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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 1 marzo 2022

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'11 gennaio 2022, con la determina della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 162, la struttura commissariale ha indetto una gara per l'affidamento, con procedura telematica, della fornitura di 60.000.000 di semimaschere filtranti EN 149:2001 FFP2 NR Cat. III;

   la suddetta gara, si sarebbe conclusa, in prima istanza, con determina della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 167, in data 20 gennaio 2022, e sarebbe stata assegnata per un valore complessivo di 9.093.708,00 euro a cinque ditte, di cui solo due (Safe srl e Mabe srl) presenti da anni nel settore dell'antinfortunistica, come si evince da un controllo della visura camerale. Le altre tre, alle quali nel complesso è stata assegnata il 93 per cento della fornitura, presentano attività prevalenti quali «locazione immobiliare di beni propri o in leasing» (La Luna srl) e «commercio all'ingrosso di articoli medicali ed ortopedici» (Eden Sanitfarma srl e Italiaverde srl). Per quest'ultima, inoltre, le informazioni riportate nella visura camerale, consultabile presso il database dalla camera di commercio di Roma, sembrerebbero piuttosto esigue;

   dalla consultazione delle visure camerali, è possibile evincere, inoltre, come La Luna srl, prima ditta in graduatoria, aggiudicataria della fornitura di più di 36 milioni di semimaschere per un valore complessivo di 4.700.800,00 euro presenti un capitale sociale pari a 12.500 euro (lo 0,3 per cento rispetto al valore della commessa assegnatale), mentre per «Italiaverde srl», che si è aggiudicata la seconda quota più ampia della gara (quasi 18 milioni di semimaschere per un totale di 3.366.408,00 euro) in visura non compaia nemmeno questo dato relativo al capitale sociale. Risulta, dunque, difficile immaginare, quale garanzia possano aver offerto tali aziende alla struttura commissariale, in fase di aggiudicazione;

   da quanto si apprende dalla puntata del programma televisivo «Non è l'Arena», andata in onda il 6 febbraio 2022 la ditta «La Luna srl» si è rivelata incapace di soddisfare la quota di fornitura aggiudicatasi (pari a 36 milioni e 160 mila mascherine) nelle tempistiche previste, per via dei ritardi nell'importare il prodotto offerto, di fabbricazione cinese. Ciò avrebbe portato alla sua esclusione dalla gara e alla rideterminazione della graduatoria, con la commessa che è stata riallocata tra le altre quattro ditte aggiudicatrici (determina della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 171 del 25 gennaio 2022). Nel nuovo documento si denota che alla ditta «Italiaverde» per la quale continuano a valere le osservazioni sopra esposte, sia stata affidata la fornitura di 42 milioni di semimaschere e che, inoltre, l'importo complessivo per l'aggiudicazione sia lievitato, rispetto alla precedente determina, di quasi due milioni di euro (9.093.708,00 euro per la prima assegnazione contro i 10.996.200,00 euro della seconda), il che comporta un evitabile aggravio per le casse dello Stato;

   è doveroso segnalare che nel capitolato tecnico di gara, all'articolo 5, recante «requisiti tecnici dei prodotti» nell'elenco delle caratteristiche degli articoli oggetti dell'appalto, viene specificato: «il prodotto deve presentare 2 elastici del tipo ear-loop»; ciò ha costituito una barriera all'ingresso per quelle realtà operanti nel settore, aventi a disposizione prodotti tecnicamente equiparabili e conformi agli standard richiesti dalla gara (come maschere con elastici nucali), in controtendenza con la natura emergenziale della richiesta di fornitura, che si può evincere dalle brevi scadenze e dalla numerosità dei prodotti richiesti (la fornitura della prima tranche di 12 milioni di maschere era prevista per il 31 gennaio 2021) –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se abbia intenzione, per le prossime gare, di strutturare un processo di controllo preventivo per le imprese che partecipano alla gara, che preveda una fase di screening volta a valutare la solidità economica e strutturale delle aziende offerenti, in modo da evitare che si ripeta quanto accaduto in occasione della gara pubblica di cui sopra e che si verifichino ripercussioni sulle tempistiche dell'approvvigionamento nonché per le casse dello Stato;

   se il Governo non ritenga che, per articoli come i dispositivi di protezione individuale, che tutelano non solo la salute dell'utilizzatore ma anche la salute pubblica, sia il caso di accantonare la logica del massimo ribasso e articolare dei procedimenti di gara che diano il giusto peso alla componente qualitativa degli articoli e all'affidabilità dei fornitori, evitando di introdurre specifiche tecniche che impongano barriere alla partecipazione di determinati presidi;

   se non si valuti opportuno, prima di deliberare una richiesta di fornitura con quantitativi così elevati, di consultare la categoria dei produttori, al fine di definire un piano di approvvigionamento bilanciato che garantisca la fruibilità di articoli qualitativi in tempistiche realistiche, a maggior ragione a seguito dei quasi 60 milioni di euro messi a disposizione dal decreto «Cura Italia», ovvero una oculata programmazione dei fabbisogni che permetterebbe, inoltre, di avere sempre a disposizione anche un adeguato livello di scorte di prodotto e che consentirebbe alla pubblica amministrazione di non dover indire gare di carattere emergenziale, come quella di cui in premessa, evitando le relative complicazioni del caso sopra evidenziate.
(2-01438) «Grippa».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI, ENRICO BORGHI, CASU, DE LUCA, SENSI, AVOSSA, DE MARIA, FRAILIS, MADIA, CENNI, POLLASTRINI, QUARTAPELLE PROCOPIO, ROSSI, NITTI, SOVERINI, BRUNO BOSSIO, MORANI, CARNEVALI, PELLICANI, GAVINO MANCA, LACARRA, FRAGOMELI, CIAMPI, LA MARCA, PICCOLI NARDELLI, BONOMO, INCERTI, LATTANZIO, CIAGÀ, BOLDRINI, SANI, BENAMATI, VAZIO, CARÈ, RACITI, TOPO, RIZZO NERVO, NAVARRA, SCHIRÒ, CANTINI, CRITELLI, ROTTA, ZAN, ORFINI, GRIBAUDO, D'ELIA, CARLA CANTONE e MORASSUT. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che sarebbe in atto una pericolosa e capillare attività di disinformazione veicolata attraverso siti web, canali social come telegram o chat ristrette, atta ad accreditare preoccupanti teorie complottiste, prima con riferimento alla politica sanitaria posta in essere dal Governo, attraverso le cosiddette, posizioni «No Vax» e «No green pass», ed ora attraverso una fusione di queste posizioni con una narrazione volta ad accreditare il leader russo come una vittima isolata dalla politica imperialista di Stati Uniti ed Europa;

   lo stesso Copasir, a maggio del 2020, aveva lanciato un allarme specifico sulla disinformazione di matrice russa in Italia, essendo stata trovata la prova che erano stati creati specifici account di origine russa che twittavano in italiano teorie complottiste sulla diffusione del coronavirus per creare sfiducia nei Governi occidentali e nei loro sistemi sanitari, mentre è di questi giorni la notizia che facebook ha dovuto sospendere una cinquantina di profili per diffusione di notizie false;

   secondo le più recenti inchieste giornalistiche, proprio questi canali social e queste chat, che in passato si sono ingrossati a dismisura, prima veicolando messaggi negazionisti sul Covid, e poi contrari ai vaccini, si sarebbero ora da tempo attivati per diffondere una propaganda che vede i russi lasciati soli da Europa e Stati Uniti a combattere una guerra contro i nazisti;

   si tratterebbe delle stesse chat sulle quali erano stati fatti circolare moduli pre-stampati per denunciare i Presidenti del Consiglio dei ministri, prima Conte e poi Draghi, e che hanno fatto rimbalzare i messaggi neo-fascisti alla vigilia dell'attacco alla sede della Cgil nell'ottobre 2021;

   tale fenomeno starebbe assumendo proporzioni preoccupanti, anche perché spesso alimentato da talune posizioni politiche ambigue o volutamente ammiccanti che ne fanno da cassa di risonanza; quanto riportato è assai delicato se si considera che, da un lato, le guerre si combattono da sempre anche con una efficace attività di disinformazione, e, dall'altro, esistono ormai numerosi studi che hanno ampiamente dimostrato come un uso efficace di tutti i moderni strumenti digitali e social possa influenzare l'opinione pubblica fino ad arrivare a condizionare le scelte di Governi e Stati, mentre l'Italia, in quanto perno centrale dell'Alleanza atlantica, rappresenta certamente un obiettivo privilegiato –:

   se, nel nostro Paese sia in atto una vera e propria attività di capillare disinformazione volta a destabilizzare la politica del Governo, e quali iniziative di competenza stia adottando, e intenda adottare il Governo, al fine di arginare e contrastare tali attività.
(5-07620)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   MURONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   circa 8mila tonnellate di rifiuti che nel 2020 erano state trasferite illegalmente dall'Italia alla Tunisia e che da allora erano rimaste in gran parte stipate in container nel porto di Sousse, nella Tunisia orientale, sono rientrate in Italia. Dopo una disputa diplomatica e legale durata mesi, la nave Martina A, della compagnia turca Arkas, con a bordo 213 container carichi di rifiuti, domenica 20 febbraio 2022 è attraccata al porto di Salerno. Da lì i rifiuti andranno nell'area militare di Persano, nel comune di Serre, dove, secondo la regione Campania, resteranno tra i quattro e i sei mesi in attesa di una soluzione definitiva;

   dal 2020 ci sono state lunghe e difficili trattative tra il Governo italiano e la regione Campania da una parte e il Governo tunisino dall'altra. Quest'ultimo chiedeva che i rifiuti tornassero in Italia e che venissero pagate tutte le spese dovute ai mesi di permanenza nel porto tunisino. Secondo stime di associazioni ambientaliste, il deposito nel porto di Sousse sarebbe costato circa 26 mila euro al giorno. A chiedere un risarcimento danni di 10 milioni di euro alla regione Campania, al Ministero della transizione ecologica italiano e alla società Sra (Sviluppo risorse ambientali) che inviò i rifiuti in Tunisia è anche la Arkas, società incaricata del trasporto e del noleggio dei container. Secondo l'atto di citazione dei legali di Arkas, «la regione Campania è responsabile per avere ritardato le procedure di rientro in Italia dei rifiuti sia prima sia dopo le segnalazioni delle competenti autorità tunisine»;

   la rete Tunisie Verte, che riunisce diverse organizzazioni ambientaliste tunisine, che ha documentato con un video il carico dei container per il ritorno in Italia, ha annunciato il 7 febbraio 2022 il raggiungimento di un accordo tra Italia e Tunisia. Sarebbe stato firmato, dopo incontri tra il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale italiano e il Presidente della Repubblica tunisino e tra il presidente della regione Campania e l'ambasciata tunisina a Roma. In una nota, il Governo tunisino ha spiegato che l'accordo «rappresenta il completamento del processo di consultazione tra Tunisia e Italia, che risale al 2020»;

   l'accordo, come riportato in un articolo pubblicato lunedì 21 febbraio 2022 sul sito online «Post», definisce «gli impegni che competono a ciascuna delle parti in merito al rimpatrio in Italia, in primo luogo, di 213 contenitori di rifiuti, attualmente stoccati presso il porto di Sousse. Proseguiranno in seguito le consultazioni, per la finalizzazione della restituzione dei rifiuti italiani rimanenti situati in un magazzino a Mourredine a seguito di un incendio». Secondo alcuni giornali tunisini, come riportato dal quotidiano «Domani», nell'intesa tra Tunisia e Italia rientrerebbero anche accordi che riguardano le politiche migratorie e investimenti dell'Italia in alcuni settori strategici tunisini come quello dell'energia prodotta dalla combustione dei rifiuti. Su questi punti, però, non c'è nessuna conferma. Si ricorda che il parlamentare tunisino Majdi Karbaj è stato tra i primi a denunciare questa vicenda su cui ha l'interrogante ha presentato diverse interrogazioni a cui non è stata data ancora nessuna risposta;

   a pagare per il trasporto e lo stoccaggio dei rifiuti sarà una società pubblica, la Ecoambiente di Salerno, che poi dovrà rivalersi sulla Sra che ha, però, già affermato di non aver alcuna intenzione di accollarsi i costi della vicenda –:

   se il Governo intenda chiarire, per quanto di competenza, la natura e i dettagli dell'accordo riportato nelle premesse e in particolare come, e chi, gestirà lo smaltimento dei rifiuti e dove saranno smaltiti gli stessi e se i container bruciati saranno riportati in Italia;

   se l'accordo stipulato di cui in premessa preveda un risarcimento economico alla Tunisia per il danno ambientale arrecato.
(4-11482)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SPESSOTTO e VALLASCAS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   Ita Airways è una società partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze per l'esercizio dell'attività nel settore del trasporto aereo;

   il gruppo Mediterranean Shipping Company (MSC) ha recentemente manifestato al Governo italiano il proprio interesse ad acquisire una quota di maggioranza di Ita Airways e a realizzare una partnership con il Governo italiano e la compagnia Lufthansa come partner industriale del progetto;

   Lufthansa ha manifestato il suo interesse a prendere parte all'iniziativa;

   la società Ita Airways ha dichiarato, con comunicato stampa del 24 gennaio 2022, di essere «soddisfatta che il lavoro svolto in questi mesi per offrire le prospettive migliori alla società stia cominciando ad avere i risultati attesi, ovvero una compagnia riconosciuta valida per partner di calibro internazionale sia sul trasporto passeggeri che sul cargo»;

   il consiglio di amministrazione di Ita Airways valuterà la manifestazione di interesse;

   secondo la stampa, altri operatori, come il gruppo SkyTeam, Delta Air Lines, Air France-KLM e British Airwavs, sarebbero interessati all'operazione;

   tale operazione costituirebbe una cessione di asset strategici nazionali al mercato estero, in forte discontinuità con le politiche degli ultimi anni che hanno disposto l'impegno di ingenti risorse pubbliche per il salvataggio di Alitalia oggi Ita Airways;

   a fronte di tale ingenti risorse, il presidente Altavilla ha comunque dichiarato che i ricavi del 2021 sono stati il 50 per cento in meno rispetto al piano industriale e che, in attesa dell'approvazione dei consuntivi 2021, l'Ebit si attesta su un valore negativo di 170 milioni di euro;

   si apprende dalla stampa che il presidente esecutivo di Ita Airways, Alfredo Altavilla, avrebbe sondato la disponibilità dell'amministratore delegato, Fabio Lazzerini, a lasciare l'azienda;

   l'eventuale cambio dei vertici, a soli tre mesi dal decollo operativo della compagnia e alla vigilia della definizione del piano industriale, denota una gestione non focalizzata sull'efficienza ma su quelle che appaiono agli interroganti inaccettabili dinamiche personalistiche e politiche, a scapito dell'efficienza e comporta implicazioni sulle finanze pubbliche eventualmente impegnate per la liquidazione;

   i rapporti tra pubblico e privato perseguono, da anni, la privatizzazione degli utili e la socializzazione delle perdite –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo al riguardo;

   se non intenda seguire con la massima attenzione ogni fase della trattativa, al fine esercitare un controllo diretto sull'operazione, a tutela della trasparenza, delle risorse dello Stato e degli interessi dei cittadini.
(4-11479)


   MURONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   su un articolo di Carlo Cottarelli dal titolo «Il costo del gas» pubblicato sul quotidiano «La Repubblica» del 28 febbraio 2022, si legge che: «mentre cadono le bombe è difficile concentrarsi sulle conseguenze economiche della guerra. Ma con quelle conseguenze abbiamo a che fare fin d'ora e alcuni aspetti vanno chiariti. Tra questi c'è la questione di come le nostre bollette di gas ed elettricità saranno influenzate. Il prezzo delle bollette, che si era già impennato prima del conflitto, aumenterà ulteriormente visto l'ulteriore balzo dei prezzi internazionali soprattutto del gas naturale»;

   nell'articolo si chiede inoltre: «in che modo l'aumento dei prezzi internazionali del gas si riflette sul costo delle bollette? I prezzi delle bollette sono in gran parte prezzi regolati. Ci pensa l'Arera a fissare trimestralmente il prezzo di gas ed elettricità (...) Per il gas (per l'elettricità le cose sono ancor più complesse), Arera usa come elemento di costo di approvvigionamento i prezzi del gas naturale sul mercato internazionale Ttf. Il che significa che il prezzo in bolletta non è determinato dai costi effettivi di importazione del gas, ma dai prezzi del gas per transazioni sui mercati internazionali»;

   «qual è allora il prezzo a cui l'Italia importa gas? Non si sa, però è possibile che, in questo momento, sia più basso di quello usato da Arera come costo dell'approvvigionamento. Le forniture di chi importa gas in Italia (Eni in primis) sono regolate da contratti a lunghissimo termine (pluridecennali). In questi contratti, il prezzo del gas è indicizzato, ma non necessariamente al prezzo internazionale del gas (come, per esempio, quello del sopracitato Ttf). In passato i contratti del gas erano solitamente indicizzati al prezzo del petrolio e dei suoi derivati. Si è poi diffusa l'indicizzazione al prezzo del gas spot sui mercati internazionali, ma sembra che molti contratti in essere utilizzino ancora l'indicizzazione al prezzo del petrolio con un adeguamento molto ritardato nel caso i prezzi spot cambino di molto. In che proporzione non si sa, ma c'è chi dice che tra metà e due terzi dei contratti sono indicizzati al petrolio. In questo momento, c'è una bella differenza tra indicizzazione al gas e indicizzazione al petrolio. Per esempio, tra gennaio 2021 e gennaio 2022, il prezzo del petrolio è aumentato del 57 per cento, quello del gas del 389 per cento. Se una parte rilevante delle nostre importazioni è ancora indicizzata al petrolio il costo dell'approvvigionamento utilizzato da Arera potrebbe essere superiore a quello effettivo. Il che comporterebbe che famiglie e imprese starebbero pagando più del necessario a vantaggio delle imprese importatrici i cui profitti starebbero aumentando vertiginosamente»;

   nell'articolo si chiede quindi: «cosa si dovrebbe fare? (...) Serve sicuramente più trasparenza, perché ci sono di mezzo, potenzialmente, parecchi miliardi di euro che possono finire nelle tasche delle imprese importatrici», si rileva inoltre che: «la Francia ha deciso di calmierare il prezzo a cui Edf distribuisce l'elettricità, con una riduzione dei ricavi di 8 miliardi, solo per un terzo compensato da una ricapitalizzazione, il che fa pensare che si cerchi di ridurne gli extraprofitti» –:

   quale si il vero costo delle importazioni italiane di gas, nonché quale percentuale dei contratti di fornitura è indicizzata al petrolio piuttosto che al gas e quali precisamente siano gli elementi utilizzati per calcolare l'indicizzazione;

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative di competenza per cambiare il sistema di fissazione dei prezzi delle bollette e, in subordine, se si debba farlo permanentemente o temporaneamente, vista l'eccezionalità della situazione, ovviamente evitando di creare deficit occulti in società pubbliche o semipubbliche, nonché intervenendo sulla tassazione degli extraprofitti delle società importatrici di gas, quali l'Eni, in modo da ridurre l'impatto della crisi sulle imprese e sulle famiglie italiane.
(4-11486)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   SPESSOTTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a causa di una grave carenza di personale, pari a circa il 30 per cento, il tribunale di Venezia non può espletare correttamente le proprie funzioni;

   in tale contesto, tre giudici delle indagini preliminari devono far fronte alle centinaia di richieste prodotte da una procura di ventisei pubblici ministeri;

   l'attuale emergenza epidemiologica crea ulteriori problemi, causando l'assenza, per motivi di salute, del personale;

   la carenza di personale, e l'impossibilità di concludere i processi in maniera celere, sono in contrasto con il diritto dei cittadini, costituzionalmente tutelato, ad una ragionevole durata del processo;

   la paralisi delle attività del tribunale ha ripercussioni negative in termini di attrattività del territorio nei confronti di imprese ed investitori, con ricadute negative per l'intera società;

   il tribunale di Venezia è il più importante del Nord est, con una sezione specializzata in materia di impresa, terza in Italia, una sezione specializzata in materia di immigrazione e protezione internazionale con pendenze inferiori solo a Roma, Milano, Napoli e Bologna, una competenza in materia di criminalità organizzata, di reati in materia di terrorismo, di reati informatici e reati in materia di pedopornografia;

   le caratteristiche del territorio, e le inevitabili limitazioni alla logistica, rendono la sede di Venezia meno attrattiva per il personale giudiziario;

   per il completamento della Cittadella della giustizia a piazzale Roma, più facilmente raggiungibile, saranno necessari diversi anni –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al riguardo per risolvere i problemi rappresentati;

   se non intenda adottare iniziative ai fini dell'adozione di una norma speciale per Venezia che riconosca, al pari di quanto già in essere per il personale della polizia penitenziaria, una specifica indennità al personale degli uffici giudiziari.
(4-11483)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   PEZZOPANE, CIAGÀ, BRAGA, BURATTI, MORASSUT, MORGONI, PELLICANI e ROTTA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la legge 30 dicembre 2020 n. 178, «legge di bilancio 2021», all'articolo 1, comma 697, ha previsto, al fine di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione nell'ambito dei trasporti e facilitare la diffusione della mobilità elettrica, l'obbligo per i concessionari autostradali di dotare la propria rete di punti di ricarica elettrica di potenza elevata per gli autoveicoli e che, qualora non avessero provveduto nei tempi stabiliti, avrebbero dovuto consentire ad altri soggetti interessati di candidarsi ad installarli;

   si tratta in dettaglio dei punti di ricarica per i veicoli elettrici in grado di assicurare una ricarica veloce, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera e), numero 2), del decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257;

   come previsto dalla disposizione, occorre garantire che le infrastrutture messe a disposizione assicurino ai fruitori tempi d'attesa per il servizio non superiori a quelli offerti agli utilizzatori di veicoli a combustione interna;

   la normativa approvata assegna centottanta giorni ai concessionari delle autostrade per installare punti di ricarica di potenza elevata, ovvero entro il 30 giugno 2021. Nel caso di immobilismo o di mancato interesse si aprono le candidature per chi ne fa richiesta. L'iter prevede inoltre, che entro trenta giorni, il concessionario pubblichi un bando per selezionare l'operatore tenendo conto delle caratteristiche tecniche e commerciali e con l'obiettivo di valorizzare efficienza, qualità e varietà dei servizi proposti;

   l'Autorità di regolamentazione dei trasporti (Art), nella riunione del 27 maggio 2021, ha approvato una delibera (n. 77/2021), stabilendo per fine febbraio 2022 la data ultima entro la quale pubblicare i requisiti per i bandi –:

   quali siano le cause del ritardo rispetto agli obblighi previsti dalla legge n. 178 del 2020 e quali realisticamente siano i tempi per la realizzazione di una infrastruttura di ricarica elettrica sulla rete autostradale, in considerazione dell'obiettivo stabilito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che prevede di raggiungere un parco di veicoli elettrici pari a 6 milioni entro il 2030 e la conseguente realizzazione di 7.500 punti di ricarica rapida sulla rete autostradale, oltre ai 13.755 punti di ricarica nei centri urbani (Missione 2, investimento 4.3).
(5-07630)


   FEDERICO, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, DI LAURO, MARAIA, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA e ZOLEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 15 febbraio 2022 è stato comunicata l'autorizzazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) all'anticipazione di oltre 4,7 miliardi di euro del Fondo sviluppo e coesione (periodo 2021-2027) per opere infrastrutturali immediatamente cantierabili, a cui si aggiungono 1,6 miliardi di interventi strategici programmati la cui attuazione avverrà non appena sarà disponibile il Piano di fattibilità tecnico economica;

   le risorse, che per l'80 per cento vengono assegnate al Mezzogiorno, finanziano interventi in campo ferroviario, stradale e idrico, complementari o addizionali rispetto al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e al Piano nazionale complementare (Pnc), al fine di potenziare la dotazione infrastrutturale del Paese, soprattutto dei Mezzogiorno, attraverso la realizzazione di progetti selezionati anch'essi in base agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 e al Green Deal europeo;

   al riguardo, il Ministro interrogato ha dichiarato che «Fondamentali per il successo di questa operazione sono state le positive interlocuzioni con i presidenti di tutte Regioni, che hanno collaborato attivamente con il Mims per individuare le opere strategiche finanziabili tramite il FSC 2021-2017 tenendo conto di quanto previsto dal Pnrr e dal Pnc. La coerenza delle politiche nazionali e regionali invocata per molto tempo diventa realtà grazie al lavoro congiunto svolto nei mesi scorsi con le Regioni»;

   tra le cosiddette opere bandiera finanziabili una volta completato il progetto di fattibilità tecnico-economica è stato individuato, per il Molise, un intervento per il collegamento della autostrada A1 con la A14 che vede, Anas come soggetto attuatore ed un finanziamento dal Fondo di sviluppo e coesione di 100 milioni di euro;

   con l'ordine del giorno n. 9/03146-AR/119, presentato dal primo firmatario del presente atto nella seduta n. 546 di venerdì 23 luglio 2021, in sede di conversione in legge del decreto-legge n. 77 del 2021, e accolto dal Governo, veniva segnalata, nell'ambito degli interventi di recupero dei deficit infrastrutturale del Mezzogiorno e delle aree interne e in attuazione della ricognizione prevista all'articolo 59 del medesimo decreto, proprio la realizzazione di un collegamento stradale tra la A1 e la A14 all'interno del territorio molisano –:

   se intenda fornire elementi sui dettagli progettuali dell'intervento previsto in Molise per il collegamento della A1 con la A14 e, segnatamente, sullo stato di definizione dello studio di fattibilità tecnico-economico, sulla modalità di individuazione di ulteriori risorse da destinare alla realizzazione dell'opera e sui tempi a tal fine previsti.
(5-07631)


   MAZZETTI, CORTELAZZO, SOZZANI, CATTANEO, LABRIOLA, CASINO, FERRAIOLI e VALENTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   dal decreto-legge n. 32 del 2019, cosiddetto «sblocca cantieri» ad oggi, il settore dei lavori pubblici, prima con l'emergenza Covid-19 e quindi con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), è stato frequentemente caratterizzato da normative improntate principalmente da una sorta di emergenza continua;

   ciò ha fatto sì che spesso si è ritenuto che introdurre delle scorciatoie, come per esempio annullare la pubblicità dei bandi di gara, favorire gli affidamenti diretti e accorpare gli importi dei lavori, fosse sufficiente a sostenere e rilanciare il comparto;

   in realtà, la gran parte dei problemi si concentrano nella fase a monte della gara, quella autorizzativa. Sotto questo aspetto, per favorire la soluzione dei problemi, si è fatto spesso ricorso, in luogo delle leggi ordinarie, alla figura del commissario straordinario, che solo a volte però è in grado di rimuovere le cause che impediscono il perfezionamento dei progetti propedeutici ad aprire i cantieri;

   il decreto-legge n. 77 del 2021, cosiddetto «decreto semplificazioni», ha previsto disposizioni volte ad accelerare la realizzazione delle opere dei Pnrr. Tra le norme attuative previste per velocizzare, si segnala che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che doveva istituire la segreteria tecnica (articolo 4) non risulta ancora emanato; la Commissione tecnica Via (articolo 17) non risulta istituita, così come non risulta ancora operativa la Soprintendenza speciale per il Pnrr (articolo 29);

   uno dei problemi della dilatazione dei tempi necessari ad avere un progetto da mandare in gara, è legato al funzionamento della «conferenza dei servizi integrata», come denunciano tutte le stazioni appaltanti (Rfi, Anas, Anci e altri);

   la gran parte dei Sal «portati» in Europa riguardano lavori progettati, aggiudicati ed iniziati da anni e che già beneficiavano di finanziamenti statali;

   peraltro, molte «riforme» comunque necessitano di provvedimenti attuativi a valle (leggi delega e decreti legislativi), e ben poco potranno produrre sul primo triennio (2021/2023) del Pnrr;

   si è di fronte a strozzature e ad annose e irrisolte criticità che, se non troveranno soluzione, con molte difficoltà consentiranno ai cantieri di giungere a termine nei tempi imposti dal Pnrr;

   di questo passo molti cantieri del Pnrr faticheranno a partire, con l'eccezione delle opere storiche di competenza della missione 3 di competenza ferroviaria –:

   se non ritenga di adottare quanto prima, per quanto di competenza, tutte le ulteriori iniziative normative indispensabili a dare soluzione ai problemi annosi e alle «strozzature» che continuano a rallentare enormemente il settore dei lavori pubblici per garantire i tempi di attuazione degli interventi previsti dal Pnrr.
(5-07632)


   LUCCHINI, BADOLE, BENVENUTO, DARA, D'ERAMO, EVA LORENZONI, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   sabato 26 febbraio 2022 «La Provincia Pavese» ha riportato la ripartenza del cantiere per la realizzazione del nuovo ponte sul Ticino che deve collegare Vigevano con Ozzero e Abbiategrasso; il cantiere era fermo dal dicembre del 2018; in seguito alla conclusione di un arbitrato, e al recesso del contratto per le inadempienze dell'impresa Polese spa e ai ritardi nella conclusione del cantiere, il completamento del nuovo ponte, per i 23 metri mancanti, è stato aggiudicato dal consorzio Pangea di Pescara che ora ha riavviato i lavori con una previsione di completamento dell'opera per settembre 2022;

   tuttavia, da quanto riporta il giornale, nulla si sa ancora dei lavori di competenza dell'Anas per la realizzazione dei lavori stradali per i collegamenti del ponte con la rete viaria in terraferma;

   il Presidente della provincia di Pavia e il sindaco di Vigevano evidenziano il problema circa l'incremento di 5 milioni di euro del preventivo dei lavori per la costruzione delle strade, a causa dell'incremento dei prezzi dei materiali da costruzione; una conferenza di servizi annunciata per febbraio 2022 con il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili non risulta ancora programmata; da quanto riporta il giornale, il Ministero è a conoscenza della carenza dei fondi a disposizione;

   il nuovo ponte sul Ticino rappresenta un'opera strategica per le imprese della zona e per il rilancio non solo di Vigevano e della Lomellina ma anche della confinante zona del milanese –:

   quali siano le previsioni dei Ministro per la risoluzione dei problemi evidenziati in premessa, per l'incremento del preventivo dei lavori stradali di competenza dell'Anas a causa dell'incremento dei prezzi dei materiali da costruzione, e quali siano i tempi che si prevedono per il completamento dei collegamenti del nuovo ponte sul Ticino con Vigevano, da una parte, e con Ozzero e Abbiategrasso, dall'altra.
(5-07633)


   FOTI, BUTTI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il settore delle costruzioni sta dando un contributo molto importante al rilancio della crescita e dell'occupazione nel Paese, sia attraverso i bonus fiscali sia attraverso i lavori pubblici;

   il succedersi di differenti norme rischia però di rallentare i suddetti effetti, pur essendo condivisibile, ad esempio, l'obiettivo delle stesse di bloccare le frodi fiscali, che – tuttavia – non può determinare l'effetto di soffocare le attività di riqualificazione urbana, in ripresa anche grazie agli incentivi;

   nei fatti, per contrastare le frodi e limitare il proliferare di imprese «improvvisate», ben 11.563 negli ultimi sei mesi, sarebbe necessario introdurre un sistema di qualificazione che attesti la capacità delle imprese impegnate nei lavori che beneficiano dei bonus edilizi, come già previsto per tutti i lavori di ricostruzione post terremoto (Centro Italia, L'Aquila, Emilia Romagna);

   infine, la normativa vigente non ha ancora risolto le principali e più urgenti problematiche che interessano il mercato dei lavori pubblici. Ritengono al riguardo gli interroganti che:

    a) debba essere previsto l'obbligo – e non la facoltà – per tutte le stazioni appaltanti di aggiornare i prezzari ai prezzi correnti di mercato;

    b) occorra modificare il meccanismo di compensazione da riconoscere alle imprese per lo straordinario aumento del costo dei materiali sulle opere in corso di esecuzione, in vigore per i lavori realizzati nel primo semestre del 2022, atteso che la metodologia di rilevazione dei prezzi e la obsoleta lista di materiali compresi nel decreto ministeriale vigente non consentono alle imprese, di avere ristori adeguati rispetto agli effettivi aumenti dei costi di realizzazione delle opere, la qual cosa può comportare il blocco dei cantieri attivi –:

   se e quali urgenti iniziative, con riferimento alle problematiche di cui in premessa, intenda assumere il Governo al fine di evitare un nuovo blocco dell'attività nel settore delle costruzioni e degli appalti pubblici.
(5-07634)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SPESSOTTO e VALLASCAS. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (CEE) n. 95/93 stabilisce che «una serie di bande orarie (slot) che è stata assegnata ad un vettore aereo per operare un servizio di linea o un servizio non di linea programmato non autorizza tale vettore aereo ad esigere la stessa serie di bande orarie nella successiva corrispondente stagione di traffico se detto vettore non può dimostrare in modo soddisfacente al coordinatore di averle operate, con l'autorizzazione del coordinatore, per almeno l'80 per cento del tempo nel corso della stagione di traffico per cui è stata assegnata»;

   ai sensi dello stesso regolamento, «se non è possibile dimostrare che la serie di bande orario è stata utilizzata all'80 per cento, tutte le bande orarie della serie in questione saranno iscritte nel pool di bande orarie, a meno che il mancato utilizzo possa essere giustificato» in base a:

    a) circostanze imprevedibili e inevitabili;

    b) interruzione;

   in risposta all'emergenza epidemiologica da Covid-19, con regolamento (UE) n. 459/2020, è stato stabilito che «ai fini dell'articolo 8, paragrafo 2, dell'articolo 10, paragrafo 2, del regolamento (CEE) n. 95/93, i coordinatori considerano operate, dal vettore aereo al quale erano inizialmente assegnate, le bande orarie assegnate per il periodo compreso fra il 1° marzo 2020 e il 24 ottobre 2020» poi esteso al periodo 1° marzo 2020-27 marzo 2021;

   con regolamento (UE) n. 250/2021, è stato stabilito che, in deroga alle disposizioni di cui all'articolo 10, paragrafo 2, del regolamento (CEE) n. 95/93, «una serie di bande orarie assegnate per la stagione di traffico compresa tra il 28 marzo 2021 e il 30 ottobre 2021 conferisce al vettore aereo il diritto alla stessa serie di bande orarie per la stagione di traffico compresa tra il 27 marzo 2022 e il 29 ottobre 2022 se il vettore aereo ha messo a disposizione del coordinatore l'intera serie di bande orarie per la riassegnazione prima del 28 febbraio 2021» e che «il numero di bande orarie di cui il vettore aereo in questione può beneficiare è limitato a un numero pari al 50 per cento delle bande orarie assegnate allo stesso vettore per la stagione di traffico compresa tra il 29 marzo 2020 e il 24 ottobre 2020, a meno che un vettore aereo non abbia ricevuto, in media, meno di 29 bande orarie a settimana nel corso della precedente stagione equivalente di traffico nell'aeroporto in questione»;

   la Commissione europea ha facoltà di istituire una soglia di utilizzo appropriata per la stagione invernale 2021/2022 e quella estiva 2022;

   la crisi da Covid-19 ha determinato una notevole diminuzione del traffico aereo per le misure adottate dagli Stati per contenere la pandemia;

   i vettori aerei risentono delle conseguenze dannose di tale situazione dal 1° marzo 2020 ed è probabile che questa situazione si protragga negli anni a venire;

   gli aerei sono il mezzo di trasporto più inquinante: volare produce 285 grammi di CO2 per ogni passeggero, una media di 88 persone/volo, per ogni chilometro percorso;

   secondo le stime di Supporting European Aviation, a luglio 2019 in Europa il traffico aereo (oltre 1 milione di voli) avrebbe generato 20,7 milioni di tonnellate di CO2;

   l'amministratore delegato di Lufthansa ha dichiarato alla stampa di aver fatto volare, nel 2021, 21.000 aerei vuoti per mantenere i propri slot aeroportuali –:

   se non intenda adottare tutte le iniziative di competenza necessarie ai fini di una opportuna sensibilizzazione, in sede europea, sull'importanza di una modifica strutturale del sistema degli slot aeroportuali, a tutela dell'ambiente.
(4-11478)


   RUGGIERO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   risalgono già a diversi anni le rimostranze e le sollecitazioni pervenute dai cittadini di Modugno-Bari, in particolare i residenti di Via Guido Reni, Via Vincenzo Amati, Via Porto Torres e Via Paolo Marzi, nell'area meglio nota come «Piscina dei Preti» sottoposti quotidianamente ai gravi effetti acustici generati dal traffico sostenuto a ridosso del tratto urbano delle strade statali nn. 96 e 98;

   ed invero, fin dal lontano 2004 lungo le medesime tratte furono effettuate, a spese del Comune di Modugno e da personale qualificato, misurazioni dei valori dei decibel i cui esiti evidenziarono soglie in grado di superare, di giorno, i 15.000 Hz, rispetto ai 2.000 Hz previsti dalla legge per tali contesti, mentre i dati rilevati durante le ore notturne registrarono valori che superavano i 10.000 HZ;

   a ciò si aggiunga il conseguente ed annoso problema dell'inquinamento atmosferico determinato dal livello allarmante delle polveri sottili, con cui sono costretti a convivere i cittadini della predetta area critica;

   di tale drammatica situazione, sono state anche interessate la prefettura della Provincia di Bari, la Regione Puglia e l'Anas – compartimento della viabilità per la Puglia;

   la stessa Anas, comunicava con propria nota del 30 luglio 2002, l'avvio della redazione del Piano generale di contenimento ed abbattimento del rumore (Pcar), con i modi e la tempistica di cui all'articolo 2 del decreto ministeriale del 29 novembre 2000, nell'ambito del quale veniva assicurato l'inserimento dell'area indicata ove fosse stato rilevato il superamento dei limiti previsti; impegno, quest'ultimo, confermato dalla stessa Anas con propria nota del 5 agosto 2004 nella quale confermava, ulteriormente, l'inserimento dell'area de-qua nel Piano summenzionato, anche alla luce degli esiti dei rilievi fotometrici effettuati dal Comune di Modugno e messi dallo stesso a disposizione, assicurando, così, la risoluzione del problema;

   successivamente, ed a seguito di numerose richieste da parte dei cittadini e del Comune di Modugno, in merito allo stato di avanzamento delle opere oggetto di risanamento, l'Anas con propria nota del 16 dicembre 2014, Prot.CBA-0040456-P, confermava che la zona denominata «Piscina dei Preti» era stata sottoposta a studio acustico nell'ambito del servizio volto a definire il Piano nazionale di contenimento e abbattimento del rumore (Pcar); in particolare, evidenziava che il tratto fosse interessato da un'area di intervento di risanamento denominata AII60485 collocatasi alla posizione n. 20 della graduatoria regionale su un totale di 492 aree critiche e che l'anno di intervento previsto fosse il secondo dall'approvazione del Pcar da parte della Conferenza unificata articolo 5, comma 2 , del decreto ministeriale suddetto);

   sta di fatto che, a tutt'oggi, la situazione è ancora in fase di stallo, considerato che risulterebbe che l'ultima convocazione della Conferenza unificata avente come ordine del giorno il Piano di interventi di contenimento ed abbattimento del rumore predisposto da Anas fosse datata 24 ottobre 2019, punto all'ordine del giorno rinviato e non più inserito;

   alla luce dei fatti esposti, appare evidente la drammaticità della situazione e si ritiene necessario che il Governo intervenga in modo rapido e tempestivo, al fine di risolvere questa vicenda che i cittadini pugliesi si ritrovano a vivere, subendone le conseguenze ormai da decenni –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere, anche nei confronti dell'Ente gestore Anas, affinché si abbiano garanzie certe sui tempi di attuazione del Piano generale di contenimento ed abbattimento del rumore per restituire dignità e vivibilità ai cittadini del Comune di Modugno (Bari) senza ulteriori compromissioni che incidono sulla salute delle persone.
(4-11481)


   SPESSOTTO e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 345 del 18 dicembre 2018 di «Approvazione del piano degli interventi di contenimento ed abbattimento del rumore dell'aeroporto G.B. Pastine di Ciampino» è stato approvato il piano degli interventi per il contenimento e l'abbattimento del rumore derivante dal traffico aereo presentato da Aeroporti di Roma l'11 novembre 2015 e successivamente integrato con note del 17 settembre 2016, del 31 dicembre 2016, del 27 luglio 2017 e del 15 novembre 2017;

   il Piano ha previsto interventi sulla sorgente del rumore quali: l'introduzione di una nuova procedura di decollo; la riduzione dei voli commerciali dagli attuali 97 a 65 giornalieri; la sostituzione di parte del «parco macchine» (50 per cento), a partire dal 1° gennaio 2019, con introduzione di nuovi velivoli acusticamente più «performanti»;

   gli enti preposti alla gestione ed al controllo dell'aeroporto e del traffico aereo hanno quindi adottato i conseguenziali provvedimenti di implementazione operativa delle restrizioni all'accesso all'aeroporto di Ciampino indicate dal decreto ministeriale n. 345 del 2018;

   con ordinanza n. 2 del 2019 l'Ente nazionale per l'aviazione civile, in attuazione delle prescrizioni di cui al punto 6 dell'Allegato A al decreto ministeriale n. 345 del 2018 relative alla chiusura dell'aeroporto ai voli civili nell'orario notturno 23:00 - 06:00, ha disposto l'abrogazione delle ordinanze nn. 13 e 17 del 2010, applicando il divieto di volo notturno;

   la società Ryanair, principale vettore aereo attivo nell'aeroporto di Ciampino, ha presentato ricorso, contro il decreto ministeriale n. 345 del 18 dicembre 2018, respinto dal Tribunale amministrativo regionale per il Lazio con sentenza n. 3236 del 17 marzo 2021 e successivo appello, respinto dal Consiglio di Stato con sentenza n. 6976 del 18 ottobre 2021;

   l'aeroporto ricade in parte nel territorio di Roma ed in parte del comune di Ciampino e l'inquinamento connesso alle relative attività ha un impatto significativo sulla salute dei cittadini di Marino, Ciampino e dell'VIII Municipio di Roma;

   le indagini epidemiologiche Sera e Samba realizzate dalle Aziende sanitarie locali sulla popolazione dei comuni di Ciampino e Marino tra il 2009 ed il 2012 ed il monitoraggio da parte di Arpa Lazio, dell'inquinamento acustico tramite le centraline installate intorno all'aeroporto, dimostrano l'esistenza di rischi sanitari per i residenti dovuti all'inquinamento acustico;

   le necessarie misure di miglioramento delle rotte ed aumento dei velivoli acusticamente più «performanti» non sono state, ad oggi, attuate;

   la società Ryanair, diversamente che in altri aeroporti europei, non ha dislocato voli di nuova generazione e a minor impatto ambientale nell'aeroporto di Ciampino –:

   se il Governo non intenda attivarsi per una verifica puntuale della reale implementazione di tutte le prescrizioni previste dal Piano e della quantificazione dei risultati effettivamente conseguiti in termini di abbattimento dell'inquinamento sonoro;

   se il Governo non intenda attivarsi ai fini della pianificazione di nuovi interventi a tutela della salute degli abitanti delle zone limitrofe;

   se il Governo non intenda attivarsi per una ulteriore riduzione del numero dei voli;

   se il Governo non intenda avviare una precisa ricognizione sullo stato di inquinamento acustico delle aree aeroportuali di tutto il Paese, in particolare in quelle più densamente urbanizzate, come Treviso, Venezia, Bergamo, Milano, Bologna, Firenze, Roma e Napoli.
(4-11485)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135 convertito dalla legge n. 12 del 2019 è disciplinata, per la prima volta nel nostro ordinamento, la materia della blockchain. La norma definisce contestualmente i termini di smart contract e di tecnologie basate su registri distribuiti, attribuendo agli smart contract, se operanti sulle tecnologie basate su registri distribuiti, il valore di forma scritta previo rispetto di determinate caratteristiche;

   l'articolo 8-ter del decreto introduce le nozioni di smart contract come «programma per elaboratore che opera su tecnologie basate su registri distribuiti e la cui esecuzione vincola automaticamente due o più parti sulla base di effetti predefiniti dalle stesse e che soddisfa il requisito della forma scritta previa identificazione informatica delle parti interessate»;

   il medesimo articolo, al comma 3, prevede che la memorizzazione di un documento informatico attraverso l'uso di tecnologie basate su registri distribuiti avrebbe prodotto gli effetti giuridici della validazione temporale elettronica di cui all'articolo 41 del regolamento (UE) n. 910 del 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 luglio 2014, e dunque delega, al comma 4, l'Agenzia per l'Italia digitale ad individuare gli standard tecnici che le tecnologie basate su registri distribuiti dovevano possedere ai fini della produzione degli effetti di cui al comma 3;

   la previsione contenuta nei citato comma 4, a distanza di ormai tre anni dalla sua emanazione, non ha mai trovato attuazione, dal momento che l'Agenzia per l'Italia digitale non ha, ad oggi, individuato gli standard tecnici e i registri distribuiti richiesti dalla normativa;

   in assenza della definizione degli standard, si determina un vuoto normativo che si traduce in danno concreto tanto per la pubblica amministrazione che, in mancanza di regole certe, sta sviluppando, a livello locale ed a livello centrale, sperimentazioni che difficilmente potranno trasformarsi in progetti in linea con quelli che saranno i dettami delle future regole tecniche –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per colmare questa lacuna normativa anche alla luce dell'importanza che la materia della blockchain riveste nel nostro Paese e in ambito internazionale.
(2-01440) «Zanichelli».

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   FORNARO e SIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dai media che il gruppo di maggioranza Patto per il futuro del consiglio comunale di Orbetello presenterà una mozione per intitolare l'ex parco dell'idroscalo a Italo Balbo «aviatore in riconoscimento alle imprese di volo che hanno reso famoso Orbetello nel mondo» tra cui nel 1933 la trasvolata dalla cittadina toscana agli Stati Uniti;

   tale atto di indirizzo sarà presentato in accordo col sindaco della cittadina Andrea Casamenti che, già in passato, si è reso disponibile ad accogliere una raccolta di firme dal medesimo obiettivo. Risulta, quindi, probabile che tale indicazione toponomastica vada a buon fine;

   Italo Balbo fu uno degli ispiratori e capi dello squadrismo fascista nella pianura padana. A capo della squadra fascista «Celibano» condusse le incursioni delle camicie nere contro le leghe, i municipi, le camere del lavoro, i democratici di Goro, Mesola, Copparo, Massafiscaglia, di Poggiorenatico. Tra il 24 e il 25 marzo 1921, alla testa di 4.000 squadristi, guidò l'assalto a Portomaggiore, occupandolo. Comandò la spedizione squadrista a Ravenna. Furono sempre le squadre fasciste di Balbo a partecipare ad azioni squadriste a Venezia, Bologna, Milano. Fu, inoltre, uno dei quadrumviri della marcia su Roma che portò l'Italia al regime fascista;

   appare palese che non si possa scindere la responsabilità politica e storica di Balbo dalle sue imprese come aviatore, giustificando così la retorica del fascismo «che ha fatto anche cose buone»;

   la Costituzione della Repubblica italiana, fondata sui valori della Resistenza al nazifascismo, permette la libera espressione del pensiero anche ai nostalgici del fascismo, ma tale libertà trova un limite in diverse norme come quella che punisce dell'apologia del fascismo;

   il reato di apologia del fascismo, di cui all'articolo 4 della legge n. 645 del 1952, è posto a tutela dell'integrità dell'ordinamento democratico e costituzionale;

   l'articolo 1 della legge 23 giugno 1927, n. 1188, dispone che l'attribuzione della denominazione a nuove strade e piazze pubbliche da parte dei comuni sia subordinata all'autorizzazione del prefetto quale rappresentante del Governo –:

   se non ritenga opportuno prendere una posizione univoca sulla tematica esposta in premessa, in quanto l'intitolazione della toponomastica stradale a esponenti di primo piano del fascismo, come Italo Balbo, rappresenta una palese violazione dell'articolo 4 della legge n. 645 del 1952, dandone opportuna e tempestiva comunicazione alla prefettura di Grosseto.
(5-07622)


   BALDINO, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, FRANCESCO SILVESTRI, CORNELI, DE CARLO, DIENI, ELISA TRIPODI, ALAIMO, AZZOLINA e GIORDANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 10 novembre 2021, il Ministro dell'interno ha approvato una direttiva recante indicazioni sullo svolgimento di manifestazioni di protesta contro le misure sanitarie in riferimento alle numerose iniziative di protesta e contestazione che hanno avuto luogo sull'intero territorio nazionale contro il green pass e la campagna per la vaccinazione contro il Covid-19 che il più delle volte si sono svolte nell'inosservanza delle disposizioni di prevenzione del contagio (concernenti il divieto di assembramento, il rispetto del distanziamento fisico e l'uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie);

   nonostante tali manifestazioni fossero direttamente correlate al diritto ad esprimere il dissenso, in occasione delle stesse si è quindi registrata un'elevata criticità sul piano dell'ordine e della sicurezza pubblica, tanto da giustificare l'adozione della direttiva citata che di fatto limitava tali iniziative, e per espresso richiamo della stessa, tale misura è stata estesa a tutte le manifestazioni, di fatto limitandone le modalità di svolgimento;

   va segnalato che, ad oggi, tutte le prescrizioni per limitare i contagi hanno subito un graduale e controllata allentamento, anche e soprattutto a seguito del calo degli stessi e della carica virale del Covid-19: La fine dello stato di emergenza, dichiarato con deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, infatti, è stata confermata per il 31 marzo 2022 (articolo 1 del decreto-legge n. 221 del 2021);

   alla data del 31 marzo 2022 verranno meno, dunque, tutti i termini collegati allo stato di emergenza, elencati nell'Allegato A del decreto-legge n. 221 del 2021;

   la richiamata direttiva che limita le manifestazioni, tutte, in ragione dell'emergenza sanitaria a breve risulterà quindi superata, in considerazione delle mutate circostanze relative alla situazione pandemica, nonché dell'alleggerimento delle restrizioni legate allo stato di emergenza;

   pertanto il ritiro e/o la modifica della direttiva per quella data non può che apparire un atto necessario, al fine di consentire il completo esercizio della libertà di manifestare apertamente in luogo pubblico, quale espressione fondamentale della vita democratica –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per ripristinare, a far data dal 1° aprile 2022 lo status quo ante l'approvazione della direttiva del 10 novembre 2021, al fine di consentire il ripristino dell'esercizio della libertà di manifestare in luogo pubblico.
(5-07623)


   IEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la guerra che sta interessando l'Ucraina sta portando con sé una inevitabile crisi umanitaria;

   si stima che già 400.000 profughi, soprattutto donne e bambini, dall'Ucraina stiano entrando in Unione europea, in particolare attraverso la Polonia;

   non sono ancora chiari né gli sviluppi del conflitto né il numero di profughi che presumibilmente entreranno all'interno dell'Unione, tuttavia sembra esserci un generale consenso sulla necessità della loro accoglienza e della loro ridistribuzione per quote all'interno di tutti i Paesi europei;

   da quanto riportano i quotidiani nazionali sembra che già centinaia di ucraini in fuga dalla guerra siano arrivati nel nostro Paese e che molti enti locali si stiano già mobilitando per la loro accoglienza –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per l'asilo dei cittadini ucraini in fuga dalla guerra e, a tal proposito, come intenda gestirne concretamente il sistema di accoglienza.
(5-07624)

Interrogazione a risposta scritta:


   DARA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 15 febbraio 2022 due consiglieri comunali di Suzzara hanno presentato un esposto al prefetto di Mantova in merito alla sospensione, che poi si è trasformata in revoca, della concessione della sala civica del comune di Suzzara in Via Montecchi, per un'iniziativa culturale che aveva ad oggetto il tema dell'antifascismo;

   il fatto risale alla fine di ottobre 2021, quando l'organizzazione culturale «Il Volante», vicina all'estrema destra, chiedeva l'assegnazione della sala civica, con il fine di presentare il libro «La morale di sinistra. Il vero volto dell'antifascismo» di Francesca Totolo;

   a seguito di esplicita richiesta di Anpi, il comune revocava l'autorizzazione della sala civica; il nesso causale tra la richiesta di Anpi e l'improvvisa decisione del comune di sospensione della concessione, a cui è seguita la revoca, è dimostrato dal fatto che il numero di protocollo della comunicazione in questione è immediatamente seguente a quello della richiesta di revoca prodotta da Anpi; ciò avrebbe determinato, secondo l'interrogante un'ingerenza di matrice poetica nei procedimento amministrativo;

   il procedimento di revoca presentava altri tratti problematici: la sospensione del provvedimento autorizzativo rilasciato a procedimento già concluso non presentava alcuna formale motivazione; all'associazione richiedente non veniva proposto, in via alternativa, l'utilizzo di una delle ulteriori sale civiche comunali presenti nelle frazioni comunali; nell'esposto sopra richiamato è inoltre rilevata un'altra irregolarità: «l'emissione di provvedimento che impegnava l'amministrazione comunale verso l'esterno era sottoscritto da parte di figura priva di idoneo titolo, ai sensi dell'articolo 107, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000»;

   appare chiaro secondo l'interrogante che la sala comunale sarebbe stata revocata solo a causa dell'ostilità di un'associazione politica nei confronti di un'altra, senza tenere in nessuna considerazione l'oggetto stesso dell'iniziativa, che avrebbe costituito un momento di confronto e approfondimento sul tema dell'antifascismo, evidenziandone le diverse sfaccettature;

   l'interrogante si considera totalmente lontano dall'ideologia di estrema destra, ciò nonostante, lo stesso non può fare a meno di notare come l'atto di revoca della sala civica da parte del comune nei confronti di un'iniziativa culturale, che aveva come obiettivo solo quello di portare un contributo al dibattito storico e attuale sul tema, rappresenta una ingiustificata limitazione della libertà individuale e collettiva di manifestare pacificamente le proprie idee –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere, anche per il tramite della prefettura di riferimento, per acquisire elementi in merito alla vicenda descritta in premessa e, in particolare, in relazione all'atto di revoca posto in essere, che per l'interrogante potrebbe configurare un abuso e una violazione anche di diritti costituzionalmente garantiti.
(4-11480)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   SURIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento della Wyeth Lederle s.p.a. a Catania è una filiale della multinazionale Pfizer, nota a tutti per la produzione del vaccino anti-COVID-19;

   la Pfizer, proprio a causa del vaccino, ha aumentato enormemente i suoi ricavi (raddoppiati a 81,3 miliardi di dollari nel 2021 e intorno ai 100 miliardi di dollari nel 2022), in un biennio caratterizzato dalla pandemia in cui moltissime aziende hanno dichiarato fallimento o hanno dovuto diminuire la produzione, mantenendo in moltissimi casi gli stessi livelli occupazionali pre-pandemia;

   l'azienda ha annunciato a fine 2021 il mancato rinnovo dei contratti per ben 210 dipendenti, avviando la cessazione del contratto di somministrazione per 50 lavoratori e rinviando la decisione per altri 60 dipendenti che rimarranno in Pfizer fino a quando non verrà installato un nuovo macchinario semiautomatico che richiederà meno personale per la produzione. Il 7 febbraio 2022 è stato trasmesso infatti ai sindacati l'elenco dei 130 dipendenti a tempo indeterminato in esubero;

   a Catania non viene prodotto il vaccino, ma farmaci iniettabili a base di penicillina e per uso ospedaliero che però sono sempre meno richiesti sul mercato. L'azienda ha annunciato un piano di investimenti triennale di 27 milioni di euro, che secondo i sindacati non è adeguato alle necessità di modernizzazione e di mercato per rendere il sito efficiente e incrementare i livelli occupazionali. Gli stessi sindacati denunciano, infatti, da tempo il tentativo da parte della proprietà di diminuire la produzione gradualmente, al fine di chiudere lo stabilimento e delocalizzare in siti di recente costruzione, come, ad esempio, in un enorme stabilimento aperto da poco in Cina;

   i lavoratori hanno richiesto l'intervento del Ministero dello sviluppo economico per aprire un tavolo di confronto, ma sembrerebbe che il Ministero non abbia voluto avviare la trattativa «rimpallando» la questione alla Regione siciliana;

   in una lettera all'assessore al lavoro della Regione siciliana, l'amministratore delegato ha affermato che starebbe valutando la sospensione temporanea dei termini della procedura di riduzione del personale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza stia mettendo in campo per garantire il diritto al lavoro per i 210 dipendenti in esubero e per le loro famiglie, già vessate da una situazione pandemica caratterizzata da ingenti sacrifici economici.
(3-02786)


   BILLI, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'operazione di riordino ad opera del decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, recante «istituzione dell'assegno unico e universale per i figli a carico», adottato in attuazione della legge delega 1° aprile 2021, n. 46, sta allarmando diversi impiegati del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale residenti all'estero;

   con l'entrata in vigore del suddetto decreto legislativo, attualmente prevista per il 1° marzo 2022, l'assegno unico e universale si sostituirà ai benefici previsti dalla normativa vigente per i genitori lavoratori, tra i quali le detrazioni per i figli a carico e l'assegno per il nucleo familiare;

   con il passaggio dalle vecchie alle nuove disposizioni, mal coordinate tra loro, tali lavoratori rischiano infatti di perdere sia le predette agevolazioni in fase di abrogazione definitiva – che gli stessi percepiscono ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18 – sia l'assegno unico e universale, essendo l'erogazione di quest'ultimo vincolata, in base agli stessi requisiti stabiliti dalla legge delega, al parametro della residenza sul territorio italiano e della cittadinanza;

   a quanto si apprende, lo stesso Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è preoccupato dagli eventuali contenziosi che potrebbero sorgere in questa situazione, giacché gli impiegati si vedono ledere diritti acquisiti nel contratto di lavoro che hanno firmato;

   le detrazioni per carichi di famiglia rappresentano una misura importante per le famiglie degli impiegati del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e ciò sia da un punto di vista prettamente economico, impattando sensibilmente sullo stipendio netto, sia sotto il profilo della realizzazione degli obiettivi di sostegno della genitorialità che la legge delega si propone di conseguire; ad esempio, un impiegato che prende 900 euro al mese riceve 130 euro di detrazioni;

   la nuova misura entra in vigore a brevissimo (1° marzo 2022), impattando pesantemente sull'ammontare dello stipendio netto dei dipendenti –:

   se sia possibile conoscere il numero dei soggetti interessati dalle abrogazioni di cui sopra, di quale nazionalità siano e in quali Paesi si trovino e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare con urgenza per risolvere la criticità esposta in premessa.
(3-02787)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di questi ultimi giorni della firma del decreto per la creazione di un tavolo tecnico per la lotta al lavoro sommerso, propedeutico all'elaborazione del Piano nazionale per la lotta al sommerso, in linea con quanto previsto dagli interventi indicati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L'entrata in vigore del Piano nazionale e delle misure attuative individuate dovranno essere operative entro il 31 dicembre 2022;

   il tavolo tecnico, che si insedierà il prossimo 3 marzo, ha il compito di garantire la corretta e puntuale elaborazione del Piano e quindi definire le misure più idonee per un efficace contrasto al lavoro sommerso ed una strategia d'indirizzo dell'attività ispettiva, anche attraverso una ricognizione delle analisi e dei dati più recenti riguardanti il fenomeno del sommerso;

   tali iniziative denotano una rinnovata attenzione del Governo nei confronti di un fenomeno ancora troppo diffuso che, oltre a rappresentare un'inaccettabile forma di sfruttamento dei lavoratori e di pregiudizio dei loro diritti, condiziona e pregiudica l'obiettivo di un moderno ed efficiente sistema produttivo;

   in tale veste, oltre alla necessaria prosecuzione dell'azione di potenziamento degli organismi di controllo e prevenzione sinora portati avanti, un ruolo fondamentale potrà essere rappresentato dal ricorso alle tecnologie informatiche e alla condivisione delle banche dati tra i diversi enti pubblici e privati preposti alla gestione dei rapporti di lavoro;

   tra le diverse forme di irregolarità in uso nei luoghi di lavoro, a seconda dei diversi settori produttivi, una pratica che sembra sempre più diffusa è quella dei cosiddetti falsi part time, ovvero la regolarizzazione solo di parte della prestazione lavorativa e il contestuale obbligo di svolgere parte, spesso prevalente, della prestazione lavorativa senza la copertura assicurativa contro gli infortuni e la copertura contributiva, tanto importante per il futuro pensionistico dei lavoratori coinvolti;

   l'analisi dei dati e la ricchissima casistica che emerge da tante inchieste giornalistiche dimostrano che il ricorso ai falsi part time è particolarmente diffuso in alcuni settori produttivi e, spesso, a danno dei lavoratori più giovani –:

   condividendo l'impegno e l'impostazione sin qui seguiti dal Governo nel contrasto alle pratiche di sfruttamento dei lavoratori e di ricorso a forme di irregolarità nella gestione dei rapporti lavorativi, quali urgenti iniziative intenda adottare, anche alla luce dei primi indirizzi forniti dal citato tavolo tecnico, al fine di potenziare ulteriormente le attività di contrasto del lavoro irregolare e, in particolare, dei falsi part time.
(5-07637)

Interrogazione a risposta scritta:


   CANTALAMESSA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   tra gli obiettivi che il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, si è dato per il suo mandato c'è l'internalizzazione del contact center, attualmente gestito dalle società Comdata e Network Contacts;

   l'articolo 5-bis del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, convertito della legge 2 novembre 2019, n. 128, ha previsto di affidare il servizio di contact center multicanale (CCM) alla Sispi Spa, società partecipata interamente dall'Inps, disponendone il cambio di denominazione in Inps Servizi Spa;

   al comma 4 dell'articolo 5-bis si legge che la società, per svolgere l'attività sopra citata, provvederà alla selezione del proprio personale anche valorizzando le esperienze simili maturate nell'ambito dell'erogazione dei servizi di Ccm di analoga complessità, puntando esplicitamente alla «stabilità occupazionale del personale ad esso adibito», nel rispetto dei principi di selettività di cui all'articolo 19 del testo unico di cui al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175;

   il passaggio dall'attuale commessa Inps alla società Inps servizi non può essere automatico, ma quest'ultima società deve selezionare il proprio personale attingendo anche ad esperienze di servizio simili a quelle assegnatele;

   l'Inps, nel presentare il percorso d'internalizzazione del servizio ai sindacati di categoria, fin da subito ha segnalato la necessità di procedere ad una selezione pubblica;

   l'articolo 1, comma 10, della legge n. 11 del 2016 esplica le modalità e tutele mediante cui va attuato il processo di internalizzazione delle attività di contact center multicanale verso l'utenza (Ccm) e che nella cosiddetta «clausola sociale» ha il suo perno;

   ad oggi, a Marcianise sono 800 i lavoratori che operano nel contact Center Inps ma vivono un senso di precarietà in virtù delle scelte che si stanno adoperando per ottenere l'internalizzazione;

   l'obiettivo dell'internalizzazione deve essere, infatti, quello di valorizzare la stabilità dell'impiego dei lavoratori, migliorando, contemporaneamente, la strutturazione e la resa del servizio;

   con il concorso pubblico si finirebbe con il lasciare fuori centinaia di operatori non diplomati, nonostante gli anni di servizio: moltissimi nella sola città di Marcianise e nel territorio provinciale di Caserta oltre che nell'intera regione Campania;

   l'Inps continua a non dare rassicurazioni sulle modalità mediante cui sarà attuato il processo di internazionalizzazione delle attività di contact center multicanale verso l'utenza (Ccm) e nonostante le pressanti richieste dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, a voler escludere l'applicazione della citata clausola sociale (articolo 1, comma 10, della legge n. 11 del 2016);

   questa strategia rischia di produrre centinaia di esclusioni tra gli operatori del contact center Inps –:

   quali iniziative di competenza, in relazione a quanto esposto in premessa, intenda assumere il Ministro interrogato al fine di rendere note le modalità con le quali sarà attuato il processo di internalizzazione delle attività di contact center multicanale verso l'utenza (Ccm) e perché venga salvaguardata la posizione di quanti hanno maturato professionalità nell'attività del contact center Inps.
(4-11484)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   BOCCIA, D'ELIA, CECCANTI, CAPPELLANI, CIAMPI, GIORGIS, MAURI, MICELI, NAVARRA, POLLASTRINI, RACITI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 della legge regionale 20 marzo 1951, n. 29, relativa alle modalità di esercizio del diritto di voto per i deputati dell'Assemblea regionale siciliana, prevede che l'elettore, nell'ambito della lista provinciale prescelta, possa esprimere un solo voto di preferenza per uno dei candidati compresi nella lista medesima;

   tale norma appare in conflitto con la legge 2 luglio 2004, n. 165, che, in attuazione dell'articolo 122 della Costituzione, ha dettato in via esclusiva i principi fondamentali concernenti il sistema di elezione del presidente e degli altri componenti la giunta regionale, nonché dei consigli regionali;

   l'articolo 4, comma 1, lettera c-bis) della legge n. 165 del 2004, conformemente a quanto previsto dall'articolo 51, primo comma, della Costituzione, stabilisce che, al fine della promozione delle pari opportunità tra donne e uomini nell'accesso alle cariche elettive, qualora la legge elettorale preveda l'espressione di preferenze, queste debbano essere almeno due, di cui una riservata ad un candidato di sesso diverso, pena l'annullamento delle preferenze successive alla prima;

   l'articolo 117, settimo comma, della Costituzione stabilisce che le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la parità degli uomini e delle donne nella vita sociale e promuovono la parità d'accesso nelle cariche elettive;

   l'articolo 120, secondo comma, della Costituzione, stabilisce che il Governo possa sostituirsi a organi delle regioni, delle città metropolitane, delle province e dei comuni anche «quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali»;

   tale potere sostitutivo è stato recentemente esercitato con il decreto-legge 31 luglio 2020, n. 86, in un caso analogo riguardante la mancata previsione della doppia preferenza di genere con riferimento alla legge regionale pugliese;

   nell'autunno del 2022 è previsto il rinnovo del presidente della Regione siciliana e dei deputati dell'Assemblea regionale siciliana –:

   se il Governo ritenga opportuno – nell'esercizio del potere sostitutivo previsto dall'articolo 120 della Costituzione e conformemente a quanto previsto dall'articolo 8 della legge n. 131 del 2003 di attuazione di tale articolo – assegnare ai competenti organi dell'ente interessato un congruo termine, per adottare, prima dell'imminente tornata elettorale in Sicilia, i provvedimenti dovuti o necessari al fine di adeguare la legge elettorale siciliana al pieno rispetto degli articoli 51 e 117 della Costituzione, nonché ai principi fondamentali stabiliti dalla legge n. 165 del 2004, o, comunque, tenendo conto delle peculiarità delle regioni a statuto speciale, i provvedimenti adeguati a realizzare le medesime finalità.
(3-02788)


   TOCCAFONDI, FRATE, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° marzo 2022 è in vigore l'assegno unico e universale, lo strumento più importante delle politiche familiari del nostro Paese, primo punto del «Family Act»;

   l'assegno unico e universale è una prestazione erogata mensilmente dall'Inps a tutti i nuclei familiari con figli di età inferiore a 21 anni (senza limiti di età per figli disabili) che ne faranno richiesta e l'erogazione avviene tramite bonifico sul conto corrente dei genitori;

   l'assegno unico e universale spetta a tutti i nuclei familiari indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori, senza limiti di reddito e con importo commisurato all'Isee del nucleo familiare;

   le domande potevano essere presentare a partire dal 1° gennaio 2022 e, al fine di poter percepire l'erogazione già dal mese di marzo 2022 – senza alcuna soluzione di continuità rispetto al precedente regime, né, quindi, riduzione delle disponibilità economiche da quel mese – dovevano essere presentate entro il 28 febbraio 2022;

   gli Isee presentati ad oggi sono comunque in numero molto superiore a quelli presentati nello stesso periodo del 2021, con una conseguente difficoltà dei centri di assistenza fiscale ad accogliere tempestivamente tutte le richieste;

   sempre dal 1° marzo 2022 hanno cessato di avere efficacia alcune misure, tra cui le detrazioni fiscali per figli a carico minori di anni 21 e, limitatamente ai nuclei familiari con figli e orfanili, l'assegno per il nucleo familiare e gli assegni familiari –:

   quante siano le domande presentate fino ad oggi e quali siano le iniziative previste dal Governo per informare tutti i potenziali beneficiari al fine di garantire la piena fruizione dell'assegno unico e universale, che interessa 7 milioni di nuclei familiari in cui sono presenti 11 milioni di figli, anche al fine di rendere note tutte le condizioni legate alla possibilità di usufruire di eventuali arretrati nei casi in cui la domanda non sia stata ancora presentata.
(3-02789)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   BUOMPANE, GALLO, TORTO, ADELIZZI, DONNO, FARO, FLATI, GUBITOSA, LOVECCHIO, MANZO e MISITI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   gli investimenti delineati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, oltre ad avere degli obiettivi propri per ciascun intervento, devono essere realizzati seguendo alcuni principi trasversali, tra cui l'azzeramento del divario territoriale;

   al fine di raggiungere tale obbiettivo, alle regioni del Mezzogiorno devono essere assegnate risorse per un ammontare pari ad almeno il 40 per cento;

   il 36 per cento delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza saranno affidate a regioni, province, comuni, città metropolitane o altre amministrazioni locali, per un ammontare complessivo di circa 80 miliardi di euro, di cui 66 miliardi di euro, relativi al solo Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   a tutela dell'autonomia di tali enti il Governo ha scelto di affidare l'allocazione di una parte dei finanziamenti, nelle materie di competenza, ad appositi bandi, che prevedono criteri di assegnazione delle risorse a favore degli enti che vi partecipano su base competitiva;

   la formulazione di tali bandi, attraverso la specificazione dei criteri di valutazione dei progetti, persegue gli obiettivi propri dell'intervento ma deve, al contempo, soddisfare il vincolo di destinazione di almeno il 40 per cento delle risorse al Mezzogiorno;

   nello specifico, le modalità di assegnazione sono tre: la graduatoria nazionale con riserva del 40 per cento, le graduatorie per macroaree con plafond determinato sulla base del vincolo territoriale e le graduatorie regionali con plafond determinato sulla base dell'obiettivo primario;

   l'Ufficio parlamentare di bilancio ha evidenziato alcune criticità delle suddette modalità di assegnazione delle risorse, che possono creare degli effetti distorsivi in grado di minare la stessa efficacia del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   il Mezzogiorno ha storicamente sofferto di un deficit strutturale che ne ha minato lo sviluppo sia economico che sociale;

   la pandemia, come mostrano i dati, non ha che peggiorato tale drammatica situazione ed è un dovere non più procrastinabile l'attuazione di un'attenta politica che riesca a sbloccare le potenzialità del Sud Italia, nel pieno rispetto delle bisettrici costituzionalmente orientate dai principi sanciti dalla Carta costituzionale;

   è un imperativo categorico il corretto utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella logica di una loro allocazione che permetta la massima efficienza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tali criticità e, per quanto di competenza, se non intenda porre in essere misure urgenti per ovviare alle criticità riscontrate nelle modalità di assegnazione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, così da garantire una corretta ed efficiente destinazione delle risorse che permetta una celere ripresa dell'economia nel Mezzogiorno.
(3-02790)


   GENTILE, D'ATTIS, CANNIZZARO, CASCIELLO, CASINO, GIANNONE, LABRIOLA, ELVIRA SAVINO, PENTANGELO, PRESTIGIACOMO, ROSPI, PAOLO RUSSO, SARRO, SESSA, SIRACUSANO, TARTAGLIONE, TORROMINO e MARIA TRIPODI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi è stato istituito un tavolo di lavoro per il monitoraggio delle necessità dei territori e delle misure tese a rafforzare gli enti locali – con particolare riferimento agli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza – coordinato congiuntamente dal Dipartimento della funzione pubblica e dal Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie, con la partecipazione di rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze, del Dipartimento per le politiche di coesione, di regioni, province e comuni;

   il tavolo ha quindi l'obiettivo di monitorare attentamente le modalità di funzionamento degli strumenti introdotti a sostegno degli enti locali, l'efficacia della loro attuazione e le eventuali ulteriori necessità che dovessero emergere sui territori, verificando così che i sostegni messi in campo siano impiegati al massimo e nel migliore dei modi;

   le risorse e le misure messe in campo con il Piano nazionale di ripresa e resilienza possono essere decisive per colmare il divario che da troppo tempo caratterizza il Sud del Paese: nel Mezzogiorno è, quindi, particolarmente importante che vi sia un pieno ed efficace utilizzo delle risorse messe a disposizione. Ma, per realizzare questo obiettivo, è necessario non solo vigilare sull'appropriatezza dei criteri dei bandi e sul rispetto della clausola del 40 per cento a favore delle regioni del Mezzogiorno, ma anche intervenire su uno degli aspetti di maggiore debolezza che connota le dinamiche degli enti locali del Sud, ovvero la carenza di professionalità tecniche, che comportano una difficoltà di progettualità evidente e molto problematica nel caso di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   per questo, è fondamentale aiutare gli enti ad acquisire professionalità e supporto tecnico: aspetto imprescindibile per lo sviluppo dei progetti;

   al finanziamento dei progetti esclusi dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, potrebbero poi contribuire anche le risorse del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027, che possono essere riprogrammate in maniera complementare e integrata al Piano nazionale di ripresa e resilienza –:

   quali siano le iniziative del Ministro interrogato, per quanto di competenza, anche nell'ambito del tavolo citato in premessa, volte a verificare che i sostegni messi in campo per il Mezzogiorno siano ben impiegati, con particolare riferimento al supporto in termini di professionalità in grado di sviluppare i progetti, e quali azioni intenda intraprendere, nell'ambito della prossima programmazione del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027, affinché le risorse siano allocate in maniera complementare e integrata al Piano nazionale di ripresa e resilienza, in chiave di rafforzamento e rilancio del Sud del Paese.
(3-02791)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la prima Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza stilata dal Governo e aggiornata al 18 novembre 2021, con riferimento alle politiche di coesione e riequilibrio territoriale sembra mettere in dubbio la quota destinata al Sud nella ripartizione delle risorse del Piano;

   in sede di illustrazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza il Presidente del Consiglio dei ministri aveva precisato che la quota del 40 per cento di investimenti destinati al Sud non sarebbe stata applicata ai complessivi 235 miliardi di euro di risorse, ma solo alle «risorse territorializzabili del Piano», dalle quali, stando alla lettura della Relazione, risultano allo stato escluse infrastrutture materiali, quali strade, ferrovie e porti;

   desta preoccupazione il fatto che tra le infrastrutture escluse vi sia anche l'alta velocità ferroviaria, rispetto alla quale risulterebbe che nella Relazione si legga: «Il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ha, per esempio, ritenuto che gli investimenti ferroviari nell'alta velocità/capacità di media-lunga distanza hanno una valenza di carattere generale, poiché promuovono un efficace collegamento tra aree del Paese»;

   inoltre, la ristrettezza dei tempi per l'utilizzo delle risorse del Piano rende essenziale il corretto e tempestivo impiego delle stesse, ma sono già molti i comuni del Sud Italia che si stanno confrontando con le difficoltà derivanti dalla carenza di strutture tecniche e modelli organizzativi nella realizzazione e attuazione dei progetti e che rischiano di perdere le risorse assegnate –:

   in che modo intenda, per quanto di competenza, garantire che alle regioni meridionali sia effettivamente destinato almeno il 40 per cento dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e quali iniziative intenda assumere per sostenere gli enti locali nella tempestiva realizzazione e attuazione dei progetti.
(3-02792)


   CONTE, FASSINA e FORNARO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   da diverse fonti di stampa si apprende che la Ministra per gli affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, ha intenzione di chiedere che il Consiglio dei ministri entro il mese di marzo 2022 approvi il disegno di legge recante disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata di cui all'articolo 116, terzo comma della Costituzione;

   come è noto dalla sottoscrizione nel 2018 degli accordi preliminari a seguito delle iniziative intraprese dalle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, si è aperto un ampio dibattito, relativo tra l'altro alla definizione dei meccanismi perequativi necessari a garantire i diritti fondamentali di cittadinanza indipendentemente dal luogo di residenza;

   le preoccupazioni suscitate dalle «intese» sottoscritte nel 2018 dal Governo con Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna si sono acuite alla luce dei problemi evidenziati nella gestione della pandemia dalla vigente ripartizione di competenze in materia sanitaria, che hanno portato alla necessità di un ripensamento e ridefinizione del Servizio sanitario nazionale;

   la definizione dei fabbisogni standard e dei livelli essenziali di prestazione rappresentano un passaggio cruciale e pregiudiziale alla possibilità di definire il disegno di legge quadro per la cosiddetta autonomia differenziata, ossia disposizioni di modifica alla vigente normativa fiscale e alle attuali attribuzioni di materie alle regioni a statuto ordinario;

   sempre da fonti di stampa si apprende che, al contrario, vi sia un confronto su delle proposte relative alla creazione di un fondo perequativo destinato alle regioni del Sud, un cosiddetto bonus Sud;

   in tale confronto risulterebbe coinvolta anche la Ministra interrogata –:

   quale sia lo stato di avanzamento nella definizione dei livelli essenziali di prestazione e dei fabbisogni standard e se la Ministra interrogata, per quanto di competenza, intenda ribadire che la definizione di questi è condizione necessaria e preliminare per predisporre il disegno di legge quadro per la cosiddetta autonomia differenziata e, se confermato, se il fondo perequativo destinato alle regioni del Sud, il cosiddetto bonus Sud, sia alternativo alla preliminare definizione dei livelli essenziali di prestazione e dei fabbisogni standard.
(3-02793)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   l'11 febbraio 2022 è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale l'avviso relativo all'approvazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) che definisce l'ambito territoriale di riferimento all'interno del quale, in base a criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, sono individuate le aree idonee e non idonee per lo svolgimento e la prosecuzione delle attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi;

   i principi cardine cui è ispirato il Piano sono riassumibili nel rispetto della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Come si legge nella parte introduttiva del Pitesai, la predisposizione del Piano parte infatti dalla finalità espressa dall'articolo 11-ter del cosiddetto decreto Semplificazioni, decreto n. 135 del 2018, «... di individuare un quadro definito di riferimento delle aree ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale, volto a valorizzare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle stesse»;

   l'intento è pertanto quello di offrire un quadro territoriale di riferimento, definito e pienamente condiviso con le regioni, tramite la Conferenza unificata, rispetto al quale pianificare sul territorio nazionale lo svolgimento di tali attività, ispirato a valorizzare fortemente la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, e con l'obiettivo di accompagnare la transizione del sistema energetico nazionale alla decarbonizzazione;

   a tal fine il Piano deve tener conto delle caratteristiche del territorio, sociali, industriali, urbanistiche e morfologiche, con particolare riferimento all'assetto idrogeologico e alle vigenti pianificazioni (anche interregionali e regionali) e, per quanto riguarda le aree marine, principalmente considerare i possibili effetti sull'ecosistema;

   la definizione delle aree potenzialmente idonee per la presentazione di nuove istanze di permessi di prospezione e di ricerca scaturisce, in particolare, dall'applicazione dei vincoli assoluti (relativi ai divieti già in essere) e dei vincoli aggiuntivi di esclusione (relativi alla salvaguardia, tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale, territoriale ed economico presente), per i quali trova applicazione anche il cosiddetto «criterio di divieto delle attività per prevalenza delle finalità coinvolte e degli obiettivi da conseguire»;

   gli strati informativi a supporto del processo di redazione del Pitesai e delle analisi e valutazioni ambientali sono stati forniti dalle regioni su richiesta del Ministero. I dati e le informazioni pervenuti sono stati raccolti, catalogati ed elaborati attraverso la predisposizione di un Sistema informativo (Web GIS sinacloud) sviluppato e gestito da Ispra. Ciascuno strato informativo fornito dalle amministrazioni competenti è stato acquisito e armonizzato all'interno di un GeoDataBase;

   il risultato di questo complesso lavoro di ricognizione ha determinato una prima mappa nazionale dalla quale si evincono le aree che non potranno essere oggetto delle attività di ricerca ed estrazione e quelle che invece risultano idonee a tali scopi;

   dalla lettura di tale mappa si evince che un territorio come quello della regione Basilicata risulta essere idoneo per oltre il 90 per cento, sebbene già ampiamente interessato dalle attività di estrazione (concessioni Val D'Agri e Tempa Rossa);

   tuttavia, per la regione Basilicata, così come per altre regioni, risulta che dati e informazioni richiesti dal Ministero non siano stati trasmessi o siano stati trasmessi in modo carente e inadeguato a rappresentare la reale situazione dei luoghi, nonostante ampie porzioni del territorio di tali regioni non possano essere ritenute idonee in quanto caratterizzate dalla presenza di aree di estrazione di acque ad uso umano, di siti di interesse regionale, di aree vincolate dal Ministero della cultura, di aree di ricarica delle falde acquifere, e altro;

   in particolare, su un totale di 25 richieste da parte del Ministero, la sola regione Basilicata è risultata interessata da ben 17 di esse, e solo per 3 è stata fornita tutta la documentazione, per 2 di esse è stata fornita documentazione parziale o in fase di elaborazione, mentre per le rimanenti 12 non è stata trasmessa alcuna documentazione;

   si ritiene che la mancanza o carenza delle informazioni necessarie alla corretta elaborazione del Piano abbia generato una rappresentazione distorta e non fedele delle caratteristiche territoriali della regione, dove insistono parchi nazionali, aree di ricarica della falde acquifere, zone Sic e Zps, e a cui si aggiunge il fatto che gran parte della regione risulta essere nella fascia di alta pericolosità sismica;

   anche per altre regioni, come il Molise, gli strati informativi risultano parziali o mancanti in quanto ancora non pervenuti dalle amministrazioni a cui sono stati richiesti –:

   se siano state avviate tutte le procedure necessarie ad accertare le motivazioni della mancata trasmissione da parte della regione Basilicata, della regione Molise e di altre regioni, degli strati informativi richiesti dal Ministero e necessari alla corretta stesura e rappresentazione del Pitesai;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per procedere alla sollecita acquisizione dei dati e della documentazione non ancora prodotti, al fine di integrare e completare il quadro conoscitivo del Pitesai che, ad oggi, risulta carente dei dati e delle informazioni relativi alle categorie ambientali e dunque non coerente con i principi e i criteri previsti dall'articolo 11-ter del decreto cosiddetto Semplificazioni, decreto n. 135 del 2018 per una corretta elaborazione del medesimo Piano.
(2-01439) «Cillis, Federico, Daga, Deiana, D'Ippolito, Di Lauro, Maraia, Micillo, Terzoni, Traversi, Varrica, Vignaroli, Zolezzi, Adelizzi, Buompane, Donno, Faro, Flati, Gallo, Gubitosa, Lovecchio, Manzo, Misiti, Torto, Caso, Scerra, Currò, Grimaldi, Gabriele Lorenzoni, Migliorino».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   SUT, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO e PERCONTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la già critica situazione dovuta all'impennata dei prezzi dell'energia è stata ulteriormente aggravata dalla rapida evoluzione geopolitica tra Russia e Ucraina e dalle sanzioni comminate dall'Unione europea e dagli Usa che hanno contribuito ad agitare i mercati ed alzare le quotazioni del gas;

   venerdì 18 febbraio 2022, il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto «DL Energia» che stanzia nuove risorse per contenere l'aumento dei prezzi dell'energia per famiglie e piccole e medie imprese. Tra le misure contenute nel provvedimento si prevedono, inter alia, l'estensione del modello unico autorizzatorio per l'installazione di impianti Fer al servizio degli edifici con potenza superiore a 50 kW e fino a 200 kW nonché iter semplificati per l'installazione di impianti agrivoltaici e offshore;

   il Presidente del Consiglio Mario Draghi, nell'ambito dell'informativa urgente alla Camera sulla guerra Russia-Ucraina di venerdì 25 febbraio 2022, ha ribadito l'impegno del Governo, nel fronteggiare la crisi ucraina, per una maggiore semplificazione delle procedure per l'installazione degli impianti Fer, per i quali «gli ostacoli (...) non sono tecnici, non sono tecnologici, ma solo burocratici»;

   è auspicabile una rapida sburocratizzazione degli iter per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili da parte delle imprese, anche mediante la rapida adozione dei decreti attuativi previsti dal recepimento della «direttiva Red 2», al fine di pervenire, in tempi certi all'interno di un quadro regolatorio ben definito, al rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione dei citati impianti e, parallelamente, coprirne il fabbisogno energetico tramite la produzione e l'accumulo di energia elettrica rinnovabile per i rispettivi consumi, anche al fine di aumentare l'autonomia e la resilienza contro possibili futuri aumenti del costo dell'energia, come quello attuale, e garantire prezzi più accessibili e vantaggiosi alle medesime imprese –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per accelerare lo sviluppo e l'installazione degli impianti a fonti rinnovabili per le imprese, anche sotto il profilo delle procedure autorizzative, considerata l'emergenza energetica in atto e la necessità di adottare iniziative strutturali per contenere l'impatto sui prezzi.
(5-07625)


   ZUCCONI, DE TOMA e CAIATA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   recentemente è stata annunciata la costituzione di Dri d'Italia spa, società pubblica completamente controllata da Invitalia con il compito di realizzare un impianto di produzione di preridotto (Dri) a Taranto, conditio indispensabile per il funzionamento di un forno elettrico;

   attualmente esiste un consiglio di amministrazione della suddetta società con un fondo iniziale di circa 35 milioni di euro, ma non si conoscono il piano industriale, né il progetto attraverso cui verrà attuata la decarbonizzazione e non si conosce, altresì, la società a cui questo progetto dovrebbe essere affidato;

   come segnalato da Fratelli d'Italia, non esiste al momento una road map che delinei le fasi di riconversione dell'impianto, in ossequio alle prospettive del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e dei dettami europei, né esiste un timing operativo e soprattutto di chiarezza da parte del Governo sul dossier Ilva in generale;

   a proposito della querelle in merito all'emendamento del decreto-legge cosiddetto Milleproroghe con cui sono stati dirottate nuovamente alle bonifiche le risorse che il Governo aveva destinato alla decarbonizzazione, il Ministro interrogato ha ribadito l'urgenza di decarbonizzare la produzione in Ilva, intesa come strada per riacquistare competitività;

   nel mese di luglio 2021 Acciaierie d'Italia aveva annunciato di essere «pronta a presentare (...) insieme con i suoi partner industriali Fincantieri e Paul Wurth, la propria proposta di piano per la transizione ecologica»: tale ipotesi progettuale, caduta celermente nel dimenticatoio, non era inquadrata in una prospettiva di pubblicità, di trasparenza e di legittimità procedurale;

   malgrado siano molteplici i progetti in campo per la riconversione dell'impianto di Taranto non si capisce quando e se ci sarà un bando per l'affidamento dei lavori di decarbonizzazione: si evidenzia, al riguardo, che nel febbraio 2021 è stato siglato anche un accordo quadro tra Danieli, Leonardo e Saipem veicolante un progetto di riconversione sostenibile degli impianti primary energy intensive nel settore siderurgico e che rappresenta un'eccellenza totalmente italiana;

   non sono noti i risultati economici dell'impianto di Taranto per il 2021, ma è verosimile che questi siano negativi, in controtendenza rispetto a quanto si sta verificando per altre aziende europee operanti nel settore, compresi quelli conseguiti dagli altri impianti del gruppo Arcelor Mittal;

   è necessario procedere alla riconversione dell'impianto al fine di riconquistare competitività e garantirne un futuro produttivo ed occupazionale –:

   se si intendano fornire chiarimenti, per le parti di competenza, anche in merito a quanto illustrato in premessa, evidenziando le iniziative di competenza che si intendano assumere per favorire la decarbonizzazione del sito industriale ex Ilva di Taranto.
(5-07626)


   BENAMATI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il problema del costo dei prodotti energetici sta minacciando la ripresa in corso per gli effetti sulle famiglie, con gli aumenti in bolletta e dei prezzi dei beni di consumo a causa degli aumenti dei costi di produzione, e sulle attività economiche italiane che vedono ulteriormente indebolita la propria competitività sui mercati europei e internazionali che da anni beneficiano di prezzi dell'energia inferiori di quelli italiani;

   i rincari delle materie prime energetiche, peraltro ulteriormente alimentati dalle tensioni prodotte dalla guerra in Ucraina, riflettono anche i problemi strutturali, derivanti dall'avvio di una fase di transizione energetica, che stanno generando evidenti ricadute sul nostro Paese, e sono l'indice che non si tratta più di un fenomeno transitorio;

   Governo e Parlamento hanno risposto attraverso provvedimenti d'urgenza che hanno impegnato ingenti risorse per ottenere una riduzione degli aumenti dei costi delle bollette, ma sono necessari anche interventi straordinari di politica economica per proteggere l'intera filiera e garantire continuità di operatività a tutti gli operatori coinvolti;

   l'aumento dei prezzi dal settore elettrico si sta estendendo a tutti i settori di beni e servizi, con i fisiologici risvolti in termini di aumento dell'inflazione che interessano non solo l'utente domestico, ma anche l'intero tessuto imprenditoriale italiano;

   gli operatori del settore, che garantiscono la continuità di un servizio di pubblica utilità, affrontano due problematiche tra loro connesse, la morosità dei clienti finali e l'inasprimento delle garanzie richieste da Terna, il Gestore dei mercati elettrici e dai distributori, due problematiche che possono minacciare la sopravvivenza finanziaria degli operatori; la filiera energetica è un meccanismo complesso costituito da una pluralità di soggetti che funziona solamente se tutti i singoli elementi di cui è composto funzionano;

   sarebbe necessaria l'adozione di urgenti misure integrative per far fronte all'impatto economico-sociale derivante dall'impossibilità di rilasciare garanzie bancarie con valori così elevati, e per garantire la continuità economica delle imprese di vendita e del servizio somministrato, come l'introduzione di un meccanismo straordinario di garanzia aggiuntivo, anche con l'utilizzo di società pubbliche come Sace, per mitigare il rischio di collasso finanziario gravante sulla filiera energetica –:

   quali siano gli intendimenti del Governo e quali iniziative siano previste per la salvaguardia e la tutela degli operatori della filiera del mercato elettrico, in particolare per quanto riguarda il sostegno all'obbligo di rilascio di garanzie delle imprese del settore dell'energia.
(5-07627)


   VALLASCAS e VIANELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo pubblicato sulla rivista Energia del 6 dicembre 2021 (intitolato «Per non finire in bolletta; prevenire anziché curare») evidenzia che i contratti a lungo termine per la fornitura di gas siano «andati via via riducendosi perché ritenuti nell'ebbrezza delle liberalizzazioni – contrari all'affermazione di una piena concorrenza dei mercati»;

   nel 2021 l'importazione di gas metano per l'Italia è stata di 72,7 miliardi di smc (+ 10 per cento rispetto il 2020) con una esportazione di 15 smc (+ 389 per cento rispetto al 2020) con una produzione nazionale di 3,3 miliardi di smc (-18,6 rispetto al 2020);

   nel contesto di quanto riportata nei capoversi che precedono, risulta importante acquisire un quadro conoscitivo esaustivo e completo circa le denominazioni delle società italiane ed estere coinvolte nei contratti a lungo termine ed il numero dei citati accordi ancora attivi alta data odierna in Italia –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire ogni utile elemento circa il numero dei contratti a lungo termine e il quantitativo di gas per ogni contratto ancora attivi per la fornitura di gas, i quantitativi di metri cubi previsti dai suddetti contratti per ogni punto di ingresso e di esportazione e le denominazioni delle società italiane e dei fornitori esteri che siano parte dei citati accordi.
(5-07628)


   SQUERI, PORCHIETTO, POLIDORI, TORROMINO, SORTE e SESSA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la guerra russo-ucraina sta accrescendo le tensioni già presenti sui mercati energetici. Lunedì 28 febbraio il prezzo del gas naturale (metano) si è attestato sui 102,25 euro al Mwh (+10 per cento) mentre il petrolio (brent) è ormai stabile sopra i 100 euro al barile;

   nei giorni scorsi, è stato finalmente adottato il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) di cui all'articolo 11-ter del decreto-legge n. 35 del 2018, destinato a individuare le aree per lo svolgimento delle attività di prospezione e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale;

   nelle more della sua emanazione, giunta dopo 36 mesi e diverse proroghe di natura dilatoria adottate dal precedente Governo, il Pitesai ha prodotto il sostanziale blocco della produzione di idrocarburi sul nostro territorio. La produzione nazionale di gas è scesa dai 20 miliardi di mc del 2000, ai 3,34 del 2021. I consumi interni sono invece saliti a 76,1 miliardi di mc;

   le misure per ridurre i costi energetici italiani, approvate venerdì 18 febbraio dal Consiglio dei ministri, prevedono di aumentare l'estrazione di metano dai giacimenti nazionali di 2,2-2,5 miliardi di mc l'anno, ma si potrà estrarre solamente dove lo consente il Pitesai;

   tra la decisione di estrarre di più e il Pitesai, che prevede di estrarre meno, si è formato dunque un ossimoro; il Piano esclude l'utilizzo di numerosi importanti giacimenti (secondo la stampa Teodorico al largo di Goro, Vega B nel canale di Sicilia, sulle colline abruzzesi, nell'Alto Adriatico al largo fra Veneto e Istria). Preoccupano i tempi necessari a ottenere le autorizzazioni per riavviare i giacimenti la cui coltivazione è consentita;

   secondo stime di 10 anni fa, prima che venisse vietato ogni nuovo studio, nel sottosuolo d'Italia sono nascosti 1,8 miliardi di barili di petrolio e 350 miliardi di mc di gas. Altre ulteriori riserve oggi sono probabili nello Ionio e a nord-ovest della Sardegna;

   il decreto-legge n. 133 del 2014 prevede, all'articolo 38, che le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale sono di pubblica utilità –:

   in considerazione delle necessità di sicurezza e stabilità dell'approvvigionamento energetico nazionale, se non ritenga necessario adottare iniziative per:

    a) riconsiderare le aree escluse dal Pitesai;

    b) adeguare le procedure autorizzatorie alle tempistiche previste per le fonti rinnovabili, in considerazione della pubblica utilità delle attività di produzione degli idrocarburi.
(5-07629)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TERZONI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 152 del 2006 impone una tempistica di 18 mesi per completare le procedure amministrative per approvare i progetti di bonifica nelle aree inquinate;

   il 26 febbraio 2001 il comune di Montemarciano chiedeva di realizzare indagini sulla natura dei materiali e sulla pericolosità del campo sportivo adiacente alla parrocchia di SantaMaria e SanRocco;

   nel 2003 veniva perimetrato il sito d'interesse nazionale di Falconara; pertanto, le procedure amministrative per la bonifica del sito erano demandata al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   nella conferenza dei servizi decisoria dell'11 gennaio 2005 il Ministero intimava ai soggetti titolari del campo, interessato da contaminazione da arsenico e rame, derivante dalla presenza di ceneri di pirite, una relazione preliminare sulla caratterizzazione dell'area, un piano di monitoraggio delle matrici ambientali e un progetto preliminare e definitivo di bonifica;

   cinque anni dopo, nel luglio 2010, con la firma dell'accordo di programma «Per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle aree comprese nel SIN di Falconara Marittima» si prevedevano, con le misure A4 e A5, rispettivamente, un'integrazione del Piano della caratterizzazione, secondo le prescrizioni dettate dalla conferenza dei servizi e la progettazione e realizzazione degli interventi di bonifica;

   passavano altri tre anni e con il decreto n. 4477 13 settembre 2013 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare approvava il «Progetto di rimozione delle ceneri di pirite e caratterizzazione dell'impronta di fondo scavo»;

   passavano altri tre anni e, con la conferenza di servizi di giugno 2016, emergeva la richiesta di una variante al progetto del 2013 in quanto è riscontrata la presenza, anche in aree esterne al campo, di un rifiuto colore nero, che l'Arpa Marche ha definito rifiuto con classificazione H14, ecotossico. Il Ministero chiedeva quindi alla regione Marche di presentare la variante al progetto, secondo l'articolo 2 del decreto 4477 del 2013 in caso di rinvenimento di altri rifiuti, nonché di procedere con altre indagini anche nelle aree adiacenti e attivare le misure di prevenzione necessarie;

   passavano altri quattro anni e il comune di Falconara depositava la proposta del nuovo «Piano di Caratterizzazione Campo sportivo della Parrocchia di SantaMaria e SanRocco»;

   dopo cinque mesi, nel dicembre 2020, il Ministero della transizione ecologica convocava la conferenza dei servizi per l'approvazione del piano, che avveniva tre mesi dopo;

   a dieci mesi dal decreto non risultano, stando al sito web del Ministero della transizione ecologica, ulteriori atti, come, ad esempio i risultati del nuovo piano di caratterizzazione;

   pertanto, dopo 21 anni dal primo allarme, sono state realizzate solo parziali opere di rimozione dei materiali inquinanti, permanendo, nel sito, rifiuti pericolosi senza neanche che sia possibile conoscere l'estensione delle aree interessate dai rifiuti e dalla contaminazione;

   secondo il report del Ministero della transizione ecologica al 30 giugno 2021, per l'intero sito di Falconara, era stato «raggiunto» lo 0 per cento (zero) di aree bonificate con procedimento concluso –:

   se siano stati effettuati interventi di messa in sicurezza e/o prevenzione presso il sito in questione, in attesa degli esiti del piano di caratterizzazione, nonché del progetto di bonifica;

   per quali ragioni il Ministero non abbia attivato i poteri sostitutivi di competenza previsti dalla legge nei confronti dei soggetti rimasti inerti in considerazione del grave stato di compromissione ambientale del sito;

   se il Ministero abbia attivato una verifica interna sull'operato dei propri funzionari anche per i profili disciplinari in considerazione del mancato rispetto dei tempi fissati dalla legge, in ragione dei compiti assegnati al Ministero;

   se non ritenga di promuovere una verifica del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente in relazione all'omessa bonifica ed eventualmente segnalare alla magistratura contabile questa incresciosa situazione in considerazione dei ritardi macroscopici accumulatisi nei decenni.
(5-07621)


   CENNI, CRITELLI, LOTTI e INCERTI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'attività venatoria in Italia è regolata dalla legge n. 157 del 1992 «Norme per la protezione della fauna omeoterma e prelievo venatorio», che rappresenta la legge quadro di disciplina di tutta la materia della caccia e tutela della fauna selvatica;

   la legge n. 157 rappresentava il risultato di un grande lavoro parlamentare ed un punto di equilibrio avanzato e condiviso dalle associazioni venatorie, ambientaliste e degli agricoltori; la stessa legge presenta, tra i suoi principi ispiratori, la tutela del patrimonio faunistico nazionale, disciplina la gestione venatoria attraverso dati e parametri scientifici e stabilisce che le regioni esercitano le funzioni relative alla programmazione e al coordinamento della gestione faunistico-venatoria;

   proprio per raccogliere e mantenere quel punto di equilibrio la legge prevedeva, all'articolo 8, l'istituzione del Comitato faunistico venatorio (rinnovato ogni cinque anni), quale organo «tecnico consultivo per tutto quello che concerne l'applicazione della presente legge»;

   la legge n. 157 prevede, all'articolo 35, una relazione periodica sullo stato di attuazione delle norme presenti nel provvedimento: «il Ministro dell'agricoltura e delle foreste, d'intesa con il Ministro dell'ambiente, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, presenta al Parlamento una relazione complessiva sullo stato di attuazione della presente legge»;

   il comma 7 dell'articolo 1 della medesima legge prevede che «Ai sensi dell'articolo 2 della legge 9 marzo 1989, n. 86, il Ministro per il coordinamento delle politiche comunitarie, di concerto con il Ministro dell'agricoltura e delle foreste e con il Ministro dell'ambiente, verifica, con la collaborazione delle regioni e delle province autonome e sentiti il Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale di cui all'articolo 8 e l'istituto nazionale per la fauna selvatica, lo stato di conformità della presente legge e delle leggi regionali e provinciali in materia agli atti emanati dalle Istituzioni delle Comunità europee volti alla conservazione della fauna selvatica»;

   ad oggi, risulterebbe che soltanto nel 2009 il Governo avrebbe prodotto una relazione sullo stato di attuazione della legge n. 157 del 1992;

   l'incarico del citato Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale è scaduto in data 18 giugno 2014 e non è stato ancora rinnovato;

   il territorio italiano ha visto negli ultimi anni profondi mutamenti ambientali che, a fronte di un costante consumo di suolo, ha impattato pesantemente su molti ecosistemi. Il contemporaneo incremento di aree forestali e di aree protette e l'abbandono di quote importanti di agricoltura anche estesa alle aree collinari e montane, e in alcuni territori anche una significativa modificazione della presenza antropica, hanno portato molte specie selvatiche, in particolare gli ungulati, ad accrescere notevolmente i loro numeri generando criticità molto complesse (in particolare, aumento esponenziale dei danni alle aziende agricole e degli incidenti stradali causati dagli animali selvatici oltre alla facilitazione della circolazione di patologie relative alla fauna);

   dalla sua entrata in vigore la legge n. 157 del 1992 è stata molte volte oggetto di parziali richieste di modifica, ma mai di una riflessione quadro organica, ed è noto che sia spesso stata oggetto di contrapposizioni molto forti;

   è stata segnalata da numerose componenti della società, a partire dall'associazionismo ambientale, agricolo e venatorio, da numerose forze politiche ed enti territoriali, la necessità di un aggiornamento organico della legge n. 157, al fine di affrontare e risolvere le evidenti e citate problematiche attuali, nonché di un tavolo che consenta alle parti in causa di avviare un confronto sullo stato dell'arte;

   è del tutto che evidente che, per ottenere una riforma organica ed efficace, che non stravolga i principi cardine della legge, aggiornandola, apportando i necessari, utili interventi correttivi, sarebbe innanzitutto fondamentale un'aggiornata lettura ed una nuova relazione sullo stato di attuazione delle norme vigenti –:

   se il Governo non ritenga necessario ed urgente, in relazione a quanto espresso in premessa, presentare al Parlamento in tempi brevi una relazione aggiornata sullo stato di attuazione della legge n. 157 del 1992;

   se non si ritenga di adottare le iniziative di competenza per ricostituire il Comitato faunistico venatorio e prevedere un tavolo di confronto con tutte le parti interessate.
(5-07635)


   SANI e CIAMPI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il primo trimestre 2022 ha visto un incremento in bolletta del 55 per cento per l'energia elettrica e del 41,8 per il gas per le famiglie;

   secondo stime del Centro studi di Confindustria, nel 2022 il costo dell'energia per le imprese sarà di 37 miliardi di euro. Nel 2018 il conto finale era stato di 8 miliardi di euro, nel 2020 era già salito a 20 miliardi di euro;

   l'Arera, l'Autorità di regolazione del settore, ha reso noto che il prezzo spot del gas naturale al Ttf (il mercato di riferimento europeo per il gas naturale) è aumentato, da gennaio a dicembre di quest'anno, di quasi il 500 per cento;

   in Italia il mercato dell'energia dipende ancora in gran parte dal gas e gli aumenti hanno quindi avuto delle ripercussioni immediate anche sul costo Pun, quindi sul prezzo della luce che gli utenti pagano in bolletta. I rincari in questo caso sono stati del 400 per cento. In particolare, la domanda di gas naturale è stata coperta per l'8 per cento dalla produzione nazionale e per il 92 per cento con il ricorso all'importazione;

   sono quindi necessarie politiche energetiche capaci di calmierare i prezzi per famiglie ed imprese, privilegiando ad esempio la produzione nazionale le fonti rinnovabili e pulite;

   quella «geotermica» è una forma di energia naturale che trova origine dal calore della terra e, tra le energie rinnovabili, ha un valore aggiunto che condivide soltanto con l'idroelettrico: la continuità della produzione;

   nella regione Toscana la geotermia conta 34 centrali per una potenza installata di 761 megawatt. La produzione annua è di circa 5,9 miliardi di chilowattora che, complessivamente, soddisfa quasi il 30 per cento del fabbisogno energetico della regione e permette un risparmio di oltre 1 milione e 400 mila Tep e 4,1 Mt di emissioni C02 evitate. In questi territori la geotermia garantisce 650 occupati diretti e circa 2.000 nell'indotto e ha promosso lo sviluppo di numerose piccole e medie imprese in diversificati settori produttivi;

   in Toscana, inoltre, sono già nove i comuni teleriscaldati (dove gli immobili sono riscaldati direttamente con i fluidi geotermici a bassa temperatura) tra le province di Pisa, Siena e Grosseto (oltre a Piancastagnaio: Pomarance, Castelnuovo Val di Cecina, Monteverdi Marittimo, Monterotondo Marittimo, Montieri, Chiusdino, Radicondoli, Santa Fiora e altri impianti sono in fase di progettazione) per un totale di quasi 10 mila utenti residenziali e commerciali, 26 ettari di serre ed un importante comparto della filiera artigianale, agroalimentare e turistica;

   gli effetti della geotermia in Toscana e le possibili ricadute sulla salute della popolazione locale sono al centro di studi regionali a partire dal 2008. Nei giorni scorsi, a distanza di oltre dieci anni di ricerche, è stata l'indagine «InVetta» a escludere correlazioni tra emissioni geotermiche e aspetti sanitari. Lo studio è stato curato dall'Agenzia regionale di sanità nell'ambito del Rapporto 2021 «Geotermia e salute in Toscana»;

   la direttrice di Ars Toscana, Lucia Turco, ha illustrato lo studio, il primo a livello nazionale ed europeo, e le linee guida dell'indagine InVetta che ha coinvolto 2 mila persone, tra analisi delle urine e del sangue, spirometrie, misurazioni di parametri antropometrici e della pressione arteriosa, anamnesi sugli stili di vita. L'indagine sugli effetti dell'esposizione all'acido solfidrico (H2S) ha fatto emergere rischi ridotti sulla funzionalità respiratoria. Non è emersa nessuna associazione con malattie cardiocircolatorie, tumori, altre malattie croniche come il diabete o la tiroide. L'unica associazione significativa è con l'ipertensione ma sono in corso ulteriori approfondimenti;

   il coordinatore di Ars Toscana Fabio Voller ha invece ricordato gli studi che si sono succeduti sul territorio a partire dal 2007, evidenziando che «in quell'area della regione sono stati riscontrati dati di mortalità e ospedalizzazione maggiori rispetto alla media regionale. Dati che nel corso del tempo si sono appiattiti sulla media stessa. Problematici sono i dati legati alla natura entropica del territorio. Ovvero la presenza di taluni metalli che sappiamo essere una caratteristica di quei luoghi, come arsenico e tallio, e che ci spingeranno ad ulteriori studi» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della citata indagine «InVetta» della Regione Toscana e, di conseguenza, quali iniziative intendano assumere, in accordo con le comunità locali interessate, per ottimizzare, favorire e diversificare l'uso della risorsa geotermica, anche per fronteggiare la crisi energetica in atto.
(5-07636)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:


   D'ETTORE. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel Piano nazionale di ripresa e resilienza all'università e alla ricerca sono riservati 15 miliardi di euro destinati, in particolare, a investimenti per università, istituzioni Afam, ricerca fondamentale e applicata, processi di innovazione e trasferimento tecnologico;

   il Ministero dell'università e della ricerca ha pubblicato di recente bandi per assegnare 2,88 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza; in particolare, il terzo avviso pubblico prevede il finanziamento di 12 ecosistemi dell'innovazione a livello territoriale, regionale o sovraregionale, di cui 5 nel Mezzogiorno, per la costituzione di reti di università statali e non statali, enti pubblici di ricerca, enti pubblici territoriali, altri soggetti pubblici e privati altamente qualificati e internazionalmente riconosciuti su aree di specializzazione tecnologica coerenti con le vocazioni industriali e di ricerca del territorio di riferimento; tali risorse devono essere implementate con un costante coordinamento tra il «supervisory board», che sovrintende alla realizzazione degli interventi, e le regioni, in particolare del Sud; si prevede infatti che almeno il 40 per cento delle risorse finanziarie debba essere destinato ad attività realizzate nelle regioni del Mezzogiorno e che almeno il 40 per cento del personale assunto o destinatario di borse di studio o di ricerca a tempo determinato sia donna; si tratta di fondamentali strumenti per contribuire all'avanzamento tecnologico e allo sviluppo socio-economico del Mezzogiorno; anche la legge di bilancio per il 2021 ha promosso tali ecosistemi dell'innovazione, prevedendo l'assegnazione di risorse al Ministero dell'università e della ricerca a valere sul Fondo sviluppo e coesione 2021-2027, sui fondi strutturali europei e sulle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   il bando del Ministero dell'università e della ricerca per il finanziamento dei Prin, Progetti di rilevante interesse nazionale, in campi come le scienze della vita, le scienze fisiche, chimiche e ingegneristiche e le scienze sociali e umanistiche, destinatari di 1,8 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha previsto in una prima fase l'assegnazione di 741,8 milioni di euro del First, per realizzare i medesimi obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza; secondo notizie di stampa, nel bando non è stata rispettata la quota del 40 per cento delle risorse da assegnare al Mezzogiorno, nonostante il medesimo bando preveda che ciascun progetto debba «realizzare gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza», tra i quali la riserva del 40 per cento al Mezzogiorno;

   il Ministro interrogato ha più volte ricordato che il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta una straordinaria opportunità di investimento sul capitale umano, sulla ricerca e sull'innovazione per recuperare ritardi e superare divari che rallentano la crescita e aumentano la marginalizzazione –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per garantire una rigorosa e corretta applicazione dei criteri di assegnazione delle risorse all'università e alla ricerca finanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(3-02785)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Sani e altri n. 5-07590, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 febbraio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fornaro.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Mazzetti n. 4-10867 del 2 dicembre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Ciagà n. 5-07359 del 12 gennaio 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Sani n. 5-07590 del 22 febbraio 2022.