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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 16 marzo 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la guerra che la Russia ha ingiustificatamente avviato contro l'Ucraina, dura oramai da tre settimane, con l'imminente rischio che il conflitto armato possa espandersi ad altri Paesi dell'Unione europea che decidessero di scendere in campo fattivamente a difesa del popolo ucraino;

    l'Italia deve sostenere con forza il popolo ucraino, rifiutando la guerra, pur attivando ogni possibile forma di mediazione tra i due Paesi in guerra al fine di evitare la prosecuzione delle operazioni belliche da parte della Russia;

    la situazione internazionale generata dal conflitto armato in essere sta progressivamente dispiegando i suoi drammatici effetti sull'economia dei Paesi europei, soprattutto per quei Paesi che non sono energeticamente autosufficienti come l'Italia, ma che dipendono in larga parte dalle importazioni di gas e combustibili fossili da Paesi extra europei ed anche dalla Russia;

    gli effetti economici della guerra in atto si sono immediatamente tradotti in Italia in una crisi energetica che ha portato i prezzi al consumo ad aumentare oltre ogni limite, con immediati danni per le famiglie e le imprese;

    il repentino aumento dei prezzi dei prodotti energetici appare oggetto di inevitabili e spregevoli manovre speculative, come peraltro denunciato dal Ministro della transizione energetica, che potrebbero costituire elemento di reato ai sensi dell'articolo 501 del codice penale e 501-bis del codice penale, in quanto i prodotti energetici sono assimilabili a beni primari;

    il prezzo dei prodotti energetici, come noto, è composto, semplificando, da tre elementi principali:

     1) dal prezzo del prodotto immesso in consumo che, come noto, comprende l'intera filiera dalla produzione alla distribuzione (il prezzo, quindi, comprende sia il costo industriale del prodotto, che i margini del produttore e del distributore, e, a sua volta, il prezzo è condizionato non già dal costo del greggio al barile, ma dagli indici di mercato dei prodotti raffinati scambiati sul mercato internazionale e rilevati quotidianamente dal Platts, agenzia privata con sede a Londra i cui indici andrebbero verificati da un organismo nazionale di controllo ovvero da una struttura ad hoc facente capo alla Commissione europea, che ha come parametro di riferimento per il 90 per cento delle prime 250 compagnie energetiche dal mondo e per il 100 per cento dei primi 50 operatori elettrici e del gas;

     2) dalla quota di accise che, come noto, sono oramai determinate in misura fissa per 1000 litri e afferiscono in un unico conto accise all'erario senza distinzione alcuna rispetto alla normativa che le ha introdotte, già dal 1995 con il Testo unico delle accise, approvato con il decreto legislativo n. 504 del 1995;

     3) dalla quota di Iva al 22 per cento che si calcola sia sulla quota imponibile del prezzo del prodotto, che sulla quota di accisa come, purtroppo, prevede la direttiva europea 2006/112/CE che è stata recepita senza modifiche sul punto;

    appare inutile elencare gli aumenti dei prodotti energetici o del solo carburante per autotrazione che, secondo gli esperti, è destinato ad arrivare alla cifra monster di ben 4 euro al litro per la benzina verde;

    tuttavia giova segnalare come lunedì 7 marzo 2022 il Ministero della transizione ecologica – che rileva settimanalmente il prezzo medio dei carburanti, riportava un prezzo finito di 1,95 euro/litro per la benzina verde, che come si sa, oggi, ha superato i 2,30 euro/litro, e indicava per la benzina una accisa pari a 72,8 centesimi con l'Iva a 35,2 centesimi per litro, e per il diesel, 61,7 di accisa e 32,9 di Iva al 22 per cento al litro;

    il repentino aumento dei costi dei prodotti energetici rappresenta un danno enorme per il nostro sistema economico, non solo perché colpisce direttamente i cittadini, le famiglie e le imprese che vedono aumentare i costi delle bollette energetiche per illuminazione o riscaldamento, per i processi produttivi o per garantirsi il diritto alla mobilità personale o ancora per assicurare la logistica delle merci al Paese, ma incide pesantemente anche su quei casi particolari per i quali le fonti energetiche sono un diritto alla vita, si pensi solo ad esempio alle persone con disabilità grave non ospedalizzate che dipendono da macchinari costantemente accesi per vivere o respirare o più semplicemente alle persone con disabilità motorie che hanno nella loro autovettura o nella loro sedia a ruote motorizzata la sola possibilità di una mobilità autonoma e per le quali il costo energetico è divenuto un fattore insostenibile;

    l'aumento del prezzo dei prodotti energetici all'utenza finale, sul quale è determinata l'accisa in misura fissa salvo deroghe per taluni soggetti per i quali l'accisa è in misura ridotta, tuttavia, sta generando per l'erario un extragettito a titolo di maggiore Iva non indifferente, che ben potrebbe essere ridotto o, per contro, utilizzato per compensare i picchi di aumento del prezzo finale dei carburanti, dell'energia elettrica e del gas applicando una aliquota Iva, mobile e determinata sulla base dell'aumento del prezzo in modo che la sua variazione sterilizzi l'aumento stesso;

    allo stesso modo, per compensare gli aumenti del prezzo dei prodotti energetici occorre incidere sulle accise riducendole, anche temporaneamente, al minimo consentito dalla normativa europea, come peraltro definito nella mozione 1-00513 approvata dalla Camera con il parere favorevole del Governo ed in particolare dell'impegno 4) volto ad adottare iniziative progressive di contenimento del costo finale dei prodotti energetici riducendo il peso fiscale delle accise e dell'Iva all'aliquota più bassa oggi consentita dalla normativa europea;

    per quanto temporaneamente, la riduzione delle accise e dell'Iva appare sostenibile in quanto i vantaggi sarebbero molto superiori agli svantaggi: per vantaggio deve intendersi la sopravvivenza economica e produttiva del nostro Paese;

    con la speculazione in atto – con riferimento alla quale, peraltro, è auspicabile non solo un intervento immediato della Guardia di finanza con ispezioni a tappeto, ma anche l'installazione obbligatoria di contatori quali-quantitativi a monte e a valle dei depositi fiscali dei carburanti o più in generale dei prodotti sottoposti ad accisa – l'aumento del costo energetico del Paese in generale, ma anche del costo per le imprese e le famiglie, farebbe sparire talmente tante di quelle imprese, con il conseguente licenziamento o la cassa integrazione di un numero estremamente importante di forza lavoro i cui costi sociali sarebbero enormi ed inconciliabili con la faticosa ripresa in corso grazie anche al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

    con la riduzione delle accise e dell'Iva sui prodotti energetici, i mancati introiti dalle imposte e dalla tassazione indiretta verrebbero ampiamente coperti dal mantenimento della tassazione delle imprese che verrebbero salvate dalla chiusura e dal mancato esborso assistenziale per i lavoratori lasciati a casa e, conseguentemente, dal mantenimento del Pil ai livelli attuali;

    abbassare il costo dei prodotti energetici, agendo sulla leva fiscale, ed in particolare del prezzo dei carburanti all'utenza finale, appare una priorità e significa mantenere stabili i prezzi dei prodotti all'ingrosso e al dettaglio, impedendo così all'inflazione una impennata anch'essa inconciliabile con la crescita attuale;

    la speculazione, denunciata dal Ministro della transizione ecologica, di qualunque natura essa sia, si esaurirebbe rapidamente ed una misura temporanea come quella proposta, la cui riproposizione e proroga temporanea sarebbe figlia della situazione internazionale, unitamente alla rapida transizione ecologica che aumenti sempre di più l'utilizzo di rinnovabili, potrebbe essere successivamente sostituita dal Governo una più organica riforma che preveda l'azzeramento delle accise sui prodotti energetici fully-green, incentivando anche la produzione individuale, prevedendo ad esempio l'obbligo – anche attraverso una poderosa incentivazione e semplificazione attuativa – per tutte le abitazioni dell'installazione di sistemi che puntino all'abbattimento della richiesta energetica;

    nelle more dell'adozione di misure atte a ridurre sensibilmente il costo dei prodotti energetici, appare necessario non solo spegnere le lampadine in eccesso nei «palazzi pubblici», garantendo tuttavia la sicurezza dell'utenza, o nelle strade, ma sempre assicurando la sicurezza dei cittadini, ma occorre anche agire rapidamente per favorire il risparmio energetico, soprattutto dei carburanti che devono essere destinati, in caso di riduzione delle scorte, ad assicurare il mantenimento dei normali livelli di erogazione dei servizi essenziali di pubblica utilità, anche attraverso un massiccio utilizzo del lavoro da remoto di tutti i dipendenti pubblici e privati che possono utilizzare tale modalità lavorativa e che non hanno contatto diretto con l'utenza degli uffici, almeno per quattro giorni a settimana,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza volte ad applicare le seguenti misure per un periodo di tre mesi, rinnovabile per successivi periodi di tre mesi in tre mesi, in relazione all'andamento della crisi internazionale determinata dalla guerra della Russia contro l'Ucraina e, comunque, sino alla sua conclusione, e, in ogni caso, sino al completo recupero della stabilità internazionale dei prezzi sul mercato dei prodotti energetici ai livelli pre-conflitto, scongiurando così forme speculative in atto nel nostro Paese sui prezzi dei prodotti energetici ed in particolare sul costo dei carburanti per autotrazione:

   a) destinare le risorse rivenienti dall'extra gettito, realizzato grazie all'aumento dei prezzi dei prodotti energetici registrati nelle ultime settimane, integralmente alla copertura degli oneri per l'adozione di misure immediate per il contenimento dei costi del prezzo dei medesimi prodotti in favore di famiglie e imprese, e a interventi di efficientamento delle reti di distribuzione;

   b) ridurre al 4 per cento l'imposta sul valore aggiunto per i prodotti energetici ed eliminarla per quelli ottenuti da fonti rinnovabili, per l'energia elettrica e per il gas destinati agli usi domestico ed industriale, per i prodotti energetici a basso impatto ambientale come benzina verde e Gpl destinati alla mobilità personale e per quelli destinati al trasporto delle merci, al fine di favorire il contenimento complessivo dei prezzi delle bollette energetiche per le famiglie e per le imprese e salvaguardare la sostenibilità del sistema economico, produttivo ed occupazionale del Paese;

   c) dare attuazione al complesso degli impegni di cui alla mozione 1-00513 approvata dalla Camera con il parere favorevole del Governo, e, in particolare, dell'impegno 4), volto ad adottare iniziative progressive di contenimento del costo finale dei prodotti energetici, riducendo il peso fiscale delle accise e dell'Iva all'aliquota più bassa oggi consentita dalla normativa europea, e, nelle more, al fine di sterilizzare i recenti aumenti del costo dei carburanti e dei prodotti energetici in generale, riconducendoli ai livelli pre-guerra tra Russia e Ucraina, a ridurre l'accisa sui prodotti energetici di una percentuale non inferiore al 40 per cento dell'importo applicato;

   d) introdurre, ai fini di una massima trasparenza anche per il settore della distribuzione dei carburanti, «lo scontrino parlante» in modo che l'utenza finale abbia contezza delle componenti del prezzo pagato a titolo di prodotto, accisa e Iva, sia in percentuale che in valore assoluto, anche al fine attivare un efficace sistema di controlli per verificare se siano trasferiti all'utenza finale importi e componenti del prezzo sottoposti a divieto di traslazione;

   e) prevedere che sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze sia resa pubblica, nel dettaglio, la destinazione di spesa degli introiti erariali a titolo di accisa e Iva derivanti dalla commercializzazione dei prodotti energetici e, ove detto gettito non sia annualmente utilizzato, ad adottare iniziative per destinare la quota residua disponibile al sostegno ed alla promozione dell'adozione di sistemi, anche domestici, atti alla produzione di energia da fonti rinnovabili, ovvero per destinare almeno il 50 per cento degli introiti per sostenere i consumi energetici domestici delle famiglie con persone con disabilità grave, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992 e che necessitino di un utilizzo continuativo di apparecchiature salvavita;

   f) attivare, per quanto di competenza, la Guardia di finanza in relazione alle possibili speculazioni sul prezzo all'utenza finale nel settore della distribuzione dei carburanti, come denunciato dal Ministro della transizione ecologica, anche mediante l'effettuazione di verifiche e controlli sugli operatori del settore;

   g) ai fini di contrastare possibili frodi nel settore dei carburanti e degli oli minerali sottoposti ad accisa, prevedere l'adozione obbligatoria, a monte e a valle dei depositi fiscali, di contatori quali-quantitativi in parallelo con il sistema Infoil;

   h) effettuare una puntuale ricognizione dei modelli contrattuali in essere tra operatori del settore della distribuzione dei carburanti, anche al fine di garantire, per quanto di competenza, la concorrenza e prevenire il formarsi di posizioni dominanti o di cartello sui prezzi al consumo mediante l'attuazione di pratiche commerciali scorrette;

   i) al fine di favorire il risparmio energetico, soprattutto di carburanti per autotrazione, che in caso di riduzione delle scorte devono essere destinati ad assicurare il mantenimento dei normali livelli di erogazione dei servizi essenziali di pubblica utilità, incentivare il ricorso al lavoro da remoto per tutti i dipendenti pubblici e privati che possono operare in tale modalità lavorativa e che non abbiano contatto diretto con l'utenza degli uffici, almeno per quattro giorni a settimana, sino al 31 dicembre 2022, ovvero al cessare del conflitto russo-ucraino e al ritorno della stabilità dei prezzi sul mercato dei prodotti energetici.
(1-00608) «Meloni, Lollobrigida, Rampelli, De Toma, Osnato, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Prisco, Rizzetto, Rotelli, Giovanni Russo, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la perdurante crisi umanitaria che coinvolge l'Ucraina ha già fatto registrare un altissimo numero di profughi in fuga dai territori di guerra;

    la maggior parte delle persone in fuga sono donne e bambini, questi ultimi in età scolare;

    da quanto si evince dai dati forniti dal Ministero dell'interno, aggiornati a domenica 13 marzo 2022, i profughi ucraini giunti in Italia sono già 37.447;

    in particolare, ben 15.147 sono minori, quindi soggetti in età scolare, che hanno subito un violento e repentino cambiamento delle normali condizioni e abitudini di vita, interrompendo i propri percorsi scolastici e ritrovandosi in un Paese di cui non conoscono la lingua;

    secondo il comunicato dell'associazione Save the Children, i profughi ucraini minori sono già 400.000, e il numero è destinato ad aumentare visto il perdurare e l'inasprirsi del conflitto in atto;

    l'impegno delle istituzioni scolastiche italiane è già da tempo volto ad assicurare ai minori stranieri l'assolvimento dell'obbligo formativo, anche in ragione della prescrizione imposta dal Testo unico sull'immigrazione (articolo 38 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286) che garantisce il diritto allo studio ai minori stranieri presenti sul territorio italiano, prevedendo, per costoro, l'applicazione delle disposizioni nazionali in materia;

    la stessa tutela è garantita ai minori stranieri richiedenti protezione internazionale e ai figli dei minori richiedenti protezione internazionale;

    come raccomandato anche dal vademecum della Società italiana pediatri, i minori avranno, visti gli eventi traumatici a cui hanno assistito, la necessità di un supporto psicologico e scolastico, da garantire anche attraverso un rapido accesso al sistema educativo di istruzione e formazione, al fine di imparare la lingua e procedere in un percorso di apprendimento e di inclusione sociale;

    le risorse stanziate sono insufficienti a far fronte alle necessità di accoglienza e prosecuzione nel percorso scolastico, anche in ragione del prevedibile aumento di arrivi nel territorio italiano di studenti e studentesse di nazionalità ucraina;

    si rende necessario immaginare progettualità e attività, da svolgersi anche oltre il termine delle lezioni, per il corrente anno scolastico, che consentano di intraprendere un percorso che garantisca la piena integrazione delle studentesse e degli studenti ucraini;

    una limitazione delle attività al solo periodo delle lezioni, dovendosi interrompere con l'arrivo dell'estate, rischia di generare una problematica interruzione dell'attività di supporto culturale, sociale e psicologico;

    peraltro, nei prossimi mesi, in assenza di un apposito Piano strutturato di attività di integrazione e di apprendimento, il personale scolastico risulterebbe assai insufficiente a far fronte alle esigenze dei minori ucraini;

    a tale scopo, per garantire il corretto svolgimento dell'anno scolastico e la predisposizione di progettualità e attività dedicate a delineare specifici percorsi di accoglienza, integrazione nel sistema nazionale di istruzione e formazione delle studentesse e degli studenti ucraini, si rende ancora più necessario procedere alla proroga del cosiddetto «organico Covid», docente e Ata, già in servizio, fino al 31 marzo 2022,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative volte a prevedere l'istituzione di un apposito fondo per consentire l'apertura degli istituti scolastici anche durante il periodo estivo, anche tramite il coinvolgimento delle varie realtà territoriali, con la stipula di appositi «patti territoriali»;

   ad adottare iniziative per elaborare un apposito programma di attività, da svilupparsi anche dopo il termine delle lezioni, nei mesi estivi, finalizzato a consentire agli studenti e alle studentesse di nazionalità ucraina una piena integrazione didattica, linguistica e culturale;

   ad adottare iniziative per procedere sollecitamente, al fine di garantire la regolare prosecuzione dell'anno scolastico e la realizzazione dell'apposito programma di attività per le studentesse e gli studenti ucraini, ad una proroga del cosiddetto «organico Covid», per tutto il personale scolastico contrattualizzato, fino al termine dell'anno scolastico, e anche per il reperimento di apposite figure per un supporto psicologico e di mediazione e integrazione culturale.
(7-00808) «Casa, Del Sesto, Azzolina, Davide Aiello, Iorio, Villani, Tuzi, Manzo, Nappi, Alaimo, Martinciglio».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'Autorità di regolazione nel settore dei trasporti (Art), istituita dal decreto-legge n. 201 del 2011, è una autorità amministrativa indipendente e rientra nell'ambito delle autorità di regolazione dei servizi di pubblica utilità di cui alla legge 14 novembre 1995, n. 481;

   all'Autorità sono affidati compiti rilevanti di regolazione e di promozione e tutela della concorrenza nel settore dei trasporti, tra cui quelli relativi alle condizioni di accesso alle infrastrutture, ai criteri per la fissazione delle tariffe, alla qualità dei servizi di trasporto, ai diritti dei passeggeri in tutte le modalità di trasporto;

   il regolamento di organizzazione e funzionamento dell'Autorità, approvato con delibera n. 61/2016 del 23 maggio 2016, istituisce, all'articolo 2, il «Consiglio» quale organo collegiale dell'Autorità, competente, tra l'altro, a nominare il Segretario generale, incarico di durata triennale;

   dalla pagina dedicata alla trasparenza del sito internet istituzionale dell'Autorità emerge che l'attuale Segretario generale, dottor Guido Improta, è stato nominato con delibera n. 100/2021 per il terzo mandato, dopo la prima nomina nell'incarico avvenuta nel 2015 e la successiva riconferma nel 2018;

   leggendo il testo della delibera n. 100/2021 non si rinviene alcun riferimento al processo verbale del consiglio da cui sarebbe dovuta scaturire l'individuazione del dottor Improta per svolgere le funzioni di Segretario generale dell'Art, mentre vengono richiamati i precedenti verbali del Consiglio n. 22 del 10 settembre 2015 e n. 17 del 12 luglio 2018, di cui non sono reperibili i relativi documenti, risultando, quindi, l'attribuzione del predetto incarico alla stregua di un provvedimento squisitamente presidenziale, ad avviso dell'interrogante in aperto contrasto con le previsioni regolamentari che disciplinano il funzionamento dell'Art;

   all'interno della richiamata pagina internet del sito istituzionale dell'Art sono, infatti, indicati i due verbali del 2015 e del 2018, anche richiamati nella delibera n. 100/2021, i quali, tuttavia, sono del tutto inaccessibili in quanto non sono attivi i collegamenti ipertestuali, ad avviso dell'interrogante in contrasto con le previsioni di cui al decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, recante «Riordino della disciplina riguardante il diritto di accesso civico e gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni»;

   il Piano triennale per la prevenzione della corruzione dell'Autorità di regolazione dei trasporti 2022-2024, approvato con delibera n. 10/2022 dal Consiglio, prevede che «il Segretario Generale, qualora venisse a conoscenza di un avvio di procedimento penale o disciplinare per condotte di natura corruttiva in capo a un dipendente dell'Autorità, provvederà all'assegnazione del medesimo dipendente ad altro ufficio, differente rispetto a quello in cui presta servizio»;

   un articolo del quotidiano La Repubblica del 4 giugno 2021 ha riportato la notizia del rinvio a giudizio del dottor Improta nell'ambito dell'inchiesta relativa alla maxi truffa della Metro C di Roma Capitale, in quanto, nella sua qualità di assessore comunale alla mobilità, avrebbe fatto parte dell'illecita attività contestata, consistita sostanzialmente, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, nelle ipotesi di falso in atto pubblico, truffa aggravata e corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se, alla luce delle complesse funzioni attribuite all'Autorità di regolazione dei trasporti come alle altre autorità amministrative indipendenti, intenda adottare iniziative normative affinché le modalità di nomina delle figure dirigenziali di vertice delle citate autorità assicurino il pieno rispetto dei criteri di legalità, imparzialità e buon andamento che informano la pubblica amministrazione nonché delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione e di rotazione degli incarichi.
(5-07728)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il conflitto armato che la Russia ha aperto in Europa sta determinando pesanti conseguenze sulla popolazione civile residente in territorio ucraino, nella quale sono presenti componenti di diversa provenienza nazionale, tra cui quella italiana, composta da alcune migliaia di persone;

   il nostro Paese, tramite la benemerita azione del personale diplomatico presente in loco e l'efficace intervento dell'Unità di crisi, con la positiva partecipazione dei Comites di Romania, Polonia e Austria, sta facendo il possibile per assicurare l'incolumità personale dei connazionali e assecondare l'eventuale intenzione di lasciare le zone a maggiore rischio, nonché per favorire la protezione di coloro che decidano comunque di restare;

   in ogni caso, sia per i connazionali che si vedano costretti a rientrare in Italia, che per gli altri che maturino una diversa determinazione, si pongono evidenti esigenze di sostegno personale e familiare, da soddisfare con l'urgenza e l'adeguatezza che la gravità della situazione richiede;

   le interroganti fanno evidentemente riferimento a misure di sostegno personale e diretto riferite ai fondi per l'assistenza in dotazione all'Amministrazione, la cui adeguatezza quantitativa sarebbe comunque da valutare alla luce della situazione di emergenza che si è determinata e in ogni caso prima della predisposizione dell'assestamento di bilancio;

   una analoga attenzione è da rivolgere ai connazionali residenti in Russia, che si vedano costretti a rientrare a seguito delle prevedibili conseguenze critiche che le misure sanzionatorie determineranno sull'import-export e, in genere, sulle attività economiche, di lavoro e professionali svolte in loco;

   un aspetto particolare riguarda la continuità della tutela dei diritti socio-previdenziali degli italiani che vivono in Ucraina, una parte dei quali si vede ora costretta a tornare in Italia, e dei cittadini ucraini che, dopo aver maturato anzianità contributive in Italia, sono tornati in Ucraina facendo affidamento sui benefici acquisiti e la cui concreta, presente e futura, erogazione è oggi messa in discussione dal conflitto –:

   quali iniziative di sostegno immediato il Governo intenda adottare per i connazionali e le loro famiglie che rientrino dall'Ucraina in Italia e per i connazionali e le loro attività che permangono in Ucraina;

   a quali iniziative, in parallelo, il Governo stia pensando per sostenere la ricollocazione dei connazionali che dovranno abbandonare la Russia e per sostenere la situazione di coloro che, per ragioni familiari e di lavoro, decidano di restarvi;

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative per reintegrare, con qualsiasi provvedimento che sia adatto allo scopo, i capitoli dei fondi per l'assistenza, sui quali già pesano gli oneri derivanti dalle conseguenze sociali indotte dalla pandemia da Covid-19;

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative affinché l'Istituto nazionale di previdenza (Inps) adotti modalità specifiche e straordinarie per evitare l'interruzione delle erogazioni delle prestazioni previdenziali agli aventi diritto che vivono in Ucraina o che rientrano in Italia e affinché si valuti l'opportunità di sospendere, per le aree interessate direttamente o indirettamente dal conflitto, le consuete campagne di verifica e accertamento reddituale e di esistenza in vita finché il ritorno a condizioni di concreta agibilità non ne consenta il ripristino.
(5-07726)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come emerso da un articolo de «Il Sole24Ore» del 23 febbraio 2021, anche in seguito alla Brexit, dal 1° gennaio 2021, ai fini della tassazione Ivie, per gli immobili posseduti da cittadini italiani nel Regno Unito, non sarà più valido il criterio del valore catastale, ma quello del costo di acquisto o del valore di mercato;

   in particolare, nella circolare dell'Agenzia delle entrate n. 28/E del luglio 2012 era stato chiarito che per gli immobili situati in Paesi appartenenti all'Unione europea o in Paesi aderenti al See, spazio economico europeo, che garantiscono uno scambio adeguato di informazioni, il valore da utilizzare a fini della determinazione dell'imposta è prioritariamente quello catastale;

   orbene, l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea sembra indicare che, così come stabilito dalla circolare suddetta, per gli immobili posseduti nel Regno Unito, non si potrà più utilizzare ai fini Ivie il valore catastale come determinato ai fini della «Council tax», ma si renda applicabile il criterio del costo di acquisto o il valore di mercato;

   si tratta, pertanto, di un aumento improvviso ed esponenziale dell'imposta per migliaia di contribuenti e risparmiatori italiani alla luce dell'elevato costo nominale degli immobili situati nel Regno Unito, che, dunque, rischiano di rimanere vittime ignare della Brexit, in quanto nella maggior parte dei casi si tratta di acquisti effettuati ben prima del referendum del 2016;

   il continuo scambio di informazioni a livello bilaterale tra le autorità fiscali italiane e britanniche continua anche dopo l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative di competenza per prevedere il mantenimento dei valore catastale, definito dalla «Council Tax» britannica, per calcolare l'imposta sul valore degli immobili situati all'estero (Ivie) dovuta dai cittadini italiani residenti o perlomeno per utilizzare il citato parametro per gli immobili acquistati prima del recesso del Regno Unito dall'Unione europea.
(5-07719)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROMANIELLO, DORI, PAOLO NICOLÒ ROMANO e SIRAGUSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, «decreto rilancio», convertito, con modificazione, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, nell'ambito delle misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, ha incrementato al 110 per cento l'aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, a fronte di specifici interventi in ambito di efficienza energetica, di interventi di riduzione del rischio sismico, di installazione di impianti fotovoltaici nonché delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici (detto Superbonus);

   con la legge di bilancio per il 2022 (legge n. 234 del 2021) è stato prorogato fino al 2024 la maggior parte dei bonus edilizi, compreso il «Superbonus», con rimodulazione dell'aliquota della detrazione, stabilendo che per gli interventi effettuati da persone fisiche su edifici unifamiliari spetti la detrazione nella misura del 110 per cento fino al 31 dicembre 2022, a condizione che alla data del 30 giugno 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30 per cento dell'intervento complessivo;

   successivamente, sono state introdotte misure di contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche, stabilendo come nell'ambito dei bonus fiscali non sarà possibile cedere più volte i crediti fiscali relativi alle detrazioni edilizie di cui all'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020;

   ciò ha determinato sostanzialmente il blocco del meccanismo di cessione del credito a banche e altri intermediari finanziari, rendendo di fatto impraticabile lo sconto in fattura da parte di fornitori ed imprese, con il blocco in molti casi dei cantieri edili già avviati o in fase di avvio;

   in tale situazione appare quanto mai verosimile che la verifica del 30 per cento dei lavori effettivamente eseguiti da parte di persone fisiche, che hanno dato avvio ad interventi edilizi su edifici unifamiliari, rischia di non poter essere accertata alla data del 30 giugno, determinando di fatto la perdita dei requisiti per poter beneficiare del sistema agevolativo del «Superbonus»;

   infine, si è ripristinata la cessione del credito per un massimo di tre cessioni a banche, assicurazioni o intermediari finanziari, purché vigilate, introducendo ulteriori limiti e sanzioni per contrastare le frodi nel settore –:

   se i Ministri interrogati non ritengano, in relazione alle problematiche espresse in premessa, di adottare quanto prima un'iniziativa normativa per agevolare la fruizione del beneficio del «Superbonus 110 per cento» per gli interventi effettuati da persone fisiche su edifici unifamiliari, senza alcuna condizione collegata allo stato di avanzamento dei lavori, a garanzia di quei risparmiatori che hanno già valutato la fattibilità dell'investimento iniziale e i vantaggi del beneficio agevolativo.
(4-11604)


   COLUCCI e LUPI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con una nota del 22 novembre 2017, in merito al tema dei cumuli benefici «conto energia», il Gestore servizi energetici (Gse) è intervenuto negando la possibilità di cumulare l'agevolazione fiscale introdotta dall'articolo 6, commi 13-19 della legge n. 388 del 2000 (legge cosiddetta «Tremonti Ambiente»), con gli incentivi relativi al III, IV e V Conto energia e stabilendo che il diritto alla fruizione di tali incentivi avrebbe richiesto la rinuncia all'agevolazione fiscale;

   tale nota veniva riconosciuta illegittima dal Tar Lazio con sentenze nn. 6784 e 6785 del 29 maggio 2019: ammettendo, pertanto, il cumulo tra la legge cosiddetta «Tremonti Ambiente» e gli incentivi di cui ai Conti energia successivi al II conto – successivamente appellate dal Gse avanti al Consiglio di Stato, in giudizio, ancora pendente;

   nel tentativo di dirimere definitivamente la questione, il legislatore è intervenuto introducendo una procedura facoltativa regolata dall'articolo 36 del decreto-legge n. 124 del 2019 (cosiddetto «Decreto fiscale»). In particolare, nel «Decreto fiscale» si è previsto il mantenimento del diritto a beneficiare delle tariffe incentivanti, subordinandolo alla restituzione della legge cosiddetta «Tremonti Ambiente» e alla presentazione di una apposita comunicazione all'Agenzia delle entrate. Il comma 6-bis dell'articolo 36 stabilisce, infatti, che esercitando tale facoltà ed effettuando i relativi adempimenti, entro la data del 30 giugno 2020 (poi prorogata al 31 dicembre 2020), il Gse non avrebbe avviato un procedimento volto alla revoca/decurtazione degli incentivi sulla base dell'articolo 42 del decreto legislativo n. 28 del 2011;

   l'Agenzia delle entrate ha poi individuato le modalità operative per procedere alla restituzione della legge cosiddetta «Tremonti Ambiente» entro il 31 dicembre 2020, attraverso il provvedimento n. 114266 del 6 marzo 2020, successivamente oggetto di impugnazione da parte di diversi contribuenti dinanzi al Tar del Lazio, insieme al richiamato «Decreto fiscale»;

   non essendo stata pronunciata, ad oggi, alcuna sospensione delle pronunce del Tar da parte del Consiglio di Stato, il Gse non potrebbe legittimamente adottare alcun provvedimento di revoca degli incentivi per un presunto «divieto di cumulo» desunto dai Conti energia;

   a ciò va aggiunto che il «Decreto fiscale», decreto n. 124 del 2019, all'articolo 36 ha dato, come spiegato nella relativa relazione governativa, soltanto una modalità di «soluzione» pratica a presunte problematiche sorte a seguito della nota del Gse del 2017, nota come detto, annullata dal Tar. In sostanza, non si poteva pretendere l'adesione ad una «sanatoria» di qualcosa che i giudici avevano decretato essere una non violazione;

   giova, inoltre, constatare che, semmai una sanzione debba esserci, la sanzione debba essere proporzionata alla presunta violazione, senza mai avere dei valori spesso dieci volte superiore all'importo che si presume si debba restituire. Si tratta di una sproporzione chiaramente non giustificabile né su un piano giuridico, né economico, né, tantomeno, morale;

   sussisterebbero circa 7.000 società che verrebbero colpite da queste misure, e che sarebbero addirittura costrette a chiudere nel breve tempo, lasciando improvvisamente circa 100.000 dipendenti disoccupati;

   occorre, inoltre, ribadire che l'aumento vertiginoso del costo dell'energia, acuito dalla guerra in Ucraina, rischia di mettere in ginocchio il settore delle energie rinnovabili in Italia; si tratta paradossalmente, del settore che, invece, dovrebbe essere il motore della conversione energetica italiana –:

   se il Governo sia al corrente della situazione suesposta e se ritenga opportuno adottare iniziative di competenza affinché siano sospese temporaneamente le decisioni in merito del Gse, in attesa di una pronuncia definitiva giurisdizionale o quanto meno di un intervento normativo che possa ristabilire chiarezza e proporzionalità.
(4-11606)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   ulteriori episodi di violenza a danno del corpo di polizia penitenziaria continuano a verificarsi nelle carceri del nostro Paese;

   il giorno 12 marzo 2022, secondo quanto riportato in un articolo sul quotidiano online «La Provincia di Biella.it», nella casa circondariale di Biella, un detenuto, dopo aver compiuto atti di autolesionismo, ha minacciato gli agenti tramite l'utilizzo di una bomboletta del gas, data in dotazione assieme al fornellino per cucinare, forandola e avvicinando poi un accendino, creando, in tal modo, una sorta di lanciafiamme, che avrebbe utilizzato contro i poliziotti presenti e creando in tal modo una situazione di grave pericolo per la vita dei presenti e per tutto il reparto;

   il detenuto in questione risulta già essere noto per azioni violente e vandaliche atte a causare il danno altrui, spesso utilizzando lamette con il fine di sfregiare il malcapitato di turno;

   incredibilmente, nonostante le numerose segnalazioni fatte in passato, atte a chiedere un intervento al fine di ridurre i casi di violenza nel carcere biellese, non risulta esser stato preso alcun provvedimento a riguardo;

   solamente 10 giorni prima dell'accaduto, secondo quanto riporta l'articolo, il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria richiedeva, infatti, un intervento urgente per porre fine a questi episodi di violenza oramai tristemente quotidiani nell'istituto penitenziario in questione;

   la tragedia è stata evitata solamente grazie al pronto intervento degli agenti di polizia penitenziaria, quello stesso corpo oramai gravato dalle numerose e profonde criticità già fatte presenti dall'interrogante in precedenti interrogazioni;

   in assenza di adeguati provvedimenti, infatti, la situazione potrebbe tramutarsi irrimediabilmente in una disgrazia, complice anche l'atteggiamento sfrontato del detenuto, considerato come una «bomba ad orologeria che prima o poi esploderà»;

   risultano inaccettabili e non più tollerabili le condizioni in cui versano le nostre patrie galere, così come risulta inaccettabile e non più tollerabile la sensazione di abbandono provata dai nostri agenti, i quali oramai vivono quotidianamente situazioni di pericolo per la propria incolumità –:

   se i fatti indicati in premessa corrispondano a verità;

   se la mancata assunzione di provvedimenti corrisponda al vero e quali siano i motivi che hanno portato a tale eventuale decisione;

   se il Ministro interrogato intenda adottare i provvedimenti di competenza atti a tutelare il corpo di polizia penitenziaria.
(4-11598)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   DURIGON e ZICCHIERI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'intervento denominato «Corridoio Intermodale Roma-Latina» è costituito da un sistema autostradale, per una lunghezza di circa 100 chilometri, e dalle relative opere connesse di una lunghezza di circa 56 chilometri, suddiviso nelle seguenti opere principali: asse Roma-Latina, articolato tra collegamento autostradale interconnessione A12-Roma (Tor de' Cenci), e collegamento autostradale Roma (Tor de' Cenci)-Latina nord (Borgo Piave) e la sua realizzazione offrirebbe agli utenti un'infrastruttura viaria più sicura e adeguata senza lasciare quale unica alternativa per collegare la Capitale al capoluogo pontino la SS148, una delle arterie più pericolose del Paese, dove nel 2021 si sono verificati 320 incidenti con decine di morti e centinaia di feriti;

   la questione della realizzazione dell'opera era già stata oggetto dei precedenti atti di sindacato ispettivo, le interrogazioni n. 4-07301, n. 4-07760 e n. 4-11446; nonché dell'ordine del giorno numero 9/03424/248 nel quale il Governo si era impegnato ad adottare le opportune iniziative per la realizzazione dell'opera, e, ad oggi, nonostante le promesse, il Governo è molto lontano dal riuscire a mantenere questo impegno;

   le ultime dichiarazioni dell'ex assessore all'urbanistica di Roma Morassut, esponente di spicco del partito che governa anche la regione, secondo cui sarebbe preferibile puntare sulla messa in sicurezza della via Pontina e ridestinare gli oltre 450 milioni di euro già accantonati per l'opera al nuovo tratto Rebibbia-San Basilio della Metro B di Roma, non lasciano ben sperare circa le intenzioni della amministrazione regionale nel proseguire il percorso di realizzazione dell'opera –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di realizzare, nel più breve tempo possibile, il Corridoio intermodale Roma-Latina, infrastruttura strategica per la mobilità della regione Lazio e per la rete viaria nazionale.
(4-11603)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti di stampa che, nell'ambito di alcune indagini effettuate dalla Direzione distrettuale antimafia e dalla Digos della questura di Bari, sono stati arrestati quattro cittadini di origini albanesi, tutti residenti a Bari e provincia, accusati di aver raccolto e inviato denaro per finanziare in Albania l'attività terroristica dell'imam della Moschea «Xhamia e Letres» a Kavaje (Tirana), Genci Abdurrahim Balla, ritenuto vicino all'associazione Isis Daesh e già condannato a 17 anni di reclusione per aver reclutato decine di combattenti inviati in Siria;

   sono stati assicurati agli arresti domiciliari Yljan Muca, 31 anni, Roland Leshi, 37 anni, Elsio Ramku, 33 anni, Roland Belba, 37 anni, residenti tra Bari, Adelfia e Rutigliano;

   secondo quanto accertato dalle indagini svolte dalla polizia e coordinate dalla Dda, due dei quattro arrestati, segnatamente Roland Leshi ed Elsio Ramku, avrebbero svolto il compito di intermediari e di diffusori dell'iniziativa di finanziamento e raccolta di denaro a favore dell'imam albanese Genci Abdurrahim Balla e della sua famiglia, iniziativa promossa da Yljan Muca;

   secondo quanto si evince da stralci dell'ordinanza del giudice delle indagini preliminari del tribunale di Bari riportati dalla stampa, Elsio Ramku, avendo acquisito la cittadinanza italiana, ha partecipato ad un concorso pubblico indetto dal comune di Bari e risulta attualmente assunto presso l'ufficio tecnico dell'ente comunale;

   secondo il Gip, sia Leshi che Ramku «...intrattenevano “buoni rapporti nell'ambito lavorativo”», ma, allo stesso tempo, «in realtà esprimevano concetti niente affatto lusinghieri dell'Italia e degli italiani ritenuti un popolo di “miscredenti”...» –:

   se risultino elementi che possano configurare la presenza sul territorio della città di Bari di una rete di soggetti dedita ad attività terroristiche più numerosa ed estesa di quella già individuata e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di contrastare le condotte criminali poste in essere e al fine di garantire la sicurezza della cittadinanza.
(5-07727)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LICATINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   tra gli aspetti più significativi in materia di controllo e sicurezza nei luoghi di lavoro, rientra senz'altro quello della prevenzione degli incendi. Il monitoraggio puntuale dei requisiti di sicurezza antincendio in ambito civile e industriale, costituisce un elemento indispensabile per l'incolumità delle persone, la tutela dell'ambiente e la salvaguardia delle nostre attività produttive;

   la figura verso cui convergono le attività finalizzate alla prevenzione degli incendi è quella del professionista antincendio, definito dall'articolo 1 del decreto ministeriale 7 agosto 2012 come «professionista iscritto in albo professionale, che opera nell'ambito delle proprie competenze ed iscritto negli appositi elenchi del Ministero dell'interno di cui all'articolo 16 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139»;

   ai fini dell'iscrizione nei richiamati elenchi è necessario essere in possesso di taluni requisiti, così inquadrati dal decreto ministeriale 5 agosto 2011: iscrizione all'albo professionale e attestazione di frequenza con esito positivo del corso base di specializzazione di prevenzione incendi della durata di 120 ore;

   ai sensi del medesimo decreto, tuttavia, «possono iscriversi, a domanda, negli elenchi del Ministero dell'interno i professionisti iscritti negli albi professionali, di seguito denominati professionisti, degli ingegneri, degli architetti-pianificatori-paesaggisti e conservatori, dei chimici, dei dottori agronomi e dottori forestali, dei geometri e dei geometri laureati, dei periti industriali e periti industriali laureati, degli agrotecnici ed agrotecnici laureati, dei periti agrari e periti agrari laureati, in possesso dei requisiti di cui al presente decreto»;

   tra le figure professionali elencate non rientra quella del tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro, pur trattandosi di un professionista altamente specializzato nel campo dei controlli di sicurezza e in possesso di un titolo abilitante conseguito mediante un percorso formativo rivolto a molteplici ambiti di questo settore, come (ex articolo 1 del decreto ministeriale n. 58 del 1997) la vigilanza della «rispondenza delle strutture e degli ambienti in relazione alle attività ad esse connesse» e il controllo delle «condizioni di sicurezza degli impianti»;

   la compatibilità del tecnico della prevenzione con quanto richiesto dalla normativa in materia di controllo degli incendi non risiede solo nelle sue competenze ma anche nella sussistenza dei requisiti di carattere formale, visto che si tratta ormai di un professionista iscritto al relativo albo professionale costituito con decreto ministeriale del 13 marzo 2018;

   la preparazione e l'idoneità di tale figura professionale rispetto all'attività di prevenzione degli incendi trova riscontro, anche nel relativo percorso universitario, poiché l'ordinamento didattico dei corsi di laurea in tecniche della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro, prevede, nell'ambito del triennio formativo, moduli di riferimento dedicati alla disciplina in questione, nonché moduli propedeutici alla stessa –:

   se, alla luce di quanto esposto riguardo all'idoneità di questa figura professionale a svolgere le attività nell'ambito della prevenzione degli incendi, il Ministero interrogato intenda adottare iniziative finalizzate a consentire ai tecnici della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro di richiedere l'iscrizione agli elenchi del Ministero dell'interno per la qualifica di professionista antincendio.
(4-11601)


   DE FILIPPO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   in Agro di Scanzano Jonico (MT) è previsto, da anni, il completamento di un complesso destinato all'accoglienza temporanea di migranti e richiedenti asilo per un numero di 150 posti letto, per il quale sono già stati stanziati 2 milioni di euro, e che testimonia l'importanza da sempre attribuita da questo territorio alle politiche di accoglienza;

   tale progetto, atteso da tempo, potrebbe rappresentare un punto di svolta in un'area in cui la presenza di lavoratori migranti regolari è da sempre consistente e diffusa durante tutto l'anno a causa dell'intensiva coltivazione di prodotti ortofrutticoli;

   il completamento di questo progetto, infatti, potrebbe costituire, da un lato, una soluzione ottimale dal punto di vista edilizio, con adeguati e dignitosi standard di accoglienza per gli ospiti; e, dall'altro, potrebbe consentire lo sviluppo di attività culturali e di ricerca e formazione, potendo, pertanto, diventare una struttura aperta al territorio, capace di favorire indirettamente anche una maggior legalità nei rapporti lavorativi e quindi di contrastare fenomeni deprecabili quali quello del caporalato;

   tuttavia, da notizie a mezzo stampa, si è appreso che la regione Basilicata ha ritardato l'adozione della delibera finale del provvedimento, impedendone, di fatto, la positiva conclusione, con il rischio di determinare un grave danno all'intera collettività, anche alla luce delle consistenti risorse già investite nel progetto –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare al fine di favorire quanto prima il completamento del progetto citato, anche valutando la possibile convocazione di un tavolo di confronto con la regione Basilicata per trovare tempestivamente una soluzione condivisa.
(4-11609)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la stazione ferrovia di Cesena (provincia di Forlì-Cesena) e la zona circostante è ormai da tempo luogo di degrado e di allarme per i residenti e per i viaggiatori a seguito del costante incremento di furti, atti vandalici, aggressioni e spaccio;

   la situazione, come segnalato sia dai residenti, sia dai viaggiatori, si aggrava ulteriormente durante le ore serali e notturne con la presenza di baby gang che infastidiscono e molestano passanti e passeggeri, specialmente di sesso femminile;

   all'esterno della stazione ferroviaria, non sarebbe presente alcun presidio fisso, ma verrebbero effettuati controlli occasionali da parte delle forze dell'ordine durante i quali, come riportato dagli organi di stampa, verrebbero identificati moltissimi pregiudicati; si veda ad esempio l'articolo «Area stazione, serve la polizia ferroviaria» pubblicato nella sezione Cronaca di ilrestodelcarlino.it;

   sarebbe in corso di realizzazione una rete di video sorveglianza nelle vie limitrofe, per la quale il comune di Cesena avrebbe, in questi anni, stanziato circa 4 milioni di euro e sulla cui operatività, al momento, pesano dubbi e ritardi anche a seguito della rimozione di telecamere appena installate;

   anche all'interno della stazione, la presenza delle forze dell'ordine sarebbe limitata a controlli saltuari effettuati da alcuni agenti di polizia ferroviaria provenienti dalla stazione di Forlì in quanto a Cesena non è presente un presidio Polfer;

   la polizia ferroviaria è l'organo di pubblica sicurezza preposto alla prevenzione ed alla repressione dei reati che si verificano all'interno delle stazioni, lungo la rete ferroviaria e sui convogli;

   quotidianamente, in Italia, quasi 2 milioni di cittadini si servono del trasporto ferroviario per i propri spostamenti ed a questi si devono aggiungere tutte quelle persone che, a vario titolo, frequentano le stazioni;

   la sicurezza di questi luoghi, di conseguenza, è da ritenersi una priorità strategica per garantire lo sviluppo e la prosperità dell'Italia –:

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative per incrementare la presenza delle forze dell'ordine nella zona interna ed esterna della stazione ferroviaria di Cesena, sia in orario diurno, sia in orario serale e notturno con l'istituzione di presidi fissi;

   se non ritenga utile valutare di adottare iniziative per l'istituzione di un posto di Polfer all'interno o all'esterno della suddetta stazione di Cesena a tutela dei viaggiatori e non solo, reputandosi, in tal caso anche sufficiente, se consentito dalle nome applicabili in materia, la presenza di un solo operatore che turna con altri per le 24 ore, ovvero la presenza di una stazione mobile sia di personale del Comando dei carabinieri, che della Polizia di Stato o della Polizia municipale;

   se non ritenga anche di dover adottare iniziative di competenza presso le autorità locali, al fine di completare e rendere efficiente la rete di video sorveglianza nelle aree limitrofe la stazione.
(4-11610)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   TOCCAFONDI e FERRI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il comma 3-quinquies dell'articolo 5 del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, convertito dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15, ha sostituito il comma 9-bis dell'articolo 59 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73. Con tale modifica si istituisce una procedura concorsuale straordinaria per regioni e classi di concorso, per un numero di posti pari a quelli vacanti e disponibili per l'anno scolastico 2021/2022, riservata a quei docenti che, entro il termine della presentazione delle istanze, abbiano conseguito almeno tre annualità di servizio negli ultimi 5 anni scolastici, valutati ai sensi dell'articolo 11, comma 14, della legge 3 maggio 1999, n. 124, presso istituzioni scolastiche statali;

   il decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 ha modificato il bando del concorso ordinario della scuola secondaria, sostituendo la prova preselettiva e la prova scritta con un'unica prova scritta con quesiti a risposta multipla, nonché il concorso straordinario dedicato ai docenti presenti in prima fascia «GPS» prevedendo un'unica prova orale di idoneità;

   i docenti con almeno tre annualità di servizio hanno maturato un'esperienza professionale sul campo e molti di loro hanno accumulato contratti a tempo determinato, stante quella «necessità duratura» enunciata in non poche pronunce giurisprudenziali anche in termini di indennizzo a fronte del reiterato impiego di contratti a tempo determinato;

   le caratteristiche della prova disciplinare in questione saranno definite in un successivo decreto del Ministero dell'istruzione –:

   quali siano i tempi di emanazione del bando di concordo straordinario, quali saranno le caratteristiche della prova disciplinare che i docenti dovranno sostenere e se la stessa sarà considerata in termini selettivi.
(5-07721)


   DI GIORGI, PICCOLI NARDELLI, LATTANZIO, NITTI, PRESTIPINO, ROSSI, ORFINI e CIAMPI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con l'attuazione della legge 13 luglio 2015, n. 107, cosiddetta Buona scuola, l'educazione all'immagine, il cinema e l'audiovisivo sono stati inseriti nel Piano dell'offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado, in quanto discipline specifiche in grado di contrastare l'analfabetismo e di contribuire alla costruzione di una cultura audiovisiva comune;

   successivamente, la legge sul cinema e l'audiovisivo, legge n. 220 del 2016, all'articolo 27, accanto alle attività di promozione specifiche per il settore, al comma 1, lettera i), stabilisce anche di: «sostenere, di concerto con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per un importo complessivo pari ad almeno il 3 per cento della dotazione del Fondo per il cinema e l'audiovisivo, aggiuntivo rispetto al limite previsto, il potenziamento delle competenze nel cinema, nelle tecniche e nei media di produzione e di diffusione delle immagini e dei suoni, nonché l'alfabetizzazione all'arte, alle tecniche e ai media di produzione e diffusione delle immagini»;

   il piano nazionale cinema e immagini per la scuola prevede l'attività di formazione dei docenti e l'emanazione di bandi rivolti alle scuole di ogni ordine e grado e agli operatori del settore per sostenere l'inserimento della didattica del cinema e dell'audiovisivo all'interno dei percorsi educativi, anche attraverso attività laboratoriali in collaborazione con i professionisti del settore, e per promuovere festival, rassegne e iniziative didattiche innovative, dedicate al mondo della scuola;

   il 14 marzo 2022 risultano pubblicati tre bandi relativi al terzo Piano nazionale cinema e immagini per la scuola che stanzia 54 milioni di euro per l'anno scolastico 2022/2023;

   in un momento così delicato per i più giovani, che a causa della pandemia hanno dovuto rinunciare ai momenti più importanti della loro crescita e alla loro socialità, sostenere i progetti di promozione della cultura cinematografica ha una grande valenza formativa nelle giovani generazioni, in quanto strumento formativo che incide profondamente sulla sfera emotiva dei bambini e dei ragazzi –:

   quale sia l'ammontare complessivo delle risorse stanziate per ogni singolo progetto e per istituto scolastico, quale sia la loro distribuzione sul territorio nazionale e quali siano il numero complessivo di docenti, alunni e studenti che verranno coinvolti e le relative linee di indirizzo.
(5-07722)


   VACCA, BELLA, CARBONARO, CASA, CIMINO, DEL SESTO, IORIO, MELICCHIO, SPADAFORA, TUZI e VALENTE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   al fine di garantire la piena operatività delle istituzioni scolastiche nel rispetto dei protocolli sanitari, nonché per fronteggiare le ulteriori esigenze di organico legate alla pandemia COVID-19, prima l'articolo 231-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 e poi l'articolo 58 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, al comma 4-ter, hanno introdotto la possibilità di attivazione, da parte delle istituzioni scolastiche, di specifici contratti a tempo determinato a figure professionali necessarie a garantire il regolare svolgimento delle lezioni;

   com'è noto il ricorso a queste ulteriori figure professionali è stato ed è indispensabile per l'organizzazione quotidiana delle attività didattiche in presenza, in sicurezza e nel rispetto di tutti i vigenti protocolli sanitari;

   nonostante la consapevolezza dell'insufficienza della copertura finanziaria, nel corso dell'esame parlamentare della legge di bilancio per il 2022 (legge n. 234 del 2021) è stato introdotto il comma 326 dell'articolo 1, con il quale è stata, da un lato, prorogata la possibilità di garantire la prosecuzione degli incarichi sino al termine delle lezioni dell'anno scolastico in corso, e, dall'altro, si è provveduto all'incremento del Fondo dedicato per soli 400 milioni di euro;

   l'insufficienza della copertura finanziaria ha portato a procedere ad una prima proroga sino al 31 marzo 2022 in attesa di quantificare ed individuare con successivo provvedimento le risorse necessarie alla proroga dei contratti sino al 30 giugno 2022. Allo stato, non si ha evidenza dei flussi finanziari e dello stato dei residui sul Fondo di cui all'articolo 235 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34;

   sarebbe, pertanto, necessario conoscere il dettaglio delle risorse utilizzate, di quelle impegnate o già trasferite alle istituzioni scolastiche, così da poter quantificare correttamente l'onere –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire l'effettiva proroga dei contratti del cosiddetto organico aggiuntivo COVID sino al termine delle lezioni dell'anno scolastico 2021/2022.
(5-07723)


   FRASSINETTI, MOLLICONE e BUCALO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la scuola, in questa fase di pandemia, dovrebbe supportare il sistema sanitario nella gestione dei dati delle quarantene, ed è necessario avere indicazioni chiare al fine di assicurare la privacy nel trattamento dei dati sanitari degli studenti e dei docenti, oltre ad accertare, in maniera specifica, il loro stato vaccinale;

   con decreto-legge n. 122 del 2021 è stato esteso l'obbligo di esibizione della certificazione verde Covid-19 per accedere alle strutture delle istituzioni scolastiche educative e formative;

   come indicato nella guida ai dirigenti scolastici, la verifica sulla piattaforma nazionale per il controllo automatico del green pass, predisposto dal Ministero della salute deve essere rappresentata dal personale «effettivamente presente in servizio»;

   se invece, per comodità e risparmio di tempo, si procede con il tasto «seleziona tutti» della piattaforma, il verificatore avrà un quadro di tutti i lavoratori in servizio nella scuola, anche quelli che nella giornata all'interno dell'istituto non saranno effettivamente presenti perché in malattia o in permesso giornaliero o in ferie;

   a fronte di queste evidenze, gli interroganti rilevano una violazione della privacy in quanto emergeranno elementi di salute regolati dal principio di riservatezza;

   considerato quanto sopra esposto, la privacy del lavoratore risulterà gravemente violata così come, a parere degli interroganti, il diritto fondamentale di scelta rispetto alla disciplina richiamata, risultando, quindi, una sorta di obbligo vaccinale indiretto –:

   quali iniziative intenda adottare e quali indicazioni intenda fornire ai dirigenti scolastici al fine di assicurare la gestione dei casi di quarantena in modo efficace, garantendo, allo stesso tempo, il rispetto della privacy degli studenti e dei docenti, soprattutto, per questi ultimi, nella fase di verifica del possesso del green pass effettuata attraverso l'apposita piattaforma e se tale malfunzionamento, già espresso, sia stato risolto.
(5-07724)


   COLMELLERE, BELOTTI, BASINI, DE ANGELIS, MARIANI, MATURI, PATELLI, RACCHELLA, TOCCALINI e ZICCHIERI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante «Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola» prevede l'organizzazione delle classi iniziali di ciclo delle scuole con riferimento al numero complessivo degli iscritti e assegnando ad esse gli alunni sulla base del piano dell'offerta formativa;

   il numero minimo e massimo di alunni costitutivo delle classi può essere incrementato o ridotto del 10 per cento, secondo quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, che prevede, per la scuola primaria, un minimo di 15 e un massimo di 26 alunni e, per la scuola secondaria di 1° grado, un minimo di 18 e un massimo di 27 alunni, salvi i casi di presenza di alunni disabili;

   con la legge di bilancio 2020 (articolo 1, comma 978, della legge n. 178 del 2020) si era prevista, per l'anno scolastico in corso, una deroga affinché potessero sopravvivere le istituzioni scolastiche autonome costituite con un numero di alunni inferiore a 500 unità, ridotto fino a 300 per quelle situate nelle piccole isole e nei comuni montani benché conferite in reggenza a dirigenti titolari di incarico presso altri istituti autonomi;

   la legge di bilancio per il 2022, al comma 343, proroga tale possibilità fino all'anno scolastico 2023/2024, ma fa un passo avanti prevedendo (ai commi 344 e 345) che l'effettiva portata della deroga ai limiti numerici venga decisa da un successivo decreto ministeriale, da emanarsi entro il mese di febbraio di ciascun anno, che dovrà stabilire gli indicatori di status sociale, economico, culturale e di dispersione scolastica da utilizzare per individuare le scuole beneficiarie della deroga e la quota massima dell'organico dei personale docente da destinare alle classi costituite in deroga e conseguentemente il numero delle predette classi;

   ad oggi tale decreto non è ancora stato emanato e in moltissimi centri delle provincie italiane si teme di non poter formare le prime classi di ciascun ciclo di istruzione, arrecando, così, un grave pregiudizio agli alunni che si troverebbero in una pluriclasse;

   in un momento di grave emergenza sociale connessa alla pandemia, che si ripercuote soprattutto sui giovanissimi, sarebbe fondamentale garantire loro l'inserimento nel contesto scolastico più adeguato per età al fine di raggiungere pienamente sia gli obiettivi didattici, che quelli metacognitivi –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per garantire la formazione delle classi prime di scuola primaria e secondaria di secondo grado con un minimo di 10 alunni.
(5-07725)

Interrogazione a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 5 novembre 2021, sul sito della Conferenza delle regioni e delle province autonome è stata pubblicata la notizia secondo la quale la regione autonoma della Sardegna (assessorato della pubblica istruzione) ha richiesto al Ministero dell'istruzione una proroga dei termini per il raggiungimento delle obbligazioni giuridicamente vincolanti sui finanziamenti gestiti dal Ministero dell'istruzione relativi al Piano triennale di edilizia scolastica 2018-2020;

   la richiesta di proroga è stata motivata con l'impossibilità di completare, entro il termine, le opere previste dal piano già finanziate, che sono già oggetto di una procedura di definanziamento avviata dal Ministero proprio perché non completate nei termini stabiliti;

   secondo la regione Sardegna, la procedura di revoca dei finanziamenti potrebbe comportare un taglio di risorse destinate all'edilizia scolastica della Sardegna pari ai 57.341.042,84 di euro, relativi a interventi programmati e già avviati per la riqualificazione di 53 scuole, per le quali una proroga dei termini di nove/dodici mesi permetterebbe di completare l'iter per l'aggiudicazione dei lavori;

   nel dettaglio, 22 interventi, per un importo di 11.930.630,82 euro, sono stati finanziati con i fondi di cui al decreto del Ministero dell'istruzione 10 marzo 2020, n. 175; 25 interventi, per un importo di 39.791.316,78 euro, sono stati finanziati con il decreto interministeriale 1° febbraio 2019, n. 87 e con il decreto ministeriale 30 giugno 2020, n. 42 (inseriti nel cosiddetto mutuo Bei 2018) e 6, per un importo di 5.619.095,24 euro, con risorse stanziate dal decreto ministeriale n. 71 del 2020;

   questi interventi rientrerebbero in una più ampia e capillare azione di riqualificazione, ammodernamento e rinnovamento degli edifici scolastici, avviata da tempo nel territorio della regione Sardegna, con un'ampia partecipazione del sistema degli enti locali (amministrazioni comunali e provinciali, città metropolitana di Cagliari), delle istituzioni scolastiche e della rete delle professioni tecniche, il tutto coordinato dall'amministrazione regionale;

   questa azione ha comportato un significativo sforzo sotto il profilo amministrativo, finanziario e tecnico, per la molteplicità dei particolari adempimenti richiesti da un processo di riqualificazione su larga scala del patrimonio di edilizia scolastica;

   è il caso di osservare che questo processo ha subito un forte rallentamento nel corso dell'ultimo biennio per effetto dell'emergenza COVID-19 che ha comportato enormi difficoltà procedurali, tra cui la stessa difficoltà di svolgere i sopralluoghi nelle strutture scolastiche a causa delle limitazioni all'accesso definite come misura di contrasto alla pandemia;

   questa circostanza sarebbe confermata anche dal fatto che, secondo la regione, sarebbe la prima volta che in Sardegna si registra un volume così elevato di interventi definanziati;

   la Nuova Sardegna del 22 aprile 2020, riprendendo un'indagine dell'osservatorio OpenPolis, ha riferito che la Sardegna è al primo posto tra le regioni italiane per dispersione scolastica;

   secondo quanto riferito, il 23 per cento dei ragazzi sardi tra i 14 e i 18 anni non ha un diploma, ma è in possesso della licenza media (la media nazionale è del 14 per cento);

   il definanziamento degli interventi rischia non solo di vanificare l'impegno profuso nella riqualificazione del patrimonio di edilizia scolastica, particolarmente vetusto nell'isola, ma di ripercuotersi negativamente sull'abbandono scolastico –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per concedere una proroga degli interventi di riqualificazione del patrimonio di edilizia scolastica relativi al Piano triennale di edilizia scolastica 2018-2020 della Sardegna, per consentire il raggiungimento delle obbligazioni giuridicamente vincolanti, allineando le scadenze dei diversi decreti di finanziamento – in particolare quelli confluiti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e quelli finanziati con i mutui Bei – alla data del 31 dicembre 2022.
(4-11605)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MANZO, NAPPI, DEL SESTO e MASI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è da sempre una delle mete turistiche preferite dal turismo internazionale, soprattutto per la varietà dell'offerta turistica caratterizzata dalla presenza di luoghi incontaminati, ricchi di storia, cultura e bellezze naturalistiche capaci di attirare turisti da ogni parte del mondo;

   la filiera turistica, fatta di strutture ricettive, ristoranti, attività connesse al wedding, servizi di guide per i siti museali, per citare solo alcune delle attività che ne fanno parte, costituisce la principale fonte del prodotto interno lordo nazionale e genera centinaia di migliaia di posti di lavoro, tra fissi e stagionali;

   negli ultimi due anni di pandemia, l'Italia si è trovata di fronte ad una crisi profonda del settore turistico, che ha perso svariati milioni di euro di fatturato a seguito delle restrizioni imposte, anche a livello internazionale, al fine di contenere la diffusione del COVID-19;

   tale incertezza negli operatori ha generato una dura crisi occupazionale per i lavoratori stagionali del turismo, che, tra l'altro, si sono trovati a fare i conti con ammortizzatori sociali del tutto inadeguati alla natura del lavoro svolto;

   il sistema di ristori e di sostegni, messo in campo prima dal Governo Conte e successivamente confermato anche dal Governo Draghi, è riuscito, da un lato, a dare sostegno a tante famiglie la cui unica fonte di reddito derivava dal lavoro stagionale e, dall'altro, è riuscito ad ammortizzare i danni per le imprese turistiche derivanti dalle chiusure obbligatorie e dalle restrizioni;

   con la fine dello stato di emergenza prevista per il 31 marzo 2022, gli operatori turistici avrebbero potuto rivedere la luce in fondo al tunnel grazie ai segnali di ripresa provenienti dalle numerose prenotazioni nelle strutture alberghiere in vista della prossima stagione estiva, tanto da generare l'aspettativa di ritornare ai livelli pre-pandemici già a partire dalla prossima estate;

   la recente applicazione delle sanzioni economico-finanziarie ai danni della Russia, da parte degli Stati Uniti e dei Paesi dell'Unione europea a seguito dell'invasione dell'Ucraina, ha affievolito le aspettative degli operatori turistici italiani che, al momento, stanno registrando la cancellazione delle prenotazioni da parte dei turisti dalla Russia, i quali costituiscono una importante componente dei flussi turistici provenienti dall'estero;

   in particolare, tale situazione ha acuito le preoccupazioni dei lavoratori stagionali che, in alcuni casi, si sono visti sospendere le offerte di lavoro stagionale in ragione delle cancellazioni;

   l'isola di Capri e la Costiera Amalfitana, con Positano e Ravello, sono tra le località che, in Campania hanno registrato – a seguito del conflitto in Ucraina – un elevato numero di disdette sia per quanto riguarda i pernottamenti nelle strutture ricettive, sia per quel che riguarda gli eventi come i matrimoni;

   appare chiaro che le sanzioni applicate alla Russia e finalizzate a contrastare l'aggressione bellica nei confronti della Ucraina, stanno determinando, inevitabilmente, gravi conseguenze anche ai danni del nostro Paese e non solo sotto il profilo dell'approvvigionamento energetico, ridimensionando le stime di crescita economica, nonché le aspettative dei lavoratori stagionali che, oggi, si trovano a fare i conti con una grave precarietà –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza siano state adottate per il sostegno della filiera turistica, gravemente compromessa dalla recente crisi in Ucraina;

   se siano stati individuati sistemi di sostegno al reddito per i lavoratori stagionali del turismo, già afflitti dalla precarietà derivante dalla pandemia degli ultimi due anni e, ora aggravata dagli effetti indiretti delle sanzioni economiche applicate alla Russia a seguito dell'invasione dell'Ucraina.
(4-11600)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a causa dell'attuale conflitto bellico che si sta consumando in Ucraina, si stanno verificando molteplici effetti distorsivi sul piano economico, in pregiudizio del tessuto economico-produttivo del Paese, tra i quali, come noto, l'incremento esponenziale del prezzo delle materie prime;

   una peculiare anomalia, particolarmente indicativa dei cennati effetti distorsivi, è costituita dal considerevole aumento del prezzo dell'olio di semi di girasole, che si sta registrando in questo periodo;

   è noto che l'olio di semi di girasole trova molteplici e variegati impieghi nell'industria alimentare e nella zootecnia;

   nei giorni scorsi, molteplici organi di informazione hanno dato risonanza al grido di allarme degli operatori del settore agricolo, i quali hanno rilevato, tra l'altro, che, poiché l'Italia importa grano duro e olio di girasole da Russia e Ucraina, la guerra sta creando notevoli problemi nell'approvvigionamento di tali prodotti;

   ciò in quanto il conflitto sta determinando l'interruzione, brusca e massiccia, dei trasporti di semi e prodotti come olio di girasole e grano duro ed è evidente che, senza rifornimenti da Russia e Ucraina, che sono dei grandi produttori, i prezzi sono destinati ad aumentare, con conseguente incertezza per gli operatori economici del settore;

   in particolare, mentre nel mese di gennaio 2021, il prezzo di un chilo di olio di girasole era pari ad euro 1,30, nei giorni scorsi la sua quotazione è letteralmente esplosa, raggiungendo la soglia di euro 2,80-3,00, proprio a causa dell'improvvisa paralisi del mercato, dovuta alle difficoltà con le quali le navi riescono a partire dai porti ucraini;

   tanto premesso, ad avviso dell'interrogante, è necessario che l'evoluzione del mercato dell'olio di semi di girasole – così come degli altri prodotti impiegati nell'industria alimentare provenienti dall'Ucraina – sia attentamente monitorata e che siano adottate, con urgenza, apposite iniziative, anche sul piano legislativo, per fronteggiare efficacemente, nel breve periodo, i problemi dell'approvvigionamento e dell'andamento del prezzo, al fine di evitare pregiudizi irreversibili per le imprese del settore agricolo che impiegano tale prodotto nel ciclo produttivo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del problema sopra descritto e quali iniziative intenda adottare al riguardo.
(5-07718)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CANCELLERI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   per mezzo dell'articolo 3, commi 3-6 del decreto-legge n. 80 del 2021 «decreto Reclutamento» e convertito dalla legge n. 113 del 2021 sono state introdotte modifiche relative alla disciplina dell'accesso alla dirigenza pubblica di seconda fascia nelle amministrazioni statali, anche ad ordinamento autonomo, ed enti pubblici non economici nazionali, prevedendo che, in aggiunta alla conoscenza delle materie (prova teorica), la commissione esaminatrice debba procedere anche alla valutazione delle competenze a piena vocazione gestionale;

   occorre rilevare come, se da un lato procedure selettive come quelle su riportate risultino integrare le procedure selettive con un momento certamente indispensabile, come quello della valutazione sulle competenze gestionali, dall'altro, però, risultano sempre subordinate al superamento di una prova di tipo teorica;

   quest'ultimo fattore, per vero, impedisce, o comunque rende più complicato, in concreto, l'accesso alle cariche dirigenziali da parte delle candidate funzionarie con prole, posto che, come denunciato da più parti, un tale sistema sembrerebbe dimentico dell'effettiva incompatibilità tra i tempi richiesti per la preparazione teorica richiesta per l'accesso alle cariche dirigenziali e la condizione delle funzionarie donne con prole, le quali, oltre agli impegni lavorativi, risultano esposte ad impegni familiari di non poco conto;

   di qui, nonostante la normativa muova dalla necessità di introdurre criteri di valutazione che premino le competenze gestionali, sul piano pratico, però, i bandi di concorso continuano a subordinare le predette competenze al superamento di una prova teorica, la quale rappresenta un fattore che, oltre ad apparire superfluo per soggetti che hanno già sostenuto una prova teorica, risulta di forte ostacolo per le candidate che, ancorché dotate di notevoli competenze gestionali e di leadership, non sarebbero nelle condizioni di preparare la relativa prova teorica se non al costo di sacrificare i propri impegni familiari –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative per chiarire l'effettiva ed esatta portata della disciplina sul reclutamento dei dirigenti, in particolare per quel che concerne la natura dei criteri di selezione adottati nella valutazione delle competenze gestionali, valutando, eventualmente, l'opportunità di eliminare le prove teoriche nell'ambito dei concorsi per dirigenti di seconda fascia per le candidate con prole già assunte presso la pubblica amministrazione.
(5-07720)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la Fonderie Pisano s.p.a. ha in attività, nella zona di Fratte (comune di Salerno), uno stabilimento per la produzione di ghisa, aperto da oltre 50 anni, da tempo oggetto di contestazioni e denunce di comitati civici, associazioni e cittadini riguardo ai rischi connessi all'alto impatto ambientale della lavorazione;

   la stampa locale, di recente, ha dato notizia della conclusione dello studio Spes, coordinato dall'Istituto zooprofilattivo sperimentale del Mezzogiorno e convalidato dall'Istituto superiore della sanità, dal quale, a seguito di una serie di analisi a cui è stato sottoposto un numero considerevole di popolazione residente nel cluster della Valle dell'Irno-Salerno, è emerso un fortissimo inquinamento della zona, con presenze di cadmio e mercurio riscontrati nel sangue di soggetti esaminati in proporzioni 5 volte superiore alla norma;

   lo studio ha individuato come riferimento dell'inquinamento prodotto – relativamente al cadmio ed al mercurio – proprio lo stabilimento industriale denominato «Fonderie Pisano & C» posto al centro del cluster della Valle dell'Irno esaminato;

   è stata data notizia, altresì, dei risultati di una consulenza tecnica resa dal professor Annibale Biggeri, ordinario di statistica medica presso l'università di Firenze e dal dottor Francesco Forastiere, medico epidemiologico, associato di ricerca Irib/Cnr Palermo, – quali periti della procure della Repubblica di Salerno – dalla quale sarebbe emerso che l'impianto sopra indicato nel corso degli anni di produzione ha generato polveri sottili dannose per la salute di cittadini dal cluster sopra indicato;

   i metalli riscontrati nel sangue degli abitanti in prossimità dell'impianto (in particolare arsenico, cadmio, nichel, mercurio, manganese) sono particolarmente tossici per la salute, con particolare riferimento alle provocate malattie cardiovascolari, neurologiche e tumori; è stato in particolare rilevato che «lo studio ha messo in evidenza un eccesso di mortalità per cause cerebrovascolari, sia nei maschi sia nelle femmine, nei cerchi a 4 e a 6 chilometri dall'impianto» e che «si è osservato inoltre un eccesso di tumori polmonari nella popolazione femminile nei cerchi 4 e 6 chilometri dall'impianto»; i pubblici ministeri di Salerno al fine di riscontrare un nesso causale tra l'attività produttiva delle Fonderie Pisano e le morti per tumore avvenute nel cluster della Valle dell'Irno, hanno dato incarico al medico legale dottor Giuseppe Vacchiano e all'oncologo Giovanni Codacci Pisanelli, i quali hanno concluso che su 50 casi esaminati 44 «possano ragionevolmente riconoscere nella loro genesi l'intervento del contestato inquinamento ambientale»; inquinamento che avrebbe agito come «concreta possibilità con incidenza causale rilevante in 35 casi» e con «una ragionevole certezza» in 4 casi;

   in ossequio dell'articolo 32 della Costituzione, che obbliga la Repubblica alla tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, i fatti rappresentati – al di là dei merito della vicenda giudiziaria, che farà il suo corso – impongono una verifica sui rischi effettivi per la salute ai quali sono esposti i cittadini che abitano e lavorano nella zona interessata, a partire per primi dagli stessi lavoratori dell'azienda interessata, che hanno diritto a operare in sicurezza e senza pericoli –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, nel quadro del dettato costituzionale e della legge nazionale, per verificare e garantire la salvaguardia della salute dei cittadini e dei lavoratori del territorio salernitano interessato dalla vicenda sopra indicata.
(4-11607)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   BUTTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il prezzo del carburante è decisamente fuori controllo in diverse zone del Paese, in particolare il triangolo Como, Varese e Sondrio sembra essere ulteriormente penalizzato dalle rilevazioni trimestrali realizzate a cura dell'Ambasciata italiana in Svizzera;

   in più occasioni si è fatto notare come il monitoraggio risulti falsato dalla qualità dei dati considerati, a partire dal numero delle pompe e dalla loro distanza siderale dal confine, ma il competente Ministero non ha ancora risposto alle richieste di chiarimenti, tantomeno ha mostrato di apprezzare le proposte avanzate per rivederlo;

   la rilevazione non è puntuale nella provincia di Sondrio, in quanto non c'era nessun impianto rilevato dai dati ed, inoltre, hanno rilevato impianti, ad esempio Lugano che è ben fuori i 20 chilometri di distanza dal confine;

   inoltre, c'erano degli impianti che non sono più neanche esistenti e che, pertanto, falsano totalmente il monitoraggio;

   peraltro, il monitoraggio curato dall'Ambasciata, anche in una situazione economica così pesante, non risulta rispettare la puntualità prevista dagli accordi;

   da tale monitoraggio e, quindi, dalla sua qualità, dipende la reintroduzione della carta sconto un tempo attiva nelle fasce di confine. Peraltro, anche le modalità di applicazione della carta sconto devono essere riviste alla luce della disparità di prezzo del carburante alla pompa tra i capoluoghi e il resto dei territori;

   il prossimo rilevamento del monitoraggio sarà il 30 marzo 2022, sperando che possa ripartire la carta sconto;

   i rincari del carburante, già in essere ben prima del conflitto tra Ucraina e Russia, sono in larga parte ingiustificati e frutto di autentiche speculazioni di cui i competenti Ministeri devono rendere conto ai consumatori;

   a questa beffa si deve sommare anche il danno per il consumatore per cui lo Stato italiano, paradossalmente, beneficia dell'incremento del costo di carburante sia in termini di accise, che di Iva. Le accise ammontano a ben più del 56 per cento del costo di un litro di carburante e questo è intollerabile;

   interessa assai poco se le accise rappresentano la sommatoria delle «tasse di scopo» che i Governi, dal boom economico in qua, hanno applicato ai carburanti, dimenticandosi poi di toglierle «cessato lo scopo»; interessa, invece, che lo Stato intervenga immediatamente per ridurre le accise stesse, ridimensionando così il prezzo dei carburanti;

   si consideri che i dati rilevati dal Ministero della transizione ecologica attestano che lunedì 7 marzo 2022 il costo medio della benzina era di 1,95 euro al litro di cui 1,08 euro di penalizzazione fiscale e 87 centesimi di prezzo industriale. Il gasolio si attestava su 1,82 euro al litro, di cui 94 centesimi di disincentivo fiscale e 88 centesimi di prezzo industriale. Più nello specifico, per la benzina l'accisa è pari a 72,8 centesimi e l'Iva a 35,2 centesimi, mentre, per il diesel, è pari a 61,7 centesimi di accisa e 32,9 centesimi di Iva al 22 per cento –:

   quale sia la decisione dei Ministri interrogati in relazione alle modifiche da apportare all'azione di monitoraggio dei prezzi rilevati dall'ambasciata italiana in Svizzera, sia in termini di pompe rilevate, che di distanza dal confine, che di effettivo funzionamento delle stesse (considerando che alcune risultano inattive);

   quale sia l'orientamento dei Ministri interrogati in ordine alla richiesta di ridurre drasticamente il prelievo fiscale sul costo del carburante.
(3-02827)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RUGGIERO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si è appreso che, in data 27 gennaio 2022, lo stabilimento Bosch ha annunciato, per la sede di Modugno (Bari), il numero di 700 esuberi nei prossimi 5 anni su un organico di 1.700 dipendenti; un annuncio che fa di Bari anche la prima crisi aziendale in Italia causata dal passaggio all'auto elettrica e, dunque, un primo caso di riconversione industriale che si potrebbe finanziare con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza in tema di transizione ambientale;

   ed invero, la sorte della predetta società, è da diversi anni oggetto di attenzione da parte del Governo che ha avviato diversi tavoli di confronto con il Ministero dello sviluppo economico ai quali hanno partecipato la regione Puglia e le associazioni sindacali che risalgano, tuttavia, al 2019, nel corso dei quali la Tecnologie Diesel S.p.a. appartenente al Gruppo Bosch, aveva manifestato la volontà di attuare un Piano industriale di riconversione dell'attività produttiva, esigenza nata dalla progressiva riduzione di fatturato (registrata degli ultimi anni) dovuta alla profonda contrazione che ha subito il mercato del diesel sia in Europa che in Italia;

   pur tuttavia, ad oggi, la società non ha messo in atto nessuna misura diretta ad attuare il piano industriale di riconversione e, secondo quanto appreso da fonti sindacali, attualmente l'85 per cento della produzione a Bari è ancora concentrata sui motori diesel e benzina;

   risulta, pertanto, inaccettabile qualsiasi ipotesi che possa portare ad un ridimensionamento della forza lavoro attualmente occupata che provocherebbe delle conseguenze disastrose su un territorio già martoriato da anni di crisi occupazionale se si considera che la sede di Modugno del Gruppo Bosch rappresenta un'importante e forte realtà imprenditoriale sia per il tessuto produttivo del territorio pugliese che per l'elevato numero di dipendenti;

   a ciò si aggiunga che le stesse associazioni sindacali chiedono alla multinazionale tedesca di adottare una logica di solidarietà italiana ed europea a favore del territorio pugliese, investendo in nuove tecnologie, così come attuato in altri Paesi europei, con la finalità di assegnare una missione produttiva adeguata nell'ambito della green economy;

   alla luce dei fatti esposti, appare evidente la drammaticità della vicenda considerato che un'ulteriore perdita di posti di lavoro andrebbe ad inficiare ulteriormente un tessuto sociale ed economico già molto indebolito dalla crisi occupazionale che coinvolge l'intero territorio pugliese e non solo;

   si ritiene, pertanto, necessario e doveroso che il Governo intervenga in modo rapido ed incisivo nel porre in essere tutte le misure utili a scongiungere il licenziamento di numerosi dipendenti, prevedendo un percorso di riconversione dell'attività produttiva anche attraverso l'utilizzo delle risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza avvalendosi anche degli ammortizzatori sociali per accompagnare la fase di transizione; trattasi di alcune misure che, in questa delicata fase, potrebbero garantire la salvaguardia delle lavoratrici e dei lavoratori del settore automobilistico –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Governo per garantire la continuità occupazionale, al fine di scongiurare il licenziamento di migliaia di dipendenti in una zona già deficitaria a livello occupazionale quale quella del Mezzogiorno d'Italia.
(4-11599)


   LICATINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni dopo l'inizio dell'offensiva russa ai danni dell'Ucraina, si è assistito ad una progressiva crescita del costo del carburante e del gas, il quale ha raggiunto quote altissime;

   molti hanno imputato questi incrementi proprio al conflitto in corso, che tuttavia non sarebbe sufficiente a motivarne le ragioni; infatti, il prezzo attuale dei carburanti è stato fissato circa un mese fa, quando i costi erano inferiori;

   è di oggi la notizia relativa all'apertura di un'inchiesta da parte della procura di Roma, anche a seguito delle dichiarazioni rilasciate dal Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani. I relativi accertamenti sono affidati al nucleo di polizia economica-finanziaria di Roma della guardia di finanza;

   anche il Codacons, in realtà, già nel mese di gennaio 2022 aveva preannunciato azioni volte a far luce su tale vicenda, e ha presentato un esposto alla procura della Repubblica di Roma per chiedere lo svolgimento di indagini per accertare il possibile compimento del reato di truffa o, comunque, di speculazioni in danno delle famiglie e delle imprese;

   i rincari stanno causando numerosi disagi a famiglie e imprese, le quali, già per la data odierna, avevano preannunciato lo svolgimento di uno sciopero;

   nel nostro Paese, infatti, sono tante le merci che viaggiano su strada e l'incremento dei prezzi della benzina e del gasolio causerà enormi difficoltà per gli autotrasportatori, per l'intera filiera agroalimentare e di conseguenza per gli altri settori, nonché per i cittadini, già scossi e turbati dalla guerra in corso;

   è necessario accertare, anche per dare una risposta ai cittadini, le potenziali speculazioni e i possibili profitti illeciti che ne stanno derivando oppure l'eventuale esistenza di intese restrittive della concorrenza –:

   se, alla luce delle considerazioni sopra svolte, i Ministri interrogati intendano adottare iniziative di competenza volte ad accertare le cause che hanno comportato l'incremento dei costi del carburante e del gas, e a prevedere strumenti di controllo e monitoraggio finalizzati a prevenire e contrastare, per quanto di competenza, comportamenti illeciti e speculazioni.
(4-11608)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il fiume Sarno, insieme ai suoi affluenti – i torrenti Cavaiola e Solofrana e i canali Alveo Comune Nocerino e Angri – San Tommaso, attraversa tre province e tredici comuni della Campania tra i quali Angri, Scafati, Castellammare di Stabia, Nocera Inferiore, e Sarno;

   il fiume risulta essere uno dei corsi d'acqua più inquinato del mondo;

   canali fognari, scarichi delle concerie delle industrie conserviere, scarti delle lavorazioni industriali, sversamenti abusivi lungo il fiume hanno trasformato il Sarno in una vera bomba ecologica;

   l'odore acre del fiume, in certi momenti, è intollerabile; la condizione del Bacino del Sarno e la materiale condizione di vita delle persone che vi abitano e lavorano è intollerabile: acque torbide, bottiglie di plastica galleggianti, detriti;

   «Goletta Verde», la storica campagna di Legambiente che monitora lo stato qualitativo delle acque lungo le coste d'Italia, comprese quelle alla foce del Sarno, ha rilevato che i campioni prelevati negli ultimi 11 anni consecutivi continuano a sancire il verdetto del Sarno come fiume «fortemente inquinato»; allo stesso modo anche il monitoraggio effettuato lungo il fiume e i suoi affluenti con la «Goletta dei Fiumi» ha evidenziato come le località costiere paghino lo scotto di problematiche che si estendono ai comuni dell'entroterra: insufficiente depurazione dei reflui urbani, scarichi illegali e cattiva gestione dei rifiuti;

   i livelli di inquinamento, che negli anni sono stati oggetto di varie inchieste della magistratura, e nel Senato della Repubblica di una specifica commissione di inchiesta, sono da allarme sociale;

   nella Valle del Sarno il disastro ambientale è stato perpetrato per decenni, senza mai risposte efficaci, a discapito di centinaia di migliaia di persone che abitano in questi territori;

   nelle ultime settimane, grazie a una mobilitazione delle associazioni Legambiente, Libera, dell'Anpi, e di altri soggetti civici, si è rilanciato un appello popolare per la conversione ecologica del bacino del Sarno;

   il problema del Sarno – come fanno rilevare le associazioni in un documento – non è solo l'inquinamento del fiume, dei suoi affluenti e dei suoi canali, ma anche il complessivo risanamento idraulico, idrogeologico, ambientale e sociale dell'intero bacino idrografico;

   la Valle del Sarno è un'area densamente abitata e ricca di eccellenze industriali ed agricole, che devono porsi da subito come mission la riconversione green;

   le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono un'occasione straordinaria per risanare il fiume, bonificare la valle, riconvertire il tessuto produttivo del territorio, censire i malati con un registro tumori, riaprire e potenziare gli ospedali, rafforzare le politiche di cura per i malati oncologici; realizzare politiche di partenariato, di accompagnamento e di sostegno all'efficientamento e al rinnovamento ecosostenibile dei cicli produttivi di industria, agricoltura e servizi;

   le associazioni e i comitati mobilitati chiedono che i Ministri della salute, della transizione ecologica e del lavoro e delle politiche sociali partecipino ad un confronto pubblico per aprire un tavolo inter istituzionale in ragione dell'urgenza di risposte ambientali e risorse infrastrutturali contro la devastazione ambientale, considerando l'emergenza nella Valle del Sarno una grande questione nazionale –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, anche normative, e d'intesa con la regione Campania, con riguardo ai temi posti in premessa, in relazione alla situazione del fiume Sarno, nella necessità di un progetto complessivo di bonifica, tutela e rilancio per tenere insieme, nell'intera valle, salute, lavoro, territorio e ambiente.
(4-11602)


   FRACCARO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con la delibera Cipe n. 7 del 17 marzo 2020, è stato inserito, nel Piano operativo «Imprese e competitività», Fsc 2014-2020, un nuovo intervento relativo all'istituzione, presso il Ministero dello sviluppo economico, di un Fondo nazionale reddito energetico, finalizzato a sostenere l'autoconsumo energetico da parte dei cittadini e a favorire la diffusione delle energie rinnovabili, e in particolare degli impianti solari fotovoltaici, riducendo le emissioni generate dalla produzione elettrica destinata alle utenze domestiche;

   la finalità della misura è quella di generare un circolo virtuoso tra politiche sociali, economiche e ambientali, consentendo alle piccole e medie imprese e alle microimprese, oltre che alle famiglie, di beneficiare dell'incentivo a fondo perduto del 100 per cento per la realizzazione di impianti alimentati da energia pulita;

   con la medesima delibera Cipe, al Fondo in questione è stata assegnata una dotazione iniziale pari a euro 195.000.000, attraverso la quale è possibile attivare due tipologie di finanziamento: in conto capitale, per la concessione di incentivi diretti alla realizzazione degli impianti fotovoltaici; sotto forma di garanzie cash collateral a favore di finanziamenti bancari finalizzati alla realizzazione di tali impianti;

   con la stessa delibera Cipe è stato dato mandato al Ministero dello sviluppo economico di provvedere alla definizione delle modalità operative di funzionamento del Fondo, nonché alla definizione dei requisiti dei beneficiari della misura e degli impianti da realizzare. A tal fine è stato costituito, presso il medesimo Ministero un gruppo di lavoro che ha provveduto alla stesura della relativa proposta normativa;

   con il decreto-legge 1° marzo 2021, n. 22, convertito dalla legge 22 aprile 2021, n. 55, le competenze in ambito energetico sono state attribuite al Ministro della transizione ecologica;

   ad oggi, non è stata ancora adottata la normativa ministeriale che consente di attivare gli interventi finanziati dal predetto Fondo, utilizzando le risorse a tal fine già assegnate –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa, quali siano le ragioni della mancata adozione dei provvedimenti necessari per il funzionamento del Fondo, nonché quali iniziative intenda assumere al fine di consentire l'operatività delle summenzionate misure in materia di reddito energetico.
(4-11611)

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Meloni n. 1-00485, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 510 del 18 maggio 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    con un fatturato che supera gli 80 miliardi di euro annui, quasi 500 mila addetti e 224 mila aziende solo in Italia, la filiera della moda rappresenta un asset strategico dell'industria nazionale, nonostante risulti, con l'industria automobilistica, il settore manifatturiero maggiormente colpito dall'emergenza economica socio-sanitaria da COVID-19, soprattutto a causa della sofferenza del mercato europeo, fortemente penalizzato da lockdown internazionale;

    il settore moda rappresenta l'8,5 per cento del volume di affari e il 12,5 per cento dell'occupazione dell'industria manifatturiera in Italia; la dimensione media delle aziende è inferiore a quella degli altri Stati dell'Unione europea e questa peculiarità, bilanciata da una forte interrelazione tra le imprese che comporta un'elevata capacità di innovazione, consente una maggiore flessibilità e un elevato grado di specializzazione, garantendo una forte competitività della filiera. Questa caratteristica è confermata dalle prestazioni dell'esportazione del settore e dal ruolo di grande rilievo dalla filiera nazionale nel mercato europeo della moda di qualità. Si stima, infatti, che il sistema di subfornitura italiano rifornisca il 60 per cento della moda di qualità del mondo e che l'industria tessile italiana raggiunga il 77,8 per cento del totale delle esportazioni europee;

    per la sua portata attuale, al settore corrisponde una consistente produzione e, di conseguenza, una consistente generazione di problematiche di impatto ambientale, come emerso dall'ultimo World Economie Forum, secondo il quale l'industria della moda è il secondo settore più inquinante al mondo dopo quello petrolifero; ogni anno è, infatti, responsabile del 10 per cento delle emissioni globali di gas serra (CO2) e contribuisce alla dissipazione del 20 per cento delle risorse idriche totali, utilizzate nelle varie fasi lavorative, compresa, naturalmente, l'irrigazione delle colture tessili;

    a livello mondiale una prima problematica concerne il rilascio e la diffusione di sostanze chimiche usate nel processo produttivo, causa primaria del deterioramento della risorsa idrica, in particolare nella contaminazione delle falde acquifere, oltre che effetti nocivi con conseguenze sulla salute dell'essere umano; si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20 per cento dell'inquinamento globale dell'acqua potabile a causa dei vari processi a cui i prodotti vanno incontro, come la tintura e la finitura, e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei corsi d'acqua (l'equivalente di 50 miliardi di bottiglie di plastica);

    il consumo di moda è molto diffuso, poi, nelle economie industrializzate: poiché la moda è fondata sulle tendenze, il prodotto ha un ciclo di vita molto breve, che porta a un elevato accumulo di rifiuti spesso non biodegradabili. I dati dell'Ispra indicano che le imprese italiane della lavorazione di pelli e pellicce e dell'industria tessile hanno generato 745.458 tonnellate di rifiuti speciali nel 2018;

    si calcola, poi, che l'industria della moda sia responsabile del 10 per cento delle emissioni globali di carbonio;

    i produttori ed i marchi «made in Italy» che non si rinnoveranno saranno senza dubbio danneggiati nel breve/medio termine da uno dei cambiamenti di paradigma: dai fattori tecnologici, come l'intelligenza artificiale, la biotecnologia, la digitalizzazione industriale, il riutilizzo creativo del lusso, alla necessità di mantenere il passo con una consapevolezza senza precedenti dei consumatori, che oggi si aspettano un autentico impegno dei marchi nei confronti dei valori etico-ambientali;

    da tempo le filiere del tessile, della pelletteria, degli accessori, della calzatura e della moda tentano di trovare un punto di equilibrio nella coesistenza tra l'emergenza etica, ambientale e sociale e lo sviluppo economico;

    l'attenzione ai temi della transizione ecologica non è solo una caratteristica produttiva, ma un'esigenza;

    come componente chiave della catena del valore globale, le piccole e medie imprese e le imprese artigiane italiane devono conformarsi alle pratiche sostenibili e alla gestione responsabile, destreggiandosi tra le varie certificazioni etiche, ambientali e nella sottoscrizione dei diversi protocolli quali, ad esempio, l'elenco delle sostanze soggette a restrizioni (Rsl – Restricted Substances List), l'elenco delle sostanze manifatturiere soggette a restrizioni (Mrsl – Manufacturing Restricted Substances List) e le campagne attivate per la gestione responsabile delle sostanze chimiche nei prodotti e nei processi, come anche i capitolati attraverso cui i marchi committenti effettuano le richieste di approvvigionamento;

    la necessità, sempre più impellente, di conformare tutti i settori alla realtà ecosostenibile, richiede uno sforzo corale affinché questo settore trainante per l'Italia diventi un asset strategico nella nuova programmazione comunitaria 2021-2027 e nel pacchetto della ripresa della Next Generation UE, dotandolo degli strumenti necessari per affrontare le sfide del futuro e, in particolare, per una transizione verso un modello tessile responsabile e sostenibile, per costituire modelli di gestione strategica ed operativa diretti alla compatibilità ecologica e sociale;

    la legislazione italiana, pur sapendo cogliere in termini generali gli obiettivi della sostenibilità e dell'economia circolare, non è stata in grado finora di creare un quadro normativo complessivo idoneo a favorire e sostenere concretamente questa transizione; in particolare, la normativa ambientale italiana continua a mantenere un approccio burocratico con norme a volte incoerenti che frenano anziché favorire la transizione;

    l'Italia, dato il valore economico, sociale e ambientale generato dalla sua filiera nella catena tessile globale, gioca un ruolo importante nell'identificazione, mitigazione e gestione sistemica delle esternalità negative; quella italiana è l'unica filiera al mondo tutt'oggi intatta, composta da imprese artigiane che lavorano dalla fase delle materie prime, passando per le fasi del processo produttivo, fino alla distribuzione, coinvolgendo quasi tutte le regioni italiane nell'indotto e, inoltre, la filiera della moda italiana gode di un vantaggio di competitività unico nel contesto globale legato principalmente ad una tradizione produttiva correlata al contributo fornito dalle specializzazioni produttive sorte nei cosiddetti distretti industriali;

    l'obiettivo è una transizione giusta, in cui l'approccio a uno sviluppo sostenibile non si limiti ai soli contesti maggiormente dipendenti da fonti e tecnologie altamente impattanti e climalteranti, ma sia in grado di attivare una leva di crescita che colga le caratteristiche e le esigenze settoriali che, a prescindere dalla dimensione aziendale, accompagni anche le imprese più piccole nella transizione;

    è necessaria la predisposizione di interventi in grado di rendere l'ecosistema tessile idoneo alla transizione ecologica, sostenendo l'accelerazione verde a tutti i livelli, nazionale, regionale e locale, ed enunciando i criteri base da porre a fondamento delle politiche interne;

    l'Italia, e l'Europa tutta, si trovano oggi nel pieno di una crisi sanitaria ed economica senza precedenti, che ha messo in luce la fragilità delle nostre catene di approvvigionamento; stimolare nuovi modelli aziendali innovativi creerà a sua volta la nuova crescita economica e le nuove opportunità di lavoro che l'Europa ha bisogno di recuperare;

    il presente atto di indirizzo è volto a stimolare un settore dominante dell'economia italiana, anche rispetto ai processi di riconversione, uno sforzo che lo Stato deve sostenere attraverso i necessari investimenti a beneficio dell'intera filiera produttiva del settore, sia quella industriale che quella artigianale,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per attuare una più efficace politica di tutela ambientale specificatamente dedicata al settore tessile e orientata, in particolare, ai temi della transizione verso un'economia circolare, con particolare riguardo a:

  a) incentivi, anche di natura fiscale, a favore delle aziende manifatturiere che introdurranno tecnologie, tecniche, servizi, processi e/o prodotti innovativi nella filiera, parametrati sulla base degli effettivi miglioramenti ambientali ed energetici conseguiti;

  b) supporto finanziario alla creazione di una rete nazionale di recycling hub per la gestione ed il riciclo degli scarti di lavorazione (pre e post consumo) e dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata della frazione tessile (capi abbigliamento, biancheria, casa e altro);

  c) politiche per la promozione della trasparenza e della tracciabilità delle filiere, attraverso il coordinamento di strumenti quali i sistemi di tracciabilità basati sull'identificazione a radiofrequenza e l'etichettatura, oltre che lo sfruttamento e l'utilizzo delle tecnologie e degli strumenti della blockchain/Dlt, internet delle cose (Iot), ed intelligenza artificiale (Ai);

  d) supporto finanziario alla creazione e al potenziamento di impianti (pubblici o consortili) di trattamento delle acque reflue e dei fanghi di depurazione derivanti dai cicli di nobilitazione tessile, con l'introduzione delle tecnologie più avanzate per l'abbattimento dei carichi inquinanti;

  e) supporto alla ricerca di nuove famiglie di prodotti chimici a ridotto impatto ambientale utilizzabili nei cicli di nobilitazione tessile;

2) ad attivare, in ambito europeo, tutte le iniziative di competenza per prevedere nella prossima programmazione comunitaria lo stanziamento di fondi per la prima «settimana della moda» italiana dedicata alla sostenibilità e all'innovazione, sul modello della Sustainable Fashion Innovation Society;

3) ad attivare iniziative di sostegno all'innovazione creativa, mediante:

  a) potenziamento del credito d'imposta per le attività di ricerca e sviluppo relativamente al design ed all'ideazione estetica, con l'innalzamento dell'aliquota prevista dall'attuale credito d'imposta e del massimale, per almeno un quinquennio;

  b) sostegno all'attività di realizzazione dei campionari e delle collezioni del settore tessile abbigliamento privi di poliestere (pu) e rispettose dei principi di economia circolare, nei limiti della normativa sugli aiuti di Stato, con contributi a fondo perduto;

4) ad adottare iniziative per attivare strumenti agevolativi per incentivare la rilocalizzazione delle produzioni, almeno per articoli e/o servizi innovativi, favorendo nuovi investimenti industriali con:

  a) agevolazioni fiscali per periodi medio-lunghi (5-10 anni);

  b) finanziamenti agevolati o contributi a fondo perduto per riconversione di aree industriali e di impianti/macchinari;

5) ad adottare le iniziative di competenza per inserire, nei decreti attuativi di prossima adozione relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza per il rilancio dell'Italia, il sistema moda come elemento di sviluppo dell'innovazione, della competitività, della transizione ecologica, della rivoluzione verde mediante:

  a) attivazione di strumenti agevolativi a fondo perduto/crediti d'imposta per il supporto alla digitalizzazione di prodotti, collezioni e archivi aziendali;

  b) attivazione di strumenti agevolativi a fondo perduto/crediti d'imposta per lo sviluppo della creatività veloce e potenziata, la flessibilità strutturale degli impianti, la qualità della pianificazione del processo logistico tipico della moda;

  c) sostegno alla virtualizzazione di fiere, di eventi promozionali, di workshop sui principali mercati internazionali, sostegno alla creazione di showroom virtuali ed alla realizzazione di piattaforme per favorire l'incontro tra domanda e offerta di articoli di moda ecosostenibile;

  d) sostegno al primo evento dedicato alla transizione ecosostenibile della moda attraverso l'innovazione tecnologica, denominato – Phygital Sustainability Expo –, a cura della Sustainable Fashion Innovation Society;

6) ad adottare le iniziative di competenza per integrare i programmi formativi, con particolare riferimento ai percorsi di formazione professionalizzanti, al fine di includere il tema della sostenibilità e dell'innovazione responsabile per formare una nuova generazione di professionisti attenti e responsabili;

7) a promuovere campagne di comunicazione per sensibilizzare i consumatori ad acquisti sostenibili, in favore di una maggiore trasparenza circa la riparabilità, la provenienza da materiale riciclato e la riciclabilità dei prodotti al fine di veicolare gli utenti verso scelte consapevoli;

8) anche alla luce dei recenti avvenimenti di guerra che stanno affliggendo la popolazione ucraina, ad adottare iniziative volte ad aiutare bisognosi e profughi nel segno della sostenibilità e dell'allungamento del ciclo di vita dei prodotti mediante:

  a) misure di sostegno, attraverso sgravi fiscali e crediti d'imposta, alle attività che effettuano donazioni di eccedenze di magazzino della moda;

  b) il riconoscimento di un «bonus moda» ai bisognosi e profughi e ai consumatori che acquistano prodotti made in Italy sostenibili certificati da enti accreditati.
(1-00485) (Seconda ulteriore nuova formulazione) «Meloni, Rampelli, Lollobrigida, Zucconi, Butti, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in Commissione Ungaro n. 5-07716 del 15 marzo 2022.