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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 8 marzo 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia è il primo Paese dell'Unione europea per occupazione dei settori del tessile, abbigliamento e pelli;

    la moda si costituisce, certamente, quale uno dei comparti produttivi più iconici del made in Italy nel mondo; nonostante ciò, è uno dei settori che ha maggiormente subìto gli effetti della recessione e della crisi pandemica;

    la filiera tessile-abbigliamento rappresenta l'8 per cento delle esportazioni annuali del manifatturiero italiano (novembre 2019-ottobre 2020), con un saldo commerciale fortemente attivo (10,5 miliardi di euro il consuntivo 2019) e la capacità di soddisfare tanto la domanda dei mercati tradizionali europei e nord americani, quanto quella delle nuove realtà dell'Estremo Oriente;

    il settore porta con sé anche il 10 per cento circa del «valore aggiunto» manifatturiero (2019), cui corrispondono 56 miliardi di euro di fatturato e 34 miliardi di euro di produzione (il 6 per cento del totale manifatturiero), generati da quasi 45 mila aziende capaci di occupare poco meno di 400 mila persone (più dell'8 per cento degli occupati 2019 del manifatturiero). Inoltre, il comparto moda si dimostra un grande volano tecnologico italiano, capace di esprimere il 14 per cento circa delle imprese manifatturiere italiane con attività innovative e il 10 per cento delle spese per innovazione dell'intero manifatturiero. La filiera della moda si completa con la distribuzione commerciale che conta, al 31 dicembre 2021, 108.666 imprese attive e 82.878 unità locali per complessivi 191.544 punti vendita che occupano complessivamente 278.964 addetti;

    si tratta di un settore economico estremamente trainante produttivo e commerciale per l'economia italiana, che necessita di azioni concrete e sviluppo a seguito del contraccolpo subito dal COVID-19;

    la moda italiana, se si considerano i tredici mesi della pandemia, da marzo 2020 a marzo 2021, ha subìto una perdita di fatturato rispetto ai 13 mesi precedenti di circa 20,6 miliardi di euro. Sul fronte della domanda interna, nel 2020 i consumi delle famiglie per vestiario e calzature subirono una contrazione di 12,6 miliardi di euro, con un calo del 19,7 per cento. Sui mercati esteri, le esportazioni della moda nel 2020 diminuirono di 11,2 miliardi di euro, pari ad una caduta del 19,5 per cento, intensità quasi doppia rispetto alla media della manifattura (-10 per cento);

    il comparto della moda nazionale si risolleva nella prima metà del 2021. Dopo lo stop determinato dalla seconda ondata di contagi da COVID-19, l'industria ha assistito a una decisa crescita del fatturato. I primi tre mesi del 2021 si sono chiusi in linea con il 2020 (-0,3 per cento), ma nel secondo trimestre è stato possibile registrare un forte rimbalzo del 63,9 per cento. Anche i consumi di abbigliamento e calzature sul mercato interno hanno registrato una variazione tendenziale positiva in quantità del 14,7 per cento, anche se si è ancora lontani dai livelli pre-COVID;

    si tratta di un risultato non scontato e che è stato possibile raggiungere grazie all'impegno e costanza degli operatori del settore. La ripresa a partire da gennaio 2021 del settore del tessile-abbigliamento, pelletteria e calzature, si è concretizzata con continuità sulla scorta della concretezza e capacità dell'artigianato italiano che ha saputo donare nuova linfa e ulteriore spinta al comparto. Artigiani e piccole e medie imprese hanno saputo sapientemente sfruttare gli incentivi riconosciuti dal Governo e le riaperture concretizzatesi grazie al costante lavoro del gruppo Lega e dei suoi Ministri. Stando ai dati divulgati da Cnmi-Camera nazionale della moda italiana, il rimbalzo del secondo trimestre 2021 ha portato l'aumento complessivo semestrale al 24 per cento, recuperando buona parte della caduta del 2020; ciononostante il fatturato rimane ancora del 15 per cento inferiore al secondo trimestre 2019. Nonostante la buona crescita registrata, ciò non è da sé sufficiente a riportare il giro d'affari del fashion made in Italy ai livelli pre-COVID;

    i dati del 2021, seppur incoraggianti, devono essere necessariamente comparati al precedente periodo 2020, ove a causa della crisi si è registrata una fase di recessione e stagnazione. Pertanto, pur sembrando percentuali molto elevate, quelle di fatturato del 2021 non sono assolutamente in grado di certificare un superamento della crisi del settore. Certamente, però, i dati dimostrano con grande chiarezza la qualità e la concretezza del made in Italy e dell'artigianato del settore moda, che ha saputo mantenersi produttivo e competitivo nel mondo, nonostante le forti difficoltà. Non ci si può permettere che questo sforzo produttivo, commerciale ed economico venga disperso, anche alla luce dei posti di lavoro e dell'indotto che ruotano attorno al settore;

    purtroppo, l'inizio della stagione vendita moda autunno inverno 2022/23 si è caratterizzato per la cancellazione di eventi e slittamento delle date e mancata partecipazione dei marchi più rappresentativi; si è registrato un inizio anno in controtendenza rispetto alle stime effettuate. Un gennaio che doveva essere il mese della ripartenza con la presentazione ai mercati delle collezioni moda autunno-inverno 2022/2023 e invece, sul panorama internazionale, si è constatata la cancellazione o il posticipo di diverse fiere, mentre sul fronte nazionale, marchi di primaria rilevanza hanno recentemente deciso di annullare la loro partecipazione ad importanti eventi promozionali, quali settimane della moda o fiere di riferimento. La legittima scelta di queste imprese porta a depotenziare la validità delle manifestazioni in questione e più in generale getta un'ombra sulla forza del nostro sistema moda. I grandi marchi possono fare queste scelte avendo un sistema di supporto in termini di comunicazione e sul fronte commerciale in grado di sopperire alla mancata presentazione delle loro collezioni attraverso sfilate o partecipazioni fieristiche, cosa ben diversa è per l'universo delle piccole e medie imprese. Anche le vendite nei saldi invernali di fine stagione 2022 hanno registrato una brusca frenata con cali a doppia cifra rispetto allo stesso periodo del 2021 e conseguentemente la preoccupazione per i nuovi scenari crea difficoltà anche in tema di ordinativi che le imprese commerciali stanno effettuando alla produzione per la stagione autunno/inverno 2022/2023;

    oltre allo spunto meramente economico-aziendale, è necessario calare il settore moda all'interno dello scenario politico e storico in cui ci si trova ad operare. Ormai l'industria è proiettata alla transizione ecologica ponendo le condotte di tutela ambientale al centro delle proprie scelte; in tale quadro, le imprese sono chiamate ad uno sforzo ulteriore che consenta di coniugare innovazione, sviluppo, produzione e sostenibilità ambientale;

    il mondo della moda da sempre ha cercato di unire queste due sfere, cercando un difficile equilibrio tra i diversi interessi. Alla luce degli scenari economico-politici che ci occupano non è più immaginabile che le imprese operino una transizione ecologica in assenza di un intervento collettivo che fornisca gli adeguati strumenti normativi. Permettere lo sviluppo dell'economia circolare e una produzione «green» del comparto moda, significa investire nel settore e predisporre azioni politiche e legislative adeguate a consentire all'ecosistema tessile di realizzare una realtà ecosostenibile lungo tutte le fasi del processo produttivo;

    senza un deciso intervento si rischia di compromettere definitivamente le filiere produttive del tessile abbigliamento, pelle, cuoio, calzature e occhialeria, annullando i risultati positivi del 2021 e facendo retrocedere il settore ai numeri del 2020;

    è necessario mettere in campo un piano straordinario di supporto alle imprese sistema moda italiano, sia per le piccole e medie imprese che per i grandi marchi,

impegna il Governo:

1) a proseguire gli incontri del «tavolo della moda» istituito presso il Ministero dello sviluppo economico, finalizzato ad affrontare la gestione dell'emergenza e progettare il rilancio del settore;

2) ad adottare iniziative per istituire un contributo a copertura totale, per un primo modulo espositivo, per la partecipazione a manifestazioni in Italia con qualifica di fiera internazionale a favore delle imprese artigiane e delle piccole e medie imprese del settore moda (tessile, abbigliamento, pelletteria, pellicceria, calzature, occhialeria e componenti per la realizzazione delle collezioni) per gli anni 2022/2023, iniziando da quelle già in programma nel calendario invernale;

3) ad adottare iniziative per prevedere l'estensione automatica dei prestiti «COVID-19» e «SACE» aumentando il termine da 6 a 10 anni, anche mediante l'introduzione di una misura di sostegno specifica per il settore volta a consentire la rinegoziazione dei debiti nell'ambito delle misure di potenziamento del Fondo di garanzia;

4) ad adottare iniziative a sostegno delle politiche di transizione ecologica, permettendo alle filiere produttive del tessile, abbigliamento, pelle, cuoio, calzature e occhialeria, di attuare una più efficace politica di tutela ambientale;

5) ad adottare iniziative per introdurre agevolazioni fiscali per le imprese del settore che investiranno nella implementazione di tecnologie e prodotti innovativi sul piano ambientale ed energetico;

6) a promuovere lo sviluppo e il supporto di attività e iniziative di riciclo e recupero dei prodotti o scarti di lavorazione, contestualmente incentivando l'economia circolare anche per mezzo di contributi e detassazione;

7) ad adottare iniziative per istituire appositi fondi volti a consentire a tutte le imprese del settore l'adeguamento dei propri impianti alle più moderne tecnologie in materia di smaltimento, riciclo, recupero, depurazione e riduzione di emissioni;

8) a promuovere iniziative volte alla donazione di eccedenze di magazzino della distribuzione commerciale attraverso sgravi fiscali e crediti d'imposta a imprese che donano eccedenze di magazzino o raccolgono prodotti usati, posto che ciò consentirebbe, snellendo le procedure, di donare i beni assolvendo un ruolo sociale oltre che ambientale;

9) ad adottare iniziative per incentivare il consumo di prodotti made in Italy sostenibili con l'istituzione di un «bonus moda» consumatori;

10) ad adottare iniziative per prevedere un «finanziamento ponte» alle imprese, senza merito creditizio e ad interessi zero, da parte degli istituti di credito per i costi di funzionamento ed in particolare per l'energia e il gas;

11) a promuovere interventi immediatamente attuabili nonché a prevedere una progettualità di più ampio respiro nel medio e lungo periodo, necessari ad un sostegno immediato e ad uno sviluppo futuro del comparto moda, come di seguito specificati:

  a) quanto alle soluzioni immediatamente attuabili:

   1) sostenere politiche attive mirate alla ricollocazione sul mercato del lavoro, anche tramite riqualificazione professionale e percorsi di outplacement, dei lavoratori in esubero;

   2) incentivare strumenti di comunicazione rivolti alle giovani generazioni al fine di stimolare l'acquisto di prodotti made in Italy favorendo anche le produzioni attente a sviluppare percorsi di sostenibilità economica, sociale ed ambientale e agevolazioni per l'acquisto di prodotti italiani;

  b) quanto alla progettualità nel medio e lungo periodo:

   1) introdurre contributi tesi a migliorare la sostenibilità della filiera, l'innovazione creativa e lo sviluppo tecnologico-digitale nel comparto moda;

   2) predisporre una misura che agevoli l'inserimento nel settore di nuova tecnologia e strumenti digitali accompagnando tale inserimento con percorsi formativi specifici per il settore;

   3) prevedere una diminuzione del costo energetico mediante defiscalizzazione e/o riduzione degli oneri in bolletta;

   4) prevedere piani di investimento di lungo periodo nel campo della formazione e riqualificazione del personale;

   5) sviluppare piani di recupero delle risorse e lavorazioni ad alto contenuto di lavoro favorevoli allo sviluppo e incremento di tutta la filiera produttiva;

   6) introdurre misure di sostegno agli investimenti nella realizzazione dei campionari e promozione anche tramite strumenti digitali;

12) a predisporre iniziative di supporto alle filiere presenti nei distretti della moda, sia per le piccole e medie imprese che per i grandi marchi della moda italiana, intesi quali aree geografiche che sono tradizionalmente legate ad un tipo di produzione o lavorazione, presenti sul territorio nazionale;

13) ad adottare iniziative per attuare interventi mirati al mantenimento e alla crescita della filiera del settore tessile, abbigliamento, pelle, cuoio, calzature e occhialeria, mediante la predisposizione di una politica industriale di sviluppo del comparto e dell'industria manifatturiera italiana integrata alla politica commerciale delle nostre città.
(1-00598) «Fiorini, Molinari, Binelli, Andreuzza, Carrara, Colla, Galli, Micheli, Pettazzi, Piastra, Saltamartini, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Gastaldi, Gerardi, Germanà, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Mariani, Maturi, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Rixi, Scoma, Snider, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Viviani, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».


   La Camera,

   premesso che:

    il comparto della moda è ritenuto, da sempre e universalmente, un simbolo di qualità ed eccellenza del nostro Paese, nonché un faro per tutte le filiere interessate, sia per il ruolo crescente di città come Roma a Firenze nel palcoscenico internazionale, sia per il ruolo conquistato dalla città di Milano con la Milan Fashion Week – che negli anni ha portato la città ad affermarsi come vera e propria «Capitale mondiale della moda» – diventata ormai crocevia internazionale e luogo di massima espressione della moda italiana;

    durante il Governo Renzi, nel 2016, era stato già promosso un tavolo per il settore con l'allora Ministro Calenda ed il Sottosegretario Scalfarotto, a testimonianza della centralità del comparto e delle difficoltà che esso affronta da diversi anni sia sul piano interno che internazionale;

    è il comparto manifatturiero che, sia in termini economici che occupazionali, è stato maggiormente colpito dalla recessione innescata dalla pandemia, nonostante la resilienza acquisita dallo stesso grazie agli ingenti investimenti effettuati sul piano della digitalizzazione, innovazione e sostenibilità;

    l'industria della moda è una filiera complessa (tessile, abbigliamento, pelletteria, calzature), che occupa 500.000 lavoratori e genera 80 miliardi di euro di fatturato annui, pari all'8,5 per cento del totale dell'industria manifatturiera, con un indotto che, solo per la settimana della moda, vale circa 10 miliardi di euro e impegna 128.000 lavoratori, a conferma della forte attitudine del comparto ad amplificare il proprio valore aggiunto attraverso il coinvolgimento di professionisti, micro e piccole imprese;

    la moda italiana nel corso degli anni si è distinta costantemente per una forte capacità innovativa – con tassi di crescita costanti (1,3 per cento circa) – e per una strutturazione estesa e fortemente radicata sul territorio nazionale, che si articola a partire da una netta prevalenza di micro e piccole imprese fino alle griffe del lusso, passando per brand commerciali ad alta visibilità;

    quello della moda è stato uno dei comparti colpiti più duramente dallo scoppio della pandemia, con una contrazione delle vendite pari al 30 per cento solamente in Italia e una perdita complessiva del mercato mondiale pari a 50 miliardi di dollari, inesorabilmente riversatasi su tutta la filiera fino al retail;

    grazie al successo della campagna vaccinale e al conseguente allentamento delle misure di contenimento l'industria della moda, nel corso del 2021, ha vissuto una fase di crescita complessivamente in linea con i dati sulla ripresa economica del Paese;

    oltre alla sfida pandemia, l'industria italiana della moda sta facendo fronte, con convinzione, anche alla sfida della transizione energetica, attuando le buone pratiche per una moda circolare che guardi a una produzione e un consumo sostenibili, in cui i materiali e i prodotti vengano recuperati, riciclati e riutilizzati, riducendo sprechi ed emissioni e preferendo al fast fashion un modello di produzione che guardi conservi qualità e ambiente nel medesimo piano di priorità;

    la riduzione dei gas serra ha rappresentato da subito una priorità per la moda italiana, che nel giro di pochi anni ha portato a più che dimezzare i rifiuti tessili generati dal comparto, a recuperare più di 22.000 tonnellate di tessuti e ad aumentare fino al 75 per cento le componenti tessili rigenerate per indumento, anche grazie a una attenta campagna di sensibilizzazione volta a coinvolgere direttamente il consumatore nella raccolta dei capi non più utilizzati;

    l'industria della moda italiana ha risposto con convinzione anche alla sfida della delocalizzazione, mantenendo saldamente radicata sul territorio nazionale gran parte della produzione, riuscendo comunque a mantenere il proprio primato nonostante la concorrenza delle produzioni estere che tendono a fare affidamento su manodopera a basso costo e con livelli di tutela dei diritti dei lavoratori spesso scarsi o assenti;

    nonostante la pronta risposta dell'industria della moda a tali sfide, il comparto nazionale stenta ancora a ritornare ai livelli di crescita registrati prima della pandemia – con un fatturato complessivo che, rispetto al 2019, dimostra una perdita pari a circa il 7,8 per cento – e si affaccia ai prossimi anni con profondi fattori di incertezza;

    l'aumento dell'inflazione colpisce il comparto della moda in maniera diretta, con un aumento dei prezzi alla produzione e delle materie prime pari al 20,4 per cento su base annua, e un aumento dei prezzi energetici pari al 70 per cento per l'energia e il 105 per cento per il gas rispetto al primo trimestre 2021, ma incide negativamente sulle vendite anche per la conseguente e forte contrazione del potere d'acquisto e, dunque, della spesa discrezionale dei consumatori, che risentono di un aumento generale del livello dei prezzi pari al 5,7 per cento su base annua (ai massimi dal 1995);

    allo scoppio della crisi ucraina e al conseguente inasprimento delle sanzioni ha fatto seguito una forte fase ribassista dei mercati, con la prospettiva di una contrazione del mercato mondiale dei luxury goods pari a circa 6-8 miliardi di euro e di una riduzione delle esportazioni dell'industria della moda italiana pari al 2 per cento;

    tali dinamiche e l'incertezza che caratterizza l'attuale fase storica si traducono in un freno ai consumi, dando vita a pressioni sulle catene del valore della moda che risentono di un generalizzato clima di sfiducia nel e del mercato e che mettono a rischio l'export, cioè quello che tradizionalmente rappresenta il vero e proprio volano per la crescita della moda italiana,

impegna il Governo:

1) ad accompagnare la vocazione internazionale della moda italiana attraverso iniziative volte a promuovere il made in Italy, la sua tradizione, i percorsi di formazione e le linee di sviluppo che caratterizzano il settore, anche al fine di incrementare la fruibilità del settore della moda e favorire l'avvio di sinergie che possano garantire il coinvolgimento di un pubblico sempre più vasto all'interno del fashion system;

2) a favorire e supportare l'affermazione dei numerosi talenti emergenti del settore della moda, attraverso la messa a disposizione di spazi, finanziamenti, percorsi formativi nonché mediante la promozione di iniziative dedicate volte ad agevolare il dialogo tra associazioni maggiormente rappresentative, principali marchi del settore, informazione e investitori;

3) a supportare le iniziative adottate dalle filiere della moda per conseguire gli obiettivi di sostenibilità, etica ed economia circolare in tutti le fasi di elaborazione e promozione, così da favorire il rapido raggiungimento degli obiettivi COP26 e valorizzare gli sforzi sostenuti in questi anni dal comparto per il conseguimento degli stessi;

4) ad adottare iniziative per introdurre meccanismi di incentivazione per le imprese del settore che perseguano modelli di economia circolare e di circular by design, sia attraverso la produzione di prodotti durevoli e riparabili, sia mediante la progettazione e la fabbricazione degli stessi, in vista di un futuro disassemblamento che ne favorisca il riutilizzo e il riciclo, promuovendo, altresì, le campagne di sensibilizzazione avviate dalle imprese della filiera in favore del corretto smaltimento o riciclo dei prodotti;

5) ad adottare iniziative per prevedere meccanismi di sostegno finanziario per la filiera della moda in tutte le sue sfaccettature, riconoscendo pari dignità a ogni fase di produzione e tenendo in debita considerazione il carattere complesso, esteso e articolato della stessa, nonché l'amplissimo numero di micro e piccole imprese che la caratterizzano, in particolare attraverso:

  a) finanziamenti agevolati volti, al contempo, a garantire la tenuta delle imprese coinvolte e assicurarne il rilancio sul piano internazionale;

  b) prevedere per il comparto della moda – ferme restando iniziative per il sistema produttivo italiano nel suo complesso – sostegni economici volti a compensare l'aumento dei costi energetici sopportati dalle imprese, nonché strumenti normativi idonei a garantire l'aggiornamento dei contratti in essere in funzione dell'attuale incremento dell'inflazione, al fine di attenuare il grado di dipendenza delle imprese della filiera all'interno della stessa;

  c) iniziative volte a favorire il reperimento di materie prime anche al di fuori dalle tradizionali linee di approvvigionamento, promuovendo l'accesso delle imprese italiane in nuovi mercati e approntando un framework tecnico-normativo idoneo ad accompagnare le iniziative di reshoring, anche al fine di premiare la scelta degli operatori di puntare su mercati che garantiscono più alti livelli di tutela dei diritti dei lavoratori;

  d) l'istituzione di una piattaforma dedicata volta a favorire il dialogo tra e all'interno della filiera, al fine di incentivare la creazione di sinergie e l'individuazione di opportunità di investimento nel settore;

  e) iniziative volte a rafforzare la naturale vocazione internazionale della moda italiana attraverso l'e-commerce, favorendo la creazione di un polo digitale della moda che possa diventare punto di incontro fra mercato nazionale, internazionale e consumatori, nonché vero e proprio luogo di promozione, valorizzazione ed espressione dell'alta qualità e innovatività di tale eccellenza italiana;

6) ad accelerare i lavori del tavolo per la moda istituito presso il Ministero dello sviluppo economico, anche al fine di definire, attraverso il coinvolgimento di tutte le realtà interessate, una politica industriale che possa mettere in sicurezza l'industria della moda italiana dalle forti variabili esogene che caratterizzano l'attuale fase congiunturale, nonché l'approntamento di una strategia complessiva in grado di garantire il rilancio del Made in Italy e dell'eccellenza italiana nel mondo.
(1-00599) «Moretto, Fregolent, Mor, Annibali, Bendinelli, D'Alessandro, Librandi, Nobili, Noja, Ungaro».


   La Camera,

   premesso che:

    con un fatturato che supera gli 80 miliardi di euro la filiera della moda rappresenta l'8,2 per cento dell'industria manifatturiera in Italia;

    il sistema moda occupa quasi 500 mila addetti (12,5 per cento dell'occupazione del comparto) di cui circa 312 mila (66,6 per cento) impiegati in circa 55 mila micro-piccole imprese del tessile, abbigliamento e pelle (MPI): il nostro, infatti, è il primo Paese europeo per numero di occupati nelle MPI del settore. Nel sistema moda operano, altresì, 36 mila imprese artigiane che danno lavoro a 158 mila addetti, un terzo (34,8 per cento) dell'occupazione del settore;

    nelle sole cinque regioni che trainano il settore (Toscana, Marche, Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia) sono occupate 227 mila persone nelle micro e piccole imprese, valore che supera del 25,6 per cento l'occupazione delle omologhe imprese di Spagna, Germania e Francia messe insieme;

    come emerge dai dati sopracitati il settore moda si caratterizza nel nostro Paese per essere ad elevata vocazione artigiana;

    la ridotta dimensione media delle aziende rispetto a quella degli altri Paesi dell'Unione europea è bilanciata da una forte interrelazione tra le imprese che comporta una elevata capacità di innovazione e consente una maggiore flessibilità e un elevato grado di specializzazione, garantendo una forte competitività della filiera. Questa caratteristica è confermata dalle performance dell'export del settore e dal ruolo di grande rilievo della filiera nazionale nel mercato europeo della moda di qualità. Si stima, infatti, che il sistema di subfornitura italiano rifornisca il 60 per cento della moda di qualità del mondo e che l'industria tessile italiana raggiunga il 77,8 per cento del totale delle esportazioni europee;

    la filiera della moda nazionale è estesa e articolata, caratterizzata da una fase produttiva in cui prevalgono le piccole e medie imprese e una fase finale post-produzione operata in prevalenza da grandi marchi;

    a partire dall'inizio degli anni '90 alcune parti della filiera, quelle a più basso valore aggiunto e ad alta intensità di lavoro, sono passate nelle mani di imprenditori stranieri o sono state delocalizzate in Paesi con un minor costo del lavoro. L'industria nazionale della moda ha però mantenuto in Italia le produzioni relative alle prime linee, ossia quelle che riguardano i prototipi e i campioni, le produzioni di nicchia e quelle posizionate sulla fascia alta del mercato, per le quali il made in Italy rappresenta un valore apprezzato dal consumatore, soprattutto straniero. Ed è proprio alle produzioni relative alle prime linee che le imprese finali medio-grandi con marchi a elevata visibilità e riconoscibilità si affidano per le loro forniture;

    aver mantenuto all'interno dei confini gran parte del processo produttivo e delle competenze di qualità ha garantito al sistema moda italiano un vantaggio competitivo indiscutibile che si registra anche in termini di capacità innovativa: l'innovazione caratterizza da sempre il sistema e contribuisce a renderlo particolarmente resiliente di fronte alle crisi;

    l'industria della moda è stata una delle prime a convertirsi alla tecnologia: il 7 per cento della spesa per ricerca e sviluppo manifatturiera italiana viene realizzato dal comparto moda. Un ambito rispetto al quale l'innovazione della moda italiana sta facendo grandi passi in avanti è quello legato al riciclo dei prodotti;

    dopo anni di andamenti positivi, nel 2020 il settore dell'abbigliamento ed accessori è stato tra i più esposti agli effetti della crisi – secondo solo al settore ricettivo e del turismo – e ha subito un duro contraccolpo a causa della pandemia, legato al mutamento di esigenze dei consumatori e alle criticità riscontrate nell'approvvigionamento, nella distribuzione e nelle vendite di articoli;

    la caduta dei ricavi nella moda registrati nel 2020 è stata del 21,2 per cento di intensità doppia della media delle imprese, con minori vendite per 17,9 miliardi di euro. Nel tredici mesi della pandemia, da marzo 2020 a marzo 2021, la perdita di fatturato rispetto ai 13 mesi precedenti è salita a 20,6 miliardi di euro;

    sul fronte della domanda interna, nel 2020 i consumi delle famiglie per vestiario e calzature si è ridotto di 12,6 miliardi di euro, con un calo del 19,7 per cento;

    sui mercati esteri, le esportazioni della moda nel 2020 sono diminuite di 11,2 miliardi di euro, pari ad una caduta del 19,5 per cento, intensità quasi doppia rispetto alla media della manifattura (-10 per cento);

    nei primi quattro mesi del 2021 nella moda si registrava un livello della produzione inferiore del 25,6 per cento rispetto al primo quadrimestre del 2019, anno pre-Covid, a fronte di un divario negativo dell'1,3 per cento per il totale della manifattura, con 13 comparti su 24 comparti che registrano un livello della produzione nei primi quattro mesi del 2021 superiore a quello del primo quadrimestre del 2019;

    già nel primo semestre dello scorso anno sul comparto moda si è inevitabilmente riversato l'impatto negativo delle tensioni sui prezzi delle materie prime e sul prezzo dell'energia;

    secondo i dati più recenti diffusi da Confartigianato a fronte di una produzione manifatturiera nazionale che grazie al rimbalzo del +13 per cento nel 2021, ha quasi completamente recuperato i livelli di attività pre-pandemia, (-0,4 per cento rispetto al 2019), il settore della moda appare in pesante ritardo: in particolare, la produzione dell'abbigliamento registra una riduzione del 35,4 per cento del volume di produzione rispetto a quello di due anni prima;

    il periodo di lockdown ha determinato il blocco di tutte le attività commerciali dei negozi di abbigliamento e accessori attivi in Italia (circa 130 mila con 300 mila addetti), dei quali circa 85 mila relativi al settore abbigliamento e circa 45 mila agli accessori. Solo una piccola parte del comparto, grazie allo smart working e all'intensificazione della vendita tramite piattaforme digitali, e-commerce o soluzioni quali il Click&Collect e ship-from-store, ha potuto dare continuità al business. Proprio l'e-commerce, infatti, è stato uno dei principali fattori di resilienza del settore durante il lockdown, garantendo la sussistenza di un giro d'affari minimo per le imprese attive nelle vendite online (l'11,6 per cento del totale). Allo stesso tempo, la migrazione verso soluzioni full digital è uno dei fattori che potrebbero costituire un rischio per l'occupazione nel settore: l'attuazione diffusa della dematerializzazione dell'attività di vendita infatti comporta un cambiamento dell'assetto organizzativo delle imprese, nelle competenze future-proof del settore e, di conseguenza, nei profili professionali, rendendo più deboli alcune tipologie di lavoratori, soprattutto quelli a più bassa qualifica come gli addetti alle vendite al dettaglio;

    la ripresa delle attività produttive non si è ancora riflessa pienamente sull'occupazione del settore moda: nei primi tre trimestri del 2021 il numero di ore lavorate è stato maggiore per il 63 per cento delle imprese, ma l'ottimismo legato a questo rialzo non si è tradotto nello scorso anno in un aumento significativo degli addetti;

    segnali di ottimismo arrivano dal Focus On – «Il Fashion tornerà di moda?» – elaborato da Sace, il quale evidenzia come il comparto moda nazionale abbia dimostrato una generale e significativa resilienza nel contesto emergenziale pandemico e questo grazie in gran parte all'organizzazione produttiva (grandi realtà imprenditoriali che convivono con e fioriscono grazie alla presenza di micro e piccole imprese localizzate in distretti o territori altamente specializzati, dove l'artigianalità ha saputo mantenersi e rinnovarsi con l'avanzare del tempo, delle tecnologie e dei gusti e delle scelte dei consumatori) e in parte all'elevata qualità dei prodotti, che genera un alto valore di vendite estere;

    nel contesto post pandemico il settore della moda si trova dunque di fronte a profondi cambiamenti strutturali che rappresentano una sfida e richiedono uno sforzo innovativo alle imprese: per il settore sarà dunque di fondamentale importanza affrontare temi, quali digitalizzazione e sostenibilità;

    la sostenibilità è diventata parte integrante di varie iniziative di rilancio post-Covid. In questo senso, allo scopo di favorire l'economia circolare all'interno del sistema moda. Anche le imprese stanno agendo sempre più per limitare il proprio impatto ambientale in fase sia di produzione sia di ricerca e sviluppo, ma anche tramite servizi offerti al consumatore (ad esempio, quelli di sartoria per incentivare la riparazione dei prodotti);

    a sua volta, la digitalizzazione porterà ampie innovazioni al sistema moda lungo le diverse fasi della filiera. A valle l'esperienza di shopping diventerà sempre più digitale, grazie alla maggiore diffusione dell'e-commerce su diverse piattaforme e all'utilizzo dell'intelligenza artificiale nei camerini di prova dei negozi fisici. A monte, invece, l'applicazione della realtà aumentata permetterà di ridurre gli sprechi lavorando su modelli 3D e producendo solo le parti necessarie. L'applicazione delle avanzate tecnologie dell'industria 4.0 potrebbe consentire di ridurre i costi di produzione, il time-to-market ovvero il lasso di tempo che intercorre fra l'ideazione e la commercializzazione di un prodotto, e i rifiuti generati; le evoluzioni della blockchain – da un lato – potrebbero essere funzionali nel migliorare la tracciabilità di ogni fase di vita di un capo moda rendendo più trasparente la catena di approvvigionamento e – dall'altro – potrebbero garantire lo scambio di informazioni fra fornitore e venditore tramite una gestione sincronizzata dei dati, migliorando la gestione dei magazzini e delle scorte;

    dopo lo scoppio della pandemia, le imprese hanno dovuto reagire velocemente trovando nuove soluzioni per raggiungere la propria clientela. Tali modalità di comunicazione e di ingaggio online, così come la digitalizzazione delle esperienze di shopping, non solo online ma anche nei negozi fisici, vedranno con ogni probabilità un'ulteriore diffusione nel corso dei prossimi anni. L'e-commerce, come in parte già detto sopra, assumerà un ruolo sempre più rilevante nelle scelte di acquisto dei consumatori e diventerà quindi essenziale predisporre innovative piattaforme di vendita online per intercettare anche le esigenze e i gusti delle nuove generazioni sia sul mercato domestico sia su quello estero;

    i social media e le applicazioni di messaggistica stanno diventando importanti mezzi per influenzare e direzionare le preferenze dei clienti, non solo come strumento pubblicitario ma anche per lo shopping online: si pensi al fenomeno del livestream commerce, che consiste nell'utilizzo di piattaforme per sessioni di shopping online in diretta tramite cui si possono vendere e pubblicizzare i propri prodotti, operazione a un costo minimo per i brand ma con un'elevata e rapida risposta tra gli utenti;

    d'altro canto, i negozi fisici, così come le fiere, continueranno a essere luoghi dove il cliente può sentirsi accolto, seguito e guidato nel percorso di scelta all'acquisto, dimostrandosi sempre un'occasione per enfatizzare e promuovere la qualità e l'artigianato dei prodotti made in Italy;

    sarà cruciale, dunque, un'integrazione dei canali fisici con il digitale: la digitalizzazione, grazie all'uso dell'intelligenza artificiale, permetterà di proporre metodi innovativi per promuovere l'esperienza di shopping nei negozi fisici;

    i vantaggi della digitalizzazione non riguardano solamente la vendita al consumatore finale, bensì anche l'intero ciclo delle catene del valore: grazie alla realtà aumentata e ai modelli 3D si può generare e visualizzare un'immagine come se fosse nel mondo reale senza che sia stata materialmente prodotta. Questo permetterà, non solo, di ridurre gli sprechi di tessuto o altri rifiuti perché sarebbero utilizzate solo le parti necessarie, ma anche al design del prodotto di essere inviato direttamente al sito manifatturiero, essere modificato o personalizzato secondo i gusti del cliente senza lo spreco di risorse fisiche, il cosiddetto virtual sampling;

    anche la filiera della moda, specie nelle fasi di ricerca delle materie prime, fabbricazione e distribuzione, potrebbe essere resa più efficiente e trasparente con l'introduzione di nuovi metodi digitali. Algoritmi statistici e tecniche di machine learning potrebbero aiutare a prevedere trend di domanda e preferenze di consumo futuri;

    la digitalizzazione può essere intesa – altresì – anche come driver della stessa sostenibilità permettendo di costruire una catena di fornitura più veloce e flessibile, in modo da ridurre gli sprechi e rendere l'industria fashion meno inquinante;

    il tema della sostenibilità ha visto una vera e propria spinta a seguito dello scoppio della pandemia diventando parte integrante di varie strategie di rilancio. Tale indirizzo si aggiunge a consumatori sempre più consapevoli e interessati a conoscere le modalità di produzione e lavorazione degli indumenti, con un'attenzione particolare sia all'origine naturale delle fibre tessili sia alle condizioni di lavoro degli addetti nelle filiere. In questo contesto, la filiera del fashion si trova a dover operare alcuni importanti cambiamenti;

    l'industria della moda è infatti inquinante: le diverse stime sulle emissioni globali di gas serra del settore moda variano dal 3 al 10 per cento; considerato l'elevato impiego di energia e l'utilizzo di una vasta quantità di acqua sia per la coltivazione di cotone e altre fibre tessili sia nella fase di produzione;

    l'industria dell'abbigliamento sarebbe responsabile del 6,7 per cento delle emissioni globali, circa 3,3 miliardi di tonnellate di CO2eq, mentre quello dell'industria calzaturiera per l'1,4 per cento pari a 700 milioni di tonnellate di gas climalteranti. Il 70 per cento delle emissioni proviene da attività di produzione e lavorazione della materia prima (tintura e finissaggio, preparazione del filato e produzione di fibre sono le fasi a più alta intensità di carbonio). Il maggior impatto ambientale è riconducibile al crescente utilizzo di fibre a base di combustibili fossili (il 64 per cento dei tessuti prodotti è realizzato in materiali sintetici, compresi poliestere, nylon, acrilico e poliammide), ma anche alle abitudini di consumo e alla catena di approvvigionamento. Basti pensare che, tra il 2000 e il 2015, il numero dei capi di abbigliamento prodotti ogni anno è più che raddoppiato, arrivando a circa 100 miliardi di unità, mentre è diminuito di quasi il 40 per cento il cosiddetto «tasso di utilizzo»;

    ciò ha determinato un largo aumento della quantità di rifiuti tessili: un cittadino europeo acquista in media 26 chilogrammi di prodotti tessili in un anno e ne smaltisce circa 11 chilogrammi (l'87 per cento dei quali viene smaltito in discarica o negli inceneritori). A livello globale solo l'1 per cento degli abiti viene riciclato per produrre nuovi vestiti;

    nel nostro Paese il settore tessile ha prodotto in totale nel 2019 circa 480.000 tonnellate di rifiuti; circa la metà proviene dall'industria tessile, seguita dalla raccolta urbana che incide per il 30 per cento. A confronto con il 2010, i rifiuti tessili complessivamente sono in aumento del 39 per cento. I rifiuti smaltiti in discarica o con altre modalità di smaltimento, pur avendo mantenuto una percentuale di circa il 10 per cento sul totale, sono aumentati tra il 2010 e il 2019 di quasi il 50 per cento in quantità (passando da circa 35.000 tonnellate a oltre 50.000 tonnellate). Secondo i dati dell'istituto superiore per la protezione ambientale, pubblicati lo scorso dicembre nell'ultimo «Rapporto sui rifiuti urbani», sono 143,3 mila le tonnellate di rifiuti tessili urbani differenziate nel 2020, in diminuzione rispetto alle 157,7 mila del 2019, e appena l'1 per cento del totale della raccolta differenziata;

    in risposta a tali criticità il nuovo Piano d'azione europeo 2020 sull'economia circolare (COM/2020/98) individua il tessile tra i settori strategici per il raggiungimento degli obiettivi di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti e l'incremento sostanziale del riciclaggio dei rifiuti urbani e dei rifiuti d'imballaggio. In fase di recepimento delle direttive rientranti nel pacchetto europeo sull'economia circolare, il decreto legislativo n. 116 del 2020 ha previsto l'adozione di un Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, nell'ambito del quale risulta fondamentale la creazione di sistemi che promuovano attività di riparazione e di riutilizzo anche per il settore tessile. L'Italia ha inoltre fissato al 2022 l'avvio della raccolta differenziata per i tessili, anticipando la soglia stabilita a livello comunitario per il 2025;

    nell'ambito del Piano italiano di ripresa e resilienza, una specifica linea di investimento («1.2: Progetti “faro” di economia circolare»), si propone inoltre di potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di gestione contribuendo al raggiungimento del 100 per cento di recupero nel settore tessile tramite «Textile Hubs»;

    al fine di agire a monte della filiera e renderla fin dal principio più sostenibile è necessario introdurre anche nel settore tessile il meccanismo della responsabilità estesa del produttore (Extended Producer Responsibility, riutilizzo). Al momento, la Francia è l'unico Paese europeo ad aver introdotto, già nel 2007, l'EPR sui rifiuti tessili, biancheria per la casa e calzature, ma la Commissione europea sta lavorando a una sua applicazione a livello dell'Unione europea;

    in quest'ambito, la distribuzione commerciale potrebbe avere un importante ruolo nel recupero di prodotti usati per favorire il loro riciclo o il riuso, ad esempio, attraverso la donazione dei prodotti in buono stato e/o la donazione delle eccedenze di magazzino ad Onlus/Enti di beneficenza. In questo caso, sarebbero importanti interventi mirati a concedere vantaggi fiscali, ad esempio, attraverso crediti d'imposta alla distribuzione commerciale che si adopera in tal senso. Ciò consentirebbe, snellendo le procedure, di donare i beni assolvendo un ruolo sociale, oltre che ambientale;

    sotto il profilo della sostenibilità ambientale, l'industria tessile riveste un ruolo cruciale anche nell'inquinamento da microplastiche delle acque. Ogni anno, per effetto del lavaggio dei prodotti tessili e dei capi di abbigliamento, vengono rilasciati nei mari mezzo milione di tonnellate di microfibre di origine sintetica: una quantità pari a 50 miliardi di bottiglie di plastica, con ingenti danni all'ecosistema e alla vita marina. Secondo un recente studio della International Union for Conservation of Nature, le microfibre da tessuti sintetici rappresenterebbero ben il 35 per cento delle microplastiche primarie (quelle cioè che non si formano dalla decomposizione dei rifiuti) che finiscono in mare, la sostenibilità non si misura ovviamente solo in termini ambientali, ma anche a livello sociale. L'industria della moda, in parte per la propria struttura caratterizzata da catene di approvvigionamento lunghe, così come dalla ricerca di fornitori in grado di garantire prezzi sempre inferiori a sfavore, talvolta, della sicurezza, è stata e tutt'ora è particolarmente soggetta a problemi di sostenibilità sociale, quali inadeguati compensi economici per i lavoratori e mancato rispetto dei diritti umani lungo la catena. L'interesse sempre crescente mostrato dai consumatori per questi temi è sicuramente un importante stimolo di miglioramento su questi aspetti per gli attori della filiera;

    l'innovazione tecnologica avanza prepotentemente nel settore moda e da questo discende direttamente la necessità di procedere con tempestività e determinazione verso l'upskilling e reskilling degli occupati: da subito occorre impostare e rendere operative azioni condivise per sostenere processi di innovazione nel campo della formazione e del trasferimento delle competenze, in favore delle lavoratrici, dei lavoratori e delle imprese del settore della moda, volte a migliorare la capacità produttiva delle aziende;

    un'ulteriore preoccupazione per il futuro del settore tessile, abbigliamento e pelli – da tutti riconosciuto come strategico per il made in Italy – discende dall'impatto della mancanza del ricambio generazionale che in questo settore, caratterizzato dal trasferimento delle conoscenze tra il lavoratore più esperto e il giovane neoassunto, può facilitare la dispersione di competenze essenziali lungo tutta la filiera produttiva;

    particolarmente interessata dai processi di modernizzazione e della mancanza del ricambio generazionale è l'attività di sartoria: la creatività sartoriale italiana è ammirata ed elogiata in tutto il mondo, ma la professione del sarto è troppo spesso sottovalutata all'interno della filiera. Purtroppo, tra le nuove generazioni, i ragazzi che scelgono questa professione sono pochi, mentre, per contro, la domanda da parte delle sartorie per assumere giovani qualificati e formati nei processi innovativi di processo e di prodotto è in costante crescita. Pochi anche i giovani che scelgono la strada della professione sartoriale autonoma: l'apertura di una nuova sartoria comporta, infatti, una spesa media che si aggira dai 30 ai 40 mila euro, per un locale di piccole e medie dimensioni (ma tale cifra varia in base ai macchinari utilizzati e alla tipologia di servizi che sono messi a disposizione della clientela) e l'assolvimento di alcuni passaggi amministrativi e burocratici riguardanti sia la ditta che il locale utilizzato;

    una particolare importanza deve essere dedicata al tema di giovani, a come costruire un percorso che porti al mondo del lavoro attraverso una più stretta correlazione e integrazione tra scuola e lavoro, tra mondo dell'istruzione e formazione e imprese: dobbiamo preparare nuovi tecnici, preparati nell'utilizzo delle nuove tecnologie ma anche pensare alla nostra tradizione artigianale riportando attenzione alla manualità;

    con riguardo alla formazione a livello universitario, questa deve essere portata a sviluppare un maggior confronto con il mondo delle piccole e medie imprese e definire costanti programmi di internship per gli studenti durante tutto il percorso universitario;

    si rende poi necessario supportare le imprese italiane sul fonte dell'internazionalizzazione favorendo l'entrata nelle imprese di nuove, aggiornate e adeguate competenze;

    le aziende titolari dei marchi storici del settore sono il trait de union tra passato e futuro del settore moda: esse incarnano «il bello e ben fatto» che mantiene le caratteristiche di opera artigianale e creativa pur affermandosi come brand innovativo ed internazionale;

    la necessità di incentivare l'innovazione di processo e di prodotto e di arginare il crollo della domanda nel settore moda sono stati oggetto nel contesto dell'emergenza pandemica di due specifiche misure del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto Rilancio): un contributo a fondo perduto per l'acquisto e l'installazione di nuovi macchinari da parte delle piccole imprese di nuova o recente costituzione e per la creazione e l'utilizzo di tessuti innovativi da parte di giovani talenti (articolo 38-bis) e un credito d'imposta riconosciuto al fine di contenere gli effetti negativi delle rimanenze dei prodotti in magazzino (articolo 48-bis): con avviso del 23 settembre 2021, a fronte delle domande presentate e del relativo assorbimento dell'intera dotazione finanziaria il Ministero dello sviluppo economico ha comunicato la chiusura dello sportello per richiedere il citato contributo a fondo perduto;

    lo scoppio della pandemia ha purtroppo rallentato la definizione di un Piano strategico per le imprese culturali e creative, in particolare quelle del settore moda;

    la realizzazione e la piena operatività di tale Piano risultano imprescindibili per superare la natura frammentata ed emergenziale dell'azione di supporto al settore e definire una strategia a medio e lungo termine di sostegno e di potenziamento del comparto moda,

impegna il Governo:

1) nel quadro di una complessiva strategia di sostegno e di potenziamento dell'operatività del settore della moda, ad intraprendere tempestive iniziative, anche normative, finalizzate:

  a) a prevedere, nel più breve tempo possibile, un Piano strategico per le imprese culturali e creative con specifico riguardo alla filiera della moda;

  b) a supportare, attraverso un programma mirato di incentivi di carattere finanziario e fiscale, la creazione di ecosistemi produttivi in cui attivare percorsi di formazione e di affiancamento finalizzati a favorire – anche attraverso il potenziamento della collaborazione tra enti locali, camere di commercio ed associazioni di categoria delle micro-piccole e medie imprese della filiera moda – la nascita di nuove imprese nonché il passaggio dalla micro attività artigianale locale a realtà imprenditoriali di maggiori dimensioni nella prospettiva di una evoluzione di tali ecosistemi in veri e propri distretti produttivi della moda;

  c) a definire una misura ad hoc finalizzata a sostenere la rinegoziazione dei debiti nell'ambito delle misure di potenziamento del Fondo di garanzia portando i prestiti «Covid» e «SACE» dai 6 ai 10 anni;

  d) a predisporre una misura che agevoli l'inserimento nel settore di nuova tecnologia e strumenti digitali – anche attraverso il rifinanziamento della misura di cui al citato articolo 38-bis del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto Rilancio) – accompagnando tale inserimento con percorsi formativi ad hoc, sostegno per investimenti nella realizzazione dei campionari e promozione anche tramite strumenti digitali;

  e) a prevedere un contributo a copertura totale per un primo modulo espositivo per la partecipazione a manifestazioni in Italia con qualifica di fiera internazionale a favore delle imprese artigiane e piccole e medie imprese del settore moda (tessile, abbigliamento, pelletteria, pellicceria, calzature, occhialeria e componenti per la realizzazione delle collezioni) per gli anni 2022/2023, iniziando da quelle già in programma nel calendario invernale;

  f) a supportare le imprese italiane del settore della moda, ed in particolare le micro, piccole e medie imprese, sul fronte dell'internazionalizzazione favorendo l'entrata nelle imprese di nuove, aggiornate e adeguate competenze e prevedendo questo contesto, oltre alle misure già previste dal Patto per l'export e dal piano straordinario per il Made in Italy con particolare riferimento su questo fronte ai progetti per la formazione dei cosiddetti D-TEM Giovani, anche misure integrative che possano finanziare il soggiorno all'estero di giovani laureati per realizzare progetti di penetrazione commerciale sui mercati a favore di imprese artigiane e piccole e medie imprese;

  g) a sostenere la collaborazione tra università e la filiera dell'artigianato moda, favorendo una distribuzione equilibrata delle innovazioni sviluppate dalla ricerca anche tra le micro, piccole e medie imprese;

  h) a incentivare l'adozione di modelli di sostenibilità che rivalorizzino il punto vendita come luogo di interazione ed esperienziale in grado di reggere la concorrenza dell'e-commerce;

  i) a incentivare gli investimenti in nuovi concept store sostenibili e in nuovi servizi coerenti con la circular economy (come la creazione di corner o punti vendita di prodotti di seconda mano e/o per il noleggio di accessori, allestimento di aree per la riparazione di capi sartoriali o calzature e accessori), anche attraverso la diffusione di best practice e reti di impresa;

  l) a qualificare le imprese del settore in questione ambientalmente virtuose attraverso la previsione di un marchio di sostenibilità sulla base di un sistema di valutazione delle attività e dei target energetici e ambientali conseguiti;

  m) a definire in tale contesto una strategia nazionale volta a prevenire la produzione di rifiuti tessili e a incrementare la raccolta differenziata, in modo strutturale e uniforme sull'intero territorio nazionale;

  n) a incentivare investimenti in tecnologie e impianti in grado di recuperare materia dagli scarti di lavorazione della frazione tessile e ridurre le emissioni di CO2 e NOx con riguardo all'intera filiera;

  o) a introdurre sistemi di tracciabilità della filiera e un regime di etichettatura obbligatoria degli abiti che indichi la composizione del tessuto e i metodi di lavaggio più sostenibili e a promuovere un sistema di responsabilità estesa del produttore (cosiddetti EPR) per i rifiuti tessili;

  p) a promuovere campagne di sensibilizzazione rivolte alle aziende dell'intera filiera, compresi i creatori di moda, sulla necessità di investire nella ricerca e nell'innovazione in tessuti e prodotti più sostenibili in tutte le fasi del ciclo di vita e con un rilascio minimo di microfibre nell'ambiente;

  q) a prevedere misure agevolative, con particolare riferimento all'abbattimento degli oneri contributivi e alla formazione nelle tecnologie innovative, in favore dei giovani tra i 18 e i 35 anni che vogliano avviare in forma autonoma l'attività di sartoria;

  r) a potenziare le misure di tutela della competitività delle aziende titolari dei marchi storici attraverso strumenti di rafforzamento patrimoniale e di sostegno all'internazionalizzazione nonché a definire agevolazioni di natura fiscale e finanziaria per l'acquisizione da parte di imprese nazionali di aziende titolari di marchi storici in crisi, al fine di tutelarne la proprietà industriale.
(1-00600) «Orrico, Federico, Sut, Carbonaro, Alemanno, Carabetta, Chiazzese, Fraccaro, Giarrizzo, Masi, Palmisano, Perconti, Daga, Deiana, D'Ippolito, Di Lauro, Maraia, Micillo, Terzoni, Traversi, Varrica, Zolezzi, Papiro».


   La Camera,

   premesso che:

    in Ucraina è in corso un feroce conflitto che sta determinando una delle più grandi catastrofi umanitarie in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale, con – secondo alcune stime – duemila civili morti, tra cui bambini, dall'inizio degli scontri, e oltre un milione di profughi tra cui molti minori, che necessitano di assistenza;

    nel Consiglio dei ministri del 28 febbraio 2022 sono stati stanziati 10 milioni di euro, a carico del Fondo per le emergenze nazionali, per assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina ed è stato a tal fine dichiarato uno stato di emergenza umanitaria, che durerà fino al 31 dicembre e con l'esclusivo scopo di assicurare il massimo aiuto dell'Italia all'Ucraina;

    l'attuale stato di conflitto ha creato nuovi e crescenti flussi di profughi, soprattutto di donne e bambini ai quali sarà necessario assicurare in prima istanza l'accoglienza, ma per i quali, soprattutto per i bambini e per gli adolescenti, sarà importante attivare nel più breve tempo possibile iniziative volte a predisporre condizioni di vita il più vicine possibile alla normalità, quali ad esempio, la scuola, l'inserimento nel tessuto sociale e le relazioni con i coetanei;

    un'attenzione particolare va rivolta alla situazione dei circa 630 orfanotrofi ucraini che, sulla base delle notizie disponibili, ospitano quasi centomila bambini e di cui, al momento, sarebbe in corso lo sgombero;

    dopo due anni di pandemia, che ha determinato la crescita di stati di malessere, ansia e incertezza soprattutto nei minori e negli adolescenti, questa guerra sta producendo un notevole impatto emotivo anche sulla popolazione italiana, con particolare e forte eco sui minori e sugli adolescenti sui quali la potenza emotiva delle notizie risulta estremamente amplificata e incisiva,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi affinché, nella predisposizione degli interventi urgenti e necessari per accogliere i rifugiati, sia posta particolare attenzione alle esigenze dei bambini, posto che è fondamentale che sia assicurata la piena tutela dei diritti riconosciuti dalla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza;

2) ad istituire corridoi umanitari per favorire il trasferimento in Italia e l'immediata accoglienza dei rifugiati minori in fuga dall'Ucraina, favorendo, in particolar modo, i ricongiungimenti familiari;

3) ad adottare iniziative per prevedere la definizione di un albo delle famiglie disposte ad accogliere nuclei famigliari o individui in fuga, con particolare riferimento a famiglie con bambini, adolescenti e soggetti vulnerabili;

4) a promuovere permanenze temporanee in Italia dei bambini profughi dall'Ucraina, valorizzando – nell'ambito dell'accoglienza e di altre forme di solidarietà a vantaggio dei minori ucraini profughi – l'esperienza maturata dalle famiglie italiane che nei decenni precedenti hanno aderito al progetto dei cosiddetti «soggiorni di risanamento» per i «bambini di Chernobyl», assumendo come riferimento organizzativo e operativo le modalità degli affidamenti temporanei adottati in quel contesto;

5) ad adottare provvedimenti di protezione umanitaria nei confronti dei profughi ucraini e a garantire procedure semplificate per la richiesta di asilo, in particolare, da parte delle famiglie con minori;

6) a valutare l'adozione delle iniziative di competenza per un'accelerazione dei procedimenti di affidamento e adozione internazionale dei minori così che possano essere allontanati dalle zone di guerra per essere messi in salvo presso le famiglie affidatarie/adottanti;

7) ad adottare iniziative per stanziare risorse da destinare all'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati e all'Unicef per gli interventi di soccorso ai bambini ucraini profughi;

8) a favorire la predisposizione di un piano sanitario urgente per la somministrazione immediata di cure primarie per tutti i bambini e adolescenti ucraini che saranno ospitati in Italia, adottando specifiche procedure per i soggetti con patologie particolari o gravi, con specifica attenzione per quelli bisognosi di terapie oncologiche o specialistiche;

9) a promuovere iniziative volte a garantire la continuità educativa dei minori ucraini anche predisponendo specifici percorsi volti a realizzare l'inserimento nelle istituzioni scolastiche di qualsiasi ordine e grado, prevedendo la presenza nelle scuole di mediatori linguistici e favorendo la eventuale collaborazione e partecipazione al progetti di insegnanti ucraini presenti tra i profughi;

10) ad adottare iniziative per garantire la continuità delle comunicazioni tra i minori ucraini ospitati in Italia e i genitori e familiari rimasti in madrepatria onde agevolare, quando le condizioni lo permetteranno, il ricongiungimento dei nuclei familiari;

11) a supportare le iniziative adottate dalla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza per la tutela dei minori profughi ucraini e delle loro famiglie.
(1-00601) «Spena, Marrocco, Giannone, Versace, D'Attis, Battilocchio».


   La Camera,

   premesso che:

    il durissimo conflitto che si sta consumando in Ucraina oltre alla perdita di centinaia di civili tra cui diversi bambini sta facendo registrare un considerevole esodo di profughi – il numero sarebbe già vicino al milione – che potrebbe comportare la più grave crisi umanitaria dalla fine della seconda guerra mondiale. Si tratta di famiglie che fuggono dal terrore dei bombardamenti per salvare i propri bambini, che necessitano assistenza e cure mediche;

    il Consiglio dei ministri del 28 febbraio 2022 ha stanziato 10 milioni di euro, a carico del Fondo per le emergenze nazionali, per assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina. A tal fine, sono state incrementate le risorse del Ministero dell'interno destinate alla attivazione, locazione e gestione dei centri di trattenimento e di accoglienza, per poter fruire di ulteriori 5.000 posti. Per le stesse finalità è autorizzata l'attivazione di ulteriori 3.000 posti nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), gestito dagli enti locali, destinati soprattutto a nuclei familiari e persone vulnerabili;

    al fine di assicurare la massima solidarietà alla popolazione ucraina è stato dichiarato uno stato di emergenza umanitaria, che durerà fino al 31 dicembre;

    dai danni della guerra, oltre a quelli visibili in cui si vedono andate distrutte intere città e con esse servizi fondamentali come quello sanitario e quello dell'istruzione, nascono conseguenze invisibili per chi fugge da tali conflitti, quei danni che permangono nel tempo, nell'arco di un'intera vita. Sono i danni alla salute fisica e mentale dei bambini,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi affinché sia condivisa una regia comune per la definizione di una mappa operativa e integrata dei diversi interventi da porre in essere nell'accoglienza dei rifugiati, con particolare riguardo alle esigenze dei bambini;

2) ad adottare iniziative per stanziare un fondo consistente da destinare alle associazioni nazionali specializzate nella terapia dell'Eye Movement Desensitization and Reprocessing, terapia per i disturbi post-traumatici e altre condizioni mentali raccomandata dall'Organizzazione mondiale della sanità, al fine di fornire aiuto psicologico e sostegno per portare sollievo ai bambini provenienti dall'Ucraina che fuggono dal loro Paese;

3) ad attivarsi, oltre che nell'istituzione di percorsi di integrazione sociale, scolastica e universitaria, al fine di assicurare la più completa tutela dei diritti riconosciuti dalla Convenzione dell'Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ovvero a garantire il diritto dei profughi ucraini e, in particolare, delle famiglie con minori a chiedere asilo e ad adottare provvedimenti di protezione umanitaria verso i profughi ucraini;

4) ad istituire un corridoio umanitario che possa garantire la sicurezza, la salute e la sorveglianza sanitaria dei bambini nonché la fornitura di prime cure per i più fragili e con una maggiore considerazione dei bambini affetti da malattie neoplastiche, oltre che la protezione dalla tratta e la tutela dei minori non accompagnati;

5) a valutare l'adozione di iniziative per istituire una piattaforma comune, anche sul piano informativo, degli aiuti e del piano di accoglienza, favorendo i ricongiungimenti familiari e l'ospitalità da parte di altre famiglie che si manifestano disponibili a fornire aiuto ai bambini, con particolare attenzione ai soggetti con disabilità;

6) ad adottare le iniziative di competenza per definire in tempi più rapidi i procedimenti di affidamento e adozione internazionale dei minori oltre a promuovere forme di ospitalità determinate per i bambini profughi dall'Ucraina sulla base dei modelli adottati per l'accoglienza dei bambini di Chernobyl.
(1-00602) «Grippa, Del Sesto, Palmisano, Ruggiero, Businarolo, Barbuto, De Giorgi, Berti, Zanichelli, Cillis, L'Abbate, Sportiello, Barzotti, Villani, Nappi, Penna, Francesco Silvestri, D'Arrando, Provenza, Trizzino, Serritella, Ficara, Luciano Cantone, Scagliusi».


   La Camera,

   premesso che:

    i dati di Confindustria moda, presentati nell'agosto 2021, evidenziano che le imprese del sistema moda Italia, del quale fanno parte calzature, concia, occhialeria, oreficeria, argenteria e gioielleria, pelletteria, pellicceria, tessile abbigliamento e accessori, nel 2019 hanno fatturato 98 miliardi di euro, hanno esportato per 68 miliardi e hanno positivamente contribuito al saldo della nostra bilancia commerciale per 32 miliardi. Il solo settore tessile moda abbigliamento (Tma) ha realizzato un valore aggiunto superiore ai 26 miliardi di euro, che rappresenta un decimo del valore aggiunto del settore manifatturiero e lo colloca come quarto settore industriale nazionale. A livello di occupazione il solo Tma disponeva di 575.000 occupati, di oltre 64.000 aziende e valeva oltre il 13 per cento dell'occupazione manifatturiera;

    fino al 2019, le esportazioni di questo settore sono cresciute notevolmente rispetto 20 miliardi di euro degli anni Novanta e nell'arco degli anni 2012-2019 l'industria della moda italiana nel suo complesso è cresciuta più del prodotto interno lordo, raggiungendo circa il 2 per cento dello stesso prodotto interno lordo;

    con la crisi pandemica del 2020 il fatturato è sceso a 75 miliardi di euro (-23,5 per cento) l'export a 54,6 miliardi (-19,8 per cento), il saldo della nostra bilancia commerciale a 22,5 miliardi (-29,6 per cento). Più contenuta è stata la perdita delle imprese (circa 1.500 in meno -2,4 per cento) e degli addetti (circa 21 mila in meno, -3,5 per cento). Unico dato positivo per l'anno 2021 è costituito dall'aumento della propensione all'export, salito al 72,8 per cento, ma a fronte della grave caduta dei consumi interni. Il 2021 ha registrato un importante recupero (circa il 20 per cento) attestandosi però su risultati di alcuni punti inferiori al 2019. In questo quadro si registra il vivace incremento dell'export verso la Cina e la Corea del Sud (oltre il 50 per cento), nonché verso la Francia, gli Stati Uniti e la Germania. La Brexit ha inciso fortemente sull'export verso la Gran Bretagna e questo dà il senso di quanto la globalizzazione sia importate per il comparto;

    da anni, tuttavia, il sistema moda nazionale registra rallentamenti nella crescita sia dei ricavi che dei profitti. Dal 2008 al 2016 il numero delle imprese artigiane che si occupavano di abbigliamento si è ridotto da 37.449 a 28.317 con un calo del 24,4 per cento. Tuttavia, il sistema di subfornitura italiano rifornisce ancora il 60 per cento della moda di qualità del mondo e il tessile lavorato in Italia costituisce quasi il 78 per cento delle esportazioni europee;

    nel febbraio 2019 Mediobanca ha diffuso una analisi delle 163 aziende del settore moda che nel 2017 hanno maturato un fatturato almeno di 100 milioni di euro. Dell'intero campione, 66 (erano 58 nel 2016) sono di proprietà straniera e, in particolare, oltre il 12,4 per cento sono controllate da gruppi francesi (per l'esattezza 26). Con riferimento al fatturato, dall'assieme analizzato da Mediobanca, il 34 per cento è stato generato da imprese a controllo estero;

    inoltre, il citato rapporto fa il confronto tra le 15 imprese più rilevanti del settore, sia per l'Italia, che per la Francia. Per l'Italia si tratta di 15 imprese con un volume di affari superiore al miliardo di euro. Il giro d'affari del Top15 moda Italia si è attestato nel 2016 a 30,3 miliardi di euro (+18,6 per cento sul 2012). Ma il giro d'affari delle Top15 moda Francia nel 2016 è stato pari a 76,9 miliardi di euro, oltre il doppio di quello delle Top15 moda Italia. Inoltre, il Top15 moda Francia è cresciuto di più del Top15 moda Italia: nel 2012-2016 i ricavi francesi sono aumentati del 24,4 per cento contro il 186 per cento di quelli italiani. In un quadro comune di margini calanti, la moda italiana è meno redditizia di quella francese: nel 2016 il risultato aziendale prima delle imposte e degli oneri finanziari (EBIT margin) per i Top15 Francia era del 17,2 per cento, mentre per i Top15 Italia si è fermato all'11,65;

    tuttavia, mentre in Italia le imprese di settore oltre il miliardo sono 15, in Francia sono solo 8. Il gruppo Gruppo LVMH (proprietario di oltre settanta marchi divisi in aziende di alta moda come Christian Dior, Bulgari, DKNY, Fendi, Céline, Guerlain, Givenchy, Kenzo, Loro Piana e Louis Vuitton), da solo, fattura circa la metà del Top15 francese (38 miliardi) e più di tutto il Top15 italiano. Segue Kering (proprietario di marchi di lusso, tra i quali Gucci, Saint Laurent, Balenciaga, Alexander McQueen, Bottega Veneta, Boucheron, Brioni, Pomellato) con 12,39 miliardi;

    per fronteggiare la crisi pandemica del 2020 sono state adottate diverse misure a sostegno del settore della moda. Oltre alle norme di valenza generale (cassa integrazione COVID-19, credito di imposta per i fitti commerciali, finanziamenti coperti dal Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese e dalla Sace), sono stati previsti crediti d'imposta per contenere gli effetti negativi sulle rimanenze finali di magazzino nel settore tessile, della moda e degli accessori, nonché per la mancata partecipazione a fiere e manifestazioni commerciali, oltre a misure per il sostegno ai dei giovani talenti operanti nell'industria del tessile, della moda e degli accessori. Inoltre, è stato previsto l'inserimento del settore Tma nell'ambito dei settori strategici per i quali Sace Spa deve promuovere all'estero l'internazionalizzazione del made in Italy;

    sono stati inoltre fortemente aumentati i finanziamenti del Piano straordinario per il made in Italy, originariamente previsto dall'articolo 30 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133 (cosiddetto «Sblocca Italia»). Ai 605 milioni di euro previsti nel maggio 2021 per il quadriennio 2021-2024 (di cui 30 milioni l'anno manifestazioni fieristiche italiane di livello internazionale e 80 milioni complessivi per l'e-commerce), si sono aggiunte le risorse del Patto per l'export, dotato, dal 2022 al 2026, di uno stanziamento di 1,5 miliardi l'anno a titolo rotativo. Le iniziative che l'Ice-Agenzia realizza a favore dell'export e dell'internazionalizzazione delle aziende italiane del Sistema moda, sono rivolte non solo alla partecipazione collettiva presso le più importanti fiere a livello globale e alle operazioni di incoming di operatori esteri in Italia, ma sono sempre più orientate a progetti attinenti alla grande distribuzione organizzata (Gdo) e all'e-commerce;

    gli operatori del Sistema moda nazionale segnalano, peraltro, che, se le aziende italiane di settore negli ultimi anni hanno aumentato l'export (salito al 65,5 per cento) e costruito reti distributive internazionali, è stato anche grazie alla spinta arrivata dalle fiere nostrane e ai finanziamenti erogati dallo Stato ai 50 saloni-top del made in Italy. Circa il 50 per cento delle nuove esportazioni italiane nascono da contatti avuti durante le sfilate, i saloni, le manifestazioni e gli incontri di affari ad esse connessi;

    tra le sei filiere strategiche individuate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza c'è anche la moda. Gli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per sostenere i settori industriali del Paese, tra crediti di imposta e contratti di sviluppo, cubano un totale di 2,2 miliardi di euro complessivi. Una dote da 750 milioni di euro è destinata a progetti di investimento legati alla digitalizzazione, innovazione e competitività delle filiere del made in Italy e un'altra da 1 miliardo di euro per rafforzare gli investimenti, anche in ricerca e innovazione;

    nel corso della pandemia una parte crescente del mercato delle griffe si è trasferito on line: un'indagine McKinsey per Camera della moda e Pitti Immagine ha mostrato che nel periodo di chiusura gli acquirenti on line di prodotti fashion e luxury sono aumentati del 24 per cento e che in Italia l'82 per cento dei clienti ha trovato questa esperienza soddisfacente. Il digitale ha contribuito a mantenere vivo l'interesse per questi settori, ma i brand dovranno ripensare la propria presenza e l'esperienza di acquisto che offrono ai consumatori;

    tuttavia, la riforma del patent box, prevista dalla legge di bilancio per il 2022, che prevede una super deduzione dei costi sostenuti per attività di ricerca e sviluppo, diversamente da quanto originariamente previsto, esclude dal beneficio i marchi della moda e le aziende della filiera non risultano più tra i beneficiari. L'agevolazione per i costi di sviluppo del marchio decade, disincentivando la stessa ricerca dei brand. Altagamma, associazione che riunisce oltre 100 marchi del lusso, ha chiesto un confronto al Ministero dello sviluppo economico. Resta invece applicabile al settore moda il credito d'imposta «Ricerca, sviluppo, innovazione e design» introdotto dalla legge di bilancio per il 2020, nonostante l'ultima legge di bilancio per il 2022 abbia esteso l'ambito temporale del credito di imposta «design» sino al 2025 a fronte dell'estensione del credito «ricerca e sviluppo» sino al 2031, a discapito peraltro dell'agevolazione ridotta dal 10 per cento (prevista fino al 2023) al 5 per cento prevista nel biennio 2024, 2025;

    secondo un report del 2019 della Banca mondiale, con 2,4 miliardi di dollari di fatturato globale e 75 milioni di persone coinvolte, l'industria della moda è la terza più inquinante dopo quella dell'automotive e il tech. Essa produce il 10 per cento delle emissioni globali di CO2, più del sistema di trasporti aerei e marittimi messi insieme. Emissioni che saranno incrementate dalla domanda globale di abbigliamento e calzature, prevista in aumento del 63 per cento entro i prossimi 10 anni. Dal forum di Ginevra del 2018, l'Onu ha messo sotto accusa il fast fashion, l'industria della moda basata sul consumo continuo, responsabile del 20 per cento delle acque di scarico e della diffusione di microplastiche negli oceani. Tuttavia, si tratta di un'accusa che non riguarda, se non marginalmente la filiera del tessile-moda-abbigliamento italiana, che lavora sulla sostenibilità ambientale da almeno dieci anni;

    la sostenibilità è richiesta dai consumatori, in particolari dai più giovani, che ormai la danno per scontata. Le aziende e i marchi ne chiedono certificazione, tramite etichette intelligenti o tramite l'utilizzo di blockchain. Poiché la moda vive di immagine, oltre che di marketing, un ruolo importante nella comunicazione della sostenibilità lo hanno sfilate e presentazioni: in questo la moda italiana è un passo avanti rispetto alle associazioni di Francia, Londra e New York, grazie ai Green Carpet Fashion Awards, che si sono tenuti anche nell'anno della pandemia, con una formula digitale. Una delle iniziative più innovative, è il Green Retail Park (Green Pea), un luogo per dare vita a un nuovo modo di consumare: prodotti belli a basso impatto sull'ambiente, di alta qualità, made in Italy e dal mondo;

    analisti e consulenti certificano da tempo l'importanza di investimenti in questo nuovo tipo di Corporate social responsibility (Csr) 4.0, e il settore dell'alta gamma si è già mosso con dichiarazioni d'intenti e iniziative, l'ultimo report di GlobalData: «Zero waste top of mind for fashion industry», segnala l'importanza dell'attenzione alle persone e all'ambiente per tutti, dal pret-à-porter al lusso, dall'abbigliamento agli accessori, passando per il fast fashion. La formula scelta da Lvmh per battezzare il nuovo progetto con la scuola Central Saint Martins, regenerative luxury, interpreta perfettamente la nuova prospettiva che l'industria della moda e del lusso devono assumere per essere sostenibili;

    dal 1° gennaio 2022 è entrato in vigore l'obbligo di recuperare e riciclare la frazione tessile dei rifiuti urbani e commerciali, ossia l'obbligo di riciclo. Una opportunità per ripensare il business e tracciare un percorso per altri settori. Secondo la Commissione europea solo l'1 per cento dei rifiuti tessili globali è riciclato e riutilizzato. Secondo la Ong Ecos, l'80 per cento dell'impatto ambientale di un capo di abbigliamento è determinato in fase di design. Lo stesso studio precisa che un capo indossato il doppio delle volte rispetto alla media genera il 44 per cento in meno di gas serra rispetto alla produzione di un capo nuovo. La nuova frontiera dell'impegno passa dalla durabilità, dalla possibilità di riutilizzare, ma anche di riparare un prodotto. Nuove abitudini che possono generare nuovi tipi di business, come quello del «seconda mano», e che presto potrebbe svilupparsi anche nelle boutique o nei negozi virtuali dei singoli marchi;

    in questo ambito, il rapporto Unicircular sui rifiuti tessili urbani in Italia, mostra come il nostro Paese sia sensibilmente più virtuoso in tema di riutilizzo dei rifiuti tessili: il 68 per cento degli abiti viene recuperato e riutilizzato, il 29 viene riciclato e solo il 3 per cento smaltito nella raccolta indifferenziata. Tuttavia, la crescente quantità di abbigliamento realizzato con materie sintetiche comporta un ostacolo per il riciclo e favorisce la diffusione nell'ambiente di microfibre e microplastiche. Un abito realizzato con tessuti sintetici (derivati generalmente da idrocarburi), come il poliestere e l'acrilico, può rilasciare fino a 1.900 microplastiche quando viene lavato in lavatrice;

    anche le fibre artificiali cellulosiche derivate dalla polpa di legno, da vegetali come il bamboo e dal cotone sembrano creare problemi. La ricerca scientifica sull'inquinamento da microfibre (diverso da quello delle microplastiche) è appena iniziata, quindi l'impatto ambientale reale deve essere ancora pienamente compreso. Infine, occorre ricordare che tessuti senza certificazioni tessili che garantiscano l'assenza, o quantomeno la scarsa presenza di sostanze tossiche, potrebbero invece contenere metalli pesanti, formaldeide, conservanti, triclosan, anti-batterici e funghicidi;

    nel nuovo Piano d'azione promosso dall'Unione europea per l'economia circolare vi è un capitolo riguardante la «strategia dell'Unione europea per il tessile sostenibile» che si basa sulla produzione di capi di abbigliamento progettati per durare, essere riparati, riutilizzati in maniera efficiente ricorrendo alla rigenerazione dei capi dismessi. Inoltre, in base alla stessa strategia, tutti gli Stati membri dell'Unione europea entro il 2025, nel rendere obbligatoria la raccolta differenziata del tessile, dovranno riorganizzare la filiera secondo il criterio della responsabilità estesa del produttore;

    anche il settore conciario, che raccoglie 1.175 aziende con 18.000 addetti per 4 miliardi di fatturato l'anno e rappresenta una delle eccellenze nazionali, è impegnato nella transizione ecologica. Finché ci sarà l'industria della carne, si dovranno recuperare le pelli. Anche questa è economia circolare. L'Unione nazionale concerie italiane (Unic) sta sviluppando progetti di riconversione industriale per arrivare a una concia a impatto zero. Questo significa depurazione delle acque, riduzione dell'energia e dei prodotti chimici, oltre al recupero del 75 per cento degli scarti di questo processo produttivo che vengono utilizzati per altri settori, come la cosmetica e l'agricoltura. Nel settembre 2021 l'Unic e l'Istituto di certificazione della qualità per l'industria conciaria (Icec) hanno avviato una partnership strategica con Wwf, con l'obiettivo di promuovere il miglioramento delle pratiche di sostenibilità e la tracciabilità delle materie prime;

    da ultimo, è opportuno affrontare le tematiche relative alla creazione di un sistema di istruzione nel campo della moda, sul modello di quello francese, che gode di un maggior successo di quello italiano, appunto perché organizzato in sistema. Nei prossimi anni andranno in pensione 45-50 mila addetti di alta specializzazione che, ad oggi, si è in grado di sostituire solo con 7-8 mila persone. C'è un problema di formazione di un artigianato di grande qualità, cioè delle professionalità che fanno della moda italiana il prodotto ricercato in tutto il mondo. È opportuno sostenere con la mediazione pubblica gli sforzi dei soggetti privati che operano in accordo cogli operatori del settore,

impegna il Governo:

1) a rafforzare le misure del Piano di promozione straordinaria del made in Italy, in favore della partecipazione delle imprese del sistema moda Italia alle manifestazioni nazionali e internazionali di settore;

2) a monitorare gli effetti del conflitto in Ucraina sul settore Tessile, moda e abbigliamento (Tma) soprattutto per i soggetti più deboli della filiera e in relazione ai problemi creati dal blocco dei pagamenti, anche adottando iniziative per prevedere opportune forme di sostegno e ristoro;

3) ad adottare iniziative per prevedere l'estensione del regime del Patent box, come modificato dalla legge di bilancio per il 2022, anche ai marchi d'impresa che si configurano come brand e come tale sviluppabili;

4) nell'ambito delle misure destinate a rafforzare le filiere produttive, ad adottare iniziative che favoriscano la creazione di scuole di moda o creazione di corsi di apprendistato delle competenze artigianali del settore della moda, favorendo, mediante il sostegno pubblico, l'accesso gratuito ai giovani talenti e prevedendo forme di incentivazione fiscali e sul lato previdenziale;

5) ad adottare iniziative per implementare le risorse per le misure individuate in premessa, con riferimento alla digitalizzazione del settore, all'adozione di modelli innovativi di presentazione e vendita, allo sviluppo e ottimizzazione digitale della relazione con i clienti finali («Customer Relationship Management» o Crm), al sostegno delle imprese verso modelli produttivi sostenibili e alla penetrazione commerciale dei mercati esteri, anche attraverso lo sviluppo della rete distributiva diretta ed il canale e-commerce, integrati tra loro con un approccio omnichannel;

6) ad adottare iniziative per sviluppare, mediante le tecnologie digitali, la tracciabilità e la trasparenza dell'intero ciclo di vita dei prodotti tessili, agevolando il processo di transizione verso modelli di sviluppo improntati ad un miglior uso delle risorse, al riciclo e al riuso di materiali tessili in un'ottica di circolarità;

7) a sostenere, tramite adeguate finalizzazioni delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza allo scopo dedicate, gli sforzi del settore conciario verso la sostenibilità del ciclo produttivo, l'economia circolare e la tracciabilità del prodotto;

8) ad adottare iniziative per introdurre agevolazioni per le aziende che investono in nuove tecnologie per riutilizzare le fibre naturali o che sostituiscano le fibre sintetiche con altre sostenibili o adottino procedimenti produttivi a basso impatto energetico e ambientale, rafforzando il sistema dei controlli e delle certificazioni;

9) ad adottare iniziative per sviluppare ulteriormente le misure agevolative dei crediti per ricerca, sviluppo, innovazione e design, efficaci in termini di ricadute effettive su tutta la filiera produttiva, incentivando l'attività di ricerca e sviluppo e di ideazione estetica e design alla base della competitività del sistema produttivo nazionale e prevedendo un orizzonte temporale a medio-lungo termine e aliquote di agevolazione adeguate agli investimenti del settore;

10) ad adottare iniziative per inasprire le pene previste in materia di prodotti contraffatti e ad avanzare proposte, nelle sedi europee e internazionali, per una regolamentazione più stringente in materia di traffico di rifiuti tessili, in particolare da e verso i Paesi che hanno normative meno severe in materia di riciclo e smaltimento dei rifiuti tessili.
(1-00603) «Perego Di Cremnago, Marrocco, Porchietto, D'Attis».

Risoluzione in Commissione:


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    il 30 aprile 2021, le autorità italiane hanno presentato alla Commissione europea il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), con la finalità di rilanciare il Paese dopo la crisi pandemica, mediante interventi a favore della transizione ecologica e digitale, di una riforma strutturale del sistema economico e di una riduzione della sperequazione economico-sociale tra differenti aree del Paese;

    il Pnrr prevede 134 investimenti e 63 riforme, impiegando risorse totali pari 191,5 miliardi di euro provenienti dal Dispositivo di ripresa e resilienza (cosiddetto Recovery and Resilience Facility, Rrf), inquadrato nell'iniziativa Next Generation EU della Commissione europea;

    a fronte di 191,5 miliardi di euro, 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi sono erogati nella forma di prestito, a cui si aggiungono 30,6 miliardi di euro tramite il cosiddetto Fondo complementare o Piano nazionale per gli investimenti complementari (Pnc e 13 miliardi di euro tramite l'iniziativa React-EU (Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe), che non costituisce un maggior flusso di risorse economiche ma costituisce un'integrazione delle dotazioni del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e del Fondo sociale europeo (Fse) per la programmazione 2014-2020, permettendone un utilizzo più flessibile, fino al 2023, in modo da poter rispondete alle esigenze sopravvenute in conseguenza della pandemia COVID-19;

    il Pnrr si compone di sei missioni, sedici componenti articolati in tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale; il tutto incardinato sulla base del principio Do Not Significant Harm (DNSH), dunque l'esigenza di non arrecare danni ambientali;

    la governance del Pnrr di cui al regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza, prevede un'attuazione del piano basata sul raggiungimento di obiettivi intermedi e di traguardi finali, con scadenza ultima di termine del Piano nel 2026; l'erogazione delle risorse del Pnrr da parte della Commissione europea è dunque subordinata al conseguimento dei citati obiettivi e traguardi;

    a fronte dell'anticipo erogato in data 13 agosto 2021, equivalente a 24,9 miliardi di euro, ossia equivalente al totale stanziato per un Paese membro, ai sensi dell'articolo 13 del citato regolamento n. 2021/241, l'erogazione di ogni rata è vincolata dal conseguimento di determinati obiettivi e traguardi, nella forma di riforme e investimenti;

    l'erogazione della prima rata, prevista per il 31 dicembre 2021, ed equivalente a 21 miliardi di euro, è vincolata dal raggiungimento di 51 obiettivi e risultati entro tale data;

    l'erogazione della seconda rata, prevista per il 30 giugno 2022, ed equivalente a 21 miliardi di euro, è vincolata dal raggiungimento di 47 obiettivi e risultati entro tale data;

    sulla base del citato meccanismo, l'erogazione delle rate è prevista su base semestrale, ed unicamente a seguito del conseguimento di determinati obiettivi e traguardi, per un totale di 527 tra obiettivi e traguardi da raggiungere entro il 30 giugno 2026;

    traguardi e obiettivi, dunque investimenti e riforme incardinati nel Pnrr sono basati sulle raccomandazioni specifiche per Paese della Commissione europea e del Consiglio europeo, elaborate nel quadro del cosiddetto Semestre europeo, identificando una serie di priorità, dal mercato del lavoro, alla concorrenza, alla giustizia ed alle politiche industriali, da rispettare;

    ne consegue che il rispetto degli obiettivi del Pnrr è vincolato dal raggiungimento di determinate riforme e politiche di stampo europeo, non necessariamente sottese al principio di interesse nazionale, come nel caso di politiche restrittive sul piano fiscale;

    gli articoli 11 e 12 del citato regolamento n. 2021/241 prevedono l'impegno del 70 per cento delle risorse del Pnrr entro il 31 dicembre 2022, e l'impegno del restante 30 per cento entro il 31 dicembre 2023;

    come indicato dal citato articolo 11, per il 30 per cento delle risorse, da impegnare entro il 31 dicembre 2023, corrisponde ad un valore che può essere rimodulato da Paese membro a Paese membro, sulla base dell'andamento di crescita macroeconomica stimata entro il 30 giugno 2022, comportando anche una eventuale riduzione di tale importo;

    con riferimento al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali il Pnrr prevede risorse per 3,7 miliardi di euro, a cui si aggiungono 1,2 miliardi di euro provenienti dal Fondo complementare, per un totale di 4 investimenti e 13 traguardi ed obiettivi da raggiungere; le principali iniziative in capo al Mipaaf di cui alla relazione sull'attuazione del Pnrr prevedono interventi per lo sviluppo logistico nel campo agroalimentare, per lo sviluppo del parco agrisolare nazionale, per la meccanizzazione del settore agricolo ed alimentare e per lo sviluppo dell'agro-sistema irriguo;

    nella versione finale del Pnrr, nell'ambito di tutte le fonti di energia rinnovabile, non sono stati inseriti riferimenti alle biomasse solide, nonostante il loro impiego rispetti tutti i criteri di sostenibilità previsti dal Piano;

    lo sviluppo dell'energia da biomasse permette il rilancio delle aree interne e della filiera lignicola, dando luogo ad una filiera legno-energia, che permetterebbe di operare nel quadro di una politica di gestione forestale maggiormente sistemica con le esigenze di transizione ecologica e di mercato vigenti, anche rispetto al rilancio del legno come materiale fondamentale nel processo di transizione verde;

    nonostante il patrimonio forestale italiano sia cresciuto in modo consistente negli ultimi 50 anni, arrivando nel 2021-22 ad occupare il 38 per cento del territorio, gli utilizzi dello stesso rappresentano meno del 30 per cento della crescita annua dei boschi, quota largamente inferiore rispetto alla media europea, che, se aumentata contribuirebbe a ridurre le importazioni dall'estero, garantendo la resilienza e la sussistenza di catene di fornitura nazionali, a sostegno anche dei comparti produttivi nazionali; incentivare la produzione lignicola a livello nazionale permetterebbe, inoltre, di disporre di una maggiore quota di scarti e sottoprodotti per produrre pellet e cippato, nonché di maggior legno di alta qualità per costruzioni e arredo;

    come è noto, le capacità di lavorazione e trasformazione del legno da parte del comparto lignicolo italiano sono largamente inferiori rispetto a quelle di competitor come Austria o Danimarca, con la conseguenza che spesso il legno, con riferimento a quello raccolto nelle aree del nord Italia, viene inviato oltre frontiera per una prima lavorazione, riacquistato nella forma lavorata ed impiegato delle filiere italiane, con costi inutilmente elevati per produttori e consumatori, a fronte di una grande opportunità per la creazione di distretti del legno, posti di lavoro, crescita economica di indotto e affermazione di processi produttivi del legno completamente Made in Italy;

    la Politica agricola comune (Pac) dell'Unione europea prevede risorse per circa 391 miliardi di euro, di cui circa 51 miliardi di euro per l'Italia (tra 40 miliardi di risorse dell'Unione europea e 11 miliardi di cofinanziamento nazionale e regionale), vincolati da princìpi di condizionalità ambientale e dai cosiddetti Ecoschemi, andando a ridurre lo stanziamento netto per pratiche non vincolate a livello ambientale; il contesto geopolitico internazionale conseguente all'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione russa ha reso sempre più costose e difficilmente praticabili le politiche di transizione verde, data anche l'enorme dipendenza di Unione europea ed Italia per il gas naturale proveniente dalla Russia, con pesanti ripercussioni economiche e sociali che sono destinate ad impattare sull'indice dei prezzi ed il tasso di inflazione, portando a rallentamenti nell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

    negli ultimi dieci mesi il costo dei fertilizzanti è cresciuto di oltre il 130 per cento quello dei mangimi di oltre il 40 per cento trainato da soia e mais;

    Russia e Bielorussia contano per oltre il 40 per cento delle esportazioni mondiali di potassio e per oltre il 20 per cento di ammoniaca, prodotti necessari per la produzione di fertilizzanti;

    larga parte dei prodotti e delle materie prime necessarie per i processi produttivi agricoli transitano tramite il Mar Nero;

    Russia e Ucraina coprono il 20 per cento delle esportazioni globali di grano, il 25 per cento di quelle di orzo ed oltre il 75 per cento di quelle di olio di semi di girasole, materie prime vitali per l'industria alimentare europea;

    il blocco delle esportazioni di nitrato di ammonio, ulteriore materia prima necessaria per la produzione di fertilizzanti, disposto da Mosca, ha portato ad un aumento del suo costo da 250 euro a oltre 670 euro a tonnellata, con una serie di rincari a catena su numerose materie prime dovute al conflitto bellico in corso, come il rincaro dell'urea, da 350 euro a tonnellata nel 2021 a 800 euro a tonnellata, del perfosfato minerale da 170 euro a 330 euro a tonnellata;

    come indicato dalle associazioni di categoria, almeno il 30 per cento delle imprese agricole è costretta a ridurre i propri raccolti a causa di questo turbamento economico internazionale;

    considerando che l'Italia importa il 64 per cento del grano destinato alla produzione di pane ed il 44 per cento di quello necessario per la pasta, l'attuale scenario porta a una prospettiva di rincari per produttori e consumatori tale da poter pregiudicare il dispiegarsi degli effetti del Pnrr, rendendone gli ambiti di intervento insufficienti se non obsoleti a fronte di uno scenario di difficile e dura sostenibilità economica delle aziende agricole;

    il mutato scenario internazionale può pregiudicare l'attuazione degli investimenti del Pnrr richiede una logica d'intervento mirata a garantire la sostenibilità economica delle aziende agricole,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per integrare l'attuazione del Pnrr con interventi a sostegno di biomasse e filiera lignicola, anche sulla base di quanto delineato in premessa;

   ad adottare iniziative per introdurre misure di sostegno di medio-lungo periodo a favore del comparto agroalimentare, con riferimento al rincaro dei costi delle materie prime alla luce dello scenario delineato in premessa, garantendo in ogni caso la sostenibilità economica delle aziende agricole;

   ad adottare iniziative per scongiurare rincari dei prodotti agroalimentari a danno di consumatori e produttori alla luce delle dinamiche delineate in premessa.
(7-00805) «Caretta, Ciaburro».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta immediata:


   SERRACCHIANI, LETTA, AVOSSA, BAZOLI, BENAMATI, BERLINGHIERI, BOCCIA, BOLDRINI, BONOMO, BORDO, CLAUDIO BORGHI, BRAGA, BRUNO BOSSIO, BURATTI, CAMPANA, CANTINI, CARLA CANTONE, CAPPELLANI, CARÈ, CARNEVALI, CASU, CECCANTI, CENNI, CIAGÀ, CIAMPI, CRITELLI, DAL MORO, D'ELIA, DE FILIPPO, DE LUCA, DE MARIA, DE MENECH, DE MICHELI, DEL BASSO DE CARO, DELRIO, DI GIORGI, FASSINO, FIANO, FRAGOMELI, FRAILIS, GARIGLIO, GIORGIS, GRIBAUDO, IANARO, INCERTI, LA MARCA, LACARRA, LATTANZIO, LEPRI, LORENZIN, LOSACCO, LOTTI, MADIA, GAVINO MANCA, MANCINI, MAURI, MELILLI, MICELI, MORANI, MORASSUT, MORGONI, MURA, NARDI, NAVARRA, NITTI, ORFINI, PAGANI, UBALDO PAGANO, PELLICANI, PEZZOPANE, PICCOLI NARDELLI, PINI, PIZZETTI, POLLASTRINI, PRESTIPINO, QUARTAPELLE PROCOPIO, RACITI, RIZZO NERVO, ANDREA ROMANO, ROSSI, ROTTA, SANI, SCHIRÒ, SENSI, SIANI, SOVERINI, TOPO, VAZIO, VERINI, VISCOMI, ZAN e ZARDINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dopo meno di due settimane dall'esplosione della guerra in Ucraina, si sta verificando la più grave crisi umanitaria dal secondo dopoguerra, con la fuga di più di un milione e mezzo di cittadini ucraini – quasi 150.000 persone al giorno secondo le stime dell'Onu – che per sfuggire ai bombardamenti e all'avanzata dei tank russi hanno lasciato le loro città e varcato la frontiera ucraina attraverso le frontiere aperte di Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Slovenia;

   sono in maggioranza donne spaventate, in fuga a piedi, nonostante il freddo pungente e la scarsità di acqua potabile, per decine e decine di chilometri, talvolta con qualche anziano al seguito, i pochi averi che sono riuscite a portare via e un gran numero di bambini tenuti per mano o in braccio, mentre secondo le stime Unicef i minori, molti dei quali non accompagnati, rappresenterebbero al momento quasi la metà di tutti i profughi in fuga;

   secondo quanto dichiarato dal Ministero dell'interno, alla giornata del 7 marzo 2022, in Italia sarebbero arrivati più di 17.000 cittadini ucraini, principalmente attraverso la frontiera terrestre al confine sloveno, e sarebbero diretti per lo più a Milano, Roma, Bologna e Napoli, mentre da notizie a mezzo stampa si è appreso che la Protezione civile, alle prese con una situazione completamente inedita, avrebbe affidato ai presidenti di regione l'organizzazione dell'accoglienza, in collaborazione con sindaci, prefetti e la fitta rete del volontariato;

   l'Italia, con circa 250.000 cittadini ucraini regolarmente residenti a fronte degli 800.000 residenti in tutta Europa, non poteva non essere in prima fila nell'accoglienza di questi profughi e sono tantissime le iniziative spontanee di solidarietà partite con grande generosità nel nostro Paese, sia attraverso la raccolta di vestiti, generi alimentari e altri generi di prima necessità da inviare in Ucraina a sostegno della popolazione rimasta in loco, sia attraverso le numerose offerte, anche di singoli cittadini, di ospitalità e aiuto per gli ucraini che giungono in Italia –:

   a fronte della grave crisi umanitaria in atto, quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per coordinare, in collaborazione con le regioni, gli enti locali, gli enti del terzo settore e la società civile, le innumerevoli iniziative di solidarietà in atto e il grande sforzo di accoglienza diffusa, anche al fine di non disperdere le molteplici energie che si stanno attivando nel Paese, ma, anzi, facendole convergere su soluzioni considerate ottimali nell'interesse innanzitutto dei profughi in arrivo.
(3-02801)


   MUGNAI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   oltre un milione e settecentomila civili, da quando – il 24 febbraio 2022 – la Russia ha invaso l'Ucraina, hanno già lasciato le loro case in cerca di rifugio in altri Paesi; secondo l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati siamo davanti alla «crisi di profughi più veloce in Europa dalla seconda guerra mondiale»; il numero dei profughi in arrivo in Italia cresce ogni giorno: secondo dati del Ministero dell'interno, lunedì 6 marzo 2022 8.608 donne, 1.682 uomini e 6.996 minori, per un totale di 17.286 persone, hanno raggiunto il nostro Paese; si tratta, in prevalenza, di cittadini ucraini che hanno potuto contare su una rete di aiuto familiare; associazioni, volontari, diocesi, regioni, enti locali si sono uniti alla Protezione civile, in uno sforzo straordinario di accoglienza e di soccorso; in Italia si sono moltiplicati i centri di accoglienza straordinaria individuati dalle prefetture in convenzione con cooperative, associazioni e strutture alberghiere; sono stati incrementati i posti disponibili nel Sistema di accoglienza e integrazione per rifugiati a cui potranno accedere anche i cittadini ucraini non richiedenti asilo; molti comuni, con la generosa disponibilità delle famiglie residenti, stanno organizzando in emergenza un'ospitalità diffusa, con la mediazione delle organizzazioni non governative, che mettono in collegamento le offerte abitative con le richieste dei profughi; molti cittadini offrono sistemazione temporanea, ma nonostante la generosa disponibilità non potranno farlo a lungo; è necessario incentivare e sostenere le famiglie che offrono accoglienza;

   l'emergenza non è solo alloggiativa e di sostentamento, ma occorre fornire ai profughi, in tempi brevi, prestazioni sanitarie, servizi scolastici per i minori, voucher per le spese essenziali delle famiglie, corsi di lingue e di formazione professionale, possibilità di lavoro per sostentarsi –:

   se non ritenga di valutare l'opportunità di assumere iniziative di competenza per prevedere per i rifugiati ucraini, sul modello di altri Paesi europei, una modalità amministrativa di accesso ai servizi essenziali nel nostro Paese, in primis quelli sanitari.
(3-02802)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il conflitto tra Russia e Ucraina, a ridosso di una crisi pandemica non ancora completamente terminata, rischia di mettere in discussione la realizzazione di taluni obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza previsti con lo scopo di rafforzare l'efficienza e la competitività del Paese, favorire l'attrazione degli investimenti;

   sicuramente, tale scenario internazionale potrebbe compromettere la definizione di misure finalizzate a supportare la creazione di filiere nazionali, il processo di miglioramento in chiave sostenibile del sistema economico e l'amministrazione delle risorse a livello decentrato da parte degli enti locali;

   con riferimento, ad esempio, alla missione relativa alla competitività e alla resilienza del sistema produttivo, risulta necessario evitare il rischio di pregiudicare le prospettive di crescita delle attività, con una possibile riduzione al ribasso delle stime del prodotto interno lordo per il 2022: basti pensare ai costi delle utenze di luce e gas ormai diventati proibitivi per molte imprese, al punto da determinare lo spegnimento degli impianti e, quindi, a seguire, l'interruzione delle proprie attività, con conseguenze disastrose sui livelli occupazionali;

   in quest'ottica, la nuova situazione creatasi con il conflitto russo-ucraino e l'aumento dei prezzi dell'energia impongono di ripensare, in termini temporali, gli obiettivi della transizione ecologica;

   il pacchetto di sanzioni economico-finanziarie alla Russia, per quanto condivisibile e necessario, inevitabilmente è destinato ad avere ripercussioni anche sul mercato produttivo italiano ed europeo, sulle catene di approvvigionamento, sui mercati finanziari;

   lo scenario che si prospetta impone un'altra riflessione, ovvero rivalutare la disattivazione della clausola generale di salvaguardia, attivata nel marzo 2020 per far fronte alla crisi economica innescata dalla pandemia da COVID-19;

   un ulteriore aspetto da tenere in considerazione è la solidarietà nell'accoglienza dei profughi ucraini provenienti dalle zone di guerra, cui saranno chiamati molti comuni nel mettere a disposizione servizi e strutture proprie di assistenza sociale: anche in tale contesto, quindi, si ritiene necessario implementare le risorse da destinare agli enti locali per dette esigenze –:

   se intenda farsi promotore, nelle competenti sedi, di un aggiornamento degli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e di una proroga della sospensione del Patto di stabilità, in considerazione degli effetti determinati dal conflitto russo-ucraino, nel breve ma anche nel lungo periodo, alla luce di quanto esposto in premessa.
(3-02803)


   BOSCHI, FREGOLENT, MARCO DI MAIO, UNGARO, BENDINELLI, MORETTO, MOR, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la domanda di energia elettrica in Italia è soddisfatta dalla produzione per l'89,3 per cento (269 terawattora), mentre il restante 10,7 per cento è coperto dalle importazioni dall'estero, con immissione nella rete italiana (32,2 terawattora);

   riguardo alle fonti, l'energia termoelettrica rappresenta il 66,7 per cento della produzione di energia elettrica, mentre l'energia da fonti rinnovabili si attesta sul 33,7 per cento (idroelettrico 17,6 per cento, fotovoltaico 8,9 per cento, eolico 6,7 per cento);

   l'Italia produce, secondo i dati del Governo del 2021, 3,34 miliardi di metri cubi di gas naturale, meno del 5 per cento del fabbisogno;

   negli anni la produzione di gas è scesa dai 17 miliardi di metri cubi annui del 2000 ai circa 3 miliardi di metri cubi del 2020, a fronte di un consumo che si attesta tra i 70 e i 90 miliardi di metri cubi;

   benché al momento non ci siano interruzioni nelle forniture di gas, l'Italia importa comunque circa il 95 per cento del gas che consuma, di cui oltre il 40 per cento proviene dalla Russia, con un aumento, rispetto a 10 anni fa, di circa il 27 per cento;

   pur atteso che sono stoccati 2,5 miliardi di metri cubi di scorte e che in primavera vi sarà una significativa riduzione dei consumi, la definitiva cessazione delle forniture russe renderebbe difficile l'approvvigionamento del fabbisogno;

   l'Italia avrebbe potuto sfruttare la posizione nel Mediterraneo per proporsi come hub energetico europeo, ma si è scelto di realizzare solo 4 rigassificatori per il fabbisogno italiano, solo parzialmente realizzati;

   un eventuale aumento delle importazioni di gas liquefatto dovrà tener conto delle capacità dei gassificatori presenti sul territorio, del loro ampliamento e della necessità di nuovi impianti;

   anche se il gas rimane un mezzo imprescindibile per affrontare la transizione ed è, quindi, necessario aumentare produzione, capacità di rigassificazione e di portata del gasdotto Tap, bisogna puntare anche su un aumento della produzione di energie rinnovabili, continuando a semplificare le procedure per la realizzazione di progetti on shore e off shore di rinnovabili e investire sullo sviluppo del biometano;

   paiono, inoltre, da non sottovalutare i progressi che la ricerca e alcune importanti imprese, come Eni, stanno compiendo anche nel campo delle tecnologie innovative, compreso il cosiddetto «nucleare pulito», che in pochi anni potrebbero portare ad una forte accelerazione della decarbonizzazione –:

   quali iniziative intenda adottare nell'immediato per porre in sicurezza gli approvvigionamenti energetici e, in prospettiva, quali siano le linee guida per ricostruire una politica energetica nazionale organica e differenziata, anche con riguardo al cosiddetto «nucleare pulito», che ponga al sicuro il Paese da eventuali crisi future in quest'ambito.
(3-02804)


   DAVIDE CRIPPA, GAGNARLI, SUT, L'ABBATE, GALLINELLA, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA, BILOTTI, PARENTELA, PIGNATONE, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO e PERCONTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere — premesso che:

   la già critica situazione causata dall'impennata dei prezzi dell'energia e del gas, iniziata nel corso del 2021, è stata ulteriormente aggravata dalla rapida evoluzione geopolitica tra Russia e Ucraina e dalle sanzioni comminate dall'Unione europea e dagli Usa, contribuendo ad agitare i mercati e ad alzare le quotazioni delle materie prime energetiche e agricole provenienti sia direttamente da quei territori sia da altri Paesi;

   il generale aumento e la volatilità dei prezzi delle commodities energetiche si è inevitabilmente riverberata anche in altri settori e, in maniera ancora più diretta, nel settore agroalimentare, sul quale, oltre all'aumento dei costi di produzione e trasporto, incidono i maggiori costi degli imballaggi, il rincaro dei mangimi e dei concimi, colpendo direttamente, oltre alle imprese, anche i cittadini;

   risultano inoltre raddoppiati i costi delle semine per la produzione di grano per effetto dei rincari del gasolio, nonché i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti, persino triplicati;

   l'attuale situazione rivela la necessità per il nostro Paese di accelerare verso una maggiore indipendenza energetica, soprattutto per ciò che concerne la necessità di diversificazione degli approvvigionamenti e la rimozione degli ostacoli per la realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili, ivi compresa la dipendenza per l'acquisto dei relativi componenti, per il quale l'Italia è completamente dipendente dall'estero;

   un tale contesto sta portando ad un lento ma inesorabile rallentamento dei consumi che, in questa fase di ripresa economica post pandemica, il nostro Paese non può permettersi;

   tutto ciò è sufficiente a delineare il quadro generale della difficile situazione economica in cui versano le imprese e le famiglie; situazione che rende ancora più evidente quanto sia importante per il nostro Paese raggiungere una maggiore autonomia produttiva sia da un punto di vista agricolo che, forse ancora più nettamente, da un punto di vista energetico –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per affrontare nell'immediato il generale aumento e la volatilità dei prezzi delle materie prime energetiche e, di conseguenza, di tutti i prodotti agroalimentari, così scongiurando la possibile recessione del Paese che avrebbe gravi ricadute su imprese produttrici e famiglie italiane, e se, di pari passo alle misure emergenziali, intenda dare risposta, in modo strutturale, alle future crisi inerenti alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico e alimentare, perseguendo l'obiettivo della sostenibilità ambientale rispettando i tempi e gli obiettivi della transizione ecologica.
(3-02805)


   FORNARO, BERSANI, CONTE, DE LORENZO, FASSINA, PALAZZOTTO, PASTORINO, STUMPO e TIMBRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha acuito la crisi energetica che si era manifestata con notevole aumento dei costi dell'energia che hanno inciso e incideranno direttamente sui redditi delle famiglie e sul sistema delle imprese, nonché aumenteranno la spirale inflativa;

   il Governo, al fine di affrontare in via d'urgenza il possibile deficit energetico derivante dall'eventuale riduzione dell'importazione di gas dalla Russia e, comunque, per ridurre strategicamente la dipendenza da questa, ha opportunamente avviato interlocuzioni e contatti con altri Paesi produttori di gas naturale al fine della diversificazione dei fornitori;

   il Governo da quanto si apprende starebbe anche valutando l'aumento della quota di petrolio e ha disposto con decreto-legge un programma di riavvio di sette centrali a carbone;

   in particolare, quest'ultima decisione, anche nel valore simbolico che può rappresentare, desta la preoccupazione che le risposte alla crisi energetica, acuita dal conflitto in Ucraina e dalle sue conseguenze di medio e lungo periodo, possono contraddire e rallentare la scelta verso un'effettiva transizione ecologica diretta a contrastare i cambiamenti climatici e le loro immani conseguenze ambientali;

   la guerra non fermerà l'orologio climatico che mostra la velocità con la quale il pianeta si sta avvicinando all'aumento di 1,5 gradi centigradi del riscaldamento globale e, pertanto, la crisi energetica deve essere un'occasione per accelerare la riduzione della dipendenza energetica nazionale dalle fonti fossili sino al loro abbandono;

   da quanto si apprende nell'incontro del 7 marzo 2022 tra il Presidente del Consiglio dei ministri Draghi e la Presidente della Commissione europea von der Leyen si sarebbe concordata un'accelerazione mirata del Green deal europeo con massicci investimenti nelle energie rinnovabili, come solare, eolico e idrogeno, confermando che le misure per il clima previste dal «Fit for 55» subiranno anche esse un'accelerazione, almeno nella parte degli incentivi alle rinnovabili;

   è quindi necessario che il Governo, in coerenza con quanto opportunamente sostenuto anche in sede europea, appronti con la massima urgenza un piano straordinario di sostegni e semplificazioni alle produzioni energetiche da rinnovabili, accompagnato da un piano emergenziale straordinario di misure per il risparmio energetico, avendo l'ambizione di accelerare il raggiungimento degli obiettivi del Green deal europeo e dell'autosufficienza energetica –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare, anche in sede europea, per una decisa accelerazione della realizzazione del Green deal europeo e dell'obiettivo della sostituzione delle fonti fossili con quelle rinnovabili e la definizione di un piano straordinario per il risparmio energetico.
(3-02806)


   LUPI, COLUCCI e TONDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia ha riportato nel 2021 una crescita economica importante stimata in un aumento del prodotto interno lordo del 6,6 per cento rispetto al 2020;

   i numerosi fattori che si sono sovrapposti negli scorsi mesi, dall'aumento dell'inflazione alla carenza di materie prime, ha iniziato a indebolire in modo consistente la crescita del prodotto interno lordo italiano;

   l'Istat, già a inizio febbraio 2022, prima dell'aggressione della Federazione russa ai danni dell'Ucraina, aveva evidenziato come l'inflazione destasse preoccupazione per le sue «conseguenze sociali» e che avrebbe avuto un impatto maggiore sulle famiglie più povere;

   le proiezioni dell'Unione nazionale consumatori, sempre nel mese di febbraio 2022, confermavano l'allarme: con l'inflazione al 4,8 per cento il bilancio della famiglia media italiana avrebbe riportato un costo aggiuntivo di circa 1.389 euro in più rispetto al 2021;

   la guerra scoppiata a causa dell'invasione dell'Ucraina ha aggravato sensibilmente i dati macroeconomici che già prevedevano uno scenario di forte inflazione: da febbraio a marzo 2022, il dato su base annua ha registrato un incremento dello 0,9 per cento, passando dal +4,8 per cento al +5,7 per cento rispetto al 2021;

   a seguito delle conseguenze prodotte dalla guerra in corso, la Commissione europea ha deciso di sospendere il Patto di stabilità e crescita anche per tutto il 2023;

   sono numerosi i settori produttivi italiani colpiti dall'aumento dei costi delle materie prime, a cui si aggiunge un forte incremento dei prezzi del pane – che già a febbraio 2022 registrava un aumento su base annua superiore al 20 per cento – e del gas a seguito della guerra in corso;

   le sanzioni comminate alla Federazione russa hanno avuto un impatto importante su numerose imprese italiane, sia per l'impossibilità di proseguire l'esportazione dal nostro Paese di beni e servizi, sia per i danni risultanti dall'esclusione della Federazione russa dai circuiti finanziari internazionali;

   secondo l'Osservaprezzi carburanti, un osservatorio del Ministero dello sviluppo economico, i prezzi della benzina nella modalità «servito» hanno superato i due euro al litro –:

   se sia in previsione un provvedimento «compensazioni» per nuove risorse che il Governo prevede di stanziare come sostegno per le conseguenze economiche che il nostro Paese – famiglie e imprese – dovrà sopportare a causa delle sanzioni applicate alla Russia e se, sempre in tema di «compensazioni», esistano trattative in corso con l'Unione europea.
(3-02807)


   BARELLI, VALENTINI, D'ATTIS e ORSINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la tragedia del conflitto in atto in Ucraina investe in pieno l'Italia; fino all'ultimo si è lavorato per una soluzione diplomatica e, quando questa si è rivelata non percorribile, è stata intrapresa la strada delle sanzioni, la più dura per il nostro Paese, perché è esposto in prima linea alle ripercussioni che vanno dall'inflazione agli aumenti del prezzo dell'energia;

   lo shock energetico che imprese e famiglie affrontano da mesi è quindi destinato a durare nel tempo. Prima del conflitto, in Italia, il caro bollette pesava per 22 miliardi di euro a trimestre. Oggi, le stime approssimative parlano di almeno 35 miliardi di euro a trimestre, 105 miliardi di euro da qui a fine 2022;

   le sanzioni penalizzano chi le subisce, ma anche chi le infligge. L'Italia esporta in Russia per 9,8 miliardi di euro. Secondo le prime stime di Confartigianato, le sanzioni contro la Russia ci costeranno 3 miliardi di euro: più colpiti moda (-1,3 miliardi), agroalimentare (-1 miliardo), arredamento (-500 milioni), vino (-350 milioni) e turismo. Il prezzo maggiore sarà pagato dalle piccole e medie imprese dei distretti made in, che esportano, in Russia, beni per 2,2 miliardi di euro. La crescita rischia di tornare sotto l'1 per cento. L'inflazione dell'Unione europea vola al massimo livello degli ultimi due decenni, +5,8 per cento a febbraio 2022, e non è destinata a scendere per via del costante aumento dei prezzi dell'energia, delle derrate alimentari e, più in generale, di tutto l'ampio spettro delle materie prime;

   è necessario, quindi, rassicurare cittadini ed imprese – già fortemente provati dalla pandemia – che temono le conseguenze negative che la guerra e le sanzioni possono avere sull'economia e sulla loro vita;

   per questo, nel corso delle recenti comunicazioni rese dal Governo, il Parlamento ha impegnato l'Esecutivo ad attivarsi, anche in Europa, sostenendo innanzitutto l'ulteriore sospensione del Patto di stabilità e crescita e l'istituzione di un fondo europeo compensativo per gli Stati maggiormente penalizzati dalle sanzioni; la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica hanno poi chiesto al Governo di provvedere a misure di sostegno alle imprese per i maggiori oneri derivanti dall'applicazione di sanzioni e di promuovere l'accesso a nuovi mercati verso cui indirizzare esportazioni e investimenti non allocabili sul mercato russo –:

   quali siano le iniziative in fase di definizione, nonché quelle già intraprese dal Governo, anche in sede europea, al fine di sostenere cittadini e imprese e ridurre il più possibile i danni direttamente e indirettamente causati dal conflitto in Ucraina e dalle sanzioni inflitte alla Russia, per affrontare un'economia di nuovo a rischio recessione e stimolare la domanda interna dell'Unione europea.
(3-02808)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il disegno di legge delega per la riforma fiscale, all'articolo 6, reca principi e criteri direttivi per la modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e la revisione del catasto dei fabbricati;

   la disposizione in questione sembra preludere all'introduzione di un aggravio di tassazione sui beni immobili, tanto che, nonostante le smentite espresse da parte di alcuni esponenti di Governo, larga parte della maggioranza sta esprimendo una posizione contraria alla nuova mappatura;

   dalle notizie emerse in merito sembrerebbe che le innovazioni introdotte a seguito della legge delega potrebbero essere incentrate sulla modifica dei principi che regolano la classificazione degli immobili, sia con riferimento alla data di costruzione degli edifici, sia con riferimento all'unità di misura impiegata per la determinazione del valore patrimoniale, con il passaggio dal parametro del numero di vani a quello dei metri quadrati di superficie;

   asseritamente, entrambi questi interventi dovrebbero garantire maggiore equità nella determinazione delle rendite e, conseguentemente, nell'imposizione fiscale sugli stessi immobili, ma in realtà la riforma del catasto, nella sua applicazione pratica, potrebbe presentare notevoli criticità e il rischio che queste portino ad un aumento delle tassazioni dirette e indirette sulla casa è molto concreto;

   oltre a un incremento della tassazione diretta sugli immobili, il nuovo censimento degli immobili rischia di avere importanti ripercussioni anche sui valori utili ai fini della dichiarazione Isee, determinando l'esclusione di moltissime persone dall'accesso ai servizi cui la stessa dà la possibilità;

   il documento adottato dalle Commissioni congiunte finanze di Camera e Senato, in esito all'indagine conoscitiva sulla «Riforma dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario» e che avrebbe dovuto fungere da indirizzo al Governo per la predisposizione della legge delega, aveva escluso un aumento dell'imposizione –:

   se ritenga di poter escludere l'aumento della tassazione degli immobili a seguito delle modifiche introdotte al catasto dal provvedimento di cui in premessa, se non ritenga che lo stesso stia determinando già ora un abbassamento dei prezzi e quali iniziative intenda adottare al fine di impedire che la revisione del catasto possa influire sui modelli Isee e, quindi, sull'accesso ai servizi da parte di una vasta platea di cittadini.
(3-02809)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MICELI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro del turismo, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la Targa Florio, una delle più antiche e famose corse automobilistiche al mondo che si disputa in Sicilia dai primi anni del Novecento ed è inserita nel Registro eredità immateriali della regione, è un patrimonio storico, sportivo e culturale per l'Italia intera e che il marchio «Targa Florio» – e su cui l'assessorato regionale dei beni culturali e dell'identità siciliana ha apposto il vincolo di interesse culturale – è l'asset più importante di proprietà dell'Automobile Club di Palermo e gestito dall'Automobile Club d'Italia;

   sul tracciato della Targa Florio, sulla strada statale 120, tra i comuni di Cerda e Termini Imerese, sorge «Floriopoli», un complesso di tribune, box e paddock volute da Vincenzo Florio per accogliere e fornire assistenza tecnica ai piloti e garantire migliore visibilità della gara e che Targa Florio e Floriopoli sono brand conosciuti e apprezzati nel mondo intero e nel loro nome si svolgono ogni anno decine di iniziative che richiamano appassionati da tutti i continenti;

   Rete ferroviaria italiana (Rfi), nell'ambito del progetto del raddoppio della ferrovia Palermo-Catania-Messina e – in particolare – della direttrice Fiumetorto-Lercara Friddi, ha previsto opere di soppressione, demolizione e nuove costruzioni che andrebbero ad impattare irrimediabilmente sui terreni agricoli attivati a colture di pregio e ad interferire con il complesso di Floriopoli e con il tracciato storico della Targa Florio;

   nel gennaio 2022 Rfi ha indetto una conferenza dei servizi in modalità asincrona, inviando agli enti e alle amministrazioni interessati gli elaborati progettuali e fissando il termine per l'espressione dei pareri a 90 giorni;

   inoltre, ha avanzato al Ministero per la transizione ecologica richiesta di valutazione di impatto ambientale con la fissazione del termine per la espressione delle osservazioni da parte del pubblico al mese di marzo 2022 e, nella parte relativa ai beni materiali e patrimonio culturale del rapporto ambientale presentato a corredo della procedura di Via, a quanto risulta all'interrogante non si fa menzione della legge regionale 9 agosto 2002, n. 9, con cui la regione siciliana ha dichiarato la manifestazione automobilistica Targa Florio patrimonio storico-culturale dell'isola;

   è attualmente al vaglio dei comuni interessati dal tracciato della Targa Florio e della città metropolitana di Palermo un progetto di realizzazione di un parco tematico a Floriopoli dedicato al motorismo e alla Targa Florio che potrebbe costituire un grande attrattore turistico-culturale, diventando un fattore di sviluppo decisivo del territorio;

   è evidente che le opere allo stato previste avrebbero pesanti ed ingiustificate ricadute sul patrimonio naturale, storico, sportivo, culturale e turistico dell'area interessata e di tutta la provincia di Palermo e che, ad avviso dell'interrogante – stante l'alto valore e l'importanza riconosciuti dalla normativa regionale a Floriopoli e alla Targa Florio –, non solo dovrebbe essere garantita una maggiore partecipazione al progetto di Rfi per gli enti e le organizzazioni interessati, ma dovrebbe essere, da subito, avviata una rivalutazione complessiva di tale progetto che consenta, da un lato, la realizzazione dell'opera e, dall'altro, la piena tutela dell'integrità delle storiche strutture di Floriopoli e, più in generale, dello storico tracciato della Targa Florio –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione ai fatti esposti in premessa –:

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere nell'immediato, per garantire la tutela del patrimonio ambientale del territorio in questione e di quello sportivo, turistico e culturale legato alla Targa Florio, operando il più ampio coinvolgimento di tutte le parti interessate.
(5-07655)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MISITI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si sarebbe appreso da articoli pubblicati su alcune testate giornalistiche, in alcuni ospedali sarebbero stati gonfiati dei numeri riguardo ai pazienti affetti da COVID-19, dati che avrebbero inciso anche sui numeri delle morti per tale patologia. Infatti dai report settimanali della Fondazione Gimbe nell'ultimo mese, i decessi giornalieri non sarebbero scesi al di sotto di 352;

   il programma di approfondimento «Restart», di Rai2, con un servizio realizzato da Valentina Noseda ha mandato in onda un'intervista ad un medico che svolgerebbe le funzioni di dirigente in un ospedale romano, il quale avrebbe ammesso che i dati sarebbero stati «volontariamente alterati» e gonfiati rispetto alla situazione reale. Secondo lo stesso medico, rimasto nell'anonimato, in molti casi sulle cartelle cliniche risulterebbe scritto che un paziente sarebbe ricoverato o addirittura morto per COVID quando in realtà non lo è stato, una prassi che avrebbe garantito l'aumento giornaliero dei positivi «in alcune strutture ospedaliere si alterano i dati nella speranza che, dimostrando che la struttura è in sofferenza per il COVID, si possano mettere più facilmente le mani sui soldi del Pnrr. Stanno assumendo anche nuovo personale: il pubblico apre le strutture, la gestione dei dipendenti viene data ai privati. I positivi servono per alimentare il sistema»;

   come spiegato dal segretario Uil/Fpl Lazio Giuseppe Conforzi, «se entro in ospedale con una caviglia rotta e resto in ospedale 3-4 giorni, nel caso che un tampone certifichi la mia positività le mie giornate di degenza cambiano tabella dal punto di vista economico» – infatti i costi, così come disposto dal decreto 12 agosto 2021 del Ministero della salute, sarebbero quantificati in 3.713 euro in area medica e 9.697 euro per ogni paziente in terapia intensiva per il COVID – così facendo «L'intera degenza viene contabilizzata come COVID, anche se il paziente non era positivo al momento dell'ingresso»;

   in un'intervista del 5 febbraio 2022, l'infettivologo Matteo Bassetti, avrebbe espresso i propri dubbi sulla correttezza del numero delle vittime da COVID-19, relativamente ai dati pubblicati dall'ospedale di riferimento della Liguria per il virus, San Martino; così infatti disse: «Ho ricoverato 5 mila pazienti e nelle ultime tre settimane non ho morti COVID. Non mi rivedo nei numeri della Liguria e sono sicuro che molta meno gente oggi muore di COVID e sempre più persone muoiono positive a un tampone, ma di tutt'altro» aggiungendo che «Stiamo tamponando 1 milione di persone: se uno fa un incidente stradale ed è positivo finisce nel contenitore COVID e se per caso muore, e purtroppo può avvenire, entra nel bollettino»;

   Bassetti, nel rispetto della privacy dei pazienti, fa alcuni esempi. «Un signore di 83 anni, entrato al San Martino per problemi di diverticoli, piegato in due dal dolore, viene trovato positivo al tampone, finisce in area COVID e muore. Questa persona è finita nel bollettino dei morti», racconta;

   non solo, «Ricordo un signore ricoverato per una frattura di femore e tampone positivo. Intervento rimandato, perché non c'era spazio in chirurgia. Il decesso è avvenuto in Pronto Soccorso per complicanze che con il COVID c'entravano zero, eppure è finito nel conteggio»;

   «Un paziente con dissecazione aortica è finito in rianimazione dopo essere operato – ricorda l'infettivologo –. È, purtroppo, morto lì da positivo, ma per la dissecazione aortica, il COVID era accidentale. È finito nel bollettino del Ministero della salute» –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di intraprendere forme di controllo sui dati relativi al COVID dichiarati dalle strutture ospedaliere;

   se il Governo non consideri il fatto di intraprendere iniziative di tutela dinanzi alla prefigurazione di possibili truffe ai danni dello Stato.
(4-11532)


   CORDA, SPESSOTTO e LEDA VOLPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dopo l'invasione dell'Ucraina, il mondo dello sport deciso di escludere la Russia da tutte le competizioni internazionali. Il Comitato olimpico internazionale ha esortato tutti gli organismi sportivi a escludere atleti e dirigenti russi e bielorussi dagli eventi internazionali;

   l'esclusione è una sanzione che non colpisce affatto la Russia, colpevole dell'invasione militare e dei crimini che sta commettendo in territorio ucraino, ma rappresenta per gli interroganti una vergognosa forma di discriminazione etnica nei confronti degli atleti che diventano ora l'inevitabile capro espiatorio;

   lo sport non è e non può essere uno strumento di giochi politici ma, da sempre, è uno spazio neutrale di incontro fra popoli, di culture diverse. Un'attività che unisce, promuove la sana competizione, il rispetto delle regole e degli avversari a prescindere dalla nazionalità;

   nettamente all'opposto della politica di esclusione che si sta adottando a livello mondiale, lo sport deve essere veicolo di pace, incontro fra culture diverse, valorizzazione delle differenze, integrazione ed inclusione –:

   se ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, per promuovere politiche contrarie all'esclusione degli atleti dalle competizioni sportive, anche al fine di evitare decisioni che pongano in contrasto con i sopraenunciati valori dell'attività sportiva.
(4-11534)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 7 luglio 2015 è entrata in vigore la legge 18 giugno 2015, n. 95 concernente la ratifica ed esecuzione dell'Accordo intergovernativo tra l'Italia e gli Stati Uniti d'America, finalizzato a migliorare la trasparenza fiscale e lo scambio informativo tra autorità fiscali a livello internazionale, per mezzo dell'applicazione della normativa Fatca («Foreign Account Tax Compliance Act»);

   da questo consegue uno scambio automatico di informazioni derivanti da accordi similari a Fatca tra l'Italia e altri Stati esteri;

   tali nuove disposizioni hanno determinato che molti cittadini americani che vivono in Europa ed in Italia, e che sono americani semplicemente per essere nati sul territorio Usa, siano stati presi in considerazione dall'Internal Revenue Service come contribuenti statunitensi;

   è sorta l'associazione «americani accidentali» (https://www.americains-accidentels.fr) formata da cittadini europei ed italiani che sono cittadini americani per ius soli, ma che hanno pochi o nessun contatto con gli Stati Uniti. Queste persone non hanno mai vissuto, lavorato o studiato negli Stati Uniti e non hanno un numero di previdenza sociale degli Stati Uniti;

   in una risoluzione adottata il 5 luglio 2018, il Parlamento europeo ha sottolineato «l'importanza di offrire un adeguato livello di protezione in merito ai dati personali trasferiti negli Usa ai sensi della Fatca, nel pieno rispetto della normativa nazionale e dell'Unione europea in materia di protezione dei dati», invitando gli «Stati membri a rivedere i loro accordi intergovernativi e a modificarli, ove necessario, per assicurarne l'allineamento con i diritti e i principi del regolamento generale sulla protezione dei dati» e sollecitando «la Commissione e il comitato europeo per la protezione dei dati a indagare senza indugio su ogni violazione delle norme dell'UE sulla protezione dei dati da parte degli Stati membri la cui legislazione autorizza il trasferimento di dati personali al dipartimento delle imposte degli Stati Uniti ai fini della Fatca»;

   il 13 aprile 2021, il Comitato europeo per la protezione dei dati, che ha tra gli obiettivi quello di garantire l'applicazione coerente del regolamento generale sulla protezione dei dati, ha invitato gli Stati membri a valutare e, se necessario, a rivedere gli accordi internazionali che comportano il trasferimento di dati personali verso Paesi terzi, in particolare in campo fiscale;

   si rinviene, da parte dell'interrogante, la necessità di tutelare i dati personali dei cittadini italiani detti «americani accidentali», trasmessi alle autorità fiscali statunitensi ai sensi degli accordi Fatca («Foreign Account Tax Compliance Act») –:

   se il Governo abbia condotto una valutazione dell'accordo Fatca in relazione alla legislazione europea sulla protezione dei dati personali e, se intenda fornire elementi al riguardo;

   qualora l'accordo Fatca dovesse essere incompatibile con il diritto dell'Unione europea sulla protezione dei dati personali, quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, intenda prendere in considerazione di adottare, anche in accordo con altri Paesi dell'Unione europea.
(4-11531)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, all'aumento dei costi delle materie prime si è aggiunto in maniera preoccupante anche l'ulteriore e rilevante aumento del costo dei carburanti, fortemente condizionato anche dalle dinamiche del conflitto in corso in Ucraina, che si riflette non solo sui consumatori diretti come le famiglie italiane ma anche su settori diversi dell'economia italiana. Ne risentono fortemente, infatti, la rete di distribuzione dei carburanti, il settore dei trasporti e, ovviamente, tutte le attività commerciali a questi obbligatoriamente e direttamente collegate;

   secondo quanto si evince da fonti di stampa ed in particolare dalle elaborazioni di Quotidiano Energia dei dati comunicati dai gestori all'Osservaprezzi carburanti del Ministero dello sviluppo economico, il prezzo medio nazionale della benzina in modalità self sale a 1,886 euro al litro (ieri 1,880), con i diversi marchi compresi tra 1,881 e 1,896 euro al litro (no logo 1,872). Il prezzo medio praticato del diesel self cresce a 1,760 euro al litro (ieri 1,754) con le compagnie posizionate tra 1,759 e 1,768 euro al litro (no logo 1,753);

   sulla modalità del servito, invece, il prezzo medio praticato va a 2,015 euro al litro (ieri 2,012) con gli impianti colorati che mostrano prezzi medi praticati tra 1,957 e 2,095 euro al litro (no logo 1,919). La media del diesel servito aumenta a 1,895 euro al litro (ieri 1,891) con i punti vendita delle compagnie con prezzi medi praticati compresi tra 1,836 e 1,959 euro al litro (no logo 1,801). I prezzi praticati del Gpl, per cui si registra un forte rialzo nei distributori Eni, vanno da 0,821 a 0,835 euro al litro (no logo 0,816). Infine, il prezzo medio del metano auto si posiziona tra 1,749 e 1,882 euro (no logo 1,778), con il valore massimo in salita;

   le quotazioni del greggio sui mercati internazionali (che spiegano solo una parte del prezzo finale della benzina, visto che c'è una componente fiscale che pesa per quasi il 60 per cento) continuano ad aumentare: il Brent, riferimento per il mercato europeo, oscilla sui 110 dollari al barile con una crescita che oggi sfiora il 5 per cento;

   Assopetroli-Assoenergia evidenzia la significativa contrazione della disponibilità di prodotto afferente alla rete di distributori e l'aumento del costo dei carburanti e dei combustibili che si sta ripercuotendo sui rivenditori;

   il Codacons ha chiamato direttamente in causa il Governo chiedendo di «(...) intervenire con urgenza per contenere la crescita dei listini dei carburanti che rischia di avere un effetto devastante non solo sulle tasche dei consumatori, ma sull'intera economia nazionale, sterilizzando subito l'Iva su benzina e gasolio e riducendo il peso delle accise (...)»;

   un esempio di quanto l'aumento del costo dei carburanti stia portando alla paralisi a cascata di diversi settori dell'economia italiana è dato dalle proteste degli autotrasportatori di Puglia, Campania, Basilicata e Abruzzo che si sono fermati e hanno intensificato i presidi sulle principali arterie che collegano il sud al nord del Paese dichiarando quanto segue: «Guadagniamo di più restando fermi. Un mese fa per fare il, pieno ci volevano 600 euro, oggi ce ne vogliono 800». Conseguentemente al blocco degli autotrasportatori, e solo a titolo di esempio, l'associazione panificatori di Monte Sant'Angelo a Foggia ha scritto al prefetto per denunciare l'impossibilità di produrre pane e altri generi di prima necessità per via del blocco dei tir che trasportano presso i loro negozi le materie prime necessarie –:

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza finalizzate a ridurre il prezzo dei carburanti e, in particolare, le componenti che incidono fortemente su di esso, ovvero le accise e l'Iva.
(5-07654)


   ALBANO, OSNATO e BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   su 1,2 milioni di contribuenti che avevano aderito alla rottamazione-ter e al saldo e stralcio all'inizio della pandemia nel 2020 solo il 57 per cento ovvero 718 mila, sono riusciti a far fronte alle scadenze previste;

   conseguentemente il 43 per cento cioè 532 mila contribuenti, sono decaduti dalle sanatorie sopra dette e si trovano nella condizione di dover versare, non più in forma rateale ma integralmente, gli importi del debito residuo con l'aggiunta di sanzioni ed interessi;

   tale situazione produce un ammontare complessivo di 2,45 miliardi di euro che lo Stato non riscuoterà mediante i rateizzi precedentemente in essere, bensì attivandosi attraverso la riscossione ordinaria e coattiva, con evidenti esiti incerti;

   la richiesta di tali importi in modo integrale rischia di tramutarsi in una vera e propria emergenza sociale, inserendosi in un quadro di già chiara crisi di liquidità per cittadini ed imprese, acuita dall'aumento dei costi delle materie prime ed energia e dalla ripresa delle notifiche degli accertamenti per il 2015;

   tali richieste stanno partendo in tempi record verso già mezzo milione di contribuenti attraverso intimazioni di pagamento integrali del debito residuo entro 5 giorni alle quali seguiranno procedure esecutive cautelari come fermi amministrativi, ipoteche e pignoramenti;

   sembrerebbe necessaria e quanto mai urgente una nuova forma di dilazione che permetta a cittadini ed imprese di non trovarsi nuovamente in difficoltà, ed alla finanza pubblica di percorrere forme di riscossione conciliative;

   il Governo, a seguito di un ordine del giorno recentemente presentato da Fratelli d'Italia, si è impegnato a valutare l'opportunità di individuare modalità di ristrutturazione del debito fiscale e contributivo complessivo, per tutti i contribuenti che, per le obiettive difficoltà dovute alla crisi economica, non hanno potuto effettuare i relativi versamenti dovuti (derivanti, a mero titolo esemplificativo e non esaustivo, da piani di dilazione, rottamazione-ter, saldo e stralcio, ritenute alla fonte e imposta sul valore aggiunto nonché i versamenti relativi ad importi richiesti a seguito del controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni, avvisi di accertamento e cartelle di pagamento e, comunque, in tutti i casi di omessi versamenti di importi esposti in dichiarazione) e in essere al 31 dicembre 2021, accordando la possibilità di effettuare ex novo i versamenti a partire dal mese di giugno 2022, in non meno di settantadue rate mensili e senza applicazione di sanzioni, interessi e ulteriori oneri accessori –:

   in che modo intenda intervenire e in quali tempi, concretamente utili, per dare seguito all'impegno del Governo di cui in premessa, offrendo l'opportunità di una nuova dilazione di pagamento per questi contribuenti evitando una grave emergenza sociale ed un'ecatombe di piccole imprese.
(5-07656)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la normativa vigente prevede per le amministrazioni pubbliche l'obbligo di approvvigionarsi di beni e servizi attraverso le convenzioni stipulate da Consip Spa avvero dalle centrali di committenza regionali; permane la facoltà di attivare, con idonea motivazione e controllo, propri strumenti di negoziazione laddove tale opzione sia orientata a conseguire condizioni economiche più favorevoli rispetto a quelle fissate dalle convenzioni-quadro;

   la Consip, società per azioni il cui unico azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze, opera realizzando il programma di razionalizzazione della spesa pubblica, bandendo, per le singole amministrazioni, – sulla base di accordi bilaterali –, gare per progetti complessi;

   il ricorso a strumenti di acquisti tramite centrali di committenza è volto ad ottimizzare le procedure di gara e programmare centralmente acquisti e lavori anche nell'ottica delle economie di scala razionalizzando le risorse umane, strumentali ed economiche;

   negli anni, il sistema Consip ha presentato talune disfunzioni richiamate altresì in diverse relazioni della Corte dei Conti, Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato. Tra le criticità più significative vi è anche la non competitività dei prezzi rispetto al mercato, fattore che sembrerebbe essere in contrasto con i principi volti alla razionalizzazione della spesa pubblica;

   nel 2016 la Consip ha indetto una gara a procedura aperta per l'affidamento dei servizi di pulizia ed igiene ambientale e altri servizi aggiuntivi da eseguirsi negli immobili adibiti ad uso caserma per le pubbliche amministrazioni, suddivisa in 14 lotti, aggiudicati per lo stesso importo a base d'asta pari a euro 582.000.000,00 ed entrata in vigore il 1° gennaio 2022;

   il bando di gara prevedeva come requisito alla partecipazione l'aver realizzato, complessivamente negli ultimi due esercizi finanziari, approvati alla data di pubblicazione del bando, un fatturato specifico per le prestazioni di pulizie;

   tale condizione ha, di fatto, limitato l'ambito di partecipazione atteso che i lotti sono stati aggiudicati solo ed esclusivamente a tredici aziende, favorendo imprese di pulizia appartenenti alla fascia di classificazione "L", quindi, con un fatturato medio annuo superiore a euro 8.263.310,00, con esclusione delle piccole e medie imprese, contrariamente a quanto previsto dalla normativa in materia di appalti e servizi per cui occorre garantire la più ampia partecipazione;

   così facendo si è creata una situazione di monopolio del servizio solo in capo a determinate grandi aziende e, per i prossimi tre anni, le amministrazioni dovranno aderire alla suddetta convenzione – senza bandire nuove procedure di gara – e migliaia di piccole e medie imprese non potranno più prestare i propri servizi, con gravi ripercussione anche a livello occupazionale;

   anche per un'altra gara indetta da Consip nel 2012 per l'affidamento di servizi di pulizia in istituti scolastici di ogni ordine e grado, le vicende oggetto di indagine da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcom) evidenziarono una eccessiva concentrazione della domanda e dell'offerta, con la sostanziale esclusione delle piccole e medie imprese e l'emersione di intese volte alla spartizione del mercato severamente censurate dall'Agcom;

   ulteriore criticità relativa alla convenzione Caserme riguarda l'assenza del risparmio di spesa per le amministrazioni, deducibile da alcuni dati economici; la guardia di finanza della regione Toscana, nel 2018, all'esito di una procedura di gara, aveva affidato l'erogazione dei servizi di pulizia per l'importo di euro 369.508,91 all'anno. A seguito dell'adesione alla Convenzione Consip Caserme i medesimi servizi sono stati affidati per euro 665.680,05 all'anno, comportando, quindi, un aumento del costo del 72 per cento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di avviare, per quanto di competenza, verifiche per accertare possibili anomalie nella procedura di gara «Consip Caserme», segnalando le eventuali irregolarità emerse alle autorità competenti e se non intenda adottare iniziative anche di carattere normativo, al fine di garantire il principio della massima concorrenza per evitare che alle gare indette da Consip partecipino solo grandi imprese in situazioni di monopolio.
(4-11535)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in una nota rilasciata dal Sindacato nazionale autonomo polizia penitenziaria viene lamentato come, nella casa circondariale di Teramo, persistano da tempo gravi carenze di personale organico, non potendo quindi provvedere alla gestione ottimale dello stesso qualora si presenti la necessità di rimodulare i posti di servizio, se non a discapito del già preoccupante livello di sicurezza in cui versa l'istituto penitenziario. Risulta inoltre impossibile anche l'impiego di personale organico dei vari uffici, in quanto di numero inferiore rispetto alle previsioni, nonostante la mole di lavoro e le competenze siano aumentate esponenzialmente negli ultimi anni;

   nella nota viene chiesto disperatamente agli uffici superiori un aumento dei contingenti di Polizia penitenziaria, al fine di migliorare le condizioni lavorative del personale, predisporre un piano di smaltimento di congedo ordinario pregresso (allo stato attuale vi sono 17647 giorni di congedo ordinario da smaltire) e prevedere di un aumento dei livelli di sicurezza unitamente alla diminuzione del ricorso al lavoro straordinario (dal 1° novembre 2021 al 31 gennaio 2022 sono state già consumate ben 13.742 ore di straordinario, ben 4.500 ore al mese);

   infatti, nel 2017, è stato previsto un ammontare di personale in organico pari a 216 unità, ma quello effettivamente in servizio è di sole 142 unità. Ciò ha comportato che le diverse integrazioni predisposte nel corso degli anni siano state interamente assorbite dai nuovi collocamenti in quiescenza o da diversi distacchi predisposti dagli uffici superiori;

   come se ciò non bastasse, nel mese di gennaio 2022 sono stati emanati dei provvedimenti urgenti di integrazione organica per alcuni istituti, più precisamente con le note del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria n. 0029912 e 0032154 rispettivamente del 26 gennaio 2022 e 29 gennaio 2022, dove sorprendentemente però non veniva inclusa la casa circondariale di Teramo, nonostante fossero già state segnalate le gravissime difficoltà operative ivi esistenti;

   viene infine evidenziato come, a queste condizioni, non risulti possibile predisporre i basilari servizi essenziali di sicurezza, quali ad esempio il servizio armato della sentinella e il servizio armato della pattuglia automontata, e come, nel caso di eventuali servizi non programmati, si renda necessario richiamare in servizio il personale posto in congedo o in riposo, soprattutto quando alcuni membri del personale risultino positivi al COVID-19. Nello stesso istituto, inoltre, risultano essere positivi allo stesso oltre 100 detenuti, comportando ulteriori tensioni all'interno dei reparti detentivi;

   quanto lamentato dal Sinappe va ad aggiungersi alle innumerevoli altre notizie riguardanti la situazione in cui versano i nostri istituti penitenziari, così come evidenziato in passato dall'interrogante. In uno Stato che si prefigge l'obiettivo di garantire i diritti di tutti i suoi lavoratori e di assicurare la sicurezza di tutti i suoi cittadini, situazioni del genere non possono più essere tollerate –:

   quali siano i motivi per cui la casa circondariale di Teramo sia stata esclusa dai provvedimenti di reintegrazione dell'organico emanati a gennaio 2022 dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;

   quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di garantire una maggiore e migliore gestione delle nostre carceri.
(4-11519)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le organizzazioni sindacali della Polizia penitenziaria e Osapp e Sinappe hanno lamentato un accadimento gravissimo riguardante la casa circondariale di Ivrea;

   nel carcere in questione, infatti, è stato organizzato un incontro dalla stessa direzione amministrativa penitenziaria con il fine di discutere questioni inerenti ai diritti dei lavoratori degli istituti penitenziari. Stando a quanto dichiarano le organizzazioni sindacali sopracitate, però, non è stata consentita loro la partecipazione allo stesso in quanto prive di permesso sindacale senza il quale veniva preclusa la partecipazione all'evento in questione;

   a decidere sugli ingressi delle rappresentanze sindacali risulta essere stato il comandante del reparto, il quale ha richiesto lo stesso solamente ad alcune sigle sindacali, permettendone invece l'ingresso ad altre seppur prive, il tutto all'insaputa della direzione, unica titolare del rilascio di tali permessi, e senza che vi sia stata alcuna disposizione formale. Non si comprende, infatti, come il comandante fosse in possesso dei permessi in questione, essendo questi, di norma, custoditi in segreteria;

   solamente in un secondo momento la direzione, messa al corrente dei fatti, ha permesso l'ingresso ai sindacati esclusi in modo illegittimo;

   la creazione di un tale clima di scontro tra l'Amministrazione penitenziaria e le organizzazioni sindacali del personale penitenziario risulta vieppiù ingiustificabile laddove le suddette riscontrano oramai da tempo difficoltà sempre maggiori nel garantire i basilari diritti sindacali del personale delle carceri, in un contesto nel quale oramai si registrano criticità sempre maggiori in fatto di sicurezza e sul numero effettivo di personale negli istituti penitenziari, così come i fatti di cronaca oramai tristemente ci raccontano –:

   quali iniziative si intendano portare avanti nei confronti del comandante di reparto resosi responsabile di tali illegittime azioni nei confronti delle organizzazioni sindacali sopracitate;

   quali soluzioni intenda adottare il Ministro affinché tali accadimenti non si ripetano in futuro, al fine di garantire una pacifica interazione tra la direzione e le organizzazioni sindacali.
(4-11520)


   FERRO e PRISCO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con due note del 14 febbraio 2022, prot. nn. 22059 e 22060, i sindacati di categoria denunciavano le annose e gravi problematiche inerenti all'amministrazione penitenziaria, con particolare riguardo rispettivamente al perpetrarsi di aggressioni ai danni del personale sanitario in servizio presso le carceri e alla carenza di istituti per la formazione e l'aggiornamento del personale di Polizia penitenziaria;

   in particolare, l'Osapp ha ricordato come «sempre più spesso anche il Personale sanitario (medici e infermieri) in servizio in carcere è vittima di minacce, offese o aggressioni da parte di alcuni detenuti, [...]», portando ciò a diverse rinunce alle attività interne agli istituti penitenziari da parte dello stesso personale sanitario, con ricadute preoccupanti sul lavoro degli agenti di polizia penitenziaria in termini di maggior numero di visite ambulatoriali, ricoveri ospedalieri e piantonamenti;

   l'Organizzazione sindacale, in un'analisi del tutto condivisibile, addebita tale preoccupante situazione alla grave carenza di organico del personale del Corpo di polizia penitenziaria e alla circostanza che gli stessi agenti sono delegittimati «nel proprio ruolo e nelle funzioni che pure la legge gli attribuisce, oltre che essere sotto la “spada di Damocle” delle conseguenze giudiziarie e disciplinari per qualsiasi operazione di servizio debba compiersi a diretto contatto con la popolazione detenuta»;

   nella missiva prot. n. 22060, il sindacato esprime altresì perplessità e preoccupazioni «riguardo alla crescente mancanza di sedi (Scuole) presso cui effettuare corsi di formazione e di aggiornamento per il Personale in particolar modo di Polizia Penitenziaria. Tale carenza è stata, purtroppo, di recente incrementata dalla imminente chiusura, il prossimo mese di luglio della Scuola di Formazione di Portici che aveva una capienza di circa 70/80 posti cosicché il totale delle Scuole disponibili (Cairo Montenotte, Verbania, Parma, Roma, Sulmona e San Pietro Clarenza) al massimo della funzionalità non esuberano i 1.000 (mille) posti complessivi»;

   nel 2022 dovrebbe essere avviato il corso per 1.476 allievi agenti di Polizia penitenziaria e organizzati gli ulteriori corsi per 691 allievi vice ispettori e 583 vice sovrintendenti; gli allievi agenti nel 2023 dovrebbero essere 2.000 e non è chiaro ad oggi dove potrebbero essere utilmente allocati;

   per ovviare a tali criticità erano state suggerite strutture alternative idonee e dismesse da altre amministrazioni o, comunque, nella disponibilità del Demanio, come, ad esempio, la caserma «Pepicelli» ex Scuola allievi carabinieri di Benevento, con una capacità alloggiativa di 500 posti e disponibilità di apposito poligono di tiro interno, la caserma «Tescione» già sede dell'ospedale militare di Caserta e la caserma «Rispoli» della Scuola di commissariato di Maddaloni (Caserta) che, in quanto ex Scuola per allievi ufficiali, sottufficiali e truppa, disporrebbe di tutte le caratteristiche del caso;

   ogni proposta, però, è caduta nel vuoto, senza ricevere alcun tipo di riscontro –:

   accertata la fondatezza di quanto esposto in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere in merito, con particolare riguardo alla necessità di una riorganizzazione del sistema carcerario che contempli il potenziamento delle piante organiche e degli strumenti a disposizione per una più efficace azione penitenziaria e di uno specifico intervento per la ricerca e acquisizione di ulteriori strutture, pena l'impossibilità di far fronte in un prossimo futuro a un sufficiente numero di assunzioni e di progressioni in carriera nella Polizia penitenziaria.
(4-11525)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a Reggello, provincia di Firenze, c'è una zona industriale del Filarone, Piani della Rugginosa, che conta decine di aziende e più d 400 posti di lavoro, che ormai da più di un anno è difficile da raggiungere, soprattutto per i mezzi pesanti, poiché il cavalcavia di accesso è stato chiuso per motivi di sicurezza e nonostante diversi annunci in cui Autostrade per l'Italia impegnava a ricostruirne uno nuovo sopra l'autostrada A1, non è ancora stato realizzato –:

   se sia a conoscenza di questo progetto;

   di quali elementi disponga circa le tempistiche di realizzazione.
(3-02798)


   DONZELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 7 febbraio 2022 in consiglio comunale a Firenze l'assessore alla mobilità fiorentino, Stefano Giorgetti, ha annunciato che nel secondo semestre del 2022 inizieranno i lavori di Autostrade per Italia per lo svincolo di Peretola; l'assessore ha inoltre aggiunto che, sulla base delle informazioni a lui disponibili, i lavori saranno realizzati per fasi di opere per una durata complessiva dei cantieri stimata in 40 mesi –:

   se sia a conoscenza di questo progetto;

   se trovino conferma costi e tempistiche dichiarate dall'assessore.
(3-02799)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARBUTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a bordo dei treni Frecciargento e Frecciarossa in servizio da Salerno a Reggio Calabria il Wi-Fi non funziona e, a meno che non si disponga di un proprio dispositivo, risulta difficile poter accedere alla rete e svolgere la benché minima attività lavorativa, talché spesso appare una beffa ascoltare il messaggio registrato che invita a registrarsi sul Portale Frecce per accedere ai servizi offerti da Internet;

   detto disservizio, segnalato da diversi utenti, è stato constatato personalmente dall'interrogante che, settimanalmente, viaggia a bordo delle Frecce sulla tratta Lamezia Terme-Roma, per raggiungere la capitale e presenziare ai lavori della Camera dei deputati;

   è agevole evincere, da una consultazione del sito Trenitalia.com, nella sezione dedicata al Portale Frecce – Intrattenimento ad Alta Velocità, che la problematica è ben nota all'azienda, tanto che nelle Faq alla voce «Cosa fare se non si riesce a navigare in internet», si legge: «n.b. Sui treni Frecciargento il servizio di navigazione internet non è disponibile nelle tratte Caserta-Lecce, Salerno-Reggio Calabria e Genova-La Spezia»;

   da informazioni assunte sembrerebbe che Rfi abbia stipulato con un contratto per offrire questo servizio esclusivamente nelle tratte al di sopra di Salerno, con la sola eccezione della tratta Genova-La Spezia, per cui la zona a sud della suddetta città di Salerno e, quindi, segnatamente fino a Reggio Calabria, resta al di fuori del perimetro contrattuale, con tutti i disagi consequenziali a carico degli utenti; analogamente, verso est nella tratta Caserta-Lecce, mentre a Nord risulta esclusa solo la tratta Genova - La Spezia;

   appare veramente grave e assurda, se confermata, la scelta di Rfi di penalizzare una parte d'Italia scegliendo di non fornire un servizio importante come il Wifi e non si riesce a comprendere il criterio posto alla base di questa scelta che penalizza in particolare le zone meridionali e stride notevolmente con le reiterate e dichiarate buone intenzioni di voler colmare il gap infrastrutturale tra Nord e Sud;

   l'esclusione, infatti, non può non indignare tutti i viaggiatori di quelle linee i quali chiedono di poter usufruire – in pratica, non teoricamente, e comunque come tutti gli altri utenti in Italia – di tutti i servizi che vengono offerti a bordo delle Frecce, negli stessi incluso il servizio Wi-Fi –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente della situazione di cui sopra e se e quali siano le iniziative di competenza che intende adottare nell'immediato per promuovere una risoluzione delle criticità esposte affinché tutti gli utenti delle linee Salerno-Reggio Calabria e Caserta-Lecce abbiano i medesimi servizi di ogni viaggiatore in qualunque parte d'Italia e, nello specifico, il servizio Wi-Fi.
(5-07660)

Interrogazione a risposta scritta:


   RAFFA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in occasione della sua visita a Messina in data 7 marzo 2022, il Ministro interrogato ha dichiarato che: «L'investimento sulla sostenibilità si basa su due elementi. Quello fisico sulle infrastrutture, ma ci vogliono anche i servizi. Sono qui per avviare il tavolo istituzionale per discutere di questioni solo apparentemente secondarie ma che fanno la differenza: orari dei trasbordi, investimenti sulle stazioni e sulle nuove navi, penso che da questa estate potremo garantire migliore qualità della esperienza di chi si sposta»;

   la società Blujet, controllata di Rete Ferroviaria Italiana s.p.a., svolge il servizio di collegamento nello Stretto di Messina, per garantire la continuità territoriale tra la Sicilia e la Calabria, attraverso mezzi veloci;

   allo stato attuale, le biglietterie per il servizio sopra citato a Messina e Villa S. Giovanni sono costituite da gabbiotti prefabbricati che non forniscono all'utenza alcuna copertura e riparo, lasciandola così esposta agli agenti atmosferici (freddo e pioggia d'inverno, sole battente durante i mesi caldi);

   l'interrogante ha verificato di persona che sulla sponda messinese, all'apertura del servizio per la prima tratta mattutina, i cancelli per accedere alla zona biglietteria ed imbarco, dove sono ubicate due piccole e provvisorie strutture che fungono da sala di attesa, non aprono ad un orario prestabilito ma soltanto quando l'addetto alla sicurezza riceve l'avviso che dalla biglietteria sono pronti (il che, a volte, avviene anche solo pochi minuti prima dell'orario di partenza dell'aliscafo), costringendo così i viaggiatori ad attendere fuori dall'area, praticamente in mezzo alla strada o sul ristretto marciapiede adiacente l'ingresso e senza alcuna possibilità di riparo;

   coloro che partono da Villa S. Giovanni sono invitati dagli addetti della stessa Blujet ad attendere in piedi ed in mezzo al corridoio del sottopassaggio ferroviario pedonale, poiché non esiste né una sala d'attesa né uno spazio dedicato a tale funzione;

   per imbarcarsi sulle navi veloci non esiste una passerella coperta e, di conseguenza, durante le giornate di pioggia, i viaggiatori con le mani già occupate da valigie e borse e impossibilitati spesso ad utilizzare l'ombrello sono costretti a bagnarsi per percorrere il tratto che li conduce a bordo;

   allo stato attuale i progetti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevedono interventi di upgrading infrastrutturale importanti delle stazioni di collegamento intermodale di Messina Marittima e di Villa S. Giovanni che si spera possano risolvere in maniera definitiva i problemi sopra esposti, però tali interventi prevedono opere complessive di grande impatto che presumibilmente richiederanno tempi lunghi per l'avvio dei lavori e la loro realizzazione (con tutte le incertezze e gli imprevisti che sempre accompagnano i grandi progetti) –:

   se il Ministro interrogato sia informato della situazione esposta in premessa;

   se siano allo studio delle soluzioni immediate per garantire un servizio dignitoso all'utenza e che rispetti quantomeno degli standard minimi di qualità, eventualmente anche avviando immediatamente i lavori per le sale d'attesa e il rifacimento delle biglietterie o provvedendo con soluzioni provvisorie in attesa dell'avvio e dello svolgimento dei lavori.
(4-11524)

INTERNO

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, per sapere – premesso che:

   si apprende dai media che a Vallerotonda (in provincia di Frosinone) una allevatrice, e in particolare una pastora di nome Assunta Valente, subisce da due anni minacce e danni;

   la sua azienda avrebbe infatti riportato numerosi danneggiamenti di origine dolosa tra cui l'abbattimento di palizzate, gomme del trattore squarciate, tubature spezzate, recinti abbattuti, animali (oltre venticinque mucche) avvelenati e spariti, otto cani uccisi con il veleno e persino un avvertimento con la testa di una agnellina conficcata su un palo. L'ingresso dei suoi terreni, per i quali paga regolarmente l'affitto, verrebbero inoltre resi impraticabili, da ignoti, per impedire il pascolo;

   sempre secondo la stampa la pastora verrebbe denigrata e diffamata da alcuni personaggi della comunità locale: è stata infatti accusata di «essere pazza, esaurita, di inventarsi fandonie per i giornalisti, di non sapersi occupare degli animali perché il suo non è un mestiere per donne»;

   si tratterebbe quindi di intimidazioni gravissime e continue sulle quali, secondo i media, «peserebbe l'ombra inquietante della mafia dei pascoli, quel fenomeno che vedrebbe grandi aziende occupare vaste aree di terreni con il solo scopo di accedere ai fondi europei, pur senza garantire l'effettiva attività di pascolo degli animali»;

   all'origine di tali persecuzioni vi sarebbe quindi la volontà di ignoti di ottenere, attraverso reati e truffe, fondi dell'Unione europea per i pascoli estesi e l'allevamento brado: risorse pubbliche che dovrebbe sostenere le realtà agropastorali ancora presenti sul territorio ma che avrebbero invece favorito una corsa senza precedenti all'accaparramento di terreni da pascolo;

   questa tesi sembra essere sostenuta anche dalle Forze dell'ordine, dopo le denunce di Assunta Valente, secondo le quali l'obiettivo delle minacce e dei danneggiamenti sarebbe proprio quello di indurre la donna ad andare via e abbandonare i terreni da pascolo;

   se in passato la presenza femminile nella pastorizia era concentrata soprattutto al Nord, negli ultimi anni molte donne hanno riscoperto tale attività e sono oggi numerose le titolari di aziende zootecniche al Centro e anche al Sud e sulle isole. Le donne, secondo recenti indagini, hanno dato a tale mestiere un'accezione moderna coniugando l'allevamento anche con la cura e il benessere animale, promuovendo al tempo stesso il ripopolamento di zone marginali e la presenza di vivaci comunità negli insediamenti montani;

   per la sua attività Assunta Valente ha ricevuto numerosi riconoscimenti, ha preso parte a documentari tematici ed è stata nominata ambasciatrice del suo territorio in occasione del III Forum nazionale Agroecologia circolare di Roma;

   è quindi necessario contrastare ogni tipologia di sopraffazione condizionata da retaggi culturali arcaici e misogini che ancora oggi, in alcune zone del Paese, trovano purtroppo terreno fertile; si tratta di una mentalità diffusa, figlia di un pastorismo patriarcale, che vede in esperienze di vita e professionali come quella di Assunta Valente esempi intollerabili, da abbattere con ogni mezzo;

   salvaguardare le attività e le esperienze come quelle di Assunta Valente significa, infatti, non solo contrastare le discriminazioni di genere e tutelare il lavoro, l'incolumità e dignità della donna ma anche garantire il presidio dei territori, la cura dei pascoli e la preservazione della biodiversità –:

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere per tutelare l'incolumità e l'attività lavorativa nello specifico di Assunta Valente e delle donne pastore nel nostro Paese;

   se non ritengano necessario monitorare l'assegnazione dei fondi europei per la transumanza sul territorio nazionale al fine di contrastare e prevenire eventuali frodi.
(2-01442) «Cenni, Serracchiani, D'Elia, Incerti, Quartapelle Procopio, Nardi, Sensi, Braga, Ciagà, Mura, Morani, Bruno Bossio, Pellicani, Sani, Fragomeli, De Filippo, Morassut, Madia, Gribaudo, Boldrini, Frailis, Fiano, Pizzetti, Di Giorgi, Ianaro, Ciampi, Pollastrini, Carnevali, Bonomo, Schirò, Luciano Cantone, Casu, Cantini, Soverini».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   nel 2010 un fabbricato rurale, all'epoca un rudere, situato in Contrada Uliveto è stato trasferito dall'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati (Anbsc) al patrimonio indisponibile del comune di Cinisi, per scopi sociali e istituzionali, al fine restituirli alla collettività e accrescerne il valore;

   tale casolare faceva parte della confisca di alcuni beni immobili sottratti al boss mafioso Gaetano Badalamenti, nella seconda metà degli anni Settanta capo dell'associazione mafiosa denominata Cosa Nostra e condannato nel 2002 all'ergastolo quale mandante dell'omicidio di Peppino Impastato;

   il comune di Cinisi, attraverso i finanziamenti europei del Fondo di sviluppo e coesione e in particolare del Fondo di sviluppo rurale, ha sottoposto il casolare a un importante intervento di recupero e di ristrutturazione, per alcune centinaia di migliaia di euro, al fine di adibirlo a «centro ricreativo e culturale collegato al sistema regionale delle aree protette e delle razze autoctone»;

   nel gennaio 2021 il comune di Cinisi ha altresì sottoscritto un accordo di collaborazione con l'Associazione «Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato» per utilizzare l'immobile anche «quale “Centro di diffusione della Cultura della Legalità” da mettere in rete con altri luoghi simbolo delle battaglie antimafia portate avanti da Peppino Impastato, dandone consegna alla collettività e alla memoria delle future generazioni»;

   su istanza di Leonardo Badalamenti, figlio di Gaetano Badalamenti, la confisca di questo specifico bene è stata revocata nell'agosto 2021 con ordinanza della I sezione della Corte d'assise di Palermo all'esito di una complicatissima vicenda giudiziaria riguardante l'individuazione a livello catastale del bene al momento del sequestro e la sua provenienza o meno dal reinvestimento di capitali illeciti;

   Leonardo Badalamenti, condannato definitivamente a 5 anni e 10 mesi per traffico di sostanze stupefacenti dal tribunale di San Paolo in Brasile, nei confronti del quale è stato chiesto il rinvio a giudizio per aver tentato di occupare l'immobile con la violenza e per calunnia nei confronti del sindaco di Cinisi, Gianni Palazzolo;

   al comune di Cinisi, proprietario del bene, non è mai stata comunicata l'esistenza del contenzioso riguardante la revoca della confisca attivato su iniziativa di Leonardo Badalamenti;

   l'Anbsc il 22 febbraio 2022 ha informato il comune di Cinisi che per il 25 febbraio erano fissate le operazioni dell'immissione in possesso dell'unità immobiliare a favore di Badalamenti, poi rinviata al 29 aprile, dieci giorni prima del 9 maggio, giorno della commemorazione del 44° anniversario dell'omicidio di Peppino Impastato;

   l'articolo 46 del Codice antimafia stabilisce che la restituzione dei beni confiscati possa avvenire «anche per equivalente (...) quando i beni medesimi sono stati assegnati per finalità istituzionali o sociali (...) e la restituzione possa pregiudicare l'interesse pubblico. In tal caso l'interessato (...) ha diritto alla restituzione di una somma equivalente al valore del bene confiscato come risultante dal rendiconto di gestione, al netto delle migliorie, rivalutato (...)»;

   il comune di Cinisi, con delibera n. 27 del 23 febbraio 2022, ha manifestato la volontà di avvalersi della facoltà prevista dal citato articolo 46 del Codice antimafia nella considerazione che la restituzione materiale dell'immobile si pone in evidente contrasto con preminenti interessi pubblici –:

   se il Ministro interpellato, per quanto di competenza, intenda adoperarsi in ogni modo, tramite l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità, anche in collaborazione con l'Avvocatura dello Stato, per affiancare e sostenere il comune di Cinisi nel far valere il diritto di ritenzione basato sulla previsione dell'articolo 46 del codice antimafia, affinché il bene non venga restituito agli eredi di Gaetano Badalamenti e sia conservato al patrimonio dello Stato.
(2-01445) «D'Uva, Casa, Davide Aiello, Baldino, Brescia, Maurizio Cattoi, Francesco Silvestri, Corneli, De Carlo, Dieni, Elisa Tripodi, Alaimo, Azzolina, Giordano, D'Orso, Ascari, Bonafede, Cataldi, Di Sarno, Ferraresi, Giuliano, Perantoni, Saitta, Salafia, Sarti, Scutellà, Aresta, Del Monaco, Frusone, Iovino».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

  l'Associazione italiana Alberghi per la gioventù è un ente morale e assistenziale che, da 75 anni a questa parte e allo scopo di favorire l'integrazione tra i popoli, ha gestito immobili propri e di proprietà di enti pubblici garantendo il turismo giovanile, scolastico, sociale e familiare in Italia, ma anche l'accoglienza nelle situazioni di emergenza umanitaria che, di volta in volta, si sono presentate;

   a titolo esemplificativo, si può citare l'utilizzo della struttura di Napoli come rifugio per i cittadini coinvolti negli eventi sismici dell'Irpinia, ma anche delle diverse strutture dislocate sull'intero territorio italiana ai fini dell'accoglienza dei migranti, tra il 2015 e il 2020, nell'ambito del progetto «Accoglienza solidale»;

   il coinvolgimento delle realtà sociali italiane ricopre un ruolo fondamentale nell'affrontare l'emergenza umanitaria che ha colpito il popolo ucraino che, di fronte alle difficoltà della guerra, cerca rifugio nel nostro Paese, da sempre impegnato per la pace tra i popoli e tra le nazioni;

   il delicato momento che si sta affrontando richiede sensibilità e sentita condivisione di intenti che, unitamente alle azioni di volontariato civile, sono fattori determinanti e che si affiancano alle azioni intraprese da ciascuno Stato;

   l'Associazione citata, confermando la propria vicinanza e sensibilità rispetto alle ragioni del sociale e a sostegno del disagio, in un'ottica di impegno solidale, morale e sociale, si è resa disponibile a offrire una concreta e immediata azione a favore dei profughi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga di adottare iniziative idonee a coinvolgere attivamente l'Associazione, italiana Alberghi per la gioventù nella fase di accoglienza dei profughi ucraini.
(5-07658)


   FERRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 6 ottobre 2021 il Ministero dell'interno ha adottato la circolare n. 6497, con la quale sono state fornite agli ufficiali di stato civile dei comuni le linee condotta sulla trattazione delle domande di cittadinanza;

   in particolare, è stato prescritto di dare priorità alla trattazione delle domande di cittadinanza iure sanguinis nelle quali sia vantata una discendenza da avo non interessato dalla cosiddetta Grande naturalizzazione brasiliana del 1889 e di lasciare le domande di cittadinanza, nelle quali sia vantata una discendenza da avo interessato a tale naturalizzazione, alla trattazione in un momento successivo, in attesa di una auspicata consolidazione dell'orientamento giurisprudenziale in ordine alla questione della possibile perdita della cittadinanza da parte degli italiani emigrati in Brasile e interessati alla naturalizzazione;

   la ragione dell'indicato congelamento delle domande di cittadinanza formulate da discendenti di cittadini interessati alla naturalizzazione brasiliana si radica su due sentenze della corte di appello di Roma – che gli ufficiali di stato civile dei comuni sono stati invitati a tenere in debita considerazione – con le quali è stato affermato che «si desume inequivocabilmente l'accettazione tacita dell'avvenuto acquisto della cittadinanza brasiliana e soprattutto la contestuale rinuncia tacita a quella italiana alla luce del disposto dell'articolo 11 del C.C. del 1865»;

   tuttavia la circolare in discorso non considera che i precedenti ivi citati della corte di appello di Roma esprimono un orientamento isolato, che si pone in evidente attrito con l'orientamento giurisprudenziale di merito e di legittimità consolidatosi in materia, secondo cui l'articolo 11, comma 1, n. 2, del codice civile del 1865 deve essere interpretato nel senso che la perdita della cittadinanza italiana, per effetto dell'ottenimento della cittadinanza in Paese estero, postulava una specifica iniziativa che esprimesse una chiara volontà di acquisto della cittadinanza straniera sulla base di una apposita manifestazione di volontà che, se accolta, avrebbe determinato la perdita della cittadinanza italiana;

   ne consegue che, in difetto di una iniziativa siffatta, volta ad un tempo ad acquisire la cittadinanza straniera e a perdere la cittadinanza italiana, non può sostenersi che i cittadini italiani interessati dalla naturalizzazione brasiliana del 1889, attributiva della cittadinanza brasiliana ai residenti stranieri in virtù dello ius soli, salvo il diritto di rinuncia da esercitarsi entro sei mesi, abbiano, per ciò solo, perduto la cittadinanza italiana; ulteriore corollario di tale preferibile linea interpretativa è che non può ritenersi interrotta la linea di trasmissione della cittadinanza tra l'avo interessato alla naturalizzazione brasiliana ed il relativo discendente che invoca il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis;

   in tal senso si è espressa, da ultimo, la corte di appello di Roma, Sezione I civile, in data 8 ottobre 2021 che ha dichiaratamente inteso superare l'orientamento isolato espresso dalla sentenza n. 5171/2021 della medesima corte – cui ha mostrato adesione la citata circolare – ponendosi in linea di continuità con l'orientamento giurisprudenziale consolidato espresso dalla Corte di cassazione sin dal 1907, a conferma di una anteriore pronuncia della corte di appello di Potenza, e, più di recente, ribadito dalla Corte di cassazione con la sentenza n. 3175/2010;

   pertanto, ad avviso dell'interrogante, la circolare n. 6497 merita un ripensamento, in quanto, sulla scorta della surriferita corretta ermeneusi dell'articolo 11, comma 1, n. 2 del codice civile del 1865, non può presumersi che i cittadini italiani interessati dalla naturalizzazione brasiliana, per ciò solo, abbiano automaticamente perso la cittadinanza italiana;

   dunque, non vi è alcuna ragione per pretermettere la sollecita trattazione delle domande di cittadinanza avanzate da discendenti di cittadini interessati alla naturalizzazione brasiliana –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica rappresentata e quali iniziative di competenza intenda adottare.
(5-07661)


   FRAGOMELI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto di istruzione secondaria superiore «Alessandro Greppi» di Monticello Brianza, in provincia di Lecco, è da anni un riconosciuto esempio di eccellenza in ambito scolastico, sia a livello locale che nazionale. L'istituto Greppi rappresenta un vero e proprio unicum, sia per scelta e qualità dell'offerta formativa, sia per l'accessibilità a percorsi di studio riguardanti competenze trasversali rispetto ai normali piani scolastici, così come per la proficua interazione tra istituto e realtà produttive territoriali;

   i risultati raggiunti dall'istituto Greppi sono il frutto di un lavoro corale, innovativo per contenuti e metodologia, iniziato nei primissimi anni Novanta e portato avanti da diversi insegnanti oggi considerati il gruppo storico di docenti dell'Istituto;

   a partire dall'agosto 2020, una serie di gravi accadimenti ha inciso sul lavoro di alcuni docenti e pregiudicato il benessere psico-fisico di almeno tre di loro, anche a causa di alcune minacce scritte e anonime da loro ricevute;

   in particolare, durante la riduzione delle attività e la ridotta presenza di personale docente, a causa dell'emergenza Covid che aveva determinato l'applicazione della didattica a distanza, è avvenuto il ritrovamento nei cassetti personali di due insegnanti di biglietti anonimi riportanti con linguaggio greve e offensivo accuse di incompetenza e volgari incitamenti a lasciare l'istituto;

   al ritrovamento dei biglietti anonimi è seguita, da parte dei destinatari delle minacce, la formale denuncia alle autorità preposte –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare perché sia fatta chiarezza, quanto prima, sulla vicenda delle minacce ricevute dai docenti e per prevenire in futuro il ripetersi di fatti analoghi.
(5-07662)

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel pomeriggio del 21 febbraio 2022 su tutti gli organi di stampa e nei vari social media sono state rilanciate le immagini di un corteo di tifosi del Napoli calcio che procedeva verso lo Stadio «Unipol domus» per poter assistere alla partita valevole per il campionato di serie A di calcio Cagliari-Napoli;

   è da tempo risaputa la rivalità esistente tra le due tifoserie, un'ostilità confermata dai cori pronunciati dagli stessi tifosi del Napoli e dal sopraggiungere di notizie, negli stessi organi di stampa, della presenza di qualche tifoso cagliaritano che minacciava lo scontro con i suddetti tifosi;

   non risulta adottata, nonostante la risaputa rivalità esistente, nessuna determinazione da parte dall'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive nell'anno 2022;

   si apprende dagli organi di stampa del susseguirsi delle dichiarazioni del signor questore di Cagliari che si riportano fedelmente:

    «Obbligarli con la forza a salire sui bus avrebbe significato dover scatenare una guerriglia urbana in pieno centro»;

   sul quotidiano locale l'Unione Sarda la cronaca riporta: «Già nel primo pomeriggio i tifosi napoletani, arrivati nell'aeroporto di Elmas da più parti d'Italia, si sono rifiutati di salire sui bus diretti allo stadio, tenendo in scacco per un'ora il centro città. Hanno sfilato fino all'Unipol Domus, bastoni delle bandiere in mano per intimidire, insultando Cagliari e i cagliaritani. E un gruppetto di violenti si è presentato minaccioso davanti alla sede de L'Unione Sarda, provando a fare irruzione»;

   il corteo dei tifosi ha percorso le strade del centro della città, abitualmente affollate per un tranquillo lunedì pomeriggio lavorativo e senza alcuna interruzione del traffico automobilistico, visto e considerato che non c'è stato nessun tipo di preavviso all'amministrazione comunale e al competente comando della polizia municipale se non quando il corteo era in svolgimento;

   è doveroso il ringraziamento e la solidarietà per il lavoro e l'operato incessante del personale delle forze dell'ordine impegnate, in particolare gli agenti feriti o contusi pre e post partita;

   martedì 16 novembre 2021, il Ministro dell'interno Luciana Lamorgese ha adottato la direttiva che fornisce le indicazioni sullo svolgimento delle manifestazioni di protesta e di contestazione che si svolgono sull'intero territorio nazionale contro le misure sanitarie di contenimento del contagio da COVID-19, sia con riguardo all'introduzione dell'obbligo del green pass, sia con riferimento alla campagna vaccinale in atto;

   nel sito internet del Ministero dell'interno si specifica che, per la loro valenza generale, le indicazioni potranno trovare applicazioni per manifestazioni pubbliche attinenti ad ogni altra tematica –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e dei motivi per i quali nessuna determinazione sia stata adottata per la succitata partita da parte del competente osservatorio; se l'organico del personale della polizia impegnato fosse e sia attualmente sufficiente per analoghi eventi sportivi e se siano stati identificati, per quanto di competenza, i responsabili dei disordini, e quali iniziative di competenza si intendano adottare per chi è stato protagonista dei fatti succitati.
(4-11530)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   ALBANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 1 del decreto-legge n. 1 del 2022 che introduce l'articolo 4-quinquies al decreto-legge n. 44 del 2021, viene esteso l'impiego dei certificati vaccinali e di guarigione sui luoghi di lavoro e quindi, a decorrere dal 15 febbraio 2022, per l'accesso ai luoghi di lavoro i lavoratori devono «...possedere e sono tenuti a esibire una delle certificazioni verdi COVID-19 di vaccinazione o di guarigione di cui all'articolo 9, comma 2, lettere a), b) e c-bis) del decreto-legge n. 52 del 2021»;

   i lavoratori che comunichino di non essere in possesso del Green pass (super se over 50 o base se under 50), o che ne risultino privi al momento dell'accesso ai luoghi di lavoro, saranno considerati assenti ingiustificati, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro, fino alla presentazione di un Green pass;

   per i giorni di assenza ingiustificata resta valida la nota prescrizione a mente della quale: non è dovuta alcuna retribuzione, né altro compenso o emolumento, comunque denominati e successivamente «dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata» il datore di lavoro «può sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni lavorativi, rinnovabili fino al predetto termine del 31 marzo 2022, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del posto di lavoro per il lavoratore sospeso», (per gli over 50, la disciplina allo stato trova applicazione fino al 15 giugno 2022);

   la norma non prevede però informazioni per ciò che riguarda i lavoratori che ottengono il green pass nel periodo di sostituzione e che, quindi, non possono essere reinseriti nella loro carica, ma ne avrebbero, di fatto, tutti i diritti –:

   se quanto detto in premessa corrisponda al vero e quali iniziative urgenti intenda intraprendere per garantire il diritto al lavoro e alla retribuzione, anche ai lavoratori sospesi e momentaneamente sostituiti, che, nel periodo di sospensione, riescono a ottenere il green pass.
(4-11533)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il tratto di costa del Compartimento marittimo di Ravenna è, da sempre, una delle zone più importanti per la pesca delle vongole;

   tale attività si svolge su un'ampiezza territoriale ridotta del 50 per cento a causa dell'interdizione di alcuni tratti di costa, scontrandosi, allo stesso tempo, con le attività turistiche della zona e le altre attività della piccola pesca;

   ai limiti territoriali, si aggiunge non solo il problema della ridotta crescita del prodotto – a cui si è fatto fronte intraprendendo molte azioni di spostamento di zona di semina senza, però, ottenere risultati importanti, ma anche la moria di vongole che, negli anni 2018, 2019 e soprattutto 2020, ha interessato il tratto marittimo ravennate incidendo pesantemente sul volume d'affari del Consorzio per la gestione della pesca dei molluschi bivalvi (Co.ge.mo.) nel compartimento di Ravenna;

   a seguito di un'analisi effettuata all'Agenzia prevenzione ambiente energia dell'Emilia-Romagna, tale fenomeno sembra essere stato causato non da apporti di sostanze inquinanti nelle acque del mare, ma da eventi eutrofici indipendenti dalla volontà dell'uomo, quali la mancanza di ossigeno sul fondale;

   nell'area di pesca considerata, effettuando una comparazione con il contiguo Compartimento Marittimo di Rimini, si nota come, nel quinquennio 2017-2021, il volume d'affari prodotto dall'imbarcazione campione operante nel Compartimento di Rimini risulta maggiore del 118 per cento rispetto a quello prodotto dall'imbarcazione campione operante nel Compartimento di Ravenna. Tenendo in considerazione il solo triennio 2018-2020, il dato aumenta addirittura al 183 per cento;

   a tali difficoltà si sarebbe potuto far fronte attraverso meccanismi di solidarietà professionale fra i produttori, ad esempio ospitando in via temporanea alcune imbarcazioni del Compartimento di Ravenna in grave sofferenza a pescare nel Compartimento confinante di Rimini. Tali meccanismi non sono stati, però, mai realizzati;

   il volume di affari degli ultimi anni non consente in alcun modo la copertura dei costi di esistenza in vita delle diciotto imprese operanti nel Compartimento di Ravenna e lo stato di difficoltà prolungata a cui sono state sottoposte rischia, inevitabilmente, di portarle al collasso economico –:

   se sia a conoscenza della situazione espressa in premessa e, nel caso, se non intenda valutare la possibilità di introdurre nel decreto ministeriale che disciplina il funzionamento del Co.ge.mo. il diritto, in capo al Ministero e alle regioni nelle quali insistono i Co.ge.mo. coinvolti, a fronte di una conclamata e certificata sofferenza di un compartimento marittimo dovuta a fenomeni naturali e/o ambientali straordinari, di imporre un meccanismo di solidarietà fra Co.ge.mo. limitrofi nel caso in cui la solidarietà professionale non scaturisca spontaneamente fra consorzi.
(5-07659)

Interrogazione a risposta scritta:


   MELONI, LOLLOBRIGIDA, ALBANO, PRISCO, FERRO, DEIDDA, BUCALO, VARCHI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   domenica 6 marzo 2022 a Civitanova Marche, in provincia di Macerata, si è tenuta l'Assemblea nazionale dell'Associazione produttori pesca, che ha visto partecipare i rappresentanti dell'ottanta per cento delle marinerie italiane;

   in quella sede si è affrontato il tema del rincaro del prezzo del gasolio, che, nel giro di un anno, e recentemente a causa del conflitto in Ucraina, ha subito un aumento del 70 per cento, segnando una crescita esponenziale e fuori controllo (da 39 centesimi al litro alla soglia di un euro) che ha indotto alcuni imprenditori della pesca a disarmare le imbarcazioni e licenziare il personale, non essendo più in grado di sostenere i costi, considerato che il gasolio rappresenta il sessanta per cento dei costi fissi in un'impresa di pesca;

   in questo quadro è importante rilevare che nel 2008, periodo di costi altissimi, quando il petrolio era quotato 154 dollari al barile il gasolio per la pesca veniva pagato 0,77 euro al litro, mentre nel 2022 con il petrolio a 110 dollari al barile il gasolio costa già circa 1 euro al litro;

   il comparto della pesca è stato negli ultimi anni già fortemente provato, sia a causa del caro gasolio, sia per le conseguenze della pandemia, sia a causa della riduzione dell'attività di pesca scattata dal 1° gennaio 2022 per un corposo segmento produttivo della flotta nazionale a causa delle nuove disposizioni dell'Unione europea e del Consiglio generale della pesca nel Mediterraneo che hanno ridotto le uscite in mare a 120-130 giorni in base alle dimensioni delle imbarcazioni, pari ad un terzo delle giornate annue, mettendo a rischio quasi la metà del pescato nelle acque nazionali;

   per i motivi sin qui esposti nella sua riunione del 6 marzo l'Assemblea nazionale dell'Associazione produttori pesca ha indetto uno sciopero della durata di una settimana, ribadendo che «Il caro gasolio non permette più di sostenere l'attività di pesca e il comparto ha deciso di fermarsi» –:

   per quali motivi il prezzo del carburante da pesca presenti un differenziale di prezzo così alto rispetto al costo del petrolio al barile;

   quali urgenti iniziative intenda intraprendere per sostenere il comparto pesca, anche prevedendo sostegni mirati, come già accaduto per l'autotrasporto, e iniziative a difesa di questo importante settore economico in tutte le sedi, anche quelle europee, rimettendo il settore della pesca al centro delle scelte strategiche dell'Italia, e attivandosi, in particolare in ambito europeo, per la revisione dei tagli alle attività.
(4-11528)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   SARLI e EHM. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la Gazzetta Ufficiale n. 62 del 6 agosto 2021 ha pubblicato il bando di concorso pubblico, per titoli ed esami, su base distrettuale, per il reclutamento a tempo determinato di ottomilacentosettantuno unità di personale non dirigenziale dell'area funzionale terza, fascia economica F1, con il profilo di addetto all'Ufficio per il processo, da inquadrare tra il personale del Ministero della giustizia;

   il bando di concorso all'articolo 8 (graduatorie definitive di merito) il comma 2 (....) prevede che, nel caso le graduatorie risultassero ancora incapienti, l'amministrazione giudiziaria potrà coprire i posti non ancora assegnati mediante scorrimento delle graduatorie degli idonei non vincitori del distretto più vicino (..);

   sul sito «Concorsi e riqualificazione PA» dal 14 gennaio 2022 sono presenti le graduatorie di vincitori e idonei per tutti i distretti d'Italia. Dalla loro visione, risultano molti posti vacanti nelle regioni del nord e un sopra numero d'idonei al sud, in particolare a Roma e a Napoli;

   il decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17 recante Misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali, all'articolo 33, comma 2, novella il decreto-legge n. 80 del 2021 e, in particolare, prevede: al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi e il rispetto dei tempi previsti dal Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, per i concorsi richiesti dal Ministero della giustizia, qualora una graduatoria distrettuale risulti incapiente rispetto ai posti messi a concorso per un profilo, l'amministrazione giudiziaria può coprire i posti ancora vacanti mediante ulteriore scorrimento delle graduatorie degli idonei non vincitori del medesimo profilo di altri distretti. A tali ulteriori procedure di scorrimento, aventi ad oggetto uno o più distretti che presentano residue scoperture nel profilo, possono partecipare, presentando domanda per uno solo dei distretti oggetto della procedura, i candidati risultati idonei, ma non utilmente collocati, nelle altre graduatorie distrettuali ancora capienti, tenendosi conto per ciascuno di essi della votazione complessiva ivi conseguita –:

   se il Governo non ritenga che le norme di cui al decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17 di cui in premessa e in particolare l'articolo 33 possano creare pregiudizio ai concorrenti risultati idonei al concorso pubblico sopra citato del 6 agosto 2021, tenuto conto che, nel bando del concorso era stabilito il criterio di assorbire gradualmente gli idonei del primo distretto più vicino, nel caso le graduatorie risultassero ancora incapienti;

   se la presentazione da parte dei candidati risultati idonei al bando di concorso sopra citato di una domanda per uno solo dei distretti, così come previsto dal decreto-legge 1° marzo 2022 n. 17, possa determinare la decadenza dalla precedente graduatoria pubblicata il 14 gennaio 2022 sul sito «Concorsi e riqualificazione PA»;

   quali iniziative di competenza si intenda intraprendere al riguardo.
(4-11529)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   l'attività di emergenza territoriale (E.t.), «Servizio 118» è svolta sul territorio nazionale da medici dipendenti e convenzionati;

   i medici indipendenti sono stati inquadrati nel ruolo sanitario in conformità al decreto legislativo n. 502 del 1992, modificato dal decreto legislativo n. 517 del 1993 e dal decreto legislativo n. 229 del 1999 che riconoscono, rispettivamente ai medici di guardia medica e convenzionati di emergenza territoriale, quale requisito indispensabile per l'accesso al rapporto di pubblico impiego, una anzianità di servizio di almeno cinque anni; la pandemia, come noto, ha accentuato il problema della carenza di medici;

   l'articolo 8, comma 1, del decreto legislativo n. 502 del 1992, dispone che «Il rapporto tra il servizio sanitario nazionale, i medici di medicina generale ed i pediatri di libera scelta è disciplinato da apposite convenzioni di durata triennale, conformi agli accordi collettivi nazionali stipulati, ai sensi dell'articolo 4, comma 9, della legge n. 412 del 1991 con le organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative in campo nazionale»;

   nel 2005 è stato stipulato l'Accordo collettivo nazionale (Acn) per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale, che regolamenta il rapporto di lavoro autonomo convenzionato per l'esercizio delle attività professionali, tra i medici di medicina generale e le Asl, per lo svolgimento, nell'ambito del servizio sanitario nazionale dei compiti nei settori, tra l'altro, dell'emergenza sanitaria territoriale;

   la maggior parte dei medici del settore dell'emergenza sanitaria territoriale non risulta assunta come dirigente medico dalle Asl ma ha un inquadramento quale «medico convenzionato a tempo indeterminato»; tale tipologia contrattuale assume di fatto i connotati di un rapporto di lavoro subordinato con turni stabiliti dai dirigenti aziendali, controllo delle ore di prestazione erogate, retribuzione con compensi fissi parametrati al numero di ore lavorate e invio di certificato medico per malattia, in caso di assenza;

   ciò comporta un inquadramento giuridico-economico in peius per i medici convenzionati a tempo indeterminato rispetto ai dirigenti medici dipendenti dalle Asl, prendendo in considerazione aspetti che vanno dal mancato riconoscimento del Tfr, all'impossibilità di fruire dei benefici previsti dalla legge n. 104 del 1992;

   in occasione del vertice europeo G20, il Presidente del Consiglio Draghi ha sottolineato e riconosciuto il ruolo centrale che gli operatori sanitari, ma anche i volontari, hanno avuto e hanno in questa battaglia contro il COVID-19, un ruolo che va considerato non come un omaggio al passato, ma come la volontà della politica di affrontare il presente e guardare al futuro;

   emergono discordanze sul fatto che il servizio di Et rientra nell'ambito dell'Acn di medicina generale e il fatto che invece L'Acn di medicina generale disciplina solo il rapporto di lavoro dei medici di Et che hanno stipulato tale contratto;

   in realtà il decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992, istitutivo del servizio 118, stabilisce che le regioni organizzano le attività di emergenza territoriale;

   quanto normativamente fatto fino ad oggi non solo non corrisponde alle legittime richieste dei medici convenzionati di Et che richiedono il cambiamento del loro stato giuridico da oltre dieci anni, ma non tiene neanche conto della grave situazione di un inevitabile transito dei medici convenzionati di Et in altri servizi sanitari meno rischiosi e meglio remunerati, anche a causa della decurtazione dello stipendio della indennità regionale, in altri;

   sarebbe dunque auspicabile il passaggio alla dipendenza per coloro che hanno maturato 5 anni di servizio sia a tempo indeterminato che determinato e consentire ai giovani medici di accettare l'incarico in regime di convenzione per poter essere collocati in soprannumero sia in qualità di titolari che di sostituti nella scuola di specializzazione e pertanto transitare alla dipendenza in una prospettiva futura;

   la duplice figura di dipendente e convenzionato nel servizio di Et consentirebbe una graduatoria continua di medici convenzionati per la copertura dei posti carenti, anche per assenze improvvise, sia nelle postazioni, nei punti di primo intervento (Ppi) e nel pronto soccorso (Ps);

   ad oggi le Asl pur di coprire i posti carenti nelle postazioni, nei punti di primo intervento e nei pronto soccorso ospedalieri pagano ai medici in servizio turni di lavoro in regime di lavoro straordinario fino a 60 euro per ora di servizio, senza considerare l'enorme sforzo cui sono sottoposti i medici per lo svolgimento di turni massacranti, senza poter fruire del diritto delle ferie e del riposo settimanale e, talvolta, anche giornaliero dovendo continuare il proprio turno di lavoro oltre le 12 ore –:

   se e quali utili iniziative di competenza, anche di natura normativa, il Governo intenda adottare al fine di:

    a) risolvere le criticità descritte che stanno compromettendo non solo un servizio di emergenza sanitaria di prima linea, ma anche tutto il sistema sanitario d'urgenza territoriale ed ospedaliero;

    b) promuovere, nel rispetto del valore costituzionale della tutela della salute, come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, l'inquadramento dei medici convenzionati a tempo indeterminato nel ruolo sanitario della dirigenza medica, in modo da allineare l'assetto giuridico alla situazione di fatto in cui essi operano nell'ambito del sistema di emergenza-urgenza extraospedaliera;

    c) prevedere che nell'ambito del sistema di emergenza-urgenza extraospedaliera, le Asl e le aziende ospedaliere inquadrino in ruolo anche i medici convenzionati di emergenza territoriale che ne facciano richiesta, in coerenza con il piano dei fabbisogni di personale;

    d) consentire ai medici convenzionati di emergenza territoriale con incarico a tempo indeterminato e determinato, l'ammissione in soprannumero alla scuola di specializzazione di medicina di emergenza e urgenza, fermo restando quanto previsto dall'articolo 35, comma 5, del decreto legislativo n. 368 del 1999;

    e) riconoscere adeguate tutele al personale medico volte a sanare il disallineamento normativo tra le procedure concorsuali introdotte in una prima fase emergenziale, con quelle poi declinate dal decreto-legge n. 34 2020, relative anche ad assunzioni a tempo indeterminato.
(2-01443) «Villani, D'Arrando, Federico, Lorefice, Mammì, Misiti, Nappi, Penna, Provenza, Ruggiero, Sportiello, Barbuto, Manzo, Grippa, Donno, Del Monaco, Grimaldi, Buompane, Amitrano, Barzotti, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, Invidia, Pallini, Segneri, Tripiedi, Tucci, Del Grosso, Vacca, Emiliozzi, Grande, Berti, Olgiati, Licatini, Roberto Rossini, Martinciglio».

Interrogazioni a risposta scritta:


   NAPPI e VILLANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende che in molti Stati europei si svolgono regolarmente campagne di distribuzione di pastiglie di iodio che riguardano principalmente persone che vivono o lavorano nei pressi di centrali nucleari;

   organizzate dalle autorità pubbliche, queste campagne mirano a fornire compresse di iodio stabili al fine di proteggere la tiroide in caso di rilascio accidentale di iodio radioattivo nell'atmosfera;

   in caso di incidente nucleare, l'assunzione di compresse di iodio stabile protegge la tiroide dallo iodio radioattivo che potrebbe essere rilasciato nell'ambiente; la tiroide assorbirà lo iodio stabile fino a saturazione, e quindi non sarà più in grado di assimilare lo iodio radioattivo eventualmente inalato o ingerito;

   gli sviluppi alquanto preoccupanti che sta assumendo il conflitto Ucraino-Russo potrebbero riportarci ad affrontare una nuova emergenza;

   la Russia possiede più di 6000 armi atomiche, il cui raggio d'azione potrebbe arrivare a Berlino, Parigi, in Italia e perfino a New York, mentre altre potrebbero essere usate localmente, ad esempio sul campo di battaglia in Ucraina per cui in gergo tecnico si parla rispettivamente di armi nucleari strategiche e armi nucleari tattiche;

   l'uso di questi dispositivi bellici in Ucraina avrebbe ovviamente un impatto sull'Europa anche nel caso fossero utilizzate solo armi tattiche a corto raggio, poiché dalla radioattività, trasportata dal vento e dalle nuvole, scaturirebbero gli effetti della cosiddetta pioggia radioattiva;

   tanti sono gli interrogativi che ci si pone e la pandemia da Covid-19 ha insegnato che essere pronti è fondamentale per poter prevenire danni non calcolabili;

   dunque, allo stato, non sembra allarmistico parlare di piano delle misure protettive contro le emergenze radiologiche che risale dall'ormai lontano 2010 ma anche della previsione, produzione, fornitura, approvvigionamento e distribuzione di iodio –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, eventualmente in accordo con l'unità di crisi sull'emergenza in Ucraina, al fine di far partire una campagna informativa preventiva che possa, in caso di allerta nucleare, farci trovare pronti nella gestione dell'ennesima crisi mondiale.
(4-11522)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   già con l'interrogazione n. 4-10985, l'interrogante ha posto all'attenzione del Governo la questione relativa alla classificazione del vaccini anti-SARS-CoV-2 come farmaci genici che, seppur in forma di effetto collaterale, hanno quello della possibile integrazione nel Dna umano;

   recentemente è stato pubblicato uno studio dal titolo: «Trascrizione inversa intracellulare del vaccino Pfizer BioNTech COVID-19 mRNA BNT162b2 in vitro nella linea cellulare del fegato umano» nel quale si discute dell'effetto di BNT162b2 sulla linea cellulare di fegato umano Huh7 in vitro. Nello studio le cellule Huh7 sono state esposte a BNT162b2 e la PCR quantitativa sull'RNA estratto dalle cellule ha rilevato livelli elevati di BNT162b2 nelle cellule Huh7 e cambiamenti nell'espressione genica dell'elemento nucleare 1 lungo intervallato (LINE-1). I risultati mostrano anche che l'mRNA di BNT162b2 viene trascritto intracellularmente nel Dna in appena 6 ore dopo l'esposizione a BNT162b2 –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative per interrompere la campagna vaccinale in corso e per abrogare le norme che prevedono la vaccinazione.
(4-11526)


   CARNEVALI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la sentenza 9 febbraio 2022 n. 946 del Consiglio di Stato «Legittime le linee guida per la gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Covid-19» ha annullato il provvedimento n. 419 del 15 gennaio 2022 del Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, sede di Roma, sez. III, che aveva sospeso le linee guida per la gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-CoV-2 (Covid-19);

   nella sentenza il Consiglio di Stato dichiara che le linee guida ministeriali non presentano alcun profilo di manifesta irragionevolezza o erroneità e che non pregiudicano l'autonomia prescrittiva dei singoli medici di medicina generale trattandosi di «raccomandazioni» e non di «prescrizioni», consentendo al medico di esercitare, secondo scienza e coscienza, la sua libertà prescrittiva;

   la stessa sentenza in uno dei passaggi, inoltre, concorda con il Ministero della salute sul fatto che tutte le linee guida internazionali raccomandano indifferentemente antipiretici e antiinfiammatori lasciando al medico l'opportunità di scegliere sulla base della valutazione dei singoli casi;

   il Ministero della salute, con la circolare del 10 febbraio 2022 recante Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2 ha provveduto ad aggiornare le linee guida, in continuità con i precedenti testi riportati nelle circolari del 30 novembre 2020 e del 26 aprile 2021;

   come comunicato dal Ministero, l'aggiornamento delle linee guida, effettuato da un apposito gruppo di lavoro istituito dalla direzione generale della programmazione sanitaria e dalla direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute, composto da rappresentanti istituzionali, professionali e del mondo scientifico, e con il parere del Consiglio superiore di sanità, fornisce indicazioni operative sulle modalità di gestione domiciliare del paziente affetto da COVID-19 da parte de medico di medicina generale (MMG) e del pediatra di libera scelta (PLS) tenendo conto della continua evoluzione della situazione epidemiologica sul territorio nazionale e delle emergenti conoscenze scientifiche, in particolare in ambito farmacologico, e in conformità con la pratica clinica internazionale –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa e dell'ultima circolare del 10 febbraio 2022 quali iniziative il Ministro interrogato intenda mettere in atto per fare chiarezza rispetto alla confusione informativa degli ultimi mesi generata dalla diffusione sui media di informazioni non scientifiche, in particolare sul concetto di «vigile attesa» in relazione alla gestione domiciliare dei pazienti COVID-19 paucisintomatici.
(4-11527)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   all'interno dello stabilimento Pfizer di Catania prestano la propria attività lavorativa circa 1.000 dipendenti specializzati sia nella produzione di farmaci che in altri settori altamente tecnologici e di grande responsabilità;

   la multinazionale il 7 febbraio 2022 trasmetteva ai sindacati l'elenco dei 130 dipendenti a tempo indeterminato che sarebbero stati a breve licenziati dei 110 interinali a cui non sarebbe stato rinnovato il contratto di lavoro facenti parte dell'indotto catanese;

   in data 18 febbraio era stato aperto un tavolo di crisi informale da cui era nata la necessità di stabilire un incontro formale per dirimere la controversia;

   il 25 febbraio si era svolto l'incontro in Confindustria con Pfizer e le parti sociali che si erano date un'ulteriore data finale per la proposizione da parte del colosso farmaceutico di un pacchetto di misure che avrebbero potuto mettere d'accordo tutti;

   il 7 marzo si svolgeva l'incontro fiume durato circa 10 ore tra parti sociali, sindacati e Pfizer all'interno del quale purtroppo non si addiveniva a nessun risultato se non quello di inasprire ancora di più il dialogo;

   l'incontro che avrebbe dovuto avere come fine quello di evitare i licenziamenti e di approntare un piano di sviluppo, anche prevedendo eventuali fuoriuscite e accompagnamento all'esodo dei lavoratori, ma nell'ambito di una prospettiva di un piano di rilancio aziendale, dunque era andato sprecato;

   in vista quindi ci sono nuovi scioperi e proteste, anche perché, è bene ricordarlo, l'allarme riguarda non solo i licenziamenti ma anche la totale dismissione del sito catanese che si è visto dimezzare gli investimenti e che è venuto a conoscenza che la produzione del nuovo farmaco anti-COVID sarà portata avanti dal sito di Ascoli;

   il colosso Pfizer, dunque, dopo aver incassato miliardi di euro durante la pandemia derivanti dai ricavi della produzione del vaccino anti-COVID, pianifica la distruzione di un intero indotto piuttosto che rilanciare la realtà catanese investendo in biotecnologie e in impianti strategici; giova altresì ricordare che grazie agli introiti derivanti dalla campagna vaccinale il valore della società Pfizer in borsa ha raggiunto i 300 miliardi di dollari anche grazie ai sacrifici ed alla sofferenza di dipendenti come quelli dell'indotto catanese che in questi ultimi anni hanno lavorato su turni massacranti per il bene del Paese ed ai quali non solo non è stato riconosciuto alcun pagamento straordinario ma che si sono visti nella lista nera dei licenziati –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per risolvere le criticità descritte e, in particolare, per aprire un tavolo di crisi ministeriale al quale tutte le parti possano sedersi con proposte concrete e lungimiranti, al fine di scongiurare i licenziamenti del sito catanese che andrebbero a gravare già su una situazione economica, quella del Sud e siciliana nello specifico, che stenta a risollevarsi, dove la logica dello sfruttamento di risorse e di capitale umano ha segnato profonde ferite al territorio ed alle famiglie.
(2-01444) «Paxia, Schullian».

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel 2017 la cooperativa sarda «A» (assegnatari associati Arborea) ha siglato un accordo con la Società Cooperativa Caplac di Capannori (Lucca) che produce latte e derivati con il marchio San Ginese;

   il contratto siglato prevedeva la conferma e la valorizzazione delle risorse umane in forza nello stabilimento di Capannori, la realizzazione di un significativo piano di investimenti del sito produttivo, il potenziamento delle attività di commercializzazione in Toscana grazie alla forza vendita e distributiva, la valorizzazione del marchio San Ginese attraverso il rafforzamento delle relazioni di filiera in Toscana secondo il modello Cooperativo della 3A Latte Arborea;

   nei giorni scorsi, come conseguenza di una situazione di mercato complessa e in costante evoluzione negativa, il gruppo sardo ha deciso di chiudere il sito di Capannori, e di procedere al licenziamento collettivo dei 26 dipendenti (21 impiegati e 5 operai) dello stabilimento –:

   se si intendano adottare iniziative di competenza al fine di evitare la cessazione dell'attività dello stabilimento di Capannori e al fine di salvaguardare l'occupazione lavorativa.
(3-02800)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SPORTIELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i lavoratori del Gruppo TIM (erede dell'ex gruppo monopolista Sip delle telecomunicazioni del nostro Paese) hanno scioperato il 23 febbraio 2022 contro l'eventuale scissione societaria che riguarderebbe il trasferimento di proprietà della rete; tale alienazione dovrebbe essere decisa nella prossima riunione del 2 marzo 2022 del consiglio di amministrazione di Tim;

   l'Italia con tale eventuale decisione si priverebbe di una infrastruttura strategica per la sua economia a differenza di grandi Paesi europei come la Francia e la Germania, dove i gruppi ex monopolisti sono rimasti aziende fortemente integrate, a forte presenza pubblica, benché aperte al mercato e operanti in contesti largamente liberalizzati;

   a novembre dello scorso anno è stato pubblicato il rapporto Desi 2021, l'indice dell'economia e della società digitali che coinvolge i Paesi dell'Unione europea e grazie al quale la Commissione europea monitora i progressi digitali degli Stati membri. Per l'edizione 2021, il Desi colloca l'Italia al 20° posto fra i 27 stati;

   la riformulazione della struttura del Desi ha evidenziato come il caso italiano sia esemplificativo dei progressi ancora necessari in ambito digitale. Nel corso del 2020 l'Italia ha compiuto alcuni importanti passi avanti in termini sia di copertura che di diffusione delle reti di connettività, tuttavia, malgrado gli sforzi, il nostro Paese risulta ancora significativamente in ritardo rispetto ad altri Stati dell'Unione europea;

   si ripropone il tema di realizzare in Italia una rete attrezzata con la banda larga e ultra larga –:

   se trovi conferma che il progetto contestato dalle organizzazioni sindacali, che prevede lo scorporo della rete infrastrutturale, per lasciare alla casa madre solo la componente dei servizi, possa avere conseguenze negative sui posti di lavoro di 40.000 lavoratrici e lavoratori;

   se non ritenga di adottare iniziative di competenza che preservino lo sviluppo di operatori industriali come Tim, salvaguardando questo asset strategico per il Paese e, allo stesso tempo, garantendo la sostenibilità sociale con la tutela dell'occupazione.
(5-07657)


   SURIANO, SARLI, EHM e LEDA VOLPI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Pubbliservizi Spa è una partecipata in house della città metropolitana di Catania, con circa 360 dipendenti;

   nel 2018 viene commissariata dal Ministero dello sviluppo economico poiché, dopo gli arresti dell'operazione «cerchio magico» della guardia di finanza, che ha portato poi alla condanna del presidente Messina e di suoi collaboratori, viene accertato dal tribunale fallimentare un buco di bilancio di oltre 6 milioni di euro;

   come da prassi, viene nominato un commissario giudiziario nella persona della dottoressa Trezza, sostituita in seguito dal commissario ministeriale, avvocato Perazzoli;

   il commissario giudiziario elabora un piano di risanamento condiviso sia con la proprietà, la città metropolitana di Catania, che con i sindacati. Uno di questi, Sifus-Conf.A.Li. lo accoglie fin da subito come la soluzione perché prevede tagli agli sprechi, stop ai subappalti (tra l'altro illeciti perché proibiti dal tipo di società), accompagnamento al prepensionamento per quei lavoratori vicini a tale traguardo, ritorno alla pianta organica originaria, viste le enormità di progressioni verticali per pochi privilegiati condannati anche da sentenze di tribunali (che incidono sul bilancio aziendale almeno per 1/3), allontanamento dai posti dirigenziali dei soggetti che con le loro azioni illecite hanno portato al fallimento;

   il commissario ministeriale avvocato Perazzoli, oltre ad avere procedimenti giudiziari aperti per fallimento pilotato e altri reati simili, denunciati da Sifus-Conf.A.Li., al Ministero dello sviluppo economico, ha disatteso tutto il piano di risanamento precedentemente approvato e condiviso da tutti, in primis dalla sezione del tribunale fallimentare di Catania. Il buco di bilancio accertato risulta inoltre aumentato rispetto ai circa 6 milioni di euro del 2018;

   il commissario Perazzoli, oltre a disattendere il piano di risanamento su citato, sembrerebbe non andare d'accordo con i sindacati. Risulta infatti agli interroganti che uno dei coordinatori del settore custodia, Sebastiano D'Agata, nonostante l'ispettorato di Catania, già nel 2019, abbia riconosciuto il suo ruolo, viene demansionato con provvedimento sottoscritto da un dirigente aziendale che non avrebbe i requisiti per rivestire tale ruolo;

   stando a quanto riportato dalla testata Sud Press, con un articolo del 9 luglio 2021, nel bilancio della Pubbliservizi spa risultano acquisti di beni personali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e come mai la commissione di vigilanza del Ministero dello sviluppo economico non si sia accorta di tutto ciò, nonostante le continue denunce e segnalazioni fatte pervenire dal sindacato Conf.A.L.I.Sifus e nonostante sia stata già presentata un'interrogazione sul tema in Parlamento dall'onorevole Palazzotto;

   se intenda chiarire come mai il commissario straordinario della Pubbliservizi Spa di Catania attinga al Fis (Fondo integrativo salariale) per retribuire alcuni lavoratori senza che vi siano i presupposti per usufruirvi, come più volte segnalato da Conf.A.L.I-Sifus all'Inps di Catania, alla guardia di finanza e alla città metropolitana.
(5-07663)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il programma Life della Commissione Europea ha come obbiettivo quello della tutela dell'ambiente, la conservazione della natura e l'azione per il clima;

   sono molteplici i progetti Life interessati da interventi di eradicazione delle specie aliene invasive in numerosi ambienti del Mediterraneo, in particolare quelli che interessano l'eradicazione del ratto nero, e specifici vegetali sulle nostre isole;

   nello specifico, la Nemo srl ha progettato tutte le eradicazioni di ratto svolte ad oggi su isole italiane: Montecristo, Isolotti minori della Toscana, Isola di Giannutri, Isola di Zannone, Isola di Molara e isolotti circostanti. A Molara è stata, per la prima volta, effettuata la distribuzione aerea delle esche rodenticide, metodologia successivamente utilizzata a Montecristo e su Tavolara e isolotti adiacenti;

   alcuni studiosi fanno presente che, a partire dall'anno 1999, interventi prevalentemente orientati all'eradicazione del ratto nero, sono stati condotti su anche altre numerose isole italiane che comprendono l'Isolotto di Porto Ercole, l'isola dei Topi, Peraiola, Palmaiola, Gemini Alta, Gemini Bassa, La Scola, Giannutri, Zannone, Molara, Proratora, Isola Piana, Isola dei Cavalli e Montecristo, cui hanno preso parte il Corpo Forestale dello Stato Italiano, altri soggetti pubblici e alcune società private tra cui la Nemo srl;

   più di recente, programmi analoghi sono stati realizzati anche all'Asinara e Tavolara. Nel 2018 è stato effettuato l'intervento anche a salvaguardia delle locali popolazioni di uccelli marini, fra cui la Berta minore, la Berta maggiore, il gabbiano corso, l'uccello delle tempesteed il marangone dal ciuffo;

   fra le finalità di questi programmi ci sono state anche la protezione e la salvaguardia di alcune delle più minacciate specie di uccelli marini;

   alcuni dei progetti presi in carico dalla Nemo srl hanno visto l'utilizzo del «Brodifacoum» tramite distribuzione con elicottero di esche velenose, utilizzando pellet contenente tale medicinale; la scheda di sicurezza del «Brodifacoum» indica i pericoli connessi all'utilizzo del medesimo: rischi per la salute in quanto il principio attivo è un potente anticoagulante e rischi per l'ambiente in quanto lo stesso prodotto è altamente tossico per gli organismi acquatici;

   il metodo scelto, quello dell'avvelenamento aereo, ha portato successivamente alla scomparsa e/o decimazione di altre specie protette presenti sulle isole;

   la suddetta modalità, lungi dall'essere mirata e selettiva, rappresenta un serio pericolo, oltre che per gli altri animali presenti sulle isole, anche per l'ambiente particolarmente protetto, andando ad inquinare le falde acquifere, il mare e a contaminare tutta la catena alimentare –:

   se il Governo sia a conoscenza dell'utilizzo di questa modalità;

   se corrisponda al vero che si sia proceduto in molte delle isole alla completa rimozione forzata di specie animali come il riccio, la pernice rossa, la coturnice orientale ed il fagiano da Pianosa, il coniglio selvatico e parte della popolazione di capra selvatica da Montecristo, mentre all'isola del Giglio l'estirpazione degli ultimi individui di muflone è ancora in corso;

   se queste eradicazioni siano state supportate da alcuno studio scientifico preliminare condotto localmente;

   se nei numerosi progetti «Life+», cui partecipano enti pubblici tra cui il Corpo forestale dello Stato italiano, L'Ispra, il Pnat ed altri ancora, vi sia stato anche il coinvolgimento della Nemo srl sia per quanto riguarda le relazioni tecniche per i piani di gestione, le proposte progettuali, che per il suo eventuale ruolo di beneficiario associato e/o come sub-contractors, ma anche in attività di progettazione esecutiva e supporto nello svolgimento dei lavori, nel monitoraggio scientifico e nella gestione generale del progetto finanziato;

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza per verificare, visto che gli interventi risultano già effettuati, il rispetto della condizione di cui alla lettera c) dell'articolo 1 dell'ordinanza del Ministero della salute del 14 gennaio 2010.
(3-02797)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   PLANGGER e VIANELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il nuovo commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica dell'area di Taranto è stato nominato dal Governo Conte II;

   da fonte di stampa del Corriere di Taranto 26 febbraio 2022 «Bonifica Mar Piccolo, ora serve decidere» si apprende che nel corso del tavolo tecnico del 20 gennaio 2022, il dottor Demetrio Martino:

    avrebbe comunicato di «sospendere e bloccare la gara “del Partenariato per l'innovazione”, prevista dal bando ..... degli interventi di risanamento ambientale e messa in sicurezza dei sedimenti nelle aree prioritarie del Mar Piccolo di Taranto seno I», avendo ritenuto l'iniziativa del precedente commissario inidonea a produrre impatti migliorativi;

    avrebbe aggiunto che la procedura di gara in menzione non sarebbe stata sottoposta alla «validazione delle opere da parte di Arpa Puglia, dell'Asl di Taranto, del Comune» e che non «risulterebbe esserci il nulla osta del MITE»;

    avrebbe chiesto al presidente del Tavolo Cis di Taranto di riprogrammare le risorse, liberandole dal vincolo della gara indetta dall'ex commissario, lasciandole disponibili sempre per il Mar Piccolo ma con interventi sottoposti ad un'analisi costi/benefici;

   la stampa consultata critica l'operato del dottor Martino in quanto sarebbero ignote le fonti su cui si sarebbe basato il commissario (privo delle «competenze per valutare un processo così complesso come quello della bonifica del Mar Piccolo» e delle «conoscenze per dedurre tali considerazioni da una documentazione redatta da tecnici specializzati nel settore»);

   in particolare, il dottor Martino non avrebbe «presentato alcuna relazione a supporto delle sue tesi, affermando soltanto che le sue valutazioni» proverrebbero «da una serie di interlocuzioni» con non meglio precisati ed ignoti «enti e unità all'interno della stessa Prefettura», generando in tal modo perplessità tali che avrebbero indotto «il responsabile del CIS e i tecnici del ministero per il Sud» a chiedere «al commissario Martino di presentare, nel più breve tempo possibile, una sua proposta ufficiale con la prevista riprogrammazione dei fondi e gli eventuali interventi di bonifica da lui suggeriti» (si veda il Corriere di Taranto del 29 gennaio 2022 «Bonifica Mar Piccolo, pressing sul Prefetto») –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare o abbia adottato al fine di addivenire a una soluzione in ordine alla situazione incerta ed intricata ricostruita in premessa, che presenta l'unico dato certo di non consentire la prosecuzione delle attività di bonifica dell'area tarantina sopra indicata.
(5-07664)


   EVA LORENZONI, LUCCHINI, BADOLE, BENVENUTO, DARA, D'ERAMO, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   dallo studio, coordinato dal Global Health Institute di Barcellona, che ha coinvolto anche l'Università di Utrecht e il Tropical and Public Health Institute di Basilea, emerge che l'84 per cento della popolazione europea che vive in città è esposta a livelli di Pm2,5 superiori ai limiti massimi suggeriti dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms);

   la città di Brescia è purtroppo al primo posto in Italia e in Europa per tasso di mortalità da polveri sottili Pm2,5: ogni anno, se si rispettassero le indicazioni dell'Oms per ridurre la contaminazione dell'aria, potrebbero essere risparmiate 232 vite (che diventano 309 se i livelli di inquinamento fossero bassi come le città europee più pulite);

   secondo i dati dello studio dell'Air Quality life index, se l'inquinamento atmosferico non viene ridotto alla soglia dettata dalle linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità, ogni persona perderà in media 2,2 anni di vita che possono arrivare fino a sei per tutti coloro che si trovano a vivere nei territori più inquinati;

   dal 20 ottobre 2021 al 31 marzo 2022 regione Lombardia, in attuazione del nuovo accordo di programma per il bacino padano, ha dato il via a Brescia alle misure temporanee omogenee per il miglioramento della qualità dell'aria e il contrasto all'inquinamento locale;

   le regioni del bacino padano hanno messo in campo sforzi significativi fin dal 2005, anche in coordinamento tra loro nell'ambito dell'Accordo del bacino padano, raggiungendo importanti risultati nei vari ambiti di azione del complesso programma per il miglioramento della qualità dell'aria;

   appare ormai chiaro come, a fronte di una situazione che assume caratteristiche di tipo emergenziale per Brescia, occorra mettere in campo misure eccezionali, per fronteggiare la crisi ambientale e favorire le aziende verso la transizione ecologica. Tutto questo, naturalmente, deve essere fatto in modo non ideologico, lasciando da parte gli slogan da campagna elettorale e affrontando il problema con pragmatismo e attuazione di politiche mirate ed efficaci;

   per arrivare a questo risultato occorre mettere in campo ulteriori risorse per sostenere il sistema-Brescia e i settori produttivi che sono alla base dell'economia del territorio –:

   se il Ministro interrogato, vista la situazione d'emergenza esposta in premessa, non intenda adottare iniziative di competenza per stanziare ulteriori fondi nell'ambito dell'accordo di bacino padano che coinvolge direttamente Ministero e regioni per tutelare la qualità dell'aria e la salute dei cittadini.
(5-07665)


   FOTI, BUTTI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   i negoziati in occasione della Cop26 hanno portato all'adozione del Glasgow climate pact, che ha fissato, tra gli altri, l'obiettivo minimo di decarbonizzazione per tutti gli Stati firmatari: un taglio del 45 per cento delle emissioni di anidride carbonica al 2030 rispetto al 2010, che dovrebbero poi arrivare a zero intorno al 2050;

   nel mese di giugno 2021, con l'approvazione del regolamento (UE) 2021/1056 del Parlamento europeo e del Consiglio, è stato, altresì istituito a livello europeo il «Fondo per una transizione giusta», al fine di fornire sostegno alle persone, alle economie e all'ambiente dei territori che fanno fronte a gravi sfide socio-economiche derivanti dal processo di transizione verso gli obiettivi 2030 dell'Unione per l'energia e il clima e verso un'economia climaticamente neutra dell'Unione entro il 2050;

   il 14 luglio 2021 la Commissione europea ha adottato un pacchetto di proposte legislative che definiscono come si intende raggiungere la neutralità climatica nell'Unione europea entro il 2050, compreso l'obiettivo intermedio di riduzione netta di almeno il 55 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2030;

   il Piano per la transizione ecologica (Pte), inoltre, individua otto obiettivi principali delle politiche ambientali dell'Italia: decarbonizzazione, mobilità sostenibile, miglioramento della qualità dell'aria, contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico, risorse idriche e relative infrastrutture, biodiversità, tutela del mare, promozione dell'economia circolare;

   la Conferenza unificata, nella seduta del 2 dicembre 2021, ha espresso parere negativo sulla proposta del predetto Pte. In particolare, la Conferenza ha evidenziato il permanere delle condizioni preclusive all'espressione di un parere positivo –:

   in quale stato si trovi oggi il Piano per la transizione ecologica.
(5-07666)


   DAGA, FEDERICO, D'IPPOLITO, DEIANA, DI LAURO, GRIPPA, MARAIA, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la grave crisi economica e sociale legata all'emergenza epidemiologica COVID-19 si è andata a innestare in un contesto, come quello italiano, già molto complesso e caratterizzato da innumerevoli diseguaglianze;

   tenendo conto di quanto stabilito dall'Organizzazione mondiale della sanità, nel documento della Division for sustainable development «Rio 2012 issue briefs-water», il quantitativo minimo vitale di acqua, necessario al soddisfacimento dei bisogni essenziali alimentari, igienico-sanitari e di tutela della salute è stato determinato in 50 litri per abitante al giorno;

   al fine di assicurare alle famiglie in condizioni economico-sociali disagiate l'accesso agevolato alla fornitura della quantità di acqua necessaria per il soddisfacimento dei predetti bisogni fondamentali, in attuazione dell'articolo 60 della legge n. 221 del 2015, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 agosto 2016 è stata definita la disciplina applicabile alle utenze morose non disalimentabili e riconosciuto l'accesso al quantitativo minino vitale a tariffa agevolata;

   l'articolo 57-bis del decreto-legge n. 124 del 2019 prevede che, a decorrere dal 1° gennaio 2021, i bonus sociali per la fornitura dell'energia elettrica e del gas naturale e le agevolazioni relative al servizio idrico integrato, di cui al citato articolo 60, sono riconosciuti automaticamente a tutti i soggetti il cui indicatore della situazione economica equivalente sia compreso entro, i limiti stabiliti dalla legislazione vigente;

   con delibera del 23 febbraio 2021 l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha disciplinato le modalità applicative del regime automatico per l'erogazione dei bonus, in sostituzione del sistema cosiddetto «a domanda» che presentava criticità nell'accesso al regime agevolato;

   nel corso dello svolgimento dell'interpellanza urgente n. 2-01135 del 19 marzo 2021, si è tuttavia appreso che l'operatività della procedura automatica di accesso al bonus è stata posticipata al mese di luglio 2021, prevedendo, nelle more, modalità di corresponsione sostitutive e che il Ministero, in collaborazione con l'Arera, avrebbe monitorato gli impatti e l'attuazione delle misure vigenti, anche al fine di valutare l'esigenza di rafforzare i sistemi di tutela per gli utenti più vulnerabili –:

   quale sia lo stato di attuazione della misura di cui all'articolo 57-bis del decreto-legge n. 121 del 2019 e se, all'esito del relativo monitoraggio, il Ministro interrogato ritenga utile porre in essere ulteriori iniziative di competenza per garantire il riconoscimento automatico dell'accesso all'agevolazione per i clienti vulnerabili del servizio idrico integrato e la sospensione delle procedure di disalimentazione delle utenze morose fino al perdurare dell'emergenza epidemiologica da COVID-19.
(5-07667)


   FREGOLENT. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in seguito all'emanazione del nulla-osta del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 30 dicembre 2020, Sogin, (la società statale incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi) ha provveduto alla pubblicazione della proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente Idonee (Cnapl) ai fini della realizzazione del deposito nazionale destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività e all'immagazzinamento, a titolo provvisorio di lunga durata, dei rifiuti ad alta attività e del combustibile irraggiato provenienti dalla pregressa gestione di impianti nucleari;

   il Seminario, previsto nel processo di consultazione pubblica per la realizzazione dell'impianto, ha l'obiettivo di raccogliere le osservazioni arrivate dai territori dove potrebbe sorgere il deposito;

   i lavori del Seminario si sono svolti, in diretta streaming, dal 7 settembre al 24 novembre 2021 con i rappresentanti di enti locali, associazioni, comitati, organizzazioni datoriali e sindacali dei territori, di singoli cittadini e di relatori tecnico-istituzionali;

   dal 15 dicembre 2021 Sogin ha reso disponibili sul suo sito internet gli atti conclusivi del seminario nazionale. Con tale pubblicazione, si è aperta la successiva fase di 30 giorni, prevista dal decreto legislativo n. 31 del 2010, durante la quale i soggetti portatori di interessi qualificati hanno potuto inviare ulteriori osservazioni a Sogin e al Ministero della transizione ecologica;

   il 13 aprile 2021 la mozione unitaria di maggioranza approvata alla Camera dei deputati (n. 1-00414) ha impegnato il Governo, tra l'altro, ad informare preventivamente il Parlamento sugli esiti della consultazione pubblica e sulle scelte del Ministri interessati per la definitiva approvazione della Carta nazionale delle aree idonee. Altri impegni della mozione sono volti a ottenere un maggiore coinvolgimento di territori e comunità, anche allargando la platea di soggetti che possono partecipare; prevedere, per il progetto del deposito, garanzie di sicurezza aggiuntive; approfondire il tema delle aree insulari e valutare l'esclusione dei territori patrimonio dell'umanità Unesco; avviare, contestualmente all'iter per il deposito, i processi per lo smantellamento dei depositi provvisori; prevedere indennizzi congrui per i proprietari dei terreni interessati –:

   quando si concluderà l'iter per l'individuazione del sito idoneo al deposito nazionale di scorie nucleari e se siano stati rispettati gli impegni di cui alla mozione citata in premessa.
(5-07668)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOVECCHIO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 36 del 2003, all'articolo 2, comma 1, lettera g), definisce la discarica come area adibita a smaltimento dei rifiuti mediante operazioni di deposito sul suolo o nel suolo, compresa la zona interna al luogo di produzione dei rifiuti adibita allo smaltimento dei medesimi da parte del produttore degli stessi, nonché qualsiasi area ove i rifiuti sono sottoposti a deposito temporaneo per più di un anno. Sono esclusi da tale definizione gli impianti in cui i rifiuti sono scaricati al fine di essere preparati per il successivo trasporto in un impianto di recupero, trattamento o smaltimento, e lo stoccaggio di rifiuti in attesa di recupero o trattamento per un periodo inferiore a tre anni come norma generale, o lo stoccaggio di rifiuti in attesa di smaltimento per un periodo inferiore a un anno;

   secondo quanto si apprenderebbe da alcune testate giornalistiche del 22 febbraio 2022, sarebbero state rinvenute nei terreni di un'azienda abbandonata in agro di Cerignola, ma a pochissimi chilometri da Stornarella, tonnellate di rifiuti abbandonati, una vera bomba ecologica pronta a scoppiare;

   già nell'aprile 2014 le indagini dell'inchiesta denominata «Blackland» della Direzione distrettuale antimafia barese avevano portato a scoprire trecentomila tonnellate di rifiuti vari e d'origine ospedaliera nel Cerignolano (arrivati soprattutto dal Casertano e dal Salernitano) seppelliti vicino a una diga, vicino a un importante sito archeologico di Ordona e nelle campagne di Apricena;

   con la Linea di azione L6 sono definiti i contributi necessari per la «Standardizzazione dei procedimenti per la messa in sicurezza permanente/bonifica di discariche ai criteri dettati dalla Commissione europea per la conclusione dei procedimenti nei casi non conformi alla direttiva sui rifiuti»;

   l'articolo 22, comma 7-ter, del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, istituisce all'interno del sito istituzionale del Ministero della transizione ecologica, un'apposita sezione con il titolo «Discariche abusive», dove sono riportate le seguenti informazioni:

    a) l'elenco delle discariche abusive oggetto di condanna ovvero l'elenco aggiornato semestralmente dalla Commissione europea e inviato al Governo italiano;

    b) l'ammontare della multa forfetaria e delle multe semestrali comunicate dalla Commissione europea al Governo italiano;

    c) l'attuazione del procedimento di rivalsa, di cui al comma 9-bis dell'articolo 43 della legge 24 dicembre 2012, n. 234, a carico delle amministrazioni responsabili delle violazioni che hanno determinato le sentenze di condanna;

    d) lo stato delle bonifiche aggiornato ad ogni semestre successivo alla sentenza;

    e) le risorse finanziarie impegnate per ogni discarica abusiva oggetto della sentenza, in quanto utilizzate dal commissario straordinario di cui al presente articolo;

   il codice dell'ambiente prevede, all'articolo 255, comma 1, che la condotta di abbandono di rifiuti o deposito incontrollato di rifiuti o di immissione degli stessi nelle acque superficiali o sotterranee costituisce un illecito amministrativo punito con sanzione pecuniaria, mentre all'articolo 256, comma 2, stabilisce che le medesime condotte qualora compiute da titolari di imprese o da responsabili di enti integrano un reato contravvenzionale punito alternativamente con la pena dell'arresto da tre mesi a un anno o dell'ammenda da 2.600 a 26.000 euro se si tratta di rifiuti non pericolosi oppure congiuntamente con arresto e ammenda di uguale entità se si tratta di rifiuti pericolosi;

   l'articolo 256, comma 3, del codice dell'ambiente sanziona chiunque, privato o imprenditore, realizza o gestisce una discarica non autorizzata con la pena congiunta dell'arresto da sei mesi a due anni e dell'ammenda da 2.600 a 26.000 euro se nella discarica vengono smaltiti solo rifiuti non pericolosi e con la pena congiunta dell'arresto da uno a tre anni e dell'ammenda da 5.000 a 50.000 euro se la discarica è destinata, anche in parte, allo smaltimento di rifiuti pericolosi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative urgenti i Ministri, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di intraprendere percorsi volti alla maggiore tutela del territorio nonché definire misure di prevenzione finalizzate alla condivisione della cultura del rispetto dell'ambiente;

   se i Ministri interrogati non reputino necessario adottare iniziative normative per prevedere ulteriori strumenti sanzionatori nei confronti di chi commette reati di inquinamento, di qualsiasi natura ed entità.
(4-11521)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BELLA e DEL SESTO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) è ente pubblico nazionale di ricerca vigilato dal Ministro dell'università e della ricerca, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico e di autonomia scientifica, finanziaria, organizzativa, patrimoniale e contabile ai sensi degli articoli 9 e 33 della Costituzione;

   a norma di statuto, il Cnr promuove il merito scientifico e tecnologico e adotta misure organizzative volte a tutelare la professionalità e l'autonomia dei ricercatori, in coerenza con i principi della Carta europea dei ricercatori;

   va considerato che, per quanto risulta all'interrogante, nel Cnr la distribuzione del personale ricercatore e tecnologo, nei tre livelli professionali, è attualmente enormemente sbilanciata verso i livelli inferiori, con una prevalenza del livello più basso (III livello);

   questa situazione è stata determinata dalla mancata indizione, per più di un decennio, delle procedure concorsuali biennali per la progressione del personale ricercatore e tecnologo previste dall'articolo 15 del Contratto collettivo nazionale di lavoro ricerca 2002-2005 che ha «mortificato» il personale e danneggiato lo stesso Cnr sotto il profilo finanziario. Infatti, i costi orari del personale, essendo più bassi, costringono l'ente a impegnare il personale per un alto numero di ore e/o un più elevato numero di ricercatori e tecnologi (come sta accadendo anche con il Pnrr), limitando peraltro la partecipazione dell'ente a più proposte progettuali;

   dopo 10 anni di «blocco», nel 2020 il Cnr ha finalmente bandito una procedura concorsuale ex articolo 15 Ccnl per la progressione di carriera di ricercatori e tecnologi, ma con un numero di posizioni estremamente ridotto, del tutto insufficiente a riequilibrare la distribuzione del personale tra i vari livelli e a sanare il pregresso;

   diversamente da quanto accaduto in precedenza, nelle procedure bandite nel 2020, il Cnr ha introdotto rigide soglie di sbarramento per l'accesso al livello superiore, che hanno imposto alle commissioni l'adozione di criteri particolarmente selettivi, sulla base dei quali sono state formate le graduatorie di merito;

   la legge 30 dicembre 2021, n. 234 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024 - legge di bilancio) ha destinato agli enti pubblici di ricerca complessivamente 40 milioni di euro per la valorizzazione del personale ricercatore e tecnologo di ruolo di III livello (articolo 1, comma 310, lettera b);

   il decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228 (Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi), convertito con modifiche dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15, pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 49 del 28 febbraio 2022 – supplemento ordinario n. 8, in vigore dal 1° marzo 2022, ha modificato la disposizione citata, destinando espressamente 10 milioni di euro alla chiamata di coloro che hanno ottenuto l'idoneità in «procedure selettive riservate a ricercatori e tecnologi di ruolo di terzo livello professionale per l'accesso al secondo livello» avviate a far data dal 1° gennaio 2019 –:

   quali siano i tempi e i modi per l'adozione del decreto attuativo previsto dalla citata legge per la ripartizione tra gli enti di ricerca vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca della suddetta quota di 10 milioni di euro, al fine di consentire ai relativisti enti di far scorrere le graduatorie vigenti del personale idoneo nel II livello di primo ricercatore e primo tecnologo, figure professionali il cui impegno è oggi fondamentale anche per l'attuazione del Pnrr, e considerato che gli scorrimenti delle graduatorie possono compensare subito la perdita di competitività del Cnr grazie al maggior costo rendicontabile del personale passato al livello superiore, e che aumenterebbe di almeno 30 mila euro l'anno la spesa rendicontabile per ogni ricercatore/tecnologo, con un ritorno economico complessivo per il Cnr di circa 24 milioni di euro annui.
(5-07652)


   NITTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio nazionale per l'alta formazione artistica e musicale – Cnam – nasce con la legge di riforma delle accademie e dei conservatori, la legge n. 508 del 1999;

   il Cnam è l'organo che pianifica proposte in merito ai criteri di programmazione, formulando pareri sui regolamenti e su tutto quanto concerne l'attività didattica, dal reclutamento del personale all'offerta formativa;

   i primi rappresentanti del Cnam sono stati eletti nel 2005, e da quel momento – attraverso diverse proroghe – il Cnam è rimasto in carica fino al 2013, quando è decaduto e non è più stato rinnovato;

   dopo vari passaggi parlamentari e pareri del Consiglio di Stato il Cnam è stato ripristinato con decreto del Ministro dell'università e della ricerca 19 febbraio 2021, n. 67, concernente «Regolamento recante la composizione, il funzionamento e le modalità di nomina e di elezione dei componenti il Consiglio nazionale per l'Alta Formazione Artistica e Musicale»;

   l'articolo 10, comma 1, del decreto ministeriale n. 67 del 2021 ha previsto che per l'elezione dei rappresentanti elettivi del Cnam possa essere utilizzata, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, una procedura telematica che assicuri, contemporaneamente, l'accertamento dell'identità dei votanti, della preferenza espressa e della segretezza del voto;

   con ordinanza del Ministero dell'università e della ricerca del 5 luglio 2021 sono state indette le elezioni per l'individuazione dei componenti elettivi del Cnam ed è stata determinata la scansione temporale dello svolgimento delle procedure e degli adempimenti necessari alle indicazioni delle candidature e alle operazioni di voto attraverso la piattaforma Cineca, specificando che, acquisiti i risultati, i componenti sarebbero stati nominati entro 30 giorni;

   i docenti Afam hanno svolto le procedure di voto online dal 27 al 29 ottobre 2021;

   dopo lo spoglio dei voti non risulta si sia mai addivenuti alla diramazione dei risultati dell'elezione e alla successiva proclamazione degli eletti –:

   per quale motivo, ad oltre quattro mesi dalle elezioni, non si sia ancora provveduto alla nomina dei componenti del Cnam e alla loro prima convocazione ufficiale.
(5-07653)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI, PAOLO NICOLÒ ROMANO e ROMANIELLO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 2 marzo 2022 lo scrittore Paolo Nori annunciava con un video di aver ricevuto in data 1° marzo 2022 una e-mail con la quale gli veniva comunicata la decisione della rettrice e del prorettore dell'università Bicocca di Milano di rimandare un ciclo, già in programma, di quattro lezioni dedicate a Dostoevskij;

   nella e-mail sarebbe stata indicata espressamente come motivazione quella di «evitare ogni forma di polemica soprattutto interna in quanto momento di forte tensione», con chiaro riferimento all'attuale conflitto in Ucraina;

   qualche ora dopo la pubblicazione del video sui canali social, l'ateneo avrebbe annunciato un cambio di decisione, ripristinando il corso nei giorni previsti;

   la cultura non può mai essere percepita come possibile causa di divisione ma, anzi, rappresenta uno strumento universale di dialogo e pace –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare, anche di natura normativa, pur nel rispetto della autonomia delle università, affinché gli atenei svolgano pienamente il loro ruolo formativo orientato alla cultura del confronto e del dialogo.
(4-11523)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Pezzopane n. 5-07564, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 febbraio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Viscomi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Scerra n. 1-00586, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 637 del 14 febbraio 2022.

   La Camera,

   premesso che:

    il sistema di governance economica dell'Unione europea costituito da un complesso di misure, di natura legislativa e non legislativa, modificato a più riprese, il cui insieme principale di regole si basa sul Patto di stabilità e crescita (Psc), approvato dal Consiglio europeo di Amsterdam del giugno 1997;

    con il Psc la governance europea si struttura maggiormente, costituendo il principale fondamento giuridico della regolamentazione delle politiche di bilancio, ai sensi dell'articolo 121 (sorveglianza multilaterale) e dell'articolo 126 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (procedura per i disavanzi eccessivi);

    il Patto, così come modificato, si articola in un cosiddetto braccio preventivo («preventive arm», che mira a garantire politiche di bilancio sostenibili nell'arco del ciclo economico attraverso il raggiungimento dell'obiettivo di bilancio a medio termine, che è individuale per ogni Stato membro) e in un cosiddetto braccio correttivo («corrective arm», che mira a garantire che i Paesi dell'Unione europea prendano misure correttive se il disavanzo del bilancio nazionale o il debito pubblico nazionale supera i valori di riferimento previsti nel trattato, rispettivamente il 3 per cento e il 60 per cento del prodotto interno lordo) ed era principalmente finalizzato a rendere più cogente la disciplina di bilancio degli Stati membri dell'Unione imponendo, in particolare, il rispetto delle soglie del 3 per cento per l'indebitamento netto e del 60 per cento del prodotto interno lordo per il debito delle pubbliche amministrazioni, regole originariamente previste dal protocollo sui disavanzi eccessivi annesso al Trattato di Maastricht;

    il Patto è stato oggetto di un primo intervento di modifica nel 2005 ad opera dei due regolamenti (CE) n. 1055 e n. 1056, con i quali, fermi restando i due parametri quantitativi del 3 per cento e del 60 per cento sono stati ridefiniti gli obiettivi di finanza pubblica a medio termine, attraverso la previsione di percorsi di avvicinamento differenziati per i singoli Stati membri, al fine di tener conto delle diversità delle posizioni di bilancio, degli sviluppi sul piano economico e della sostenibilità finanziaria delle finanze pubbliche degli Stati medesimi;

    in particolare, si è previsto che gli Stati membri, nell'ambito dell'aggiornamento dei rispettivi programmi di stabilità, presentino un obiettivo di medio termine (Omt), concordato in sede europea e definito sulla base del potenziale di crescita dell'economia e del rapporto debito/prodotto interno lordo. Esso consiste in un livello di indebitamento netto strutturale (corretto, cioè, per il ciclo e al netto delle misure temporanee e una tantum) che può divergere dal requisito di un saldo prossimo al pareggio o in attivo, ma che deve essere tale da garantire, in presenza di normali fluttuazioni cicliche, un adeguato margine di sicurezza rispetto alla soglia del 3 per cento ed un ritmo di avvicinamento certo ad una situazione di sostenibilità delle finanze pubbliche;

    a seguito della grave crisi finanziaria e della recessione economica che hanno investito l'economia mondiale a partire dal 2009, e che hanno determinato un forte deterioramento delle finanze pubbliche in tutti i Paesi europei, è stato avviato un ciclo di modifiche della governance economica dell'Unione europea attraverso l'approvazione, nel corso del 2011, di un pacchetto di sei proposte legislative (cosiddetto Six pack), consistenti in due regolamenti (n. 1174 e n. 1176 del 2011) volti alla creazione di una sorveglianza macroeconomica per la prevenzione e correzione degli squilibri, tre regolamenti (n. 1173, n. 1175 e n. 1177 del 2011) finalizzati ad una più rigorosa applicazione del Psc e in una direttiva (2011/85/UE) relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri; hanno concorso a rafforzare il Patto di stabilità, nel senso di una più rigorosa applicazione, due ulteriori regolamenti del maggio 2013 (cosiddetti Two pack), volti a dettare regole più stringenti in materia di sorveglianza economica e di bilancio e di monitoraggio dei progetti di bilancio degli Stati membri (regolamento n. 472/2013 sulla sorveglianza rafforzata agli Stati in difficoltà e regolamento n. 473/2013 sul monitoraggio rafforzato delle politiche di bilancio degli Stati);

    le azioni intraprese in questo ambito hanno contribuito a delineare una architettura delle politiche di bilancio dell'Unione europea in generale più vincolante per gli Stati membri, istituendo un quadro più rigido per il coordinamento e il controllo delle politiche di bilancio;

    a tale quadro si è aggiunta, in occasione del Consiglio europeo dell'1-2 marzo 2012, la firma del Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell'Unione economica e monetaria (Trattato cosiddetto Fiscal Compact, frutto di un accordo intergovernativo e concordato al di fuori della cornice giuridica dei Trattati dell'Unione europea), entrato poi in vigore il 1° gennaio 2013, che ha richiamato la riforma della governance economica dell'Unione europea già adottata nel novembre 2011;

    il Fiscal Compact ha infatti incorporato ed integrato in una cornice unitaria alcune delle regole di finanza pubblica e delle procedure per il coordinamento delle politiche economiche in gran parte già introdotte o in via di introduzione in via legislativa nel quadro della nuova governance economica europea;

    la nuova regola numerica, adottata con il Six pack e richiamata nel Fiscal compact, specifica il ritmo di avvicinamento del debito al valore soglia del 60 per cento del prodotto interno lordo. In particolare, la regola si considera rispettata se la quota del rapporto debito/prodotto interno lordo in eccesso rispetto al valore del 60 per cento si è ridotta in media di 1/20 all'anno nei tre anni precedenti quello di riferimento (criterio retrospettivo o backward-looking della regola sul debito), ovvero se la riduzione del differenziale di debito rispetto al 60 per cento si verificherà, in base alle stime elaborate dalla Commissione europea, nei tre anni successivi all'ultimo anno per il quale si disponga di dati (criterio prospettico o forward-looking della regola sul debito);

    nel valutare il rispetto dei due criteri precedenti, la regola del debito prevede che si tenga conto dell'influenza del ciclo economico, depurando il rapporto debito/prodotto interno lordo dell'effetto prodotto dal ciclo sia sul numeratore sia sul denominatore. Se anche in questo caso la regola non risulta rispettata, possono essere valutati i cosiddetti fattori rilevanti. In particolare, la Commissione sarà chiamata in questo caso a redigere un rapporto ex articolo 126, paragrafo 3, del Tfue nel quale esprimere valutazioni «qualitative» in merito agli sviluppi delle condizioni economiche e della finanza pubblica nel medio periodo, oltre che su ogni altro fattore che, nell'opinione dello Stato membro, sia rilevante nel valutare complessivamente il rispetto delle regole di bilancio europee;

    solo se nessuna di queste condizioni (inclusa la mancata attribuibilità al ciclo) viene soddisfatta, la regola del debito è considerata non rispettata, portando alla redazione, da parte della Commissione europea, di un rapporto ai sensi dell'articolo 127(3) del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue);

    dalla sua entrata a regime nel 2015, la regola del debito, che è stata recepita nell'ordinamento italiano con la legge n. 243 del 2012 di attuazione del principio dell'equilibrio di bilancio, non è mai stata rispettata dall'Italia in nessuna delle sue configurazioni. Grazie alla considerazione dei fattori rilevanti, la Commissione e il Consiglio hanno nel corso degli anni considerato valide le ragioni addotte dal Governo italiano per posticipare la riduzione del debito pubblico, e non si è mai arrivati quindi all'avvio della procedura di infrazione per disavanzi eccessivi basata sul criterio del debito;

    da ultimo, anche il Def 2021 ha confermato la difficoltà per l'Italia di soddisfare la regola del debito nelle sue varie configurazioni e il nostro Paese ha più volte contestato l'eccessiva restrizione di bilancio implicata dal pieno rispetto della regola in un contesto spesso di condizioni cicliche molto deboli rese ancora più proibitive – per il perseguimento dell'obiettivo relativo al debito pubblico – dalle conseguenze economiche della crisi pandemica;

    all'inizio del 2020, a fronte di alcuni elementi di debolezza già dimostrati dall'impianto complessivo che avevano causato difficoltà agli Stati membri, in particolare nel determinare un percorso virtuoso favorevole alla crescita di lungo periodo, la Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica sul riesame dell'efficacia del quadro della governance economica. Il dibattito pubblico, inizialmente sospeso poco dopo la sua apertura per via della crisi pandemica, è stato quindi rilanciato dalla Commissione europea alla fine del 2021 (COM(2021)662final), per riavviare un confronto attorno ai cardini delle regole fiscali come modificate dalle successive integrazioni al Patto di stabilità e crescita e sulla loro efficacia per il conseguimento degli obiettivi originari;

    è stata infatti la stessa Commissione europea ad affermare che, se da una parte, le regole avevano favorito una convergenza duratura dei risultati economici degli Stati membri e un coordinamento più stretto delle politiche di bilancio nella zona euro, dall'altra il debito pubblico rimaneva elevato in alcuni Stati membri e l'orientamento della politica di bilancio a livello nazionale era stato spesso pro-ciclico;

    nonostante abbia promosso la convergenza dei saldi di bilancio verso livelli più sostenibili, l'attuale quadro di governance ha infatti rivelato notevoli debolezze, tra cui la sua elevata complessità, uno scarso livello di attuazione, la carenza di titolarità e di incentivi a perseguire politiche anticicliche, così come la mancanza di una capacità di stabilizzazione centrale per gestire gli shock idiosincratici. Inoltre, esso non è riuscito a ridurre le divergenze tra i livelli di debito nell'Unione, né a proteggere o promuovere gli investimenti che stimolano la crescita;

    il diffondersi della pandemia da COVID-19 ha innescato una crisi senza precedenti, che ha provocato gravi ripercussioni asimmetriche e causato perturbazioni in ambito sanitario, economico e sociale, che hanno determinato la necessità di adottare misure straordinarie; con l'arrivo della crisi pandemica da COVID-19, la Commissione europea ha quindi disposto l'attivazione della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita (general escape clause), al fine di assicurare agli Stati membri il necessario spazio di manovra di bilancio – nel quadro del patto – per contrastare le conseguenze sanitarie ed economiche della crisi; alla crisi sanitaria e a quella economica, conseguita all'emergenza epidemiologica da COVID-19, si è quindi aggiunta, già dal 2021, la cosiddetta pandemia energetica, un'impennata dei prezzi dell'energia e del gas, con pesanti ripercussioni sulle famiglie e sulle imprese, già gravate dagli effetti negativi della pandemia e in forte difficoltà nel mantenere la propria capacità produttiva e nel far fronte al pagamento delle spese relative alle utenze;

    l'aggressione russa in Ucraina – in violazione della sovranità di uno Stato libero e democratico, dei trattati internazionali, e dei più fondamentali valori europei – e l'adozione delle conseguenti sanzioni da parte dell'Unione europea – hanno impresso una fortissima accelerazione alla pandemia energetica con conseguenti impatti negativi sulle economie degli Stati membri; la maggiore preoccupazione, per quanto concerne l'andamento economico dell'Italia, riguarda proprio il settore energetico, che è già stato colpito dai rincari degli ultimi mesi;

    la clausola di salvaguardia, introdotta con la revisione della disciplina fiscale operata dal Six-Pack nel 2011 ma mai applicata prima, consente agli Stati membri di deviare temporaneamente dal percorso di aggiustamento verso l'obiettivo di medio termine, discostandosi dalle esigenze di bilancio che sarebbero normalmente applicabili, a condizione che non venga compromessa la sostenibilità fiscale nel medio periodo, senza sospendere, pertanto, l'applicazione del Psc né le procedure del Semestre europeo in materia di sorveglianza fiscale;

    l'attivazione della clausola di salvaguardia generale ha quindi consentito agli Stati membri di adottare misure molto significative sul fronte delle spese e delle entrate per ridurre al minimo l'impatto economico e sociale della pandemia. Nella comunicazione del 2 giugno 2021 (COM(2021) 500 final) la Commissione ha quindi confermato l'opportunità che la clausola di salvaguardia venga mantenuta nel 2022 e, presumibilmente, disattivata a partire dal 2023, quando si prevede che l'economia dell'Unione europea torni ai livelli pre-crisi;

    la Commissione ha inoltre affermato che la composizione delle finanze pubbliche non è diventata più favorevole alla crescita, con gli Stati membri che scelgono sistematicamente di aumentare la spesa corrente anziché proteggere gli investimenti. Dal riesame è risultato anche che il quadro di bilancio è diventato eccessivamente complesso a causa della necessità di tener conto di un'ampia gamma di circostanze in continua evoluzione nel perseguimento di molteplici obiettivi;

    in questo complesso quadro è intervenuta una risposta di bilancio europea comune che si è rivelata fondamentale per la ripresa, in un'ottica di sostenibilità ed inclusività economica e attraverso il rafforzamento della produttività e degli investimenti in tutta l'Unione europea per i meccanismi introdotti per la valutazione della qualità della spesa pubblica e per le sue modalità di finanziamento, il nuovo programma europeo Next Generation EU (NGEU) ha infatti profondamente modificato la concezione del bilancio europeo, prevedendo, per la prima volta, l'emissione di strumenti di debito comune dell'Unione europea sui mercati globali e una impostazione solidaristica – fondata sui grants – che era del tutto mancata in occasione delle crisi finanziarie 2008/09 e 2010/12;

    l'emissione di obbligazioni dell'Unione europea è stata accolta come un chiaro segnale dell'impegno a favore di un'efficace ripresa congiunta ed offre un utile modello anche per le future sfide che l'Unione europea e i suoi Stati membri saranno chiamati ad affrontare;

    l'8 luglio 2021, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulla «revisione del quadro legislativo macroeconomico per un impatto più incisivo sull'economia reale europea e una maggiore trasparenza del processo decisionale e della responsabilità democratica», con cui ha invitato la Commissione a rilanciare il dibattito pubblico sulla revisione del quadro di governance economica europea e a presentare proposte legislative complete e lungimiranti a seguito della revisione;

    fra le sue osservazioni, il Parlamento ha sottolineato l'importanza di politiche favorevoli alla crescita e di investimenti pubblici e privati sostenibili, volti ad aumentare il potenziate di crescita e raggiungere gli obiettivi dell'Unione europea incentrati sulle transizioni verdi e digitali e ad aumentare il potenziale di crescita, la competitività e la produttività e a dare impulso al mercato unico ed ha ribadito che investimenti e spese orientati al futuro hanno effetti positivi sulla sostenibilità del debito a medio-lungo termine;

    il 9 maggio 2021 è stata lanciata la Conferenza sul futuro dell'Europa, intesa come spazio pubblico di dibattito sull'Unione del futuro e sulle sue priorità che coinvolga direttamente i cittadini europei, in cui l'Italia deve avere l'ambizione e l'impulso necessari per poter svolgere un ruolo da protagonista, sostenendo le opportune riforme del quadro normativo e regolamentare attuale e le eventuali modifiche del Trattato necessarie;

    oggi, anche a seguito del conflitto in Ucraina, l'Italia e l'Unione europea sono chiamate ad affrontare una vera e propria emergenza energetica che rende improrogabile l'adozione, da parte dell'Unione, di tutte le misure necessarie per poter gestire al meglio e in maniera condivisa, anche nel futuro, una possibile crisi, così come l'avvio di una riflessione comune sui rischi geopolitici che condizionano duramente la politica energetica dell'Ue e la vulnerabilità delle sue forniture, al fine di proseguire nel percorso di mitigazione degli effetti negativi della crisi;

    in conclusione, il tema dell'aggiornamento e della revisione del quadro della governance economica europea rappresenta pertanto una questione centrale nel dibattito europeo non più rinviabile a fronte della nuova realtà economica – pesantemente influenzata dalle crescenti tensioni e dai mutati scenari geo-politici internazionali – e da rilanciare il prima possibile per sostenere una crescita inclusiva e la sostenibilità di bilancio a lungo termine,

impegna il Governo:

1) ad intraprendere ogni iniziativa utile, in sede europea, finalizzata a:

  a) valutare il mantenimento dell'attivazione della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita (Psc) anche nel corso del 2023, per consentire agli Stati membri di continuare ad adottare le necessarie misure di flessibilità di bilancio finalizzate a ridurre al minimo l'impatto economico e sociale della grave crisi economica, in particolare quella energetica dovuta anche alle crescenti tensioni e ai mutati scenari geo-politici internazionali, con dirette conseguenze sulla sicurezza e sulla sostenibilità energetica dell'Unione europea, preservando gli investimenti pubblici e utilizzando al meglio i finanziamenti del dispositivo per la ripresa e la resilienza per dare impulso alla crescita;

  b) prevenire il ripristino dell'attuale quadro di governance macroeconomica europea – segnatamente del Patto di stabilità e crescita (Psc) – che deve essere ripensato alla luce del rinnovato contesto economico, per adattare le norme di bilancio alle nuove sfide che l'Unione europea e i suoi Stati membri sono chiamati ad affrontare, e perseguire politiche di bilancio sostenibili, prevedendo percorsi di rientro dal debito realistici che tengano conto delle specificità degli Stati membri e del loro quadro macroeconomico complessivo e, inoltre, superando l'utilizzo prevalente di indicatori non osservabili come il saldo strutturale, al fine di ancorare la sorveglianza macroeconomica a indicatori direttamente osservabili e misurabili;

  c) in particolare, rivedere gli irrealistici parametri quantitativi del 3 per cento e del 60 per cento privi di una reale giustificazione economica e spesso oggetto di critiche, con il conseguente superamento della fase preventiva e quella correttiva del Patto di stabilità e crescita, la cui applicazione si è dimostrata a più riprese incoerente, e garantire un'applicazione omogenea della procedura per gli squilibri macroeconomici, al fine di affrontare adeguatamente il fenomeno della pianificazione fiscale aggressiva e gli eccessivi surplus di specifici Stati membri;

  d) trasformare il programma Next Generation EU in uno strumento permanente, da finanziare attraverso il bilancio europeo con la conseguente istituzione di nuove fonti di entrate nella forma di risorse proprie dell'Unione europea e l'inclusione dell'emissione di debito comune europeo come strumento stabile, finalizzati a sostenere l'impegno comune per il rafforzamento degli investimenti nella produzione di «beni pubblici» che consentano di rispondere al meglio alle esigenze concordate a livello europeo, come ricerca, innovazione, sicurezza e transizione energetica, al fine di assicurare all'Unione europea un proprio spazio fiscale autonomo, capace di avviare una politica economica anti-ciclica, che la sottragga a quelli che i firmatari del presente atto di indirizzo giudicano «ricatti» dei contributi nazionali;

  e) a fronte dell'evoluzione dell'attuale scenario energetico, avviare con urgenza un confronto costruttivo per l'istituzione di un Fondo energetico europeo straordinario, quale strumento, a disposizione dell'Unione e dei suoi Stati membri a supporto della lotta al caro energia, per garantire una maggiore autonomia sul fronte energetico, attraverso l'attivazione di strategie di diversificazione degli approvvigionamenti energetici, di investimento sulle energie rinnovabili e di rafforzamento di meccanismi di stoccaggio comune, per evitare, nella direzione dell'Unione dell'energia, il rischio di crisi future, e per sostenere i cittadini europei e le categorie produttive gravemente colpite dalla cosiddetta pandemia energetica;

  f) sostenere ogni iniziativa diretta a mobilitare ulteriori investimenti finalizzati ad accelerare la realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili;

  g) modificare altresì le regole vigenti in materia di disciplina di bilancio, prevedendo lo scorporo dal calcolo del deficit di determinate categorie di investimenti pubblici nazionali produttivi, che sono ostacolati dall'attuale quadro di bilancio – tra cui quelli green, quelli destinati alle energie rinnovabili e ai beni pubblici europei – nonché esentare, dalla regola di spesa, gli investimenti finanziati dai prestiti del programma Next Generation EU che promuovono gli obiettivi a lungo termine dell'Unione europea, per rendere l'economia e il sistema energetico dell'Unione europea più competitivi, sicuri, omogenei e sostenibili;

  h) valutare altresì la possibilità di scorporare il debito anomalo e non strutturale accumulato a causa dell'emergenza legata al COVID-19, prevedendo la sua cancellazione, la sua perennizzazione attraverso i reinvestimenti del programma di acquisto di titoli Pepp, o in ogni caso tramite l'individuazione di un percorso di rientro ad hoc;

  i) tenere conto, nel quadro di una rinnovata governance economica dell'Unione europea dell'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali e degli obiettivi ambientali del Green Deal, conformemente agli impegni dell'Unione europea in materia di ambiente e sviluppo sostenibile, anche attraverso la definizione di indicatori di base nel semestre europeo per misurare adeguatamente la disuguaglianza e la povertà e le conseguenze socio-economiche dei cambiamenti climatici, al fine di mettere l'economia al servizio dei cittadini e promuovere una convergenza economica e sociale verso l'alto.
(1-00586) (Nuova formulazione) «Scerra, Davide Crippa, Berti, Bruno, Businarolo, Galizia, Grillo, Ianaro, Papiro, Ricciardi, Vignaroli, Lovecchio, Buompane, Torto, Misiti, Donno, Manzo, Flati».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Fragomeli n. 5-07571 del 21 febbraio 2022.