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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 29 marzo 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il settore dei trasporti contribuisce ad un quarto delle emissioni totali di gas serra dell'Unione europea e, pertanto, costituisce un'area che richiede interventi urgenti ed incisivi, in funzione del conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra del 55 per cento entro il 2030 e di neutralità climatica entro il 2050;

    il pacchetto di misure ambientali presentato dalla Commissione europea «Fit for 55» ha l'obiettivo di raggiungere tali traguardi innovativi e ambientalmente sostenibili. Tra le misure spicca quella relativa alle automobili: dal 2035 in poi non potranno più essere venduti veicoli che emettono CO2. L'Italia attraverso il Cite ha recepito in parte tale indicazione derogando sui furgoni fino al 2040 ed inoltre su alcuni settori di nicchia per le auto sportive;

    in tale quadro, s'inserisce la situazione dell'Italia che si caratterizza come nazione europea con il maggior numero di veicoli in proporzione agli abitanti e con un parco auto composto da oltre il 50 per cento di mezzi con più di 10 anni;

    la situazione che precede (in rapporto ai summenzionati obiettivi della transizione ecologica) richiede la riconversione e l'ammodernamento (anche tramite il ricorso a soluzioni di efficientamento energetico, di recupero e risparmio delle risorse idriche e di installazione di impianti a fonti rinnovabili) delle stazioni di rifornimento tradizionali in moderni impianti multi-servizio e multi-prodotto, al fine di coniugare il vantaggio di un'offerta qualitativamente migliore con gli obiettivi della mobilità sostenibile, dell'economia circolare e del risparmio energetico;

    inoltre, si deve promuovere, fortemente, l'incentivazione della mobilità elettrica che presuppone la realizzazione di una capillare rete di punti di ricarica ubicati sia sul suolo pubblico, sia nelle aree private, essendo chiaro che tale ipotesi renda necessario il rapido aggiornamento del Piano nazionale di infrastrutturazione per la ricarica dei veicoli elettrici (ex articolo 17-septies, comma 2, del decreto-legge n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012) che, in relazione al target di 6 milioni di auto elettriche previsto dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), prevede la realizzazione (entro il 2030) di 1.850 colonnine di ricarica veloci per le aree di servizio autostradali, 10 mila in area extraurbana e oltre 20.000 in area urbana, nonché di 78.600 colonnine di ricarica lente nei centri urbani;

    sempre nel quadro del necessario sviluppo della mobilità elettrica, si deve favorire la maggiore diffusione possibile (sul mercato) di veicoli alimentati elettricamente, come già in parte accaduto con la legge 30 dicembre 2018, n. 145 di cui si rammentano sinteticamente i tratti salienti:

     la previsione d'incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici non inquinanti;

     l'introduzione di una detrazione fiscale per l'acquisto e la posa in opera di infrastrutture di ricarica per i veicoli (articolo 1, comma 1039);

     la previsione di un'imposta sull'acquisto di nuovi autoveicoli più inquinanti (l'ecotassa) al fine di scoraggiare l'acquisto di autovetture nuove con emissioni di anidride carbonica superiori ad una certa soglia, tramite l'imposizione (commi da 1042 a 1045);

    si deve rendere più competitivo il settore della produzione di batterie, favorendo l'aggiornamento delle competenze dei lavoratori e gli investimenti per la realizzazione di sistemi di accumulo più potenti, efficienti, duraturi e meno inquinanti;

    inoltre, si deve tenere presente che le flotte di veicoli M1 aziendali sono una categoria particolarmente adatta alle elettrificazioni;

    infatti, non si può trascurare che la media annua di chilometri accumulata da tale tipologia di veicoli risulti maggiore rispetto a quella accumulata dai veicoli privati, che sia più facile programmare le ricariche dei mezzi (resa più semplice dalla pianificazione giornaliera dei percorsi che può facilmente includere anche tale incombenza) e, infine, che il ricovero di tali mezzi in autorimesse o in parcheggi comuni renda più semplice installare e gestire l'infrastruttura di ricarica;

    un altro fronte d'intervento che richiede attenzione è quello relativo alle agevolazioni fiscali per l'acquisto o il noleggio di veicoli a zero emissioni che potrebbe essere oggetto di uno specifico intervento normativo teso ad introdurle per un periodo di almeno tre anni (in modo tale da incrementare le vendite che, sino ad oggi, sono state frenate dall'assenza d'incentivi per i veicoli a zero emissioni);

    infine, si deve intervenire a livello normativo al fine di:

     reintrodurre la detrazione per l'acquisto e la posa in opera di infrastrutture di ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica, ivi inclusi i costi iniziali per la richiesta di potenza addizionale fino ad un massimo di 7 kilowatt;

     modificare l'articolo 1, comma 1042-bis, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, affinché si prevedano nuovi scaglioni disincentivanti e relativi nuovi importi, per l'acquisto di autovetture nuove con emissioni di anidride carbonica superiori ad una soglia minima di 161 grammi di anidride carbonica per chilometro, stabilendo di utilizzare i proventi per finanziare il fondo per l'acquisto di veicoli elettrici di cui al citato articolo 1, comma 1031, della legge 30 dicembre 2018, n. 145;

     prorogare le disposizioni relative agli incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici, in materia di detrazioni fiscali per le spese per le infrastrutture di ricarica e d'imposta sull'acquisto di autoveicoli nuovi più inquinanti,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per stanziare nuovi e adeguati incentivi pluriennali esclusivamente per la fascia 0-20 grammi di anidride carbonica per chilometro, prevedendo benefici maggiori nel caso in cui la compravendita sia abbinata ad un'eventuale rottamazione;

2) a recepire integralmente la proposta «Fit for 55» della Commissione europea per il divieto di vendita dal 2035 di auto, furgoni e veicoli commerciali nonché di auto sportive, alimentati da fonti fossili;

3) ad adottare iniziative per introdurre nuovi scaglioni disincentivanti e relativi nuovi importi in materia ecotassa o malus di cui all'articolo 1, comma 1042-bis, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, migliorando ulteriormente l'impatto ambientale con riferimento ai veicoli con emissioni per chilometro eccedenti la soglia di 130 grammi di anidride carbonica per chilometro, prevedendo altresì l'utilizzazione dei proventi per finanziare gli incentivi destinati all'acquisto di auto a zero emissioni di ultima generazione;

4) ad adottare iniziative tese alla riconversione ed all'ammodernamento delle stazioni di distribuzione dei carburanti, al fine di conseguire l'implementazione di servizi dedicati ai combustibili alternativi e alla mobilità elettrica, nel rispetto della direttiva 2014/94/UE ed in ossequio a soluzioni di efficientamento energetico, di recupero e risparmio delle risorse idriche e di installazione di impianti a fonti rinnovabili;

5) a favorire la riconversione dell'industria automobilistica e il relativo indotto tramite investimenti in nuove tecnologie per lo sviluppo di una filiera nazionale di veicoli elettrici, anche al fine di consentire alle imprese del settore di pianificare la riqualificazione e l'aggiornamento delle competenze dei propri lavoratori e rendere il comparto maggiormente competitivo a livello internazionale nel medio e lungo periodo;

6) ad adottare iniziative per incentivare la ricerca sul riuso, il riciclo e lo smaltimento delle batterie di veicoli elettrici, anche sotto il profilo della manodopera specializzata, per la produzione di nuove tecnologie per sistemi di accumulo di energia per veicoli, nonché per la diffusione di carburanti alternativi;

7) a proseguire nel sostenere l'acquisto di veicoli commerciali di categoria N1 per la logistica, la consegna e la distribuzione dell'ultimo miglio a zero emissioni di anidride carbonica e M1 speciali, con adeguate risorse statali ed i necessari strumenti incentivanti, anche valutando un aumento della deducibilità fiscale e del limite di detraibilità dell'Iva per tutti i veicoli a zero emissioni;

8) ad adottare iniziative per stanziare adeguate risorse finanziarie tese ad orientare le scelte di business dei produttori di veicoli verso lo sviluppo di nuovi modelli elettrici per il trasporto pubblico locale urbano ed extraurbano;

9) ad adottare iniziative per reintrodurre, almeno fino al 2025, la detrazione per l'acquisto e la posa in opera di infrastrutture di ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica di cui all'articolo 1, comma 1039, della legge 30 dicembre 2018, n. 145.
(1-00616) «Vianello, Vallascas, Spessotto, Leda Volpi, Cabras, Colletti, Corda, Costanzo, Trano, Maniero, Raduzzi, Sapia, Testamento, Forciniti, Giuliodori».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   quasi il 37 per cento del territorio italiano, è rappresentato da boschi, ma a fronte di questo dato positivo, i numeri dicono che l'Italia è purtroppo anche il primo Paese in Europa e tra i Paesi del Mediterraneo in cui bruciano più boschi, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno;

   l'estate del 2021 ha visto concentrarsi in poco tempo una sequenza terribile di incendi devastanti che hanno colpito tante aree del nostro Paese, che ha rappresentato la peggiore stagione di incendi da trent'anni a questa parte. Il 12 per cento del patrimonio forestale è stato interessato dalle fiamme e sono stati oltre 150 mila gli ettari di bosco andati a fuoco dall'inizio del 2021. Dal 15 giugno al 30 settembre 2021, ci sono stati quasi 80 mila interventi su incendi boschivi. Si tratta di numeri mai registrati prima;

   una tale devastazione ha prodotto un danno enorme al nostro patrimonio boschivo e alla biodiversità, tanto da indurre il Governo a deliberare per sei mesi lo stato di emergenza proprio in conseguenza dell'eccezionale diffusione di questi incendi, che hanno interessato in particolare le regioni della Calabria, Molise, Sardegna e Sicilia;

   gli incendi boschivi della scorsa estate hanno posto in evidenza la necessità di potenziare e aggiornare la legge-quadro sugli incendi boschivi del 2000, per avere una normativa nazionale in grado di rispondere efficacemente e prevenire il fenomeno degli incendi, che tanta distruzione produce al nostro patrimonio forestale e alla biodiversità. Proprio per dare una risposta a queste esigenze, il Governo è quindi intervenuto con il decreto-legge n. 120 del 2021, una sorta di provvedimento quadro in materia di incendi boschivi, puntando sulla prevenzione e sul potenziamento della normativa esistente in materia, e nel pieno rispetto delle competenze delle regioni e degli enti locali;

   come detto, la Calabria è stata una delle regioni italiane più colpite dall'ondata di incendi dell'estate 2021. Si è arrivati a contare anche 250 incendi appiccati in una sola giornata;

   da qui la determinazione da parte della giunta calabrese di impegnare molte più risorse finanziarie per prevenire e mettere in campo azioni mirate di contrasto agli incendi e a protezione del patrimonio forestale;

   il parco nazionale dell'Aspromonte è stato istituito con decreto del Presidente della Repubblica del 14 gennaio 1994 e, con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 7 dicembre 2016, è stato approvato il relativo regolamento;

   il parco dell'Aspromonte è inserito nel territorio di 37 comuni, tutti in provincia di Reggio Calabria. Tra i suddetti comuni è ricompreso anche quello di San Lorenzo, il cui territorio nel luglio del 2012 era già stato interessato da un incendio di vaste dimensioni che ha distrutto diversi ettari di pino laricio, i cui resti giacciono ancora ammucchiati tra le sterpaglie, dopo quasi nove anni, col pericolo che un altro incendio possa distruggere completamente il rimanente bosco, con un disastro ambientale di incalcolabili proporzioni;

   è incomprensibile che un patrimonio boschivo di oltre 900 ettari, che tra l'altro ha sempre costituito una consistente risorsa economica per il comune di San Lorenzo, venga messo in serio pericolo dalla mancata pulizia del sottobosco e dalla non applicazione del taglio programmato con successiva riforestazione;

   proprio per sollecitare un intervento del Ministero della transizione ecologica su questa specifica problematica, è stata presentata alla Camera una interrogazione a risposta immediata in Commissione (n. 5-05756). Nella sua risposta del 14 aprile 2021, il Governo, per il tramite della Sottosegretaria per la transizione ecologica, ha ricordato come per gli aspetti di gestione forestale, il regolamento del parco nazionale dell'Aspromonte, approvato con decreto n. 378 del 7 dicembre 2016 dal Ministero dell'ambiente, disciplina in generale l'esercizio delle attività consentite entro il territorio del Parco nazionale dell'Aspromonte, inclusa la difesa dagli incendi boschivi. E con riguardo ai temi posti dall'interrogazione «il Ministero provvederà ad interessare l'Ente parco ed il Reparto del Comando unità forestali ambientali e agroalimentari (CUFA) al fine di ricevere, nel più breve tempo possibile, le opportune informazioni sulla problematica in questione»;

   peraltro, gli incendi boschivi dell'agosto scorso hanno interessato pesantemente oltre al comune di San Lorenzo, che ha provocato la morte di due persone, anche i comuni di Roccaforte del Greco e di Bagaladi, con conseguenze pesantissime per il patrimonio boschivo e per lo stesso settore agricolo e le imprese del territorio –:

   quali iniziative di competenza siano state avviate dal Governo al fine di sostenere il tessuto produttivo dei territori dei comuni di San Lorenzo, Roccaforte del Greco e Bagaladi, coinvolti nei devastanti incendi del 2021;

   quali iniziative di competenza si intendano avviare per garantire gli interventi di manutenzione del sottobosco al fine di prevenire il grave rischio di incendi, con particolare riguardo al patrimonio boschivo del comune di San Lorenzo che versa in buona parte in stato di incuria e di sostanziale abbandono con conseguente rischio di incendi;

   con riguardo a quanto dichiarato dal Governo in risposta alla interrogazione di cui in premessa, quali siano le indicazioni ottenute dall'Ente parco e dal reparto del Comando unità forestali ambientali e agroalimentari (Cufa), in merito alla richiesta di «informazioni sulla problematica in questione» sollecitate dal Ministero riguardo alle criticità sopra evidenziate relative al territorio del comune di San Lorenzo.
(2-01471) «Maria Tripodi, Cannizzaro, Gentile, Torromino, Cortelazzo, Versace, D'Attis».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO, FRAGOMELI, BOCCIA e LEPRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 39, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, dispone che i comuni, le province e le città metropolitane che abbiano contratto dei mutui con banche o intermediari finanziari in essere alla data del 30 giugno 2019 possono presentare al Ministero dell'economia e delle finanze (Mef) apposita istanza affinché tali mutui vengano ristrutturati dallo stesso Ministero dell'economia e delle finanze, con accollo da parte dello Stato, al fine di conseguire una riduzione totale del valore finanziario delle passività totali a carico delle finanze pubbliche, ai sensi dell'articolo 1, commi 71 e seguenti, della legge n. 311 del 2004 in materia di conversione e rinegoziazione dei mutui degli enti locali;

   l'articolo 3, comma 5-duodevicies, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15, apporta una serie di modificazioni al citato articolo 39, in particolare stabilendo che un importo commisurato alla minore spesa per interessi passivi sul debito statale derivante dalle operazioni di ristrutturazione perfezionate alla data del 31 dicembre 2022 è destinato al finanziamento di un apposito fondo, le cui risorse sono ripartite tra gli enti locali i cui mutui sono stati accollati allo Stato, tenuto conto del loro contributo nel determinare la minore spesa per interessi;

   tali procedure consentirebbero una riduzione strutturale della spesa oggi destinata dagli enti al servizio del debito, ampliando la capacità di investimento degli stessi in una fase in cui l'obiettivo della crescita economica rappresenta una sfida fondamentale per l'Italia;

   l'avvio concreto delle operazioni di ristrutturazione è legato, ai sensi del citato articolo 39, all'emanazione di due provvedimenti attuativi: a) il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la costituzione di una unità di coordinamento cui spettano compiti di monitoraggio delle attività di coordinamento nei confronti degli enti locali e b) il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze che insedia la struttura dedicata alla gestione operativa dell'intervento e approva tempi e modalità di presentazione delle istanze da parte degli enti locali –:

   quali siano i tempi di emanazione dei due provvedimenti attuativi dell'articolo 39 del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, citati in premessa.
(5-07785)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con l'inasprirsi del conflitto russo-ucraino, si rende sempre più urgente l'adozione di misure di sicurezza in ambiti plurimi, soprattutto nel campo tecnologico e informatico;

   sul quotidiano «La Verità», viene fatto presente di come molte delle scatole nere per automezzi in Italia provengano da aziende con consistenti partecipazioni russe, come nel caso della Octo, colosso delle telecomunicazioni e dell'energia, della quale i moscoviti detengono il 48 per cento delle azioni. Nel 2019, infatti, la presenza di scatole nere nelle polizze auto era pari al 23,4 per cento toccando punte del 60 per cento in alcune province del Sud. Risulta evidente quanto possa risultare rischioso consegnare in mano russa una tale mole di dati inerenti agli spostamenti degli italiani e, soprattutto, in vista dell'elettrificazione della mobilità su strada già in corso, dei software per la gestione di tali spostamenti;

   un'altra ipotesi ancora più allarmante riguarda l'installazione di motori per satelliti, in quanto potrebbero provenire da aziende russe i propulsori del nuovo satellite italo-francese Sicral-3, adibito alle comunicazioni militari, e, secondo le previsioni del Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao enunciate nell'audizione del 23 febbraio 2022 in Commissione Attività produttive, i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per la parte delle comunicazioni satellitari avranno l'obiettivo di prevedere che di tale satellite se ne possa fare anche un uso di tipo civile. Date le attuali relazioni diplomatiche tra Italia, Francia e Russia, appare evidente il pericolo in cui possono ritrovarsi le nostre telecomunicazioni civili e militari nel caso in cui i propulsori per il satellite Sicral-3 risultino di fattura russa –:

   se il Governo sia in possesso di informazioni ulteriori legate ai fatti espressi in premessa;

   quali siano le misure di sicurezza attualmente adottate dal Governo al fine di scongiurare i pericoli espressi in premessa e di salvaguardare la mobilità su strada e le telecomunicazioni civili e militari.
(4-11696)


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 maggio 2016 la Presidenza del Consiglio dei ministri ha pubblicato il bando con il quale sono stati definiti le modalità e la procedura di presentazione dei progetti per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia ai sensi dell'articolo 1, comma 974, della legge 28 dicembre 2015, n. 208;

   con i decreti nn. 159 e 160 del 26 agosto 2016 sono stati approvati i relativi progetti della Città Metropolitana di Roma Capitale, tra i quali, in particolare, la riqualificazione ambientale e la valorizzazione naturalistica di una porzione del fosso delle Campanelle;

   nonostante l'area ricada nel Parco agricolo di Casal del Marmo, soggetta a vincoli di tutela e valorizzazione del patrimonio naturalistico, ambientale e paesaggistico, il progetto prevede una serie di lavori altamente invasivi di urbanizzazione della valle delle Campanelle, sito di 33 ettari che rappresenta l'ultimo lembo dell'agro-romano, un ecosistema che presenta elevati gradi di naturalità, come si evince dallo studio di fattibilità ambientale del progetto definitivo «i caratteri vegetazionali sono costituiti da una copertura arborea spontanea boschiva sui versanti della valle con vegetazione arbustiva e di sottobosco, con la presenza di querce da sughero e altre specie del genere Quercus che sono quasi scomparse nella gran parte dei siti urbanizzati»;

   l'ambito di intervento del progetto confina, peraltro, con la Riserva naturale dell'Insugherata, un importante corridoio ecologico caratterizzato da un'elevata biodiversità, con specie endemiche e protette come l'istrice, il granchio di fiume, il picchio rosso e la rara salamandrina dagli occhiali, oltre a zoocenosi tutelati dalla convenzione di Ramsar del 1971;

   dal progetto esecutivo si evince che, nell'area di intervento, verrà stesa una colata di emulsione bituminosa per circa 1,5 chilometri all'interno di un'area dell'Agro Romano e il percorso naturalistico si realizzerebbe nell'adiacenza del collettore fognario, con compromissione di salubrità dell'aria;

   in un'area non salubre a causa della coesistenza di fognature di scarico, con la presenza di scolmatori per le piene, verrebbe realizzato anche un complesso di parchi gioco per bambini di circa 800 metri quadrati;

   il percorso naturalistico prevede, inoltre, la realizzazione nel parco agricolo di 61 plinti per l'impianto di illuminazione, con grave inquinamento luminoso per tutta la valle; l'estirpazione del canneto di 2021 metri quadrati, con un intervento invasivo che avrebbe preoccupanti ricadute sulle comunità microbiche, sui processi di nidificazione e riproduzione di specie faunistiche da preservare e tutelare, sulle specie di canna presenti (Arundo donax L.) i cui rizomi svolgono un'importante attività fitodepurativa;

   non essendoci un rischio di frana, come descritto dal piano di assetto idrogeologico allegato al progetto esecutivo, i costosi interventi di ingegneria naturalistica risultano totalmente arbitrari e inutili, posto che le radici delle piante presenti svolgono la difesa idrogeologica;

   il programma di manutenzione prevede la fertilizzazione con concimi chimici/trattamenti fitosanitari, antiparassitari, anticrittogamici mediante impiego di nebulizzazione, come è riportato dalla relazione allegata al progetto, mentre il piano di manutenzione dei pozzi prevede l'utilizzo, con cadenza semestrale, di forti acidi per disincrostare le parti meccaniche per l'adduzione dell'acqua: un annunciato disastro per l'ambiente e per l'utilizzazione degli orti sociali;

   per l'importo di spesa e, soprattutto, per la manutenzione futura, non verrebbero rispettati, secondo l'interrogante, i criteri di economicità, efficienza ed efficacia nella gestione della res publica –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito al progetto di cui in premessa, con particolare riguardo al suo preoccupante impatto sull'ecosistema della Valle delle Campanelle, sia sotto il profilo ambientale che faunistico e quali iniziative di competenza intenda assumere in merito al fine di salvaguardare l'area naturalistica della Valle delle Campanelle.
(4-11700)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


   VERINI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (pnrr), l'Investimento Attrattività dei borghi prevede una linea A di intervento dedicata a Progetti pilota per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi a rischio abbandono e abbandonati, con la realizzazione di un intervento di carattere esemplare per ciascuna regione o provincia autonoma;

   il 9 marzo 2022 è stata resa nota con una nota stampa della giunta regionale dell'Umbria la selezione del borgo di Cesi nel comune di Terni, per la regione Umbria, ai fini della definitiva ammissibilità relativamente al bando attrattività borghi legato al Pnrr di cui alla linea A;

   nel borgo di Cesi esiste un patrimonio storico culturale di grande rilievo, la cui possibilità di fruizione e la cui necessità di valorizzazione rivestono un primario interesse pubblico;

   di tale patrimonio fanno parte il complesso di Palazzo Contelori, la ex chiesa di S. Michele Arcangelo e l'ex convento di Sant'Onofrio, per il cui affidamento trentennale c'è stata nel 2020 da parte del comune di Terni l'aggiudicazione provvisoria alla società «Ambiente legale», l'unica ad aver presentato l'offerta, della quale sono amministratore unico Piero Carissimi e socio unico il consigliere regionale Daniele Carissimi;

   al momento non risulta noto se sia stato stipulato il contratto di concessione di cui sopra e se la gestione in affidamento sia stata formalmente ed effettivamente avviata;

   nell'ambito della presentazione dello studio di fattibilità per il bando sull'attrattività dei borghi legato al Pnrr, progetto pilota per la rigenerazione culturale (determinazione del comune di Terni del dirigente n. 470 del 22 febbraio 2022) è previsto, in relazione a Palazzo Contelori, che l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente «Arpa Umbria, in collaborazione con il comune di Terni e altri enti si impegnano a organizzare eventi, convegni, seminari di studio e corsi d'aggiornamento sul tema della transizione ecologica/energetica nell'auditorium e nelle strutture di Palazzo Contelori nelle giornate a disposizione dell'amministrazione comunale»;

   potrebbe sussistere un conflitto di interesse rispetto alla possibilità di ospitare iniziative di Arpa Umbria all'interno del complesso, anche alla luce del fatto che la Scuola di alta formazione in seno all'Arpa è stata istituita con la legge regionale approvata con la delibera n. 50 del 7 luglio 2020, conseguentemente al disegno di legge regionale di cui il consigliere regionale Carissimi risulterebbe essere primo firmatario;

   relativamente al medesimo bando, la società «Ambiente legale» risulta coinvolta, in diversi partenariati, tra cui: i laboratori di cucina e cultura enogastronomica, Cesi per la musica e la cultura, Temporary shop, borgo di Cesi comunità energetica rinnovabile, Summer School a Cesi (determina comunale del comune di Terni n. 561 del 2 marzo 2022);

   la questione è oggetto di dibattito nelle istituzioni comunali e regionali, dove le opposizioni hanno presentato interrogazioni all'Assemblea della regione Umbria e al sindaco e al consiglio comunale di Terni per porre l'attenzione sulla necessità di opportune verifiche rispetto ai possibili conflitti di interesse in essere in relazione ai procedimenti legati ai progetti presentati;

   senza mettere in discussione la qualità del progetto, è necessario accertarne la trasparenza e correttezza –:

   se il Ministro interrogato non intenda predisporre iniziative, per quanto di competenza, volte a verificare se, nell'ambito delle procedure relative alla presentazione al Ministero della cultura del progetto in questione e alla definitiva ammissibilità relativamente al bando attrattività dei borghi legato al Pnrr di cui alla linea A, possano acquisire rilievo le criticità esposte in premessa.
(3-02850)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI GIORGI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa, si apprende dello stato di agitazione del personale in servizio alla Biblioteca statale isontina di Gorizia;

   la Biblioteca, che proprio quest'anno compie due secoli di vita, rischia di chiudere non tanto per la mancanza di personale di custodia ma – precisano i sindacati – per l'assenza del personale della carriera direttiva, bibliotecari e amministrativi;

   la dotazione organica, ufficialmente pari a 25 unità, di cui sei funzionari (uno amministrativo e cinque tecnici-bibliotecari), nove operatori e assistenti amministrativi-gestionali, un operatore e assistente tecnico, sette operatori alla vigilanza e due addetti ai servizi ausiliari, attualmente è di solamente 18 unità: due funzionari tecnici-bibliotecari, un funzionario amministrativo, sei operatori alla vigilanza, un operatore e assistente tecnico, tre addetti ai servizi ausiliari e cinque operatori e assistenti amministrativo-gestionali;

   la Biblioteca, risalente alla soppressione del locale collegio dei Gesuiti voluta da Maria Teresa d'Austria, oggi colleziona una serie di iniziative culturali grazie alle quali è considerata tra le maggiori istituzioni nel settore librario e tra i luoghi di esposizioni d'arte;

   attualmente privilegia l'acquisto di opere di bibliografia, grafica, arti minori, storia dell'arte, architettura, diritto, letteratura. Pubblica dal 1923 la rivista «Studi goriziani», a cui si è recentemente aggiunta la collana «Biblioteca di Studi Goriziani» e raccoglie un patrimonio librario (complessivamente 426.091 volumi al 31 dicembre 2019) dei quali fanno parte 41 incunaboli, 934 cinquecentine, 862 manoscritti, 1.550 volumi della biblioteca gesuitica, 7.494 volumi della biblioteca del Presidio militare, 1.164 volumi della biblioteca circolante Paternolli, 5.652 volumi della raccolta Slavica, una serie di carte geografiche e numerosi fondi legati a personalità locali e biblioteche private (tra cui Bassi, Casiraghi, Cavazzuti, Cornei, Del Neri, De Simone, Gottscher, Hugues-Rigonat, Levi-Saba, Magris, Michelstaedter, Monai, Orsoline, Società Agraria), nonché il materiale acquisito per diritto di stampa dal 1854 e quello inviato in dono dalle principali istituzioni culturali italiane nel primo dopoguerra, compreso il Ministero della pubblica istruzione, oltre ad una collezione d'arte moderna e contemporanea;

   considerato che nel 2025 Gorizia è stata nominata Capitale europea della cultura insieme a Nova Gorica, l'interrogante ritiene di sollecitare l'intervento da parte del Ministero competente, al fine di tutelare il patrimonio bibliotecario dell'Ente e sostenere la realizzazione delle iniziative culturali previste in occasione dell'importante appuntamento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e – in ogni caso – quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di tutelare e sostenere l'attività e le opere della Biblioteca statale isontina, tra le maggiori istituzioni nel settore librario e tra i luoghi di esposizioni d'arte.
(5-07783)

DISABILITÀ

Interrogazioni a risposta immediata:


   TIMBRO e FORNARO. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   a causa della cosiddetta crisi energetica manifestatasi già dalla fine del 2021 e accentuatasi a causa del tragico conflitto in Ucraina, si è registrato un aumento vorticoso dei prezzi dell'energia, con conseguenti aumenti non solo dei costi per le utenze di fornitura elettrica e di gas, ma anche sui prezzi al consumo, compresi i beni di prima necessità come quelli alimentari;

   la crisi energetica e le sue conseguenze stanno colpendo le fasce socialmente più deboli e tra queste, in particolare, quelle nelle quali sono presenti persone disabili, rischiando di incidere ulteriormente sulle condizioni economiche e sociali delle persone con disabilità e sulle loro famiglie già messe a dura prova da due anni di emergenza sanitaria causata dalla diffusione del COVID-19;

   è notorio come la povertà e la disabilità siano spesso collegate, creando un circolo vizioso tra causa ed effetto cui non è facile sottrarsi; ad oggi, dunque, l'attuale impennata dei prezzi rischia di determinare un ulteriore isolamento delle persone con disabilità e delle loro famiglie, innescando un processo di emarginazione delle stesse dalla società;

   in particolare, esistono situazioni che necessitano di un ulteriore sostegno; si tratta di famiglie con persone affette da gravi patologie degenerative, le quali necessitano quotidianamente del sostegno di apparecchiature elettromedicali salvavita a forte consumo energetico e che oggi sono pesantemente penalizzate dagli aumenti relativi all'energia elettrica;

   seppur siano già stati adottati provvedimenti che prevedono agevolazioni sulle forniture elettriche e del gas per i clienti domestici in gravi condizioni di salute, così come definiti dal decreto ministeriale del 28 dicembre 2007, la particolare situazione di emergenza attuale richiede con urgenza di prendere in considerazione ulteriori interventi da porre a regime;

   è necessario, quindi, garantire alle famiglie con persone con gravi disabilità, oggi in gravi difficoltà, la sostenibilità dei costi per il funzionamento dei macchinari elettromedicali salvavita, garantendo il principio della solidarietà sociale, posta dalla Costituzione a fondamento della società –:

   se non intenda assumere iniziative, d'intesa con i Ministri competenti, prevedendo l'ulteriore incremento e la messa a regime delle risorse fino ad oggi stanziate e relative alle agevolazioni richiamate in premessa da destinare a persone disabili gravi e, in particolare, a coloro che utilizzano quotidianamente apparecchiature elettromedicali salvavita.
(3-02854)


   D'ARRANDO, RUGGIERO, LOREFICE, MAMMÌ, MISITI, NAPPI, PENNA, PROVENZA, SPORTIELLO e VILLANI. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 21 dicembre del 2021, n. 230, ha dato attuazione alla legge 1° aprile 2021, n. 46, recante delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico, attraverso l'assegno unico e universale, che dunque sostituisce le detrazioni fiscali per carichi di famiglia e l'assegno per il nucleo familiare;

   l'assegno è assicurato a ogni figlio a carico dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni di età, mentre non vi sono limiti di età nel caso di figli con disabilità;

   in caso di figlio con disabilità, per ciascun figlio minorenne l'assegno corrisponde ad euro 175 mensili in presenza di un Isee del nucleo familiare pari o inferiore a 15 mila euro, importo destinato ad essere ridotto all'aumentare dell'Isee, secondo la tabella 1 allegata al decreto legislativo, sino ad euro 50 mensili per coloro che hanno un Isee pari o superiore a 40 mila euro; per ciascun figlio maggiorenne, invece, l'assegno corrisponde ad euro 85 mensili in presenza di un Isee pari o inferiore a 15 mila euro, importo ridotto in base alla citata tabella 1 sino ad euro 25 per chi ha un Isee pari o superiore a 40 mila euro;

   inoltre, in presenza di un figlio con disabilità, se il minore è affetto da una disabilità «media», sarà previsto un incremento della misura di 85 euro mensili che passa a 95 se «grave», per poi arrivare a 105 euro nel caso in cui il figlio minore sia «non autosufficiente»;

   già l'Ufficio parlamentare di bilancio aveva segnalato distorsioni in fase applicativa dell'assegno unico e universale in sostituzione delle detrazioni e assegni familiari, tanto che si è intervenuto con una «clausola di salvaguardia» per 3 anni;

   dall'applicazione pratica emerge che il nuovo sistema, tuttavia, rischia di penalizzare maggiormente i nuclei familiari sia con figli a carico che con persone con disabilità, che vedranno un importo dell'assegno unico inferiore rispetto a quanto percepivano con l'assegno per nucleo familiare –:

   se il Ministro interrogato intenda intervenire per fare chiarezza, affinché gli elementi di debolezza della riforma, emersi in fase di applicazione, non penalizzino di fatto un gran numero di nuclei familiari con persone con disabilità, che rischiano di vedersi diminuire le agevolazioni che percepivano prima dell'entrata in vigore dell'assegno unico universale.
(3-02855)


   PANIZZUT, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   chiunque ha il diritto di accedere ai servizi, anche on line, offerti dalle pubbliche amministrazioni;

   nei riguardi di molte persone in condizione di fragilità e, tra queste, in particolare delle persone con disabilità, l'applicazione del suddetto principio è ancora oggi ostacolata da problemi di natura tecnica;

   la direttiva (UE) 2019/882, cosiddetto European accessibility act, ha lo scopo di armonizzare, a livello comunitario, i requisiti di accessibilità di determinati prodotti e servizi che vengono utilizzati nella vita di tutti i giorni e che risultano ormai indispensabili per l'interazione sociale, quali, ad esempio, computer, smartphone, tablet, servizi di comunicazione elettronica, servizi bancari per consumatori, applicazioni funzionali al trasporto passeggeri, nonché altri prodotti e servizi elencati dalla direttiva medesima;

   l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri dello schema di decreto legislativo attuativo della direttiva «European accessibility act», attualmente all'esame delle competenti Commissioni parlamentari, conferma l'impegno del Ministro interrogato verso le persone con disabilità e la loro inclusione nel tessuto sociale, consolidando il cambio di passo che già si è avvertito in questo primo anno con le iniziative che hanno riguardato, tra l'altro, l'implementazione della disability card, il riconoscimento della Lis e della Lis tattile, le iniziative sul turismo accessibile, l'istituzione del fondo di cui all'articolo 34 del «decreto sostegni», poi rinnovato con la legge di bilancio per il 2022, nonché – da ultimo – l'approvazione della legge delega sulla disabilità (legge 22 dicembre 2021, n. 227) che ha segnato un momento fondamentale per le politiche in materia di disabilità e per avvicinare ancora di più il nostro Paese al rispetto dei principi della Convenzione Onu –:

   se il Ministro interrogato possa fornire maggiori dettagli in merito alla strategia intrapresa dal Governo al fine di dare concreta attuazione alla direttiva (UE) 2019/882 e garantire la piena accessibilità ai prodotti e ai servizi da parte delle persone con disabilità.
(3-02856)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le notizie di cronaca riportano, sempre più spesso, casi che riguardano sequestri di animali, a causa di maltrattamenti o a seguito di detenzione in pessime condizioni in assenza di cure necessarie per la sopravvivenza ed anche per il loro benessere affettivo;

   alla luce del crescente fenomeno, il legislatore, con la legge 20 luglio 2004, n. 189, ha inserito, nel codice penale, il titolo IX-bis che contempla reati ben precisi (uccisione di animali; maltrattamento di animali, impiego di animali in spettacoli o manifestazioni vietate, impiego di animali in combattimenti) e ha stabilito che, in caso di condanna per taluni delitti, deve sempre essere disposta la confisca dell'animale;

   la detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, risultando reato, rientra nell'ipotesi di cui all'articolo 240, comma 2 c.p., ai sensi del quale deve essere sempre ordinata la confisca degli animali la cui detenzione costituisce reato, salvo che essi non appartengano a persone estranee;

   il codice di procedura penale prevede che il sequestro di animali si differenzi, a seconda delle finalità, in sequestro preventivo (articolo 321 c.p.p.) per salvaguardarne le condizioni di salute e il benessere e sequestro probatorio (ex articolo 354 c.p.p.) nel caso si debba procedere ad accertamenti sanitari per acquisire elementi di prova;

   gli animali, oggetto di provvedimenti di sequestro o di confisca, sono affidati ad associazioni o enti che ne facciano richiesta, individuati in conformità al decreto del Ministro della salute 2 novembre 2006, adottato di concerto con il Ministro dell'interno;

   sul punto, l'articolo 58 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 precisa, al comma 1, che al custode, diverso dal proprietario o avente diritto, di beni sottoposti a sequestro penale probatorio e preventivo, spetta un'indennità per la custodia e la conservazione e, al comma 3, che sono rimborsabili eventuali spese documentate se indispensabili per la specifica conservazione del bene;

   molto spesso, a seguito dell'affidamento dell'animale sequestrato alle associazioni, come nel caso degli equidi, risultano necessarie ulteriori spese, non qualificabili come spese di custodia e mantenimento in senso stretto (utilizzo di stalle e/o scuderie e al mantenimento degli animali) ma ascrivibili come spese specifiche ulteriori (spese per cure veterinarie, spese per tecnici ed esperti di scienze della produzione animale);

   risulta, dunque, necessario per le associazioni e gli enti riconosciuti la necessità di ottenere, ai sensi dell'articolo 58 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 il rimborso, oltre che dell'indennità di custodia, volta a ristorare le spese di custodia e di mantenimento ordinario, anche delle spese specifiche, afferenti alla cura degli animali;

   a tal proposito, si ravvisa come taluni uffici giudiziari hanno provveduto alla liquidazione di costi vivi di custodia degli animali (come ricoveri e cure veterinarie sostenuti per la cura degli animali sequestrati dall'autorità giudiziaria) come nel caso dell'ufficio giudiziario di Bologna che, per la liquidazione delle spese ha adottato il criterio equitativo, tenendo conto dei costi sostenuti nei casi di ricoveri, per l'acquisto di farmaci e per l'assistenza veterinaria, e dell'ufficio giudiziario di Catanzaro che, nel sequestro probatorio di otto cavalli ha fornito tariffe per ogni singolo cavallo in riferimento anche alle spese per ricoveri e cure –:

   se il Governo, alla luce di quanto riportato in premessa, non intenda adottare le opportune iniziative di competenza, anche normative, per chiarire che il sequestro degli animali con affidamento in custodia giudiziale «a titolo gratuito» comporta comunque il rimborso delle spese sostenute e documentate dalle associazioni e dagli enti riconosciuti, indispensabili per lo specifico mantenimento degli stessi.
(4-11698)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta immediata:


   MAZZETTI, BARELLI, D'ATTIS, CATTANEO, SOZZANI, RUGGIERI, NOVELLI, PORCHIETTO, ROSPI, GENTILE, ANNA LISA BARONI, ROTONDI, SESSA, ROSSO, GIACOMETTO, CORTELAZZO e BAGNASCO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 25 del decreto-legge n. 17 del 2022 ha introdotto una speciale disciplina compensativa per i contratti in corso di esecuzione, finalizzata a fronteggiare gli incrementi eccezionali dei prezzi del primo semestre 2022;

   sebbene ciò testimoni l'attenzione del Governo al grave problema in atto e il tentativo di trovare una soluzione per i contratti in corso, le misure adottate non sono ancora sufficienti;

   il sistema compensativo proposto è datato, poiché pensato per operare in contesti economici stabili diversi da quello attuale, contraddistinto da aumenti (spesso a tripla cifra) della stragrande maggioranza dei fattori della produzione, materiali da costruzione inclusi;

   la procedura prevista per il riconoscimento degli extracosti si conferma lenta e farraginosa, richiedendo mesi e mesi per giungere alla conclusione; peraltro, le misure varate arrivano solo sino al 30 giugno 2022;

   anche i prezziari sulla base dei quali sono stimate e saranno bandite le opere di prossimo affidamento sono inadeguati, da cui deriva la necessità di un intervento urgente che, in via cogente, e non facoltativa come ipotizzato nel cosiddetto decreto sostegni-ter, obblighi le committenti ad adeguare i propri prezziari, riportandoli in linea con i correnti prezzi di mercato;

   si rischia un generalizzato blocco dei lavori in corso e il fallimento del programma infrastrutturale del Piano nazionale di ripresa e resilienza; le aziende serie non sono messe in condizione di effettuare una corretta programmazione dei lavori, spesso di durata pluriennale, né di pensare alle giuste strategie aziendali e all'organizzazione dei fattori della produzione;

   occorre mettere in sicurezza i contratti in corso di esecuzione, le cui offerte siano state fatte nel 2020 o prima, ossia in un momento in cui questa «tempesta» non era minimamente ipotizzabile, ristabilendo l'equilibrio contrattuale;

   è indispensabile introdurre, sia per lavori pubblici che privati, il principio secondo cui, ove il forte aumento dei prezzi dei materiali abbia causato o possa causare un rallentamento dei lavori, lo stesso venga riconosciuto come causa di forza maggiore, idonea a sollevare dalla responsabilità l'appaltatore, anche in relazione all'applicazione di eventuali decadenze o penali connesse a ritardi o omessi adempimenti. Ciò, al pari di quanto previsto per l'emergenza pandemica con il decreto-legge n. 6 del 2020 –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare nell'immediato per intervenire sulla grave crisi che stanno affrontando le imprese di costruzioni, al fine di evitare il loro fallimento e la conseguente paralisi dei lavori pubblici, con conseguenze devastanti sia per l'intera filiera che per il sistema Paese nel suo complesso, alla luce delle sfide del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(3-02859)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata:


   PETTARIN. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   secondo dati del Ministero dell'interno al 28 marzo 2022 sono 71.940 le persone di cittadinanza ucraina giunte finora in Italia, tra cui oltre 28.000 minori; gran parte dell'accoglienza in questa fase è stata realizzata, in prevalenza, mediante la rete di parenti e amici ucraini già residenti in Italia (più di 230 mila) e dalla generosa iniziativa delle famiglie italiane che offrono ospitalità nelle proprie case;

   per l'attivazione delle misure previste dai decreti varati dal Governo, è necessario tempo ma anche nuovi strumenti e strategie innovative; in particolare, si prevede, la realizzazione di 5 mila nuovi posti nei circuiti di assistenza straordinaria gestiti dalle prefetture e 3 mila posti nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), in capo agli enti locali che potrebbero offrire non solo vitto e alloggio, ma anche corsi di lingua, assistenza legale, inserimento lavorativo e abitativo; ma per organizzare questi servizi sono necessari tempi più lunghi;

   l'innovazione tecnologica e gli strumenti digitali sono uno strumento straordinario per garantire l'inclusione e la coesione territoriale e migliorare le opportunità di lavoro e di convivenza civile di tutte le comunità presenti sul territorio nazionale, contribuendo a colmare distanze e ad abbattere barriere non più solo fisiche, ma anche culturali e linguistiche;

   la tragedia della guerra in Ucraina è un'occasione per ripensare politiche e strategie di accoglienza, di convivenza e di inclusione sociale di tutti i profughi che arrivano nel nostro Paese, con lingue, culture e consuetudini di vita molto diverse;

   nel nostro Paese l'impulso a una maggiore digitalizzazione della pubblica amministrazione e di tutti i servizi – inclusi quelli di formazione e istruzione – oltre a migliorare il benessere e la partecipazione alla vita pubblica di tutti i cittadini italiani, può dare dignità e diritti a chi ha perso tutto, consentendo di imparare innanzitutto la lingua, l'organizzazione civile e le consuetudini di vita della società italiana, ma anche di apprendere modi nuovi di lavorare, di fare impresa, di vivere e di partecipare alla vita della comunità italiana e di mantenere rapporti e scambi con quella di origine –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per contribuire – mediante l'innovazione tecnologica e gli strumenti digitali – all'inclusione sociale delle comunità di profughi, in particolare nelle scuole, nei servizi offerti dalla pubblica amministrazione, nella sanità, nella giustizia, in opportuno coordinamento con le altre amministrazioni dello Stato.
(3-02852)


   ACUNZO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   la crisi derivante dai lunghi mesi di pandemia sta interessando tutti i settori produttivi del nostro Paese;

   molte realtà industriali sono presenti nel nostro Paese, con prodotti di eccellenza;

   tra le eccellenze produttive che producono questa tecnologia spicca quella della Fibre ottiche Sud (F.o.s. s.r.l.), che opera nella città di Battipaglia, appartenente al Prysmian group, società leader mondiale del settore;

   l'Italia ha destinato 3,6 miliardi di euro per il 2026 per lo sviluppo della banda ultra larga;

   in altri Paesi dell'Unione europea, come la Francia, l'ente che si occupa di telecomunicazioni ha stabilito dei requisiti precisi sulla fibra ottica da utilizzare nella rete nazionale: nello specifico, ha scelto la qualità A2, che non si piega ed è quindi più sicura dai tentativi di incursione. La stessa prodotta dallo stabilimento Fos/Prysmian di Battipaglia;

   tale prodotto d'eccellenza, realizzato in Italia anche da altre pregevoli società, sarebbe garanzia di qualità nella digitalizzazione del nostro Paese;

   il sottoscritto ha già segnalato la questione e chiesto chiarimenti con l'interrogazione a risposta orale n. 3-01975 del 22 dicembre 2020 al Ministro dello sviluppo economico –:

   quali sia la linea strategica che intende seguire per sostenere il settore della produzione italiana delle fibre ottiche di qualità e il loro utilizzo nella digitalizzazione del territorio nazionale, alla luce delle forme di tutela della produzione di qualità e della sicurezza già adottata da altri Paesi europei.
(3-02853)

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono in forte aumento nelle principali città italiane i fenomeni di violenza a danno dei cittadini, sia nelle zone centrali che nelle zone periferiche, sia di giorno che di notte, segno di una vera e propria emergenza sicurezza che il Governo sembra non percepire;

   inoltre, ai fenomeni di violenza «tradizionali» si stanno vieppiù aggiungendo le azioni criminali messe in atto dalle cosiddette baby gang, bande di ragazzi minorenni, che hanno portato nel 2021 a un aumento del 10 per cento dei minori denunciati o arrestati, arrivati a 25.000, e del 20 per cento dei reati commessi da minorenni, un fenomeno allarmante quanto pericoloso e segno di un preoccupante disagio sociale;

   in questo quadro ha destato grande scalpore, appena un paio di settimane fa, l'aggressione da parte di due minorenni tunisini a un giovane e a sua madre nella zona romana di Centocelle; ma nella capitale, come anche a Milano e in numerose altre città, è emergenza anche nelle zone della cosiddetta movida, con frequenti aggressioni, e non sembrano più esistere zone nelle quali i cittadini non corrono alcun rischio;

   gli abitanti delle città italiane sono costretti, ormai da tempo, a convivere con la paura e il pericolo per la propria incolumità e quella dei propri cari, sintomi di una situazione di emergenza e di degrado, a parere degli interroganti figlia di un Governo incapace di adottare interventi e misure utili a salvaguardare la sicurezza dei residenti e l'ordine pubblico;

   l'impegno messo in campo quotidianamente dalle forze di polizia nonostante la destinazione di quote importanti delle stesse ad altro tipo di interventi, non ultimo il controllo del rispetto delle previsioni in materia di green pass, necessita del giusto supporto sia in termini di uomini e mezzi che in termini di equipaggiamenti, al fine di poter garantire un efficace controllo del territorio e, con esso, la sicurezza dei cittadini e il rispetto della legalità –:

   quali urgenti iniziative abbia assunto per garantire la sicurezza dei cittadini.
(3-02851)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   DI GIORGI, PICCOLI NARDELLI, PRESTIPINO, LATTANZIO, NITTI, ROSSI, ORFINI, CIAMPI, LORENZIN, BERLINGHIERI e FIANO. Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere premesso che:

   l'obiettivo degli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza è quello di dare ai giovani gli strumenti necessari per una partecipazione attiva alla vita sociale, culturale ed economica del Paese, consentendo ai capaci e ai meritevoli di raggiungere i gradi più alti degli studi e facilitando il loro ingresso nel mondo del lavoro. In tale contesto, si punta anche all'integrazione delle tecnologie digitali nel sistema educativo;

   la maggior parte delle risorse destinate all'istruzione finanziano investimenti e riforme presenti nella missione 4 («Istruzione e ricerca»), nell'ambito della componente 1 («Potenziamento dell'offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle università»);

   in particolare, riguardano sei riforme, da adottare entro il 2022, che contribuiranno a mettere il sistema scolastico al centro della crescita del Paese, integrandolo pienamente alla dimensione europea. Le misure interverranno sulla riorganizzazione del sistema scolastico, sulla formazione del personale, sulle procedure di reclutamento, sul sistema di orientamento, sul riordino degli istituti tecnici e professionali e degli istituti tecnici superiori;

   da quanto anticipato, la riforma sul sistema di orientamento introdurrà moduli di non meno di 30 ore per le studentesse e gli studenti del IV e V anno della scuola secondaria di secondo grado e verrà, inoltre, realizzata una piattaforma digitale di orientamento relativa all'offerta formativa terziaria degli atenei e degli istituti tecnici superiori;

   nel corso dell'ultima audizione, presso la Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato della Repubblica, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui canali di ingresso nel mondo del lavoro e sulla formazione professionale dei giovani, si apprende dal Ministro interrogato la possibilità di estendere i moduli di orientamento alle scuole secondarie di primo grado, anche al fine di favorire una scelta consapevole di prosecuzione del percorso di studi e contrastare la dispersione scolastica;

   le risorse stanziate sono valutate per l'introduzione dei moduli di orientamento per le studentesse e gli studenti frequentanti il IV e V anno delle scuole secondarie di secondo grado;

   si apprezza e condivide l'introduzione dei moduli di orientamento anche per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado –:

   quali siano i principi guida che il Ministro interrogato intenda seguire nella condivisione e attuazione della riforma del Piano nazionale di ripresa e resilienza in

   oggetto e, in particolare, quali metodologie e obiettivi, nonché risorse aggiuntive, intenda attivare al fine di introdurre il sistema di orientamento a partire dagli studenti delle scuole secondarie di primo grado.
(3-02857)


   TOCCAFONDI, ANZALDI, NOJA, BALDINI, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 172 del 2021 ha introdotto dal 15 dicembre 2021 l'obbligo vaccinale per il personale della scuola e ha disposto che l'accertamento dell'inadempimento determina l'immediata sospensione dall'attività lavorativa, seppur senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro;

   il medesimo provvedimento ha previsto che per il periodo di sospensione non sia dovuta la retribuzione e che il Ministero dell'istruzione debba comunicare mensilmente al Ministero dell'economia e delle finanze le unità di personale scolastico privo di vaccinazione e sospeso dal servizio;

   con il decreto-legge n. 24 del 2022 si è ribadito l'obbligo vaccinale per il personale docente fino al 15 giugno 2022, nonché stabilito che la vaccinazione costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni, ma ha perso efficacia la disposizione che prevedeva la sospensione dall'attività lavorativa e dallo stipendio, adibendo detto personale a non meglio specificate attività di supporto all'istituzione scolastica;

   per il personale non docente e i dirigenti scolastici è invece intervenuta una successiva nota, datata 28 marzo 2022, che interpreta il dispositivo precisando che questi possono essere riammessi in servizio e adibiti allo svolgimento di tutte le ordinarie attività, come se la classe fosse l'unico luogo della scuola frequentato dagli studenti e dai colleghi;

   la scelta appare quindi ad avviso degli interroganti contraddittoria con quanto fin qui sostenuto sulla necessità di vaccinarsi, peraltro in un momento nel quale i contagi tornano a crescere, ma soprattutto foriera di un messaggio fortemente diseducativo nei riguardi della popolazione studentesca, alla quale viene mostrato come chi viola la legge viene tutelato più dei colleghi che scelgono, anche non a cuor leggero, di rispettarla;

   i maggiori costi sono stimati in 30 milioni di euro e circa la metà di questi sono coperti ricorrendo al fondo destinato alla valorizzazione della professionalità docente e al contratto, togliendo quindi risorse ai docenti vaccinati –:

   se, alla luce delle criticità evidenziate, non ritenga opportuno adottare iniziative per rivedere la scelta di consentire di riprendere il servizio al personale non vaccinato e comunque quali iniziative intenda intraprendere per evitare che il loro rientro a scuola metta a rischio la salute di studenti e dell'altro personale e provochi conseguenze negative anche in merito all'utilizzo delle risorse destinate al merito e al contratto, anche alla luce del fatto che ad oggi non è stato reso noto il numero di persone oggetto di sospensione dall'attività lavorativa e quanti di questi siano stati effettivamente sospesi anche dallo stipendio.
(3-02858)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   MURA, CARLA CANTONE, LACARRA e GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto per la creazione di un tavolo tecnico per la lotta al lavoro sommerso, propedeutico all'elaborazione del Piano nazionale per la lotta al sommerso, si procede in linea con quanto previsto dagli interventi indicati nei Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), la cui operatività dovrà essere completata entro il 31 dicembre 2022;

   il tavolo tecnico ha il compito di garantire la corretta e puntuale elaborazione del Piano e quindi definire le misure più idonee per un efficace contrasto al lavoro sommerso ed una strategia d'indirizzo dell'attività ispettiva, anche attraverso una ricognizione delle analisi e dei dati più recenti riguardanti il fenomeno del sommerso;

   tali iniziative denotano una rinnovata attenzione del Governo nei confronti di un fenomeno ancora troppo diffuso che, oltre a rappresentare un'inaccettabile forma di sfruttamento dei lavoratori e di pregiudizio dei loro diritti, condiziona e pregiudica l'obiettivo di un moderno ed efficiente sistema produttivo;

   in tale veste, oltre alla necessaria prosecuzione dell'azione di potenziamento degli organismi di controllo e prevenzione sinora portati avanti, un ruolo fondamentale potrà essere esercitato dal ricorso alle tecnologie informatiche e alla condivisione delle banche dati tra i diversi enti pubblici e privati preposti alla gestione dei rapporti di lavoro;

   tra le diverse forme di irregolarità in uso nei luoghi di lavoro, a seconda dei diversi settori produttivi, una pratica che sembra sempre più diffusa è quella dei cosiddetti falsi part time, ovvero la regolarizzazione solo di parte della prestazione lavorativa e il contestuale obbligo di svolgere parte, spesso prevalente, della prestazione lavorativa senza la copertura assicurativa contro gli infortuni e la copertura contributiva, lento importante per il futuro pensionistico dei lavoratori coinvolti;

   l'analisi dei dati e la ricchissima casistica che emerge da tante inchieste giornalistiche dimostrino che il ricorso al falsi part time è particolarmente diffuso in alcuni settori produttivi e, spesso, a danno proprio dei lavoratori più giovani –:

   condividendo impegno e l'impostazione sin qui seguiti dal Governo nel contrasto alle pratiche di sfruttamento dei lavoratori e di ricorso a forme di irregolarità nella gestione dei rapporti lavorativi, quali urgenti iniziative intenda adottare, anche alla luce dei primi indirizzi forniti dal citato tavolo tecnico, al fine di potenziare ulteriormente le attività di contrasto del lavoro irregolare e, in particolare, dei falsi part time.
(5-07796)


   COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da «il Resto del Carlino» in data 15 marzo 2022, il pubblico ministero Gabriella Tavano ha notificato l'avviso di chiusura della maxi-inchiesta sullo stabilimento Mondo Convenienza di Calderara di Reno (Bologna) a ben 21 persone: dal presidente del consiglio di amministrazione della holding ai vari rappresentanti legali delle società cooperative appaltatrici dei lavori di logistica (trasporto e montaggio);

   i 21 soggetti sono chiamati a rispondere del reato di cui all'articolo 603-bis del codice penale, l'intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro, dopo le denunce depositate nell'agosto 2020 dai facchini del magazzino delle merci bolognesi;

   i facchini hanno portato alla luce una serie di presunti soprusi subiti: dagli stipendi, inferiori a quelli dei minimi tabellari relativi al settore merceologico, al mancato diritto a riposo e ferie; dalle condizioni di «continuo pericolo» alle quali sarebbero stati sottoposti i montatori, «in ragione della pesantezza dei carichi in tempi di lavoro molto ristretti, dettati dal personale di Mondo Convenienza, al caso dei “prelievi ematici necessari per l'idoneità lavorativa”, che sarebbero stati effettuati “sistematicamente in locali interni all'azienda, non idonei sia dai punto di vista igienico che strutturale”»;

   un'inchiesta analoga era stata aperta nei confronti di Mondo Convenienza dalla procura di Ivrea nel marzo 2021 ed era stata oggetto dell'interrogazione n. 5-07316;

   in risposta all'interrogazione il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in data 19 gennaio 2022, aveva spiegato come l'ispettorato del lavoro avesse già avviato accertamenti ispettivi e come nei confronti di Mondo Convenienza risultassero già diversi accertamenti ispettivi –:

   quali siano stati gli sviluppi rispetto alla situazione di un anno fa e, conseguentemente, se non intenda accelerare, per quanto di competenza, il percorso di riforma del sistema delle cooperative, degli appalti e della somministrazione volto a tutelare i lavoratori.
(5-07797)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i lavoratori dell'ispettorato nazionale del lavoro e di Anpal sono in stato di agitazione e hanno preso parte a più scioperi, da ultimo in data 18 marzo 2022, poiché lamentano di essere stati esclusi dall'erogazione della perequazione dell'indennità di amministrazione prevista per altri dipendenti ministeriali;

   ma vi è di più: detto personale continua a non essere messo nelle condizioni necessarie per svolgere le attività di competenza, in quanto sottorganico;

   ciò è un fatto inaccettabile, soprattutto per quanto concerne lo svolgimento delle attività di ispezione per prevenire e contrastare gli incidenti sul lavoro, che non possono essere garantite con un numero modesto di dipendenti;

   è evidente che non si sta tenendo conto neanche del forte incremento delle attività di lavoro e dei cantieri che conseguirà all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   non si comprende quali siano le motivazioni per le quali i lavoratori in questione siano stati esclusi dall'armonizzazione della indennità di amministrazione prevista per altre amministrazioni pubbliche del comparto delle funzioni centrali, pur facendone parte anche detto personale;

   ciò contribuisce ad ostacolare il raggiungimento degli obiettivi strategici previsti nel Pnrr, in particolare, quelli relativi alla lotta al lavoro sommerso, per i quali i sindacati segnalano da tempo la mancanza di finanziamenti;

   a quanto è dato sapere, nel mese di marzo 2022 si è tenuto un incontro tra i Ministri dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, e per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta, per individuare delle soluzioni alla mancata armonizzazione dell'indennità di amministrazione dei dipendenti in questione. Tuttavia, ad oggi, non risulta siano state adottate iniziative utili per far rientrare detta problematica;

   pertanto, i lavoratori dei due enti restano in attesa di soluzioni, certe e concrete, per riparare a questa ingiustizia;

   non si comprende che non può essere abbattuto il lavoro irregolare e garantire la sicurezza del lavoro senza investire sul rafforzamento del sistema della vigilanza e dei controlli, valorizzando il personale in esso impiegato –:

   se e quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per riparare alla discriminazione che stanno subendo i lavoratori dell'ispettorato nazionale del lavoro e dell'Anpal a fronte del mancato riconoscimento dell'indennità di amministrazione.
(5-07798)


   INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto n. 221 del 2021, ha prorogato lo stato d'emergenza relativo al Covid al 31 marzo 2022;

   in base alle regole che entrano in vigore il 1° aprile 2022, lo smart working per i lavoratori fragili, privati e della pubblica amministrazione, viene prorogato fino al 30 giugno 2022. Questi soggetti, hanno diritto a richiedere un impiego «agile» da casa, anche con un cambiamento di mansioni rispetto a quelle abituali;

   mentre precedentemente ai lavoratori fragili è stato riconosciuto il lavoro agile (o smart working), e per specifici casi, la fragilità è stata equiparata al ricovero ospedaliero, senza computo dell'assenza, con la fine dello stato di emergenza queste due forme di tutela verrebbero mena, ai sensi del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24;

   per i lavoratori fragili sono stati prorogati fino al 30 giugno 2022 solo i termini delle disposizioni inerenti alla sorveglianza sanitaria eccezionale;

   i datori di lavoro pubblici e privati interessati dalla predetta norma possono nuovamente fare richiesta di visita medica per sorveglianza sanitaria dei lavoratori e delle lavoratrici fragili ai servizi territoriali dell'Inail;

   l'attività di sorveglianza sanitaria eccezionale si sostanzia in una visita medica sui lavoratori inquadrabili come fragili, ovvero quelli che per condizioni derivanti da immunodeficienze da malattie croniche, da patologie oncologiche con immunodepressione anche correlata a terapie salvavita in corso o da più co-morbilità, valutate pure in relazione dell'età, ritengono di rientrare in tale condizione di fragilità –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per porre rimedio a tale grave vulnus in danno dei lavoratori fragili, specie in questa fase di accertata ripresa del contagio da Coronavirus.
(5-07799)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TRAVERSI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 131 del decreto legislativo n. 81 del 2008, i ponteggi devono essere assemblati utilizzando componenti contenuti nel Libretto di autorizzazione ministeriale dei ponteggi, per la costruzione e l'impiego, rilasciato al fabbricante dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

   i componenti del ponteggio sprovvisti di libretto non possono in alcun modo essere utilizzati;

   sempre secondo l'articolo 131, chiunque intende utilizzare un ponteggio, deve richiedere il libretto di autorizzazione ministeriale al fabbricante e verificare la scadenza;

   secondo quanto riportato nella circolare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali n. 18 dell'8 giugno 2010, la più recente diramata contenente l'elenco delle ditte autorizzate, escludendo le autorizzazioni per cui sono scaduti i termini di rinnovo ai sensi dell'articolo 131, comma 5, del decreto legislativo n. 81 del 2008, ad oggi, poche ditte risultano autorizzate alla costruzione e all'impiego del ponteggio;

   la domanda di rilascio dell'autorizzazione alla costruzione e all'impiego di ponteggi va rivolta, dal fabbricante al Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Nello specifico la direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro e delle relazioni industriali, utilizzando il modello di istanza, su cui va applicata la marca da bollo di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 642 del 1972, allegato A, articolo 1-quater;

   all'istanza vanno allegati:

    un certificato di iscrizioni alla Camera di commercio industria e artigianato dell'azienda richiedente, da cui si possa evincere l'attività di fabbricazione tra quelle comprese nell'oggetto sociale;

    è stato necessario per ogni azienda richiedente, dislocare la sede legale e operativa sul territorio italiano ed avere il rappresentante legale di cittadinanza italiana, almeno al momento della presentazione dell'istanza;

    tre copie fotostatiche dei certificati delle prove di laboratorio eseguite presso uno dei laboratori ufficiali riconosciuti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ognuna provvista di dichiarazione sostitutiva di atto notorio ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000 ex articoli 19 e 47, con sottoscrizione autentica del legale rappresentante dell'azienda richiedente. Gli unici due laboratori in possesso della totalità dei protocolli di prova necessari sono: Inail, Dipartimento tecnologie per la sicurezza, a Monte Porzio Catone (Roma) e il Politecnico di Milano, che conduce le prove di collasso presso lo stabilimento di Graffignana Lodigiana (Lodi) di proprietà del Gruppo Marcegaglia;

    prima di decidere l'acquisto o l'impiego di un ponteggio, bisogna controllare attentamente la data della lettera di rilascio dell'autorizzazione;

    tra le limitazioni previste dalla nostra normativa in materia, che non consentono un decollo appieno del bonus 110 per cento vi è sicuramente il mercato «ristretto» dei produttori dei ponteggi che è la prima operazione di cantiere che si esegue in una ristrutturazione. Pertanto, ai «produttori stranieri» non è consentita l'importazione della totalità dei componenti del ponteggio, demandando allo stabilimento italiano almeno una parte dell'attività produttiva e rallentando ulteriormente la produzione;

    si fa presente che esistono due norme Uni specifiche sui ponteggi, la Uni En 12810 e la Uni En 12811, che sono più stringenti del decreto legislativo n. 81 del 2008 e che, a livello internazionale, si rispettano standard di qualità per la produzione di ponteggi che possono essere un riferimento per accettare i ponteggi stranieri;

    si rileva inoltre che tutto quanto suggerito deve mettere al primo posto la sicurezza dei ponteggi e la conseguente sicurezza dei lavoratori –:

    se, considerata l'emergenza, il Ministro interrogato non ritenga che sarebbe opportuno adottare iniziative volte ad individuare modalità per consentire l'acquisto di ponteggi «stranieri» da parte delle imprese italiane facendo riferimento alla corposa normativa tecnica nazionale ed europea per comprovare la loro validità dal punto di vista della sicurezza e consentire così che i numerosi cantieri che saranno avviati siano portati a compimento.
(4-11697)


   FASSINA, DE LORENZO, TIMBRO e FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   il tribunale del lavoro di Roma, con la sentenza del 23 marzo 2022, ha condannato Italia Trasporto Aereo, a seguito di ricorso ex articolo 38 del decreto legislativo n. 198 del 2006, per aver discriminato nelle procedure di assunzione due lavoratrici in gravidanza;

   nella sentenza emerge un quadro molto grave; infatti, oltre alla discriminazione subita dalle due lavoratrici, dipendenti Alitalia con mansioni di assistenti di volo e anzianità lavorativa dal gennaio 2011, entrambe in gravidanza al momento della domanda di assunzione, è stato accertato che almeno altre sette lavoratrici sarebbero state discriminate, portando il giudice a ritenere che «risulta quindi provato che la società Ita ha adottato un comportamento discriminatorio nelle assunzioni, escludendo completamente le lavoratrici in gravidanza», ordinando a «Italia Trasporto Aereo la cessazione del comportamento illegittimo consistente nell'esclusione delle candidate in gravidanza e puerperio dalla selezione per le assistenti di volo» e condonando la stessa in via provvisionale al risarcimento del danno oltre al pagamento delle spese;

   la società, nel corso della causa, si era difesa sostenendo che, al momento dell'invio delle candidature, entrambe avevano il recurrent training (abilitazione di bordo in qualità di membro di equipaggio di cabina) in scadenza e che le loro candidature non erano state quindi prese in considerazione per la mancanza di tale certificazione, ma il giudice, nella sentenza, chiarisce che il recurrent training si ottiene con l'attestazione di frequenza ad un'attività di aggiornamento di breve durata, uno o due giorni, che viene tra l'altro ripetuta periodicamente;

   sempre la difesa di Ita ha sostenuto che eventuali comportamenti discriminatori potevano valutarsi solo alla conclusione del piano formalizzato nel «Verbale di accordo» del 2 dicembre 2021, il quale prevede dal 2021-2025 l'assunzione di 5.750 lavoratori, ma tale assunto è stato respinto in quanto al 31 dicembre 2021 le 1.675 assunzioni del personale navigante effettuate erano in linea con lo stato di avanzamento del piano;

   contro Ita è in corso una class action per la non applicazione dell'articolo 2112 del codice civile relativo alla cessione di ramo d'azienda e pendono ancora molti ricorsi per discriminazione, tra cui uno relativo alle assunzioni femminili fra i 35 e i 50 anni, in particolare tra gli assistenti di volo;

   il comportamento discriminatorio di Ita appare ancora più grave considerando che la stessa è a totale partecipazione pubblica, essendo il suo capitale sociale interamente detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze e che le politiche pubbliche dovrebbero essere dirette a garantire le pari opportunità nel mercato del lavoro, anche contrastando ogni forma di discriminazione basata sul genere e sulle condizioni di fragilità;

   il Governo continua a negare al Parlamento atti e documenti fondamentali in merito ad Ita come è stato per la Decisione della Commissione europea del 10 settembre 2021 pur richiamata con effetto normativo dalle norme del decreto-legge n. 121 del 2021 e come è stato, da ultimo, per il contratto di cessione da Alitalia ad Ita del ramo aviation oggetto dell'interrogazione in commissione n. 5-07699 –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per contrastare la cultura e le pratiche aziendali di cui in premessa e il comportamento espresso dal management di Ita che appare gravemente e sistematicamente lesivo della legislazione a tutela di fondamentali diritti di lavoratrici e lavoratori e se non intenda adottare ogni ulteriore iniziativa di competenza, anche per il tramite della Consigliera nazionale di parità, al fine di attivare gli strumenti previsti dalle normative vigenti a tutela delle lavoratrici.
(4-11699)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   LIUNI, LOSS, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LOLINI, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   Asproflor (Associazione produttori florovivaisti) persegue lo scopo di promuovere l'immagine della floricoltura italiana. Il turismo del verde e il ruolo dei fiori nella vita quotidiana del tessuto cittadino. Negli anni, l'associazione ha promosso il concorso nazionale «Comuni Fioriti», che, dopo 15 anni di storia, coinvolgendo circa 2.000 comuni italiani, dal 2019 è diventato Marchio di qualità dell'ambiente di vita;

   a fine 2021 l'associazione ha promosso il progetto «RinascITALIA facciamo fiorire le speranze», per il quale ha richiesto il patrocinio del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, si tratta di un progetto in programma nell'anno 2022, sviluppato in forma itinerante con partenza dal Piemonte a gennaio 2022 per finire in Sardegna a dicembre 2022. Il progetto prevede un coinvolgimento diretto dei 645 comuni del litorale italiano per dare sostegno alle amministrazioni nella ripresa dal periodo di emergenza sanitaria, supportando, allo stesso tempo, il settore florovivaistico e facendo conoscere il progetto dei «Comuni Fioriti»;

   tale manifestazione, dalla chiara impronta di tipo culturale e sociale, ha ricevuto il patrocinio e l'autorizzazione ad utilizzare il logo della regione Piemonte, a riconoscimento delle elevate finalità dell'iniziativa, che si propone di promuovere la bellezza ed il tipico modo di manifestare l'accoglienza nei comuni italiani attraverso il linguaggio dei fiori, con i colori delle produzioni florovivaistiche in continuo cambiamento attraverso le stagioni;

   solitamente, il patrocinio del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali viene concesso a titolo gratuito per iniziative a carattere nazionale o internazionale di alto rilievo culturale, sociale, scientifico, artistico, storico, sportivo, ad esclusione di quelle che abbiano finalità commerciali o di carattere strettamente locale. In questo caso, oltre all'indubitabile carattere nazionale della manifestazione, è altrettanto chiaro il suo fine culturale e sociale, che si esplica valorizzando la ripresa della cura della bellezza dei nostri comuni litoranei, aumentando così lo spirito positivo della ripresa delle nostre comunità, provate dal lungo periodo di emergenza sanitaria;

   risulta che il patrocinio non sia stato concesso;

   per quali motivi il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali abbia ritenuto di non concedere il patrocinio alla manifestazione «RinascITALIA», e se non ritenga di rivedere tale decisione e di concedere il patrocinio per le parti culturali della manifestazione ancora da realizzarsi, tenendo anche conto del fatto che il settore florovivaistico, tra quelli agricoli, è stato tra i più penalizzati durante la pandemia, e verificato che, non solo il progetto è già partito, ma prosegue con un calendario di incontri culturali e sociali ben definito che si snoda durante tutto l'anno.
(5-07786)


   ANNA LISA BARONI, CAON, SANDRA SAVINO, BOND, SPENA, NEVI e PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'inverno trascorso è stato particolarmente secco, con precipitazioni diminuite di un terzo e temperature medie superiori di 0,49 gradi, con picchi giunti sino a +0,97 gradi;

   ovunque si registra una gravissima siccità, con precipitazioni dimezzate in febbraio 2022, che ha aggravato ulteriormente il deficit idrico di cui soffre il Paese;

   infatti, esiste una situazione di sofferenza in tutte le regioni italiane, riguardante tutti i corsi d'acqua. Anomalie sono registrate anche nei laghi, con diminuzioni della portata giunte sino al 30 per cento;

   le coltivazioni seminate in autunno stanno terminando la crescita, ma il raccolto rischia di essere compromesso dalla siccità. Preoccupa anche lo sviluppo dei prati destinati all'alimentazione degli animali, soprattutto in frangenti caratterizzati dalla grave crisi internazionale che ha provocato anche carenze di alimenti per gli animali. Nel caso in cui la siccità dovesse proseguire, gli agricoltori saranno costretti a intervenire con le irrigazioni di soccorso, ma solo nei luoghi ove ciò è possibile;

   si consideri che, nei prossimi giorni, inizieranno le lavorazioni per la semina del mais, del girasole e della soia. Con terreni aridi, quindi duri da lavorare, le operazioni potrebbero essere problematiche;

   la siccità è divenuta nel tempo la calamità più grave per l'agricoltura italiana, provocando danni medi annui stimati in un miliardo di euro, fatto che rende indispensabile la predisposizione da parte delle istituzioni di interventi strutturali, da attivare immediatamente per garantire sostegno agli operatori del settore che, di volta in volta, vengano penalizzati da eventi meteorologici avversi;

   inoltre, sarebbero necessarie ulteriori infrastrutture in grado di contenere preventivamente i danni causati dalla siccità. Danni non più eccezionali, perché divenuti ordinari a causa dell'alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di pioggia, arrecando disagi in tutto il territorio nazionale;

   sono necessari laghetti artificiali per realizzare una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico, ben diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti senza utilizzare ulteriore terreno agricolo da cementificare, al fine di ridurre l'impatto ambientale delle opere;

   in questo modo il territorio potrebbe tornare in equilibrio, si potrebbe conservare l'acqua per redistribuirla, quando è necessario, in modo razionale, per tutti gli usi, fornendo a cittadini, industria e agricoltura, l'acqua necessaria, ora carente, per garantire e aumentare il benessere umano, tutelare gli ecosistemi, portando vantaggio all'economia –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere in relazione a quanto esposto in premessa.
(5-07787)


   LOMBARDO e RIPANI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in Sicilia, con D.D.G, n. 2447 del 30 giugno 2021, l'Assessorato regionale dell'agricoltura ha approvato il bando Ocm Vino – Misura RRV – Campagna vitivinicola 2021/2022 che, in conformità alle previsioni dei regolamento Ue n. 1308/2013, dispone un regime di aiuti alla ristrutturazione e alla riconversione dei vigneti per aumentare la competitività dei produttori di vino; il D.R.S. n. 422 del 16 febbraio 2022 contiene la graduatoria regionale definitiva delle domande di sostegno ritenute ammissibili;

   con avviso pubblico, prot. n. 12580 del 23 febbraio 2022, veniva effettuata la comunicazione di finanziabilità: tenuto conto delle risorse finanziarie disponibili e delle eventuali economie registrate su altre misure dell'Ocm Vino – si legge nel testo dell'avviso – è stato disposto il finanziamento di tutte le istanze riportate nella graduatoria regionale definitiva delle domande di sostegno ammissibili (n. 1444), pubblicata – come sopra detto – con D.R.S. n. 422 del 16 febbraio 2022;

   il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali con la circolare n. 47389 del 2 febbraio 2022 dettava disposizioni di cui al regolamento (Ue) n. 2021/2117 e norme transitorie Pns relative alla campagna vitivinicola 2022/2023;

   con circolare (Area coordinamento) Agea 9657.2022 dell'8 febbraio 2022, Agea dava applicazione alle sopra citate previsioni stabilite dal Mipaaf;

   la federazione degli Ordini dei dottori agronomi e dei dottori forestali della Sicilia ha richiesto chiarimenti in ordine all'applicazione delle norme transitorie per i progetti afferenti al Bando Ocm Vino – Misura RRV – Campagna vitivinicola 2021/2022 già in fase di finanziabilità;

   anche Marche, Piemonte e Campania – come la Sicilia – hanno sollevato le medesime osservazioni: da una serie di colloqui intercorsi fra gli assessorati regionali emerge un quadro similare a quello prospettato dalla Regione siciliana che presenta le medesime criticità –:

   se, sulla base di quanto rappresentato in premessa, il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti in ordine alla possibilità di applicare alla campagna vitivinicola 2021/2022 la circolare (Area coordinamento) Agea 9657.2022 dell'8 febbraio 2022.
(5-07788)


   INCERTI, CENNI, AVOSSA, CRITELLI, CAPPELLANI, FRAILIS e PIZZETTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'andamento climatico anomalo da gennaio 2022 ad oggi sta provocando seri danni alle coltivazioni agricole su quasi tutto il territorio nazionale;

   secondo i dati raccolti dall'Associazione dei consorzi di bonifica e irrigazione a febbraio 2022 in Valle d'Aosta c'erano il 50 per cento di neve in meno e il 74 per cento di pioggia in meno rispetto alle medie stagionali. In Lombardia mancano all'appello 3 miliardi di metri cubi di acqua rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, una quantità pari al 56,8 per cento in meno rispetto all'ammontare medio delle riserve idriche. Dati simili si registrano in Veneto, in Emilia-Romagna, in Toscana e nel Lazio. Negli invasi in Puglia c'è il 22 per cento di acqua in meno;

   a preoccupare è anche l'innalzamento dei livelli del mare in Italia con l'acqua salata che sta già penetrando nell'entroterra bruciando le coltivazioni nei campi e spingendo all'abbandono l'attività agricola;

   l'andamento climatico anomalo minaccia oltre il 30 per cento della produzione agricola nazionale, fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, e la metà dell'allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo;

   le coltivazioni seminate in autunno, come orzo e frumento, iniziano ora la fase di accrescimento che rischia di essere compromessa dalla siccità. A preoccupare è anche lo sviluppo dei prati destinati all'alimentazione degli animali;

   il deficit idrico e le temperature superiori alla media costringono diverse realtà produttive all'adozione di strategie volte a contenere i consumi e ad accelerare gli interventi più urgenti;

   la mancanza di precipitazioni sta inoltre spingendo molti comuni a dover emettere ordinanze con le quali i sindaci chiedono ai cittadini di non sprecare l'acqua e ne vietano l'utilizzo per scopi che non siano alimentari e igienici;

   in data 30 settembre 2021 è stato pubblicato il decreto ministeriale n. 490962/2021 di approvazione dei progetti strategici nel settore delle infrastrutture irrigue ammissibili a finanziamento con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): 149 progetti, di livello esecutivo, presentati da Consorzi di bonifica ed enti irrigui, per un importo complessivo di investimenti pari a 1,6 miliardi di euro. Sempre con lo stesso provvedimento, sono stati considerati ammissibili 10 ulteriori progetti, di livello definitivo, per un importo di circa 89 milioni di euro –:

   quale sia ad oggi lo stato di attuazione e di finanziabilità dei progetti selezionati nel settore delle infrastrutture irrigue a valere sul Pnrr.
(5-07789)


   CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come noto, l'invasione dell'Ucraina da parte delle forze armate della Federazione russa ha provocata il rincaro di numerose materie prime e materie essenziali per tutti processi produttivi della filiera agroalimentare, andando ad aggravare una tendenza inflativa già in corso dalla primavera del 2021;

   negli ultimi dieci mesi il costo dei fertilizzanti è cresciuto di oltre il 135 per cento, e quello dei mangimi di oltre il 45 per cento, con picchi anche molto più elevati nel caso di determinati prodotti come soia e mais;

   dall'estero arrivano proprio la metà circa del mais necessario all'alimentazione del bestiame, il 35 per cento del grano duro per la produzione di pasta e il 64 per cento del grano tenero per la panificazione;

   come indicato da numerose associazioni di categoria, il blocco delle esportazioni di materiali come azoto, fosforo, potassio ed ammoniaca da parte della Federazione russa mette a rischio le forniture strategiche per le economie agricole europee;

   in un anno il solo nitrato di ammonio è rincarato del 140 per cento, il cloruro di potassio del 112 per cento ed il perfosfato triplo del 96 per cento;

   secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura Fao, il conflitto tra Russia e Ucraina può portare ad un ulteriore aumento dei prezzi alimentari in una percentuale compresa tra l'8 e, nello scenario peggiore, il 22 per cento;

   la scarsità improvvisa di fertilizzanti e di mangimi, provocata da tali contingenze internazionali, mette a rischio la capacità di programmazione del comparto agroalimentare nazionale, con riferimento anche alla zootecnia, mettendo a repentaglio la sovranità alimentare nazionale e la capacità di approvvigionamento alimentare sul territorio, nonché la sostenibilità economica di tutte le attività del comparto agroalimentare, già messe a dura prova dalla crisi da COVID-19 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda predispone per garantire la sovranità alimentare nazionale alla luce dei fatti esposti in premessa con particolare riguardo alle necessità di approvvigionamento di fertilizzanti, mangimi e materie prime in agricoltura, per la programmazione dei processi produttivi da parte dell'intero comparto agroalimentare nazionale, anche tramite iniziative per incrementare l'indipendenza della politica agricola nazionale da fattori esterni.
(5-07790)


   CASSESE, BILOTTI, CADEDDU, CILLIS, GAGNARLI, GALLINELLA, L'ABBATE, ALBERTO MANCA, MAGLIONE, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni, a causa della pandemia da COVID-19 prima e della situazione geopolitica ora, il comparto agricolo e agroalimentare sta affrontando una crisi generale legata alle difficoltà di approvvigionamento di molte materie prime, all'aumento dei prezzi dell'energia e dei carburanti, alla mancanza di concimi e fertilizzanti necessari alla cura e alla coltivazione dei campi;

   tutto ciò ha avuto e sta avendo un impatto molto negativo sul sistema produttivo e sulle famiglie, rendendo ancora più evidente la necessità di un'accelerazione della transizione energetica che, in coerenza con gli obiettivi del Green Deal fissati dall'Unione europea, potenzi la capacità delle energie rinnovabili per ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese;

   nel dettaglio, ad esempio, nel corso del 2021, i costi dei fitosanitari e dei fertilizzanti sono arrivati anche a triplicare, e recentemente l'Ucraina ha bloccato le esportazioni di concimi e, dopo il blocco della Russia e della Bielorussia, il nostro Paese ha perso il 15 per cento delle importazioni totali di fertilizzante;

   il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, attualmente all'esame del Parlamento, reca diverse norme per risolvere questa situazione di stallo del mondo agricolo e in particolare, all'articolo 21, reca disposizioni volte a favorire l'utilizzo dei sottoprodotti vegetali e degli scarti di lavorazione delle filiere agroalimentari come fertilizzante;

   viene quindi ribadita la necessità e l'importanza di normare tali sottoprodotti anche nell'ambito dell'economia circolare, demandando al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per la stesura di un decreto che normi le caratteristiche di qualità e la disciplina dell'utilizzazione agronomica del digestato proveniente da impianti alimentati con biomasse;

   in questo contesto è importante ricordare che, da oltre un anno, si attende la pubblicazione del decreto ministeriale che preveda l'inserimento del «digestato essiccato» tra i prodotti fertilizzanti di cui al decreto legislativo n. 75 del 2010;

   da quanto si apprende, lo schema di tale decreto sarebbe stato notificato a Bruxelles il 29 settembre 2020, senza poi essere definitivamente approvato;

   alla luce di quanto esposto, anche l'ulteriore step garantito dall'approvazione del decreto sul «digestato essiccato» sarebbe un passo importante per raggiungere l'obiettivo di una autonomia italiana nel settore dei fertilizzanti, fondamentali per la produzione agricola –:

   quali siano i tempi di emanazione del decreto ministeriale di cui in premessa relativo all'inserimento del «digestato essiccato» tra i prodotti fertilizzanti.
(5-07791)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Missione salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza mira ad aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare fino a prendere in carico, entro la metà del 2026, il 10 per cento della popolazione di età superiore ai 65 anni;

   seppure le cure domiciliari rappresentano uno dei setting assistenziali più importanti della rete territoriale, l'assistenza domiciliare dovrebbe comprendere non solo le prestazioni sanitarie e sociosanitarie erogate tramite l'Adi (Assistenza domiciliare integrata), ma considerare anche l'integrazione con le attività di telemedicina a partire dal telemonitoraggio, dalle terapie salvavita, quali ventilazione meccanica, nutrizione artificiale, ossigenoterapia, dialisi domiciliare e tutte le prestazioni atte a garantire una dignitosa qualità di vita ai pazienti;

   il Servizio sanitario nazionale (Ssn) garantisce alle persone non autosufficienti o in condizioni di fragilità l'assistenza sanitaria a domicilio, attraverso l'erogazione di prestazioni mediche, riabilitative, infermieristiche e di aiuto infermieristico necessarie e appropriate in base alle specifiche condizioni di salute della persona ex articolo 22 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, recante Definizioni e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza;

   la disposizione articola l'assistenza domiciliare secondo quattro livelli caratterizzati da un grado crescente di complessità del bisogno e di intensità dell'intervento necessario;

   nel definire l'assistenza domiciliare, lo schema di decreto per la riforma dell'assistenza territoriale, trasmesso dal Ministero della salute alle regioni, reca una descrizione meno dettagliata delle cure domiciliari (Adi I, II e III livello), prevedendo un elenco «aperto» di elementi necessari per le suddette;

   attualmente, solo il 3,2 per cento delle persone fragili riceve cure domiciliari e, secondo i dati, divulgati da Italia Longeva, solo il 3 per cento delle persone over 65, a fronte di un numero totale di circa tre milioni che ne avrebbero bisogno;

   poco più del 10 per cento della spesa sanitaria è destinato a piani di Long Term Care; di questi, solo l'1,3 per cento è destinato a cure domiciliari, con un contributo a carico delle famiglie stimato attorno i 76 milioni di euro;

   pertanto, l'onere organizzativo e delle prestazioni ricade sul caregiver del paziente complesso, spesso donne o anziani che devono relazionarsi con un fornitore di prestazioni e servizi diversi per ogni aspetto assistenziale;

   la Conferenza Stato-regioni il 4 agosto 2021 ha sancito l'intesa sul documento recante Proposta di requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi per l'autorizzazione all'esercizio e requisiti ulteriori per l'accreditamento delle cure domiciliari, prevedendo l'attuazione di modelli di accreditamento in ogni regione entro un anno dalla data di sottoscrizione dell'atto; ad oggi, tuttavia, solo la Lombardia e il Lazio hanno introdotto un modello Adi basato sull'accreditamento degli erogatori;

   inoltre, benché nell'intesa veniva individuata la necessità di un sistema tariffario unico nazionale, ad oggi, è assente un nomenclatore di prestazioni e prodotti in grado di uniformare gli standard qualitativi delle cure domiciliari in tutto il territorio nazionale e non esiste un'unica tariffa per ogni tipologia di attività; quindi, un accreditamento meno frammentato rispetto al modello attuale di cure domiciliari garantirebbe un risparmio notevole nei prossimi anni –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di promuovere una programmazione di cure domiciliari comprensiva di tutte le tipologie di servizi e prestazioni erogabili ai pazienti e di strutturare un modello di presa in carico che garantisca un'integrazione di tutte le prestazioni fornite, predisponendo modelli di accreditamento omogenei, un unico nomenclatore di prestazioni e servizi e un'unica tariffa per ogni tipologia di attività sanitaria e sociosanitaria, come previsto dall'intesa in Conferenza Stato-regioni.
(5-07780)


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il primo finanziamento ai test Ngs per la profilazione genomica dei tumori veniva previsto nell'articolo n. 19-octies del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137 (cosiddetto decreto-legge Ristori); l'importo stanziato, pari a 5 milioni di euro per l'anno 2021, era funzionale al miglioramento dell'efficacia degli interventi di cura e delle relative procedure, anche alla luce degli sviluppi e dei progressi della ricerca scientifica applicata, con specifico riferimento, alla prevenzione e alla terapia delle alterazioni molecolari che originano i tumori;

   in particolare, il comma 2 dell'articolo 19-octies prevedeva che il Ministero della salute adottasse, di un concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze entro 60 giorni dalla conversione in legge del provvedimento, un decreto per definire le modalità di riparto e di attuazione della norma; il 22 febbraio 2021 sono scaduti i termini prescritti e, tuttavia, il decreto non è ancora stato adottato;

   il 10 dicembre 2021, in risposta all'interrogazione n. 5-07239 in Commissione XII che chiedeva al Governo di assicurare la pronta erogazione delle risorse destinate al potenziamento dei test Ngs, si informava che il Ministero della salute avrebbe richiesto un parere al Consiglio superiore di sanità per approfondire alcuni punti centrali per la stesura del provvedimento;

   in seguito al chiarimento, non si hanno ad oggi notizie sul decreto attuativo ma, medio tempore, ulteriori traguardi sono stati raggiunti: un emendamento approvato alla legge di bilancio 2022 ha istituito il Fondo per i test di Next Generation Sequencing, con una dotazione di 5 milioni di euro per gli anni 2022 e 2023 (ex articolo 1, comma 684);

   oltre all'assenza del decreto attuativo, ci sono altre criticità che rendono urgente intervenire sul Fondo: a differenza del 2021, infatti, attualmente, sono diverse le terapie oncologiche di precisione che sono state approvate e hanno ottenuto il rimborso da parte di Aifa; questi trattamenti sono disponibili e potrebbero aiutare moltissimi pazienti, ma il loro utilizzo è subordinato all'indagine genomica dei tumori tramite Ngs;

   pertanto, benché esistano terapie già approvate e rimborsate da che richiedono l'indagine genomica per essere utilizzate, queste prestazioni diagnostiche non trovano ancora una copertura da parte del Servizio sanitario nazionale;

   occorre osservare che anche l'Unione europea, con l'Europe's beating cancer plan, ha sottolineato la fondamentale importanza dei test (Ngs, evidenziando che sono necessari per ottenere profili genetici rapidi ed efficienti delle cellule tumorali, così da permettere ai centri specialistici di condividere i profili oncologici e di adottare approcci diagnostico-terapeutici identici o analoghi per i pazienti con profili oncologici comparabili –:

   a fronte della situazione prospettata, quali siano le tempistiche per l'adozione del decreto per definire le modalità di riparto e di attuazione della norma di cui all'articolo 19-octies del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, in considerazione sia della già avvenuta scadenza dei termini previsti, sia dell'esistenza di terapie già approvate e rimborsate da Aifa che richiedono l'indagine genomica per essere utilizzate.
(5-07781)


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 28 febbraio 2022, è stata celebrata la giornata mondiale per le malattie rare, occasione per sottolineare i bisogni e le esigenze dei malati rari e delle loro famiglie;

   una malattia viene definita rara quando la sua prevalenza, intesa come il numero di casi presenti su una data popolazione, non supera una soglia stabilita; nell'Unione europea, la soglia è fissata allo 0,05 per cento della popolazione, ossia 5 casi su 10.000 persone;

   il numero di malattie rare conosciute e diagnosticate oscilla tra le 7.000 e le 8.000, ma il dato è destinato a mutare visto il continuo aggiornamento scientifico; secondo la rete Orphanet Italia, nel nostro Paese, i malati rari sono 2 milioni e il 70 per cento sono bambini in età pediatrica;

   il Testo unico sulle malattie rare – legge n. 175 del 2021 – è entrato in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 27 novembre 2021 e garantisce l'uniformità della presa in carico sul territorio nazionale in termini diagnostici, terapeutici, e assistenziali dei malati rari;

   l'emergenza sanitaria ha posto l'attenzione sulla necessità di rafforzare l'assistenza socio-sanitaria e domiciliare dedicata ai malati rari che, per ragioni di diversa natura, non hanno avuto accesso a molte strutture ospedaliere né a percorsi di Adi (assistenza domiciliare integrata), con la conseguente mancata somministrazione di terapie o di prestazioni sanitarie spesso essenziali; tale contesto ha determinato rischi di danni concreti sia in termini di aderenza terapeutica, sia di condizione di salute;

   come evidenziato dalla relazione programmatica dell'Intergruppo parlamentare per le malattie rare, Malattie rare come priorità di sanità pubblica: le cinque necessità inderogabili dei pazienti, ma anche dal position paper dell'Alleanza malattie rare su Cure territoriali e malattie rare, le cure domiciliari risultano essenziali non solo per i pazienti e le loro famiglie, ma anche per i centri di riferimento per lavorare in modo integrato e sinergico;

   la situazione è stata, parzialmente, risolta con una determinazione di (AIFA valida per tutto il periodo di emergenza, contenente le Raccomandazioni a carattere eccezionale per la somministrazione domiciliare dei farmaci per terapia enzimatica sostitutiva – Ert, la quale incentiva la somministrazione domiciliare delle terapie per un numero ampio di patologie;

   con il supporto dei loro medici di riferimento e con un'azione informativa da parte delle associazioni di pazienti, molti pazienti hanno avuto la possibilità di avviare l'iter necessario per ottenere la terapia domiciliare;

   l'home therapy, monitorata dal medico del Centro di riferimento, presenta numerosi benefici, quali aderenza al trattamento e appropriatezza della cura, miglioramento da un punto di vista psicologico, somministrazione in sicurezza e in ambiente familiare, riservatezza sulla condizione del paziente, facilitazioni logistiche (lavoro/studio) e risparmio economico;

   visto il termine dello stato di emergenza, fissato al 31 marzo 2022, i pazienti affetti da una patologia rara rischiano di non avere più la possibilità di usufruire del servizio di somministrazione domiciliare –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, in ragione dei numerosi benefici riscontrati grazie alla home therapy degli ultimi due anni e alla luce della comprovata fragilità delle persone affette da malattia rara, quali iniziative intenda intraprendere affinché i malati rari possano continuare ad usufruire della somministrazione domiciliare.
(5-07782)


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la malattia di Pompe (glicogenosi di tipo II) è una malattia rara causata da accumulo lisosomiale, che si manifesta con debolezza muscolare, difficoltà di deambulazione, necessità di uso di ausili e/o sedia a rotelle, debolezza respiratoria, talvolta marcata, che richiede interventi come tracheotomie e l'uso di ventilatori polmonari;

   si tratta di una patologia a decorso degenerativo che può essere accompagnata da immunodepressione; pertanto, i pazienti affetti da questa malattia hanno necessità di essere tutelate da qualsiasi forma di contagio – non solo determinato dal virus Sars-CoV-19 –, e di evitare inutili, faticosi e stressanti spostamenti;

   con il farmaco Myozyme, dal 2006, è disponibile una terapia enzimatica sostitutiva (Ert) che, pur non rappresentando una cura definitiva, ha migliorato notevolmente la qualità di vita dei pazienti, rallentando la progressione dei sintomi;

   il Myozyme viene infuso in endovena ogni 15 giorni, in sedute che durano anche molte ore; all'estero (Usa, Regno unito, Olanda) è ormai consuetudine consentire ai pazienti la possibilità di svolgere le terapie presso il proprio domicilio, in sicurezza e con la presenza di personale infermieristico competente; invero, l'infusione del farmaco Myozyme richiede l'utilizzo di filtri, perché è possibile che la proteina infusa, essendo fragile, possa danneggiarsi o rompersi, generando depositi o frustoli, che non devono essere somministrati al paziente e rendono meno efficace la terapia;

   in Italia, l'opportunità di home therapy è sempre stata molto lontana dal diventare realtà, ma, durante la pandemia da Sars-Cov-2, con la determina Aifa n. 341 del 30 marzo 2020, è stata concessa la possibilità di effettuare infusioni a domicilio per le Ert, con opportune condizioni di sicurezza per il paziente;

   molte regioni hanno accolto positivamente queste indicazioni, erogando il servizio tramite Adi o con servizi privati, e usufruendo di personale infermieristico e medico competente; tuttavia, l'imminente scadenza dello stato di emergenza porterebbe ad un'interruzione della Ert al ritorno negli ospedali: questi ultimi rappresentano un rischio per le persone più fragili e rendono le infusioni periodiche impegnative, in termini di spostamento e durata, atteso che, come detto, molti pazienti hanno subito una tracheotomia o necessitano dell'ausilio di ventilatori polmonari;

   molti pazienti, i loro caregiver e le associazioni di pazienti hanno manifestato preoccupazione e insoddisfazione all'idea di dover essere obbligati ad un ritorno alle cure ospedaliere: appare irragionevole che, dopo un passo in avanti così significativo e migliorativo, si sentano costretti a tornare indietro o ad interrompere lo svolgimento delle terapie a domicilio;

   da ultimo, può osservarsi che la home therapy implica anche un risparmio economico sul lungo periodo al sistema sanitario, garantendo posti letto liberi per lo svolgimento di terapie dedicate ad altre patologie e alleggerimento per il personale medico ed infermieristico –:

   se il Ministro interrogato, in vista della fine dello stato di emergenza e considerato quanto riportato in premessa, non intenda valutare iniziative volte ad estendere il periodo di utilizzo di home therapy, a prescindere dallo stato di emergenza, per i malati affetti da glicogenosi di tipo II, così da garantire continuità di cure ed evitare disparità di trattamento territoriali.
(5-07784)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   alla luce degli indirizzi governativi emersi nelle ultime settimane, l'attuale situazione di crisi energetica, acuita dal conflitto in Ucraina, potrebbe richiedere, temporaneamente, la riattivazione e l'utilizzo delle sette centrali a carbone presenti in Italia, le stesse centrali che avrebbero dovuto essere dismesse o convertite entro il 2025 per spostare la politica energetica su una traiettoria in linea con gli obiettivi della transizione ecologica e del Green Deal;

   come dichiarato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi nell'ambito dell'informativa urgente alla Camera sulla crisi ucraina e le possibili conseguenze delle sanzioni comminate alla Russia, «potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell'immediato»;

   le sette centrali a carbone presenti in Italia sono distribuite tra Sardegna, Lazio, Puglia, Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Veneto. Di queste due fanno riferimento al gruppo Ep produzione e all'azienda A2a e cinque all'Enel. L'unica spenta è la centrale termoelettrica Eugenio Montale di La Spezia, con una capacità di 682 mega-watt, i cui impianti per la produzione di energia dalla combustione del carbone sono stati messi a riposo a dicembre 2021. Una chiusura parziale è stata invece avviata per la centrale «Andrea Palladio» di Fusina, nel comune di Venezia, con una capacità di 976 mega-watt e per la centrale termoelettrica Federico II a Brindisi, con capacità di 2640 mega-watt installati, considerata tra le più grandi d'Europa e la seconda più grande d'Italia e per cui è in corso un progetto di riconversione;

   le altre due centrali in capo all'Enel sono invece pienamente operative. In particolare, la Centrale Torrevaldaliga Nord, situata nel Lazio, estesa su un'area di 975 mila metri quadrati, con capacità di 1980 mega-watt e la centrale Grazia Deledda di Portovesme, collocata in Sardegna, con una potenza di 480 mega-watt. Sempre in Sardegna l'impianto di Fiume Santo, vicino a Porto Torres, vede attualmente in funzione due gruppi a carbone con una potenza netta di circa 600 mega-watt. Nel comune di Monfalcone, in provincia di Gorizia la produzione di energia elettrica avviene nella centrale termoelettrica A2a con una potenza installata di 336 mega-watt;

   con l'accordo di Parigi, i Paesi di tutto il mondo si sono impegnati a limitare il riscaldamento globale a 2 °C, facendo il possibile per limitarlo a 1,5 °C, rispetto ai livelli preindustriali. Per raggiungere questo obiettivo, l'Unione europea attraverso lo European Green Deal ha definito nuovi obiettivi energetici e climatici estremamente ambiziosi che richiederanno la riduzione dei gas climalteranti (Green House Gases, GHG) al 55 per cento nel 2030 e alla neutralità climatica nel 2050;

   l'Italia è stato uno dei Paesi pionieri e promotori delle politiche di decarbonizzazione, con numerose misure che hanno stimolato investimenti importanti nell'ambito delle politiche a favore dello sviluppo delle energie da fonte rinnovabile e dell'efficienza energetica;

   nel periodo 1990-2019, le emissioni totali di gas serra in Italia si sono ridotte del 19 per cento, passando da 519 Mt CO2eq a 418 Mt CO2eq. Di queste le emissioni del settore delle industrie energetiche rappresentano circa il 22 per cento, quelle delle industrie manifatturiere il 12 per cento con riferimento ai consumi energetici e l'8 per cento con riferimento ai processi industriali, quelle dei trasporti il 25 per cento, mentre quelle del settore civile (residenziale, servizi e consumi energetici agricoltura) rappresentano il 19 per cento circa;

   la riduzione delle emissioni rappresenta un risultato importante, ma ancora lontano dagli obiettivi del 2030 e del 2050 per raggiungere i nuovi target del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) in corso di aggiornamento. La Missione 2 del PNRR, intitolata «Rivoluzione Verde e Transizione ecologica», persegue, nell'ambito della Componente 2, la finalità di contribuire al raggiungimento degli obiettivi strategici di decarbonizzazione attraverso cinque linee di riforme e investimenti, la prima delle quali, «Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile», ha come obiettivo l'incremento della quota di energie rinnovabili;

   come emerge dagli interventi previsti nella suddetta Componente 2, l'attuale obiettivo intermedio italiano per il 2030 è pari al 30 per cento dei consumi finali, rispetto al 20 per cento stimato preliminarmente per il 2020. Per raggiungere tale obiettivo l'Italia può fare leva sull'abbondanza di risorsa rinnovabile a disposizione e su tecnologie prevalentemente mature, in particolare: sbloccando il potenziale di impianti utility-scale, in molti casi già competitivi in termini di costo rispetto alle fonti fossili ma che richiedono in primis riforme dei meccanismi autorizzativi e delle regole di mercato per raggiungere il pieno potenziale, e valorizzando lo sviluppo di opportunità agrovoltaiche; accelerando lo sviluppo di comunità energetiche e sistemi distribuiti di piccola taglia, particolarmente rilevanti in un Paese che sconta molte limitazioni nella disponibilità e utilizzo di grandi terreni ai fini energetici; incoraggiando lo sviluppo di soluzioni innovative, incluse soluzioni integrate e offshore; rafforzando lo sviluppo del biometano;

   in questa fase delicata, dunque, puntare sulla riattivazione delle centrali a carbone significherebbe compiere scelte in controtendenza rispetto agli obiettivi fissati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) oltre che esporre la popolazione a reali ed attuali pericoli per la salute –:

   quali siano le tempistiche di emanazione dei decreti attuativi previsti dal decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, di attuazione della direttiva (UE) 2018/2001, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, e quali ulteriori iniziative intenda assumere il Governo per definire un quadro regolatorio che permetta di accelerare l'installazione degli impianti a fonti rinnovabili e promuovere lo sviluppo di comunità energetiche e di soluzioni innovative che consentano di soddisfare il fabbisogno energetico nazionale in linea con gli obbiettivi fissati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
(2-01470) «Maraia, Federico, Deiana, Di Lauro, Terzoni, Varrica, Alemanno, Daga, D'Ippolito, Micillo, Traversi, Zolezzi».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   PERCONTI, MASI, SUT, CHIAZZESE, ALEMANNO, CARABETTA, FRACCARO, GIARRIZZO, PALMISANO, ORRICO, CASA, D'ORSO e SCERRA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'11 dicembre 2021, l'esplosione avvenuta in una palazzina di quattro piani a Ravanusa, nell'Agrigentino, ha causato la morte di svariate persone;

   la deflagrazione ha interessato un'area di 10 mila metri quadrati e, tra le possibili cause, si è ipotizzata una ingente perdita di gas nella rete;

   secondo quanto riportato da un articolo pubblicato online da Agrigentooggi.it del 13 dicembre 2021, già nel 2014 gli amministratori giudiziari, nominati dal tribunale di Palermo nel procedimento di prevenzione che interessò la società Italgas, avevano disposto un'attività di verifica su sessanta reti, verifica dalla quale erano emerse grosse criticità e difformità sia nell'agrigentino, che nel resto d'Italia;

   i fatti accaduti a Ravanusa, pertanto, riportano alla ribalta il problema della sicurezza delle reti del gas nel nostro Paese;

   come noto, i distributori devono attenersi a rigidi parametri di sicurezza, secondo modalità e procedure indicate dall'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera); tuttavia, gli incidenti nella rete sono rari ma possibili;

   secondo gli ultimi dati disponibili, pubblicati nel rapporto stilato dal Comitato italiano gas (Cig), nel 2019 gli incidenti sulla rete di distribuzione gas sono stati undici –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative di competenza per acquisire ogni utile elemento al fine di contribuire a fare chiarezza in ordine alle problematiche inerenti allo stato di manutenzione e sostituzione delle reti del gas naturale e quali improcrastinabili iniziative, per quanto di competenza, ritenga di adattare per garantire adeguate condizioni di sicurezza delle predette reti su tutto il territorio nazionale.
(5-07792)


   BENAMATI, BONOMO, D'ELIA, GAVINO MANCA, SOVERINI e ZARDINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'incremento esponenziale del prezzo prodotti energetici in Italia sta impattando significativamente nella vita di cittadini e imprese: gli aumenti hanno sia ragioni di carattere strutturale che dinamiche congiunturali quali il boom di domanda dovuto alla ripresa dell'economia mondiale che ha innescato una spirale competitiva sugli approvvigionamenti e forti aumenti dei prezzi, il processo inflazionistico in atto ovunque, e ultima ma peraltro altamente impattante per quanto ci riguarda, la guerra in corso in Ucraina;

   nonostante la diversificazione negli anni passati delle fonti di approvvigionamento, con l'obiettivo di evitare di dipendere pesantemente da un singolo produttore, a causa del drastico calo della produzione interna e delle importazioni dal nord Europa si è mantenuta fino ad oggi la quota di gas russo attorno al 40 per cento dei consumi nazionali;

   per la riduzione dei costi energetici si è intervenuti a più riprese, con l'abbattimento degli oneri generali e riducendo il carico fiscale e parafiscale sulle bollette per famiglie, piccole e medie imprese e imprese energivore. Misure che con l'ultimo decreto hanno giustamente preso una direzione innovativa: si inizia a parlare di autonomia energetica dell'Italia grazie al rafforzamento delle acquisizioni da Paesi affidabili, di incrementare di alcuni miliardi di metri cubi la produzione nazionale, raddoppiare la Tap, implementare i nostri sistemi di rigassificazione, tutto per dimezzare e poi ridurre al minimo la dipendenza dalla Russia. L'azione di acquisto e vendita, a prezzi coerenti con i costi di produzione, del gas nazionale da parte dei Gse, l'uso più dinamico degli stoccaggi l'aumento dell'efficienza energetica e l'ampliamento del tema delle comunità energetiche sono altre azioni che vanno nella giusta direzione e che vanno integrate a livello europeo con una maggiore differenziazione delle fonti di approvvigionamento energetico, con l'acquisto comune delle forniture e un price cap ai prezzi del gas e con la formazione del prezzo dell'energia elettrica meno legato al gas;

   nell'ultimo Consiglio europeo l'Europa stenta a trovare una soluzione unitaria, così come non si è trovata sufficiente compattezza sull'applicazione di tetti di prezzo del gas;

   peraltro, i meccanismi di indicizzazione continuano a rimanere legati al Ttf, anche se stanno venendo meno le condizioni oggettive di rappresentatività e significatività di tale indice –:

   quali siano le intenzioni del Governo per intervenire in relazione a quanto esposto in premessa a tutela non solo dei clienti domestici ma anche di tutto il sistema produttivo italiano fortemente compromesso da questa spirale di prezzi.
(5-07793)


   VIANELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   Il Sole 24 Ore del 13 marzo 2022 riporta che il Ministro interrogato avrebbe definito l'aumento del prezzo dei carburanti tecnicamente ingiustificato e frutto di una truffa ai danni dei cittadini;

   recenti misurazioni (cfr. Newsauto.it del 21 marzo 2022) rivelano che l'incremento del prezzo del petrolio fino a 100 dollari al barile avrebbe comportato:

    un prezzo per la benzina al self-service in «media di 2,137 euro al litro» e per «gasolio 2,122 euro al litro», mentre «al servito, per la benzina, il prezzo medio praticato» sarebbe «di 2,257 euro/litro» e «di 2,244 euro/litro» per il diesel;

    l'incremento del prezzo di «un litro di benzina e diesel» rispettivamente del «41,4 per cento e 54,7 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2021»;

    l'aumento del 19,7 per cento e del 28,8 per cento del prezzo dei carburanti, rispetto al periodo precedente all'inizio del conflitto russo-ucraino;

   l'Eni spa estrae gli idrocarburi presso propri impianti in Basilicata (Val D'Agri), li trasporta con un proprio oleodotto alla raffineria di Taranto e, infine, commercializza il prodotto finito tramite i propri distributori dell'area ionica;

   nonostante un processo produttivo atto a ridurre i costi, l'Eni s.p.a. applica prezzi superiori alla media del periodo, come attestato, a quanto consta all'interrogante, dai prezzi (al 13 marzo 2022) del distributore Eni di Taranto (strada statale n. 106 al chilometro 489.583):

    benzina (self-service) 2,209 euro al litro (contro la media di 2,137 euro al litro);

    benzina (servito) 2,419 euro al litro (contro la media di 2,257 euro al litro);

    gasolio (self-service) 2,179 euro al litro (contro la media di 2,122 al litro);

    gasolio (servito) 2,389 euro al litro (contro la media di 2,244 al litro);

   l'Eni spa sembra voler mantenere elevato il prezzo dei carburanti, allo scopo di favorire quella che il Ministro interrogato definisce una «spirale speculativa su cui guadagnano in pochi» (cfr. l'articolo del 12 marzo 2022 su Tgcom24 –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare o proporre, al duplice scopo di verificare se Eni s.p.a. stia attuando una politica indebitamente speculativa e di accertare quali siano le motivazioni che mantengono elevato il prezzo del carburante praticato dalla citata impresa petrolifera.
(5-07794)


   PORCHIETTO, SQUERI e BARELLI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   alcune importanti imprese nazionali, per fronteggiare gli aumenti degli «energetici» che rischierebbero di mettere in dubbio la continuità aziendale, stanno reagendo tramite sottoscrizione di contratti a «copertura» dei prezzi di energia elettrica e gas a medio lungo termine, mediante o derivati finanziari con istituti di credito oppure mediante contratti di acquisto direttamente in centrale di produzione per l'energia elettrica, entrambi di «lungo periodo», per lo più fino al 2026-2027;

   questo in quanto le previsioni per gli anni futuri sono calanti rispetto ai prezzi nell'immediato e di conseguenza il prezzo medio ottenuto sul lungo periodo, a valere sin da subito, cala sensibilmente rispetto alle quotazioni attuali del prezzo unico nazionale (Pun) all'ingrosso dell'energia elettrica. Con il prezzo del Pun 2022 intorno ai 280 euro/Mwh il prezzo con copertura sino al 2026 cala a 140 euro/Mwh;

   a fronte del risparmio sull'immediato (da 280 a 140 euro/Mwh) l'impresa accetta la quasi certezza di dover pagare negli anni futuri un prezzo fisso di 140 euro/Mwh, decisamente più alto rispetto al Pun che si prevede per tali anni futuri. In pratica tutto il vantaggio dei primi due anni 2022 e 2023 sarà «rimesso» negli ultimi due del contratto di copertura 2025 e 2026;

   tale scelta tuttavia è «obbligata» per molte imprese, in particolare per quelle energivore che hanno incidenze dei costi energetici superiori al 10 per cento del prodotto. Tali realtà che pagavano l'energia elettrica 180 euro/Mwh di cui 60 euro/Mwh di materia prima e 120 euro/Mwh di altri costi per dispacciamento, trasporto e imposte, oggi si trovano a pagare 400 euro/Mwh, di cui 280 euro/Mwh di materia prima (più che quadruplicata) e sempre 120 euro/Mwh di altri costi, con un incremento complessivo di oltre il 100 per cento;

   il paradossale effetto degli interventi di calmieramento contenuti in particolare nei decreti-legge n. 17 e 21 del 2022 potrebbe essere quello che le imprese sopra citate avrebbero «coperto» un rischio che non esiste più, sul breve periodo, a fronte di un costo «certo» sul lungo periodo che si manterrebbe;

   il vantaggio verrebbe acquisito dalla controparte del contratto, istituto bancario o produttore, che non dovrebbe «pagare» il delta nell'immediato, mantenendo il diritto al delta differito –:

   quali iniziative siano ipotizzabili a fronte della situazione esposta in premessa, in considerazione della rilevanza che le attività ad alta intensità energetica hanno per l'economia nazionale.
(5-07795)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Molinari n. 1-00572, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 626 del 12 gennaio 2022.

   La Camera,

   premesso che:

    il mercato dell'auto ha una storia e tradizione in Italia, lunga più di un secolo, durante la quale ha dimostrato di essere un settore essenziale nella crescita del Paese e volano dell'economia nei momenti di ripresa dalle crisi;

    l'inizio della motorizzazione privata in Italia si rinviene intorno al 1893 con notevole ritardo rispetto ad altri Paesi europei, perché l'Italia era un Paese a propensione prettamente agricola e l'auto non era considerata un mezzo di trasporto, ma un lusso; soltanto con il sopraggiungere del boom economico, il settore dell'automotive italiano colma l'iniziale gap industriale rispetto ai competitor europei, attraversando un periodo di espansione entusiasmante guidata dall'eccellenza del design e delle auto sportive «made in Italy»; iniziarono a entrare nel mercato Italiano e mondiale auto ancora oggi simbolo di eccellenza sportiva, tecnologica e stilistica come la Ferrari e la Lamborghini;

    in quegli anni, dunque, l'industria automobilistica italiana divenne un settore estremamente importante per l'economia del Paese, che portò il nome dell'Italia nel mondo tramite piccole aziende specializzate nella creazione di speciali carrozzerie applicate ai prodotti dei grandi marchi mondiali, come Zagato, Bertone e Pininfarina;

    questa premessa riassume chiaramente l'importanza che ha avuto e che ha ancora l'industria automobilistica, rendendo estremamente difficile ragionare in materia di crescita e sviluppo senza un concreto sostegno a questo settore, che contribuisce, da solo, al 12 per cento del prodotto interno lordo nazionale e al 5 per cento del prodotto interno lordo europeo;

    purtroppo, gli ultimi anni sono stati segnati da un lento deperimento del mercato nazionale delle auto, che ha trovato il suo peggior trend ovviamente negli anni 2020 e 2021, segnati dalla pandemia;

    volendo riportare alcuni brevi dati statistici, è possibile evidenziare che in Italia, nel 2021, sono state immatricolate – secondo i dati del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili 1.409,842 auto, un dato in aumento rispetto al 2020 che però deve tenere conto del fatto che nei primi mesi del 2020, caratterizzati da periodi di lockdown totale e forti limitazioni, le immatricolazioni hanno registrato minimi storici. Confrontando il dato con il 2019, un anno che possiamo definire «normale», le immatricolazioni sono calate del 24 per cento. Il gruppo Stellantis ha immatricolato nel 2021 551 mila autovetture, il 2,7 per cento in più del 2020. La quota di mercato, però, scende dal 38,9 per cento al 37,8 per cento;

    secondo i dati pubblicati da Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) – focus mercato autovetture Italia – nel mese di gennaio 2022 sono state immatricolate 108.814 auto, con un calo del 19,7 per cento rispetto al medesimo mese del 2021, del 30,67 per cento sul gennaio 2020 e del 34,8 per cento rispetto al gennaio 2019, a conferma del trend fortemente negativo del comparto. La pesantissima contrazione del mercato italiano degli ultimi due anni dell'auto, aggravata in particolar modo dalla crisi nelle forniture di microchip, attualmente sembra lontana da una soluzione definitiva. Alla scarsa disponibilità di semiconduttori, si è aggiunto il rincaro medio, pari all'11,6 per cento dei costi delle materie prime, causato dall'aumento della domanda, che a sua volta ha generato anche un incremento significativo dell'inflazione;

    si evidenzia inoltre che la crisi sta duramente colpendo anche il comparto del car sharing e del noleggio a breve e lungo termine, settori fondamentali per le diverse esigenze di mobilità turistica, cittadina e aziendale, che costituisce uno dei principali traini per lo sviluppo della mobilità sostenibile (annovera il 47 per cento delle vetture ibride plug-in e il 30 per cento delle elettriche immatricolate in Italia): secondo l'ultimo rapporto Aniasa, l'associazione che rappresenta nel sistema Confindustria le imprese che svolgono attività di noleggio veicoli, car sharing e servizi collegati alla mobilità, nel 2020 il calo delle immatricolazioni è stato del 58 per cento nel noleggio a breve termine e del 24,5 per cento in quello a lungo termine; il mercato dell'auto aziendale in Italia si trova in condizioni di gravi difficoltà strutturali ed è sottodimensionato rispetto alle proprie potenzialità, in quanto il settore nel nostro Paese vale circa il 37 per cento del mercato, contro il 65 per cento della Germania, il 53 per cento della Francia e il 57 per cento della Spagna; tra le principali cause è ascrivibile il trattamento fiscale fortemente penalizzante rispetto agli altri Paesi europei comparabili con il nostro: le aziende italiane, ad esempio, possono detrarre l'Iva e ammortizzare, solo parzialmente;

    nel 2021 prosegue il declino delle autovetture diesel e benzina, la cui fetta di mercato si riduce progressivamente a favore delle autovetture ibride ed elettriche. Le autovetture diesel, rappresentano il 22,2 per cento del mercato dell'intero 2021 (era il 32,7 per cento nel 2020). Da inizio anno, le vetture diesel sono quelle che hanno visto maggiormente calare il proprio mercato, con una riduzione delle immatricolazioni del 28,6 per cento. In flessione anche il mercato delle autovetture a benzina, –16,4 per cento nell'anno, con il 30 per cento di quota (-7,8 punti percentuali rispetto al 2020);

    del totale di auto immatricolate nel 2021 – pari come sopra riportato a 1.409,842 – 62.273 sono le immatricolazioni di auto elettriche e 51.685 quelle ibride, dal che emerge una fortissima crescita per le auto elettriche e ibride plug in, nonostante la situazione di crisi economica. Ciò è dovuto sia all'introduzione di incentivi per il mercato auto, sia alle politiche europee e mondiali, tutte fortemente indirizzate ad uno sviluppo massiccio di questo settore;

    tuttavia, il parco circolante italiano, quasi 40 milioni di auto, resta il più vecchio d'Europa: nel 2020 l'età media delle auto nel nostro Paese è stata pari a 11 anni e 10 mesi (5 mesi in più rispetto al 2019), a fronte di un'età media europea di 10,8 anni. 1 auto su 5 (il 20 per cento circa del totale) è una Euro 0-2, con almeno 18 anni di anzianità. Le 1.457.952 immatricolazioni del 2021 sono insufficienti a consentire un'adeguata sostituzione delle auto giunte a fine vita, che dovrebbe essere di almeno 2 milioni di nuovi veicoli l'anno. Questa situazione ha conseguenze pesanti per la sicurezza e per l'inquinamento atmosferico;

    l'Unione europea si è impegnata a diventare a «impatto climatico zero» entro il 2050. A tal fine, il settore dei trasporti dovrà subire una trasformazione che richiederà una riduzione del 90 per cento delle emissioni di gas a effetto serra, assicurando da un lato soluzioni a prezzi accessibili per i cittadini e contribuendo dall'altro alla ripresa e alla crescita dell'economia;

    l'elettrificazione della mobilità è un trend di lungo periodo, è di tutta evidenza che le case automobilistiche stiano andando in questa direzione. L'argomento è di vitale importanza per la politica nazionale e non può essere sottovalutato. Secondo le stime previsionali, le vendite di veicoli elettrici in Cina, Europa e Stati Uniti entro il 2033 dovrebbero superare le vendite di tutti gli altri propulsori. Analizzando i fattori abilitanti per la crescita dei veicoli elettrici come lo sviluppo infrastrutturale pubblico e privato ed il conseguente sviluppo del mercato, viene indicato come il trend mondiale si stia orientando sempre di più verso un'economia de-carbonizzata nel settore automotive ed energetico. Dagli studi effettuati nei paesi dove l'e-mobitity si sta diffondendo più velocemente, emergono alcuni fattori chiave: vi è un significativo impegno sia pubblico che privato nella predisposizione di un ecosistema produttivo e di una supply-chain il più possibile integrata e nazionale, elementi base per creare un vantaggio competitivo e di costo; a tal proposito lo slancio governativo combinato ad azioni regolatorie e ad incentivi oltre ad iniziative di supporto alle imprese risultano fondamentali per lo sviluppo dell'ecosistema mobilità;

    nel dicembre 2021, il Cite, Comitato interministeriale per la transizione ecologica, composto, tra gli altri, dai Ministri della transizione ecologica, delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e dello sviluppo economico ha discusso e analizzato la proposta europea di stabilire un implicito «ban» ai motori a combustione interna dopo il 2035 per le autovetture e al 2040 per furgoni e veicoli commerciali leggeri, confermando che nei negoziati in sede europea sarà ribadito l'impegno dell'Italia al raggiungimento degli obiettivi del green new deal, proponendo per le diverse proposte contenute nel pacchetto Fit for 55 delle possibili strade alternative al raggiungimento di quegli stessi obiettivi, considerando oltre alla sostenibilità ambientale anche quella sociale ed economica;

    una delle misure del pacchetto Fit for 55 impatta direttamente sulla filiera automotive, proponendo dei target di riduzione delle emissioni delle nuove flotte di autovetture e dei veicoli commerciali leggeri pari al 100 per cento al 2035. Sono state immediate le reazioni negative delle imprese di settore: l'Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia) che rappresenta la filiera produttiva italiana ha dichiarato che la decisione mette in allarme circa 450 imprese e circa 70.000 lavoratori che rischiano il posto a causa di un'accelerazione troppo spinta verso l'elettrificazione che comporterà la fine delle produzioni di componenti per motori a combustione interna. Confindustria ha rilevato la «mancanza di una progettualità chiara che consenta a migliaia di aziende italiane del settore di adeguarsi gradualmente all'imposizione dell'Unione europea»;

    in siffatto quadro risulta, quindi, evidente la necessità di attivare politiche industriali, che possano concretamente avviare misure di sostegno dello Stato in materia di riqualificazione produttiva e delle competenze, sostegno al mercato, impatto sui consumatori e sulle infrastrutture, nonché sui posti di lavoro;

    consapevoli delle complessità e delle difficoltà attuali che si stanno affrontando per poter accelerare un modello di mobilità eco-sostenibile sollecitato anche dai nuovi target europei sulle emissioni di anidride carbonica dei veicoli, le scelte di politica industriale nel nostro Paese dovranno indirizzarsi in maniera chiara ed inequivocabile sullo sviluppo di soluzioni in grado, da un lato di ridurre le emissioni di CO2 e, dall'altro, di mantenere e rafforzare la competitività della filiera italiana nel percorso di transizione già avviato dai maggiori mercati di sbocco dell'Unione europea della filiera;

    talune aziende, ad esempio, hanno deciso di puntare sulla ricerca di carburanti sintetici e bio che possano probabilmente ridurre le emissioni di CO2 al pari, se non più, dei motori ecosostenibili già costruiti dalle case automobilistiche; potrebbe essere una strategia vincente alla quale non deve esserci alcuna preclusione demagogica ma che potrebbe accompagnare una mobilità privata, commerciale e turistica completamente elettrica, tenuto conto che le auto elettriche possono essere a emissioni zero solo se lo è anche la produzione dell'elettricità che serve per alimentarle;

    il solo settore dell'industria automotive, secondo gli ultimi dati dell'Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia), tra attività dirette e indirette, è costituita da oltre 5.500 imprese e impiega circa 274.000 addetti. In tale contesto, la filiera italiana dell'industria automobilistica e della sua componentistica è costituita da più di 2.000 imprese, impiega più di 150.000 dipendenti e rappresenta un settore strategico per l'economia nazionale che deve essere accompagnato nel suo complesso verso la transizione ecologica, in modo non solo da evitare la perdita di competenze e di posti di lavoro – a cui per altro si è costantemente assistito nell'arco di questi ultimi 30 anni – ma facendo di questo passaggio un'opportunità di rilancio del settore;

    in ultima istanza, non è superfluo ricordare che il comparto dell'autoriparazione, e in particolare quello indipendente dalle case automobilistiche, è soggetto a una trasformazione che corre parallelamente a quella della produzione di veicoli e si districa tra difficoltà sempre maggiori quali quelle relative alla disponibilità di informazioni tecniche e alla necessità di avere una formazione sempre più specifica e specializzata;

    il Governo, nel cosiddetto «decreto energia», ha già previsto l'istituzione di un apposito Fondo, per l'anno in corso e per i successivi sino al 2030, al fine di favorire la transizione verde e digitale, la ricerca e l'innovazione, la riconversione produttiva e la riqualificazione degli addetti dell'industria automotive, nonché per il riconoscimento di incentivi all'acquisto di veicoli non inquinanti,

impegna il Governo:

1) a proseguire i lavori del tavolo automotive già istituito dal Ministero dello sviluppo economico, con il coinvolgimento di tutte le parti interessate e degli altri dicasteri competenti, a sostegno del settore auto, quale sede opportuna nella quale stabilire le corrette modalità della transizione ecologica per la filiera e il contributo alla transizione ecologica del Paese;

2) ad adottare iniziative per prevedere misure idonee a sostenere la filiera dell'automotive, sia sul fronte della produzione e dell'approvvigionamento che su quello della vendita di autoveicoli, valutando, in questo secondo caso, i sistemi di sostegno utilizzati nell'esperienza passata e basati su un mix di incentivi e svantaggi tesi a favorire la diffusione di veicoli a basse emissioni a discapito di quelli ad alte emissioni e accelerando il ricambio del parco veicoli con mezzi a basso impatto ambientale, nonché per sostenere gli operatori del settore nel perseguimento dei traguardi previsti nel processo di transizione;

3) a valutare l'opportunità di correlare l'istituito fondo pluriennale per la riconversione dell'industria automotive e delle imprese, che contempli anche un meccanismo automatico di redistribuzione di eventuali risorse residue che limitino il ricorso a interventi normativi in corso d'anno, ad un Piano strategico nazionale per l'Italia e per l'industria automobilistica italiana;

4) ad adottare iniziative volte a sostenere l'intera filiera nazionale nel passaggio verso produzioni sempre più ecologiche, anche in coerenza con quanto stabilito dalla decisione del Comitato interministeriale per la transizione ecologica nel dicembre 2021 e, al contempo, nell'ottica sempre di perseguire la finalità di ridurre le emissioni di CO2, a non trascurare nuove possibili soluzioni rinnovabili, come – a titolo esemplificativo – l'utilizzo di carburanti sintetici, dei low carbon fuels e dei biocarburanti allo scopo di accompagnare anche le filiere connesse a quella automotive, come il comparto petrolchimico e della raffinazione verso una transizione sostenibile e che porti alla valorizzazione di comparti d'eccellenza italiani legati alla produzione di biometano, bioetanolo-metanolo e idrogeno, anche nell'ottica di aumentare l'indipendenza energetica del nostro Paese al fine di mitigare gli effetti dell'attuale crisi internazionale;

5) a promuovere iniziative di concreto sostegno per lo sviluppo di politiche industriali anche per la riconversione del settore, anche mediante ulteriori tavoli ad hoc, in grado di scongiurare i licenziamenti nella filiera dell'automotive e la delocalizzazione di importanti aziende operanti nel settore, adoperandosi per favorire la risoluzione delle varie crisi aziendali afferenti al settore automobilistico e individuare le strategie più idonee a sostenere il rilancio del comparto nel processo di transizione verso la produzione di nuovi mezzi di trasporto sostenibili, di concerto con le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative, nonché con le parti sociali, le istituzioni interessate e i sindacati, garantendo al contempo continuità occupazionale e produttiva;

6) a valutare di adottare iniziative per porre in essere progetti che possano coniugare innovazione, ricerca e competitività anche, e soprattutto, al fine di evitare di disperdere il notevole capitale umano, di competenze e conoscenze che l'industria automobilistica italiana può vantare, anche sostenendo la riqualificazione professionale dei lavoratori oggi occupati nel settore dell'automotive e, in particolare negli stabilimenti della filiera della componentistica, per mantenere e rafforzare la quota di export nel percorso di transizione già avviato dai maggiori mercati di sbocco della filiera;

7) a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa utile per rafforzare e sostenere le capacità di ricerca e sviluppo in ambito tecnologico, ivi incluso il riuso, riciclo e smaltimento delle batterie dei veicoli elettrici, con il coinvolgimento dei politecnici, università e centri di ricerca per le valutazioni dei bilanci energetici delle varie tecnologie a basso impatto ambientale, nonché produttive del nostro Paese nel settore della mobilità sia individuale che collettiva, prevedendo semplificazioni burocratiche e incentivi adeguati per l'attrazione di investimenti stranieri.
(1-00572) (Nuova formulazione) «Molinari, Chiazzese, Benamati, Porchietto, Moretto, Scanu, Fornaro, Tasso, Angiola, Lupi, Schullian, Piastra, Alemanno, Bonomo, Giacometto, Fregolent, Gagliardi, Bersani, Benigni, Andreuzza, Carabetta, D'Elia, Barelli, Mor, Paxia, Binelli, Davide Crippa, Gavino Manca, Polidori, Vallascas, Carrara, Fraccaro, Nardi, Sessa, Vianello, Colla, Giarrizzo, Soverini, Squeri, Fiorini, Masi, Zardini, Torromino, Galli, Orrico, Micheli, Palmisano, Pettazzi, Perconti, Saltamartini, Sut, Maccanti, Braga, Benvenuto, Frailis, Caffaratto, Bazoli, Giglio Vigna, Berlinghieri, Tiramani, Enrico Borghi, Patelli, Carla Cantone, Boldi, Carnevali, Gastaldi, Critelli, Giaccone, De Filippo, Gusmeroli, De Maria, Liuni, Delrio, Gariglio, Incerti, Pagani, Rizzo Nervo, Topo, Boldrini, Di Giorgi, Fiano, De Luca».

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   mozione Porchietto n. 1-00580 del 9 febbraio 2022;

   mozione Benamati n. 1-00582 dell'11 febbraio 2022;

   mozione Chiazzese n. 1-00583 del 14 febbraio 2022;

   mozione Moretto n. 1-00595 del 23 febbraio 2022.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Perconti n. 4-11147 del 20 gennaio 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Mura n. 5-07637 del 1° marzo 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Ferri n. 5-07661 dell'8 marzo 2022.