Camera dei deputati

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 23 giugno 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la pandemia da COVID-19 ha aggravato un'emergenza abitativa cresciuta enormemente negli anni della crisi economica coinvolgendo fasce sempre più ampie di popolazione. Molte persone in Italia sono prive di una soluzione abitativa adeguata, molti sono i giovani che non riescono ad avere accesso ad abitazioni a canoni compatibili con l'ammontare del loro reddito, molte persone, tra cui bambini e ragazzi, vivono in case sovraffollate ed energicamente inefficienti;

    le diseguaglianze presenti sono bene evidenziate dai dati del Forum Disuguaglianze e diversiva: le stime pre-Covid, oggi certamente peggiorate, indicano in 650 mila le domande di alloggi (Erp) in attesa nelle graduatorie dei comuni, in 100 mila le nuove unità di edilizia sociale necessarie a corrispondere al fabbisogno. Sono 50 mila le sentenze di sfratto, con un aumento del 57 per cento in 10 anni (dal 2006 al 2016), di cui la quota di quelli per morosità incolpevole è passata dal 75 all'89 per cento. Il tasso di sovraffollamento delle abitazioni, misurato a livello europeo, è fra 2 e 3 volte quello dei principali Paesi UE-15 e presenta un grave divario Nord-Sud. Le famiglie in condizioni di povertà energetica rappresentano l'8,8 per cento del totale, con una forte varianza territoriale, demografica e di genere, che vede maggiormente colpito il Mezzogiorno e più vulnerabili le famiglie più numerose, quelle il cui capofamiglia è relativamente più giovane (sino a 35 anni) e le donne. Quasi 300 mila persone sono a rischio di perdita dell'abitazione per alluvioni o eventi idrogeologici; mentre 21 milioni di persone vivono in aree a elevato rischio sismico spesso con abitazioni inadatte a reggere il rischio. Nelle aree più disagiate, si stima in circa 80 mila alloggi il patrimonio pubblico e privato che richiede interventi per la riqualificazione e successiva assegnazione a coloro che ne abbiano bisogno;

    in questo contesto, l'altra urgenza, quella climatica, si intreccia con il tema della rigenerazione delle città e dei patrimonio residenziale esistente, con la necessità di dare una risposta al fenomeno crescente della povertà energetica e di contenere l'aumento delle bollette aggravato dalla guerra in Ucraina, che rischia di colpire soprattutto le fasce sociali più deboli, che vivono in case vecchie, sovraffollate, inefficienti dal punto di vista energetico e insicure da quello sismico;

    esiste una domanda ancora molto forte nel nostro Paese di edilizia residenziale pubblica, necessaria per dare risposta alle situazioni di disagio più gravi, dove l'impossibilità di avere una casa si somma spesso a situazioni di difficoltà economica, mancanza di occupazione, emarginazione sociale, povertà alimentare e educativa, ma esiste anche una domanda di edilizia sociale per categorie sociali che proprio in assenza di un ancoraggio abitativo rischiano di scivolare in un'area di povertà più acuta o di vedersi precluse possibilità di realizzazione;

    l'obiettivo di una casa dignitosa, sicura e socievole è quindi un tassello imprescindibile per uno sviluppo più equo e che sani disuguaglianze non più accettabili, per riqualificare le periferie, offrire prospettive di autonomia ai giovani, assicurare una vita dignitosa agli anziani, costruire un rapporto migliore tra cittadini e istituzioni;

    per far fronte all'emergenza, nella presente legislatura sono state adottate varie misure tra le quali si citano alcune forme di esenzione dall'imposta di registro e dalle imposte ipotecaria e catastale per l'acquisto della prima casa per i giovani sotto i trentasei anni di età (articolo 64 del decreto-legge n. 73 del 2021), l'incremento della dotazione del Fondo di garanzia per la prima casa per l'anno 2022 ulteriori 242 milioni di euro (articolo 1, comma 152), il bonus affitto per i giovani (articolo 1, comma 155, legge di bilancio 2022, legge n. 234 del 2021), la proroga fino al 31 dicembre 2022 (articolo 40-ter del decreto-legge n. 41 del 2021) delle agevolazioni per la rinegoziazione di mutui ipotecari per l'acquisto «prima casa», oggetto di procedure esecutive, il rafforzamento del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione con un incremento di risorse di 160 milioni di euro per l'anno 2020 (articolo 29, del decreto-legge n. 34 del 2020) e di ulteriori 160 milioni per l'anno 2021 (articolo 11, della legge di bilancio 2021, legge n. 178 del 2020), l'incremento del Fondo inquilini morosi incolpevoli, che prevede che le risorse possano essere utilizzate nei comuni ad alta tensione abitativa che abbiano avviato bandi o altre procedure amministrative, per l'erogazione di contributi in favore di inquilini morosi incolpevoli; da ultimo, l'articolo 37 del cosiddetto decreto «aiuti» (decreto-legge n. 50 del 2022) assegna al Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, di cui all'articolo 11 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, una dotazione di 100 milioni di euro per il 2022;

    in tema di sfratti, in considerazione dell'emergenza sanitaria da COVID-19 sono state adottate misure straordinarie, derogatorie delle vigenti normative nell'ambito delle locazioni uso abitativo e, contestualmente, in considerazione delle suddette misure, è stata prevista l'esenzione totale dell'Imu 2021 per i proprietari che possiedono immobili concessi in locazione su cui gravano procedimenti di sfratti sospesi a causa dell'emergenza covid (articolo 4-ter del decreto-legge n. 73 del 2021);

    anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza contiene misure rilevanti che possono concorrere a dare una risposta al bisogno abitativo: il rifinanziamento con 14 miliardi del superbonus per la riqualificazione del patrimonio abitativo esistente; il Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare (PinQua); i Piani urbani integrati dedicati alle città metropolitane, finanziati con lo strumento del Fondo dei fondi gestito dalla Bei, per la rigenerazione urbana finalizzata a promuovere inclusione sociale e combattere le forme di vulnerabilità, attivando risorse e finanziamenti privati;

    la questione abitativa si incrocia anche con il tema strategico della rigenerazione integrata dei quartieri di edilizia residenziale pubblica (Erp), dove per affrontare il grave problema dell'emarginazione sociale e garantire condizioni di vita dignitose e sicure risulta prioritario raggiungere i seguenti obiettivi: l'aumento della disponibilità di alloggi attraverso il recupero del patrimonio inutilizzato, la sostenibilità finanziaria degli interventi di recupero e gestione dell'edilizia pubblica, la riqualificazione integrata degli edifici e dello spazio pubblico con particolare attenzione alla mobilità dolce, alla dotazione di verde pubblico e all'incremento della permeabilità dei suoli, la dotazione di servizi pubblici di qualità e alti standard ambientali. Lo stesso vale per le operazioni, vere, di social housing che si stanno sviluppando nelle città, riqualificando parti di città, senza comportare nuovo spreco di suolo ma rigenerando aree dismesse e degradate, a volte anche simbolicamente rilevanti come le aree sottratte alla criminalità organizzata, spesso attraverso l'apporto della cooperazione e la realizzazione di obiettivi di miglioramento ambientale e sociale che si estendono al quartiere, rafforzando quel welfare di comunità che è sempre più parte integrante delle politiche per l'abitare;

    in tale contesto le comunità energetiche rappresentano oggi una grande opportunità permettendo ai cittadini di essere consumatori dell'energia da loro autoprodotta, contribuendo alla riqualificazione diffusa del patrimonio edilizio esistente e contrastando situazioni di povertà energetica. Anche per questo è fondamentale che strumenti come i bonus edilizi siano dispiegati pienamente in operazioni di questo tipo, garantendo la giusta durata temporale e la necessità primaria di perseguire finalità ambientali e sociali. Occorre pertanto valorizzare azioni di riqualificazione edilizia che puntino a prestazioni energetiche avanzate, criteri ambientali minimi nelle costruzioni, legalità e sicurezza nei cantieri per concorrere anche a un'evoluzione virtuosa del settore delle costruzioni;

    secondo gli ultimi dati Istat, quindi pre pandemia, in Italia, il livello di urbanizzazione nel 2011 è pari all'6,7 per cento dell'intero territorio nazionale e in dieci anni la variazione della superficie delle località su base nazionale è stata dell'8,7 per cento, pari a oltre 1.600 chilometri quadrati. Inoltre, in molti dei principali centri urbani, il suolo urbanizzato è cresciuto a tal punto da saturare lo spazio disponibile per i nuovi insediamenti che, invece, si diffondono nei territori immediatamente circostanti dei comuni di prima e seconda corona. Per quanto riguarda il periodo post pandemia, da una prima analisi degli ultimi dati Istat su base comunale relativi al saldo migratorio interno, cioè ai trasferimenti di residenza da e per un altro comune in rapporto alla popolazione residente sembrerebbe emergere una fotografia che mette in luce un movimento di allontanamento dalle grandi città verso centri minori ma ben collegati, di cui ancora non si conosce il carattere strutturale o contingente;

    la pandemia, durante la quale sono aumentate le richieste di più elevati standard edilizi abitativi e lavorativi, ha inoltre fatto emergere quanto sia ancor più complesso coniugare la crescita delle città, con il contenimento del consumo di suolo fino all'obiettivo finale del consumo 0 per il 2050;

    sempre citando il rapporto Istat del 2017, gli attuali studi sulle città europee sono ormai concordi nel considerare finito il periodo dell'espansione urbana, sostenendo la necessità di un nuovo approccio orientato alla densificazione (o ri-densificazione) e al recupero di aree urbane non utilizzate o male utilizzate, senza prevedere ulteriore consumo di suolo. Nonostante queste indicazioni e la consapevolezza che il continuo incremento di territorio reso edificabile, comporti costi ingenti per la collettività e un forte impatto sulla qualità dell'ambiente, lo sprawl [modello fisico di espansione a bassa densità delle grandi aree urbane a scapito delle aree agricole e uso misto del territorio e delle periferie (European Environmental Agency 2006) con rischio di innalzamento delle spese pubbliche per la fornitura di servizi e un maggior utilizzo di mezzi privati] si è progressivamente andato affermando come forma di urbanizzazione prevalente in Italia, amplificando il consumo del suolo (Istat 2016) potenzialmente destinabile ad altri usi o con diversa vocazione;

    si rende quindi necessario attivare risorse, nazionali e europee, per mettere in campo una nuova stagione delle politiche abitative con strumenti e soluzioni adeguate alla natura del bisogno emergente, con una visione di sistema e una forte assunzione di responsabilità pubblica nel costruire risposte organiche, capaci di corrispondere non solo al bisogno «fisico» di casa ma insieme a quello di inclusione sociale, emancipazione dei soggetti fragili, creazione di welfare di comunità radicato sul territorio e contribuire alla grande sfida della sostenibilità ambientale;

    emerge inoltre la necessità di migliorare gli strumenti necessari a far incrociare domanda e offerta di case, in grado di rispondere a un bisogno molto articolato e certamente anche molto diverso dal passato; occorre aumentare la disponibilità di alloggi a canone sociale, affrontare nell'immediato l'emergenza abitativa e la graduazione degli sfratti, coniugando le legittime esigenze dei proprietari, specie quelli piccoli che dall'affitto di una casa di proprietà traggono una parte di reddito fondamentale per il sostentamento della propria famiglia, con un bisogno di case in affitto a prezzi accessibili, anche attraverso strumenti efficaci di sostegno alla locazione per gli inquilini, rifinanziare i fondi dedicati, intervenendo sui meccanismi di trasferimento e assegnazione della risorse stanziate, e sviluppare soluzioni di cohousing e di collaborazione intergenerazionale, strumenti di incentivazione all'utilizzo del patrimonio abitativo privato, che rappresenta la stragrande maggioranza nel nostro Paese,

impegna il Governo:

1) a individuare nel prossimo disegno di legge di bilancio risorse adeguate da destinare al rifinanziamento del Fondo per il sostegno all'affitto e del Fondo per la morosità incolpevole per sostenere la locazione dei soggetti in condizioni di particolare difficoltà;

2) ad adottare e promuovere politiche organiche per la casa, sostenute da adeguate risorse pluriennali e strumenti atti al perseguimento dell'obiettivo di attuazione di un Piano di edilizia residenziale pubblica (Erp) al fine di incrementare significativamente l'offerta di alloggi a canone sociale, che preveda sia un sostegno diretto degli enti pubblici, anche attraverso una revisione dell'attuale regime di tassazione, sia la possibilità di attrarre investimenti privati mediante incentivi e semplificazioni per promuovere specifici programmi di rigenerazione urbana, anche con interventi complessi di demolizione e ricostruzione che privilegino interventi di densificazione urbana per il miglioramento dei servizi pubblici, allo scopo di perseguire il «saldo zero» del consumo di suolo, e che prevedano la possibilità di cessione agli enti locali di una quota dei nuovi alloggi, proporzionale agli incentivi goduti, finalizzata al soddisfacimento della domanda abitativa debole e alla coesione sociale;

3) a promuovere il coordinamento dei livelli territoriali coinvolti (Stato, regioni, comuni) per rigenerare il patrimonio pubblico dismesso e le aree demaniali ormai privi delle funzioni originarie e, in alcuni casi, giunti a uno stato di degrado o di abbandono;

4) ad adottare iniziative idonee in materia di locazione abitativa, sia in termini di incentivi e aiuti ai locatari, sia di ristoro ai proprietari che accettino di rinegoziare i canoni e di accompagnare con misure adeguate l'esecuzione dello sfratto, anche garantendo il passaggio da casa a casa alle famiglie sfrattate;

5) a promuovere la sottoscrizione di appositi protocolli di programmazione delle esecuzioni degli sfratti, mediante l'istituzione di cabine di regia territoriali coordinate dalle prefetture che permettano e facilitino la gradualità delle esecuzioni, al fine di contenere l'emergenza ed evitare conflitti sociali;

6) ad adottare iniziative per prevedere incentivi fiscali per la rinegoziazione dei canoni di locazione e una loro diminuzione per prevenire le difficoltà e criticità che provocano la morosità incolpevole, nonché l'introduzione di norme, anche procedurali, che prevedano esplicitamente la rinegoziazione dei canoni d'affitto in presenza di determinati elementi oggettivi e soggettivi, che possano essere valutati dal giudice in sede di contenzioso;

7) ad adottare iniziative per prevedere un'estensione e un ulteriore rafforzamento delle misure di sostegno all'acquisto della prima casa e della detrazione sui canoni pagati dagli inquilini con redditi inferiori ai 30 mila euro, ampliando la misura oggi prevista solo per i giovani under 31;

8) ad assumere iniziative per istituire una banca dati del patrimonio alloggiativo degradato, pubblico e privato, da finalizzare a un uso in tempi brevi per le gravi emergenze alloggiative con particolare riferimento alle disponibilità immediata degli enti previdenziali e degli altri enti pubblici o con forme di partecipazione, controllo pubblico o vigilanza pubblica, anche sostenendo l'azione dei comuni per l'affitto o acquisto di alloggi da assegnare prioritariamente ai soggetti colpiti da provvedimenti di sfratto sulla base di una graduatoria definita dall'indicatore della situazione economica Isee;

9) ad adottare iniziative per prevedere una revisione del regime della cedolare secca prevista per contratti di locazione a canone libero, al fine di assicurare che il beneficio fiscale riconosciuto al proprietario si traduca in una effettiva sostenibilità della locazione da parte dell'inquilino;

10) ad adottare iniziative per monitorare e sostenere l'utilizzo del «superbonus 110 per cento» e degli altri incentivi fiscali da parte degli enti proprietari e di gestione dell'edilizia residenziale pubblica, valutando l'opportunità di una proroga dei termini per la realizzazione degli interventi;

11) a sostenere lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili e solidali, anche attraverso la rapida emanazione dei provvedimenti attuativi previsti dalla legislazione vigente, come strumento di contrasto ai crescenti fenomeni di povertà energetica;

12) ad adottare iniziative per prevedete la revisione della disciplina delle locazioni brevi di tipo turistico al fine di contrastare lo spopolamento dei centri storici delle città d'arte affetti dalla sregolata trasformazione del patrimonio residenziale in alloggi turistici, anche attraverso il conferimento di nuovi poteri ai sindaci così da valorizzare il patrimonio artistico e culturale e salvaguardare l'assetto urbanistico delle città;

13) a sostenere l'azione dell'Osservatorio nazionale della condizione abitativa (Osca) di cui all'articolo 12 della legge n. 431 del 1998, recentemente istituito dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili.
(1-00676) «Braga, Pellicani, Morassut, Buratti, Ciagà, Morgoni, Pezzopane, Rotta, D'Elia, Casu».

Risoluzioni in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    il Comitato olimpico nazionale italiano – CONI – disciplina la gestione delle attività sportive nazionali ed è l'ente pubblico cui è demandata l'organizzazione e il potenziamento dello sport nazionale;

    il Comitato olimpico riveste un'importanza strategica in quanto organo preposto alla diffusione e protezione del Movimento olimpico in conformità con la Carta olimpica;

    con decreto legislativo 23 luglio 1999 n. 242, recante «Riordino del Comitato olimpico nazionale Italiano – CONI, a norma dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59» sono espressamente individuati i soggetti che di diritto fanno parte del Consiglio Nazionale (articolo 4) e all'articolo 6 è contenuto l'elenco dei membri della giunta;

    tuttavia, gli organi di vertice dell'associazione non prevedono la rappresentatività dei gruppi sportivi della difesa e delle forze di polizia; in questo senso, la possibilità di avere rappresentanti dei gruppi sportivi «in uniforme» costituirebbe un giusto e doveroso riconoscimento all'impegno e al supporto che il movimento sportivo della difesa e dei corpi di polizia – da anni parte integrante del «modello sportivo italiano» – offre allo sport nazionale, con particolare riferimento allo sport di eccellenza e alla valorizzazione delle discipline olimpiche;

    le forze armate e di polizia, infatti assicurano annualmente il reclutamento di un numero consistente di atleti, ai quali viene così garantito un sostegno economico non altrimenti reperibile – che consente loro di dedicarsi all'attività sportiva agonistica a tempo pieno – e un futuro impiego nell'ambito della pubblica amministrazione, ma anche con i numerosi concorsi non operativi concessi alle Federazioni sportive nazionali, agli enti di promozione sportiva e alle discipline sportive associate, in termini di infrastrutture, mezzi di trasporto, tecnici e operatori sanitari;

    l'assenza di questi soggetti in seno agli organi rappresentativi del CONI non trova giustificazione; anzi il movimento sportivo alimentato dai gruppi sportivi in uniforme costituisce un elemento centrale dello sport nazionale, che in seno al consiglio e nella giunta dovrebbe aver voce e contribuire in modo attivo per il Governo dello sport nazionale in termini di idee, proposte e soluzioni, in virtù della elevata competenza e professionalità, sempre riconosciuta e apprezzata, dei dirigenti sportivi militari,

impegna il Governo:

   ad adottare le iniziative normative di competenza al fine:

    di modificare l'articolo 4 del decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, prevedendo l'inclusione nel consiglio nazionale del CONI di due nuovi membri (un rappresentante dei Gruppi sportivi militari della difesa – inclusa l'Arma dei Carabinieri – e un rappresentante dei Gruppi sportivi delle forze di polizia dello stato e dei Vigili del fuoco), demandando ad un decreto del Ministero della difesa l'individuazione delle modalità di elezione del rappresentante dei Gruppi sportivi militari della difesa, ai fini della successiva nomina da parte del Ministro;

   di modificare l'articolo 6 del decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, prevedendo l'inclusione nella giunta nazionale del CONI di un rappresentante dei Gruppi sportivi militari della difesa (inclusa l'Arma dei Carabinieri), dei Gruppi sportivi delle forze di polizia dello stato e dei Vigili del fuoco, individuato secondo il principio di alternanza tra i Gruppi sportivi militari della Difesa e i Gruppi sportivi delle Forze di Polizia dello Stato e dei Vigili del Fuoco, ovvero quando appartenente ai Gruppi sportivi militari della Difesa (inclusa l'Arma dei Carabinieri), eletto sulla base delle modalità definite da un decreto emanato dal Ministero della difesa ai fini della successiva nomina da parte del Ministro.
(7-00859) «Palmieri, Maria Tripodi».


   La VIII Commissione,

   premesso che:

    il 17 giugno 2022 è stata celebrata la giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità; i dati del rapporto delle Nazioni Unite sulla Convenzione per combattere la desertificazione riportano che nel 2022 più di 2,3 miliardi di persone stanno affrontando i problemi legati alla grave mancanza di acqua, quasi 160 milioni di bambini sono esposti a siccità grave e prolungata e sempre secondo l'Onu, a meno che non si intervenga prontamente, si stima che entro il 2030, circa 700 milioni di persone corrono il rischio di essere sfollate a causa della siccità e conseguente desertificazione;

    come noto e rilevato da tutte le categorie di settore e dalle istituzioni competenti per materia i cambiamenti climatici stanno avendo un pesante impatto sulla disponibilità di risorse idriche anche nel nostro Paese;

    la scarsità di precipitazioni piovose e nevose dello scorso inverno e un'estate che si preannuncia molto calda, con temperature già a maggio ben al di sopra della media, destano preoccupazione e preannunciano una situazione particolarmente critica per diversi bacini idrici, dal nord al sud Italia, con un forte impatto sulle attività produttive agricole e non solo;

    in Lombardia, ad esempio, i dati sul riempimento dei laghi mostrano al 1° maggio un confronto con la media 2006-2020 di analogo periodo pesantemente negativo (-43,1 per cento) e, riguardo più in generale lo stato delle riserve idriche, il dato peggiore rimane quello del manto nevoso (Snow Water Equivalent – SWE) che, alla stessa data, registra -63,7 per cento rispetto alla media. Complessivamente, il totale della riserva idrica (laghi + invasi + SWE) si attesta al 55 per cento sotto la media del periodo di riferimento. Rispetto quindi ai quasi 3 miliardi di metri cubi di acqua solitamente accumulati in questa fase dell'anno il dato attuale è di soli 1,3 miliardi (dati Arpa Lombardia);

    la Società meteorologica italiana (Nimbus Web) ha rilevato che nel territorio piemontese è stato registrato il secondo periodo – riferito ai mesi dicembre-aprile – più secco della serie iniziata a partire dal 1802, con 37 millimetri di piogge (dati di Arpa Piemonte), pari a solo il 15 per cento di quanto avvenuto nella media, sostanzialmente eguagliando il record negativo del biennio 1843-44, in cui, nello stesso periodo, si registrarono 36,4 millimetri di piogge cadute, la situazione è resa oggi ancora più problematica dalle temperature medie di 2,5 gradi più rispettò a quelle di metà Ottocento;

    si rileva poi che, oltre ai periodi di deficit pluviometrici estremi, come l'attuale, che impoveriscono il suolo e più in generale tutto il territorio, con un forte rischio legato anche al fenomeno degli incendi soprattutto in estate, per effetto dei cambiamenti climatici si assiste: anche a fenomeni di segno diametralmente opposto, come lo scatenarsi di violenti nubifragi che comportano erosione del suolo, rischio di frane, mareggiate intense, trombe d'aria e sbalzi termici, che vanno ad aggravare il già precario equilibrio del territorio, compromettendolo ulteriormente, e provocando frequenti e ingenti danni al sistema produttivo;

    oltre che per gli aspetti quantitativi legati all'approvvigionamento, il fenomeno della siccità comporta un decadimento della qualità della risorsa idrica e ciò rappresenta una grave criticità soprattutto per il settore agricolo. Si tratta del cosiddetto fenomeno dell'intrusione del cuneo salino per il quale la progressiva diffusione di acqua salata nelle acque di falda determina un inquinamento dei pozzi con cui vengono irrigate le colture che risultano così irrimediabilmente danneggiate;

    la Coldiretti ha inoltre rilevato che ai problemi determinati della scarsità di risorse idriche si sono aggiunti, anche a causa della guerra in Ucraina, altri fattori di preoccupazione per il settore come gli incrementi fino al 170 per cento del prezzo dei concimi e fino al 129 per cento di quello del gasolio;

    a seguito di altre annate particolarmente critiche, come quelle del 2012, del 2014 e del 2017 con la risoluzione n. 7-01287 sono state segnalate le possibili cause della crisi e prospettate possibili soluzioni; alcune delle quali in seguito effettivamente messe in atto. A seguito delle presentazioni di tale risoluzione è stata svolta una indagine conoscitiva sull'emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla;

    a seguito dell'indagine conoscitiva è proseguito il lavoro, tutt'ora fondamentale e che andrebbe potenziato, degli osservatori permanenti sugli utilizzi idrici, ed è stato istituito il piano nazionale di interventi per il settore idrico di cui ai commi 516-525 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2018 (legge n. 205 del 2017), inizialmente suddiviso in piano invasi e piano acquedotti. Anche tra le milestone del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono state inserite misure importanti per affrontare gli effetti di cambiamenti climatici sulle risorse idriche. Si fa riferimento alla Missione M2C4 che prevede «investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico» e, in particolare all'investimento 1.1 «volto ad azioni di monitoraggio e prefazione dei rischi naturali ed indotti sul territorio italiano, sfruttando le conoscenze e le tecnologie esistenti ed all'avanguardia, al fine di garantire l'elaborazione e l'attuazione di piani di prevenzione e resilienza adeguati al territorio e le infrastrutture, a difesa e protezione delle risorse nazionali esistenti e future»;

    con l'ordinanza n. 37 del 2022 a firma del Presidente della regione Veneto è stato dichiarato lo stato di crisi idrica nel territorio regionale. L'ordinanza, valida dal 3 maggio 2022 e con riserva di modifica dei contenuti in relazione all'andamento meteorologico, individua le misure necessarie a fronteggiare la situazione di deficit idrico;

    vanno considerati gli effetti dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico e sulla capacità di ricarica delle falde, con la conseguente necessità di monitorare costantemente il bilancio idrologico; inoltre anche per quanto riguarda le concessioni per la ricerca e la coltivazione delle acque minerali, è previsto il rispetto delle prescrizioni di tutela ambientale, così come previste dagli articoli 56, 95, 97 e 121 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;

    l'impronta idrica della produzione zootecnica in Italia ammonta a circa 70 miliardi di metri cubi. Le infrazioni per la presenza di nitrati in falda permangono in molte zone d'Italia e gli indici di eutrofizzazione peggiorano lo stato di molti corpi idrici, con la conseguenza che la diminuzione dell'acqua in falda non può che aggravare l'effetto dei nitrati e di altri inquinanti chimici nelle acque;

    secondo il Rapporto del Ministero dell'economia e delle finanze sulle acque minerali, in annate complesse, come quelle tra il 2014 e il 2017, i produttori di acque minerali, nei territori soggetti a crisi idrica, hanno estratto rilevanti quantitativi di acqua (2 milioni e mezzo di metri cubi di acqua in Veneto e 3 milioni di metri cubi in Piemonte) senza che siano state previste limitazioni nei periodi di più grave carenza idrica,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative finalizzate ad aumentare gli investimenti nella ricerca sulle tecnologie volte a migliorare lo stoccaggio e il risparmio idrico, in infrastrutture per l'irrigazione sotterranee e di precisione, in tecniche di irrigazione, attraverso condotte che consentano di regolare le portate, e in nuovi bacini di stoccaggio nelle cave dismesse;

   a valutare la possibilità di adottare iniziative per prevedere incentivi all'uso di software di consumo irriguo che indichino come procedere all'irrigazione consentendo contestualmente di ridurre l'inutile spreco delle risorse idriche, tenendo conto delle precipitazioni e dei livelli di falda;

   a fornire elementi in merito allo stata delle attività di rinaturazione dei corsi d'acqua previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   a valutare l'introduzione, mediante apposite iniziative normative, dell'obbligo di pubblicazione della concentrazione dei nitrati nelle acque potabili erogate, e il monitoraggio dei possibili effetti della bacinizzazione e della minore diluizione sulla concentrazione di nitrati e altri inquinanti;

   a valutare la possibilità di adottare iniziative per prevedere una riduzione di prelievi e captazioni da parte dei concessionari delle acque minerali nelle aree in cui la crisi idrica si presenti critica;

   a valutare la possibilità di predisporre idonee iniziative normative, in raccordo con gli enti territoriali competenti finalizzate alla gestione della crisi idrica da parte delle regioni in una fase precedente la dichiarazione dello stato di emergenza, mediante, ordinanze che abbiano la finalità di ridurre o sospendere i prelievi idrici e di ottimizzare l'invasamento di acqua;

   ad assumere iniziative finalizzate alla semplificazione delle procedure necessarie all'attuazione degli interventi previsti e finanziati dalla Missione M2C4 – «Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico», nonché di quelli previsti dal Primo stralcio del piano nazionale di interventi nel settore idrico e dal secondo stralcio per cui sono già stati stanziati 2 miliardi di euro fra il 2018 e il 2033;

   a valutare la possibilità di adottare iniziative per istituire uno strumento finanziario complementare a quelli previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, per la definizione di un piano per la realizzazione di piccoli invasi per la raccolta di acqua piovana, diffusi sul territorio, da destinare sia all'uso irriguo che al servizio antincendio;

   a promuovere campagne di sensibilizzazione volte a condividere in modo solidaristico e secondo princìpi di proporzionalità la necessità di riduzione dei prelievi da aste fluviali e bacini da parte di tutti i soggetti derivatori;

   a promuovere l'attivazione di misure e progetti con la finalità di ampliare la capacità di depurazione e riutilizzo delle acque reflue;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative per potenziare, nell'ambito dei piani di bacino dei distretti idrografici, gli strumenti e le regole di esercizio volte ad assicurare l'equilibrio del bilancio idrico, garantendo un'equa riparazione della morsa tra territori regionali contigui, con particolare attenzione per le deficienze idriche connesse al periodi di siccità e scarsità della risorsa;

   a promuovere il potenziamento del Comitato di coordinamento nazionale degli osservatori in un'ottica di efficacia ed efficienza dell'utilizzo delle risorse economiche già stanziate o da stanziare e di una migliore programmazione e realizzazione degli investimenti, in linea, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative per rafforzare le misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, mettendo a disposizione ulteriori fondi sulla base delle necessità che sono state evidenziate.
(7-00858) «Federico, Di Lauro, Gallo, Micillo, Salafia, Scerra, Sportiello, Traversi, Tuzi, Varrica, Zolezzi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la situazione della sanità calabrese, dopo oltre 12 anni di commissariamento, è disastrosa, con un ingentissimo disavanzo economico, con livelli essenziali di assistenza (LEA) sotto la soglia, con una migrazione sanitaria che svuota le casse della regione, che, secondo la Corte dei conti, ha speso negli ultimi anni 3 miliardi di euro solo per rimborsare le prestazioni sanitarie fornite ai propri cittadini dagli ospedali del nord Italia, che comporta più tasse per i calabresi, con un incremento delle aliquote fiscali (Irpef e Irap), ma nessun servizio adeguato, con ospedali e presidi territoriali smantellati, con molte ASP sciolte per infiltrazioni mafiose, senza bilanci e con debiti incalcolabili, tanto che, solo per quella di Reggio Calabria, il buco potrebbe sfiorare un miliardo di euro, ma per la quale risulta impossibile ricostruirne la contabilità;

   nell'ottobre 2021 il Consiglio dei ministri ha nominato il neo-eletto Presidente della Regione Calabria, Onorevole Roberto Occhiuto, Commissario ad acta della sanità, il quale ha immediatamente richiesto di potersi fare coadiuvare da esperti selezionati dallo stesso e dal Governo, in attuazione della sentenza della Corte costituzionale n. 168 del 23 luglio 2021, proprio sul commissariamento della sanità in Calabria, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 2 del decreto-legge n. 150 del 2020, convertito, con modificazioni, nella legge n. 181 del 2020, nella parte in cui non prevede che al prevalente fabbisogno della struttura commissariale provveda direttamente lo Stato;

   con deliberazione all'unanimità del Consiglio dei ministri del 18 novembre 2021, era stata annunciata la nomina del Colonnello dell'Arma dei Carabinieri, Maurizio Bortoletti, quale sub-commissario alla sanità calabrese;

   il Colonnello Bortoletti era stato indicato quale l'uomo giusto per mettere mano ai conti della sanità calabrese, dal momento che, oltre ad aver ricoperto prestigiosi incarichi in Italia e all'estero, aveva riportato in equilibrio l'Asl di Salerno, che perdeva qualcosa come 740.000 euro al giorno, azzerando il deficit di 1,58 miliardi di euro;

   il Colonnello Bortoletti, in attesa della ratifica della sua nomina da parte del Ministero della difesa e del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, si era messo immediatamente a lavoro e, tra novembre e dicembre 2021, aveva già iniziato una verifica sui contratti di affitto e l'analisi dei bilanci esistenti;

   dopo circa sette mesi di inutile attesa e nonostante la Ragioneria Generale dello Stato si fosse espressa sulla possibilità di sbloccare l'iter della nomina impantanatasi, concludendo, tra le possibili soluzioni prospettate, che al caso poteva essere applicata, ai sensi dell'articolo 53 del decreto legislativo n. 165 del 2001, la medesima soluzione seguita per gli incarichi conferiti allo stesso Colonnello Bortoletti a Salerno e Pompei, la questione è stata lapidariamente liquidata dal Consiglio dei ministri del 15 giugno 2022, allorché, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, ha deliberato di assegnare al dottor Ernesto Esposito il compito di affiancare, quale sub-commissario unico, il Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del Servizio sanitario della regione Calabria nella predisposizione di tutti i provvedimenti da assumere in esecuzione dell'incarico commissariale;

   al di là delle indubbie capacità professionali del dottor Ernesto Esposito, lascia perplessi la mancanza di motivazioni che hanno indotto il Consiglio dei ministri a questa inversione di marcia e ancor prima quelle secondo cui il Ministero della difesa e il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri non hanno ratificato la nomina del Colonnello Bortoletti, nonostante la stessa fosse stata deliberata all'unanimità dal Consiglio dei ministri e fosse stata avallata dalla Ragioneria Generale dello Stato –:

   quali siano le motivazioni per le quali il Consiglio dei ministri, dopo sette mesi di inutile attesa, ha revocato la nomina del Colonnello Bortoletti a subcommissario alla sanità calabrese e quelle addotte dal Ministero della difesa e dal Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri per non ratificarla.
(2-01548) «Barbuto».

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   circa 35 famiglie italiane sono alle prese con il blocco delle adozioni in Cina, da oltre due anni. Alcune di esse sono state, già dal 2020, abbinate, ai fini dell'adozione internazionale, a bambini in Cina, ma, purtroppo la pandemia ha impedito il loro viaggio verso la Cina e dunque il concludersi della procedura adottiva;

   le procedure adottive di cui sopra avrebbero dovuto concludersi nel mese di giugno dello stesso 2020, ma, con l'inizio della pandemia, le istituzioni cinesi, hanno interrotto tutte le comunicazioni istituzionali. Difatti, nel gennaio 2020 è stato firmato il primo documento che impegnava i genitori italiani ad adottare e i due Stati a cooperare affinché l'adozione andasse a buon fine. A marzo sarebbe dovuto arrivare un altro documento, la cosiddetta «pergamena rossa» che consente alle coppie di fare i documenti necessari ai visti per entrare nel Paese. Con la pandemia non è arrivato nulla, tutto si è bloccato fino ad oggi. Il Commissario straordinario per il COVID-19, Figliuolo, aveva anche dato la priorità alle coppie adottive perché fossero vaccinate tra fine aprile e inizio giugno per poter partire, ma la Cina – a quanto ha riferito alle famiglie la Commissione adozioni internazionali – si è trincerata dietro la preoccupazione per la salute dei bambini, temendo che in Italia non siano sicuri;

   nel frattempo 3 coppie hanno ricevuto, da parte del Governo cinese, la revoca degli abbinamenti, con motivazioni non molto chiare, che hanno minato completamente l'equilibrio delle coppie, tanto da generare per alcuni, l'abbandono dell'iter e per altri un sostegno psicologico e farmacologico per gestire il «trauma da stress prolungato». Inoltre, la preoccupazione è aggravata dalla consapevolezza che per aprire un'altra pratica di adozione in un altro Paese, occorre considerare:

    a) che la normativa italiana prevede la rinuncia di quella in corso e questo già provoca un dolore;

    b) la paura che i bambini, che nel frattempo sono cresciuti, perdano per sempre l'opportunità di essere accolti in una famiglia e diventare finalmente figli;

    c) non è prevista alcuna precedenza sulle liste di attesa per cui i tempi potrebbero essere ancora molto lunghi;

    d) non meno importante è l'investimento economico e personale che le famiglie dovrebbero sopportare da sole ancora una volta –:

   quale sia lo stato della trattativa con la Repubblica cinese in merito alle adozioni già avviate prima della pandemia e quali iniziative possano essere intraprese per dare una risposta, ed eventualmente conciliare una proposta alternativa, a queste famiglie in attesa da oltre due anni.

   a) che la normativa italiana prevede la rinuncia di quella in corso e questo già provoca un

   dolore;

   b) la paura che i bambini, che nel frattempo sono cresciuti, perdano per sempre l'opportunità di essere accolti in una famiglia e diventare finalmente figli;

   c) non è prevista alcuna precedenza sulle liste di attesa per cui i tempi potrebbero essere ancora molto lunghi;

   d) non meno importante è l'investimento economico e personale che le famiglie dovrebbero sopportare da sole ancora una volta –:

   quale sia lo stato della trattativa con la Repubblica cinese in merito alle adozioni già avviate prima della pandemia e quali iniziative possano essere intraprese per dare una risposta, ed eventualmente conciliare una proposta alternativa, a queste famiglie in attesa da oltre due anni.
(5-08322)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA, SNIDER e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nelle rappresentanze degli italiani all'estero, Comites e Cgie, continuano a registrarsi anomalie;

   il dottor Antonio Morello, ad esempio, avrebbe partecipato all'Assemblea Paese dell'Argentina per l'associazione Universitas Fuscalidi e risulterebbe essere stato eletto come membro del Cgie, nonostante la predetta associazione non risulti presente nel Registro Nacional de Sociedades che elenca le persone giuridiche operanti in Argentina, e figuri invece nel Registro de Entidades Inactivas che comprende tutte le persone giuridiche inattive nel Paese, non presentando nessun movimento dalla data di sua costituzione nel 2009, in violazione dell'articolo 13 della legge sul Cgie che prescrive esplicitamente che le associazioni i cui rappresentanti possono essere designati come membri dell'Assemblea devono essere operanti nel Paese da almeno 5 anni;

   il dottor Dario Signorini, presidente dell'Assemblea Paese, eletto tre volte presso il Comites di Buenos Aires, secondo il sito ufficiale del consolato generale d'Italia a Buenos Aires sarebbe altresì titolare di un patronato denominato Acai, causa ulteriore d'incompatibilità secondo le norme dell'articolo 5, comma 4, della legge 23 ottobre 2003, n. 286;

   nella stessa posizione si troverebbe anche il dottor Franco Tirelli, vicepresidente dell'Assemblea Paese, che risulta essere stato eletto come membro del Comites di Rosario per tre volte consecutive, secondo la sua pagina web, in violazione delle norme di cui all'articolo 8, comma 1 della legge 23 ottobre 2003, n. 86;

   i signori Sergio Badino, Gerardo Valzacchi, Eulalia Mosca ed Antonio Di Monte, membri del Comites di Cordoba, sarebbero in relazione con enti gestori di attività scolastiche operanti nel territorio di competenza della rappresentanza elettiva di cui sono parte o con enti assistenziali percettori di finanziamenti pubblici, circostanza che integra una causa d'incompatibilità con l'elezione al Comites secondo le norme dell'articolo 5, comma 4, della legge 23 ottobre 2003, n. 286;

   i Comites di Buenos Aires, Rosario e Cordoba risulterebbero quindi affetti da irregolarità nella propria composizione che di conseguenza si rifletterebbe sulla legittimità dell'Assemblea Paese e dei sette eletti al Cgie;

   la signora Antonella Alfano sarebbe stata nominata presso la commissione elettorale circoscrizionale di Mendoza per l'elezione dei Comites svoltasi nel 2021 senza essere iscritta all'Aire, come invece prescrive l'articolo 15, commi 4 e 5, della legge 23 ottobre 2003, n. 286;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per assicurare che le rappresentanze degli italiani all'estero, Comites e Cgie, non risultino condizionate da conflitti d'interesse e siano composte da personalità aventi, tutti i requisiti prescritti dalla legge;

   se e quali iniziative il Governo intenda assumere per assicurare che la rappresentanza argentina al Cgie, non sia prodotto d'una assemblea Paese totalmente carente di legittimità;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per evitare che personalità prive dei requisiti prescritti dalla legge vigente vengano nominate presso le commissioni elettorali incaricate di gestire l'elezione del Comites e del Cgie.
(4-12418)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   PARENTELA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Parco archeologico nazionale di Scolacium è bene culturale di primaria importanza;

   al suo interno si trova tra l'altro ed è visitabile il Foro, con la sua singolare pavimentazione in laterizio che, si legge sul sito internet della Direzione regionale Musei Calabria, «non ha eguali in tutto il mondo romano e i resti di alcuni edifici, tra cui la Curia, il Cesareum e il Capitolium»;

   «poco distante dalla piazza – si legge nello stesso sito istituzionale – è il teatro da 3.500 posti, adagiato, alla maniera greca, su una collina naturale e i resti dell'unico anfiteatro romano in Calabria»;

   un articolo del 16 giugno 2022, pubblicato dalla testata giornalistica on line Lacnews24.it e intitolato «Parco Scolacium aperto solo poche ore al giorno, salta la visita di un gruppo di crocieristi», riassume affermazioni di Franco Caccia, assessore al turismo del comune di Squillace (Catanzaro);

   ivi si precisa che l'assessore ha denunciato che il Parco archeologico nazionale di Scolacium è aperto solo poche ore al giorno e chiuso lunedì e martedì;

   ivi si aggiunge che, pertanto, è saltata la visita, all'area, di un gruppo di croceristi, in gran parte americani, in occasione dello scalo, nel porto di Crotone, della nave da crociera MS Viking Sky;

   «sono stato informato nei giorni scorsi – ha dichiarato l'assessore Caccia, per come riportato nell'articolo – dal responsabile dell'agenzia turistica Alfa 21 di Crotone, con la quale abbiamo avviato da tempo una stretta collaborazione per portare i croceristi a Squillace, della spiacevole novità, vale a dire la cancellazione dell'escursione da tempo programmata per il 14 giugno»;

   «a determinare questa scelta del tour-operator – ha aggiunto Caccia – è stata la nuova programmazione degli orari di apertura del Parco Scolacium che non ha consentito la visita del gruppo, composto da oltre 60 turisti, in prevalenza americani»;

   a parere dell'interrogante, la mancanza di personale addetto alla gestione e custodia dei parchi archeologici in Calabria è un problema atavico che influisce negativamente, come in questo episodio, sull'economia del territorio calabrese che vanta diverse risorse attrattive di rilievo culturale e storico. Tale problematica ha probabilmente costretto il responsabile del parco sopra citato, a ridurre i giorni d'apertura come si evince sul sito istituzionale del parco archeologico di Scolacium: il lunedì e martedì il parco risulta chiuso, il mercoledì è aperto solo dalle ore 09 alle 14 e da giovedì alla domenica risulta aperto solo dalle ore 14 alle ore 20;

   «alla richiesta, avanzata dal tour-operator alla direzione del Parco Scolacium allo scopo, di trovare una soluzione, per venire incontro alle esigenze e alle legittime aspettative di quanti arrivano da oltre oceano per visitare il sito greco-romano, ha risposto la funzionaria archeologa in servizio nel Parco, Elisa Nisticò, con una nota in cui ha confermato l'impossibilità a praticare soluzioni alternative»;

   sul sito del Ministero della cultura, è stato pubblicato l'elenco delle sedi disponibili sul territorio nazionale e la graduatoria di merito per 1‘assunzione di 1.052 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo professionale di assistente alla fruizione, accoglienza e vigilanza del Ministero della cultura. Tuttavia, a oggi, non si conosce la tempistica reale per l'assunzione in servizio dei candidati dichiarati vincitori –:

   se non intenda assumere urgenti iniziative di competenza al fine di garantire la più ampia possibilità di visitare il Parco archeologico nazionale di Scolacium e, al contempo, una rapida assunzione in servizio del personale necessario per la custodia e gestione del Parco in questione.
(4-12421)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BELLA, RAFFA, CORNELI e FLATI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222, recante «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi», prevede che, a decorrere dall'anno finanziario 1990, sia lasciata per i contribuenti, la facoltà di scegliere la destinazione dell'otto per mille della propria contribuzione Irpef, tra la chiesa cattolica e lo Stato italiano; successivamente è stata data facoltà ai contribuenti di destinare l'otto per mille ad altre concessioni religiose;

   al riguardo, l'interrogante evidenzia che (secondo quanto risulta dai dati più recenti), su oltre 41 milioni di dichiarazioni dei redditi, soltanto 17 milioni dei contribuenti sceglierebbero espressamente la destinazione dell'8 per mille dell'Irpef;

   il medesimo contribuente, il quale non indica espressamente un beneficiario per il suo 8 per mille dell'Irpef, destina invece l'imposta cui è assoggettato alla ripartizione proporzionale tra i vari beneficiari dell'otto per mille;

   in tale ambito, con il decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 2019 n. 157, l'interrogante evidenzia altresì che, secondo l'articolo 46-bis, comma 2, i contribuenti possono destinare una quota dell'otto per mille dell'Irpef (derivante dalle dichiarazioni dei redditi relative agli anni dal 2019 al 2028) riferita agli interventi di ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico e incremento dell'efficienza energetica degli immobili di proprietà pubblica adibiti all'istruzione scolastica;

   in relazione a quanto suesposto, l'interrogante rileva che, anche fine di incrementare una quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche da destinare allo Stato, sono state commissionate dal Governo una campagna informativa il 31 agosto 2020 e una pubblicità radiofonica il 16 giugno 2021 sulle reti televisive della Rai;

   al riguardo, l'interrogante rileva tuttavia come, attualmente, non risulti alcuna iniziativa in tal senso per l'anno in corso, e pertanto l'assenza d'informazione e di pubblicità sfavorisce l'amministrazione statale, danneggiando al contempo anche i cittadini, soprattutto in un particolare momento socioeconomico molto complesso per le imprese e le famiglie –:

   quali orientamenti di competenza il Ministro intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa e se il Governo sia intenzionato a promuovere adottare un'adeguata campagna informativa e di sensibilizzazione in merito, relativa alla destinazione di una quota pari all'otto per mille per le dichiarazioni dei redditi 2022 e per gli anni successivi, in considerazione del fatto che la programmazione di una campagna informativa risulterebbe particolarmente utile e necessaria nelle attuali e difficili prospettive economiche e sociali dell'Italia, evitando viceversa un indebolimento in caso di una sua assenza in merito alla scelta di opzione per lo Stato, che determina conseguentemente l'impossibilità di ricorrere a una libera scelta, generando il cosiddetto inoptato, per il quale la norma prevede una ripartizione assai sfavorevole all'erario.
(5-08323)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MUGNAI, D'ETTORE e RIPANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la determinazione del direttore generale dell'Agenzia delle accise, dogane e dei monopoli n. 151294/RU del 18 maggio 2021, ha equiparato il «calciobalilla», divertimento da spiaggia e da oratorio fra i più antichi e apprezzati, al gioco d'azzardo, così come altri noti passatempi;

   il provvedimento sopracitato ha previsto – come riportato dal quotidiano «Il Sole 24 ore» – che anche i locali che possiedono ed espongono, ad esempio, flipper e biliardini debbano versare l'imposta sugli intrattenimenti (Isi), ovvero quella che si applica ai giochi a pagamento con vincita;

   la stretta non riguarda solo il famoso calciobalilla ma anche carambole, biliardi, ping pong, flipper e freccette, con una conseguenza immediata: una tassa da versare che ammonta all'8 per cento dell'imponibile medio forfettario oltre al limite Iva;

   successivamente – secondo quanto scritto dal «il Sole 24 ore» – un'altra determinazione del direttore dell'Agenzia delle accise dogane e monopoli datata 1° giugno 2021 (n. 172999/RU), stabiliva che dal 1° giugno 2022 anche gli apparecchi che non erogano vincite in denaro o tagliandi possono essere installati solo se dotati di un «nulla osta di messa in esercizio»; il medesimo iter richiesto per i videopoker;

   Antonio Capacchione, presidente del Sib (Sindacato italiano balneari) ha lanciato l'allarme: «Tutti sono tenuti a denunciare all'agenzia delle Dogane calcio-balilla, ping pong e flipper, anche se gratuiti, e si deve attendere l'autorizzazione per metterlo in esercizio. In attesa, per ogni biliardino la sanzione è di 4.000 mila euro: Siamo alla pura follia. Toccati anche gli oratori e le associazioni no profit, dove il biliardino è spesso messo a disposizione gratuitamente». Queste segnalazioni, va ricordato, dovevano essere effettuate entro il 15 giugno 2022;

   questa decisione dell'Agenzia delle accise, dogane e monopoli ha raccolto immediatamente contestazioni da più parti e in modo trasversale, anche politicamente, dando l'impressione di voler «tassare» anche quelli che, fino a poco tempo fa erano considerati «divertimenti gratuiti» per tutti e per tutte le età;

   la decisione della Adm rischia di mettere sullo stesso piano un oratorio con una sala slot o una sala giochi, creando un diffuso malessere sociale fra gli italiani;

   la norma esiste da tempo, ma solo ora è stata attuata e sta facendo i primi «danni», essendo stata mal gestita in quest'ultima fase, senza dare le dovute informazioni agli interessati; davanti ai primi controlli della Guardia di finanza, molti operatori si sono trovati impreparati subendo le prime multe –:

   se sia a conoscenza delle conseguenze che ha determinato su scala nazionale l'emanazione della determinazione dell'Agenzia delle accise, dogane e monopoli;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza per l'immediata sospensione dell'efficacia delle determinazioni dell'Adm viste le conseguenze negative che sta determinando in pochi giorni su oratori, associazioni no profit, circoli ricreativi e stabilimenti balneari.
(4-12420)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, «Misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi», convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, ha stabilito che per i soggetti passivi dell'imposta sul reddito delle società, indicati nel 1° comma dell'articolo 73 del Tiur (tra gli altri, società per azioni e in accomandita per azioni, società a responsabilità limitata, società cooperative e società di mutua assicurazione) risultanti da operazioni di aggregazione aziendale, realizzate attraverso fusione o scissione effettuate a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto e fino al 31 dicembre 2022, si considerano riconosciuti, ai fini delle imposte sui redditi e dell'imposta regionale sulle attività produttive, a decorrere dall'esercizio successivo a quello in cui ha avuto luogo l'operazione di aggregazione aziendale, il valore di avviamento e quello attribuito ai beni strumentali materiali e immateriali, per effetto della imputazione su tali poste di bilancio del disavanzo da concambio, per un ammontare complessivo non eccedente l'importo di 5 milioni di euro. Allo stesso modo, anche nel caso di operazioni di conferimento di azienda effettuate ai sensi dell'articolo 176 del Tiur a decorrere dalla data di entrata in vigore del menzionato decreto e fino al 31 dicembre 2022, si considerano riconosciuti, ai fini fiscali, i maggiori valori iscritti dal conferitario soggetto all'imposta sul reddito delle società, a titolo di avviamento o sui beni strumentali materiali e immateriali, per un ammontare complessivo non eccedente l'importo di 5 milioni di euro;

   la disposizione in esame prevede il riconoscimento fiscale gratuito del maggior valore attribuito all'avviamento, nonché ai beni strumentali materiali ed immateriali, per effetto dell'imputazione su tali poste di bilancio del disavanzo da concambio, per un ammontare complessivo non eccedente l'importo di 5 milioni di euro, che emerge in sede di operazioni di aggregazione aziendale. Nel caso di operazioni di conferimento di azienda riconosce, ai fini fiscali, i maggiori valori iscritti dal soggetto conferitario a titolo di avviamento o sui beni strumentali materiali e immateriali, per un ammontare complessivo sempre non eccedente l'importo di 5 milioni di euro. Il maggior valore attribuito ai beni è riconosciuto ai fini delle imposte sui redditi e dell'Irap, a decorrere dall'esercizio successivo a quello in cui ha avuto luogo l'operazione di aggregazione aziendale;

   l'agevolazione trova applicazione qualora alle operazioni di aggregazione aziendale partecipino esclusivamente imprese operative da almeno due anni; mentre, non trova applicazione qualora le imprese facciano parte dello stesso gruppo societario oppure siano legate tra loro da un rapporto di partecipazione superiore al 20 per cento ovvero siano controllate anche indirettamente dallo stesso soggetto;

   la legge 30 dicembre 2021, n. 234 «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024», ha modificato la normativa, prevedendo che l'agevolazione fiscale si applica alle operazioni di aggregazione aziendale, realizzate attraverso fusione o scissione, effettuate a decorrere dalla data del 1° maggio 2019 al 31 dicembre 2021, anticipando il termine di un anno –:

   se intenda adottare iniziative di carattere normativo per ripristinare l'originaria scadenza del 31 dicembre 2022, al fine di consentire alle imprese che avevano programmato operazioni di aggregazione fin dal 2021, di portarle a termine, anche perché, in funzione dell'agevolazione stessa, queste hanno già sostenuto gran parte dei costi per i lavori preparatori; ovvero, se intenda valutare di adottare iniziative per prorogare l'agevolazione del decreto-legge n. 34 del 2019 fino al 31 dicembre 2023 per permettere alle piccole e medie imprese di riconsiderare progetti di aggregazione accantonati perché non realizzabili entro il termine prescritto.
(4-12424)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa della grave situazione in cui versa ormai da anni il tribunale di Vallo della Lucania a causa soprattutto della carenza di organico;

   tale problematica è stata oggetto di denuncia unanime da parte di Roberto Scotti Presidente dell'Associazione italiana giovani avvocati (Aiga), di Domenico Lentini Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Vallo Della Lucania e di Gianluca D'Aiuto Presidente della Camera Penale, ai quali si unisce anche l'intervento del responsabile del Codacons Cilento Bartolomeo Lanzara secondo cui l'annosa mancanza di personale amministrativo presso gli uffici del giudice di pace e la cronica mancanza di magistrati paralizzano la giustizia nell'area cilentana, con il rischio di veder soppresso il tribunale di Vallo della Lucania;

   la questione più gravosa è quella che riguarda l'Ufficio del giudice di pace, in cui alla carenza di giudici sotto organico da più di un anno, si aggiunge quella del personale amministrativo in cui sono previsti diversi pensionamenti senza tuttavia procedere a nuove assunzioni con la conseguenza che gli uffici amministrativi resteranno privi di adeguato supporto;

   L'AIGA di Vallo della Lucania, unitamente al Consiglio dell'ordine degli avvocati e Camera Penale, si è già attivata con una istanza urgente rivolta alla Corte di Appello per richiedere l'assegnazione di personale amministrativo da destinare agli Uffici del giudice di pace, atteso che senza un intervento immediato, nulla potrà fare la dirigenza del Tribunale, a causa della carenza di personale;

   tali situazioni hanno quali conseguenze quelle di acuire i ritardi nella trattazione e conclusione dei processi, nella pubblicazione delle sentenze e rilascio dei titoli esecutivi, generando così, un senso di sfiducia dei cittadini nella giustizia;

   secondo i dati dell'Osservatorio per i conti pubblici, il tribunale di Vallo della Lucania è il secondo tribunale più lento d'Italia e la situazione che si prospetta non fa ben sperare nella risoluzione della problematica. Difatti si prospetta una condizione di stallo totale del tribunale con conseguente grave dilatazione dei tempi processuali e impossibilità di smaltire gli arretrati atteso che il tribunale in parola ha l'altro triste primato della causa più vecchia d'Italia senza sentenza;

   il palazzo di Giustizia di Vallo della Lucania è un presidio di legalità importante essendo punto di riferimento per la maggior parte dei cittadini del territorio cilentano e per tale motivo, a parere dell'interrogante, sarebbe opportuno intervenire al fine di risolvere la grave crisi del sistema giudiziario, in genere, affossato dalla miriade di cause pendenti e dalla carenza di organico e, in particolare, del Tribunale di Vallo della Lucania, anche mediante nuove procedure concorsuali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di migliorare l'efficienza operativa del tribunale di Vallo della Lucania e se non intenda prevedere, per quanto di competenza, nuove procedure finalizzate ad incrementare l'organico della magistratura e del personale amministrativo ed evitare future situazioni come quella sopradescritta.
(4-12426)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 1° marzo 2022 l'assegno al nucleo familiare e le detrazioni per figli a carico di età inferiore ai 21 anni sono stati abrogati e sono stati sostituiti dall'assegno unico universale;

   il diritto all'assegno unico universale è vincolato alla residenza in Italia;

   l'abrogazione delle prestazioni familiari ha colpito migliaia di contribuenti italiani – lavoratori e pensionati – residenti all'estero che fino ad allora usufruivano di tali benefici fiscali e previdenziali;

   i nostri connazionali residenti all'estero, infatti, al contrario dei contribuenti residenti in Italia, non hanno diritto all'assegno unico che è appunto vincolato alla residenza in Italia;

   l'improvvisa perdita di detrazioni e Anf non compensata dall'assegno unico ha prodotto un grave vulnus economico per migliaia di contribuenti italiani residenti all'estero i quali hanno subito una considerevole riduzione del loro reddito con conseguenze spesso drammatiche sul loro tenore di vita;

   si tratta di persone che pagano le tasse in Italia e proprio per tale motivo hanno potuto usufruire fino al 1° marzo 2022 delle agevolazioni fiscali e previdenziali ora indefinitivamente revocate;

   per quanto riguarda gli italiani residenti all'estero, e più specificamente nell'ambito dell'Unione europea, in più occasioni la Corte di giustizia europea ha statuito che (sulla scorta dell'articolo 7 del regolamento n. 883/2004, intitolato «Abolizione delle clausole di residenza») le prestazioni in denaro dovute a titolo della legislazione di uno o più Stati membri non sono soggette ad alcuna riduzione, modifica, sospensione, soppressione o confisca per il fatto che il beneficiario o i familiari risiedono in uno Stato membro diverso da quello in cui si trova l'istituzione debitrice;

   per quanto riguarda invece i soggetti residenti in Italia i quali hanno a proprio carico familiari residenti all'estero la Corte di giustizia ha statuito che (l'ultima sentenza in materia è quella riferita alla causa n. 328/2020 del 16 giugno 2022) una persona ha diritto alle prestazioni familiari ai sensi della legislazione dello Stato membro competente, anche per i familiari che risiedono in un altro Stato membro, come se questi ultimi risiedessero nel primo Stato membro;

   Se il Ministro interrogato in conformità con quanto disposto da regolamenti e direttive dell'Unione europea e da numerose sentenze della Corte di giustizia europea, non ritenga che:

    a) l'assegno unico universale debba essere concesso anche ai cittadini italiani residenti all'estero i quali paghino le imposte sul reddito in Italia e non siano percettori di analoghe prestazioni all'estero o se comunque non ritenga opportuno ripristinare per loro il diritto, revocato dal 1° marzo 2022, alla concessione dell'assegno al nucleo familiare (Anf) e delle detrazioni per figli a carico di età inferiore ai 21 anni;

    b) sia legittimo e opportuno, anche a seguito della recente sentenza della Corte di giustizia europea summenzionata, concedere le prestazioni familiari (ora negate) ai lavoratori residenti in Italia ma con nucleo familiare, residente all'estero.
(5-08324)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro per le disabilità, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Banca d'Italia è la banca centrale della Repubblica Italiana ed è un istituto di diritto pubblico normato e regolato da norme nazionali ed europee;

   stante quanto emergerebbe dagli organi di stampa, i dipendenti della Banca d'Italia avrebbero ricevuto, nei giorni precedenti all'evento del Gay Pride dell'11 giugno 2022 a Roma, una mail mediante la quale si promuoveva la partecipazione alla manifestazione medesima; [Spread, Pil e inflazione. Ma Bankitalia si preoccupa di fare lo spot al Gay pride – La Verità (laverita.info)];

   la mail di invito era correlata dal logo della Banca d'Italia, dal simbolo del Colosseo avvolto nell'arcobaleno (logo ufficiale della manifestazione) e dalla didascalia nella quale vi era illustrata l'origine storica della manifestazione in questione; [Anche la Banca d'Italia al Pride di Roma – Imola oggi];

   l'interrogante non pone in discussione l'importanza di attuare politiche nel rispetto delle diversità, ma ritiene alquanto singolare che all'interno di un ente come Banca d'Italia venga divulgata e promossa la partecipazione a questi eventi con le modalità predette;

   Banca d'Italia pare, inoltre, privilegiare, nella sua azione di tutela delle fasce più deboli e delle diversità, quelle caratterizzate da orientamento sessuale, visto che, a titolo di esempio, l'11 ottobre scorso si è deciso, pur ricorrendo in quella data la «giornata mondiale delle bambine e delle ragazze» istituita per sensibilizzare su questa particolare ed odiosa violenza di genere, di promuovere e festeggiare la giornata del «coming out» mediante messaggi e banner sul proprio intranet; insomma, una tutela delle diversità e delle fasce più deboli orientata solo, per non dire esclusivamente, sugli aspetti attinenti alla sessualità delle persone;

   non si ritiene di poter tralasciare come, in ragione dell'attuale momento economico, sarebbe forse più opportuno che Banca d'Italia concentrasse tutti i propri sforzi e le proprie energie nel perseguimento e, possibilmente, nel conseguimento degli obiettivi a cui la stessa è istituzionalmente preposta, non ultima la capacità di preconizzare correttamente gli andamenti macroeconomici rispetto ai quali si deve orientare la nostra Nazione. Capacità che, come evincibile dai documenti di economia e finanza 2021, pare purtroppo non raggiunta;

   si ritiene doveroso fare chiarezza su quante risorse effettivamente Banca d'Italia impieghi per le attività di promozione delle istanze culturali dei movimenti arcobaleno e quante su altre forme di tutela delle fasce più deboli e della diversità, precisando tra l'altro che non sono solo i movimenti Lgbtq+ ad essere impegnati su questi versanti e pertanto risulta particolarmente importante sapere anche quali iniziative e quali supporti siano stati forniti dall'Ente anche ad altre attività e associazioni;

   si ritiene inoltre che Banca d'Italia non dovrebbe impiegare le proprie energie per azioni non immediatamente riconducibili alle proprie finalità istituzionali, visto che, fortunatamente, esistono articolazioni statali e ministeriali che hanno nella propria mission istituzionale proprio questo tipo di azioni –:

   se, nell'ambito delle attività di promozione e monitoraggio di iniziative relative alla tutela dei diritti concernenti l'identità di genere e le disabilità, il Governo disponga di elementi circa i seguenti aspetti:

    a) quante risorse economiche, dal 2015 a oggi, Banca d'Italia abbia investito per il sostegno di iniziative alle istanze dei movimenti Lgbtq+;

    b) se Banca d'Italia abbia stipulato convenzioni con associazioni afferenti alla galassia Lgbtq+ e, in caso di risposta affermativa, quali siano i termini di essi e le modalità di applicazione;

    c) a quanto ammontino le spese sostenute da Banca d'Italia per la partecipazione al Gay Pride sopracitato;

    d) quali siano le iniziative a sostegno della valorizzazione delle «altre» diversità e quante risorse siano state destinate ad altre attività ed associazioni, quali attività si siano svolte e con che modalità;

    e) se risultino applicate da Banca d'Italia, in ogni sede ed in ogni territorio, le quote previste dalla legislazione di settore in ordine alle assunzioni delle persone che presentino disabilità.
(4-12427)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CANTALAMESSA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la gestione dei cimiteri e la realizzazione delle opere necessarie ad assicurarne il corretto funzionamento è un'attività di interesse generale nell'ambito della quale vengono in rilievo preminenti aspetti di natura igienico sanitaria, incidenti direttamente sulla tutela della salute pubblica dei cittadini;

   nel cimitero monumentale di Poggioreale — principale cimitero della città di Napoli, tra i maggiori in Europa — si registra una situazione di completo stallo burocratico che sta compromettendo gravemente la tutela degli interessi in questione;

   com'è noto, nella notte tra il 4 e il 5 gennaio 2022, a causa di un allagamento nei cantieri della metropolitana in costruzione, si è verificato un clamoroso crollo delle congreghe di San Gioacchino e dei Dottori Bianchi che ha trascinato con sé centinaia di salme, i cui resti — a quanto consta — sarebbero ancora oggi esposti alle intemperie, privi di una degna sepoltura;

   alla data odierna, a distanza di circa sei mesi dal primo crollo, la situazione sembrerebbe destinata addirittura a peggiorare, come dimostra il nuovo cedimento del 5-6 giugno 2022 che ha ulteriormente danneggiato l'edificio dell'arciconfraternita di San Gioacchino;

   i cittadini stanno cercando in tutti i modi di far sentire la propria voce, anche organizzando manifestazioni e sit-in all'esterno del camposanto, ma la situazione rimane immutata. Dal mese di gennaio nessuno può entrare nel cimitero, né per visitare i propri cari né per tumulare i defunti nelle proprie nicchie e questo senza che l'amministrazione comunale abbia offerto spiegazioni e/o soluzioni alternative;

   nonostante i molti mesi trascorsi, non risulta che sia stato effettuato alcun intervento di messa in sicurezza dell'area; secondo gli articoli di stampa, alla data dell'ultimo crollo, non vi era neppure un programma di azione e di realizzazione degli interventi –:

   se e quali interventi intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di assicurare la vigilanza e il controllo sugli aspetti di natura igienico-sanitaria coinvolti nella vicenda, anche attraverso la stipula di un apposito protocollo con gli enti e le amministrazioni interessate.
(4-12419)


   MUGNAI, D'ETTORE e RIPANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia – afferma il quotidiano «La Nazione» in data 21 maggio 2022 – rispetto ai maggiori Paesi europei soffre di una carenza di medici di famiglia già consolidata negli anni. Ogni medico di base in Italia ha 1.400 assistiti. A livello nazionale, anche considerando ulteriori 900 borse annuali per la formazione dei medici di medicina generale, andranno in pensione tra i 9.200 e 12.400 medici di base dal 2022 al 2028;

   il presidente dell'Ordine dei medici di Firenze, Pietro Dattolo ha dichiarato al quotidiano «La Nazione» in data 20 giugno 2022: «Mancano oltre 250 professionisti tra medici e pediatri di famiglia in tutta la regione, più di un centinaio solo nella Asl Toscana centro – dice – i giovani laureati fuggono dalla medicina generale e da quella d'urgenza perché sono diventate poco appetibili sia dal punto di vista economico che di gratificazione personale. La maggior parte di loro – spiega Dattolo – lamenta il fatto di dover passare l'80 per cento del tempo a sbrigare pratiche burocratiche invece di dedicarsi a visite e assistenziali;

   rispetto alla mole di lavoro – racconta sempre il presidente dell'Ordine dei medici di Firenze, Pietro Dattolo, al quotidiano “la Nazione” – lo stipendio non è adeguato. Basti pensare che in Italia un medico ospedaliero neo assunto, che fa turni al pronto soccorso spesso saltando anche i riposi, prende circa 2.500 euro, mentre in Germania quasi il doppio»;

   Niccolò Biancalani, vicesegretario pratese della Fimming (Federazione italiana medici di medicina generale), ha affermato al quotidiano «La Nazione» in data 12 giugno 2022: «Altri 10 medici di famiglia in pensione nei primi cinque mesi di quest'anno, almeno due che lasceranno il lavoro entro l'autunno, ma potrebbero essere anche di più: a fine 2022 potrebbero diventare uno su dodici i dottori da sostituire, per oltre 15 mila pazienti»;

   il data 20 giugno 2022 sul quotidiano «Il Tirreno» si affermava: «a Pistoia medici di famiglia a ore per colmare le assenze. Si dovranno spostare su più ambulatori e distretti dell'Asl. La critica del presidente dell'Ordine: “Così non può essere”». Nell'articolo si raccontava: «Avremo probabilmente in futuro un medico di medicina generale “ad ore” da far girare nei vari ambulatori e presidi territoriali sicuramente non nell'interesse del paziente, ma per colmare le assenze senza assumere altro personale»;

   un po tutte le regioni – afferma il quotidiano «La Nazione» – stanno facendo i conti con questa emergenza. Nel Lazio la «prima toppa» è stata messa con una delibera che consente ai medici di famiglia di rimanere in servizio oltre i 70 anni, finché lo vorranno. Perché teoricamente un medico di base va in pensione a 70 anni, ma potrebbe farlo anche prima, nel caso abbia riscattato gli anni universitari;

   se non si riuscirà a portare avanti iniziative che consentano il ricambio generazionale, qualche misura emergenziale andrà varata rapidamente –:

   se il Governo sia a conoscenza dello stato di crisi in un cui versano i medici di famiglia in Toscana ed in tutta Italia e se abbia intenzione pertanto, di adottare iniziative per porvi rimedio;

   se il Governo non abbia intenzione di adottare iniziative di competenza volte a promuovere su scala nazionale ciò che ha lanciato la regione Lazio, ovvero prevedere la possibilità per i medici più «anziani», che lo richiedano, di continuare a lavorare anche nel caso abbiano raggiunto i limiti d'età;

   se il Governo sia disponibile ad adottare iniziative con efficacia retroattiva che concedano la possibilità ai medici che negli ultimi mesi sono stati costretti ad andare in pensione, di riprendere la propria attività.
(4-12422)


   SAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la puntata di «Report» trasmessa su Rai 3 il 20 giugno 2022 ha affrontato la vicenda delle scorte di vaccino anti-Covid e di come vengano gestite in una video inchiesta dal titolo «Over dosi», di Manuele Bonaccorsi e Lorenzo Vendemiale;

   Pratica di Mare (RM) è il più grande centro italiano di stoccaggio di dosi del vaccino anti Covid, qui inviate dalle case farmaceutiche e conservate in appositi frigoriferi alla giusta temperatura, in attesa di essere spedite alle regioni;

   al culmine dell'emergenza le consegne avvenivano a ritmo sostenuto, mentre ora si è assistito ad un calo drastico, «le consegne da parte delle case farmaceutiche – come riportato nel video –, però, non si fermano e il magazzino continua a riempirsi»;

   «non si è tenuti – ivi si riporta – a monitorare l'esito o l'andamento del contratto, quindi non sappiamo le forniture a che punto sono, non sappiamo il consegnato»;

   tramite un accesso agli atti, «Report» è venuto a conoscenza del numero di vaccini acquistati dal nostro Paese. Secondo un documento, firmato dal generale Tommaso Petroni, successore di Francesco Paolo Figliuolo, «per il solo anno 2022 – sempre nel video – l'Italia ha comprato 138 milioni di dosi che si sommano ai 180 milioni dell'anno scorso, una cifra enorme, sufficiente a rivaccinare per altre due volte l'intera popolazione»;

   questo avviene mentre le vaccinazioni settimanali sono crollate a 50 mila;

   ivi si riporta che «l'83 per cento della popolazione ha già ricevuto la terza dose, quanto alla quarta l'Ema raccomanda di somministrarla solo alle categorie a rischio»;

   a Pratica di Mare ed in altri hub regionali sono stoccate 138 milioni di dosi ancora inutilizzate che, sempre in video, «restano nei frigoriferi mentre si avvicina pericolosamente la data di scadenza»; in una lettera datata 1° marzo 2022, ivi ancora si riporta, inviata dall'ex-commissario Francesco Paolo Figliuolo alle regioni si spiegava che «buona parte delle dosi in surplus sarebbe stata donata per supportare i Paesi in difficoltà»;

   «in questi giorni – sempre nel video – Ema sta valutando Pfizer e Moderna che stanno per presentare un vaccino che dovrebbe essere più efficace contro Omicron»;

   un'altra video inchiesta di «Report», sempre datata 20 giugno 2022, e dal titolo «La polvere nel ventilatore», di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella, riporta la vicenda del potenziale pericolo per la salute dei pazienti dei ventilatori ospedalieri Philips;

   il colosso mondiale dell'elettronica – come riportato in video – acquista nel 2007 la Respironics, azienda della Pennsylvania, leader dei ventilatori ospedalieri, utilizzabili sia per la gestione domiciliare dell'apnea da sonno sia per supportare i malati Covid con gravi problemi respiratori; «a fine aprile 2021, nel silenzio generale – sempre nel video –, Philips rivela di avere un problema con questi respiratori. Due mesi dopo avvisa le autorità sanitarie di potenziali rischi per la salute correlati alla schiuma fonoassorbente. Il materiale, in certe condizioni, può degradare e rilasciare particelle respirate dai pazienti. La Philips annuncia l'impegno a sostituire i device»;

   «negli Usa, – ivi si riporta – l'Agenzia di sorveglianza, Fda, parla di rischi mortali per alcuni pazienti e impone a Philips di procedere velocemente con le sostituzioni. La Francia ha ordinato a Philips di sostituire il 75 per cento dei dispositivi entro questo mese» –:

   di quali informazioni disponga al riguardo;

   se non intenda assumere iniziative di competenza, e all'occorrenza quali, perché cessi l'acquisto di ulteriori dosi vaccinali anti COVID-19;

   se in via precauzionale non intenda assumere iniziative di competenza, e all'occorrenza quali, perché le apparecchiature di cui in premessa non siano utilizzate nelle strutture sanitarie presenti nel territorio italiano.
(4-12423)


   FURGIUELE, PANIZZUT, BOLDI, CAVANDOLI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PAOLIN, PATELLI, SUTTO e TIRAMANI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4-sexies del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44 – inserito dall'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 7 gennaio 2022, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 marzo 2022, n. 18 – ha previsto l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria di euro cento nei riguardi di molte categorie di lavoratori e soggetti ultracinquantenni che, alla data del 1° febbraio 2022, non avessero completato il ciclo vaccinale e ricevuto la somministrazione della relativa dose di richiamo; l'applicazione della norma sopracitata ha dato luogo, negli ultimi mesi, all'avvio di milioni di procedimenti sanzionatori;

   i procedimenti in questione, tuttavia, non hanno interessato solamente i cittadini che non hanno ottemperato all'obbligo vaccinale – come in teoria avrebbe dovuto essere nelle intenzioni del legislatore – ma anche moltissime altre persone vaccinate con tre dosi, la cui unica «colpa», se così dobbiamo definirla, è stata quella di non essere riusciti a prenotare la terza somministrazione nel rispetto del termine ultimo del 1° febbraio 2022;

   la norma che ha previsto l'applicazione della sanzione amministrativa è entrata in vigore in data 8 gennaio 2022, ha riguardato milioni di cittadini e ha assegnato loro appena 23 giorni (ventitré) per prenotare la somministrazione della cosiddetta dose booster. Il tutto in un contesto di confusione senza precedenti che ha visto la sovrapposizione di ben tre decreti-legge nell'arco di appena due settimane;

   a causa di queste tempistiche assolutamente insufficienti, moltissime persone non sono riuscite a trovare un posto utile per la somministrazione entro il 1° febbraio 2022. Ma questo non integra chiaramente una fattispecie di violazione dell'obbligo vaccinale che si può pensare di punire con l'irrogazione di una sanzione amministrativa;

   colpire con le sanzioni i cittadini vaccinati fa indiscutibilmente perdere di significato il procedimento sanzionatorio, tanto più che lo stesso è stato introdotto mirando al senso civico e di responsabilizzazione dei cittadini e non già per fare cassa sulle loro tasche;

   peraltro, il procedimento previsto per l'irrogazione delle sanzioni sta mettendo in seria difficoltà non solo i cittadini, che si trovano a dover giustificare un ritardo a loro non imputabile, ma anche le aziende sanitarie, giacché la normativa scarica su di esse il compito di valutare, «previo eventuale contraddittorio con l'interessato», l'insussistenza dell'obbligo vaccinale o l'impossibilità di adempiervi alla data del 1° febbraio 2022;

   le aziende sanitarie hanno compiti e funzioni ben più importanti da assolvere, come il recupero delle liste d'attesa, la ripartenza degli interventi chirurgici e degli screening arretrati a causa della pandemia. È assurdo che le stesse debbano impiegare tempo, personale e risorse in questa delicata fase per l'instaurazione di un contraddittorio con migliaia di soggetti che – senza alcuna colpa – si sono vaccinati i primi di febbraio anziché il primo di febbraio –:

   se non ritengano di dover promuovere l'archiviazione dei procedimenti sanzionatori e/o l'annullamento d'ufficio delle sanzioni nei confronti dei soggetti vaccinati in ritardo rispetto al termine ultimo del 1° febbraio 2022.
(4-12425)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Lollobrigida n. 1-00671, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 709 del 17 giugno 2022.

   La Camera,

   premesso che:

    turismo e agricoltura costituiscono settori strategici e imprescindibili per l'economia della nostra Nazione, rappresentando complessivamente circa un terzo del PIL;

    nello specifico, il valore aggiunto generato dalle attività turistiche nel nostro Paese costituisce il tredici per cento del PIL e, come recentemente dichiarato anche dal Ministro del turismo, avrebbe le potenzialità di arrivare al venti per cento, mentre quello del settore agricolo rappresenta circa il quindici per cento;

    a oltre due anni dallo scoppio della pandemia molti fattori ancora ostacolano la reale ripresa di questi comparti e, con essi, di una parte importante dell'economia nazionale;

    tra questi, il problema più urgente, e comune ai due settori, è sicuramente quello della difficoltà nel reperimento della manodopera, soprattutto con riferimento ai profili operativi;

    con particolare riferimento alle imprese del comparto turistico, secondo i dati diffusi da Unioncamere, Federturismo e ANPAL la mancanza di personale per i servizi di alloggio, ristorazione e accoglienza è stimata in circa duecentomila unità, a fronte di un fabbisogno di lavoratori tra maggio e luglio pari a 387.720 persone, che significa che le aziende del comparto riescono ad assumere poco più della metà del personale del quale avrebbero, invece, necessità;

    in particolare, come reso noto da Federturismo, le filiere del turismo più colpite sono l'ospitalità, la ristorazione, i parchi permanenti di divertimento, i bus turistici e linee di granturismo, gli impianti a fune, gli stabilimenti balneari, il settore termale, in ciascuna delle quali si registra una carenza di personale di migliaia di unità in una forbice percentuale generalmente compresa tra il dieci e il venti per cento;

    nel settore termale la carenza di personale sta, peraltro, ostacolando la fruizione del cosiddetto bonus terme, introdotto dopo la grave crisi patita dal settore nel corso della pandemia dal cosiddetto decreto agosto e attualmente prorogato fino al prossimo 30 giugno;

    altrettanto allarmanti sono i dati relativi alla carenza di lavoratori stagionali nel comparto agricolo pari, secondo quanto dichiarato da Coldiretti, a circa centomila unità che sarebbero necessarie per garantire le campagne di raccolta estive; nella sola Regione Emilia-Romagna, secondo le stime della locale Confagricoltura, servirebbero cinque milioni di giornate lavorative per soddisfare il fabbisogno di manodopera nei frutteti;

    pur prescindendo dalle tradizionali criticità del lavoro stagionale, le carenze di personale rendicontate negli ultimi anni sono fortemente agevolate dall'istituzione del reddito di cittadinanza, che, nato «quale misura fondamentale di politica attiva del lavoro» per conseguire il dichiarato obiettivo di «incentivare l'assunzione di lavoratori giovani» si è rivelato disfunzionale rispetto all'obiettivo;

    con una incontrastata eterogenesi dei fini, la sua introduzione ha, infatti, determinato una malsana concorrenza tra reddito da lavoro, soprattutto a carattere temporaneo o interinale, e fruizione del sussidio, che dai dati INPS aggiornati al 2022 risulta che sia stato percepito, solo dall'inizio dell'anno, nella misura di almeno una mensilità pari a 585,99 euro in media, da oltre 3,2 milioni di persone, la cui età media si attesta a 36 anni;

    secondo una analisi longitudinale dei beneficiari del reddito di cittadinanza condotta dall'Inps nel trimestre aprile-giugno 2019, su cento soggetti beneficiari, esclusi minorenni, disabili e altri quelli teoricamente occupabili erano 60: di questi, 15 non sono mai stati occupati, 25 hanno una posizione contributiva ma non recente, e 20 sono ready to work, vale a dire che hanno una posizione contributiva recente, in molti casi Naspi e part-time;

    è di tutta evidenza che il reddito di cittadinanza non ha agevolato l'inserimento professionale dei disoccupati, ma piuttosto ha costituito un disincentivo all'assunzione, quantomeno quella regolare, come ad esempio è emerso anche dal servizio di Non è l'arena, andato in onda il 29 maggio 2022 su La7, nel quale due percettori del reddito hanno rifiutato un contratto di lavoro per conservare il sussidio grillino, dichiarandosi favorevoli a lavorare in nero;

    come segnalato a più riprese anche dalle competenti associazioni di categoria, infatti, sono centinaia le testimonianze di imprenditori che si sono visti rifiutare delle proposte di assunzione proprio per non decadere dalla fruizione del reddito di cittadinanza;

    la decadenza dalla percezione del sussidio prevista in caso di mancata accettazione di un'offerta di lavoro congrua non costituisce, allo stato, un deterrente efficace, anche perché l'incontro tra domanda e offerta di lavoro avviene, in larga parte, nel mercato privato e al di fuori dell'intermediazione pubblica, e in questa chiave occorre che sia reso possibile per le aziende segnalare i percettori del beneficio che rifiutano un'offerta di lavoro congrua;

    oltre ad aver fallito come politica attiva del lavoro, l'erogazione del sussidio non ha rappresentato neanche la via per risolvere il problema dell'adeguatezza del reddito minimo, come pure si afferma nella «Relazione per paese 2022-Italia» della Commissione europea, nella quale si legge che «L'impatto in termini di riduzione della povertà delle prestazioni sociali (escluse le pensioni) registra uno dei valori più bassi dell'Unione europea (21 per cento rispetto alla media UE pari al 33,2 per cento)»; di fatto, per attribuire il beneficio anche a chi sarebbe perfettamente in grado di lavorare non sono stati, invece, aiutati davvero coloro che sono impossibilitati a farlo e che si ritrovano, di conseguenza, in uno stato di povertà;

    a questo si aggiungono le gravi irregolarità nella fruizione del beneficio accertate dalle Forze dell'ordine: dal report dell'Arma dei carabinieri risulta che nel solo anno 2021, a seguito di verifiche e controlli effettuati su 156.822 persone, pari a circa il cinque per cento dei percettori del reddito di cittadinanza, è emerso che oltre quaranta milioni di euro sono stati indebitamente percepiti da parte di soggetti che non ne avevano titolo;

    i controlli hanno rivelato anche che, nella maggior parte dei casi, le irregolarità riguardano la mancanza dei necessari requisiti di cittadinanza, anagrafici e di residenza, il possesso di beni immobili e auto o la commissione di reati, tutte circostanze che avrebbero dovuto e potuto essere verificate preventivamente se fossero stati effettuati debitamente i necessari controlli prima dell'erogazione del sussidio;

    dai dati citati emerge con chiarezza che il reddito di cittadinanza non solo non agevola l'inserimento professionale dei disoccupati e non aiuta chi si trova effettivamente in stato di povertà, ma è troppo spesso attribuito a chi non ne ha diritto, con un danno rilevantissimo per lo Stato;

    le difficoltà nel reperimento della manodopera rischiano di costituire un problema gravissimo per l'organizzazione della riapertura e potrebbero minare le aspettative di recupero delle aziende di questi due importanti settori, che, in assenza di misure adeguate e tempestive, rischiano di subire, dopo il danno della pandemia, anche quello di non poter agganciare al meglio il treno della ripresa a causa della indisponibilità di sufficienti maestranze;

    nella seduta dello scorso 15 giugno il Consiglio dei Ministri ha adottato un pacchetto di misure «per la semplificazione delle procedure di ingresso dei lavoratori stranieri allo scopo di favorire, anche in relazione agli investimenti e agli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, l'immissione di manodopera nei settori produttivi che hanno espresso il maggiore fabbisogno»;

    appare difficile comprendere le ragioni di tali misure laddove le stesse non siano subordinate alla previa verifica, dell'impiego, nei citati settori produttivi, dei percettori del reddito di cittadinanza;

    alla questione della carenza di personale, che rende materialmente difficile la ripartenza di questi settori, si somma poi il problema dei rincari dell'energia, delle materie prime e di altri materiali assolutamente indispensabili per l'esercizio dell'attività d'impresa, come, ad esempio, i fertilizzanti in agricoltura, e, dall'altra lato, le difficoltà di approvvigionamento degli stessi beni;

    in particolare, il settore agro-alimentare è in sofferenza per il caro dei fertilizzanti, dei mangimi, dell'energia, delle terre rare e delle produzioni tecnologiche, nonché per l'aumento dei costi di trasporto e imballaggio e, in radice, per la scarsità di materie prime, resi più gravi dal crollo dei raccolti in Canada, primo Paese al mondo per produzione di grano tenero, e dall'invasione russa in Ucraina, che ha portato all'interruzione di tutti i canali di fornitura relativi all'area strategica del Mar Nero e al blocco temporaneo delle esportazioni di materie prime agricole dai due Paesi verso i mercati occidentali;

    in questo contesto di grave dipendenza alimentare ed energetica, variamente segnalato nel corso del 2021, era inevitabile che le variazioni di mercato avrebbero comportato rincari nella nostra Nazione, quantificabili, nel comparto mangimistico, nel 90 per cento; per l'orzo e la soia nel 40 e del 12 per cento; nel settore lattiero-caseario, nel 20 per cento; nel settore degli imballaggi e, più in generale, logistico, nel 30 per cento per il vetro, 15 per cento per il tetrapak, 35 per cento per le etichette, 45 per cento per il cartone, 60 per cento per i barattoli di banda stagnata, nel 70 per cento per la plastica. A questi aumenti devono aggiungersi quelli derivanti dal trasporto su gomma, superiori del 25 per cento, e dal trasporto marittimo, incrementati dal 400 al 1000 per cento;

    secondo il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'economia agraria l'attuale livello dei rincari e della conseguente speculazione va stimato in oltre 15.700 euro e sfiora i 47.000 euro per stalle da latte e i 99.000 euro per gli allevamenti di granivori, con un impatto che supera i 9 miliardi di euro; il danno economico che queste aziende nazionali stanno patendo, quindi, è serissimo: almeno una su dieci si dirige verso la cessazione dell'attività, considerato che solo il 10 per cento del prezzo del prodotto finale viene riconosciuto al produttore e che, in molti casi, sono addirittura costrette a lavorare in condizione di reddito negativo;

    oltre ad affossare le nostre imprese, questo aumento dei costi si converte in inflazione dei prodotti alimentari e grava, quindi, inesorabilmente sui consumatori finali, già vessati dalla dinamica di mancata crescita dei salari italiani a parità dei principali competitor europei;

    il rincaro di energia e materie prime pesano anche sul settore turistico-alberghiero, le cui potenzialità rischiano di uscire annichilite da costi sempre crescenti, sia fissi sia eventuali ma essenziali nell'attuale contesto di incontro della domanda e dell'offerta, nonché dalla decisione di mettere all'asta le concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative;

    quanto ai costi fissi, solo parzialmente attenuati nel corso della pandemia da misure di sostegno, occorre tenere conto che per le imprese turistiche-alberghiere la questione dei rincari, specie energetici, ha un peso specifico maggiore, dal momento che di regola l'attività lavorativa a pieno regime non copre l'intero anno, ma solo alcuni periodi di esso;

    ai costi fissi si aggiungono quelli applicati dalle grandi online travel agencies (cosiddette «OTA») straniere, che oscillano tra il 12 e il 20 per cento della somma incassata come corrispettivo della fornitura del singolo servizio, che sono solo apparentemente costi facoltativi; infatti, in un sistema di offerta profondamente mutato, nel quale gli operatori tradizionali devono convivere con le piattaforme collaborative e i grandi player dell'intermediazione, è evidente che l'ospitalità sulle piattaforme del web è indispensabile e che, di conseguenza, l'eccessiva onerosità della commissione pagata, quando non osta all'accesso del piccolo imprenditore, sicuramente penalizza le strutture;

    drammatico per le imprese che gravitano nel settore e gestiscono in particolare stabilimenti balneari, porti turistici, alberghi e altri pubblici esercizi è stato anche l'impatto della decisione di arrestare al 31 dicembre 2023 l'efficacia delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative attualmente in essere, in esito alla sentenza n. 18 del 2021 del Consiglio di Stato, che ha ritenuto gli atti di proroga rilasciati dall'amministrazione, finanche in seguito ad un giudicato favorevole, tamquam non essent, per asserito contrasto con norme europee direttamente applicabili della legge di bilancio per il 2019, che ne aveva disposto la prosecuzione fino al 2033;

    sull'errato presupposto interpretativo in primo luogo che questa concessione sia di servizi, anziché di beni, e, in secondo luogo, che nel settore il numero delle autorizzazioni sia limitato dalla scarsità delle risorse, presupposto per l'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein, è stato operato un intervento di taglio lineare, assolutamente inadeguato e che sta comportando non solo il fallimento di migliaia di imprenditori, il cui affidamento sulla validità della norma statale doveva essere tutelato, ma anche l'abbandono e il degrado delle nostre coste;

    simili errori interpretativi sull'applicabilità dei principi espressi dalla direttiva Bolkestein coinvolgono anche altre due categorie fondamentali nel settore turistico vale dire gli esercenti la professione di guida e gli esercenti dei servizi di trasporto pubblico locale non di linea, testualmente esclusi, invece, dal campo di applicazione della direttiva dai considerando 17 e 21 nonché dall'articolo 2, paragrafo 2, lettera d), della medesima;

    ai problemi esposti e, in particolare, all'emergenza scaturita dalla carenza di personale deve essere data una soluzione in via immediata; infatti, come dichiarato proprio dal Ministro del turismo in occasione della presentazione della seconda edizione della ricerca «Comunicazione, media e turismo» appena un mese fa la domanda di servizi turistici è in crescita: «Per la prima volta dopo anni abbiamo un dato di riempimento delle strutture ricettive superiore di dieci punti percentuali rispetto alla Spagna che è il nostro concorrente più forte»; in particolare, «a maggio il Belpaese è al primo posto con il 32,5 per cento contro il 21,9 per cento della Spagna, mentre a giugno l'Italia è leader nell'andamento delle prenotazioni facendo meglio di Spagna, Francia e Grecia. Ottime premesse, ma l'industria turistica si scontra con il problema della carenza di personale, degli stagionali perché in vista dell'estate 2022 mancano 300-350 mila addetti»;

    le medesime considerazioni valgono per il comparto agricolo, che si trova in prossimità delle grandi campagne di raccolta e le cui inefficienze producono effetti preoccupanti proprio nel medio e nel lungo periodo, neutralizzando le prospettive di crescita del comparto e che rischiano di determinare la mancata commercializzazione dei nostri prodotti agricoli,

impegna il Governo

al fine di garantire le condizioni per la ripresa e la crescita di questi fondamentali comparti della nostra economia nazionale:

1) ad assumere urgenti iniziative, anche di carattere normative, volte a colmare le carenze di personale nel settore agro-alimentare e turistico-alberghiero, e, in tale ambito:

   a) a prevedere che l'impiego dei percettori del reddito di cittadinanza secondo il meccanismo dei progetti utili alla collettività a titolarità dei comuni (cosiddetti «PUC») sia esteso anche alle attività svolte per garantire esigenze dirette e indirette dell'economia dei comuni e in favore delle imprese dei comparti di cui in premessa, ovvero che l'erogazione del reddito di cittadinanza sia sospesa fino alla totale copertura dei posti di lavoro vacanti nei comparti agricolo e turistico, destinando le risorse rivenienti da tale sospensione all'aumento delle pensioni sociali, degli assegni di invalidità e delle somme riconosciute a titolo di reddito di cittadinanza in favore dei soggetti che non possono lavorare;

   b) a sancire la decadenza dalla fruizione del reddito di cittadinanza per i soggetti che rifiutano di svolgere i progetti utili alla collettività a titolarità dei comuni ovvero non adempiano ad altre attività che devono svolgere a beneficio della collettività;

   c) a stabilire la sospensione dal beneficio del reddito di cittadinanza nel caso in cui il percettore si renda irreperibile di fronte alla richiesta della competente amministrazione comunale della sua disponibilità a svolgere i progetti utili alla collettività a titolarità dei comuni;

   d) ad adottare le opportune modifiche normative volte a prevedere che, ai fini dell'erogazione del reddito di cittadinanza rientrino nella nozione di offerta congrua le offerte di lavoro proposte ai beneficiari direttamente dai datori di lavoro privati, e che la mancata accettazione dell'offerta debba essere comunicata dal datore di lavoro privato al centro per l'impiego competente per territorio ai fini della decadenza dal beneficio;

   e) a verificare quali misure siano state adottate dagli uffici di collocamento e dall'INPS in relazione alle politiche attive del lavoro, che dovrebbe rappresentare uno dei pilastri del reddito di cittadinanza, per colmare le carenze di personale nei settori economici di cui in premessa;

   f) a subordinare la determinazione del numero di lavoratori stranieri da includere nel prossimo decreto flussi per colmare le carenze di lavoratori in taluni settori produttivi alla preventiva rigorosa verifica della possibilità di destinare alla medesima finalità i percettori del reddito di cittadinanza;

   g) a disporre la reintroduzione dei voucher per i lavoratori impiegati nel settore agricolo e nel settore turistico-alberghiero;

2) a garantire alle filiere nazionali agro-alimentari un adeguato sostegno, in primo luogo attraverso la diversificazione delle fonti di approvvigionamento di materie prime agricole e dei prodotti indispensabili allo svolgimento dell'attività d'impresa, adottando, al contempo, tutte le misure necessarie per garantire la redditività dei produttori a fronte dei continui rincari di mercato;

3) ad assumere le necessarie iniziative presso i competenti tavoli europei, volte al contenimento dei costi dell'energia, delle materie prime, e degli altri beni e prodotti indispensabili allo svolgimento dell'attività d'impresa, e al contrasto delle attività di speculazione in corso sui mercati delle materie prime agricole;

4) ad adottare iniziative per prevedere come parametri di accesso per le misure di sostegno a favore dei settori economici in premessa colpiti dalle ripercussioni della guerra tra Russia e Ucraina la variazione dei costi fissi in relazione all'energy crunch e la corrispondente variazione di fatturato rispetto alla fase antecedente al conflitto o, se più favorevole al beneficiario, antecedente la pandemia da COVID-19;

5) a elaborare e proporre nelle competenti sedi europee le modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza, ai sensi dell'articolo 21 del Regolamento UE 2021/241, volte a permettere una più efficiente allocazione delle risorse a fronte della crisi economica in atto;

6) a promuovere l'apertura dei necessari tavoli europei per rimodulare in modo organico le iniziative quali Next Generation EU, Green New Deal, REPowerEU e la Politica agricola comune e, ove applicabile e necessario, la politica comune della pesca, nell'ottica dell'incentivo, alla produzione nazionale di prodotti alimentari e dell'abbandono di strategie energetiche eccessivamente dannose per i comparti industriali europei del settore agroalimentare fronteggiando le gravi ripercussioni sulle fasce di popolazione meno abbienti conseguenti alla crisi internazionale di energia e materie prime;

7) ad adoperarsi in sede europea al fine di sostenere l'inapplicabilità della direttiva 2006/123/CE al settore delle concessioni demaniali marittime, fluviali e lacuali per finalità turistico-ricreative, rilevando altresì che ex articolo 195 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in materia di turismo, l'Unione europea può limitarsi soltanto ad una politica di accompagnamento e richiedendo un trattamento equo e non discriminatorio rispetto ad altri Stati europei come Spagna e Portogallo, che hanno prorogato le concessioni senza alcuna contestazione da parte dell'Unione europea;

8) ad assumere ogni iniziativa di competenza per escludere le guide turistiche dall'ambito di applicazione della direttiva Bolkestein, a salvaguardia dell'interesse prevalente alla tutela del patrimonio artistico-culturale della Nazione e delle competenze professionali che vi operano, e per escludere gli operatori di trasporto pubblico locale non di linea da forme di liberalizzazione già escluse dalla stessa normativa europea;

9) ad adottare le opportune iniziative, anche normative, per ridurre i costi fissi delle imprese che gravitano nel settore turistico-alberghiero nonché per promuovere la digitalizzazione dell'offerta turistica per chi ancora non riesce a essere visibile e accessibile in rete o trova eccessivamente onerose le commissioni pagate alle OTA e per ridurle.
(1-00671) «Lollobrigida, Meloni, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Giovanni Russo, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Quartapelle Procopio n. 4-12390 del 17 giugno 2022 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-08322.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ALAIMO, GIARRIZZO, PAPIRO, LOREFICE, MARTINCIGLIO, D'ORSO e D'UVA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 18, comma 2 del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, intervenendo sull'articolo 2 del decreto legislativo 25 gennaio 2010, n. 6, ha stabilito che a decorrere dall'anno 2020 e fino al 31 dicembre 2022, in via sperimentale, Formez PA fornisce, attraverso le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, sulla base delle indicazioni del Piano triennale delle azioni concrete per l'efficienza delle pubbliche amministrazioni, adeguate forme di assistenza in sede o a distanza a favore dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti e dei comuni in dissesto finanziario o che abbiano deliberato la procedura di riequilibrio pluriennale per il sostegno della gestione finanziaria e contabile;

   la disposizione, dunque, autorizza Formez PA a fornire adeguate forme di assistenza, anche mediante utilizzo di specifiche professionalità, ai piccoli comuni per il sostegno delle attività fondamentali, comprese le attività di assistenza tecnico-operativa a supporto delle diverse fasi della progettazione europea al fine di favorire un approccio strategico nell'accesso ai fondi dell'Unione europea, e a favore dei comuni in dissesto finanziario o che abbiano deliberato la procedura di riequilibrio pluriennale per il sostegno alla gestione finanziaria e contabile. In conseguenza di tale previsione, all'articolo 60-bis, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, viene sostituita la lettera b), prevedendo che, nell'ambito del Piano triennale delle azioni concrete per l'efficienza delle pubbliche amministrazioni, predisposto annualmente dal Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, siano previste le tipologie di azioni dirette a incrementare l'efficienza delle pubbliche amministrazioni, anche con riferimento all'impiego delle risorse dei fondi strutturali e di investimento europei;

   lo scopo della norma introdotta è quello di permettere al Formez di dare agli enti locali piccoli e in dissesto il supporto operativo e l'assistenza tecnica nelle varie fasi dell'euro-progettazione per far fronte alla difficoltà nell'accesso ai fondi, soprattutto europei, dovuta alla mancanza di uffici dedicati alla promozione delle politiche comunitarie e alla carenza di personale tecnico competente in materia;

   l'ormai cronica carenza di organico negli enti locali è stata più volte denunciata dagli amministratori degli stessi enti. Una situazione che presenta caratteri di particolare gravità soprattutto nei comuni più piccoli, che devono garantire servizi adeguati ai cittadini senza il personale necessario;

   questa situazione è presente, in particolar modo, nelle amministrazioni comunali delle regioni del Sud, dove gli enti si trovino in assoluta carenza di organico di figure professionali, cosiddetti «infungibili», indispensabili per l'attuazione degli obiettivi perseguiti, per assolvere ai servizi pubblici essenziali verso i cittadini secondo adeguati livelli quantitativi e qualitativi, la cui mancanza rischia di bloccare il corretto funzionamento della macchina amministrativa;

   secondo quanto previsto dalla disposizione in esame, Formez PA fornisce adeguate forme di assistenza attraverso le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, sulla base delle indicazioni del Piano triennale delle azioni concrete per l'efficienza delle pubbliche amministrazioni;

   l'adozione del Piano triennale delle azioni concrete per l'efficienza delle pubbliche amministrazioni sembrerebbe essere propedeutico all'attuazione della disposizione in esame e a oggi non risulta essere stato adottato dal Dipartimento della funzione pubblica –:

   se sia intenzione del Ministro interrogato adottare il Piano triennale delle azioni concrete per l'efficienza delle pubbliche amministrazioni, al fine di consentire agli enti locali che necessitano di assistenza e supporto di poterne farne richiesta al Formez PA e, conseguentemente, di dare concreta attuazione alla disposizione di legge.
(4-09838)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame, l'interrogante richiama l'attenzione sull'attuazione dell'articolo 18, comma 2 del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8.
  Introducendo il nuovo comma 4-
bis dell'articolo 2 del decreto legislativo 25 gennaio 2010, n. 6, la disposizione citata prevede infatti che «a decorrere dall'anno 2020 e fino al 31 dicembre 2022, in via sperimentale, Formez PA fornisce, attraverso le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, sulla base delle indicazioni del Piano triennale delle azioni concrete per l'efficienza delle pubbliche amministrazioni, adeguate forme di assistenza in sede o a distanza, anche mediante l'utilizzo di specifiche professionalità, a favore dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti che ne facciano richiesta, per il sostegno delle attività istituzionali fondamentali, comprese le attività di assistenza tecnico-operativa a supporto delle diverse fasi della progettazione europea, al fine di favorire un approccio strategico nell'accesso ai fondi dell'Unione europea, e a favore dei comuni in dissesto finanziario o che abbiano deliberato la procedura di riequilibrio pluriennale per il sostegno della gestione finanziaria e contabile».
  La piena operatività della norma, fondamentale per diversi enti locali, appare dunque vincolata alle indicazioni del Piano triennale delle azioni concrete per l'efficienza delle pubbliche amministrazioni.
  Tale Piano, introdotto dalla legge n. 56 del 2019, non è stato in questi anni adottato dal Dipartimento della funzione pubblica e sarà superato dall'adozione del Piano integrato di attività e organizzazione (Piao), previsto dall'articolo 6 del decreto-legge 9 giugno 2021 n. 80, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2021, n. 113. Un solo piano per sostituire diversi adempimenti a carico delle pubbliche amministrazioni.
  È infatti all'esame delle commissioni parlamentari competenti lo schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente regolamento recante individuazione e abrogazione degli adempimenti relativi ai piani assorbiti dal Piano integrato di attività e organizzazione (atto Governo 369) che abroga e modifiche le disposizioni relative al Piano esecutivo di gestione, al Piano dei fabbisogni del personale, al Piano organizzativo per il lavoro agile, al Piano delle azioni positive, al Piano della
performance, al Piano di prevenzione della corruzione e al Piano delle azioni concrete.
  Nel condividere la riflessione dell'interrogante sulla necessità di dare risposte alle esigenze degli enti locali, mi soffermo brevemente anche sull'accresciuta centralità del Formez, confermata dal nuovo piano triennale, su cui la Conferenza unificata ha dato parere favorevole il 9 febbraio 2022 insieme proprio allo schema di decreto del Presidente della Repubblica precedentemente citato.
  In questi ultimi due anni, e in particolare nell'ultimo, Formez PA ha allargato il proprio spettro di attività, svolgendo funzioni di consulenza sempre più pervasive nei confronti degli enti locali e ha provveduto a tutta l'attività di reclutamento susseguente alle modifiche di legge. Formez PA sta, inoltre, ampliando la base di rappresentanza, con la partecipazione di altre regioni, comuni e province, divenendo sempre più l'agenzia al servizio delle amministrazioni pubbliche per quanto riguarda la formazione, il reclutamento e l'accompagnamento agli adempimenti previsti dal Pnrr.
  Rimetto dunque alle valutazioni delle commissioni parlamentari competenti che stanno esaminando lo schema di decreto del Presidente della Repubblica sopra menzionato l'opportunità di segnalare l'abrogazione del riferimento al Piano triennale delle azioni concrete per l'efficienza delle pubbliche amministrazioni all'interno dell'articolo 2, comma 4-
bis del decreto legislativo 25 gennaio 2010, n. 6.
  

Il Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta.


   AMITRANO. — Al Ministro del turismo, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo il report di Bankitalia, il fatturato delle società di capitali operanti nei comparti dell'alloggio, della ristorazione e dell'intrattenimento si è contratto del 40 per cento nel 2020, circa quattro volte la riduzione registrata per la media delle imprese (11 per cento) e il mondo del turismo da circa due anni, a causa della pandemia, sta attraversando una grave crisi che ha determinato un drastico calo del fatturato e della redditività; il turismo sta vivendo un dramma quotidiano, che rischia di provocare un contraccolpo durissimo anche ai circa 500 mila lavoratori e di conseguenza alle loro famiglie; le grandi città metropolitane, che nel 2019 rappresentavano un quinto delle presenze turistiche registrate in Italia, hanno subito un crollo del 71 per cento nel 2021 e i trasporti turistici, le agenzie di viaggio, le guide turistiche, ricettività alberghiera ed extralberghiera rischiano di collassare;

   a Napoli, Roma, Catania, Firenze, Milano, Venezia, Torino, un albergo su tre è attualmente chiuso e per quelli ancora aperti l'occupazione delle camere è a livelli percentuali molto bassi, come purtroppo anche in altre località turistiche;

   l'impennata dei contagi, causata dalla variante Omicron, sta colpendo duramente il comparto del settore turistico e a pesare è soprattutto l'assenza di clienti stranieri nelle città d'arte, basti pensare a Milano, Roma, Napoli, Venezia e Firenze; la nuova ondata dei contagi e la ripresa dello smart working, hanno portato un'ulteriore riduzione delle già scarse prenotazioni effettuate sia negli alberghi che negli agriturismi e il quadro diventa maggiormente critico soprattutto nelle città d'arte, laddove il mercato si poggia storicamente su flussi provenienti dall'estero; molte imprese sono chiuse da marzo 2020 e molte altre chiuderanno nei prossimi giorni a causa di una domanda stagnante portando – nelle realtà maggiormente colpite dalla crisi – all'apertura di tavoli sindacali per la riduzione e il licenziamento di lavoratori occupati nel settore;

   il quadro previsionale delineato dalla legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022), si è radicalmente modificato, l'aumento dei contagi a causa della variante Omicron, i provvedimenti più restrittivi adottati, il blocco di fatto dei viaggi legati all'economia turistica e l'aumento dei costi degli approvvigionamenti energetici stanno frenando i consumi e le attività delle imprese; secondo la stima di Confesercenti, emerge che il 51 per cento dei consumatori dichiara di evitare bar e ristoranti, il 32 per cento ha rinunciato a viaggiare, il 32 per cento evita lo shopping per paura degli assembramenti, il 48 per cento dei dipendenti del settore privato è in smart working, una condizione questa che penalizza maggiormente le attività di somministrazione e ristorazione, soprattutto nelle grandi città e nei comuni a vocazione artistica, e culturale;

   l'elemento che certifica la sofferenza in cui versa uno dei settori strategici dell'economia italiana è rappresentato dai dati emersi dall'ultimo report Istat; la nuova ondata di contagi ha determinato un'ulteriore diminuzione delle già scarse presenze straniere nelle strutture ricettive, aggravando la situazione economica e finanziaria di interi settori legati al turismo –:

   se i Ministri intendano adottare, per quanto di competenza, ulteriori iniziative normative per promuovere e rilanciare il settore turistico, al fine di sostenere e tutelare l'attività e il lavoro delle imprese in difficoltà collocate nelle principali città metropolitane di cui in premessa;

   se i Ministri intendano verificare con tutti i Paesi dell'Unione europea se vi siano le condizioni per l'adozione di un unico certificato verde, che assicuri l'uniformità della durata – certificato che attualmente, nei diversi Paesi europei, ha scadenze temporali diversificate che variano da 6 a 12 mesi – al fine di consentire sia gli spostamenti all'interno di essi sia lo svolgimento in sicurezza dei flussi turistici da e verso l'Italia.
(4-11250)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante evidenzia gli effetti dannosi sul comparto turistico causati dai contagi indotti dalla variante Omicron e chiede ai Ministri del turismo e della salute se ritengano di adottare iniziative volte a uniformare la certificazione verde COVID-19, al fine di facilitare gli spostamenti dei flussi turistici e rilanciare il settore turistico.
  Per quanto attiene alle regole degli spostamenti tra i diversi Paesi, l'articolo 2-
quater del decreto-legge n. 1 del 2022, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 18 del 2022, prevede che:

   ai soggetti provenienti da uno Stato estero in possesso di un certificato rilasciato dalle competenti autorità sanitarie estere di avvenuta guarigione o di avvenuta vaccinazione anti SARS-CoV-2 con un vaccino autorizzato o riconosciuto come equivalente in Italia, è consentito l'accesso ai servizi e alle attività per i quali sul territorio italiano è previsto l'obbligo di green pass rafforzato, se sono trascorsi più di 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario o dall'avvenuta guarigione, previa effettuazione di test antigenico rapido o molecolare con esito negativo, con validità di 48 ore dall'esecuzione, se rapido, o di 72, se molecolare; il test non è richiesto in caso di avvenuta guarigione successiva al completamento del ciclo vaccinale primario;

   nel caso di vaccinazioni con vaccini non autorizzati o non riconosciuti come equivalenti in Italia, ai medesimi soggetti l'accesso sopraindicato è consentito previa effettuazione di test antigenico rapido o molecolare con esito negativo al SARS-CoV-2, con validità di 48 ore dall'esecuzione, se rapido, o di 72, se molecolare.

  Riguardo alle ulteriori misure finalizzate a sostenere gli operatori economici del settore turistico e tutelare l'attività e il lavoro delle imprese in difficoltà, osservo che in sede di conversione del n. 4 del 2022 (A.S. 2505, «Sostegni ter») la Commissione del Senato ha approvato emendamenti che prevedono per l'anno 2022 lo stanziamento di:

   5 milioni di euro per i bus turistici coperti;

   2 milioni di euro per gli accompagnatori turistici e le guide turistiche;

   56,25 milioni di euro per l'esonero dal versamento degli oneri contributivi a carico dei datori di lavoro operanti nel settore delle agenzie di viaggio e tour operators, per un massimo di 6 mesi, anche non continuativi;

   39,3 milioni di euro per la concessione di contributi a fondo perduto destinati a misure di sostegno per la continuità aziendale e la tutela dei lavoratori delle agenzie di viaggio e dei tour operators.

  Ovviamente, auspico che allo scadere della proroga dello stato di emergenza, fissato al 31 marzo 2022, ci siano le condizioni per consentire l'eliminazione dell'obbligo di green pass per i luoghi all'aperto, nei ristoranti, bar, negli alberghi, in tutte le attività sportive all'aperto e prevedere uno scenario estivo senza restrizioni e maggiori spazi di libertà anche per gli spostamenti transfrontalieri.
Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   ANDREUZZA, BAZZARO, FOGLIANI e VALLOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   proprio a ridosso del Natale giunge l'ennesima notizia di chiusure e delocalizzazioni all'estero, a scapito dell'economia e occupazione nazionali;

   infatti, vi è stata la conferma ufficiale da parte della Speedline di Tabina di Santa Maria di Sala (Venezia), azienda leader nella produzione di cerchi in lega per l'industria automobilistica, di chiudere il proprio stabilimento trasferendo altrove la produzione;

   la decisione, presa da un giorno all'altro senza alcuna specifica avvisaglia, coinvolge circa 600 o lavoratori che potrebbero aumentare a 800 se con si considerano l'indotto e le piccole realtà produttive che operano in rapporto di esclusiva con la Speedline;

   la chiusura dello stabilimento, oltre che ingiusta, risulta incomprensibile; infatti, l'azienda ha sempre lavorato a livelli elevatissimi, sia in termini di quantità che di qualità del lavoro. I lavoratori dell'azienda vantano una competenza e un livello di specializzazione difficilmente rinvenibile e replicabile fuori dal territorio di riferimento. Inoltre, è ben noto che moltissime aziende chiedono che alcuni pezzi vengano specificatamente prodotti negli stabilimenti di Santa Maria di Sala, a conferma della qualità e competenza raggiunta negli anni. Non può andare disperso un così pregiato capitale umano leader nel comparto dell'automotive;

   appare chiaro che, atteso il livello altamente competitivo dei prodotti sviluppati e l'impatto sociale derivante dalla perdita di così tanti posti di lavori, risulti necessario porre un'attenzione particolare alla crisi in corso;

   il Ministero dello sviluppo economico nella persona del Ministro Giorgetti, si è sempre dimostrato estremamente sensibile a dinamiche di questo tipo riuscendo a rispondere con decisione alle multinazionali che decidono di spostare la produzione fuori dai confini locali. L'attuale crisi non verrà certamente trattata con minore attenzione –:

   se, il Ministro interrogato, abbia adottato o intenda adottare iniziative per la risoluzione della problematica in premessa; se abbia preso in considerazione la possibilità di porsi quale soggetto referente per una efficace mediazione per la risoluzione della crisi, nonché valutato la possibilità di sviluppare un progetto pluriennale per la tutela e lo sviluppo del comparto automotive, ciò mediante la identificazione di strumenti specifici affinché le multinazionali che intendano fare impresa in Italia operino secondo un piano di sviluppo che abbia una ricaduta certa e di lungo periodo nel nostro territorio.
(4-10962)

  Risposta. — Con l'atto in esame gli interroganti intendono richiamare l'attenzione sulla situazione della società Speedline acquisita dal Gruppo Ronal con sede in Svizzera che il passato dicembre ha annunciato di voler chiudere il proprio sito di Tabina nel comune di Santa Maria di Sala (Venezia) e richiede altresì al Ministero dello sviluppo economico di adottare idonee iniziative per la risoluzione della problematica evidenziata, per incentivare il settore dell'automotive nonché per evitare fenomeni di delocalizzazione da parte delle imprese.
  A riguardo, sentita anche la competente struttura del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta che il Ministero si è tempestivamente attivato aprendo un tavolo di confronto sulla Speedline s.r.l. (riunitosi sia il 17 dicembre 2021 che il 7 gennaio 2022).
  Alla riunione hanno partecipato oltre ai rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la regione Veneto, la città metropolitana di Venezia, Confindustria Venezia, i rappresentanti del gruppo Ronal e della Speedline s.r.l. nonché le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali.
  Come è noto, l'azienda è
leader nella produzione dei cerchi in lega occupando oltre 600 lavoratori (considerando anche l'indotto). Le motivazioni di tale scelta, a dire della proprietà, sono tutte da ricondursi ad una propria crisi finanziaria che l'ha portata già nel 2019 a subire un forte calo della domanda, pari al 15 per cento in tutta Europa. A ciò si è aggiunta la crisi dei semiconduttori che ha determinato un ulteriore calo della produzione pari al 20 per cento delle vendite. È stato fatto presente altresì, che attualmente, si è in presenza di un eccesso di offerta aggravata anche dal fatto che i produttori cinesi hanno aperto stabilimenti concorrenziali in Marocco. Tale eccesso di offerta ha generato, quindi, anche un significativo calo dei prezzi confermato dalle previsioni per i prossimi 4 anni, con un forte impatto su Speedline.
  È stato reso noto, infine, che l'intero Gruppo Ronal sta attraversando una crisi finanziaria e che dovrà, di conseguenza, intraprendere azioni che possano garantirgli una stabilizzazione nel lungo termine al fine di consentire il mantenimento della produzione ed i 7.130 posti di lavoro che la stessa ha in Europa.
  Il rappresentante del Ministero dello sviluppo economico ha chiesto all'azienda di non rendere definitiva la decisione di chiusura fino a che non siano state vagliate tutte le possibili alternative in un confronto e alla presenza delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni coinvolte; evidenziando che anche quest'ultime offriranno il loro supporto, mettendo a disposizione tutti gli strumenti disponibili. È stato quindi, richiesto al Gruppo Ronal di revocare la decisione di chiusura dello stabilimento di Tabina, che permetterebbe di avviare un confronto costruttivo tra le parti sul futuro dello stesso in un clima di reciproca fiducia.
  L'amministratore delegato del gruppo nell'ultimo incontro, su richiesta delle istituzioni presenti e delle organizzazioni sindacali, ha revocato formalmente la decisione di chiudere lo stabilimento purché si avvii celermente un programma di incontri tesi alla definizione condivisa di un percorso alternativo, impegnandosi contestualmente a non interrompere la produzione e dando la propria disponibilità a fornire un incarico ad un soggetto terzo, condiviso con le organizzazioni sindacali, per fare una valutazione complessiva dell'impresa.
  Speedline, infine, ha ottenuto dalla controllante Ronal la sospensione della decisione di chiusura per un periodo necessario per redigere il piano per la possibile permanenza dell'attività in Italia; tale redazione verrà periodicamente monitorata in un tavolo di confronto, avviato a fine febbraio, che vede la partecipazione delle Istituzioni, della Speedline, delle parti sociali e un
advisor.
  Relativamente al settore «
automotive», in generale, come già più volte riscontrato in altre sedi parlamentari, lo stesso sta affrontando un insieme di criticità, che vanno dall'incremento dei prezzi, alla penuria dei semiconduttori, alle sfide poste dalla transizione «green». Il pacchetto «Fit for 55», presentato dalla Commissione il 14 luglio 2021, prevede una forte spinta alla decarbonizzazione delle attività produttive e dei trasporti.
  Per accompagnare le imprese in questo processo, nella nuova legge di bilancio 2022 è stato introdotto un fondo per la transizione industriale da 150 milioni di euro, specificamente destinato a sostenere tutte le imprese impegnate nei processi di efficientamento energetico, del riciclo dei materiali e della cattura/riuso dell'anidride carbonica.
  Tuttavia, pur essendo gli obiettivi della transizione «green» fondamentali, considerando al contempo quanto si è accennato, il Governo ha adottato un nuovo decreto-legge (cosiddetto «decreto Energia») che, oltre a introdurre nuove misure per contrastare l'aumento dei costi dell'energia per imprese e famiglie, interviene a sostegno della riconversione della filiera industriale dell'
automotive con un fondo da 1 miliardo di euro all'anno per i prossimi 8 anni.
  Infine, circa il fenomeno delle delocalizzazioni, si evidenzia invece che il Governo ai commi 224-236 della legge di bilancio per il 2022 (legge 30 dicembre 2021, n. 234), ha disposto un'apposita procedura per le imprese che intendano chiudere l'attività, al fine di salvaguardare il tessuto imprenditoriale italiano e garantire i lavoratori coinvolti.
  Per concludere, ribadisco quindi che è massima l'attenzione del Governo sia per tutelare gli operatori del settore
automotive che per arginare il fenomeno della delocalizzazione e assicuro che il Ministero dello sviluppo economico continuerà a seguire costantemente l'evoluzione delle vicende della Speedline s.r.l. con tutti i soggetti coinvolti per garantire la produzione e la tenuta dei livelli occupazionali.
La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   ASCARI, MARTINCIGLIO, NAPPI, BARBUTO, DE CARLO, ELISA TRIPODI, BALDINO, VILLANI, AZZOLINA, BUFFAGNI, SARLI, BOLDRINI, APRILE, PALMISANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di vari articoli di giornale l'interrogante è venuta a conoscenza della gravissima vicenda del suicidio della cittadina albanese Adelina Sejdini;

   quest'ultima è emigrata in Italia a soli 22 anni, nel 1996. Rapita a 17 anni a Durazzo, la sua città d'origine, e violentata dal branco, Adelina aveva una storia alle spalle simile a quella di tante, troppe altre sue connazionali. Arrivata qui in Italia è stata picchiata e violentata da suoi connazionali che la obbligarono a prostituirsi per sopravvivere;

   la donna aveva aiutato le forze dell'ordine in una maxi inchiesta che portò all'arresto di 40 persone e alla denuncia di altre 80 coinvolte nel racket albanese dello sfruttamento della prostituzione. L'operazione la costrinse a lasciare Varese per questioni di sicurezza e a trasferirsi a Pavia. Aveva chiesto aiuto, senza successo, per un alloggio popolare. Poco dopo il suo trasferimento, poi, scoprì di soffrire di cancro al seno. Iniziarono continui ricoveri al Policlinico San Matteo;

   lo Stato non le ha mai riconosciuto la cittadinanza, anzi nel suo permesso di soggiorno, le era stato tolto lo status di apolide e indicata la cittadinanza albanese. Questa procedura non ha fatto altro che rallentare l'iter per l'assegnazione di un alloggio popolare;

   a fine ottobre 2021 Adelina, tra l'altro in condizioni di salute molto provate, si era recata a Roma per chiedere alle istituzioni di risolvere questo problema burocratico. Non ha avuto udienza e, il 29, si è data fuoco davanti al Viminale con un accendino. È stata soccorsa e ha riprovato a protestare il 5 novembre. La polizia l'ha prelevata, l'ha portata in questura scrivendo che aveva opposto resistenza a pubblico ufficiale e poi le ha dato il foglio di via obbligatorio da Roma;

   Adelina malata di cancro, invalida al 100 per cento con un assegno mensile di 285 euro e senza una casa, sentendosi disperata e priva ormai di fiducia nel suo futuro, sabato 6 novembre 2021 non ha retto più il peso della battaglia per il riconoscimento della cittadinanza italiana e dei suoi diritti e ha deciso di farla finita: si è lanciata dal cavalcavia ferroviario di ponte Garibaldi, a Roma, ed è morta all'età di 47 anni;

   si tratta di una grave tragedia che poteva e doveva evitarsi se solo Adelina fosse stata aiutata dalle istituzioni anche nel conseguire la cittadinanza italiana grazie alla quale avrebbe avuto la possibilità di ottenere più facilmente una casa popolare, e sperare di poter cominciare a immaginare un futuro nuovo e diverso –:

   se il Governo, nell'ambito della propria competenza, sia a conoscenza dei gravi fatti sopra esposti e quali siano le ragioni che hanno impedito il riconoscimento della cittadinanza italiana alla signora Adelina Sejdini e le ulteriori ragioni per cui, nel suo permesso di soggiorno, le fosse stato tolto lo status di apolide e indicata la cittadinanza albanese; quali siano i motivi che hanno portato all'emissione del foglio di via obbligatorio, viste le precarie condizioni di salute della signora che avrebbe necessitato di una idonea e seria assistenza medica e psicologica, oltre che di una presa in carico da parte delle istituzioni competenti.
(4-10691)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, relativo alla tragica vicenda di una cittadina albanese che si è tolta la vita lanciandosi dal cavalcavia ferroviario di Ponte Garibaldi, a Roma, il 6 novembre 2021, si rappresenta quanto segue.
  La cittadina albanese menzionata nell'interrogazione era giunta sul territorio nazionale il 6 marzo 1991, minorenne; insieme al proprio nucleo familiare, All'arrivo in Italia, i genitori avevano chiesto asilo politico e la giovane aveva ottenuto l'autorizzazione a soggiornare sul territorio nazionale sino al 7 marzo 1992,
  La giovane, che non aveva mai rinnovato il titolo autorizzativo, si rendeva irreperibile, tanto che più volte i genitori avevano denunciato l'allontanamento volontario della figlia sia presso il commissariato di Gallipoli che presso diverse stazioni dei Carabinieri. Successivamente, il 31 ottobre 1993, il prefetto di Lecce adottava un decreto di espulsione nei confronti della predetta, cui era stato revocato il permesso di soggiorno scaduto e che risultava disporre di fonti illecite di guadagno.
  Negli anni seguenti, tra il 1993 e il 1999, la signora Sejdini risulta coinvolta in diverse vicende penali, fino a quando, il 28 agosto 1999, la stessa si era presentata presso la squadra mobile della questura di Varese, ove aveva sporto denuncia nei confronti di alcuni suoi connazionali che la costringevano a prostituirsi. Da tale denuncia scaturiva l'operazione «Acheronte», nell'ambito della quale erano state indagate 63 persone di diverse nazionalità, per i reati di sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ricettazione e violazione della normativa in materia di stupefacenti.
  In considerazione del ruolo di collaboratrice di giustizia così assunto dalla cittadina albanese in questione, il 14 settembre 1999, la questura di Varese le rilasciava il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale (ai sensi dell'articolo 18 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286), con scadenza 13 marzo 2000, successivamente rinnovato.
  Per quanto attiene al mancato riconoscimento della cittadinanza italiana, si precisa che nel 2001 la predetta aveva presentato domanda di cittadinanza per matrimonio, in quanto coniuge di cittadino italiano dai 21 ottobre 2000. La domanda era stata respinta nel 2005, in quanto risultava a carico della richiedente una condanna definitiva per il reato di cui all'articolo 648 del codice penale, ostativa all'acquisto della cittadinanza ai sensi dell'articolo 6 della legge 5 febbraio 1992, n. 91. Avverso il diniego l'interessata aveva anche presentato ricorso al Tar Lombardia, che era stato respinto nel 2009, con la definitiva conferma della decisione dell'Amministrazione. Dopo quella data non risulta presentata alcuna nuova domanda di cittadinanza.
  Agli atti del Ministero dell'interno risulta anche che la cittadina albanese avesse presentato nel 2009 una domanda di riconoscimento dello
status di apolide, sulla quale il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale aveva espresso parere contrario, avendo accertato l'attualità del possesso in capo alla stessa della cittadinanza albanese. Tale accertamento aveva, evidentemente, condotto al diniego del riconoscimento dell'apolidia.
  Dopo quella data non risultano presentate nuove domande per il riconoscimento dell'apolidia.
  La questura di Pavia ha evidenziato di aver rilasciato all'interessata, nel periodo da febbraio 2001 al febbraio 2009, quattro permessi di soggiorno per motivi di famiglia, in quanto coniuge di cittadino italiano, previa esibizione di due passaporti albanesi emessi rispettivamente in data 7 gennaio 2000 e 31 luglio 2007 dalla competente autorità di quel Paese.
  Da ultimo, in data 16 settembre 2021, la questura di Pavia ha rilasciato alla medesima un permesso di soggiorno con la motivazione «Casi speciali – protezione sociale articolo 18 Testo unico immigrazione», in virtù del contributo offerto alla squadra mobile di Varese di cui sopra, con l'indicazione della cittadinanza albanese dell'interessata e scadenza 16 settembre 2023.
  A tale riguardo è utile ricordare che tale tipologia di permesso di soggiorno consente l'accesso alle cure mediche gratuite, la percezione delle provvidenze socio-economiche previste dalla vigente normativa nonché lo svolgimento di attività lavorativa. Risulta infatti che la signora Sejdini percepiva dall'INPS una pensione di invalidità e il reddito di cittadinanza, per un importo mensile complessivo di euro 1.484,03.
  Consta inoltre che il comune di Pavia nel corso dell'anno 2020 avesse stanziato a suo favore un contributo per la sistemazione alloggiativa e buoni alimentari per il periodo di emergenza sanitaria da COVID-19.
  Seguita dai servizi sociali del comune di Pavia dal 2020, la predetta aveva presentato domanda di assegnazione di una casa popolare, Nelle more, aveva ottenuto un appartamento autonomo dalla Diocesi di Pavia e, dal 1° novembre 2020, aveva stipulato un contratto di affitto per un appartamento in città.
  Con riferimento ai fatti segnalati nell'interrogazione, la questura di Roma ha riferito che, nel primo pomeriggio del 5 novembre 2021, la predetta cittadina albanese ha messo in atto una dimostrazione di protesta in prossimità dell'ingresso del Palazzo del Quirinale, con indosso la bandiera italiana. Il personale del commissariato di pubblica sicurezza Viminale, intervenuto sul posto, ha invitato la dimostrante ad allontanarsi, spostandosi nei pressi dell'incrocio tra via XXIV Maggio e vicolo del Mazzarino. La signora Sejdini ha disatteso tale indicazione, posizionandosi al centro di via del Quirinale, davanti al palazzo della Consulta, ed estraendo dalla borsa un microfono amplificatore a batterie che utilizzava per urlare in direzione del Palazzo dei Quirinale. Le forze dell'ordine hanno quindi tentato di ricondurla nell'area pedonale, con l'intento di assicurare la sua incolumità nonché di ripristinare il regolare flusso dei veicoli; tuttavia la donna ha opposto resistenza; gli agenti l'hanno quindi accompagnata in commissariato, ove è stata denunciata in stato di libertà per il reato di resistenza a pubblico ufficiale.
  Per tali fatti, considerando che la donna annoverava precedenti di polizia per interruzione di pubblico servizio, è stato emesso il provvedimento che le imponeva il rientro, con foglio di via obbligatorio, nel comune di residenza e il divieto di ritorno nel comune di Roma per la durata di un anno.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   BENIGNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la scorsa settimana, «Il Sole 24 Ore» ha riportato la notizia della possibile esclusione di imprese e persone giuridiche dall'accesso ai contributi statali per l'acquisto di vetture nuove;

   tale misura, se venisse confermata, costituirebbe un grave colpo al mercato dell'auto italiano, in cui il segmento costituito dalle vendite alle aziende rappresenta il 37,5 per cento del totale;

   è stato inoltre sottolineato che tale decisione, unitamente all'estensione della possibilità di circolare sul territorio italiano con auto dotata di targa estera, comporta il rischio di una notevole perdita di gettito per le casse dello Stato, atteso che i soggetti esclusi dalla possibilità di accedere ai contributi statali potrebbero trovare conveniente utilizzare veicoli acquistati all'estero, ricorrendo ad esempio a contratti di noleggio a lungo termine stipulati con soggetti stranieri. Il nuovo articolo 93-bis del codice della strada, al comma 1, consente infatti di iscrivere al Pubblico registro automobilistico documenti da cui risulti la disponibilità del veicolo concessa, per un periodo di tempo superiore a trenta giorni, dal proprietario straniero a persona fisica o giuridica residente o avente sede legale in Italia, con ciò ammettendo la possibilità di non provvedere alla immatricolazione del veicolo straniero entro i mesi previsti dal comma 1 della citata norma;

   il settore delle vendite di autoveicoli, peraltro, risente da molti anni in modo profondamente negativo dell'imposizione del cosiddetto «superbollo», l'addizionale erariale della tassa automobilistica prevista per i veicoli di potenza superiore a 185 kW;

   va inoltre considerata la necessità di sostenere la transizione verso un parco auto a ridotte o nulle emissioni, ad oggi rallentata in modo considerevole dal costo elevato dei veicoli alimentati, in tutto o in parte, ad elettricità;

   una recente ricerca condotta da «Areté» ha messo in evidenza come un italiano su due giudichi ancora troppo alto il prezzo di veicoli elettrici;

   in tale contesto, l'esclusione delle persone giuridiche dall'accesso ai contributi statali per l'acquisto di vetture nuove a basse emissioni appare con ogni evidenza inopportuna e dannosa –:

   se il Governo abbia effettivamente l'intenzione di escludere le imprese e persone giuridiche italiane dall'accesso ai contributi statali per l'acquisto di vetture nuove;

   se il Governo, a fronte della problematica descritta in premessa, relativa all'ampliata possibilità di circolare sul territorio italiano con veicoli muniti di targa straniera, non ritenga opportuno adottare iniziative per confermare ed implementare gli incentivi attualmente previsti per l'acquisto di vetture nuove, con particolare riferimento ai beneficiari che siano persona giuridiche o comunque titolari di impresa.
(4-11709)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento ai contributi statali incentivanti l'acquisto di veicoli nuovi non inquinanti, auspicando l'adozione di nuovi criteri distributivi delle risorse stanziate.
  Com'è noto, a disciplinare la materia è il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 aprile 2022, adottato su proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e mobilità sostenibili e della transizione ecologica.
  Il citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri rappresenta, invero, la prima fase attuativa e gestoria del fondo per il settore
automotive di cui al decreto-legge Energia, che si caratterizza per un'ottica pluriennale, nel quadro di una visuale programmatica del settore, anche con finalità di ricerca, sviluppo e di conversione verso le nuove tecnologie.
  La scelta è stata quella di riservare incentivi alle persone fisiche fino a 5 mila euro per i veicoli elettrici e di 2 mila euro per i termici a basse emissioni, anche alla luce della disponibilità di un ammontare limitato di risorse per il 2022, che ha imposto un razionale utilizzo delle stesse.
  Si tratta, dunque, di misure chiaramente pensate per spingere l'acquisto dell'elettrico, ma senza che nella fase iniziale tale tecnologia sia l'unica a poter beneficiare degli aiuti: da un lato, si è voluto privilegiare la possibilità di attuazione immediata della misura incentivante; dall'altro, la scelta si è orientata alla individuazione, in via prioritaria, di una platea di acquirenti il più possibile ampia, con una distribuzione razionale dei fondi a disposizione, destinati al più ampio numero di autovetture possibile e a favore di utenti che altrimenti non potrebbero accedere, per motivi economici, all'acquisto di questa tipologia di veicoli.
  In favore di piccole e medie imprese, comprese le persone giuridiche, esercenti attività di trasporto di cose, in conto proprio o in conto terzi, sono inoltre previsti contributi per l'acquisto di veicoli commerciali di categoria N1 e N2, nuovi di fabbrica, ad alimentazione esclusivamente elettrica. L'incentivo viene concesso con la contestuale rottamazione di un veicolo omologato in una classe inferiore ad euro 4.
  Le misure introdotte con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in esame, accompagnate dalla revisione al ribasso dei prezzi risultanti dal listino prezzi delle case automobilistiche produttrici per le categorie di veicoli incentivati, sono finalizzate a promuovere la mobilità sostenibile tra il maggior numero possibile di utenti privati, coerentemente con le politiche di transizione ecologica portate avanti dal Governo, a livello nazionale ed europeo.
  L'intervento ha infatti il fine di promuovere il rinnovamento del parco auto circolante, sostituendo le vetture più inquinanti con mezzi caratterizzati da minore impatto ambientale e ridotte emissioni di anidride carbonica, nell'ancora doveroso rispetto del principio di neutralità tecnologica, in una fase temporale in cui il Paese sta affrontando difficoltà economiche legate anche alla crisi internazionale e in cui la rete delle infrastrutture di ricarica è ancora in corso di costituzione.

  Il provvedimento, inoltre, immette importanti risorse sul mercato, rinnovando il sostegno all'acquisto dei veicoli meno inquinanti elettrici, ibridi, plug-in ed endotermici euro 6 e, in futuro, euro 7, con sconti consistenti e concretamente incentivanti: fino a 5 mila euro per chi compra vetture più rispettose dell'ambiente, rottamando o meno veicoli inquinanti.
  Una rimodulazione degli incentivi, comprendendo anche le persone giuridiche, potrebbe essere realizzata, nel rispetto delle risorse del fondo destinate al riconoscimento degli incentivi previsti nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri firmato il 6 aprile 2022, mediante un nuovo e successivo provvedimento, anche in ragione dell'andamento del mercato e dell'evoluzione tecnologica.
  In conclusione, dunque, il Governo, con la misura in esame, offre una risposta concreta e molto attesa al settore
automotive che sta attraversando una profonda sofferenza: la misura pluriennale permetterà, infatti, alle aziende di adottare una programmazione industriale sulla via dello sviluppo. Tuttavia, si è ben consapevoli che gli incentivi introdotti non sono risolutivi per la crisi del settore, che deve rinnovarsi profondamente, bensì rappresentano uno strumento emergenziale per attraversare un periodo difficile. La pandemia prima, la carenza di materie prime e ora la guerra, infatti, hanno messo a dura prova anche questo settore, che rappresenta uno dei fiori all'occhiello dell'Italia.
  Di conseguenza, nell'immediato futuro, potranno essere opportunamente rivalutate le soglie di accesso alle singole misure, sia dal punto di vista dei parametri di impatto ambientale sia in merito all'ammontare dei tetti massimi di spesa dei singoli contributi. Proprio a tal fine, nel sopra citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri
automotive è espressamente previsto che, con successivo decreto, anche in ragione dell'andamento del mercato e dell'evoluzione tecnologica, possano essere ridefiniti i requisiti di accesso, oltre che l'ammontare e l'assegnazione delle singole misure.
  

Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   BIGNAMI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da 18 mesi Carlo d'Attanasio, velista abruzzese di 52 anni, è sottoposto a carcerazione preventiva e, dopo continui rinvii del processo, ancora oggi è in attesa di giudizio in Papua Nuova Guinea, con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti per aver importato 611 chilogrammi di cocaina;

   le accuse a suo carico, fin da subito, sono apparse inconsistenti, in quanto formulate e poi smentite dagli stessi trafficanti (arrestati dopo il rinvenimento del velivolo precipitato con cui trasportavano la droga sequestrata dalle autorità) che, inizialmente, senza in realtà sapere nemmeno chi fosse, avevano indicato d'Attanasio come il fornitore della cocaina; tali accuse non sono state a tutt'oggi comprovate;

   l'infondatezza delle accuse e la mancanza di prove per il reato contestato troverebbero ulteriore avvaloramento nella riformulazione da parte degli inquirenti di una nuova ipotesi di reato a suo carico, quale quella di «riciclaggio di denaro sporco finalizzato al finanziamento del terrorismo internazionale», dopo la conclusione delle indagini terminate l'11 gennaio 2021;

   d'Attanasio, cittadino italiano non iscritto all'Aire e pertanto residente in Italia, detenuto ormai da due anni (senza che risulti sia stato emesso un mandato d'arresto) in condizioni igienico-sanitarie e strutturali inaccettabili, che hanno seriamente compromesso il suo stato di salute ed ancora in attesa di cure, da mesi denuncia l'assenza delle istituzioni italiane dalle quali si sente totalmente abbandonato;

   da quanto raccontato anche in una recente intervista rilasciata ad un giornalista delle Iene, nella quale d'Attanasio ripercorre l'intera vicenda, ribadendo la sua totale estraneità ai fatti e la gravissima violazione dei diritti umani e giuridici alla quale sarebbe sottoposto, sia l'ambasciata italiana a Canberra, sia la rete consolare in loco non gli avrebbero fornito il necessario supporto e la dovuta protezione propria delle loro funzioni a tutela e a beneficio dei cittadini italiani che si trovano all'estero –:

   se sia a conoscenza della vicenda del signor Carlo d'Attanasio e se quanto evidenziato sia stato oggetto di riscontro da parte del Ministero presso l'ambasciata d'Italia a Canberra;

   in caso di risposta affermativa, quali informazioni siano state acquisite in merito alle iniziative di protezione diplomatica e consolare adottate finora nei confronti del signor Carlo d'Attanasio e quante visite di personale diplomatico e consolare abbia ricevuto dall'inizio della sua detenzione risalente ad agosto del 2020;

   se d'Attanasio sia l'unico cittadino italiano detenuto ed in attesa di giudizio in quell'area geografica, per la quale è competente l'ambasciata d'Italia in Australia, non iscritto all'Aire e pertanto residente in Italia;

   in caso contrario quanti siano i cittadini italiani che si trovano nella medesima situazione;

   di quali informazioni disponga riguardo allo stato e al grado del procedimento penale al quale risulta sottoposto il signor d'Attanasio e circa quali siano le ragioni ostative al suo rilascio;

   quale sia lo stato di salute del signor d'Attanasio e se abbia ricevuto l'assistenza necessaria e le cure dovute;

   se e quali iniziative siano state intraprese, per quanto di competenza, al fine di garantire al signor d'Attanasio, cittadino italiano in attesa di giudizio, il pieno rispetto dei diritti fondamentali universalmente riconosciuti.
(4-11426)

  Risposta. — Il signor Carlo D'Attanasio, nato il 28 maggio 1969 a Ortona – Chieti, è stato arrestato il 3 agosto 2020 in Papua Nuova Guinea nell'ambito di un'operazione antidroga che ha portato alla cattura di diversi individui e al sequestro di circa 600 chilogrammi di cocaina. Secondo l'accusa, il signor D'Attanasio avrebbe partecipato all'operazione trasportando in Papua Nuova Guinea il carico di stupefacenti con la sua barca a vela.
  L'Ambasciata d'Italia a Canberra, informata il 4 agosto 2020 della detenzione del connazionale dalla polizia federale australiana, si è immediatamente attivata, in stretto raccordo con i competenti Uffici della Farnesina, per verificare le condizioni del signor D'Attanasio e per fargli avere una sistemazione migliore rispetto a quella del penitenziario cui era stato inizialmente destinato.
  Il 23 settembre 2020, nel pieno dell'emergenza pandemica che ha comportato la chiusura totale dei confini papuani e australiani, è stata svolta una prima visita consolare da parte del console onorario italiano in Papua Nuova Guinea, grazie alla quale è stato possibile constatare le buone condizioni di salute del connazionale.
  Il successivo 24 settembre 2020 si è tenuta la prima udienza, nella quale al signor D'Attanasio sono stati contestati vari reati, tra i quali il riciclaggio.
  Da allora, nel corso della fase istruttoria il connazionale ha revocato in più di un'occasione il mandato al proprio legale e si è rifiutato talvolta di presenziare alle udienze, che hanno subìto dei rinvii continui sia per il decesso intervenuto del procuratore incaricato delle indagini sia per l'emergenza epidemiologica che ha colpito gran parte del personale della magistratura papuana.
  L'11 novembre 2021 il tribunale di Port Moresby ha decretato il rinvio a giudizio del signor D'Attanasio, con l'accusa di occultamento di beni derivanti da attività criminose, in cui è inquadrato il traffico di droga.
  Sin dalle prime fasi della vicenda, il signor D'Attanasio ha lamentato problemi fisici e medici. L'Ambasciata d'Italia a Canberra si è prontamente attivata riuscendo, attraverso un centro medico privato papuano, a sottoporre il connazionale a un
check- up completo. Proprio in ragione delle criticità fisiche lamentate dal connazionale, l'Ambasciata si è resa disponibile a farsi integralmente carico delle spese mediche tramite l'erogazione di un sussidio. Anche grazie agli stretti contatti con i rappresentanti della Croce Rossa nel Paese, al connazionale è stata altresì offerta l'opportunità di vaccinarsi contro il COVID-19.
  Sempre grazie agli sforzi dell'Ambasciata e ai contatti del Console onorario in Port Moresby, è stato possibile migliorare il trattamento detentivo del connazionale. Dopo essere stato trasferito nel braccio medico dell'istituto penitenziario nel settembre 2021 (noto come «
The Clinic»), egli può beneficiare di una dieta diversificata, di un telefono cellulare a uso personale e della possibilità di accesso a un'area esterna.
  L'Ambasciata d'Italia a Canberra, che ha sollevato la vicenda anche con il Ministro della giustizia della Papua Nuova Guinea, ha organizzato una visita consolare al connazionale dal 21 al 23 febbraio 2022, a seguito dell'eliminazione da parte delle autorità locali delle restrizioni all'accesso nel Paese. Un funzionario diplomatico si è recato in Papua Nuova Guinea appositamente per incontrare il signor D'Attanasio (insieme al Console onorario e al presidente della Conferenza episcopale nel Paese, Padre Giorgio) e discutere del caso con le autorità locali, tra cui il Ministero degli affari esteri.
  A seguito della decisione del signor D'Attanasio di revocare il mandato al proprio legale, in occasione dell'ultima visita consolare è stata fornita al connazionale una lista di legali favorevolmente noti operanti nel Paese, da contattare in qualsiasi momento. Gli è stato inoltre consegnato l'intero fascicolo processuale del precedente legale, in formato sia cartaceo che elettronico.
  Preciso infine che il signor D'Attanasio è l'unico connazionale detenuto in Papua Nuova Guinea di cui l'Ambasciata e la Farnesina abbiano notizia.
  L'Ambasciata d'Italia a Canberra, in stretto raccordo con i competenti Uffici della Farnesina e con l'aiuto del Console onorario a Port Moresby, continuerà a seguire la vicenda con la massima attenzione, garantendo al signor D'Attanasio tutta la dovuta assistenza consolare.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   BRUNO BOSSIO, MURA, CARLA CANTONE, VISCOMI, GRIBAUDO, LACARRA, LEPRI, SERRACCHIANI, D'ELIA, AVOSSA, BOLDRINI, BERLINGHIERI, BONOMO, BRAGA, CAMPANA, CANTINI, CARNEVALI, CENNI, CIAGÀ, CIAMPI, DE MICHELI, DI GIORGI, INCERTI, LA MARCA, LORENZIN, MADIA, MORANI, NARDI, PEZZOPANE, PICCOLI NARDELLI, PINI, POLLASTRINI, PRESTIPINO, QUARTAPELLE PROCOPIO, ROTTA, SCHIRÒ. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   come noto, il congedo di paternità è stato introdotto nel nostro ordinamento in via sperimentale e in favore dei soli lavoratori del settore privato dall'articolo 4, comma 24, lettera a), della legge 28 giugno 2012, n. 92, e, originariamente, prevedeva una sola giornata di astensione obbligatoria e ulteriori due giornate facoltative, da usufruire facoltativamente e in alternativa alla madre lavoratrice;

   ai sensi dell'articolo 1, comma 7, della citata legge n. 92 del 2012, le disposizioni della medesima legge, «per quanto da esse non espressamente previsto, costituiscono principi e criteri per la regolazione dei rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni»;

   con il successivo comma 8 si è disposto che «Al fine dell'applicazione del comma 7, il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche, individua e definisce, anche mediante iniziative normative, gli ambiti, le modalità e i tempi di armonizzazione della disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche»;

   grazie ad una costante azione di mobilitazione e sensibilizzazione portata avanti da tante realtà sociali e politiche, nel corso degli anni, le giornate sono via via aumentate e, allo stato attuale, il congedo obbligatorio per il padre è riconosciuto, in maniera strutturale, per un numero di 10 giorni, dall'articolo 1, comma 134, della legge 30 dicembre 2021, n. 234;

   a tutt'oggi, tuttavia, i lavoratori delle pubbliche amministrazioni non possono beneficare di tale congedo, in quanto non risulta ancora adottato il citato provvedimento attuativo da parte del Ministro per la pubblica amministrazione;

   è di tutta evidenza la grave sperequazione che si protrae ormai da troppo tempo nei confronti dei lavoratori pubblici a seguito della mancata emanazione delle disposizioni estensive; sperequazione che, inoltre, potrebbe innescare un vasto e deflagrante contenzioso giurisdizionale –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di porre rimedio alla ingiustificata esclusione dei lavoratori pubblici dalla possibilità di fruire del congedo di paternità obbligatorio, adottando i relativi provvedimenti attuativi previsti dal citato articolo 1, comma 8, della legge n. 92 del 2012.
(4-11619)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante dopo aver ripercorso la disciplina in materia di congedo di paternità chiede di sapere quali iniziative di competenza si intenda porre in essere per scongiurare disparità tra lavoratori del settore privato e del settore pubblico e l'esclusione dei lavoratori del pubblico impiego dalla possibilità di fruire di tale istituto.
  L'interrogante pone una questione di estremo interesse per l'amministrazione e per il sostegno alla genitorialità. Già in uno dei primi atti del mio mandato – l'atto di indirizzo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto delle funzioni centrali – si è affrontato il tema del
welfare contrattuale, prevedendo che la contrattazione nazionale possa contemplare interventi in grado di soddisfare le diverse esigenze del personale, tenendo conto delle sue caratteristiche dal punto di vista demografico e familiare. In tale contesto il sostegno alla genitorialità, insieme alle prestazioni sanitarie, all'istruzione e alla mobilità sostenibile, costituisce un'area di intervento tra le più importanti.
  Sul tema si segnala l'impulso comunitario con la direttiva (UE) 2019/1158 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 giugno 2019, relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e che abroga la direttiva 2010/18/UE del Consiglio.
  La legge 22 aprile 2021, n. 53 (Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2019-2020) ha delegato il Governo a recepire, tra le altre, la citata direttiva ed è in corso di istruttoria lo schema di decreto legislativo di attuazione. L'
iter di adozione sarà fissato prossimamente e il termine di recepimento della direttiva è fissato per il 2 agosto 2022.
  Lo schema del decreto legislativo sarà naturalmente trasmesso alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica per l'espressione del parere delle commissioni parlamentari competenti.
  Il provvedimento è volto essenzialmente a migliorare la conciliazione tra i tempi della vita lavorativa e quelli dedicati alla vita familiare per tutti i lavoratori che abbiano compiti di cura in qualità di genitori e/o di prestatori di assistenza, al fine di conseguire una più equa condivisione delle responsabilità tra uomini e donne e di promuovere un'effettiva parità di genere sia in ambito lavorativo che familiare. Si arriverà dunque a una disciplina uniforme.
  Attraverso alcune modifiche contenute al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53), accanto al congedo di paternità disciplinato dall'articolo 28 del citato testo unico – che spetta soltanto nei gravi casi di morte, grave infermità o abbandono del bambino da parte della madre – è allo studio l'introduzione di una nuova tipologia di congedo di paternità, come diritto autonomo e distinto spettante al padre lavoratore mentre il congedo di paternità preesistente è stato qualificato come «alternativo».
  Si tratta di un congedo obbligatorio della durata di dieci giorni lavorativi, fruibile dal padre lavoratore nell'arco temporale che va dai due mesi precedenti ai cinque successivi al parto, sia in caso di nascita che di morte perinatale del bambino. In caso di parti plurimi, si è scelto di aumentare la durata del congedo in misura fissa, per complessivi venti giorni.
  Il padre, anche adottivo o affidatario, può fruire del congedo anche durante i periodi di congedo obbligatorio di maternità della madre lavoratrice.
  Questa tipologia di congedo era già stata introdotta nel nostro ordinamento dall'articolo 4, comma 24, lettera
a), della legge 28 giugno 2012, n. 92 che, in via sperimentale, per il triennio 2013-2015, aveva riconosciuto ai padri un solo giorno di congedo obbligatorio, oltre ad un giorno facoltativo da fruire in accordo con la madre ed in alternativa ad un giorno di congedo obbligatorio di maternità spettante a quest'ultima.
  Nel corso degli anni, il congedo di paternità è stato prorogato da diverse leggi annuali di bilancio che ne hanno, inoltre, ampliato progressivamente la durata. Da ultimo, l'articolo 1, comma 134, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio per il 2022) ha reso strutturale la misura, confermandone la durata a dieci giorni lavorativi, in anticipo sulla data di recepimento della direttiva 1158 (2 agosto 2022).
  È in previsione l'introduzione nel testo unico n. 151 del 2001 di sanzioni applicabili in caso di mancata concessione del congedo di paternità autonomo od alternativo da parte del datore di lavoro, in analogia con la sanzione prevista per l'inosservanza delle disposizioni sul congedo di maternità (articolo 18), ma in misura ridotta rispetto a quest'ultimo, in quanto il congedo del padre non è connesso alle peculiari esigenze di tutela della salute e dell'integrità fisica della madre lavoratrice.
  Aggiungo inoltre che, in linea con la direttiva, saranno equiparate le indennità connesse al congedo di maternità e a quello di paternità. Saranno poi aumentati i mesi di congedo parentale coperti da indennità e sarà innalzata l'età del bambino entro cui i genitori, anche adottivi e affidatari, possono fruire del congedo parentale.
  Le novità riguarderanno anche i genitori soli, nell'ottica di un'azione positiva che vada incontro ai nuclei familiari monoparentali.
  In conclusione, nel sottolineare l'attenzione del Governo a una questione molto sentita tra i dipendenti pubblici, confermo che nei prossimi mesi si arriverà a una piena armonizzazione della disciplina sui congedi parentali in ambito pubblico e ambito privato.
  

Il Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta.


   LUCIANO CANTONE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a Catania insiste una zona industriale, denominata Etna Valley, che possiede una grande vocazione alle produzioni industriali altamente tecnologiche;

   il Sud più delle altre aree italiane ha subìto nell'ultimo decennio una profonda crisi economica tale da indurre molti siciliani altamente specializzati ad abbandonare l'isola migrando verso il Nord Italia o all'estero; tutto ciò ha avuto un pesante impatto economico sul prodotto interno lordo della regione determinando una grave crisi del tessuto sociale e l'impoverimento della popolazione;

   l'azienda Pfizer, presente con un proprio stabilimento nel territorio di Catania, è tra le maggiori produttrici di vaccini anti COVID-19 e la campagna vaccinale per la lotta alla pandemia ha determinato per l'azienda produttrice cospicui guadagni;

   nello stabilimento etneo della Pfizer attualmente si producono solamente farmaci iniettabili a base di penicillina e, visto il calo della produzione di tale farmaco, nonostante vi sia impiegato personale preparato ed esperto, la società non ha assegnato alcuna linea produttiva di vaccini a Catania;

   come si apprende dalla stampa del 7 febbraio, Pfizer ha annunciato 210 esuberi e taglio d'investimenti su Catania mediante comunicazione alle organizzazioni sindacali, nel corso di una videoconferenza a livello nazionale; si tratterebbe di una decisione che riguarda lo stabilimento produttivo interessando, nello specifico, 80 lavoratori con contratto in somministrazione e circa 130 dipendenti a tempo indeterminato ai quali, in prima istanza, viene proposto il trasferimento nella sede di Ascoli Piceno;

   Pfizer, inoltre, ha dimezzato gli investimenti, da una cifra pari a poco meno di 60 milioni di euro annuali, precedentemente erogati per la produzione catanese, a 28 milioni di euro che sarebbero sufficienti soltanto alla manutenzione degli impianti dimostrando l'intenzione della società di non volere investire sul futuro dello stabilimento;

   già da novembre 2021 il Movimento 5 Stelle, per il tramite dei suoi portavoce regionali, ha sollevato la questione attraverso diverse interlocuzioni con il Ministero, però in concreto il Ministro interrogato non ha intrapreso alcuna iniziativa in merito;

   il territorio dell'Etna Valley vive, in questo particolare periodo di pandemia, una situazione di grave crisi che interessa diversi settori industriali e il loro indotto; purtroppo la questione riguarda non solo i lavoratori coinvolti e le loro famiglie, ma, se non si dovesse trovare una soluzione scongiurando i licenziamenti, ciò potrebbe determinare una grave impatto sul settore economico e sul tessuto sociale catanese;

   i lavoratori sono fortemente preoccupati dalla situazione che si sta determinando a causa della decisione di ridurre gli investimenti sullo stabilimento per i possibili futuri licenziamenti, oltre a quelli già annunciati, che si potrebbero delineare –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per trovare una soluzione alla vertenza Pfizer;

   se intenda istituire un tavolo di crisi presso il Ministero dello sviluppo economico con la presenza dei sindacati, delle istituzioni competenti e dei vertici aziendali;

   quali siano gli investimenti che Pfizer intenda effettuare, quale sia il piano industriale dell'azienda e quali prospettive abbia la società per lo stabilimento di Catania ed i suoi lavoratori.
(4-11305)

  Risposta. — Con l'atto in esame l'interrogante, evidenzia la situazione occupazionale dello stabilimento della Wyeth Lederle S.p.A. di Catania, specializzato nella produzione di antibiotici parenterali di prima linea penicillinici e non penicillinici per uso ospedaliero, che attualmente, hanno subìto un calo di richiesta.
  Al riguardo, sentita la struttura competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Il piano di ridimensionamento dell'organico che la multinazionale statunitense Pfizer ha deciso di attuare in Italia il 3 febbraio 2022 durante un incontro è relativo a circa 210 unità, delle quali 130 sono dipendenti diretti di Pfizer. La vertenza, fino ad oggi, è stata seguita a livello locale, sia dalla Prefettura che da Confindustria Catania.
  Ai sensi della direttiva del Ministro dello sviluppo economico del 14 ottobre 2021, l'articolo 1 stabilisce quali sono i requisiti per l'istituzione di un tavolo di crisi a livello nazionale, i quali non ricorrerebbero nel caso di specie. Nel corso degli incontri del citato tavolo regionale, dunque, il rappresentante dell'azienda avrebbe precisato che la propria strategia non prevede la dismissione del suddetto stabilimento, e che, peraltro, saranno effettuati investimenti per un intervento di modernizzazione per la ristrutturazione del sito.
  Come è noto, il 7 marzo 2022, presso la sede di Confindustria di Catania, nell'ambito delle relazioni industriali, non si è riusciti a raggiungere un accordo con i sindacati, che hanno lamentato l'assenza, da parte della Pfizer, di precise informazioni in merito alla questione sollevata. Il tavolo regionale, già attivato presso la medesima regione, potrà, dunque, essere riconvocato al fine di valutare le possibili soluzioni e i più opportuni strumenti da attivare per gestire positivamente la vicenda.
  Si riferisce, infine, che, sentito al riguardo anche il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, lo stesso ha informato che, ad oggi, le proprie strutture non hanno ricevuto alcuna comunicazione, né richiesta di intervento.
  In conclusione, si rappresenta che le opportune iniziative per garantire la continuità produttiva e per tutelare, al contempo, gli attuali livelli occupazionali del sito potranno essere valutate nell'ambito di un nuovo incontro del tavolo di crisi regionale.

La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   CAPITANIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dalla stampa locale e nazionale la procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza avrebbe aperto una indagine per simulazione di reato di minacce nei confronti del Sindaco di Ornago Daniel Siccardi;

   nel mese di aprile 2021 il primo cittadino aveva deciso di denunciare pubblicamente le minacce di morte ricevute, parole e fotografie cruente con la sua testa spaccata fra sangue e volto sfregiato, firmate Freddy Krueger, il personaggio del film Nightmare. Un'escalation durata un paio di mesi che l'aveva spaventato, fino a spingerlo a sporgere denuncia ai carabinieri di Bellusco;

   la vicenda aveva giustamente allarmato la popolazione e le istituzioni locali che si erano strette intorno al giovane amministratore;

   le gravissime accuse, a dir poco inquietanti che stanno emergendo dall'inchiesta, indignano le forze sane della società civile e della politica che chiedono a gran voce che vengano adottati provvedimenti immediati per il comune di Ornago;

   resta fermo il profondo convincimento che, in fase di indagini, il garantismo sia posto a presidio della persona in una democrazia liberale e che la nostra Costituzione sia ispirata a questi principi, racchiusi, nella presunzione di innocenza, di cui all'articolo 27; è, altresì, chiaro che, nell'accertamento della simulazione di un reato da parte del sindaco, la valutazione dell'amministrazione, nella sua ampia discrezionalità, è totalmente distinta da quella che deve effettuare il giudice penale;

   la rimozione si connota quale «misura di carattere straordinario per fronteggiare un'emergenza straordinaria» –:

   se, alla luce dei fatti suesposti, il Ministro interrogato non intenda valutare la sussistenza dei presupposti per adottare le iniziative di competenza ai sensi del vigente testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali in materia di rimozione e sospensione di amministratori locali.
(4-11260)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato in esame si rappresenta quanto segue.
  Il 28 aprile 2021, il sindaco del comune di Ornago (Monza-Brianza) ha denunciato pubblicamente, attraverso
social network, di aver ricevuto alcuni messaggi intimidatori, contenenti immagini cruente ed espressioni dai toni minatori.
  Nel corso della stessa giornata il sindaco ha altresì formalizzato una denuncia-querela contro ignoti presso la stazione Carabinieri di Bellusco, competente per territorio, precisando di aver ricevuto, dal 10 febbraio al 27 aprile 2021, sei messaggi contenenti minacce e immagini che lo ritraevano sanguinante e sfigurato in volto, rinvenuti, in tempi e circostanze differenti, nella buca delle lettere presso l'abitazione di residenza, su di un tavolino all'ingresso della sede municipale e nella casella della
mail istituzionale.
  La denuncia ha suscitato molteplici manifestazioni di vicinanza e solidarietà da parte di esponenti politici e cittadini.
  Alla luce degli episodi denunciati, nell'ambito della riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia promossa dalla prefettura di Monza-Brianza in data 29 aprile 2021, è stata disposta l'attivazione di un servizio di vigilanza generica radiocollegata presso l'attuale e la precedente dimora del sindaco, unitamente all'implementazione del servizio già in atto presso il municipio.
  Le indagini condotte dai Carabinieri di Bellusco, d'intesa e su delega della procura della Repubblica di Monza, volte a identificare l'utilizzatore dell'
account di posta elettronica dal quale era partita la mail dal contenuto minatorio, hanno permesso di acquisire elementi che ricondurrebbero allo stesso sindaco in ordine sia alla creazione che agli accessi al predetto account.
  Di conseguenza, in data 17 gennaio 2022 l'autorità giudiziaria ha emesso invito per la presentazione di persona sottoposta ad indagini nei confronti del sindaco, che ha reso interrogatorio il successivo 25 gennaio.
  In relazione ai fatti in questione, la prefettura di Monza e della Brianza, nell'evidenziare che il procedimento penale cui si è fatto cenno è ancora pendente nella fase delle indagini preliminari, ha rappresentato che non risultano sussistere al momento i presupposti necessari per l'adozione di iniziative in materia di rimozione, sospensione e decadenza degli amministratori locali ai sensi di quanto previsto dal decreto legislativo n. 267 del 2000, Testo unico degli enti locali, e dalla legge n. 190 del 2012.
  Il prefetto di Monza e Brianza ha comunque assicurato la massima attenzione nel seguire gli eventuali sviluppi della vicenda.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   D'ORSO, VILLANI, SCANU, BALDINO, ASCARI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° luglio 2021 sono riprese le esecuzioni degli sfratti relativamente ai provvedimenti di rilascio degli immobili precedenti al 29 febbraio 2020; dal 1° ottobre 2021 riprenderanno le esecuzioni degli sfratti riguardanti i provvedimenti di rilascio degli immobili emessi tra il 1° marzo 2020 e il 30 settembre 2020, mentre quelli disposti per il periodo che va tra il 1° ottobre 2020 e il 30 giugno 2021 verranno messi in esecuzione dal 1° gennaio 2022;

   secondo i dati forniti dall'Unione inquilini e da altri sindacati dal 1° luglio saranno circa 80.000 i provvedimenti che andranno in esecuzione, a Roma il prefetto ha dichiarato che dal 1° luglio saranno 4.500 gli sfratti che andranno in esecuzione;

   non può tacersi che, purtroppo, le consistenti risorse stanziate dal precedente Governo nel corso del 2020 destinate ai fondi contributo affitto e morosità incolpevole trasferite alle regioni ai fini dell'erogazione ai beneficiari per larga parte non sono state ancora assegnate agli aventi diritto per consentire loro di tacitare o alleviare la morosità ed evitare lo sfratto;

   i comuni saranno travolti da una domanda di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale che non saranno in grado di soddisfare per garantire il passaggio da casa a casa alle famiglie con sfratto;

   le prefetture saranno chiamate a gestire una situazione difficile vista la mole di richieste di uso della forza pubblica che si riverseranno sulle forze dell'ordine e la ripresa delle azioni di rilascio rischia di diventare un problema di ordine pubblico, sicché si rende necessario prevedere l'attivazione presso le prefetture di percorsi di gradualità per le esecuzioni degli sfratti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare per evitare situazioni di tensione sociale e, in tale contesto, se non ritenga necessario fornire indicazioni alle prefetture affinché vengano attivati tavoli di crisi per sostenere percorsi di gradualità nel rilascio degli immobili già previsti dalla normativa vigente e vengano definiti specifici protocolli.
(4-09761)

  Risposta. — Con riferimento a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta che negli ultimi anni il legislatore è intervenuto sulla disciplina della sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio, modulando i provvedimenti in relazione alle esigenze contingenti cui fare fronte nelle differenti fasi dell'emergenza pandemica: da un iniziale provvedimento di blocco per così dire totale, con il trascorrere del tempo e l'evolversi della situazione, l'ambito dell'applicazione è stato progressivamente ristretto.
  Tanto premesso, in merito alle risorse stanziate a sostegno degli inquilini, cui si fa riferimento nell'interrogazione, si evidenzia che l'articolo 6 del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102 ha istituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli. Il fondo, la cui dotazione iniziale di 20 milioni di euro è stata incrementata da successivi interventi normativi, viene annualmente ripartito tra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano.
  Più di recente è stato istituito, sempre nello stato di previsione dello stesso Dicastero, il fondo per la sostenibilità del pagamento degli affitti di unità immobiliari residenziali, previsto dal decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137 a favore del locatore che abbia ridotto il canone del contratto di locazione in essere al 29 ottobre 2020. Al riguardo, si rappresenta che le procedure attuative di ripartizione delle risorse in questione ricadono nella competenza del predetto Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile.
  Per quanto riguarda le competenze attribuite al Ministero dell'interno, l'articolo 6 del decreto-legge n. 102 del 2013 prevede il coinvolgimento delle Prefetture ai fini dell'adozione di misure di graduazione programmata dell'intervento della forza pubblica nell'esecuzione dei provvedimenti di sfratto.
  Tale delicata competenza – che incide sia sulle legittime aspettative dei proprietari a ottenere la disponibilità degli immobili oggetto di sfratto, sia sulle situazioni di soggetti e nuclei familiari in difficoltà – deve contemperare interessi contrapposti e necessita di essere esercitata all'interno di un sistema complessivo di interventi da parte dei diversi attori, pubblici e privati, competenti.
  Al riguardo si fa presente che, anche in relazione alle situazioni di maggiore criticità registrate sul territorio, alcune Prefetture hanno attivato tavoli di confronto coinvolgendo le regioni, i comuni, l'autorità giudiziaria, gli enti di gestione dell'edilizia popolare e le organizzazioni rappresentative dei proprietari e degli inquilini degli immobili.
  In alcuni casi sono stati sottoscritti protocolli d'intesa con gli interlocutori istituzionali, finalizzati ad armonizzare e integrare gli interventi, in particolare quelli previsti sulla morosità incolpevole, sotto i profili della ripartizione delle risorse disponibili, del numero di alloggi da assegnare in emergenza agli sfrattati, nonché delle procedure da attuare nei confronti delle famiglie colpite da sfratto.
  Appare anche opportuno rammentare che al fine di agevolare la ripresa del sistema economico e ridurre le situazioni di disagio, con la direttiva del Ministro dell'interno del 10 aprile 2020 sono stati forniti precisi indirizzi ai prefetti, richiamando la necessità di dare massimo impulso alle attività di ascolto, dialogo e confronto con gli attori istituzionali, i rappresentanti territoriali delle categorie produttive, delle parti sociali e del sistema finanziario e creditizio, al fine di intercettare ogni segnale di possibile disgregazione del tessuto sociale ed economico, con particolare riguardo alle esigenze delle categorie più deboli.
  Un preciso
input è stato fornito in relazione al tema del disagio abitativo – nella consapevolezza che nell'attuale scenario pandemico fosse destinato a subire un incremento significativo – e, pertanto, in tale direzione continueranno a svolgersi mirate attività da parte delle Prefetture.
  Per quanto riguarda la ripresa dell'esecuzione delle sentenze di sfratto nella città di Roma – cui si fa riferimento nell'interrogazione – la locale Prefettura ha riferito di aver istituito un tavolo di coordinamento delle attività in materia di sfratti già nel mese di maggio 2021, d'intesa con la Corte d'appello di Roma. Al consesso partecipano, oltre alla Prefettura, l'Ufficio notificazioni, esecuzioni e protesti della Corte d'appello (Unep), a cui fanno capo gli ufficiali giudiziari incaricati di eseguire i rilasci di immobile, le forze dell'ordine e le istituzioni locali, in particolare l'Assessorato alle politiche abitative della Regione Lazio e l'Assessorato al patrimonio di Roma Capitale
  I lavori del tavolo partono dal presupposto che l'ufficiale giudiziario ha la facoltà di richiedere l'assistenza delle forze dell'ordine territorialmente competenti per l'esecuzione dello sfratto e che la concessione della forza pubblica costituisce un atto dovuto, come ribadito dalla sentenza della Corte costituzionale n. 321 del 1998, che ha sottratto all'autorità amministrativa ogni competenza in ordine alla programmazione degli sfratti.
  Ciò posto, in aderenza all'indirizzo espresso dal Ministero dell'interno con circolare del 3 agosto 2021, il sopra menzionato tavolo è stato istituito con l'obiettivo da un lato di effettuare una più organica pianificazione dell'impiego delle forze di polizia nell'attività esecutiva dei provvedimenti giurisdizionali e, dall'altro di coinvolgere le competenti istituzioni territoriali nell'attivazione delle necessarie misure di sostegno e assistenza a beneficio delle persone fragili interessate dai provvedimenti di sfratto.
  Più nel dettaglio, in sede di tavolo è stata concordata una prassi operativa che consiste nella trasmissione da parte dell'Unep alla Prefettura, con cadenza mensile, dell'elenco degli interventi previsti per il mese successivo, per i quali gli ufficiali giudiziari competenti ritengono necessario il supporto della forza pubblica, e nel suo successivo inoltro alla Questura per la distribuzione del carico delle operazioni alle articolazioni territoriali delle Forze dell'ordine.
  È previsto, inoltre, l'invio della lista delle procedure anche alla Guardia di finanza, per gli accertamenti economico-finanziari finalizzati ad evidenziare i casi di esecutati in effettiva condizione di bisogno. In relazione a tali ultime fattispecie gli Enti locali sono invitati a individuare delle alternative alloggiative.
  Il tavolo, le cui attività sono ancora in via di sperimentazione, si è riunito periodicamente e, a seguito dell'insediamento della nuova amministrazione di Roma Capitale, sono state riavviate le interlocuzioni con i competenti assessori della Giunta capitolina, che hanno ribadito l'intento di procedere secondo gli indirizzi condivisi in quel consesso.
  Parallelamente, la Prefettura ha ospitato alcune riunioni di confronto con le principali organizzazioni sindacali rappresentative degli inquilini e dei proprietari di case, al fine di acquisire un quadro il più possibile esaustivo e aggiornato della problematica degli sfratti.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   DIENI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nel footer del sito del Ministero del turismo è presente il link al sito dell'Agenzia nazionale del turismo;

   ai sensi dell'articolo 12, comma 2, del decreto-legge n. 35 del 14 marzo 2005, l'Agenzia nazionale del turismo, prima Ente nazionale del turismo (ENIT), è nata per promuovere l'immagine unitaria dell'offerta turistica nazionale e favorirne la commercializzazione;

   a livello digitale, il sito dell'Agenzia non sembra però rispondere in alcun modo a questo obiettivo. Cliccando sulla sezione «Fiere ed Eventi» questa rimanda ad una «pagina 404»;

   per promuovere il turismo, l'Agenzia rimanda ad uno ulteriore sito, denominato «Italia» che non è chiaramente identificabile, ma che si nasconde dietro il blocco «TURISTA» che compare in homepage;

   all'interno del sito l'immagine unitaria dell'offerta turistica nazionale non sembra però essere rappresentata in maniera omogenea ed equilibrata;

   partendo dalla homepage del sito «Italia» nella sezione «Città d'Arte» manca l'elenco di molte altre città come quelle della Calabria – a esempio Tropea, Borgo dei Borghi 2021 – o Stilo che con la Chiesa Bizantina la Cattolica compare addirittura sui nostri Passaporti;

   allo stesso modo nella sezione «L'Italia dei Musei» non c'è alcun riferimento alla regione Calabria nonostante la presenza dei Bronzi di Riace all'interno del Museo Archeologico di Reggio Calabria;

   nella sezione «Dove andare» compare la distinzione tra «città» e «regioni». Nel primo caso non c'è riferimento a gran parte delle città del sud Italia che non compaiono neanche sulla cartina accanto. Inoltre cliccando sul link «scopri tutte le città» si viene rimandati ad una nuova sezione dove tra le prime card compare quella di un noto quartiere romano, il «Gianicolo»;

   nel secondo caso invece le regioni d'Italia da 20 sono passate a 21 con la distinzione Trentino ed Alto Adige che è un'unica regione. Almeno in questa sezione è possibile, selezionando la voce «Calabria», poter ammirare alcune delle bellezze della regione;

   tramite la sezione «COSA FARE» si accede ad una nuova pagina sulla quale è possibile osservare le «14 spiagge più scenografiche d'Italia». L'elenco sembra essere basato su un giudizio soggettivo più che obiettivo. Compaiono menzionate, più volte, alcune regioni e non vengono indicate spiagge altrettanto belle di altre, come le spiagge del Parco del Monte Conero nelle Marche o la spiaggia di Scilla in Calabria;

   il sito sembra essere indicizzato per valorizzare alcune realtà e regioni italiane, a discapito di altre, come quelle del Mezzogiorno, per le quali il turismo è centrale;

   la digitalizzazione rappresenta un fondamentale strumento di marketing in grado di promuovere in tempi rapidissimi e senza alcun limite territoriale, il patrimonio artistico, culturale ed architettonico del nostro Paese;

   tale patrimonio però non può essere offuscato né da alcun algoritmo digitale, né tantomeno dalla non conoscenza della nostra cultura;

   anche questo dovrebbe essere il principio alla base del quale dovrebbero essere valutati i progetti che stanno rispondendo all'avviso pubblico per la concessione di contributi per valorizzare la capacità di adattamento al mercato turistico attraverso progetti integrati, mirati al miglioramento della comunicazione digitale e all'attrattività del Sistema Paese, in attuazione del Piano di Promozione 2020, ai sensi del decreto ministeriale 11 agosto 2020 ex articolo 179, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto;

   quale criterio oggettivo sia stato adottato nella selezione delle voci indicate nel sito «Italia»;

   quali iniziative intenda adottare per garantire una promozione unitaria del patrimonio culturale del Paese;

   per quali ragioni il link del sito «Italia» non venga inserito su quello del Ministero del turismo.
(4-11916)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame, l'interrogante svolge alcuni rilievi sulle specifiche del sito «Italia» – cui rinvia il sito ufficiale dell'ENIT – sia sotto il profilo dell'architettura del sito, sia circa l'asserito mancato inserimento al suo interno di alcune mete ritenute di particolare pregio, chiedendo al Ministro del turismo:

   quale criterio oggettivo sia stato adottato nella selezione delle voci indicate nel sito «Italia» e per quali ragioni il link del sito «Italia» non sia inserito all'interno di quello del Ministero del turismo;

   quali iniziative si intendano adottare per garantire la promozione unitaria del nostro patrimonio culturale. Al riguardo, si segnala che il portale Italia.it è oggetto di un profondo rinnovamento in termini di offerta, servizi, qualità e profondità dei contenuti, proprio per colmare gli ambiti, le destinazioni e i prodotti turistici ad oggi non ancora rappresentati in modo adeguato.

  L'attuale Italia.it rappresenta il primo rilascio del vasto programma di attività previsto nel piano del Ministero del turismo per la realizzazione del Tourism digital hub (TDH), una piattaforma digitale multicanale che consentirà l'incontro dei bisogni dei turisti con l'offerta turistica del territorio italiano, e costituisce, dunque, non un punto di arrivo del progetto di comunicazione digitale, bensì una fase transitoria che si svilupperà in modo incrementale e progressivo, come già in parte avvenuto con la dashboard del turismo, le infografiche settimanali, le linee guida di interoperabilità e il lancio della prima chatbot del turismo italiano (presente sul Messenger sulla pagina Facebook di Italia.it).
  Prossimamente si prevede la realizzazione di iniziative di comunicazione,
marketing e pubblicità per promuovere il brand Italia.it; la produzione di nuovi contenuti del portale; la collaborazione e il coinvolgimento di partner terzi e operatori B&B per attivare l'integrazione di offerte e servizi prenotabili on-line; la realizzazione di iniziative volte alla fidelizzazione del turista attraverso, ad esempio, la mobile app e programmi di loyalty.
  Infine, con riferimento a quanto evidenziato dall'interrogante circa l'asserito mancato inserimento di alcune mete ritenute di particolare pregio, si evidenzia che:

   la città di Tropea (https://www.italia.it/it/tropea) è presente su Italia.it. Dal punto di vista dell'architettura dell'informazione non compare nel tag «Città» in quanto non è assimilabile alle grandi città d'arte italiane. Il contenuto in oggetto è infatti taggato come «borgo», «mare» e «spiagge»;

   la città di Stilo e l'edificio religioso della «Cattolica», trovano espressione all'interno dell'articolo «La Calabria: tra Bizantini e Borboni» (https://www.italia.it/it/la-calabria-tra-bizantini-e-borboni);

   per quanto concerne i Bronzi di Riace, il point of interest «Museo» sul Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria è in fase di pubblicazione;

   alcune città d'arte del Sud Italia sono presenti sul portale (Napoli, Bari, Matera, Lecce, Reggio Calabria, Catania, Palermo, Cagliari, Siracusa).
   

Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   EHM, SARLI e SURIANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con l'operazione «Aquila d'inverno», tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio 2022, la Turchia ha avviato una serie di bombardamenti in alcuni dei punti simbolo del confederalismo democratico e su diversi villaggi: il campo profughi di Makhmour, la regione Rojava e Shengal, regione irachena a maggioranza curda, dove si sono registrati centinaia di feriti e diversi morti;

   i bersagliamenti compiuti avrebbero valenza simbolica contro il processo di democratizzazione compiuto dalle forze curde ispirate al progetto di società ugualitaria, democratica, ecologista, femminista e interculturale del Confederalismo democratico, fortemente voluto anche da Abdullah Öcalan, in prigione da oltre 23 anni;

   il 15 febbraio 1999, Abdullah Öcalan, Presidente del Movimento di liberazione del Kurdistan e fondatore del partito PKK viene condannato all'ergastolo e trasferito nel carcere di massima sicurezza di Imrali dove viene condannato all'isolamento permanente;

   lo stesso anno, nel 1999, l'Italia, con una sentenza del tribunale di Roma a richiamo della Dichiarazione sull'asilo territoriale, adottata dall'Onu il 15 dicembre 1967, riconobbe ad Abdullah Öcalan il diritto di asilo politico. Nella suddetta Dichiarazione è specificato che: «l'asilo accordato da uno Stato, nell'esercizio della sua sovranità, a persone che possono invocare l'articolo 14 della Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo, deve essere rispettato da tutti gli altri Stati»;

   le Nazioni Unite hanno la responsabilità di garantire che la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo venga applicata anche per Öcalan;

   in base alle sentenze emesse dalla Corte Suprema dell'Unione europea, con sede in Lussemburgo nel 2018 e dalla Corte d'appello di Bruxelles – sentenza confermata dalla Corte di cassazione del Belgio – nel 2019, è illegittimo decretare il partito del Pkk quale organizzazione terroristica tenuto conto che quel partito andrebbe inteso quale fazione parte di un conflitto armato all'interno dello Stato turco e quindi soggetto alle tutele dei regimi di guerra e non alla giustizia penale di quel Paese;

   l'Unione europea e l'Italia devono prenderne atto;

   il ruolo del partito Pkk è stato ritenuto di supporto strategico nella guerra in Siria e in Iraq per la liberazione, attraverso corridoi umanitari, di migliaia di Yazidi intrappolati nella morsa dell'Isis;

   va altresì tenuto conto del buon esempio di convivenza pacifica promossa dai curdi nel Rojava, tra popoli di diversa etnia e religione a cui ha fatto seguito un esperimento sociale di economia dal basso caratterizzata dalla parità di genere, rispetto per l'ambiente secondo una teoria ispirata dal leader Abdullah Öcalan –:

   se il Governo intenda adottare, anche a seguito della mancanza di notizie, iniziative di approfondimento volte alla conoscenza delle attuali condizioni psicofisiche di Abdullah Öcalan;

   se vi sia la possibilità, di adottare iniziative, in seno all'Unione europea, per intraprendere un percorso condiviso per la scarcerazione di Abdullah Öcalan, tenuto conto in particolare delle sentenze citate in premessa, anche ai fini dell'applicazione della disciplina in materia di diritto d'asilo.
(4-11306)

  Risposta. — Le Autorità turche hanno costantemente sottolineato che Abdullah Öcalan è un cittadino turco, condannato da un tribunale turco per crimini ritenuti gravissimi, per i quali sta scontando la pena comminatagli. Quest'ultima è stata tramutata da pena di morte in ergastolo dopo l'abolizione della pena capitale nel Paese nel 2002. Ankara respinge, pertanto, qualsiasi ingerenza internazionale in quella che reputa una vicenda giudiziaria e di sicurezza interna.
  Le Autorità turche considerano infatti il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), di cui Abdullah Öcalan è
leader, un'organizzazione terroristica che per oltre 30 anni ha condotto attività terroristiche in Turchia, costate la vita a decine di migliaia di civili.
  Il PKK è tra le organizzazioni soggette a sanzioni dell'Unione europea nel quadro del regime sanzionatorio tematico creato per contrastare il terrorismo. Tale inclusione è stata confermata, da ultimo, nel febbraio 2022.
  Ovviamente il rispetto dei diritti dei detenuti, incluso Abdullah Öcalan, rappresenta un obbligo vincolante per Ankara, quale membro del Consiglio d'Europa.
  In tale ambito la situazione dei detenuti è oggetto di monitoraggio da parte del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT). Il Comitato in questione ha visitato a più riprese la prigione di Imrali, dove è detenuto Öcalan. In un rapporto pubblicato il 5 agosto 2020, relativo a una visita realizzata nel 2019, sono stati rilevati alcuni progressi rispetto a un precedente incontro: in particolare lo svolgimento di alcune visite da parte dei familiari e la prima visita da parte del legale di Öcalan dal 2011. Il Comitato ha reiterato l'invito alle Autorità turche a rendere «più accettabile» il trattamento dei detenuti nella prigione, prevedendo in particolare la possibilità di visite regolari da parte di familiari e legali, nonché maggiori occasioni di interazione tra i prigionieri.
  La Corte europea dei diritti dell'uomo si è espressa sulla vicenda con la sentenza Öcalan (2) v. Turchia del 18 marzo 2014. In tale sentenza viene accertata la violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo relativamente al fatto che il ricorrente sia stato condannato a un ergastolo senza possibilità di «libertà condizionale». La Corte ha anche accertato la sussistenza di trattamenti inumani e degradanti a danno di Öcalan, ma solo fino al novembre 2009, mentre non ha più rilevato tale violazione per il periodo successivo. Ha invece respinto integralmente il ricorso per le violazioni relative agli articoli 7 (
nulla poena sine lege) e 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare).
  L'esecuzione della sentenza in parola è monitorata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa nell'ambito della procedura che interessa Abdullah Öcalan e altri tre prigionieri politici, discussa da ultimo nella riunione tenutasi tra il 30 novembre e il 2 dicembre 2021. In tale occasione, il Comitato dei Ministri, nel ricordare che la Corte, nel caso Öcalan (2) non ha rilevato una perdurante violazione da parte delle Autorità turche del divieto di tortura o trattamento o pena disumano o degradante, e che il CPT monitora regolarmente le condizioni di detenzione di Öcalan attraverso visite alla struttura penitenziaria di Imrali, non ha ritenuto di chiedere «misure individuali» a favore di Abdullah Öcalan. Il Comitato ha sollecitato le Autorità turche ad adottare le necessarie riforme normative di adeguamento ai principi della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo in materia e ha chiesto informazioni sul numero di detenuti in situazione analoga a quella di Öcalan: detenuti a vita senza possibilità di riesame o di accedere alla libertà condizionale.
  Insieme ai
partner dell'Unione europea, l'Italia ha, a più riprese, ribadito l'invito ad Ankara a proteggere i diritti umani, le libertà fondamentali e lo stato di diritto, da ultimo nell'intervento pronunciato da 26 Stati membri (tutti eccetto l'Ungheria) nel corso della 48a sessione del Consiglio Diritti Umani il 24 settembre 2021.
  Anche le conclusioni del Consiglio dell'Unione europea sulle priorità nei fori delle Nazioni Unite in materia di diritti umani per il 2022, adottate il 24 gennaio 2022, sottolineano l'attenzione con cui l'Unione europea monitora il rispetto da parte della Turchia degli impegni presi quale Paese candidato all'adesione all'Unione europea e membro del Consiglio d'Europa.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   FASSINA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° luglio 2021 sono riprese (o riprenderanno) le esecuzioni degli sfratti relativamente alle sentenze per morosità precedenti al 29 febbraio 2020; dal 1° ottobre 2021 riprenderanno le azioni di rilascio relative alle sentenze emesse per morosità tra il 1° marzo 2020 e il 30 settembre 2020, mentre le azioni di rilascio per le sentenze per morosità emesse tra il 1° ottobre 2020 e il 30 giugno 2021, andranno in esecuzione dal 1° gennaio 2022;

   secondo dati forniti dall'Unione inquilini e da altri sindacati dal 1° luglio saranno circa 80.000 le sentenze che andranno in esecuzione; a Roma il prefetto ha dichiarato che dal 1° luglio saranno 4.500 gli sfratti che andranno in esecuzione;

   la ripresa delle esecuzioni degli sfratti avviene senza che negli ultimi 16 mesi si siano adottate misure in grado di affrontare lo «tsunami sociale» della ripresa degli sfratti, in un contesto di rapporti tra inquilini e proprietari incancrenito dal fatto che in tutto il 2020, nonostante lo stanziamento di centinaia di miliardi di euro in ristori, nulla è stato destinato in termini di ristori per proprietari con immobili soggetti a proroga;

   i comuni non sono in grado di affrontare la ripresa degli sfratti, in quanto non hanno nella loro disponibilità un numero sufficiente di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, unica possibilità per garantire il passaggio da casa a casa alle famiglie con sfratto;

   è da segnalare come le risorse stanziate nel corso del 2020, destinate ai fondi contributo affitto e morosità incolpevole, in larga parte non sono state utilizzate e addirittura i complessivi 260 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio per 2021 ad oggi non sono neanche stati ripartiti alle regioni;

   a livello locale, le prefetture saranno chiamate a gestire una situazione difficile vista la mole di richieste di uso della forza pubblica che si riverserà sui commissariati ed è del tutto evidente la necessità di evitare che la ripresa delle azioni di rilascio diventi una questione di ordine pubblico; è necessario, quindi, prevedere l'attivazione presso le prefetture di percorsi di gradualità per le esecuzioni degli sfratti –:

   quali iniziative si intendano assumere per evitare situazioni di inutile e grave tensione sociale e, in tale contesto, se non si ritenga necessario fornire indicazioni alle prefetture affinché vengano attivati, tavoli di crisi per sostenere percorsi di gradualità nel rilascio degli immobili già previsti dalla normativa vigente e individuati o da individuare in specifici protocolli.
(4-09709)

  Risposta. — Con riferimento a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta che negli ultimi anni il legislatore è intervenuto sulla disciplina della sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio, modulando i provvedimenti in relazione alle esigenze contingenti cui fare fronte nelle differenti fasi dell'emergenza pandemica: da un iniziale provvedimento di blocco per così dire totale, con il trascorrere del tempo e l'evolversi della situazione, l'ambito dell'applicazione è stato progressivamente ristretto.
  Tanto premesso, in merito alle risorse stanziate a sostegno degli inquilini, cui si fa riferimento nell'interrogazione, si evidenzia che l'articolo 6 del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102 ha istituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli. Il fondo, la cui dotazione iniziale di 20 milioni di euro è stata incrementata da successivi interventi normativi, viene annualmente ripartito tra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano.
  Più di recente è stato istituito, sempre nello stato di previsione dello stesso Dicastero, il fondo per la sostenibilità del pagamento degli affitti di unità immobiliari residenziali, previsto dal decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137 a favore del locatore che abbia ridotto il canone del contratto di locazione in essere al 29 ottobre 2020. Al riguardo, si rappresenta che le procedure attuative di ripartizione delle risorse in questione ricadono nella competenza del predetto Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile.
  Per quanto riguarda le competenze attribuite al Ministero dell'interno, l'articolo 6 del decreto-legge n. 102 del 2013 prevede il coinvolgimento delle Prefetture ai fini dell'adozione di misure di graduazione programmata dell'intervento della forza pubblica nell'esecuzione dei provvedimenti di sfratto.
  Tale delicata competenza – che incide sia sulle legittime aspettative dei proprietari a ottenere la disponibilità degli immobili oggetto di sfratto, sia sulle situazioni di soggetti e nuclei familiari in difficoltà – deve contemperare interessi contrapposti e necessita di essere esercitata all'interno di un sistema complessivo di interventi da parte dei diversi attori, pubblici e privati, competenti.
  Al riguardo si fa presente che, anche in relazione alle situazioni di maggiore criticità registrate sul territorio, alcune Prefetture hanno attivato tavoli di confronto coinvolgendo le regioni, i comuni, l'autorità giudiziaria, gli enti di gestione dell'edilizia popolare e le organizzazioni rappresentative dei proprietari e degli inquilini degli immobili.
  In alcuni casi sono stati sottoscritti protocolli d'intesa con gli interlocutori istituzionali, finalizzati ad armonizzare e integrare gli interventi, in particolare quelli previsti sulla morosità incolpevole, sotto i profili della ripartizione delle risorse disponibili, del numero di alloggi da assegnare in emergenza agli sfrattati, nonché delle procedure da attuare nei confronti delle famiglie colpite da sfratto.
  Appare anche opportuno rammentare che al fine di agevolare la ripresa del sistema economico e ridurre le situazioni di disagio, con la direttiva del Ministro dell'interno del 10 aprile 2020 sono stati forniti precisi indirizzi ai prefetti, richiamando la necessità di dare massimo impulso alle attività di ascolto, dialogo e confronto con gli attori istituzionali, i rappresentanti territoriali delle categorie produttive, delle parti sociali e del sistema finanziario e creditizio, al fine di intercettare ogni segnale di possibile disgregazione del tessuto sociale ed economico, con particolare riguardo alle esigenze delle categorie più deboli.
  Un preciso
input è stato fornito in relazione al tema del disagio abitativo – nella consapevolezza che nell'attuale scenario pandemico fosse destinato a subire un incremento significativo – e, pertanto, in tale direzione continueranno a svolgersi mirate attività da parte delle Prefetture.
  Per quanto riguarda la ripresa dell'esecuzione delle sentenze di sfratto nella città di Roma – cui si fa riferimento nell'interrogazione – la locale Prefettura ha riferito di aver istituito un tavolo di coordinamento delle attività in materia di sfratti già nel mese di maggio 2021, d'intesa con la Corte d'appello di Roma. Al consesso partecipano, oltre alla Prefettura, l'Ufficio notificazioni, esecuzioni e protesti della Corte d'appello (Unep), a cui fanno capo gli ufficiali giudiziari incaricati di eseguire i rilasci di immobile, le forze dell'ordine e le istituzioni locali, in particolare l'Assessorato alle politiche abitative della Regione Lazio e l'Assessorato al patrimonio di Roma Capitale
  I lavori del tavolo partono dal presupposto che l'ufficiale giudiziario ha la facoltà di richiedere l'assistenza delle forze dell'ordine territorialmente competenti per l'esecuzione dello sfratto e che la concessione della forza pubblica costituisce un atto dovuto, come ribadito dalla sentenza della Corte costituzionale n. 321 del 1998, che ha sottratto all'autorità amministrativa ogni competenza in ordine alla programmazione degli sfratti.
  Ciò posto, in aderenza all'indirizzo espresso dal Ministero dell'interno con circolare del 3 agosto 2021, il sopra menzionato tavolo è stato istituito con l'obiettivo da un lato di effettuare una più organica pianificazione dell'impiego delle forze di polizia nell'attività esecutiva dei provvedimenti giurisdizionali e, dall'altro di coinvolgere le competenti istituzioni territoriali nell'attivazione delle necessarie misure di sostegno e assistenza a beneficio delle persone fragili interessate dai provvedimenti di sfratto.
  Più nel dettaglio, in sede di tavolo è stata concordata una prassi operativa che consiste nella trasmissione da parte dell'Unep alla Prefettura, con cadenza mensile, dell'elenco degli interventi previsti per il mese successivo, per i quali gli ufficiali giudiziari competenti ritengono necessario il supporto della forza pubblica, e nel suo successivo inoltro alla Questura per la distribuzione del carico delle operazioni alle articolazioni territoriali delle Forze dell'ordine.
  È previsto, inoltre, l'invio della lista delle procedure anche alla Guardia di finanza, per gli accertamenti economico-finanziari finalizzati ad evidenziare i casi di esecutati in effettiva condizione di bisogno. In relazione a tali ultime fattispecie gli Enti locali sono invitati a individuare delle alternative alloggiative.
  Il tavolo, le cui attività sono ancora in via di sperimentazione, si è riunito periodicamente e, a seguito dell'insediamento della nuova amministrazione di Roma Capitale, sono state riavviate le interlocuzioni con i competenti assessori della Giunta capitolina, che hanno ribadito l'intento di procedere secondo gli indirizzi condivisi in quel consesso.
  Parallelamente, la Prefettura ha ospitato alcune riunioni di confronto con le principali organizzazioni sindacali rappresentative degli inquilini e dei proprietari di case, al fine di acquisire un quadro il più possibile esaustivo e aggiornato della problematica degli sfratti.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   FASSINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 21 luglio 2021 nel comune di Nettuno, nel locale parco della Rimembranza, è stata inaugurata, con l'autorizzazione dell'amministrazione comunale, un'ara ai caduti e ai Martiri delle foibe;

   l'iniziativa, realizzata dal Circolo Barbarigo e dal Circolo CasaPound di Anzio-Nettuno, si è svolta alla presenza di un assessore e di un consigliere comunale così a sottolineare il sostegno dell'amministrazione comunale all'iniziativa;

   nel corso della cerimonia, significativamente svolta in occasione del 98esimo anniversario dell'attribuzione di quelle terre all'Italia, in seguito alla fine del 1° conflitto mondiale, tra i labari della X MAS, si sono ripetuti slogan nazionalistici ed è stata apposta una targa dove, oltre a una non pertinente citazione dantesca, si ripropone la rivendicazione di quei territori oggi appartenenti alle Repubbliche di Slovenia e di Croazia;

   si tratta, evidentemente, di una iniziativa estranea ai valori di pace e integrazione europea che stanno a fondamento della nostra Costituzione e dell'azione del nostro Paese nell'ambito delle relazioni internazionali;

   a rappresentare ulteriormente il modo singolare con cui vengono trattati i più elementari principi democratici dall'amministrazione comunale di Nettuno si segnala un grave fatto accaduto nel consiglio comunale del 23 luglio 2021: durante la seduta relativa all'approvazione del bilancio di previsione 2021, seduta tenutasi in seconda convocazione, in quanto la prima convocazione era andata deserta per la mancanza di numero legale, dovuta all'assenza di ben sette consiglieri di maggioranza, ha preso la parola il consigliere di maggioranza, Luca Ranucci, eletto nella Lista del sindaco Alessandro Coppola, il quale ha comunicato a tutta l'assise che, nei giorni precedenti il consiglio comunale, ci sarebbero stati pesanti condizionamenti «esterni e interni» al fine di assicurare la presenza dei consiglieri di maggioranza in consiglio e di avere il loro voto;

   il consigliere Ranucci ha posto concreti interrogativi circa controlli effettuati su alcune attività commerciali e/o attività in concessione a terzi, ma riconducibili ai consiglieri stessi;

   da quanto affermato non si comprende se tali attività siano state oggetto di controlli amministrativi al fine di indurre alcuni consiglieri ad essere presenti e votare il bilancio o se codeste attività non sarebbero state oggetto di verifiche amministrative in quanto collegate agli stessi consiglieri;

   in ogni caso si configurerebbe una grave lesione al regolare svolgimento dell'attività dell'organo consiliare, in particolare al libero esercizio del voto in aula di alcuni consiglieri;

   i fatti sopra descritti, corredati dalla registrazione audio e video dell'intervento consigliere Ranucci sono stati allegati alla nota che i consiglieri di opposizione Simona Sanetti e Daniele Mancini hanno inviato al prefetto –:

   se la Ministra interrogata sia a conoscenza di ciò che è accaduto nel comune di Nettuno e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere a fronte dei comportamenti e delle situazioni sopra esposte, che qualora accertate, costituirebbero gravi violazioni alle norme che presiedono il regolare e il libero svolgimento dell'attività politica e amministrativa.
(4-09970)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa riferimento a due episodi recentemente verificatisi nel comune di Nettuno.
  Il primo episodio è avvenuto il 20 luglio 2021, presso Il Parco della Rimembranza in cui è stata celebrata una cerimonia di commemorazione dei «Martiri delle Foibe», promossa dal Comitato 10 Febbraio, alla quale hanno partecipato circa 20 persone, tra cui alcuni rappresentanti del circolo Barbarigo; l'assessore all'ambiente, sanità, servizi, cimiteriali, verde e arredo urbano del comune di Nettuno; un consigliere del comune di Nettuno.
  Nel corso della cerimonia di commemorazione è stata collocata una targa recante la citazione dantesca «
Si come ad Arli, ove Rodano stagna, si com'a Paia, presso del Carnaro, ch'Italia chiude e suoi termini bagna» e sotto la scritta «ISTRIA – FIUME – DALMAZIA: ITALIA!». A tal riguardo, secondo quanto comunicato dal sindaco del comune di Nettuno al prefetto di Roma, in data 12 agosto 2021, tutte le forze politiche presenti nel consiglio comunale hanno convenuto di sostituire la scritta «Istria-Fiume-Dalmazia: Italia!» con la frase «In memoria degli italiani e di tutte le vittime delle Foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati», per superare qualsiasi interpretazione errata e assegnare il giusto significato al monumento stesso; ciò in stretta contiguità con il principio costituzionale del pluralismo che, assicurando una comune memoria storica, delinei un progetto condiviso e consapevole di democrazia e di crescita civile.
  Per quanto concerne il presunto utilizzo di
slogan nazionalistici, il Comando provinciale dell'Arma dei carabinieri di Roma ha rappresentato di non disporre di informazioni relative a tale specifica circostanza.
  Il secondo episodio a cui fa riferimento l'interrogante, riguarda gli asseriti «pesanti condizionamenti esterni e interni» legati a controlli su alcune attività commerciali locali, denunciati nel corso del consiglio comunale di Nettuno del 23 luglio 2021 da parte del consigliere Luca Ranucci, che avrebbe ricondotto tali pressioni alla necessità di «assicurare la presenza dei consiglieri di maggioranza in consiglio» per l'approvazione del bilancio.
  A tal riguardo, si rappresenta che la polizia locale di Nettuno e la Capitaneria di porto di Anzio, a partire dal mese di maggio 2021, hanno effettuato controlli amministrativi nei confronti di 12 delle complessive 13 aree di lottizzazione concesse in convenzione temporanea sul litorale nettunese, a seguito del quali si è provveduto a contestare diverse violazioni della normativa di settore.
  Sulla base di elementi informativi del Comando provinciale dei carabinieri di Roma è stato possibile acclarare che nessuna delle predette aree risulta gestita direttamente da componenti della giunta o del consiglio comunale di Nettuno.
  Nell'assicurare che, in ogni caso, gli sviluppi della vicenda sono attentamente seguiti, si precisa da ultimo il comune di Nettuno ha reso noto che in data 2 agosto 2021 il consigliere Luca Ranucci, facente parte della commissione servizi sociali, affari generali, lavori pubblici, comunicava al sindaco e ai rispettivi presidenti le proprie dimissioni con effetto immediato dalle predette commissioni.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da più legislature, Parlamento e Governo sono consapevoli della necessità di dover adeguare le convenzioni internazionali di sicurezza sociale con i Paesi terzi, ove rilevata un'obsolescenza tale da non garantire un'adeguata tutela previdenziale. In questo senso, nella XVII legislatura, la Camera dei deputati, il 19 marzo 2015, approvò la mozione n. 1-00445 a prima firma dell'interrogante. Più volte l'allora Governo in carica ribadì l'importanza di avviare il negoziato per la modifica dell'Accordo bilaterale di sicurezza sociale Italia-Stati Uniti: il 5 maggio 2016 l'allora Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, in risposta ad una lettera, affermava che «la revisione dell'Accordo rientra tra quelli considerati prioritari dal Governo»; mentre, il 22 febbraio 2017, in occasione dello svolgimento di un'interrogazione presentata dalla firmataria del presente atto di sindacato ispettivo, l'allora Ministro del lavoro e delle politiche sociali confermava l'impegno del Governo ad avviare il negoziato per la modifica del citato Accordo bilaterale;

   anche nel corso della XVIII legislatura, il Governo, rispondendo all'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-00126 confermava la volontà «di avviare al più presto il negoziato con gli Stati Uniti d'America». Da ultimo, il 24 marzo 2021 la III Commissione permanente, Affari esteri e comunitari, approvava all'unanimità la Risoluzione 8-00103, a prima firma dell'interrogante, con la quale si impegnava il Governo ad intraprendere tutte le iniziative a livello di coordinamento interministeriale utili ad avviare, compatibilmente con i vincoli di bilancio, il negoziato per l'aggiornamento dell'Accordo di sicurezza sociale Italia-Usa, al fine di venire incontro alle necessità dei lavoratori italiani negli Usa che ad oggi non vedono ancora pienamente tutelati i loro diritti previdenziali;

   intervenendo nel corso dei lavori della Commissione esteri della Camera dei deputati, la Vice Ministra Marina Sereni, sottolineava, nuovamente, come il Governo rimanesse impegnato ad avviare la revisione dell'Accordo di sicurezza sociale con gli Stati Uniti, segnalando che ci si trova di fronte ad una sfida complessa, sia per le diversità dei due sistemi, sia per gli oneri finanziari che deriverebbero dalla sua revisione;

   la Vice Ministra evidenziava, tuttavia, che, anche a causa della pandemia, la priorità era quella di concludere le intese amministrative ancora pendenti, relative ad una serie di accordi firmati negli anni scorsi con diversi Stati e solo una volta conclusa questa fase, sarebbe stato possibile prendere in esame la revisione di Accordi di sicurezza sociale con gli altri Paesi considerati prioritari dal Governo, come gli Stati Uniti;

   l'interrogante non può non ribadire come risulti di particolare importanza aggiornare l'Accordo bilaterale di sicurezza sociale Italia-Stati Uniti del 1973, per ricomprendervi una categoria più ampia di lavoratori che, con il passare del tempo, sono presenti fuori dal territorio nazionale: una necessità che è stata rilevata dalla stessa Inps in occasione di incontri pubblici con la comunità italiana negli Usa;

   in particolare, occorre includere nuove figure professionali che si sono spostate dall'Italia negli Usa, come gli iscritti all'ex-Inpdap, ora gestiti dall'Inps, in maniera da eliminare la disparità di trattamento tra lavoratori pubblici e privati. Infatti, i lavoratori privati usufruiscono di un accordo bilaterale tra Italia e Usa (Social Security Administration statunitense – Ssa), mentre i lavoratori pubblici non ne beneficiano –:

   quali iniziative siano state messe in campo dal momento dell'approvazione dell'ennesimo atto di indirizzo sopra citato, al fine di dare un impulso decisivo agli approfondimenti tecnici delle varie amministrazioni italiane competenti, per giungere alla definizione della posizione italiana per poi poter dare finalmente avvio ai negoziati con gli Stati Uniti, per aggiornare l'Accordo bilaterale di sicurezza sociale di cui in premessa.
(4-10338)

  Risposta. — La Farnesina ha intrapreso uno stretto coordinamento con il competente Ministero del lavoro e delle politiche sociali sul tema dell'aggiornamento dell'accordo di sicurezza sociale tra Italia e Stati Uniti, stipulato il 23 maggio 1973 ed entrato in vigore il primo novembre 1978, successivamente modificato dall'accordo aggiuntivo del 17 aprile 1984 ed entrato in vigore il primo gennaio 1986.
  Ciò in linea con gli impegni asseti a seguito dell'approvazione della risoluzione n. 8-00103 presentata dall'interrogante.
  Non sono poche le difficoltà di natura giuridica finora emerse con riguardo all'eventuale estensione dell'accordo, il cui campo di applicazione attualmente include i lavoratori subordinati e quelli autonomi che hanno svolto o svolgono la loro attività nei due Paesi. In particolare, per l'Italia l'accordo si applica all'assicurazione generale obbligatoria per invalidità, vecchiaia e superstiti dei lavoratori privati, nonché ai trattamenti di previdenza sostitutivi di detta assicurazione generale; per gli Stati Uniti l'applicazione dell'accordo riguarda i soli iscritti alla
Social security, che costituisce la previdenza di base.
  L'accordo non tiene pertanto conto, per l'Italia, delle categorie professionali dei liberi professionisti e dei lavoratori pubblici, mentre per gli Stati Uniti delle numerosissime persone a reddito medio e medio-alto che aderiscono ai fondi pensionistici privati.
  A giudizio del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l'estensione dell'accordo implicherebbe il quasi impossibile coordinamento tra sistemi intrinsecamente diversi ed estremamente eterogenei, che a suo tempo giustificò l'esclusione dalla categoria dei beneficiari dei lavoratori dotati di fondi pensionistici privati regolati da statuti propri.
  L'aggiornamento dell'accordo in parola comporterebbe, pertanto, il riconoscimento unilaterale di nuovi diritti che, sul lato italiano, graverebbero sulle casse dei liberi professionisti (per tale categoria di lavoratori) e dello Stato (per i lavoratori del pubblico impiego), senza una reale reciprocità da parte statunitense.
  L'estensione dell'accordo vigente si prospetterebbe, di conseguenza, particolarmente onerosa per il nostro Paese, aggiungendo ai problemi di natura giuridica la necessità preliminare di reperire risorse finanziarie certe e stabilite per legge. A questo proposito, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha comunicato di essersi rivolto all'INPS chiedendo la quantificazione di tali eventuali oneri aggiuntivi.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   FORMENTINI, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI, RIBOLLA, SNIDER e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   stando a notizie riprese dalle agenzie di stampa, il 5 novembre 2021 forze militari leali al governo etiope avrebbero compiuto un'incursione in un centro gestito dai Salesiani nella zona di Gottera, pressi di Addis Abeba, arrestando 17 tra sacerdoti, fratelli religiosi e impiegati, tutti presi senza ragione e deportati in un luogo sconosciuto;

   non si tratterebbe neanche di un caso isolato, poiché anche altre residenze religiose sarebbero state prese recentemente di mira;

   in un'altra circostanza, agenti di polizia sono entrati nella cattedrale cristiana ortodossa di Addis Abeba, costringendo sacerdoti e monaci tigrini a interrompere le funzioni religiose, per poi caricarli su furgoncini delle forze di sicurezza e condurli in luoghi non identificati;

   quanto sta accadendo in Etiopia rappresenta una grave sfida all'esercizio della libertà religiosa alla quale è opportuno rispondere con la massima fermezza –:

   di quali informazioni il Governo disponga in merito alla nazionalità dei religiosi tratti in arresto varreste e quali iniziative di competenza intenda assumere per stigmatizzare quanto sta accadendo e affinché le autorità etiopiche adottino una condotta non lesiva dei diritti dei religiosi cristiani.
(4-10664)

  Risposta. — Il 2 novembre 2021 – in una fase di particolare tensione interna e di acuto rischio per la stessa tenuta della Federazione – il Premier etiope Abiy ha deliberato lo stato di emergenza nazionale. Tale decisione ha determinato l'allentamento di numerose garanzie individuali e il drastico aumento delle attività di sorveglianza e controllo sulla popolazione locale e sui residenti stranieri nel Paese, con la conseguente proliferazione di perquisizioni e arresti, specialmente nella capitale.
  Tra i destinatari di simili provvedimenti è rientrato anche il «Centro Don Bosco» di Mekanissa, quartiere periferico di Addis Abeba. La struttura è adibita a centro polifunzionale, ove i padri salesiani forniscono attività educative e di formazione professionale a beneficio di bambini e adulti emarginati. Lo scorso 5 novembre, le locali autorità di polizia hanno posto in stato di fermo alcuni operatori del centro Don Bosco, ivi compresi una trentina di etiopi (principalmente di etnia tigrina), tre sacerdoti stranieri di nazionalità polacca, indiana e uruguayana, e il connazionale Padre Isidoro. I fermati sono stati condotti presso una struttura della Polizia federale per approfondimenti. L'intervento della nostra ambasciata ad Addis Abeba ha permesso il rilascio di Padre Isidoro nel corso della serata stessa, insieme alla liberazione degli altri tre sacerdoti.
  Le misure di arresto hanno coinvolto anche il connazionale Alberto Livoni, rappresentante in Etiopia dell'organizzazione non governativa italiana VIS, tratto in stato di fermo il 6 novembre 2021 dalla polizia federale etiope e successivamente rilasciato il 14 novembre, grazie all'intermediazione della nostra ambasciata ad Addis Abeba. È anche stato fermato Don Cesare Bullo il 13 novembre e poi messo in libertà il giorno stesso, sempre grazie all'intervento della nostra ambasciata. Entrambi hanno fatto rientro in Italia il 15 novembre.
  Sul piano politico, l'Italia ha avviato uno stretto coordinamento con i
partner internazionali, primi fra tutti gli Stati membri dell'Unione europea e gli Stati Uniti, per intensificare le pressioni diplomatiche su tutti gli attori coinvolti nella crisi in Etiopia, al fine di conseguire una soluzione politica della stessa. In quest'ottica, l'Italia sostiene il tentativo di mediazione tra tutte le parti in causa dell'Alto Rappresentante dell'Unione africana per il Corno d'Africa, Obasanjo e del presidente Kenyatta, nonché gli analoghi sforzi della Rappresentante speciale dell'Unione europea per il Corno, Weber, e dell'inviato statunitense, Satterfield. In tale quadro, e in linea con le posizioni dell'Unione europea, perseguiamo convintamente le seguenti priorità nei confronti dell'Etiopia: effettiva e completa cessazione delle ostilità; avvio indifferibile di un processo di dialogo nazionale; incondizionato accesso umanitario a tutte le aree di conflitto; continuazione delle indagini indipendenti sulle gravi violazioni dei diritti umani; ritiro effettivo delle forze eritree dal territorio etiope.
  Abbiamo riaffermato tali aspettative alle autorità etiopi in tutte le frequenti occasioni di interlocuzione politica con Addis Abeba, a partire dalle conversazioni telefoniche tra il Presidente del Consiglio Draghi e il Primo ministro Abiy il 22 dicembre 2021 e tra il Ministro Di Maio e il Vice Primo Ministro e Ministro degli esteri etiope Mekonnen dello scorso 15 novembre. Nel corso dei colloqui è stata ribadita la nostra preoccupazione per la crisi in Etiopia e il forte auspicio per una cessazione delle ostilità, propedeutica all'avvio di un genuino processo di riconciliazione nazionale e agli interventi umanitari, necessari e improcrastinabili.
  Sul piano dei diritti umani, l'Italia ha sostenuto fin dall'inizio la missione d'inchiesta sul Tigray della Commissione africana sui diritti dell'uomo e dei popoli, che opera nel contesto dell'Unione africana, nonché l'indagine congiunta della Commissione etiope per i diritti umani e dell'Alto commissariato ONU per i diritti umani, avviata nel mese di maggio e i cui risultati sono stati resi noti lo scorso 3 novembre. Il rapporto conclusivo riferisce di diffuse e gravissime violazioni dei diritti umani, perpetrate da tutti gli attori in causa. Abbiamo ribadito il nostro appello al pieno rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario anche nel quadro del Consiglio diritti umani (CDU) delle Nazioni Unite.
  Ho avuto personalmente l'occasione di reiterare questi messaggi alle massime autorità etiopi in occasione della mia visita ad Addis Abeba – svoltasi dal 28 febbraio al 2 marzo 2021, dopo la revoca dello stato di emergenza nazionale, avvenuta il 15 febbraio. Posso attestare di aver trovato ascoltatori attenti, pronti a riconoscere gratitudine per il ruolo bilanciato mantenuto dall'Italia nel corso del conflitto, e al contempo consci della necessità di addivenire ad un processo di riconciliazione nazionale, ancorché lo stesso necessiti della previa cessazione definitiva delle ostilità da parte di tutte le entità coinvolte.
  Nel corso della mia permanenza ad Addis Abeba mi sono recata in visita al «Centro Don Bosco» di Mekanissa, dove ho incontrato Padre Isidoro e altri padri e volontari impegnati nel centro. Ciò mi ha dato la conferma dell'eccellenza del lavoro portato avanti dai salesiani, e del rispetto e della gratitudine mostrata nei loro confronti sia dai beneficiari diretti del loro operato, che dalle autorità locali.
  Ritengo opportuno segnalare – in conclusione – alcuni recentissimi, positivi sviluppi. Mi riferisco in particolare all'annuncio da parte del Governo etiope – il 24 marzo 2021 – di una tregua umanitaria immediata finalizzata a facilitare l'accesso umanitario in Tigray, seguita dalla disponibilità dimostrata dal Tigray People's Liberation Front (TPLF) a impegnarsi a sua volta per la cessazione delle ostilità. Ove effettivamente rispettati, si tratta di importanti passi verso la pace e il dialogo in Etiopia – in una situazione comunque ancora fluida e complessa, che rende necessario continuare a dedicare alla situazione nel Paese la massima attenzione.
  

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.


   FORNARO e CONTE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 20 luglio 2021, a Voghera (Pavia), l'assessore comunale alla sicurezza, Massimo Adriatici, della Lega, spara a Youns El Boussettaoui, 39 anni, di origini marocchine, uccidendolo;

   Adriatici, ex funzionario di polizia, avvocato, riferisce di aver sparato mentre cadeva dopo aver ricevuto una spinta dalla vittima, a seguito di un alterco;

   l'assessore leghista viene arrestato e collocato ai domiciliari; la procura smentisce l'ipotesi di procedimento per omicidio volontario e iscrive Adriatici per eccesso colposo in legittima difesa;

   secondo quanto riportato dal quotidiano la Repubblica, «il pm Roberto Valli già la mattina dopo la morte, prima dell'autopsia, aveva qualificato i fatti come eccesso di legittima difesa, per poi correggere a penna il verbale di conferimento di incarico, indicando l'articolo 575 dell'omicidio volontario; l'imputazione però scomparirà nella richiesta di misura cautelare»;

   la scelta di procedere per eccesso di legittima difesa comporta la decorrenza dei termini di custodia cautelare dopo tre mesi e la scarcerazione di Adriatici avvenuta il 20 ottobre 2021;

   per come si evidenzia fin da subito, la vicenda appare gravata da molte ombre che non sembrano aver ricevuto la dovuta attenzione dagli inquirenti; secondo le ricostruzioni effettuate anche grazie a riprese video dei sistemi di sorveglianza – e pubblicate da alcuni organi di stampa –, l'assessore leghista non avrebbe incontrato la vittima in modo fortuito, poco prima della colluttazione, ma l'avrebbe pedinata per più di dieci minuti con Adriatici che mostrerebbe la pistola sul palmo della mano ben prima dello sparo;

   altri dubbi si sono via via addensati sulle modalità operative dell'investigazione; l'autopsia è eseguita alle 10.30 della mattina dopo; i legali che già seguivano Youns El Boussettaoui per i suoi problemi di droga, non vengono informati, nonostante la vittima fosse domiciliata presso il loro studio legale per diversi procedimenti; non vengono avvisati neppure i suoi familiari, tutti cittadini italiani e con residenza a Vercelli;

   secondo quanto riportato dal quotidiano la Repubblica e dall'agenzia Lapresse, mentre il corpo di El Boussettaoui è ancora sul marciapiede di piazza Meardi, un video mostra i carabinieri che svolgono i rilievi nell'area recintata e tra loro c'è anche Adriatici, che parla con altri testimoni. Per i legali della famiglia, Adriatici «manipola la scena del crimine istruendo i testimoni alla presenza dei carabinieri»;

   le successive indagini evidenziano che la Beretta di Adriatici, con il colpo in canna, era caricata con proiettili espansivi Winchester calibro 22 Long Rifle, chiamati «dum dum» perché un foro sulla punta dell'ogiva ne aumenta l'apertura provocando maggiori ferite; la procura non ha inteso contestare alcuna accusa sull'uso dei proiettili espansivi, dal 2008 equiparate dalla Cassazione a munizioni di guerra;

   il quotidiano La Repubblica ha documentato, con un video, che a un incontro elettorale della Lega a Legnano (convegno del 1° ottobre 2020, tre giorni prima del ballottaggio delle Comunali) ha partecipato anche il procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, reggente della procura fino all'arrivo del nuovo capo, coordinatore delle indagini sulla morte di Youns; nel video, seduta alla sinistra del procuratore, c'è la candidata sindaco della Lega, poi sconfitta; all'incontro intervengono poi altri due leghisti: l'assessore regionale Claudia Terzi e l'eurodeputato Angelo Ciocca;

   molti dubbi sono stati sollevati sulla gestione dell'indagine da parte della procura di Pavia, con quello che appare quanto meno come un approccio minimalista ai fatti;

   occorre fare chiarezza sulle troppe zone d'ombra emerse nell'inchiesta relativa all'omicidio di Youns El Boussettaoui –:

   se il Ministro interrogato non ritenga, per quanto di competenza, alla luce di quanto riportato in premessa, di adottare iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di Pavia.
(4-10646)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, gli interroganti – dopo avere premesso che la vicenda dell'omicidio dell'El Boussettaoui Youns ad opera dell'Adriatici Massimo, consumato in Voghera in data 20 luglio 2021, «...appare gravata da molte ombre che non sembrano avere ricevuto la dovuta attenzione dagli inquirenti...» – domandano alla Ministra della giustizia «se... non ritenga... di adottare iniziative ispettive presso gli Uffici Giudiziari di Pavia...»
  Al riguardo occorre immediatamente mettere in risalto che il procedimento penale avviato nei confronti dell'Adriatici Massimo in relazione all'episodio sopra tratteggiato pende nella fase delle indagini preliminari, caratterizzata dallo svolgimento di plurimi accertamenti istruttori, alcuni dei quali ancora in corso e coperti dal segreto investigativo.
  Venendo ai punti specificamente affrontati nell'atto di sindacato ispettivo, bisogna rilevare, con riferimento all'esame autoptico e in particolare all'omesso avviso del compimento dello stesso alle persone offese, che nell'immediatezza dei fatti i Carabinieri di Voghera dapprima comunicavano al pubblico ministero procedente l'assenza di familiari della vittima in Italia, salvo rettificare siffatta circostanza in seguito alla presentazione spontanea di questi ultimi in caserma. Appreso ciò, la parte pubblica invitava senza ritardo le persone offese a partecipare con tecnici di loro fiducia alla redazione della consulenza autoptica.
  In relazione alla raccolta di informazioni testimoniali da persone con le quali l'Adriatici Massimo si era trattenuto sul luogo e nell'immediatezza dei fatti, si è provveduto, al fine di permettere una valutazione completa dell'attendibilità delle suddette persone, ad estrapolare da un video alcune frasi proferite in quel contesto; tali persone risultano poi essere state escusse più volte, anche in sede di incidente probatorio innanzi al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pavia.
  Quanto alla conversazione tra l'Adriatici Massimo e alcuni funzionari di polizia giudiziaria chiamati ad effettuare i rilievi, essa ha avuto luogo subito dopo il fatto, ossia alle ore 23 circa del 20 luglio 2021, come da videoripresa acquisita, mentre il pubblico ministero di turno è stato avvisato dell'occorso alle ore 0,44 del 21 luglio 2021. Va in proposito chiarito che alle ore 23,11 del 20 luglio 2021 l'Adriatici Massimo, non ancora tratto in arresto, è stato condotto in caserma a bordo dell'autovettura dei Carabinieri; il decesso dell'El Boussettaoui Youns è avvenuto alle successive ore 23,40 del 20 luglio 2021. Solo in seguito, come si è innanzi posto in evidenza, è stato avvisato il pubblico ministero di turno, il quale ha richiesto che i Carabinieri di Pavia prestassero ausilio ai Carabinieri di Voghera.
  Per quanto concerne il munizionamento utilizzato dall'Adriatici Massimo, deve essere ricordato che all'indagato è stato contestato il reato previsto e punito dall'articolo 4 della legge n. 895 del 1967 – porto di munizionamento da guerra –, anche se i primi accertamenti tecnici eseguiti sembrerebbero escludere la natura di munizioni da guerra dei proiettili in questione; sono comunque in corso ulteriori approfondimenti tecnici e istruttori.
  Infine, quanto alla circostanza del pedinamento dell'El Boussettaoui Youns ad opera dell'Adriatici Massimo, va segnalata che la stessa è stata riferita dall'indagato al pubblico ministero, e segnatamente al procuratore capo facente funzione, nell'interrogatorio del 21 luglio 2021. Il medesimo procuratore capo facente funzione non coassegnatario del procedimento penale avviato nei confronti dell'Adriatici Massimo, ha precisato di avere partecipato in data 1o ottobre 2020 a un incontro (organizzato senza riferimenti ad alcun partito politico) sui temi della legalità, dell'antimafia e della trasparenza organizzato in Legnano nella Villa Sant'Uberto cui prendeva parte, tra gli altri, il candidato sindaco della lista civica «Toia Sindaco». In questa evenienza il procuratore capo facente funzione veniva invitato a riferire in merito alla sua pregressa esperienza di Sostituto procuratore della Procura della Repubblica presso il tribunale di Milano – Direzione distrettuale antimafia – durante la quale aveva svolto importanti indagini di criminalità organizzata in quel territorio (con peculiare riferimento alle infiltrazioni ivi della ‘ndrangheta e in particolare della 'ndrina Farao Marincola di Cirò) ottenendo significativi risultati anche dal punto di vista dell'aggressione ai patrimoni di illecita provenienza.
  Ad ulteriore dimostrazione dell'impegno e dello scrupolo con i quali sono state condotte le indagini in relazione all'omicidio dell'El Boussettaoui Youns ad opera dell'Adriatici Massimo va ricordato che nel corso delle stesse: sono stati redatti 32 verbali di sommarie informazioni rese da 25 persone diverse; sono state estese dai Carabinieri di Voghera 72 annotazioni di polizia giudiziaria; sono stati acquisiti i filmati di 13 diversi sistemi di videosorveglianza; sono state eseguite 6 consulenze tecniche, di cui 2 a norma dell'articolo 360 del codice di procedura penale inerenti accertamenti tecnici irripetibili rispettivamente di natura medico legale e tossicologica (consulenza collegiale) e balistica, e 4 ai sensi dell'articolo 359 del codice di procedura penale, di natura psichiatrica, neurologica, informatica e sulle dinamiche psicologiche dello sparo; è stato interrogato 2 volte l'indagato; sono stati escussi 2 testimoni in sede di incidente probatorio innanzi al Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pavia (in attesa di escutere un terzo testimone, rientrato nel frattempo nel Paese di origine).
  All'esito di questa complessa e articolata attività investigativa il pubblico ministero decideva di elevare contestazione nei confronti dell'Adriatici Massimo in relazione al reato di eccesso colposo in legittima difesa (articoli 52, 55 e 589 cp), imputazione pienamente condivisa anche dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pavia.
  Ne discende, alla luce di tutti gli elementi sinora passati analiticamente in rassegna, che al momento non sembra possibile individuare spazi per l'avvio da parte di questo Dicastero di «...
iniziative ispettive...» a carico dell'autorità giudiziaria di Pavia, in assenza di riscontrate anomalie nell'operato della stessa con riferimento alla vicenda indicata nell'atto di sindacato ispettivo.
La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   FOSCOLO, DI MURO, RIXI, VIVIANI, PANIZZUT, BOLDI, DE MARTINI, LAZZARINI, PAOLIN, PATELLI, SUTTO e TIRAMANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel pomeriggio di lunedì 18 aprile 2022, un gruppo di 27 ragazzi residenti a Milano, dopo aver trascorso le festività pasquali a Genova, nell'ambito di un progetto di turismo accessibile per persone con disabilità cognitiva e psichica, si è recato alla stazione ferroviaria Piazza Principe per rientrare a casa con un treno regionale veloce, dove non c'è prenotazione, ma viene garantito il posto a sedere;

   nonostante fosse stata segnalata la delicatezza del viaggio e fosse stata accordata assistenza da parte di Trenitalia, purtroppo la carrozza di testa che era stata riservata ai ragazzi disabili e ai loro accompagnatori era già stata occupata da passeggeri che non solo non si sono offerti di cedere spontaneamente il proprio posto, ma si sono espressamente rifiutati di farlo, anche quando sollecitati dal capotreno, rivendicando il loro diritto a proseguire il viaggio seduti;

   il treno partito da Albenga, a Savona aveva subito un ridimensionamento per la sostituzione di alcune carrozze, vandalizzate, tanto che Trenitalia aveva integrato l'offerta di posti mancanti a bordo, con la messa a disposizione di tre bus sostitutivi, ma nessuno ha avvertito il gruppo in questione, che si è quindi trovato di fronte ad una situazione ingestibile: treno stracolmo, passeggeri incivili che si sono permessi addirittura di alzare la voce e offendere i ragazzi, una situazione di disagio e di stress particolarmente pesante per persone fragili;

   la triste e vergognosa vicenda si è conclusa con l'impossibilità per i ragazzi di utilizzare il treno e con l'utilizzo di un pullman dedicato, messo a disposizione dalla compagnia ferroviaria, che ha accompagnato i ragazzi a Milano;

   non si possono tollerare episodi del genere: è inaccettabile che la vicenda si sia risolta con la discesa dei ragazzi dal treno, che hanno dovuto adattarsi ad una soluzione alternativa di trasporto nonostante le loro difficoltà nell'affrontare i viaggi e nonostante lo stress che gli imprevisti possono causare su alcuni soggetti vulnerabili. I responsabili di Trenitalia e la Polizia ferroviaria hanno il compito di far rispettare le regole a bordo dei treni e di intervenire laddove i passeggeri assumano comportamenti incivili –:

   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti e se tale ricostruzione risponda al vero;

   considerato che nel caso di specie non sembrano essere stati garantiti i diritti dei passeggeri con disabilità nella gestione (che ha previsto per loro un trasporto alternativo a quello prenotato con un ritardo di più di tre ore) della situazione problematica che si è venuta a creare nella stazione genovese, se non ritengano che debbano essere messe in atto iniziative incisive per far sì che i trasporti siano, nei fatti, accessibili a tutti;

   quali siano le motivazioni che hanno spinto la Polizia ferroviaria e Trenitalia a non intervenire con risolutezza nella vicenda riportata in premessa, facendo sì che i passeggeri che occupavano posti necessari per il trasporto dei disabili si alzassero o addirittura scendessero dal treno in caso di resistenza e utilizzassero un mezzo alternativo, considerato che le basilari norme di comportamento civile devono essere pretese e le forze dell'ordine e Trenitalia sono chiamati a farle rispettare.
(4-11878)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame gli interroganti chiedono chiarimenti in merito al grave disservizio accaduto il 18 aprile 2022 presso la stazione ferroviaria di Genova Piazza Principe, che ha coinvolto una comitiva di persone con disabilità.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornite dal Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane e dal Ministero dell'interno, si rappresenta quanto segue.
  La comitiva ha acquistato i biglietti per il treno regionale 3075 prenotando il servizio di assistenza per persone a ridotta mobilità attraverso il sistema ReteBlu gestito da Rete ferroviaria italiana; tale prenotazione prevedeva, i servizi di assistenza, in salita, alla stazione di Genova Porta Principe e, in discesa, a Milano centrale per 27 persone con disabilità prevalentemente cognitiva ma deambulanti, quindi senza necessità di carrello elevatore e senza sedia a ruote.
  La capotreno in servizio su detto treno si è adoperata per rendere disponibili i posti a sedere necessari per accogliere il gruppo sul convoglio sostitutivo di quello oggetto di atto vandalico; la vettura di testa è stata da lei personalmente tenuta libera invitando i viaggiatori in salita a disporsi in altra carrozza.
  Prima che il treno giungesse in stazione a Genova Porta Principe, la sala operativa della direzione regionale Liguria di Trenitalia, sulla base di quanto comunicato dalla capotreno, ha chiesto alla Polfer di recarsi al binario 15 per dare supporto a causa di un particolare sovraffollamento e di alcune criticità sul treno in argomento.
  All'apertura delle porte del treno giunto in stazione, la capotreno, coadiuvata dal personale di assistenza Trenitalia, ha tentato di impedire l'occupazione dei posti riservati ai disabili; ciononostante numerosi viaggiatori sono saliti occupando tutti i posti compresi quelli tenuti liberi per la comitiva.
  Non si può tuttavia sottacere che ci troviamo dinanzi ad un episodio increscioso ed incivile da stigmatizzare e da ascrivere, più che alle modalità di organizzazione del servizio, a condotte poste in essere da altri utenti che si sono ripetutamente rifiutati di liberarsi posti occupati, manifestando in tale modo un'assoluta carenza di senso civico e di solidarietà.
  Quanto all'attività della Polfer, la Prefettura di Genova e il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno hanno riferito che la pattuglia intervenuta sul posto verificava che il convoglio era sovraffollato in tutte le carrozze, con diverse persone in piedi nei vestiboli e lungo i corridoi.
  Pertanto, in considerazione del gran numero di persone a bordo e sulla banchina e per evitare che la situazione di tensione, che aveva determinato la richiesta di intervento del personale di polizia, potesse degenerare, il personale di Trenitalia riteneva opportuno individuare una differente soluzione trasportistica, consistente nell'utilizzo di un bus sostitutivo destinato ai disabili.
  Il personale di assistenza di Trenitalia c gli operatori del servizio della sala blu di Genova hanno assistito la comitiva e, unitamente al personale della Polfer, hanno garantito lo spostamento del gruppo in sicurezza dall'interno della stazione fino al bus che ha effettuato il viaggio Genova-Milano.
  I competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili hanno già avviato specifici incontri con le strutture competenti di Trenitalia ed RFI per individuare soluzioni di tipo organizzativo maggiormente atte a prevenire il ripetersi di accadimenti simili a quelli oggetto della presente interrogazione.
  Infine, si segnala che l'autorità giudiziaria ha avviato una attività di indagine per l'accertamento di eventuali responsabilità.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sul sito online «Radiogold.tv» il 31 marzo 2021, si apprende che l'azienda Elica Spa di Fabriano, multinazionale di Fabriano, leader mondiale delle cappe aspiranti, quotata in Borsa nel segmento Star, ha annunciato 409 esuberi complessivi su 560 dipendenti occupati nelle fabbriche fabrianesi. Il piano strategico presentato dall'azienda prevede, oltre agli esuberi, delocalizzazione del 70 per cento delle produzioni attualmente realizzate in Italia e la chiusura dello’ stabilimento di Cerreto d'Esi ed interi reparti di Mergo;

   Elica Spa, in una nota, ha comunicato alle organizzazioni sindacali il nuovo assetto organizzativo, in linea con il piano industriale 2021-2023, il quale prevede, per l'area Cooking Italia, la trasformazione del sito produttivo di Mergo nell'hub alto di gamma, il trasferimento delle linee produttive a maggiore standardizzazione nello stabilimento di Jelcz-Laskowice in Polonia e l'integrazione nel plant di Mergo dell'attività oggi realizzata nel sito di Cerreto;

   Elica è rimasta il baluardo italiano del distretto storico dell'elettrodomestico che, nel corso dell'ultimo ventennio, è stato costretto a cedere molti dei suoi marchi prestigiosi a player globali che oggi producono in gran parte tra Asia e Turchia;

   l'annuncio di tale piano strategico giunge dopo 12 anni di riorganizzazioni aziendali che si sono evidentemente dimostrate fallimentari e le attuali strategie aziendali smentiscono tutti gli impegni presi con le organizzazioni sindacali negli ultimi mesi e negli ultimi anni, con i lavoratori e le lavoratrici di Elica e con l'intero territorio;

   tale piano di riorganizzazione aziendale avrà inevitabilmente un forte impatto negativo sul piano occupazionale e sociale per la regione Marche, già duramente provata dalle conseguenze economiche della pandemia;

   a parere dell'interrogante, ancora una volta, attraverso politiche di delocalizzazione delle produzioni, le multinazionali rinunciano agli investimenti in Italia per pure logiche economiche e finanziarie, decidendo di scaricare i costi sui lavoratori e le lavoratrici, le loro famiglie e interi territori –:

   se i Ministri interrogati non intendano promuovere un tavolo nazionale, convocando l'azienda, le organizzazioni sindacali e tutte le parti sociali e gli enti locali coinvolti affinché la Elica Spa ritiri il piano strategico annunciato richiamato in premessa e si trovino soluzioni alternative che garantiscano gli attuali livelli produttivi e occupazionali, in particolare nei siti produttivi di Mergo e Cerreto D'Esi maggiormente colpiti da questa riorganizzazione aziendale così da scongiurare ogni conseguenza negativa per il nostro Paese e in particolare per il territorio marchigiano;

   quali iniziative intenda comunque assumere il Governo per contrastare il fenomeno delle delocalizzazioni e del dumping sociale.
(4-08808)

  Risposta. — Con l'atto in esame, si richiede l'apertura di un tavolo nazionale relativamente all'azienda Elica spa, nonché la valutazione di soluzioni occupazionali e produttive per i siti di Cerreto e Mergo.
  A riguardo, si informa che nel maggio dello scorso anno è stato attivato presso il Ministero dello sviluppo economico un tavolo dedicato che ha visto coinvolte oltre all'azienda, anche le Istituzioni locali e regionali competenti, nonché le Parti sociali.
  Nei primi incontri istituzionali che si sono svolti presso il Ministero dello sviluppo economico l'azienda ha sottolineato che negli ultimi anni si è assistito ad una persistente flessione del mercato a cui si è aggiunta la pressione dei
competitor europei e mondiali, evidenziando tuttavia, la disponibilità a voler raggiungere un accordo al fine di mitigare gli impatti sociali sul territorio italiano.
  In data 21 luglio 2021, infatti, i rappresentanti di Elica spa hanno comunicato che la predisposizione di un nuovo piano industriale. In particolare, sono state identificate alcune produzioni che continueranno ad essere realizzate sul territorio nazionale e si è dato atto della volontà dell'azienda di riportare in Italia la linea di fabbricazione di un prodotto prevista precedentemente in Polonia.
  I rappresentanti dell'azienda, inoltre, hanno rassicurato sulla disponibilità alla sospensione degli aspetti esecutivi del piano industriale e sulla volontà di non porre in essere azioni unilaterali, ribadendo altresì di voler allargare la
mission degli stabilimenti italiani salvaguardando la competitività aziendale.
  Nel corso dell'incontro del 19 ottobre 2021, l'azienda si è resa disponibile al
reshoring di produzioni del Top di gamma.
  Si è aperta una fase negoziale, conclusa lo scorso 9 dicembre 2021, presso il Ministero dello sviluppo economico, ove è stato sottoscritto l'accordo che prevede il mantenimento delle produzioni in Italia scongiurando quindi il piano inizialmente annunciato dall'azienda (nel marzo 2021) che prevedeva la delocalizzazione delle produzioni all'estero e l'esubero di circa 400 lavoratori.
  Nello specifico, l'accordo raggiunto tra azienda e sindacati, prevede un nuovo piano che, oltre a tutelare il futuro degli stabilimenti, individua un percorso di rilancio industriale condiviso per garantire il salvataggio di posti di lavoro attraverso l'avvio di nuovi prodotti e l'utilizzo di tutti gli strumenti disponibili ad accompagnare, con incentivi, una parte dei lavoratori coinvolti verso nuove opportunità di ricollocazione e al prepensionamento.
  Come ribadito nelle sedi competenti il Ministero dello sviluppo economico proseguirà la sua attività di confronto tra le parti e di monitoraggio sugli impegni sottoscritti al fine di garantire il rilancio produttivo dell'azienda e la tutela dei lavoratori.
  In conclusione, seppure va riconosciuto che da parte dell'Elica spa sono stati compiuti alcuni passi avanti relativi agli impegni assunti di aumentare i volumi produttivi, di realizzare nuove produzioni nonché di reinternalizzarne altre, restano aperte e sono ancora oggetto di trattative, verifiche e chiarimenti le questioni aventi ad oggetto il futuro assetto produttivo della società, le conseguenti ricadute occupazionali e le azioni concrete per l'individuazione di un progetto industriale sostenibile.
  Infine, sul tema del contrasto al fenomeno delle delocalizzazioni, si conferma l'incessante impegno del Governo indirizzato all'individuazione di tutte le possibili soluzioni per creare le condizioni per rendere meno oneroso in Italia l'attività di impresa e per incentivarne la competitività e sostenere lo sviluppo del tessuto produttivo nazionale.

La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   FRATOIANNI e FASSINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni articoli pubblicati sul quotidiano on line «estense.com» si apprende che la consigliera comunale del Comune di Ferrara Rossella Arquà sarebbe stata indotta a dimettersi dall'incarico ricoperto attraverso indebite pressioni e con modalità che, a quanto risulta all'interrogante, apparirebbero in contrasto con quanto previsto dall'articolo 88 Testo unico enti locali;

   secondo quanto ricostruito dalla stessa consigliera Arquà, una volta appresa la notizia di un'indagine in corso a carico della stessa per il presunto invio di lettere anonime, sia i vertici locali del partito al quale Arquà aderiva, la Lega, che il presidente del consiglio comunale di Ferrara, anche lui esponente della Lega, si sarebbero adoperati per ottenere «perentoriamente» le dimissioni della stessa dal consiglio comunale;

   dopo aver rifiutato l'invito del presidente del consiglio comunale di recarsi in comune per firmare le dimissioni, lo stesso, «con fare insistente», l'avrebbe raggiunta per strada, riuscendo a farsi firmare – in quel momento e in tutta fretta – un foglio di dimissioni già predisposto;

   la consigliera Arquà afferma di non aver avuto nemmeno il modo e il tempo di leggere compiutamente quanto firmato e ritiene che la firma sia avvenuta in un momento di assenza di lucidità e in uno stato di profonda ed evidente prostrazione e disorientamento emotivo, a fronte della perquisizione domiciliare da poco subita e dalla preannunciata falsa e martellante campagna di stampa che, a detta dei vertici locali del suo partito, sarebbe cominciata già dall'indomani nei suoi confronti;

   alla consigliera non sarebbe stata rilasciata copia dell'atto firmato e, da quanto riportato, in assenza di delega della consigliera, lo stesso atto sarebbe stato presentato all'ufficio protocollo del comune dallo stesso presidente del consiglio comunale;

   l'articolo 38 del Testo unico degli enti locali prevede che le dimissioni siano presentate personalmente e assunte immediatamente al protocollo del comune. In alternativa possono essere autenticate e inoltrate da un delegato con atto autentico;

   le dimissioni dovrebbero essere espressione di una volontà responsabile e ponderata;

   la circolare del Ministero dell'interno 7 giugno 2004, prot. n. 25000/3038/20040149 ha chiarito che si ritengono nulle e prive di efficacia le dimissioni presentate con modalità diverse da quelle previste dalla legge, così come la consolidata giurisprudenza amministrativa ha sancito l'improcedibilità e la mancanza di efficacia delle dimissioni presentate per interposta persona, o inoltrate per posta o con altri mezzi;

   gli atti che non corrispondono ai requisiti sopra richiamati sono da considerarsi, a parere dell'interrogante, nulli e privi di efficacia;

   dal momento che la consigliera Arquà ha diffidato il comune di Ferrara da considerare efficaci le sue dimissioni e dal procedere con la surroga conseguente, sostenendo che le stesse siano state carpite in un momento di debolezza e con modalità non conformi a quanto previsto dalle norme;

   secondo l'interrogante le modalità con cui sono state acquisite le suddette dimissioni, se corrispondenti al vero, costituirebbero anche una violazione delle regole democratiche che attengono al corretto funzionamento degli organi istituzionali;

   tra le funzioni del Ministero dell'interno rientra quella di assicurare la garanzia della regolare costituzione degli organi elettivi degli enti locali e del loro funzionamento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, valutando in particolare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri di cui all'articolo 142 del decreto legislativo n. 267 del 2000, recante testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, al fine di garantire la tutela della piena libertà di esercizio delle funzioni di consigliere comunale che, nel caso specifico, verrebbe impedito attraverso dimissioni raccolte irritualmente.
(4-09640)

  Risposta. — L'atto di sindacato ispettivo indicato in esame fa riferimento alle dimissioni dalla carica di consigliere comunale del comune di Ferrara presentate l'11 giugno 2021 dalla signora Rossella Arquà, eletta nel 2019 nella lista della Lega.
  Tali dimissioni sono conseguenti ai risultati dell'attività investigativa della locale questura, svolta a seguito di minacce contenute in numerose missive anonime recapitate, nei due mesi precedenti, al vicesindaco di Ferrara. In esito alle indagini, la predetta consigliera è stata deferita in stato di libertà per minacce aggravate, simulazione di reato e procurato allarme.
  In relazione alle modalità di presentazione delle dimissioni da parte del citato consigliere comunale, il prefetto di Ferrara ha acquisito elementi informativi dal Segretario generale del comune, il quale ha riferito che, in data 11 giugno 2021, venivano consegnate al citato Segretario generale le dimissioni dalla carica della consigliera comunale Rossella Arquà, sottoscritte e protocollate al n. PG 0070636/2021, indirizzate al Presidente e ai consiglieri comunali. Conseguentemente, come previsto dall'articolo 38, comma 8, del decreto legislativo n. 267/ del 2000 (TUEL), lo stesso Segretario generale provvedeva a predisporre l'istruttoria finalizzata alla surroga della consigliera dimissionaria, da sottoporre al Consiglio comunale.
  Il successivo 22 giugno, in sede di Conferenza dei capigruppo, il Presidente del Consiglio sottoponeva all'approvazione dei capigruppo il calendario dei lavori consiliari programmati per il 28 e 29 giugno, comprendente la surroga della consigliera dimissionaria prevista al primo punto della seduta fissata il 28 giugno.
  Il 23 giugno, veniva notificata ai consiglieri comunali la convocazione del Consiglio comunale per le giornate del 28 e 29 giugno 2021, con allegato ordine del giorno.
  Il 24 giugno, la consigliera Rossella Arquà, con nota indirizzata al Sindaco, al Presidente del Consiglio e allo stesso Segretario generale, diffidava formalmente il comune dal considerare efficace l'atto di dimissioni e conseguentemente dal dare corso alla procedura di surroga della stessa.
  Sempre nella stessa giornata, perveniva al comune una missiva del Presidente del consiglio, indirizzata al sindaco ed al Segretario generale, con la quale detto organo contestava, a sua volta, quanto dichiarato dalla predetta nell'atto di diffida sopra richiamato.
  Dalle informazioni acquisite dal Segretario generale il successivo 27 giugno, è risultato che la consigliera Rossella Arquà, in data 11 giugno 2021, aveva consegnato personalmente le proprie dimissioni sottoscritte al Presidente del consiglio, all'esterno della sede del comune. Il Presidente del consiglio ne aveva poi curato personalmente l'acquisizione al protocollo.
  Il 28 giugno, il Consiglio comunale ha proceduto alla surroga della consigliera dimissionaria Rossella Arquà.
  In ordine alla vicenda in questione, il Segretario generale del comune di Ferrara ha, altresì, evidenziato come le dimissioni della consigliera Arquà siano da considerarsi conformi alla normativa in quanto consegnate personalmente dall'interessata al Presidente del consiglio comunale ancorché all'esterno della residenza municipale, con firma non disconosciuta e assunte immediatamente al protocollo dell'Ente, Il predetto Segretario generale ha, inoltre, sottolineato che la presentazione delle dimissioni al Presidente del consiglio comunale non solo è stata fatta a un pubblico ufficiale, legittimato in quanto tale a ricevere gli atti e a identificarne l'autore, ma è stata indirizzata proprio al rappresentante del Consiglio comunale, destinatario diretto delle stesse dimissioni.
  Per completezza di informazione, si rappresenta che il Tribunale amministrativo regionale dell'Emilia-Romagna, in data 26 novembre 2021, ha rigettato il ricorso avanzato dalla ex consigliera comunale Rossella Arquà volto ad ottenere l'annullamento della delibera del Consiglio comunale di Ferrara con la quale era stata disposta, la surroga della stessa nella funzione.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   alcuni giorni fa Adelina, all'anagrafe Alma Sejdini, donna di origine albanese di 47 anni, si è suicidata gettandosi da Ponte Garibaldi a Roma;

   Adelina arrivò in Italia nel 1996, all'età di 22 anni ed ebbe il coraggio e la forza di denunciare i suoi sfruttatori che l'avevano coinvolta nel racket della prostituzione; proprio grazie alle sue rivelazioni vennero arrestati 40 membri della mafia albanese e altri 80 vennero denunciati;

   da quel momento, se fosse tornata in Albania, la sua vita sarebbe stata decisamente in pericolo e si vide riconosciuto lo status di apolide, persona priva di passaporto e di cittadinanza;

   Adelina fece richiesta di cittadinanza italiana per poter restare a vivere in Italia, senza però ottenerla;

   nel frattempo, si era gravemente ammalata e, durante l'ultimo rinnovo del permesso di soggiorno presso la questura di Pavia, le era stato revocato lo stato di apolide; inoltre, nonostante l'invalidità al 100 per cento, aveva perso ogni sussidio, pensione di invalidità e possibilità di un alloggio popolare;

   l'incubo di dover tornare in Albania la tormentava molto e così, da quanto si apprende dalla stampa, si era recata personalmente presso il Ministero dell'interno affinché il suo caso venisse riesaminato così da poter avere un sostegno, una casa e la protezione che meritava vista la sua esposizione;

   a parere dell'interrogante si è di fronte ad una vicenda straziante che evidenzia tutte le difficoltà, burocratiche e non solo, che deve affrontare chi chiede soltanto di essere cittadino e cittadina di questo Paese e segna il fallimento di uno Stato che non riesce a tutelare e assistere chi, con enormi conseguenze e indicibili sofferenze, decide comunque di ribellarsi, denunciare i propri sfruttatori e sfuggire alla schiavitù della prostituzione, contribuendo in maniera determinante a far catturare i propri aguzzini;

   Adelina, nella sua vita, ha ricevuto solidarietà da parte di tanti, ma non da parte dello Stato che le ha negato la cittadinanza abbandonandola nella solitudine e nell'indifferenza –:

   di quali ulteriori elementi sia a conoscenza la Ministra interrogata in relazione alla denegata richiesta di cittadinanza italiana avanzata da Alma Sejdini, nonché in relazione alla negazione dello status di apolide da parte degli uffici della questura di Pavia e se intenda promuovere iniziative ispettive presso gli stessi, anche per ricostruire l'iter burocratico che la donna ha dovuto affrontare in questi anni.
(4-10720)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in relativo alla tragica vicenda di una cittadina albanese che si è tolta la vita lanciandosi dal cavalcavia ferroviario di Ponte Garibaldi, a Roma, il 6 novembre scorso, si rappresenta quanto segue,
  La cittadina albanese menzionata nell'interrogazione ' era giunta sul territorio nazionale il 6 marzo 1991, minorenne, insieme al proprio nucleo familiare. All'arrivo in Italia, i genitori avevano chiesto asilo politico e la giovane aveva ottenuto l'autorizzazione a soggiornare sul territorio nazionale sino al 7 marzo 1992.
  Successivamente, la giovane, che non rinnovava il titolo autorizzativo, si rendeva Irreperibile e più volte i genitori avevano denunciato l'allontanamento volontario della figlia sia presso il commissariato di Gallipoli che presso diverse stazioni dei Carabinieri.
  Il 31 ottobre 1993, il prefetto di Lecce aveva adottato un decreto di espulsione nei confronti della predetta, cui era stato revocato il permesso di soggiorno scaduto, a causa della disponibilità di fonti di guadagno illecito,
  Negli anni seguenti, tra il 1993 e il 1999, la giovane risultava coinvolta in varie vicende, anche di carattere penale, fino a quando, il 28 agosto 1999, si presentava presso la squadra mobile della questura di Varese, sporgendo denuncia nei confronti di alcuni suoi connazionali che la costringevano a prostituirsi. Da tale denuncia era scaturita l'operazione «Acheronte», nell'ambito della quale erano state indagate 63 persone di diverse nazionalità, per i reati di sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ricettazione e violazione della normativa in materia di stupefacenti,
  Il 14 settembre 1999, la questura di Varese aveva rilasciato alla cittadina albanese il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale (ai sensi dell'articolo 18 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286), con scadenza 13 marzo 2000, successivamente rinnovato.
  Per quanto attiene al mancato riconoscimento della cittadinanza italiana, si precisa che nel 2001 la predetta aveva presentato domanda di cittadinanza per matrimonio, in quanto coniuge di cittadino italiano dai 21 ottobre 2000. La domanda era stata respinta nel 2005, in quanto risultava a carico della richiedente una condanna per il reato di cui all'articolo 648 del codice penale, ostativa all'acquisto della cittadinanza ai sensi dell'articolo 6 della legge 5 febbraio 1992, n. 91. Avverso il diniego l'interessata aveva anche presentato ricorso ai Tar Lombardia, che era stato respinto nel 2009, con la definitiva conferma della decisione dell'amministrazione. Dopo quella data non risulta presentata alcuna nuova domanda di cittadinanza.

  Agli atti del Ministero dell'interno risulta anche che la cittadina albanese avesse presentato nel 2009 una domanda di riconoscimento dello status di apolide, sulla quale il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale aveva espresso parere' contrario, avendo accertato l'attualità, dei possesso della cittadinanza albanese. Ciò aveva condotto al diniego del riconoscimento dell'apolidia. Successivamente non risultano presentate nuove domande per il riconoscimento dell'apolidia,
  La questura di Pavia ha evidenziato di aver rilasciato all'interessata, nel periodo da febbraio 2001 al febbraio 2009, quattro permessi di soggiorno per motivi di famiglia, in quanto coniuge di cittadino italiano, previa esibizione di due passaporti albanesi emessi rispettivamente in data 7 gennaio 2000 e 31 luglio 2007 dalla competente autorità di quel Paese.
  Da ultimo, in data 16 settembre 2021, la Questura di Pavia ha rifasciato un permesso di soggiorno con la motivazione «Casi speciali - protezione sociale articolo 18 Testo unico immigrazione», in virtù dei contributo offerto alla squadra mobile di Varese di cui sopra, con l'indicazione della cittadinanza albanese dell'interessata e scadenza 16 settembre 2023.
  Tale tipologia di permesso di soggiorno consente l'accesso alle cure mediche gratuite, la percezione delle provvidenze socio-economiche previste dalla vigente normativa nonché lo svolgimento di attività lavorativa. Risulta in particolare che la signora Sejdini fruisse di pensione di invalidità e di reddito di cittadinanza. Risulta inoltre che il comune di Pavia nel corso dell'anno 2020 avesse stanziato a suo favore un contributo per la sistemazione alloggiativa e buoni alimentari per il periodo di emergenza sanitaria da COVID-19.
  Seguita dal servizi sociali del comune di Pavia dai 2020, la predetta aveva presentato domanda di assegnazione di una casa popolare. Nelle more, aveva ottenuto un appartamento autonomo dalla diocesi di Pavia e, dal 1° novembre 2020, aveva stipulato un contratto di affitto per un appartamento città.
  Con riferimento ai fatti segnalati nell'interrogazione, la questura di Roma ha riferito che nel primo pomeriggio del 5 novembre 2021 la predetta cittadina albanese ha messo in atto una dimostrazione di protesta in prossimità dell'ingresso del Palazzo del Quirinale, con indosso la bandiera italiana. Il personale del commissariato di pubblica sicurezza Viminale, intervenuto sul posto, ha invitato la dimostrante ad allontanarsi, spostandosi nei pressi dell'incrocio tra via XXIV Maggio e vicolo del Mazzarino. La donna ha disatteso tale indicazione, posizionandosi al centro di via del Quirinale, davanti al palazzo della Consulta, ed estraendo dalla borsa un microfono amplificatore a batterie che utilizzava per urlare in direzione del Palazzo dei Quirinale. Le forze dell'ordine hanno quindi tentato di ricondurla nell'area pedonale, con l'intento di assicurare la sua incolumità nonché di ripristinare il regolare flusso dei veicoli; tuttavia la donna ha opposto resistenza; gli agenti l'hanno quindi accompagnata in commissariato, ove è stata denunciata in stato di libertà per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Per tali fatti, considerando che la donna annoverava precedenti di polizia per interruzione di pubblico servizio, è stato emesso il provvedimento che le imponeva il rientro, con foglio di via obbligatorio, nel comune di residenza e il divieto di ritorno nel comune di Roma per la durata di un anno.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la multinazionale Pfizer nei giorni scorsi ha annunciato 130 esuberi nello stabilimento di Catania per i dipendenti a tempo indeterminato e ha comunicato che a fine febbraio 2022 non verrà rinnovato il contratto a 50 dipendenti di Ramstad, che lavorano per Pfizer, prevedendo il congelamento di altre 60 posizioni in attesa che arrivi un nuovo macchinario che, però, avrà bisogno della metà di addetti;

   lo stabilimento Pfizer di Catania occupa 800 dipendenti nel diretto e altri 200 nell'indotto ed è specializzato nella produzione di antibiotici parenterali di prima linea per uso ospedaliero, penicillinici e non penicillinici;

   secondo alcune indiscrezioni riportate dagli organi di stampa, Pfizer potrebbe proporre ai sindacati la possibilità del trasferimento volontario dei 130 dipendenti considerati in esubero, ad Ascoli Piceno dove da alcuni giorni è iniziato il confezionamento della pillola Paxlovid, l'antivirale contro il COVID-19;

   secondo le Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) dell'azienda lo stabilimento di Catania in passato produceva pillole, pomate e ogni tipo di farmaco e, negli anni, si è assistito ad una progressiva riduzione della produzione;

   gli investimenti aziendali non riguardano nuove linee produttive, ma sono limitati all'adeguamento strutturale e alla messa in regola con i nuovi standard per produrre antibiotici iniettabili e i 26 milioni di euro di investimenti in tre anni comunicati alle organizzazioni sindacali sono sufficienti soltanto per la manutenzione degli impianti;

   a parere dell'interrogante, Pfizer, depotenziando lo stabilimento di Catania si priverebbe di personale altamente qualificato con professionalità di indiscussa competenza e, invece di immaginare un rilancio dello stabilimento, rinuncia ad investire su impianti strategici;

   l'annuncio degli esuberi giunge mentre il gruppo sta registrando miliardi di euro di ricavi e utili grazie al vaccino contro il COVID-19, sviluppato insieme alla tedesca BioNtech, farmaco per cui le società hanno ricevuto, in varia forma, sostanziosi aiuti pubblici;

   proprio grazie alla vendita di vaccini Pfizer nei primi 9 mesi del 2021 ha registrato ricavi per 57 miliardi di dollari (50 miliardi di euro), il 91 per cento in più dello stesso periodo del 2020;

   gli introiti da vaccini sono saliti in un anno da 4,5 a quasi 29 miliardi di dollari e nell'ultimo anno il valore della società in borsa è cresciuto del 51 per cento raggiungendo i 295 miliardi di dollari;

   a parere dell'interrogante nonostante i miliardi di euro guadagnati da Pfizer durante la pandemia, la multinazionale sceglie di impoverire famiglie e cittadini in Sicilia, sferrando l'ennesimo colpo al cuore industriale del nostro Paese secondo quella nota logica che prevede la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite –:

   se non intendano adottare immediatamente iniziative di competenza, a partire dalla convocazione di un tavolo nazionale congiunto sulla vertenza che riguarda gli annunciati licenziamenti alla Pfizer di Catania, al fine di scongiurare sia un ridimensionamento aziendale che aggraverebbe gli effetti di una crisi economica e sociale già pesantemente presente nel territorio che l'adozione di provvedimenti aziendali quali i licenziamenti o le soluzioni di mobilità che sarebbero troppo onerose per i dipendenti e per le loro famiglie.
(4-11281)

  Risposta. — Si risponde all'atto in esame concernente la situazione occupazionale dello stabilimento della Wyeth Lederle S.p.A. di Catania, specializzato nella produzione di antibiotici parenterali di prima linea penicillinici e non penicillinici per uso ospedaliero.
  Al riguardo, sentita la struttura competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Il piano di ridimensionamento dell'organico che la multinazionale statunitense Pfizer ha deciso di attuare in Italia il 3 febbraio 2022 durante un incontro è relativo a circa 210 unità, delle quali 130 sono dipendenti diretti di Pfizer. La vertenza, fino ad oggi, è stata seguita a livello locale, sia dalla Prefettura che da Confindustria Catania.
  Ai sensi della direttiva del Ministro dello sviluppo economico del 14 ottobre 2021, l'articolo 1 stabilisce quali sono i requisiti per l'istituzione di un tavolo di crisi a livello nazionale, i quali non ricorrerebbero nel caso di specie. Nel corso degli incontri del citato tavolo regionale il rappresentante dell'azienda avrebbe precisato che la propria strategia non prevede la dismissione del suddetto stabilimento, e che, peraltro, saranno effettuati investimenti, come noto ai medesimi interroganti, per un intervento di modernizzazione per la ristrutturazione del sito.
  Il 7 marzo 2022, presso la sede di Confindustria di Catania, nell'ambito delle relazioni industriali, non si è riusciti a raggiungere un accordo con i sindacati, che hanno lamentato l'assenza, da parte della Pfizer, di precise informazioni in merito alla questione sollevata. Il tavolo regionale, già attivato presso la medesima Regione, potrà, dunque, essere riconvocato al fine di valutare le possibili soluzioni e i più opportuni strumenti da attivare per gestire positivamente la vicenda.
  Si riferisce, infine, che, sentito al riguardo anche il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, lo stesso ha informato che, ad oggi, le proprie strutture non hanno ricevuto alcuna comunicazione, né richiesta di intervento.
  In conclusione, si rappresenta che le opportune iniziative per garantire la continuità produttiva e per tutelare, al contempo, gli attuali livelli occupazionali del sito potranno essere valutate nell'ambito di un nuovo incontro del tavolo di crisi regionale.

La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 17 gennaio 2022 l'Anpi dell'Alto Mantovano ha richiesto al comune di Castiglione delle Stiviere la concessione per l'utilizzo di una sala del comune per la presentazione del libro «E allora le foibe?» dello storico Eric Gobetti;

   il 26 gennaio 2022 l'ufficio comunale preposto ha rilasciato la suddetta concessione;

   l'11 febbraio 2022 il sindaco ha deciso di revocare la concessione all'uso della sala comunale con lettera inviata agli organizzatori nella quale si fa riferimento a proprie valutazioni circa imprecisati rischi di turbamento dell'ordine pubblico cittadino, di sicurezza per le persone e per i luoghi, correlabili all'iniziativa promossa dall'Anpi in programma nei giorni successivi avente oggetto la suddetta presentazione;

   nel comunicare la decisione agli organizzatori, il sindaco ha informato gli stessi della necessità, qualora avessero voluto organizzare l'evento in un luogo privato, di concordare preventivamente con le forze dell'ordine ogni aspetto organizzativo, al fine di garantire la piena sicurezza per la cittadinanza;

   revocare la concessione di locali pubblici senza che siano state fornite per l'interrogante fondate motivazioni appare sempre all'interrogante un atto gravissimo da parte dell'amministrazione e risulta ancora oggi incomprensibile come l'iniziativa organizzata dall'Anpi potesse rappresentare una provocazione tale da turbare la cittadinanza, nonché provocare disordini;

   l'Anpi, oltre ad essere finanziata dai propri soci e dai versamenti volontari del 5 per mille dell'Irpef, riceve contributi statali legati a specifici eventi e, in occasione delle celebrazioni del 70° della Liberazione e della Repubblica italiana, ha goduto di contributi statali da parte del Ministero della difesa e dell'interno, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze;

   l'iniziativa organizzata dall'Anpi a Castiglione delle Stiviere rappresentava un momento di confronto e approfondimento sul tema delle foibe, a partire dagli studi e dalle ricerche raccolte nel libro dello storico Eric Gobetti tese a contestualizzare, nell'occupazione fascista in Jugoslavia, il dramma dell'esodo e delle foibe senza per questo negarne la violenza o tantomeno l'esistenza;

   a parere dell'interrogante il sindaco avrebbe abusato delle proprie funzioni, con un atto di revoca più che discutibile e dal fondamento assai dubbio, che in sostanza comporterebbe la violazione dei diritti costituzionali alla libera manifestazione del pensiero e di riunione;

   il sindaco di Castiglione delle Stiviere avrebbe dovuto secondo l'interrogante garantire lo svolgimento dell'iniziativa organizzata dall'Anpi anche preservandola da eventuali problemi di ordine pubblico in raccordo con la prefettura competente, anziché vietare lo spazio pubblico e invitare gli organizzatori a rivolgersi a privati, compiendo un'azione discriminatoria su base ideologica e di diverse convinzioni politiche;

   l'interrogante rileva l'infondatezza delle argomentazioni addotte dal sindaco per giustificare l'atto di revoca e ciò è anche dimostrato dal buon esito che la stessa iniziativa, comunque tenutasi presso la sede della Cgil locale, ha avuto senza che si verificasse alcun incidente o problema per l'ordine pubblico –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere, anche per il tramite della prefettura competente, per acquisire elementi in merito alla vicenda descritta in premessa e in particolare in relazione all'atto di revoca posto in essere, che per l'interrogante potrebbe configurare un abuso e una violazione anche di diritti costituzionalmente garantiti.
(4-11441)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta che, il 17 gennaio 2022, un esponente della sezione A.N.P.I. «Alto Mantovano» ha presentato al comune di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, una richiesta per l'utilizzo della sala civica di «Palazzo Menghini», per la presentazione del libro «E allora le Foibe?» di Eric Gobetti. Il 26 gennaio 2022 la richiesta è stata accolta.
  Successivamente, il 10 febbraio 2022, il comandante della Polizia locale del citato comune ha inoltrato alla questura di Mantova una comunicazione, segnalando che il Presidente della sezione A.N.P.I. «Alto Mantovano» faceva presente al comando di Polizia locale il possibile verificarsi di problematiche per la presenza di contestatori all'evento del 17 febbraio, a seguito della presa di posizione critica, riportata dai
social e dalla stampa locale, del «Comitato 10 Febbraio Mantova» che riunisce trasversalmente vari sodalizi riconducibili all'area della estrema destra.
  Sulla scorta di tale prospettazione, la questura interloquiva con il comandante della polizia locale, il quale tuttavia riferiva che, oltre al predetto comunicato di dissenso, non sussistevano ulteriori e concreti segnali di possibili contestazioni.
  In ogni caso, anche la questura di Mantova provvedeva ad effettuare un monitoraggio in relazione all'evolversi degli eventi, dal quale non si rilevavano ulteriori elementi di riscontro circa particolari problematiche di ordine e sicurezza pubblica.
  Il giorno 11 febbraio 2022, il sindaco del comune di Castiglione delle Stiviere comunicava al Presidente provinciale dell'A.N.P.I. di Mantova la revoca della concessione della sala civica.
  A seguito del provvedimento di revoca, la CGIL di Mantova ha messo a disposizione dell'A.N.P.I. la sede castiglionese della stessa organizzazione sindacale per lo svolgimento della preannunciata manifestazione.
  In relazione ai fatti sopra esposti, la prefettura di Mantova ha richiesto al citato sindaco notizie in merito alla vicenda, pur nella consapevolezza che non si palesavano i presupposti per eventuali interventi di competenza in ordine alla legittimità del provvedimento di revoca in argomento.
  Il 17 febbraio 2022 il sindaco forniva riscontro alla richiesta della Prefettura, indicando che la motivazione della revoca dell'uso della sala civica era la preoccupazione per la sicurezza dei partecipanti all'evento e per integrità dei luoghi, che ospitano, tra l'altro, anche una galleria d'arte.
  Il sindaco precisava inoltre che le preoccupazioni erano suffragate dalle manifestazioni di dissenso pervenute all'Amministrazione comunale e dalla notizia circa, la «probabile organizzazione di un presidio da parte di un gruppo facente riferimento a Casapound, proveniente dalla provincia di Brescia, cui andava sommata la più che probabile presenza di forze ad esso antagoniste»;
  Per completezza di informazione, si segnala che, nel pomeriggio del 16 febbraio 2022, presso la sede CGIL castiglionese, sono stati rinvenuti alcuni volantini contenenti alcune scritte ed il volto di una giovane studentessa istriana uccisa nei pressi della foiba di Villa Surani, a cui risultava affiancato il simbolo di Casapound-Italia. Durante la nottata i volantini sono stati strappati da ignoti.
  Il successivo 17 febbraio nella sezione castiglionese della CGIL, si è svolta la manifestazione con la presentazione del libro «
E allora le foibe?» che ha visto la partecipazione dell'autore e di circa 150 persone. L'iniziativa si è conclusa senza alcuna turbativa per l'ordine e la sicurezza pubblica.
  La prefettura di Mantova ha precisato che nelle giornate precedenti l'evento in argomento, non sono pervenute segnalazioni su elementi di criticità suscettibili di trattazione né in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica né nell'ambito degli ordinari incontri di coordinamento interforze.
  Infine, su un piano più generale, si assicura che è costante l'impegno del Ministero dell'interno affinché l'esercizio dei diritti fondamentali di riunione e di manifestazione del pensiero avvenga sempre all'interno di una cornice di sicurezza per collettività, nel rispetto delle leggi e dei valori inscritti nella Costituzione a presidio della vita democratica.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   LOMBARDO, CECCONI, MURONI e FUSACCHIA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il piano nazionale di ripresa e resilienza elaborato dal Consiglio dei ministri del Presidente Draghi prevede per l'Italia l'erogazione di una somma complessiva pari a 3,5 miliardi di euro alle regioni italiane da utilizzare per la depurazione, le nuove reti e la riduzione delle perdite nelle condotte già esistenti;

   dopo aver mancato i fondi per l'irrigazione, ancora una volta in Sicilia è allarme: per effetto di un sistema burocratico lento e non adeguato, l'isola rischia di perdere anche il finanziamento per la depurazione;

   la direzione generale del Ministero della transizione ecologica ha comunicato sia alle associazioni dei comuni che si occupano di far arrivare l'acqua nelle case dei siciliani (Ati) sia alle regioni l'elenco dettagliato dei ritardi nell'organizzazione del servizio idrico da mettere a punto entro il 15 giugno 2022, pena la perdita definitiva dei fondi: fra gli obblighi da assolvere, l'adozione del piano d'ambito da approvare in assemblea con successivo bando di gara per l'affidamento del servizio; appare urgente individuare un gestore unico provinciale ma, ad esempio, le Ati di Trapani, Messina e Siracusa sono lontane anche solo dalla predisposizione della gara;

   risale a qualche giorno fa l'intervento in IV Commissione presso l'assemblea regionale siciliana dell'assessore all'energia e ai servizi di pubblica utilità che, dopo aver ricordato che esiste un disegno di legge per creare un organismo unico che gestisca l'acqua in tutta la Sicilia, ha precisato che l'A.r.s. non è ancora riuscita ad approvare alcuna riforma organica ed è improbabile, viste le fibrillazioni degli ultimi mesi, che in poche settimane siano varate le nuove regole per l'acqua;

   l'assessore ha, altresì, ribadito che serve un invito alla collaborazione per non perdere queste ingenti risorse: 600 milioni di euro arriveranno dal Ministero della transizione ecologica per la depurazione – voce per la quale la Sicilia è sotto infrazione comunitaria e paga una multa di 165 mila euro al giorno –; 2 miliardi di euro arriveranno dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili per le nuove reti idriche e 900 milioni di euro per la riduzione delle perdite nelle condotte che vede la Sicilia fanalino di coda in Italia;

   le Ati hanno di recente incontrato i vertici del Ministero della transizione ecologica che hanno rassicurato informalmente le associazioni sul fatto che basterà il primo passo, l'adozione del piano d'ambito, a differenza di quanto invece contenuto nella lettera ministeriale trasmessa alle Ati ove si parla di adozione del piano d'ambito da approvare in assemblea con successiva gara per affidare il servizio –:

   quali chiarimenti il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e, al contempo, quali iniziative intenda avviare al fine di garantire alla Sicilia l'accesso ai fondi per la depurazione messi a disposizione dal Pnrr.
(4-11966)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Si premette che il Servizio idrico integrato (SII) – così come definito dall'articolo 141, comma 2, del decreto legislativo 152 del 2006 è [...costituito dall'insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili di fognatura e di depurazione delle acque reflue, e deve essere gestito secondo princìpi di efficienza, efficacia ed economicità, nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie...], e la realizzazione degli interventi fognari e depurativi finalizzati alla depurazione delle acque reflue urbane sono processi strettamente interconnessi tra loro. Si specifica che nella regione Sicilia l'attuazione del SII non è pienamente compiuta.
  Questo Ministero, nell'ambito del progetto Mettiamoci in Riga - Linea di azione L7 «Soluzioni per la piena attuazione del SII attraverso l'operatività dell'ente di governo d'ambito, l'affidamento del servizio e il superamento del contenzioso comunitario in materia di acque reflue urbane», ha, pertanto, avviato un'azione di affiancamento nei confronti di cinque, su un totale di nove, assemblee territoriali idriche della Sicilia, che hanno manifestato interesse a riguardo (ATI di Agrigento, Catania, Messina, Siracusa e Trapani) proprio per l'attuazione del SII ed, in particolare, per la predisposizione del piano d'ambito e, conseguente, affidamento del SII.
  Per dare avvio a tale attività di affiancamento sono stati sottoscritti, tra gennaio e febbraio 2021, specifici protocolli di intesa tra il Ministero della transizione ecologica, la regione Sicilia e ATI.
  Si rappresenta che la mancata attuazione del SII costituisce una delle principali cause per cui la Sicilia è, tra le regioni italiane, quella maggiormente interessata, sia in termini di numero di agglomerati che di abitanti equivalenti, dal contenzioso comunitario in materia di acque reflue urbane.
  Per quanto concerne i Fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) afferenti alla tematica in argomento, vi sono precise condizioni il cui rispetto è condizione essenziale per l'accesso ai fondi e, in particolare, per l'accesso ai 600 milioni di euro previsti dalla misura 2 - componente 4 - investimento 4.4 «Investimenti in fognatura e depurazione».
  Fra le condizioni, si segnala il rispetto delle scadenze temporali, ovvero la data di aggiudicazione di tutti gli interventi entro il 31 dicembre 2023 e conclusione degli stessi secondo due tempistiche, giugno 2024 o, al più tardi, marzo 2026.
  Inoltre, i citati interventi devono essere conformi ai requisiti pertinenti di cui all'allegato VI, nota 11, del regolamento (UE) 2021/241, fra cui quello relativo a rendere più efficace la depurazione delle acque reflue scaricate nelle acque marine e interne, anche attraverso il ricorso all'innovazione tecnologica per il riutilizzo delle acque reflue depurate a fini irrigui e industriali.
  Si specifica altresì che la misura 2 componente 4 intervento 4.4 sopra citata è, come evidenziato nell'allegato alla decisione di esecuzione del consiglio relativa all'approvazione della valutazione del PNRR (8 luglio 2021), strettamente correlata alla riforma 4.2 «Misure per garantire la piena capacità gestionale per i servizi idrici integrati».
  Tale riforma, infatti, mira ad affrontare problemi importanti nella gestione delle risorse idriche e a rendere più efficiente il sistema, anche attraverso la riduzione dell'attuale frammentazione del numero di operatori, che al momento ostacola un uso efficiente delle risorse idriche in alcune parti del Paese.
  La riforma 4.2 prevede, tra l'altro, la firma di protocolli d'intesa da parte del Ministero della transizione ecologica con le regioni Campania, Calabria, Molise e, appunto, Sicilia per ridurre la frammentazione del numero di operatori che forniscono servizi idrici entro i due anni successivi alla firma degli stessi, e quanto riportato sopra si colloca nella prospettiva di affiancamento per la predisposizione dei piani d'ambito e affidamento del SII che il Ministero sta predisponendo.
  Il 14 ottobre 2021 il Ministero dell'economia e delle finanze ha pubblicato le «Istruzioni tecniche per la selezione dei progetti del PNRR», in cui sono contenute anche le caratteristiche che devono avere i soggetti attuatori degli interventi, e fra queste si segnalano la capacità economico-finanziaria in relazione al progetto da realizzare e il possesso della capacità operativa ed amministrativa in relazione al progetto proposto.
  In ultimo, si rappresenta che nel mese di febbraio 2022 gli uffici preposti del Ministero hanno predisposto lo schema di decreto ministeriale relativo all'investimento 4.4 «Fognatura e depurazione» che definisce i criteri di riparto delle risorse assegnate e i criteri di ammissibilità.
  Suddetto schema, che prevede interventi «a regia» per cui si procederà alla sottoscrizione di specifici protocolli di intesa per l'attuazione degli stessi, ha ottenuto la condivisione da parte dell'Autorità di regolazione energia e reti e ambiente (ARERA) nonché la valutazione preliminare della Ragioneria generale dello Stato come previsto dalle indicazioni sopracitate.
  Si informa, infine, che il testo dello schema è stato approvato il 28 aprile 2022 dalla Conferenza Stato-regioni.

Il Ministro della transizione ecologica: Roberto Cingolani.


   MANDELLI, VERSACE, SACCANI JOTTI, BAGNASCO, SOZZANI, PENTANGELO, ROSPI e ROSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   ha destato enorme sconcerto nell'opinione pubblica l'episodio occorso sul treno regionale 3075 Albenga-Milano in partenza dalla stazione Piazza Principe di Genova nel pomeriggio del 18 aprile 2022 a 27 giovani disabili costretti a scendere dal treno;

   secondo le ricostruzioni fornite da Trenitalia, nel caso di specie, erano stati riservati sulla prima vettura del treno regionale 3075 Albenga-Milano i posti necessari a far viaggiare da Genova a Milano una comitiva di persone con disabilità (27 persone + 3 accompagnatori);

   sul treno, arrivato a Genova Piazza Principe in ritardo per un precedente atto vandalico, che aveva costretto a cambiare tipo di convoglio a Savona, riducendone la capienza di 300 posti, sono saliti numerosi viaggiatori occupando tutti i posti, compresi quelli tenuti e rimasti fino a quel momento liberi per la comitiva;

   sembra che lo spazio per le persone diversamente abili fosse stato riservato, ma a Genova piazza Principe, con un gran numero di passeggeri sulla banchina, i posti loro riservati sono stati occupati da altri viaggiatori che si sono rifiutati di liberarli;

   a quel punto il personale di assistenza alla clientela è salito a bordo per invitare le persone a lasciare quei posti;

   dopo circa venti minuti, nell'impossibilità di persuadere i clienti e permettere alla comitiva di viaggiare seduta, com'era previsto, Trenitalia ha individuato una soluzione alternativa, utilizzando un pullman sostitutivo;

   la stessa polizia ferroviaria, intervenuta successivamente, non ha potuto far altro che constatare che i 27 disabili avevano accettato di usufruire del veicolo alternativo messo a disposizione da Trenitalia;

   nelle condizioni generali di trasporto dei passeggeri di Trenitalia spa viene integralmente recepito quanto previsto regolamento (CE) n. 1371/2007, recante diritti e obblighi dei passeggeri, che prevede che venga rivolta un'assistenza particolare alle persone con disabilità o a mobilità ridotta in partenza, all'arrivo e a bordo treno;

   tale episodio vergognoso dimostra la necessità di programmare il servizio ferroviario in maniera adeguata a tutelare il diritto alla mobilità di tutti soprattutto in giornate di più intensa affluenza e in luoghi di maggior rilievo turistico –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti di cui in premessa;

   se sia stato possibile verificare perché non siano stati liberati i posti riservati e prenotati e quali iniziative siano state intraprese nei confronti dei passeggeri che hanno occupato quei posti;

   se il servizio sostitutivo di bus di terra sia stato offerto con l'adeguata assistenza;

   quali iniziative intenda assumere per evitare che episodi del genere si possano ripetere in futuro.
(4-11888)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame gli interroganti chiedono chiarimenti in merito al grave disservizio accaduto il 18 aprile 2022 presso la stazione ferroviaria di Genova Piazza Principe, che ha coinvolto una comitiva di persone con disabilità.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornito dal Gruppo Ferrovie dello Stato italiane e dal Ministero dell'interno, si rappresenta quanto segue.
  La comitiva ha acquistato i biglietti per il treno regionale 3075 prenotando il servizio di assistenza per persone a ridotta mobilità attraverso il sistema ReteBlu gestito da Rete ferroviaria italiana; tale prenotazione prevedeva i servizi di assistenza, in salita, alla stazione di Genova Porta Principe e, in discesa, a Milano centrale per 27 persone con disabilità prevalentemente cognitiva ma deambulanti, quindi senza necessità di carrello elevatore e senza sedia a ruote.
  La capotreno in servizio su detto treno si è adoperata per rendere disponibili i posti a sedere necessari per accogliere il gruppo sul convoglio sostitutivo di quello oggetto di atto vandalico; la vettura di testa è stata da lei personalmente tenuta libera invitando i viaggiatori in salita a disporsi in altra carrozza.
  Prima che il treno giungesse in stazione a Genova Porta Principe, la sala operativa della direzione regionale Liguria di Trenitalia, sulla base di quanto comunicato dalla capotreno, ha chiesto alla Polfer di recarsi al binario 15 per dare supporto a causa di un particolare sovraffollamento e di alcune criticità sul treno in argomento.
  All'apertura delle porte del treno giunto in stazione, la capotreno, coadiuvata dal personale di assistenza Trenitalia, ha tentato di impedire l'occupazione dei posti riservati ai disabili; ciononostante numerosi viaggiatori sono saliti occupando tutti i posti, compresi quelli tenuti liberi per la comitiva.
  Non si può tuttavia sottacere che ci troviamo dinanzi ad un episodio increscioso ed incivile da stigmatizzare e da ascrivere, più che alle modalità di organizzazione del servizio, a condotte poste in essere da altri utenti che si sono ripetutamente rifiutati di liberare i posti occupati, manifestando in tale modo un'assoluta carenza di senso civico e di solidarietà.
  Quanto all'attività della Polfer la Prefettura di Genova e il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno hanno riferito che la pattuglia intervenuta sul posto verificava che il convoglio era sovraffollato in tutte le carrozze, con diverse persone in piedi net vestiboli e lungo i corridoi.
  Pertanto, in considerazione del gran numero di persone a bordo e sulla banchina e per evitare che la situazione di tensione, che aveva determinato la richiesta di intervento del personale di polizia, potesse degenerare, il personale di Trenitalia riteneva opportuno individuare una differente soluzione trasportistica, consistente nell'utilizzo di un bus sostitutivo destinato ai disabili.
  Il personale di assistenza di Trenitalia e gli operatori del servizio della sala blu di Genova hanno assistito la comitiva e, unitamente al personale della Polfer, hanno garantito lo spostamento del gruppo in sicurezza dall'interno della stazione fino al bus che ha effettuato il viaggio Genova-Milano.
  I competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili hanno già avviato specifici incontri con le strutture competenti, di Trenitalia ed RFI per individuare soluzioni di tipo organizzativo maggiormente atte a prevenire il ripetersi di accadimenti simili a quelli oggetto della presente interrogazione.
  Infine, si segnala che l'autorità giudiziaria ha avviato una attività di indagine per l'accertamento di eventuali responsabilità.
  

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   MELONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 18 aprile 2022 si è verificato un episodio deplorevole sul treno regionale veloce 3075 delle ore 15.48 in partenza da Genova e diretto a Milano Centrale; in particolare, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, 25 passeggeri con disabilità e 5 operatori, che avevano regolarmente pagato il biglietto e prenotato il posto, sarebbero stati impossibilitati a salire a bordo a causa dell'eccessivo sovraffollamento del mezzo;

   proprio a causa di questo eccessivo affollamento, già prima dell'arrivo del treno, in realtà, il personale di assistenza aveva loro proposto di viaggiare su un autobus, e nonostante il rifiuto opposto, basato sul presupposto di una valida e regolare prenotazione del viaggio, il personale ha dichiarato che l'unica soluzione praticabile era quella di salire sull'autobus;

   l'autobus, tuttavia, era privo dei requisiti minimi per consentire lo spostamento di persone con disabilità: non erano presenti a bordo servizi igienici e le condizioni climatiche erano inadeguate ai passeggeri non sono state date precise informazioni sul luogo di arrivo, necessarie per le loro famiglie; alla discesa non era presente personale di assistenza, nonostante la prenotazione lo prevedesse, e addirittura, a fronte delle ripetute richieste di un intervento dell'assistenza, questo è stato negato perché il responsabile contattato non sarebbe riuscito a individuare il luogo della fermata;

   non è accettabile che a passeggeri che hanno pagato il biglietto e hanno riservato il proprio posto non sia assicurato il relativo spazio a bordo, e altrettanto grave appare l'approssimazione della soluzione alternativa individuata, che, per le caratteristiche del mezzo, è stata del tutto inadeguata –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e quali iniziative intenda assumere per assicurare il corretto svolgimento dei servizi ferroviari, anche tenuto conto delle specifiche esigenze dei viaggiatori con disabilità.
(4-11897)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame l'interrogante chiede chiarimenti in merito al grave disservizio accaduto il 18 aprile 2022 presso la stazione ferroviaria di Genova Piazza Principe, che ha coinvolto una comitiva di persone con disabilità.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornite dal Gruppo ferrovie dello Stato italiane e dal Ministero dell'interno, si rappresenta quanto segue.
  La comitiva ha acquistato i biglietti per il treno regionale 3075 prenotando il servizio di assistenza per persone a ridotta mobilità attraverso il sistema ReteBlu gestito da Rete ferroviaria italiana; tale prenotazione prevedeva i servizi di assistenza, in salita, alla stazione di Genova Porta Principe e, in discesa, a Milano centrale per 27 persone con disabilità prevalentemente cognitiva ma deambulanti, quindi senza necessità di carrello elevatore e senza sedia a ruote.
  La capotreno in servizio su detto treno si è adoperata per rendere disponibili i posti a sedere necessari per accogliere il gruppo sul convoglio sostitutivo di quello oggetto di atto vandalico; la vettura di testa è stata da lei personalmente tenuta libera invitando i viaggiatori in salita a disporsi in altra carrozza.
  Prima che il treno giungesse in stazione a Genova Porta Principe, la sala operativa della direzione regionale Liguria di Trenitalia sulla base di quanto comunicato dalla capotreno, ha chiesto alla Polfer di recarsi al binario 15 per dare supporto a causa di un particolare sovraffollamento e di alcune criticità sul treno in argomento.
  All'apertura delle porte del treno giunto in stazione, la capotreno, coadiuvata dal personale di assistenza Trenitalia, ha tentato di impedire l'occupazione dei posti riservati ai disabili; ciononostante numerosi viaggiatori sono saliti occupando tutti i posti, compresi quelli tenuti liberi per la comitiva.
  Non si può tuttavia sottacere che ci troviamo dinanzi ad un episodio increscioso ed incivile da stigmatizzare e da ascrivere, più che alle modalità di organizzazione del servizio, a condotte poste in essere da altri utenti che si sono ripetutamente rifiutati di liberare i posti occupati, manifestando in tale modo un'assoluta carenza di senso civico e di solidarietà.
  Quanto all'attività della Polfer, la prefettura di Genova e il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno hanno riferito che la pattuglia intervenuta sul posto verificava che il convoglio era sovraffollato in tutte le carrozze, con diverse persone in piedi nei vestiboli e lungo i corridoi.
  Pertanto, in considerazione del gran numero di persone a bordo e sulla banchina e per evitare che la situazione di tensione, che aveva determinato la richiesta di intervento del personale di polizia, potesse degenerare, il personale di Trenitalia riteneva opportuno individuare una differente soluzione trasportistica, consistente nell'utilizzo di un bus sostitutivo destinato ai disabili.
  Il personale di assistenza di Trenitalia e gli operatori del servizio della sala blu di Genova hanno assistito la comitiva e, unitamente al personale della Polfer, hanno garantito lo spostamento del gruppo in sicurezza dall'interno della stazione fino al bus che ha effettuato il viaggio Genova-Milano.
  I competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili hanno già avviato specifici incontri con le strutture competenti di Trenitalia ed RFI per individuare soluzioni di tipo organizzativo maggiormente atte a prevenire il ripetersi di accadimenti simili a quelli oggetto della presente interrogazione.
  Infine, si segnala che l'autorità giudiziaria ha avviato una attività di indagine per l'accertamento di eventuali responsabilità.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   ORFINI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 15 ottobre 2021 veniva pubblicato in Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 82, il bando relativo al concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di centoventicinque posti di personale non dirigenziale presso il Ministero dell'università e della ricerca, di qualificata professionalità nelle discipline scientifiche, economiche e giuridiche, da inquadrarsi nell'area funzionale III, con talune riserve;

   l'articolo 3, comma 1, lettera f), nel definire i corsi di laurea richiesti per ciascun codice e, nello specifico, per il codice 02-funzionario per la comunicazione e per l'informazione, esclude alcune laurea magistrali, senza tra l'altro specificare i criteri, come ad esempio: LM-01, Antropologia culturale ed etnologia; LM-05, Archivistica e biblioteconomia; LM-15, Filologia, letterature e storia dell'antichità; LM-84, Scienze storiche;

   l'articolo 3, comma 1, lettera g) del bando stabilisce, altresì, che sono prerequisiti per poter presentare domanda di ammissione alla procedura concorsuali, alternativamente, il dottorato di ricerca o il master universitario di secondo livello, oppure il diploma di scuola di specializzazione, in contrasto con quanto stabilito dall'articolo 3 del decreto-legge n. 80 del 2021, che, al comma 8, prevede la possibilità di richiedere, tra i requisiti previsti per specifici profili o livelli di inquadramento di alta specializzazione, il possesso del titolo di dottore di ricerca, e non già come requisito necessario per accedere alla relativa procedura;

   la rigidità di tali requisiti pare aggravata dalla previsione di una tabella di valutazione dei titoli posseduti, nella quale si prevede che per i rapporti di lavoro (Td o Ti) presso le pubbliche amministrazioni è attribuito un punteggio pari a 3 punti per anno, mentre per rapporti di lavoro (Td o Ti) presso soggetti privati un punteggio pari a 2 per anno e per le attività di collaborazione – che nel panorama lavorativo attuale costituiscono spesso la prassi – solo 1,5 per anno;

   dall'analisi della predetta tabella, pare altamente improbabile – se non impossibile – raggiungere il punteggio necessario per accedere alla prova orale (21/30), attesa la sproporzione con la quale si valutano i rapporti di lavoro a tempo determinato o a tempo indeterminato presso soggetti pubblici o privati rispetto alle attività di collaborazione;

   la presente procedura di concorso rischia di premiare esclusivamente coloro che, avendo un'età anagrafica più elevata, hanno avuto la possibilità di strutturare la propria carriera mediante un percorso professionale più ricco e in particolar modo presso le pubbliche amministrazioni, negando un'opportunità di assoluto pregio ai giovani professionisti in possesso di un curriculum adeguato alla propria età anagrafica –:

   quali siano le ragioni che hanno indotto il Ministero dell'università e della ricerca ad escludere ogni valutazione di merito in ordine al dottorato di ricerca, ovvero al master universitario di II livello o al diploma di scuola di specializzazione post-universitaria, quale requisito di accesso e non anche, e più ragionevolmente, quale titolo accademico da apprezzare compiutamente nella coerenza del percorso di formazione post-universitaria ai fini della qualifica professionale richiesta, in linea con quanto previsto all'articolo 3, comma 8, del decreto-legge n. 80 del 2021;

   quali criteri il Ministero abbia adottato nel definire i corsi di laurea richiesti per ciascun codice e, nello specifico, per il codice 02-funzionario per la comunicazione e per l'informazione, ovvero secondo quali criteri abbia escluso determinati corsi di laurea affini ad altri inclusi;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda, eventualmente, adottare per rendere conforme il bando di concorso di cui in premessa alla normativa vigente e agli altri bandi di concorsi pubblici medio tempore pubblicati per la selezione di personale non dirigenziale.
(4-10953)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante pone una serie di quesiti in ordine al bando relativo al concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di centoventicinque posti di personale non dirigenziale presso il Ministero dell'università e della ricerca, di qualificata professionalità nelle discipline scientifiche, economiche e giuridiche, da inquadrarsi nell'area funzionale III, di cui al d.d. dell'8 ottobre 2021, pubblicato in data 15 ottobre 2021 sulla Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 82.
  In particolare, l'interrogante chiede chiarimenti circa le motivazioni che hanno indotto il Ministero dell'università e della ricerca «ad escludere ogni valutazione di merito in ordine al dottorato di ricerca, ovvero al
master universitario di II livello o al diploma di scuola di specializzazione post-universitaria, quale requisito di accesso e non anche, e più ragionevolmente, quale titolo accademico da apprezzare compiutamente nella coerenza del percorso di formazione postuniversitaria ai fini della qualifica professionale richiesta, in linea con quanto previsto all'articolo 3, comma 8, del decreto-legge n. 80 del 2021» e a «definire i corsi di laurea richiesti per ciascun codice e, nello specifico, per il codice 02-funzionario per la comunicazione e per l'informazione ...».
  A tal riguardo, occorre preliminarmente chiarire che il bando di concorso in oggetto è stato emanato in attuazione dell'articolo 1, comma 937, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 («Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023»), secondo cui «Il Ministero dell'Università e della Ricerca è autorizzato, per il biennio 2021/2022, nel rispetto del piano triennale del fabbisogno del personale, di cui all'articolo 6 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nonché della vigente dotazione organica, a bandire una o più procedure concorsuali pubbliche, per titoli ed esami, per il reclutamento di un contingente massimo di personale pari a 56 unità da inquadrare nell'Area III, posizione economica F1, del comparto Funzioni centrali».
  Tale autorizzazione è stata poi successivamente incrementata ad ulteriori 69 unità di personale, anch'esse da inquadrare nell'Area III, posizione economica F1, del comparto funzioni centrali, in base all'articolo 64, comma 6-
bis, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77 convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108.
  Ciò posto, con riguardo al primo profilo evidenziato dall'interrogante, si evidenzia che il bando di concorso in discorso ha dato puntuale attuazione alla disciplina normativa di riferimento.
  L'articolo 1, commi 938, della citata legge 30 dicembre 2020, n. 178 dispone, infatti, che «le procedure concorsuali di cui al comma 937 sono rivolte a soggetti in possesso di qualificata professionalità nelle discipline scientifiche, economiche e giuridiche», individuati sulla base dei requisiti di partecipazione e secondo le modalità di cui alla medesima norma, precisando, altresì che «Per la partecipazione sono richiesti la laurea magistrale o specialistica nonché uno dei seguenti titoli: dottorato di ricerca;
master universitario di secondo livello; diploma di scuola di specializzazione post-universitaria».
  Come è possibile evincere dal dato testuale, la disposizione prevede espressamente il possesso del dottorato di ricerca, del
master universitario di secondo livello o del diploma di scuola di specializzazione post-universitaria, alternativamente, in aggiunta alla laurea magistrale o specialistica, come requisito di ammissione alle suddette procedure concorsuali, tra le quali rientra certamente anche la procedura di selezione in discorso.
  Peraltro, i titoli in questione, oltre ad essere valutati ai fini dell'accesso alla procedura concorsuale di cui in discorso, sono anch'essi oggetto di valutazione ai sensi della lettera A della tabella allegata al bando, richiamata dall'articolo 11 del bando di concorso stesso.
  Con riguardo poi al secondo quesito sulla scelta delle lauree previste dal bando in questione, preme rammentare che, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale del giudice amministrativo, nello svolgimento delle procedure concorsuali sussiste in capo all'Amministrazione indicente la procedura di selezione un potere discrezionale in ordine all'individuazione della tipologia dei titoli richiesti per la partecipazione, da esercitarsi tenendo conto della professionalità e della preparazione culturale richieste per la funzione da ricoprire o per l'incarico da affidare (Cfr.,
ex plurimis, Consiglio di Stato sezione V, sentenza 28 febbraio 2012, n. 2098; Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 22 gennaio 2020, n. 535; Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 24 gennaio 2020, n. 590). Ne consegue, pertanto, che l'Amministrazione procedente ben può esercitare siffatto potere nella scelta dei requisiti di ammissione, rientrando nell'alveo della discrezionalità tradizionalmente riconosciuta alla pubblica amministrazione (si vedano, sul punto, ex multis, Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 24 gennaio 2020, n. 590; Consiglio di Stato, sezione IV, 30 agosto 2017, n. 4107; Consiglio di Stato, sezione III, 24 ottobre 2018, n. 6056; Consiglio di Stato, sezione V, 18 ottobre 2012, n. 5351; Consiglio di Stato, sezione VI, 3 maggio 2010, n. 2494; Consiglio di Stato, sezione VI, 19 agosto 2009, n. 4994).
  Nel caso di specie, il Ministero dell'università e della ricerca ha individuato, nel legittimo esercizio della propria discrezionalità, i titoli richiesti per la partecipazione al concorso sulla base della professionalità e della preparazione culturale richiesta per i posti da ricoprire e per gli incarichi da affidare attraverso la predetta procedura concorsuale.
  Peraltro, si osserva che – come previsto dall'articolo 3 del bando – l'ammissione al concorso, per ciascuno dei tre profili o codici di concorso, non riguarda solamente i titoli specificamente ammessi ed elencati, ma è estesa ai diplomi di laurea del vecchio ordinamento (DL) «equiparati ai sensi del decreto interministeriale del 9 luglio 2009, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale del 7 ottobre 2009, n. 233, ovvero titoli equipollenti tra le lauree del V.O. secondo la normativa vigente.»
  In coerenza con quanto sopra esposto, si fa presente che rientra, altresì, nella valutazione discrezionale dell'Amministrazione la determinazione del punteggio da attribuire alle differenti esperienze professionali svolte dai candidati, rispettivamente, come dipendenti di pubbliche amministrazioni, come dipendenti di soggetti privati, o come collaboratori autonomi.
  D'altra parte, tale scelta è giustificabile in base alla considerazione che nel rapporto di lavoro subordinato sussiste un inserimento organico del lavoratore nell'organizzazione in cui si presta servizio, mentre tale inserimento nella collaborazione non sussiste. Di conseguenza, si può ritenere che l'esperienza professionale pregressa svolta in qualità di dipendente pubblico possa essere ragionevolmente valorizzata rispetto alle altre, in funzione della maggiore affinità con l'attività lavorativa che il candidato, in caso di superamento del concorso, si troverà a svolgere.
  Alla luce delle considerazioni esposte, è ragionevole concludere che il Ministero dell'università e della ricerca abbia operato nel solco e nel pieno rispetto della normativa vigente, esercitando in modo legittimo ed opportuno i poteri discrezionali attribuiti alla pubblica amministrazione in materia.

La Ministra dell'università e della ricerca: Maria Cristina Messa.


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Corato è un comune italiano di 47.181 abitanti della città metropolitana di Bari in Puglia;

   nella tarda serata di mercoledì 27 ottobre 2021, nel centro cittadino sono stati esplosi diversi colpi di pistola che hanno ferito alla gamba un uomo di 27 anni, poi soccorso e trasportato d'urgenza in ospedale;

   tale grave episodio si somma a una serie di altri casi di violenza avvenuti negli ultimi mesi nella stessa cittadina;

   come riportato da alcuni organi di stampa locali, inoltre, e come ribadito dal sindaco nelle ore immediatamente successive all'episodio, nella città di Corato «dilaga l'attività di spaccio, praticata con disinvoltura e ostentato senso di impunità. Sono sempre più diffusi gli episodi di violenza gratuita ai danni di cose e di ignari cittadini, spesso molto giovani. Da più parti e in modo sempre più insistente, si mormora di richieste di pizzo verso le attività commerciali. Le denunce sono poche, anche perché c'è un diffuso senso di abbandono, da parte delle Istituzioni, percepite dalla gente come deboli o assenti»;

   l'escalation di questo genere di vicende suggerisce, sempre come afferma lo stesso sindaco, «un salto di qualità in termini di organizzazione e occupazione della città, da parte di gruppi criminali emergenti», tale da dover essere oggetto di un maggiore interesse da parte delle autorità delegate al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica –:

   se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e segnatamente se sia informato del preoccupante aumento di casi di violenza nella città di Corato e nell'area del nord barese e dell'esistenza di solide organizzazioni criminali ivi operanti;

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per reprimere tali fenomeni criminali e debellare le suddette organizzazioni.
(4-11739)

  Risposta. — Con l'interrogazione viene posta all'attenzione del Ministero dell'interno la situazione dell'ordine pubblico e della sicurezza nella città di Corato, traendo spunto da un conflitto a fuoco ivi verificatosi il 27 ottobre 2021.
  Al riguardo, si assicura che la prefettura di Bari segue costantemente la situazione della sicurezza nella città di Corato, esaminandola periodicamente nelle sedute del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
  In particolare, nel corso della riunione dei Comitato tenutasi il 21 ottobre 2021, era stato disposto l'incremento dei servizi straordinari di controllo del territorio svolti dal reparti speciali delle forze di polizia, nella modalità cosiddetta «ad alto impatto».
  Si evidenzia, inoltre, l'impegno assunto dall'amministrazione comunale per incrementare l'organico della polizia locale, consentendo quindi, in collaborazione con le Forze di polizia, la necessaria vigilanza nei luoghi a maggiore rischio, anche nelle ore serali e notturne. Il Comune sta, inoltre, valutando di procedere a un potenziamento del sistema di video-sorveglianza urbana già in uso presso il comando della polizia locale.
  Con riferimento all'attività di prevenzione, la locale questura negli ultimi mesi ha incrementato i servizi straordinari per il controllo del territorio attraverso l'impiego costante di aliquote dei reparto prevenzione crimine «Puglia» in supporto al personale del locale commissariato di pubblica sicurezza. In particolare, nel comune di Corato sono stati effettuati 90 interventi nel corso dell'anno 2021 e 26 nel periodo che va dal 1° gennaio al 20 marzo 2022.
  Circa l'episodio criminale risalente al 27 ottobre 2021 specificatamente segnalato nell'interrogazione, si informa che l'Arma dei carabinieri, a conclusione degli accertamenti info-investigativi, ha raccolto elementi di colpevolezza a carico di un pregiudicato di origine albanese, che il successivo 5 novembre 2021 si è costituito presso la locale stazione dei carabinieri venendo deferito all'autorità giudiziaria in stato di arresto per tentato omicidio e porto abusivo di armi.
  A riprova di come gli sforzi profusi dalle Forze di polizia stiano restituendo risultati anche in termini di riscontro collaborativo da parte delle vittime, si informa che, a seguito di una circostanziata denuncia sporta presso il locale commissariato da un imprenditore edile alla fine di novembre 2021, il successivo 2 dicembre è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il tribunale di Trani, nei confronti di tre pregiudicati di Corato, ritenuti responsabili di tentata estorsione in concorso.
  Tra l'altro, uno dei tre soggetti tratti in arresto per estorsione è la vittima del citato episodio criminoso del 27 ottobre 2021.
  Si segnala, inoltre, che io scorso 24 novembre, sempre a Corato, una folla di parenti e amici di quattro pregiudicati appena tratti in arresto dai carabinieri per rapina e tentata estorsione, è accorsa nei pressi della stazione dell'Arma dove ha manifestato solidarietà agli arrestati, con cori a loro inneggianti.
  In risposta a quest'episodio e a dimostrazione della volontà di riscatto della società civile coratina, il sindaco ha promosso, per il successivo 27 novembre, una «Fiaccolata per la legalità».
  Il corteo si è svolto regolarmente per le strade della città nel rispetto delle misure di sicurezza imposte dalla pandemia da COVID-19 ed ha visto la partecipazione di numerosi cittadini, nonché delle forze politiche rappresentate in consiglio comunale senza distinzione tra maggioranza e opposizione, dell'Arcivescovo della diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, di alcuni sindaci e assessori in rappresentanza di comuni vicini, dei vertici locali delle Forze di polizia e di numerosi imprenditori e associazioni di categoria, volontariato e culturali.
  Oltre ciò e per quanto riguarda i presìdi delle Forze di polizia nel comune di Corato, si informa che il locale commissariato della Polizia di Stato, recentemente incrementato di 5 unità, dispone di 34 effettivi, la stazione dell'Arma dei carabinieri può contare su 15 unità, mentre la tenenza della Guardia di finanza di Moffetta ha un organico di 36 effettivi. Infine, per quanto concerne l'andamento della delittuosità nell'anno in corso, i dati, sia pure necessariamente parziali, indicano un
trend in diminuzione del 14 per cento per la città di Corato e del 6,9 per cento per la provincia di Bari.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nicola Molteni.


   PASTORINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 9 febbraio 2021 la minore di 6 anni, I. M., è stata condotta in Ecuador dalla madre, M. L. B. F. allora console dell'Ecuador a Genova, senza il consenso paterno e da quel momento non è più tornata in Italia. Già nel 2019 la madre era partita per l'Ecuador con la bambina senza preavviso, tuttavia, in quell'occasione, avevano fatto rientro nel territorio italiano, a seguito del quale il padre, rivolgendosi a un giudice aveva ottenuto l'affidamento condiviso;

   il trasferimento della minore in febbraio 2021 è avvenuto con un passaporto diplomatico per cui il padre, temendo con ragione come dimostrano i fatti un nuovo sconsiderato gesto materno, il 28 ottobre 2020 aveva richiesto alle autorità competenti sia italiane sia equadoregne la revoca senza tuttavia ottenere alcun riscontro;

   sono trascorsi nove mesi da quando R. M. ha visto sua figlia, nel mentre ha presentato istanza di rimpatrio, ai sensi della Convenzione de L'Aia del 1980, ma la prima udienza, in violazione dei tempi previsti dai trattati internazionali, è stata fissata solo in ottobre 2021 dando tutto il tempo alla madre e ai parenti materni, come denunciato del genitore italiano, di costruire una falsa realtà familiare generando nella minore sentimenti di diffidenza verso il padre e una forzata dipendenza materna;

   a ciò si aggiunge la quantomeno strana circostanza per cui l'avvocato equadoregno del signor M. a un giorno dall'udienza rinuncia al suo incarico, venendo, non senza difficoltà, sostituito da due legali che sono riusciti a posticipare l'udienza di alcuni giorni. Il giudice equadoregno, il 21 ottobre 2021, ha rigettato le prove inviate dall'Autorità centrale italiana e sentenziato che la minore di 7 anni avrebbe la maturità per decidere dove risiedere;

   il padre attende la sentenza scritta per poter ricorrere in appello, fortemente preoccupato per la salute psicologica e l'incolumità della figlia in un Paese in cui si riscontrano alti livelli di criminalità e, come si legge nello stesso sito internet della Farnesina, «la crisi economica, già seria prima, si è ulteriormente aggravata con la pandemia e ha tratto con sé malcontento e continue minacce all'ordine pubblico» –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo abbia posto in essere in relazione alla vicenda di cui in premessa e quali ne siano gli esiti;

   di quali elementi disponga in merito alla dinamica dell'allontanamento della minore dal territorio italiano chiarendo in particolare come sia stata possibile la partenza da un aeroporto italiano della suddetta minore con passaporto diplomatico, ma sprovvista del beneplacito del genitore italiano.
(4-10621)

  Risposta. — La piccola I. M. è nata a Perugia il 15 maggio 2014 dalla relazione tra il connazionale R. M. e la pignora M. L. F. B., già Console generale dell'Ecuador a Genova.
  I due si sono separati nel 2018 e il tribunale di Genova, città dove risiedevano, aveva stabilito un regime di affido condiviso con collocazione prevalente della minore presso la madre, disciplinando al contempo un calendario di visite per il padre.
  Il 9 febbraio 2021, il signor R. M. ha presentato alla Questura di Genova denuncia per sottrazione di minore nei confronti della signora M. L. F. B. (la quale aveva, nel frattempo, concluso il proprio incarico, con la nomina del nuovo Console generale dell'Ecuador nell'ottobre 2020) per essersi allontanata dal territorio nazionale recando con sé, senza il consenso paterno, la figlia.
  Il 20 febbraio 2021 il legale del signor R. M. ha contattato la Farnesina, presentando richiesta di assistenza per il proprio cliente. Il 25 febbraio il connazionale ha poi chiesto all'Ambasciata d'Italia a Quito di effettuare una visita consolare alla minore, la quale si trovava presso i nonni materni a Guayaquil. La visita è stata regolarmente svolta da parte della Console onoraria italiana a Guayaquil che ha potuto constatare le buone condizioni di salute della piccola e quelle dell'ambiente nel quale si trovava.
  Nel marzo 2021, il signor R.M. ha deciso di avvalersi della procedura prevista all'articolo n. 8 della Convenzione dell'Aja del 1980. Ha, pertanto, chiesto assistenza all'Autorità centrale italiana per assicurare il ritorno della figlia in Italia. La nostra Autorità centrale il 23 marzo 2021 ha trasmesso l'istanza in parola all'omologa ecuadoriana.
  Sul piano penale, nell'aprile 2021 la Prefettura di Genova ha comunicato l'avvenuta presentazione da parte del signor R. M. di querela per il reato di sottrazione di minore a carico della signora M. L. F. B. Nei confronti di quest'ultima pende attualmente un procedimento presso la Procura della Repubblica di Genova.
  A luglio e poi a settembre 2021 la nostra Autorità centrale, anche su impulso della Farnesina, ha sollecitato l'omologa ecuadoriana per ricevere aggiornamenti sullo stato della procedura convenzionale relativa all'istanza di ritorno presentata dal signor R. M. e per conoscere la situazione sociale della minore.
  L'Autorità centrale ecuadoriana ha avviato il procedimento convenzionale di rientro di I. M. in Italia solo il 13 settembre 2021. Al contempo l'autorità giudiziaria di Quito ha disposto una verifica delle condizioni sociali della minore, fino ad allora non effettuata in quanto non sarebbe stato possibile rintracciare la madre né la figlia all'indirizzo precedentemente noto. In raccordo con la Farnesina, l'Autorità centrale italiana il 28 settembre 2021 ha richiesto il coinvolgimento di Interpol per individuare la bambina.
  Nel frattempo il connazionale ha deciso di avvalersi della facoltà alternativa, accordatagli dall'articolo 29 della stessa Convenzione dell'Aja del 1980, di rivolgersi direttamente alle Autorità giudiziarie ecuadoriane, avvalendosi di difensori locali di fiducia e rinunciando all'ausilio dell'Autorità centrale italiana. Quest'ultima si è pertanto limitata a trasmettere all'omologo organo estero la domanda di rimpatrio, esercitando esclusivamente le funzioni di istruzione preliminare della pratica.
  L'Autorità giudiziaria ecuadoriana ha fissato l'udienza relativa al procedimento convenzionale al 15 ottobre 2021 per poi spostarla, su richiesta dello stesso signor R.M., di alcuni giorni. Ciò in quanto il legale del connazionale aveva rimesso l'incarico il giorno prima rispetto alla data fissata per l'udienza.
  Nel corso dell'udienza del 20 e 21 ottobre 2021 il giudice ha però stabilito il non luogo a procedere, anche in virtù della presunta sussistenza di vizi formali nella documentazione probatoria esibita dal legale ecuadoriano del connazionale,
  Il signor R. M., che non ha peraltro avuto modo di visitare sua figlia durante il suo soggiorno in Ecuador, ha quindi depositato ricorso in Appello, di cui si attendono gli esiti. Al fine di avere contezza delle condizioni della minore, l'Ambasciatrice italiana in Ecuador le ha quindi reso visita a Guayaquil nel mese di novembre 2021, in occasione della quale ha accertato la buona situazione socio-ambientale della bambina.
  Avendo il signor R. M. deciso di avvalersi della procedura prevista dall'articolo 29 della Convenzione dell'Aja del 1980, l'Autorità centrale italiana non è più legittimata a intraprendere o sollecitare alcuna iniziativa volta a far valere o sostenere le ragioni reclamate dal connazionale nel giudizio di primo grado, definito con una decisione che è sottoposta, per sua natura, al sindacato esclusivo del Giudice ecuadoriano.
  Con riguardo alla dinamica, citata dall'interrogante, relativa all'all'allontanamento della signora M. L. F. B. e della minore dal territorio italiano, non risulta che I. M. nel corso del 2021 abbia attraversato la frontiera italiana per raggiungere una destinazione extra-Schengen. L'assenza della registrazione di controlli da parte della Polizia di frontiera italiana farebbe presupporre che la minore abbia lasciato l'Italia alla volta di un Paese dell'area Schengen, per poi raggiungere l'Ecuador. Poiché la bambina non è titolare di passaporto italiano, è verosimile che al controllo di frontiera sia stato esibito per lei il documento diplomatico rilasciato dalla Repubblica dell'Ecuador.
  Agli atti nulla risulta sulla circostanza riferita dall'interrogante, relativa all'istanza, presentata dal signor R. M. volta a ottenere la revoca del passaporto diplomatico della bambina. Non rientra, infatti, nelle attribuzioni dell'Autorità italiana l'adozione di provvedimenti autoritativi su documenti di protezione diplomatica rilasciati da uno Stato estero.
  La Farnesina e l'Ambasciata d'Italia a Quito continueranno a fornire la massima assistenza al connazionale, anche in vista dei prossimi sviluppi giudiziali.
  In parallelo, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale non mancherà di sollevare il caso durante ogni futuro incontro, così come già accaduto in occasione del colloquio bilaterale tra la Vice Ministra Sereni e l'omologo ecuadoriano a margine della Conferenza Italia-America Latina, tenutasi a Roma il 25 e 26 ottobre 2021.
  

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   POTENTI e FERRARI. — Al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione nazionale paracadutisti d'Italia (Anpdi) è l'associazione d'Arma dei paracadutisti italiani, come previsto dall'articolo 941 del decreto legislativo n. 90 del 2010; nasce nell'immediato dopoguerra e successivamente è stata riconosciuta con decreto del Presidente della Repubblica n. 620 del 1956. Rappresenta certamente la principale organizzazione paracadutistica italiana, non solo per la storia, ma anche, per struttura, numero soci;

   la regolamentazione relativa all'attività di paracadutismo ha un suo punto cardine nel decreto ministeriale 467T del Ministero dei trasporti che, fin dal 1992, prescrive l'uso di paracadute plananti (ad ala) per il paracadutismo sportivo, esentandone però l'Anpdi che, sotto il controllo del Ministero della difesa, può continuare ad utilizzare i paracadute emisferici, di tipo militare. Tale decreto ministeriale è la naturale conseguenza del decreto del Presidente della Repubblica n. 566 del 1988 che, a sua volta, parifica le abilitazioni rilasciate dall'Anpdi alle licenze rilasciate dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, in materia di paracadutismo. Sia il decreto del Presidente della Repubblica che il decreto ministeriale sono tuttora in corso di validità;

   pur a normative invariate e senza aver mai alcunché contestato in ordine alla sicurezza, Enac, da mesi, ha iniziato a mettere in contestazione la legittimità dell'attività dell'Anpdi disconoscendone la possibilità di effettuare lanci con paracadute emisferico da velivolo civile. Anche un tentativo di far certificare ad Enac le scuole Anpdi non ha risolto la problematica;

   il danno che l'Associazione rischia di subire appare irreparabile e non pare potersi attendere l'esito di un annunciato, da Enac, regolamento sul paracadutismo. Infatti, oltre a mettere in discussione la stessa esistenza dell'Anpdi si rischierebbe di vanificare molti decenni di sacrifici e di investimenti ad opera di quanti si sono impegnati in prima persona per dotarsi delle necessarie capacità specifiche –:

   se e di quali notizie sia in possesso il Governo circa le vicende esposte;

   se e quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire ad Anpdi la possibilità di svolgere le attività con paracadute emisferico, evitando interruzioni che potrebbero essere pregiudizievoli anche ai fini della sicurezza all'atto della ripresa.
(4-09504)

  Risposta. — In merito al quesito posto con il presente atto di sindacato ispettivo ritengo sia indispensabile ripercorrere, sia pur brevemente, l'evoluzione normativa in materia di attività aviolancistica e le vicende che hanno interessato i principali referenti del settore.
  La disciplina in materia di paracadutismo è contenuta nel decreto del Presidente della Repubblica 18 novembre 1988, n. 566, che attribuisce al Ministro dei trasporti – ora Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili – la definizione, con proprio decreto, dei programmi di addestramento e dell'attività di volo o di lancio necessaria per conseguire, mantenere in corso di validità, rinnovare e reintegrare licenze, attestati e abilitazioni.
  In attuazione delle prescrizioni di cui al decreto in parola, l'allora Ministero dei trasporti ha adottato, con decreto n. 467-T del 1992, il «programma di addestramento per il paracadutismo» che prevedeva, entro due anni dall'entrata in vigore dello stesso, la progressiva eliminazione del paracadute vincolato a calotta emisferica – cosiddetto «paracadute tondo», tipico dei lanci militari e in utilizzo all'esercito – consentendone tuttavia l'impiego, in deroga, all'Associazione nazionale paracadutisti d'Italia (ANPd'I), in considerazione del fatto che lo svolgimento dell'attività aviolancistica di interesse militare svolta dall'associazione era effettuata sotto il controllo del Ministero della difesa e disciplinata dalla Circolare n. 1400/563 del 27 marzo 1990 dello Stato maggiore esercito.
  A seguito dell'istituzione, con decreto legislativo n. 250 del 1997, dell'ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC), l'ente assumeva, quale unica autorità dell'aviazione civile ai sensi dell'articolo 687 del Codice della navigazione, le funzioni amministrative e tecniche già attribuite alla direzione generale dell'aviazione civile del Ministero dei trasporti e, conseguentemente, anche la competenza regolatoria in materia di paracadutismo.
  Le peculiarità proprie dell'attività svolta dall'ANPd'I, nonché il ruolo del Ministero della difesa rispetto all'attività aviolancistica in questione, sono stati riconosciuti anche dall'ENAC che, nel regolamento sul «Rilascio e rinnovo delle licenze di paracadutismo» approvato il 24 giugno 2013, ha escluso dal proprio ambito di applicazione l'attività aviolancistica d'interesse militare dell'ANPd'I «in quanto svolta sotto il controllo del Ministero difesa»; tale esclusione è stata confermata altresì nell'edizione aggiornata del regolamento, diramata nel 2015.
  Successivamente:

   con disposizione n. 30 del 12 luglio 2019, l'ENAC, accogliendo un'istanza dell'Unione italiana paracadutismo (UIP), visto fra l'altro l'interesse all'effettuazione di lanci con l'utilizzo del «paracadute tondo» manifestato da parte di numerosi appartenenti alla disciplina sportiva del paracadutismo, autorizzava l'attività aviolancistica con tale tipologia di paracadute da parte delle scuole affiliate all'unione;

   con successiva nota del 3 marzo 2020, lo stesso ENAC, inibiva all'ANPd'I, in quanto non soggetta a certificazione da parte dell'ente, lo svolgimento delle operazioni di lancio con «paracadute tondo» da aeromobili civili precisando che le stesse erano state autorizzate unicamente in favore delle scuole di paracadutismo certificate dall'ENAC ed invitava inoltre l'associazione a fornire specifico riscontro in merito alle operazioni già svolte;

   nel silenzio dell'ANPd'I, l'ENAC provvedeva, inoltre, ad inviare, il 5 maggio 2020, un'informativa alla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma;

   lo Stato maggiore dell'esercito, appresi i contenuti dei provvedimenti adottati, ha dapprima sospeso, il 6 ottobre 2020, lo svolgimento delle attività aviolancistiche previste dalla già citata circolare 1400 dello Stato maggiore dell'esercito e, successivamente, ricevuto il nulla osta da parte dello Stato maggiore della difesa, ha disposto la sospensione della convenzione in atto con l'ANPd'I;

   con disposizione n. 5 del 5 marzo 2021, l'ENAC, tenuto conto della necessità di un riassetto generale della materia, sanciva, con effetto immediato, la revoca dell'autorizzazione all'attività aviolancistica con «paracadute tondo» di cui alla disposizione n. 30 del 12 luglio 2019;

   il successivo 16 marzo l'ANPd'I presentava istanza di accesso ad ogni atto consequenziale, connesso o finalizzato all'adozione del provvedimento di revoca sopra citato ed in mancanza di riscontro, il 3 maggio 2021, notificava ricorso impugnando il silenzio rigetto serbato dall'ENAC ed instaurando un giudizio per l'annullamento della disposizione e per il risarcimento dei danni da essa provocati.

  Avuto riguardo al quadro di situazione poc'anzi ricostruito, va innanzitutto ribadito l'interesse della Difesa nei confronti dell'attività svolta dall'ANPd'I, sia in virtù del richiamo da essa esercitato nei confronti delle nuove generazioni – che, grazie all'associazione possono accostarsi ai valori ed alle tradizioni del paracadutismo militare italiano – sia quale importante fattore di contrazione dei tempi necessari alla formazione del personale militare destinato alle aviotruppe, nel momento in cui esso sia già in possesso dell'abilitazione al lancio conseguita con l'ANPd'I.
  Nondimeno, si ritiene altresì imprescindibile sottolineare come il suddetto interesse potrà continuare ad essere perseguito esclusivamente nel pieno rispetto della vigente normativa e delle discendenti circolari regolatorie di Forza armata, fermi restando gli esiti dei procedimenti attualmente pendenti innanzi alle competenti autorità giudiziarie amministrative e penali.
  

Il Ministro della difesa: Lorenzo Guerini.


   PRISCO e MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con una nota del 20 settembre 2021 l'Associazione sindacale dei funzionari prefettizi ha evidenziato che i dirigenti prefettizi in servizio sono circa 1006 (di cui 100 con pensionamento previsto per il 2023) su un organico di 1412 posti di funzione, e che una situazione analoga coinvolge il personale dirigenziale contrattualizzato;

   tali carenze di organico possono rappresentare un punto di criticità per quanto riguarda la gestione delle funzioni del Governo sul territorio, in modo particolare in relazione a settori fondamentali quali la sicurezza e il controllo del territorio;

   ad oggi risultano in essere le seguenti procedure concorsuali per l'accesso alla carriera prefettizia e alle funzioni dirigenziali della pubblica amministrazione: duecento posti indetto con decreto ministeriale 8 novembre 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4a Serie speciale «Concorsi ed Esami» n. 91 del 19 novembre 2019; centottanta posti indetto con decreto ministeriale 22 dicembre 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4a Serie speciale «Concorsi ed Esami» n. 103 del 28 dicembre 2021; corso/concorso SNA: duecentodieci posti (di cui ventuno destinati al Ministero dell'interno) indetto con decreto ministeriale 31 marzo 2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4a Serie speciale «Concorsi ed Esami» n. 50 del 30 giugno 2020;

   per quanto riguarda lo stato di avanzamento di tali procedure concorsuali, in relazione al primo concorso si sono già svolte le prove scritte, nel mese di novembre 2021, in relazione al secondo sono decorsi i termini per la presentazione delle domande di partecipazione (4 febbraio 2022), e, in relazione al terzo le prove preselettive che dovevano svolgersi nel mese di gennaio sono state ulteriormente rinviate –:

   in relazione al concorso indetto con decreto ministeriale 8 novembre 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4a Serie speciale «Concorsi ed Esami» n. 91 del 19 novembre 2019, quali siano le tempistiche previste per il completo svolgimento del concorso, se sia già stata prevista una data indicativa di completamento della correzione delle prove scritte e di svolgimento delle prove orali entro quando sia prevista l'assunzione e l'entrata in servizio dei vincitori e se sia stata prevista la possibilità, ed eventualmente in che numero, di procedere all'assunzione di ulteriori unità oltre i 200 posti previsti;

   in relazione al concorso indetto con decreto ministeriale 22 dicembre 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4a Serie speciale «Concorsi ed Esami» numero 103 del 28 dicembre 2021, quale sia il cronoprogramma indicativo per il completamento della procedura concorsuale, se si intenda attendere l'espletamento della procedura concorsuale di cui al quesito precedente prima dell'inizio delle prove scritte, entro quali tempi sia prevista l'assunzione e l'entrata in servizio dei vincitori;

   in relazione al concorso indetto con decreto ministeriale 31 marzo 2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4a Serie speciale «Concorsi ed Esami» n. 50 del 30 giugno 2020, quali siano le tempistiche previste per lo svolgimento della procedura, se sia prevista la possibilità di una nuova quantificazione del personale necessario, in considerazione del tempo trascorso dalla data di pubblicazione del bando e dei pensionamenti medio tempore intervenuti ed entro quali tempi sia prevista l'entrata in servizio degli eventuali idonei.
(4-11247)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato in esame con il quale l'interrogante, lamentando le carenze di organico relative ai dirigenti prefettizi, chiede notizie circa tre procedure concorsuali bandite per l'accesso alla carriera dirigenziale, si rappresenta quanto segue.
  Per quanto concerne il concorso a 200 posti per l'accesso alla carriera prefettizia, indetto con decreto ministeriale 8 novembre 2019, si evidenzia che è tuttora in corso la correzione delle prove scritte.
  Considerato l'elevato numero degli elaborati (oltre 5.500) si stima di poter completare le complessive operazioni concorsuali nella prima metà del 2023.
  L'assunzione di eventuali idonei non vincitori è subordinata alla sussistenza di facoltà assunzionali e alle carenze in organico che si potranno registrare al netto delle procedure concorsuali già bandite.
  Per quanto riguarda il concorso a 180 posti per l'accesso alla carriera prefettizia, indetto con decreto ministeriale 22 dicembre 2021, si rappresenta che sono in corso le interlocuzioni prodromiche all'organizzazione delle prove preselettive, che saranno svolte, salvo circostanze non prevedibili al momento, anteriormente alla conclusione delle procedure sopraindicate.
  In merito al concorso a 315 posti per allievi al corso concorso selettivo di formazione dirigenziale per il reclutamento di 210 dirigenti, di cui 21 unità da inquadrare nei ruoli del personale civile contrattualizzato del Ministero dell'interno, indetto con decreto ministeriale 31 marzo 2020, si precisa che la procedura concorsuale è bandita, organizzata e gestita dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.
  Infine si rappresenta che eventuali nuove procedure concorsuali per il reclutamento di ulteriori unità dirigenziali potranno essere programmate in relazione alle facoltà assunzionali disponibili e alle esigenze di organico rilevate nel piano triennale dei fabbisogni di personale dell'Amministrazione civile.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   SGARBI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il procuratore Luigi Patronaggio, in carica dall'ottobre 2016 quale procuratore capo di Agrigento, ha presentato alla questura di Agrigento una querela per stalking nei confronti dei noti avvocati Giuseppe Arnone e Daniela Principato, ritenendosi vittima da parte dei medesimi di tale reato nonché di ulteriori altri reati;

   nella denuncia per stalking il Patronaggio ricostruisce lo scontro con l'Arnone, in particolare, scaturito a seguito dell'arresto in carcere del medesimo avvocato Arnone ottenuto dal procuratore Patronaggio il 12 novembre 2016, arresto annullato poi dal tribunale del riesame il 29 novembre 2016;

   il Patronaggio, in ordine all'arresto in carcere dell'Avvocato Arnone, poi annullato, è stato escusso dalla Commissione parlamentare antimafia e per tali dichiarazioni, ritenute dall'Arnone mendaci e false, risulta esser stato querelato dall'Arnone medesimo;

   la denunzia per stalking contro gli avvocati Arnone e Principato è stata presentata il 14 agosto 2020, immediatamente dopo la diffusione nelle librerie di Agrigento, avvenuta il 13 agosto 2020, del volume «Sette contro due», autore l'avvocatessa Principato, ove veniva ricostruito lo scontro tra Luigi Patronaggio e l'avvocato Giuseppe Arnone;

   la Commissione antimafia si è interessata all'arresto in carcere dell'avvocato Arnone in quanto già dal 2013 numerosi collaboratori di giustizia avrebbero riferito alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo in ordine ai progetti omicidiari in danno di Arnone, discussi all'interno di «cosa nostra» in relazione all'impegno del medesimo; di recente, all'inizio del 2021, sarebbero emerse conferme anche di fronte al tribunale di Agrigento, da parte di un collaboratore di giustizia, circa progetti omicidiari dovuti al fatto che l'Arnone risulta essere ritenuto un politico incorruttibile e inavvicinabile, che crea notevoli problemi soprattutto agli interessi della mafia in materia di appalti;

   nel febbraio 2021 il Procuratore Patronaggio risulta aver trasmesso una nota circostanziata al prefetto di Agrigento e alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, al fine di adottare misure di garanzia rispetto all'incolumità di Arnone e al suddetto rischio omicidiario;

   il 26 marzo 2021 il medesimo Procuratore della Repubblica Patronaggio, ad avviso dell'interrogante violando giuridicamente il dovere di astensione ed entrando in contraddizione logica con la sua nota a tutela di Arnone del febbraio 2021, si attivava per richiedere al magistrato di sorveglianza di Agrigento la declaratoria di delinquenza abituale nei confronti dell'avvocato Giuseppe Arnone;

   ad avviso dell'interrogante, può costituire una circostanza rilevante, sul piano disciplinare e della violazione del dovere di astensione, l'avere adottato nei confronti dell'avvocato Giuseppe Arnone, in pendenza di una controversia con il medesimo, i provvedimenti e gli atti sopra indicati, finalizzati alla declaratoria di delinquenza abituale dell'Arnone e alla detenzione in carcere per la pena relativa a una condanna per diffamazione; a ciò va aggiunta la rilevante anomalia, per quanto consta all'interrogante senza precedenti e tale da presentare caratteri di abnormità, che nel procedimento penale in cui l'avvocato Arnone è indagato per calunnia il procuratore Patronaggio risulti contestualmente titolare del fascicolo e parte offesa;

   appare peraltro all'interrogante indiscutibile e particolarmente anomalo lo stridente contrasto tra le iniziative a tutela dell'incolumità dell'Arnone per il suo impegno antimafia e le sopracitate iniziative per far dichiarare lo stesso Arnone delinquente abituale e fargli scontare in carcere una condanna per il reato di diffamazione, sostanzialmente di natura politica;

   i fatti sopra riassunti sono puntualmente ricostruiti e documentati in un esposto inviato dall'Arnone al Ministro interrogato, esposto al quale sono allegati appunto tutti i documenti sopra indicati, documenti che sono dunque nella disponibilità del Ministro interrogato e dei suoi uffici –:

   se il Ministro interrogato non intenda valutare se sussistano i presupposti per adottare iniziative ispettive in relazione a quanto esposto in premessa, anche ai fini dell'eventuale promozione dell'azione disciplinare.
(4-10887)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante – dopo avere premesso che «il Procuratore Luigi Patronaggio, in carica dall'ottobre 2016 quale Procuratore Capo di Agrigento, ha presentato alla Questura di Agrigento una querela per stalking nei confronti dei noti avvocati Giuseppe Arnone e Daniela Principato, ritenendosi vittima da parte dei medesimi di tale reato nonché di ulteriori altri reati; nella denuncia per stalking il Patronaggio ricostruisce lo scontro con l'Arnone, in particolare, scaturito a seguito dell'arresto in carcere del medesimo Arnone ottenuto dal Procuratore Patronaggio il 12 novembre 2016, arresto annullato poi dal Tribunale per il Riesame il 29 novembre 2016;... la denuncia per stalking contro gli avvocati Arnone e Principato è stata presentata il 14 agosto 2020, immediatamente dopo la diffusione nelle librerie di Agrigento, avvenuta il 13 agosto 2020, del volume Sette contro due, autore l'avvocatessa Principato, ove veniva ricostruito lo scontro tra Luigi Patronaggio e l'avvocato Giuseppe Arnone; la Commissione Antimafia si è interessata all'arresto in carcere dell'avvocato Arnone in quanto già dal 2013 numerosi collaboratori, di giustizia avrebbero riferito alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo in ordine ai progetti omicidiari in danno di Arnone, discussi all'interno di Cosa Nostra in relazione all'impegno del medesimo; di recente, all'inizio del 2021, sarebbero emerse conferme anche di fronte al Tribunale di Agrigento, da parte di un collaboratore di giustizia, circa progetti omicidiari dovuti al fatto che l'Arnone risulta essere ritenuto un politico incorruttibile e inavvicinabile, che crea notevoli problemi soprattutto agli interessi della mafia nella materia degli appalti; nel febbraio 2021 il Procuratore Patronaggio risulta avere trasmesso una nota circostanziata al Prefetto di Agrigento e alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, al fine di adottare misure di garanzia rispetto all'incolumità di Arnone e al suddetto rischio omicidiario; il 26 marzo 2021 il medesimo Procuratore della Repubblica Patronaggio, ad avviso dell'interrogante violando giuridicamente il dovere di astensione ed entrando in contraddizione logica con la sua nota a tutela di Arnone del febbraio 2021, si attivava per richiedere al Magistrato di Sorveglianza di Agrigento la declaratoria di delinquenza abituale nei confronti dell'avvocato Giuseppe Arnone;... a ciò va aggiunta la rilevante anomalia, per quanto consta all'interrogante senza precedenti e tale da presentare caratteri di abnormità, che nel procedimento penale in cui l'avvocato Arnone è indagato per calunnia il Procuratore Patronaggio risulti contestualmente titolare del fascicolo e parte offesa...» domanda alla Ministra della giustizia «... se... non intenda valutare se sussistano i presupposti per adottare iniziative ispettive in relazione a quanto esposto in premessa, anche ai fini dell'eventuale promozione dell'azione disciplinare...».
  Al riguardo deve essere innanzitutto posto in risalto che, alla stregua degli accertamenti eseguiti, il dottor Luigi Patronaggio, dalla data di presentazione della querela nei confronti dell'avvocato Giuseppe Arnone – ossia dal 14 agosto 2020 –, non ha mai istruito alcun procedimento penale a carico del medesimo legale, neppure quello nell'ambito del quale costui veniva tratto in arresto dalla squadra mobile della Questura di Agrigento perché colto nella flagranza del reato di tentativo di estorsione, limitandosi in siffatta evenienza a vistare la richiesta di convalida e la conseguente richiesta di applicazione di misura cautelare (entrambe formulate dal pubblico ministero titolare delle indagini).
  Tutti i procedimenti penali iscritti nei confronti dell'avvocato Giuseppe Arnone, ovvero quelli nei quali egli risultava essere persona offesa, sono stati assegnati al dottor Luigi Patronaggio seguendo i criteri generali all'uopo stabiliti ovvero sono stati da lui trasmessi ad altra autorità giudiziaria, avendo egli riservato a sé, in base al progetto organizzativo della Procura della Repubblica presso il tribunale di Agrigento, i rapporti con le altre autorità giudiziarie.
  Invero il dottor Luigi Patronaggio non poteva delegare l'attività di smistamento dei procedimenti penali in base alle attribuzioni interne (con peculiare riferimento a quelli in cui l'avvocato Giuseppe Arnone assumeva la veste di indagato o di persona offesa) al Procuratore aggiunto, dottor Salvatore Velia, in quanto quest'ultimo era indagato in relazione al reato di calunnia in ipotesi commesso in danno del medesimo Giuseppe Arnone. Del pari il Procuratore aggiunto dottor Ignazio Fonzo era stato denunciato dall'avvocato Giuseppe Arnone ed era quindi incompatibile con riferimento alla trattazione dei procedimenti penali coinvolgenti a qualsiasi titolo il predetto legale.
  In merito poi alla richiesta di dichiarazione di abitualità nel reato formulata nei confronti dell'avvocato Giuseppe Arnone al magistrato di sorveglianza di Agrigento, si deve evidenziare che la stessa veniva effettuata in attuazione di una precisa direttiva emanata dal dottor Luigi Patronaggio in adempimento di una indicazione proveniente dalla Procura generale della Repubblica presso la Corte d'appello di Palermo. Infatti, con note del 7 aprile 2017 e del 5 febbraio 2019 (quindi di gran lunga antecedenti rispetto alla richiesta formulata nel corso dell'anno 2021 nei confronti dell'avvocato Giuseppe Arnone), il dottor Luigi Patronaggio invitava i sostituti procuratori in servizio alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Agrigento a vagliare le posizioni dei condannati onde verificare la ricorrenza delle condizioni previste dagli articoli 102, 105 e 108 codice penale in relazione alla posizione dell'avvocato Giuseppe Arnone, le condizioni per la dichiarazione di abitualità presunta dalla legge stabilite dall'articolo 102 codice penale erano maturate sin dalla data del 19 settembre 2017.
  In ogni caso il dottor Luigi Patronaggio, allorquando aveva ad occuparsi – nelle limitate forme innanzi ricordate – dei procedimenti penali che coinvolgevano la posizione dell'avvocato Giuseppe Arnone, rendeva del tutto trasparente il proprio operato comunicando costantemente i propri provvedimenti a tutte le autorità interessate. Inoltre egli chiedeva al Consiglio superiore della magistratura l'apertura di una pratica a tutela; nel documento di risposta dell'organo di autogoverno l'avvocato Giuseppe Arnone veniva definito quale «...soggetto dalla biografia giudiziaria piuttosto tormentata... che si esprime con modalità espressive e con un carattere seriale che ne diminuiscono la credibilità...».
  Con riferimento infine al procedimento penale per calunnia in cui il dottor Luigi Patronaggio avrebbe assunto contemporaneamente i ruoli di titolare del fascicolo e di persona offesa dal reato, deve essere ricordato che il medesimo dottor Luigi Patronaggio in data 23 luglio 2021, nel rispetto dei criteri contemplati nel progetto organizzativo della Procura della Repubblica presso il tribunale di Agrigento, provvedeva ad iscrivere la notizia di reato a carico del medesimo legale e lo stesso giorno trasmetteva per competenza ai sensi dell'articolo 11 del codice di procedura penale il relativo fascicolo alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Catania.
  Ne consegue che non sembra al momento possibile enucleare l'esistenza di profili di criticità nell'operato dei magistrati della Procura della Repubblica presso il tribunale di Agrigento (e segnatamente del Procuratore Capo dottor Luigi Patronaggio) tali da giustificare l'esercizio da parte di questo Dicastero di «...iniziative ispettive... anche ai fini dell'eventuale promozione dell'azione disciplinare...».
  

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio generale degli italiani all'estero (Cgie) — istituito con legge 6 novembre 1989, n. 368, e successive modificazioni — è organismo di consulenza del Governo e del Parlamento sui grandi temi che interessano le comunità dei nostri connazionali nel mondo;

   tale istituzione è composta da sessantatré membri complessivi, quarantatré dei quali sono rappresentanti delle comunità e delle associazioni italiane all'estero (ventiquattro per l'Europa, tre per l'America del Nord, quattordici in America del Sud, due in Africa e Oceania). I venti membri rimanenti sono invece nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

   il Cgie si articola in: Assemblea plenaria, Comitato di presidenza, 3 Commissioni continentali, la Commissione di nomina governativa, 7 Commissioni tematiche e i Gruppi di lavoro;

   l'Assemblea plenaria è convocata dal Segretario generale in via ordinaria una volta l'anno; può inoltre essere convocata in via straordinaria, su motivata richiesta dei due terzi dei suoi componenti;

   il Comitato di presidenza si riunisce sei volte l'anno, una delle quali a latere delle Plenarie, con convocazione da parte del Segretario generale;

   le riunioni delle Commissioni continentali, Europa ed Africa del Nord, America Latina, Paesi Anglofoni Extraeuropei si riuniscono almeno due volte l'anno nelle proprie aree continentali e in occasione dell'Assemblea plenaria ordinaria;

   secondo l'articolo 12 della summenzionata legge 6 novembre 1989, n. 368, ai membri del Cgie che partecipano alle riunioni previste dalla presente legge spettano il pagamento delle spese di viaggio, che verranno rimborsate con le modalità previste per i dipendenti dello Stato della ottava qualifica funzionale, nonché un rimborso forfettario per le spese di vitto e alloggio sostenute nel periodo di permanenza nella sede della riunione, di importo pari a lire 400.000 giornaliere, ridotto della metà per i residenti nella sede stessa e aumentato della metà per il segretario generale. Agli stessi membri spetta inoltre un rimborso forfettario, pari a lire 2.000.000 annue, aumentato a lire 3.000.000 annue per i componenti del comitato di presidenza e a lire 4.000.000 annue per il segretario generale, per le spese telefoniche e postali –:

   a quanto ammontino complessivamente le spese di viaggio rimborsate ai membri del Cgie nel corso dell'ultima consiliatura, suddivise per le quattro ripartizioni di cui è composta la circoscrizione Estero e per ciascuno degli eventi cui hanno partecipato.
(4-11155)

  Risposta. — Le spese viaggio rimborsate ai membri del Consiglio generale degli italiani all'estero nel corso dell'ultima consiliatura (2016-2021), secondo i dati forniti dal Segretariato esecutivo del Consiglio generale degli italiani all'estero, ammontano complessivamente a euro 1.827.998,84.
  Con riguardo alle quattro ripartizioni della circoscrizione estero, le spese viaggio rimborsate sono le seguenti: euro 771.218,59 per l'America Latina; euro 279.732,99 per l'America del Nord; euro 603.306,04 per l'Europa ed euro 173.741,22 per Sud Africa e Oceania.
  Tenuto conto degli eventi ai quali i membri del Consiglio generale degli italiani all'estero hanno partecipato, la ripartizione delle spese viaggio e diaria rimborsate è la seguente:

   Assemblea Plenaria, sono stati spesi in totale euro 1.142.392,74 (di cui: euro 537.883, 23 per America Latina, euro 140.972,71 per America del Nord, euro 379.903,97 per l'Europa ed euro 83.632,83 per Sud Africa e Oceania);

   Comitato di Presidenza, sono stati spesi in totale euro 315.079,11 (di cui: euro 101.104,78 per America Latina; euro 88.650,56 per America del Nord: euro 84.238,30 per l'Europa; euro 41.085,47 per Sud Africa e Oceania);

   Commissioni Continentali, sono stati spesi in totale euro 370.526,99 (di cui euro 132.230,58 per America Latina, euro 50.109,72 per America del Nord; 139.163,77 per l'Europa e euro 49.022,92 per Sud Africa e Oceania).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   TIMBRO, DE LORENZO e PALAZZOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Pfizer sta godendo – anche grazie alla produzione del vaccino anti Covid, sviluppato insieme all'azienda tedesca BioNtech – di un enorme incremento dei propri ricavi, registrando nei primi tre trimestri del 2021 introiti per 50 miliardi di euro pari al 91 per cento in più dello stesso periodo nel corso del 2020, sestuplicando gli incassi da vaccini (29 miliardi di dollari) con una quotazione in borsa che è cresciuta del 51 per cento;

   da fonti Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, il gruppo farmaceutico Pfizer intende presentare un piano di 130 esuberi relativamente allo stabilimento di Catania, specializzato nella produzione di antibiotici parenterali per uso ospedaliero, penicillinici e non penicillinici, ingenerando più che legittime preoccupazioni e proteste tra le lavoratrici ed i lavoratori che avvieranno iniziative e mobilitazioni in vista dello sciopero del 4 marzo 2022;

   appare fondata la denuncia dei sindacati secondo la quale «la multinazionale invece di avviare un rilancio, decide di far marciare a scartamento ridotto impianti strategici, privandosi peraltro di personale altamente qualificato»;

   l'azienda afferma che il sito siciliano «continuerà a essere parte integrante della rete globale di produzione e fornitura Pfizer e infatti è stato programmato un intervento di modernizzazione, con un ulteriore investimento di 27 milioni di euro nei prossimi tre anni» e «in previsione di questo investimento, Pfizer ha identificato alcuni adeguamenti necessari, dovuti anche al calo della domanda dei volumi produttivi di un antibiotico iniettabile, che porteranno a una riduzione dell'organico»;

   a parere degli interroganti nella realtà, come denunciano le organizzazioni sindacali, lo stanziamento di 27 milioni di euro per i prossimi tre anni appare «una cifra irrisoria sufficiente soltanto per la manutenzione degli impianti»;

   a parere degli interroganti è inaccettabile che, a fronte di un incremento di ricavi di tali proporzioni, si prospetti da parte della Pfizer un piano di esuberi di queste dimensioni che rischia di segnare ulteriormente un contesto socio-economico già fortemente provato e non si scelga invece di utilizzare i ricavi per nuovi investimenti, immaginando un incremento della produzione, anche dentro processi di rifunzionalizzazione degli impianti rispetto all'inevitabile mutare delle esigenze del mercato –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda porre in essere, con la massima urgenza, per evitare una ennesima crisi occupazionale in Sicilia e la perdita di una struttura produttiva in un settore strategico quale quello farmaceutico come dimostrato anche dalla recente, e ancora in corso, crisi sanitaria dovuta alla diffusione della pandemia da COVID-19.
(4-11296)

  Risposta. — Si risponde all'atto in esame concernente la situazione occupazionale dello stabilimento della Wyeth Lederle S.p.A. di Catania, specializzato nella produzione di antibiotici parenterali di prima linea penicillinici e non penicillinici per uso ospedaliero.
  Al riguardo, sentita la struttura competente del Ministero dello Sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Il piano di ridimensionamento dell'organico che la multinazionale statunitense Pfizer ha deciso di attuare in Italia il 3 febbraio 2022 durante un incontro è relativo a circa 210 unità, delle quali 130 sono dipendenti diretti di Pfizer. La vertenza, fino ad oggi, è stata seguita a livello locale, sia dalla Prefettura che da Confindustria Catania.
  Ai sensi della direttiva del Ministro dello sviluppo economico del 14 ottobre 2021, l'articolo 1 stabilisce quali sono i requisiti per l'istituzione di un tavolo di crisi a livello nazionale, i quali non ricorrerebbero nel caso di specie. Nel corso degli incontri del citato tavolo regionale il rappresentante dell'azienda avrebbe precisato che la propria strategia non prevede la dismissione del suddetto stabilimento, e che, peraltro, saranno effettuati investimenti, come noto ai medesimi interroganti, per un intervento di modernizzazione per la ristrutturazione del sito.
  Il 7 marzo 2022, presso la sede di Confindustria di Catania, nell'ambito delle relazioni industriali, non si è riusciti a raggiungere un accordo con i sindacati, che hanno lamentato l'assenza, da parte della Pfizer, di precise informazioni in merito alla questione sollevata. Il tavolo regionale, già attivato presso la medesima regione, potrà, dunque, essere riconvocato al fine di valutare le possibili soluzioni e i più opportuni strumenti da attivare per gestire positivamente la vicenda.
  Si riferisce, infine, che, sentito al riguardo anche il Ministro del lavoro e delle politiche sociali lo stesso ha informato che, ad oggi, le proprie strutture non hanno ricevuto alcuna comunicazione, né richiesta di intervento.
  In conclusione, si rappresenta che le opportune iniziative per garantire la continuità produttiva e per tutelare, al contempo, gli attuali livelli occupazionali del sito potranno essere valutate nell'ambito di un nuovo incontro del tavolo di crisi regionale.

La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   è noto anche per le numerose notizie della stampa locale genovese, il «via libera» del Comitato di gestione dell'Autorità di sistema portuale (Adsp) del Mar ligure occidentale al dislocamento in porto, ed in particolare nell'area di Ponte Somalia, dei depositi chimici delle azienda Superba e Carmagnani oggi situati nelle zone di Multedo (Ge);

   le aziende che hanno manifestato interesse allo spostamento nell'area sono aziende a rischio di incidente rilevante che attualmente sono insediate in area cittadina e che, con lo spostamento, resterebbero dislocate seppur in area portuale, vicine alle abitazioni e limitrofe all'Aeroporto di Genova;

   in particolare, l'area di Ponte Somalia si colloca in zona C del vigente piano di rischio aeroportuale che definisce quali attività non possono essere insediate nelle zone vicine all'aeroporto;

   una recente delibera del comune di Genova (dcc-2020-57 norma integrativa del vigente piano di rischio aeroportuale, avente natura regolamentare, per la valutazione di insediamento di funzioni ricadenti in aree di tutela (zone b) approvata con delibera del comune di Genova in data 6 ottobre 2020) approva un'integrazione del suddetto, piano di rischio;

   resta l'attuale classificazione in tre zone A, B, C e si interviene sulla zone B, ma è utile ribadire quanto si evince per la zona C; nella delibera si legge che «nelle suddette Zone di tutela del tipo B e C individuate dal vigente Piano di Rischio Aeroportuale si applicano le limitazioni previste dall'articolo 707 del Codice della Navigazione, ove vanno evitati: insediamenti ad elevato affollamento, quali centri commerciali, congressuali e sportivi e forte concentrazione, edilizia intensiva, ecc.; costruzioni di scuole, ospedali e, in generale, obiettivi sensibili; attività che possono creare pericolo di incendio, esplosione e danno ambientale»;

   si evince pertanto che nell'area in cui verranno dislocati i depositi chimici non è possibile tale insediamento, in quanto le aziende rientrano tra le attività che possono creare pericolo di incendio, esplosione e danno ambientale;

   aggiunta a quanto sopra si segnala, visti i poteri di indirizzo, approvazione e vigilanza del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili in materia di pianificazione portuale e gestione delle Autorità di sistema portuale ai sensi degli articoli 5 e 6 della legge n. 84 del 1994 che:

    l'ordinanza della Capitaneria di porto n. 32/2001, c1/articolo 6, fa esplicito divieto alle navi cisterna petrolifere e petrolchimiche di ormeggiare e movimentare nelle aree del porto come quella suddetta di Ponte Somalia, a distanza zero dal tessuto urbano;

    in base alle norme vincolanti del regolamento e del Piano regolatore portuale dell'AdSP del Mar ligure occidentale, la rilocalizzazione dei depositi chimici a molo Somalia avviene tramite un cambiamento strutturale delle destinazioni d'uso esistenti passando da «commerciali e per la logistica» a depositi a rischio di incidenti rilevanti, nocivi e insalubri, più che duplicando il volume delle rinfuse liquide e triplicando le aree esistenti a Multedo, dove giacciono da decenni in mortale commistione con le residenze;

   tale rilocalizzazione, essendo pericolosa e incompatibile con il contesto portuale e residenziale di Sampierdarena, non poteva essere approvata dal Comitato di gestione dell'Adsp del Mar ligure occidentale attraverso l'inadeguato strumento dell'adeguamento tecnico-funzionale (Atf), ma casomai con una variante al piano regolatore portuale vigente, se non lo vietasse la suddetta ordinanza n. 32 e le direttive europee in materia ambientale e di distanza dai centri abitati –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra descritto;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per verificare la correttezza di questo dislocamento rispetto a quanto sopra descritto, con particolare riferimento alle interferenze con le attività aeroportuali.
(4-11171)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame l'interrogante chiede quali iniziative questo Ministero intende adottare in relazione al progetto di trasferimento dei depositi petrolchimici nel porto di Genova, con particolare riferimento alle interferenze con le attività aeroportuali.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornite dall'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale (AdSP), si rappresenta quanto segue.
  Il vigente Piano regolatore portuale (PRP) si articola in:

   uno schema generale, che individua con efficacia prescrittiva le destinazioni d'uso e gli assetti infrastrutturali atti a garantire il perseguimento degli obiettivi di sviluppo dello scalo;

   le aree territoriali e gli ambiti che, sulla base dell'articolazione funzionale generale, specificano l'assetto previsto, anche in relazione alla definizione dei rapporti della struttura urbana con la rete infrastrutturale di riferimento.

  L'area interessata ricade nell'area territoriale di Sampierdarena, dedicata alla funzione commerciale, nei cui ambiti è prevista la movimentazione e lo stoccaggio di contenitori e di merci convenzionali.
  L'aggiornamento proposto dall'Autorità è finalizzato a consentire, oltre alle operazioni soprarichiamate, anche le operazioni portuali relative alla movimentazione e allo stoccaggio dei prodotti chimici che appartengono, anch'esse, alla famiglia della funzione commerciale, già localizzata in altri ambiti dell'area territoriale di Sampierdarena.
  Posto che il livello prescrittivo del PRP si riferisce alla funzione commerciale localizzata a Sampierdarena e non alle diverse declinazioni in cui la stessa funzione si articola, è possibile prevedere la movimentazione di prodotti chimici, facenti parte della funzione commerciale al pari di contenitori e di merci varie, attraverso lo strumento dell'Adeguamento tecnico funzionale (ATF).
  Tale impostazione è coerente con il concetto di piano struttura adottato in sede di redazione del PRP e previsto dalle guide per la redazione dei PRP elaborate dal consiglio superiore dei lavori pubblici ed emanate da questo Ministero, al fine di assicurare una adeguata flessibilità ai piani regolatori.
  La proposta di ATF ingloba una valutazione finalizzata a verificare se il proposto aggiornamento dello strumento pianificatorio comporti o meno una modifica del carico ambientale rispetto a quello derivante dalle attività ad oggi consentite e previste nei medesimi ambiti dal PRP vigente.
  Al riguardo, lo studio commissionato ed acquisito dalle competenti strutture dell'AdSP ha evidenziato che:

   il carico pertinente all'accessibilità risulta in diminuzione;

   la dinamica dei carichi relativi alle matrici ambientali diverse dal quadro emissivo risulta complessivamente stabile;

   l'impatto in termini emissivi dell'inserimento della nuova articolazione funzionale risulta inferiore rispetto a quello determinato dalle attività esistenti già previste dal PRG e, anche valutando l'apporto in termini emissivi dei tre ponti Etiopia, Eritrea e Somalia (in coerenza con quanto previsto dallo studio di impatto ambientale del PRP 2001), il carico ambientale non risulta superiore rispetto alle previsioni di PRP, a condizione che siano realizzati i previsti interventi di elettrificazione delle banchine;

   l'aumento del carico legato ai fattori di rischio è risultato compatibile con il contesto e, per quanto analizzato rispetto alla compatibilità con l'elaborato tecnico rischio incidente rilevante del comune di Genova, non si è rilevato alcun ulteriore significativo carico ambientale rispetto a quanto attualmente in essere in base al vigente PRP.

  Ai fini di futuri insediamenti, il progetto di nuovi impianti dovrà comunque essere sottoposto, sotto il profilo del rischio, alle verifiche e alle approvazioni previste dalla normativa di settore.
  Da ultimo, relativamente ai vincoli e ai condizionamenti aeroportuali, si rappresenta che il settore più meridionale dell'ambito di rilocalizzazione dei depositi chimici rientra in zona di tutela C, al cui interno il progetto prevede la realizzazione di 10 serbatoi di categoria non infiammabili da 1450 metricubi e 7 serbatoi di categoria non infiammabili da 3000 metricubi, compatibili con la disciplina del piano di rischio aeroportuale.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   TRAVERSI, D'ARRANDO, GRIPPA, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE LORENZIS, FICARA, LIUZZI, SCAGLIUSI, SERRITELLA, RAFFA e ELISA TRIPODI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   diversi giornali hanno evidenziato nei loro articoli di stampa il grave disservizio che avrebbe coinvolto una comitiva di persone con disabilità e i loro accompagnatori nella giornata dello scorso 18 aprile presso la stazione di Genova «Piazza Principe». La comitiva, dopo aver trascorso delle giornate nel capoluogo ligure per la vacanza di Pasqua, pur essendosi recata con un'ora di anticipo rispetto al treno regionale veloce 3075 Genova-Milano delle ore 15.48, è stata impossibilitata a procedere nel viaggio di ritorno a quanto pare a causa di un sovraffollamento dello stesso convoglio che avrebbe interessato anche i posti loro riservati ed in precedenza prenotati;

   diverse sono state le versioni che si sono succedute per la ricostruzione dell'accaduto sia da parte di Trenitalia che dall'assessorato competente della regione Liguria ed infine da parte di «Haccade», l'associazione che aveva prenotato il viaggio di ritorno dopo la vacanza;

   il gruppo, alla fine, si è visto costretto a raggiungere il capoluogo meneghino, oltre che con due ore di ritardo, solo a bordo di un autobus sostitutivo, subendo non pochi disagi;

   anche la procura di Genova, a seguito dell'esposto presentato da Assoutenti, ha aperto un'indagine contro ignoti dopo la «cacciata» della comitiva di disabili dal treno con l'ipotesi di violenza privata;

   per approfondire i fatti del dirottamento del gruppo su un autobus alternativo al viaggio in treno ci sarebbero stati, a quanto si apprende, sempre dalla stampa, altresì incontri tra i vertici della società Trenitalia s.p.a. e il Ministro interrogato con lo scopo di evitare il presentarsi di tali accadimenti e intavolare interventi mirati. Si legge altresì che si potrebbero susseguire ulteriori incontri in merito;

   risulta agli interroganti che per le persone con disabilità o persone a mobilità ridotta (Pmr), esistono spazi garantiti sui convogli e che devono essere sempre assicurati prima della salita degli altri passeggeri. Si tratterebbe nello specifico, di spazi destinati alla loro sistemazione, provvisti di una zona di viaggio con ampio finestrino e vari accessori (tavolino, mancorrente, pulsante di chiamata e altro) e situati in prossimità di servizi igienici adeguati;

   nel regolamento europeo del trasporto passeggeri n. 1371/2007, gli articoli da 19 a 24, sono dedicati, in particolare, a garantire l'attenzione necessaria a persone con disabilità e persone con mobilità ridotta;

   da quanto esposto il contesto dell'intera vicenda fa emergere come ancora ci sia da impegnarsi perché siano tutelati i diritti delle persone con disabilità ed in particolare evidenzia come si sia trattato di un gravissimo disservizio non solo nei confronti della comitiva e degli accompagnatori ma anche dell'intera utenza –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per chiarire i fatti esposti in premessa;

   quali interventi siano stati posti in essere dal personale di Trenitalia e dalla polizia ferroviaria per tutelare i soggetti coinvolti da questo grave episodio e se da parte di chi aveva la responsabilità sia stato fatto tutto il possibile per risolvere il problema in questione;

   se il Governo non abbia già assunto o intenda assumere iniziative urgenti al fine di potenziare l'erogazione del servizio di assistenza delle persone con disabilità, consentendo alle stesse il viaggio in assoluta sicurezza;

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, per garantire che non avvengano più simili episodi.
(4-11942)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame gli onorevoli interroganti chiedono chiarimenti in merito al grave disservizio accaduto il 18 aprile 2022 presso la stazione ferroviaria di Genova Piazza Principe, che ha coinvolto una comitiva di persone con disabilità.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornite dal Gruppo Ferrovie dello Stato italiane e dal Ministero dell'interno, si rappresenta quanto segue.
  La comitiva ha acquistato i biglietti per il treno regionale 3075 programmato in partenza da Albenga alle ore 14.06, con fermata a Genova Porta Principe e arrivo a Milano centrale alle ore 17.35.
  Il gruppo ha prenotato il servizio di assistenza per persone a ridotta mobilità attraverso il sistema ReteBlu gestito da Rete ferroviaria italiana; la prenotazione, regolarmente inserita, prevedeva i servizi di assistenza, in salita, alla stazione di Genova Porta Principe e, in discesa, a Milano centrale per 27 persone con disabilità prevalentemente cognitiva ma deambulanti, quindi senza necessità di carrello elevatore e senza sedia a ruote.
  Il convoglio, originariamente previsto per il treno 3075, nell'effettuare il servizio precedente (treno regionale 12362) è stato oggetto di atti vandalici da parte di ignoti e, di conseguenza, Trenitalia ha provveduto alla sua sostituzione per evitare la soppressione del treno.
  Più in particolare, alle ore 13 circa del 18 aprile 2022, all'altezza della stazione di Varazze, il capotreno del regionale 12362 è stato avvisato, da un macchinista fuori servizio, di un atto vandalico sulla vettura pilota ad opera di alcuni ragazzi che avevano dato fuoco ad un contenitore gel di disinfettante. Per spegnere il principio di incendio è stato utilizzato un estintore che ha reso la vettura inservibile al servizio viaggiatori; ciò ha comportato la sostituzione del materiale rotabile a Savona, così da garantire al treno 3075 Albenga-Milano centrale la prosecuzione del servizio.
  Nella stazione di Savona, la capotreno in servizio sul treno 3075 si è quindi adoperata per rendere disponibili i posti a sedere necessari per accogliere il gruppo sul convoglio sostitutivo. La vettura di testa (in direzione Genova) è stata da lei personalmente tenuta libera da altri viaggiatori, con il supporto dell'assistenza di Savona, invitando i viaggiatori in salita alle varie fermate, a disporsi in altra carrozza.
  Inoltre, prima che il treno 3075 giungesse in stazione a Genova Porta Principe, la sala operativa della direzione regionale Liguria di Trenitalia, sulla base di quanto comunicato dalla capotreno, ha chiesto alla Polfer di recarsi al binario 15 per dare supporto a causa di un particolare sovraffollamento e di alcune criticità sul treno in argomento.
  Nella stazione di Genova Porta Principe, all'apertura delle porte del treno, la capotreno, coadiuvata dal personale di assistenza Trenitalia, ha tentato di impedire l'occupazione dei posti riservati ai disabili, ciononostante sono saliti numerosi viaggiatori che hanno occupato tutti i posti, compresi quelli tenuti liberi per la comitiva.
  Al riguardo, si segnala che, trattandosi di treno regionale, la tipologia di titolo di viaggio in possesso della comitiva non conferiva loro un diritto all'attribuzione del posto a sedere diversamente a quanto avviene per gli Intercity e le Frecce.
  Non si può tuttavia sottacere che ci troviamo dinanzi ad un episodio increscioso ed incivile da stigmatizzare.
  Quanto all'attività della Polfer, la Prefettura di Genova e il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, hanno riferito che la pattuglia intervenuta sul posto verificava che il convoglio era sovraffollato in tutte le carrozze, con diverse persone in piedi nei vestiboli e lungo i corridoi. Al contempo, Trenitalia organizzava una soluzione alternativa per i disabili attraverso l'utilizzo di bus sostitutivi.
  Il personale di assistenza di Trenitalia e gli operatori del servizio della sala blu di Genova hanno assistito la comitiva e, unitamente al personale della Polfer, hanno garantito lo spostamento del gruppo in sicurezza dall'interno della stazione fino al bus che ha effettuato il viaggio Genova-Milano senza alcuna fermata intermedia, con arrivo alle ore 19.47.
  Il Ministero dell'interno ha evidenziato, altresì, che gli operatori della Polfer hanno prestato assistenza in tutte le fasi del trasferimento della comitiva sul pullman e fino all'arrivo a Milano.
  I competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili hanno già avviato specifici incontri con le strutture competenti di Trenitalia ed RFI per individuare soluzioni efficaci e condivise allo scopo di evitare il ripetersi di tali accadimenti e assicurare il pieno rispetto di quanto stabilito dal regolamento (CE) n. 1371/2007.
  Le medesime strutture hanno garantito il proprio impegno a tutelare il diritto alla mobilità di tutti, in particolar modo di chi, per poterne godere pienamente, necessita di ogni doverosa attenzione professionale, organizzativa e di comune senso civico.
  Si conferma quanto precisato dagli interroganti che la procura della Repubblica di Genova, a seguito dell'esposto presentato da Assoutenti, ha aperto un fascicolo di indagine a carico di ignoti, sul quale sono in corso accertamenti da parte della polizia giudiziaria ferroviaria.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   UNGARO e MIGLIORE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dall'articolo di Andrea Pasqualetto del 24 febbraio 2022 sul Corriere della Sera, il 21 marzo del 2021, Andrea Giuseppe Costantino, trader milanese del petrolio e del gas ed ex vicesindaco di Arese, è stato prelevato dall'hotel dove soggiornava per una breve vacanza con moglie e la figlia di 4 anni a Dubai e inspiegabilmente arrestato senza alcun mandato;

   sembrerebbe che l'arresto del signor Costantino sia dovuto alle due vendite di gasolio svolte dal trader negli anni 2015/16 in occasione della guerra civile in Yemen attraverso la sua società Eidon Global Fzg, titolare di licenza per il trading di Oil and Gas. Secondo l'accusa, il cittadino italiano è stato messo in stato di fermo per un problema legato alla sicurezza nazionale e per ipotesi di favoreggiamento al terrorismo;

   dal momento del suo arresto, il signor Costantino è detenuto da oltre 11 mesi nel carcere Al Whatba, Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti, nonostante le pressioni e le richieste fatte dalle Autorità competenti, Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ed Ambasciata d'Italia per il rilascio;

   vengono riportate le pessime condizioni in cui versa il signor Costantino, che durante la sua permanenza in carcere ha perso oltre 30 chilogrammi di peso, è moralmente depresso, non ha diritto ad alcuna ora di aria e teme per la sua incolumità e la sua salute fisica e mentale, tanto che, tramite l'ambasciata, la sua compagna, Stefania Giudice, ha fatto richiesta di un ricovero ospedaliero per accertare che non vi siano gravi patologie alla base dell'importante perdita di peso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se non intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative per acquisire dal Governo degli Emirati Arabi Uniti dei chiarimenti sulle circostanze dell'arresto del cittadino, Andrea Giuseppe Costantino, accertarsi del suo stato di salute fisica e psicologica, assicurarsi che il suo stato di carcerazione sia conforme al rispetto dei diritti dell'uomo e alle norme di diritto internazionale e, infine, verificare se ci siano le condizioni per il suo rientro in Italia.
(4-11502)

  Risposta. — La Farnesina e l'ambasciata italiana ad Abu Dhabi riservano la massima attenzione al caso del signor Andrea Giuseppe Costantino, arrestato il 21 marzo 2021 in un hotel di Dubai dove soggiornava con la compagna e la figlia minore, dopo essere ritornato negli Emirati Arabi Uniti per rinnovare il visto di residenza in scadenza.
  Al connazionale sono contestati reati connessi al finanziamento del terrorismo e al riciclaggio di denaro.
  L'azione nei confronti delle Autorità emiratine è continua e a più livelli, con l'obiettivo di vedere garantito al signor Costantino il diritto a un equo processo e per sollecitare una rapida definizione della vicenda che lo coinvolge ormai da più di un anno.
  Sul piano politico, il Ministro Di Maio ha interessato più volte il proprio omologo e altri membri del Governo degli Emirati Arabi Uniti, tra cui il Ministro dell'economia in visita a Roma il 10 febbraio 2022. Lo stesso abbiamo fatto io, la Vice Ministra Sereni e altri esponenti istituzionali in ogni utile occasione. Nel rispetto delle norme locali, tutti abbiamo sottolineato il diritto del signor Costantino a un equo processo.
  Sul piano diplomatico, la nostra ambasciata ha svolto tutti i passi possibili presso le autorità locali mentre la Farnesina ha indirizzato comunicazioni formali sia al locale Ministero degli esteri sia all'ambasciata degli Emirati Arabi Uniti in Italia. Il direttore generale per gli Italiani all'estero Vignali segue la vicenda in prima persona: in costante contatto con il legale della famiglia, si è recato nel luglio 2021 negli Emirati Arabi Uniti, dove ha incontrato il Sottosegretario aggiunto per gli affari consolari e ha avuto alcuni colloqui con altre importanti personalità locali; a Roma ha sollecitato al riguardo la direttrice generale degli affari internazionali del Ministero dell'interno emiratino.
  Il signor Costantino è stato privato della libertà e non ha potuto finora esercitare appieno il proprio diritto di difesa. La nostra ambasciata insiste nella pressante azione di sensibilizzazione nei confronti delle Autorità locali, anche per far riconoscere il mandato dell'avvocato emiratino del connazionale. Per molti mesi il legale non ha, infatti, potuto agire a tutela del suo assistito. Appellandosi ad aspetti di sicurezza nazionale alla base della vicenda, la procura generale di Abu Dhabi ha concesso solo recentemente all'avvocato consultazione e copia degli atti d'accusa, ma non l'acquisizione del fascicolo.
  Il 12 gennaio 2022 si è tenuta la prima udienza, nel corso della quale il Giudice ha letto i capi di imputazione; successivamente si sono svolte altre sedute. A tutte ha preso parte un funzionario della nostra ambasciata in qualità di uditore. Nel corso dell'ultima sessione, il 9 marzo, il pubblico ministero ha terminato l'illustrazione dell'impianto accusatorio e il giudice ha aggiornato al 13 aprile la data dell'arringa difensiva.
  Grazie all'intervento della Sede, il signor Costantino ha finora ricevuto cinque visite consolari con la partecipazione dell'ambasciatore; una nuova visita è stata richiesta e si è in attesa della relativa autorizzazione.
  Quanto alle difficili condizioni psico-fisiche del connazionale, il 26 gennaio l'ambasciatore ad Abu Dhabi ha sensibilizzato il procuratore generale sulle esigenze mediche del signor Costantino, il quale, grazie alla pressante azione diplomatica, è stato sottoposto a specifici accertamenti sanitari e a una visita specialistica.
  La Farnesina e l'ambasciata ad Abu Dhabi continueranno a fornire la massima assistenza al signor Costantino a tutela della sua salute; continueranno, altresì, a sensibilizzare le autorità emiratine perché gli sia garantito un giusto processo e il pieno rispetto del diritto di difesa.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   UNGARO, SCHIRÒ e SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   sono giunte agli interroganti diverse segnalazioni da parte dei concittadini residenti nella circoscrizione consolare di Barcellona in merito all'impossibilità di ottenere in tempi ragionevoli l'accesso a servizi pubblici essenziali, come per esempio il rinnovo del passaporto — per il quale spesso occorre attendere diversi mesi — l'emissione della carta d'identità o l'iscrizione all'Aire;

   Barcellona è diventata, da anni, una delle mete di riferimento della nuova emigrazione italiana all'estero: il numero di cittadini italiani residenti iscritti all'Aire ha raggiunto le 115 mila unità, registrando dei tassi di crescita annuali attorno al 5 per cento; un fenomeno che continua a mettere sotto pressione le nostre strutture consolari. Una situazione di precarietà acuita ulteriormente negli ultimi due anni dalla crisi pandemica da COVID-19 che ha costretto il Consolato a ridurre la sua capacità operativa generando una mole imponente di arretrati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali urgenti iniziative intenda adottare per potenziare l'operatività del Consolato generale d'Italia di Barcellona, quali per esempio l'ampliamento della pianta organica tramite l'attribuzione di nuovo personale come funzionari, contrattisti o digitatori, con la finalità di assicurare un servizio pubblico celere ed efficace per i nostri connazionali residenti a Barcellona.
(4-11552)

  Risposta. — Il consolato generale a Barcellona si occupa di una circoscrizione di oltre 112 mila italiani iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE). Nell'ultimo quadriennio il numero dei connazionali presenti nella circoscrizione consolare di Barcellona è aumentato del 30 per cento rispetto ad un aumento medio registrato nel resto della rete consolare pari al 16 per cento. Tale fenomeno ha comportato una sempre maggiore pressione sui servizi erogati dalla sede, con particolare riguardo al rilascio dei passaporti e alle iscrizioni anagrafiche.
  Il consolato generale a Barcellona è oggetto di attento monitoraggio e sostegno da parte della Farnesina, nell'ottica di aumentarne i margini di produttività, migliorando sia la qualità che la rapidità dei servizi. È stato particolarmente difficile garantire la piena operatività della sede durante l'emergenza pandemica, che ha costretto per periodi prolungati a ricorrere a un'organizzazione del lavoro basata sulla turnazione del personale.
  Nell'ambito della rete diplomatico-consolare italiana, il consolato generale a Barcellona risulta tra le sedi meglio strutturate, con una dotazione di personale in linea con quella degli altri consolati europei che forniscono servizi ad un numero paragonabile di connazionali, come ad esempio Monaco di Baviera o Colonia. L'organico del personale di ruolo è attualmente composto da due funzionari diplomatici e otto dipendenti delle aree funzionali. Vi prestano inoltre servizio 15 impiegati a contratto.
  Pur operando in un difficile contesto generale, che sconta la forte contrazione del personale delle aree funzionali della Farnesina (una riduzione del 34 per cento negli ultimi dieci anni), il personale cessato dal servizio a Barcellona (per pensionamento, trasferimento all'estero o rientro a Roma) è sempre stato prontamente sostituito. A ciò ha indubbiamente contribuito una percezione della sede da parte del personale di ruolo che, negli anni, è rimasta positiva, garantendo tassi medi di copertura più elevati rispetto alla media. Nelle ultime tre liste di pubblicità è stato coperto il 100 per cento dei posti disponibili a Barcellona, rispetto ad una copertura media sulla rete di circa il 20 per cento.
  Per fronteggiare gli aumentati carichi di lavoro, inoltre, negli ultimi anni sono state disposte quattro assegnazioni temporanee a rafforzamento dell'organico, principalmente in corrispondenza dei mesi estivi quando si registra il picco del lavoro di assistenza consolare. Anche in questi primi mesi del 2022 è stata già disposta un'assegnazione breve di sei mesi di una unità di ruolo.
  Un eventuale ulteriore potenziamento dell'organico del consolato generale in parola potrà essere realizzato solo una volta che – attraverso nuovi concorsi, alcuni dei quali già avviati o programmati – sarà superata l'attuale fase di forte carenza di personale di ruolo.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   sono giunte al l'interrogante diverse segnalazioni da parte dei nostri concittadini residenti nella circoscrizione consolare di Marsiglia in Francia relativamente alla difficoltà di ottenere in tempi ragionevoli alcuni servizi pubblici essenziali. Risulta infatti che il vice consolato onorario presente nella città di Montpellier sopracitato garantisce l'apertura al pubblico poche ore alla settimana e solo a seguito di una precisa richiesta di appuntamento;

   il decreto di nomina del Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale, firmato in data 29 gennaio 2021 dal direttore generale per le risorse e l'innovazione, prevede che il vice console onorano in Montpellier, oltre all'adempimento dei generali doveri di difesa degli interessi nazionali e di protezione dei cittadini, deve esercitare fondamentali compiti consolari nella circoscrizione territoriale di competenza, quali ad esempio la ricezione e la trasmissione al consolato generale d'Italia di Marsiglia delle domande di iscrizione nelle liste anagrafiche ed elettorali, la consegna di certificazioni, ricezione e trasmissione materiale della documentazione relativa al rilascio di passaporti dei cittadini, la diretta consegna ai titolari dei passaporti, la ricezione della documentazione relativa alle richieste di rilascio del documento di viaggio provvisorio e relativa alle richieste di rilascio delle carte d'identità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda adottare per potenziare l'operatività del vice consolato onorario di Montpellier affinché vengano adempiute le numerose funzioni sopracitate, al fine di assicurare un servizio pubblico celere ed efficace per i nostri connazionali residenti.
(4-11679)

  Risposta. — Onorevole deputato Ungaro, rispondo alla Sua interrogazione parlamentare n. 4-11679.
  Il Consolato generale d'Italia in Marsiglia non ha ricevuto segnalazioni di disservizi circa l'operato dell'ufficio consolare onorario di Montpellier, la cui riapertura è avvenuta il 10 marzo 2021.
  La sede consolare onoraria è rimasta operativa e aperta al pubblico, anche durante la pandemia, assicurando un servizio di due ore settimanali su appuntamento. La modalità per richiedere appuntamento e l'afflusso di pubblico sono considerati idonei dagli uffici della Farnesina incaricati di vigilare sull'operato delle sedi consolari.
  La Vice Console onoraria svolge i compiti indicati nel decreto di nomina del 29 gennaio 2021. Preciso che, con riguardo alla captazione dei dati biometrici di connazionali che richiedono un documento elettronico (lettera
m del decreto di nomina), il consolato onorario di Montpellier potrà provvedere solo dopo che avrà ricevuto, nei prossimi mesi, una nuova partita di postazioni per funzionario itinerante consoli onorari.
  

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   giungono da diverse parti le accorate richieste per un rafforzamento del personale destinato al tribunale siciliano di Gela, che ormai da tempo è sotto costante sforzo, perché mancano amministrativi e operatori giudiziari;

   anche gli altri ordini professionali della città e gli avvocati dell'Aiga avevano da tempo manifestato tutta la loro preoccupazione: «Il nostro presidio giudiziario, ormai da anni, soffre di gravi criticità che ne ostacolano il corretto funzionamento. Una delle più avverse riguarda certamente l'inadeguatezza numerica della pianta organica operante presso gli uffici giudiziari locali, nonostante il contenzioso, sia in ambito civile che penale, risulti essere, anche per la qualità dei procedimenti trattati, superiore rispetto ad altri palazzi di giustizia che godono di un ben più nutrito numero di operatori. Queste problematiche, ovviamente, riguardano anche gli uffici del Giudice di pace, da sempre caratterizzati da atavici disservizi causati soprattutto da un ridotto numero di personale di cancelleria, assolutamente inadeguato rispetto al carico di ruolo»;

   tra gli aspetti di disagio, non meno importante è la circostanza che da ormai due anni il tribunale di Gela resta ancora senza presidente, sostituito, ad interim, dal capo della sezione penale, Miriam D'Amore, e il Consiglio superiore della magistratura, ad avviso dell'interrogante, continua inspiegabilmente a prendere tempo per la nomina, nonostante Gela resti uno dei territori a più alta densità criminale con tre cosche mafiose attive: «cosa nostra», «stidda» e «clan Alferi»;

   nel mese di marzo 2021 la stessa Commissione antimafia regionale aveva trasmesso una nota al vice presidente del Csm, David Ermini, e al Ministro interrogato per chiedere un intervento risolutivo in tempi brevi, evidenziando, in particolare, «come tale situazione di disagio si sommi alle già note criticità legate alle carenze della dotazione organica che da tempo affliggono il tribunale gelese»;

   la situazione del Tribunale di Gela, non certamente unica nel panorama della geografia giudiziaria italiana, rischia di non essere allineata ai bisogni di giustizia di un territorio già tristemente noto per gli episodi di criminalità descritti dalle cronache giudiziarie e per la costante presenza di fenomeni di criminalità organizzata –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per dare seguito alle richieste più volte avanzate dal Consiglio dell'ordine degli avvocati di Gela e dagli altri ordini professionali della città.
(4-09692)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, la interrogante, lamentando la scopertura nell'organico del personale amministrativo e del personale di magistratura del tribunale di Gela (ricompreso nel distretto di Corte d'appello di Caltanissetta), chiede alla Ministra della giustizia di conoscere le iniziative intraprese per sopperire a tale situazione.
  Al riguardo deve essere innanzitutto posto in risalto, in relazione al personale amministrativo, che nel tribunale di Gela è prevista una dotazione organica di 43 unità a fronte delle quali prestano servizio 31 risorse umane, con una scopertura dei 25,58 per cento. Le scoperture interessano i profili professionali di funzionario giudiziario (4 su 5), di cancelliere (2 su 10), di assistente giudiziario (1 su 9), di operatore giudiziario (6 su 9) e di conducente di automezzi (1 su 4). Di contro le figure del direttore (2 presenze a fronte di 1 posto in organico) e del centralinista telefonico (2 presenze a fronte di nessun posto previsto in organico) risultano essere coperte in sovrannumero rispetto a quanto previsto in organico. La figura dell'ausiliario è completamente soddisfatta. Con riferimento al profilo professionale di operatore giudiziario si segnala la presenza di 1 unità a tempo determinato.
  Sono stati accantonati e resi indisponibili per interpello di assestamento ai sensi dell'articolo 7 dell'Accordo sulla mobilità del personale amministrativo del 15 luglio 2020: 4 posti di funzionario giudiziario; 1 posto di cancelliere; 1 posto di conducente di automezzi e 2 posti di operatore giudiziario.
  Le assunzioni realizzate nel periodo che va dall'anno 2014 all'anno 2021 sono state 12 e nello specifico: mobilità obbligatoria, 4 unità (1 assistente giudiziario e 3 cancellieri); mobilità volontaria, 1 cancelliere; concorso ad 800 posti, 2 assistenti giudiziari; concorso a 2.700 posti, 4 cancellieri esperti; scorrimento dei 1.080 operatori giudiziari, 1 unità. Si evidenzia che il tribunale di Gela ha beneficiato della riqualificazione di 1 cancelliere in funzionario giudiziario.
  In ogni caso una migliore funzionalità dei servizi potrebbe essere garantita nell'immediato con provvedimenti di natura transitoria, quali ad esempio i comandi da altre pubbliche amministrazioni, le applicazioni temporanee in ambito distrettuale e gli scambi di sedi, tutti strumenti previsti nell'Accordo sulla mobilità del personale amministrativo del 15 luglio 2020.
  A ciò si aggiunga, nella prospettiva di un ulteriore rafforzamento dell'organico, che è ripreso il concorso Ripam per la copertura di 2.242 posti di funzionario giudiziario, la cui prova orale ha visto impegnati circa 2.500 candidati.
  Un ulteriore e considerevole apporto di risorse umane è atteso per effetto dei reclutamenti correlati all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, Le unità di cui è prevista l'immissione – circa 21.910 – saranno impiegate non solo nell'esecuzione di attività che richiedono peculiari competenze tecniche e organizzativo gestionali, ma anche e soprattutto nell'abbattimento dell'arretrato.
  In proposito si ricorda che in data 6 agosto 2021 è stato pubblicato il bando di concorso per l'Ufficio per il Processo, diretto all'assunzione a tempo determinato di un primo contingente di 8.171 unità (di cui 106 destinate al distretto di Corte d'appello di Caltanissetta).
  La prova scritta si è svolta nei giorni che vanno dal 24 novembre al 1° dicembre 2021 mentre la relativa graduatoria di merito è stata pubblicata in data 14 gennaio 2022, con scelta delle sede effettuata da parte dei vincitori mediante la piattaforma Formez STEP-ONE tra il 20 e il 28 gennaio 2022 e presa di possesso avvenuta il 21 febbraio 2022.
  È inoltre in procinto di essere avviata la procedura per l'assunzione di altre 5.410 unità a tempo determinato di personale tecnico (informatico, contabile, edile, gestionale e statistico) e giuridico amministrativo. Nell'anno 2024 sarà assunto un altro contingente di 8.250 addetti all'Ufficio per il Processo, che in totale saranno 16.500.
  Per quanto concerne infine il personale di magistratura, attualmente il tribunale di Gela non presenta scoperture nel ruolo del presidente di tribunale e del presidente di sezione di tribunale e presenta invece due scoperture nel ruolo di giudice (10 giudici presenti sui 12 della pianta organica) e due scoperture nel ruolo di giudice onorario di tribunale (7 giudici presenti sui 9 della pianta organica).
  

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   VARCHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Vittoria è stato sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2018, con la nomina della Commissione straordinaria, che ha traghettato la città sino alle elezioni comunali del novembre 2021;

   nonostante la sua breve vita, l'azione amministrativa del neo sindaco Aiello sta già destando polemiche e preoccupazioni per il futuro della città;

   dopo l'elezione del presidente del consiglio comunale, Vinciguerra, e del suo vice, si è scoperto che, in occasione della prima votazione, ci sarebbero stati «errori»: Fiore avrebbe riportato 2 voti in più, espressi sul retro delle schede bianche, mentre sul retro di una scheda votata per un altro candidato sarebbe stato trovato il nome di un ulteriore candidato; veniva allora chiesto di annullare in autotutela la delibera consiliare e provvedere alla proclamazione di Fiore, ma il segretario, dopo aver consultato il regolamento, ha dichiarato valida l'elezione di Vinciguerra;

   Vinciguerra sporgeva querela per diffamazione nei confronti del sindaco Aiello, che ha gridato all'imbroglio in aula e sui social, e contro ignoti per presunte manomissioni avvenute durante la seduta del consiglio, più volte sospesa «per incidenti e tumulti»;

   dure le parole di Vinciguerra: «Noi ci rivolgeremo alla magistratura per evidenziare ciò che è accaduto in aula: urla, minacce. Durante le sospensioni si sono introdotti in aula soggetti vicini al sindaco proferendo insulti e intimidazioni: tutto ciò è oggetto di querela. [...] I video con le minacce e gli insulti sono eloquenti per cui chiediamo con urgenza al Prefetto di inviare una commissione ispettiva al Comune di Vittoria. Ci sono fatti gravi che rischiano di condizionare il buon andamento della pubblica amministrazione e di conseguenza di inficiare la democrazia»;

   le schede per l'elezione del presidente e vice del consiglio comunale sono state poste sotto sequestro dalla procura di Ragusa, che ha avviato un'indagine su quanto accaduto; a commento delle indagini, Vinciguerra ha spiegato, «La Procura ha disposto il sequestro del verbale e delle schede di voto relative all'elezione del Presidente del Consiglio Comunale. Ieri il segretario generale “provvisorio” individuato dal Sindaco, della cui individuazione non vi è ancora traccia sull'albo pretorio, ha prelevato le schede della votazione e disposto, in maniera irrituale, che le stesse venissero pubblicate. Lo stesso segretario “provvisorio”, individuato dal sindaco, veniva chiamato in fretta e furia, a rendere il parere sulla legittimità della delibera che ha disposto l'elezione del presidente del consiglio comunale, che la maggioranza vorrebbe annullare con la forza dei numeri e senza ricorrere al Tar. Tuttavia, nella tarda serata di ieri [il 15 dicembre 2021], la procura della Repubblica di Ragusa ha disposto il sequestro del verbale e delle schede, le stesse rimaste incustodite dopo la votazione. Questo conferma i nostri dubbi circa le possibili manomissioni a opera di terzi che si sarebbero verificate subito dopo l'elezione e il tentativo di modificare l'esito dello scrutinio regolarmente eseguito davanti al segretario generale e alla presenza degli scrutatori, di cui peraltro vi è testimonianza video»;

   un'altra preoccupante vicenda è quella del mercato ortofrutticolo di Vittoria, il secondo per produzione più grande del Sud Italia, che sta vivendo una fase di transizione delicata: la gestione commissariale, con il supporto di Anac, aveva consentito al mercato di uscire finalmente da un pesante isolamento istituzionale, attraverso l'adesione della società che gestisce il mercato a Italmercati, il più importante strumento strategico e di sviluppo per il mercato; una rete che garantirebbe sbocchi commerciali, anche internazionali, importanti;

   tale progetto, invece, rischia inspiegabilmente di andare in fumo per decisione del sindaco Aiello, come denunciato dall'associazione dei Concessionari dell'Ortomercato di Vittoria –:

   di quali informazioni disponga il Governo, per quanto di competenza, per fare chiarezza sui gravi fatti di cui in premessa e se non ritenga necessario promuovere l'invio di una commissione di accesso, ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, presso il comune di Vittoria in relazione alla situazione sopra rappresentata.
(4-11352)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato in esame si rappresenta quanto segue.
  Con decreto del Presidente della Repubblica del 2 agosto 2018, il comune di Vittoria è stato sciolto per fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso, con contestuale nomina di una commissione straordinaria per la gestione dell'ente.
  Al termine del periodo commissariale, in data 10 e 11 ottobre 2021, hanno avuto luogo le consultazioni amministrative per l'elezione del sindaco ed il rinnovo del Consiglio comunale. Dopo il turno di ballottaggio la tornata elettorale si concludeva con la nomina a sindaco del signor Francesco Aiello.
  Successivamente, nella seduta del Consiglio comunale del 24 novembre 2021 veniva eletto, alla seconda votazione, il signor Alfredo Vinciguerra quale presidente del Consiglio comunale.
  Dopo l'elezione del Presidente del Consiglio comunale uno dei consiglieri ha contestato la votazione chiedendo una verifica delle schede in quanto avrebbe constatato che nella parte posteriore di alcune schede erano stati apposti i nomi di alcuni consiglieri.
  Tuttavia le verifiche delle schede di votazione effettuate nel corso della seduta consiliare non permettevano di addivenire ad una soluzione del problema.
  Dopo concitati momenti di tensione, il sindaco ha richiesto l'intervento delle forze dell'ordine, lamentando il fatto che nel Consiglio comunale si stavano verificando dei brogli relativamente all'elezione del Presidente del Consiglio comunale.
  Il Presidente del Consiglio comunale ha, pertanto, sospeso i lavori onde evitare l'esacerbarsi degli animi.
  In data 15 dicembre 2021, su disposizione dell'autorità giudiziaria, i carabinieri del comando stazione di Vittoria procedevano al sequestro della documentazione amministrativa inerente l'elezione del Presidente del Consiglio comunale al fine di accertare eventuali ipotesi di reato.
  In relazione ai fatti accaduti, il signor Vinciguerra ha depositato presso la procura della Repubblica di Ragusa, una querela nei confronti del sindaco per il reato di diffamazione in merito alle accuse di brogli e manomissioni nella votazione in argomento.
  Successivamente, il Consiglio comunale ha proceduto alla votazione della proposta dei consiglieri di maggioranza di annullamento in autotutela della delibera del 24 novembre, relativamente all'elezione del Presidente del Consiglio, determinando la decadenza dalla carica di Presidente del signor Vinciguerra.
  Il 2 febbraio 2022 si è proceduto all'elezione del nuovo Presidente del Consiglio comunale nella persona della signora Maria Concetta Fiore.
  Per completezza di informazione si rappresenta che in merito a quanto accaduto sono tuttora in corso le indagini dell'autorità giudiziaria.
  Quanto al mercato ortofrutticolo di Vittoria, cui pure si fa riferimento nell'atto di sindacato ispettivo, va evidenziato che la questione del suo ingresso nella rete di imprese Italmercati era stata affrontata dalla commissione straordinaria la quale aveva intrapreso un percorso in tale direzione costituendo una società a totale partecipazione pubblica (con il 100 per cento delle quote appartenenti al comune di Vittoria), la «Vittoria Mercati» al fine di gestire il mercato ortofrutticolo e poter beneficiare, tra l'altro, del fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Secondo quanto riferito dalla prefettura di Ragusa, il nuovo sindaco ha ritenuto opportuno sospendere la gestione del mercato ortofrutticolo da parte della «Vittoria Mercati», valutando più appropriata una gestione autonoma della logistica e dei trasporti da parte dell'ente locale del mercato stesso.
  Allo stato, la vicenda in questione non risulta essere stata affrontata dal Consiglio comunale.
  La prefettura di Ragusa, nell'assicurare che rimane costante l'attenzione sull'andamento dell'attività del comune di Vittoria anche ai fini dell'attivazione di eventuali provvedimenti di competenza a tutela della legalità, ha infine rappresentato che, a seguito di una approfondita analisi della situazione dell'ordine pubblico e della sicurezza sul territorio, si è proceduto ad una intensificazione dei servizi di controllo dei territorio, anche mediante l'ausilio del reparto prevenzione crimine di Catania.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   VITO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con sentenza del 12 luglio 2021, il tribunale per i minorenni di Catanzaro ha ordinato, con provvedimento immediatamente esecutivo, il rimpatrio della minore I.V.G. nel Regno Unito, suo Paese di nascita, ai fini del ricongiungimento con il padre U.P.;

   la bambina era arrivata in Italia con la madre E.G., di Diamante (Cosenza), in data 31 gennaio 2021, per una permanenza di pochi giorni successivamente prolungatasi a causa di un problema di salute che impediva alla donna di affrontare il viaggio di ritorno nel Regno Unito;

   stando a quanto riportato nella memoria depositata dalla madre E.G., presso il tribunale di Catanzaro – «dall'arrivo in Italia (...) I.V. è tornata ad essere la bambina felice come da anni non lo era più, vivendo in un contesto pienamente sereno ed accudente» pertanto, ha spiegato la madre «se la minore ritornasse in Inghilterra subirebbe danni fisici e psichici irreversibili, si è ben integrata in Italia e la separazione dalla madre sarebbe un danno grave»;

   nella sua deposizione, inoltre, la signora ha dichiarato di essere stata vittima di episodi di violenza domestica da parte del padre di I.V., che è stato denunciato anche presso la questura di Cosenza;

   a ciò si aggiunga che, peraltro, il numero di contagi dovuti alla diffusione del virus Sars-Cov-2 in Gran Bretagna continua ad essere estremamente elevato e, dunque, la minore sarebbe attualmente esposta a ulteriori e gravi rischi;

   tuttavia, il tribunale per i minorenni di Catanzaro ha stabilito che gli elementi sopra menzionati non osterebbero al rientro della minore nel Regno Unito, ai sensi dell'articolo 13 della Convenzione de L'Aja del 1980 e cioè non rappresenterebbero un «fondato rischio, per il minore, di essere esposto, per il fatto del suo ritorno, a pericoli fisici e psichici, o comunque di trovarsi in una situazione intollerabile»;

   a giudizio dell'interrogante da più parti si evidenziano ormai ripetute situazioni in cui il sistema di affidamento dei minori, specie laddove ricorrano storie di violenza domestica, non sembra in definitiva assicurare efficaci garanzie a tutela dei diritti del minore, che dovrebbe essere salvaguardato da qualsiasi rischio anche potenziale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, alla luce di quanto rappresentato, intenda adottare iniziative normative volte a tutelare pienamente il preminente interesse del minore nei procedimenti in questione.
(4-10007)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo l'interrogante, partendo da un recente caso di cronaca inerente il rimpatrio nel Regno Unito di una minore, avanza quesito circa le eventuali iniziative normative che si intendano adottare, volte a tutelare pienamente il preminente interesse del minore nelle procedure di «rimpatrio» a fini di ricongiungimento con uno dei genitori.
  Orbene, la vicenda muove da una sentenza esecutiva emessa nel 2021 con la quale il tribunale per i minorenni di Catanzaro ha ordinato il «rimpatrio» di una minore nel Regno Unito, Paese di nascita, per potersi ricongiungere con il padre.
  La minore si trovava in Italia con la madre, per una breve permanenza che si era però prolungata per motivi non previsti e nel corso della quale la madre, che nelle more aveva altresì denunziato il padre per violenza domestica, aveva maturato l'idea che il «rimpatrio» nel Regno Unito per ricongiungersi al padre sarebbe stata contraria al concreto interesse della minore.
  Del caso, era stato investito, già in data 15 febbraio 2021 il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità di questo Dicastero, titolare di funzioni di assistenza amministrativa nell'applicazione degli istituti civilistici di tutela contemplati dalla Convenzione de L'Aja del 25 ottobre 1980 (ratificata e resa esecutiva in Italia con legge 15 gennaio 1994, n. 64) sulla sottrazione internazionale di minori, allorquando era pervenuta la segnalazione di trasferimento illecito all'estero di una bimba operato dalla madre, la quale, senza l'assenso del contitolare della responsabilità genitoriale e in mancanza di un provvedimento giudiziale di autorizzazione, ha condotto e trattenuto in Italia la figlioletta, abitualmente residente nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord con gli altri componenti del nucleo familiare.
  In particolare il padre della piccola ne aveva reclamato il rimpatrio coattivo, in seguito ordinato con decisione, immediatamente esecutiva
ex lege, emessa in via di urgenza dal tribunale per i minorenni in accoglimento della domanda cautelare proposta nell'interesse del ricorrente dal pubblico ministero.
  In ottemperanza alla pronuncia di ritorno, la minore è stata quindi riaccompagnata dalla madre in Inghilterra.
  Ciò premesso si evidenzia che il principio fondamentale che ispira l'intera Convenzione de L'Aja del 25 ottobre 1980 impone, alle autorità giudiziarie degli Stati di rifugio ove la prole
in potestate è stata illegittimamente trasferita, di disporne l'immediato ritorno nei Paesi di provenienza, purché il ripristino delle loro condizioni di vita anteriori alla sottrazione, tendenzialmente doveroso, non comporti un rischio di lesione di valori esistenziali primari.
  Nel caso in discorso il competente Ufficio giudiziario italiano, le cui valutazioni possono essere sindacate soltanto ricorrendo ai mezzi di impugnazione, ha escluso che l'invocato rientro della bambina contesa potesse esporla ai pericoli prospettati dalla madre, correlati alla situazione sanitaria critica esistente nello Stato di residenza e/o alle condotte violente asseritamente perpetrate dal padre, peraltro non convivente con la figlia all'epoca dell'instaurazione della procedura.
  Invero la Convenzione de L'Aja del 25 ottobre 1980, nel limitarsi a prescrivere l'obbligo generale, derogabile esclusivamente nelle ipotesi eccezionali cui si è fatto cenno, di ristabilire prontamente la situazione di fatto esistente nell'imminenza della sottrazione, rimette qualsiasi determinazione di merito sul regime di regolamentazione dei rapporti familiari agli organi giudiziari dei Paesi di residenza abituale dei minori, ai quali sono devolute in via esclusiva la giurisdizione ordinaria in materia e le potestà di adottare misure vincolanti di protezione diverse da quelle – provvisorie, strumentali e internali – applicabili dal Giudice chiamato a definire una domanda cautelare di rimpatrio promossa ai sensi della Convenzione.
  Quanto agli invocati eventuali interventi normativi in materia va osservato che eventuali modifiche da apportare alle disposizioni della Convenzione de L'Aja del 25 ottobre 1980 richiederebbero il consenso unanime degli oltre 100 Paesi che l'hanno stipulata o vi hanno aderito.
  In ogni caso, quanto all'attuale quadro giuridico di riferimento, merita ancora segnalare il regolamento (CE) n. 2201/2003 del Consiglio, del 27 novembre 2003, relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e genitoriale, che abroga il regolamento (CE) n. 1347/2000, contiene norme che integrano quelle della Convenzione.
  Il regolamento (UE) 2019/111 relativo alla competenza e al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale e alla sottrazione di minori, entrerà in vigore nel mese di agosto 2022.
  Inoltre l'Italia ha ratificato anche la Convenzione sui diritti del Fanciullo, adottata a New York, il 20 novembre 1989, con legge 27 maggio 1991, n. 176 e che obbliga gli Stati aderenti, tra l'altro, rispettare il principio del «supremo interesse del fanciullo» (articolo 3.1) secondo cui «tutte le azioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere ma considerazione preminente».
  Inoltre, nel corso della XVIII legislatura (19 luglio 2018) è stato presentato il disegno di legge S. 692 finalizzato ad abrogare gli articoli 574 (Sottrazione di persone incapaci) e 574-
bis (Sottrazione e trattenimento di minori all'estero) dei codice penale e a introdurre l'articolo 605-bis (Sottrazione o trattenimento anche all'estero di persone minori o incapaci).
  Il disegno di legge citato è assegnato alla 2a Commissione permanente Giustizia in sede redigente e sono stati emessi i pareri da parte delle Commissioni 1a, 3a, 5a e 14a.
  

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   ZUCCONI, ALBANO, DE TOMA e CAIATA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 febbraio 2022, presso la X Commissione «Industria, Commercio, Turismo» del Senato della Repubblica, si è svolto il prosieguo delle audizioni relative al disegno di legge per il mercato e la concorrenza 2021 (A.S. 2469), durante le quali è intervenuta l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm);

   nel corso della stessa audizione, l'Agcm ha accolto positivamente un emendamento del Governo che interveniva in merito alla riforma delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali; peraltro tale emendamento non era stato precedentemente messo a conoscenza dei parlamentari e delle aule parlamentari, denotando tale situazione, ad avviso degli interroganti, quantomeno un'assenza di trasparenza nell'operato del Governo;

   la tematica dei balneari italiani risulta essere di grande importanza per i tanti cittadini e imprese che attualmente operano nel comparto e il cui futuro è sempre più incerto, a seguito del dibattito attinente l'applicazione, per volontà del Governo, della cosiddetta direttiva Bolkestein –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare al fine di garantire un futuro certo alle migliaia di micro e piccole imprese balneari che attualmente operano nel settore, anche in merito al riconoscimento del loro intero valore commerciale.
(4-11518)

  Risposta. — L'interrogante, ai fini della riforma delle concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative, rappresenta, con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'esigenza di tenere in considerazione la posizione degli operatori economici del settore e, in particolare, dei concessionari uscenti.
  Al riguardo, non posso che condividere l'esigenza prospettata dall'interrogante e l'importanza della tematica.
  A tal proposito, rappresento che il Governo, con la proposta emendativa – a mia firma – n. 2.0.1000, relativa all'A.S. 2469, avente ad oggetto il disegno di legge recante la legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, ha deciso di tenere in adeguata considerazione gli operatori del settore, ad esempio, prevedendo che la quantificazione dell'equo indennizzo da corrispondere ai concessionari uscenti, venga quantificato considerando:

   il mancato ammortamento degli investimenti posti in essere nel corso del rapporto concessorio;

   la perdita dell'avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico.

  Quanto sopra non esaurisce, ovviamente, l'impegno del Ministero del turismo e del Governo, che continueranno ad adoperarsi – sia in questa fase di approvazione del disegno di legge recante la legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, che in quella attuativa della delega – affinché, nel riformare la disciplina delle concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo, si possano individuare adeguati punti di equilibrio per contemperare le diverse esigenze da tenere in considerazione, ivi comprese le rilevanti posizioni degli operatori del settore.
Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.