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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 25 luglio 2018

TESTO AGGIORNATO AL 31 LUGLIO 2018

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 25 luglio 2018.

  Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Caiata, Carfagna, Carinelli, Castelli, Castiello, Cirielli, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, De Micheli, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Fugatti, Fusacchia, Galizia, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Guerini, Guidesi, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Manzato, Micillo, Molteni, Morelli, Morrone, Picchi, Rampelli, Rixi, Rizzo, Rosato, Ruocco, Carlo Sibilia, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valbusa, Valente, Villarosa, Raffaele Volpi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 24 luglio 2018 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   GERMANÀ ed altri: «Disposizioni per il recupero di mancati trasferimenti erariali agli enti locali della Regione siciliana» (977);
   BRAGA: «Disposizioni per il riordino e la promozione delle attività nel settore dei beni usati e del riuso dei prodotti» (978);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MAURIZIO CATTOI: «Modifica all'articolo 77 della Costituzione, in materia di decretazione d'urgenza» (979);
   DADONE: «Modifica all'articolo 8-bis del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, in materia di consultazione delle rappresentanze del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco» (980);
   PARISSE: «Istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”» (981);
   GALLINELLA: «Disposizioni per la semplificazione e l'accelerazione dei procedimenti amministrativi nelle materie dell'agricoltura e della pesca nonché delega al Governo per il riordino e la semplificazione della normativa in materia di pesca e acquacoltura» (982);
   BERTI: «Modifiche al codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, concernenti il domicilio digitale del cittadino e la carta d'identità elettronica» (983);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE BILOTTI: «Modifica all'articolo 75 della Costituzione, concernente la soppressione del quorum per la validità del referendum abrogativo» (984);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE CORNELI: «Modifica all'articolo 75 della Costituzione, concernente l'ammissibilità del referendum abrogativo sulle leggi di autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali» (985);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE D'AMBROSIO: «Abrogazione del secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, concernente la nomina di senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica» (986);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE ELISA TRIPODI: «Modifica all'articolo 71 della Costituzione, concernente le leggi di iniziativa popolare» (987);
   BATTILOCCHIO: «Modifica al decreto-legge 1º settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, in materia di introduzione dell'insegnamento della materia “Costituzione e cittadinanza europea” nelle scuole di ogni ordine e grado» (988);
   BARTOLOZZI e PRESTIGIACOMO: «Modifiche alla legge 24 marzo 1958, n. 195, in materia di pari opportunità tra donne e uomini nella rappresentanza dei magistrati presso il Consiglio superiore della magistratura» (989).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge CALABRIA ed altri: «Disposizioni in materia di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia nonché presso le strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazione di disagio e delega al Governo in materia di formazione del personale» (480) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Bartolozzi.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):
  CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO: «Modifiche alla legge 15 dicembre 1999, n. 482 “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”» (606) Parere delle Commissioni III, V, VII e IX.

   II Commissione (Giustizia):
  CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO: «Modifiche all'articolo 52 del codice penale» (607) Parere delle Commissioni I e X;
  CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO: «Introduzione del delitto di terrorismo tramite la piazza. Modifica al codice penale» (608) Parere delle Commissioni I e VII.

   VI Commissione (Finanze):
  CIRIELLI ed altri: «Istituzione di una zona franca produttiva nel territorio dell'Isola d'Elba» (435) Parere delle Commissioni I, V, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XIV;
  CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO: «Istituzione dell'imposta regionale sul reddito (IRER)» (609) Parere delle Commissioni I e V;
  CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO: «Estensione ai risparmiatori degli istituti di credito Banca popolare di Vicenza Spa e Veneto Banca Spa del Fondo di solidarietà di cui all'articolo 1, comma 855, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2016)”. Modifiche al comma 855 dell'articolo 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, e al decreto-legge 3 maggio 2016, n. 59 “Disposizioni urgenti in materia di procedure esecutive e concorsuali, nonché a favore degli investitori in banche in liquidazione”, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 giugno 2016, n. 119» (610) Parere delle Commissioni I, II, V, X, XIII e XIV.

   X Commissione (Attività produttive):
  CONSIGLIO REGIONALE DELLE MARCHE: «Modifica al decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale» (587) Parere delle Commissioni I, V, XI e XIV.

   XII Commissione (Affari sociali):
  CARNEVALI ed altri: «Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno dell'attività di cura e assistenza familiare» (465) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, X e XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale);
  LAZZARINI ed altri: «Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale» (684) Parere delle Commissioni I e V.

   XIII Commissione (Agricoltura):
  L'ABBATE ed altri: «Disposizioni concernenti la produzione del gelato artigianale di alta qualità» (186) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, X, XII e XIV;
  L'ABBATE ed altri: «Disciplina della produzione, della commercializzazione e dell'etichettatura degli sfarinati integrali di frumento e dei prodotti alimentari composti con tali sfarinati» (187) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII, VIII, X, XII e XIV;
  L'ABBATE ed altri: «Legge quadro in materia di certificazione delle operazioni di innesto e di potatura delle specie arboree e arbustive» (191) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, VIII, XI e XIV.

   Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia):
  CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO: «Istituzione di fondi per il patrocinio legale gratuito a favore dei cittadini colpiti dalla criminalità e degli addetti delle polizie locali e delle Forze dell'ordine» (605) Parere delle Commissioni IV, V, XI e XII.

Assegnazione di proposta di inchiesta parlamentare a Commissione in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, la seguente proposta di inchiesta parlamentare è assegnata, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:
   X Commissione (Attività produttive):
  SALTAMARTINI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della produzione e della diffusione di merci contraffatte o usurpative nel campo commerciale nonché della pirateria elettronica e digitale e del commercio abusivo» (Doc. XXII, n. 26) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII e IX.

Trasmissione dall'Ufficio parlamentare di bilancio.

  Il Presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, con lettera in data 5 luglio 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, il rendiconto della gestione finanziaria del medesimo Ufficio per il 2017 (doc. VIII-bis, n. 1), che sarà pubblicato quale allegato al conto consuntivo della Camera dei deputati per il medesimo anno.

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 23 e 24 luglio 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, le seguenti relazioni concernenti progetti di atti dell'Unione europea:
   relazione in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla creazione di una rete di funzionari di collegamento incaricati dell'immigrazione (rifusione) (COM(2018) 303 final) – alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   relazione in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma spaziale dell'Unione e l'Agenzia dell'Unione europea per il programma spaziale e che abroga i regolamenti (UE) n. 912/2010, (UE) n. 1285/2013 e (UE) n. 377/2014 e la decisione n. 541/2014/UE (COM(2018) 447 final) – alla X Commissione (Attività produttive) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   relazione in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo Asilo e migrazione (COM(2018) 471 final) – alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla firma, a nome dell'Unione europea, dell'accordo in forma di scambio di lettere tra l'Unione europea e il Regno del Marocco relativo alla modifica dei protocolli n. 1 e n. 4 dell'accordo euromediterraneo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e il Regno del Marocco, dall'altra (COM(2018) 479 final), corredata dal relativo allegato (COM(2018) 479 Final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Relazione della Commissione – Controllo dell'applicazione del diritto dell'Unione europea – Relazione annuale 2017 (COM(2018) 540 final), che è assegnata in sede primaria alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 24 luglio 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
  Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
   Proposta di direttiva del Consiglio che istituisce un documento di viaggio provvisorio dell'Unione europea e abroga la decisione 96/409/PESC (COM(2018) 358 final);
   Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo – Seconda relazione sullo stato dei lavori relativi all'attuazione della strategia e del piano d'azione dell'Unione europea per la gestione dei rischi doganali (COM(2018) 549 final);
   Comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo e al Consiglio – Elementi per una strategia dell'Unione europea contro le armi da fuoco, le armi leggere e le armi di piccolo calibro illegali e le relative munizioni – «Mettere in sicurezza le armi, proteggere i cittadini» (JOIN(2018) 17 final).

Trasmissione dalla Fondazione Ugo Bordoni.

  Il Presidente della Fondazione Ugo Bordoni, con lettera in data 19 luglio 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, la relazione sull'attività svolta dalla medesima Fondazione nell'anno 2017 (Doc. CVII, n. 1).

  Questa relazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell'Allegato A ai resoconti della seduta del 13 giugno 2018, a pagina 4, seconda colonna, ventitreesima riga, deve leggersi: «Modifiche» e non: «Modifica» come stampato.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Posizione del Governo con riguardo all'annessione della Crimea da parte della Russia, alla luce della richiesta di chiarimenti avanzata dal Ministro degli esteri ucraino in relazione a recenti dichiarazioni del Ministro dell'interno – 3-00102

   BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi il Ministro dell'interno, Matteo Salvini, in un'intervista al Washington Post, ha giudicato legittima l'annessione della Crimea da parte della Russia e definito «una falsa rivoluzione» le manifestazioni che nel 2014 portarono in Ucraina al cambiamento ai vertici del potere;
   il Ministro Salvini ha affermato che «ci sono alcune zone storicamente russe, con la cultura e le tradizioni russe che appartengono legittimamente alla Federazione russa», aggiungendo che «c’è stato un referendum e il 90 per cento della popolazione ha votato per il ritorno della Crimea nella Federazione russa. La rivoluzione di Maidan è stata falsa»;
   il Ministro degli esteri ucraino ha convocato l'ambasciatore italiano a Kiev, Davide La Cecilia, al fine di ricevere chiarimenti con riferimento alle dichiarazioni di cui sopra e, allo tempo stesso, per condannare la posizione assunta dal Vice Presidente del Consiglio dei ministri Salvini, in quanto, a parere del titolare del dicastero ucraino, «non basata su fatti reali e in contraddizione con i principi riconosciuti e le norme della legge internazionale»;
   il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018, verificato lo stato di attuazione degli accordi di Minsk, ha prorogato le sanzioni economiche riguardanti settori specifici dell'economia russa fino al 31 gennaio 2019;
   il Consiglio ha adottato tale decisione mediante procedura scritta e, come di regola per tutte le decisioni di questo tipo, all'unanimità, quindi anche con il consenso del Governo italiano –:
   se il Ministro interrogato condivida le dichiarazioni rese dal Ministro dell'interno al Washington Post e, in caso affermativo, come si concilino tali dichiarazioni con la posizione assunta dal Governo italiano il 28 e 29 giugno 2018 in sede di Consiglio europeo. (3-00102)


Tempi e modalità di adozione del decreto ministeriale finalizzato all'indizione nel 2018 di un concorso straordinario per il reclutamento nei ruoli dei marescialli dell'Esercito italiano, della Marina militare e dell'Aeronautica militare – 3-00103

   CORDA, ARESTA, D'UVA, DALL'OSSO, DEL MONACO, ERMELLINO, FRUSONE, GALANTINO, IORIO, IOVINO, MENGA, RIZZO, ROBERTO ROSSINI, GIOVANNI RUSSO e TRAVERSI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo n. 94 del 2017 (cosiddetto «riordino dei ruoli») prevede, in deroga all'articolo 682 del codice dell'ordinamento militare, che solo per l'anno 2018 venga bandito un concorso straordinario per titoli ed esami per il reclutamento nei ruoli dei marescialli dell'Esercito italiano, della Marina militare e dell'Aeronautica militare, riservato al solo personale appartenente ai ruoli di sergenti e volontari in servizio permanente, anche in deroga ai vigenti limiti di età;
   è previsto che, con decreto del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sia stabilito il numero di posti a concorso ripartiti per ruoli di provenienza e per Forza armata di appartenenza;
   di tale decreto ministeriale, propedeutico all'emanazione di un bando di concorso straordinario, risulta agli interroganti essere stato avviato l’iter approvativo presso gli uffici del Ministro della difesa, senza che, a tutt'oggi, siano noti i successivi sviluppi, lasciando in sospeso un numero rilevante di militari tra graduati e sergenti –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della questione e, in caso positivo, sia in grado di fornire indicazioni sui tempi di adozione del decreto suddetto, dal momento che il relativo concorso deve essere tassativamente bandito entro l'anno in corso. (3-00103)


Chiarimenti in merito alle prospettive e ai tempi di introduzione della flat tax, con particolare riferimento al disegno di legge di bilancio per il 2019 – 3-00104

   LOLLOBRIGIDA, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MELONI, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'introduzione della flat tax in Italia è un obiettivo scritto nel «contratto di governo» sottoscritto dai due partiti di maggioranza, MoVimento 5 Stelle e Lega;
   a quasi tre mesi dall'inizio del percorso del nuovo Esecutivo, tuttavia, il Governo sembra assumere una posizione contraddittoria in merito alla concreta realizzazione di tale punto del programma;
   da un lato, il Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'interno Matteo Salvini continua ad individuarla come prioritaria, dall'altro il Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio fissa la priorità in materia economica nell'introduzione del reddito di cittadinanza;
   da un altro lato ancora, il Ministro interrogato ha annunciato l'avvio dei tavoli di lavoro sull'argomento, ma ha ribadito la necessità di attenersi ai vincoli di bilancio –:
   se esista un reale cronoprogramma per l'introduzione della flat tax e se sia realistica una sua normazione già a partire dal disegno di legge di bilancio per il 2019. (3-00104)


Intendimenti in merito al provvedimento sulla cosiddetta «pace fiscale» – 3-00105

   GERARDI, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la Corte dei conti nei giorni scorsi ha espresso serie preoccupazioni per il mancato versamento degli importi legati alla «rottamazione delle cartelle», pari a 9,6 miliardi di euro;
   nella Relazione sul rendiconto generale dello Stato, si rileva che «a fronte di un ammontare lordo complessivo di crediti rottamati di 31,3 miliardi, l'introito atteso ammonta a 17,8 miliardi. Di tale importo sono stati riscossi nei termini solo 6,5 miliardi, comprensivi degli interessi per pagamento rateale. A tale somma deve aggiungersi la parte rateizzata ancora da riscuotere pari a 1,7 miliardi comprensivi di interesse. Pertanto dei 17,8 miliardi previsti in base alle istanze di definizione pervenute, 9,6 miliardi non sono stati ancora riscossi e costituiscono omessi versamenti»;
   la cosiddetta «rottamazione delle cartelle» operata dal precedente Governo sembra, dunque, non aver risolto il problema del contenzioso: circa la metà dei contribuenti che avevano rottamato cartelle per oltre 100 mila euro, una volta aderito, non ha potuto pagare;
   assume particolare rilevanza il rispetto delle scadenze della «rottamazione»: in caso di mancato o tardivo pagamento anche di una sola delle rate, si decade dai benefici della definizione agevolata e prendono il via le ordinarie procedure di riscossione;
   si ritiene opportuno, pertanto, instaurare una pace fiscale con i contribuenti per rimuovere lo squilibrio economico delle obbligazioni assunte e favorire l'estinzione del debito mediante un saldo e stralcio dell'importo dovuto, in tutte quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica;
   la finalità non è affatto quella di un condono tout court, bensì una sorta di «maxi rottamazione» delle cartelle ex Equitalia per i contribuenti falliti che non hanno potuto pagare talune imposte;
   il cosiddetto contratto di governo prevede, infatti, tra i vari obiettivi che si pone, un miglioramento delle procedure di riscossione con conseguente smaltimento della mole di debiti iscritti a ruolo, datati e difficilmente riscuotibili per insolvenza dei contribuenti;
   il provvedimento, pertanto, dovrà essere efficace solo per coloro che, a causa della pesante recessione economica, non hanno potuto pagare in tutto o in parte le imposte fino ad un determinato tetto, escludendo quindi i grandi contribuenti –:
   se il provvedimento sulla cosiddetta «pace fiscale» sia concretamente «in cantiere» e se includa anche l'attuale «rottamazione delle cartelle», ovvero quali siano le ipotesi di intervento allo studio del Governo per lo stralcio delle cartelle ex Equitalia. (3-00105)


Chiarimenti in ordine alla posizione del Governo in merito al rispetto del vincolo del 3 per cento ai fini della predisposizione del disegno di legge di bilancio per il 2019 – 3-00106

   MARATTIN, PADOAN, BOSCHI, MADIA, BOCCIA, NAVARRA, MELILLI, DE MICHELI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'economia italiana sta vivendo una situazione di estrema incertezza e di possibile rallentamento congiunturale, il cui dato più indicativo resta l'andamento dello spread, che sembra essersi stabilizzato ad un livello superiore di ben 100 punti base rispetto ai valori segnati fino ad aprile 2018, che comporterebbe un significativo aggravio – e crescente nel triennio – dei conti pubblici italiani fin dal prossimo esercizio economico-finanziario;
   nei giorni scorsi l'Ufficio parlamentare di bilancio ha rivisto al ribasso la stima di crescita del prodotto interno lordo per il 2018 all'1,3 per cento, contro l'1,5 per cento contenuto nell'ultimo Documento di economia e finanza (DEF) e validato ad aprile 2018 dal medesimo organismo indipendente;
   in questo scenario è fondamentale che l'azione di Governo non deteriori il livello di fiducia dei mercati e di credibilità internazionale, faticosamente ricostruiti negli ultimi anni;
   nel corso dell'audizione parlamentare sulle linee programmatiche del suo Dicastero, il Ministro interrogato ha definito prioritario il perseguimento della crescita all'interno di una politica di bilancio caratterizzata dalla riduzione del rapporto debito/prodotto interno lordo, non peggiorando i saldi di finanza pubblica fissati nel Documento di economia e finanza e mantenendo invariata la spesa nominale primaria corrente, senza peraltro specificare su quali settori intenda specificamente operare l'azione di contenimento della spesa;
   con la prudenza di tale impostazione contrastano, tuttavia, le dichiarazioni dei Vice Presidenti del Consiglio dei ministri, che si sono detti pronti ad approvare, nel disegno di legge di bilancio per il 2019, sia la cosiddetta flat tax, sia il reddito di cittadinanza, anche mediante uno sforamento del vincolo europeo del 3 per cento –:
   in vista della predisposizione del disegno di legge di bilancio per il 2019, quale sia la posizione ufficiale del Governo in merito al rispetto del limite del 3 per cento del rapporto tra indebitamento netto e prodotto interno lordo contenuto nel Patto di stabilità e crescita. (3-00106)


Elementi in merito alle risorse disponibili per finanziare le misure previste dal programma di governo e intendimenti in ordine all'utilizzo della flessibilità sui vincoli di bilancio eventualmente concessa dalla Commissione europea – 3-00107

   BRUNETTA, GELMINI, OCCHIUTO, MANDELLI, PRESTIGIACOMO, CANNIZZARO, D'ATTIS, D'ETTORE, PELLA, PAOLO RUSSO, MARTINO, GIACOMONI, ANGELUCCI, BARATTO, BENIGNI, BIGNAMI e CATTANEO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi giorni il Ministro interrogato ha più volte dichiarato di voler mantenere il programma di governo entro i limiti di bilancio necessari per conservare la fiducia dei mercati finanziari e, quindi, evitare l'instabilità finanziaria che potrebbe danneggiare la crescita e rendere oneroso il costo del debito italiano, che recentemente ha toccato un nuovo record;
   sempre nei giorni scorsi, i leader di Lega e MoVimento 5 Stelle hanno lasciato capire che, al contrario, intendono, se necessario, non rispettare i limiti di bilancio concordati con l'Unione europea, in particolare quello del rapporto deficit/prodotto interno lordo, per finanziare le misure espansive contenute nel programma;
   il percorso di rientro dal debito eccessivo e il raggiungimento del pareggio di bilancio strutturale concordato con l'Unione europea richiede un intervento correttivo pari allo 0,3 per cento del prodotto interno lordo (circa 5,2 miliardi di euro) per il 2018 e allo 0,6 per cento del prodotto interno lordo (circa 10,4 miliardi) per il 2019;
   tutte le principali istituzioni economiche nazionali e internazionali hanno recentemente rivisto al ribasso le stime di crescita del prodotto interno lordo italiano, sia per il 2018 che per il 2019, per una riduzione complessiva pari a quasi cinque decimali di punto nei prossimi due anni; tale revisione provoca automaticamente il peggioramento dei rapporti deficit/prodotto interno lordo e debito/prodotto interno lordo, richiedendo al Governo ulteriori sforzi correttivi per mantenere gli obiettivi concordati con Bruxelles;
   la spesa per interessi sul debito aumenterà ulteriormente per via della cessazione del programma di quantitative easing della Banca centrale europea a partire da gennaio 2019, aumentando ulteriormente il deficit;
   il Governo si è impegnato ad impedire in qualsiasi modo l'aumento delle aliquote Iva previste dalle cosiddette «clausole di salvaguardia», un intervento di sterilizzazione che richiede risorse pari a 12,4 miliardi di euro –:
   alla luce degli interventi necessari richiamati in premessa, quali e quante altre risorse finanziarie, all'interno del deteriorato quadro macroeconomico e di finanza pubblica, rimangano a disposizione del Governo per finanziare le misure economiche contenute nel programma presentato al Parlamento, in particolare il reddito di cittadinanza, l'abolizione della «riforma Fornero» e l'introduzione della flat tax, e, nel caso la Commissione europea conceda ulteriori spazi di flessibilità al Governo, se intenda il Ministro adottare iniziative volte a utilizzare tali maggiori risorse per finanziare gli investimenti infrastrutturali, chiedendo all'Unione europea di scomputarli dal calcolo del deficit secondo il principio della « golden rule», oppure per finanziare le costose politiche economiche e sociali di parte corrente richieste da Lega e MoVimento 5 Stelle.
(3-00107)


Intendimenti in merito ad una revisione del sistema fiscale volta a favorire le famiglie numerose – 3-00108

   LUPI e COLUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nel dossier sulle tendenze demografiche del Paese sono riportati i drammatici dati sul calo delle nascite che nel 2017 hanno nuovo minimo storico dall'Unità d'Italia: soltanto 458 mila nuovi nati a fronte di un numero di decessi pari a 649 mila. Dal 2008, anno di inizio della più grave crisi economica che abbia mai colpito il Paese dal dopoguerra, le nascite sono diminuite di circa 120 mila unità con un crollo del 20 per cento;
   il tasso di natalità è sceso all'1,34 figli per coppia fertile e sarebbe all'1,22 se non ci fosse l'apporto positivo degli stranieri; dei poco più di 458 mila bimbi nati in Italia nel 2017, quasi uno su quattro è nato da genitori stranieri o da almeno un genitore straniero. Per la precisione: sono 68 mila quelli nati da entrambi genitori stranieri – comunque in calo rispetto al 2016 – e poco più di 30 mila da almeno un genitore straniero. E non è un caso che la popolazione straniera sia l'unica a registrare un saldo positivo (+ 61 mila);
   i rischi sociali ed economici di queste tendenze non sono ancora adeguatamente valutati dalle stesse istituzioni politiche che hanno, finora, dedicato a questo tema un'attenzione molto parziale e limitata ai giorni in cui vengono periodicamente resi noti i dati dell'Istat ed iniziative sporadiche;
   la famiglia in tutti questi anni di crisi si è dimostrato il primo ammortizzatore sociale e di fatto fattore di coesione;
   ciò che è essenziale, nel breve periodo, è incrementare immediatamente un insieme di misure di sostegno economico alla famiglia e alla natalità. Infatti indagini socioeconomiche accurate dimostrano che uno dei freni principali allo sviluppo del nucleo familiare è costituito dalla mancanza di risorse economiche –:
   quali iniziative intenda assumere il Governo dirette a rivedere il sistema fiscale del nostro Paese privilegiando le famiglie più numerose (con più figli a carico, persone disabili e anziani) e a incrementare le risorse economiche già previste nella legge di bilancio per il 2018 (ad esempio, favorire l'accesso al credito per i nuclei familiari più numerosi, agevolazioni per il pagamento delle rette degli asili nido ed altro) in modo da tutelare in modo pieno le famiglie più numerose.
(3-00108)


DISEGNO DI LEGGE: CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 12 LUGLIO 2018, N. 87, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI PER LA DIGNITÀ DEI LAVORATORI E DELLE IMPRESE (A.C. 924)

A.C. 924 – Questioni pregiudiziali

QUESTIONI PREGIUDIZIALI

  La Camera,
   premesso che:
    secondo le intenzioni dichiarate dal Governo, il decreto-legge in esame sarebbe finalizzato, tra l'altro, a tutelare la «dignità dei lavoratori e delle imprese», introducendo disposizioni per contrastare fenomeni di crescente precarizzazione in ambito lavorativo, mediante interventi sulle tipologie contrattuali e sui processi di delocalizzazione, a salvaguardia dei livelli occupazionali ed operando semplificazioni fiscali per professionisti e imprese;
    tuttavia, proprio in materia di rapporti e condizioni di lavoro, il provvedimento contiene disposizioni che sembrano contrastare con le finalità enunciate nel titolo e nella premessa;
    peraltro, il ricorso all'adozione di misure di straordinaria necessità e urgenza confligge con la particolare delicatezza che riveste il tema del lavoro e della dignità dei lavoratori, che richiederebbe, invece, un esame più approfondito. I tempi ristretti previsti per la conversione in legge dei decreti-legge rischiano, in una materia di così grande rilevanza, di non consentire di effettuare un vaglio approfondito delle disposizioni ivi contenute e di cogliere le
implicazioni che le norme avranno sul mercato del lavoro italiano e, cosa più importante, sulla vita dei lavoratori e delle imprese, che ne rappresentano i destinatari finali;
    tale preoccupazione è suffragata dalla lettura della relazione tecnica, redatta dagli uffici governativi, che accompagna il provvedimento, nella parte riguardante la stima degli effetti dell'articolo 1, comma 1, inerente la riduzione del limite massimo di durata dei contratti a tempo determinato da 36 mesi a 24 mesi. Si prevede infatti che circa 80 mila persone nei prossimi 10 anni, a seguito del predetto intervento legislativo, non troveranno altra occupazione dopo i 24 mesi;
    pesanti ricadute occupazionali che risultano in palese contraddizione con la lotta alla precarietà che il Governo ha annunciato e intenderebbe perseguire attraverso il decreto in esame;
    le conseguenze in termini di perdita di posti di lavoro sono frutto di una visione limitata e non lungimirante della struttura produttiva e occupazionale italiana, in quanto il Governo in carica sembra ritenere sufficiente ridurre i periodi di lavoro a tempo determinato per creare automaticamente posti di lavoro a tempo indeterminato. La relazione tecnica di cui sopra e le esperienze degli ultimi anni evidenziano, al contrario, la necessità di intervenire con misure, normative ed economiche, finalizzate a facilitare l'approdo dei lavoratori verso rapporti di lavoro a tempo indeterminato;
    anche la misura relativa alla disciplina della somministrazione di lavoro a tempo determinato incide profondamente, con effetti al momento non prevedibili sul fronte occupazionale, su una tipologia di lavoro che assicura al lavoratore una completa tutela e che, pur essendo più onerosa delle altre, finora ha riscontrato un notevole successo anche tra i datori di lavoro. Peraltro, con la sentenza dell'11 aprile 2013 la Corte di Giustizia Europea ha statuito che la direttiva europea sul lavoro a tempo determinato non sia applicabile al lavoro in somministrazione, alla luce del fatto che la normativa europea sul contratto a termine separa espressamente tale tipologia contrattuale rispetto a quella del lavoro somministrato;
    l'intervento che concede al MIUR 120 giorni di tempo per dare esecuzione ad ogni provvedimento giurisdizionale che comporti la decadenza di contratti di lavoro stipulati con docenti in possesso di diploma magistrale, conseguito entro l'anno scolastico 2001-2002, inseriti con riserva nelle graduatorie ad esaurimento, rappresenta sostanzialmente una misura che si limita a rinviare l'adozione di una soluzione strutturale del problema, facendo ricadere sugli alunni, sulle famiglie e sull'ordinato svolgimento del percorso formativo che sarà corrisposto nel prossimo anno scolastico gli effetti dell'eventuale incertezza occupazionale di tali insegnanti;
    le misure in materia di delocalizzazioni, con la revoca dei finanziamenti e un forte apparato sanzionatorio nei confronti delle imprese che trasferiscano la produzione al di fuori dell'Unione europea entro un periodo di cinque anni dalla data di conclusione dell'investimento agevolato, appaiono dissonanti rispetto al processo di forte rilocalizzazione delle attività produttive nel nostro Paese – dovuta in gran parte al pieno dispiegamento degli incentivi messi a disposizione dal piano Industria 4.0 del precedente Governo – e di dubbia applicabilità, tanto da rischiare di scoraggiare le tante aziende italiane e straniere che, dopo anni di incertezze, hanno ricominciato a programmare investimenti nel nostro Paese;
    un corretto intervento riformatore sui temi dell'occupazione e dello sviluppo del sistema produttivo italiano dovrebbe muoversi, in coerenza con l'approccio seguito nella scorsa legislatura, coniugando la salvaguardia e il miglioramento delle condizioni dei lavoratori – effettuata soprattutto mediante una politica di stabilizzazione incentivata dei rapporti di lavoro e di contrasto alle forme di lavoro atipico non genuinamente autonome – e il rafforzamento del mercato del lavoro, determinando la condizione per la creazione di nuovi posti di lavoro subordinato a tempo indeterminato e rendendo più solido ed organico il contesto normativo di riferimento della materia;
    anche le misure in materia fiscale presentano evidenti profili di inadeguatezza e, in particolare, l'articolo 9 in materia di contrasto alla ludopatia e divieto di pubblicità di giochi, che stabilisce il divieto di qualsiasi forma di pubblicità relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, comprese le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e la rete internet, che si applica anche alle sponsorizzazioni e a tutte le forme di comunicazione di contenuto promozionale non annoverabili fra i consueti messaggi di pubblicità tabellare e comprende le citazioni visive e acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli, attività o prodotti del soggetto che promuove il gioco d'azzardo o la scommessa;
    la concreta efficacia delle norme proposte rischia di essere vanificata dall'assenza, evidenziata dalla stessa relazione illustrativa, di una disciplina sovranazionale della materia, così pregiudicando la possibilità di applicare il medesimo divieto in caso di manifestazioni estere trasmesse in Italia e, al contempo, l'applicazione in solo ambito nazionale del divieto di pubblicità e sponsorizzazione dei giochi rischia di penalizzare in termini di concorrenza gli operatori nazionali;
    secondo la relazione tecnica del provvedimento gli investimenti pubblicitari e di sponsorizzazione nel settore dei giochi si aggirano complessivamente intorno a 150-200 milioni di euro l'anno; tuttavia nelle stime non si tengono nella dovuta considerazione gli effetti fiscali in termini di minor fatturato prodotto e le potenziali ricadute in termini occupazionali;
    sempre secondo la relazione tecnica, per il gioco online «la pubblicità e la sponsorizzazione rappresentano l'unico modo per farsi conoscere dai giocatori e per distinguersi dagli operatori illegali» è presumibile quindi che l'applicazione di tali norme possa invece determinare come unico effetto lo spostamento verso il gioco illegale;
    una misura volta a garantire migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute, dell'ordine pubblico e della pubblica fede dei giocatori e di prevenire il rischio di accesso dei minori di età è stata introdotta nella precedente legislatura attraverso l'intesa raggiunta il 7 settembre 2017 all'unanimità in Conferenza Stato Regioni e Enti Locali sul riordino del gioco pubblico tra i presidenti delle Regioni e delle Province autonome e il Governo. Tale intesa qualora fosse recepita dal decreto ministeriale consentirebbe la riduzione delle macchine da gioco con la sostituzione dell'infrastruttura con nuovi modelli collegati al sistema da remoto per un maggior controllo sul gioco;
    quanto all'articolo 10 che reca disposizioni finalizzate a revisionare l'istituto del redditometro a fini di specifico contrasto dell'economia sommersa, si dispone la revisione del provvedimento attuativo necessario al fine dell'accertamento sugli aspetti riguardanti il metodo di ricostruzione induttiva del reddito complessivo in base alla capacità di spesa e alla propensione al risparmio dei contribuenti rendendo inattuabili i controlli ancora da eseguire sulle dichiarazioni relative all'anno d'imposta 2016 e ai successivi;
    in assenza dei termini certi per l'emanazione del decreto aggiornato non si può garantire la neutralità prevista della relazione tecnica in termini finanziari prima dello spirare dei termini di decadenza per gli anni di imposta 2016 e 2017, minando il principio stabilito dall'articolo 53 della Costituzione e aprendo la strada ad un condono fiscale;
    quanto all'articolo 12 che prevede l'abolizione dello split payment per le prestazioni di servizi rese alle pubbliche amministrazioni i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta o a titolo di acconto, la misura venne attuata al fine di evitare le numerose frodi in ambito di Iva e la continua evasione fiscale che rende l'Italia un Paese più debole da ormai decenni. Tale abolizione risulta quindi un ritorno al passato oltre ad essere considerato un appesantimento burocratico per i professionisti che saranno tenuti ad aggiornare il sistema di tenuta della contabilità,

delibera

di non procedere all'esame del disegno di legge n. 924.
N. 1. Serracchiani, Fregolent, Gribaudo, Cantone, Lacarra, Lepri, Mura, Viscomi, Zan, Colaninno, Del Barba, Fragomeli, Librandi, Mancini, Topo, Ungaro, Fiano, Enrico Borghi.

  La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, recante «Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese» contiene misure che modificano la disciplina dei contratti di lavoro a termine, di somministrazione di lavoro e in materia di licenziamento illegittimo, pongono condizioni e limiti alla delocalizzazione delle imprese, vietano la pubblicità su giochi e scommesse e innalzano la misura del prelievo erariale unico sulle vincite da apparecchi da gioco, ridefiniscono il regime giuridico e fiscale dello sport dilettantistico, ridisegnano il perimetro e i termini di alcuni adempimenti posti a carico dei contribuenti (redditometro, spesometro, split payment);
    dal sommario elenco dei temi affrontati è evidente innanzitutto come il contenuto del decreto-legge si presenti come disorganico ed eterogeneo, caratterizzandosi altresì per l'assenza dei presupposti di necessità ed urgenza chiaramente sanciti dall'articolo 77 della Costituzione, ponendosi pertanto in contrasto con le regole giuridiche, anche di rango costituzionale, che presiedono alla redazione dei provvedimenti d'urgenza;
    il rilievo del criterio di omogeneità nel contenuto costituisce infatti uno dei perni fondamentali sui quali la Corte costituzionale ha da ultimo fondato i percorsi argomentativi legati alla verifica del rispetto degli indispensabili requisiti di straordinaria necessità e urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione per la legittima adozione dei decreti-legge. Il vincolo dell'omogeneità è infatti implicitamente contenuto nell'articolo 77 della Costituzione, in quanto espressamente previsto dall'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, di diretta attuazione dei principi costituzionali relativi alla decretazione d'urgenza;
    la pluralità di ambiti materiali disciplinati dal decreto-legge in esame difficilmente possono infatti considerarsi avvinti da quel nesso oggettivo o funzionale richiesto dalla Corte costituzionale – tra le altre, con la sentenza n.22 del 2012 – affinché il contenuto di un provvedimento d'urgenza possa ragionevolmente considerarsi unitario;
    il medesimo titolo del decreto-legge – con un generico richiamo alla «dignità dei lavoratori ed imprese» – non definisce il contenuto proprio del testo (addirittura nel preambolo non si citano alcune norme, quali quelle sullo sport dilettantistico), che si presenta come un provvedimento omnibus, esempio di come il Governo «del cambiamento» utilizzi – come fatto dagli Esecutivi che lo hanno preceduto – lo strumento della decretazione d'urgenza in maniera assolutamente arbitraria e intollerabile, che desta più di una riflessione di sistema relativa alla gestione dei provvedimenti da parte dell'Esecutivo nei confronti del Parlamento, ponendosi di fatto in continuità con una odiosa prassi di continuo ricorso alla decretazione d'urgenza;
    con particolare riferimento alle norme in materia di lavoro, mancano del tutto i presupposti di necessita e urgenza sanciti dall'articolo 77 della Costituzione. D'altra parte, si tratta di norme che sarebbe stato sicuramente più opportuno inserire all'interno di un disegno di legge destinato a seguire l'ordinario iter parlamentare, non solo per le forti perplessità riguardo all'evidente assenza dei presupposti costituzionali di necessità ed urgenza, ma anche riguardo alla natura delle norme stesse;
    le norme in materia di lavoro, di fatto, costituiscono una – seppur limitata – riforma di sistema, che riguardano un mondo assolutamente «fluido», con migliaia di contratti che sono in fase di rinnovo proprio in concomitanza con l'entrata in vigore del nuove disposizioni, e che sicuramente mal si conciliano con lo strumento del decreto-legge, che entra immediatamente in vigore; nel mondo giuslavoristico; modifiche anche modeste rischiano, infatti, di avere un impatto di sistema comunque significativo sull'andamento del mercato;
    la stessa Corte costituzionale, con la sentenza n. 220 del 2013 ha esplicitamente affermato «la palese inadeguatezza dello strumento del decreto-legge a realizzare una riforma organica e di sistema, che non solo trova le sue motivazioni in esigenze manifestatesi da non breve periodo, ma richiede processi attuativi necessariamente protratti nel tempo, tali da poter rendere indispensabili sospensioni di efficacia, rinvii e sistematizzazioni progressive, che mal si conciliano con l'immediatezza di effetti connaturata al decreto-legge, secondo il disegno costituzionale»;
    tra l'altro, dato il dibattito politico attuale e la possibilità oggettiva e reale di una modifica delle norme nel corso dei passaggi parlamentari di conversione del decreto (anche alla luce di tutte le modifiche già intercorse tra la prima bozza del decreto e il testo effettivamente pubblicato in Gazzetta e trasmesso alla Camera), è facile pensare che le imprese eviteranno di rinnovare i contratti sulla base di norme che con tutta probabilità tra un mese non saranno più valide, ed è ancora più semplice immaginare che, nel caos e nell'incertezza generale, le imprese preferiranno non assumere e non rinnovare contratti. Di fatto, quindi, il decreto si pone in direzione opposta rispetto all'obiettivo di «lotta al precariato» che lo stesso dichiara di perseguire;
    infatti, entrando più nel merito, al di là delle questioni tecnico-giuridiche (comunque rilevanti al fine della valutazione della costituzionalità del testo, e che potrebbero, comunque, inficiare la validità ed efficacia del decreto-legge), il decreto cosiddetto «dignità» appare più che altro come un debole «slogan». Misure che prevedono – tra l'altro – una riduzione della durata dei contratti a termine, la reintroduzione delle causali (per i contratti a tempo determinato oltre i 12 mesi), l'introduzione di maggiori costi, tramite l'innalzamento del contributo aggiuntivo, e l'innalzamento dell'indennità in caso di licenziamento illegittimo, non possono che introdurre, per tutti coloro che utilizzano contratti a termine, elementi di incertezza nel rapporto contrattuale, rendendo ancora più imprevedibile il quadro delle regole in cui operano le imprese, disincentivando così gli investimenti e limitando la crescita, con ricadute dirette sul numero di contratti che saranno attivati. Tra l'altro, il testo stesso introduce la quantificazione e la copertura per le minori entrate contributive pari nel primo triennio 2018-2020 ad oltre 150 milioni in meno, e, secondo le previsioni dello stesso Governo, riportate nella Relazione tecnica allegata al decreto-legge, dal 2019 e fino al 2028, il numero di persone interessate dal mancato rinnovo dei contratti sarà pari ad 8.000 unità all'anno (nella parte rimanente del 2018 ammontano invece a 3.300); il risultato, nero su bianco, è quello di circa 80.000 posti di lavoro in meno stimati nei prossimi dieci anni;
    inoltre, per quanto riguarda più in generale la copertura finanziaria del provvedimento, si rileva una contraddizione alquanto evidente. Mentre il gioco d'azzardo viene «demonizzato», e l'impegno nel contrasto alla ludopatia trova grande spazio nel testo, sullo stesso gioco si continua a contare per fare cassa. Dall'aumento del Preu, il prelievo erariale unico su slot machine e videolotterie, si creerebbe infatti un maggior gettito di oltre 200 milioni di euro l'anno. Nello specifico 195,5 per il 2019 e 234 per il 2020, come specificato dalla relazione tecnica, che spiega come le maggiori entrate in questione coprirebbero gli oneri derivanti dall'introduzione del divieto di pubblicità. Nel testo si evince infatti come dallo stop alla pubblicità dei giochi ci sarebbe dal 2019 una perdita di gettito di 200 milioni;
    è evidente che ci troviamo dinnanzi ad un provvedimento contraddittorio e confuso, dove non si riesce a scorgere, nemmeno sommariamente, una visione di medio-lungo periodo della struttura produttiva e occupazionale del Paese: garantire «la dignità dei lavoratori e delle imprese» e ridurre il lavoro precario non significa irrigidire il mercato, mettere un freno a mano alla crescita e attaccare chi fa impresa, ma significa incentivare le nuove assunzioni e ridurne i costi, implementare politiche industriali capaci di sviluppare nuove iniziative imprenditoriali e, soprattutto, fare in modo che nuovi soggetti di caratura internazionale guardino o tornino a guardare al nostro Paese; obiettivi, questi ultimi, totalmente assenti nelle politiche dell'attuale esecutivo,

delibera

di non procedere all'esame del disegno di legge n. 924.
N. 2. Gelmini, Zangrillo, Polverini, Cannatelli, Fatuzzo, Musella, Rotondi, Scoma, Martino, Giacomoni, Angelucci, Baratto, Benigni, Bignami, Cattaneo, Sisto, Calabria, Milanato, Ravetto, Santelli, Silli, Sorte, Tartaglione.