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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 22 aprile 2022

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   migliaia di tonnellate di mascherine prive di certificazioni, con materiali scaduti o inutilizzabili si trovano nei magazzini dal 2020 e sul loro stoccaggio il Governo paga ancora circa 300 mila euro al mese;

   si tratta di materiale reperito dall'allora commissario straordinario Arcuri: 218 milioni di mascherine di «comunità» (prive di certificazioni), rivelatesi poi meno efficaci delle chirurgiche, che distribuite in un primo momento alle regioni ed agli istituti scolastici, vennero in gran parte restituite perché totalmente inadeguate;

   avviandosi al termine del suo mandato e con l'approssimarsi della fine dello stato di emergenza, il generale Figliuolo ha firmato due diverse determine, di cui l'ultima riguarda un «accumulo ingente» di mascherine prive della certificazione Ce e altri materiali destinati all'emergenza COVID-19 nella prima fase della pandemia, non più impiegabili;

   quei dispositivi però, ha spiegato Figliuolo nella determina, «non sono mai stati richiesti, né dalle regioni, né dagli altri enti convenzionati» e «oggi non trovano più nessuna possibilità di impiego». Da aprile 2021 oltre 218 milioni di mascherine, dal peso totale di 2.500 tonnellate, sono stati trasferiti in diversi depositi gestiti da SDA tra il Nord e il Centro, a un costo di stoccaggio di 313 mila euro al mese;

   lo scorso anno i funzionari della struttura commissariale hanno pubblicato due indagini di mercato, la prima a giugno e la seconda a ottobre, per capire se ci fossero aziende disponibili ad acquistare le mascherine in oggetto. I bandi spiegavano che l'enorme partita era costituita da 73 milioni di mascherine monouso in tessuto non tessuto, senza elastici, ma soltanto con due tagli per infilarle attorno alle orecchie. Altri 140 milioni erano mascherine colorate, senza garanzia di protezione dai contagi. Gli ultimi 5,1 milioni di mascherine invece avevano gli elastici e una sottile barra di metallo per far aderire il tessuto al naso. Anche in questo caso, però, le mascherine offrivano una protezione inferiore perfino rispetto alle chirurgiche. A entrambi i bandi non si presentò nessun possibile acquirente;

   la struttura dell'ex commissario generale Figliuolo ha stabilito così di smaltire definitivamente le 2.500 tonnellate di mascherine. A tal fine, si è preso contatto con alcune aziende che si occupano di smaltimento rifiuti e, dopo aver raccolto alcuni preventivi, la scelta è ricaduta su A2A Recycling, la società a Novate Milanese che si occupa di selezione, stoccaggio e trattamento dei rifiuti e dei residui, per le operazioni di smaltimento che coinvolgeranno i termovalorizzatori del gruppo della multiutility di Brescia e Milano che si è quindi aggiudicata un affidamento di quasi 700 mila euro netti, per la precisione 698 mila euro più Iva;

   si tratta dunque una spesa ingente che negli anni ha inciso sulle casse dello Stato sia nella fase di acquisto di mascherine, peraltro completamente prive di efficacia ed in molti casi anche prive della certificazione CE, sia nella fase di stoccaggio il cui mantenimento ha inciso per oltre 300 mila euro mese, che nella fase di smaltimento –:

   se le informazioni riportate in premessa corrispondano al vero e, a tale riguardo, a quanto ammontino complessivamente le spese pubbliche sostenute per acquisto, stoccaggio e smaltimento delle mascherine in questione;

   se il Governo non ritenga necessario assumere le più efficaci iniziative nell'ambito delle proprie competenze, al fine di verificare le responsabilità delle strutture deputate in merito alle circostanze di cui in premessa e se non reputi inoltre, opportuno appurare gli effetti che si sono determinati in termini di costi di quello che può essere ritenuto uno sperpero di denaro pubblico.
(2-01498) «Noja, Giachetti, Gadda, Occhionero».

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS e CABRAS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 122, comma 8, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, ha previsto l'esenzione dal controllo della Corte dei conti nonché dalla disciplina del controllo di regolarità amministrativa e contabile, interno alla Presidenza del Consiglio dei ministri, per i contratti di acquisto di beni strumentali o per gli atti negoziali stipulati dal Commissario straordinario per l'emergenza epidemiologica Covid-19;

   anche la responsabilità contabile e amministrativa sarebbe stata «limitata ai soli casi in cui sia stato accertato il dolo del funzionario o dell'agente che li ha posti in essere o che vi ha dato esecuzione»;

   la disposizione specifica che sono «fatti salvi gli obblighi di rendicontazione» che, a questo punto, acquistano straordinaria importanza a fronte di una considerevole spesa di risorse pubbliche sottratta ai più elementari principi di controllo e vigilanza nonché, in alcuni casi, alle procedure di evidenza pubblica;

   il richiamo alla rendicontazione è presente nell'articolo 34 del decreto-legge 5 maggio 2021, n. 73, che, tra le altre cose, vincolava il trasferimento di 1.650 milioni di euro per gli interventi di competenza del commissario straordinario alla «previa presentazione, da parte del medesimo, di rendiconto amministrativo relativo alla gestione successiva al 1° marzo 2021»;

   sarebbe stato quindi necessario un puntuale rispetto degli obblighi di rendicontazione che, allo stato attuale, però, sembrerebbe siano stati limitati al solo rispetto degli adempimenti relativi all'amministrazione trasparente di cui al decreto legislativo 33 del 2013, peraltro rispettati parzialmente e con gravi ritardi;

   lo stesso portale per la «rendicontazione» predisposto dal precedente commissario appare inadeguato a garantire i requisiti minimi di trasparenza;

   secondo l'edizione dell'11 giugno 2021, del Fatto Quotidiano, il commissario per l'emergenza Francesco Paolo Figliuolo, nominato il 1° marzo 2021, a circa 100 giorni, dall'insediamento non aveva ancora rendicontato le spese da lui autorizzate dall'inizio dell'incarico;

   il giornale ha anche messo in evidenza che nei giorni precedenti, in audizione in Commissione bilancio per l'esame del provvedimento «Sostegni bis», il commissario straordinario avrebbe chiesto che venisse rimosso il citato vincolo dell'articolo 34 del decreto-legge 73 del 2021

   l'osservatorio Open Polis, il 20 luglio 2021, ha parlato di «trasparenza a metà» visto che «al di là degli elenchi sui pagamenti [...] continuano a esserci criticità che impediscono una compiuta trasparenza della gestione commissariale e, più in generale, delle amministrazioni pubbliche nell'emergenza sanitaria»;

   tra l'altro, la piattaforma di rendicontazione «continua a presentare criticità (...) vengono riportati solo gli importi relativi ai contratti firmati, ma non ai bandi di gara e alle modalità di assegnazione degli approvvigionamenti»;

   con il superamento dello stato di emergenza, il generale Figliuolo non è più commissario straordinario;

   a tutt'oggi non sarebbe stato pubblicato un rendiconto vero e proprio della spesa sostenuta dalla struttura commissariale, essendo stati pubblicati nella sezione «Amministrazione trasparente» solo gli elenchi delle spese relative (unicamente dei quattro trimestri 2021 e il primo trimestre 2022, a partire dall'1o marzo 2021), privi delle motivazioni di necessità e urgenza che hanno determinato quelle spese nonché delle modalità di assegnazione degli approvvigionamenti;

   il 20 febbraio, il quotidiano la Repubblica ha pubblicato l'inchiesta «Il conto del Covid», nella quale si sosterrebbe che l'elenco delle spese sostenute in questi due anni, da protezione civile e dai commissari straordinari, ammonterebbe a 4,36 miliardi di euro;

   da quanto esposto emergerebbe una scarsa trasparenza nella gestione dei conti della struttura commissariale –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per garantire la massima trasparenza delle spese sostenute dalla struttura commissariale durante l'emergenza da Covid-19, producendo un rendiconto completo e comprensivo delle motivazioni che hanno reso necessarie e urgenti le spese nonché delle modalità di assegnazione degli approvvigionamenti.
(3-02907)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VERSACE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   tra gli obiettivi generali della Missione 5 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, «Inclusione e Coesione», un'attenzione particolare è riservata a interventi di rigenerazione urbana, anche come strumento di supporto all'inclusione soprattutto giovanile e al recupero del degrado sociale e ambientale; in tale contesto generale il Pnrr affida un ruolo strategico alla riqualificazione delle strutture sportive, volte a garantire il potenziamento del ruolo dello sport ai fini della inclusione e della integrazione sociale e come strumento di contrasto alla marginalizzazione di soggetti e comunità locali;

   per l'investimento 3.1 «Sport e inclusione sociale» (M5C2) del Pnrr, è stata allocata la somma complessiva di 700 milioni di euro e sono stati identificati tre cluster di intervento, suddivisi in due avvisi pubblici di invito a manifestare interesse, pubblicati il 23 marzo 2022 sul sito internet del Dipartimento per lo Sport, con la possibilità di presentare le candidature entro il 22 aprile 2022;

   il «Cluster 3 - Interventi di realizzazione nuovi impianti o rigenerazione impianti esistenti di interesse delle Federazioni sportive», con uno stanziamento pari a 162 milioni di euro, è rivolto ai comuni italiani per la selezione di proposte di intervento volte a favorire la realizzazione o la rigenerazione di impianti sportivi, finanziabili ciascuno con un contributo massimo di 4 milioni di euro e soltanto a seguito del particolare interesse sportivo o agonistico di una federazione sportiva;

   l'esclusione degli enti di promozione sportiva, diversi dalle federazioni, dai soggetti interessati all'avviso pubblico del cluster 3 ha costituito di fatto una discriminazione, a danno di quei soggetti che gestiscono impianti sportivi di proprietà pubblica e che sono già stati fortemente colpiti dagli effetti dell'emergenza pandemica prima e del rincaro dei costi dell'energia dopo;

   le linee guida per la presentazione delle candidature precisano che «non esistono vincoli né in relazione alla tipologia di impianto sportivo oggetto dell'intervento, purché di particolare interesse sportivo/agonistico come sopra disposto, né in relazione alla tipologia di intervento da realizzarsi, quest'ultimo potrà essere sia un intervento di rigenerazione di un impianto esistente che un intervento di nuova costruzione»;

   lo sport di base necessita di sostegno e spinta anche in linea con quanto disposto nelle linee guida dell'Unione europea sulle «Azioni politiche raccomandate nel quadro del sostegno di un'attività fisica favorevole alla salute» (gruppo di lavoro dell'Unione europea su «Sport e salute»), che hanno rilevato la necessità di incrementare l'attività fisica tra i giovani e i giovanissimi, in considerazione della concomitante diffusione di stili di vita sedentari quali la sedentarietà, l'obesità, il diabete, le cardiopatie –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo affinché lo sport di base venga adeguatamente coinvolto nei programmi di riqualificazione degli impianti sportivi pubblici, considerato che esso rappresenta la larga maggioranza della popolazione sportiva e l'intero movimento di grandi reti associative nazionali, un terzo del sistema del terzo settore del Paese, che quotidianamente si occupa di promuovere coesione delle comunità, sostenibilità e innovazione, spesso nelle aree più degradate del territorio, e se, pertanto, il Governo non ritenga, di rivedere i termini di scadenza e le condizioni dell'avviso pubblico di cui in premessa.
(5-07946)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 7 dicembre 2021, il Ministero della difesa, di concerto con quello dell'economia e delle finanze, ha adottato il decreto ministeriale relativo ai «Contributi alle regioni maggiormente oberate dai vincoli e dalle attività militari», il quale all'articolo 1 prevede che per il quinquennio 2015-2019, si applicano, ai fini della corresponsione del contributo dello Stato alle regioni a statuto speciale, previsto dall'articolo 330, commi 2 e 3, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, i parametri riportati nell'allegata tabella A, che costituisce parte integrante del citato decreto;

   il citato decreto legislativo n. 66 del 2010 prevede, a sua volta, che alle regioni maggiormente oberate dai vincoli e dalle attività militari, comprese la dimostrazione e la sperimentazione di sistemi d'arma, individuate ogni quinquennio con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Ministro della difesa, lo Stato corrisponde un contributo annuo, da destinarsi alla realizzazione di opere pubbliche e servizi sociali nei comuni nei quali le esigenze militari, incidono maggiormente sull'uso del territorio e sui programmi di sviluppo economico e sociale;

   il contributo è corrisposto alle singole regioni sulla base dell'incidenza dei vincoli e delle attività, secondo i parametri da stabilirsi con decreto del Ministro della difesa, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, sentite le regioni interessate e, in data 31 marzo 2021, la competente commissione Difesa della Camera dei deputati ha approvato la risoluzione n. 7-00500, con la quale ha impegnato il Governo: a valutare la possibilità di adottare iniziative finalizzate ad incrementare gli stanziamenti da destinare alle regioni maggiormente oberate dalle servitù militari; ad adottare iniziative per prevedere: un sistema di corresponsione delle indennità con cadenza annuale; ulteriori, differenti e aggiuntive misure, anche di carattere non economico, ma nel segno della proficua collaborazione tra le istituzioni militari e quelle civili, se del caso, con la previsione di specifiche attività di supporto alle amministrazioni interessate nella realizzazione di opere pubbliche e/o altri interventi, pure connessi all'utilizzo dei medesimi fondi;

   ad oggi le regioni a statuto speciale e i comuni interessati sono ancora in attesa dei fondi stanziati e, quindi, nonostante l'indirizzo espresso dalla Commissione parlamentare sembra persistere la consuetudine di corrispondere i fondi con grave ritardo, determinando ripercussioni sulla credibilità delle istituzioni centrali rispetto alle comunità locali –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto, se e quando verrà urgentemente emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, con gli opportuni finanziamenti a regioni e comuni e quali iniziative si siano adottate o si intendano adottare per tenere opportunamente conto degli impegni previsti dalla suddetta risoluzione approvata dalla Commissione difesa della Camera dei deputati.
(4-11901)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   dalla relazione annuale sulla esportazione, sull'importazione e sul transito di armi relativa al 2021 i cui contenuti sono stati ripresi anche da un articolo del Fatto Quotidiano del 15 aprile 2022 emerge che l'Italia continua a vendere armi per un totale di 103 milioni di euro ai regimi dell'Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti, coinvolti nella guerra in Yemen e accusati da organismi organizzazioni internazionali di essere autori di numerose stragi;

   in seguito alla risoluzione approvata in III Commissione il 22 dicembre 2020, il 29 gennaio 2021 il Governo aveva revocato le licenze in essere e quelle future con Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, bloccando di fatto l'export di bombe aeree e missili verso questi due Paesi che, anche grazie all'utilizzo di tali armi, hanno causato la morte di migliaia di yemeniti;

   nel 2021 l'attuale Governo ha autorizzato nuovi contratti con l'Arabia Saudita per 47,2 milioni di euro e con gli Emirati Arabi Uniti per 56,1 milioni di euro;

   negli Emirati l'Italia ha esportato pistole, componenti e apparecchi elettronici mentre all'Arabia Saudita l'Italia ha venduto armi che rientrano nell'ampia categoria «004» comprendente bombe, siluri, razzi e missili;

   ad oggi non è dato sapere dal Governo se tali armi vengano utilizzate o meno dai sauditi nel conflitto in Yemen;

   nel 2021 il valore complessivo dei movimenti di armi è cresciuto fino a 5,3 miliardi rispetto ai 4,8 miliardi del 2020: 4,66 di esportazioni e 679 milioni di importazioni;

   tra i principali acquirenti di armi italiane si trovano Paesi governati da dittature e regimi autoritari primo fra tutti il Qatar, accusato di legami con l'estremismo islamico a cui l'Italia ha venduto bombe, missili, munizioni, software per un totale di 813,5 milioni di euro e tra i primi quindici Paesi figurano Pakistan, Filippine e Malaysia, mentre verso l'Egitto governato da Al Sisi nel 2021 l'Italia ha esportato armi per un valore di 35 milioni di euro;

   a quanto descritto si aggiunge la notizia, denunciata dai portuali di Genova, che nei giorni scorsi, ancora una volta nel porto di Genova è transitata una nave contenente carri armati, e munizioni che potrebbero essere destinati all'Arabia Saudita;

   una mozione approvata dalla Camera dei deputati nel giugno 2019 impegnava il Governo pro tempore ad assicurare un'applicazione rigorosa delle disposizioni della legge n. 185 del 1990 e ad adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe aeree e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro componentistica verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sino a quando non vi fossero sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen;

   a parere dell'interrogante non dovrebbe essere più consentito il transito di questi armamenti nei nostri porti o aeroporti così come non doveva e non deve essere autorizzata la vendita di armamenti rientranti nella categoria «004» all'Arabia Saudita, nell'assoluto rispetto della legge n. 185 del 1990;

   è inaccettabile a parere dell'interrogante che l'Italia continui a produrre e a commerciare armamenti, sopratutto verso regimi per di più coinvolti in aree di guerra, dove a pagare il prezzo più pesante degli scontri e dei bombardamenti è la popolazione civile –:

   se il Governo non intenda chiarire nel dettaglio quali tipologie di armamenti sono state esportate in Arabia Saudita nel 2021 e se abbia considerato e valutato nel rilascio delle autorizzazioni le indicazioni contenute nella risoluzione del dicembre 2020 e nella precedente mozione del giugno 2019 approvate alla Camera dei deputati e nella stessa legge n. 185 del 1990;

   quali iniziative urgenti intendano assumere affinché cessi definitivamente l'export di armi verso Paesi governati da regimi autoritari e/o impegnati in conflitti regionali nel pieno e rigoroso rispetto della legge n. 185 del 1990.
(4-11902)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da numerosi articoli di stampa l'amministrazione comunale di Vigevano (PV) intende applicare il regolamento sulle mense che prevede il pagamento della retta più alta se non si è in grado di dimostrare, con documentazione Isee, di avere diritto ad una tariffa ribassata, anche per i bambini provenienti dall'Ucraina, Paese in guerra, e inseriti nelle scuole cittadine;

   tali regolamenti prevedono la necessità di certificare anche le proprietà all'estero;

   le famiglie ucraine arrivate a Vigevano con figli inseriti nelle scuole della città al momento sono otto ma solo due, per ora, frequentano una scuola statale;

   le associazioni del terzo settore, visto l'atteggiamento del comune e dopo un'esplicita richiesta, si sono già attivate e dichiarate disponibili a farsi carico delle spese per la mensa per i bambini che frequentano istituti pubblici mentre per le scuole paritarie hanno già preso accordi con i singoli istituti;

   a parere dell'interrogante, come sta già avvenendo in altri comuni, le amministrazioni dovrebbero garantire il diritto allo studio ai bambini profughi dall'Ucraina e la loro integrazione, prevedendo con apposite delibere l'esenzione del pagamento dei servizi scolastici e parascolastici come la refezione e il trasporto scolastico per i minori ucraini accolti nel territorio comunale, senza dover attendere l'intervento delle associazioni di volontariato o la spontanea e ammirevole generosità dei cittadini;

   il comune di Vigevano, purtroppo, dal 2011, si distingue per essere la città delle esenzioni cancellate, dell'aver negato i pasti ai bambini le cui famiglie non pagavano i costi previsti per la mensa scolastica, dell'invenzione, fortunatamente fallita, di una «tassa profughi»;

   l'amministrazione comunale ha dichiarato che il comune di Vigevano interverrà soltanto tramite la presa in carico da parte dei servizi sociali, come avviene per tutti, e solo in quei casi la concessione dell'esenzione diventa obbligatoria, per cui soltanto al termine di una verifica sullo stato di effettivo bisogno dei nuclei familiari fuggiti dalla guerra potrà essere garantita la gratuità della mensa scolastica;

   l'atteggiamento assunto dal comune di Vigevano, a parere dell'interrogante, è non solo inaccettabile ma anche contrario alle posizioni espresse dal Governo sulla piena disponibilità ad accogliere e aiutare i profughi ucraini garantendo loro pieno accesso al lavoro, all'istruzione, alle cure;

   a tali dichiarazioni di principio però non sono seguite indicazioni più puntuali da applicare in maniera uniforme su tutto il territorio e ciò ha determinato, come nel caso di Vigevano, una gestione quantomeno inadeguata dell'accoglienza di minori profughi di guerra;

   per evitare il ripetersi di analoghe iniziative, a parere dell'interrogante è indispensabile che il Governo si attivi nelle sedi opportune, quali la Conferenza Stato-città ed autonomie locali o la Conferenza unificata, per individuare soluzioni condivise circa la fruizione dei servizi gestiti dalle amministrazioni comunali da parte dei cittadini e delle cittadine ucraine accolte e ospitate nel nostro Paese soprattutto quando tali servizi riguardino direttamente i minori –:

   quali urgenti iniziative di competenza, anche normative e in raccordo con le regioni e gli enti locali, si intendano assumere relativamente alla gestione dell'accoglienza dei profughi provenienti dall'Ucraina su tutto il territorio nazionale, con particolare riguardo all'erogazione dei servizi gestiti a livello locale da prestare in primo luogo ai minori, quali ad esempio la mensa e/o il trasporto scolastico.
(4-11903)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRI e VITIELLO. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento recante disposizioni in materia di ordinamento dei segretari comunali e provinciali, a norma dell'articolo 17, comma 78, della legge 15 maggio 1997, n. 127 di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 14 dicembre 1997, n. 465, dispone, all'articolo 13, che sono iscritti all'albo nazionale, nella prima fascia professionale, i laureati in giurisprudenza o economia e commercio o scienze politiche, in possesso dell'abilitazione concessa dalla Scuola superiore rilasciata al termine del corso-concorso di formazione della durata di diciotto mesi, seguito da tirocinio pratico di sei mesi presso uno o più comuni;

   l'articolo 13 sopracitato prevede, inoltre, che al corso si accede mediante concorso pubblico per esami bandito per un numero di posti preventivamente determinato dal consiglio nazionale di amministrazione, in relazione alle esigenze di immissione nell'albo;

   il ruolo e le funzioni dei segretari comunali sono disciplinate dall'articolo 97 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, cosiddetto Testo unico degli enti locali, la cui materia attiene alla competenza esclusiva dello Stato ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione;

   l'articolo 3 dello Statuto della regione Sardegna (legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3) riconosce la potestà legislativa regionale, tra l'altro, in materia di ordinamento degli uffici e degli enti amministrativi della regione e stato giuridico ed economico del personale ma in armonia con la Costituzione e i principi dell'ordinamento giuridico della Repubblica e col rispetto degli obblighi internazionali e degli interessi nazionali, nonché delle norme fondamentali delle riforme economico sociali della Repubblica;

   il consiglio regionale della Sardegna, nella seduta n. 208 del 30 marzo 2022, ha approvato un emendamento al disegno di legge regionale n. 314/A (divenuto poi legge regionale 11 aprile 2022, n. 9) per consentire l'iscrizione all'albo dei segretari comunali agli istruttori direttivi e ai funzionari dei comuni e delle provincie della Sardegna, pur non avendo questi preso parte al corso-concorso di cui all'articolo 13 del decreto del Presidente della Repubblica 14 dicembre 1997, n. 465, necessario ai fini dell'iscrizione all'albo di cui all'articolo 98 del Testo unico degli enti locali;

   quanto ai limiti della competenza regionale e statale, la Corte costituzionale ha, a più riprese tra cui con la sentenza n. 167 del 2021, ribadito il principio generale dell'ordinamento giuridico della Repubblica in base al quale l'attribuzione e la ripartizione dei compiti istituzionali dei funzionari statali spetta al legislatore statale;

   occorre, inoltre, sottolineare che il giudice delle leggi ha sempre considerato il pubblico concorso quale sistema con cui garantire a priori il rispetto del principio dell'imparzialità dell'azione della pubblica amministrazione, al fine di soddisfare una serie di valori esplicitamente previsti dalla Costituzione, i quali tutti sono orientati a garantire l'effettività della funzionalizzazione dell'azione della pubblica amministrazione al pubblico interesse, in una prospettiva di eguaglianza formale e sostanziale;

   la giurisprudenza costituzionale formatasi in materia di obbligo del pubblico concorso e dell'ammissibilità delle relative deroghe ed eccezioni ha importanti ripercussioni anche in materia di sviluppo di carriera attuata con il sistema delle «progressioni verticali» che sono, nella sostanza, dei veri e propri concorsi interni totalmente riservati al personale della pubblica amministrazione attualmente in servizio e, come tali, incontrano i medesimi limiti propri dei concorsi e dei concorsi interni –:

   se il Governo sia a conoscenza della questione esposta in premessa e se intenda promuovere la questione di legittimità costituzionale, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, relativamente alle richiamate disposizioni della legge della regione Sardegna n. 9 del 2022, al fine di tutelare il buon andamento e l'imparzialità della pubblica amministrazione e di salvaguardare le competenze dello Stato nonché il rispetto dei principi costituzionali e generali dell'ordinamento.
(4-11911)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CATTANEO, GIACOMETTO, SORTE e PORCHIETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in forza di un recente orientamento dei giudici del lavoro sarebbe preclusa la compensazione di debiti previdenziali con «controcrediti di natura fiscale anche se appartenenti allo stesso soggetto» e ciò grazie a una lettura restrittiva dell'articolo 17, comma 1, del decreto legislativo n. 241 del 1997, concernente la compensazione tra crediti e debiti tributari e contributivi;

   in particolare, secondo le sentenze delle sezioni del lavoro di taluni tribunali, «la compensazione tra crediti di natura fiscale e debiti contributivi è preclusa nel nostro sistema...», in quanto il citato articolo 17 stabilisce che, in caso di pagamento «dei contributi dovuti all'INPS e delle altre somme a favore... degli enti previdenziali», è ammessa la facoltà di procedere ad una «eventuale compensazione dei crediti» solo in relazione ad obbligazioni «dello stesso periodo, nei confronti dei medesimi soggetti...»;

   non sarebbe quindi ammissibile la compensazione di obbligazioni previdenziali riferibili a soggetti differenti o che permetta una estinzione di tali debiti mediante controcrediti di natura fiscale, anche se facenti capo al medesimo soggetto. (Tribunale di Milano sezione lavoro n. 2207 del 19 ottobre 2021; Tribunale di Brescia sezione lavoro n. 1251 del 22 febbraio 2022);

   l'Inps sta notificando in questi giorni atti di «accertamento d'ufficio della contribuzione versata mediante compensazione indebita» con cui richiede il riversamento di contributi compensati con crediti fiscali (senza discutere della «genuinità» degli stessi), ritenendo che il «versamento della contribuzione dovuta all'Inps è avvenuto in violazione dell'articolo n. 17, comma 1, del decreto legislativo n. 241 del 1997»;

   tuttavia, proprio il citato articolo 17 ad aver ammesso espressamente la compensazione tra crediti tributari e debiti previdenziali con l'obiettivo di semplificare i rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione, consentendo versamenti «unitari»;

   lo si evince anzitutto dalla stessa legge delega n. 662 del 1996 che ha portato all'emanazione del decreto legislativo n. 241 del 1997), ove si invitava il legislatore delegato a provvedere «all'unificazione dei criteri di determinazione delle basi imponibili fiscali e di queste con quelle contributive» e a consentire «l'effettuazione di versamenti unitari, anche in unica soluzione, con eventuale compensazione delle partite attive e passive, con ripartizione del gettito tra gli enti a cura dell'ente percettore» (articolo n. 3, comma 134, della legge n. 662 del 1996;

   nei documenti di prassi dell'Agenzia delle entrate, è illustrato il meccanismo di contabilità pubblica con cui si concretizza il meccanismo di riparto delle somme fra i diversi enti, citato dalla legge n. 662 del 1996;

   nei documenti di prassi dell'Agenzia delle entrate, è illustrato il meccanismo di contabilità pubblica con cui si concretizza il meccanismo di riparto delle somme fra i diversi enti, citato dalla legge n. 662 del 1996;

   la Risoluzione dell'Agenzia delle entrate n. 452 del 2008 statuisce che «nell'ipotesi di compensazione del credito tributario con debiti previdenziali, mediante modF24, il sistema informativo procede automaticamente all'imputazione della somma nella contabilità dell'ente beneficiario (Inps), contro addebito a carico dell'ente depositario del credito (Erario)»;

   la circolare ministeriale n. 101 del 2000 chiarisce che in caso di indebita compensazione di debiti previdenziali con crediti tributari, al fine di ripristinare la corretta posizione, è necessario (e sufficiente) che i contribuenti riversino il credito tributario indebitamente compensato e non, invece, il debito previdenziale, il quale è definitivamente assolto dal «giroconto» previamente effettuato dall'Erario a beneficio dell'Inps;

   l'articolo n. 4 del decreto-legge n. 124 del 2019 nel vietare, in materia di appalti il pagamento in compensazione dei contributi previdenziali, ha espressamente affermato che si tratta di una deroga alla generale (e indiscussa) facoltà prevista dal citato articolo 17 –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative normative per dettare disposizioni interpretative dell'articolo n. 17 del decreto legislativo n. 241 del 1997 in cui si chiarisca che la compensazione ivi prevista non debba riguardare lo stesso ente e che, con il riferimento a «medesimi soggetti», si intende affermare che la compensazione debba avvenire con crediti vantati nei confronti degli enti indicati dal comma 1 del citato articolo n. 17, non tra crediti e debiti rispetto allo stesso ente e quindi esclusivamente della stessa natura.
(5-07943)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE, PELLICANI, CASU, BURATTI, BRAGA, CIAGÀ, MORASSUT, MORGONI e ROTTA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121, all'articolo 2, ha differito il termine di adeguamento delle tariffe autostradali 2020/2021 e di quelle relative a tutte le annualità comprese nel nuovo periodo regolatorio sino alla definizione del procedimento di aggiornamento dei Piani economici finanziari predisposti in conformità alle delibere dell'Autorità di regolazione dei trasporti. A tal fine, la norma ha stabilito che le proposte di aggiornamento dei piani economico-finanziari (Pef) sono presentate dai concessionari al concedente entro il 30 marzo 2020 e che l'aggiornamento è perfezionato entro e non oltre il 31 dicembre 2021;

   il comma 2-bis, del medesimo articolo ha inoltre differito al 31 dicembre 2021 (rispetto al 31 ottobre), al pari delle altre tratte autostradali, la sospensione degli incrementi delle tariffe di pedaggio delle autostrade A24 e A25;

   successivamente, nelle more dell'adozione del nuovo Pef, il consiglio di amministrazione di Strada dei Parchi spa, considerata l'esigenza di assicurare, tra le altre cose, tariffe sostenibili per l'utenza delle Autostrade A24/A25, ha deliberato la sospensione dell'aumento tariffario di circa il 34 per cento, la cui entrata in vigore era prevista per il 1° gennaio 2022, differendone l'applicazione al 1° luglio 2022;

   si apprende ora, da notizie di stampa, che il commissario straordinario di Strada dei parchi Sergio Fiorentino, nominato dal Consiglio di Stato, ha proposto al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e alla società concessionaria Strada dei Parchi un Piano economico finanziario (Pef) che prevede aumenti dei pedaggi di quasi il 16 per cento l'anno, per arrivare al 2030 ad una crescita che porterebbe il costo del pedaggio al 375 per cento in più di quello oggi vigente;

   nel documento firmato dal segretario generale dell'Autorità di regolazione dei trasporti (ART), Guido Improta, come riportato dalla stampa, si legge: «Appare doveroso far rilevare come, in considerazione dell'ingente incremento tariffario contemplato dal Piano (...) appaia opportuno che la competente Direzione generale del Mims provveda a verificare l'adeguatezza delle previsioni di traffico assunte nel PEF, tenuto conto dei potenziali effetti negativi che potrebbero scaturire dall'elasticità della domanda rispetto alle rilevantissime variazioni di prezzo ipotizzate»;

   si ritiene che la proposta di Pef, con questi contenuti, sia assolutamente irricevibile per gli effetti negativi sull'economia regionale abruzzese;

   si ricorda che la Strada dei Parchi è collocata in un'area ad alta sismicità e che, essendo l'unica infrastruttura in grado di collegare le aree del cratere sismico con il resto del Paese, è stata dichiarata infrastruttura di valore strategico dalla Protezione civile (legge n. 228 del 24 dicembre 2012). Proprio per la sua importanza strategica, la Strada è ancora in attesa dell'avvio dei lavori di manutenzione straordinaria e di adeguamento sismico con investimenti stimati in 6,5 miliardi di euro;

   notizie di stampa riportano, inoltre, che il Governo starebbe valutando l'ipotesi di revocare la concessione a Strada dei Parchi, nazionalizzando l'infrastruttura, e in questa luce, a parere degli interroganti, potrebbe essere letta anche la proposta di Pef che prevede sia lo Stato a farsi carico dei costi per i lavori necessari a rendere sicure e pienamente fruibili A24 e A25, senza la compartecipazione del concessionario privato. Tuttavia, deve essere ben chiaro che i costi non possono, in ogni caso, ricadere sui cittadini –:

   se intenda convocare, per quanto di competenza e con la massima urgenza, un tavolo di concertazione per addivenire presto ad una proposta che scongiuri aumenti tariffari insostenibili a carico dei cittadini e quali iniziative urgenti intenda adottare per avviare, senza ulteriori ritardi, la messa in sicurezza di un'arteria strategica quale è la Strada dei Parchi.
(5-07941)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la linea ferroviaria Bologna-Pistoia, denominata anche «Porrettana», è uno dei principali collegamenti ferroviari che unisce l'Emilia-Romagna con la Toscana ed è particolarmente importante dal punto di vista turistico, commerciale e per i numerosi pendolari che usufruiscono di tale linea quotidianamente per motivi lavorativi;

   in data 14 novembre del 2021, all'altezza del versante denominato «La Cava», si è verificata la caduta di alcuni massi sul binario della linea in questione, precisamente nel tratto che unisce Porretta e Pracchia. Ciò ha causato la sospensione del traffico ferroviario nel tratto medesimo;

   tuttavia, i tempi di ripristino della normale circolazione ferroviaria lungo la linea ferroviaria Porrettana si stanno allungando rispetto a quanto avrebbe inizialmente previsto Rfi, con molteplici disagi;

   infatti, nel tratto compreso tra Porretta e Pracchia, la circolazione ferroviaria è ferma dal 10 gennaio del 2022 e, ad aggravare la situazione, dal 26 aprile fino all'11 giugno vi sarà la chiusura del percorso ferroviario tra Pracchia e Pistoia in seguito ad interventi di manutenzione straordinaria;

   ciò arrecherà ulteriori disagi per coloro che hanno necessità di usufruire di tale linea, poiché vi è la possibilità che alcune corse vengano soppresse e l'utilizzo dei bus sostitutivi potrebbe allungare ulteriormente i tempi di percorrenza, non garantire la capienza per tutti gli utenti e congestionare il traffico veicolare;

   è di fondamentale importanza che tali interventi manutentivi vengano terminati nei tempi più celeri possibili, al fine di evitare ulteriori disagi ai pendolari ed in vista della stagione turistica sull'Appennino tosco-emiliano –:

   di quali informazioni disponga in merito a quanto esposto in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di evitare ulteriori disagi agli utenti della tratta ferroviaria in questione;

   quali iniziative di competenza intenda promuovere per fare in modo che le tempistiche degli interventi manutentivi in questione siano rispettate;

   se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza e anche in accordo con la regione Emilia-Romagna e la regione Toscana, per favorire l'individuazione di modalità di ristoro, di scontistica o di rimborso per gli utenti di tale linea ferroviaria che hanno sottoscritto abbonamenti mensili o annuali.
(4-11906)


   SPENA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il settore del trasporto pubblico non di linea e quello del trasporto cosiddetto turistico costituiscono due dei pilastri della mobilità cittadina;

   gli operatori consentono non solo di sopperire alle insite carenze del trasporto pubblico locale mediante i servizi taxi ed Ncc di cui alla legge 15 gennaio 1992, n. 21, ma anche di sopportare la richiesta di mobilità connessa ai flussi turistici, attraverso attività di trasporto esercitate ai sensi del decreto legislativo 21 novembre 2005, n. 285, del regolamento (CE) n. 1073/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, ovvero delle norme regionali di attuazione del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422;

   detti operatori non percepiscono alcun tipo di contributo pubblico, diretto o indiretto, e sono chiamati ad operare in un quadro normativo retto trasversalmente dal decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, ossia il nuovo Codice della strada;

   l'articolo 7, comma 9, del citato decreto legislativo consente ai comuni di istituire zone a traffico limitato che, nella discrezionalità riconosciuta agli enti locali, devono comunque essere ispirate ad alcuni principi codificati con direttiva emanata dall'Ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale;

   la direttiva, adottata circa trenta anni fa dall'allora competente ispettorato, non poteva certamente tenere in considerazione le evoluzioni tecnologiche e normative, e, tra queste, gli impegni assunti dal nostro Paese per la riduzione delle emissioni e nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   a riprova di ciò, il citato comma 9 è già stato novellato, con l'aggiunta del comma 9-bis a tenore del quale è comunque consentito l'accesso libero alle ZTL ai veicoli a propulsione elettrica o ibrida;

   gli operatori del trasporto pubblico non di linea e del trasporto cosiddetto turistico sono chiamati a confrontarsi quotidianamente con una regolamentazione disomogenea a livello locale che, nel recente passato, ha visto un'evoluzione in senso restrittivo, contraria alle disposizioni normative –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative per apportare una modifica all'ultimo periodo del comma 9 dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 285 del 2005, onde assicurare l'adozione di future direttive che rispondano alle mutevoli esigenze di regolazione, e disciplinino anche la quantificazione massima delle somme che possono essere richieste dai comuni per categoria di veicoli, assicurando sempre l'accesso ai veicoli degli operatori richiamati in premessa, indipendentemente dalla classe emissiva, in ragione del ruolo strategico che gli stessi svolgono nell'ambito della mobilità urbana.
(4-11908)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BITONCI e GUSMEROLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la situazione di stallo internazionale dovuta al conflitto russo-ucraino, che si sovrappone alla fase di lenta e difficile uscita dalla crisi pandemica da Covid-19, ha innescato una gravissima emergenza umanitaria ed economica, arrecando notevoli ricadute negative sul sistema economico nazionale e, segnatamente, anche sulla tenuta dei bilanci degli enti locali;

   gli aumenti generalizzati conseguenti all'incremento delle materie prime e, soprattutto, l'urgenza di fronteggiare l'impennata delle spese per le utenze, rappresentano per gli enti locali maggiori esigenze di spesa e, contemporaneamente, poche certezze sulle risorse a disposizione;

   ne consegue la necessità di non aggravare la situazione amministrativa e contabile dei comuni italiani e, conseguentemente, di prevedere opportune disposizioni volte a prorogare i termini relativi ad alcuni adempimenti contabili dei comuni medesimi, tenuto conto proprio degli effetti del sopracitato contesto economico-sociale: in particolare, si evidenzia che il 30 aprile 2022 scadrà il termine per la deliberazione del rendiconto di gestione 2021, come ordinariamente stabilito dall'articolo 227, comma 2, del Tuel (Testo unico dell'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000);

   si sottolinea che le amministrazioni locali rappresentano i soggetti istituzionali più vicini alle esigenze dei cittadini e, per tale ragione, occorre permettere alle medesime – in questa fase delicata – una flessibilità anche nella predisposizione di atti di tale importanza, quale il rendiconto di gestione, che si qualifica come la sintesi di un intero anno finanziario che serve a rendere edotta la comunità del corretto utilizzo delle risorse a disposizione dei comuni;

   al riguardo, sempre in considerazione di un contesto emergenziale, l'articolo 3, comma 1, del decreto-legge n. 56 del 2021 aveva disposto la proroga al 31 maggio 2021 del termine per la deliberazione dei rendiconti di gestione relativi all'esercizio 2020 per gli enti locali –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative al fine di prorogare – quantomeno alla data del 31 maggio 2022 – il termine per la deliberazione del rendiconto di gestione relativo all'esercizio 2021 per gli enti locali.
(5-07938)


   SURIANO, EHM e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il corpo dei vigili del fuoco gode di stima sul piano nazionale e internazionale in virtù del livello di preparazione e di intervento dimostrato nella sua storia;

   a causa della soppressione del Corpo forestale, le competenze e gli interventi operativi sono ulteriormente incrementati andando a incidere sul carico di lavoro, già da anni purtroppo caratterizzato da carenze di personale, strutture e diritti degli agenti;

   l'organizzazione sindacale Usb vigili del fuoco e la maggioranza del personale dell'isola da anni manifestano condizioni di disagio che si sono inasprite negli ultimi mesi, come a esempio il trattamento ricevuto in piena pandemia con la mancanza di mense sostituite da buoni pasto sempre accreditati in costante ritardo (i mesi mancanti del 2021 sono stati elargiti a seguito dell'agitazione regionale di categoria), mascherine ffp2 consegnate soltanto nelle ultime settimane e tamponi acquistati destinati al macero, con evidente e grave spreco di fondi pubblici;

   in Sicilia sembrerebbe esserci una carenza di organico di più di 300 unità (8.000 sull'intero territorio nazionale) e riorganizzazione sindacale Usb vigili del fuoco ha promosso la sottoscrizione di una petizione, che ha raggiunto più di 50.000 firme, al fine di richiedere lo smaltimento delle procedure per l'assunzione a titolo definitivo dei precari (procedura speciale) e per definire le assunzioni mediante graduatoria del concorso pubblico per 250 unità, da tempo a rilento a causa della pandemia. Situazione che si aggraverà ulteriormente con il pensionamento di molti vigili del fuoco;

   sono stati segnalati diversi casi di chiusura di alcune caserme per mancanza di personale e allo stato attuale vi è una carenza di mezzi all'avanguardia per far fronte soprattutto a richieste di interventi boschivi e alluvionali, con conseguenti carichi di lavoro particolarmente usuranti;

   nonostante l'elaborazione e la presentazione del progetto «Sicilia in 72 ore», non esiste ancora alcun valido piano operativo per fronteggiare le emergenze previste per la prossima estate e, qualora fosse garantita, la sua operabilità sarebbe sempre provvisoria. Inoltre, si registra ancora l'impossibilità di garantire il servizio sommozzatori in Sicilia nell'arco delle 24 ore dato che Catania ha un organico carente di 12 unità e, in mancanza di detto nucleo, intervengono i nuclei di Reggio Calabria o Palermo mettendo a repentaglio l'incolumità dei soccorritori stessi e allungando i tempi di intervento;

   molte sedi versano in condizioni fatiscenti e senza i requisiti antisismici. Gli aeroporti di Trapani, Catania e Pantelleria risulterebbero essere privi di sedi operative idonee;

   i vigili del fuoco sono ancora in attesa degli arretrati di mensilità dello straordinario del servizio Cas autostrade;

   da anni i vigili del fuoco sono in attesa di una riforma del loro contratto nazionale di lavoro per il riconoscimento delle malattie professionali, l'adeguamento delle loro fasce stipendiali e il superamento di questioni previdenziali, eliminando la previdenza complementare esterna –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano mettere in atto per ridare dignità al lavoro dei vigili del fuoco, assicurando che svolgano il proprio utilissimo lavoro con ogni sforzo di massima protezione da parte dello Stato;

   se siano programmati interventi di recupero delle sedi e vi siano progetti per la realizzazione di nuove sedi operative permanenti;

   quali garanzie il Governo intenda fornire ai siciliani per fronteggiare le future e sempre più devastanti emergenze da incendi, alluvioni, eventi sismici ed eruzioni, nel più breve tempo possibile, e in maniera continuativa nel lungo periodo;

   quali iniziative siano state intraprese per aumentare l'organico con l'esaurimento della procedura speciale e del concorso per 250 posti e se sia intenzione del Governo adottare le iniziative di competenza per rivedere il contratto collettivo nazionale di lavoro con la contrattazione di secondo livello in programma per i vigili del fuoco.
(5-07939)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Corigliano-Rossano è la terza città della Calabria per popolazione e si trova in un territorio molto segnato da fenomeni criminali e delinquenziali, oltre che da difficoltà derivanti dalla strada statale n. 107, che risulta essere molto pericolosa in quanto a rischio di incidenti;

   secondo un comunicato stampa del sindacato LeS («Libertà e Sicurezza Polizia di Stato»), recante il titolo «Distretto di Polizia Corigliano-Rossano, nessun rinforzo di poliziotti, cambiare tutto per non cambiare niente», il Ministro dell'interno avrebbe indetto una riunione per discutere l'elevazione del vice questore a Primo Dirigente, tuttavia non è previsto un aumento di agenti di polizia;

   ivi si sostiene che il numero di operatori salirebbe a 67, compreso il dirigente, al fronte dei 60 attuali;

   alla riferita cifra bisognerebbe aggiungere, secondo lo stesso sindacato, un deficit di personale del 10 per cento che riporterebbe il numero degli operatori a 60;

   il suddetto comunicato prosegue, ipotizzando che la causa del previsto ma inadeguato aumento di personale possa essere un errore o una svista;

   tuttavia, se il problema non fosse risolto, precisa il comunicato, che fa espresso cenno a un necessario aumento dei poliziotti fino a 110 unità a fronte di quelle attualmente in servizio, il territorio pagherebbe una carenza di organico perenne per altri trent'anni;

   il comunicato conclude ribadendo che il territorio di Corigliano-Rossano è molto vasto, ha numerosi abitanti e ivi la criminalità organizzata serpeggia come nel resto della Calabria, sicché è un diritto dei cittadini avere un adeguato numero di poliziotti che ne tutelino la sicurezza –:

   se non ritenga necessario e urgente rafforzare gli organici della Polizia di Stato nel territorio di Corigliano-Rossano, sino a quasi raddoppiarne le unità a oggi lì in servizio.
(4-11904)


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende con stupore e forte preoccupazione dalla stampa come a Verona, nella centralissima piazza Brà, l'attuale amministrazione abbia autorizzato un gazebo che ha esposto le bandiere delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, un chiaro segno a favore della spietata invasione russa in Ucraina; al gazebo ha portato il suo saluto anche il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, presidente di Vale Verona;

   come noto, l'Unione europea e la comunità internazionale non riconoscono le due Repubbliche separatiste; solo la Russia le ha riconosciute nell'imminenza dell'attacco bellico all'Ucraina;

   il gazebo sarebbe stato installato dall'associazione Dex a sostegno di un'iniziativa dell'associazione Aasib (Aiutateci a salvare i bambini ODV) allo scopo di «tutelare» i bambini russofoni del Donbass. Questo proprio mentre ogni giorno si apprende dai media che sarebbero migliaia i bambini ucraini, proprio in quelle terre, sono stati strappati alle loro famiglie e deportati in strutture russe, oggetto di indagini di organizzazioni internazionali, dall'Onu alla Corte Internazionale dell'Aia;

   si tratta di interventi da parte dell'esercito russo al di fuori dal contesto degli aiuti umanitari e che si aggiungono alle brutali violenze, torture e uccisioni della popolazione civile, oltre alla devastante distruzione del territorio; si ravvisano, quindi gli estremi per configurare crimini di guerra, e da più parti si è anche iniziato a parlare di genocidio nei confronti del popolo ucraino;

   interpellato, il comune ha affermato che l'autorizzazione a installare gazebo procede in automatico, quando chi ha richiesto l'autorizzazione paga la somma richiesta per occupare suolo pubblico;

   non e la prima volta che l'attuale amministrazione, ad avviso dell'interpellante, pecca di mancata sorveglianza, in quanto già sabato 9 aprile, durante la manifestazione «No vax», una giovane russa, nota sostenitrice delle deliranti tesi panrusse, ha tenuto un vero e proprio comizio dalla scalinata di Palazzo Barbieri a favore di Putin e della sua guerra. La scalinata è usualmente interdetta a tutte le manifestazioni di carattere politico, perché parte dei luoghi istituzionali;

   vi è quindi il fondato rischio che manifestazioni ispirate a iniziative umanitarie possano in realtà essere utilizzate per sostenere operazioni politico-militari di aggressione e invasione di Stati sovrani e che da ciò possano derivare anche delicate questioni di ordine pubblico –:

   se il Governo non intenda, attraverso le prefetture, prestare una particolare attenzione alle manifestazioni del tipo descritto in premessa, al fine di evitare che possano mettere a rischio la tenuta dell'ordine pubblico.
(4-11905)


   MELONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   durante i giorni di Pasqua si è svolto in provincia di Siena, a Murlo, l'ennesimo rave party non autorizzato;

   il raduno è stato allestito in un'area privata che un tempo ospitava un poligono di tiro ed è stato scoperto da una pattuglia di carabinieri di Montalcino, che, insospettita dal viavai di mezzi sulla Siena-Grosseto, non ha tuttavia potuto bloccarlo per il grande numero di partecipanti già arrivati;

   al raduno, infatti, hanno preso parte oltre 1.500 persone, successivamente identificate dalle forze dell'ordine durante le operazioni di deflusso; per le centinaia di partecipanti identificati è già scattata la denuncia per occupazione abusiva di terreni e, per alcuni, anche quella per detenzione di droga; si tratta dell'ennesimo rave party abusivo che si verifica in Italia: il 17 aprile 2022 ne era stato programmato uno al confine tra le province di Roma e Viterbo e solo pochi giorni prima un altro raduno non autorizzato di circa 300 persone era iniziato a Cinigiano, in provincia di Grosseto, e successivamente smantellato dalle forze dell'ordine, che, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, hanno arrestato un uomo che, durante il controllo, aveva tentato di disfarsi di un sacchetto contenente 83 grammi di anfetamine e dosi di hashish, lanciandolo dal finestrino;

   l'impegno delle sole forze dell'ordine, però, non è sempre sufficiente, essendo ostacolato sia dall'attuale contesto normativo (il rave party non è reato) sia dalle modalità organizzative dell'evento, che sfruttano canali di instant messaging difficili da intercettare, con accordi sempre più spesso presi su chat criptate e non pubblicizzati, sia dal numero di persone coinvolte, che, come nel caso di Murlo, rende persino impossibili gli interventi di sgombero forzato, perché metterebbero a rischio l'incolumità di una gran numero di persone;

   è necessario, pertanto, l'intervento delle istituzioni per neutralizzare questi eventi che imperversano in Italia con la presenza di migliaia di giovani provenienti da tutta Europa, durante i quali si consumano ogni tipo di reato e che si concludono con esiti anche tragici: nell'agosto 2021, nel corso del rave party di Valentano, perse la vita un ragazzo di 25 anni, che scomparve nel lago di Mezzano davanti all'area dell'evento;

   inoltre, lo svolgimento di tali eventi comporta spesso la devastazione dei luoghi in cui avvengono, causando danni molto ingenti anche a proprietà private;

   già in occasione del rave party di Valentano Fratelli d'Italia aveva interrogato il Ministro dell'interno in merito alle iniziative che intendeva assumere per contrastare l'organizzazione dei rave party abusivi, senza ricevere però alcuna risposta –:

   se non ritenga di assumere, finalmente, iniziative concrete per prevenire l'organizzazione dei rave party abusivi.
(4-11907)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   TONELLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa locale che un'insegnante di musica di una scuola media di Faenza ha assegnato come compito delle vacanze di Pasqua alla sua classe di studiare la canzone «Bella ciao» e fare un video durante l'esecuzione del brano:

   purtroppo non è la prima volta che si legge di docenti che scelgono arbitrariamente, proprio con l'approssimarsi delle vacanze pasquali che assai spesso sono vicine alla ricorrenza della liberazione dell'Italia dal nazifascismo, il 25 aprile, di far imparare alle proprie classi questo canto partigiano cui vengono di volta in volta legati i significati più disparati;

   quest'anno, il motivo di tale insegnamento sarebbe stato, a detta del docente, manifestare una accorata vicinanza ai principi di pace e libertà per esprimere solidarietà al popolo ucraino afflitto dalla guerra;

   appare del tutto evidente che tali scelte vadano ben oltre la libertà di insegnamento di cui ciascun docente gode per offrire ai propri studenti ogni strategia utile al raggiungimento è al consolidamento degli obiettivi fissati dai programmi ministeriali della disciplina insegnata e dalla programmazione specifica definita da ciascun consiglio di classe;

   far studiare a dei ragazzi di 12 anni un inno così divisivo sembra all'interrogante particolarmente grave proprio in un contesto storico come quello che stiamo vivendo in cui, invece, sarebbe fondamentale ribadire e cementare i valori della pace, dell'uguaglianza e della solidarietà fra persone e fra popoli;

   del resto la scuola dovrebbe insegnare, non educare o addirittura indottrinare;

   sarebbe doveroso incentivare nelle scuole progetti di integrazione sociale, di contrasto al bullismo – che ormai si manifesta già nella scuola primaria – e di lotta contro ogni forma di violenza e non proporre canti legati ad una determinata fazione politica;

   si ravvede il rischio che si utilizzino le scuole per avviare un indottrinamento a tutti gli effetti, con una logica unidirezionale, con la presunzione di una verità da inculcare, con un'ideologia chiusa alla realtà che non ha proprio nulla di partecipativo e non tiene conto di alcun contraddittorio –:

   se il Ministro interrogato non ritenga indispensabile adottare iniziative di competenza affinché le scuole non siano utilizzate come palco privilegiato per propagandare qualsiasi ideologia politica ovvero quali iniziative intenda intraprendere per assicurare che tutte le attività proposte nelle scuole del Paese rispondano a dei criteri di oggettività, trasparenza e garantiscano il confronto.
(4-11909)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   TRAVERSI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   grazie agli incentivi, quali il bonus facciate o l'ecobonus 110 per cento le imprese di costruzioni stanno realizzando numerose attività che richiedono un ampio uso dei ponteggi e l'assenza sul mercato di un numero sufficiente di queste attrezzature sta causando numerosi problemi legati sia all'aumento dei prezzi di quelli esistenti, sia alla necessità di ultimare i lavori, che hanno una scadenza temporale prevista dalle pertinenti normative;

   si aggiunge che se perdurerà la carenza dei ponteggi la situazione sarà resa ancora più complessa dalla previsione dell'apertura di numerosi cantieri previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   ai sensi del decreto legislativo n. 81 del 2008, articolo 131, i ponteggi devono essere assemblati utilizzando componenti contenuti nel libretto di autorizzazione ministeriale dei ponteggi, per la costruzione e l'impiego, rilasciato al fabbricante dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

   i componenti del ponteggio sprovvisti di libretto non possono in alcun modo essere utilizzati;

   sempre secondo il citato articolo 131, chiunque intende utilizzare un ponteggio, deve richiedere il libretto di autorizzazione ministeriale al fabbricante e verificarne la scadenza;

   secondo quanto riportato nella circolare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali n. 18 dell'8 giugno 2010, la più recente diramata, contenente l'elenco delle ditte autorizzate, escludendo le autorizzazioni per cui sono scaduti i termini di rinnovo ai sensi del decreto legislativo n. 81 del 2008, articolo n. 131, comma 5, a oggi poche ditte risultano autorizzate alla costruzione e all'impiego dei ponteggi e, questa realtà, rende difficile la produzione di nuovi ponteggi da destinare al mercato;

   inoltre un solo stabilimento di azienda privata effettua i collaudi dei ponteggi –:

   quante siano le richieste di certificazione di ponteggi presentate negli ultimi due anni e quante abbiano avuto esito positivo;

   quante del totale delle richieste siano state rilasciate da un ente privato;

   se sia a conoscenza di quante sono le prove di laboratorio effettuate negli ultimi due anni dai due laboratori accreditati.
(4-11900)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NOVELLI, BAGNASCO, BOND e VERSACE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Capo V dell'Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale del 2005, dedicato all'emergenza sanitaria territoriale, demanda l'organizzazione di tale servizio alla programmazione regionale indicando, tra l'altro, il campo di applicazione, le modalità di individuazione e attribuzione degli incarichi, le attività espletabili;

   l'articolo 96 del citato accordo dispone che i medici che intendono esercitare le attività indicate debbano essere in possesso di un attestato di idoneità all'esercizio dell'attività di emergenza sanitaria territoriale, rilasciato dalle aziende;

   il citato articolo prevede che le regioni formulino un programma dei corsi della durata di almeno quattro mesi e non inferiore a 300 ore da svolgersi prevalentemente in forma di esercitazioni e tirocinio pratico;

   spetta alle singole aziende quantificare annualmente il fabbisogno di personale medico da utilizzare nell'ambito delle attività dell'emergenza sanitaria territoriale, organizzando di conseguenza corsi finalizzati a coprire tale fabbisogno;

   il già citato articolo indica i requisiti necessari e le priorità per la partecipazione ai corsi e demanda agli accordi regionali la definizione dei criteri di accesso e delle modalità di partecipazione ai corsi;

   i medici incaricati di emergenza sanitaria operano di norma nelle centrali operative, nelle postazioni fisse o mobili, di soccorso avanzato e nei punti di primo intervento, nei Ps/Dea;

   è emersa e sta acuendosi sul territorio nazionale la carenza di medici dell'emergenza, con conseguenze sui servizi di 118 che nei punti di primo intervento;

   tale problematica può essere consequenziale a un'errata programmazione del fabbisogno così come a una modesta adesione dei medici ai corsi sopra citati;

   risulta che non tutte le aziende abbiano organizzato tali corsi e che talvolta chi ha completato il corso non venga impiegato, a seguito di una esternalizzazione dei servizi –:

   quanti siano, per singola regione, i corsi per medici dell'emergenza sanitaria territoriale svolti nell'ultimo triennio e quanti quelli previsti per il 2022;

   quanti siano, per singola regione, i medici che hanno ottenuto l'attestazione nel medesimo periodo e quanti quelli che non sono stati impiegati;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per affrontare la problematica della carenza di medici dell'emergenza sanitaria territoriale.
(5-07940)


   BUSINAROLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da diverse fonti giornalistiche (www.ilfattoquotidiano.it del 9 aprile 2022, www.mattinogelocal.it del 10 aprile 2022) della chiusura dell'indagine condotta dalla procura di Padova, relativa ai bandi per le forniture dei pasti giornalieri degli ospedali veneti, iniziata dopo una serie di esposti presentati dalla società italo tedesca Dussmann Service nei confronti del colosso vicentino Serenissima Ristorazione, leader nazionale del settore che, oramai da diversi anni, detiene una sorta di monopolio degli appalti pubblici ospedalieri;

   la procura padovana intende far luce sulle procedure di gara adottate nel 2020 per l'appalto da 110 milioni di euro, suddiviso in sei lotti. La regione aveva inserito nel capitolato un vincolo per l'aggiudicazione massima di tre lotti: Serenissima si è aggiudicata quelli per gli ospedali di Padova, Rovigo e Venezia, mentre quelli di Treviso e Vicenza sono andati ad Euroristorazione, le cui quote appartengono per l'81 per cento a Vegra Camin, controllata dalla stessa Serenissima;

   secondo la procura le due società avrebbero concordato preventivamente le offerte, per poi dichiarare invece di averle formulate in autonomia;

   sulla vicenda già alcuni anni fa sono intervenuti Anac e il Consiglio di Stato che hanno annullato le procedure di assegnazione e le gare, gestite da Azienda Serenissima, erano state ripetute una seconda volta;

   tra i reati contestati dalla procura padovana ai vertici di Serenissima e a esponenti di Euroristorazione Srl vi sono la turbativa d'asta, truffa ai danni dell'Inps e falso ideologico –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con le regioni, per promuovere un monitoraggio in ordine a eventuali criticità nella corretta erogazione del servizio di somministrazione dei pasti in ambito ospedaliero su tutto il territorio nazionale, a garanzia e tutela degli utenti e di un efficiente utilizzo delle risorse pubbliche.
(5-07942)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCAGLIUSI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, convertito dalla legge n. 15 del 25 ferraio 2022, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi (cosiddetto «milleproroghe 2022»), sono stati approvati alcuni emendamenti che hanno disposto una proroga al 31 dicembre 2024 della titolarità dei diritti d'uso delle frequenze in banda 26 Ghz, hanno inserito ulteriori disposizioni in tema 5G, e hanno istituito presso il Ministero dello sviluppo economico un tavolo tecnico permanente volto ad analizzare le problematiche legate alla liberazione di alcune frequenza, specificando che ai componenti non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi spese o altri emolumenti;

   per quanto riguarda la banda 700 Mhz, ai sensi della normativa in vigore, è stabilito che la stessa debba essere liberata onde consentire lo sviluppo delle tecnologie basate sul 5G. Tuttavia, come noto, tale liberazione ha posto rilevanti problemi dovuti allo spostamento e alla cessazione dell'attività degli operatori che erano titolari di diritti d'uso su quella porzione di spettro, tra cui gli esercenti di emittenti locali;

   per analizzare le problematiche dell'impatto tecnologico, economico e occupazionale legate all'abbandono progressivo, da parte delle televisioni, della frequenza 700 Mhz e del graduale adeguamento degli apparecchi televisivi al nuovo standard Dvbt2, nel decreto «Milleproroghe 2022» è stata approvata l'istituzione presso il Ministero dello sviluppo economico di un tavolo tecnico al quale potranno partecipare i soggetti coinvolti nel refarming delle frequenze, nonché tutti i soggetti istituzionali competenti; il tavolo dovrà concludere i suoi lavori entro il 30 giugno 2022, termine ultimo per la liberazione delle frequenze, tenendo presente il parere dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;

   il Ministero dello sviluppo economico, in casi eccezionali di particolare difficoltà tecnica per le reti locali di primo livello, potrà individuare modalità alternative di applicazione dei vincoli interni della pianificazione, previsti dalla delibera dell'Agcom 39/19/CONS, salvaguardando i diritti acquisti dai soggetti interessati –:

   a quale stadio si trovino attualmente i lavori ministeriali tesi a costituire, rendere operativo e coordinare il tavolo tecnico previsto dalla disposizione richiamata, approvata contenuta nel decreto-legge «Milleproroghe 2022».
(5-07945)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   gli uffici postali costituiscono un punto di riferimento per il territorio, in quanto per le famiglie e le imprese erogano molteplici servizi importanti per lo svolgimento delle attività quotidiane: pagamento delle imposte, ritiro delle pensioni e del denaro contante, invio di comunicazioni caratterizzate da termini di scadenza e il ritiro di pacchi e merci inviati per corrispondenza;

   il decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, «Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da Covid-19», in vigore dal 25 marzo 2022, pone le basi per eliminare alcune delle restrizioni anti-Covid-19 a partire dal 31 marzo 2022 quando, appunto, è terminato lo stato di emergenza e disciplina il ritorno alla normalità per tappe;

   durante l'emergenza da Covid-19 diversi uffici postali in tutta Italia hanno ridotto i propri orari di lavoro;

   in alcune aree dell'Emilia-Romagna vigono ancora orari ridotti, come si può facilmente constatare dagli orari indicati sul web in relazione agli uffici postali territoriali: in particolare ci si riferisce agli uffici ubicati nelle frazioni del comune di Sarsina (FC), con orario di apertura ridotto del 50 per cento nei comuni di Predappio, Premilcuore, Civitella di Romagna, Bellaria Igea Marina, nella frazione di Piavola, ubicata nel comune di Mercato Saraceno, Verghereto e nella frazione di Terra del Sole, facente parte del comune di Castrocaro Terme. Una situazione che appare dunque generalizzata e sulla quale occorrerebbe fare chiarezza soprattutto in merito alle motivazioni di tali riduzioni;

   sarebbe farebbe necessario chiarire se tali riduzioni di orari siano ancora derivanti dall'emergenza Covid-19 o se siano in qualche modo divenute strutturali e definitive: in questo caso, occorrerebbe chiarirne le motivazioni;

   in alcune frazioni dei comuni sopracitati, vi sarebbero gli uffici postali aperti solo nelle giornate di martedì, giovedì e sabato con conseguenti disservizi per i cittadini e con assembramenti che si verificherebbero in tali giorni di apertura –:

   di quali informazioni si disponga in merito a quanto esposto in premessa;

   se si intendano porre in essere iniziative di competenza volte al ripristino della piena operatività degli uffici postali mediante il superamento dell'oraria ridotto:

   di quali informazioni disponga circa le riorganizzazioni aziendali strutturali del personale negli uffici di poste italiane ubicate nei comuni sopracitati.
(4-11910)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SANI e ANDREA ROMANO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in seguito alla crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina il Governo sta reperendo fonti energetiche alternative per sostituire le importazioni dalla Russia;

   in questo contesto il Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani ha recentemente annunciato in audizione alla Camera che verranno installati «due rigassificatori galleggianti di media taglia, da 5 miliardi di metri cubi. Su Piombino posso anticipare che l'accordo preliminare raggiunto prevede che sarà ospitato 1-2 anni in banchina, il tempo di realizzare le tubazioni per il posizionamento offshore»; la gestione dei rigassificatori sarebbe affidata a Snam;

   in assenza di un preventivo confronto con le realtà istituzionali e socio-economiche locali, tali dichiarazioni hanno creato forti preoccupazioni;

   la mancanza di dati certi e trasparenti sulle caratteristiche del progetto relativo alla collocazione del rigassificatore fanno infatti emergere interrogativi sulla sua compatibilità con lo sviluppo territoriale dell'area portuale e della città di Piombino mentre non sarebbero a oggi previste opere compensative, a partire dalle bonifiche e dalla ripresa del settore siderurgico in crisi sul quale si attende da anni una strategia efficace di rilancio;

   perplessità riguardano, inoltre, la pubblica sicurezza, la tutela dell'ecosistema marino, la tenuta complessiva del tessuto produttivo e sociale, le eventuali ripercussioni negative su settori vitali per l'economia di un territorio a forte vocazione turistica, tra cui la piena funzionalità del porto di Piombino (che conta circa 3 milioni di passeggeri/anno per l'isola d'Elba) –:

   quali valutazioni tecniche relative alla pubblica sicurezza, all'impatto ambientale e socio-economico siano state acquisite per la definizione dell'accordo preliminare citato in premessa per la collocazione del rigassificatore a Piombino;

   quali siano le caratteristiche tecniche e logistiche di tale impianto relative alla collocazione provvisoria nel porto e al successivo spostamento offshore;

   quali studi di impatto ambientale siano stati eseguiti o si intendano seguire rispetto al processo di rigassificazione, in particolar modo sull'ingente utilizzo e successivo rilascio addizionato di cloro dell'acqua marina, considerato il delicato ecosistema del Golfo di Follonica e la presenza di significative attività di acquacoltura;

   se il Governo, alla luce della collocazione offshore del rigassificatore, che potrebbe interessare l'area marina prospiciente il Golfo di Follonica, non ravveda l'opportunità di informare e coinvolgere la regione Toscana, oltre all'amministrazione comunale di Piombino, e alle amministrazioni di Follonica, Scarlino e tutti i comuni dell'isola d'Elba;

   se siano previste opere compensative infrastrutturali a partire dalle bonifiche, dall'infrastrutturazione del territorio e dalla ripresa del settore siderurgico;

   se il Governo intenda adottare iniziative per prevedere agevolazioni fiscali o tariffe concordate sull'approvvigionamento energetico a beneficio della popolazione locale e delle imprese del territorio.
(5-07944)


   BUTTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   Ticosa è un sito di proprietà del comune di Como (in precedenza Tintostamperia Comense);

   è stata bonificata circa l'80 per cento dell'area e residua da bonificare la Cella 3 di circa 4500 metri quadrati;

   l'11 ottobre 2021 il comune ha indetto una gara per la bonifica della Cella 3 per circa 5 milioni di euro;

   al 10 dicembre 2021 sono arrivate ben 18 manifestazioni di interesse;

   al 27 gennaio 2022, contrariamente, non sono pervenute offerte;

   la principale causa è da rinvenire nell'incremento di oltre il 113 per cento del costo di smaltimento dell'amianto;

   il prezzario della regione Lombardia è passato, infatti, da euro 164,80 per tonnellata a euro 349,60;

   tale incremento comporta che per lo stesso progetto di bonifica servirebbero circa 3 milioni di euro in più;

   al fine di diminuire la quantità di materiale da portare in discarica nell'incontro tra l'assessore all'Ambiente e i dirigenti regionali è stata ipotizzata la possibilità di separare l'amianto in cantiere con incapsulamento in big bag (sacchetto doppio);

   tale modalità necessita, però, di apposita autorizzazione di Ats;

   è stato ipotizzato di mettere il sito della cella 3 in «sicurezza permanente» il che permetterebbe di liberare l'area a costi più bassi ma impedirebbe ogni edificazione futura sulla stessa;

   nell'incontro del 21 febbraio in Provincia è stata ipotizzata la messa in sicurezza permanente con revisione del POB e l'impegno di non costruire mai nulla sull'area;

   poiché l'area si trova a meno di 500 metri dal centro abitato è da escludere l'ipotesi dell'incapsulamento in sede;

   la Provincia, inoltre, prospetta quale altra opzione il confinamento volumetrico ex Dcr 31 gennaio 2020 n. XI/2789 in una «mini discarica» in sito;

   per far fronte alla necessaria bonifica del sito dell'ex Ticosa sarebbe necessario inserirla tra i siti di interesse nazionale e sarebbe, altresì, opportuno che sia la regione Lombardia — in coordinamento con il comune di Como e il Ministero della transizione ecologica — a occuparsi del procedimento di bonifica dell'area in questione;

   occorre far fronte a tale necessaria opera di bonifica del sito Ticosa –:

   quali concrete iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda porre in essere per prevenire e contrastare situazioni di grave danno ambientale nell'area di cui in premessa, anche verificando la possibilità di inserire il sito tra quelli da bonificare di interesse nazionale.
(5-07947)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Zolezzi e altri n. 4-11507, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 marzo 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Leda Volpi.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-07930, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 aprile 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rampelli.