere le ipotesi di taglio alle risorse previste per la PAC che incidono sull'agricoltura italiana, e la cui riduzione, bocciata dal Parlamento europeo, è tale da mettere a rischio il ruolo della politica agricola nelle sfide sui cambiamenti climatici, la messa in sicurezza del territorio e la salute dei cittadini europei, nonché al fine di garantire una equa distribuzione delle risorse per la spesa agricola tra gli Stati membri;
   12) a riferire regolarmente ai competenti organi parlamentari sul seguito dato agli atti di indirizzo provati dalle Camere in merito alla formazione delle politiche e della normativa dell'Unione europea, come stabilito dall'articolo 7 della legge n. 234 del 2012.
(6-00032) «Battilocchio, Rossello, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Sibilia, Vietina».


   La Camera,
   esaminata approfonditamente la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2017 (Doc. LXXXVII, n. 1);
   considerato che:
    la Relazione consuntiva annuale rappresenta, secondo l'impianto della legge 24 dicembre 2012, n. 234, il principale strumento per l'esercizio della funzione di controllo ex post del Parlamento sulla condotta del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea, consentendo al Parlamento di verificare se e in quale misura il Governo si sia attenuto all'obbligo – previsto dall'articolo 7 della medesima legge – di rappresentare a livello europeo una posizione coerente con gli indirizzi espressi dalle Camere in merito a specifici atti o progetti di atti;
    la Relazione consuntiva per l'anno 2017 presenta una struttura complessivamente coerente con le previsioni legislative di cui all'articolo 13, comma 2, della citata legge n. 234 del 2012, illustrando, seppure in modo generico, la linea di azione seguita dal Governo sui principali dossier esaminati nelle sedi decisionali europee, ed evidenziandone in diversi casi l'evoluzione a fronte di profili di criticità del negoziato; la Relazione si articola in quattro parti relative, rispettivamente, allo sviluppo del processo di integrazione europea e al nuovo quadro istituzionale dell'Unione europea; alle principali politiche orizzontali e settoriali; all'attuazione delle politiche di coesione economica, sociale e territoriale e al coordinamento nazionale delle politiche europee;
    la Relazione è stata trasmessa dal Governo alle Camere il 19 marzo 2018, in adempimento degli obblighi previsti all'articolo 13 della legge n. 234 del 2012, successivamente allo svolgimento delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, ed è stata pertanto assegnata nella XVIII Legislatura;
    la Relazione richiama gli atti di indirizzo adottati dalla Camera e dal Senato della Repubblica con riferimento a specifici progetti o questioni;
    l'allegato IV della Relazione presenta una tabella contenente gli estremi dei seguiti dati dal Governo agli atti di indirizzo parlamentare, agevolando la verifica della coerenza dell'azione europea del Governo con gli orientamenti del Parlamento;
    si evidenzia la necessità di consolidare il coordinamento puntuale tra Parlamento e Governo nella formazione e definizione delle politiche europee, in particolare attraverso la messa a disposizione di elementi maggiormente specifici e puntuali di riscontro tra gli orientamenti espressi dalle Camere e le posizioni adottate dal Governo, contribuendo in tal modo a colmare il deficit democratico dell'Unione europea;
    rilevato che si registra inoltre l'esigenza di un rafforzamento della Rappresentanza permanente d'Italia presso le Istituzioni europee al fine di garantire un ancora maggiore sostegno delle posizioni dell'Italia e un ancora maggiore raccordo con il Parlamento, nonché l'esigenza di proseguire il percorso di riduzione delle procedure di infrazione a carico dell'Italia al fine di scongiurare conseguenze sulla finanza pubblica;
    risulta imprescindibile il coinvolgimento dei cittadini, sia diretto che attraverso i loro rappresentanti, nella definizione delle politiche da promuoversi in sede di Unione europea per promuoverne uno sviluppo equilibrato, affinché quest'ultima diventi il luogo dove possa trovare completa esplicazione l'Europa sociale dei cittadini,

impegna il Governo:

   1) a contribuire al processo di democratizzazione dell'Unione europea rafforzando e rendendo più tempestiva, efficace e incisiva la partecipazione attiva del Parlamento italiano alla definizione delle politiche dell'Unione europea sia direttamente, attraverso gli strumenti esistenti e da promuovere, sia attraverso un dialogo rinforzato con il Governo che comprenda la fase ascendente;
   2) a dare un sistematico, puntuale e tempestivo adempimento agli obblighi previsti dalla legge n. 234 del 2012 nei confronti del Parlamento, con particolare riferimento alla trasmissione alle Camere di tutti gli atti elencati al comma 3 dell'articolo 4 in forma dettagliata e analitica, e al contempo rafforzando la Rappresentanza permanente d'Italia presso le Istituzioni europee, anche al fine di garantire un sempre maggiore flusso informativo verso il Parlamento;
   3) ad adempiere agli obblighi stabiliti dall'articolo 7 della legge n. 234 del 2012 e pertanto a riferire regolarmente, migliorando la qualità, la rilevanza e l'efficacia delle informazioni relative agli atti di indirizzo approvati dalle Camere in merito alla formazione delle politiche e della normativa dell'Unione europea, agevolando ulteriormente la verifica della coerenza dell'azione europea del Governo con gli orientamenti del Parlamento, sia nel testo della Relazione che nelle tabelle allegate;
   4) ad assicurare che le prossime Relazioni consuntive diano ancor più analiticamente conto del seguito dato dal Governo agli atti di indirizzo delle Camere adottati con riferimento a specifici progetti o questioni, precisando in quale misura essi siano stati tenuti in considerazione nella formazione della posizione italiana, integrando la documentazione in riferimento ai documenti approvati nella parte finale dell'anno di riferimento, anche con successive informative;
   5) a migliorare la capacità consultiva e l'effettiva fruibilità delle relazioni consuntive, semplificandone l'impianto generale e la struttura, in particolare attraverso lo sviluppo analitico del contenuto del documento che dovrebbe includere, in maniera più puntuale, un parallelo diretto tra gli indirizzi definiti dalle Camere e l'operato del Governo su ciascun dossier trattato nelle competenti sedi decisionali europee;
   6) a rafforzare la dimensione sociale dell'Unione europea, valorizzando sistemi avanzati di welfare che favoriscano le politiche di coesione, con particolare riguardo alle misure finalizzate a garantire la parità di retribuzione e la partecipazione attiva delle donne al mercato del lavoro, nonché politiche mirate alla lotta alla discriminazione e alle esclusioni sociali per ridurre la segregazione orizzontale di genere nell'istruzione e nell'impiego;
   7) a incrementare gli sforzi per la definizione e la risoluzione delle procedure di infrazione a carico dell'Italia quale obiettivo prioritario della politica europea di Governo, rafforzando l'impegno atto alla conclusione delle procedure attualmente pendenti ai sensi degli artt. 258 e 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, garantendo un corretto flusso informativo e un adeguato coinvolgimento delle Camere nella gestione delle controversie, al fine di evitare effetti finanziari negativi a carico della finanza pubblica.
(6-00033) «Scerra, Giglio Vigna, Andrea Crippa».