Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 19 aprile 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il 4 novembre 1918 entrò in vigore l'Armistizio di Villa Giusti sottoscritto a Padova il giorno precedente, dall'Italia e dall'Impero austro-ungarico. Tale accordo è l'atto che determinò la cessazione dello stato di belligeranza e consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste, portando a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato in epoca risorgimentale;

    la celebrazione dell'evento avvenne per la prima volta il 4 novembre 1921 presso il Sacello dell'Altare della Patria, a Roma, per onorare il sacrificio dei soldati caduti in difesa della patria e il 23 ottobre dell'anno successivo, con il regio decreto n. 1354, il medesimo giorno divenne festa nazionale;

    fino al 1976 il 4 novembre, Giorno dell'Unità nazionale e Giornata delle Forze armate, era un giorno festivo a tutti gli effetti. L'anno successivo, in pieno clima di austerity, la legge 5 marzo 1977, n. 54, stabilì che cessavano di essere considerate festive agli effetti civili diverse festività religiose e che la celebrazione della Festa nazionale della Repubblica e quella della Festa dell'Unità nazionale avrebbero avuto luogo, rispettivamente, nella prima domenica di giugno e nella prima domenica di novembre. Cessavano pertanto di essere considerati festivi i giorni 2 giugno e 4 novembre;

    il decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 1985, n. 792, per quanto riguarda le festività religiose, ha ripristinato le festività dell'Epifania, il 6 gennaio, e quella dei Santi Pietro e Paolo, il 29 giugno, soltanto per il comune di Roma in quanto festa del Patrono della città, dando attuazione all'intesa tra la Repubblica italiana e la Santa Sede ai sensi dell'art. 6 dell'accordo, con protocollo addizionale, firmato a Roma il 18 febbraio 1984 e ratificato con legge 25 marzo 1985, n. 121;

    la legge 20 novembre 2000, n. 336, invece, ha stabilito che «a decorrere dal 2001 la celebrazione della Festa nazionale della Repubblica ha nuovamente luogo il 2 giugno di ciascun anno, che pertanto viene ripristinato come giorno festivo»;

    la reintrodurre della Festa della Repubblica fu frutto anche dell'impegno dell'allora Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, volto a sensibilizzare l'opinione pubblica sul valore delle ricorrenze e ricucire quel distacco verso quell'idea di patria che unisce anche attraverso simboli e occasioni;

    il 4 novembre 2021 si sono tenute le celebrazioni del centenario della traslazione del Milite Ignoto all'Altare della Patria, che hanno visto il culmine il 29 ottobre 2021 con la partenza dalla stazione di Cervignano Aquileia di un treno storico, il «Treno della memoria», che ha ripercorso le tappe che, nel 1919, portarono il feretro scelto da Maria Bergamas di Gradisca d'Isonzo, una madre che aveva perso il figlio in guerra, a Roma, prima presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli in piazza dell'Esedra e poi, il 4 novembre, alla definitiva sistemazione all'Altare della Patria, ad imperitura memoria dell'eroismo e dell'abnegazione del soldato italiano;

    la traslazione del Milite Ignoto rappresentò una delle poche manifestazioni collettive a cui gli italiani presero parte sotto la stessa bandiera, sentendosi un popolo unico e unito nel dolore provato per la ferita ancora aperta causata della perdita di migliaia di uomini morti al fronte durante la Grande Guerra;

    la legge di bilancio per il 2022, al fine di favorire la conoscenza degli eventi che portarono la salma del Milite ignoto a Roma e di preservarne la memoria in favore delle future generazioni, ha autorizzato, con un apposito stanziamento, la prosecuzione, per quest'anno, del viaggio del «Treno della memoria» attraverso un itinerario che raggiunga almeno tutti i capoluoghi di regione e le maggiori città italiane non coinvolte nel percorso storico del 1921 e che simboleggi l'Unità nazionale;

    le mutate circostanze odierne spingono a riconsiderare la scelta fatta nel 1977, ripristinando la festa nazionale del 4 novembre, al fine di commemorare i nostri caduti di tutte le guerre. Si tratta di una scelta volta a ricostituire il valore storico, politico e sociale di uno dei momenti più importanti della storia del nostro Paese e a riconoscere rispetto e gratitudine ai nostri caduti e sostenere le donne e gli uomini che hanno combattuto al servizio dell'Italia;

    ripristinare la festa del 4 novembre significa onorare degnamente tutti i nostri militari impegnati in Italia e nell'ambito delle missioni internazionali a salvaguardia della pace e a difesa dei diritti umani e a sostegno dei più deboli; significa anche valorizzare la professionalità, l'abnegazione, il senso di solidarietà e di umanità con cui donne uomini delle nostre Forze Armate assolvono ai loro doveri nel rispetto del giuramento di fedeltà alla Repubblica e ai valori della Costituzione,

impegna il Governo:

1) ad adottare tutte le iniziative di competenza per dare concreta attuazione a quanto previsto dal comma 908 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2021, n. 234;

2) ad adottare iniziative normative volte a ripristinare la festività nazionale del 4 novembre per la celebrazione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate.
(1-00626) «Maria Tripodi, Perego Di Cremnago, D'Attis, Pittalis».


   La Camera,

   premesso che:

    le conseguenze dirette e indirette della guerra tra Russia e Ucraina pongono al centro del dibattito la capacità del settore agroalimentare di affrontare efficacemente le dinamiche innestate dai rapidi e improvvisi mutamenti dei contesti economici e politici;

    i rincari record dei prezzi delle commodities agricole, in primis dei cereali, sono riconducibili, al pari di quanto è accaduto a tutte le materie prime, a un insieme di fattori di natura congiunturale, strutturale, geopolitica e anche speculativa. In questo scenario, l'Italia sconta una strutturale dipendenza delle forniture estere di frumento duro, tenero e mais, con un tasso di autoapprovvigionamento rispettivamente pari a circa il 60 per cento per il grano duro, il 35 per cento per il tenero e il 53 per cento per il mais, che espone particolarmente il nostro Paese alle turbolenze dei mercati internazionali;

    gli ultimi due anni, caratterizzati dai devastanti effetti sociali ed economici causati dalla pandemia da COVID-19, hanno rimesso al centro del dibattito politico la capacità di adattamento del nostro sistema agricolo e alimentare. Gli sforzi dei nostri produttori hanno costantemente assicurato cibo di qualità, a un prezzo equo, sulle tavole degli italiani, nonostante le enormi difficoltà legate all'emergenza sanitaria;

    l'invasione della Federazione russa ai danni dell'Ucraina ha bruscamente allontanato le previsioni di un graduale ritorno alla normalità e, sovrapponendosi al protrarsi degli effetti della pandemia, ha improvvisamente introdotto nuovi e ulteriori fattori di instabilità sociale ed economica. La crisi ha cancellato tutte le previsioni di un graduale ritorno alla normalità dopo la pandemia, introducendo nuovi elementi di instabilità economica e l'aumento generalizzato di tutte le materie prime e dell'energia. Oltre a mettere a rischio la sicurezza alimentare, sta progressivamente e rapidamente erodendo la redditività dell'attività economica su tutta la filiera produttiva ma, in particolare, dell'anello più debole minandone la sopravvivenza;

    le possibili limitazioni al commercio internazionale da parte di Paesi dell'area ex sovietica e di alcuni dei Paesi membri dell'Unione europea rischiano di compromettere il mercato degli approvvigionamenti europei provocando uno shock generalizzato di ampia portata. Per il settore agricolo, l'incertezza dello scenario geopolitico ha ulteriormente accresciuto la volatilità e anche la speculazione delle quotazioni internazionali dei cereali e dei semi oleosi. I prezzi di frumento e mais in Italia hanno raggiunto i livelli più elevati negli ultimi anni,

    il Crea ha stimato un impatto di oltre 15.700 euro di aumento medio dei costi delle imprese agricole; aumento dovuto al rincaro di fertilizzanti, mangimi, gasolio, sementi piantine, prodotti fitosanitari, antiparassitari e diserbanti, oltre ai maggiori costi per i noleggi passivi, conseguenza diretta dell'incremento dei costi dei carburanti;

    la Commissione europea ha attivato per la prima volta il suo fondo di riserva per la crisi, prevedendo un pacchetto da 500 milioni di euro, per sostenere direttamente gli agricoltori più colpiti dall'aumento dei costi di produzione e dalla chiusura dei mercati di esportazione;

    la bozza di atto delegato, resa disponibile dalla Commissione, prevede per l'Italia un'assegnazione di 48 milioni di euro che potranno essere integrati con un cofinanziamento fino a 96 milioni di euro, di cui il nostro Paese è chiamato a farsi carico con un ulteriore sforzo finanziario. Per l'Italia significherebbe disporre di uno stanziamento complessivo di 144 milioni di euro, che, secondo quanto riferito dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, dovrebbe essere destinato ai settori maggiormente in difficoltà, zootecnico e lattiero-caseario;

    le proposte della Commissione europea rappresentano un primo passo positivo anche se risulta necessario, come ha anticipato il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Patuanelli il 29 marzo 2022 presso la Camera dei deputati durante l'informativa urgente, rivedere i Piani strategici nazionali previsti dalla nuova Pac alla luce delle mutate condizioni di mercato;

    il pacchetto di misure inserite nel decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, il cosiddetto «decreto crisi ucraina», costituisce una prima, concreta risposta, anche se non esaustiva, alle esigenze del settore;

    è necessario adottare misure immediate e urgenti lavorando ad un piano straordinario che consenta il miglior utilizzo degli strumenti a disposizione con la richiesta di risorse ulteriori per accrescere la nostra autonomia alimentare, diversificare i mercati di importazione, supportare il nostro export nell'individuazione di nuovi mercati, rafforzare i sistemi alimentari locali e di distretto. Occorre costruire un orizzonte strategico di medio periodo anche condizionando i principali strumenti che sostengono l'agricoltura e la pesca verso una maggiore buona produzione nazionale e verso il rafforzamento delle filiere, senza alcuna ambizione neo-protezionistica e autarchica ma anche senza smarrire gli obiettivi del Green Deal;

    la Fao ha allertato la comunità internazionale sulle conseguenze drammatiche che la guerra, con il conseguente blocco di grano destinato ai Paesi in via di sviluppo in aree come il Nord Africa, il Medioriente e l'Asia, può provocare in termini di sicurezza alimentare,

impegna il Governo:

1) con la dovuta attenzione ai temi ambientali, ad adottare iniziative di competenza per avviare una revisione e un aggiornamento della Pac 2022 e del Piano strategico nazionale 2023-2027 al fine di:

  a) incrementare la produttività agricole onde sopperire ai fabbisogni interni;

  b) prevedere forme di incentivo per le nuove messe a coltura;

  c) aumentare il plafond da destinare agli aiuti accoppiati da destinare alle colture proteiche, cereali e semi oleosi

  d) prevedere una deroga al 2023 di alcuni vincoli in modo da permettere di destinare tutte le superfici, a qualsiasi titolo ritirate dalla produzione, a colture proteiche, cereali o girasole.

2) ad adottare iniziative per assicurare una maggiore efficienza dei sistemi irrigui del nostro Paese, anche attraverso la realizzazione di piccole strutture di accumulo necessarie al sostegno della capacità produttiva delle aziende agricole che operano in condizioni climatiche difficili;

3) a prevedere iniziative volte a favorire una sana gestione finanziaria delle imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura attraverso una rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui;

4) al fine di favorire il rilancio produttivo e occupazionale delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura, ad adottare iniziative per prorogare le agevolazioni contributive;

5) ad adottare iniziative di competenza per rafforzare i meccanismi di monitoraggio e controllo dei prezzi agroalimentari ai fini della immediata salvaguardia del potere d'acquisto delle famiglie, soprattutto in ordine ai consumi alimentari delle fasce di popolazione più deboli sul piano sociale ed economico;

6) ad adottare iniziative per sostenere la filiera della pesca e dell'acquacoltura a seguito dell'aumento dei costi del carburante e delle materie prime;

7) ad adottare iniziative volte a incentivare interventi per favorire l'ammodernamento, attraverso la combinazione di incentivi a fondo perduto e agevolazioni di carattere fiscale, la sostituzione e il rinnovo delle imbarcazioni adibite alla pesca e all'acquacoltura, agevolando il passaggio a motori tecnologicamente più avanzati che garantiscano un minor impatto ambientale e minori emissioni in atmosfera;

8) ad adottare iniziative per prevedere aiuti alle famiglie con redditi bassi per affrontare l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari attraverso la creazione di un Fondo alimentare per le famiglie che favorisca l'acquisto di beni alimentari essenziali;

9) ad adottare iniziative per sostenere le aziende agricole nella ricerca e nello sviluppo di strategie di diversificazione colturale orientate verso principi agro- ecologici;

10) ad adottare le iniziative di competenza per mettere a disposizione delle organizzazioni internazionali le risorse necessarie per fronteggiare l'emergenza alimentare nei Paesi in via di sviluppo.
(1-00627) «Incerti, Cenni, Avossa, Critelli, Cappellani, Frailis, Berlinghieri, Pagani, Ciampi, Morgoni».


   La Camera,

   premesso che:

    l'odierna crisi derivante dal conflitto Russia-Ucraina ha posto di fronte all'evidenza della necessità di una indipendenza energetica nazionale;

    la Russia è il primo fornitore dell'Italia di petrolio greggio e gas naturale, con una quota del 20,1 per cento davanti ad Azerbaigian con 15,2 per cento, Libia con 14,2 per cento, Algeria con 13,0 per cento. La Russia, inoltre, è il primo Paese fornitore di gas sia dell'Unione europea che dell'Italia: per il nostro Paese, la quota del valore delle importazioni di gas russo nei primi 10 mesi del 2021 sale al 43,0 per cento, in aumento di 1,5 punti rispetto al 41,5 per cento dello stesso periodo del 2020;

    questo fattore va posto in correlazione con gli obiettivi di lunga durata dell'Unione europea, con il green new deal e con gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e 2050;

    nell'ottica di una riduzione delle emissioni l'Europa ha deciso di intraprendere un percorso economico e progettuale verso fonti rinnovabili e a basso impatto ecologico. Perché l'Unione europea possa raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 servono ingenti investimenti privati. La tassonomia dell'Unione europea è intesa a guidare gli investimenti privati verso le attività necessarie a tal fine;

    tra le opzioni della decarbonizzazione è prevista l'elettrificazione spinta dei consumi finali dall'attuale quota del 22 per cento al 55 per cento entro il 2050;

    l'Unione europea chiede una rapida e ambiziosa attuazione di piani di investimento per l'idrogeno elaborati dagli Stati membri come elemento fondamentale per la transizione energetica della Unione europea;

    atteso che tali obiettivi non potranno essere raggiunti facendo affidamento alle sole fonti rinnovabili, anche a causa della non programmabilità del fotovoltaico e dell'eolico, la Commissione europea, ha inserito nella tassonomia verde anche determinate attività del settore del gas e del nucleare, alla luce degli obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici;

    la posizione della Commissione mostra una soluzione di forte pragmatismo, considerato che allo stato attuale le fonti rinnovabili non sono completate ed implementate ovunque e non sono in grado autonomamente di sopperire al fabbisogno energetico delle diverse nazioni;

    è necessario poi compiere alcune importanti considerazioni:

     l'energia elettrica importata dall'Italia da Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, pari a circa il 13 per cento dei consumi nazionali, è in prevalenza prodotta da tecnologia nucleare;

     l'Agenzia internazionale per l'energia (Iea) ha messo in risalto che per raggiungere le emissioni nette di gas serra pari a zero entro il 2050 sarà necessario incrementare la quota di energia nucleare a livello globale, dato confermato anche da uno studio prodotto dall'Ufficio parlamentare francese per la valutazione scientifica e tecnologica;

     secondo l'Intergovernmental panel on climate change, l'organismo scientifico intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, le emissioni da produzione elettronucleare sono pari a 12 grammi di anidride carbonica per chilowattora di elettricità, simile ai valori registrati per l'energia eolica, mentre i pannelli solari per produzione fotovoltaica arrivano a un valore di 41 grammi per chilowattora per installazioni domestiche e 48 grammi per chilowattora per i parchi solari;

     nel mondo esistono attualmente 437 reattori in operazione, una sessantina in costruzione e molti altri in progettazione avanzata;

     nell'Unione europea sono attualmente in funzione 103 reattori nucleari, 4 in costruzione e 7 in progetto e nel mix energetico europeo la generazione nucleare rappresenta circa il 26 per cento del totale con circa 732 terawattora all'anno;

     l'energia nucleare rappresenta un'alternativa low carbon agli altri combustibili fossili ed è un componente critico dei mix energetici di tutti gli Stati europei;

     la Francia che possiede il maggior numero di reattori nucleari (56) è la nazione in Europa che presenta, insieme ai Paesi scandinavi, la minore intensità di carbonio nella produzione elettrica (misurata in grammi equivalenti di anidride carbonica per chilowatt all'ora);

     l'Italia ha abbandonato definitivamente il nucleare dopo i referendum che hanno fatto seguito agli incidenti nucleari di Chernobyl del 1986 e di Fukushima del 2011 senza però riflettere sulla sicurezza relativa delle diverse fonti di energia; secondo uno studio dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica e di «Forbes» che ha calcolato il numero di morti per miliardo di chilowattora di energia prodotta: il nucleare risulta infatti la fonte di energia più sicura a fronte del carbone, di gran lunga il meno sicuro, seguito da petrolio, biomasse, gas naturale, idroelettrico, solare ed eolico;

    la crisi energetica che l'Italia sta vivendo è un fenomeno strutturale e non transitorio, esacerbato da due anni di pandemia e dalla recente crisi in Ucraina, che potrà essere affrontato solo ricorrendo all'utilizzo di un insieme di risorse che possano garantire una transizione energetica sostenibile anche da un punto di vista sociale ed economico;

    è necessario contenere il costo dell'energia per assicurare la tenuta del comparto industriale e sociale del Paese;

    bisogna rendere sostenibile la transizione ecologica, tenendo presente il forte costo per l'approvvigionamento di gas dall'estero e contestualmente tenendo a mente che i componenti per la produzione di rinnovabili provengono quasi in toto dalla Cina. La transizione ecologica deve, quindi, essere sostenuta e accompagnata dalla fruizione e sviluppo dei sistemi energetici conosciuti e attualmente in funzione. Tra i vari, il nucleare si dimostra la fonte energetica con maggiore potenziale di crescita e con un impatto climatico sempre minore;

    il nucleare si dimostra una fonte energetica su cui puntare potenziando la ricerca nell'ottica di sviluppo del nucleare di IV generazione;

    il nucleare di quarta generazione prende il nome dal Generation IV International Forum (Gif), un'iniziativa di cooperazione internazionale avviata nel 2001 dal Dipartimento dell'energia degli Stati Uniti con l'obiettivo di «sviluppare le ricerche necessarie per testare la fattibilità e la performance di reattori nucleari di quarta generazione», rendendoli poi disponibili per l'uso industriale a partire almeno dal 2030;

    gli obiettivi primari sono quelli di migliorare la sicurezza nucleare, ridurre la produzione di scorie nucleari, minimizzare gli sprechi e l'utilizzo di risorse naturali e diminuire i costi di costruzione e di esercizio di tali impianti;

    nel mondo della ricerca sul nucleare, inoltre, si discute ormai da anni degli Small modular reactors, piccoli reattori modulari che avrebbero il vantaggio di essere realizzati in gran parte in fabbrica, aumentando la certificazione sulla sicurezza. Se una centrale tradizionale ha la taglia di mille megawatt, un piccolo reattore modulare si fermerebbe a 100, un decimo; si tratta di nuovi reattori nucleari di piccola taglia basati sulla tecnologia light water reactor di III generazione provata, nota e a maggiore sicurezza intrinseca, che in virtù delle loro ridotte dimensioni e modularità garantiscono una migliore e più agevole localizzazione rispetto ai tradizionali impianti nucleari. Consentono, inoltre, la riduzione dei tempi di costruzione, la capacità di abbattere drasticamente la quantità del rifiuto finale e la possibilità di essere utilizzati in modo flessibile come integrazione delle reti con impianti rinnovabili per correggere l'intermittenza che oggi ne pregiudica il pieno e continuo utilizzo e quindi essere un supporto alla stabilità della rete elettrica;

    a ciò si aggiunga l'alacre studio per passare dalla fissione alla fusione nucleare. Una materia sempre in maggiore crescita e che, secondo tutti gli esperti del settore, innoverà e stravolgerà le conoscenze in campo energetico, anche in tema di approvvigionamento e costi;

    tra fissione e fusione vi sono notevoli differenze. Infatti, nella fissione, i nuclei di elementi pesanti vengono bombardati da neutroni aventi un'energia relativamente bassa e si spezzano in due nuclei più leggeri. I neutroni, rallentati da un «moderatore», colpiscono altri nuclei di uranio creando la famosa «reazione a catena». Il calore prodotto dalla reazione nucleare viene convertito in energia elettrica da un «ciclo termodinamico» e infine da un alternatore, come in qualsiasi centrale termica. Nella fusione, due nuclei di elementi leggeri (in particolare due isotopi dell'idrogeno, il deuterio e il trizio), portati ad altissima temperatura, circa 10 volte la temperatura al centro del Sole, fondono dando origine come «prodotto della fusione» ad un nucleo più pesante (in particolare l'elio) e un neutrone dotato di moltissima energia. Un'altra differenza fondamentale tra i due processi risiede nel fatto che i prodotti della fissione sono fortemente radioattivi, mentre il prodotto della fusione è un gas, l'elio, non solo assolutamente innocuo per le persone e l'ambiente ma anche utilissimo in tante applicazioni. C'è, inoltre, da sottolineare che entrambi i processi non producono né anidride carbonica né inquinanti e perciò vanno considerate a basso impatto ambientale;

    la fusione, quindi, è CO2-free. Una produzione di energia elettrica senza immissione in atmosfera né di elementi inquinanti come ossidi di azoto od ossidi di zolfo né di anidride carbonica, il principale gas ad effetto serra. L'aspetto è centrale perché potrebbe, in futuro, garantire il giusto connubio tra transizione ecologica e potenza energetica. Sviluppando le suddette tecnologie e sostenendo la ricerca nel settore, anche mediante convenzioni con le Università e i centri di ricerca italiani, si potrebbe giungere ad un'energia green, in grado di sopperire al fabbisogno energetico nazionale ed europeo;

    importanti aziende italiane, come Exor che nel 2021 ha ottenuto uno dei maggiori contributi positivi investendo in due società canadesi attive nel ciclo dell'uranio, investono nell'energia nucleare fuori dai confini nazionali portando all'estero capitali che potrebbero creare ricchezza e lavoro in Italia,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative a sostegno della ricerca nel campo nucleare al fine di proseguire nello sviluppo del settore e nel raggiungimento di risultati applicabili al contesto industriale in materia di fissione e fusione nucleare, favorendo, altresì il dibattito sull'energia dell'atomo, in particolare per quello di ultima generazione, basato su rigore scientifico;

2) a favorire una campagna di informazione oggettiva al fine di evitare opposizioni preconcette con la consapevolezza che il problema dell'accettazione sociale rappresenta una tappa essenziale per la realizzazione di qualsivoglia impianto energetico;

3) ad aderire a progetti internazionali di realizzazione di impianti di nuova generazione, anche mediante collaborazione diretta con quelle Nazioni che hanno già in essere o stipuleranno trattati bilaterali, con il nostro Paese;

4) ad adottare iniziative per istituire idonei percorsi di ricerca e sviluppo al fine di recuperare il ruolo dell'Italia nel campo dello studio e dello sviluppo tecnico in materia, anche attraverso convenzioni con atenei e centri di ricerca per la creazione di appositi corsi universitari;

5) a definire una nuova strategia nazionale sul nucleare ed un piano nazionale che contempli un mix bilanciato fra tutte le fonti energetiche, al fine di ridurre la vulnerabilità e dipendenza dell'Italia dall'import di energia, emerse ormai con evidenza e con crescente preoccupazione agli occhi di tutti i cittadini italiani;

6) ad individuare luoghi da adibire quali depositi unici nazionali dei rifiuti nucleari;

7) ad adottare iniziative per prevedere, ove venissero realizzate sul suolo nazionale centrali nucleari di nuova generazione, misure di compensazione ambientale per enti e territori.
(1-00628) «Binelli, Molinari, Andreuzza, Carrara, Colla, Fiorini, Galli, Micheli, Pettazzi, Piastra, Saltamartini».


   La Camera,

   premesso che:

    la globalizzazione economica, in particolar modo dal termine della guerra fredda in poi, ha portato ad una forte crescita dei livelli di interdipendenza dell'Italia dai mercati internazionali, in particolar modo per l'approvvigionamento di materie prime ad ogni livello, anche agricolo;

    una elevata dipendenza da fornitori stranieri per l'approvvigionamento di prodotti strategici come le materie prime solleva numerosi profili di rischio per la sicurezza nazionale nel momento in cui tali fornitori corrispondono a Paesi stranieri al di fuori dell'Unione europea e dunque dell'ambito applicativo delle garanzie di diritto dell'Unione;

    la pandemia da COVID-19 con le misure di restrizione e contenimento, in particolar modo in riferimento alla prima metà dell'anno 2020, nonché il conseguente arresto delle attività economiche e la successiva immediata ripresa hanno dato luogo ad una cosiddetta crisi di saturazione, con elevati livelli di inflazione, costanti rincari di materie prime ed energia, ed una perturbazione delle catene di rifornimento globali, con conseguente rincaro dei costi della logistica;

    come indicato già nella prima metà dell'anno 2021 dal FAO Food Price Index (FFPI), sono stati registrati incrementi dei prezzi delle principali materie prime in agricoltura per oltre dodici mesi consecutivi, anche in virtù dell'impatto che il mercato interno cinese, particolarmente attivo nell'acquisto di materie prime agricole, ha avuto sui mercati internazionali;

    il rincaro delle materie prime agricole e dei costi della logistica, congiuntamente alla recente spirale inflattiva ed all'erosione del potere di acquisto di cittadini ed imprese, ha riversato le sue conseguenze direttamente sui consumatori finali e sulle aziende della filiera, anche per quanto attiene all'acquisto di prodotti di prima necessità;

    lo scenario economico, già abbastanza preoccupante al termine del quarto trimestre del 2021, è stato successivamente aggravato dall'invasione dell'Ucraina ad opera della Federazione russa, che ha portato all'interruzione di tutti i canali di fornitura relativi all'area strategica del Mar Nero nonché al blocco temporaneo delle esportazioni di materie prime agricole da Russia e Ucraina verso i mercati occidentali, con conseguenti difficoltà nel reperimento di numerose materie prime che vanno dal mais al grano duro ai materiali chimici per la produzione di fertilizzanti, senza contare le ripercussioni sui costi dell'energia;

    sul punto, infatti, come riportato dal Centro di ricerca politiche e bioeconomia del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea), la Russia produce il 23 per cento del gas naturale mondiale e circa il 40 per cento del gas naturale dell'Unione europea proviene dalla Russia, che è anche un importante esportatore di petrolio, il cui prezzo (brent) è salito di oltre il 60 per cento dall'inizio del 2022, portando, tra rincaro di gas e petrolio, ad aggravare l'inflazione dei prodotti alimentari;

    Russia e Ucraina rappresentano oltre il 30 per cento del commercio mondiale di frumento e orzo, il 17 per cento del mais e oltre il 50 per cento dell'olio di girasole, prodotti essenziali sia per la trasformazione alimentare che per la mangimistica che per la produzione di beni di prima necessità come pane o pasta;

    in tal senso, l'Italia importa, tra le altre, il 64 per cento del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44 per cento di grano duro per la pasta ed il 47 per cento di mais, al punto che i rincari di tali materie incide di per sé sul 10 per cento del prezzo del prodotto finale sul consumatore, con ulteriori rincari dovuti al costo dell'energia (essenziale per alimentare i processi di trasformazione della materia prima agricola) ed al maggiore costo di trasporti, imballaggi e carburate;

    secondo le elaborazioni del Crea, la variazione percentuale dei costi legati a componenti come fertilizzanti e gasolio ha superato rispettivamente il 170 per cento ed il 129 per cento, ha portato complessivamente ad un rincaro annuale dei costi correnti per le aziende agricole stimato di oltre 15.700 euro, valore che arriva a sfiorare i 99.000 euro nelle aziende che allevano granivori;

    come indicato dall'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) pesa su questo scenario, relativamente all'approvvigionamento della materia grano duro, il crollo dei raccolti nel primo Paese mondiale per produzione di grano duro, il Canada, pari al 59,6 per cento dovuto, tra le altre alla forte siccità che ha colpito il Paese, portando ad un vuoto di offerta che ha impattato in modo rilevanti sia sui mercati internazionali (con un declino delle scorte globali di oltre il 24 per cento) che sulla tenuta dell'industria molitoria;

    in relazione al mais, di cui l'Ucraina è quarto esportatore mondiale, detenendo il 15 per cento delle forniture globali, nel febbraio 2022 Ismea ha registrato un valore di picco storico, con la quotazione di 283,10 euro per tonnellata (+27 per cento su febbraio 2021), sollevando numerose preoccupazioni sul fronte interno sia per il calo della produzione nazionale di mais di circa il 30 per cento negli ultimi 10 anni, sia perché la quota di autoproduzione nazionale è attualmente in grado di coprire il solo 53 per cento della domanda interna, lasciando il restante 47 per cento totalmente in mano alle importazioni straniere, con particolare sensibilità alle oscillazioni di mercato e conseguenti rincari a cascata per le aziende agricole, ed in modo particolare il comparto mangimistico;

    per il grano tenero, il mercato è fortemente influenzato dalle esportazioni di Russia e Ucraina che, insieme, esprimono oltre il 30 per cento delle esportazioni globali, portando a oscillazioni di mercato molto marcate, con il raggiungimento del picco di 325,63 euro a tonnellata nel dicembre 2021 (valore più, alto dal 1993) e, nel mese di febbraio, il valore di 312,98 euro a tonnellata, comunque estremamente elevato;

    per quanto attiene al grano tenero, l'Italia ne importa circa il 60 per cento per uso interno di prima e seconda trasformazione, esponendo l'industria molitoria ad una estrema vulnerabilità, nonostante le importazioni italiane provengano principalmente da Paesi dell'Unione europea;

    è in questo caso fondamentale il raggiungimento di strategie condivise in sede europea per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento alimentare a tutti i Paesi membri, considerando anche la forte attività di approvvigionamento di grano da parte della Repubblica popolare cinese;

    l'inflazione alimentare ha colpito anche il settore lattiero-caseario, con un incremento dei costi di produzione di almeno il 20 per cento e conseguente rincaro per i consumatori del 30 per cento anche per via del costo medio del latte pari a 48 centesimi al litro (secondo rilevazioni di aprile 2022) e per la riduzione del numero di capi utilizzati dai produttori, necessario per contenere i costi;

    i rincari, avendo colpito a tutto tondo, anche per ragioni esterne rispetto al conflitto tra Ucraina e Russia, anche le quotazioni delle terre rare e delle produzioni tecnologiche, hanno portato ad un rincaro dei mezzi agricoli e dei prodotti ad alto livello di tecnologia, sempre più necessari per le aziende agricole;

    la Russia è il primo esportatore al mondo di fertilizzanti, detenendo oltre il 13 per cento della loro produzione mondiale, con il costo del nitrato di ammonio passato da 250 euro a 675 euro a tonnellata, dell'urea da 350 euro a 875 euro a tonnellata (con picchi di oltre 1000 euro/t), il perfosfato minerale da 170 euro a 350 euro a tonnellata e concimi a contenuto di potassio da 450 a 850 euro a tonnellata, costringendo almeno il 30 per cento delle imprese agricole a ridurre i raccolti;

    il rincaro dei costi energetici ha portato alla riduzione degli output delle industrie produttrici di fertilizzanti in Europa, portando anche ad una prospettiva di effettiva scarsità dei fertilizzanti stessi;

    l'Italia è il secondo fornitore di prodotti agroalimentari dell'Ucraina, con una quota rilevante di esportazioni di tabacco e prodotti ad alto valore aggiunto come vino, caffè, pasta;

    tale scenario, unito al rincaro dei costi dell'energia, porta ad un generale aggravio dei costi di produzione industriale a qualsiasi livello, con particolare incidenza per l'industria agroalimentare a qualsiasi livello, con costi di utenze energetiche superiori anche del 1.500 per cento rispetto a febbraio 2020;

    nonostante le prime avvisaglie della crisi corrente fossero state sollevate ed evidenziate a più riprese nel corso del 2021, la mancata adozione di misure sistemiche a livello italiano ed europeo ha portato il sistema-Paese Italia in una situazione di enorme vulnerabilità, sia per quanto riguarda la produzione agroalimentare che l'approvvigionamento di componentistica per i macchinari industriali che per il procacciamento di materie prime agricole;

    altri Paesi europei hanno adottato, sia in sede di piano di rilancio nazionale post-pandemico, che in risposta all'attuale contingenza internazionale, strategie di rilancio delle produzioni strategiche nazionali in agricoltura, con particolare attenzione alla creazione di catene di fornitura strategiche, diversificate e con una importante quota di autoapprovvigionamento;

    ciò rende improcrastinabile l'esigenza di raggiungere una piena sovranità alimentare con la creazione di filiere nazionali che riducano la vulnerabilità del sistema industriale agroalimentare italiano dalle oscillazioni e speculazioni di mercato, in modo da garantire anche una piena sicurezza alimentare in termini di approvvigionamento nazionale e fornitura di prodotti di qualità ai cittadini italiani, considerando anche il ruolo di presidio ricoperto dal comparto agricolo nel corso della pandemia da COVID-19;

    la crisi pandemica da COVID-19, il rincaro di energia e materie prime, la contrazione della domanda di prodotti e la riduzione del potere di acquisto hanno incrementato i costi sostenuti dalle imprese nel procacciarsi i materiali da trasformare, i costi sostenuti per alimentare i processi produttivi, nonché quelli di produzione finale e trasporto, con conseguenti rincari in capo ai consumatori ed un minore guadagno per tutti;

    le politiche di transizione energetica verde sostenute a livello nazionale ed europeo hanno reso Italia ed Unione europea particolarmente fragili di fronte all'attuale scenario internazionale, creando ulteriori costi in capo a imprese e cittadini, dando luogo ad un rischio di stagflazione per tutta l'economia europea, la quale porterebbe al tracollo del secondo blocco economico mondiale;

    in tal senso, il piano REPowerEU, presentato dalla Commissione europea per prevedere una maggiore indipendenza energetica europea da fornitori quali la Federazione russa, necessita di essere integrato, così come il Piano nazionale di ripresa e resilienza e, a livello europeo, il piano Next Generation EU, in quanto l'attuale contingenza economica è estremamente aggravata, a tutti i livelli, rispetto alle premesse iniziali di elaborazione dei piani;

    numerose iniziative del Pnrr, in tutti i livelli, rischiano di essere di fatto sterilizzate dal fenomeno dell'energy crunch;

    come indicato anche nel Documento di economia e finanza (Def 2022), la guerra tra Russia e Ucraina ha un fortissimo peso sulla crescita, rendendo incerti gli scenari per il 2022, con conseguenti ripercussioni anche sul 2023;

    a livello internazionale la Cina sta stoccando materia prima industriale ed agricola, arrivando oggi a detenere l'82 per cento delle scorte mondiali di rame, il 69 per cento di quelle di mais, il 49 per cento di quelle di frumento, il 45 per cento di quelle di fagioli di soia, il 26 per cento di quelle di petrolio;

    l'attuale crisi energetica e alimentare ha ripercussioni sistemiche anche sugli scenari internazionali di prossimità rispetto all'Italia, in quanto dalle esportazioni alimentari di Russia e Ucraina dipendono Paesi come Egitto, Nigeria, Tunisia, Mali ed in generale tutta l'area africana;

    in tal senso l'interruzione delle forniture di prodotti alimentari nonché il rincaro di materie prime agricole possono portare sia a nuove ondate migratorie dovute alla mancanza di derrate alimentari nel continente africano sia ad una maggiore influenza nell'area da parte della Cina, che già sta imponendosi come sostituto di Russia e Ucraina per il rifornimento di materie prime in agricoltura, come da ultimo attestato da un accordo stipulato con l'Algeria per la produzione di fertilizzanti;

    la crisi dell'approvvigionamento alimentare interviene quindi in ottica interna nazionale, europea, ma anche internazionale e strategica, aprendo nuovi spiragli di rischio ed opportunità per l'Italia e l'Unione europea;

    l'aumento dei prezzi, ad ogni livello, ha un impatto particolarmente marcato sui ceti meno abbienti, in particolar modo famiglie e cosiddetto working poor, anche alla luce della dinamica di mancata crescita dei salari italiani a parità dei principali competitor europei, come Francia e Germania;

    il rilancio della produzione agricola nazionale può partire unicamente dall'adozione di una strategia di politica agricola di ampio respiro e lungo periodo, anche operando sullo stravolgimento dei paradigmi finora adottati,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per sostenere le filiere nazionali aumentando l'autoapprovvigionamento, attraverso una strategia di tutela del reddito degli agricoltori italiani, e per diversificare le fonti di approvvigionamento di materie prime agricole, con riferimento a grano duro, tenero, mais, fertilizzanti e a tutte le materie prime dove sia presente una sostanziale quota di importazioni, operando altresì per incrementare lo stoccaggio di materie prime;

2) ad adottare le necessarie iniziative di competenza presso i competenti tavoli europei per riorganizzare gli obiettivi programmatici della Politica agricola comune (Pac) sulla base del nuovo scenario internazionale, con la finalità di sostenere la creazione di filiere agricole strategiche nazionali e garantire approvvigionamento e sovranità alimentare a livello italiano ed europeo;

3) ad arrestare l'entrata in vigore delle misure contenute nella Pac con effetti riduttivi e distorsivi nei confronti delle produzioni agricole nazionali, con riferimento anche agli obblighi di semina, rotazione delle colture o messa a riposo dei terreni;

4) ad adottare iniziative per consentire l'utilizzo delle aree ecologiche ad oggi non coltivate, nonché delle superfici coltivabili lasciate a riposo o ad altra destinazione agroalimentare, ove compatibile, con la finalità di rilanciare le produzioni agroalimentari nazionali;

5) ad adottare iniziative per riformare gli strumenti di finanza agevolata a sostegno del settore agroalimentare, in riferimento sia alla ristrutturazione e rinegoziazione delle esposizioni bancarie delle imprese agricole, sia in riferimento alla concessione di credito, anche con garanzie statali e lunghi periodi di ammortamento, necessari per il lancio di nuove attività agricole ed il risanamento di stazioni di particolare esposizione ed insolvenza di attività agricole già esistenti, nonché per il sostegno dei costi legati all'approvvigionamento energetico, di macchinari e di materie prime per l'attività delle aziende agroalimentari;

6) ad adottare iniziative per calmierare, nel breve periodo, il costo dei carburanti utilizzati dalle imprese agricole e dalle filiere agroalimentari per tutti i processi di lavorazione agricola almeno per l'anno 2022 o anche successivamente qualora perdurino gli aumenti del costo del gasolio agricolo, valutando anche la revisione del regime di sussidi ambientalmente dannosi (Sad) per ridurre ulteriormente gli oneri sui carburanti usati dalle filiere;

7) ad adottare iniziative per rimuovere i vincoli di origine normativa e burocratica che rallentino la produttività delle aziende agroalimentari, erogando contributi per stimolare le produzioni agricole più strategiche e da cui si registra una maggiore dipendenza dalle importazioni straniere;

8) ad adottare iniziative per riformare in ottica di semplificazione, le modalità di erogazione dei pagamenti da parte dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) anche prevedendo deroghe e rinvii rispetto ad oneri di controllo propedeutici alle erogazioni stesse;

9) a promuovere in sede comunitaria una strategia finalizzata alla creazione, ove possibile, di una filiera di lavorazione, produzione e distribuzione dei fertilizzanti nell'Unione europea e nei Paesi membri, nonché ad adottare iniziative per diversificare le fonti di approvvigionamento di prodotti fertilizzanti in modo tale da ridurre l'esposizione nazionale italiana da fornitori extra-europei;

10) a promuovere l'apertura dei necessari tavoli europei per rimodulare in modo organico le iniziative quali Next Generation EU, Green New Deal, REPowerEU e la Politica agricola Comune e, ove applicabile e necessario, la Pohtica comune della pesca, nell'ottica dell'incentivo alla produzione nazionale di prodotti alimentari e dell'abbandono di strategie energetiche eccessivamente dannose per i comparti industriali europei del settore agroalimentare fronteggiando le gravi ripercussioni sulle fasce di popolazione meno abbienti conseguenti alla crisi internazionale di energia e materie prime;

11) a programmare, per quanto di competenza, in sede nazionale ed europea, iniziative di politica estera tali da scongiurare l'estensione dell'influenza cinese nel continente africano in conseguenza della sopravvenuta crisi alimentare e operare, anche con accordi di natura economico-politica, per sostituire, ove possibile, il ruolo della Federazione russa nelle catene di approvvigionamento alimentare nelle aree di interesse strategico nazionale.
(1-00629) «Meloni, Lollobrigida, Caretta, Ciaburro, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Giovanni Russo, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi mesi la situazione dell'agricoltura italiana, impegnata in una fase di delicata ripresa dopo la crisi dovuta alla pandemia, si è ulteriormente aggravata a causa dell'impennata dei prezzi dell'energia e per il conflitto Russia-Ucraina, che stanno comportando il rincaro delle materie prime essenziali per i processi produttivi della filiera agroalimentare;

    il conflitto si è inserito in un momento in cui il mercato delle commodities era già turbolento e sta rendendo l'Italia vulnerabile sotto il profilo della dipendenza dall'estero per gli approvvigionamenti, in particolare, dei principali cereali quali mais, grano, soia e girasole;

    l'Ucraina è il quarto produttore al mondo di cereali e importante fornitore per il nostro Paese di mais, soia e grano, materie prime fondamentali soprattutto per il settore della zootecnia, in quanto il mais è presente nell'alimentazione di bovini da latte, da carni, suini e pollame da carne e ovaiole; un blocco delle importazioni di queste commodities ha un impatto dannoso per le produzioni agroalimentari, quali pasta, salumi, formaggi, carne e latte;

    la crisi ucraina e i suoi contraccolpi globali hanno messo in evidenza quanto l'Italia non sia autosufficiente su alcuni fronti; il nostro Paese produce appena il 36 per cento del grano tenero che le serve, il 53 per cento del mais, il 51 per cento della carne bovina, il 56 per cento del grano duro per la pasta, il 73 per cento dell'orzo, il 63 per cento della carne di maiale e i salumi, il 49 per cento della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all'84 per cento di autoapprovvigionamento;

    l'Ucraina, insieme alla Russia, controlla circa il 28 per cento degli scambi di grano con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, per il 16 per cento sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l'alimentazione degli animali negli allevamenti e per il 65 per cento sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate) per la produzione di conserve, salse, maionese, condimenti spalmabili da parte dell'industria alimentare;

    il mais è la componente principale dell'alimentazione degli animali negli allevamenti e l'Italia è costretta a importare oltre la metà del fabbisogno (53 per cento) a seguito della riduzione di quasi 1/3 della produzione interna negli ultimi 10 anni a causa delle speculazioni a danno degli agricoltori e dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori, portando alla scomparsa di 1 campo di grano su 5 con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati;

    secondo le regole della Pac le aziende agricole di dimensioni superiori a 10 ettari dovrebbero lasciare obbligatoriamente a riposo, ogni anno, una quota pari al 5 per cento della superficie aziendale;

    la Commissione europea, per fronteggiare all'allarme forniture dovuto alla crisi per la guerra in Ucraina, ha previsto una deroga temporanea al tasso minimo di terreni a riposo – misura che rientra in un piano anti-crisi per l'agricoltura – per la messa in coltivazione di 4 milioni di ettari di terreni inutilizzati nella Unione europea per consentirne la coltivazione e aumentare la produzione di cereali e colture proteiche per scopi alimentari e mangimi, al fine di ridurre la dipendenza dalle importazioni, che stanno mettendo in difficoltà la capacità di approvvigionamento in Italia e nell'Unione europea;

    questa deroga permetterà all'Italia di sbloccare circa 200 mila ettari di terreni incolti necessari per ridurre la dipendenza dall'estero; tra le regioni più interessate ci sono la Campania con 10.500 ettari, la Lombardia con 11 mila, il Veneto con 12.300 ettari, il Piemonte con 17.544 e l'Emilia-Romagna con 20.200;

    relativamente alla questione dei terreni incolti, che potrebbero essere utilizzati per aumentare l'autosufficienza del nostro Paese, esiste il problema della ricomposizione fondiaria che riveste una particolare rilevanza, specialmente nelle zone montane, a causa dei gravi limiti strutturali presenti nel comparto agricolo dovuti ai fenomeni di polverizzazione accompagnati da quelli di frammentazione e dispersione fondiaria delle aziende agricole, organizzate in genere su più corpi fondiari, spesso distanti fra di loro, riferibili ad un unico proprietario e intervallati da terreni appartenenti ad altri;

    la frammentazione fondiaria, inoltre, porta ad avere delle zone rurali abbandonate, perché la coltivazione o il mantenimento dei fondi risulta difficile e non redditizio ed anche a causa delle ridotte dimensioni dei lotti che si configurano spesso come delle strisce di terreno lunghe e strette, caratteristiche dell'assetto montano e che mal si prestano alle lavorazioni agrarie; la frammentazione della proprietà fondiaria è un fattore negativo che incide fortemente sui costi di produzione delle colture ed è una grossa limitazione alla manutenzione dei terreni montani;

    alle conseguenze del conflitto Russia-Ucraina si è andata a sommare la situazione derivata dall'aumento dei costi energetici, che introduce nuovi e ulteriori fattori di instabilità sociale ed economica per l'agricoltura italiana;

    le aziende agricole segnalano quotidianamente una crescita esponenziale dei costi legati all'energia elettrica e al gas, ma anche un aumento dei prezzi di carburanti, fertilizzanti, mangimi, prodotti fitosanitari, antiparassitari, diserbanti, macchinari e sementi;

    l'innalzamento dei costi energetici si riflette, con rincari a catena, anche sui prezzi degli imballaggi, sulla plastica, sul vetro, sulla carta per le etichette dei prodotti, sulle confezioni di latte, sulle bottiglie per l'olio, sui succhi e passate ed anche sui trasporti;

    l'aumento dei costi di produzione ricade inevitabilmente sui prezzi al consumo dei prodotti primari, che vanno a gravare sui consumatori finali; l'aumento del prezzo finale non arriva al produttore iniziale, ma viene assorbito dalla grande distribuzione e dalla trasformazione; il settore agricolo, infatti, è quello che più di ogni altro non riesce nemmeno ad avere un vantaggio da un eventuale rialzo dei prezzi al consumo, perché l'aumento può causare, tra l'altro, una contrazione del consumo del prodotto stesso, con un conseguente effetto nullo lungo la filiera produttiva;

    il primo problema dell'agricoltura italiana, quindi, è il reddito delle aziende agricole; i rincari stanno colpendo la redditività delle imprese dell'intera filiera agroalimentare. Si stima un aumento medio di 1/3 dei costi di produzione dell'agricoltura a livello nazionale per un esborso di circa 8 miliardi di euro su base annua rispetto al precedente anno;

    se un'azienda agricola ha un reddito adeguato, ha le risorse necessarie per sostituire le trattrici, investire in stalle più moderne, investire nell'agricoltura di precisione, e, quindi, in maggiore sostenibilità ambientale allo stesso tempo e riduzione degli input, che sono un costo produttivo;

    i costi aziendali, oramai, sono fuori controllo, riducono fortemente il profitto degli agricoltori portandolo a livelli al di sotto della sostenibilità economica, considerato che il 30 per cento delle aziende agricole ha un bilancio in negativo. Il Crea ha stimato che un'impresa agricola su dieci non riesce a far fronte alle spese, con un impatto di 15.700 euro di aumento medio dei costi annui;

    il prezzo del gasolio ad uso agricolo e per la pesca, sta toccando sempre più livelli preoccupanti andando ad appesantire ulteriormente il bilancio delle aziende agricole e ittiche che rischiano di uscire dal mercato; essendo il gasolio agricolo imprescindibile per le attività agricole, silvicolturali, di allevamento e ittiche, questo rincaro sta mettendo in ginocchio le attività che utilizzano macchinari e mezzi;

    il caro carburanti contribuisce a ridurre la competitività delle imprese made in Italy sul mercato interno e sulle esportazioni con il rischio di perdere quote di mercato, soprattutto nell'ambito della competizione internazionale;

    il settore ittico, già provato duramente dagli effetti della pandemia, si trova oggi a dover fare i conti con questo nuovo ostacolo, l'aumento del gasolio agricolo; la voce «carburante», che prima incideva per il 40 per cento, ora supera il 70 per cento; in media, un pieno di gasolio di un peschereccio è passato da circa 700 euro a oltre 1.300, a fronte di entrate economiche sempre più esigue; con i costi superiori ai ricavi si va incontro ad un danno irrecuperabile per il settore ittico, con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività;

    per le operazioni colturali gli agricoltori sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50 per cento per il gasolio necessario per le attività che comprendono l'estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione; l'impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha rialzato anche i prezzi dei concimi (+143 per cento);

    i rincari energetici e la guerra in Ucraina stanno colpendo anche le coltivazioni in serra di frutta, verdura, ortaggi e fiori e hanno fatto aumentare del 51 per cento il costo della produzione di frutta in Italia, che arriva addirittura al 67 per cento per la produzione ortofloricola; si tratta di una situazione preoccupante per il settore ortofrutticolo nazionale, che garantisce 440.000 posti di lavoro, pari al 40 per cento del totale in agricoltura, con un fatturato di 15 miliardi di euro all'anno, pari al 25 per cento della produzione agricola totale;

    gli agricoltori si trovano costretti a cambiare le abitudini consolidate nelle produzioni, come quella di tornare, temporaneamente, a dedicarsi a semine diverse, pur di spegnere le serre e tamponare così le cifre mostruose degli aumenti;

    nel settore del florovivaismo quest'anno produrre fiori costa agli agricoltori italiani il 30 per cento in più, con i vivai che sono oggi costretti a produrre praticamente in perdita; il settore del florovivaismo è un settore cardine per l'economia agricola nazionale che vale oltre 2,57 miliardi di euro, generati da 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia, con un indotto complessivo di 200.000 occupati;

    l'emergenza energetica si riversa non solo sui costi di riscaldamento delle serre ma anche su carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Nelle serre si spende dal 50 per cento in più, per il gasolio e l'elettricità, al 400 per cento in più per concimi e metano, mentre i prezzi degli imballaggi in plastica sono triplicati;

    i rincari non hanno risparmiato neanche chi da anni ha convertito i propri sistemi di riscaldamento da gasolio a fonti green, ovvero a biomassa, dovuto ai costi di approvvigionamento qualora le materie prime non siano locali;

    nonostante molte delle nostre aziende agricole stiano avviando un percorso «green» di sviluppo sostenibile, investendo nella produzione di energia da fonti rinnovabili, da sole però non riescono a soddisfare il fabbisogno energetico ed il ricorso al mercato è ancora indispensabile per garantire la continuità dell'attività agricola. L'agrovoltaico, sul quale c'è una destinazione nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) di 1,5 miliardi di euro, sarà un grande supporto alle aziende agricole per abbassare i costi dell'energia. Per le aziende agricole va anche valorizzato l'utilizzo di centrali a biomasse, soprattutto per quei tipi di aziende che hanno molti residui verdi di lavorazione, basti pensare al florovivaismo e non soltanto;

    si sta avviando il processo di transizione ecologica chiedendo alle nostre aziende agricole di fare degli sforzi, soprattutto economici, per affrontare questo passaggio, ma alla luce dei nuovi sviluppi internazionali, come il conflitto russo ucraino, serve a questo punto un'azione graduale che accompagni le nostre aziende agricole in questo passaggio e non scelte che adesso apparirebbero drastiche e che potrebbero causare loro un ulteriore appesantimento grave;

    anche la filiera lattiero-casearia, una tra le filiere fondamentali dei nostri sistemi produttivi primari, è in forte preoccupazione per la tenuta delle sue aziende perché sconta una situazione macroeconomica relativa ad un aumento dei costi di produzione fuori controllo, causato dal continuo ed inarrestabile aumento delle materie prime per l'alimentazione degli animali, dell'energia elettrica, del gasolio agricolo, dovuti sia alla crisi ucraina che all'inadeguatezza del prezzo del latte alla stalla che, pur in presenza di un aumento intorno al 10 per cento, non riesce a compensare i crescenti costi di produzione;

    sommando l'aumento del costo alimentare a quello energetico oggi produrre 1 litro di latte vaccino costa quasi 8/10 centesimi in più rispetto ad un anno fa, arrivando a 48/50 centesimi il litro, con grandi differenze su base regionale, mentre il prezzo conferito agli allevatori è di 41 centesimi;

    alla fine dello scorso anno è stato avviato un tavolo di filiera, esteso a tutti gli attori della filiera, con lo scopo di avere un'ampia condivisione delle tematiche di filiera e per una migliore remunerazione del prezzo del latte. I risultati raggiunti dal tavolo, però, di fatto, sono stati azzerati dall'aumento dei costi di produzione (mangimi e costi energetici);

    il decreto-legge n. 21 del 2022, cosiddetto «decreto crisi ucraina», ha adottato alcune misure volte a sostenere gli agricoltori e pescatori italiani, tra le quali la previsione di un credito d'imposta del 20 per cento della spesa per l'acquisto di gasolio sostenuta dalle imprese agricole e della pesca e dell'acquacoltura per l'acquisto del carburante effettivamente utilizzato nel primo trimestre solare dell'anno 2022, e la rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui agrari che prevede che le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura potranno rinegoziare e ristrutturare i finanziamenti in essere e allungare fino a 25 anni il relativo periodo residuo di rimborso;

    queste misure sono importanti e sono di sostegno al settore dell'agricoltura e della pesca, ma per risollevarne le sorti sono necessarie, non solo misure emergenziali, ma misure strutturali di medio e soprattutto lungo periodo che permettano un rilancio duraturo dell'agricoltura e della pesca e che possano metterlo in condizione di affrontare le sfide future che si porranno davanti a fronte di un panorama europeo e internazionale che sta inevitabilmente mutando;

    la Politica agricola comune (Pac) 2021-2027, che già prima sembrava difficile da attuare, e che secondo diversi studi metteva a rischio l'approvvigionamento di cibo nell'Unione europea, alla luce dell'attuale nuovo quadro appare deficitaria e incapace di dare le risposte necessarie all'agricoltura ad affrontare le nuove esigenze sopravvenute;

    la Commissione europea ha inviato all'Italia le sue osservazioni, di carattere generale e puntuale, sul Piano strategico nazionale (Psn) ritenendolo insufficiente, con elementi mancanti, incompleti o incoerenti chiedendo dibatto al nostro Paese una drastica correzione di rotta per l'attuazione della Pac post 2022; il Psn aveva previsto come utilizzare i 35,7 miliardi di euro messi a disposizioni del nostro Paese per i prossimi 5 anni in merito al nuovo regime dei pagamenti diretti, agli interventi settoriali e per le politiche di sviluppo rurale,

impegna il Governo:

1) ad adottare ulteriori iniziative urgenti e di medio e lungo periodo, di sostegno al reddito per gli operatori dei settori agricolo, forestale, della pesca e dell'acquacoltura, al fine di compensare l'aumento dei costi fissi, sostenuti dalle imprese, causato dall'aumento dei costi energetici e da quelli derivanti dal conflitto Russia-Ucraina, che sta minando la competitività del made in Italy mettendo a rischio la tenuta di uno dei comparti strategici per l'economia italiana, che va dai campi all'industria di trasformazione, fino alla conservazione e alla distribuzione;

2) ad assumere iniziative per attuare un incisivo intervento che favorisca la ricomposizione dei fondi agricoli e il riordino delle proprietà polverizzate, al fine di superare l'annosa questione della frammentazione e della polverizzazione fondiaria, prevedendo una revisione dell'attuale normativa che preveda, tra le altre cose, una procedura semplificata in caso di eventuali comproprietari non più rintracciabili, residenti in altri Stati o impossibilitati a partecipare all'atto di compravendita di fondi agricoli ubicati in territori agroforestali montani, in modo da sostenere gli interventi volti a integrare, ove possibile, le superfici e a contribuire alla rettificazione dei confini dei fondi agricoli;

3) a predisporre una strategia per monitorare l'andamento dei prezzi delle materie prime e di quelli energetici e per garantire la trasparenza del mercato, al fine di arginare fenomeni speculativi che destabilizzano il mercato e generano un disequilibrio nella remunerazione dei fattori produttivi a danno della competitività delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura, e a monitorare la composizione e l'andamento dei prezzi dei prodotti agroalimentari, affinché i rincari non ricadano sui consumatori finali;

4) ad adottare iniziative volte ad evitare che i rincari del gasolio agricolo blocchino i settori agricolo, della pesca e dell'acquacoltura, fondamentali per l'economia nazionale;

5) ad adottare nel medio e lungo periodo iniziative volte a tutelare la redditività delle aziende agricole, in particolare per il comparto lattiero-caseario, partendo dall'attuazione completa degli accordi conclusi al Tavolo nazionale sulla filiera;

6) ad adottare iniziative per prevedere un Piano che permetta, alla luce della deroga da parte della Commissione europea sui terreni a riposo, un aumento della produzione nazionale di mais e grano che porterebbe ad una drastica riduzione della dipendenza del nostro Paese dalle importazioni, nonché per stimolare la stipula di contratti di filiera per la coltivazione del grano e del mais che riconoscano un prezzo equo di acquisto basato sugli effettivi costi sostenuti dalle imprese agricole;

7) ad adottare iniziative per favorire l'utilizzo delle biomasse come fonte energetica rinnovabile utilizzando a tale fine gli scarti delle lavorazioni della filiera agricola, forestale e del legno, consentendo l'installazione di nuovi impianti a biomasse al servizio delle aziende agricole e forestali, anche al fine di garantire la resilienza e lo sviluppo delle aree rurali e di montagna;

8) ad avviare un dialogo, in vista della revisione del Piano strategico nazionale, e alla luce delle osservazioni della Commissione europea, con tutti i soggetti interessati per un confronto costruttivo per far sì che la nuova versione del suddetto Piano strategico nazionale della Pac recepisca al meglio le osservazioni della Commissione europea e risponda anche alle esigenze attuali del mondo agricolo, in difficoltà per il rincaro energetico e delle materie prime.
(1-00630) «Viviani, Molinari, Bubisutti, Gastaldi, Germanà, Golinelli, Liuni, Lolini, Loss, Manzato».


   La Camera,

   premesso che:

    il settore agricolo e quello agroalimentare stanno vivendo un periodo di crisi senza precedenti. Dopo la pandemia e le restrizioni che hanno rallentato la produzione e gli scambi commerciali, è arrivata la drammatica guerra in Ucraina che, oltre alle perdite umane, ha portato all'aumento esponenziale dei costi energetici e delle materie prime, come sementi e mangimi. Secondo i primi dati, la situazione attuale, vede bilanci in rosso per oltre il 30 per cento delle aziende, con ripercussioni sui prezzi che hanno interessato sia la produzione che l'intera filiera, trasferendosi dai terreni agli scaffali dei punti vendita;

    la guerra produrrà effetti a catena che avranno un impatto significativo anche sull'agricoltura italiana. Russia e Ucraina rappresentano insieme oltre il 30 per cento del commercio mondiale di frumento e orzo, il 17 per cento del mais e il 50 per cento dell'olio di girasole. Anche un'importante quota di soia non ogm, fondamentale per la produzione di mangimi, proviene dai due Paesi. Il commercio di questi prodotti è stato sostanzialmente congelato a causa del conflitto che, inoltre, impedisce agli agricoltori ucraini di procedere con le semine primaverili di queste coltivazioni, con evidenti conseguenze negative anche a medio e lungo termine per le imprese agricole dell'Unione europea, ed italiane in particolare;

    l'industria molitoria italiana è fortemente dipendente dalle importazioni per l'approvvigionamento del grano, in particolare quello tenero, pari al 60 per cento del fabbisogno interno. Esso viene importato in quota minoritaria da Ucraina e Russia, ma in abbondanza dall'Ungheria, i cui tentativi di sospendere le esportazioni sono stati fermati dalla Commissione europea. Per realizzare l'obiettivo è stato molto importante il dialogo del Presidente del Consiglio italiano con quello ungherese, che ha sbloccato la situazione e ripristinato il libero commercio tra i Paesi dell'Unione europea;

    in particolare per il grano duro, sin dal 2021 si è determinata una riduzione della disponibilità e un aumento dei prezzi. Ciò è accaduto perché fra giugno e luglio dello scorso anno il Canada è stato colpito da un'ondata di caldo eccezionale e la siccità conseguente ha causato la drastica riduzione della produzione, quindi delle esportazioni, facendo aumentare i prezzi di vendita in tutto il mondo;

    si consideri che da alcuni anni si assiste a livello globale, ed in particolare in Italia, ad alte temperature fuori stagione e alla riduzione delle precipitazioni. Fatti che alimentano la siccità e rendono complessa l'attività agricola. Per questo bisogna essere consapevoli che i fenomeni di siccità saranno sempre più frequenti nel nostro Paese, adottando di conseguenza tutte le soluzioni utili a preservare l'acqua, in particolare migliorando la gestione delle risorse idriche per aumentarne l'efficienza d'uso in agricoltura, limitarne gli sprechi e razionalizzare il funzionamento dei comprensori irrigui;

    la guerra sta incidendo ulteriormente sull'aumento dei costi sostenuti dalle aziende agricole italiane per la produzione alimentare. In Italia si utilizzano annualmente 2,5 milioni di tonnellate di fertilizzanti, molti dei quali erano importati da Ucraina e Russia, il principale produttore mondiale;

    uno studio del Crea dal titolo «Guerra in Ucraina: gli effetti sui costi e sui risultati economici delle aziende agricole italiane» – ha stimato che il comparto dei seminativi, in particolare la cerealicoltura, ha subito gli aumenti maggiori, compresi tra il 65 per cento e il 70 per cento, seguono poi le imprese di bovini da latte che hanno registrato incrementi dei costi pari al 57 per cento. Aumenti importanti hanno interessato anche le colture arboree agrarie e la zootecnia estensiva;

    settori fortemente danneggiati sono quelli dell'alimentazione zootecnica e quelli basati sull'utilizzo di frumento tenero. I prezzi dei prodotti agricoli hanno registrato aumenti insostenibili per le filiere produttive, pari al 32,9 per cento per il grano tenero, del 41 per cento per il mais, del 39,8 per cento per sorgo e orzo e dell'11,3 per cento per la soia. La carenza di mais rischia di mandare in rovina gli allevatori italiani, prova ne sia che le macellazioni stanno aumentando in modo drammatico. Quindi appare indispensabile dare aiuti alle aziende per sostenere gli aumenti dei prezzi dei mangimi;

    si stima che ogni agenda agricola perderà in media 15.700 euro e dovrà fare i conti con aumenti dei costi pari al 54 per cento. Gli effetti potrebbero essere molto gravi e portare al fallimento alcune di esse. Rischiano in particolare, come detto, quelle di allevamento di animali che si nutrono di mais o altri cereali;

    per il futuro appare necessario attuare anche politiche tendenti alla diversificazione dei mercati di approvvigionamento, cercando ulteriori sinergie con i sistemi produttivi agricoli dei Paesi dell'Unione europea per raggiungere l'autosufficienza alimentare;

    per affrontare la situazione di crisi, con la decisione di esecuzione (UE) 2022/484 della Commissione del 23 marzo 2022, l'Unione europea ha temporaneamente superato gli obblighi di «inverdimento» posti in capo alle aziende agricole. In Italia, con il decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali dell'8 aprile 2022, n. 163483, sono state recepite le deroghe in materia di gestione dei terreni a riposo che interessano sia quelli dichiarati per soddisfare il requisito della diversificazione colturale, sia quelli utilizzati come aree di interesse ecologico, consentendo la messa a coltura anche dei terreni attualmente non coltivati;

    ciò significa che sarà possibile aumentare le superfici coltivabili. In Italia si potranno aggiungere circa 200.000 ettari. Questi terreni potranno quindi essere utilizzati per il pascolo, la fienagione o la coltivazione, distogliendoli dal riposo obbligatorio e dalla rotazione delle colture, aumentando la disponibilità dei principali prodotti utilizzati nell'alimentazione degli animali. Data l'importanza della misura assunta, se ne propone la proroga sino alla fine del 2023;

    appare inoltre necessario adeguare i Piani strategici nazionali alle nuove condizioni di mercato venutasi a creare, chiedendo la sospensione dell'entrata in vigore dei nuovi regolamenti Pac alla fine del 2023;

    ulteriori garanzie strutturali per un incremento della capacità produttiva si dovrebbero proporre in sede di Unione europea, dove sono stati già stanziati 500 milioni di euro di fondi prendendoli dalle riserve di crisi della Pac e prevedendo la possibilità di cofinanziamento degli Stati membri fino ad un massimo del 200 per cento. Per l'Italia si tratta di un'assegnazione pari a 48 milioni di euro, che potranno essere integrati con un cofinanziamento statale di 96 milioni di euro;

    delle proroghe appaiono utili per superare la fase recessiva, come quelle riguardanti il regime di aiuti di Stato per la crisi da COVID-19, in scadenza a fine giugno;

    in particolare, per frumento e mais si dovrebbe prevedere lo sviluppo delle tecniche di agricoltura conservativa, necessarie per la promozione e lo sviluppo di tecniche sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Questa tecnica tutela l'ambiente e la redditività dell'impresa agricola. Nel rispetto dell'ecosistema, incrementa la produzione mediante un uso ottimale delle risorse, riducendo il degrado del terreno attraverso la gestione integrata del suolo, dell'acqua e delle risorse biologiche. L'agricoltura conservativa si basa, infatti, sui principi di riduzione delle lavorazioni, di copertura costante del terreno e di diversificazione colturale;

    appare poi necessario ricorrere alle nuove tecnologie genetiche dedicate alle piante per aumentarne, in sicurezza, la produttività. Ci si riferisce, in particolare, alle Tea – tecnologie di evoluzione assistita – che riproducono i risultati dell'evoluzione biologica naturale per migliorare la resistenza delle piante alle malattie e i parassiti e ne aumentano la produttività velocizzando i processi che avvengono comunque in modo naturale. L'Unione europea le ha inserite tra gli strumenti per raggiungere gli obiettivi del Green deal entro il 2030, ma necessitano di un chiaro e certo quadro normativo di riferimento. Il loro sviluppo tuttavia è ostacolato dalla legislazione europea sugli organismi geneticamente modificati (direttiva 2001/18/CE sugli Ogm. Nell'aprile 2021 la Dg agricoltura della Commissione europea, ha pubblicato uno studio sulle new genomic techniques (che comprendono le Tea, nel quale si evidenzia che l'attuale legislazione deve essere adattata alle conoscenze scientifiche e tecnologiche sviluppate negli ultimi anni, prendendo una posizione netta sulla distinzione tra Ogm e nuove biotecnologie;

    la transizione energetica, destinata sia a contrastare il cambiamento climatico che ad affrancare dalla eccessiva dipendenza dalle fonti energetiche fossili, pone di fronte al bisogno di elettrificare i consumi utilizzando suolo agricolo anche per la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra. I provvedimenti sin qui adottati a livello nazionale, in attesa dell'individuazione delle aree idonee da parte delle regioni ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021, di fatto trasformano tutte le aree agricole, tranne quelle vincolate o quelle già dichiarate non idonee, in «aree idonee», per le quali il provvedimento in esame semplifica fortemente i procedimenti autorizzatori;

    per l'individuazione delle aree idonee all'installazione di impianti a fonte rinnovabile l'articolo 20, comma 3, del decreto legislativo n. 199 del 2021 cosiddetto Red II, prevede che occorre tener conto tra l'altro, delle «esigenze di tutela delle aree agricole, ... verificando l'idoneità di aree non utilizzabili per altri scopi, ivi incluse le superfici agricole non utilizzabili». Il successivo comma 5 prevede la «minimizzazione degli impatti sull'ambiente e sul territorio»;

    il fotovoltaico industriale deve affrontare seriamente il problema del consumo di suolo agricolo. A titolo di esempio, sulla base delle richieste di autorizzazione presentate ai rispettivi uffici regionali 70 chilometri quadrati della provincia di Viterbo e 166 chilometri quadrati della Puglia, due aree notoriamente ubertose, sono oggetto di richieste per l'installazione di impianti fotovoltaici a terra;

    per sostenere le imprese esercenti attività agricola e della pesca è necessario prevedere la proroga, almeno sino al secondo semestre del 2022, del contributo previsto sotto forma di credito di imposta, pari al 20 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto di gasolio e benzina necessari per la trazione dei mezzi utilizzati;

    per rilanciare gli investimenti nel settore agroalimentare al fine di realizzare programmi d'investimento integrati a carattere interprofessionale aventi rilevanza nazionale, è necessario incrementare il ricorso a contratti di filiera e di distretto;

    al fine di prevenire la scarsità di prodotti è necessario prevedere una maggiore diversificazione delle importazioni nonché promuovere l'incremento delle capacità di stoccaggio sia a livello nazionale che europeo;

    gli effetti della crisi agricola si riflettono a livello globale: il commercio bloccato e prezzi alimentari alle stelle colpiscono in particolare dal Medio Oriente all'Africa. Almeno 26 Stati dipendono per oltre il 50 per cento dalle importazioni di grano da Russia e Ucraina. Ci sono Paesi, quali Egitto e Tunisia, nelle aree urbane nell'Africa Subsahariana, dal Senegal all'Eritrea, dove si arriva a importare fino al 90 per cento del cibo che si consuma e dove i costi per l'alimentazione delle famiglie già superano il 50 per cento del reddito familiare. Oltre agli inevitabili riflessi sui flussi migratori, giova ricordare che la scintilla delle rivolte del 2011, note come «primavera araba», fu l'aumento del prezzo del pane,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative nelle competenti sedi dell'Unione europea per pervenire:

  a) all'incremento dell'ammontare dei fondi destinati all'agricoltura mediante l'adozione di un Recovery Plan alimentare per aumentare la produzione, ampliando gli aiuti concessi agli agricoltori;

  b) alla proroga delle regole che attualmente consentono l'uso di quote aggiuntive di terreno agricolo per far fronte alle carenze di produzione del Paese;

  c) all'adozione di un Piano strategico per l'autosufficienza alimentare;

  d) all'adeguamento del Piano strategico nazionale alle nuove condizioni di mercato venutesi a creare, chiedendo la sospensione dell'entrata in vigore dei nuovi regolamenti Pac alla fine del 2023 o comunque proponendo un aumento dei fondi destinati agli aiuti accoppiati necessari per garantire una maggiore produzione delle materie prime di cui siamo carenti;

  e) alla sollecita adozione di misure che consentano il pieno sviluppo delle Tea (tecnologie di evoluzione assistita), favorendone altresì lo sviluppo in ambito nazionale, anche con il coinvolgimento degli istituti di ricerca nazionali e delle istituzioni universitarie;

  f) a una riflessione approfondita per adottare le misure necessarie a limitare la volatilità dei prezzi, fenomeno particolarmente presente nei mercati agricoli, mediante l'adozione di forme di stoccaggio comune delle materie prime agricole, per disporre di adeguate riserve necessarie per fronteggiare casi di scarsità improvvisa di prodotti;

2) ad adottare iniziative per prevedere incentivi destinati a infrastrutture per lo stoccaggio di frumento a livello di azienda agricola, al fine di rendere maggiormente fluido e sicuro il mercato;

3) ad adottare iniziative per sostenere le filiere più strategiche, in particolare quelle cerealicole, proteiche e oleaginose, favorendo progetti che prevedano forme di maggiore integrazione tra agricoltura e industria di trasformazione;

4) ad adottare iniziative per garantire contributi per l'acquisto di fertilizzanti e di mangimi mediante un credito d'imposta;

5) ad adottare iniziative per prevedere la proroga oltre il primo trimestre 2022 del contributo previsto sotto forma di credito di imposta, pari al 20 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto di gasolio e benzina necessari per la trazione dei mezzi utilizzati;

6) ad adottare iniziative per prevedere sostegni per lo sviluppo delle tecniche di agricoltura conservativa;

7) ad adottare iniziative per incentivare ulteriormente il ricorso a contratti di filiera e di distretto;

8) ad adottare idonee iniziative per ripristinare il credito d'imposta per beni strumentali «Transizione 4.0» nelle forme e nei modi adottati per l'anno 2021, pari al 50 per cento, destinato agli investimenti in ricerca e sviluppo, in transizione ecologica, in innovazione tecnologica 4.0 e in altre attività finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorativi per il raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0 nel settore primario, poiché si è dimostrato lo strumento più efficace per l'utilizzo immediato degli incentivi rispetto a forme alternative di sostegni e sovvenzioni pubbliche;

9) ad adottare iniziative volte a garantire il rispetto dei contenuti dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021, nonché dei contenuti dell'allegato 3 annesso al decreto del Ministro dello sviluppo economico 10 settembre 2010, in materia di individuazione delle «aree idonee» all'installazione di impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, al fine di preservare i terreni agricoli migliori, anche con riferimento ai requisiti di fertilità, irrigabilità, attualità di coltura, destinando alla produzione energetica i terreni agricoli marginali o inutilizzati in quanto non idonei all'attività agricola;

10) ad adottare iniziative di competenza finalizzate al miglioramento della gestione delle risorse idriche, utilizzando sistemi per aumentare l'efficienza d'uso dell'acqua in agricoltura, limitare gli sprechi e razionalizzarne l'impiego, mediante un programma organico destinato ai comprensori irrigui per la migliore irrigazione delle campagne, lo sviluppo dell'agricoltura, la tutela dell'ambiente e del paesaggio;

11) ad adottare le iniziative di competenza finalizzate a garantire una maggiore formazione destinata ai giovani agricoltori e l'aggiornamento costante dei lavoratori attivi, relativamente all'utilizzo dei mezzi strumentali necessari all'agricoltura 4.0, per garantire l'impiego ottimale dei moderni mezzi agromeccanici, tecnologicamente avanzati, necessari per lo sviluppo dell'agricoltura e il contenimento del consumo di suolo, nel rispetto degli ecosistemi, incrementando la produttività agricola.
(1-00631) «Spena, Nevi, Anna Lisa Baroni, Caon, D'Attis, Bond, Sandra Savino, Paolo Russo».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    marzo 2022 delinea l'undicesimo anniversario di uno dei più lunghi e sanguinosi conflitti internazionali e uno dei teatri di guerra di maggiore durata;

    oltre 350 mila persone sono state uccise e, secondo i dati registrati ONU, 14 milioni di persone risultano sfollate dalle loro case e 5,7 milioni rifugiate all'estero. Nel Paese vige una gravissima crisi economica che ha portato all'insicurezza alimentare per oltre 12,8 milioni di persone mentre circa il 42 per cento della popolazione non ha accesso ad acqua potabile. Su un totale di circa 22 milioni della popolazione, 14 milioni e 600 mila necessitano di assistenza umanitaria, con un incremento del 30 per cento rispetto al 2020. UNICEF stima che 2 scuole su 5 siano state danneggiate o distrutte durante il conflitto. 1 bambino su 4 è denutrito. Il pessimo quadro generale è accentuato oltremodo, da: distruzione di punti nevralgici delle reti elettriche, per cui almeno 1/3 delle famiglie siriane riceve meno di due ore di elettricità al giorno, carenza di carburante e mancanza di acqua potabile;

    dall'ultimo rapporto di Amnesty International, la Siria, come molti altri scenari di guerra è attualmente interessata da una crisi generale e da un forte malessere della società civile accentuato oltremodo dalla pandemia da COVID-19. L'escalation nel conflitto russo-ucraino ha avuto un impatto immediato sui prezzi del cibo e la perdurante crisi economica dovuta alla svalutazione della moneta nazionale siriana, elevate riduzioni di entrate fiscali e aumento del debito pubblico inficiano gli sforzi della società civile, che paga il prezzo più alto di questa lunga crisi. Il costo del paniere alimentare di base ha raggiunto nuovi massimi in ciascuno degli ultimi quattro mesi – dopo essere aumentato del 240 per cento in un anno e mezzo – e gli aiuti internazionali sono in calo: «gli aiuti alimentari che forniamo a milioni di persone ogni mese non sono sufficienti», ha avvertito Martin Griffiths, sottosegretario generale per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite;

    nel nord-est della Siria, nel campo profughi di Al-Hol, tutt'oggi convivono 57 mila persone, in maggioranza donne e bambini, tra cui 30 mila iracheni, 20 mila siriani e 12 mila cittadini di paesi terzi: famiglie, donne e minori, in buona parte affiliati a ISIL. Secondo quanto riportato dal quotidiano «Al Arabi Al Jadid», lo scorso 29 marzo 2022, le cellule dello Stato islamico hanno realizzato un attacco contro le forze curde e democratiche siriane ad Al-Hol dove sono rimaste uccise 9 persone, donne e bambini. L'evento citato ha provocato la reazione di numerose organizzazioni per i diritti umani e delle Nazioni Unite che, in condanna delle pessime condizioni di vita nel campo, in un appello accorato, hanno invitato i Paesi di provenienza dei profughi al rimpatrio dei propri cittadini e a sostenere programmi di educazione per i minori e per la lotta all'estremismo;

    il sistema sanitario del Paese, secondo numerosi report delle Nazioni Unite, è al collasso con ospedali e centri di primo soccorso sovraccarichi;

    le sanzioni attuate dal Consiglio europeo ed estese fino al 1° giugno 2022 includono misure restrittive, embargo su importazioni di petrolio, su armi, congelamento di beni della banca centrale siriana detenuti in Unione europea, restrizioni su esportazioni di attrezzature e tecnologie utili ai fini della repressione interna. Tali restrizioni non incidono su medicinali e attrezzature mediche;

    da tener conto anche della distruzione perpetrata e l'attuale abbandono di luoghi patrimoni di storia e cultura, qual è il sito di Palmira saccheggiato e deturpato dalle forze ISIL durante la guerra. Atto di valenza simbolica volto a colpire la storia e l'identità dello stesso Paese, come pure la regione di Afrin, a nord di Aleppo, con la sua valle e grotte, Apamea, Ebla e la città vecchia di Aleppo meritano da parte del nostro Paese una attenzione particolare per il recupero dei materiali danneggiati;

    secondo Imran Riza, coordinatore umanitario ONU per la Siria, Palmira ci ricorda che bisogna trovare equilibrio e ridare dignità ai cittadini siriani e che, la capacità di autosostenersi e ripristinare legami con la propria identità è un passo necessario per la ricostruzione del Paese;

    benché le Convenzioni dell'UNESCO: protezione del patrimonio culturale in caso di conflitto armato (Aia 1954), i beni sommersi (2001), il patrimonio culturale tangibile (1970) e intangibile (2003, 2005) siano utili in tal senso, mancano ratifiche e implementazioni per esercitare la giusta pressione sullo Stato stesso. La risoluzione ONU 2199(2015), al paragrafo 17, vieta il commercio di beni culturali e altri oggetti siriani rimossi illegalmente dalla Siria a partire dal 15 marzo 2011. Il Consiglio dell'Unione europea con la decisione 2015/837/PESC si è allineata con la risoluzione ONU citata applicando tale decisione a oggetti rimossi illegalmente dalla Siria a partire dal 15 marzo 2011;

    Martin Griffiths, presentando il recente rapporto al Consiglio di sicurezza ONU ha ribadito: «Questo mese segna l'11° anno di guerra, distruzione e crisi umanitaria imposte al popolo siriano. La devastazione in Siria ha pochi paralleli nella storia recente. Più di 350.000 persone sono state uccise e quasi 14 milioni di persone sono state sfollate dalle loro case. I servizi di base sono stati distrutti. Dall'inizio del conflitto sono nati cinque milioni di bambini, che non conoscono altro che sofferenza e guerra»;

    in ultimo con la dichiarazione citata si chiede che il piano semestrale delle Nazioni Unite per le operazioni umanitarie venga attuato richiamando l'attenzione sui progetti di ripresa a sostegno della produzione alimentare e per la consegna trasversale di aiuti nel nord-ovest della Siria, come pure annunciato da Griffiths a ribadire che le nostre responsabilità, non sono ancora finite e anzi, c'è bisogno ora di maggiore supporto;

    la recente audizione di Imran Riza, coordinatore umanitario ONU per la Siria presso la Commissione Affari Esteri della Camera dei deputati, nonché gli incontri bilaterali svolti al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale il 30 marzo 2022, hanno riportato in agenda la situazione in Siria e la necessità impellente di agire con maggiore incisività;

    la viceministra Marina Sereni, in un'intervista del 30 marzo 2022 ha dichiarato: «C'è anche il raggiungimento del traguardo del 0,7 per cento del Pil da impiegare nella cooperazione allo sviluppo. (...) La scadenza è il 2030 e l'Italia è molto indietro rispetto a Francia, Germania e Spagna. Dobbiamo accelerare. Il bilancio 2022 propone un graduale aumento, ma possiamo fare di più e soprattutto renderlo vincolante. Da oggi la curva deve gradualmente continuare a salire.»;

    i fatti citati mostrano in maniera evidente che la Siria versa in una gravissima crisi, economica, politica e sociale, risultato del conflitto protrattosi per oltre un decennio, e il sostegno della comunità internazionale risulta ancora profondamente necessario, specialmente laddove l'intero Paese non è in grado di assicurare la necessaria copertura di servizi di base;

    il prossimo 9 e 10 maggio si svolgerà a Brussels la 6° «Conference on Supporting the Future of Syria and the region», organizzata dall'Unione europea di concerto con le Nazioni Unite, a cui parteciperanno, membri di governi, organizzazioni internazionali e membri della società civile siriana,

impegna il Governo:

   a rafforzare la cooperazione internazionale in Siria, con particolare riguardo ad interventi volti a migliorare la resilienza e l'accesso ai servizi di base della popolazione più vulnerabile, in particolare donne e minori, sfollati interni e persone con disabilità;

   ad aumentare, o almeno confermare, il contributo dell'Italia per la Siria, alla Pledging Conference del prossimo 10 maggio a Bruxelles;

   a valutare iniziative politico-diplomatiche volte alla conservazione del patrimonio culturale e archeologico della Siria, inclusa l'implementazione di contingenti di sicurezza a ripresa degli impegni assunti dal 2016 a seguito della distruzione del sito archeologico di Palmira, della città di Aleppo e Apamea;

   a promuovere una discussione, in seno all'Unione europea rispetto all'opportunità di effettuare una valutazione su finalità e impatto del regime sanzionatorio, soprattutto per quanto riguarda gli effetti non intenzionali sugli aiuti umanitari e le condizioni di vita della popolazione, in particolare di quella vulnerabile;

   a promuovere ogni sforzo utile al fine di mantenere l'impegno dello 0,7 per cento del Pil entro il 2030, da impiegare nella cooperazione allo sviluppo.
(7-00826) «Ehm».


   La IV Commissione,

   premesso che:

    la IV Commissione difesa della Camera dei deputati, nel corso della XVIII legislatura, ha più volte affrontato il tema del trattamento economico riservato alle forze speciali e delle indennità supplementari;

    la risoluzione conclusiva di dibattito n. 8-00038 «Sul trascinamento delle indennità supplementari», è stata approvata, accogliendo la riformulazione del Governo, con il seguente impegno: «a istituire un tavolo tecnico che approfondisca i principi fondamentali ispiratori del trattamento economico del personale militare e, in particolare, delle indennità operative, al fine anche di determinare la fattibilità concreta dell'introduzione di possibili maggiori benefici economici, sia al personale evidenziato nell'atto, sia per il personale appartenente al gruppo delle FS/FOS, quantificandone gli oneri e senza alterare gli equilibri della legge 23 marzo 1983, n. 78»;

   la risoluzione conclusiva di dibattito n. 8-00116 «Sul trattamento economico dei Corpi speciali delle Forze Armate» è stata approvata, accogliendo la riformulazione del Governo, con il seguente impegno: «ad avviare quanto prima i lavori del costituendo Tavolo tecnico in modo da approfondire i principi fondamentali ispiratori del trattamento economico del personale militare e, in particolare, delle indennità operative, al fine, altresì, di determinare la fattibilità concreta di garantire a tale personale un aumento o una rimodulazione, anche in relazione alle rinnovate e comuni modalità di impiego, quantificandone gli oneri e senza alterare gli equilibri della legge 23 marzo 1983, n. 78»;

   l'ordine del giorno n. 9/02790-bis-AR/311 del primo firmatario del presente atto, modificato in corso di seduta, è stato accolto favorevolmente con la seguente formulazione: «impegna il Governo: a valutare l'opportunità di garantire maggiori capacità addestrative, anche attraverso l'ammodernamento e l'aggiornamento delle aree ad esse destinate, nonché le risorse necessarie per l'introduzione di possibili maggiori benefici economici per il personale appartenente al gruppo delle Forze speciali e delle Forze per le Operazioni Speciali, nel rispetto degli equilibri previsti dalla legge 23 marzo 1983, n. 78»;

   la legge 23 marzo 1983, n. 78, e successive modificazioni, relativa alle indennità operative del personale militare ha inteso riformare in modo organico tutte le indennità previste per il personale militare, distinguendo tra indennità fondamentali e supplementari e seguendo il principio della stretta correlazione tra le condizioni di impiego, di rischio e le responsabilità connesse alle diverse situazioni di impiego derivanti dal servizio e l'indennità operativa corrispondente;

   l'articolo 9 della succitata legge definisce l'indennità supplementare per truppe da sbarco, per unità anfibie e per incursori e subacquei nella misura del 180 per cento quale percentuale più alta rispetto all'intero impianto, determinando così lo status e la condizione degli ufficiali e dei sottufficiali della Marina, dell'Esercito e dell'Aeronautica in possesso del brevetto militare di incursore e la funzione operativa specifica svolta dal personale incursore e subacqueo;

   agli operatori subacquei militari, anche a quelli non in possesso di brevetto di incursore ma ricompresi in altre unità delle Forze armate, viene corrisposta un indennità di rischio, di cui al paragrafo precedente, volta a compensare prestazioni di lavoro che comportino continua e diretta esposizione a rischi pregiudizievoli per la salute e l'integrità personale secondo quanto stabilito dalla legge 15 novembre 1973, n. 734, e relativo regolamento attuativo;

   il legislatore ha inteso così determinare una misura volta a ristorare la diretta esposizione al rischio dell'operatore subacqueo, corrispondendo una indennità specifica per ora di immersione, per profondità e tipo di apparecchiatura utilizzata;

   la direttiva per il potenziamento del comparto OS (operazioni speciali), approvata dal Capo di Stato maggiore della difesa il 26 aprile 2018, ha elevato al «rango» di forze speciali il 185° Reggimento paracadutisti ricognizione acquisizione obiettivi (Rao) «Folgore» e il 4° Reggimento alpini paracadutisti Ranger ricomprendendoli nel cosiddetto Tier 2;

   del cosiddetto Tier 1 fanno parte le seguenti forze speciali: il 9° Reggimento d'assalto paracadutisti «Col Moschin», il Gruppo operativo incursori della Marina militare (GOI), il 17° Stormo incursori e il Gruppo intervento speciale (GIS) dell'Arma dei carabinieri, composti da personale in possesso di brevetto di incursore;

   il 21 aprile 2021 si è svolta presso la IV Commissione difesa della Camera dei deputati l'audizione informale del Generale di S.A. Lanza De Cristoforis, in qualità di Comandante interforze per le operazioni speciali, che ha illustrato, in virtù di quanto previsto dalla citata direttiva dell'aprile 2018, le differenti e specifiche condizioni e attività di impiego in ambito nazionale e internazionale previste per il Tier 1 e il Tier 2 e le relative indennità previste. Nello specifico, ai reparti Tier 1 competono anche missioni di interesse nazionale (riscontrabili nel protocollo d'impiego operativo del Ministero dell'interno (2015) nella legge 11 dicembre 2015, n. 198) e che caratterizzano l'addestramento e le capacità dei soli reparti incursori e per le quali i relativi reparti assicurano quotidianamente un'aliquota di personale in elevata prontezza;

   nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 30 ottobre 2015, n. 174, è stato introdotto nel testo del decreto citato l'articolo 7-bis che consente al Presidente del Consiglio dei ministri di emanare disposizioni per l'adozione di misure di intelligence di contrasto, in situazioni di crisi o di emergenza all'estero che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini italiani all'estero, con la cooperazione di forze speciali della Difesa. La norma riguarda esclusivamente l'impiego di forze speciali Tier 1 escludendo altri assetti;

   il personale militare appartenente al Tier 1 e al Tier 2 svolge le missioni che identificano le forze speciali in ambito Nato ad un differente livello capacitivo;

   il percorso formativo e addestrativo volto al conseguimento del brevetto di incursore è particolarmente complesso e selettivo: comporta una forte spinta motivazionale e grande spirito di sacrificio a cui deve poter seguire un corrispettivo economico adeguato e proporzionato al rischio collegato. Il venir meno del principio enunciato porterebbe, nel medio-lungo periodo, ad un ulteriore calo dei reclutamenti;

   per le indennità fondamentali e per alcune indennità supplementari di ordine accessorio è stato riconosciuto il cosiddetto «trascinamento». Tale meccanismo consente una maggiorazione economica, da calcolarsi sull'indennità di impiego operativo di base, per il personale che, a causa di un cambio di impiego e di una differente indennità operativa, risulti destinatario di un decremento stipendiale. Per l'indennità supplementare da incursore non è previsto il meccanismo del trascinamento;

   il 23 dicembre 2021 è stato siglato uno schema di provvedimento di concertazione per il rinnovo del contratto economico e normativo relativo al triennio 2019-2021 del personale non dirigente del comparto sicurezza e difesa. L'accordo prevede, tra l'altro, una revisione dell'indennità di marcia, di fuori sede, di missione, di rischio, di maneggio di ordigni esplosivi e l'introduzione di nuove indennità volte a garantire l'efficacia dello strumento militare, favorendo di fatto l'attività operativa, addestrativa e di concorso al soccorso e all'ordine pubblico;

   in particolare, la specifica contrattazione determinerebbe un incremento delle indennità attribuibili ai reparti ricompresi nel Tier 2 ovvero di nuove indennità loro dedicate, con un conseguente innalzamento degli emolumenti al 170 per cento. Contestualmente, la rivalutazione dell'indennità di rischio destinata al personale militare in possesso di brevetto da incursore o operatore subacqueo, è elevata solo al 190 per cento;

   l'articolo 36 della Carta costituzionale stabilisce che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro,

impegna il Governo:

ad adottare le iniziative di competenza ai fini della rivalutazione e dell'adeguamento in termini economici dell'indennità specifica prevista per il personale militare di cui all'articolo 9, secondo comma, della legge 23 marzo 1983, n. 78, nel pieno rispetto degli equilibri ivi previsti e dei rischi operativi connessi alla specificità e alla diversità dei compiti svolti, nonché ad assumere iniziative volte a consentire il meccanismo del «trascinamento» per le indennità di cui gode il personale di cui all'articolo 9, secondo comma, della citata legge n. 78 del 1983 e successive modificazioni.
(7-00825) «Rizzo, Frusone».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2022, «Individuazione delle opere destinate alla difesa nazionale» individua l'intervento infrastrutturale per la realizzazione della sede del gruppo intervento speciale, del 1° reggimento Carabinieri paracadutisti «Tuscania» e del Centro cinofili, in Pisa area Coltano, quale opera destinata alla difesa nazionale; tale struttura (base) verrà finanziata con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) con procedure semplificate ed eccezionali in deroga a norme tali da eliminare dal processo decisionale l'ascolto del territorio e dei cittadini;

   il rapporto dell'European Network Against Arms Trade e del Transnational Institute rivela come i programmi di difesa dell'Unione europea siano inficiati da conflitti d'interesse e siano al di sotto degli standard etici. Il territorio della provincia di Pisa è soggetto a gravi fenomeni di infiltrazione mafiosa: si ricorda il caso «Keu», per cui la direzione distrettuale antimafia di Firenze ha posto in arresto 23 persone nell'ambito di presunte infiltrazioni della 'ndrangheta in Toscana relativo all'illecito smaltimento dei rifiuti delle concerie di Santa Croce sull'Arno a Pisa. La gestione del Pnrr passa attraverso «semplificazioni» che potrebbero ad avviso degli interpellanti potenzialmente lasciare spazio a fenomeni corruttivi, preoccupazione tutt'altro che infondata date le premesse relative alle infiltrazioni sul territorio della criminalità organizzata;

   la superficie interessata copre 73 ettari e si trova integralmente all'interno di un'area protetta regionale, il Parco regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, area le cui valenze naturalistiche e paesaggistiche sarebbero irrimediabilmente intaccate dalla realizzazione della nuova infrastruttura, che peraltro mostra esigenze inconciliabili con gli obiettivi dell'ente parco. Sarebbe sconosciuto anche l'ammontare complessivo dell'infrastruttura;

   da relazione istruttoria dell'Ente parco regionale Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli per la conclusione di richiesta di parere preliminare da parte di regione Toscana – Co.mi.par. si apprende, che il progetto prevede 445.189,5 metri cubi di cemento per una superficie del lotto 729.340 metri quadrati. Sono inoltre previste sistemazioni esterne all'area: recinzioni, parcheggi, opere di urbanizzazione primaria. La relazione istruttoria evidenzia come non siano ammessi cambi di destinazione d'uso di nessun genere;

   il gruppo consiliare del comune di Pisa «Diritti in comune» ha scritto al presidente e al direttore del Parco di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli per sapere, tra l'altro, se, anche in caso di parere negativo, l'infrastruttura sia destinata a essere realizzata ugualmente; lo stesso gruppo consiliare ha scritto anche agli uffici comunali per sapere quale sia l'area in cui si prevede esattamente di realizzare questa infrastruttura, chi siano i proprietari di queste aree e se il comune ne possieda o meno una parte; «Diritti in comune» ha presentato una interpellanza in consiglio comunale per aprire una discussione pubblica;

   l'integrità e la salute del territorio costituiscono il primo cardine della difesa del nostro Paese e il territorio di Pisa è già parzialmente militarizzato (si vedano Camp Darby e l'hub militare realizzato negli anni scorsi nell'aeroporto militare di Pisa); i passaggi procedurali che hanno portato alla definizione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2022 suddetto sono stati poco noti per quasi un anno –:

   quando il Ministero della difesa abbia individuato l'area per la realizzazione della base, a quando risalga il progetto e se si intenda rendere nota tutta la documentazione;

   quali siano le ragioni per le quali è stata scelta l'area di Coltano e, in particolare, se la scelta non sia determinata anche da ragioni di connessione con altre infrastrutture militari; in tal caso, quali siano tali infrastrutture e in che modo si preveda che saranno connesse;

   se trovi conferma il fatto che con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza si finanziano strutture militari in Italia, compresa quella descritta in premessa, quali siano tali strutture, dove saranno dislocate e quali siano i relativi dettagli progettuali;

   quali siano il quadro economico e l'ammontare complessivo del progetto di base a Coltano;

   quale sia l'iter autorizzativo che riguarda la base, se siano stati acquisiti i pareri degli enti interessati, quali siano tali enti e quale orientamento abbiano espresso.
(2-01494) «Ehm, Maniero, Raduzzi, Forciniti, Corda, Giuliodori, Vallascas, Cabras, Termini, Fioramonti, Muroni, Fratoianni, Sarli, Benedetti, Villarosa, Paxia, Costanzo, Piera Aiello, Vianello, Spessotto, Suriano, Romaniello, Tasso, Menga, Dori, Sodano, Colletti, Giannone, Fassina, Scanu, Massimo Enrico Baroni, Siragusa».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'istruzione, il Ministro per le disabilità, per sapere – premesso che:

   l'Istituto statale per sordi di Roma (Issr), fondato nel 1784, è stata la prima scuola per sordi in Italia e costituisce un polo statale di eccellenza sulla sordità nell'intero territorio nazionale;

   nel 1997 la «legge Bassanini» ha disposto (articolo 21, comma 10) che gli «Istituti a carattere atipico», fra cui l'Issr, dovessero essere trasformati in «enti finalizzati al supporto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche», riordino da effettuarsi con regolamento governativo (articolo 67 del decreto legislativo n. 297 del 1994; articolo 17 della legge n. 400 del 1988);

   successivamente, la legge n. 69 del 2000 (articolo 1, commi 1 e 2, richiamandosi al Fondo di cui alla legge n. 440 del 1997) e la direttiva del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 56 del 10 giugno 2005 (articolo 4, lettera «f») hanno definito in oltre 6 milioni di euro il finanziamento destinato agli istituti atipici menzionati dall'articolo 21, comma 10, della legge n. 59 del 1997;

   oggi sono rimasti attivi l'istituto «Romagnoli» per ciechi e l'istituto statale per sordi di Roma, quest'ultimo oggetto della presente interrogazione;

   nella direzione della riforma degli Istituti atipici, nel 2000 il decreto n. 46152 del provveditore agli studi di Roma ha distaccato le scuole dall'Issr e, contestualmente, il Ministero dell'istruzione ha nominato un presidente del consiglio di amministrazione (2000-2007) e successivamente un commissario straordinario (decreto ministeriale 23 ottobre 2007);

   l'erogazione dei finanziamenti doveva avvenire a partire dall'insediamento dei nuovi organi di gestione definiti mediante il regolamento; tuttavia, poiché quest'ultimo non ha mai perfezionato il proprio iter, l'Issr dal 2009 si è trovato privo di qualsiasi contributo ordinario o straordinario, fatta eccezione per un finanziamento di 1.000.000 di euro corrisposto dal Ministero dell'istruzione nel 2017-2018 (attuazione del decreto-legge n. 91 del 2017, convertito dalla legge n. 123 del 2017);

   in questo stallo burocratico, l'Issr rispondendo alle richieste provenienti da migliaia di persone sorde, dai loro familiari e dagli operatori del terzo settore ha continuato a offrire gratuitamente le sue competenze altamente specialistiche sul deficit uditivo, operando come centro di servizi, consulenza, informazione, documentazione e progettazione sulla sordità. Tali attività sono portate avanti da 20 lavoratori precari storici, 8 dei quali sordi o con altre disabilità;

   da anni l'Issr reitera istanze al Ministero dell'istruzione per promuovere la trasformazione dell'Ente e ricevere adeguati finanziamenti, ma a oggi non è stata ancora individuata una soluzione nonostante il 21 marzo 2018 il Ministero abbia qualificato l'istituto come un «Polo di eccellenza sulla sordità nell'intero territorio nazionale» e un «punto di riferimento per i membri della comunità sorda italiana, gli insegnanti, (...) le famiglie, (...) gli operatori in genere, le scuole (...) e tutti coloro che conducono studi nell'ambito della sordità, rispondendo a domande e bisogni che riguardano l'intero territorio nazionale»;

   attualmente l'Issr versa in condizioni drammatiche non riuscendo ad assolvere agli oneri retributivi e contributivi verso i propri lavoratori, a provvedere al pagamento delle utenze, all'accensione dell'impianto di riscaldamento e alla realizzazione di opere indispensabili per la manutenzione di un edificio storico;

   senza interventi rapidi e significativi la chiusura dell'Issr appare imminente e ciò sarebbe a danno dei suoi lavoratori, delle numerose persone che beneficiano dei suoi servizi e di realtà ospitate all'interno del palazzo: un asilo nido Montessori, la scuola dell'infanzia e primaria dell'istituto d'istruzione specializzata per sordi «A. Magarotto», numerose associazioni di sordi, l'istituto di scienze e tecnologia della cognizione (Cnr) –:

   se il Governo non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per:

   a) prevedere con urgenza un congruo finanziamento che scongiuri la chiusura di un'istituzione statale di eccellenza sulla sordità con oltre 200 anni di storia;

   b) riprendere il lavoro per l'emanazione del regolamento di riordino dell'Ente che consentirebbe la dotazione di finanziamenti ordinari e di una pianta organica, permettendo anche la stabilizzazione dei lavoratori precari, così come previsto dalla «Riforma Madia» (articolo 20, comma 2, del decreto legislativo n. 75 del 2017).
(2-01496) «Bella, Tuzi, Carbonaro, Casa, Cimino, Del Sesto, Iorio, Spadafora, Vacca, Valente, Melicchio, D'Orso, D'Uva, Frusone, Gagnarli, Giordano, Invidia, Iovino, Licatini, Maglione, Mammì, Alberto Manca, Marzana, Nappi, Pallini, Parentela, Penna, Pignatone, Roberto Rossini, Ruggiero, Salafia, Scutellà».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha convocato, dopo enormi pressioni istituzionali e sindacali, un incontro relativo alla situazione del servizio contact center di Ita Airways, in ordine alla dichiarata intenzione della società Covisian di disattendere unilateralmente l'accordo firmato in sede istituzionale il 21 ottobre 2021; l'accordo prevede l'assunzione del personale precedentemente impiegato da Almaviva sulle attività del servizio clienti Alitalia (oltre 540 persone), attraverso l'applicazione della clausola sociale, a seguito dell'aggiudicazione da parte di Ita Airways dei medesimi servizi a favore della stessa Covisian;

   Covisian ha avviato nei giorni scorsi le procedure di licenziamento per i 221 lavoratori (transitati con la clausola sociale da Almaviva a fine 2021), mentre Almaviva ha dichiarato che, qualora Covisian non dovesse rispettare l'accordo istituzionale, oltre a procedere con un'azione legale, sarebbe costretta a licenziare le oltre 300 persone ancora in fase di transito a Covisian; sono dunque a rischio oltre 500 posti di lavoro di persone con una esperienza ventennale nel settore, posti di lavoro nel Mezzogiorno che rischiano di sparire nell'arco di un paio di settimane;

   oltre al grave comportamento di Covisian, che andrà chiarito, le sigle sindacali, in una nota congiunta del 12 aprile 2022 hanno dato notizia che «Manpower, nota agenzia di somministrazione, ha pubblicato un annuncio specifico relativamente alla ricerca di personale su Roma Fiumicino per addetti al customer care per conto di ITA Airways (3 settimane di contratto a tempo determinato per persone con esperienza specifica)», denunciando che «oltre al danno, col passare dei giorni, segue la beffa. Una azienda a capitale pubblico, che elude la legge dello Stato e che continua a compiere azioni deleterie pur con un tavolo di crisi convocato presso il Ministero»;

   quanto sopra fa il paio col fatto che qualche giorno prima le agenzie di stampa annunciavano il piano di emergenza di ITA Airways «che prevede circa 200 assunzioni per creare un call center interno al quale poi se ne affiancherà uno per la clientela di fascia alta da affidare ad una società esterna specializzata. Il personale sarà scelto fra gli operatori ex Almaviva e Covisian disposti a trasferirsi a Roma e fra quello ex Alitalia e Blue Panorama in cassa integrazione. ITA Airways in questa vicenda sostiene di essere la parte lesa e di essere disposta ad assorbire gli attuali 200 operatori a costo che accettino di trasferirsi. “Gli altri 300 non sono ex Alitalia, se ne deve occupare il Ministero del lavoro che era già informato” è la versione che trapela dal board di ITA»;

   appare necessario approfondire le rispettive responsabilità di Covisian e Ita Airways in merito al mancato rispetto dell'accordo siglato in sede istituzionale il 21 ottobre 2021 –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare immediatamente per garantire il rispetto dell'accordo siglato in sede istituzionale il 21 ottobre 2021, assicurando la presenza di tutti i soggetti interessati all'incontro del 20 aprile 2022 presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e per bloccare ogni azione da parte di Ita Airways, società a totale partecipazione pubblica, che vada in direzione opposta al rispetto della clausola sociale per tutti i 540 lavoratori del contact center Alitalia.
(2-01495) «Varrica».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RACCHELLA, BADOLE, PETTAZZI, LAZZARINI, CAPARVI, STEFANI, FERRARI, ZORDAN e GASTALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   come noto, per alcuni bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è intervenuta una proroga dei termini di presentazione delle domande di partecipazione: a esempio, il Ministero della transizione ecologica ha differito di trenta giorni i termini del bando per l'economia circolare, inizialmente fissati a metà febbraio e, in seguito, posticipati al periodo compreso tra il 16 e il 23 marzo 2022 a seconda della linea di intervento; anche il Ministero dell'istruzione ha previsto una proroga al 31 marzo 2022 del bando per la realizzazione di asili nido;

   da ultimo, l'articolo 13-sexies del decreto-legge n. 4 del 20222 (cosiddetto «decreto sostegni-ter») ha prorogato fino al 30 aprile 2022 i termini per richiedere i contributi relativi alla rigenerazione urbana;

   pur condividendo la necessità di prorogare i termini dei bandi del Pnrr, con lo scopo di favorire una maggiore partecipazione delle pubbliche amministrazioni e un totale impiego delle risorse disponibili, si evidenzia, però, il malcontento di quei comuni che si sono immediatamente attivati per partecipare a tali bandi nel rispetto delle tempistiche iniziali e che temono di essere penalizzati nella fase di assegnazione delle risorse, trovandosi a concorrere con quei comuni che hanno presentato le domande dopo le intervenute proroghe;

   come già sottolineato dal Gruppo della Lega proprio in occasione della discussione parlamentare sulla rigenerazione urbana, è necessario evitare che si creino disparità nell'assegnazione di risorse agli enti locali: in questo caso, valutando il merito delle procedure di richiesta dei contributi, i comuni che hanno aderito ai bandi prima che i relativi termini di scadenza venissero prorogati non devono essere sfavoriti rispetto a quegli enti locali che — in assenza delle proroghe medesime — non avrebbero potuto fare domanda per scadenza dei termini –:

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative volte a riconoscere, nella fase di assegnazione delle risorse previste dai bandi del Pnrr e a parità di esito della procedura valutativa delle richieste presentate, un punteggio superiore ai comuni che hanno rispettato i termini iniziali di partecipazione ai bandi, prima che gli stessi fossero prorogati.
(5-07887)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in data 14 aprile 2022, sulla testata giornalistica online LaC News 24, a firma del giornalista Pasquale Motta è uscito un articolo sulla realizzazione dell'alta velocità ferroviaria in Calabria; nel suddetto articolo vengono sollevati dubbi circa i mezzi e le modalità relativi alla realizzazione delle opere in progetto;

   infatti, ivi si sostiene che nel Pnrr le risorse stanziate all'uopo sarebbero giusto sufficienti per il tratto Battipaglia-Romagnano;

   più avanti, nel suddetto articolo si rimarca come sia di fondamentale importanza portare a termine con successo la realizzazione del Tav in Calabria;

   ivi si precisa che si potrebbe generare un incremento differenziale dell'1 per cento rispetto al prodotto interno lordo annuo, mentre un'alta velocità che colleghi Roma a Reggio Calabria in meno di tre ore riuscirebbe a raddoppiare il prodotto interno lordo;

   infine, l'articolo riferisce delle bozze progettuali e specifica che la tratta Salerno/Reggio Calabria passerebbe da 390 chilometri a 445 chilometri così aumentando il percorso di 50 chilometri –:

   quante e quali risorse finanziarie siano al momento disponibili per l'alta velocità ferroviaria dalla e verso la regione Calabria;

   quali siano i tracciati previsti rispetto all'attuale collegamento ferroviario a più rapida percorrenza Roma-Reggio Calabria, quale ne sia il livello di avanzamento della progettazione e quali siano i costi e i tempi di realizzazione;

   se sia confermato che, in relazione ai nuovi percorsi da realizzare, i tempi di percorrenza siano addirittura aumentati, rispetto agli attuali, per raggiungere Roma dalle stazioni ferroviarie calabresi; quali iniziative intendano assumere perché la regione Calabria non rimanga esclusa dall'alta velocità ferroviaria;

   quali risorse e quali strategie intendano utilizzare per ridurre i tempi di realizzazione delle opere necessarie all'alta velocità ferroviaria dalla regione Calabria e per la medesima.
(4-11853)


   GIANNONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende dalla stampa, il Governo con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2022, ha autorizzato «la realizzazione della sede del Gruppo intervento speciale del gruppo di Reggimento Tuscania e del Reparto Cinofili» nell'area del parco di Coltano, frazione del comune di Pisa; si tratta di una nuova infrastruttura militare di 440 mila metri cubi di nuove edificazioni da costruire all'interno di un Parco protetto, su una area complessiva di 730 mila metri quadrati;

   il maxi intervento prevede la costruzione di caserme uffici, magazzini, piste di decollo; ma anche palestre, parcheggi e villette a schiera, destinate a ospitare più di mille persone;

   tale struttura verrà finanziata con i fondi del Piano nazionale di ripresa e residenza (Pnrr) con danaro messo a disposizione dall'Europa per finanziare la transizione ecologica;

   secondo quanto appreso dalla testata fanpage, un parere assolutamente negativo preliminare sull'impatto della costruzione della base militare, chiesto dalla Regione ai tecnici del Parco di San Rossore, Migliarino, Massaciuccoli, al cui interno si trova la tenuta di Coltano, risale addirittura al 21 aprile 2021, dunque circa un anno prima della pubblicazione del decreto;

   tuttavia il progetto militare essendo stato definito «di interesse strategico nazionale», rientra in una procedura semplificata, che prevede solo il via libera da parte del Co.Mi.Par, la commissione Stato-Regione per la regolamentazione delle servitù militari;

   non è chiaro come un simile progetto possa rientrare nei criteri imposti, in merito alla transizione ecologica, per accedere ai fondi del Pnrr; una prima risposta è fornita dalla già citata relazione dei tecnici del parco, che spiegano come, secondo i proponenti; «l'intervento contribuirà a sostenere la transizione verde, perché permetterà la dismissione di edifici energivori attualmente in uso a Firenze, e altri siti delle forze armate», da sostituire con strutture più efficienti; anche se questo fosse il caso, si legge sempre nell'inchiesta di fanpage, rimane poco comprensibile perché alla ristrutturazione dell'esistente, venga preferita una colata di cemento in un'area protetta, «senza una corretta ed adeguata analisi di tutti i fattori ambientali, territoriali e paesaggistici necessari per un intervento di tale portata», come recita la relazione degli esperti –:

   se alla luce di quanto esposto in premessa, il Governo non intenda spiegare nel dettaglio le motivazioni che hanno portato alla scelta di realizzare una base militare in un'area protetta, senza alcun percorso di partecipazione con le istituzioni, le associazioni ambientaliste e la cittadinanza interessata;

   se con i fondi del Pnrr si possano finanziare strutture militari e realizzarle in zone già ampiamente militarizzate come nel caso di cui in premessa.
(4-11861)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si apprende come l'Isis, lungi dall'essere debellato, seppur indebolito, abbia rilasciato un comunicato, tramite il suo portavoce Abu Omar al-Muhajir, tramite il quale si incitano i «leoni» del Califfato a colpire duramente l'Europa, approfittando della guerra attualmente in corso in Ucraina, augurandosi, inoltre, che il conflitto perduri affinché tutti i «crociati» non vengano uccisi e i loro territori distrutti; parole che lasciano poco margine d'interpretazione;

   dall'articolo apparso su «la Repubblica» il 19 aprile viene evidenziato come sia impossibile affermare con certezza se si tratti di un mero atto propagandistico o di un'effettiva chiamata alle armi: tra le principali armi utilizzate dall'Isis, infatti, vi sono le cellule dormienti, ossia quei lupi solitari rientrati in Europa dopo la sconfitta subìta in Siria e pronti a colpire velocemente e senza preavviso;

   è bene ricordare quanto affermato dal Copasir nel 2016 quando, dopo la liberazione di Sirte dalle forze dell'Isis, avvertiva del rischio concreto che la situazione di caos in Libia sarebbe stata sfruttata dai miliziani dell'organizzazione terroristica i quali si sarebbero mimetizzati tra i migranti diretti verso l'Italia;

   successivamente, nel 2018, nel rapporto sul terrorismo del Dipartimento di Stato americano veniva lanciato l'allarme secondo cui i terroristi legati all'Isis fossero soliti sbarcare in Italia per il tramite dei barconi provenienti dal continente africano o tramite la rotta balcanica, come confermato dai diversi rimpatri intercorsi in questi anni operati dall'Italia;

   l'Italia e la sua capitale rappresentano la culla della civiltà occidentale e della fede cristiana, motivi per i quali viene riconfermata la necessità estrema di mantenere alto il livello di sicurezza, al fine di evitare che soggetti di tale risma possano proseguire con la propria folle «guerra santa» per il tramite di attentati terroristici su suolo italiano ed europeo sfruttando le rotte migratorie dell'Africa e dei Balcani –:

   se trovi conferma l'effettivo aumento del rischio di ingresso su suolo italiano di combattenti legati a organizzazioni terroristiche di matrice islamista;

   quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di impedire l'ingresso di terroristi islamici in Italia qualora fosse confermato l'aumento di tale rischio dall'Aise;

   quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di avviare operazioni di controllo più incisivi sui barconi utilizzati dai migranti provenienti dall'Africa, allo scopo di scongiurare l'accesso di terroristi islamici in Italia.
(4-11865)


   ZANELLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è notizia dei giorni scorsi che l'associazione Millî Görüş, dopo l'autorizzazione del piano di governo del territorio approvato dal consiglio comunale di Milano, sarebbe in procinto di costruire e gestire una moschea in città, che dovrebbe già aprire entro un mese; già con precedente atto di sindacato ispettivo (n. 4-03882), l'interrogante aveva denunciato i pericoli connessi all'ideologia portata avanti da Millî Görüş in Italia;

   Millî Görüş è un'organizzazione islamista turca presente, tra gli altri Paesi europei, anche in Germania, in Francia, nei Paesi Bassi e in Austria e, in tutti questi Paesi, è al centro di grandi polemiche;

   l'associazione sposa una visione militante dell'islam politico ed è tornata ufficialmente sotto osservazione da parte dei servizi segreti, dopo essere stata inserita nella blacklist dell'ufficio per la protezione della Costituzione tedesco (Bundesamt für Verfassungsschutz) che nei report annuali sulle minacce alla stabilità democratica della Repubblica (Verfassungsschutzberichte) derivanti dall'attività dei gruppi estremisti che operano sul territorio federale, non manca di dedicare ogni volta un paragrafo a Millî Görüş, evidenziando come l'ideologia estremista, anti-semita, anti-pluralista, discriminatoria e potenzialmente collusiva con l'ideologia jihadista rappresenti una fonte di preoccupazione per la Repubblica e rischi costantemente di essere messa al bando;

   il Governo francese, attraverso il suo portavoce ufficiale, riferendosi proprio all'associazione Millî Görüş ha apertamente detto che simili associazioni, totalmente antitetiche ai valori francesi, «non devono trovare posto in Francia»;

   oltre al suo già richiamato supporto all'ideologia fondamentalista come strategia politica, tra le caratteristiche di Millî Görüş, vi è da annoverare il suo intransigente rifiuto di integrarsi nelle società occidentali e di accettarne i valori di convivenza di base, reso evidente anche dalla mancata firma della Carta dei principi per l'Islam di Francia;

   l'associazione in questione, a parere dell'interrogante – parere suffragato dalla pacifica opinione degli esperti in materia (ad esempio, Lorenzo Vidino) – rappresenta un pericolo prima di tutto per l'integrazione delle comunità in cui opera e per questo la concessione di uno spazio che permetta a Millî Görüş di operare contro gli interessi dello Stato e della intera comunità è un grave errore –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per assicurare un'attenzione costante ed effettiva nei confronti delle attività che si svolgeranno nella moschea gestita da Millî Görüş a Milano, così di tutte le altre iniziative dell'associazione, in modo tale da prevenire qualsiasi rischio di radicalismo islamista;

   quali iniziative di competenza intenda assumere, per salvaguardare le esigenze di sicurezza, dell'ordine pubblico e di tutela degli interessi fondamentali dello Stato, ivi compreso quello a una corretta integrazione sociale e culturale dei migranti.
(4-11867)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 11 della Costituzione Italiana sancisce il principio del ripudio della guerra quando recita: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali»;

   è parere dell'interrogante che l'Italia, con il ripudio della guerra, dichiara di consentire alla Repubblica di far parte delle organizzazioni internazionali che promuovono la pace e la giustizia fra i popoli, secondo un principio pacifista, solidarista e di giustizia universale, che dovrebbe ispirare la politica estera dell'Italia;

   per La Treccani la parola ripudiare significa: «Rifiutare, non riconoscere più come proprio qualcosa che pur è nostro (o lo era fino a quel momento)» e «Per estensione, con valore più generico, respingere decisamente» e per Lo Zanichelli: «Dichiarare fermamente di non voler più accettare»;

   secondo il Brocardi, «il ripudio della guerra [...] costituzionalizza il principio secondo cui l'Italia ripudia la guerra in tutte le sue forme, riferendosi principalmente alla guerra offensiva, ammettendosi dunque implicitamente la guerra difensiva, in caso di attacco militare da parte di una Forza straniera»;

   a parere dell'interrogante, al di là delle dichiarazioni formali degli organi di Governo, il massiccio invio di armi verso Paesi in conflitto induce a ritenere che l'Italia non sia realmente un Paese che ripudia la guerra;

   nel 2020, il valore complessivo delle autorizzazioni per movimentazioni di materiali d'armamento è stato di euro 4,821 miliardi, dei quali euro 4,647 miliardi in uscita dall'Italia ed euro 174 milioni in entrata, i cui principali esportatori sono: Fincantieri e Leonardo;

   Leonardo è una spa il cui maggiore azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze italiano, con circa il 30 per cento. L'Amministratore delegato è Alessandro Profumo, coinvolto insieme a Massimo D'Alema nell'inchiesta sulle armi alla Colombia;

   il presidente della Fondazione Leonardo è Luciano Violante, ex magistrato, ex presidente della Camera ai tempi dell'Ulivo, che, nel 2013, entrò a far parte del gruppo di lavoro finalizzato alla «presentazione di proposte programmatiche in materia istituzionale, economico-sociale ed europea». oggi è in quota Pd;

   Fincantieri, azienda privata a capitale pubblico, è presieduta da Giampiero Massolo, già capo della segreteria particolare del Presidente del Consiglio dei ministri nel Governo Berlusconi e personaggio politico che ha ricoperto diversi ruoli al Governo; è stato direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza e coordinatore dell'intelligence italiana, è stato eletto presidente dell'Ispi membro italiano della Commissione Trilaterale e del Comitato esecutivo di Aspem Institute;

   l'Aiad, la Federazione delle aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza, che accoglie nel proprio ambito la quasi totalità delle imprese nazionali, ad alta tecnologia, che esercitano attività di progettazione, produzione, ricerca e servizi nei comparti aerospaziale, civile e militare, navale e terrestre militare e dei sistemi elettronici ad essi ricollegabili, ha come presidente Guido Crosetto, ex parlamentare e membro di Fratelli d'Italia;

   esponenti del Partito democratico, inoltre, occupano tutti i ruoli istituzionali più importanti nell'ambito della Difesa: Ministro della difesa, il segretario del Consiglio supremo di difesa e il direttore generale dell'Agenzia Industrie Difesa –:

   come si giustifichi la scelta del Governo di inviare armi in Ucraina, che non è Paese membro dell'Unione europea né della Nato e che è coinvolta in un conflitto contro la Russia, partner commerciale italiano che non ha mai dichiarato guerra al nostro Paese, né a nessun Paese dell'Unione europea e della Nato;

   se non ritenga di interrompere ogni forma di sostegno militare all'Ucraina, considerato che, secondo i princìpi costituzionali, deve essere perseguita la risoluzione non conflittuale delle controversie internazionali.
(4-11868)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LUCASELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   destano preoccupazione le notizie che arrivano da Shanghai, dove starebbero uccidendo tutti gli animali domestici; 26 milioni di cittadini sono chiusi in casa da 22 giorni, la gente urla disperata dai balconi per la fame e i bambini positivi vengono tolti dalle loro famiglie, in quello che è stato etichettato come un «disastro umanitario» dal direttore dell'Australian strategic policy institute; ha fatto il giro del mondo il video del piccolo separato dai genitori perché positivo, avvolto in un tutone bianco anti-Covid, mentre cammina perso verso il furgone che lo porterà nel Covid-hospital a cui è stato indirizzato; anche i neonati verrebbero strappati dalle braccia dei genitori;

   nonostante i numeri dei nuovi contagi siano davvero risibili, con soli 994 nuovi casi accertati lunedì 11 aprile 2022, mentre i positivi asintomatici erano 22.348, secondo i dati diffusi dalle autorità locali (per avere un parametro di confronto, in Lombardia ci sono stati, nello stesso giorno, 2.560 nuovi contagi), la maggior parte dei negozi locali è stata chiusa, i residenti sono rimasti senza acqua e cibo in molte parti della città, i medicinali scarseggiano, sono scoppiate piccole rivolte e i negozi alimentari e le farmacie sono state letteralmente prese d'assalto e depredate;

   tantissime case sono state sigillate e, in alcuni casi, soprattutto in presenza di persone positive, le autorità hanno usato i lucchetti delle biciclette o il nastro adesivo per bloccare le porte delle case da fuori, come descritto dall'inviato della Cnn David Culver –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito alla drammatica situazione che sta vivendo Shanghai.
(5-07890)


   EMILIOZZI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la missione speciale di monitoraggio dell'Osce in Ucraina (Osce-Smm, Special Monitoring Mission to Ukraine) è stata dispiegata il 21 marzo 2014, a seguito di una richiesta all'Osce da parte del Governo ucraino nonché a seguito di decisione consensuale di tutti i 57 Stati partecipanti all'Osce;

   la Smm è una missione civile disarmata e attiva sul territorio 24 ore su 24, 7 giorni su 7 in tutte le regioni dell'Ucraina, è composta da circa 700 osservatori civili. I suoi compiti principali sono osservare e riferire in modo imparziale e obiettivo sulla situazione in Ucraina e facilitare il dialogo tra tutte le parti coinvolte nella crisi;

   la missione condivide pubblicamente le sue osservazioni in diversi formati. Ciò include rapporti giornalieri, rapporti speciali su incidenti specifici e rapporti tematici sulle tendenze generali nella sua area di attività, per esempio sull'effetto del conflitto sull'accesso all'istruzione. La missione ha anche un proprio canale YouTube dove condivide i video delle sue osservazioni;

   il mandato della missione speciale di monitoraggio dell'Osce è scaduto il 31 marzo 2022, ma gli Stati membri dell'Osce non hanno ancora raggiunto un consenso sul suo futuro; tuttavia, le consultazioni tra gli Stati sull'argomento continuano –:

   quali iniziative di carattere diplomatico siano state intraprese e quali iniziative intendano eventualmente intraprendere affinché si arrivi ad un rinnovo della missione speciale di monitoraggio dell'Osce in Ucraina.
(5-07895)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Willem Engel è uno scienziato e uno dei critici più in vista contro la sproporzione delle misure contro la pandemia COVID-19 nei Paesi Bassi. Oltre al suo sito Viruswaarheid, che pubblica informazioni che esaminano criticamente e mettono in discussione la narrativa della pandemia, Engel si è creato una reputazione come attivista per le strade, accusando direttamente il Primo Ministro olandese Rutte, la cui credibilità è già gravemente offuscata. Il 16 marzo 2022, Willem Engel è stato improvvisamente arrestato come un criminale in strada e ammanettato. Di cosa esattamente fosse accusato non sembrava essere chiaro al sorpreso Engel. Il suo compagno, che ha documentato l'evento in video, ha chiesto irritato se una repressione così dura nei confronti di un cittadino rispettoso della legge fosse proporzionata. Engel, insieme al suo partner e avvocato Jeroen Poels, aveva recentemente documentato gli stretti legami del Governo olandese con il World Economic Forum in un'ampia trasmissione, discutendo anche di aspetti come l'eugenetica e il tradimento. Il capo del Governo Rutte probabilmente non era divertito da questo. Un giorno prima dell'arresto, sono apparsi all'improvviso dei post su Twitter in cui accusavano Engel di diffondere disinformazione e definendolo un «sostenitore di Putin». Di conseguenza, la polizia avrebbe ricevuto numerose denunce contro Engel, spingendole a intervenire. Tuttavia, c'è una conferma ufficiale di ciò solo nella misura in cui gli ufficiali hanno parlato di accuse contro Engel durante l'arresto;

   Virginie de Araujo-Recchia è un'avvocatessa molto attiva nella difesa dei diritti fondamentali. A nome delle associazioni Bon Sens e AIMSIB ha presentato ricorso alla Corte di giustizia contro Jean Castex, Olivier Véran e Jean-Michel Blancer. Partecipa ai lavori della Giuria dei cittadini con Reiner Fuellmich. Ha scritto un rapporto intitolato «Dittatura 2020, terrorismo di Stato, attacco agli interessi fondamentali della nazione e crimine contro l'umanità», pubblicato nel novembre 2020 dall'Osservatorio sul genocidio. Attualmente rappresenta diverse associazioni e persone che hanno sporto denuncia sulla base delle argomentazioni contenute in questa relazione. Fa inoltre parte di un gruppo di avvocati e giuristi internazionali che si adoperano per combattere con gli strumenti del diritto le misure draconiane adottate nell'ambito della gestione della crisi cosiddetta «sanitaria», in diversi Paesi del mondo;

   in data 22 marzo è stata arrestata a casa sua, davanti ai suoi figli. Come la stessa ha riportato «dodici persone, tra i quali agenti delle forze speciali, membri della Direzione generale per la sicurezza interna (DGSI), il rappresentante del presidente dell'ordine degli avvocati di Parigi, il cancelliere e due giudici istruttori, hanno occupato casa perquisendo ogni stanza e sequestrando tutte le apparecchiature informatiche e telefoniche che utilizziamo per la nostra attività professionale»;

   de Araujo-Recchia è stata detenuta per 60 ore nei locali della Dgsi a Levallois Perret, dopo aver scoperto di essere sospettata di complicità nel terrorismo. Malgrado ciò, non è stata incriminata né oggetto di alcun procedimento giudiziario, né posta sotto lo status di «testimone assistito». In merito all'interrogatorio, che ha subìto per una decina di ore, in un comunicato ufficiale riporta alcune delle domande poste: «Sei un patriota? Cosa ne pensi della religione musulmana? E della religione ebraica? E delle antenne 5G? E della pedofilia? E della Massoneria? Credi che i ministri siano legati a reti di pedofili? Cosa ne pensi di Macron? Quali misure la portano a dire che si tratta di crimini contro l'umanità? Cos'è il Nuovo Ordine Mondiale?»;

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa;

   se e quali iniziative il Governo intenda intraprendere, nelle competenti sedi internazionali, per promuovere e tutelare i diritti umani fondamentali e, in particolare, la libertà di pensiero e di espressione.
(4-11848)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel rapporto intermedio dell'Ocse di marzo 2022, citato nel Documento di economia e finanza 2022, viene evidenziato come l'enorme afflusso di rifugiati ucraini in fuga dalla guerra verso i Paesi membri dell'Unione europea rappresenti un elemento di criticità dal punto di vista dei costi e della gestione per i Paesi ospitanti;

   la stessa Organizzazione sottolinea come tale fenomeno migratorio, il più grande dalla fine della seconda guerra mondiale, abbia comportato lo spostamento di circa tre milioni di rifugiati nelle prime tre settimane di conflitto, superando il numero di richiedenti asilo diretti verso i Paesi europei nel momento di maggior crisi dei rifugiati siriani per il biennio 2015-2016;

   lo stesso rapporto pone l'accento su come vengono a crearsi evidenti difficoltà nella formulazione di previsioni certe relativamente allo sforzo che i Paesi membri dovranno sostenere a livello economico a causa delle incertezze che circondano le tempistiche, l'effettiva entità e le modalità con cui avviene tale fenomeno migratorio;

   l'accoglienza dei rifugiati ucraini, infatti, comporterà diverse destinazioni di voci di spesa inerenti all'assistenza sociale e abitativa, all'assistenza sanitaria, alla fornitura di generi alimentari, nonché all'istruzione da garantire ai minori;

   la crisi dei rifugiati siriani del 2015-2016 ha comportato un costo medio pari a diecimila euro per il trattamento di ogni singola richiesta di asilo, dato che varia a seconda del Paese preso in esame e ai diversi livelli di sostegno garantito;

   relativamente al fenomeno attuale, invece, viene evidenziato come questo potrebbe comportare un costo diretto di almeno lo 0,25 per cento del prodotto interno lordo dell'Unione europea nel primo anno, con costi maggiori per i principali Paesi ospitanti;

   si pone, quindi, l'assoluta necessità di una condivisione di tali oneri a livello europeo, in quanto, se tale costo dovesse gravare maggiormente su alcuni Paesi rispetto ad altri, causerebbe effetti devastanti dal punto di vista finanziario –:

   se il Governo abbia ottenuto la condivisione a livello europeo degli oneri economici derivanti dalla crisi migratoria attualmente in corso e, in caso contrario, quali iniziative intenda assumere al fine di ottenere la condivisione a livello europeo di tali oneri economici.
(4-11864)


   EHM, SURIANO, SARLI e BENEDETTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da anni i porti italiani accolgono navi con presunti armamenti a bordo, destinate ai territori di guerra;

   in particolare, negli ultimi giorni, scortata dalla Guardia di finanza, è arrivata al porto di Genova la nave saudita «Bahri Jeddah»;

   i lavoratori e gli osservatori indipendenti come «the Weapon Watch» hanno accumulato prove sulle navi saudite, che dimostrerebbero la presenza a bordo di armi e merci esplosive (munizioni e bombe);

   le autorità portuali, doganali e di polizia continuano a ignorare sia le proteste dei portuali genovesi contro le navi saudite, sia l'attenzione dei media internazionali, dei parlamentari europei e dei sindacati internazionali dei cosiddetti dockers;

   l'Osservatorio Weapon Watch sottolinea che gli ispettori dell'Autorità portuale non rispondono nemmeno alle istanze formali di accesso agli atti per conoscere il carico delle Bahri, e non interverranno in assenza di precise segnalazioni di pericolo procurato dalla vicinanza di materiali esplosivi: dovranno essere i lavoratori a dimostrarne l'esistenza;

   una nave della compagnia saudita ha già violato il blocco dell'embargo verso la Libia, come riferito da un panel di esperti Onu in un rapporto del giugno 2017;

   da essa, in più occasioni sono state caricate bombe fabbricate in Sardegna da RWM Italia e destinate all'Arabia Saudita, bombe di cui un rapporto Onu ha dimostrato l'impiego in bombardamenti in Yemen, contro le popolazioni locali;

   veicoli blindati di fabbricazione polacca, canadese, statunitense, francese, trasportati dalla compagnia «Bahri», sono stati più volte utilizzati in combattimento dalla coalizione saudita, durante la guerra yemenita;

   inoltre, secondo i report dei Lloyd's inglesi, le navi saudite avrebbero ripetutamente utilizzato la pratica illegale di spegnere i transponder in navigazione;

   per protestare contro l'arrivo di questa in porto, il sindacato Usb e il Calp (collettivo autonomo lavoratori portuali) hanno indetto, il 31 marzo, uno sciopero di 24 ore per tutti i lavoratori dello scalo genovese, con un presidio dalle 6 di mattina in prossimità del terminal in cui sarebbe dovuta attraccare la nave, ed a seguito di un altro presidio di fronte alla prefettura, una delegazione di Usb è stata ricevuta dall'autorità competente;

   tutti i principali porti italiani sono interessati al transito di armamenti destinati ad aree di conflitto: nel febbraio 2020, a Genova, fu ordinato il sequestro del cargo libanese «Bana» i cui ufficiali sono stati accusati di traffico d'armi dalla Turchia alla Libia; nel maggio e giugno 2021 sono transitati dai porti di Genova, Livorno, Napoli, Ravenna mezzi carichi di bombe destinati a Israele per il bombardamento di Gaza; mezzi contenenti armamenti ed esplosivi di fabbricazione francese sono stati trasportati in oltre 200 container dalle navi della compagnia Ignazio Messina da Marsiglia-Fos (passando per Genova) ai porti sauditi nel periodo 2017-2020; infine è stata sequestrata al largo di Dakar in Senegal la nave «Eolika» – sotto bandiera guyanese – partita dalla Spezia con un carico di munizioni Fiocchi destinato alla Repubblica Dominicana;

   i transiti descritti, se provati, contrasterebbero palesemente il valore costituzionale sancito dall'articolo 11, i principi sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Ministro interrogato, al fine di assicurare l'applicazione della legge n. 185 del 1990, nonché il rispetto delle norme del Trattato internazionale sul commercio delle armi, firmato e ratificato dal Parlamento, ed in particolare degli articoli 6 e 7, che prescrivono il divieto in capo alle autorità di consentire il transito di armamenti di cui si possa presumere l'impiego in conflitti che violano gravemente i diritti umani, o in cui si possano commettere crimini di guerra e genocidi.
(4-11866)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   GUSMEROLI, CENTEMERO, BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA, TARANTINO e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 28 febbraio 2022 è attivo il servizio di videochiamata tra contribuenti e funzionari dell'Agenzia delle entrate al fine di fornire assistenza su rimborsi fiscali dichiarazioni dei redditi contratti di locazione, nonché per accertamenti e rettifiche relative a imposte dirette, Iva e Irap, ovvero ulteriori attività amministrative in capo all'Agenzia;

   la richiesta ci appuntamento può essere rivolta sia al proprio ufficio di riferimento (per residenza, sede legale o sede di registrazione di un atto), sia a quello che ha in carico la pratica da trattare;

   a dimostrazione dell'importante innovazione, anche nella pagina web dedicata al nuovo servizio, si conferma, che: «Secondo i dati in possesso dell'Agenzia, del resto, come modalità di comunicazione i contribuenti scelgono sempre di più il web, dove vengono garantiti gli stessi servizi dello sportello ma con il vantaggio di poterli ricevere in qualsiasi posto ci si trovi, senza code o attese»;

   pur tuttavia, secondo un'inchiesta pubblicata dal giornale ItaliaOggi (cfr. 8 aprile 2022), i nuovi servizi di appuntamento digitale e videochiamata sono pressoché impossibili da prenotare, con le uniche date disponibili a partire da fine aprile; ne conviene, trattandosi molte volte di appuntamenti ravvicinati o consequenziali a scadenze fiscali, di correre il rischio in tardive dichiarazioni o imprecise comunicazioni;

   coerentemente anche con gli impegni contenuti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, il servizio di prenotazione online tramite app o sito sarebbe stato sviluppato dall'Agenzia delle entrate proprio per rendere la digitalizzazione della pubblica amministrazione e lo sviluppo di servizi pubblici digitali vantaggiosi e produttivi per la collettività;

   è considerazione degli interroganti che il buon funzionamento dei servizi pubblici digitali sia tra le priorità imprescindibili per cittadini e imprese, soprattutto per implementare un rapporto chiaro e trasparente tra contribuente e amministrazione finanziaria –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, eventualmente anche potenziando le strutture esistenti, al fine di garantire celermente a quanti ne abbiano la necessità di dialogare con i funzionari dell'Agenzia delle entrate attraverso i servizi di videochiamata ed evitare così ulteriori ritardi nella gestione delle istruttorie in capo all'Agenzia.
(5-07900)


   CURRÒ, MARTINCIGLIO, ALEMANNO, CANCELLERI, CASO, GRIMALDI, GABRIELE LORENZONI, MIGLIORINO, RUOCCO, SALAFIA, SCERRA, ZANICHELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 28, del decreto-legge n. 4 del 2022, cosiddetto «Sostegni ter», convertito dalla legge n. 25 del 2022 ripristina le possibilità di cessioni dei crediti d'imposta plurime in materia di bonus edilizi, seppure con precisi paletti;

   secondo quanto risulta dalle novità previste sia per lo sconto in fattura, che per la cessione del credito, il credito d'imposta maturato successivamente alla prima cessione potrà essere ulteriormente ceduto altre due volte, anche se esclusivamente in favore di banche e intermediari finanziari iscritti all'albo previsto dall'articolo 106 del Tub (decreto legislativo n. 385 del 1993); società appartenenti a gruppi bancari iscritti all'albo, previsto dall'articolo 64 del Tub e imprese di assicurazione autorizzate ad operare in Italia ai sensi del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209;

   tuttavia, dall'esame delle suesposte disposizioni, gli interroganti evidenziano che dal meccanismo della circolazione dei crediti non risulterebbero; annoverate le società di gestione di risparmio, le società di investimento a capitale variabile e quelle di intermediazione mobiliare, tutte peraltro sottoposte alla vigilanza della Banca d'Italia;

   tali restrizioni, a giudizio degli interroganti, ostacolano il funzionamento della circolazione dei crediti, in quanto, circoscrivendo i soggetti autorizzati ad acquisire i crediti derivanti dai bonus edilizi, limitano di fatto le possibilità dei cittadini e delle imprese, con il conseguente rallentamento o blocco dei lavori in essere;

   al riguardo, gli interroganti rilevano altresì che anche Poste Italiane, dal 7 marzo 2022, ha attivato di nuovo la piattaforma per l'acquisto dei crediti d'imposta, ma con regole diverse rispetto alle precedenti: il servizio risulta infatti disponibile solo per le prime cessioni, relativamente alle quote annuali finibili a partire dal 2023 e riferite ai crediti maturati per spese sostenute nel 2022 o a rate residue per spese sostenute negli anni precedenti;

   da ultimo, si rileva che alcune banche o istituti di credito stiano iniziando a rifiutare nuove cessioni a causa del raggiungimento del proprio limite di capienza fiscale –:

   se non convenga sulla necessità di adottare iniziative normative per includere le società di gestione del risparmio (SGR), le società di investimento a capitale variabile (SICAV) e le società di intermediazione mobiliare (SIM), ivi compresa Poste italiane, nel novero degli intermediari finanziari che possono risultare acquirenti dei crediti di imposta derivanti dai bonus edilizi dopo la prima cessione.
(5-07901)


   GIACOMETTO, MARTINO, CATTANEO, GIACOMONI e PORCHIETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 5-decies del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, si è intervenuti sulle agevolazioni Imu per l'abitazione principale, modificando l'articolo 1, comma 741, della legge di bilancio 2020, che contiene la disciplina dell'Imu «prima casa» per i componenti del medesimo nucleo familiare, nell'ipotesi in cui i componenti dello stesso abbiano stabilito la dimora abituale e la residenza anagrafica in immobili diversi. Con le modifiche si è chiarito che, ove i membri del nucleo familiare abbiano stabilito la residenza in immobili diversi, l'agevolazione vale per un solo immobile per nucleo familiare, scelto dai componenti del nucleo familiare, e ciò sia nel caso di immobili siti nello stesso comune, sia ove gli immobili presenti in comuni diversi;

   la relazione illustrativa che accompagnava l'emendamento spiegava che le norme intendono superare gli orientamenti della Corte di cassazione (da ultimo le ordinanze n. 4166 e n. 4170 del 2020). In cui si affermava che, nel caso in cui non è unico il riferimento alla residenza anagrafica e alla dimora abituale del nucleo familiare, l'esenzione non spetta in nessun caso se i comuni sono diversi, creando quindi una disparità di trattamento tra i coniugi che hanno stabilito una diversa residenza nello stesso comune (per i quali spetta per un solo immobile, ai sensi dell'attuale configurazione del comma 741) e quelli che invece l'hanno fissata in comuni diversi;

   risulta agli interroganti che diversi comuni stanno inviando avvisi di accertamento per omesso pagamento ai propri residenti per gli anni 2017-2021, cioè per i 5 anni precedenti all'entrata in vigore del citato articolo 5-decies, chiedendo che, ai fini della detrazione Imu, il contribuente provi che l'abitazione costituisce dimora abituale non solo propria ma anche dei suoi familiari, non sussistendo il diritto alla detrazione se il requisito è riscontrabile solo per sé stesso, in ragione dei principi formulati dalla Corte di cassazione;

   con una comunicazione del 24 marzo 2022 la Corte costituzionale ha reso noto di aver sollevato dinanzi a sé stessa la questione relativa alla legittimità costituzionale dall'articolo 13 del decreto-legge n. 201 del 2011, che disconosce il diritto all'esonero dal versamento dell'imposta municipale propria sulla prima casa se uno dei componenti del nucleo familiare ha fissato la propria residenza in un comune diverso –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di competenza, se del caso anche tramite un'apposita circolare, per risolvere le problematiche interpretative di cui in premessa, alla luce dei procedimenti avviati dai comuni.
(5-07902)


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 1, comma 152, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, si è introdotto l'articolo 24-bis del Testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917;

   con tale disposizione, le persone fisiche che trasferiscono la propria residenza in Italia possono optare per l'assoggettamento ad una imposta sostitutiva dei redditi prodotti all'estero, a condizione che non siano state fiscalmente residenti in Italia, per un tempo almeno pari a nove periodi d'imposta nel corso dei dieci precedenti l'inizio del periodo di validità dell'opzione;

   con il successivo comma 159 del medesimo articolo 1, la citata legge 11 dicembre 2016, n. 232, prevede che le disposizioni di cui al comma 152 e la possibilità di esercizio dell'opzione, siano applicabili con riferimento alle dichiarazioni dei redditi relative al periodo d'imposta in corso alla data di entrata in vigore della norma, quindi a decorrere dal 1° gennaio 2017;

   l'articolo 24-bis del Testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dispone, poi, in merito alla quantificazione dell'imposta sostitutiva relativa ai redditi prodotti all'estero dai nuovi residenti, che la stessa sia calcolata, in via forfettaria, nella misura di euro 100.000 annui e che il beneficio cessi, in ogni caso, decorsi quindici anni dal primo periodo d'imposta di validità dell'opzione;

   durante il periodo di validità dell'opzione, il beneficiario può altresì richiedere di estenderla a uno o più dei familiari, per ciascuno dei quali l'importo dell'imposta sostitutiva, da corrispondere ogni anno e fino alla revoca o allo spirare del beneficio, sarà pari ad euro 25.000;

   tali disposizioni, in vigore ormai da oltre 5 periodi di imposta, si ponevano il dichiarato obiettivo di far arrivare in Italia soggetti ad alto reddito e alta capacità di spesa, che potessero dislocare sul nostro territorio considerevoli investimenti, consumi e iniezioni di capitale –:

   se il Ministro interrogato, a distanza di oltre 5 anni fiscali dall'introduzione della norma, intenda fornire elementi riguardo al numero di beneficiari, all'impatto e alla quantificazione degli effetti diretti e indiretti per l'economia italiana e relativi in particolare alle maggiori entrate per la finanza pubblica derivanti dall'applicazione della stessa e a seguito dell'attrazione di nuovi contribuenti, in maniera disaggregata e suddivisi anno per anno per ciascun periodo di imposta.
(5-07903)


   ALBANO, OSNATO e BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il contrasto all'evasione fiscale è per l'Italia una questione centrale nella relazione tra finanza pubblica e sistema economico, e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) tra le riforme comprende quella dell'amministrazione fiscale (la riforma 1.12 del Piano) con l'obiettivo di contrastarne l'evasione; rientrano in questo quadro misure approvate nei giorni scorsi dal Governo, come l'estensione della fattura elettronica ai contribuenti forfettari e le sanzioni a chi non accetta pagamenti con bancomat o carte;

   per la riforma, così come strutturata, risulta fondamentale la possibilità di incrociare le banche dati fiscali e finanziarie per l'analisi dei rischi per selezionare i contribuenti ai quali inviare lettere di conformità. Pare però sia possibile, a seguito di interventi del Garante per la protezione dei dati personali, incrociare i dati solo per i contribuenti già sottoposti ad accertamento. Non sarebbe invece consentito procedere a incroci a tappeto per individuare i contribuenti da accertare. La legge di bilancio per il 2020 (dicembre 2019) ha stabilito la possibilità di effettuare incroci massivi di dati «pseudonimizzati» per individuare profili di rischio sulla base dei quali poi selezionare i contribuenti;

   il decreto-legge «Capienze» nella versione originaria, prevedeva che il trattamento dei dati personali da parte delle amministrazioni pubbliche fosse sempre consentito se necessario per l'adempimento di un compito svolto nel pubblico interesse;

   considerato che l'applicazione della pseudonimizzazione ai dati personali può ridurre ma non eliminare i rischi per gli interessati in quanto secondo la Commissione nazionale per la protezione dei dati lussemburghese (CNDP) si tratta del «trattamento dei dati personali in modo che questi non possano essere attribuiti ad una persona precisa e determinata senza ricorrere a operazioni supplementari», è sempre possibile identificare una persona fisica tramite i suoi dati personali; i dati dunque non risulterebbero davvero anonimizzati, quindi non sarebbero non identificabili –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in relazione alla problematica espressa in premessa e quali necessarie iniziative, per quanto di competenza, si intendano intraprendere al fine di non ledere, attraverso il corretto obiettivo di contrasto, il diritto alla protezione dei dati personali di ogni cittadino.
(5-07904)


   VILLAROSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel 2013 il consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi (MPS) ha deciso di promuovere presso il Tribunale di Firenze un'azione di responsabilità, per la richiesta dei danni a carico dell'ex presidente Mussari e l'ex direttore generale Vigni e rivolta anche contro Nomura e Deutsche Bank, gli istituti coinvolti nelle operazioni «Santorini» e «Alexandria»;

   il Tribunale di Milano nel 2019 ha condannato Mussari e Vigni, alla reclusione, oltre ai funzionari di Deutsche Bank e Nomura in quanto responsabili civili delle operazioni di occultamento e della reale situazione economico finanziaria amministrativa e societaria circa i bilanci del Mps dal 2009 al 2011;

   nel settembre 2020 Fondazione Mps e Nomura hanno concluso un accordo transattivo con il quale Nomura si obbliga al versamento di una somma pari a 28 milioni di euro senza alcun riconoscimento di responsabilità. Accordo simile fu siglato anche con Deutsche Bank. Le transazioni a parere dell'interrogante potrebbero essere nulle in quanto utili alle parti nell'intento di continuare a nascondere i bilanci falsati dal 2011 al 2015;

   il 15 ottobre 2020 il Tribunale di Milano con separato procedimento ha anche condannato in primo grado Profumo e Viola a 6 anni di reclusione;

   infine, a quanto consta all'interrogante, come disposto espressamente dal Gip Salvini, è iniziato il procedimento penale n. 33714/16 per il quale è stata richiesta la proroga dei termini per le indagini preliminari sino al 31 maggio 2022, contro Profumo, Viola, Salvadori, 3 ex presidenti della banca Mps, 3 dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari e contro l'amministratore delegato Morelli;

   è bene ricordare che, se dovessero risultare ufficialmente «falsate» e contabilizzazioni dal 2012 al 2016, risulterebbero «falsate» anche le successive comunicazioni della banca Mps fino ad oggi non rappresentando le reali condizioni della Banca;

   a tale proposito si richiamano i seguenti articoli del codice penale 40, 41, 42, 43 e i seguenti articoli del codice civile, 1421, 14522, 2043, 2392, 2393 e 2396 –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti in cui in premessa e se intenda adottare le iniziative di competenza per avanzare e formalizzare un'azione di responsabilità e/o rivalsa e/o risarcimento danni a tutela dei contribuenti a carico delle due banche estere Nomura e Deutsche bank previa formale impugnativa per nullità delle due transazioni stipulate nel dicembre 2013 e nel 2015.
(5-07905)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GUSMEROLI, CENTEMERO, BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA, TARANTINO e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 28 febbraio 2022 è attivo il servizio di videochiamata tra contribuenti e funzionari dell'Agenzia delle entrate al fine di fornire assistenza su rimborsi fiscali, dichiarazioni dei redditi, contratti di locazione, nonché per accertamenti e rettifiche relative a imposte dirette, Iva e Irap, ovvero ulteriori attività amministrative in capo all'Agenzia;

   la richiesta di appuntamento può essere rivolta sia al proprio ufficio di riferimento (per residenza, sede legale o sede di registrazione di un atto), sia a quello che ha in carico la pratica da trattare;

   a dimostrazione dell'importante innovazione, anche nella pagina web dedicata al nuovo servizio, si conferma, che: «Secondo i dati in possesso dell'Agenzia, del resto, come modalità di comunicazione i contribuenti scelgono sempre di più il web, dove vengono garantiti gli stessi servizi dello sportello ma con il vantaggio di poterli ricevere in qualsiasi posto ci si trovi, senza code o attese»;

   pur tuttavia, secondo un'inchiesta pubblicata dal giornale ItaliaOggi (cfr. 8 aprile 2022), i nuovi servizi di appuntamento digitale e videochiamata sono pressoché impossibili da prenotare, con le uniche date disponibili a partire da fine aprile 2022; ne conviene, trattandosi molte volte di appuntamenti ravvicinati o consequenziali a scadenze fiscali, di correre il rischio di tardive dichiarazioni o imprecise comunicazioni;

   coerentemente anche con gli impegni contenuti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, il servizio di prenotazione online tramite app o sito sarebbe stato sviluppato dall'Agenzia delle entrate proprio per rendere la digitalizzazione della pubblica amministrazione e lo sviluppo di servizi pubblici digitali vantaggiosi e produttivi per la collettività;

   è considerazione degli interroganti che il buon funzionamento dei servizi pubblici digitali sia tra le priorità imprescindibili per cittadini e imprese, soprattutto per implementare un rapporto chiaro e trasparente tra contribuente e amministrazione finanziaria –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, eventualmente anche potenziando le strutture esistenti, al fine di garantire celermente, a quanti ne abbiano la necessità, di dialogare con i funzionari dell'Agenzia delle entrate attraverso i servizi di videochiamata ed evitare così ulteriori ritardi nella gestione delle istruttorie in capo all'Agenzia.
(5-07888)


   IEZZI, RAVETTO, BONIARDI, CLAUDIO BORGHI, CAPITANIO, CECCHETTI, CENTEMERO, COLLA, ANDREA CRIPPA, GRIMOLDI, TOCCALINI e ZANELLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da recenti notizie di stampa, il comune di Milano ha previsto, in via precauzionale, fino al 31 maggio 2022 il congelamento di un ammontare di risorse pari a 200 milioni di euro di spesa corrente, esattamente la medesima cifra che manca per evitare la chiusura in perdita del bilancio previsionale 2022-2024;

   tali risorse risultano essenziali per fronteggiare la crisi socio-economica innescata dalla pandemia; una mancata disponibilità delle medesime rischia di determinare scelte di finanza pubblica locale basate sull'aumento delle tasse a carico dei cittadini e sulla riduzione dei servizi pubblici essenziali: preoccupano, infatti, le dichiarazioni del sindaco di Milano Giuseppe Sala, durante il consiglio comunale dell'11 aprile 2022, il quale afferma: «È evidente che se sarò costretto a fare effettivi tagli li farò» (si veda «IlGiornale» del 12 aprile 2022);

   si tratta di risorse destinate soprattutto ai servizi di assistenza sanitaria e sociale, certamente non comprimibili e in assenza dei quali verrebbe a crearsi una situazione di seria difficoltà per i cittadini del capoluogo lombardo, soprattutto nell'attuale fase di lenta e graduale uscita dalla crisi pandemica;

   a parere degli interroganti, le scelte fatte finora dall'attuale amministrazione comunale risultano oltremodo discutibili: ad esempio, si pensi alle risorse per l'inscatolamento dell'acqua di rubinetti e fontanelle in brick di cartone poliaccoppiato, agli inefficaci progetti per l'inclusione sociale e lavorativa di persone migranti, alla realizzazione di piste ciclabili non prioritarie;

   dalle sopracitate notizie di stampa emerge, inoltre, che le risorse stanziate dal Governo a titolo di ristori e trasferimenti straordinari per il comune di Milano raggiungono rispettivamente i 478 milioni di euro nel 2020 e i 467 milioni nel 2021, per un ammontare complessivo che supera i 900 milioni di euro e che dovrebbe aver consentito all'amministrazione di fronteggiare la situazione, senza interruzione di servizi;

   il dubbio che la gestione Sala sia stata tutt'altro che efficiente viene anche dal fatto che, sempre nell'ottica di sostenere la finanza pubblica degli enti locali in un contesto di emergenza, il recente decreto-legge n. 4 del 2022 (cosiddetto «Decreto Sostegni-ter») – grazie all'intervento in sede parlamentare del Gruppo della Lega – ha previsto una maggiore flessibilità finanziaria relativamente all'utilizzo nell'anno 2022 delle risorse avanzate nei precedenti anni 2020 e 2021 –:

   quale sia l'ammontare complessivo esatto di risorse statali assegnate nell'anno 2022 al comune di Milano per il sostegno della relativa finanza locale, nonché quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire un più efficiente utilizzo delle risorse assegnate agli enti locali.
(5-07893)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZUCCONI e SILVESTRONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, «decreto rilancio», convertito, con modificazione, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha incrementato al 110 per cento l'aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, a fronte di specifici interventi in ambito di efficienza energetica, di interventi di riduzione del rischio sismico, di installazione di impianti fotovoltaici nonché delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici (cosiddetto Superbonus);

   con la legge di bilancio per il 2022 (legge n. 234 del 2021) è stata prorogata la maggior parte dei bonus edilizi, compreso il «Superbonus», con rimodulazione dell'aliquota della detrazione, differenziata su base temporale e a determinate condizioni;

   successivamente, sono state introdotte misure di contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche;

   infatti, con il decreto-legge n. 4 del 2022 (detto «sostegni ter»), all'articolo 28, il Governo ha inserito inizialmente il divieto di libera cessione dei crediti edilizi, prevedendo al contempo il periodo transitorio che copriva le cessioni effettuate e comunicate al fisco fino al 16 febbraio, limitando ad una sola cessione da parte dell'impresa agli intermediari finanziari, poi, il decreto correttivo «anti-frodi» (decreto-legge n. 13 del 2022), confluito nel «sostegni ter» in fase di conversione, ha previsto la possibilità di cedere il credito fino a tre volte e solo in favore di banche, imprese di assicurazione e intermediari finanziari e che lo stesso credito non possa formare oggetto di cessioni parziali successivamente alla prima comunicazione dell'opzione all'Agenzia delle entrate;

   questi ultimi interventi normativi, uniti alle contingenze del periodo storico attuale, hanno determinato diverse criticità nell'applicazione del Superbonus;

   innanzitutto, ne è derivato il blocco del meccanismo di cessione del credito a banche e altri intermediari finanziari, rendendo di fatto impraticabile lo sconto in fattura da parte di fornitori ed imprese, con il blocco in molti casi dei cantieri edili già avviati o in fase di avvio;

   nondimeno, gli ultimi due anni di emergenza epidemiologica hanno destabilizzato notevolmente i mercati e i settori di produzione, contribuendo all'aumento dei prezzi delle materie prime e a una profonda difficoltà nel reperimento di materiali provenienti da tutto il mondo per quanto riguarda gli ordini e le procedure di trasporto e consegna, situazione che ora appare ancor di più aggravata dal conflitto in Ucraina;

   in tale situazione, appare inverosimile attuare quanto disposto dalla legge di bilancio 2022, cioè accertare alla data del 30 giugno 2022 che sia stato effettuato il 30 per cento dei lavori eseguiti da persone fisiche su edifici unifamiliari, in modo che queste possano usufruire della detrazione nella misura del 110 per cento fino al 31 dicembre 2022 –:

   se i Ministri interrogati siano al corrente delle criticità descritte e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare per risolvere le distorsioni precedentemente elencate che stanno interessando tutto il settore delle costruzioni, gli operatori, e i soggetti beneficiari della misura agevolativa del Superbonus.
(4-11857)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il giorno 9 aprile 2022 si è verificata un'ulteriore e gravissima aggressione a danno del personale del Corpo di polizia penitenziaria nell'istituto penitenziario di Santa Maria Capua Vetere;

   segnatamente un gruppo di 4-5 detenuti, dopo aver completamente distrutto l'interno delle celle, armati di sbarre di ferro recuperate dalle brande, ha incitato alla rivolta gli altri detenuti e ha ferito due agenti intervenuti a sedare il tentativo di sommossa;

   il personale impiegato è stato trattenuto in servizio fino alle ore serali, momento in cui l'emergenza è rientrata;

   gli agenti feriti, nello specifico un ispettore e un assistente, hanno riportato rispettivamente un trauma cranico e una sospetta frattura alla mano, secondo quanto certificato dal nosocomio locale;

   trattasi di una delle ormai quasi quotidiane aggressioni ai danni degli uomini e delle donne della polizia penitenziaria che, sempre più, provano la sgradevole e disarmante sensazione di essere abbandonati nel fronteggiare la criminalità e nel garantire la sicurezza nei nostri istituti penitenziari;

   il segretario generale del Sappe, Donato Capece, lamenta, inoltre, l'assordante silenzio, nonostante plurime segnalazioni e richieste di intervento, del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;

   è sempre, viceversa, più urgente l'intervento dello Stato alla luce delle continue aggressioni subite dal Corpo di polizia penitenziaria, per garantire lo svolgimento in sicurezza del lavoro dei nostri agenti operanti negli istituti penitenziari, così come ripetutamente denunciato dall'interrogante –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di porre fine alle continue aggressioni ai danni del nostro personale impiegato nelle carceri;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di porre rimedio alla cronica carenza di personale impegnato nella gestione delle carceri italiane.
(4-11843)


   PANIZZUT. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la mattina del 4 settembre 2021, a Trieste in via Carducci, una delle strade centrali della città, è avvenuta una sparatoria a opera di persone di origine kosovara;

   i soggetti responsabili, a vario titolo, della sparatoria sono dodici, dei quali attualmente dieci si trovano agli arresti domiciliari, controllati elettronicamente attraverso un braccialetto, e due sono reclusi presso una struttura detentiva;

   gli autori della sparatoria sono accusati di tentato omicidio plurimo pluriaggravato e di lesioni personali volontarie plurime e pluriaggravate;

   gli imputati, a seconda delle rispettive posizioni, hanno chiesto di patteggiare una pena a quattro anni, otto mesi e 15 giorni di reclusione (per il tentato omicidio e le lesioni, con la concessione delle attenuanti generiche, equivalenti alle contestate aggravanti), a due anni e sei mesi e a due anni e quattro mesi;

   il pubblico ministero titolare delle indagini C.D., ha accolto la richiesta di patteggiamento;

   l'udienza in camera di consiglio per decidere se accogliere o rigettare la richiesta è stata fissata dal giudice per le udienze preliminari, L.D., per mercoledì 13 aprile 2022;

   da fonti di stampa si apprende che tra le persone rimaste vittime della sparatoria, sette in tutto e tutte di origine kosovara, una è stata colpita da un proiettile al dorso, una alla caviglia, due agli arti, mentre una si è dovuta addirittura sottoporre a un intervento per l'asportazione della milza a seguito delle ferite subite;

   Kurteshi Ibrahim, una delle vittime, ha rilasciato dichiarazioni alla stampa appellandosi alla giustizia e manifestando tutta la sua preoccupazione per l'assenso da parte del pubblico ministero alla richiesta di patteggiamento della condanna da parte degli imputati, una soluzione che, qualora fosse applicata anche la liberazione anticipata sulla base della cosiddetta buona condotta, comporterebbe una scarcerazione di alcuni dei condannati per la sparatoria dopo un periodo di detenzione addirittura inferiore ai due anni;

   come è noto, l'istituto del patteggiamento comporta l'applicazione di una pena detentiva inferiore ai cinque anni, determinata computando le eventuali circostanze e la diminuzione fino a un terzo, consentendo, pertanto, l'applicazione di questa disciplina anche a reati gravi, i quali, in astratto, prevedono una pena di gran lunga superiore ai cinque anni di reclusione;

   è questo un vulnus dell'istituto talmente evidente che il legislatore ha dovuto prevedere l'esplicita esclusione di alcuni reati particolarmente gravi e «odiosi» dalla sfera di applicazione del patteggiamento;

   a parere dell'interrogante, la decisione del pubblico ministero, ancorché corretta dal punto di vista procedurale quanto all'applicabilità dell'istituto ai reati riferiti al caso di specie, non può non tener conto della gravità dell'episodio che ha avuto un'eco immediata, perché svoltosi in pieno giorno, in un luogo pubblico di una grande città, e che avrebbe potuto portare a una vera e propria strage;

   infine, un sistema che rimette in libertà dopo pochi mesi gli autori di una sparatoria svoltasi con le modalità sopra descritte rischia di incentivare comportamenti recidivi e trasmette l'immagine di un sistema giustizia che non si preoccupa minimamente della sicurezza delle vittime;

   se il Ministro interrogato nell'ambito delle proprie competenze e sempre nel rispetto dei princìpi di autonomia e indipendenza dei magistrati nell'esercizio delle funzioni giurisdizionali, intenda assumere iniziative normative al fine di prevedere l'esclusione dalla facoltà di ricorrere all'istituto dell'applicazione di pena su richiesta per gli autori di reati di particolare gravità e impatto sociale, come quelli descritti in premessa.
(4-11850)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge 21 novembre 1991, n. 374, ha istituito l'Ufficio del giudice di pace, ricoperto da un magistrato onorario, per l'esercizio della giurisdizione in materia civile e penale secondo le previsioni dettate dalla stessa legge, con l'obiettivo di alleggerire il carico di lavoro della magistratura ordinaria, almeno per i giudizi di minore importanza;

   l'Ufficio del giudice di pace di Tivoli versa ormai da anni in una condizione di gravissima sofferenza, a causa soprattutto dell'inadeguatezza «ab origine» delle dotazioni organiche, che non sono state adeguate neanche al momento dell'accorpamento all'ufficio di Tivoli degli uffici del giudice di pace di Palombara Sabina, Palestrina e Castelnuovo di Porto;

   attualmente l'organico comprende otto unità di personale amministrativo e sei giudici ma quelli in servizio sono appena la metà, rispettivamente, quattro e tre, per un circondario che comprende 74 comuni e circa 600.000 abitanti;

   egualmente sottodimensionato è l'organico dell'Ufficio del giudice di pace di Subiaco, competente per circa 40.000 abitanti;

   nonostante le reiterate segnalazioni e richieste di audizione avanzate dal Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Tivoli e dal Presidente del Tribunale, a quanto consta all'interrogante non si è avuto alcun riscontro concreto da parte delle istituzioni, fatta eccezione per una nota di risposta del Consiglio superiore della magistratura certamente non esaustiva;

   il 7 aprile gli Uffici del giudice di pace del Tribunale di Tivoli sono rimasti chiusi a causa della carenza di personale, il dato più significativo e di maggior allarme a dimostrazione della gravità della situazione: il personale amministrativo a causa di pensionamenti e trasferimenti si è ridotto a quattro unità su otto e manca la figura del direttore amministrativo, per cui tutti i servizi sono in paralisi e la stessa attività giurisdizionale subirà decisi rallentamenti, con effetti esiziali per i diritti dei cittadini;

   l'articolo 24 della Costituzione garantisce a tutti di agire in giudizio per tutelare i propri diritti e l'inefficienza dell'Ufficio del giudice di pace di Tivoli impedisce ai cittadini del circondario di riferimento l'adeguata tutela giurisdizionale;

   in tutte le sedi si discute della necessità che il cittadino torni ad avere fiducia nelle istituzioni e nella giustizia, e a tal fine occorre in ogni caso garantire la funzionalità dei giudici di pace, nati proprio per agevolare il rapporto dei cittadini con la giustizia;

   l'Ufficio del giudice di pace di Tivoli, per parte sua, vive con grande preoccupazione l'evolversi dello scenario perché consapevole che causerà una contrazione nel calendario delle udienze, con gravissima ripercussione sull'esercizio della giurisdizione e ulteriore rallentamento nella celebrazione dei processi penali e civili;

   il tema della ragionevole durata del processo è oggetto di due importanti precetti sovraordinati: l'articolo 111, secondo comma, della Costituzione, secondo cui la legge assicura la ragionevole durata del processo, e l'articolo 6, paragrafo 1, Cedu, in base al quale «Ogni persona ha diritto ad un'equa e pubblica udienza entro un termine ragionevole, davanti ad un Tribunale indipendente e imparziale costituito per legge»;

   quella che l'interrogante giudica l'indifferenza da parte del Ministero verso gli uffici del giudice di Pace denota una scarsa sensibilità ed attenzione per le questioni che incidono significativamente sulla vita dei cittadini e sulla fiducia che gli stessi ripongono nella giustizia –:

   se non ritenga di assumere iniziative immediate, per quanto di competenza, volte a colmare la grave carenza della pianta organica del giudice di pace di Tivoli, permettendo allo stesso di recuperare la sua piena operatività, a tutto vantaggio dei cittadini.
(4-11858)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BUTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'esercizio delle linee di navigazione dei laghi Maggiore, di Garda e di Como è rimesso alla gestione governativa che opera in amministrazione autonoma sotto la vigilanza del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

   l'organizzazione della navigazione è disciplinata dalla legge n. 614 del 18 luglio 1957;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977 ha disciplinato il trasferimento alle regioni e agli enti locali di funzioni amministrative dello Stato;

   l'articolo 59 del suddetto decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977, ha delegato alle regioni le funzioni amministrative sulle aree del demanio lacuale e fluviale e sul litorale marittimo ma limitatamente alla utilizzazione con finalità turistiche;

   pertanto resta assegnato alla competenza statale quanto attiene alla navigazione, alla sicurezza e alla polizia doganale;

   l'articolo 98 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica ha statuito il trasferimento alle regioni della gestione governativa per la navigazione dei laghi Maggiore, di Como e di Garda previo risanamento tecnico ed economico a cura dello Stato;

   il decreto legislativo n. 422 del 1997 ha disposto il conferimento a regioni ed enti locali di funzioni e compiti in materia di trasporto pubblico locale, restando riservati allo Stato esclusivamente gli accordi, convenzioni e trattati internazionali relativi a servizi transfrontalieri, sicurezza e linee guida;

   il decreto legislativo n. 422 del 1997, inoltre, all'articolo 7 specifica che le regioni conferiscono alle province, ai comuni e agli altri enti locali tutte le funzioni e i compiti in materia di trasporto pubblico locale;

   la legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 ha completato il trasferimento alle regioni delle suddette competenze;

   il decreto legislativo n. 422 del 1997, all'articolo 11 ha previsto il trasferimento alle regioni interessate e alla provincia autonoma di Trento del servizio di navigazione sui laghi Maggiore, di Como e Garda previo risanamento tecnico-economico (da finanziare con i fondi e le modalità dell'articolo 2 della legge n. 194 del 1998);

   il processo di regionalizzazione si è fermato sul problema della definizione delle risorse finanziarie e, di conseguenza, il servizio di navigazione – che doveva passare alle regioni entro il 1° gennaio 2000 – continua ad essere svolto dalla gestione governativa, determinando, in questo modo, la perdita della possibilità di fruire degli stanziamenti di bilancio destinati a finanziare il piano di trasferimento del servizio alle regioni;

   solo la corrispondenza e la vicinanza del luogo della risposta con quello del bisogno potrebbero essere risolutive o comunque apportare un indiscutibile vantaggio allo svolgimento del servizio stesso;

   è necessario, dunque, completare il processo di regionalizzazione della gestione dei servizi pubblici di navigazione nei laghi Maggiore, di Garda e di Como e provvedere al risanamento tecnico-economico della gestione attuale anche mediante la formazione di apposite società che gestiscano il servizio –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato in relazione al completamento del processo di regionalizzazione già previsto dalla legge, in particolar modo, se il Ministro intenda trovare un accordo con le regioni al fine di addivenire finalmente al trasferimento delle competenze suddette alle regioni stesse anche approfittando del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(5-07892)


   MARINO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la crescente esigenza manifestata dal Consiglio comunale di Olbia con una delibera assunta all'unanimità nel febbraio 2022 (n. 19 del 14 febbraio 2022), con cui chiedeva al presidente della regione Sardegna, Christian Solinas, di adoperarsi per la creazione dell'Autorità Portuale del Nord Sardegna, e dalla stessa regione Sardegna in data 23 marzo 2022 con una lettera inviata al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (prot. 3560 del 23 marzo 2022) e da ultimo dal Presidente dell'Anci Sardegna, di modificare l'attuale struttura della AdSP del Mare di Sardegna in modo da valorizzare le diverse vocazioni del territorio impone di adottare un provvedimento che possa finalmente dare al territorio un asset della gestione portuale rispondente alle esigenze socio-economiche attuali, e induce a chiedere aggiornamenti sull'impegno assunto dal Governo a seguito dell'ordine del giorno Odg n. 9/3278-ar/31 presentato dall'interrogante nell'ottobre 2021;

   oggi più che mai l'economia del Paese è profondamente cambiata e, anche alla luce degli investimenti infrastrutturali e dei progetti di sviluppo che questo Governo sta portando avanti in tema di reti ten-T e di rilancio dei territori, si rende non più rinviabile la revisione dell'attuale assetto dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar di Sardegna;

   la creazione di due distinte Autorità rappresenta una restitutio in termini nonché il giusto riconoscimento per un intero territorio che in questi anni ha portato avanti numerosi progetti di valorizzazione dei porti e delle principali infrastrutture portuali;

   territori come quello in cui rientra il porto di Olbia, che è già stato sede di soppressa Autorità portuale e che in questi anni ha visto un incremento di rotte sia di passeggeri che di merci, che ha investito in opere viarie e infrastrutturali e che sta portando avanti importanti e imponenti progetti di intermodalità necessita di un'autorità di sistema portuale dedicata che possa rappresentare al meglio le esigenze del territorio;

   il Governo ha già assunto l'impegno a valutare la realizzazione dell'Autorità del Mar settentrionale di Sardegna riconoscendo dunque valide la motivazione a suo tempo addotte dall'interrogante –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, siano state assunte per la revisione dell'attuale assetto dell'Autorità di sistema portuale del Mar di Sardegna.
(5-07897)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 125, nel tratto che collega Olbia con Arzachena, Palau e Santa Teresa di Gallura, è ricompresa nel primo programma delle infrastrutture strategiche nazionali, approvato con la deliberazione del Cipe n. 121 del 21 dicembre 2001, in attuazione della legge n. 443 del 2001 (cosiddetta legge obiettivo), in quanto il suo adeguamento costituisce uno degli interventi sulla rete viaria regionale, di estrema importanza;

   i lavori di adeguamento suindicati sono attesi da oltre vent'anni, tenuto conto che l'infrastruttura risulta attualmente sottodimensionata, rispetto al transito veicolare, notevolmente cresciuto negli ultimi anni, in particolare nel periodo estivo;

   agli evidenti e prioritari motivi di sicurezza – anche in ragione degli incidenti purtroppo accaduti nel corso degli ultimi anni – si aggiungono anche ragioni di opportunità, connesse alla crescita economica e sociale di tutti i comuni della Gallura, per i quali appare di fondamentale importanza un rapido collegamento con la città di Olbia, ove sono localizzati i principali servizi, quali presìdi ospedalieri, le Ferrovie dello Stato, l'aeroporto e il porto passeggeri;

   il progetto predisposto dall'Anas prevede la costruzione di una strada con sezione di tipo B, vale a dire a quattro corsie, per l'intero tratto ricompreso tra Olbia e Palau e, nel corso degli anni, i vari comuni interessati si sono confrontati sia con la regione Sardegna che con la stessa Anas, al fine di superare alcune problematiche progettuali, relative sia ad aspetti geologici e geotecnici, conseguenti alla previsione di gallerie e viadotti, sia a problemi più strettamente economico-finanziari;

   il progetto esecutivo del tratto compreso tra Olbia ed Arzachena, in parte già finanziato, sarebbe in attesa della relativa valutazione ambientale strategica, mentre gli ulteriori lotti Arzachena-Palau e Palau-Santa Teresa di Gallura, oltre che fermi alla progettazione preliminare, non sono stati adeguatamente finanziati, anche in ragione di alcune difficoltà sull'esatta collocazione del tracciato definitivo, a causa dei diversi accessi privati alla strada attualmente esistenti;

   appare assolutamente necessario, e comunque prioritario, dare inizio quanto prima ai lavori in esame, garantendo le adeguate certezze al territorio interessato, in ordine al prossimo, futuro completamento dell'opera –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopra esposti, quali elementi intendano fornire sullo stato di avanzamento dei lavori di adeguamento della strada statale n. 125-133 bis Olbia-Palau, unitamente ai tempi stimati per la conclusione degli stessi, e, se del caso, quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di accelerare la conclusione dell'opera in questione.
(4-11841)


   LICATINI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di febbraio, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) ha anticipato 4,7 miliardi di euro del Fondo sviluppo e coesione per il periodo 2021-2027 su un totale di 6,3 miliardi di euro, per investimenti complementari e addizionali al Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   tali somme sono destinate agli investimenti su strade, ferrovie, infrastrutture idriche, opere immediatamente cantierabili, col fine di potenziare la dotazione infrastrutturale del Paese ma in particolare del Mezzogiorno in cui, è risaputo, esistono molte opere iniziate e mai finite, oppure in condizioni tanto pessime da costituire un pericolo per chi li utilizza;

   un caso emblematico riguarda le condizioni fatiscenti della via che conduce all'impianto di depurazione del comune di Petralia Soprana: il mancato funzionamento del depuratore è dovuto soprattutto alle condizioni di quest'unica strada, contrada Pianello, che permette di raggiungerlo, le cui dimensioni e stato non sono sufficienti nemmeno a consentire il transito dei mezzi per la raccolta e lo smaltimento dei fanghi di depurazione, a causa dell'assenza di un'adeguata manutenzione nel corsi degli anni;

   l'adeguamento strutturale di tale strada, peraltro già potenzialmente cantierabile essendoci un progetto esecutivo dell'opera, è un requisito indispensabile per il ripristino e la messa a norma dell'impianto di depurazione: a fronte di tale situazione, conosciuta sia dagli enti gestori sia dalla regione, tuttavia, non risulta che l'assessorato delle infrastrutture e della mobilità della Regione Siciliana si sia attivato per richiedere lo stanziamento di somme, come quelle predisposte dal Cipess proprio in questo settore;

   inoltre, con decreto del 1° febbraio 2022 del Ministero dell'interno, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 32 dell'8 febbraio 2022, è stato approvato il modello di certificazione per la presentazione della richiesta per l'attribuzione di un contributo, annualità 2022, a copertura della spesa di progettazione definitiva ed esecutiva, relativa ad interventi di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico, nonché per investimenti di messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti, nel limite di 320 milioni di euro, previsto dall'articolo 1, commi da 51 a 58, della legge 27 dicembre 2019, n. 160;

   come noto, il mancato funzionamento degli impianti di depurazione delle acque reflue rappresenta, nel nostro Paese, uno dei problemi più gravi e urgenti sia sul piano ambientale sia su quello economico, e l'intervento su questa strada avrebbe potuto permettere la riqualificazione anche dell'impianto di Petralia;

   i numerosi depuratori tuttora non conformi alle direttive europee, oltre a provocare un perenne disastro ecologico che si abbatte sui nostri mari e sulle acque interne, hanno portato a diverse procedure d'infrazione e a pesanti condanne come quella che impone al nostro Paese una multa di 30 milioni di euro per ogni semestre di mancato adeguamento degli impianti –:

   se, alla luce di quanto esposto, il Governo intenda adottare urgenti iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con la regione, per superare le criticità inerenti a tale infrastruttura, dal momento che il suo mancato funzionamento e il suo inutilizzo costituiscono, oltre che una mancata erogazione di un servizio alla comunità, anche un pericolo per la salute pubblica.
(4-11844)


   LEDA VOLPI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni 29 e 30 gennaio 2022 si apprendeva dalle testate giornalistiche imperiesi (Riviera24, Il Secolo XIX) la notizia del commissariamento del tratto Sanremo-Ventimiglia dell'Aurelia bis (tangenziale di Sanremo), opera infrastrutturale incompleta il cui ultimo tratto fu inaugurato dal defunto Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteoli nel 2011;

   secondo quanto riportato dai succitati quotidiani, vi sarebbe stata la rassicurazione del Ministro Giovannini circa il commissariamento del tratto dell'Aurelia bis riguardante la variante Sanremo Foce-Sanremo Pian di Poma, primo tratto del più lungo progetto, da decenni annunciato, che dovrà collegare Sanremo alla città di confine;

   nella legge 9 novembre 2021, n. 156 (conversione del decreto-legge n. 121 del 2021) l'articolo 2, comma 2-quinquies prevede uno stanziamento di 8 milioni di euro (3 milioni per il 2022 e 5 milioni per il 2023) destinato alla «redazione della progettazione di fattibilità tecnico-economica relativa all'adeguamento e alla messa in sicurezza della strada statale 1 via Aurelia nel tratto compreso tra il comune di Sanremo e il comune di Ventimiglia»; benché il testo approvato sia chiaramente riferito a «messa in sicurezza», vari esponenti politici locali hanno sostenuto che tali somme fossero destinate alla realizzazione dei progetti per i nuovi tratti di Aurelia bis;

   in data 23 marzo 2022, gli stessi organi di informazione davano diffusione della presentazione, a Savona, dei progetti per la realizzazione di diversi tracciati di Aurelia bis in Liguria da parte del commissario del Governo Matteo Castiglioni; in tale occasione il Commissario affermava: «Ultimo intervento non ancora oggetto di commissariamento è la messa in sicurezza del tratto Sanremo-Ventimiglia. Sono stati ottenuti dal ministero 8 milioni di euro per la progettazione. (...) Stimiamo che per realizzarla occorreranno altri 600 milioni di euro, da trovare, anche in questo caso, nelle more degli accordi di programma tra Anas e ministero»;

   in occasione del medesimo evento il Commissario Castiglioni ha precisato che lo svincolo mai completato di San Martino dell'Aurelia bis di Sanremo (l'uscita nel quartiere provenendo dal Borgo in direzione Arma di Taggia) rientra nelle opere a carico di Autofiori, e che l'ultimo sopralluogo operativo sul posto si era svolto nel 2018: il progetto, riporta Castiglione, è stato inviato al Ministero e attende di essere sbloccato;

   il 5 aprile era riportata a mezzo stampa una affermazione dell'assessore con delega alla viabilità di Regione Liguria Giacomo Zampedrone il quale dichiarava «Sono soddisfatto che la Commissione Lavori Pubblici abbia approvato la proposta di individuazione di un Commissario nella persona di Matteo Castiglioni per il tratto di variante alla Statale Aurelia di Sanremo (Sanremo Centro-Sanremo Foce)» –:

   se il Ministro interrogato abbia nominato un commissario straordinario per la realizzazione del tratto «Foce-Pian di Poma» e degli ulteriori tratti dell'Aurelia bis in direzione Ventimiglia e quali iniziative intenda adottare al fine di velocizzarne la realizzazione, ferma da oltre dieci anni;

   se il Ministro interrogato intenda indicare in quali attività concrete siano impiegati gli 8 milioni di euro stanziati nella legge n. 156 del 2021 all'articolo 2, comma 2-quinquies, nella progettazione dei nuovi tratti di Aurelia bis o, come sancito dallo stesso articolo di legge, nell'adeguamento e messa in sicurezza del tratto costiero già esistente della strada statale Aurelia, a oggi unica infrastruttura viaria gratuita tra Sanremo e Ventimiglia;

   se il Ministro interrogato sia conoscenza del fatto che Autofiori, incaricata di completare l'uscita mancante nel quartiere san Martino di Sanremo, non vi abbia ancora provveduto, se sia vero che il progetto sia in attesa di sblocco da parte del Ministero e quali iniziative intenda adottare affinché si possa far realizzare l'opera, in decennale ritardo, senza ulteriori indugi.
(4-11846)


   DEIDDA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la strada di collegamento bivio Aritzo (Cossatzu)-Desulo (bivio Tascusì) è di competenza provinciale e i lavori appaltati nel 2008 avrebbero dovuto già portare alla conclusione di quel tracciato di vitale importanza per gli automobilisti che dalla Barbagia di Belvì e dal Sarcidano si recano a Nuoro;

   ad oggi, quella che è considerata la strada più alta della Sardegna, a causa del sequestro della stessa nell'ambito di una indagine sull'appalto riguardante la manutenzione, è ridotta in una sorta di mulattiera montana, con un panorama bellissimo ma contraddistinta da un percorso tra pietrisco e fossi;

   tra febbraio e marzo 2020 è stata data comunicazione che la strada è stata dissequestrata dalla competente magistratura ed è tornata nelle competenze dell'amministrazione provinciale;

   si precisa che l'arteria stradale è fondamentale per gli abitanti dei comuni di Aritzo, Gadoni, Belvì ma lo stesso Seulo per raggiungere più velocemente il capoluogo della provinciale Nuoro e rompere l'isolamento che purtroppo vivono le comunità sopracitate;

   i lavori riguardavano un secondo lotto, di circa 3,5 chilometri, ma, nonostante questo, dalla data di dissequestro, la provincia non sembra essere in grado di portare avanti i lavori e la sistemazione dell'arteria tanto fondamentale;

   il piano «Rientro Strade», avviato nel 2018 da Anas, di concerto con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la riorganizzazione e ottimizzazione della gestione della rete viaria, riguarda il trasferimento alla competenza Anas di circa 6.500 chilometri di strade ex statali, regionali e provinciali, portando la nostra rete fino a oltre 32 mila chilometri;

   l'iter di «rientro» è iniziato nell'agosto 2017 con l'intesa sancita dalla Conferenza unificata per la revisione delle reti di 11 regioni ed è proseguito con l'emissione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il 20 febbraio 2018;

   a fine 2018 sono rientrati nella gestione di Anas i primi 3.513 chilometri di strade ex statali, regionali e provinciali, con 1.619 ponti e viadotti e 123 gallerie. In particolare questo primo passaggio ha riguardato le regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Toscana e Umbria;

   è evidente l'assenza, da questo elenco, della Regione autonoma della Sardegna, insieme alla Sicilia. Sarebbe importante ipotizzare il coinvolgimento della stessa regione Sardegna e nel caso succitato della stessa provincia di Nuoro, ad oggi, non in possesso degli stanziamenti necessari alla realizzazione della stessa infrastruttura stradale fondamentale;

   recentemente la stessa provincia di Nuoro, così come è stata data notizia alla stampa, ha ricevuto ulteriore finanziamento per le strade di propria competenza da parte del Ministero ma di certo non adeguato alle vere esigenze come quella della realizzazione della strada di collegamento dal bivio di Aritzo e il Bivio di Tascusì –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se intenda valutare l'adozione di iniziative di competenza per comprendere nel suddetto piano «Rientro Strade» o in analogo piano, concordato con la regione Sardegna e la stessa provincia di Nuoro, la realizzazione e la successiva gestione della strada tra il bivio di Aritzo-Cossatzu e il bivio di Tascusì-Desulo, ad esempio con denominazione strada statale 295-Bis.
(4-11854)


   MANTOVANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da novembre 2018 Monteviasco, frazione del comune di Curiglia, nel varesotto, risulta essere isolata a causa dell'assenza di un soggetto gestore dell'impianto di risalita;

   l'impianto di risalita è stato oggetto di profondi interventi di riqualificazione in seguito al sequestro che è conseguito alla morte dell'operatore che stava effettuando alcuni controlli alla struttura della funicolare;

   l'assenza di un operatore che prenda in gestione l'impianto di risalita comporta profondi disagi alla popolazione residente costretta a percorrere gli oltre 1.400 scalini per poter raggiungere il centro abitato della frazione;

   tale situazione di disagio è già stata oggetto di grande attenzione mediatica con servizi e reportage che hanno testimoniato – soprattutto per la popolazione anziana – un isolamento forzato e un'emarginazione tale da rendere difficile persino la consegna della corrispondenza durante i mesi più freddi in cui il sentiero risulta pericoloso a causa del ghiaccio e della neve;

   nei giorni scorsi il sindaco del comune di Curiglia – Nora Sahnane – ha lanciato l'allarme per il protrarsi della situazione che sembra non trovare una rapida soluzione;

   ad oggi sono ben sei le manifestazioni di interesse andate deserte, a causa di soggetti non idonei alla gestione della funivia Ponte di Piero Monteviasco che è pronta ma non ancora collaudata, poiché le autorità sono in attesa dell'individuazione del gestore che la prenderà in carico –:

   se il Ministro interrogato – vista l'estrema utilità sociale e pubblica dell'opera – intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di rendere al più presto operativa in condizioni di sicurezza la funicolare di Monteviasco, anche attraverso il sostegno di eventuali iniziative intraprese dalla Regione Lombardia, al fine di porre fine al grave disservizio.
(4-11863)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da venerdì 15 aprile fino a venerdì 18 aprile 2022 si è svolto un rave party illegale con più di 1500 partecipanti presso il chilometro 48 della strada statale 223 Siena-Grosseto, nei pressi del comune di Murlo –:

   se dalle forze dell'ordine siano state identificate e denunciate tutte le persone che ne hanno preso parte;

   per quale ragione, una volta arrivate, le forze dell'ordine non abbiano interrotto immediatamente il rave party.
(3-02895)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SPENA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con circolare del Ministero dell'interno del 10 marzo 2022 avente ad oggetto «misure di protezione temporanea in favore delle persone sfollate dall'Ucraina a seguito dell'invasione militare delle forze armate russe» è stato stabilito che «in attesa della pubblicazione del D.P.C.M. che definisca quali categorie di persone rientrino nelle misure di protezione temporanea, si fa presente che la richiesta di tale tipologia di soggiorno per il momento è riservata ai soli cittadini ucraini e ai loro residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022 e agli apolidi e cittadini di paesi terzi diversi dall'Ucraina e ai loro familiari che beneficiavano di protezione internazionale o di protezione nazionale equivalente in Ucraina prima del 24 febbraio 2022 che sono sfollati dall'Ucraina a partire dal 24 febbraio 2022»;

   le tensioni al confine russo-ucraino si sono intensificate già tra dicembre 2021 e gennaio 2022 e il dicembre 2021 il Ministro della difesa ucraino Oleksii Reznikov, intervenendo in Parlamento, riferiva della possibilità di una escalation militare da parte della Russia alla fine di gennaio 2022;

   il 31 dicembre 2021 il Ministro degli esteri russo, Sergey Lavrov dichiarava che «se non seguirà una risposta costruttiva entro un tempo ragionevole e l'Occidente proseguirà il suo corso aggressivo, la Russia sarà costretta a prendere tutte le misure necessarie per garantire un equilibrio strategico ed eliminare le minacce inaccettabili alla nostra sicurezza»;

   alla luce di tutto ciò, molti cittadini ucraini hanno abbandonato il loro Paese già prima del 24 febbraio 2022 messi in allarme dalle dichiarazioni sempre meno distensive che arrivavano dalle autorità russe e dal potenziamento della presenza militare russa ai confini ucraini;

   i cittadini ucraini arrivati prima del 24 febbraio 2022, tuttavia, sono ammessi nello Spazio Schengen per un periodo di 90 giorni senza il visto, venendo considerati come turisti, senza poter lavorare né usufruire dei servizi;

   dopo i 90 giorni dall'ingresso in Italia, i cittadini ucraini arrivati prima del 24 febbraio 2022 sono tenuti ad assumere una diversa condizione giuridica al fine di rimanere regolarmente sul territorio italiano come la richiesta di asilo che però, qualora concessa, comporterebbe il ritiro del passaporto e dunque l'impossibilità a tornare nel Paese d'origine –:

   quali iniziative il Ministro intenda promuovere per consentire che le misure di protezione temporanea previste nella circolare del 10 marzo 2022 per coloro i quali sono sfollati dall'Ucraina dal 24 febbraio 2022 siano estese anche a chi, alla luce delle tensioni crescenti tra la fine del 2022 e l'inizio del 2021, ha deciso di arrivare in Italia prima di quella data.
(5-07896)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VILLAROSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in ragione dell'aumento del costo dei carburanti, l'organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa della categoria dei soccorritori stradali meccanici – l'associazione nazionale centri soccorso autoveicoli (Ancsa) – ha proclamato lo stato di agitazione;

   il servizio di soccorso stradale sulla rete ordinaria ed autostradale nazionale è gestito dall'Anas per il tramite di società concessionarie che si avvalgono dei soccorritori stradali;

   le società concessionarie nel corso degli ultimi anni hanno imposto tariffe sempre meno favorevoli e contratti capestro, privi di clausole di salvaguardia che tutelino il sottoscrittore dai forti aumenti delle spese di gestione, quali il costo dei carburanti nell'ultimo periodo;

   l'impennata del prezzo del gasolio costringe a lavorare in perdita; mette in discussione la stessa sicurezza della circolazione stradale e migliaia di posti di lavoro poiché, di fronte ad oneri insostenibili, le imprese – già duramente provate dal periodo della pandemia in cui non hanno beneficiato di alcun sostegno – saranno costrette ben presto ad interrompere il servizio e licenziare i dipendenti;

   nel nostro Paese non sono mai state introdotte tariffe minime e massime per il soccorso stradale, presenti invece in altri Stati membri dell'Unione europea;

   restano puntualmente disattese le richieste avanzate dalla categoria affinché venga formalmente riconosciuta mediante l'istituzione di un albo professionale, in cui siano inserite le imprese in possesso dei requisiti minimi di professionalità e di attrezzature adeguate alle differenti tipologie di intervento;

   in conseguenza di tale vuoto normativo e dell'assenza di un tariffario di riferimento, l'utente della strada rischia di essere esposto ad una vera e propria attività predatoria da parte di soccorritori improvvisati e senza scrupoli, che impongono tariffe spropositate;

   analogo vuoto prescrittivo si registra in materia di mobilità elettrica, pur in presenza del significativo aumento della quota di mercato delle auto full electric e ibride nel 2021 (circa il 10 per cento del totale delle immatricolazioni), presumibilmente destinata ad ancor più rapida progressione nel breve e medio periodo grazie agli incentivi governativi pluriennali varati di recente;

   non sono state ancora esaminate e disciplinate specifiche modalità di soccorso da adottare su tali tipologie di veicoli, in quanto dotati di impianti ad alta tensione ed anche maggiormente esposti a rischio di incendio o esplosione, come invece realizzato da parte di enti di altri Paesi europei e degli USA (quale la National Highway Traffic Safety Administration - NHTSA);

   non risultano studi specifici per consentire la custodia in sicurezza di tali veicoli nelle depositerie giudiziarie, mediante la fissazione di parametri minimi di distanza oppure la previsione di aree riservate nonché l'adozione di termo scanner per la misurazione a distanza della temperatura dei mezzi per i quali sussista il rischio di «thermal runaway», ossia l'aumento repentino ed incontrollabile delle batterie, che può provocarne l'incendio o l'esplosione dopo molte ore o giorni –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di risolvere le criticità connesse alla mobilità elettrica, nella consapevolezza che la sicurezza stradale si realizza anche attraverso modalità di soccorso che non mettano in pericolo operatori, forze dell'ordine ed utenti della strada;

   quali iniziative intendano mettere in atto, per quanto di competenza, al fine di pervenire alla regolamentazione del settore del soccorso stradale meccanico mediante il formale riconoscimento della categoria, in considerazione anche dell'essenziale attività svolta quotidianamente dai soccorritori su strade ed autostrade ed in ausilio alle forze dell'ordine;

   se non ritengano utile ed opportuno, per evitare il rischio di definitivo collasso delle imprese di soccorso stradale, adottare le iniziative di competenza per la definizione di un tariffario di riferimento degli interventi di soccorso stradale meccanico.
(4-11851)


   MORRONE e RAFFAELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il ricorrente fenomeno legato alla criminalità delle bande giovanili, che ciclicamente interessa i territori delle province costiere della riviera e che, come denunciato dalla questura del riminese, richiede un approccio strategico articolato per essere affrontato al meglio;

   a ciò si somma la congenita carenza di risorse adeguate per fronteggiare le problematiche connesse al flusso turistico estivo, in particolare le condizioni nelle quali versano gli organi di Polizia permanenti, drammaticamente sottodimensionati rispetto ad una delle principali aree italiane per numero di turisti;

   tale condizione è evidenziata anche dalle principali sigle sindacali del comparto della sicurezza e dell'ordine pubblico, le quali da anni chiedono misure urgenti per il rafforzamento dell'organico, oltre all'ampliamento della dotazione di lavoro tramite l'implementazione di strumenti come taser, che hanno già dato prova della sua utilità nelle sperimentazioni in atto in alcune grandi città come Roma e Milano e Body cam di ultima generazione;

   i recenti episodi di violenza che hanno interessato la città di Rimini ed i territori limitrofi hanno visto protagonisti soprattutto giovani e giovanissimi, non ultima l'aggressione avvenuta in data 4 aprile ai danni di un 29enne riminese, aggredito violentemente da altri due ragazzi in pieno centro storico cittadino;

   domenica 10 aprile, si è registrato l'arresto presso la stazione ferroviaria riminese, di un 50enne senza fissa dimora che, secondo quanto si apprende dalle ricostruzioni su stampa, avrebbe tentato violenza nei confronti di una giovane ragazza del ravennate;

   nella notte del 7 aprile vi è stata una rapina in una nota gelateria del centro storico cittadino, che ha visto protagonisti 4 giovani commessi minacciati con una pistola poi rivelatasi falsa e che ha danneggiato l'esercizio per una cifra stimata nell'ordine delle migliaia di euro;

   da ultimo, si è appreso della convalida degli arresti domiciliari in carcere, dopo un'ulteriore rapina in un supermercato di Arrone in provincia di Terni, dei componenti di una baby gang già operativa sul territorio della riviera durante l'estate 2021, dove il 29 luglio aggredirono in pieno giorno un commerciante a colpi di mazza da baseball, dopo essere stati sorpresi nel tentativo di rubare della merce esposta nell'esercizio –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere con riguardo a quanto esplicitato in premessa, in risposta alle esigenze denunciate dagli amministratori e dalla stampa locale, al fine di contrastare i crescenti episodi legati alla micro e macro-criminalità e, così, salvaguardare un sicuro svolgimento della prossima stagione turistica.
(4-11852)


   ZANELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia), relativa al primo semestre del 2021, condivisa nei giorni scorsi dalla procura milanese ha posto in evidenza alcuni fenomeni legati alle attività delle maggiori associazioni a delinquere che operano nell'area milanese;

   tra questi ultimi la Dia ha segnalato questi ultimi la (DIA/ha segnalato il problema dello spaccio di droga in determinate zone della città, monopolizzato ormai da anni da gruppi di nordafricani;

   la Dia si sofferma in particolare sulla voluminosa attività di distribuzione di stupefacenti che quotidianamente si registra nei pressi della stazione di Milano-Rogoredo, nella periferia sud-est di Milano;

   fino a qualche tempo fa era soprattutto l'area denominata ex Porto di Mare, comprendente il cosiddetto «boschetto della droga» di Rogoredo, una porzione di terreno comunale di sessantacinque ettari totali ai confini con le campagne di San Donato e Poasco, a costituire l'area principale di spaccio;

   tuttavia, a seguito dei numerosi interventi delle forze dell'ordine sollecitati anche dall'interrogante con un precedente atto di sindacato ispettivo (n. 4-01364), i pusher hanno spostato il loro centro di smercio lungo la ferrovia tra la stazione di Milano Rogoredo e quella di San Donato Milanese, mantenendo sostanzialmente invariato il volume dei propri affari;

   la conseguenza del persistere di tali attività illecite ha generato evidenti effetti anche sul piano sociale con l'aumentato afflusso di giovani tossicodipendenti sia sul tratto della ferrovia, causando evidenti disagi alla circolazione dei treni, che nel quartiere residenziale storico di Rogoredo, minando la pace sociale e la quiete –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per potenziare i presidi esistenti e i controlli nell'area ferroviaria attorno alla stazione di Milano Rogoredo, al fine di prevenire lo spaccio di droga.
(4-11855)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi la stampa ha riportato la notizia che il tribunale di Catania ha stabilito che nel 2018, al CARA di Mineo (Catania) – struttura poi chiusa per volere dell'ex Ministro dell'interno Matteo Salvini – si sarebbe formata una cellula della mafia nigeriana, precisamente del cult «Vikings» o «Supreme Vikings Confraternity»; si tratta di una struttura criminale molto gerarchizzata e violenta, responsabile di una parte consistente del traffico di essere umani che si consuma sul Mediterraneo;

   secondo la tesi della sezione criminalità straniera e prostituzione della squadra mobile di Catania, che nel 2019 avviò le indagini utili a sgominare il gruppo, i membri dell'associazione a delinquere facevano base al CARA di Mineo e da lì dirigevano, anche con l'utilizzo di armi, le loro operazioni criminose; tale tesi è stata poi confermata nella pronuncia del tribunale di qualche giorno fa;

   l'ingresso della criminalità organizzata straniera nel nostro Paese è una problema endemico che purtroppo emerge anche in altri contesti; nel precedente atto di sindacato ispettivo n. 5-02805 l'interrogante aveva già evidenziato come, con riferimento ad alcuni migranti approdati in Italia il 29 giugno 2019 a bordo della ormai famigerata Sea Watch III di Carola Rackete, le indagini condotte dalla direzione distrettuale antimafia e dalla squadra mobile di Agrigento avevano portato all'arresto di alcune persone proprio per tratta di persone, violenza sessuale, tortura, omicidio, sequestro di persona a scopo di estorsione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina;

   a parere dell'interrogante le politiche di accoglienza portate avanti negli ultimi anni hanno esacerbato il problema della sicurezza del nostro Paese, non essendo in grado, tra le altre cose, di operare un filtro efficace al momento dell'ingresso nel nostro Paese;

   adesso più che mai è necessario un cambio di rotta che, sulla scorta di altre esperienze europee, permetta di selezionare e favorire un'immigrazione di qualità, di individuare per tempo e di respingere quegli individui che potrebbero comportare un pericolo per la sicurezza interna del nostro Paese –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per mettere in atto una strategia ad ampio raggio per prevenire o, quantomeno, contrastare le realtà associative criminali che si costituiscono nel nostro Paese e che talvolta, come nel caso riportato in premessa, utilizzano come base i centri di prima accoglienza.
(4-11862)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MELICCHIO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire) è un ente pubblico di ricerca, parte del Sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione. Nasce nel 1925 e si occupa di ricerca inerenti alle tematiche scolastiche. Conta 400 dipendenti, 4 sedi e gestisce diversi progetti europei, come l'Erasmus+ 2021-2027;

   la Corte dei conti, nella relazione «Determinazione e relazione, sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Indire 2019», pubblicata il 4 gennaio 2022, ha evidenziato una serie di rilievi critici nella gestione dell'ente: dalla discutibile auto-attribuzione dei compensi per il presidente e i consiglieri del Consiglio di amministrazione a partire dal 2013, con importi che «differiscono in maniera consistente», da quanto previsto dal decreto interministeriale dei Ministeri dell'istruzione e dell'economia e delle finanze del 31 ottobre 2002, di riferimento per la materia, e nonostante i richiami del Ministero vigilante, all'interim, troppo lungo dell'ufficio dei servizi giuridici e amministrativi e degli affari generali, ad anomalie nel capitolo dedicato al direttore, fino al crescente ricorso a incarichi di consulenza, nonostante l'avvenuta stabilizzazione di una quota del personale, laddove «si sarebbe dovuto assistere ad una proporzionale razionalizzazione dei contratti di consulenza, quantomeno con riferimento alle funzioni ordinarie dell'Ente»;

   l'istituto Indire sta attraversando un momento di grande difficoltà. La Presidente, nominata alla guida del Centro a settembre 2021, dopo neppure sei mesi ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni a seguito di una «non condivisione delle modalità di gestione amministrativa dell'ente», in altri termini una frizione nemmeno troppo velata con il direttore generale dell'ente. Il conflitto tra i vertici sta avendo gravi ripercussioni sul funzionamento dell'istituto, con il personale che riferisce di divergenze e indicazioni contraddittorie;

   lo stallo dirigenziale preoccupa molto, alla luce della necessità di occuparsi del superamento del precariato (grazie anche ai fondi previsti dalla legge di bilancio 2022) e dell'approvazione del piano assunzionale, con il completamento delle stabilizzazioni di almeno altri 60 precari e del determinarsi della mancata possibilità di progressione di carriera per quel personale contrattualizzato da anni ma ampiamente sottoinquadrato –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti riportati e quali iniziative intendano adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per risolvere al più presto la situazione di blocco dell'ente, al fine di garantire la piena regolarità e funzionalità dell'istituto, anche in considerazione degli ultimi precari da stabilizzare, della possibilità di avvalersi di indire per quanto riguarda gli affidamenti Pon e del ruolo che l'ente sarà chiamato a svolgere nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(5-07889)


   SURIANO, SARLI e EHM. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con legge 30 dicembre 2018, n. 145 sono stati introdotti i percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento (Pcto) ridefinendo l'alternanza scuola-lavoro precedentemente resa obbligatoria con legge 13 luglio 2015, n. 107 (cosiddetta Buona Scuola);

   l'obiettivo del percorso introdotto è quello di assicurare ai giovani tra i 15 e i 18 anni l'acquisizione di competenze per facilitare l'ingresso nel mercato del lavoro;

   tali obiettivi si sono spesso scontrati negli ultimi anni con la realtà dei fatti e le finalità volute dal legislatore non sono state rispettate in diverse occasioni, oggetto di report di stampa e di diverse interrogazioni parlamentari;

   diverse aziende, vista l'obbligatorietà del tirocinio formativo ai fini della carriera scolastica, sfruttano questo meccanismo a proprio vantaggio considerando gli studenti come vera e propria forza lavoro, utilizzandoli persino in lavori ad alto rischio;

   sono noti i casi di incidenti «sul lavoro» anche mortali (come quelli dei due ragazzi frequentanti i centri regionali di formazione professionale) e per i quali gli studenti italiani nelle scorse settimane sono scesi in piazza per manifestare il proprio dissenso nei confronti del Governo per la continuità con gli esecutivi precedenti in questo pericoloso percorso che non concede garanzie agli studenti;

   in realtà il progetto Pcto, in concomitanza ad altri fattori come ad esempio la Dad, ha svilito persino la formazione di base con carenze nell'istruzione evidenziate da studi di rilevanza nazionale;

   tra i vari protocolli d'intesa siglati dai vari uffici scolastici vi è anche quello singolare tra Usr Sicilia e il Comando militare dell'Esercito in Sicilia del 29 dicembre 2021 al fine di svolgere i Pcto in 7 caserme sul territorio regionale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti, se ritengano corretto che la formazione scolastica avvenga persino nelle caserme militari e quali iniziative intendano intraprendere nei confronti dell'ufficio scolastico regionale Sicilia per questo accordo anomalo e inopportuno;

   se vi sia l'intenzione da parte del Governo di rivedere i decreti attuativi del Pcto per tutelare gli studenti e tener maggiormente conto della formazione di base degli studenti.
(5-07899)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   «Il Fatto Quotidiano», in data 12 aprile 2022, denuncia che centinaia e centinaia di docenti hanno deciso di adire al giudice del lavoro contro il provvedimento che impedisce il loro rientro in classe, se non vaccinati, e che, molto spesso nella prassi, si traduce in disumani ed ingiustificati confinamenti in spazi angusti e non areati, senza alcun impiego effettivo;

   la ripresa del servizio è stato disposta con il decreto-legge n. 24 del 24 marzo scorso, a cui è seguita una nota dal ministero dell'istruzione del 31 marzo, che individua, tra le funzioni da attribuire al personale docente ed educativo non vaccinato, «il servizio di biblioteca e documentazione, l'organizzazione di laboratori, il supporto nell'utilizzo degli audiovisivi e delle nuove tecnologie informatiche, le attività relative al funzionamento degli organi collegiali, dei servizi amministrativi e ogni altra attività deliberata nell'ambito del progetto d'istituto», unitamente ad un mutamento nell'orario, portandolo dalle 18 o 24 ore settimanali svolte normalmente, a 36 ore, operando un richiamo all'articolo 3 del Contratto collettivo nazionale integrativo del 25 giugno 2008;

   tali disposizioni, già contestabili atteso che sanzionano la legittima scelta di non sottoporsi ad un vaccino non obbligatorio pur al termine dello stato di emergenza, hanno consentito, per la loro generica formulazione, una applicazione arbitraria;

   è infatti evidente che il confinamento in spazi angusti e non areati, per di più senza alcun compito effettivo da svolgere, assume i contorni della pratica illegittima del mobbing;

   del tutto inutili si sono rivelate le rimostranze di quegli insegnanti che, in difesa della dignità della propria persona e del proprio ruolo, si sono rifiutati di sottostare alle mutazioni di ruoli e orario, in quanto gli stessi dirigenti scolastici affermano di dover rispettare le disposizioni vigenti;

   si rende necessario, infine, ricordare quanto disposto dall'articolo 28 del nostro testo costituzionale, il quale statuisce che «i funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici» –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo al fine di scongiurare radicalmente qualsivoglia trattamento discriminatorio riservato al personale scolastico non vaccinato;

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito ai contenziosi richiamati in premessa e come si intenda agire nell'ipotesi di eventuali richieste di risarcimento danni sotto il profilo della responsabilità dei vertici amministrativi in caso di violazione dei diritti.
(4-11842)


   BALDINI e FERRI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   dal 24 febbraio, giorno che segna l'inizio dell'invasione russa in Ucraina, l'Europa è stata proiettata nella più grave crisi umanitaria dalla seconda guerra mondiale. Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Ministero dell'interno sarebbero infatti 92.716 le persone in fuga dal conflitto in Ucraina arrivate fino ad oggi in Italia, 47.927 delle quali sono donne e 34.223 sono minori;

   finora in Italia sono arrivati prevalentemente cittadini ucraini che hanno potuto contare su una rete di aiuti familiari. Nei prossimi giorni si prevede un aumento del flusso migratorio che probabilmente interesserà profughi senza mezzi né appoggi in Italia;

   il 28 marzo 2022 il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha firmato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sulla protezione temporanea e l'assistenza per i profughi provenienti dall'Ucraina a causa della guerra. Il menzionato decreto ha dato attuazione alla decisione europea 2022/382 del 4 marzo 2022 con cui il Consiglio dell'Unione europea, accertando l'esistenza di un afflusso massiccio di sfollati dall'Ucraina, ha attivato per la prima volta lo strumento della protezione temporanea previsto dalla direttiva 2001/55/CE. Ai sensi dell'articolo 2 del decreto in esame, il permesso di soggiorno per protezione temporanea ha una durata di un anno a decorrere dal 4 marzo 2022 e consente al titolare l'accesso all'assistenza erogata in Italia dal Sistema sanitario nazionale, al mercato del lavoro e allo studio;

   in tale contesto, a destare le maggiori preoccupazioni è la sorte dei minori profughi. L'attuale conflitto armato e gli episodi di violenza, infatti, determinano nei bambini fortissime ripercussioni di natura fisica, emotiva e psicologica. A ciò si aggiunge, inoltre, la brusca interruzione del percorso scolastico e formativo;

   per evitare di pregiudicare ulteriormente la crescita e il futuro dei bambini e dei ragazzi ucraini arrivati in Italia sono necessarie misure concrete e tempestive volte a favorire l'inserimento nel sistema scolastico italiano;

   risulta imprescindibile, ai fini, non solo dell'inserimento scolastico ma anche, più in generale, dell'integrazione nel nostro Paese, il rapido apprendimento della lingua italiana; è altresì necessario offrire ai minori la possibilità di non disperdere la loro cultura, nonché di non perdere anni o insegnamenti scolastici qualora le loro famiglie decidessero in un secondo momento di rientrare in Ucraina –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare per garantire il diritto all'istruzione dei minori ucraini arrivati in Italia a causa della guerra e, in particolare, per assicurare il reperimento dei fondi necessari all'attivazione di specifici corsi di lingua italiana per stranieri.
(4-11859)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIPRINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, recante «istituzione dell'assegno unico e universale per i figli a carico», adottato in attuazione della legge delega 1o aprile 2021, n. 46, ha introdotto l'assegno unico e universale che dal 1o marzo del 2022 sostituisce i benefici previsti dalla normativa vigente per i genitori lavoratori, tra i quali le detrazioni per i figli a carico e l'assegno per il nucleo familiare;

   l'articolo 3 del suddetto decreto prevede il riconoscimento dell'assegno a condizione che, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata del beneficio, il richiedente sia in possesso congiuntamente dei requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno;

   l'attuale quadro normativo che vincola l'assegno unico al parametro della residenza sul territorio italiano e della cittadinanza, sta causando notevoli problemi e disagi economici agli impiegati e al personale a contratto del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale che prestano servizio presso la rete diplomatico-consolare che, da una parte, non possono accedere alla nuova misura poiché residenti all'estero e, dall'altra, perdono le «vecchie» agevolazioni (detrazioni e assegno per il nucleo familiare) legate alla genitorialità che vengono abrogate dalla nuova disciplina;

   anche l'INPS con circolare n. 23 del 9 febbraio 2022 ha precisato che il raggio di azione dell'assegno unico è circoscritto ai confini nazionali poiché «la valutazione in merito alla eventuale applicabilità alla nuova misura di accordi bilaterali e multilaterali stipulati dall'Italia in tema di sicurezza sociale, nonché delle regole dettate dal regolamento (CE) n. 883/2004 sono attualmente oggetto di un approfondimento specifico e, pertanto, la disciplina del nuovo assegno unico e universale al momento trova applicazione limitatamente ai richiedenti residenti in Italia per i figli che fanno parte del nucleo ISEE»;

   l'impatto della nuova normativa rischia di essere fonte di un nuovo contenzioso giudiziario poiché non solo lede in maniera sensibile i diritti economici del suddetto personale ma pregiudica anche la realizzazione degli obiettivi di sostegno della genitorialità che la legge delega si è proposta di conseguire –:

   quali iniziative, anche di tipo normativo, intenda adottare il Governo al fine di superare le criticità di cui in premessa e riconoscere i benefici previsti dall'assegno unico e universale di cui al decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, anche al personale con residenza all'estero in servizio presso la rete diplomatico-consolare del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
(5-07891)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 della Costituzione recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;

   a parere dell'interrogante, tra le condizioni personali è inclusa la salute della persona, che di fatto non può essere usata per discriminare, tanto quanto le opinioni politiche di una persona riguardo ad una scelta politica del Governo da esso non condivisa;

   il bando di concorso Estate INPSieme estero e vacanze tematiche in Italia 2022, pubblicato il 31 marzo 2022, prevede, all'articolo 3, comma 5: «Tutti gli studenti ammessi al beneficio di età pari o superiore agli anni 12 dovranno essere in possesso di green pass, vaccinale o da guarigione. L'obbligo vaccinale è escluso per coloro che, a causa di specifiche condizioni cliniche documentate, non possano ricevere o completare il ciclo di vaccinazione. Limitatamente a tali casistiche, il partecipante dovrà essere munito di certificazione di non vaccinabilità rilasciato dalle strutture sanitarie autorizzate in base alla normativa vigente all'atto della partenza. La documentazione andrà presentata in struttura e, a richiesta per lo svolgimento delle attività previste»;

   non risulta all'interrogante che vi sia mai stato l'obbligo vaccinale per la categoria di persone ammissibili al suddetto bando. Pertanto, è parere dell'interrogante che tale richiesta non può essere posta come requisito di ammissibilità. La presentazione del green pass da vaccino, è inoltre, secondo l'interrogante, una chiara violazione della privacy di una persona e un discrimine in base alle sue condizioni di salute;

   la presentazione obbligatoria di un documento basato su un'azione facoltativa, che tra l'altro lede i diritti dei singoli in materia di salute in quanto terapia sperimentale (come più volte denunciato con più di un atto di sindacato ispettivo), vìola, a giudizio dell'interrogante, l'enunciato del secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione sopracitato, nel momento in cui la Repubblica, in questo caso nella figura dell'istituto pubblico dell'Inps, pone un ostacolo sociale e una limitazione della libertà del cittadino, impedendogli il suo pieno sviluppo personale e l'effettiva partecipazione alla vita della società –:

   se non ritenga il Ministro interrogato di adottare iniziative nei confronti dell'Inps per rimuovere gli ostacoli, di cui in premessa, al fine di consentire a tutti i cittadini in possesso dei requisiti economici di essere ammessi al bando senza discriminazione.
(4-11847)


   PEDRAZZINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Aeroflot è la principale compagnia aerea russa, che in Italia dà lavoro a 35 operatori italiani, o con passaporto italiano, nelle basi di Roma-Fiumicino, Milano-Malpensa, Napoli-Capodichino e Venezia-Marco Polo; durante i due anni di pandemia, a causa della cancellazione dei voli, i lavoratori dell'azienda avevano accettato, pur di tutelare il proprio posto di lavoro e continuare ad assicurare il servizio, riduzioni di orario e salario, garantendo il collegamento tra Italia e Russia – per consentire il rimpatrio dei russi rimasti in Italia e degli italiani rimasti in Russia – e con le altre mete coperte dalla compagnia;

   il 22 dicembre 2021, nel periodo di faticosa uscita dalla pandemia, l'azienda aveva ripreso i collegamenti regolari giornalieri, e via via i voli stavano tornando a riempirsi di passeggeri, seppure a ranghi ridotti; poi, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, l'Unione europea e gli Stati membri hanno varato alcuni pacchetti di sanzioni nei confronti della Russia e delle aziende russe, tra cui figurano anche il congelamento dei conti correnti e la chiusura, dal 27 febbraio 2022, dello spazio aereo per le compagnie russe, che hanno colpito anche la compagnia aerea Aeroflot e i lavoratori italiani che nella stessa operano;

   alla luce di queste sanzioni l'azienda, dal 25 febbraio 2022, vedendosi congelato il conto corrente tenuto presso la Bnl di Roma, ha bloccato il pagamento degli stipendi ai propri dipendenti, che sono costretti a vivere in una situazione di incertezza e inaccettabile sospensione, l'impossibilità di corrispondere ai lavoratori la retribuzione, dovuta dal congelamento del conto corrente, ha indotto la compagnia, in un primo momento, a chiedere al Governo di attivare la Cassa integrazioni guadagni, vedendosi, tuttavia, negata questa richiesta;

   nonostante in altri Paesi, come Germania o Gran Bretagna – che pure applicano doverosamente le sanzioni nei confronti della Federazione russa – il denaro per tutelare i dipendenti sia disponibile, il Governo italiano ha scelto, in contrasto con la scelta inaugurata con l'ultima legge di bilancio di estendere la platea delle integrazioni salariali, di negare ad Aeroflot la possibilità di accedere ad un importante strumento di tutela e garanzia, non tanto per l'azienda quanto per i lavoratori, che si vedrebbero ingiustificatamente travolti dagli effetti di sanzioni che non dovrebbero riguardarli;

   a causa del diniego, la casa madre a Mosca ha formalmente comunicato a tutti i dipendenti presenti sul nostro territorio il formale avvio della procedura di licenziamento collettivo, ai sensi della legge 23 luglio 1991, n. 223, gettando nello sconforto i lavoratori e le loro famiglie che, senza alcuna responsabilità per le atrocità commesse in Ucraina e dopo aver fatto numerosi sacrifici durante più di due anni di pandemia, rischiano di rimanere abbandonati e senza alcun tipo di giusto sostentamento –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto e quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo e in sede europea, intenda assumere, per assicurare ogni genere di tutela e garanzia nei confronti dei 35 lavoratori della Aeroflot impegnati nel nostro territorio e delle loro famiglie.
(4-11856)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MICELI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   dalla fine degli anni novanta, presso la Regione siciliana, è presente un bacino di oltre duemila lavoratori precari coinvolti nei «Piani di inserimento programmato» (cosiddetti ex Pip) attraverso un progetto denominato «Emergenza Palermo» finalizzato a favorire l'occupabilità dei soggetti svantaggiati – giovani inoccupati, ex carcerati, soggetti dimessi da comunità o centri di cura e recupero di tossicodipendenti e soggetti d'alcolismo – nell'area metropolitana del comune di Palermo e, nel corso degli anni, questi soggetti sono più volte transitati attraverso varie amministrazioni, enti e società pur mantenendo la loro condizione di precarietà;

   secondo la Regione siciliana, le mansioni svolte sono quelle generiche riconducibili alla categoria A del Contratto collettivo regionale di lavoro (Ccrl) della Regione siciliana del comparto non dirigenziale, per una spesa complessiva di circa 30 mila euro lordi ad unità e, al 2020, il dato cristallizzato dei soggetti impegnati ammonta a complessive 2.665 unità – oltre il 50 per cento delle quali over 50 –, di cui 1.085 utilizzati presso gli uffici dell'amministrazione regionale – tra cui presidenza, attività produttive, beni culturali, economia, energia, famiglia, funzione pubblica, infrastrutture, formazione professionale, agricoltura, salute, territorio e turismo – e la restante parte (1.570) presso altri enti come Iacp, Foss, Associazioni no profit, comuni, uffici giudiziari, parrocchie e comunità religiose, scuole e università e strutture ospedaliere;

   con sentenza n. 194 del 2020, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 64, comma 1, della legge della Regione siciliana 8 maggio 2018, n. 8, nella parte in cui prevede il transito degli ex Pip con contratto a tempo indeterminato, anche parziale, presso la Resais s.p.a., e l'illegittimità costituzionale dell'articolo 23 della legge della Regione siciliana 22 febbraio 2019, n. 1, nella parte in cui prevede il transito di soggetti titolari di contratto di lavoro a tempo determinato presso la Resais s.p.a. con contratto di lavoro a tempo indeterminato;

   il decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2021, n. 21, ha prorogato al 31 marzo 2022 i rapporti di lavoro di personale con contratto di lavoro atipico appartenente al bacino Pip – emergenza Palermo di cui alla legge regionale 26 novembre 2000, n. 24, in essere o scaduti nell'anno 2020, e ha disposto di istituire, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione – presso il dipartimento della funzione pubblica ed anche in modalità telematica un tavolo tecnico, con la partecipazione del Ministero dell'economia e delle finanze e dei rappresentanti delle amministrazioni competenti e delle parti sociali, per l'individuazione di soluzioni volte al superamento della situazione relativa all'utilizzo dei Pip, secondo la consistenza alla data del 31 luglio 2020;

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa, ad oggi non sembrerebbero esserci stati dei passi avanti sulla stabilizzazione né dal fronte del tavolo tecnico nazionale, né da quello del tavolo tecnico istituito presso la Regione siciliana con la partecipazione dei sindacati e ciò ha provato proteste e sit-in delle migliaia di lavoratori interessati;

   ad avviso dell'interrogante, è necessario stabilizzare questi soggetti che da oltre vent'anni prestano servizio presso le amministrazioni locali e che, nonostante i numerosi interventi normativi, non vedono ancora riconosciuti i loro sforzi e si trovano costretti a soggiacere a formule concettuali che continuano a perpetuare precariato con inevitabili difficoltà sulla vita quotidiana delle oltre duemila famiglie coinvolte –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per dare effettiva ed immediata risposta alle richieste di stabilizzazione dei lavoratori.
(5-07894)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LUCASELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   era stata salutata con grande soddisfazione l'istituzione di un fondo per la diagnostica innovativa, che avrebbe consentito di personalizzare le terapie oncologiche attraverso i test di profilazione genetica;

   nel dicembre 2020 il Parlamento ha approvato il disegno di legge di conversione del cosiddetto «decreto ristori» che prevede diverse novità in ambito sanitario, tra le quali, in particolare, lo stanziamento di 5 milioni di euro per consentire «il miglioramento dell'efficacia degli interventi di cura e delle relative procedure, anche alla luce degli sviluppi e dei progressi della ricerca scientifica applicata con specifico riguardo alla prevenzione e alla terapia delle alterazioni molecolari che originano i tumori»;

   i fondi avrebbero dovuto essere destinati al potenziamento dei test di Next-Generation Sequencing di profilazione genomica dei tumori dei quali sono riconosciute evidenza e appropriatezza; l'analisi delle mutazioni genetiche dei tumori sta, infatti, cambiando l'approccio terapeutico e al modello istologico, basato sullo studio dei tessuti, sempre più spesso si affianca il «modello mutazionale» per ottenere una terapia il più possibile cucita addosso al singolo paziente;

   in particolare, i test di profilazione genomica sono in grado di identificare le alterazioni geniche presenti nei tumori e, quindi, indicare quale è il trattamento molecolare più appropriato per ogni singolo paziente, ma oggi, mentre alcune regioni rimborsano questo tipo di test, in altre i cittadini devono pagarli a proprie spese, accentuando l'inaccettabile divario di accesso alle cure che esiste tra diverse zone del territorio nazionale;

   il decreto-legge, però, prevedeva che entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione – quindi entro il 25 febbraio 2021 – un decreto concertato tra il Ministero della salute e quello dell'economia e delle finanze, avrebbe dovuto stabilire le modalità di attuazione, anche con riguardo alla destinazione e distribuzione delle risorse allocate;

   il condizionale è d'obbligo, perché quei fondi, secondo quanto consta all'interrogante, non sono mai arrivati a destinazione e, anzi, i termini di impiego sarebbero scaduti, perché il decreto attuativo non sarebbe mai stato emanato;

   la diagnosi precoce è uno strumento essenziale, che consente non solo di allungare l'aspettativa di vita dei pazienti oncologici, ma di migliorarne la qualità –:

   considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, per quali motivazioni il citato decreto attuativo non sia stato adottato e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per consentire l'immediato stanziamento delle risorse economiche destinate al potenziamento dei test di Next-Generation Sequencing di profilazione genomica dei tumori.
(5-07898)

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con diverse interrogazioni l'interrogante ha denunciato le innumerevoli reazioni avverse ai vaccini COVID-19 autorizzati da Ema, tra cui: la n. 4-07021, la n. 4-07842, la n. 4-08190, la n. 4-08626, la n. 4-08670, la n. 4-08944, la n. 4-09365, la n. 4-09527, la n. 4-09677, la n. 4-09952, la n. 4-10216 e la n. 4-10961, qui richiamate interamente;

   The Scientists for Health and Freedom (Eye) è un gruppo di greci dentro e fuori la Grecia creato nell'estate del 2020, sull'esempio della sorella tedesca Mwgfd, a scopo di informazione e networking dei cittadini. Il loro obiettivo principale è combattere l'apartheid sanitario, che è stato imposto da persone che attualmente stanno violando ogni nozione di diritto e logica, con l'obiettivo di interessi politici, personali ed economici;

   recentemente la Eye ha pubblicato le analisi dei documenti sulle reazioni avverse pubblicate da Ema in merito ai 4 principali vaccini COVID-19 attualmente in uso in Europa. Il file contiene tutte le 1.046.588 reazioni avverse segnalate fino al 29 gennaio 2022. Per ogni adverse drug reaction (adr) è incluso anche il link originale al report Icsr. Per l'Italia le reazioni avverse correlate censite sono 89.577, e le morti 622 di cui 4 bambini. I decessi totali registrati in Europa ammontano a 24.099 di cui 139 registrati nella fascia di età 0-17 anni;

   è parere dell'interrogante che ogni persona deceduta per una reazione avversa sia da considerarsi persona morta per omicidio colposo, nel caso di una somministrazione superficiale, senza anamnesi di un farmaco in fase di sperimentazione non conclusa, come quella che c'è in Italia, dove se non si è vaccinati, si perdono per legge diritti civili e politici, come nel caso personale dell'interrogante –:

   se il Governo, alla luce di quanto citato in premessa, non intenda adottare iniziative per sospendere immediatamente la campagna vaccinale.
(4-11849)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:


   BENAMATI, BONOMO, D'ELIA, GAVINO MANCA, NARDI, SOVERINI, ZARDINI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la filiera dell'automotive ancora oggi risulta trainante per l'industria nazionale in termini di fatturato, occupazione e capacità di innovazione;

   l'Italia, rispetto ai volumi produttivi degli anni Settanta è caratterizzata da una minore produzione di autoveicoli ma anche da una forte componentistica prima assente e permane uno dei Paesi in cui la mobilità privata è maggiormente diffusa (circa 6,6 italiani su 10 posseggono un'auto) ma il parco autoveicoli è fra i più vecchi, insicuri ed inquinanti d'Europa;

   l'epidemia sanitaria da COVID-19 ha bloccato le vendite e messo tutto il settore a rischio, situazione che è stata ulteriormente acuita dall'aumento dei costi dei prodotti energetici e delle materie prime: le immatricolazioni nazionali erano di circa 1 milione e 900 mila vetture nel 2019 e, pur in presenza di robusti incentivi, sono passate a 1 milione e 380 mila nel 2020 e a 1 milione e 460 mila nel 2021;

   per far fronte alla crisi in atto, Governo e Parlamento, con un'azione di politica industriale fortemente voluta dal PD, hanno introdotto una serie di incentivi per l'acquisto di auto nuove, coniugando l'azione positiva dell'eliminazione di vetture circolanti altamente inquinanti e l'incremento della sicurezza del parco circolante con il deciso sostegno al settore ed all'occupazione;

   ad oggi la situazione permane ancora fosca sia per i ritardi nella ripresa delle misure di incentivazione quanto per la carenza di materie prime e semilavorati che rallenta la produzione;

   grazie ai 3-4 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza allocati su batterie, semiconduttori e idrogeno e al «decreto Energia» che prevede una dotazione di 700 milioni di euro per l'anno 2022 e di 1 miliardo di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030, sono state finalmente appostate le risorse necessarie per un progetto di ripresa del settore dell'auto in Italia;

   occorre un progetto industriale quindi, e non solo di sostegno alla domanda, che coinvolga anche Stellantis – maggior produttore nazionale – valorizzando gli investimenti in stabilimenti come Melfi, Mirafiori, sulla Gigafactory, su nuovi modelli e più in generale su tutta la componentistica auto nella complessa fase della transizione ecologica –:

   quali iniziative abbia in animo il Governo per dotare il Paese di un piano strutturale ed organico sull'industria dell'automobile, in considerazione delle risorse già stanziate, degli obiettivi di transizione ecologica e della necessità di rafforzare il tessuto produttivo e della componentistica e di difendere l'occupazione.
(3-02897)


   FORNARO e TIMBRO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha, tra le altre conseguenze, acuito la crisi energetica che si era già manifestata prima del conflitto, con notevole aumento dei costi dell'energia che hanno inciso e incideranno direttamente sui redditi delle famiglie e il sistema delle imprese, nonché alimenteranno la spirale inflativa;

   tra gli eccezionali incrementi dei prezzi dei prodotti energetici vi è stato quello dei carburanti, cosiddetto caro benzina;

   poco più di un mese fa il prezzo della benzina in modalità self era arrivato ad una media nazionale di 2,219 euro/litro e mentre al servito era di 2,328 euro/litro, il prezzo del diesel si era attestato ad un costo superiore alla benzina con una media al self di 2,225 euro/litro e di 2,342 euro/litro al servito;

   stessi vertiginosi aumenti segnavano i prezzi praticati per il Gpl e il metano auto;

   le complessive azioni del Governo dirette ad affrontare la crisi energetica, anche contrastando fenomeni speculativi, comunque tuttora in atto, hanno raffreddato le spinte al rialzo, inoltre l'intervento sulle aliquote di accisa sulla benzina e sul gasolio impiegato come carburante, contenuto nel decreto-legge n. 21 del 2022, ha ridotto al momento i prezzi dei carburanti che rimangono comunque di molto superiori al periodo precrisi;

   la rilevazione dell'11 aprile 2022 della media settimanale dei prezzi dal 4 al 10 aprile 2022 pubblicata sul sito del Ministero della transizione ecologica, in base ai dati comunicati dai gestori al servizio Osservaprezzi del Ministero dello sviluppo economico, mostrano una media nazionale del prezzo della benzina al self-service di 1,767 euro/litro e di 1,911 euro/litro per la benzina al servito, mentre quelli del diesel si attestavano rispettivamente a 1,759 euro/litro per il self-service e a 1,904 euro/litro per il servito;

   sempre dal servizio Osservaprezzi del Ministero dello sviluppo economico attraverso il servizio di ricerca dei costi per impianto si riscontrano sensibili differenze del prezzo dei carburanti praticati da distributori operanti nelle stesse aree limitrofe e in diversi casi dalla stessa compagnia, differenze di prezzi che variano, prendendo come riferimento la benzina al self-service, da circa 1,700 euro/litro a oltre 2,00 euro/litro sino a raggiungere in alcuni casi sempre in aree limitrofe il prezzo di 2,229 euro/litro –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato, nell'ambito della più complessiva azione del Governo diretta ad affrontare le eccezionali conseguenze della crisi energetica, intenda adottare per sostenere il tessuto produttivo, garantendo una maggiore uniformità dei prezzi dei carburanti praticati dai distributori.
(3-02898)


   EHM. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'acuirsi della pandemia da COVID-19 e la grave crisi che ne è conseguita hanno accelerato il fenomeno delle delocalizzazioni delle imprese;

   Gkn di Campi Bisenzio – leader dell'automotive – nel luglio 2021, ha avviato il licenziamento di 422 operai, optando – pur con profitti in attivo – per la delocalizzazione dell'azienda nell'est Europa;

   lo stabilimento della Wyeth Lederle S.p.a. di Catania, filiale della multinazionale Pfizer – anch'essa con profitti in attivo – ha annunciato alla fine del 2021 il mancato rinnovo di 210 contratti di lavoro, ha avviato la cessazione di 50 contratti di somministrazione e ha rinviato la decisione per altri 60 dipendenti che resteranno in azienda fin quando non verrà installato un macchinario semiautomatico che richiederà meno personale per la produzione;

   analogamente, Caterpillar di Jesi, a dicembre 2021, ha annunciato il licenziamento di 169 dipendenti a tempo indeterminato e 67 con contratto interinale, poiché, secondo i vertici dell'azienda, spostare la produzione favorirebbe un risparmio del 25 per cento dei costi;

   i caratteri comuni di tale fenomeno consistono in finanziamenti pubblici per il rilancio del sistema produttivo italiano, di cui aziende estere beneficiano, attraverso notevoli vantaggi fiscali;

   esse beneficiano dei finanziamenti statali investendo sul territorio, tuttavia – dopo qualche anno, una volta esauriti i finanziamenti pubblici e al fine di conseguire maggiori profitti – operano licenziamenti a tappeto, con la chiusura contestuale degli stabilimenti sul territorio italiano e spostano la propria attività in altri Paesi, per godere dei relativi benefici economici;

   il Governo, a conoscenza di quanto esposto, nel dicembre 2021, con riferimento al caso della Gkn di Campi Bisenzio, ha depositato presso la Commissione bilancio del Senato della Repubblica un emendamento riguardante le aziende con più di 250 dipendenti, che prevede una tenue mitigazione dei licenziamenti;

   di ben altra portata sono le proposte di legge depositate dal senatore Mantero e dall'interrogante, che prevedono un piano di continuità occupazionale dei lavoratori e della produttività del sito;

   nel 2021 sono stati aperti, presso il Ministero dello sviluppo economico, tavoli di confronto con le aziende in questione, dai quali si è giunti soltanto a soluzioni di compromesso al ribasso per i lavoratori ivi impiegati –:

   se via sia l'intenzione di elaborare un piano che sia in grado di arginare le delocalizzazioni, valutando altresì soluzioni alternative per il prosieguo dell'attività lavorativa degli operai vittime di licenziamenti.
(3-02899)


   BATTILOCCHIO e D'ATTIS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   i territori di Civitavecchia e Brindisi ospitano da tanti anni centrali per la produzione di energia elettrica che hanno nel tempo contribuito, in maniera sostanziale, a garantire l'approvvigionamento energetico nazionale;

   per entrambe le centrali (attualmente alimentate a carbone) è prevista un'imminente dismissione per decarbonizzazione entro il 2025, senza alcuna ulteriore opzione di conversione;

   il percorso di transizione ecologica, in linea con la cornice comunitaria, va promosso, supportato ed incoraggiato;

   la transizione ecologica comporta dei costi materiali e di impatto sociale, sia diretti che relativi all'indotto, con possibili risvolti negativi sul tessuto imprenditoriale e sui livelli occupazionali del territorio;

   è basilare garantire una progettualità di qualità per il futuro di queste aree, con un intervento dello Stato volto a riconoscere una particolare attenzione a zone che, per decenni, hanno ospitato gli impianti energetici di interesse nazionale –:

   se e attraverso quali iniziative il Ministro interrogato intenda riconoscere la speciale peculiarità delle aree di Civitavecchia e Brindisi e se intenda adottare opportune iniziative di competenza per mettere in campo programmi specifici di sostegno concreto al tessuto produttivo dei due territori e di attrazione di nuovi investimenti.
(3-02900)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il contributo delle aziende al perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile in Agenda 2030 e degli obiettivi di decarbonizzazione rappresenta un fattore strategico che richiede un costante impegno da parte degli Stati nell'individuazione di modelli sostenibili di produzione e di consumo, necessari alla transizione verso l'economia circolare e al raggiungimento della carbon neutrality in Europa entro il 2050;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha avviato nel 2011 un programma sull'impronta ambientale di prodotti e servizi con l'obiettivo di sperimentare su vasta scala e ottimizzare, in collaborazione con il settore produttivo italiano, le differenti metodologie di misurazione delle prestazioni ambientali, al fine di poterle armonizzare e rendere replicabili. La metodologiche gli indicatori di sostenibilità si basano principalmente sul Life Cycle Assessment (Uni-En-Iso 14044), sulla Carbon Footprint (Uni Iso/dis 14067) e sulla Water footprint (Iso/cd 14046);

   con la legge n. 221 del 2015 è stato istituito uno schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell'impronta ambientale dei prodotti, denominato «Made Green in Italy». Il regolamento di attuazione, adottato con decreto ministeriale n. 56 del 2018, prevede che la certificazione, gestita dal Ministero della transizione ecologica, sia basata sulla metodologia europea Pef – Product Environmental Footprint, come definita dalla Commissione europea nella raccomandazione 2013/179/UE, associandovi aspetti di tracciabilità, qualità ambientale, qualità del paesaggio e sostenibilità sociale;

   il «Made Green in Italy» ha l'obiettivo di promuovere modelli sostenibili di produzione e consumo, di contribuire al miglioramento continuo delle prestazioni ambientali dei prodotti, mediante la riduzione degli impatti ambientali che questi generano durante il loro ciclo di vita, di favorire scelte informate e consapevoli da parte dei cittadini e di rafforzare l'immagine dei prodotti «made in Italy». La quantificazione delle prestazioni ambientali di un prodotto è basata su uno studio Pef completo, verificato e validato da un ente terzo indipendente. Tuttavia, il presupposto affinché un'azienda possa aderire allo schema è che sussistano le «Regole di categoria di prodotto» (Rcp, consistenti in regole e requisiti obbligatori e facoltativi necessari alla conduzione di studi relativi all'impronta ambientale per quella specifica categoria. Qualora vi sia una Product Environmental Footprint Category Rules a livello europeo, deve essere recepita ed integrata nella Rcp, in caso contrario, viene elaborata una Rcp a livello nazionale;

   apposite linee guida ministeriali, adottate nel 2014, hanno normato le fasi di comunicazione dei progetti di valutazione dell'impronta ambientale e relativa divulgazione per i soggetti che intendono aderire al Programma nazionale per la valutazione dell'impronta ambientale ma che, per ragioni strutturali, principalmente imputabili alla mancanza di Rcp di riferimento, non possono aderire allo schema «Made Green in Italy»;

   inoltre, si prevede che il Ministero utilizzi nei Cam l'adesione allo schema «Made Green in Italy» come strumento di verifica del rispetto delle specifiche tecniche da parte delle stazioni appaltanti, laddove pertinenti e riguardanti il ciclo di vita del prodotto, in base agli articoli 34 e 87 del codice dei contratti pubblici;

   la Francia dal 1° marzo ha avviato una nuova piattaforma per la notifica dei progetti che intendono accedere al sistema di etichettatura low carbon label e ha presentato il piano d'azione per lo sviluppo del sistema. L'acquisto di crediti di carbonio volontari generati dall'etichetta consente alle aziende che aderiscono di creare campagne di comunicazione e marketing per condividere le loro azioni con gli stakeholder e contestualmente di soddisfare le nuove esigenze dei consumatori;

   a conferma della crescente propensione dei consumatori alla condivisione, anche all'interno di comunità virtuali, di stili di vita e scelte consapevoli socialmente e ambientalmente sostenibili, si assiste, infatti, alla diffusione, nei siti web, di applicazioni che facilitano l'acquisizione di informazioni aggiornate su aziende, prodotti e servizi che aderiscono a tali sistemi di etichettatura, con la previsione di meccanismi premiali che alimentano tale circuito virtuoso;

   la nuova Strategia nazionale per l'economia circolare prevista nell'ambito della Missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), componente M2C1, Riforma 1.1, che verrà adottata entro giugno 2022, integrerà nelle aree di intervento l'ecodesign, ecoprodotti, blue economy, bioeconomia, materie prime critiche. Ad essa si affianca la riforma 3.3 che prevede investimenti (per un importo pari a 30 milioni di euro) per aumentare il livello di cultura e consapevolezza sulle tematiche ambientali e sulle opzioni a disposizione per l'adozione di stili di vita e consumi più sostenibili, anche a livello di comunità;

   il comma 61 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2022 ha stabilito le risorse disponibili sul fondo per il Green New Deal, destinate alla copertura delle garanzie sui finanziamenti anche per progetti volti a favorire l'integrazione dei cicli produttivi con tecnologie a basse emissioni per la produzione di beni e servizi, nella misura di 565 milioni di euro per il 2022;

   ulteriore strumento finanziario legato agli obiettivi di neutralità climatica al 2050, è il Fondo per la transizione giusta (JTF), istituito con regolamento (UE) 2021/1056 del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 giugno 2021, con risorse disponibili, per il periodo 2021-2027, che ammontano complessivamente a 17,5 miliardi di euro (936 milioni per l'Italia) –:

   quali siano i più recenti sviluppi della strategia «Made green in Italy» e, in particolare, quali siano le regole di categoria di prodotto attualmente disponibili e in corso di validità, e quante le aziende e i settori che vi hanno aderito e che hanno ottenuto la licenza d'uso del logo ministeriale;

   se non intendano adottare iniziative per definire modalità aggiornate e più efficaci di valutazione dell'impronta ambientale dei prodotti del sistema produttivo italiano, anche mediante nuovi servizi dedicati alla Carbon Neutrality e un sistema aggiornato di etichettatura che consenta di monitorare le performance di prodotto e valorizzare le scelte di adesione volontaria da parte degli operatori;

   se non intendano assumere iniziative, mediante il ricorso alla formula di acquisto cashback dei prodotti green o ulteriori soluzioni premiali innovative, anche sperimentali, associate all'utilizzo di apposite App o sistemi informatici, volte a premiare i consumatori che scelgono prodotti e servizi che rispondono agli indicatori di prestazione ambientale e aderiscono a sistemi di etichettatura low-carbon, anche mediante l'utilizzo dei fondi pluriennali europei per la transizione giusta.
(2-01497) «Gallo, Torto, Federico, Manzo, Lovecchio, Buompane, Micillo, Deiana, Zolezzi, Gubitosa, Flati, Donno, Daga, Varrica, Di Lauro, Adelizzi, Misiti, Faro, Traversi, Terzoni, D'Ippolito, Maraia, Davide Aiello, Alaimo, Amitrano, Aresta, Ascari, Azzolina, Baldino, Battelli, Bilotti, Cadeddu, Cassese, Cataldi, Maurizio Cattoi, Cillis, Ciprini, Cominardi, Corneli, Cubeddu, D'Arrando, De Carlo, Di Sarno, Dieni».

Interrogazione a risposta immediata:


   FREGOLENT, BENDINELLI, MARCO DI MAIO, UNGARO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin) è l'autorità di regolamentazione competente in materia di sicurezza nucleare e di radioprotezione, indipendente ai sensi delle direttive 2009/71/Euratom e 2011/70/Euratom;

   l'Ispettorato assorbe tutte le funzioni in materia di sicurezza nucleare e di radioprotezione già attribuite dalla legislazione nazionale;

   l'attività di Sogin, la società pubblica che si occupa della dismissione degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, ha fatto registrare numerose e gravi criticità a tal punto che è stata sollevata l'opportunità di commissariare l'ente;

   la Guardia di finanza ha perquisito gli uffici di Nucleco, società controllata da Sogin focalizzata sulla gestione dei rifiuti radioattivi a media e bassa attività, allo scopo di acquisire documenti relativi al progetto Cemex (l'impianto di condizionamento dei rifiuti liquidi che verrà realizzato a Saluggia) e ai contratti con la società slovacca Javys (per la spedizione di rifiuti radioattivi all'estero);

   Sogin avrebbe dovuto completare nel 2014 la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti in Italia entro il 1987, anno del referendum sul nucleare, ed ultimare entro il 2019-2020 lo smantellamento di tutte le strutture nucleari. Nonostante dal 2010 a oggi Sogin abbia utilizzato 4 miliardi di euro di finanziamenti pubblici, risulta che abbia completato solo il 35 per cento dei lavori previsti, non mettendo in sicurezza i rifiuti maggiormente problematici e non avendo iniziato lo smantellamento delle parti nucleari degli impianti;

   per quanto riguarda il piano industriale, Sogin nel 2017 ha rimandato il brownfield (le aree contaminate ma riconvertibili) al 2036, ma la società ha completato meno della metà dei lavori previsti nel periodo 2018-2020, ed il 40 per cento di quelli per il biennio 2020-2021;

   la Commissione europea ha deciso di inserire il nucleare all'interno di una lista di attività economiche considerate sostenibili dal punto di vista ambientale;

   Sogin, ad avviso degli interroganti, si è fino ad oggi dimostrata inefficiente rispetto alla dismissione degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, e dunque appare necessario affidare la gestione degli impianti nucleari e dei rifiuti radioattivi ad una autorità indipendente, qualificata, trasparente ed efficiente, riorganizzando a tal fine l'Isin –:

   quali iniziative intenda adottare in relazione alle criticità della Sogin espresse in premessa e se non ritenga, in questo contesto, di dover adottare iniziative per aumentare le competenze in capo all'Isin, al fine di affidare a tale autorità la gestione diretta delle scorie e dei rifiuti radioattivi.
(3-02896)

Interrogazione a risposta orale:


   DORI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il progetto del cosiddetto «Raccordo tra l'autostrada A/4 e la Valtrompia» risale agli inizi degli anni 2000, ma i lavori di realizzazione dell'infrastruttura non hanno mai avuto inizio;

   nel corso del tempo il progetto ha subito numerose e significative modificazioni;

   l'originario progetto prevedeva la costruzione di una tratta autostradale di circa 37 chilometri: tuttavia, nel 2016, Anas aggiudicava, in via provvisoria, al raggruppamento di imprese Salc soltanto il tratto Concesio-Sarezzo, unico messo a gara, della lunghezza di circa 6 chilometri;

   il progetto è stato quindi fortemente ridimensionato, passando dagli originari 37 chilometri agli attuali 6 chilometri;

   l'opera non sarebbe nemmeno più definibile «raccordo autostradale», in quanto carente dei requisiti previsti dalle vigenti norme: soprattutto a seguito del nuovo contratto tra Anas e Salc del 23 luglio 2018, quando il progetto è stato ridotto a una galleria con una sola corsia per senso di marcia;

   nonostante il notevole ridimensionamento, il costo dell'opera è rimasto immutato, con un costo totale previsto di 258 milioni di euro, cioè circa 40 milioni di euro per ogni chilometro di strada realizzata;

   il progetto risulta inoltre privo, secondo l'interrogante, di una valida Valutazione di impatto ambientale (Via): il vaglio di compatibilità ambientale dell'infrastruttura, infatti, è stato effettuato nel 2002 e, ovviamente, sul contenuto dell'originario progetto;

   la Via del 2002, secondo l'interrogante, avrebbe già perso la sua validità nel 2007, ai sensi dell'articolo 40, comma 4, del decreto legislativo n. 152 del 2006 «il giudizio di compatibilità ambientale cessa di avere efficacia al compimento del quinto anno dalla sua emanazione»;

   si rileva, tuttavia, che tale articolo è stato successivamente abrogato dal decreto legislativo n. 4 del 2008;

   nonostante ciò, anche qualora si volesse proseguire con la realizzazione della predetta opera, sarebbe comunque necessario, secondo l'interrogante, effettuare una nuove Via, che tenga conto sia delle modifiche tecniche medio tempore sopraggiunte, sia delle profonde trasformazioni subite dal territorio, dal tessuto urbano e dall'ambiente, insieme alle correlate criticità;

   il Comitato «No Autostrada – Sì Metrobus» si oppone da anni alla realizzazione dell'opera, ritenendo che possa determinare effetti negativi sull'ambiente e sulla salute degli abitanti;

   in particolare, il Comitato chiede che, in sostituzione del progetto del Raccordo autostradale, venga completato il prolungamento della metropolitana di Brescia sino a Gardone Val Trompia, come era previsto nel progetto originario: tale soluzione, infatti, consentirebbe un servizio di trasporto più sostenibile in termini ecologici e un risparmio, di risorse pubbliche;

   a tal proposito si fa presente che il Piano del Governo del territorio dei comuni interessati dal progetto della metropolitana di Brescia risultano vincolati proprio in vista della realizzazione della metropolitana di Brescia;

   secondo le stime, inoltre, nella tratta interessata dall'attuale progetto del «Raccordo autostradale», oltre l'80 per cento del traffico sarebbe rappresentato da traffico «leggero»;

   con l'atto del Governo n. 373 sono stati individuati dei nuovi interventi infrastrutturali da realizzare ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge n. 32 del 2019 e i commissari straordinari per ciascuna opera;

   per il «Raccordo tra l'autostrada A/4 e la Valtrompia», dopo la rinuncia del dottor Nicola Prisco, dirigente dell'Anas, il Governo ha proposto, come commissario straordinario, l'ingegnere Eutimio Mucilli, direttore della direzione progettazione e realizzazione lavori di Anas;

   il ruolo di commissario dovrebbe essere funzionale a garantire i necessari parametri di imparzialità e trasparenza nello svolgimento delle procedure pubbliche: nel caso specifico, il compito di commissario verrebbe attribuito a un dirigente della stessa società (Anas) che è anche committente dell'opera –:

   se i Ministri interrogati, in considerazione delle numerose e significative modificazioni del progetto relativo al «Raccordo tra l'Autostrada A/4 e la Valtrompia», nonché tenuto conto del considerevole lasso di tempo trascorso dalla Valutazione di impatto ambientale del 2002, non ritengano di valutare se sussistono i presupposti per dare avvio ad una nuova valutazione di impatto ambientale relativa al progetto in questione.
(3-02894)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROMANIELLO, DORI, PAOLO NICOLÒ ROMANO, MENGA e SIRAGUSA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da recenti notizie apparse sulla stampa si apprende che il Governo con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 marzo 2022 avrebbe dichiarato l'intervento infrastrutturale per la realizzazione della sede del Gruppo intervento speciale (GIS), del 1° Reggimento carabinieri paracadutisti «Tuscania» e del Centro cinofili, in Pisa – area Coltano quale «opera destinata alla difesa nazionale», cui si applicano le misure di semplificazione procedurale previste dall'articolo 44 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108;

   il provvedimento darebbe di fatto avvio alla realizzazione di una nuova grande base militare di quasi 73 mila metri quadri, per oltre 445 mila metri cubi di nuove costruzioni, in un'area che risulterebbe inclusa nel perimetro del Parco nazionale di San Rossore, area protetta da vincoli paesaggistici e norme di tutela della biodiversità e di protezione ambientale;

   in particolare l'area sarebbe interessata da un vincolo ambientale ai sensi del decreto ministeriale 17 luglio 1985 GU n. 185, vincolo n. 90416 – immobili ed aree di notevole interesse pubblico in quanto «zone di inedificabilità temporanea caratterizzate da peculiarità geomorfologiche e naturalistiche e dalla convivenza di vegetazione tipica del clima marittimo e specie di ambienti freddi»;

   gli interventi sarebbero finanziati attraverso i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e realizzati attraverso una procedura semplificata, che prevedrebbe solo il «via libera» da parte del comitato Stato-regione per la regolamentazione delle servitù militari (Co.Mi.Par) senza alcuna valutazione d'impatto ambientale;

   la Commissione europea attraverso richiami e comunicazioni ha in più occasioni chiarito in modo inequivocabile che tutte le misure previste dai Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr) dovranno rispettare il principio di «non arrecare danni significativi» (Dnsh, «do no significant harm») all'ambiente, fornendo spiegazioni e motivazioni sull'assoluto rispetto di tale principio in tutte le fasi di attuazione degli stessi –:

   se i Ministri interrotti siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intendano adottare, anche in considerazione del fatto che l'intervento richiamato viene finanziato con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza –:

   quali iniziative intendano assumere per garantire il pieno rispetto del principio di «non arrecare danni significativi» (Dnsh, «do no significant harm») all'ambiente e conseguentemente quali iniziative intendano assumere per preservare i beni paesaggistici e ambientali che la realizzazione dell'infrastruttura militare rischia inevitabilmente di compromettere.
(4-11845)


   EHM. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 6 aprile 2022 si è svolta presso la III Commissione esteri della Camera dei deputati l'audizione informale del Ministro interrogato nell'ambito dell'esame, in sede referente, del disegno di legge C. 3423 Governo, recante ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021;

   nel corso dell'audizione il Ministro interrogato ha chiarito di avere dato mandato a Snam di installare due nuovi rigassificatori, strutture galleggianti da circa 5 miliardi di metri cubi di gas ciascuna e ha aggiunto che, l'occupazione del molo del porto di Piombino con una nave funzionale al reperimento del gas in sostituzione dei nuovi rigassificatori avrebbe una durata limitata di tempo, 1 o 2 anni;

   si consideri che l'Lng ha un impatto maggiore del gas tramite condotte perché viene trasportato con nave. Si aggiunga quindi l'uso di carburante per la nave e il fatto che il gas dovrà essere rigassificato per consumo di energia;

   secondo le stime del Ministro interrogato, il progetto di nuovi rigassificatori galleggianti produrrebbe un impatto in termini di inquinamento minimo, lo stanziamento della nave nel porto avrebbe durata limitata e i costi sarebbero contingentati. Gli aspetti tecnici del progetto, se comparati all'obiettivo di tagliare del 55 per cento entro il 2030 le emissioni nazionali di gas serra (rispetto al 1990), come auspicato dall'Unione europea, dimostrano emissioni più basse rispetto a quelle previste dalle associazioni a tutela dell'ambiente e dello stesso comune di Piombino; inoltre questa soluzione legherebbe il nostro Paese inevitabilmente e ancor di più alla dipendenza da gas piuttosto che a una transizione ecologica seria e graduale;

   il comune di Piombino, in una nota rilasciata dal sindaco, si è mostrato contrario al progetto, poiché, in termini economici, il progetto stesso congelerebbe l'economia del porto per oltre due anni, peraltro nello stesso punto dove si è appena insediata una nuova azienda in espansione e che parrebbe stia assumendo nuovi lavoratori;

   da notizie emerse da un incontro congiunto a Piombino tra il Presidente dell'autorità portuale del Mar Tirreno settentrionale e il Presidente Eugenio Giani parrebbe che il progetto citato porterebbe a forti ripercussioni per le attività di itticoltura condotte nel golfo di Follonica e per il settore turistico dell'area, che, dopo oltre due anni di pandemia, ha bisogno di rilancio, nonché per la stessa isola d'Elba che non ha partecipato ai precedenti incontri e che sarebbe interessata dal progetto –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e dell'impatto che la costruzione di nuovi rigassificatori avrebbe sul territorio e se il Governo intenda valutare una soluzione alternativa che permetta al territorio un rilancio dell'economia.
(4-11860)

TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata:


   BARATTO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   per il rilancio dell'attrattività turistica delle città d'arte, l'articolo 7, commi 4 e 6-bis, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, cosiddetto «Sostegni-bis», ha istituito un fondo, con una dotazione di 75 milioni di euro per l'anno 2021, destinato all'erogazione di contributi in favore dei comuni classificati dall'Istat a vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica, nei cui territori sono ubicati siti riconosciuti dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità, tenendo conto delle riduzioni di presenze turistiche nell'anno 2020 rispetto al 2019, da destinare ad iniziative di valorizzazione turistica dei centri storici, delle città d'arte e dei comuni italiani che fanno parte della rete delle città creative dell'Unesco;

   il Ministero del turismo il 4 marzo 2022 ha pubblicato un «Avviso pubblico riguardante l'individuazione di progetti volti alla valorizzazione dei comuni a vocazione turistico-culturale nei cui territori sono ubicati siti riconosciuti dall'Unesco patrimonio dell'umanità e dei comuni appartenenti alla rete delle città creative dell'Unesco»;

   le città destinatarie sono circa 260 che potranno avvalersi di differenti quote del Fondo: 58,8 milioni di euro a favore dei comuni classificati dall'Istat come «comuni a vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica», nei cui territori sono ubicati siti riconosciuti dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità, con l'esclusione del comune di Roma Capitale della Repubblica; 4,9 milioni di euro a favore dei comuni italiani che fanno parte della rete delle città creative dell'Unesco; 9,8 milioni di euro a favore del comune di Roma Capitale, destinati a interventi di valorizzazione turistica della città; 1,5 milioni di euro, finalizzati allo svolgimento delle attività di assistenza amministrativa ai comuni;

   il fondo è riservato esclusivamente ai comuni localizzati nei 58 siti italiani iscritti nell'elenco dei patrimoni dell'umanità;

   accanto a questi, tuttavia, esiste un riconoscimento ugualmente importante e di straordinario rilievo ambientale e turistico facente capo ad Unesco, le cosiddette Riserve Mab (20 in Italia), siti di interesse ambientale e naturalistico, nei quali si è sviluppata una filiera turistica di altissimo livello orientata alla sostenibilità;

   tali riserve e le decine di comuni localizzati nel loro territorio sono rimasti esclusi dai benefici del citato fondo, pur avendo patito largamente gli effetti legati alla pandemia –:

   quali iniziative intenda assumere al fine di estendere le misure di agevolazione e i contributi per la valorizzazione turistica previsti dal Fondo di cui in premessa anche alle 20 riserve «Mab Unesco» site nel territorio nazionale.
(3-02901)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la stagione estiva è ormai alle porte e i dati più recenti mostrano un ritorno dei turisti nel nostro Paese;

   attualmente sono ancora in vigore le misure per gli ingressi in Italia disposte dal Ministro della salute con ordinanza 22 febbraio 2022 e successivamente prorogate fino al 30 aprile 2022 con ordinanza 29 marzo 2022, secondo cui tutti i viaggiatori, per entrare in Italia, devono obbligatoriamente:

    a) compilare prima della partenza il Plf e presentarlo a chiunque sia deputato ai controlli;

    b) presentare una delle certificazioni verdi COVID-19 o altra certificazione riconosciuta come equivalente (completamento ciclo vaccinale oppure guarigione oppure tampone);

    c) aver completato il ciclo vaccinale;

    d) prova di avvenuta guarigione dall'infezione da SARS-CoV-2;

    e) test antigenico rapido o molecolare rispettivamente entro le 48 o 72 ore prima dell'ingresso in Italia;

   le stringenti modalità di accesso, però, non trovano molti parallelismi fuori dai confini italici. Diversi Paesi stranieri, infatti, consentono un più facile accesso ai turisti;

   si pensi, a mero titolo esemplificativo, a Paesi come l'Inghilterra, ove le autorità hanno annunciato la rimozione di tutte le restrizioni agli arrivi nel Regno Unito a partire dalle ore 04.00 del 18 marzo 2022. Decisioni simili sono state prese anche in Europa da nazioni come la Repubblica Ceca e la Polonia, con cancellazione di ogni tipo di restrizione per i cittadini appartenenti all'Unione europea. Israele, Cuba, Arabia Saudita, Giordania, sono solo alcuni degli esempi di nazioni che prevedono un ingresso libero;

   è evidente che questa rigidità di protocolli da parte dell'Italia rischia di rendere il nostro Paese meno competitivo spingendo i turisti a preferire ed optare per altre mete con gravi conseguenze per il comparto turistico nazionale;

   questo è un momento di ripresa per il settore ed è necessario supportare il turismo ed il made in Italy, soprattutto in vista della bella stagione, facilitando l'afflusso di turisti in entrata dagli altri Paesi e favorendo la capacità attrattiva delle nostre mete senza ulteriori limitazioni –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire informazioni in merito alle regole di ingresso in Italia successivamente al 30 aprile 2022 e se si intendano adottare iniziative al fine di sostenere la ripresa del settore turistico, per ridurre o eliminare gli adempimenti previsti per l'ingresso di stranieri in Italia.
(3-02902)


   AMITRANO, MASI, INVIDIA, PALLINI, BARZOTTI, SEGNERI, COMINARDI, CIPRINI, DAVIDE AIELLO, TUCCI, TRIPIEDI e MANZO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il turismo è il settore che ha registrato i maggiori danni economici per effetto della pandemia COVID-19;

   tutta la filiera turistica, dalla ricettività alla ristorazione, dai tour operator e agenzie di viaggio ai servizi di balneazione, ha avuto un lungo blocco e, secondo uno studio del Centro studi turistici per Assoturismo, l'emergenza porterà a chiudere l'anno con una riduzione delle presenze di oltre 260 milioni (60 per cento), che si prevede si tradurrà in una perdita negli introiti di oltre 29 miliardi di euro;

   imprenditori del settore del turismo e associazioni di categoria hanno lamentato anche l'assenza di lavoratori stagionali;

   Ilfattoquotidiano.it ha realizzato un'inchiesta a puntate evidenziando la precarietà dei lavori stagionali, caratterizzati da stipendi troppo bassi, non sempre regolari e con turni lunghi e sfiancanti e l'aggiunta di ore in nero al contratto regolare di venti ore, decisi unilateralmente dal titolare;

   in alcuni casi la retribuzione è di 1.300 mese per undici ore di lavoro al giorno, in altri casi il contratto è di sei ore, di cui 800 riportati sul cedolino, mentre 400 in contanti fuori dalla busta paga;

   negli ultimi anni, si è assistito a interventi normativi e chiarimenti relativi alle modalità di utilizzo dei contratti stagionali da parte delle imprese;

   gli interroganti ritengono che sia indispensabile sostenere le imprese turistiche e i lavoratori stagionali, giacché la pandemia ha evidenziato che questi aspetti rappresentano priorità ineludibili per la sicurezza di qualunque Paese e la stabilità della sua economia –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere in materia per supportare il rilancio del lavoro stagionale turistico, di concerto con gli altri soggetti istituzionali interessati e le regioni.
(3-02903)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   le imprese turistiche e ricettive hanno subito negli ultimi anni un grave pregiudizio, soprattutto a causa delle misure restrittive adottate dal Governo al fine di contenere la diffusione dell'infezione da SARS-CoV-2, ma anche a causa dell'aumento dei costi energetici e delle materie prime dovuto al conflitto tra Ucraina e Russia;

   l'ultimo dei problemi in ordine temporale che rischia di ripercuotersi sulle imprese del settore è rappresentato dalla carenza di personale, registrata dalle associazioni di categoria ed evidenziata in particolare da Federturismo, che attribuisce la ritrosia dei lavoratori ad essere assunti dalle imprese del settore alla malsana concorrenza che si è venuta a determinare tra reddito da lavoro, soprattutto se a carattere temporaneo o interinale, e fruizione del reddito di cittadinanza;

   il reddito di cittadinanza, introdotto durante il primo Governo Conte, è stato originariamente concepito per agevolare l'inserimento professionale dei disoccupati; tuttavia, la misura, come è dimostrato da uno studio dell'INPS, è risultata non solo del tutto inefficace, ma ha paradossalmente costituito il maggiore deterrente per accettare una nuova occupazione; addirittura il 70 per cento di coloro che hanno iniziato a percepire il beneficio tra aprile e giugno del 2019 lo godeva ancora nel secondo semestre del 2021;

   sul lato imprenditoriale il fallimento di tale normativa ha prodotto un incremento delle difficoltà di reperire il personale, in un contesto di parziale ripresa della domanda dei servizi turistici, minando in tal senso le aspettative di recupero delle imprese stesse;

   la perversa «concorrenza» tra lavoro e reddito di cittadinanza ha riguardato particolarmente i profili professionali di livello esecutivo, cioè quelle ipotesi in cui il livello retributivo previsto dal CCNL di settore e il valore del reddito non presentano una differenza abbastanza ampia da incentivare il soggetto beneficiario del sussidio ad optare per un'assunzione, soprattutto stagionale, considerata la natura temporanea di gran parte dell'attività turistica; né le misure sanzionatorie, anche per la carenza di controlli, hanno impedito il verificarsi di tale uso distorto del beneficio economico;

   sembra che nella prossima stagione turistica mancheranno circa 250 mila addetti, causando l'impossibilità di fornire servizi adeguati e la perdita di flussi turistici, rischi insostenibili per l'Italia che da sempre annovera il turismo tra le principali risorse economiche del Paese –:

   a quante unità ammonti la carenza di personale nel settore turistico, soprattutto in vista della prossima stagione estiva, e quale sia la correlazione tra tale carenza di addetti e la misura del reddito di cittadinanza.
(3-02904)

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza Mandelli e altri n. 2-01489, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 aprile 2022, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Foscolo, Lazzarini, Panizzut, Paolin, Sutto, Tiramani.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Claudio Borghi e Colla n. 4-11771, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 aprile 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zennaro.

  L'interrogazione a risposta scritta Masi e altri n. 4-11783, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Alaimo.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  i seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Bella n. 5-07252 del 13 dicembre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Baratto n. 5-07859 dell'8 aprile 2022.