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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 9 marzo 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il settore manifatturiero del tessile, moda e accessorio, comprensivo dei settori calzature, concia, occhialeria, oreficeria-argenteria-gioielleria, pelletteria, pellicceria e tessile-abbigliamento, costituisce, storicamente, uno degli assi portanti, uno dei motori dell'industria italiana e dell'economia del Paese, ha una rilevanza primaria nel sistema economico italiano e rappresenta, allo stesso tempo, uno degli assi portanti dell'industria del «made in Italy» nel mondo;

    il settore si è affacciato ai numeri record del 2019 reduce da profonde trasformazioni e da una dura battaglia a livello internazionale per quelli che sono stati i processi che sono chiamati, con un termine che comprende molte cose, di globalizzazione, ovverosia un settore che ha sofferto, e spesso anche ha pagato, l'affacciarsi di nuovi Paesi produttori che, prima di diventare i mercati di assorbimento dei nostri prodotti, sono stati competitori: i Paesi del lontano e dell'Estremo Oriente, primi fra tutti, in questo processo di crescita e di affacciarsi sulla scena dei Paesi produttori, hanno puntato molto sul tessile, anche perché è un settore industriale che non richiede investimenti per unità di prodotto elevatissime e ha competenze e capacità di risorse umane molto, molto diffuse. L'Italia ha sofferto, i nostri produttori hanno combattuto, c'è stata una modifica anche di quello che è il tessuto e la qualità della produzione nazionale, sia nel campo dei tessuti quanto nel campo dei capi confezionati;

    al di là della rilevantissima importanza della grande moda, del grande fashion italiano, il tessile è sempre stato costituito da produzioni di tessuti di qualità e produzioni, di capi di buongusto e qualità anch'essi. In questo settore molto è stato fatto, soprattutto dal punto di vista dell'innovazione nella produzione e della qualità dei tessuti;

    per quanto riguarda la produzione di tessuti, molti sono stati i problemi che hanno caratterizzato il tessile italiano, soprattutto la competitività di questi Paesi esteri, che, spesso, hanno anche tecniche di lavoro e rispetto dei parametri ambientali e della tutela del mondo del lavoro molto diversi dai nostri. A fianco della produzione, c'è il tema della realizzazione e della vendita di capi confezionati che ha spinto il comparto italiano verso la qualità, la qualità alta;

    il bilancio settoriale del 2020 si è chiuso con perdite gravi e ben peggiori rispetto a quelle dell'ultima crisi economica del 2008-2009. Gli effetti della crisi pandemica da COVID-19 non hanno risparmiato il comparto, che, anzi, risulta tra le industrie manifatturiere più colpite nel nostro Paese. Le misure di contenimento del contagio adottate sia a livello nazionale sia a livello internazionale hanno influito pesantemente sul settore in termini diretti e indiretti. Gli effetti pandemici sono stati accentuati proprio perché l'industria italiana manifatturiera dei menzionati settori occupa un ruolo di primaria importanza nelle filiere internazionali, partecipando attivamente (e con posizioni di leadership) ai diversi passaggi produttivi e fornendo le catene di approvvigionamento internazionale;

    secondo le stime elaborate dal Centro studi di Confindustria Moda il fatturato annuo del 2020 è stato stimato in calo nell'ordine del –26 per cento. Considerando che nel 2019 il fatturato del comparto aveva raggiunto i 97,9 miliardi di euro, tale variazione si sarebbe tradotta in una perdita di 25,4 miliardi di euro. Sulla base dei dati preconsuntivi, esaminati da Confindustria Moda, il tessile, moda e accessorio chiude il 2021 con un fatturato di 91,7 miliardi di euro, registrando una crescita oltre le attese del settore del 22 per cento rispetto al 2020, ma con un –6,4 per cento ancora da colmare rispetto al 2019, quando le vendite avevano superato i 98 miliardi di euro;

    dai risultati dell'ottava indagine dell'associazione di categoria, relativa all'impatto del Covid-19 sulle imprese del comparto, emerge inoltre che i ricavi nel primo trimestre del 2022 stanno realizzando un trend di crescita del 14 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021. Nei primi mesi di del 2021 è diminuito il ricorso delle imprese alla cassa integrazione guadagni e quasi un quarto del campione pensa di incrementare il proprio organico nei 12 mesi (il 62 per cento intende mantenerlo invariato). Tuttavia, per oltre sette aziende su 10 l'aumento dei costi delle materie prime e dell'energia minaccia la ripresa: le nostre imprese si avvicinano ai livelli del 2019 e tornano a creare posti di lavoro nel Paese, ma il balzo dei costi rischia di essere una grave minaccia, specialmente per le aziende più energivore a monte della filiera;

    le previsioni fatte fino a pochi giorni fa indicavano il 2022 all'insegna della ripresa economica, con la fascia di lusso che aveva già raggiunto i livelli pre Covid-19 alla fine del 2021 e i segmenti premium e mass che dovrebbero tagliare il traguardo in corso d'anno: il ritorno alla vita sociale, infatti, dovrebbe spingere le persone ad acquistare capi e accessori per rinnovare il proprio guardaroba. A scoraggiare i clienti, però, potrebbero essere i prezzi in aumento, spinti dall'incremento dei costi delle materie prime, dell'energia e della logistica, aumenti che purtroppo, a causa della crisi internazionale conseguente alla situazione di guerra tra Russia e Ucraina, si verificano in presenza di un quadro di ulteriore destabilizzazione in Europa e in Italia, dopo due anni di pandemia. Con la nuova incognita sull'export e sull'incoming turistico russo e ucraino, soprattutto per i mesi estivi;

    anche l'impatto in termini di occupazione e di perdita di competenze, ai diversi livelli, è stato cruciale proprio per la contrazione delle produzioni. Il settore è fortemente impegnato sul lato della sostenibilità, di prodotto quanto di processo produttivo, con un filo conduttore tra tecnologie abilitanti e sostenibilità ecologica e sociale, per attuare processi di transizione ecologica piena e in linea con le sfide poste dalla Commissione europea. Caratteristica che, a causa delle negatività economiche e sociali dovute alla pandemia, non ha potuto esprimersi a pieno, limitando gli investimenti e l'offerta complessiva del comparto in tal senso;

    la crisi del settore della moda ha colpito gravemente anche il commercio al dettaglio con rilevanti perdite economiche per i negozi di moda: i consumi di prodotti del settore hanno registrato una diminuzione di circa 20 miliardi di euro a seguito delle restrizioni varate per contrastare la pandemia, che hanno imposto anche 140 giorni di chiusura dei negozi di moda in zona rossa;

    secondo alcuni studi di settore, a causa degli effetti del COVID-19 (tra cui crollo dello shopping tourism, minor reddito disponibile per le famiglie e aumento della propensione al risparmio) si rischia la chiusura di 20 mila negozi di moda su 115 mila punti vendita con una ricaduta sull'occupazione che potrebbe interessare oltre 50 mila addetti. Va inoltre ricordato come in tale settore sia determinante la stagionalità del prodotto venduto: i beni variano e si differenziano a seconda del periodo di vendita e se non venduti nella stagione sono suscettibili di notevole deprezzamento;

    la crisi causata dal COVID-19 ha comportato una drammatica flessione delle vendite a causa delle restrizioni alla circolazione, pertanto l'intero comparto tessile e della moda, del calzaturiero e della pelletteria ha accumulato stock di merce stagionale invenduta. E questo potrebbe accadere di nuovo alla luce dei pesanti effetti generati dalla crisi Russo-Ucraina;

    gli effetti negativi sulle rimanenze finali di magazzino sono stati dunque notevoli, a partire dal cambio di stagione che è stato penalizzato dal lockdown, all'assenza dei ricavi, sino ad arrivare all'obsolescenza della merce stagionale. Sarebbe inoltre opportuno, come azione di politica industriale, dare ulteriore seguito a quanto già è stato fatto dal legislatore sia per quanto riguarda il credito di imposta (pari al 30 per cento del valore delle rimanenze finali di magazzino) di cui alla legge 17 luglio 2020, n. 77, sia per l'attività di studio, ideazione e realizzazione delle collezioni da parte delle imprese del settore, attività che con il bonus campionari, attivato nel 2011, è stata definita come un'attività di ricerca industriale e sviluppo pre-competitivo (la funzione di ricerca e sviluppo svolta dalle imprese di abbigliamento si concretizza nell'attività di ricerca e ideazione stilistica dei prodotti e nella realizzazione dei prototipi che ad ogni stagione vede impegnate le risorse creative in tecniche interne alle imprese finali e le risorse esterne, rappresentate dagli stilisti che operano in qualità di consulenti e dalle imprese di subfornitura che collaborano attivamente allo studio e realizzazione dei prototipi): realizzando prodotti legati all'evoluzione della moda, le imprese finali propongono, ad ogni stagione, nuovi modelli. L'attività di ricerca e sviluppo richiede, di conseguenza, notevoli risorse e assume una valenza strategica nel determinare il successo dell'impresa. Attività che andrebbe rafforzata anche attraverso l'utilizzo di programmi di studio e formazione, coordinati a livello nazionale, che favoriscano una migliore partecipazione delle imprese del comparto all'interno di tali programmi, in sinergia con la proposta formativa già sviluppata dagli Its e dai diversi istituti di formazione tecnica superiore e rafforzata, predisponendo gli opportuni strumenti agevolativi per favorire l'acquisizione di tecnologie, macchinari ed equipaggiamenti, provenienti dalle imprese italiane, con caratteristiche di innovazione (tecnologie 4.0 e sostenibilità) presso tali istituti formativi, per garantire un potenziamento e un upgrade della formazione tecnico-pratica, allineando l'insegnamento alle necessità delle imprese del settore manifatturiero del tessile, moda e accessorio,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per prevedere strumenti agevolativi per chi investe in tecnologie innovative e ambientalmente sostenibili per il comparto del tessile, della calzatura, della conceria e della pelletteria, al fine di garantire ulteriormente il processo di tracciabilità, trasparenza e transizione ecologica del comparto;

2) ad adottare iniziative per prevedere ulteriori agevolazioni per la sostituzione del parco macchine produttivo, a favore di tecnologie e macchinari capaci di garantire un corretto riciclo delle diverse componenti a fine vita, agevolandone la sostituzione in funzione di una migliore produttività, sicurezza per i lavoratori e miglioramento delle performance ambientali;

3) ad adottare iniziative per istituire appositi programmi di studio e formazione, coordinati a livello nazionale, favorendo una migliore partecipazione delle imprese del comparto all'interno di tali programmi, in sinergia con la proposta formativa già sviluppata dagli Its e dai diversi istituti di formazione tecnica superiore, favorendo, altresì, con strumenti agevolativi, l'acquisizione di tecnologie, macchinari ed equipaggiamenti, con caratteristiche di innovazione (tecnologie 4.0 e sostenibilità) presso tali istituti formativi, garantendo un potenziamento e un upgrade della formazione tecnico-pratica ed allineando l'insegnamento alle necessità delle imprese del settore manifatturiero del tessile, moda e accessorio;

4) ad adottare iniziative per prorogare, per tutto il 2022, il credito di imposta di cui alla legge 17 luglio 2020, n. 77, estendendolo a tutti i soggetti operanti nel settore tessile e della moda, del calzaturiero e della pelletteria;

5) ad adottare iniziative per dare il sostegno finanziario necessario a compensare l'aumento dei costi energetici e delle materie prime sopportati dalla filiera della moda, predisponendo altresì un sistema che consenta di proseguire il prolungamento delle scadenze dei debiti contratti durante la fase di pandemia e garantisca la liquidità necessaria al settore, anche in un arco temporale di medio periodo.
(1-00604) «Benamati, Bonomo, D'Elia, Gavino Manca, Nardi, Soverini, Zardini, De Luca, Fiano, Lotti, Ciampi, Berlinghieri».


   La Camera,

   premesso che:

    il suicidio è un fenomeno complesso, multidimensionale, causato dall'interazione di più fattori: biologici, genetici, psicologici, sociali e ambientali. Tali caratteristiche ne rendono difficile la previsione, pur tuttavia la conoscenza e la gestione dei fattori di rischio, può contribuire comunque a ridurre la probabilità dell'atto suicidario;

    secondo la letteratura scientifica i principali indicatori e fattori di rischio sono rappresentati, tra gli altri, da: comorbilità con una patologia psichiatrica, impulsività, disperazione, storia familiare, vulnerabilità psicologica, comportamento suicidano, life stressors, accesso ad armi, patologia medica grave, abuso di sostanze, disturbi e tratti di personalità. Pur tuttavia, l'evento suicidano non può mai essere completamente ricondotto a fattori acuti e collegati a un particolare momento, ma ad un'evoluzione del disagio nel tempo;

    oltre alla dimensione strettamente personale, il suicidio è un grave problema di salute pubblica: secondo gli ultimi dati resi disponibili dall'Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno si registrano più di 700 mila casi di suicidio e circa 4.000 in Italia, cui si affiancano i molto più numerosi casi di tentativi di suicidio che rappresentano il principale indicatore di rischio;

    secondo il Rapporto sui suicidi nel mondo pubblicato il 17 giugno 2021 dall'Organizzazione mondiale della sanità, per attuare strategie di prevenzione del suicidio efficaci sono necessari una migliore sorveglianza e un accurato monitoraggio del suicidio e dei tentativi di suicidio. Ciò include la registrazione del suicidio, i registri ospedalieri dei tentativi di suicidio e le indagini dei rappresentanti nazionali che raccolgono informazioni sui tentativi di suicidio auto-riferiti;

    secondo l'Organizzazione mondiale della sanità il tasso di suicidio nel mondo si attesta intorno a 9 casi ogni 100.000 mila abitanti, 10,5 in Europa e 4,3 in Italia, collocando il nostro Paese tra le ultime posizioni continentali;

    ben più alto, sia a livello mondiale che nazionale è il tasso di suicidi tra gli appartenenti alle Forze dell'ordine e alle Forze armate. In Italia, in particolare, si registra uno tra gli scarti più ampi tra il tasso di suicidi tra la popolazione e tra uomini e donne in divisa;

    per quanto concerne i dati nazionali relativi agli eventi suicidari tra uomini e donne «in divisa», in assenza di un monitoraggio ufficiale costante ed accurato, questi sono molto datati o reperibili da fonti non istituzionali, in particolare associazioni e sindacati;

    per quanto concerne i dati ufficiali, l'ultimo report risale al 15 settembre 2016, quando nell'Aula del Senato il Governo rispose a un'interrogazione parlamentare: l'allora Sottosegretario all'interno comunicò che dal 2009 al 2014 gli eventi suicidari tra i componenti dei cinque corpi di Polizia nazionali risultavano essere 254, per una media di 0,8 a settimana, così suddivisi: 62 nella Polizia di Stato, 92 tra i Carabinieri, 45 in Guardia di finanza, 47 in Polizia penitenziaria, 8 nel Corpo forestale;

    i dati disponibili fino all'anno 2015 sul tasso di suicidi ogni 100 mila abitanti, resi noti dai sindacati dei Carabinieri, rappresentano uno scarto allarmante tra tasso di suicidi tra la popolazione generale italiana, ricompreso tra 6,5 e 7,2 suicidi ogni 100 mila persone, mentre quello tra i Carabinieri oscillerebbe tra il 9,65 del 2015 e il 26,82 del 2012;

    secondo l'«Osservatorio suicidi in divisa» nel corso del triennio 2019-2021 il numero di eventi suicidari tra appartenenti alle Forze di polizia e delle Forze armate sarebbe rispettivamente di 69, 51 e 57, per un totale di 177, con una media superiore a un evento suicidano a settimana;

    secondo i dati dell'Osservatorio sopra citato si registra, in termini assoluti, una preponderanza di eventi suicidari tra Carabinieri e agenti della Polizia di Stato, pari nell'ultimo triennio, rispettivamente a 55 e 36, mentre il tasso di suicidi – il rapporto tra eventi suicidari e componenti del Corpo e Arma di riferimento – mostra una preponderanza nell'Arma dei carabinieri – circa 21 su 100.000 appartenenti – e in particolare nel Corpo forestale;

    nelle prime sei settimane del 2022, secondo il citato Osservatorio, si sono verificati 7 eventi suicidari, confermando la media riportata in precedenza, pari a circa un evento a settimana;

    secondo altre fonti il numero di eventi suicidari risulterebbe differente da quello indicato dall'Osservatorio sopra menzionato, con ciò confermando la difficoltà nella raccolta dati da parte di organismi non istituzionali, anche in ragione delle diverse metodologie e classificazione adottate. A titolo di esempio, le associazioni registrano gli eventi a seguito di segnalazione o notizia, mentre le amministrazioni, il Ministero dell'interno e il Ministero della difesa non registrano gli eventi avvenuti fuori dalle caserme e dai comandi;

    secondo i dati raccolti emerge inoltre che gli eventi suicidari riguardino quasi esclusivamente uomini, con tendenza inversamente proporzionale al grado, e che gli atti estremi siano commessi con arma da fuoco, prevalentemente quella di ordinanza, con ciò indicando nella disponibilità di questa un significativo fattore di rischio ambientale;

    a seguito di un aumento di casi di suicidi nelle Forze armate nel 2006 è stato attivato l'Osservatorio epidemiologico della difesa incaricato di seguire il fenomeno suicidano tra gli appartenenti alla Forze armate e individuare misure di contrasto a una delle principali cause di morte in tempo di pace;

    dal 2001 la Polizia di Stato ha predisposto un servizio di assistenza offerto da psicologi della Polizia di Stato stessa, chiamati a svolgere attività della psicologia dell'emergenza in occasione di accadimenti tragici che possono coinvolgere gli agenti come soccorritori o come vittime, al fine di contenere, monitorare e gestire il normale disagio psicologico immediato per evitare che si trasformi in un disturbo più grave, come il disturbo post-traumatico da stress;

    analogamente l'8 febbraio 2019, con provvedimento firmato dal Capo della Polizia e Direttore generale della pubblica sicurezza, è stato istituito un «Osservatorio permanente interforze sul fenomeno suicidiario tra gli appartenenti alle Forze di Polizia», composto da qualificati rappresentanti della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, del Corpo della guardia di finanza e del Corpo della polizia penitenziaria, con la facoltà di avvalersi di ulteriori figure professionali appartenenti alle amministrazioni interessate o esponenti del mondo accademico, scientifico, culturale e associativo;

    tra i compiti del sopra citato Osservatorio vi è l'esame del fenomeno e il suo approfondimento attraverso l'interscambio informativo delle iniziative adottate e degli studi approntati dalle singole amministrazioni e lo sviluppo di iniziative rivolte al benessere del personale e alla migliore gestione delle eventuali difficoltà che possono sorgere in attività di servizio;

    nella narrativa del decreto sopra citato è evidenziata «l'incidenza del fenomeno suicidiario tra gli appartenenti alle Forze di Polizia», con la precisazione che tale fenomeno è «da sempre tenuto nella massima considerazione dalle Amministrazioni di riferimento e sottoposto ad approfonditi studi anche dalla Direzione Centrale di Sanità del Dipartimento della Pubblica Sicurezza». È altresì confermata «l'esigenza di una costante attenzione delle Amministrazioni di riferimento, anche in termini di approntamento di procedure, strutture mirate e interventi atti a prevenire ovvero intercettare il disagio professionale e personale, gestendone gli effetti al fine di evitare accadimenti autolesivi o autosoppressivi»;

    a quanto risulta, i lavori dell'Osservatorio permanente non avrebbero ancora prodotto risultati significativi in termini di misure atte a contrastare il fenomeno, a partire da un monitoraggio accurato degli eventi suicidari, indagini sulle cause ed efficacia degli interventi realizzati;

    secondo fonti interne e in assenza di approfondimenti specifici, le ipotesi sull'origine dell'alto numero di suicidi tra gli uomini e le donne in divisa sono: burnout, stress correlato, mancanza di mezzi, strutture inidonee, carichi di lavoro eccessivi dovuti alla mancanza di organico, stipendi inadeguati, scarsa collaborazione tra colleghi o situazioni di mobbing, oltre a problematiche di natura personale;

    nel corso degli anni sono state adottate misure di contrasto al fenomeno, tra cui numeri verdi da chiamare in forma anonima o consulenze psicologiche e psichiatriche rese da professionisti interni alle Forze di polizia o Forze armate o convenzionati con essi;

    le rappresentanze sindacali hanno evidenziato come la mancata impermeabilità dei professionisti sanitari rispetto alle gerarchie militari, nel caso degli psicologi e degli psichiatri appartenenti alle Forze di polizia o Forze armate, rappresenti un deterrente, poiché la valutazione inciderebbe sulla carriera del militare, con conseguente peggioramento delle condizioni lavorative ed economiche, oltre al rischio che questa possa essere per certi versi utilizzata come strumento disciplinare;

    il Bollettino epidemiologico della difesa n. 3 del 2014 ha trattato il fenomeno del suicidio in generale e specificamente nelle Forze armate nell'articolo «Suicidio: linee di comprensione e di epidemiologia», nel quale si evidenzia come il fenomeno tenda ad essere sovradimensionato, amplificato e distorto da parte dei media e che ciò getta un'ombra non solo sulla persona ma sull'intera organizzazione, inficiando peraltro «la conoscenza del fenomeno e alimentando la portata dello stigma, che risulta uno dei fattori principali nell'impedire al disagio di esprimersi e divenire adeguatamente trattato. [...] Rilevare il disagio nel momento in cui si esprime consentirebbe di porre in relazione determinate situazioni psicologiche individuali con modalità più generali di affrontare il disagio stesso»;

    nel dicembre 2021 l'Istituto superiore di sanità ha pubblicato un lavoro dal titolo «Il fenomeno suicidario in Italia. Aspetti epidemiologici e fattori di rischio», nel quale si legge che «politiche di prevenzione efficaci devono prevedere un approccio di tipo multisettoriale che tenga conto dei potenziali fattori di rischio a livello di contesto sociale, economico e relazionale del soggetto. Inoltre, una strategia nazionale di prevenzione risulterà essere più efficace se implementata sulla base dell'individuazione dei principali fattori di rischio a livello locale con interventi mirati anche a livello di comunità». Tali suggerimenti sono riferiti agli eventi suicidari in generale, ma possono essere agevolmente trasposti nella sottocategoria degli eventi suicidari «in divisa»;

    le donne e gli uomini delle Forze di polizia e delle Forze armate, oltre a svolgere funzioni indispensabili al servizio della comunità, rappresentano la Repubblica, e per ciò lo Stato ha il dovere morale prima ancora che giuridico di affiancarli e sostenerli, soprattutto quando si palesano difficoltà spesso legate a problemi professionali,

impegna il Governo:

1) a realizzare un monitoraggio annuale degli eventi suicidari tra le Forze di polizia e le Forze armate, con classificazioni per Corpo di appartenenza, grado, genere, età, modalità, e renderne pubbliche le risultanze;

2) a promuovere indagini amministrative accurate finalizzate ad individuare le cause degli eventi suicidari tra gli appartenenti alle Forze di polizia e alle Forze armate, avvalendosi delle competenze del mondo accademico e delle associazioni attive nell'ambito del fenomeno;

3) a individuare, con il supporto di esperti e sentite le rappresentanze degli operatori delle Forze dell'ordine e delle Forze armate, adeguate strategie di contrasto e prevenzione del fenomeno, a partire dall'identificazione dei fattori di rischio, dall'intercettazione dei segnali e degli eventi predittivi e dal corretto utilizzo dei servizi di consulenza e supporto;

4) a definire linee guida pratiche da seguire in presenza dei sopracitati segnali ed eventi predittivi per affrontare la situazione degli ufficiali in stati di crisi suicidarie imminenti o acute;

5) ad adottare iniziative per potenziare i servizi di consulenza psicologica effettuati da personale medico non appartenente alle Forze di polizia e alle Forze armate;

6) a relazionare alle Commissioni parlamentari competenti sul lavoro svolto dagli Osservatori dei Ministeri della difesa e dell'interno citati in premessa e dai servizi di supporto psicologico attivi presso sedi e distretti.
(1-00605) «Novelli, Zanettin, Cassinelli, Pittalis, Siracusano, Bagnasco, Sarro, Milanato, Bond, Versace, D'Attis».


   La Camera,

   premesso che:

    dai dati pubblicati dal Ministero della salute, e da quanto riportato dal dottor Paolo Tralongo direttore oncologia all'ospedale Umberto primo di Siracusa, oltre 3 milioni e mezzo di italiani vivono con una diagnosi di cancro e dopo una fase acuta, circa un milione degli stessi, può essere considerato guarito. Questo contesto porterebbe il paziente a richiedere di poter rientrare in un vissuto di quotidianità normale, eppure, alla guarigione clinica, quasi difficilmente corrisponde quella sociale e così le persone guarite dal tumore spesso, devono affrontare ostacoli e discriminazioni dovuti per lo più ad una sorta di stigma sociale che impedirebbe agli stessi, di accedere ad alcuni servizi fra cui quelli finanziari, tanto da determinare difficoltà nell'accesso alla stipula di assicurazioni o mutui;

    lo stesso Tralongo afferma che l'attesa di vita è oggi cambiata tant'è che si utilizza un nuovo linguaggio che considera il termine guarito e cronico, «l'attesa di vita è tale che non trova giustificazione alcuna discriminazione di accesso ai servizi finanziari»;

    le difficoltà si riscontrerebbero anche per i cittadini non più soggetti a cura tumorale che ritornerebbero a confrontarsi nel mondo del lavoro o persino per coloro che vorrebbero intraprendere percorsi finalizzati all'adozione di minori;

    secondo quanto dichiarato da Elisabetta Iannelli, avvocato segretario generale della Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia (Favo) e membro del comitato scientifico dell'Osservatorio permanente sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, queste persone sarebbero discriminate nell'accesso ai servizi finanziari perché hanno, ad esempio, difficoltà a sottoscrivere o mantenere sia una copertura assicurativa per le malattie, sia una polizza vita per il caso di morte spesso richiesta come garanzia accessoria e, quindi, in sostanza, conditio sine qua non per accendere un mutuo;

    avere avuto un cancro, anche per chi lo abbia superato, è un fatto della storia personale che potrebbe ritornare rilevante qualora si volesse accedere a una polizza o un mutuo perché, se non dichiarato al momento della sottoscrizione, in caso di sinistro, la compagnia potrebbe rifiutare di pagare la prestazione assicurativa affermando che il rischio fosse alterato. L'ex malato di cancro si troverebbe nella difficile condizione di non sapere se dover dichiarare la pregressa patologia, con la possibilità di vedersi rifiutata la sottoscrizione della polizza, oppure di omettere di essere stato malato, con il rischio poi di vedersi negare, a causa dell'omissione, la prestazione assicurativa per cui ha pagato i relativi premi;

    Armando Santoro, direttore Humanitas Cancer Center dell'istituto clinico Humanitas Ircss, di Rozzano, ha dichiarato che, sotto l'ampia definizione di sopravvissuti al cancro, oggi sono inclusi pazienti che vivono con neoplasie caratterizzate da remissione alternata e recidiva;

    il sistema finanziario si regge sulla quantità di vita, a discapito del recupero funzionale del paziente, eppure il mondo scientifico e gli oncologi si sono espressi con chiarezza inequivocabile tanto da sostenere che i guariti da cancro avrebbero la stessa aspettativa di vita della popolazione generale di uguale sesso e di pari età;

    Antonella Campana, vicepresidente della Fondazione Aiom e membro del coordinamento volontari di «IncontraDonna» ha più volte ribadito la necessità di muoversi verso un futuro libero dallo stigma della malattia oncologica;

    la tutela dei diritti dei pazienti oncologici passa anche attraverso il riconoscimento giuridico di una «guarigione dal cancro»;

    tale concetto è sostenuto anche da Monica Forchetta, membro del consiglio di amministrazione di Fondazione Aiom e presidente Apaim Associazione pazienti Italia melanoma, secondo la quale «la neoplasia spesso diventa un'etichetta, anche quando non c'è più. Oggi, però, le persone guarite sono così tante che è necessario rendersi conto dell'entità del problema e intervenire per risolverlo»;

    è notizia dei giorni scorsi della campagna nazionale «Io non sono il mio tumore», promossa dalla Fondazione Aiom, finalizzata all'approvazione del «Diritto all'oblio oncologico» sul modello già attuato in Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo. L'obiettivo, secondo il presidente della fondazione, Giordano Beretta, sarebbe quello di definire «una legge che tuteli quanti hanno combattuto contro una neoplasia e che ora, proprio per questo motivo, devono confrontarsi con le discriminazioni sociali». «Nel nostro Paese sono 3,6 milioni i cittadini che vivono con una diagnosi di cancro. Il 27 per cento di essi è guarito». Un passo legislativo «su misura» gli consentirebbe di non essere più considerati pazienti oncologici a 5 anni dalla fine delle cure – se il tumore è stato evidenziato in età pediatrica – e dopo 10 anni se la malattia è insorta da adulti;

    cancro non significherebbe più necessariamente «morte» ed è quindi evidente la necessità di tutelare anche tutte le persone che terminano con successo un percorso di terapie. Ogni neoplasia richiede un tempo diverso perché chi ne soffre sia definito «guarito», per il cancro della tiroide sono necessari meno di 5 anni dalla conclusione delle cure, per il melanoma e il tumore del colon meno di 10. Molti linfomi, mielomi e leucemie e i tumori della vescica e del rene richiedono 15 anni. Per essere «guariti» dalle malattie della mammella e della prostata ne servono fino a 20;

    il Piano europeo contro il cancro, presentato nel febbraio 2021, è la risposta dell'Unione europea sostiene il lavoro degli Stati membri per prevenire il cancro e garantire un'elevata qualità di vita ai malati di cancro, ai sopravvissuti, alle loro famiglie e ai loro assistenti; tra le altre raccomandazioni gli eurodeputati hanno chiesto di garantire il «diritto all'oblio» (in base al quale gli assicuratori e le banche non dovrebbero tenere conto della storia clinica delle persone affette da cancro) a tutti i pazienti dell'UE dieci anni dopo la fine del trattamento e fino a cinque anni per i pazienti che sono stati diagnosticati prima dei 18 anni di età;

   negli ultimi due anni, molti Paesi europei hanno emanato una legge che garantisce agli ex pazienti il diritto a non essere rappresentati dalla malattia: la Francia è stato il primo Paese a stabilire per legge che le persone con pregressa diagnosi oncologica, trascorsi dieci anni dalla fine dei trattamenti o cinque, per coloro che hanno avuto il tumore prima della maggiore età, non sono tenute ad informare gli assicuratori o le agenzie di prestito sulla loro precedente malattia. Dopo la Francia è intervenuto il Belgio con una norma simile. In Lussemburgo vige dal 29 ottobre 2019, seppur non sia una vera legge bensì un accordo tra il Governo e le assicurazioni, in Olanda il «diritto all'oblio oncologico» è stato adottato con decreto-legge il 2 novembre 2020 e più recentemente il Portogallo, con la legge n. 75 del 2021 del 18 novembre 2021, ha rafforzato l'accesso ai contratti di credito e assicurativi da parte delle persone che hanno superato o mitigato situazioni di aggravamento del rischio sanitario o di invalidità, vietando pratiche discriminatorie,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per delineare il quadro normativo ottimale per rimuovere ogni ostacolo al fine di garantire il diritto a tutti i cittadini non più soggetti a cure tumorali, di poter accedere al mondo del lavoro, a servizi economici e finanziari, nonché di intraprendere percorsi finalizzati all'adozione di minori;

2) ad adottare iniziative di competenza finalizzate alla prevenzione, nonché ad evitare discriminazioni sociali nei confronti dei malati oncologici, anche prevedendo l'istituzione di un comitato di monitoraggio con il compito di valutare le pratiche discriminatorie;

3) ad adottare iniziative per sensibilizzare, nel limite delle proprie competenze e con apposite campagne di informazione, la popolazione alla cultura della «guarigione dal cancro», nonché ad adottare iniziative normative volte al riconoscimento giuridico di una «guarigione dal cancro»;

4) ad adottare iniziative affinché la mancata tutela del diritto all'oblio oncologico integri un'ipotesi discriminatoria in ambito lavorativo censurabile da parte degli organi preposti al controllo;

5) ad adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per agevolare l'accesso all'assicurazione o al credito per le persone che presentano un rischio aggravato a causa di una patologia cancerosa, regolando il diritto all'oblio oncologico senza obbligo dichiarativo qualora ricorrano periodi congrui dalla chiusura dei protocolli terapeutici relativi alla patologia ovvero con obbligo dichiarativo, senza sovrapprezzo o premi aggiuntivi, qualora ricorrano talune condizioni.
(1-00606) «Trizzino, Bond, Penna, Angiola, Bologna, Nappi, Villani, Magi, Sarli, Emanuela Rossini, Boldi, Panizzut, Bartolozzi, Misiti, De Lorenzo, Sportiello, Boldrini, Polverini, Noja, De Filippo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   sul British Medical Journal è apparso in data 19 gennaio 2022 un appello a firma dei professori Peter Doshi, Fiona Godlee e Kamran Abbasi per chiedere che vengano resi disponibili ai ricercatori e al pubblico i dati grezzi relativi ai vaccini e ai medicinali contro il COVID-19;

   per dati grezzi s'intendono i dati non elaborati con metodi statistici, nel caso in esame si tratta delle informazioni relative ai singoli partecipanti ai trial clinici, che potrebbero essere utilizzate per studi indipendenti, metanalisi e revisioni;

   i produttori dei vaccini non hanno ancora reso disponibile la tipologia di dati sopracitata – Pfizer accoglierà le richieste di rilascio solo a partire da maggio 2025, due anni dopo il completamento dello studio primario, Moderna li renderà disponibili «con la pubblicazione dei risultati finali dello studio» stimata per il 27 ottobre 2022, Astrazeneca si riserva fino a un anno di tempo per rispondere alle richieste di accesso;

   secondo l'opinione del professor Peter Doshi, riportata nell'intervista dell'8 febbraio 2022 alla redazione de «Il Fatto Quotidiano», gli studi sui vaccini che maggiormente servirebbero in questo momento per la definizione delle politiche sanitarie sono i dati «relativi agli studi randomizzati in un gruppo di volontari vaccinati viene confrontato con il gruppo di controllo, che riceve invece un placebo con il metodo del doppio cieco», le segnalazioni di eventi avversi durante la sperimentazione, «le procedure applicative standard applicate nei siti di sperimentazione clinica» e la «farmacovigilanza nel periodo post-autorizzazione del vaccino»;

   lo stesso vale per i farmaci usati contro il COVID-19 – l'azienda produttrice della terapia monoclonale Regen-Cov non concede i dati dei partecipanti ai loro studi fino all'autorizzazione definitiva, invece per il farmaco Remdesivir i dati disponibili sono estremamente limitati, come risulta dal database dell'Us National Institutes of Health;

   l'appello dei prestigiosi studiosi è stato rilanciato in Italia dall'associazione Alessandro Liberati, membro della rete internazionale Cochrane, un gruppo di ricercatori indipendenti che riesamina sistematicamente la letteratura scientifica in ambito medico, allo scopo di individuare manipolazioni, inconsistenze nei dati e conflitti d'interesse;

   la replicabilità dei risultati è essenziale nel metodo scientifico;

   il dibattito è stato fortemente compresso durante gli ultimi due anni di pandemia ed è stato considerato alla stregua di una «minaccia allo sforzo bellico», come affermato dal professor Doshi;

   il finanziamento pubblico alla ricerca implica la massima condivisione dei risultati con la comunità scientifica e con i cittadini, come ha recentemente affermato Silvio Garattini, Presidente dell'Istituto Mario Negri («i dati non possono rimanere patrimonio esclusivo di chi li ha sviluppati, specie in un contesto che ha visto le aziende utilizzare i dati della ricerca di base pagata dal pubblico»);

   la trasparenza e la verifica da parte di organismi indipendenti è essenziale verso quelle case farmaceutiche che stanno realizzando profitti miliardari con i vaccini e i medicinali anti-Covid, essendo a rischio l'efficacia e l'efficienza della spesa pubblica degli Stati in caso di terapie e profilassi scarsamente utili contro la pandemia, come avvenne anni fa con la vicenda Tamiflu –:

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza, nelle consone sedi istituzionali, per ottenere il prima possibile la pubblicazione dei dati grezzi relativamente ai vaccini e alle terapie contro il COVID-19 e se intenda proporre una risoluzione sul tema all'Assemblea Generale dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità).
(2-01446) «Giuliodori».

Interrogazioni a risposta orale:


   SQUERI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la proprietà industriale rappresenta un settore fondamentale per lo sviluppo delle imprese, nonché un importante volano per promuovere ricerca e innovazione tecnologica. Secondo i dati dell'Ufficio europeo dei brevetti, nel 2019 e per il quinto anno consecutivo, l'Italia ha registrato una crescita di richieste di brevetti ed è tra i primi Paesi nell'Unione per numero di domande di brevetto europeo, marchi EU e design EU;

   in Italia, la rilevanza del comparto e l'elevato livello di specializzazione richiesto per operare al suo interno sono confermati dall'istituzione, con decreto ministeriale del 3 aprile 1981 dell'ordine dei consulenti in proprietà industriale (Ocpi), la cui disciplina è attualmente confluita negli articoli 201 e seguenti del nuovo codice della proprietà industriale (decreto legislativo n. 30 del 2005);

   l'attuale normativa attribuisce agli iscritti all'albo un ruolo di rappresentanza di terzi di fronte all'Ufficio italiano brevetti e marchi, assistendo imprese e operatori economici nella protezione dell'innovazione e della creatività;

   ulteriore conferma della strategicità del settore, è data dall'Accordo 2013/C175/01 – già ratificato da numerosi Stati membri, tra cui l'Italia – con il quale è stato avviato il processo per istituire, a livello eurounitario, il Tribunale unificato dei brevetti, la cui piena operatività – unitamente al nuovo sistema brevettuale unitario – potrebbe conseguirsi, secondo le stime del Ministero dello sviluppo economico, già nella seconda metà del 2022;

   il nostro Paese è in prima fila per ottenere il trasferimento di una delle sedi del tribunale da Londra a Milano e questo importante obiettivo risulta essere sostenuto trasversalmente da tutto l'arco politico ed istituzionale;

   la riforma della disciplina in materia di proprietà industriale è presente tra gli obiettivi della Componente 2 della Missione «Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo» del Pnrr che, espressamente, afferma come «il sistema della Proprietà Industriale costituisce un elemento fondamentale per proteggere idee, attività lavorative e processi generati dall'innovazione e assicurare un vantaggio competitivo a coloro che li hanno generati»;

   in tale ottica, con decreto del 23 giugno 2021 il Ministro dello sviluppo economico ha adottato il Piano strategico sulla proprietà industriale e le relative linee di intervento strategico volte a realizzare un pacchetto di interventi che consentano di promuovere e tutelare la proprietà intellettuale;

   lo stesso Ministero, a seguito dell'adozione del predetto provvedimento, ha individuato come successiva tappa per la realizzazione del Piano, la predisposizione del disegno di legge di revisione del codice della proprietà industriale;

   il disegno di legge è stato inserito dall'Esecutivo anche tra i provvedimenti collegati alla manovra finanziaria (legge 30 dicembre 2021, n. 234), come specificamente indicato a pagina 12 della Nota di Aggiornamento al decreto di economia e finanza, in tal modo venendo confermata la primaria rilevanza attribuitagli;

   il Ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha recentemente confermato – nel corso di un'audizione sullo stato di attuazione del Pnrr, presso le competenti commissioni di Camera e Senato (Attività produttive e Industria in seduta congiunta) – che il provvedimento dovrebbe essere approvato in uno dei prossimi Consigli dei ministri;

   tuttavia, nonostante queste importanti iniziative di carattere legislativo, politico e sovranazionale, il disegno di legge governativo predetto sembra essere ancora all'esame del Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi (Dagl) –:

   a che punto sia l'istruttoria della riforma della proprietà industriale e quali siano le motivazioni che hanno portato al rallentamento dell'iter e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare per accelerarne l'iter, anche alla luce degli obiettivi fissati nel Pnrr.
(3-02810)


   CATTANEO, PAOLO RUSSO, D'ATTIS, ANNA LISA BARONI, PORCHIETTO e GIACOMETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 14 dicembre 2020 (considerati anche i 5 giorni di tolleranza) è scaduto il termine ultimo stabilito per corrispondere tutte le rate di rottamazione ter e saldo e stralcio scadenti nel 2020 e 2021 e sospese durante la pandemia;

   come evidenziato dal Ministero dell'economia e delle finanze rispondendo a una specifica interrogazione al Senato della Repubblica erano 1,25 milioni i contribuenti in regola alla data del 1° gennaio 2020 con i piani di rientro agevolato dal debito fiscale;

   alla scadenza sopra indicata, oltre mezzo milioni di contribuenti, il 43 per cento del totale, non ce l'ha fatta a rispettare la maxi scadenza che prevedeva il versamento dell'intero ammontare sospeso in unica soluzione. Di conseguenza, questi contribuenti hanno perso tutti i benefìci della definizione agevolata. La somma non definita è pari 2,4 miliardi di euro;

   come disposto dall'articolo 3 del decreto-legge n. 119 del 2018, oltre all'impossibilità di accedere a nuove rateizzazioni, in caso di mancato, insufficiente o tardivo versamento nei termini fissati delle rate, la sanatoria non produce effetti e riprendono a decorrere i termini di prescrizione e decadenza per il recupero dei carichi oggetto di dichiarazione;

   i versamenti effettuati sono acquisiti a titolo di acconto dell'importo complessivamente dovuto a seguito dell'affidamento del carico e non determinano l'estinzione del debito residuo, di cui l'agente della riscossione prosegue l'attività di recupero;

   attualmente si è nella fase in cui l'Agenzia delle entrate-riscossione (Ade) ha già ricalcolato il debito residuo, ricaricato le sanzioni e gli altri oneri stralciati per effetto delle sanatorie e notificato agli interessati la richiesta di pagamento. Le intimazioni prevedono il pagamento del debito entro 5 giorni, senza possibilità di dilazione o altre tolleranze. Viene chiarito, che o si paga o le azioni esecutive saranno implacabili;

   per consentire la riapertura dei termini delle procedure agevolative scadute erano state richieste nuove misure, anche in occasione dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge cosiddetto Milleproroghe e sono stati accolti diversi ordini del giorno, ma per il momento non sono previste nuove agevolazioni;

   molte imprese saranno costrette a ricorrere a soluzioni estreme, utilizzando gli strumenti extra tributari che permettano il blocco delle azioni esecutive e la riduzione delle sanzioni: l'utilizzo della transazione fiscale prevista dall'articolo 182-ter della legge fallimentare, che però richiede l'accesso a una procedura di concordato preventivo o la richiesta di omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti ex articolo 182-bis;

   la nuova procedura di composizione negoziata della crisi d'impresa (Cnc), introdotta con il decreto-legge n. 118 del 2021, appare difficilmente percorribile, in quanto la domanda di nomina dell'esperto e la istanza da presentare al tribunale per ottenere le misure cautelari richiedono la predisposizione di documentazione specifica che necessita di tempo. Alcune delle certificazioni sono rilasciate dall'Ade che si riserva 45 giorni per consegnarle;

   si tratta di una situazione che incide pesantemente sulle famiglie e sui conti delle imprese, ove si consideri che l'emergenza sanitaria scade il 31 marzo 2022 e che, a questa, si è aggiunto il fosco scenario economico derivante dall'aumento dei prezzi legati alle sanzioni per la guerra russo-ucraina, all'inflazione ed al caro bolletta –:

   se non ritengano opportuno adottare iniziative normative per prorogare nel 2022 i termini relativi alle definizioni agevolate di cui agli articoli 3 e 5 del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, all'articolo 16-bis del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, e all'articolo 1, commi 190 e 193, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, prevedendo la disapplicazione delle sanzioni o della decadenza dei piani di rateizzazione a carico dei contribuenti che non abbiano rispettato il termine.
(3-02811)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BALDELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 21 gennaio 2022 il Consiglio dei ministri, chiudendo un lungo iter avviato con l'entrata in vigore della legge n. 5 del 21 gennaio 2018 e perfezionatosi con nuove norme alla fine del 2021, ha approvato in via definitiva il nuovo regolamento, da adottarsi tramite decreto del Presidente della Repubblica, del registro pubblico delle opposizioni;

   ad oggi il decreto del Presidente della Repubblica non risulta ancora pubblicato in Gazzetta ufficiale –:

   quale sia la causa del ritardo nella pubblicazione del nuovo regolamento e quali iniziative il Governo abbia avviato o intenda avviare al fine di realizzare al più presto i diversi adempimenti previsti, dalla consultazione pubblica degli operatori alla definizione della campagna di comunicazione al pubblico, per recuperare il tempo perduto e rendere operative le nuove regole entro il 31 luglio 2022.
(5-07671)


   SANGREGORIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 235 del 2012 (cosiddetta legge Severino) prevede, all'articolo 11, comma 1, che «Sono sospesi di diritto dalle cariche indicate al comma 1 dell'articolo 10: a) coloro che hanno riportato una condanna non definitiva per uno dei delitti indicati all'articolo 10, comma 1, lettera a), b) e c) [...]», mentre il successivo comma 4 dispone che «La sospensione cessa di diritto di produrre effetti decorsi diciotto mesi»;

   il 23 luglio 2020 il tribunale di Palermo condannava il dottor Salvatore Pogliese, sindaco di Catania, ai sensi degli articoli 2, 62-bis, 81 e 314 del codice penale e, per effetto della condanna, il prefetto di Catania ne disponeva la sospensione dalla carica di sindaco per la durata di diciotto mesi (decreto n. prot. 78830/2020);

   con ricorso ex articoli 700 e 702-bis c.p.c. (n.r.g, 9361/2020), Pogliese impugnava il provvedimento prefettizio innanzi al tribunale di Catania, che, con ordinanza n. 207 del 25 novembre 2020, sollevava questione di legittimità costituzionale dell'articolo 11, commi 1 e 4, del decreto legislativo n. 235 del 2012 e, contestualmente, disponeva la sospensione cautelare provvisoria degli effetti del decreto prefettizio impugnato fino alla successiva udienza;

   con sentenza n. 230 del 20 ottobre 2021 la Corte Costituzionale dichiarava non fondata la questione di legittimità costituzionale e, a seguito della riassunzione innanzi al giudice di primo grado, il tribunale di Catania fissava l'udienza di comparizione delle parti per il 20 gennaio 2022 e, in tale occasione, dava atto del venire meno dell'efficacia della sospensione cautelare provvisoria degli effetti del provvedimento impugnato, sospensione che, come si legge nell'ordinanza, era fino all'udienza;

   con nota prot. n. 8552 del 24 gennaio 2022 la prefettura di Catania comunicava al dottor Pogliese che «a seguito di specifico parere in ordine alla durata del provvedimento di sospensione, richiesto dal Ministero dell'interno all'Avvocatura Generale dello Stato, quest'ultimo ha rilevato di “escludere dal computo dei 18 mesi il periodo di tempo in cui la sospensione di diritto dalla carica pubblica rivestita sia stata sospesa giudizialmente” e che “per effetto del venir meno della efficacia della misura cautelare disposta dal Tribunale, il citato decreto prefettizio di sospensione originario n. 78830 del 24 luglio 2020 ha ripreso la sua efficacia, la quale si esaurirà decorsi 18 mesi complessivi, al netto del periodo di sospensione”»;

   a fronte di istanza di accesso ai sensi della legge n. 241 del 1990, la Prefettura di Catania rappresentava che «il predetto Ministero ha comunicato che l'Avvocatura Generale dello Stato ha fatto presente che, come peraltro evidenziato anche sul proprio sito istituzionale “i documenti in cui è formalizzata la manifestazione di giudizio tecnico dell'Avvocatura, pur traducendosi esteriormente in atti preparatori, conclusivi di un sub-procedimento di più ampio e complesso iter amministrativo dell'ente consultante e pertanto teoricamente ostensibili a cura di quest'ultimo, sono derogatoriamente sottratti all'accesso previsti dalla legge 7 agosto 1990 n. 241 in tema di trasparenza dell'azione amministrativa, in quanto espressione di un rapporto assimilabile o quello professionale tra cliente e avvocato; trattasi quindi di atti rientranti nel segreto professionale dei difensori legali per espresso riconoscimento giurisprudenziale, supportato da esplicita previsione normativa in senso conforme”»-:

   di quali informazioni disponga il Governo, per quanto di competenza, in relazione a quanto esposto in premessa, in particolare in ordine all'applicazione di un regime derogatorio alle disposizioni in tema di trasparenza dell'azione amministrativa;

   se il Governo intenda valutare di rendere noto il parere, in considerazione del rilevante interesse pubblico che riveste.
(5-07673)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIULIODORI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   per whistleblowing s'intende la rivelazione spontanea, effettuata da parte di un appartenente ad un'organizzazione pubblica o privata, di un illecito o di un'irregolarità commessa all'interno dell'ente, del quale lo stesso sia stato testimone nell'esercizio delle proprie funzioni;

   nell'ordinamento italiano la legge n. 190 del 2012 ha introdotto una serie di tutele per i segnalatori di illeciti nell'ambito della pubblica amministrazione, proteggendo la riservatezza dell'identità del segnalante e stabilendo che egli «non può essere sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito, o sottoposto ad altra misura organizzativa avente effetti negativi, diretti o indiretti, sulle condizioni di lavoro determinata dalla segnalazione», colpendo tali ritorsioni con la nullità;

   la tutela è stata estesa con la legge n. 179 del 2017 ai lavoratori del settore privato;

   le pubbliche amministrazioni hanno recepito la normativa, includendo nei propri Piani triennali di prevenzione della corruzione e della trasparenza (Ptpct) le procedure per garantire la riservatezza delle segnalazioni, avanzando sempre di più verso l'uso di piattaforme informatiche;

   per tale motivo, il Garante per la protezione dei dati personali ha espresso nel parere del 4 dicembre 2019 sulle linee guida Anac in materia di whistleblowing una serie di rilievi integrativi per garantire maggiore riservatezza del trattamento dei dati ottenuti tramite segnalazioni via piattaforme informatiche;

   i suggerimenti includono l'utilizzo esclusivo di protocolli sicuri di trasporto dei dati, la mancanza di riferimenti al segnalante nei messaggi di notifica al responsabile per la trasparenza e l'anticorruzione e l'inesistenza di un sistema di notifica sull'avanzamento della segnalazione indirizzato all'indirizzo di posta elettronica del segnalante;

   in data 22 febbraio 2022 il giornale Wired Italia riporta la notizia, diffusa su Twitter da Globaleaks, il fornitore dell'omonimo software usato per garantire l'anonimato dei whistleblowers, che il Ministero della difesa italiano condiziona l'accesso alla piattaforma di segnalazioni all'immissione delle credenziali della Carta multiservizi della Difesa, permettendo così di individuare il whistleblower;

   si ricorda che le segnalazioni devono essere riservate ma non anonime, dovendo essere sempre possibile rintracciare la fonte della «soffiata» per poter svelare l'identità in caso di assoluta necessità per la difesa dell'imputato nell'ambito di un procedimento penale, come confermato dalla sentenza della VI Sezione penale della Corte di Cassazione del 27 febbraio 2018, n. 9041, oppure per garantire la perseguibilità di eventuali calunnie o diffamazioni-:

   se il sistema di raccolta delle segnalazioni di illeciti del Ministero della difesa rispetti le predette raccomandazioni del Garante per la protezione dei dati personali in materia di riservatezza dell'identità del segnalante.
(5-07681)

Interrogazione a risposta scritta:


   SPESSOTTO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   come precedentemente segnalato nell'interrogazione a risposta scritta 4-05748, nella seduta n. 276 del 31 luglio 2014, nel 2011 si è verificato il ritrovamento di ossa umane e reperti, presumibilmente risalenti al periodo della Prima guerra mondiale, in località Croce, frazione del comune di Musile di Piave, a seguito di uno smottamento degli argini del fiume Piave dovuto alle forti piogge;

   con risposta scritta pubblicata il 22 dicembre 2014 nell'allegato B della seduta n. 356, il Governo pro tempore ha reso noto che, in seguito alla segnalazione all'autorità giudiziaria, è stata disposta una perizia medico-legale ed è stato eseguito un esame antropologico dei resti umani;

   in seguito agli esami, si è ritenuto che i resti appartenessero a persone decedute prima del XIX secolo;

   la perizia medico-legale è stata considerata, dall'autorità giudiziaria, sufficiente per stabilire il periodo storico di riferimento, e non è stato ritenuto necessario disporre esami scientifici con l'impiego del carbonio;

   la vicenda non ha avuto seguito e non sono stati condotti accertamenti per stabilire l'epoca del decesso e l'origine delle ossa;

   negli anni successivi, nello stesso luogo, ma ad una quota superiore di circa tre metri, sono emersi altri resti umani, e al ritrovamento non è seguita alcuna azione da parte delle autorità giudiziarie;

   i resti umani emersi successivamente differiscono dai precedenti in quanto si trovano in condizioni di conservazione migliore e nelle vicinanze di vario materiale militare;

   tali resti potrebbero appartenere ai Caduti della battaglia del Solstizio;

   la battaglia del Solstizio fu l'ultima grande offensiva sferrata dagli austriaci nel corso della Prima guerra Mondiale;

   i soldati italiani dimostrarono una straordinaria resistenza ed un ineguagliabile coraggio;

   il nome «Battaglia del Solstizio» fu coniato da Gabriele D'Annunzio, che il 9 agosto 1918 sorvolò Vienna con undici aeroplani Ansaldo e gettò dal cielo migliaia di manifesti inneggianti alla vittoria italiana;

   la «leggenda del Piave», scritta dal compositore e poeta Giovanni Ermete Gaeta, è la canzone patriottica più nota in Italia;

   lo stesso autore non è riuscito, in tanti anni, ad ottenere il riconoscimento dei diritti d'autore in quanto la canzone è sempre stata considerata, di fatto, un inno nazionale, sebbene tale qualifica non sia mai stata ufficializzata;

   le quattro strofe della canzone sono attualmente conservate nel Museo storico della comunicazione del Ministero dello sviluppo economico;

   tale mancanza di interesse per la natura dei resti umani è inaccettabile e costituisce un oltraggio alla memoria di eroici combattenti che sono caduti in guerra per servire il loro Paese e che non meritano di essere dimenticati –:

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per promuovere un approfondito esame dei resti, con analisi C14 e Dna, che accerti la loro eventuale appartenenza ai Caduti in guerra;

   se non intenda adottare iniziative di competenza affinché venga recuperato il materiale militare ancora sepolto prima che venga sottratto da malintenzionati.
(4-11546)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIRAGUSA, ROMANIELLO, DORI e PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   i sensibili aumenti dei prezzi delle materie prime, dell'energia primaria e dei prodotti energetici, in costante rialzo, trovano ragione in parte in dinamiche congiunturali dovute alla spinta della ripresa economica, che ha generato un forte e impetuoso incremento della domanda di prodotti energetici, cui non ha corrisposto un'immediata e intensa disponibilità dell'offerta a livello globale, producendo una spirale competitiva sugli approvvigionamenti con forte crescita dei prezzi, in particolar modo per il gas naturale;

   l'aggressione dell'Ucraina da parte della Russia è destinata a produrre un ulteriore aggravamento della situazione, anche per effetto delle sanzioni economiche internazionali disposte nei confronti della Federazione russa, che stanno producendo un'ulteriore impennata dei prezzi all'ingrosso sia del gas che dei prodotti petroliferi;

   a seguito delle circostanze descritte, in Europa si registra un costo ulteriormente crescente dell'energia elettrica, poiché il mix energetico di produzione europeo, basato su rinnovabili, nucleare e combustibili fossili, soffre pesantemente di tali dinamiche internazionali e della forte dipendenza energetica dalla Russia;

   di fronte a tale crisi il Governo sembra continuare a guardare al passato, almeno in base alle misure elencate dal Presidente del Consiglio Draghi nella sua comunicazione al Parlamento, e cioè un incremento delle forniture di gas dall'Africa, un maggiore utilizzo dei terminali di gas naturale liquido disponibili e, se dovesse servire a tamponare l'emergenza, anche il temporaneo riavvio delle centrali a carbone;

   per quanto attiene all'azione emergenziale, tesa alla riduzione dei costi energetici, il Governo è intervenuto con provvedimenti legislativi urgenti, principalmente tesi a mitigare gli aumenti mediante un abbattimento degli oneri generali che gravano sull'energia elettrica e il gas, in favore principalmente dei clienti domestici e delle piccole e medie imprese, rafforzando opportunamente i bonus esistenti;

   con il decreto-legge n. 13 del 2022, attualmente all'esame del Senato, il Governo si è posto il problema del recupero degli extra-profitti generati da alcune storture nei meccanismi di formazione nei prezzi nel mercato elettrico, agendo nei confronti dei produttori di energia da fonti rinnovabili, senza invece prevedere alcun intervento verso le aziende energetiche che hanno maggiormente beneficiato dell'aumento dei prezzi del gas, accumulando extraprofitti dell'ordine di 4 miliardi di euro nel 2021, che si stima possano crescere fino a 14 miliardi nel 2022;

   l'installazione diffusa di impianti di energia rinnovabile elettrica, che rappresenterebbe l'intervento decisivo per la progressiva indipendenza energetica del Paese, creando un nuovo modello energetico libero dalle fonti fossili, sta subendo gravi ed inaccettabili ritardi: a fronte di un incremento previsto dell'ordine di 8 gigawatt, da installare ogni anno per conseguire i target europei, si registrano installazioni ancora non superiori ad 1 gigawatt l'anno;

   l'associazione Elettricità Futura, che riunisce oltre 500 imprese che operano nel settore elettrico e che rappresentano il 70 per cento del nostro mercato elettrico, avrebbe chiesto al Governo e alle regioni di autorizzare entro giugno 60 gigawatt di nuovi impianti rinnovabili, pari a un terzo delle domande di allaccio già presentate a Terna, il che consentirebbe di risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, ovvero il 20 per cento del gas importato –:

   se i Ministri interrogati non ritengano necessario adottare immediate iniziative normative per il recupero extraprofitti dalle aziende energetiche che hanno maggiormente beneficiato dell'aumento dei prezzi del gas, allo scopo di mitigare gli aumenti delle bollette mediante un abbattimento degli oneri generali che gravano sull'energia elettrica e il gas, a tutela della fasce domestiche più deboli e fragili, e quali iniziative intendano adottare per accelerare in maniera sensibile ed urgente il processo di installazione delle «Fer-E», anche con ulteriori interventi di semplificazione dei processi autorizzativi.
(4-11544)


   CUNIAL. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con diverse interrogazioni, le nn. 4-06901, 4-07392, 4-08309, 4-09829, 4-09141, 4-09385, 4-08293 e 4-10441, l'interrogante ha posto all'attenzione del Governo le tematiche relative a «Lost-Pay» che vedeva indagato la servizi postali di Nunzio Giangrande, ad alcuni avvenimenti illeciti che si sono svolti all'interno dell'azienda Poste Italiane Spa; con l'interrogazione n. 4-11242 sono state segnalate le vicende di due ex dipendenti, M.F. e A.G.U., che qui si intendono richiamare integralmente come premesse per quanto segue;

   nei procedimenti in Corte d'appello, i due ex dipendenti M.F. e A.G.U., sollevarono obiezioni, non tanto per contraddire le verità dedotte dall'accertamento ispettivo interno, che motivarono il licenziamento, bensì per contrastare il tardivo atto di licenziamento da parte dell'azienda Poste Italiane, rispetto alla data dei fatti contestati e accertati;

   il processo a carico del Giangrande, come riportato dalla stampa, si è chiuso per prescrizione e, solo per alcuni casi, per insussistenza del fatto;

   risulta però all'interrogante che la guardia di finanza abbia irrogato una sanzione da centinaia di migliaia di euro a Poste Italiane, perché i suoi direttori di ufficio non hanno mai segnalato all'antiriciclaggio i soldi che Giangrande depositava;

   l'interrogante ha più volte portato aggiornamenti in merito al lavoro condotto dall'ispettore Carollo, e non ultimo la richiesta, sollecitata con l'interrogazione del 18 febbraio 2021, la n. 5-05383, di rinnovamento del dispositivo di protezione personale per l'ispettore Carollo –:

   di quali informazioni disponga il Governo, per quanto di competenza, in merito al procedimento sanzionatorio di cui in premessa e se non intenda adottare iniziative per rinnovare il dispositivo di protezione all'ispettore Carollo.
(4-11545)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   BELOTTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dalla stampa locale, una cronista del quotidiano «Il Tirreno» è rimasta vittima di un furto d'identità a seguito del quale i suoi dati sensibili e i recapiti telefonici sono stati pubblicati su un sito di annunci in cui si dichiarava disposta ad incontri scambisti ed a praticare massaggi;

   la condivisione non consensuale di materiale intimo è definibile come la diffusione di immagini, fotografie, video che ritraggono una o più persone in situazioni di intimità o nudità che non hanno acconsentito a tale diffusione con terze persone;

   secondo il rapporto del servizio analisi della Direzione centrale della polizia criminale, tra l'agosto 2019 e lo stesso mese del 2020 sono stati denunciati 718 casi di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. Le vittime sono per l'81,62 per cento di sesso femminile;

   la legge sul tema è recente (legge n. 69 del 9 agosto 2019 cosiddetto codice rosso) e ha modificato il codice penale attraverso l'introduzione dell'articolo 612-ter: «È punibile con la reclusione da 1 a 6 anni e una multa da 5.000 a 15.000 euro chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica, immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati; senza il consenso delle persone rappresentate»;

   nonostante la recente disciplina normativa, la pubblicazione di inserzioni sui siti internet è ancora priva di una regolamentazione che disponga deterrenti per scongiurare gli abusi sopra citati;

   le conseguenze sociali, umane ed economiche per le vittime del revenge porn nel mondo reale sono a volte anche tragiche, inclusa la morte di qualche innocente vittima;

   con riferimento all'origine di siti di annunci erotici, si evidenzia che i gestori di norma hanno sede legale all'estero, ma tale circostanza non può essere addotta per giustificare una mancata tutela dei cittadini, in particolare di donne e minori, vittime spesso di reati di grande allarme sociale;

   emerge la necessità urgente di una collettiva presa di coscienza da parte di tutti i soggetti coinvolti nella difficile attività di reazione e contrasto ai reati informatici-:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare per arginare i sempre più frequenti e pericolosi falsi annunci erotici pubblicati all'insaputa degli interessati e finalizzati a diffamare donne ignare di quanto viene diffuso sui siti di inserzioni;

   se non si ritenga di adottare in particolare iniziative normative per prevedere a carico dei siti internet a sfondo erotico, l'identificazione con le proprie generalità degli utenti, per consentire una loro rapida individuazione in caso di violazioni commesse per il mezzo dei rispettivi account.
(4-11543)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   PENTANGELO e GIACOMETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 121, comma 3, del codice della strada stabilisce che gli esami per la patente di guida e le abilitazioni professionali siano svolti da dipendenti del Dipartimento per i trasporti, la navigazione e i sistemi informativi e statistici, del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili a seguito della frequenza di un corso di qualificazione iniziale ed esame di abitazione;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con la circolare n. 35672 del 6 luglio 2018 del capo Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali e il personale ha ammesso alla partecipazione ai sopracitati corsi di qualificazione per esaminatori anche il personale del Ministero non appartenente al dipartimento trasporti;

   il Tar del Lazio, con sentenza del 7 febbraio 2022, ha annullato la circolare sostenendo, tra l'altro, che un ampliamento della platea dei soggetti ammessi ai corsi per esaminatori di cui all'articolo 121 del codice della strada possa essere realizzato solo con un intervento di rango legislativo;

   l'immediata conseguenza dell'annullamento della citata circolare consiste nel ridurre il numero di soggetti abilitati a svolgere gli esami per il conseguimento della patente di guida, aggravando ancora di più l'arretrato creatosi negli ultimi due anni a seguito della pandemia –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, anche alla luce della recente sentenza citata in premessa, per aumentare il numero di esaminatori di cui all'articolo 121 del codice della strada e garantire il regolare svolgimento delle sessioni di esame.
(5-07674)


   TASSO e VILLAROSA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

  la Società Navigazione Siciliana S.c.p.a., con sede a Trapani, è oggi composta dalla società Liberty Lines S.p.a. (socio di maggioranza), Caronte & Tourist isole minori S.p.a. Caronte & Tourist S.p.a.;

   in data 11 aprile 2016 veniva stipulata, per la durata di 12 anni, la convenzione per l'esercizio dei servizi di collegamento marittimo con le isole minori siciliane tra il Ministero delle infrastrutture e la Sns Spa (Società di navigazione siciliana), che sostituiva la precedente convenzione del 2012 con la società «Compagnia delle Isole» e che prevedeva un corrispettivo annuo di quasi 56 milioni di euro, oggi corrisposti alla Sns Scpa;

   in data 29 luglio 2016 i rappresentanti della «vecchia» Sns spa, Caronte & Tourist Spa e Ustica Lines Spa comunicavano che, ai sensi dell'articolo 47 della legge n. 428 del 1990, sarebbe stata effettuata una parziale scissione della Sns Spa, con assegnazione del «ramo aliscafi» a Ustica Lines, ora Liberty Lines, e del «ramo Navi» a Caronte & Tourist (tramite la controllata Caronte & Tourist Isole Minori) senza ripercussioni rispetto alla gestione unitaria dei servizi oggetto della convenzione. In particolare, le aziende specificavano che quest'ultimo obiettivo sarebbe stato assicurato dalla sopravvivenza, con un capitale ridotto e una struttura ridimensionata, della Sns Spa, trasformata in una «società consortile per azioni». La predetta società avrebbe dovuto svolgere attività di coordinamento e di gestione congiunta della convenzione nei rapporti con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con la regione siciliana;

   dalla stampa si apprende come, già nel giugno 2018, la società riscontrasse alcune problematiche nel pagamento degli stipendi a causa dei ritardi nell'erogazione dei fondi da parte del il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, causati dalle difficoltà nelle acquisizioni dei certificati antimafia;

   gli organi di informazione riportano che il 18 gennaio 2022 uno degli armatori della Liberty Lines Spa, Ettore Morace, è stato condannato a 21 mesi, con pena sospesa, nell'ambito dell'indagine dei Carabinieri denominata «Mare Monstrum», iniziata nel 2018, sulle presunte tangenti relative ai servizi sovvenzionati di Liberty, pagate dagli armatori della Ustica Lines, ora Liberty Lines, Vittorio ed Ettore Morace, per ottenere favori nell'ambito dei collegamenti navali convenzionati tra la Sicilia e le isole minori -:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere se trovassero riscontro le criticità rappresentate in premessa in merito alla presunta assenza di certificazioni antimafia della società che si occupa per lo Stato del collegamento con le isole minori siciliane.
(5-07675)


   MACCANTI, DONINA, RIXI, CAPITANIO, FOGLIANI, FURGIUELE, GIACOMETTI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   le motorizzazioni civili di tutta Italia, ormai da diverso tempo, presentano gravi problemi di operatività e funzionalità, che provocano danni a tutti gli utenti, cittadini e imprese;

   in particolare, la grave mancanza di personale impedisce che vengano erogati, con regolarità, servizi indispensabili come gli esami delle patenti di guida, le revisioni e i collaudi; in molti casi l'erogazione di questi servizi svolge anche una funzione di garanzia di accesso al mercato del lavoro e, nell'attuale situazione di crisi economica, i continui ritardi possono avere gravi ricadute dal punto di vista sociale;

   nonostante le numerose sollecitazioni degli operatori del settore sul tema, nonché del Parlamento, e in particolare degli interroganti, mediante la reiterata presentazione di proposte emendative e di atti di indirizzo e controllo, da ultimo con la presentazione dell'atto di sindacato ispettivo numero 4-09562 ancora senza risposta, la situazione non è migliorata e tardano decisioni che possano risolvere le criticità esposte;

   grazie all'approvazione di un emendamento sottoscritto dagli interroganti nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, è stata introdotta dal medesimo, una norma che prevede l'utilizzo di esaminatori in quiescenza fino al 31 dicembre 2021 allo scopo di smaltire l'accumulo di esami, in attesa di nuove assunzioni. La norma, che è stata ulteriormente prorogata fino al 31 dicembre 2022, grazie a un emendamento sottoscritto sempre dagli interroganti e approvato in sede di conversione del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, ad oggi non è stata ancora attuata in quanto non è ancora stato emanato il decreto ministeriale attuativo-:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per provvedere, nel più breve tempo possibile, all'emanazione del decreto attuativo della norma citata in premessa, al fine di superare i gravi problemi organizzativi legati alla carenza di personale nelle motorizzazioni civili.
(5-07676)


   BRUNO BOSSIO e GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il porto di Gioia Tauro è il più grande terminal per il transhipment presente in Italia, uno dei più importanti hub del traffico containers nel bacino del Mediterraneo;

   a Gioia Tauro il raccordo ferroviario che collegava il porto alla rete ferroviaria è stato lasciato al suo destino per tantissimo tempo; sono stati riscontrati scambi usurati e mai sostituiti, interventi di manutenzione mai effettuati che costrinsero a bloccare lo spostamento dei container che arrivavano via nave attraverso la rete ferroviaria gestita per oltre 25 anni prima dall'Asireg e poi dal Corap;

   il 6 marzo 2020, la presidente della regione Calabria, Iole Santelli, annunciava di aver finalmente risolto il problema, fare il pezzo di ferrovia che collega Gioia Tauro a San Ferdinando e ottenere finalmente il porto collegato alle ferrovie, recuperando in disponibilità, di proprietà della regione, il tratto di proprietà che collega l'area portuale a San Ferdinando e poi a Rosarno;

   il 3 luglio 2020 è stato approvato in commissione bilancio alla Camera un emendamento al disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 34 del 2020, a prima firma dell'interrogante, che perfezionava con un atto normativo il passaggio del tratto ferroviario, fra Rosarno e San Ferdinando, dal Corap, alla regione e poi ad Rfi;

   due settimane fa, il Quotidiano del Sud, denunciava che il tratto ferroviario, che doveva essere consegnato ufficialmente a Rfi, subiva nuovamente uno stop perché Rfi ha verificato, nel programmare i lavori di ammodernamento, che alcune particelle catastali risultavano di altra proprietà non meglio identificata e aveva sospeso gli interventi;

   intanto, il Commissario del Corap Mazza, due settimane fa, si è dimesso senza spiegare i motivi della sua scelta e non risulta ancora sostituito;

   le dichiarazioni rilasciate nella giornata di lunedì 7 marzo 2022 dal Ministro Giovannini, in visita a Gioia Tauro, hanno evidenziato le potenzialità del porto come il più strategico e di prospettiva del sistema logistico del Paese, anche per il collegamento con l'Alta Velocità; di fatto, ora, queste potenzialità vengono messe in discussione dal rischio che Gioia Tauro possa restare un'isola, senza collegamenti intermodali, se non si risolve rapidamente la questione del passaggio a Rfi del tratto ferroviario che collega l'Alta Velocità al gateway-:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda, per quanto di competenza, adottare urgenti iniziative volte a risolvere definitivamente la questione e ad avviare gli interventi necessari.
(5-07677)


   SCAGLIUSI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, LIUZZI, RAFFA, SERRITELLA, TRAVERSI e MASI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la Missione 3, Componente 1, del Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede una dotazione di risorse pari a 936 milioni di euro destinate al «Potenziamento delle linee regionali» per le quali saranno realizzati interventi mirati ad omogenizzare ed elevare gli standard prestazionali delle infrastrutture esistenti sia per il traffico viaggiatori, che per quello merci. Gli interventi prevedono l'adeguamento di alcune linee regionali agli standard tecnici della rete nazionale, sia dal punto di vista infrastrutturale che tecnologico di sicurezza;

   il Fondo complementare al Pnrr, di cui al decreto-legge n. 59 del 2021, ha destinato alle ferrovie regionali interconnesse e non interconnesse alla rete nazionale risorse complessive pari a 1,5 miliardi di euro;

   per la realizzazione degli interventi si devono utilizzare le risorse entro il 2026, secondo un cronoprogramma che riporta i contributi riconosciuti ai singoli interventi. Le ferrovie regionali in concessione hanno un periodo di durata vario e non necessariamente coincidente con il 2026;

   la Puglia, con la delibera regionale n. 2083 del 13 dicembre 2021, ha disposto di individuare gli attuali gestori dell'infrastruttura regionale quali: Ferrovie del sud est e servizi automobilistici s.r.l. – Ferrovie del Gargano s.r.l. – Ferrotramviaria Spa – Ferrovie Appulo lucane s.r.l., in qualità di concessionari, quali «Soggetti Attuatori», ognuno per quanto di competenza;

   si precisa, inoltre, che l'individuazione è da ritenersi correlata all'attuale assetto gestionale dell'infrastruttura e che, pertanto, potrà subire modifiche in relazione alle variazioni dell'assetto di gestione;

   la regione, a dicembre 2021, ha rinnovato ai quattro gestori ferroviari citati, i contratti di servizio in essere, in scadenza al 31 dicembre 2021, e in proroga da oltre dieci anni, fino al 31 dicembre 2022; in tale contesto risulta difficile programmare l'attività di miglioramento infrastrutturale, soprattutto in vista degli investimenti messi in campo dal Pnrr, anche in considerazione del prospettato mutamento dell'assetto della gestione come si può evincere dalla citata delibera;

   dalla piattaforma dell'Osservatorio del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili si evince che vi sono altre concessioni in scadenza entro il 2026 –:

   se il Ministro interrogato non ritenga, quale amministrazione centrale titolare dell'intervento, di verificare se una modifica dell'assetto dei soggetti gestori dell'infrastruttura ferroviaria rischi di ritardare l'attuazione del Pnrr rispetto ai tempi previsti, nonché se intenda adottare iniziative di competenza per prevedere un confronto istituzionale per la gestione delle infrastrutture regionali in concessione, al fine di chiarire la governance anche in quei contesti territoriali in cui le concessioni vanno in scadenza entro il 2026.
(5-07678)


   SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della interrogazione n. 5-05883, relativa alle criticità al chilometro 13+400 del Grande raccordo anulare (Gra) di Roma, il Ministro interrogato aveva espresso la «disponibilità a verificare in prima persona lo stato dell'arte»;

   il Ministro interrogato in merito al quesito del question time n. 5-05883 sosteneva che un breve tratto della corsia di emergenza sulla carreggiata esterna era chiuso a causa di lavori di consolidamento della scarpata al chilometro 13+400 del Gra;

   il grande raccordo anulare, con i suoi 68 chilometri di lunghezza, ha una media giornaliera di 160 mila veicoli, per un totale di 58 milioni l'anno, con dei picchi massimi di transito di mezzi pesanti che sfiora i 10.000 camion;

   l'indice di mobilità rilevata (Imr) del nuovo Osservatorio traffico dell'Anas ha rilevato che l'arteria più trafficata di tutta la rete stradale nazionale costituita da 25 mila chilometri di competenza Anas è il Grande raccordo anulare di Roma;

   risulta all'interrogante che, attualmente, e nonostante l'interessamento del Ministero di circa un anno fa, il tratto della corsia di sorpasso della carreggiata esterna in prossimità dell'uscita n. 3 «Cassia» (chilometro 13,400) è chiuso, e che tale restringimento sia non adeguatamente segnalato, creando un notevole rischio per gli automobilisti soprattutto nelle ore notturne o quando si creano condizioni di scarsa visibilità;

   per le competenze stabilite dal decreto ministeriale 4 agosto 2014, n. 346, la direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali – Div2 – Programmazione della rete Anas s.p.a. del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è competente nell'ambito di attività di indirizzo, vigilanza e controllo tecnico-operativo sull'Anas s.p.a. e sui gestori delle infrastrutture viarie appartenenti alla rete nazionale –:

   se ritenga di adottare iniziative affinché la divisione competente del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili intervenga per consentire l'eliminazione delle situazioni di pericolo sull'arteria più trafficata di tutta la rete stradale nazionale di competenza Anas e soprattutto per quella descritta in premessa, valutando altresì l'urgenza di monitorare il piano degli interventi di manutenzione di Anas anche per agevolare le città metropolitane e le province nell'attività urgente di manutenzione delle arterie viarie di loro competenza.
(5-07679)

Interrogazione a risposta scritta:


   NAPOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   sulla A6 Millesimo-Savona (e viceversa), nel tratto tra Altare e Cadibona, dove si sta usando un'unica carreggiata, con una corsia per senso di marcia, i disagi sono quotidiani;

   nel mese di febbraio 2022, centinaia di automobilisti sono rimasti, per oltre due ore, in ostaggio sui viadotti, semplicemente a causa di un camion rimasto in panne. Un vero «collo di bottiglia» a cui poi si sommano i rimanenti cantieri che sembrano non avere mai fine;

   da qui la richiesta, inviata a novembre 2021, dal sindaco di Cairo di esenzione dei pedaggi, indirizzata non solo alla Società Autostrada dei Fiori, ma anche alla regione, al prefetto, questore e provincia;

   a tale richiesta non è stato dato alcun riscontro –:

   quali iniziative ritenga di dover prendere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per risolvere questa situazione.
(4-11537)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito della Strategia italiana per la banda ultra larga (Bul), Open Fiber si è aggiudicata le tre gare indette da Infratel per la costruzione e gestione in concessione di una rete pubblica a banda ultralarga nelle cosiddette «aree bianche»;

   tuttavia, la progettazione e la costruzione della rete versano in un gravissimo ritardo, con un raddoppio dei tempi di realizzazione rispetto alla durata triennale del piano di copertura iniziale. Dagli avanzamenti ufficiali al 30 novembre 2021, infatti, emerge che, rispetto alle 9,6 milioni di unità immobiliari (UI) previste dalla copertura iniziale, sono state dichiarate coperte solo 2,9 milioni di UI, pari al 33,8 per cento del totale previsto. Di queste, solo 1,6 milioni sono state coperte con tecnologia FTTH (fiber to the home), mentre il restante risulta coperto con tecnologia Fwa (Fixed Wireless Access), nonostante l'offerta tecnica di Open Fiber prevedesse originariamente una proposta di architettura di rete prevalentemente con tecnologia FTTH;

   la tecnologia Fwa necessita infatti di infrastrutture meno invasive e costose e consente di coprire aree difficili da raggiungere con una rete in fibra ottica tradizionale, come ad esempio località montane, aree scarsamente abitate o zone rurali di difficile accesso;

   alla luce degli sforzi che le istituzioni stanno affrontando per raggiungere gli obiettivi di digitalizzazione finalizzati al superamento del digital divide e di ripresa economica, appare necessario intraprendere iniziative volte a massimizzare l'efficacia dell'azione del concessionario;

   in considerazione del ricorso esteso da parte di Open Fiber alla tecnologia Fwa, ad esempio, si potrebbe prevedere la stipula di accordi tra il concessionario e gli operatori che detengono le frequenze 5G, per un deployment diffuso nelle aree bianche di infrastrutture 5G Fwa, le uniche che possono garantire performance elevate;

   a fronte di tale sinergia, gli operatori coinvolti potrebbero contribuire anche all'accelerazione dell'attivazione dei servizi nelle zone coperte, considerato che il concessionario ha, al momento, attivato servizi solo in 47.692 UI, a fronte di una spesa complessiva attuale pari a 1,6 miliardi di euro-:

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative per accelerare la realizzazione del Piano nelle «aree bianche», anche prevedendo la stipula di accordi che consentano di estendere l'uso del 5G Fwa come una soluzione efficiente e performante per portare connettività a banda ultralarga in aree a bassa densità di popolazione.
(5-07670)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BERTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati riportati nel cruscotto statistico giornaliero, a cura del dipartimento per le Libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, alla data del 28 febbraio 2022 sono sbarcati in Italia, da inizio anno, 5.474 migranti, rispetto ai 5.305 del 2021 (+8,06 per cento) e ai 2.553 del 2020 (+99,95 per cento);

   solo in data martedì 22 febbraio 2022 sono sbarcati in Italia 572 migranti. Nel mese di gennaio 2022 erano stati 3.035 a fronte dei 1.039 sbarcati nel gennaio 2021 (+ 65,77 per cento) e dei 1.342 sbarcati nel gennaio 2020 (+ 55,78 per cento);

   secondo i dati contenuti in un rapporto fornito dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, al 15 settembre 2021 erano state rimpatriate, nel corso dell'anno, 2.226 persone rispetto ai 3.351 individui rimpatriati nella totalità del 2020 (- 50,54 per cento) e ai 6.531 rimpatri avvenuti nel 2019 (- 193,40 per cento). Oltre la metà dei soggetti rimpatriati nel 2021 ha raggiunto la Tunisia, mentre gli altri principali Paesi di destinazione sono Albania (462) ed Egitto (252);

   secondo il rapporto sopra richiamato, il 61 per cento dei rimpatri è avvenuto mediante l'utilizzo di voli charter muniti di scorta, mentre il 26,5 per cento è stato eseguito utilizzando voli commerciali senza scorta;

   la quasi totalità delle compagnie aeree e navali, ad oggi, in conseguenza della situazione pandemica derivante dal diffondersi del COVID-19, richiede, per poter procedere all'imbarco dei passeggeri, l'attestazione di negatività all'effettuazione di un tampone antigenico rapido o molecolare, entro le 72 ore antecedenti la partenza, finalizzato all'individuazione del virus Sars-CoV-2;

   diversi quotidiani nazionali (La Repubblica, Il Giornale) e locali (La voce del Trentino, Ravenna e Dintorni) segnalano che diversi immigrati irregolari soggetti ad una procedura di espulsione, in conseguenza del rifiuto all'effettuazione del tampone, che ad oggi rimane una facoltà, e non un obbligo, e alla conseguente impossibilità di procedere all'imbarco, hanno così evitato il procedimento di espulsione;

   talvolta, a seguito del mancato rimpatrio, e successivamente all'essere rientrati nei centri di permanenza e rimpatrio, trascorso il periodo massimo di 90 giorni previsto a norma di legge, i migranti tornano in libertà, pur ricevendo ordine scritto di lasciare entro sette giorni il territorio italiano, imposizione disattesa in molteplici occasioni;

   l'articolo 349, comma 2-bis, del codice di procedura penale inserito mediante l'articolo 10, comma 1, del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, prevede che se gli accertamenti necessari per l'identificazione della persona, nei cui confronti vengono svolte le indagini e delle persone in grado di riferire su circostanze rilevanti per la ricostruzione dei fatti, «comportano il prelievo di capelli o saliva e manca il consenso dell'interessato, la polizia giudiziaria procede al prelievo coattivo nel rispetto della dignità personale del soggetto, previa autorizzazione scritta, oppure resa oralmente e confermata per iscritto, del pubblico ministero»-:

   se la Ministra interrogata non ritenga opportuno adottare iniziative normative per stabilire, sul modello di quanto previsto dall'articolo 349, comma 2-bis, del codice di procedura penale, che, nel caso in cui il soggetto irregolare si rifiuti di effettuare un tampone finalizzato all'individuazione del virus Sars-CoV-2, e che si rende necessario per procedere all'imbarco e alla corretta finalizzazione della procedura di espulsione a suo carico, egli possa essere sottoposto a tale procedura coattivamente, pur nel rispetto della piena dignità personale del soggetto come previsto dal codice di procedura penale.
(5-07680)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MOLLICONE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto «Giovanni XXIII» di Roma ha inviato una lettera nei confronti di alcuni studenti notificando una sanzione disciplinare per fatti risalenti all'occupazione dell'istituto tra il 15 e il 17 dicembre 2021;

   per una semplice occupazione, il consiglio d'istituto ha messo in atto quello che appare all'interrogante un «processo sommario» a una trentina di ragazzi;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, a fronte di decisioni che appaiono lesive dei diritti degli studenti e dei diritti costituzionali di associazione.
(4-11542)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SPENA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro ungherese dell'agricoltura Istvàn Nagy ha annunciato nel corso di un'intervista a Rtl Híradó l'adozione da parte del Governo di Budapest di un decreto per vietare le esportazioni di grano, orzo e mais in risposta agli aumenti dei prezzi innescati dalla guerra;

   la misura ha suscitato le proteste della stessa associazione dei produttori di grano dell'Ungheria che, in una lettera, hanno rilevato come la stessa sia «contraria ai principi dell'Unione europea» e «non sembra essere ben ponderata, coerente o professionalmente valida e solleva seri problemi di interpretazione»;

   l'Ungheria è membro dell'Unione europea, nella quale è entrata il 1° maggio 2004 ed ha inoltre firmato gli accordi di Schengen;

   il diritto alla libera circolazione delle merci originarie degli Stati membri e delle merci provenienti da Paesi terzi che si trovano in libera pratica negli Stati membri è uno dei principi fondamentali del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, essendo sancito dall'articolo 28 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

   la produzione italiana di frumento tenero è di circa 3 Mt annui e – anche in virtù del fatto che non può essere destinata a coprire integralmente il fabbisogno dell'industria molitoria nazionale – non garantisce l'autosufficienza dei molini italiani stabilita attorno a 5,7 Mt all'anno;

   come riporta Italmopa, il fabbisogno totale dei molini italiani è garantito «in misura del 65 per cento dalle importazioni, da Paesi comunitari o Paesi terzi, del quale oltre il 30 per cento è costituito da grano ungherese»;

   l'Italia dipende per il 32 per cento del suo fabbisogno dal mais ungherese e il suo improvviso venir meno – unito al mancato arrivo di mais dall'Ucraina, l'altro grande Paese esportatore – può causare gravi carenze nell'alimentazione del bestiame e mettere a rischio la tenuta stessa di 1/4 degli allevamenti italiani;

   in molti casi, i contratti d'acquisto per l'approvvigionamento di grano tenero e mais ungherese destinati in Italia sono stati conclusi già prima dell'aggravarsi della crisi ucraina;

   Gábor Regós, uno dei più autorevoli analisti ungheresi e capo del dipartimento di macroeconomia presso il Századvég Research Institute, ha affermato al quotidiano «Magyar Nemzet» che «il Paese aveva una grande eccedenza di grano, orzo e mais» e «un divieto totale comporta gravi perdite per le entrate del settore» –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda assumere con riferimento alla problematica di cui in premessa, per sollecitare le istituzioni europee e il Governo ungherese al rispetto dell'articolo 28 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue) che fa divieto, fra gli Stati membri, dei dazi doganali all'importazione e all'esportazione;

   quali iniziative intenda adottare nell'immediato per fronteggiare l'eventuale carenza di frumento tenero in Italia che metterebbe a rischio la continuità operativa degli impianti molitori italiani;

   quali iniziative il Governo intenda adottare, alla luce dei fatti esposti in premessa, per mettere in sicurezza l'attività della zootecnia italiana.
(5-07672)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIVIANI, PATASSINI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   dal 7 al 13 marzo 2022 i pescherecci delle marinerie italiane non usciranno più in mare. La decisione è stata presa durante un'assemblea avvenuta a Civitanova Marche (Macerata) che ha visto riuniti i rappresentanti dell'80 per cento delle marinerie italiane; si tratta di uno sciopero generale del comparto pesca per protestare contro il «caro gasolio» che non permette più di sostenere l'attività in quanto le spese sarebbero ormai superiori ai guadagni; il prezzo medio del gasolio per la pesca è praticamente raddoppiato rispetto al 2021;

   il settore della pesca conta complessivamente 12.000 imprese e 28.000 lavoratori, con un vasto indotto ad essa collegato;

   le cooperative, le imprese, i lavoratori del settore ittico, già provati duramente dagli effetti della pandemia, si trovano, oggi, a dover fare i conti con nuovi ostacoli, ovvero l'aumento dei costi dell'energia; a febbraio 2020 il gasolio costava 39 centesimi al litro, adesso ha toccato quota 1 euro. Deleterio è l'impatto sui bilanci del comparto, dove la voce «carburante», che prima incideva per il 40 per cento ora supera il 70 per cento; la spesa per alimentare un peschereccio per 24 ore oggi costa mediamente circa 3 mila euro;

   oltre al caro gasolio, negli anni, la pesca ha dovuto subire una progressiva riduzione dello sforzo di pesca. Nel 2022 i pescherecci sono stati costretti a ridurre ulteriormente le giornate di pesca, arrivando a diminuire le uscite in mare a 120-130 giorni – a seconda delle dimensioni delle imbarcazioni – andando di fatto al di sotto della soglia di sostenibilità economica (che le associazioni di categoria quantificano in 130 giorni) e facendo registrare un meno 20 per cento di fatturato; con meno giornate di pesca e costi superiori ai ricavi si va incontro ad un danno irrecuperabile al settore, con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività;

   lo sciopero di una settimana dell'intero comparto ittico porta, inevitabilmente, a far sparire dai banchi del mercato il prodotto nostrano, sostituendolo con quello straniero, a danno anche dei consumatori;

   nelle Marche, tutti i pescherecci di San Benedetto del Tronto, Civitanova Marche, Ancona, Fano e Pesaro hanno aderito compatti all'iniziativa e l'8 marzo 2022 sono andati negli uffici delle capitanerie di Porto per consegnare i documenti delle imbarcazioni senza sbarcare i marinai (un gesto che gli armatori hanno deciso per non far perdere lo stipendio ai dipendenti, senza perdere le giornate di pesca);

   lo sciopero generale dei pescherecci è l'ultima di una serie di iniziative prese dalle categorie di imprese e lavoratori più colpite dall'aumento vertiginoso delle bollette di gas e luce e dei prezzi del carburante. Nei giorni scorsi contro il caro benzina, infatti, si sono avute numerose manifestazioni di protesta quella degli autotrasportatori alla quale si sono aggiunte, in varie parti d'Italia, anche quelle di agricoltori e allevatori;

   servono adeguate ed urgenti misure che vadano ad ammortizzare l'aumento dei costi fissi dovuti dal rincaro del gasolio, per le attività di pesca e acquacoltura, altrimenti le imbarcazioni essendo costrette a lavorare in perdita preferiranno rimanere in porto e questo sicuramente potrebbe avere un negativo impatto economico-sociale per il nostro Paese –:

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere per sostenere le marinerie italiane a fronte degli effetti degli aumenti dei costi fissi dovuti al rincaro del prezzo del gasolio, al fine di evitare il blocco del comparto ittico, settore fondamentale per l'economia nazionale.
(4-11536)


   LIUNI, LOSS, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LOLINI, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'associazione di florovivaisti italiani Asproflor (Associazione produttori florovivaisti) persegue lo scopo di promuovere l'immagine della floricoltura italiana. Il turismo del verde e il ruolo dei fiori nella vita quotidiana del tessuto cittadino. Negli anni, l'associazione ha promosso il concorso nazionale «Comuni Fioriti», che, dopo 15 anni di storia, coinvolgendo circa 2.000 comuni italiani, dal 2019 è diventato Marchio di qualità dell'ambiente di vita;

   a fine 2021 l'associazione ha promosso il progetto «RinascITALIA facciamo fiorire le speranze», per il quale ha richiesto il patrocinio del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali; si tratta di un progetto in programma nell'anno 2022, sviluppato in forma itinerante con partenza dal Piemonte a gennaio 2022 per finire in Sardegna a dicembre 2022. Il progetto prevede un coinvolgimento diretto dei 645 comuni del litorale italiano per dare sostegno alle amministrazioni nella ripresa dal periodo di emergenza sanitaria, supportando, allo stesso tempo, il settore florovivaistico e facendo conoscere il progetto dei «Comuni Fioriti»;

   tale manifestazione, dalla chiara impronta di tipo culturale e sociale, ha ricevuto il patrocinio e l'autorizzazione ad utilizzare il logo della regione Piemonte, a riconoscimento delle elevate finalità dell'iniziativa, che si propone di promuovere la bellezza ed il tipico modo di manifestare l'accoglienza nei comuni italiani attraverso il linguaggio dei fiori, con i colori delle produzioni florovivaistiche in continuo cambiamento attraverso le stagioni;

   solitamente, il patrocinio del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali viene concesso a titolo gratuito per iniziative a carattere nazionale o internazionale di alto rilievo culturale, sociale, scientifico, artistico, storico, sportivo, ad esclusione di quelle che abbiano finalità commerciali o di carattere strettamente locale. In questo caso, oltre all'indubitabile carattere nazionale della manifestazione, è altrettanto chiaro il suo fine culturale e sociale, che si esplica valorizzando la ripresa della cura della bellezza dei nostri comuni litoranei, aumentando così lo spirito positivo della ripresa delle nostre comunità, provate dal lungo periodo di emergenza sanitaria;

   risulta che il patrocinio richiesto non sia stato concesso –:

   per quali motivi il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali abbia ritenuto di non concedere il patrocinio alla manifestazione «RinascITALIA facciamo fiorire le speranze», tenendo anche conto del fatto che il settore florovivaistico, tra quelli agricoli, è stato tra i più penalizzati durante la pandemia, e verificato che non solo il progetto è già partito, ma prosegue con un calendario di incontri culturali e sociali ben definito che si snoda durante tutto l'anno;

   se non si ritenga di rivedere tale decisione e di concedere il patrimonio per le parti culturali della manifestazione ancora da realizzarsi nel 2022.
(4-11538)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   VARCHI e CIRIELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   stanno destando allarme tra i marittimi le notizie riguardanti il depotenziamento e i disservizi delle strutture Servizi al personale navigante dell'Italia meridionale;

   in particolare, oggetto di denuncia da parte di una folta delegazione di marittimi, sono state la chiusura dell'ambulatorio di Torre del Greco (Napoli), zona ad altissima densità di personale marittimo, con invio dei marittimi presso l'ambulatorio di Napoli a distanza di circa 18 chilometri; la chiusura dell'ambulatorio di Trapani con marittimi inviati a Mazara del Vallo a circa 60 chilometri di distanza (nell'ambulatorio di Trapani vengono erogate soltanto le visite preventive all'imbarco); il sovraccarico consequenziale degli ambulatori di Napoli e Mazara del Vallo non adeguati all'incremento di utenza; lo stato di manutenzione dell'ambulatorio di Ercolano, fatiscente e carente di personale amministrativo e infermieristico; la mancata sostituzione di medici in pensione o dimessi;

   già dal 2017 a Palermo mancherebbe il medico specialista in otorinolaringoiatria e in dermatologia, con invio dei pazienti presso convenzionati esterni e conseguente aumento dei costi per il bilancio statale e difficoltà logistiche per i pazienti costretti a girovagare presso i vari specialisti esterni, nonostante presso il Sasn di Palermo esistano apparecchiature per otorinolaringoiatria e dermatologia, costosissime e in stato di abbandono (cabina audiometrica, apparecchiatura per il controllo nevi e crioterapia);

   da più di sei mesi, presso il Sasn di Palermo mancherebbe anche il medico sostituto cardiologo, con gravi ripercussioni economiche e logistiche a carico dei pazienti costretti ad eseguire ecg a pagamento per ottenere in tempi brevi l'idoneità alla navigazione o, ancora una volta, costretti a recarsi presso un cardiologo convenzionato con aggravio per l'erario in quanto si dilungano i tempi di diagnosi e, quindi, le giornate di inabilità temporanea alla navigazione;

   da più di 4 anni, poi, nel comune di Palermo mancherebbero medici fiduciari domiciliari, costringendo i marittimi, nelle ore di chiusura dell'ambulatorio, a recarsi fuori comune per una visita medica, o peggio ancora personale navigante ammalato che non può essere visitato al proprio domicilio;

   in tale contesto, illogico e paradossale appare il progetto di trasferimento del Sasn di Palermo dalla zona mare di via Onorato alla lontana sede montana di via Lauriano, non facilmente ed immediatamente raggiungibile dai marittimi, che dovranno attraversare tutta la città;

   il direttore regionale Usmaf-Sasn Sicilia, Claudio Pulvirenti, ha giustificato la scelta con motivi di economicità imposti dal Ministero, al fine di salvaguardare l'assistenza sanitaria per l'utenza e l'erario dello Stato; ma nonostante le rassicurazioni fornite, persiste la preoccupazione del personale navigante per la mancanza di medici specialisti che, a loro dire, sono assenti da diverso tempo presso l'attuale sede Sasn;

   da non sottovalutare, peraltro, sono i rapporti burocratici e amministrativi esistenti con la capitaneria di porto, ubicata a pochi metri dall'attuale sede Sasn: il trasferimento di sede comporterebbe un continuo andirivieni tra i due uffici per il disbrigo delle normali pratiche amministrative, disagi ben superiori rispetto alle citate esigenze di economicità; così come discutibile, sotto il profilo di sperpero di denaro pubblico, è l'assunzione di un metronotte a Palermo quando, invece, sarebbe necessario assumere personale amministrativo infermieristico e medico in tutte le sedi ed in special modo nella sede di Napoli, Palermo, Trapani ed Ercolano ove i medici ed il personale tutto sono costretti a turni massacranti e l'utenza a lunghi turni di attesa-:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti di cui in premessa e se e quali iniziative di competenza intenda assumere a riguardo, al fine di garantire i servizi di assistenza sanitaria mantenendo gli ambulatori Sasn sull'intero territorio nazionale.
(4-11539)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   tra le molteplici ripercussioni del conflitto Russo-Ucraino, acquista sotto il profilo economico particolare rilevanza l'aumento generale dei prezzi a causa dell'impennata di materie prime e fonti energetiche: un fenomeno che incide pesantemente sul potere d'acquisto di imprese e famiglie italiane;

   il quotidiano la Repubblica del 1° marzo 2022 sottolineava che «I venti di guerra [...] fanno infiammare i prezzi delle materie prime: da quelle energetiche come gas e petrolio, che alimentano il “caro bollette” e il “caro benzina”, fino a quelle alimentari, che rendono più oneroso l'acquisto di beni di prima necessità come pane e pasta»;

   tra l'altro, il «caro bollette» e il «caro benzina» sono fenomeni che potrebbero aggravarsi se dovessero essere del tutto interrotte le forniture di gas e petrolio; Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, sostiene che «gli attuali prezzi di gas e petrolio ci dicono che i flussi dalla Russia sono ancora regolari. Se così non fosse, vedremmo le quotazioni del greggio non già a 100 dollari bensì a 200»;

   il quotidiano ribadisce che «Anche le materie prime alimentari hanno iniziato la settimana del 28 febbraio all'insegna dei forti rialzi: le quotazioni del grano, di cui sia Ucraina sia Russia sono grandi produttori ed esportatori, sono balzate di quasi il 9 per cento, mentre mais e soia hanno fatto segnare incrementi rispettivamente del 5 e del 4 per cento»;

   come segnala il quotidiano l'Unione Sarda del 7 marzo 2022, «Russia e Ucraina insieme valgono un terzo del commercio mondiale di grano, il 19 per cento per quello del mais e l'80 per cento delle esportazioni di olio di girasole», generando un aumento del pane di circa il 20 per cento;

   secondo AgroNotizie del 25 febbraio 2022, il rincaro delle materie prime agricole avrà conseguenze più pesanti «sulla filiera che al momento mostra la maggior sofferenza: quella zootecnica, in particolare nella linea latte»;

   si tratta di una situazione, già grave prima del conflitto, che rischia di peggiorare ulteriormente: il 1° febbraio 2022, ad esempio, il quotidiano l'Unione Sarda segnalava che «Nel 2021, nel giro di pochi mesi, i mangimi sono aumentati mediamente del 35 per cento, quindi una stalla media di 100 capi registra una perdita di 50.000 euro all'anno per il solo incremento dei costi alimentari», oltre a questi rincari, si «aggiungono il costo dell'energia elettrica, pari a +120 per cento, quello del gasolio agricolo +60 per cento e quello del concime con +130 per cento»;

   il giornale online QuiFinanza segnala che l'aumento dei prezzi colpisce quasi tutti i settori, compresi quelli che producono macchinari e attrezzature, perché «La Russia acquista dall'Italia strumenti industriali, ma vende i metalli non solo al nostro Paese ma a gran parte del mondo [...] Senza contare poi che quegli stessi metalli servono ad esempio per le componenti delle macchine, per le batterie, per i convertitori e per i cavi in rame»;

   la guerra aumenta l'inflazione che «ha raggiunto i massimi storici nei primi mesi del 2022 in molti Paesi, già duramente colpiti dalla pandemia di Covid [...] Se il costo dell'energia e del cibo dovesse essere spinto ulteriormente dalla crisi dell'Est, gli analisti avvertono che il tasso dell'inflazione potrebbe salire al 10 per cento in tutto l'Occidente» –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa e di concerto con l'Unione europea, per calmierare l'aumento generale dei prezzi che si è determinato a causa della guerra Russia-Ucraina;

   se il Governo non ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, iniziative di sostegno a imprese e famiglie per fare fronte all'aumento generale dei prezzi.
(5-07669)

Interrogazione a risposta scritta:


   CONTE, FORNARO, FASSINA e DE LORENZO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Gruppo Stellantis N.V., holding multinazionale nata dalla fusione tra Psa e Fiat Chrysler Automobiles, con sede legale ad Amsterdam, controllo di quattordici marchi automobilistici, ha presentato il 1° marzo 2022 il suo nuovo Piano industriale chiamato Dare Forward 2030;

   l'obiettivo dichiarato del Gruppo è di arrivare alle emissioni zero entro il 2038, puntando quindi molto sulle auto elettriche;

   il gruppo sta lavorando per fare in modo che il 100 per cento delle vendite in Europa e il 50 per cento delle vendite negli Stati Uniti siano costituite da veicoli elettrici a batteria (BEV) entro la fine del decennio;

   il gruppo Stellantis entro il 2030 conta di arrivare a 5 milioni di auto elettriche vendute;

   nel Piano industriale presentato non ci sono riferimenti di dettaglio agli insediamenti produttivi e agli investimenti nei Paesi dove il gruppo è presente;

   Stellantis ha a disposizione stabilimenti in ventinove Paesi del mondo, con più di cinquanta impianti di proprietà e in joint venture tra Fiat Chrysler Automobiles e Groupe Psa; in Italia, il gruppo conta circa 86 mila dipendenti con impianti produttivi in tutto il Paese;

   la Fim, il sindacato dei metalmeccanici della Cisl, nel suo rapporto trimestrale sulla produzione di auto in Italia, segnala che la produzione di automobili e di furgoni negli stabilimenti italiani di Stellantis, nel 2021, è scesa per la prima volta sotto la soglia delle 700 mila unita; fanno scorso, infatti, il totale dei veicoli assemblati è sceso a 673 mila unità, con un calo del 6,1 per cento rispetto alle 717 mila unità del 2020, quando gli stabilimenti erano rimasti addirittura chiusi per alcune settimane a causa del primo lockdown totale;

   i cali più significativi si sono registrati nelle linee di produzione degli stabilimenti del centro Sud: a Cassino la perdita dei volumi nel 2021 ha raggiunto il -18 per cento rispetto al pandemico 2020; con riferimento al periodo pre-COVID, la perdita s'incrementa ulteriormente raggiungendo -26 per cento; il crollo più pesante in termini di volumi produttivi è quello di Melfi, con -28,8 per cento rispetto al 2020 (-66,202 unità) e una caduta maggiore se rapportata al periodo pre-COVID 2019 con una perdita di oltre 1/3 delle produzioni; a Pomigliano d'Arco, la produzione nel corso del 2021 ha raggiunto quota 123.000 unità, in calo rispetto alle 140.478 unità prodotte nel 2020 e inferiori del 38 per cento rispetto alle 198.647 relative al periodo pre-COVID del 2019;

   ad oggi, lo stabilimento di Pomigliano occupa 4.281 lavoratori, circa 200 in meno a seguito delle uscite volontarie; mediamente, sono circa 900 le persone che hanno utilizzato prima la Cig e ora da dicembre il Cds. Mentre sono altri 101 i giorni di fermo collettivo totale;

   c'è preoccupazione per il destino di investimenti e occupazione negli stabilimenti italiani, a partire da Mirafiori, fino a quelli del Centro-Sud, in particolare quelli del Mezzogiorno, dove questi siti produttivi rappresentano insediamenti indispensabili per la già sofferente economia del territorio;

   il gruppo ha annunciato di voler trasformare lo stabilimento di Termoli nella terza gigafactory europea mentre a Melfi sarebbero previste linee di produzione per nuovi modelli elettrici e linee di assemblaggio di batterie; nulla è ancora annunciato per il futuro dello stabilimento di Pomigliano ora impegnato nella produzione della Panda e in attesa dell'assegnazione di modelli per i prossimi anni;

   è già convocato, a partire dal 10 marzo 2022, presso il Ministero dello sviluppo economico un tavolo di confronto sul settore –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare per tutelare e sostenere gli insediamenti produttivi italiani, in particolare nel Mezzogiorno, e i livelli occupazionali del gruppo Stellantis.
(4-11541)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   un rapporto sulla contribuzione studentesca elaborato dall'Unione degli universitari (Udu), presentato insieme alla Cgil Lombardia ha messo a confronto l'entità delle tasse chieste da ogni singolo ateneo pubblico lombardo per l'anno accademico in corso comparandolo con le altre realtà del territorio nazionale accertando che, secondo gli autori del rapporto, il Politecnico e la Statale di Milano insieme a l'Insubria di Varese e Como sono le università con il più alto importo di tassazione; a partire dalla legge Gelmini, che operava un taglio netto enorme sul fondo di finanziamento ordinario delle università, gli atenei hanno individuato nella contribuzione studentesca uno dei capitoli essenziali per il sostentamento delle università;

   secondo il citato rapporto gli atenei lombardi chiederebbero agli universitari un contributo pari a 280 milioni di euro;

   tutti gli atenei lombardi, inoltre, si baserebbero in maniera significativa sui proventi per la didattica, che includono non solo le tasse per le iscrizioni ai corsi di laurea, ma anche i contributi come quelli per accedere a scuole di specializzazione, master e corsi di perfezionamento;

   quindi è come se il 46,2 per cento di tutti i docenti e ricercatori lombardi venissero retribuiti dai proventi per la didattica, pari a 306 milioni;

   l'attuale normativa prevede che l'importo totale dei contributi studenteschi non possa superare il 20 per cento delle risorse ricevute dallo Stato tramite il Fondo di funzionamento ordinario e secondo l'Unione degli universitari gli atenei lombardi chiederebbero circa 78 milioni di euro oltre i limiti di legge previsti;

   l'università che supera maggiormente il suddetto limite del 20 per cento sarebbe l'Insubria che richiede l'81 per cento in più, superando di 8,2 milioni di euro il limite consentito, mentre l'Università di Pavia, la situazione meno critica della regione, chiederebbe il 9,2 per cento in più, superando di 2,4 milioni di euro;

   fra le sei università più care d'Italia, in base alla spesa media degli studenti, quattro sono lombarde, con il Politecnico al primo posto, l'Insubria al secondo e la Statale al terzo;

   occorre specificare che ogni singolo sistema di tassazione è diverso perché ciascuna università distribuisce in maniera differente il peso delle tasse sulle diverse fasce di reddito e per le facoltà scientifiche il contributo richiesto risulta più alto;

   su un totale di circa 220 mila iscritti nelle università pubbliche della Lombardia l'Udu calcola in 70-75 mila gli studenti che rientrano nella no tax area, pari a una media del 33 per cento, secondo un dato basato su soli 4 atenei che hanno reso disponibile tale informazione;

   le conclusioni tratte dall'Udu sono quindi che il sistema universitario lombardo è fortemente dipendente dalle tasse versate dagli studenti, in particolar modo a Milano e che tale situazione diventa ancora più insostenibile per uno studente fuori sede che, per le spese di soggiorno, viene calcolato nel rapporto possa arrivare a spendere tra gli 11 e i 15 mila euro;

   dal rapporto emerge che gli atenei chiedano contributi superiori ai limiti di legge e quindi si è di fronte ad una situazione inaccettabile e discriminatoria, in contrasto con il diritto allo studio e con la garanzia delle pari opportunità che andrebbe corretta al più presto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei contenuti del rapporto indicato in premessa e se risponda al vero che alcune università lombarde chiedano un contributo studentesco superiore ai limiti fissati dall'attuale normativa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per porvi rimedio, anche incrementando il fondo di finanziamento ordinario delle università al fine di ridurre i contributi a carico di studenti e famiglie.
(4-11540)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Grippa e altri n. 1-00602, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 marzo 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Roberto Rossini.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Zolezzi e altri n. 4-11507, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 marzo 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Martinciglio.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Giacometto n. 5-07505 dell'11 febbraio 2022.