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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 19 maggio 2022

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   GIOVANNI RUSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   è destinato a far discutere l'accordo sottoscritto tra l'Algeria e il Presidente Draghi sulla Zona economica esclusiva istituita da Algeri per incrementare le pressioni di gas nei metanodotti di collegamento con la Sicilia;

   secondo gli studi della United States Geological Survey, la più imponente agenzia scientifica del Governo americano, il Bacino algero-provenzale, quello che avvolge la Sardegna e il mare occidentale che la circonda, è segnato da tratti morfologici e geo-termici analoghi a quelli sia del Bacino del Mar Rosso che del Levante, dove si valuta la presenza di imponenti riserve di gas;

   in pochi conoscerebbero il contenuto del report destinato a cambiare lo scenario del Mediterraneo, sia sul piano energetico che strategico, e che ruoterebbe intorno alla Sardegna, lasciata, però, totalmente succube ed esclusa da qualsivoglia beneficio;

   secondo le stime ufficiali sulle quantità di gas, il Bacino algero-provenzale ha una capacità di riserve pari a 51 trilioni di metri cubi di gas, 0.42 miliardi di barili di petrolio e 2.23 milioni di barili di derivati del gas naturale in forma liquida;

   per comprendere i numeri basta una semplice comparazione: se l'Algeria con 160 trilioni di metri cubi di potenzialità estrae 86,2 miliardi di metri cubi all'anno di gas, significa che il potenziale dell'area a mare, oggetto dello studio americano, è pari a 28,6 miliardi di metri cubi all'anno, più di quanto la stessa Algeria ne esporti attualmente attraverso i metanodotti (nel 2019 sono stati 26,7 miliardi di metri cubi): basterebbe questo dato per capire l'entità dello studio e di quanto lo scenario del Mediterraneo potrebbe mutare rapidamente dopo il tracollo delle relazioni europee con il fronte russo, sino al blocco totale di ogni approvvigionamento di petrolio e gas;

   in gioco, però, non c'è solo la partita energetica, ma la stessa sovranità del mare e dei confini territoriali, motivo per cui preoccupa, se confermata, la circostanza che in occasione dell'incontro in Algeria non sarebbe stata affrontata la questione più scottante, attenzionata dagli stessi analisti della Difesa italiana: lo «scippo» del «mare sardo» o, meglio, dell'infinita distesa di acque internazionali che lo Stato del Maghreb si è portato a casa con un decreto presidenziale del 18 marzo 2018, comunicato alle Nazioni Unite in base alla Convenzione dell'Onu sul diritto del mare;

   con il citato decreto, l'Algeria, rompendo una regola non scritta di «mutual agreements», ha esteso sino alle 200 miglia nautiche, ben 370 chilometri, la sua sovranità nelle acque internazionali, fronte Sardegna, ma, soprattutto, su quell'immensa ricchezza di risorse energetiche che gli americani hanno rivelato nel loro studio secretato;

   ora che, però, lo scenario è mutato ed è destinato a radicalizzarsi, il tema energetico assume una rilevanza strategica, tanto che il Centro alti studi per la difesa e l'Istituto di ricerca e analisi della difesa, nel loro ultimo report, hanno rilevato che «L'Algeria ha proceduto ad istituire unilateralmente una propria zona economica esclusiva senza un preliminare accordo tra gli Stati frontisti e confinanti»;

   come se non bastasse, la Sonatrach, società di Stato algerina che si occupa di gas e petrolio, ha stretto un patto di ferro proprio con l'Eni e la Total per le prospezioni in quel tratto di mare «scippato» all'Italia e alle acque internazionali –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti di cui in premessa e, in particolare, per quale motivo l'Italia negli ultimi quattro anni non abbia intrapreso iniziative per bloccare l'avanzata dell'Algeria nel mare internazionale davanti alle coste della Sardegna, nonché per quale motivo sia ferma la stessa istituzione di una zona economica esclusiva italiana.
(3-02978)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo notizie recenti, il Ministero degli affari esteri russo ha convocato l'ambasciatore italiano a Mosca per comunicargli l'espulsione di 24 diplomatici italiani, i quali dovranno lasciare il Paese entro otto giorni, in risposta all'allontanamento dei 30 diplomatici russi del 6 aprile 2022, decisione assunta di concerto con i partner europei e atlantici per ragioni di sicurezza nazionale a seguito dell'acuirsi del conflitto scaturito dall'aggressione militare della Federazione Russa a danno dell'Ucraina;

   benché trattasi di un atto ostile, il Presidente del Consiglio Draghi sostiene di non dover interrompere i rapporti diplomatici, in quanto rappresenta l'unico modo con cui giungere a una soluzione pacifica;

   seppur condivisibile l'idea di giungere a un accordo di pace in modo celere per via diplomatica, ci si domanda come ciò possa avvenire di fronte alle azioni, a giudizio dell'interrogante, sconsiderate del Presidente russo Vladimir Putin. Oltre ai diplomatici italiani, infatti, sono stati espulsi anche gli omologhi francesi e spagnoli rispettivamente 34 e 27;

   è necessaria, dunque, una vigorosa risposta da parte del Governo italiano in merito alle azioni compiute dal Capo del Governo russo –:

   quali contromisure intenda adottare il Governo di fronte all'espulsione dei diplomatici italiani operata dal Ministero degli affari esteri russo.
(5-08134)


   BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la Corte di cassazione turca ha confermato la pena a 4 anni, 11 mesi e 20 giorni contro la signora Canan Kaftancioglu, leader nella città di Istanbul del Partito Popolare della Repubblica (Chp), il principale partito di opposizione in Turchia;

   il collegio dei giudici ha inoltre deliberato che l'esponente politica non potrà esercitare il diritto di votare e di essere eletta, finché non avrà scontato la pena inflittale;

   l'accusa nei suoi confronti è quella di «propaganda per conto di organizzazioni terroristiche», «incitazione all'odio», «pubblica offesa alla Repubblica» e «vilipendio al Presidente della Repubblica»; il Partito Popolare della Repubblica è una formazione politica di cultura laica e progressista che ha un vasto consenso nel Paese tanto da esprimere il Sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu eletto a questa carica nel 2019;

   il prossimo anno si terranno in Turchia le elezioni presidenziali e parlamentari alle quali, quindi una figura prestigiosa e popolare come Canan Kaftancioglu non potrà in nessuna forma partecipare;

   la sua condanna, che deriva da un'inchiesta iniziata nel 2019 per alcuni tweet pubblicati nel 2014, è, ad avviso dell'interrogante, un chiaro ulteriore segno sia della volontà del regime instaurato dal Presidente Erdogan di eliminare dalla scena pubblica chi potrebbe compromettere la sua rielezione, sia del pieno assoggettamento della magistratura turca agli interessi del potere politico –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo italiano, nelle sedi bilaterali e negli altri consessi internazionali, perché cessino in Turchia la politica di repressione nei confronti degli oppositori e la sistematica violazione dei principi cardine dello Stato di diritto.
(5-08139)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da tempo l'Aida, l'Associazione italiana distributori autoveicoli, denuncia gravi ritardi nelle immatricolazioni delle auto estere;

   la richiesta di nazionalizzazione delle targhe estere è aumentata sensibilmente con l'entrata in vigore del «decreto dignità» nel 2019 (decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87) che ha sancito il divieto di circolazione in Italia ai veicoli con targa estera per chi è residente nel nostro Paese;

   secondo l'Aida si è passati da una settimana ad oltre 45 giorni di tempo per la nazionalizzazione, con particolari ritardi nelle regioni del Nord Italia;

   le norme presenti nel «decreto dignità», inizialmente emanate per contrastare illeciti come il non pagamento delle multe e delle tasse nel nostro Paese, stanno però causando da tempo gravi criticità sull'attività dei concessionari italiani che acquistano da altri concessionari esteri (dove sono presenti) auto invendute, ma che non possono però consegnare ai clienti a causa dei ritardi per la nazionalizzazione delle targhe;

   secondo l'Aida «il problema risiede negli uffici ministeriali dove viene lamentata la mancanza di personale; le varie motorizzazioni sono in ritardo folle perché non hanno risorse umane per l'analisi dei documenti necessari. Inoltre, è tangibile una mancanza strategica atta a tentare di risolvere la questione con una gestione ottimale degli uffici dislocati sul territorio italiano. I clienti non possono aspettare un mese e mezzo prima della consegna di una vettura già acquistata»;

   la procedura per nazionalizzare una targa estera sarebbe, inoltre, troppo complessa, sempre secondo quanto denunciato da Aida: «il sistema automatico messo in piedi da Agenzia Entrate dà soltanto il via libera alla procedura, ma poi la palla passa alla Motorizzazione che deve occuparsi della verifica, ed i dati devono essere immessi quasi totalmente manualmente»;

   tale problematica si è aggravata ulteriormente negli ultimi mesi; dopo la pandemia e la crisi dei microchip, le case automobilistiche si trovano ad affrontare una nuova emergenza: mancano i cablaggi a causa della guerra in Ucraina con conseguente perdita di 700 mila veicoli stimata in Europa nella prima metà del 2022;

   i concessionari italiani, per soddisfare le richieste dei clienti in tempi accettabili, si rivolgono spesso a distributori esteri della medesima casa produttrice: le auto però non possono essere consegnate agli acquirenti per i continui ritardi dovuti alla nazionalizzazione della targa;

   si tratta di ostacoli burocratici incomprensibili che penalizzano distributori e clienti: i veicoli sono infatti nuovi, a «chilometro 0» e quindi garantiti dalle stesse case automobilistiche –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di ridurre gli attuali gravi ritardi relativi alla nazionalizzazione delle targhe estere ed, in particolar modo, dei veicoli acquisiti dai concessionari italiani.
(5-08135)


   TRANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale alta inflazione che famiglie ed imprese devono fronteggiare, causata prevalentemente da rincari energetici oltre che da elementi strutturali, difficilmente potrà, nel medio e breve periodo, tornare ai livelli precedenti alla pandemia;

   le famiglie, stremate dal perdurare della pandemia, dai rincari di luce, gas e carburanti nonché da un'inflazione che non era così alta dal 1995, stanno mettendo in atto misure anticrisi essenzialmente riducendo i consumi. Ciò viene evidenziato da una recente ricerca Istat secondo la quale 4 italiani su 10 saranno costretti a ridurre considerevolmente le proprie spese;

   a ciò si deve aggiungere che, secondo l'Istat, nel primo trimestre del 2022, la crescita delle retribuzioni contrattuali è rimasta contenuta, l'aumento è stato appena dello 0,6 rispetto allo stesso periodo del 2021. La durata dei contratti e i meccanismi di determinazione degli incrementi contrattuali determineranno, considerata la persistenza della spinta inflazionistica, nel 2022, a una perdita di potere d'acquisto dei salari valutabile in quasi cinque punti percentuali. È evidente che se non si porrà rimedio, in tempi brevissimi, a tale situazione, il combinato disposto dell'inflazione galoppante e dell'aumento del prezzo dei beni di consumo finirà per accrescere considerevolmente la povertà di gran parte degli italiani;

   tra le spese principali delle famiglie e delle imprese italiane non possono essere considerate irrilevanti quelle legate alle locazioni, sia degli immobili residenziali che degli immobili industriali. L'indice Istat-Foi, ha registrato un incremento del più 6,5 per cento delle locazioni su base annua. È evidente che la ricaduta che avrà l'inflazione sull'adeguamento dell'indice Istat sui contratti sta creando grande allarme e difficoltà, sia alle famiglie, in particolare quelle che ricadono nel primo scaglione di reddito fino a 15.000 euro che, secondo l'agenzia delle entrate sono ben 416.000, sia alle aziende che vedono i loro contratti di locazione sull'immobile, non di proprietà, crescere in fase di rinnovo, cosa che nell'attuale fase di recessione può avere serie ripercussioni sia in termini di liquidità che di redditività delle stesse;

   infine, le difficoltà di reperimento di materie prime e i conseguenti aumenti dei costi di approvvigionamento hanno sempre maggiore impatto nei rapporti contrattuali in corso fra clienti e fornitori e spesso comportano che l'esecuzione delle forniture diventi eccessivamente onerosa e che si renda necessario un corrispondente adeguamento del prezzo, con reali e gravi rischi per la sopravvivenza delle piccole e medie imprese e per l'occupazione –:

   alla luce di quanto sopra esposto e facendo riferimento anche alle parole pronunciate alla stampa dal Presidente del Consiglio secondo cui l'inflazione attuale non dovrebbe superare il 2,9 per cento, quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per mitigare gli effetti dell'attuale inflazione sull'indice Istat dei prezzi al consumo, in primis l'adeguamento delle retribuzioni basato sull'inflazione effettiva e se intenda impegnare l'attività del Ministero al fine di creare un indice depurato che tenga conto degli effetti della guerra in Ucraina e dei rincari energetici e dei prezzi delle materie prime, da applicare ai rinnovi dei contratti indicizzati sia commerciali che di locazione in scadenza nel corso del 2022 a decorrere dalla data di inizio del conflitto fino al perdurare degli effetti della stessa.
(5-08141)

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO, DEL SESTO e VILLANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le prime evidenze che scaturiscono dal World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale riguardano un rallentamento della crescita globale e a pesare sull'economia italiana è la dipendenza energetica dalla Russia; dall'analisi emerge che per alcune delle più grandi economie europee, come Francia, Germania, Regno Unito e Italia, è prevista una crescita trimestrale molto debole o negativa; le principali economie europee sono ferme. I prezzi continuano a salire, in particolare quelli dei beni di prima necessità alimentari ed energetici e l'Italia rischia di entrare in una fase di stagflazione, poiché i problemi congiunturali si innestano su una situazione strutturale più debole rispetto ad altri Paesi dell'Unione europea;

   la Russia è un importante fornitore di petrolio, gas e metalli e, insieme all'Ucraina, di grano e mais; le ridotte forniture di queste materie prime hanno fatto salire bruscamente i loro prezzi; l'ampliamento delle pressioni sui prezzi hanno portato a proiezioni di inflazione per il 2022 del 5,7 per cento nelle economie avanzate e dell'8,7 per cento nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo; si tratta di una crisi che avanza mentre l'economia globale non si è ancora completamente ripresa dalla pandemia e l'impennata danneggia le famiglie a basso reddito a livello globale;

   il 16 maggio 2022, la Commissione europea ha rivisto al ribasso le stime di crescita e alzato quelle dell'inflazione, un mix perfetto per un quadro negativo in termini di crescita e di prezzi e di strozzature nelle forniture a causa della crisi in Ucraina;

   i Paesi che hanno legami più forti con Mosca pagano il prezzo maggiore e l'Italia vede quasi dimezzato il tasso di crescita atteso, dal 4,1 per cento di febbraio al 2,4 per cento, per poi continuare nel 2023 all'1,9 per cento (2,3 per cento la stima precedente) prevedendo altresì un'inflazione del 5,9 per cento nel 2022 e del 2,3 per cento nel 2023;

   la situazione italiana non è dissimile da quella europea; secondo le previsioni comunitarie le prospettive dell'Italia rimangono soggette a forti rischi di ribasso, essendo uno dei maggiori Paesi importatori di gas naturale russo, e il prolungamento del conflitto sta pesando non poco sulla ripresa economica. Tale impatto è dovuto al forte aumento del prezzo delle materie prime, a cui contribuiscono le stesse sanzioni europee contro Mosca; la Commissione europea avverte altresì che uno «stop» al gas russo costerebbe all'Europa altri due punti e mezzo di crescita, farebbe salire l'inflazione ancora di altri tre punti percentuali e avrebbe gravi conseguenze per quei Paesi – tra cui l'Italia – molto legati alla Russia per dipendenza energetica;

   per l'Italia, schiacciata dal debito pubblico, c'è una ragione in più di cautela e difficoltà, poiché i numeri della finanza pubblica restano alti in termini assoluti di deficit e di debito e lo shock causato dalla guerra in Ucraina e dall'incremento dei prezzi dell'energia sta provocando rallentamenti nell'attività economica;

   il quadro macroeconomico si è deteriorato rapidamente a causa degli effetti della guerra e delle sanzioni sulle catene di approvvigionamento, sugli scambi e sulle scelte di consumo; le stime di crescita dell'Eurozona per il 2022 si presentano con un drastico taglio generalizzato che si attesta al 2,7 per cento e con l'inflazione che volerà invece al 6,1 per cento con un forte aumento del rischio, per alcuni Paesi membri, di entrare in una fase di stagflazione –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere anche in ambito europeo, per contrastare sia l'aumento dell'inflazione destinata a rimanere alta, sia il crollo della crescita del prodotto interno lordo, al fine di contenere gli effetti negativi di secondo impatto che potrebbero manifestarsi con il prolungarsi del conflitto in Ucraina e che porterebbero l'Italia e altri Paesi membri nella prospettiva di un alto rischio di recessione o di stagflazione.
(4-12126)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la fine dello stato di emergenza è stato ufficializzato e il termine «normalità» ha assunto un valore nuovo, ma non nei palazzi di giustizia dove le misure emergenziali entrate in vigore in piena pandemia ancora persistono;

   proprio mentre si ragiona su come accelerare i tempi dei processi, è il settore della giustizia a non riprendere in pieno l'attività, con accessi solo su prenotazione alle cancellerie e venti udienze dinanzi alle sezioni monocratiche che ne macinavano quaranta o cinquanta a regime normale, come nel caso emblematico del Palazzo di giustizia di Napoli;

   una lentezza straordinaria della ripresa, una disomogeneità dei criteri che vengono adottati nei vari fori e spesso circolari organizzative che non sembrano recepite dagli stessi giudici, mentre le buone prassi restano confinate alla volontà dei singoli funzionari: sono questi i problemi della giustizia anche secondo l'Organismo congressuale forense (Ocf), che ha denunciato «Oltre 200 protocolli per ripartire, ogni ufficio decide per sé e la Giustizia riparte nel caos»;

   in una nota dell'Ocf si legge: «In mancanza di un piano unico nazionale, da noi più volte, invano richiesto, lo svolgimento delle attività giudiziarie è stato disciplinato per ogni sede in modo totalmente differente, talvolta differente perfino tra le sezioni dei singoli uffici. Non solo. Anche lo svolgimento delle udienze in modalità telematica da remoto non potrà trovare corretta attuazione, in mancanza di una disciplina uniforme», sottolineando come si tratti di «un disastro, al quale si aggiungono peraltro anche i provvedimenti dilatori di taluni uffici, la mancanza di strumentazioni tecniche, la già denunciata carenza di fondi per il gratuito patrocinio, esauriti e mai più reintegrati»;

   in mancanza di adeguati interventi, è ragionevole e realistico prevedere che le attività giudiziarie non riprenderanno in modo sostanziale ed effettivo in moltissime sedi o avverrà in maniera talmente frammentaria e disorganica da «rendere impossibile una disciplina omogenea»;

   di fronte a uno scenario simile, sono incalcolabili i danni per lo Stato, che, a giudizio dell'interrogante, di fatto ha smesso di amministrare la giustizia, e per gli avvocati;

   ogni richiesta di intervento, per scongiurare il rischio che la situazione nei palazzi di giustizia diventi presto ingestibile, sia da parte degli organismi di rappresentanza degli operatori di settore, che dell'interrogante, è caduta nel vuoto o, peggio, ha ricevuto inspiegabilmente parere negativo, anche di fronte alla semplice richiesta di predisposizione di linee guida nazionali (ordine del giorno 9/3533-A/10) –:

   considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda assumere per il celere e uniforme ripristino della piena funzionalità di tutti gli uffici giudiziari.
(3-02979)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella serata di lunedì 16 e la mattinata del 17 maggio 2022, si è registrata l'ennesima e gravissima aggressione ai danni degli agenti penitenziari all'interno del carcere «Don Bosco» di Pisa;

   da quanto si apprende da un articolo apparso sul quotidiano «Pisa Today», le organizzazioni sindacali della Polizia Penitenziaria lamentano di come quest'ultimo evento vada ad aggiungersi ai numerosi casi di aggressione già registrati in passato;

   l'atto violento è stato commesso da un detenuto nordafricano, il quale avrebbe violentemente assaltato gli agenti in servizio colpendoli alle spalle con pugni e calci, tanto da costringere gli aggrediti a richiedere le cure del pronto soccorso ospedaliero;

   trattasi dell'ennesimo episodio di violenza all'interno del carcere di Pisa senza che l'Amministrazione penitenziaria intervenga con durezza e tempestività per tutelare uomini e donne della polizia penitenziaria;

   il caso di specie è ancor più grave se solo si consideri che, nonostante le reiterate richieste della direzione pisana, il provveditorato regionale ha sempre rifiutato il trasferimento del detenuto, nonostante le criticità emerse e segnalate;

   se quanto riportato dagli organi di stampa e dalle organizzazioni sindacali in ordine alle reiterate richieste di trasferimento corrispondesse al vero potremmo concludere che si è trattata di una aggressione ampiamente annunciata e che si è potuta perfezionare per l'indolenza di chi avrebbe potuto e dovuto intervenire;

   quanto sopra, peraltro, sarebbe in splendida coerenza con il complessivo atteggiamento del Provveditore Regionale che, sempre stando alle denunce delle organizzazioni sindacali, non ha mai visitato il pur complesso Istituto Penitenziario a più di un anno dal suo insediamento nel delicato ruolo, anche al fine di prendere contezza di persona delle gravi disfunzioni determinate dalla grave carenza di organico, soprattutto nel ruolo di ispettori e sovrintendenti;

   le organizzazioni sindacali lamentano, inoltre, la mancanza di sistemi di videosorveglianza;

   l'interrogante in occasione di una visita parlamentare in carcere, ha potuto personalmente appurare non solo la grave carenza di organico, ma anche l'assenza di un sistema di videosorveglianza che consenta agli agenti di polizia penitenziaria di operare in maggiore sicurezza;

   la situazione dell'istituto rimane, ad oggi, profondamente allarmante e necessita dell'intervento repentino del Ministero competente –:

   se intenda verificare quanto in premessa e accertare i motivi del mancato trasferimento del detenuto critico;

   se intenda accertare quanto in premessa e pretendere dal Provveditorato Regionale una visita immediata all'Istituto Penitenziario pisano;

   se intenda dotare l'istituto Penitenziario Pisano di debito impianto di videosorveglianza e, in caso positivo, con quali modalità e tempistiche.
(4-12135)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   persistono vergognosi casi di cittadini che sono percettori del reddito di cittadinanza pur non rispettando i requisiti imposti dalla legge;

   da un articolo comparso sul quotidiano online «CorriereSalentino.it» il 18 maggio 2022, si apprende come, nella città di Gallipoli, una donna sottoposta agli arresti domiciliari abbia usufruito del reddito per un anno, arrivando ad incassare, in questo periodo, la cifra di ben 780 euro mensili;

   nonostante il caso degli arresti domiciliari consista, secondo le attuali disposizioni normative, in una causa ostativa all'erogazione del beneficio, il giudice per l'udienza preliminare ha ritenuto di dover assolvere la donna in quanto il fatto non costituisce reato;

   a parere del magistrato, infatti, il modulo rilasciato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali non risulta essere sufficientemente chiaro, rivelandosi, quindi, suscettibile di interpretazioni erronee da parte dei richiedenti, giustificando le richieste operate da parte di soggetti non idonei. La donna condannata ha quindi omesso di dichiarare di essere sottoposta alla misura cautelare, permettendole, in tal modo, di usufruire del reddito di cittadinanza da febbraio 2020 a febbraio 2021;

   giova rilevare, tuttavia, come sia stato ad avviso dell'interrogante indegnamente violato il fondamentale principio giuridico ignoranza legis non excusat non solo dalla donna ai domiciliari, bensì anche dallo stesso giudice che ha deciso di assolvere l'imputata in virtù della sua ignoranza in merito alla normativa vigente;

   per quel che concerne le autocertificazioni dei requisiti amministrativi necessarie ai fini dell'accesso al beneficio del reddito, invece, stanti le continue dichiarazioni false rilasciate dai richiedenti, risulta oramai indifferibile l'adozione di uno strumento alternativo. Benché le pene detentive in caso di autodichiarazioni false rilasciate ai fini dell'accesso al reddito vadano dai due ai sei anni, infatti, le ignobili frodi commesse dagli stessi continuano a persistere;

   quello della donna di Gallipoli rappresenta solamente un ulteriore inverecondo esempio, oltre agli innumerevoli già individuati e denunciati dall'interrogante in passato, di come la misura del reddito di cittadinanza altro non sia che uno strumento mal concepito e gestito in modo altrettanto inefficiente, attraverso il quale vengono perpetrate continue truffe milionarie ai danni dello Stato con le risorse dei contribuenti italiani –:

   se il Governo sia a conoscenza di pronunce analoghe a quella indicata in premessa;

   se il Governo intenda adottare iniziative per superare il meccanismo delle autocertificazioni dei requisiti amministrativi, al fine di ovviare alle continue truffe ai danni dello Stato;

   quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di rendere inequivocabile il modulo di richiesta del reddito di cittadinanza.
(4-12140)


   SPESSOTTO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Emanuela Petruzzelli il 21 settembre 2021 ha denunciato, in modo circostanziato, alla Procura della Repubblica del Tribunale di Bari, di essere stata vittima di violenze sessuali e maltrattamenti dall'età di 8 anni;

   in varie occasioni, negli ultimi vent'anni, Emanuela Petruzzelli è ricorsa più volte ai Carabinieri di Acquaviva delle Fonti a seguito delle violenze subite e dei litigi in ambito domestico;

   la sorella Camilla, figlia della stessa madre, il 2 aprile 2011 è stata vittima di femminicidio. Fu assassinata, a Bologna, dall'ex compagno, appuntato dei carabinieri, Claudio Bertazzoli, padre della figlia di 2 anni, con numerosi colpi di forbici e sfigurata a martellate;

   Emanuela Petruzzelli racconta che, dopo l'assassinio della sorella, ha deciso di denunciare con più determinazione le violenze che anche lei ha subito nel corso della sua adolescenza nella casa materna ad opera di «amici» della madre. E denuncia anche il marito, Cosimo Benemerito, per violenza sessuale aggravata avvenuta anche in presenza della figlia minorenne, istigazione al suicidio, minacce di morte e truffa;

   il 4 maggio 2022, alla trasmissione televisiva «I fatti vostri», intervistata dal giornalista Salvo Sottile, la signora Petruzzelli ha raccontato la sua vicenda umana devastata da violenze fisiche e psicologiche, sopraffazioni e degrado. Situazioni nelle quali è stata spesso coinvolta anche la figlia;

   il 5 maggio 2022 Emanuela Petruzzelli ha inscenato un sit-in davanti la sede di Palazzo Chigi e ha ricevuto rassicurazioni dal Dipartimento per le pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio;

   Emanuela Petruzzelli lamenta che, dal 2016, pur essendo rientrata nell'ambito della tutela prevista per le vittime di violenza domestica, sia lei che la figlia, oggi sono senza protezione, senza indennizzo, senza reddito e senza lavoro;

   la Rivista di Psichiatria, Maggio-Giugno 2019, Voi. 54, N. 3, da pagina 97 a pagina 108 riporta uno studio che vaglia la letteratura recente sul tema dell'Intimate Partner Violence (IPV). Secondo la maggioranza di questi studi l'abuso in età infantile è uno dei più alti fattori di rischio di violenza domestica e Intimate Partner Violence. Pertanto appare alquanto prevedibile che le donne che hanno subito violenze domestiche e sessuali in età infantile debbano essere protette con particolare cura;

   alla presentazione del Rapporto «Un anno di codice rosso», il 24 novembre 2020, l'allora Ministro della giustizia, ha detto: «quando una donna trova il coraggio di denunciare le violenze subite, è fondamentale che lo Stato intervenga tempestivamente – meglio, laddove possibile, immediatamente – per proteggere quella donna ed impedire ulteriori drammatiche conseguenze. Per tali ragioni, il Codice Rosso prevede che dopo la denuncia si apra una sorta di corsia preferenziale d'emergenza in cui vengono compiuti tutti gli atti necessari per il rapido accertamento dei fatti e per porre in essere tutte le misure per mettere in sicurezza la vittima della violenza e i suoi figli.» Ma proprio nel Rapporto citato, a pagina 23, è scritto che il femminicidio presenta «una enorme quota di sommerso» e che «passa, in larga parte sottotraccia»;

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative possano intraprendere i Ministri interrogati, per quanto di competenza anche in sinergia tra loro, per garantire una più tempestiva e migliore protezione, come previsto dalla legge n. 69 del 2019, a Emanuela Petruzzelli visto che la stessa ha avuto il coraggio e la forza di denunciare anche pubblicamente le violenze subite.
(4-12141)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta scritta:


   PRETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in base alla normativa attuale i portabici da gancio traino per le auto possono essere applicati alla vettura liberamente senza la necessità dell'aggiornamento della carta di circolazione né la visita e la prova in una sede della motorizzazione civile;

   tuttavia, l'articolo 164 del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, prevede alcune importanti limitazioni: in particolare il portabici deve essere considerato come un carico e non deve coprire la targa e i fanali. Non deve inoltre diminuire la visibilità del conducente e impedirgli libertà di movimento. Infine, non deve cadere né rendere instabile il veicolo;

   nel dettaglio il codice prevede che non vi sia sporgenza longitudinale anteriore, che la sporgenza longitudinale posteriore non superi il 30 per cento della lunghezza del veicolo e che questa sporgenza venga segnalata con un apposito pannello quadrangolare a strisce diagonali bianche e rosse rivestito di materiale riflettente, che la sporgenza laterale non superi i 30 centimetri del bordo esterno delle luci di posizione e che questa venga indicata con due pannelli ai lati se la sporgenza riguarda l'intera larghezza del veicolo e che l'altezza complessiva (auto + carico) non superi i 4 metri;

   tali previsioni appaiono inspiegabilmente restrittive nei confronti degli utenti, considerando anche che la norma stessa prevede anche alcune eccezioni: in particolare è previsto che ai carrelli appendice e ai rimorchi immatricolati prima del 20 febbraio 2013 o sugli accessori applicati posteriormente a sbalzo sul gancio dei bus gran turismo e di linea, sia applicabile una targa ripetitrice –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di modificare in senso più razionale la disciplina esposta in premessa, prevedendo in particolare l'applicazione delle medesime regole vigenti per bus gran turismo e di linea ai portabici da gancio traino per le auto.
(4-12125)


   FRANCESCO SILVESTRI e GRIPPA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la società Strada dei Parchi è attualmente concessionaria del collegamento autostradale A24 Roma-L'Aquila-Teramo e il tronco A25 Torano-Pescara, a seguito della procedura di gara esperita dal concedente pro tempore Anas Spa, in data 1° ottobre 2001;

   da quanto si apprende da fonti di stampa, nella seduta del 5 maggio 2022 del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) che aveva in programma l'esame della versione di Piano economico e finanziario (pef) cosiddetto a zero investimenti, che avrebbe causato un maxi aumento dei 370 per cento della tariffa entro il 2030, il pef è stato ufficialmente «bocciato»;

   il 4 maggio 2022, presso la Camera dei deputati, il tema dell'Autostrada dei Parchi è stato riportato al centro del dibattito parlamentare. Nell'informativa urgente il Ministro interrogato ha trattato vari aspetti più volte sollevati in questi anni: la messa in sicurezza del tracciato, il caro pedaggi, le misure di contenimento della invasione della fauna selvatica;

   durante il dibattito è stato riproposto da parte del Movimento 5 stelle, il tema dei pendolari. Tale problematica è stata preceduta da numerosi interventi normativi, sia in Parlamento, sia da interventi di raccordo tra il concessionario e l'ex assessore ai lavori pubblici della giunta Raggi. Interventi questi, rivolti all'abbattimento dei costi del pedaggio per coloro che devono utilizzare giornalmente l'autostrada per lavoro, per studio o per le diverse necessità della vita. È un fatto che il tronco della A24 sia ormai parte integrante della mobilità urbana di alcuni municipi romani. Risulta pertanto anacronistico pensare che queste categorie debbano utilizzare questa infrastruttura come un utente che la utilizza una tantum;

   il decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121, recante «Disposizioni urgenti in materia di investimenti e sicurezza delle infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale, per la funzionalità dei Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, del Consiglio superiore dei lavori pubblici e dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali», prevede all'articolo 2 una nuova società per la gestione in house di autostrade statali a pedaggio (commi da 2-sexies a 2-sexiesdecies);

   in particolare, viene prevista la costituzione di una nuova società (controllata interamente dal Ministero dell'economia e delle finanze e soggetta al controllo analogo del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili) a cui saranno trasferite, con esclusivo riguardo alle autostrade statali a pedaggio le funzioni e le attività attribuite dalle vigenti disposizioni ad Anas Spa;

   durante l'informativa urgente il Ministro si è impegnato a far sì che l'attuale blocco delle tariffe delle tratte autostradali in questione, previsto fino al 30 giugno 2022, venga prorogato al 31 dicembre 2022;

   si è impegnato, inoltre, nelle more delle valutazioni riferite all'operato del concessionario, a garantire la sicurezza degli utenti della strada –:

   quale sia il cronoprogramma degli interventi di messa in sicurezza del tracciato al fine di garantire la tutela degli utenti dell'Autostrada dei Parchi;

   quali tempi siano previsti per la chiusura definitiva da parte del Governo del dossier in esame;

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative per prevedere per il tratto urbano della A24 che i pendolari possano viaggiare gratuitamente;

   se il Governo intenda valutare l'adozione di iniziative per la nazionalizzazione di quest'arteria, anche alla luce della sua rilevanza ai fini di protezione civile, attraverso la «newco» controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze di cui in premessa.
(4-12131)


   IEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la società di gestione degli aeroporti di Milano Linate e Milano Malpensa, Sea spa, è per il 54,81 per cento di proprietà del comune di Milano, per il 36,39 per cento del fondo 2i Aeroporti spa e per l'8,62 per cento del fondo F2i Sgr spa;

   a quanto si apprende da organi di stampa, la Direzione centrale per la Programmazione economica e lo sviluppo infrastrutture dell'Ente Nazionale di Aviazione Civile avrebbe intimato alla società di riaprire il Terminal 2 dell'Aeroporto di Malpensa il prima possibile e non nel 2026 come pianificato da Sea e indicato nel contratto di programma del periodo tariffario 2022-2031;

   la richiesta è sostanzialmente legata al fatto che mentre il Terminal 1 è destinato all'attività di Legacy e intercontinentale, il soddisfacimento della domanda low cost viene garantita dal Terminal 2 e alla luce delle attuali previsioni della ripresa del traffico la chiusura prolungherà le ricadute negative sulla fruibilità e sull'utilizzo di tutta l'area posta a nord dell'aeroporto;

   vi possono essere inoltre effetti negativi sull'occupazione con la limitazione del numero dei prestatori dei servizi di assistenza a terra;

   da tempo i sindacati mettono in evidenza le criticità di un aumento di voli e passeggeri senza che siano state ripristinate le situazioni pre-pandemia, riaprendo anche il terminal citato e mettendo, in tal modo, a rischio il personale e gli utenti, come testimoniato dall'incidente avvenuto il 4 aprile 2022, quando due aerei – un Delta Airlines appena atterrato da New York e un A320 Easyjet pronto al decollo per Tel Aviv – si sono toccati in fase di parcheggio al Satellite Nord dello scalo, riportando danni;

   inoltre, la società è al centro del dibattito anche con riferimento alla costituzione da parte di Sea della nuova società Airport ICT services in cui sono stati trasferiti 60 lavoratori dei servizi informativi di Sea;

   tale operazione decisa da Sea di vendere il settore ICT ed appaltare le attività al partner che vince la gara competitiva è contraria al dettato della convenzione ENAC/Sea in merito agli obblighi di Sea di finalizzare, come gestore aeroportuale, le attività ICT con efficienza e sicurezza –:

   se il Ministro interrogato intenda svolgere, per quanto di competenza, tutti gli approfondimenti necessari sulle circostanze rappresentate in premessa che riguardano la SEA spa, al fine di arrivare nel più breve tempo possibile alla piena operatività del Terminal 2 di Malpensa e di salvaguardare i lavoratori dei servizi informativi della società, la cui mobilitazione perdura da mesi.
(4-12136)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   considerato che il ruolo del commissariato di pubblica sicurezza risulta fondamentale quale presidio di sicurezza per tutti, da tempo per la sede del commissariato di Sesto Fiorentino, è allo studio una collocazione più consona e adeguata rispetto all'attuale sede di Via Gramsci che sarebbe stata individuata nell'ex sede CopSiag in via Savonarola;

   con nota dell'8 giugno 2021, la Prefettura di Firenze ha comunicato al Ministero che Consiag ha sottoscritto un atto unilaterale di impegno a locare, assicurando, pertanto, l'intenzione di addivenire a un contratto di locazione;

   l'immobile necessita di interventi di adeguamento sismico allo scopo di adibire la caserma alla classe d'uso richiesta;

   la data programmata di consegna era stata individuata nel 30 giugno 2022, ma la società proprietaria dell'immobile, a quanto consta all'interrogante, ha avviato, attualmente, soltanto gli interventi propedeutici alle opere di ristrutturazione ed è, quindi, verosimile che il termine di consegna dell'immobile possa essere differito rispetto a quello stimato –:

   quali iniziative intenda adottare riguardo alla nuova sede del commissariato di pubblica sicurezza di Sesto Fiorentino di cui in premessa e quali siano le tempistiche per la sua effettiva realizzazione.
(5-08133)


   BOLDRINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che Taoufik Kaoukabi, giovane di origine marocchina, fuggito con la moglie ucraina da Karkhiv e approdato a Bergamo, dopo le ferite della guerra ha vissuto un secondo incubo, dovendo prendere atto che l'accoglienza per chi fugge dai conflitti non è uguale per tutti;

   Taouflik ha infatti vissuto per nove anni a Kharkiv dove ha studiato, ha lavorato e stava terminando la specializzazione come chirurgo oftalmico e dove si è sposato con Yana, di nazionalità ucraina;

   giunto a Bergamo, si presenta in questura con tutti i documenti per ottenere un permesso soggiorno come riconosciuto agli ucraini in fuga dalla guerra, ma gli viene spiegato che il permesso temporaneo può essere rilasciato solo a sua moglie, in quanto di nazionalità ucraina, o in alternativa a persone già in possesso di un permesso di soggiorno a lungo termine in Ucraina;

   tuttavia, è lo stesso Taoufik a spiegare che il permesso di soggiorno a lungo termine è molto difficile da ottenere in Ucraina e non viene rilasciato agli studenti proprio perché legato al percorso di studi che per Taoufik non era ancora concluso;

   è evidente come tale situazione appare del tutto insostenibile non solo perché ha aperto due strade completamente diverse per due persone, regolarmente sposate, e in fuga dalla guerra, ma perché di fatto ha finito per condannare il giovane Taouflik a dividersi da sua moglie, oppure a condurre una vita da irregolare accanto a lei –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per consentire a Taoufik Kaoukabi di rimanere legalmente in Italia, per evitare che possano ripetersi in futuro casi come quelli riportati in premessa e per garantire un'accoglienza uguale per tutti coloro che stanno fuggendo dalla guerra in Ucraina, senza distinzione alcuna.
(5-08138)


   COSTANZO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in occasione dell'arrivo del Presidente del Consiglio Mario Draghi a Torino, in visita per la firma del «Patto per la città» il 5 aprile 2022, la Prefettura di Torino ha impedito gli accessi a piazza Palazzo di città, sede del comune, ma anche alle vie antistanti, e addirittura fino a piazza Castello angolo via Garibaldi, per via della manifestazione pacifica di dissenso annunciata contro il Presidente del Consiglio;

   il senatore Gianluigi Paragone, insieme all'interrogante, mentre partecipavano alla manifestazione pacifica sono stati bloccati all'angolo tra piazza Castello e via Garibaldi dalle forze di polizia, accorse in tenuta antisommossa su ordine della Questura e dunque del Ministero dell'interno;

   le forze dell'ordine hanno impedito ai due parlamentari di muoversi liberamente lungo via Garibaldi, e hanno vietato loro «di andare a verificare cosa stesse succedendo davanti al Municipio», come ha dichiarato lo stesso Gianluigi Paragone sui suoi canali social. «Queste sono le disposizioni di uno Stato di Polizia, Scudi, elmetti e mezzi corazzati sono stati usati contro due rappresentanti del popolo senza che vi fosse alcun pericolo né alcuna violenza da contrastare. Pensate a quanto è pericolosa la democrazia: c'è bisogno di caschi e scudi da utilizzare contro qualsiasi dissenso e contro la libertà di manifestazione e di pensiero» ha aggiunto il senatore Paragone;

   nel corso della manifestazione «Verità per il Donbass», svoltasi venerdì 13 maggio 2022 in Piazza Castello a Torino, l'interrogante, intervenuta sul palco, ha denunciato sul sito ilparagone.it la gestione dell'ordine pubblico da parte delle forze dell'ordine: «all'arrivo c'era già un folto gruppo di striscioni, e bandiere ucraine con slogan inneggianti il dubbio Battaglione Azov, senza ombra alcuna, di ffoo vicine. Proprio per evitare ciò che è poi successo, abbiamo contattato Digos e polizia per prevenire provocazioni e disordini. Appena iniziato il mio intervento sul palco sono stata interrotta ripetutamente da manifestanti pro Azov intenzionati a scavalcare energicamente le transenne. La Polizia non è pervenuta per diversi minuti, Silenzio assenso? Non è la prima volta che succedono dinamiche simili, sembra che nella concezione di “mantenimento dell'ordine pubblico” nel Draghistan sia inclusa puntuale la copartecipazione di gruppi di antagonisti che agiscono indisturbati, per provocare illegittimamente»;

   come riportato dal sito Cronacaqui il 10 febbraio 2022, sempre a Torino mentre un gruppo di militanti dell'estrema destra stava manifestando in corso Cincinnato in ricordo delle Foibe, a circa 300 metri da loro si sono piazzati alcuni ragazzi dei centri sociali, che si sono poi avvicinati al corteo con uno striscione –:

   se non ritenga opportuno, a seguito dei fatti esposti in premessa, rimuovere dal loro incarico il Prefetto di Torino Raffaele Ruberto e il Questore Vincenzo Ciarambino, dal momento che in più circostanze e nel corso di manifestazioni autorizzate hanno dapprima tollerato la co-presenza di manifestanti di opinioni opposte nel medesimo luogo autorizzato per una sola manifestazione e permesso in seguito l'avvicinamento delle parti confliggenti, mettendo a repentaglio l'ordine pubblico di cui essi stessi dovrebbero essere garanti.
(5-08140)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCANU, RIZZONE e LOMBARDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il XIII reparto mobile Sardegna della Polizia di Stato sito a Cagliari rappresenta una eccellenza operativa innegabile;

   gli operatori del reparto mobile operano su tutto il territorio nazionale e sono impegnati principalmente per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini durante le manifestazioni di piazza o sportive;

   i suoi agenti sono sottoposti ad uno specifico addestramento che li pone in condizioni fisiche e psicologiche adeguate per sostenere situazioni a diretto contatto con i manifestanti;

   le loro particolari caratteristiche li candidano ad essere in prima linea anche nelle grandi emergenze, infatti per la versatilità, la velocità di impiego e per le capacità professionali li hanno portati ad essere impiegati anche in alcuni degli eventi più drammatici della storia recente del nostro Paese, non da ultimo nel terribile scenario del terremoto che ha distrutto la città de L'Aquila;

   gli agenti del XIII reparto mobile Sardegna sin dal 1995, ovvero da quando è stato istituito, soffrono una grave situazione logistica;

   gli operatori sono attualmente accolti in una struttura che non gli permette di allenarsi in maniera adeguata, prepararsi alle emergenze efficacemente ed uscire in sicurezza per il servizio giornaliero;

   la Caserma Carlo Alberto che ospita il reparto, terminata nel 1846, ha le caratteristiche che la avvicinano ad un Museo, di molto distanti quindi dalle esigenze di operatività richieste ad un moderno distaccamento della Polizia di Stato;

   gli ambienti, infatti, sono angusti con la presenza anche di corridoi non transitabili se non in fila indiana, con impianti elettrici vetusti ed ambienti umidi ed inidonei ad ospitare gli alloggi del personale;

   all'appello, ad avviso dell'interrogante, manca la dignità che una Amministrazione dovrebbe riservare a chi realmente scende per strada e garantisce la sicurezza pubblica costringendo a vivere in una grave condizione alloggiativa e operativa, fatta di insicurezza e inadeguatezza;

   uno dei fattori di maggiore gravità è dato dalla mancanza di un gruppo elettrogeno adeguato che, in caso di mancanza improvvisa di elettricità, garantisca l'attivazione delle apparecchiature elettriche di sicurezza passiva, quali cancelli, telecamere, sistemi di allarme, il funzionamento dell'impianto di antincendio idranti, celle frigo per la mensa, laboratori chimici del Gabinetto regionale polizia scientifica;

   questa situazione sta a significare che il Compartimento risulterebbe completamente isolato e subirebbe, come già capitato, un black out totale con la paralisi totale dei ponti radio;

   appare grave anche la logistica dei parcheggi i cui spazi risultano assolutamente insufficienti ed inadeguati per la movimentazione dei mezzi a disposizione costretti a manovre difficili che mettono in difficoltà l'operatività generale;

   nonostante le proposte avanzate dalle sigle sindacali di cogliere varie opportunità offerte dalla possibilità di ristrutturare una tra le diverse caserme dismesse sul territorio e sistematicamente portate al vaglio dell'Amministrazione di pubblica sicurezza, la situazione è rimasta immutata;

   in particolare, è stata avanzata la proposta di adeguare la caserma di proprietà del Demanio sita in Via Simeto a Cagliari, ex sede dei magazzini dell'Aeronautica, attualmente assegnata ad un altro ente ma di fatto non utilizzata;

   tale sede appare funzionale alle esigenze degli operatori e per le casse dello Stato a fronte degli oltre sei milioni di euro sborsati per l'attuale struttura che risulta obsoleta e che costringe gli operatori a lavorare in condizioni di grave disagio ed insicurezza –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare per garantire la sicurezza, l'operatività e la dignità degli operatori del XIII reparto mobile Sardegna della Polizia di Stato.
(4-12128)


   VARCHI, LOLLOBRIGIDA e MONTARULI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nell'indifferenza delle istituzioni, gli immigrati sbarcati in Italia, nel primo quadrimestre 2022, sono drasticamente aumentati rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti;

   si tratta di una preoccupante tendenza certificata dal cruscotto statistico del Ministero dell'interno: da gennaio ad aprile, sono stati 10.760 i migranti sbarcati, dei quali l'89 per cento adulti e solo l'11 per cento presunti minori, 9.013 nel 2021, 3.451 nel 2020 e 779 nel 2019;

   dati impietosi destinati a lievitare vertiginosamente, in un flusso perenne, complice il mare calmo e la bella stagione: un barcone con 450 migranti è entrato nel porto di Pozzallo; 57 sono, invece, i migranti approdati a Lampedusa a bordo di un barchino, che si aggiungono ai due gruppi di 126 e 79 migranti approdati sulla più grande delle Pelagie; e ancora, ad Augusta, dove erano approdati 78 migranti, è previsto l'arrivo di altri 145 migranti a bordo della Sea Watch 4 e 470 migranti a bordo della Geo Barents, in attesa di autorizzazione all'attracco;

   della stessa idea il sindaco di Pozzallo: «Con la bella stagione in arrivo è probabile l'intensificarsi anche di questa tipologia di sbarchi autonomi. È inevitabile ormai la presenza nel Mediterraneo di una forza militare europea»;

   per anni, i sostenitori dell'immigrazione incontrollata hanno affermato che gli immigrati sbarcati in Italia scappavano dalla guerra e ora che gli ucraini fuggono veramente da un conflitto, possiamo fare un confronto: al 2 maggio, erano 105.959 i profughi arrivati in Italia dall'Ucraina; di questi, il 13 per cento uomini, il 52 per cento donne e il 35 per cento minori; dal 2016 al 2021, sono state 434.449 le richieste di asilo presentate dagli immigrati sbarcati in Italia, il 72 per cento erano uomini, il 16 per cento donne e il 12 per cento minori;

   anche analizzando le nazionalità dichiarate, gli immigrati non scappano da guerre o da Paesi destabilizzati: nei primi quattro mesi del 2022, i principali Paesi di origine sono stati Egitto, Bangladesh e Tunisia; nel 2021, Tunisia, Egitto e Bangladesh; nel 2020, Tunisia, Bangladesh e Costa d'Avorio, e nel 2019, Tunisia, Pakistan e Costa d'Avorio;

   l'allarme è stato lanciato anche dal segretario generale del Coisp, Pianese, che ha denunciato una situazione critica a Lampedusa e in Calabria: «La prevedibile, forte ripresa degli sbarchi di migranti sulle coste italiane sta portando nuovamente al collasso le strutture di prima accoglienza e, al tempo stesso, sta mettendo a durissima prova gli agenti della Polizia di Stato destinati alle esigenze di servizio connesse agli arrivi. A Lampedusa la situazione è già drammatica: al momento l'hotspot sta ospitando 840 immigrati con soli tre bagni chimici, in condizioni igieniche pessime, e con il personale delle Forze di Polizia costretto a turni massacranti anche di 15 ore al giorno» e «In Calabria la situazione non è molto diversa: le attività conseguenti agli innumerevoli sbarchi di profughi stanno comportando un allentamento dell'attività di controllo del territorio, distraendo risorse dalla tutela della sicurezza in un'area, peraltro, particolarmente complessa perché vittima della criminalità organizzata. È assolutamente necessario far fronte a tutto questo in maniera non più emergenziale, [...]. Non possiamo affrontare questi primi mesi di sbarchi in queste condizioni»;

   riportando i dati ufficiali e considerato che si va verso la stagione estiva, ciò che si prospetta è un vero disastro con strutture al collasso e un sistema di accoglienza messo già in seria difficoltà dagli effetti della guerra in Ucraina –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per arginare gli incessanti flussi migratori irregolari e il traffico di esseri umani, anche attraverso l'adozione del blocco navale a difesa legittima delle coste italiane e della sicurezza nazionale.
(4-12132)


   SESSA e TORROMINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono state sollevate perplessità in merito all'esecuzione del bando del 27 dicembre 2018, relativo a concorso interno, per titoli ed esami, per l'accesso alla qualifica di Commissario del ruolo dei funzionari della Polizia di Stato, riservato al personale della Polizia di Stato indetto con decreto del Capo della Polizia – direttore generale della Pubblica sicurezza;

   al termine delle prove scritte e di efficienza fisica furono ammessi alla prova orale solo trentasette candidati, tra i quali sono stati selezionati i venti vincitori;

   stando a quanto dichiarato dai partecipanti non idonei, durante lo svolgimento della prova orale vi sarebbero state numerose anomalie tra le quali rileva la mancanza di verbali che attestino la definizione dei criteri per l'assegnazione dei voti e la motivazione dei voti assegnati;

   alla luce di tali difformità, dodici dei candidati non idonei hanno proposto ricorso al Tar Lazio che, il 13 gennaio 2020, ha ammesso con riserva i dodici ricorrenti al 109° corso commissari presso la Scuola superiore di polizia, in attesa dell'udienza di merito;

   l'Amministrazione dell'interno ha dato immediata esecuzione all'ordinanza cautelare, iscrivendo i 12 ricorrenti al corso di alta formazione presso l'Università La Sapienza di Roma, fornendo le nuove qualifiche da commissario, ma, dopo poco meno di due mesi di corso, la medesima amministrazione, per il tramite dell'Avvocatura di Stato, impugnava l'ordinanza cautelare;

   il Consiglio di Stato, per mano della Quarta Sezione, ha accolto l'appello dell'Amministrazione, revocando l'ordinanza di ammissione con riserva, riconoscendo l'esaustività sia dei criteri predeterminati, sia della motivazione del giudizio tecnico espressa con l'attribuzione di un punteggio numerico e ha ritenuto, di contro, incombente sulla parte ricorrente «l'onere di provare l'abnormità della valutazione espressa»;

   successivamente il Tar Lazio ha confermato, nel merito, l'impostazione del Consiglio di Stato. Avverso questa sentenza del Tar i ricorrenti hanno di nuovo adito il Consiglio di Stato;

   anche laddove il Consiglio di Stato accogliesse i ricorsi, lo stesso dovrebbe limitarsi, così come parrebbe evincersi dalla pronuncia cautelare del Consiglio di Stato, ad ordinare la reiterazione della prova orale, previa rideterminazione dei criteri eventualmente ritenuti inesaustivi;

   la direzione centrale per le risorse umane del Ministero ha ritenuto doveroso puntualizzare, infine, che, benché il concorso cui hanno partecipato i 12 dipendenti costituisca l'ultima procedura interna svolta con le modalità previgenti al cosiddetto riordino – decreto legislativo n. 95 del 2017, gli stessi potranno essere ammessi alla frequenza dei corsi che verranno organizzati in futuro per il concorso pubblico –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per la piena tutela delle posizioni dei ricorrenti del bando del 27 dicembre 2018, come peraltro pare sia orientata la Direzione centrale per le risorse umane del Ministero;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative riguardo alla rideterminazione dei criteri di giudizio relativi ai partecipanti ai concorsi interni, che sono oggetto di frequenti ricorsi in quanto ritenuti inesaustivi, anche al fine di evitare un danno all'immagine dell'Amministrazione.
(4-12134)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAOLIN, DE ANGELIS, DURIGON, GERARDI e COVOLO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che il 12 maggio 2022 a Roma è stata intitolata la prima scuola in Italia all'attivista afroamericana «Rosa Parks» diventata un simbolo dei diritti civili negli Stati Uniti quando nel 1955 si rifiutò di cedere ad un bianco il posto su un autobus;

   la notizia in sé non comporta alcuno scalpore, se non fosse incomprensibile il fatto che tale nome sia andato a sostituire quello di Francesco Baracca, medaglia d'oro al valore militare e asso indiscusso dell'aviazione militare Italiana della prima guerra mondiale, guerra che è costata al nostro Paese 650 mila militari morti e 589 mila vittime civili per un totale di 1.240 mila, qualcosa di terribile che non si deve dimenticare mai;

   per gli interroganti, dunque, non è la scelta in sé risibile, bensì le motivazioni date dalla preside, Rosanna Labalestra, dell'Istituto Comprensivo Simonetta Salacone che all'Agi ha dichiarato: «Volevamo riprogettare la nostra scuola media, perché il contesto nel quale ci troviamo è estremamente complicato: siamo a pochi minuti da via della Primavera a Centocelle, siamo vicini al campo nomadi di via Giordani e per questo la scuola stava perdendo iscritti». Per questo sono stati coinvolti tutti: insegnanti, alunni, famiglie. «Abbiamo fatto comunità – dice la preside – La scelta è stata: tentare di fare una scuola su misura per loro. Abbiamo dunque riformulato un progetto con sport e altre attività di integrazione, ma c'era da trovare il nome alla scuola che inizialmente si chiamava Francesco Baracca, un aviatore. Noi rispettiamo questa figura – racconta ancora Labalestra – ma accogliamo alunni da tutto il mondo e ci sembrava più azzeccato un nome diverso. Abbiamo proposto una serie di nomi e i ragazzi hanno scelto Rosa Parks»;

   si ritiene oltremodo pericolosa la logica di sostituire i nomi storici delle scuole con altri nomi, solo perché oggi le scuole italiane accolgono alunni provenienti da ogni parte del mondo; ciò equivarrebbe a negare la nostra storia e il nostro passato;

   con questo approccio nel comune di Possagno, ad esempio, essendoci il 15,7 per cento di residenti stranieri, la scuola media dedicata al sottotenente Aldo Fantina, insignito di Medaglia d'oro al valor militare nella seconda guerra mondiale, dovrebbe essere sostituito con un altro in nome di una presunta integrazione dei popoli, collocando nell'oblio la tragedia della seconda guerra mondiale, con i suoi 313 mila militari italiani morti a cui si sommano le 130 mila civili;

   lungi da qualunque intento nazionalista o guerrafondaio, si reputa necessario preservare la nostra memoria storica, nel bene e nel male, che non può essere sostituita con altre che non ci appartengono e che non fanno parte della nostra memoria e della nostra cultura;

   per gli interroganti, il miglior atto di civiltà si sarebbe ottenuto con la dismissione, da parte del comune di Roma, del citato campo nomadi piuttosto che con l'intitolazione della scuola a Rosa Parks –:

   se e quali iniziative di competenza intenda mettere in atto al fine di preservare i nomi storici delle scuole italiane, che rischiano di essere sostituiti in nome di una presunta integrazione di facciata che nulla ha a che fare con la realtà;

   se non ritenga che l'iniziativa della scuola media di Roma non rischi di innescare un pericoloso percorso di revisionismo storico che, a breve, potrebbe autorizzare qualcuno a sostituire financo – ad esempio – il nome di Giulio Cesare in tutte le scuole italiane ad esso intitolate.
(4-12133)


   FRASSINETTI, LOLLOBRIGIDA, CIABURRO, BELLUCCI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, ALBANO, BUCALO e ZUCCONI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 5 maggio 2022 il Ministero dell'istruzione diramava, invitando alla massima diffusione presso tutte le istituzioni scolastiche, una circolare recante, in oggetto, «17 maggio – Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia»;

   con la medesima nota il Ministero invitava i docenti di ogni ordine e grado a creare occasioni di approfondimento con i propri studenti sui temi legati alle discriminazioni, al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali;

   l'iniziativa in argomento è, ad avviso degli interroganti, palesemente non conforme ed incoerente con il contesto normativo vigente e soprattutto, con il chiaro e inequivocabile indirizzo politico espresso recentemente dal Parlamento su questi delicatissimi temi in occasione del voto parlamentare sul disegno di legge A.S. 2005, meglio noto come «Disegno di legge Zan» il 27 ottobre, quando con 154 voti a favore, 131 contrari e 2 astenuti, il Senato della Repubblica approvava la proposta di non passare all'esame degli articoli;

   al riguardo, appare utile sottolineare come il medesimo disegno di legge richiamato prevedeva, tra le altre cose, all'articolo 7, l'istituzione della «Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia», da celebrarsi nella medesima data del 17 di maggio di ogni anno con il coinvolgimento e la partecipazione delle scuole: previsione, questa, consapevolmente, motivatamente e convintamente respinta dal voto del Senato della Repubblica, e qui riproposto e calato dall'alto mediante un'iniziativa del Governo, a giudizio degli interroganti, del tutto arbitraria oltre che nettamente contraria a quanto espressamente deliberato dal Parlamento;

   infine, si evidenzia come la circolare ministeriale non faccia menzione alcuna al consenso preventivo informato dei genitori, che è obbligatorio e previsto per ogni attività integrativa o esterna al piano triennale dell'offerta formativa e che in questo caso non è invece previsto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della circolare illustrata in premessa e se non ritenga che essa sia in contrasto con gli esiti della deliberazione del Senato sull'A.S. 2005 dello scorso 27 ottobre;

   se i Ministri interrogati non ritengano che la circolare in argomento, che ha generato le legittime preoccupazioni delle famiglie, leda il principio di libertà educativa.
(4-12139)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Comitato regionale Inps per la Sardegna, nella seduta del 12 maggio 2022, ha approvato all'unanimità (con l'astensione del rappresentante dell'Ente) un ordine del giorno, che esamina e mette in evidenza, a seguito di una lunga analisi svolta in collaborazione coi diversi territori, le criticità inerenti la tutela e conservazione del presidio dell'istituto nell'isola e le sofferenze negli organici delle varie strutture, le quali rischiano di mettere seriamente in pericolo gli standard di servizio, con particolare riferimento alle fasce più deboli (come anziani e malati), oltre che acutizzare l'isolamento delle comunità più piccole e/o interne;

   nell'ordine dei giorno viene sottolineato come in più di una occasione, lo stesso comitato e/o i comitati provinciali insieme a diverse amministrazioni comunali, hanno dichiarato «il disagio che l'istituto stava arrecando con l'abbandono di alcuni territori, specialmente nelle zone interne»;

   nel documento viene riportato testualmente:

    «L'Istituto in Sardegna registra 2,05 miliardi di euro di entrate a fronte di 4,9 miliardi di uscite, 4,5 delle quali per prestazioni pensionistiche, rappresentando così una realtà economica di primario rilievo nel territorio isolano, che vede su una superficie di circa 24 mila kmq la presenza di ben 377 comuni. La popolazione residente è di circa 1,6 milioni, con oltre 400 mila abitanti che si collocano nella fascia di età superiore ai 65 anni. Prendendo le mosse da questo contesto, la conservazione di un'adeguata presenza sul territorio – intesa sia come numero delle strutture che di adeguata consistenza di personale – si rende oltremodo necessaria, al fine di garantire elevati livelli di efficienza ed efficacia nei servizi all'utenza, a cominciare dai soggetti più fragili, come anziani o malati, che soffrono maggiormente del cosiddetto digitale divide. Negli ultimi anni, al contrario, si è registrato un progressivo impoverimento della presenza delle pubbliche amministrazioni sul territorio sardo, in particolare nelle zone interne: nel caso dell'Istituto il trend è confermato dall'importante contrazione negli organici, passata dalle 814 unità del 2019 alle 680 attuali»;

   nel corso dell'attuale legislatura è stato richiesto l'intervento del Ministro e del Governo pro tempore al fine di intervenire per trasferire nelle sedi della Sardegna un maggior numero di dipendenti e non procedere a delle annunciate chiusure di agenzie territoriali, come nel caso del comune di Isili;

   lo stesso Consiglio regionale della Sardegna, con gli amministratori locali del territorio unitamente ai sindacati dei lavoratori, ha da tempo manifestato, anche tramite un ordine del giorno approvato all'unanimità, la propria contrarietà all'eventualità della trasformazione in punti Inps di quelle che ora sono 8 agenzie (Isili-Senorbì, Tempio, Alghero, Ozieri, Ghilarza, Sorgono, Siniscola, Macomer) e del possibile ridimensionamento di quelle di Assemini, Carbonia e Lanusei;

   si ricorda la denuncia del Consiglio generale della Federazione pensionati Cisl di Nuoro il 7 febbraio 2022, recante la situazione dell'organico della sede di Nuoro: «Le carenze di organico si sono manifestate gravemente nel 2019 quando l'organico territoriale INPS della sede di Nuoro ha cominciato ad assottigliarsi: negli ultimi due anni sono andate in pensione 37 unità lavorative non sostituite. È conseguentemente aumentato il carico di lavoro del personale rimasto, accentuato dai nuovi adempimenti legislativi previsti dalle riforme riguardanti reddito e pensioni di cittadinanza, ammortizzatori sociali e altre misure collegate all'emergenza sanitaria. Si stima, nel corso del 2022, una diminuzione dell'organico fino alla soglia critica in cui non sarà garantita la risposta minima all'utenza» –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda adottare al fine di risolvere le criticità elencate nell'ordine del giorno di cui in premessa e più volte denunciate dall'interrogante e dai rappresentanti istituzionali degli enti locali e del mondo sindacale sardo.
(4-12127)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in data 2, 3, 4 e 5 luglio 2021 il territorio di Regalbuto (EN), in particolare nelle località Casana, Feudo Grande, Gazzana, Intronato, Colle Scala e Quarto Lotto Salice, è stato interessato dalla presenza di numerosi incedi di origine probabilmente dolosa i quali hanno arrecato ingenti danni di vario tipo;

   gli incendi suddetti hanno comportato enormi difficoltà per allevatori e agricoltori locali, soprattutto in questa fase contingente particolare, con risvolti pesanti sulla gestione quotidiana delle attività;

   le autorità locali (in particolare comune di Regalbuto, assessorato regionale all'agricoltura e Dipartimento protezione civile regione Sicilia) hanno portato avanti, per quanto di competenza, azioni conseguenti, prendendo atto della corposa entità dei danni e attivando le procedure relative per giungere a un sostegno per gli operatori economici colpiti –:

   se sia a conoscenza della grave situazione indicata in premessa vista l'entità ingente dei danneggiamenti, intenda attivare, per quanto di competenza, strumenti specifici e ulteriori a sostegno di allevatori e agricoltori locali.
(4-12130)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   VILLANI. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la condizione dei maggiori pronto soccorso in Italia è allo stremo, soprattutto nelle regioni del Sud del Paese, nonostante le ingenti risorse stanziate dal Governo per il potenziamento della rete ospedaliera;

   paradossalmente la situazione di tutti i PS si è ulteriormente aggravata, proprio quando si stava allentando la pressione del Covid sugli ospedali. Analoga situazione si registra nel Sistema dell'Emergenza Urgenza 118, che è in condizioni di estrema criticità a causa della gravissima carenza di personale, medici, infermieri e autisti, ma anche per assetti organizzativi frammentati e disorganizzati;

   la Società Italiana 118 fa rilevare che quando ci sono medici a bordo dei mezzi d'emergenza, si riescono a trattare subito i pazienti, lasciando il 42 per cento a casa;

   questo perché il filtro più importante per la gestione dei pazienti acuti e improvvisi viene effettuato proprio dal Set. Di contro, è aumentato il numero di ambulanze senza medico a bordo: una condizione diffusa in tutto il Paese a causa della carenza di personale;

   in Campania e nelle altre regioni del Sud la situazione è drammatica: operatori sanitari e Centrali operative denunciano la mancanza di posti letto o interminabili attese al Pronto Soccorso, per garantire soccorso ai pazienti e talora anche in codice rosso, con il rischio concreto di aumentare morti evitabili;

   vieppiù, nei giorni scorsi l'emergenza sovraffollamento nel maggiore Dea della regione, l'Azienda ospedaliera Cardarelli, si è acuita oltre ogni limite di sicurezza e tollerabilità: sia le aree adibite a primo intervento che l'Osservazione Breve è risultata gremita da pazienti che non hanno trovato disponibilità di posto nei reparti, assembrati in promiscuità senza alcuna misura di precauzione Covid;

   negli ospedali piemontesi per far fronte alla carenza di medici, si fa ricorso a professionisti senza specializzazione in medicina d'urgenza che lavorano a gettone per coprire i turni, tramite appalti alle cooperative;

   il nodo della discontinuità con cui questi professionisti, pur validi, lavorano nella struttura in cui sono chiamati e la conseguente difficoltà di assumere, con evidenza di bandi andati deserti, come il bando del Cardarelli, per i sindacati è causa degli scarsi incentivi a chi sceglie una carriera nella trincea dei PS;

   lo scenario, ben descritto da tutti i media nazionali, è di evidente crisi della rete dell'emergenza urgenza che riverbera lacune strutturali che caratterizzano il SSN e più specificamente le reti dell'emergenza e urgenza in termini di precariato del personale, mancanza di risorse strutturali, strumentali ed organizzative;

   ad oggi una delle poche misure approvate è l'aumento del numero di posti nelle scuole di specializzazione in medicina di emergenza e urgenza, importante passo avanti che tuttavia prima di qualche anno non darà risultati;

   il 16 maggio 2022 Anaao ha rivolto un appello al Ministro Speranza per salvare il Pronto Soccorso ed evitare il fallimento del Sistema Sanitario nazionale;

   il grosso degli investimenti previsti con il Pnrr andrà per rinforzare la sanità sul territorio: giusto principio, per evitare i congestionamenti dei Ps; stanziare subito le risorse Pnrr per i medici convenzionati e prevedere la possibilità per le Asl e aziende ospedaliere di inquadrare come dipendenti i medici del 118, semplificherebbe il problema in maniera più celere;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative urgenti intendano intraprendere al fine di risolvere il collasso e la fuga dei medici dai Ps e fronteggiare la grave emergenza in corso nel settore del 118.
(4-12137)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Governo francese ha recentemente svelato un piano per la securitizzazione delle forniture di metalli critici per la transizione e la mobilità elettrica;

   come riportato da fonti di stampa, il progetto, che segue le raccomandazioni del rapporto commissionato a settembre 2020 a Philippe Varin (ex uomo d'affari, attualmente nel consiglio di amministrazione di Suez Group e presidente dell'associazione degli industriali transalpini, France Industrie, in precedenza nel direttivo di Psa), si focalizza su tre direttrici: valutare con gli industriali francesi il livello di sicurezza delle forniture dei metalli; avanzare le esigenze specifiche dei settori coinvolti e proporre l'organizzazione di una partnership pubblico-privata per migliorare la resilienza nelle filiere di produzione dei metalli critici, in via prioritaria litio, cobalto e terre rare;

   in occasione della presentazione alla stampa del report, i Ministri francesi della transizione ecologica e per l'industria hanno annunciato anche l'apertura del bando «Métaux critiques» per progetti nazionali in materia, appunto, di metalli critici per diversi settori industriali, ai quali è stato destinato circa 1 miliardo di euro (500 milioni sotto forma di aiuti di Stato e 500 milioni in capitale, attraverso l'istituzione di un fondo d'investimento) per «rafforzare la resilienza del tessuto industriale delle filiere metalliche», come si legge nel comunicato stampa;

   il rapporto ha, altresì, indicato la costruzione di un impianto di raffinazione dei metalli per le batterie (litio, cobalto e nickel) e uno per la produzione di magneti, due settori in cui l'Unione europea sconta un ritardo preoccupante rispetto alla Repubblica Popolare Cinese, che si sarebbe assicurata, secondo quanto ha spiegato Varin alla stampa, un vantaggio di 20 anni nel controllo delle catene di approvvigionamento delle batterie;

   negli ultimi 40 anni, infatti, il Governo cinese ha continuato a investire nell'industria mineraria, accaparrandosi fino al 97 per cento della produzione mondiale dei metalli critici indispensabili per la fabbricazione di dispositivi elettronici e della filiera delle batterie elettriche: Apple, come altre industrie ad altissima tecnologia, fabbricano i dispositivi in Cina; così come vengono prodotti là i motori elettrici per le auto, i generatori eolici, i pannelli fotovoltaici, gli smartphone e gli schermi Lcd;

   in Italia, come nella maggior parte dei Paesi europei, manca completamente, da oltre mezzo secolo, una politica mineraria e una politica degli approvvigionamenti delle materie prime minerarie; mancano quindi anche gli investimenti necessari alla ricerca delle stesse materie prime e di metodi di sfruttamento realmente green, attenti all'ambiente e alla salute;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) potrebbe rappresentare l'occasione per includere progetti di questo tipo in una programmazione strutturale a medio termine, consentendo anche all'Italia di recuperare i ritardi maturati –:

   quali sia la politica nazionale in materia di industria mineraria e quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo per promuovere una riduzione della dipendenza strategica nazionale dai metalli critici, sull'esempio virtuoso di politica industriale della Francia.
(4-12129)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


   GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 196, è stata data attuazione alla direttiva (UE) 2019/904, del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019 sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente;

   il decreto ha l'obiettivo di prevenire e ridurre l'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente e sulla salute umana, promuovendo la transizione verso un'economia circolare e che l'ambito di applicazione della norma riguarda i prodotti in plastica monouso, i prodotti in plastica oxo-degradabile e gli attrezzi da pesca contenenti plastica;

   la normativa in questione, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 30 novembre 2021, è entrata in vigore il 14 gennaio 2022, a distanza di oltre due anni dalla direttiva;

   la medesima normativa prevede ben sette decreti attuativi per dare piena esecuzione alla direttiva comunitaria riguardanti rispettivamente i criteri ambientali minimi (articolo 4, comma 4), i criteri per la fruizione dei contributi (articolo 4, comma 7), la assegnazione delle somme previste a titolo di contributo (articolo 4, comma 8), i sistemi di raccolta rifiuti (articolo 8, comma 2), il tasso minimo di raccolta dei rifiuti costituiti dagli attrezzi da pesca (articolo 8, comma 4), la raccolta differenziata (articolo 9, comma 2), la strategia nazionale per la lotta all'inquinamento da plastica (articolo 10, comma 1);

   nonostante siano trascorsi tre mesi dall'entrata in vigore del decreto legislativo, non si hanno notizie sulla emanazione dei citati decreti attuativi;

   tale inerzia rischia di minare la piena entrata in vigore della novella legislativa e l'efficacia delle ordinanze virtuose di molti comuni, che rischiano di essere annullate dai Tar;

   è necessario ridurre sensibilmente l'inquinamento da plastica: secondo il report Mare Plasticum di Ucn, l'Unione internazionale per la conservazione della natura, l'Italia è il secondo Paese dopo l'Egitto per dispersione di plastica nel Mediterraneo, con 34 mila tonnellate l'anno rilasciate a causa di una cattiva gestione dei rifiuti e di un'alta densità abitativa nelle zone costiere;

   in Europa vengono prodotte ogni anno circa 58 milioni di tonnellate di plastica e gli usi sono i più svariati, dagli imballaggi con il 40 per cento, agli articoli casalinghi con il 22 per cento, dall'edilizia e costruzioni con il 20 per cento, ai trasporti con il 9 per cento, dalle apparecchiature elettriche o elettroniche con il 6 per cento, all'agricoltura con il 3 per cento –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per garantire la piena attuazione della normativa riguardante la riduzione della incidenza dei prodotti di plastica sull'ambiente, attesa la sua fondamentale importanza in tema di transizione ecologica ed economia circolare.
(3-02977)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GALLINELLA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le energie rinnovabili rappresentano l'elemento principale del percorso di transizione energetica e secondo quanto previsto dal Pniec (Piano nazionale per l'energia e il clima) «Tabella 10 – Obiettivi di crescita della potenza (MW) da fonte rinnovabile al 2030», nell'anno 2030 l'Italia arriverà ad avere oltre 95 gigawatt da fonti rinnovabili, di cui circa 70 gigawatt da sole e vento, pari a più del doppio della potenza attualmente installata;

   in Italia e soprattutto nel Mezzogiorno, ogni mese vengono presentati progetti per la costruzione di nuove centrali elettriche alimentate dal sole e dal vento che – se approvate – andrebbero ad aggiungere alla produzione di energia una cifra tra i 5 mila e 10 mila megawatt, e tali da superare i 180 mila megawatt e verso l'installazione di 200 mila megawatt in totale;

   in alcune regioni si registrano richieste di installazioni di centrali elettriche superiori al reale fabbisogno, anche in periodi di forte consumo e inclusa la capacità di esportazione esistente e programmata, tali da non permettere un eventuale assorbimento dalla rete dell'energia prodotta; generalmente tali domande, tuttavia, spesso rimangono in lista d'attesa, bloccate o senza risposta a causa di una paralisi dell'autorizzazione ad opera della regione ricevente e la rispettiva burocrazia;

   al fine di far fronte a tale situazione, nel decreto legislativo n. 199 del 2021, recentemente modificato dall'articolo 6 del decreto-legge n. 50 del 2022, recante misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, approvato il 2 maggio dal Consiglio dei ministri, si prevede che le regioni individuano, entro 180 giorni, le aree idonee per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili; in caso di inadempienze il potere decisionale sarà in capo al Ministero della transizione ecologica;

   il citato articolo 6 prevede che il Ministero della cultura stabilisca, poi, criteri idonei a facilitare la conclusione dei procedimenti autorizzativi degli impianti;

   nello stesso decreto, così come in altri recenti provvedimenti recanti misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali vengono individuate ulteriori misure di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, tutto ciò proprio al fine di accelerare l'installazione degli stessi ma, allo stesso tempo, rendere anche efficace la loro attività;

   a tale proposito, appare fondamentale anche il ruolo di Terna – Rete elettrica nazionale con i necessari interventi sulla rete elettrica sia a livello di ammodernamento sia di nuova creazione di infrastrutture;

   infine, vi è da sottolineare che gli obiettivi del Pniec, sono destinati ad essere rivisti ulteriormente al rialzo, in ragione dei più ambiziosi target delineati in sede europea con il Green Deal che fissa una riduzione entro il 2030 delle emissioni di almeno il 55 per cento, rispetto ai livelli del 1990, e ad un'economia «carbon neutral» entro il 2050 –:

   quali siano le tempistiche di emanazione dei decreti di cui all'articolo 20 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, al fine di agevolare le regioni nel percorso di individuazione delle aree idonee per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili ed evitare che gli impianti siano collocati in funzione della disponibilità della fonte primaria di energia e non in base all'adeguatezza della rete elettrica cui vengono connessi;

   quali strategie il Governo intenda perseguire, compatibilmente con le intenzioni e le azioni già poste in essere da Terna spa, per ridurre o eliminare qualsiasi possibile congestione e favorire l'installazione degli impianti in una ottica sinergica e parallela al percorso di potenziamento e sviluppo della rete elettrica stessa;

   quali siano le tempistiche per la revisione del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), atteso che lo stesso dovrà tenere conto dei nuovi obiettivi europei in materia di clima ed energia, nonché del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
(5-08136)


   VALLASCAS. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   alcune associazioni del settore delle costruzioni hanno ripetutamente denunciato alcune criticità nella misura «Superbonus 110 per cento», in riferimento, soprattutto, alle limitazioni sulla cessione del credito alle banche e agli stessi vincoli che queste ultimi hanno posto all'acquisizione dei crediti da imprese e professionisti;

   le limitazioni sono successive al decreto istitutivo della misura (articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34), con particolare riguardo di contrasto necessario alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche;

   particolare rilevanza hanno le limitazioni nella cessione dei crediti acquisiti dalle imprese attraverso lo sconto in fattura, circostanza che sta mettendo in forte difficoltà le imprese, anche per l'impossibilità di sostenere i costi d'impresa, come il pagamento Iva sulle fatture, con il pericolo di rendere le aziende vulnerabili a fenomeni di illegalità come l'usura;

   il 31 marzo 2022, OggiTreviso ha riferito dell'allarme lanciato da Confartigianato del territorio che ha chiesto di «Riconsiderare le nuove modalità di gestione delle acquisizioni di crediti legati ai bonus edilizia», a causa delle rilevanti difficoltà riscontrate dagli imprenditori «a fronte del cambiamento repentino e radicale delle policy aziendali adottate da Poste. Situazione peraltro replicata anche da molti istituti di credito sul territorio»;

   alle imprese risulterebbe impossibile rivolgersi ad altri intermediari con il risultato che «oggi una drammatica crisi di liquidità sta investendo le aziende che rischiano di veder compromessa la propria stabilità» con «la preoccupazione che possano attivarsi sul territorio soggetti finanziatori che operano al di fuori del circuito legale con l'inevitabile insorgenza di fenomeni di riciclaggio e usura. Tale timore trova conferma nelle molte richieste di sostegno pervenute dalle imprese all'associazione circa le menzionate difficoltà finanziarie»;

   il 4 maggio 2022, il Corriere della Sera ha spiegato che «al momento è consentita la cessione solo per tre volte: la prima in maniera libera, mentre seconda e terza cessione solo verso le banche, le assicurazioni e le società finanziarie» una quarta cessione, ma solo «per le banche verso i propri correntisti e solo se non c'è stata alcuna cessione prima del 2 maggio» è prevista nella legge di conversione del decreto-legge «Bollette»;

   il nuovo meccanismo dello sconto in fattura sarebbe più complesso perché «L'impresa cede di norma il credito alla banca del territorio di cui è cliente e che è in grado di valutare la affidabilità dell'operazione [...] nessun istituto accetterebbe una cessione del credito per somme non compatibili con le dimensioni dell'impresa in termini di fatturato storico e numero di addetti»;

   le limitazioni sarebbero state poste, non solo dalle banche di piccole e medie dimensioni, che in molti casi avrebbero raggiunto la piena capienza nell'utilizzazione del credito, ma anche «Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno chiuso i rubinetti» e così «Cassa Depositi e Prestiti ha messo uno stop alle nuove pratiche, anche Poste Italiane ha deciso di comprare i crediti solo dai beneficiari diretti e non più da imprese e professionisti»;

   dall'ultima rilevazione Istat delle registrazioni e dei fallimenti delle imprese nel 1° trimestre di quest'anno, emergono dati negativi sulle costruzioni con un -12,9 per cento di nuove registrazioni e un +16,6 per cento di fallimenti, circostanza che dovrebbe essere valutata come una delle conseguenze delle limitazioni precedentemente descritte –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per consentire una piena operatività del meccanismo della cessione del credito, anche limitatamente alle imprese e ai professionisti che hanno già applicato lo sconto in fattura, al fine di evitare che le aziende in difficoltà possano essere vittime di soggetti finanziatori che operano al di fuori del circuito legale o con tassi di acquisto del credito di imposta «110 per cento» sotto il 100 per cento, quindi con perdita di marginalità delle aziende.
(5-08137)

Interrogazione a risposta scritta:


   LUCCHINI, BENVENUTO, BADOLE, DARA, D'ERAMO, EVA LORENZONI, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 42, commi 5 e 6, del decreto legislativo n. 28 del 2011 ha previsto l'adozione di uno specifico provvedimento (DM Controlli) volto a definire le regole e le modalità che il Gse deve seguire nell'effettuare i controlli sugli impianti rinnovabili che accedono agli incentivi e nell'applicazione di eventuali sanzioni;

   tale articolo 42 è stato in seguito modificato dal decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76 (cosiddetto DL Semplificazioni) convertito dalla legge n. 120 del 2020, che ha stabilito come distinguere tra interventi sugli impianti rinnovabili che apportano modifiche sostanziali e necessitano quindi di un'autorizzazione unica, e interventi che introducono modifiche non sostanziali agli impianti, per i quali invece gli operatori devono ottenere la Procedura Abilitativa Semplificata (PAS);

   il Ministero della transizione ecologica non ha ancora emanato un nuovo decreto «Controlli» che riveda le regole che il Gse deve seguire per i controlli sugli impianti rinnovabili;

   la distinzione fra le due tipologie di interventi sugli impianti esistenti, unita alla mancata revisione ovvero nuova emanazione del DM Controlli, sulla base delle modifiche normative intervenute, genera grande incertezza fra gli operatori e in tutta la fase autorizzativa;

   fin dalla sua declinazione pratica, la disciplina dei controlli è apparsa sproporzionata in quanto, a fronte di irregolarità formali ovvero di fattispecie legittime sulla base della normativa rilevante applicabile al momento del rilascio ovvero del perfezionamento del titolo autorizzativo e successivamente ricaratterizzate nell'ambito di successive norme sopravvenute, e quindi di violazioni considerate «non rilevanti», il Gse ha, sovente, comminato la sanzione più severa disponendo la decadenza totale dall'incentivo e determinando situazioni sfavorevoli sul piano finanziario sia per gli operatori del settore che per gli Istituti di Credito che avevano finanziato la costruzione degli impianti;

   gli obiettivi e le norme attuali nel settore delle rinnovabili sono alquanto modificati ed è pertanto indispensabile e urgente una disciplina organica e aggiornata dei controlli, definita su parametri certi e verificabili, soprattutto alla luce dell'obiettivo «di salvaguardare la produzione dell'energia da fonti rinnovabili» da impianti «che al momento dell'accertamento della violazione percepiscono incentivi» come, dal comma 3, articolo 42, del decreto legislativo n. 28 del 2011 come modificato dall'articolo 56 comma 7 del decreto-legge n. 76 del 2020 –:

   se il Ministro sia a conoscenza delle ripercussioni negative che il ritardo dell'emanazione del DM «Controlli» sta generando nei confronti del settore, oggi elemento chiave contro la crisi energetica, e quali siano i tempi previsti per l'adozione del decreto.
(4-12138)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Molinari e altri n. 1-00639, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Carrara, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Gerardi, Germanà, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lucentini, Lazzarini, Legnaioli, Eva Lorenzoni, Lucchini, Maccanti, Maggioni, Marchetti, Mariani, Maturi, Micheli, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Ravetto, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Scoma, Snider, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Ziello, Zoffili, Zordan.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Sarro e Prestigiacomo n. 5-08131, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 maggio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gentile.

Ritiro di una firma da una interrogazione.

  Interrogazione a risposta scritta Buompane e altri n. 4-12105, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 maggio 2022: è stata ritirata la firma della deputata Villani.