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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 17 maggio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la pandemia ha riportato accentro del dibattito la necessità di intervenire e rinnovare alcuni elementi chiave del Servizio sanitario nazionale, anche in considerazione della transizione demografica ed epidemiologica in atto, cui consegue una crescente domanda di salute e bisogni complessi che richiedono una risposta efficace in termini di servizi integrati, forniti prevalentemente attraverso la rete dell'assistenza territoriale;

    il tema della mancata integrazione tra l'ambito sanitario e quello sociale, tra ospedale e territorio, questa diffusa sconnessione e la carenza di risorse strumentali e professionali, nonché la frammentarietà della rete e dell'offerta di servizi che da tempo segnano il dibattito sull'appropriatezza del welfare territoriale, sono diventate questioni ancor più evidenti nella drammatica emergenza legata alla pandemia da COVID-19;

    le principali criticità che la pandemia da COVID-19 ha fatto emergere, più o meno omogeneamente su tutto il territorio nazionale, riguardano per lo più la grande variabilità geografica in termini qualitativi e quantitativi dei servizi sanitari erogati nell'ambito della prevenzione e dell'assistenza territoriale, così come la scarsa capacità di integrazione tra i servizi ospedalieri, i servizi sanitari locali e i servizi sociali;

    l'emergenza sanitaria legata alla pandemia ha posto ancor più in evidenza come la salute di territorio abbia bisogno di una profonda riorganizzazione, nell'ottica di un sistema integrato che metta al centro le persone e le comunità, attraverso la promozione dei servizi sanitari e socio-sanitari di prossimità nella logica del lavoro di rete dei presidi territoriali;

    tutte le informazioni disponibili, dagli organi di stampa agli enti chi si occupano di salute mentale, pongono in evidenza come la pandemia abbia determinato il peggioramento della condizione di disagio psicologico delle persone ed un aumento degli episodi di suicidio nella popolazione;

    tra le linee d'intervento e i progetti in cui si articola la Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, relativa alla salute, si evidenzia in particolare il potenziamento della rete di assistenza territoriale, sanitaria e socio-sanitaria, quale elemento imprescindibile per garantire una risposta assistenziale appropriata ed efficace, in grado di demandare agli ospedali le attività di maggiore complessità, concentrando a livello territoriale le prestazioni meno complesse, attraverso lo sviluppo delle case di comunità, l'assistenza domiciliare integrata (Adi), la telemedicina, nonché incrementando la presenza sul territorio degli ospedali di comunità;

    l'architettura delineata nel Piano nazionale di ripresa e resilienza in termini di strutture, risorse e tempistiche di attuazione, diventerà parte integrante dell'ordinamento sanitario all'atto dell'approvazione della Riforma che dovrà definire il nuovo modello organizzativo del territorio, anche attraverso la definizione di standard strutturali, tecnologici e organizzativi dello stesso (il cosiddetto «DM 71», affidato all'Agenas, da approvare entro la prima metà del 2022);

    il presupposto per la riorganizzazione di un sistema di cura e assistenza integrato e territoriale è rappresentato dalla co-progettazione, una modalità concreta e operativa per identificare e condividere linee comuni e obiettivi, metodologie di intervento, requisiti tecnici e professionali, modelli organizzativi e procedure condivise tra i diversi attori coinvolti, che tenga conto non solo delle dimensioni di assistenza e cura prettamente medica, ma anche delle dimensioni sociali e contestuali della persona;

    rinforzare i presidi territoriali vuol dire, da una parte, colmare la carenza di personale sanitario, medico ed infermieristico e, dall'altra, investire nel fabbisogno formativo delle figure sanitarie e socio-sanitarie impiegate nei servizi residenziali e di assistenza domiciliare integrata per la cura della persona, in particolare, data l'importanza della telemedicina, nella formazione in medicina digitale,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative di competenza, anche normative, per compensare le attuali diseguaglianze assistenziali territoriali e colmare la distanza tra i tradizionali luoghi di cura e la quotidianità dell'assistito, rafforzando la rete sanitaria e socio-sanitaria nel territorio con migliori servizi di assistenza primaria e con una più stretta collaborazione con il terzo settore e, più in generale, con l'intera collettività;

2) ad adottare le iniziative di competenza perché la riorganizzazione della rete di medicina territoriale favorisca, attraverso l'azione congiunta delle diverse figure disciplinari e professionali (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, infermieri, specialisti ambulatoriali, operatori sociali, e altro), un modello integrato che tenga conto non solo delle dimensioni di assistenza e cura prettamente medica, ma anche delle dimensioni sociali e contestuali della persona;

3) ad adottare le iniziative di competenza perché nella riorganizzazione della rete di medicina territoriale venga previsto il servizio dello psicologo di base, con la finalità di sostenere e integrare l'azione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, nell'intercettare e rispondere ai bisogni assistenziali di base dei cittadini;

4) ad adottare le iniziative di competenza, anche normative, per dotare il nostro Paese di una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio, promuovendo la costituzione di una rete territoriale nazionale dotata di personale qualificato con funzioni di riconoscimento e intervento sulle condizioni di rischio connesse al suicidio e con adozione di efficaci strategie di prevenzione e di presa in carico dei soggetti maggiormente a rischio;

5) ad adottare iniziative di competenza e a reperire le risorse necessarie per assicurare adeguata dotazione di personale sanitario alle nuove strutture della rete di medicina territoriale, favorendo la stabilizzazione del personale già operante ed evitando l'esternalizzazione dei servizi socio-sanitari che i presidi sono chiamati a garantire;

6) ad adottare le iniziative di competenza, anche normative, volte a favorire la formazione dei medici e del personale sanitario operante nel setting delle cure territoriali, anche prevedendo l'istituzione di una scuola di specializzazione in medicina generale;

7) ad adottare le iniziative di competenza al fine di introdurre tra i criteri di valutazione, e dunque di remunerazione o rimborso dell'assistenza offerta o delle prestazioni erogate, anche parametri qualitativi legati al raggiungimento degli obiettivi di salute;

8) ad adottare le iniziative di competenza e a reperire le risorse necessarie, nell'ambito del rinnovo dei contratti, al fine di garantire tutele adeguate per i professionisti della medicina convenzionata, con riferimento particolare al riconoscimento dell'infortunio sul lavoro, del diritto alle ferie, della maternità assistita, dei permessi per malattia, nonché politiche continuative per le pari opportunità.
(1-00651) «Menga, Romaniello, Dori, Paolo Nicolò Romano, Siragusa, Termini, Ehm, Benedetti, Sarli, Suriano».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante si è occupata della questione della guerra in Ucraina, mediante diversi atti di sindacato ispettivo, tra cui: la 4-11868, con il quale si è chiesto se il Governo non ritenesse di interrompere ogni forma di sostegno militare all'Ucraina, considerato che, secondo i princìpi costituzionali, deve essere perseguita la risoluzione non conflittuale delle controversie internazionali, la 4-11748 con la quale si è interrogato il Governo per capire quali iniziative siano state messe in campo per contrastare l'eventuale fenomeno della tratta dei profughi ucraini minorenni nel nostro Paese e a chi sia stata affidata la gestione dei profughi in arrivo e infine la 4-11687 con la quale, alla luce del finanziamento americano di laboratori biochimici in Ucraina, si è chiesto al Governo di quali elementi i disponesse circa i progetti e le installazioni promossi nel Stati Uniti in Ucraina e se intendesse meglio chiarire i termini del coinvolgimento italiano nelle attività di sostegno, anche militare, all'Ucraina;

   l'11 maggio 2022 sia il Corriere della Sera, sia Il Sole 24 Ore e i media russi, hanno riportato la notizia delle dichiarazioni del Capo della forza di protezione dalle radiazioni, chimica e biologica russa Igor Kirillov, secondo il quale, i produttori di vaccini COVID-19 Pfizer e Moderna sono stati coinvolti in attività militari e biologiche statunitensi in Ucraina. Kirillov ha specificato che le autorità esecutive statunitensi hanno costituito la base legislativa per il finanziamento della ricerca biologico-militare direttamente dal bilancio federale. In particolare, sono stati attratti fondi da organizzazioni non governative sotto il loro controllo. Le dichiarazioni ufficiali di Kirillov riportate dall'agenzia TASS sono: «Grandi aziende farmaceutiche sono coinvolte in questo schema, tra cui Pfizer, Moderna, Merck e Gilead, una società affiliata al dipartimento militare statunitense» e ancora «Insieme alle aziende farmaceutiche statunitensi e agli appaltatori del Pentagono, le agenzie governative ucraine sono coinvolte in attività di biotecnologia militare, i cui compiti principali sono nascondere attività illegali, condurre sperimentazioni sul campo e cliniche e fornire il biomateriale necessario». Secondo il capo della forza di protezione dalle radiazioni, chimica e biologica, il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti ha notevolmente ampliato il potenziale di ricerca non solo nel campo della creazione di armi biologiche, ma anche per ottenere informazioni sulla resistenza agli antibiotici e sulla presenza di anticorpi contro determinate malattie tra la popolazione in determinate regioni. In tal modo, ha utilizzato le strutture di società multinazionali e un banco di prova che era praticamente al di fuori del controllo della comunità internazionale;

   inoltre, Kirillov ha dichiarato che: «Abbiamo ottenuto nuove prove che rivelano i dettagli degli esperimenti disumani che il Pentagono aveva condotto su cittadini ucraini presso l'ospedale psichiatrico N. 1 (nel villaggio di Strelechye, nella regione di Kharkov). Il gruppo principale coinvolto negli esperimenti era costituito da pazienti di sesso maschile di 40 anni» e che: «Nel gennaio 2022, i cittadini stranieri che stavano effettuando gli esperimenti sono stati evacuati d'urgenza e le attrezzature e i farmaci che stavano usando sono stati portati nelle regioni occidentali dell'Ucraina» –:

   di quali informazioni disponga il Governo alla luce di quanto citato in premessa;

   se non intenda interrompere, per quanto di competenza, ogni sostegno alle politiche perseguite dalla Nato e alla prosecuzione della guerra in Ucraina per intraprendere invece un'azione rivolta alla risoluzione diplomatica del conflitto.
(4-12101)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le borse di studio percepite da soggetti fiscalmente residenti in Italia sono imponibili, in quanto assimilabili ai redditi da lavoro dipendente. Tuttavia, per alcune ipotesi previste dalle norme vigenti, alcune borse di studio sono esenti dall'Irpef. Tra queste vi sono le borse di studio corrisposte da università ed istituti di istruzione universitaria per la frequenza dei corsi di perfezionamento, delle scuole di specializzazione, per i dottorati di ricerca, per attività di ricerca post-dottorato, per i corsi di perfezionamento all'estero, nonché le borse di studio del programma «Erasmus Plus»;

   qualora la borsa di studio sia percepita all'estero, la disciplina convenzionale di cui all'articolo 20 del mod. Ocse, prevede generalmente l'imponibilità esclusiva nel Paese di residenza del percettore della borsa, a patto che, l'ente erogante non abbia sede nello Stato estero di «provvisoria permanenza». Nel caso in cui l'ente erogante abbia sede nello Stato estero di «provvisoria permanenza» del soggetto percettore della borsa di studio, è possibile che le somme erogate debbano essere dichiarate e tassate nello Stato di «provvisoria permanenza», con la possibilità per il borsista di ottenere, a precise condizioni, l'attribuzione di un credito d'imposta in Italia;

   ulteriore caso è quello dello studente italiano beneficiario di borsa di studio di dottorato (o di altra tipologia di borse di studio esenti Irpef) percepita all'estero e privo di altra fonte di reddito. Tipico esempio è quello di uno studente di dottorato negli Stati Uniti che riceve una borsa di studio che copre le spese di sostentamento. Tale tipologia di borsa, esente da Irpef in Italia, risulta negli Stati Uniti generalmente soggetta all'aliquota standard, sia federale che statale o cittadina, dell'imposta sui redditi. Inoltre lo studente, essendo inquadrato ai fini fiscali come «non resident alien», non usufruisce, come i cittadini americani, della «standard deduction»;

   in generale, la normativa statunitense prevede che gli studenti provenienti da Paesi che hanno un trattato fiscale con gli Usa che includa un articolo sulle borse di studio possono richiedere l'esenzione dalle tasse sui redditi o una riduzione della trattenuta, se sono rispettati i requisiti previsti dal trattato. Fra questi Paesi vi sono Germania e Francia;

   l'articolo 20 della Convenzione tra il Governo della Repubblica federale tedesca ed il Governo degli Stati Uniti d'America per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito, del 29 agosto 1989, così come modificato dal protocollo del 1° giugno 2006, stabilisce, al comma 5, che le somme, diverse dai compensi per servizi personali, che una persona riceve in uno Stato contraente e che sia residente nell'altro Stato contraente a titolo di sovvenzione, assegno o borsa di studio da un'organizzazione privata senza scopo di lucro di carattere religioso, caritativo, scientifico, letterario o educativo o da un'istituzione pubblica analoga, non sono imponibili nel primo Stato;

   di tenore analogo l'articolo 21, paragrafo 1, lettere a), della Convenzione fra la Repubblica francese e gli Stati Uniti, firmata a Washington il 31 agosto 1994 e successivamente modificata da clausole aggiuntive nel 2004 e 2009;

   nulla di tutto questo viene invece previsto dall'articolo 21 (Studenti ed apprendisti) della vigente Convenzione Italia-Stati Uniti contro la doppia imposizione –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di giungere, con la controparte statunitense, alla stipula di una clausola aggiuntiva che modifichi l'articolo 21 della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito, al fine di adeguarne il contenuto a quello delle analoghe convezioni sottoscritte dagli Stati Uniti con i due maggiori Paesi europei.
(4-12099)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   APRILE e TRANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da mesi ai cittadini salentini vengono recapitate, da parte dei Consorzi di bonifica, cartelle esattoriali per la riscossione dei pagamenti dovuti a titolo del tributo 630;

   ad essere coinvolti sono il Consorzio di bonifica Arneo (comprendente 24 comuni leccesi) e il Consorzio di bonifica Ugento e Li Foggi (con altri 78 comuni), che hanno come scopo principale quello di bonificare a livello idrico le terre salentine appartenenti al comprensorio consortile;

   il tributo che si chiede è posto a carico di tutti i proprietari di immobili rientranti nel comprensorio di bonifica e viene richiesto indistintamente, senza alcuna valutazione in merito agli effettivi benefici ricevuti;

   dalle cartelle inviate, non è dato comprendere le reali ragioni della richiesta di pagamento, non è possibile alcuna valutazione in merito agli indici di calcolo del tributo, alla natura delle opere eseguite o da eseguire di specifico interesse del contribuente, né ricavare elementi obiettivi in grado di quantificare i benefìci tratti dai terreni interessati;

   la regione Puglia non ha accolto le richieste di revoca e/o sospensione del detto tributo avanzate da diversi sindaci del Salento che, in più occasioni, hanno evidenziato come non si debba pagare un contributo senza avere in cambio le opere di bonifica;

   avverso dette cartelle dal 2014 sono stati proposti dai cittadini numerosissimi ricorsi innanzi alla Commissione tributaria, conclusisi con altrettanti numerosi accoglimenti;

   le intimazioni di pagamento risultano, peraltro, palesemente illegittime anche alla luce del pronunciamento della Corte costituzionale che, con la decisione n. 188/2018, ha sancito come non possa esserci tributo di bonifica senza beneficio per l'utente;

   va anche detto che, per la maggior parte dei casi, le dette cartelle sono emesse per cifre molto contenute ragion per cui i cittadini si vedono costretti ad ottemperare al pagamento in quanto l'eventuale proposizione di un ricorso risulterebbe oltremodo onerosa;

   il pagamento di questo illegittimo balzello è un'inutile aggravio per gli agricoltori salentini già duramente provati dalle molteplici calamità naturali che da anni attanagliano il territorio, e definitivamente prostrati dall'emergenza sanitaria COVID-19;

   agli interroganti risulta, inoltre, che a dicembre 2020 la regione Puglia ha dovuto erogare 10 milioni di euro per ripianare i debiti dei Consorzi e che, pertanto, la richiesta di pagamento direttamente ai cittadini si risolve in pratica in una doppia tassazione –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto riportato in premessa, non ritenga di adottare con urgenza iniziative, per quanto di competenza, affinché i Consorzi non continuino a richiedere il pagamento del tributo 630 in assenza di un effettivo beneficio per l'utente.
(5-08098)


   PASTORINO e FASSINA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comma 837 dell'articolo 1 della legge n. 160 del 2019 disciplina il canone patrimoniale (Cup) il cui presupposto è rappresentato dall'occupazione di aree demaniali o del patrimonio indisponibile di comuni e città metropolitane destinate a mercati realizzati anche in strutture attrezzate, la cui tariffa è determinata in base a durata, tipologia e superficie dell'occupazione espressa in metri quadrati ed alla zona del territorio in cui viene effettuata;

   per le occupazioni permanenti, ossia che si protraggono per l'intero anno solare, il comma 841 stabilisce delle tariffe base, mentre le occupazioni temporanee di suolo pubblico trovano disciplina nel dettato dei successivi commi 842, 843 secondo cui gli enti applicano le relative tariffe frazionate per ore, fino a un massimo di 9, in relazione all'orario effettivo, in ragione della superficie occupata, potendo anche prevedere riduzioni, fino all'azzeramento del Cup, esenzioni e aumenti nella misura massima del 25 per cento delle medesime tariffe, mentre per le occupazioni ricorrenti e che si svolgono settimanalmente verrà applicata una riduzione dal 30 al 40 per cento sull'importo del canone complessivamente determinato;

   per la determinazione delle suddette tariffe numerosi enti hanno applicato dei coefficienti moltiplicatori in base al valore economico della strada o piazza in cui si svolge l'occupazione o il presunto sacrificio economico imposto alla collettività disattendendo, in tal modo, l'obiettivo dell'alleggerimento del peso impositivo ed acuendo la crisi di un settore già fortemente penalizzato dalla pandemia da COVID-19;

   con riferimento alla richiesta di interpretazione del tenore dei suddetti commi 837 e 843 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2019, in merito alla determinazione dei criteri applicativi del canone unico patrimoniale, il Dipartimento delle finanze – Direzione legislazione tributaria e federalismo fiscale del Ministero dell'economia e delle finanze, con le risoluzioni 6/2021 e 6/2022 ha concluso sostenendo che la piena autonomia regolamentare dell'ente impositore nell'individuazione di «coefficienti moltiplicatori» per la determinazione del canone per le occupazioni di carattere temporaneo è legittima solo se esercitata entro i limiti espressamente previsti dal citato comma 843 che ha lo scopo di evitare l'eccessiva polverizzazione delle tariffe che potrebbe derivare da una eccessiva potestà regolamentare –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per un'applicazione della disciplina a livello territoriale che sia coerente con la legge e proporzionata alla redditività dell'attività interessata, dati i sempre più numerosi casi di deliberazione di canoni insostenibili per le attività di commercio su suolo pubblico.
(5-08099)


   CANCELLERI, MARTINCIGLIO, ALEMANNO, CASO, CURRÒ, GRIMALDI, GABRIELE LORENZONI, MIGLIORINO, RUOCCO, SALAFIA, SCERRA e ZANICHELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'introduzione dell'assegno unico universale, previsto con la legge 1° aprile 2021, n. 46, ha delegato il Governo ad adottare misure a sostegno dei figli a carico, attraverso l'assegno unico e universale, il cui beneficio rappresenta una sintesi dei diversi bonus straordinari e delle agevolazioni anche fiscali, previste famiglie con figli a carico;

   tale schema ha, in particolare, consentito un ampliamento della platea dei soggetti beneficiari, attraverso il superamento del modello di detrazione ex articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi, basato sul reddito in favore di una determinazione realizzata esclusivamente su base Isee, prevedendo tra i soggetti beneficiari, anche i figli maggiorenni a carico fino al compimento del ventunesimo anno d'età, rispetto ai quali l'erogazione dell'assegno non è automatica, ma risulta subordinata alla verificazione di determinate condizioni;

   i suesposti criteri di determinazione sono indicati dal decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, e stabiliscono, a tal fine, che il maggiorenne che frequenta un corso di formazione scolastica, professionale o un corso di laurea, svolga un tirocinio o un'attività lavorativa e possieda un reddito non superiore a 8 mila euro ovvero svolga il servizio civile universale;

   al successivo compimento del ventunesimo anno d'età, l'assegno non sarà più erogabile, ed opera nei confronti del soggetto a carico la detrazione ex articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi, che risulta erogabile anche in assenza delle condizioni in precedenza richiamate;

   ad avviso degli interroganti, il suesposto quadro regolatorio non risulterebbe tuttavia, coerente con lo spirito di sostegno alle famiglie, atteso che (condizionando l'erogazione dell'assegno ai soggetti tra i 18 e i 21 al ricorrere di determinate condizioni) si assisterebbe alla creazione di un'area di soggetti non supportati in alcun modo;

   si tratta dei soggetti non «attivi» tra i 18 e i 21 anni, i quelli non risultano destinatari né dell'assegno unico universale (previsto per i soli attivi) né della detrazione ex articolo 12 del Tiur (prevista anche per i non attivi ma solo dopo il compimento del ventunesimo anno d'età) –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire nell'ambito delle proprie competenze, la ratio fiscale, sottesa all'esclusione dei soggetti non attivi compresi tra i 18 e i 21 anni dall'assegno unico universale, ovvero dalla detrazione di cui all'articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi.
(5-08100)


   CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA, TARANTINO e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comma 1-septies dell'articolo 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, disciplina il cosiddetto «Sismabonus acquisti», che consiste in una detrazione del 75 o dell'85 per cento del prezzo di acquisto della singola unità immobiliare antisismica che viene riconosciuta all'acquirente di un'unità immobiliare ricadente nei comuni delle zone sismiche 1, 2 e 3 se, tramite l'intervento di demolizione e ricostruzione di un intero edificio effettuato da apposita impresa di costruzione o ristrutturazione venditrice, si ottiene, rispettivamente, il passaggio a una classe di rischio inferiore oppure a due classi di rischio inferiori;

   ai sensi di quanto previsto dal comma 4 dell'articolo 119 del «decreto Rilancio», tale detrazione è stata aumentata al 110 per cento per le spese sostenute dai 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022 («Super-sismabonus acquisti»);

   l'Agenzia delle entrate, con interpello n. 57 del 31 gennaio 2022 ha precisato che «Dal tenore letterale della disposizione contenuta nel citato comma 4 dell'articolo 119 del decreto Rilancio, in base al quale “l'aliquota delle detrazioni spettanti [per gli interventi di cui ai citati commi da 1-bis a 1-septies dell'articolo 16 del decreto-legge n. 63 del 2013] è elevata al 110 per cento per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 (...)”, si ricava che l'aliquota più elevata si applica alle spese sostenute nel lasso temporale di vigenza del Superbonus dai soggetti elencati nel comma 9 del medesimo articolo 119 e che riguardano su immobili ammessi a tale agevolazione»;

   tuttavia, rimane incertezza circa la percentuale di applicazione delle agevolazioni ivi previste per le unità immobiliari per le quali al 30 giugno 2022 non sia stato stipulato il relativo atto pubblico di compravendita, ovvero quale sia la percentuale di detrazione spettante per le spese sostenute dal 1° luglio 2022 con stipula dell'atto di compravendita entro i 30 mesi dalla fine dei lavori –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare in riferimento a quanto esposto in premessa, al fine di fare chiarezza sulle modalità applicative degli interventi agevolabili previsti dalla normativa vigente.
(5-08101)


   FRAGOMELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la circolare 30/E del 22 dicembre 2020 dell'Agenzia delle entrate prevede, al punto 4.1.1, che si possa applicare il «Superbonus» anche se i lavori sono eseguiti unicamente sulle pertinenze, nei limiti dei massimali di spesa previsti dalla normativa, indipendentemente dalla circostanza che l'intervento interessi anche il relativo edificio residenziale principale;

   tuttavia, a parere dell'interrogante, mentre la risposta n. 231 del 9 aprile 2021 rimanda ad un massimale unico sottolineando il nesso di pertinenzialità, la risposta n. 806 del 13 dicembre 2021 prevede un massimale dedicato per l'intervento di demolizione e ricostruzione delle pertinenze, facendo emergere una incongruenza nell'interpretazione della norma –:

   se intenda fornire i necessari chiarimenti per l'applicazione dei bonus fiscali nel settore edilizio, esplicitando, nel caso specifico, se la pertinenza di un edificio funzionalmente e strutturalmente indipendente, non facente parte dell'unità strutturale, possa accedere ai benefìci previsti per il «Superbonus», con un proprio massimale di spesa, esclusivamente per interventi di miglioramento sismico eseguiti sulla pertinenza stessa, ferma restando l'invarianza della destinazione d'uso.
(5-08102)


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 44 del decreto-legge n. 78 del 2010 ha previsto, a partire dal 2011, la non imponibilità dei redditi da lavoro dipendente e autonomo prodotti in Italia da docenza e ricerca, nella misura del 90 per cento per Irpef e del 100 per cento per Irap;

   tale agevolazione prevista per quattro periodi di imposta, è stata estesa a sei, aumentabili a otto, undici e tredici, al ricorrere di condizioni e per effetto dell'articolo 5 del decreto-legge n. 34 del 2019;

   a seguito di tale intervento è stata sollevata la discriminazione che subivano coloro che prima erano reimpatriati, pregiudicati nella durata dell'applicazione, rispetto ai colleghi meno solleciti;

   a tale vulnus si è rimediato con legge di bilancio 2022 (articolo 1, comma 763), stabilendo che docenti e ricercatori iscritti all'Aire o cittadini di Stati membri dell'Unione europea che avessero trasferito la residenza in Italia prima del 2000, risultando beneficiari dell'agevolazione al 31 dicembre 2019, potessero esercitare opzione per applicare l'estensione temporale, versando (a ricorrere di condizioni), il 10 o 5 per cento dei redditi prodotti nel periodo antecedente l'esercizio dell'opzione;

   i provvedimenti dell'Agenzia delle entrate (31 marzo 2022 e 1° aprile 2022) hanno precisato che, per i soggetti per cui il periodo di agevolazione di cui all'articolo 44 del decreto-legge n. 78 del 2010 si è concluso il 31 dicembre 2021, il termine per l'esercizio dell'opzione è al 180° giorno successivo alla pubblicazione, quindi al 30 settembre 2022;

   benché i provvedimenti facciano riferimento al 31 dicembre 2021, come data di conclusione del periodo agevolato, suscettibile di estensione, per eventuale esercizio di opzione, le istruzioni di esercizio dell'opzione andavano riferite non solo ai casi in cui il periodo originario si concludeva il 31 dicembre 2021, bensì anche a quelli in cui il periodo originario si era concluso entro tale data;

   restano non disciplinati docenti e ricercatori che, avendo trasferito la residenza in Italia, risultavano titolari del regime agevolato al 31 dicembre 2019 ma non nel 2020 e/o 2021; infatti, in tali anni, sono stati assoggettati alla tassazione ordinaria, ma, avendo l'opzione per estendere l'agevolazione a 8, 11, 13 anni (a seconda dei presupposti), deve essere concessa la possibilità di rimborso di quanto indebitamente versato;

   diversamente si registrerebbe una discriminazione, anche perché la legge non impedisce che essi presentino la dichiarazione 2021, rettificando la dichiarazione 2020 e ottenendo le maggiori imposte versate –:

   se il Governo non ritenga necessario, al fine di evitare contenziosi, adottare iniziative per fornire un'univoca interpretazione che consenta ai soggetti richiamati di godere dell'agevolazione prevista dalla legge, evitando discriminazioni.
(5-08103)


   ALBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 15 del decreto-legge n. 36 del 2022, recante misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, anticipa al 30 giugno 2022 l'entrata in vigore della disposizione di legge, contenuta nell'articolo 15, comma 4-bis del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221 che aveva introdotto a partire dal 1° gennaio 2023 una multa di 30 euro a carico dell'esercente o professionista sprovvisto di sistemi che consentano pagamenti elettronici con almeno una tipologia di carta di credito e una tipologia di carta di debito;

   a seguito di un emendamento approvato al nuovo «decreto Milleproroghe» sarà di nuovo a 2 mila euro la soglia a partire dalla quale si vieta ogni transazione con banconote e di conseguenza, sotto la soglia dei 2.000 euro non è obbligatorio pagare attraverso l'uso di carte Bancomat;

   ad avviso dell'interrogante, ci si trova di fronte, di fatto, a una contraddizione, in quanto la moneta a corso legale è di fatto il contante –:

   quali iniziative intenda intraprendere per tutelare esercenti e consumatori e assicurare una applicazione logica e non conflittuale della disciplina, dei sistemi di pagamento elettronici.
(5-08104)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comparto del gioco legale in relazione al quale l'Agenzia delle accise delle dogane e dei monopoli assicura il presidio dello Stato garantendo contemporaneamente gli interessi dell'Erario, la tutela del cittadino e la gestione del mercato delle concessioni e degli atti regolamentari, costituisce un comparto importante della nostra economia in termini di volumi d'affari, forza lavoro occupata, fatturato e gettito erariale per svariati milioni di euro tra imposte e oneri accessori;

   gli operatori economici del settore denunciano da tempo importanti criticità, in particolar modo l'instabilità del sistema concessorio in materia di scommesse su rete fisica e on line che impedisce, nei fatti, agli operatori economici una razionale pianificazione industriale;

   a oggi, infatti, il settore è ancora in attesa della proroga delle concessioni in materia di scommesse su rete fisica attualmente in scadenza al 30 giugno 2022, secondo quanto previsto, dal decreto-legge cosiddetto «Cura Italia» e dai successivi provvedimenti che hanno prorogato lo stato d'emergenza incidendo direttamente sul termine della durata delle predette concessioni, a differenza delle concessioni in materia di scommesse on line, per le quali sono intervenute alcune sentenze del TAR (su tutte cfr. TAR Lazio n. 11448/2021) che ne hanno prorogato il termine ultimo;

   la proroga ex lege perseguirebbe interessi pubblici, prima ancora che privati, in quanto garantirebbe la continuità delle entrate erariali nonché la tutela dei giocatori e della fede pubblica supportando le azioni di contrasto al gioco illegale;

   vanno considerate la mancata indizione da parte dell'Agenzia delle accise, dogane e monopoli di una gara per la selezione, mediante procedura aperta, competitiva e non discriminatoria, delle concessioni per la commercializzazione dei suddetti giochi in tempo utile, nonché la prossimità della scadenza prevista al 30 giugno 2022 –:

   se il Ministro intenda intraprendere opportune iniziative legislative dirette a prorogare le concessioni in materia di scommesse su rete fisica attualmente in scadenza il 30 giugno 2022 o, in caso contrario, quali siano le ragioni che ostano a un tale intervento.
(5-08094)


   SANI, BURATTI e FRAGOMELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le concessioni per la raccolta delle scommesse su eventi sportivi, anche ippici, e non sportivi, compresi gli eventi simulati, scadute nel giugno del 2016, sono state negli ultimi anni soggette a diverse proroghe di carattere tecnico, resesi necessarie per garantire la continuità delle attività della raccolta delle scommesse, in vista dell'attesa riforma del settore del gioco pubblico;

   l'articolo 103, comma 2, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, cosiddetto decreto Cura Italia, come da ultimo modificato dall'articolo 3-bis, comma 1, lettera a), del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 novembre 2020, n. 159, ha definito un nuovo quadro per garantire le proroghe delle concessioni a titolo non oneroso, in relazione allo stato di emergenza, prevedendo una proroga per i novanta giorni successivi alla cessazione dello stato di emergenza;

   l'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2022, n. 11, ha disposto la cessazione dello stato di emergenza al 31 marzo 2022; conseguentemente il termine ultimo di validità delle concessioni è fissato al 29 giugno 2022; al momento, quindi, in assenza di un intervento legislativo che preveda un'ulteriore proroga si assisterebbe a partire dal 30 giugno 2022 a un'interruzione dell'attività di raccolta legale delle scommesse nei negozi e nei punti gioco, che avrebbe, oltre al danno per l'erario, gravissime ripercussioni sul fronte della legalità nel settore del gioco in quanto di fatto l'offerta di scommesse sul canale fisico potrebbe divenire oggetto del mercato illegale gestito dalla criminalità organizzata;

   è attesa l'emanazione del disegno di legge delega, annunciato dal Governo, sul riordino del settore del gioco pubblico, già previsto tra i disegni di legge collegati alle ultime quattro leggi di bilancio e dichiarato quale collegato alla decisione di bilancio, a completamento della manovra di bilancio 2023-2025, anche nel Documento di economia e finanza 2022 –:

   quali siano in tempi per l'emanazione del disegno di legge delega, annunciato dal Governo, sul riordino del settore del gioco;

   se ritenga opportuno adottare, nel primo provvedimento utile, e comunque non oltre il 29 giugno 2022, le adeguate iniziative per prorogare le concessioni di raccolta delle scommesse su eventi sportivi, anche ippici, e non sportivi, ivi compresi gli eventi simulati, al fine di garantire la continuità delle attività degli operatori del settore, le entrate erariali da essa derivanti e tutelare la legalità, in attesa dell'annunciata riforma organica del settore.
(5-08097)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata:


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   a gennaio 2022 è arrivato il via libera alla nuova dotazione di bodycam, inviata a tutti i questori attraverso una circolare firmata dal Capo della Polizia Lamberto Giannini;

   si tratta di mille bodycam date in dotazione a poliziotti e carabinieri impegnati nei servizi di ordine pubblico. Le bodycam sono assegnate «quale ulteriore strumento di documentazione degli accadimenti e, nel contempo, di tutela del personale operante»;

   in base alla circolare i contenuti multimediali verranno conservati dal sistema «per sei mesi dalla data di effettuazione delle videoriprese». Settecento telecamere saranno suddivise tra i 15 reparti mobili della Polizia e 249 alla componente mobile dell'Arma dei carabinieri;

   altrettanto dovrebbe essere garantito per gli agenti di polizia penitenziaria costretti a lavorare in precarie condizioni di sicurezza all'interno degli istituti penitenziari italiani, ridotti oramai al collasso dopo anni di gravi carenze, come la cronica mancanza di organico e l'inadeguatezza di strutture talora deprivate di idonei sistemi di videosorveglianza;

   il progetto iniziale di videosorveglianza in mobilità in uso al personale della polizia penitenziaria, risalente ormai negli anni, non è andato a regime per questioni di natura tecnica. Per questo motivo, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha deciso – già nel corso del 2020 – di riavviare l'iniziativa;

   il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria in data 21 marzo 2022, in risposta all'Osapp, ha ribadito che: «Si sta avviando, a seguito di specifiche disposizioni e dopo l'approvazione del disciplinare da parte del Garante per la protezione dei dati personali, una sperimentazione presso i provveditorati di Roma e Napoli», con la prospettiva di estendere il progetto all'intero territorio nazionale, e che sarà possibile l'avvio alla sperimentazione una volta ricevuto il parere favorevole del Garante per la protezione dei dati personali;

   il progresso tecnologico ha portato le organizzazioni criminali ad escogitare nuovi metodi illegali per superare i controlli della polizia penitenziaria;

   da una parte, si assiste all'elevato contesto tecnologico di cui possono avvantaggiarsi i detenuti e, dall'altra, alle condizioni in cui lavorano gli agenti di polizia penitenziaria, ai quali è ancora oggi inibito l'utilizzo del taser e della bodycam, che potrebbe essere agevolmente utilizzata per documentare quanto accade in carcere, oltre che a difesa degli stessi agenti accusati di maltrattamenti –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere per garantire l'utilizzo immediato, per il personale carcerario addetto al mantenimento della sicurezza e con compiti di vigilanza, di telecamere indossabili (bodycam), anche ai fini di provare la correttezza e la legalità del proprio operato.
(3-02967)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la realtà penitenziaria ligure versa in una situazione di tale criticità da richiedere un repentino intervento dello Stato;

   alla data del 31 marzo 2022, infatti, il numero dei detenuti presenti all'interno degli istituti penitenziari della Liguria risulta essere di 1319 unità, a fronte di una capienza massima prevista di 1109. Tuttavia, gli agenti penitenziari attualmente assegnati alle carceri non risultano essere in numero adeguato rispetto alle reali esigenze gestionali delle stesse;

   nel 2015, inoltre, con decreto del Ministero della giustizia allora guidato dal Ministro Orlando, è stato chiuso il carcere di Savona e, ad oggi, non sono ancora pervenute notizie inerenti alla sua riapertura, rendendola, di fatto, l'unica provincia italiana priva di un istituto detentivo, comportando criticità non solo ai familiari dei detenuti, bensì anche alla magistratura, agli avvocati e, soprattutto, ai membri del Corpo di polizia penitenziaria di tutta la regione, i quali si sono visti dislocare in luoghi anche molto distanti da quello di provenienza, con conseguenti ricadute negative sulla propria vita familiare;

   per quel che concerne il carcere di Sanremo, il quale presenta il medesimo problema di sovraffollamento, si è registrato, nel primo quadrimestre di quest'anno, un aumento degli eventi critici causati dai detenuti rispetto al medesimo periodo dello scorso anno, quali fenomeni di autolesionismo, danneggiamenti all'istituto, colluttazioni, oltraggi e minacce ai membri della Polizia penitenziaria. All'interno dell'istituto sanremese, inoltre, è presente un numero considerevole di detenuti con problemi di natura psichiatrica, laddove, tuttavia, il medico specialistico preposto al loro trattamento è presente solamente per 5 ore settimanali, un ammontare del tutto insufficiente a garantire la necessaria assistenza in modo adeguato, rendendo in tal modo più gravosa la gestione del carcere da parte degli agenti già in carenza di organico;

   a fronte di 201 agenti previsti, infatti, ne sono effettivamente impiegati solo 145, richiedendo un esteso ricorso alle ore di servizio straordinario, il quale talvolta sfiora le 3000 ore mensili;

   quanto si registra nella regione ligure rappresenta un ulteriore esempio di come la mala gestione delle carceri italiane ricada in modo sciagurato sui membri del Corpo della polizia penitenziaria i quali, come sovente denunciato dall'interrogante in passato, continuano a svolgere le proprie mansioni in condizioni gravemente lesive del proprio diritto a condurre una vita lavorativa dignitosa, riuscendo, ciononostante, a mantenere la legalità all'interno degli istituti penitenziari italiani, oramai tristemente al collasso nonostante le innumerevoli, disperate e inascoltate segnalazioni degli agenti stessi e dalle rispettive organizzazioni sindacali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte all'edificazione di un nuovo istituto penitenziario nella provincia di Savona;

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di garantire una gestione più efficiente degli istituti penitenziari caratterizzati dalla presenza di detenuti affetti da problemi di natura psichiatrica;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di rimediare alla carenza di organico delle carceri italiane.
(4-12097)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il 14 gennaio 2021, con il coordinamento della Prefettura di Catania, è stato siglato un importante accordo tra i vari soggetti istituzionali/sociali competenti e le Diocesi di Catania, Acireale e Caltagirone, con il quale si è provveduto a costituire, presso la stessa Prefettura della città,- un Osservatorio metropolitano per il monitoraggio del fenomeno della devianza giovanile nell'area cittadina;

   l'accordo – che trae origine dalla pregressa collaborazione avviata in Calabria tra il Prefetto della città e il presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Di Bella, e culminata nella preparazione del progetto «Liberi di scegliere» – è teso a favorire la cura delle esigenze educative e di inserimento sociale dei ragazzi per assicurare la piena attuazione delle funzioni di tutela dei minorenni o dei giovani adulti destinatari di provvedimenti giudiziari;

   in particolare, le finalità sono: favorire progettualità condivise e modalità operative integrate tra gli attori istituzionali per il perseguimento dei seguenti obiettivi, nonché il recupero culturale dei quartieri della città di Catania e dei comuni dell'area metropolitana, afflitti da povertà educativa e criticità sociali, substrato della devianza giovanile; programmare strategie di contrasto della dispersione scolastica e l'elaborazione di interventi di inclusione sociale, culturale e lavorativa in favore dei minorenni o dei giovani adulti provenienti da contesti familiari e ambientali degradati della Città metropolitana; favorire il coinvolgimento operativo delle forze dell'ordine nelle attività di recupero dei minorenni e dei giovani adulti destinatari di provvedimenti giudiziari; pianificare interventi volti a favorire il cosiddetto «tempo pieno» nelle scuole delle aree degradate della città metropolitana e l'istituzione di centri di aggregazione culturale anche con l'intervento e il contributo delle Diocesi e delle associazioni del terzo settore; rilevare l'andamento dell'anno scolastico negli istituti di formazione professionale per i giovani in età scolare in ragione dell'esigenza di assicurare che ragazzi esposti al rischio del «reclutamento» della criminalità siano invece impegnati in attività educative e professionalizzanti;

   tale accordo prevede anche un circuito comunicativo fra la Procura distrettuale di Catania, il Tribunale e la Procura per i minorenni, nonché le forze di polizia, al fine di realizzare interventi giudiziari coordinati a tutela degli stessi minorenni disagiati, autori o vittime di reati, della Città metropolitana, caratterizzata dalla capillare presenza di organizzazioni criminali e da condizioni di fragilità e criticità sociale/culturale che sostanziano fattori gravemente turbativi della crescita dei giovani;

   lo stesso accordo ha una fondamentale rilevanza in quanto, grazie al circuito comunicativo che si instaurerà tra i vari soggetti istituzionali firmatari, sarà più facile intervenire tempestivamente nelle aree della città individuate come maggiormente esposte e critiche, ossia laddove si ravviseranno situazioni di pregiudizio e di criticità per i ragazzi coinvolti in attività criminali, o che possono trovarsi soli, o in condizione di devianza, o per i figli dei collaboratori di giustizia che si trovano a vivere con un familiare che non ha condiviso la scelta di rompere con il passato;

   con tale accordo si segna un deciso cambio di passo nelle strategie di prevenzione e recupero degli stessi giovani, specialmente nella presente fase, nella quale l'attuale emergenza sanitaria pare aver accentuato le criticità sociali e le situazioni di devianza tra i giovani;

   l'attenzione dedicata alla questione minorile è cruciale per prosciugare quel bacino che alimenta il modello e, soprattutto, il cosiddetto «mito mafioso», nella speranza di un rinnovamento culturale e sociale dei giovani, in particolare di quelli meno fortunati;

   in attuazione di quanto disposto dagli articoli 2 e 3 della Costituzione, è necessario, quindi, assicurare la piena tutela dei diritti dei soggetti minorenni dei territori delle città caratterizzate da criticità quanto al profilo economico e socio-culturale, nonché quanto alla capillare presenza di organizzazioni criminali a struttura familiare, o che comunque si avvalgono di minorenni per la perpetrazione di delitti;

   appare, dunque, indifferibile la realizzazione di una strategia condivisa e permanente da realizzarsi attraverso l'istituzione di un Osservatorio - sull'impronta di quello illustrato- presso ogni Prefettura, in tal modo favorendo percorsi di inclusione sociale, culturale e lavorativa, nonché garantendo che sia preservata l'integrità morale, fisica e psichica dei minori dei quartieri delle città a rischio, con contestuale riqualificazione culturale dei territori –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se non ritenga opportuno adoperarsi, per quanto di competenza, per promuovere l'istituzione di un Osservatorio permanente, analogo a quello descritto in premessa, presso ogni prefettura del territorio nazionale, anche attraverso opportune iniziative normative e d'intesa con gli altri soggetti istituzionali competenti.
(2-01521) «Ascari, Baldino, Saitta, D'Orso, Bonafede, Cataldi, Di Sarno, Ferraresi, Giuliano, Perantoni, Salafia, Sarli, Scutellà, Alaimo, Azzolina, Brescia, Maurizio Cattoi, Corneli, De Carlo, Dieni, Giordano, Francesco Silvestri, Elisa Tripodi, Carbonaro, Grande, Grillo, Grippa, Iorio, Iovino, Licatini, Mammì, Marzana, Melicchio, Micillo, Migliorino, Nappi, Olgiati, Papiro, Penna, Provenza, Raffa».

Interrogazione a risposta orale:


   SURIANO, EHM e SARLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Torino, in occasione della manifestazione indetta per celebrare la giornata del 1o maggio, intorno alle ore 9:00 faceva il proprio ingresso in piazza Vittorio Veneto il cosiddetto «spezzone sociale» (area composta da diverse formazioni politiche e di movimento); immediatamente, e senza alcun motivo, un cordone di agenti della Polizia di Stato è stato dislocato di fronte a tali manifestanti, determinando la loro separazione obbligata dal corteo che si stava in quel momento componendo con la volontà di opporsi alla guerra e alle sue conseguenze;

   tale cordone di agenti è stato rimosso soltanto intorno alle ore 10:00, anche a seguito delle numerose richieste verbali rivolte ai responsabili della Polizia di Stato presenti sul posto;

   la Polizia di Stato è nuovamente intervenuta, con analoghe modalità e senza alcuna motivazione, ad interrompere con la forza il regolare svolgimento del corteo allorché il medesimo «spezzone sociale» si immetteva in via Roma. Ciò determinava, fra l'altro, la separazione delle componenti dello «spezzone sociale» dal furgoncino che stava loro davanti, recante l'impianto voce utilizzato per trasmettere musiche, slogan e brevi interventi vocali, oltreché nuovamente la separazione dal resto dei manifestanti;

   gli agenti della Polizia di Stato hanno quindi impedito con la violenza allo «spezzone sociale» di continuare a sfilare, infliggendo numerose manganellate sia nei loro confronti, sia nei confronti di coloro i quali, pur non facendo parte dello «spezzone sociale», reclamavano verbalmente e in modo del tutto pacifico che fosse permessa la ricomposizione del corteo. L'azione degli agenti di Polizia determinava grave scompiglio, con la conseguente caduta a terra di numerose persone, e diversi manifestanti erano costretti a fare ricorso a medicazioni e assistenza sanitaria a seguito delle manganellate. Ciò avveniva malgrado la presenza sul posto di bambini e disabili;

   in concomitanza con tali fatti, gran parte dei manifestanti che precedevano fino a quel momento lo «spezzone sociale», realizzando quanto stava accadendo, si fermavano sul posto e si rivolgevano verso lo schieramento delle forze dell'ordine, reclamando in maniera del tutto pacifica la rimozione del blocco;

   la manifestazione restava così bloccata per oltre un'ora, nonostante il succedersi degli appelli verbali che chiedevano la normale ripresa del corteo;

   ai manifestanti è stata infine restituita la libertà di movimento quando ormai i comizi finali si erano conclusi, impedendo così la partecipazione fisica a tutto lo «spezzone sociale» e distogliendo altresì dalla partecipazione i numerosi altri manifestanti che non hanno proseguito il corteo, ritenendo giustamente di dover sostenere il diritto di tutti a manifestare liberamente;

   ci si chiede, tra l'altro, come sia possibile che i mezzi di comunicazione abbiano riferito di numerosi agenti rimasti contusi e feriti, nel momento in cui ciò contrasta con tutte le testimonianze dei manifestanti presenti sul posto, che danno conto invece del comportamento violento da parte delle forze dell'ordine –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e se intenda chiarire chi fossero nell'occasione i responsabili dell'ordine pubblico a cui era stato affidato l'andamento della piazza e quali iniziative di competenza si intendano adottare nei loro confronti, al fine di tutelare anche l'operato delle forze dell'ordine in contesti di manifestazioni pacifiche;

   in base a quali indicazioni e motivazioni essi abbiano potuto prendere la decisione di separare con la forza una parte del corteo dal resto della manifestazione, limitando così il diritto costituzionale di esprimere il proprio libero pensiero attraverso la partecipazione ad una manifestazione pacifica e regolarmente autorizzata;

   quali ulteriori chiarimenti intenda fornire, per quanto di competenza, in merito a quanto accaduto in occasione della giornata del 1o maggio, consacrata alla solidarietà internazionale fra i lavoratori, e nei confronti di persone che in quel momento stavano manifestando contro la guerra e la violenza, con particolare riferimento alla situazione presente in Ucraina.
(3-02966)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la scorsa settimana, attraverso una Pec spedita dal Ministero dell'interno direzione centrale per la finanza locale, a oltre 4000 comuni è stato comunicato che veniva revocato agli stessi il contributo dello Stato per 4800 opere pubbliche ai sensi dell'articolo 1, comma 29 e seguenti, della legge n. 160 del 2019, predisposto per l'annualità 2020;

   una successiva nota della direzione nella serata di sabato scorso, precisava che si trattava di una richiesta di integrazioni di documenti a comuni, sottolineando che i contributi non sarebbero stati revocati;

   la situazione che si è prodotta con le due comunicazioni, una tramite Pec e l'altra attraverso un comunicato stampa del Ministero, ha creato non poca preoccupazione tra i sindaci;

   si tratta di interventi per l'efficientamento energetico, installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, opere per lo sviluppo territoriale sostenibile, messa in sicurezza di scuole, edifici pubblici e patrimonio comunale e per l'abbattimento delle barriere architettoniche, tutti interventi estremamente importanti e ora revocati per problemi di natura burocratica –:

   quali iniziative intenda adottare per superare in tempi brevissimi la situazione che si è determinata con la revoca dei finanziamenti, consentendo una tempestiva, precisa e agevole procedura per le integrazioni chieste ai comuni per il ripristino dei finanziamenti su opere che rientrano nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e che richiedono complesse e lunghe procedure di gestione e rendicontazione a carico dei comuni.
(5-08093)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SURIANO, EHM, SARLI e BENEDETTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   l'8 aprile 2022, a Senigallia, un gruppo di circa venti persone di nazionalità ucraina ha tentato di impedire lo svolgimento dell'iniziativa «Guerra in Ucraina: come fermare l'escalation?» organizzata dal circolo «Potere al Popolo» della città;

   a Bologna, il successivo 23 aprile 2022, aveva luogo la manifestazione «OLTRE IL PONTE – Festa di cultura e diserzione» organizzata da «Granma» (sede politico-culturale di «Rete dei Comunisti» e «Cambiare Rotta») e da «Barnaut s.n.c.» (pubblico esercente che si occupava della vendita di bevande) che ospitava stand di associazioni (tra cui «Pax Christi» e «Collettivo Ucraina Antifascista»);

   in tale occasione, un uomo si avvicinava e aggrediva verbalmente in lingua ucraina gli organizzatori, lamentando la presenza di bandiere del Donbass, che definiva «terroriste», radunando una trentina di suoi connazionali, alcuni dei quali indossavano caschi integrali e guanti con nocche rinforzate;

   nel gruppo erano presenti persone che dichiaravano di essere legate all'organizzazione nazista ucraina «Pravyi Sektor», che negavano il genocidio degli ebrei in Ucraina, attribuendone la responsabilità al popolo russo, sventolando la bandiera dell'OUN («Organizzazione dei nazionalisti ucraini») e gridando cori inneggianti a Stephan Bandera;

   il successivo 25 aprile 2022, nella città felsinea, durante il corteo per la Festa della Liberazione e i dibattiti organizzati dall'Unione Sindacale di Base, venivano notati soggetti riconosciuti tra i presenti due giorni prima, che filmavano quanto avveniva;

   alle ore 23, nelle operazioni di smontaggio, veniva scoperto il danneggiamento di una porta, divelta;

   alle 3.30 del 1° maggio 2022, membri di «Barnaut» scoprirono il taglio degli pneumatici della propria auto, a seguito del quale veniva sporta denuncia alla Questura di Bologna;

   nella notte tra il 4 e il 5 maggio 2022, in Porta Mazzini, veniva aggredita da tre soggetti una militante dell'organizzazione giovanile comunista «Cambiare Rotta», cadendo a terra e battendo la testa contro il marciapiede, con gli aggressori che le abbassavano i pantaloni e le toccavano le parti intime – la ragazza riuscì ad allontanarli solo grazie all'uso di uno spray al peperoncino che aveva in tasca e a sporgere immediata denuncia;

   i fatti descritti sono stati ampiamente riportati dai quotidiani «Il Resto del Carlino» e «Corriere di Bologna»;

   a seguito delle indagini di Digos e del Commissariato di Bolognina Pontevecchio, gli episodi descritti potrebbero risultare riconducibili alla stessa matrice, un «gruppo strutturato di ultradestra ucraino»;

   Cambiare Rotta sostiene che ciò è il risultato del clima di divisione in tutto il Paese;

   già da tempo si susseguono notizie e denunce di aggressioni (verbali e non), provenienti da nazionalisti ucraini, su coloro che solidarizzano con i separatisti del Donbass e sugli attivisti contro la guerra;

   tuttavia, regna il silenzio tra i mass media e le istituzioni, come se vi fosse la paura di condannare questi atti per non essere considerati «filoputiniani»;

   vi sono altre testimonianze, tra cui quella di una donna russa che vive nel bresciano, che ha denunciato insulti e percosse subiti dal figlio per la propria origine, in un liceo;

   Martine Brunschwig Graf, Presidente della Commissione federale svizzera, ha spiegato quanto, nei momenti di crisi internazionale, si attivi sempre «la caccia al capro espiatorio» –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere i Ministri interrogati, affinché le forze dell'ordine operino con massimo rigore relativamente a condotte frutto del clima di odio e «russofobia», sia garantita la sicurezza dell'intera popolazione, vengano promossi pari diritti per gli individui di ogni nazionalità e opinione politica, in ossequio all'articolo 3 della Costituzione, incolpevoli di ciò che sta accadendo in Ucraina e ben lontani dall'intento di giustificare l'invasione russa.
(4-12103)


   FIORINI, TONELLI e TOMBOLATO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   alla «Festa dell'Unità Comunista», svoltasi lo scorso 1° maggio a Reggio Emilia, si è esibito il gruppo trap «P38 - La Gang» – già nel nome fa riferimento all'arma simbolo degli anni di piombo – che inneggia alle Brigate Rosse mettendo in rima trap, tra le varie cose, il rapimento e l'esecuzione di Aldo Moro;

   i membri della band, nata nel 2020, si autodefiniscono – come riportato dagli organi di stampa – «collettivo musicale artistico insurrezionale», «trapper brigatisti» e il tour si chiama «BR Tour»;

   sulla loro pagina Facebook sono presenti il simbolo della stella asimmetrica a cinque punte a racchiudere il nome P38, oltre a una illustrazione che rappresenta, appunto, il ritrovamento del cadavere del Presidente Moro in Via Caetani a Roma dentro la Renault rossa a cui si ispira la canzone «Renault»;

   nei video, i rapper passano, con metriche scandite, dai riferimenti al lusso, a stereotipi della trap, a Kim Jong-un e Stalin, fino agli omicidi di Stato che hanno segnato tragicamente la storia del nostro Paese, senza tralasciare neppure il Premier in carica;

   ma non solo, in altri brani ci sono minacce esplicite a vari leader politici, tra cui al senatore Salvini: «Sparo alla Lega, prendo Salvini, lo metto al contrario...» e poi «Piazzo una carica dentro al Senato, scappo veloce fra resto basso»;

   uno dei video è stato girato, alcuni mesi fa, proprio in Viale Aldo Moro, a Bologna, davanti la sede della Regione Emilia-Romagna che si dichiara ignara di tutto;

   il gruppo, nell'ultimo periodo, si è esibito non solo a Reggio Emilia ma anche a Bologna, Bergamo, Pescara, Padova, Roma e Firenze, esponendo sul palco le bandiere delle Br e scatenando, comprensibilmente, lo sdegno e l'irritazione dei familiari delle vittime di terrorismo rosso e nero che fece 350 morti e 1.100 feriti tra il 1969 e il 1982;

   i componenti, anche se hanno nomi d'arte e si presentano incappucciati con dei passamontagna bianchi, sono stati identificati e risultano indagati dalla Digos cittadina;

   quanto accaduto è intollerabile, è un insulto alla memoria di chi ha perso la vita per il bene del Paese, alle Istituzioni e alla democrazia –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda urgentemente adottare per far luce su quanto esposto in premessa e per evitare il ripetersi di episodi simili;

   se siano state concesse autorizzazioni da parte delle autorità competenti per effettuare le riprese video di cui in premessa;

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza per contrastare ogni attività di apologia del terrorismo in una terra come quella di Reggio Emilia, che ha dato origine a terroristi fondatori delle Br, dove si è svolta l'esibizione nella più assoluta mancanza di rispetto sia verso le vittime che verso le famiglie dei morti per mano dei brigatisti;

   se e quali iniziative si intendano adottare, alla luce degli avvenimenti illustrati, per interrompere eventuali finanziamenti pubblici di circoli Arci;

   se non si ritenga opportuno promuovere dei tavoli nazionali che coinvolgano tutti gli attori politici e sociali per affrontare le questioni legate alle band e baby-gang che affliggono sempre più le città italiane;

   se e quali politiche sociali, comprese le campagne d'informazione, si intendano adottare per sensibilizzare le nuove generazioni in merito ai gravi e sanguinosi attentati che si sono verificati durante gli anni di piombo affinché i ragazzi possano essere esortati e indirizzati verso modelli legali e propositivi.
(4-12104)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MANTOVANI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'istruzione rappresenta un diritto inviolabile e un principio fondamentale della nostra Costituzione;

   in data 26 novembre 2021 il report Istat riguardante le previsioni della popolazione residente e delle famiglie ha evidenziato che entro 10 anni l'81 per cento dei comuni avrà subito un calo di popolazione, l'87 per cento nel caso di comuni di zone rurali;

   come descritto dal sopracitato report Istat il tema dello spopolamento delle zone rurali va visto nella logica delle migrazioni intraregionali;

   lo spopolamento dei piccoli comuni ha impatti anche sui cittadini residenti, i quali si vedono privati di servizi essenziali come quelli scolastici;

   in data 3 maggio 2022, il quotidiano L'Eco di Bergamo ha riportato la vicenda della comunità di Bondo Petello, frazione del comune di Albino, i cui bambini non potranno iniziare il loro percorso di studio, diversamente da quanto già annunciato ai genitori, a causa dell'esiguo numero di alunni iscritti alla classe prima;

   i genitori i quali avevano provveduto all'iscrizione dei propri figli – ricevendo una conferma dal Ministero già in data 6 febbraio 2022 – avevano già avviato gli incontri preliminari con il dirigente scolastico in vista dell'inserimento a scuola;

   come riportato dal già citato quotidiano il 9 aprile 2022 i suddetti genitori hanno incontrato la dirigente scolastica dell'istituto comprensivo Solari di Albino che ha comunicato – senza aver preventivamente informato il sindaco – l'impossibilità ad avviare la prima elementare di Bondo Petello;

   su impulso del consigliere regionale Paolo Franco si è svolto – in data 2 maggio 2022 – un incontro online che ha coinvolto l'amministrazione comunale e il provveditore agli studi di Bergamo al fine di sensibilizzarlo sull'importanza sociale che ricopre, sia per le famiglie che per i minori, la costituzione della classe prima elementare nella frazione di Bondo Petello;

   il mancato avvio della classe prima di Bondo Petello rappresenta un segnale poco incoraggiante rispetto al futuro di quella frazione e un incentivo al prosieguo dello spopolamento di quel territorio; una dinamica simile ha indotto i sindaci dei comuni di Adrara San Martino, Adrara San Rocco e Viadanica a comunicare al provveditore di Bergamo il disappunto per la costituzione, stando all'organico di diritto, di una sola classe prima all'interno presso la scuola secondaria con sede nel comune di Adrara San Martino;

   nella lettera inviata dai sindaci emerge che al 4 febbraio 2022 risultavano iscritti 31 ragazzi di cui una sola alunna residente in comuni diversi da quelli amministrati dai sindaci;

   secondo quanto rivelato dagli amministratori locali dei tre comuni del basso Sebino pare che sia stata rifiutata l'iscrizione dell'alunna residente in un quarto comune e di due residenti nei comuni di Adrara San Martino, Adrara San Rocco e Viadanica;

   questa dinamica avrebbe quindi comportato il mancato raggiungimento della quota di 30 alunni per classe, eliminando quindi qualsiasi possibilità di costituire una seconda sezione;

   l'emergenza pandemica ha posto importanti interrogativi sulla capienza delle aule e sul loro affollamento;

   all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) viene citata l'intenzione di contrastare lo spopolamento dei piccoli comuni il quale – come più volte riferito dall'Anci – rappresenta una vera emergenza nazionale –:

   se il Ministro interrogato intenda, per l'anno scolastico 2022/2023, adottare iniziative per agevolare, definendo una soglia di tolleranza in merito al mancato raggiungimento del numero minimo di iscritti, la formazione delle classi nei plessi scolastici dei piccoli comuni;

   se rientri nelle facoltà del provveditore la possibilità di rigettare l'istanza di iscrizione correttamente presentata, così come descritto in premessa;

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative – per quanto di competenza – per potenziare la comunicazione tra gli uffici scolastici provinciali e le amministrazioni locali della provincia, al fine di generare una più proficua collaborazione basata sul dialogo.
(4-12100)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   al fine di mitigare l'impatto economico e sociale della pandemia, l'Unione europea ha varato uno strumento finanziario senza precedenti, per dimensioni finanziarie e per misure messe in campo: il dispositivo («facility») per la ripresa e la resilienza;

   l'obiettivo dichiarato è quello di «rendere le economie e società europee più sostenibili, resilienti e meglio preparate alle sfide e alle opportunità delle transizioni ecologica e digitale». Le riforme e gli investimenti finanziati con questo strumento sono stati poi adottati dai Paesi membri nell'ambito dei loro Piani nazionali di ripresa e resilienza Pnrr;

   la Commissione europea, nelle linee guida per la redazione dei Piani, aveva da subito individuato sette sfide comuni a livello europeo (European Flagship) al fine di orientare le scelte nazionali. Tra queste viene indicata la necessità di un investimento ambizioso sulle competenze dei lavoratori: «upskill and reskill»;

   nell'ambito del Pnrr italiano tale sfida è affrontata, con riferimento ai lavoratori, nell'ambito della Missione 5, componente 1;

   sono già scaduti i termini per le approvazioni dei programmi regionali;

   in circa un terzo delle regioni non sono stati approvati i piani regionali attuativi del programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol) finanziato, come sopra detto, con 4,4 miliardi di euro dal Pnrr (4,9 miliardi con fondi React Eu);

   l'adozione del programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori, è avvenuta nei termini (il decreto interministeriale (Ministero del lavoro e delle politiche sociali-Ministero dell'economia e delle finanze) è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale –:

   quali siano i dati sulle assunzioni nei centri per l'impiego;

   quale sia lo stato di avanzamento del piano di potenziamento previsto dalla legge istitutiva del reddito di cittadinanza.
(2-01522) «Invidia, Segneri, Cominardi, Ciprini, Davide Aiello, Tucci, Barzotti, Pallini, Alemanno».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   MENGA e COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto legislativo 31 luglio 2020, n. 101 è stata data attuazione alla direttiva 2013/59/EURATOM che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti;

   in ossequio a quanto stabilito dalla richiamata normativa, il datore di lavoro attua tutte le misure di sicurezza e protezione idonee a salvaguardare la salute del lavoratore, assicurando allo stesso la sorveglianza fisica per mezzo di esperti di radioprotezione e la sorveglianza sanitaria mediante uno o più medici autorizzati;

   il medico autorizzato è un medico in possesso del titolo di medico competente, abilitato presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ai sensi dell'articolo 138 del decreto legislativo n. 101 del 2020, a svolgere l'attività di radioprotezione medica, vale a dire qualsiasi tipologia di sorveglianza medica per i lavoratori di categoria A e B esposti a radiazioni ionizzanti;

   l'articolo 134, comma 2, dei richiamato decreto consente ai medici competenti, già incaricati di svolgere l'attività di sorveglianza sanitaria sui lavoratori esposti classificati di categoria B, di poter continuare tale attività, anche in assenza dell'abilitazione di cui all'articolo 138, per ulteriori ventiquattro mesi decorrenti dall'entrata in vigore del decreto stesso;

   tuttavia, in considerazione della frequenza annuale delle sessioni di esame, del numero esiguo di corsi di formazione specialistica, della complessità della prova d'esame e dalla mancata emanazione da parte dell'intestato Ministero del decreto con cui definire i contenuti della formazione, l'arco temporale individuato dalla norma è penalizzante per tutti i medici competenti che non riusciranno a conseguire l'abilitazione entro il mese di luglio 2022;

   difatti, ad oggi, solo un numero esiguo di medici competenti ha conseguito l'abilitazione in radioprotezione, e ciò determinerà conseguenze negative anche a discapito di tutte le aziende ed enti interessati che si avvalgono di tale figura professionale –:

   se il Ministro interrogato, in considerazione del prossimo scadere del termine previsto dall'articolo 134, comma 2, del decreto legislativo n. 101 del 2020, nonché del numero esiguo di medici autorizzati, non intenda adottare iniziative per prevedere una proroga di ulteriori 24 mesi per consentire ai medici competenti già incaricati di conseguire l'abilitazione di cui all'articolo 138 e di continuare a lavorare, garantendo in tal modo la prosecuzioni dell'attività di sorveglianza medica in favore dei lavoratori classificati esposti di categoria B.
(5-08115)


   CARLA CANTONE, MURA, VISCOMI, GRIBAUDO, LACARRA e LEPRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   le anticipazioni apparse sugli organi di informazione dei Piano di impresa 2022/2024 del gruppo Tim, con l'ipotesi di dividere la società in due realtà aziendali, la NetCo che si occuperà della rete e la ServCoe che gestirà i servizi, ha destato molte preoccupazioni tra i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali, nonché reazioni contrarie dei mercati azionari;

   il 23 febbraio 2022 si è tenuto uno sciopero nazionale dei dipendenti del gruppo, con adesioni fino al 70 per cento e un presidio sotto la sede del Ministero dello sviluppo economico;

   l'operazione riorganizzativa sembra rispondere a logiche di carattere finanziario finalizzate a soddisfare le sollecitazioni degli azionisti e rischia di innescare una perdita degli attuali livelli occupazionali, che secondo le organizzazioni sindacali potrebbero ammontare a circa 10.000 unità, che inevitabilmente si riverserebbero sulla collettività con i conseguenti costi sociali;

   nonostante l'aperta contrarietà rispetto alla prospettata divisione in due del gruppo, da aprile 2022 le organizzazioni sindacali hanno avviato una procedura di raffreddamento delle relazioni industriali per l'individuazione di soluzioni organizzative per regolare il lavoro agile, le attuali criticità di organico e la gestione delle risorse umane;

   nel corso degli ultimi anni, le lavoratrici e i lavoratori Tim hanno fatto molti sacrifici, perché hanno creduto nel progetto di rilancio e sviluppo del gruppo, basato sulla prospettiva della guida alla digitalizzazione del Paese e delle garanzie per i lavoratori;

   la Tim per il nostro Paese è una risorsa strategica e lo è ancor di più in questo periodo nel quale si sta tentando la strada dell'implementazione della digitalizzazione, fondamentale per lo sviluppo economico e sociale dei nostri territori;

   la riorganizzazione del gruppo Tim non può comportare l'ennesima operazione di riduzione occupazionale e di arretramento delle condizioni giuridiche ed economiche dei lavoratori –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di scongiurare una riduzione della base occupazionale del gruppo Tim, nonché un paventato arretramento delle condizioni giuridiche ed economiche interessate.
(5-08116)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Flex di Trieste è un'azienda che produce materiali elettronici, che dal 2015 fa capo alla multinazionale statunitense Flextronics. La stessa ha recentemente annunciato l'esubero di 280 lavoratori del sito triestino: dipendenti storici e lavoratori interinali con contratti precari da anni;

   tale decisione sembra sia stata assunta a fronte della decisione della multinazionale di delocalizzare in Romania, pur trattandosi di un'azienda considerata «sana» e dunque non coinvolta da una specifica crisi;

   la notizia dell'imminente chiusura dello stabilimento di Trieste e dei licenziamenti è emersa il 12 maggio 2022, dopo un incontro tra i rappresentanti dell'azienda e i funzionari del Ministero dello sviluppo economico. Da allora i sindacati e i lavoratori hanno annunciato uno stato di agitazione, per protestare contro il piano di delocalizzazione della Flex;

   il Governo deve assumere ogni iniziativa per scongiurare un drammatico epilogo per un intero territorio. Già da tempo i lavoratori stavano vivendo nella preoccupazione di perdere i propri posti di lavoro e adesso i loro timori stanno avendo conferma, vista la volontà della proprietà aziendale di abbandonare la produzione in Italia;

   si tratta dell'ennesimo caso in cui una multinazionale straniera decida improvvisamente di delocalizzare in un altro Paese europeo, dopo aver acquisito un'azienda italiana e sfruttato, per qualche anno, il know-how dei lavoratori;

   non possono essere ammesse tali strategie aziendali, a giudizio dell'interrogante irresponsabili e aggressive, che determinano un grave danno sociale. Ciò soprattutto in un periodo di generale crisi dovuto non solo alla pandemia da COVID-19, ma altresì alle conseguenze economiche del conflitto sorto in Ucraina;

   si ritiene che da parte della multinazionale ci sia la volontà di cogliere il momento di difficoltà per andare ad investire fuori dall'Italia, senza alcuna considerazione per i lavoratori –:

   se e quali urgenti iniziative intenda adottare per salvaguardare i 280 lavoratori della Flex di Trieste, scongiurando gli annunciati licenziamenti.
(5-08117)


   D'ALESSANDRO e BALDINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di richiesta effettuata in data 30 dicembre 2021, veniva emesso da Inps ed Inail il certificato di verifica di regolarità contributiva relativo al comune di Forte dei Marmi;

   tale certificato non risultava regolare, infatti vi era accertata una consistente somma da corrispondere, da parte dell'ente locale, nei confronti di Inps, per mancato versamento di contributi e accessori riferiti al trattamento previdenziale dei dipendenti pubblici e dei parasubordinati in servizio presso lo stesso comune;

   il mancato adempimento delle obbligazioni contributive nei confronti degli enti previdenziali imporrebbe la tempestiva regolarizzazione, in quanto anche in assenza di applicazione del calcolo di interessi e sanzioni, in ogni caso il tardivo pagamento comporta senza dubbio un danno in capo all'Inps;

   in generale, il mancato adempimento degli obblighi previdenziali da parte del datore di lavoro prevede sanzioni assai aspre e che, oltre determinate soglie, le norme dispongono anche la reclusione;

   in questo particolare caso poi, trattandosi di un ente pubblico, il mancato o tardivo pagamento, di una somma rilevante che supera gli 80.000 euro, potrà comportare un incremento del debito, tale da configurare, in capo ai responsabili, la fattispecie del danno erariale;

   pur volendo considerare il disposto di cui al novellato comma 10-bis dell'articolo 3 della legge 8 agosto 1995, n. 335, il certificato in esame non dice a quando risalga il debito e se l'ente locale stia rispettando i parametri vigenti, anche a tutela delle risorse pubbliche e dei lavoratori del comune di Forte dei Marmi;

   in ogni caso appare assai singolare che un'impresa privata, stante anche la difficile situazione economica, per poter lavorare con il comune di Forte dei Marmi debba attestare la regolarità contributiva, quando l'ente locale stesso ne risulta privo –:

   quale sia l'attuale situazione debitoria del comune di Forte dei Marmi nei confronti degli enti previdenziali, con particolare riferimento alla data del debito e all'importo complessivo.
(5-08118)


   DURIGON, GIACCONE, MURELLI, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI e PAROLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i continui episodi di cronaca sui cosiddetti «furbetti del Rdc» evidenziano come la misura, nata con l'intento di contrastare la povertà e avviare al lavoro disoccupati ed inoccupati, si sia trasformata in mero assistenzialismo;

   è notizia di questi giorni che l'ultimo provvedimento economico varato dal Governo, cosiddetto «decreto aiuti», contempla un bonus di 200 euro una tantum contro l'inflazione ed i rincari, inizialmente previsto soltanto per lavoratori dipendenti e pensionati con reddito massimo fino a 35 mila euro lordi l'anno, e poi successivamente esteso anche a disoccupati, colf e – appunto – percettori del reddito di cittadinanza;

   il contributo costerà circa 6,5 miliardi di euro e sarà finanziato tassando le società energetiche che hanno esteso i loro profitti grazie alla corsa delle materie prime e che verseranno l'obolo in due tranche (la prima a giugno, la seconda a novembre);

   per gli interroganti, il bonus risulterebbe incompatibile con il reddito di cittadinanza, stante che lo spirito del contributo è di aiutare famiglie che al momento non percepiscono altre forme di sostegno al reddito; invero una sua estensione ai beneficiari del reddito di cittadinanza, stante le difficoltà ad arginare il fenomeno dei furbetti del reddito di cittadinanza, si espone ad un ulteriore spreco di danaro pubblico;

   per gli interroganti, peraltro, tale contributo, come costruito secondo le ricostruzioni a mezzo stampa, rischia di penalizzare le famiglie monoreddito: ad esempio, un vedovo o una vedova, magari con figli minori a carico, con un reddito di 36 mila euro, è fuori dalla misura di contro, una famiglia, invece, con padre, madre e figli minori a carico, con un reddito da 34 mila euro all'anno per ogni genitore, e quindi con un reddito familiare da 68 mila euro all'anno, avrà dallo Stato un bonus di 400 euro, pari a 200 per ogni genitore;

   trattasi di una palese stortura che rischia di creare una grave discriminazione sociale, oltre che colpire le persone più bisognose del contributo anti-inflazione –:

   se il Governo abbia tenuto conto delle criticità relative alla misura preannunciata e se intenda adottare iniziative per revisionare la misura medesima rispetto all'attuale impostazione, in termini di requisiti e beneficiari, escludendo i percettori del reddito di cittadinanza e non penalizzando le famiglie monoreddito.
(5-08119)


   SEGNERI e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 179 del 2017 si è realizzata una disciplina organica in materia di whistleblowing, come strumento di contrasto alla corruzione, prevedendo sia nell'ambito del settore pubblico, sia in quello privato, il divieto di qualsiasi provvedimento avente effetti negativi per il segnalante, sul rapporto di lavoro e sulle sue condizioni. Tuttavia la misura risulta insufficiente;

   con la direttiva 2019/1937/UE del 23 ottobre 2019, sono infatti state previste nuove misure in materia di whistleblowing, allo scopo di rafforzare l'applicazione del diritto e delle politiche dell'Unione in specifici settori, stabilendo norme minime comuni volte a garantire un elevato livello di protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell'Unione;

   in data 17 dicembre 2021, l'Italia avrebbe dovuto emanare la normativa nazionale di recepimento della direttiva 2019/1937/UE relativa al whistleblowing;

   la direttiva 2019/1937/UE ha disposto che i segnalanti vengano tutelati se, al momento della segnalazione, abbiano avuto fondati motivi di ritenere vere le informazioni divulgate: sia che si tratti di illeciti, sia che si tratti di atti e omissioni tesi a eludere e/o violare le norme, sia che si tratti di tentativi di occultamento di condotte irregolari e/o illegali;

   tale normativa europea ha contestualmente disciplinato il contenuto della tutela per i segnalanti. In particolare, oltre a prevedere il divieto di atti di ritorsione e/o di discriminatorie sul luogo di lavoro, mediante, ad esempio, sanzioni disciplinari, licenziamento, demansionamento, trasferimento o mancata conversione del contratto a termine, vengono istituite altre misure di sostegno, quali: l'accesso a informazioni e consulenze, assistenza da parte delle autorità, il patrocinio a spese dello Stato, il divieto di ritorsione anche in relazione ad aspetti quali i danni relativi alla reputazione del segnalante;

   la Commissione europea sarebbe pronta ad aprire una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia per il mancato recepimento della suddetta direttiva europea, con la conseguente determinazione di un danno ai cittadini e alle risorse economiche del nostro Paese;

   in data 17 novembre 2021, con lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri, le associazioni Transparency International Italia e The good Lobby avevano sollecitato il recepimento di suddetta direttiva 2019/1937/UE che arricchirebbe il nostro quadro giuridico, strutturando in modo più completo l'istituto del whistleblowing, sia nel settore pubblico, sia in quello privato –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per il recepimento della direttiva 2019/1937/UE, al fine di rafforzare le tutele dei lavoratori.
(5-08120)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dopo Catalent, si sta facendo sempre più insistente la notizia che anche Coop Alleanza 3.0 lascerà Anagni, in provincia di Frosinone;

   l'annuncio della vendita del magazzino è apparso su un sito di intermediazione immobiliare, mettendo in allarme i sindacati e i 200 lavoratori, alle dipendenze della T&M società Logistica integrata e delle aziende dell'indotto, che rifornisce la rete distributiva della centrale cooperativa;

   solo pochi mesi fa era stato perso un investimento da 100 milioni di dollari e la possibilità di produrre vaccini nel Lazio: le lungaggini burocratiche legate alle autorizzazioni ambientali, necessarie alla Catalent per realizzare otto bioreattori nel proprio stabilimento ad Anagni, hanno, infatti, spinto la multinazionale farmaceutica a decidere di spostare l'investimento nel Regno Unito;

   un «male 100 per cento italiano» davanti al quale la Catalent è volata a Londra, facendo sfumare l'occasione di veder crescere l'azienda che già infialava ad Anagni i vaccini di Astrazeneca e Johnson & Johnson e anche quella della creazione di 100 posti di lavoro; così come tre anni fa è sfumato l'investimento da 50 milioni di euro della Acs Dobfar, sempre ad Anagni;

   se la notizia della Coop Alleanza 3.0 fosse confermata, si tratterebbe dell'ennesimo duro colpo per il territorio che perde un'altra realtà importante per lo sviluppo economico della regione e per la tenuta dei livelli occupazionali;

   come si legge, peraltro, nel codice etico di Coop Alleanza 3.0 «La Cooperativa intende perseguire il proprio scopo mutualistico realizzando la seguente missione: [...] 6. ispirarsi ai princìpi di sostenibilità avendo a riferimento l'Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile approvata dalle Nazioni Unite il 25 settembre 2015 (cosiddetta “Agenda 2030”) ed i relativi diciassette obiettivi 7. sostenere e promuovere l'innovazione e lo sviluppo della cooperativa 8. valorizzare il lavoro e l'impegno dei dipendenti 9. contribuire al benessere, allo sviluppo socio-economico e culturale dei territori in cui la Cooperativa opera [...]», tutti principi che sarebbero calpestati se Coop Alleanza 3.0 lasciasse il territorio di Anagni –:

   considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per scongiurare il rischio di chiusura della Coop Alleanza 3.0 di Anagni, a tutela dei livelli occupazionali e del tessuto economico regionale.
(4-12096)


   EHM, BENEDETTI, SARLI e SURIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Flextronics, multinazionale specializzata nella produzione di materiali elettronici e computeristici, rappresenta, con i suoi 52 anni di storia, una delle più longeve realtà industriali di Trieste, capoluogo del Friuli Venezia Giulia;

   tuttavia, da diversi anni la società vive una fase di crisi finanziaria al proprio interno, provocando, con ciò, seria preoccupazione tra le famiglie dei lavoratori che vi operano;

   il Ministero dello sviluppo economico ne è a perfetta conoscenza, avendo organizzato negli scorsi anni tavoli interministeriali, che, tuttavia, non hanno prodotto alcun risultato positivo;

   il Governo non è mai intervenuto direttamente, lasciando completa libertà all'azienda, accordando ammortizzatori sociali e sottovalutando le preoccupazioni dei lavoratori;

   infatti, non è stata mai individuata una politica nazionale strategica che inserisse lo stabilimento — eccellenza internazionale del trasporto ottico – nell'ambito del processo di digitalizzazione, a oggi tra gli obiettivi fondamentali del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   con l'aumento dei costi delle materie prime e la difficoltà nel reperire microchip, l'azienda triestina si è trovata costretta, dal 28 febbraio al 4 marzo 2022, a fermare la produzione;

   con l'avvicinarsi della scadenza della cassa integrazione ordinaria, prevista il prossimo giugno, il rischio di chiusura dello stabilimento è sempre più concreto;

   la multinazionale ha manifestato la volontà di delocalizzare parte della produzione dello stabilimento in Romania, con conseguenti 280 licenziamenti;

   si tratta di una prospettiva drammatica che, come denunciato da una nota intersindacale firmata da Fim, Fiom e Uilm il 12 maggio 2022; rappresenterebbe, per il territorio giuliano, una delle peggiori crisi degli ultimi vent'anni;

   lo stesso Presidente della regione Massimiliano Fedriga ha definito tale eventualità «inaccettabile», se a danno dei lavoratori;

   i vertici aziendali, negli ultimi 7 anni, si sono dimostrati, ad avviso degli interroganti, incapaci di sfruttare le grandi potenzialità dell'azienda, limitandosi a tagliare 300 posti di lavoro di natura interinale e ad utilizzare la cassa integrazione, individuando, tra le soluzioni, solo la delocalizzazione, con grave pregiudizio economico e sociale del territorio triestino;

   sono state, tra l'altro, presentate in parlamento specifiche proposte di legge che prevedano misure di contrasto alle delocalizzazioni –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative volte a organizzare un tavolo ministeriale per evitare la probabile delocalizzazione;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere i Ministri interrogati, al fine di favorire una diversa linea di azione da parte dell'azienda e di evitare la delocalizzazione e i licenziamenti che, altrimenti sarebbero inevitabili, prevedendo investimenti strutturali per l'intero comparto.
(4-12098)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata:


   LAPIA. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:

   il Piano europeo di lotta contro il cancro, presentato il 3 febbraio 2021, identifica obiettivi strategici di lotta al cancro, da raggiungere attraverso dieci «iniziative faro» e quattro ambiti di intervento: prevenzione, individuazione precoce della malattia, diagnosi e trattamento;

   la necessità di una risposta unitaria all'aumento dei casi di cancro in tutto il continente è stata formulata a fronte dei seguenti numeri: 2,7 milioni di casi di tumore nel 2020 in Europa, 1,3 milioni di morti per cancro e l'aumento del 24 per cento dei casi oncologici previsto entro il 2035. Per fronteggiare questa emergenza, resa ancora più drammatica a causa delle conseguenze della pandemia negli ultimi due anni, le iniziative del Piano saranno sostenute da un investimento di 4 miliardi di euro: si tratta di fondi che saranno destinati agli Stati membri che ne recepiranno i principi attraverso progettualità in linea e nel rispetto delle tempistiche indicate dal piano;

   appare oramai impellente la necessità dell'approvazione e dell'adozione di un nuovo Piano oncologico nazionale, come più volte richiesto dalla comunità medico-scientifica e dalle associazioni di pazienti, per il quale la Federazione italiana delle associazioni di volontario in oncologia (Favo) ha dato un importante contributo nell'ultimo rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, pubblicato proprio nei giorni scorsi;

   l'adozione di tale piano dovrà celebrare ufficialmente l'adesione del nostro Paese al Piano europeo di lotta contro il cancro, che l'interrogante ha più volte chiesto in quest'Assemblea, nella competente Commissione affari sociali e con una mozione depositata il 3 marzo 2021 che attende ancora l'esame da parte di questo Parlamento;

   nonostante le rassicurazioni giunte dal Ministero della salute, in ultimo l'annuncio dell'elaborazione di una bozza di documento del Piano nazionale di prevenzione oncologica, ad oggi il nostro Paese necessita che si adottino, con estrema sollecitudine, misure reali e concrete volte a rallentare le drastiche conseguenze della pandemia – come, ad esempio, il drammatico rallentamento dei processi di screening tumorale – misure che servano a fronteggiarne l'impatto sia quantitativo che qualitativo, poiché risultano anche ulteriormente accentuate le differenze regionali già esistenti, rendendo necessario un piano di recupero più ampio che colmi in primo luogo le disparità tra le regioni –:

   a che punto sia l'iter di approvazione del nuovo piano oncologico e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, nell'immediato, per concretizzare ufficialmente l'adesione del nostro Paese al Piano europeo di lotta contro il cancro.
(3-02970)


   LOMBARDO. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:

   l'ultima manovra di bilancio prevedeva la proroga dei rapporti di lavoro flessibile e la stabilizzazione del personale sanitario assunto per l'emergenza epidemiologica; onde rafforzare strutturalmente i servizi sanitari regionali e valorizzare la professionalità acquisita dal personale che ha prestato servizio durante l'emergenza, gli enti del Servizio sanitario nazionale, nei limiti di spesa consentiti, verificata l'impossibilità di utilizzare personale già in servizio, nonché di ricorrere agli idonei collocati in graduatorie concorsuali in vigore, possono avvalersi, anche nel 2022, delle misure previste dagli articoli 2-bis, limitatamente ai medici specializzandi di cui al comma 1, lettera a), del medesimo articolo, e 2-ter, commi 1 e 5, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, anche mediante proroga, non oltre il 31 dicembre 2022, degli incarichi conferiti ai sensi delle medesime disposizioni;

   ferma restando l'applicazione dell'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, dal 1° luglio 2022 e fino al 31 dicembre 2023 è possibile assumere a tempo indeterminato, coerentemente con il piano triennale dei fabbisogni di personale, il personale del ruolo sanitario e gli operatori socio-sanitari, anche se non più in servizio, reclutati a tempo determinato con procedure concorsuali, incluse le selezioni di cui all'articolo 2-ter del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, e che abbiano maturato al 30 giugno 2022 alle dipendenze di un ente del Servizio sanitario nazionale almeno diciotto mesi di servizio, anche non continuativi, di cui almeno sei nel periodo tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022, secondo criteri di priorità definiti da ciascuna regione;

   al fine di reinternalizzare i servizi appaltati, è stata prevista la possibilità di avviare procedure selettive per il reclutamento del personale da impiegare per l'assolvimento delle funzioni reinternalizzate, prevedendo la valorizzazione, anche attraverso una riserva di posti non superiore al 50 per cento di quelli disponibili, del personale impiegato in mansioni sanitarie e socio-sanitarie corrispondenti nelle attività dei servizi esternalizzati che abbia garantito assistenza ai pazienti nel periodo compreso tra il 31 gennaio 2020 e il 31 dicembre 2021 e con almeno tre anni di servizio;

   resta escluso dal percorso di stabilizzazione il personale del ruolo amministrativo, tecnico e informatico reclutato a tempo determinato –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per avviare il percorso di stabilizzazione presso gli enti del Servizio sanitario nazionale del personale del ruolo sanitario assunto nell'ambito dell'emergenza epidemiologica, incluso il personale amministrativo, tecnico e informatico.
(3-02971)


   CONTE, FORNARO e STUMPO. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:

   l'articolo 2, comma 71, della legge n. 191 del 2009 stabilisce che «gli enti del Servizio sanitario nazionale concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica adottando, anche nel triennio 2010-2012, misure necessarie a garantire che le spese del personale (...) non superino per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012 il corrispondente ammontare dell'anno 2004 diminuito dell'1,4 per cento»;

   tale misura è stata prorogata nel triennio 2013-2015 (decreto-legge n. 98 del 2011, decreto-legge n. 95 del 2012);

   nella legge di bilancio per il 2018 fu ritoccato tale limite, introducendo la possibilità di una variazione dello 0,1 annuo;

   con il decreto-legge n. 35 del 2019 si è intervenuti più decisamente sul vincolo, introducendo, all'articolo 11, questa disposizione: a decorrere dal 2019, la spesa per il personale degli enti del Servizio sanitario nazionale di ciascuna regione e provincia autonoma non potrà superare il valore della spesa sostenuta nell'anno 2018 o, se superiore, il corrispondente ammontare dell'anno 2004 diminuito dell'1,4 per cento, mentre i predetti valori potranno essere incrementati annualmente del 5 per cento, regionalmente, sulla base dell'aumento stabilito per il Fondo sanitario regionale;

   l'abolizione del tetto, salutata con favore dalle regioni, non ha risolto i problemi evidenziati negli anni precedenti;

   il riferimento alla spesa del 2018 ha consentito solo alle regioni che avevano superato il limite precedente (Lombardia, Veneto, Piemonte), con risorse proprie, di agire, mentre regioni che avevano rigorosamente rispettato il tetto, come quelle del Mezzogiorno (ad esempio, la Campania), sottoposte a piano di rientro dal deficit, non hanno tratto quasi alcun giovamento;

   senza lo sblocco (anche per regioni in piano di rientro) del limite, non si può procedere al turn over funzionale, né all'attuazione di modelli organizzativi appropriati per la sanità territoriale, né offrire prospettive di stabilizzazione ai precari;

   il Governo, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha messo in campo uno sforzo straordinario per la rete territoriale di assistenza primaria; uno stanziamento di 7,9 miliardi di euro per case della comunità (ne sono previste 1.350), case come primo luogo di cura, assistenza domiciliare e telemedicina, sviluppo delle cure intermedie, ovvero ospedali di comunità (ne sono previsti 400);

   tutto quanto, però, risulterebbe vano se non si procedesse, contestualmente, anche ad adeguare i livelli occupazionali e il fabbisogno del personale –:

   quali siano gli intendimenti del Governo rispetto ai tetti fissati normativamente per la spesa del personale sanitario, anche al fine di garantire gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e il superamento del precariato.
(3-02972)


   SARRO. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:

   sulla vertenza bufalina del casertano, relativa all'abbattimento ingiustificato di oltre 100.000 capi, l'interrogante ha già presentato diversi atti di sindacato ispettivo, con riscontri, purtroppo, non del tutto soddisfacenti;

   i dati trasmessi dall'azienda sanitaria locale di Caserta il 1° dicembre 2021 alla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, titolare di specifica inchiesta, certificano che nel decennio 2011-2021 gli abbattimenti per sospetta brucellosi o «tbc bovis» di oltre 140.000 capi bufalini negli allevamenti della provincia, per oltre il 97 per cento dei casi hanno riguardato animali risultati sani agli accertamenti post mortem;

   i riferiti dati certificano l'assoluta inadeguatezza dei sistemi diagnostici adottati dalla regione Campania attraverso l'azienda sanitaria locale di Caserta e l'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno di Portici, fondati su di un malinteso principio di precauzione;

   la descritta situazione ha comportato la chiusura di centinaia di aziende e la perdita di migliaia di posti di lavoro;

   in conseguenza delle denunciate criticità si è diffuso nell'intera provincia di Caserta un clima di preoccupazione ed esasperazione, che ha dato vita ad un forte movimento di protesta popolare;

   il 19 aprile 2022 gli organi di informazione hanno dato notizia dell'esistenza di una nuova inchiesta giudiziaria a carico dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno di Portici attenzionato anche per specifici progetti sulle attività diagnostiche della brucellosi e della «tbc bovis» sui bufali casertani, risultati fallimentari;

   da più parti provengono richieste di rimozione dei responsabili sanitari degli abbattimenti impropri, con richiesta di commissariamento da parte del Governo della gestione del contrasto alla brucellosi e alla tubercolosi bufalina e il contestuale azzeramento dei piani regionali;

   in diverse recenti occasioni il Consiglio di Stato ha stabilito, su ricorso degli allevatori, la sospensione dell'abbattimento dei capi con sospetta infezione, rimarcando una sistematica violazione dei principi eurounitari, la mancata attuazione di approfondite analisi diagnostiche in vivo e non post mortem, la sottovalutazione del rapporto 05/2021 dell'Istituto superiore di sanità sulle ragioni per le quali possono verificarsi innumerevoli casi di falsi positivi, il ricorso a kit diagnostici della «tbc bovis» non ancora validati per le bufale mediterranee e il mancato obbligo di dover porre sullo stesso piano il principio di ragionevole precauzione con quello del diritto alla vita e al benessere dell'animale in quanto essere senziente;

   ad avviso dell'interrogante, il Governo dovrebbe valutare se sussistano i presupposti per l'esercizio dei poteri sostitutivi in relazione alla vicenda di cui sopra –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, si intendano adottare per tutelare l'intero settore produttivo, in particolare del casertano, e il suo indotto dalle possibili speculazioni delle reti nazionali e multinazionali di filiera e dalle denunciate disfunzioni del locale sistema sanitario.
(3-02973)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARNEVALI, SIANI, IANARO, DE FILIPPO, RIZZO NERVO, PINI e LEPRI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 12-15 maggio 2022 si è svolta la giornata nazionale del malato oncologico promossa dalla Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia) in cui è stato presentato il 14° rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici e lanciato un piano straordinario di recupero per l'oncologia post pandemia;

   in ragione della rilevanza economica e sociale del cancro, l'adozione del nuovo piano oncologico nazionale (Pon) rappresenta una priorità per l'intero sistema, anche in considerazione di quanto viene richiesto agli Stati Membri e stanziato (4 miliardi di euro) dal Piano europeo di lotta contro il cancro;

   la Commissione europea stima che tra poco più di un decennio il cancro sarà la prima causa di morte;

   l'ambito oncologico ed oncoematologico è stato toccato dalla pandemia, provocando ritardi significativi nelle nuove diagnosi, il posticipo degli screening e follow up con conseguenza gravi per la salute dei cittadini;

   dopo anni di definanziamento del Fsn, in quasi due anni sono stati stanziati circa 10 miliardi di euro (risorse emergenza COVID-19, recupero delle liste di attesa, Pnrr, fondo complementare e del Pon salute) che permettono di realizzare un processo di riforma del sistema salute e dell'assistenza territoriale con il «Dm71»;

   nonostante nel 2021 ci sia stata una ripresa delle attività assistenziali, questa risulta ancora insufficiente a colmare i gap attuali imponendo la necessità di riconoscere, in ragione dei numeri e della specificità della malattia oncologica, l'urgenza della definizione del nuovo Pon il cui precedente è scaduto nel 2016;

   è necessario utilizzare al meglio le risorse stanziate identificando le attività e l'appropriatezza dei setting assistenziali in base al percorso di cura, valorizzando la medicina di prossimità e i centri di riferimento, la riorganizzazione delle reti oncologiche regionali al fine di attuare in modo omogeneo quanto previsto dall'accordo Stato-regioni del 2019;

   gli effetti indiretti che la pandemia ha avuto sulla capacità di prevenzione e assistenza oncologica ed oncoematologia, i ritardi delle prestazioni di screening, delle diagnosi e dell'accesso a nuovi trattamenti terapeutici, degli interventi chirurgici e la maggiore complessità assistenziale impongono la messa in atto di un nuovo Pon basato sulle 10 iniziative «Faro» del Piano oncologico europeo;

   alla luce delle 10 iniziative indicate nel Piano oncologico europeo sono state indicate le 5 aree di impatto su cui deve agire il nuovo Pon: organizzazioni e reti, innovazione e medicina personalizzata, prevenzione e promozione della salute, equità di accesso a diagnosi e trattamento con alti standard di qualità, qualità della vita dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti alla malattia;

   è necessario avere tempistiche certe sull'approvazione del nuovo Pon che, come la Favo, indica deve partire dalla programmazione di azioni concrete per migliorare i percorsi ospedale/territorio, supportando le regioni nell'attuazione delle Reti oncologiche regionali e definendo le modalità di coordinamento tra ospedale e territorio per ridurre le liste di attesa nonché per valorizzare i nuovi setting assistenziali previsti dal Pnrr prevedendo una riorganizzazione del percorso di presa in carico del paziente oncologico e oncoematologico;

   il Ministero ha avviato gruppi di lavoro da oltre un anno con gli stakeholder delle comunità scientifiche e associazioni dei pazienti, istituzioni coinvolte dove la presenza delle direzioni della prevenzione e della programmazione sono quanto mai importanti;

   in merito, l'interrogante ha già presentato l'atto di sindacato ispettivo n. 5-07759, a cui il Governo ha risposto in data 24 marzo 2022 –:

   quando sia prevista l'approvazione del nuovo Piano oncologico nazionale e quali ulteriori iniziative rispetto a quelle già elencate nella risposta all'atto di sindacato ispettivo citato in premessa siano state avviate affinché si arrivi nel più breve tempo possibile alla redazione di un nuovo piano oncologico nazionale coerente con il Piano Cancro Europeo.
(5-08095)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'urgenza di un intervento legislativo inerente ai disturbi alimentari si rivela, oramai da tempo, necessaria e immediata;

   l'importanza del sostegno alla sanità regionale sui disturbi alimentari, infatti, risulta ancor più urgente rispetto al periodo pre-pandemico poiché, tra le conseguenze del COVID-19 sulla popolazione, si registra anche il pesante aumento di casi di disturbo alimentare in tutta Italia. Secondo le stime dalla Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare, negli ultimi due anni si è ravvisato un incremento del 40 per cento dei nuovi casi, oltre ad una crescita pari al 50 per cento di richieste di prima visita per i disturbi del comportamento alimentare;

   tramite l'articolo 1, comma 687 della legge di bilancio per il 2022, il Ministero della salute provvede, nell'ambito di aggiornamenti dei Livelli essenziali di assistenza (LEA), ad individuare la specifica area dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (DNA), mentre il successivo comma 688 sancisce che, nelle more di detto aggiornamento, viene istituito, presso il medesimo Ministero, un Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione con dotazione di 15 milioni di euro per l'anno 2022, di 10 milioni per l'anno 2023 e nulla per l'anno 2024. Con il successivo comma 689, viene stabilito che al Fondo accedono tutte le regioni e province autonome e che la ripartizione sia definita da apposita intesa in sede di Conferenza Stato-regioni da adottare entro il 31 gennaio 2022;

   ad oggi, tuttavia, non risulta che sia stata ancora programmata la discussione sul riparto delle risorse in sede di Conferenza Stato-regioni. La mancata intesa comporta inevitabilmente lo slittamento delle risorse finanziare alle regioni stesse, con la conseguenza di veder rallentare ogni azione volta alla prevenzione ed al contrasto dei DNA;

   il mancato riparto sta avvenendo, quindi, in palese difformità rispetto al termine previsto dalla legge di bilancio con più di cento giorni di ritardo, rimandando a data da destinarsi l'adozione di misure atte a contrastare efficacemente tali disturbi alimentari –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di recuperare il tempo perso, in modo tale da consentire che la ripartizione delle risorse destinate al contrasto dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione avvenga nel più breve tempo possibile;

   se il Governo intenda adottare iniziative per garantire copertura finanziaria anche per l'anno 2024, lasciando, la legge di bilancio, totalmente scoperta l'ultima annualità del triennio.
(4-12102)


   BUOMPANE, GRIMALDI, VILLANI e DEL MONACO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Caserta presenta una situazione di allarmante preoccupazione per quanto riguarda l'assistenza sanitaria ospedaliera;

   nel 2002 la media nazionale dei posti letto era di 4,3 e quella regionale era di 3,4;

   si può stimare l'offerta di posti letto della provincia di Caserta attualmente ben al di sotto di 2 posti letto per ogni 1.000 abitanti;

   il presidio ospedaliero San G. Moscati è un ospedale a gestione diretta di Aversa che dispone di 288 posti letto e che fa parte dell'Asl di Caserta;

   da molto tempo quest'ultimo è afflitto da gravi problemi;

   il sindacato dei sanitari descrivono i gravi problemi che affliggono i pazienti in un comunicato inviato al direttore sanitario del presidio Stefania Fornasier e al sindaco di Aversa Alfonso Golia;

   dallo stesso si apprende che «quello che sta avvenendo alla popolazione afferente al Moscati bisognosa di cure che, suo malgrado, non trova mai delle risposte soddisfacenti»;

   viene inoltre evidenziato che «il Pronto Soccorso, con i suoi numerosi accessi annui, si ritrova spesso con solo due dirigenti medici per turno; i pazienti che necessitano di dialisi, dato il numero esiguo di personale medico, 2 unità presenti, trovano riscontro solo nel turno antimeridiano. L'Unità operativa di Gastroenterologia ha dovuto tagliare i posti letto da 12 ad 8 unità e i Day Hospital da 2 ad 1, senza annoverare che quasi tutte le unità operative del presidio hanno un numero limitato di personale del comparto (infermieri, oss, tecnici sanitari ed altri) con una diminuzione evidente della qualità dell'assistenza per i pazienti, e turni massacranti per gli operatori»;

   la nuova unità operativa di gastroenterologia, tra l'altro inaugurata meno di due anni fa con uno stanziamento di 200.000 euro circa di risorse pubbliche, rischia ora la chiusura per mancanza di personale medico;

   inoltre, la direzione dell'Asl di Caserta «predilige destinare i nuovi assunti con una logica strana, in ospedali dove il numero dei lavoratori è già sufficientemente numeroso, ma molto inferiore per numero di accessi di pazienti di Pronto Soccorso, e di posti letto rispetto al presidio ospedaliero di Aversa» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suddetti e quali iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con la regione, intenda adottare al fine di assicurare i dovuti livelli di assistenza sanitaria ai cittadini, scongiurando l'interruzione della continuità assistenziale e di emergenza, data anche dalla carenza di personale.
(4-12105)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   GALIZIA, BERTI, BRUNO, BUSINAROLO, DEL SESTO, GRILLO, PAPIRO, RICCIARDI, SCERRA e VIGNAROLI. – Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. – Per sapere – premesso che:

   il 13 e 14 maggio 2022 si è svolto il forum «Verso Sud: la strategia europea per una nuova stagione geopolitica, economica e socio-culturale del Mediterraneo», con l'obiettivo di valorizzare le risorse e i progetti che qualificano il Sud come luogo dove è conveniente vivere, fare impresa, investire;

   tra gli argomenti oggetto di dibattito è stata sollevata la questione legata alla fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno attraverso la misura dell'agevolazione contributiva per l'occupazione in aree svantaggiate «decontribuzione Sud», in scadenza il 30 giugno 2022;

   tale strumento allevia, infatti, in modo considerevole, nella misura del 30 per cento dei contributi dovuti, il costo del lavoro per i datori di lavoro del settore privato operanti nelle regioni che, in base all'articolo 27, comma 1, del «decreto agosto», rientrano nel beneficio: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia;

   l'obiettivo della misura «decontribuzione Sud» è quello di tutelare i livelli occupazionali, riducendo gli effetti negativi determinati dall'epidemia COVID-19 sul lavoro dipendente, soprattutto in aree già caratterizzate da situazioni di disagio socio-economico, nonché di prevenire un possibile ampliamento del divario territoriale Nord-Sud;

   stando ai dati – ancora parziali – diffusi dal Governo, emergerebbero risultati molto significativi con riguardo agli effetti riscontrati in termini di occupazione e rafforzamento del tessuto produttivo al Sud, tali da ritenere questa misura efficace e di ampio successo;

   ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, la Commissione europea, con decisione C(2021)1220 final del 18 febbraio 2021, ha autorizzato il suddetto sgravio fino al 31 dicembre 2021, prorogandone in seguito l'applicabilità fino al 30 giugno 2022, termine finale di operatività del Temporary framework;

   l'Inps ha, quindi, rinviato l'emanazione delle istruzioni per la gestione degli adempimenti previdenziali connessi all'agevolazione contributiva relative al periodo 1° gennaio 2022-31 dicembre 2029 all'esito del procedimento di autorizzazione della Commissione europea, ai sensi del richiamato articolo 108 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea –:

   a fronte dell'approssimarsi della scadenza della misura «decontribuzione Sud», quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda sostenere, nelle opportune sedi istituzionali nazionali ed europee, per assicurare anche nel medio periodo la prosecuzione dei benefici derivanti dall'applicazione dell'esonero contributivo, in un'ottica di sostegno strutturale al rilancio dell'occupazione nel Mezzogiorno, in particolare di quella giovanile e femminile, per le imprese che operano e che investono e investiranno nelle regioni meridionali.
(3-02974)


   DE LUCA, AVOSSA, BOCCIA, BORDO, BRUNO BOSSIO, CAPPELLANI, DE FILIPPO, DEL BASSO DE CARO, FRAILIS, IANARO, LA MARCA, LACARRA, LATTANZIO, GAVINO MANCA, MICELI, MURA, NITTI, NAVARRA, UBALDO PAGANO, PALAZZOTTO, PEZZOPANE, RACITI, SIANI, TOPO, VISCOMI, LORENZIN, BERLINGHIERI e FIANO. – Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. – Per sapere – premesso che:

   i dati relativi agli ultimi finanziamenti destinati al Mezzogiorno dal Ministero dello sviluppo economico e da quello del turismo sono compresi tra il 25,8 e il 30 per cento, ben al di sotto della quota prevista del 40 per cento individuata come soglia minima delle risorse territorializzabili del Piano nazionale di ripresa e resilienza, pari a circa 86 miliardi di euro complessivi;

   le difficoltà pratiche che stanno tuttora riscontrando sono molteplici e si legano in larga misura alle criticità rilevate dall'Anci e da tante amministrazioni del Mezzogiorno, prima tra tutte l'assenza di personale. I tecnici che dovevano essere assegnati ai comuni del Sud ancora oggi non sono arrivati nel numero previsto;

   parimenti, si segnala la carenza di progetti pronti e sarebbe auspicabile immaginare studi di fattibilità standard da inserire nei bandi di gara, eventualmente proposti dalla stessa Agenzia per la coesione;

   al riguardo, un caso emblematico è rappresentato dagli investimenti per l'incremento dei poli dell'infanzia per la fascia 0-6 anni e per la fascia 0-2 anni destinato ai comuni delle regioni del Mezzogiorno, con priorità a Basilicata, Molise e Sicilia, che hanno presentato meno candidature rispetto al budget che poteva essere loro assegnato;

   le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza si aggiungono a quelle della programmazione 2021-2027 dei fondi di coesione e ad altri strumenti attivati da tempo quali le zone economiche speciali, che costituiscono una concreta occasione di rilancio strutturale e competitivo di questa intera area strategica per l'Italia e per l'Europa, così come recentemente ricordato dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri;

   tuttavia, le uniche risorse «certe» sono i 24,8 miliardi di euro che finanziano progetti già identificati e con localizzazione territoriale e costi definiti, che per oltre la metà sono di titolarità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, e che in buona parte finanziano «progetti in essere», ovvero interventi per i quali già esistevano coperture nel bilancio dello Stato;

   la crisi internazionale conseguente l'invasione dell'Ucraina non solo non deve rappresentare un freno per l'impegno a rispettare gli obiettivi di rilancio del Mezzogiorno, ma, al contrario, è un fattore che moltiplica le ragioni per la puntuale attuazione delle misure di investimento in tale area –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di affrontare e risolvere le criticità sommariamente richiamate in premessa, garantendo il pieno rispetto della soglia minima del 40 per cento prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonché la partenza effettiva delle zone economiche speciali.
(3-02975)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, BINELLI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   è di questi giorni la notizia secondo cui dal 2 giugno 2022 verrà attivato il nuovo portale, «Incentivi.Gov», attraverso il quale i cittadini potranno avere un più facile accesso ai sistemi di incentivi messi in campo dallo Stato per il sostegno e lo sviluppo delle attività imprenditoriali;

   l'obiettivo, come annunciato dallo stesso Ministro interrogato, «è coltivare e far diventare realtà i sogni imprenditoriali di questo Paese»; di fatto, si tratta della prosecuzione dell'intensa attività portata avanti dal Ministero dello sviluppo economico per la crescita e lo sviluppo del sistema produttivo italiano;

   a titolo di esempio, si ricordano:

    a) la recentissima visita del Ministro interrogato presso i cantieri nei quali è in realizzazione la nuova sede di Sit, da ultimarsi nel 2023. L'azienda, specializzata in contatori di nuova generazione, adibirà la nuova sede a laboratori per la sperimentazione dell'idrogeno verde per caldaie e contatori residenziali. Un settore in forte crescita, il cui elemento centrale è la ricerca per ottenere impianti non inquinanti. La centralità e l'importanza della ricerca sono condensate anche nelle parole del Ministro interrogato, il quale ha confermato: «Crediamo molto nell'idrogeno, nella bravura italiana che coniugata con i giusti incentivi possono far crescere queste eccellenze»;

    b) lo stanziamento da parte del Ministero dello sviluppo economico di 10 milioni di euro a sostegno della ceramica e del vetro artistico; intervento nel solco da sempre tracciato dalla Lega e volto a sostenere il made in Italy, quale simbolo di eccellenza nel mondo. «È un segnale di attenzione verso le imprese della ceramica e del vetro artistico di Murano che, dopo essere state messe a dura prova dalla crisi legata al COVID, si trovano adesso a fronteggiare le conseguenze del conflitto in Ucraina, come l'aumento dei costi energetici e delle materie prime», ha dichiarato il Ministro interrogato;

   indubbiamente per gli interroganti interventi come quelli richiamati devono essere portati avanti con forza al fine di dare nuovo slancio alle imprese italiane duramente colpite dalla pandemia, prima, e dal conflitto Russia-Ucraina, poi, e la strada degli incentivi e dell'accesso semplificato ai medesimi è la sola per sostenere le imprese italiane in questo perdurante momento di difficoltà –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire maggiori dettagli circa l'annunciata proposta del nuovo portale, con particolare riferimento agli incentivi messi in campo per lo sviluppo dei sistemi di efficientamento energetico e per il sostegno al settore ceramico e del vetro artistico di Murano.
(3-02968)


   MORETTO, VITIELLO, D'ALESSANDRO, FREGOLENT, MOR, MARCO DI MAIO, UNGARO e OCCHIONERO. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:

   la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che riattiva dal 25 maggio 2022 gli incentivi alle vendite di autoveicoli nuovi offre una boccata d'ossigeno all'intero comparto automotive;

   secondo Anfia, rispetto al 2021, la produzione domestica di autovetture risulta in calo del 28,4 per cento nel mese di marzo 2022 e del 10,3 per cento nel primo trimestre, con una diminuzione, per il totale degli autoveicoli, del 16,2 per cento nei primi tre mesi del 2022;

   l'attesa per i nuovi incentivi del «Fondo pluriennale automotive» di 8,7 miliardi di euro fino al 2030 ha provocato uno stop alle vendite, con probabile boom di richieste dopo il 25 maggio 2022, ma i tempi dettati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativi all'immatricolazione dei nuovi veicoli (180 giorni) rischiano di essere inadeguati rispetto alla difficile situazione della produzione italiana e europea;

   desta preoccupazione la situazione del polo automotive di Melfi con 14.000 addetti, che, oltre ad un quadro congiunturale difficile, vive incertezze anche sul piano strutturale e strategico;

   il gruppo Stellantis ha avviato in questi mesi politiche di internalizzazione dei processi produttivi e incentivi all'esodo volontario dei lavoratori accanto alla riconversione dello stabilimento in una sola linea produttiva che, abbandonando i segmenti «di massa», si concentrerà dal 2024 sui modelli elettrici di fascia più elevata. Scelte che incideranno negativamente e stabilmente sui livelli occupazionali del polo dell'automobile di Melfi;

   gli effetti più gravi influiranno sulle imprese dell'indotto, circa 5.000 lavoratori, a partire da servizi, pulizie, mensa e altro, che già oggi vede in crisi circa 1.000 addetti;

   in questo quadro appare fondamentale investire sulla formazione a lungo termine e il reskilling del personale, anche tramite l'insediamento di un istituto tecnico superiore sulla meccanica a Melfi, così come è urgente intervenire sul potenziamento della rete ferroviaria,

   appare strategico prevedere incentivi alla riconversione dell'indotto verso produzioni analoghe, come gli allestimenti ferroviari e l'insediamento di una hydrogen valley, che utilizzino la grande capacità produttiva da fonte rinnovabile (eolico e fotovoltaico) già presente sul sito;

   tali misure, accanto all'istituzione della zona economica speciale, potrebbero confluire in un unico contratto o patto di sviluppo che coinvolga tutti gli attori istituzionali e le rappresentanze imprenditoriali e sindacali dell'area –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle ultime decisioni industriali del gruppo Stellantis e se intenda valutare la possibilità di un «patto di sviluppo» per l'area di Melfi che interessi l'intera regione e offra, come descritto in premessa, i presupposti per un futuro industriale e lavorativo diverso.
(3-02969)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   SQUERI, SESSA, PORCHIETTO, TORROMINO e POLIDORI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il conflitto tra Russia e Ucraina rappresenta un ulteriore colpo per le imprese italiane, già duramente colpite da due anni di pandemia. Il tessuto delle piccole e medie imprese – essenziale per l'economia del Paese – rischia di essere fortemente penalizzato dall'attuale contesto;

   la stampa specializzata evidenzia che lo «stop» delle esportazioni verso la Russia rischia di provocare il default di 1.200 imprese e la perdita di oltre 26.500 posti di lavoro. Se si considerano l'indotto e i forti rincari dell'energia e delle materie prime, i numeri rischiano di raddoppiare. Alcuni settori sono già in grave difficoltà;

   il Governo, come risposta all'attuale situazione di crisi, ha previsto lo stanziamento di 5 miliardi di euro per le imprese. All'interno del Def 2022, approvato il 6 aprile 2022 dal Governo, si legge che «si appronteranno strumenti per sostenere le imprese più danneggiate dalle sanzioni nei confronti della Russia e a tale scopo si rifinanzierà anche il Fondo di Garanzia per le PMI». Ulteriori interventi hanno riguardato l'ampliamento del perimetro di azione della Sace;

   nella fase pandemica, il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese ha rappresentato uno degli strumenti più efficaci per garantire la sopravvivenza di numerose imprese. Solo nel 2021, il Fondo ha erogato 93.555 milioni di euro di finanziamenti e garantito importi per 67.641 milioni di euro;

   sulla base del nuovo «Temporary Crisis Framework», approvato dalla Commissione europea il 23 marzo 2022, gli Stati membri potranno sostenere i costi energetici o concedere garanzie statali o istituire regimi di garanzia a sostegno dei prestiti bancari e autorizzare prestiti pubblici e privati alle imprese con tassi d'interesse agevolati;

   in Germania l'8 aprile 2022 i Ministri dell'economia e delle finanze hanno comunicato che saranno stanziati 100 miliardi di euro per aiutare le aziende tedesche messe in crisi dalla guerra in Ucraina e dai costi energetici, aumentati a dismisura;

   è importante intervenire con iniziative mirate di sostegno alle imprese, individuando il perimetro dei settori più duramente colpiti dalla crisi –:

   se non ritenga opportuno assumere iniziative normative urgenti per innalzare la copertura delle garanzie e prorogare le attuali condizioni agevolate sui finanziamenti concessi dai Fondo di garanzia, oltre i termini attualmente previsti, in relazione a comprovate esigenze di liquidità causate dagli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina, avviando ulteriori nuovi interventi di sostegno in coerenza con il «Temporary Crisis Framework».
(5-08111)


   BENAMATI e UBALDO PAGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   i fumi dell'Ilva, oltre ad essere all'origine di numerose patologie gravi e decessi precoci, sono anche responsabili di pesanti danni all'ambiente e alle cose, nonché di gravi compressioni di diritti costituzionalmente garantiti come la proprietà, soprattutto nei quartieri più vicini agli stabilimenti;

   nel corso degli ultimi anni, molti residenti del quartiere Tamburi hanno proposto azioni risarcitorie per i danni connessi alle emissioni provenienti dallo stabilimento nei confronti di Ilva S.p.A., fondate sui danni sopportati per i maggiori costi connessi alla manutenzione degli stabili di proprietà, aggrediti dal cosiddetto «polverino» proveniente dai parchi minerali posti a ridosso del quartiere, oltre che per la riduzione delle possibilità di godimento dei propri immobili e per il deprezzamento subìto dagli stessi;

   ad oggi, numerose sentenze passate in giudicato riconoscono un risarcimento in media stimato in una somma pari al 20 per cento del valore di mercato degli immobili;

   soprattutto a causa delle modifiche normative apportate negli ultimi anni all'Amministrazione straordinaria di Ilva S.p.A., tali indennizzi non sono mai stati riconosciuti;

   con il decreto-legge n. 73 del 2021 (cosiddetto «Sostegni-bis»), si è provveduto a istituire un Fondo nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico con una dotazione di 5 milioni di euro per il 2021 e 2,5 milioni di euro per il 2022, al fine di riconoscere un indennizzo per i danni agli immobili derivanti dall'esposizione prolungata all'inquinamento degli stabilimenti siderurgici di Taranto del gruppo Ilva;

   in particolare, si è sancito il diritto dei proprietari di immobili dei quartieri della città di Taranto in favore dei quali sia stata emessa sentenza definitiva di risarcimento del danni a carico di Ilva S.p.A. di ricevere un indennizzo nella misura massima del 20 per cento del valore di mercato dell'immobile danneggiato al momento della domanda e comunque per un ammontare non superiore a 30.000 euro per ciascuna unità abitativa;

   le condizioni e le modalità per la richiesta di accesso al Fondo e per la liquidazione dell'indennizzo sono state demandate a un decreto del Ministero dello sviluppo economico, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della suddetta legge;

   ad oggi, a distanza di oltre 8 mesi dalla scadenza del suddetto termine il Ministero dello sviluppo economico non ha ancora adottato il necessario decreto attuativo –:

   se intenda chiarire i motivi del grave ritardo e rendere note le tempistiche dell'adozione del decreto ministeriale richiamato in premessa.
(5-08112)


   ALEMANNO, MASI, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SUT. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il settore delle discoteche e delle sale da ballo è tra quelli sui quali l'impatto della pandemia e delle chiusure disposte per contrastare la diffusione del COVID-19 ha prodotto le maggiori difficoltà;

   a febbraio 2022, quando le discoteche hanno potuto riaprire dopo ben due anni di chiusura, le associazioni di settore hanno stimato che su 5.200 imprese che operavano prima della pandemia 1.000 non abbiano riaperto con la conseguente perdita di circa trentamila posti di lavoro;

   l'ultimo «stop» alla riapertura, quello fra Natale e Capodanno scorsi, ha polverizzato il 25 per cento del fatturato annuo (circa duecento milioni di euro);

   ai sensi dell'articolo 2, comma 2, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, il contributo a fondo perduto disposto a valere sul Fondo per le attività economiche chiuse, istituito presso il Ministero dello sviluppo economico, in favore dei locali del settore, è stato erogato attraverso modalità attuative che, disciplinate dal decreto interministeriale 9 settembre 2021, hanno individuato le imprese beneficiarie sulla base di codici Ateco;

   le oltre cinquemila attività del comparto sono raggruppate sotto il medesimo codice Ateco 93.29.10 «discoteche, sale da ballo night club e simili», tra le quali circa duemila risultano con attività non prevalente e circa tremila con attività prevalente;

   ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera a), del citato decreto interministeriale, però, i ristori non sono stati riconosciuti alle attività esercitate con codice Ateco non prevalente e, pertanto, sono state sostenute solamente le attività con codice prevalente;

   l'esclusione delle imprese con codice Ateco 93.29.10 non prevalente parrebbe quindi aver condotto ad una disparità nell'erogazione delle citate risorse e, in particolare, a danno delle discoteche e delle sale da ballo che, di fatto, all'interno del comparto dell'intrattenimento, sono state le uniche attività chiuse del tutto nei due anni di emergenza sanitaria;

   risorse aggiuntive sono state assegnate alle attività citate attraverso il rifinanziamento, ai sensi dell'articolo 1, comma 1 del decreto-legge n. 4 del 2022 convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2022, n. 25, del predetto Fondo –:

   se intenda fornire i dati relativi all'erogazione del contributo citato in premessa, con particolare riferimento all'individuazione, tra i soggetti con codice Ateco 93.29.10, di quelli con attività prevalente, beneficiari dello stesso, e di quelli con attività non prevalente e come tali esclusi dal contributo citato.
(5-08113)


   DE TOMA, ZUCCONI e CAIATA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Procura di Taranto ha espresso parere contrario sull'istanza di dissequestro degli impianti di Acciaierie d'Italia e questo condiziona il riassetto dell'azionariato;

   la Corte d'assise nel maggio dello scorso anno con la sentenza del processo «Ambiente Svenduto» ha disposto la confisca degli impianti su richiesta della pubblica accusa relativa ai gravi reati ambientali contestati alla gestione Riva;

   la richiesta di Ilva era determinata sia dalla volontà di consentire il dissequestro della società entro fine maggio, così come previsto dal contratto di dicembre 2020, dal fatto che il 90 per cento delle prescrizioni ambientali risultava essere stato realizzato. Essendo, oramai, cambiato il quadro ambientale e gestionale dell'impianto, non si ravvedono i presupposti tali da giustificare il mantenimento del vincolo cautelare;

   l'azienda di logistica e movimentazione Peyrani Sud sta valutando se bloccare lo scarico delle materie prime al polo siderurgico e questo comporterebbe, in caso affermativo, l'impedimento dello svolgimento regolare delle attività sul quarto sporgente portuale;

   il destino della società in questione continua ad essere incerto ed è da oltre dieci anni che la politica industriale è sostanzialmente nelle mani della magistratura;

   la storia dell'acciaieria è composta da una lista di promesse disattese e da Governi che si sono succeduti e che hanno minato le capacità produttive italiane;

   si necessita di chiarezza sui progetti industriali, anche in relazione alle tutele e alle garanzie dell'intero indotto, funzionale ed integrato allo stabilimento, pure in relazione ai servizi, al know-how e alle tecnologie sedimentate sul territorio –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di risollevare il sito siderurgico tarantino, di innegabile valenza economica e strategica per l'intero Paese, e consentire la realizzazione di una filiera industriale nazionale nel settore.
(5-08114)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PORCHIETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel novembre 2021 la Commissione europea ha avviato una inchiesta a norma dell'articolo 5 del regolamento (UE) 2016/1036 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'8 giugno 2016, relativo alla difesa contro le importazioni oggetto di dumping da parte di Paesi non membri dell'Unione europea, in merito alle importazioni di ruote di alluminio originarie del Marocco che sarebbero oggetto di dumping, causando pertanto un pregiudizio all'industria europea di settore;

   la relativa denuncia era stata presentata il 4 ottobre 2021 dai componenti dell'Associazione dei costruttori europei di ruote (EUWA), i cui componenti rappresentano un fatturato complessivo di oltre 6 miliardi di euro annui, generato da circa 25.000 dipendenti;

   attualmente è già in vigore un dazio antidumping sui cerchi in lega di alluminio del 22,6 per cento nei confronti della Cina. Per evitare il dazio antidumping, la società «Dicastal», che è il più grande produttore di cerchi in lega di alluminio al mondo e che è controllata dello stato cinese, ha avviato una nuova produzione in Marocco, beneficiando dell'accordo dell'Unione europea con il Marocco che conferisce a questo Stato un dazio doganale con aliquota azzerata;

   presumibilmente la società Dicastal riceve sostegni alla produzione dal Marocco e anche dalla Cina in quanto società statale. La Cina ha una capacità eccessiva di produzione di alluminio per cui incentiva le sue imprese a produrre in Paesi terzi utilizzando tale sovra produzione;

   i produttori di cerchi in lega nell'Unione europea sono già stati vittime in passato di ritorsioni da parte di diverse parti interessate. In primis lo Stato cinese stesso, ma anche diverse case automobilistiche. Avrebbero esercitato forti pressioni sui produttori di cerchi in lega dell'Unione europea affinché interrompessero questa azione antidumping. Ecco perché i produttori promotori della richiesta di indagine hanno ottenuto dalla Commissione europea che la loro identità venga tenuta segreta –:

   di quali elementi disponga il Governo in merito al procedimento in corso da parte della Commissione dell'Unione europea e se non ritenga opportuno convocare un tavolo con le rappresentanze nazionali del comparto per individuare possibili misure di tutela delle realtà di settore italiane.
(5-08096)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   FREGOLENT. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   i cambiamenti climatici e la siccità stanno creando da tempo gravissimi problemi per l'approvvigionamento idrico del nostro Paese;

   la situazione si sta aggravando rapidamente: dal mese di dicembre 2021 al mese di febbraio 2022 l'Italia ha ricevuto l'80 per cento di pioggia e il 60 per cento di neve in meno rispetto alla media stagionale;

   secondo gli ultimi dati l'inverno del 2022 in Italia è stato il sesto più siccitoso degli ultimi 63 anni. In termini climatici, significa una media di 1,7 gradi in più rispetto al trentennio 1981-2010, 2,3 gradi se si considerano le regioni del Nord;

   la carenza di acqua è riscontrabile nelle arterie fluviali del Paese ed, in particolare, nel Po (e i suoi affluenti), nel cui bacino si costruisce il 40 per cento del prodotto interno lordo nazionale e che contribuisce all'approvvigionamento idrico di 16 milioni di persone;

   gli effetti della siccità sono, infatti, riscontrabili soprattutto in Piemonte e nella pianura veneta, dove il Po ha mostrato i livelli delle portate più bassi rispetto agli ultimi trent'anni;

   la carenza di acqua del Po, se fin dal 2003 si aggravava soprattutto nella stagione estiva, sta quindi iniziando a produrre effetti devastanti fin dall'inizio della primavera;

   l'European drought observatory (Edo), l'Osservatorio sulla siccità, ha recentemente segnalato la situazione di grave criticità con ampie zone in crisi estrema (il più alto grado di allerta) nel Nord ovest d'Italia;

   la mancanza di acqua ha gravi ripercussioni su tutte le attività umane, su molteplici settori economici, sulla produzione di energia idroelettrica, sulla biodiversità, sulla fauna, sulla flora e sulla tutela dell'ecosistema;

   per quanto riguarda il tema dell'ecosistema, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono presenti progetti e risorse per riattivare i processi naturali e favorire il recupero della biodiversità in tutta l'area del Po, lungo tutto il suo corso a cui sono destinati 360 milioni di euro –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere, di concerto con le autorità di bacino preposte e gli enti locali interessati, al fine di contrastare, nello specifico, la cronica carenza di acqua del bacino del Po, anche al fine di garantire la continuità di approvvigionamento idrico per la popolazione e per le attività economiche del territorio.
(5-08105)


   PELLICANI, BRAGA, BURATTI, CIAGÀ, MORASSUT, MORGONI, PEZZOPANE e ROTTA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 95, commi 27-bis e 27-ter, del cosiddetto decreto «Agosto» (decreto-legge n. 104 del 2020), e successive modificazioni, demanda ad un decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e del Ministro della transizione ecologica, di concerto con il Ministro della salute, previa intesa con la regione Veneto, da adottare entro il 31 maggio 2022, di dettare le disposizioni per il rilascio delle autorizzazioni per la movimentazione, in aree di mare ubicate all'interno del contermine lagunare di Venezia, dei sedimenti risultanti dall'escavo dei fondali del contermine lagunare stesso. Il decreto disciplina anche i termini del procedimento, la durata dell'autorizzazione e le attività di controllo e monitoraggio delle stesse;

   le modifiche e integrazioni degli eventuali allegati tecnici al decreto di cui sopra sono disposte con uno o più decreti di natura non regolamentare adottati dal Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e del Ministro della transizione ecologica, di concerto con il Ministro della salute e previa intesa con la regione Veneto. Tale ultima disposizione, approvata grazie ad un emendamento al decreto «Milleproroghe» (decreto-legge n. 228 del 2021), consentirebbe anche di rimettere in moto il cosiddetto Protocollo fanghi;

   il vecchio Protocollo, mai formalmente rinnovato né prorogato – ma pur tuttavia ancora vigente –, era stato adottato in via sperimentale con validità di 12 mesi e destinato alla movimentazione di soli cinquecentomila metri cubi di sedimenti provenienti esclusivamente dalla città storica;

   i tentativi, succedutisi negli anni, di aggiornarlo alle direttive dell'Unione europea, nel frattempo intervenute, e alle nuove metodologie di classificazione dello stato di contaminazione dei sedimenti, che prevedono l'integrazione delle linee di evidenza chimica ed ecotossicologica, ad oggi non hanno ancora prodotto risultati;

   il Protocollo fanghi è strettamente legato al Piano morfologico e ambientale della laguna di Venezia. La conclusione, non più rinviabile, del procedimento di aggiornamento del Piano morfologico – che risale al 1992 – e del procedimento per l'approvazione del nuovo Protocollo fanghi ha effetti diretti e indiretti sulla gestione delle autorizzazioni e sull'avvio di interventi fondamentali per il futuro di Venezia e del suo porto, nonché sulle scelte progettuali riguardanti la possibilità di estromissione del traffico delle grandi navi da crociera dalla laguna di Venezia –:

   quale sia lo stato di avanzamento dell'iter per la definizione dell'aggiornamento dei Protocollo fanghi e del Piano morfologico e ambientale della laguna di Venezia ed entro quale data ritenga sarà concluso.
(5-08106)


   MAZZETTI, CORTELAZZO, LABRIOLA, CASINO, FERRAIOLI e VALENTINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, ha novellato l'articolo 219-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, introducendo i sistemi di deposito cauzionale;

   in particolare, l'articolo 219-bis, comma 1, prevede che: «Al fine di aumentare la percentuale degli imballaggi riutilizzabili immessi sul mercato per contribuire alla transizione verso un'economia circolare, gli operatori economici, in forma individuale o in forma collettiva, adottano sistemi di restituzione con cauzione, nonché sistemi per il riutilizzo degli imballaggi». Tali sistemi si applicano agli imballaggi in plastica, in vetro e in metallo utilizzati per acqua e per altre bevande;

   l'Italia si è posta ambiziosi obiettivi per ridurre la dispersione delle plastiche nell'ambiente in base al pacchetto «economia circolare» e alla direttiva sulla plastica monouso (recepita con decreto legislativo n. 196 del 2021). Quest'ultima, infatti, impone un tasso di raccolta del 90 per cento per le bottiglie in plastica per bevande entro il 2029, con un obiettivo di raccolta intermedio del 77 per cento entro il 2025. Il meccanismo del deposito cauzionale – presente in molti Paesi europei – prevede che l'acquisto di una bevanda in bottiglia o in lattina comporti un piccolo extra che viene restituito una volta riconsegnato il contenitore. Tale sistema, che consente di recuperare i contenitori monouso per bevande garantendo una migliore qualità del riciclo e la riduzione dei rifiuti da imballaggio dispersi nell'ambiente, concorre al raggiungimento degli obiettivi menzionati e all'attuazione di una economia circolare;

   il suddetto articolo 219-bis ha stabilito un termine temporale (120 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 77 del 2021) per adozione del decreto del Ministro della transizione ecologica, previa consultazione delle associazioni delle imprese maggiormente rappresentative sul piano nazionale;

   tale decreto risulta fondamentale per l'applicazione della misura in quanto deve stabilire: gli obiettivi annuali qualitativi e quantitativi, i valori cauzionali per ogni singola tipologia di imballaggio, i termini di pagamento e le modalità di restituzione della cauzione, le premialità e gli incentivi economici da riconoscere agli esercenti che adottano i sistemi di restituzione con cauzione;

   considerando che l'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 77 del 2021 risale al 29 luglio 2021, il termine dei centoventi giorni per l'emanazione del decreto risulta, ad oggi, abbondantemente scaduto –:

   quali siano i tempi per l'adozione del decreto, che rappresenterebbe un ulteriore contributo al raggiungimento degli obiettivi di economia circolare.
(5-08107)


   FEDERICO e BARZOTTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il parcheggio «ex Macello» è un'area sita nel comune di Lodi, al centro di un contesto residenziale, prossimo al fiume Adda e adiacente al Tribunale. Questa zona è da anni adibita a parcheggio e al suo interno è situato il dormitorio Caritas per i senza tetto;

   poco meno di un anno fa, in data 22 aprile 2021, il comune per tramite della sindaca e degli assessori ai lavori pubblici e alla mobilità rilasciava dichiarazioni al giornale on-line Prima Lodi per presentare il progetto di riqualificazione del citato parcheggio; nello specifico, gli assessori ai lavori pubblici Claudia Rizzi e alla mobilità Alberto Tarchini, dichiaravano che l'intervento avrebbe avuto almeno tre impatti positivi per il territorio evincibili dal seguente virgolettato: «il primo è legato alla qualità delle pavimentazioni, che verranno completamente riqualificate, il secondo al miglioramento dell'accessibilità non solo per i veicoli, ma anche per i pedoni a cui saranno riservati appositi ingressi e uscite, il terzo elemento e dato dall'impegno che metteremo in campo nel conferire all'area caratteristiche più urbane, grazie alla cura riservata alla ridefinizione della segnaletica, alla posa di nuova illuminazione e alla manutenzione e all'ampliamento del verde che avrà una doppia funzione, riparare dal sole e conferire maggior piacevolezza agli spazi»;

   a dispetto di tali dichiarazioni rese alla cittadinanza, i residenti apprendono in queste settimane che nell'area «ex Macello» la società Linea Green (partecipata di A2A) sta costruendo una centrale termoelettrica con delle caldaie di integrazione e riserva;

   il Circolo Legambiente LodiVerde con i residenti contesta il progetto della centrale da 20 megawatt a metano in realizzazione ritenendo il progetto superato, contestando il mancato coinvolgimento della cittadinanza sul punto – che subisce peraltro anche una diminuzione del valore dei propri immobili – e chiedendo che la costruzione della centrale venga interrotta –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti illustrate e se intenda adottare le iniziative di competenza al fine di verificare la rispondenza del progetto Linea Green ai parametri volti alla transizione ecologica previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza nonché effettuare una valutazione di compatibilità che tenga in considerazione l'impatto ambientale e sulla salute dei residenti nell'area della centrale di teleriscaldamento.
(5-08108)


   PLANGGER e VILLAROSA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di dicembre 2019, forti mareggiate hanno colpito provocando numerosi danni al territorio e facendo venir fuori una vecchia discarica abusiva, creata verosimilmente negli anni '80 sulle coste demaniali del comune di Milazzo;

   a seguito dei ritrovamento, tutta l'area veniva interdetta e sequestrata dalla procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto;

   nel gennaio 2020 il Ministero inviava sul posto per una verifica ispettiva il capo del Reparto ambientale marino, ammiraglio Aurelio Caligiore, affiancato dal suo staff, per accertamenti sul caso, definendo la situazione «delicata dal punto di vista ambientale e sanitario»;

   con delibera del Consiglio di ministri del 22 ottobre 2020, è stato dichiarato lo stato di emergenza in conseguenza degli eventi meteorologici verificatisi nel mese di dicembre 2019 nel territorio della provincia di Messina, e sono stati stanziati circa due milioni di euro, utilizzati solo in parte per la messa in sicurezza della discarica attraverso il posizionamento di reti metalliche di protezione; lo stato d'emergenza è stato poi prorogato, il 29 dicembre 2021, di dodici mesi;

   con decreto del 29 dicembre 2020 (Programma nazionale di finanziamento degli interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti orfani) e con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) (misura M2C4, investimento 3.4) venivano destinate a regioni e province autonome importanti risorse per interventi su siti orfani;

   con decreto del Ministro dell'ambiente del 29 dicembre 2020, in attuazione della legge finanziaria per il 2019, venivano destinati 105.589.294 euro per la bonifica dei siti orfani e ciascuna regione e provincia autonoma ha provveduto all'individuazione di tali siti, che risultavano prioritari in riferimento al rischio ambientate e sanitario connesso;

   con decreto del Ministero della transizione ecologica n. 222 del 22 novembre 2021, è stato approvato un ulteriore elenco di siti orfani da riqualificare grazie all'investimento 3.4 del Pnrr, che destinava 500 milioni di euro alla bonifica di tali specifici siti;

   in tali elenchi però non risulta esserci alcun richiamo alla discarica sita nel comune di Milazzo;

   la presenza di un lungo tratto di costa interdetto e posto sotto sequestro, in quanto interessato da detta discarica, reca un grave nocumento ai cittadini di Milazzo, città a forte vocazione turistica –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda adottare affinché si possa intervenire rapidamente per la bonifica del sito in questione.
(5-08109)


   LUCCHINI, DARA, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, EVA LORENZONI, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la carenza di pioggia e neve che quest'anno ha colpito il Nord Italia sta creando una serie di problemi alle risorse idriche del Paese;

   su tutta la Lombardia, da novembre 2021 ad aprile 2022, sono caduti 233 millimetri di pioggia, che rappresentano il minimo storico dell'ultimo ventennio, rispetto alla media di 535 millimetri; anche il manto nevoso sui rilievi lombardi è attualmente circa il 70 per cento sotto la media; tale situazione si ripercuote su fiumi, laghi, invasi artificiali e manto nevoso, dove la riserva di acqua, secondo dati Arpa Lombardia, risulta del 50 per cento inferiore rispetto alla media del periodo 2006-2020;

   tutti i principali fiumi lombardi registrano livelli idrometrici vicini ai minimi storici; la siccità nel bacino del fiume Po minaccia oltre un terzo della produzione agricola nazionale, mentre il basso livello dell'acqua alla foce del fiume richiederebbe misure contro il rischio di infiltrazioni saline dal mare;

   gli Osservatori permanenti delle Autorità di bacino distrettuali hanno evidenziato lo stato di «severità idrica bassa in assenza di precipitazione» per il bacino del Po e di altri fiumi del Nord Italia;

   la siccità e l'aumento record dei costi di produzione, aggravato dalla guerra in Ucraina, stanno mettendo in serio pericolo sia la stagione irrigua nella primavera-estate, sia le semine di riso nel Pavese e in Lomellina, dove si concentra oltre il 35 per cento di tutte le risaie made in Italy, facendo di Pavia prima provincia risicola d'Europa con circa 80 mila ettari coltivati a risaia e 1500 aziende agricole attive nel settore;

   occorre adottare provvedimenti urgenti che possano garantire il riequilibrio del deficit delle risorse per soddisfare il fabbisogno di acqua per l'agricoltura e per le riserve di approvvigionamento idrico nelle falde –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuna l'adozione di iniziative dal carattere straordinario, anche di ristoro delle attività economiche, in accordo con le regioni interessate, le autorità di bacino, la Protezione civile, l'Ispra, e anche interessando Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, sia per far fronte alle difficoltà che interessano nell'immediato il settore agricolo, come, ad esempio, l'eventuale attivazione di deroghe al deflusso minimo vitale e deflusso ecologico per invasare acqua nei laghi, sia per l'elaborazione di un piano straordinario, a media e lunga scadenza, per la creazione di una rete di bacini di accumulo della risorsa idrica, con basso impatto sul territorio, anche privilegiando strutture già presenti, come le cave dismesse.
(5-08110)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Ferri n. 5-07822, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° aprile 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Frate.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Aprile n. 4-09788 del 12 luglio 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Barzotti n. 5-07826 del 1° aprile 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Villarosa n. 5-07885 del 13 aprile 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Cancelleri n. 5-07957 del 26 aprile 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Menga n. 5-07982 del 29 aprile 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Centemero n. 5-08004 del 2 maggio 2022.