Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 18 febbraio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La II Commissione,

   premesso che:

    come è ormai noto, sul piano dell'accesso alla giurisdizione, l'intervento di revisione della geografia giudiziaria di primo grado, attuata con il decreto legislativo n. 155 del 7 settembre 2012 e ispirata a presunti obiettivi di riduzione dei costi e di contenimento della spesa, ha ampiamente dimostrato, con evidenze rafforzate nel periodo di emergenza sanitaria, come tale settore non possa essere considerato soltanto in termini «di bilancio» e contenimento della spesa;

    le stesse «Linee guida sulla revisione della geografia giudiziaria per favorire le condizioni di accesso ad un sistema giudiziario di qualità» della Commissione europea per l'efficienza della giustizia (CEPEJ) del 23 giugno 2013, sottolineano come la «giustizia di prossimità» costituisca un valore fondamentale di uno Stato di diritto;

    il diritto di ciascun cittadino ad agire in giudizio per la tutela delle proprie posizioni giuridiche soggettive, riconosciuto dall'articolo 24, comma 1, della Costituzione, è assicurato anche attraverso la predisposizione di un adeguato sistema di accesso alla giustizia;

    in tale contesto, un unicum nel panorama del sistema giudiziario nazionale è rappresentato dal tribunale di Aversa o, forse, sarebbe meglio dire, di Napoli Nord: in tutta Italia, infatti, i tribunali prendono il nome qualificativo in prestito dalla città in cui viene amministrata la giustizia, ad eccezione, appunto, del Tribunale ospitato dalla città di Aversa (Caserta), denominato Tribunale di Napoli Nord;

    tutti i tribunali prendono il nome della città ospitante, in onore di essa, ed in virtù di un sinallagma perfetto tra due istituzioni territoriali (comune e tribunale), ma, soprattutto, per una più facile individuazione della competenza territoriale per la vocatio in jus;

    la città di Aversa, insieme a tutto l'agro aversano, si identificano, invece, con un nome che addirittura si rifà ad un'altra provincia; un ossimoro unico nel suo genere in tutta Italia, tanto da essere stato costituito un comitato permanente che intende promuovere il cambio della denominazione da tribunale di Napoli Nord, generica e non identificativa, in quella identitaria di tribunale di Aversa;

    il tribunale di Napoli Nord è il quinto tribunale d'Italia per numero di processi ed ha competenza su 38 comuni dell'hinterland di Napoli e di Caserta;

    come denunciato dai promotori del comitato, nel corso degli anni, dal 2013 ad oggi, la denominazione «Napoli Nord» ha purtroppo creato tante confusioni e tanti errori di localizzazione della sede effettiva, determinando una lesione del citato diritto di difesa: i numerosi errori di localizzazione della sede hanno indotto, frequentemente, in errore gli stessi avvocati, con inutili rinvii dei processi e conseguenti prevedibili disagi;

    oggi più che mai, anche in considerazione del delicato periodo socio-economico, il cambio di denominazione del tribunale ospitato dalla città di Aversa, capoluogo dell'omonimo hinterland aversano, acquista un rilievo significativo, per valore culturale e per la promozione del territorio,

impegna il Governo

ad assumere le opportune iniziative normative per garantire il cambio della denominazione da Tribunale di Napoli Nord, generica e non identificativa, in quella identitaria di Tribunale di Aversa.
(7-00792) «Varchi, Giovanni Russo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig) è un ente storico e patrimonio del Paese, che è stato costituito con l'intervento, tra gli altri, dei rappresentanti del Ministero dell'interno, del commissario straordinario dell'Ente nazionale industrie turistiche, della direzione generale del turismo, del commissario nazionale gioventù italiana e con un apporto economico iniziale da parte dello Stato, come fondo di dotazione;

   l'Associazione è ente morale a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro per gli affari esteri; inoltre, è stata riconosciuta quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40; infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995, è stata riconosciuta definitivamente ente culturale;

   l'associazione è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'Italia, anche grazie ad Aig, è da sempre Paese membro qualificato della International Youth Hostel Federation, di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   l'Associazione si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la medesima rete della International Youth Hostel Federation;

   il Governo, a più riprese, ha confermato di essere a conoscenza della situazione in cui versa l'Associazione italiana alberghi per la gioventù;

   il Ministro del turismo, rispondendo a diversi atti di sindacato ispettivo, tra cui l'interrogazione n. 4-09762 ha ribadito che intende individuare ogni ulteriore soluzione utile a livello normativo, che consenta di affrontare la difficile situazione in cui versa l'Associazione, tutelarne il patrimonio e il livello occupazionale, per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardarne le descritte attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo;

   da ultimo, il Ministro per le politiche giovanili, rispondendo all'interrogazione n. 4-09793, ha sottolineato di aver espresso parere favorevole alle norme presentate, con una riformulazione tesa ad un maggiore coinvolgimento del Dipartimento per le politiche giovanili ed il servizio civile universale;

   analoghe risposte sono state date dal Governo, intervenendo in Aula alla Camera, in risposta all'interpellanza n. 2-01285 e all'interrogazione n. 3-02654;

   il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/2305/99;

   tutte le forze politiche, sia alla Camera che al Senato, a più riprese, hanno presentato analogo emendamento che non ha tuttavia trovato spazio in sede di conversione di decreti-legge, nonostante i pareri favorevoli dei Ministri del turismo e per le politiche giovanili;

   il perdurare della situazione rischia di compromettere, irrimediabilmente, il patrimonio materiale e immateriale;

   la gravissima crisi economica che ha colpito l'Italia a causa del COVID-19 rende necessario adottare misure e strumenti di sostegno al turismo e, in particolare, delle categorie più svantaggiate, tra cui rientrano quelle giovanili e quelli a basso reddito –:

   se e quali tempestive iniziative il Governo ritenga di adottare per tutelare il marchio storico, il patrimonio mobiliare e immobiliare, i servizi di utilità sociali dell'Ente ed il livello occupazionale.
(5-07564)

Interrogazione a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo, al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig) è ente storico e patrimonio del Paese, che è stato costituito il 19 dicembre 1945 con l'intervento, tra gli altri, dei rappresentanti del Ministero dell'interno, del commissario straordinario dell'Ente nazionale industrie turistiche, della direzione generale del turismo, del commissario nazionale gioventù italiana, con un apporto economico iniziale da parte dello Stato, come fondo di dotazione;

   l'associazione è stata eretta in ente morale con decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, nonché riconosciuta quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40; infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995, è stata riconosciuta definitivamente ente culturale;

   l'associazione è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'Italia, anche grazie ad Aig, è da sempre Paese membro qualificato della International Youth Hostel Federation, di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   l'associazione si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la medesima rete della International Youth Hostel Federation;

   il Governo, a più riprese, ha confermato di essere a conoscenza della situazione in cui versa l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig);

   la Camera dei deputati, il 23 dicembre 2019, in sede di esame del disegno di legge di bilancio per il 2020, ha accolto l'ordine del giorno 9/2305/99 che impegnava il Governo «a valutare l'opportunità di adottare il prima possibile quelle misure urgenti per la tutela delle attività sociali e assistenziali dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù e per la salvaguardia del relativo livello occupazionale»;

   il Governo il 30 novembre 2021, intervenendo in Aula alla Camera in risposta all'interpellanza n. 2-01285 e ad altri analoghi atti di sindacato ispettivo – tra i quali l'interrogazione a risposta scritta 4-05453, presentata dall'interrogante – aveva espresso, con specifico riferimento ai propri profili di competenza, parere favorevole alla possibilità che, al termine della procedura fallimentare cui è sottoposta Aig, si procedesse alla costituzione di una nuova associazione con analogo oggetto e medesime finalità;

   contestualmente, affermava che il competente Ministero, per cercare di risolvere le problematiche dell'Aig, si stava adoperando «per individuare ogni ulteriore soluzione utile che consenta di affrontare tempestivamente la difficile situazione in cui versa l'associazione, tutelarne il patrimonio e il livello occupazionale, per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardare le descritte attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo»;

   a più riprese, le forze politiche, sia alla Camera che al Senato, hanno presentato proposte emendative che andavano nella medesima direzione di costituire una nuova associazione, ma che non hanno trovato accoglimento, nonostante i pareri favorevoli del Ministero del turismo e del Ministero delle politiche giovanili;

   ad oggi nulla è cambiato e il perdurare della situazione rischia di compromettere, irrimediabilmente, il patrimonio materiale e immateriale;

   la gravissima crisi economica che ha colpito l'Italia a causa del COVID-19 rende necessario adottare misure e strumenti di sostegno al turismo e in particolare delle categorie più svantaggiate, tra cui rientrano quelle giovanili e quelli a basso reddito –:

   quali iniziative di competenza tempestive, il Governo ritenga di adottare per tutelare il marchio storico, il patrimonio mobiliare e immobiliare, i servizi di utilità sociali dell'ente ed il livello occupazionale.
(4-11410)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIANCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i fatti di cronaca inerenti l'evasione di due detenuti dalla casa circondariale di Varese, avvenuta il 14 febbraio 2022, hanno riportato all'attenzione dell'opinione pubblica la situazione di grave criticità in cui il cosiddetto carcere dei Miogni versa da lungo tempo;

   invero, l'edificio è stato realizzato nel 1893; la struttura è vetusta e presenta numerose problematiche sotto il profilo della sicurezza;

   in particolare, alcune videocamere degli impianti di videosorveglianza esterni non risultano funzionanti, mentre i cancelli posti sui piani hanno serrature inidonee;

   inoltre, nel gennaio del 2021, il carcere è stato scenario di una rivolta di detenuti che ha danneggiato quadri elettrici, frigoriferi, la cabina telefonica e il sistema di videosorveglianza;

   negli ultimi anni i lavori di manutenzione e ristrutturazione sono stati effettuati quasi sempre con manodopera presa tra i detenuti, spesso per interventi necessari quali la realizzazione di celle o l'inserimento di lavandini, sanitari e persino di docce, delle quali alcune sezioni dell'istituto devono ancora fare a meno, in attesa dell'approvazione di fondi per analoghi progetti da parte di Cassa delle ammende;

   la casa circondariale, idonea a ospitare meno di 60 detenuti, ne conta oggi circa 90, mentre le unità di personale di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere risultano 57 a fronte delle 67 previste;

   negli anni, si sono susseguite proteste e segnalazioni da parte di organizzazioni sindacali di polizia penitenziaria per denunciare le gravi criticità della struttura, con particolare riguardo al tema dei livelli di sicurezza, in certuni casi considerati minimi, se non, addirittura, inesistenti;

   inoltre, l'attuale complesso è stato dichiarato dismesso già con decreto ministeriale 30 gennaio 2001;

   la suesposta situazione di criticità, sia sotto il profilo del funzionamento, che delle capienze, sollecita una risposta da parte delle istituzioni e della politica, che più volte hanno affrontato la questione del trasferimento del carcere ad altra struttura, senza, tuttavia, pervenire mai ad una soluzione –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per la costruzione di una nuova struttura penitenziaria in cui trasferire la casa circondariale;

   se, nel caso, intenda avviare interlocuzioni con le istituzioni cittadine di Varese, in ragione dello stretto rapporto di collaborazione e sinergia che intercorre tra il carcere e la città, nel cui territorio dovrà necessariamente essere ubicata anche la nuova struttura.
(4-11406)


   GALANTINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge 4 maggio 1983, n. 184, sancendo espressamente il «diritto del minore a una famiglia», ha disciplinato la materia dell'adozione e dell'affidamento dei minori, mentre l'adozione del maggiorenne è tuttora regolata dalle norme del codice civile; agli articoli 291 e seguenti già previsto dal codice del 1865, che, invece, vietava l'adozione dei minori, l'istituto dell'adozione del maggiorenne nasce con una finalità essenzialmente patrimoniale, nello spirito di difendere le «esigenze dell'adottante di dare continuità al proprio nome e al proprio patrimonio»;

   tra gli aspetti che distinguono l'adozione del minore e quella del maggiorenne, e il conseguente status giuridico che essi assumono nella famiglia dell'adottante, rileva in questa sede la differenza che si ravvisa tra gli obblighi di provvedere agli adottati posti a carico dell'adottante;

   il codice civile prevede in favore del maggiorenne adottato il diritto agli alimenti, elencando, all'articolo 433, gli adottanti tra i soggetti tenuti «all'obbligo di prestare gli alimenti»;

   l'adottante non ha un obbligo giuridico a contribuire al mantenimento dell'adottato maggiorenne; l'articolo 436 del codice civile, infatti, sancisce il solo obbligo di versare gli alimenti, che è un obbligo più limitato rispetto a quello di mantenimento, e che, inoltre, scatta solo a fronte di un oggettivo stato di bisogno, derivante dall'insufficienza o mancanza dei mezzi necessari per soddisfare le esigenze essenziali di vita;

   da quanto esposto risulta una evidente disparità di trattamento tra adottato minorenne, che comunque mantiene il diritto al mantenimento anche al raggiungimento della maggiore età, e l'adottato che al momento dell'adozione era già maggiorenne –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in merito alla problematica esposta in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(4-11409)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   la direttiva 2009/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 marzo 2009 concernente i diritti aeroportuali evidenzia, al considerando n. 7, che gli incentivi per avviare nuove rotte in modo da promuovere, tra l'altro, lo sviluppo delle regioni svantaggiate e ultraperiferiche dovrebbero essere concessi solo in conformità del diritto comunitario;

   la Commissione europea con la Comunicazione recante «Orientamenti sugli aiuti di Stato agli aeroporti e alle compagnie aeree» (2014/C99/03) ha inteso regolare, nell'ambito della disciplina degli aiuti di Stato, il tema degli aiuti alle compagnie aeree per l'avvio di nuove rotte, indicando i criteri da utilizzare per valutare se, mediante la concessione di incentivi, il gestore aeroportuale abbia beneficiato di un vantaggio economico, applicando il cosiddetto test dell'operatore in un'economia di mercato («test MEO»);

   l'articolo 13, comma 14, del decreto-legge n. 145 del 2013 ha stabilito, come criterio generale, che per l'erogazione di contributi, sussidi o qualsiasi altra forma di emolumento ai vettori aerei per lo sviluppo di rotte destinate a soddisfare e promuovere la domanda nei rispettivi bacini di utenza, le società di gestione aeroportuali, debbano esperire procedure di scelta del beneficiario concorrenziali e trasparenti, in modo da consentire la più ampia partecipazione dei vettori potenzialmente interessati. A tal fine la norma ha previsto l'emanazione di apposite Linee guida da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (oggi Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili) entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto;

   l'11 agosto 2016 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, a quanto risulta all'interrogante su sollecitazione di alcuni vettori low cost, ha modificato, senza l'acquisizione preventiva del parere dell'Art, e linee guida 2014 con un nuovo testo che non garantisce adeguati livelli di trasparenza e non discriminazione, come rilevato dalla stessa Art nel proprio parere rilasciato l'8 settembre 2016 dopo l'emanazione delle linee guida («Linee Guida 2016»);

   le modalità con cui i gestori aeroportuali e i vettori hanno negoziato le incentivazioni per l'avviamento e lo sviluppo di rotte aeree hanno generato notevoli problematiche in relazione sia ai profili di leale concorrenza, che di equilibrio del mercato del trasporto aereo, incidendo, in taluni casi, sulla solidità economica dei gestori stessi;

   tale prassi, unita alla proliferazione a livello nazionale di scali aeroportuali, ha comportato un eccesso di permeabilità alle compagnie straniere del sistema del trasporto aereo italiano incrementando esponenzialmente la forza negoziale di tali compagnie;

   sulla base delle Linee guida 2016 risulta pressoché impossibile conoscere con esattezza l'entità dei contributi erogati dalle società aeroportuali ai vettori. L'ultima stima pubblica disponibile effettuata da Art parla di circa 236 milioni di euro erogati a titolo di incentivi da parte di 28 aeroporti italiani nel 2017. Articoli di stampa hanno inoltre stimato che, nel solo 2019, il sistema aeroportuale italiano abbia erogato più di 390 milioni di incentivi alle compagnie low cost, che nel 2021 sono aumentati fino a raggiungere un ammontare complessivo di 516 milioni di euro;

   i vettori low cost sono in grado di adottare delle politiche tariffarie particolarmente aggressive, molto spesso offrendo tariffe di importo inferiore alle tasse aeroportuali, grazie agli incentivi riconosciuti che vanno ad abbattere drasticamente i costi operativi per singolo passeggero e permettono così un vantaggio competitivo nei confronti dei vettori tradizionali;

   oltre al fenomeno degli incentivi aeroportuali c'è, inoltre, una pratica molto in uso da parte degli enti locali, gli accordi di co-marketing, mediante la quale vengono riconosciuti contributi a vettori, anche in questo caso soprattutto low cost, per l'acquisto di spazi pubblicitari di questi ultimi finalizzato alla promozione del territorio afferente l'aeroporto di riferimento; tale pratica non è regolata da alcuna norma nazionale o comunitaria e, oltre ad essere poco trasparente, ha dato luogo ad un'ulteriore forma di discriminazione tra vettori;

   il progetto di rilancio del vettore nazionale e l'investimento operato dal Governo italiano con la costituzione di ITA Airways rendono dunque non più rinviabile l'adozione di una serie di riforme ed iniziative tese a garantire pari condizioni e a supportare il rilancio della Compagnia nazionale, e in particolare intervenendo sull'attuale assetto normativo sottostante le politiche di incentivazione per offrire maggiore trasparenza, accessibilità e pari condizioni –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per definire apposite linee guida finalizzate a prevedere, in capo alle società di gestione aeroportuale, specifici obblighi di comunicazione, a carattere semestrale, relativamente agli incentivi che intendono attivare per l'anno successivo, nonché tutte le incentivazioni riconosciute nel 2020 e nel 2021;

   quali iniziative urgenti il Governo intenda intraprendere, per quanto di competenza, per garantire trasparenza sia delle procedure di erogazione di incentivi, che nello sviluppo delle politiche tariffarie delle compagnie aeree, eliminando le asimmetrie competitive che hanno impedito negli scorsi anni lo sviluppo dei vettori italiani e la proliferazione di vettori low cost stranieri.
(2-01427) «Rosso».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROTTA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'opera Filovia di Verona è un progetto importantissimo per la città, perseguito da oltre 30 anni, dal 1989, per modernizzare il sistema di trasporto urbano, tutelare l'ambiente e riqualificare le aree urbane interessate;

   il progetto nato come «Tranvia S.Michele-Stazione FS-Stadio», approvato in fase preliminare il 29 settembre 2008 per un costo totale di 158.788.874 euro è stato successivamente sostituito con un «Nuovo sistema filoviario» approvato con delibera Cipe n. 28/2009, al quale resta assegnato un contributo statale pari al 60 per cento del costo dell'opera, richiedendo un nuovo accordo procedimentale da sottoscrivere tra il Mit, comune e soggetto attuatore (Azienda mobilità e trasporti s.p.a.), per aggiornare la tempistica dell'intervento;

   Amt e ATI-Associazione temporanea delle imprese sottoscrivono, il 18 settembre 2014, l'atto integrativo e modificativo n. 1 del contratto di appago per il progetto esecutivo, lavori e fornitura veicoli;

   nel luglio 2015 il Rup ordina all'Ati affidataria di sospendere la progettazione esecutiva relativa alle opere insistenti sul sedile individuato come Area deposito causa rinvenimento, imprevisto e imprevedibile, di discarica per rifiuti solidi urbani denominata Cà Brusà;

   i lavori del primo Stralcio-Parte hanno effettivo inizio il 12 dicembre 2016;

   il comune, con delibera n. 73/2018, approva un nuovo accordo procedimentale, da sottoscrivere col Mit, indicando la data del 31 gennaio 2022 per l'apertura all'esercizio e termine ultimo per la messa in servizio dell'impianto, pena la revoca dei contributi;

   il Cipe, con delibera del 26 aprile 2018, approva la realizzazione dell'intervento del Comune rimodulato con un costo ammissibile di euro 142.752.134,22 e contributo statale rideterminato in euro 85.651.280,53, prendendo atto dell'aggiornamento, confermando il 31 gennaio 2022 e chiedendo al Mit di vigilare;

   il 5 giugno 2020 il Sindaco di Verona dichiara alla stampa che soprattutto per alcuni nodi critici, come via Città di Nimes, le aziende non sono in grado di fornire un crono-programma dettagliato e che, visti gli scenari completamente mutati, sorge il dovere di fermarsi per nuove valutazioni, analizzando soluzioni alternative e meno invasive che consentano l'utilizzo del finanziamento statale – già assegnato alla tranvia di superficie – e siano economicamente compatibili con le attuali disponibilità finanziarie dell'ente;

   Amt avrebbe presentato al Mit – il 9 novembre 2020 – un'ulteriore variante al progetto con modifiche di percorso e possibili veicoli senza fili (di dimensioni maggiori), prospettando un nuovo bando entro fine 2021, inizio lavori gennaio 2023 e fine lavori aprile 2026;

   il comune avrebbe annunciato la presentazione di ulteriori varianti al percorso con maggiori spese di realizzazione, senza però inserire nel bilancio di previsione 2022, fondi per la costruzione dei parcheggi scambiatori (esclusi nel finanziamento ministeriale) necessari alla messa in strada dei mezzi;

   il termine del 31 gennaio 2022, quando da contratto sarebbe dovuta entrare in funzione la prima linea del filobus, è stato superato e vige ancora oggi il buio totale sull'opera –:

   quali siano lo stato attuale dei lavori e gli effettivi tempi di esecuzione;

   se il nuovo progetto di variante del novembre 2020 sia compatibile con le precedenti decisioni prese dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e dal Cipe e risulti in linea con l'ipotizzata variazione del mezzo nonché conforme, sotto gli aspetti amministrativi, tecnici ed economici, alle normative in materia di lavori pubblici;

   se i maggiori costi che risulterebbero dalla variante possano essere finanziati per il 60 per cento dal Mit/Cipe, come pare richiedere Amt;

   se intenda valutare se sussistono i presupposti per promuovere, per quanto di competenza, un'ispezione ministeriale volta a verificare se sono state adottate tutte le iniziative utili alla tempestiva realizzazione dell'opera;

   se intenda valutare se sussistono i presupposti per nominare un commissario ad acta con pieni poteri per realizzare in tempi certi il progetto filovia di Verona.
(5-07565)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   RACCHELLA, COLMELLERE, PATELLI, ZICCHIERI, MATURI e TOCCALINI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

  l'articolo 1, comma 10 della legge n. 107 del 2015 recita: «Nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado sono realizzate, nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, iniziative di formazione rivolte agli studenti, per promuovere la conoscenza delle tecniche di primo soccorso, nel rispetto dell'autonomia scolastica, anche in collaborazione con il servizio di emergenza territoriale "118" del Servizio sanitario nazionale e con il contributo delle realtà del territorio»;

   del resto è di tutta evidenza che le manovre salvavita del primo soccorso possono salvare ogni anno innumerevoli vite umane e che le stesse rappresentino uno strumento di crescita, di consapevolezza e di civiltà per una società dal volto umano, sensibile e generativa di cultura della vita;

   il 7 novembre del 2017, presso la sala della comunicazione del Ministero, si è tenuto l'incontro «Primo soccorso a scuola – Percorso formativo per le studentesse e gli studenti» in cui le allora Ministre dell'istruzione dell'università e della ricerca e della salute hanno presentato questo progetto in concomitanza con l'emanazione delle attesissime linee di indirizzo per la realizzazione delle attività di formazione sulle tecniche di primo soccorso;

   nonostante tali previsioni questa misura viene puntualmente disattesa nella stragrande maggioranza delle scuole del Paese –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per assicurare che in tutte le scuole vengano definiti dei protocolli d'intesa con il servizio di emergenza territoriale «118» e con altre realtà del territorio, affinché tutti gli alunni, secondo criteri adeguati alla età di ognuno, possano seguire corsi di primo soccorso in orario curricolare.
(4-11407)


   BELOTTI e PATELLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con D.d.g. n. 1259, del 23 novembre 2017 è stato indetto un corso-concorso selettivo di formazione per reclutare 2.425 dirigenti scolastici;

   la procedura concorsuale, a carattere nazionale e organizzata su base regionale, mirava a reclutare dirigenti scolastici da immettere nei ruoli regionali presso le istituzioni scolastiche statali, inclusi i centri provinciali per l'istruzione degli adulti;

   il numero dei posti destinati al corso di formazione nazionale era pari a 2.900;

   il corso-concorso mirava dapprima a selezionare i più meritevoli, sulla base del percorso già svolto, e poi ad accrescerne ulteriormente le competenze professionali e culturali grazie al successivo corso di formazione con relativo tirocinio;

   a tale procedura si era candidata anche l'onorevole Lucia Azzolina, risultata poi vincitrice del concorso classificandosi al posto 2.539;

   i posti di dirigenza messi a concorso nel 2017 sono stati spalmati in un quadriennio, 2022 incluso. Nel 2019 hanno preso servizio i primi 1.984 dirigenti vincitori, assegnati per la maggior parte a sedi del nord Italia e comunque non nella loro regione di appartenenza, come avevano richiesto;

   nel 2020, l'immissione in ruolo ha riguardato circa 345 presidi (solo 1/3 dei quali sono stati nominati nella propria regione di appartenenza), mentre nel 2021 sono stati incaricati 396 presidi, 2/3 dei quali fuori regione e 1/3 è nominato in casa;

   fra i presidi che hanno ottenuto un incarico nella provincia di appartenenza risulta esserci l'onorevole Azzolina, benché fosse alla fine della graduatoria;

   con il prossimo concorso a graduatorie regionali in arrivo, i dirigenti fuori sede rischierebbero di essere definitivamente penalizzati dal sistema e di non potere più tornare a casa, in quanto la mobilità interregionale è limitata al 30 per cento dei posti disponibili;

   giova sottolineare che ai dirigenti fuori sede non è garantita alcuna indennità speciale e che la lontananza da casa soprattutto alla luce delle limitazioni agli spostamenti interregionali imposti dalla pandemia, è stata per gli stessi molto gravosa sia in termini economici che in termini personali tanto che già un centinaio di vincitori ha rinunciato all'incarico, non potendo sostenere i costi di trasferimento e una gestione familiare a distanza;

   in data 21 maggio 2021 il Ministro interrogato, su delega del Presidente del Consiglio, ha sottoscritto con i segretari generali Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri per Cgil, Cisl e Uil il «Patto per la scuola al centro del Paese» in cui, fra gli impegni, si legge: «Aprire un confronto sulla mobilità del personale scolastico e della dirigenza»;

   ad oggi, trascorsi già tre anni dai primi mille incarichi conferiti fuori regione, questo nodo non è stato risolto e purtroppo continua a far perpetrare quello che l'interrogante giudica lo scandalo di chi arriva ultimo in graduatoria, ma prende il posto sotto casa –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda verificare la regolarità dell'attribuzione della sede all'onorevole Lucia Azzolina;

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere per assicurare a tutti i vincitori di detto concorso la necessaria mobilità interregionale.
(4-11411)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MANTOVANI, FRASSINETTI, ALBANO e ROTELLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'ipotesi di apporre il «bollino nero» per i prodotti alcolici tra cui il vino – proposta dalla Commissione speciale sulla lotta contro il cancro (Beca) – rappresenta una minaccia alla produzione vitivinicola italiana;

   la coltivazione dell'uva e la sua lavorazione ai fini della produzione di vino è parte integrante della storia enogastronomica italiana;

   nell'anno 2021 la produzione di vino in Unione europea è stata stimata in 145 Mio hl (esclusi succhi e mosti);

   l'anno 2021 si è dimostrato particolarmente negativo per i tre maggiori produttori dell'Unione europea Italia, Spagna e Francia, che, insieme, rappresentano il 45 per cento della produzione mondiale e il 79 per cento della produzione dell'Unione europea, in particolare a causa delle gelate tardive di inizio aprile;

   l'Italia si conferma primo produttore con 44,5 Mio hl, nonostante il calo stimato del 9 per cento della produzione di vino 2021 rispetto al 2020 e alla sua media quinquennale;

   i vigneti rappresentano un enorme patrimonio storico e culturale del nostro Paese, arrivando a caratterizzare, rendendole celebri nel mondo, intere aree del territorio come nel caso di regioni quali la Toscana, il Veneto e la Lombardia;

   il vino e la sua filiera sono legate a doppio filo con la storia e i costumi del nostro Paese e questo legame si rivela in tutta la sua interezza nel caso dei cosiddetti «vini eroici»;

   proposte come quelle della Beca o come il Nustriscore evidenziano la necessità di tutelare e promuovere l'identità e il valore dei prodotti italiani all'interno del mercato europeo;

   la sola discussione o pubblicizzazione di proposte come quelle descritte pregiudicano la reputazione della nostra produzione vitivinicola e delle nostre bevande alcoliche in generale e ignorano secoli di cultura e storia europea le cui prime tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 a.C.;

   il consumo di bevande alcoliche in modiche quantità da parte di soggetti adulti e non in stato di gravidanza non rappresenta un pregiudizio per la salute degli individui;

   nel 2020 il valore della produzione di vino, in Italia, è stata di 3,9 miliardi di euro, rappresentando quindi per le aree rurali che ospitano la coltivazione di vigne e la filiera del vino, un volano per l'occupazione financo per la notorietà del territorio nel mondo come nel caso del Chianti, della Franciacorta;

   come dichiarato da Luigi Scordamaqlia, consigliere delegato di Filiera Italia, in seguito al voto del Parlamento europeo che ha bloccato la proposta Beca: «sui nostri prodotti incombe ancora il pericolo di un sistema di etichettatura scorretto che fa solo il gioco di quelle multinazionali che vorrebbero nascondere dietro una "A verde" il progetto di sostituire i prodotti di qualità con alimenti di sintesi prodotti in laboratorio» –:

   se il Ministro interrogato intenda aprire un confronto con le associazioni di categoria, i consorzi e gli enti locali interessati dalla produzione vitivinicola, al fine di recepire le loro esigenze da tradurre in azioni di difesa e valorizzazione del vino italiano;

   se il Ministro interrogato intenda promuovere – di concerto con altri Stati europei produttori di vino – azioni di sensibilizzazione all'interno dei consessi comunitari al fine di informare le istituzioni europee sul valore generato, in termini di occupazione e tutela del territorio, dalla coltivazione dell'uva e dalle sue lavorazioni.
(4-11405)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   DE ANGELIS. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da circa un anno la Ugl Authority è presente, come unica sigla sindacale, all'interno della Commissione di garanzia per l'attuazione del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali;

   dopo la costituzione dell'organizzazione sindacale e l'effettuazione di alcuni incontri preliminari con il segretario generale, agli interroganti risulta che alla sigla sindacale risulti impossibile svolgere qualsiasi tipo di attività sindacale per il mancato riconoscimento da parte della Commissione della organizzazione sindacale stessa;

   il mancato riconoscimento viene motivato dalla presunta incompatibilità che non consentirebbe ad alcuna organizzazione sindacale di operare all'interno dell'istituzione, considerato il ruolo svolto dalla Commissione nei confronti dei sindacati tutti;

   la Commissione di garanzia dello sciopero nei servizi pubblici essenziali è un'autorità amministrativa indipendente, istituita dall'articolo 12 della legge 12 giugno 1990, n. 146, e successive modificazioni, con il compito di vigilare sul corretto contemperamento dell'esercizio del diritto di sciopero nei cosiddetti servizi pubblici essenziali, con il godimento dei diritti della persona, costituzionalmente tutelati, alla vita, alla salute, alla libertà ed alla sicurezza, alla libertà di circolazione, all'assistenza e previdenza sociale, all'istruzione ed alla libertà di comunicazione;

   la Commissione si avvale di funzionari delle amministrazioni pubbliche o di altri organismi di diritto pubblico in posizione di comando o fuori ruolo, sicché, posto che nell'attuale dotazione organica non esistono figure dirigenziali (con la sola esclusione del segretario generale), sin dalla sua formale istituzione resta irrisolto il problema dell'inquadramento contrattuale del personale che impiega e che oggi si riverbera anche sulle relazioni sindacali interne;

   è del tutto evidente che il ruolo svolto dalla Commissione non può implicare una compressione dei diritti dei lavoratori della stessa, che hanno il diritto di potersi organizzare a livello sindacale al pari degli altri dipendenti della pubblica amministrazione –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative per chiarire che il personale di cui in premessa gode di diritti e tutele sindacali al pari degli altri pubblici dipendenti.
(4-11414)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come appreso da fonti di stampa, la società RaffMetal S.p.a., del gruppo Fondital, con sede in Valsabbia, ha presentato un progetto per la realizzazione di una nuova fonderia di alluminio a ciclo continuo nella frazione Gauzza di Pontevico, in provincia di Brescia;

   l'impianto dovrebbe sorgere vicino al casello autostradale e ad un centinaio di metri dalle abitazioni, su un'area di circa 174 mila metri quadrati;

   la realizzazione della fonderia avrebbe un forte impatto sul territorio, non solo nella località di Pontevico, ma anche nelle zone limitrofe, tra cui Alfianello, Bassano, Bresciano, Manerbio, San Gervasio Bresciano, Verolanuova, Verolavecchia;

   gli abitanti delle aree interessate hanno evidenziato i potenziali effetti negativi legati alla costruzione dell'impianto, tra cui il rischio di inquinamento dell'aria, di inquinamento acustico, di congestionamento del traffico, di consumo del suolo con conseguenti gravi pericoli per la tutela della salute e della qualità della vita;

   va tenuto conto del cambiamento dei modelli di produzione verso la transizione energetica del settore automotive, fra i principali settori serviti dalla RaffMetal, e delle conseguenze della competizione che spinge le imprese «capital intensive» a ridurre i costi, delocalizzandosi verso spazi e luoghi agricoli della bassa padana;

   va inoltre segnalato che a breve distanza dall'area individuata sono già presenti anche un'altra fonderia (Euraldi Pontevico) e un impianto di zincatura a caldo (Tecnotubi di Alfianello);

   ad agosto 2021 i cittadini hanno istituito un Comitato per la salvaguardia del territorio e dei diritti dei residenti di Pontevico e delle frazioni adiacenti, tuttora attivo, con l'obiettivo di tutelare gli abitanti da potenziali effetti negativi legati all'insediamento della fonderia;

   l'appello dei cittadini mira a sensibilizzare l'opinione pubblica, la RaffMetal S.p.a. e le istituzioni, affinché venga preso in seria considerazione il potere inquinante del sito;

   a quanto consta all'interrogante, non sarebbe mai stata resa nota dal comune di Pontevico la quantificazione del traffico veicolare generato né esisterebbe un'analisi del rumore generato dalle attività produttive;

   le procedure autorizzative risulterebbero insufficienti sia rispetto al potenziale inquinante, sia rispetto all'effetto sulla salute dei cittadini, considerata anche la carenza di dati epidemiologici che impedisce ai comuni e alle Ats, nello svolgimento del proprio ruolo di tutela della salute dei cittadini, una valutazione del livello di inquinamento attuale e futuro;

   il comune di Pontevico è interessato da una procedura di infrazione comunitaria n. 2014/2147 del 10 luglio 2014 e n. 2015/2043 del 28 maggio 2015 per la non ottemperanza dell'Italia agli obblighi previsti dalla direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria –:

   se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti descritti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere rispetto alla situazione esposta.
(4-11408)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   LO MONTE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è necessario ed urgente un intervento volto alla sostituzione dello sportello Atm installato presso l'ufficio postale di Santa Croce Camerina stante le gravi criticità dovute alla vetustà del medesimo sportello;

   infatti sono molti e gravi i disagi per l'utenza riscontrati che determinano interminabili attese per l'erogazione del servizio, ma anche per problematiche connesse all'ordine pubblico e alla sicurezza dei cittadini del comune sia per gli assembramenti di persone che alcune volte si trasformano in litigi e disordini. Tale situazione impedisce la normale viabilità dei mezzi di trasporto e anche problemi relativi all'ordine pubblico e alla sicurezza dei cittadini. Tra l'altro vicino allo sportello Atm dell'ufficio postale vi è anche un istituto scolastico. Ciò potrebbe danneggiare anche i ragazzi che frequentano il suddetto edificio scolastico;

   è opportuno, pertanto, un intervento per evitare che la situazione descritta possa peggiorare comportando problemi ancora più gravi. È necessario, quindi, sostituire lo sportello Atm come già detto per migliorare la qualità del servizio postale che deve essere accessibile in modo pieno a tutti i cittadini –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare affinché sia assicurato un adeguato servizio presso l'ufficio postale di Santa Croce Camerina (Ragusa) anche promuovendo il potenziamento degli sportelli Atm, al fine di migliorare il servizio postale della medesima località ed evitare problematiche che, come detto in premessa, comportano seri problemi anche all'ordine pubblico.
(4-11412)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   COLLETTI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'ultimo direttore del Parco nazionale della Majella regolarmente nominato è cessato dall'incarico per naturale scadenza il 1° marzo del 2013;

   prima di tale scadenza, con deliberazione presidenziale n. 5 del 10 dicembre 2012, erano state avviate le procedure di legge per la nomina del nuovo direttore, che hanno portato alla presentazione di 16 candidature;

   nelle more della definizione della procedura le funzioni di direttore venivano prima attribuite al funzionario al vertice della struttura tecnico-amministrativa dell'ente, senza oneri per l'ente, quindi, previa revoca, a dirigente esterno per due giorni a settimana al costo di 2.000 euro mensili, oltre il rimborso delle spese di viaggio. Il 19 febbraio 2014 si provvedeva a modificare il contratto in essere, aumentando il compenso ad euro 54.405,00 annue per 18 ore settimanali, oltre le spese di viaggio;

   la delibera non risulta all'interrogante essere stata mai trasmessa al Ministero;

   il tribunale amministrativo regionale per l'Abruzzo, a seguito del ricorso di uno dei partecipanti alla selezione, con sentenza pubblicata il 23 ottobre 2018, procedeva al suo annullamento, ripristinando l'efficacia della deliberazione n. 5/2012. L'Ente Parco veniva altresì condannato al pagamento delle spese di lite liquidate «nella somma complessiva di euro 3.000,00»;

   l'ente Parco provvedeva a ratificare la deliberazione n. 5/2012 e con successiva delibera n. 24, del 30 ottobre 2018, approvava la terna di candidati e la trasmetteva al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, non ritenendo tale terna congrua per la nomina, invitava l'ente Parco a procedere ad «una complessiva rivalutazione delle proprie determinazioni»;

   l'ente con delibera n. 1, del 17 gennaio 2019, non ottemperava all'invito del Ministero e deliberava di procedere ad un nuovo avviso pubblico;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare comunicava all'ente Parco l'annullamento della delibera n. 1/2019;

   il consiglio direttivo dell'ente deliberava di impugnare il provvedimento di annullamento Ministeriale di fronte al Tar del Lazio, che dichiarava la propria incompetenza ed indicava il Tar Abruzzo quale giudice competente a conoscere della controversia in esame;

   il presidente del parco, prima affidava l'incarico ad un avvocato di ricorrere in appello avverso la sentenza del Tar Abruzzo, quindi, con delibera n. dell'11 giugno 2020 rinunciava al ricorso, stabilendo tra l'altro, che: «l'Ente Parco proceda ad una complessiva rivalutazione delle proprie determinazioni»;

   ad oggi l'ente Parco senza giustificazione alcuna, continua a non dar corso alla procedura per la nomina del direttore, e i vari provvedimenti manifestamente dilatori, continuano ad arrecare al Parco notevoli danni di natura diversa, fra i quali, ad esempio, un danno patrimoniale certo e documentato per i pagamenti effettuati dall'ente ai facenti funzione per 71.415 euro annuali, come attestato dalla Corte dei conti nella «determinazione e relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dei 22 enti parco nazionali» relativa all'anno 2017, trasmessa al Parlamento il 26 settembre 2019, oltre alle sostanziose spese legali per il pagamento degli onorari degli avvocati del libero foro che hanno patrocinato le cause temerarie;

   dopo oltre nove anni, la situazione permane immutata –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta e quali iniziative intenda assumere per riportare l'ente Parco alla legalità gestionale ed alla piena efficienza operativa, nonché se intenda attivare i servizi ispettivi di finanza pubblica per una verifica in ordine alle criticità gestionali e con riferimento alla necessità del recupero delle somme erogate a titolo di incarico ai facenti funzione e del pagamento delle spese legali e se ritenga di adottare le iniziative di competenza per procedere, nel rispetto della legge vigente, alla nomina di un nuovo direttore o alla designazione di apposito Commissario ad acta per avviare successivamente le procedure per la nomina del direttore dell'ente Parco.
(4-11413)

TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   INCERTI. — Al Ministro del turismo, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della cultura, al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig), è ente morale a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948 e con successivo decreto-legge n. 97 del 1995 è stato riconosciuto definitivamente ente culturale;

   l'associazione è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale. Grazie ad Aig, l'Italia è da sempre Paese membro qualificato della International Youth Hostel Federation, di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   l'Associazione si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la medesima rete della International Youth Hostel Federation;

   il Ministro del turismo, rispondendo a diversi atti di sindacato ispettivo, ha ribadito che intende «individuare ogni ulteriore soluzione utile a livello normativo, che consenta di affrontare la difficile situazione in cui versa l'Associazione, tutelarne il patrimonio e il livello occupazionale, per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardarne le descritte attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo»;

   nel corso dei lavori parlamentari sono stati presentati e successivamente ritirati emendamenti ed ordini del giorno che prevedevano il riordino normativo di questa importante risorsa del settore turistico;

   il perdurare della situazione rischia di compromettere, irrimediabilmente, il patrimonio materiale e immateriale;

   la gravissima crisi economica che ha colpito l'Italia a causa del COVID-19 rende necessario adottare misure e strumenti di sostegno al turismo e in particolare delle categorie più svantaggiate, tra cui rientrano quelle giovanili e quelli a basso reddito –:

   se e quali tempestive iniziative il Governo ritenga di adottare per tutelare il marchio storico, il patrimonio mobiliare e immobiliare, i servizi di utilità sociali dell'Ente e i relativi livelli occupazionali.
(5-07563)

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Foti n. 1-00562, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 613 del 13 dicembre 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    dal 1° al 13 novembre 2021 a Glasgow si è svolta la Cop26 sul clima, sede deputata a effettuare una revisione degli impegni per realizzare riduzioni quantificabili delle emissioni di gas a effetto serra previsti dagli Accordi sul clima adottati nell'ambito della Conferenza Cop21 tenutasi a Parigi dal 30 novembre al 12 dicembre 2015;

    i negoziati hanno portato all'adozione del Glasgow climate pact, che ha fissato, tra gli altri, l'obiettivo minimo di decarbonizzazione per tutti gli Stati firmatari: un taglio del 45 per cento delle emissioni di anidride carbonica al 2030 rispetto al 2010, che dovrebbero poi arrivare a zero intorno al 2050;

    tra gli obiettivi della Cop26 di Glasgow figurava anche il rafforzamento della collaborazione tra i Governi, le imprese e la società civile per un più efficace raggiungimento degli obiettivi, sancendo il ruolo importante svolto dalle realtà produttive e dai siti industriali in tali processi, e i risvolti sulle medesime imprese sia in termini di produzione che di occupazione, soprattutto nei settori in cui appare più difficile abbattere le emissioni di anidride carbonica e per le imprese operanti in settori ad alta densità energetica;

    in ambito europeo il 14 luglio 2021 la Commissione europea ha adottato un pacchetto di proposte legislative che definiscono come si intende raggiungere la neutralità climatica nell'Unione europea entro il 2050, compreso l'obiettivo intermedio di riduzione netta di almeno il 55 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2030, denominato Fit for 55 per cent, che intende rivedere diversi atti legislativi dell'Unione europea sul clima, il regolamento sulla condivisione degli sforzi, la legislazione sui trasporti e l'uso del suolo, definendo in termini reali i modi in cui la Commissione intende raggiungere gli obiettivi climatici dell'Unione europea nell'ambito del Green Deal europeo;

    nel mese di giugno 2021, con l'approvazione del regolamento (UE) 2021/ 1056 del Parlamento europeo e del Consiglio, è stato, altresì, istituito a livello europeo il «Fondo per una transizione giusta», al fine di fornire sostegno alle persone, alle economie e all'ambiente dei territori che fanno fronte a gravi sfide socioeconomiche derivanti dal processo di transizione verso gli obiettivi 2030 dell'Unione per l'energia e il clima e verso un'economia climaticamente neutra dell'Unione entro il 2050;

    tuttavia, e la Commissione europea non lo dovrebbe affatto sottovalutare, è l'Europa ad essere colpita, in questo momento, dalla crisi energetica a causa della scarsità di metano, con un'esplosione vera e propria dei suoi prezzi. Una crisi assolutamente non di breve periodo, per ragioni di domanda (per l'incremento dovuto alla ripresa economica, alla fame di gas in Asia, alla ridotta disponibilità di risorse rinnovabili quali la bassa ventosità) e di offerta (per aver evidenziato l'incapacità di soddisfare interamente la domanda nelle attuali condizioni). Al riguardo, è fortemente ipotizzabile che il mondo abbia assoluta necessità del gas naturale, se non altro perché se la Cina vorrà interrompere il trend di crescita delle sue emissioni nel 2030 dovrà necessariamente raggiungere un picco nei suoi consumi di carbone nel giro di pochi anni, sostituendolo quasi interamente con il gas naturale, la qual cosa porterà la domanda di gas della Cina da qui a metà secolo ad aumentare di un quantitativo pari all'intero consumo attuale dell'intera Europa;

    non di meno, il nucleare inteso come sviluppo della nuova tecnologia di fusione è tornato al centro del dibattito energetico, essendo ritenuta la ricerca in corso in detto ambito non la soluzione ma certamente una parte della soluzione alla lotta ai cambiamenti climatici;

    a livello nazionale, il più ampio stanziamento di risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza è previsto per la missione «Rivoluzione verde e transizione ecologica», alla quale sarà destinato circa il 30 per cento dell'ammontare complessivo del Piano, pari a 69,93 miliardi di euro, per «intensificare l'impegno dell'Italia in linea con gli obiettivi del Green Deal sui temi legati all'efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, mobilità sostenibile, potenziando le infrastrutture e le ciclovie e rinnovando in modo deciso il parco circolante del trasporto pubblico locale, per incrementare la quota di energia prodotta da rinnovabili e stimolare la filiera industriale, inclusa quella dell'idrogeno, e digitalizzare le infrastrutture di rete»;

    il Piano per la transizione ecologica, inoltre, individua otto obiettivi principali delle politiche ambientali dell'Italia: decarbonizzazione, mobilità sostenibile, miglioramento della qualità dell'aria, contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico, risorse idriche e relative infrastrutture, biodiversità, tutela del mare, promozione dell'economia circolare;

    la Conferenza unificata, nella seduta del 2 dicembre 2021, ha espresso parere negativo sulla proposta del citato Piano per la transizione ecologica. In particolare, la Conferenza ha evidenziato il permanere delle condizioni preclusive all'espressione di un parere positivo, quali:

     a) il mancato coinvolgimento delle regioni, non essendo stati convocati incontri tecnici bilaterali specifici;

     b) un ruolo importante da attribuire alle autonomie locali nella definizione della governance del Piano;

     c) la mancata esplicitazione della gerarchizzazione e dei rapporti tra il Piano di transizione ecologica, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, la programmazione 2021/2027 e gli obiettivi della Strategia di sviluppo sostenibile;

     d) la mancata chiarezza sull'assoggettabilità a valutazione ambientale strategica, il mancato accoglimento di molte osservazioni tecniche delle regioni e della pubblica amministrazione (in particolare in tema di qualità dell'aria);

    nonostante l'adozione negli ultimi anni di diverse disposizioni in materia di lotta al cambiamento climatico, tra le quali figurano anche la creazione del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale e del Fondo per la riconversione occupazionale nei territori in cui sono ubicate centrali a carbone, appaiono del tutto insufficienti gli strumenti prospettati a sostegno della svolta green delle aziende e dei conseguenti riflessi sul mercato occupazionale;

    scorrendo gli interventi realizzati sin qui, o quantomeno studiati fin qui, si nota il mancato coinvolgimento del mondo dell'industria e delle imprese nella definizione delle politiche per il raggiungimento degli obiettivi, assenza che, peraltro, fa sospettare un atteggiamento di accondiscendenza nei confronti dell'Europa che non tenga conto delle specificità produttive nazionali;

    in questo senso è già stato segnalato da diverse organizzazioni di categoria come alcune scelte di politica ambientale a livello europeo rischiano di provocare impatti molto pesanti sulle imprese manifatturiere italiane, soprattutto se non si dovessero tenere nel debito conto le differenze tra le economie dei singoli Stati dell'Unione europea;

    la Vice presidente di Confindustria per l'ambiente, la sostenibilità e la cultura ha, di recente, sottolineato come «porre gli stessi obiettivi a tutti potrebbe generare degli effetti distorsivi tra gli stessi Stati dell'Unione (...) se si applicano gli obiettivi di decarbonizzazione in maniera uniforme e indistinta alle economie di Paesi che hanno diversi tassi di industria manifatturiera, si rischia di premiare in maniera del tutto irragionevole quelle a più basso tasso di manifattura e al contempo di penalizzare in modo altrettanto irragionevole quelle che, come la nostra, hanno invece una grande concentrazione di manifattura di livello eccellente»;

    non solo, ma la crisi energetica sta spingendo l'Italia sull'orlo di un lockdown produttivo e industriale, intere filiere, a partire da quelle legate alla manifattura, rischiano di collassare sotto il macigno degli aumenti in bolletta, con ricadute occupazionali ed economiche potenzialmente devastanti. A parere dei firmatari del presente atto di indirizzo a questo scenario non corrisponde – allo stato – una strategia di medio e lungo periodo da parte del Governo: su una partita così cruciale, che si gioca anche sul fronte geopolitico europeo e mondiale, non si registra infatti né una visione, né un piano di intervento;

    appare del tutto evidente che il raggiungimento degli obiettivi dettati dall'Unione europea, finalizzati ad accelerare la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra nei prossimi decenni, non deve comportare un'ulteriore penalizzazione dell'economia nazionale, ma – per contro – favorire la ripartenza e il rilancio della competitività nel contesto mondiale ed europeo;

    la promozione, lo sviluppo e l'impiego delle diverse tecnologie necessarie per dare attuazione alla politica strategica dell'Unione europea per la decarbonizzazione non possono prescindere da un'attenta e circostanziata analisi degli impatti (ambientali, economici, sociali e geopolitici) conseguenti la disponibilità, l'approvvigionamento, i costi e la dipendenza estera dei metalli, dei minerali critici e delle terre rare, indispensabili nella transizione fondata sull'elettrificazione spinta dei consumi e sull'impiego di impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili (quali fotovoltaico ed eolico);

    particolare attenzione dovrebbe, quindi, non solo essere prestata alle problematiche concernenti l'approvvigionamento delle materie critiche necessarie a garantire la continuità del processo di transizione ecologica, ma anche estesa al gas e alle altre fossili importate;

    se è vero che la promozione delle fonti di energie rinnovabili è uno degli obiettivi prioritari dell'Unione europea, altrettanto vero è che in Italia l'affrettata e disordinata installazione di impianti destinati a tale finalità ha, in alcuni casi, determinato effetti diversi, per non dire opposti, a quelli auspicati. Nei fatti, la duplicazione, rispetto a quelli attivi nel 2009, degli impianti destinati alla produzione di elettricità da pannelli fotovoltaici non sempre risulta bilanciata con l'interesse a garantire un'adeguata tutela ambientale e paesaggistica, volta a preservare il suolo agricolo, risorsa limitata e non rinnovabile. Occorre inoltre considerare che, in ambito agricolo, una transizione ecologica netta, sprovvista delle necessarie misure di accompagnamento e di agevolazione, è destinata a pregiudicare la tenuta economica di un comparto che si è mostrato particolarmente resiliente nell'ambito della recente crisi da COVID-19 e protagonista della transizione verde;

    la recente nota del Cite (Comitato interministeriale per la transizione ecologica), con la quale viene fissato per il 2035 l'anno di cessazione della produzione di auto con motore a combustione, risulta fortemente criticata dall'Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfla) e dai sindacati, che denunciano il gravissimo pericolo della perdita di oltre settantamila posti di lavoro nel comparto in questione a causa di un'accelerazione troppo spinta verso l'elettrificazione; a tacere del fatto di dovere rinunciare a uno dei fiori all'occhiello dell'industria italiana, la filiera del powertrain endotermico;

    lo sviluppo di tecnologie innovative sarà determinante per il completo abbattimento delle emissioni di processi industriali e prodotti, nonché lo strumento per una transizione energetica votata al successo. In tale prospettiva la fusione a confinamento magnetico assume un ruolo di rilievo nella ricerca tecnologica finalizzata al processo di decarbonizzazione, in quanto consentirà di potere disporre di grandi quantità di energia pulita, sicura, virtualmente inesauribile e senza la produzione di gas serra;

    in tale contesto va evidenziato anche l'investimento, da parte dell'Italia, di 10 miliardi di euro per la messa in funzione di 5 gigawatt di elettrolizzatori, entro il 2030, anno in cui il 2 per cento della domanda energetica nazionale dovrebbe essere coperta dall'«idrogeno pulito»;

    la necessità di rivedere i nostri processi produttivi non può dunque prescindere dalla tutela dell'ambiente e dalla salvaguardia dei livelli occupazionali;

    non risulta inoltre in linea con i fini di tutela ambientale l'annunciata predisposizione di una direttiva europea che, con il pretesto di contenere le emissioni ed il contenuto energetico, vieterebbe dall'anno 2027 la compravendita e l'affitto di abitazioni aventi una classificazione energetica sotto la classe E, con successivo passaggio alla classe D e poi alla C (la compravendita sarebbe prevista come possibile solo dall'impegno tassativo da parte del compratore di effettuare entro tre anni i lavori necessari a raggiungere la classe richiesta), atteso che i costi aggiuntivi che si verrebbero a determinare finirebbero per favorire grandi gruppi finanziari i specialmente stranieri i tra i pochi in grado di potere acquistare centinaia di immobili, assumendosi l'onere di sostenere le spese necessarie nei tre anni per il raggiungimento della classe pretesa;

    quanto al tema del «consumo di suolo» l'esame ad oggi effettuato in sede parlamentare, con riferimento in particolare alla rigenerazione urbana, risulta ispirato ad una filosofia legislativa volta a privilegiare l'adozione di regole vecchie ed obsolete non funzionali alla trasformazione delle città, eludendo, in particolare, la questione centrale del recupero dei centri storici, atteso che, al di là degli edifici che godono di tutele particolari, è importante potere intervenire senza ulteriori vincoli sugli edifici ricadenti in tali ambiti ma privi di pregio o addirittura degradati e pericolanti, certamente privi di significativi elementi volti a contenere il consumo energetico,

impegna il Governo:

1) a predisporre e sottoporre al Parlamento un piano di medio-lungo periodo volto ad individuare le azioni più opportune per efficacemente contrastare la crisi energetica in atto;

2) a promuovere l'adozione di urgenti iniziative a livello europeo al fine di tutelare le economie dei Paesi membri messe in situazione di gravi difficoltà dagli aumenti dei costi dei metalli, dei minerali critici e delle terre rare di cui in premessa, introducendo dazi di civiltà a carico di quei Paesi che, non rispettando limiti e fini della transizione ecologica, operano sul mercato in spregio agli stessi, con gravi conseguenze sia sulla salute delle persone sia sull'ambiente;

3) a valutare con razionale attenzione, senza quindi condizionamenti di natura ideologica, la proposta – se e in quanto formalizzata – di inserire il gas naturale nella tassonomia dell'Unione europea che definisce le regole per la finanza cosiddetta sostenibile, e ciò al fine di evitare che aprioristiche valutazioni finiscano per impattare negativamente proprio sulla transizione energetica che si vorrebbe implementare;

4) ad assumere con la massima urgenza ogni utile iniziativa volta a sottoporre alla Conferenza unificata un testo del Piano per la transizione ecologica che, prevedendo con chiarezza il coinvolgimento nell'attuazione dello stesso di regioni ed enti locali ed accogliendo le richieste allo stato formulate, consenta alla stessa di pronunciarsi favorevolmente al riguardo;

5) ad adottare iniziative per definire obiettivi e percorsi chiari per sostenere le aziende nella programmazione dei percorsi di decarbonizzazione delle stesse e a stanziare adeguate risorse economiche per gli investimenti in tal senso;

6) nella trasposizione delle normative europee in materia di lotta al cambiamento climatico, ad adottare iniziative per tutelare le specificità imprenditoriali, produttive e di conformazione del territorio della nostra Nazione;

7) in questo ambito, a sostenere la nostra industria manifatturiera, definendo percorsi di transizione attraverso scelte che possano orientare e accelerare l'evoluzione dei processi industriali in senso ecosostenibile, considerando in particolare la criticità costituita dal settore tessile che rappresenta nel mondo la seconda causa inquinante dopo il petrolio;

8) a sostenere efficacemente le strategie aziendali di adeguamento ai più elevati parametri ambientali nell'ambito di investimenti in tecnologie e impianti che riducano le emissioni, nonché i consumi energetici e di materie prime;

9) ad orientare gli strumenti e le risorse previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e, più in generale, le risorse pubbliche nazionali ed europee, per creare sviluppo e innovazione industriale in Italia, sostenendo la riconversione di produzioni che avrebbero altrimenti un impatto negativo dal processo di transizione;

10) a perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione promuovendo il rafforzamento delle filiere per la produzione di tecnologie innovative e ad alta efficienza nel settore delle rinnovabili, dell'efficienza energetica e della mobilità sostenibile, favorendo gli investimenti sul territorio nazionale;

11) ad assumere opportune iniziative di carattere normativo volte a definire un «consumo di suolo positivo» se destinato a riqualificare aree urbanisticamente compromesse e «negativo» se orientato per fini speculativi verso il consumo di zone agricole e aree pregiate, anche mantenendo un bilancio netto di suolo pari a zero fra superfici impermeabilizzate e deimpermeabilizzate, come più volte richiesto dall'Unione europea;

12) al fine di realizzare una vera indipendenza energetica dell'Italia da altri Stati, a sostenere con forza, anche attraverso la specifica destinazione dei fondi a disposizione o che saranno disponibili, studi, ricerche e progetti volti a raggiungere quanto prima l'obiettivo dell'utilizzo del «nucleare da fusione», proseguendo ed incentivando nel contempo ogni utile attività ed impegno a favore dell'«idrogeno pulito»;

13) ad assumere, per quanto di competenza, ogni opportuna iniziativa volta a garantire un equilibrato inserimento paesaggistico, rispettoso dell'articolo 9 della Costituzione, degli impianti fotovoltaici ed eolici, la cui collocazione dovrà privilegiare l'uso di aree industriali, zone urbanizzate, aree compromesse, e comunque mediante l'adozione di specifiche iniziative che ne definiscano più restrittivamente limiti dimensionali e localizzativi;

14) a mantenere l'attuale regime di incentivi e sussidi destinati ai carburanti utilizzati in agricoltura, favorendo al tempo stesso, anche con ulteriori risorse economiche, il ricambio del parco macchine nel settore, così che migliore risulti l'impatto sull'ambiente;

15) a concorrere ad elaborare un piano di politica industriale con una road map italiana per la transizione produttiva nella mobilità sostenibile, come risultano avere fatto altri Stati;

16) ad adottare iniziative di sostegno per il comparto automobilistico, anche attraverso il rifinanziamento dell'ecobonus e l'introduzione di ulteriori nuovi e adeguati incentivi al fine di sollecitare i cittadini nella sostituzione di auto a motore termico e maggiormente inquinanti, e a definire politiche di incentivazione specifiche per le imprese del settore, con l'obiettivo di sostenerle nell'azione di riconversione industriale delle lavorazioni, individuando, a tal fine, precise assegnazioni di risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza in ambito di ricerca e sviluppo nel settore dello sviluppo futuro dell'automotive;

17) ad adottare iniziative per sostenere le imprese nei processi di transizione energetica mediante l'introduzione di un meccanismo di credito d'imposta che permetta alle stesse di assorbire, almeno in parte, gli extra costi derivanti dall'aumento dei prezzi delle forniture energetiche.
(1-00562) (Seconda ulteriore nuova formulazione) «Foti, Lollobrigida, Rampelli, Butti, Rachele Silvestri, Ferro, Zucconi, Galantino, Mantovani, Caiata, De Toma, Trancassini, Deidda, Gemmato, Maschio, Osnato, Prisco, Caretta, Ciaburro, Bignami».

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in Commissione Gemmato n. 5-07535 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 639 del 16 febbraio 2022. Alla pagina 24550, seconda colonna, dalla riga nona alla riga undicesima, deve leggersi: «Aifa ha comminato una sanzione amministrativa di 166.666,66 all'Uoimi presso l'Istituto tumori Bari “Giovanni Paolo II”», e non come stampato.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ALAIMO, GIARRIZZO e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo a sostegno dell'impresa femminile è stato istituito dall'articolo 1, comma 97, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023»), con una dotazione di 40 milioni di euro, al fine di promuovere e sostenere l'avvio e il rafforzamento dell'imprenditoria femminile, la diffusione dei valori dell'imprenditorialità e del lavoro tra la popolazione femminile e di massimizzare il contributo quantitativo e qualitativo delle donne allo sviluppo economico e sociale del Paese;

   il Fondo è volto a sostenere le imprese femminili di qualsiasi dimensione, con sede legale e/o operativa ubicata su tutto il territorio nazionale, già costituite o di nuova costituzione, attraverso la concessione di agevolazioni nell'ambito di una delle due seguenti linee di azione: incentivi per la nascita e lo sviluppo delle imprese femminili, incentivi per lo sviluppo e il consolidamento delle imprese femminili;

   nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 296 del 14 dicembre 2021 è stato pubblicato il decreto interministeriale 30 settembre 2021 che disciplina le modalità di intervento del Fondo a sostegno dell'impresa femminile;

   l'articolo 14 del decreto interministeriale, in merito alla procedura di accesso alle agevolazioni del Fondo, prevede che le stesse siano concesse con una procedura valutativa a sportello, precisando che le domande devono essere compilate esclusivamente per via elettronica, utilizzando la procedura informatica che sarà messa a disposizione in un'apposita sezione del sito internet del soggetto gestore;

   lo stesso articolo, altresì, rimanda ad un successivo provvedimento del Ministero dello sviluppo economico la definizione dell'apertura dei termini e delle modalità per la presentazione delle domande di agevolazione;

   il decreto interministeriale 30 settembre 2021 è stato adottato non rispettando il termine indicato dall'articolo 1, comma 103, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, il quale prevedeva l'adozione del decreto attuativo per la ripartizione della dotazione finanziaria del Fondo entro un termine di sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio 2021;

   la previsione di un successivo provvedimento ministeriale al quale il decreto del 30 settembre appena pubblicato rinvia, di fatto, allunga ulteriormente i tempi per la concessione degli incentivi alle imprese femminili –:

   quale sia la tempistica di adozione del provvedimento con il quale il Ministero indicherà il termine e le modalità per la presentazione delle domande di agevolazione al fine di consentire alle imprese femminili l'accesso in tempi celeri agli incentivi previsti dal Fondo a sostegno dell'impresa femminile, tenuto conto che è decorso già un anno dallo stanziamento delle suddette risorse.
(4-11020)


   ALAIMO, GIARRIZZO, D'ORSO, CASA e SCERRA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023», al comma 104, ha istituito, presso il Ministero dello sviluppo economico, il «Comitato Impresa donna»;

   il suddetto Comitato, come precisato dallo stesso comma, svolge i seguenti compiti: a) contribuire ad attualizzare le linee di indirizzo per l'utilizzo delle risorse del Fondo a sostegno dell'impresa femminile istituito dal comma 97 dello stesso articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178; b) condurre analisi economiche, statistiche e giuridiche relative alla questione femminile nell'impresa; c) formulare raccomandazioni relativamente allo stato della legislazione e dell'azione amministrativa in materia di imprenditorialità femminile e sui temi della presenza femminile nell'impresa e nell'economia; d) contribuire alla redazione della relazione che il Ministro dello sviluppo economico presenta annualmente alle Camere sull'attività svolta e sulle possibili misure da adottare per risolvere i problemi relativi alla partecipazione della popolazione femminile alla vita economica e imprenditoriale del Paese;

   il comma 105 del medesimo articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, prevede che la partecipazione al Comitato sia svolta a titolo gratuito, senza erogazione di compensi, gettoni di presenza, rimborsi spese e altri emolumenti comunque denominati ai partecipanti;

   il successivo comma 106 prevede che con decreto del Ministro dello sviluppo economico, adottato di concerto con il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, sono stabilite la composizione e le modalità di nomina del Comitato;

   nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 194 del 14 agosto 2021 è stato pubblicato il decreto interministeriale 27 luglio 2021 che ha stabilito la composizione e le modalità di nomina del «Comitato Impresa donna»;

   l'articolo 2 del suddetto decreto interministeriale disciplina la composizione del Comitato stabilendo che lo stesso è composto da rappresentanti delle amministrazioni centrali e locali e da un numero di cinque donne imprenditrici o manager individuate dal Ministero dello sviluppo economico, d'intesa con il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, tra donne che evidenziano un rilevante valore socio-economico delle attività e la capacità della persona di influenzare il contesto imprenditoriale di riferimento;

   l'articolo 4, invece, disciplina le modalità di nomina del Comitato prevedendo che i componenti sono nominati con provvedimento del Ministero dello sviluppo economico e durano in carica tre anni dalla data del medesimo provvedimento di nomina;

   ad oggi, sembrerebbe che il Ministero dello sviluppo economico non abbia ancora nominato, con apposito provvedimento, i componenti del «Comitato Impresa donna», tenuto conto che dal sito istituzionale del Ministero risulta pubblicato solo il decreto interministeriale 27 luglio 2021 relativo alla disciplina della composizione e delle modalità di nomina del Comitato;

   ad avviso dell'interrogante, la nomina dei componenti del Comitato è quanto mai urgente e necessaria, vista l'importanza dei compiti assegnati allo stesso e tra le cui attribuzioni più rilevanti rientrano il formulare raccomandazioni relative allo stato della legislazione e dell'azione amministrativa, nazionale e regionale, in materia di imprenditorialità femminile e contribuire alla redazione della relazione che il Ministro dello sviluppo economico presenta annualmente alle Camere sull'attività svolta e sulle possibili misure da adottare per risolvere i problemi relativi alla partecipazione della popolazione femminile alla vita economica e imprenditoriale del Paese –:

   quale sia la tempistica di adozione del provvedimento di nomina dei componenti del «Comitato Impresa donna», al fine di renderlo operativo e consentire allo stesso di svolgere tutti i compiti assegnati dalla legge, tenuto conto del decorso già di un anno dall'entrata in vigore della disposizione normativa istitutiva del Comitato.
(4-11162)

  Risposta. — Con riferimento agli atti di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Gli interroganti chiedono quale sia la tempistica di adozione del provvedimento con il quale il Ministero dello sviluppo economico indicherà il termine e le modalità per la presentazione delle domande di agevolazione a valere sul fondo a sostegno dell'impresa femminile, nonché del provvedimento di nomina dei componenti del «Comitato Impresa donna».
  Com'è stato ricordato nell'atto in esame, il fondo in parola è stato istituito dall'articolo 1, comma 97, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021). Con una dotazione di 40 milioni di euro, ed è finalizzato a promuovere e sostenere l'avvio e il rafforzamento dell'imprenditoria femminile, la diffusione dei valori dell'imprenditorialità e del lavoro tra la popolazione femminile nonché a massimizzare il contributo quantitativo e qualitativo delle donne allo sviluppo economico e sociale del Paese.
  In data 30 settembre 2021 è stato adottato il decreto attuativo del Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, il quale disciplina l'ambito di applicazione, le finalità dell'intervento, la ripartizione della dotazione finanziaria e le modalità attuative degli interventi di agevolazione, articolati nelle seguenti linee di azione:

   a) incentivi per la nascita e lo sviluppo delle imprese femminili;

   b) incentivi per lo sviluppo e il consolidamento delle imprese femminili;

   c) azioni per la diffusione della cultura e la formazione imprenditoriale femminile.

  Come è noto, il decreto – pubblicato su Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 296 del 14 dicembre 2021 – ha seguito un iter complesso, che ha visto coinvolte anche le associazioni di categoria.
  Il decreto 30 settembre 2021 rimanda, inoltre, ad un successivo provvedimento la definizione dell'apertura dei termini e delle modalità per la presentazione delle domande di agevolazione, che è attualmente in lavorazione da parte degli uffici competenti. In particolare, il citato provvedimento disciplinerà l'accesso alla misura attraverso una piattaforma informatica appositamente predisposta, assicurando una serie di azioni di supporto, accompagnamento e comunicazione, a beneficio di tutte le proponenti.
  Con l'obiettivo di incentivare ulteriormente l'imprenditoria femminile e la realizzazione di progetti innovativi, attraverso contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, il Ministro dello sviluppo economico ha altresì promosso un pacchetto di misure che ha integrato le risorse a sostengo dell'imprenditoria femminile con 400 milioni di euro previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Si tratta di un intervento che punta a rendere strutturali le agevolazioni per favorire la partecipazione delle donne nel mondo delle imprese, rafforzando e ridisegnando gli attuali incentivi a supporto dell'imprenditoria femminile per aumentare la loro efficacia.
  Con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 24 novembre 2021 – di concerto con il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 26 del 1° febbraio 2022 – viene rafforzato sia il Fondo per l'imprenditoria femminile, sia una serie di misure già avviate come «Nuove Imprese a Tasso zero», che supporta la creazione di piccole e medie imprese e auto imprenditoria, e «Smart&Start» che supporta start-up e PMI innovative.
  L'obiettivo è quello di sostenere almeno 2.400 imprese femminili, agevolando la realizzazione di progetti imprenditoriali innovativi, anche quelli già stabiliti e avviati; supportando le
start-up femminili attraverso attività di mentoring, assistenza tecnico-manageriale e misure per la conciliazione vita-lavoro; creando un clima culturale favorevole che valorizzi l'imprenditorialità femminile attraverso misure di accompagnamento, monitoraggio e campagne di comunicazione.
  Specificamente, al fondo a sostegno dell'impresa femminile, il decreto 24 novembre 2021 assegna risorse per 160 milioni di euro provenienti dal PNRR e destinate all'investimento 1.2 «Creazione di imprese femminili», previsto nell'ambito della Missione 5 «Inclusione e coesione», Componente 1 «Politiche per l'occupazione», con l'obiettivo di innalzare i livelli di partecipazione delle donne al mercato del lavoro, attraverso una strategia integrata di investimenti di carattere finanziario e di servizi di supporto.
  Viene previsto, inoltre, che almeno il 40 per cento della dotazione finanziaria del nuovo fondo per l'imprenditorialità femminile venga destinato al finanziamento di progetti da realizzare nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
  L'integrazione del fondo previsto dalla legge di bilancio 2021, dotato di 40 milioni di euro, con le ben più consistenti risorse PNRR, consentirà, peraltro, di attivare la misura potendo contare su disponibilità finanziarie più congrue rispetto ad una domanda di finanziamenti che ci si attende elevata.
  Di conseguenza, oltre al provvedimento relativo all'accesso al fondo per l'imprenditoria femminile, saranno emanati altri provvedimenti per le misure di accompagnamento e per integrare gli stanziamenti già destinate alle misure «NITO-ON» e «
Smart&Start Italia», anch'esse richiamate nel citato decreto 24 novembre 2021, con le ulteriori risorse assegnate.
  Quanto alla richiesta di informazioni relative alla tempistica di adozione del provvedimento di nomina dei componenti del «Comitato Impresa donna», istituito ai sensi dell'articolo 1, comma 104, della citata legge di bilancio 2021, si riferisce quanto segue.
  Il citato Comitato contribuisce ad attualizzare le linee di indirizzo per l'utilizzo delle risorse del fondo a sostegno dell'impresa femminile; condurre analisi economiche, statistiche e giuridiche relative alla questione femminile nell'impresa; formulare raccomandazioni relativamente allo stato della legislazione e dell'azione amministrativa in materia di imprenditorialità femminile; contribuire alla redazione della relazione sulle possibili misure da adottare per risolvere i problemi relativi alla partecipazione della popolazione femminile alla vita economica e imprenditoriale del Paese.
  Il decreto del Ministro dello sviluppo economico 27 luglio 2021, di concerto con il Ministro delle pari opportunità e pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 194 del 14 agosto 2021, ha disciplinato la composizione e le modalità di nomina del Comitato impresa donna, prevedendo la partecipazione di sei componenti, scelti dalle amministrazioni di provenienza, di cui due rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico, uno dei quali con funzioni di presidente; un rappresentante del Ministero per le pari opportunità e la famiglia; un rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze; un rappresentante delle regioni e delle province autonome ed un rappresentante di Unioncamere.
  Tali componenti sono individuati dalle amministrazioni di provenienza ovvero, nel caso dei rappresentanti delle amministrazioni locali, dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, tra i dipendenti esperti in materie economiche o giuridiche attinenti alle funzioni di indirizzo, analisi e impulso svolte dal Comitato stesso.
  È prevista, inoltre, l'intesa con il Ministero per le pari opportunità e la famiglia per la individuazione, da parte del Ministero dello sviluppo economico, di cinque imprenditrici o
manager tra donne che svolgono un'attività di rilevante valore socio-economico e con comprovata capacità di influenzare il contesto imprenditoriale di riferimento, assicurando la rappresentanza dei diversi settori economici.
  Al riguardo, si informa che sono state avviate dal Ministero dello sviluppo economico le necessarie interlocuzioni con le amministrazioni interessate al fine di acquisire le rispettive designazioni ed è stata raggiunta l'intesa con il Ministero per le pari opportunità per quanto concerne l'individuazione dei componenti in rappresentanza delle categorie economico-produttive.
  Si prevede di formalizzare le nomine nelle prossime settimane e procedere, quindi, all'insediamento del Comitato in tempi brevi.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   CONTE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'interno, di concerto con il Ministero dell'istruzione, il 22 marzo 2021 ha emanato un avviso pubblico per la presentazione delle richieste di contributo per progetti relativi ad asili nido e a scuole dell'infanzia e a centri polifunzionali per i servizi alla famiglia;

   in data 30 luglio 2021, il dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno ha emanato il decreto n. 94222 con cui ha approvato graduatoria ed enti ammessi a finanziamento di cui all'avviso precedente;

   al bando hanno partecipato 2.082 comuni; i progetti assegnatari sono stati 453;

   in data 20 ottobre 2021 la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale ha sentito in audizione il consigliere Alberto Zanardi, in rappresentanza dell'ufficio parlamentare di bilancio; nei testo della relazione di 33 pagine presentata dall'Upb vi è un'appendice denominata «Una riflessione sui criteri di assegnazione nei bandi di attuazione del PNRR: indicazioni dal Piano asili nido», in cui si afferma che «Criteri di ripartizione efficaci dovrebbero favorire maggiormente quei territori in cui si registrano maggiori ritardi nell'obiettivo; l'analisi mostra, però, risultati opposti»;

   i criteri di ripartizione e assegnazione del Fondo asili nido, fissati nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 dicembre 2020, prevedevano, tra le otto condizioni, che ai comuni fosse assegnato un punteggio (fino a 10 punti) in base ai cofinanziamenti garantiti, il che ha consentito a enti più ricchi, in grado di garantire un corposo contributo con proprie finanze, di scavalcare altri enti con minori possibilità;

   il meccanismo ha avvantaggiato i comuni del Centro-nord, che hanno più possibilità di cofinanziare, e che hanno quasi raggiunto l'obiettivo europeo del 33 per cento dei posti negli asili nido ogni 100 bambini (è attualmente al 32), e ha svantaggiato i comuni del Mezzogiorno, lontanissimi dall'obiettivo europeo (la Campania è a 9,4, la Sicilia a 10, Calabria 11, Basilicata 16,7 e Puglia 16,8);

   si tratta di un totale rovesciamento dei principi ispiratori di Next Generation Eu, dal momento che determina un aumento del divario a danno dei Mezzogiorno in luogo dell'obiettivo della sua riduzione;

   l'Ufficio parlamentare di bilancio ha rilevato che; «sarebbe opportuna una riflessione che conduca alla revisione dei criteri utilizzati nella ripartizione del Fondo asili nido nella prospettiva della formulazione dei bandi previsti dal PNRR» –:

   se il Governo intenda procedere alla revisione del criteri di ripartizione del Fondo asili nido, fissati nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 dicembre 2020 così come auspicato dall'Ufficio parlamentare di bilancio nel documento di cui in premessa.
(4-10747)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato in esame, nel quale si fa riferimento ai criteri di distribuzione del fondo di ristoro da destinare alla messa in sicurezza, ristrutturazione, riqualificazione o costruzione di edifici di proprietà dei comuni, destinati ad asili nido o scuole dell'infanzia e a centri polifunzionali per i servizi alla famiglia, si rappresenta quanto segue.
  Preliminarmente occorre sottolineare che al Ministero dell'interno in relazione al predetto fondo è attribuita solo una competenza tecnica di gestione delle risorse finanziarie, e di conseguenza esso è responsabile in merito ai pagamenti, alle variazioni di bilancio, alle reiscrizioni, alle perenzioni, ai recuperi, e alla rendicontazione.
  Tanto specificato, si rappresenta che, come evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 dicembre 2020 sono stati approvati i criteri di ripartizione e assegnazione del fondo in esame.
  Successivamente, con decreto ministeriale 22 marzo 2021 è stato approvato il bando pubblico contenente le indicazioni del riparto delle relative risorse finanziarie ai sensi dell'articolo 1, comma 59, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, che prevede la ripartizione della somma complessiva pari a 700 milioni di euro per il periodo 2021-2025.
  Nella
Gazzetta Ufficiale n. 194, del 14 agosto 2021, è stato pubblicato il decreto interministeriale avente come oggetto l'approvazione, in via provvisoria, della graduatoria degli enti ammessi a finanziamento.
  In relazione a quanto segnalato nell'interrogazione, sono stati richiesti elementi informativi al Ministero dell'istruzione che ha sottolineato come lo stanziamento di 700 milioni per asili nido, scuole dell'infanzia e centri polifunzionali per la famiglia risalga alla citata legge di bilancio n. 160 del 2019. Tale norma autorizzativa, precedente all'emergenza COVID-19, aveva ed ha tuttora una sua specifica finalità volta alla «costruzione, ristrutturazione, messa in sicurezza e riqualificazione di asili nido, scuole dell'infanzia e centri polifunzionali per i servizi alla famiglia, con priorità per le strutture localizzate nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane, con lo scopo di rimuovere gli squilibri economici e sociali ivi esistenti».
  Con il citato decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 30 dicembre 2020 tali aree svantaggiate sono state individuate applicando l'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm), calcolato dall'Istat e il cui elenco è stato proprio allegato al citato decreto.
  Il predetto Dicastero, nell'evidenziare che la procedura in questione non era specificatamente rivolta alle regioni del Sud, ha sottolineato che all'esito della procedura selettiva sono comunque risultati utilmente collocati nella graduatoria provvisoria, in attesa della verifica dei requisiti dichiarati, i comuni delle regioni del sud (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), ai quali è stato assegnato il 45 per cento delle risorse complessive, quindi al di sopra della quota di destinazione del 40 per cento al Mezzogiorno.
  Se ad esse si aggiungono anche le regioni Abruzzo, Molise e Sardegna, attualmente considerate, ai fini della programmazione europea, regioni «in transizione», tale percentuale arriva al 55 per cento.
  Il Ministero dell'istruzione ha, inoltre, evidenziato che sull'importo complessivo di risorse stanziate, il 59,43 per cento delle stesse è stato assegnato ad aree svantaggiate così come individuate applicando l'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm), calcolato dall'Istat e che il 73,64 per cento dei comuni di tali aree svantaggiate autorizzabili sono ricompresi nelle regioni del Sud.
  Alla luce dei predetti dati, detto Ministero ha evidenziato come le risorse in questione – confluite successivamente tra i progetti in essere del Piano nazionale di ripresa e resilienza – rispettino i criteri e i requisiti per garantire la rimozione degli squilibri economici-sociali e dei divari territoriali delle aree più depresse e periferiche e del sud che, nel caso degli asili nido e delle scuole dell'infanzia, sono anche le aree che fanno registrare un maggiore
gap nella fornitura di servizi educativi per la prima infanzia e nella fascia 0-6 anni.
  Lo stesso Dicastero ha, infine, assicurato che con la pubblicazione di un nuovo avviso nell'ambito delle nuove e specifiche risorse del Pnrr saranno tenuti in debita considerazione tutti i criteri che possano concretamente favorire il raggiungimento degli obiettivi di riequilibrio territoriale nei servizi educativi per l'infanzia, anche nella fascia 0-6 anni.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato su Il Manifesto, nell'articolo «Ordine Usa contro la Russia: Italia sull'attenti» di Manlio Dinucci, il 20 aprile 2021, «Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio e il Ministro della difesa Guerini sono stati convocati d'urgenza al quartier generale della Nato a Bruxelles, per una riunione straordinaria del Consiglio Nord Atlantico il 15 aprile: il giorno stesso in cui, a Washington, il presidente Biden firmava l'“Ordine esecutivo contro le dannose attività estere del governo russo”. L'ordine non decreta solo espulsioni di diplomatici e sanzioni economiche, come hanno riportato i media. “Se la Russia prosegue o intensifica le sue destabilizzanti azioni internazionali”, stabilisce l'ordine, “gli Stati Uniti imporranno costi tali da provocare un impatto strategico sulla Russia”. Il Consiglio Nord Atlantico avrebbe approvato immediatamente una “Dichiarazione di solidarietà con gli Stati Uniti sulle azioni, annunciate il 15 aprile, per rispondere alle attività destabilizzanti della Russia”, nella quale vengono elencati i capi di accusa alla Russia: “Comportamento destabilizzante e provocatorio, violazione della integrità territoriale di Ucraina e Georgia, interferenza nelle elezioni degli Usa e degli Alleati, vasta campagna di disinformazione, uso di gas nervino contro Navalny, sostegno agli attacchi contro le forze Usa/Nato in Afghanistan, violazione degli accordi sulla non-proliferazione e il disarmo”»;

   secondo Dinucci «ad accusare la Russia di aver violato gli accordi sulla non-proliferazione e il disarmo sono gli Stati Uniti, che hanno sempre violato il Trattato di non-proliferazione, schierando armi nucleari in Italia e altri paesi europei, e che hanno stracciato il Trattato Inf riaprendo la via all'installazione di nuovi missili nucleari in Europa. Il giorno prima del Consiglio Nord Atlantico, l'Esercito Usa in Europa ha comunicato che, dovendo ricevere nei prossimi mesi due nuove unità operative, conserverà in Germania tre basi che avrebbe dovuto restituire al governo tedesco. Il giorno dopo il Consiglio Nord Atlantico, gli Stati Uniti hanno annunciato un accordo con la Norvegia, che permette loro di disporre di 4 basi aeree e navali ai confini con la Russia. Nel frattempo è rientrato in Europa il cacciatorpediniere Usa Arleigh Burke, sottoposto a un ammodernamento che ha “accresciuto il raggio e la capacità dei suoi armamenti”. L'Arleigh Burke è una delle 4 unità lanciamissili a spiegamento avanzato della Sesta Flotta, dotata di lanciatori verticali Mk 41 della Lockheed Martin, in grado di lanciare “missili per tutte le missioni: anti-aeree, anti-nave, e di attacco contro obiettivi terrestri” che, agli ordini del Comando delle forze navali Usa in Europa (con quartier generale a Napoli-Capodichino), operano soprattutto nel Baltico e nel Mar Nero». Questa può essere anche equipaggiata con missili Tomahawk, armati di testata convenzionale o di testata nucleare;

   Dinucci afferma inoltre che: «Mosca comunica che, dal 24 aprile al 31 ottobre 2021, non sarà concesso alcun passaggio di navi da guerra straniere attraverso le acque territoriali russe in tre aree del Mar Nero. La situazione diverrà ancora più tesa quando, l'estate prossima, si svolgerà nel Mar Nero l'esercitazione Usa-Ucraina Sea Breeze, cui parteciperanno anche altri paesi Nato, con oltre 30 navi, appoggiate da aerei, elicotteri e droni» –:

   di quali informazioni disponga il Governo e quali siano le sue intenzioni in merito a quanto esposto in premessa;

   se non reputi che questo spiegamento militare possa portare a peggiorare i rapporti con la Russia sollevando un clima di tensione del tutto ingiustificato.
(4-09302)

  Risposta. — Registriamo con preoccupazione alcuni atteggiamenti ostili da parte russa, oltre alle violazioni del diritto internazionale ad essa attribuibili. Anche il nostro Paese è stato interessato da una simile attività, che abbiamo qualificato come «ostile» e che ha motivato l'allontanamento reciproco di agenti diplomatici.
  Abbiamo espresso solidarietà ai nostri partner colpiti da analoghi atti minacciosi, ostili o comunque inaccettabili.
  In occasione della Ministeriale Esteri/Sviluppo G7 di Londra che si è svolta il 5 maggio 2021, oltre che nelle periodiche riunioni in ambito NATO, l'Italia ha espresso preoccupazione e fermezza nel richiamare Mosca a cessare attività illecite o destabilizzanti e a rispettare i principi del diritto internazionale ed i suoi impegni in tema di diritti umani e valori fondamentali, completando, altresì, il ritiro delle forze dispiegate in prossimità del confine ucraino.
  Allo stesso tempo, abbiamo evidenziato in ogni circostanza la nostra disponibilità al dialogo ed alla collaborazione costruttiva con la Federazione Russa, interlocutore per noi di primaria importanza sul piano internazionale.
  Anche alla luce delle tensioni che attraversano i rapporti tra Occidente e Russia, in occasione del Consiglio europeo del 24-25 maggio 2021, i
leader degli Stati membri dell'Unione europea hanno svolto una riflessione strategica sui rapporti con Mosca. In tale circostanza, è stata ribadita l'unanime condanna dell'Unione europea rispetto alle attività illecite, provocatorie e destabilizzanti condotte da parte russa, esprimendo solidarietà collettiva ai partner interessati da tali atti. Abbiamo, tuttavia, anche ribadito la perdurante validità dei cinque principi guida delle relazioni Unione europea-Russia, tra cui il «dialogo selettivo» con Mosca su tematiche di comune interesse e su sfide globali e regionali, rispetto alle quali vogliamo mantenere un'interlocuzione costruttiva con la controparte.
  Le tensioni al confine fra Russia e Ucraina sono state, da ultimo, esaminate in occasione del Consiglio europeo del 16 dicembre 2021. Nelle conclusioni viene sottolineata l'urgente necessità che la Federazione Russa favorisca una de-
escalation della situazione, inaspritasi dopo il «build-up» militare al confine con l'Ucraina e la retorica aggressiva di Mosca. Inoltre, nelle Conclusioni si sostiene la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina, evocando gravissime conseguenze, incluse sanzioni economico-finanziarie, nei confronti della Russia, in caso di ulteriori aggressioni.
  Per trovare una via d'uscita pacifica, il Consiglio europeo ha, inoltre, incoraggiato gli sforzi negoziali nel formato Normandia (Germania, Francia, Ucraina, Russia), volti all'attuazione degli Accordi di Minsk.
  A seguito della pubblicazione da parte russa di una serie di proposte rivolte agli Stati Uniti e agli altri Paesi membri della Nato in materia di sicurezza in Europa, si è aperto un canale di confronto con la controparte in ambito Nato e Osce. Anche se non stati per il momento ottenuti risultati concreti, la riapertura di un dialogo con Mosca appare di per sé un fatto positivo.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.


   D'ATTIS. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Daniele e Francesco Centioni erano i legali rappresentanti della società italiana Caravel S.r.l. che ha detenuto la società colombiana Gocol S.A. — avente sede a Funza-Cundinamarca — dal 2006 al 2009 quando il 66 per cento di quest'ultima è stato venduto;

   l'acquirente, José Antonio Cardona Sierra, non ha pagato l'importo dovuto (pari a 5.4 milioni di euro) e ha svolto, inoltre, numerose azioni ai danni dei signori Centioni i quali, non solo hanno perso l'intero patrimonio familiare, ma anche il restante 25 per cento della società colombiana rimasto invenduto: infatti, a seguito dell'acquisto, l'ormai azionario di maggioranza ha provveduto a dismettere la Gocol S.A.;

   tornati in Italia i signori Centioni hanno cercato di procedere per vie legali al fine di recuperare il denaro perso ma, non avendo trovato un legale disposto ad assumerne le difese contro il Signor Cardona Sierra, interpellarono il consulente fiscale Ugo Marquez;

   il consulente giunse in Italia nel maggio 2010 con l'avvocato Carlos Albertos Aldana egli stessi sottoscrissero un accordo con i signori Centioni sulla base del quale si impegnavano a pretendere il pagamento di una parte del prezzo dal signor Cardona e a ottenere in cambio della rimanente parte che il 50,1 per cento della società Gocol;

   due mesi dopo i signori Centioni scoprirono che, in realtà l'avvocato Aldana aveva utilizzato la procura per sottoscrivere dinanzi la Cerniera di commercio una conciliazione con la quale gli stessi rinunciavano a tutti i diritti;

   pertanto, i signori Centioni hanno inoltrato, per il tramite dell'ambasciata colombiana a Roma, due denunce penali ma, a distanza di dieci anni ancora, non è emersa la verità su tale questione con il rischio che i fatti vadano prescritti –:

   se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se non ritenga doveroso adottare iniziative, per quanto di competenza, chiedendo spiegazioni al Governo colombiano.
(4-10964)

  Risposta. — Onorevole Deputato D'Attis, rispondo alla Sua interrogazione n. 4-10964.
  La Farnesina, attraverso l'ambasciata d'Italia a Bogotà, segue da tempo il caso dei fratelli Daniele e Francesco Centioni, vittime di una truffa a seguito della vendita delle quote di maggioranza dell'azienda Gocol S.A. nel 2009. In più occasioni, negli scorsi anni, l'ambasciata ha provveduto a fornire loro assistenza, anche attraverso contatti diretti con il loro legale, avvocato David Teleki Ayala.
  Nel 2018 la nostra ambasciata a Bogotà trasmise per via diplomatica una petizione dei signori Centioni all'allora Presidente della Repubblica di Colombia Santos affinché venisse fatta giustizia e gli fosse riconosciuto il pagamento della vendita delle loro quote dell'impresa. In quel frangente, il Ministero degli esteri colombiano chiarì che il caso non rientrava nella sua competenza, non esercitando quel Ministero funzioni di tipo giurisdizionale. Allo stesso modo, la Presidenza della Repubblica colombiana manifestò ai diretti interessati l'impossibilità di entrare nel merito di una controversia tra privati, informando che ogni denuncia avrebbe dovuto essere presentata alle competenti Autorità di polizia e giudiziarie del Paese.
  Nel 2019, l'ambasciata d'Italia a Bogotà si è messa nuovamente a disposizione dei fratelli Centioni contattando per via diplomatica l'autorità giudiziaria al fine di conoscere lo stato del ricorso presentato innanzi alla sezione 98 della Fiscalía di Bogotà.
  L'autorità giudiziaria ha risposto che il procedimento giudiziario non ha per il momento avuto inizio, a fronte dell'insufficienza di materiale probatorio che non avrebbe permesso di fissare una prima udienza.
  L'ambasciata d'Italia a Bogotà continuerà a prestare assistenza ai signori Centioni e i loro legali per ottenere un'equa soluzione della controversia.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   DE CARLO e SUT. — Al Ministro del turismo, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal mese di marzo del 2020 l'Italia intera sta vivendo una situazione complessa dovuta alla pandemia da COVID-19 che ha creato difficoltà sanitarie, economiche e, di conseguenza, sociali a 360 gradi;

   la stagione turistica invernale del 2020 ha visto, ironia della sorte, copiose cadute di neve a fronte di una chiusura totale degli impianti di risalita con la conseguente crisi generale di tutto l'indotto collegato ovvero di attività ricettive, ristoranti, caffè e negozi in genere;

   in Friuli Venezia Giulia, nelle località sciistiche storiche sono in aumento le prenotazioni per la stagione a fronte di un aumento dei contagi e di probabili e possibili limitazioni alle attività consentite ai non vaccinati;

   tale incremento di richieste di soggiorno montano per la stagione invernale ha visto un incremento soprattutto da Paesi esteri, quali la Polonia e l'Ungheria, che a loro volta stanno soffrendo una situazione di disagio dovuta alla pandemia;

   negli ultimi tempi si è assistito ad un radicale cambiamento del modus di andare in vacanza; anche in montagna la permanenza risulta più breve;

   un eventuale cambio di colore comporterebbe inevitabili modifiche accessorie, considerato che in zona bianca si applica la direttiva nazionale;

   anche se vi è stato il «decreto Ristori», quest'ultimo non ha alleviato le difficoltà delle attività ricettive sul territorio:

   appare quanto mai necessario creare le basi e garantire una ripartenza alle attività, che da troppo tempo soffrono chiusure a macchia e l'emanazione di regolamenti ad hoc;

   appare palese come mala tempora currunt, ma il Governo ed il Parlamento, con l'approvazione del Pnrr, hanno già ipotizzato e promosso una ripartenza dell'economia in tutti i settori;

   è necessario garantire il recupero dell'economia della montagna e della partecipazione dell'utenza in sicurezza e senza limitazioni aggiuntive, visto anche l'aggravarsi della situazione e considerato il nascere di nuove restrizioni nei Paesi confinanti quali l'Austria, in lockdown, e la Slovenia, entrambi con un aumento non sottovalutabile di casi ed entrambi interconnessi alla Regione Friuli Venezia Giulia anche nell'incrocio delle piste da sci e dei percorsi dedicati agli sport invernali –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di garantire la riapertura degli impianti sciistici in sicurezza e la fruizione da parte dell'utenza tutta, tutelando quella locale e prevedendo misure accessorie per quella proveniente da altri Paesi.
(4-10827)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta l'esigenza di porre in essere azioni tese a contemperare l'esigenza di svolgimento in sicurezza delle attività sciistiche con la salvaguardia del settore turistico invernale.
  Per quanto attiene alle azioni finalizzate a sostenere e rilanciare il turismo montano – fatte salve le specifiche competenze del Ministero della salute in relazione all'andamento della pandemia –, è evidente l'esigenza di salvaguardare la stagione turistica invernale, garantendo la serena fruizione, in sicurezza, delle aree sciistiche e l'utilizzo degli impianti di risalita ubicati nei comprensori sciistici.
  Occorre, in sostanza, evitare conseguenze pregiudizievoli per gli operatori economici del settore, che si sommerebbero a quelle già subite nella stagione scorsa.
  A tal fine, a settembre la Federazione italiana sport invernali (Fisi), l'Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef), Federfuni, Amsi e Colnaz, hanno sottoscritto un protocollo che individua i principi generali e le misure di prevenzione del contagio da SARS-COV2 per consentire agli sciatori non agonisti/amatoriali, all'interno di stazioni, aree e comprensori montani l'ordinario svolgimento delle attività nella stagione invernale 2021/2022 e garantire, al contempo, la sicurezza dei lavoratori e degli utenti.
  Le nuove varianti del virus e l'aumento dei contagi da COVID-19 hanno indotto il Governo a prevedere, con l'articolo 1, comma 4, del decreto-legge 30 dicembre 2021 n. 229 «Misure urgenti per il contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19 e disposizioni in materia di sorveglianza sanitaria», l'accesso agli impianti di risalita con finalità turistico-commerciale, anche se ubicati in comprensori sciistici, ai soggetti in possesso delle certificazioni verdi COVID-19, di cui all'articolo 9, comma 2, lettere
a), b) e c-bis), del decreto-legge n. 52 del 2021 (vaccinati per il SARS-CoV-2, al termine del ciclo vaccinale primario o della somministrazione della relativa dose di richiamo; guariti da COVID-19, con contestuale cessazione del prescritto isolamento; guariti da COVID-19 dopo la somministrazione della prima dose di vaccino o al termine del ciclo vaccinale primario o della somministrazione della relativa dose di richiamo), oltre ai soggetti di età inferiore ai dodici anni, a coloro che sono esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del Ministero della salute.
  Premesso quanto sopra, non posso che confermare l'impegno a valorizzare ogni possibile azione che permetta di agevolare al massimo l'afflusso di turisti nei comprensori montani, sempre nel rispetto dei protocolli di sicurezza sanitari, individuando le migliori condizioni possibili per il rilancio e la ripresa del settore, anche in relazione ai servizi e all'indotto collegati alle attività del turismo montano.

Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   NAPOLI. — Al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, al Ministro della cultura, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig), inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu, è ente morale a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948 e con il decreto-legge n. 97 del 1995, è stato riconosciuto definitivamente ente culturale. Si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la rete della International Youth Hostel Federation;

   al 1° luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492/2019), avviata dal tribunale fallimentare di Roma; il 26 giugno 2019 il tribunale fallimentare di Roma ha respinto la domanda di un'omologa di concordato in continuità, nonostante l'approvazione del piano da parte della maggioranza dei creditori, pronunciatisi a favore di Aig e della sua solvibilità, oltre che a favore della concreta possibilità di un suo pronto rilancio e sviluppo;

   l'Agenzia delle entrate e l'Inps hanno espresso il proprio assenso all'omologazione del piano, anche in virtù dell'elevata patrimonializzazione dell'ente (patrimonio immobiliare dell'ente ammonta a euro 21.941.662,36); l'ente si è opposto alla procedura fallimentare, depositando il reclamo in Corte di Cassazione e, ad oggi, in attesa della fissazione dell'udienza;

   si aggiunga, peraltro, che la procedura fallimentare sta determinando il graduale licenziamento del personale diretto e indiretto, oltre 200 persone con relative famiglie;

   occorre, inoltre, evidenziare le pesanti ricadute per l'indotto dovute alla subitanea messa in vendita dell'ingente patrimonio immobiliare dell'ente, nonché alla dismissione del suo importante «brand» nazionale ed internazionale;

   con atto n. 9/2305/99, la Camera dei deputati ha impegnato il Governo pro tempore ad adottare le misure necessarie a salvaguardia delle attività sociali e assistenziali portate avanti dall'Aig;

   inoltre, la sottosegretaria per i beni e le attività culturali e per il turismo del precedente Governo, rispondendo agli atti di sindacato ispettivo ha ribadito che «Il Governo, oggi come un anno fa, è disponibile a valutare positivamente un'analoga proposta normativa per affrontare e risolvere l'attuale situazione dell'Associazione italiana alberghi della gioventù e salvaguardare le attività e le funzioni che questa svolge» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano intraprendere;

   quali iniziative siano state adottate a tutela del marchio storico e dei servizi di utilità sociali dell'Ente; se il Governo intenda adottare iniziative a tutela del patrimonio immobiliare dell'ente; se, anche a seguito delle reiterate sollecitazioni da parte del Parlamento (inclusa l'approvazione di un ordine del giorno), non ritengano opportuno adoperarsi al fine di salvaguardare le funzioni di un ente (e i relativi posti di lavoro) la cui rete di strutture, la distribuzione e il radicamento in ogni regione italiana svolgono un prezioso ruolo sociale ed educativo, oltre ad essere opportunità di conoscenza del nostro Paese, a livello nazionale e internazionale, garantendone anche crescita e coesione sociale.
(4-09793)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si chiede: se il Governo sia a conoscenza della procedura fallimentare riguardante l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (AIG) e quali iniziative siano state intraprese a tutela del marchio storico e dei servizi di utilità sociale dell'ente; se il Governo intenda adottare iniziative a tutela del patrimonio immobiliare dell'ente; se, anche a seguito delle reiterate sollecitazioni da parte del Parlamento (inclusa l'approvazione di un ordine del giorno), i Ministri interrogati non ritengano opportuno adoperarsi al fine di salvaguardare le funzioni di un ente (e i relativi posti di lavoro) la cui rete di strutture, la distribuzione e il radicamento in ogni regione italiana svolgono un prezioso ruolo sociale ed educativo, oltre ad essere opportunità di conoscenza del nostro Paese, a livello nazionale e internazionale, garantendone anche crescita e coesione sociale.
  Ferma restando la personale attenzione nei confronti del turismo giovanile e della situazione ben nota dell'AIG, corre l'obbligo evidenziare che le azioni a tutela del marchio storico e dei servizi di utilità sociale dell'ente, così come quelle a tutela dei lavoratori della rete AIG, non rientrano tra le deleghe di mia stretta e specifica competenza.
  Ciò precisando, è mia cura comunicare quanto segue.
  Come noto, durante la conversione in Senato del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante «Disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali», è stato approvato e poi stralciato l'emendamento 15.0.13, che prevedeva la soppressione dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù e, conseguentemente, costituiva l'ente pubblico non economico denominato ente italiano alberghi per la gioventù, sottoposto alla vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri.
  In linea con tale indirizzo, è stato proposto e approvato l'ordine del giorno 9/2305/99 che impegnava il Governo a valutare l'opportunità di adottare il prima possibile misure urgenti per la tutela delle attività sociali e assistenziali dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù e per la salvaguardia del relativo livello occupazionale.
  I miei uffici hanno espresso parere favorevole, proponendo riformulazioni volte a un maggiore grado di coinvolgimento del dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale, alle numerose proposte emendative presentate in occasione della conversione in legge dei seguenti provvedimenti:

   decreto-legge 20 luglio 2021, n. 103, convertito con modificazioni dalla legge 16 settembre 2021, n. 125, recante «misure urgenti per la tutela delle vie d'acqua di interesse culturale e per la salvaguardia di Venezia, nonché disposizioni urgenti per la tutela del lavoro»;

   decreto-legge 24 agosto 2021, n. 118, convertito con modificazioni dalla legge 21 ottobre 2021, n. 147, recante «misure urgenti in materia di crisi d'impresa e di risanamento aziendale, nonché ulteriori misure urgenti in materia di giustizia»;

   decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, convertito con modificazioni dalla legge recante «disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose»;

   disegno di legge n. 2448 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024», in fase di conversione al Senato della Repubblica.

  Tutte le proposte emendative sono state dichiarate inammissibili durante i lavori parlamentari.
La Ministra per le politiche giovanili: Fabiana Dadone.