Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 24 maggio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    ad oggi, secondo lo Stockholm international peace research institute, sono stati registrati conflitti armati attivi in almeno 39 Stati e, stando invece, al più recente Global Trends dell'UNHCR – che «traccia» le migrazioni forzate nel mondo basandosi su dati forniti dai governi, dalle agenzie partner e dai rapporti dell'organizzazione stessa – 82,4 milioni di persone nel mondo sono state costrette alla fuga da persecuzioni catastrofi climatiche e guerre. Si tratta di un dato complesso da calcolare, soprattutto se ci si vuole concentrare esclusivamente su chi è colpito dalle guerre, ma di sicuro un numero enorme e drammatico, di cui donne e bambine sono attualmente circa la metà;

    in questi contesti, le donne sono quelle che pagano il prezzo più alto: secondo l'Unhcr, una donna rifugiata o sfollata interna su cinque è stata oggetto di violenza sessuale. Difatti, in un mondo che non trova la pace, nelle zone di conflitto e di guerra è purtroppo notorio che aumentino le violazioni del diritto umanitario internazionale e a esser maggiormente colpite sono proprio le fasce più vulnerabili della popolazione: donne, minori, persone disabili e persone anziane. In particolare, le donne durante i conflitti sono state sistematicamente sottoposte a violenze e abusi sessuali e lo stupro di massa è stato utilizzato come arma di guerra e strumento di terrore verso la popolazione;

    gli effetti di uno stupro sono sempre devastanti per la vittima che lo subisce, ma, lo stupro come strumento di guerra, tuttavia, presenta delle peculiarità: in seguito a uno stupro, la vittima può contrarre delle malattie sessualmente trasmissibili o restare incinta, ma in zone di conflitto è quasi impossibile riuscire ad accedere a delle cure mediche adeguate o ricorrere a un aborto sicuro, inoltre le vittime di stupro di guerra rischiano di essere stigmatizzate e allontanate dalla famiglia. Restare incinte a causa di un soldato nemico significa, nell'ottica di guerra, partorire un nemico. Gli stupri di guerra, inoltre, sono spesso stupri di gruppo;

    ultimi, in linea temporale, giungono i racconti degli orrori della guerra in Ucraina, da cui stanno arrivando sempre più testimonianze di stupri compiuti perlopiù dai soldati russi su civili ucraini. Kateryna Busol, ricercatrice del centro studi inglese Chatham House ed esperta di diritto internazionale, ritiene che i casi di stupro potrebbero essere «molto più diffusi» di quanto emerso finora. Tra le altre cose, Busol si è occupata di documentare le violenze sessuali compiute sia nel Donbass, a partire dal conflitto tra i separatisti filorussi e le forze ucraine, sia in Crimea, dopo la sua invasione e successiva annessione russa, nel 2014. Era infatti già successo negli ultimi anni che dall'Ucraina arrivassero testimonianze di stupri compiuti da militari e miliziani di entrambe le parti, sia russi che ucraini. A raccogliere le testimonianze sono organizzazioni per i diritti umani e autorità locali, anche se, in guerra affrontare gli stupri — prevenirli da una parte, garantire assistenza alle vittime dall'altra — è ancora più difficile di quanto lo sia in tempo di pace;

   secondo i dati della procura generale ucraina sono, a oggi, 10.619 i crimini di guerra e di aggressione registrati da inizio conflitto in Ucraina, ma, riguardo agli stupri, soltanto poche tra le donne vittime di violenza sono psicologicamente e fisicamente in grado di testimoniare per le loro aggressioni sessuali, che rientrano anch'esse in questa categoria di reati. La possibilità che le donne (e anche gli uomini) parlino di violenza sessuale, in un qualsiasi contesto, dipende da una serie di fattori, tra cui elementi culturali e religiosi, l'esistenza di un'infrastruttura per la raccolta della documentazione e per l'indagine e la disponibilità di un supporto medico e psicologico per i sopravvissuti, che, in contesti caratterizzati da un tale livello di insicurezza come l'Ucraina oggi, rende la testimonianza e la raccolta di prove dello stupro molto complessa;

   l'Unione europea, le Nazioni Unite, diverse organizzazioni per i diritti umani, il segretario generale della Nato e il procuratore generale dell'Ucraina hanno tutti di recente chiesto di indagare su possibili crimini di guerra in Ucraina, compreso lo stupro, e offerto il loro aiuto in indagini di questo tipo. Pramila Patten, la rappresentante speciale del segretario generale che lavora per porre fine agli stupri in guerra, ha detto, durante la visita a Kiev: «I diritti delle donne non finiscono quando iniziano le guerre. I vostri corpi non sono (un) campo di battaglia e non devono mai essere trattati come parte del campo di battaglia»;

   la Procura di Bari ha aperto un'indagine su presunti crimini di guerra commessi da soldati russi su civili ucraini. Il fascicolo d'inchiesta barese è aperto a carico di ignoti per «collaborazione internazionale su crimini di aggressione». Fa seguito alla richiesta avanzata da Eurojust alle procure presso la Corte penale internazionale e nei diversi Stati membri di «conservare, analizzare archiviare le prove relative a crimini contro l'umanità commessi in Ucraina»;

   ulteriore capitolo, in questi racconti dell'orrore dalla guerra in Ucraina, sono le notizie che arrivano dalla Polonia, in merito alla possibilità di aborto per le profughe, spesso vittime di stupro, e per le quali, non poter abortire legalmente è un ulteriore choc. In Polonia, difatti, legalmente, si può abortire in due casi: in caso di violenza sessuale denunciata o nel caso in cui la donna rischi la vita. Ovviamente, l'attuale condizione di guerra, rende ancora più complesso poter denunciare la circostanza e di conseguenza abortire. Da notizie a mezzo stampa, sarebbero oltre trecento le donne ucraine che, in questi due mesi, si sono rivolte ad Abortion without border, associazione che aiuta le donne che vogliono interrompere la gravidanza in Polonia, e che sono state sono state aiutate ad avere o un aborto farmacologico o sono state portate nelle cliniche all'estero;

   l'Ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha registrato oltre 5,6 milioni di rifugiati ucraini il 90 per cento dei quali sono donne e bambini. Si tratta, finora, della più grande migrazione forzata di profughi interni e internazionali di questo nuovo secolo e millennio, il più grande e rapido spostamento di persone in Europa dalla fine dei conflitti nei Balcani;

   per garantire una immediata ed efficace risposta di accoglienza per i profughi che lasciano l'Ucraina, l'Unione europea ha attivato, per la prima volta, la direttiva 2001/55/CE per la «Protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati» del 2001. Questo sistema di protezione speciale, finora, non era mai stata applicata, e introduce una protezione immediata e temporanea sul tutto il territorio dell'unione, istituendo la connessione quasi automatica dell'asilo e, soprattutto, fornendo i permessi di soggiorno e lavorativi, di alloggio e accesso all'istruzione per i minori, oltre a considerare legami familiari o reti di supporto preesistenti, con procedure minime ed efficienti;

   anche in Italia, si è registrata una rapida risposta all'arrivo dei tanti profughi dall'Ucraina, sia istituzionale che di solidarietà privata — al 10 maggio, sono 112.098 le persone in fuga dal conflitto in Ucraina giunte fino a oggi in Italia, sul totale, 58.334 sono donne, 15.256 uomini e 38.508 minori. Il decreto del 28 marzo ha consentito che a ucraini e ad alcuni residenti in Ucraina prima del 24 febbraio sia stato rilasciato un permesso di soggiorno valido 1 anno, prorogabile per un altro anno, che consente l'iscrizione al Sistema sanitario nazionale e l'accesso al lavoro, allo studio e alle misure assistenziali e di accoglienza. Tra l'altro, prevede espressamente che l'iscrizione al Ssn, con la scelta del medico di base o del pediatra, sia possibile sin dalla presentazione della richiesta di protezione temporanea. Si sono regolate anche due situazioni particolari dei cittadini ucraini in Italia prima dell'invasione. Quelli con una pratica pendente per l'emersione del 2020 potranno tornare in Ucraina, prestare soccorso ai familiari, quindi rientrare in Italia. Quelli che, dopo il 24 febbraio 2022, hanno chiesto la cittadinanza italiana, sono esonerati, fino alla fine dell'emergenza, dal presentare l'atto di nascita e il certificato penale ucraino. La successiva ordinanza della Protezione civile ha tradotto le norme in un sistema di effettiva accoglienza diffusa, integrando servizi pubblici e privati;

   anche in Russia, moltissime donne subiscono le conseguenze della guerra, sia perché stanno piangendo i loro figli, i loro mariti, i padri, i fratelli caduti in combattimento, sia perché, da quando è cominciata l'invasione, il 24 febbraio, in Russia più di 15 mila persone sono state arrestate per aver partecipato a una manifestazione o a una veglia, pagando a caro prezzo il voler manifestare il proprio dissenso: donne che, sfidando pestaggi, arresti, vendette, stanno manifestando contro Putin e contro la guerra nelle piazze russe, o che come, a esempio, la direttrice del Meyerhold Center, il teatro statale di Mosca, Elena Kovalskaya, decidono di lasciare i loro incarichi in segno di protesta;

   la risoluzione n. 1325 su «Donne, Pace e Sicurezza», approvata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza dell'Onu il 31 ottobre del 2000, è stata la prima a menzionare esplicitamente l'impatto devastante della guerra sulle donne e il loro contributo nella risoluzione dei conflitti per una pace durevole. Essa, riconoscendo in particolare che le donne e i fanciulli rappresentano la popolazione più colpita dalle conseguenze di un conflitto armato e che le donne svolgono un ruolo fondamentale e imprescindibile nella prevenzione e risoluzione dei conflitti, nonché nelle attività di ricostruzione della pace, invita gli Stati membri ad assicurare una maggiore partecipazione delle donne a tutti i livelli decisionali, in particolare nei meccanismi di prevenzione, gestione e risoluzione delle crisi;

   già questo Parlamento, su iniziativa anche del Partito Democratico, aveva sentito la necessità di implementare concretamente la risoluzione n. 1325, approvando nel corso dell'esame della legge 30 dicembre 2020, n. 178, legge di bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023, un emendamento che ha previsto la spesa di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023, ai fini dell'attuazione del piano di azione in ottemperanza alla risoluzione n. 1325(2000) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (S/RES/1325), sulle donne, la pace e la sicurezza, e alle risoluzioni seguenti, comprese le azioni di promozione, monitoraggio e valutazione dello stesso piano nonché la formazione nel settore della mediazione e della prevenzione dei conflitti, e per le conseguenti azioni previste;

   il IV Piano di azione nazionale dell'Italia su donne pace e sicurezza 2020-2024 aggiornato anche sulla base dell'obiettivo 5 di Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile del Pianeta, ne rappresenta l'attuazione formale accanto all'applicazione di tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che hanno focalizzato il dramma delle violenze sessuali e stupri di guerra, quali la risoluzione 1820(2008), la risoluzione n. 1882 (per i diritti dei minori, 2009), le risoluzioni n. 1888 e 1889 (2009), riconoscendo il nesso tra sicurezza internazionale e violenza sessuale, in quanto quest'ultima, quando utilizzata come tattica di guerra, può esacerbare significativamente i conflitti armati e impedire il ripristino della pace e della sicurezza internazionale;

   inoltre, nello stesso Piano d'azione italiano, promossa dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, e implementato dallo IAI e dalla sezione italiana di Women in International Security (WIIS Italia), è nata, nel 2017, l'iniziativa per una Rete di donne mediatrici nell'area mediterranea, finalizzata a rispondere al bisogno di aumentare il numero di donne coinvolte nel lavoro di peacemaking e a facilitare l'assegnazione di incarichi a donne mediatrici a livello locale e internazionale. Il progetto è anche volto a ridurre le limitate capacità di fare rete nell'area Mediterranea, non interamente coperta dalle attuali reti di donne mediatrici. La Rete si adopererà anche per un approccio coerente stretta collaborazione con l'Onu e il registro degli e delle esperti/e mediatori/trici gestito dall'Undpa;

    desta preoccupazione il crescente numero di denunce di tratta di esseri umani, violenza sessuale, sfruttamento, stupro e abusi subiti da donne e bambini in fuga dall'Ucraina. Anche il Parlamento europeo ha chiesto all'Unione di proteggere le donne che fuggono dall'Ucraina dalla violenza e dalla tratta di esseri umani, e di garantire loro l'accesso ai servizi sanitari essenziali. E proprio la piattaforma di Anti-trafficking dell'Unione europea si è impegnata ad attuare e a dare seguito a un piano comune di contrasto della tratta per affrontare i rischi della tratta di esseri umani e sostenere le potenziali vittime tra coloro che fuggono dalla guerra in Ucraina. Il piano mira a sensibilizzare, rafforzare la prevenzione, potenziare le attività di contrasto e la risposta giudiziaria, nonché migliorare l'individuazione delle vittime e il sostegno loro offerto. Il piano riguarda anche la cooperazione a livello mondiale e con i Paesi terzi, in particolare la Moldava e l'Ucraina. La piattaforma di solidarietà è il principale meccanismo operativo e di coordinamento dell'Unione europea, istituito subito dopo l'inizio della guerra in Ucraina. Riunisce rappresentanti dei Paesi dell'Unione europea degli Stati membri associati Schengen, delle agenzie dell'Unione europea, delle autorità ucraine e di partner come l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e l'UNHCR;

    dalle immagini e cronache dai numerosissimi teatri di guerra aperti in Ucraina arrivano prove inequivocabili di una barbarie che richiama fortemente la necessità di tavoli di negoziato tra le Parti, sinora unanimemente definiti inadeguati e infruttuosi;

    l'impatto di questa guerra è incalcolabile sia in termini di tragedia umanitaria e sofferenze che in termini di recessione economica e sociale;

    se nascere donna è complicato in tutte le parti del mondo, vivere in determinati Paesi o essere costrette ad abbandonare tutto e cercare la salvezza in un'altra terra peggiora ulteriormente la condizione di donne e bambine,

impegna il Governo:

1) a promuovere, in tutti i consessi utili, l'inclusione delle donne nei processi di pace, oltre a favorire negoziati in cui gli aspetti legati alla parità di genere siano debitamente considerati in tutte le fasi dei processi, anche in considerazione delle numerose le militanti per i diritti umani e operatrici delle Ong umanitarie impegnate ai confini, così come le competenze femminili disponibili dentro e fuori le istituzioni che potrebbero essere utilizzate nella costruzione di scenari positivi di ritrovata sicurezza;

2) a sostenere, sia in ambito diplomatico che più prettamente giuridico, nell'ambito dell'azione congiunta con i partner, europei ed internazionali, la giustizia ucraina nel lungo e complesso percorso di ricostruzione e persecuzione dei crimini di guerra commessi nel proprio territorio, anche attraverso la raccolta sistematica di testimonianze dai tanti ucraini attualmente in Italia;

3) ad adoperarsi per promuovere ed implementare la Risoluzione n. 1325/ 2000 su «Donne, Pace e Sicurezza», approvata dal Consiglio di Sicurezza ONU all'unanimità, continuando nell'impegno assunto anche dal nostro Paese per la tutela delle donne, con particolare attenzione alle donne nei Paesi in conflitto, e in particolare al contesto ucraino;

4) a sostenere in tutte le sedi istituzionali il rafforzamento in maniera continuativa e durevole del ruolo delle donne nei processi di pace e in tutti i processi decisionali, accrescendo le sinergie col terzo settore e la società civile, e a promuovere la prospettiva di genere nelle progettualità della cooperazione allo sviluppo e di aiuto umanitario e a sostenere le associazioni locali e le associazioni di donne che operano per la pace e per i diritti umani per prevenire e contrastare ogni tipo di violenza e sopraffazione basata sul genere e la violenza sessuale;

5) a consolidare nel territorio italiano l'impegno dell'accoglienza e ad adottare iniziative per provvedere alla formazione di chiunque operi nel mantenimento della pace, sia per quanto riguarda la protezione, i diritti e le necessità specifiche delle donne che per quanto concerne l'importanza della loro partecipazione attiva in tutti i processi di mantenimento e consolidamento della pace;

6) ad adottare iniziative per intensificare, insieme ai partner europei e nell'ambito di una maggiore sinergia, la lotta volta a identificare e perseguire le reti di trafficanti che approfittano dello sfruttamento sessuale delle donne rifugiate, rafforzando le attività di contrasto e la risposta giudiziaria alla tratta, migliorandone l'individuazione tempestiva, nonché il sostegno e la protezione delle vittime e affrontando i rischi della tratta nei Paesi terzi, in particolare Ucraina e Moldova, anche fornendo alle stesse donne un trasporto sicuro e coordinato tra Stati membri;

7) ad adoperarsi, nell'ambito dei rapporti diplomatici bilaterali e multilaterali nelle competenti sedi europee, per garantire il pieno rispetto dei diritti fondamentali dell'Unione in Polonia, quale anche quello delle donne all'aborto, garantendo comunque l'accesso alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi – in particolare la contraccezione di emergenza e l'assistenza all'aborto anche per le vittime di stupro, oltre alle cure ostetriche – sostenendo una buona salute sessuale delle donne profughe, anche integrando i kit per la salute destinati all'Ucraina e ai Paesi ospitanti, con dispositivi in materia di salute sessuale e riproduttiva;

8) ad adottare iniziative per ampliare l'esperienza della Rete di donne mediatrici nell'area mediterranea anche al contesto ucraino, in quanto le donne mediatrici possono portare conoscenze strategiche e contribuire alla risoluzione dei conflitti e a una pace duratura;

9) ad adoperarsi, in sede europea e nei rapporti internazionali, per promuovere una policy di accoglienza integrata anche per i cittadini e le cittadine che scappano dalla Russia e per concedere lo status di rifugiato internazionale per coloro che ne avrebbero i requisiti.
(1-00655) «D'Elia, Serracchiani, Berlinghieri, Quartapelle Procopio, Avossa, Boldrini, Bonomo, Braga, Bruno Bossio, Cenni, Ciagà, Ciampi, Critelli, De Luca, Di Giorgi, Fassino, Fragomeli, Gribaudo, Ianaro, La Marca, Morani, Mura, Palazzotto, Rossi, Rotta, Sani, Siani, Verini».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    trent'anni fa si consumava la strage di Capaci: Cosa Nostra posizionava 500 chilogrammi di tritolo su un tratto dell'autostrada A29 e li faceva brillare togliendo la vita al magistrato antimafia Giovanni Falcone, a sua moglie Francesca Morvillo e agli uomini della sua scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro;

    le numerose iniziative organizzate quest'anno per ricordare il trentennale della morte di un vero e proprio simbolo della lotta alla Mafia hanno visto l'utilizzo del celebre scatto del fotoreporter Tony Gentile del 27 marzo 1992 (cioè di poche settimane prima della strage di Capaci), con il quale venivano immortalati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino mentre ridono e scherzano fra loro, nonostante il peso delle minacce, delle tensioni e delle insidie di quegli anni;

    l'istante catturato dal giovane fotoreporter del Giornale di Sicilia rappresenta una vera e propria icona della lotta alla Mafia ed è stata utilizzata in innumerevoli modi e occasioni, da ultimo anche dalla Zecca di Stato, per il conio di una speciale moneta da 2 euro, commemorativa del 30° Anniversario della scomparsa di Falcone e Borsellino;

    proprio per il suo valore indiscusso, nel 2017 Tony Gentile ha fatto causa alla Rai per l'utilizzo non autorizzato e non retribuito della predetta fotografia: in primo grado il Tribunale di Roma ha dato ragione alla Rai, ravvisando in essa l'assenza di originalità e dunque reputandola, non un'opera di ingegno, ma una «semplice fotografia», per la quale si prevede la decadenza, entro 20 anni, dei diritti di sfruttamento economico da parte dell'autore;

    gli articoli 144 e seguenti della legge sul diritto d'autore (legge 22 aprile 1941, n. 633), infatti, affermano che fra le «opere d'arte» rientrano anche le fotografie, purché vi sia il carattere dell'originalità, e che il relativo diritto dura per tutta la vita dell'autore e per settant'anni dopo la sua morte; mentre il diritto di esclusiva dell'autore di «semplici fotografie» dura, ai sensi dell'articolo 92, solo vent'anni;

    la Corte di appello di Roma, con sentenza del 19 novembre 2021, ha rigettato l'appello di Tony Gentile e proprio in questi giorni risulta pendente il termine di impugnazione in Cassazione;

    il depauperamento della proprietà intellettuale dei fotografi contemporanei è fenomeno noto, odioso e ampiamente diffuso, soprattutto grazie all'utilizzo di piattaforme digitali che rendono estremamente gravosa la verifica del rispetto dei diritti d'autore, ma in questo caso il pregiudizio subito da Tony Gentile nel corso degli anni (per un utilizzo disinvolto e spesso non tributato all'autore di un'immagine che è ormai parte integrante del patrimonio storico e culturale del Paese) appare ancora più ampio;

    proprio per tale ragione appare da scongiurare l'ipotesi che un'immagine sì importante possa diventare una res nullius. Il venire meno del diritto d'autore per «opera d'arte» e l'impossibilità di addivenire a una dichiarazione d'interesse culturale ai sensi dell'articolo 13 del Codice dei beni culturali (decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42) – che esclude essa possa intervenire per opere di autore vivente o di esecuzione infra-settantennale – infatti espone l'immagine-simbolo della lotta alla Mafia alla mercé dei più disparati utilizzi, mettendo in pericolo e danneggiando tanto il suo autore quanto il patrimonio simbolico che esso racchiude,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative legislative necessarie a scongiurare il verificarsi di vere e proprie lacune normative e di tutela fra l'esaurirsi del diritto d'autore e la maturazione dell'interesse culturale, nonché ad adoperarsi affinché la fotografia scattata da Tony Gentile, di Falcone e Borsellino, non venga considerata una fotografia qualunque, ma se ne riconosca il pieno valore storico, simbolico e istituzionale.
(7-00843) «Anzaldi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   TRANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   tra i numerosi atti di sindacato ispettivo rimasti senza risposta nella XVIII legislatura ve ne sono numerosi (n. 4-04692, n. 4-06554, n. 4-11112) che riguardano il «sistema Acqualatina»;

   nel 2017 è stato stanziato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento di protezione civile, un finanziamento per l'emergenza idrica in favore del Lazio per 19 milioni di euro e nominato commissario il presidente Nicola Zingaretti; 6,2 milioni di euro sono stati destinati all'Ato 4, mentre veniva individuata la società Acqualatina spa quale soggetto attuatore;

   il piano veniva successivamente rimodulato introducendo un campo pozzi per 880.000 euro;

   in data 5 ottobre 2017, il comune di Formia annunciava la sottoscrizione di un compromesso tra Acqualatina e alcuni privati per la realizzazione di due nuovi pozzi in località Acervara;

   tale operazione avrebbe dovuto portare all'immissione in rete di 100 l/s nell'immediato ed entro la primavera del 2018 i pozzi sarebbero diventati sei, per un'immissione in rete di 300 l/s;

   in data 9 gennaio 2020, Acqualatina ha consegnato alla prefettura un piano di investimenti da cui risultano realizzati solo due pozzi per 40/45 lt/s e 10/15 lt/s, e previsti altri due per 80 lt/s mentre il 7 ottobre 2021 è stato pubblicato l'avviso della richiesta di concessione per n. 4 pozzi ed un emungimento massimo di 100 lt/s;

   secondo quanto dichiarato dal responsabile della Sto dell'Ato 4 durante la puntata del 17 aprile 2022 del programma «Mi manda Rai 3», i pozzi scavati dalla società sarebbero al momento solo quattro, mentre l'autorizzazione sanitaria per il riversamento in rete dell'acqua emunta non sarebbe ancora stata rilasciata; inoltre non sussisterebbe alcun problema circa la formazione del «cuneo salino», mentre dalle conclusioni della relazione del professor Sappa si evince che i pozzi possono «costituire una importante riserva straordinaria, da utilizzare per limitati periodi di tempo» tanto che la società sta programmando un investimento di 18 milioni di euro per portare l'acqua da Fondi;

   di particolare rilevanza sono inoltre le affermazioni del giornalista d'inchiesta Sergio Rizzo, che nella trasmissione citata ha definito Acqualatina spa come «caso di scuola» di intromissione della politica, tanto che dal 2006 al 2010 la presidenza è stata ricoperta da un senatore della Repubblica in carica;

   Acqualatina, tramite la regione Lazio e con il beneplacito dell'Egato 4, è stata in questi anni il terminale di cospicui finanziamenti, ma, ciononostante, la rete idrica è tra le più disastrate e le tariffe tra le più care d'Italia;

   altri fondi consistenti potrebbero arrivare in seguito alla presentazione di proposta a valere sulle misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, tra cui vi sono gli essiccatori di Aprilia e Minturno, quest'ultimo previsto nelle vicinanze dell'area archeologica nazionale del Teatro romano, senza che la soprintendenza abbia espresso alcun parere –:

   di quali informazioni disponga la Presidenza del Consiglio, considerando che sono trascorsi quasi 5 anni dall'emergenza e che i 19 milioni di euro di cui in premessa risultano, dal quadro sintetico pubblicato sul sito della protezione civile, interamente erogati e trasferiti al commissario delegato e se non intenda disporre verifiche sui progetti concordati;

   se, il Ministro della transizione ecologica, alla luce degli atti di sindacato ispettivo richiamati, e dei fatti esposti in premessa non intenda promuovere iniziative normative volte a correggere le distorsioni causate ai consumatori dai meccanismi di individuazione degli incarichi amministrativi nei gestori delle risorse idriche;

   se il Ministro della cultura, considerando il precedente tentativo fallito di avviare un impianto Turbogas, sempre nelle vicinanze del Teatro romano di Minturnae, non intenda avviare iniziative urgenti in base alle proprie competenze.
(4-12173)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta immediata:


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane il Presidente del MoVimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha dichiarato a più riprese la contrarietà del suo partito all'invio di armi all'Ucraina: «il MoVimento 5 Stelle si è dichiarato favorevole ad aiutare militarmente l'Ucraina sin dall'inizio, ma è stata una decisione molto sofferta (...) dopo tre invii di armi, l'Italia ha già dato il suo contributo. Ora deve impegnarsi per sforzi diplomatici più intensi, si deve evitare un'escalation militare»;

   in tal senso il MoVimento 5 stelle si è espresso anche nell'ambito dell'informativa urgente resa dal Presidente del Consiglio dei ministri giovedì 19 maggio 2022, nell'aula della Camera dei deputati: «Dopo tre decreti sull'invio di mezzi e strumenti di difesa militare, riteniamo indispensabile, Presidente, un confronto politico per analizzare i risultati oggi raggiunti e disegnare in modo unitario un nuovo quadro di intervento»;

   la linea di Governo stabilita a inizio marzo 2022 sulla guerra all'Ucraina prevedeva un sostegno politico, economico e militare alla difesa di Kiev e la risoluzione, a prima firma del capogruppo del MoVimento 5 stelle alla Camera dei deputati Davide Crippa e sottoscritta da tutti i partiti approvata il 1° marzo 2022 dall'Assemblea della Camera dei deputati, ha impegnato il Governo alla «cessione di apparati e strumenti militari che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione»;

   in una recente intervista al quotidiano spagnolo El Pais il Presidente Conte ha smentito l'ipotesi di una diversità di vedute con il Ministro interrogato, anch'egli esponente di spicco del MoVimento 5 Stelle, affermando che: «Anche il Ministro degli esteri sta lavorando in questa direzione ed è convinto degli sforzi diplomatici per arrivare a un cessate il fuoco» –:

   quale sia la posizione del Ministro interrogato rispetto all'invio di ulteriori armamenti all'Ucraina.
(3-02985)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   nelle giornate dal 5 all'8 maggio 2022 a Rimini si è tenuta la tradizionale adunata nazionale dell'Associazione nazionale alpini;

   nell'occasione sono emerse oltre 500 denunce di donne che hanno testimoniato di essere state vittime di molestie fisiche e verbali da parte di partecipanti alla manifestazione;

   è del tutto evidente dalle cronache locali e nazionali quanto questa rischi di essere solo la punta di un iceberg, all'interno di un contesto caratterizzato da una diffusa cultura maschilista e patriarcale, la cui emersione è certo favorita da eventi che vedono la concentrazione di centinaia di migliaia di uomini;

   molti fra gli episodi peggiori coinvolgono donne lavoratrici, impiegate soprattutto in bar e locali pubblici, costrette a subire la violenza di atteggiamenti machisti come se fosse una condizione connaturata alla mansione e spesso ricattate dalla precarietà della condizione contrattuale;

   nei giorni successivi alle denunce abbiamo assistito anche a diffusi tentativi di delegittimazione delle vittime e delle associazioni che ne hanno accompagnato l'emersione, accusate da più parti di non essere attendibili, se non addirittura di agire spinte da motivazioni ideologiche;

   c'è chi si è spinto a teorizzare che una molestia diventi tale solo se denunciata formalmente alle autorità competenti, come se non valessero a comprendere un contesto, le diffuse testimonianze di una situazione intollerabile –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per garantire che in futuro, in occasioni come quella esposta in premessa, le città non diventino per intere giornate territori a rischio per la libertà e la dignità delle donne, con particolare riferimento alle lavoratrici, al di fuori di ogni controllo dell'ordine pubblico;

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di supportare le associazioni e le donne che, ancora in questi giorni, stanno coraggiosamente denunciando il clima irrespirabile vissuto a Rimini nei giorni dell'adunata nazionale dell'Associazione nazionale alpini, rompendo una cappa di conformismo e inaccettabile silenzio che si era venuta a creare, ai limiti della condiscendenza.
(4-12164)


   MURONI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 19 maggio 2022 alle 6.30, tre attivisti di Fridays For Future Milano sono stati perquisiti nelle proprie abitazioni «da 18 carabinieri – 6 ognuno – a seguito di un mandato di perquisizione» recita un un comunicato dell'associazione ambientalista. A marzo durante un'azione organizzata in vista dello sciopero per il clima del 25 marzo 2022 era stato scritto con una bomboletta spray presso la sede di Centrex, controllata di Gazprom, «Il gas fossile uccide». Così è partita la denuncia per imbrattamento e «sabotaggio con fumogeni». A quasi due mesi di distanza è arrivata la perquisizione dei carabinieri per i tre attivisti, due ragazzi e una ragazza:

   l'azione riguarda «un ambito di contestazione di natura politico e sociale». Così sono state perquisite, le loro case, sequestrati telefonini e bandiere, ma soprattutto, a uno dei tre, racconta la portavoce di Fridays, non direttamente interessata dall'azione dei carabinieri, «è stato chiesto di spogliarsi e fare dei piegamenti, un'azione che non riusciamo a spiegarci». I ragazzi raccontano di essere stati trattati con un atteggiamento intimidatorio;

   secondo il decreto, oltre a essere state imbrattate le pareti della controllata di Gazprom con la scritta, sarebbero state oscurate le telecamere di sorveglianza con l'accensione di un fumogeno nell'ambito di un'azione organizzata il 19 marzo 2022 in vista dello sciopero nazionale per il clima da Studenti tsunami e dal centro sociale Lambretta;

   il gruppo Centrex era finito anni fa al centro delle polemiche perché sospettato di essere il veicolo societario privato attraverso il quale si è permesso l'ingresso in Europa di Gazprom, al fianco di Eni. Il gruppo Centrex è controllato direttamente da Gazprom con a capo della filiale italiana Elena Burmistrova, una delle più importanti manager di Stato in Russia, come riportato in un articolo pubblicato, il 19 maggio 2022, sul quotidiano online «Domani»;

   gli attivisti chiedono lo stop del gas russo, e denunciano che l'Eni ha ceduto alla richiesta di Gazprom per l'apertura di due conti per l'acquisto in rubli del metano: «L'Europa ha continuato ad acquistare 0 combustibili fossili da Gazprom, finanziando direttamente la guerra in Ucraina e le aggressioni militari russe»;

   si evidenzia che «Il movimento globale Fridays For Future, nell'esprimere il proprio supporto agli attivisti coinvolti, evidenzia l'intento intimidatorio delle operazioni». Loro puntano il dito sul fatto che l'azione sia arrivata a così tanta distanza di tempo e con metodi che loro definiscono sovradimensionati: «La ricerca di prove tramite perquisizione avviene attraverso un dispiegamento delle forze dell'ordine sovradimensionato rispetto alla pericolosità degli attivisti»;

   secondo gli attivisti di Fridays For Future quello che è accaduto ha lo scopo di scoraggiare le loro azioni di dissenso e chiedono al Governo «di interrompere i rapporti commerciali con Gazprom per l'acquisto di gas russo, un potente climalterante che minaccia non solo gli equilibri geopolitici, ma anche climatici di tutto il mondo» e con cui «finanziamo la guerra»;

   Fridays For Future ha annunciato una nuova protesta presso la sede della società e «Invitiamo tutti e tutte a condividere il nostro comunicato e a una conferenza stampa alla sede di Gazprom a Milano sabato 21 maggio alle ore 15 in solidarietà agli attivisti colpiti e per denunciare gli accordi commerciali tra il nostro paese e la multinazionale russa» –:

   quali iniziative si intendano intraprendere, per quanto di competenza, per verificare i comportamenti tenuti nei confronti degli attivisti secondo quanto sopra riportato;

   quali iniziative si intendano intraprendere per aprire un tavolo di dialogo e confronto con gli attivisti di Fridays For Future affinché vengano ascoltate le loro legittime richieste riportate in premessa.
(4-12172)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la disciplina relativa all'applicazione dell'imposta municipale propria agli immobili posseduti in Italia dai cittadini europei residenti all'estero ha subito negli anni molte modifiche;

   le modifiche, hanno sempre avuto natura provvisoria e parziale e sempre con riferimento ai titolari di pensione, italiani o esteri che possiedano un immobile in Italia;

   dopo le diverse previsioni normative susseguitesi, si è giunti a quella attuale che prevede, per il 2022, che l'imposta sia ridotta al 37,5 per cento sull'unico immobile posseduto in Italia, a titolo di proprietà o usufrutto, da non residenti titolari di pensione estera, purché lo stesso non sia locato o dato in comodato d'uso;

   sarebbe opportuno, tuttavia, in un prossimo provvedimento, prendere in considerazione tutti i proprietari di immobili, cittadini europei, residenti al di fuori del territorio italiano, e con riferimento alla proprietà di una sola abitazione, almeno per quegli immobili situati nei piccoli comuni che abbiano una popolazione non superiore ai 15.000 abitanti, che non siano utilizzati e non locati o dati in comodato d'uso;

   a tale riguardo si rappresenta come una tale previsione andrebbe a esentare soggetti che, pur possedendo un immobile in Italia, non ne usufruiscono, non ne traggono vantaggio economico né cedono ad altri tale vantaggio e sono costretti, anche a causa delle consistenti incongruenze derivanti dalla mancata riforma del catasto, con estimi che spesso superano il reale valore di mercato degli immobili, a sostenere spese ingenti, soltanto per mantenere un'unità abitativa che sperano, forse, in futuro di tornare ad utilizzare;

   una eventuale previsione legislativa che andasse nel senso indicato consentirebbe anche di fornire tutela alle aree rurali, ai borghi e ai piccoli comuni, la cui valorizzazione è anche oggetto di ampi interventi previsti nel Pnrr, e porterebbe a favorire nuovi e importanti flussi di turismo di ritorno –:

   ove una nuova norma primaria prevedesse di esentare dal pagamento dell'imposta municipale propria di cui all'articolo 1, commi da 738 a 783, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, quei soggetti che, cittadini europei non residenti in Italia, possiedono a titolo di proprietà o usufrutto una sola unità immobiliare a uso abitativo, non locata o data in comodato d'uso e ubicata nel territorio di un comune italiano con popolazione non superiore ai 15.000 abitanti, da adibire ad abitazione principale, quali sarebbero i maggiori oneri che si produrrebbero annualmente a carico della finanza pubblica cui si dovrebbe provvedere.
(5-08164)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   nel prossimo mese di giugno 2022 si terranno le elezioni per il rinnovo del Consiglio dell'Ordine degli Ingegneri di Roma per il quadriennio 2022/2026, uno dei più numerosi ordini professionali d'Europa che annovera oltre 22.000 iscritti, ma le vicende occorse negli ultimi cinque anni e che, nell'indifferenza generale, non riescono a trovare una definitiva risoluzione rischiano di minare la legittimità anche delle prossime operazioni di voto;

   in data 6 marzo 2017, i reclamanti impugnavano il risultato delle elezioni svolte nel febbraio dello stesso anno allegando che l'ingegnere in questione era stata eletta per tre mandati, ricoprendo la carica di vicepresidente, consigliere Segretario e presidente nei mandati consecutivi 2005-2009, 2009-2013 e 2013-2017, sicché il mandato 2017-2021 sarebbe stato il quarto mandato consecutivo;

   secondo il Consiglio nazionale degli ingegneri, però, per il mandato 2005-2009 era intervenuta decisione consiliare di annullamento delle operazioni elettorali (n. 4/2007), con la conseguenza che lo stesso non potesse «essere utilmente computato nel novero dei mandati consecutivi di cui all'articolo 2 comma 4 del D.P.R. 169/2005, come modificato dall'articolo 2, comma 4-septies decreto-legge 2010/225», atteso che l'«annullamento della procedura elettorale, travolgendo ontologicamente il legittimo insediamento del Consiglio dell'Ordine, impedisce l'effettiva consumazione del mandato da parte dei consiglieri eletti nella tornata. Tale mandato va considerato tamquam non esset in accordo alla natura giuridica dell'annullamento»;

   in riforma della decisione di prime cure del Consiglio nazionale degli ingegneri, la Corte di Cassazione con la sentenza n. 39375/21 del 10 dicembre 2021, si è pronunciata sancendo l'illegittimità dell'elezione del Presidente dell'Ordine degli ingegneri di Roma, per superamento del numero massimo di mandati consecutivi ricopribili in seno ad un ordine professionale e rinviando la causa «al Consiglio Nazionale degli Ingegneri in diversa composizione»;

   pronunciandosi per la prima volta in relazione all'Ordine degli ingegneri, la Suprema Corte ha ribadito l'illegittimità dell'elezione di un consigliere al suo quarto mandato, affermando che debbano essere computati ai fini del calcolo tutti i mandati svolti anche se interrotti da commissariamento e che siano rilevanti anche i mandati svolti a seguito di elezioni le cui operazioni elettorali siano state successivamente annullate;

   in particolare, la Corte, in aderenza ad un proprio consolidato orientamento, ha privilegiato la sostanza a discapito della forma, dando risalto alla circostanza oggettiva dello svolgimento del mandato per almeno la metà della durata prevista, in linea con la giurisprudenza affermatasi in materia di elezione dei sindaci degli enti locali e di alcune pronunce rese nei confronti di altri ordini professionali (Avvocati e Commercialisti);

   nonostante la pronuncia della Cassazione, il Consiglio nazionale degli ingegneri non provvedeva a darvi ottemperanza, tanto che uno dei ricorrenti, con missiva del 5 aprile 2022, sollecitata con successiva nota del 16 maggio 2022, diffidava il Consiglio «alla definizione del giudizio di riassunzione e al conseguente ripristino di legalità nel meccanismo rappresentativo così come disposto dalla Cassazione», denunciando, in particolare come «detta situazione di “stasi” oltre a non rispettare il pronunciamento della Suprema Corte, sta arrecando non solo un concreto pregiudizio agli interessi dello scrivente, ma anche al corretto funzionamento del Consiglio dell'Ordine degli Ingeneri di Roma, procrastinando ulteriormente una composizione del Consiglio sancita come illegittima fin dal 2017 dalla Suprema Corte, avuto riguardo alla permanenza in carica dell'attuale Presidente»;

   lo stesso Ministero in indirizzo, intervenuto sulla vicenda, nell'ambito dei suoi poteri di vigilanza sugli ordini professionali, al fine di assicurarne il corretto funzionamento, con nota del 6 maggio 2022, rilevava che «questa Direzione generale ritiene che codesto Consiglio sia in ogni caso tenuto a dare pronta esecuzione alla sentenza della Cassazione nell'attuale e unica composizione possibile, eventualmente valutando l'opportunità di sostituire il componente relatore. [...] In conclusione, pur rimettendo ogni questione alla autonoma valutazione di codesto organo, a parere di questo ufficio sussiste un obbligo giuridico di dare immediata esecuzione alla sentenza della Corte di Cassazione, rinviando eventualmente ai successivi gradi di giudizio ogni profilo inerente la validità e correttezza della pronuncia, con particolare riferimento alla legittimità costituzionale della normativa in materia di composizione dell'organo giurisdizionale, posto che – come statuito più volte dalla giurisprudenza di legittimità – i collegi che svolgono funzioni giurisdizionali sono assoggettati all'obbligo di giudicare in posizione di terzietà ed indipendenza, sì da non poter conoscere due volte della medesima res iudicanda»;

   nonostante ciò, per quanto consta all'interpellante, ad oggi il Consiglio nazionale degli ingegneri non ha ancora provveduto a dare corso alla decisione della Corte di Cassazione, nella speranza, probabilmente, di sanare tale situazione di certificata illegittimità con le prossime elezioni di giugno 2022 –:

   accertata la veridicità e gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere a riguardo;

   se non ritenga vi siano i presupposti per un commissariamento del Consiglio dell'Ordine degli ingegneri di Roma e del Consiglio nazionale.
(2-01526) «Rampelli».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI e FRATE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   all'interno della casa di reclusione di Porto Azzurro «De Santis» si trova l'antica Chiesa di San Giacomo Apostolo Maggiore, in corso di completa ristrutturazione, per la quale il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha assicurato una copertura finanziaria nella misura del 30 per cento dell'ammontare presunto dei costi complessivi di ristrutturazione;

   allo stato, sono in corso di svolgimento i lavori all'interno della Chiesa con la progettazione di un restauratore indicato dalla Soprintendenza e mediante la mano d'opera di detenuti;

   al fine di rendere presentabile la Chiesa e completare i lavori è necessario sistemare il suo frontale e, a tal fine, la Direzione generale del personale e della formazione del D.a.p. ha assicurato un finanziamento previa presentazione di una perizia per il restauro conservativo;

   il computo metrico e lo studio di fattibilità tecnica, ai quali si è peraltro provveduto gratuitamente, sono stati trasmessi alla suddetta direzione generale del direttore della casa di reclusione;

   si consideri, peraltro, che: (i) a fronte di un preventivo stilato nel 2020 dal Provveditorato interregionale alle opere pubbliche Toscana-Umbria di circa un milione di euro per la ristrutturazione complessiva della Chiesa, il costo necessario per l'intervento sul frontale della Chiesa è stato determinato; sulla scorta di una perizia estimativa, in circa 116 mila euro Iva esclusa; (ii) i lavori di ristrutturazione del tetto sono stati già eseguiti senza oneri per l'amministrazione, in quanto finanziati dalla Fondazione terzo pilastro per mezzo di un Comitato cittadino;

   tanto premesso, ad avviso degli interroganti è necessario che la menzionata direzione generale accordi effettivamente il preannunciato finanziamento, e provveda, al contempo, alla nomina di un responsabile unico del procedimento, affinché sia portata a compimento la ristrutturazione in corso, in modo da permettere una piena valorizzazione della Chiesa sia sotto il profilo trattamentale sia sotto il profilo storico-artistico e turistico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica espressa e quali iniziative intenda adottare in proposito.
(5-08158)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   l'articolo 201, comma 4, del codice della strada, rubricato «notificazione delle violazioni», dispone che «le spese di accertamento e di notificazione sono poste a carico di chi è tenuto al pagamento della sanzione amministrativa pecuniaria» e, in sostanza, consente di addebitare al trasgressore sia le spese di notifica che quelle di accertamento delle violazioni del codice della strada;

   attualmente, sulla base di quanto disposto dall'Agcm (delibera n. 469/19/Cons) la tariffa complessiva per le spese di notifica degli atti giudiziari e fissata in modo forfettario in 9,50 euro e comprende i costi delle comunicazioni connesse (CAN e CAD), mentre per le spese di accertamento, allo stato, non esistono criteri oggettivi di quantificazione fissati dal legislatore e ogni ente agisce secondo la sua piena discrezionalità, spesso perpetrando evidenti abusi;

   secondo quanto riferito dall'Autorità garante per la concorrenza e il mercato alla Commissione parlamentare di inchiesta per la tutela dei consumatori e degli utenti «dall'analisi di alcune delibere di giunta comunale di vari comuni, emerge che ciascuno, nella parte dedicata alla determinazione di tali spese, include le più svariate e diverse voci, quali: costi di stampa, postalizzazione, costi di acquisto e manutenzione dei palmari per la rilevazione delle infrazioni, manutenzione delle apparecchiature e del software di gestione del servizio, moduli autoimbustanti, redazione delle distinte delle raccomandate, visure alle banche dati della Motorizzazione civile eccetera. In taluni casi, la discrezionalità dei comuni denota come gli stessi sono giunti anche a duplicare varie voci di spesa. Ad esempio, un comune include sia i costi di stampa, sia quelli per cartucce e nastri stampanti. Ne è prova che mentre alcuni comuni ritengono sufficiente quantificare le spese di accertamento in 2,50 euro, vi sono vari comuni che richiedono addirittura 10 euro»;

   sempre secondo Agcm «la discrezionale definizione di tali spese, a livelli talvolta elevati, si traduce in uno sfruttamento della posizione di debolezza del consumatore/cittadino, che è costretto a pagarle per espressa previsione di legge (Cfr. articolo 201, comma 4, del codice della strada) senza poterne contestare il quantum in alcuna sede» –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative volte a recepire l'indicazione della suddetta autorità, secondo la quale «è assolutamente necessario predeterminare normativamente l'ammontare di un costo standard valido per tutti comuni, ispirato a criteri di ragionevolezza, reale correlazione ai costi, trasparenza e non discriminazione degli utenti».
(2-01524) «Baldelli».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRAGA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'importanza della ferrovia e del trasferimento modale gomma-ferro ai fini del conseguimento degli obiettivi dell'Agenda 2030 e del Patto Verde Europeo sono pienamente sostenuti dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e peraltro recepiti nella proposta dell'Italia di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) già trasmesso alla Commissione europea il 30 aprile 2021;

   per l'Italia poi investire risorse nel settore ferroviario e nelle sue infrastrutture sia per il traffico passeggeri che delle merci – anche nei collegamenti transfrontalieri – favorisce il superamento di disparità socio-territoriali, lo sviluppo dell'intermodalità, la connessione di porti e aeroporti con il cuore dell'Europa, così come l'aumento della competitività delle nostre imprese e la connettività del sistema logistico intermodale nazionale. E questa azione, secondo stime già pubblicate, permette inoltre un abbattimento di 2,3 milioni di tonnellate annue di emissioni di CO2;

   risulta da articoli apparsi sulla stampa locale e nazionale che Italia e Confederazione Elvetica abbiano avviato delle consultazioni per arrivare al potenziamento dell'importante tratta internazionale ferroviaria Milano-Zurigo e che per la copertura del percorso in tre ore, con un risparmio sull'orario vigente di 20 minuti, sia necessaria la realizzazione di un terzo binario tra le stazioni di Camnago e Cantù;

   nella tratta italiana la citata relazione ferroviaria prevede fermate a Monza e Como S. Giovanni. In territorio svizzero quelle di Chiasso, Lugano, Bellinzona, Arh-Goldau, Zug –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della questione sopradescritta e quali siano gli intendimenti circa la realizzazione di un terzo binario tra Camnago e Cantù al fine di velocizzare il raggiungimento del valico ferroviario tra Italia e Svizzera e quindi il tempo di percorrenza tra Milano Centrale e Zurigo Hbf.
(5-08156)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 14 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, cosiddetto «Decreto Rilancio» ha disposto un rafforzamento delle agevolazioni «Ecobonus» e «Sismabonus»;

   il decreto ministeriale n. 24 del 9 gennaio 2020, contenente le linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni nonché le modalità per l'attestazione, entrato in vigore il 16 gennaio 2020, ha modificato il precedente decreto ministeriale n. 58 del 2017, rendendo la disciplina di quest'ultimo meno rigida. Nello specifico, le modifiche riguardano le modalità di accesso al bonus, in particolare si prevede che l'asseverazione del progettista possa essere presentata in un momento successivo al titolo abilitativo, ma comunque prima dell'avvio dei lavori;

   il citato decreto non precisa che la norma sia valida anche per il pregresso, non prevede un'applicazione retroattiva delle nuove regole. Di conseguenza, l'Agenzia delle entrate, a seguito delle numerose istanze di interpello ricevute, ha sostenuto che l'asseverazione tardiva è consentita solo se il titolo abilitativo sia stato presentato dopo il 16 gennaio 2020; in caso contrario non ha luogo l'agevolazione;

   in altri termini, l'Amministrazione finanziaria applica ex nunc le detrazioni fiscali ed in particolare quelle riguardanti il «Superbonus», distinguendo a seconda che le istanze siano state formalizzate prima o dopo l'entrata in vigore del citato decreto n. 24 del 2020;

   numerose segnalazioni giungono da cittadini ai quali viene negato l'accesso alle agevolazioni fiscali riguardanti il «Sismabonus», nonostante le attestazioni del miglioramento del rischio sismico siano valide ma trasmesse prima del 16 gennaio 2020 e successivamente alla data di presentazione del titolo abilitativo, generando, di fatto, una disparità di trattamento tra i contribuenti esclusivamente sulla base temporale di presentazione della documentazione –:

   se non si ritenga doveroso un intervento risolutivo per fornire chiarimenti rispetto alla corretta interpretazione del decreto ministeriale n. 24 del 2020;

   se si ritenga opportuno adottare iniziative idonee al fine di prevedere l'applicazione del citato decreto ministeriale n. 24 del 2020 alle istanze presentate in data antecedente al 16 gennaio 2020, in modo da non creare situazioni che determinino una disparità di trattamento.
(4-12163)

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:


   MOLINARI, BELOTTI, BITONCI, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, BELLACHIOMA, CLAUDIO BORGHI, CESTARI, COMAROLI, FRASSINI, PATASSINI, PATERNOSTER, BORDONALI, DI MURO, FOGLIANI, IEZZI, INVERNIZZI, RAVETTO, STEFANI, TONELLI, ZIELLO, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATELLI, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio per il 2020 era stata prevista, per ciascuno degli anni dal 2020 al 2024, l'assegnazione ai comuni, nel limite complessivo di 500 milioni di euro annui, di contributi per investimenti destinati ad opere pubbliche, in materia di efficientamento energetico, messa in sicurezza di strade ed edifici pubblici, abbattimento delle barriere architettoniche;

   i dati sui lavori delle opere finanziate andavano inseriti dai comuni nel sistema di «monitoraggio delle opere pubbliche– Mop» della «Banca dati delle pubbliche amministrazioni–Bdap»;

   l'inizio lavori per i contributi del 2020 era fissato entro il 15 novembre 2020, mentre per quelli del 2021 entro il 31 dicembre 2021;

   l'assegnazione era prevista per il 50 per cento previa verifica dell'avvenuto inizio dell'esecuzione dei lavori attraverso il sistema di monitoraggio, per il 45 per cento previa trasmissione al Ministero dell'interno del certificato di collaudo o del certificato di regolare esecuzione e per il restante 5 per cento previa verifica della completa alimentazione del sistema di monitoraggio;

   migliaia di comuni stanno ricevendo una comunicazione dalla direzione centrale della finanza locale in cui si comunica l'avvio del procedimento amministrativo per la revoca del finanziamento ricevuto;

   i progetti di cui si chiede la revoca del finanziamento sono ben 4.770 riferiti a circa 3.000 comuni: per alcuni vengono revocati i contributi sia del 2020 che del 2021, per un importo totale di ben 498.030.000 euro;

   le causali addotte si riferiscono a: avvio delle opere oltre i termini previsti, parziale o mancato utilizzo nei termini previsti del finanziamento concesso non risultando Cup associati al citato finanziamento, errato inserimento dei dati nel sistema di monitoraggio previsto;

   secondo diverse amministrazioni comunali in molti casi i dati richiesti sono stati inseriti nella Banca dati delle pubbliche amministrazioni e, considerati i numeri delle infrazioni contestate, è difficile ipotizzare un numero così elevato di comuni inadempienti;

   i sindaci lamentano anche la complessità delle procedure burocratiche, anche in considerazione degli organici ridottissimi degli enti locali, in particolare dei piccoli comuni –:

   se intenda adottare iniziative per la sospensione dei procedimenti di revoca contestualmente all'avvio di una verifica del sistema Banca dati delle pubbliche amministrazioni e di un tavolo di confronto tecnico con Anci e Uncem per la semplificazione delle procedure burocratiche per la registrazione dei lavori pubblici.
(3-02986)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PALAZZOTTO, QUARTAPELLE PROCOPIO, BOLDRINI, DELRIO, DE MICHELI e LA MARCA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 17 maggio 2022 si apprende che alcune centinaia di donne afghane che fanno parte della lista di persone in pericolo di vita evacuate dall'Afghanistan con il corridoio umanitario, e che dovrebbero essere portate in salvo in Italia, si trovano attualmente bloccate tra l'Iran e il Pakistan dove sono costrette a vivere nascoste perché, secondo quanto riportato da una di queste donne, un'attivista afghana di un movimento femminile, rischiano di essere rimpatriate in Afghanistan a causa dei loro visti in scadenza o ormai scaduti;

   la lista, che avrebbe dovuto permettere l'ingresso in Italia a 1.200 persone evacuate dall'Afghanistan è stata stilata ormai otto mesi fa ma per queste donne l'arrivo in Italia è al momento precluso a causa dell'assenza di apparecchiature per il rilevamento delle impronte digitali nelle sedi diplomatiche italiane di Iran e Pakistan, procedura di sicurezza indispensabile per l'ingresso nel territorio italiano;

   a parere degli interroganti, questo assurdo ritardo burocratico per cui non si riesce ancora a dotare le nostre ambasciate di Iran e Pakistan di tali dispositivi sta costringendo queste donne, alle quali il Governo italiano aveva garantito accoglienza, a vivere in clandestinità e con l'angoscia di poter essere rimpatriate in Afghanistan dove sotto il governo dei talebani rischiano seriamente la propria vita trattandosi di attiviste, ragazze omosessuali, sportive, giornaliste, giudici;

   al fine di consentire un rapido ingresso in Italia per tutte le donne Afghane che già si sarebbero dovute trovare nel nostro Paese e che invece sono rimaste letteralmente intrappolate in Iran e Pakistan con visti scaduti o di prossima scadenza e in attesa che le sedi diplomatiche italiane di questi due Paesi vengano dotate delle apparecchiature adatte al rilevamento delle impronte digitali potrebbe essere prevista una deroga, già consentita lo scorso agosto 2021 che permetta, per loro, la rilevazione delle impronte all'arrivo in Italia, anziché prima della partenza;

   gli operatori di Caritas, Arci, Sant'Egidio e Tavola Valdese il 4 novembre 2021 hanno firmato con il Ministero dell'interno il protocollo per il corridoio umanitario e a distanza di sei mesi non solo non si è ancora concretizzato ma gli stessi soggetti, secondo quanto dichiarato da una esponente dell'Arci, sono stati richiamati per la firma di un addendum al protocollo che prevedeva che anche i costi dei voli per queste 1.200 persone sarebbero state a carico delle associazioni, le quali si sono rese subito disponibili, e non più del Governo –:

   di quali ulteriori elementi siano a conoscenza i Ministri interrogati circa i fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intendano assumere affinché venga immediatamente risolta la problematica relativa all'assenza di dispositivi per il rilevamento delle impronte digitali presso le ambasciate italiane in Iran e Pakistan e se, in alternativa, al fine di accelerare le procedure di ingresso nel nostro Paese, non intendano prevedere una deroga alle normali procedure come il rilevamento delle impronte digitali all'arrivo in Italia, così da permettere l'ingresso nel nostro Paese alle donne afghane che fanno parte della lista dei 1.200 nominativi di persone che l'Italia si è impegnata ad accogliere dall'Afghanistan e che oggi si trovano in Iran e Pakistan, Paesi dai quali rischiano il rimpatrio in Afghanistan.
(4-12161)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si sono registrati in meno di ventiquattr'ore una serie di sbarchi di clandestini in Sardegna; dopo i 28 clandestini arrivati martedì 10 maggio 2022, il giorno successivo altri quindici uomini sono sbarcati a Sant'Antioco (Carbonia-Iglesias), dopo essere stati intercettati da una motovedetta della Guardia di Finanza, altri sbarchi si sono verificati in questi giorni;

   l'isola è da tempo bersaglio di importanti e apparentemente inarrestabili flussi migratori che non accennano a diminuire; questa gravissima situazione è stata più volte sottoposta all'attenzione del Ministro interrogato dall'interrogante negli scorsi mesi con diversi atti di sindacato ispettivo (tra cui nn. 4-09455, 4-09317, 4-08438, 4-07952, 4-06362, 4-06993, 4-07705, 4-07511, 3-01903, 3-01754, 3-01751) al fine di sollecitare un suo immediato intervento;

   con l'arrivo della stagione estiva, favoriti dalle buone condizioni del mare, gli arrivi sono destinati ad aumentare, esponendo la popolazione e gli stessi migranti ad intollerabili pericoli in termini di sicurezza e di salute;

   il centro di accoglienza di Monastir, se questo numero di sbarchi dovesse confermarsi anche nelle prossime settimane, rischia di saturarsi molto presto –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, con la massima urgenza, al fine di fermare i flussi migratori illegali verso la Sardegna che rischiano, tra le altre cose, di sovraccaricare il centro di accoglienza di Monastir.
(4-12166)


   FURGIUELE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da diversi anni lo stabile di proprietà dell'Aterp Calabria di via Savoia a Cosenza risulta essere occupato abusivamente da cittadini senza fissa dimora;

   la Procura della Repubblica di Cosenza ha aperto indagini giudiziarie connesse alle fattispecie di reato inquadrabili nell'occupazione abusiva di edificio pubblico;

   a causa dell'occupazione abusiva dell'edificio, l'azienda su menzionata è oggi costretta a essere ospitata nei locali del palazzo della provincia di Vaglio Lise;

   si rende necessario provvedere al più presto alla restituzione dell'immobile di via Savoia, non solo per ripristinare la legalità ferita, ma anche e soprattutto per consentire a un'azienda pubblica di poter dislocare i suoi uffici territoriali –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare immediate iniziative, per quanto di competenza, per procedere al tempestivo sgombero dell'immobile dell'Aterp Calabria di via Savoia a Cosenza.
(4-12167)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 62, del 10 marzo 2000, ha riconosciuto il ruolo pubblico fondamentale della scuola non statale nel contesto educativo, prevedendo che il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali;

   la sopra citata legge, definisce le scuole paritarie «istituzioni scolastiche non statali, comprese quelle degli enti locali, che a partire dalla scuola per l'infanzia, corrispondono agli ordinamenti generali dell'istruzione, in particolare per quanto riguarda l'abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi valore legale»;

   alle scuole paritarie viene riconosciuta la parità in termini di allineamento ai parametri posseduti dalle scuole statali, riguardanti l'offerta formativa e il rilascio dei titoli di studio equipollenti;

   in Emilia-Romagna le scuole paritarie rappresentano una significativa realtà;

   dalla stampa e da segnalazioni pervenute all'interrogante, si apprende che l'Istituto paritario San Vincenzo de' Paoli di Bologna, dopo una assemblea con i genitori degli alunni, ha comunicato la chiusura definitiva delle scuole il prossimo 30 giugno 2022, a quanto pare la causa sono le precarie condizioni economiche in cui versa da tempo. L'istituto è composto dalla scuola dell'infanzia e dalla scuola primaria ed è gestito dalle suore della Carità di San Giovanna Antida Thouret;

   sono numerose le famiglie che hanno provveduto ad iscrivere i figli all'anno scolastico 2022/2023 presso il menzionato istituto, pagando l'anticipo della retta a titolo di preiscrizione. Inoltre, da quanto si apprende, coloro che non avevano provveduto a pagare l'anticipo richiesto, hanno ricevuto un avviso di pagamento;

   le famiglie che avevano provveduto ad iscrivere i figli al prossimo anno scolastico riscontrano notevoli difficoltà per la continuità formativa, in quanto trovandosi senza preiscrizione, potrebbero non essere accettati nelle altre scuole pubbliche o paritarie –:

   se ritenga doverosa un'iniziativa che consenta la continuità formativa dell'Istituto paritario San Vincenzo de' Paoli di Bologna, scongiurando di fatto la chiusura definitiva;

   se non ritenga necessario ed opportuno un'iniziativa che consenta agli alunni iscritti presso l'istituto sopracitato per l'anno scolastico 2022/2023 un inserimento nelle scuole pubbliche o paritarie, in modo da non compromettere la continuità formativa.
(4-12168)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   CARELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   al fine di contrastare gli effetti economici dell'epidemia causata dal COVID-19 e, in particolare, considerati l'articolo 88, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020, l'articolo 4 del decreto-legge n. 104 del 2020 e il decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze del 9 ottobre 2020, Anpal (Agenzia nazionale politiche attive lavoro) ha emanato pubblico avviso per rendere note le modalità per l'accesso al Fondo nuove competenze; l'obiettivo del fondo è consentire ai lavoratori di adattare le loro competenze ai cambiamenti nella carriera professionale; ma la vera novità è che la formazione viene accompagnata da una rimodulazione dell'orario di lavoro, a parità di retribuzione, per tutti i lavoratori interessati allo sviluppo del proprio capitale umano;

   grazie alla stretta collaborazione tra imprese e sindacati, che devono sottoscrivere uno specifico accordo, il fondo finanzia una sorta di reddito per il lavoratore in formazione a carico del Fondo sociale europeo, attraverso il Piano operativo nazionale Sistemi di politiche attive dell'occupazione (Pon Spao), e delle regioni, attraverso i Piani operativi regionali e i fondi interprofessionali; stante l'importanza di tale fondo e dell'opportunità che esso rappresenta per le imprese e per i lavoratori, non si comprendono le ragioni del ritardo circa la comunicazione di ammissione a istruttoria e valutazione delle istanze di finanziamento presentate entro il 30 giugno 2021, secondo quanto previsto dal decreto del commissario straordinario Anpal n. 27 del 1° febbraio 2022, e le ragioni del ritardo nell'erogazione dei saldi per le imprese ammesse al finanziamento che hanno regolarmente trasmesso il rendiconto dell'attività già dai mesi di giugno-luglio 2021;

   ad oggi, infatti, quasi la totalità delle imprese che hanno presentato istanza nel mese di maggio 2021 sono in attesa di risposta, così come sono in attesa anche le imprese che hanno presentato richiesta di saldo –:

   quando suddette imprese riceveranno risposta circa l'approvazione della domanda e le richieste di saldo dei pagamenti, ormai giacenti da un anno, da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, perché solo con azioni e risposte chiare e mirate si potrà non solo snellire la burocrazia, ma, soprattutto, consentire a tale strumento di essere davvero funzionale allo scopo per il quale è stato istituito.
(3-02987)


   DE LORENZO e FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i dati contenuti nell'ultimo report dell'Inail sull'andamento degli infortuni sui luoghi di lavoro relativo al primo trimestre 2022 evidenziano un incremento rispetto al pari periodo del 2021: gli incidenti avvenuti in occasione di lavoro, esclusi quindi quelli occorsi nel tragitto tra l'abitazione e il posto di lavoro, sono passati dai 115.286 del 2021 ai 176.545 del 2022 (+53,1 per cento);

   i dati relativi alle morti sui luoghi lavoro continuano ad essere drammatici: nel primo trimestre 2022 sono stati 138 gli infortuni con esito mortale;

   si condivide quanto affermato dal Ministro interrogato che, per assicurare un'efficace azione di contrasto al fenomeno infortunistico, occorre intervenire ribaltando l'attuale modello di competizione basato sull'abbassamento del costo del lavoro e su dinamiche quantitative che espongono di più al rischio i lavoratori;

   si apprezzano le iniziative del Governo e del Ministro interrogato dirette non solo ad incrementare il numero degli ispettori, ma anche ad una diversa e meno settoriale formazione che superi le problematiche derivanti dalle competenze attribuite agli enti e agli istituti di vigilanza, prendendo anche atto dell'impegno del Ministro interrogato di risolvere in tempi brevi i problemi derivanti dalla mancata corresponsione di alcune indennità;

   per assicurare un'efficace azione di contrasto al fenomeno infortunistico e di tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro appare significativa la scelta di aver previsto, con riferimento agli interventi programmati per l'implementazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la promozione di politiche partecipate di contrasto del rischio infortunistico mediante ulteriore qualificazione dei compiti ascritti all'Inail, che, in sede di sottoscrizione di protocolli d'intesa con aziende o grandi gruppi industriali pubblici o privati, dovrà supportare la progettazione di programmi di formazione, l'attivazione di iniziative congiunte di comunicazione e promozione della cultura della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, la realizzazione di ricerche e sperimentazione di soluzioni tecnologiche innovative per il miglioramento degli standard di salute e sicurezza del lavoro, nonché l'implementazione di modelli di organizzazione e gestione dei rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro;

   nonostante gli interventi del Governo, come dimostrano i dati sopra riportati, la situazione rimane drammatica –:

   quali ulteriori iniziative il Ministro interrogato e il Governo intendano adottare per contrastare anche nell'immediato il crescente fenomeno degli infortuni sul lavoro e se non ritengano necessario un intervento di natura normativa diretto a definire un'organica e innovativa disciplina in materia.
(3-02988)


   D'ARRANDO, INVIDIA, BARZOTTI, PALLINI, CIPRINI, COMINARDI, DAVIDE AIELLO, SEGNERI, TUCCI e TRIPIEDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'impianto della legge 12 marzo 1999, n. 68, che ha istituito, all'articolo 13, comma 4, il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, ha radicalmente modificato l'approccio del collocamento delle persone disabili, ponendole in una posizione diversa da quella di soggetti semplicemente destinatari di assistenza e facendole assurgere a cittadini titolari di un vero e proprio diritto al lavoro;

   l'indagine della Corte dei conti, che ha riguardato gli esercizi dal 2014 al 2021 del suddetto fondo, evidenzia che, a fronte del dato complessivo di lavoratori assunti nel periodo considerato (2016-2021), pari a 11.882 unità, la maggior parte ha una riduzione della capacità lavorativa compresa fra il 67 ed il 79 per cento (4.806). Più basso risulta essere il numero dei lavoratori assunti (4.223) con grado elevato di disabilità (maggiore del 79 per cento). Decisamente più contenuto si mostra il dato complessivo dei lavoratori con disabilità intellettiva e psichica, pari a 2.853, che rappresentano il 24 per cento del totale dei lavoratori disabili assunti nel periodo, dei quali poco più di mille a tempo determinato e la restante quota a tempo indeterminato;

   sulla base delle risultanze dell'indagine in parola, sarebbe emerso un utilizzo non efficiente delle fonti che concorrono al finanziamento del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili e che consisterebbero nel riversamento delle entrate derivanti dai contributi versati dai datori di lavoro per l'esonero dall'obbligo assunzionale e nei versamenti effettuati da privati a titolo spontaneo e solidale;

   tale inefficienza riguarderebbe le asimmetrie informative che comportano la mancata coincidenza dei dati in possesso delle amministrazioni interessate, con evidenti ricadute in termini di trasparenza della gestione e di controllo dei risultati;

   alla carenza di concertazione nella gestione del fondo in oggetto non avrebbe sopperito adeguatamente neppure l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, che ha il compito di predisporre il programma biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per dare concreta attuazione al collocamento mirato per le persone con disabilità, avendo cura di programmare, attraverso il coordinamento e la concertazione con la Presidenza del Consiglio dei ministri e con le altre componenti istituzionali, le risorse necessarie per il finanziamento del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili.
(3-02989)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   LEPRI, CARNEVALI, DELRIO, SIANI, DE FILIPPO, BERLINGHIERI, FIANO e LORENZIN. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 21 dicembre 2021, n. 230, relativo all'istituzione dell'assegno unico e universale per i figli a carico, in attuazione della delega conferita al Governo ai sensi della legge 1° aprile 2021, n. 46, è complessivamente rispettoso e coerente con i principi e i criteri direttivi, generali e specifici, contenuti nella legge delega. Il relativo parere votato in Commissione evidenziava, peraltro, alcune residue criticità che non sono state recepite nel testo finale approvato in Consiglio dei ministri. Tra le diverse illustrate, si evidenziano le seguenti:

    a) alcuni cittadini italiani residenti all'estero non ottengono l'assegno unico, mentre prima potevano fruire delle detrazioni per carichi di famiglia e/o di assegni al nucleo familiare;

    b) le famiglie con figli disabili risultano maggiormente tutelate prima della maggiore età ma non dopo; ciò in quanto gli assegni al nucleo familiare non cessavano per i maggiorenni;

    c) si potrebbe direttamente erogare al secondo percettore la relativa maggiorazione, per rendere meglio percepibile l'incentivo alla ricerca o al mantenimento del lavoro;

    d) la questione delle detrazioni per figli a carico, abrogate dai 18 fino a 21 anni ma mantenute nell'età successiva, merita una coerente evoluzione;

    e) la maggiorazione transitoria di cui all'articolo 5 dovrebbe valere in modo integrale almeno per un triennio, per poi gradualmente decrescere; si chiedeva, inoltre, di valutare un innalzamento della soglia Isee sopra la quale non scatta tale salvaguardia;

    f) manca la previsione delle modalità di istituzione della commissione prevista all'articolo 2, comma 1, lettera g), della legge delega, che ha l'obiettivo di concedere deroghe ai criteri previsti, a fronte di comprovate esigenze connesse a casi particolari e per periodi definiti;

    g) appare eccessivo il peso attribuito alla prima casa entro il calcolo della componente patrimoniale dell'Isee –:

   quali siano le determinazioni del Governo sui temi in questione e su altri rivelatisi critici e meritevoli di correttivi, in applicazione dell'articolo 5, comma 2, della legge delega, secondo il quale il Governo può, entro un anno, adottare disposizioni integrative e correttive dei decreti medesimi, ciò anche al fine di valutare un'iniziativa legislativa sui temi verso i quali il Governo ritenga di non intervenire con decreto legislativo.
(3-02990)


   MARROCCO, BAGNASCO, VERSACE, SPENA e CALABRIA. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   il 6 aprile 2022 è stata approvata la legge n. 32 di delega al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia;

   se con la precedente legge n. 46 del 2021 è stato introdotto l'assegno unico per figli a carico e, quindi, un intervento diretto di tipo monetario alle famiglie con figli, con la suddetta legge delega n. 32 del 2022 (cosiddetto Family act) si interviene, soprattutto, attraverso tutte quelle iniziative normative finalizzate anche indirettamente a sostenere le famiglie e la genitorialità;

   approvando la legge n. 46 del 2021 sull'assegno unico e, successivamente, la legge n. 32 del 2022, Parlamento e Governo hanno così dato un importantissimo impulso alle politiche nazionali di sostegno alle famiglie con figli, contribuendo a spingere verso l'alto la natalità nel nostro Paese;

   la legge n. 32 del 2022 prevede numerose deleghe al Governo per il sostegno alla natalità e la valorizzazione della famiglia, che si concretizzeranno quando saranno approvati ed emanati i futuri decreti legislativi volti all'adozione, al riordino e al potenziamento della legislazione a sostegno della famiglia e della genitorialità;

   un ulteriore obiettivo della legge delega n. 32 del 2022 è quello di sostenere l'indipendenza e l'autonomia finanziaria dei figli e di favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro di entrambi i genitori, in particolare quello femminile;

   purtroppo, i tempi previsti per l'emanazione dei medesimi decreti che attueranno la legge n. 32 del 2022 sono anche di due anni ed è indispensabile che detti decreti attuativi vengano approvati definitivamente entro la fine della XVIII legislatura per riuscire a introdurre tutti quegli strumenti di sostegno all'educazione dei figli, di incentivazione del welfare a sostegno della genitorialità e di valorizzazione del lavoro femminile;

   inoltre, è indispensabile correggere, laddove necessario, la legge n. 46 del 2021 sull'assegno unico, al fine di garantire che nessun nucleo familiare con figli possa essere penalizzato rispetto alla normativa previgente la medesima legge. È, altresì, necessario avviare una campagna informativa sulla legge n. 46 del 2021, in quanto sono ancora troppi i nuclei familiari che non conoscono la legge sull'assegno unico e non hanno, quindi, fatto domanda per ottenere i benefici –:

   quali siano i tempi previsti per l'approvazione dei decreti attuativi della legge n. 32 del 2022, indispensabili per garantire realmente il sostegno alle famiglie con figli a carico, e se non ritenga di adottare iniziative volte a intervenire sulla legge n. 46 del 2021 sull'assegno unico e universale per risolvere le criticità esposte in premessa.
(3-02991)


   ANNIBALI, DEL BARBA, FREGOLENT, MARCO DI MAIO, UNGARO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   con un emendamento di Italia Viva al decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, «rilancio», è stato istituito, all'articolo 105-bis, il reddito di libertà per le donne vittime di violenza, con l'assegnazione di uno stanziamento, per il 2020, pari a 3 milioni di euro a favore del fondo di cui all'articolo 19, comma 3, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223;

   le leggi di bilancio per il 2021 e il 2022 (sempre grazie ad emendamenti di Italia Viva) hanno disposto ulteriori incrementi delle risorse finanziarie a sostegno della misura. In particolare, l'articolo 1, comma 28, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha disposto un incremento di due milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022, ai quali si sono aggiunti, per l'anno 2022, gli ulteriori cinque milioni di euro stanziati dall'articolo 1, comma 670, della legge 30 dicembre 2021, n. 234;

   al fine di provvedere alla definizione dei criteri per la ripartizione, su base regionale, delle risorse stanziate dal fondo, è stato approvato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 dicembre 2020, che ha definito il reddito di libertà quale contributo economico, erogato dall'Inps a favore delle donne vittime di violenza, senza figli o con figli minori, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, al fine di contribuire a sostenerne l'autonomia;

   con la circolare Inps 8 novembre 2021, n. 166, l'Istituto ha illustrato nel dettaglio la disciplina del beneficio, stabilito nella misura massima di 400 euro mensili pro capite, concesso in un'unica soluzione per massimo 12 mesi, finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l'autonomia abitativa e la riacquisizione dell'autonomia personale, nonché il percorso scolastico e formativo dei figli o delle figlie minori;

   con il messaggio 7 dicembre 2021, n. 4352, l'Inps ha comunicato che tutte le domande presentate, fino al 31 dicembre 2021, ma non accolte per esaurimento delle risorse disponibili, saranno considerate valide e, in caso di ulteriori finanziamenti nel corso del 2022, potranno essere esaminate e liquidate secondo l'ordine cronologico di presentazione;

   l'implementazione di tale misura di sostegno ai percorsi di libertà e autonomia delle donne è uno strumento fondamentale per il contrasto alla violenza economica, che deve essere sostenuto e potenziato e anche corretto qualora vi fossero delle criticità nella sua erogazione –:

   quale sia il numero delle donne vittime di violenza che hanno usufruito, sino ad oggi, del reddito di libertà e se siano previste azioni per il suo rafforzamento.
(3-02992)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROMANIELLO, DORI, PAOLO NICOLÒ ROMANO, MENGA e SIRAGUSA. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da recenti notizie apparse sulla stampa, si apprende che Aboubakar Soumahoro, il sindacalista e attivista da sempre impegnato nella tutela dei diritti dei braccianti e nella lotta al caporalato, lo scorso 20 maggio 2022 sarebbe stato oggetto di un episodio di discriminazione di apparente deriva razzista;

   dal racconto dello stesso Soumahoro emergerebbe come il titolare di un servizio taxi presso la stazione Termini di Roma Capitale avrebbe rifiutato una corsa al sindacalista, replicando alla richiesta di spiegazioni da parte di quest'ultimo con la frase «Puoi chiamare chi ti pare, con me non viaggi»;

   il servizio taxi è un servizio di pubblica utilità e come tale non può essere precluso a nessuno, essendo il trasporto un diritto di tutte le cittadine e i cittadini;

   l'episodio, se confermato, porrebbe in evidenza una grave forma di discriminazione, intollerabile in un paese civile come l'Italia;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e circostanze espresse in premessa e, nel caso siano confermate, quali iniziative intendano assumere per verificare se il titolare della licenza taxi possa continuare a esercitare il servizio di pubblica utilità dopo il comportamento assunto nei confronti di Aboubakar Soumahoro.
(4-12169)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:


   TASSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il nostro Paese è nel pieno di una crisi senza precedenti che determina un violento impatto sui sistemi di produzione agricola e sull'esercizio della pesca, che – a causa del COVID e dell'invasione russa dell'Ucraina, che ha destabilizzato i mercati a danno degli agricoltori, delle filiere di approvvigionamento, dei pescatori e, di conseguenza, della filiera della pesca – crea notevoli problemi di liquidità in tutti i settori citati e in quello dell'industria alimentare;

   è noto che diverse aziende agricole, allevamenti ed imprese di pesca versano in situazioni critiche da essere costrette alla cessazione dell'attività, ma circa un terzo del totale nazionale – i dati sono in costante aggiornamento – si trova comunque, in questo momento, a dover lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell'aumento dei costi, con rincari per gli acquisti di concimi, mangimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari;

   un ruolo di rilievo, nella crisi, lo riveste l'incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato;

   nell'ambito del settore agricolo, l'Ucraina è un importante fornitore per l'Italia di mais, soia e grano, alimentando rispettivamente le filiere zootecnica, della pasta e dei prodotti da forno;

   mais e soia sono presenti in tutte le razioni zootecniche per bovini da latte, da carne, suini e pollame da carne o ovaiole. La mancanza di queste tre importanti commodity rischia di impattare sia sulle produzioni agroalimentari d'eccellenza (pasta, salumi, formaggi e altre), ma anche sulle produzioni comuni di carne, latte e pane;

   nell'ambito del settore pesca, il depauperamento delle risorse marine, con conseguente calo delle catture, e le misure a tutela della fauna ittica, spesso ritenute sperequative dai pescatori italiani, hanno un impatto economico-sociale sull'intero settore, che ormai da anni mostra una progressiva contrazione, ma anche enormi disuguaglianze tra l'attività delle grandi flotte multinazionali e quella delle piccole realtà locali. A tutto ciò si aggiungono i rincari di gasolio, macchinari ed attrezzature;

   da più parti si levano richieste di ascolto al Ministero da parte di operatori dei settori dell'agricoltura e della pesca, che non si riconoscono nelle associazioni di categoria attualmente accreditate –:

   quale sia il punto della situazione, in considerazione anche delle misure adottate, e quali ulteriori iniziative intenda mettere in campo per fronteggiare questa emergenza, che necessita, oltre che degli interventi emergenziali e strutturali, anche di un continuo colloquio non solo con le associazioni di categoria, ma anche con quegli operatori che da tali categorie non si sentono rappresentati.
(3-02993)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SPENA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   fonti di stampa rendono note le preoccupazioni degli operatori della filiera ortofrutticola poiché i raccolti estivi sono a rischio;

   non potendo utilizzare molte delle sostanze in grado di contrastare efficacemente i danni delle specie aliene che infestano, da diversi anni, il territorio, si deve ricorrere a insetti antagonisti;

   i produttori però lamentano difficoltà derivanti dalla lentezza dell'azione amministrativa. Le patologie aumentano, i fitofarmaci si riducono, le alternative naturali per difendere i raccolti dagli insetti che stanno minacciando i raccolti di frutta come pere, drupacee, ciliegie, piccoli frutti e molti altri non sono concesse;

   da mesi gli agricoltori chiedono autorizzazioni all'uso degli insetti antagonisti, nello specifico caso le specie Trissolcus japonicus e Ganaspis brasiliensis Ihering, per contrastare i danni prodotti dalla cimice asiatica marmorata e dal moscerino Drosophila suzukii ma non sono state ancora concesse. Si consideri che le specie dette sono particolarmente infestanti e si nutrono di numerose sostanze, riuscendo ad attaccare centinaia di specie di piante. A causa di ciò, migliaia di produttori in tutto il Paese non sanno come gestire il problema e come difendere le piante e i raccolti;

   esponenti di associazioni di categoria lamentano il fatto che «La burocrazia non va purtroppo al passo con i tempi della natura. Il nostro Paese dimostra ancora una volta di non essere lungimirante: i due insetti alieni non saranno i primi né gli ultimi, occorrerà attrezzarsi con flussi autorizzativi e procedure burocratiche più fluide. Il rischio, purtroppo, è di vedere compromessa la produzione estiva. Il sistema frutticolo osserva ancora una volta le contraddizioni che caratterizzano la situazione italiana. Da un lato l'impegno a trovare alternative alle soluzioni chimiche per controllare le patologie, dall'altro le difficoltà e ritardi nell'ottenere i permessi per usare mezzi naturali. Risulta che migliaia di insetti antagonisti che erano destinati alle regioni più precoci siano rimasti inutilizzati. Con l'avanzare della stagione si corre il rischio di vanificare il lavoro dei centri di ricerca e dei centri di moltiplicazione, compromettendo in tal modo il lavoro dei frutticoltori» –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine di sostenere e tutelare gli agricoltori della filiera ortofrutticola dagli effetti nefasti causati dalle specie aliene anche a causa dei ritardi burocratici riscontrati nell'ottenere i permessi necessari per l'utilizzo di insetti antagonisti necessari per preservare i raccolti estivi, in particolare accelerando i tempi amministrativi necessari per i permessi al fine di limitare il rischio di ulteriore diffusione degli insetti infestanti;

   se inoltre ritenga necessario assumere iniziative urgenti, per quanto di competenza, al fine di arginare la situazione di emergenza determinata dalla massiccia presenza degli insetti infestanti sull'intero territorio nazionale per salvaguardare l'agricoltura e l'economia del settore ortofrutticolo e per tutelare la salute dei cittadini;

   infine se intenda prevedere sostegni per i danni causati ai produttori.
(5-08157)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MISITI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   L'Ente Nazionale Cinofilia Italiana (Enci), è un'associazione senza fini di lucro, riconosciuto con regio decreto del 13 giugno 1940, n. 1051, e sottoposto alla vigilanza del Ministero per le politiche agricole con decreto legislativo del capo provvisorio dello Stato del 23 dicembre 1947, n. 1665, delegata dallo Stato alla tenuta dei libri genealogici, articolo 21 lettera b) della legge n. 489 del 1992 ed emette certificati di origine (pedigree) dar valore di atti pubblici, articolo 71, lettera d) del decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977;

   da più tempo alla ribalta delle cronache di stampa per presunte irregolarità nell'iscrizione di cuccioli al Registro origini italiano, è stata oggetto in questi anni di diversi interventi parlamentari finalizzati a necessari chiarimenti per la gestione dei libri genealogici;

   lo stesso interrogante con interrogazione n. 4/02483 del 13 marzo 2019 riportava oltre ad ulteriori criticità legate alla gestione dei certificati dai cani di razza, importanti dubbi su un'operazione immobiliare messa a punto da Enci Servizi srl. A tal riguardo il 12 ottobre 2020, il Sottosegretario incaricato con risposta pubblicata nell'allegato B della seduta n. 406 che non si ravvisavano i presupposti per disporre ad un'eventuale commissariamento, né per sospendere l'Enci quale associazione ufficialmente riconosciuta per la tenuta del libro genealogico dei cane di razza ai sensi del decreto legislativo n. 529 del 1992;

   ancor prima, il 19 dicembre 2017, la stessa Enci era stata citata in un'interrogazione su differenti e accertate irregolarità, eppure in quel caso il Ministro interrogato evidenziava di conoscere un unico caso, del 2016, riguardante il sequestro di 168 cani e 61 certificati di origine (pedigree) Enci contraffatti, a discapito di numerose denunce pervenute a diverse Istituzioni e Procure della Repubblica, per false dichiarazioni sulla genealogia di cucciolate ed episodi di corruzione di Giudici/Esperti al fine di fornire certificazioni immeritate;

   con l'interrogazione n. 3-03078 del 9 febbraio 2022, a carattere d'urgenza, presentata dalla senatrice Naturale, nella seduta n. 401, venivano evidenziate enormi criticità riguardo alla gestione dell'ente che, grazie alla legge, opererebbe in un ambito ampio e trasversale in regime di monopolio, anche a margine dell'assemblea generale straordinaria tenutasi a Milano nel novembre 2021 con lo scopo di modificare il regolamento di attuazione dello statuto dell'Enci, un testo che, ancorché in base alle dichiarazioni rese dal presidente, già condiviso con il Ministero, porterebbe ad un'evidente quanto inattuale e pericolosa riduzione della democraticità interna;

   il 23 novembre 2021 il Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Cinofili (Siulc) trasmetteva al Ministero la nota prot. n. 0614456 con cui, ai fini di un pronto e risolutivo intervento, si segnalava come le approvate proposte di modifica al Regolamento di attuazione dello Statuto fossero «a forte carattere anti democratico» penalizzando gli operatori del settore. Con una nota del 18 dicembre 2021 venivano illustrate le molteplici criticità e contestazioni circa l'operato dell'Enci e con note prot. n. 0018745 e 0018750 del 17 gennaio 2022, il Siulc chiedeva un incontro con il Ministro, per discutere delle ragioni ostative alla ratifica del regolamento senza ottenere risposta;

   il 16 febbraio 2022, si svolgeva un incontro tecnico con il Ministro e nonostante il rimando da parte del Ministro ad approfondimenti necessari al fine di esprimersi sulle osservazioni contestate, senza alcun riscontro in merito, con decreto n. 97271 dell'1° marzo 2022, a firma del Direttore Generale della Direzione Generale dello Sviluppo Rurale DISR VII presso il Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale dei medesimo Ministero, si provvedeva alla ratifica del nuovo Regolamento di Enci;

   il 29 aprile 2022, il Siulc ricorreva al Tar del Lazio al fine di procedere all'annullamento, previa adozione delle più idonee misure cautelari, del decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale, a firma del Direttore Generale della Direzione Generale dello Sviluppo Rurale DISR VII, prot. uscita n. 97271 del 1° marzo 2022, avente ad oggetto la ratifica del nuovo Regolamento di Attuazione dell'Ente Nazionale della Cinofilia Italiana –:

   se il Ministro interrogato voglia esporre gli approfondimenti ritenuti fondamentali per chiarire le criticità avanzate nell'incontro del 16 febbraio 2022;

   a margine delle ripetute sollecitazioni fatte negli anni, se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a promuovere la definizione di un assetto trasparente, competente, etico ed affidabile dell'Enci nel pieno rispetto dell'articolo 2 comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 529.
(4-12162)


   LOSS, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   i boschi sono un elemento essenziale per la tutela dell'ambiente, per il contrasto al dissesto idrogeologico, per la salvaguardia dai cambiamenti climatici, una risorsa economica legata alla filiera del legno nonché una risorsa energetica;

   la multifunzionalità che assume il bosco impone di preservare questa preziosissima risorsa da forme di degrado costituite dagli incendi boschivi, dall'abbandono colturale nonché da tecniche selvicolturali inappropriate;

   il decreto legislativo n. 34 del 2018 recante Testo unico in materia di foreste e filiere forestali, precisamente all'articolo 1 sancisce il principio secondo il quale «Lo Stato e le regioni, nell'ambito delle rispettive competenze, promuovono attraverso il fondamentale contributo della selvicoltura la gestione forestale sostenibile (...) al fine di riconoscere il ruolo sociale e culturale delle foreste, di tutelare e valorizzare il patrimonio forestale, il territorio e il paesaggio nazionale, rafforzando le filiere forestali e garantendo, nel tempo, la multifunzionalità e la diversità delle risorse forestali, la salvaguardia ambientale, la lotta e l'adattamento al cambiamento climatico, lo sviluppo socio-economico delle aree montane e interne del Paese»;

   con una Direttiva operativa per la tutela dei boschi, del 15 febbraio 2022, il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari Carabinieri (Cufaa) detta delle disposizioni alle quale le regioni si devono attenere relativamente alla tutela dei boschi secondo principi selvicolturali universalmente accettati disconoscendo in alcuni passaggi la competenza regionale in materia nonché le disposizioni della normativa forestale in materia;

   il TUFF rappresenta la nuova legge-quadro nazionale in materia di selvicoltura e filiere forestali, definendo gli indirizzi normativi unitari e il coordinamento di settore per le regioni e i Ministeri competenti. La materia foreste, nella legislazione italiana, è contemporaneamente sottoposta alla competenza di differenti amministrazioni: Mipaaf e regioni, nonché Mite e Mibac. La competenza primaria in materia di gestione territoriale e forestale rimane alle regioni ed alle province autonome (decreti delegati n. 11 del 1972 e n. 616 del 1977, legge costituzionale n. 3 del 2001);

   all'interrogante la Direttiva operativa del Cufaa sembra andare al di là delle competenze a loro delegate e sovrapporsi in modo arbitrario alle competenze regionali –:

   se sia a conoscenza di tale Direttiva operativa del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari Carabinieri (Cufaa) e, per quanto di competenza, come intenda procedere affinché siano tutelate le competenze regionali in materia di gestione territoriale e forestale facendo valere le norme attualmente in vigore, stante che funzionalmente il Cufaa dipende dal Mipaaf per le materie afferenti alla sicurezza e tutela agroalimentare e forestale.
(4-12171)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   la legge 30 dicembre 2021, n. 234, recante il «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024», all'articolo 1, comma 701, stabilisce che al fine di promuovere la tutela e la conservazione delle caratteristiche tecniche e produttive delle produzioni ceramiche, è disposto il rifinanziamento della legge 9 luglio 1990, n. 188, nel limite di spesa di 5 milioni di euro per l'anno 2022, finalizzato all'elaborazione e alla realizzazione di progetti destinati al sostegno e alla valorizzazione dell'attività nel settore della ceramica artistica e tradizionale e della ceramica di qualità;

   all'articolo 1, comma 702, della citata legge n. 234 del 2021 è altresì disposto che al fine di contenere gli effetti negativi derivanti dalla diffusione del contagio da Covid-19 e dagli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale, nonché di scongiurare il fermo produttivo delle fornaci e, al contempo, tutelare un marchio di eccellenza nel mondo, è istituito nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico un fondo con una dotazione di 5 milioni di euro per l'anno 2022, da destinare alle imprese operanti nel settore della ceramica artistica e del vetro artistico di Murano;

   in riferimento alla misura prevista dal citato comma 701, le modalità attuative disciplinate dal decreto del Ministero dello sviluppo economico 31 marzo 2022 prevedono che il contributo venga erogato a rimborso di spese già sostenute dalle aziende per i progetti per i quali l'istruttoria si sia conclusa positivamente e sulla base dell'ordine cronologico di ricezione delle domande da parte di Invitalia e nei limiti delle risorse disponibili;

   tale criterio risulta di dubbia efficacia, visto lo stato di grave crisi di liquidità in cui versano attualmente le aziende del comparto della ceramica, che difficilmente saranno nelle condizioni di investire risorse per la realizzazione dei progetti di cui all'articolo 6 del citato decreto del Ministero dello sviluppo economico correndo inoltre il rischio di non ottenere la concessione e la erogazione del contributo;

   in attuazione di quanto previsto dal comma 702 sopra richiamato, il decreto del Ministero dello sviluppo economico 29 marzo 2022 all'articolo 4 specifica che possono beneficiare delle agevolazioni: le imprese operanti nel settore del vetro artistico di Murano (codice ATECO 2007 23.1), con sede operativa nell'isola di Murano (comune di Venezia), nonché le imprese operanti nel settore della ceramica artistica (codice ATECO 2007 23.41), con sede operativa nell'isola di Murano (comune di Venezia);

   la sopracitata misura, il cui beneficio risulta inspiegabilmente circoscritto – per quanto riguardo il settore della ceramica artistica (codice ATECO 2007 23.41) – alle sole aziende con sede operativa nell'isola di Murano, escludendo quelle operanti nel restante territorio nazionale, appare agli interpellanti ancor più irrazionale alla luce dell'aggravarsi dell'emergenza energetica in corso provocata dal conflitto bellico in Ucraina, le cui ricadute stanno gravemente colpendo l'intero settore, che versava da anni in una condizione già estremamente critica e che senza un adeguato intervento da parte dello Stato rischia concretamente il collasso –:

   se il Ministro interpellato, per quanto di competenza, non ritenga – in considerazione delle profonde difficoltà in cui versano le aziende operanti nel comparto della ceramica artistica e tradizionale e della ceramica di qualità, causate dagli effetti della pandemia e aggravate dall'aumento esponenziale dei costi energetici, e al fine di rendere quanto più efficaci le misure richiamate in premessa volte al sostegno e alla valorizzazione dell'attività nel settore in parola – di intraprendere idonee iniziative di carattere normativo finalizzate sia alla modifica delle modalità di erogazione dei contributi in conto capitale di cui all'articolo 1, comma 701, della legge n. 234 del 2021 disciplinate con decreto del Ministero dello sviluppo economico 31 marzo 2022, sia in merito all'ampliamento della platea dei beneficiari del contributo a fondo perduto di cui all'articolo 1, comma 702, della citata legge n. 234 del 2021 alle aziende con codice ATECO 2007 23.41 operanti su tutto il territorio nazionale.
(2-01525) «Cassese, Masi, Galizia, Maglione, Carbonaro, Gagnarli, Deiana, Cillis, Cadeddu, Rizzo, Parentela, Elisa Tripodi, Martinciglio».

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


   DORI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   dal 9 agosto 2021 dinanzi alla prefettura di Brescia in piazza Paolo VI è in corso un presidio permanente, 24 ore su 24, sostenuto da decine di associazioni e comitati, sindaci e cittadini per protestare contro la decisione del prefetto di Brescia, in qualità di Commissario straordinario, di trasferire la depurazione della sponda bresciana del Lago di Garda nel fiume Chiese, con due depuratori ubicati a Gavardo e Montichiari;

   il 7 ottobre 2021, in Commissione Ambiente della Camera sono stati auditi il Commissario straordinario e i delegati del presidio permanente;

   durante le audizioni è stata manifestata dai delegati la forte preoccupazione circa gli effetti che la realizzazione di tale progetto produrrebbe sul fiume Chiese;

   l'interrogante, raccogliendo la preoccupazione dei cittadini, ha chiesto di incontrare la Commissaria straordinaria;

   l'incontro con la Commissaria si è svolto presso la prefettura di Brescia il 25 marzo 2022, anche con la partecipazione dell'eurodeputata Eleonora Evi;

   in quell'occasione l'interrogante ha chiesto alla Commissaria di verificare se fosse mai stato realizzato un completo studio di ecologia fluviale sul fiume Chiese, operazione ritenuta imprescindibile e propedeutica alla realizzazione del progetto, evitando così una possibile compromissione irrimediabile del fiume;

   il 13 maggio 2022, la Commissaria ha risposto all'interrogante confermando implicitamente l'inesistenza di uno studio completo di ecologia fluviale, basandosi sull'assunto che «non sarebbe di alcuna utilità aggiungere (e attendere gli esiti) altre campagne di monitoraggio»;

   nella risposta inoltre si legge che «lo stato ecologico di un fiume è influenzato da molteplici fattori (uno per tutti, il grado di naturalizzazione delle sponde) sulla maggior parte dei quali la presenza di opere come quelle in questione non ha alcuna influenza»;

   la Commissaria esclude pertanto che lo scarico delle acque nel fiume Chiese possa influire sul suo stato ecologico, ritenendo conseguentemente l'intero progetto con i due depuratori di Gavardo e Montichiari a impatto ambientale zero;

   lo studio dell'Università di Brescia citato nella lettera, ormai risalente al 2019, non rappresenta in alcun modo uno studio completo di ecologia fluviale, perché è stato utilizzato un solo indice (Limeco), perché si fonda su dati molto risalenti nel tempo, anche al 2011, e perché prende unicamente in considerazione la sezione di fiume in cui è previsto lo scarico;

   l'estensore dello studio, prof. Bertanza, nella sua relazione a pagina 45 ammette: «è importante precisare che lo stato ecologico di un corso d'acqua, in generale, non viene definito solamente in funzione della LIMeco (indicatore dello stato trofico)...Nel presente studio però, nell'ottica di una valutazione quantitativa della variazione dello stato di qualità del corpo idrico, si è fatto riferimento solamente al LIMeco»;

   in risposta all'interpellanza urgente 2-01342 a firma dell'interpellante, la sottosegretaria Fontana il 22 ottobre 2021 ha affermato «si ritiene che non sia possibile interferire con le decisioni del commissario qui rappresentate, in virtù dell'incarico e dei conseguenti poteri a lui conferiti dalla normativa», esprimendo l'impotenza del Ministero nei confronti di qualsiasi decisione, anche potenzialmente dannosa, della Commissaria;

   ai sensi dell'articolo 822 del codice civile «Appartengono allo Stato e fanno parte del demanio pubblico il lido del mare, la spiaggia, le rade e i porti; i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque definite pubbliche dalle leggi in materia» e pertanto lo Stato ha una responsabilità ultima sui beni appartenenti al demanio pubblico, di cui il fiume Chiese fa parte –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda porre in essere perché sia accertato scientificamente l'effetto del progetto del Commissario straordinario sul fiume Chiese, mediante uno studio completo di ecologia fluviale come presupposto imprescindibile prima di procedere a eventuali successive fasi progettuali.
(3-02994)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   CHIAZZESE, MASI, ALEMANNO, CARABETTA, FRACCARO, GIARRIZZO, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SUT. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il comma 3, dell'articolo 74, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito con modificazioni dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, (cosiddetto decreto-legge Agosto), ha istituito nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico un fondo, con una dotazione di 90 milioni di euro per l'anno 2020, per l'erogazione di contributi per l'installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici effettuata da professionisti (persone fisiche nell'esercizio di attività di impresa, arti e professioni), nonché da imprenditori, soggetti passivi dell'imposta sul reddito delle società (Ires, demandando a un decreto la determinazione dei criteri e delle modalità di applicazione e di fruizione del medesimo contributo, non cumulabile con altre agevolazioni previste per la medesima spesa;

   in Gazzetta Ufficiale n. 251 del 20 ottobre 2021 è stato pubblicato il summenzionato decreto del Ministero della transizione ecologica teso a disciplinare, per l'appunto, la concessione e l'erogazione di un contributo in conto capitale, pari al 40 per cento delle spese ammissibili e sostenute successivamente alla data di entrata in vigore del medesimo (ovvero al 21 ottobre 2021), per l'acquisto e l'installazione di infrastrutture di ricarica effettuati dai citati soggetti;

   come stabilito, le domande di richiesta del contributo, con allegata documentazione di spesa inerente alla realizzazione della infrastruttura di ricarica, devono essere presentate tramite apposita piattaforma messa a disposizione da Invitalia, a tutt'oggi non ancora operativa;

   inoltre, non è chiaro se le fatture emesse e riportanti data successiva all'entrata in vigore del summenzionato decreto ministeriale, ovvero posteriori al 21 ottobre 2021, diano il diritto di accedere al contributo una volta attivata la piattaforma –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno chiarire in modo puntuale e certo la data che le fatture devono riportare affinché i destinatari della citata misura possano accedervi, anche eventualmente in termini di efficacia retroattiva, nonché le corrette tempistiche ai fini dell'attivazione della piattaforma da parte di Invitalia.
(5-08159)


   SQUERI, SESSA, TORROMINO e PORCHIETTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   i contratti di fornitura dei servizio energia alle pubbliche amministrazioni per la gran parte sottoscritti mediante convenzioni Consip, sono regolati dall'andamento dell'indice Pfor, cioè del Prezzo di Fornitura a copertura dei costi di approvvigionamento del gas, che è aggiornato trimestralmente:

   l'indice è stato, utilizzato senza particolari problemi fino all'anno scorso grazie alla stabilità del prezzo del gas.: Il valore del Pfor per l'approvvigionamento del metano è interamente basato sull'indice Spot Ttf (Title Transfer Facility) all'ingrosso del gas, ovvero il mercato all'ingrosso del gas naturale continentale con sede in Olanda;

   i fornitori italiani invece comprano il gas con un riferimento di prezzo ai Psv è cioè Punto di scambio virtuale, il principale punto di incontro tra domanda e offerta del mercato dei gas in Italia; si tratta del mercato all'ingrosso italiano che è gestito dal Gme e dall'operatore Snam responsabile del trasporto gas su scala nazionale;

   la recente volatilità del prezzo del gas ha reso evidente l'inadeguatezza del sistema di riferimento: se da un lato il prezzo riferito al Psv può variare quotidianamente anche per entità notevoli, dall'altro i fornitori rivendono alle pubblica amministrazione basandosi su valori aggiornati trimestralmente e quindi correlati con un significativo ritardo al valore effettivo della variazione;

   diverse strutture pubbliche, quali a esempio gli ospedali, le scuole, le amministrazioni centrali hanno valori di consumo mensile di gas di migliaia dimetti cubi;

   lo sbilanciamento tra costi di approvvigionamento e prezzi di vendita, determina per i fornitori rilevanti problemi di liquidità, sino al rischio di fallimento;

   soffrono per i rincari trader, grossisti e tutti quei soggetti che operano sulle piattaforme del Gme per fornire luce e gas ai clienti finali;

   ne consegue una crescente tendenza all'uscita dai contratti delle aziende fornitrici. Circostanze eccezionali di aumenti dei prezzi possono generare un duplice effetto a catena, ossia il fallimento degli operatori energetici e la ricaduta dei costi di tali fallimenti sulla collettività –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a un processo di riforma sistematica delle regole di accesso e permanenza sul mercato degli operatori, garantendo agli stessi trasparenza e solidità finanziaria mediante l'applicazione di strumenti di calmieramento dei prezzi di acquisto e di più rapida traslazione di tali prezzi sul cliente finale, avviando iniziative di competenza, affinché nelle gare Consip relative alla fornitura di energia sia introdotta una specifica variabile legata alla volatilità dei mercati.
(5-08160)


   DE TOMA, ZUCCONI e CAIATA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il conflitto russo-ucraino e la forte subordinazione europea al gas russo hanno imposto ai Paesi membri dell'Unione europea un sollecito adattamento delle politiche energetiche allo scopo di ridurre la dipendenza dalla Russia;

   la Commissione europea ha recentemente elaborato il piano Repower EU con l'obiettivo di ridurre di due terzi la dipendenza dal gas russo;

   l'Italia è seconda in Europa per consumo di gas naturale, ove circa il 38-40 per cento, pari a 29 miliardi di metri cubi l'anno, proviene dalla Russia;

   il nostro Paese presenta un sistema energetico fortemente basato sulle importazioni: l'86 per cento del gas viene importato via gasdotto, il 14 per cento sotto forma di Gnl che viene immesso nella rete attraverso i terminali di rigassificazione di Panigaglia, Livorno e Rovigo;

   a fronte di consumi di gas relativamente stabili – che negli ultimi vent'anni sono oscillati tra i 70 e gli 86 miliardi di metri cubi l'anno – la produzione nazionale di gas naturale è passata da oltre 20 miliardi di metri cubo negli anni 90 a poco più di 3 miliardi nel 2021;

   per sopperire alle importazioni dalla Russia, il Governo italiano sta intraprendendo una serie di iniziative urgenti volte ad incrementare la sicurezza energetica in materia, in particolare, di gas naturale;

   le iniziative governative protendono verso la massimizzazione delle importazioni attraverso le infrastrutture esistenti. Circa il gas naturale liquefatto, è stata annunciata dal Ministero della transizione ecologica l'intenzione di utilizzare al 100 per cento la capacità degli impianti esistenti;

   recentemente sono state introdotte procedure autorizzative semplificate per l'incremento della capacità di rigassificazione nazionale esclusivamente alle unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione da allacciare alla rete di trasporto esistente;

   l'aumento della capacità di rigassificazione degli impianti esistenti costituisce un'opportunità strategica per la Nazione, al fine di migliorare la sicurezza degli approvvigionamenti e aumentare la diversificazione;

   l'ampliamento della capacità delle strutture esistenti presenterebbe costi competitivi rispetto all'installazione di nuovi rigassificatori con costi operativi negli anni marginali e minori tempi di realizzazione rispetto a nuove infrastrutture –:

   se, per quanto di competenza, il Ministro interrogato ritenga di adottare iniziative perché le procedure autorizzative semplificate trovino applicazione anche per l'eventuale capacità di rigassificazione addizionale che gli impianti di rigassificazione oggi esistenti possono realizzare e se siano stati sviluppati piani per aumentare la capacità estrattiva di gas sul territorio nazionale.
(5-08161)


   VALLASCAS. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 36 della direttiva (UE)2018/2001(RED II) fissa al 30/6/2021 il termine entro cui gli Stati membri dovevano adempiere, tra l'altro, alle disposizioni previste dall'articolo 15 che stabilisce: «Gli Stati membri effettuano una valutazione del loro potenziale di energia da fonti rinnovabili [...]. Tale valutazione include, se del caso, un'analisi spaziale delle aree idonee per un'utilizzazione a basso rischio ambientale»;

   il decreto legislativo dell'8 novembre 2021, n. 199, di recepimento della direttiva, all'articolo 20, comma 1, prevede che, con uno o più decreti ministeriali, «da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, sono stabiliti principi e criteri omogenei per l'individuazione delle superfici e delle aree idonee e non all'installazione di impianti a fonti rinnovabili», mentre al comma 4, è previsto che «entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore dei citati decreti, le Regioni individuano con legge le aree idonee»;

   in pratica il decreto – essendo entrato in vigore il 15 dicembre 2021 – fissa al 15 giugno 2022 il termine di emanazione dei decreti ministeriali e al 15 dicembre 2022 quello d'individuazione da parte delle regioni delle aree idonee;

   l'assenza di questi principi e criteri comporta il rischio che lo sviluppo delle rinnovabili possa realizzarsi con regole non chiare e del tutto assenti circa l'installazione di impianti nel rispetto dell'ambiente e del territorio;

   si determina, inoltre, una situazione di grave incertezza tra imprese e operatori del settore delle rinnovabili per il rischio concreto che possano essere vanificati gli investimenti in nuovi impianti;

   questa tutela è necessaria soprattutto nell'attuale contesto, poiché il Governo ha assunto una serie di provvedimenti finalizzati ad accelerare, anche attraverso una semplificazione delle procedure autorizzative, il processo di transizione, per ridurre la dipendenza da fonti fossili;

   l'Italia è inadempiente anche per quanto riguarda l'articolo 15 direttiva 2014/89/UE, che fissa al 31 marzo 2022 il termine per adottare i Piani di gestione dello spazio marittimo –:

   quali ulteriori iniziative intenda adottare per rendere pienamente operative nel nostro ordinamento la direttiva (UE) 2018/2001 e la direttiva 2014/89/UE, e per scongiurare i rischi che potrebbero derivare da uno sviluppo accelerato delle rinnovabili in assenza di regole chiare, anche in riferimento alla necessità di definire un quadro normativo di riferimento chiaro ed esaustivo, ove possano operare, senza le attuali incertezze, imprese e operatori del settore.
(5-08162)


   BENAMATI, GAVINO MANCA e SOVERINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nelle sue dichiarazioni sulla crisi energetica, Mario Draghi ha indicato nella fusione termonucleare controllata una fonte per il futuro, richiamando l'esperienza Iter che dovrebbe operare dal 2025 per dimostrare le condizioni di stabilità dei plasmi e validare le soluzioni tecnologiche per il sistema di generazione del combustibile e per la refrigerazione, rendendo fattibili reattori di potenza attorno agli anni '40/'50 di questo secolo;

   l'Italia si è dotata di una strategia energetica nazionale (Sen) di un piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) che definiscono i futuri scenari energetici nazionali in due fasi, una prima intermedia, transitoria, che dura sino a circa il 2030, seguita poi da un secondo periodo di lavoro per arrivare al 2050 con emissioni nette zero e decarbonizzazione totale. Nella fase intermedia Fer e gas costituiscono elementi di tenuta e bilanciamento della rete con consistenti investimenti (più di 100 miliardi di euro);

   questo schema si basa su una notevole penetrazione delle Fer, sia sui consumi finali (30 per cento) sia nel sistema elettrico (più del 55 per cento). Tale programma dovrà subire un'accelerazione anche in considerazione della situazione di guerra in Ucraina, per ridurre la nostra dipendenza energetica dall'estero;

   al di là di ogni considerazione tecnica e di sostenibilità questo piano energetico, con le attuali azioni in corso, rende assai poco credibile il ricorso in tempi brevi alla fonte nucleare per l'Italia;

   l'abbandono degli idrocarburi renderà a livello mondiale le Fer e la fusione due fonti di grandissimo interesse nel portafoglio energetico mondiale ed europeo: inoltre, dal 2040 alla metà del secolo, il nucleare non sarà la più prosecuzione di quello odierno, ma presenterà nuove possibilità con gli Small Modular Reactor, i reattori di IV Generazione e i reattori a fusione;

   su queste tecnologie l'Italia ha oggi un ruolo di primo piano, partecipando ad Iter e ad Euro Fusion, con la realizzazione del Dtt e la partecipazione a Sparc, con grandi competenze maturate dagli enti di ricerca e dall'industria nazionale, e con progettazione e sviluppo della IV Generazione a fissione nella versione refrigerata a piombo di questi reattori, con aziende pubbliche e private attive in diversi Paesi europei nel dimostrarne la fattibilità tecnica –:

   quale siano le intenzioni del Ministro interrogato sul sostegno a programmi di ricerca e sviluppo dei sistemi del nuovo nucleare che consentirebbero al Paese di mantenere una posizione di avanguardia nel settore e partecipare come protagonista industriale allo sviluppo mondiale di una grande filiera energetica del futuro.
(5-08163)

Interrogazione a risposta scritta:


   GERMANÀ. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la Regione Siciliana è interessata da 1 parco nazionale, 5 parchi regionali e da 77 riserve naturali, oltre che dal più alto numero di Siti Natura 2000, che in alcuni casi versano in stato di abbandono. Questa evidenza ha portato la Sicilia ad essere una delle aree più protette d'Europa;

   in questi giorni il Ministero della transizione ecologica e l'Ispra stanno esaminando la documentazione pervenuta dalla Regione Siciliana al fine di predisporre la proposta conclusiva da presentare in sede di Tavolo istituzionale propedeutica alla condivisione finale ed all'istituzione definitiva del Parco Nazionale degli Iblei, a suo tempo prevista dall'articolo 26, comma 4-septies, del decreto-legge n. 159 del 2007, che assegnava un contributo per l'anno 2007 destinato a più aree protette da realizzare nella Regione Siciliana;

   la proposta di perimetrazione del Parco Nazionale degli Iblei, per come è stata trasmessa ai comuni, ha un'estensione di 146.735 ettari, collocandosi così al 4° posto tra i più grandi parchi nazionali; in questa configurazione interessa in parte o totalmente 27 comuni nelle province di Siracusa, Ragusa e Catania;

   i sindaci dei comuni di Buccheri, Feria, Sortino, Carlentini, Rosolini, Noto e Lentini, hanno rappresentato le loro perplessità rispetto all'iter procedimentale che, al momento, risulta carente di alcuni passaggi fondamentali;

   il procedimento di costituzione in essere non appare tenere conto del necessario coinvolgimento e soprattutto del concorso degli enti locali e delle organizzazioni imprenditoriali interessati, al fine di contemperare le loro esigenze, in sede di definizione della perimetrazione del nuovo parco e del regime vincolistico;

   inoltre i sindaci hanno chiesto la sospensione dell'iter istitutivo in quanto né i comuni, né le associazioni di categoria, né i cittadini stessi, sarebbero stati messi nelle condizioni di verificare la nuova proposta di perimetrazione e zonizzazione oltre che avere contezza effettiva dei rilievi tecnici preliminari alla perimetrazione stessa;

   i numerosi vincoli ambientali esistenti in Sicilia hanno messo in crisi una già fragile economia che avrebbe potuto basarsi sul turismo e sull'agricoltura. Si teme la rarefazione delle attività umane, che provocherà un impoverimento dei territori, non solo di quelli montani ma anche di quelli collocati nelle valli e nelle aree interne;

   tutto questo costituirebbe pertanto l'ennesimo atto di marginalizzazione di un territorio interno con infrastrutture obsolete e dismesse, frutto di politiche sovraordinate concentrate in prevalenza sulle aree urbane e costiere, distratte rispetto alle dinamiche che hanno portato all'abbandono di quell'entroterra un tempo produttivo (campagna e comunità montane) tanto da generare un progressivo dissesto della vita economica e sociale, nonché progressive problematiche di tipo idrogeologico;

   si sono costituiti numerosi comitati spontanei, in rappresentanza delle categorie degli allevatori, degli agricoltori, delle imprese rurali ed edilizie, delle associazioni e aziende venatorie e di tutte le aziende con interessi sull'intero territorio, sorti allo scopo di tutelare i legittimi interessi di tali categorie. Si temono, infatti, i divieti e i vincoli che verrebbero applicati all'edilizia, alla conduzione delle aziende agro-pastorali, al mondo venatorio e a tutto l'indotto connesso con tali attività –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, in merito alla istituzione del Parco nazionale degli Iblei, previsto dall'articolo 26, comma 4-septies, del decreto-legge n. 159 del 2007, avviare, per quanto di competenza, una nuova istruttoria tecnica per acquisire gli opportuni pareri degli enti e dei soggetti interessati, e chiarire gli effetti che il regime vincolistico avrebbe sulle popolazioni e sulle attività economiche del territorio.
(4-12165)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   VANESSA CATTOI, BELOTTI, BIANCHI, COLMELLERE, DE ANGELIS, MARIANI, PATELLI, TOCCALINI, RACCHELLA, BINELLI e SUTTO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha offerto al nostro Paese l'enorme opportunità di progettare interventi innovativi in ogni settore coinvolgendo in primis la Pubblica Amministrazione ma anche, in misura residuale i privati;

   in brevissimo tempo le amministrazioni pubbliche, ad ogni livello, hanno dovuto misurarsi con la pratica dell'europrogettazione, una cultura dei bandi nonché un pensare per progetti per incidere su tematiche fondamentali che sono all'ordine del giorno e che le sole agende politiche non riescono ad affrontare con il livello di dettaglio necessario e nei termini previsti;

   con l'obiettivo al 2026, molte amministrazioni sono in affanno e fra tempi stretti, carenza di personale con competenze adeguate e mancanza di un'organizzazione tecnica per far fronte a compiti complessi, i progetti non riescono ad essere presentati entro le scadenze;

   un'altra emergenza riguarda poi le difficoltà che le amministrazioni incontrano durante l'iter di realizzazione e rendicontazione degli interventi finanziati che troppo spesso pregiudicano il buon fine dell'operazione e vedono le amministrazioni locali, spesso piccolissimi comuni, decadere dal beneficio ottenuto;

   questo fenomeno certamente si spiega con l'assenza di percorsi di formazione specifica sul tema nei corsi universitari infatti, ad oggi, oltre a non esistere corsi di laurea specialistica in europrogettazione non sono neppure attivi insegnamenti di questa disciplina che gli studenti possano scegliere di integrare al proprio percorso di studi;

   approfondimenti su questa importante disciplina vengono offerti da master e corsi di formazione privati che non rispondono però ad obiettivi comuni definiti dal Ministero interrogato;

   considerando che il finanziamento a progetto caratterizza e continuerà a caratterizzare tutti gli interventi previsti con fondi pubblici, siano essi stanziati dai comuni, dalle regioni, dallo Stato o dall'Unione europea, si ritiene indispensabile avviare una revisione degli attuali indirizzi dei corsi di laurea magistrale al fine di offrire a tutti gli studenti impegnati in un percorso di studi in un'area affine una formazione trasversale e, a chi lo desideri, un percorso di formazione specifica che certamente offrirebbe uno sbocco di lavoro utile;

   prevedere a più livelli una formazione dedicata all'europrogettazione certamente aiuterebbe a ridurre il missmatch fra domanda e offerta di lavoro nel nostro Paese dal momento che ad oggi è molto difficile trovare lavoratori con una formazione adeguata in materia –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda intraprendere per inserire l'europrogettazione fra le discipline oggetto di studio nei corsi di laurea affini per materia e se ritenga opportuno prevedere un corso di laurea magistrale specificatamente dedicato.
(4-12170)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

  interrogazione a risposta in Commissione Gallinella n. 5-07561 del 17 febbraio 2022;

  interrogazione a risposta orale Squeri n. 3-02920 del 27 aprile 2022;

  interpellanza Baldelli n. 2-01505 del 4 maggio 2022;

  interrogazione a risposta scritta Carelli n. 4-12070 del 13 maggio 2022.