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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 29 giugno 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    la motoTerapia, è una terapia che utilizza la moto come attivatore emozionale, sensoriale, motorio, attentivo e cognitivo capace di spingere il soggetto con disturbi della relazione e del neurosviluppo ad una relazione significativa;

    frutto di circa 20 anni di esperienza con bambini con disturbo dello spettro autistico e altri disturbi del neurosviluppo, la motoTerapia è una nuova metodologia, elaborata in Italia dal dottor Luca Nuzzo, presidente dell'Associazione la motoTerapia, che mira al miglioramento dei campi riconosciuti deficitari nei soggetti con disturbi generalizzati dello sviluppo, come disturbo dell'attenzione e dell'iperattività, fobia specifica dei rumori, fobia sociale, disturbo della condotta, disturbo oppositivo provocatorio, psicosi, sindrome di Down, disturbi motori, disturbo disintegrativo dell'infanzia, disturbo della relazione e della comunicazione;

    la motoTerapia, che potrebbe essere inserita a pieno titolo in un progetto riabilitativo globale, si attua attraverso la pianificazione di un intervento individualizzato fondato sul rapporto umano ed è finalizzata alla rieducazione ed alla modificazione degli schemi cognitivi, comportamentali, comunicativi, emotivi e di interazione sociale reciproca;

    l'intervento, quindi, agisce sull'attenuazione dei sintomi, modificando positivamente i processi comunicativo-relazionali e inducendo importanti cambiamenti interni (crescita e sviluppo del Sé) sul piano del comportamento e dell'interazione sociale;

    in particolare, la metodologia di questo intervento si articola in sei fasi: valutativa, emotivo-relazionale, senso-motoria, simbolica, rappresentativa e dell'integrazione sociale;

    i soggetti con disturbo dello spettro autistico finora trattati dall'Associazione con la motoTerapia, creata per portare avanti questo progetto di ricerca con la collaborazione di piloti e assistenti altamente formati, hanno ottenuto risultati sorprendenti nelle aree comunicative, relazionali, senso motorie, cognitive e comportamentali,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per finanziare una ricerca sugli effetti benefici della motoTerapia, su soggetti con disturbi relazionali e del neurosviluppo, anche al fine di un suo riconoscimento nell'ambito dei progetti riabilitativi supportati dal Servizio sanitario nazionale;

   a supportare, con iniziative di carattere economico, di sensibilizzazione e di informazione istituzionale, i progetti di motoTerapia, soprattutto in ambito pediatrico.
(7-00860) «Ferro, Giovanni Russo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RUFFINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa che Sogin avrebbe trasmesso, nel corso del mese di marzo 2022, al Ministero della transizione ecologica la proposta di Cnai (Carta nazionale delle aree idonee) per ospitare il Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e l'annesso Parco tecnologico;

   la proposta trasmessa al Ministero sarebbe stata predisposta sulla base di oltre 600 domande, osservazioni e proposte per un totale di oltre 25.000 pagine di atti, documenti, studi e relazioni tecniche di varia natura arrivate nell'anno trascorso dalla pubblicazione della Cnapi (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee);

   al momento, in attesa dell'acquisizione dei pareri tecnici dell'Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione), la proposta è rimasta secretata e quindi non ne si conoscono né i dettagli, né le conclusioni di merito;

   va ribadito che, nonostante i pubblici proclami da parte di Sogin, la gestione dei rapporti con le amministrazioni locali e la società civile è stata finora, in numerosi casi, denunciata come affrettata e superficiale durante le consultazioni che poco hanno avuto a che vedere con una vera fase di concertazione;

   diverse problematiche, infatti, sono emerse su alcuni siti individuati tra i più idonei, come è ad esempio il caso del comune di Carmagnola (Torino) e di altri siti sia in provincia di Torino (Poirino, Mazze, Caluso e Rondizzone) che di Alessandria, con particolare riferimento, nel caso di Carmagnola, alla presenza di falde acquifere troppo superficiali, al passaggio di un numero notevole di velivoli, alla presenza di cascine storiche e dei relativi nuclei famigliari, alla valutazione errata della quantità di suolo coltivato, alla presenza di beni tutelati dalla Soprintendenza, nonché di fauna e habitat protetti;

   da ultimo, l'articolo 34 del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73 – (cosiddetto decreto «Semplificazioni fiscali» – ha disposto il commissariamento della società Sogin s.p.a. sulla base dell'espressa «necessità e urgenza di accelerare lo smantellamento degli impianti nucleari italiani, la gestione dei rifiuti radioattivi e la realizzazione del deposito nazionale». Ciò, è di tutta evidenza, costituisce una chiara presa di coscienza da parte del Governo delle criticità che hanno investito l'operatività di Sogin, fiaccandone l'efficienza e l'operatività –:

   se non ritenga il Governo, alla luce di quanto evidenziato in premessa – in specie del commissariamento di Sogin disposto con il decreto-legge «semplificazioni fiscali» – di procedere alla desecretazione della proposta di Cnai, in attesa della sua approvazione tramite decreto ministeriale, per offrire ai cittadini maggiori informazioni e trasparenza sui criteri di scelta e sui relativi tempi;

   se, in fase di definizione futura del sito, verrà dato maggiore spazio alle legittime obiezioni e preoccupazioni, basate, non su timori ideologici ma su motivazioni di carattere scientifico e su limiti sia geografici che infrastrutturali di cui soggetti della società civile si sono fatti portavoce sul territorio, con particolare riferimento ai casi citati in premessa, in modo da discostarsi dalla deludente gestione di Sogin mediante la struttura commissariale ed arrivare ad una soluzione concertata, definitiva e sicura per la costruzione del deposito nazionale auspicata da tutte le parti.
(5-08332)


   VIANELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   sull'articolo apparso sul Domani del 16 giugno 2022, si fa riferimento ad una iniziativa del Governo Draghi asseritamente finalizzata a «ad annacquare il pacchetto verde di Bruxelles in un momento cruciale, la scelta dell'Europarlamento su Fit for 55»;

   più precisamente, si sostiene che, in vista del voto del giorno 8 giugno 2022, la rappresentanza del Governo avrebbe inviato per e-mail agli eurodeputati italiani delle schede tecniche di approfondimento sui provvedimenti del pacchetto «Fit for 55», contenenti alcune indicazioni in linea con politica governativa in materia che (ad esempio) proporrebbe una riduzione delle quote gratuite di emissioni a ritmi diversi da quelli proposti dalla Commissione europea e propugnerebbe la possibilità di contemplare un'alternativa allo stop alla vendita dei veicoli a combustione entro il 2035 (sostituibile, ad esempio, con una limitazione del 90 per cento);

   inoltre, l'ingerenza del Governo italiano sarebbe continuata con una seconda comunicazione (con un altro allegato) e con una terza e-mail (asseritamente spedita agli europarlamentari italiani la sera del 6 giugno 2022) contenente «due stringhe di numeri: da una parte, la lista degli emendamenti che “risultano in linea con gli orientamenti del Governo riportati nelle schede”, e dall'altra, quelli che “non ci risultano in linea”»;

   qualora le circostanze che precedono fossero confermate, si radicherebbe in capo al Governo Draghi una grave responsabilità anche di natura politica, generata da quella che l'interrogante giudica l'indebita interferenza posta in essere dal predetto al discutibile scopo di piegare ad interessi di parte il libero e democratico esplicarsi della dialettica parlamentare in sede europea, tramite improprie pressioni operate sugli eurodeputati al fine di condizionarne il convincimento;

   appare quantomai opportuno chiarire la presente vicenda, stante la gravità dell'accusa giornalistica di interferenza da parte del Governo italiano nell'esercizio delle prerogative del Parlamento europeo, senza trascurare anche la posizione espressa da alcuni Ministri in merito al pacchetto «Fit for 55»;

   infatti, si legge sull'articolo che «l'8 giugno (...) Roberto Cingolani esprimeva pubblicamente il suo supporto alla posizione dei popolari: stop entro il 2035 solo al 90 per cento (...). Anche il leghista Giancarlo Giorgetti (...) ha definito pubblicamente “un grave errore” il voto Ue»;

   la posizione espressa dagli esponenti governativi sopra menzionati collide con quanto affermato nel recente «Rapporto Stemi» del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili che ha fotografato la seguente situazione: «In Italia, il settore dei trasporti è direttamente responsabile del 25,2 per cento delle emissioni di gas a effetto serra e del 30,7 per cento delle emissioni di CO2, a cui si aggiungono le emissioni nel settore dell'aviazione e del trasporto marittimo internazionali. Il 92,6 per cento delle emissioni nazionali di tutto il comparto è attribuibile al trasporto stradale di passeggeri e merci, settore per il quale si registra un aumento del 3,2 per cento delle emissioni tra il 1990 e il 2019, in controtendenza rispetto al calo del 19 per cento delle emissioni totali durante lo stesso periodo. Per contribuire a raggiungere gli obiettivi europei, del pacchetto “Fit for 55”, che prevedono la riduzione del 55 per cento delle emissioni climalteranti entro il 2030 e il loro azzeramento entro il 2050, è necessario accelerare il processo di decarbonizzazione, partendo proprio dal settore della mobilità»;

   non a caso il Ministro Giovannini ha dichiarato: «La decarbonizzazione nei trasporti non è un'opzione»;

   in conclusione, sussiste in seno al Governo italiano una diversità di vedute che provoca un'ambiguità che deve essere chiarita –:

   se siano a conoscenza dei fatti indicati in premessa, se gli stessi trovino conferma e se intendano chiarire definitivamente quale sia la posizione del Governo rispetto al pacchetto «Fit for 55» (inclusi i profili evidenziati in premessa).
(5-08335)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 5 maggio 2022 la Camera dei deputati ha approvato l'A.C. 3440 divenuto legge n. 66 del 19 maggio 2022, in merito alla «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Centro internazionale per l'ingegneria genetica e la biotecnologia (ICGEB) relativo alle attività del Centro e alla sua sede situata in Italia, con Allegato, fatto a Roma il 21 giugno 2021»;

   con tale legge lo Stato italiano si è impegnato ad investire 2,62 milioni di euro per l'anno 2022 e 620.000 euro annui a decorrere dal 2023 per la manutenzione straordinaria degli immobili della sede del Centro;

   l'accordo approvato prevede inoltre che lo Stato italiano fornisca i fondi per le sue attività di ricerca nella misura di 10 milioni di euro annui, e i servizi pubblici necessari per il suo corretto funzionamento;

   l'accordo applica per il Centro la convenzione sui privilegi e le immunità delle Nazioni Unite, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 febbraio 1946, conferendo allo stesso una immunità ad ampio spettro, che va dalla gestione finanziaria, all'assenza di controlli di ogni sorta da parte delle autorità italiane sul territorio della sede del Centro e altre immunità, tra cui quelle penali;

   dal sito web del centro si apprende che alcuni programmi di ricerca riguardano l'editing genetico con la tecnologia CRISPR-Cas9/Cpf1 su riso, andando a elaborare sul territorio italiano sementi (Ogm potenzialmente pericolose, biofertilizzanti batterici, progetti su strumenti di diagnosi per il COVID-19 finanziati dalla Bill e Melinda Gates Foundation, vaccini antimalarici, modifica genica dei principali trasportatori del plasmodio e degli enzimi del metabolismo lipidico per decifrare i meccanismi di resistenza ai farmaci dei parassiti, sviluppo di un vaccino candidato per la chikungunya nella piattaforma di somministrazione del gene del virus della stomatite vescicolare (VSV), approccio di biologia sintetica per la produzione di artemisinina in piante commestibili e trattamento efficace della malaria mediante somministrazione orale di cellule vegetali, monoclonali umani a COVID-19, vaccino per la dengue;

   a parere dell'interrogante la ricerca portata avanti dal Centro riflette alcuni problemi di sicurezza dovuti alle possibili fughe di materiale modificato geneticamente, sia vegetale che virale, che potrebbero generare problemi di carattere ambientale e sanitario;

   l'accordo non prevede alcuna clausola in merito al rischio biologico e ambientale e non prevede che il Paese ospitante e finanziatore possa venire a conoscenza di quanto svolto al suo interno nel dettaglio per valutare un'analisi dei rischi ai sensi della legge italiana –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per acquisire una documentazione completa inerente agli esperimenti, ai risultati e ai metodi, condotti dal Centro sul territorio italiano e renderla pubblica, anche al fine di una analisi indipendente sui rischi per l'ambiente e per i cittadini italiani.
(4-12459)


   EHM, BENEDETTI, SARLI e SURIANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Segretario Generale dell'Interpol, Jurgen Stock, ha recentemente dichiarato che l'abnorme quantità di armi che circola in Ucraina, comprese le armi pesanti e missili portatili anti-aereo e anti-carro, è oggetto di un traffico criminale e mafioso, che opera a livello globale;

   tutto ciò che è trasportabile diventerà potenziale oggetto di traffico in tutti i continenti;

   tra le armi partite dagli arsenali dei Paesi Nato verso l'Ucraina ci sono missili portatili anti-aereo, e missili anti-carro portatili «Milan», di produzione franco-tedesca;

   i vecchi modelli di questi missili, oggetto dei trasferimenti, hanno un sistema di puntamento che contiene e rilascia torio, un metallo pesante altamente radioattivo;

   risulta da notizie trapelate recentemente, che i missili in questione siano stati inviati, in un numero imprecisato, in Ucraina dalla Francia e dall'Italia;

   la solidarietà armata dei Paesi Nato verso l'Ucraina si sta rivelando anche un modo per svuotare gli arsenali di armamento vecchio;

   con dichiarazioni pubbliche, il Presidente francese Emanuel Macron, ha ammesso che tale missile sia stato compreso nel pacchetto di materiale bellico inviato all'Ucraina;

   in Italia, il Governo Draghi ha optato per il segreto di Stato;

   nei poligoni Nato di Capo Teulada e Quirra, in Sardegna, sono state sparate migliaia di queste armi, con conseguenze devastanti per ambiente e salute;

   presso il Tribunale di Cagliari, il 10 giugno 2022, è iniziato il processo per disastro ambientale dell'area di Capo Teulada che vede imputati i generali Valotto, Graziano, Errico, Rossi e Santroni, disastro causato in particolare dall'uso massiccio del missile portatile anti-carro Milan, con il torio che viene rilasciato nell'ambiente circostante ad ogni utilizzo, risultando, per questo, ugualmente contaminata anche l'area del poligono sperimentale di Salto di Quirra;

   vi è una pesante eredità di morte in Paesi quali Iraq, Bosnia, Serbia, Kosovo, Afghanistan, Siria, Libia;

   sono state disseminate, in trent'anni di belligeranza, centinaia di tonnellate di uranio impoverito dal Medio oriente ai Balcani, e dal nostro Paese sono decollati caccia bombardieri della Nato per tutti gli anni novanta, che hanno colpito in Bosnia e Serbia, disseminando almeno 16 tonnellate di uranio impoverito;

   la guerra, quando finirà, lascerà in «dote» una vera e propria epidemia da uranio impoverito e da altri metalli pesanti radioattivi, che colpirà sia i soldati di entrambi i fronti che i civili che vivono sui territori contaminati;

   tra i militari italiani rientrati dalle missioni nei Balcani e dall'Iraq, già si contano almeno 400 morti e 8.000 gravemente malati per l'esposizione al metallo pesante;

   in Serbia, l'incidenza tumorale nelle aree contaminate è schizzata al 200 per cento con un drastico abbassamento dell'età di insorgenza dei tumori ed un picco di casi tra la popolazione sotto i 50 anni;

   vi sono quasi 300 sentenze in Italia, che hanno stabilito la correlazione tra gravi forme tumorali ed esposizione all'uranio impoverito –:

   se l'Italia abbia inviato i missili «Milan» in Ucraina;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Governo al fine di escludere tale scelta dagli effetti drammatici dalla copertura del segreto di Stato, e raccogliere l'invito rivolto ai Governi dal Segretario Generale dell'Interpol Jurgen Stock affinché si coordino per tracciare l'invio di armi alla luce del traffico criminale e mafioso che si sta generando in Ucraina, ritirare tali armi alla luce della loro pericolosità per ambiente e salute, distruggere definitivamente le scorte ancora presenti, promuovere un'iniziativa presso l'ONU per la messa al bando di ogni arma che impieghi metalli pesanti quali torio e uranio impoverito, chiedere la sospensione e/o non utilizzo di queste armi nel conflitto in Ucraina.
(4-12468)


   MUGNAI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le aziende con regolare licenza prefettizia investigativa rilasciata dalle prefetture di competenza risultano già in difficoltà oggi per una concorrenza con caratteristiche che non rientrano nei canoni della corretta applicazione delle norme vigenti prima dell'emergenza coronavirus;

   tale licenza risulta obbligatoria per svolgere attività di vigilanza e sicurezza come stabilito chiaramente dall'articolo 134 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, dove si chiarisce che «Senza licenza del prefetto è vietato ad enti o privati di prestare opere di vigilanza o custodia di proprietà mobiliari od immobiliari e di eseguire investigazioni o ricerche o di raccogliere informazioni per conto di privati»;

   in questa fase è frequente invece l'impiego di soggetti a vario titolo, riconoscibili da pettorine, divise e mezzi attrezzati in forza a diverse associazioni e società di servizi. Queste attività di controllo si svolgerebbero sui territori seppur vietate per tutte le organizzazioni di volontariato e di protezione civile, come evidenziato dal Dipartimento della protezione civile con la circolare n. 45427 del 6 agosto 2018;

   la circolare sopracitata del Capo del Dipartimento (n. 45427 del 6 agosto, 2018) stabilisce che il volontariato organizzato di protezione civile può essere impiegato esclusivamente per svolgere attività di natura organizzativa e di assistenza alla popolazione e non deve interferire con i servizi di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. I volontari della protezione civile non possono neppure occuparsi delle altre attività di controllo del territorio come il servizio di controllo accessi, i servizi di vigilanza ed osservazione, la protezione delle aree interessate dall'evento e l'adozione di impedimenti fisici al transito dei veicoli con interdizione dei percorsi di accesso;

   successivamente ulteriori chiarimenti arrivarono durante la pandemia da Covid con la Circolare DPC/USM/36341 del 18 agosto 2021, quando il Dipartimento della Protezione Civile – Servizio Volontariato – Presidenza del Consiglio dei ministri, fornì notizie in risposta alle richieste pervenute riguardo la possibilità di potersi avvalere dei volontari iscritti ad associazioni riconosciute di protezione civile per poter svolgere attività di verifica delle certificazioni verdi COVID-19. Infatti, dopo aver richiamato quelli che sono i compiti specifici delle Organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile, il Capo del Dipartimento ritenne non ammissibile l'impiego di tali operatori per i controlli;

   non è tollerabile con il pretesto dell'emergenza di ieri ed oggi che tutta una serie di compiti di sicurezza rientranti nelle mansioni degli addetti al controllo vengano svolti da altri soggetti che non risultano controllati per i loro requisiti morali e che sovente operano per aziende i cui codici Ateco non rientrano neanche fra quelli autorizzati;

   sarebbe opportuno definire in modo netto i requisiti di tutti gli operatori di sicurezza non armata, così facendo si eliminerebbero definitivamente la maggior parte degli abusivi e si ridarebbe il valore che meritano alle licenze di polizia ex articolo 134 del T.U.L.P.S –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti in premessa, e quindi delle difficoltà lavorative in cui versano ad oggi le agenzie investigative che intendano svolgere servizi di sicurezza sul territorio possedendo apposita licenza;

   se non ritenga opportuno realizzare un tavolo di confronto fra il Ministero dell'interno ed Anci per favorire controlli coordinati nei singoli comuni sulle società ed Associazioni che forniscono addetti alla sicurezza per eventi, anche per prevenire eventuali disagi in caso di nuove «emergenze nazionali»;

   se non sia urgente adottare iniziative di carattere normativo per inasprire le pene nei confronti di coloro che svolgono servizi di sicurezza, anche talvolta per conto di enti locali, senza possederne i requisiti e le licenze.
(4-12469)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   EHM. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ad agosto 2021 la presa dell'Afghanistan da parte del regime talebano ha provocato fughe di massa della popolazione, significativi passi indietro nella tutela dei diritti fondamentali, nonché un peggioramento delle condizioni di vita, in particolare per donne e minoranze religiose. Secondo dati pubblicati a fine settembre dall'Unhcr, a seguito della «caduta» di Kabul, il numero di cittadini afghani fuggiti nei Paesi confinanti è di 35.400. Il ponte aereo organizzato dai Paesi membri della Nato, nei giorni successivi all'ingresso dei Talebani, ha evacuato circa 100.000 afghani nei Paesi occidentali. Oltre 1.200 afghani hanno collaborato con forze militari italiane: interpreti, logistica, accompagnatori e conoscitori del Paese, molti afghani sotto compenso hanno prestato servizio ai nostri militari in Afghanistan. Con l'avvento del regime, i collaboratori che hanno prestato servizio rischiano persecuzione e morte, etichettati come traditori. Il Ministro degli esteri in una nota del 15 agosto 2021 dichiarava: «non abbandoneremo gli afghani». I cittadini afghani fuggiti in Iran e Pakistan sono stati inseriti in corridoi umanitari grazie anche al supporto di organizzazioni umanitarie italiane. Ad oggi molti sono ancora in attesa di partire a causa di mancanze, nelle sedi diplomatiche, di opportuna strumentazione per rilevamento delle impronte digitali;

   la nostra Costituzione, articolo 3, comma 3, prevede che «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione Italiana, ha il diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge»;

   ciò impone che il nostro Paese garantisca asilo a chiunque non goda nel proprio paese di libertà e diritti costituzionali;

   secondo le regole internazionali, gli afghani che dovranno arrivare in Italia godono di «status di rifugiati» secondo la Convenzione di Ginevra del 1950;

   lo scorso 26 agosto 2021 si è svolto un incontro tra Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e Ong italiane da cui è stato istituito un tavolo permanente sull'Afghanistan, presieduto dalla Viceministra Sereni. Ad oggi mancano convocazioni del tavolo, con conseguente blocco di gran parte delle partenze dei corridoi umanitari. Va, inoltre, tenuto conto del protocollo d'intesa firmato il 4 novembre 2021, tra Governo italiano (Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e Ministero dell'interno), le organizzazioni religiose e la società civile per l'attivazione di corridoi umanitari dall'Iran e dal Pakistan;

   va anche considerata la sentenza del tribunale di Roma del 21 dicembre 2021 N.R.G. 62652/2021 con la quale il giudice, considerate le gravi compromissioni dei diritti umani in Afghanistan, ha riconosciuto a due afghani il diritto alla protezione internazionale;

   dopo oltre 10 mesi, centinaia di rifugiati restano in attesa di partire e, in alcuni casi, di potersi ricongiungere con la propria famiglia già in Italia. Molti afghani in Iran e Pakistan stanno riscontrando difficoltà a causa della scadenza del visto turistico, di studio o cure mediche e chi viene trovato senza documentazione regolare rischia il rimpatrio. Martedì 21 giugno 2022 un terremoto ha interessato la zona sud-est dell'Afghanistan. Da prime ricostruzioni sarebbero almeno 1.150 i morti, oltre 10.000 abitazioni distrutte e il Paese sarebbe a rischio colera come annunciato dalle Nazioni Unite. Molti Paesi occidentali hanno ribadito che l'invio di aiuti verrà trasmesso solo attraverso agenzie riconosciute dalle Nazioni Unite –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;

   in quanto tempo si preveda l'invio di attrezzatura per il riconoscimento dell'impronta digitale;

   quando sia prevista la ripresa di corridoi umanitari verso l'Italia;

   se sia previsto il rinnovo eccezionale di documentazione valida per permettere ai rifugiati di restare nei Paesi ospitanti in attesa di apertura dei corridoi umanitari;

   quali aiuti l'Italia intenda inviare in Afghanistan e con quali tempistiche, anche a seguito del recente terremoto.
(5-08338)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VILLAROSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 34 del 2020, è stata introdotta una detrazione al 110 per cento per interventi di efficienza energetica delle abitazioni (cosiddetto «Superbonus») volti al miglioramento energetico del Paese;

   era stato inoltre previsto un meccanismo di cessione multipla di tali crediti per cui il soggetto avente diritto aveva la possibilità di optare per uno sconto sul corrispettivo dovuto o per la cessione totale o parziale del credito;

   in data 9 novembre 2021 il programma «Le Iene» denunciava la possibile bolla speculativa dietro ai bonus edilizi approvati negli ultimi anni con un servizio titolato «Bonus 90 per cento e 110 per cento, qualcuno se ne approfitta?»;

   in data 11 novembre 2021 veniva approvato il decreto-legge n. 157 «Misure urgenti per il contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche.»;

   il comma 28 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2021, n. 234 ha previsto ulteriori proroghe per i vari bonus edilizi;

   l'articolo 28 del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, ha stabilito modifiche sostanziali, per contrastare le possibili frodi, al meccanismo di «cessione del credito/sconto in fattura» connesso al «Superbonus 110 per cento» e agli altri bonus fiscali per l'edilizia; in conseguenza di ciò, tutto il sistema delle cessioni dei crediti si è bloccato;

   molte pratiche di cessione di professionisti e imprese impegnate in interventi con «Superbonus 110 per cento», con contratti già stipulati e per lavori già avviati applicando lo sconto in fattura, o peggio eseguiti a determinate condizioni contrattuali, sono state di fatto sospese o «bocciate» da tutti gli attori commerciali;

   con i decreti-legge n. 17, n. 21 e n. 50 del 2022 il Governo, a parere dell'interrogante, ha leggermente modificato gli interventi approvati con l'articolo 28 del decreto-legge n. 4 del 2022 provando a far ripartire il mercato delle cessioni dei crediti edilizi;

   tutti i maggiori istituti di credito, per via delle continue e repentine modifiche apportate alle norme iniziali del decreto-legge n. 4 del 2020, negli ultimi mesi hanno dapprima bloccato i contratti sottoscritti evitando di liquidare i crediti delle aziende, dei professionisti e dei cittadini e successivamente introdotto nuove condizioni contrattuali che pare non permettano alle aziende di rispettare i contratti sottoscritti, diversi mesi prima, per l'acquisto del credito dai cittadini a seguito delle numerose modifiche introdotte dal Governo;

   i maggiori istituti di credito fino al 2021 acquistavano i crediti d'imposta generati da interventi del «Superbonus» al 92,73 per cento, con le nuove norme introdotte fino al 30 giugno 2022 li acquisteranno al 90 per cento e per tutti i contratti stipulati dopo il 1° luglio 2022 all'87,27 per cento;

   gli istituti di credito nelle ultime settimane, inoltre, hanno comunicato ufficialmente di aver esaurito il proprio plafond per l'acquisto dei crediti, respingendo quindi richieste di cessione presentate diversi mesi fa e provocando così una importante svalutazione del credito stesso;

   la neo-presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili, Brancaccio, in data 14 giugno 2022 dichiara: «Migliaia di imprese edili a rischio fallimento. Il week end è stato drammatico: le lettere inviate dalle banche alle imprese in queste ore confermano che, nonostante il decreto-legge Aiuti sembrasse aver trovato una soluzione, il blocco dell'acquisto dei crediti continua» –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare affinché possa essere monitorato e controllato il valore d'acquisto dei crediti da parte degli istituti bancari e affinché vengano rispettati tutti i preventivi iniziali rilasciati alle aziende.
(5-08333)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DE MARIA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano online Roma Today ha pubblicato negli scorsi giorni un'inchiesta sull'associazione gruppo idee, fondata da Luigi Ciavardini, terrorista dei Nar condannato anche per la strage di Bologna;

   nell'inchiesta si riferisce di una attività svolta dalla associazione nel carcere di Rebibbia, che comporterebbe nei fatti anche la possibilità di scegliere quali detenuti far uscire;

   Paolo Bolognesi, Presidente della Associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto 1980, ha manifestato, giustamente, in una dichiarazione allo stesso organo di informazione, la preoccupazione sulla presenza di una rete di protezione per i terroristi neri. Questo proprio quando si aprono nuovi squarci di verità sulla strage del 2 agosto –:

   se sia informato in merito e se intenda assumere iniziative per quanto di competenza.
(3-03055)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la Società italiana per il traforo autostradale del Fréjus per azioni (Sitaf Spa) è stata costituita il 29 ottobre 1960 per iniziativa, nell'ambito della città di Torino, della Camera di commercio, dell'Unione industriale, della provincia, del comune, nonché di primarie compagnie di assicurazione, istituti di credito e complessi industriali;

   Sitaf Spa è concessionaria per la costruzione e la gestione del traforo del Fréjus (T4) e dell'autostrada Torino-Bardonecchia (A32) fino all'anno 2050, come stabilito dalla convenzione internazionale tra Italia e Francia del 23 febbraio 1972 e successivi provvedimenti governativi;

   il 31 per cento di Sitaf è di proprietà di Anas a sua volta controllato interamente dal gruppo Ferrovie dello Stato;

   si apprende da alcuni media che l'avvocato Francesco Rizzo, già collaboratore esterno del Ministero della giustizia, sarebbe stato designato da Anas nel Cda di Sitaf e, nonostante non abbia avuto esperienze professionali in tale settore, ne sarebbe dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato;

   ad oggi nel sito istituzionale della società tale incarico non sarebbe stato comunque ufficializzato –:

   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e, conseguentemente, per quale motivo e in base a quali esperienze professionali pregresse sia stato deciso di designare nel Cda di Sitaf l'avvocato Francesco Rizzo.
(5-08336)

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (Ue) 2019/2144 relativo ai «Requisiti di omologazione per i veicoli a motore e i loro rimorchi, nonché per i sistemi, i componenti e le entità tecniche destinati a tali veicoli, per quanto riguarda la loro sicurezza generale e la protezione degli occupanti dei veicoli e degli utenti vulnerabili della strada» stabilisce disposizioni amministrative e requisiti tecnici per l'omologazione di tutti i veicoli, sistemi, componenti ed entità tecniche nuovi, al fine di garantire il corretto funzionamento del mercato interno e offrire altresì un elevato livello di sicurezza e prestazioni ambientali;

   negli ultimi decenni, gli sviluppi nella sicurezza dei veicoli hanno contribuito in modo significativo alla riduzione complessiva del numero di vittime della strada e lesioni gravi; tuttavia, circa 25 mila persone sono morte sulle strade dell'Unione nel 2017, una cifra che è rimasta costante fino al 2021, dai dati Istat in Italia, in valori assoluti, gli incidenti sono stati 118.298, i morti 2.395 e i feriti 159.249, tra le vittime risultano in aumento i ciclisti (253; +15,5 per cento) e i motociclisti (698; + 1,6 per cento);

   il regolamento sulla sicurezza generale (UE) 2019/2144 che entrerà in vigore il 6 luglio 2022, normando ogni veicolo a motore rispetto alle proprie categorie, punta a ridurre il numero di morti che avvengono su strada portando la percentuale dal 50 per cento entro il 2030 e a 0 per cento entro il 2050, noto di fatto come Vision Zero;

   gli appartenenti alle varie Safe Industries attive nel campo dell'automotive e della sicurezza urbana lavorano affiancando la visione dell'Unione europea, ma non sono dello stesso avviso gli organi di informazione e gli attuali stakeholder legati ai vari campi di interesse, che in effetti stanno minando lo stesso regolamento e rischiando di fatto di interrompere sul nascere la partecipazione del nostro Paese alla quarta rivoluzione industriale, come osservato anche da numerosi studi tra gli Osservatori del Politecnico di Milano;

   il comparto dell'automotive è la forza collettiva che sta dietro molti prodotti e servizi che stanno rapidamente diventando indispensabili, si pensi soprattutto alle startup innovative pioniere di queste tecnologie, o ai sistemi Gps che suggeriscono il percorso più veloce per raggiungere una destinazione alla guida assistita e alla guida autonoma;

   attualmente, tutte le testate giornalistiche di settore, riportano il principio dell'obbligatorietà dell'installazione di una scatola nera o «black box» mentre il Regolamento menziona l'obbligatorietà dei sistemi di assistenza alla guida, denominati Adas (Advanced Driver Assistant), composti da lettori di corsia, rilevatori di ostacoli frontali, laterali e posteriori, lettori di segnaletica stradale nei quali può essere inserito un registratore di dati (scatola nera);

   le informazioni giornalistiche errate o imprecise non consentono ai cittadini di essere edotti della normativa vigente nell'acquisto di una nuova auto con un sistema di sicurezza all'avanguardia che è obbligatorio, pena la non immatricolazione del veicolo già dalle versioni base, inducendo a ritenere che basti avere una scatola nera in auto che registri i dati di guida, cosicché i cittadini incorrono facilmente in multe e pene pecuniarie a causa della non ottemperanza ad una legge europea, applicabile in tutti gli Stati membri dell'Unione europea; inoltre, il nuovo regolamento di cui sopra, entrerà in vigore a partire da luglio 2022 per i nuovi tipi di veicoli –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per ovviare alle informazioni errate o imprecise sul nuovo regolamento (UE) 2019/2144, che portano alla continua disinformazione che lede i diritti del consumatore e degli utenti della strada.
(4-12465)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   D'IPPOLITO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel 2008, il comune di Lamezia Terme acquistò dall'Arssa l'ex cantina sociale di Sambiase per 600.000 euro, impegnando nel piano annuale delle opere pubbliche dell'anno 2007 la somma di 250.000 euro per ristrutturare ed ampliare l'immobile al fine di trasformarlo in struttura fieristica;

   dell'immobile in parola si parla a pagina 161 nella relazione della commissione di accesso – insediata a seguito del decreto prefettizio n. 83 del 6 giugno 2017 – presso lo stesso comune, il cui Consiglio comunale sarà poi sciolto, all'epoca della sindacatura di Paolo Mascaro, poi rieletto e ora in carica, per infiltrazioni mafiose;

   nella relazione si rappresenta, esaminati gli atti del municipio, la vicenda di una perizia di stima, eseguita in data 26 febbraio 2016, determinante un valore del compendio immobiliare in argomento di euro 1.223.312,46;

   secondo quanto riportato nella stessa relazione, il valore dell'immobile «appare abbastanza sottostimato» ed è più plausibile, in base ad una diversa metodologia di calcolo ivi indicata, che dovesse essere di 3.600.000 euro, cioè quasi tre volte tanto;

   ancora, a «seguito di determinazione n. 180 del 22 settembre 2016, in data 17 ottobre 2016 l'amministrazione comunale emana nuovo avviso di pubblico incanto per l'immobile de quo, del quale non si conosce l'esito, dichiarandolo “in stato di abbandono” per un importo a base d'asta di euro 1.223.312,46 (uguale al primo importo e diverso da quello inserito nella Delibera di G.C. n. 236 del 28 luglio 2016)»;

   la relazione evidenzia che in ogni caso, come da prassi vigenti, la stima poteva essere effettuata in convenzione con l'Agenzia del territorio o altra Agenzia dello Stato secondo i criteri stabiliti dalla stessa Agenzia del territorio;

   il comune di Lamezia Terme ha venduto l'immobile suddetto, si legge in un articolo a pagina 22 del Quotidiano del Sud, del 25 marzo 2022, a seguito di parziale cambio della destinazione d'uso non sottoposto a deliberazione del Consiglio comunale che, come si legge in altro articolo della stessa testata, ad avviso dell'amministrazione comunale in carica non era necessario, in base alla legge della regione Calabria n. 21 del 2010;

   sulla stampa locale si legge di un permesso a costruire, n. 70 del 17 dicembre 2021, rilasciato dal comune di Lamezia Terme e presentato dalla A.C. srl di Crotone, rappresentata da A.C., ma il codice fiscale riportato nell'atto corrisponde ad altra persona;

   il permesso a costruire era stato presentato all'inizio dell'aprile 2020, cioè molti mesi prima che il bene entrasse nella disponibilità del richiedente, come da atto di compravendita del 22 ottobre 2020, avvenuta ad un prezzo di poco superiore al suddetto importo a base d'asta;

   il tecnico progettista risulta essere il consigliere comunale Pietro Gallo;

   il 30 giugno 2020 si registrano delle integrazioni richieste dagli uffici comunali su un bene che risultava ancora di proprietà del comune;

   secondo l'interrogante, il progetto presentato il primo aprile 2020 non poteva essere approvato il 17 dicembre 2021, dato che il 23 novembre 2021 la Corte costituzionale aveva dichiarato illegittime le modifiche apportate dal Consiglio regionale della Calabria alla legge regionale n. 10 del 2020, riguardanti gli articoli 2, 3 e 4 della legge regionale n. 21 del 2010;

   dalla sentenza predetta deriva l'impossibilità, per gli interventi di demolizione e ricostruzione, di riposizionare l'edificio all'interno dell'area di pertinenza ed il superamento delle altezze massime in deroga agli strumenti urbanistici;

   per ultimo, con atto del 17 marzo 2022, il servizio comunale Suap ha disposto il divieto di prosecuzione dei lavori in corso a seguito di comunicazione antimafia con esito positivo a carico dell'impresa esecutrice, Sgromo Costruzioni srl –:

   di quali informazioni disponga, per quanto di competenza, riguardo alla vicenda ricostruita in premessa.
(4-12467)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto «Montessori-Repetti», che riunisce ben quattro indirizzi liceali, rappresenta a Carrara, nell'ambito della scuola secondaria superiore, una realtà didattica e formativa d'eccellenza;

   si apprende dalla stampa che l'istituto «Montessori-Repetti» accorperà nel prossimo anno scolastico 2022-2023 le attuali classi seconde del ginnasio del liceo classico, per formare un'unica classe terza, e le attuali classi terze, per formare un'unica classe quarta del liceo linguistico;

   tale notizia sta creando allarme tra gli studenti e le famiglie, per numerose e diversificate motivazioni:

    in primo luogo di carattere didattico, in quanto il sovraffollamento delle classi, dopo anni di restrizioni dovuti al COVID-19, rischia di compromettere ulteriormente il percorso formativo degli alunni;

    in secondo luogo, di carattere sanitario dal momento che classi troppo numerose potrebbero inevitabilmente comportare problemi di sicurezza sia per l'elevata capienza delle aule sia per l'evoluzione incerta del quadro pandemico in autunno;

    in terzo luogo, di carattere psicologico in quanto gli studenti, dopo le problematiche di socialità causate dalla pandemia, potrebbero subire ulteriori ripercussioni negative a causa dell'eventuale accorpamento forzoso di gruppi disomogenei;

   tali accorpamenti non terrebbero, inoltre, conto dell'aumento delle iscrizioni registrato dall'istituto «Montessori-Repetti» per il prossimo anno scolastico: una crescita della domanda peraltro già consolidata da anni anche di alunni provenienti da altre scuole secondarie;

   sono già in corso alcuni progetti per poter ampliare gli spazi dell'offerta formativa dell'istituto «Montessori-Repetti», ma la tempistica non potrà garantire nuove soluzioni immediate funzionali ed efficaci;

   in questo contesto va inoltre aggiunto che l'istituto «Montessori-Repetti» ha ottenuto un finanziamento comunitario di 135 mila euro per contrastare la dispersione scolastica: si tratta di risorse significative ed utili ma che produrranno effetti certamente non immediati –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di evitare gli accorpamenti annunciati dall'istituto «Montessori-Repetti» di Carrara.
(5-08334)

Interrogazione a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   un articolo di «Scuola Informa» del 23 giugno 2022 riporta che «i precari della scuola, docenti e ATA, vivono difficoltà economiche a causa degli stipendi pagati in ritardo. Sembra che la categoria maggiormente colpita sia quella dei supplenti Covid»;

   ciò sarebbe dovuto, come evidenziato, da un comunicato unitario di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals del Piemonte ad «una controversia fra Ministero istruzione e Ministero economia e finanze sull'ammontare delle risorse finanziarie necessarie per il pagamento di questi contratti equiparati a supplenze brevi con termine 11 giugno»;

   «una volta risolta questa problematica, – continua il comunicato dei sindacati – sono state le scuole ad avere difficoltà nell'autorizzazione dei pagamenti. Tanto è vero che ancora oggi abbiamo scuole che sono riuscite ad autorizzare la rata di novembre e altre ferme su ottobre»;

   «tuttavia registriamo – ivi ancora si legge – che molte lavoratrici e lavoratori già in servizio da settembre o dalla prima settimana di ottobre, ad oggi, non hanno percepito alcuna retribuzione per il lavoro svolto regolarmente. Non è assolutamente ammissibile che il personale scolastico supplente, docente o ATA che sia, riceva lo stipendio con tre, quattro mesi di ritardo. Chi lavora ha diritto ad essere pagato regolarmente. Spesso lo stipendio che ricevono rappresenta l'unica fonte di reddito in famiglia, e si capisce facilmente quanti e quali problemi possa dare un ritardo simile. Alcuni sono arrivati al punto di dover rinunciare al contratto, perché le spese di spostamento con i mezzi pubblici o l'auto propria superavano di gran lunga le poche risorse ancora disponibili»;

   un articolo di «Orizzontescuola.it» del 22 giugno 2022 riporta alcuni commenti di precari di queste categorie, quali: «ho lavorato come collaboratore scolastico nella regione Toscana con contratto dal 12 di gennaio al 10 giugno e fino ad oggi ho percepito soltanto gli stipendi di gennaio e febbraio. Voglio soltanto dirle che non si può vivere con un bimbo minore di 3 anni ed una moglie in dolce attesa a 700 chilometri dalla propria regione di appartenenza ovvero la Calabria, non si può umiliare così un padre di famiglia che si è sempre dato da fare per poter portare un pezzo di pane a casa, avete offeso la dignità e il rispetto dei lavoratori onesti che lasciano un altro lavoro ed un altro paese per lavorare per lo Stato senza essere nemmeno retribuiti» ed, ancora: «le segreterie hanno sempre autorizzato per tempo le rate ma NoiPA riporta la dicitura “in attesa di risorse da parte del Miur”. Ora capirete che vivere così è impossibile. Non si può progettare nulla, ci sono alcuni che devono pagare gli affitti di case prese a chilometri di distanza pur di prestare il servizio richiesto. Ok il punteggio e va bene il lavoro ma questa non è giustizia o equità. Se i soldi non c'erano perché rinnovare tali contratti!?!» –:

   se non intendano assumere iniziative di competenza, e all'occorrenza quali, per accelerare l'erogazione delle spettanze arretrate per le categorie in argomento, considerato anche il forte aumento del costo della vita dovuto alle contingenze del periodo.
(4-12462)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CAPPELLACCI e PITTALIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   milioni di cavallette stanno divorando le coltivazioni dei campi della Sardegna con effetti devastanti per il settore agricolo;

   secondo le stime delle associazioni di categoria, il fenomeno interessa 25 mila ettari di terreni coltivati;

   la questione è tanto grave da interessare anche il settore dall'allevamento, a causa dei danni provocati anche alle scorte di foraggio, che si traducono in maggiori spese per i titolari di aziende, già provate dagli effetti economici della pandemia del COVID-19;

   oltre alle necessarie iniziative per indennizzare gli agricoltori danneggiati, peraltro già attivate nel 2021 con uno stanziamento da parte della Regione Autonoma della Sardegna di 2 milioni di euro, è necessaria un'organizzazione degli interventi per contrastare quella che è diventata una vera e propria piaga per la Sardegna;

   come suggerito dagli studi dell'Università di Sassari, occorre promuovere annualmente una lavorazione superficiale dei terreni incolti, al fine di eliminare una parte significativa delle uova, che vengono deposte nel mese di giugno;

   per rendere più efficace l'azione di contrasto dell'invasione delle cavallette è necessario istituire un coordinamento, che veda il pieno coinvolgimento delle rappresentanze territoriali e che assicuri un'informazione capillare nel mondo delle campagne –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere per fronteggiare l'emergenza relativa alle cavallette in Sardegna.
(4-12464)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURA. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 26 giugno 2022, in un bar-ristorante di Roma, è stata erroneamente somministrata della soda caustica al posto dell'acqua a un cliente che, ingerito inconsapevolmente il liquido, ha immediatamente avvertito forti dolori;

   l'uomo è stato trasferito d'urgenza, in codice rosso, all'ospedale «Pertini» e, successivamente, al Policlinico Umberto dove sono state riscontrate gravi lesioni all'esofago;

   secondo i primi accertamenti svolti dai carabinieri, la sostanza tossica era contenuta in una normale bottiglia d'acqua, senza etichetta, e incautamente lasciata nei pressi del bancone di somministrazione;

   acido e soda caustica sono i due veleni più comuni usati per le pulizie nelle abitazioni e nei pubblici esercizi e, nel corso degli ultimi anni si sono registrati diversi episodi di assunzione al posto dell'acqua, con tragici effetti per la salute e addirittura la morte;

   errori certamente frutto di grave disorganizzazione e disattenzione, ma che sono anche originati dalla circostanza che tali veleni appaiono all'aspetto del tutto uguali all'acqua;

   a parere dell'interrogante, tali rischi potrebbero essere quasi totalmente scongiurati laddove si imponesse la commercializzazione di tali sostanze solo a condizione di una loro colorazione caratterizzante che ne rendesse impossibile lo scambio con l'acqua o con altre bevande –:

   quali urgenti iniziative di competenza, anche normative, intendano adottare al fine di scongiurare altri episodi di grave rischio per la salute pubblica, quale quello sommariamente descritto in premessa, stabilendo, ad esempio, che la commercializzazione delle sostanze tossiche utilizzate per le pulizie nelle abitazioni e negli esercizi pubblici avvenga solo a condizione di una loro colorazione caratterizzante.
(5-08331)


   ROSTAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è in atto nella provincia di Caserta una vera e propria strage di bufale mediterranee, con l'abbattimento, per presunte ragioni di profilassi, di centinaia di migliaia di capi e la distruzione di interi allevamenti, che rappresentano una fonte economica significativa perché finalizzati alla produzione del latte e della filiera della mozzarella di bufala campana Dop;

   gli abbattimenti dei capi bufalini, disposti dalle autorità sanitarie della regione Campania, avvengono per sospetta brucellosi o Tbc Bovis e hanno portato all'uccisione di oltre 100 mila animali nel decennio 2011-2021;

   per quanto concerne la infezione da brucellosi non è stato tenuto in considerazione il rapporto Istisan n. 5 del 2021 che ha stabilito come nella diagnosi sierologica della brucellosi possano verificarsi reazioni aspecifiche nelle quali i risultati non trovano riscontro con l'effettiva presenza della malattia;

   per quanto concerne la infezione di tubercolosi per la esecuzione della prova diagnostica per il gamma interferon viene utilizzato un kit (Bovigam) che, per stessa ammissione della casa produttrice risulta ancora in fase di sperimentazione per il bufalo mediterraneo (risulta testato solo per quello africano) così come è stato confermato dall'Organizzazione mondiale della sanità animale (OIE);

   tutto ciò ha prodotto il risultato che un'altissima percentuale dei capi bufalini abbattuti, ad analisi post mortem, si siano rivelati sani, e quindi sacrificati in conseguenza dell'applicazione di un protocollo o, in alcuni casi, per test diagnostici non validati;

   il paradosso è che gli animali macellati, sia quelli infetti sia ovviamente quelli che non lo erano, sono dichiarati idonei al consumo e vengono immessi sul mercato delle carni bovine;

   secondo gli allevatori, test diagnostici più accurati insieme a un piano complessivo di vaccinazione degli animali, consentirebbero l'abbattimento mirato dei soli capi malati (tali dopo le prove dirette), senza l'inutile e dannoso sacrificio di migliaia di animali sani che vengono macellati senza un reale motivo, determinando non solo una mattanza insopportabile ma anche un danno economico rilevante l'economia locale;

   non si discute la necessità di eradicare l'epidemia con un piano capillare, ma esso va centrato sulla vaccinazione, sull'autocontrollo aziendale col monitoraggio sanitario, sul coinvolgimento delle aziende, sulla riqualificazione delle stesse, su un processo di ammodernamento gestionale per arrivare, al duplice obiettivo della tutela sanitaria e della salvaguardia del patrimonio zootecnico della bufala mediterranea (dichiarato tale dalla legge n. 292 del 2002) in provincia di Caserta, mentre attualmente la sola intollerabile strategia sembra essere quella di avviare alla macellazione gli animali, infetti o sani che siano;

   c'è una diffusa preoccupazione sul tema: molte aziende (oltre 130) rischiano la chiusura, con la perdita di migliaia di posti di lavoro;

   un comitato di lotta si è aggregato tra allevatori, associazioni, enti locali preoccupati per il destino dell'intero territorio, e si stanno conducendo mobilitazioni;

   una richiesta urgente di audizione presso la XII Commissione permanente della Camera dei deputati, con dettagliato dossier, è stata presentata in data 24 maggio 2022;

   il Consiglio di Stato, su ricorso degli allevatori, ha più volte sospeso le singole ordinanze di abbattimento rilevando una serie di violazioni, tra cui quella dell'obbligo di equiparazione tra il principio di precauzione e quello del diritto alla vita e al benessere dell'animale in quanto essere senziente –:

   quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, anche eventualmente valutando se sussistano i presupposti per l'esercizio dei poteri sostitutivi, in relazione alla situazione in premessa, al fine di bloccare l'indiscriminato e dannoso abbattimento massivo di capi per lo più sani di bufale mediterranee nel casertano, con conseguenze drammatiche sulla vita degli animali stessi, sull'esistenza delle aziende di allevamento, sull'intera filiera economica e produttiva del latte e della mozzarella di bufala dop.
(5-08340)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIPANI, MUGNAI e D'ETTORE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Anaao Assomed ha individuato tra le principali cause che determinano la carenza di medici specialisti ospedalieri quella dei pensionamenti: 12.000 registrati nel triennio 2019-2021, 4.000 per ciascun anno, e circa 10.000 previsti per il triennio 2022-2024. In sei anni il Servizio sanitario nazionale (Ssn) perderà circa 22.000 medici specialisti ospedalieri per pensionamenti;

   ad impoverire le corsie si aggiunge il fenomeno della fuga dagli ospedali. In base ad un recente studio di Anaao Assomed risulta che dal 2019 al 2021 hanno abbandonato l'ospedale circa 9.000 camici bianchi per dimissioni volontarie. Se il trend fosse confermato anche per il triennio successivo, si licenzierebbero altri 9.000 medici tra il 2022 ed il 2024. Tra pensionamenti e licenziamenti si arriverebbe a una perdita complessiva per il Ssn di 40.000 medici specialisti entro il 2024;

   l'Anaao Assomed sostiene che la tendenza avviata nell'anno dello scoppio della pandemia non si è arrestata nel 2021: +39 per cento di medici ospedalieri che decidono di uscire dal Ssn in fuga dal «burnout» per approdare alla sanità privata, alla ricerca di orari più flessibili, minore burocrazia e maggiore valorizzazione professionale e soddisfazione economica;

   secondo un'indagine Cimo-Fesmed, i giovani medici hanno visto crollare in cinque anni le prospettive di carriera e retribuzione, ed il 72 per cento sarebbe intenzionato a lasciare gli ospedali. Molti giovani medici optano per l'estero, dove gli stipendi sono più alti: la differenza rispetto alle retribuzioni dei Paesi dell'Europa dell'Ovest può arrivare anche al 40-50 per cento;

   la carenza di personale nei prossimi anni inciderà pesantemente sulle prospettive future del Servizio sanitario nazionale. È allarmante la denuncia del segretario nazionale di Anaao Assomed, Carlo Palermo: «Non potremo più garantire l'equità nell'accesso alle cure, tutto questo aumenterà le diseguaglianze in campo sanitario, con il rischio di una deriva privata, con una sanità che sarà inevitabilmente meno pubblica, sempre più governata da assicurazioni e fondi integrativi. Chi ha le risorse potrà accedere rapidamente alle diagnosi e alle cure, chi non le ha dovrà mettersi in fila nel Ssn, che sarà sempre più stremato per la mancanza di professionisti»;

   anche a causa del blocco del turnover, i turni di servizio per i singoli operatori sono in netto incremento numerico negli ospedali italiani, con weekend quasi totalmente occupati da guardie e reperibilità, difficoltà nel godere delle ferie maturate, straordinari non retribuiti. Non solo i carichi di lavoro, soprattutto dopo lo scoppio della pandemia, sono diventati sempre più gravosi, ma gli operatori sanitari sono costretti anche ad affrontare quotidianamente rischi crescenti legati ad aggressioni, sia verbali che fisiche, e denunce in sede legale –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo per frenare l'inarrestabile emorragia di medici ospedalieri e se intenda, a tal fine, adottare le iniziative di competenza per prevedere come primo passo un aumento netto degli stipendi, adeguandoli alla media dei Paesi esteri dove maggiormente fuggono i nostri medici;

   se non ritenga opportuno convocare e rendere permanente un tavolo istituzionale fra il Ministero della salute e la Conferenza Stato-regioni per individuare in modo coordinato soluzioni utili su scala nazionale;

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per assumere medici a tempo indeterminato, anticipando l'ingresso degli specializzandi nel Servizio sanitario nazionale e introducendo strumenti finalizzati a disincentivare il ricorso a società di servizi o cooperative;

   se il Governo intenda – come richiesto dai sindacati di settore – adottare iniziative per superare il tetto di spesa sul personale, che da 15 anni non consente di dare ristoro alla categoria, costretta a effettuare turni massacranti, a sopperire ai buchi di organico e a non ricevere reali incentivi e prospettive di crescita.
(4-12460)


   SESSA e TORROMINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19 ha confermato ancora una volta la necessità improcrastinabile di potenziare il nostro Servizio sanitario nazionale, e in particolare presìdi sanitari e socio-sanitari quanto più prossimi ai cittadini, e quindi, inevitabilmente, di implementare il ruolo dell'assistenza infermieristica e più in generale del personale sanitario;

   in questa direzione, e con riguardo alla figura del professionista sanitario è necessario puntare alla valorizzazione di tutti i professionisti del Sistema sanitario nazionale (Ssn);

   risulta, quindi, necessario adeguare la normativa vigente al fine di garantire la parità di diritti tra tutti i professionisti della sanità che operano nel Servizio sanitario nazionale, così come sancito dall'articolo 3 della Costituzione, indipendentemente dal fatto che afferiscano al personale del comparto o dell'area dirigenziale del Contratto collettivo nazionale quadro (Ccnq);

   attualmente invece la normativa vigente prevede che solo ad alcuni dipendenti del Servizio sanitario, appartenenti alla dirigenza sanitaria, medica e veterinaria, è consentito esercitare l'opzione libero-professionale intramoenia disciplinata contrattualmente, mentre non è prevista per le professioni sanitarie;

   si registra, infatti, l'assenza di norme che consentano al personale delle professioni sanitarie, come accade per i medici, di svolgere attività libero-professionale a latere del loro rapporto di lavoro in qualità di dipendenti della pubblica amministrazione;

   se i sanitari dirigenti che operano nel Servizio sanitario nazionale hanno la possibilità di scegliere se svolgere liberamente la libera professione oppure lavorare in regime di esclusività, percependo in cambio un riconoscimento economico finalizzato a compensare tale vincolo, la stessa cosa non vale invece per le 22 professioni sanitarie del comparto che operano nel Servizio sanitario nazionale, previste dalla legge n. 251 del 2000;

   inoltre, tale differenza di trattamento si evidenzia anche nella valutazione e nel controllo del rischio di conflitto di interesse a cui sono esposti tutti i professionisti sanitari che lavorano alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni. La normativa vigente adotta infatti due pesi e due misure per coloro che intendono svolgere attività di libera professione: a) per i sanitari dirigenti che operano nel Servizio sanitario nazionale, vi è la possibilità di svolgere attività extra-istituzionali, anche nel caso in cui queste siano potenzialmente tali da generare un conflitto di interesse con l'ente pubblico in cui sono impiegati (si vedano attività concesse al dirigente al di fuori dell'impegno di servizio secondo il decreto legislativo n. 502 del 1992); b) per le 22 professioni sanitarie del comparto che operano nel Servizio sanitario nazionale, vi è invece il divieto di svolgere attività extra-istituzionali che possano prevedere un potenziale conflitto di interesse con il servizio lavorativo svolto presso l'ente pubblico in cui sono impiegati, ai sensi dell'articolo 53 del decreto legislativo n. 165 del 2001 –:

   se non intenda adottare le opportune iniziative normative volte ad estendere il diritto di scelta tra esercitare la libera professione o lavorare in regime di esclusività, percependo in cambio un riconoscimento economico finalizzato a compensare tale vincolo, a tutti i professionisti sanitari il cui esercizio professionale è condizionato al conseguimento di un titolo universitario, all'acquisizione di un titolo all'esercizio della professione, nonché all'iscrizione ai rispettivi albi e ordini e per i quali è prevista autonomia e responsabilità professionale.
(4-12461)


   CORDA, SPESSOTTO e SCANU. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo fonti giornalistiche, alcune associazioni di volontariato che si occupano di randagismo hanno sollevato il problema del mancato approvvigionamento da febbraio 2022 dei farmaci anestetici, così come di altri farmaci fondamentali, presso tutti i distretti sanitari delle Asl veterinarie del Salernitano;

   è evidente che il mancato approvvigionamento degli anestetici necessari abbia determinato il mancato rispetto dell'obbligo della sterilizzazione da parte delle Asl previsto dalla legge quadro n. 281 del 1991 «Tutela degli animali d'affezione e prevenzione del randagismo» e conseguenti leggi regionali;

   ne consegue che da febbraio 2022 sono state bloccate tutte le sterilizzazioni sia dei randagi condotti presso le Asl dalle associazioni di volontariato sul territorio sia quelle degli animali già presenti nei canili-gattili sanitari con un evidente ripercussione anche sulla mancata reintroduzione sul territorio dei cani liberi accuditi (come recita la legge regionale Campania n. 3 del 11 aprile 2019) e che sono quindi rimasti chiusi nei canili con un danno per il loro benessere e per le economie;

   il mancato approvvigionamento degli anestetici ha determinato un aumento dei costi per le prestazioni esterne alle Asl che comunque si sono dovute effettuare, quanto un sovraccarico, oltre le loro possibilità, delle associazioni dei volontari che si vedono costrette a far eseguire interventi urgenti e di sterilizzazione presso le cliniche e gli .ambulatori privati a loro spese;

   si tratta di località ad alta vocazione turistica e il randagismo incide negativamente su questo settore, soprattutto sul turista straniero, mostrando degrado e una condizione di abbandono e causando un presumibile danno all'immagine con conseguenti ripercussioni;

   le normative vigenti, invece, contrastano il randagismo con chiari richiami ad ogni competenza di tutti i soggetti responsabili e preposti per legge al rispetto della stessa –:

   se non intenda adoperarsi, per quanto di competenza, per favorire soluzioni urgenti della situazione segnalata in premessa;

   se non intenda verificare, per quanto di competenza, come siano stati impiegati i fondi erogati dalla legge di stabilità previsti dalla legge n. 281 del 1991 nel distretto in questione;

   se non intenda verificare, per quanto di competenza, perché, a fronte di una già cronica insufficienza del servizio di sterilizzazione delle Asl del distretto di Salerno, non si sia deciso prontamente di stipulare convenzioni con veterinari privati per arginare il fenomeno delle nascite indesiderate e, conseguentemente, del randagismo che non può e non deve più essere considerata una responsabilità delle associazioni e dei privati cittadini sensibili e attenti.
(4-12466)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento Sanac di Massa, operativo dal 1972 è una delle quattro unita produttive del Gruppo Sanac s.p.a., e nel 1995 è entrato nel gruppo Riva in concomitanza con l'acquisto della società Ilva di cui Sanac faceva parte;

   lo stabilimento di Massa è attivo nella produzione e nell'assistenza tecnica di refrattari ed un'azienda da sempre all'avanguardia nei processi produttivi siderurgici, tra le realtà più solide del polo industriale della provincia e a livello nazione;

   nel corso degli anni l'Ilva ha rappresentato il maggior cliente di Sanac, realizzando uno scambio commerciale costante e solido che ha garantito continuità all'azione di Sanac e materiali di primissima qualità agli stabilimenti di Taranto;

   con decreto del 20 febbraio 2015, Sanac è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria, in quanto controllata da Ilva s.p.a., ed è stata dichiarata in stato di insolvenza dal Tribunale di Milano in data 5 marzo 2015;

   è noto che Sanac abbia subito un considerevole calo di ordini in ragione delle questioni giudiziarie che hanno coinvolto l'impianto di Taranto e delle difficoltà finanziarie del Gruppo Riva;

   con l'ingresso di Invitalia in Ilva, il neocostituito gruppo Acciaierie d'Italia s.p.a. (da qui Adi) è rimasto il principale cliente di Sanac;

   per superare la situazione di crisi in cui versa Sanac risulta necessario un diretto intervento dello Stato finalizzato ad impartire una linea di rilancio del futuro industriale dell'azienda, analogamente a quanto avvenuto per Adi, che rappresenta tutt'oggi il principale acquirente di Sanac e che, nonostante la partecipazione statale, continua ad accumulare verso il predetto gruppo gravi ritardi nei pagamenti delle commesse, aggravando la situazione di Sanac che invece mantiene vive le proprie linee di approvvigionamento;

   nella seduta n. 12 del 19 ottobre 2021 presso la X Commissione della Camera, in sede di audizione sulla situazione del settore siderurgico, il Ministro dello sviluppo economico ha ipotizzato che Adi partecipasse ad una nuova gara che i commissari straordinari di Sanac avrebbero indetto in funzione della cessione dei relativi complessi aziendali;

   nel corso della successiva audizione resa in data 3 novembre 2021, presso la medesima Commissione, la Viceministra Todde ha confermato come i commissari straordinari di Sanac, nel corso della fase preparatoria della nuova gara, avessero raccolto la volontà informale di Adi a parteciparvi e presentare un'offerta;

   ciononostante, risulta che tale procedura di gara si sia rivelata infruttuosa e, in particolare, che Adi, dopo la formulazione di una iniziale manifestazione di interesse, abbia rinunciato a partecipare;

   non è chiaro se il Ministero dello sviluppo economico, a suo tempo, avesse sondato un reale impegno di Acciaierie d'Italia a presentare un'offerta alla predetta gara e soprattutto se nel bando sia stato contemplato l'inserimento di importanti strutture di Sanac site nel territorio di Taranto, anche al fine di incentivare la partecipazione di Adi alla stessa, che comunque in qualità di maggiore cliente di Sanac avrebbe avuto tutto l'interesse a parteciparvi –:

   se il Ministro interrogato fosse a conoscenza di un qualche impegno di Adi, quale partecipata statale, a rispondere al bando per la cessione dei complessi aziendali di Sanac, sia per il rilevante interesse strategico che hanno i due gruppi, sia per il fatto che Sanac rappresenta tutt'ora il principale fornitore di Adi, e, nel caso, quali fossero i termini di questo impegno;

   se gli immobili di Sanac nel territorio di Taranto siano stati inclusi fra i cespiti oggetto di cessione e, in ogni caso, quali siano le ragioni per le quali, nell'ambito della gara effettivamente indetta, Adi non abbia ritenuto di presentare un'offerta, anche alla luce di un eventuale impegno assunto in tal senso col dicastero dello sviluppo economico.
(5-08339)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   rispondendo all'interrogazione n. 5-08106 a firma dell'odierno interrogante, il Ministro interrogato ha comunicato che per quanto attiene l'adozione del protocollo fanghi di Venezia, una volta acquisita l'intesa da parte della regione Veneto, lo stesso andrà all'esame del Consiglio di Stato per l'esame finale;

   sembrerebbe quindi giunta finalmente a conclusione una vicenda che dura ormai da quasi 30 anni, si ricorda infatti che il protocollo fanghi risale al 1993;

   il problema è infatti lo smaltimento dei fanghi, attualmente conferiti in particolare nell'isola delle Tresse che, nonostante una superficie di circa 20 ettari, è ormai colma, tant'è che il 31 dicembre prossimo scade l'ultima proroga concessa dall'ex Magistrato alle Acque;

   per quella data dovrà perciò essere operativo il Protocollo fanghi, ma perché sia efficace è necessaria anche l'approvazione del Piano morfologico della laguna, ovvero lo strumento che definisce le modalità per il riutilizzo dei fanghi. Quelli non compromessi potranno finalmente essere usati per la ricostituzione dell'habitat lagunare, mentre gli altri a seconda delle caratteristiche biologiche saranno conferiti nei siti attrezzati oppure in discarica;

   Il Pmlv costituisce uno strumento di salvaguardia di medio-lungo periodo e si configura come un quadro organico di interventi e azioni in grado di ottenere il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, necessari per garantire dinamiche sostenibili dal punto di vista idromorfologico ed ecologico, tenendo conto degli scenari socio-economici e funzionali a contrastare le azioni distruttive dell'ambiente lagunare, riattivare i dinamismi naturali e realizzare strutture per il ricupero morfologico;

   circa l'aggiornamento del Piano morfologico e ambientale della laguna di Venezia (Pmlv) – anch'esso atteso dal 1992 – come da risposta al citato atto di sindacato ispettivo citato, «In data 4 maggio 2022 la Commissione Tecnica di Verifica di impatto Ambientale VIA-VAS ha emesso il parere n. 341 (che dovrà essere notificato al proponente) con cui si ribadisce quanto è stato indicato nel Decreto di parere VAS del 2018, ovvero che il Decreto Fanghi costituisce un atto presupposto per la verifica dell'aggiornamento del Piano stesso»;

   il Piano morfologico, solo a dicembre dello scorso anno, aveva ricevuto il via libera dal Provveditorato alle opere pubbliche e il parere positivo dell'Avvocatura di Stato;

   si apprende adesso, da notizie di stampa, che la Commissione Via-Vas, nel suo parere, ha risposto che il Piano presentato non risponde alle oltre cinquanta prescrizioni imposte dal Parere del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, decreto ministeriale n. 101 del 21 marzo 2018 e dei beni culturali del 2018;

   in un'intervista rilasciata al Gazzettino di Venezia, lo scorso 26 giugno 2022, il presidente della Commissione Via-Vas, Massimiliano Atelli, rispondendo alla domanda su come si dovesse procedere dopo la bocciatura del Piano, ha dichiarato che: «aggiornare è muoversi dentro una impostazione precedente, reimpostare è darsi una nuova impostazione, nella quale cercare e trovare le risposte a tutte le questioni di fondo»;

   Protocollo fanghi e Piano morfologico sono due strumenti complementari, essenziali per l'ambiente lagunare e per l'accessibilità nautica del porto, per i quali è impensabile che si debba attendere ancora per anni –:

   quali siano gli elementi di merito che hanno portato al parere negativo espresso dalla commissione tecnica di verifica ambientale VIA-Vas sull'aggiornamento del Piano Pmlv e come intenda procedere per scongiurare un ulteriore, inaccettabile, ritardo, posto che il Protocollo fanghi, presupposto per la verifica dell'aggiornamento del Piano stesso, è finalmente prossimo alla sua approvazione definitiva.
(5-08337)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   numerose famiglie segnalano l'impossibilità di trasferire i propri figli da una scuola ad un'altra, o da un indirizzo di studio a un altro, nel corso del ciclo secondario di secondo grado, in particolare a seguito di una bocciatura;

   le dirigenze scolastiche giustificano l'impossibilità segnalando che le classi sarebbero già definite da febbraio dagli uffici scolastici, sulla base delle richieste che pervengono dagli studenti in uscita dalla secondaria di primo grado, e anche in ragione di regole relative alla capienza e alla sicurezza, che non consentirebbero di accogliere nuove richieste;

   in taluni casi, da ultimo quello relativo al liceo Paolo Giovio di Como segnalato da un articolo pubblicato dalla testata ComoZero in data 23 giugno 2022, come risultante dalla circolare n. 228 del 2022 dell'istituto sopracitato, le dirigenze scolastiche hanno respinto anche le richieste di conferma di iscrizione nella stessa classe del medesimo liceo per gli studenti non ammessi all'anno successivo, «dato il numero elevato di nuovi studenti già iscritti alla classe prima»;

   tale situazione rischia di determinare una sostanziale grave lesione nel diritto allo studio di cui all'articolo 34 della Costituzione, da una parte impedendo agli studenti di trasferirsi da una scuola all'altra a seguito di una bocciatura e, dall'altra, talvolta, anche di ripetere l'anno nello stesso istituto;

   vanno considerati anche i dati dell'ultimo rapporto Eurostat relativi all'abbandono scolastico in Italia, che, attestandosi nel 2021 oltre il 13 per cento è superiore al dato medio dei Paesi dell'Unione europea e ben lontano dall'obiettivo di un tasso inferiore al 10 per cento fissato dalla Commissione europea, con comunicazione del 31 gennaio 2011, nell'ambito della Strategia Europa 2020, poi ulteriormente ridotto al 9 per cento con risoluzione del Consiglio del febbraio 2021;

   nella comunicazione del 2011 sopracitata, la Commissione indicava in primo luogo la necessità di «migliorare l'accesso all'istruzione», riscontrando che l'abbandono scolastico si manifesta spesso «con i primi fallimenti scolastici e una crescente disaffezione nei confronti della scuola», e segnalando, inoltre, che, «il passaggio da una scuola all'altra e da un livello d'istruzione all'altro è particolarmente difficile per i giovani a rischio di abbandono»;

   l'interrogante ritiene necessari interventi di aggiornamento e chiarimento volti a garantire i trasferimenti tra istituti o indirizzi di studio nella scuola secondaria superiore, e le conferme di iscrizione nella stessa classe per gli studenti non ammessi all'anno successivo, al fine di assicurare una piena inclusione scolastica e di facilitare, invece che ostacolare, ogni studente a superare un fallimento e a esprimere il proprio talento, contribuendo anche a lottare contro la dispersione scolastica registrata –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa relativi all'impossibilità per alcuni studenti di scuola secondaria di secondo grado di procedere con i trasferimenti da una scuola all'altra, o di confermare l'iscrizione nella stessa classe del medesimo istituto per gli studenti non ammessi all'anno successivo, se abbia informazioni relative al numero di casi simili che si verificano per ogni anno scolastico e se si stia provvedendo alla risoluzione del problema che rischia di comprimere il diritto all'istruzione delle persone coinvolte.
(4-12463)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Daga n. 7-00848, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 706 del 13 giugno 2022.

   Le Commissioni VIII e XIII,

   premesso che:

    17 giugno 2022 verrà celebrata la giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità; i dati del rapporto delle Nazioni Unite sulla Convenzione per combattere la desertificazione riportano che nel 2022 più di 2,3 miliardi di persone stanno affrontando i problemi legati alla grave mancanza di acqua, quasi 160 milioni di bambini sono esposti a siccità grave e prolungata e sempre secondo l'Onu, a meno che non si intervenga prontamente, si stima che entro il 2030, circa 700 milioni di persone corrono il rischio di essere sfollate a causa della siccità e conseguente desertificazione;

    come noto e rilevato da tutte le categorie di settore e dalle istituzioni competenti per materia i cambiamenti climatici stanno avendo un pesante impatto sulla disponibilità di risorse idriche anche nel nostro Paese;

    la scarsità di precipitazioni piovose e nevose dello scorso inverno e un'estate che si preannuncia molto calda, con temperature già a maggio ben al di sopra della media, destano preoccupazione e preannunciano una situazione particolarmente critica per diversi bacini idrici, dal nord al sud Italia, con un forte impatto sulle attività produttive agricole e non solo;

    in Lombardia, ad esempio, i dati sul riempimento dei laghi mostrano al 1° maggio un confronto con la media 2006-2020 di analogo periodo pesantemente negativo (-43,1 per cento) e, riguardo più in generale lo stato delle riserve idriche, il dato peggiore rimane quello del manto nevoso (Snow Water Equivalent – SWE) che, alla stessa data, registra -63,7 per cento rispetto alla media. Complessivamente, il totale della riserva idrica (laghi + invasi + SWE) si attesta al 55 per cento sotto la media del periodo di riferimento. Rispetto quindi ai quasi 3 miliardi di metri cubi di acqua solitamente accumulati in questa fase dell'anno il dato attuale è di soli 1,3 miliardi (dati Arpa Lombardia);

    la Società meteorologica italiana (Nimbus Web) ha rilevato che nel territorio piemontese è stato registrato il secondo periodo – riferito ai mesi dicembre-aprile – più secco della serie iniziata a partire dal 1802, con 37 millimetri di piogge (dati di Arpa Piemonte), pari a solo il 15 per cento di quanto avvenuto nella media, sostanzialmente eguagliando il record negativo del biennio 1843-44, in cui, nello stesso periodo, si registrarono 36,4 millimetri di piogge cadute. La situazione è resa oggi ancora più problematica dalle temperature medie di 2,5 gradi più rispetto a quelle di metà ottocento;

    si rileva poi che, oltre ai periodi di deficit pluviometrici estremi, come l'attuale, che impoveriscono il suolo e più in generale tutto il territorio, con un forte rischio legato anche al fenomeno degli incendi soprattutto in estate, per effetto dei cambiamenti climatici si assiste anche a fenomeni di segno diametralmente opposto, come lo scatenarsi di violenti nubifragi che comportano erosione del suolo, rischio di frane, mareggiate intense, trombe d'aria e sbalzi termici, che vanno ad aggravare il già precario equilibrio del territorio, compromettendolo ulteriormente e provocando frequenti e ingenti danni al sistema produttivo;

    oltre che per gli aspetti quantitativi legati all'approvvigionamento, il fenomeno della siccità comporta un decadimento della qualità della risorsa idrica e ciò rappresenta una grave criticità soprattutto per il settore agricolo. Si tratta del cosiddetto fenomeno dell'intrusione del cuneo salino per il quale la progressiva diffusione di acqua salata nelle acque di falda determina un inquinamento dei pozzi con cui vengono irrigate le colture che risultano così irrimediabilmente danneggiate;

    il comparto agricolo è duramente provato dall'emergenza siccità in atto e richiede misure quanto mai urgenti per preservare i raccolti e la produzione alimentare nonché a ristorare le aziende agricole per i danni subìti, la siccità sta colpendo in maniera particolare il settore zootecnico italiano che, allo stato attuale, non riesce ad idratare efficacemente gli animali allevati né a garantire loro una adeguata temperatura; ciò potrebbe compromettere, oltre alla stessa sopravvivenza delle aziende, anche la filiera dei prodotti made in Italy agroalimentari;

    il settore agricolo risulta essere tra quelli più colpiti, perché oltre agli incrementi dei costi produttivi fino al 170 per cento del prezzo dei concimi e fino al 129 per cento di quello del gasolio, la scarsità d'acqua pregiudica le colture più importanti, come il riso e l'ortofrutta solo per fare alcuni esempi; i danni stimati ammontano ad oltre tre miliardi di euro;

    vi è l'urgente necessità di effettuare investimenti strutturali mirati all'ottenimento di maggiore disponibilità di acqua per incrementare le produzioni, poiché, l'acqua è il fattore produttivo determinante per incrementare le rese unitarie dei terreni, in quanto in Italia, per motivi climatici e orografici, è irriguo l'85 per cento delle coltivazioni agricole e tale fattore è base imprescindibile di quell'agroalimentare «made in Italy» il cui valore produttivo 2021 di 575 miliardi di euro ha rappresentato il 25 per cento dell'intero prodotto interno lordo italiano e coinvolto, dai campi al consumo, compresa la ristorazione, più di 4 milioni di occupati. L'export agroalimentare 2021 è valso circa 52 miliardi di euro;

    a seguito di altre annate particolarmente critiche, come quelle del 2012, del 2014 e del 2017 con la risoluzione n. 7-01287 sono state segnalate le possibili cause della crisi e prospettate possibili soluzioni, alcune delle quali in seguito effettivamente messe in atto. A seguito delle presentazioni di tale risoluzione è stata svolta una indagine conoscitiva sull'emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla;

    a seguito dell'indagine conoscitiva è proseguito il lavoro, tutt'ora fondamentale e che andrebbe potenziato, degli osservatori permanenti sugli utilizzi idrici, ed è stato istituito il Piano nazionale di interventi per il settore idrico di cui ai commi 516-525 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2018 (legge n. 205 del 2017), inizialmente suddiviso in piano invasi e piano acquedotti. Anche tra le milestone del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono state inserite misure importanti per affrontare gli effetti di cambiamenti climatici sulle risorse idriche. Si fa riferimento alla Missione M2C4 che prevede «Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico» e, in particolare, all'investimento 1.1 «volto ad azioni di monitoraggio e prevenzione dei rischi naturali ed indotti sul territorio italiano, sfruttando le conoscenze e le tecnologie esistenti ed all'avanguardia, al fine di garantire l'elaborazione e l'attuazione di piani di prevenzione e resilienza adeguati al territorio e le infrastrutture, a difesa e protezione delle risorse nazionali esistenti e future»;

    con l'ordinanza n. 37 del 2022 a firma del Presidente della regione Veneto è stato dichiarato lo stato di crisi idrica nel territorio regionale. L'ordinanza, valida dal 3 maggio 2022 e con riserva di modifica dei contenuti in relazione all'andamento meteorologico, individua le misure necessarie a fronteggiare la situazione di deficit idrico;

    vanno considerati gli effetti dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico e sulla capacità di ricarica delle falde, con la conseguente necessità di monitorare costantemente il bilancio idrologico; inoltre anche per quanto riguarda le concessioni per la ricerca e la coltivazione delle acque minerali, è previsto il rispetto delle prescrizioni di tutela ambientale, così come previste dagli articoli 56, 95, 97 e 121 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152;

    secondo il Rapporto del Ministero dell'economia e delle finanze sulle acque minerali, in annate complesse, come quelle tra il 2014 e il 2017, i produttori di acque minerali, nei territori soggetti a crisi idrica, hanno estratto rilevanti quantitativi di acqua (2 milioni e mezzo di metri cubi di acqua in Veneto e 3 milioni di metri cubi in Piemonte) senza che siano state previste limitazioni nei periodi di più grave carenza idrica,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative finalizzate ad aumentare gli investimenti nella ricerca sulle tecnologie volte a migliorare lo stoccaggio e il risparmio idrico, in infrastrutture per l'irrigazione sotterranee e di precisione e, in tecniche di irrigazione, attraverso condotte che consentano di gestire le portate;

   ad adottare iniziative per prevedere investimenti ulteriori al fine di incrementare la capacità di raccolta dell'acqua piovana rendendo operative le strutture esistenti inutilizzate, cercando nuovi bacini naturali di raccolta, anche sfruttando le cave dismesse;

   ad adottare urgenti iniziative dirette alla realizzazione di nuovi invasi nonché di piccoli invasi, laghetti diffusi, a servizio delle imprese agricole;

   ad adottare iniziative per sostenere sia la ricerca tecnico scientifica in campo agricolo che l'adozione in campo di sistemi innovativi di irrigazione di precisione per il miglioramento delle colture con una riduzione dei consumi idrici;

   con particolare riferimento al settore zootecnico, ad adottare iniziative per prevedere il potenziamento dei bacini idrici esistenti, nonché per creare nuovi sistemi di approvvigionamento dell'acqua allo scopo, in particolare, per garantire continuità agli allevamenti nazionali, anche di fronte a situazioni di emergenza quale quella attualmente in atto, al fine di tutelare al contempo il benessere degli animali allevati nonché i prodotti agroalimentari da essi derivati, spesso vere e proprie eccellenze del nostro Made in Italy;

   a promuovere la ricerca nel settore agricolo, anche incentivando tecnologie di coltivazione fuori suolo, nonché nuove tecnologie applicabili in agricoltura per il miglioramento genetico a sostegno dello sviluppo futuro del settore agricolo e agroalimentare, anche allo scopo di individuare varietà di colture maggiormente resistenti ai cambiamenti climatici;

   a valutare la possibilità di adottare iniziative per prevedere incentivi all'uso di software di consumo irriguo che indichino come procedere all'irrigazione consentendo contestualmente di ridurre l'inutile spreco delle risorse idriche, tenendo conto delle precipitazioni e dei livelli di falda;

   a fornire elementi in merito allo stato delle attività di rinaturazione dei corsi d'acqua previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   a valutare l'introduzione, mediante apposite iniziative normative dell'obbligo di pubblicazione della concentrazione dei nitrati nelle acque potabili erogate;

   a valutare la possibilità di adottare iniziative per prevedere una riduzione di prelievi e captazioni da parte dei concessionari delle acque minerali nelle aree in cui la crisi idrica si presenti critica;

   a valutare la possibilità di predisporre idonee iniziative normative, in raccordo con gli enti territoriali competenti finalizzate alla gestione della crisi idrica da parte delle regioni in una fase precedente la dichiarazione dello stato di emergenza, mediante ordinanze che abbiano la finalità di ridurre o sospendere i prelievi idrici e di ottimizzare l'invasamento di acqua;

   ad assumere iniziative finalizzate alla semplificazione delle procedure necessarie all'attuazione degli interventi previsti e finanziati dalla Missione M2C4 i «Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico», nonché di quelli previsti dal Primo stralcio del piano nazionale di interventi nel settore idrico e del secondo stralcio per cui sono già stati stanziati 2 miliardi di euro tra il 2018 e il 2033;

   a valutare la possibilità di adottare iniziative per istituire uno strumento finanziario complementare a quelli previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, per la definizione di un piano per la realizzazione di piccoli invasi per la raccolte di acqua piovana, diffusi sul territorio, da destinare sia all'uso irriguo che al servizio antincendio;

   a promuovere campagne di sensibilizzazione volte a condividere in modo solidaristico e secondo princìpi di proporzionalità la necessita di riduzione dei prelievi da aste fluviali e bacini da parte di tutti i soggetti derivatori;

   a promuovere l'attivazione di misure e progetti con la finalità di ampliare la capacità di depurazione e riutilizzo delle acque reflue;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative per potenziare, nell'ambito dei piani di bacino dei distretti idrografici, gli strumenti e le regole di esercizio volte ad assicurare l'equilibrio del bilancio idrico, garantendo un'equa riparazione della risorsa tra territori regionali contigui, con particolare attenzione per le deficienze idriche connesse ai periodi di siccità e scarsità della risorsa;

   a promuovere il potenziamento del Comitato di coordinamento nazionale degli osservatori e a valutare la possibilità di adottare iniziative per istituire un'Agenzia permanente dell'acqua che si occupi di coordinare tutte le politiche e gli investimenti relativi alla risorsa, coinvolgendo al suo interno le direzioni competenti dei Ministeri, in un'ottica di efficacia ed efficienza dell'utilizzo delle risorse economiche già stanziate o da stanziare di una migliore programmazione e realizzazione degli investimenti, in linea, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(7-00848) «Daga, Gagnarli, Deiana, D'Ippolito, Gallinella, Cadeddu, Cillis, Maraia, Terzoni».

ERRATA CORRIGE

  Si ripubblica il testo riformulato della mozione Lollobrigida Francesco e altri n. 1-00671 già pubblicato nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 713 del 23 giugno 2022.

   La Camera,

   premesso che:

    turismo e agricoltura costituiscono settori strategici e imprescindibili per l'economia della nostra Nazione, rappresentando complessivamente circa un terzo del prodotto interno lordo;

    nello specifico, il valore aggiunto generato dalle attività turistiche nel nostro Paese costituisce il 13 per cento del prodotto interno lordo e, come recentemente dichiarato anche dal Ministro del turismo, avrebbe le potenzialità di arrivare al 20 per cento, mentre quello del settore agricolo rappresenta circa il 15 per cento;

    a oltre due anni dallo scoppio della pandemia molti fattori ancora ostacolano la reale ripresa di questi comparti e, con essi, di una parte importante dell'economia nazionale;

    tra questi, il problema più urgente, e comune ai due settori, è sicuramente quello della difficoltà nel reperimento della manodopera, soprattutto con riferimento ai profili operativi;

    con particolare riferimento alle imprese del comparto turistico, secondo i dati diffusi da Unioncamere, Federturismo e Anpal, la mancanza di personale per i servizi di alloggio, ristorazione e accoglienza è stimata in circa duecentomila unità, a fronte di un fabbisogno di lavoratori tra maggio e luglio pari a 387.720 persone, che significa che le aziende del comparto riescono ad assumere poco più della metà del personale del quale avrebbero, invece, necessità;

    in particolare, come reso noto da Federturismo, le filiere del turismo più colpite sono l'ospitalità, la ristorazione, i parchi permanenti di divertimento, i bus turistici e linee di granturismo, gli impianti a fune, gli stabilimenti balneari, il settore termale, in ciascuna delle quali si registra una carenza di personale di migliaia di unità in una forbice percentuale generalmente compresa tra il 10 e il 20 per cento;

    nel settore termale la carenza di personale sta, peraltro, ostacolando la fruizione del cosiddetto bonus terme, introdotto dopo la grave crisi patita dal settore nel corso della pandemia dal cosiddetto «decreto agosto» e attualmente prorogato fino al 30 giugno 2022;

    altrettanto allarmanti sono i dati relativi alla carenza di lavoratori stagionali nel comparto agricolo pari, secondo quanto dichiarato da Coldiretti, a circa centomila unità che sarebbero necessarie per garantire le campagne di raccolta estive; nella sola regione Emilia-Romagna, secondo le stime della locale Confagricoltura, servirebbero cinque milioni di giornate lavorative per soddisfare il fabbisogno di manodopera nei frutteti;

    pur prescindendo dalle tradizionali criticità del lavoro stagionale, le carenze di personale rendicontate negli ultimi anni sono fortemente agevolate dall'istituzione del reddito di cittadinanza, che, nato «quale misura fondamentale di politica attiva del lavoro» per conseguire il dichiarato obiettivo di «incentivare l'assunzione di lavoratori giovani», si è rivelato disfunzionale rispetto all'obiettivo;

    con un'incontrastata eterogenesi dei fini, la sua introduzione ha, infatti, determinato una malsana concorrenza tra reddito da lavoro, soprattutto a carattere temporaneo o interinale, e fruizione del sussidio, che dai dati Inps aggiornati al 2022 risulta che sia stato percepito, solo dall'inizio dell'anno, nella misura di almeno una mensilità pari a 585,99 euro in media, da oltre 3,2 milioni di persone, la cui età media si attesta a 36 anni;

    secondo un'analisi longitudinale dei beneficiari del reddito di cittadinanza condotta dall'Inps nel trimestre aprile-giugno 2019, su cento soggetti beneficiari, esclusi minorenni, disabili e altri, quelli teoricamente occupabili erano 60: di questi, 15 non sono mai stati occupati, 25 hanno una posizione contributiva ma non recente e 20 sono ready to work, vale a dire che hanno una posizione contributiva recente, in molti casi Naspi e part-time;

    è di tutta evidenza che il reddito di cittadinanza non ha agevolato l'inserimento professionale dei disoccupati, ma piuttosto ha costituito un disincentivo all'assunzione, quantomeno quella regolare, come ad esempio è emerso anche dal servizio di Non è l'arena, andato in onda il 29 maggio 2022 su La7, nel quale due percettori del reddito hanno rifiutato un contratto di lavoro per conservare il sussidio promosso dal MoVimento 5 Stelle, dichiarandosi favorevoli a lavorare in nero;

    come segnalato a più riprese anche dalle competenti associazioni di categoria, infatti, sono centinaia le testimonianze di imprenditori che si sono visti rifiutare delle proposte di assunzione proprio per non decadere dalla fruizione del reddito di cittadinanza;

    la decadenza dalla percezione del sussidio prevista in caso di mancata accettazione di un'offerta di lavoro congrua non costituisce, allo stato, un deterrente efficace, anche perché l'incontro tra domanda e offerta di lavoro avviene, in larga parte, nel mercato privato e al di fuori dell'intermediazione pubblica, e in questa chiave occorre che sia reso possibile per le aziende segnalare i percettori del beneficio che rifiutano un'offerta di lavoro congrua;

    oltre ad aver fallito come politica attiva del lavoro, l'erogazione del sussidio non ha rappresentato neanche la via per risolvere il problema dell'adeguatezza del reddito minimo, come pure si afferma nella «Relazione per Paese 2022-Italia» della Commissione europea, nella quale si legge che: «L'impatto in termini di riduzione della povertà delle prestazioni sociali (escluse le pensioni) registra uno dei valori più bassi dell'Unione europea (21 per cento rispetto alla media dell'Unione europea pari al 33,2 per cento)»; di fatto, per attribuire il beneficio anche a chi sarebbe perfettamente in grado di lavorare non sono stati, invece, aiutati davvero coloro che sono impossibilitati a farlo e che si ritrovano, di conseguenza, in uno stato di povertà;

    a questo si aggiungono le gravi irregolarità nella fruizione del beneficio accertate dalle forze dell'ordine: dal report dell'Arma dei carabinieri risulta che nel solo anno 2021, a seguito di verifiche e controlli effettuati su 156.822 persone, pari a circa il 5 per cento dei percettori del reddito di cittadinanza, è emerso che oltre 40 milioni di euro sono stati indebitamente percepiti da parte di soggetti che non ne avevano titolo;

    i controlli hanno rivelato anche che, nella maggior parte dei casi, le irregolarità riguardano la mancanza dei necessari requisiti di cittadinanza, anagrafici e di residenza, il possesso di beni immobili e auto o la commissione di reati, tutte circostanze che avrebbero dovuto e potuto essere verificate preventivamente se fossero stati effettuati debitamente i necessari controlli prima dell'erogazione del sussidio;

    dai dati citati emerge con chiarezza che il reddito di cittadinanza non solo non agevola l'inserimento professionale dei disoccupati e non aiuta chi si trova effettivamente in stato di povertà, ma è troppo spesso attribuito a chi non ne ha diritto, con un danno rilevantissimo per lo Stato;

    le difficoltà nel reperimento della manodopera rischiano di costituire un problema gravissimo per l'organizzazione della riapertura e potrebbero minare le aspettative di recupero delle aziende di questi due importanti settori, che, in assenza di misure adeguate e tempestive, rischiano di subire, dopo il danno della pandemia, anche quello di non poter agganciare al meglio il treno della ripresa a causa dell'indisponibilità di sufficienti maestranze;

    nella seduta del 15 giugno 2022 il Consiglio dei ministri ha adottato un pacchetto di misure «per la semplificazione delle procedure di ingresso dei lavoratori stranieri allo scopo di favorire, anche in relazione agli investimenti e agli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, l'immissione di manodopera nei settori produttivi che hanno espresso il maggiore fabbisogno»;

    appare difficile comprendere le ragioni di tali misure laddove le stesse non siano subordinate alla previa verifica dell'impiego, nei citati settori produttivi, dei percettori del reddito di cittadinanza;

    alla questione della carenza di personale, che rende materialmente difficile la ripartenza di questi settori, si somma poi il problema dei rincari dell'energia, delle materie prime e di altri materiali assolutamente indispensabili per l'esercizio dell'attività d'impresa, come, ad esempio, i fertilizzanti in agricoltura, e, dall'altro lato, le difficoltà di approvvigionamento degli stessi beni;

    in particolare, il settore agro-alimentare è in sofferenza per il caro dei fertilizzanti, dei mangimi, dell'energia, delle terre rare e delle produzioni tecnologiche, nonché per l'aumento dei costi di trasporto e imballaggio e, in radice, per la scarsità di materie prime, resi più gravi dal crollo dei raccolti in Canada, primo Paese al mondo per produzione di grano tenero, e dall'invasione russa in Ucraina, che ha portato all'interruzione di tutti i canali di fornitura relativi all'area strategica del Mar Nero e al blocco temporaneo delle esportazioni di materie prime agricole dai due Paesi verso i mercati occidentali;

    in questo contesto di grave dipendenza alimentare ed energetica, variamente segnalato nel corso del 2021, era inevitabile che le variazioni di mercato avrebbero comportato rincari nella nostra Nazione, quantificabili, nel comparto mangimistico, nel 90 per cento; per l'orzo e la soia nel 40 e nel 12 per cento; nel settore lattiero-caseario, nel 20 per cento; nel settore degli imballaggi e, più in generale, logistico, nel 30 per cento per il vetro, 15 per cento per il tetrapak, 35 per cento per le etichette, 45 per cento per il cartone, 60 per cento per i barattoli di banda stagnata, nel 70 per cento per la plastica. A questi aumenti devono aggiungersi quelli derivanti dal trasporto su gomma, superiori del 25 per cento, e dal trasporto marittimo, incrementati dal 400 al 1.000 per cento;

    secondo il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'economia agraria l'attuale livello dei rincari e della conseguente speculazione va stimato in oltre 15.700 euro e sfiora i 47.000 euro per stalle da latte e i 99.000 euro per gli allevamenti di granivori, con un impatto che supera i 9 miliardi di euro; il danno economico che queste aziende nazionali stanno patendo, quindi, è serissimo: almeno una su dieci si dirige verso la cessazione dell'attività, considerato che solo il 10 per cento del prezzo del prodotto finale viene riconosciuto al produttore e che, in molti casi, sono addirittura costrette a lavorare in condizione di reddito negativo;

    oltre ad affossare le nostre imprese, questo aumento dei costi si converte in inflazione dei prodotti alimentari e grava, quindi, inesorabilmente sui consumatori finali, già vessati dalla dinamica di mancata crescita dei salari italiani a parità dei principali competitor europei;

    il rincaro di energia e materie prime pesa anche sul settore turistico-alberghiero, le cui potenzialità rischiano di uscire annichilite da costi sempre crescenti, sia fissi sia eventuali ma essenziali nell'attuale contesto di incontro della domanda e dell'offerta, nonché dalla decisione di mettere all'asta le concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative;

    quanto ai costi fissi, solo parzialmente attenuati nel corso della pandemia da misure di sostegno, occorre tenere conto che per le imprese turistiche-alberghiere la questione dei rincari, specie energetici, ha un peso specifico maggiore, dal momento che di regola l'attività lavorativa a pieno regime non copre l'intero anno, ma solo alcuni periodi di esso;

    ai costi fissi si aggiungono quelli applicati dalle grandi online travel agencies (cosiddette «Ota») straniere, che oscillano tra il 12 e il 20 per cento della somma incassata come corrispettivo della fornitura del singolo servizio, che sono solo apparentemente costi facoltativi; infatti, in un sistema di offerta profondamente mutato, nel quale gli operatori tradizionali devono convivere con le piattaforme collaborative e i grandi player dell'intermediazione, è evidente che l'ospitalità sulle piattaforme del web è indispensabile e che, di conseguenza, l'eccessiva onerosità della commissione pagata, quando non osta all'accesso del piccolo imprenditore, sicuramente penalizza le strutture;

    drammatico per le imprese che gravitano nel settore e gestiscono in particolare stabilimenti balneari, porti turistici, alberghi e altri pubblici esercizi è stato anche l'impatto della decisione di arrestare al 31 dicembre 2023 l'efficacia delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative attualmente in essere, in esito alla sentenza n. 18 del 2021 del Consiglio di Stato, che ha ritenuto gli atti di proroga rilasciati dall'amministrazione, finanche in seguito ad un giudicato favorevole, tamquam non essent, per asserito contrasto con norme europee direttamente applicabili della legge di bilancio per il 2019, che ne aveva disposto la prosecuzione fino al 2033;

    sull'errato presupposto interpretativo, in primo luogo, che questa concessione sia di servizi, anziché di beni e, in secondo luogo, che nel settore il numero delle autorizzazioni sia limitato dalla scarsità delle risorse, presupposto per l'applicazione della cosiddetta «direttiva Bolkestein», è stato operato un intervento di taglio lineare, assolutamente inadeguato e che sta comportando non solo il fallimento di migliaia di imprenditori, il cui affidamento sulla validità della norma statale doveva essere tutelato, ma anche l'abbandono e il degrado delle nostre coste;

    simili errori interpretativi sull'applicabilità dei principi espressi dalla «direttiva Bolkestein» coinvolgono anche altre due categorie fondamentali nel settore turistico, vale dire gli esercenti la professione di guida e gli esercenti dei servizi di trasporto pubblico locale non di linea, testualmente esclusi, invece, dal campo di applicazione della direttiva dai considerando 17 e 21, nonché dall'articolo 2, paragrafo 2, lettera d), della medesima;

    ai problemi esposti e, in particolare, all'emergenza scaturita dalla carenza di personale deve essere data una soluzione in via immediata; infatti, come dichiarato proprio dal Ministro del turismo in occasione della presentazione della seconda edizione della ricerca «Comunicazione, media e turismo» appena un mese fa, la domanda di servizi turistici è in crescita: «Per la prima volta dopo anni abbiamo un dato di riempimento delle strutture ricettive superiore di dieci punti percentuali rispetto alla Spagna che è il nostro concorrente più forte»; in particolare, «a maggio 2022 il Belpaese è al primo posto con il 32,5 per cento contro il 21,9 per cento della Spagna, mentre a giugno 2022 l'Italia è leader nell'andamento delle prenotazioni, facendo meglio di Spagna, Francia e Grecia. Ottime premesse, ma l'industria turistica si scontra con il problema della carenza di personale, degli stagionali, perché in vista dell'estate 2022 mancano 300-350 mila addetti»;

    le medesime considerazioni valgono per il comparto agricolo, che si trova in prossimità delle grandi campagne di raccolta e le cui inefficienze producono effetti preoccupanti proprio nel medio e nel lungo periodo, neutralizzando le prospettive di crescita del comparto e che rischiano di determinare la mancata commercializzazione dei nostri prodotti agricoli,

impegna il Governo:

1) al fine di garantire le condizioni per la ripresa e la crescita di questi fondamentali comparti dell'economia nazionale, ad assumere urgenti iniziative, anche di carattere normativo, volte a colmare le carenze di personale nel settore agro-alimentare e turistico-alberghiero, e, in tale ambito:

  a) a prevedere che l'impiego dei percettori del reddito di cittadinanza secondo il meccanismo dei progetti utili alla collettività a titolarità dei comuni (cosiddetti «Puc») sia esteso anche alle attività svolte per garantire esigenze dirette e indirette dell'economia dei comuni e in favore delle imprese dei comparti di cui in premessa, ovvero che l'erogazione del reddito di cittadinanza sia sospesa fino alla totale copertura dei posti di lavoro vacanti nei comparti agricolo e turistico, destinando le risorse rivenienti da tale sospensione all'aumento delle pensioni sociali, degli assegni di invalidità e delle somme riconosciute a titolo di reddito di cittadinanza in favore dei soggetti che non possono lavorare;

  b) conseguentemente, in relazione a quanto previsto dalla lettera a), a sancire la decadenza dalla fruizione del reddito di cittadinanza per i soggetti che rifiutano di svolgere i progetti utili alla collettività a titolarità dei comuni ovvero non adempiano ad altre attività che devono svolgere a beneficio della collettività;

  c) sempre in funzione di quanto previsto dalla lettera a), a stabilire la sospensione dal beneficio del reddito di cittadinanza nel caso in cui il percettore si renda irreperibile di fronte alla richiesta della competente amministrazione comunale della sua disponibilità a svolgere i progetti utili alla collettività a titolarità dei comuni;

  d) ad adottare le opportune modifiche normative volte a prevedere che, ai fini dell'erogazione del reddito di cittadinanza, rientrino nella nozione di offerta congrua le offerte di lavoro proposte ai beneficiari direttamente dai datori di lavoro privati, con particolare riferimento a quelli operanti nei settori di cui in premessa, e che la mancata accettazione dell'offerta debba essere comunicata dal datore di lavoro privato al centro per l'impiego competente per territorio ai fini della decadenza dal beneficio;

  e) a verificare quali misure siano state adottate dagli uffici di collocamento e dall'Inps in relazione alle politiche attive del lavoro, che dovrebbero rappresentare uno dei pilastri del reddito di cittadinanza, per colmare le carenze di personale nei settori economici di cui in premessa;

  f) a subordinare la determinazione del numero di lavoratori stranieri da includere nel prossimo «decreto flussi» per colmare le carenze di lavoratori nei già citati settori produttivi alla preventiva rigorosa verifica della possibilità di destinare alla medesima finalità i percettori del reddito di cittadinanza;

  g) a disporre la reintroduzione dei voucher per i lavoratori impiegati nel settore agricolo e nel settore turistico-alberghiero;

2) ad assumere iniziative per garantire alle filiere nazionali agro-alimentari un adeguato sostegno, in primo luogo attraverso la diversificazione delle fonti di approvvigionamento di materie prime agricole e dei prodotti indispensabili allo svolgimento dell'attività d'impresa, adottando, al contempo, tutte le misure necessarie per garantire la redditività dei produttori a fronte dei continui rincari di mercato;

3) ad assumere le necessarie iniziative presso i competenti tavoli europei, volte al contenimento dei costi dell'energia, delle materie prime e degli altri beni e prodotti indispensabili allo svolgimento dell'attività d'impresa, e al contrasto delle attività di speculazione in corso sui mercati delle materie prime agricole;

4) ad adottare iniziative per prevedere come parametri di accesso per le misure di sostegno a favore dei settori economici di cui in premessa colpiti dalle ripercussioni della guerra tra Russia e Ucraina la variazione dei costi fissi in relazione all'energy crunch e la corrispondente variazione di fatturato rispetto alla fase antecedente al conflitto o, se più favorevole al beneficiario, antecedente alla pandemia da COVID-19;

5) a elaborare e proporre nelle competenti sedi europee le modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza, ai sensi dell'articolo 21 del regolamento (UE) n. 2021/241, volte a permettere una più efficiente allocazione delle risorse nei comparti del turismo e dell'agroalimentare a fronte della crisi economica in atto;

6) a promuovere l'apertura dei necessari tavoli europei per rimodulare in modo organico le iniziative quali Next Generation EU, Green New Deal, REPowerEU e la politica agricola comune e, ove applicabile e necessario, la politica comune della pesca, nell'ottica dell'incentivo alla produzione nazionale di prodotti alimentari e dell'abbandono di strategie energetiche eccessivamente dannose per i comparti industriali europei del settore agroalimentare, fronteggiando le gravi ripercussioni sulle fasce di popolazione meno abbienti conseguenti alla crisi internazionale di energia e materie prime;

7) ad adoperarsi in sede europea al fine di sostenere l'inapplicabilità della direttiva 2006/123/CE al settore delle concessioni demaniali marittime, fluviali e lacuali per finalità turistico-ricreative, rilevando altresì che, ex articolo 195 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in materia di turismo l'Unione europea può limitarsi soltanto ad una politica di accompagnamento e richiedendo un trattamento equo e non discriminatorio rispetto ad altri Stati europei, come Spagna e Portogallo, che hanno prorogato le concessioni senza alcuna contestazione da parte dell'Unione europea;

8) ad assumere ogni iniziativa di competenza per escludere le guide turistiche dall'ambito di applicazione della «direttiva Bolkestein», a salvaguardia dell'interesse prevalente alla tutela del patrimonio artistico-culturale della Nazione e delle competenze professionali che vi operano, e per escludere gli operatori di trasporto pubblico locale non di linea, in considerazione dell'importante ruolo che essi svolgono nel comparto turistico, da forme di liberalizzazione già escluse dalla stessa normativa europea;

9) ad adottare le opportune iniziative, anche normative, per ridurre i costi fissi delle imprese che gravitano nel settore turistico-alberghiero nonché per promuovere la digitalizzazione dell'offerta turistica per chi ancora non riesce a essere visibile e accessibile in rete o trova eccessivamente onerose le commissioni pagate alle on-line travel agency (Ota) e per ridurle.
(1-00671) (Nuova formulazione) «Lollobrigida, Meloni, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Giovanni Russo, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».