Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 9 febbraio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    nel 2021 il mercato italiano dell'auto si è chiuso con 1.457.952 autovetture immatricolate; rispetto al 2020, anno della pandemia, il volume delle registrazioni è cresciuto del 5,5 per cento, ma, a confronto col 2019, il mercato ha accusato un calo del 23,9 per cento, con ben 460 mila auto perse. Secondo i calcoli del Centro Studi Promotor si tratta di un numero insufficiente a consentire un'adeguata sostituzione delle auto giunte a fine vita, che dovrebbe essere di almeno 2 milioni di nuovi veicoli l'anno, necessari per evitare un ulteriore decadimento del nostro parco auto;

    il parco circolante italiano, quasi 40 milioni di auto, resta il più vecchio d'Europa: nel 2020 l'età media delle auto nel nostro Paese è stata pari a 11 anni e 10 mesi (5 mesi in più rispetto al 2019), a fronte di un'età media europea di 10,8 anni. 1 auto su 5 (il 20 per cento circa del totale) è una Euro 0-2, con almeno 18 anni di anzianità. Questa situazione ha conseguenze pesanti per la sicurezza e per l'inquinamento atmosferico;

    sotto il profilo delle alimentazioni delle auto vendute nel 2021, benzina e diesel rappresentano rispettivamente il 29,7 per cento e il 22,6 per cento di quota di mercato. Il Gpl sale al 7,3 per cento, le ibride al 29 per cento, con le «full hybrid» (con doppio motore termico e elettrico) al 6,9 per cento e le «mild hybrid» (con motore termico, sostenuto dall'elettrico) al 22,1 per cento. Le elettriche vere e proprie hanno una quota del 4,6 per cento le ibride ricaricabili del 4,7 per cento;

    oltre alla situazione economica, le cause del crollo di immatricolazioni sono diverse; la crisi dei microchip sta fortemente ostacolando la produzione di auto con la conseguenza di carenze di prodotto per soddisfare la domanda. Un altro fenomeno fortemente penalizzante è costituito dal disorientamento degli acquirenti che non ritengono ancora di poter passare all'elettrico per il loro tipo di utilizzo dell'auto e per la carenza di infrastrutture di ricarica, ma che comunque si astengono dall'acquistare auto tradizionali;

    occorre sottolineare anche gli impatti delle politiche governative, tramite le quali sono stati adottati incentivi che, per quanto consistenti, sono apparsi ispirati ad una logica «stop and go», a fronte del ripetuto esaurimento delle risorse disponibili. L'articolo 7 del decreto-legge n. 146 del 21 ottobre 2021 ha rifinanziato con 100 milioni di euro per l'anno 2021, la dotazione del Fondo per l'incentivazione della mobilità a basse emissioni (istituito dal comma 1041 della legge di bilancio 2019). Tali somme si sono aggiunte ai 350 milioni per il 2021 stanziati a fine luglio dall'articolo 73-quinquies del decreto-legge n. 73 e ai 420 milioni di euro provenienti legge di bilancio 2021;

    tali risorse si sono rapidamente esaurite, prima dello spirare dell'anno. Tuttavia, nulla è previsto per l'anno 2022, se non un sostegno per le imprese di settore consistente in una quota parte di un fondo di 150 milioni di euro (comma 486 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2022), da condividere con turismo e spettacolo;

    nel dicembre 2021, il Cite, Comitato interministeriale per la transizione ecologica, formato dai Ministri della transizione ecologica, delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e dello sviluppo economico ha stabilito che la produzione dei motori a combustione interna è destinato a cessare entro il 2035, con una proroga al 2040 per furgoni e veicoli commerciali leggeri, ribadendo le scadenze tracciate dal Fit for 55 per cento, un atto europeo che è ancora oggetto di discussione;

    sono state immediate le reazioni negative delle imprese di settore: l'Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia) che rappresenta la filiera produttiva nazionale ha dichiarato che la decisione: «...ha sorpreso e messo in allarme tutti gli imprenditori e le decine di migliaia di lavoratori che rischiano il posto a causa di un'accelerazione troppo spinta verso l'elettrificazione». Confindustria ha rilevato la «mancanza di una progettualità chiara che consenta a migliaia di aziende italiane del settore di adeguarsi gradualmente all'imposizione dell'Ue»;

    l'industria dell'automotive è uno dei fiori all'occhiello dell'industria italiana e rappresenta una importante quota del nostro prodotto interno lordo. Il comparto auto, nel 2019, ha fatturato circa 93 miliardi di euro, pari al 5,6 per cento del prodotto interno lordo. Secondo gli ultimi dati dell'Anfia, tra attività dirette e indirette, il comparto è costituito da oltre 5.500 imprese e impiega circa 274.000 addetti, il 7 per cento della forza lavoro del manifatturiero italiano. In tale contesto, la filiera italiana della componentistica dell'industria automobilistica è costituita da più di 2.000 imprese e impiega più di 150.000 dipendenti. Con l'indotto, il settore dà lavoro a circa un milione di persone;

    la Clepa, l'associazione europea della componentistica, ha pubblicato uno studio che quantifica i danni, occupazionali ed economici, derivanti dalla possibile messa al bando dei motori a combustione interna al 2035. In termini occupazionali l'impatto è quantificato in mezzo milione di posti di lavoro persi in Europa, 275 mila al netto delle nuove occasioni generate dallo sviluppo della mobilità elettrica. Tra i Paesi europei produttori di componenti l'Italia è quello che in percentuale rischia di perdere il maggior numero di addetti, circa 73.000 posti di lavoro al 2040, di cui 67.000 già nel periodo 2025-2030;

    alcune vicende industriali stanno evidenziando forti difficoltà direttamente collegate al ridimensionamento del comparto della componentistica automobilistica tradizionale, diesel e benzina. La Speedline di Venezia è solo l'ultimo caso in ordine di tempo. A questa vicenda si affiancano numerose altre vertenze quali Baomark, Bekaert, Gkn, Bosch, Blutec, Vitesco, Marelli, Timken e Gianetti Ruote, con oltre 21 mila lavoratori coinvolti. Secondo i sindacati le istituzioni e la politica non stanno assumendo decisioni all'altezza del dramma sociale che si sta consumando;

    a inizio febbraio 2022 Federmeccanica, Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm hanno elaborato un documento unitario, rivolto al Presidente del Consiglio e i Ministeri competenti (sviluppo economico, transizione ecologica e lavoro e politiche sociali), per l'adozione di un complesso di interventi volte ad accompagnare con misure di politica industriale la sfida della transizione green nell'automotive per evitare effetti drammatici sull'occupazione e sulle filiere industriali. Il documento conferma i dati Clepa e sottolinea anche che nel comparto nel 2019 sono state utilizzate 26 milioni di ore di cassa integrazione e nel 2021 quasi 60 milioni, mentre si annunciano migliaia di tagli del personale;

    nel corso del tavolo sull'automotive, tenutosi a fine ottobre 2021 presso il Ministero dello sviluppo economico, era stata valutata l'ipotesi di stanziare almeno 1 miliardo di euro all'anno per tre anni, con l'obiettivo di rendere la misura strutturale ed evitare che il mercato vada avanti in un clima di incertezza, indicato dagli intervenuti come una delle cause del rallentamento delle immatricolazioni;

    i partecipanti al tavolo hanno evidenziato la necessità di intervenire su tutto il parco auto e di non chiudere le linee di finanziamento nei confronti delle auto tradizionali a motore endotermico con basse emissioni di CO2, al fine di conseguire il doppio obiettivo di abbattere le emissioni legate al parco circolante e di garantire al settore risorse proprie, necessarie a intraprendere un percorso di progressiva decarbonizzazione;

    oggi una vettura a gasolio Euro 6 dTemp, in grado di percorrere fino a 30 chilometri con un litro di gasolio, emette il 95 per cento in meno di NOx (ossidi di azoto) rispetto al passato e 96 per cento in meno di PM (particolato). Percentuali impressionanti che fanno capire quanta strada abbia percorso questa motorizzazione negli ultimi anni. Viceversa, sia le auto «full hybrid» e che quelle «mild hybrid» scontano presenza della doppia motorizzazione (motore termico a benzina e batterie) che le rende veicoli molto pesanti. Questo porta a un consumo superiore quando l'auto, esaurita la carica elettrica, viaggia solo spinta dal motore tradizionale. Si tratta di mezzi non performanti nella guida fuori città;

    le auto puramente elettriche, invece, scontano le difficoltà di ricarica, sia in termini lunghezza dei tempi, che di presenza sul territorio di colonnine dedicate. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), prevede fino a 750 milioni di euro per l'installazione, entro il 2026, di 21.400 punti di ricarica elettrica fast e super-fast (con potenza minima di 50kW) accessibili al pubblico. Ma a fine 2020 in Italia erano presenti solo 1.231 colonnine, su circa 12 mila, con una potenza superiore a 22kW;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza comprende la componente (M2C2), «Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile» con risorse pari a 23,78 miliardi di euro. Il Piano per la transizione ecologica (Pte), che accompagna gli interventi del Pnrr, prevede l'uso di carburanti a minor impatto e, a partire dal 2030, che almeno il 50 per cento delle motorizzazioni sia elettrico. Inoltre, in seno al Pnrr sono inserite due misure finalizzate ad incentivare, tramite lo strumento agevolativo dei contratti di sviluppo, la capacità delle filiere produttive più innovative, ivi compresa quella dell'automotive;

    l'industria automobilistica, come anche la filiera della componentistica, necessitano di interventi specifici, come stanno facendo altri Paesi europei con alta vocazione in questo comparto, nei quali si prevedano sia il sostegno alla ricerca e lo sviluppo di prodotti e tecnologie innovative in grado di competere a livello globale, sia interventi mirati per l'ammodernamento, la riconversione produttiva e la riqualificazione professionale. Francia e Germania stanno già mettendo in campo politiche industriali per affrontare la transizione. Viceversa, nel corso degli ultimi anni l'Italia è scesa dal secondo all'ottavo posto per la produzione di auto in Europa. La produzione nazionale di veicoli è passata dagli oltre 1,8 milioni del 1997 ai 700 mila nel 2021, di cui le autovetture sono meno di 500 mila,

impegna il Governo:

   1) ad adottare iniziative per rifinanziare, in un prossimo provvedimento urgente, su base triennale, il Fondo per l'incentivazione della mobilità a basse emissioni, istituito dal comma 1041 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2019, al fine di consentire il sollecito ricambio del parco veicoli italiano e di dare certezza agli operatori del settore;

   2) ad adottare iniziative per prevedere, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'istituzione di un fondo pluriennale per la riconversione dell'industria automotive, destinato ad accompagnare l'aggiornamento tecnologico e la riconversione delle imprese, nonché la professionalizzazione dei lavoratori del comparto automobilistico nazionale;

   3) a rinviare l'applicazione di quanto stabilito dalla decisione del Cite di cui in premessa, posponendola agli esiti definitivi della discussione sul FIT for 55 per cento in sede unionale, nonché alle opportune consultazioni con le organizzazioni di settore nell'ambito del «Tavolo automotive» attualmente operativo, quale sede opportuna nella quale stabilire le corrette modalità della transizione ecologica per la filiera;

   4) ad attivarsi, nelle sedi istituzionali europee, per sostenere e valorizzare l'industria automobilistica e la relativa componentistica, intese come il comparto strategico dell'Unione europea, con politiche e risorse aggiuntive rispetto a quelle finora stanziate, promuovendo altresì proposte che consentano una transizione sostenibile in termini sociali ed industriali e prevedano target realisticamente raggiungibili per il settore;

   5) ad adottare ogni iniziativa utile per rafforzare le capacità di ricerca e sviluppo in ambito tecnologico, nonché produttive del nostro Paese nel settore della mobilità sia individuale che collettiva, prevedendo semplificazioni burocratiche ed incentivi adeguati per l'attrazione di investimenti stranieri.
(1-00580) «Porchietto, D'Attis, Giacometto, Squeri, Polidori, Sorte, Torromino, Sessa, Cattaneo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   OSNATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la società di gestione degli aeroporti di Milano Linate e Milano Malpensa, Sea spa, è per il 54,81 per cento, di proprietà del comune di Milano, per il 36,39 per cento del fondo 2i Aeroporti spa e per l'8,62 per cento del fondo F2i Sgr spa;

   la governance della società ha reso pubblica la volontà di procedere all'esternalizzazione di alcuni servizi, tramite la vendita di alcuni asset interni Sea Energia e Airport Ict Service) e ha presentato sommariamente tale progetto presso la competente consiliare dell'azionista comune di Milano;

   in particolare, lo scorporo – con la creazione di Airport ICT Service – dei servizi di infrastrutture telefoniche, di telecomunicazione e dei servizi informativi rischia di creare un vulnus nella corretta ed efficace gestione delle procedure aeroportuali, particolarmente in tema di sicurezza;

   la concessione rilasciata a Sea da Enag, in data 4 settembre 2001, all'articolo 2, punto 3, precisa che Sea è responsabile della conduzione, oltre che degli immobili, anche degli impianti e delle infrastrutture dedicate alla gestione dei due aeroporti (torre di controllo, gestione passeggeri, gestione bagagli) e all'articolo 11, punto 1, si indica Sea come obbligata verso gli enti di Stato e delle amministrazioni presenti in aeroporto ad adottare le iniziative utili a favorire lo svolgimento dei servizi istituzionali di questi ultimi (forze dell'ordine, vigili del fuoco, Agenzia delle Dogane e altro);

   la paventata esternalizzazione rischia di portare numerosi pregiudizi in termini occupazionali ed economici alla società di gestione e, quindi, un pregiudizio ai cittadini milanesi, ma, in questa sede, preoccupa maggiormente il problema della sicurezza, in un'ottica sicuramente della gestione aeroportuale, ma anche di sicurezza nazionale essendo presenti numerosi dati relativi a controlli di passeggeri e bagagli –:

   se non si ritenga che l'operazione sopra descritta possa violare le prescrizioni della summenzionata concessione e, in ogni caso, se la vendita di Airport ICT Service non costituisca un rischio per la sicurezza della Repubblica, anche in considerazione della possibilità di acquisto della stessa da parte di società straniera, che così verrebbero in possesso di numerosi dati sensibili relativamente al nostro traffico aereo.
(4-11308)


   GIACCONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi le associazioni Italia-Israele di Asti, Reggio Calabria e Savona hanno presentato alla Procura della Repubblica di Asti una denuncia per terrorismo ed eversione dell'ordine democratico e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione etnica e religiosa nei confronti degli ideatori, sviluppatori, produttori e distributori del videogioco «I cavalieri della moschea di al-Aqsa»;

   il videogioco è stato sviluppato da un 37enne palestinese, figlio di un ex miliziano di Al Fatah, ed ha come obiettivo l'uccisione del maggior numero possibile di agenti e soldati israeliani;

   accompagnato da canti e inni tipici della jihad arabo-palestinese e da esortazioni ossessive a colpire e uccidere i soldati israeliani, il personaggio di cui il giocatore adotta la visuale deve scegliere la propria arma da un'armeria che ha come sfondo i simboli e gli stendardi della jihad; ad ogni colpo inferto alla vittima segnata con una vistosa stella di David, in una crescente furia omicida, il giocatore sente un coro di voci gridare «Allah auhakbar!» («Allah è grande!»), e ad ogni assassinio di israeliani il giocatore è premiato ed esaltato come «eroe della jihad»; quando invece il giocatore muore colpito dal soldato israeliano, viene lodato come «glorioso martire della jihad» ed anche sua madre viene glorificata come la «donna che ha partorito tale martire»;

   il gioco, nell'esaltare gli attacchi terroristici contro Israele, attraverso i violentissimi messaggi antisemiti che contiene, legittima e incoraggia l'odio tra popoli in base ad una visione politico-religiosa fanatica e intollerante –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, anche normative e con la massima urgenza, per arginare la distribuzione del videogioco, anche con riguardo ad una eventuale pianificazione di matrice jiadista.
(4-11318)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   BOLDRINI, QUARTAPELLE PROCOPIO, LA MARCA, DE MICHELI e DELRIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Uganda, Yoweri Museveni, in carica da 35 anni, è stato proclamato per la sesta volta Presidente. Il risultato delle elezioni è stato, tuttavia, messo in dubbio, innanzitutto perché la commissione elettorale non avrebbe rispettato la procedura corretta per lo spoglio dei voti e poi perché le autorità ugandesi non hanno acconsentito al monitoraggio delle elezioni da parte di missioni internazionali di osservatori ed esperti elettorali;

   i tre anni che hanno preceduto le elezioni sono stati segnati da violenze, con candidati dell'opposizione e attivisti della società civile costretti a subire intimidazioni sistematiche: nel 2018 i morti sono stati almeno 100, nel novembre 2020, le forze di sicurezza hanno represso una manifestazione di persone che chiedevano la liberazione del candidato alla Presidenza Robert Kyagulanyi Ssentamu – Bobi Wine –, allora in stato di detenzione, causando la morte di almeno 54 manifestanti, nel 2021, in occasione di elezioni locali suppletive, sono stati denunciati soprusi e intimidazioni;

   riguardo a siffatte violazioni dei diritti umani si sono espressi l'Alto Rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, l'Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani e il Parlamento europeo con una risoluzione approvata l'11 febbraio 2021;

   il Governo italiano, rispondendo il 21 dicembre 2021 ad un'interrogazione della prima firmataria del presente atto ha ribadito che è sua intenzione sollecitare le autorità ugandesi a garantire il più ampio spazio a tutte le forze politiche, oltre che prevenire e reprimere ogni forma di violenza politica;

   martedì 18 gennaio 2022, presso il Comitato permanente sui diritti umani nel mondo della III Commissione, si è svolta un'audizione in videoconferenza di attivisti per i diritti umani in Uganda, alla quale ha preso parte anche il leader dell'opposizione Bobi Wine;

   le persone audite, nel descrivere nel dettaglio la grave situazione di violazione dei diritti umani e politici, hanno anche affermato che nel corso di operazioni di repressione violenta, perpetrate da militari e forze dell'ordine, sono state usate munizioni e armi di fabbricazione italiana, compresi elicotteri –:

   se risulti che le autorità militari e di ordine pubblico ugandesi dispongano di munizioni e armamenti di fabbricazione italiana e se non si ritenga che l'eventuale esportazione di armamenti italiani verso l'Uganda sia in contrasto con la legge n. 185 del 1990 che ne fa divieto verso Paesi responsabili di accertate violazioni delle Convenzioni sui diritti umani.
(5-07493)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come noto, il 21 marzo 2021 è stato arrestato il connazionale Andrea Costantino detenuto ormai da quasi 11 mesi nel carcere di Al Whatba, Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti;

   Andrea Costantino è stato arrestato e prelevato dall'hotel ove soggiornava per una breve vacanza di famiglia, davanti agli occhi della moglie e della figlia;

   le lacune nell'esercizio del diritto alla difesa sono già note e sono state oggetto di precedenti interrogazioni;

   la precedente attività parlamentare ha portato ad alcuni piccoli passi avanti, seppur insufficienti, ma dopo i primi timidi progressi la situazione sembra essersi arenata;

   la moglie ha denunciato che Andrea Costantino è stato rinviato a giudizio e che la prima udienza è stata fissata al 12 gennaio 2022, senza aver ancora chiari precisi e circostanziati capi d'imputazione riferisce che il legale avrebbe chiesto di potere accedere al fascicolo per estrarre le accuse a carico di Andrea, ma il 31 gennaio, il giudice ha negato l'accesso al fascicolo. La prossima udienza è stata fissata al 9 febbraio 2022;

   la moglie dichiara che in una telefonata Andrea l'ha informata di essere stato udito dal Public Prosecutor che gli ha mostrato alcune fotografie estratte dal telefonino italiano che riportano a trattative commerciali di una società italiana per cessioni di armi leggere ad aziende del mediterraneo allargato;

   la moglie dichiara che all'avvocato Abdel Qadir Ismail viene negato di accedere al fascicolo di indagine e processuale, e che gli è stato concesso solo successivamente di prendere visione di alcuni atti e di trascriverli manualmente sotto gli occhi del Prosecutor che decideva cosa far copiare o meno ed i tempi;

   la moglie riferisce che Andrea Costantino versa in condizioni fisiche precarie, poiché ha perso oltre 30 chilogrammi di peso, è moralmente depresso, non ha diritto ad alcuna ora di aria, teme per la sua incolumità e la sua salute fisica e mentale. Recentemente avrebbe anche fatto richiesta di ricovero ospedaliero per accertare che non vi siano gravi patologie alla base dell'importante perdita di peso –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo e quali siano state intraprese nella vicenda di Andrea Costantino.
(5-07494)


   SPADONI, DI STASIO, BUFFAGNI, VACCA, OLGIATI, BERTI e DEL GROSSO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 24 dicembre 2021 era previsto lo svolgimento di elezioni parlamentari e presidenziali in Libia in linea con il percorso per la stabilizzazione politica del Paese delineato dall'Onu nell'ambito del processo di Berlino, sostenuto dall'Italia;

   le elezioni, tuttavia, non hanno avuto luogo. Nonostante le competenti strutture libiche avessero approntato i preparativi tecnici avviando le attività di registrazione degli elettori – con l'iscrizione di circa 2,8 milioni di cittadine e cittadini libici – il rinvio è divenuto progressivamente inevitabile a causa dei dubbi sollevati da diversi attori in Libia sulla legittimità delle basi legali delle elezioni, nonché dell'impossibilità di terminare la fase dei ricorsi, in particolare con riferimento all'ammissibilità di alcune candidature particolarmente controverse;

   si è successivamente aperta una fase in cui il Parlamento libico è divenuto l'attore deputato a definire i prossimi passi del percorso politico verso le elezioni. Al momento, è prevalente l'orientamento a svolgere le consultazioni elettorali solo a seguito del completamento di un processo di revisione costituzionale dalle tempistiche molto incerte che rischiano di generare un lungo posticipo delle elezioni;

   in tale contesto le iniziative del Parlamento libico appaiono concentrarsi non già sulle prossime elezioni, ma sulla sostituzione dell'attuale Esecutivo con l'avvio di un processo di nomina di un nuovo Primo Ministro con l'incarico di formare un Governo transitorio. Sarebbero state validate le candidature di alcuni esponenti libici, tra cui l'ex Ministro Fathi Bashaga. Il nuovo Governo, se contestato, sarebbe suscettibile di generare scenari estremamente destabilizzanti, divisioni politiche e istituzionali, instabilità e scontri sul terreno;

   a livello internazionale, il Consiglio di sicurezza non ha ancora rinnovato il mandato della Missione delle Nazioni Unite Unsmil, limitandosi a una proroga di 3 mesi, che scade ad aprile, creando una situazione di incertezza sul suo futuro;

   l'Italia è sempre stata tra i Paesi più attivamente impegnati nella ricerca di una soluzione politica ed è tra quelli più direttamente esposti agli effetti potenzialmente destabilizzanti ad essa collegati, a partire dal fenomeno migratorio –:

   attraverso quali iniziative il Governo intenda continuare e rafforzare il proprio impegno, in raccordo con i principali partner europei e internazionali, per consolidare pace e sicurezza in Libia e scongiurare il rischio di ulteriore destabilizzazione e di divisioni di fatto del Paese, nella consapevolezza della rilevanza strategica della Libia per l'Italia sotto i profili della sicurezza, della gestione delle migrazioni, economico e dell'approvvigionamento energetico.
(5-07495)

Interrogazione a risposta scritta:


   EHM, SARLI e SURIANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con l'operazione «Aquila d'inverno», tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio 2022, la Turchia ha avviato una serie di bombardamenti in alcuni dei punti simbolo del confederalismo democratico e su diversi villaggi: il campo profughi di Makhmour, la regione Rojava e Shengal, regione irachena a maggioranza curda, dove si sono registrati centinaia di feriti e diversi morti;

   i bersagliamenti compiuti avrebbero valenza simbolica contro il processo di democratizzazione compiuto dalle forze curde ispirate al progetto di società ugualitaria, democratica, ecologista, femminista e interculturale del Confederalismo democratico, fortemente voluto anche da Abdullah Ocalan, in prigione da oltre 23 anni;

   il 15 febbraio 1999, Abdullah Ocalan, Presidente del Movimento di liberazione del Kurdistan e fondatore del partito PKK viene condannato all'ergastolo e trasferito nel carcere di massima sicurezza di Imrali dove viene condannato all'isolamento permanente;

   lo stesso anno, nel 1999, l'Italia, con una sentenza del tribunale di Roma a richiamo della Dichiarazione sull'asilo territoriale, adottata dall'Onu il 15 dicembre 1967, riconobbe ad Abdullah Ocalan il diritto di asilo politico. Nella suddetta Dichiarazione è specificato che: «l'asilo accordato da uno Stato, nell'esercizio della sua sovranità, a persone che possono invocare l'articolo 14 della Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo, deve essere rispettato da tutti gli altri Stati»;

   le Nazioni Unite hanno la responsabilità di garantire che la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo venga applicata anche per Ocalan;

   in base alle sentenze emesse dalla Corte Suprema dell'Unione europea, con sede in Lussemburgo nel 2018 e dalla Corte d'appello di Bruxelles – sentenza confermata dalla Corte di cassazione del Belgio – nel 2019, è illegittimo decretare il partito del Pkk quale organizzazione terroristica tenuto conto che quel partito andrebbe inteso quale fazione parte di un conflitto armato all'interno dello Stato turco e quindi soggetto alle tutele dei regimi di guerra e non alla giustizia penale di quel Paese;

   l'Unione europea e l'Italia devono prenderne atto;

   il ruolo del partito Pkk è stato ritenuto di supporto strategico nella guerra in Siria e in Iraq per la liberazione, attraverso corridoi umanitari, di migliaia di Yazidi intrappolati nella morsa dell'Isis;

   va altresì tenuto conto del buon esempio di convivenza pacifica promossa dai curdi nel Rojava, tra popoli di diversa etnia e religione a cui ha fatto seguito un esperimento sociale di economia dal basso caratterizzata dalla parità di genere, rispetto per l'ambiente secondo una teoria ispirata dal leader Abdullah Ocalan –:

   se il Governo intenda adottare, anche a seguito della mancanza di notizie, iniziative di approfondimento volte alla conoscenza delle attuali condizioni psicofisiche di Abdullah Ocalan;

   se vi sia la possibilità, di adottare iniziative, in seno all'Unione europea, per intraprendere un percorso condiviso per la scarcerazione di Abdullah Ocalan, tenuto conto in particolare delle sentenze citate in premessa, anche ai fini dell'applicazione della disciplina in materia di diritto d'asilo.
(4-11306)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BALDINI. — Al Ministro della cultura, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la proposta di legge costituzionale (3156-B) approvata, in seconda lettura, dalla Camera dei deputati recante modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione si pone l'obiettivo di introdurre la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi oltre che un principio di tutela degli animali;

   il patrimonio culturale e la bellezza immensa, diffusa, rendono l'Italia il territorio con la più alta presenza di siti riconosciuti dall'Unesco di interesse mondiale;

   ferma la difficoltà di elaborare un concetto di bellezza oggettivo e scevro dal suo naturale relativismo, in letteratura risulta comprovata l'esistenza di elementi minimi in grado di spiegare l'universalità della bellezza di taluni ambienti, opere d'arte o paesaggi, in una declinazione del criterio estetico in senso armonico che trova nel riflesso dell'osservatore il suo naturale completamento; coerenza, leggibilità, complessità, mistero, dignità e materialità sono solo alcuni degli aspetti che aiutano a cogliere il senso della bellezza e a darne una collocazione «oggettivata» non fine a se stessa, ma calata nella concretezza dei rapporti e delle interazioni umane, dandone carattere e prospettiva;

   la tendenza a sottovalutare il concetto di bellezza, riducendolo a mero aspetto accessorio e superfluo, appare del tutto astorica e faziosa, in quanto il criterio estetizzante acquisisce una portata centrale nella vita delle persone, al punto da influenzarne benessere psico-fisico e attitudine;

   anche in ambito clinico, è stato comprovato come in un reparto di degenza, una semplice veduta su uno spazio verde – piuttosto che su un muro o su un asettico contesto urbano – comporti significativi miglioramenti nei pazienti, sia sul piano fisiologico che su quello emotivo, scongiurando disagi psicologici quali stati d'ansia e depressione;

   la bellezza artistica e ambientale è dunque condizione necessaria per aiutare a gestire in maniera positiva la quotidianità: genera benessere, emozioni e influisce positivamente sulla salute e secondo alcuni studi anche sull'attenzione e sulla qualità delle relazioni;

   la bellezza si qualifica come la peculiarità dell'Italia e innerva il nostro Paese a tutti i livelli, da quello linguistico a quello ambientale, caratterizzando tradizionalmente il nostro retaggio storico-culturale. Esso risulta meritevole di tutela in quanto tale e nella sua dimensione sociale, in un'ottica di valorizzazione che porti all'incentivazione di opere pubbliche caratterizzate da quel pregio artistico che, secondo lo stesso articolo 9 della Costituzione contribuisce ad arricchire il patrimonio culturale, storico, artistico e paesaggistico della nazione, quale testimonianza dell'identità e della storia della stessa e della sua popolazione –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per dare attuazione a una lettura orientata dell'articolo 9 della Costituzione appena riformato, nel senso di assicurare il principio di tutela e valorizzazione della bellezza in quanto strumento di realizzazione degli obiettivi di trasformazione sociale derivanti dal principio di eguaglianza sostanziale di cui all'articolo 3, comma 2, della Costituzione, nonché dal principio personal-solidaristico di cui all'articolo 2 della Costituzione.
(5-07487)

Interrogazione a risposta scritta:


   PATELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale n. 419 del 10 settembre 2020, veniva disposto lo scioglimento del consiglio di indirizzo della Fondazione lirico-sinfonica «Teatro Regio di Torino» e la contestuale nomina del commissario straordinario per un periodo di sei mesi;

   l'incarico del commissario veniva prorogato per ulteriori sei mesi, con decreto ministeriale n. 112 del 9 marzo 2021, sino alla data dell'8 settembre 2021, benché la trasmissione del piano di risanamento al commissario straordinario di Governo per le fondazioni lirico-sinfoniche, a marzo 2021, e la chiusura in utile, a maggio, del bilancio 2020, rendessero superflua già da giugno 2021 la prosecuzione della gestione straordinaria;

   il 29 settembre 2021, dunque a mandato scaduto, il commissario ha convocato l'Assemblea dei soci che si è riunita il 21 ottobre 2021 al fine di esprimere parere sulle modifiche allo statuto proposte dal commissario stesso. Ottenuto riscontro positivo dall'assemblea lo statuto modificato è stato inviato al Ministero della cultura che con decreto ministeriale n. 393 dell'8 novembre 2021 lo ha approvato:

   è di tutta evidenza, ad avviso dell'interrogante, che la proposta di modifica statutaria sia eccedente l'ordinaria amministrazione per l'esercizio provvisorio e l'attività di riduzione degli illeciti che hanno determinato la nomina dell'amministrazione straordinaria. Infatti, tra le facoltà del commissario, non c'è quella di modificare lo statuto di cui al decreto ministeriale 23 luglio 2014, facoltà che invece appartiene al consiglio d'indirizzo. Consiglio invero sciolto dal citato decreto ministeriale n. 419 del 2020, all'atto stesso della nomina del commissario. Nonostante tutto, l'assemblea dei soci è stata chiamata ad esprimere il parere sulla proposta avanzata in tal senso proprio dal commissario straordinario;

   quanto al merito della modifica, essa riguarda le funzioni del consiglio di indirizzo con riferimento ai requisiti che deve possedere il candidato sovrintendente della Fondazione. Infatti l'articolo 8, comma terzo, lettera d), recita che l'organo «propone al Ministro della Cultura il nominativo per la carica di Sovrintendente a seguito di valutazione fra almeno tre qualificati profili professionali con comprovata esperienza gestionale non solo nel settore dell'organizzazione musicale e/o culturale» e all'articolo 9, comma primo, lettera f), ribadisce che il sovrintendente «può essere scelto tra persone dotate di specifica e comprovata esperienza di tipo gestionale non solo nel settore dell'organizzazione musicale e/o culturale»;

   giova sottolineare che la formulazione precedente dello statuto, approvata con decreto ministeriale del 23 luglio 2014, all'articolo 10, rubricato «Il Sovrintendente», al comma secondo, recava «Il Sovrintendente deve essere scelto tra persone dotate di specifica e comprovata esperienza nel settore dell'organizzazione musicale e della gestione di enti consimili», e affidava l'onere dell'individuazione del preferito fra una pluralità di candidati al consiglio di indirizzo, che poi all'esito doveva comunicare la scelta al Ministro per la cultura, per la nomina;

   la modifica proposta appare all'interrogante in evidente contrasto con quanto previsto dal decreto legislativo n. 367 del 1996 che all'articolo 13, comma secondo, precisa: «Il sovrintendente è scelto tra persone dotate di specifica e comprovata esperienza nel settore dell'organizzazione musicale e della gestione di enti consimili». Ammettere, come previsto dal nuovo statuto della Fondazione Teatro Regio, che il candidato sovrintendente possa avere comprovata esperienza «non solo nel settore dell'organizzazione musicale e/o culturale» può rispondere a criteri di scelta personalistici non già al miglior interesse della Fondazione, e dunque della collettività intera, ad essere amministrata da un professionista altamente qualificato ed esperto nel settore –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario verificare quanto sopra rappresentato e, per quanto di competenza, procedere a una nuova valutazione sulle modifiche proposte dalla Fondazione e avallate con decreto n. 393 del 2021 del Ministro interrogato.
(4-11314)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA. — Al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la Scuola interforze per la difesa Nbc, con sede presso la Caserma «Verdirosi» di Rieti, costituente «Polo interforze per la difesa Nbc», ha l'obiettivo di specializzare il personale delle Forze armate e dei Corpi armati dello Stato nonché dei dicasteri e delle organizzazioni civili coinvolte nella materia nel settore chimico biologico radiologico nucleare (Cbrn);

   in particolare, la citata scuola ha i seguenti compiti: a) elaborare direttive e procedure di impiego, nonché fornire pareri e consulenze in campo Cbrn; b) promuovere ed ospitare convegni, seminari e conferenze tematiche finalizzate ad accrescere e mantenere viva ed aggiornata la sensibilità del Paese sulle problematiche connesse al rischio Cbrn; c) mantenere rapporti con università ed enti scientifici per lo sviluppo di attività di insegnamento e di aggiornamento sulle tematiche Cbrn; d) partecipare con propri rappresentanti ai gruppi di lavoro della Nato sulle questioni Cbrn;

   la struttura in esame: a) dispone di un'area addestrativa denominata Nubich, situata a 2 chilometri di distanza presso l'ex-aeroporto «Ciuffelli», dotata di molteplici scenari attrezzati per l'effettuazione realistica di attività pratiche di tipo chimico, biologico e radiologico; b) inquadra nel proprio ambito il Cbrn Area Control Center (Acc), che costituisce la struttura di vertice della Rete nazionale militare di osservazione e segnalazione degli eventi Cbrn;

   tra gli altri, la scuola ha organizzato il corso per periti Cbrn forensi, unico nel suo genere sia in campo nazionale che internazionale: corso al quale, in prima battuta, è stata consentita la frequenza solo al personale militare, ma dal 2022, probabilmente sarà aperto anche al personale del comparto sicurezza non militare e, quindi, potrebbe essere ammesso anche il personale dei vigili del fuoco e quello delle varie Arpa;

   il corso suindicato, per la sua capacità formativa, sarebbe l'unico a livello europeo, tanto da poter consentire, quanto prima, la frequenza dall'estero, garantendo così, non solo un elemento di prestigio per l'Italia, ma anche una preparazione certificata e prestigiosa, al fine di offrire una consulenza, in ambito giudiziario nazionale ed internazionale, sia per episodi relativi alla difesa, come gli attacchi terroristici, sia per incidenti in ambito civile interessanti le aziende chimiche o petrolchimiche;

   il corso quindi, fornirebbe ai frequentatori le conoscenze e le capacità necessarie affinché le repertazioni e i relativi riscontri documentali possano rispondere ai requisiti di validità necessari per poter essere impiegati in sede giudiziale: infatti, gli insegnanti e gli istruttori della Scuola, supportati, per il primo corso, dal personale specialistico dell'Arma dei carabinieri, hanno trasmesso ai partecipanti tutte le tecniche di indagine utili nell'ambito di una «scena del crimine» contaminata da agenti Cbr;

   appare opportuno riconoscere formalmente la figura del perito Cbrn forense proveniente dalla citata scuola, anche al fine di inserire i nominativi nell'albo dei consulenti tecnici istituito plesso ogni tribunale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se intenda adottare ogni opportuna iniziativa di competenza al fine di riconoscere la figura del perito Cbrn (chimico, biologico, radiologico e nucleare) forense, sia in sede nazionale che internazionale, prevedendo l'introduzione del relativo albo professionale, nonché la possibilità di iscrizione dei nominativi dei soggetti aventi titolo nell'elenco dei consulenti esistente presso ogni tribunale.
(5-07490)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano il Manifesto il 2 febbraio 2022 ha pubblicato un appello promosso da diversi intellettuali del nostro Paese affinché l'Unione europea non si lasci trascinare nell'espansione a Est della Nato, l'Italia manifesti la sua contrarietà all'invio di truppe e missili Usa in Ucraina e perché all'Ucraina sia garantita la condizione di neutralità e pace, superando le insidie messe in campo dalla Russia;

   la profonda aspirazione alla pace, dopo due guerre mondiali e il male assoluto della Shoah, è stata a fondamento della nascita della Comunità europea prima e successivamente dell'Unione europea;

   la caduta del muro di Berlino, lo scioglimento del Patto di Varsavia, la dissoluzione dell'Unione Sovietica, avevano creato la possibilità di una convivenza pacifica di tutti i suoi popoli, ma la distensione resa possibile dalla fine della guerra fredda non è stata coltivata;

   lo spirito di contrapposizione di due blocchi militari è sopravvissuto con l'allargamento a est della Nato e il conseguente dispiegamento di un dispositivo militare ostile ai confini della Russia e la percezione da parte di quest'ultima che ciò possa costituire per la stessa una minaccia;

   tale situazione ha generato una nuova corsa agli armamenti, compreso il riarmo nucleare, che ha creato le condizioni per un nuovo tipo di guerra fredda molto più pericolosa della precedente, perché, abbandonata ogni contrapposizione ideologica, essa si fonda su pulsioni nazionalistiche ancora meno controllabili;

   il diritto all'autodeterminazione del popolo ucraino è stato fortemente condizionato dal tentativo, sia della Russia che del blocco occidentale, di trascinare l'Ucraina ognuno nel proprio campo di influenza;

   la tensione politica e militare fra i due schieramenti nelle ultime settimane è arrivata a livelli insostenibili e una qualsiasi provocazione può fare da detonatore ad un conflitto armato incontrollabile;

   condividendo lo spirito e i contenuti dell'appello citato, a parere dell'interrogante è assolutamente urgente mobilitarsi per impedire il ritorno della guerra in Europa e di un conflitto che potrebbe avere conseguenze inimmaginabili attraverso un «raffreddamento» della tensione e un blocco immediato di ogni escalation militare;

   l'Italia, a parere dell'interrogante, deve dissociarsi da una politica che vorrebbe l'Unione europea trascinata dalla Nato in una insensata corsa all'incremento delle minacce sul campo e ad un rilancio delle spese militari e deve mandare un segnale chiaro a favore della distensione, opponendosi all'estensione nel territorio dell'Ucraina del dispositivo militare della Nato e al dispiegamento in Europa di nuovi missili e armi nucleari americane;

   l'Italia e l'Unione europea dovrebbero, invece, avviare una trattativa per arrivare a condizioni che garantiscano la Russia dalla preoccupazione di un accerchiamento e consentano all'Ucraina di sviluppare la propria autonomia nazionale, in condizioni di indipendenza dai due blocchi;

   partendo dall'attuazione dell'accordo di Minsk, occorre negoziare una posizione di neutralità per l'Ucraina, non più avamposto militare della Nato ma terra d'incontro fra la civiltà russa e quella occidentale –:

   quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati, per quanto di competenza, anche presso l'Unione europea e la Nato, al fine di promuovere il blocco immediato di ogni escalation militare, così da «raffreddare» la tensione politico-militare in corso tra Russia e Nato e ricercare una soluzione che garantisca tutti gli attori in campo e consenta all'Ucraina di sviluppare la propria autonomia nazionale, in condizioni di indipendenza dai due blocchi;

   se non intendano porre in essere iniziative finalizzate a contrastare una insensata corsa all'incremento delle spese militari, opponendosi all'estensione nel territorio dell'Ucraina del dispositivo militare della Nato e al dispiegamento in Europa di nuovi missili e armi nucleari americane.
(4-11298)


   CORDA, LEDA VOLPI, SAPIA, COLLETTI, MASSIMO ENRICO BARONI, TRANO e EHM. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la legge 23 luglio 2009, n. 99, all'articolo 39, ha stabilito che il Ministero della difesa, potesse affidare in concessione o in locazione o utilizzare direttamente i siti militari e tutti i beni del demanio militare per installarvi impianti energetici;

   la società Difesa Servizi S.p.a., posta sotto la vigilanza del Ministero della difesa, svolge attività di gestione e valorizzazione dei servizi e dei beni dell'Amministrazione della difesa;

   tra queste rientra la valorizzazione di caserme e strutture militari tramite l'installazione di impianti fotovoltaici, reti di distribuzione e sistemi di accumulo al fine di raggiungere una maggiore autonomia energetica;

   con interrogazione a risposta scritta n. 4-07443 del 10 novembre 2020, l'interrogante aveva già rappresentato che, durante una visita presso la caserma Riva Villasanta di Cagliari, aveva potuto constatare le inefficienze dell'impianto fotovoltaico in quanto lo stesso è stato realizzato da un contraente che genera energia elettrica che non va a ridurre la bolletta elettrica, in quanto non ci sono allacci alle reti elettriche esistenti degli edifici, ma, il contraente la immette direttamente nella rete elettrica della società distributrice del servizio elettrico;

   nella interrogazione di cui sopra si era fatto riferimento ai danni che gli impianti fotovoltaici stanno creando da diversi anni nelle caserme;

   le condizioni meteorologiche poco favorevoli del periodo invernale hanno contribuito ad aggravare le già precarie condizioni della caserma Riva Villasanta, causando infiltrazioni d'acqua nella struttura che mettono a rischio la salute e l'incolumità dei lavoratori –:

   se il Ministero della difesa per la caserma Villasanta, ma anche per tutte quelle della regione militare Sardegna, usufruisca dello scambio sul posto;

   a fronte della concessione dell'utilizzo dei tetti quanto incameri il Ministero della difesa;

   se l'aggiudicatario, in qualità di installatore e manutentore, abbia la responsabilità degli impianti fotovoltaici e se gli stessi siano stati realizzati in perfetta regola d'arte e posa in opera;

   se i pannelli fotovoltaici siano conformi nel modello a quelli descritti nella convenzione con il Gse;

   se la società Difesa Servizi sia informata dei danni che gli impianti fotovoltaici stanno creando da diversi anni nelle caserme e se intenda adottare le opportune iniziative urgenti per ripristinare le condizioni di vivibilità e di utilizzo degli spazi della caserma Riva Villasanta.
(4-11313)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI, BOCCIA, BURATTI, CIAGÀ, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'intervento di modifica dell'Irpef inserito nella legge di bilancio per il 2022 (articolo 1, commi 2 e 3, 3 della legge 30 dicembre 2021, n. 234) nasce con l'obiettivo prioritario di sostenere la ripresa dell'economia in una fase di ripartenza, nonché di agire sulla componente tributaria del cuneo fiscale e consiste in un'ampia revisione dell'imposta che tocca sia le aliquote marginali legali sia gli scaglioni, nonché le detrazioni per tipo di reddito; come asserito dal Governo, l'intervento non rappresenta tuttavia una revisione complessiva dell'imposta che richiede, invece, un approfondimento e una discussione all'interno di una cornice più ampia, come quella della legge delega attualmente all'esame della Commissione;

   in particolare, l'intervento sull'Irpef proposto nella legge di bilancio, nel compiere i primi passi verso una risistemazione del tributo, ha attuato le conclusioni del documento di indirizzo, approvato a larghissima maggioranza dalle Commissioni parlamentari competenti di Camera e Senato, al termine di una serie di audizioni di esperti, istituzioni e forze sociali, che sono principalmente due: la riduzione dell'aliquota media effettiva per i contribuenti con reddito tra 28 e 55 mila euro e la modifica della dinamica delle aliquote marginali effettive, eliminando le discontinuità più brusche;

   secondo le stime dell'ufficio parlamentare di bilancio, l'intervento Irpef, comporta a regime un minor prelievo medio pari a 264 euro pro capite, con un onere a carico dello Stato, stimato in 7,3 miliardi di euro che avvantaggerà il 99,1 per cento dei contribuenti Irpef di cui circa il 65 per cento (27,8 milioni) in modo consistente;

   alle citate modifiche va poi aggiunto l'impatto dell'assegno unico e universale per i nuclei familiari con figli a carico fino al compimento dei 21 anni (al ricorrere di determinate condizioni) e senza limiti di età in presenza di disabilità che sarà corrisposto direttamente dall'Inps al lavoratore dal prossimo mese di marzo e andrà a sostituire le detrazioni fiscali per i figli a carico e degli assegni per il nucleo familiare;

   inoltre, l'articolo 1, comma 121, della citata legge di bilancio 2022, introduce in via eccezionale per il 2022 un esonero contributivo parziale a favore dei lavoratori che produrrà effetti sul cuneo fiscale, in quanto si applica alla quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore dipendente e riduce di conseguenza l'importo della ritenuta operata nella busta paga da parte del datore di lavoro, aumentandone di conseguenza la retribuzione netta;

   queste rilevanti novità produrranno un notevole impatto sulla busta paga che, anche secondo quanto dichiarato da una circolare esplicativa della fondazione studi dei consulenti del lavoro, dovrà essere gestita con una buona informativa preventiva –:

   alla luce delle considerazioni espresse in premessa, al fine di operare una prima valutazione degli interventi citati, se ritenga di fornire elementi, anche tramite una tabella esemplificativa, per nuclei di famiglie tipo, che dimostri i vantaggi derivanti dal combinato disposto delle norme agevolative, che si registreranno sulle retribuzioni mensili, a partire dal prossimo mese di marzo, suddivise per fasce di reddito.
(5-07489)


   GALLO, MANZO, LOVECCHIO e VILLANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sono ormai 10 anni che 13 mila investitori, attendono la conclusione della vicenda «Crack Deiulemar», società di navigazione di Torre del Greco, che ha generato un buco di circa 800 milioni di euro, sottraendo fraudolentemente fondi ai cittadini creditori;

   facendo un brevissimo resoconto del caso, nel 2018 il tribunale di Torre Annunziata avviò un sequestro conservativo contro l'istituto di credito maltese «Bank of Valletta» di ben 363 milioni di euro, il quale rispose con un'offerta di chiusura del contenzioso dapprima di 50 milioni di euro, giudicata irricevibile, e poi, nel dicembre 2020, con un'altra di 70 milioni di euro;

   nel 2021 i giudici della Corte europea dei diritti dell'uomo bocciarono il ricorso presentato dalla Banca maltese, lasciando che l'iter relativo al procedimento imbastito contro l'istituto di credito restasse in carico ai giudici di Torre Annunziata;

   altre somme individuate per circa 450 milioni di euro, in oltre 61 mila operazioni svolte in altre banche nel periodo compreso fra gli anni 2005 e 2012, al momento non risultano sequestrate. Inoltre c'è da considerare in primis che molti trust sono blindati giacché intestati a disabili e familiari minorenni, inoltre i processi penali istruiti, anche se conclusi in secondo grado, non si sono ancora conclusi e non è stata ancora garantita l'esecuzione della pena;

   occorre quindi fare una profonda riflessione sull'istituto del Trust finanziario, così come pensato nelle modifiche, del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir), di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917. Appare lampante che l'istituto derivato dalla legislazione anglo-americana, sia posto a tutela del patrimonio personale dell'imprenditore dall'aggressione di terze persone, ma è palese che ciò non possa valere laddove vi siano condotte spregiudicate e truffaldine, quale appunto l'operazione creditizia posta in essere dalla società Deiulemar, giacché il risultato fallimentare e fraudolento è conclamato, rivelando nella sua forma un'architettura societaria mostruosa con registi occulti mossi da criminale maestria;

   in merito al trust cosiddetto «fittizio», una sentenza della Corte Sezione V penale, del 7 novembre 2014, n. 46137, ha sancito l'illegittimità di ricorrere a questo istituto, le cui finalità sono ben più nobili rispetto alla sottrazione dei beni ai creditori o all'elusione fiscale;

   così come è illegittimo costituire un trust allo scopo di sottrarre il patrimonio del contribuente alla procedura coattiva, come stabilito dalla sentenza n. 15449 della Terza sezione penale della Cassazione del 15 aprile 2015, che ha riconosciuto il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, di cui all'articolo 11 del decreto legislativo n. 74 del 2000;

  non può passare inosservato che l'istituto, essendo scarnamente trattato nella sua regolamentazione (articoli 44 e 45 del Tuir), possa essere ed è utilizzato per nascondere, indi distrarre, i propri fondi patrimoniali, che, in casi come questo, dovrebbero invece essere messi a disposizione dei creditori, vista l'impossibilità di rendere giustizia agli investitori truffati;

   per quanto fin qui rappresentato, si ritiene quindi opportuno e indispensabile che il Ministro dell'economia e delle finanze, si esprima sul come intenda intervenire sulla necessaria regolamentazione dell'istituto dei Trust;

   se intenda adottare iniziative per modificare la disciplina di tutela dei risparmiatori che abbiano o intendano investire nelle imprese, in considerazione dell'evidenza che, allo stato attuale, lo Stato, non pone misure di protezione efficaci, in quanto non sono mai stati istituiti né il «fondo Parmalat», né altri fondi che potessero fornire almeno una risposta parziale, a fronte di norme e controlli che non appaiono adeguati alla tutela dei risparmiatori.
(5-07491)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RUGGIERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa, in particolare da un articolo pubblicato dalla Repubblica di Bari del 28 gennaio 2022, si apprende che, al vaglio del consiglio di amministrazione della Banca popolare di Bari, ci sarebbe la lettera di licenziamento per il dottor Giorgio Scupola, figura dirigenziale entrata nel gruppo della Banca popolare di Bari nel 2005 come managing director e, successivamente, nel 2017, nominato come responsabile dell'intera area legale dell'istituto di credito;

   come è noto, la Banca popolare di Bari, società cooperativa per azioni tra le dieci maggiori banche popolari italiane, è da diversi anni sotto l'occhio dei riflettori per gravissimi problemi di gestione e di trasparenza delle proprie finanze che ha creato una situazione economica finanziaria disastrosa, conclusasi nel 2018 con un bilancio riportante una perdita netta consolidata di 420 milioni di euro che ha portato in data 13 dicembre 2019 al commissariamento della Banca popolare di Bari da parte di Banca d'Italia; successivamente, al fine di scongiurare il fallimento dell'istituto di credito barese che avrebbe creato conseguenze negative sull'intera economia del Mezzogiorno, il Governo è intervenuto emanando il decreto-legge n. 142 del 2019 con cui si autorizzava il finanziamento ad Invitalia, l'agenzia nazionale per lo sviluppo d'impresa, del valore massimo di 900 milioni di euro nel 2020, atto alla ricapitalizzazione del Mediocredito Centrale per il rafforzamento di Banca popolare di Bari;

   il dottor Scupola avrebbe resistito alle vicende finanziarie e giudiziarie che si sono succedute del tempo e all'insediamento del nuovo consiglio di amministrazione nominato da Mediocredito Centrale, braccio operativo del Ministero dell'economia e delle finanze attuale proprietario della banca, subentrato nel momento in cui ha salvato la popolare dal fallimento;

   tuttavia, ad oggi l'amministratore delegato della Banca popolare di Bari Cristiano Carrus e l'intero consiglio di amministrazione presieduto da Gianni De Gennaro, avrebbero deciso di allontanare il dottor Scupola dall'istituto di credito per giusta causa –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire elementi ed informazioni utili al fine di conoscere lo stato attuale della vicenda rappresentata in premessa ed in particolare circa la questione relativa al presunto licenziamento del dottor Scupola.
(4-11301)


   L'ABBATE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con legge 27 dicembre 2019, n. 160, ex articolo 1, comma 805, in materia di accertamento e riscossione delle entrate degli enti locali e delle società da essi partecipate, è stata istituita una sezione separata dell'Albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446 per quei soggetti che svolgono esclusivamente funzioni e attività di supporto propedeutiche all'accertamento e alla riscossione;

   nello specifico la legge disponeva che «Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, secondo le procedure di cui all'articolo 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997, d'intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sono stabilite le disposizioni generali in ordine alla definizione dei criteri di iscrizione obbligatoria in sezione separata dell'albo di cui al medesimo articolo 53 per i soggetti che svolgono esclusivamente le funzioni e le attività di supporto propedeutiche all'accertamento e alla riscossione delle entrate degli enti locali e delle società da essi partecipate.»;

   con sentenza n. 5485 del 2021, il Consiglio di Stato, Sezione V, si è pronunciato dichiarando legittima una procedura di gara avviata nel 2020, volta a reclutare personale per l'attività di supporto alla gestione delle entrate locali, che non richiedeva l'iscrizione alla sezione separata, né tanto meno ordinaria, all'albo dei riscossori, statuendo che l'efficacia della norma è subordinata all'adozione del decreto ministeriale;

   in controtendenza, il Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze è intervenuto con le risoluzioni 4/DF del 13 aprile 2021 e 9/DF del 26 ottobre 2021 fornendo delle indicazioni del tutto provvisorie, richiamando sic et simpliciter i requisiti alla disciplina per l'iscrizione alla sezione ordinaria anche per quei soggetti che svolgono le sole funzioni di supporto alla riscossione e disponendo che le società interessate debbano presentare la relativa domanda allegando le autocertificazioni attestanti il possesso dei requisiti e l'assenza di cause impeditive all'iscrizione nel rispetto di ciò previsto dal regolamento, di cui al decreto ministeriale n. 289 del 2000 relativo all'albo dei soggetti abilitati ad effettuare attività di liquidazione e di accertamento dei tributi e quelle di riscossione dei tributi e di altre entrate delle province e dei comuni, ai sensi dell'articolo 53, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446;

   dunque, per l'iscrizione alla sezione separata dell'albo ex articolo 1, comma 805, della legge n. 160 del 2019, deve essere dimostrato da parte di soggetti che svolgono attività di mero supporto il possesso di stringenti requisiti per l'iscrizione all'albo ordinario di coloro che svolgono attività di riscossione;

   a conclusione della seduta della Conferenza Stato-città ed autonomie locali del 25 marzo 2021, è stata sancita l'intesa sullo «Schema di decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, recante regolamento relativo all'Albo dei soggetti abilitati ad effettuare le attività di accertamento e di riscossione dei tributi e delle altre entrate degli enti locali, alla definizione dei criteri di iscrizione obbligatoria in sezione separata dell'Albo per i soggetti che svolgono esclusivamente le funzioni e le attività di supporto propedeutiche all'accertamento e alla riscossione delle entrate degli enti locali e delle società da essi partecipate e alla Commissione per la gestione dell'Albo»,

   lo schema di decreto espressamente abroga e sostituisce il decreto ministeriale n. 289 del 2000, stabilendo condizioni di iscrizione diverse e finanche meno stringenti di quelle precedentemente previste anche per la sezione ordinaria riservata ai concessionari della riscossione –:

   se si intendano adottare iniziative affinché si preveda per l'iscrizione provvisoria alla sezione separata dell'Albo dei riscossori l'applicazione delle nuove condizioni di cui allo schema di regolamento unico approvato, nelle more della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, essendo incompatibile applicare le regole di cui al decreto ministeriale n. 289 del 2000 a fronte delle novità normative previste in materia dalla legge n. 160 del 2019.
(4-11303)


   CORDA, SPESSOTTO, GIULIODORI, APRILE e SAPIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 4 del 27 gennaio 2022, è stato varato il cosiddetto «Decreto Sostegni-ter», recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico;

   come riportato nell'edizione online del quotidiano «La Notizia», il decreto-legge in questione stanzia risorse pari a 1,6 miliardi di euro, una cifra residuale reperita da precedenti decreti. Difatti, 1,5 miliardi di euro erano già stati previsti dal Governo pro tempore Conte-bis con il «Decreto Sostegni-bis» i quali, a loro volta, sono stati prelevati dai residui di cassa del primo «Decreto Sostegni»;

   questa strategia del Governo è palesata nelle disposizioni finali e finanziarie del decreto, nelle quali è previsto che le risorse di cui sopra sono già nella disponibilità della contabilità speciale 1778 intestata all'Agenzia delle entrate che, a tal fine, provvede ad effettuare il corrispondente versamento all'entrata del bilancio dello Stato;

   risorse disponibili perché mai utilizzate in quanto numerosi operatori economici non hanno potuto presentare richiesta o hanno ricevuto somme limitate a causa dei molteplici e rigorosi criteri per l'accesso al beneficio; una sorta di «matrioska legislativa» che non garantisce le risorse necessarie e attese dalle categorie professionali in difficoltà e che stanzia risorse con meccanismi tali che non vengano distribuite;

   le risorse stanziate dall'attuale Governo equivalgono soltanto a 100 milioni di euro reperiti in legge di bilancio alla voce che prevede ristori per gli operatori economici dei comparti del turismo, dello spettacolo e dell'automobile. Uno sforzo residuale che non va incontro alle difficoltà degli operatori economici che necessitano e richiedono un intervento più sostanzioso, essendo numerosi le imprese, i professionisti e i lavoratori che ormai da mesi vedono praticamente azzerato il loro fatturato e soffrono una notevole crisi di liquidità –:

   se il Governo intenda adottare per fornire un efficace sostegno ai settori colpiti dalla crisi economica aggravata dalla pandemia.
(4-11317)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante è venuto a conoscenza, tramite alcune sigle sindacali della polizia penitenziaria, che presso la casa di reclusione di Asti la direzione impiegherebbe personale della polizia penitenziaria in compiti non istituzionali;

   in particolare, gli agenti a quanto risulta all'interrogante sarebbero impiegati nelle mansioni di conduttore di trattore agricolo, taglialegna, giardiniere, falegname e muratore;

   le organizzazioni riferiscono che la direttrice della casa di reclusione di Asti avrebbe continuato a disporre inopinatamente, dal mese di giugno 2020, l'utilizzo del trattore agricolo da parte del personale di polizia penitenziaria in luogo dei detenuti addetti al lavoro o del personale civile qualificato;

   inoltre è stato riferito che personale di polizia penitenziaria sia stato impiegato come muratore per installare una rete anti-piccione, facendolo salire su impalcature alte 5/6 metri e prive di protezione;

   inoltre, riferiscono che il medesimo personale sia stato impiegato anche per tosare il prato con decespugliatore a scoppio, per tagliare siepi con motosega elettrica e per segare pannelli con sega elettrica a disco dentato, il tutto senza l'utilizzo di idonee protezioni;

   le organizzazioni sindacali hanno chiesto al provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, di avviare le opportune verifiche e l'adozione di provvedimenti disciplinari per l'utilizzo indebito del personale;

   a giudizio dell'interrogante la distrazione di preziose risorse dai compiti istituzionali lede oltremodo la dignità del Corpo e aggrava ulteriormente la grave carenza di personale, costringendo il ricorso a turni aggravati per la restante forza lavoro;

   inoltre, l'assegnazione di mansioni non istituzionali pone il tema del regolare aggiornamento del documento unico di valutazione dei rischi, del corretto approvvigionamento e uso dei dispositivi di protezione individuale, nonché dell'adeguata formazione professionale che sottende all'esecuzione dei summenzionati lavori manuali che, in caso contrario, esporrebbero i lavoratori a seri rischi di infortuni o di decesso –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa;

   quali iniziative intenda assumere il Governo per ripristinare il corretto svolgimento delle attività istituzionali del Corpo di polizia penitenziaria.
(4-11293)


   VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è un vero e proprio grido di allarme lo sfogo del presidente del tribunale di Gela, Roberto Riggio: «Lavoriamo e viviamo in un tribunale, abbandonato dagli uomini e da Dio»;

   insediatosi l'11 agosto 2021, Riggio si è scontrato da subito con la grave inadeguatezza delle piante organiche di magistrati, funzionari e impiegati amministrativi, gravati da carichi di lavoro eccessivi, a cui si somma, peraltro, un contesto ai primi posti a livello nazionale per il tasso di criminalità;

   a conferma di tale situazione, il quadro emerso dalla relazione per l'inaugurazione del nuovo anno giudiziario della presidente del distretto di corte d'appello di Caltanissetta, Vagliasindi, è di un'amministrazione della giustizia soffocata da annose e irrisolte criticità: «Il Tribunale di Gela continua ad attraversare una situazione di grave emergenza a causa delle insostenibili scoperture registrate per nevralgiche posizioni funzionali, con un 60 per cento di scopertura» nelle figure apicali, tanto da aver rischiato più volte la paralisi di delicati settori giudiziari, come denunciato dalla stessa relatrice: «Si è registrata la grave difficoltà da parte del personale amministrativo di governare gli imponenti flussi di lavoro, specie nelle cancellerie della volontaria giurisdizione, delle esecuzioni immobiliari e delle procedure concorsuali»;

   drammatica è anche la situazione del personale della magistratura, descritta dal presidente Riggio, con una pianta organica prevista di soli 14 magistrati, di cui il presidente e un presidente di sezione, 12 giudici togati e 8 onorari: la pianta organica è rimasta scoperta mediamente per il 25 per cento con punte del 50 per cento nel «penale»; per quanto riguarda il personale amministrativo su una pianta organica di 42 dipendenti, il tribunale ne conta 32 e manca anche il dirigente; mancano quattro funzionari su cinque e l'unico in servizio è prossimo al trasferimento;

   secondo quanto riferito dal presidente Riggio, «Da uno studio sul turn over dei magistrati in Italia, il tribunale di Gela è risultato al primo posto con il 72 per cento del suo personale che sceglie di andar via dopo 3 anni di permanenza per avvicinarsi alla propria città di origine», con un continuo alternarsi di giudici che si ripercuote inevitabilmente sui livelli di produttività e di efficienza dell'ufficio;

   per la presidente Vagliasindi, inoltre, «è gravissimo il deficit di organico del personale amministrativo nell'ufficio del giudice di pace di Gela ove sono vacanti 2 dei 3 posti di cancelliere (scopertura 66 per cento). Riferisce il presidente del Tribunale di Gela che il residuo personale del Giudice di pace è assediato da imponenti flussi di lavoro di un ufficio che ha assorbito anche quello delle corrispondenti sedi di Mazzarino e di Niscemi, quest'ultima cessata il 30 marzo 2016»;

   anche secondo Riggio, che ha annunciato l'intenzione di interpellare il Ministro in indirizzo, «Abbiamo carichi di lavoro che richiederebbero una revisione della pianta organica con un aumento di almeno 3 magistrati. Invece ci lasciano sfiancare, pochi come siamo soli e dimenticati»;

   ogni appello rivolto alle istituzioni per attenzionare il grave problema della carenza di magistrati, dirigenti e impiegati nel tribunale di Gela è rimasto finora inascoltato, così come fermi sono i «lavori di manutenzione straordinaria per la realizzazione di una copertura a falde dei tre padiglioni che costituiscono la copertura del palazzo di giustizia di Gela, per la revoca dell'appalto alla ditta inadempiente» –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per sanare la grave situazione in cui versa il tribunale di Gela, con particolare riguardo alla necessità di rideterminare la pianta organica «sulla base del carico di lavoro, del turn over dei suoi magistrati e sull'incidenza dei procedimenti riguardanti la criminalità organizzata», come suggerito dalla stessa Commissione interministeriale per la Giustizia nel Sud.
(4-11294)


   CORNELI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le condizioni di detenzione del carcere di Castrogno erano già difficili in tempi normali, data la carenza di personale, e si sono ulteriormente aggravate di recente a causa della pandemia. Difatti, dopo l'esecuzione degli ultimi tamponi si è registrato il numero di 100 positivi tra i detenuti (record in Abruzzo), data la promiscuità degli ambienti e la mancata rivisitazione dei protocolli anti-COVID-19;

   ne è derivata l'insorgenza tra i detenuti di un'escalation di tensione fatta di tentativi di rivolte, detenuti barricati in sezione, aggressioni fisiche e verbali ai poliziotti, culminata in diversi fatti tristemente noti alle cronache tra cui, di recente, v'è la gravissima aggressione un assistente capo di polizia penitenziaria che è stato preso letteralmente a bastonate da un detenuto e dimesso dall'ospedale riportando fratture con una prognosi di 30 giorni;

   il tema della sicurezza nel carcere di Castrogno non è certamente una novità, ma ora tale stato di cose non è più tollerabile e ne va della credibilità delle istituzioni. Tanto è vero che i sindacati di polizia penitenziaria hanno stigmatizzato più volte gli eventi di violenza avvenuti nel carcere chiedendo provvedimenti esemplari per i soggetti che si sono resi responsabili degli atti violenti, maggiore sicurezza in carcere e una drastica inversione di rotta nelle politiche dell'Amministrazione penitenziaria;

   in data 18 gennaio e 3 febbraio 2022 l'interrogante ha sollecitato un interessamento urgente alla questione della Ministra interrogata e delle istituzioni coinvolte auspicando, in brevissimo termine, l'adozione di misure dirimenti per dare risposte agli agenti, trattandosi di lavoratori che ogni giorno convivono con la su descritta non più tollerabile situazione, e a tutti i detenuti non coinvolti nei fatti;

   ciononostante, permane evidentemente una preoccupante inerzia che attualmente coinvolge anche la Asl, che non si è ancora occupata della rivisitazione del protocollo COVID-19 da adeguare alle nuove normative;

   tutto ciò premesso, non appare più tollerabile questo stato di cose –:

   se la Ministra interrogata sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative di competenza intenda assumere, al fine di individuare prontamente una soluzione al problema, ripristinando la sicurezza e assicurando la tutela tanto dei detenuti quanto degli agenti di polizia penitenziaria, risultando lesi il diritto alla salute dei primi e il diritto al lavoro dei secondi.
(4-11299)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   dall'8 dicembre 2021 a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 205 del 2021, la capienza consentita agli autobus adibiti a servizio di noleggio con conducente è pari al cento per cento dei posti disponibili per il trasporto di persone munite di certificazione verde Covid;

   per le autovetture adibite a servizio di noleggio con conducente, invece, il limite di riempimento è ancora fissato al cinquanta per cento dei posti disponibili;

   tale disparità tra veicoli adibiti al medesimo servizio non sembra giustificarsi né alla luce di motivazioni sanitarie né alla luce di altre motivazioni logiche;

   l'evoluzione del quadro epidemiologico, grazie anche ai positivi risultati della campagna vaccinale, è in progressivo, miglioramento, come dimostra anche la decisione del Governo di eliminare dall'11 febbraio 2022 l'obbligo dell'utilizzo di dispositivi di protezione individuale all'aperto, così come altre restrizioni;

   gli esercenti l'attività di noleggio con conducente sono stati tra le categorie più danneggiate dagli effetti economici negativi prodotti dalla pandemia da Covid-19, e hanno per questo motivo necessità di tornare a svolgere volumi di attività che consentano loro una piena ripresa –:

   se il Governo intenda assumere iniziative per consentire il ritorno al riempimento al cento per cento della capienza delle autovetture adibite al servizio di noleggio con conducente con il rispetto dell'uso dei dispositivi prescritti.
(2-01422) «Spena, D'Attis».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARTINCIGLIO e D'ORSO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da informazioni circolate in questi giorni si apprende del possibile taglio nella misura di oltre il 20 per cento del budget Anas destinato alla manutenzione ordinaria di strade e autostrade;

   tale intenzione, se concretizzata, avrebbe un notevole impatto sui servizi fondamentali che garantiscono l'efficienza di tutta la rete e la percorrenza in piena sicurezza delle infrastrutture stradali nazionali a gestione Anas già fortemente carenti;

   i sindacati di categoria siciliani (Filt Cgil, Fit Cisl, UilPa Anas, Ugl, Sada-Fast Confasal e Snala) in una nota congiunta hanno espresso forte preoccupazione per le conseguenze connesse a tale taglio evidenziando la già esiguità dei fondi stanziati negli anni precedenti a garanzia dell'efficienza della rete stradale e autostradale e la difficoltà, nel caso in cui la misura fosse adottata, di portare a compimento i lavori già pianificati per le strade siciliane;

   le ricadute riguarderebbero i servizi minimi essenziali quali gli interventi di emergenza, i servizi invernali di sgombero neve e quelli di taglio erba, il mantenimento degli impianti di illuminazione di autostrade e strade statali, nonché il ripristino delle barriere incidentate e la manutenzione della segnaletica orizzontale e verticale;

   a ciò si aggiunga anche la perdurante grave carenza di personale del comparto che ad oggi conta 530 lavoratori a tempo indeterminato in tutta l'isola, a fronte di circa 700 del decennio scorso;

   il taglio del budget, associato alla carenza di personale, pregiudicherebbe, quindi, oltre i cittadini per i quali strade e autostrade sono le uniche vie di collegamento sul territorio regionale, anche i lavoratori del settore che saranno sottoposti a ulteriori gravose responsabilità e ai connessi rischi di natura penale a causa delle carenze manutentive della rete stradale in gestione che, a seguito del taglio, aumenteranno verosimilmente in modo esponenziale;

   i numerosi e frequenti episodi di crolli e cedimenti causati da eventi alluvionali che hanno di recente interessato ponti e strade che garantiscono il collegamento sull'intero territorio nazionale sconsigliano perentoriamente misure volte a ridurre ulteriolmente i fondi destinati alla loro manutenzione;

   il sistema manutentivo, soprattutto in alcune regioni italiane come quella Siciliana, per raggiungere degli standard adeguati di sicurezza ed efficienza necessita di essere, al contrario, incrementato e potenziato –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda promuovere iniziative volte a scongiurare l'annunciato taglio del budget di Anas per la manutenzione ordinaria di strade e autostrade;

   se ritenga opportuno porre in essere iniziative di competenza volte a rafforzare il sistema manutentivo delle infrastrutture stradali, anche sanando la cronica carenza di personale del comparto.
(5-07482)


   ROTTA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   è dal 2003 che risulta approvato da Rfi il progetto preliminare dell'intervento con tracciato in variante per il «Collegamento ferroviario Aeroporto di Verona» che aggira il centro abitato di Dossobuono e prosegue in direzione dell'area aeroportuale dove prevede una nuova stazione a servizio dell'aeroporto e del territorio di Dossobuono stesso;

   il progetto, incluso nel primo Programma infrastrutture strategiche (Pis) del 2001, accedeva alle procedure autorizzative e ai finanziamenti previsti dalla cosiddetta «Legge obiettivo» (legge n. 443 del 2001) per un costo di 90,40 milioni di euro ed otteneva il parere regionale di compatibilità ambientale (favorevole con prescrizioni, Dgr n. 720 del 2004) e il parere regionale di assenso alla localizzazione urbanistica, sentiti gli enti locali (favorevole con prescrizioni, Dgr n. 714 del 2004);

   di fatto, il progetto è rimasto sospeso per mancanza di finanziamenti mentre il progetto preliminare del collegamento ferrovia dell'Aeroporto di Venezia – progetto parallelo a quello di Verona – è stato approvato dal Cipe (Delibera n. 69 del 27 maggio 2005);

   nel corso dell'esame della manovra economica del 2016 il Governo ha approvato un ordine del giorno, impegnandosi a riesaminare il collegamento ferroviario Verona-Aeroporto Catullo per riavviare le procedure per attualizzare la progettazione e i possibili finanziamenti;

   i comuni interessati dal tracciato, Verona, Villafranca e Sommacampagna, hanno approvato simili delibere di consiglio comunale nelle quali chiedono a regione Veneto e Rfi di «dare tempestiva attuazione al collegamento ferroviario dell'Aeroporto tramite la linea Verona-Dossobuono-Mantova» in quanto «misura strategica in previsione della riorganizzazione infrastrutturale e di sviluppo dell'Aeroporto Valerio Catullo di Verona-Villafranca, secondo gli obiettivi di miglioramento dell'accessibilità e dell'intermodalità dello scalo da parte dei diversi sistemi di trasporto»;

   l'iniziativa è stata supportata dalle province di Vicenza, Verona e Mantova attraverso nuove delibere dei rispettivi consigli provinciali e riproposta dai tre comuni attraverso nuove delibere di consiglio comunale;

   la regione Veneto, con nota del 15 luglio 2020 trasmessa a Rfi nell'ambito dell'attività del «Tavolo tecnico di ascolto e di raccolta delle richieste di miglioramento, efficientamento e sviluppo dell'infrastruttura», ha chiesto a Rfi di aiutare la creazione di una «relazione via ferro» tra il bacino del Garda e l'Aeroporto di Verona (intervento definito «Collegamento ferroviario Lago di Garda-Aeroporto di Verona»), in parte sfruttando il progetto preliminare del «Collegamento ferroviario aeroporto di Verona» – lotto funzionale, in parte progettando e realizzando nuovi tratti di linea ferroviaria;

   all'esito dello studio, Rfi ha certificato la scarsa appetibilità delle tratte ferroviarie collegate con il Lago di Garda, mentre tutt'altro parere è stato espresso sul collegamento tra la stazione di Porta Nuova e l'aeroporto, valutando i dati disponibili nel progetto del Masterplan dell'aeroporto Valerio Catullo che indica, nella relazione generale, il valore di stima del traffico previsto nel 2030 pari a 5,6 milioni di passeggeri e in oltre un milione di unità la potenziale utenza nel 2030;

   pertanto, Rfi ha chiesto alla regione Veneto di «fornire il modello d'esercizio previsionale delle linee ferroviarie delle quali si chiede la costruzione [...]» e di fornire un ordine di priorità all'intervento rispetto alle richieste degli anni precedenti. Richiesta ad oggi senza riscontro;

   nell'aggiornamento 2020/2021 del contratto di programma Mit-Rfi 2017/2021 il finanziamento dell'intervento è fissato al prossimo Contratto di programma 2022/2026 con una dotazione finanziaria di 180.000 euro –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative adottare iniziative per inserire il solo progetto Verona/Porta Nuova – Aeroporto Catullo (Progetto Rfi 0269, CUP J51H03000180001) tra le priorità del contratto di programma 2022/2026 Mims/Rfi;

   se sia possibile perseguire ipotesi progettuali in grado di favorire la realizzazione di un collegamento più agile rispetto a quelli finora conosciuti.
(5-07483)

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRITELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   tra le numerose opere infrastrutturali rimaste in fase di completamento vi è l'autostrada A33 Asti-Cuneo, attesa ormai da oltre 30 anni;

   il tratto risulta fondamentale per un vasto territorio che comprende non solo i due capoluoghi di provincia del Piemonte, ma l'intero Nord Italia, trattandosi di una infrastruttura necessaria per collegare al meglio un'area ad alta densità produttiva ed abitativa con le principali direttrici di traffico nazionale;

   il 14 maggio 2020 il Cipe ha approvato l'aggiornamento dei piani finanziari relativi alle società concessionarie autostradali A33 Asti-Cuneo e A4 Torino-Milano;

   secondo quanto reso noto dall'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, a seguito della delibera del Cipe del 1° agosto 2019, si è avviato un intenso confronto con tutte le amministrazioni che ha portato all'adozione di un modello innovativo e pienamente coerente con la normativa nazionale e comunitaria, dal quale risultano sbloccati i lavori di completamento dell'autostrada Asti-Cuneo dopo un lungo periodo d'attesa;

   come evidenziato dallo stesso Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore la decisione del Cipe ha messo fine ad una situazione di stallo che risaliva al 2014, dando certezza sul completamento di un'opera che riveste un ruolo strategico per il Paese, così come sottolineato ulteriormente dallo stesso Ministero nel mese di novembre 2019;

   secondo quanto riportato dalla stampa, l'autostrada sarà portata a termine con un sistema di cross-financing che prevede un valore di subentro per rimborsare la concessionaria;

   rimangono alcune criticità riscontrate per il completamento autostradale;

   con riferimento al lotto 2.6a, (Verduno-Cherasco) e all'adeguamento della tangenziale di Alba (ex lotto 2.5), si rileva che sono entrambi privi delle necessarie autorizzazioni, e rimane la questione della gratuità della tratta per chi si reca all'ospedale;

   il recente deposito del nuovo progetto del lotto 2.6a ha dato l'avvio al lungo e complesso procedimento di valutazione e delle relative autorizzazioni. Per l'ottenimento di tutte queste autorizzazioni e le successive approvazioni ministeriali il cronoprogramma collegato al Piano economico e finanziario prevede che l'inizio lavori del lotto 2.6a abbia luogo 16 mesi dopo la data di efficacia dell'Atto aggiuntivo alla convenzione unica di concessione, ossia dal 6 marzo 2021. Il che porterebbe l'inizio lavori del lotto al 6 luglio 2022;

   è stato inoltre annunciato l'avvio del procedimento autorizzativo per l'ex lotto 2.5, ovvero l'adeguamento della tangenziale di Alba in data 12 gennaio 2022. Il cronoprogramma prevede 8 mesi per le autorizzazioni e le approvazioni ministeriali e l'inizio dei lavori è previsto per settembre 2022. L'esecuzione dei lavori dovrebbe richiedere altri 22 mesi ed è quindi probabile che, considerati gli inevitabili ritardi, la tangenziale sia disponibile non prima del 2024;

   l'importanza strategica dell'opera è riconosciuta da tutte le forze politiche e gli sforzi degli ultimi anni hanno prodotto una provvidenziale accelerazione che dovrebbe essere sfruttata a pieno;

   nell'opera sarà inclusa l'esistente tangenziale di Alba, attualmente di libero accesso, che rischia di rientrare nella tratta a pedaggio, con grave nocumento per tutta la zona delle Langhe, prospettiva che ha visto esprimere in modo praticamente unanime la contrarietà sia delle amministrazioni del territorio – a tutti i livelli – sia degli operatori economici e dei cittadini residenti –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, nonché quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di fare chiarezza circa la gratuità del tratto autostradale per chi si recherà a Verduno per usufruire del servizio ospedaliero.
(4-11311)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MADIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   il 9 luglio 2021 è stato adottato dai Ministri interrogati il decreto con il quale sono state approvate le linee guida per la sperimentazione del voto elettronico per le elezioni europee e per i referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione, limitatamente all'esercizio del diritto di voto degli italiani all'estero o degli italiani che per motivi di lavoro, studio o cure mediche si trovino in un comune o in una regione diversa da quella del comune nelle cui liste elettorali risultino eletti;

   successivamente, la legge di conversione del decreto-legge n. 77 del 2021 ha poi esteso questa sperimentazione anche alle elezioni regionali e amministrative, al fine di consentire la sperimentazione delle modalità di espressione del voto in via digitale per il turno elettorale del 2022;

   per l'anno 2022, sono infatti previste diverse tornate amministrative in importanti città quali Genova, Palermo, L'Aquila, Catanzaro, Parma, Piacenza, Verona, La Spezia, Padova, Alessandria, Asti, Como, Lodi, Monza, Pistoia, Rieti e Oristano, a cui potrebbe aggiungersi anche la regione Sicilia, qualora si optasse per un election day e venisse accorpata alle amministrative;

   in primavera, dovrebbero tenersi altresì i referendum in materia di giustizia, eutanasia e legalizzazione della cannabis, qualora superino il vaglio della Corte costituzionale che dovrebbe pronunciarsi il 15 febbraio 2022;

   va peraltro ricordato che l'articolo 1, comma 627, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha istituito nello stato di previsione del Ministero dell'interno, il Fondo per il voto elettronico, proprio per introdurre le risorse necessarie a mettere in atto la sperimentazione di questa nuova modalità di espressione del voto;

   tale questione appare di primaria importanza, anche alla luce del fatto che gli ultimi due anni di pandemia hanno dimostrato come la modalità digitale possa rivelarsi non solo efficace, ma talvolta anche indispensabile per assicurare l'esercizio di diritti fondamentali, tra i quali rientra certamente il diritto di voto –:

   per quali delle competizioni elettorali o referendarie citate in premessa i Ministri interrogati intendano adottare iniziative per avviare la sperimentazione del voto elettronico nell'anno 2022 e se abbiano già predisposto i necessari adempimenti tecnici.
(5-07485)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PRETTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 7 febbraio 2022 è stato firmato un protocollo di intesa innovativo e lungimirante tra il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, e il Comandante regionale della guardia di finanza, Generale Giovanni Mainolfi, al fine di facilitare lo scambio di informazioni tra i due soggetti in relazione agli investimenti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   l'obiettivo del memorandum è quello di assicurare una sinergia informativa tra le parti per incrementare e migliorare i controlli della regione e per evidenziare possibili situazioni di criticità a danno dello Stato e delle comunità locali;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) rappresenta una grande occasione per tutte le regioni da non sprecare: stando alle previsioni saranno assegnati alla sola regione Veneto circa 25 miliardi di euro di fondi da destinare al rilancio del territorio;

   diversi sono gli allarmi lanciati dalle istituzioni sui possibili rischi di infiltrazioni mafiose, anche da parte dello stesso Ministro dell'interno; lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, durante il Law Enforcement Forum ha sottolineato che «l'Italia è determinata a prevenire e reprimere qualsiasi tentativo di frode e di infiltrazione criminale nell'utilizzo dei fondi che finanziano il Piano nazionale di ripresa e resilienza, a tutela dei suoi cittadini, delle sue imprese e dell'Unione europea»;

   la leale collaborazione siglata tra la regione Veneto e il Comandante regionale della guardia di finanza fornisce un contributo importante allo sviluppo di buone prassi e assicura ai cittadini veneti di poter investire e lavorare in sicurezza e trasparenza per la crescita del Paese, proponendo un nuovo modello di riferimento per le altre regioni italiane –:

   se, nell'applicazione del Pnrr, il Governo non intenda prendere in considerazione l'assunzione di iniziative per adottare, anche a livello nazionale, il modello proposto dalla regione Veneto esposto in premessa, al fine di prevenire e rendere più difficile la proliferazione di infiltrazioni criminali.
(4-11309)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel settembre 2020 è iniziata la raccolta di sottoscrizioni per le 5 consultazioni referendarie promosse dal Comitato referendario «Santa Marinella per il bene comune»;

   con l'aggravarsi della pandemia e con la proclamazione della «zona rossa» per il comune di Santa Marinella, il Comitato, nel novembre 2020, ha avanzato alla commissione referendaria l'ipotesi di prolungare i termini per la raccolta delle firme per garantire la sicurezza e la salute di tutti consentendo ai cittadini di usufruire del proprio diritto alla partecipazione;

   la commissione referendaria, anche dopo l'inclusione del comune di Santa Marinella in zona rossa, ha stabilito di non procrastinare i termini, mettendo a rischio, a parere dell'interrogante, la salute sia dei volontari che raccoglievano le firme, sia dei cittadini e delle cittadine che si recavano ai tavoli di raccolta delle firme;

   il sindaco, nonostante la diffida ricevuta con richiesta di prolungamento dei termini per la raccolta firme, visto il regime di restrizioni agli spostamenti e ai contatti fisici interpersonali dovuto all'emergenza sanitaria, concludeva che non ci fossero gli estremi per prendere ulteriori precauzioni e non prevedeva strumenti alternativi per garantire la democrazia partecipata;

   pur con tutte le difficoltà legate alla pandemia e all'atteggiamento del comune, il comitato referendario ha depositato, nei termini, il necessario numero di sottoscrizioni all'indizione dei referendum;

   il 13 maggio 2021 il comune, in ritardo rispetto alle tempistiche previste dal regolamento comunale, ha verificato e certificato la validità delle firme raccolte per ognuno dei quesiti referendari proposti;

   nonostante questo sindaco e assessori comunali, più riprese, sulla stampa locale hanno dichiarato che la raccolta firme non fosse andata a buon fine, mettendo in dubbio la regolarità e l'onestà delle operazioni di sottoscrizione;

   ad oltre un anno dalla consegna delle firme, e a nove mesi dalla validazione di queste, il comune di Santa Marinella è rimasto inspiegabilmente inerte, non convocando i comizi elettorali;

   il 25 gennaio 2022 il consiglio comunale di Santa Marinella ha approvato alcune modifiche al regolamento comunale sugli strumenti di democrazia partecipata che miravano a togliere il controllo delle operazioni di voto al prefetto o a un suo delegato, a ridurre i tempi di votazione e a concentrare le attività di voto in una unica sede, privando intere zone della città di apposite sedi elettorali e stabiliva di rendere sostanzialmente retroattive dette modifiche, applicandole quindi anche alla consultazione referendaria in questione;

   dopo le modifiche al regolamento, il sindaco ha fissato la data della consultazione referendaria per domenica del 27 marzo 2022, nonostante lo stato di emergenza sanitaria sarà in vigore fino al 31 marzo 2022.

   a parere dell'interrogante l'atteggiamento del comune di Santa Marinella, da un lato ostruzionistico, dall'altro lato inerte, sta gravemente ledendo il diritto dei cittadini a partecipare alla vita democratica, fondamento dell'ordinamento democratico costituzionale –:

   se il Ministro interrogato se sia a conoscenza di iniziative poste in essere dal prefetto di Roma volte a verificare se l'azione sistematica posta in essere dall'amministrazione del comune di Santa Marinella contrasti con le norme per la valorizzazione e tutela della partecipazione popolare e la salvaguardia dell'incolumità e la salute dei cittadini;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle modifiche apportate dall'amministrazione comunale al regolamento sulle modalità di svolgimento delle consultazioni popolari escludendo il prefetto o suo delegato da garante della regolarità delle votazioni e se tali modifiche, oltre a presentare un eventuale profilo di illegittimità, possano essere applicate retroattivamente ad un referendum già indetto.
(4-11312)


   PICCHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 6 febbraio 2022 alle 6 del mattino, nei pressi della stazione di Santa Maria Novella di Firenze un trentenne gambiano ha brutalmente aggredito una donna di sessantacinque anni a scopo di rapina;

   dalle ricostruzioni operate dai carabinieri che, tempestivamente intervenuti, sono riusciti a ritracciare e arrestare lo straniero, sembra che quest'ultimo, avvicinatosi alla donna, senza dire nulla, abbia iniziato a colpirla a più riprese sul volto e, una volta che la stessa è caduta a terra, le abbia intimato di consegnargli la borsa, colpendola nuovamente a causa del suo rifiuto;

   una volta strappatole la borsa, l'uomo si è allontanato di corsa per poi essere intercettato ed identificato, qualche minuto più tardi, in via degli Orti Oricellari, anche per via del giubbotto e delle mani coperte dal sangue della vittima;

   la barbara aggressione ha causato alla donna la frattura del naso e di tre denti, un trauma craniofacciale e una ferita al labbro inferiore e mentoniera;

   l'africano era irregolare e già noto alle forze dell'ordine: appena il 2 febbraio 2022 era stato denunciato per un'aggressione a un'altra donna sempre nella stessa zona e, nel marzo 2017, era stato arrestato per tentato omicidio in provincia di Isernia;

   è gravissimo e, al contempo, appare all'interrogante inspiegabile che l'uomo, data l'evidente pericolosità sociale dimostrata dai suoi precedenti e la sua posizione di irregolarità, non fosse stato ancora materialmente espulso dal territorio nazionale, anche ai sensi dell'articolo 13, comma 2, lettera c) del decreto legislativo n. 286 del 1998 –:

   per quali ragioni, alla luce dei precedenti penali dell'autore dell'aggressione descritta in premessa, non si sia proceduto ad adottare le iniziative di competenza nei suoi confronti per l'applicazione della misura dell'espulsione amministrativa;

   quali iniziative intendano ad oggi adottare i Ministri interrogati per prevenire il ripresentarsi di casi come quello riportato in premessa.
(4-11316)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MOLLICONE. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana istituita con la legge 30 marzo 2004, n. 92, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, volta a «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale»;

   tale giornata è dedicata alla celebrazione ed alla memoria della complessa vicenda del confine orientale e, all'interno di questa, del martirio degli italiani infoibati, del loro assassinio di massa organizzato dalle bande comuniste del maresciallo Tito, raccapricciante segno di una pulizia etnica che fu attuata in terre teatro di uno storico e tragico scontro di nazionalismi che durò fino al 1948, provocando l'esilio forzato di 350 mila italiani dall'Istria, da Fiume e da tutta la Dalmazia;

   all'articolo 1, comma 2, della legge n. 92 del 2004 si fa espresso riferimento al fatto che tali commemorazioni debbano essere realizzate per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado e che istituzioni ed enti debbano favorire la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende;

   da diversi anni, in riferimento al dramma delle Foibe e degli esuli giuliano – dalmati, gli episodi giustificazionisti o negazionisti risultano essere numerosi, diffusi e reiterati in tutto il territorio nazionale;

   da tempo, in molte scuole, a parlare delle foibe e dell'esodo sono associazioni che il più delle volte tendono a minimizzare l'evento o comunque ad effettuare ricostruzioni negazioniste che non corrispondono alle oggettività storiche, così offendendo i martiri italiani;

   pertanto, pare necessario che, per scongiurare questo pericolo, sia più opportuno che a essere chiamati a ricordare e a spiegare nelle scuole questi tragici eventi siano i testimoni diretti di quei fatti o gli appartenenti ad associazioni di esuli istriano-giuliano-dalmati;

   con la risoluzione 8-00013 la VII commissione ha impegnato il Governo sui seguenti punti:

    «ad incrementare le iniziative nelle scuole sul tema di cui in premessa, avviando anche progetti per docenti e studenti mediante seminari di studio a loro dedicati e affidati a docenti che ne garantiscano il carattere scientifico»;

    «ad adottare le iniziative di competenza, anche mediante il coinvolgimento dell'apposito Gruppo di lavoro istituito presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per garantire che, nel rispetto dell'autonomia scolastica, siano i testimoni di quelle vicende, gli appartenenti ad associazioni di esuli istriano-giuliano-dalmati insieme agli storici che collaborano con le università, ad incontrare gli studenti, al fine di trasmettere e conservare la memoria della storia e della tragedia dei confini orientali»;

    «a promuovere, nel rispetto dell'autonomia scolastica, proiezioni di filmati relativi al tema, come indicato nell'apposita sezione del portale di Agiscuola, in occasione del “Giorno del ricordo”» –:

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati al fine di garantire l'attuazione degli impegni di cui alla risoluzione citata in premessa, votata all'unanimità dalle forze politiche, e se, a tal fine, non ritengano di dover emanare una specifica circolare, per il monitoraggio delle iniziative svolte all'interno delle scuole e delle università, e per escludere qualsiasi genere di posizione negazionista.
(5-07492)

Interrogazione a risposta scritta:


   ALAIMO, GIARRIZZO, D'ORSO e CASA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   i convitti nazionali italiani, ad oggi, sono quarantuno e dispongono di due risorse che le altre scuole non hanno: il personale educativo e «ausiliario» (cuochi, commessi e altri), pagati dallo Stato per assistere gli allievi nel pomeriggio e durante il pranzo, e le rette pagate dalle famiglie, che servono non solo a coprire i costi della mensa, ma anche a migliorare l'offerta formativa, a ristrutturare i locali scolastici e ad acquistare le attrezzature didattiche più avanzate;

   con riferimento al personale educativo, questi ultimi si occupano dell'attività educativa, ossia della promozione dei processi di crescita umana, civile e culturale, nonché di socializzazione degli allievi, convittori e semiconvittori, i quali sono così assistiti e guidati nella loro partecipazione ai vari momenti della vita comune nel convitto;

   l'articolo 4-ter del decreto-legge 3 luglio 2001, n. 255 convertito con modificazioni dalla legge 20 agosto 2001, n. 333, prevede che per l'assunzione del personale educativo, individuato in relazione alle esigenze delle attività convittuali e semiconvittuali, si utilizzano graduatorie provinciali unificate;

   la stessa norma, al comma 3, specifica che «la distinzione tra alunni convittori e alunne convittrici opera ai soli fini dell'individuazione dei posti di organico per le esigenze delle attività convittuali da affidare a personale educativo rispettivamente maschile e femminile»;

   il comma sopra richiamato, oltre ad essere per l'interrogante un evidente contraddizione con i precedenti commi dello stesso articolo, i quali sottolineano il carattere di unicità della graduatoria da cui attingere per l'assunzione di questo tipo di personale educativo, introdurrebbe, ad avviso dell'interrogante, una irragionevole deroga al principio di non discriminazione in base al genere espresso dagli articoli 3 e 51 della Costituzione;

   la norma di cui all'articolo 4-ter, comma 3 del decreto-legge 3 luglio 2001, n. 255 risulta essere per l'interrogante in palese contrasto con il principio di uguaglianza e discriminerebbe l'affidamento degli alunni convittori e delle alunne convittrici, attribuito a personale educativo rispettivamente maschile e femminile;

   l'attuale normativa segue, dunque, una distinzione di personale maschile e femminile in funzione agli alunni iscritti, ma se si considera che le alunne convittrici iscritte risultano quasi sempre in numero inferiore rispetto agli alunni convittori, se ne deduce che le assunzioni di personale educativo femminile risultano inferiori rispetto alle assunzioni di personale educatore maschile, realizzando di fatto una discriminazione di genere –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per rimodulare il sistema normativo in esame al fine di evitare le continue discriminazioni di genere nelle assunzioni del personale educativo destinato alle attività convittuali e semiconvittuali che appaiono all'interrogante in palese contrasto con la Costituzione.
(4-11307)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PRESTIGIACOMO e SIRACUSANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda farmaceutica Pfizer nella giornata del 7 febbraio 2022 ha comunicato alle organizzazioni sindacali la lista di mobilità che riguarda 130 dipendenti dello stabilimento di Catania;

   i tagli di personale salgono a 210 posti in totale se si ricomprende anche il personale stagionale e interinale che l'azienda vuole rimuovere;

   la politica di riduzione di personale è assolutamente incomprensibile, a giudizio dell'interrogante, da parte di un'azienda come Pfizer che può vantare miliardi di euro di profitti grazie alla produzione del vaccino anti COVID-19;

   il 15 febbraio 2022 è previsto un incontro tra azienda e sindacati per discutere della vertenza –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato al fine di evitare il licenziamento dei lavoratori della sede Pfizer di Catania.
(5-07486)


   VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) è stato adottato nel mese di dicembre 2021 dal Governo Draghi, come programma di riforma del sistema delle politiche attive, teso ad accompagnare la ripresa economica e a promuovere l'occupazione dopo la crisi economica dovuta alla pandemia;

   il Programma viene indicato come «riforma di sistema» – in combinazione con altri interventi messi in campo dal Governo, quali il piano nazionale nuove competenze e la riforma dei servizi per l'impiego – puntando a superare la distinzione tra formazione e politiche attive e a promuovere la cooperazione pubblico-privato, da far crescere in maniera strutturale (come recita il piano); tenendo conto di questa finalità, appare evidente l'importanza del ruolo che può essere svolto dai sistemi bilaterali creati dalle parti sociali, che possono intervenire laddove i servizi per il lavoro non siano sufficienti per assicurare servizi di politica attiva;

   il supporto delle strutture private al sistema pubblico sarebbe particolarmente auspicabile soprattutto per la ricollocazione di una categoria, come quella dei dirigenti, che nel Programma Gol non viene mai citata, nonostante il sistema delle politiche attive sia definito come sistema universale e nonostante tale categoria abbia subìto una forte contrazione durante la pandemia, sia stata esclusa da ogni tipo di sostegno al reddito e di ristoro messo in campo dal Governo, e sia stata esclusa dal divieto di licenziamento;

   appare evidente che il ricollocamento di un dirigente non possa essere affidato che a strutture ed organismi che ne conoscono le peculiarità, e anche l'attività di upskilling e reskilling è opportuno che sia affidata agli enti bilaterali di categoria;

   i sistemi di politiche attive previsti dal Contratto collettivo nazionale di lavoro dei dirigenti, i loro enti bilaterali, i Fondi interprofessionali, nonché le società di outplacement ben potrebbero intervenire in via sussidiaria per prestare una assistenza «personalizzata» e «appropriata» ai dirigenti –:

   se non si ritenga necessario attivare forme di accordo tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e le organizzazioni dei dirigenti che facciano rinvio ai sistemi privati, alle forme bilaterali contrattuali e alle società di outplacement per la ricollocazione dei dirigenti e promuovere la stipula di patti territoriali, strumento previsto dal Programma Gol, tra regioni e organizzazioni della dirigenza per supportare i servizi per il lavoro regionali con i sistemi privati e bilaterali ai fini del reimpiego dei dirigenti;

   se infine il Governo non ritenga opportuno – posto che il Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir) (decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986) non contempla forme di deducibilità o di detraibilità per i contributi versati ai centri di formazione categoriali – adottare iniziative per assicurare la possibilità anche per i lavoratori dipendenti di dedurre le spese per la formazione e la certificazione, come già previsto per i lavoratori autonomi dalla legge n. 81 del 2017.
(5-07488)

Interrogazione a risposta scritta:


   SARLI e EHM. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   un articolo di giornale de Il Mattino del 25 gennaio 2022 riporta una denuncia della Associazione Yabasta e Nova Koinè in merito al blocco, da parte del comune di Marigliano (Napoli), del reddito di cittadinanza (RdC) per alcuni cittadini immigrati;

   tale blocco è stato motivato dall'ente locale, da una interpretazione dei requisiti per potervi accedere; nello specifico, per gli aventi diritto, si è preso in considerazione solo la residenza anagrafica e non quella di fatto;

   per queste valutazioni della normativa sul reddito di cittadinanza da parte del comune di Marigliano molti cittadini immigrati si sono visti revocare la misura di sostegno;

   una nota del 14 aprile 2020 indirizzata alla direzione generale per la lotta alla povertà e per la programmazione sociale, l'ufficio legislativo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha fornito un parere in ordine alla possibilità di considerare la residenza effettiva, in luogo della residenza anagrafica, quale elemento per la verifica in capo ai richiedenti il beneficio del reddito di cittadinanza, in possesso di regolare titolo di soggiorno, consistente nella residenza in Italia per almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in modo continuativo;

   la nota citata ritiene condivisibile ai fini dell'accertamento del requisito di residenza effettiva che i competenti servizi comunali possono chiedere ai soggetti, con regolare titolo di soggiorno, richiedenti il reddito di cittadinanza di dimostrare – qualora non risultasse sufficiente il ricorso alle verifiche anagrafiche – la sussistenza della residenza effettiva, mediante oggettivi ed univoci elementi di riscontro;

   un articolo del 7 gennaio 2022 del sito d'informazione Melting Pot Europa riporta la notizia che a dicembre 2021, numerosi cittadini stranieri hanno ricevuto richieste di rimborso da parte dell'Inps poiché secondo lo Stato, hanno percepito il reddito di cittadinanza pur risultando privi del requisito di residenza almeno decennale sul territorio italiano –:

   quali iniziative per quanto di competenza, si intendano intraprendere per chiarire se le verifiche del comune di Marigliano siano in linea con la normativa in merito all'erogazione del reddito di cittadinanza;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di altri episodi simili a quello sopra descritto verificatisi in altri comuni italiani;

   se non valutino di adottare iniziative, per quanto di competenza, anche presso la Conferenza Stato-città e autonomie locali per assicurare lo scambio di dati e informazioni tra Governo, province, comuni e comunità montane, in merito alle questioni riguardanti i criteri di erogazione del reddito di cittadinanza e alla individuazione del requisito di residenza per i cittadini immigrati;

   se non intendano adottare le iniziative di competenza, anche di tipo normativo, per la sospensione delle richieste di restituzione degli importi di reddito di cittadinanza erogati ai cittadini immigrati, a seguito della valutazione della mancanza del requisito di residenza.
(4-11310)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NEVI, SPENA, ANNA LISA BARONI, SANDRA SAVINO, PAOLO RUSSO, CAON e BOND. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Serge Hercberg, ideatore del discusso sistema dell'etichettatura a semaforo Nutriscore che classifica i prodotti dalla A alla E in base alle proprietà nutrizionali, ha proposto pubblicamente di aggiungere una lettera dedicata agli alcolici, di colore nero, per stigmatizzarne il consumo in modo acritico e indiscriminato;

   bollare con una F nera tutte le bevande che contengono alcol, anche in quantità piccole, in modo indipendente dalla gradazione al fine di evidenziarne la pericolosità per la salute è antiscientifico e irrazionale. Avanzare tali proposte senza curarsi della distinzione tra l'uso e l'abuso di alcolici e dannoso;

   la proposta è quindi stata aspramente criticata dagli esperti del settore poiché il Nutriscore è un metodo che non insegna l'educazione alimentare anzi, al contrario, penalizza le eccellenze;

   il Nutriscore, definito da molti esperti come un sistema di etichettatura ingannevole, non distingue fra uso e abuso di alimenti, non rappresenta la differenza esistente tra prodotti di qualità e cibi realizzati in laboratorio;

   voler penalizzare il vino, la birra e le altre bevande alcooliche è irrazionale poiché, in Italia, come in Francia, Spagna e tanti altri Paesi dell'Unione europea, esso è parte integrante di una dieta sana ed è anche un modo mediante il quale si esprime la cultura di un Paese. Il vino fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e se assunto in dosi moderate produce benefici effetti per la salute che dovrebbero essere divulgati in modo capillare, vistane l'importanza per la salute;

   le indicazioni in etichetta dovrebbero essere chiare e oggettive, finalizzate a informare e non a condizionare surrettiziamente le scelte alimentari dei consumatori meno avveduti. Con il Nutriscore, invece, si creano più danni che benefici, confondendo i consumatori e penalizzando erroneamente l'agroalimentare tipico e di qualità, a partire da quello made in Italy;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare nell'ambito della posizione italiana di contrarietà al Nutriscore, a livello europeo, tutte le iniziative di competenza atte a scongiurare in maniera definitiva le ingiuste discriminazioni a danno di prodotti d'eccellenza del made in Italy agroalimentare che il sistema del Nutriscore opererebbe.
(5-07484)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   ORRICO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   attualmente, in Calabria, diversi luoghi della cultura, ad iniziare dal Parco archeologico di Sibari (Cosenza) e dalla Galleria nazionale di Cosenza, hanno dovuto interrompere servizi ed attività per mancanza di personale come riportato da diversi organi di stampa;

   il personale dei luoghi di cultura calabresi è corroborato e sostenuto, ormai da anni, dall'indispensabile attività dei cosiddetti «tirocinanti» il cui contratto presso le sedi locali del Ministero della cultura è scaduto il 31 dicembre 2021;

   il progetto dei tirocinanti è partito con un protocollo d'accordo stipulato tra la regione Calabria ed il segretariato regionale del Ministero della cultura nel 2016 che prevedeva la selezione di 627 soggetti da reclutare presso le sedi ministeriali della Calabria, per lo svolgimento di un tirocinio formativo, volto all'inserimento lavorativo, della durata di un anno poi, di volta in volta, prorogato;

   per molti dei tirocinanti calabresi il corrispettivo economico percepito in virtù dell'attività prestata costituisce l'unica entrata per sostenere nuclei familiari fragili;

   l'articolo 50-ter del decreto-legge n. 78 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 106 del 2021 prevede delle unità di personale da assegnare ai Ministeri della cultura, dell'istruzione e della giustizia nelle regioni, fra cui la Calabria, dell'obiettivo europeo «Convergenza» al fine di promuovere la rinascita occupazionale e migliorare la qualità degli investimenti in capitale umano;

   in particolare, il comma 1 del citato articolo 50-ter autorizza il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri a bandire procedure selettive per l'accesso a forme contrattuali a tempo determinato e a tempo parziale alle quali sono prioritariamente ammessi i soggetti inquadrati come tirocinanti nell'ambito dei percorsi di formazione e lavoro presso i tre Ministeri richiamati –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare per emanare i bandi di selezione pubblica sopracitati e in quanto tempo sia previsto che si chiudano le relative operazioni al fine di non lasciare scoperti gli uffici e i luoghi della cultura statali in Calabria, nonché quali iniziative intendano adottare per garantire la continuità sia lavorativa, che di corrispettivo economico, per i soggetti inquadrati come tirocinanti che hanno svolto attività di formazione e lavoro.
(4-11300)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURONI. — Al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   due anni fa alcuni Paesi europei avevano sospeso la raccolta differenziata per le persone sottoposte a quarantena e isolamento causa Covid-19. A oggi l'Italia è l'unica ad aver mantenuto quelle direttive;

   in Germania e in Austria si è tornati da tempo alla gestione dei rifiuti pre-Covid-19. In Belgio i cittadini sono invitati a conferire i rifiuti riciclabili al termine dell'isolamento domiciliare. In Italia, invece, chi è positivo al SARS-CoV-2 e si trova isolato in casa è invitato a buttare tutti i propri rifiuti nell'indifferenziato, inibendo così la crescita del tasso di raccolta. Secondo l'Ispra, infatti, nel 2020 la raccolta differenziata è cresciuta in media solo dell'1,8 per cento. Nel 2019 la crescita era stata del 3,1 per cento;

   oltre a ridurre il tasso di crescita della raccolta differenziata, questa «indicazione» ha generato un pesante carico nei confronti delle Asl, perché in diverse gigioni, come in Sicilia, i rifiuti raccolti da persone isolate vengono trattati come rifiuti ospedalieri;

   secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), non vi sono attualmente elementi per ritenere che le procedure standard di gestione dei rifiuti non siano sicure o siano insufficienti sotto il profilo del rischio di infezione da Covid-19 o che i rifiuti domestici siano implicati nella trasmissione della SARS-CoV-2 o di altri virus respiratori (documento aprile 2020). Nello stesso documento si dice di continuare la raccolta differenziata, con la semplice aggiunta di un sacchetto supplementare all'interno dell'indifferenziato per mascherine e fazzoletti;

   la indicazione che inibisce la raccolta differenziata in Italia dalle abitazioni dei positivi e degli isolati per Covid-19 deriva soltanto da un documento del marzo del 2020 che non risulta sia stato mai ripreso o sostenuto da decreti governativi;

   l'associazione ambientalista Eco dalle Città ha scritto una lettera all'Istituto superiore di sanità (Iss) chiedendo di aggiornare le disposizioni in materia di gestione dei rifiuti domestici, seguendo le indicazioni europee. La richiesta avanzata da Eco dalle Città all'Iss ha avuto una vasta eco ed è stata ripresa, tra gli altri, dal «Il Fatto Quotidiano» e da Altraeconomia –:

   se il Governo sia al corrente di quanto riportato in premessa e se non intenda adottare urgentemente iniziative affinché le indicazioni in materia di gestione dei rifiuti domestici vengano aggiornate seguendo le indicazioni europee, evitando un inutile dispendio di risorse e costi ambientali.
(4-11297)


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con circolare del 4 agosto 2021, il Ministero della salute ha disposto che i cittadini italiani residenti all'estero e i loro familiari conviventi, indipendentemente dal fatto che siano iscritti al Servizio sanitario nazionale o al Sasn (Assistenza sanitaria al personale navigante), nonché tutti i soggetti iscritti a qualunque titolo al servizio sanitario nazionale che sono stati vaccinati all'estero contro il Sars-CoV-2 o che sono guariti all'estero da Covid-19, possono richiedere, se si trovano già sul territorio italiano, il rilascio delle certificazioni verdi Covid-19 per vaccinazione o per guarigione, emesse dalla Piattaforma nazionale-DGC sulla base dei criteri di emissione stabiliti dalla norma di legge, recandosi presso le aziende sanitarie locali di competenza territoriale, secondo modalità stabilite dalle regioni e province autonome, e presentando, oltre al documento di riconoscimento e l'eventuale codice fiscale, la prescritta documentazione, in funzione della tipologia di certificazione verde Covid-19 richiesta:

   a) certificato vaccinale rilasciato dall'Autorità Sanitaria estera che riporti i dati identificativi del titolare, i dati relativi al/ai vaccino/i, la data/e di somministrazione e i dati identificativi di chi ha rilasciato il certificato;

   b) il certificato di guarigione rilasciato dall'Autorità Sanitaria estera che riporti i dati identificativi del titolare, le informazioni sulla precedente infezione da Sars-CoV-2 del titolare, successivamente a un test positivo e i dati identificativi di chi ha rilasciato il certificato;

   tali certificati, in formato cartaceo e/o digitale, devono essere redatti almeno in lingua inglese e, per la provincia autonoma di Bolzano, in lingua inglese o tedesca; in caso di altra lingua, dovranno essere accompagnati da una traduzione giurata. La documentazione presentata dal richiedente potrà essere validata, verificando il rispetto dei requisiti sopra elencati, esclusivamente da personale medico;

   una volta ricevuto il codice «authcode», che – in teoria – viene inviato dal Ministero della salute entro pochi minuti dalla registrazione della vaccinazione alla Asl, l'utente potrà recuperare la certificazione dal sito preposto, accedendo alla sezione recupero con tessera sanitaria, ma selezionando la seconda opzione «Utente senza tessera sanitaria o vaccinato all'estero» e quindi inserendo il codice «authcode», il tipo e numero di documento presentato alla Asl;

   numerosi cittadini italiani residenti negli Stati Uniti e in possesso dei requisiti per richiedere la validazione in Italia delle vaccinazioni ricevute stanno riscontrando ancora diverse difficoltà nell'ottenere il Green pass;

   secondo quanto riferito all'interrogante, diverse Asl frappongono ostacoli all'immediata registrazione delle vaccinazioni fatte in Usa con continui cavilli e richieste di ulteriori documenti non previsti dal Ministero della salute. Il rapido rilascio delle certificazioni verdi Covid-19, emesse dalla Piattaforma nazionale Dgc risulta fondamentale per questi nostri connazionali in quanto, nonostante il certificato di vaccinazione Usa sia considerato equivalente al Green Pass, questo non è direttamente utilizzabile, perché sprovvisto di un QR code –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riferito in premessa e se intenda adottare iniziative per risolvere queste difficoltà riscontrate dai cittadini italiani residenti negli Stati Uniti, eliminando gli intoppi burocratici di cui in premessa, che generano ritardi ben oltre il tollerabile tra il momento della consegna della documentazione e l'effettivo rilascio del Green pass.
(4-11315)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   RUGGIERO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la società Remote Servise Holding (RSH), rappresenta una grande multinazionale che esercita attività di fornitura a società terze, pubbliche e private, di servizi di assistenza informatica centralizzata di vario livello alle utenze dei clienti, con servizi di telefonia e di gestione da remoto, la cui sede legale e amministrativo-operativa è a Misterbianco in provincia di Catania;

   a seguito della fusione della Business Remote Solutions Italia (Brsi), con sede in Bitritto, provincia di Bari, con la predetta RSH, la multinazionale informatica ha deciso la chiusura del sito produttivo pugliese e il conseguente trasferimento di tutti i dipendenti presso la sede di Misterbianco;

   purtuttavia, a distanza di pochi mesi da tale decisione, la multinazionale americana, ha comunicato la procedura di licenziamento collettivo di tutti i 78 lavoratori della sede barese, decisione che sarebbe maturata dopo il provvedimento del giudice del lavoro del tribunale di Bari, che ha bloccato il trasferimento dei dipendenti alla sede siciliana a seguito del ricorso presentato dagli stessi lavoratori;

   la società ha spiegato che i motivi che hanno determinato la decisione di ricorrere alla riduzione del personale sarebbero da inquadrare nell'impossibilità del trasferimento del collettivo presso la sede legale e operativa della società per «espresso rifiuto dei lavoratori che hanno impugnato il provvedimento aziendale ricorrendo all'autorità giudiziaria»; in realtà con l'annullamento, in via cautelare, del provvedimento di licenziamento, l'azienda avrebbe svelato le sue vere intenzioni considerato che lo stesso giudice che ha accolto il ricorso dei lavoratori, ha evidenziato: «la sussistenza di seri dubbi in ordine all'effettività e alla reale portata delle ragioni del trasferimento, anche in relazione alla possibilità di prosecuzione del lavoro agile»;

   alla luce dei fatti esposti, appare evidente la drammaticità della vicenda, considerato che un'ulteriore perdita di posti di lavoro andrebbe ad inficiare ulteriormente un tessuto sociale ed economico già molto indebolito dalla crisi occupazionale che coinvolge l'intero territorio nazionale e non solo;

   pertanto, si ritiene necessario e doveroso che il Governo intervenga in modo rapido ed incisivo nel porre in essere tutte le misure utili a scongiungere il licenziamento di numerosi dipendenti prevedendo anche un percorso di ricollocazione e riconversione del sito di Bitritto –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per garantire la continuità occupazionale, al fine di scongiurare il licenziamento di migliaia di dipendenti in una zona già deficitaria a livello occupazionale quale quella del Mezzogiorno d'Italia.
(4-11295)


   TIMBRO, DE LORENZO e PALAZZOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Pfizer sta godendo – anche grazie alla produzione del vaccino anti Covid, sviluppato insieme all'azienda tedesca BioNtech – di un enorme incremento dei propri ricavi, registrando nei primi tre trimestri del 2021 introiti per 50 miliardi di euro pari al 91 per cento in più dello stesso periodo nel corso del 2020, sestuplicando gli incassi da vaccini (29 miliardi di dollari) con una quotazione in borsa che è cresciuta del 51 per cento;

   da fonti Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, il gruppo farmaceutico Pfizer intende presentare un piano di 130 esuberi relativamente allo stabilimento di Catania, specializzato nella produzione di antibiotici parenterali per uso ospedaliero, penicillinici e non penicillinici, ingenerando più che legittime preoccupazioni e proteste tra le lavoratrici ed i lavoratori che avvieranno iniziative e mobilitazioni in vista dello sciopero del 4 marzo 2022;

   appare fondata la denuncia dei sindacati secondo la quale «la multinazionale invece di avviare un rilancio, decide di far marciare a scartamento ridotto impianti strategici, privandosi peraltro di personale altamente qualificato»;

   l'azienda afferma che il sito siciliano «continuerà a essere parte integrante della rete globale di produzione e fornitura Pfizer e infatti è stato programmato un intervento di modernizzazione, con un ulteriore investimento di 27 milioni di euro nei prossimi tre anni» e «in previsione di questo investimento, Pfizer ha identificato alcuni adeguamenti necessari, dovuti anche al calo della domanda dei volumi produttivi di un antibiotico iniettabile, che porteranno a una riduzione dell'organico»;

   a parere degli interroganti nella realtà, come denunciano le organizzazioni sindacali, lo stanziamento di 27 milioni di euro per i prossimi tre anni appare «una cifra irrisoria sufficiente soltanto per la manutenzione degli impianti»;

   a parere degli interroganti è inaccettabile che, a fronte di un incremento di ricavi di tali proporzioni, si prospetti da parte della Pfizer un piano di esuberi di queste dimensioni che rischia di segnare ulteriormente un contesto socio-economico già fortemente provato e non si scelga invece di utilizzare i ricavi per nuovi investimenti, immaginando un incremento della produzione, anche dentro processi di rifunzionalizzazione degli impianti rispetto all'inevitabile mutare delle esigenze del mercato –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda porre in essere, con la massima urgenza, per evitare una ennesima crisi occupazionale in Sicilia e la perdita di una struttura produttiva in un settore strategico quale quello farmaceutico come dimostrato anche dalla recente, e ancora in corso, crisi sanitaria dovuta alla diffusione della pandemia da COVID-19.
(4-11296)


   LUCIANO CANTONE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a Catania insiste una zona industriale, denominata Etna Valley, che possiede una grande vocazione alle produzioni industriali altamente tecnologiche;

   il Sud più delle altre aree italiane ha subìto nell'ultimo decennio una profonda crisi economica tale da indurre molti siciliani altamente specializzati ad abbandonare l'isola migrando verso il Nord Italia o all'estero; tutto ciò ha avuto un pesante impatto economico sul prodotto interno lordo della regione determinando una grave crisi del tessuto sociale e l'impoverimento della popolazione;

   l'azienda Pfizfer, presente con un proprio stabilimento nel territorio di Catania, è tra le maggiori produttrici di vaccini anti COVID-19 e la campagna vaccinale per la lotta alla pandemia ha determinato per l'azienda produttrice cospicui guadagni;

   nello stabilimento etneo della Pfizfer attualmente si producono solamente farmaci iniettabili a base di penicillina e, visto il calo della produzione di tale farmaco, nonostante vi sia impiegato personale preparato ed esperto, la società non ha assegnato alcuna linea produttiva di vaccini a Catania;

   come si apprende dalla stampa del 7 febbraio, Pfizer ha annunciato 210 esuberi e taglio d'investimenti su Catania mediante comunicazione alle organizzazioni sindacali, nel corso di una videoconferenza a livello nazionale; si tratterebbe di una decisione che riguarda lo stabilimento produttivo interessando, nello specifico, 80 lavoratori con contratto in somministrazione e circa 130 dipendenti a tempo indeterminato ai quali, in prima istanza, viene proposto il trasferimento nella sede di Ascoli Piceno;

   Pfizer, inoltre, ha dimezzato gli investimenti, da una cifra pari a poco meno di 60 milioni di euro annuali, precedentemente erogati per la produzione catanese, a 28 milioni di euro che sarebbero sufficienti soltanto alla manutenzione degli impianti dimostrando l'intenzione della società di non volere investire sul futuro dello stabilimento;

   già da novembre 2021 il Movimento 5 Stelle, per il tramite dei suoi portavoce regionali, ha sollevato la questione attraverso diverse interlocuzioni con il Ministero, però in concreto il Ministro interrogato non ha intrapreso alcuna iniziativa in merito;

   il territorio dell'Etna Valley vive, in questo particolare periodo di pandemia, una situazione di grave crisi che interessa diversi settori industriali e il loro indotto; purtroppo la questione riguarda non solo i lavoratori coinvolti e le loro famiglie, ma, se non si dovesse trovare una soluzione scongiurando i licenziamenti, ciò potrebbe determinare una grave impatto sul settore economico e sul tessuto sociale catanese;

   i lavoratori sono fortemente preoccupati dalla situazione che si sta determinando a causa della decisione di ridurre gli investimenti sullo stabilimento per i possibili futuri licenziamenti, oltre a quelli già annunciati, che si potrebbero delineare –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per trovare una soluzione alla vertenza Pfizfer;

   se intenda istituire un tavolo di crisi presso il Ministero dello sviluppo economico con la presenza dei sindacati, delle istituzioni competenti e dei vertici aziendali;

   quali siano gli investimenti che Pfizfer intenda effettuare, quale sia il piano industriale dell'azienda e quali prospettive abbia la società per lo stabilimento di Catania ed i suoi lavoratori.
(4-11305)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   FREGOLENT. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 12 dicembre 2021 un vasto incendio ha interessato la fabbrica Demap situata nella zona industriale nel comune di Beinasco alle porte di Torino;

   il rogo ha colpito un capannone dove sono presenti materie plastiche destinate alla raccolta differenziata;

   l'incendio ha prodotto una nube nera ed un acre odore di bruciato. Sul posto sono subito intervenute sei squadre dei vigili del fuoco che hanno dovuto impiegare ore per domare le fiamme, mentre le operazioni di bonifica sono ancora in corso. In appoggio alle squadre e alle quattro autobotti in azione è intervenuto anche il Nucleo biologico chimico radiologico;

   la Protezione civile ha subito raccomandato ai cittadini che abitano nella zona sud di tenere in via precauzionale le finestre chiuse e di uscire di casa solo se necessario, per breve tempo e indossando sempre la mascherina Fpp2;

   ha destato forte preoccupare tra i cittadini l'impatto ambientale e sulla salute provocato dall'incendio, soprattutto a causa delle sostanze sprigionate dalle materie plastiche andate in fumo;

   nelle zone prossime all'incendio e nelle zone di probabile caduta del fumi tossici sono state già misurate concentrazioni di inquinanti più che doppie rispetto al normale: in particolare, 265 ppb (parti per bilione) nella zona dell'incendio, 230 ppb all'asilo Garelli, 220 nel centro di Beinasco, 301, nella piazza Vittorio Veneto della città alle porte di Torino;

   secondo fonti stampa del 24 dicembre 2021 Arpa Piemonte avrebbe riscontrato che l'incendio avrebbe liberato in atmosfera gas pericolosi e tossici in quantità superiore a quella prevista per legge tra cui il dibenzofurano policlorurato e gli idrocarburi policiclici aromatici. Sempre dai media è stato annunciato che «saranno disponibili ulteriori dati analitici di laboratorio che verranno presentati e discussi in una apposita relazione finale delle attività di controllo dell'Agenzia»;

   Arpa aveva inoltre comunicato che, a seguito al crollo del tetto che era costituito da fibre di manufatti contenenti amianto, erano «state avviate le misure per la determinazione delle eventuali fibre aerodisperse in atmosfera attraverso la sistemazione di campionatori nell'area intorno al capannone interessato dall'incendio» –:

   se il Ministro interrogato, sentite le autorità e gli enti di controllo competenti, abbia verificato se siano presenti danni ambientali nelle zone interessate dall'incendio citato in premessa e se sussistano ripercussioni negative per la salute dei cittadini.
(5-07496)


   PEZZOPANE, MORASSUT, BRAGA, BURATTI, MORGONI, PELLICANI e ROTTA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 184-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006 un rifiuto cessa di essere tale quando è stato sottoposto ad operazioni di recupero, incluso il riciclaggio e la preparazione per il riutilizzo, che soddisfino determinati criteri tra i quali, in particolare, l'assenza di impatti complessivi negativi sull'ambiente. Tali criteri vengono ricavati dalla disciplina comunitaria o, in mancanza di essa, sono fissati dal Ministero della transizione ecologica con propri decreti, «caso per caso per specifiche tipologie di rifiuto» includendo anche eventuali valori limite;

   dal 2013 ad oggi sono stati emanati solo 5 decreti «end of waste»: il decreto ministeriale 14 febbraio 2013, n. 22 (su determinate tipologie di combustibili solidi secondari – Css), il decreto ministeriale 28 marzo 2018, n. 69 (conglomerato bituminoso), il decreto ministeriale 15 maggio 2019, n. 62 (prodotti assorbenti per la persona (PAP)), il decreto ministeriale 31 marzo 2020, n. 78 (gomma vulcanizzata derivante da pneumatici fuori uso) e il decreto ministeriale 22 settembre 2020, n. 188 (da carta e cartone);

   informazioni più aggiornate sono state fornite, nella seduta del 10 marzo 2021, in risposta all'interrogazione n. 5-05463 durante la quale il Governo ha comunicato che erano in procinto di essere inviati al Consiglio di Stato per il parere gli schemi dei decreti relativi alla cessazione di qualifica di rifiuto riguardanti: rifiuti di vetro sanitario per la produzione di scaglie di vetro; rifiuti da spazzamento stradale per la produzione di inerti recuperati; rifiuti da pile e accumulatori per la produzione di pastello di piombo recuperato; rifiuti da costruzione e demolizione per la produzione di inerti recuperati e altri erano in lavorazione;

   risulta fondamentale per dare certezza al settore del riciclo l'adozione tempestiva dei decreti attuativi end of waste per permettere il riutilizzo del rifiuto nel processo produttivo come materia prima secondaria. Si tratta, infatti, di uno strumento essenziale per il rilancio dell'economia circolare, e dunque del raggiungimento degli obiettivi di sicurezza climatica irraggiungibili senza il passaggio dall'economia lineare a quella circolare –:

   quale sia lo stato dell'iter relativo all'emanazione dei decreti attuativi in materia di end of waste elencati in risposta all'interrogazione richiamata in premessa, quali ulteriori decreti sia previsto che vengano emanati e quali siano gli obiettivi temporali per l'emanazione degli stessi.
(5-07497)


   FOTI, BUTTI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Campione d'Italia è exclave italiana in territorio doganale europeo e, di conseguenza, il trasporto dei rifiuti ha carattere transfrontaliero;

   il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento rifiuti fino al 1° gennaio 2020 è stato regolamentato come spazio doganale svizzero;

   il regolamento (UE)2019/474 e regolamento (CE)1013/2006 hanno modificato il regime doganale determinando l'impossibilità di svolgere il servizio con le stesse modalità in essere sino al 31 dicembre 2019;

   il decreto 22 dicembre del 2016 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare disciplina le procedure di compilazione degli applicativi Sisped mentre la delibera di giunta della regione Lombardia 2686 del 14 dicembre 2011 definisce l'utilizzo del Sitt;

   il sindaco di quel comune è stato costretto, per fronteggiare l'emergenza di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, ad adottare un provvedimento contingibile ed urgente il 29 dicembre 2021;

   il comune è poco appetibile al mercato italiano (scarsa densità abitativa, difficoltà logistiche e morfologia del territorio);

   l'ordinanza – emanata ai sensi dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006 – che ha autorizzato la ditta svizzera Giovanni Augustoni SA (Lamone) a prorogare il servizio sino al 30 giugno 2022, ha una efficacia limitata a 6 mesi reiterabili fino a 18 per ogni forma di gestione rifiuti. Il contratto è scaduto il 31 dicembre 2019. L'affidamento del servizio è stato prorogato con diverse ordinanze: 1629/19-1638/20-1643/20-1647/21;

   sarebbe opportuno che Campione d'Italia fosse ricompreso nella intesa di coordinamento esistente tra regione Lombardia e Cantone Ticino sulla collaborazione transfrontaliera per la gestione dei materiali inerti per l'edilizia, ratificata da regione Lombardia con legge regionale n. 29 del 2015;

   essendo a rischio la tutela sanitaria ed ambientale nonché le attività private ed imprenditoriali, sarebbe necessaria una modifica del regolamento comunitario in ambito rifiuti (CE)1013/06 prevedendo una deroga per il comune Campione d'Italia per lo smaltimento rifiuti Italia/Svizzera nonché, sussistendo l'emergenza di smaltimento rifiuti, sarebbe altresì auspicabile il ripristino, anche temporaneo, delle modalità di smaltimento dei rifiuti ante regolamento (UE)2019/474 –:

   se non ritenga di adottare iniziative per prevedere delle deroghe alle disposizioni di cui al decreto di attuazione in Italia del regolamento comunitario in materia rifiuti (CE)1013/06 eventualmente valutando la possibilità di ripristinare, anche temporaneamente, le modalità di smaltimento dei rifiuti antecedenti al regolamento (UE)2019/474.
(5-07498)


   MARAIA, PENNA, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, DI LAURO, FEDERICO, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   è chiaro ormai come la prevenzione nella produzione del rifiuto sia il modo più efficace per incrementare l'efficienza delle risorse e ridurre l'impatto dei rifiuti sull'ambiente. Il concetto di economia circolare, quale forma di uso razionale delle risorse, è divenuto centrale nel panorama comunitario e nazionale;

   l'Unione europea, come noto, da ultimo con la direttiva cosiddetta «SUP» 2019/904/UE, ha individuato alcuni obiettivi minimi di riciclo che ogni Stato membro ha l'obbligo di raggiungere;

   è fondamentale, pertanto, che gli Stati membri adottino misure adeguate per prevenire la produzione di rifiuti, e controllino i progressi compiuti nell'attuazione di tali misure, valutandone l'efficienza e l'efficacia;

   il nostro Paese, in maniera virtuosa e al fine di raggiungere gli sfidanti obbiettivi di riciclo fissati dal legislatore europeo e recepiti dal nostro ordinamento, promuovendo una corretta gestione dei rifiuti, ha introdotto, con la modifica all'articolo 219-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, l'istituzione obbligatoria di sistemi ai deposito cauzionale di taluni imballaggi (plastica, vetro e alluminio), nonché l'immissione in commercio di una quota minima di imballaggi riutilizzabili;

   ai sensi del citato articolo, il Ministero della transizione ecologica, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, sentite le associazioni e le imprese maggiormente rappresentative, avrebbero dovuto adottare entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della disposizione, quindi entro novembre 2021, il regolamento attuativo al fine di stabilire modalità di funzionamento e le tempistiche fissando, tra gli altri, gli obbiettivi da raggiungere annualmente;

   in mancanza del regolamento attuativo, indispensabile per la messa in esercizio del sistema, la modifica legislativa approvata rimarrà lettera morta, facendo sì quindi che il nostro Paese perda l'opportunità di adottare una forma di raccolta che in altri Stati, dove è già attiva da tempo, si è dimostrata efficace permettendo di raggiungere elevati target di raccolta per specifica tipologia di imballaggio (ad esempio, la Germania, i Paesi Bassi e la Danimarca raggiungono il 90 per cento della raccolta sia di Pet che di lattine in alluminio);

   appare quindi urgente adottare il regolamento attuativo previsto dal nuovo testo dell'articolo 219-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, senza ulteriori ritardi –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere le iniziative di competenza per una sollecita adozione del regolamento di cui in premessa comunicando la tempistica che ritenga a tal fine necessaria, anche indicando gli adempimenti intermedi e propedeutici alla sua definitiva emanazione.
(5-07499)


   MAZZETTI, CORTELAZZO, LABRIOLA, CASINO, VALENTINI e FERRAIOLI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   da anni i forti ritardi nei ritiri dei pneumatici fuori uso (PFU) stanno mettendo in grande difficoltà le imprese del settore di tutto il Paese. Si tratta di un problema le cui cause risiedono lungo tutta la filiera, dal produttore fino ad arrivare al consumatore finale, passando per la filiera della raccolta. Questa complessità non fa che allungare i tempi per la sua risoluzione, che necessiterebbe di interventi differenziati e il coinvolgimento di diversi attori istituzionali;

   come ricorda sul suo sito internet la Cna, la Confederazione nazionale dell'artigianato di Parma, il problema non nasce solo da operatori esteri che vendono on-line sul mercato italiano in esenzione Iva e Pfu, o dagli importatori/distributori che immettono sul mercato pneumatici provenienti da operazioni in evasione Iva, o dalla re-immissione illegale degli pneumatici usati. L'attuale crisi del sistema è frutto di una somma di questi fattori, incluso l'anello finale di questa filiera (gommista), in cui operano soggetti irregolari che si prestano, a certe operazioni, ossia vendita e acquisto di prodotti con modalità che sfuggono al versamento dell'Iva e al pagamento del Pfu a svantaggio degli operatori onesti. Senza contare, infine, le aree grigie che si sono rilevate nell'ambito della raccolta del Pfu;

   la medesima Cna, ha chiesto un intervento specifico del Ministero della transizione ecologica affinché: a) con riguardo all'introduzione di pneumatici irregolari, questi vengano bloccati già sul confine del territorio italiano; b) ci siano controlli su tutti i soggetti esteri che immettono pneumatici, praticando una concorrenza sleale; c) venga fatta una verifica sull'obbligo della nomina di un rappresentante in Italia; d) aumenti l'attività di vigilanza del Ministero sull'operare dei Consorzi e degli altri operatori direttamente coinvolti nella gestione dei Pfu; e) venga aumentato il target di raccolta, parametrandolo ai quantitativi effettivi di Pfu che necessitano di essere correttamente raccolti, anche applicando un equo incremento dell'attuale contributo ambientale, se necessario; f) venga istituito al più presto un tavolo permanente di monitoraggio e verifica, tra le varie rappresentanze della filiera, così come disposto dal decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 19 novembre 2019, n. 182 –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare al fine di dare finalmente soluzione alle annose forti criticità legate ai lunghi ritardi nel ritiro dei pneumatici fuori uso (Pfu), quando non anche alla mancanza di raccolta, e se non ritenga di fare proprie le proposte avanzate dalla Cna ed esposte in premessa.
(5-07500)


   LUCCHINI, GUSMEROLI, MOLINARI, GIGLIO VIGNA, PATELLI, LIUNI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, DARA, EVA LORENZONI, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   un comunicato dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po ha annunciato l'approvazione, del piano gestione acque e piano gestione rischi alluvioni del distretto idrografico del Fiume Po, per i prossimi cinque anni (2022-2026), ed in particolare il proseguimento della sperimentazione, per tale periodo, dell'innalzamento del livello delego Maggiore, fino ad oggi tarato a quota 1,25 metri, prevedendo un ulteriore innalzamento, che dovrebbe attestarsi ad un massimo di 1,50 metri nella fase di regolazione idrometrica del lago;

   tuttavia, dalla lettura del provvedimento dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po 20 dicembre 2021, si evince la prosecuzione della sperimentazione dell'innalzamento del livello massimo di regolazione del lago nel periodo 15 marzo-15 settembre, per il quinquennio 2022-2026, «a +1,25 metri sullo zero idrometrico di Sesto Calende, elevabile a + 1,35 metri, nel caso di manifestazione o previsione di situazioni di severità idrica “media” o “alta” nell'area vasta costituita dall'asta del Ticino e del Po, sulla base di un'apposita richiesta dell'Osservatorio Permanente sugli utilizzi idrici»;

   la deliberazione prevede, infatti, livelli superiori rispetto a quelli sperimentati nel 2015-2020 «se del caso ed in esito agli approfondimenti condotti», anche suddividendo la durata di sperimentazione in fasi intermedie, correlate a incrementi supplementari eventualmente indicate dal tavolo tecnico entro il livello massimo di +1,50 metri, garantendo comunque il livello di 1,25 metri fino al 2024;

   i comuni del lago sono allarmati per l'eventuale superamento di ulteriori 25 centimetri del livello di regolazione dell'acqua, tarato a 1,25 metri nella precedente sperimentazione, ma la deliberazione su tale punto non sembra chiara;

   per i comuni, le attività di porti, spiagge e attività di alberghi, ristoranti e campeggi è fondamentale avere nel periodo estivo un livello dell'acqua che permetta la frequentazione turistica delle spiagge e degli attracchi di una zona che da sempre rappresenta un importante centro di attrazione del Nord –:

   se il Ministro intenda adottare iniziative per chiarire i livelli possibili di innalzamento del lago Maggiore stabiliti dalla deliberazione dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e a quali condizioni si potrà superare il livello della precedente sperimentazione a 1,25, che vede giustamente tutti i comuni del lago Maggiore preoccupati, e se, nella fase applicativa della deliberazione, sarà possibile per i comuni lacustri o una sua rappresentanza partecipare al processo decisionale, essere ascoltati, avere un confronto costante periodico sull'applicazione pratica della delibera della medesima Autorità in modo che si contemperino tutte le necessità, cioè non manchi acqua in pianura ma al contempo non si danneggino le attività turistico-lacuali.
(5-07501)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con apposita nota recentemente trasmessa, Confindustria ha lamentato l'impennata della quotazione del gas e dunque del prezzo dell'energia elettrica – con incrementi che hanno toccato finanche punte del 700 per cento – segnalando l'insostenibilità di tali aumenti per tutte le imprese italiane, nonché l'insufficienza delle misure assunte al riguardo, finora, dal Governo;

   in particolare, la citata organizzazione ha rappresentato come tale aumento costituisca una grave minaccia per il sistema produttivo del Paese, tale da poter provocare la chiusura di molte aziende, le quali devo affrontare altresì l'importante e persistente crescita del prezzo delle materie prime;

   l'aggravio dei costi colpisce ovviamente anche la Sardegna e la Sicilia, il cui sistema produttivo già sconta le diseconomie strutturali e storiche dell'insularità: nelle citate regioni, infatti, si rischia di raggiungere oltre il miliardo di euro di carico aggiuntivo complessivo, con effetti dirompenti sulla tenuta delle imprese e della relativa occupazione, tali da richiedere la riproposizione di un servizio di compensazione energetico di superinterrompibilità, a vantaggio delle aziende energivore dei territori delle due isole, al fine anche di riequilibrare la misura dell'interconnector virtuale operante solo per le aziende delle regioni peninsulari, già rinnovata per il prossimo triennio;

   infatti, com'è noto, la citata misura non riguarda le industrie energivore situate nelle due isole, alle quali, per ragioni varie – in particolare a fronte della volontà dell'Alcoa di usufruire nel 2009 di una misura a breve termine, in vista del futuro abbandono dell'area – fu invece dedicato, dall'articolo 1, del decreto-legge n. 3 del 2010, il servizio di superinterrompibilità;

   poiché, già dal 2018, le citate aziende insulari risultavano già fortemente penalizzate, con costi praticamente doppi rispetto alle ulteriori industrie situate nella penisola, tale situazione, alla luce dei citati aumenti, appare ancora più drammatica, considerato anche che la Portovesme srl ha già fermato la linea di produzione dello zinco tradizionale, inviando in cassa integrazione oltre 400 lavoratori;

   per le ragioni suindicate, appare assolutamente necessario ripristinare la citata misura della superinterrompibilità, prevedendo una remunerazione marginale almeno tripla rispetto a quella conseguente all'interrompibilità ordinaria;

   non potendo considerarsi la citata misura definitamente risolutiva della situazione in esame, appare altresì necessario implementare un sistema elettrico insulare «chiuso», che consenta di destinare la produzione rinnovabile primariamente in favore delle produzioni industriali energivore collocate nelle due isole maggiori, in forza di apposito contratti pluriennali –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto suesposto e quali iniziative intenda adottare al fine di compensare il caro energia che sta colpendo la Sardegna e la Sicilia, se del caso, riproponendo, almeno fino alla realizzazione del cavo «tyrrhenian link», il servizio di superinterrompibilità già reso sul territorio sardo per garantire la sicurezza nell'esercizio della rete di trasmissione nazionale, in ottemperanza alle istruzioni impartite al riguardo dalla Terna Spa in relazione alle esigenze di gestione del sistema elettrico insulare e nazionale.
(4-11302)


   CONTE. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la società Buoneco srl di Sarno, in provincia di Salerno, si occupa di recupero, trasporto e smaltimento dei rifiuti, e ha, nelle sue disponibilità, un'area all'interno del lotto 18 della zona industriale del comune di Buccino;

   su tale area, l'impresa ha interesse a realizzare un impianto di trattamento aerobico di rifiuti a matrice organica, e aveva attivato apposito procedimento, dinanzi alla regione Campania, ai fini dell'acquisizione della V.I.A.-V. I.;

   il comune di Buccino ha segnalato «una presunta incompatibilità dell'intervento con la destinazione di zona» e ha espresso parere contrario all'insediamento;

   il tribunale amministrativo regionale della Campania, nel dicembre 2021, ha accolto il ricorso della società Buoneco per dichiarare l'illegittimità della posizione del Comune di Buccino sull'istanza;

   in opposizione all'insediamento industriale si è strutturata una rete composta non solo dal comune di Buccino, ma anche dalla Riserva Foce Sele Tanagro, dalla Associazione Radici che coordina un tavolo con vari soggetti attivi sul territorio per preservare la vocazione agroalimentare della zona, che un impianto come quello proposto dalla società Buoneco andrebbe completamente a stravolgere;

   l'interrogante con l'interrogazione n. 4-09482 in data 9 giugno 2021 ha proposto allo stesso Ministro analoga interrogazione sul destino vocazionale dell'area industriale di Buccino, con riferimento al tentativo di allestire sullo stesso territorio un insediamento delle Fonderie Pisano s.p.a., ricordando che l'area industriale di Buccino, realizzata ai sensi dell'articolo 32 della legge n. 219 del 1981, è stata costruita nel letto del fiume Bianco, tant'è che oggi sono presenti reticoli fluviali e che i confini che delimitano la stessa sono costituiti dalle acque del fiume; essa è classificata dalla regione Campania come distretto agro-alimentare con delibera n. 604 del 31 ottobre 2016, tanto è vero che sul territorio di Buccino, da censimento Istat 2010, risultavano presenti 1.265 aziende agricole a fronte di 5.000 abitanti con una media di 2,5 aziende agricole ogni 10 abitanti;

   l'area industriale del comune di Buccino, con tutta evidenza, non è idonea a ospitare insediamenti come quelli sopra menzionati mentre essa andrebbe con chiarezza riservata alle attività produttive e artigianali di natura agro-alimentari in ragione della straordinaria vocazione agricola del territorio;

   la localizzazione all'interno di un'area di pregio ambientale, agricolo, alimentare di un insediamento come quello dell'impresa Buoneco appare, alla pari della proposta di Fonderia Pisani, totalmente fuori contesto e svincolata da un disegno di rispetto e tutela della vocazione territoriale –:

   se il Ministro interrogato non intenda, per quanto di competenza, garantire una propria iniziativa in relazione alla vicenda di cui in premessa.
(4-11304)

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Ferraresi e altri n. 2-01417, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 febbraio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Alaimo, Azzolina, Baldino, Brescia, Maurizio Cattoi, Corneli, De Carlo, Dieni, Giordano, Francesco Silvestri, Elisa Tripodi, Del Grosso, Di Stasio, Vacca, Emiliozzi, Fantinati, Grande, Olgiati.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Albano e altri n. 5-07466, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 8 febbraio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Prisco.

  L'interrogazione a risposta scritta Dori è altri n. 4-11272, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 febbraio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Romaniello Cristian.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Prestigiacomo n. 1-00542, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 591 del 9 novembre 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    la lotta ai cambiamenti climatici rappresenta una sfida fondamentale e decisiva per l'umanità che non può essere persa. È pertanto ormai condivisa a livello internazionale la necessità che, accanto agli ambiziosi ma necessari obiettivi di contrasto ai cambiamenti climatici, si debbano inevitabilmente affiancare iniziative volte comunque a sostenere quei territori e quei comparti produttivi che più di altri hanno oggettive difficoltà alla riconversione e nel loro drastico adattamento produttivo in questa fase di transizione verde;

    sotto questo aspetto si ricorda che nell'ambito dello stesso Green Deal europeo, parte integrante della strategia della Commissione europea per attuare l'Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, l'Unione europea si è impegnata a fornire sostegno finanziario e assistenza per aiutare i soggetti più colpiti dal passaggio all'economia verde. Si tratta del cosiddetto «meccanismo per una transizione giusta», che contribuirà a mobilitare risorse per il periodo 2021-2027 nelle regioni più penalizzate;

    a tal fine è stato previsto un «Fondo per una transizione giusta» che dovrebbe aiutare i Paesi dell'Unione europea a far fronte all'impatto sociale ed economico della transizione verso la neutralità climatica. Il pacchetto di investimenti comprende 7,5 miliardi di euro dal quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e 10 miliardi di euro supplementari dallo strumento europeo per la ripresa;

    il «Fondo per una transizione giusta» finanzierà l'assistenza nella ricerca di lavoro, le opportunità di riqualificazione e miglioramento delle competenze, ma anche l'inclusione attiva dei lavoratori e delle persone in cerca di occupazione durante la transizione dell'economia europea verso la neutralità climatica. Nei loro piani nazionali per una transizione giusta, i Paesi dell'Unione europea devono identificare i territori maggiormente colpiti dalla transizione energetica e concentrare in quelle zone le risorse del Fondo. Particolare attenzione sarà dedicata alle specificità di isole, zone insulari e regioni ultraperiferiche;

    nel processo di adattamento produttivo, legato alla transizione in atto, è quindi indispensabile sostenere e aiutare quella parte importante delle attività produttive e dei lavoratori che sono maggiormente coinvolti e che hanno maggiori difficoltà ad adattarsi al cambio di paradigma;

    la sostenibilità ambientale è ormai una esigenza ineludibile da tutti riconosciuta, ma la sostenibilità ambientale deve essere perseguita parallelamente con la sostenibilità economica. Infatti, se la transizione ecologica significa nuove opportunità per ampi settori produttivi, è anche vero che comporta inevitabilmente degli svantaggi, seppur temporanei per quei settori produttivi e quei lavoratori che hanno meno alternative e devono quindi sostenere un maggiore sforzo produttivo ed economico di adattamento al processo di decarbonizzazione. È quindi necessario prevedere forme di reale sostegno alle imprese che devono sostenere crescenti costi per potersi riconvertire e comunque per rispettare e adeguarsi ai sempre più ambiziosi standard ambientali di prodotto e di processo;

    tra i numerosi settori produttivi fondamentali per l'economia del nostro Paese, che hanno evidenti difficoltà ad adeguarsi alla transizione energetica, vi sono, per fare un solo esempio tra i tanti, i grandi impianti industriali e i poli per la raffinazione del petrolio. Nella sola Sicilia detti poli assorbono quasi il 46 per cento della capacità di raffinazione del Paese;

    in questo ambito si ricorda che la legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), all'articolo 1, comma 159, ha introdotto una importante norma volta a favorire gli investimenti nelle regioni del meridione da parte delle imprese operanti nel settore della raffinazione e bioraffinazione;

    in dettaglio, il citato articolo 1, comma 159, ha previsto che: «Al fine di promuovere lo sviluppo industriale e occupazionale nelle regioni del Mezzogiorno attraverso il mantenimento e l'aumento dell'occupazione, il miglioramento della qualità degli investimenti e l'adeguamento delle attività ai cambiamenti economici e sociali, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dello sviluppo economico, assicurando il coinvolgimento delle imprese, degli enti locali e delle regioni interessati, attiva la procedura per la stipulazione di un accordo con il settore della raffinazione e della bioraffinazione, finalizzato alla promozione degli investimenti da parte delle imprese operanti in tale settore per la realizzazione di iniziative volte a perseguire gli obiettivi della transizione energetica e dello sviluppo sostenibile mediante l'utilizzo di quota parte delle risorse derivanti dal gettito delle accise e dell'imposta sul valore aggiunto»;

    la suddetta importante disposizione di legge, a un anno dalla sua approvazione, è praticamente rimasta lettera morta;

    è necessario prevedere, sia in ambito nazionale che europeo, lo stanziamento di specifiche risorse finanziarie volte a sostenere la transizione verde, in particolar modo per quei settori che hanno estrema difficoltà ad abbattere le emissioni di anidride carbonica, al fine di aiutarli nella realizzazione di progetti di decarbonizzazione, e per cercare di contenere gli inevitabili elevati costi economici e sociali conseguenti al loro difficile adattamento alla transizione energetica. Senza questo supporto, molte imprese rischieranno di finire fuori mercato;

    il necessario graduale passaggio dal fossile al rinnovabile è un punto delicato ma centrale nella lotta ai cambiamenti climatici e rappresenta un vero cambio di paradigma. Proprio per questo è indispensabile che questo passaggio avvenga in maniera economicamente sostenibile per le industrie, soprattutto quelle più energivore, e per i lavoratori interessati, fermo restando che, nella fase di transizione debbano essere incentivati quegli investimenti che comunque consentono a queste industrie di ridurre l'anidride carbonica;

    attualmente le energie da fonti rinnovabili non sono in grado di sopperire alle necessità di tutta una serie di industrie (cemento, acciaio, chimica, raffinazione) e di mezzi di trasporto (aerei, navi, treni). Sono settori estremamente difficili da elettrificare e quindi da decarbonizzare. Ridurre il loro impatto climatico è però una priorità, se il mondo vorrà rispettare gli impegni di contenimento del riscaldamento globale, visto che emettono un'alta quantità di gas serra;

    è comunque importante che, proprio per incentivare gli investimenti soprattutto delle imprese che operano in settori ad alta intensità energetica, la legge n. 234 del 2021 (legge di bilancio 2022), preveda uno stanziamento di 150 milioni di euro a decorrere dall'anno 2022 per sostenere le imprese, con particolare riguardo a quelle che operano in settori ad alta intensità energetica, per la realizzazione di investimenti per l'efficientamento energetico, per il riutilizzo per impieghi produttivi di materie prime e di materie riciclate,

impegna il Governo:

1) a dare piena attuazione a quanto previsto dal comma 159 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), che ha introdotto un'importante norma volta a favorire gli investimenti nelle regioni del Meridione da parte delle imprese operanti nel settore della raffinazione e bioraffinazione, al fine di perseguire gli obiettivi della transizione energetica e dello sviluppo sostenibile, estendendo dette previsioni anche ad altre aree interessate dalle medesime problematiche, attivando le opportune risorse già individuate dalla citata norma;

2) ad avviare le opportune iniziative, anche nell'ambito dell'Unione europea, per l'istituzione di un fondo per la decarbonizzazione, finalizzato a uno specifico sostegno per quei settori produttivi che, per le specifiche caratteristiche produttive, hanno oggettive evidenti difficoltà ad abbattere le emissioni di anidride carbonica e a riconvertirsi, con conseguenze negative in termini economici e occupazionali, con particolare riguardo ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura, della pesca e dei settori maggiormente energivori;

3) ad adottare iniziative per prevedere che le risorse del suddetto fondo per la decarbonizzazione siano cumulabili con le risorse nazionali ed europee, volte a sostenere e agevolare le imprese nella ristrutturazione produttiva e per la riconversione ai fini della transizione energetica;

4) ad adottare iniziative presso le competenti sedi europee per valutare l'utilizzabilità di quota delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per interventi legati alla fase di transizione ecologica volti a supportare, anche economicamente e per un periodo temporalmente limitato, progetti di riconversione attualmente esclusi dalla possibilità di utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che siano in ogni caso in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione nei tempi stabiliti, al fine di consentire la riconversione del settore a partire dagli asset esistenti verso la produzione di carburanti avanzati e innovativi ecologici ed a basso contenuto di carbonio, che prevedano anche l'utilizzo di materie prime biologiche e di rifiuti non altrimenti recuperabili o riciclabili nel rispetto del principio Do no significant harm (Dnsh) e del criterio Iluc, salvaguardando al contempo i livelli occupazionali esistenti;

5) ad avviare un serio e costante confronto con il mondo imprenditoriale, le parti sociali e quei settori produttivi maggiormente colpiti dagli oneri della transizione verde, al fine di individuare le più opportune strategie e iniziative volte a sostenerle nel percorso di decarbonizzazione, favorendo altresì il cambiamento professionale e tecnologico attraverso la formazione, la riqualificazione e l'aggiornamento delle competenze dei lavoratori;

6) ad avviare tutte le iniziative nell'ambito dell'Unione europea, volte ad implementare le risorse del «Fondo per una transizione giusta» per sostenere i territori maggiormente colpiti dalla transizione verso la neutralità climatica, anche al fine di ricomprendere ulteriori poli e territori italiani in aggiunta a quelli già individuati dai piani territoriali per una transizione giusta;

7) a garantire che la Presidenza del Consiglio dei ministri assuma il coordinamento dei Ministeri interessati, anche attraverso l'apertura di un tavolo permanente per l'individuazione delle più efficaci iniziative normative e strategie degli interventi volti a sostenere in particolare quei comparti e settori produttivi maggiormente in difficoltà nella progressiva decarbonizzazione in conseguenza delle loro caratteristiche produttive, quali il settore petrolchimico e della bioraffinazione.
(1-00542) (Quarta ulteriore nuova formulazione) «Prestigiacomo, Fregolent, Galli, Ruffino, Maraia, Pezzopane, Timbro, Sut, Barelli, Braga, Buratti, D'Attis, Bagnasco, Brambilla, Calabria, Fitzgerald Nissoli, Labriola, Lorenzin, Mazzetti, Morassut, Morgoni, Nevi, Pellicani, Pittalis, Polidori, Rotondi, Rotta, Saccani Jotti, Spena, Squeri, Maria Tripodi, Marrocco, Moretto, Gagliardi, Binelli, Lucchini, Andreuzza, Patassini, Benvenuto».

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Molinari n. 1-00569, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 624 del 10 gennaio 2022.

   La Camera,

   premesso che:

    la rigenerazione urbana rappresenta la vera grande sfida per lo sviluppo ecosostenibile di tutto il territorio nazionale, in special modo per i piccoli e piccolissimi centri storici e borghi del nostro Paese;

    con il termine rigenerazione urbana si fa riferimento, in particolare, ai programmi di recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare e degli spazi su scala urbana volti a garantire tra l'altro la qualità dell'abitare sia dal punto di vista ambientale sia sociale, anche con riferimento alle aree urbane e alle periferie più degradate. Si tratta di interventi che, rivolgendosi al patrimonio edilizio, intendono porre attenzione altresì al tema della salvaguardia del territorio, dell'ambiente e del paesaggio; le politiche per la rigenerazione urbana sono connesse anche con il tema della riduzione del consumo di suolo, poiché mirano a recuperare e restaurare il patrimonio edilizio esistente;

    con riferimento al quadro regolatorio in materia, per la complessità dell'argomento e per una serie di implicazioni politiche, storiche, culturali e istituzionali, la legislazione urbanistica italiana appare oggi caratterizzata da troppi elementi contraddittori, da un'eccessiva farraginosità e da incertezze di competenze e di attribuzioni. Anche per questo, negli ultimi anni, il governo del territorio ha progressivamente perduto solide basi legislative costringendo in molti casi la giustizia amministrativa nazionale – e talora europea – a intervenire per ricondurre in un campo di certezza normativa o addirittura di legittimità l'operato di numerose amministrazioni pubbliche e di operatori privati; la legge fondamentale di livello nazionale di governo del territorio – la legge n. 1150 del 1942 – ha subito nel tempo, comprensibilmente, integrazioni e modifiche tese ad aggiornarne la funzionalità e l'efficacia in relazione ai mutamenti intervenuti in ragione dello sviluppo economico e sociale del Paese. Si tratta quindi di una legge molto datata che rispondeva ad una logica edilizia di tipo «espansivo» – da inquadrare storicamente nei decenni della crescita edilizia – rispetto ad un quadro attuale che intende favorire invece l'obiettivo della tutela ambientale, della riduzione del consumo del suolo con approcci rigenerativi, del contrasto al degrado; il Parlamento – dopo i tentativi delle scorse legislature –, nell'attuale legislatura sta nuovamente affrontando il tema di una legge sulla rigenerazione urbana, operando nella Commissione competente al Senato, di cui si auspica una rapida approvazione;

    nel quadro generale del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il recupero e la rigenerazione di edifici e territori urbani, con particolare attenzione a periferie e aree interne del territorio italiano, vengono qualificati come obiettivi principali all'interno della Missione 5 «Inclusione e coesione», Componente 2 «Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore», Investimento 2.1 «Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale», al fine di supportare l'inclusione soprattutto giovanile, nonché favorire la riduzione del degrado sociale e ambientale;

    tra gli interventi disposti negli ultimi anni in tema di riqualificazione urbana, si evidenzia che l'articolo 1, commi 42 e 43, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha previsto, per gli anni dal 2021 al 2034, l'assegnazione (per complessivi 8,5 miliardi di euro) di contributi ai comuni per investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale;

    in data 21 gennaio 2021, è stato emanato — in attuazione della sopracitata normativa primaria — il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale sono stati fissati i criteri per assegnare le sopramenzionate risorse prioritariamente ai comuni che presentano nel proprio territorio una maggiore densità demografica caratterizzata da condizioni di vulnerabilità sociale e materiale (in base all'indice di vulnerabilità sociale e materiale – Ivsm – calcolato dall'Istat), con conseguente più elevata manifestazione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, individuando quali destinatari delle medesime i comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, non capoluogo di provincia nonché i comuni capoluogo di provincia o sede di città metropolitana;

    il 30 dicembre 2021, in sede di approvazione alla Camera del disegno di bilancio 2022, il Governo ha accolto l'Ordine del giorno n. 9/03424/093 con il quale si è chiesto un impegno del Governo a integrare ulteriormente le risorse destinate al finanziamento di progetti di rigenerazione urbana, al fine di ampliare i progetti ammessi al finanziamento e di garantire che la quota di risorse attribuita ad interventi riguardanti il sud Italia sia pari al cinquanta per cento di quelle complessive; (FI);

    il 30 dicembre 2021, da ultimo, con decreto del Ministero dell'interno, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, sono stati individuati i comuni beneficiari delle risorse previste dalla sopracitata legge n. 160 del 2019, da destinare ad investimenti in progetti di rigenerazione urbana: in particolare, per gli anni 2021-2026 contributi in questione, confluiti nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), ammontano complessivamente a 3,4 miliardi di euro;

    le criticità relative al sopradescritto schema normativo erano già state evidenziate in data 29 aprile 2021, con atto di sindacato ispettivo n. 4-09139, col quale veniva sollevato il tema del carattere fortemente escludente di tali disposizioni a svantaggio dei piccoli comuni, aventi una densità demografica inferiore a 15.000 abitanti e numericamente più rappresentativi sull'intero territorio nazionale, emergendone, in sede di risposta da parte del Governo, che per i medesimi erano previste solo altre linee di finanziamento non equivalenti;

    aggiungasi che, a seguito dell'approvazione – con il summenzionato decreto ministeriale del 30 dicembre 2021 – dell'elenco dei progetti beneficiari dei contributi per investimenti in opere di rigenerazione urbana, molte amministrazioni locali hanno riscontrato la mancata assegnazione delle risorse previste, pur rientrando tali progetti nella graduatoria di quelli ritenuti ammissibili, completi del target PNRR di riferimento;

    la sperequazione territoriale nella ripartizione dei Fondi, come denunciato anche da molti sindaci di comuni veneti, ha evidenziato una lacuna nel criterio dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm) adottato per l'assegnazione di tali contributi;

    come risulta, infatti, dall'articolo 5, comma 2, del summenzionato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 gennaio 2021, «Qualora l'entità delle richieste pervenute superi l'ammontare delle risorse disponibili, l'attribuzione è effettuata, tenendo conto della quota riferita alla progettazione esecutiva e alle opere, a favore dei comuni che presentano un valore più elevato dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM)»: si tratta, dunque, di un criterio suppletivo che interviene nel caso di insufficienza di risorse, che non tiene conto della validità dei progetti;

    con la recente approvazione della legge di bilancio per l'anno 2022 (legge 30 dicembre 2021, n. 234) la tematica della rigenerazione urbana è stata nuovamente affrontata: l'articolo 1, commi 534-542, al fine di favorire gli investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale, ha previsto l'assegnazione ai comuni di piccole dimensioni di contributi per investimenti nel limite complessivo di 300 milioni di euro per l'anno 2022 a favore: a) dei «piccoli» comuni con popolazione inferiore a 15 mila abitanti che, in forma associata, presentano una popolazione superiore a 15 mila abitanti, nel limite massimo di 5 milioni di euro; b) dei comuni più grandi sopra i 15 mila abitanti che non beneficano delle risorse previste dai citati commi 42-43 dell'articolo 1 della legge 160/2019; stanziamento di 300 milioni che, comunque, appare già insufficiente rispetto alla ipotetica platea dei comuni beneficiari;

    tuttavia, anche le recenti disposizioni sopramenzionate presentano ancora alcuni limiti normativi: la possibilità di beneficiare da parte dei comuni di contributi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana è riconosciuta soltanto ai comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti che, in forma associata, raggiungono una popolazione superiore a 15.000 abitanti, nonché ai comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, precisando che a questi ultimi possono essere attribuiti contributi, a valere sulle risorse stanziate dal comma 534 dell'articolo 1 della citata legge n. 234 del 2021, nel limite massimo della differenza tra gli importi previsti dall'articolo 2, comma 2, del sopracitato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 gennaio 2021 e le risorse attribuite dal predetto decreto del Ministero dell'interno;

    pertanto, occorre tutelare le aree interne e scongiurare una potenziale e totale mancanza di finanziamenti per alcuni comuni del nostro Paese con riferimento ai progetti di rigenerazione urbana, tale da precludere la possibilità di realizzare opere rilevanti per lo sviluppo di interi territori, tradendo così le attese di tantissime comunità locali, e ridelineare altresì il quadro normativo sopra descritto in maniera più equa per tutti i soggetti interessati anche da future occasioni di investimento;

    è evidente, inoltre, che la rigenerazione urbana non possa prescindere dal garantire un seguito alle agevolazioni fiscali comprese nel cosiddetto «Superbonus» – volto ad un miglioramento dei problemi energetici, statici ed antisismici degli edifici – nonché l'accessibilità a tale misura, ferma restando la necessità di un rafforzamento dei controlli;

    gli interventi di rigenerazione urbana costituiscono, infatti, uno strumento molto importante anche per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalle nuove norme europee in materia di efficienza energetica degli edifici e in tale contesto, risultano fondamentali gli incentivi fiscali legati al Superbonus 110 che, consentendo anche alla fascia di reddito medio-bassa di vedere efficientata la propria abitazione, permettono una diffusa riqualificazione energetica del patrimonio edilizio del Paese;

    si rileva, a tal proposito, che le disposizioni contenute nel decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4 (cosiddetto sostegni-ter) sulla cessione dei crediti d'imposta da agevolazioni edilizie rischiano di avere effetti negativi sulla ripresa economica, l'attività di molte imprese e il sistema creditizio. La misura, che si inserisce nel solco delle previsioni del decreto-legge n. 157 del 2021 (cosiddetto decreto anti-frodi), in materia di contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche, ha anche effetti retroattivi sui contratti già in essere e, dunque, potrebbe generare migliaia di contenziosi, bloccando interventi già avviati;

    se l'obiettivo della norma – che è quello di evitare il meccanismo dello scambio di fatture per lavori mai eseguiti – è giusto, la soluzione individuata è suscettibile (come rilevato dalla Nota di lettura 286 del Servizio del bilancio del Senato) di ridurre in modo significativo – per la sua portata rispetto alla disciplina previgente – le concrete possibilità di accesso al finanziamento degli interventi agevolati, attraverso lo strumento delle cessioni del credito; la qual cosa potrebbe dar luogo a ricadute in ordine all'entità degli investimenti futuri nel settore;

    è necessario, dunque, individuare soluzioni idonee volte a scongiurare gli impatti negativi sul settore e sugli interventi da effettuare,

impegna il Governo:

1) ad assumere tutte le iniziative di competenza al fine di individuare ed integrare le risorse necessarie, pari a circa ulteriori 900 milioni di euro, nella misura che assicuri comunque al Mezzogiorno risorse pari ad almeno il 40 per cento delle risorse complessive (pari a 4,3 miliardi di euro), al fine di garantire il finanziamento di tutti i progetti che abbiano superato il vaglio di ammissibilità, progettazioni pronte e rapidamente cantierabili in grado di imprimere un forte sviluppo alle economie locali di tutto il territorio nazionale e di rispondere alle reali esigenze dei territori;

2) a valutare l'opportunità di garantire sempre, per i futuri progetti ammissibili e non finanziabili fino al 2026, il reperimento delle necessarie risorse, tenendo conto delle intese raggiunte tra Conferenza delle Regioni, ANCI E UPI;

3) ad adottare iniziative nell'ambito dell'ulteriore DPCM per la definizione dei criteri di riparto delle risorse riferite al periodo 2027-2034, volte a migliorare ed integrare l'indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM), per la ripartizione tra gli enti locali di ulteriori contributi previsti da successivi bandi, con parametri territorialmente idonei a garantire un'equilibrata distribuzione territoriale dell'intero Paese, ferma restando la quota minima del 40 per cento per il Mezzogiorno;

4) ad individuare procedimenti idonei, considerata l'importanza che in tema di interventi di rigenerazione urbana rivestono gli incentivi fiscali edilizi, affinché le giuste esigenze di efficace contrasto alle frodi non mettano a rischio gli interventi in corso o già programmati e la continuità degli investimenti nel settore.
(1-00569) (Nuova formulazione) «Molinari, Baldino, Morassut, Pella, Moretto, Ruffino, Fornaro, Bitonci, Braga, Stefani, Rotta, Zangrillo, Invernizzi, Pezzopane, Mandelli, Coin, Berlinghieri, Caon, Frassini, De Luca, Sandra Savino, Fogliani, Cattaneo, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Carrara, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Furgiuele, Galli, Gastaldi, Gerardi, Germanà, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Mariani, Maturi, Micheli, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Scoma, Snider, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Viviani, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Fitzgerald Nissoli n. 7-00297, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 216 del 26 luglio 2019.

   La III Commissione,

   premesso che:

    il decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini», la cosiddetta spending review, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, aveva previsto la riorganizzazione della rete diplomatico-consolare senza compromettere i servizi offerti ai cittadini;

    in seguito a tale riorganizzazione è stata disposta la chiusura del Consolato italiano di Newark, una realtà importante per l'emigrazione italiana in USA sia sul piano storico che per gli interessi odierni che caratterizza quell'area, in termini di iscritti Aire e di attrattiva nel settore della ricerca;

    tale chiusura ha causato disagi ai cittadini italiani residenti sul posto e la perdita di un servizio importante per le nostre imprese che sono presenti in New Jersey;

    l'area del New Jersey è interessata da nuovi flussi migratori dall'Italia con conseguente aumento degli iscritti Aire, circa il 10 per cento in più rispetto alla data di chiusura del Consolato, che gravano sul Consolato Generale di New York, già colmo di lavoro, e il locale consolato onorario è in scadenza;

    in data 5 marzo 2019, il sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale delegato, in risposta all'interrogazione scritta n. 4-01908 a prima firma Fitzgerald Nissoli, si era detto «pienamente consapevole della rilevante presenza italiana nell'area di Newark e, più in generale, nello Stato del New Jersey (USA)»;

    gli italiani del New Jersey, come tutti gli altri cittadini italiani all'estero, soprattutto in un periodo difficile come quello attuale caratterizzato dalla persistenza della pandemia, hanno diritto alla tutela e all'assistenza e quindi ad un Consolato che possa erogare i servizi necessari alle persone ed alle imprese,

impegna il Governo

  ad assumere iniziative per aprire un nuovo Consolato italiano in New Jersey (USA) nell'interesse dei connazionali che vi risiedono.
(7-00297) «Fitzgerald Nissoli».

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati trasformati dai presentatori:

   mozione Pezzopane n. 1-00561 del 9 dicembre 2021;

   mozione Davide Crippa n. 1-00565 del 14 dicembre 2021;

   mozione Morassut n. 1-00576 dell'8 febbraio 2022;

   mozione Pella n. 1-00578 dell'8 febbraio 2022;

   mozione Baldino n. 1-00579 dell'8 febbraio 2022.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dal presentatori:

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Fregolent n. 5-07397 del 19 gennaio 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Penna n. 5-07414 del 25 gennaio 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Mazzetti n. 5-07434 del 4 febbraio 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Boldrini n. 5-07448 del 4 febbraio 2022.