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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 16 febbraio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il disturbo dello spettro autistico è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da una compromissione qualitativa nelle aree della comunicazione e dell'interazione sociale, associato a schemi di comportamento, interessi o attività ristretti e/o ripetitivi (definizione secondo la quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell'American Psychiatric Association, noto come DSM-5, ripresa in parte qua anche dall'undicesima revisione della classificazione internazionale delle malattie dell'Organizzazione mondiale della sanità, ICD-11); negli ultimi aggiornamenti delle classificazioni sopra richiamate, i sottotipi nei quali venivano precedentemente suddivisi i predetti disturbi – Disturbo autistico, Sindrome di Asperger, Sindrome di Rett, Disturbo disintegrativo della fanciullezza e Disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato – sono stati sostituiti con l'individuazione di un'etichetta diagnostica unica, appunto denominata «Disturbi dello spettro autistico», con l'obiettivo di snellire il processo di diagnosi e agevolare l'avvio del trattamento nel più breve tempo possibile;

    nella generalità dei casi, i disturbi in questione si manifestano precocemente, entro i primi tre anni di vita, ma l'evoluzione del pensiero scientifico, come ripresa anche nell'ambito del Dsm-5, considera la possibilità che i sintomi vengano riconosciuti successivamente, oltre i primi tre anni, a seconda del rapporto intercorrente tra esigenze sociali e capacità;

    gli studi epidemiologici nazionali e internazionali mostrano un aumento generalizzato della prevalenza dei disturbi dello spettro autistico nella popolazione, al quale hanno sicuramente contribuito una pluralità di fattori, tra i quali la maggiore formazione dei medici, la revisione dei criteri diagnostici e l'aumentata consapevolezza da parte della popolazione;

    in Italia, in base alle rilevazioni del «Progetto Osservatorio per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico», si stima che 1 bambino su 77 (età 7-9 anni) presenti un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza maggiore nei maschi che sono 4,4 volte più colpiti rispetto alle femmine;

    le ultime e più recenti stime del Cdc – Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta hanno registrato un dato ancora superiore a quello italiano, pari a 1 bambino su 44, con un ulteriore incremento rispetto alle precedenti rilevazioni, a conferma di una tendenza in aumento che non si è ancora assestata definitivamente;

    l'elevato impatto dei disturbi dello spettro autistico sulla qualità della vita, sugli equilibri familiari e le correlate ricadute di ordine sociale e sanitario richiedono un impegno coordinato da parte delle istituzioni centrali e regionali;

    a livello nazionale, un primo intervento si è avuto con l'approvazione della legge 18 agosto 2015, n. 134, recante «disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico», con la quale è stato previsto – tra le altre misure – l'aggiornamento delle linee guida previgenti, l'inserimento dei trattamenti dei disturbi dello spettro autistico nei livelli essenziali di assistenza (Lea) e l'individuazione degli obiettivi di carattere sanitario e sociosanitario che devono essere conseguiti a livello regionale;

    il percorso di attuazione della legge n. 134 del 2015 è passato attraverso l'approvazione di una serie di decreti e atti di indirizzo che di seguito si riepilogano sinteticamente;

    con il decreto del Ministero della salute del 30 dicembre 2016, in particolare, sono stati individuati i criteri e le modalità di utilizzo del Fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico, istituito dall'articolo 1, comma 401, della legge 28 dicembre 2015, n. 208. Lo stesso decreto, all'articolo 2, ha dato mandato all'Istituto superiore di sanità di elaborare, attraverso un percorso condiviso e partecipato, le «Linee guida sulla diagnosi e sul trattamento dei disturbi dello spettro autistico degli adulti» e le «Linee guida sulla diagnosi e sul trattamento dei disturbi dello spettro autistico dei bambini e adolescenti», che risultano attualmente in dirittura di approvazione;

    con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, nell'ambito della complessiva operazione di definizione e aggiornamento dei Lea, si è provveduto all'inserimento dei disturbi dello spettro autistico nei livelli essenziali di assistenza, prevedendosi all'articolo 60 che «il Servizio sanitario nazionale garantisce alle persone con disturbi dello spettro autistico le prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato, mediante l'impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche»;

    in data 10 maggio 2018, in attuazione dell'articolo 60, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sopra citato, la Conferenza unificata ha sancito l'intesa sul documento di «Aggiornamento delle linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nei disturbi dello spettro autistico», la cui implementazione a livello regionale costituisce adempimento soggetto a valutazione da parte del Comitato permanente per la verifica dei Lea;

    con il decreto del Ministero della salute 10 aprile 2017, inoltre, si è istituita una cabina di regia con funzioni di coordinamento e monitoraggio di tutte le attività previste dalla citata legge n. 134 del 2015;

    per l'attuazione dei citati interventi, il richiamato articolo 1, comma 401, della legge n. 208 del 2015, ha istituito il Fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico, con una dotazione strutturale pari a 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2016;

    da ultimo, grazie a un emendamento del Gruppo Lega – Salvini Premier, la dotazione del suddetto Fondo è stata incrementata di 27 milioni di euro per l'anno 2022, al fine di favorire iniziative e progetti di carattere socioassistenziale e abilitativo per le persone con disturbo dello spettro autistico (articolo 1, commi 181-182, legge 30 dicembre 2021, n. 234, cosiddetta legge di bilancio per l'anno 2022);

    nell'ambito delle misure emergenziali di contrasto della pandemia da COVID-19, è stato istituito il Fondo per l'inclusione delle persone con disabilità, con una dotazione di 100 milioni di euro per l'anno 2021 e di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023, da destinare al finanziamento di specifici progetti che interessano vari ambiti, tra cui uno dedicato specificamente «alle persone con disturbo dello spettro autistico» (articolo 34, decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 maggio 2021, n. 69);

    l'iniziale dotazione del Fondo nazionale sull'autismo, meramente simbolica per i primi anni di operatività, ha limitato in maniera significativa le possibilità e i margini di intervento a livello regionale;

    nonostante quanto sopra, numerose regioni hanno implementato, già da diverso tempo, una rete funzionale di servizi per la diagnosi, la cura e la presa in carico globale della persona con disturbi dello spettro autistico, coerente con le linee di indirizzo approvate dalla Conferenza unificata nell'anno 2018;

    anticipando gli interventi statali sopra richiamati, inoltre, alcune regioni hanno sperimentato modelli innovativi di presa in carico, già dai primi anni del 2000. Si cita, tra questi, il progetto Dama, acronimo di Disabled advanced medical assistance, finalizzato a definire percorsi di accoglienza per l'assistenza medica avanzata e la cura delle persone con deficit intellettivo, comunicativo e neuromotorio, tra cui ovviamente le persone con disturbi dello spettro autistico. Il progetto in questione, nato all'ospedale San Paolo di Milano, è stato successivamente implementato in altre realtà e ha trovato recentemente riconoscimento, anche sul piano giuridico e legislativo, nella riforma sanitaria della regione Lombardia e nel Piano operativo autismo approvato dalla giunta della regione Lombardia in data 25 ottobre 2021;

    sotto la guida e la supervisione della Cabina di regia ministeriale, inoltre, sono stati predisposti progetti volti ad attivare percorsi di diagnosi e intervento precoce sui minori, nella consapevolezza – confortata dalle evidenze scientifiche – che un intervento tempestivo e appropriato è in grado di migliorare notevolmente la qualità della vita delle persone con disturbi dello spettro autistico, riducendo le disabilità funzionali o comportamentali associate e consentendo lo sviluppo di maggiori capacità e autonomie;

    accanto alla diagnosi precoce, l'approccio strategico di sanità pubblica deve prevedere l'implementazione di una rete di servizi coordinata in modo intersettoriale, capace di mettere al centro la persona con disturbi dello spettro autistico, la famiglia e il caregiver, calibrare gli interventi in maniera individualizzata, adattare gli stessi alle varie fasi della vita e formulare anche progettualità lifetime per l'età adulta, proiettata nel futuro del cosiddetto dopo di noi di cui alla legge 22 giugno 2016, n. 112, assicurando il coinvolgimento di tutte le figure afferenti agli ambiti della salute, del sociale dell'istruzione e del lavoro;

    è in tale ottica che risulta fondamentale la predisposizione e l'attuazione dei progetti di vita indipendente, in conformità a quanto prevedono l'articolo 14 della legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (legge n. 328 del 2000) e, ora, la nuova legge 22 dicembre 2021, n. 227, recante «Delega al Governo in materia di disabilità»;

   è importante, inoltre, che la progettualità abbia una regia nel case manager, che attraverso un intervento a rete coinvolga l'insieme delle figure necessarie a portare avanti il progetto individuale in modo specifico per la persona e per la fase dell'età. Per fare questo, occorre potenziare i servizi pubblici sanitari e sociali, sostenere i centri autismo per il minore e per l'adulto a livello delle strutture sanitarie, rafforzare l'integrazione degli stessi con i servizi socioassistenziali di comuni e consorzi, nonché, di nuovo, creare delle interazioni con il mondo della scuola, del terzo settore e dell'inserimento lavorativo;

   l'omogenea implementazione di queste iniziative su scala nazionale risulta indispensabile per venire incontro alle esigenze delle famiglie delle persone con disturbi dello spettro autistico. Proprio le famiglie, d'altro canto, hanno subito più di chiunque altro le ripercussioni determinate dalla pandemia da COVID-19, in specie nel corso delle prime e più drammatiche ondate del virus, a causa dell'interruzione o della riorganizzazione di molti servizi che hanno modificato routine quotidiane, punti di riferimento e causato regressi rispetto ai risultati faticosamente conseguiti negli anni,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per sostenere le regioni nella creazione e nel potenziamento di centri per l'autismo ad alta specializzazione, dotati di equipe multidisciplinari, distinti per minori e per adulti e articolati secondo modelli hub and spoke per favorire la diagnosi precoce e la diffusione dell'intervento validato scientificamente in maniera omogenea e capillare sull'intero territorio regionale;

2) ad adottare iniziative di competenza per garantire, in attuazione dei principi e criteri direttivi definiti dalla legge 22 dicembre 2021, n. 227, l'elaborazione di un progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato, predisposto su base scientifica e attuato secondo una progettualità concordata di tipo sociosanitaria;

3) a promuovere il coordinamento della progettualità attraverso la figura del case manager, al fine di assicurare una valutazione complessiva dei bisogni dell'assistito e del relativo nucleo familiare, un'adeguata pianificazione dei supporti necessari, la continuità della presa in carico e la messa in rete delle figure professionali afferenti all'ambito sanitario, sociale, scolastico e/o lavorativo;

4) ad assumere iniziative per incrementare in maniera strutturale, possibilmente entro il prossimo disegno di legge di bilancio, la dotazione del Fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico di cui all'articolo 1, comma 401, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, e del Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare di cui all'articolo 3 della legge 22 giugno 2016, n. 112;

5) ad adottare iniziative volte a garantire l'implementazione all'interno delle strutture sanitarie, sociosanitarie e dei pronto soccorso di percorsi di accoglienza dedicati all'assistenza medica avanzata delle persone con disabilità di tipo intellettivo e comunicativo, incluse quelle con disturbi dello spettro autistico, preferibilmente attraverso modelli organizzativi già consolidati, quali in particolare il modello Disabled advanced medical assistance (Dama) e assicurando in ogni caso l'accompagnamento del caregiver familiare;

6) ad adottare le iniziative di competenza volte a potenziare i servizi territoriali e ospedalieri di neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza, anche attraverso la revisione degli attuali modelli organizzativi e l'incremento dei posti letto dedicati, al fine di garantire un'adeguata risposta nei vari setting assistenziali che tenga conto dell'aumentato numero degli accessi e dei bisogni;

7) ad adottare iniziative, di concerto con le regioni e le università, per assicurare un'adeguata programmazione del fabbisogno di neuropsichiatri infantili, psicologi dell'età evolutiva, fisioterapisti, terapisti della neuro psicomotricità dell'età evolutiva, logopedisti, educatori professionali e assistenti sociali, al fine di garantire la completezza e il corretto funzionamento delle equipe multidisciplinari anche in situazioni emergenziali;

8) a promuovere un adeguamento delle competenze delle figure professionali coinvolte nell'ambito del trattamento delle persone con disturbi dello spettro autistico, al fine di ridurre le diagnosi errate e/o ritardate, scongiurare l'abuso della farmacoterapia e promuovere il ricorso al modello bio-psico-sociale;

9) ad adottare iniziative volte a semplificare e incentivare, da un punto di vista burocratico e fiscale, l'attivazione da parte dei centri diurni e degli enti del terzo settore di attività inclusive rivolte alle persone con disturbi dello spettro autistico, quali ad esempio laboratori delle arti e dei mestieri, tirocini e percorsi di abilitazione e attività socioeducative e progetti di imprenditoria, favorendo la creazione di sinergie con le aziende del territorio e le istituzioni scolastiche;

10) a predisporre progetti, incentivi e strumenti finalizzati a favorire l'inserimento dei soggetti con disturbi dello spettro autistico nel mondo lavorativo, al fine di valorizzarne le capacità a supporto dell'autonomia, in coerenza con gli obiettivi della legge 12 marzo 1999, n. 68.
(1-00589) «Panizzut, Molinari, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Carrara, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Gastaldi, Gerardi, Germanà, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Mariani, Maturi, Micheli, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Scoma, Snider, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Viviani, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».


   La Camera,

   premesso che:

    le sentenze n. 17 e n. 18 del 9 novembre 2021, con le quali il Consiglio di Stato si è pronunciato sulle questioni della proroga delle concessioni balneari per finalità turistico-ricreative – rimesse all'Adunanza plenaria con decreto del Presidente del Consiglio di Stato del 24 maggio 2021 n. 160 – hanno riproposto con urgenza la questione irrisolta del recepimento nel nostro Paese della direttiva europea 2006/123/CE, meglio nota come «Direttiva Bolkestein»;

    le sentenze ribadiscono «il principio secondo cui il diritto dell'Unione impone che il rilascio o il rinnovo delle concessioni demaniali marittime (o lacuali o fluviali) avvenga all'esito di una procedura di evidenza pubblica, con conseguente incompatibilità della disciplina nazionale che prevede la proroga automatica ex lege fino al 31 dicembre 2033 delle concessioni in essere. Tale incompatibilità sussiste sia rispetto all'articolo 49 TFUE, sia rispetto all'articolo 12 della cosiddetta direttiva servizi»;

    sono pertanto considerate prive di efficacia le proroghe statuite dall'articolo 1, commi 682 e 683, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, (proroga di 15 anni), nonché quelle intervenute con la moratoria introdotta, in correlazione con l'emergenza epidemiologica da COVID-19, dall'articolo 182, comma 2, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77;

    in base alle sentenze, i titoli di concessione non sarebbero stati più validi da subito, ma il Consiglio di Stato ha considerato accettabile salvaguardarne l'efficacia fino al 31 dicembre 2023 «al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni, nonché di tener conto dei tempi tecnici perché le amministrazioni predispongano le procedure di gara richieste e nell'auspicio che il legislatore intervenga a riordinare la materia in conformità ai principi di derivazione europea»;

    ne consegue che dal 1° gennaio 2024 tutte le concessioni demaniali in essere dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente dal fatto che vi sia o meno un soggetto subentrante nella concessione, e questo anche qualora il legislatore intervenisse con un'ulteriore proroga in quanto tale norma dovrebbe essere disapplicata perché, come detto, in contrasto con il diritto comunitario;

    le citate sentenze intervengono nel lungo e complesso iter di recepimento della direttiva «Bolkestein», caratterizzato da molti ritardi, da tentativi vani di armonizzare la direttiva al contesto italiano, per garantire soprattutto operatori e investimenti italiani, infine, dal regime delle proroghe;

    è il caso di segnalare le diverse sollecitazioni e contestazioni mosse dalla Commissione europea in merito alle modalità di recepimento della direttiva, in particolare, la procedura di infrazione n. 2008/4908, la lettera di costituzione in mora del 2 febbraio 2009 D/00491, la lettera di messa in mora complementare ex articolo 258 TFUE 2010/2734 del 5 maggio 2010;

    quanto esposto è una dimostrazione del percorso accidentato avuto dall'iter di recepimento che, lungi dal giungere a una definitiva conclusione, ha ulteriormente ritardato una regolamentazione della materia inerente alle concessioni balneari e dello stesso uso dell'ambiente costiero per finalità turistico-ricreative, nel rispetto della fruizione pubblica del mare;

    l'articolo 11 della legge n. 217 del 2011, infatti, prevede «il diritto libero e gratuito di accesso e di fruizione della battigia, anche ai fini di balneazione» e la legge n. 296 del 2006 stabilisce «l'obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l'area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione»;

    il ritardo nella regolamentazione del settore ha contribuito anche a peggiorare molti parametri relativi al rapporto con l'ambiente, quali la libera e gratuita fruibilità delle spiagge da parte dei cittadini, la tutela dell'ambiente costiero e il contrasto al fenomeno di erosione delle coste, il peso eccessivo determinato da uno sfruttamento intensivo di ecosistemi fragili;

    secondo il rapporto «Spiagge 2021» di Legambiente, che riporta i dati dell'ultimo monitoraggio del Sistema informativo del demanio marittimo (S.i.d.), sono 61.426 le concessioni sul demanio costiero, mentre erano 52.619 nel 2018; di queste 12.166 le concessioni per stabilimenti balneari a fronte delle 10.812 rilevate nel 2018, con un incremento del 12,5 per cento in tre anni. Si stima «che meno di metà delle spiagge del Paese sia liberamente accessibile e fruibile per fare un bagno»;

    questa situazione si è sviluppata in modo discontinuo sul territorio italiano, con la conseguenza che si riscontrano località più attente al patrimonio ambientale ed altre meno, come in alcune regioni del Paese nelle quali gli stabilimenti occupano quasi il 70 per cento delle spiagge;

    a questo si aggiunge l'assenza di indicatori nazionali in merito all'occupazione massima delle spiagge in concessione e al rispetto del libero accesso alle spiagge da parte dei cittadini;

    a causa dei ritardi nella regolamentazione della materia, nel corso degli anni si è consolidata la posizione di molti operatori del settore con la nascita di veri e propri monopoli attorno alla gestione dell'ambiente costiero e con tratti di spiaggia a tutti gli effetti «privatizzati» e sottratti alla pubblica e gratuita fruizione: circostanza inaccettabile, non solo sotto il profilo del libero e gratuito accesso alle spiagge, ma anche a tutela del libero mercato, della libera concorrenza e di eguali opportunità di accesso degli imprenditori al settore;

    la riforma della materia si rende necessaria anche in considerazione dell'esiguità del gettito erariale che genera a fronte di un elevato volume di fatturato prodotto e, tra le altre cose, a fronte di uno sfruttamento in molti casi eccessivo della risorsa ambientale;

    a questo proposito, è il caso di ricordare che a dicembre del 2021, la Corte dei conti, in un rapporto sul settore, ha rilevato che, a fronte di un giro d'affari stimato in 15 miliardi l'anno, i 12.166 concessionari hanno prodotto nel periodo 2016-2020 un gettito medio annuo complessivo di circa 100 milioni di euro;

    la stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato ha rilevato che, nel 2019, 21.581 concessioni demaniali marittime (con qualunque finalità) versavano un canone inferiore a 2500 euro;

    è il caso di osservare che, in assenza di una regolamentazione della materia, le sentenze del Consiglio di Stato pongono in capo alle pubbliche amministrazioni l'obbligo di disapplicare la norma nazionale in contrasto con la direttiva, chiedendo loro di svolgere un compito proprio del legislatore;

    nel contempo, l'esecuzione della direttiva, senza che sia intervenuta un'attività di armonizzazione della stessa alle peculiarità italiane, rischia di pesare enormemente sul comparto economico dei balneari, con ripercussioni negative sotto il profilo economico e sociale,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per definire rapidamente un processo di regolamentazione della materia inerente alle concessioni balneari con finalità turistico-ricreative e alla revisione dei loro canoni, coniugando in modo efficace il diritto alla fruizione dei beni comuni con le esigenze degli imprenditori del settore;

2) ad adottare iniziative per prevedere, nel processo di regolamentazione della materia, la obbligatoria partecipazione delle associazioni imprenditoriali di settore e degli enti del terzo settore interessati;

3) ad adottare iniziative per prescrivere, tra i criteri premiali delle future gare per la concessione del demanio in questione, l'utilizzo di materiali ecosostenibili e della raccolta differenziata spinta, nonché l'inserimento di attività di sensibilizzazione alla riduzione dell'inquinamento da rifiuti nell'ambiente costiero e nel mare;

4) ad adottare iniziative per introdurre misure atte a evitare che si creino situazioni di monopolio attorno alla gestione delle concessioni balneari, limitando a non più di due il numero dei titoli concessori che complessivamente possono essere rilasciati a un unico soggetto nel territorio italiano;

5) a promuovere l'applicazione di quanto disposto dalla legge 15 dicembre 2011, n. 217, e dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296, per quanto attiene al libero e gratuito accesso alle spiagge, anche con un'adeguata attività di informazione presso le concessioni e i lidi balneari attraverso segnaletica e cartellonistica informativa sui diritti di accesso e obblighi in capo ai concessionari;

6) ad adottare, nelle more della entrata in vigore della nuova disciplina, ogni iniziativa urgente, anche di carattere normativo, per garantire una uniformità di interpretazione e di comportamento da parte delle pubbliche amministrazioni coinvolte nella proroga delle concessioni in questione e nella indizione delle nuove gare;

7) a concludere un accordo tra Stato, regioni e Anci al fine di definire le linee guida dei bandi sulla base delle specifiche esigenze territoriali e, all'esito di tale accordo, ad adottare iniziative per definire una legge quadro che preveda che le gare di assegnazione degli spazi del demanio marittimo vengano bandite solo a seguito di apposita approvazione del piano (comunale o regionale) di utilizzo dei litorali nell'ambito del quale vengano specificate:

  a) le percentuali di spiaggia da destinare a concessione e quelle a spiaggia libera;

  b) le tipologie dei servizi richiesti per ogni zona o spiaggia (tutela ambientale, balneazione, diporto, vela, sport sulla sabbia, portatori di handicap, pesca ed altro);

  c) la previsione dei punteggi premiali per tutti i soggetti che si impegneranno – a pena di decadenza – a svolgere il servizio individuato nel piano di utilizzo del litorale per tutta la durata della concessione;

  d) le modalità di pagamento di un indennizzo a favore del soggetto «uscente» e non vincitore di bando, per tutti gli investimenti realizzati in conformità alla normativa urbanistica e delle previsioni della precedente concessione, non ancora ammortizzati alla data di riconsegna dello spazio demaniale.
(1-00590) «Vallascas, Vianello, Forciniti, Colletti, Cabras, Corda, Trano, Raduzzi, Maniero, Testamento, Leda Volpi, Costanzo, Spessotto, Giuliodori, Sapia».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 9 febbraio 2022, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha fatto visita alla Radura della Memoria per commemorare le vittime del Ponte Morandi a Genova;

   nel quartiere messo in ginocchio dal terribile crollo del ponte Morandi, nei giardini Pavanello di via Paolo Reti, ha sede il Comitato Solidale Firpo, gruppo di mamme, nonne, famiglie e insegnanti che quotidianamente realizzano progetti di cura e di relazione;

   il suddetto Comitato, proprio a partire dal crollo del ponte, ha accudito tanti bambini sfollati e durante il lockdown ha distribuito spese solidali a tante famiglie in difficoltà;

   da quanto si apprende da un articolo pubblicato sul sito italiachecambia.org la mattina della visita del Presidente Draghi alcune insegnanti e mamme del comitato, coinvolgendo anche i bambini, hanno deciso estemporaneamente di realizzare ed esporre alcuni cartelli, agganciati poi alle cancellate dei giardini Pavanello, affinché fossero visibili dai finestrini delle auto in corteo del Presidente del Consiglio;

   l'obiettivo del Comitato era rendere nota al Presidente Draghi la contrarietà di molte delle persone che vivono a Sampierdarena all'insediamento di depositi chimici nel quartiere;

   poco dopo l'affissione alla cancellata le forze dell'ordine sono intervenute per far rimuovere quei cartelli colorati e pacifici;

   le volontarie del comitato sono state accompagnate dalla Digos e dalle forze dell'ordine, dalla strada all'interno dei giardini Pavanello, dove sono state trattenute per più di 45 minuti per un controllo delle generalità;

   le forze dell'ordine hanno giustificato la rimozione dei cartelli e il successivo fermo con la violazione del divieto di affissione, ma, quando gli esponenti del Comitato hanno proposto di tenere in mano i cartelli, gli stessi sono stati sequestrati;

   il Comitato Solidale Firpo ha percepito in tale atteggiamento delle forze dell'ordine, la chiara volontà di mettere a tacere il loro dissenso verso il progetto di dislocamento dei depositi chimici a Sampierdarena che sarebbe nocivo per tutto il territorio, silenziando così le voci di chi non vuole che progetti calati dall'alto ricadano su un quartiere che da anni chiede una seria riqualificazione;

   ad avviso dell'interrogante è assurdo che le volontarie del Comitato siano rimaste trattenute per un'ora, prive dei loro documenti solo per aver affisso dei cartelli pacifici che richiamavano l'attenzione del Presidente del Consiglio su una vicenda molto sentita e discussa nel quartiere genovese, così come è incomprensibile che una forma di protesta così pacifica, colorata, rispettosa e per nulla pericolosa sia stata impedita da chi dovrebbe invece garantire il diritto a manifestare e la libertà di espressione;

   Sampierdarena è un quartiere popoloso e multietnico che ha bisogno di strutture scolastiche dignitose, marciapiedi sicuri, spazi verdi, ristrutturazioni di palazzi storici, spazi per gli adolescenti, sportelli di aiuto e sono questi gli investimenti che il Comitato Solidale Firpo vorrebbe per il proprio quartiere e non, come prevede un progetto del comune di Genova, una spesa di trenta milioni di euro per spostare in quel quartiere i depositi di materiali chimici che avrebbero effetti devastanti su Sampierdarena e l'intera città –:

   se il Governo non intenda attivarsi al fine di raccogliere ogni informazione utile a comprendere se il comportamento delle forze dell'ordine nei confronti di esponenti del Comitato Solidale Firpo non sia stato eccessivo e sproporzionato in relazione alle modalità di protesta e manifestazione del pensiero messe in atto dagli stessi e conseguentemente al fine di individuare i responsabili;

   quali indicazioni intenda fornire a prefetture e questure affinché sia sempre garantito il diritto a manifestare le proprie idee, evitando di censurare iniziative dimostrative chiaramente pacifiche e inoffensive come quella richiamata in premessa.
(4-11379)

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAOLIN. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 13 ottobre 2022 ricorreranno i 200 anni dalla morte dell'artista Antonio Canova, maestro indiscusso del neoclassicismo europeo le cui opere si possono ammirare in tutti i musei più importanti del mondo;

   questo importantissimo evento sarà l'occasione per molti amanti dell'arte italiani e, si auspica, anche stranieri, di visitare sia i luoghi a lui cari che le opere più significative dell'artista per cui oggetto di queste mete sarà certamente il Museo Gypsotheca Antonio Canova, sito a Possagno suo paese di nascita;

   questo Museo, che sorge accanto alla sua casa natale, custodisce tutte le opere presenti nello studio romano dell'artista compresi i modelli originali in gesso delle sue sculture;

   tuttavia, l'opera che accoglie e lascia affascinati tutti coloro che vengono a Possagno è certamente il Tempio, la chiesa parrocchiale, progettata e pagata dallo stesso Antonio Canova, a testimonianza del fatto che, nonostante la fama internazionale, egli non abbia mai dimenticato il suo Paese d'origine e soprattutto i suoi compaesani;

   la bellezza e l'imponenza di tale chiesa, che domina il centro urbano di Possagno, è tale che nei libri d'arte essa è identificata come il «Tempio Canoviano di Possagno», opera in cui l'artista è riuscito a fondere in modo magistrale l'architettura greca, quella romana e quella cristiana. In questo Tempio è presente il monumento funebre che raccoglie le spoglie mortali dello stesso Antonio Canova;

   certamente anche il Tempio sarà oggetto di visita da parte di molti turisti, ma purtroppo non sarà accessibile a tutti, stanti le barriere architettoniche che non sono superabili non solo per chi è costretto in sedia a rotelle, ma anche per chi ha semplici difficoltà di deambulazione quali le persone in età avanzata, donne in stato interessante o bambini;

   purtroppo, nonostante negli anni la Fondazione de l'«Opera Dotazione del Tempio Canoviano di Possagno» che gestisce la chiesa, abbia inutilmente cercato di trovare delle soluzioni per eliminare le barriere architettoniche nel modo meno invasivo possibile, oggi il problema ancora persiste, impedendo a persone di fascia più debole di poter ammirare ed emozionarsi di fronte alla bellezza architettonica del Tempio, sia all'esterno che all'interno –:

   se il Ministro, in prossimità di un evento così importante per il nostro Paese, che si spera vedrà come protagonisti anche molti stranieri, non ritenga opportuno, adottare iniziative per quanto di competenza, per far progettare e costruire un manufatto che permetta di superare le attuali barriere architettoniche, al fine di permettere a tutti di accedere al «Tempio Canoviano di Possagno», operazione che consentirebbe, altresì, anche a molte persone anziane del luogo, di tornare a pregare e seguire la messa all'interno di questa splendida chiesa parrocchiale.
(4-11371)


   ANGIOLA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la Biblioteca «Tommaso Stigliani» di Matera è stata istituita nel 1933 per contrastare, in sinergia con la formazione scolastica, l'altissimo tasso di analfabetismo della popolazione locale. Lo stesso Giovanni Pascoli, che visse a Matera dal 1882 al 1884 (professore di latino e greco presso il liceo ginnasio «Emanuele Duni»), in una lettera indirizzata al suo maestro Giosuè Carducci scriveva: «Non c'è libro qua: da vent'anni che c'è un Liceo a Matera, nessuno n'è uscito con tanta cultura da sentire il bisogno d'un qualche libro; i professori pare che abbiano tutti la scienza infusa; e perciò libri non se n'è comprati. Ci vorrebbe un sussidio del Governo, ma il Governo probabilmente non ne vorrà sapere nulla»;

   anche nel 2022, nell'era di internet e di Google, nelle biblioteche è custodito un patrimonio inaccessibile attraverso la sola navigazione in rete, e rappresentano uno spazio fruibile da tutti i cittadini, in cui le persone possano incontrarsi, informarsi, confrontarsi, dialogare, ideare;

   in tale contesto Matera, terza città più antica al mondo, Patrimonio mondiale dell'Unesco dal 1993 e Capitale europea della cultura nel 2019, non può prescindere da una biblioteca pubblica al passo con i tempi, che consenta ai propri utenti la consultazione e la condivisione non solo di volumi cartacei, ma anche di libri elettronici (e-book), file di testo, video, tracce audio, una biblioteca che sappia dialogare con i giovani anche attraverso la rete e i social network;

   il 31 dicembre 2021 una determina della regione aveva dirottato sul trasporto locale la maggior parte delle risorse destinate alle province attraverso il Fual, il Fondo per le autonomie locali, mettendo a rischio il futuro della biblioteca provinciale Stigliani e determinando la mobilitazione delle associazioni;

   il 1° febbraio 2022 la regione ha annunciato di aver trasferito 1.400.000 euro alla provincia di Matera per permettere alla biblioteca Tommaso Stigliani di proseguire le proprie attività, per quanto restino, come affermato dal presidente della regione, «antiche criticità gestionali»;

   come il Ministro interrogato affermò nell'aprile del 2021 all'incontro «Matera 2019, un giacimento di sfide» in riferimento a Matera capitale europea della cultura nel 2019, questa esperienza è stata un modello ed «è importante che nel Sud ci sia stata una città che è stata modello per tutta Italia» –:

   se stia valutando la possibilità di trasformare la biblioteca Tommaso Stigliani da biblioteca provinciale a statale ai fini di un suo rilancio.
(4-11376)


   FERRAIOLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il complesso monumentale Odescalchi-Giustiniani a Bassano Romano rappresenta uno dei più importanti complessi barocchi per la fusione degli elementi architettonici, scultorei e pittorici, «unicum inscindibile» come indicato dalle relazioni tecniche delle Soprintendenze al Ministero della cultura che avevano motivato ed indotto l'acquisto dell'insieme nel 2003;

   il complesso è stato a suo tempo vincolato dal Ministero della pubblica istruzione, con provvedimento generico, come si faceva allora, senza inventario. Ciò ha facilitato la spoliazione degli apparati decorativi, pertinenziali, della statuaria che era ancorata al palazzo, creando dubbi interpretativi che hanno consentito la rimozione di ogni cosa. Si trattava di opere legate al sito anche sotto il profilo storico ed identitario che davano anche il nome agli ambienti. La statuaria, anche se non elencata specificamente nel vincolo, è documentata nelle numerose pubblicazioni scientifiche, che non sono riuscite però a fermare i venditori Odescalchi a spogliare palazzo, villa e rocca, di tutti gli elementi decorativi e pertinenziali, ridistribuiti nelle altre residenze, prima di consegnare le strutture mutilate allo Stato;

   dalle relazioni dei funzionari ministeriali, proprio la culturalità globale ha motivato le istituzioni statali all'acquisto al Demanio nel 2003 con una spesa pubblica iniziale di 5 miliardi e 700 milioni di lire, più altri 3 milioni e mezzo di euro per i primi restauri. L'impegno di spesa aveva il fine di sostenere il complesso, restaurarlo e renderlo fruibile; esso invece, a giudizio dell'interrogante, è divenuto simbolo di distruzione, illegalità ed anticulturalità in spregio alle leggi e in particolare al codice dei beni culturali, che ne dovrebbero prevedere il recupero di tutte le sue componenti e la ricollocazione nel contesto originario;

   le statue Giustiniani-Odescalchi di Bassano hanno la stessa matrice del nucleo Giustiniani-Torlonia a Villa Caffarelli. La genesi dei due nuclei è legata a Vincenzo Giustiniani (1564-1637), alla sua attività collezionistica e alla vocazione al mecenatismo che contribuì alla teoria delle arti figurative attraverso la stesura di tre scritti: «Discorso sopra la pittura, scultura e l'architettura», fusione inscindibile che realizzò a Bassano Romano. Oggi, mentre il nucleo Giustiniani-Torlonia è celebrato come fondamentale per la cultura del nostro Paese, quello Giustiniani-Odescalchi è disperso, esportato nell'ombra. La Soprintendenza dell'Alto Lazio, ufficio periferico del Ministero della cultura e organo di vigilanza, ad avviso dell'interrogante, avrebbe dovuto meglio vigilare sugli elementi culturali del complesso, non consentendo la libera disponibilità degli apparati decorativi. Non è chiaro poi se la dichiarazione d'interesse culturale, all'epoca fisiologicamente generica, è da intendersi omnicomprensiva del compendio. Così come non è chiaro se la mancanza di dettagli dei primi vincoli possa aver inficiato la tutela degli elementi integranti del progetto giustinianeo, consentendo la rimozione di elementi architettonici e statuari. La statuaria costituita da reperti archeologici ex articolo 10 del codice dei beni culturali, considerati ope legis «beni culturali», dovrebbe rientrare nella tutela e nella previsione di ripristino. L'interesse culturale unitario stava nell'intero inclusivo della statuaria e di altri apparati non amovibili; l'insieme ha indotto l'acquisto da parte dello Stato. La statuaria non era elencata nel vincolo solo per motivi tecnici di format dell'epoca, ma le statue erano ovunque documentate negli stessi Bollettini del Poligrafico dello Stato (anche nel film «La dolce vita» di Fellini); si trattava di elementi sufficienti a consentire l'individuazione ed il ripristino. Non è chiaro, altresì, se le movimentazioni e le vendite siano possibili senza essere state autorizzate quando la tutela dovrebbe essere ope legis in quanto di proprietà pubblica. Alcune statue sono state rinvenute casualmente all'estero ed è ancora sconosciuto se sia stata formulata richiesta di esportazione agli appositi uffici (tenuto conto di quanto previsto dall'articolo n. 174 del codice, rubricato «Uscita o esportazione illecite»). La mancanza di un quadro conoscitivo completo delle raccolte Odescalchi, che preclude la vigilanza sul territorio delle soprintendenze, continua ad essere il trampolino verso il traffico internazionale illecito di beni culturali senza lasciare traccia, creando gravissime perdite per il Paese e, nello specifico, vanifica la spesa pubblica ai danni al Demanio –:

   quale sia la posizione del Governo in merito a quanto esposto in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere per la tutela e il ripristino di tutte le componenti del complesso monumentale.
(4-11388)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   SODANO, MASSIMO ENRICO BARONI, MURONI, VALLASCAS e TESTAMENTO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni è iniziata l'ennesima operazione di militarizzazione della regione siciliana;

   due potenti radar militari, infatti, saranno installati sulle splendide coste dell'isola di Favignana (Isole Egadi) e di Portopalo di Capo Passero a integrazione della Rete radar costiera della Marina militare;

   questi lavori, che contribuiranno a trasformare la Sicilia in una sorta di piattaforma di guerra, sono stimati in circa 2.226.580 euro + Iva, e l'appalto è connesso a un programma finanziato dal Fondo sicurezza interna 2014-2020 (progetto Italian Surveillance capabilitiesIncreasing of radar capability performance in Sicily);

   all'annuncio della realizzazione di due nuovi sistemi radar «trasportabili» il sindaco del comune di Favignana e il sindaco di Portopalo hanno inviato una nota al Ministro dell'interno Luciana Lamorgese, al Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, e al presidente della regione siciliana Nello Musumeci, al fine di fugare ogni dubbio e preoccupazione legittima sulla natura delle installazioni e la sicurezza delle emissioni elettromagnetiche, considerata la presenza di altri radar militari nei territori e l'elevato numero di casi di tumori nell'isola di Favignana;

   gli abitanti dei territori interessati sono già in allarme e chiedono di conoscere maggiori dettagli sulla natura del progetto, sulle caratteristiche dei radar, oltre che sull'eventuale impatto ambientale e sulla salute dei cittadini;

   mercoledì scorso cittadini e amministratori locali hanno manifestato per contestare l'installazione di un nuovo radar della Marina militare a Portopalo di Capo Passero, il terzo da maggio 2021, mentre i cittadini delle isole Egadi manifesteranno domenica;

   l'installazione di entrambi i radar è realizzata dalla Gem Elettronica S.r.l. di San Benedetto del Tronto, società leader nella produzione di apparati radar e sensori navali, controllata per il 30 per cento dall'holding del complesso militare-industriale Leonardo S.p.a. (ex Finmeccanica);

   la marina militare giustifica queste operazioni come la possibilità di garantire un più vasto controllo, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, delle aree costiere prospicienti i sistemi radar, oltre ad essere d'ausilio anche alle altre amministrazioni dello Stato per espletare i propri compiti istituzionali in mare;

   ad avviso dell'interrogante, ogni ulteriore scelta di militarizzazione del territorio siciliano, oltre i siti e i presidi già esistenti, sarebbe una forzatura in netto contrasto con la vocazione naturalistica e turistico-ambientale sia di Portopalo che dell'arcipelago delle isole Egadi, area marina protetta più grande d'Europa, di cui lo stesso Stato italiano, oltre che la Commissione europea, dovrebbe avere cura –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intenda fornire opportuni chiarimenti ed informazioni tecniche sulla natura del progetto e sulla necessita delle installazioni suddette, sulle caratteristiche dei radar e, in particolare, sui potenziali rischi ambientali e per la salute degli abitanti dei territori interessati.
(4-11385)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   l'articolo 31, comma 1, del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152 («Disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e – Pnrr – per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose»), convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233, prevede l'inserimento, all'articolo 1 del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2021, n. 113, dopo il comma 7-bis, del seguente comma:

    «7-ter. Al fine di incentivare il reclutamento delle migliori professionalità per l'attuazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), per i professionisti assunti a tempo determinato con le modalità di cui ai commi 4 e 5, lettera b), non è richiesta la cancellazione dall'albo, collegio o ordine professionale di appartenenza e l'eventuale assunzione non determina in nessun caso la cancellazione d'ufficio. Per gli incarichi conferiti ai sensi del comma 5 non si applicano i divieti di cui all'articolo 53, comma 16-ter, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165»;

   uno dei nodi più urgenti da sciogliere è rappresentato dal cosiddetto Ufficio per il processo poiché nella Gazzetta Ufficiale n. 62 del 6 agosto 2021 è stato pubblicato il bando per il reclutamento dei professionisti addetti a tale Ufficio, da inquadrare tra il personale del Ministero della giustizia, e la procedura concorsuale risulta già conclusa, come si evince dall'avviso pubblicato il 14 gennaio 2022 sul sito del Ministero della giustizia. Sono, infatti, già in corso le immissioni in servizio dei vincitori presso gli uffici di destinazione (Corte di Cassazione dal 14 febbraio al 18 febbraio 2022 – Tribunali di merito dal 21 al 22 febbraio 2022);

   la questione degli avvocati reclutati nell'Ufficio per il processo è avvertiti, con profonda preoccupazione dagli addetti al settore della giustizia. Sono infatti già pervenute al consiglio nazionale forense numerose richieste di chiarimenti da diversi Consigli dell'Ordine degli avvocati e da numerosi professionisti iscritti agli albi, risultati vincitori del concorso in questione, che mettono in evidenza significative perplessità sia sul piano applicativo che sistematico della suddetta disposizione, in assenza di alcuna previsione riguardante un'eventuale sospensione dall'albo o un'eventuale incompatibilità territoriale;

   con nota congiunta del 4 novembre 2021, indirizzata ai Ministri interpellati il Consiglio nazionale forense, l'Organismo congressuale forense e la Cassa forense hanno sollevato alcune gravi problematiche e incertezze che sarebbero potute scaturire dalle norme sopra evidenziate; nella nota congiunta di cui al capoverso precedente si paventa il pericolo del conflitto di interesse in cui potrebbe incorrere il professionista nell'esercizio della professione qualora sia «reclutato quale operatore nell'ambito dell'Ufficio per il processo, e che dunque svolga attività lavorativa a questo titolo nel Tribunale, ed eserciti contestualmente la professione forense; si tratterebbe di un conflitto di interessi gravissimo, con evidenti rischi anche per la corretta amministrazione della giustizia»;

   è necessaria una particolare attenzione per la posizione previdenziale del professionista reclutato all'Ufficio, al fine di scongiurare il nocumento che conseguirebbe alla sua cancellazione dalla Cassa forense, stante l'assunzione a tempo determinato di due anni e sette mesi presso gli Uffici del processo;

   il professionista avvocato vincitore del concorso cosiddetto «Ufficio per il processo» ed assunto alle dipendenze del Ministero della giustizia non ha l'obbligo di dimettersi come previsto dall'articolo 31, comma 1, del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152 convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233, che, modificando il decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, recante «Misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per l'efficienza della giustizia», stabilisce che «Al fine di incentivare il reclutamento delle migliori professionalità per l'attuazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), per i professionisti assunti a tempo determinato con le modalità di cui ai commi 4 e 5, lettera b), non è richiesta la cancellazione dall'albo, collegio o ordine professionale di appartenenza e l'eventuale assunzione non determina in nessun caso la cancellazione d'ufficio» –:

   se e in che termini i professionisti assunti nell'ambito dell'«Ufficio del processo» possano continuare ad esercitare la professione forense, se possano operare in altro circondario, mantenere la partita Iva, svolgere attività extragiudiziale, mantenere l'iscrizione presso la Cassa forense in via esclusiva e non come opzione alternativa all'iscrizione Inps, con sollecito riferimento a coloro che decidessero di mantenere l'iscrizione all'Albo;

   se i compensi percepiti dal professionista per lo svolgimento delle attività all'interno della Pubblica amministrazione debbano essere equiparati a reddito professionale e, quindi, siano soggetti a contribuzione presso la relativa Cassa;

   quali iniziative urgenti i Ministri interpellati intendano adottare per chiarire e disciplinare gli effetti conseguenti all'assunzione del professionista presso l'«Ufficio del processo».
(2-01425) «Berardini».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   PITTALIS e ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda giudiziaria dell'avvocato Giancarlo Pittelli è oggetto di una mobilitazione trasversale della stampa, nonché di una interrogazione (n. 4-06643 del 31 agosto 2020) Indirizzata all'ex guardasigilli Bonafede il quale ha ritenuto di non dover assumere iniziative;

   Pittelli, imputato in un procedimento penale seguito a una indagine della procura di Catanzaro, si trova attualmente agli arresti domiciliari: Il Tribunale di Vibo Valentia ha accolto l'istanza dei legali dell'ex senatore, in sciopero della fame dal 12 gennaio 2022;

   Pittelli venne arrestato nella notte del 19 dicembre 2019: la mattina seguente la Procura di Catanzaro in conferenza stampa, illustrò l'operazione eseguita, qualificando Pittelli «l'anello di congiunzione tra il mondo di sopra e il mondo di sotto»;

   giorni dopo, il procuratore generale presso la Corte d'appello di Catanzaro, dottor Lupacchini, dichiarava a TGCom24 di essere venuto a conoscenza dell'inchiesta solo dalla stampa;

   Pittelli venne trasferito nelle carceri di Badu e' Carros, in regime di 41-bis;

   nonostante il 9 gennaio 2020 il Tribunale della libertà di Catanzaro avesse derubricato il delitto di partecipazione ad associazione mafiosa a quello di concorso esterno e la Corte di cassazione, il 25 giugno 2020, avesse escluso l'aggravante mafiosa per il delitto di rivelazione di segreti d'ufficio, Pittelli è rimasto ristretto in 41-bis fino all'ottobre 2020;

   è stata, poi, disposta la misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico: tale misura sarebbe stata revocata, con il trasferimento alla sezione di Alta sicurezza della casa circondariale di Melfi, dopo che Pittelli si è rivolto, nel dicembre 2021 all'amica, la Ministra Mara Carfagna con una lettera dove esprimeva il proprio stato di prostrazione;

   in tale missiva Pittelli avrebbe lamentato la diffusione del contenuto di intercettazioni, fra l'altro menzionate nell'ordinanza restrittiva, oltre che la manipolazione del contenuto di un'altra intercettazione;

   sono numerosi gli aspetti di criticità: la eccessiva dilatazione temporale delle misure cautelari applicate che sta superando i due anni, nonostante la derubricazione dei capi d'imputazione; la revoca degli arresti domiciliari successiva alla missiva, in relazione al rispetto del principio di proporzionalità;

   la diffusione da parte della stampa del contenuto di intercettazioni, atti coperti da segreto, nonché irrilevanti ed inerenti alla vita privata dell'imputato, parrebbe essere avvenuta in violazione dell'articolo n. 268 del codice di procedura penale e del principio di presunzione di non colpevolezza –:

   se intenda attivare al riguardo i propri poteri ispettivi.
(5-07522)


   MASCHIO e VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è un quadro drammatico quello in cui versa il Tribunale di Venezia, dove la situazione degli organici ha raggiunto livelli tali da richiedere un intervento emergenziale;

   sono allarmanti i dati forniti da magistrati e avvocati in una nota congiunta: «La pubblicazione dei posti vacanti [...] ha purtroppo registrato un bilancio totalmente negativo, posto che a fronte di una o forse due coperture dei cinque posti pubblicati, sono cinque i trasferimenti certi ad altra sede [...]. Nel contempo, la prima sezione penale registrava due nuove scoperture [...] in una pianta organica già di per sé inadeguata a garantire una efficiente tutela dei diritti individuali e una pronta risposta giurisdizionale alle esigenze di una delle economie più avanzate dell'intera penisola (...]. Numeri che equivalgono, addirittura, a una scopertura complessiva di quasi il 40 per cento dei Giudici. Addirittura più drammatica è la scopertura del personale amministrativo che da tempo supera il 40 per cento, con punte di oltre il 70 per cento [...]»;

   il Tribunale di Venezia è il tribunale distrettuale più importante del Nord Est, con una sezione specializzata; terza in Italia, in materia di impresa, una sezione specializzata in materia di immigrazione che registra un numero di pendenze inferiore solo a Roma, Milano, Napoli e Bologna, una competenza in materia di criminalità organizzata, reati di terrorismo, informatici e di pedopornografia;

   i numeri certificano una situazione che rasenta la paralisi dell'intero Tribunale, che si è cercato finora di tamponare con risorse interne, scoprendo necessariamente altri settori delicati, come quello del riesame, o attingendo alle risorse di altri tribunali circondariali e della stessa Corte di appello, non senza ulteriori disagi;

   usando le parole del presidente vicario della Corte d'appello, Citterio, «il rischio è la paralisi per la giustizia veneziana e veneta, della Corte e del distretto di Venezia, competente per molti reati regionali. Carenza di personale e di magistrati. I concorsi ora ci sono, ma nessuno vuole venire a lavorare a Venezia, considerata una sede scomoda, cara. Ho posto al ministero il tema di prevedere un incentivo economico per chi lavora a Venezia: non si tratta di un privilegio, ma di una compensazione dei disagi reali» –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per porre immediato rimedio alla situazione emergenziale in cui versano gli uffici giudiziari veneziani, in particolare, procedendo allo scorrimento delle graduatorie vigenti e al riconoscimento della sede giudiziaria di Venezia quale sede disagiata, perché Venezia, nel bene o nel male, è unica e la sua unicità va riconosciuta.
(5-07523)


   ASCARI, ELISA TRIPODI, PALMISANO, SALAFIA, D'ORSO, DE CARLO, SAITTA, SARTI, DI SARNO, CIPRINI, BARZOTTI, PENNA, NAPPI, ZANICHELLI, VACCA, BATTELLI, BONAFEDE, BUFFAGNI, FRANCESCO SILVESTRI, PROVENZA, VALENTE, ZOLEZZI, TRAVERSI, BARBUTO, GIULIANO, GRIPPA, ORRICO, SERRITELLA, RAFFA, PIERA AIELLO e MARINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   stando a quanto emerso da alcuni organi di stampa, si apprende della vicenda di una mamma M. che, dopo aver denunciato l'ex convivente e padre di sua figlia per condotte maltrattanti, lesive e persecutorie, ha subito dal Tribunale ordinario di Imperia l'allontanamento e la collocazione in comunità della sua bambina;

   dal racconto che fa l'avvocato della signora, la minore (che oggi ha 10 anni) ha trascorso gli ultimi 5 anni tra violenze familiari prima e poi tra psicologi, assistenti sociali, educatori e una moltitudine di operatori, avvicendatisi in verosimile conflitto di interessi; con un magistrato che prima emetterebbe degli ordini di protezione e poi valuterebbe l'affidamento allo stesso padre che ha riconosciuto come «aggressivo, pericoloso, non in grado di controllare i propri impulsi rabbiosi»;

   il difensore riferisce, nel racconto, di numerose anomalie intervenute nell'ambito dei relativi procedimenti giudiziari che si svolgono davanti al Tribunale competente in ambito sia penale che civile;

   si legge, poi, che la bambina avrebbe affermato più volte di voler solo tornare dalla sua mamma, ma il suo appello pare essere rimasto inascoltato nonostante a tutti gli operatori e in ogni fase abbia raccontato le violenze a cui ha assistito, che ha vissuto e che vive tuttora sotto nuove forme;

   anche i servizi sociali non avrebbero mai compiuto una seria valutazione situazionale né delle rispettive capacità genitoriali, tanto meno avrebbero mai stilato un progetto definito;

   anche in sede penale, ci sarebbero state sparizioni di notifiche e di interi fascicoli;

   nonostante tutto ciò, è emerso durante il procedimento che il 18 ottobre 2021 il Tribunale di Imperia ha emesso un provvedimento definitivo con il quale ha collocato la minore presso il padre, disponendo una valutazione psichiatrica per entrambi i genitori e incontri protetti con la madre;

   da quanto riferito dal legale della signora, dalla data suddetta la bimba ha evidenziato in tutti i modi di non voler lasciare la mamma;

   il 5 gennaio 2022, operatori del 118, Servizi sociali, dirigenti della Asl 1, forze dell'ordine, avrebbero fatto irruzione nell'appartamento dove si trovava la minore, disponendo un trattamento sanitario obbligatorio (Tso) alla mamma e portando in seguito via la minore;

   si precisa che nessun provvedimento, né le modalità, né il Tso sarebbero stati notificati alla mamma o al legale –:

   se sia a conoscenza dei fatti e atti sopra esposti e, nel caso, quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare in merito.
(5-07524)


   PARISSE e GAGLIARDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il mancato funzionamento dei procedimenti esecutivi, e in particolare di quelli immobiliari, pregiudica non solo l'affidabilità di uno Stato nei mercati internazionali ma anche il diritto del creditore a essere soddisfatto entro un termine ragionevole;

   nel tentativo di porre rimedio alle criticità nella procedura di recupero del credito, il legislatore italiano ha adottato negli ultimi anni numerosi interventi che hanno positivamente inciso sull'efficienza e sulla qualità del procedimento esecutivo, come risulta dai dati statistici pubblicati dai 2017 al 2019;

   la riforma più incisiva è stata quella che ha previsto il necessario coinvolgimento nei procedimenti esecutivi di professionisti di cui il giudice dell'esecuzione avrebbe dovuto necessariamente avvalersi per le incombenze inerenti alle operazioni di vendita del bene staggito, analiticamente indicate nel noto articolo 591-bis del codice di procedura civile;

   per effetto della riforma, all'iniziale facoltà da parte del giudice di disporre la delega, subentrava l'obbligo di avvalersi di un professionista (notaio, avvocato o commercialista) iscritto nell'apposito elenco di cui all'articolo 179-ter disp. att. del codice di procedura civile, formato presso ciascun tribunale e messo a disposizione dei giudici delle esecuzioni immobiliari;

   la stessa norma prevedeva che sarebbero stati iscritti nell'elenco i professionisti che dimostrino «di avere assolto gli obblighi di prima formazione, stabiliti con decreto avente natura non regolamentare del Ministro della giustizia»;

   un'effettiva preparazione del delegato è stata correttamente ritenuta dal legislatore lo strumento essenziale per l'iscrizione nell'elenco dei professionisti delegabili. Alla data odierna, tuttavia, manca ancora il decreto attuativo indicato nella norma, che rimane disapplicata generando confusione e prassi non uniformi sul territorio nazionale nei criteri di formazione delle liste e di nomina dei professionisti delegati;

   il decreto ministeriale deve essere rapidamente adottato nell'interesse e a garanzia di tutte le parti. Occorre anche tenere presente che la ripresa della crisi economica e la fine della sospensione delle esecuzioni immobiliari hanno causato una massiva ripresa dei procedimenti e l'accertata competenza dei professionisti, incaricati di gestire la procedura, sarà l'unico modo per evitare la paralisi del tribunali delle esecuzioni –:

   se il Ministro interrogato intenda procedere all'emanazione del decreto attuativo dell'articolo 179-ter disp. att. del codice di procedura civile volto alla disciplina dell'elenco dei professionisti delegati ex articolo 591-bis del codice di procedura civile e quali siano i tempi stimati per la sua adozione.
(5-07525)


   MORANI e BAZOLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Giordano Ceccolini, cittadino italiano nato a Pesaro, arrestato in Thailandia nel 2016, si trova da allora detenuto nel carcere provinciale di Pattaya, condannato, con sentenza emessa il 16 giugno 2017, a venticinque anni e sei mesi di reclusione per spaccio di stupefacenti per aver ceduto pastiglie di metanfetamine;

   il Governo italiano e il Governo del Regno di Thailandia hanno firmato nel 1984 il Trattato di Cooperazione per l'esecuzione delle sentenze penali, ratificato dal Parlamento con la legge n. 369 del 27 settembre 1988;

   sebbene, dunque, la Thailandia non abbia aderito alla Convenzione di Strasburgo del 1983 sul trasferimento delle persone condannate, in forza del citato trattato bilaterale, che compie, tuttavia, un integrale rinvio alla convenzione di Strasburgo, è possibile per i cittadini italiani detenuti nelle carceri thailandesi chiedere il trasferimento in Italia;

   il caso che riguarda Ceccolini corrisponde alle condizioni necessarie all'applicazione del Trattato;

   la Corte di appello di Ancona il 7 maggio 2018 ha disposto il riconoscimento ai fini dell'esecuzione in Italia della sentenza penale irrevocabile, emessa in data 15 giugno 2017, dal Tribunale provinciale di Pattaya, in Thailandia, limitatamente al reato di possesso ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti con pena massima da eseguire nello Stato di venti anni di reclusione, sentenza confermata dalla Corte di cassazione;

   il Trattato, con l'articolo III (procedura per il trasferimento), prevede che la procedura per il trasferimento debba essere iniziata per via diplomatica mediante una richiesta scritta dello Stato ricevente allo Stato trasferente. Se lo Stato trasferente accoglie la richiesta, ne informa lo Stato ricevente per via diplomatica e dà inizio agli adempimenti per il trasferimento del condannato;

   risulta agli interroganti che al Ministero adesso competa l'individuazione di una data utile all'effettivo trasferimento in Italia del nostro connazionale –:

   in quale fase sia la procedura per il trasferimento in Italia di Giordano Ceccolini nonché quali siano i tempi necessari al suo effettivo completamento.
(5-07526)


   CONTE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il tribunale di Vallo della Lucania agisce su un mandamento di competenza che conta oltre 127 mila abitanti e 51 comuni della provincia di Salerno:

   esso è uno dei più lenti di Italia, soprattutto nella definizione dei giudizi civili, per i quali spesso non sono sufficienti quindici anni;

   vi è una enorme sproporzione tra numero di magistrati (si contano cinque ruoli civili) e procedimenti pendenti (ogni ruolo ha dalle 1.300 alle 1.700 cause);

   il Tribunale di Vallo della Lucania ha una pianta organica di soli 14 magistrati (12 +2 ancora non coperti) e un arretrato imponente;

   negli ultimi 5 anni, 6 giudici onorari (tre Got e tre Gdp) sono usciti per sopraggiunti limiti di età o per altre ragioni senza essere sostituiti;

   da tempo l'attuale presidente del Tribunale denuncia questa drammatica situazione;

   con decreto del Ministro della giustizia del 14 settembre 2020, la pianta organica del Tribunale di Vallo è stata aumentata di 2 unità, posti mai coperti;

   solo il 23 per cento degli amministrativi in servizio ha un'età inferiore ai 40 anni, mentre supera i 50 anni di età il 77 per cento dei dipendenti e tre unità risultano prossime alla pensione;

   il rapporto tra giudici e dipendenti evidenzia che ogni giudicante può al massimo contare sull'apporto di una sola unità di personale amministrativo e quest'ultima ha in carico all'incirca mille procedimenti;

   al Tribunale di Vallo della Lucania occorre rimarcare che la pianta organica prevede 39 unità di personale amministrativo con una presenza effettiva di 31 unità; ne deriva una scopertura del 20,51 per cento;

   appare evidente la necessità di potenziare organico e ufficio per garantire la corretta funzione sul territorio;

   nelle more, esistono istituti a cui è possibile fare ricorso come quelli previsti dalla delibera del Plenum del Csm del 20 giugno 2018 avente a oggetto «Disposizioni in materia di supplenze, assegnazioni, applicazioni e magistrati distrettuali per assicurare il regolare svolgimento della funzione giurisdizionale in presenza di difficoltà organizzativa»;

   si potrebbe a tal proposito utilizzare l'istituto della «assegnazione congiunta infradistrettuale» finalizzato allo smaltimento dell'arretrato con l'assegnazione di cause civili già mature per la decisione anche agli altri giudici civili del distretto, individuando un criterio che tenga conto delle priorità e della durata del giudizio –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare merito alle questioni poste in premessa sulla situazione funzionale del Tribunale di Vallo della Lucania.
(5-07527)


   MORRONE, TURRI, BISA, DI MURO, MARCHETTI, PAOLINI, POTENTI, TATEO e TOMASI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il pensionamento con un anno in anticipo (con decorrenza dal 1° marzo 2022) del capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), Bernardo Petralia, nominato a seguito delle dimissioni di Francesco Basentini, successivamente alle rivolte del marzo 2020 e alle polemiche conseguenti alle scarcerazioni durante la prima ondata del COVID-19, potrebbe costituire ulteriore motivo di destabilizzazione per il sistema carcerario e, in generale, per tutto il sistema dell'esecuzione penale;

   nel mese di maggio 2021 si è dimesso anche il direttore generale dei detenuti, Giulio Romano;

   il susseguirsi di cambi ai vertici del Dap potrebbe rallentare l'inderogabile processo di riforma del Corpo di polizia penitenziaria provato dalle carenze strutturali sia dal punto di vista degli organici che delle dotazioni unite alla difficile condizione in cui versano gli istituti penitenziari e i centri di reclusione;

   nonostante le ripetute denunce, anche provenienti da diverse sigle sindacali, allo stato non risulta che siano stati programmati interventi tali da superare tutte le problematiche suindicate, ma unicamente misure temporanee, rivelatesi, come prevedibile, assolutamente insufficienti;

   fasi d'incertezza determinate da avvicendamenti al vertice, in media ogni due anni, potrebbero avere serie ripercussioni sul delicato equilibrio del sistema;

   è indispensabile che sia individuata con immediatezza una personalità qualificata e competente che possa farsi carico delle diverse problematiche con l'autorevolezza di un mandato pieno e di obiettivi chiari, ma soprattutto in grado di conciliare le legittime esigenze e le difficoltà oggettive denunciate da anni dagli operatori della Polizia penitenziaria con le condizioni di vivibilità all'interno degli istituti di pena e con il rispetto dei diritti e della dignità dei detenuti –:

   se il Ministro interrogato stia valutando, e quali siano i tempi previsti, l'assegnazione dell'incarico a una personalità qualificata e competente, anche guardando alle potenzialità che il Dap già esprime, in grado di contare su una approfondita, equilibrata e obiettiva conoscenza del sistema dell'esecuzione penale, sta per quanto riguarda le esigenze del Corpo della polizia penitenziaria, sia per quel che concerne gli aspetti trattamentali, e in grado, quindi, di mettere in campo una progettualità immediata di ampio respiro.
(5-07528)


   ANNIBALI e FREGOLENT. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è stato segnalato, anche a mezzo stampa, da alcune organizzazioni sindacali che la direzione della casa di reclusione di Asti avrebbe impiegato personale di Polizia penitenziaria in compiti non istituzionali e in particolare:

    per eseguire lavori agricoli utilizzando anche un trattore che sarebbe stato anche privo di assicurazione obbligatoria;

    per abbattere alberi e tagliare legna con l'utilizzo di motosega a scoppio;

    per tagliare erba e le siepi con l'utilizzo di decespugliatore a scoppio e con motosega elettrica:

    per eseguire lavori di muratura facendo salire il personale su impalcature alte almeno 5 metri:

    per tagliare pannelli con l'utilizzo di sega elettrica a disco dentato;

   tali impieghi del personale di Polizia penitenziaria in compiti non istituzionali e in attività rischiose, qualora venissero confermati, lederebbero il decoro e l'immagine stessa del Corpo e della stessa Amministrazione penitenziaria quale datrice di lavoro;

   tali impieghi si porrebbero, inoltre, in evidente violazione della normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro;

   il personale verrebbe quindi distolto dai compiti istituzionali di vigilanza per essere impiegato indebitamente nell'esecuzione di lavori agricoli o murali con grave rischio per l'incolumità fisica, eseguita peraltro senza dispositivi di protezione individuale;

   a quanto consta agli interroganti, la direzione del carcere non ha, tra l'altro, fornito risposte esaustive e soddisfacenti sulla vicenda –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e quali iniziative urgenti si intendano intraprendere per verificare e garantire che il personale di Polizia penitenziaria della difesa di reclusione di Asti venga effettivamente impiegato nelle mansioni preposte, sanzionando conseguentemente eventuali comportamenti scorretti da parte della direzione del carcere.
(5-07529)


   COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il codice di procedura penale stabilisce all'articolo 327 che «Il pubblico ministero dirige le indagini e dispone direttamente della Polizia giudiziaria»;

   la legge attribuisce al pubblico ministero il dovere di assicurare il «corretto esercizio dell'azione penale», finalizzato principalmente alla necessaria garanzia del rispetto delle regole nel corso delle investigazioni;

   talvolta gli atti di indagine preliminare si trasformano in esibizioni muscolari, sproporzionate rispetto agli adempimenti da svolgere, ma finalizzate ad assumere un forte impatto mediatico. Lo spropositato dispiego di risorse e di uomini per atti che potrebbero essere posti in essere – raggiungendo gli stessi risultati – in modo meno «spettacolare» pone la questione dei costi delle indagini, soprattutto laddove le stesse si risolvano in proscioglimenti o assoluzioni;

   pur senza sindacare le scelte degli organi inquirenti – che hanno il dovere di svolgere gli atti di indagini necessari alle loro determinazioni con una discrezionalità che non include tuttavia l'innalzamento della forma di «spettacolarizzazione» al mero fine di rafforzare mediaticamente le inchieste o di determinare sudditanza psicologica negli indagati – si ritiene che debbano essere resi trasparenti anche i costi di queste attività, soprattutto quando le stesse si risolvano in proscioglimenti o assoluzioni, aspetto cui si lega la valutazione degli esiti dell'attività del pubblico ministero (e delle risorse impiegate), anche all'interno della riflessione sulla doverosa riforma dell'ordinamento giudiziario;

   emblematica sul tema sopra evidenziato è stata l'interpellanza urgente n. 2-01359, nella quale si domandava, tra l'altro quante fossero state le unità di forze dell'ordine impiegate e a quanto ammontassero i costi riferiti alle oltre cinquanta perquisizioni effettuate in circa venti città da centinaia di agenti tra il 26 e il 27 novembre 2019, nell'ambito dell'inchiesta disposta dalla procura di Firenze sulla Fondazione Open;

   il Governo nella seduta del 12 novembre 2021 eludeva la risposta sul punto, quesito che in questa sede si ripropone nella medesima forma –:

   quante siano state le unità delle forze dell'ordine impiegate nelle perquisizioni effettuate nell'ambito dell'inchiesta sulla Fondazione Open e a quanto ammontino i costi complessivi a essa riferibili.
(5-07530)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TRANO e COLLETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   mediante un esposto depositato presso la procura della Repubblica di Bari, in data 22 dicembre 2020, un avvocato del Foro di Pescara ha segnalato il comportamento del consulente tecnico d'ufficio dottor Samuele Corniola, il cui «atteggiamento infedele», all'interno di un procedimento civile pendente innanzi al tribunale di Bari, sarebbe stato tale da poter inficiare l'obiettivo convincimento del giudice dottor Putignano, che lo aveva nominato per accertare, oltre alle cause del decesso di un minore, avvenuto in seguito a ricovero ospedaliero, eventuali profili di responsabilità sanitaria da parte della struttura ospedaliera – Aoup di Bari;

   nell'atto di giuramento, il consulente è chiamato a svolgere l'incarico seguendo i criteri di «sincerità e completezza», stante la sua funzione «ausiliatrice» del magistrato;

   nella fattispecie suesposta, al contrario, sono apparse oscure le ragioni che hanno indotto il dottor Corniola a redigere una consulenza tecnica, depositata in data 14 settembre 2020, contraddistinta di pareri e interpretazioni apodittiche, non conformi al vero, e certamente rilevanti e decisive ai fini della «corretta» definizione del giudizio per il quale è stato chiamato ad operare, valutazioni fondate su dichiarazioni «arbitrarie», in contrasto con i consolidati e ben noti criteri scientifici e medico-legali in materia di Infezioni correlate all'assistenza (Ica), della letteratura scientifica internazionale e delle circolari ministeriali in materia, nonché della documentazione esistente;

   l'esposto depositato risultava ben circostanziato, nonché supportato da una serie di consulenze tecniche di parte, e si concludeva con espressa richiesta alla procura di Bari di disporre gli opportuni accertamenti e valutazioni in ordine ai fatti esposti;

   il pubblico ministero, dottoressa Chiara Giordano, ha disposto l'archiviazione, in data 9 marzo 2021, iscrivendo tale informativa nel registro modello 45, «fascicolo di atti non costituenti reato», destinato a contenere la registrazione di quegli atti «privi di rilevanza penale», non suscettibili, pertanto, di dare corso alle indagini preliminari e di essere trasmessi al giudice per le indagini preliminari per l'archiviazione, ma inviati direttamente all'archivio del pubblico ministero;

   all'interno di tale fascicolo, avente come contenuto «doglianze e critiche nei confronti del medico legale Corniola Samuele nominato CTU al fine di accertare le cause del decesso di un minore», tuttavia, non risulta che sia stato svolto alcun tipo di indagine, come emerso in maniera incontrovertibile dal relativo accesso agli atti del fascicolo, effettuato a tale fine;

   la circostanza che tali indagini non siano state svolte, o comunque siano state portate avanti in maniera totalmente inadeguata e/o insufficiente, risulta davvero inquietante e solleva pesanti ombre sull'organizzazione e sul funzionamento della giustizia, creando un grave vulnus ai principi costituzionali che ne garantiscono l'effettività, con l'aggravante che trattasi di un caso di responsabilità medica, possibile causa del decesso di un minore;

   l'eccezionalità e la gravità della vicenda richiede la necessità di inviare gli ispettori ministeriali al fine di relazionare in proposito, dopo aver effettuato i dovuti accertamenti e le opportune verifiche sul caso, anche a tutela del pubblico interesse, del buon funzionamento e dell'effettività della giustizia –:

   se intenda valutare l'adozione di iniziative di competenza, a carattere ispettivo, con l'urgenza richiesta dalla straordinaria gravità della vicenda.
(5-07515)


   VITIELLO, ANNIBALI e FERRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, recante Misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e per l'efficienza della giustizia, prevede, all'articolo 11, disposizioni relative agli addetti all'Ufficio del processo;

   al fine di supportare le linee di progetto ricomprese nel Pnrr e, in particolare, per favorire la piena operatività delle strutture organizzative «ufficio per il processo», il Ministero della giustizia richiede alla Commissione Ripam, che può avvalersi di Formez PA, di avviare procedure di reclutamento nel periodo 2021-2024, in due scaglioni, di un contingente massimo di 16.500 unità di addetti all'ufficio per il processo, con contratto di lavoro a tempo determinato della durata massima di due anni e sette mesi per il primo scaglione e di due anni per il secondo;

   a seguito dell'espletamento delle prime procedure di reclutamento, molti giovani professionisti, in particolare avvocati, sono in procinto di firmare il contratto di lavoro subordinato, con inquadramento nell'Area III, posizione economica F1 e, di conseguenza, saremo costretti a procedere alla cancellazione dai relativi albi professionali;

   si rileva che, a differenza dei soggetti assunti per l'ufficio del processo, al fine di incentivare il reclutamento delle migliori professionalità da inquadrare nel Ministero dell'economia e delle finanze per l'attuazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per i professionisti assunti a tempo determinato non è richiesta la cancellazione dall'albo, collegio o ordine professionale di appartenenza e l'eventuale assunzione non determina in nessun caso la cancellazione d'ufficio, ex articolo 31 del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152;

   la necessita di cancellazione dall'albo risulta particolarmente lesiva nel caso di specie, a fronte di un contratto a tempo determinato e che, ai sensi dell'articolo 11 del sopracitato decreto-legge n. 80 del 2021, non è rinnovabile;

   il rapporto temporaneo alle dipendenze della pubblica amministrazione, se da un lato coglie le intenzioni del legislatore, contribuendo in maniera notevole allo smaltimento degli arretrati alla velocizzazione dei processi, come richiesto anche in sede europea, dall'altro, danneggerebbe tutti coloro che, al termine dei due anni e sette mesi, si vedrebbero costretti a riannodare i fili della professione ex novo;

   la valorizzazione della professionalità acquisita in ambito giuridico è anche attestata dal fatto che i bandi di concorso prevedono, tra l'altro, il riconoscimento di ulteriori tre punti in caso di abilitazione all'esercizio della professione forense –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere le necessarie iniziative, anche normative, al fine di evitare che i soggetti vincitori della procedura concorsuale, in particolare gli avvocati, siano costretti a scegliere tra l'ufficio del processo e la libera professione e consentire loro la permanenza nel relativo albo professionale.
(5-07536)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LICATINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) sono strutture fondamentali che svolgono funzioni terapeutico-riabilitative, come il sostegno per il mantenimento o la ricostruzione dei rapporti con il mondo esterno, in favore dei detenuti affetti da disturbi mentali o dichiarati socialmente pericolosi;

   la carenza di Rems in Sicilia provoca notevoli difficoltà sia alla magistratura requirente e giudicante nell'irrogazione delle misure di sicurezza nei confronti dei detenuti, sia nella gestione delle carceri e delle attività necessarie per assistere la salute mentale di tali soggetti;

   nel 2021 si sono registrati 59 suicidi nelle carceri italiane, di cui due avvenuti in Sicilia; nel 2020, presso la casa circondariale di Palermo «Pagliarelli», sono stati 3 i suicidi soltanto nel mese di agosto, tra cui quello di un agente di polizia penitenziaria. Nello stesso anno in tutte le carceri italiane sono stati registrati 62 suicidi. Nel 2019 in totale sono stati 53 i suicidi negli istituti penitenziari italiani, un dato tragico che dimostra le difficoltà delle strutture carcerarie nonché la scarsità di supporti psicologici idonei alle condizioni dei detenuti;

   pochi giorni fa, un ragazzo di soli 25 anni detenuto nel carcere Ucciardone di Palermo si è tolto la vita impiccandosi; di recente, una detenuta 29enne si è suicidata nella sua cella a Messina: era in custodia cautelare per concorso in spaccio di sostanze stupefacenti, nell'ambito di un'operazione antidroga eseguita nei giorni scorsi a Catania;

   in Italia, i detenuti con problemi psichiatrici certificati sono circa 1.300, di cui circa 630 ospitati nelle 31 Residenze per le misure di sicurezza esistenti; in Sicilia i posti disponibili sono circa 60;

   nell'isola, infatti, sono due le Rems attualmente operative, entrambe site nella parte orientale della Sicilia, a Naso e a Caltagirone; una terza residenza era prevista a Caltanissetta ma non è mai stata realizzata;

   già nel 2018, il Garante dei diritti dei detenuti nella Regione Sicilia, professor Giovanni Fiandaca, aveva chiesto risposte concrete sul tema della salute mentale nelle carceri, facendo leva sul problema del numero limitato di Rems la cui realizzazione è diventata inderogabile, vista l'insufficienza di posti a fronte delle cospicue richieste;

   la sentenza della Corte Costituzionale 16 dicembre 2021-27 gennaio 2022 n. 22, intervenuta in materia, ha affermato che l'attuale normativa presenta molti profili di criticità rispetto ai principi costituzionali e non tutela adeguatamente né i diritti fondamentali delle potenziali vittime di aggressione, né le persone affette da patologie psichiche, né tantomeno il diritto alla salute del malato;

   secondo quanto riportato dal giudice a quo che ha sollevato le questioni di legittimità costituzionale, la misura di sicurezza del ricovero in una Rems costituisce «ai sensi degli articoli 2 e 25 comma terzo della Costituzione, una forma di tutela da parte dello Stato dei diritti inviolabili dell'uomo alla vita e all'incolumità per proteggere i terzi dalle condotte violente che possono essere poste in essere dagli autori di reato non imputabili per incapacità di intendere e di volere, con l'espressa previsione della riserva di legge per la disciplina dei casi in cui è possibile sottoporre a misura di sicurezza una persona» –:

   alla luce di tale emergenza, quali iniziative il Ministro interrogato adottare per colmare queste forti carenze che provocano gravi danni alla salute mentale dei detenuti più fragili, al punto da spingerli in certi casi al suicidio, e per reintegrare il rispetto dei principi costituzionali tra cui, in particolare, la rieducazione del condannato ex articolo 27 della Carta Costituzionale che costituisce una delle imprescindibili funzioni della pena.
(4-11381)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nuovi fatti di cronaca riportano all'attenzione la situazione in cui versano le nostre carceri, tasto dolente del Governo, il quale crede di risolvere tale problema tramite quelle che l'interrogante giudica misure inique e dannose quali lo «svuotacarceri», invece di adoperarsi per l'assunzione di ulteriori agenti o la costruzione di nuove carceri;

   in questi giorni, tre sono stati gli accadimenti che rappresentano in modo plastico il fallimentare sistema di gestione degli istituti penitenziari italiani;

   nel carcere di Secondigliano a Napoli, nella giornata del 14 febbraio 2022, tre agenti del Corpo di polizia penitenziaria sono stati brutalmente aggrediti da due detenuti, già noti per aver compiuto atti analoghi in passato, riportando contusioni e leggere ferite fortunatamente giudicate guaribili in pochi giorni;

   il segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, Donato Capece, sostiene in un'intervista che trattasi di uno «scenario quotidiano inaccettabile in cui opera il Corpo di Polizia Penitenziaria. Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano», «Fare il poliziotto penitenziario in carcere è sempre più pericoloso e noi ci sentiamo abbandonati da tutti: dalle Istituzioni, dalla politica e soprattutto da Ministero della giustizia e Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria». Il sindacato ha inteso porre l'attenzione sulla necessità di dotare gli agenti di presidi e supporti, quali le body-cam;

   secondo quanto affermato dal sindacato stesso, inoltre, gli agenti sono costretti a ricoprire più posti di servizio contemporaneamente, dovendo così presidiare, spesso da soli, due o addirittura tre sezioni detentive. Ciò comporta l'ulteriore peggioramento dei livelli di sicurezza degli istituti penitenziari oramai al collasso;

   ad aggravare ulteriormente la situazione, sempre nella giornata del 14 febbraio, due detenuti di 50 e 34 anni 05 sono evasi dal carcere dei Miogni di Varese, aiutandosi con una tavola di 4 metri, calandosi con una corda di lenzuola legate e scavalcando infine le mura di cinta del carcere. I detenuti in questione erano stati arrestati nel marzo del 2021 con l'accusa di rapina e furto;

   infine, nel carcere di Canton Mombello (Brescia), nel pomeriggio di lunedì, è scoppiata una rivolta da parte dei detenuti, i quali hanno incendiato dei materassi, divelto le telecamere e sono state lanciate delle bombolette perforate e incendiate contro il personale. Al fine di sedare la rivolta, numerosi agenti di polizia penitenziaria sono stati richiamati dalle ferie e dal turno del riposo, rendendosi necessario, inoltre, l'intervento dei vigili del fuoco per sedare le fiamme. Nel corso degli eventi, un detenuto magrebino ha tentato la fuga prima di essere raggiunto dagli agenti e riportato in cella –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di risolvere la grave situazione in cui versano le nostre carceri, con particolare riferimento agli evidenti e seri problemi di sicurezza per il personale che lavora negli istituti penitenziari, in primis per gli agenti di polizia penitenziaria.
(4-11384)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta scritta:


   ALESSANDRO PAGANO, FURGIUELE, GERMANÀ, MINARDO e SCOMA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il Ponte sullo Stretto di Messina è un tassello significativo non solo per due regioni del Mezzogiorno, Calabria e Sicilia, ma per l'intero Paese. È un progetto chiave, capace di dare nuova centralità al Sud nel contesto del Mediterraneo e dell'Europa;

   per la realizzazione del Ponte sullo Stretto esiste già un progetto definitivo, cantierabile, in grado di mobilitare un quantitativo enorme di risorse, e di creare migliaia di posti di lavoro ossia il progetto a campata unica;

   il Ponte segnerebbe una nuova era, e sarebbe una svolta anche da punto di vista eco-sostenibile: verrebbero, infatti, ridotte dell'80 per cento le emissioni di CO2 di navi traghetto e aerei, offrendo come modalità primaria di trasporto l'alta velocità ferroviaria, che non sarebbe realizzabile senza il necessario collegamento tra le due sponde dello Stretto;

   inoltre, il Ponte sullo Stretto permetterebbe di intercettare il traffico merci che, dal canale di Suez, oggi si dirige verso Gibilterra per puntare sui porti del Nord Europa, e sarebbe fondamentale per rilanciare il turismo nel Mezzogiorno e nel Paese;

   in una lettera inviata al Presidente del Consiglio in data 20 settembre 2021, illustri docenti e tecnici già componenti del Comitato scientifico della società «Stretto di Messina», concessionaria dello Stato italiano, costituita per la realizzazione dell'opera, spiegavano che la metà del costo del progetto originario del Ponte è destinato alla realizzazione di viadotti e gallerie per rendere possibile i collegamenti autostradali e ferroviari con le reti di trasporto esistenti e programmate. Eventuali altre soluzioni comporterebbero ulteriori studi, stravolgendo completamente il lavoro fatto e le soluzioni progettate;

   tale lettera è rimasta inevasa e anzi il Ministro interrogato ha assegnato ulteriori 50 milioni di euro società Ferrotel per continuare a valutare le diverse ipotesi in campo, tra cui anche l’«opzione zero» che prevede solo il potenziamento delle flotte senza intervenire con nuove opere –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di velocizzare le procedure per l'adozione del progetto originario, già cantierabile, per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, quale progetto chiave per il rilancio economico del Paese che consentirebbe di estendere l'alta velocità ferroviaria anche in Sicilia, fino a Messina, Palermo e Siracusa.
(4-11372)


   MACCANTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   ormai da diverso tempo molte delle principali infrastrutture viarie del nostro Paese necessiterebbero di un intervento di riqualificazione per contrastarne l'incuria, incentivando opere di decoro e di messa in sicurezza delle nostre città nell'interesse di tutti gli abitanti;

   corso Principe Oddone è un importante asse di collegamento tra la zona Nord e il centro di Torino ed è una delle prime vetrine della città per chi arriva dall'autostrada e dall'aeroporto; inoltre, essendo posizionato in una zona strategica, potrebbe rendere la zona un riferimento per i servizi per tutta la cittadinanza e un punto di contatto e di incontro per diversi quartieri;

   nell'area sono presenti grandi spazi non utilizzati di proprietà di FS Sistemi Urbani S.r.l, partecipata del gruppo Ferrovie dello Stato italiane;

   lo stato di abbandono e degrado del Corso Principe Oddone, e in particolare dell'area di proprietà di Ferrovie dello Stato italiane, contribuiscono ad aumentare lo sviluppo di situazioni di microcriminalità e spaccio;

   più volte, sono state effettuate richieste di intervento da parte della cittadinanza a cui non sono seguiti effettivi impegni di riqualificazione da parte della precedente amministrazione comunale;

   nonostante l'intenzione di FS Sistemi Urbani di riqualificare e restituire alla cittadinanza l'area, esplicitata da ultimo workshop Rail City Lab del 2019, non si sa se esista un progetto, un piano di lavoro o dei termini per le opere di riqualificazione della zona –:

   se intenda fornire informazioni circa eventuali progetti di riqualificazione da parte di Ferrovie dello Stato italiane dell'area citata in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di promuovere un intervento di riqualificazione di tutte le infrastrutture viarie presenti nelle nostre città che sono afflitte da degrado e incuria, nell'interesse di tutti i cittadini.
(4-11373)


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 3-bis Tiberina è un asse viario di notevole importanza sotto molteplici aspetti, in primis quello turistico e commerciale, poiché pone in collegamento Terni a Ravenna e dunque il territorio della valle del Tevere con quello del Savio. Tale superstrada è conosciuta anche come E-45, poiché il tratto da Cesena a Terni è inglobato in tale strada europea;

   lungo tale superstrada sussisterebbero costanti criticità per quanto riguarda gli aspetti manutentivi:

    in data 15 febbraio 2019, l'Anas ha diramato una nota nella quale veniva comunicato che avrebbero avuto esecuzione «le attività necessarie ad attuare le prescrizioni della Procura di Arezzo per la riapertura parziale del viadotto del Puleto» e, successivamente, in data 23 luglio 2019, sempre Anas ha diramato un'altra nota con la quale veniva comunicato che sarebbero ripresi i lavori di manutenzione programmata per il risanamento e il miglioramento sismico del viadotto Puleto, sulla strada statale 3-bis Tiberina tra Valsavignone e Canili, in provincia di Arezzo, lavori che erano stati sospesi dalla Procura per divieto di alterazione dello stato dei luoghi e che avrebbero avuto una durata di 200 giorni;

    tuttavia, le tempistiche non sembrano essere state rispettate; infatti, i lavori di manutenzione del viadotto del Puleto sono stati ripresi più volte e, attualmente, non sarebbero ancora stati terminati;

    sempre Anas in data 15 febbraio 2019, comunicava l'avvio delle opere necessarie per riapertura della «vecchia Tiberina comunale», prevedendo in circa duecento giorni la fine dei lavori, tuttavia, dette opere non sarebbero mai iniziate;

    il superamento dei tempi stabiliti per il completamento degli interventi manutentivi potrebbe riguardare anche il «viadotto Tevere IV», viadotto «gemello» del Puleto, stante il fatto che i lavori sono stati consegnati il 16 maggio 2019, con previsione di ultimazione degli stessi entro il 14 gennaio 2023, ma ad oggi lo stato di avanzamento dei lavori risulterebbe appena pari al 3,63 per cento:

    sussistono criticità non solo in riferimento ai tratti sopracitati, ma anche con riferimento a tre gallerie facenti parte del percorso viario in questione: Montecoronaro, Roccaccia e Quarto;

    precisamente, gli interventi di manutenzione della Galleria di Montecoronaro, dopo un riappalto avvenuto nell'ottobre 2019, risultano al 64,73 per cento, quale stato di avanzamento lavori, senza la previsione di un termine di fine lavori; gli interventi relativi alla Galleria Roccaccia di Bagno di Romagna risultano eseguiti per il 99,39 per cento senza previsione di termine di fine lavori, nonostante Anas avesse inizialmente previsto quale termine di conclusione dei lavori l'anno 2019, e i lavori previsti per la Galleria di Quarto, che sarebbero dovuti iniziare nel 2019, non sono mai iniziati –:

   per quali motivi non siano ancora stati completati o, in alcuni casi, neppure iniziati, i necessari interventi manutentivi ai tratti viari ed alle gallerie sopra menzionate;

   se intenda, per quanto di competenza, adottare urgentemente iniziative per far sì che tali interventi vengano realizzati o ultimati quanto prima.
(4-11374)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   CECCANTI, FIANO, CIAMPI, FRAGOMELI, GIORGIS, D'ETTORE e CASU. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso clic un bambino di soli dodici anni sarebbe stato insultato e aggredito in quanto ebreo – con botte in testa, calci, sputi e insulti gravissimi – da due ragazze quindicenni a Venturina Terme, frazione di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno, nell'indifferenza generale di altri coetanei delle quindicenni presenti al momento dell'aggressione;

   a pochi giorni dal 27 gennaio, Giornata nazionale della memoria, questo pesante episodio di antisemitismo, aggravato dalla giovanissima età della vittima e degli aggressori, ha creato sconcerto e sconforto non solo in Val di Cornia, ma in tutta la Toscana:

   come dichiarato dalla stessa sindaca di Campiglia Marittima: «Si tratta di una situazione incredibile, sembra di essere tornati agli anni bui del nostro Paese. (...) Non banalizzeremo l'accaduto, è di una gravità inaudita»;

   appare evidente, parere degli interroganti, che se episodi di una tale gravità continuano a ripetersi occorre ancora fare molto lavoro, anche nelle scuole, per preservare la memoria nel nostro Paese e incentivare, soprattutto tra i giovani, la creazione di una società inclusiva e attenta alla valorizzazione delle differenze –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo per impedire il ripetersi in futuro di fatti analoghi, nonché per contrastare il diffondersi della violenza e di sentimenti di razzismo e antisemitismo, in particolare tra i minori di età.
(5-07516)


   BALDINO e FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo recenti sondaggi emersi nei primi mesi del 2022, sono tornati a crescere i reati. C'è un aumento complessivo delle denunce, salgono gli scippi, i furti di auto e moto, le violenze sessuali, le violenze urbane e le risse;

   a Roma si segnala un fatto che desta allarme sociale, un uomo di 48 anni, alle 6,10 del 14 febbraio scorso è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco mentre usciva dalla propria abitazione in via Alberto Galli, ad Acilia, fra Roma e Ostia. La dinamica sembra quella di un'esecuzione: due colpi alla schiena e uno al torace;

   la vittima, secondo la ricostruzione degli inquirenti, era appena uscita di casa quando potrebbe essere stata affrontata da due malviventi in sella a una moto: uno sarebbe sceso e gli avrebbe sparato in mezzo alla strada, vicino alla sua auto che, si apprestava a prendere per raggiungere il posto di lavoro, un supermercato a Fiumicino. I killer non hanno dato scampo alla vittima, caduta sull'asfalto e finita con un proiettile al torace;

   si indaga in particolare sull'attività del 48enne e sulle sue conoscenze, come anche sui contatti personali delle ultime ore, e non è chiaro se avesse dissidi con qualcuno, anche se al momento l'ipotesi della rapina non sarebbe fra quelle tenute in maggiore considerazione;

   ciò che colpisce in queste circostanze è l'efferatezza e la spregiudicatezza con la quale è stato eseguito l'agguato in piena strada e senza alcun timore di essere visti o fermati da alcuno; tali condotte mal celano la mancanza dello Stato nei territori; i cittadini, indipendentemente dalla presenza di eventuali responsabilità, che nel caso di specie verranno accertate dagli inquirenti, spesso avvertono la sensazione di assenza di controllo nelle città, soprattutto in aree urbane poco sicure o in quartieri all'apparenza tranquilli –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per fare chiarezza sui fatti esposi in premessa, al fine di programmare un controllo del territorio più radicato e per arginare la pericolosa crescita di violenze urbane in aumento già dai primi mesi del 2022.
(5-07517)


   IEZZI, BORDONALI, DI MURO, FOGLIANI, INVERNIZZI, RAVETTO, STEFANI, TONELLI e ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra domenica 13 e lunedì 14 febbraio 2022 un incendio è scoppiato in una palazzina di via Bolla a Milano; l'incendio, che è stato causata da un allacciamento abusivo di cavi dell'alta tensione, rappresenta l'ennesima testimonianza dello stato di assoluto abbandono e di illegalità in cui versa l'area di proprietà Aler e del pericolo che questa incuria può arrecare alle stesse persone che vi abitano;

   negli stabili mancano le condizioni minime di vivibilità: i corpi-scale sono ostruiti da rifiuti, molti cavi elettrici sono scoperti, Il sistema antincendio e molti degli ascensori sono fuori uso e molti di questi sono utilizzati come servizi Igienici, i muri sono pieni di crepe e l'intonaco esterno scrostato mette a rischio la sicurezza dei passanti;

   la zona non è solo tra le più degradate di Milano, ma è diventata un centro gestionale di numerose attività criminali: l'80 per cento dei 244 appartamenti siti nei caseggiati di via Bolla 38, 40 e 42 sono occupati abusivamente, In molti casi da famiglie di etnia rom che hanno un certo ruolo negli ambienti della criminalità cittadina;

   secondo quanto riportato dalla stampa, solo per menzionare le situazioni di illegalità più rilevanti, nelle cantine e nei garage delle palazzine sono state trovate ingenti quantità di droga, oltre ad auto e moto rubate; le abitazioni delle aree circostanti sono state oggetto, più che in altre zone della città, di furti in appartamento e nei cortili si verificano frequenti maxi-risse, alcune delle quali hanno visto anche l'uso di armi, tra gruppi rom o tra rom occupanti e inquilini;

   molti dei legittimi inquilini sono ormai anziani e molti di essi non escono più di casa per timore delle minacce delle aggressioni da parte degli occupanti –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, con la massima urgenza per contrastare l'illegalità che si è venuta a creare all'interno dei quartiere Aler di via Bolla a Milano e per risanarlo dalle situazioni di degrado urbano e sociale, ivi comprese iniziative contro gli occupanti abusivi degli alloggi per farne sede di attività criminali.
(5-07518)


   MAGI e GEBHARD. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a quanto si apprende dalla stampa, sul confine con la Slovenia sono in arrivo 65 fototrappole acquistate dalla Regione-Friuli Venezia Giulia; secondo quanto affermato dall'assessore regionale alla sicurezza Pierpaolo Roberti, la Regione ha proceduto all'acquisto di questi dispositivi su richiesta della Prefettura di Trieste e saranno destinate alla Polizia di frontiera;

   il Governo, in sede di risposta a precedenti atti di sindacato ispettivo del primo firmatario del presente atto, ha ribadito in più occasioni che «le procedure di riammissione (...) tutelano le categorie di stranieri vulnerabili o esposti a particolare pericolo, e sono quindi inapplicabili a diverse categorie di soggetti, e cioè: ai migranti ai quali sia stata riconosciuta una qualsiasi forma di protezione internazionale, ai minori, alle persone che presentano malattie, agli stranieri registrati nel sistema Eurodac» e che «a tutti gli stranieri vengono fornite, con l'ausilio di mediatori culturali e linguistici, nonché mediante la consegna di appositi opuscoli, informazioni sulle modalità con cui formulare istanza di protezione internazionale, la quale, ove presentata, non dà luogo alla riammissione»;

   la riammissione di un richiedente asilo configurerebbe una seria violazione delle norme interne e del diritto dell'Unione europea e lo straniero che intende accedere al territorio nazionale per chiedere asilo non può essere definito irregolare –:

   se e come le forze di polizia intendano utilizzare le fototrappole sul confine con la Slovenia, e in particolare se si intenda utilizzarle per il controllo degli ingressi degli stranieri, se si intenda posizionarle anche in territorio sloveno a uso delle cosiddette pattuglie miste, come verranno gestiti i dati acquisiti e quali precise misure si intendano adottare affinché l'uso delle stesse non contrasti con il rispetto delle norme in materia di diritto di ingresso dello straniero che intende chiedere asilo.
(5-07519)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il titolo V-bis del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, modificato dal decreto legislativo 11 aprile 2011, n. 64, ha istituito un sistema pubblico di prevenzione delle frodi con specifico riferimento al furto di identità denominato Scipafi;

   il sistema Scipafi è basato sulla possibilità per soggetti privati predefiniti di consultare archivi pubblici, provenienti, fra gli altri, da Agenzia delle entrate, Inail, Inps, Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Ministero dell'interno, Ragioneria generale dello Stato, per verificare l'autenticità dei dati forniti dai rispettivi clienti e prevenire operazioni fraudolente, rappresentando anche un deterrente, e di ridurre il contenzioso;

   tale sistema è tra gli esempi migliori di collaborazione pubblico-privato potendo contare su una infrastruttura informativa moderna, in grado di rispondere ai rischi crescenti legati ai comportamenti fraudolenti online e che possa rappresentare un elemento di stimolo e di fiducia per la transizione digitale, al centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   la gestione di una molteplicità di transazioni che implicano l'identificazione della controparte richiede maggiore certezza, nonché di ridurre il costo per imprese e cittadini, velocizzare l'erogazione dei servizi, tutelare i dati delle persone e accrescere la fiducia nel processo di digitalizzazione;

   il legislatore è intervenuto a più riprese per aggiornare l'elenco di aderenti a detto Sistema, ma al momento però stentano a vedere la luce modifiche alla normativa secondaria, pure annunciate;

   si attende il completamento del Sistema, ossia la disponibilità dell'archivio delle carte di identità elettroniche e dell'archivio dei documenti smarriti e rubati, banca dati alimentata e gestita dal Ministero dell'interno, costituisce al riguardo fondamentale asset per la prevenzione dei fenomeni di frode legati al furto d'identità, ma, a seguito dell'intervento del Garante per la protezione dei dati personali, esso non è più consultabile per interrogazioni multiple, disattendendo le aspettative degli aderenti tramite Scipafi –:

   quali siano le iniziative di carattere operativo di competenza, con riferimento, in particolare, alla disponibilità dell'archivio delle carte di identità elettroniche, per consentire di attuare quanto già previsto dalle disposizioni sopra citate al fine di far esprimere al Sistema tutte le sue potenzialità a beneficio di cittadini e imprese.
(5-07520)


   PRISCO, BUTTI e MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la realizzazione della nuova sede provinciale dei vigili del fuoco di Lecco da molti anni rappresenta una questione di prioritaria importanza per la città e per tutta la provincia;

   da anni, infatti, vigili del fuoco sono costretti a lavorare in un ambiente poco funzionale, causato dalla divisione tra la sede amministrativa e tecnica e quella operativa, che determina, altresì, un ingente sperpero di risorse, in primo luogo perché costosissimi mezzi di soccorso e altre attrezzature d'emergenza rimangono esposti alle intemperie per mancanza di rimesse e magazzini idonei, e in secondo luogo perché tale situazione impone il pagamento di molteplici canoni di locazione; ciononostante l'impegno del personale a sopperire a tali mancanze strutturali è rimasto costante;

   la realizzazione di una nuova sede si è resa necessaria proprio per ottimizzare e riunire in un solo luogo le molteplici attività svolte, e al fine di offrire spazi moderni, idonei, aggiornati e sicuri; le attività che saranno ospitate nella nuova sede riguardano quindi la gestione del servizio di soccorso e i molti aspetti legati alla prevenzione incendi e alla sicurezza;

   la pandemia e gli aspetti burocratici legati alla realizzazione del progetto hanno tuttavia fatto slittare l'avvio del cantiere, inizialmente previsto per il 2020, e da notizie di stampa locale sembrerebbe che la progettazione esecutiva dell'intervento non sia ancora disponibile –:

   quali siano i tempi previsti per la realizzazione della nuova sede della caserma dei vigili del fuoco di Lecco.
(5-07521)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAOLIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 29 luglio 2021 l'interrogante, con atto di sindacato ispettivo n. 4-09965 – tuttora privo di risposta – ribadiva l'endemica carenza di personale della Polizia di Stato che da anni attanaglia la Provincia di Treviso, denunciando come l'organico sia passato dalle 338 unità del 2011 alle attuali 241 per il 2021; una riduzione di 97 unità, nonostante il reale rischio d'infiltrazioni della criminalità organizzata di tipo mafioso nel territorio, come riportato anche nel report del 5 maggio 2021;

   anche a causa di tale cronica carenza di organico delle forze dell'ordine su Treviso, la criminalità organizzata, da alcuni mesi, effettua indisturbata furti seriali in appartamenti e villette nei comuni della provincia; in alcuni casi, addirittura, effettua vere e proprie rapine, come avvenuto con le rapine a mano armata in 4 ville nei mesi di novembre e dicembre 2021, tra la provincia di Treviso e quella di Venezia;

   l'emergenza furti in queste settimane ha raggiunto livelli di vera e propria esasperazione: a titolo esemplificativo, si cita il caso di una famiglia di noti ristoratori, residenti nel quartiere di Santa Maria del Sile a Treviso, la cui casa è stata svaligiata due volte nel giro di soli quindici giorni; altri tre episodi sono stati segnalati nel Comune di Maser, ove a distanza di due mesi si ripetono con le stesse modalità;

   molti abitanti del quartiere si sono uniti per assumere un vigilantes che pattuglia il quartiere di notte, sulla scia di quanto già in essere anche tra gli abitanti del Comune di Loria, Mogliano e Castelfranco;

   tale situazione d'insicurezza è vissuta anche dagli abitanti dei Comuni di Carbonera, Ponzano, Preganziol e Vedelago che, in questo caso, si sono organizzati in un'associazione denominata «furti in corso»;

   il grado di esasperazione, di paura e di sconforto dei cittadini della provincia di Treviso è ben riportato sulle pagine dei quotidiani locali (cfr. pagina II e III del Gazzettino di Treviso del 15 febbraio 2022);

   un ringraziamento è dovuto a tutte le forze dell'ordine per l'immane, ma impari, sforzo con cui operano per tutelare la sicurezza dei nostri cittadini, ringraziamento che viene esteso anche al Sindaco di Treviso per il continuo sforzo che sta operando con l'installazione di videocamere su tutto il territorio e anche ad altri sindaci della provincia;

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire la sicurezza ai cittadini tutti e, in particolare, ai residenti nella provincia di Treviso, costretti – come evidenziato in premessa – a vivere nel terrore a causa di questi continui furti, che vengono spavaldamente compiuti a qualunque ora della giornata;

   se non ritenga di rimpinguare in modo tempestivo ed adeguato gli organici della Polizia di Stato, al fine di poter meglio contrastare gli atti delinquenziali richiamati in premessa, nonché far rientrare nella media nazionale il rapporto tra abitanti e personale della Polizia di Stato.
(5-07533)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMITRANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dopo Roma e Milano, Napoli è la terza città d'Italia per numero di abitanti; uno dei quartieri più popolosi è quello del Vomero, considerato il centro commerciale più importante della città; purtroppo, da alcuni mesi il Vomero, al pari di altri quartieri della città, sta subendo pesantemente un preoccupante fenomeno di deterioramento a causa della vasta escalation di atti criminali che si manifestano con aggressioni e rapine a mano armata e che in quest'ultimo periodo hanno messo fortemente a rischio la sicurezza dei commercianti e cittadini napoletani residenti nel quartiere;

   da troppo tempo, nella città di Napoli si assiste ad una forte crescita di fenomeni criminali con assidui episodi di rapine e violenze con conseguente ripercussione sull'ordine e sulla pubblica sicurezza, poiché la recrudescenza degli atti di aggressioni con il frequente utilizzo di armi da fuoco costituisce, piuttosto, la chiara espressione di pericoli costanti che ricadono negativamente sulla città e sulla sicurezza dei cittadini, dei commercianti e degli automobilisti, in particolar modo nel quartiere del Vomero;

   da notizie a mezzo stampa, nella notte tra venerdì 11 e sabato 12 febbraio 2022, gli abitanti del Vomero sono stati vittime di tre rapine a mano armata, andate a segno nel giro di pochissime ore; il gruppo criminale, armato di pistole, ha fatto irruzione all'interno di un noto locale notturno, situato in viale Michelangelo, puntando le armi da fuoco contro i dipendenti e costringendoli a consegnare loro l'intero incasso della serata; nel giro di pochissimo tempo, sempre al Vomero, la stessa banda è riuscita a rapinare un secondo locale situato in piazza Bernini e successivamente i rapinatori sono entrati nuovamente in azione, derubando una coppia in un'auto parcheggiata in viale Raffaello;

   a Napoli e provincia, nel periodo 2021-2022, c'è stato un incremento degli indici di crescita della criminalità rispetto al resto del Paese, +10,9 per cento nell'area metropolitana e +15,3 per cento a Napoli città; il proliferare di bande criminali e gli ultimi eventi criminosi, manifestatisi la scorsa notte, hanno contribuito ad ingenerare ulteriore insicurezza e paura tra i commercianti, i dipendenti dei locali e i cittadini residenti nel quartiere;

   a parere dell'interrogante, l'organico relativo alle forze dell'ordine presente nella zona, considerata tra l'altro, ad alta densità demografica, appare insufficiente rispetto a quanto necessario per un controllo efficace del territorio; negli ultimi mesi, il Vomero è teatro frequente di rapine e furti con armi da fuoco, con un livello di criminalità insostenibile tanto per il tessuto commerciale quanto per i cittadini, i quali denunciano l'assenza di controlli e di sicurezza nel quartiere;

   l'indice di criminalità mostra una situazione allarmante a causa degli innumerevoli episodi di delinquenza, in particolar modo, rapine con armi da fuoco che avvengono non solo al Vomero ma in tutti i quartieri della città e l'ennesimo episodio testimonia il perdurante stato di insicurezza che vivono i cittadini napoletani –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno adottare iniziative, anche attraverso un ulteriore incremento dell'organico delle forze dell'ordine, per il ripristino della sicurezza nel quartiere del Vomero, al fine di arginare e contenere l'ondata di fenomeni di criminalità che si ripercuotono gravemente sia sui cittadini sia sul tessuto economico e sociale della città;

   quali urgenti iniziative il Ministro intenda assumere per fronteggiare la dilagante emergenza di episodi criminali costantemente in crescita nella città di Napoli e se ritenga opportuno promuovere ulteriori iniziative che prevedano una diversa strategia di prevenzione e di contrasto alla criminalità, al fine di garantire la sicurezza e la tutela dei cittadini, dei commercianti e dei loro dipendenti che vivono quotidianamente l'escalation di rapine, furti e violenze.
(4-11370)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   venerdì 11 febbraio 2022, davanti al liceo Enriques di Livorno, è stato predisposto un imponente servizio di ordine pubblico con la presenza di un folto numero di agenti in tenuta antisommossa, mezzi blindati e volanti, a giudizio dell'interrogante al solo fine di intimorire gli studenti e le studentesse affinché abbandonassero l'istituto;

   gli studenti e le studentesse del liceo Enriques da giorni stavano portando avanti la loro lotta attraverso una forma di protesta pacifica;

   i temi che si stanno discutendo negli istituti scolastici superiori, attraverso le autogestioni e le occupazioni dovrebbero richiamare l'attenzione delle istituzioni al fine di risolvere tutti quei problemi che continuano ad essere ignorati: edilizia scolastica, miglioramento della didattica e mancanza di laboratori e spazi didattici, ingresso nel mondo del lavoro, affollamento nelle aule, precarietà dei docenti;

   tale azione di Polizia, volta a porre fine alla mobilitazione, a parere dell'interrogante è da giudicare molto grave e spropositata al cospetto di studenti e studentesse che volevano manifestare pacificamente e protrarre per un altro giorno l'occupazione dell'edificio;

   anche numerosi docenti del liceo Enriques hanno espresso la loro disapprovazione per le modalità con cui gli studenti si sono visti costretti ad abbandonare i locali dell'edificio;

   a parere dell'interrogante, di fronte alle corrette rivendicazioni degli studenti si sarebbe dovuto perseguire la via del dialogo e dell'ascolto senza ricorrere a tale massiccio intervento delle forze dell'ordine che rischia soltanto di minare la fiducia dei ragazzi nelle istituzioni;

   la minaccia della repressione non è risolutiva di tensioni e conflitti che dovrebbero essere gestiti e risolti all'interno della comunità scolastica attraverso un costante confronto e non affrontati soltanto come problemi legati all'ordine pubblico –:

   se la Ministra interrogata non intenda attivarsi, per quanto di competenza, per raccogliere ogni elemento e informazione utile a comprendere se nell'episodio richiamato in premessa vi sia stato un impiego sproporzionato ed eccessivo di mezzi e personale delle forze dell'ordine nei confronti degli studenti e delle studentesse del liceo Enriques e quali indicazioni intenda fornire a prefetture e questure affinché in episodi analoghi si valutino con maggiore scrupolosità le modalità operative di intervento in materia di ordine pubblico, in particolare quando questo riguardi richieste di intervento presso istituti scolastici e in presenza di studenti e studentesse.
(4-11386)


   FIORAMONTI, MURONI, VALLASCAS, CECCONI e FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'articolo 17 della Costituzione «i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi». Tale diritto consente di manifestare liberamente riunendosi in maniera pacifica e garantisce anche la libertà di esprimere il proprio pensiero, come sancito dall'articolo 21 della Costituzione;

   il 1° e il 2 febbraio 2022, 14 attivisti del movimento internazionale «Extinction Rebellion» si introducevano nella sede del Ministero della transizione ecologica a Roma e imbrattavano la facciata esterna, l'ingresso e alcuni locali e porte, spingendosi fino al secondo piano, dando luogo ad atti vandalici, oltrepassando i confini del diritto. Questa azione, seppure dettata dalla frustrazione per le promesse tradite sulla transizione ecologica, non può essere giustificata, ma è opportuno ricordare che, nelle intenzioni degli attivisti, c'era la volontà di disobbedire civilmente. I manifestanti, dopo essersi resi conto della gravità della loro azione, hanno espresso pubblicamente il loro rammarico, precisando come il loro gesto fosse dettato esclusivamente dalla volontà di ottenere un incontro pubblico con il premier Draghi e il Ministro Cingolani per dialogare sul futuro dell'Italia nel collasso climatico e richiedere l'istituzione di un'assemblea cittadina deliberativa e vincolante sulla transizione ecologica;

   secondo le testimonianze degli attivisti, questi sono stati sottoposti da parte della polizia al sequestro di due macchine e di tre cellulari considerati «corpo del reato», trascorrendo ore in questura in attesa di ricevere i verbali, senza la possibilità di comunicare con l'esterno o contattare un avvocato;

   inoltre, nei giorni seguenti, risulterebbe che forze dell'ordine abbiano perquisito senza mandato il B&B in cui alloggiavano gli attivisti, giustificando tale incursione come una semplice operazione amministrativa per presunte violazioni delle norme Covid. Al termine di tale operazione, gli attivisti sono stati caricati sulle auto della polizia – alcuni anche ammanettati – e portati in questura;

   gli attivisti hanno continuato a manifestare il proprio dissenso nei riguardi delle inadeguate politiche ambientali di Governo, con azioni pacifiche quali sit-in davanti al Mite uno sciopero della fame iniziato da 5 attivisti, tra cui una ragazza di 27 anni affetta da patologie croniche e debilitanti che potrebbero mettere a repentaglio la sua salute. Pertanto, gli attivisti si sono appellati ai medici di Roma per il controllo dei loro parametri vitali;

   tale sit-in è stato immediatamente sgomberato dai Carabinieri, che hanno trattenuto i manifestanti per quasi 8 ore in caserma accusandoli di aver violato l'articolo 18 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps) e di aver dato luogo a una manifestazione non preventivamente comunicata. Tale accusa risulterebbe in contrasto con il succitato articolo, poiché una riunione pacifica, anche se non preventivamente comunicata, può essere sciolta solo se esistono elementi di pericolo per l'ordine e la sicurezza, come riconosciuto dalla sentenza della Corte costituzionale n. 11 del 4 maggio del 1979;

   nella mattinata del 14 febbraio 2022 Valerio Gatto Bonanni, un attivista della lista civica Roma Futura, è stato portato al commissariato di Garbatella, mentre si trovava nei pressi del Mite per portare solidarietà e intrattenere un dialogo pacifico con gli attivisti. Come testimoniato dai presenti, nel momento in cui ha iniziato a leggere un comunicato di rammarico di «Extinction Rebellion», è stato preso e trattenuto in commissariato per quattro ore, nonostante non ci fossero i presupposti per farlo –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa riguardanti quelle che appaiono agli interroganti violazioni dell'articolo 17 e 21 della Costituzione e dell'articolo 18 del Tulps, e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di verificare la veridicità di tali accaduti, se e quali iniziative intenda adottare, in specie normative, per introdurre correttivi all'utilizzo improprio del mandato di arresto e di perquisizione in luogo privato da parte delle forze dell'ordine e alla limitazione dell'esercizio pacifico della libertà di riunione e di manifestazione.
(4-11389)


   NOVELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in Italia la tutela delle minoranze linguistiche fa parte del nucleo dei princìpi fondamentali sanciti dalla Costituzione. Tra le regioni italiane che vivono il fenomeno del multilinguismo, una particolare attenzione merita la realtà del Friuli-Venezia Giulia;

   il Friuli-Venezia Giulia, è da sempre una terra di confine e di incontro di popoli: oltre all'italiano, lingua ufficiale, la regione autonoma ha anche riconosciuto come lingue regionali il friulano, lo sloveno ed il tedesco;

   per la sola minoranza slovena, specifiche norme sono dettate dalla legge n. 38 del 2001, a tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli-Venezia Giulia, in attuazione degli articoli 2, 3 e 6 della Costituzione e dell'articolo 3 dello lo Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia;

   secondo l'articolo 8, comma 4, della citata legge n. 38 del 2001, nelle città di Trieste, Gorizia e Cividale del Friuli, le amministrazioni comunali devono istituire un ufficio per i cittadini che intendono avvalersi dei diritti di cui ai commi 1, 2 e 3 del medesimo articolo, cioè:

    1) ricevere risposta in lingua slovena: a) nelle comunicazioni verbali, di norma direttamente o per il tramite di un interprete; b) nella corrispondenza, con almeno una traduzione allegata al testo redatto in lingua italiana;

    2) vedersi riconosciuto il diritto all'uso della lingua slovena nei rapporti con le autorità amministrative e giudiziarie locali;

    3) rilascio di atti e provvedimenti di qualunque natura destinati ad uso pubblico e redatti su moduli predisposti, compresi i documenti di carattere personale quali la carta di identità e i certificati anagrafici, a richiesta dei cittadini interessati, sia in lingua italiana e slovena sia nella sola lingua italiana;

   l'articolo 8, comma 4, primo periodo, della legge n. 38 del 2001, invece prevede che nei territori compresi nella tabella della medesima legge, tutte le amministrazioni adeguino i propri uffici al fine di garantire i diritti previsti per la minoranza slovena;

   il comma 8 del citato articolo 8, prevede che per il conseguimento delle finalità di cui al medesimo articolo è autorizzata la spesa massima di lire 5.805 milioni annue dall'anno 2001;

   è di interesse degli amministratori pubblici, tanto statali quanto regionali e locali, sapere quante persone hanno usufruito dei servizi di cui all'articolo 8 della legge n. 38 del 2001 –:

   quanti uffici siano stati costituiti, ai sensi dell'articolo 8, comma 4, secondo periodo, della suddetta legge e in quali comuni, in particolare per quanto riguarda la ex provincia di Udine;

   se intenda chiarire per ognuno dei suddetti uffici, negli ultimi 3 anni: a) quante persone hanno usufruito dei servizi erogati; b) quanti servizi, e di che tipologia, sono stati erogati; c) in relazione ai servizi erogati, la percentuale di utilizzo di moduli redatti in lingua italiana e slovena e di quelli redatti solo in lingua italiana;

   a quanto ammonti, annualmente, per le casse dello Stato e per quelle delle amministrazioni locali, la spesa per il funzionamento di detti uffici nel complesso e singolarmente, in particolare per quelli costituiti nella ex provincia di Udine;

   a quanto ammonti, annualmente, per le casse dello Stato e per quelle delle amministrazioni locali, la spesa per l'adeguamento degli uffici dovuto ai sensi dell'articolo 8, comma 4, primo periodo, della citata legge 23 febbraio 2001, n. 38, in particolare per quelli operanti nella ex provincia di Udine;

   se non si ritenga opportuno, al fine di ottimizzare i servizi e l'utilizzo delle risorse, adottare iniziative di competenza volte a prevedere un unico ufficio per ognuno dei territori delle ex province di Trieste, Udine e Gorizia, garantendo l'esercizio dei diritti previsti per i cittadini appartenenti alla minoranza slovena tramite tali uffici.
(4-11390)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   MELICCHIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 3 febbraio 2022 gli studenti dell'istituto di istruzione superiore liceo scientifico Valentini-Majorana di Castrolibero, in provincia di Cosenza, hanno iniziato una protesta, proseguita nei giorni successivi con l'occupazione dell'istituto, in segno di solidarietà nei confronti di quelle ragazze che hanno denunciato le presunte molestie subite da un docente. Un profilo Instagram ha raccolto le diverse testimonianze di ragazze indignate per avere, a loro dire, segnalato quanto accadeva e non essere state prese in considerazione Sul cancello di ingresso e sulle ringhiere esterne dell'istituto sono stati affissi alcuni striscioni con scritto: «Stop alle molestie», «No agli abusi di potere», «No al silenzio»;

   articoli di stampa riportano le testimonianze di alcune ragazze: «Avevo quindici anni e dovevo firmare il programma, ero in sala professori con altri ragazzi. Il mio insegnante a un certo punto, prima che firmassi io, mi ha allungato il suo telefono e ha aperto la fotocamera: “Vai in bagno e fatti una foto del seno, così prendi la sufficienza”» e «Le battute sul mio petto quando alla lavagna dovevo parlare di seno e coseno, me le ricordo. Lui faceva continue allusioni e questo legittimava alcuni compagni a unirsi a questi atteggiamenti ambigui»;

   il Ministro interrogato ha inviato un'ispezione e la procura di Cosenza sta conducendo un'inchiesta. È indagato il professore di matematica e fisica dell'istituto;

   diversi articoli di stampa e trasmissioni televisive, come «Le Iene» nella puntata del 9 febbraio 2022 e «Storie italiane» nella puntata del 10 febbraio 2022, hanno dimostrato l'esistenza di e-mail che attestano come la dirigenza scolastica fosse al corrente della questione fin dal 2018 e di come avesse promesso di denunciare i fatti, cosa poi non accaduta. Ma in effetti, da pubblico ufficiale, ricevuta la notizia di un potenziale reato procedibile d'ufficio, anche in assenza di querela di parte, il dirigente scolastico ha un obbligo di denuncia di questo fatto, vero o falso che sia;

   i genitori degli studenti del Polo scolastico Valentini-Majorana hanno inviato una lettera al Ministero dell'istruzione chiedendo di rimuovere la dirigente scolastica;

   il sottosegretario all'istruzione Rossano Sasso, rispondendo ad un'interpellanza urgente alla Camera, l'11 febbraio 2022, ha ribadito che gli ispettori stanno lavorando e che «l'azione disciplinare dovrà rivolgersi non soltanto nei confronti degli eventuali autori dei fatti denunciati che stiamo verificando, ma anche di quanti pur consapevoli di quanto accadeva non ne hanno impedito la loro prosecuzione», «Il più forte interesse del Ministero è quello di proteggere gli adolescenti da vicende che possono compromettere la loro serenità e la fiducia nelle istituzioni» – ha tenuto a precisare il sottosegretario – «nessuno al ministero può tollerare alcuna omertà a scuola»;

   pochi mesi fa, ad ottobre 2021, un giovane studente dello stesso istituto aveva subito una aggressione all'uscita della scuola, sotto gli occhi di tutti e che nessuno aveva impedito. La madre del ragazzo, dopo aver pubblicato la foto dell'adolescente ferito su facebook, denunciando il clima di omertà nella scuola, aveva ricevuto inviti a rimuovere il post per il buon nome dell'istituto –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare ulteriori iniziative, per quanto di competenza e nel pieno rispetto del principio dell'autonomia scolastica, oltre all'attività ispettiva avviata all'interno della scuola dove si sarebbero verificati i fatti esposti in premessa, come il commissariamento immediato dell'istituto, teso a ristabilire un patto di fiducia ormai spezzato tra la stessa istituzione scolastica, le famiglie, gli insegnanti e gli studenti che continuano ad occupare la scuola e che hanno annunciato che concluderanno l'occupazione stessa, ritornando in classe, solo dopo la rimozione della dirigente scolastica.
(4-11378)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di dicembre 2022 in oltre sessanta scuole romane gli studenti hanno promosso occupazioni per reclamare il diritto allo studio e la qualità dell'insegnamento e degli istituti;

   invece di promuovere uno spazio di confronto e di dialogo, le autorità dell'ufficio scolastico regionale del Lazio e i dirigenti scolastici di alcune scuole hanno scelto la linea dello scontro e della repressione;

   il 20 dicembre 2021 il direttore dell'ufficio scolastico regionale del Lazio Rocco Pineri ha indirizzato ai dirigenti scolastici una circolare per invitarli a perseguire i responsabili delle occupazioni studentesche, circolare oggetto già di una precedente interrogazione a risposta scritta a firma dell'interrogante e dell'on. Orfini, interrogazione n. 4-11011 del 22 dicembre 2021;

   a seguito di questa circolare una parte minoritaria dei dirigenti scolastici delle scuole interessate si è attenuta a queste direttive punitive e repressive, mentre la maggioranza dei dirigenti scolastici ha adottato una linea di dialogo e di confronto con gli studenti;

   come riportato dal settimanale «l'Espresso» del 30 gennaio 2022 in alcune scuole romane – tra cui Albertelli, Argan, Cavour, Galilei, Majorana, Mamiani, Meucci, Pirelli, Ripetta e altre – sono state irrogate pesantissime sanzioni;

   come riportato dal settimanale «l'Espresso»: «Le sanzioni sono state esagerate e generiche... lettere tutte uguali da cui non si capisce neanche bene quali siano i motivi dei provvedimenti»;

   queste sanzioni in diverse scuole sono state oggetto di ricorsi agli organi di garanzia, lettere di protesta, documenti di critica da parte di studenti e genitori, provocando una grave frattura nella comunità scolastica;

   secondo le organizzazioni degli studenti e dei genitori, le sanzioni sarebbero state sproporzionate, irrogate senza rispettare le garanzie procedurali, e in contrasto con lo statuto degli studenti e delle studentesse (decreto del Presidente della Repubblica n. 235 del 2007) in diversi commi dell'articolo 1 della norma;

   in particolare, sarebbero state violate diverse norme del decreto del Presidente della Repubblica n. 235 del 2007: la gradualità e la proporzionalità della sanzione (comma 5 dell'articolo 1), il suo carattere educativo (comma 2 dell'articolo 1), la possibilità di conversione della sanzione in attività alternative (comma 5 dell'articolo 1), il carattere personale della responsabilità (comma 3 dell'articolo 1);

   le suddette sanzioni potrebbero anche essere oggetto di ricorsi alla giustizia amministrativa da parte degli interessati –:

   quali iniziative di competenza anche di natura ispettiva urgente intenda assumere il Ministro interrogato nei confronti delle scuole interessate al fine di verificare, coinvolgendo tutte le componenti della comunità scolastica, eventuali violazioni delle norme dei regolamenti scolastici e delle norme del decreto del Presidente della Repubblica n. 235 del 2007, così da poter interessare il competente ufficio scolastico per l'avvio degli eventuali adeguati procedimenti disciplinari per i responsabili delle violazioni delle norme in questione, anche alla luce dei probabili ricorsi alla giustizia amministrativa da parte degli interessati.
(4-11387)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIPPA e BARBUTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri) del 21 dicembre 2021, pubblicato in Gazzetta ufficiale n. 12 del 17 gennaio 2022, si legge che è confermata, per l'anno 2021, una quota di ingressi per l'impiego di cittadini non comunitari per motivi di lavoro subordinato non stagionale per i settori dell'autotrasporto merci per conto terzi, dell'edilizia e del settore turistico-alberghiero nella misura di 20 mila cittadini dei Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere specifici accordi di cooperazione in materia migratoria;

   il sopra citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri parrebbe non intervenire nelle norme interessate a regolamentare la patente di guida o la CQC (carta di qualificazione del conducente) da possedere per la guida in Italia e la circolare interministeriale n. 116 del 5 gennaio 2022 riepilogherebbe solo il principio generale inserendo anche alcune disposizioni non previste del testo del decreto quando viene menzionata la patente «CE» o quando si fa riferimento alla convertibilità della stessa;

   dalla lettura del decreto inoltre, nulla si evincerebbe in merito al tempo delle assunzioni per coloro che potranno essere impiegati nel settore autotrasporti mentre, di converso, ciò verrebbe dettagliato nella parte a) della «Gestione delle Procedure» della sopra menzionata circolare: «La durata del contratto di lavoro sarà a tempo determinato della durata massima di un anno. Se, invece, il lavoratore è già in possesso della Carta di Qualificazione del Conducente (CQC), in corso di validità, la durata del contratto di lavoro potrà essere anche a tempo indeterminato»;

   nella medesima parte a) si legge, inoltre, che coloro che non sono in possesso della CQC potranno comunque guidare a nome dell'impresa che effettua trasporti conto terzi, a differenza dei lavoratori italiani che, invece, secondo le normative vigenti, non possono mettersi alla guida se non dopo aver conseguito la CQC;

   la conversione della CQC extra Unione europea in Italia sembrerebbe oggi possibile solo per quella svizzera sulla base di un ratificato accordo tra gli Stati;

   di fatto, i lavoratori assunti con il cosiddetto «decreto flussi» potrebbero mettersi alla guida senza aver prima conseguito la carta di qualificazione del conducente in forza di una disposizione contenuta in una circolare e non per una legge che lo regolamenta;

   viene ribadito, altresì, che una volta assunto il lavoratore, l'impresa dovrà richiedere all'Ispettorato territoriale del lavoro il rilascio dell'attestato di conducente, sul quale dovrà figurare il «codice 95», successivamente alla comunicazione di assunzione agli enti competenti e al rilascio da parte della questura del permesso di soggiorno, mentre non è dettagliato se questi può esercitare la guida fino a quando non consegue la certificazione anche in osservanza del dettato normativo di cui al decreto legislativo n. 286 del 2005 e alla direttiva 2003 n. 59;

   a parere dell'interrogante, sull'argomento, nonostante la pubblicazione di diversi articoli di stampa e ferme restando le perplessità nel riuscire a conseguire una carta di qualificazione entro un anno, anche in considerazione delle lungaggini con cui si stanno evadendo gli arretrati causati dalla emergenza sanitaria, sembrano ancora esserci dubbi sulla precisa condotta che dovranno seguire imprese e lavoratori per restare nel perimetro della norma –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e di quali altri elementi siano in possesso al fine di fornire maggiori precisazioni in merito;

   se non intendano, adottare eventuali e opportune iniziative, per quanto di competenza, anche normative con lo scopo di fornire ulteriori chiarimenti sulle possibilità concesse alle imprese e ai lavoratori che rientrano nelle aliquote del decreto citato in premessa; se non ritengano doveroso consentire anche ai cittadini residenti in Italia che risultano già iscritti ai corsi di formazione professionale la possibilità di essere assunti in qualità di conducenti.
(5-07534)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il comma 971 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2022 (legge 30 dicembre 2021, n. 234) istituisce il Fondo per il sostegno dei lavoratori con contratto a tempo parziale ciclico verticale: per il fondo in questione è prevista una dotazione di 30 milioni di euro per gli anni 2022 e 2023;

   la tipologia contrattuale sopracitata è presente, tra l'altro, anche tra i lavoratori impegnati nelle mense scolastiche e aziendali, nei servizi per l'igiene e la pulizia degli ambienti specialmente nelle scuole e nel commercio;

   la riduzione degli eventi fieristici, a seguito delle restrizioni conseguenti all'emergenza da COVID-19 porrebbe a rischio l'impiego di numerosi lavoratori operanti nel settore fieristico, tra i quali vi sono, anche, quelli operanti nel servizio di ristorazione;

   infatti, stante quanto emerge dagli organi di stampa, sarebbero ancora senza retribuzione e forme di sostegno economico i lavoratori, inquadrati con la tipologia contrattuale sopracitata, impiegati in una società del gruppo Camst che si occupa della ristorazione alla Fiera di Bologna; Fiere ferme, l'appello di 49 lavoratori del settore: «Viviamo con 400 euro. C'è chi non riesce a dar da mangiare ai figli»;

   il settore fieristico è stato tra i più colpiti dalla pandemia di COVID-19 con conseguenti ricadute e criticità economiche per coloro che operano nei servizi logistici, organizzativi, commerciali e della ristorazione afferenti al mondo fieristico;

   il Fondo sopracitato è stato istituito per sostenere economicamente la tipologia di lavoratori con contratto di lavoro a tempo parziale ciclico verticale, tuttavia i 25 lavoratori in questione non avrebbero ancora ricevuto nessun aiuto economico e non riuscirebbero a far fronte alle spese correnti delle rispettive famiglie con conseguenti disagi sociali –:

   se ed entro quali termini intenda porre in essere iniziative volte a erogare le risorse del Fondo sopracitato nei tempi più celeri possibili.
(4-11375)


   LOMBARDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle modifiche introdotte dal «Decreto fiscale» n. 146 del 2021 sull'ampliamento delle competenze ispettive in materia di salute e sicurezza sul lavoro dell'ispettorato nazionale del lavoro (novellato articolo 13, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2008 e successive modificazioni) e visto che il Ministero deve avviare un potenziamento e reclutamento straordinario di personale tecnico-ispettivo di vigilanza, la Federazione nazionale degli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione – d'intesa con la Commissione dell'albo nazionale dei tecnici della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro, nel loro ruolo di ente di diritto pubblico – ha richiesto l'integrazione fra i titoli da prevedere, quali requisiti specifici del concorso, della laurea in tecniche della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro (L/SNT4) di cui al decreto ministeriale n. 58 del 17 gennaio 1997;

   il tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro è il professionista sanitario «responsabile, nell'ambito delle proprie competenze, di tutte le attività di prevenzione, verifica e controllo in materia di igiene e sicurezza ambientale nei luoghi di vita e di lavoro [...]», nonché «operante nei servizi con compiti ispettivi e di vigilanza è, nei limiti delle proprie attribuzioni, ufficiale di polizia giudiziaria»; grazie allo specifico percorso di studi universitari di base e post base, il tecnico acquisisce competenze dedicate che gli permettono di agire con specifica professionalità in tutte quelle che sono le funzioni e le azioni connesse alla valutazione, gestione e comunicazione dei rischi nell'ambito della prevenzione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro;

   nell'esclusivo e primario interesse comune della sicurezza degli ambienti di lavoro e della salute dei lavoratori è essenziale che tra i requisiti curriculari e formativi dei bandi emanandi per le assunzioni previste all'interno degli Ispettorati del lavoro, in relazione alle attività ispettive e di prevenzione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, sia inserito tra i titoli concorsuali previsti, la laurea in tecniche della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro (L/SNT4), quale ulteriore requisito di accesso –:

   quali chiarimenti il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e se ritenga opportuno avviare iniziative volte a inserire fra i requisiti dei bandi per le assunzioni previste all'interno degli Ispettorati del lavoro la laurea (L/SNT4) di cui al decreto ministeriale n. 58 del 17 gennaio 1997.
(4-11380)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   FRAILIS, INCERTI, MURA e GAVINO MANCA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in Sardegna il rincaro generalizzato delle materie prime e dei costi energetici sta mettendo in ginocchio tutto il comparto ovicaprino che ha già subito un calo dei guadagni dovuto alle calamità naturali del 2021 e che deve fare i conti anche con ritardi nei pagamenti dei premi;

   agli allevatori chiedono alle istituzioni interventi immediati in grado di garantire il giusto prezzo dei mercato e di salvaguardare tutto il comparto produttivo composto da 12.200 aziende dedite all'allevamento ovi-caprino che producono circa 300.000.000 litri di latte annui, che rappresentano il 10 per cento di quello raccolto a livello europeo;

   la questione dell'aumento incontrollato e repentino dei costi aziendali non riguarda solo il comparto dell'agro-zootecnia, ma impatta negativamente anche sui suinicoltori e sui produttori ortofrutticoli;

   davanti a una crisi che supera i nostri confini e si abbatte con conseguenze ancor più devastanti sulle aree economicamente e geograficamente svantaggiate serve un piano straordinario di intervento a sostegno del sistema agricolo sardo –:

   quali iniziative intenda intraprendere per ridurre l'impatto dei rincari sui costi di produzione, per preservare e sostenere il comparto agropastorale e l'agricoltura sarda.
(5-07537)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come noto ed evidenziato a mezzo stampa confermato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, un'epidemia di peste suina africana (Psa) sta colpendo l'Italia e, in particolar modo, Piemonte e parte della Liguria;

   a fronte dei 35 casi di Psa sinora riscontrati tra Liguria e Piemonte, 18 sono localizzati tra la Valle Scrivia e la Val Lemme, interessando i comuni di Bosio, Voltaggio, Franconalto, Serravalle Scrivia e Arquata Scrivia in Piemonte e i territori dell'Isola del Cantone, Ronco Scrivia e Mignanego in Liguria;

   con apposito decreto-legge, approvato in Consiglio dei ministri e in corso di adozione, il Governo intende, tra le altre misure, istituire la figura di un Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto della diffusione della Psa nonché l'adozione di apposite misure per la prevenzione e il contenimento della Psa;

   con riguardo delle citate misure di contenimento introdotte nello schema del suddetto decreto-legge, esse prevedono un termine di 30 giorni entro i quali regioni e province autonome devono adottare il piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l'eradicazione della peste suina africana nei suini da allevamento e nella specie cinghiale, i quali sono adottati previo parere rilasciato dall'Ispra entro 20 giorni dalla richiesta da parte delle amministrazioni competenti;

   predette scadenze portano l'iter di approvazione dei piani di intervento urgenti a quasi due mesi, si tratta di un termine che, considerando che le disposizioni derogatorie in merito al margine di intervento del Commissario straordinario, prevedono in ogni, caso un termine di un mese, non risponde in alcun modo all'esigenza dell'emergenza vissuta dal comparto suinicolo e in generale dal mondo agricolo nazionale, in quanto è di fatto impedita la possibilità di un intervento tempestivo e urgente, il quale richiede una dilazione dei tempi nell'ordine delle settimane e non certo nell'ordine di mesi;

   le disposizioni relative al Commissario straordinario, peraltro, danno luogo a una struttura commissariale priva di risorse, con solo potere di coordinamento, costringendo le amministrazioni competenti a far fronte all'emergenza con le risorse disponibili –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda predisporre per affrontare in modo concreto l'emergenza Psa, permettendo l'adozione dei piani di intervento che permettano effettivamente di intervenire in modo tempestivo, con una struttura commissariale dotata di effettive risorse per poter arginare la diffusione della Psa sul territorio nazionale.
(5-07538)


   GASTALDI, VIVIANI, BUBISUTTI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   per il continuo ed inarrestabile aumento dei costi di produzione (mangimi, energia elettrica, gasolio agricolo, materie prime, farmaci, ricambi, e altro) e per l'inadeguatezza del prezzo del latte alla stalla che, pur in presenza di un aumento intorno al 10 per cento, non riesce a compensare i crescenti costi di produzione, il comparto lattiero-caseario è in costante preoccupazione per la tenuta delle aziende;

   per la produzione di un litro di latte vaccino vengono sostenuti costi pari a 48/50 centesimi ed il prezzo è di 41 centesimi, mentre per produrre un litro di latte ovino si spende da 98 centesimi a 1 euro ed il prezzo alla stalla è di 90 centesimi;

   i prezzi del gas sono aumentati del 500 per cento, le bollette dell'energia elettrica sono più che raddoppiate ed il prezzo delle materie prime destinate all'alimentazione animale, come mais e soia, ha avuto uno sproporzionato aumento. Tra i maggiori costi in stalla ed in caseificio una filiera di prodotto deve affrontare il mercato con una maggiorazione costo di quasi 14 centesimi per litro di latte lavorato;

   sommando l'aumento del costo alimentare a quello energetico si ha un aumento pari a 9,25 centesimi per litro; oggi produrre 1 litro di latte in stalla costa quasi 10 centesimi in più rispetto ad un anno fa;

   gli allevatori sono soffocati dai continui aumenti dei costi di produzione non compensati da un prezzo di vendita adeguato e, in molti casi, si trovano costretti a vendere sottocosto per effetto di dinamiche speculative che ricadono interamente sulle loro spalle;

   si deve dare stabilità alla zootecnia da latte che ha una grandissima rilevanza a livello non solo economico, ma anche sociale e ambientale perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate;

   è necessaria un'azione strutturale di supporto, molti allevatori si vedranno costretti a chiudere le stalle non riuscendo a far fronte ai costi e agli aumenti di carburante, sementi, fertilizzanti –:

   quali iniziative intenda adottare nell'immediato e sul medio e lungo periodo, partendo dall'attuazione completa degli accordi presi al Tavolo nazionale sulla filiera, al fine di tutelare la redditività delle aziende del comparto lattiero-caseario.
(5-07539)


   CILLIS, GAGNARLI, GALLINELLA, CADEDDU, CASSESE, BILOTTI, L'ABBATE, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 3 del decreto-legge relativo alle emergenze in agricoltura, decreto-legge 29 marzo 2019, n. 27, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 maggio 2019, n. 44, è stato introdotto il sistema di dichiarazioni obbligatorie per il monitoraggio e la tracciabilità del latte nel settore bovino ed ovicaprino; tale disposizione è stata poi perfezionata con il successivo il decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, che ha previsto, per le aziende che producono prodotti lattiero-caseari, una comunicazione trimestrale anziché mensile;

   il sistema delle comunicazioni obbligatorie permetterà il monitoraggio delle produzioni di latte ovino, caprino e bovino, quello dei prodotti ottenuti dalla sua lavorazione e soprattutto il controllo del latte e dei prodotti semilavorati situati nei Paesi dell'Unione europea in Paesi Terzi;

   tali disposizioni – in linea con quanto da tempo richiesto dalla Politica agricola comune (Pac) per la totale tracciabilità del latte, ed analogamente a quanto già accade per il comparto bufalino – sono arrivate in risposta ad una forte esigenza, sfociata poi in una vera e propria protesta degli allevatori italiani, scatenata dalla crisi dovuta al prezzo del latte e che ha raggiunto il suo culmine nel febbraio 2019 con i pastori sardi che hanno sversato fiumi latte per le strade;

   dopo un lungo e non facile lavoro di concertazione, soprattutto in relazione ai decreti attuativi in Conferenza Stato-regioni, e che ha infine portato a separare le disposizioni relative al latte bovino da quelle di altra natura, al momento, il sistema delle comunicazioni obbligatorie attende la reale operatività, che è demandata ad Agea – Agenzia per le erogazioni in agricoltura;

   il sistema di monitoraggio è molto atteso dal settore poiché proprio in queste settimane sta dilagando una nuova ondata di protesta, i cui motivi sono da ritrovare nell'aumento dei costi delle materie prime (mangimi, energia), dovuti soprattutto alle conseguenze dell'emergenza COVID-19, e a un prezzo del latte che non è ancora in grado di remunerare adeguatamente gli allevatori;

   avviare questo sistema garantirebbe trasparenza della filiera, monitoraggio dei flussi, con la finalità, non ultima, di poter ipotizzare strategie economiche e di sviluppo di più ampio respiro per tutto il comparto –:

   a che punto sia l'attuazione operativa da parte di Agea del sistema di monitoraggio e tracciabilità del latte introdotto nel decreto-legge sulle emergenze in agricoltura del 2019 e che oggi si rende quanto mai urgente a fronte di una nuova forte crisi che sta caratterizzando il settore zootecnico ovicaprino e bovino nazionale.
(5-07540)


   BENEDETTI, SURIANO, SARLI, EHM e TERMINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il latte alla stalla è sempre stato pagato meno, sia dai trasformatori che dalla grande distribuzione organizzata, del costo medio di produzione. Fino ad ora ai produttori sono riconosciuti tra i 36 ed i 38 centesimi al litro, mentre sugli scaffali della grande distribuzione il latte, al consumatore, costa anche 1.70-1.80 euro al litro;

   il tavolo della filiera lattiero casearia, istituito presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ha sottoscritto, nel 2021, un protocollo d'intesa sul prezzo del latte: esso prevede che gli allevatori possano ottenere fino al 31 marzo 2022 il pagamento di 41 centesimi per litro di latte;

   il protocollo stabilisce che, per arrivare alla soglia fissata dei 41 centesimi, la grande distribuzione organizzata riconosca un contributo fino a 3 centesimi di euro al litro di latte: tale premio «emergenza stalle» viene corrisposto alle imprese della trasformazione per poi essere riversato integralmente agli allevatori;

   a loro volta, le imprese della trasformazione, sempre per raggiungere i 41 centesimi al litro, si sono impegnate a riconoscere agli allevatori loro fornitori un premio aggiuntivo fino a 1 centesimo di euro al litro di latte per il latte conferito nella regione Lombardia, parametro dal quale determinare le soglie di premio indicative per il latte conferito nelle altre regioni d'Italia;

   inoltre secondo quanto emerge dall'indice Ismea, il costo medio di produzione del latte è pari a ben 46 centesimi al litro: infatti, gli oneri a carico degli allevamenti sono lievitati a causa dell'aumento dei costi energetici e della mangimistica, aumentata del 19 per cento per i rincari di foraggi (+22 per cento), mangimi semplici (+17 per cento) e composti (+15 per cento);

   allo stato attuale, non solo il prezzo fissato di 41 centesimi è insufficiente rispetto ai costi di produzione, ma ancora non viene corrisposto agli allevatori, nonostante siano passati tre mesi dalla sottoscrizione del protocollo d'intesa; è invece più importante che mai che nessun attore della filiera si sottragga alle proprie responsabilità e agli impegni assunti, soprattutto se ha potuto giovarsi di prezzi del latte alla stalla fermi da 25 anni –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di assumere con urgenza iniziative per garantire il rispetto degli impegni assunti dagli attori della filiera lattiero-casearia, con la sottoscrizione del protocollo d'intesa del 9 novembre 2021, e la corresponsione agli allevatori di un compenso equo che copra i costi di produzione che, come rilevato dall'indice Ismea sono aumentati in modo considerevole.
(5-07541)


   ANNA LISA BARONI, NEVI, SPENA, BOND, CAON, SANDRA SAVINO e PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   all'aumento del costo degli alimenti per le famiglie corrisponde una diminuzione dei compensi agli agricoltori e allevatori che spesso non riescono neanche a coprire i costi di produzione a causa dell'aumento incontrollato delle materie prime, in particolare dell'energia che causa problemi di bilancio alle imprese agricole costrette a vendere sottocosto;

   si tratta di una situazione insostenibile che mette a rischio le forniture alimentari del Paese garantite da 740 mila imprese agricole che non hanno mai smesso di lavorare durante la pandemia, e che ora rischiano la chiusura, con relativi licenziamenti, in parte dovuti anche a casi di presunte speculazioni;

   per questo motivo, oggi, è prevista una loro manifestazione con trattori e animali al seguito in tutte le città italiane al fine di salvare l'agroalimentare Made in Italy e difendere l'economia, il lavoro e il territorio –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire il giusto prezzo ai produttori, prevenire speculazioni, assicurare liquidità alle imprese e accelerare gli interventi previsti a favore di agricoltori e allevatori, a causa di ritardi burocratici che ne rendono l'effettivo godimento a volte eccessivamente oneroso.
(5-07542)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 9-bis, comma 3, del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, dispone quanto segue: «...3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 1-bis non si applicano (...) ai soggetti esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del Ministero della salute (...)»;

   la circolare del Ministero della salute 4 agosto 2021 prevista dalla predetta norma prevede che: «...al fine di supportare i medici vaccinatori nella valutazione dell'idoneità alla vaccinazione, le Regioni e PA promuovono l'individuazione presso i Centri Vaccinali o altri centri ad hoc di riferimenti tecnici per la modalità di presa in carico dei casi dubbi e un gruppo tecnico regionale di esperti in campo vaccinale. La Direzione Generale della Prevenzione attiverà un tavolo nazionale di confronto tra i referenti di tali gruppi tecnici, al fine valutare collegialmente eventuali casi particolari...»;

   il decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, così dispone: «Art. 4-quinquies (Estensione dell'impiego dei certificati vaccinali e di guarigione sui luoghi di lavoro). – 1. A decorrere dal 15 febbraio 2022, i soggetti di cui agli articoli 9-quinquies, commi 1 e 2, 9-sexies, commi 1 e 4, e 9-septies, commi 1 e 2, del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 giugno 2021, n. 87, ai quali si applica l'obbligo vaccinale di cui all'articolo 4-quater, per l'accesso ai luoghi di lavoro nell'ambito del territorio nazionale, devono possedere e sono tenuti a esibire una delle certificazioni verdi COVID-19 di vaccinazione o di guarigione di cui all'articolo 9, comma 2, lettere a), b) e c-bis) del decreto-legge n. 52 del 2021»;

   alla prescritta data del 15 febbraio 2022 non tutte le regioni e pubbliche amministrazioni hanno concluso le procedure di messa a disposizione di esperti in campo vaccinale ai quali i medici possono rivolgersi per fugare i ragionevoli dubbi che possono nutrire nei confronti di casi di potenziale esenzione da vaccinazione anti COVID-19;

   l'assenza dei predetti esperti in alcune regioni, ad oggi, sarebbe causa di impossibilità da parte dei medici di stabilire, consultandosi con loro, se concedere o meno l'esenzione da vaccinazione anti covid-19 ad alcuni cittadini che configurino casi dubbi. Di conseguenza, ciò comporta che gli stessi cittadini risultino assenti al lavoro, poiché in attesa di sapere dai medici di medicina generale se possono sottoporsi a vaccinazione o se devono ricevere un certificato di esenzione;

   è il caso, ad esempio, dei casi dubbi configurati dalle «precauzioni» previste dalla circolare nelle quali si evidenzia che «(...) Una precauzione è una condizione nel ricevente che può aumentare il rischio di gravi reazioni avverse o che può compromettere la capacità del vaccino di indurre un'adeguata risposta immunitaria (...)» e poi che «(...) quando è presente una precauzione può essere necessario approfondire il singolo caso valutando il rapporto beneficio/rischio(...)»;

   la prevista necessità di approfondimento di alcuni casi dubbi, in mancanza di possibilità di consultazione in merito con i medici esperti in campo vaccinale previsti dalla citata circolare, pare stia, di fatto, tenendo oltremisura in attesa i cittadini, anche oltre la prescritta data del 15 febbraio 2022 –:

   se intenda adottare ogni utile iniziativa di competenza volta ad accelerare il prescritto processo di messa a disposizione, presso i centri vaccinali o altri centri ad hoc, dei riferimenti tecnici per la modalità di presa in carico dei casi dubbi nonché di un gruppo tecnico regionale di esperti in campo vaccinale ai quali i medici di medicina generale possano rivolgersi per consultarsi e ricevere precise indicazioni in merito ai ragionevoli dubbi che possono nutrire nei confronti di casi di potenziale esenzione da vaccinazione anti COVID-19.
(5-07531)


   GEMMATO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di gennaio 2022, è stato trasmesso alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano lo schema di decreto del Ministro della salute e del Ministro dell'economia e delle finanze che determina l'aggiornamento delle tariffe massime di riferimento per la remunerazione delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di assistenza protesica;

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, sembrerebbe che tutte le associazioni di settore, segnatamente Sbv, Aiop, Aris, Andiar, Ansoc, FederAnisap, Federbiologi, FederLab, Simmfir, Snr; Cic e Sicop, abbiano evidenziato una serie di criticità relative alle tariffe disposte dal predetto decreto e alle modalità di determinazione delle stesse;

   in particolare e a detta delle associazioni, il predetto schema di decreto avrebbe sì previsto il necessario e atteso aggiornamento delle prestazioni, includendo prestazioni tecnologicamente innovative ed eliminando quelle divenute obsolete, ma le tariffe così disposte avrebbero, al contempo, subito un notevole decremento rispetto a quelle precedenti;

   le riduzioni indicate dalle associazioni oscillerebbero dal 30 all'80 per cento rispetto alle precedenti tariffe;

   una ulteriore e importante criticità evidenziata dalle associazioni è relativa al fatto che molte delle prestazioni indicate nel nuovo Nomenclatore sarebbero state accorpate ad altre formando nuove e uniche e diverse voci, con una tariffa altrettanto nuova e ridotta rispetto a quanto previsto dal precedente tariffario. Un esempio è dato dalla visita cardiologica e dall'elettrocardiogramma che prima venivano tariffate separatamente a 22 e 11 euro e oggi, invece, congiuntamente a soli 22 euro. Pertanto, a detta delle associazioni, non sarebbero state calcolate adeguatamente e correttamente le voci di costo relative alle prestazioni accorpate;

   altro aspetto importante evidenziato dalle associazioni è legato al fatto che le nuove tariffe contenute nel Nomenclatore sarebbero state calcolate senza tenere in debita considerazione i criteri e le metodologie di determinazione delle tariffe stesse previste dalla normativa vigente in materia;

   le criticità evidenziate rispetto alle nuove tariffe del Nomenclatore potrebbero causare una serie di effetti negativi;

   in particolare, le tariffe così ridotte potrebbero determinare disagi diversi nonché danni economici, instabilità finanziaria e problemi ai livelli occupazionali ai soggetti erogatori delle prestazioni (che, lo si ricorda, sono sia pubblici che privati accreditati al Servizio sanitario nazionale. Di conseguenza, le prestazioni erogate ai cittadini subirebbero negative e dirette conseguenze in termini di quantità e di qualità del servizio con significativi aumenti delle liste di attesa;

   invero, il tariffario allegato allo schema di decreto trasmesso alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano è relativo all'anno 2017 e, pertanto, appare condivisibile l'opportunità di considerare un nuovo aggiornamento delle tariffe almeno all'anno 2021 –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, se intenda rivalutare la determinazione delle nuove tariffe indicate nello schema di decreto citato in premessa finalizzando l'attività all'aumento delle singole quote per prestazione.
(5-07532)


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il dottor Gadaleta è direttore dell'U.O.C. oncologia interventistica e oncologia medica integrata dell'Irccs, ospedale oncologico di Bari;

   il dottor Gadaleta ed il suo staff hanno messo a punto un protocollo sperimentale denominato «Chemioterapia intra-arteriosa pancreatica a base di FOLFIRINOX più ipertermia capacitiva esterna quale modalità terapeutica del carcinoma pancreatico non operabile in terzo stadio» che permetterebbe di rendere curabili i tumori al pancreas inoperabili con prognosi infauste, riducendo gli effetti collaterali e la tossicità dei chemioterapici;

   al protocollo sperimentale è stato assegnato dal Ministero della salute, come da deliberazione n. 153 del 18 febbraio 2021 del direttore generale dell'Irccs ospedale oncologico di Bari, un finanziamento per la Ricerca Corrente 2020, con prosecuzione nel 2021, ammontante a complessivi euro 91.000;

   come riferito dalla stampa, la sperimentazione risulterebbe essere stata sospesa con deliberazione n. 113 del 30 aprile 2021 dalla Direzione Scientifica e dalla Direzione Strategica dell'istituto a causa del decesso, pare erroneamente ascritto alla terapia medesima, della paziente «numero uno» sottoposta alla terapia;

   l'autopsia disposta dalla procura della Repubblica di Bari sulla paziente avrebbe appurato che le cause del decesso sarebbero integralmente ascrivibili a legionellosi;

   pare che l'autopsia abbia evidenziato la completa regressione, fino alla scomparsa, del tumore al pancreas al III stadio;

   alla luce degli esiti dell'autopsia il dottor Gadaleta ha richiesto all'amministrazione dell'Irccs ospedale oncologico di Bari di poter riprendere la sperimentazione al fine di ripetere e validare il risultato ottenuto sulla paziente «numero uno», applicando il protocollo su numerosi altri pazienti affetti dalla medesima patologia che, al corrente della notizia, hanno fatto richiesta di sottoporsi alla terapia sperimentale;

   pare, inoltre, che il 10 febbraio 2022, alla sospensione della sperimentazione da parte dell'Irccs si sia sovrapposto anche un ulteriore atto dell'Aifa che ha sospeso, anch'esso, in via cautelare la sperimentazione per violazioni dei disposti del decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 211 ed in particolare per omessa presentazione della prescritta domanda di autorizzazione alla sperimentazione. Per questo motivo la stessa Aifa ha comminato una sanzione amministrativa di 1666.666,66 all'Uoimi presso l'Istituto tumori Bari «Giovanni Paolo II» I.R.C.C.S.;

   è da precisare, però, che il vigente regolamento del comitato etico dell'ente dispone che è l'ufficio di segreteria tecnico scientifica a dover curare la trasmissione di tutte le pratiche connesse alla sperimentazione all'Aifa ovvero all'Osservatorio nazionale sulle sperimentazioni cliniche;

   a prescindere dalla evidente violazione dei disposti della normativa vigente in materia di autorizzazione all'inizio di una sperimentazione, che invero sembrerebbe ascrivibile ad un mero errore in un processo amministrativo, sembrerebbe utile evidenziare il potenziale della sperimentazione avviata dal professor Gadaleta che, sebbene condotta solo su un paziente, pare abbia prodotto un risultato importante ed eccellente che risulta agli onori delle cronache;

   al contempo, appare necessario evidenziare che sono numerosi i pazienti con cancro del pancreas al terzo stadio che, al corrente della notizia, hanno scelto di sottoporsi alla predetta terapia avendo riposto in essa le proprie speranze di vita;

   appare evidente, dunque, che, al netto delle problematiche di tipo amministrativo che hanno portato alla sospensione del protocollo sperimentale, dovrebbe rientrare nell'ambito delle competenze della politica in generale, nonché del Governo e del Parlamento, quella di porre la massima attenzione a terapie del genere e anche ai relativi e più piccoli risultati positivi riscontrati, ponendo in essere ogni iniziativa utile volta a verificare le reali potenzialità di cure che potrebbero allungare le aspettative di vita di pazienti alle prese con malattie gravi e ancora oggi purtroppo incurabili –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero, e in caso affermativo, se non intenda porre in essere iniziative di competenza volte a favorire il riavvio del protocollo sperimentale sospeso.
(5-07535)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRAGA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la regione Lombardia, con la legge regionale n. 28 del 1999, consente ai cittadini residenti nei comuni fino a 20 chilometri dal confine con la Svizzera di poter beneficiare di uno sconto sui rifornimenti di benzina e gasolio, purché il prezzo medio ordinario dei carburanti praticato in Italia sia superiore di 0,05 euro per litro rispetto a quello applicato in Svizzera;

   nel mese di novembre 2021 la regione Lombardia ha riconosciuto un esiguo sconto ai residenti di confine «unicamente sui rifornimenti di benzina nella misura di 0,02 euro per litro» che da qualche settimana è stato completamente eliminato. Secondo l'ultimo monitoraggio, comunicato dall'ambasciata d'Italia in Svizzera a regione Lombardia, il differenziale dei prezzi dei carburanti non avrebbe, infatti, superato il limite di 0,05 euro per litro;

   secondo fonti giornalistiche locali i monitoraggi prenderebbero in esame la media dei prezzi di solamente otto distributori svizzeri, due dei quali persino chiusi;

   da qualche mese Como risulterebbe la provincia lombarda con i costi del carburante più alti in assoluto (un litro di verde costa tra 1,90 e 1,99 euro), mostrando anche un forte squilibrio di prezzi al suo interno. Mentre nelle aree di confine più attigue alla frontiera la differenza dei prezzi con la Svizzera risulta effettivamente inferiore a 0,05 euro al litro (a Fino Mornasco o Cantù i costi più bassi vanno da 1,76 a 1,81 euro), a Como città e nei comuni immediatamente vicini al confine il differenziale oscilla tra 0,07 e 0,16 euro raggiungendo, in alcuni casi, persino i 0,23 euro con evidente superamento della soglia di 0,05;

   la marcata differenza dei prezzi tra Italia e Svizzera ha determinato la ripresa del «pendolarismo del pieno» oltreconfine che la carta sconto aveva annullato, con conseguenti minori entrate, in termini di accise e di Iva, per lo Stato italiano e di mancati guadagni per i distributori italiani, a tutto vantaggio della Svizzera –:

   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare per affrontare la concorrenza, ormai insostenibile, dei prezzi del carburante tra Italia e Svizzera, al fine di rendere competitive le stazioni comasche di frontiera più vicine al confine elvetico, evitando così le perdite per lo Stato italiano e limitando lo squilibrio dei prezzi interni della provincia di Como;

   se non ritengano necessario adottare le iniziative di competenza per correggere i criteri di monitoraggio e rilevazione del differenziale dei prezzi dei carburanti per l'applicazione della carta sconto nelle zone di confine con la Svizzera, rendendo tale meccanismo più preciso e rispondente alla realtà.
(4-11377)


   DE LORENZO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Logista Italia S.p.a., che è tra le imprese leader del confezionamento e distribuzione dei prodotti del tabacco ed operante nel mercato protetto dai Monopoli di Stato, ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Maddaloni in provincia di Caserta per il 20 ottobre 2022, delocalizzando le attività presso la struttura di Anagni, in provincia di Frosinone;

   per i 108 lavoratori, di cui 24 sono dipendenti diretti di Logista e 84 dipendenti di «GLD», azienda cui è stata affidata in appalto la logistica interna nell'impianto campano, si prospetta una drammatica incertezza lavorativa;

   i sindacati, in una nota firmata da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, hanno già annunciato per il 21 febbraio 2022 uno sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori di tutti i siti produttivi di Logista ed altre iniziative di mobilitazione pubblica contro questa inaspettata decisione perché non cagionata da alcuna contrazione di mercato, né di volumi produttivi e nemmeno di perdite finanziarie di bilancio della Società;

   a parere dell'interrogante, in una fase socio-economica particolarmente delicata e caratterizzata ancora dalla crisi pandemica, per un'impresa multinazionale, che operi in un rapporto strategico con il monopolio statale e che non manifesti alcuna significativa crisi aziendale, ma con utili cresciuti in maniera esponenziale negli ultimi anni, è doveroso mantenere in attività i quattro siti produttivi collocati in Italia e porre in essere tutte le iniziative necessarie per conservare gli attuali livelli occupazionali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di un piano industriale di Logista Italia o comunque intenda adoperarsi presso la stessa, anche in relazione al rapporto strategico con il monopolio statale, idoneo a salvaguardare i livelli occupazionali di tutti i siti e supportato da adeguati investimenti per consolidare i volumi produttivi e quali iniziative di competenza intenda adottare, con la massima urgenza, per scongiurare le gravi conseguenze sociali che l'eventuale chiusura dello stabilimento di Maddaloni produrrebbe per un territorio già drammaticamente penalizzato dalla mancanza di opportunità lavorative.
(4-11382)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   LAPIA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   all'interno di un'indagine giornalistica riportata sul quotidiano sardo L'Unione Sarda (che si allega alla presente) in data 14 febbraio 2022 a firma del giornalista Mauro Pili, si fa riferimento ad un progetto di installazione di numerose pale eoliche – ben 93 per l'esattezza – nel cosiddetto Golfo degli Angeli, situato a largo delle coste di Cagliari;

   il progetto redatto da una compagine di società italo-spagnola che opera all'interno del mercato delle energie rinnovabili prevederebbe l'installazione di ben due braccia di pale eoliche all'interno del golfo stesso, una in direzione Nora e l'altra in direzione Capo Spartivento, e sarebbe già stato attenzionato presso la sede della regione autonoma della Sardegna;

   le società interessate alla messa in opera del progetto contro cui, in queste ore, molti sindaci di diversi comuni sardi stanno facendo sentire la loro voce attraverso gli organi di stampa, da anni operano in questo settore e non hanno mai nascosto la volontà di sviluppare i loro investimenti in terra sarda: non intenderebbero, inoltre, seguire il normale processo previsto dalla legge per la messa in opera del progetto (ovvero la valutazione di impatto ambientale) ma, contando sui meccanismi messi in atto per la sburocratizzazione ai fini di velocizzare gli investimenti previsti dal Pnrr anche in tema ambientale, punterebbero a utilizzare procedure semplificate e gli incentivi "messi a disposizione dallo Stato per la realizzazione degli impianti;

   è di tutta evidenza che il luogo interessato dalla possibile installazione delle pale eoliche, già candidato a sito Unesco, rappresenta un patrimonio ambientale e paesaggistico di alto pregio per tutta la Sardegna, già meta di flussi turistici che rappresentano una delle principali vocazioni dell'isola e una delle fonti primarie di sussistenza per tutta l'economia della regione. Non è infatti una novità che, come già accaduto in passato, alcune zone sarde siano state prese letteralmente d'assalto per la costruzione di impianti eolici e fotovoltaici, anche in siti che lambiscono aree archeologiche di importante interesse storico e culturale;

   per fornire un altro esempio su quanto sta accadendo ormai da anni ai danni della regione sarda, a tal proposito l'interrogante, già il 2 dicembre 2021, aveva segnalato con atto di sindacato ispettivo indirizzato al Ministro interrogato, la denuncia del sindaco di Villanovaforru, Maurizio Onniss riguardante la vendita di 30 ettari di terreni a ridosso delle colline della località citata, per proseguire poi con la creazione – da parte delle società interessate all'acquisto – di un nuovo parco eolico per la produzione di energia rinnovabile;

   in tutti questi casi, compreso quello del progetto oggetto della presente interrogazione, le società interessate hanno l'abitudine di sottolineare l'importanza di tali progetti, evidenziando la possibilità occupazionale che ne potrebbe derivare ed i risparmi energetici di cui i sardi potrebbero usufruire: ad oggi, di tutto questo, non vi è alcuna traccia, né in termini di occupazione, né in termini di risparmi energetici, e, tuttavia ciò giustificherebbe il generarsi di ingenti danni ambientali e paesaggistici;

   a seguito della suddetta inchiesta giornalistica, come già sopra citato, i sindaci di molti comuni interessati da questi sempre più numerosi progetti di installazione di veri e propri parchi a produzione di energia eolica e fotovoltaica, hanno cominciato a far sentire le proprie proteste, chiedendo di poter visualizzare i progetti, valutare l'impatto ambientale che potrebbero avere e altresì le garanzie in termine di occupazione e risparmi che dovrebbero, a detta delle società, ricadere a favore dei cittadini sardi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative intenda adottare con urgenza, per quanto di competenza, al fine di tutelare e preservare il patrimonio paesaggistico, storico e culturale della regione Sardegna.
(4-11383)

Apposizione di firme a mozioni.

  La mozione Benamati e altri n. 1-00582, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 febbraio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Di Giorgi, Fiano.

  La mozione Prestigiacomo e altri n. 1-00588, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 febbraio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Foti, Butti, Rachele Silvestri, Varchi, Bucalo, Ferro.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Ascari n. 3-02332 del 14 giugno 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Trano n. 4-10429 del 12 ottobre 2021 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-07515.