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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 22 marzo 2022

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il drammatico conflitto in corso in Ucraina richiede immediate misure di tutela della popolazione e delle persone presenti, per ogni motivo, nel Paese;

   le anticipazioni di questi giorni del Governo rassicurano sull'adozione di un provvedimento al riguardo, in particolare un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri vertente sulla disciplina per il rilascio dei permessi di soggiorno per i cittadini ucraini e gli stranieri domiciliati in Ucraina;

   tale provvedimento non solo è fondamentale ed urgente per le persone direttamente interessate, ma agevolerebbe l'attività delle reti di accoglienza, impegnate, senza tregua, sul campo;

   il Governo, con il decreto-legge cosiddetto «Ucraina», ha messo in atto diverse misure, tra le quali, ad esempio, l'autorizzazione al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale a derogare alle norme vigenti per l'erogazione di aiuti ed assistenza a favore delle autorità e della popolazione dell'Ucraina;

   inoltre, il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Draghi, ha deliberato lo stato di emergenza per intervento all'estero in conseguenza degli accadimenti in atto nello stesso territorio;

   l'emanazione del provvedimento è necessaria al fine di assicurare il concorso dello Stato italiano nell'adozione di tutte le iniziative di protezione civile, anche attraverso la realizzazione di interventi straordinari ed urgenti a supporto delle operazioni di soccorso e assistenza alla popolazione interessata, da svolgersi durante lo stato di emergenza;

   nel decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante «Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina» si prevedono diverse misure nell'ambito dell'accoglienza: assistenza garantita attraverso la rete dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e del Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), ipotesi di sostegno alle famiglie che ospitano profughi ucraini, protezione temporanea ai profughi ucraini;

   in riferimento al permesso di soggiorno per protezione temporanea, il Ministero dell'interno ha fornito, in sede di Consiglio dei ministri del 17 marzo 2022, indicazioni sulla tipologia di permesso di soggiorno che verrà rilasciato (ex articolo 20 del T.u.i.);

   il permesso di soggiorno per protezione temporanea, ex articolo 20 del T.u.i., potrà essere richiesto solo per i cittadini ucraini e per i loro familiari residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022, sfollati dallo stesso Paese con ingressi successivi al 24 febbraio 2022, nonché per gli apolidi e i cittadini di Paesi terzi diversi dall'Ucraina e per i loro familiari beneficiari di protezione internazionale in Ucraina prima del 24 febbraio 2022, ma tutte le istanze resteranno sospese in attesa della pubblicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, e verrà rilasciata una ricevuta con codice fiscale e fotografia del richiedente, che consente comunque il rilascio della tessera sanitaria e di poter svolgere attività lavorativa;

   è evidente come anche le questure siano in fremente attesa del decreto illustrato per tutte le intuibili motivazioni collegate all'accoglienza di tali persone e ai relativi adempimenti –:

   quali siano le tempistiche di emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sulla disciplina delle modalità di rilascio dei permessi di soggiorno e sulle relative procedure, in riferimento sia ai cittadini ucraini, sia agli stranieri domiciliati in Ucraina.
(2-01463) «Elisa Tripodi, Baldino, Alaimo, Azzolina, Brescia, Maurizio Cattoi, Corneli, D'Orso, De Carlo, Dieni, Giordano, Francesco Silvestri».

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCHIRÒ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la promozione della lingua e della cultura italiana all'estero ha trovato un suo nuovo inquadramento nell'ambito del decreto legislativo n. 64 del 2017, che ha riorganizzato il sistema della formazione in italiano nel mondo introducendo criteri innovativi;

   tra questi, si rilevano il carattere interculturale della formazione, la programmazione pluriennale delle attività culturali e linguistiche, la metodologia dei piani Paese e, per la prima volta, il riconoscimento della funzione strategica degli enti promotori;

   in esecuzione del suddetto decreto, è stata emanata la circolare applicativa n. 3/2020 che, fin dal suo primo apparire, ha destato un obiettivo disagio tra gli enti promotori, a causa dell'eccessiva complessità delle procedure, dell'elevata quota di partecipazione diretta ai costi delle attività corsuali, della insufficiente quota riconosciuta per le spese generali e, soprattutto, dei gravi ritardi nell'erogazione dei contributi;

   a queste difficoltà si sono aggiunte quelle connesse all'incidenza della pandemia sulle attività corsuali, quali la minore frequenza dei corsi, il passaggio alla didattica a distanza, il freno alle iniziative idonee alla raccolta di fondi, e altro;

   le problematiche che si sono evidenziate nella fase di applicazione della circolare n. 3 hanno indotto a ipotizzare l'emissione di un nuovo testo regolamentare;

   nella fase di messa a punto della nuova circolare, da parte degli enti gestori e del Consiglio generale degli italiani all'estero sono state manifestate ulteriori perplessità riferite, in particolare, al limitato peso dei piani Paese nella programmazione dell'intervento, alla persistente complessità delle procedure, alla insufficiente certezza dei tempi di erogazione dei contributi, al trasferimento a carico degli enti degli oneri bancari dovuti ai ritardi da parte dell'Amministrazione, all'insufficiente considerazione delle differenze esistenti nello svolgimento delle attività tra i diversi emisferi, le diverse aree continentali, i diversi paesi e tra gli stessi enti;

   nella prospettiva immediata, come illustrato dall'interrogante al Governo con un'ordine del giorno, accolto dal Governo, in occasione dell'esame alla Camera del disegno di legge di bilancio per il 2022 e per il triennio 2022-2024, sul sistema dei corsi di lingua pesa l'alea di una riduzione di circa 2,2 milioni di euro per ciascuno dei prossimi due anni sul capitolo 3153 della Tabella 6 del bilancio del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che andrebbero prontamente reintegrati –:

   se non ritenga di adottare iniziative per un monitoraggio della situazione in cui attualmente versa il sistema di formazione in lingua italiana all'estero, allo scopo di valutare, attraverso un confronto con i dati acquisiti in occasione dello svolgimento degli Stati generali della lingua italiana nel mondo, quali conseguenze la pandemia abbia prodotto sulle attività didattiche e sulla domanda di apprendimento della nostra lingua e quali effetti la difficile transizione regolamentare abbia determinato sul numero degli enti e dei corsi da loro promossi;

   se non intenda fare in modo che le numerose indicazioni critiche sollevate dagli enti gestori e dal Consiglio generale degli italiani all'estero siano tenute in maggiore considerazione nella definizione del nuovo testo di regolamento, in modo che esso non sia un fattore di appesantimento del procedimento;

   quali iniziative il Governo ritenga di adottare per assolvere l'impegno di reintegrare i fondi del capitolo 3153 della Tabella 6 del bilancio del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per gli anni 2023 e 2024, in modo da tutelare il budget storicamente consolidato dei corsi di lingua e cultura italiana all'estero.
(4-11635)


   FASSINA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la cifra comunicata dall'Alto commissario ai rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr), di oltre due milioni di persone già oggi costrette a lasciare l'Ucraina per sfuggire alla guerra, rappresenta una delle drammatiche conseguenze dell'invasione da parte della Russia;

   il Consiglio europeo ha adottato una decisione di esecuzione che introduce una protezione temporanea ai cittadini ucraini nonché ai cittadini di Paesi terzi o agli apolidi che beneficiano di protezione internazionale residenti in Ucraina e ai cittadini di Paesi terzi residenti in Ucraina, titolari di un permesso di soggiorno permanente, che non possono tornare in condizioni di sicurezza nel proprio Paese; gli Stati membri applicano la protezione temporanea o un'adeguata protezione ai sensi del loro diritto nazionale;

   nonostante tale previsione, diverse organizzazioni internazionali hanno accertato la fondatezza delle notizie circa discriminazioni, violenze e xenofobia contro cittadini di Paesi terzi che tentano di fuggire dal conflitto in Ucraina attraversando le frontiere nei Paesi confinanti;

   inoltre, l'European Roma Rights Centre (Eccr), con sede a Bruxelles, impegnata da oltre 20 anni nella tutela dalle discriminazioni e nella promozione dei diritti della comunità Rom e Sinti, denuncia un trattamento discriminante per i profughi appartenenti a queste comunità;

   in Ucraina vivono ufficialmente poco più di 47 mila Rom, ma le persone appartenenti a questa comunità potrebbero essere però tra le 120 mila e le 400 mila, stando ai dati raccolti da Ong e associazioni internazionali e rilanciati dall'Eccr in un report pubblicato nel 2018, stime tanto variabili, come conseguenza di anni di discriminazioni dal punto di vista istituzionale e amministrativo e quindi di una mancanza di documenti di riconoscimento;

   altre organizzazioni e media hanno denunciato la discriminazione, la selezione dei profughi in base a origine di nascita, etnia, colore di pelle sia in Slovacchia che in Polonia, che colpisce anche gli appartenenti alle comunità Rom e Sinti dell'Ucraina;

   tale comportamento costituisce una violazione della decisione del Consiglio europeo di riconoscimento della protezione temporaneo e delle norme di diritto internazionale, alla quale deve essere urgentemente posto rimedio –:

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere in ambito europeo, per garantire la protezione temporanea decisa dal Consiglio europeo a tutti i cittadini e residenti in Ucraina senza che siano operate discriminazioni dei profughi in base a origine di nascita, etnia, colore della pelle, come quelle a cui sono sottoposti, secondo le denunce richiamate in premessa, i cittadini e i residenti in Ucraina appartenenti alle comunità Rom e Sinti.
(4-11639)

CULTURA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:

   dedicata al reggino ministro del Regno d'Italia nel 1918 e nel 1921, come segno di riconoscenza dei cittadini per l'alto senso morale e per le eccezionali doti umane che dimostrò per l'intera vita, Piazza Giuseppe De Nava, sita nella città di Reggio Calabria, è la piazza che dà sulla facciata principale del Museo archeologico nazionale della Magna Grecia che custodisce numerosi reperti tra i quali i Bronzi di Riace;

   nel luglio del 2019 è stato presentato un progetto di fattibilità tecnica ed economica per il restauro, per la riqualificazione e per l'integrazione con il Museo archeologico nazionale nel contesto urbano di piazza De Nava per la realizzazione del quale sono stati assegnati, con decreto del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, 5 milioni di euro provenienti da risorse inerenti alla programmazione quinquennale 2007-2013;

   invero, stando a quanto risulta all'interpellante, il progetto presentato dalla Soprintendenza e approvato in sede di conferenza di servizi prevede la totale demolizione della piazza per come oggi la si osserva nonché la mutilazione di una parte del basamento della statua di De Nava ivi situata, per costruirvi uno «spazio ampio» anche al fine di consentire lo svolgimento di mostre ed eventi folkloristici;

   ciò comporterebbe l'irreparabile perdita di un pezzo di storia cittadina, un'offesa alla memoria collettiva e all'identità dei luoghi. Si tratta di un sentire comune espresso da numerose associazioni culturali – in particolar modo dalla Fondazione Mediterranea e dal Comitato civico Piazza De Nava – e dalla cittadinanza, fortemente contrarie al progetto, in ragione di considerazioni di ordine storico, urbanistico, etiche e politiche oltre che di consulenze specialistiche;

   tali posizioni sono state interamente condivise dal consiglio comunale di Reggio Calabria convocato in forma aperta per discutere sul tema il 31 gennaio 2022: in quella sede è emersa la necessità di intraprendere una ulteriore interlocuzione con le autorità istituzionali preposte all'esecuzione dei lavori ed è stato osservato che nel 2022 ricade il cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace, evento per il quale è previsto un aumento considerevole dell'afflusso di visitatori presso la stessa struttura museale da cui la necessità di organizzare strutture d'attesa all'interno della piazza –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare:

    a) per consentire la ridefinizione del progetto per il restauro, per la riqualificazione e per l'integrazione con il Museo archeologico nazionale nel contesto urbano della piazza De Nava, affinché ne sia tutelata l'identità storica e culturale;

    b) per far sì che l'inizio dei lavori per la riqualificazione dell'area di piazza De Nava sia posticipato all'anno 2023 in modo da rendere fruibile la stessa area a tutto il 2022 per le celebrazioni del cinquantesimo anno del ritrovamento dei Bronzi di Riace.
(2-01462) «Cannizzaro».

Interrogazione a risposta scritta:


   PAOLIN, BISA e BARATTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   tra le difficoltà che l'attuale sindaco del comune di Monfumo (Treviso), dottor Luciano Ferrari, ove risiedono circa 1.300 abitanti, ha incontrato alla sua nomina si annovera la spinosa gestione di Villa Bardellini Scotti costruita nel 1594 su un progetto, dell'architetto Vincenzo Scamozzi, che richiama l'architettura veneta post palladiana e che, nonostante negli anni abbia subìto alcune modifiche, ha mantenuto intatte le peculiarità dell'edificio, di pregio e di rara bellezza anche grazie al sito ambientale unico ed incontaminato, che è valso al comune l'inserimento nel contesto della riserva della biosfera Mab Unesco Montegrappa;

   il valore storico culturale dell'edificio è confermato con l'apposizione del vincolo di interesse culturale da parte della competente Soprintendenza;

   allorquando l'Amministrazione acquistò la Villa, l'intento era di utilizzarla per un ampio progetto di inserimento sociale attraverso il lavoro agricolo, progetto purtroppo mai decollato, per cui la Villa stessa dagli anni '90 risulta in stato di abbandono;

   nonostante, negli anni, le amministrazioni che si sono succedute abbiano cercato – con le esigue disponibilità finanziarie che può avere un comune di 1.300 abitanti – di tamponare al meglio i problemi d'infiltrazioni d'acqua meteorica, ormai l'esigenza di un urgente ed importante intervento di messa in sicurezza dell'edificio è divenuta impellente, al fine di evitare un collasso statico che andrebbe a cancellare un bene storico culturale che è patrimonio della collettività di tutto il territorio pedemontano e non una semplice proprietà immobiliare del comune di Monfumo;

   il costo del rifacimento della copertura e del consolidamento delle murature e delle strutture verticali del corpo principale della villa si aggira indicativamente interno a 2.550 mila euro –:

   se e quali tempestive iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare permettere in sicurezza Villa Bardellini Scotti, incluso lo stanziamento di risorse che possano consentire gli interventi non più rinviabili di cui in premessa;

   se, laddove gli equilibri di bilancio impediscano lo stanziamento di risorse ad hoc, sussistano percorsi alternativi di finanziamento, al fine di garantire alle future generazioni la possibilità di godere della bellezza di questa Villa, da 420 anni parte integrante del territorio di Monfumo.
(4-11640)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata:


   ROMANIELLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   a quanto risulta all'interrogante gli sviluppi militari della crisi ucraina e le conseguenti decisioni che l'Italia ha assunto, insieme con le nazioni alleate, hanno spinto il Governo mediante il decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, a disporre una serie di misure volte a garantire il contributo italiano all'impegno condiviso con gli altri Paesi Nato in termini di difesa collettiva e di rafforzamento della postura militare, in grado di garantire il necessario livello di deterrenza a fronte della grave situazione di crisi in atto;

   il 17 marzo 2022 la Camera ha approvato in prima lettura il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge;

   in particolare, l'articolo 2-bis dispone, in deroga alla legislazione vigente e previo atto di indirizzo delle Camere, la possibilità di cessione, da parte del Ministero della difesa, di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina fino al 31 dicembre 2022;

   almeno una ventina di Paesi, tra cui molti membri della Nato e dell'Unione europea, stanno inviando armi per milioni di dollari e di euro in Ucraina: missili anticarro, missili terra-aria, armi da fuoco, munizioni ed altri equipaggiamenti militari, anche non letali come elmetti, giubbotti antiproiettile e kit di pronto soccorso;

   l'assoluta vulnerabilità dello spazio aereo ucraino ai cacciabombardieri e ai missili russi preclude alla Nato la modalità aerea per la consegna delle forniture, lasciando come unica opzione quella terreste, con significative problematiche relative a tempistiche e rotte percorribili;

   nonostante la mancanza di conferme e le diverse smentite, sembra rafforzarsi l'ipotesi di un diretto coinvolgimento di aziende di contractor e di compagnie militari e di sicurezza private nel trasferimento delle forniture militari nel Paese, con il pericolo che le armi possano essere intercettate o cedute a gruppi paramilitari, milizie irregolari e altre organizzazioni militari, anche straniere, attive nello scenario di guerra o finire nel circuito della grande criminalità organizzata internazionale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, conseguentemente, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di operare un rigoroso controllo sulla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, per evitare che l'ingresso di detto materiale nel Paese avvenga ad opera di intermediari fuori dal controllo delle autorità governative ucraine.
(3-02836)


   PAGANI, ENRICO BORGHI, CARÈ, DE MENECH, FRAILIS, LOSACCO, LOTTI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo Consiglio affari esteri e difesa dell'Unione europea, i Ministri della difesa hanno approvato la Bussola strategica, uno strumento che fornisce all'Unione il piano d'azione per rafforzare la politica di sicurezza e di difesa dell'Unione europea entro il 2030, con l'istituzione, tra l'altro, della forza di schieramento rapido dell'Unione europea. Inoltre, l'Unione intende rafforzare la sua capacità di anticipare, dissuadere e rispondere alle minacce e alle sfide attuali ed emergenti, aumentando le proprie capacità di analisi dell'intelligence, e mira ad istituire una politica di difesa informatica per essere meglio preparati e rispondere ai cyber-attacchi e all'interferenza ostile nelle proprie reti informative;

   già un anno fa, è stato adottato lo Strumento europeo per la pace (Epf), uno strumento fuori bilancio volto a consolidare la capacità dell'Unione di prevenire i conflitti, costruire la pace e rafforzare la sicurezza internazionale, consentendo il finanziamento di azioni operative nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa. A seguito dell'invasione militare non provocata e ingiustificata dell'Ucraina da parte della Russia, l'Unione europea ha finanziato 2 tranche di pagamento nell'ambito proprio dello Strumento europeo per la pace, costituito da due misure di assistenza per rafforzare le capacità e la resilienza delle forze armate ucraine al fine di difendere l'integrità territoriale e la sovranità dell'Ucraina e proteggere la popolazione civile;

   la Bussola strategica è un traguardo importante ed un passo rilevante verso l'Europa della difesa, che, come ha detto il Ministro interrogato, rafforza la capacità di difesa comune in un momento storico che lo richiede e segna un autentico spartiacque in tema di sicurezza collettiva;

   per il nostro Paese è fondamentale andare verso l'Europa della difesa e contribuire al suo implemento, anche attraverso investimenti in tecnologia, le cui ricadute potranno esserci pure in sede civile e saranno di sostegno alla domanda interna, visto che su questo tema in Italia ci sono università, centri di ricerca, filiere industriali, player produttivi che potranno beneficiarne;

   come commentato dall'Alto rappresentante dell'Unione europea Josep Borrell, «le minacce sono in aumento e il costo dell'inazione è chiaro, la Bussola strategica è una guida per l'azione: stabilisce un percorso ambizioso per la nostra politica di sicurezza e difesa per il prossimo decennio» –:

   quali saranno le prossime tappe della difesa italiana e della ricerca civile nell'ambito del percorso verso la costruzione di un sistema di difesa europeo.
(3-02837)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi diversi organi di stampa hanno fatto emergere un presunto tentativo di vendita al Ministero della difesa colombiano di 4 corvette Fcx30 e due sommergibili classe Trachinus prodotti da Fincantieri e di alcuni aerei M-346 di Leonardo. L'ex Presidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, avrebbe svolto il ruolo di mediatore tra Leonardo s.p.a. e il Governo colombiano;

   sin dal mese di febbraio 2022 gli approfondimenti del quotidiano La Verità e del periodico on line Sassate, seguiti da inchieste e interviste di altre testate, hanno evidenziato come protagonisti non solo l'ex Presidente del Consiglio dei ministri Massimo D'Alema, ma anche le società Leonardo e Fincantieri e, a vario titolo, i vari Ministeri della difesa, esteri e cooperazione internazionale, sviluppo economico del Governo italiano e l'ambasciata e i Ministeri dello Stato colombiano, oltre che uno studio legale con sede negli Usa e vari o presunti intermediari;

   stando alle intercettazioni pubblicate, si tratterebbe di un affare che avrebbe fruttato un guadagno di circa 80 milioni di euro rivendicati dallo stesso D'Alema;

   a tutela della credibilità delle istituzioni italiane e dei rapporti tra Italia e Colombia, occorre fare chiarezza con estrema urgenza;

   gli accordi «Government to Government», noti anche come G2G, sono strumenti di politica industriale che consentono la vendita di beni e servizi da Governo a Governo e si concretizzano attraverso la firma di un contratto tra esponenti dei rispettivi Governi. Si tratta di una formula di vendita alternativa alla più comune «business to Government» (B2G), cioè tra imprese private e Governo;

   nel settore della difesa e sicurezza il «Government to Government» è utilizzato per l'implicita garanzia politica in termini di stabilità di relazione, semplificazione gestionale e assenza di intermediari commerciali, con numerosi vantaggi per tutti gli attori interessati, ovvero Stato acquirente, Stato fornitore ed industria nazionale;

   dell'andamento e delle modalità di una trattativa se ne giova o, al contrario, perde, la credibilità internazionale dello Stato italiano, delle sue istituzioni e delle sue stesse società, al di là della mera convenienza economica –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere per fare luce sulla vicenda e a tutela della sicurezza nazionale, di quali elementi disponga circa il grado di coinvolgimento dei vari soggetti menzionati e quali siano le misure previste a tutela dell'integrità e della credibilità delle istituzioni.
(3-02838)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE e VINCI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 90 per cento del traffico merci mondiale viaggia attraverso il mare, il 98 per cento delle telecomunicazioni digitali viaggia attraverso dorsali marine e i cavi sottomarini si estendono per oltre 1,2 milioni di chilometri;

   oltre l'80 per cento dei fondali marini è ancora inesplorato, l'Italia si estende per 8000 chilometri di coste al centro del mar Mediterraneo e il rapporto frontiera Marittima/frontiera terrestre è di 7:1;

   il mare rappresenta per l'Italia una fondamentale risorsa:

    per il settore ittico che occupa 24.000 addetti con 12 mila pescherecci;

    per il settore energetico per l'estrazione o il trasporto di gas, petrolio/gnl;

   la sicurezza nazionale marittima è minacciata da impedimenti alla libertà di navigazione, minacce convenzionali, pirateria, traffici illegali, terrorismo ed eco-terrorismo, cyber, sfruttamento incontrollato di risorse marine, fenomeno dei flussi migratori, inquinamento, globalizzazione dei fenomeni di insicurezza;

   la recente crisi internazionale dell'Ucraina e la Russia, anche non coinvolgendo in maniera diretta l'Italia, la Nato o l'Unione europea, fa emergere la necessità di innalzare il livello di sicurezza in tutti i settori, tra cui quello marittimo vista la presenza di numerose unità navali russe e di altre potenze straniere nel mar Mediterraneo;

   la Marina militare è una Forza armata della Repubblica italiana, insieme all'Esercito italiano, all'Aeronautica militare e all'Arma dei carabinieri;

   l'Italia è considerata una media potenza regionale marittima e dalla recente audizione, dinanzi alle Commissioni congiunte Difesa di Camera e Senato, del Capo di Stato maggiore della Marina militare si è appreso che per completare la dotazione capacitiva della Forza armata è necessario un finanziamento di ulteriori 16,2 miliardi di euro nei prossimi 15 anni, da stanziare entro i prossimi 2/3 anni, di cui 9,3 miliardi per rinnovamento munizionamento e 6,9 miliardi per il mantenimento operativo;

   esistono forti criticità sul fronte del personale, legate alle carenze della dotazione organica, per problemi riferiti agli alloggi, per la lontananza dalla famiglia legata ai frequenti imbarchi;

   oggi l'organico è costituito, al 31 dicembre 2021, da 28.905, con un'elevata età media (49 anni nel grado marescialli), che scenderanno a 26.800 unità se non sarà modificata la legge n. 244 del 2012;

   39.000 unità sarebbe il modello di riferimento auspicabile, mentre 35.000 è il fabbisogno minimo;

   stessa carenza si riscontra tra il personale civile;

   la crisi russo-ucraina, ma non solo, comporta un'analisi attenta delle esigenze di tutte le componenti della nostra Difesa, tra cui la Marina militare senza tralasciare Esercito e Aeronautica, anch'esse con la necessità di importanti investimenti –:

   quali opportune iniziative intenda adottare al fine di programmare gli investimenti per risolvere o quanto meno incominciare ad affrontare le criticità emerse in premessa e in particolare della Marina militare.
(5-07749)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BALDINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'Arma conta, oggi, 108.453 carabinieri, a fronte di un organico previsto di 119.788 militari, con una carenza di oltre 11.000 unità, pari a circa il 9,5 per cento della forza;

   nel 2023 le carenze di organico saranno ancora pari a 5.300 unità e nel 2025 ci sarà un picco di congedi pari a 5.200 unità, che si aggiungeranno ai posti già vacanti;

   tale saldo negativo pesa molto sulla struttura organizzativa condizionando, in particolar modo, l'operatività delle unità minori: le stazioni e le tenenze dei carabinieri, che rappresentano il reticolo di prossimità del sistema della pubblica sicurezza nazionale;

   il collocamento in ausiliaria, disciplinato dall'articolo 886 del codice dell'ordinamento militare, consiste nella possibilità, al raggiungimento dell'età pensionabile o dei quaranta anni di anzianità contributiva, di essere congedati dal servizio attivo, con disponibilità per eventuale richiamo in servizio per un periodo massimo di cinque anni;

   il collocamento sopra citato è un periodo transitorio durante il quale il militare, in occasione della cessazione del rapporto permanente dal servizio attivo, in alternativa al congedo in riserva, può essere richiamato dal ministero di appartenenza, in caso di bisogno per attività lavorativa nella provincia di residenza;

   ai sensi dell'articolo 986 del codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, rubricato «Tipologia dei richiami in servizio», il militare in congedo può essere richiamato in servizio d'autorità, a domanda, con o senza assegni, in qualsiasi circostanza e per qualunque durata e previo consenso, in caso di richiamo nelle forze di completamento;

   a fronte delle enormi esigenze da fronteggiare e delle scarse risorse a disposizione, sarebbe opportuno procedere, anche per il 2022, al richiamo in servizio del personale attualmente collocato in ausiliaria, già richiamato e in servizio alla data del 31 dicembre 2021, a domanda e senza assegni, fino al compimento del sessantacinquesimo anno di età, nella medesima sede e con il medesimo incarico e funzioni assegnati alla predetta data;

   il sottodimensionamento dell'organico dell'Arma, peraltro, si ha in un periodo di forte tensione internazionale, nazionale e sociale ed è stato in qualche modo aggravato dal potenziamento delle misure di sicurezza a tutela delle sedi, del personale e degli interessi italiani nei Paesi maggiormente esposti alle conseguenze dell'aggravamento delle tensioni in Ucraina (si veda l'articolo 4 del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, attualmente all'esame del Senato – AS 2562);

   in data 21 febbraio 2022, l'interrogante presentava l'ordine del giorno 9/03431-AR/001, in occasione dell'approvazione del cosiddetto decreto mille-proroghe 2021, finalizzato a impegnare il Governo a valutare il richiamo in servizio del personale dell'Arma attualmente in ausiliaria, il quale veniva accolto favorevolmente dal Governo –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno ovviare, anche alla luce delle nuove esigenze di sicurezza, sia sul piano nazionale che internazionale, al sottodimensionamento dell'organico dell'Arma dei carabinieri, prevedendo, per l'anno in corso, il richiamo in servizio del personale attualmente collocato in ausiliaria.
(4-11638)


   RIPANI. — Al Ministro della difesa, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto legislativo n. 177 del 2016 recante «Disposizioni in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo Forestale dello Stato», emanato in attuazione della cosiddetta «Riforma Madia», è stato soppresso il Corpo forestale dello Stato e circa l'80 per cento del suo personale è stato trasferito all'Arma dei Carabinieri;

   l'Arma dei Carabinieri è subentrata a tutti i contratti attivi e passivi in essere, ivi compresi quelli del personale del Comando per la tutela della biodiversità e dei parchi, che coordina i tre neo istituiti raggruppamenti biodiversità, parchi e Cites;

   gli operai degli Utcb (Uffici territoriali carabinieri per la biodiversità) sono circa 250 in Toscana, dislocati tra Follonica (GR), Lucca (LU), Cecina (LI), Pieve Santo Stefano (AR), Pratovecchio (AR), Pistoia (PT), Siena (SI), località Villombrosa – Reggello (FI), e circa 1.300 a livello nazionale. Per un decennio sono rimasti in attesa di un necessario rinnovo contrattuale che garantisse loro un giusto riconoscimento lavorativo ed economico;

   il 9 dicembre 2021 presso la sede della Conferenza delle regioni e delle province autonome, Agci-Agrital, amministrazioni pubbliche, Confcooperative-Fedagripesca, Confcooperative lavoro e servizi, Federazione Italiana Comunità forestali – Federereste, Legacoop agroalimentare e Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Ui, hanno firmato l'accordo per il rinnovo del Ccnl per gli addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria applicato anche agli operai a tempo determinato e indeterminato in servizio presso i Reparti carabinieri biodiversità;

   il nuovo contratto, unico nel suo genere poiché sottoscritto sia da aziende private e cooperative che da amministrazioni pubbliche, è arrivato dopo oltre due anni di trattativa sindacale; ha una durata quadriennale con scadenza prevista al 31 dicembre 2024. Sul piano economico il rinnovo prevede, tra l'altro, anche un aumento di 100 euro sia per impiegati che operai al II livello, da riparametrare per gli altri livelli contrattuali. L'aumento verrà erogato in due tranches di 50 euro ciascuna, la prima con decorrenza 1° dicembre 2021 e la seconda a partire dal 1° marzo 2023. Tale impegno a quanto risulta all'interrogante sembrerebbe non essere stato ancora onorato per gli operai Utcb –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione descritta e quali iniziative intenda adottare per garantire l'applicazione del rinnovo del contratto agli operai in servizio presso gli uffici territoriali Carabinieri per la biodiversità.
(4-11646)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   BITONCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa (il Mattino di Padova, 16-17 marzo 2022) si apprende che l'Aps Holding di Padova abbia fermato l'aggiudicazione della gara d'appalto per emerse omissioni dichiarative da parte di una delle ditte del Consorzio vincitore per la realizzazione della nuova linea tramviaria SIR3, progettata per il collegamento tra la stazione ferroviaria di Padova e il capolinea di Voltabarozzo;

   in particolare, il comune ha diffuso un comunicato stampa in cui si legge che «durante le verifiche sui requisiti posseduti e sulla veridicità delle dichiarazioni presentate per partecipare alla gara, sono emersi elementi che potrebbero portare all'esclusione del raggruppamento d'impresa individuato quale vincitore», requisiti, recita ancora la nota, «di moralità, di qualità e di professionalità che risultano stabiliti dalla legge e dal bando di gara. In loro assenza, la stazione appaltante decreta l'esclusione dalla gara stessa»;

   la linea SIR 3 di 5,7 chilometri, che unisce la stazione ferroviaria di Padova con Voltabarozzo, è stata interamente finanziata per 56 milioni di euro dal decreto ministeriale di riparto del Fondo statale per infrastrutture di cui alla legge di bilancio per il 2016; l'appalto, in data 4 marzo 2022, è stato quindi aggiudicato in maniera definitiva dalla cordata di imprese facente capo al Consorzio stabile europeo di Verona;

   ab initio, è da stigmatizzare l'operato congiunto dei vertici di Aps Holding di Padova e della commissione aggiudicatrice, guidata dal segretario-direttore generale del comune di Padova, circa la superficiale e la sommaria valutazione ex ante dei requisiti, tenuto conto che la documentazione di istruttoria era stata trasmessa il 21 ottobre 2021;

   giova ricordare, inoltre, che ai sensi dell'articoli 43 e 71 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, la stazione appaltante effettua i controlli circa la regolarità amministrative, dichiarative e fiscali delle procedure di gara; invero, ai suddetti accertamenti si aggiungono le verifiche in materia di anticorruzione;

   la circostanza, a parere dell'interrogante, è che ci si possa trovare di fronte ad un Consorzio aggiudicatario che, senza possedere le qualifiche e i requisiti richiesti dal relativo bando e dalla normativa in materia di trasparenza potrebbe non risultare idoneo per lo svolgimento della prevista attività;

   le omissioni in questione potrebbero, infine, determinare l'esclusione del Consorzio aggiudicatario a favore del secondo gruppo di impresa in graduatoria, pregiudicando l'intera gara di appalto aprendo, potenzialmente, la via del contenzioso presso il tribunale amministrativo regionale competente –:

   di quali elementi disponga il Governo in ordine a quanto esposto in premessa e se intenda adottare le iniziative di competenza promuovendo al riguardo una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica, anche in relazione a un possibile danno erariale.
(4-11644)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   ANNIBALI, FERRI, VITIELLO, MARCO DI MAIO, FREGOLENT, UNGARO e OCCHIONERO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha inserito tra le cosiddette riforme orizzontali, o di contesto, anche la riforma del sistema giudiziario, incentrata sull'obiettivo della riduzione dei tempi dei processi e dell'arretrato anche al fine di avvicinare l'Italia alla media dell'Unione europea;

   in tale direzione, nei mesi scorsi, è stato orientato il lavoro di Parlamento e Governo, in tema di giustizia, in linea con le scadenze e gli impegni presi con l'Europa;

   questo è particolarmente vero per le riforme approvate fino ad oggi e, in particolare, per la legge delega di riforma del processo penale, legge n. 134 del 2021, e la legge delega di riforma del processo civile, minori e diritto di famiglia, legge n. 206 del 2021;

   entrambe le due leggi delega prevedono l'adozione di decreti legislativi entro la fine del 2022 e in tale ottica presso il Ministero della giustizia sono stati istituiti cinque gruppi di lavoro per il penale e sette per il civile, con il compito di predisporne i relativi schemi;

   con il decreto-legge 24 agosto 2021, n. 118, è stata introdotta la norma sull'insolvenza delle imprese, nell'ambito di un processo riformatore che si concluderà nel corso del 2022 con l'entrata in vigore del codice della crisi di impresa e dell'insolvenza e con la modifica del sistema dei reati fallimentari;

   in questo ambito è stata costituita, con decreto, una commissione ministeriale, i cui lavori sono stati ulteriormente prorogati, con il compito di elaborare proposte di revisione dei reati fallimentari e di adeguare e rendere funzionali le fattispecie penali alla mutata disciplina della crisi di impresa e dell'insolvenza;

   entro la fine del 2022 è prevista anche la conclusione del processo di revisione della riforma della giustizia tributaria, a cui stanno lavorando congiuntamente Ministero della giustizia e Ministero dell'economia e delle finanze;

   con riferimento alla riforma dell'ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura, sono stati approvati dal Consiglio dei ministri gli emendamenti al disegno di legge sul cui esame è attualmente impegnata la Commissione giustizia della Camera dei deputati;

   si tratta di un vasto processo di revisione della giustizia penale, civile – atteso da anni dal nostro Paese – e che dovrebbe comportare una riforma completa della giustizia in tutti i suoi aspetti –:

   in quali tempi sia prevista la conclusione dei lavori della commissione sui reati fallimentari, nonché la presentazione alle Camere degli schemi di decreti legislativi di cui in premessa e, con particolare riguardo alla riforma del processo penale, se tale presentazione possa avvenire entro il mese di giugno 2022 (o comunque entro l'estate).
(3-02830)


   SAITTA, D'ORSO, ASCARI, BONAFEDE, DI SARNO, CATALDI, FERRARESI, GIULIANO, PERANTONI, SALAFIA, SARTI e SCUTELLÀ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a causa della crisi dei mercati e del conflitto bellico in Ucraina, aumenta concretamente il rischio che i clan sfruttino la speculazione dei prezzi attraverso prodotti che possono essere più facilmente trovati e sottratti al mercato, oppure acquisiscano armi attraverso canali illegali;

   l'avvertimento sugli ulteriori rischi derivanti dal dramma che si sta consumando a poche migliaia di chilometri nel nostro Paese arriva, innanzitutto, dal Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, secondo cui «la guerra in Ucraina determinerà profili di operatività della criminalità organizzata, che di certo non dovrà rispettare i canali bancari per le proprie liquidità»: una situazione ideale per le cosche che, attraverso loro mercati paralleli, superano così qualsiasi sanzione, blocco e controllo delle autorità internazionali;

   durante un'emergenza le mafie tentano sempre di sfruttare i canali nei quali potersi infiltrare e trarne profitti: un meccanismo, questo, di estremo vantaggio che si è replicato e che nella storia giudiziaria è stato ripetutamente rilevato;

   ricorda sempre de Raho che, dopo la caduta del muro di Berlino, suscitò un'ampia riflessione quell'intercettazione tra mafiosi in cui uno diceva all'altro: «vai a comprare tutto quello che puoi»; «Kaufen» (comprare) fu all'epoca il mantra della 'ndrangheta affarista in terra tedesca e oggi le coordinate degli investimenti si spostano soltanto di qualche migliaio di chilometri ad est;

   secondo una stima elaborata dall'agenzia di comunicazione di Klaus Davi per uno studio sui fatturati di guerra nei territori ucraini, nei prossimi cinque anni la 'ndrangheta sarà tra le mafie quella che guadagnerà di più, con un +15 per cento del fatturato ricavato complessivo, soprattutto grazie al traffico di armi valutato attualmente attorno al miliardo;

   il traffico di droga complessivo, solo in Europa attorno ai 30 miliardi di euro, frutterà soltanto alle organizzazioni criminali calabresi due miliardi di euro in più, pari a un +12 per cento del fatturato specifico;

   quanto all'edilizia, dove non esistono stime ufficiali per la mancata cooperazione degli Stati interessati, si stima un +7 per cento, pari a poco meno di un miliardo;

   la 'ndrangheta guadagnerà anche grazie agli investimenti finanziari «legali», con un +5 per cento di introiti stimabili attorno ai 2 miliardi di euro; il business dell'energia frutterà la stessa cifra e un netto incremento nel settore specifico del 12 per cento –:

   quali intendimenti urgenti il Governo intenda porre in essere, al fine di contrastare efficacemente le infiltrazioni criminali, nell'ambito del complessivo approvvigionamento delle materie prime, nonché nel mercato illegale delle armi.
(3-02831)


   PAOLINI, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si susseguono, nelle carceri italiane, episodi di insubordinazione ed aggressioni verso gli agenti di polizia penitenziaria; uno degli ultimi si è verificato a Pesaro, la settimana scorsa, dove un detenuto straniero, di notevole prestanza fisica, già autore di un incendio doloso al proprio materasso che ha portato all'intossicazione di un agente e già in precedenza trasferito per motivi disciplinari da altro istituto, ha rotto un tavolo e, con una gamba dello stesso, ha ferito l'operatore di polizia penitenziaria che cercava, disarmato, di riportarlo a più miti consigli. Fatti come quello descritto non sono pochi, contandosi in circa 500 all'anno;

   in casi del genere le conseguenze per gli autori delle aggressioni sono, generalmente, l'isolamento fino a un massimo di 15 giorni e/o il trasferimento in altro istituto e una denuncia penale per lesioni, oltraggio, resistenza a pubblico ufficiale. Denuncia che avrà conseguenze pratiche – sempre che non vada in prescrizione – solo dopo diversi anni, periodo durante il quale l'autore, spesso straniero, sarà già irreperibile e quindi non toccato, di fatto, dall'eventuale condanna. Si aggiunga a ciò la circostanza che gli agenti, oggi, devono quasi sempre cercare di ripristinare l'ordine totalmente disarmati;

   è notizia dei giorni scorsi che 4.482 taser, arma a impulsi elettrici, verranno distribuiti in 18 città italiane agli operatori della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza come supporto alle attività di prevenzione e controllo del territorio. A partire da maggio 2022 l'uso verrà gradualmente esteso a tutti i reparti di tutto il territorio nazionale. «Grazie all'adozione del taser, le forze di polizia saranno in grado di gestire in modo più efficace e sicuro le situazioni critiche e di pericolo», ha detto il Ministro dell'interno –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative normative volte a intervenire sull'ordinamento penitenziario, al fine di prevedere misure disciplinari più afflittive, e sulla procedura penale, per accelerare i processi connessi con questo tipo di reati, e, soprattutto, se, in tema di dotazioni di auto-difesa del personale, sia già allo studio l'opzione di dotare anche la polizia penitenziaria delle pistole taser che, per comprovata esperienza in altri Paesi, hanno un effetto di deterrenza ante-uso superiore al 90 per cento.
(3-02832)


   ZANETTIN, PITTALIS e GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con sentenza n. 137/2022, pubblicata in data 20 gennaio 2022, il tribunale di Firenze, sezione imprese, ha condannato il Ministero della giustizia, dipartimento amministrazione penitenziaria, a pagare a Berica impianti spa di Arzignano (Vicenza) la somma di euro 4.021.929, oltre interessi dalla domanda e spese legali liquidate complessivamente in euro 44.277.10;

   il Ministero è stato condannato altresì, ex articolo 96, comma terzo, del codice di procedura civile, a pagare la somma di euro 10.000 a titolo di penale;

   è l'epilogo di una vicenda, oggetto di diversi atti di sindacato ispettivo presentati dall'interrogante;

   già nelle sedute del 22 gennaio 2019 e del 15 maggio 2020, intervenendo in Aula, l'interrogante aveva invitato l'amministrazione ad una composizione bonaria del contenzioso, perché era evidente, dalla lettura degli atti di causa, che sarebbero seguite pronunce rovinose ai danni del Ministero;

   con la sentenza del tribunale di Firenze, il Ministero è stato condannato addirittura ad una penale per responsabilità aggravata ex articolo 96 del codice di procedura civile;

   è quindi del tutto evidente la mala gestio dell'amministrazione, sancita anche nella pronuncia giudiziale sopra citata;

   sono stati infatti trascurati gli inviti alla transazione formulati dallo stesso giudice istruttore della causa nell'udienza del 2 luglio 2019 e rilanciati dall'interrogante nei suddetti interventi parlamentari, con grave danno erariale –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per sancire la responsabilità dei funzionari pubblici, che hanno dato parere negativo all'ipotesi transattiva proposta a suo tempo dal tribunale di Firenze.
(3-02833)

Interrogazione a risposta scritta:


   COVOLO, RACCHELLA e PRETTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 marzo 2022 la casa circondariale «Del Papa» di Vicenza è stata teatro di due aggressioni, ad opera dello stesso detenuto, ai danni di due agenti, che hanno riportato rispettivamente 5 e 2 giorni di prognosi;

   autore delle violenze è un immigrato, recentemente trasferito a Vicenza dal carcere di Trieste, dove si era reso già responsabile di una aggressione ai danni di un poliziotto;

   l'immigrato, raggiunto da una contestazione per aver imbrattato la propria cella di scritte contro la polizia, avrebbe dapprima sferrato un punto contro il poliziotto, e poi avrebbe colpito con una testata un altro agente durante il trasferimento per la collocazione in isolamento cautelare;

   secondo l'Unione sindacati di polizia penitenziaria, nel solo carcere di Vicenza – che si connota per un indice di sovraffollamento del 140 per cento – nell'anno 2020 si sono registrati 1.176 eventi critici, come aggressioni, proteste, risse, suicidi, tentativi di togliersi la vita. Tra questi, si contano 17 aggressioni ai danni del personale che hanno interessato 27 agenti, per un totale di 123 giorni di prognosi –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di evitare il sovraffollamento carcerario e di dotare la polizia penitenziaria di strumenti adeguati a fronteggiare le emergenze, compreso il taser.
(4-11636)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   DE MENECH. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da numerosi articoli apparsi recentemente sui quotidiani è previsto l'avvio dei lavori di riqualificazione della Galleria del Comelico (strada statale - 52 Carnica). Tale ristrutturazione del tratto stradale, tuttavia, si prolungherà per oltre un biennio causando inevitabilmente, da una parte, ingenti difficoltà al flusso del traffico automobilistico e, conseguentemente, dall'altra, notevoli problemi agli abitanti della zona, all'economia locale ed al turismo (questi ultimi già compromessi dopo due anni di pandemia;

   la situazione creatasi rispetto alla messa in sicurezza della galleria del Comelico suggerisce un intervento di ripristino e di messa in sicurezza della «vecchia» Strada della Valle, la quale consentirebbe di assicurare i collegamenti anche con la galleria completamente chiusa: una soluzione condivisa – e richiesta con forza – già a metà febbraio 2022, da tutti i sindaci dei paesi limitrofi (due del Comelico, quattro del Cadore e dal sindaco di Sappada) che verranno colpiti dalle difficoltà dei lavori e del blocco stradale;

   l'alternativa rappresentata dall'apertura della Strada della Valle – valido percorso alternativo alla galleria – potrebbe portare ad una completa chiusura della galleria del Comelico, accelerando così i tempi per la conclusione dei lavori, diminuendo la tempistica degli interventi da 745 a 535 giorni;

   seppure la previsione sia quella di chiudere la galleria del Comelico per le ore notturne, consentendo la viabilità a senso alternato durante le ore diurne, saranno comunque inevitabili notevoli complicazioni soprattutto per i lavoratori pendolari, per gli studenti, per i mezzi di pronto intervento (come ambulanze e vigili del fuoco), nonché per il turismo – in particolare quello sciistico – verso il Comelico, Sappada e la Val Pusteria;

   le Olimpiadi di Milano-Cortina del 2026 comporteranno sicuramente innumerevoli altri interventi alla rete di viabilità, i quali tuttavia potrebbero causare difficoltà aggiuntive che andrebbero a stratificarsi all'attuale risistemazione della galleria in questione, mettendo ancor più a serio pericolo la crescita economica e demografica delle vallate del Comelico e del Cadore nonché della Provincia di Belluno nel suo complesso;

   allo stesso modo della galleria del Comelico, anche la strada provinciale della Val zoldana (SP-251) soffre da anni di notevoli problemi, rallentamenti e chiusure causati dalle pericolosissime, nonché frequenti, frane; i lavori di sgombero e messa in sicurezza della carreggiata causano infatti regolari rallentamenti per la riduzione della strada ad una sola corsia con evidenti disagi al traffico, agli abitanti dello zoldano, all'economia, al turismo e soprattutto ai mezzi di soccorso; un problema, quello della strada provinciale della Val zoldana, che necessita di un intervento rapido e risoluto non solo perché noto ormai da diversi anni, ma soprattutto in virtù della notevole pericolosità dei crolli;

   anche in questi giorni un incendio lungo la strada ha provocato cadute importanti di massi con la conseguente chiusura della strada –:

   quali iniziative, sul piano degli interventi manutentivi e del controllo della viabilità, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di sopperire a tali rilevanti difficoltà per i cittadini, per il turismo e per l'economia del Comelico, del Cadore e della Val zoldana, nonché per la complessiva situazione della Provincia di Belluno;

  se si intendano adottare iniziative volte a stanziare risorse immediate per fronteggiare le criticità sopra espresse.
(4-11642)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   DURIGON, ZICCHIERI, SALTAMARTINI, DE ANGELIS e GERARDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   riportano i giornali che, sabato notte scorso, nella zona di Centocelle a Roma, due cittadini tunisini avrebbero aggredito alle spalle un diciassettenne e, dopo averlo rapinato, ne avrebbero abusato sessualmente;

   dietro minaccia, la vittima sarebbe stata poi costretta a condurli a casa sua dove i due malviventi avrebbero costretto il giovane a consegnare il denaro presente in casa e, non paghi, avrebbero abusato sessualmente anche di sua madre; i tunisini si sarebbero fatti, infine, accompagnare nel quartiere della Garbatella dove si sarebbero dileguati a bordo della minicar del ragazzo;

   le forze dell'ordine, allertate poco dopo, sono riuscite prontamente, anche grazie all'attivazione della geolocalizzazione del telefono, a fermare i due tunisini e a trarli in arresto;

   si tratta di un episodio di estrema gravità, sia per le minacce psicologiche e fisiche, sia per la violenza brutale che hanno dovuto subire le due vittime, che testimonia lo stato in cui versa la sicurezza di Roma e la necessità di intervenire al più presto per prevenire casi di delinquenza così clamorosi –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare con la massima urgenza per incrementare i livelli di sicurezza e di tutela dei cittadini nella città di Roma e, soprattutto, per porre un freno al delinquere derivante da un'immigrazione incontrollata.
(4-11637)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAOLIN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da un'attenta lettura dei dati dell'osservatorio statistico «Reddito/Pensioni di Cittadinanza» dell'Inps – (lettura dati 17 gennaio 2022) un alone di ambiguità avvolge l'erogazione della misura cosiddetta Reddito di cittadinanza (Rdc)/Pensione di cittadinanza (Pdc);

   ad esempio, alla tavola 1.1 – Nuclei richiedenti Rdc/Pdc per anno e regione anno 2021 (gennaio-dicembre), che esprime in percentuali le richieste dei nuclei, si legge: Campania 19,5 per cento – Sicilia 15,8 per cento – Lazio 11,1 per cento – Lombardia 10,4 per cento – Puglia 8,5 per cento – Piemonte 5,7 per cento – Calabria 5,5 per cento – Emilia Romagna 3,9 per cento – Toscana 3,8 per cento – Sardegna 3,5 per cento – Veneto 3,2 per cento – Liguria 2,1 per cento – Abruzzo 1,8 per cento – Marche 1,3 per cento – Umbria 1 per cento – Friuli Venezia Giulia 0,9 per cento – Basilicata 0,7 per cento – Trentino 0,7 per cento – Molise 0,5 per cento – Valle d'Aosta 0,1 per cento;

   leggendo, però, la tavola 1.2 – Nuclei percettori di almeno una mensilità di RdC/PdC nell'anno di riferimento per regione e, nello specifico, per l'anno 2021 (gennaio-dicembre) «numero persone coinvolte», emerge una diversa verità; infatti, i rapporti percentuali tra i percettori dei redditi rapportati al numero degli abitanti residenti per regione, danno i seguenti risultati: Campania 16,36 per cento – Sicilia 15,13 per cento – Calabria 13,39 per cento – Puglia 9,18 per cento – Sardegna 8,08 per cento – Lazio 6,54 per cento – Molise 6,42 per cento – Abruzzo 5,4 per cento – Basilicata 5,24 per cento – Liguria 4,63 per cento – Piemonte 4,54 per cento – Umbria 4,13 per cento – Toscana 3,35 per cento – Lombardia 3,22 per cento – Marche 3,21 per cento – Emilia, Romagna 2,68 per cento – Valle d'Aosta 2,42 per cento – Friuli Venezia Giulia 2,34 per cento – Veneto 1,98 per cento – Trentino 1,36 per cento;

   sempre da quest'analisi, emerge come il 6,64 per cento degli abitanti sul territorio nazionale, pari a 59.236.213, percepisca il Rdc/Pdc, per un totale di 3.938.977 percettori, così suddivisa: al sud il 12,56 per cento degli abitanti, al centro il 4,32 per cento e al nord il 3,16 per cento;

   risulta anomalo all'interrogante che nel report Inps, alla tavola 1.4 relativa ai «nuclei percettori RdC/RdP e importi erogati-dati mensili» sono indicati gli importi mensili dal 2019 al 2021, ammontanti ad euro 19.833.251.867, ma tale cifra non è poi ripartita per regione;

   risulta, altresì, singolare all'interrogante che, nel report dell'Inps, in nessuna tavola venga riportato il numero di persone inserite lavorativamente negli anni, stante che tale inserimento rappresenta uno degli obiettivi della norma;

   atipica è anche la circostanza che nel report Inps alla tavola 1.3 «nuclei percettori di Rdc/Pdc con almeno una revoca/decadenza per anno e regione» non vengono riportati né importi riscossi indebitamente (Nuclei revocati di diritto) né le cifre recuperate negli anni;

   nonostante dalla tavola 1.1 emerga che nel 2021 le prime 4 regioni per nuclei richiedenti il Rdc/Pdc siano le seguenti: Campania 19,5 per cento – Sicilia 15,8 per cento – Lazio 11,1 per cento – Lombardia 10,4 per cento non si comprende perché le prime 4 regioni per nuclei «revocati di diritto» siano, invece, le seguenti: Lombardia con 22.000 (nuclei revocati di diritto) – Campania con 18.717 - Sicilia con 10.655 e il Lazio con 9.829 –:

   quale sia la ripartizione per regione dell'importo di euro 19.833.251.867 citato in premessa;

   come si spieghi che l'importo medio mensile del Reddito di cittadinanza (Rdc)/Pensione di cittadinanza (Pdc) per i residenti del sud e isole sia di euro 581,70 per nucleo familiare, mentre al nord sia di euro 473,80 con una differenza di ben euro 107,9, nonostante al nord il costo della vita sia notevolmente superiore (si veda la tavola 1.2 del report sopra citato);

   quale sia il numero dei soggetti percettori di Reddito di cittadinanza (Rdc)/Pensione di cittadinanza (Pdc) inseriti, negli anni, nel mercato del lavoro, suddiviso per regione;

   quante verifiche siano state effettuate dall'Inps, anche in compartecipazione con le forze dell'ordine, nelle 4 regioni citate in premessa per addivenire alle revoche di diritto suesposte.
(5-07750)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   DE LORENZO e FORNARO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la norma introdotta con il decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80 («Misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'efficienza della giustizia»), convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2021, n. 113, prevede che i funzionari più alti in grado, gli apicali della pubblica amministrazione, possano diventare dirigenti tramite procedura comparativa e che abbiano diritto al 30 per cento dei posti a disposizione;

   gli apicali tradizionalmente sono i dipendenti di terza fascia. Il contratto delle funzioni centrali — quello dei Ministeri e delle agenzie fiscali — ha introdotto una quarta fascia di livello superiore. Si tratta dei dipendenti con «elevate professionalità», i tecnici chiamati per gestire i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un'area che, al momento, è priva di effettivi in considerazione del fatto che vanno ancora ultimate le assunzioni;

   in questo modo si crea, quindi, una sorta di tetto per i funzionari di terza fascia che per diventare dirigenti dovrebbero passare prima alla quarta. Un passaggio reso più difficile in quanto servono anche i titoli, a volte estremamente specialistici, oltre all'anzianità e al merito;

   le organizzazioni sindacali avevano già segnalato le criticità insite nella norma, in quanto aggiungere una quarta area sovraordinata e imporla per legge quando era in corso la trattativa per definire un nuovo ordinamento professionale avrebbe bloccato i percorsi di carriera e di crescita economica dei funzionari. In particolare, si tratta, da una parte, di quelli di terza area, che già hanno tra le proprie competenze l'assolvimento di funzioni vicarie della dirigenza, e, dall'altra, dei dirigenti delle funzioni centrali che, a differenza degli altri dirigenti pubblici, non hanno ancora un ruolo unico ma sono distinti in due fasce il cui accesso è per concorso;

   le organizzazioni sindacali hanno chiesto un intervento legislativo per superare la situazione che si è venuta a creare e consentire a chi dirige un ufficio pubblico di poter transitare dal comparto alla dirigenza –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere legislativo, intenda assumere per superare la situazione che si è venuta a creare.
(3-02834)


   CARELLI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata gestisce, in collaborazione con l'autorità giudiziaria, l'intero processo finalizzato alla destinazione dei beni sequestrati e poi confiscati in via definitiva, affinché vengano restituiti alle comunità e ai territori attraverso il loro impiego per scopi sociali o istituzionali;

   tra le attività funzionali alla destinazione dei beni confiscati, che è una delle priorità dell'Agenzia, fondamentale è l'organizzazione, in collaborazione con le prefetture e gli enti locali, delle conferenze di servizi nell'ambito delle quali le amministrazioni del territorio possono manifestare l'interesse all'acquisizione dei beni, sulla cui destinazione decide poi il consiglio direttivo dell'Agenzia;

   è dunque fondamentale essere in grado di curare i beni sequestrati e di gestire il destino delle proprietà confiscate alla mafia, al fine di contrastare le organizzazioni criminali;

   laddove è carente lo Stato, purtroppo s'insinua il welfare criminale anche in campo informativo ed informatico ed è quindi sempre più urgente riappropriarsi dei territori confiscati alla mafia;

   nella riforma della giustizia e del Consiglio superiore della magistratura, tra gli emendamenti del Governo è stata disposta la valutazione delle capacità dei magistrati per l'attribuzione agli stessi di funzioni direttive e semidirettive, al fine di creare delle figure di elevata competenza;

   allo scopo di garantire affidabilità, efficienza e coerenza nella gestione di un patrimonio sequestrato, sarebbe importante prevedere l'istituzione di figure competenti e specializzate per rafforzare l'azione dell'Agenzia dei beni confiscati allo Stato, che mettano in collegamento enti e sistema di gestione ministeriale di un bene confiscato –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare allo scopo di creare figure professionali, nell'ambito delle strutture amministrative coinvolte a tutti i livelli, per garantire una migliore gestione dei beni confiscati.
(3-02835)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   SCANU. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la crisi internazionale europea ha creato fenomeni anche speculativi che hanno determinato il rincaro dei prezzi dei carburanti;

   questa situazione ha creato un innalzamento dei costi per le imprese di autotrasporto che hanno subìto impreviste difficoltà economiche;

   di riflesso, a causa di mancati tempestivi interventi, la categoria ha condotto scioperi in diverse parti di Italia;

   tali scioperi hanno prodotto particolari effetti negativi in Sardegna dove la paralisi della movimentazione dei prodotti e delle merci in un contesto insulare ha determinato gravi perdite economiche a diversi settori produttivi;

   in particolare, risultano colpiti il settore dei prodotti freschi come l'ittico con decine di tonnellate di pescato fresco mandato a rifiuto, la ricotta di pecora, il latte ed altri prodotti a rischio, per cui bisogna rispettare un range di consegna per i distributori;

   per fare un esempio la Coldiretti ha stimato che solo per la produzione del carciofo sardo le perdite causate dal blocco dei trasporti di soli quattro giorni abbiano inciso con perdite per oltre 2 milioni di euro;

   secondo quanto stabilito dal «decreto energia» approvato in Consiglio dei ministri venerdì 18 marzo 2022 il Governo è intervenuto sui rincari delle bollette e dei carburanti con un intervento economico volto al taglio delle accise su gasolio e benzina per autotrazione al fine di ridurre il prezzo dei carburanti sotto i 2 euro, con una riduzione di circa 25 centesimi al litro e con un'esenzione di 200 euro per il 2022 sui buoni benzina forniti dalle aziende ai dipendenti; secondo diverse organizzazioni di categorie però, se il decreto in questione va nella direzione giusta, esso non è sufficiente, tenuto conto che il taglio delle accise è stato limitato soltanto a 30 giorni –:

   quali ulteriori urgenti iniziative il Governo intenda promuovere per ammortizzare i costi gravanti sulle aziende di autotrasporto e dare certezze al nodo della distribuzione dei prodotti freschi della Sardegna tenuto conto della particolare condizione di insularità.
(4-11641)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASSESE. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con la legge 27 dicembre 2019, n. 160, è stato previsto per gli impianti di produzione di energia elettrica esistenti alimentati a biogas, realizzati da imprenditori agricoli singoli o associati, anche in forma consortile, entrati in esercizio entro il 31 dicembre 2007 e che non godano di altri incentivi pubblici sulla produzione di energia, il diritto di fruire di un incentivo sull'energia elettrica prodotta per un periodo di quindici anni;

   la suddetta norma lega il nuovo sistema di supporto all'obbligo di ulteriori investimenti da parte delle aziende agricole, specificando, in particolare, l'obbligo di riconvertire la loro produzione giornaliera secondo un regime programmabile e di utilizzo di almeno il 40 per cento in peso di effluenti zootecnici;

   il comma 525 dell'articolo 1 della legge in parola demanda la disciplina delle modalità e delle condizioni di accesso ai nuovi incentivi ad un decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, da emanarsi entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge n. 160 del 2019;

   tale decreto interministeriale permetterebbe di dare continuità agli impianti biogas che sono arrivati o stanno per arrivare a fine del periodo di incentivazione e che non possono riconvertire la propria produzione a biometano, fornendo energia elettrica rinnovabile flessibile e programmabile a servizio del sistema elettrico e delle altre fonti rinnovabili;

   ad oggi alcuni degli impianti biogas entrati in esercizio prima del 2007 hanno già terminato il periodo di incentivazione e rischiano di interrompere la produzione di energia rinnovabile e dismettere le infrastrutture esistenti con gravi ripercussioni sia sotto il profilo energetico che ambientale;

   la crisi globale dovuta alla pandemia ha prodotto un aumento esponenziale dei prezzi dell'energia, mettendo in luce tutte le fragilità dell'Italia, dipendente dalle importazioni di gas, con un impatto molto negativo sul sistema produttivo e sulle famiglie;

   il drammatico conflitto bellico in Ucraina ha ulteriormente aggravato la complessa situazione descritta, rendendo quanto mai urgente un'accelerazione della transizione energetica che, in coerenza con gli obiettivi del Green Deal fissati a livello unionale, potenzi la capacità delle energie rinnovabili per ridurre la dipendenza del nostro Paese dal gas di importazione dalla Russia;

   biogas e biometano sono uno degli assi portanti delle agroenergie e possono svolgere un ruolo significativo per fare fronte alla crisi energetica imposta dalla congiuntura internazionale; a tal riguardo, si evidenzia che gli impianti agricoli esistenti nel nostro Paese potrebbero garantire un incremento di produzione di 600 milioni di metri cubi di biogas da destinare al mercato elettrico, pari a circa il 15 per cento dell'attuale produzione; per quanto riguarda lo sviluppo del biometano agricolo, applicando le misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, se ne potrebbero produrre oltre 4 miliardi di metri cubi al 2026 (pari a circa il 30 per cento dell'obiettivo del nostro Governo di sostituzione delle forniture di gas naturale importato dalla Russia) e circa 6,5 miliardi di standard metri cubi, l'equivalente del consumo annuale di 4 milioni e mezzo di famiglie italiane –:

   quale sia la tempistica relativa all'adozione del decreto interministeriale richiamato in premessa.
(4-11634)


   AZZOLINA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   è attualmente in fase valutazione di impatto ambientale (Via) presso la provincia di Biella il «Progetto di impianto per la produzione di energia elettrica e termica mediante combustione di rifiuti speciali non pericolosi in Comune di Cavaglià (BI) ed opere in Comune di Santhià (VC)» presentato dalla «A2A Ambiente» S.p.A. È stata, al momento, espletata la fase della inchiesta pubblica per l'esame delle osservazioni presentate dal pubblico e da pochi giorni il responsabile del procedimento ha presentato varie richieste di chiarimenti ed integrazioni all'impresa;

   la proposta impiantistica interessa due flussi e due tipologie di rifiuti speciali:

    i rifiuti speciali propriamente detti (di origine industriale, terziaria, commerciale);

    i rifiuti speciali che derivano dal trattamento di rifiuti urbani (sovvalli prodotti dagli impianti di bioessiccazione o TMB CER 19.12.12) e fanghi provenienti da scarichi civili (codice EER 190805) o dal trattamento Forsu previa essiccazione;

   le disposizioni regionali in tema di rifiuti urbani dispongono la preliminare pianificazione, previa valutazione ambientale strategica (Vas), per la scelta del numero, capacità e localizzazione degli impianti di trattamento. Tale pianificazione è indispensabile per ottimizzare il trattamento e il conferimento finale dei rifiuti, in osservanza al principio di prossimità ed autosufficienza. A tal fine la regione Piemonte, con nota acquisita dall'autorità procedente al prot. n. 001828 in ingresso del 1° febbraio 2022, ha specificato che «la valutazione sulla coerenza rispetto alla pianificazione dovrà tener conto non solo della pianificazione in materia di rifiuti speciali, ma anche di quella parte di pianificazione relativa ai rifiuti urbani derivanti dal trattamento dei rifiuti indifferenziati»;

   con medesima nota all'interno del procedimento Via citato, la Regione ha reso noto che «Sulla base di queste prime indicazioni la Regione Piemonte prevede la priorità di avvio a operazioni di recupero di materia – in relazione alle priorità nella gestione dei rifiuti di cui all'articolo 179 del decreto legislativo n. 152/2006 (criteri di priorità nella gestione dei rifiuti) – preferenzialmente tramite compostaggio, per i fanghi che a seguito di caratterizzazione analitica dimostrino di essere idonei al recupero in agricoltura, secondo i parametri ed i limiti contenuti sostanzialmente all'interno del decreto legislativo n. 99 del 1992»;

   la regione, evidenziando come «l'impianto di cui trattasi, nei confronti della frazione di rifiuti urbani o derivanti dal loro trattamento non può configurarsi come una anticipazione di scelte strategiche da effettuarsi da parte del sistema pubblico secondo un percorso lineare, oggettivo e trasparente», appare opportuno sottoporre tale problematica al Ministero della transizione ecologica, affinché possa evitare distorsioni dei princìpi nella gestione dei rifiuti urbani ed attuare la vigilanza di propria competenza ai sensi dell'articolo 206-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   è necessario, ad avviso dell'interrogante, che la regione Piemonte assoggetti gli impianti per la termovalorizzazione di rifiuti speciali, la cui origine prevalente è dal ciclo dei rifiuti urbani, ai criteri localizzativi e dimensionali della pianificazione regionale dei rifiuti urbani e contestualmente disponga una sospensione della procedura di Via per l'impianto di cui sopra al fine di concludere l'aggiornamento, previa Vas, di tale pianificazione –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di assicurarsi che non vi sia, in termini generali, l'elusione dei princìpi nella gestione dei rifiuti urbani definiti nel decreto legislativo n. 152 del 2006 a recepimento degli indirizzi dell'Unione europea.
(4-11643)


   ADELIZZI, DEL SESTO, VILLANI, GRIMALDI e NAPPI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della difesa, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   tra maggio e luglio del 2020 circa 7.900 tonnellate di rifiuti, contenuti in 282 container, sono partiti dal porto di Salerno per approdare in Tunisia;

   la notizia dei rifiuti campani, fermi sulla banchina del porto di Sousse, ha creato un grave scandalo politico in Tunisia e ha portato prima alle dimissioni e poi all'arresto dell'ex Ministro dell'ambiente del Governo tunisino, nonché all'arresto di diversi funzionari tunisini;

   come riportato da vari organi di stampa, il 29 dicembre 2021 nelle campagne di Sousse 70 dei 282 container di rifiuti sono finiti bruciati in un incendio scoppiato presso il deposito dove erano stati scaricati;

   in data 8 gennaio 2022, tramite una nota stampa, l'ambasciata tunisina ha annunciato ufficialmente il raggiungimento di un accordo che prevedeva l'impegno della regione Campania a farsi carico, a breve, del trasferimento in Campania dei container di rifiuti stoccati nel porto di Sousse da circa un anno e mezzo;

   il suddetto accordo è stato siglato, nei giorni immediatamente precedenti la data dell'annuncio, durante un incontro avvenuto a Napoli tra il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca e l'ambasciatore di Tunisia in Italia Moez Sinaoui;

   il 25 febbraio 2022, nel porto di Salerno, sono terminate le operazioni di sbarco di 213 container di rifiuti provenienti dalla Tunisia;

   i container, sequestrati dal N.o.e. dei Carabinieri e, ad oggi, sotto il controllo delle autorità, sarebbero dovuti essere 212 e invece ne sono giunti 213;

   il container in esubero, rispetto ai 212 appartenenti alla spedizione originale, conterrebbe «materiale bruciato» sprovvisto di qualsivoglia analisi;

   i sigilli risulterebbero manomessi e i container sarebbero stati aperti in Tunisia e poi richiusi con conseguente apposizione di nuovi sigilli. Tutto ciò costituirebbe una violazione della convenzione di Basilea, in quanto si sarebbe potuto disporre il rientro dei container senza ulteriori chiarimenti soltanto se i sigilli fossero stati gli stessi di quelli dell'invio;

   nei prossimi giorni, su disposizione dell'amministrazione della regione Campania, i suddetti container, contenenti rifiuti di dubbia provenienza, sui quali al momento non risultano ancora essere state effettuate le necessarie operazioni di caratterizzazione, dovrebbero essere trasferiti e stoccati nell'area militare di Persano, che ricade nel comune di Serre e nel cuore della Piana del Sele;

   l'area militare di Persano è collocata a ridosso dell'Oasi del Wwf la quale si estende su circa 110 ettari di suolo ed è una zona umida di importanza internazionale, per questo riconosciuta dalla Convenzione di Ramsar;

   i sindaci della Piana del Sele hanno avviato una serie di iniziative, tra cui diverse manifestazioni pacifiche alle quali hanno partecipato centinaia di cittadini, per opporsi a questa decisione che percepiscono come l'ennesimo atto che si consuma ai danni di un territorio già mortificato duramente dalle numerose emergenze campane in tema di rifiuti;

   la Piana del Sele è una pianura che ha, negli intenti e nelle vocazioni, l'obiettivo di sviluppare un turismo ecosostenibile e incrementare colture con tecniche agricole che esaltino i pregi biologici del territorio senza alterare l'ecosistema;

   con il protocollo d'intesa del 2007, sottoscritto dal Commissariato di Governo per l'emergenza rifiuti, dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dalla regione Campania, dalla provincia di Salerno e dal comune di Serre, si stabiliva che mai più si sarebbero portati rifiuti, oppure allestiti siti di stoccaggio o altre attività similari, nel comune di Serre –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano porre in essere in relazione alle ragioni e alla compatibilità delle decisioni assunte dalla regione Campania anche con il quadro normativo comunitario;

   se non ritengano di valutare se sussistano i presupposti per intervenire, per quanto di competenza, in ordine alla scelta della regione Campania di stoccare nel comune di Serre, ovvero all'interno dell'area militare di Persano, i container contenenti circa 6.000 tonnellate di rifiuti.
(4-11645)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Manzo e altri n. 4-11600, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 marzo 2022, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Iorio, Grippa.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Cancelleri n. 5-07730, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 marzo 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Martinciglio.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Fiorini n. 1-00598, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 652 dell'8 marzo 2022.

   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia è il primo Paese dell'Unione europea per occupazione dei settori del tessile, abbigliamento e pelletteria;

    la moda si costituisce, certamente, quale uno dei comparti produttivi più iconici del made in Italy nel mondo; nonostante ciò, è uno dei settori che ha maggiormente subìto gli effetti della recessione e della crisi pandemica;

    la filiera tessile-abbigliamento rappresenta un settore produttivo in grado di generare un fatturato, nell'anno 2019, di 98 miliardi di euro, con un saldo commerciale fortemente attivo (32 miliardi di euro il consuntivo 2019). Prima della pandemia ben 68 miliardi di euro erano generati dall'export, confermando il respiro internazionale del settore e la capacità di soddisfare tanto la domanda dei mercati tradizionali europei e nord americani, quanto quella delle nuove realtà dell'Estremo Oriente;

    il sistema della moda occupa quasi 500 mila addetti (12,5 per cento dell'occupazione del comparto) di cui circa 312 mila (66,6 per cento) impiegati in circa 55 mila micro-piccole imprese del tessile, abbigliamento e pelle (Mpi): il nostro, infatti, è il primo Paese europeo per numero di occupati nelle Mpi del settore. Nel sistema moda operano, altresì, 36 mila imprese artigiane che danno lavoro a 158 mila addetti, un terzo (34,8 per cento) dell'occupazione del settore;

    nelle sole sei regioni che trainano il settore (Toscana, Marche, Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte) sono occupate 252 mila persone nelle micro e piccole imprese, valore che supera del 28,4 per cento l'occupazione delle omologhe imprese di Spagna, Germania e Francia messe insieme; come emerge dai dati sopracitati, il settore della moda si caratterizza nel nostro Paese per essere ad elevata vocazione artigiana;

    pur sapendo che è necessaria la crescita dimensionale, la ridotta dimensione media delle aziende rispetto a quella degli altri Paesi dell'Unione europea è bilanciata da una forte interrelazione che comporta una elevata capacità di innovazione e consente una maggiore flessibilità e un elevato grado di specializzazione, garantendo una forte competitività della filiera. Questa caratteristica è confermata dalle performance dell'export del settore e dal ruolo di grande rilievo della filiera nazionale nel mercato europeo della moda di qualità;

    i fatturati richiamati, sono generati da quasi 65 mila aziende capaci di occupare circa 575 mila persone. Inoltre, il comparto moda si dimostra un grande volano del made in Italy nel mondo con una propensione all'export del 69,4 per cento. La filiera della moda si completa con la distribuzione commerciale che conta, al 31 dicembre 2021, 108.666 imprese attive e 82.878 unità locali per complessivi 191.544 punti vendita che occupano complessivamente 278.964 addetti;

    le esportazioni di questo settore sono cresciute notevolmente dai 20 miliardi di euro degli anni Novanta ai 68 del 2019 e nell'arco degli anni 2012-2019 l'industria della moda italiana nel suo complesso è cresciuta più del prodotto interno lordo, raggiungendo circa il 2 per cento del prodotto interno lordo stesso;

    aver mantenuto all'interno dei confini gran parte del processo produttivo e delle competenze di qualità ha garantito al sistema moda italiano un vantaggio competitivo indiscutibile che si registra anche in termini di capacità innovativa;

    si tratta di un settore economico, produttivo e commerciale estremamente trainante per l'economia italiana, che necessita di azioni concrete e di una strategia di sviluppo a medio-lungo termine, anche a seguito del contraccolpo subìto dal COVID-19;

    la moda italiana, se si considerano i tredici mesi della pandemia, da marzo 2020 a marzo 2021, ha subìto una perdita di fatturato rispetto ai 13 mesi precedenti di circa 20,6 miliardi di euro. Sul fronte della domanda interna, nel 2020 i consumi delle famiglie per vestiario e calzature hanno subìto una contrazione di 12,6 miliardi di euro, con un calo del 19,7 per cento. Sui mercati esteri, le esportazioni della moda nel 2020 diminuirono di 11,2 miliardi di euro, pari ad una caduta del 19,5 per cento, intensità quasi doppia rispetto alla media della manifattura (-10 per cento);

    il periodo di lockdown ha determinato il blocco di tutte le attività commerciali dei negozi di abbigliamento e accessori attivi in Italia (circa 130 mila con 300 mila addetti), dei quali circa 85 mila relativi al settore abbigliamento e circa 45 mila agli accessori. Solo una piccola parte del comparto, grazie allo smart working e all'intensificazione della vendita tramite piattaforme digitali, e-commerce o soluzioni, quali il Click&Collect e ship-from-store, ha potuto dare continuità al business. Proprio l'e-commerce, infatti, è stato uno dei principali fattori di resilienza del settore durante il lockdown, garantendo la sussistenza di un giro d'affari minimo per le imprese attive nelle vendite online (l'11,6 per cento del totale). La migrazione verso soluzioni digital o full digital deve costituire una opportunità per l'occupazione nel settore: l'attuazione diffusa della dematerializzazione dell'attività di vendita, infatti, comporta un cambiamento dell'assetto organizzativo delle imprese, nelle competenze future-proof del settore e, di conseguenza, nei profili professionali: si tratta quindi di favorire l'aggiornamento dei lavoratori, soprattutto quelli addetti alle vendite al dettaglio. In tale ambito i negozi fisici, così come le fiere, continueranno a essere luoghi dove il cliente può sentirsi accolto, seguìto e guidato nel percorso di scelta all'acquisto, dimostrandosi sempre un'occasione per enfatizzare e promuovere la qualità e l'artigianato dei nostri prodotti e del made in Italy;

    il comparto della moda nazionale si risolleva nella prima metà del 2021. Dopo lo stop determinato dalla seconda ondata di contagi da COVID-19, l'industria ha assistito a una decisa crescita del fatturato. I primi tre mesi del 2021 si sono chiusi in linea con il 2020 (-0,3 per cento), ma nel secondo trimestre è stato possibile registrare un forte rimbalzo del 63,9 per cento. Anche i consumi di abbigliamento e calzature sul mercato interno hanno registrato una variazione tendenziale positiva in quantità del 14,7 per cento, anche se si è ancora lontani dai livelli pre-COVID;

    si tratta di un risultato non scontato e che è stato possibile raggiungere grazie all'impegno e costanza degli operatori del settore. La ripresa a partire da gennaio 2021 del settore del tessile-abbigliamento, pelletteria e calzature, si è concretizzata con continuità sulla scorta della concretezza e capacità dell'artigianato italiano che ha saputo donare nuova linfa e ulteriore spinta al comparto. Artigiani e Pmi hanno saputo sapientemente sfruttare gli incentivi riconosciuti dal Governo e le riaperture. Stando ai dati divulgati da Cnmi-Camera nazionale della moda italiana, il rimbalzo del secondo trimestre 2021 ha portato l'aumento complessivo semestrale al 24 per cento, recuperando buona parte della caduta del 2020; ciononostante, il fatturato rimane ancora del 15 per cento inferiore al secondo trimestre 2019. Nonostante la buona crescita registrata, non è da sé sufficiente a riportare il giro d'affari della moda made in Italy ai livelli pre-COVID;

    i dati del 2021, seppur incoraggianti, devono essere necessariamente comparati al precedente periodo 2020 ove a causa della crisi sia registrata una fase di recessione e stagnazione. Certamente, però, i dati dimostrano con grande chiarezza la qualità e la concretezza del made in Italy e dell'artigianato del settore moda, che ha saputo mantenersi produttivo e competitivo nel mondo, nonostante le forti difficoltà. Non si può permettere che questo sforzo produttivo, commerciale ed economico venga disperso, anche in considerazione dei posti di lavoro e dell'indotto che ruotano attorno al settore;

    il comparto della moda nazionale ha dimostrato una generale e significativa resilienza nel contesto emergenziale pandemico e questo grazie in gran parte all'organizzazione produttiva (grandi realtà imprenditoriali che convivono con e fioriscono grazie alla presenza di micro e piccole imprese localizzate in distretti o territori altamente specializzati, dove l'artigianalità ha saputo mantenersi e rinnovarsi con l'avanzare del tempo, delle tecnologie e dei gusti e delle scelte dei consumatori) e in parte all'elevata qualità dei prodotti, che genera un alto valore di vendite estere;

    purtroppo, l'inizio della stagione di vendita della moda di autunno-inverno 2022/23 si è caratterizzata per la cancellazione di eventi e slittamento delle date. Questo ha fatto sì che l'inizio dell'anno abbia registrato dati peggiori di quelli stimati; si è registrato un inizio anno in controtendenza rispetto alle stime effettuate;

    oltre allo spunto meramente economico-aziendale, è necessario calare il settore della moda all'interno dello scenario politico e storico in cui ci si trova ad operare. Ormai l'industria è proiettata alla transizione ecologica ponendo le condotte di tutela ambientale al centro delle proprie scelte; in tale quadro, le imprese sono chiamate ad uno sforzo ulteriore che consenta di coniugare innovazione, sviluppo, produzione e sostenibilità ambientale;

    le diverse stime sulle emissioni globali di gas serra del settore moda variano dal 3 al 10 per cento, considerato l'elevato impiego di energia e l'utilizzo di una vasta quantità di acqua sia per la coltivazione di cotone e altre fibre tessili sia nella fase di produzione. L'industria dell'abbigliamento sarebbe responsabile del 6,7 per cento delle emissioni globali, circa 3,3 miliardi di tonnellate di CO2eq, mentre quello dell'industria calzaturiera per l'1,4 per cento pari a 700 milioni di tonnellate di gas climalteranti. Il 70 per cento delle emissioni proviene da attività di produzione e lavorazione della materia prima (tintura e finissaggio, preparazione del filato e produzione di fibre sono le fasi a più alta intensità di carbonio). Il maggior impatto ambientale è riconducibile al crescente utilizzo di fibre a base di combustibili fossili (il 64 per cento dei tessuti prodotti è realizzato in materiali sintetici, compresi poliestere, nylon, acrilico e poliammide), ma anche alle abitudini di consumo e alla catena di approvvigionamento;

    nell'ambito del Piano italiano di ripresa e resilienza, una specifica linea di investimento («1.2: Progetti “faro” di economia circolare»), si propone inoltre di potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di gestione contribuendo al raggiungimento del 100 per cento di recupero nel settore tessile tramite «Textile Hubs»;

    il mondo della moda da sempre ha cercato di unire queste due sfere (produzione e sostenibilità), cercando un difficile equilibrio tra i diversi interessi. L'industria italiana della moda sta facendo fronte, con convinzione, anche alla sfida della transizione energetica, attuando le buone pratiche per una moda circolare che guardi a una produzione e un consumo sostenibili, in cui i materiali e i prodotti vengano recuperati, riciclati e riutilizzati, riducendo sprechi ed emissioni e preferendo al fast fashion un modello di produzione che conservi qualità e ambiente nel medesimo piano di priorità;

    la sostenibilità è richiesta dai consumatori, in particolare dai più giovani, che ormai la ritengono imprescindibile. Le aziende e i marchi ne chiedono certificazione, tramite etichette intelligenti o tramite l'utilizzo di blockchain. Poiché la moda vive di immagine, oltre che di marketing, un ruolo importante nella comunicazione della sostenibilità lo hanno sfilate e presentazioni: in questo la moda italiana è un passo avanti rispetto agli altri Paesi, grazie a iniziative innovative, che si sono ulteriormente sviluppate nell'anno della pandemia. Analisti e consulenti certificano da tempo l'importanza di investimenti in questo nuovo tipo di Corporate social responsibility (Csr) 4.0, e il settore dell'alta gamma si è già mosso con dichiarazioni d'intenti e iniziative;

    alla luce degli scenari economico - politici che ci preoccupano non è più immaginabile che le imprese operino una transizione ecologica in assenza di un intervento collettivo che fornisca gli adeguati strumenti normativi. Permettere lo sviluppo dell'economia circolare e una produzione «green» del comparto moda, significa investire nel settore e predisporre azioni politiche e legislative adeguate a consentire all'ecosistema tessile di realizzare una realtà ecosostenibile lungo tutte le fasi del processo produttivo. Per il settore sarà dunque di fondamentale importanza affrontare temi, quali digitalizzazione e sostenibilità. In questo senso, allo scopo di favorire l'economia circolare all'interno del sistema della moda, anche le imprese stanno agendo sempre più per limitare il proprio impatto ambientale in fase sia di produzione sia di ricerca e sviluppo, ma anche tramite servizi offerti al consumatore;

    dal 1° gennaio 2022 è entrato in vigore l'obbligo di recuperare e riciclare la frazione tessile dei rifiuti urbani e commerciali. Il rapporto Unicircular sui rifiuti tessili urbani in Italia mostra come il nostro Paese sia sensibilmente più virtuoso in tema di riutilizzo dei rifiuti tessili: il 68 per cento degli abiti viene recuperato e riutilizzato, il 29 per cento viene riciclato e solo il 3 per cento smaltito nella raccolta indifferenziata;

    in quest'ambito, la distribuzione commerciale potrebbe avere un importante ruolo nel recupero di prodotti usati per favorire il loro riciclo o il riuso. In tal senso, sarebbero importanti interventi mirati a concedere vantaggi fiscali, ad esempio, attraverso crediti d'imposta alla distribuzione commerciale che si adopera in tal senso;

    l'innovazione tecnologica avanza prepotentemente nel settore moda e da questo discende direttamente la necessità di procedere con tempestività e determinazione verso l'upskilling e reskilling degli occupati: da subito occorre impostare e rendere operative azioni condivise per sostenere processi di innovazione nel campo della formazione e del trasferimento delle competenze, in favore delle lavoratrici, dei lavoratori e delle imprese del settore della moda, volte a migliorare la capacità produttiva delle aziende;

    un'ulteriore preoccupazione per il futuro del settore tessile, abbigliamento e pelletteria – da tutti riconosciuto come strategico per il made in Italy – discende dall'impatto della mancanza del ricambio generazionale che in questo settore, caratterizzato dal trasferimento delle conoscenze tra il lavoratore più esperto e il giovane neoassunto, può facilitare la dispersione di competenza essenziali lungo tutta la filiera produttiva. È opportuno affrontare le tematiche relative alla creazione di un sistema di istruzione nel campo della moda, valutando il modello francese, organizzato in sistema. Nei prossimi anni andranno in pensione 45-50 mila addetti di alta specializzazione che, ad oggi, si è in grado di sostituire solo con 7-8 mila persone. C'è un problema di formazione di un artigianato di grande qualità, cioè delle professionalità che fanno della moda italiana il prodotto ricercato in tutto il mondo. È opportuno sostenere gli sforzi dei soggetti privati che operano in accordo cogli operatori del settore;

    senza un deciso intervento si rischia di compromettere definitivamente le filiere produttive del tessile abbigliamento, della pelletteria, cuoio, calzature e occhialeria, annullando i risultati positivi del 2021 facendo retrocedere il settore ai numeri del 2020;

    alla luce di quanto evidenziato, è necessario mettere in campo un piano straordinario e strategico di supporto alle imprese sistema moda italiano, complessivamente considerato, che si sviluppi su tre principali direttrici, lo sviluppo della filiera, incentivi alla transizione ecologica e il supporto ai giovani,

impegna il Governo:

1) nell'ambito delle iniziative volte a sostenere e incentivare la crescita delle filiere produttive del tessile, moda, accessori, abbigliamento, pelletteria, cuoio, calzature e occhialeria, dell'attività manifatturiera e della politica industriale:

   a) a proseguire ed accelerare gli incontri del «tavolo della moda» istituito presso il Ministero dello sviluppo economico, anche attraverso il coinvolgimento di tutte le realtà interessate, finalizzato ad affrontare la gestione dell'emergenza e a progettare il futuro del settore nell'ottica di una politica industriale e commerciale che possa garantire il made in Italy e l'eccellenza italiana nel mondo;

   b) a prevedere ulteriori iniziative idonee a garantire una diminuzione del costo energetico mediante defiscalizzazione e/o sostegni economici volti a compensare l'aumento dei costi, anche attraverso la riduzione degli oneri in bolletta;

   c) ad attuare interventi mirati al mantenimento e alla crescita della filiera predisponendo un piano strategico per le imprese culturali e creative, con specifico riguardo alla filiera della moda, che consenta uno slancio sul piano della internazionalizzazione delle piccole e medie imprese del settore, anche attraverso finanziamenti agevolati che favoriscano l'ingresso nelle imprese di competenze nuove e adeguate alle sfide del mercato internazionale, rafforzando le misure del Piano di promozione straordinaria del made in Italy, anche alla luce delle direttrici individuate del Patto per l'export;

   d) ad adottare iniziative per riordinare complessivamente e organicamente le disposizioni relative al Piano di promozione straordinaria del made in Italy, stante il superamento normativo, con decorrenza 1° gennaio 2022, di talune disposizioni dell'articolo 30 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, per effetto delle norme recate dall'articolo 1, comma 50, lettera d), della legge di bilancio per il 2022;

   e) ad adottare iniziative per potenziare le misure a tutela della competitività anche dei marchi storici definendo agevolazioni di natura fiscale e finanziaria per l'acquisizione da parte di imprese nazionali di aziende titolari di marchi storici, a rischio di cessazione attività, al fine di tutelarne la proprietà industriale e intellettuale;

   f) a predisporre iniziative di supporto alle filiere presenti nei distretti della moda, affiancando alla internazionalizzazione attività di promozione del made in Italy e della sua tradizione lungo il territorio nazionale;

   g) a valutare l'opportunità di prevedere l'estensione del regime del Patent box, come modificato dalla legge di bilancio per il 2022, anche ai marchi di impresa che si configurano come brand e come tale sviluppabili;

   h) ad incentivare iniziative volte a favorire il reperimento di materie prime anche al di fuori delle tradizionali linee di approvvigionamento, promuovendo l'accesso delle imprese italiane in nuovi mercati;

   i) a predisporre un framework tecnico-normativo idoneo ad accompagnare le iniziative di reshoring, anche al fine di premiare la scelta degli operatori di puntare su mercati che garantiscono più alti livelli di tutela dei diritti dei lavoratori;

   j) ad adottare iniziative per supportare, attraverso un programma mirato di incentivi di carattere finanziario e fiscale, la creazione di ecosistemi produttivi in cui attivare percorsi di formazione e di affiancamento finalizzati a favorire – anche attraverso il potenziamento della collaborazione tra enti locali, camere di commercio ed associazioni di categoria delle micro-piccole e medie imprese della filiera moda – la nascita di nuove imprese nonché il passaggio dalla micro attività artigianale locale a realtà imprenditoriali di maggiori dimensioni nella prospettiva di una evoluzione di tali ecosistemi in veri e propri distretti produttivi della moda;

2) nell'ambito delle iniziative volte ad incentivare la transizione ecologica, la sostenibilità della filiera, lo sviluppo tecnologico/la digitalizzazione, il commercio e la creatività del settore:

   a) ad adottare iniziative a sostegno delle politiche di transizione ecologica permettendo alle filiere produttive del tessile abbigliamento, pelletteria, cuoio, calzature e occhialeria di attuare una più efficace politica di tutela ambientale, attraverso il sostegno alle imprese verso modelli produttivi sostenibili;

   b) ad adottare iniziative per incentivare investimenti in tecnologie e impianti in grado di recuperare materia dagli scarti della lavorazione tessile, definendo una strategia nazionale che prevenga la produzione di rifiuto tessile e incrementi la raccolta differenziata, anche attraverso la previsione di un marchio di sostenibilità con cui qualificare le imprese che raggiungano determinati target energetici e ambientali, in particolare agevolando le aziende che investono in nuove tecnologie per riutilizzare le fibre naturali o che sostituiscano le fibre sintetiche con altre sostenibili o adottino procedimenti produttivi a basso impatto energetico e ambientale;

   c) a promuovere, compatibilmente con i saldi di finanza pubblica, iniziative volte alla cessione di eccedenze di magazzino della distribuzione commerciale anche attraverso ulteriori sgravi fiscali e crediti d'imposta a imprese che cedono eccedenze di magazzino o raccolgono prodotti usati, contestualmente incentivando l'economia circolare anche per mezzo di contributi e detassazione a favore di quelle imprese che perseguano modelli di circular by design, e potenziando gli investimenti in nuovi concept store sostenibili e in nuovi servizi coerenti con la circular economy;

   d) ad adottare iniziative per introdurre contributi tesi a migliorare la sostenibilità della filiera, l'innovazione creativa e lo sviluppo tecnologico - digitale nel comparto moda, consentendo un ammodernamento degli strumenti e dei macchinari utilizzati, mediante misure agevolative dei crediti per ricerca, sviluppo, innovazione e design efficaci in termini di ricadute per tutta la filiera e ciò anche attraverso il rifinanziamento della misura di cui all'articolo 38-bis del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto Rilancio), compatibilmente con i vincoli europei e con le risorse disponibili;

   e) a sviluppare piani di recupero e riuso delle risorse e dei materiali tessili, prevedendo il supporto di attività e iniziative di riciclo e recupero degli scarti di lavorazione, contestualmente promuovendo campagne di sensibilizzazione rivolte alle aziende dell'intera filiera sulla necessità di investire nella ricerca e nell'innovazione in tessuti e prodotti più sostenibili in tutte le fasi del ciclo produttivo;

   f) ad adottare iniziative per incentivare la crescita e la tutela del tessuto commerciale delle nostre città attraverso modelli di sostenibilità che valorizzino il punto vendita come luogo di interazione ed esperienziale in grado di reggere la concorrenza con l'e-commerce, favorendo e implementando l'e-commerce come strumento di supporto e sostegno alla vendita diretta specialmente sul mercato internazionale;

   g) ad adottare iniziative per prevedere strumenti agevolativi per chi investe in tecnologie innovative e sostenibili al livello sociale ed ambientale per il comparto del tessile, della calzatura, della conceria e della pelletteria, al fine di garantire ulteriormente il processo di tracciabilità, trasparenza e transizione ecologica del comparto;

   h) ad adottare iniziative per inasprire le pene previste in materia di prodotti contraffatti e ad avanzare proposte, nelle sedi europee e internazionali, per una regolamentazione più stringente in materia di traffico di rifiuti tessili, in particolare da e verso i Paesi che hanno normative meno severe in materia di riciclo, e smaltimento dei rifiuti tessili;

   i) a supportare la digitalizzazione del settore, l'adozione di modelli innovativi di presentazione e vendita, lo sviluppo e ottimizzazione digitale della relazione con i clienti finali («Customer Relationship Management» o CRM), il sostegno delle imprese verso modelli produttivi sostenibili e la penetrazione commerciale dei mercati esteri, anche attraverso lo sviluppo della rete distributiva diretta ed il canale e-commerce, integrati tra loro con un approccio omnichannel;

   j) ad adottare iniziative per sviluppare ulteriormente le misure agevolative dei crediti ricerca, sviluppo, innovazione e design, efficaci in termini di ricadute effettive su tutta la filiera produttiva, incentivando l'attività di ricerca e sviluppo e di ideazione estetica e design alla base della competitività del sistema produttivo nazionale e prevedendo un orizzonte temporale a medio-lungo termine e aliquote di agevolazione adeguate agli investimenti del settore;

3) nell'ambito delle iniziative di supporto ai giovani, alla crescita e alla formazione:

   a) a incentivare strumenti di comunicazione rivolti alle giovani generazioni al fine di stimolare l'acquisto di prodotti made in Italy favorendo anche le produzioni attente a sviluppare percorsi di sostenibilità economica, sociale ed ambientale;

   b) ad adottare iniziative per istituire appositi programmi di studio e formazione, valorizzando il know-how delle imprese e degli enti del comparto all'interno di tali programmi, favorendo la partecipazione delle imprese del settore in sinergia con proposte formative già sviluppate dagli Its e dagli istituti di formazione tecnica superiore, sostenendo la proficua collaborazione tra le università e la filiera dell'artigianato della moda, predisponendo misure che agevolino l'inserimento nel settore di nuova tecnologia e strumenti digitali, accompagnando tale inserimento con percorsi formativi specifici per il comparto (tecnologie 4.0 e sostenibilità), garantendo un potenziamento della formazione tecnico - pratica ed allineando l'insegnamento alle necessità delle imprese del settore manufatturiero del tessile, moda e accessorio, rafforzando la partecipazione e la sinergia delle imprese del settore alla formazione delle nuove proposte formative che gli Its dovranno sviluppare in seguito sia alla riforma della disciplina del settore, in via di approvazione, sia in seguito al rilevante finanziamento che lo riguarda previsto nel Pnrr e rafforzando la sinergia con gli istituti di formazione tecnica superiore, tenuto conto che in entrambi gli ambiti formativi sarà necessario ridefinire i percorsi formativi in coerenza con la rilevanza che la digitalizzazione e la sostenibilità ambientale hanno assunto per il settore;

   c) a promuovere anche misure integrative che possano finanziare il soggiorno all'estero di giovani laureati per realizzare progetti di penetrazione commerciale sui mercati a favore di imprese artigiane e piccole e medie imprese;

   d) ad adottare iniziative per prevedere misure agevolative, anche con riferimento all'abbattimento degli oneri contributivi e alla formazione nelle tecnologie innovative, in favore dei giovani tra i 18 e i 35 anni che vogliano avviare in forma autonoma attività artigianali connesse al settore;

   e) ad adottare iniziative per favorire la creazione di scuole di moda o la creazione di corsi di apprendistato delle competenze artigianali del settore moda, favorendo, mediante il sostegno pubblico, l'accesso gratuito ai giovani talenti.
(1-00598) (Nuova formulazione) «Fiorini, Orrico, Benamati, Perego Di Cremnago, Mor, Binelli, Federico, Zardini, Squeri, Moretto, Andreuzza, Perconti, Bonomo, Porchietto, Fregolent, Carrara, Sut, D'Elia, Marrocco, Annibali, Colla, Carbonaro, Gavino Manca, D'Attis, Bendinelli, Galli, Alemanno, Nardi, D'Alessandro, Micheli, Carabetta, Soverini, Librandi, Pettazzi, Chiazzese, De Luca, Nobili, Piastra, Fraccaro, Fiano, Noja, Saltamartini, Giarrizzo, Lotti, Ungaro, Masi, Ciampi, Paita, Palmisano, Berlinghieri, Daga, Deiana, D'Ippolito, Di Lauro, Maraia, Micillo, Terzoni, Traversi, Varrica, Zolezzi, Papiro».

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   mozione Moretto n. 1-00599 dell'8 marzo 2022;

   mozione Orrico n. 1-00600 dell'8 marzo 2022;

   mozione Perego di Cremnago n. 1-00603 dell'8 marzo 2022;

   mozione Benamati n. 1-00604 del 9 marzo 2022.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Zanettin n. 3-02734 del 4 febbraio 2022.