Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 27 maggio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), nell'ambito dell'investimento sull'«Attrattività dei Borghi» del Ministero della cultura, è stato inserito un progetto innovativo dal titolo «Il Turismo delle Radici – Una Strategia Integrata per la ripresa del settore del Turismo nell'Italia post Covid-19» del valore di complessivo di 20 milioni di euro, di cui è responsabile la direzione generale per gli italiani all'estero del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

    tale progetto costituisce una formidabile opportunità di investimento sui territori, in grado di sviluppare una offerta innovativa di turismo;

    gli enti locali, molti dei quali attivi da tempo in questo settore, hanno reagito in maniera molto positiva e si sono già adoperati per avviare sui territori iniziative che potranno essere coordinate alle attività previste dal progetto sul «Turismo delle Radici», inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e affidato alla gestione della Farnesina, anche attraverso la costituzione di loro di specifiche reti, al fine di poter meglio garantire l'efficace attuazione del citato Progetto, nel rispetto delle relative finalità;

    il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, sin dal 2018 ha incoraggiato e sensibilizzato gli attori istituzionali e privati tramite la convocazione annuale del Tavolo tecnico sul «Turismo delle radici», svolgendo un ruolo di collettore di esigenze e di facilitatore di scambio di informazioni e buone prassi;

    l'obiettivo di tale iniziativa è di stimolare, inoltre i diversi attori al fine di definire un'offerta strutturata nel tempo e non occasionale di servizi turistici indirizzati ai viaggiatori delle radici, una platea che va ricordato è stimata in circa 80 milioni di persone, con un indotto che l'Enit ha stimato per il 2019 pari a circa 5 miliardi di euro;

    si tratta quindi di un'opportunità ad elevato potenziale suscettibile di stimolare il rilancio dell'economia, in particolar modo nelle aree più depresse del Paese;

    vi sono importanti prospettive per i territori di miglioramento degli indici economici, ed allo stesso tempo nuove opportunità per rilanciare le relazioni dell'Italia con le sue comunità all'estero su basi che si fondano su solide ragioni emotive;

    occorre trarre vantaggio dall'investimento in formazione che il progetto sul «Turismo delle radici» intende fare, soprattutto a favore dei giovani in cerca di occupazione in aree del Paese caratterizzate da bassi tassi di sviluppo economico, promuovendo la nuova figura professionale dell'operatore del turismo delle radici;

    tale soggetto professionale potrà prestare attività di consulenza per gli operatori economici o per gli attori istituzionali, come anche svolgere attività autonome di impresa. A tale scopo, si rende necessario valutare sin da ora la possibilità di intraprendere iniziative per assicurare che queste professionalità, al termine del progetto sul turismo delle radici inserito nel Pnrr e gestito dalla Farnesina, trovino collocazione stabile e strutturale nel mercato del lavoro anche per mantenere, in prospettiva, operativa l'offerta turistica delle radici, di cui possono avvantaggiarsi non solo gli oriundi italiani ma tutti quei gruppi interessati a un turismo di tipo emozionale;

    pur nell'ambito delle rispettive competenze sancite dall'articolo 117 della Costituzione occorre che il Governo, in termini di indirizzo unitario, condivida con le regioni tali motivazioni e inviti talenti a riconoscere queste nuove professionalità;

   il progetto sul turismo delle radici inserito nel Pnrr e gestito dalla Farnesina vede nel 2024 il suo culmine quale anno del «Turismo delle radici» e tale occasione costituirà un grande evento di richiamo per gli italiani e gli oriundi italiani all'estero di nuova generazione per effettuare i viaggi delle radici,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative, in raccordo con le regioni, e con il coinvolgimento degli altri enti territoriali, di tutti i soggetti istituzionali e della società civile interessati, per assicurare il riconoscimento delle qualifiche professionali di nuova creazione e proclamare il 2024 quale «Anno delle Radici», considerata la rilevanza di tale evento e la necessità del sostegno per il successo delle iniziative che in tale contesto verranno realizzate.
(1-00657) «Fitzgerald Nissoli, Formentini, Acunzo, Angiola, Aprea, Aprile, Badole, Bagnasco, Baldelli, Baldini, Baldino, Barelli, Anna Lisa Baroni, Bartolozzi, Basini, Battelli, Battilocchio, Bazoli, Bazzaro, Bellucci, Belotti, Benigni, Billi, Brescia, Butti, Calabria, Cannizzaro, Caon, Cardinale, Carelli, Carinelli, Casciello, Casino, Cassinelli, Castiello, Cattaneo, Coin, Colucci, Cortelazzo, Cristina, D'Attis, D'Ettore, Dall'Osso, De Carlo, De Girolamo, Del Grosso, Delmastro Delle Vedove, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Di Stasio, Fantinati, Faro, Ferraioli, Ferri, Fiorini, Foti, Fratoianni, Gemmato, Gentile, Giacometto, Labriola, Lapia, Legnaioli, Librandi, Martino, Masi, Maturi, Mazzetti, Milanato, Mollicone, Musella, Orrico, Orsini, Palmieri, Panizzut, Patassini, Pella, Pentangelo, Pettarin, Picchi, Pittalis, Polidori, Porchietto, Prestigiacomo, Rixi, Rizzone, Andrea Romano, Rosso, Rotelli, Rotondi, Ruggieri, Saccani Jotti, Sangregorio, Sarro, Sandra Savino, Scanu, Scoma, Sessa, Sibilia, Siragusa, Sozzani, Spena, Squeri, Tasso, Torromino, Tripiedi, Elisa Tripodi, Maria Tripodi, Ungaro, Valentini, Versace, Vietina, Zanettin, Zangrillo, Zordan».

Risoluzione in Commissione:


   La VI Commissione,

   premesso che:

    il sistema di incentivi per l'efficienza energetica, sisma bonus e fotovoltaico di cui agli articoli 119 e successivi del decreto-legge n. 34 del 2020, (cosiddetto «superbonus 110 per cento» entrato in vigore il 19 maggio 2020) è stato modificato ben 15 volte nel corso degli ultimi due anni. In particolare, per l'articolo 121, quello di maggior interesse per la competenza della Commissione finanze e relativo all'opzione per la cessione o per lo sconto in luogo delle detrazioni fiscali, estesa peraltro a tutte le tipologie di bonus edilizi, si contano 10 modifiche rispetto al testo originario. A fronte di una modifica ogni 52 giorni non esiste un cantiere che non abbia visto modificarsi la normativa di riferimento almeno due o tre volte, dall'inizio alla fine degli interventi;

    fino all'intervento del decreto cosiddetto «Antifrodi» (decreto-legge 11 novembre 2021, n. 157 poi trasfuso nella legge di bilancio 2022), i meccanismi dello sconto in fattura e della cessione dei crediti a favore del sistema bancario, erano ben rodati e assicuravano tempi certi di realizzo, il che garantiva alle imprese esecutrici una congrua programmazione degli interventi e il rispetto delle tempistiche previste;

    a decorrere dal 12 novembre 2021, per ridurre i rischi di frodi o di utilizzi indebiti dell'agevolazione, il citato «decreto Antifrodi» ha introdotto l'obbligo dell'asseverazione di congruità delle spese e del visto di conformità anche per la cessione di bonus diversi dal 110 per cento, nonché l'obbligo di assoggettare al visto di conformità anche l'utilizzo diretto del superbonus nella dichiarazione dei redditi;

    in forza dell'articolo 28 del decreto-legge n. 4 del 2022, per i bonus legati a interventi edilizi sono state vietate le cessioni «a catena», ritenendosi legittimo, oltre allo sconto in fattura sul corrispettivo, un solo trasferimento. In via transitoria, per i crediti che al 17 febbraio 2022 erano stati precedentemente oggetto di un'opzione, è stata permessa un'ulteriore cessione a soggetti terzi, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari. Inoltre, è stato previsto che a far data dal 1° maggio 2022 sarebbe scattato il divieto di cessioni parziali successivamente alla prima comunicazione dell'opzione all'Agenzia delle entrate;

    tuttavia, dal 25 febbraio 2022, con l'articolo 1 del decreto-legge n. 13 (poi confluito come emendamento nel decreto-legge n. 4) sono state ammesse due ulteriori cessioni solo se effettuate a favore di banche e intermediari finanziari. Tale decreto ha anche stabilito che al credito da cedere bisognava attribuire un codice identificativo univoco al momento della comunicazione dell'opzione, da indicare, poi, nelle comunicazioni delle eventuali successive cessioni;

    con la conversione del «decreto Energia» n. 17, le regole sulla cessione dei crediti fiscali relativi a detrazioni hanno previsto un meccanismo articolato in una prima cessione libera, con una seconda e terza cessione in favore di soggetti qualificati quali intermediari finanziari e una quarta cessione dalle banche ai propri correntisti;

    nel rispondere ad interrogazioni in merito all'applicazione dei bonus edilizi il 27 aprile 2022, il Ministro dell'economia e delle finanze, oltre a preannunciare la proroga al 30 settembre del completamento del 30 per cento dei lavori per le unifamiliari, ha dato chiarimenti in merito alla frazionabilità del credito, affermando che normativa vigente già consente, dopo la prima comunicazione di esercizio dell'opzione, di cedere o di compensare le singole annualità di cui il credito si compone, purché questa non venga ulteriormente frazionata. Impostazione confermata con una Faq dell'Agenzia delle entrate del 19 maggio;

    a rendere più complessa la situazione sono le scadenze delle diverse agevolazioni. Il fattore tempo è cruciale soprattutto per le detrazioni che hanno un orizzonte temporale limitato: qualche mese di blocco può essere ammortizzato senza troppi danni per chi sta sfruttando i bonus ordinari – prorogati dalla manovra fino al 2024 – ma potrebbe rendere impossibile usufruire dei benefici per chi soggiace alle scadenza del prossimo 31 dicembre 2022: «superbonus» per le case monofamiliari e le unità indipendenti, bonus facciate al 60 per cento e detrazione contro le barriere architettoniche al 75 per cento;

    in una audizione di fine aprile 2022 il direttore dell'Ade ha spiegato che, a fine 2021, il mercato delle cessioni dei crediti aveva raggiunto quota 38,4 miliardi di euro, quasi tutti accumulati nel 2021. Nel primo quarto del 2022 quota 40 miliardi è stata superata, in quanto Enea informa che si sono consolidate nuove detrazioni 110 per cento circa sei miliardi di euro. Agli inizi di maggio Enea ha comunicato il totale degli investimenti ammessi alla detrazione del 110 per cento ammontava a 27,4 miliardi di euro, con detrazioni a carico dello Stato previste a fine lavori per oltre 30 miliardi, relative a 155.543 asseverazioni. Gran parte di questi crediti è finita alle banche e altri operatori che si sono proposti di liquidarli;

    tali operatori hanno acquisito oltre 35 miliardi di euro di crediti, una massa difficile da gestire in relazione alla capienza fiscale del sistema. A questi operatori bisogna aggiungere le banche che ancora non hanno comunicato i crediti acquisiti o attori come le assicurazioni o le utility. La stima di 35 miliardi di euro è da considerare al ribasso;

    in conseguenza della stretta legislativa e della saturazione del mercato, nei primi giorni di febbraio 2022 Cassa depositi e prestiti e Poste hanno bloccato il mercato delle cessioni, seguite dal resto del sistema bancario. Le associazioni imprenditoriali edilizie hanno fatto presente che questa decisione avrebbe avuto un impatto pesantissimo sui lavori in corso, con il rischio di creare migliaia di contenziosi e di bloccare interventi già avviati;

    il blocco ha determinato una paradossale situazione nella quale le imprese che effettuano i lavori, in particolare le piccole e medie imprese si ritrovano con i cassetti fiscali pieni, ma senza risorse per poter proseguire i lavori, onorare gli impegni coi fornitori, pagare stipendi e contributi. Né è possibile per tali imprese mettere in cassa integrazione le maestranze, poiché sotto il profilo economico-finanziario risultano essere aziende sane;

    a fronte dell'evidenza che, su un complesso di frodi potenziali, ma da accertare, valutate in circa 4 miliardi di euro, quelle relative ai bonus edilizi ex articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 risultano essere solo il 3 per cento, recenti disposizioni hanno riavviato il mercato delle cessioni, consentendo sia, come già detto, il frazionamento per annualità, sia una quarta cessione dalle banche e dagli intermediari finanziari ai clienti professionali privati di cui all'articolo 6, comma 2-quinquies, del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e cioè ai soggetti che operano nei mercati finanziari, agli investitori istituzionali e alle imprese di grandi dimensioni con un fatturato netto di almeno 40 milioni di euro annui;

    pur registrandosi un riavvio del mercato delle cessioni del credito, tuttavia risultano ancora diversi ostacoli, che colpiscono in particolare le piccole e medie imprese del settore edilizio. Oltre a dettare nuove condizioni per l'acquisto del credito, tra le quali l'esame del merito creditizio del cedente, si registrano presso le banche casi in cui vengono accettate solo fatture oltre un certo importo. In taluni casi, le imprese che operano per Sal sono ostacolate nella cessione dei Sal successivi al primo, ove propongano la cessione a istituti di credito diversi da quelli a cui hanno ceduto il primo. In generale, si registra un maggior onere a carico del cedente e soprattutto una significativa minore celerità nella definizione delle pratiche, che non trova giustificazione ove si consideri che, una volta ottenuta asseverazione, visto di conformità e codice univoco, il credito ceduto è certo;

    il «Superbonus 110 per cento» è stato l'elemento decisivo per la crescita del prodotto interno lordo nel 2021. L'Enea nei suoi recenti report mensili ha evidenziato che il blocco delle cessioni avrebbe prodotto perdite di gettito, in quanto nella stima degli effetti finanziari associati ai bonus sono state contabilizzate maggiori entrate a titolo di Iva, Irpef/ Ires e Irap, correlate ai maggiori investimenti,

impegna il Governo:

   al fine di favorire la completa riapertura del mercato delle cessioni dei crediti d'imposta di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, a promuovere la stipula di uno specifico accordo tra Governo, l'Associazione bancaria italiana, la Cassa depositi e prestiti s.p.a., le Poste italiane s.p.a., e le organizzazioni imprenditoriali, volto ad accelerare la circolazione dei crediti d'imposta, garantendo la sostenibilità del mercato delle cessioni per il sistema creditizio e individuando le misure di tutela dell'affidabilità dei cedenti;

   a valutare la possibilità di consentire in via interpretativa la cessione prevista per i clienti professionali privati di cui all'articolo 6, comma 2-quinquies, del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, anche ai clienti al dettaglio che facciano richiesta di essere considerati professionali, al fine di consentire al sistema bancario e in particolare alle piccole banche, di cedere i crediti ai clienti che esse stesse considerino affidabili.
(7-00844) «Cattaneo, Giacomoni, Mazzetti, Porchietto, Giacometto».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   GIACOMETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   numerosi sindaci dei comuni che hanno ricevuto tra il 2018 e il 2019 comunicazioni dalla Presidenza del Consiglio dei ministri di essere stati ammessi, quali beneficiari, al «Progetto “Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati”», di cui alla delibera CIPE 1° maggio 2016, n. 3, recante «Fondo sviluppo e Coesione 2014-2020: Piano Stralcio “Cultura e Turismo (articolo 1, comma 730, lettera d) legge 190/2014”», sono ancora in attesa di conoscere i tempi di attuazione del predetto progetto;

   il comune di Badia Polesine, in provincia di Rovigo, è stato inserito nell'elenco dei duecentosettantuno progetti ammissibili per il recupero, il restauro e la valorizzazione del Museo Civico Baruffaldi;

   fermo restando quanto stabilito dai decreti attuativi riguardanti le modalità di valutazione e di erogazione dei contributi economici, emanati dal 2018 ad oggi, la Commissione istituita presso il Segretariato Generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha deliberato fino al febbraio 2021 il solo finanziamento di quarantadue interventi dei 271 progetti ammissibili;

   nel contempo, in esecuzione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 settembre 2019 e dell'11 febbraio 2021, il Ministero della cultura ha proceduto alla sottoscrizione delle relative convenzioni con gli enti beneficiari per un importo complessivo di 27,8 milioni di euro;

   in data 7 ottobre 2021 si è insediata la nuova commissione di valutazione del «Progetto Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati» presso la Presidenza del Consiglio per far ripartire la valutazione dei progetti presentati dai comuni che sono in attesa di risposta sulla loro ammissibilità di finanziamento ormai dal 2018 –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per la celere approvazione dei restanti progetti la cui documentazione risulti completa, coerente e conforme alle disposizioni e alle richieste fatte della Segreteria tecnica del «Progetto bellezza» agli amministratori locali inseriti nell'elenco delle duecentosettantuno iniziative;

   quale sia il cronoprogramma dei lavori della commissione per la valutazione definitiva dei rimanenti progetti al fine di definire una questione annosa che, in questo momento particolare per il nostro Paese, potrebbe essere una ulteriore azione di stimolo per la ripartenza economica e per la messa in sicurezza e valorizzazione del patrimonio storico artistico della nostra bella Italia, considerato che il Ministero della cultura è comunque pronto a sottoscrivere in breve tempo le convenzioni con le amministrazioni beneficiarie.
(3-02998)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROTTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito degli interventi di promozione dei diritti e delle libertà fondamentali, particolare attenzione è posta agli interventi a sostegno del principio della parità di genere in tutte le sue forme e attività;

   l'azione legislativa si è focalizzata sul mondo del lavoro, sulla parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive nonché sulla promozione della partecipazione delle donne negli organi delle società quotate e a controllo pubblico;

   la centralità delle questioni relative al superamento delle disparità di genere è ribadita anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che individua la parità di genere come una delle tre priorità trasversali perseguite in tutte le missioni che compongono il piano. L'intero piano dovrà inoltre essere valutato in un'ottica di gender mainstreaming;

   più in generale il nostro Paese con la strategia nazionale per la parità di genere 2021/2026, si pone l'obiettivo di guadagnare 5 punti nella classifica del Gender Equality Index dell'EIGE nei prossimi 5 anni, per raggiungere un posizionamento migliore rispetto alla media europea entro il 2026, con l'obiettivo di rientrare tra i primi 10 Paesi europei in 10 anni;

   desta, quindi, profonda preoccupazione e sconcerto la decisione dell'amministrazione comunale di Verona che, chiamata a nominare i nuovi vertici di Veronafiere, non include alcuna donna tra i quattordici membri nominati nel board dell'importante sede di manifestazioni di primissimo livello;

   l'obbligo normativo – previsto solo per società quotate e società a controllo pubblico – rappresenta un punto di partenza attraverso cui il legislatore ha indicato chiaramente la propria posizione dando l'esempio su ambiti di sua competenza;

   appare molto preoccupante l'indifferenza che il sindaco di Verona e tutti i soggetti coinvolti nell'assetto societario di Veronafiere hanno dimostrato nella decisione su un tema così importante per l'identità del nostro Paese come la parità di genere –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare per superare la situazione descritta in premessa favorendo la partecipazione femminile al board di Veronafiere;

   se non ritengano urgente pianificare un monitoraggio nazionale sulla partecipazione delle donne negli organi delle società, comprese quelle non soggette agli obblighi di legge, e adottare ogni utile iniziativa, anche di carattere normativo, per evitare che problematiche simili si ripetano.
(4-12203)


   EHM e SARLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 17 maggio 2022, Sezione Concorsi ed esami, viene indetto un concorso per la copertura di posti presso la scuola pubblica secondaria di primo e secondo grado, riservati ai precari con almeno 3 anni di servizio negli ultimi 5 anni presso scuole statali (con annualità di servizio);

   nell'anno corrente sono in corso di svolgimento prove selettive per la selezione di candidati idonei a ricoprire il ruolo di docente della scuola secondaria di primo e secondo grado, all'interno del concorso previsto da decreto direttoriale n. 499 del 2020;

   secondo la stampa e le testimonianze fornite da esaminandi, il concorso in oggetto presenterebbe gravi anomalie sia nello svolgimento dell'intera procedura, sia nella forma, sia sul rispetto delle norme sulla sorveglianza dell'aula concorsuale, sia nella selezione dei quesiti che, in alcuni casi, si presenterebbero mal posti, fuori programma o di erronea predisposizione; sono stati raccolti, in tutte Italia, decine di segnalazioni di quesiti sospetti, prove ambigue, scorrette, confuse o di dubbia interpretazione;

   il 27 aprile 2022 il Ministro dell'istruzione, in una nota, ha comunicato agli Uffici Scolastici Regionali che per i concorsi Stem i «quesiti sono stati redatti in modo da non necessitare l'uso di carta da scrivere e penna»; tuttavia numerosi candidati hanno lamentano che tali strumenti sarebbero stati invece indispensabili per lo svolgimento della prova;

   il Corriere della sera ha pubblicato un dossier che ha messo in dubbio la regolarità del concorso gli insegnanti;

   anche il sottosegretario al Ministero dell'istruzione, Rossano Sasso, ha sottolineato che, «se confermate, tali denunce richiederebbero un intervento immediato teso a sanare una situazione lesiva dei diritti dei candidati»;

   in materia di inattendibilità scientifica di un quesito a risposta multipla (o dubbia attendibilità), la giurisprudenza italiana ha ribadito che, in caso di oltre due quesiti sbagliati, ambigui, mal posti o riconosciuti erronei dal Ministero quei quesiti devono essere annullati;

   il Tar Campania ha sottolineato che, per una selezione che ottemperi ai criteri – a tutela del buon andamento della pubblica amministrazione, secondo quanto contemplato dall'articolo 97 della Costituzione – di proporzionalità, ragionevolezza, adeguatezza (legge n. 241 del 1990), è necessaria l'assoluta «certezza ed univocità della soluzione» (sentenza n. 4591/2011);

   il Tar Lazio, analogamente, ha emesso una recente sentenza che si è espressa a favore di un concorrente che rivendicava la correttezza della sua risposta per un quesito;

   secondo le segnalazioni notevoli anomalie, per più di una classe di concorso, si sono riscontrate fra i turni antimeridiani e quelli pomeridiani, con percentuali di promozione superiori fino a quattro volte tanto per i secondi, rispetto ai primi;

   la precarietà degli insegnanti e docenti italiani, unita alle gravi carenze che affliggono il sistema scolastico da oltre un decennio, rende indispensabile una riflessione sulla correttezza dello svolgimento delle prove oggetto di concorso nonché il corretto presidio delle aule concorsuali, tali da permettere l'imparzialità nella selezione dei candidati e l'immissione corretta del personale docente vincitore di concorso nel sistema scolastico –:

   se il Presidente del Consiglio e il Ministro interrogato siano a conoscenza dei fatti su esposti;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Ministro interrogato, al fine di assicurare il corretto svolgimento di ogni procedura concorsuale, nel pieno rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza, ragionevolezza e buon andamento della pubblica amministrazione;

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intenda assumere affinché intervengano i necessari chiarimenti e ci si per una soluzione risolutiva, con l'intento di preservare la credibilità dello Stato e delle sue istituzioni.
(4-12205)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   a seguito di un percorso di Pma o di Gpa praticata all'estero, ai sensi delle normative locali e indipendentemente dal fatto che ciò sia avvenuto o meno in osservanza dei requisiti di cui agli articoli 4 e 5 della legge 40/2004, l'atto di nascita che indica il nato figlio dei genitori intenzionali è tradotto dalle autorità locali e legalizzato dal Ministero competente secondo la normativa locale. Successivamente il Consolato italiano trasmette la documentazione al comune di residenza delle persone interessate affinché l'atto venga trascritto;

   ai sensi dalla Circolare del Mae dell'11 agosto 2011 il funzionario consolare «deve accettare gli atti e inoltrarli al Comune competente, dando tuttavia nel contempo opportuna informazione delle particolari circostanze della nascita al comune e alla Procura della Repubblica» conferendo dunque esclusivamente all'autorità giudiziaria l'eventuale attivazione di accertamenti;

   presso alcuni comuni italiani gli ufficiali di stato civile omettono di trascrivere entrambi i genitori e procedono alla sola trascrizione del genitore biologico. Tali condotte integrano una grave violazione non solo dei diritti delle persone coinvolte ma anche dei princìpi generali relativi alla tutela del minore riconosciuti a livello internazionale;

   l'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2000 stabilisce che le dichiarazioni di nascita relative a cittadini nati all'estero sono rese all'autorità consolare e che devono farsi «secondo le norme stabilite dalla legge del luogo alle autorità locali competenti se ciò è imposto dalla legge stessa»; copia dell'atto è inviata senza indugio all'autorità consolare;

   in generale, dunque anche nel caso di Gpa la trasmissione degli atti formati all'estero per la trascrizione nei registri dello stato civile è un procedimento imposto dalla normativa interna sull'ordinamento dello stato civile, ex articolo 17 decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2000 (non sussistendo alcuna discrezionalità al riguardo), per cui il Consolato trasmette la documentazione al comune di residenza delle persone interessate;

   la legge 40/2004 stabilisce, all'articolo 8, che: «I nati a seguito dell'applicazione delle tecniche di PMA hanno lo stato di figli della coppia che ha espresso la volontà di ricorrere alle tecniche medesime ai sensi dell'articolo 6», e il successivo articolo 9 stabilisce che non possano essere proposte dai membri della coppia l'azione di disconoscimento di paternità né la richiesta di non essere menzionata nell'atto di nascita, per la madre, e che il donatore di gameti non acquista alcun rapporto parentale con il nato;

   le disposizioni sopracitate, recanti lo stato giuridico di figlio e il divieto di disconoscimento della genitorialità, peraltro originariamente previsto anche in caso di ricorso a tecniche eterologhe, quindi prima della sentenza della Corte costituzionale n. 162 del 2004, in violazione dell'articolo 4, comma 3, della legge n. 40 del 2004, sono da ritenersi riconducibili ad una medesima ratio, che trova il proprio fondamento nella tutela costituzionalmente garantita dei diritti del minore;

   l'articolo 12 della legge 40/2004, recante divieti generali e sanzioni, non ha previsto alcuna deroga all'articolo 8, limitandosi a stabilire sanzioni a carico di chi applichi in Italia tecniche vietate;

   considerato che l'atto di stato civile è, nella sua finalità certificativa, funzionale e subordinato al diritto sostanziale, e in particolare l'atto di nascita è funzionale a certificare la nascita di una persona ai sensi dell'articolo 1 del codice civile, ma altresì l'età, è evidente come tali atti debbano rispecchiare la disciplina sostanziale degli status. Inoltre, ai sensi dell'articolo 236 del codice civile, l'atto di nascita è strumento idoneo a provare il possesso di uno status, ossia in questo caso quello di figlio, che verrebbe quindi deliberatamente modificato dall'ufficiale dello stato civile;

   anche qualora si volesse ritenere che gli atti di stato civile siano formalmente da intendersi atti amministrativi a contenuto vincolato previsto dall'ordinamento, si ricorda come non si possa opporre un rifiuto generico alla trascrizione, ad esempio invocando la contrarietà all'ordine pubblico, in quanto tale concetto va declinato con riferimento all'interesse del minore, stante la necessità non di introdurre ex novo una situazione giuridica inesistente, ma di garantire la copertura giuridica ad una situazione di fatto in essere, nell'interesse del bambino. Sul punto, si richiama la sentenza della Cassazione Civile, Sez. I, n. 19599/2016;

   alla luce di tali considerazioni, si desume il principio per cui, laddove il pubblico ufficiale arbitrariamente modifichi l'atto di nascita formato all'estero, commetterebbe una condotta di alterazione di stato, nonché una falsità materiale. Solo l'autorità giudiziaria, che accerti una eventuale violazione delle normative vigenti nel luogo in cui il percorso di Pma o di Gpa è avvenuto, può, con provvedimento giudiziario, modificare l'atto di nascita –:

   se non intendano adottare iniziative di competenza per chiarire con urgenza che i comuni hanno l'obbligo di trascrivere integralmente gli atti formati all'estero attestanti lo stato giuridico dei nati a seguito di percorsi di Pma e Gpa come figli dei genitori intenzionali, e che, in ogni caso, qualsiasi difformità rispetto all'atto legittimamente formatosi all'estero può essere stabilita solo dall'Autorità giudiziaria, alla quale l'ufficiale di stato civile non può sostituirsi.
(2-01528) «Magi».

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   LOVECCHIO. — Al Ministro della cultura, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto Regionale di Incremento Ippico di Foggia (Iriip), già Regio Deposito Cavalli Stalloni di Foggia, istituito nel 1915 con decreto Luogotenenziale e assegnato al capoluogo da uno nel 1931, su una superficie di 22 ettari, tra scuderie e pista di galoppo, aveva giurisdizione che andava ben oltre la regione Puglia e finanche all'Abruzzo e Molise;

   nel mese di aprile, l'Iriip è stato oggetto di notizie che avrebbero voluto lo spostamento della sua sede nella città tarantina di Martina Franca presso l'Associazione nazionale allevatori del cavallo delle Murge e dell'Asino di Martina Franca (Anamf);

   la sua funzione risulterebbe essenziale ai fini della riproduzione della razza, del recupero di quelle autoctone in via di estinzione e di salvaguardia di un patrimonio storico artistico inestimabile, numerose carrozze risalenti al diciannovesimo secolo o all'archivio fotografico documentale. Eppure da tempo è in atto un vero e proprio ridimensionamento che lasciava presagire a una prossima chiusura, infatti dei venti dipendenti dell'Istituto, nell'ultimo anno, ne risulterebbero soltanto due a discapito degli 80 stalloni ospitati, razze pregiatissime come purosangue arabi e inglesi oltre ai «cavalli murgesi», utilizzati dalle nostre forze armate, e agli «asini di Martina Franca», tutti esemplari bisognosi di continua tutela;

   con nota del 29 aprile 2022, l'assessore al welfare della regione Puglia annunciava il parere negativo alla richiesta formulata dall'Anamf di affido del patrimonio faunistico, storico e artistico dell'Iriip;

   a margine di quanto comunicato dalla regione Puglia, ad oggi non sarebbe stato adottato alcun provvedimento utile al fine di incrementare il numero del personale disposto alla cura degli stalloni né sarebbe stata adottata alcuna misura volta a valorizzare il patrimonio artistici culturale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative, per quanto di competenza anche a carattere normativo, vogliano adottare al fine di valorizzare il patrimonio storico e artistico dell'Iriip;

   infine se non ritengano opportuno intraprendere iniziative normative volte a garantire il riconoscimento dell'istituto tra le competenze dirette dei Ministeri interrogati anche al fine di adottare misure assunzionali congrue alla cura degli equini attualmente presenti all'interno dell'Iriip.
(4-12211)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   SPESSOTTO, MANIERO, CORDA, MASSIMO ENRICO BARONI, LEDA VOLPI e CABRAS. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel giugno 2014 la Guardia di finanza di Venezia, comandata dal colonnello Renzo Nisi e diretta dalla procura della città lagunare, effettuò 35 arresti nell'ambito dell'inchiesta sul Mose;

   l'allora Presidente Anac, Raffaele Cantone, dichiarò che si trattava del più grosso caso di corruzione mai scoperto in Italia;

   tra le varie tangenti, 500.000 euro andarono al generale della GdF, Emilio Spaziante che successivamente patteggiò una pena a 4 anni di reclusione per concorso in corruzione;

   l'indagine di Venezia cominciò nel 2009 da alcune verifiche fiscali sul Consorzio Venezia Nuova del colonnello Renzo Nisi: furono scandagliati conti e proprietà di chi era sospettato di corruzione per risalire fino ai pubblici amministratori, funzionari di alto livello, magistrati, politici, ex ministri e personale delle forze dell'ordine;

   con il comandante Renzo Nisi si distinsero anche i colleghi Paolo Zemello, Roberto Ribaudo, Nicola Sibilia e Amos Bolis;

   tutti questi benemeriti ufficiali della Guardia di finanza, allora in servizio a Venezia, dopo questa vicenda hanno cambiato sede e mansioni e per alcuni di loro si lamenta un evidente demansionamento, mancate promozioni e trasferimenti non consoni alle capacità dimostrate nelle indagini alle quali hanno partecipato;

   il colonnello Renzo Nisi, ora generale, indicato da tutti i quotidiani di allora quale finanziere «integerrimo» e «scrupoloso», venne trasferito da Venezia a Roma nel 2013 nel bel mezzo dell'indagine sul Mose. Uno dei pubblici ministeri che dirigevano l'indagine dichiarò pubblicamente che il «trasferimento era anomalo». Nisi fu poi trasferito a Genova, quale comandante provinciale della GdF;

   in quella veste si occupò dell'indagine sui 49 milioni di euro di finanziamento pubblico incassati senza diritto dalla Lega Nord. Ma durante l'indagine, il 13 marzo 2019, sotto il comando del generale Giorgio Toschi, con il generale Giuseppe Zafarana capo di Stato maggiore, il neo promosso generale di brigata Vincenzo Tornei fu designato a prendere il posto di Nisi al comando provinciale di Genova. Nisi venne quindi trasferito presso il Comando del nucleo speciale beni e servizi. Una posizione considerata di importanza minore rispetto a quella di provenienza;

   il quotidiano la Nuova Venezia del 27 aprile 2022 riporta, addirittura, che il generale Nisi di recente «è stato sbalzato senza spiegazioni in coda nella graduatoria di carriera. Decisione contro la quale ha presentato ricorso al Tar del Lazio»;

   un'altra vicenda è quella del colonnello Amos Bolis «sbattuto a Cosenza con un incarico non operativo». «Tra l'altro Bolis ha anche diretto la perquisizione a sorpresa a Veneto Banca il 17 febbraio 2015, durante la quale è stato sequestrato il contratto di assunzione predisposto per l'allora comandante provinciale della GdF di Treviso». A seguito di questo Bolis è stato trasferito da Venezia a Roma per «un incarico interforze: quando nella rotazione dei vertici il comando è andato a ufficiali della Gdf è stato rispedito al corpo e rimpallato a Cosenza a dispetto della richiesta di avvicinamento a casa (direzione opposta)»;

   il diretto superiore dell'ufficiale Bolis a Mestre era il colonnello Nicola Sibilia che da vicecomandante Scico a Roma è stato assegnato al centro di addestramento di Trento dove, a quanto risulta, comanderà un gruppo di solo tre persone;

   infine un altro ufficiale della Guardia di finanza che ha partecipato con grande senso dello Stato e grande impegno nella lotta alla corruzione è Roberto Ribaudo. Oggi dirige una divisione interpol al Ministero dell'interno. Incarico che è generalmente riconosciuto come inferiore al grado e alle capacità dimostrate da Ribaudo –:

   quali elementi possano fornire in merito ai fatti esposti in premessa, ai trasferimenti e ai ruoli attribuiti agli ufficiali summenzionati, dato che possono essere interpretati come atti ritorsivi da parte di altri generali e ufficiali da questi indagati;

   se corrisponda al vero che il generale Renzo Nisi sia stato retrocesso nella graduatoria degli avanzamenti di carriera e con quali motivazioni;

   quali iniziative intendano intraprendere al fine di rimuovere gli ostacoli frapposti alle carriere di tutti questi ufficiali e proporre un riconoscimento non soltanto per le indagini svolte, ma anche in relazione al fatto di aver subito demansionamenti di fatto, spostamenti di sedi e di ruoli e isolamento lavorativo, che appaiono agli interroganti in evidente contrasto con la dedizione dimostrata.
(4-12217)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CATALDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nelle aree del centro Italia colpite dai devastanti eventi sismici del 2016 e del 2017 lo strumento del «Superbonus 110 per cento» ha assunto una rilevanza strategica per la ricostruzione privata post terremoto: l'utilizzo combinato del contributo per la ricostruzione e del «Superbonus 110 per cento» aiuta, di fatto, a ridurre o addirittura ad eliminare la parte non coperta dal contributo parametrico;

   lo strumento del «Superbonus», che almeno nella sua fase iniziale prevedeva meccanismi chiari in relazione alla cessione del credito di imposta, di recente non risulta più facilmente utilizzabile, anche a causa delle ultime modifiche normative;

   il meccanismo della cessione del credito d'imposta, infatti, è diventato più complesso, per cui la misura viene portata a termine con crescente difficoltà;

   le criticità attuali nella cessione del credito d'imposta si ripercuotono anche sull'operatività dello strumento negli altri bonus edilizi;

   altro problema è sorto con le società general contractor: il programma televisivo «Striscia la Notizia» ha segnalato la difficoltà di quest'ultime nel portare a termine l'operazione di cessione del credito, proprio a causa delle recenti modifiche normative, nate dalla giusta necessità di evitare truffe ai danni del settore pubblico;

   il citato servizio televisivo ha segnalato altresì come le general contractor non abbiano avuto un comportamento corretto nei confronti di coloro che si sono rivolti ad esse per affidare loro sia la fase della progettazione iniziale sia quella relativa alla realizzazione successiva delle opere di efficientamento energetico degli edifici, rientranti ovviamente nel «Superbonus 110 per cento», per le quali hanno dovuto anticipare somme tra i 500 e i 2.000 euro;

   in virtù della diffusione della misura e degli anticipi richiesti, le general contractor hanno incassato svariati milioni di euro;

   delle migliaia di contribuenti entusiasti della possibilità di fare i lavori a costo zero, come in effetti previsto dalla normativa, pochi hanno ricevuto il sopralluogo o le certificazioni e comunque solo dopo aver sollecitato la general contractor con cui avevano preso accordi;

   quanto accaduto tuttavia non può non far riflettere sulle problematiche che rendono in effetti difficoltoso, anche per gli addetti ai lavori, il rispetto degli impegni presi nella realizzazione del «Superbonus»: fra queste i tempi per reperire, presso i comuni, i documenti necessari per verificare l'idoneità dell'immobile ad usufruire del «Superbonus», l'aumento continuo dei costi, per pura finalità speculativa, dei materiali, lo scarso controllo delle procedure da parte dei comuni e infine i crediti bloccati negli istituti di credito;

   il tutto, ovviamente, senza dimenticare che le disfunzioni e i ritardi appena segnalati hanno pregiudicato in vari casi la possibilità, per molti contribuenti, di beneficiare del «Superbonus» stesso;

   di recente nelle aree colpite da eventi sismici l'utilizzo combinato del «Superbonus» e del «Sismabonus» risulta talvolta di non facile attuazione, con particolare riferimento al calcolo dello stato avanzamento lavori per l'accesso al bonus 110 per cento –:

   quali iniziative, di competenza, si intendano assumere in relazione al ripristino dell'efficienza del «Superbonus» e del relativo strumento della cessione del credito, con particolare riferimento alle aree colpite da eventi sismici;

   se e quali iniziative, di competenza, si intendano adottare per coloro che hanno un contenzioso in atto con una società general contractor relativo al mancato rispetto degli impegni assunti fino a gennaio 2022, anche attraverso la proroga dei lavori, da realizzare quantomeno nella percentuale del 30 per cento entro il dicembre 2023, come del resto già stabilito in favore dei condomini o, se possibile, in considerazione anche delle problematiche legate alla guerra Russia-Ucraina e del connesso aumento del costo delle materie prime, prorogando detti termini fino al dicembre 2024.
(4-12193)


   FORNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig) è stata costituita da rappresentanti del Ministero dell'interno, dell'Enit, della direzione generale del turismo, della gioventù italiana, con apporto economico da parte dello Stato;

   è ente morale a seguito del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro degli esteri, nonché riconosciuta come ente assistenziale assistenziale con decreto del Ministro dell'interno;

   con legge n. 964 del 15 dicembre 1949 è stato concesso all'Aig un contributo di lire 3.000.000 per la sistemazione e gestione di alloggi alberghieri e per l'organizzazione della stessa Associazione;

   con i decreti del Presidente della Repubblica n. 151 del 1976, n. 1427 del 1970, n. 464 del 1970, n. 350 del 1969, n. 1616 del 1964 sono state concesse autorizzazioni per l'acquisto di immobili;

   a seguito dell'emanazione della disciplina sul riordino degli enti pubblici, l'Associazione ha continuato a ricevere finanziamenti e contributi diretti da parte di Ministeri e regioni (a titolo esemplificativo: nel 1994, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dalle regioni un contributo di lire 269.753.525; nel 1987, dal Ministero del turismo di lire 130.000.000; nel 1984, dal Ministero del turismo e di quello della pubblica istruzione di lire 343.000.000; nel 1982 per lire 250.000.000; nel 1981 per lire 192.838.680), oltre agli immobili concessi a titolo gratuito o a canone ricognitorio;

   l'Associazione non ha finalità di lucro; è stata costituita da rappresentanti di enti statali; il suo patrimonio è costituito da contributi concessi dallo Stato e da enti pubblici; negli organi direttivi figurano i rappresentanti dei Ministeri dell'istruzione, delle politiche giovanili e del turismo; realizza gli scopi sociali mediante convenzioni con gli enti locali stipulando contratti di locazione a prezzi calmierati o di comodato gratuito; ha ricevuto contributi statali per la realizzazione degli scopi istituzionali mediante apposite disposizioni di legge o convenzioni;

   la Corte di Cassazione (S.U. del 3 maggio 2005 n. 9096) ha affermato che «la valutazione circa la natura pubblicistica della istituzione comporta senza dubbio il concorso di considerazioni di carattere giuridico e di considerazioni di fatto (...)»;

   dal 1° luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492/2019 Tribunale di Roma), con ricorso pendente in Cassazione;

   il 26 giugno 2019 il Tribunale ha respinto la domanda di omologa del concordato (presentata in via cautelare) nonostante la formale approvazione del piano da parte della maggioranza dei creditori, e che in data 2 aprile 2019, i Commissari Giudiziali abbiano depositato il parere 180 senza opporsi all'omologazione dello stesso;

   l'Agenzia delle entrate e l'Inps, con rispettivi atti, avevano espresso il proprio assenso all'omologazione del piano, anche in virtù dell'elevata patrimonializzazione dell'ente, dell'interesse sociale e della salvaguardia del livello occupazionale;

   con l'ordine del giorno n. 9/2305/99, la Camera ha impegnato il Governo ad adottare misure a salvaguardia;

   nella seduta del 21 ottobre 2019 della V Commissione Bilancio del Senato, in sede di conversione del decreto-legge n. 101 del 2019, il Ministero dell'economia e delle finanze ha riformulato gli emendamenti da 15.0.13 a 15.0.19, esprimendo poi parere favorevole all'approvazione;

   la norma è stata approvata all'unanimità dalle Commissioni X e XI del Senato, e poi stralciata, dal maxi-emendamento, per mancanza di coperture, con l'impegno del Sottosegretario al Ministero dell'economia e delle finanze di turno a riaffrontare il problema in un successivo provvedimento;

   la situazione dell'Aig è stata aggravata dalla pandemia, con il rischio di depauperare il patrimonio mobiliare e immobiliare (valutato ex articolo 79 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 euro 21.941.662,36, oltre ai recenti lasciti testamentari) dell'ente, anche in considerazione del fatto che la Curatela ha avviato le procedure per la dismissione di quello immobiliare –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere a tutela del patrimonio mobiliare e immobiliare dell'ente.
(4-12204)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MORRONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 44, comma 10 del decreto legislativo n. 95 del 2017 nel normare l'accesso al ruolo degli ispettori del Corpo di polizia penitenziaria mediante concorso interno per titoli, ha stabilito che a tutto il personale con qualifica di sovrintendente capo è salvaguardato il mantenimento, a domanda, della sede di servizio;

   con decreto del 12 maggio 2020 del direttore generale della Direzione Generale personale e delle risorse del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia è stato bandito un concorso interno per 691 posti (606 uomini, 85 donne) per la nomina alla qualifica iniziale del ruolo maschile e femminile degli ispettori del Corpo di polizia penitenziaria, nel quale si legge che il concorso «è riservato per il cinquanta per cento dei posti, pari a 242 posti (212 uomini; 30 donne), al personale con la qualifica di sovrintendente capo. I vincitori di tale riserva conservano, a domanda, la sede di servizio. Il diritto alla conservazione della sede di servizio può essere esercitato esclusivamente dai sovrintendenti capo nel limite numerico dei 242 posti (212 uomini; 30 donne), corrispondente al 50 per cento della predetta riserva»;

   l'amministrazione penitenziaria ha deciso di salvaguardare il mantenimento della sede, a domanda, a soli 242 (212 uomini e 30 donne) sovrintendenti capo e non già a tutti, con una evidente disparità di trattamento e in apparente contrasto con la normativa di riferimento;

   il legislatore, infatti, nel decreto legislativo n. 95 del 2017 ha inteso riconoscere, ai sovrintendenti capo, peculiari e distintive qualità e caratteristiche che li differenziano dal resto dei vincitori non in possesso della qualifica di «sovrintendente capo» al momento della domanda di partecipazione al concorso;

   il sovrintendente capo, infatti, a differenza delle inferiori qualifiche, possiede un'anzianità non inferiore ai 15 anni, una professionalità e competenza del tutto analoga a quella di un «vice ispettore» del Corpo, una retribuzione annua, addirittura superiore a quella di un vice ispettore di Polizia penitenziaria in virtù dell'alto livello di responsabilità e professionalità raggiunti, una età anagrafica media di molto superiore ai cinquanta anni, che li espone a un pregiudizio maggiore in caso di cambiamento della sede di servizio;

   la disparità di trattamento, inoltre, risulta ancor più grave ed evidente, laddove il manifestato intento dell'amministrazione di assicurare il diritto del mantenimento – a domanda – delle sedi ai soli primi 212 uomini e prime 30 donne delle rispettive graduatorie finali, sia commisurato alla volontà di assegnare nelle sedi il restante 30 per cento, appartenente al ruolo degli agenti ed assistenti, ovvero l'intera aliquota b);

   i sovrintendenti capo, a differenza dei vincitori appartenenti al ruolo agenti/assistenti (aliquota b), hanno già svolto un corso di formazione della durata tre mesi – ex articolo 16 del decreto legislativo 30 ottobre 1992, n. 443 – da sottufficiale del Corpo di polizia penitenziaria e, dunque, sono già tutti in possesso della qualifica (posseduta parimenti anche dagli appartenenti al ruolo degli ispettori di Polizia penitenziaria) di ufficiale di polizia giudiziaria;

   trattare quindi i sovrintendenti capo, tutti già aventi lo status giuridico di ufficiale di polizia giudiziaria e tutti con comprovata esperienza e professionalità, alla stregua di un appartenente al ruolo agenti assistenti, realizzerebbe una inammissibile disparità di trattamento;

   peraltro, sembrerebbe che a seguito delle numerosissime rinunce del personale vincitore di detto concorso (ben oltre le 100) avvenute prima dell'avvio del corso di formazione, a causa della supposta mobilità selvaggia, rimarrebbero esclusi dal diritto alla conservazione della sede a domanda, appena 70/80 sovrintendenti capo –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per fare in modo che a tutti i vincitori in possesso della qualifica di sovrintendente capo sia riconosciuto il diritto al mantenimento, a domanda, della sede di servizio.
(4-12194)


   PRETTO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il quadro finanziario del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con la ripartizione delle risorse tra le amministrazioni titolari degli interventi e l'individuazione di traguardi ed obiettivi semestrali, è stato definito con il decreto ministeriale economia e finanze del 6 agosto 2021;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede, alla Missione 5 (Inclusione e coesione), Componente 3, «Interventi speciali per la coesione territoriale», che mira a ridurre i divari tra le diverse aree del paese, un investimento di 300 milioni di euro, che andranno a finanziare 200 progetti di valorizzazione dei beni confiscati alle mafie nelle regioni del Sud Italia, nello specifico in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia;

   invero circa il 40 per cento del patrimonio dei beni sequestrati e confiscati alle mafie è distribuito nelle restanti dodici regioni del Paese, in favore delle quali non è tuttavia previsto alcun tipo di finanziamento;

   si stima che per riservare lo stesso trattamento alle zone non interessate dall'investimento previsto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sarebbero necessari circa 200 milioni di euro;

   dette previsioni creano una evidente e rilevante disparità nella distribuzione delle risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza –:

   se si intendano attivare iniziative di competenza al fine di garantire adeguati e proporzionati interventi economici aggiuntivi, dunque non intaccando i fondi già destinati alle regioni del Sud Italia, per la valorizzazione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie anche nelle regioni non interessate dalla M5C3, tramite fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinati ad altri progetti, ma non utilizzati, ovvero tramite risorse del fondo unico giustizia (di cui all'articolo 61, comma 23, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133), ovvero tramite la proposta di mirate previsioni nella legge di bilancio 2023.
(4-12199)


   MORRONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da un articolo pubblicato su La Verità/Affari del 23 maggio 2022 a firma di Franco Bechis, oltre che da altre fonti di stampa, che il Ministero della giustizia avrebbe intenzione di stanziare la somma di 28,5 milioni di euro per l'allestimento di unità abitative prefabbricate all'interno degli istituti penitenziari dove i detenuti possano incontrare una volta al mese, per la durata di 6-24 ore, le persone autorizzate ai colloqui, senza alcun controllo, per le finalità di tutela delle relazioni affettive intime degli internati;

   le unità, già ribattezzate «casette dell'amore», servirebbero pertanto a consentire ai detenuti di intrattenere rapporti sessuali;

   lo stanziamento è da ricollegare al disegno di legge n. 1876 proposto su iniziativa del Consiglio regionale della regione Toscana recante «Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di tutela delle relazioni affettive intime delle persone detenute», attualmente in trattazione al Senato, nel corso della quale la Ragioneria generale dello Stato ha individuato in 3,6 milioni la cifra da stanziarsi nel 2022 per la realizzazione delle prime venti casette (destinate a un Istituto per ciascuna delle regioni italiane) e in circa 24,7 milioni la cifra per il biennio successivo, per garantire un'unità abitativa a ciascun istituto penitenziario presente sul suolo nazionale (totale: 190);

   la notizia è stata accompagnata da dichiarazioni di esponenti politici che hanno considerato lo stanziamento da parte del Ministero un positivo impulso al prosieguo dell'iter parlamentare del disegno di legge; di contro si è registrata la reazione indignata dei sindacati di polizia penitenziaria, come il Sappe, che ha parlato di agenti ridotti a essere «guardoni di stato», oppure l'Uspp, che ha diffuso una nota in aperta polemica con la decisione adottata, nella quale si sottolineano in particolare «gli aspetti legati alle modalità organizzative che afferiscono alla sicurezza degli istituti penitenziari dove dovrebbero svolgersi gli scambi di effusioni, per non parlare dell'imbarazzante compito che dovrebbe essere assegnato al personale di Polizia Penitenziaria nelle sue imprescindibili attività di controllo»;

   appare gravissimo che, con una guerra in corso in Europa, con imprese e cittadini che soffrono le conseguenze di una crisi energetica (più quelle della crisi pandemica) si reperiscano così tempestivamente risorse per una misura che appare tutt'altro che prioritaria;

   laddove le risorse utilizzate provengano dall'accantonamento relativo al Ministero della giustizia dei «Fondi di riserva speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2022, appare comunque fuori luogo che stanziamenti che potrebbero essere destinati alla ristrutturazione e adeguamento delle carceri (a reale beneficio dei detenuti e della sicurezza degli agenti) vengano impiegati per la predetta finalità;

   la decisione non può che indignare l'opinione pubblica, trasmettendo l'immagine di istituti penitenziari, che, anziché adempiere alle funzioni punitiva e rieducativa, si presentano alla stregua di strutture alberghiere finalizzate a soddisfare tutte le esigenze dei detenuti;

   da ultimo, la relazione tecnica del Ministero al disegno di legge sottolinea che «lo strumento attraverso il quale meglio si realizza la soddisfazione dei bisogni affettivi e sessuali del detenuto è attualmente ancora quello del permesso premio» il quale tuttavia non è «fruibile dalla generalità dei detenuti», adombrando l'ipotesi che le unità abitative siano espressamente pensate per i detenuti condannati per i delitti di cui all'articolo 4-bis OP (ergastolo ostativo), nonché quelli in regime di 41-bis, con tutte le ripercussioni del caso anche sotto il profilo del controllo e della sicurezza delle relazioni di questi con l'esterno –:

   se il Ministro interrogato non intenda destinare la somma stanziata a finalità più impellenti;

   se intenda chiarire a quali categorie di detenuti siano destinate le unità abitative.
(4-12208)


   ZUCCONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la situazione di scopertura d'organico, in particolare nel settore della giustizia, si protrae oramai da anni ed è divenuta intollerante sia per il personale sia per i fruitori dei vari servizi relativi;

   anche il tribunale di Massa si trova a operare in una costante situazione di carenza d'organico;

   tale disagio è acclarato anche dalla relazione Ispettiva relativa al periodo 1° ottobre 2014-30 settembre 2019, trasmessa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Massa il 28 dicembre 2020;

   la suddetta scopertura negli anni passati, e non più tardi all'inizio dell'anno corrente, è stata segnalata al Ministero della Giustizia ed alla Procura Generale presso la Corte di Appello di Genova, ma una risposta non è mai arrivata;

   per effetto dei collocamenti a riposo avvenuti nell'anno 2021, il quadro situazionale è ulteriormente peggiorato. L'attuale pianta organica del personale del Tribunale di Massa dovrebbe prevedere 29 unità, così suddiviso per profili professionali: 2 direttori amministrativi, 4 funzionari, 4 cancellieri, 5 assistenti giudiziari, 8 operatori giudiziari, 3 conducenti automezzi e 3 ausiliari;

   a gennaio 2022 erano vacanti entrambi i posti di direttore amministrativo, di un funzionario, di tre assistenti, di un operatore giudiziario, di un ausiliario, di tutti i conducenti automezzi;

   nell'anno corrente la situazione si aggraverà ulteriormente in quanto un funzionario verrà a brevissimo trasferito ad altra sede per interpello. Inoltre dal prossimo maggio a novembre saranno collocati a riposo per raggiunti limiti di età tre operatori giudiziari ed un funzionario giudiziario;

   al netto del personale precariamente presente, in quanto temporaneamente distaccato a vario titolo da altri enti, l'organico del personale amministrativo è scoperto nella misura del 37,9 per cento e la percentuale aumenterà raggiungendo il 55 per cento in mancanza di nuovi arrivi;

   anche presso il Tribunale Civile e Penale le cose non vanno meglio. L'attuale pianta organica del personale amministrativo nel settore civile e penale dovrebbe prevedere 70 addetti, così suddiviso per profili professionali: 1 dirigente, 5 direttori, 16 funzionari, 8 cancellieri esperti, 18 assistenti giudiziari, 10 operatori giudiziari, 4 conducenti, 7 ausiliari e 1 centralinista;

   attualmente sono presenti tre direttori, tre funzionari, sette cancellieri esperti, sei operatori giudiziari, un conducente, cinque ausiliari ed un centralinista;

   entro il mese di giugno del corrente anno andranno a riposo per raggiunti limiti di età: due operatori ed un cancelliere;

   il posto di dirigente amministrativo è stato coperto fino al 31 dicembre 2021 in regime di supplenza, pertanto ad oggi risulta scoperto;

   attualmente la «scopertura» media dell'organico è del 32,85 per cento con tendenza al peggioramento dal mese di giugno dell'anno corrente in mancanza di nuovi arrivi;

   risulta essere molto pesante, inoltre, l'assenza di un tecnico informatico: l'Ufficio non è assegnatario di alcun funzionario Cisia, e tale situazione incide decisamente sulla funzionalità del tribunale, stante la sempre più penetrante informatizzazione dei servizi;

   è di rilevante gravità la vacanza del posto di dirigente amministrativo, coperto solo in regime di reggenza e solo fino al 31 dicembre 2021. Poiché come è noto in caso di assenza del dirigente amministrativo le sue attribuzioni sono assunte dal presidente del tribunale, questa situazione – perdurante nel tempo – è tale da incidere anche sul lavoro giurisdizionale del predetto magistrato, con ovvie ricadute sulla durata dei processi e sullo smaltimento dell'arretrato;

   è stato altresì comunicato che a causa del grave «scoperto» non potranno essere garantiti sia il regolare servizio al pubblico nel settore civile che i livelli di efficienza delle liquidazioni dei patrocini a spese dello Stato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sovraesposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di sopperire alle scoperture d'organico presenti nel settore della giustizia, con particolare riferimento al Tribunale di Massa.
(4-12209)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a causa di un ingiustificabile ritardo dell'Anas, i cittadini di Lucca vivono da svariati mesi in una situazione di enorme disagio dovuto ai lavori di asfaltatura della via Sarzanese, tuttora non iniziati;

   l'unico intervento concreto sulla strada in questione, infatti, si è limitato alla chiusura di un suo tratto con l'apposizione di un transennato e con l'installazione di semafori per il senso unico di marcia, costringendo i residenti e gli automobilisti a rimanere prigionieri del traffico e dell'inquinamento, comportando, inoltre, un grave danno economico agli esercenti locali, i quali si sono visti ridurre considerevolmente l'afflusso di clientela;

   vane sono state le vibranti proteste e le numerose richieste dei cittadini lucchesi, fatte proprie dal consigliere regionale Vittorio Fantozzi e dal consigliere comunale di Lucca Marco Martinelli, i quali hanno sollecitato più volte l'amministrazione locale affinché richiedesse l'intervento dell'Anas, competente sulla strada, oltre a domandare termini certi quantomeno per l'inizio dei lavori e una soluzione alternativa per garantire la circolazione;

   nell'aprile di quest'anno, risulta all'interrogante essere stato effettuato un sopralluogo dall'Azienda per verificare lo stato della struttura, nell'ambito del quale i tecnici hanno domandato ai proprietari di un'area limitrofa il permesso di poterla occupare, al fine di garantire la viabilità durante gli interventi di consolidamento, sostenendo, inoltre, che le operazioni non avrebbero richiesto molto tempo per il loro completamento;

   tuttavia, non risulta essere stato effettuato alcun intervento successivo;

   ad oggi, infatti, nonostante le vaghe rassicurazioni dell'Anas, la situazione della via Sarzanese risulta immutata, condannando i cittadini di Lucca a vivere giornalmente in una condizione di totale abbandono causato dall'inaccettabile disservizio dell'Azienda –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo al fine di garantire il completamento dei lavori di via Sarzanese.
(4-12197)


   PRISCO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il tratto della E45 ricompreso tra lo svincolo di Collestrada e lo svincolo di Ponte San Giovanni rappresenta ormai da 20 anni una criticità lungo la rete primaria nazionale, vista la congestione ricorrente dovuta alla incapacità dell'infrastruttura di sopportare i flussi che vi insistono;

   negli anni ha preso corpo l'idea del Nodo di Perugia, che costituisse una variante a sud dell'itinerario Collestrada-Ponte San Giovanni-Perugia svincolo di Corciano, passando per Madonna del Piano e Ospedale Silvestrini; tuttavia l'opera, anche a causa della sua onerosità (il costo è stimato in 1,2 miliardi di euro) non ha mai ricevuto i necessari finanziamenti;

   recentemente, vista la proposta della regione Umbria e di Anas di riavviare la progettazione del nodo, Anas ha attivato le procedure per la redazione del progetto definitivo, aggiornate alle mutate condizioni;

   nel frattempo, la regione Umbria e il Governo nazionale hanno trovato un accordo formale per il secondo stralcio, che consentirebbe di aggirare la città evitando la strozzatura esistente nel tratto interno in galleria, per cui l'opera sarà inserita direttamente nel Documento di economia e finanza, così da liberare la realizzazione anche del secondo stralcio;

   il primo intervento ad essere cantierato, tra quelli, che dovrebbero migliorare la viabilità nell'area sud di Perugia, sarà quello relativo alle rampe di collegamento tra la E45 a il raccordo autostradale Perugia Bettolle, in località Ponte San Giovanni, per garantire adeguati interventi anche sui flussi locali e regionali, eliminando l'attuale collo di bottiglia;

   nel progetto di riordino delle rampe è però prevista la chiusura di uno degli svincoli di Ponte San Giovanni, quello di via Adriatica, una novità emersa durante l'audizione tenutasi nei giorni scorsi in comune con i vertici di Anas Umbria, che avrebbe un contraccolpo molto negativo sulla viabilità interna alla popolosa frazione cittadina;

   la regione Umbria ha già espresso ad Anas le suddette perplessità in merito all'intervento di chiusura dello svincolo di Via Adriatica –:

   se sia informato dei fatti esposti in premessa, e se non ritenga, per quanto di competenza, di favorire una soluzione che sia compatibile con le istanze degli enti territoriali.
(4-12200)


   MARAIA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 954, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, dispone che «Al fine di assicurare la definitiva e completa ultimazione dell'opera di ricostruzione nei comuni della Campania colpiti dagli eventi sismici del 1980 e del 1981, sono attribuite ai singoli comuni della regione Campania le competenze di spesa, programmazione e controllo delle somme residue da liquidare e già assegnate, pari a: euro 43.787.690,62 dal decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 13333/1 del 30 dicembre 2008; euro 12.951.040,54 dal decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 26 marzo 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 158 del 9 luglio 2010; euro 16.524.443,20 dalla deliberazione del CIPE n. 45/2012 del 23 marzo 2012, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 154 del 4 luglio 2012. Inoltre tutte le risorse ancora disponibili sulle contabilità speciali dei comuni, aperte e risultanti dal conto della Banca d'Italia al 31 dicembre 2018, sono assegnate ai comuni per il completamento degli interventi di ricostruzione»;

   tali risorse sono così ripartite: 1) 43.787.690,62 di euro assegnati dal decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 13333/1 del 30 dicembre 2008; 2) 12.951.040,54 di euro assegnati dal decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 3724 del 26 marzo 2010; 3) 16.524.443,20 di euro assegnati dalla delibera Cipe n. 45 del 23 marzo 2012. Con tale delibera viene prevista, ai fini della prosecuzione degli interventi post sisma delle zone terremotate, la ripartizione dell'importo pari a 23,4 milioni di euro per la regione Campania, a valere sulle risorse assegnate al dipartimento della Protezione civile con la legge finanziaria 2000;

   inoltre, il punto 2 della stessa delibera stabilisce che in ossequio a quanto previsto dalle precedenti delibere Cipe numero 37 del 2006 e 60 del 2009 i comuni individuati nella citata tabella destineranno con appositi provvedimenti le risorse loro assegnate, con priorità al soddisfacimento delle esigenze abitative, nel rispetto dell'ordine di preferenza richiamato all'articolo 3 della legge n. 32 del 1992. Al punto 3 si prevede una relazione ricognitiva del Mit sulle assegnazioni già disposte. Ancora, si prevede, al punto 4, che fermi restando i complessivi limiti di impegno di spesa, le risorse da erogare ai comuni possano essere attinte in primo luogo dai fondi disponibili in termini di cassa dai mutui di più vecchia data in quanto siano stati già stipulati;

   infine, il comma 954 in esame prevede che tutte le risorse ancora disponibili sulle contabilità speciali dei comuni, aperte e risultanti dal conto della Banca d'Italia al 31 dicembre 2018, siano assegnate ai comuni per il completamento degli interventi di ricostruzione;

   allo stato attuale, tuttavia, permangono fondate incertezze per quanto concerne le modalità dell'effettiva attribuzione dei fondi ai comuni beneficiari delle risorse ripartite, né risultano chiari i rapporti con il decreto-legge del 13 maggio 1999, n. 132 e con la legge del 23 maggio 1992, n. 32, oltre che con i successivi provvedimenti normativi –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative di competenza al fine di chiarire e specificare le modalità dell'effettiva attribuzione ed utilizzazione dei fondi riservati ai comuni beneficiari delle risorse ripartite sulla base dei succitati decreti Mit e delibera Cipe, nonché di tutte le risorse ancora disponibili sulle contabilità speciali dei comuni, aperte e risultanti dal conto della Banca d'Italia al 31 dicembre 2018;

   se i Ministri interrogati intendano intervenire per supportare i comuni nell'utilizzo delle suddette risorse per il completamento della ricostruzione.
(4-12210)


   LEGNAIOLI e MACCANTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la videosorveglianza sta diventando uno strumento indispensabile nella vita di tutti i giorni: oltre a rappresentare uno strumento socialmente funzionale, riesce efficacemente a scoraggiare i malintenzionati dal compiere attività illegali e a rassicurare le persone oneste;

   il 23 marzo 2022 il Gruppo Rfi ha fatto sapere che, sulla rete informatica aziendale, «sono stati rilevati elementi che potrebbero ricondurre a fenomeni legati a un'infezione da cryptolocker. Il cyber attacco sarebbe stato realizzato con un virus ransomware introdotto attraverso uno degli account degli amministratori del sistema o di chi gestisce i servizi informatici di Rfi»;

   l'attacco è scattato mercoledì notte contro la rete delle Ferrovie italiane, con la conseguente decisione dell'azienda di far spegnere subito oltre terminali informatici negli uffici a livello nazionale e con i problemi tecnici ai servizi per il pubblico, come i tablet a disposizione del personale di bordo e in banchina, anche il servizio di videosorveglianza presente all'interno delle stazioni ferroviarie;

   a quanto risulta agli interroganti, in alcune stazioni il servizio non sarebbe stato ancora ristabilito, in quanto, non essendo ancora stata individuata la porta dalla quale sarebbe entrato il virus, si sarebbe corso il rischio che si propagasse ad altri sistemi informativi, bloccando ulteriori servizi e mettendo a rischio la stessa circolazione dei treni;

   tuttavia, tale situazione di stallo sta mettendo a rischio la sicurezza nelle stazioni ferroviarie e nelle zone circostanti e crea l'occasione per il proliferare di episodi di criminalità, non essendoci alcun sistema di videosorveglianza funzionante che funga da dissuasore per comportamenti illeciti –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di adoperarsi presso Rfi affinché venga ripristinata la funzionalità delle telecamere e degli altri servizi in tutte le stazioni ferroviarie nel più breve tempo possibile.
(4-12212)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 18 del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina, prevede l'erogazione di un contributo a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti per l'acquisto del gasolio per i mezzi utilizzati per l'attività di pesca, sotto forma di credito di imposta pari al 20 per cento della spesa sostenuta per il carburante nel primo trimestre dell'annualità 2022;

   attualmente, tale misura di sostegno non è ancora pienamente operativa, nonostante le rassicurazioni fatte pervenire dal Ministero, e, di conseguenza, non è possibile per gli imprenditori ittici compensare i pagamenti di contributi previdenziali, Iva e imposte;

   garanzie arrivano anche riguardo il recente decreto «Energia e aiuti alle imprese» in merito al fatto che verrà proposta una modifica emendativa volta all'estensione al secondo trimestre del 2022 del citato credito d'imposta al 20 per cento e all'allargamento dei benefici alle cooperative di servizi alla pesca che gestiscono impianti di distribuzione di prodotti petroliferi alle imprese di pesca;

   le misure citate, non essendo ancora operative alla data di presentazione della presente interrogazione, impediscono agli imprenditori ittici di beneficiare di adeguati sostegni economici. Tutto ciò si inserisce in un quadro di crescente tensione all'interno della filiera ittica. Il recente raddoppio del costo del carburante ha prodotto il malcontento di alcuni facinorosi. Malcontento che in alcuni casi si traduce in episodi intimidatori che mirano ad impedire lo svolgimento dell'attività di pesca nei porti italiani, tra cui quelli di Cesenatico e Rimini, rendendo impossibile un qualsivoglia confronto democratico;

   il timore è che tali atti di intimidazione, del tutto fuori controllo, possano sfociare in episodi di violenza privata, senza che ciò possa rappresentare, in alcun modo, strumento per la tutela delle legittime istanze degli operatori del settore che necessitano, senza dubbio alcuno, di soluzioni concrete per continuare a lavorare e produrre reddito, anziché accumulare perdite –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di valutare l'adozione delle opportune iniziative che consentano di garantire la sicurezza nei porti italiani, anche attraverso iniziative congiunte e coinvolgendo il Corpo delle capitanerie di porto in quanto autorità militare competente.
(5-08175)


   ANZALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a partire dalla mattina di mercoledì 25 maggio 2022 un enorme rogo ha devastato l'isola di Stromboli, bruciando diversi ettari e mettendo a rischio l'incolumità dei cittadini e delle loro case, creando un disastro ambientale gravissimo;

   secondo quanto ha dichiarato l'assessore regionale siciliano al Territorio, Toto Cordaro, l'incendio è «scaturito sul set della fiction sulla protezione civile», che si sta girando sull'isola, e la fiction, secondo notizie di stampa, è destinata alla trasmissione sui canali Rai;

   sono in corso indagini della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto per verificare la dinamica e le responsabilità dell'accaduto;

   nell'isola di Stromboli, come in tutte le Eolie, è «vietata l'accensione di fuochi nelle giornate calde e particolarmente ventilate»;

   in un comunicato stampa, il Comando generale dei vigili del fuoco ha dichiarato: «Rispetto alle notizie della presenza di una squadra dei vigili del fuoco sul posto al momento dell'incendio, in concomitanza della lavorazione di una fiction cinematografica, si precisa che il personale inviato per la relativa assistenza non era sul luogo delle riprese in quanto non era ancora stato dato il nulla osta all'inizio delle attività»;

   dalla nota del Comando generale dei vigili del fuoco si desume che ci fosse del personale inviato per l'assistenza alle riprese, non ancora arrivato sul posto ma comunque presente sull'isola per dare il nulla osta all'inizio delle attività;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda prendere per verificare che tipo di autorizzazioni siano state richieste ai vigili del fuoco dalla società di produzione della fiction, di cui sono in corso le riprese a Stromboli;

   se una eventuale autorizzazione ad appiccare un rogo per ragioni cinematografiche e televisive sia compatibile con il divieto in vigore a Stromboli di accendere fuochi nelle giornate calde e particolarmente ventilate.
(5-08177)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ATTIS, ELVIRA SAVINO, LABRIOLA, GIANNONE e ROSPI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le organizzazioni sindacali che rappresentano i vigili del fuoco in servizio presso i comandi della regione Puglia, in data 23 aprile 2022 hanno proclamato lo «stato di agitazione» e manifestato la volontà di promuovere uno sciopero regionale a causa della grave carenza d'organico, divenuta ormai insostenibile;

   tali preoccupazioni hanno fatto seguito all'annuncio di prossimi pensionamenti che riguarderanno moltissime unità operative e amministrative, con conseguente aggravio della mole di lavoro a carico delle poche unità, operative e amministrative, in servizio che dovranno, tra l'altro, provvedere alla formazione del nuovo personale e tenere corsi di specialità/specializzazione di carattere regionale e nazionale;

   si tratta di una situazione che, ad avviso dell'interrogante, non può essere risolta mediante mobilità «straordinaria» per i comandi della regione Puglia, strumento necessario ma non sufficiente a compensare carenze d'organico ormai strutturali –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di consentire l'effettivo potenziamento dell'organico del comparto vigili del fuoco della regione Puglia, anche mediante lo stanziamento di nuove e maggiori risorse a tale scopo specificatamente destinate.
(4-12196)


   TURRI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con atto di sindacato ispettivo n. 2/01112 l'interrogante richiamava l'attenzione del Ministro dell'interno sulle sempre più gravose condizioni di degrado della stazione ferroviaria sita nel comune di San Bonifacio, in provincia di Verona;

   da allora, la situazione non è cambiata: i locali in massima parte abbandonati della stazione continuano ad essere luogo privilegiato in cui si consumano, in modo costante e frequente, ogni tipo di reato: aggressioni, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, e costituiscono la base operativa per operazioni di borseggio sui treni e altro;

   nonostante i numerosi e professionali interventi eseguiti dalla polizia locale e dalla locale Compagnia dei Carabinieri, in questi anni, rimane tuttavia la necessità di assicurare nell'area della stazione una presenza fissa e quotidiana delle forze dell'ordine;

   l'atto di sindacato ispettivo su richiamato, con il quale di chiedeva di istituire un presidio Polfer, risulta ancora senza risposta, sebbene la situazione nella stazione di san Bonifacio non sia migliorata;

   l'interrogante ritiene opportuno insistere sul fatto che la stazione ferroviaria di San Bonifacio serve un bacino di 150 mila abitanti, per lo più pendolari che si spostano per recarsi al lavoro o a scuola e che, facendo un raffronto con altre linee ferroviarie, si nota come, ci siano presidi delle forze dell'ordine (in particolare distaccamenti di Polfer) molto in località minori, come ad esempio: Peschiera del Garda (VR), Legnago (VR), Portogruaro (VE);

   in considerazione di tutti questi elementi, appare all'interrogante non solo ragionevole, ma necessaria, la previsione di un presidio permanente delle forze dell'ordine nella stazione –:

   se il Governo non ritenga opportuno, nelle more dell'istituzione di un presidio di polizia ferroviaria prevedere la presenza di un distaccamento di militari dell'operazione «Strade Sicure» nella stazione di San Bonifacio (VR) al fine di garantire il ripristino della legalità e della sicurezza dei cittadini.
(4-12201)


   CARETTA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Il decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 aprile 2017, n. 48, reca disposizioni urgenti in materia di sicurezza nelle città, autorizzando una spesa straordinaria per sostenere i costi di installazione dei sistemi di videosorveglianza a carico dei comuni, nell'ambito dei patti per la sicurezza urbana sottoscritti tra sindaci e prefetti di pertinenza;

   la regolamentazione di accesso alle predette risorse è fornita dal decreto del Ministro dell'interno 31 gennaio 2018, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – serie generale – n. 57 del 9 marzo 2018;

   l'articolo 6 del citato decreto reca i vari criteri di valutazione delle richieste di accesso alle risorse;

   l'utilità di tale iniziativa poggia anche sulla possibilità di poter dotare un territorio degli adeguati dispositivi di sicurezza in ottica preventiva rispetto ad un incremento dei livelli di criminalità;

   tali criteri vertono principalmente sull'indice di delittuosità del territorio, nonché sull'incidenza dei fenomeni di criminalità diffusa, svantaggiando in modo critico i territori, in particolar modo i piccoli comuni, che intendono investire in queste strumentazioni in ottica preventiva, soprattutto alla luce dell'incremento dei fenomeni di criminalità nei limitrofi capoluoghi di provincia;

   in tal senso è necessario ampliare le risorse a disposizione e permettere l'accesso alle stesse anche ai comuni presentanti esigenze di dotazione strumentale preventiva –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano assumere al fine di sostenere ed agevolare l'acquisto di strumentazioni di videosorveglianza per i comuni nella situazione di cui in premessa.
(4-12202)


   VIVIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   domenica 22 maggio 2022 durante la partita di serie A Spezia-Napoli, che si giocava alla Spezia, si sono verificati tafferugli tra i tifosi che si trovavano nel settore «curva piscina» e quelli del settore ospiti; gli scontri sembrano essere iniziati a seguito di un nutrito lancio di oggetti e fumogeni da parte della tifoseria napoletana; l'arbitro è stato costretto a sospendere la partita per dodici minuti;

   gli scontri sono proseguiti anche nel dopo-partita: quattro tifosi spezzini e un napoletano sono stati fermati e probabilmente verrà comminato un numero assai elevato di diffide;

   le dichiarazioni di molti osservatori, riportate dai mezzi di stampa, dimostrerebbero che a dare inizio agli scontri e ai disordini sarebbero stati i tifosi ospiti, uno dei quali, con precedenti penali, si è reso addirittura protagonista di un'invasione di settore –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per chiarire le dinamiche degli scontri e la loro origine;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda intraprendere per evitare che in futuro si creino analoghe situazioni di pericolo.
(4-12215)


   VERINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo la normativa vigente la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale (cosiddetto predissesto) può essere avviata fino a quando non siano stati assegnati dalla Corte dei conti a comuni e province i termini per l'adozione delle misure correttive con cui ha inizio il dissesto guidato, di cui all'articolo 6, comma 2, del decreto legislativo n. 149 del 2011;

   la norma sul dissesto guidato prevede che, qualora dalle pronunce delle sezioni regionali di controllo della Corte dei conti emergano comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria, violazioni degli obiettivi della finanza pubblica allargata e irregolarità contabili o squilibri strutturali del bilancio dell'ente locale in grado di provocarne il dissesto finanziario, venga assegnato all'ente un termine ai fini dell'adozione delle misure correttive necessarie;

   con una prima deliberazione la Corte dei conti individua le misure correttive volte a ristabilire l'equilibrio finanziario dell'ente locale e con una successiva deliberazione verifica l'adozione di tali misure nel termine assegnato. Se l'ente locale non provvede, entro i tempi stabiliti, ad adottare le misure (o comunque le misure adottate non siano ritenute soddisfacenti), la Corte dei conti trasmette gli atti al prefetto (e alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica), il quale, accertato (entro trenta giorni) il perdurante inadempimento e la sussistenza delle condizioni di grave squilibrio, assegna al consiglio un termine non superiore a venti giorni per la deliberazione del dissesto;

   come segnalato in una precedente interrogazione, la Corte dei conti dell'Umbria ha riscontrato irregolarità nella gestione dei residui del comune di Montefalco all'origine di un disavanzo che, in sede di rendiconto consuntivo 2019, ha raggiunto all'incirca 4,2 milioni di euro;

   tale disavanzo ha impedito al consiglio di approvare – entro i termini – il bilancio di previsione 2020-2022 tanto che il 10 gennaio 2021, dopo un tentativo infruttuoso del commissario ad acta da lui nominato, il prefetto ha assegnato a ciascun componente del consiglio comunale, previa lettera di diffida, 20 giorni di tempo per dichiarare lo stato di dissesto dell'ente;

   il consiglio comunale ha lasciato decorrere i 20 giorni di tempo assegnati dalla diffida prefettizia senza provvedere alla dichiarazione dello stato di dissesto ai sensi dell'articolo 246 del decreto legislativo n. 267 del 2000, deliberando altresì, in data 5 febbraio 2021, la richiesta di effettuare un piano di riequilibrio pluriennale (predissesto);

   il consiglio comunale ha approvato il bilancio di previsione 2020 il 7 maggio 2021, con oltre sei mesi di ritardo rispetto ai termini di legge;

   tale bilancio presenta – come si evince dalla Relazione dell'Organo di revisione dei conti e come segnalato in una precedente interrogazione – il mancato rispetto di principi contabili, la previsione in entrata nelle annualità 2021 e 2022 di stanziamenti relativi all'imposta di soggiorno nonostante tale imposta non fosse ancora stata istituita dall'ente, l'iscrizione per l'annualità 2020 di entrate per oltre 1 milione di euro dal Fondo di rotazione, necessarie a coprire lo squilibrio di parte corrente dello stesso bilancio, ma che non potevano essere accertate in quanto la richiesta di concessione di quel Fondo veniva deliberata dal consiglio comunale il 7 maggio 2021 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle ragioni per cui, a seguito del mancato rispetto della diffida prefettizia, l'ente non sia stato commissariato, per procedere con la dichiarazione dello stato di dissesto, e se ritenga che l'approvazione del bilancio 2020, nonché la richiesta della procedura di riequilibrio finanziario pluriennale siano avvenute in maniera conforme alla normativa vigente.
(4-12216)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PITTALIS. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la Regione Sardegna ha da tempo avviato un programma di interventi strategici di riqualificazione, ammodernamento e rinnovamento degli edifici scolastici che si propone l'obiettivo di creare scuole adatte alle nuove esigenze della didattica moderna, sicure e accessibili, orientate all'efficienza energetica e molte anche alla scuola aperta/di comunità, a valere in parte sulle risorse messe a disposizione a tal fine dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e in parte da risorse provenienti dai mutui Bei;

   tale programma ha, coinvolto la quasi totalità delle amministrazioni comunali, le amministrazioni provinciali e la città metropolitana di Cagliari nonché le istituzioni scolastiche e il sistema delle professioni;

   lo sforzo di progettazione e definizione degli interventi si è scontrato con l'emergenza da Covid-19 che ha determinato difficoltà di gestione ma soprattutto un forte rallentamento nell'avvio di nuovi progetti o nell'adattare le procedure dei lavori in corso alle nuove condizioni di lavoro in fase pandemica;

   le misure adottate per il contenimento del Covid-19 hanno infatti influito sui tempi di realizzazione delle opere e sulle procedure burocratiche così che si è reso alquanto difficile riuscire a rispettare sia il termine di conclusione dei lavori sia quello relativo al termine per l'aggiudicazione degli interventi finora autorizzati;

   la revoca dei finanziamenti rischia di determinare l'interruzione di lavori di riqualificazione avviati da due/tre anni e la mancata realizzazione dei progetti di 53 edifici scolastici, con gravi conseguenze per gli enti locali, per i professionisti che fanno parte del team di progettazione e realizzazione, per il patrimonio edilizio scolastico, ma soprattutto comporta l'impossibilità di portare a compimento importanti interventi di innovazione e qualificazione del patrimonio scolastico con danno per il sistema di istruzione e per tutta la popolazione scolastica in contrasto con quanto definito dallo stesso Pnrr;

   a ciò si aggiungono le criticità connesse alla definizione e applicazione dei criteri di riparto tra le regioni delle risorse del Pnrr dedicate all'edilizia scolastica che hanno comportato un taglio di oltre 50 milioni di euro rispetto allo stanziamento inizialmente previsto per la regione Sardegna;

   a conferma che il mancato rispetto dei termini non è dovuto a cause imputabili agli enti coinvolti, ma è riconducibile a problematiche occorse nella gestione degli appalti in un momento di semi-paralisi del Paese, si può richiamare che nella regione Sardegna non si è mai registrato, in passato, un numero così elevato di interventi definanziati –:

   se il Ministro interrogato, alla luce delle difficoltà e degli ostacoli derivanti dalla situazione emergenziale in cui gli enti locali si sono trovati ad agire negli ultimi due anni, non ritenga di dover adottare le iniziative di competenza al fine di:

    a) prevedere la concessione di una proroga delle tempistiche richieste per il raggiungimento delle obbligazioni giuridicamente vincolanti, allineando tutte le scadenze alla medesima data del 31 dicembre 2022, semplificando ed unificando, in tal modo, le scadenze dei diversi decreti di finanziamento, in particolare quelli confluiti nel Pnrr e quelli finanziati con i mutui Bei, avviando, per quanto riguarda questi ultimi, i necessari atti interlocutori con la Banca europea per gli investimenti;

    b) attuare un adeguamento dei criteri di riparto che determini un riallineamento degli stanziamenti in favore della Regione Sardegna;

    c) prevedere che tutte le risorse assegnate alla Sardegna che non sono state utilizzate a causa dei definanziamenti o perché rinvenienti da economie di gara siano prontamente riassegnate alla Regione stessa.
(5-08173)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la scuola primaria Massaua di Milano, facente parte dell'istituto Comprensivo Statale Cardarelli-Massaua, dopo sostanziali problemi strutturali, inclusi un cantiere atteso per nove anni e la chiusura improvvisa di un edificio lo scorso luglio, si vede negare la possibilità di creare due nuove classi di prima elementare a tempo pieno vista la richiesta di 38 nuovi iscritti, quando le classi in uscita nel medesimo anno erano 5;

   i genitori degli alunni hanno organizzato un'iniziativa di protesta il 17 maggio 2022 contro la creazione di una sola classe di 26 studenti e lo smistamento dei restanti 12 in un'altra scuola di Milano, così evidenziando il loro desiderio di attivare due classi a tempo pieno, e in base a quanto stabilito nell'articolo 4, comma 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2009, le classi a tempo pieno vengono attivate su richiesta delle famiglie;

   il numero totale degli studenti che richiedono una classe prima a tempo pieno è di 38, e perciò superiore al numero minimo di 15 studenti per attivare ciascuna classe, e vi è la comprovata presenza di un alunno portatore di disabilità;

   esiste un rapporto diretto tra efficacia del percorso scolastico e presenza del tempo pieno di 40 ore settimanali alla scuola primaria, e un rapporto inverso tra la medesima e il numero di studenti per classe, come evidenziato dal XII Atlante Infanzia di Save the Children Italia, che auspica l'estensione del tempo pieno a tutte le scuole fino ai 14 anni. Tali elementi sono anche stati presentati da Save the Children in un'audizione alla Commissione Bilancio della Camera sul Piano nazionale Ripresa e Resilienza il 2 febbraio 2021;

   il tempo pieno permette inoltre di aumentare le possibilità di occupazione di entrambi i genitori e specialmente quella femminile, così favorendo il contrasto al declino demografico italiano;

   l'organico di «potenziamento» previsto dalla legge n. 107 del 2015 non viene in larga parte impiegato, come previsto dal decreto, per il miglioramento dell'offerta formativa, il supporto alla progettualità, all'alfabetizzazione, all'inclusione, e viene invece utilizzato per garantire il funzionamento delle classi a tempo pieno;

   l'insegnamento degli specialisti di educazione motoria, previsto dalla legge di bilancio 2022, è stato introdotto a «invarianza di dotazione organica», riducendo perciò il numero di docenti disponibili per le classi a tempo pieno;

   secondo il XXI rapporto di Ecosistema Scuola di Legambiente, nel 2020 si contavano solamente il 32.3 per cento delle classi a tempo pieno, e nelle regioni con la percentuale più alta, questa era di poco superiore al 50 per cento (Lombardia, Lazio, Piemonte e Toscana) –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di garantire le migliori condizioni di studio possibili per i 38 studenti iscritti, oltre che per preservare la buona prosecuzione della scuola elementare Massaua, ovverosia due classi a tempo pieno nel medesimo istituto;

   quali iniziate di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di preservare le esistenti classi a tempo pieno nelle scuole primarie, in particolare in quelle regioni, quali la Lombardia, in cui vi era un maggior numero di classi a tempo pieno, anche di fronte alle problematiche sorte dai recenti cambiamenti d'organico.
(5-08176)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LEGNAIOLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   un articolo pubblicato sull'edizione del 21 maggio 2022 del quotidiano «il Tirreno» denunciava l'elusione di legge in materia di rapporti di lavoro in Toscana;

   in particolare, vengono segnalati numerosi episodi, in ogni comparto industriale, di illegalità diffusa ai danni dei lavoratori;

   si tratta in primis, dell'annosa questione dei cosiddetti, contratti farsa, che stando ai sindacati, in Toscana stanno comparendo in vari settori, tra i quali, in ragione delle agevolazioni economiche, anche il comparto edile non risulta immune da abusi ed illeciti;

   il lavoro irregolare rappresenta oltre un terzo del valore complessivo dell'economia sommersa stimato dall'Istat: 76,8 miliardi, su 203 miliardi totali. Le unità di lavoro a tempo pieno (Ula) in condizione di irregolarità sono – sempre secondo l'Istat – oltre 3,5 milioni;

   secondo Confartigianato sono 3,2 milioni i lavoratori irregolari e gli operatori abusivi che operano nell'economia sommersa che nel 2021 ha raggiunto la cifra di circa 203 miliardi di euro, vale a dire l'11,3 per cento del Pil e il 12,6 per cento del valore aggiunto;

   è irregolare il 14 per cento dei soggetti che svolgono attività indipendente e questa quota è aumentata di 0,6 punti percentuali rispetto al 2011. Nello specifico le imprese più a rischio sono quelle nei settori dell'edilizia, dell'acconciatura ed estetica, dell'autoriparazione, dell'impiantistica, della riparazione di beni personali e per la casa, del trasporto taxi, della cura del verde, della comunicazione, dei traslochi;

   la crisi pandemica ha favorito il diffondersi del lavoro irregolare; l'Ufficio studi della Cgia di Mestre ha stimato che in Toscana ci sono oltre 183 mila lavoratori irregolari, con un tasso di irregolarità del 10,8 per cento e un'incidenza sul totale del valore aggiunto dell'economia regionale pari al 4,5 per cento. In Toscana il lavoro nero produrrebbe 4,7 miliardi di valore aggiunto;

   tra le diverse forme di irregolarità in uso nei luoghi di lavoro, a seconda dei diversi settori produttivi, una pratica che sembra sempre più diffusa è quella dei cosiddetti falsi part time, ovvero la regolarizzazione solo di parte della prestazione lavorativa e il contestuale obbligo di svolgere parte, spesso prevalente, della prestazione lavorativa senza la copertura assicurativa contro gli infortuni e la copertura contributiva, adempimento importante per il futuro pensionistico dei lavoratori coinvolti –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare nel contrasto alle pratiche di sfruttamento dei lavoratori e di ricorso a forme di irregolarità nella gestione dei rapporti lavorativi.
(5-08172)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOLINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la regione Sardegna, in particolare le campagne del Nuorese, si trova in questi giorni, a dover nuovamente fare i conti con l'invasione di milioni di locuste; le zone colpite vanno da Noragugume a Bolotana, e poi Illorai, Olzai, Teti, Sarule, Sedilo, fino alla confinante Barbagia di Nuoro, a Ottana, nella cui piana si trova probabilmente l'epicentro dell'invasione;

   gli agricoltori e gli allevatori del centro Sardegna sono alle prese, con un'invasione di locuste di enorme portata; le cavallette per la Sardegna non sono una novità, ma un fenomeno di questa portata e per il quarto anno consecutivo non si era mai riscontrato;

   la problematica è ormai una costante degli ultimi anni che interessa alcuni territori sardi, causando in particolare danni alle coltivazioni agricole prospicienti pascoli, aree non coltivate o ex coltivi abbandonati; l'invasione di cavallette inizia con la primavera e può protrarsi tutta l'estate, causando danni alle varie coltivazioni presenti nel periodo;

   la propagazione di questo insetto sta comportando innumerevoli danni alle colture ed alle aziende agricole e zootecniche sarde; sono circa 25.000 gli ettari di terreno colpiti dalle locuste, un numero però destinato ad aumentare, perché molte altre uova si schiuderanno con i primi caldi;

   in questo periodo dell'anno, le cavallette diventate adulte sono in fase riproduttiva – una cavalletta può deporre un numero che varia tra le 25 alle 55 uova – e sono molto mobili;

   le cavallette essendo polifaghe colpiscono non solo le coltivazioni in campo, ma anche orti e giardini devastano leguminose e foraggere compromettono i pascoli e le provviste di foraggio per l'autunno e gli allevatori si trovano costretti ad acquistare il fieno, per l'alimentazione dei propri animali, con un danno economico rilevante;

   per fermare la piaga nel mese di gennaio 2022 la Regione ha stanziato 800mila euro per tre anni, 200 mila dei quali per il 2022 con i quali ha messo in campo una task force per debellare i focolai in 84 aziende; inoltre sono stati stanziati 2 milioni di euro per ristorare gli agricoltori che nel 2021 sono stati danneggiati dall'attacco delle locuste;

   le cause di questa «invasione» di locuste si possono riscontrare, oltre che nei cambiamenti climatici di questi ultimi anni, che hanno creato condizioni ambientali ideali per la loro propagazione e proliferazione – le locuste sono animali infestanti che prediligono i climi secchi e i terreni aridi – anche nell'abbandono delle terre che ne favorisce l'incremento, dal momento che proprio la lavorazione del terreno rappresenta uno dei fattori agronomici di contenimento delle popolazioni, che diversamente non avrebbero avuto spazio per deporre le uova e riprodursi in modo così esagerato;

   la problematica deve essere affrontata oltre che da un punto di vista ambientale, relativamente alle aree non coltivate, dove le attività e le competenze agricole non arrivano, anche intervenendo sulle dinamiche delle popolazioni di cavallette e agendo, quindi, sui potenziali predatori e parassitoidi per contenere le infestazioni a livello endemico, limitando al massimo i danni;

   un piano d'azione efficace potrebbe essere quello che prevede la lotta biologica, con tre specifici insetti anti-cavallette che si nutrono delle uova e particolari funghi che attaccano le larve –:

   quali iniziative intenda mettere in atto urgentemente, per quanto di competenza, al fine di identificare ogni azione utile al contenimento delle popolazioni di cavallette e debellare il fenomeno citato in premessa – visto che questo si ripresenta puntualmente ogni anno e in modo sempre più consistente – al fine di sostenere e tutelare gli agricoltori e gli allevatori sardi, tenendo presente che questi hanno un'enorme importanza per il presidio del territorio.
(4-12192)


   SCANU. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   dal centro della Sardegna, con epicentro Ottana in provincia di Nuoro, ha preso piede una colossale propagazione di cavallette da Noragugume a Bolotana, e poi Illorai, Olzai, Teti, Sarule, Sedilo e così avanti in una progressione geometrica;

   si tratta di un fenomeno già tristemente noto in questi anni che hanno visto l'invasione di questo insetto divenire sempre più persistente e con effetti distruttivi sempre più estesi;

   si parla di una catastrofe biologica, come definita dagli esperti tra cui i tecnici di Laore Sardegna (Agenzia per l'attuazione dei programmi regionali in campo agricolo e per lo sviluppo rurale);

   in questo inizio di estate 2022 si assiste infatti a distese enormi di campi coltivati, di grano, erba medica, essenze arboree di ogni genere che vengono distrutti quotidianamente;

   ogni cavalletta è in grado giornalmente di consumare una quantità di biomassa vegetale pari al loro peso corporeo e stiamo parlando di 200-300 tonnellate complessive totali in base al loro numero stimato;

   per comprendere le dimensioni e la portata di questo disastro si può fare riferimento ai mappali georeferenziati, segnalati e riscontrati dagli operatori sul territorio e dai tecnici di Laore che hanno raggiunto dimensioni che rendono minuscolo l'incendio che ha devastato il Montiferru;

   i confini delle zone rosse, declinati nella carta del disastro, segnano la stratosferica cifra di 30.000 ettari colpiti dallo tsunami delle cavallette per una cifra comparativa di circa 30.000 campi di calcio;

   sono numeri enormi che segnalano la possibilità che si verifichi la catastrofe del 1946 quando vennero distrutti 1.500.000 di ettari con due terzi dell'isola percorsi in lungo e in largo da un fenomeno che vide schierati migliaia di uomini, esercito, forze aeree e centinaia di mezzi;

   purtroppo la problematica è stata sottovalutata, come dimostra la relazione di Laore del 2021, che è la prosecuzione di quella del 2020 da cui si sentenzia l'inevitabile escalation del fenomeno;

   dai rapporti degli esperti si legge che i focolai partono soprattutto dai terreni abbandonati, per poi arrecare danni nelle zone limitrofe, favorendo così l'espansione del fenomeno da un anno all'altro in assenza di adeguati interventi;

   ovviamente, come è facile dedurre, di interventi incisivi di contrasto non se ne sono visti e, per questo, oggi si assiste al disperato tentativo dei tecnici Laore che, con soli 15 squadre dotate di atomizzatori di fitofarmaci e senza risorse economiche adeguate per un'area di 30.000 ettari, cercano di combattere una guerra inevitabilmente persa, se non verranno messe in campo misure imponenti e drastiche;

   la sottovalutazione del problema c'è stata e a pagarne le spese sono allevatori ed agricoltori che in queste ore stanno assistendo alla distruzione di tanti anni di sacrifici;

   nonostante tre anni di appelli e proposte da parte dei lavoratori del settore e delle associazioni maggiormente rappresentative nessuna azione significativa è stata messa in campo per prevenire questo flagello –:

   quali iniziative intenda mettere in campo per risolvere la questione e se ritenga opportuno:

    1) adottare le iniziative di competenza per deliberare lo stato di calamità naturale;

    2) attivare misure di disinfestazione anche in coordinamento con la Protezione civile e se necessario con l'esercito;

    3) prevedere dei ristori per le categorie più colpite;

    4) mettere in campo la programmazione di interventi tesi a impedire e prevenire che lo stato attuale delle cose si possa ripresentare con lo stesso profilo anche nelle prossime annate agrarie ed evitare che si propaghi.
(4-12206)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   ALAIMO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   dalla fine degli anni Novanta, presso la Regione Siciliana, è presente un bacino di oltre duemila lavoratori precari coinvolti nei «Piani di inserimento programmato» (cosiddetti ex Pip) attraverso un progetto denominato «Emergenza Palermo» finalizzato a favorire il reinserimento di categorie svantaggiate, disoccupati, ex alcolizzati, ex tossicodipendenti, ex detenuti per i quali la ricerca di un lavoro era problematica;

   la Corte costituzionale, con sentenza n. 194 del 2020, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 64, comma 1, della legge della Regione Siciliana 8 maggio 2018, n. 8, nella parte in cui prevedeva il transito degli ex Pip con contratto a tempo indeterminato, anche parziale, presso la Resais s.p.a., e l'illegittimità costituzionale dell'articolo 23 della legge della Regione Siciliana 22 febbraio 2019, n. 1, nella parte in cui prevedeva il transito di soggetti titolari di contratto di lavoro a tempo determinato presso la Resais s.p.a. con contratto di lavoro a tempo indeterminato;

   il decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2021, n. 21, ha previsto la proroga al 31 marzo 2022 dei rapporti di lavoro di personale con contratto di lavoro atipico appartenente al bacino «Pip Emergenza Palermo» di cui alla legge regionale 26 novembre 2000, n. 24, in essere o scaduti nell'anno 2020, e ha contestualmente stabilito anche l'istituzione di un tavolo tecnico presso il dipartimento della funzione pubblica con la partecipazione del Ministero dell'economia e delle finanze, dei rappresentanti delle amministrazioni competenti e delle parti sociali, al fine di individuare un percorso di stabilizzazione dei precari ex Pip del progetto Emergenza Palermo;

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa, ad oggi non sembrerebbero esserci stati dei passi avanti nell'individuazione di soluzioni dirette a mettere fine all'incertezza lavorativa di queste persone che da oltre vent'anni prestano servizio presso le amministrazioni locali e che, nonostante i numerosi interventi normativi di questi anni, vivono ancora nell'incertezza con inevitabili e gravi difficoltà sulla propria vita quotidiana –:

   quali siano gli aggiornamenti sullo stato dei lavori del tavolo tecnico nazionale «ex Pip del progetto Emergenza Palermo» istituito presso il Dipartimento della funzione pubblica;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per dare effettiva ed immediata risposta alla suddetta problematica, individuando soluzioni volte al superamento definitivo dell'attuale situazione.
(4-12195)

SALUTE

Interrogazioni a risposta orale:


   CENNI, INCERTI, AVOSSA e CRITELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la bufala mediterranea italiana è tutelata dalla legge 27 dicembre 2002, n. 292;

   l'intera filiera bufalina, universalmente riconosciuta come un comparto produttivo strategico del made in Italy per l'alta qualità delle produzioni del latte e della mozzarella di bufala campana Dop, è regolamentata da un rigoroso disciplinare di produzione;

   complessivamente la filiera dà lavoro a 11.200 addetti per un giro d'affari stimato in oltre 1 miliardo e 200 milioni di euro annui;

   il comparto bufalino casertano rappresenta circa il 60 per cento dell'allevamento in Italia, e la produzione di mozzarella conferma un trend in crescita su tutti i mercati nazionali ed esteri;

   da anni, soprattutto in provincia di Caserta, numerosi capi di bufali vengono infettati dalla brucellosi, una zoonosi che colpisce alcune specie ruminanti;

   nel 2007 visto il rischio sanitario raggiunto per l'elevata diffusione della malattia nei territori interessati, è stato dichiarato lo stato di emergenza nella provincia di Caserta e zone limitrofe. Con lo stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 agosto 2007 è stato nominato un commissario straordinario e sono stati individuati gli interventi atti a fronteggiare l'emergenza. Durante l'azione commissariale i risultati raggiunti sono stati ragguardevoli, tanto che l'infezione brucellare è passata da una prevalenza del 33 per cento nel 2007 al 4 per cento del 2016;

   in seguito, per contrastare e prevenire la presenza di brucellosi e tubercolosi bufalina la Regione Campania ha varato nel 2019 la delibera n. 207, che prevedeva un piano straordinario di eradicazione;

   secondo quanto si apprende dai media, che avrebbero citato dati ufficiali delle autorità sanitarie competenti, nonostante il piano, nel 2020 degli oltre 14mila capi abbattuti soltanto meno di 1.500 sarebbero stati sottoposti ad esami batteriologici post mortem e su soltanto 16 sono state isolate particelle del batterio (lo 0,1 per cento circa del totale), in virtù dei protocolli che prevedono test a campione ed uccisioni sommarie degli animali (quando il 20 per cento degli animali risulta positivo alla brucella, tutto l'allevamento viene infatti mandato all'abbattimento);

   a causa di questa situazione oltre 300 aziende, dal 2019 ad oggi, risulterebbero aver dovuto chiudere, e gli stessi amministratori locali esprimono grande preoccupazione per il rischio reale, come già successo per alcune imprese locali acquisite recentemente da multinazionali del settore alimentare, che la produzione artigianale venga lentamente ma inesorabilmente sostituita da quella industriale con conseguente rinuncia ad uno dei maggiori volani del made in Italy e con gravi ripercussioni dal punto di vista sociale, economico ed occupazionale per le comunità coinvolte;

   sul tema della prevenzione esistono punti di vista diversi ed alcuni allevatori riterrebbero utile la reintroduzione di altri strumenti di prevenzione come la vaccinazione dei capi;

   la Regione Campania con la delibera n. 104 dell'8 marzo 2022 ha varato il nuovo «Programma obbligatorio di eradicazione delle malattie infettive delle specie bovina e bufalina in Regione Campania»;

   secondo una puntata della trasmissione Report andata in onda lunedì 2 maggio, dietro all'abbattimento massiccio di capi per contrastare la brucellosi potrebbe addirittura essere coinvolta la criminalità organizzata;

   il direttore servizio veterinario dell'Asl di Caserta, ha affermato che la carne dei capi abbattuti «viene commercializzata normalmente» per la quasi totalità. «Le bufale abbattute finiscono al macello che fa capo al gruppo modenese Cremonini»;

   nel corso della trasmissione Vincenzo Caporale, presidente della commissione per gli standard biologici dell'Organizzazione mondiale per la sanità animale (Oie), avrebbe rilasciato dichiarazioni dubbiose sulle metodologie utilizzate dalla Asl di Caserta;

   tali tesi sarebbero state accolte dal Consiglio di Stato che il 3 maggio 2022 ha sancito che «prima di eseguire i provvedimenti di abbattimento disposti sui capi ancora in vita in seguito ai focolai di brucellosi esplosi in alcuni allevamenti bufalini nel Casertano occorra fare nuovi esami»;

   nei giorni scorsi Bruxelles ha dato il via libera al piano di vaccinazione richiesto dalla Regione Campania, che assieme ad altri strumenti quali «l'autocontrollo trasparente e tempistica diagnostica», come dichiarato dall'assessore regionale, andranno ad implementare il Piano –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati e quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di garantire un efficace e rapido contrasto alle malattie infettive delle specie bovina e bufalina (in particolare alla brucellosi), salvaguardando il benessere animale, sostenendo la filiera zootecnica bufalina e la continuità economica e produttiva delle aziende di un settore fondamentale per il made in Italy.
(3-02996)


   MENGA, ROMANIELLO, DORI, PAOLO NICOLÒ ROMANO e SIRAGUSA. — Al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nelle aree di crisi industriale complessa a forte impatto ambientale, come nel caso dell'area industriale di Taranto, occorre garantire la tutela dell'ambiente e della salute, in ragione della continua esposizione all'inquinamento a cui sono soggetti soprattutto i cittadini del quartiere Tamburi, per la presenza dello stabilimento siderurgico ex Ilva/Arcelor Mittal, ora Acciaierie d'Italia;

   le centraline dell'Arpa Puglia nel quartiere Tamburi e dell'Ispra all'interno dello stabilimento ex Ilva hanno registrato nei mesi di dicembre 2021 e gennaio 2022, picchi di benzo(a)pirene mai rilevati nei cinque anni precedenti. Il trend dei valori medi nel triennio è in costante aumento: preoccupante è il trend in aumento sul benzene che, insieme al benzo(a)pirene, è classificato inquinante atmosferico cancerogeno dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc);

   a fronte di una produzione ridotta di acciaio e della dichiarata progressiva attuazione del Piano ambientale, continuano a verificarsi emissioni anomale e in crescita di sostanze cancerogene, anche se considerate entro i limiti di legge, in stridente contrasto con l'aspettativa della popolazione e degli stessi esperti di veder diminuire i valori di concentrazione in aria in considerazione del dichiarato processo di attuazione delle prescrizioni Aia;

   la Valutazione del danno sanitario (Vds), introdotta a tutela della salute e dell'ambiente di Taranto dal decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, e la valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario (Viias) portano a valutazioni predittive di rischio sanitario inaccettabile nel quartiere Tamburi;

   il danno sanitario inaccettabile è stato confermato anche dallo studio realizzato dall'Oms, richiesto dalla Regione Puglia e reso pubblico a gennaio del 2022, dove si legge che l'ex Ilva è nota da diversi decenni «per i suoi impatti ambientali negativi», con «notevoli emissioni di vari inquinanti che interessano una vasta area», comprese «aree densamente popolate»;

   secondo l'Onu, Taranto rientra nelle «zone di sacrificio», ossia tra le aree più degradate ed inquinate del mondo. Secondo il report, l'ex Ilva, ha compromesso la salute delle persone e violato diritti umani per decenni scaricando enormi volumi d'inquinamento atmosferico tossico. Nelle vicinanze i residenti soffrono di livelli elevati di malattie respiratorie, cardiache, cancro, malattie neurologiche debilitanti e mortalità prematura. Le attività di pulizia e bonifica in programma dal 2012 sono state posticipate al 2023, con l'adozione da parte del Governo di apposite iniziative normative che hanno consentito all'impianto di continuare a inquinare. Nel 2019 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha concluso che l'inquinamento ambientale mette in pericolo la salute dell'intera popolazione residente nelle aree a rischio;

   la produzione anche a sei milioni di tonnellate annue di acciaio è considerata dalla Vds del 2021, secondo la legge regionale 21 luglio 2021, n. 24, «rischio sanitario inaccettabile», superiore alla soglia di un decesso in più su diecimila abitanti in settanta anni di vita, per la tutela della salute umana –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se intendano chiarire il motivo dell'incremento dei picchi degli inquinanti atmosferici registrati nel quartiere Tamburi di Taranto, anche a fronte di una riduzione dei livelli di produzione e della progressiva, dichiarata attuazione del Piano ambientale, e quali iniziative di competenza intendano assumere alla luce dei dati di rischio inaccettabile per la salute cui portano le valutazioni Vds e Viias, nonché il rapporto Onu, a garanzia della tutela dell'ambiente e della salute ed in considerazione della continua esposizione all'inquinamento cui sono soggetti i cittadini del quartiere Tamburi.
(3-02997)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MAMMÌ. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in base a quanto disposto dall'articolo 6-ter del decreto legislativo n. 502 del 1992, la competenza a stabilire l'assegnazione del numero di posti da attivare per l'accesso ai corsi di laurea e la ripartizione dei posti stessi nelle diverse università e del Ministero della salute;

   il Ministero della salute è chiamato a determinare i bisogni formativi sulla base della domanda di professionisti espressa dalle regioni e dagli organi rappresentanti le professioni; nello specifico, la citata disposizione normativa prevede che «entro il 30 aprile di ciascun anno il Ministro della sanità, sentiti la Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e province autonome di Trento, Bolzano e la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri e degli altri Ordini e Collegi professionali interessati determina con uno o più decreti il fabbisogno per il Servizio sanitario nazionale, anche suddiviso per regioni in ordine ai medici chirurghi, veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici, psicologi, nonché al personale sanitario infermieristico, tecnico della riabilitazione, ai solo fini della programmazione da parte del Ministero dell'Università e della ricerca scientifica e tecnologica degli accessi ai corsi di diploma di laurea, alle scuole di formazione specialistica e ai corsi di diploma universitario»;

   per tutte le 22 professioni sanitarie nelle università italiane negli ultimi anni sono stati messi a disposizione circa 25 mila posti per annualità accademica per l'accesso ai diversi profili. Nel 2021, a seguito dell'emergenza sanitaria, si è registrato un significativo incremento dell'accesso universitario alle professioni sanitarie con 30.451 posti disponibili (tabella 2 e 3), distribuiti su 447 Corsi di laurea in 735 sedi formative;

   in particolare, si evidenzia che, nell'anno accademico 2020-2021, nei corsi di laurea in infermieristica sono aumentati sia i posti a bando del +8,6 per cento (da 16.013 a 17.394; +1.381), che le domande di ammissione del +13,6 per cento (da 24.610 a 27.952; +3.342);

   tuttavia, si evidenzia in diverse regioni, un disallineamento tra i posti messi a bando nelle università e le domande di iscrizione, rilevandosi infatti in diverse regioni dei posti disponibili in esubero rispetto alle richieste di immatricolazione, mentre al contrario, in altre regioni le domande di iscrizione hanno superato il tetto dei posti disponibili;

   il test di ammissione per le professioni sanitarie è comune in tutta Italia, ma non si tratta di un concorso con graduatoria su scala nazionale, come quello per l'ammissione alla facoltà di medicina e odontoiatria, basato sulla espressione, in ordine di preferenza, delle sedi per cui si intende concorrere, di cui all'allegato 2 del decreto ministeriale n. 730 del 2021, bensì lo studente a priori deve optare per quale ateneo concorrere;

   di conseguenza, sarebbe opportuno che per il prossimo anno accademico 2022-2023, il Ministero dell'università e della ricerca, sentito il Ministero della salute, prevedesse l'introduzione della graduatoria unica nazionale anche per i corsi di laurea in professioni sanitarie, onde consentire a ciascun candidato di indicare più scelte e concorrere così alla distribuzione dei posti negli atenei sulla base dello scorrimento di una graduatoria di merito su scala nazionale, andando così a coprire i posti disponibili negli atenei di ciascuna regione, senza che restino più vacanti, come accaduto finora; tale misura consentirebbe di garantire sia il fabbisogno formativo che quello occupazionale del personale infermieristico, rimuovendo il disallineamento tra il fabbisogno di operatori sanitari rilevato dalle regioni e dagli ordini professionali e i posti disponibili nelle università –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, al fine di introdurre i test di ammissione con graduatoria nazionale per i corsi di laurea delle professioni sanitarie, in particolare per il corso di laurea in infermieristica.
(5-08171)


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dopo Napoli, anche a Roma si parla di vera e propria emergenza ospedali, punta dell'iceberg di un sistema ospedaliero in affanno, risultato di 20 anni di tagli al Servizio sanitario nazionale, che ha portato alla chiusura di 300 ospedali con 80 mila posti letto in meno e la perdita di 50 mila unità di personale;

   è emblematica la situazione del pronto soccorso dell'ospedale Santo Spirito, una struttura sanitaria cruciale al servizio dei residenti e dei numerosi turisti che stanno tornando ad affollare la Capitale: le barelle sono abbandonate ovunque e ci vogliono anche 11 ore per una visita, come nel caso di una paziente di 82 anni con occlusione intestinale in attesa dell'unico medico di turno, che, interpellato dopo sei ore di attesa, ha ammesso: «Sto in servizio da stamattina, da sola. Non mi sono fermata un attimo. Solo pausa pranzo alle 16, al volo, e poi di nuovo qui a visitare. Codici rossi, arancioni, gialli. Da sola»;

   dopo ben undici ore di attesa, l'Rx addominale ha confermato i timori: «L'occlusione è seria. Servono sondino nasale e Tac con mezzo di contrasto»;

   anche lo stato dei luoghi del pronto soccorso appare disdicevole: una batteria di bombole per l'ossigeno è posta a ridosso di due bagni chimici mobili; poco più avanti, vicino a un tendone, sono imbullonate sei seggiole metalliche adibite a sala d'aspetto per i parenti dei pazienti; le barelle sono ovunque e incastrate per accoglierne quante più possibili;

   l'allarme è stato lanciato anche dal Forum delle società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari italiani (Fossc), che denunciano la condizione drammatica dei pronto soccorso, definita «la cartina al tornasole della crisi profonda che stanno attraversando gli ospedali del nostro Paese. I posti di degenza ordinaria e di terapia intensiva sono insufficienti, non raggiunge livelli accettabili nemmeno il personale specialistico, soprattutto in determinate aree come la medicina d'urgenza, la terapia intensiva, l'anestesia e rianimazione, ma anche in altre aree mediche e chirurgiche. La situazione dei Pronto soccorso con centinaia di cittadini in attesa di ricovero, dunque, non è altro che la conseguenza di decenni di sottofinanziamenti e di mancanza di programmazione degli ospedali»;

   secondo il Forum, in particolare, gli operatori sanitari sono inadeguati in rapporto alla popolazione: i medici specialisti ospedalieri sono circa 130 mila, 60 mila unità in meno della Germania e 43mila in meno della Francia; il numero di posti letto ordinari è molto più basso rispetto alla media europea (314 rispetto a 500 per 100 mila abitanti) e colloca l'Italia al 22esimo posto tra tutti i Paesi del vecchio continente; anche per i posti letto in terapia intensiva, se con l'emergenza sanitaria era stato previsto che venissero aumentati fino a 14, in realtà, solo una piccola parte risulta effettivamente attivata;

   nonostante ciò, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) destina agli ospedali solo pochissime e insufficienti risorse e tale situazione è destinata ad aggravarsi, per i cittadini che si rivolgono agli ospedali per situazioni di emergenza, ma anche per tutti i pazienti affetti da patologie croniche –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere in merito, anche attraverso una verifica della copertura degli organici, della ripartizione tra i vari ospedali delle risorse finanziarie pubbliche, nonché del rispetto del decoro e della dignità dei pazienti;

   se il Governo non ritenga necessario attivare un tavolo tecnico-istituzionale volto a trovare le soluzioni migliori per ripensare e valorizzare il ruolo degli ospedali all'interno di un nuovo modello di cura, in un sistema sanitario più efficace, sostenibile e utile al cittadino, anche attraverso una profonda revisione del decreto ministeriale n. 70 del 2 aprile 2015.
(5-08174)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MATURI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la morte del cane Rocky, ripresa da numerosi articoli di stampa, ha riportato l'amministrazione capitolina al centro delle polemiche per la gestione – ad avviso delle associazioni – «completamente allo sbando» del servizio di assistenza veterinaria dei canili comunali e, in particolare, del canile di Muratella;

   Rocky, uno dei cani di Muratella in cura per l'epilessia, ha subito un improvviso cambio della terapia che assumeva da anni per decisione del veterinario A.F.; veterinario al quale l'Amministrazione capitolina ha affidato, in via diretta, il servizio di gestione sanitaria del canile, dopo la scadenza del precedente contratto;

   in seguito all'improvviso cambio della terapia, il cane ha accusato forti crisi epilettiche che hanno costretto gli operatori del servizio a contattare l'Asl. A quel punto, il cane è stato trasferito presso la clinica veterinaria Gregorio VII di Roma, ma al suo arrivo le condizioni erano disperate e i medici in servizio, assistendo al suo stato di enorme sofferenza, hanno consigliato di procedere, con l'eutanasia;

   nella giornata di ieri, l'interrogante si è recato personalmente presso il canile di Muratella per reperire maggiori informazioni sull'accaduto. Nel corso della visita, l'interrogante ha preso visione della cartella clinica del cane e ha riscontrato che la stessa non risulta neppure aggiornata, ad ulteriore riprova della trascuratezza e delle gravi omissioni che caratterizzano la gestione del servizio;

   il caso di Rocky non è, purtroppo, isolato. Secondo gli articoli di stampa sarebbero addirittura quattro i cani morti tra le sofferenze in appena un mese; un cane sbranato sarebbe stato visitato con diciotto ore di ritardo e, ancora, un cane con otite cronica riceverebbe lavaggi con acqua di rubinetto e sapone per piatti –:

   se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per fare chiarezza sulla morte del cane Rocky e sulla gestione del canile di Muratella, anche attraverso l'invio di una task force di ispettori.
(4-12213)


   MARAIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   La situazione in atto presso le strutture dell'Asl di Avellino e l'Azienda ospedaliera Moscati, nella provincia di Avellino, fa emergere dati pesanti per quanto riguarda i numeri di medici ed infermieri in servizio;

   il contesto pandemico, inoltre, ha ulteriormente aggravato le condizioni di operatività di tutti i presidi ospedalieri della regione Campania, determinando sia il ridimensionamento delle ordinarie funzioni dei reparti, sia, appunto, l'accentuazione di croniche lacune negli organici del personale;

   infatti, sulla base dei dati segnalati, vi è la necessità di inquadrare non soltanto nuovi medici e infermieri, ma anche dirigenti e impiegati. In totale, ne mancano 531 presso l'Asl e 588 alla città ospedaliera. Lo sblocco del turn over non ha ancora avuto gli effetti sperati sulle strutture sanitarie avellinesi;

   in particolare, il dato più allarmante è emerso dai Piani triennali di fabbisogno del personale (2021-2023), approvati di recente dall'Asl di Avellino e dall'Azienda ospedaliera Moscati;

   all'Asl di Avellino, dunque, che gestisce anche gli ospedali Frangipane di Ariano Irpino e Crisaioli-Frieri di Sant'Angelo dei Lombardi sono in servizio 1.443 dipendenti, di cui 993 in ruoli sanitari, e mancano 531 unità: 330 nei ruoli sanitari (117 medici, 20 dirigenti e 193 infermieri); 125 nei ruoli tecnici (un dirigente e 124 nel comparto dell'area tecnica); 75 nei ruoli amministrativi (7 dirigenti e 68 impiegati); 1 unità nelle mansioni di dirigente nel ruolo professionale;

   sulla base del piano del fabbisogno del personale, il vuoto dovrebbe essere colmato entro la fine dell'anno prossimo, ma soltanto a seguito del completamento delle procedure concorsuali per le 121 assunzioni relative all'anno 2021;

   la situazione presso l'Azienda ospedaliera «Moscati», che dall'anno 2018 gestisce anche l'ospedale «Landolfi» di Solofra, è ancora più problematica. Nella struttura avellinese operano 1.572 dipendenti, a fronte di un fabbisogno dichiarato di 2.160 unità (1.608 in ruoli sanitari): mancano, quindi, nell'organico complessivo 588 unità: 307 in mansioni sanitarie (91 medici e 216 infermieri); 195 in mansioni tecniche (un dirigente e 194 unità di comparto tra cui anche gli operatori socio sanitari); 2 nei ruoli professionali (dirigenti); 83 unità, invece, mancano nei ruoli amministrativi (2 dirigenti e 81 impiegati);

   per l'Azienda ospedaliera Moscati la maggior parte delle assunzioni è prevista per il 2023 con 335 ulteriori unità (85 in mansioni sanitarie, 172 tecnici, 2 professionali e 75 amministrativi). Durante l'anno in corso, invece, dovrebbe essere attuato il potenziamento dei reparti con 131 assunzioni (su 135 totali) di medici ed infermieri. Inoltre, sono da portare a compimento le procedure di assunzione relativamente all'anno 2021, con 115 contratti a tempo indeterminato da sottoscrivere (91 tra medici ed infermieri);

   lo scenario descritto fa emergere un triennio di gestione, da parte della Direzione Generale dell'Asl di Avellino e dell'Azienda ospedaliera «Moscati», caratterizzato dal mancato raggiungimento degli obbiettivi complessivi di potenziamento dell'organico. Organico che è rimasto ai numeri dell'anno 2019;

   la stessa carenza di personale in organico ha determinato, inevitabilmente, il peggioramento dei livelli di assistenza offerti all'utenza dei territori di riferimento, andandosi a sommare ad altre forme di inefficienza preesistenti –:

   se il Ministro interrogato, d'intesa con la regione Campania, intenda intervenire adottando iniziative finalizzate a potenziare da subito l'organico del personale sanitario ed amministrativo in forza presso le strutture dell'Asl di Avellino e dell'Azienda Ospedaliera Moscati;

   se il Ministro interrogato, d'intesa con le regioni, intenda adottare iniziative al fine di adeguare l'organico del personale sanitario ed amministrativo presso le strutture che, in tutto il territorio nazionale, fanno riscontrare problematiche analoghe a quelle descritte in premessa.
(4-12214)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   desta grave preoccupazione la situazione che si è creata alla Fimer di Vimercate (in provincia di Monza e della Brianza);

   l'azienda che produce inverter per impianti fotovoltaici e colonnine elettriche e che ha il suo quartiere generale nella sede di Vimercate-Usmate aveva acquisito un'altra azienda sita a Terranova Bracciolini, provincia di Arezzo, arrivando a 730 lavoratori (450 in Toscana e 180 a Vimercate-Usmate). L'operazione aveva lo scopo di consolidare la crescita dell'azienda, ma, a causa degli effetti della pandemia e della crisi che ne è seguita, l'azienda si è trovata in una grave crisi finanziaria;

   per cercare di risanare i conti, mantenere i presidi produttivi e l'occupazione, l'amministratore unico designato dal tribunale costituente il nuovo consiglio di amministrazione ha da tempo avviato trattative con alcuni fondi di investimento, che però non sono ancora andate a buon fine;

   a inizio maggio 2022 il tribunale di Arezzo ha accordato i 60 giorni di proroga al concordato chiesti dall'azienda per perfezionare il piano di uscita dalla crisi e rilancio. Il piano, tuttavia, non pare ancora avviarsi e la scadenza di fine giugno si avvicina. Se i due fondi si ritirassero, secondo Fim, Fiom e Uilm, si aprirebbe una fase di amministrazione straordinaria o a addirittura di fallimento;

   la regione Lombardia ha ufficialmente aperto il tavolo di concertazione chiedendo un riscontro sulla situazione Fimer anche per il sito di Vimercate-Usmate;

   le organizzazioni sindacali hanno sottolineato la necessità di dare risposte alle lavoratrici e ai lavoratori nell'immediato e per il futuro lavorativo, chiedendo il ricorso ad ammortizzatori sociali per tutti i dipendenti. Anche alla luce della nomina del nuovo consiglio di amministrazione aziendale, costituito da professionisti del settore, con competenze anche nelle procedure di risanamento, i sindacati chiedono un piano di emergenza per sondare la possibilità di garantire continuità alle attività aziendali nel caso in cui due fondi finanziari interessati si ritirassero e quindi si aprisse una fase di amministrazione straordinaria o addirittura fallimentare;

   le sigle sindacali Fim Monza Brianza Lecco e Fiom Brianza, congiuntamente a Fim Fiom e Uilm di Arezzo, hanno organizzato per venerdì 27 maggio un presidio dei lavoratori di fronte alla sede aziendale di Vimercate, dove è ubicata la direzione aziendale –:

   quali iniziative intenda intraprendere al fine di favorire la continuità produttiva dell'azienda e il lavoro dei dipendenti delle sedi lombarda e toscana.
(4-12198)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   SODANO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella mattina di mercoledì 25 maggio 2022, un vasto incendio è scoppiato sull'isola di Stromboli, perla vulcanica dell'arcipelago delle Eolie, domato solo nella mattinata del giorno seguente;

   il rogo, partito dall'Osservatorio in località San Vincenzo, in una zona di vegetazione spontanea, si è esteso per decine di ettari fino a raggiungere la località di Scari, lato opposto dell'abitato di Stromboli, dove attraccano navi e aliscafi, bruciando tutto;

   ad agevolare le fiamme, il forte vento di scirocco caratteristico del clima di questa stagione sull'isola;

   stando alle prime rilevazioni, le fiamme sarebbero partite da un piccolo fuoco acceso per motivi scenici da una troupe cinematografica della Rai, impegnata sull'isola nella registrazione di una fiction sulla protezione civile, nonostante non fossero presenti tutte le figure necessarie per garantire la totale sicurezza dell'operazione;

   sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione locale, gli uomini del Corpo forestale, la guardia costiera di Lipari e i vigili del fuoco già presenti sul set, per mettere in sicurezza tutti gli abitanti ed i turisti ed evacuare per precauzione i bagnanti presenti lungo la spiaggia e sulle zone a rischio;

   al momento si stima che almeno cinque ettari di macchia mediterranea sia ridotta in cenere con il rischio che le fiamme possano raggiungere anche alcune villette;

   i vigili del fuoco e i Carabinieri stanno raccogliendo ulteriori testimonianze per capire la dinamica esatta dell'incendio e verranno sentiti sia il regista della fiction Marco Pontecorvo che alcuni componenti della troupe;

   la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto ha aperto un'inchiesta per verificare la dinamica e le responsabilità dell'accaduto mentre la Rai, con una nota ufficiale, ha dichiarato la sua totale estraneità rispetto a quanto accaduto e di non avere alcuna responsabilità nella produzione esecutiva della serie «Protezione civile» nell'isola di Stromboli;

   uno scenario terribile ed agghiacciante quello a cui si è assistito, nella notte fatto di bambini in fuga e abitazioni andate a fuoco; molti degli abitanti di Scari si sono rifugiati in hotel perché le loro case sono state lambite dal fuoco, soprattutto le travi sui tetti, ed è stato perfino danneggiato il b&b il Giardino dei segreti, vicino all'osservatorio vulcanologico. Fortunatamente al momento non si registrano vittime;

   dopo la notte di paura, disperazione e lacrime per il disastro ambientale, si cerca di stimare un danno dalle dimensioni incalcolabili, il cui ultimo focolaio è stato domato solo all'alba di questa mattina, grazie anche alla solidarietà degli isolani che per tutta la notte si sono adoperati per evitare che il disastro assumesse proporzioni ancora più gigantesche;

   le autorità locali si riuniranno per fare il punto della situazione e verificare le azioni da intraprendere a tutela dell'economia e della stagione turistica oramai alle porte, in conseguenza di un disastro ambientale ed ecologico senza precedenti –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto accaduto e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere, con la massima urgenza, per accertare le cause del disastro ambientale ed ecologico provocato sull'isola di Stromboli, nonché bonificare l'area interessata dalle fiamme;

   se intenda adottare iniziative, nelle sedi competenti, per ottenere il risarcimento integrale di tutti i danni causati all'isola di Stromboli, per le perdite occorse al settore economico e al comparto turistico dell'isola, per i danni causati alla popolazione del posto, considerato che non si è operato con la massima sicurezza nella realizzazione di un prodotto di particolare delicatezza come una fiction sulla protezione civile.
(4-12207)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NEVI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   a marzo 2022 ha avuto luogo il primo incontro, presso il Ministero dell'università, di un tavolo tecnico al quale hanno partecipato rappresentanti del Consiglio universitario nazionale (Cun), l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) i rappresentanti delle università telematiche italiane con l'obiettivo di «creare una sede istituzionale di confronto sulle tematiche di specifico interesse per la condivisione delle analisi e l'elaborazione di proposte»;

   nel corso dell'incontro, al fine di garantire nel miglior modo possibile il diritto allo studio, è stato affrontato il tema della qualità e sostenibilità dei percorsi universitari con specifico focus sull'attività delle università telematiche;

   l'incontro avrebbe dovuto essere il primo di molti: a tal fine sono stati incaricati diversi dirigenti del ministero di organizzare con urgenza altri incontri in vista dell'inizio del nuovo anno accademico;

   a quanto risulta all'interrogante, a oggi, nessun altro incontro del tavolo ha avuto luogo; inoltre, le università telematiche stigmatizzano la decisione del Ministero dell'università di autorizzare l'erogazione nelle università statali di corsi telematici e lamentano un principio di non reciprocità da parte del Ministero dell'università che lede fortemente le università telematiche;

   infatti, se l'erogazione di detti corsi telematici da parte delle università statali di fatto avrebbe luogo in assenza di una specifica cornice legislativa, viceversa, le università telematiche non possono, ai sensi della normativa vigente, organizzare corsi in presenza –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover convocare nel più breve tempo possibile un nuovo incontro del tavolo tecnico di cui in premessa al fine di affrontare le eventuali criticità e problematiche delle università telematiche e delinearne il futuro, didattico e non.
(5-08178)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Vanessa Cattoi e altri n. 1-00464, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Fiorini.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Patelli n. 4-11131, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 gennaio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Belotti.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Prestipino n. 5-08066 del 10 maggio 2022.

ERRATA CORRIGE

  Nell'allegato B al resoconto della seduta n. 281 del 22 dicembre 2019, alla pagina 10166, seconda colonna, dopo la riga ventisettesima, inserire la riga:

  «Manzo ........ 4-00839»

  Conseguentemente alla pagina XL, prima colonna, dopo la riga quarantasettesima inserire il seguente testo:

  MANZO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la regione Campania ha stanziato euro 109.778.557,00 per la misura n. 19 del piano di sviluppo rurale della Campania per le annualità 2014-2020, che si basa su una progettazione e gestione degli interventi per lo sviluppo da parte di attori locali, che si associano in una partnership di natura mista (pubblico privata) affidando un ruolo operativo (gestionale e amministrativo) al gruppo di azione locale (Gal) sulla base della strategia di sviluppo locale (Ssl) al fine di tradurre gli obiettivi in azioni concrete nelle macro aree rurali C e D;

   i Gal sono generalmente society consortili composte da soggetti pubblici e privati allo scopo di favorire lo sviluppo locale di un'area rurale secondo la nota prot. 2018/0198604 del 26 marzo 2018 avente ad oggetto «PSR 2014/2020»;

   il dipartimento della salute, direzione generale 07 politiche agricole, alimentari e forestali della regione Campania chiede di far compilare a tutti i componenti del Consiglio di amministrazione del Gal, agli eventuali revisori dei Conti, sindaci e coordinatore una dichiarazione annuale di inconferibilità e incompatibilità di cariche fra sindaci e presidente di Gal;

   la dichiarazione di cui all'articolo 20 del decreto legislativo n. 39 del 2013 «Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubblicate amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, a norma dell'articolo 1, commi 49 e 50, della legge 6 novembre 2012, n. 190» deve essere resa dal soggetto che riceve l'incarico dalle pubbliche amministrazioni o dagli enti di diritto privato in controllo pubblico;

   l'Anac con propria interpretazione, poi recepita nella legge n. 190 del 2012 e nel decreto legislativo n. 33 del 2013 in relazione alle connesse normative in materia di anticorruzione e trasparenza, fa riferimento, ad un concetto di ente privato in controllo pubblico, nel quale rientrerebbero in sintesi, gli enti sottoposti a controllo pubblico ai sensi dell'articolo 2359 codice civile e gli enti in cui la totalità degli amministratori a nominata da enti pubblici;

   i Gal non sono quindi classificabili tra gli enti privati in controllo pubblico, con conseguente inapplicabilità dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 39 del 2013 di cui sopra;

   non firmando la dichiarazione richiesta dal direttore generale 07 politiche agricole, alimentari e forestali della regione Campania, i Gal non possono candidare progetti alla misura 19 del Psr 2014-2020, cosa che determina una mancata occasione di sviluppo per le aree rurali regionali;

   in regione Campania i presidenti dei Gal sono maggiormente sindaci che non possono autodichiararsi di non trovarsi nelle condizioni di cui all'articolo 20 del decreto legislativo n. 39 del 2013;

   a giudizio del interrogante, come si evince anche da fonti di stampa, è necessario apportare alcune modifiche migliorative rispetto alla normativa introdotta che, pur avendo finalità apprezzabili e condivisibili, presenta ancora diverse lacune, così come le linee guida fornite dall'Anac, che dovrebbero essere ancora più chiare e specifiche soprattutto sull'applicazione delle eccezioni –:

   se intenda assumere iniziative normative affinché possa terminare la prassi, a giudizio dell'interrogante irregolare, segnalata ed evidenziata dalle notizie apparse sugli organi di stampa, così frequentemente praticata nella regione Campania, che sta determinando un rischio per lo sviluppo economico in tutto il territorio;

   quali iniziative, anche di carattere normativo, la Ministra interrogata intenda assumere al fine di rendere più efficace la disciplina introdotta, garantendo la massima trasparenza circa l'operato delle pubbliche amministrazioni e dando la possibilità ai cittadini di conoscerne direttamente le attività, nell'ottica del contrasto ad ogni forma di corruzione e in nome della democrazia.

(4-00839)

  Risposta. — Desidero preliminarmente segnalare che l'interrogazione in esame è stata rivolta il 30 luglio 2018 al Ministro che mi ha preceduto e che il mio insediamento risale al 4 settembre 2019.
  L'interrogante chiede di conoscere quali iniziative si intende assumere al fine di rendere più efficaci le previsioni normative in materia di inconferibilità e incompatibilità di cui all'articolo 20 del decreto legislativo n. 39 del 2013, tenendo, al contempo, in debita considerazione la natura giuridica e la particolare composizione di alcuni enti (nella specie, i gruppi di azione locale).
  Preliminarmente, evidenzio che l'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39 attribuisce alla Autorità nazionale anticorruzione il compito di vigilare sul rispetto, da parte delle amministrazioni pubbliche, degli enti pubblici e degli enti di diritto privato in controllo pubblico, delle disposizioni di cui al predetto decreto, anche con l'esercizio di poteri ispettivi e di accertamento di singole fattispecie di conferimento degli incarichi.
  Conseguentemente, sulla base degli elementi che mi sono stati forniti dall'Autorità nazionale anticorruzione, rappresento che i Gruppi di azione locale (Gal) sono società consortili composte da soggetti pubblici e privati aventi lo scopo di favorire lo sviluppo locale di un'area rurale.
  Sulla natura giuridica dei Gai, l'Autorità nazionale anticorruzione si è espressa, una prima volta, nel corso dell'anno 2018, a seguito di una richiesta di parere sulla sussistenza di una causa di incompatibilità fra la carica di responsabile tecnico amministrativo di un Gal e la carica di presidente di una unione di comuni, appartenenti entrambi alla regione Toscana.
  Il Gal in questione, costituito nella forma della società consortile a responsabilità limitata, era stato riconosciuto dalla regione Toscana quale gestore di un asse del piano di sviluppo regionale, il cui piano strategico di sviluppo locale era stato approvato dalla stessa amministrazione regionale.
  A seguito di specifica analisi era emerso che:

   la compagine sociale del Gal in discussione era composta per circa l'82 per cento dall'unione dei comuni e da altri enti pubblici;

   il consiglio di amministrazione del Gal, cui risultavano attribuiti i più ampi poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione, era eletto dall'assemblea ordinaria dei soci;

   il Gal, sulla base di apposite convenzioni, erogava servizi agli enti pubblici territoriali, tra cui rientravano anche i comuni associati nell'unione.

  Sulla base di quanto accertato, l'Autorità nazionale anticorruzione ha ritenuto che il Gal in questione rientrasse nell'ambito di applicazione del decreto legislativo n. 39 del 2013, in quanto riconducibile, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, lettera c) del medesimo decreto legislativo nell'ambito degli «enti di diritto privato in controllo pubblico».
  A identiche conclusioni è pervenuta l'Anac con la delibera n. 1185 del 19 dicembre 2018, relativa alla conferibilità dell'incarico di Segretario generale di una Camera di commercio al Presidente del Consiglio di amministrazione di un Gal, appartenenti entrambi alla regione Puglia.
  Anche nel caso esaminato in detta delibera, l'Autorità ha ritenuto che il Gal in questione, ancorché costituito nella forma di società consortile a responsabilità limitata, fosse annoverabile tra gli «enti di diritto privato in controllo pubblico» di cui all'articolo 1, comma 2, lettera c) del decreto legislativo n. 39 del 2013.
  Sul punto, evidenzio che l'articolo 1, comma 2, lettera c) sopra menzionato, ai fini dell'individuazione degli «enti di diritto privato in controllo pubblico» richiede l'esistenza di due requisiti: uno relativo al tipo di attività esercitata (cosiddetto requisito funzionale) e uno relativo al sistema di governance (cosiddetto requisito di governance).
  I Gruppi d'azione locale in generale e, nello specifico, anche il Gal oggetto dell'interrogazione, nonostante la loro costituzione come enti di diritto privato, perseguono una finalità di pubblico interesse consistente in un'attività di supporto allo sviluppo locale e rurale del territorio di riferimento e delle sue imprese, elaborando a tal scopo il piano di azione locale (PAL).
  Conseguentemente, i Gal risultano in possesso del «requisito funzionale».
  Quanto al «requisito di governance», necessario ai fini della qualificazione del Gal quale ente di diritto privato in controllo pubblico, esso deve essere accertato in concreto.
  In generale, l'articolo 34, paragrafo 3, del regolamento 17 dicembre 2013, n. 1303/2013/UE prevede che i gruppi di azione locale debbano «elaborare una procedura di selezione trasparente e non discriminatoria che eviti conflitti d'interessi, garantisca che almeno il 50 per cento dei voti espressi nelle decisioni di selezione provenga da partner che non sono autorità pubbliche e consenta la selezione mediante procedura scritta» (lettera b).
  Per quanto concerne la situazione di controllo di cui all'articolo 2359 codice civile, pur non ricorrendo nei casi esaminati dall'Autorità nazionale anticorruzione detenendo le amministrazioni pubbliche socie una partecipazione complessiva al capitale sociale pari a circa il 40 per cento, è emerso comunque che da statuto è loro riconosciuto, in virtù della detenzione di quote di partecipazione al capitale sociale, il potere di nominare e revocare gli amministratori, oltre che l'organo di controllo.
  Con specifico riferimento alla rilevanza dei poteri di nomina dei vertici o dei componenti degli organi, l'Autorità nazionale anticorruzione ha già avuto modo di evidenziare come l'ambito di applicazione della normativa in tema di trasparenza, di cui al decreto legislativo n. 33 del 2013, risulta essere differente dall'ambito di applicazione della normativa in materia di inconferibilità e incompatibilità, di cui al decreto legislativo n. 39 del 2013, così come differente la finalità perseguita dai due provvedimenti.
  In particolare, l'obiettivo della disciplina contenuta nel decreto legislativo n. 33 del 2013 è quello di contemperare l'esigenza di trasparenza e accessibilità di alcune informazioni con l'esigenza di non ostacolare o rallentare l'attività istituzionale dei soggetti destinatari della disciplina stessa, operando, a tal fine, una semplificazione degli obblighi da assolvere.
  In tale ottica, l'articolo 2-bis, comma 2, lettera c) prevede l'applicazione delle previsioni del decreto legislativo n. 33 del 2013 esclusivamente agli enti di diritto privato in cui la totalità dei titolari o dei componenti dell'organo di amministrazione o di indirizzo sia designata da pubbliche amministrazioni.
  Di talché, come ribadito dall'Autorità nazionale anticorruzione nella delibera n. 1134 dell'8 novembre 2018 (recante «Nuove Linee guida per l'attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici»), per poter applicare agli enti di diritto privato la stessa disciplina in materia di prevenzione della corruzione prevista per le pubbliche amministrazioni, in quanto compatibile, è necessario che la totalità dei titolari o dei componenti dell'organo di amministrazione o di indirizzo sia designata da pubbliche amministrazioni.
  Diversamente, la disciplina dettata dal decreto legislativo n. 39 del 2013 risponde alla finalità di prevenire il verificarsi di situazioni di inconferibilità, incompatibilità e conflitto di interessi.
  In proposito, nella delibera Anac numero 234 del 1° marzo 2017 si indica, infatti, che «lo svolgimento di certe attività/funzioni può agevolare la precostituzione di situazioni favorevoli per essere successivamente destinatari di incarichi dirigenziali e assimilati e, quindi, può comportare il rischio di un accordo corruttivo per conseguire il vantaggio in maniera illecita» e che «il contemporaneo svolgimento di alcune attività di regola inquina l'azione imparziale della pubblica amministrazione costituendo un humus favorevole a illeciti scambi di favori».
  Nell'ambito della disciplina in tema di anticorruzione, l'inconferibilità degli incarichi è, dunque, prevista come misura generale a carattere preventivo, in quanto finalizzata a evitare potenziali forme di conflitto di interesse che possono crearsi fra controllore (organo politico) e controllato (amministrazione o società controllata), nonché a escludere che tra tali soggetti possano sussistere fenomeni di eccessiva contiguità, in grado di agevolare l'elusione dell'obiettivo dell'imparzialità, dell'efficienza e dell'efficacia dell'azione amministrativa.
  Per tale ragione, l'ambito di applicazione soggettivo del decreto legislativo n. 39 del 2013 è più ampio e riguarda tutti gli enti in cui siano riconosciuti alle pubbliche amministrazioni, anche in assenza di una partecipazione azionaria, poteri di nomina anche di uno solo dei vertici o dei componenti degli organi. Ricordo, infine, che non rientra nelle competenze del Ministro per la pubblica amministrazione la verifica della legittimità degli atti gestionali posti in essere dalle singole amministrazioni.
La Ministra per la pubblica amministrazione: Fabiana Dadone.

  Nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 5 aprile 2022, alla pagina 25608, seconda colonna, le righe dalla diciannovesima alla ventunesima si intendono soppresse.