Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 4 febbraio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    nel corso degli ultimi mesi del 2021 si è determinata nel contesto ucraino una pericolosa contrapposizione tra la Nato e la Federazione Russa, innescata, tra le altre, dall'ipotesi che la Repubblica di Ucraina possa aderire all'Alleanza atlantica ed entrare nella sua organizzazione militare, la Nato;

    tali dispositivi, politico e militare, videro la luce sulle macerie della Seconda guerra mondiale e furono prodromi della contrapposizione armata tra gli Stati uniti, potenza egemone del cosiddetto «mondo libero», e l'Unione sovietica;

    l'ipotesi che l'Ucraina possa entrare a far parte di tale dispositivo militare porta con sé un elevato significato simbolico: si tratta infatti di una ex repubblica sovietica e di un ex membro della Comunità degli Stati Indipendenti (Csi), organizzazione composta dalla gran parte delle repubbliche ex sovietiche fondata sul finire del 1991, proprio in seguito alla dissoluzione dell'Unione sovietica;

    tale ipotesi, tuttavia, ha un portato militare altamente sensibile e ancora più decisivo per la sicurezza internazionale, in quanto comporta la possibilità concreta che la Nato possa dispiegare in territorio ucraino postazioni per il lancio di missili a testata nucleare a media e corta gittata, a poche centinaia di chilometri da Mosca;

    dal punto di vista del Cremlino l'anzidetto scenario costituisce una minaccia concreta e immediata alla sicurezza nazionale della Federazione Russa;

    come era ampiamente prevedibile, il contesto ha innescato una pericolosa spirale di reazioni e controreazioni che porta con sé inevitabili conseguenze militari, politiche ed economiche, potenzialmente drammatiche e difficilmente confinabili alla sola regione interessata;

    al fine di tracciare quelle che sono considerate delle invalicabili linee rosse per la propria sicurezza nazionale, nelle ultime settimane del 2021 la Federazione Russa ha, da un lato, avviato imponenti esercitazioni militari sul confine con l'Ucraina e, dall'altro, inviato una lista di richieste per assicurare la pace e la sicurezza internazionale, tra cui l'astenersi dall'estendere il dispositivo Nato all'Ucraina;

    la controreazione degli Stati uniti e della Nato è stata particolarmente dura e inflessibile, con l'attivazione di assetti navali e aerei e la mobilitazione di 8.500 soldati, in particolare in Polonia e nelle repubbliche baltiche aderenti alla Nato e confinanti con la Federazione Russa;

    tale controreazione è stata accompagnata da una narrazione secondo cui la Federazione Russa starebbe per invadere l'Ucraina e installarvi un governo «fantoccio», costituendo così essa stessa la minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale;

    tale narrazione, tendenziosa e in alcuni frangenti intossicata da apposite veline di alcuni apparati di sicurezza, ha trovato ampio spazio nella cassa di risonanza dei principali media mainstream degli Stati Uniti e di alcuni Paesi europei;

    il 25 gennaio 2022 il Generale Leonardo Tricarico, già Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, ha affermato ai microfoni di Radio1 che la situazione può sfuggire di mano, perché «in troppi stanno gettando benzina sul fuoco», e ha aggiunto: «Se vogliamo parlare di accerchiamento, il Paese che più di altri può rivendicare questa posizione è proprio la Russia. Nessun Paese della Nato oggi è minacciato da Putin. Questi rinforzi non hanno alcun senso. È una partita che si sta giocando tra la Russia e gli Stati uniti. Stati uniti incaparbiti in questa isteria anti-russa che ha condizionato anche la Nato»;

    la contrapposizione tra gli Stati uniti e la Federazione Russa incentrata sull'Ucraina, a prescindere dagli effettivi sviluppi che ne discenderanno, influisce grandemente sugli equilibri geopolitici europei, a partire dal ruolo assertivo di Washington rispetto agli alleati europei della Nato, in particolare rispetto alla Germania e alla sua politica energetica con la Russia, tra cui il gasdotto congiunto North Stream 2;

    si manifestano evidenti differenziazioni interne al mondo Nato, dal ruolo attivo del Regno Unito nella fornitura di mezzi, armamenti e addestramento alle forze armate ucraine attraverso un ponte aereo che evita di sorvolare Paesi meno propensi al coinvolgimento, alle prese di posizione del presidente della Croazia contro qualsiasi tipo di coinvolgimento militare del suo Paese nella crisi ucraina;

    la sfida ha inevitabili ricadute anche su temi di sensibile interesse strategico per il nostro Paese, dal punto di vista della sicurezza, della collocazione geopolitica e dell'economia;

    la Federazione Russa è il principale fornitore di prodotti energetici al mondo, ma ha una base industriale e un settore primario ancora relativamente poco sviluppati; l'Italia, al contrario, non dispone di materie prime, ma vanta un ampio e diversificato settore manifatturiero e agroalimentare; si tratta dunque di una complementarietà fra i due sistemi produttivi che rende i due Paesi naturali partner economici e commerciali e che si riflette non solo nella bilancia commerciale ma anche nelle numerose joint ventures che favoriscono il trasferimento di tecnologia;

    la Federazione Russa possiede le maggiori riserve mondiali di gas, di cui è il primo esportatore; la cooperazione italo-russa nel campo dell'energia risale alla fine degli anni '50 e si è evoluta, nell'ultimo periodo, dai consolidati rapporti commerciali a un partenariato industriale fondato su una più stretta interdipendenza; Enel è il primo investitore italiano in Russia con attività di generazione elettrica tramite Enel OGK-5 e vendita di energia tramite RusEnergoSbyt; Eni è il primo cliente europeo di Gazprom, partecipa al gasdotto Blue Stream e ha concluso un accordo di cooperazione strategica con Rosneft che prevede l'esplorazione di due blocchi offshore nel Mare di Barents e uno nel Mar Nero, lo scambio di tecnologie e la partecipazione di Rosneft a progetti internazionali di Eni; Saipem ha partecipato alla costruzione del North Stream;

    sebbene si inizi ad affrontare la prospettiva pluridecennale di una vera transizione ecologica che possa ridurre e perfino azzerare l'utilizzo di fonti fossili, l'Italia intanto produce circa il 40 per cento dell'energia elettrica utilizzando il gas naturale che, per oltre il 95 per cento, viene importato dall'estero e di cui oltre il 47 per cento proviene dalla Russia, di gran lunga il primo fornitore di tale materia prima, ben prima di Algeria e Qatar, da cui l'Italia importa, rispettivamente, circa il 18 per cento e il 9 per cento;

    durante l'incontro in videoconferenza del 26 gennaio 2022 degli amministratori di 16 grandi imprese italiane con il presidente russo Putin, questi ha spiegato che le compagnie energetiche italiane stanno ricevendo gas russo a prezzi «molto più bassi di quelli di mercato», grazie ai contratti a lungo termine, laddove molti problemi sui prezzi per molti Paesi europei nascono da impostazioni delle forniture legate al breve periodo con fluttuazioni drammatiche;

    inoltre, nonostante le sanzioni attualmente in vigore, l'Italia è il 7° fornitore mondiale della Federazione Russa che, a sua volta, è il 14° mercato di destinazione dell'export italiano per un valore di oltre 7 miliardi di euro e un interscambio commerciale di 20 miliardi di euro;

    dunque, nell'attuale contesto di crisi, in cui vengono minacciate ulteriori sanzioni, la nostra interdipendenza economica con la Federazione Russa e la ripresa del commercio italo-russo sono alla base di forte preoccupazione per la vulnerabilità del nostro Paese di fronte a una ulteriore possibile degenerazione della crisi,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi, in tutte le opportune sedi multilaterali e bilaterali, al fine di disinnescare la contrapposizione tra Nato e Federazione Russa e scongiurarne una degenerazione armata;

2) ad attivarsi, in tutte le opportune sedi multilaterali e bilaterali, al fine di impedire l'istituzione di nuove ulteriori sanzioni economiche contro la Federazione Russa che, inevitabilmente, colpirebbero anche l'Italia;

3) a farsi promotore in seno all'Unione europea affinché vengano predisposte tutte le iniziative utili alla rimozione delle sanzioni e delle controsanzioni attualmente in vigore tra Unione europea e Federazione Russa, anche attraverso l'organizzazione di una commissione di dialogo permanente tra le istituzioni europee e quelle russe;

4) a non partecipare ad alcuna operazione militare ostile nei confronti della Federazione Russa e a ritirare ogni assetto militare eventualmente dispiegato.
(1-00575) «Cabras, Colletti, Trano, Forciniti, Corda, Raduzzi, Maniero, Testamento, Spessotto, Leda Volpi, Giuliodori, Vallascas, Vianello, Costanzo, Sapia».

Risoluzioni in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    il Cilento è un territorio vasto e variegato orograficamente, composto da 98 comuni, con una popolazione di circa 300 mila abitanti. È connotato da una scarsità di vie di comunicazione, salvo la storica rete ferroviaria, ed è molto lontano sia da Salerno che da Napoli, rispetto alle quali Sapri, ultimo comune della Campania, dista rispettivamente 150 e 200 chilometri via strada e 100 e 144 chilometri via ferrovia. Le tempistiche per raggiungere il capoluogo di provincia o di regione da parte dei residenti dei comuni siti nel medio/basso Cilento, sono di circa 75 minuti per Salerno e di 130 minuti per Napoli, in aumento a causa dei crescenti volumi di traffico e dei nodi irrisolti dell'infrastruttura ferroviaria;

    già oggi si rileva una bassa propensione di raggiungere il Cilento per motivi lavorativi, nelle scuole, nei tribunali e negli ospedali a causa della scarsa qualità dei collegamenti, tali da far annoverare le stesse, quali sedi disagiate. Dal 1961 a oggi il Cilento ha perso circa 57.000 abitanti in particolare nelle aree interne, mentre vede crescere, ma in misura minore, la popolazione costiera;

    l'area compresa tra Paestum e Sapri, fino a Maratea (che affaccia anch'essa, come il Cilento meridionale, sul golfo di Policastro), è una zona di pregio ambientale, culturale e turistico. Ottanta dei suoi comuni sono interessati dal Parco nazionale del Cilento, degli Alburni e del Vallo di Diano. Altri 15 comuni si trovano nelle zone contigue al Parco. Sono inoltre presenti vari siti Unesco, due aree marine protette ricadenti all'interno del Parco Nazionale del Cilento, tre siti archeologici quali Paestum, Velia e Roccagloriosa. L'economia turistica muove ogni anno flussi pari a circa tre milioni di presenze, con il primato di avere ben cinque comuni cilentani nelle prime cinque posizioni nella classifica regionale dei posti letto per abitante (fonte: Agenzia Regionale Campania Turismo);

    le carenze infrastrutturali e ferroviarie, impediscono al Cilento di esprimere a pieno le potenzialità economiche del territorio, condannandolo a un turismo essenzialmente automobilistico e, in quanto tale, insostenibile. Il Piano strategico del turismo del 2017, i cui principali obiettivi sono stati riconfermati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), prevede tra i suoi indirizzi quello di trasferire i flussi turistici dal sistema stradale e autostradale a quello ferroviario. Il Pnrr stesso prevede un programma per lo sviluppo economico dei piccoli centri, di cui il Cilento interno è costellato, e per il loro rilancio turistico, tramite il programma «Attrattività dei borghi», basato sulla loro rigenerazione turistico culturale;

    il Cilento è stato escluso dall'alta velocità ferroviaria (AV/AC): tra le due ipotesi di percorso immediatamente a sud di Salerno previste nel «Documento di fattibilità delle alternative progettuali della nuova linea AV Salerno-Reggio Calabria», presentato in Parlamento il 7 aprile 2021, Rete ferroviaria italiana spa (Rfi) ha optato per la linea interna Battipaglia-Atena-Praia. Tale decisione è oggetto di contestazioni, che rischiano di rallentare il processo decisionale, la cui fondatezza esula dagli obiettivi del presente atto;

    la linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, che storicamente rappresenta la dorsale basso tirrenica, ha una estensione di circa 394 chilometri. La tratta da Salerno a Battipaglia è di competenza della Dtp di Napoli, mentre la tratta da Battipaglia a Reggio Calabria è di competenza della Dtp di Reggio Calabria. L'attuale linea ferroviaria che corre lungo la costa cilentana, costituisce attualmente l'unico collegamento ferroviario di importanza nazionale esistente con la Calabria e la Sicilia e tale resterà sino all'avvio della nuova tratta Av, dunque non prima del 2030. Attualmente già la tratta Battipaglia-Paestum è percorribile alla velocità massima di 200 km/h;

    tale percorso presenta numerose criticità, da anni segnalate. Sono urgenti e necessari interventi strutturali e di adeguamento sagome delle gallerie principali. In alcuni tratti, per la presenza di fenomeni franosi, vige il limite di velocità a circa 30 chilometri orari. Tali interventi, già individuati, consentirebbero un aumento della sicurezza della tratta oltre a un aumento della velocità media dei treni, anche dei treni Av che attualmente la percorrono;

    oltre alla messa in sicurezza, i tecnici evidenziano l'importanza d'interventi che consentirebbero di mantenere appetibilità e convenienza al transito da parte dei principali vettori ferroviari. I treni veloci, Italo e Frecciarossa, che da alcuni anni in estate collegano il Cilento direttamente con le altre aree del Paese, hanno generato un rilevante incremento dei flussi turistici, con la piena soddisfazione dei vettori, che mirano alla remuneratività dei collegamenti;

    l'articolo 15, comma 1, del decreto-legge n. 121 del 2021, stabilisce che al fine di assicurare il recupero del divario infrastrutturale tra le diverse aree geografiche del territorio nazionale, anche infra-regionali, nonché di garantire analoghi livelli essenziali di infrastrutturazione e dei servizi a essi connessi, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, sentite le amministrazioni competenti e le strutture tecniche del Ministro per il Sud e la coesione territoriale, effettua una ricognizione delle infrastrutture, all'esito della quale stabilisce i criteri di priorità e le azioni da perseguire per il recupero del divario infrastrutturale, con particolare attenzione alle aree, soprattutto del Mezzogiorno che risentono di maggiori criticità nei collegamenti infrastrutturali;

    nel mese di novembre 2021, dopo il parere favorevole del Cipess, Rfi e Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili hanno sottoscritto l'aggiornamento 2020-2021 del contratto di programma (Cdp), procedendo con un unico atto a contrattualizzare tutte le diverse fonti di finanziamento disponibili, pari a 31,7 miliardi di euro. In tale ambito sono previsti tra i progetti/programmi d'investimento 2,7 miliardi di euro per il proseguimento dei programmi di sicurezza e adeguamento agli obblighi di legge (nelle gallerie, nelle zone sismiche e in quelle soggette a dissesto idrogeologico), e 3,6 miliardi di euro per l'ammodernamento tecnologico della dotazione delle linee e degli impianti ferroviari;

    nella legge di bilancio 2022 sono presenti nuove risorse per gli investimenti del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Per il settore ferroviario, gli interventi del contratto di programma RFI finanziati ammontano, per la parte investimenti, a 5,750 miliardi di euro dal 2024 al 2036, mentre per la manutenzione straordinaria dell'infrastruttura ferroviaria nazionale, sono allocati 5,1 miliardi di euro dal 2022 al 2027;

    nell'ambito del Cdp sono presenti ulteriori programmi per la sicurezza e l'adeguamento a standard tecnici, volti ad accrescere la dotazione infrastrutturale della rete ferroviaria. In particolare, si segnala l'aumento della sicurezza in galleria e l'adeguamento a specifiche tecniche di interoperabilità (Sti) per consentire l'elevazione del carico assiale dei rotabili e la velocizzazione del traffico. Inoltre particolare attenzione si prevede per il contrasto al climate change e alle fragilità del territorio, per le quali è previsto un continuo sforzo di presidio dell'infrastruttura e di realizzazione di opere di protezione e consolidamento;

    fin dai primi anni 2000 le esigenze di ammodernamento e di messa in sicurezza della tratta cilentana della infrastruttura ferroviaria nazionale sono state oggetto di studi e progettazioni nel quadro delle diverse proposte di ammodernamento della tratta Salerno-Reggio Calabria presentate dal soggetto gestore. Tali iniziative sono giunte sino alla suddivisione in lotti dei lavori, per cui le opere possono ragionevolmente considerarsi a progettazione avanzata e cantierabili nel giro di qualche mese;

    dai documenti presentati da Rfi, si rileva che per la tratta ferroviaria cilentana sono necessari interventi di sagomatura e di contrasto al dissesto idrogeologico nelle gallerie di Rutino, Acquabianca, Fiumicello, Spina e San Cataldo con lo scopo di elevare la sicurezza degli standard prestazionali della linea, tramite attrezzaggio tecnologico e adeguamento a sagoma PC 45. Altri interventi riguardano la messa in sicurezza di tratti interessati da dissesto idrogeologico, il miglioramento antisismico dei ponti ferroviari tra Agropoli e Maratea, e una serie di opere minori lungo tutta la tratta. Il range della spesa complessiva è oggi valutabile tra i 100 e i 170 milioni di euro, fatte salve eventuali ed ulteriori opere e progettazioni necessarie all'adeguamento tecnico richiamato dalle normative sull'AV/AC;

    si tratta di interventi con oneri assolutamente contenuti, rispetto alle risorse disponibili, che consentirebbero di mantenere in sicurezza ed efficienza una tratta vitale per i collegamenti nazionali con la Calabria e la Sicilia, di ridurre da 15 a 30 minuti i tempi di percorrenza tra Paestum e Maratea, di trasferire parte del traffico turistico dall'automobile alla ferrovia, di raddoppiare (da 800 a 1.600 tonnellate) la capacità dei convogli merci, ma soprattutto di offrire ai cittadini cilentani, soprattutto ai giovani cilentani costretti ad abbandonare la propria terra, la possibilità di agganciare le opportunità offerte dal Pnrr e di sentirsi meno isolati dal resto del Paese,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative di competenza necessarie e urgenti per l'adeguamento, la messa in sicurezza e la velocizzazione della linea ferroviaria nella tratta tra Paestum e Maratea, anche tenendo conto della eventualità di una possibile futura trasformazione in tratta Alta velocità, in considerazione della sua importanza sia in termini di infrastruttura di rilevanza nazionale che di volano per lo sviluppo economico del Cilento e del Golfo di Policastro.
(7-00785) «Pentangelo, Casciello, Caon».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    l'incontinenza urinaria è una patologia che colpisce circa 5 milioni di persone in Italia con una prevalenza negli over 65 e, in particolare, nella popolazione femminile (circa il 60 per cento del totale) di età superiore ai 45 anni, il disturbo riguarda circa il 20 per cento dei soggetti. La prevalenza aumenta all'aumentare dell'età, sino a superare il 50 per cento fra gli anziani;

    secondo recenti studi, anche sulla base della tendenza all'invecchiamento della popolazione nazionale che stima una popolazione over 65 di circa 19,5 milioni di persone (36 per cento del totale nel 2050), si stima che saranno sempre di più gli individui che soffriranno di perdite di urina;

    tale patologia è ancora vissuta come un vero stigma sociale, e in tale ottica il Ministero della salute, con direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 maggio 2006, ha indetto il 28 giugno la «Giornata nazionale per la prevenzione e la cura dell'incontinenza»;

    la giornata è stata promossa dai pazienti e voluta dal Ministero della salute ed è volta a impegnare le amministrazioni pubbliche e gli organismi di volontariato «a promuovere, attraverso idonee iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, quali il contributo di specialisti, che effettueranno controlli medici gratuitamente, l'attenzione e l'informazione sui problemi delle persone incontinenti e di quanti sono coinvolti, direttamente o indirettamente, nelle loro vicende, al fine di sviluppare politiche pubbliche e private che allarghino le possibilità di guarire dalla malattia, o quantomeno conviverci con dignità»;

    in Italia l'incontinenza incide pesantemente sulla qualità e quantità di vita provocando nelle persone colpite isolamento sociale, ansia e depressione che fanno sì che solo una piccola minoranza si rivolga al medico di famiglia. La patologia, invece, come riportato dalla letteratura clinica internazionale e sostenuto dai massimi esperti nel settore, nella stragrande maggioranza dei casi può essere curata con successo tramite la rieducazione perineale, la chirurgia mininvasiva, la neuromodulazione, e altre terapie;

    stime indicano che lo Stato, tramite regioni e Asl, spende oltre 440 milioni di euro l'anno per prodotti assorbenti come pannoloni e traverse, mentre tramite l'implementazione di percorsi terapeutico-riabilitativi l'impatto economico, ambientale, sociale si ridurrebbe drasticamente. I costi globali del settore, tra pubblico e privato sociale, ammontano a circa 2,5 miliardi di euro annui, come stima l'Associazione pazienti Fincopp – Federazione italiana incontinenti e disfunzioni del pavimento pelvico;

    l'elevata dimensione dei costi rende l'incontinenza tra le cinque patologie più costose, oltre che più diffuse, per il Servizio sanitario nazionale e per i soggetti affetti. Anche in ragione di ciò, è sempre più urgente investire sulle recenti innovazioni per curare l'incontinenza urinaria, che, oltre a comportare una significativa riduzione dei costi complessivi, economici ed ambientali, contribuirebbe anche a migliorare la qualità della vita degli individui trattati;

    malgrado l'entità del problema, vi sono ancora molti aspetti deficitari nelle risposte che il Servizio sanitario nazionale e quelli regionali riescono a garantire. Tra questi, è necessario annoverare la disparità a livello di organizzazione, di livelli di spesa e servizi, di criteri per la definizione della qualità e dei metodi di rilevazione dei dati, le differenti modalità di acquisto dei presidi, l'incertezza riguardo ai percorsi di cura, la mancata realizzazione dei centri per l'incontinenza, l'insufficiente informazione, le ingenti spese dirette e indirette che gravano sulle famiglie;

    l'incontinenza è, come detto, un vero e proprio tabù medico ed è pertanto importante divulgare le problematiche e le possibili soluzioni. A tal proposito, sarebbe fondamentale attivare apposite reti, con un coordinamento tra i «Centri» che le compongono;

    con decreto del Ministero della salute del 2 ottobre 2015 è stato istituito un tavolo sull'incontinenza. In tale sede è stato sottoscritto, il 24 gennaio 2018, un accordo dalla Conferenza Stato-regioni che prevede l'attivazione dei «Tavoli di lavoro regionali sull'incontinenza» e l'apertura dei Centri di 1°, 2° e 3° livello in ogni regione;

    per monitorare l'operatività delle regioni e l'attivazione dei «Tavoli regionali» con l'apertura dei «Centri Riabilitativi di 1°, 2° e 3° livello», si ritiene utile ed indispensabile attivare presso il Ministero della salute un «Tavolo permanente e ristretto sull'incontinenza urinaria, fecale e disturbi al pavimento pelvico» con il coinvolgimento delle associazioni dei pazienti;

    il «Tavolo» non comporta al Ministero alcun onere economico, poiché le riunioni possono svolgersi da remoto e con oneri economici a carico dei partecipanti,

impegna il Governo:

   ad attivare presso il Ministero della salute un «Tavolo permanente sull'incontinenza urinaria, fecale e disturbi al pavimento pelvico» con il coinvolgimento delle associazioni dei pazienti e di tutte le parti interessate;

   a definire, in seno al suddetto «Tavolo», una strategia organica per prevenire, diagnosticare e contrastare l'incontinenza urinaria con maggiore efficacia clinica e terapeutica e con maggiore efficienza economica e sostenibilità globale, anche nell'ottica della riduzione nel medio-lungo termine dei costi (economici, sociali, ambientali) attualmente sostenuti dallo Stato e dalle famiglie.
(7-00783) «Siani, Lacarra, Zardini, Morani, Miceli, Bonomo, De Maria, Raciti, Nitti, Frailis, La Marca, Soverini, De Filippo, Ciampi, Critelli, Bruno Bossio, Mura, Pezzopane, Prestipino, Carla Cantone, Boldrini, Bordo, Pellicani, Gariglio, Ubaldo Pagano».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    il lipedema è una patologia progressiva, cronica e invalidante che colpisce principalmente i soggetti di sesso femminile, costringendoli a un accumulo abnorme di grasso sottocutaneo in prossimità delle gambe, glutei e caviglie e, talvolta, interessando anche le braccia;

    le aree edematose, particolarmente sensibili possono provocare dolore ogni qual volta vengano sottoposte a pressione e tendono a manifestare ematomi ed ecchimosi in conseguenza di ogni minimo trauma;

    tale patologia, tuttavia, è abbondantemente sotto diagnosticata poiché spesso confusa clinicamente con il linfedema o l'obesità e, allo stato, non sussistono test specifici per riconoscerla;

    il lipedema è stato classificato in quattro stadi sulla base della distribuzione e dell'aspetto del deposito adiposo che ne determinano anche la gravità;

    lo stadio più grave interessa anche mani e piedi e costringe il paziente all'immobilità, tanto da impedire allo stesso di camminare a causa dell'eccessivo dolore;

    al momento, la scienza medica non ha ancora scoperto una cura definitiva per il lipedema e i trattamenti sanitari possibili servono «a contenere i sintomi, migliorare la qualità della vita, rallentare la progressione della malattia e a prevenire possibili complicanze» quali, ad esempio, «l'aspetto malformato degli arti inferiori, problemi di mobilità e andatura, scarsa qualità della vita, depressione, ansia e dolore» (da Associazione Lipedema Italia Onlus);

    numerose sono le persone con diagnosi certa che si rivolgono ad associazioni nazionali e internazionali che sostengono la ricerca e la formazione dei professionisti sanitari;

    il lipedema è in attesa di essere riconosciuto come patologia dal Servizio sanitario nazionale, ma non rientra nei livelli essenziali di assistenza (Lea), ossia le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket);

    l'ultimo aggiornamento dei Lea risale all'anno 2017, che ha rivisto i livelli preesistenti risalenti all'anno 2001, ma non ha tuttavia incluso negli elenchi delle malattie la patologia in parola;

    nel 2018, l'Oms ha riconosciuto il lipedema quale malattia attribuendogli il codice alfanumerico: EF02.2 Lipoedema;

   la legge 28 dicembre 2015, n. 208, all'articolo 1, comma 556, ha previsto l'istituzione della Commissione nazionale per l'aggiornamento dei Lea, presieduta dal Ministro della salute, insediatasi l'11 ottobre 2016, cui è attribuito il compito di provvedere al costante aggiornamento del contenuto dei Lea, sia mediante l'esclusione di prestazioni, servizi o attività divenuti obsoleti sia suggerendo l'inclusione di trattamenti che si dimostrino innovativi o efficaci per la cura dei pazienti;

   le richieste di inclusione, esclusione o aggiornamento delle prestazioni e dei servizi inclusi nei Lea possono essere avanzate direttamente dal Ministero della salute o dalle istituzioni da esso vigilate,

impegna il Governo

ad adottare immediatamente, per quanto di competenza, tutte le iniziative necessarie ad assicurare l'inserimento del lipedema all'interno dei Livelli essenziali di assistenza, al fine di garantire tempestivamente le cure e l'assistenza sanitaria ai soggetti affetti dalla patologia in parola.
(7-00784) «Bellucci, Montaruli, Ferro, Gemmato».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   la città di Palermo sta vivendo da diversi anni una complessa crisi relativa ai servizi cimiteriali;

   il superamento di questa crisi è connesso alla realizzazione di una serie di interventi, in gran parte già finanziati, sui quali è necessaria un'accelerazione ed in particolare: la «Realizzazione del nuovo cimitero in località Ciaculli – Primo stralcio funzionale» (15 milioni di euro, finanziato), l'ampliamento del cimitero di S. Maria di Gesù (4,2 milioni di euro, da finanziare), la «Realizzazione di nuove sepolture all'interno dei cimiteri comunali» (3,5 milioni di euro, da finanziare), la «Razionalizzazione impianto fognario nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli» (0,5 milioni di euro, da finanziare), il «Consolidamento strutturale della viabilità nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli» (1,3 milioni di euro, da finanziare), il «progetto per campo di inumazione 473 nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli» (0,31 milioni di euro, da finanziare), la «Collocazione temporanea loculi nel cimitero di S. Maria dei Rotoli» (0,8 milioni di euro, finanziato), il «Nuovo forno crematorio nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli» (2,75 milioni di euro, finanziato), la «Rifunzionalizzazione del forno crematorio nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli» (0,25 milioni di euro, finanziato) –:

   se si intendano adottare le iniziative di competenza per prevedere la nomina, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto-legge n. 32 del 2019, così come convertito dalla legge n. 55 del 2019, e successive modificazioni e integrazioni, di un commissario straordinario per la realizzazione degli interventi infrastrutturali necessari al superamento definitivo della crisi cimiteriale nel comune di Palermo.
(2-01412) «Varrica».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il tasso di inflazione annuale nell'Eurozona, come recentemente accertato dall'Eurostat, ha fatto registrare nel dicembre 2021, un nuovo valore massimo, mai raggiunto negli ultimi 25 anni, superando la soglia del 5 per cento e attestandosi ben al di sopra dell'obiettivo del 2 per cento stabilito come riferimento nell'area euro dalla Bce;

   i fattori alla base dell'accelerazione dell'inflazione – che per l'Italia ha raggiunto il 4,2 per cento – sarebbero da individuarsi, in particolare, nel rincaro dei prezzi del gas e dell'energia elettrica, oltre che alla diffusione della nuova variante Omicron COVID-19 e ai nodi delle catene di approvvigionamenti, che avrebbero determinato una crescita più elevata del previsto dell'inflazione, rallentando il ritmo della ripresa in corso;

   le conseguenze degli aumenti dei prezzi al consumo iniziano a generare effetti negativi sulla collettività: secondo quanto segnalato dall'Istat nelle stime preliminari per la fine del 2021, l'indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, ha infatti registrato, sempre nello scorso dicembre, un aumento dello 0,4 per cento su base mensile e del 3,9 per cento su base annua;

   nonostante le previsioni delle autorità monetarie dell'area-euro, che sono orientate per una transitorietà delle spinte inflazionistiche, il picco dell'inflazione nell'euro-zona si sta rivelando meno transitorio di quanto previsto qualche mese fa e il persistere della crescita dei prezzi, sospinta da quotazioni energetiche elevatissime protratte nel tempo, potrebbe incidere negativamente sulla ripresa del nostro Paese, con pesanti ricadute sulla domanda delle famiglie e sull'attività delle imprese;

   dopo diversi anni in cui l'inflazione si è attestata su livelli molto bassi, la forte ripresa dell'attività economica è stata infatti accompagnata da una rapida ripresa inflazionistica, di entità e di durata superiori alle aspettative, con il rischio che questa dinamica possa influenzare negativamente la crescita economica nel lungo periodo;

   il contesto economico europeo – a fronte dei summenzionati fattori che hanno inciso sull'aumento dei prezzi – si è notevolmente modificato nel corso degli ultimi mesi e tali scenari inflazionistici non erano evidentemente prevedibili quando è stato approvato il regolamento (UE) 2021/241 che ha istituito il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf): ai sensi dell'articolo 6 del suddetto regolamento, i sussidi e i prestiti sono infatti assegnati a prezzi del 2018 e il meccanismo automatico di revisione annuale delle risorse legato all'inflazione, con un tetto del 2 per cento previsto dal Next Generation EU, non sembrerebbe sufficiente a scongiurare i rischi d'irrealizzabilità finanziaria di diversi progetti contenuti nel Pnrr;

   d'altra parte, lo stesso regolamento (UE) 2021/241 – come ricordato in questi giorni dal Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Giovannini, in riferimento all'aumento dei prezzi delle materie prime che potrebbe causare ritardi nella realizzazione delle opere previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza – contiene all'articolo 21, una clausola di revisione dei Pnrr nazionali;

   se il Pnrr, compresi i pertinenti traguardi e obiettivi, non può più essere realizzato, in tutto o in parte, a causa di circostanze oggettive, lo Stato membro interessato può infatti presentare alla Commissione una richiesta motivata di modifica del piano medesimo, proponendo, a tal fine, un piano modificato o un nuovo piano;

   il 2022, anno in cui andranno raggiunti i 102 obiettivi del Pnrr, per assicurare all'Italia la seconda e la terza rata dei finanziamenti europei, in tutto 40 miliardi di euro – rappresenta un anno cruciale per la ripresa economica e l'inflazione – specialmente se questa dispiegherà i propri effetti nei primi anni del quinquennio – rischia di compromettere seriamente la riuscita di alcuni progetti contenuti nel Piano di ripresa, in particolar modo di quelli legati alla realizzazione di infrastrutture logistiche e ambientali, compresi gli investimenti programmati sulle reti di telecomunicazione e quelli per il potenziamento dei servizi e per la transizione green, strettamente influenzati dalla crescita dei prezzi delle materie prime;

   prevedere un aggiustamento dinamico all'inflazione dei trasferimenti del Next Generation EU avrebbe come conseguenza quella di evitare di disperdere il potenziale di spinta fiscale nel breve periodo e di spalmare gli effetti dell'inflazione, particolarmente pronunciati nel 2022 e nel 2024, da qui al 2026, anno di conclusione del piano;

   in questo contesto, va inquadrata anche l'iniziativa italo-francese, avviata nel mese di dicembre 2021; sulla necessità di procedere con una revisione del Psc e delle regole di finanza pubblica, anche attraverso una maggiore flessibilità per gli investimenti ad alto valore aggiunto europeo e per quelli di lungo periodo –:

   alla luce del mutato contesto economico, legato all'accelerazione dell'inflazione nell'area euro, quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere, nelle opportune sedi istituzionali, nazionali ed europee, per attuare una ridefinizione dei parametri, del Next Generation EU, e conseguentemente, una riparametrazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), al fine di adeguare il Pnrr o promuovere l'aggiornamento dell'ammontare dei trasferimenti a favore dell'Italia al tasso di inflazione reale.
(2-01414) «Zanichelli, Martinciglio».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge del 7 gennaio 2022 n. 1 si è introdotto l'obbligo vaccinale per i cittadini di età superiore ai 50 anni in ossequio alle esigenze di contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19;

   ad una richiesta ex lege n. 241 del 1990, presentata dal sindacato Fisi, l'Agenzia italiana del farmaco ha inviato una nota protocollata 0000449-04/01/2022-Aifa-Aifa-P, nella quale, alla domanda n. 7-bis stabilisce: «In base ai dati ufficiali, alla data odierna ci sono stati morti correlate alla somministrazione dei vaccini? In caso di risposta affermativa, che entità numerica?» replicava «alla data del 26 settembre 2021, sono stati riportati 608 segnalazioni gravi con esito “decesso” al momento della segnalazione o come informazione acquisita successivamente al follow up, su un totale di 84.010.605 di dosi somministrate di vaccini per COVID-19, con un tasso di segnalazione di 0,72/100.000 dosi somministrate. Di questi casi segnalati, 16 sono risultati correlabili alla vaccinazione (circa 0,2 casi ogni milione di dosi somministrate) [...] Questi dati sono in linea con quelli osservati da altre autorità regolatorie a livello globale»;

   in breve, ogni dieci milioni di dosi, vi sono due morti considerate pienamente correlate e l'andamento è costante, con la conseguenza che vanno a sommarsi e ad aumentare numericamente con il proseguire della vaccinazione;

   è accertato che la somministrazione del vaccino anti COVID-19 abbia causato la morte di alcuni cittadini. Se nel nono Rapporto sulla Sorveglianza dei vaccini COVID-19 risultano 14.605 segnalazioni di effetti gravi, tra cui i decessi risultano essere lo 0,61 per cento del totale pari a 101.110 (tabella 2, pagina 11), si ricava che i decessi presunti per vaccino COVID-19 siano, in data 26 settembre 2021, pari a 608 casi accertati. Nel sopracitato Rapporto, i casi di morte ufficialmente riconosciuti sono solo 16 (pagina 13);

   in aggiunta, le case farmaceutiche produttrici del vaccino in questione si sono cautelate, evitando di dare sufficienti assicurazioni alle popolazioni e agli Stati circa la nocività di tali vaccini, in ordine agli effetti avversi, tanto che il Governo italiano, nella sua copiosa decretazione d'urgenza, garantisce l'esenzione da conseguenze civili e penali per i medici vaccinatori (cosiddetto «scudo»);

   la Corte costituzionale (sentenze n. 307 del 1990; n. 258 del 1994; n. 5 del 2018) ha avuto modo di esprimersi sulla compatibilità di obblighi di trattamenti sanitari, sottolineando che, in presenza di effetti avversi gravi e permanenti, non è possibile imporre obblighi sanitari ai cittadini, poiché si impone un sacrificio rilevante alla salute individuale rispetto alla tutela dell'interesse alla salute collettiva. Più precisamente nella cosiddetta sentenza Cartabia (n. 5 del 2018) la Corte Costituzionale ha stabilito che trattamenti sanitari obbligatori devono rispondere a tre requisiti:

    a) il trattamento deve essere diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri;

    b) non deve incidere negativamente sullo stato di salute di colui che è obbligato, salvo che per quelle sole conseguenze che appaiano normali e, pertanto, tollerabili;

    c) nell'ipotesi di danno ulteriore, deve essere prevista comunque la corresponsione di una equa indennità in favore del danneggiato, e ciò a prescindere dalla parallela tutela risarcitoria;

   risulta chiaro come, nel bilanciamento rischi-benefici, emerga la necessità di dare prevalenza al principio di autodeterminazione dell'individuo, nell'ottica del «principio di precauzione», ribadito dalla Commissione europea – Comunicazione COM (2000) che si traduce nell'imperativo categorico «primum non nuocere», restituendo ai trattamenti sanitari obbligatori la funzione di extrema ratio;

   anche l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha ammesso ufficialmente che gli attuali vaccini si sono rivelati inefficaci nel contenere la diffusione dei contagi da COVID-19, per tre ragioni:

    1) il vaccino e il trial della sperimentazione in doppio cieco (Rct) chiariscono che i vaccini non sono stati ingegnerizzati per il contenimento del contagio ma solo in funzione di prevenzione da effetti gravi della sintomatologia da COVID-19;

    2) il virus come atteso dalla comunità scientifica è mutato;

    3) i preparati vaccinali risalgono a poco meno di due anni fa e sono stati ingegnerizzati sulla variante Alfa;

   il Governo ha più volte pubblicamente annunciato che tutta la sua azione in materia si è sempre conformata ai dati scientifici pubblicati ed al diritto costituzionale vigente;

   si rileva la gravità dei 16 decessi correlati alla somministrazione dei vaccini sopra richiamati e andrebbe verificato se il dato sia da aggiornare –:

   se il Governo ed il Comitato tecnico scientifico (Cts) fossero a conoscenza di tali dati Aifa e se ne abbiano tenuto conto nell'approvazione del decreto-legge riportato in premessa;

   se il Governo intenda adottare iniziative per rivedere il suddetto obbligo vaccinale, conformandosi ai superiori principi sanciti dalle sentenze della Corte Costituzionale tra cui il principio di precauzione, e in caso contrario se intenda chiarire i motivi per i quali sembrerebbe all'interrogante aver ignorato tali sentenze, considerato altresì che ormai i vaccini sono oggetto di revisione a causa della vetustà dei preparati.
(2-01415) «Massimo Enrico Baroni, Giuliodori, Cecconi, Sarli, Spessotto, Cabras, Suriano, Costanzo, Forciniti, Corda, Villarosa, Menga, Testamento, Sapia, Vallascas».

Interrogazione a risposta orale:


   BOLDRINI, CIAGÀ, CENNI, QUARTAPELLE PROCOPIO, SARLI, EHM, BRUNO BOSSIO, TIMBRO, ELISA TRIPODI, GRANDE, GAGNARLI, MARTINCIGLIO, ASCARI, BERLINGHIERI, PEZZOPANE, CARNEVALI, CASA, D'ARRANDO, FLATI, CIAMPI, POLLASTRINI, D'ELIA, PAPIRO, BARBUTO, GIORDANO, MURA, DAGA, VILLANI e DE LORENZO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che il Circolo Canottieri Aniene il cui statuto risale addirittura al 1892, ma è stato da ultimo modificato nel gennaio del 2019, ancora prevede che i soci effettivi possano essere solo le persone di sesso maschile che abbiano compiuto i 18 anni di età;

   solo infatti i «soci per meriti sportivi» possono essere di ambo i sessi, ma è specificato che «acquistano tutti i diritti dei soci effettivi solo se di sesso maschile»;

   vi sono poi le socie onorarie di sesso femminile che attualmente sono solamente 5: Federica Pellegrini, Flavia Pennetta, Josefa Idem, e le neonominate Caterina Banti (oro a Tokyo per la vela) e Simona Quadarella (bronzo a Tokyo per il nuoto), ma è appena il caso di notare che sempre secondo lo statuto, «solo i soci effettivi possono fare inviti esterni e saranno ammessi soltanto invitati di sesso maschile e di età superiore ai venticinque anni»;

   va peraltro ricordato che il Circolo Canottieri Aniene è affiliato alla federazione italiana canottaggio fin dal 1899 e alla federazione italiana nuoto fin dal 1960, e che il CONI, a cui queste federazioni fanno riferimento, secondo quanto scritto nel proprio Statuto, «detta principi contro l'esclusione, le diseguaglianze, il razzismo e contro le discriminazioni basate sulla nazionalità, il sesso e l'orientamento sessuale e assume e promuove le opportune iniziative contro ogni forma di violenza e discriminazione nello sport»;

   contrasta con questi principi l'esistenza e la vita di un circolo sportivo nel quale invece le donne in quanto tali non possono neanche essere ammesse;

   quali iniziative di competenza urgenti intenda adottare per promuovere le pari opportunità in tutti i circoli affiliati alle Federazioni sportive nazionali e quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, affinché vengano superate situazioni discriminatorie e del tutto anacronistiche quali quelle citate in premessa.
(3-02738)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIANELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 luglio 2014, la dottoressa Vera Corbelli è stata nominata commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, di ambientalizzazione e di riqualificazione dell'area di Taranto. Detto incarico è stato confermato fino al 7 luglio 2019 e, infine, prorogato per un anno con decorrenza dall'8 luglio 2019;

   successivamente, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 ottobre 2020, il summenzionato incarico è stato conferito dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per un anno al dottor Demetrio Martino (prefetto di Taranto in carica pro tempore) e al momento non risultano all'interrogante nuovi decreti di nomina emanati dal Governo;

   in data 29 marzo 2020, da un articolo di stampa del Corriere di Taranto dal titolo «Il mondo scientifico difende la Corbelli dalla politica», si evince che gli interessi della Regione Puglia e del Comune di Taranto sulle bonifiche in capo alla Corbelli hanno creato i presupposti per un suo allontanamento, cosa poi avvenuta realmente nel Governo Conte II con la nomina a Ministro di Francesco Boccia (dello stesso partito degli amministratori della Regione e del Comune di Taranto) e soprattutto con la nomina a sottosegretario pro tempore con delega al CIS di Mario Turco, definito «battitore libero all'interno del Movimento 5 Stelle: basti notare come poco dopo l'elezione, non è più comparso nelle iniziative dei senatori e parlamentari ionici eletti nel 2018 tra le fila del M5S»;

   nel corso del periodo successivo alla nomina del dottor Demetrio Martino, l'attività di bonifica della «area di crisi ambientale» ha subito un sostanziale arresto. La scelta del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (adottata con il contributo dell'ex Sottosegretario Mario Turco) di sostituire la dottoressa Vera Corbelli (geologa esperta e competente come facilmente apprezzabile dal suo curriculum vitae e dalle reiterate conferme nella citata posizione funzionale dal 2014 al 2019), designando al suo posto il dottor Demetrio Martino che presenta un notevole curriculum vitae da cui (però) emerge una formazione giuridico-amministrativa;

   appare chiaro che, per quanto apprezzabile e di sicuro spessore tecnico e professionale, il dottor Demetrio Martino non possa essere considerato un esperto di bonifiche così complesse come quelle previste per le zone sopra menzionate;

   inoltre, non si deve sottovalutare la difficoltà di conciliare l'incarico in menzione con l'ufficio prefettizio svolto in una realtà articolata come quella tarantina che ha già numerose vertenze di competenza statale da affrontare;

   sfortunatamente, la situazione non è migliorata con l'avvento del Presidente del Consiglio Mario Draghi e del Ministro Roberto Cingolani che, nella vicenda in esame, si sono distinti per quella che l'interrogante giudica la loro colposa inerzia (non avendo provveduto dal 2 ottobre 2021 alla nomina di un nuovo commissario straordinario);

   in conclusione, si deve urgentemente provvedere alla copertura del ruolo commissariale oggi vacante, con la designazione di un tecnico che potrebbe essere la stessa dottoressa Vera Corbelli (il cui lavoro ha portato alla luce molte caratteristiche territoriali e idrogeologiche sulle quali effettuare le bonifiche che impongono conoscenza, massima attenzione e competenza) o (in alternativa) una figura dotata del medesimo curriculum vitae della summenzionata geologa –:

   quale sia lo stato di bonifica delle aree di cui in premessa e quando il Governo intenda provvedere alla nomina di un nuovo commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, di ambientalizzazione e di riqualificazione dell'area di Taranto, considerate l'estrema urgenza dell'incombenza in menzione e la necessità di scegliere una figura professionale tecnicamente adeguata a ricoprire il conferendo incarico.
(5-07447)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come indicato da varie fonti stampa e documentali, nonché come denunciato da diversi mesi ed infine confermato da rapporto congiunturale del Centro studi di Confindustria, il rincaro dei costi di energia e materie prime è destinato a pesare negativamente sulla crescita del prodotto interno lordo nazionale, sulla ripresa dell'economia italiana e sulla ripartenza delle attività economiche, nonché sul potere d'acquisto e la ricchezza dei cittadini;

   infatti, con il rincaro energetico, il costo di gas ed elettricità è diventato insostenibile e numerose attività economiche hanno dovuto temporaneamente chiudere per evitare il sobbarcarsi di costi fissi difficili da gestire;

   l'impatto sulla spesa delle famiglie del rincaro dell'energia (pari all'8,3 per cento del paniere dei consumi) è stimato in circa 5/6 miliardi di euro: ciò sottrae risorse alla spesa in altri beni e servizi, frenando i consumi;

   come noto, il Governo nazionale intende far fronte all'aumento dei costi dell'energia tramite un nuovo decreto cosiddetto «ristori», che recupera l'impianto delle precedenti misure di ammortizzazione dei costi delle utenze energetiche, con mezzi del tutto insufficienti;

   come indicato da uno studio della Cgia di Mestre, a fronte di uno stanziamento di 5,5 miliardi di euro di aiuti a famiglie e imprese per contrastare il caro bollette, l'importo è insufficiente a coprire i costi addizionali, coprendo a malapena il 6 per cento di un rincaro complessivo stimato per il 2022, equivalente a 89,7 miliardi di euro (di cui 30,8 miliardi in capo alle famiglie e 58,9 miliardi in capo alle imprese;

   come indicato dal Ministro dello sviluppo economico ci si aspetta che tale rincaro energetico e la diffusa tendenza inflattiva siano temporanei, tuttavia, osservando i rincari delle materie prime, che a cascata hanno evidente impatto sui costi dell'energia, si osserva – come indicato da vari analisti internazionali – la tendenza ad un superciclo rialzista, destinato a durare nel tempo ed in grado di mantenere l'inflazione oltre il 2 per cento su base permanente;

   il superciclo di energia e materie prime, evidentemente, non si sarebbe verificato se il boom dei consumi dovuto alla ripresa post-lockdown non avesse trovato un livello di offerta insufficiente a soddisfare la domanda come eredità di una lunga fase di disinvestimenti in atto dal 2011, sintomatica della quale sono anche la totale assenza di cargo e container ed il blocco del comparto della logistica internazionale, la quale è ulteriormente messa in difficoltà dalle pratiche di controllo «COVID-zero», che bloccano le navi cargo per lungo tempo in attesa del termine dei controlli sanitari;

   considerando che il gas naturale impatta per oltre il 40 per cento sulla produzione di energia elettrica in Italia e che in Europa non esistono sufficienti impianti di gassificazione per garantire forniture di Gnl sufficienti da far fronte ai rincari in corso, le evidenze portano a ritenere in ottica prudenziale che i rincari di materie prime ed energia siano destinati a durare almeno per tutto il 2022;

   il comparto agricolo è tra i più colpiti con costi delle materie prime e prodotti industriali tali da rendere antieconomica persino l'attività di semina e coltivazione, pregiudicando la sovranità alimentare nazionale e la tenuta di un comparto di eccellenza –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire la tenuta del sistema-Paese, delle attività economiche e del potere d'acquisto dei cittadini, nell'evenienza in cui l'attuale crisi inflattiva e di rincaro energetico debba perdurare ben oltre un orizzonte temporale di breve periodo, con particolare riferimento alle problematiche di cui in premessa.
(4-11191)


   DIENI, PALMISANO, SARLI e PARENTELA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo la determina n. DG/1644/2021 del 28 dicembre 2021 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 308 del 29 dicembre 2021) l'Aifa ha definito le modalità e le condizioni di impiego dell'antivirale «Lagevrio» (molnupiravir), noto anche come pillola Merck;

   l'utilizzo di questo medicinale è previsto entro i 5 giorni dall'insorgenza dei sintomi ed è rivolto a trattare adulti con COVID-19 che non richiedono ossigeno supplementare e che sono a maggiore rischio di sviluppare malattia grave;

   secondo l'articolo 1, comma 3, del decreto ministeriale 26 novembre 2021, il Ministero della salute ha autorizzato la temporanea distribuzione dei farmaci antivirali molnupiravir e paxlovid delegando il commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19 di cui all'articolo 122 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, secondo modalità e procedure dallo stesso definite;

   da quanto si apprende da una nota stampa dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), in data 4 gennaio 2022, la struttura commissariale per l'emergenza COVID-19 ha avviato la distribuzione delle 11.899 confezioni da 40 compresse;

   tale ammontare è stato distribuito come segue alle regioni italiane: all'Abruzzo 360 confezioni, alla Basilicata 60, alla Calabria 120, alla Campania 480, all'Emilia-Romagna 840, al Friuli Venezia Giulia 240, al Lazio 1.680, alla Liguria 1.080, alla Lombardia 1.800, alle Marche 600, al Molise 60, al Piemonte 739, alla provincia autonoma di Bolzano 60, alla provincia autonoma di Trento 60, alla Puglia 240, alla Sardegna 60, alla Sicilia 360, alla Toscana 1.440, all'Umbria 60, alla Valle d'Aosta 120, al Veneto 1.440;

   a giudizio degli interroganti, come si evince dall'elenco, la ripartizione è stata effettuata senza tener alcun conto di criteri oggettivi – come quello della popolazione residente – ma su base geografica, con una riduzione della distribuzione direttamente proporzionata a quella della latitudine, generando così un vero e proprio paradosso;

   si prenda come esempio la Calabria e la Liguria: la prima conta 1 milione e 970 mila abitanti, la seconda 1 milione e 571 mila abitanti; dunque la Calabria ha 400.000 abitanti in più della Liguria. Eppure alla regione calabra sono stati distribuiti 120 lotti di pillole Merck, alla regione ligure 1.080 lotti di pillole Merck, dunque nove volte in più rispetto alla prima ma con 400.000 abitanti in meno della prima;

   per rendere il concetto: ai liguri spetterebbe 1 pillola ogni 36 abitanti; ai calabresi 1 ogni 410 abitanti. Inoltre, la durata del trattamento, che consiste nell'assunzione di 4 compresse da 200 milligrammi 2 volte al giorno per 5 giorni, comporterebbe l'esaurimento dei 120 lotti previsti per la Calabria in meno di un mese con ingenti ripercussioni sui costi e sulla gestione ospedaliera che al Sud è già resa estremamente difficile;

   questa tendenza si rispecchia anche facendo ulteriori confronti tra Nord e Sud –:

   quale criterio sia stato utilizzato per la distribuzione della pillola anti COVID-19, dato che essa non sembra basarsi su parametri oggettivi, sfavorendo così le regioni del Sud Italia.
(4-11193)


   SAPIA, LEDA VOLPI, GIULIODORI e CORDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo giornalistico pubblicato il 21 gennaio 2022 sul quotidiano «La Verità», si riporta un «caso di cronaca riguardante una donna di Ospedaletto Euganeo (Padova)»;

   ivi si riassume che la storia ha avuto inizio il 23 aprile del 2020, mentre la donna stava per concludere un periodo di quarantena;

   all'epoca, ivi si precisa, alla donna servivano due tamponi negativi, poiché aveva effettuato il primo test ed era in attesa di sottoporsi al secondo;

   un pomeriggio, mentre la signora se ne stava chiusa in casa da cittadina rispettosa, udì un botto fortissimo provenire dalla strada: un povero motociclista si era schiantato contro un cartello stradale ed era volato in un fossato;

   la signora corse fuori dall'abitazione per soccorrerlo, ma, avendo violato la quarantena, fu multata per 4.500 euro;

   la signora – continua l'articolo – «si opporrà al decreto di condanna, e la vicenda farà il suo corso»;

   ivi si aggiunge che «la piccola storia locale dimostra perfettamente quale sia la visione dominante»; nel senso che conta soltanto il Covid-19, perché il motociclista nel fossato avrebbe potuto morire, ma l'importante era soltanto «evitare l'eventuale contagio»;

   ivi si aggiunge che «a questa mentalità ormai prevalente si deve probabilmente la decisione presa da Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'ospedale Galeazzi di Milano», struttura accreditata con il Servizio sanitario nazionale e «d'eccellenza a livello italiano e forse anche europeo», che, – come ha svelato un recente «servizio di Marco Gaiazzi per Fuori dal coro, la trasmissione di Mario Giordano in onda su Rete 4» – ha respinto alcuni pazienti che da tempo attendevano di sottoporsi a interventi chirurgici, in quanto sprovvisti di Super Green Pass;

   in pratica, la stessa struttura ha perfino scelto di «non curare i pazienti considerati “no vax” o comunque bivaccinati ma senza la terza dose»;

   lo stesso Pregliasco, per quanto riportato dall'articolo, alla richiesta circa le ragioni della discriminazione ha risposto che la struttura ha «posticipato sulla base di una serie di criteri fragilità alcuni interventi come l'alluce valgo», poiché «chi non ha la terza dose è una persona che rischia di più di potersi infettare in ospedale»;

   secondo quanto riportato nell'articolo, «gli interventi non sono stati propriamente “posticipati”», ma gli interventi sarebbero saltati quando i pazienti, contattati dal giornale, «hanno spiegato di non essere in possesso di Super Green Pass»;

   l'articolo 32 della Costituzione stabilisce che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti»;

   la riferita vicenda discriminatoria, che ad avviso degli interroganti tale sarebbe stata anche in caso di mancata vaccinazione anti-Covid dei pazienti in lista di attesa per essere operati nel suddetto ospedale, pone enormi problemi etici, giuridici e politici, sicché merita un chiarimento e un intervento risoluto del Ministero della salute e del Presidente del Consiglio –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere per verificare se nell'ospedale suddetto e in altre strutture, pubbliche o private accreditate, vi sia stata discriminazione circa l'accesso alle cure di pazienti per il mancato possesso del Super Green Pass;

   quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere per evitare che pazienti non vaccinati o con vaccinazione incompleta possano subire discriminazioni che si sostanzino nel rifiuto o nel differimento di cure mediche o di accertamenti diagnostici.
(4-11199)


   CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo dati Istat, a dicembre 2021, rispetto al mese precedente, è stata registrata una sostanziale stabilità degli occupati, mentre nel confronto con dicembre 2020 il numero è risultato superiore del 2,4 per cento (+540.000 unità), trainato soprattutto dai dipendenti a termine (+434.000, +16,4 per cento);

   rispetto a dicembre 2020 è stato rilevato un calo del 7,6 per cento delle persone in cerca di lavoro, pari a -184.000 unità, che vanno ad incrementare il totale degli inoccupati;

   la fotografia effettuata dall'Istat indica chiaramente un incremento del precariato ed un progressivo incremento degli inoccupati, andando a distorcere, in un certo qual modo, le stime relative all'occupazione;

   la conferma di queste tendenze indica un tendenziale aumento della popolazione degli inattivi, tale da portare ad un ulteriore appesantimento delle misure di ammortizzazione sociale sulla contabilità generale, col rischio che questo si traduca non solo in un appesantimento del carico fiscale, ma anche in una perdita permanente di capitale umano nel mercato del lavoro nazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per realizzare politiche finalizzate al reinserimento degli inattivi nel mercato del lavoro e per ridurre il tendenziale aumento della platea degli inattivi medesimi.
(4-11207)


   SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dall'anno 2010 la Calabria è commissariata dal Governo per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale;

   in un articolo a firma di Alessia Candito, pubblicato dal quotidiano nazionale «la Repubblica» alle pagine 17 e 18 dell'edizione del 1° febbraio 2022, si legge che in Calabria «le Case della salute sono state progettate e finanziate nel 1998, ma sono rimaste su carta insieme ai 49 milioni di euro che la Regione Calabria non ha mai speso»;

   ivi si riporta che «per l'edilizia sanitaria ci sono più di un miliardo e 400 milioni, inutilizzati come i progetti di nuovi ospedali o di ristrutturazione e potenziamento dei vecchi, riciclati di decreto in decreto e mai realizzati»;

   ancora, nell'articolo si legge che «altri 87 milioni sono stati messi a disposizione per portare uomini e mezzi nei reparti al collasso, ma non sono mai stati erogati perché manca il piano operativo»;

   in realtà, i fondi stanziati nella cosiddetta seconda legge Calabria sono 180 milioni di euro in tre anni, la cui disponibilità è subordinata all'approvazione del programma operativo di aggiornamento del piano di rientro, programma di cui non si hanno più notizie;

   Candito continua sostenendo che «dei fondi Covid, ha messo nero su bianco la Corte dei conti, la Regione Calabria ha speso solo 37 milioni e 215 mila euro dei 115 milioni ricevuti» e aggiungendo che «i 5,7 milioni del piano di potenziamento ospedaliero sono arrivati tutti, ma nella migliore delle ipotesi ci sono cantieri aperti, spesso neanche i progetti»;

   Candito ha poi evidenziato che la sanità costa «ai calabresi circa 100 milioni all'anno di Irap e Irpef», sicché «si paga di più per meno servizi»;

   ancora, la giornalista Candito ha scritto che in Calabria vi sono «liste d'attesa di 151 giorni per una ecografia della tiroide o di oltre 130 per un ecocardiogramma», per «un'aspettativa di vita in buona salute pari a 52 anni contro i 69 della provincia autonoma di Bolzano», mentre a 300 milioni di euro annui ammonta la mobilità passiva;

   soprattutto, Candito ha focalizzato l'attenzione sul fatto che in Calabria manca la rete pediatrica «perché mancano la neuropsichiatria, i pronto soccorso, un'unità di terapia intensiva dedicata, e nei 4 posti ricavati a Cosenza nel reparto adulti non si può fare ventilazione extracorporea (Ecmo)», così «i pazienti, come la piccola Ginevra e almeno altri due negli ultimi mesi, partono per il Bambino Gesù di Roma»;

   la piccola Ginevra è deceduta di recente per Covid-19 e il fatto ha sconvolto la comunità calabrese;

   questa situazione è stata confermata dal nuovo commissario del Governo, Roberto Occhiuto, contestualmente presidente della Regione Calabria, il quale ha dichiarato: «Ho avviato un'indagine interna, ma è già in preparazione un decreto per sbloccare la creazione di dieci posti di terapia intensiva pediatrica a Catanzaro. E l'Ecmo ci sarà. Altri 84 milioni andranno subito all'acquisto di attrezzature» –:

   se non ritengano prioritario adottare specifiche iniziative di competenza, per il tramite del commissario ad acta, e all'occorrenza quali, al fine di garantire nel territorio calabrese una migliore assistenza pediatrica, con un'apposita rete strutturata e definita, con almeno un reparto ospedaliero di neuropsichiatria infantile e con terapie intensive, almeno due con Ecmo, dedicate soltanto ai bambini.
(4-11220)


   MURONI, FUSACCHIA, FIORAMONTI, CECCONI e LOMBARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel parere, elaborato dal Ministero dell'economia e delle finanze – Dipartimento del tesoro, inviato a Bruxelles sulla bozza dell'atto delegato dell'Ue sulla tassonomia, si legge che l'Italia ha manifestato la «preoccupazione» per i limiti imposti alle emissioni del gas, considerati «troppo bassi» in particolare per gli impianti già esistenti. Tali soglie, si spiega nel parere recapitato all'esecutivo dell'Ue, andrebbero a impattare su impianti già funzionanti in un momento «complicato» dal punto di vista della situazione energetica europea. Le aziende italiane, si fa notare nel parere del Governo italiano, stanno già mettendo in campo tutti gli sforzi necessari per «il phasing-out dal carbone»;

   il Governo ha valutato troppo bassi i limiti previsti per riconoscere come «verdi» gli impianti che producono gas. Secondo le prime stime dei settori industriali, con i limiti definiti dalla Commissione non potrebbero rientrare in Tassonomia investimenti per circa 10 miliardi di euro. L'Italia, inoltre, vorrebbe che il regime transitorio prima di passare ai limiti di emissioni più stringenti fosse prolungato fino al 2035. Nel parere si ipotizza l'uso dei meccanismi per la cattura del carbonio (Ccs), laddove mai è stato deciso di puntare sulla Ccs come strumento strategico, viste anche le fallimentari sperimentazioni sinora avute;

   per quanto al nucleare, l'altro nodo da sciogliere nella Tassonomia, l'Italia ha deciso di non prendere posizione, visto che l'energia dell'atomo non rientra nel mix energetico italiano;

   si ricorda, che nei giorni scorsi, è arrivata anche la «bocciatura» da parte del gruppo degli esperti, interpellati dalla stessa Commissione, sul riconoscimento del nucleare e del gas come «investimenti sostenibili». Nella risposta degli esperti, riportata oggi dall'agenzia Reuters, s'avverte che le norme proposte sul nucleare «non dovrebbero essere portate avanti», perché non garantiscono che le centrali non danneggino significativamente l'ambiente, dato l'arcinoto rilascio di scorie radioattive. Anche la proposta sul gas naturale viene «bocciata» e viene ribadita l'importanza di applicare anche al gas e senza eccezioni la soglia di emissioni di 100 grammi di CO2eq per kWh (calcolato sulla base delle intere emissioni del ciclo di vita del carburante), una soglia ben al disotto di quanto anche il più efficiente impianto a gas possa raggiungere, anche con impiego di Ccs;

   la proposta di tassonomia tecnicamente non è ancora stata adottata dalla Commissione, che avrà bisogno di incassare anzitutto l'«ok» del Collegio dei commissari per poi pubblicare la versione definitiva dell'atto delegato. Inizierebbe così un periodo di scrutinio di quattro mesi (estendibile di altri due mesi) in cui Consiglio e Parlamento europeo possono richiedere un voto per cercare di bloccare la proposta, che altrimenti è approvata per silenzio-assenso;

   Consiglio e Parlamento europeo non hanno potere di modifica, ma possono solo approvare o «bocciare» la proposta. Per respingere il documento in Consiglio serve il «no» di 20 Esecutivi che rappresentino almeno il 65 per cento della popolazione dell'Unione europea. In Parlamento basta invece la maggioranza assoluta dell'Aula;

   si è ancora in tempo affinché il nostro Paese proponga che la tassonomia verde sia uno strumento trasparente e coerente per la finanza sostenibile, in cui non devono rientrare tecnologie che sostenibili non sono affatto come gas fossile e nucleare. Dare a gas e nucleare la patente di attività verde aggiungerebbe al danno la beffa –:

   in base a quale processo interno e a quale analisi scientifica e strategica sia stato fornito il parere suddetto;

   come si ritenga che il nostro Paese possa raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati se il suo Governo, invece di difendere la trasparenza e l'integrità degli investimenti per tecnologie e attività definite «verdi», le inquina chiedendo che venga consentito il finanziamento di infrastrutture comunque fossili.
(4-11223)


   DE CARLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la situazione pandemica in Italia e nel resto del continente europeo continua a mantenere elevati standard di preoccupazione;

   nonostante il perdurare della campagna vaccinale in tutta Europa, molti cittadini sono stati co-protagonisti di contagio della variante Omicron;

   alcune regioni della Penisola si trovano dal 24 gennaio in zona «arancione» con le limitazioni che la stessa prevede;

   tra le regioni «arancioni» vi è il Friuli-Venezia Giulia che, avendo i numeri dei contagi e delle terapie intensive troppo alto, dal 24 gennaio ha cambiato colore, benché con decreto regionale avesse imposto il Green Pass rafforzato già dal mese di dicembre in riferimento all'accesso alle attività di ristorazione e di somministrazione ovvero caffè, bar e ristoranti sia al chiuso che all'aperto;

   la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia confina sia con la Repubblica di Slovenia, sia con quella di Austria e via mare con la Repubblica di Croazia;

   dai Paesi confinanti, ovvero Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, vi è storicamente un flusso verso l'Italia soprattutto nei fine settimana, non solo per scopi lavorativi ma anche per altrettante necessità personali correlate alla frequentazione delle attività commerciali oppure alle visite culturali sul ricco territorio nazionale; questo potrebbe subire notevoli limitazioni nella fruizione dei servizi poiché la cosiddetta zona arancione, dove al momento è annoverata la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, vede, nei soli fine settimana, una restrizione legata al possesso del Green Pass rafforzato anche per quanto concerne l'accesso ai centri commerciali, mentre durante tutto l'arco della settimana la stessa restrizione vige per le attività di ristorazione e somministrazione;

   le regole relative agli accessi nei luoghi chiusi ed alle attività all'aperto sono differenti tra la regione Friuli-Venezia Giulia e le Repubbliche vicine oltreché tra le regioni italiane e i Paesi con curie stesse confinano ovvero Austria, Francia, Slovenia e Svizzera –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di garantire la libera circolazione delle persone e delle merci senza venire meno ai principi europei, garantendo lo svolgimento dei servizi e allo stesso tempo la sicurezza sanitaria.
(4-11230)


   BELLUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto denunciato da Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum del terzo settore e Licio Palazzini, presidente Cnesc e coordinatore del Tavolo servizio civile, negli ultimi mesi si sta assistendo all'allontanamento del Servizio civile universale (Scu) dalle finalità di legge: «Sembra ci sia un tentativo di ridurre il servizio civile, che ha una propria autonoma legge, ad una branca delle politiche giovanili, a loro volta focalizzate principalmente sulla “occupabilità dei giovani” e ci chiediamo se sia questo l'intendimento del Governo»;

   in una nota congiunta le due realtà hanno osservato che negli ultimi mesi è stato perfino cancellato il sito dedicato www.serviziocivile.gov.it e segnalato, in particolare, la modifica della programmazione triennale, con la cancellazione di quelle annuali, l'assenza di un finanziamento triennale e l'apertura di un vuoto procedurale nel quale resta il solo Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale;

   il bando giovani, pubblicato a metà dicembre 2021, è scaduto il 26 gennaio, prorogato al 10 febbraio, per la presentazione delle domande, con solo 52 giorni per le selezioni, invece di 90, in contrasto con la normativa che regola i concorsi pubblici;

   già a dicembre, all'indomani della pubblicazione del decreto che ha individuato i programmi di intervento e i relativi progetti per il nuovo bando, le reti del terzo settore avevano lanciato l'allarme: «Ci sono 22.458 opportunità di servizio civile che stanno rischiando di finire nel cestino. Questo l'assurdo dato che emerge dal decreto di finanziamento del prossimo bando di Servizio civile universale (SCU). Infatti, a fronte di 76.639 posizioni valutate positivamente dal Dipartimento Politiche Giovanili e Servizio Civile Universale, risultano stanziate risorse per 54.181 posizioni»;

   il servizio civile rappresenta, oggi più che mai, una reale e concreta occasione per i giovani di mettersi in gioco, di sperimentare le loro capacità, di mettere in pratica quanto hanno imparato a scuola, ma anche di fare un primo passo nel mondo del lavoro, che per alcuni è spesso inaccessibile, come certificano i dati: i centri di servizio per il volontariato solo nel 2020, nonostante le limitazioni imposte dall'emergenza pandemica, hanno incontrato oltre 3 mila giovani proprio in attività di orientamento e accompagnamento sul servizio civile universale;

   sempre con riferimento al citato bando, si è assistito altresì ad una sostanziale assenza della campagna informativa che il Dipartimento è tenuto a realizzare, lasciandone ai soli enti l'attuazione e mettendo così a rischio la presentazione della domanda da parte dei giovani;

   numerose criticità sono state riscontrate anche in merito al ricorso ai residui finanziari del 2021 per ampliare i posti per i giovani, e sul tema della certificazione delle competenze acquisite; così come salgono vertiginosamente le segnalazioni di provvedimenti necessari all'operatività quotidiana delle organizzazioni e dei giovani, fermi da settimane;

   come evidenziato da Pallucchi e Palazzini, «Il dialogo e il confronto sono stati la carta vincente, in passato, per far svolgere al Servizio Civile – attraverso il concorso delle organizzazioni accreditate e dei giovani che lo scelgono – la sua funzione di promozione delle condizioni di sicurezza e coesione dei cittadini e delle comunità (difesa civile e non armata), nonché dei valori fondanti della Costituzione. Il Forum è disponibile a partecipare ad un tavolo di confronto istituzionale per analizzare e portare a soluzione le problematiche che si stanno evidenziando nella gestione del Servizio Civile Universale» –:

   considerato la gravità dei fatti di cui in premessa, quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire la piena attuazione della legge 106 del 2016 e del decreto-legge n. 40 del 2017 e ristabilire una doverosa interlocuzione con gli enti del terzo settore.
(4-11231)


   MURONI, FUSACCHIA, CECCONI, LOMBARDO e FIORAMONTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   a 136 chilometri da Trieste si trova una centrale nucleare. Si tratta dell'impianto di Krško: costruito dalla Westinghouse per l'ex Jugoslavia, oggi territorio sloveno, ed entrata in esercizio nel 1983. Da allora la Slovenia e la Croazia, proprietarie della centrale, hanno rattoppato alla meglio i vari guasti (soprattutto sostituendo i circuiti di raffreddamento), ma non si sono ancora dotate di un deposito permanente per le scorie, che sono state accumulate in una piscina nei pressi della centrale;

   nel 2013, quando la Slovenia ha deciso di costruire una seconda centrale nucleare vicino alla prima, l'istituto specializzato incaricato dalla stessa Slovenia di valutare il rischio sismico (Irsn Francia) ha dichiarato che la località non era adatta. Infatti con il moltiplicarsi degli studi sismologici, sono state accertate ben due faglie attive nell'area (Orlica e Libna), fatto che sconsiglia sia la costruzione di una nuova centrale che l'esistenza della prima;

   ignorando le preoccupazioni degli scienziati e dei Paesi vicini, la Slovenia ha poi deciso di prolungare l'attività della centrale esistente al 2043, cioè altri vent'anni rispetto alla prevista chiusura nel 2023;

   le associazioni ambientaliste slovene, per via giudiziaria, hanno ottenuto che il progetto di prolungamento della vita della centrale sia sottoposto a Via transfrontaliera, in applicazione della Convenzione di Espoo;

   sia l'Italia che l'Austria hanno risposto positivamente alla notifica slovena della Via, il Ministero della transizione ecologica dovrà attivare la consultazione in Italia e procederà alla valutazione dei potenziali impatti ambientali transfrontalieri dell'attività proposta;

   in quella fase sarà molto importante la partecipazione degli enti locali, in primis della regione Friuli-Venezia Giulia, e delle associazioni, per fare in modo che la consultazione non si limiti ai necessari enti scientifici e tecnici, ma possa coinvolgere i cittadini e i territori interessati;

   in Austria gli ambientalisti sono da tempo attivi, con una raccolta di firme per la chiusura di Krško che ha raccolto 60.000 firme. Anche la Ministra dell'ambiente Gewessler ha sottolineato il rischio sismico di Krško e l'importanza della Via transfrontaliera;

   in Italia, come più volte denunciato dalla Legambiente Friuli-Venezia Giulia e da «La Nuova Ecologia» di Legambiente nazionale, c'è meno chiarezza e attenzione: da alcune incredibili proposte di precedenti governatori regionali del Friuli-Venezia Giulia di partecipare alla gestione della centrale, all'assenza di sostegno agli scienziati critici, sismologi e geologi, come Livio Sirovich e Peter Suhadolc, che, da tempo, denunciano i rischi, basandosi su dati e studi scientifici;

   Legambiente e Wwf, che da tempo seguono la questione, ritengono che la Via sia un momento decisivo per attivare l'informazione e la partecipazione dei cittadini. In collaborazione con associazioni ambientaliste di tutti i Paesi coinvolti (Italia, Austria, Slovenia, Croazia, Bosnia, Ungheria);

   si ricorda che il 16 giugno 2021 si è svolta una manifestazione coordinata da Global 2000 tenuta davanti alla centrale, alla quale hanno partecipato anche i circoli di Legambiente di Gorizia e Trieste, per chiedere la chiusura della centrale e opporsi al prolungamento per altri vent'anni. Gli ambientalisti bosniaci hanno ricordato anche che la Croazia vorrebbe depositare la sua metà di scorie proprio sul confine con la Bosnia, in aree di grande pregio ambientale –:

   se il Governo intenda comunicare, utilizzando i canali diplomatici, al Governo sloveno la contrarietà dell'Italia al prolungamento della vita di una centrale vecchia e pericolosa;

   se intenda richiedere, utilizzando i canali diplomatici, una analisi/revisione sismica indipendente, realizzata da esperti internazionali, dell'area dove insite la centrale di Krško e una valutazione tecnica dell'invecchiamento del reattore e delle sue parti;

   se non ritenga di attivarsi affinché si realizzi la procedura di valutazione d'impatto ambientale transfrontaliero.
(4-11232)


   ROTTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Negrar una lavoratrice dipendente a tempo indeterminato del suddetto comune, Laura Ciman, ha appreso che, ai fini della valutazione per la relativa progressione economica orizzontale, è stata suo malgrado valutata esclusivamente per gli anni 2019 e 2018, mentre alcun punteggio è stato attribuito per l'anno 2017, quale diretta conseguenza della sua gravidanza;

   come rilevato dalla consigliera di parità della provincia di Verona, tale provvedimento discrimina la lavoratrice proprio in ragione della sua maternità, contraddicendo i generali princìpi di tutela della maternità, le direttive europee sulla parità di genere e pari opportunità nonché la normativa antidiscriminatoria;

   se una tale condotta fosse confermata, le donne potrebbero essere messe di fronte al dubbio se mettere al mondo un figlio, oppure no, stante il fatto che ciò comporterebbe l'omissione della valutazione per il periodo di astensione e il pregiudizio alla possibilità di progressione economica;

   è noto e costante l'insegnamento della Corte di giustizia europea in ordine all'attuazione del principio di parità di trattamento che esclude in termini inequivocabili qualsiasi discriminazione, stabilendo la normativa comunitaria che, tra le altre cose, la donna in gravidanza abbia diritto a beneficiare di eventuali miglioramenti delle condizioni di lavoro che le sarebbero spettati durante la sua assenza;

   la lavoratrice in gravidanza ha dunque diritto, onde evitare di essere ingiustamente discriminata, di essere valutata anche per il periodo di assenza connesso alla gravidanza stessa. Tale valutazione può avvenire, ad esempio, sulla base della media delle annualità per le quali, invece, la valutazione è stata effettuata; tale criterio appare conforme ai principi di correttezza e buona fede che governano il rapporto di lavoro;

   a tal proposito si richiama la sentenza della corte di appello di Torino dell'8 maggio 2008 che trattando un caso analogo, ha riconosciuto discriminatorio il comportamento del comune che, non provvedendo ad alcuna valutazione, non solo ha violato la normativa contrattuale che prevede che i periodi di aspettativa per gravidanza e maternità obbligatoria siano considerati a tutti gli effetti quale servizio effettivamente prestato, ma anche la norma di legge di cui all'articolo 42 del decreto legislativo n. 198 del 2006 che, al comma 2, punto a), prevede la possibilità di azioni positive per le pari opportunità e l'uguaglianza sostanziale tra uomini e donne nel lavoro per eliminare la disparità nella progressione di carriera, cosa che la mancata valutazione ha creato –:

   se il Governo non ritenga urgente adottare iniziative di competenza affinché sia rimossa la discriminazione nei confronti della lavoratrice madre determinata dalla mancata valutazione del periodo di maternità al fine di consentirle di ottenere la progressione economica orizzontale, ribadendo e chiarendo, in maniera inequivocabile, quali siano le condizioni ed i comportamenti da adottare a tutela di tali lavoratrici.
(4-11237)


   PETTARIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Senato deve esaminare l'A.S. 2469, ossia il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 che, al Capo VIII, prevede il rafforzamento dei poteri in materia di attività antitrust. L'articolo 31 del disegno di legge in particolare, reca modifiche sui poteri istruttori dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm);

   ha recentemente destato clamore il sistema delle cosiddette «porte girevoli» tra Authority e settore privato;

   si veda al proposito il caso del segretario generale dell'Antitrust, che fino al 30 dicembre 2021 è stato segretario generale dell'Autorità per divenire poi partner responsabile del dipartimento di diritto pubblico dell'economia di uno studio legale;

   occorre evitare la commissione tra interessi pubblici e privati, soprattutto quando il passaggio avviene dal privato al pubblico, perché consente ancor meglio di utilizzare, in astratto, il potere connesso all'incarico pubblico per il perseguimento di eventuali interessi estranei a quelli che dovrebbe curare un'Autorità indipendente;

   risulta, inoltre, all'interrogante che presso l'Agcm sono in corso procedimenti istruttori in materia di tutela del consumatore e pratiche commerciali scorrette affidati a funzionari che, prima di essere assunti dall'Autorità, hanno lavorato presso associazioni di categoria;

   l'articolo 6-bis della legge n. 241 del 1990 prevede che il responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti endoprocedimentali e il provvedimento finale devono astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto, anche potenziale;

   risulta siano in corso procedimenti istruttori in materia di pubblicità ingannevole e comparativa, pratiche commerciali scorrette, violazione dei diritti dei consumatori nei contratti, violazione del divieto di discriminazioni e clausola vessatorie promossi nei confronti di enti del terzo settore;

   tale attività appare all'interrogante in contrasto con il codice del consumo e con le disposizioni del Ministero dello sviluppo economico;

   il decreto legislativo n. 206 del 2005, infatti, stabilisce che per «professionista» debba intendersi qualsiasi persona fisica o giuridica che, nelle pratiche commerciali, agisce nel quadro della sua attività commerciale, industriale, artigianale o professionale; cioè, che la pratica commerciale sia posta in essere dal soggetto quale manifestazione della sua ordinaria attività di lavoro da cui trarre «un profitto economico»;

   il Ministero dello sviluppo economico, sulla scorta delle disposizioni del codice del consumo, ha disciplinato i rapporti tra imprese ed associazioni di consumatori (circ. prot. 0038226, 5 marzo 2013);

   secondo il Ministero, la legge preclude alle associazioni di consumatori ogni connessione di interessi con imprese di produzione o distribuzione di beni o servizi, fatta eccezione per i casi di: rapporti con imprese che non siano terze rispetto all'Associazione dei consumatori; rapporti con imprese che si sostanziano in attività dirette a esplicitare le caratteristiche di prodotti o servizi volti a favorire espressamente ed esclusivamente un miglioramento dell'educazione dei consumatori; rapporti con soggetti pubblici o privati che stabiliscono modalità di risoluzione extra-giudiziale delle controversie nei rapporti di consumo tra imprese e consumatori –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative normative al fine di garantire il rispetto del principio di imparzialità ed effettività nell'esercizio dei poteri di vigilanza propri delle Autorità indipendenti, evitando ogni situazione di possibile conflitto di interessi e incompatibilità;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per favorire i rapporti tra imprese e consumatori quando siano destinati a rendere effettiva la tutela dei diritti previsti dall'articolo 2 del codice del consumo.
(4-11254)


   BUOMPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con l'interpellanza n. 2-01247 del 10 giugno 2021 si è esposta la grave situazione in cui versa il consorzio di bonifica del bacino inferiore del Volturno, soggetto a commissariamento senza soluzione di continuità dal 2017;

   da allora sono stati nominati vari commissari, senza che si riuscissero a raggiungere gli obbiettivi loro demandati e in particolare la ricostruzione degli organi dell'ente;

   visto il perdurare dell'inerzia, con decreto del presidente delle giunta della regione Campania n. 114 del 14 luglio 2021, è stato nominato quale nuovo Commissario, l'avvocato Francesco Todisco per 180 giorni. Anche tale ulteriore cambio di gestione non ha portato ad alcun risultato, tanto che, con deliberazione della giunta regionale n. 585 del 14 dicembre 2021, egli è stato prorogato per altri 360 giorni, financo con la possibilità di porre in essere atti «esorbitando dall'ordinaria amministrazione», quindi ad avviso dell'interrogante, con la possibilità di disporre, a proprio piacimento, di ingenti risorse nazionali, in quella che appare una palese violazione della legge regionale 25 febbraio 2003, n. 4, secondo l'interrogante, con il conseguente rischio di illegittimità degli atti compiuti e di ricorsi;

   è lapalissiano che la situazione descritta, secondo l'interrogante, si ponga in contrasto con la norma imperativa, andando a eludere la ratio della legge che pone cumulativamente il termine massimo di 360 giorni, essendone oramai passati oltre 1.800 dall'inizio della gestione commissariale, e che è stato secondo l'interrogante, ripetutamente violato. Non di meno, tale situazione ha suscitato l'indignazione dei consorziati, fortemente preoccupati da tali continue proroghe contra legem della gestione commissariale, senza che l'organo straordinario abbia mai provveduto ad avviare le procedure per l'elezione del consiglio dei delegati, al fine di ripristinare la regolare e democratica gestione amministrativa;

   la giunta regionale, con delibera del 20 maggio 2019 n. 220, ha disposto la soppressione del Consorzio Aurunco di bonifica e la conseguente assegnazione delle competenze al Consorzio generale di bonifica del bacino inferiore del Volturno, così da produrre dubbi sul futuro dei lavoratori;

   in un quadro così incerto per molti lavoratori, risulta da organi di stampa locale, che il commissario avrebbe, di recente, assunto nuove unità di personale a tempo indeterminato e, non di meno, con le deliberazioni n. 69 e n. 70 del 5 novembre 2021 ha affidato incarichi di consulenza a soggetti esterni per migliaia di euro;

   il contratto istituzionale di sviluppo (Cis) Terra dei Fuochi destina quasi quaranta milioni di euro al Consorzio generale di bonifica;

   data la delicatezza e la rilevanza degli interessi coinvolti, anche di rango costituzionale, appare più che necessario un celere intervento dello Stato al fine di ripristinare il corretto esercizio del potere amministrativo e il rispetto della legge, al fine di assicurare lo Stato di diritto, anche in considerazione della competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela ambientale in base all'articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione –:

   se il Governo intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, anche d'urgenza, al fine di:

    a) valutare se sussistano i presupposti per adottare iniziative ispettive, ai sensi dell'articolo 60, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, presso l'ente di cui in premessa;

    b) attivarsi per garantire la tutela occupazionale dei lavoratori di cui in premessa anche in considerazione dell'esposizione che questi e l'ente subiscono da una gestione commissariale i cui poteri sono stati estesi secondo l'interrogante oltre i limiti di legge e che espongono gli atti a profili di illegittimità con gravi conseguenze negative sulla vita gestionale del Consorzio, sulla sua operatività futura e sui lavoratori stessi;

    c) promuovere, inoltre, modifiche del quadro normativo vigente, con il coinvolgimento delle regioni, che consentano di rivedere e migliorare la governance di tali enti, a salvaguardia dei rilevanti interessi pubblici e privati coinvolti.
(4-11265)


   ROMANIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria conseguente alla diffusione del virus Sars-Cov-2 ha rappresentato e rappresenta una sfida considerevole per il nostro Paese e per il nostro sistema sanitario;

   l'importanza della vaccinazione nella lotta alla pandemia, sebbene non abbia avuto gli effetti annunciati in relazione al contenimento della diffusione del virus, non è in discussione;

   a oggi, per le persone di età inferiore a 50 anni non è previsto l'obbligo vaccinale sebbene sussista, di fatto, un obbligo surrettizio composto da restrizioni di dubbia utilità;

   il Sottosegretario per la salute Pierpaolo Sileri, ospite della trasmissione televisiva «diMartedì», andata in onda il 25 gennaio 2022, nel corso di un acceso dibattito su green pass e vaccini, rivolgendosi alle persone non vaccinate affermava: «noi (...) vi renderemo la vita difficile come stiamo facendo perché il non vaccinato (...) è pericoloso»;

   tali affermazioni, oltre a inasprire il clima sociale, gettano un'ombra sull'operato del Governo, il cui compito non è quello di «rendere la vita difficile» a parte della cittadinanza, ma di agevolare e migliorare la vita di tutti cittadini, soprattutto in questo complesso momento storico, compresi coloro che hanno paure rispetto alle politiche dello stesso e che non violano la legge;

   in un Paese civile, un Sottosegretario rispettabile, dopo queste gravi parole, avrebbe già rassegnato le dimissioni;

   l'interrogante è stupito dalla mancata presa di posizione del Governo rispetto ad affermazioni tanto inopportune –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere il Governo nei confronti del Sottosegretario per la salute conseguentemente alle affermazioni sopra riportate;

   se condivida le affermazioni del Sottosegretario Sileri riportate in premessa.
(4-11266)


   SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo di Nicola Borzi, pubblicato il 2 febbraio 2022 dal Fatto Quotidiano, si legge che, secondo «Bluebell Capital, il fondo attivista londinese [...] che si è fatto notare per la battaglia su Mps e da settembre 2020 ha messo in discussione le pratiche ambientali di Solvay, il ministro Roberto Cingolani avrebbe avuto un occhio di riguardo per l'impianto di Rosignano (Livorno) della multinazionale belga della chimica e della plastica, nonostante l'azienda sia sotto osservazione da parte della Commissione Ue e dell'Onu per gli sversamenti nel mar Tirreno»;

   ivi si precisa che «solo dieci giorni prima di entrare nel governo, Cingolani da manager di Leonardo aveva chiuso un accordo con la stessa multinazionale»;

   da decenni, evidenzia l'articolo, «ogni anno Solvay scarica in mare sino a 250 mila tonnellate di polveri di calcare, gesso, sabbia e argilla derivati dalla produzione del carbonato di sodio dell'impianto toscano»;

   «Bluebell – si legge nell'articolo – segnala anche “le 88,7 tonnellate di metalli pesanti” tra i quali mercurio cromo e nichel “scaricati in acque marine nel periodo 2018-2020” e lo sforamento dei limiti di concentrazione di borio»;

   il 27 agosto 2015 Solvay Italia aveva ottenuto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'autorizzazione integrata anti-inquinamento (Ip-pc), valida fino al 2027, ma, stando all'articolo, «il 20 gennaio Cingolani ha rilasciato la nuova autorizzazione che proroga tutto sino al 2034»;

   ivi si afferma che, secondo Bluebell, «invece di prescrivere rimedi per i problemi evidenziati nella vecchia autorizzazione, ogni riferimento a tali questioni è stato rimosso e alcune condizioni sono state modificate»;

   la questione, secondo Bluebell, è che Cingolani, prima di essere nominato Ministro il 13 febbraio 2021, è stato Responsabile tecnologia e innovazione di Leonardo;

   il 2 febbraio 2021 Leonardo, il cui maggiore azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze, e Solvay annunciavano l'avvio di un laboratorio di ricerca congiunto per i compositi termoplastici, commentato positivamente da Cingolani;

   secondo Bluebell, ha scritto Borzi, il prolungamento dell'Aia sarebbe un assist a Solvay, che, a febbraio 2021, ha annunciato lo scorporo della divisione carbonato di sodio entro il 2022;

   la nuova autorizzazione sosterrebbe la vendita dell'attività, il che, si legge nell'articolo, «potrebbe essere la ragione della proroga di fatto dell'Aia prima della sua naturale scadenza»;

   alcune fonti, riferisce l'articolo, hanno fatto sapere che «nel 2018 la direzione delle Bonifiche del ministero aveva segnalato alle aziende del settore chimico le nuove migliori pratiche tecnologiche ambientali (Bat), sottoposte ad Aia, sicché Solvay aveva aperto un'interlocuzione con il ministero, presto terminata con una sorta di resa del ministero alle richieste della multinazionale»;

   in una nota di consiglieri comunali M5S di Rosignano Marittimo, pubblicata sul blog di Beppe Grillo e ripresa il 5 settembre 2017 da gonews.it, si legge che negli anni «Solvay ha scaricato in mare [...] arsenico [...], mercurio, piombo, cadmio, rame, cromo, zinco in quantità enormi» –:

   sulla base di quali precisi elementi il Ministro della transizione ecologica abbia «rilasciato a Solvay la nuova autorizzazione», se, ed eventualmente per quali motivi, nella medesima, non siano stati prescritti rimedi per i problemi evidenziati nella precedente e se, e all'occorrenza come mai, ogni riferimento a tali questioni sia stato rimosso e quali condizioni siano state modificate;

   di quali dettagli disponga il Ministro dell'economia e delle finanze circa il suddetto accordo tra Leonardo e Solvay e se vi siano stati vantaggi economici per Cingolani in qualità di manager di Leonardo;

   se il Presidente del Consiglio dei ministri non ritenga di promuovere iniziative di carattere normativo per evitare conflitti di interessi, anche solo potenziali, dei Ministri in relazione alla loro sfera professionale.
(4-11267)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il giorno 17 gennaio 2022 è stato firmato un Memorandum tra il Ministro del commercio estero e degli investimenti esteri cubano Ana Teresita González Fraga e il vice Ministro Marina Sereni, attraverso il quale il Governo italiano si impegna ad erogare 12 milioni di euro nel corso di tre anni al Governo comunista di Cuba;

   nell'ambito di un'intervista, il Vice Ministro ha dichiarato: «Pensiamo che l'esperienza socialista cubana può essere difesa meglio proprio con un'apertura di dialogo con la società civile, anche in relazione alle manifestazioni del luglio dell'anno scorso»;

   l'isola di Cuba, nel periodo più acuto di crisi sanitaria, economica e sociale, è stata vittima della feroce azione repressiva del governo/dittatura del presidente Miguel Dìaz-Canel;

   le repressioni sono scattate dopo che, l'11 luglio 2021, il popolo cubano è sceso nelle piazze di oltre 40 città, chiedendo un miglioramento delle condizioni di vita, un impegno più incisivo nei confronti della pandemia di Covid-19 e di porre fine alle limitazioni delle libertà fondamentali, quali la libertà di opinione e di riunione;

   il presidente Miguel Díaz-Canel aveva annunciato che la repressione sarà implacabile e che i manifestanti avranno la risposta che meritavano come in Venezuela, citando e giustificando le azioni di un altro governo comunista e antidemocratico come quello di Maduro;

   sul tema l'Unione europea si è espressa con una risoluzione del Parlamento europeo, n. 2021/2872 (RSP) approvata il 16 settembre 2021, con la quale ha condannato con fermezza l'adozione da parte del governo comunista cubano di misure repressive nei confronti del popolo manifestante, chiedendo alle autorità cubane l'applicazione e la garanzia delle libertà più basilari, assieme all'applicazione di misure di dialogo per giungere ad una modernizzazione del sistema politico;

   il Governo cubano ha infatti risposto con azioni efferate nei confronti dei manifestanti, ordinando l'intervento delle forze filogovernative e del corpo di forze speciali «Berretti neri», i quali, come si legge nella risoluzione sopracitata, hanno svolto le loro attività, «esacerbando la violenza e lasciando centinaia di civili feriti, con perquisizioni, arresti presso le abitazioni dei manifestanti e violenze da parte della polizia»;

   è stato inoltre instaurato un rigido sistema di controllo delle telecomunicazioni, atto ad evitare fughe di informazioni relative alla violazione dei diritti umani più basilari e impedendo de facto che i cubani potessero diffondere le immagini delle repressioni nel resto del mondo;

   risulta, inoltre, la detenzione di diversi attivisti pacifici, manifestanti, giornalisti, capi dell'opposizione e insegnanti, a cui si aggiunge la conferma dell'uccisione, durante le manifestazioni, di un uomo di 36 anni, Diubis Laurencio Tejeda;

   a giudizio dell'interrogante, tutto questo rappresenta una gravissima violazione dei diritti e delle libertà fondamentali sulle quali si basa il mondo occidentale e, pertanto, fornire un supporto economico a un governo che agisce con tale efferatezza e violenza è ampiamente inaccettabile; appare necessario fare chiarezza sulla linea politica del Governo, anche al fine di addivenire a una revoca dei contributi promessi al governo comunista di Cuba –:

   quali siano le ragioni che hanno portato il Governo a impegnarsi a erogare un contributo di 12 milioni di euro in tre anni a una nazione che ha violato le libertà fondamentali dell'individuo, come duramente denunciato dalla deliberazione del Parlamento europeo richiamata in premessa;

   se le dichiarazioni del Vice Ministro Sereni, come indicate nell'intervista citata in premessa, corrispondano alla linea politica del Governo su Cuba e le altre nazioni in cui vige il socialismo reale.
(5-07436)


   BOLDRINI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 14 gennaio 2021 si sono svolte in Uganda elezioni presidenziali e parlamentari, in un contesto caratterizzato da gravi irregolarità;

   il 16 gennaio 2021 la commissione elettorale ha proclamato per la sesta volta Presidente Yoweri Museveni, in carica da 35 anni, a cui favore avrebbe votato il 59 per cento degli elettori ugandesi mentre il leader dell'opposizione Robert Kyagulanyi Ssentamu, meglio noto come Bobi Wine, avrebbe ricevuto il 35 per cento delle preferenze;

   il risultato delle elezioni è stato, tuttavia, messo in dubbio, innanzitutto perché la commissione elettorale non avrebbe rispettato la procedura corretta per lo spoglio dei voti e poi perché le autorità ugandesi non hanno acconsentito al monitoraggio delle elezioni da parte di missioni internazionali di osservatori ed esperti elettorali;

   i tre anni che hanno preceduto le elezioni sono stati segnati da violenze, con candidati dell'opposizione, organizzazioni della società civile, difensori dei diritti umani, esperti elettorali e giornalisti costretti a subire intimidazioni sistematiche all'atto di esercitare i loro legittimi diritti. Nel 2018 i morti sono stati almeno 100, tra cui lo stesso autista di Bobi Wine;

   la crescente militarizzazione della campagna elettorale è diventata particolarmente evidente il 18 e 19 novembre 2020, quando le forze di sicurezza hanno represso una manifestazione di persone che chiedevano la liberazione del candidato alla Presidenza Wine, allora in stato di detenzione. Ciò si è tradotto nella morte di almeno 54 manifestanti in tutto il Paese, con centinaia di persone arrestate e altre scomparse;

   i soprusi perpetrati nella fase elettorale, che si sono ripetuti nel corso del 2021 in occasione di elezioni locali suppletive, si inseriscono dunque in un quadro più ampio di violenze, con le autorità ugandesi che negli ultimi anni hanno sempre più spesso preso di mira le organizzazioni della società civile, in particolare quelle che si occupano di diritti umani e monitoraggio elettorale;

   contro questa violazione dei diritti umani e di compressione violenta delle libertà democratiche si sono espressi l'Alto Rappresentante per la politica estera dell'Unione europea Josep Borrell, l'ufficio dell'Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani e il Parlamento europeo con una risoluzione approvata l'11 febbraio 2021;

   il Governo italiano, rispondendo il 21 dicembre 2021 ad un'interrogazione a prima firma dell'onorevole Boldrini ha ribadito che è sua intenzione sollecitare le autorità ugandesi a garantire il più ampio spazio a tutte le forze politiche, oltre che a prevenire e reprimere ogni forma di violenza politica;

   martedì 18 gennaio 2022, presso il Comitato permanente sui diritti umani nel mondo della III Commissione, si è svolta un'audizione in videoconferenza di attivisti per i diritti umani in Uganda alla quale ha preso parte anche il leader dell'opposizione Bobi Wine;

   le persone audite, nel descrivere nel dettaglio la grave situazione di violazione dei diritti umani e politici, di violenze e perfino torture da parte delle autorità ugandesi e chiedendo al riguardo maggiore attenzione e sostegno dai Paesi europei e dalle loro rappresentanze diplomatiche, hanno anche affermato che nel corso di operazioni di repressione violenta, perpetrate da militari e forze dell'ordine, sono state usate munizioni e armi di fabbricazione italiana, compresi elicotteri –:

   se risulti che le autorità militari e di ordine pubblico ugandesi dispongano di munizioni e armamenti di fabbricazione italiana e se non si ritenga che l'eventuale esportazione di armamenti italiani verso l'Uganda sia in contrasto con la legge n. 185 del 1990 che ne fa divieto verso Paesi responsabili di accertate violazioni delle Convenzioni sui diritti umani.
(5-07448)


   ANDREA ROMANO, ENRICO BORGHI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 26 gennaio 2022, alle ore 11 in videoconferenza è stato previsto un incontro tra le principali imprese italiane presenti in Russia, da Pirelli a Unicredit, da Enel a Banca Intesa, da Eni a Generali, e il presidente Vladimir Putin per discutere di commercio e investimenti;

   gli organizzatori dell'incontro sono Camera di Commercio Italia-Russia e Comitato affari italo-russo. La prima è presieduta da Vincenzo Trani, fondatore di Delimobil, società di car sharing con sede in Lussemburgo e attività in Russia; invece, il comitato d'affari italo-russo, istituito con il supporto dei Governi russo e italiano, è co-guidato da Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato del produttore di pneumatici Pirelli, e Dmitry Konov, capo del produttore petrolchimico Sibur;

   crescono le tensioni tra Cremlino, Stati Uniti ed Europa in relazione alla crisi ucraina e continuano incessantemente i colloqui tra Stati Uniti, alleati Nato e leader europei per cercare un fronte comune e scongiurare una azione militare;

   in questo contesto così delicato e in continuo aggiornamento, ha destato molto stupore la decisione degli organizzatori di tenere comunque l'incontro con Putin, nonostante sembri che il Governo italiano si sia rivolto alla Camera di Commercio Italo-Russa chiedendo di annullarlo;

   il Governo ha comunque dichiarato che non avrebbero partecipato all'incontro i rappresentanti delle compagnie italiane partecipate dallo Stato, – e difatti hanno disdetto la propria partecipazione Claudio Descalzi dell'Eni e Marco Alverà di Snam, che si occupa dell'infrastruttura per l'estrazione e il trasporto del gas – così come il console italiano a Mosca Giorgio Starace;

   nella lista degli invitati si contano compagnie come Pirelli, Enel e Generali. Un incontro d'affari, per sviluppare le relazioni economiche, ma che arriva nel mezzo della più seria crisi diplomatico-militare degli ultimi anni ai confini dell'Europa, e, difatti, la notizia è stata rilanciata con l'elenco dei partecipanti nella serata del 25 gennaio 2022 dal Financial Times, dopo che nel corso della medesima giornata era stata annunciata da una nota stampa ufficiale del Cremlino;

   pur trattandosi di un'iniziativa privata a livello imprenditoriale, e di un format che si è già riunito più volte, la tempistica dell'evento resta imbarazzante e potrebbe rivelarsi per il nostro Paese, agli occhi del contesto internazionale e degli alleati, un segnale contrario rispetto alle prese di posizione del fronte occidentale –:

   quali siano le notizie in merito all'incontro di cui in premessa e se non ritenga necessario che l'Italia prenda ulteriormente e formalmente le distanze dallo stesso.
(5-07455)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di gennaio 2022 la Corte dei conti ha inviato un preoccupante rapporto alle Presidenze della Camera e del Senato in cui vengono individuate numerose criticità circa i lavori dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), istituita nel 2014 dal Governo Renzi e operante dal 2016;

   in particolare, la Corte ha messo in luce la frammentarietà dei lavori dell'Agenzia sopracitata, cosa che ha comportato una generale e inefficacia delle misure adottate, la molteplicità delle procedure utilizzate per l'assegnazione dei contributi «a dono» e l'assenza di linee guida per le attività di monitoraggio e valutazione;

   queste criticità risultano tanto più gravi se messe in relazione all'ingente quantità di risorse economiche erogate dall'Aics. Basti pensare che con la sola legge di bilancio 2020 sono stati assegnati 1,5 miliardi di euro nel triennio;

   nello specifico, la Corte dei conti conferma ciò che l'interrogante ha già evidenziato in più riprese in passato, ossia di come l'utilizzo di fondi pubblici destinati all'attività di cooperazione internazionale, frutto della tassazione posta a carico dei cittadini italiani, non persegua una finalità di carattere generale, ma venga utilizzata male e a scopi particolaristici, fatto ancora più riprovevole alla luce della sofferenza patita dai cittadini in questo periodo di crisi economica scaturita dalla pandemia;

   l'interrogante, infatti, ha più volte richiesto di sospendere l'erogazione dei fondi alla cooperazione per destinare ogni risorsa disponibile alla cura delle ferite socioeconomiche del Covid-19, ma il Governo ha pedissequamente ignorato tali appelli, spingendo il debito pubblico a livelli finora sconosciuti e indebitando ulteriormente le future generazioni mentre, dall'altro lato, elargiva risorse «a dono» a nazioni estere;

   poiché il giudizio della Corte dei conti risulta slegato da appartenenze a visioni e logiche partitiche, appare evidente che le critiche mosse dall'interrogante assumono una nuova luce e impongono al Governo di riconsiderare la propria linea politica in materia di cooperazione internazionale, allo scopo di ridurre la frammentarietà e la microsettorialità e il rischio di sovrapposizioni e duplicazioni degli interventi, con il conseguente sperpero di risorse pubbliche, e allo scopo di introdurre elementi di trasparenza e tracciabilità dei flussi finanziari a tutto vantaggio del cittadino contribuente –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo per rispondere nel merito alle criticità rilevate dalla Corte dei conti come richiamato in premessa;

   se il Governo intenda adottare iniziative per sospendere in via precauzionale l'erogazione delle risorse impegnate dall'Agenzia, con particolare riferimento alle risorse «a dono», fino a che non si forniscano i dovuti chiarimenti in merito alle criticità indicate dalla Corte dei conti.
(5-07456)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, è emersa una vicenda riguardante un tentativo di corruzione da parte di un imprenditore nei confronti del consigliere per le relazioni esterne del Ministro Di Maio, Dario De Falco;

   secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il 14 dicembre 2021 l'imprenditore Bartolomeo Paone, avrebbe tentato di dare a De Falco una busta contenente banconote che De Falco ha rifiutato e, successivamente, ha denunciato il tentativo di corruzione all'autorità giudiziaria;

   secondo quanto ricostruito dal giornale «Domani», Paone sarebbe entrato in contatto con Dario De Falco nel dicembre 2020;

   De Falco sarebbe stato nominato consigliere per le relazioni esterne del Ministro Di Maio a febbraio 2021;

   dopo lo scambio di contatti del 29 dicembre, si sarebbero intrattenuti frequenti rapporti per una ventina di appuntamenti. Dopo i primi incontri tra i due nel mese di gennaio, avvenuti fuori dalle strutture ministeriali, a seguito dell'ingresso di De Falco nello staff del Ministro si sarebbe registrato un incontro all'interno della Farnesina il 30 marzo 2021;

   De Falco avrebbe dichiarato di aver conosciuto Paone nell'ambito della sua attività di consigliere del Ministro e avrebbe giustificato questi incontri dicendo che il suo ruolo era quello di fare da filtro tra gli interlocutori e il Ministro. Al tempo del loro primo incontro non ricopriva incarichi ufficiali;

   il 7 ottobre 2021 Paone avrebbe sollecitato De Falco per un incontro presso Enav e, successivamente Paone ha avuto un incontro con l'amministratore delegato Simioni;

   De Falco, poi, ha favorito anche un incontro tra Paone e i vertici di Terna;

   data la la delicatezza della vicenda e del tentativo di corruzione, occorre fare chiarezza sulla vicenda –:

   se il Ministro fosse a conoscenza degli incontri tra De Falco e Paone richiamati in premessa e se tali incontri avvenissero nell'adempimento dell'incarico ricevuto da De Falco presso il Ministero;

   quante volte e quando l'imprenditore Paone abbia avuto accesso presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e chi abbia incontrato all'interno dell'ufficio governativo;

   se il Ministro abbia mai incontrato l'imprenditore De Falco.
(5-07458)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale — Per sapere – premesso che:

   numerosi organi di stampa hanno raccontato la vicenda drammatica di Nader Moursy cittadino egiziano residente in Italia (nel comune di Gallicano nel Lazio), detenuto in Oman dal 2017, «senza una ragione specifica né alcuna giustificazione»;

   l'uomo è un manager d'azienda con permesso illimitato di soggiorno in Italia, è sposato con un'italiana con cui ha avuto una figlia, è laureato in economia e lavora da tantissimi anni nel campo dell'ingegneria civile;

   il caso sta suscitando particolare allarme, perché sembrerebbe, dagli appelli della famiglia, dai resoconti di stampa e dagli osservatori internazionali, che nella vicenda siano venuti meno gli elementari diritti di libertà, considerato che la vicenda giudiziaria non è del tutto chiara e che il fermo dell'uomo apparirebbe del tutto arbitrario;

   il quotidiano Avvenire del 18 febbraio 2021 dà conto dell'appello della figlia di, Moursy, secondo la quale il padre «è in ostaggio in Oman da quasi quattro anni»;

   il quotidiano, tra l'altro, ricostruisce la vicenda, ricordando che l'uomo è «egiziano per nascita e cittadinanza, italiano d'adozione, Paese dove ha vissuto regolarmente per decenni» sino a quando non «si è trasferito con la famiglia in Oman per lavorare con una ditta italiana. Per anni, tutto è andato bene»;

   improvvisamente, secondo il quotidiano, «è cominciato l'incubo»; secondo quanto sostengono i familiari, l'azienda per cui lavorava, per non riconoscergli una commissione di 850 mila dollari per un progetto andato a buon fine, gli avrebbe sottratto i documenti, compreso il passaporto «e lo ha ricattato, intimandogli di rinunciare alla commissione per riavere i suoi documenti»;

   il primo fermo risalirebbe al mese di gennaio del 2017, quando Nader Moursy sarebbe stato arrestato con l'accusa di mala gestione dell'azienda italiana, accusa dalla quale sarebbe stato prosciolto;

   nonostante la disavventura, il manager sarebbe stato coinvolto nel progetto di rilancio di un'azienda locale in difficoltà che farebbe capo allo sceicco Nasser Bin Mohammed Al Hashar, progetto che lo avrebbe portato nuovamente in Italia dove, come sostiene il Sole24Ore del 4 aprile 2017, lo sceicco avrebbe manifestato l'intenzione di investire in alcuni progetti nel porto di Piombino;

   al rientro in Oman, all'uomo, secondo quando hanno denunciato la moglie e la figlia, sarebbe stato confiscato ancora una volta il passaporto, mentre nel mese di settembre sarebbe stato fermato dalla polizia e messo in isolamento (senza alcun contatto con la moglie, la figlia e il suo avvocato) con l'accusa di non aver pagato una rata dell'auto, poi decaduta;

   l'Osservatorio diritti, il 20 novembre 2020, avrebbe sostenuto che l'uomo sarebbe al centro di una «complessa spy-story internazionale dove i diritti civili sono stati cancellati»;

   a questo proposito, il rapporto 2021 della Ong Human rights watch sui diritti umani nel mondo osserva che l'Oman continua a essere dominato da autoritarismo e limitazioni alle libertà e riferisce che i lavoratori spesso sono sottoposti a sfruttamento, sono vittime di abusi fisici e sessuali e i loro passaporti vengono di frequente confiscati dai datori di lavoro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda di Nader Moursy e se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, promuovere iniziative, anche d'intesa con l'ambasciata d'Egitto, volte ad acquisire informazioni su status giuridico e condizioni di salute dell'uomo e a favorire un chiarimento della vicenda, al fine di giungere quanto prima alla liberazione del manager per consentirgli di fare rientro presso la famiglia in Italia.
(4-11200)


   EHM, SURIANO e SARLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle numerose segnalazioni pervenute da parte di lavoratori e delle lavoratrici di origine senegalese con cittadinanza italiana, parrebbe che gli uffici consolari dell'ambasciata italiana a Dakar presentino attualmente numerosi disservizi ai danni dell'utenza;

   a tale fine, si ricorda che gli uffici consolari delle ambasciate italiane svolgono servizi ritenuti essenziali per la cittadinanza, tra i quali il rilascio di documenti amministrativi, previdenziali, di anagrafe civile e documenti di riconoscimento;

   ribadito il ruolo centrale degli uffici citati, parrebbe, nella fattispecie, che gli uffici dell'ambasciata d'Italia a Dakar risultino contattabili esclusivamente online il solo giorno del venerdì dalle ore 15,00 alle ore 16,00 con possibilità di collegamento da remoto non superiore ai 4 minuti per utenza, diversamente dagli uffici delle altre ambasciate europee a Dakar la cui accessibilità, per gli utenti, risulta essere confermata nei giorni feriali dal lunedì al venerdì. Parrebbe inoltre che il servizio di prenotazione sarebbe in gestione della società privata Vfs global;

   va tenuto conto dell'impossibilità e dei ritardi, segnalati da molti utenti, nella consegna della necessaria documentazione, che avrebbe peraltro un limite di produzione di 4 documenti per ciascuna prenotazione. Tale circostanza incide negativamente sui nuclei famigliari e, in particolare sulle famiglie numerose;

   l'obbligo e l'attesa delle prenotazioni on line per le richieste di appuntamento potrebbero compromettere il rinnovo urgente di documenti essenziali, così come segnalato da alcuni cittadini, nel caso di minori iscritti alla scuola dell'obbligo in Italia con passaporto scaduto, che, stando alle attese degli uffici, non potrebbero rientrare regolarmente a scuola –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti e se abbia ricevuto segnalazioni nel merito e quali iniziative intenda intraprendere con il fine di rimediare ai gravi disservizi denunciati dai cittadini italiani.
(4-11202)


   ERMELLINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 31 gennaio 2022, sul sito del Ministero della difesa, lo Stato Maggiore Difesa precisa che, in relazione alla notizia riportata da alcuni organi di stampa nel merito del passaggio di un gruppo navale russo nel canale di Sicilia, la formazione non viola la sovranità degli Stati rivieraschi, in quanto transita in acque internazionali; inoltre, la Nato non solo sta seguendo la navigazione del gruppo navale sin dalla partenza (avvenuta a metà gennaio 2022 dai porti di Severomorsk, Flotta del Nord, e da Baltijsk, Flotta del Baltico), ma continuerà a monitorarne l'attraversamento. Infine, si legge nella medesima nota che né le forze Nato né la formazione navale russa hanno posto in essere comportamenti o volontà escalatorie;

   la notizia delle sei navi da guerra russe, in navigazione nel Mediterraneo in acque internazionali, è stata rilanciata da alcuni organi di informazione. In particolare, la piattaforma online del quotidiano «La Repubblica» riporta, in un articolo a firma di Gianluca Di Feo del 31 gennaio 2022, che il passaggio delle unità «anfibie» russe ha «creato la massima allerta nel quartier generale della Nato»;

   nella giornata del 30 gennaio 2022, un pattugliatore Boeing EP-8 Neptune, decollando da Sigonella e sorvolando le navi di cui sopra, ha orbitato su di esse per un incontro ravvicinato. Successivamente, anche un bimotore P72 dell'Aeronautica militare italiana ha ripetuto la stessa missione;

   il 28 gennaio 2022, secondo una notizia pubblicata dalla medesima fonte stampa, la Russia ha deciso di far salpare 140 unità navali dirette verso le posizioni chiave per condizionare qualsiasi reazione della Nato a un'eventuale invasione dell'Ucraina. Tale informazione si collega a un'ulteriore ricostruzione giornalistica, pubblicata sul «Corriere della Sera» in data 1° febbraio 2022, in un articolo a firma Giuseppe Sarcina, secondo la quale non vi sarebbe alcuna certezza sulla reale destinazione delle navi da guerra russe, che probabilmente potrebbero essere dirette verso il Mar Nero e le coste dell'Ucraina;

   dal 24 gennaio fino al 7 febbraio 2022 si svolge l'esercitazione aeronavale Neptune Strike, organizzata e condotta da StrikforNato, focalizzata sulla presenza di gruppi portaerei nel Mediterraneo centrale. All'esercitazione partecipa anche la Difesa italiana con la fregata Margottini, il cacciamine Viareggio e un rifornitore KC 767 dell'Aeronautica militare. Dal 1° al 7 febbraio, inoltre, la portaerei Cavour, un cacciatorpediniere della classe Doria, la fregata Marceglia, un'unità rifornitrice e un sommergibile della classe U212, si uniranno all'esercitazione e successivamente condurranno attività addestrative congiunte nel Mediterraneo centrale, insieme al gruppo navale della portaerei francese Charles De Gaulle e a quello della portaerei americana Harry S. Truman;

   riprendendo una comunicazione ufficiale del quartier generale Nato di Napoli, nell'articolo sopracitato a firma di Di Feo viene riportata anche la notizia di una simulazione effettuata in data 30 gennaio 2022 da una squadriglia di cacciabombardieri F18 Hornet. Nel medesimo testo informativo si fa riferimento alla presenza di un battello spia russo dotato di sistemi elettronici per captare tutte le comunicazioni radio e le emissioni dei radar, in navigazione da giorni tra i mari Tirreno e Ionio;

   in data 30 gennaio 2022 nel corso della trasmissione Foxnews Sunday, John Kirby, Pentagon Press Secretary, ha sottolineato nell'ambito della crescente tensione tra Russia e Ucraina quanto il traffico militare nel Mediterraneo si stia facendo sempre più intenso, tanto da poter essere considerato il secondo fronte della crisi ucraina –:

   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e intendano fornire aggiornamenti in merito chiarendo in particolare termini e modalità con cui la Nato segue la navigazione del gruppo navale russo.
(4-11255)


   FRATOIANNI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la rivelazione pubblicata dal settimanale l'Espresso il 30 gennaio 2022 confermerebbe le responsabilità dei militari ucraini nell'omicidio del fotoreporter italiano Andrea Ronchelli e dell'attivista russo Andrey Mironov, uccisi nel Donbass il 24 maggio del 2014;

   secondo la testimonianza raccolta da L'Espresso l'ordine di aprire il fuoco contro Ronchelli e Mironov sarebbe infatti partito dall'allora generale ucraino Mikhailo Zabrodskyi;

   questo caso di duplice omicidio è stato al centro di un clamoroso caso giudiziario e il tribunale di Pavia, nel 2019 aveva condannato a ventiquattro anni di carcere un uomo della guardia nazionale doppio passaporto italiano e ucraino di nome Vitaly Markiv che in concorso con altri avrebbe fatto fuoco contro il fotoreporter e l'attivista;

   nel 2021 la Corte di Cassazione ha ribadito la sentenza di secondo grado della Corte di Spello di Milano che nel 2020 ha assolto Markiv per non aver commesso il fatto sulla base di quello che può essere considerato un vizio di forma e cioè i superiori di Markiv, che avevano confermato la posizione del militare sulla collina da dove sono stati esplosi i colpi di artiglieria pesante, avrebbero dovuto essere sentiti non come testimoni ma come possibili corresponsabili;

   con la stessa sentenza di assoluzione, la Corte di appello di Milano ha comunque confermato per intero la ricostruzione degli inquirenti;

   Andrea Ronchelli e Andrey Mironov hanno perso la vita a pochi chilometri da Slovyansk, allora governata dai ribelli e in cima alla collina chiamata Karachun erano appostate la Guardia nazionale ucraina e la 95esima brigata dell'esercito, sotto il comando diretto di Zabrodskyi;

   l'Espresso ha pubblicato la testimonianza di un ex militare di quella brigata che era sulla collina al momento dei fatti che confermerebbe quanto descritto ai carabinieri e ribadito in dibattimento dall'unico sopravvissuto all'agguato, il fotografo francese William Roguelon, anch'egli vittima dei colpi di mortaio e rimasto ferito per sua fortuna non mortalmente;

   l'ex militare ucraino intervistato da l'Espresso sostiene che il loro comandante avrebbe affermato: «Quelle persone non devono stare lì» riferendosi ai civili individuati in mezzo alla boscaglia, ovvero i due fotoreporter e l'attivista;

   dopo la pronuncia della frase sopra riportata i militari avrebbero cominciato a sparare con le armi pesanti;

   il comandante in questione sarebbe proprio Zabrodskyi, eletto parlamentare nel 2019 con il blocco dell'ex presidente Poroshenko, nella stessa lista di Andrij Parubij, fra i fondatori, negli anni novanta, del Partito social-nazionale d'Ucraina;

   l'attacco su civili inermi doveva quindi servire da deterrente e avvertimento a tutti coloro che intendessero avvicinarsi a Slovyansk;

   dall'inchiesta de l'Espresso emerge anche che, anziché collaborare alle indagini, le autorità ucraine hanno sostenuto versioni alternative e discutibili, secondo le quali Rocchelli e Mironov sarebbero morti perché erano nel posto sbagliato oppure perché vittime del fuoco incrociato, o ancora, uccisi da terroristi filorussi, mettendo quindi in atto un'operazione di occultamento della verità di pesante depistaggio;

   l'utilizzo degli strumenti giornalistici dunque sembrerebbe aver permesso agli autori di questa inchiesta di aggiungere un tassello ulteriore e fondamentale perché si giunga alla verità a differenza di quanto hanno potuto fare i magistrati di Pavia che si sono dovuti arrendere per i limiti di giurisdizione che hanno purtroppo condizionato sia le indagini che il processo –:

   se, alla luce delle nuove rivelazioni pubblicate da l'Espresso, i Ministri interrogati non intendano, per quanto di competenza, mettere in atto ogni iniziativa utile a chiedere agli omologhi Ministri ucraini quella fattiva collaborazione e cooperazione giudiziaria, mancata in passato e oggi indispensabile per giungere alla verità sulle circostanze e sui responsabili della morte di Andrea Ronchelli e Andrey Mironov.
(4-11258)

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 3 settembre 2021 il comune di Brescia ha presentato pubblicamente un progetto per l'accesso meccanizzato al Castello di Brescia mediante un ascensore;

   con delibera n. 72 del 27 settembre 2021 il consiglio comunale di Brescia ha approvato il progetto preliminare e il piano economico dell'opera, per la quale è stato stimato un investimento di circa 5 milioni di euro, con un previsto costo di gestione annuo pari a 160 mila euro;

   il progetto prevede la realizzazione di un ascensore per il trasporto di turisti e visitatori con accesso diretto all'interno della fortezza;

   il percorso dell'ascensore, lungo 112 metri, collegherebbe l'area tra il parcheggio di Fossa Bagni e il piazzale della Locomotiva adiacente alle mura del Castello;

   secondo il cronoprogramma annunciato dal comune di Brescia i lavori dovrebbero iniziare entro l'autunno del 2022 per concludersi nella primavera-estate del 2023, mediante lo sventramento di una parte della collina;

   con un emendamento, a firma dell'interrogante, approvato il 3 luglio 2020 in Commissione bilancio alla Camera durante l'iter di conversione del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, è stato assegnato alle città di Bergamo e Brescia il titolo di Capitali italiane della Cultura per l'anno 2023;

   i predetti lavori relativi all'ascensore del Castello di Brescia, pertanto, si svolgerebbero proprio durante tale anno comportando anche la presenza di numerosi cantieri in loco a danno della fruibilità dello stesso da parte dei turisti;

   il progetto ha destato la preoccupazione di comitati e cittadini, che ritengono l'opera inutile nonché dannosa, in quanto presenta forti criticità, tra cui i rischi per la stabilità delle mura storiche interessate e un rapporto costi/benefici negativo;

   la realizzazione dell'ascensore comporterebbe, infatti, una spesa quantificata in circa 5 milioni di euro, tra fondi pubblici regionali e comunali, oltre ad un costo di gestione annuo stimato in 160.000 euro a carico dei bilanci del trasporto pubblico locale. Di contro, non è quantificabile alcun beneficio in termini di miglioramento della mobilità di zona atteso che è già possibile raggiungere il Castello con percorsi pedonali, in bicicletta e mediante autovetture;

   in particolare, si rileva che non sono state valutate soluzioni alternative al progetto di mobilità approvato, quale la creazione di un piccolo parco di Bus navette elettriche utilizzabile anche da persone con disabilità, per salire in Castello al fine di fruire di eventi e manifestazioni per visitatori e turisti organizzate dalla concessionaria comunale Fondazione Brescia Musei e per visite guidate al Parco castello, al Museo delle armi e tecnologia già rinnovato, al Museo del Risorgimento in fase di ristrutturazione da 10 anni, alla Specola Cidnea, ai Sotterranei del castello con l'Associazione speleologica. Il parco di Bus navette elettriche prevede, rispetto ai 5 milioni di euro previsti per l'ascensore, un investimento notevolmente più ridotto e quindi un minore impatto sulle risorse pubbliche, quanto il servizio sarebbe prenotabile a pagamento e utilizzabile anche per i percorsi del Parco delle Colline di Brescia che coinvolge altri comuni confinanti con la città;

   il Comitato «I Mille di Brescia» promotore del referendum per la tutela del Parco Castello della città ha avviato una campagna di sensibilizzazione sul territorio per tutelare il Castello di Brescia quale bene di rilevanza storico-ambientale e ha avviato la raccolta delle prime 1.000 firme per chiedere al Sindaco di Brescia l'avvio della procedura per indire un referendum consultivo cittadino a difesa del Castello –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente della situazione descritta in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere, in accordo col comune di Brescia, rispetto alla tutela del Castello di Brescia quale bene architettonico di grande rilevanza storico-artistica.
(4-11213)


   TESTAMENTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la Biblioteca «Pasquale Albino» di Campobasso è stata istituita il 24 settembre 1861. La sua dotazione libraria è riconducibile alle donazioni di Pasquale Albino, avvocato, giornalista e bibliofilo molisano. Nonostante rappresenti un prezioso punto di riferimento culturale e identitario per tutto il Molise, la Biblioteca è chiusa al pubblico dal 1° settembre 2016;

   la questione è stata oggetto di una interrogazione, a prima firma dell'interrogante, la n. 5-00131. Nella risposta del 4 ottobre 2018, si informava dell'acquisizione dell'intero compendio da parte del Segretariato regionale del Molise, nonché della contestuale assegnazione al Polo museale regionale, quindi di fatto alla Direzione generale musei del Ministero della cultura. Nella stessa occasione si dava notizia del fatto che la pianificazione dei lavori e degli interventi necessari alla riapertura al pubblico da parte dello stesso Segretariato sia stata rallentata dalla precaria condizione della struttura e del patrimonio librario che hanno, fin da subito, destato, grande preoccupazione;

   con nota ricevuta in data 1° aprile 2019 la direzione generale biblioteche e istituti culturali garantiva che «la restituzione del patrimonio bibliografico della Biblioteca “Pasquale Albino” alla pubblici fruizione costituisce una priorità dell'Amministrazione»;

   con nota del 30 maggio 2019, protocollo n. 10492, la direzione generale biblioteche e istituti culturali informava che erano state effettuate verifiche tanto della idoneità della sede della biblioteca quanto dello stato conservativo del patrimonio bibliografico e che gli interventi manutentivi dovevano essere finanziati e programmati;

   con successivo decreto ministeriale 4 giugno 2019 veniva approvato il finanziamento di circa 421.730 euro per i lavori di adeguamento della sede della biblioteca alle norme di sicurezza antincendio, finanziamento che, a seguito di una riunione di coordinamento convocata dalla direzione generale biblioteche e istituti culturali e su suggerimento dell'Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario, è stato necessario rimodulare, come da nota ricevuta il 12 novembre 2019, protocollo n. 19800, destinando prioritariamente le risorse a interventi di recupero del patrimonio librario e risanamento della sede: inventariazione del patrimonio bibliografico, disinfestazione dei volumi, sanificazione dei locali, sistemazione degli infissi. Contestualmente a questa rimodulazione, risulta all'interrogante che a fine 2019 siano stati assegnati al Segretariato regionale del Molise ulteriori 420.000 euro proprio per gli interventi di messa in sicurezza dell'edificio e adeguamento alle norme antincendio;

   risulta all'interrogante che nell'ottica di garantire una futura adeguata prospettiva gestionale alla biblioteca, sia stato previsto il passaggio della biblioteca dalla direzione generale musei alla più opportuna direzione generale biblioteche e istituti culturali;

   in alcuni incontri tenutisi a fine 2020 con il Ministero della cultura si era convenuto di inserire la Biblioteca «Albino» fra le biblioteche statali come distaccamento della Biblioteca nazionale centrale di Roma, nonché di valutare l'opportunità di un suo cambio di sede. Nelle more dell'identificazione della nuova sede, inoltre, era stata ribadita la priorità di avviare gli interventi in favore del patrimonio librario, procedendo alla relativa rimodulazione dei fondi assegnati con decreto ministeriale del 4 giugno 2019, destinati inizialmente all'adeguamento della sede alle norme antincendio. In riferimento a tale rimodulazione in data 12 novembre 2020 l'interrogante riceveva conferma dall'allora Segretario regionale Molise ad interim dell'attivazione della richiesta di rimodulazione dei suddetti fondi –:

   se si sia effettivamente provveduto alla rimodulazione dei fondi di cui sopra e quali altre risorse siano disponibili, oltre a quelle del decreto ministeriale 4 giugno 2019;

   se il passaggio della biblioteca dalla direzione generale musei alla direzione generale biblioteche e istituti culturali sia stato formalmente completato;

   quale sia il cronoprogramma dettagliato degli interventi, già compiuti e che saranno intrapresi affinché si possa giungere il prima possibile alla tanto agognata riapertura al pubblico della biblioteca.
(4-11214)


   BILOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) rappresenta un importante strumento per la riqualificazione dei comuni delle aree interne e dei relativi borghi, in relazione ai quali ancora troppo alti risultano i numeri concernenti lo spopolamento;

   nell'ambito degli investimenti contemplati dallo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza, è previsto l'intervento 2.1 Attrattività dei Borghi, che include, tra gli altri, un bando dedicato a progetti pilota per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi a rischio abbandono e abbandonati, con una dotazione finanziaria di 420 milioni di euro;

   in data 9 dicembre 2021, il Ministero della cultura ha trasmesso ai presidenti delle regioni e delle province autonome le linee di indirizzo per l'attuazione del suddetto intervento;

   con la sopraccitata nota, il Ministro interrogato, con riferimento alla medesima linea di intervento, ha indicato quale termine per la presentazione della candidatura di un borgo per ciascuna regione o provincia autonoma, il 15 marzo 2022;

   con deliberazione n. 30 del 18 gennaio 2022 la giunta regionale della Campania ha avviato il percorso di individuazione del progetto pilota redigendo l'elenco dei borghi legittimati a esprimere la manifestazione di interesse e dunque alla presentazione e valutazione dei progetti;

   la deliberazione regionale, richiamando le stesse linee guida di cui sopra per la definizione dell'ambito di intervento e della conseguente scelta dei comuni interessati, fa in particolare riferimento ai borghi disabitati o comunque caratterizzati da un avanzato processo di declino e abbandono per i quali si preveda un progetto di recupero e rigenerazione integrante le politiche di salvaguardia e riqualificazione dei piccoli insediamenti storici;

   l'elenco definitivo risulta tuttavia stilato sulla base di un numero molto limitato di criteri che ha determinato l'esclusione da parte della regione di una serie di comuni delle aree interne, caratterizzati invece proprio da quei requisiti indicati nelle linee d'indirizzo. Ciò ha causato forti perplessità negli amministratori locali di quegli stessi comuni denunciate dagli stessi anche a mezzo stampa;

   tra le esclusioni più evidenti, risulta emblematica quella del comune di Roscigno, in provincia di Salerno, il cui borgo, denominato Roscigno Vecchia, è conosciuto e rinomato in tutto il mondo non solo per il pregio storico, ma soprattutto per l'abbandono che ne ha connotato la storia recente, tanto da valergli la definizione di «borgo fantasma» –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere il Ministro interrogato onde verificare la corretta applicazione delle linee guida previste da parte delle regioni e delle province autonome, nell'esecuzione delle procedure amministrative di assegnazione dei fondi in questione.
(4-11241)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come riportato sul sito web del Ministero della difesa, la missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia «Miasit» è intesa a fornire assistenza e supporto al Governo di accordo nazionale in Libia ed è frutto della riconfigurazione, dal 2018, della precedente Operazione «Ippocrate» e di alcuni compiti di supporto tecnico-manutentivo a favore della Guardia costiera libica rientranti nell'operazione «Mare Sicuro»;

   la missione persegue lo scopo di incrementare le capacità delle istituzioni locali, in armonia con le linee di intervento decise dalle Nazioni Unite, mediante supporto sanitario e umanitario, security force assistance e stability policing ed agevolando attività di formazione/addestramento, sia in Italia, sia in Libia;

   la medesima missione ha inoltre il compito di fornire assistenza e supporto sanitario, garantendo anche la possibilità di trasferire in Italia i pazienti che dovessero richiedere cure altamente specialistiche, condurre attività di sostegno a carattere umanitario e a fini di prevenzione sanitaria attraverso corsi di aggiornamento a favore di team libici, fornire attività di formazione, addestramento, consulenza, assistenza, supporto e mentoring a favore delle forze di sicurezza e delle istituzioni governative libiche, in Italia e in Libia, al fine di incrementarne le capacità complessive;

   ulteriori finalità sono quella di assicurare assistenza e supporto addestrativi e di mentoring alle forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale, dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza della Libia, quella di svolgere attività per il ripristino dell'efficienza dei principali assetti terrestri, navali e aerei, comprese le relative infrastrutture, funzionali allo sviluppo della capacità libica di controllo del territorio e al supporto per il contrasto dell'immigrazione illegale e inoltre, supportare le iniziative, nell'ambito dei compiti previsti dalla missione, poste in essere da altri dicasteri, incentivare e collaborare per lo sviluppo di capacity building della Libia, effettuare ricognizioni in territorio libico per la determinazione delle attività di supporto da svolgere, garantire un'adeguata cornice di sicurezza/force protection al personale impiegato nello svolgimento delle attività/iniziative in Libia;

   il comando della missione è schierato a Tripoli ed il comandante è il Contrammiraglio Placido Torresi, mentre la dipendente task force «Ippocrate», che include il Field Hospital, è schierata a Misurata;

   con precedenti atti di sindacato ispettivo è stato denunciato come, nonostante il lavoro svolto dal personale italiano, con il massimo impegno ed abnegazione e senso del dovere, siano emerse notevoli criticità per il conseguimento degli obiettivi stabiliti dall'accordo, in particolare a causa della scarsa collaborazione delle autorità libiche;

   è inoltre oramai consueta la mancanza dei visti da parte delle autorità libiche per il rientro in Patria e l'arrivo in Libia per il nostro contingente causando così ritardi inaccettabili e disagi intollerabili per il nostro personale;

   come riportato testualmente dal quotidiano «il Giornale» il 15 gennaio 2022 «Il braccio di ferro è dettato da alcuni gruppi di potere a Misurata vicini ai turchi, che non vedono di buon occhio gli italiani. I libici sono anche entrati nella base italiana fotografando i mezzi e l'armeria per poi postare le immagini sui social come se fossimo invasori» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative intendano intraprendere al fine di garantire partenze e arrivi sicuri e puntuali dei nostri contingenti;

   quali iniziative intendano assumere per la salvaguardia della sicurezza del nostro personale nonché per il raggiungimento degli obiettivi della missione.
(5-07429)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZIELLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   lo smaltimento dei rifiuti pericolosi in spregio alle regole è un fenomeno tristemente noto, come emerso da diverse inchieste giudiziarie negli ultimi anni;

   si apprende dai media che, secondo le indagini in corso della procura antimafia di Firenze che hanno condotto all'arresto di 23 persone, ingenti quantità di Keu, un materiale derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli dell'impianto (ex Ecoespanso) del Consorzio Aquarno spa, è stato mescolato con materiali da costruzione e demolizione ed utilizzato come aggregato per sottofondi stradali e bonifiche;

   dalle dichiarazioni del comandante dei carabinieri forestali di Firenze, Luigi Bartolozzi, che ha condotto le indagini insieme ai militari del Noe e da quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip, si apprende che i fanghi, contenenti elevate concentrazioni di cromo, sarebbero finiti anche nel terreno sottostante un'area di movimentazione veicoli e aeromobili dell'aeroporto militare e che un quantitativo non determinato sarebbe stato stoccato nella vicina area ex Vacis. Si tratta di alcune migliaia di tonnellate di rifiuti trasportati nel 2019, che per il giudice avrebbe determinato una contaminazione del perimetro interessato per diversi centinaia di metri quadrati. Si tratta di una quantità ingente di sostanze tossiche e potenzialmente cancerogene e di conseguenza sussistono gravi rischi per la salute derivanti dalla presenza di metalli pesanti dispersi nell'ambiente;

   le zone interessate dallo scarico illegale e dall'utilizzo di materiali contenenti anche ceneri derivanti dalla combustione di fanghi delle concerie sembrano presentare un'alta permeabilità della falda acquifera, potenzialmente rappresentando un grave pericolo di inquinamento delle acque che interesserebbe pure la popolazione delle aree circostanti;

   nel caso dell'aeroporto di Pisa, il sottofondo del piano di riflessione (guida planata) era stato realizzato col materiale di Lerose, contenente Keu, che, all'esito di un campionamento effettuato in contraddittorio con Arpat nel novembre 2020, aveva evidenziato che il materiale riciclato utilizzato per il sottofondo della struttura rappresentava una potenziale fonte di contaminazione, in quanto presentava nell'eluato elevate concentrazioni di cromo totale, cromo VI e solfati, superiori alle Csc (concentrazioni soglia di contaminazione) per le acque sotterranee;

   a febbraio 2021 il colonnello Giovanni Resta – capo della 2° divisione del I Reparto del Segretariato generale della difesa e direzione nazionale degli armamenti, direzione informatica, telematica e tecnologie avanzate (Teledife) –, ha incaricato la Thales Italia S.r.l. di dare esecuzione al piano di rimozione dei materiali;

   l'area inquinata presso l'aeroporto militare è stata bonificata in tempi brevi, in quanto non si è trattato di una porzione di terreno particolarmente estesa. Nonostante il sito inquinato fosse stato a contatto con la falda acquifera, le analisi di laboratorio hanno poi accertato, fortunatamente, l'assenza di contaminazioni –:

   quale sia l'esatta quantificazione dei costi sostenuti dall'Aeronautica militare per la rimozione dell'apparecchiatura all'aeroporto militare di Pisa realizzata su terreni contaminati.
(4-11252)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con missive del 28 ottobre 2020, 4 marzo e 9 giugno 2021 l'Ugl di Palermo denunciava l'assenza di percorsi esterni per favorire l'accesso alle persone con mobilità ridotta presso l'ufficio postale del piccolo comune siciliano di Ganci;

   come si legge nell'ultima nota, infatti «l'ingresso al suddetto Ufficio Postale è collocato alla sommità di una ripida scalinata che impedisce o limita di fatto l'accesso ai disabili e, più in generale, a chiunque abbia una ridotta capacità motoria, negando così la possibilità di usufruire dei servizi erogati da Poste Italiane. [...] Poste Italiane Spa, nonostante i solleciti e nonostante il notevole lasso di tempo intercorso dalla nostra prima comunicazione, a oggi, non ha posto in essere alcun intervento finalizzato all'abbattimento della suddetta barriera architettonica. Con tale comportamento omissivo Poste Italiane SpA, ormai da troppo tempo, sta negando a una intera categoria di cittadini, i più deboli, l'accesso ai propri uffici, nonché a servizi essenziali e di pubblica utilità»;

   con nota del 13 luglio 2021, la citata sigla sindacale, portava all'attenzione delle autorità interessate analoghe irregolarità riguardanti l'ufficio postale di San Mauro Castelverde, un altro piccolo borgo palermitano, il cui ingresso «risulta collocato alla sommità di due ripide scalinate. Tutto ciò limita o impedisce di fatto l'accesso ai disabili e, più in generale, a chiunque abbia una ridotta mobilità, negando così la possibilità di usufruire dei servizi erogati da Poste Italiane»;

   dello stesso tenore e contenuto vi è la missiva del 1° ottobre 2021 concernente la situazione dell'ufficio postale di Ustica, il cui ingresso, anche in questo caso, si trova alla sommità di una ripida scalinata, che limita e impedisce l'accesso a chiunque abbia problemi di deambulazione;

   uffici e, in generale, spazi pubblici universalmente accessibili sono uno dei presupposti per l'effettivo esercizio del diritto alla libertà di circolazione costituzionalmente garantito dall'articolo 16 e, in particolare, del diritto di cittadinanza, nell'accezione che l'articolo 3 della Costituzione delinea quando attribuisce alla Repubblica il compito di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;

   in Italia esiste una solida struttura normativa che dovrebbe tutelare le persone la cui patologia ha portato a un'invalidità, sia essa sensoriale o fisica, per garantire loro, attraverso l'eliminazione di qualsiasi ostacolo, regolare accesso agli edifici, sia pubblici che privati, ai servizi, ai mezzi di trasporto e altro: dal decreto ministeriale n. 236 del 14 giugno 1989, alla legge 5 febbraio 1992, n. 104; dal decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503 «Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici» al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, con particolare riguardo alla sezione II del capo III della parte II, intitolate «Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico»;

   numerosi sono i comuni italiani condannati per comportamento discriminatorio nei confronti delle persone disabili, che, malgrado ciò, continuano ad essere inadempienti in tema di eliminazione delle barriere architettoniche, perdurando nel comportamento discriminatorio per cui sono stati condannati –:

   considerata la gravità dei fatti esposti, se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire, in raccordo con gli enti locali interessati, che gli uffici postali dei comuni di cui in premessa provvedano all'eliminazione delle barriere architettoniche da tempo denunciate al fine di assicurarne l'accessibilità a tutti i cittadini.
(4-11236)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   CATTANEO, MARTINO e SQUERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con proprio provvedimento Prot. n. 228725/2021 del 7 settembre 2021, il direttore dell'Agenzia delle entrate ha comunicato che i termini per adeguare i registratori telematici alla versione software XML 7.0 sarebbero decorsi dal 1° gennaio 2022. Fino a quella data sarebbero stati accettati gli invii con i files XML versione 6.0. Successivamente tale termine è stato ulteriormente spostato al 1° febbraio 2022;

   al 19 gennaio 2022 su un totale di dispositivi di trasmissione corrispettivi telematici all'Agenzia pari a 1.548.215 in servizio, 153.183 ancora dovevano installare l'aggiornamento – versione 7.0. Nel mese precedente circa 88.000 operatori si sono adeguati al nuovo standard;

   a causa del protrarsi della situazione emergenziale da COVID-19 si sono determinati notevoli ritardi e ripercussioni anche sugli adeguamenti informatici in vari settori produttivi ancora in sofferenza tra cui il settore del commercio;

   nonostante le richieste di posporre ulteriormente la data inoltrate dalle associazioni di categoria, nonostante le sollecitazioni politiche e le richieste parlamentari (ordine del giorno accolto dal Governo nel corso dell'iter di esame della legge di bilancio 2022), dal 1° febbraio i files nella versione 6.0 vengono scartati e questo è considerato equivalente a mancata trasmissione;

   per la mancata o non tempestiva memorizzazione o trasmissione, ovvero nella memorizzazione o trasmissione con dati incompleti o non veritieri, la sanzione è pari, per ciascuna operazione, al 90 per cento dell'imposta corrispondente all'importo non memorizzato o trasmesso;

   si prevede, inoltre, che la sanzione amministrativa da 1.000 a 4.000 euro per l'omessa installazione degli apparecchi per l'emissione dello scontrino fiscale (articolo 11, comma 5 del decreto legislativo n. 471 del 1997) si applichi anche all'omessa installazione dei registratori telematici (RT);

   inoltre, se non constano omesse annotazioni, la mancata tempestiva richiesta di intervento per la manutenzione o l'omessa verificazione periodica degli stessi strumenti nei termini legislativamente previsti è punita con sanzione amministrativa da 250 a 2.000 euro –:

   se il Ministro non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per prevedere una ulteriore proroga per l'adeguamento degli strumenti tecnologici per la memorizzazione elettronica e la trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri da parte dei soggetti di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 127 del 2015, limitatamente all'installazione della versione aggiornata del software XML 7.0;

   se il Ministro non ritenga opportuno adottare iniziative per consentire la prosecuzione dell'invio dei dati dei corrispettivi con il software XML 6.0, sospendendo l'applicabilità delle sanzioni, limitatamente a quelle derivanti dal mancato adeguamento del software.
(3-02737)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai fini dell'imposta municipale propria (Imu), l'articolo 1, comma 741, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, come modificato dall'articolo 5-decies del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, per abitazione principale si intende l'immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore e i componenti del suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente;

   nel caso in cui i componenti del nucleo familiare abbiano stabilito la dimora abituale e la residenza anagrafica in immobili diversi situati nel territorio comunale o in comuni diversi, le agevolazioni per l'abitazione principale e per le relative pertinenze in relazione al nucleo familiare si applicano per un solo immobile, scelto dai componenti del nucleo familiare;

   l'intervento normativo si è reso necessario in virtù della previgente disposizione, ai sensi della quale soltanto chi risiedeva nello stesso comune, seppur in luoghi diversi, aveva la possibilità di scegliere l'immobile da adibire ad abitazione principale sul quale, quindi, non pagare l'Imu, restando, al contrario, escluse le fattispecie in cui i due coniugi avevano residenze in comuni diversi;

   anche la Corte di Cassazione, (ex multis, ordinanza del 24 settembre 2020 n. 20130; ordinanza 1° febbraio 2021, n. 2194) aveva confermato l'interpretazione sopra esposta, non ritenendo integrate le condizioni, cumulative e non alternative, dell'immobile indicato quale dimora del contribuente e del proprio nucleo familiare e la residenza anagrafica nello stesso comune in cui è situata l'abitazione medesima, a fini dell'esenzione del pagamento dell'Imu;

   la norma, pertanto, risolve il problema circa l'equiparazione tra soggetti residenti nello stesso comune e soggetti residenti in comuni diversi lasciando, invece, aperto il tema della modalità e dei termini di individuazione di un immobile come abitazione principale rendendo, di conseguenza, difficile il controllo che gli uffici tributari sono tenuti a fare;

   i risvolti della mancata individuazione non sono di poco conto, rappresentando un problema per gli enti locali, i cui uffici saranno legittimati ad emettere un avviso di accertamento per omesso pagamento, eventualmente soggetto ad annullamento se dovesse intervenire l'indicazione – postuma ma, allo stato, legittima – dell'abitazione principale;

   potrebbe, altresì, verificarsi l'ipotesi, opposta a quella sopra esposta, in cui i coniugi individuino in entrambi i comuni un immobile come prima casa, determinando, di fatto, l'evasione dell'imposta, almeno fino a quando tra i due enti non intervenga uno scambio di informazioni, con conseguente aggravio del procedimento amministrativo, in violazione dei principi ispiratori dell'azione amministrativa, quali l'economicità, l'efficacia e l'efficienza intesi come corollari del buon andamento dell'amministrazione –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative normative per integrare la disciplina in questione e risolvere, quindi, le connesse criticità applicative che rischiano di pregiudicare il principio del buon andamento dell'azione amministrativa, quale principio generale dell'ordinamento.
(5-07422)


   FERRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la tassa sui rifiuti (Tari) è il tributo destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti ed è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte suscettibili di produrre i rifiuti medesimi;

   ai sensi dell'articolo 1, comma 641, primo periodo, della legge n. 147 del 2013, il presupposto della Tari è il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di locali o di aree scoperte operative suscettibili di produrre rifiuti urbani, al cui riguardo la Corte di Cassazione ha, in più occasioni, evidenziato come ciò che rileva ai fini del sorgere dell'obbligo tributario sia la potenzialità del locale o dell'area a produrre rifiuti, precisando che la semplice mancata utilizzazione, di fatto, dei locali o delle aree, che dipenda da una decisione soggettiva dell'occupante, non è sufficiente per escludere la debenza della Tari e che occorre, invece, a tal fine, che il contribuente provi l'inidoneità del locale o dell'area a produrre i rifiuti in ragione delle sue oggettive condizioni d'inutilizzabilità;

   ai sensi dell'articolo 1, comma 683, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, il consiglio comunale deve approvare, entro il termine fissato da norme statali per l'approvazione del bilancio di previsione, le tariffe della Tari in conformità al piano finanziario del servizio di gestione dei rifiuti urbani, redatto dal soggetto che svolge il servizio stesso ed approvato dal consiglio comunale o da altra autorità competente a norma delle leggi vigenti in materia;

   il sistema di determinazione delle tariffe del servizio rifiuti, da oltre un ventennio, era governato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 158 del 1999, cosiddetto «metodo normalizzato», che definiva le componenti dei costi e determina le tariffe di riferimento;

   dal 2019 il metodo normalizzato è stato parzialmente modificato dalla delibera Autorità di regolazione per l'energia reti e ambiente (Arera) n. 443 del 2019, che ha previsto una metodologia (MTR) per il calcolo dei «costi efficienti», basata tra l'altro, su un nuovo «perimetro» del servizio, ovvero delle componenti di costo che possono essere include nel Piano economico finanziario del gestore (PEF), che costituisce la base di calcolo della Tari;

   i recenti interventi normativi che hanno cambiato il sistema di approvazione delle tariffe Tari attraverso l'introduzione del nuovo metodo MTR – Arera, nonché la nuova procedura di approvazione del Piano economico finanziario, atto prodromico all'approvazione delle tariffe, hanno reso pressoché impossibile rispettare il termine di cui alla legge n. 147 del 2013;

   considerando gli eventi che hanno caratterizzato gli ultimi due anni, inoltre l'articolo 107, comma 5, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, ha previsto che, solo per l'anno 2020, i comuni possono approvare le tariffe della Tari anche per l'anno 2020, provvedendo entro il 31 dicembre 2020 alla determinazione ed approvazione del piano economico finanziario del servizio rifiuti per il 2020, e che l'eventuale conguaglio tra i costi risultanti dal Pef per il 2020 ed i costi determinati per l'anno 2019 può essere ripartito in tre anni, a decorrere dal 2021;

   le frequenti deroghe alla disciplina generale per cui il termine ultimo di approvazione della Tari deve coincidere con quello di approvazione del bilancio dimostrano come, nei fatti, sia difficile, se non addirittura impossibile, per i comuni rispettare tale termine, soprattutto in virtù del complesso procedimento ai fini dell'approvazione del PEF e di determinazione delle tariffe Tari –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Ministro interrogato intenda adottare per consentire ai comuni il rispetto di una tempistica ragionevole, sganciata dal termine di approvazione del bilancio, ed evitare, così, il ricorrere della continua deroga alla regola generale, nei fatti non più rispettabile.
(5-07423)


   RAMPELLI, ALBANO, OSNATO e BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle entrate sta inoltrando a numerosi contribuenti cartelle esattoriali aventi a oggetto «interessi da sospensione» relativi a carichi tributari oggetto di definizione agevolata (cosiddetta rottamazione);

   con l'espressione «interessi da sospensione» si indicano gli interessi che maturano su un carico iscritto a ruolo quando la cartella che lo reca sia stata oggetto di impugnazione dinanzi al Giudice tributario e l'ufficio (o il giudice) ne abbia sospeso l'efficacia;

   nell'ipotesi in cui il giudizio tributario si concluda sfavorevolmente o altri fatti ne comportino la estinzione, determinando la definitività della pretesa tributaria, il contribuente deve corrispondere, per il periodo di sospensione di esecutività della cartella (o del ruolo), tali interessi calcolati secondo quanto stabilito dall'articolo 39 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 (tasso del 4,75 per cento annuo);

   l'articolo 3, comma 1, del decreto-legge n. 119 del 2018 è intervenuto per la definizione agevolata delle pendenze tributarie, stabilendo che il contribuente poteva estinguere i debiti pregressi, maturati prima di certe date, mediante il pagamento della sola imposta, «senza corrispondere le sanzioni comprese in tali carichi, gli interessi di mora di cui all'articolo 30, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, ovvero le sanzioni e le somme aggiuntive di cui all'articolo 27, comma 1, del decreto legislativo 26 febbraio 1999, n. 46»;

   il citato decreto richiama gli interessi di mora, ma non anche quelli da sospensione e, in particolare, la ratio della «rottamazione» è di estinguere la pretesa erariale contestata con il pagamento della sola imposta;

   pretendendo gli interessi da sospensione ai contribuenti nei cui confronti detta sospensione è stata disposta, si attua una distinzione illogica fra coloro che non hanno ottenuto la sospensione e coloro che, invece, l'hanno ottenuta: gli uni, infatti, non essendo soggetti alla previsione del citato articolo 39, dovrebbero pagare gli interessi di mora i quali, però, sono «rottamabili»; gli altri, invece, pur avendo ottenuto un provvedimento di sospensione, dovrebbero corrispondere all'Agenzia delle entrate somme aggiuntive;

   coloro che sono rimasti inadempienti, di fatto, godono di un trattamento più favorevole rispetto a coloro i quali hanno seguito un comportamento più rispettoso della legge e delle istituzioni;

   gli interessi di sospensione sono, inoltre, qualificati dalla giurisprudenza di Cassazione come accessori ordinari del credito (cfr. Cassazione civile, sezione V, ordinanza 6 ottobre 2021, n. 27209): l'Agenzia delle entrate finisce, pertanto, con il ritenere «rottamabili» gli interessi, più gravi, di mora, e non anche quelli compensativi, meno gravi, perché non presuppongono l'inadempimento colpevole;

   infine, ma non per ordine di importanza, la normativa in materia di «rottamazione» stabilisce, quale condizione di ammissibilità, la rinuncia alla tutela giurisdizionale e l'estinzione dei processi tributari in corso da parte dei contribuenti, senza però che siano stati informati della possibilità di esporsi a ulteriori richieste tributarie;

   secondo l'interpretazione dell'Agenzia delle entrate la previsione dell'articolo 3 del decreto-legge n. 119 del 2018, in quanto menziona i soli interessi di mora, non può essere estesa agli interessi di sospensione, trattandosi di un'applicazione analogica non consentita dalla natura eccezionale delle norme tributarie;

   in realtà, non si pretende un'applicazione analogica, ma piuttosto una interpretazione estensiva della norma, pienamente consentita; in caso contrario, l'applicazione concreta della norma si presterebbe a un vizio di costituzionalità per violazione, quanto meno, degli articoli 3 e 53 della Costituzione –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda assumere per chiarire la portata applicativa della disposizione di cui all'articolo 3, comma 1, del decreto-legge n. 119 del 2018, in modo che consenta di includervi anche gli interessi da sospensione.
(5-07445)


   NARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Enea ha diffuso i dati aggiornati al 31 gennaio 2022 sull'utilizzo del cosiddetto Superbonus 110 per cento. Dall'analisi emerge che nel totale nazionale si registrano 107.588 asseverazioni, con investimenti ammessi a detrazione pari a 18.332.659.040,86 euro, investimenti per lavori conclusi ammessi a detrazione pari a 12.744.692.330,56 e una percentuale lavori realizzati 69,5 per cento, confermando il successo e l'apprezzamento della norma che sta avendo degli impatti positivi sulla ripresa economica, oltre che sul raggiungimento degli obiettivi ambientali, grazie al miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici;

   uno dei punti di forza Superbonus è legato alla possibilità delle cessioni multiple del credito d'imposta, che si sono legate tuttavia ad un sistema di frodi soprattutto inerente allo scambio di fatture per lavori mai eseguiti. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore del 1° febbraio 2022, l'amministrazione finanziaria ha già individuato 4 miliardi di euro di crediti fittizi, di cui però il 50 per cento è già stato incassato da organizzazioni criminali;

   la limitazione della cessione del credito ad un solo passaggio, eliminando le cessioni multiple, pena la nullità del contratto, se da un lato riduce il rischio di frodi, riducendo la circolazione dei crediti fiscali, dall'altro colpisce in maniera indiscriminata il settore edilizio che si sta confermando uno dei traini della ripresa. Inoltre, si rischia di creare migliaia di contenziosi, per gli effetti sostanzialmente retroattivi della limitazione della cessione del credito e di bloccare interventi già avviati per la riqualificazione energetica degli edifici e la messa in sicurezza antisismica con gravi ripercussioni sociali ed economiche per famiglie e imprese;

   è forte la preoccupazione del sistema bancario e di tutta la filiera delle costruzioni timorosa che la misura dell'anticipazione del Superbonus non possa continuare ad esplicitare i suoi effetti positivi sull'economia, nel pieno rispetto della legalità –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative normative a favore della cessione multipla dei crediti, andando così incontro alle esigenze di famiglie e imprese;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per implementare un sistema di controllo basato sulla qualificazione delle imprese e sulla tracciabilità delle operazioni, così da poter contrastare in maniera efficace le frodi fiscali.
(5-07457)


   TROIANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione Avvocati dei Consumatori a progetti & finanza, d'intesa con il Comitato indipendente azionisti della Banca popolare di Bari, è intervenuta recentemente, attraverso una lettera inviata alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, (si rileva che i rappresentanti del Comitato indipendente azionisti di BPR hanno inoltre chiesto di essere auditi dalla commissione in merito alla vicenda legata allo scandalo bancario dell'istituto pugliese) al fine di sollecitare le istituzioni preposte e in particolare il Ministro interrogato, a intervenire affinché le risorse previste dal Fondo indennizzo risparmiatori (Fir), istituito dalla legge 30 dicembre 2018 n. 145 siano estese anche agli azionisti della medesima banca barese, penalizzati dal dissesto finanziario causato dalla gestione che ha determinato l'arresto e il rinvio a giudizio dei dirigenti per concorso in bancarotta fraudolenta;

   la richiesta avanzata dalla suesposta associazione si fonda sulla necessità di assicurare un pari trattamento, anche per gli azionisti di una banca che è stata commissariata come la popolare di Bari, che hanno perso i loro risparmi, considerato che si trovano nella stessa situazione di difficoltà finanziaria già verificatasi nel caso di Veneto Banca e altri casi di istituti di credito responsabili di crack finanziari accaduti negli anni precedenti;

   le vicende giudiziarie e arbitrali in corso, connesse alla gestione della Banca popolare di Bari, evidenziano ancora i rappresentanti dell'associazione e del comitato, rispecchiano, infatti, quanto già accaduto nei riguardi degli istituti di credito ammessi in precedenza al Fondo indennizzo risparmiatori (Fir), tenuto conto che l'istituto barese ha posto in essere numerosi comportamenti di Mis-Selling, (ovvero la vendita negligente di prodotti o servizi bancari e finanziari) in occasione della collocazione sul mercato secondario di titoli obbligazionari, che giustificano di conseguenza, un ampliamento della platea dei destinatari del Fir già operativo in favore degli acquirenti di titoli collocati o emessi dalle cosiddette «Banche Risolte»;

   al riguardo, l'interrogante evidenzia che, nel corso dell'audizione svolta il 4 maggio 2021 presso la suesposta Commissione parlamentare d'inchiesta, la sottosegretaria al Ministero dell'economia e delle finanze Alessandra Sartore, in merito allo stato di attuazione della legge istitutiva del Fir, ha evidenziato la possibilità di ricomprendere ulteriori situazioni di emergenza, (anche eventualmente aumentando la percentuale d'indennizzo previsto dal Fondo), attraverso l'estensione dell'utilizzo del medesimo Fir, anche in favore degli azionisti e gli obbligazionisti subordinati, anche attraverso modifiche normative;

   le suesposte osservazioni da parte dell'associazione e del comitato in precedenza richiamate, a giudizio dell'interrogante, appaiono condivisibili e adeguate, in relazione a una serie di comportamenti evidentemente scorretti e irregolari, posti in essere da parte dei gestori della Banca popolare di Bari, che confermano, in modo palese, la necessità di rapidi interventi, al fine di allargare, nei confronti dei soggetti risparmiatori penalizzati dalle condotte bancarie fraudolente dell'istituto barese, le procedure di ristoro previste dal Fir, in considerazione del fatto che le numerose violazioni subite, sono come suesposto, identiche a quelle occorse anche in altri casi legati a scandali bancari –:

   quali valutazioni di competenza il Ministro interrogato intenda esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se non convenga che le considerazioni evidenziate dall'Associazione avvocati dei consumatori e dal Comitato indipendente azionisti della Banca popolare di Bari, in merito alla necessità di estendere gli interventi previsti dal Fondo indennizzo risparmiatori siano appropriate e soddisfacenti, in relazione alla necessità di assicurare un pari trattamento anche agli azionisti di una banca commissariata, che hanno perso i loro risparmi e in caso affermativo, quali iniziative di competenza, anche di tipo normativo, il Ministro interrogato intenda intraprendere, in tempi rapidi, al fine di prevedere l'incremento della platea dei beneficiari per gli indennizzi previsti dal Fondo indennizzo risparmiatori, nei riguardi degli azionisti della Banca popolare di Bari.
(5-07459)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAOLIN, BITONCI, STEFANI, COVOLO, BAZZARO, PRETTO, RACCHELLA, FANTUZ, MANZATO, FOGLIANI, BADOLE, ZORDAN, VALLOTTO, COMENCINI, GIACOMETTI, ANDREUZZA, BISA, LAZZARINI, COLMELLERE, TURRI, PATERNOSTER e VALBUSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro per i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:

   secondo le ultime notizie di stampa sono in arrivo per la rigenerazione urbana ulteriori 300 milioni di euro per i comuni veneti;

   la sperequazione geopolitica e amministrativa nella ripartizione dei Fondi, si ricorda, aveva scatenato l'ira di molti sindaci veneti, in primis Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente di Anci veneto; come riportato da «ilgazzettino.it» del 5 gennaio 2022, su 541 progetti che sono stati ammessi ma non finanziati, 210 risultano presentati da 53 comuni della regione Veneto, con una percentuale generale per tutti i territori del settentrione pari al 93 per cento dei progetti esclusi;

   il 7 gennaio 2022, nel quotidiano La Tribuna di Treviso, è riportata la seguente dichiarazione dell'attuale Ministro per i rapporti con il parlamento, il bellunese D'Incà: «Mi sono interfacciato con il ministro Daniele Franco e posso assicurare che tutti i 541 progetti di rigenerazione urbana già cantierabili presentati dai sindaci del Veneto verranno Finanziati»;

   il 12 gennaio 2022, in occasione dello svolgimento dell'atto di sindacato ispettivo della Lega Salvini Premier n. 3-02713 il collega Bitonci, in fase di illustrazione del medesimo atto, evidenziava come la causa dell'esclusione di molti progetti fondamentali per lo sviluppo dei territori e del Paese tutto era dovuta al criterio dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale, che si è dimostrato anacronistico è inadeguato, con un'evidente disparità tra i comuni del Nord e i comuni del Mezzogiorno;

   in quell'occasione, il Ministro dell'interno, in sede di risposta, giustificava il criterio «in ragione dell'oggettiva necessità di riconoscere una preferenza alle realtà locali più svantaggiate» allorché «l'entità delle richieste pervenute superi l'ammontare delle risorse finanziarie disponibili», stante che «la possibilità di erogare contributi anche in favore di progetti ritenuti ammissibili, ma che non hanno beneficiato di risorse per l'incapienza dei fondi disponibili, richieda un'ulteriore integrazione degli stanziamenti»;

   la notizia, dunque, dell'incremento di risorse e dello scorrimento delle graduatorie conferma, con gran soddisfazione della Lega, che gran parte dei progetti già dichiarati ammissibili troverà una reale attuazione, ma non risolve il problema legato all'indice di vulnerabilità, per cui se tutti i finanziamenti, anche futuri, verranno erogati secondo questo criterio, le cose non cambieranno e le risorse, paradossalmente, saranno destinate a prescindere dalla validità dei progetti;

   il problema, infatti, si pone ora sugli stessi bandi riservati ai comuni più piccoli: senza un intervento sul criterio di assegnazione il rischio che si ripeta quanto già accaduto in un'ottica anti-nord con la precedente assegnazione è concreto –:

   se e in che termini si intendano correggere i criteri dei bandi per l'assegnazione dei finanziamenti ai comuni a valere sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), garantendo certamente il 40 per cento al Sud, ma stabilendo altresì che il restante 60 per cento venga ripartito in modo equo;

   quanti e quali siano i comuni in dissesto finanziario che hanno visto finanziati i progetti di rigenerazione urbana.
(4-11203)


   SILLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   per contrastare gli effetti della pandemia sul sistema economico sono state adottate misure straordinarie con provvedimenti d'emergenza; di particolare rilievo risultano le misure adottate a sostegno della liquidità delle imprese;

   con l'articolo 56 del decreto-legge n. 18 del 2020, cosiddetto «Cura Italia», alle micro piccole e medie imprese in temporanea carenza di liquidità per l'emergenza Covid è stata concessa una moratoria ex lege sui finanziamenti contratti; tale moratoria, inizialmente disposta sino al 30 settembre 2020, è stata più volte prorogata, da ultimo sino al 31 dicembre 2021, limitatamente alla sola quota capitale, dall'articolo 16 del decreto-legge n. 73 del 2021; in proposito, la Banca d'Italia ha precisato che il soggetto finanziato che ha richiesto la proroga non potrà essere classificato a sofferenza per tutto il periodo di efficacia del beneficio concesso; il decreto-legge n. 23 del 2020, con gli articoli 1 e 13 ha delineato uno schema di garanzie straordinarie e transitorie sui finanziamenti bancari alle imprese, incentrato sul Fondo di garanzia delle piccole e medie imprese e sulla garanzia erogata mediante Sace S.p.a. per imprese medio grandi o per imprese che non abbiano più accesso al Fondo di garanzia Pmi;

   il 13 gennaio 2022, la task force per promuovere l'attuazione delle misure a sostegno della liquidità adottate dal Governo per far fronte all'emergenza COVID-19, formata da Ministero dell'economia e delle finanze, Ministero dello sviluppo economico, Banca d'Italia, Abi, Mediocredito Centrale e Sace ha segnalato che sono ancora attive moratorie su prestiti per circa 44 miliardi di euro, il valore delle richieste al Fondo di garanzia Pmi ha raggiunto oltre 221 miliardi di euro, mentre sono di 32,3 miliardi di euro i prestiti garantiti da Sace; per le Pmi al 31 dicembre 2021 erano ancora attive sospensioni ai sensi dell'articolo 56 del decreto-legge per circa 33 miliardi di euro; il Ministero dello sviluppo economico e Mediocredito Centrale segnalano che sono 2.580.848 le richieste pervenute al Fondo di garanzia nel periodo 17 marzo 2020-11 gennaio 2022 per garanzie su finanziamenti da parte di imprese, artigiani, autonomi e professionisti, per un importo complessivo di oltre 221 miliardi di euro; 22,3 miliardi di euro i volumi complessivi dei prestiti garantiti in procedura semplificata;

   tra aprile 2020 e giugno 2021, secondo Banca d'Italia, circa il 60 per cento delle imprese ha beneficiato della moratoria o di una garanzia pubblica sui finanziamenti bancari; la tendenza a richiedere finanziamenti garantiti è cresciuta nel secondo trimestre del 2021, in evidente correlazione con l'uscita delle imprese dalle moratorie;

   nell'attuale contesto, in cui il protrarsi degli effetti dell'emergenza sanitaria continua ad incidere negativamente sulla stabilità finanziaria dell'intero sistema economico, le imprese non sono nelle condizioni di rispettare gli impegni finanziari assunti, oltremodo accresciuti dalle difficoltà e dalle restrizioni imposte dalla pandemia –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per consentire alle imprese di far fronte alle obbligazioni assunte, evitare l'espropriazione dei beni in caso di inadempimento e garantire adeguata liquidità agli investimenti necessari al rilancio del sistema produttivo;

   considerando che talune aziende potrebbero non essere in grado di onorare gli impegni e che gli istituti finanziatori garantiti dallo Stato escuteranno tali garanzie, se ritenga di assumere iniziative di competenza per la concentrazione dei crediti insoluti e la gestione diretta dei beni conseguenti alle espropriazioni forzate da parte degli enti garanti, e, per evitare la perdita e la dispersione dei beni aziendali, se ritenga di attivare gli strumenti necessari per concedere dilazioni di pagamento, valutando l'opportunità di trasformare i crediti insoluti in strumenti partecipativi nelle strutture produttive che hanno subito la riscossione coattiva.
(4-11205)


   CIRIELLI, LOLLOBRIGIDA, ALBANO, BIGNAMI, FERRO, OSNATO e VARCHI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Banca del Sud S.p.a. è un istituto bancario meridionale nato a Napoli nell'anno 2007 con l'apertura della storica filiale di piazza Vittoria con l'obiettivo di raccogliere i risparmi delle imprese e delle famiglie e reinvestirli in loco;

   l'attività del comitato raccoglie circa 18 milioni di capitale sociale suddiviso tra istituzioni, imprenditori locali e del basso Lazio;

   tra i soci istituzionali spicca la Fondazione Banco di Napoli, che detiene di fatto il 20 per cento dell'istituto bancario in parola, che inizialmente contava 420 soci mentre, attualmente, ne conterebbe 389, tra cui sempre la Fondazione Banco di Napoli, come socio di maggioranza;

   l'istituto di credito in parola che era stato costituito per essere la «Banca» del territorio e per il territorio, attualmente conta 4 filiali tra Napoli, Caserta, Avellino e Salerno, oltre alla direzione commerciale e alla direzione generale;

   la banca del Sud ha attraversato, nel corso della sua storia, le maggiori crisi degli ultimi anni, da quella finanziaria degli anni 2007/2008, a quella degli stati sovrani e, infine, a quella dell'emergenza pandemica da COVID-19;

   proprio a termine del primo lockdown dell'anno 2020, più precisamente a luglio 2020, è iniziata la quarta ispezione da parte di Bankitalia che è culminata con il commissariamento avvenuto a giugno 2021 e cioè a soli 40 giorni dall'insediamento del nuovo consiglio di amministrazione;

   uno dei problemi nodali dell'istituto di credito in questione sembrerebbe ricondursi alla mancanza di redditività, collegato probabilmente all'assenza di una vera guida che potesse comportare un salto di qualità, oltre a una resistenza del Consiglio di amministrazione all'innovazione del sistema finanziario creditizio;

   infatti, sembrerebbe che l'unico tentativo di modificare il business bancario sembrerebbe essere stato quello relativo alla implementazione, anche se solo in epoca recente, del prodotto factoring, promosso da uno dei diversi presidenti che si sono succeduti, e che poi andava via perché non seguito dal consiglio di amministrazione;

   tuttavia, come riportato da Milano Finanza in un articolo del 14 giugno 2021, «nonostante le difficoltà, negli ultimi tempi si erano affacciati nuovi investitori pronti a risollevare le sorti dell'istituto», pertanto in data 14 giugno 2021, la fondazione Banco di Napoli, azionista della Banca del Sud, comunicava l'intenzione di ricorrere contro il commissariamento della Banca del Sud, accusando l'esistenza di pregiudizi e diffidenza verso gli istituti del Sud Italia;

   il commissariamento sta portando a una soluzione che smembrerà la banca, con la cessione delle filiali a un istituto bancario non locale e la licenza ad un fondo milanese, portando via dal territorio una realtà vicina alle imprese e alle famiglie locali, con evidenti ricadute negative sul piano occupazionale e, più in particolare, sul personale attualmente in servizio;

   l'epilogo che si sta prefigurando è uno dei peggiori che si potesse prevedere nella misura in cui l'istituto di credito, sul piano gestionale e programmatico, è in uno stato di stasi, il personale è demotivato e i soci sarebbero in aperta conflittualità tra di loro;

   appare necessario un celere intervento delle istituzioni governative al fine di preservare l'esistenza dell'istituto bancario in parola, e, in particolar modo, la matrice territoriale e la sua mission che è sempre stata quella di supportare l'economia di un territorio chiaramente svantaggiato sotto ogni profilo;

   occorre altresì preservare il livello occupazionale e rilanciare l'attività creditizia attraverso una prospettiva gestionale che si prefigga obiettivi più ampi e diversificati senza tradire gli originari scopi dell'istituto creditizio in parola –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di preservare l'esistenza dell'istituto di credito in questione e di tutelarne la vocazione territoriale, oltre che i livelli occupazionali, rilanciando e ampliandone il core business.
(4-11229)


   CUNIAL. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con diverse interrogazioni, nn. 4-06901, 4-07392, 4-08309, 4-09829, 4-09141, 4-09385, 4-08293 e 4-10441, l'interrogante ha posto all'attenzione del Governo le tematiche relative a «Lost-Pay» che vedeva indagato la servizi postali di Nunzio Giangrande, ed alcuni avvenimenti illeciti che si sono svolti all'interno dell'azienda Poste Italiane Spa, che qui si intendono richiamare integralmente come premesse per quanto segue;

   il 25 settembre 2012, l'ispettore Carollo venne indagato nell'ambito del procedimento nr. 14576/12 della procura di Palermo, a seguito di una denuncia formulata da un legale nell'interesse del signor Nunzio Giangrande;

   il 12 ottobre 2012, Raffaele Panico, consegna al Comando della Compagnia del Gruppo del Comando dei Carabinieri di Monreale, una nota dove delineava il quadro della vicenda e il ruolo dell'ispettore Carollo;

   il 12 dicembre 2012 l'ispettore inviava alla procura di Termini Imerese (Palermo) il provvedimento Mise prot. 0091053 dell'11 novembre 2011 e al dottor Scotto, una relazione dove denunciava la scomparsa di un atto d'ufficio relativo alle indagini in corso e la presenza di sconosciuti all'interno dei locali di Poste ed, infine, alcune dichiarazioni di M.F. e A.G.U. relative alla consegna di una busta da parte dei responsabili, all'allora responsabile di filiale di Palermo;

   il giorno 5 febbraio 2013 M.F. venne convocata dal responsabile RU della filiale di Palermo;

   il 20 febbraio 2013 l'ispettore viene a conoscenza del fatto che M.F. e A.G.U. fossero in possesso di una registrazione, riguardante le attività ispettive dell'ispettore, con la quale si intendeva in qualche modo inficiare il suo operato. Di tale registrazione furono messi al corrente i dirigenti Scotto e Panico; il primo promise la restituzione del file a Carollo;

   il 22 febbraio 2013, l'ispettore Carollo presentava formale denuncia alla polizia di Stato di Palermo, nella quale denunciava che la registrazione su supporto magnetico fosse stata restituita ai due proprietari;

   l'ispettore Carollo venne estromesso dalla funzione ispettiva il 4 aprile 2013, come denunciato, con atto di sindacato ispettivo, nella scorsa legislatura, dall'onorevole Catalano;

   il 12 giugno 2013 l'ispettore inviò al dottor Scotto, copia della denuncia dove si denunciavano le responsabilità, anche penali, di Nunzio Giangrande, M.F. ed A.G.U.;

   il 18 luglio 2013, Eduardo Sorrentino, allora responsabile dell'Atta Sud 1, restituì lo Specimen di firma originale del c/c intestato alla persona fisica Nunzio Giangrande;

   il 28 febbraio 2014, l'ispettore Carollo veniva allontanato dalla struttura ispettiva di Fraud Management;

   il 9 febbraio 2015 l'ispettore relazionò nei particolari all'allora responsabile e collaboratore dell'amministratore delegato, dottor Pierluigi Renzi ed all'avvocato Antonio Melone, quanto successo, richiedendo un loro intervento;

   a dicembre dell'anno 2016, l'ispettore richiese un incontro con l'allora responsabile di mercato privati, ingegner Pasquale Marchese;

   nel 2017, la procura generale di Palermo indicava ancora aperti i procedimenti nn. 1910/13 e 2492/12 Rgnr;

   con nota protocollata, il Csm avvisava il dottor Carollo che l'esposto Csm 1150/2019, dallo stesso inoltrato era stato assegnato alla Prima Commissione per i provvedimenti del caso;

   a maggio del 2019, l'ispettore Carollo riceve una conferma, da un altro dipendente, dei fatti da lui denunciati;

   il 24 luglio 2019 la procura di Palermo qualificò come calunniosi i fatti esposti nella nota dell'11 febbraio 2013 da M. F. e dal suo legale in ordine all'attività dell'ispettore Carollo, ma vi fu poi archiviazione per intervenuta prescrizione –:

   di quali informazioni disponga il Governo, per quanto di competenza, sui fatti esposti in premessa;

   di quali informazioni disponga il Governo, per quanto di competenza, sulla documentazione ispettiva interna a Poste Italiane, riguardante Lost Pay circa i relativi firmatari.
(4-11242)


   BAZOLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-06716 l'interrogante chiedeva al Ministero della giustizia quale fosse lo stato di avanzamento dei lavori della nuova infrastruttura carceraria di Brescia Verziano, e in particolare quante risorse erano già state stanziate e quante ulteriori sarebbero state necessarie per il completamento dell'opera;

   con risposta nella seduta della Commissione Giustizia del 23 settembre 2021 il Governo precisava che i fondi già assegnati per la realizzazione di un nuovo padiglione detentivo presso la casa di reclusione di Brescia «Verziano» erano pari a euro 15.200.000, a fronte di un fabbisogno complessivo pari a euro 54.000.000, con una carenza quindi di risorse pari a euro 38.800.000;

   nella stessa risposta si precisava che era intenzione dell'Amministrazione, a mezzo del Dap, proporre l'ulteriore necessario finanziamento al Comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, anche facendo ricorso ai fondi disponibili sui pertinenti capitoli di bilancio dell'Amministrazione penitenziaria;

   nell'Allegato infrastrutture al Def 2021, intitolato «Dieci anni per trasformare l'Italia», che illustra la politica del Governo in materia di infrastrutture e investimenti, si legge, a pagina 201, che in riferimento all'edilizia penitenziaria, a seguito delle richieste dei Provveditorati alle opere pubbliche «sono state ulteriormente messe a disposizione» per il completamento del piano di interventi in essere le risorse finanziarie indicate in apposita tabella che riporta per il carcere «Verziano-Brescia» euro 50.000.000 di «ulteriori finanziamenti»;

   parrebbe dunque di capire che quelle risorse che nella precedente interrogazione erano state indicate come ulteriori e necessarie per completare l'opera, siano già state individuate e «messe a disposizione»;

   nonostante ciò, né all'amministrazione penitenziaria interessata, né al provveditorato alle opere pubbliche competente, interpellate per le vie brevi, risulta ad oggi pervenuto nulla in merito –:

   se sia stata messa a disposizione la somma di euro 50.000.000 per il completamento del nuovo padiglione del penitenziario di Brescia Verziano, e quando dunque potrà essere utilizzata dal provveditorato alle opere pubbliche della regione Lombardia che sta realizzando l'infrastruttura;

   in alternativa, come e quando quelle somme verranno effettivamente rese disponibili;

   se tali somme siano da considerarsi aggiuntive rispetto a quelle già assegnate per l'opera e ad oggi pari a euro 15.200.000.
(4-11244)


   GAGLIARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 5, comma 3, del decreto-legge n. 109 del 2018 (cosiddetto Decreto Genova) ha disposto lo stanziamento per l'anno 2018 di 20 milioni di euro, con l'intento di dare ristoro economico agli autotrasportatori che percorrevano abitualmente, per motivi di lavoro, il ponte Morandi;

   il contributo era finalizzato a consentire ai lavoratori di sopportare i maggiori costi che la caduta del ponte aveva provocato, sia come conseguenza della necessità di percorrere, nel periodo di interruzione della viabilità, più strada rispetto a quella ordinaria, sia per le difficoltà logistiche incontrate all'ingresso ed all'uscita delle aree urbane e portuali del capoluogo ligure;

   in seguito all'emanazione della normativa, non essendo stata indicata espressamente la qualifica del contributo, gli operatori si sono trovati ad affrontare il problema sulla natura contabile e fiscale di tali provvidenze che, se poste in conto esercizio o meno, avrebbero provocato diverse conseguenze tributarie;

   è stata così invitata ad interpretare la norma l'Agenzia delle entrate che, rispondendo l'11 febbraio 2021 all'interpello n. 98, ha chiarito come i ristori spettanti agli autotrasportatori per il crollo del ponte Morandi concorrano alla determinazione della base imponibile dei soggetti percettori. L'Agenzia conclude in tal senso, riferendosi ai principi ordinari, rilevando come sia assente una espressa disposizione legislativa che escluda la rilevanza ai fini delle imposte sui redditi dei contributi pubblici;

   questa formale interpretazione dell'Agenzia, tuttavia, pare non collimare con la volontà del legislatore che, nel quadro normativo del «decreto Genova», all'articolo 3, comma 2, ha stabilito che i contributi, gli indennizzi e i risarcimenti connessi al crollo a favore di soggetti privati, proprietari o titolari di diritti di godimento o residenti in immobili che abbiano subito danni direttamente conseguenti all'evento, non concorrano alla formazione del reddito imponibile ai fini delle imposte sui redditi e dell'imposta regionale sulle attività produttive per le persone fisiche e giuridiche;

   tale impostazione, per quanto non attenga specificamente agli aiuti concessi agli autotrasportatori, palesa la volontà del legislatore di non considerare, in linea generale, i ristori distribuiti ai soggetti danneggiati dalla caduta del ponte Morandi come produttivi di reddito e sottoponibili ad imposta;

   tale considerazione, come visto, si scontra però con la mancata previsione di un collegamento normativo e la successiva interpretazione fornita dalla Agenzia delle entrate che, per quanto esposto e rilevato da una lettura del quadro complessivo, pare non conforme alla finalità legislativa del decreto-legge n. 109 del 2018 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica emersa sulla qualificazione fiscale dei ristori di cui all'articolo 5, comma 3, del decreto-legge n. 109 del 2018, e quali iniziative, per quanto, di competenza, intenda intraprendere per evitare che gli aiuti spettanti agli autotrasportatori per il crollo del ponte Morandi concorrano alla determinazione della base imponibile del loro reddito, in attuazione della finalità perseguita dal decreto in questione.
(4-11251)


   CIRIELLI, ALBANO, CAIATA, LUCASELLI, OSNATO e ZUCCONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri in data 21 gennaio 2022 ha approvato un nuovo decreto «sostegni», il cui testo, prevede interventi in particolare in favore delle attività e a sostegno delle politiche industriali;

   il cosiddetto «Decreto sostegni ter», tra le altre misure, interviene altresì sulla cessione dei crediti prevedendo limitazioni che certamente andranno ad impattare sul «superbonus 110 per cento» e altri incentivi fiscali;

   tali misure si aggiungono ad altre già introdotte dalla legge di bilancio 30 dicembre 2021, n. 234, che in materia di anti-frode ha previsto l'abrogazione del decreto-legge 11 novembre 2021, n. 157 (cosiddetto decreto anti-frodi), recante misure urgenti per il contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche, disponendo la validità degli atti e dei provvedimenti adottati e facendo salvi gli effetti e i rapporti giuridici sorti durante la vigenza della normativa; le disposizioni abrogate sono state trasposte nella legge di bilancio per essere ancora in vigore nell'ordinamento;

   il decreto «sostegni ter» avrebbe previsto che nell'ambito dei bonus fiscali non sarà possibile cedere più volte i crediti fiscali relativi alle detrazioni edilizie di cui all'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 né quelli relativi ai bonus anti-Covid di cui all'articolo 122 del medesimo decreto;

   in sostanza, si prevede che il credito sia cedibile una sola volta «senza facoltà di successiva cessione» e per i crediti già oggetto di cessione al 7 febbraio 2022 sarà possibile una sola ulteriore cessione; infine, la violazione delle nuove norme determinerà la nullità della cessione del credito;

   è condivisibile l'esigenza di prevedere maggiori controlli per contrastare le frodi nel settore delle agevolazioni economiche, ma ciò non può risolversi in una sanzione preventiva verso tutti gli operatori del settore e, quindi, in una modifica che rallenterà lo sviluppo di uno dei più importanti incentivi per la ripresa della nostra Nazione;

   il «superbonus 110 per cento» rappresenta, infatti, uno strumento fiscale fondamentale l'unico in grado di consentire di accelerare gli interventi per la rigenerazione dei centri urbani, per la messa in sicurezza e riqualificazione di buona parte del patrimonio immobiliare anche privato;

   nell'ottica, quindi, di un diffuso e condiviso piano di transizione ecologica e di efficientamento energetico e riqualificazione urbanistica e territoriale e avvertita la necessità di dover superare la profonda crisi perdurante ormai da diversi anni, si ritiene fondamentale intervenire con misure agevolative e sburocratizzare le pratiche amministrative evitando interventi che avranno nel breve termine un effetto esclusivamente limitativo della ripresa economica nazionale;

   a parere degli interroganti occorre riconsiderare le decisioni normative adottate con riguardo specificamente alla cessione del credito per gli incentivi fiscali –:

   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati in relazione alla problematica espressa in premessa e quali urgenti e necessarie iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere al fine di consentire il più ampio utilizzo degli incentivi fiscali sopra richiamati a beneficio del comparto produttivo in questione e più in generale della ripresa economica.
(4-11264)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   Yevhen Lavrenchuk è un cittadino ucraino, regista e direttore d'opera di fama internazionale, arrestato il 17 dicembre 2021 a Napoli, in esecuzione del mandato di cattura emesso dalla Federazione Russa il 10 luglio 2020 per l'esecuzione di un provvedimento cautelare con generiche accuse di «frode su larga scala», per le quali è prevista una pena fino a anni dieci di reclusione; l'arresto è stato disposto e convalidato, sulla base della richiesta inserita nel sistema di ricerca Interpol, mentre Lavrenchuk si trovava a Napoli per uno scalo aereo. Da allora e fino al 20 gennaio 2022 Lavrenchuk è stato ristretto presso a Poggioreale;

   il 20 dicembre 2021, durante l'audizione successiva all'arresto, Lavrenchuk ha negato il proprio consenso all'estradizione e ha dichiarato di essere vittima di una persecuzione politica da parte della Federazione Russa per ragioni legate alla sua presa di posizione pubblica sull'occupazione della regione della Crimea;

   il 22 dicembre 2021 il Ministero della giustizia «ritenuto che occorre assicurare la consegna della persona ricercata all'esito del procedimento di estradizione», chiedeva alla corte d'appello di Napoli il mantenimento della custodia cautelare in carcere;

   con nota 7 gennaio 2022 del Ministero dell'interno – direzione centrale della polizia criminale – servizio per la cooperazione internazionale di polizia veniva comunicato al Ministero della giustizia, alla corte d'appello di Napoli ed alla procura generale presso la stessa che, «Facendo seguito a precorsa corrispondenza sul conto del nominato in oggetto, il Segretariato Generale Interpol ha comunicato, in data odierna, che a seguito di una revisione legale dei dati inseriti nella diffusione di ricerche internazionali da parte della Russia non risultano essere conformi con l'articolo 3 dello statuto Interpol (qualsiasi attività o intervento in questioni o affari con risvolti politici, militari, religiosi o razziali è rigorosamente vietato dall'organizzazione). Pertanto le informazioni sul conto di Lavrenchuk Yevhen sono state cancellate dalla Banca dati Interpol»; alla comunicazione risulta allegata nota in lingua inglese inviata dall'Interpol al Ministero dell'interno il 7 gennaio 2022;

   con ordinanza 20 gennaio 2022, il signor Lavrenchuck è stato posto agli arresti domiciliari dalla corte d'appello di Napoli. Nel mentre, la Federazione Russa ha fatto pervenire il 19 gennaio 2022 al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale domanda di estradizione;

   Lavrenchuk è stato fondatore del Teatro Polacco di Mosca e ne è stato direttore fino al 2014, quando ha deciso di lasciare la Russia in opposizione all'aggressione dell'Ucraina; tornato in Patria, ha brillantemente portato avanti la propria carriera artistica tra l'Ucraina, la Polonia ed Israele, vincendo diversi premi internazionali;

   in ragione della sua notorietà e delle posizioni espresse con riguardo al conflitto in atto tra Russia e Ucraina, Lavrenchuk è stato già oggetto di pressioni e minacce; quando ancora risiedeva in Russia, in occasione della messa in scena di alcune opere teatrali, ha ricevuto da parte del «Comitato degli Anziani» (un organo consultivo dell'ufficio del sindaco) della città russa di Tomsk accuse di «propaganda all'omosessualità», condotta vietata in Russia da un'infausta legge approvata del 2013; a partire dall'inizio delle ostilità in Crimea, il signor Lavrenchuk ha dovuto abbandonare la Russia, proprio a causa delle pressioni subite per non aver voluto assumere posizione in favore dell'occupazione russa;

   dalla diffusione della notizia dell'arresto, è stata unanime la presa di posizione pubblica degli esponenti del mondo dell'opera e del teatro e della società civile in sostegno del regista; migliaia di persone ne chiedono la liberazione sui social networks, con la campagna internazionale #FreeLavrenchuk; in Italia, la comunità ucraina ha organizzato una manifestazione di sostegno il 15 gennaio 2022 a Milano;

   è raro che l'Interpol proceda autonomamente alla cancellazione delle iscrizioni nei casi di violazione dell'articolo 3 dello statuto, sicché, in questo caso, la valutazione dell'agenzia (di cui la Federazione Russa fa parte) rappresenta per l'interpellante un indizio grave e preciso della strumentalità della domanda di arresto, in quanto animata dallo scopo di perseguire il regista per la sua nazionalità e per le sue opinioni politiche;

   l'abuso dello strumento delle Red Notices da parte di regimi autoritari è un tema sul quale le organizzazioni che tutelano i diritti umani hanno ripetutamente lanciato un allarme; la Federazione Russa è il Paese al mondo che maggiormente si avvale dello strumento della segnalazione nella banca dati Interpol dei propri ricercati (il 38 per cento delle domande complessive) –:

   per quali motivi il Governo abbia richiesto il mantenimento della misura della custodia cautelare in carcere in seguito all'ordinanza della corte d'appello di Napoli del 18 dicembre 2021 e se abbia previamente proceduto ad assumere informazioni sul conto di Lavrenchuck dal Governo dell'Ucraina;

   quali iniziative di competenza siano state intraprese a seguito della comunicazione del provvedimento con cui il segretario generale dell'Interpol ha disposto la cancellazione dai registri della richiesta d'arresto inserita dalla Federazione Russa a carico del signor Lavrenchuck per violazione dell'articolo 3 dello statuto Interpol;

   quali determinazioni intenda assumere riguardo alla richiesta di estradizione in Russia di Lavrenchuck;

   quali dispositivi di protezione intenda attivare per garantire a Lavrenchuck il rientro in Ucraina in sicurezza.
(2-01416) «Magi».

Interrogazioni a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con sentenza n. 137/2022, pubblicata in data 20 gennaio 2022, il tribunale di Firenze, sezione imprese, ha condannato il Ministero della giustizia, dipartimento amministrazione penitenziaria, a pagare a Berica Impianti Spa di Arzignano (VI) la somma di euro 4.021.929, oltre interessi dalla domanda e spese legali liquidate complessivamente in euro 44.277.10;

   il Ministero è stato condannato altresì ex articolo 96, comma terzo, del codice di procedura civile a pagare la somma di euro 10.000,00, a titolo di penale;

   è l'epilogo di una vicenda, oggetto di diversi atti di sindacato ispettivo presentati dall'interrogante;

   già nelle sedute del 22 gennaio 2019 e 15 maggio 2020, intervenendo in aula, l'interrogante aveva invitato l'amministrazione ad una composizione bonaria del contenzioso, perché era evidente, dalla lettura degli atti di causa, che sarebbero seguite pronunce rovinose ai danni del Ministero;

   con la sentenza del tribunale di Firenze, quest'ultimo è stato condannato addirittura ad una penale per responsabilità aggravata ex articolo 96 del codice di procedura civile;

   è quindi del tutto evidente la mala gestio dell'amministrazione, sancita anche nella pronuncia giudiziale sopra citata;

   sono stati infatti trascurati gli inviti alla transazione formulati dallo stesso giudice istruttore della causa nell'udienza del 2 luglio 2019 e rilanciati dall'interrogante nei suddetti interventi parlamentari, con grave danno erariale –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per sancire la responsabilità dei funzionari pubblici, che hanno dato parere negativo alla ipotesi transattiva proposta a suo tempo dal tribunale di Firenze.
(3-02734)


   DONZELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nei confronti del terrorista Luigi Bergamin, arrestato nel blitz dell'aprile dello scorso anno in Francia, è stata pronunciata ieri la sentenza della Corte di Cassazione secondo cui è un «delinquente abituale», per cui la pena alla quale è stato condannato non può ritenersi estinta per prescrizione –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo italiano per ottenere l'estradizione affinché sconti la pena in Italia.
(3-02735)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BORDONALI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale Canton Mombello di Brescia è statisticamente riconosciuta come tra le più sovraffollate d'Italia: dal XVII rapporto Antigone emerge che, al 28 febbraio scorso, Canton Mombello ospitava 357 detenuti (il 28 febbraio dell'anno precedente erano 366) e, cioè, ben il 192 per cento rispetto ai 186 reclusi che sono formalmente indicati come capienza accettabile per una struttura fatiscente, costruita più di un secolo fa;

   la predetta struttura nel 2016 è stato intitolata a Nerio Fischione, appuntato del corpo degli agenti di custodia, perito nel 1974 nel tentativo, poi riuscito, di impedire l'evasione di tre detenuti;

   ad oggi risulterebbero stanziati 15 milioni di euro per ampliamento del carcere di Verziano, altra struttura detentiva a Brescia, con una capienza regolamentare di 71 posti ed un totale di 101 detenuti a novembre 2021;

   nel Documento di economia e finanza 2021 c'è indicazione di ulteriori 50 milioni di euro, che dovrebbero aggiungersi ai 15 già stanziati, per un progetto di un nuovo carcere a Verziano che include la realizzazione di un nuovo padiglione da 400 posti all'interno dell'attuale perimetro e la ristrutturazione della strutturata già esistente;

   risulterebbe all'interrogante che il progetto preliminare presenti serie criticità, peraltro evidenziate dall'attuale direzione carceraria, poiché la costruzione del nuovo padiglione all'interno del perimetro del carcere comporterebbe l'eliminazione del campo sportivo e di aree verdi –:

   se trovi conferma lo stanziamento dei predetti 50 milioni di euro e se gli stessi siano in aggiunta ai 15 milioni di euro già stanziati;

   se vi sia l'intenzione di rivedere il progetto preliminare alla luce delle criticità emerse;

   se il progetto inerente al carcere di Verziano comporti la dismissione del carcere Nero Fischione.
(5-07421)


   COLLETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 696-bis del codice di procedura civile disciplina la «consulenza tecnica preventiva ai fini della composizione della lite», la cui primaria finalità è appunto quella di favorire la composizione della lite nella fase antecedente a quella di merito;

   in materia di responsabilità sanitaria, il procedimento di cui all'articolo 8 della legge n. 24 del 2017, che richiama il predetto articolo 696-bis del codice di procedura civile, costituisce condizione di procedibilità della domanda di merito, unitamente alla mediazione obbligatoria, anche se in forma non cumulata ma alternativa;

   a conclusione della procedura di accertamento tecnico preventivo (Atp), in linea generale, il giudice dovrebbe effettuare la liquidazione giudiziale dei compensi al difensore ed al consulente tecnico di parte ma ciò, stante il silenzio della legge, non sempre avviene; infatti, vi è un orientamento minoritario di alcuni tribunali che ancora effettuano la liquidazione delle spese di lite alla valutazione della soccombenza che resta di esclusiva competenza del giudizio di merito;

   la mancata previsione normativa della liquidazione delle spese processuali presupporrebbe che si debba, quindi, necessariamente addivenire ad un giudizio di merito altrimenti le spese di lite non sarebbero liquidate, né liquidabili;

   quanto detto potrebbe quindi creare una costrizione, soprattutto in capo alla parte ammessa al patrocinio alle spese dello Stato, sia essa ricorrente che resistente, che non avrebbe più la facoltà di decidere se continuare o meno il giudizio nel merito, ma vi sarebbe quindi costretta per evitare la preclusione al diritto alla liquidazione delle spese di lite;

   tale «costrizione» sarebbe contraria al principio di economia processuale che sviluppa il principio di semplificazione, inteso come risparmio di atti e attività processuali non essenziali e porterebbe ad un inutile moltiplicarsi degli stessi, aumentando così il carico della giustizia ed andando contro gli interessi stessi dello Stato;

   l'orientamento della Suprema Corte nulla dice riguardo alla mancata prosecuzione del giudizio nel merito, ma si limita ad analizzare la sola ipotesi di liquidazione delle spese in caso di vittoria o soccombenza (ex multis Corte di cassazione, ordinanza n. 35510/2021) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e delle descritte criticità;

   se sia in corso un monitoraggio delle stesse al fine di identificare possibili soluzioni e se intenda promuovere iniziative di carattere normativo o interpretativo per porvi rimedio, rendendo possibile la liquidazione delle spese di lite a conclusione del procedimento di A.t.p. e non del successivo eventuale giudizio di merito.
(5-07426)


   COSTANZO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da Il Post in data 13 gennaio 2022, i tre dirigenti classificati ai primi posti del bando promosso dal Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) per individuare il nuovo direttore del carcere Lorusso e Cutugno di Torino hanno rinunciato, accettando incarichi in altre sedi. Quasi contemporaneamente l'attuale reggente, Rosalia Marino, ha annunciato il suo rientro nel carcere di Novara, che aveva già diretto in precedenza;

   Rosalia Marino, la reggente uscente, era in carica dal luglio 2020 dopo la rimozione del direttore precedente, Domenico Minervini, coinvolto in un'inchiesta sulle presunte gravi violenze compiute danni dei detenuti;

   in un'intervista rilasciata a Repubblica il 12 gennaio, Marino ha detto di aver deciso di lasciare l'incarico dopo aver letto che il carcere di Torino veniva definito «il peggiore di tutta Italia, il carcere della vergogna». Aveva spiegato che si sarebbe aspettata «un moto di indignazione, di rabbia, una qualsiasi reazione da parte di coloro che vivono e lavorano in questo carcere da anni», e di aver invece incontrato un «silenzio assordante, l'assenza di una qualunque reazione se non quella di cercare un capro espiatorio»;

   la direttrice uscente ha poi elencato i gravi problemi del carcere torinese che definisce «l'istituto penitenziario più complesso e articolato dell'intero territorio nazionale»: un tasso di sovraffollamento molto alto, un intero padiglione a vocazione sanitaria, una Atsm (articolazione per la tutela della salute mentale) maschile e femminile, e un reparto (servizio assistenza intensificata). «Qui», dice Marino «vengono trasferiti detenuti con problemi fisici e psichiatrici che necessitano di cure adeguate»;

   come riportato da Il Post, nel novembre 2021 la quasi totalità dei sindacati della polizia penitenziaria aveva indetto un sit-in per denunciare i diversi problemi. Venivano elencati nel comunicato «turni di lavoro massacranti, continuo stravolgimento della programmazione dei turni, continui sbeffeggi, gravi aggressioni da parte della popolazione detenuta, presenza di soggetti affetti da problematiche di natura psichiatrica i quali, oltretutto, senza la possibilità di essere impegnati nell'arco della giornata sono lasciati liberi nelle sezioni di regime aperto dove, non di rado, ingaggiano scontri fisici anche con gli altri detenuti», sovraffollamento per oltre il 35 per cento della capienza e grave carenza di organico;

   come riportato da Il Post, Monica Gallo, garante dei detenuti di Torino, ha spiegato che «la struttura è degradata, il numero dei circuiti penitenziari è troppo elevato, manca il personale di polizia penitenziaria e mancano gli educatori. È un problema che non riguarda solo Torino: in Italia su 56 mila detenuti gli educatori sono 640». Al Lorusso e Cutugno il 50 per cento dei detenuti è straniero, «eppure non c'è neanche un mediatore culturale»;

   uno dei punti critici del carcere torinese è stato rappresentato dalla sezione psichiatrica Sestante: da dicembre la struttura che la ospitava è chiusa, in fase di ristrutturazione. Gallo lo definì «un luogo inumano e degradante». Susanna Marietti, presidente di Antigone, attiva nella tutela di diritti e garanzie nel sistema penale, aveva definito il Sestante «un luogo vergognoso in cui si rinuncia a vite umane come se valessero niente»;

   anche il carcere di Torino Le Vallette è recentemente finito al centro delle cronache per la morte di Antonio Raddi, deceduto nel dicembre del 2019 per un'infezione polmonare dopo aver perso 25 chili. Una vicenda di cui si era occupata anche la garante Monica Gallo, che tra il giugno e il dicembre di quell'anno ha segnalato per nove volte all'istituto penitenziario le «condizioni critiche» del giovane –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere riguardo ai fatti esposti in premessa e al necessario potenziamento delle strutture sanitarie e del personale medico presente nelle carceri;

   se non si intendano adottare con urgenza iniziative in merito alla situazione delle carceri piemontesi.
(5-07442)


   VARCHI, CAIATA e MASCHIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con avvisi nn. 1 e 2 del 19 settembre 2016, il Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria indiceva una procedura selettiva interna per il passaggio, rispettivamente, al profilo professionale di funzionario giudiziario – area III F1 – riservata ai cancellieri dell'amministrazione giudiziaria in servizio alla data del 14 novembre 2009 e al profilo professionale di funzionario Unep – area III F1 – riservata agli ufficiali giudiziari, in attuazione dell'articolo 21-quater del decreto-legge 27 giugno 2015 n. 83;

   il 26 luglio 2017 veniva approvata la graduatoria delle procedure selettive e il relativo avviso riportava espressamente che «Le graduatorie così formate resteranno aperte a successivi scorrimenti che si renderanno, anche a breve, possibili in base alla normativa vigente»: sono 2235 cancellieri e 418 ufficiali Unep i candidati risultati idonei, avendo proficuamente frequentato il periodo di formazione e superato le prove selettive;

   con accordo del 26 aprile 2017 l'Amministrazione si impegnava allo scorrimento integrale delle graduatorie entro e non oltre il 30 giugno 2019;

   nelle «Faq» pubblicate sul sito del Ministero in data 8 agosto 2017, in tema di scorrimento delle graduatorie, si legge: «come previsto dall'articolo 21-quater [...], lo scorrimento delle graduatorie potrà essere eseguito a seguito di nuove assunzioni di personale nello specifico profilo professionale, per un numero di posizioni corrispondenti a tali nuove assunzioni cui, per espressa previsione normativa, sono equiparati i nuovi ingressi per mobilità [...].»;

   il 26 luglio 2019 è stato bandito un primo concorso per 2.329 funzionari giudiziari, volto presumibilmente, oltre che a sanare le croniche carenze di organico, anche a consentire altrettanti scorrimenti delle graduatorie; l'Amministrazione ha indetto, poi, un concorso per 150 funzionari giudiziari, da destinare nelle sedi del Nord Italia, un ulteriore concorso per 2.700 cancellieri esperti e, da ultimo, un concorso per l'assunzione di 8.171 funzionari giudiziari da inquadrare nell'ufficio per il processo, dimenticando, però, il personale che ormai da anni aspira ad un legittimo avanzamento di carriera;

   il citato articolo 21-quater, nato per sanare i profili di nullità, per violazione delle disposizioni degli articoli 14 e 15 del contratto collettivo nazionale del lavoro 1998 del 2001 e delle norme di cui agli articoli 15 e 16 del contratto integrativo del Ministero della giustizia 2006/2009 nei punti in cui le figure del cancelliere e del funzionario giudiziario, pur avendo medesime mansioni, non vedevano equiparazione di funzioni, ha subordinato, infatti, la completa definizione delle procedure alla conformità alla legge n. 150 del 2009, che prevedeva, come è noto, la riserva del 50 per cento di posti all'indizione di concorsi esterni;

   il diritto allo scorrimento è stato riconosciuto dalla nota sentenza della VI Sez. del Consiglio di Stato n. 1061 del 5 marzo 2014, che, sulla base di un orientamento della Suprema Corte di Cassazione, ha ritenuto applicabile detto principio anche a favore degli idonei delle graduatorie dei concorsi interni di tipo «verticale» della pubblica amministrazione (cfr. sentenza della Cassazione sezione lavoro 21 dicembre 2007, n. 27126; Cassazione sezioni unite 13 giugno 2011, n. 12895 e Consiglio di Stato, sezione VI, 6 marzo 2009, n. 1347);

   una recentissima sentenza del 10 gennaio 2022 del Tribunale del lavoro di Roma ha accolto il ricorso di alcuni ufficiali giudiziari, riconoscendo il diritto allo scorrimento della graduatoria e condannando l'Amministrazione al risarcimento dei ricorrenti per mancato rispetto dell'accordo del 26 aprile 2017;

   il Ministero della giustizia si è più volte impegnato al completamento delle procedure di ricollocazione fra le aree delle figure del cancelliere e dell'ufficiale giudiziario, ma l'annosa questione, ad oggi, non si è risolta –:

   quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per attuare un piano di scorrimento delle graduatorie di cui in premessa.
(5-07454)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   continuano, nel lassismo generale delle istituzioni, le aggressioni ai danni di agenti di polizia penitenziaria nelle carceri italiane;

   secondo la denuncia dei sindacati, che parlano di inerzia dell'amministrazione penitenziaria, in pochissimi giorni si sono verificate due gravi aggressioni, da parte di detenuti con disagio psichico presso la casa circondariale di Catanzaro, nei confronti di appartenenti al Corpo di polizia Penitenziaria ed in entrambi i casi il personale aggredito è stato refertato in ospedale con diversi giorni di prognosi;

   in particolare, la situazione, secondo il segretario regionale della UilPA «è sempre più drammatica non solo perché tali episodi stanno aumentando in maniera esponenziale ma per la mancanza di segnali da parte del Provveditore Regionale di cui questa organizzazione sindacale ne aveva già denunciato l'inerzia. [...] Già qualche settimana addietro dal Provveditorato della Calabria era stato fatto un bel regalo natalizio: il trasferimento di un detenuto che aveva posto in essere più condotte aggressive nei confronti di diversi operatori penitenziari – Medici e Polizia Penitenziaria – e per l'ennesima volta lo ha riassegnato nell'istituto in cui si era determinata una incompatibilità assoluta. Ed attesi i presupposti – senza ergersi a profeta – ne aveva già preannunciato la probabile aggressione»;

   tra le tantissime criticità che la Polizia penitenziaria deve affrontare quotidianamente, quella delle aggressioni è senza ombra di dubbio una delle più gravi e, di conseguenza, tra le prime da risolvere: la politica penitenziaria sta compromettendo seriamente l'ordine e la sicurezza degli istituti penitenziari purtroppo a discapito dell'incolumità fisica e psicologica del personale della polizia penitenziaria;

   si tratta di una situazione comune a tutto il territorio nazionale, come certificato dai diciassette agenti aggrediti in soli tre mesi nel carcere del Bassone di Como in quella che, come è stata definita dai sindacati, è una «tragica routine» all'interno dell'istituto;

   come si legge nel comunicato, all'indomani dell'ennesima aggressione, «non può che condurre ad una riflessione sui rischi professionali che gravano sui poliziotti penitenziari comaschi, rischi che vanno al di là di quanto sarebbe legittimamente accettabile e che scontano carenze d'organico, fatiscenze strutturali e la presenza di tipologie di detenuti che l'Istituto potrebbe probabilmente non essere nelle condizioni di gestire. [...] Sebbene la casa circondariale di Como venga considerata sede di arrivo di detenuti affetti da problemi psichiatrici, non si dispone della presenza H24 di psichiatri né la presenza attuale degli stessi è pari a quanto sarebbe invece auspicabile»;

   i numeri dalle carceri italiane nel primo semestre del 2021 sono da bollettino di guerra: 5.290 atti di autolesionismo, 44 decessi per cause naturali, 6 suicidi avvenuti e 738 sventati dalla Polizia penitenziaria, 3.823 colluttazioni, 503 ferimenti –:

   considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per arginare la preoccupante situazione in cui versano gli istituti penitenziari italiani, con particolare riguardo alla gestione dei detenuti con problemi psichiatrici e alla tutela del personale di polizia penitenziaria in termini di sicurezza della loro incolumità.
(4-11206)


   MAGGIONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 10 gennaio 2022, all'interno della casa di reclusione di Vigevano, un detenuto, di origini sudamericane e già protagonista in passato di episodi simili, si è reso nuovamente responsabile dell'ennesima aggressione in danno di un agente della polizia penitenziaria: un pugno in pieno volto, un gesto compiuto senza una precisa ragione, attraverso il cancello della cella, mentre erano in corso delle normali operazioni di servizio;

   l'Unione sindacati polizia penitenziaria parla di «un episodio che si aggiunge agli altri, troppi, registrati a Vigevano»;

   l'agente della polizia penitenziaria risulta soccorso dai colleghi e accompagnato al pronto soccorso dove i medici gli hanno diagnosticato un trauma cranico, con una prognosi di dieci giorni;

   pur essendo lapalissiano che un soggetto responsabile di diversi episodi nella stessa struttura debba essere allontanato, si continua a non agire per attenuare gli atti violenti in carcere, troppo spesso ai danni di uomini e donne dello Stato che garantiscono sicurezza e legalità all'interno delle strutture –:

   considerate le numerose aggressioni avvenute in tutte le carceri italiane, se il Ministro interrogato non ritenga indifferibile ed urgente adottare iniziative normative volte all'inasprimento delle pene per chi si macchi di reati violenti contro la polizia penitenziaria all'interno delle carceri.
(4-11215)


   MORRONE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i sindacati di polizia penitenziaria, quotidianamente, denunciano l'aumento dei casi di positività nelle carceri che è ormai esponenziale e, dall'aggiornamento pubblicato l'11 gennaio 2022 sul sito del Ministero della giustizia emerge una forte e continua crescita: i detenuti positivi sono oltre 1.500 su un totale di 53.561 presenze, mentre i casi sono più di 1.500 tra i 36.939 poliziotti penitenziari in servizio;

   tuttavia, si continua a non dotare gli operatori e gli stessi detenuti di adeguati dispositivi di protezione individuale, come le mascherine FFP2, la cui «prima» dotazione di 6.000 pezzi, come fatto sapere dallo stesso Ministero della giustizia, è avvenuta solo il 10 gennaio 2022 e, viene giudicata misura inadeguata rispetto ai numeri dei detenuti; se si considera che in carcere sono presenti oltre 54 mila detenuti e più di 41 mila operatori fra appartenenti alla polizia penitenziaria (36 mila) e altre figure professionali, risulta una mascherina ogni 16 persone e 30 per ogni carcere;

   nelle carceri si continua a gestire la pandemia con un protocollo di sicurezza datato ottobre 2020; avvocati e familiari continuano a entrare in carcere senza il green pass, le mascherine Ffp2 non vengono fornite agli agenti penitenziari i quali devono comprarle di tasca propria;

   il contenimento della pandemia nelle carceri, ambiente chiuso per eccellenza, dove si registrano punte di sovraffollamento che sfiorano il 200 per cento, si rileverebbe un pericolosissimo bluff se permanessero le deroghe al possesso della certificazione verde per chi entra in carcere;

   è grave che a mancare siano le previste mascherine Ffp2, obbligatorie nei luoghi chiusi, che gli agenti di polizia penitenziaria devono comprare di tasca loro e assurde, in questa emergenza, le disposizioni, cui ha dato seguito il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che consentono a familiari dei detenuti, avvocati, magistrati e periti di accedere alle carceri senza il green pass rafforzato, prevedendone l'obbligo solamente per il personale di polizia penitenziaria –:

   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare per modificare le disposizioni che consentono a familiari dei detenuti, avvocati, magistrati e periti di accedere alle carceri senza il green pass rafforzato, per gestire l'aggiornamento del protocollo sanitario di sicurezza nelle carceri, datato ottobre 2020, uniformando le regole alle nuove evidenze scientifiche e adoperarsi al fine di dotare il personale di polizia penitenziaria e coloro che in carcere vivono e lavorano, di mascherine FFP2 obbligatorie per arginare i contagi.
(4-11227)


   FERRO e PRISCO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) ha condannato l'Italia per aver trattenuto illecitamente in carcere per più di due anni un cittadino italiano con problemi psichici;

   nel gennaio 2019 il Gip di Roma aveva disposto per il detenuto, sofferente di disturbo della personalità e disturbo bipolare, accusato di molestie nei confronti della sua ex fidanzata, resistenza a pubblico ufficiale, percosse e lesioni, il suo «immediato collocamento» per un anno in una Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), le strutture che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari; non avendo trovato posto nelle Rems, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria lo aveva collocato in carcere, ma, come sottolineato dalla Corte di Strasburgo, «non ha beneficiato di alcuna strategia terapeutica globale per la gestione della sua patologia, e questo, in un contesto caratterizzato da cattive condizioni carcerarie»;

   in particolare, secondo l'organismo del Consiglio d'Europa era dovere del «Governo italiano» trovare un posto nelle Rems o «un'altra soluzione adeguata, come peraltro la Corte aveva espressamente indicato nel provvedimento provvisorio» emesso da Strasburgo il 7 aprile 2020: l'allora Governo italiano (Conte II) rispose che non era in suo potere decidere alcun altra collocazione per l'uomo, considerato socialmente pericoloso, se non le Rems, come disposto dal Gip, dove però «nonostante le ripetute richieste, nessun posto si è liberato»;

   la storia delle Rems, residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza, è iniziata con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari: sono 32 su tutto il territorio nazionale, attive dal 2015, e ospitano poco meno di 600 persone;

   come ha spiegato Miravalle dell'Associazione Antigone, «In molti casi, i reparti psichiatrici diventano sezioni dove ci si limita alla cura farmacologica, senza nessun tipo di riabilitazione. Non è sempre così, naturalmente». Ma quando si instaurano queste dinamiche, spesso dovute all'alto numero di detenuti in cura e alla carenza di personale, il rischio è che la salute del detenuto non abbia margini per migliorare. «La pandemia ha complicato le cose, data la difficoltà nel far entrare gli educatori in carcere. Ma, Covid a parte, mancano i medici: abbiamo calcolato che, in media, nelle carceri italiane lo psichiatra e presente 8.97 ore a settimana ogni 100 detenuti». Un tempo chiaramente insufficiente per andare oltre la semplice prescrizione di farmaci;

   la sentenza della Cedu dimostra un cortocircuito istituzionale che non può rimanere irrisolto e impone di immaginare nuovi modelli per la salute mentale, in modo da prendere in carico anche i detenuti con patologie psichiatriche gravi –:

   quali siano i dati aggiornati sul numero di soggetti con problemi psichiatrici detenuti negli istituti penitenziari italiani e, in particolare, di soggetti detenuti, in attesa di collocazione presso le Rems;

   quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per risolvere l'annoso tema, mai affrontato, della presa in carico di detenuti con disturbi mentali, anche gravi, scongiurando il rischio di nuove condanne per l'Italia.
(4-11243)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MANCINI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che da alcuni giorni le associazioni di volontariato che prestano servizio a sostegno dei senza dimora che si trovano presso la stazione termini di Roma avrebbero ricevuto la richiesta esplicita da parte dei vigilantes in servizio presso la medesima stazione di non distribuire più cibo all'interno degli spazi di Ferrovie dello Stato italiane;

   sempre secondo quanto dichiarato a mezzo stampa dalle medesime associazioni già a dicembre 2021 i vigilantes avevano iniziato a bagnare le zone di ingresso con gli idranti per evitare che le persone potessero mettersi lì a dormire, con l'obiettivo più generale di evitare che i senza dimora possano stazionare all'interno della stazione di fronte a ristoranti e negozi di lusso;

   Grandi Stazioni avrebbe replicato che si tratterebbe di un'azione di tutela per salvaguardare le attività commerciali e il decoro del luogo, mentre grande sdegno è stato espresso dalle associazioni del terzo settore, tra cui il centro Astalli, che da tempo non riescono più a distribuire i pasti a quelle pochissime persone che dormono all'interno della stazione e che hanno ribadito che «togliere il cibo non può essere un'opzione» e che «non ci può essere decoro senza solidarietà, umanità, attenzione ai più fragili»;

   va ribadito con forza che, pur nella consapevolezza che problemi complessi richiedono soluzioni complesse, l'allontanamento dei volontari che offrono cibo alle persone senza fissa dimora è disumano e non può essere accettato –:

   se i Ministri interrogati siano stati coinvolti in qualche modo nella gestione dei fatti riportati in premessa e se e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di garantire che il mantenimento del decoro urbano non si traduca mai in una inaccettabile discriminazione ai danni delle persone più fragili.
(5-07432)


   TORTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, recante la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha previsto semplificazioni procedurali in materia di opere pubbliche di particolare complessità applicabili esclusivamente agli interventi indicati nell'Allegato IV della medesima legge;

   tra le opere incluse nell'Allegato IV vi è la realizzazione della velocizzazione della linea ferroviaria Roma-Pescara mediante la realizzazione di raddoppi o varianti di tracciato finalizzata alla riduzione dei tempi di percorrenza complessivi sulla Roma-Pescara in circa 2 ore rispetto alle attuali 3 ore e 20 minuti e avente caratteristiche tali da consentire un traffico di passeggeri e merci e ridurre sensibilmente il tempo di percorrenza per la tratta Roma-Avezzano;

   la linea ferroviaria Roma-Pescara rientra tra le opere pubbliche da realizzarsi con gestione commissariale; con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 maggio 2021 è stato nominato commissario l'ingegnere Vincenzo Macello, dirigente di Rete ferroviaria italiana (Rfi);

   nel mese di novembre 2021 è stato ultimato il progetto di fattibilità tecnica ed economica del lotto 1 ai fini dell'avvio dell'iter autorizzativo. In sintesi, l'intervento di raddoppio della tratta ferroviaria Interporto d'Abruzzo – Manoppello (lotto 1) verrà realizzato in stretto affiancamento alla linea storica, con velocizzazione e riclassificazione della linea ferroviaria per consentire l'aumento del carico supportabile dalla ferrovia;

   con comunicazione del 17 dicembre 2021 Rete ferroviaria italiana ha comunicato l'indizione del dibattito pubblico dei lotti 1 e 2 del raddoppio ferroviario tratta interporto d'Abruzzo-Manoppello-Scafa;

   dai documenti allegati al progetto di fattibilità tecnica ed economica emerge che per consentire la realizzazione dell'opera secondo l'attuale idea progettuale sono previste diverse demolizioni, tra cui oltre 30 fabbricati ad uso civile e oltre 20 rimesse, a cui si aggiungono fabbricati ad uso agricolo o industriale ai fini di attività commerciali o produttive;

   a tali previsioni si aggiungeranno demolizioni in un'altra fase della realizzazione del raddoppio ferroviario che attraversa le città di Chieti e San Giovanni Teatino;

   in particolare, nell'area di Chieti Scalo sono, previste demolizioni di diversi immobili ad uso civile in piena area urbana, nonostante vi sia adiacente la zona industriale in cui sono presenti molte aree abbandonate o in attesa di caratterizzazione e bonifica;

   a San Giovanni Teatino il tracciato taglierebbe in due la zona più urbanizzata e antropizzata della città determinando, quindi, moltissimi svantaggi in termini di vivibilità ai cittadini;

   l'opera porterà indubbi vantaggi al territorio e ai cittadini, in quanto incrementa la mobilità verso la regione Abruzzo;

   un'opera di questo tipo rappresenta indubbiamente un valore aggiunto per il territorio in termini di servizi e mobilità e non deve in alcun modo essere vissuto dalle comunità locali come una ferita o una imposizione che non tiene conto dell'esistente;

   a giudizio dell'interrogante la stazione appaltante ha tutti gli strumenti per poter sviluppare un progetto alternativo all'attuale che sia meno impattante sul territorio e che riduca allo stretto necessario eventuali abbattimenti o interferenze con i centri abitati;

   i comuni di Chieti, San Giovanni Teatino, Manoppello e Alanno, hanno espresso sia pubblicamente che nei propri consigli comunali preoccupazioni riguardo all'impatto delle opere sul proprio territorio;

   sono nati diversi comitati di cittadini a difesa del proprio territorio che potrebbero, nel tempo, trasformarsi in veri e propri comitati del «NO» all'opera, prospettiva assolutamente da scongiurare attraverso il dialogo tra tutti gli attori in campo e la reale concertazione e partecipazione sull'ubicazione del tracciato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle preoccupazioni dei sindaci delle città interessate alla realizzazione del raddoppio Pescara-interporto d'Abruzzo;

   se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, abbia intenzione di attivare tutti gli strumenti necessari per accogliere le istanze dei cittadini, delle comunità locali e dei sindaci di Chieti, San Giovanni Teatino, Manoppello e Alanno.
(5-07438)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FICARA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da aprile 2016, a causa del furto di cavi di rame che hanno compromesso l'illuminazione e la funzionalità delle gallerie, è interdetto il traffico all'interno delle gallerie autostradali del tratto Catania-Siracusa a tutti i mezzi che trasportano merci pericolose. La circolazione è, da allora, deviata sulla strada statale 114 sia in direzione Catania che Siracusa, impegnando tutto il tratto di Agnone Bagni e la cinta stradale augustana a partire dal bivio «Villasmundo Nord» sino al bivio «zona industriale/porto commerciale» passando dalle porte di Augusta;

   in particolare, la zona balneare di Agnone Bagni, piena di accessi stradali che determinano un continuo intersecarsi di traiettorie veicolari, risulta interessata dalla totalità del passaggio di tutte le merci pericolose della Sicilia Orientale dirette verso Siracusa, considerato anche che il tratto in questione serve il polo petrolchimico di Priolo-Augusta-Siracusa e il porto di Augusta. Una situazione paradossale che si mantiene ancora oggi, dopo in cinque anni, tenuto conto che l'autostrada è stata aperta al traffico solo nel 2009;

   il perdurare di questa situazione comporta, anzitutto, minor sicurezza, in quanto il tratto di Agnone della vecchia strada statale 114 è troppo spesso interessato, soprattutto nel periodo estivo, da gravi incidenti, oltre a determinare maggior inquinamento ambientale a causa del maggior consumo di carburante. Vale la pena sottolineare anche che il protrarsi di questa incresciosa situazione determina un aggravio di costi notevole per tutto il settore della logistica, derivati dalla mancata fruizione dell'autostrada: tempi di percorrenza aumentati in maniera notevole e un inevitabile deterioramento delle infrastrutture locali non idonee al transito di mezzi pesanti, con conseguente danno per il tessuto socio economico locale;

   situazione analoga si è verificata per il transito lungo le autostrade A-18 Messina-Catania e A-20 Messina-Palermo, gestite in concessione dal Consorzio autostrade siciliane (AS). Quest'ultimo però, essendo scaduto il termine per l'adeguamento delle gallerie agli standard delle reti Ten-T, nell'aprile delle merci pericolose previo obbligo di comunicazione al Cas almeno 24 ore prima del transito. Da qui il paradosso che le classi Adr non possono, ad oggi, transitare in una autostrada di costruzione moderna come la Catania-Siracusa ma possono farlo lungo la A/18 e A/20, realizzate diversi decenni fa –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non intenda adottare iniziative per verificare quali siano le problematiche sottese alla mancata riapertura del tratto in questione, al fine di ripristinare la circolazione dei mezzi pesanti in tutta sicurezza nel tratto de quo.
(4-11182)


   COVOLO e ZANETTIN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a giugno 2019 il comune di Vicenza ha concluso un accordo con il gruppo Esselunga per la costruzione di un edificio ad uso commerciale a Ponte Alto, nel quartiere di San Lazzaro nell'area della ex Sartori Motors;

   per questa importante riqualificazione urbana, con un accordo pubblico-privato, sono stati necessari circa trenta pareri interni ed esterni, tra cui quello di Rfi per il passaggio della Tav, di Anas e della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggi;

   in cambio della costruzione di un nuovo supermercato, il gruppo milanese operante nella grande distribuzione si è impegnato a ridisegnare un nuovo sistema viario su strada Padana Superiore verso Verona che ha visto la realizzazione di due rotatorie per un controvalore di 2,2 milioni di euro;

   Esselunga, inoltre, si farà carico di realizzare un cordolo in asse strada, identico a quello realizzato lungo viale San Lazzaro, nel tratto tra le nuove rotatorie e la rotatoria con via Fermi, completo di illuminazione centrale;

   dato che in quel punto, tra l'Esselunga e la rotatoria di via Fermi, passerà la linea del bus elettrico, l'amministrazione ha chiesto di costruire il cordolo centrale, ma di far sì che, in entrambi i sensi di marcia, ci siano due corsie di percorrenza da 3,5 e 3 per senso di marcia;

   per la creazione del cordolo richiesto lungo poco più di 200 metri è necessario ridurre di 70 centimetri un'aiuola esistente per poter creare uno spartitraffico a centro strada e ricavare così le due corsie per senso di marcia richieste;

   tuttavia, l'aiuola, nonostante si trovi a centinaia di metri dal casello autostradale, non appartiene al comune ma è di competenza di Autostrade, che, a sua volta, ai fini di un'eventuale riduzione deve chiedere il via libera del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, proprietario del raccordo (per conto del Demanio e quindi dello Stato);

   quest'ultima opera pubblica da realizzare è dunque bloccata per questioni di spazio e autorizzazioni da un procedimento che rischia di durare dai tre ai sei mesi, nonostante l'intervento da fare, benché esiguo sotto il profilo di realizzazione, sia di grande importanza per alleggerire il traffico e incrementare la sicurezza stradale in zona Ponte alto –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non intenda adottare iniziative, anche presso l'ANAS, affinché sia sbloccato il procedimento autorizzativo della riduzione delle dimensioni dell'aiuola, permettendo così la realizzazione delle corsie di percorrenza con il cordolo centrale identico a quello già realizzato lungo viale San Lazzaro.
(4-11183)


   DE LORENZO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il funzionamento della Linea 1 della metropolitana di Napoli attualmente si presenta come disastroso: viaggiano appena 6 treni al giorno;

   i tempi di attesa arrivano fino a venticinque minuti, contro i quattro minuti delle metro presenti nelle principali città europee;

   è stato calcolato che da settembre 2021 sino al giorno 12 dicembre dello stesso anno, tra guasti, manutenzione, chiusure di stazioni e scioperi, si sono verificate ben 27 interruzioni del servizio: quasi 1 ogni tre giorni;

   a causa dei pochissimi treni disponibili, lavoratori, studenti e turisti non possono utilizzare il servizio di trasporto pubblico metropolitano, tra cui va ricordata la stazione «Toledo» incoronata dal quotidiano inglese The Daily Telegraph e dalla Cnn come la stazione della metropolitana più bella del mondo e vincitrice, nel 2013, del prestigioso premio «Emirates leaf international award» come «Public building of the year» e nel 2015 dell'«Oscar delle opere in sotterraneo», dall'International Tunnelling Association, superando quelle di Sydney e Gerusalemme;

   tale pessimo servizio disincentiva l'utilizzo del trasporto pubblico ferroviario, favorendo piuttosto l'utilizzo dell'automobile privata, con significative ripercussioni sul traffico urbano e aumentando il livello di inquinamento da polveri sottili aggravato anche dall'età del parco auto circolante, tra i più vetusti d'Europa (dati Aci);

   la mancanza dei convogli, oltre ai gravi disservizi, produce anche un pericoloso affollamento di utenti sulle banchine ove è impossibile mantenere il distanziamento, esponendo così centinaia di persone al rischio di contagio: basti pensare che il 20 settembre 2021, le forze dell'ordine sono dovute intervenire per liberare la banchina della stazione di Toledo dal numero eccessivo di persone;

   per ovviare alla grave carenza dei fondamentali treni, l'amministrazione comunale ha annunciato nel 2017 l'acquisto di venti nuove unità ferroviarie, prodotte dalla Caf di Bilbao;

   la prima unità ferroviaria (giunta a Napoli nel marzo 2020) secondo il programma del comune, sarebbe dovuta entrare in servizio a settembre dello stesso anno e, da quel momento, sarebbe stato aggiunto un altro treno ogni mese;

   a distanza di quasi due anni dalla prima consegna, nessuno di questi treni è in servizio a causa del mancato collaudo dovuto, secondo le organizzazioni sindacali di categoria, alla lentezza dell'allora Ustif, l'ente ministeriale preposto ai collaudi, in crisi di personale, ma anche per problemi legati alla chiusura delle porte treni e alla distanza tra questi e le banchine di alcune stazioni;

   il 13 luglio 2021, durante il viaggio di prova con la commissione ministeriale sul nuovo treno di produzione spagnola, si è verificato un incendio in seguito al quale il Ministero competente ha richiesto al comune di Napoli una perizia tecnica di un «soggetto estraneo alla commessa»;

   in relazione alle notizie di stampa su presunti ritardi da parte del Ministero stesso nel valutarla, l'Ansa del 20 gennaio 2022 riporta che la stessa sia arrivata ad Ansfisa, subentrata ad Ustif, con e-mail del comune di Napoli il 13 gennaio 2022;

   in caso di verifica positiva circa la completezza e conformità di questa documentazione tecnico-probatoria, si passerà alla successiva fase delle necessarie prove dinamiche ed al cosiddetto pre-esercizio, che richiedono tempi tecnici non comprimibili e quantificabili in circa 6 mesi –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per consentire la celere immissione in esercizio dei nuovi treni sulla Linea 1 della metropolitana di Napoli e a tale fine se risulti l'avvenuta trasmissione della perizia citata in premessa all'Ansfisa indispensabile per la prosecuzione del collaudo al fine di accertare le cause dell'incendio e verificare la conformità dei treni alla tratta ferroviaria già esistente.
(4-11187)


   VARCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   con nota del 22 dicembre 2021 indirizzata alle istituzioni regionali e nazionali, i sindaci dei comuni di Favignana, Leni Salina e S. Marina denunciavano una serie di criticità inerenti ai collegamenti marittimi di interesse statale, con particolare riguardo alla rimodulazione degli assetti marittimi di cui alla Convenzione rep. n. 32.593, sia per i collegamenti navali che per i collegamenti veloci;

   da quanto si apprende dai portali delle compagnie di navigazione, il settore Eolie e delle isole Egadi vedrà la riduzione dei mezzi impiegati nel periodo invernale con conseguente peggioramento degli itinerari orari;

   in particolare, la Liberty Lines, che gestisce i mezzi veloci, e la Caronte e Tourist che gestisce le navi traghetto hanno presentato il nuovo piano dei collegamenti con le Egadi; un piano che prevede tagli e che, secondo le amministrazioni comunali interessate, non garantirebbe il normale servizio per le isole minori;

   come si legge nella missiva, «la mobilità degli abitanti delle Isole da e verso la terraferma o inter isole, può essere esercitata esclusivamente mediante collegamenti marittimi, indispensabili per garantire il diritto alla mobilità e la continuità territoriale. La riduzione dei mezzi e conseguente rimodulazione degli orari che comportano riduzione di corse rappresentano un forte disagio per gli utenti e in particolare per pendolari, studenti, lavoratori, eccetera, oltre che per il trasporto delle merci e degli autoveicoli, mettendo a rischio anche la regolarità dei rifornimenti di prodotti di prima necessità. Modificare l'impianto attuale dei collegamenti marittimi d'interesse statale, dopo la gara riguardante l'affidamento dei servizi integrativi d'interesse regionale, andata deserta, e senza un maggior approfondimento specifico con le Amministrazioni locali interessate, che sempre meno vengono coinvolte sia dallo Stato che dalla regione nelle decisioni che riguardano i propri residenti, rischia di compromettere ulteriormente le già precarie condizioni sociali ed economiche e favorire il fenomeno di abbandono di questi territori insulari da parte della popolazione e in particolare da parte dei giovani» –:

   considerata la gravità dei fatti di cui in premessa, quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire e potenziare i collegamenti tra le Egadi e la Sicilia, salvaguardando la continuità territoriale.
(4-11195)


   FRATOIANNI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la legge 29 luglio 2021, n. 108, recante «Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure» ha previsto, all'articolo 44, semplificazioni procedurali in materia di opere pubbliche di particolare complessità o di rilevante impatto, applicabili esclusivamente agli interventi indicati nell'Allegato IV della medesima legge, e per i medesimi interventi ha dettato nell'articolo 46 modifiche alla disciplina del dibattito pubblico;

   tra le opere presenti nell'Allegato IV risulta la velocizzazione della linea ferroviaria Roma-Pescara mediante la realizzazione di raddoppi o varianti di tracciato finalizzata alla riduzione dei tempi di percorrenza complessivi in circa 2 ore rispetto alle attuali 3 ore e 20 minuti e avente caratteristiche tali da consentire un traffico passeggeri e merci e ridurre sensibilmente il tempo di percorrenza per la tratta Roma-Avezzano;

   la linea ferroviaria Roma-Pescara rientra tra le opere pubbliche da realizzarsi con gestione commissariale;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 maggio 2021 è stato nominato commissario l'ingegnere Vincenzo Macello, dirigente di Rfi s.p.a.;

   nel mese di novembre 2021 sono stati ultimati il progetto di fattibilità tecnica ed economica e lo studio di impatto ambientale del lotto 1 al fine dell'avvio dell'iter autorizzativo;

   in sintesi, l'intervento di raddoppio della tratta ferroviaria Interporto d'Abruzzo-Manoppello (lotto 1) verrà realizzato in stretto affiancamento alla linea storica, con velocizzazione e riclassificazione della linea ferroviaria per consentire l'aumento del carico supportarle dalla ferrovia;

   con comunicazione del 17 dicembre 2021 Rete ferroviaria italiana ha comunicato l'indizione del dibattito pubblico del «Progetto 0388 linea Pescara-Roma Lotto 1: raddoppio ferroviario tratta interporto d'Abruzzo-Manoppello»;

   dall'analisi della documentazione allegata al progetto di fattibilità tecnica ed economica emerge che per consentire la realizzazione dell'opera sono previste diverse demolizioni, tra cui oltre 50 tra fabbricati ad uso civile e rimesse;

   un'opera di questo tipo rappresenta una opportunità per il territorio in termini di servizi e mobilità, ma, tuttavia, non deve penalizzare le comunità con cui interferisce materialmente il tracciato;

   a parere dell'interrogante Rete ferroviaria italiana dispone di tutti gli strumenti tecnici e di conoscenze per sviluppare un progetto alternativo all'attuale che sia meno impattante sul territorio e che riduca allo stretto necessario eventuali abbattimenti o interferenze con i centri abitati;

   risulta all'interrogante che il comune di Chieti ha espresso, sia pubblicamente che nel proprio consiglio comunale, preoccupazioni riguardo all'impatto dell'opera sul proprio territorio –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché si possa riconsiderare il progetto della tratta ferroviaria Interporto d'Abruzzo-Manoppello (lotto 1) al fine di trovare soluzioni alternative all'attuale così da ridurre eventuali abbattimenti o interferenze con i centri abitati, rendendo lo stesso meno impattante per le popolazioni coinvolte, dal momento che per consentire la realizzazione dell'opera sono previste ad oggi numerose demolizioni, tra cui oltre 50 tra fabbricati ad uso civile e rimesse.
(4-11249)


   FERRO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, il professor Antonio Trento, presidente dell'associazione «Capodanno in Paradiso» e padre di Giuseppe, un giovane che ha perso la vita sulla strada statale n. 106, insieme all'ingegner Pugliese dell'Organizzazione di volontariato «Basta Vittime Sulla Strada Statale 106», erano stati invitati a partecipare alla trasmissione Rai «Buongiorno Regione» per parlare dei problemi irrisolti relativi alla strada statale n. 106;

   solo nei primi giorni del nuovo anno, sulla tristemente nota «strada della morte», in Calabria, si sono registrate tre vittime; la strada statale 106 in Calabria è tra le strade extraurbane più pericolose d'Italia e, anche nel 2020, ha fatto registrare incidenti e decessi in percentuale più alti rispetto al resto d'Italia, nonostante la notevole diminuzione di incidenti stradali dovuta alle misure di contenimento della pandemia Covid-19;

   in base all'analisi dell'associazione «Basta vittime sulla statale 106», «la proiezione sul 2021 vede un dato generale in forte peggioramento rispetto al 2020, ma per avere un quadro preciso occorrerà attendere i primi mesi del 2022. Le categorie più esposte e le vittime della strada sulla Statale 106 sono quelle dei motociclisti e dei pedoni. I dati dell'Aci, inoltre, ci consentono di osservare che i rilevatori di velocità, gli scout speed e le postazioni fisse per il controllo della velocità non hanno inciso in maniera significativa al decremento dell'incidentalità e della mortalità stradale»;

   secondo la denuncia della medesima associazione, pochi attimi prima dell'inizio della diretta, i giornalisti Rai sarebbero stati fermati da due dipendenti dell'Anas Spa i quali hanno chiesto loro di fermarsi, spiegando che ciò era stato espressamente richiesto da un loro superiore; uno dei giornalisti avrebbe avuto un duro confronto telefonico con chi aveva chiesto di fermare la diretta, al termine del quale i giornalisti avrebbero deciso di proseguire con la diretta, assumendosi ogni responsabilità a fronte delle intimidazioni poste dall'anonimo «superiore» di Anas Spa;

   se quanto accaduto fosse confermato, si tratterebbe di una vicenda inaccettabile poiché rappresenta un evidente tentativo di censurare il diritto alla libertà di parola ed il diritto all'informazione costituzionalmente garantito, impedendo, in particolare alle troppe vittime della «strada della morte» di parlare attraverso la voce di due volontari impegnati da anni nel fondamentale compito di denuncia e di testimonianza civile –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai gravi fatti esposti in premessa al fine di chiarire ogni aspetto di questa vicenda e, in particolare, le motivazioni alla base del tentativo di interrompere il servizio pubblico radiotelevisivo.
(4-11261)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   TRAVERSI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   lo sbandamento della magistratura si riflette sulla conduzione dell'attività giudiziaria concentrata su tematiche di impatto mediatico, mentre la pervasività della criminalità organizzata nel tessuto economico è crescente. L'apertura dell'anno giudiziario 2022 si è svolta con i vertici della Cassazione «bocciati» dal Consiglio di Stato, ma rapidamente rimessi in sella dal Consiglio superiore della magistratura. Da notizie di stampa sembra che lo stesso procuratore generale Salvi risulti implicato nella vicenda Palamara;

   la situazione è ancora più grave in Campania, regione martoriata dalla delinquenza, nella quale la magistratura locale si accanisce contro la classe politica, con il chiaro intento di depotenziarla ove si considerino le decine di fascicoli aperti contro il governatore De Luca, mentre là il malaffare dilaga, favorito dalla lentezza dei procedimenti penali, rispetto ai quali l'arretrato continua a crescere;

   nella cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario in Campania il presidente della corte d'appello, Giuseppe De Carolis di Prossedi, nella sua relazione, ha fatto propria una evidenza che è sotto gli occhi di tutti e cioè che la Camorra sta facendo affari col Covid-19: esiste un notevole interesse da parte della criminalità organizzata per la produzione distribuzione e commercio di Dpi, sia mascherine chirurgiche che Ffp2, anche con vendita di grossi quantitativi ad enti locali e ospedali;

   ma c'è molto di più e molto peggio: un segnale di allarme è apparso sulla stampa locale nell'ottobre 2021, relativo a un'inchiesta sul controllo della camorra negli ospedali (il Cardarelli, il Monaldi, il Cto, il Cotugno e l'azienda ospedaliera universitaria Federico II.): una presenza criminale definita «pervasiva» e «totalizzante» che pilota appalti per decine di milioni di euro, dalla ristorazione, alle forniture, alla manutenzione straordinaria, all'ammodernamento tecnologico;

   meno di un anno fa, il Ministro dell'interno, davanti alle risultanze di un'indagine affidata a una commissione prefettizia ha deciso di non sciogliere l'Asl Napoli 1;

   sono numerose le inchieste che hanno coinvolto la Società regionale per la sanità (So.Re.Sa.) centrale di committenza regionale, non ultima quella relativa all'inchiesta della procura di Napoli sulla realizzazione degli ospedali Covid e sull'acquisto mascherine, ventilatori polmonari e altro materiale, rispetto alle quali è stato indagato lo stesso presidente della società;

   in un settore delicato come la vigilanza armata, che comporta anche il trasporto di grosse somme di denaro e la vigilanza sui magazzini sanitari, recentemente la So.Re.Sa. ha affidato per 48 mesi i servizi, di vigilanza armata e servizi di vigilanza aggiuntivi presso le sedi delle aziende sanitarie ed ospedaliere della regione Campania (suddivisi in 16 lotti, con un massimo di aggiudicazione di 4 lotti), ad aziende che fanno capo ad un unico soggetto, in taluni casi con margini differenziali risicatissimi, rispetto ad altri concorrenti. Un en plain che ha sollevato più di una perplessità tra le imprese operanti nel settore –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, anche promuovendo una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica e dell'ispettorato per la funzione pubblica, in relazione alle criticità concernenti la complessiva gestione degli appalti nella sanità della regione Campania, in particolare sugli aspetti evidenziati in premessa.
(3-02732)


   GRIBAUDO, QUARTAPELLE PROCOPIO, ENRICO BORGHI, VERINI, CENNI, BRAGA, D'ELIA, ORFINI, BONOMO, RACITI, PINI, RIZZO NERVO, SOVERINI, SCHIRÒ, SANI, DE LUCA, INCERTI, CASU, LA MARCA, CIAGÀ, LATTANZIO, NITTI, ROTTA, ZARDINI, MADIA, DI GIORGI, BRUNO BOSSIO, PEZZOPANE e PELLICANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la tragica notizia, del 21 gennaio 2022, della morte, a Udine, dello studente di 18 anni Lorenzo Parelli, deceduto durante l'ultimo giorno di stage, previsto, nel suo percorso formativo a carattere duale, ha sconvolto l'opinione pubblica e, in particolare, il mondo studentesco;

   gli studenti di diverse città italiane, angosciati dalla notizia e desiderosi di ricordare una giovane vita spezzata, sono scesi in piazza il 28 gennaio 2022 per chiedere alle istituzioni maggiore attenzione e tutela per la vita degli studenti, rivendicando giustamente che «non si può morire a scuola»;

   le manifestazioni di Napoli, Roma, Torino e Milano, per quanto si è appreso dai media, si sono caratterizzate per le ripetute tensioni tra studenti-manifestanti e forze dell'ordine;

   l'uso repressivo della forza da parte delle forze dell'ordine è apparso evidentemente eccessivo e sovradimensionato, quand'anche l'obiettivo del contenimento dei cortei fosse da considerarsi il compito principale assegnato alle forze dell'ordine;

   le immagini di giovani e giovanissimi colpiti in volto da manganellate segna in maniera assolutamente negativa l'operato delle nostre forze dell'ordine, che in più d'una circostanza (si considerino i casi Cucchi, Aldrovandi, per non tornare ai fatti della Scuola Diaz durante il G8 di Genova) –:

   se ritenga proporzionato l'uso delle cariche di alleggerimento e della forza repressiva da parte delle forze dell'ordine nei confronti di studenti evidentemente disarmati;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per una verifica della legittimità dell'uso della forza nei confronti degli studenti, operata dalle forze dell'ordine.
(3-02733)


   GIULIODORI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 21 gennaio 2022, il diciottenne Lorenzo Parelli ha perso tragicamente la vita durante l'ultima giornata dello stage svelto nell'ambito del Pcto (Percorso per le competenze trasversali e l'orientamento), cosiddetto percorso di alternanza scuola-lavoro;

   il caso di Lorenzo Parelli ha portato a manifestazioni e proteste in diverse città d'Italia, organizzate da collettivi studenteschi, per denunciare la loro contrarietà all'alternanza scuola-lavoro, un'anticamera del precariato e del lavoro gratuito che non incentiva lo sviluppo di competenze professionali da parte degli alunni;

   una di queste manifestazioni ha avuto a luogo a Torino, più precisamente in Piazza Vincenzo Arbarello, nella mattina del 28 gennaio 2022;

   la manifestazione, in ottemperanza alla normativa anti-Covid applicabile alla zona arancione, era autorizzata in forma meramente statica, tuttavia i ragazzi che partecipavano al raduno hanno provato a spostarsi in gruppo per realizzare un corteo, chiedendo ai poliziotti di poter superare il cordone e di avanzare per la strada;

   la polizia è intervenuta violentemente, picchiando i manifestanti, alcuni dei quali ancora minorenni, con manganelli e ferendo una decina di studenti;

   successivamente agli scontri, gli studenti hanno dato vita a «corteo circolare» nella piazza;

   la stessa dinamica ha interessato altre manifestazioni studentesche, tra cui quella di domenica 23 gennaio 2022 in Piazza della Rotonda a Roma, quando alcuni studenti che hanno provato a oltrepassare il cordone di polizia per dirigersi in corteo verso il Ministero dell'istruzione sono stati caricati dal reparto mobile, registrandosi quattro feriti in seguito agli scontri, e quella di Napoli del 21 gennaio 2022 durante la quale sono stati caricati alcuni giovani che si erano radunati sotto la sede partenopea di Confindustria per protestare contro il Pcto;

   le violenze di piazza si inseriscono in un clima di tensione politica e sociale generato dal malcontento verso le scelte del Governo, in particolare in materia di contrasto alla pandemia, al quale il Ministero dell'interno ha risposto con limitazioni del diritto a manifestare (si veda la circolare del 10 novembre 2021 del medesimo Ministero) e negando le legittimità del confronto dialettico con i cittadini in piazza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e, in particolare, se sia a conoscenza di chi abbia dato l'assenso alle forze dell'ordine affinché caricassero gli studenti, e se non ritenga di stigmatizzare ed eventualmente punire, per quanto di competenza, i responsabili di questi gesti violenti, gratuiti e del tutto ingiustificati, come intenda attivarsi per evitare che violenze di questo tipo accadano ancora.
(3-02739)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   COSTANZO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la mattina del 28 gennaio 2022, centinaia di studenti si sono riuniti in piazza Arbarello a Torino per protestare dopo la morte di Lorenzo, il giovane di 18 anni deceduto durante l'ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro, nello stabilimento metalmeccanico Burimec, a Lauzacco, vicino a Udine;

   come riportato da diversi organi di stampa, non appena il sit-in è diventato un corteo e gli studenti hanno cercato di spostarsi dalla piazza, le forze dell'ordine hanno iniziato a caricare i ragazzi, la maggior parte dei quali minorenni, picchiandoli con i manganelli e ferendone gravemente alcuni;

   come riportato dal Corriere della Sera si sono avuti scontri, cariche e le forze dell'ordine hanno utilizzato manganelli. Secondo gli studenti sono una ventina i giovani manifestanti contusi, alcuni portati via dall'ambulanza. Una ragazza è svenuta in seguito ad un trauma alla testa, altri sono stati medicati sul posto;

   il questore di Torino, Vincenzo Ciarambino, in un'intervista al Corriere della Sera, ha difeso l'operato delle forze dell'ordine e legittimato l'uso dei manganelli contro gli studenti: «Cosa doveva fare la polizia? – ha dichiarato Ciarambino – Far passare gli studenti a fronte di una direttiva ben precisa discussa durante un Comitato di pubblica sicurezza? Non credo. Per giunta ci sono venuti contro, ci hanno spinto e aggredito. Le immagini sono evidenti. Prima gli studenti si sono limitati a spingere e gli agenti hanno alzato gli scudi per respingerli. Poi la pressione da parte dei manifestanti è cresciuta. Qualche poliziotto si è persino fatto male. E a quel punto è stato utilizzato il manganello, che mi sembra uno strumento legittimo. Non esiste che la polizia debba farsi prendere a botte. È una regola che deve essere ben chiara: non si mettono le mani addosso alle divise. Noi abbiamo cercato di evitare l'uso di strumenti coattivi più violenti fino alla fine, ma quando la gente comincia al lanciare pietre, bastoni e bottiglie si deve reagire»;

   in un'intervista su Domani, Samuele, 22 anni, racconta una versione diversa rispetto alla ricostruzione della questura, parlando di violenze ingiustificate, intimidazioni e affermando che «quelle che ho letto sui giornali sono narrazioni distorte, io ero lì e ho filmato tutto. Noi ci siamo ritrovati in piazza e da lì abbiamo provato a muoverci, ma dopo 5 metri già la polizia ci ha fermati e ci ha iniziato a caricare da subito» –:

   se non intenda accertare tempestivamente le dinamiche degli scontri di Torino, valutando la legittimità dei comportamenti delle forze dell'ordine nei confronti degli studenti, la veridicità e l'opportunità delle affermazioni del questore Ciarambino.
(5-07444)


   FIANO, CIAMPI, FRAGOMELI, GIORGIS, CECCANTI, D'ETTORE e CASU. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che un bambino di soli dodici anni sarebbe stato insultato e aggredito in quanto ebreo – con botte in testa, calci, sputi e insulti gravissimi – da due ragazze quindicenni a Venturina Terme, frazione di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno, nell'indifferenza generale di altri coetanei delle quindicenni presenti al momento dell'aggressione;

   a pochi giorni dal 27 gennaio, Giornata nazionale della memoria, questo pesante episodio di antisemitismo, aggravato dalla giovanissima età della vittima e degli aggressori, ha creato sconcerto e sconforto non solo in Val di Cornia, ma in tutta la Toscana;

   come dichiarato dalla stessa sindaca di Campiglia Marittima: «Si tratta di una situazione incredibile, sembra di essere tornati agli anni bui del nostro Paese. (...) Non banalizzeremo l'accaduto, è di una gravità inaudita»;

   appare evidente, parere degli interroganti, che se episodi di una tale gravità continuano a ripetersi occorre ancora fare molto lavoro, anche nelle scuole, per preservare la memoria nel nostro Paese e incentivare, soprattutto tra i giovani, la creazione di una società inclusiva e attenta alla valorizzazione delle differenze –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo per impedire il ripetersi in futuro di fatti analoghi, nonché per contrastare il diffondersi della violenza e di sentimenti di razzismo e antisemitismo, in particolare tra i minori di età.
(5-07449)


   SURIANO, MASSIMO ENRICO BARONI, SARLI e EHM. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   venerdì 28 gennaio 2022 gli studenti di tutta Italia sono scesi in piazza per la morte di Lorenzo Parelli, studente di 18 anni morto a Udine in azienda durante un tirocinio formativo. In più di 30 città d'Italia gli studenti si sono mobilitati con l'adesione di numerose sigle studentesche e sindacali che si sono mobilitati contestando l'alternanza scuola-lavoro e il modello di scuola-azienda;

   sono noti alle cronache i fatti relativi alla manifestazione di Roma in cui diversi studenti sono stati oggetto di pestaggi da parte delle forze dell'ordine durante le proteste in forma pacifica;

   a Torino 400 studenti, tramite delegazione, sono andati a parlare con il rappresentante del questore per chiedere la possibilità di partire in corteo, garantendo il distanziamento in piazza e quindi la salute di tutti, come già era stato concesso in precedenza per la manifestazione del 29 gennaio 2021 in zona rossa, dove il corteo studentesco aveva percorso le vie della città per lo sciopero generale, e appellandosi al fatto che in diverse altre città di Italia come Roma e Catania (la Sicilia è zona arancione) è stato permesso ai cortei studenteschi di partire;

   il rappresentante del questore in piazza ha negato qualsiasi forma di dialogo con la delegazione in rappresentanza degli studenti, dichiarando, semplicemente, che il corteo non era autorizzato. Nonostante le pressioni della delegazione il rappresentante del questore se n'è semplicemente andato non lasciando ulteriori risposte alla delegazione;

   gli studenti si sono allora iniziati a muovere verso l'imbocco della piazza, all'angolo con via Bertola. In pochi secondi è avvenuta una prima carica violentissima, uno studente è stato preso per il collo da un funzionario di polizia e i reparti di celere hanno brutalmente aggredito i manifestanti obbligandoli a indietreggiare;

   a quel punto gli studenti si sono spostati in corteo nella piazza per cercare una via di uscita; in tutti gli angoli della piazza i reparti di polizia hanno aggredito con una violenza inaudita gli studenti, molti dei quali con età comprese dai 14 ai 18 anni;

   è da sottolineare come, in nessun momento, i manifestanti hanno fatto uso di oggetti o altri strumenti contro le forze dell'ordine. Dall'altra parte, invece, come documentato da vari video, i reparti di polizia hanno manganellato duramente gli studenti, usato gli scudi per ferire, tirando calci anche alle parti intime dei ragazzini e minacciato di morte i manifestanti;

   il bilancio dei feriti è di 40 manifestanti contusi, di cui più di 10 sono stati ospedalizzati in urgenza al CTO (Centro traumatologico ortopedico) e all'ospedale di Moncalieri (Torino). I referti degli ospedali riportano 7 traumi cranici e contusioni e 3 ragazzi con contusioni su tutto il corpo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e quali iniziative stia mettendo in atto per verificare le responsabilità dei funzionari della questura e degli agenti che hanno usato violenza contro dei ragazzi che manifestavano pacificamente;

  se ritenga sia il caso di adottare iniziative per identificare gli agenti come in altri Paesi del mondo per garantire maggiormente l'incolumità e i diritti dei cittadini, parimenti all'onore delle forze dell'ordine;

   quali siano i motivi per cui le questure sul territorio interpretino in maniera eterogenea e secondo gli interroganti arbitraria le indicazioni del Ministero dell'interno in merito all'autorizzazione di libere e pacifiche manifestazioni.
(5-07453)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAPITANIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dalla stampa locale nella notte fra il 20 e il 21 gennaio 2022, sono state imbrattate con una bestemmia ripetuta decine di volte l'intera facciata laterale e parte di quella centrale del piccolo Santuario della Madonna del Castagno a Muggiò;

   non è il primo edificio religioso di Muggiò, comune brianzolo alle porte di Monza, che viene preso di mira attraverso orribili gesti di vandalismo: altre tre chiese, infatti, hanno subito attacchi da giugno 2021 a oggi. Il primo episodio vede la chiesa intitolata a San Carlo colpita due volte nel giro di una settimana, prima con lo sterco a imbrattare le maniglie del portone, e poi con lo stesso ingresso dato alle fiamme. A settembre 2021 è la volta della parrocchia intitolata a San Francesco, ancora con le fiamme che anneriscono i battenti all'entrata;

   secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il responsabile di questi gravissimi episodi sarebbe un uomo solo, che agisce di notte versando liquido infiammabile, e che probabilmente è responsabile anche di quanto accaduto alla chiesetta di Santa Giuliana, nella frazione Taccona, tra il 17 e il 18 gennaio 2022, con un altro principio di incendio che ha danneggiato il portale. Infine, l'orribile imbrattamento al Santuario di via Libertà, edificio dei primi del settecento, già ricoperto dai volontari dopo lo sdegno e l'indignazione pubblica;

   da giugno 2021 a oggi è la quarta parrocchia del comune brianzolo alle porte di Monza presa di mira dai vandali –:

   di quali elementi disponga il Governo in merito ai fatti di cui in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di contrastare simili episodi e garantire in generale un maggior controllo del territorio.
(4-11184)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in provincia di Como, nelle aree boschive di Olgiate Comasco, in località Baragiola (CO), a Lurate Caccivio e tra Gironico al Monte e Montano, i residenti denunciano da tempo una massiccia attività di spaccio di droga; il degrado e l'insicurezza che accompagna l'attività di spaccio sono oggetto di regolari e numerose segnalazioni da parte dei residenti; tali segnalazioni, pur prontamente verificate dalle forze di polizia che pattugliano la zona, non riescono a trovare una risposta efficace anche a causa della mancanza di organico che le forze dell'ordine scontano in provincia di Como;

   dell'attività di spaccio resta traccia anche per i numerosi rifiuti che riempiono le aree dove hanno luogo gli scambi, per i bivacchi dei pusher e per i fuochi da questi accesi per riscaldarsi; riporta il giornale locale «La Provincia» come sia solo grazie a un gruppo di volenterosi cittadini, che ha raccolto di sua iniziativa molti dei rifiuti, che il bosco è stato ripulito –:

   quali iniziative il Ministro intenda adottare con la massima urgenza per far cessare il perdurante stato di degrado e insicurezza in cui versano queste zone della provincia di Como e se, a tal fine, non ritenga necessario rafforzare l'organico delle forze dell'ordine nell'area.
(4-11192)


   D'IPPOLITO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Sergio Abramo è presidente della Provincia di Catanzaro dal 31 ottobre 2018; in un articolo pubblicato il 20 novembre 2021 dalla testata on-line «Il Lametino», si riporta che il disavanzo finanziario della suddetta Provincia è di «37 milioni di euro»;

   ivi si aggiunge che in caso di approvazione nei termini di legge, da parte del consiglio provinciale, dello schema del rendiconto di gestione 2020, la Provincia medesima potrebbe accedere «alla norma della legge finanziaria che viene incontro agli Enti intermedi in dissesto o pre-dissesto per il tramite di un piano di rientro»;

   dato il disavanzo finanziario della Provincia di Catanzaro, nell'articolo suddetto si paventa che i dipendenti dello stesso ente possano vedere «a rischio le proprie spettanze»;

   come riportato in un articolo del 26 novembre 2021, pubblicato dalla testata on-line «Corriere della Calabria», la Provincia di Catanzaro ha adottato «il piano di riequilibrio finanziario pluriennale»;

   riporta lo stesso articolo del «Corriere della Calabria» che Abramo ha descritto la situazione finanziaria della Provincia di Catanzaro come «completamente distorta rispetto agli anni precedenti, buona solo in apparenza», aggiungendo d'aver avviato «un percorso di ricerca della verità», a suo avviso oggi «codificata da un consuntivo» approvato come schema e già avallato dal collegio dei revisori;

   all'interrogante appare tardivo, e suona come tentativo politico di auto-deresponsabilizzazione, l'avvio recentissimo di codesto «percorso di ricerca della verità», tenuto conto che il presidente della Provincia di Catanzaro è in carica da circa 3 anni e mezzo;

   egualmente tardiva e, sul piano politico, auto-deresponsabilizzante appare la dichiarata scoperta di una realtà finanziaria «completamente distorta rispetto agli anni precedenti, buona solo in apparenza»;

   ad avviso dell'interrogante, il quadro fornito apoditticamente dal presidente pro tempore della Provincia di Catanzaro pone oggettivi dubbi sulla gestione amministrativo-contabile dell'ente medesimo;

   secondo quanto poi si legge nell'articolo summenzionato del Corriere della Calabria, Abramo ha riferito di «un risparmio da novembre 2018 a oggi di circa 2 milioni», nonché la chiusura di «una lunga vertenza con la Provincia di Vibo Valentia, da cui dal 2006 la Provincia di Catanzaro vantava un credito di circa 7,5 milioni»;

   di questa cifra, specifica l'articolo del «Corriere della Calabria», soltanto 1,7 milioni saranno liquidati subito e gli altri saranno oggetto di probabili proposte transattive;

   il disavanzo finanziario appare comunque molto elevato per un ente come la Provincia di Catanzaro e di difficile rientro;

   l'articolo 14 della legge del 31 dicembre 2009, n. 196, per come modificato dall'articolo 1 della legge dell'11 dicembre 2016, n. 232, prevede che in «relazione alle esigenze di controllo e di monitoraggio degli andamenti della finanza pubblica, utilizzando anche i dati di cui al comma 1 dell'articolo 13, il Ministero dell'economia e delle finanze-Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato provvede», tra l'altro, ad «effettuare, tramite i servizi ispettivi di finanza pubblica, verifiche sulla regolarità della gestione amministrativo-contabile delle amministrazioni pubbliche, ad eccezione delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano» –:

   di quali elementi ed informazioni dispongano sull'effettiva situazione finanziaria della Provincia di Catanzaro;

   se il Ministro dell'economia e delle finanze non intenda, per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica, verificare la regolarità della gestione amministrativo-contabile della Provincia di Catanzaro;

   se risulti che vi siano rischi circa il regolare pagamento degli stipendi dei dipendenti della Provincia di Catanzaro;

   quali iniziative di competenza abbia adottato od intenda adottare il Governo per scongiurare che gli stipendi dei dipendenti della Provincia di Catanzaro vengano pagati in ritardo.
(4-11197)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi in diverse città si sono svolte delle manifestazioni studentesche di commemorazione per la morte di Lorenzo Parelli, lo studente diciottenne che ha perso la vita, schiacciato da una puntrella mentre lavorava nello stabilimento della Burimec, in provincia di Udine, durante l'ultimo giorno di stage formativo in azienda; gli studenti hanno protestato anche contro i Pcto – Percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento (ex alternanza scuola-lavoro, introdotta con la legge n. 107 del 2015, la «Buona scuola»);

   in diverse piazze e, in particolare, a Torino, Milano, Napoli venerdì 28 gennaio e a Roma domenica 23 gennaio, le forze dell'ordine, presenti in tenuta anti-sommossa, si sono scontrate con i manifestanti e a seguito delle cariche della Polizia sarebbero rimasti feriti diversi studenti;

   a parere dell'interrogante, in tutti gli episodi sopra richiamati, vi è stata una dura e sproporzionata reazione delle forze dell'ordine contro gli studenti che protestavano per la morte di Parelli e contro l'alternanza scuola lavoro, sotto lo slogan «di scuola-lavoro non si può morire»;

   ciò che è accaduto ai danni degli studenti e delle studentesse che hanno deciso di manifestare democraticamente e legittimamente per la tragica e violenta morte di un loro coetaneo e per chiedere di fermare l'alternanza scuola-lavoro è gravissimo;

   a parere dell'interrogante occorre fare piena luce su quanto accaduto e individuare i responsabili che, ad ogni grado e livello, hanno permesso una così pessima gestione dell'ordine pubblico sfociata nelle ingiustificate cariche delle forze dell'ordine ai danni di studenti e studentesse;

   non risulta inoltre all'interrogante che la Ministra interrogata o altri esponenti del Governo abbiano reso dichiarazioni in merito ai fatti esposti annunciando iniziative volte a verificare fatti e responsabilità né abbiano avvertito la necessità, come sarebbe stato auspicabile, di scusarsi nei confronti degli studenti e delle studentesse vittime dell'inaudita violenza utilizzata dagli appartenenti alle forze dell'ordine né tanto meno abbiano mostrato interesse per i rilevanti temi posti alla base delle manifestazioni;

   gli studenti e le studentesse che hanno manifestato nei giorni scorsi hanno annunciato altre mobilitazioni, a partire da venerdì 4 febbraio; auspicio dell'interrogante è che chi di competenza fornisca chiare istruzioni a funzionari e operatori delle forze dell'ordine responsabili della gestione delle piazze, affinché non si utilizzi, peraltro irragionevolmente, la forza contro i manifestanti e non si ricorra ad una condotta muscolare per impedire loro di manifestare liberamente –:

   se la Ministra dell'interno non intenda attivarsi, per quanto di competenza, per raccogliere ogni elemento e informazione utile a comprendere se nelle manifestazioni richiamate in premessa vi sia stata una reazione sproporzionata ed eccessiva nei confronti degli studenti e delle studentesse e conseguentemente, ad individuare i responsabili ad ogni livello della catena di comando nella gestione della piazza;

   quali indicazioni intenda fornire a prefetture e questure affinché già dalle prossime annunciate manifestazioni non si faccia ricorso ad un eccessivo utilizzo della forza, garantendo ai partecipanti il diritto a manifestare.
(4-11201)


   FIORINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il pomeriggio di sabato 22 gennaio 2022, al termine della partita di calcio tra la squadra della Reggiana e quella della Pistoiese, si è verificata una rissa davanti al centro commerciale «I Petali» di Reggio Emilia;

   un gruppo di tifosi della Reggiana sono stati provocati da alcuni ragazzi minorenni e di origine straniera che sostavano in zona con dei cori definiti poco goliardici; sono volati spintoni e insulti fino ad arrivare a una colluttazione;

   per placare la situazione e far tornare la calma sono dovute intervenire in tenuta antisommossa le forze dell'ordine, sia la polizia di Stato che la municipale, oltre alla security interna;

   fortunatamente, non risultano feriti ma – da quanto riportato dagli organi di stampa – sono stati ritrovati dei coltelli in possesso della banda di ragazzi di origine straniera;

   gli uomini della squadra mobile di Reggio Emilia, che hanno acquisito le immagini delle telecamere locali per identificare le persone coinvolte, hanno preannunciato Daspo sia per gli aggressori che per i tifosi coinvolti;

   il fenomeno delle baby gang, già da alcuni anni, non è una novità a «I Petali» e neppure nel centro storico cittadino con il rischio che famiglie con bambini, anziani e commercianti possano trovarsi coinvolti in tafferugli e in episodi spiacevoli di vandalismo e microcriminalità;

   purtroppo, a parere dell'interrogante, nel caso specifico, i tifosi sono solamente vittime casuali, in quanto l'escalation di fenomeni cosiddetti «baby gang» è il frutto di una mancata integrazione sociale ed educativa, accentuatasi maggiormente durante il lockdown;

   avvenimenti di questo genere non riguardano solo Reggio Emilia ma sono fenomeni presenti in molte città dove le baby gang vivono tra superficialità, disinteresse, ozio e fallimentari politiche giovanili; di conseguenza queste sfogano il loro disagio in scorribande, vandalismo e microcriminalità;

   l'interrogante ha già evidenziato questa preoccupante realtà in precedenti atti di sindacato ispettivo –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza si intendano adottare per far luce sullo specifico avvenimento evidenziato in premessa, al fine di evitarne il ripetersi in futuro, e più in generale quali iniziative di competenza intendano porre in essere per fornire agli adolescenti con difficoltà dei modelli propositivi e di legalità anche attraverso precipui percorsi scolastici ed extrascolastici;

   se si intenda valutare di attivare un attento e costante monitoraggio del fenomeno delle «baby gang», aumentato durante la pandemia, affinché le famiglie e la scuola possano meglio indirizzare la loro attenzione per recuperare questi ragazzi e reinserirli nella società.
(4-11204)


   SAPIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con nota dell'8 novembre 2019, protocollo n. 0065170 del 13 novembre 2019, la Prefettura di Macerata, Utg, Area prima, ha chiesto al Ministero dell'interno un parere dell'ufficio per l'amministrazione generale del Dipartimento della pubblica sicurezza, in relazione ad un'istanza del 4 luglio 2019 presentata dal signor C. L., legale rappresentante di una società cooperativa con sede a Montelupone (MC), volta ad ottenere l'iscrizione nell'elenco prefettizio del personale addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi, ai sensi del decreto ministeriale del 6 ottobre 2009;

   la suddetta Prefettura, esaminata la documentazione, della quale peraltro ha richiesto integrazione, ha infine avviato procedimento ai sensi degli articoli 7-8 e 10 della legge n. 241 del 1990, obiettando alla stessa società cooperativa la carenza del requisito soggettivo richiesto, previsto dagli articoli 133 e 134 del T.u.l.p.s., l'indeterminatezza dell'oggetto sociale e la mancanza dei requisiti essenziali, al fine di poter concretizzare l'attività che la cooperativa in predicato ha in animo di svolgere, nonché l'avvenuta esibizione di contratti di lavoro non attinenti alla figura professionale di addetto alla sicurezza;

   nella stessa nota prefettizia è aggiunto che il legale della parte richiedente il titolo autorizzatorio ha avanzato eccezioni in merito all'avviso negativo espresso dalla medesima e al summenzionato ufficio ministeriale è stato chiesto di far conoscere il proprio parere in relazione alla fattispecie in esame, al fine di consentire la definizione del relativo procedimento amministrativo;

   l'emergenza pandemica ha determinato una grave crisi economica, anche con pesanti ripercussioni sulla fiscalità generale –:

   di quali informazioni disponga in relazione alla richiesta di parere riassunta in premessa e, ove esso non sia stato rilasciato, se non ritenga di assumere le iniziative di competenza per consentire la definizione, ove ancora possibile, del correlato procedimento amministrativo.
(4-11218)


   FUSACCHIA, MURONI, FIORAMONTI, CECCONI e LOMBARDO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 28 gennaio 2022 centinaia di studenti si sono riuniti in piazza Arbarello a Torino e in altre città italiane per ricordare lo studente Lorenzo Parelli, morto all'età di 18 anni nel suo ultimo giorno di tirocinio nello stabilimento metalmeccanico Burimec;

   i partecipanti hanno provato a formare un corteo, nonostante le restrizioni dovute alla pandemia, forzando di fatto i cordoni delle forze dell'ordine schierate a bloccare l'intera piazza;

   la manifestazione si è trasformata in una protesta contro l'alternanza scuola-lavoro, dopo che i giornali avevano erroneamente riportato che era all'interno di questo quadro che Parelli si trovava nello stabilimento; non risulta che il Ministro Patrizio Bianchi abbia rilasciato dichiarazioni pubbliche per fare chiarezza su questo punto;

   a seguito di lanci di pietre, uova e bottiglie di vetro, la polizia ha risposto con alcune cariche. Una ventina di studenti sono rimasti feriti, alcuni portati via dall'ambulanza;

   nel comunicato della Polizia di Stato si legge che «A fronte di un preavviso relativo a manifestazione statica con il quale i promotori si erano formalmente impegnati a non svolgere cortei, circa 200 partecipanti stanno cercando in tutti i modi di forzare gli sbarramenti delle forze di polizia, anche con l'utilizzo di un furgone, nel tentativo di dirigersi in corteo verso le vie del centro città. Nelle prime fasi, si è resa necessaria una breve azione di alleggerimento da parte delle forze dell'ordine». Anche in altre città ci sono stati momenti di tensione e incidenti tra gli studenti e le forze dell'ordine;

   a Milano, uno studente è rimasto ferito alla testa durante una carica della polizia che voleva impedire agli studenti di raggiungere la sede di Assolombarda per deporre una simbolica trave d'acciaio insanguinata in cartapesta;

   a Roma, una mamma scesa in piazza con gli studenti ha testimoniato che c'erano almeno quattro studenti feriti dalla carica della polizia sugli studenti radunati di fronte al Pantheon, su cui parrebbe che la Digos stia indagando;

   gli studenti intanto preannunciano nuovi cortei ed è prevedibile che la contestazione studentesca non si arresterà e che ci saranno, nell'arco della prossima settimana, altre manifestazioni;

   i gruppi di Roma proseguiranno nella mobilitazione e il movimento «La Lupa», al quale aderisce lo studente Ismaele Calaciura Errante, ferito negli scontri, e che ha scritto al Ministro Patrizio Bianchi e sporto denuncia, ha organizzato un'assemblea nazionale per sabato 5 febbraio 2022 a Roma;

   nel 2021 sono morti 1.404 lavoratori per infortuni sul lavoro, di questi 695 sui luoghi di attività (+18 per cento rispetto all'anno 2020);

   in Italia le forze dell'ordine non sono tenute ad avere un codice personale identificativo che permetta, in caso di accertamenti o verifiche, di risalire all'identità del singolo agente –:

   se il Governo non intenda assumere urgentemente tutte le iniziative di competenza per accertare se la gestione dell'ordine pubblico sia stata rispettosa del diritto delle persone di manifestare liberamente ed in modo pacifico, ma soprattutto per accertare se siano state violate le norme del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza e le norme in materia di utilizzo delle dotazioni di servizio della polizia, e, in caso affermativo, se intenda rendere pubblici il nome del responsabile di tali decisioni e le relative motivazioni.
(4-11239)


   VITO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi si sono svolte in varie città d'Italia manifestazioni di studenti che sono spesso degenerate in scontri con le forze dell'ordine che hanno causato, a vedere le immagini diffuse, anche il ferimento di diversi studenti inermi –:

   quale sia, per quanto di competenza, lo svolgimento dei fatti e quali siano le conseguenti valutazioni al riguardo.
(4-11240)


   POTENTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il sabato 29 e la domenica 30 gennaio 2022, nella città di Livorno, nelle centrali via Roma, via Cambini e via Marradi, si sono verificati gravi episodi di vandalismo commessi da orde di giovanissimi. Come riportato in alcuni articoli di cronaca locale (quotidiano Il Tirreno cronaca di Livorno, di lunedì 31 gennaio, a firma Stefano Taglione, e martedì 1° e mercoledì 2 febbraio, a firma Claudia Guarino), gruppi di circa 500 giovani, tra la mezzanotte e le 4 del mattino, hanno letteralmente generato situazioni di caos, arrivando ad assaltare alcune auto di passaggio, sino al punto di danneggiarle e causare la fuga precipitosa da parte degli occupanti, con il rischio di travolgere i numerosi cittadini in strada;

   oltre a ciò accadeva che alcuni gruppi di giovani, servendosi di cartelli stradali divelti, così come riportato sempre da Il Tirreno del 2 febbraio, infrangevano il portone di un condominio al civico 5 di via Roma, riversandosi all'interno degli spazi condominiali, danneggiando beni comuni privati, nel terrore degli abitanti;

   gli episodi sono ormai ciclici ed anche il questore della città di Livorno, commentando e condannando il fatto, affermava l'oggettiva impossibilità di intervenire all'interno di questo tipo d assembramenti e che comunque i controlli, solo in estremo di natura repressiva, non possono prescindere da progettualità che coinvolgano ente locale, imprenditori e prefettura. In tutta evidenza, ad oggi, visto il perpetuarsi degli accadimenti, gli strumenti ed i rimedi adottati a Livorno in materia di sicurezza urbana, appaiono all'interrogante, del tutto insufficienti a prevenire il ripetersi di questi fenomeni –:

   se il Ministro sia a conoscenza della critica situazione sociale che caratterizza il centro urbano di Livorno e quali iniziative di competenza intenda adottare al riguardo.
(4-11246)


   PRISCO e MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con una nota del 20 settembre 2021 l'Associazione sindacale dei funzionari prefettizi ha evidenziato che i dirigenti prefettizi in servizio sono circa 1006 (di cui 100 con pensionamento previsto per il 2023) su un organico di 1412 posti di funzione, e che una situazione analoga coinvolge il personale dirigenziale contrattualizzato;

   tali carenze di organico possono rappresentare un punto di criticità per quanto riguarda la gestione delle funzioni del Governo sul territorio, in modo particolare in relazione a settori fondamentali quali la sicurezza e il controllo del territorio;

   ad oggi risultano in essere le seguenti procedure concorsuali per l'accesso alla carriera prefettizia e alle funzioni dirigenziali della pubblica amministrazione: duecento posti indetto con decreto ministeriale 8 novembre 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4a Serie speciale «Concorsi ed Esami» n. 91 del 19 novembre 2019; centottanta posti indetto con decreto ministeriale 22 dicembre 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4a Serie speciale «Concorsi ed Esami» n. 103 del 28 dicembre 2021; corso/concorso SNA: duecentodieci posti (di cui ventuno destinati al Ministero dell'interno) indetto con decreto ministeriale 31 marzo 2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4a Serie speciale «Concorsi ed Esami» n. 50 del 30 giugno 2020;

   per quanto riguarda lo stato di avanzamento di tali procedure concorsuali, in relazione al primo concorso si sono già svolte le prove scritte, nel mese di novembre 2021, in relazione al secondo sono decorsi i termini per la presentazione delle domande di partecipazione (4 febbraio 2022), e, in relazione al terzo le prove preselettive che dovevano svolgersi nel mese di gennaio sono state ulteriormente rinviate –:

   in relazione al concorso indetto con decreto ministeriale 8 novembre 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4a Serie speciale «Concorsi ed Esami» n. 91 del 19 novembre 2019, quali siano le tempistiche previste per il completo svolgimento del concorso, se sia già stata prevista una data indicativa di completamento della correzione delle prove scritte e di svolgimento delle prove orali entro quando sia prevista l'assunzione e l'entrata in servizio dei vincitori e se sia stata prevista la possibilità, ed eventualmente in che numero, di procedere all'assunzione di ulteriori unità oltre i 200 posti previsti;

   in relazione al concorso indetto con decreto ministeriale 22 dicembre 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4a Serie speciale «Concorsi ed Esami» numero 103 del 28 dicembre 2021, quale sia il cronoprogramma indicativo per il completamento della procedura concorsuale, se si intenda attendere l'espletamento della procedura concorsuale di cui al quesito precedente prima dell'inizio delle prove scritte, entro quali tempi sia prevista l'assunzione e l'entrata in servizio dei vincitori;

   in relazione al concorso indetto con decreto ministeriale 31 marzo 2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4a Serie speciale «Concorsi ed Esami» n. 50 del 30 giugno 2020, quali siano le tempistiche previste per lo svolgimento della procedura, se sia prevista la possibilità di una nuova quantificazione del personale necessario, in considerazione del tempo trascorso dalla data di pubblicazione del bando e dei pensionamenti medio tempore intervenuti ed entro quali tempi sia prevista l'entrata in servizio degli eventuali idonei.
(4-11247)


   GRANDE e RUOCCO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane si sono verificati una serie di scontri di piazza tra forze dell'ordine e studenti i quali manifestavano a seguito dell'incidente sul lavoro e della morte di Lorenzo Parelli;

   Lorenzo Parelli era uno studente di un istituto tecnico di Udine di 18 anni, all'ultimo giorno di alternanza scuola lavoro (ora Pcto) presso una ditta di Lauzacco, quando, per un incidente sul luogo di lavoro, una trave di ferro lo ha colpito sulla testa ed è morto;

   a seguito di questa morte vari gruppi di studenti in tutta Italia hanno deciso di scendere in piazza e di manifestare contro l'alternanza scuola-lavoro e contro il Governo cercando risposte alle proprie richieste di maggiori tutele e modifiche normative;

   in più di una occasione ci sono stati scontri che hanno visto vari ragazzi feriti a seguito di manganellate da parte delle forze dell'ordine –:

   se il Governo ritenga che questo tipo di violenza non fosse evitabile e se e quali iniziative intenda mettere in atto per aprire dei veri tavoli di confronto con i ragazzi che da settimane manifestano per il proprio futuro, la propria formazione e per la propria incolumità durante la loro formazione scolastica.
(4-11253)


   CAPITANIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dalla stampa locale e nazionale la procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza avrebbe aperto una indagine per simulazione di reato di minacce nei confronti del Sindaco di Ornago Daniel Siccardi;

   nel mese di aprile 2021 il primo cittadino aveva deciso di denunciare pubblicamente le minacce di morte ricevute, parole e fotografie cruente con la sua testa spaccata fra sangue e volto sfregiato, firmate Freddy Krueger, il personaggio del film Nightmare. Un'escalation durata un paio di mesi che l'aveva spaventato, fino a spingerlo a sporgere denuncia ai carabinieri di Bellusco;

   la vicenda aveva giustamente allarmato la popolazione e le istituzioni locali che si erano strette intorno al giovane amministratore;

   le gravissime accuse, a dir poco inquietanti che stanno emergendo dall'inchiesta, indignano le forze sane della società civile e della politica che chiedono a gran voce che vengano adottati provvedimenti immediati per il comune di Ornago;

   resta fermo il profondo convincimento che, in fase di indagini, il garantismo sia posto a presidio della persona in una democrazia liberale e che la nostra Costituzione sia ispirata a questi principi, racchiusi, nella presunzione di innocenza, di cui all'articolo 27; è, altresì, chiaro che, nell'accertamento della simulazione di un reato da parte del sindaco, la valutazione dell'amministrazione, nella sua ampia discrezionalità, è totalmente distinta da quella che deve effettuare il giudice penale;

   la rimozione si connota quale «misura di carattere straordinario per fronteggiare un'emergenza straordinaria» –:

   se, alla luce dei fatti suesposti, il Ministro interrogato non intenda valutare la sussistenza dei presupposti per adottare le iniziative di competenza ai sensi del vigente testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali in materia di rimozione e sospensione di amministratori locali.
(4-11260)


   CONTE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2021, Margherita Oliva, consigliera comunale di San Marzano sul Sarno (provincia di Salerno) è stata pesantemente intimidita e minacciata da ignoti che hanno depositato una ghirlanda di fiori con su scritto: «mi associo al dolore di Margherita Oliva»;

   la ghirlanda è stata trovata in largo De Gasperi, nel comune di San Marzano sul Sarno, sui luoghi dove la consigliera comunale da tempo è impegnata contro l'abbattimento di 17 cedri del Libano, con una scelta molto contestata da parte dell'amministrazione comunale;

   nei giorni precedenti, alla stessa consigliera comunale, è stato recapitato un biglietto anonimo presso la sede dove si svolgono le riunioni del comitato civico «lo sono albero», con su scritto: «fai attenzione, dai troppo fastidio»; in quel periodo la sede stessa del comitato è stata fatta oggetto di piccoli atti vandalici;

   su questi episodi, la consigliera comunale ha sporto, in data 9 dicembre e in data 17 dicembre 2021, regolare denuncia presso il Comando dei Carabinieri di San Marzano sul Sarno;

   le ragioni delle minacce sarebbero da ricercare nella battaglia che la consigliera comunale sta conducendo, insieme a un comitato di cittadini ed esponenti del mondo associativo, contro l'abbattimento di parte del patrimonio arboreo della città;

   la battaglia civica nasce dalla scelta dell'amministrazione comunale di abbattere un totale di 17 alberi di cedro del Libano, contravvenendo ai risultati di una perizia agronomica redatta da un tecnico per conto dell'amministrazione stessa che prevedeva l'abbattimento di soli 3 alberi, mentre su tutto il resto del patrimonio andavano condotti interventi di potatura e recupero;

   le determinazioni dell'amministrazione prevedono l'abbattimento anche di ulteriori 9 alberi di pino in varie zone della città;

   il gruppo consiliare «Almamente», di cui la sopra menzionata consigliera comunale Oliva è capogruppo, ha portato la questione nell'assemblea cittadina e tra i cittadini ed è mobilitato per fermare l'opera di distruzione del patrimonio arboreo;

   il gruppo consiliare ha depositato, in data 24 novembre 2021, esposti anche presso il Comando dei Carabinieri della Forestale, con richiesta di intervento;

   agli stessi Carabinieri della Forestale, la consigliera comunale Oliva ha inoltrato le determine del responsabile lavori pubblici e ambiente del comune di San Marzano sul Sarno, con cui si è proceduto ad affidamento diretto dei lavori di abbattimenti degli alberi da parte dell'ente sempre in favore della stessa ditta, venendo meno ai criteri di rotazione degli affidamenti e segnalando alcune irregolarità procedurali;

   la battaglia condotta dai consiglieri comunali contro la distruzione del patrimonio verde, e le minacce e le intimidazioni subite dalla consigliera Oliva, determinano sulla città e sullo svolgimento della vita democratica, un clima di pesante pressione –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di assumere, per quanto di competenza, iniziative specifiche in relazione alla vicenda esposta in premessa.
(4-11263)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SURIANO, BENEDETTI, EHM, MASSIMO ENRICO BARONI e SARLI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 21 gennaio 2022 si è appreso dalla stampa della morte occorsa ad uno studente di 18 anni, Lorenzo Parelli, mentre svolgeva «un intervento di carpenteria metallica» in un'azienda metallica (la Burimec, a Udine) che si occupa della realizzazione di bilance stradali;

   da quanto diffuso dalla stampa il ragazzo è stato schiacciato da una putrella, ossia una trave di acciaio, mentre era incaricato del montaggio di un macchinario;

   il ragazzo, studente iscritto ad un centro di formazione professionale, stava completando un percorso di tirocinio di formazione professionale;

   i tirocini formativi di cui sopra sono uno strumento simile ai cosiddetti «Pcto – alternanza scuola lavoro» istituito con legge n. 145 del 2018, che riprende e modifica in parte la legge n. 107 del 2015 (cosiddetta «Buona Scuola»), che prevede lo svolgimento di tirocini in aziende al fine di integrare il percorso formativo per un monte ore di 210 ore triennali negli istituti professionali, di 150 negli istituti tecnici e di 90 nei licei;

   il Pcto riveste addirittura carattere obbligatorio ai fini dell'accesso all'esame di Stato;

   nel 2021 sono morti 1.404 lavoratori per infortuni sul lavoro, di questi 695 sui luoghi di lavoro, con un aumento del 18 per cento sui luoghi di lavoro rispetto all'anno 2020 nonostante l'anno scorso ci sia stato il «fermo Covid» (nel monitoraggio non ci sono i lavoratori morti per infortuni da COVID-19);

   la morte sul lavoro di un qualsiasi lavoratore è del tutto inaccettabile. Ancor meno tollerabile può essere la morte di uno studente, che durante l'apprendimento è costretto a lavorare in una fabbrica;

   il guadagno delle aziende e delle fabbriche non può mai passare per lo sfruttamento dei lavoratori, men che mai per lo sfruttamento di uno studente, oltretutto del tutto inesperto vista l'età e la tipologia di percorso formativo;

   la vicenda ha portato drammaticamente all'evidenza come un tirocinio formativo o un Pcto non possa configurarsi come momento formativo dei giovani –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quale fosse il progetto formativo proposto dall'azienda in cui è morto il giovane Lorenzo e di quali procedure di sicurezza sul lavoro siano state applicate;

   quali siano le intenzioni del Governo in merito al Pcto – alternanza scuola lavoro, che, ad avviso degli interroganti, con tutta evidenza non può essere più considerato un elemento, peraltro obbligatorio, di formazione dei giovani;

   se intendano fornire i dati in merito all'impiego in azienda di giovani studenti durante i tirocini formativi o il Pcto e i dati sulle assunzioni dei neodiplomati nelle medesime mansioni;

   quali siano i progetti in merito alla sicurezza sul lavoro per tutti i lavoratori, onde fermare la scia di sangue sopradescritta.
(5-07419)


   FRASSINETTI, MOLLICONE, ALBANO, BUCALO e RIZZETTO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   lo studente diciottenne Lorenzo Parelli, iscritto all'Istituto tecnico Industriale «Giacomo Bearzi» di Udine, è morto il 21 gennaio 2022 per un incidente durante il suo ultimo giorno di stage alla Burinec, ditta di costruzioni meccaniche a Lauzacco (Udine), colpito da una trave d'acciaio;

   Lorenzo frequentava uno dei centri di formazione professionale che dipendono dalle regioni, atti a completare la scuola dell'obbligo (due anni) o a concludere il percorso triennale e conseguire un attestato professionalizzante;

   negli ultimi anni gli stage in azienda, per agevolare l'introduzione dei ragazzi nel mondo del lavoro, si sono intensificati, ma non si sono al contempo intensificate le tutele degli studenti ed i monitoraggi necessari;

   dai programmi di Alternanza scuola – lavoro si è passati ai Ptco (percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento) con la conseguente emanazione di nuove linee guida ma, anche in questo caso, senza che siano state fornite nuove garanzie sui protocolli di sicurezza –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo affinché venga effettuata la certificazione del rispetto dei protocolli di sicurezza da parte di enti terzi e affinché venga garantita la qualità della formazione ed il rispetto dei parametri da parte delle aziende;

   quali iniziative intenda adottare per evitare che si crei un pericoloso stato di subalternità che vede la scuola al servizio dell'azienda.
(5-07437)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   gli studenti di una classe della scuola media inferiore Carducci di Modena hanno abbandonato l'aula dopo che la docente si è rifiutata di indossare la mascherina Ffp2 al posto di quella chirurgica, nonostante fosse già stata invitata a farlo anche in altre occasioni e nonostante, nei giorni precedenti, fosse stato segnalato un caso di positività al coronavirus tra gli alunni;

   secondo la ricostruzione dell'accaduto, riferita anche dal genitore di uno degli studenti, la docente avrebbe anche espresso posizioni negazioniste in merito all'esistenza del Covid;

   quando gli studenti e le studentesse, di fronte al comportamento della docente, hanno deciso di abbandonare l'aula per protesta, lei li ha ripresi col telefonino mentre uscivano e ha contatto le forze dell'ordine che, però, hanno appurato che l'insegnante era anche sprovvista del Green pass cosiddetto «rafforzato» e per questo hanno sanzionato la docente;

   sul fatto che l'insegnante fosse comunque in classe, nonostante non avesse il Green pass rafforzato, obbligatorio per la categoria da metà dicembre 2021; occorrerà appurare se fosse o meno intercorso il periodo di alcuni giorni per potersi mettere in regola o se ci sia stata negligenza da parte di chi aveva il dovere di controllare la corretta applicazione di tutte le disposizioni vigenti nella scuola contro la diffusione del Covid;

   a parere dell'interrogante questi studenti e queste studentesse che si sono ribellati alla loro insegnante, sembrerebbe negazionista e certamente incurante delle precauzioni contro il contagio, hanno dimostrato serietà e correttezza, qualità che questa insegnate, in tempo di pandemia, ha dimostrato di non possedere affatto, venendo meno alla sua funzione di educatrice;

   fortunatamente sono veramente molto pochi quegli insegnanti che non osservano le norme per il contrasto alla pandemia da Covid e si comportano in modo irresponsabile e diseducativo, mentre la stragrande maggioranza dei docenti stanno svolgendo il proprio lavoro con passione, dedizione e sacrificio, sopperendo anche alle numerose inefficienze del sistema scolastico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quali iniziative abbia intrapreso l'ufficio scolastico regionale competente e quali iniziative di competenza intenda assumere nei confronti dello stesso, affinché vengano accertate tutte le responsabilità della docente e se vi siano state delle negligenze da parte di chi aveva la responsabilità di vigilare sulla corretta osservanza di tutte le norme anti Covid attualmente in vigore da parte del personale scolastico all'interno della scuola media inferiore Carducci di Modena.
(4-11188)


   ALAIMO, GIARRIZZO e CASA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'istruzione stabilisce quali sono gli enti certificatori di lingue straniere riconosciuti secondo quanto previsto dal decreto ministeriale n. 3889 del 7 marzo 2012;

   in particolare, il decreto ministeriale n. 3889 del 2012 individua i requisiti per il riconoscimento della validità delle certificazioni delle competenze linguistico-comunicative in lingua straniera del personale scolastico;

   il suddetto decreto ministeriale, agli articoli 2, 3 e 4, stabilisce i criteri di selezione dei soggetti qualificati per il rilascio delle certificazioni, i requisiti per le certificazioni e la corrispondenza tra i livelli del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue, i titoli di studio e le attestazioni nazionali;

   sul sito istituzionale del Ministero dell'istruzione è stato pubblicato un avviso con il quale «si informano gli Enti interessati che le procedure di accreditamento ai sensi del decreto ministeriale prot. 3889 del 7 marzo 2012 sono attualmente sospese per revisione della normativa in corso»;

   come risulta da avviso sopra menzionato, la procedura di accreditamento degli enti certificatori per le lingue straniere è attualmente sospesa per revisione del decreto ministeriale n. 3889 del 2012;

   la nuova normativa che disciplinerà la costituzione e l'aggiornamento dell'elenco degli enti ufficialmente riconosciuti dal Ministero dell'istruzione sarà orientata a rendere più trasparente detta procedura attraverso l'introduzione di criteri più oggettivi in fase di valutazione delle singole istanze, con un monitoraggio costante dei servizi offerti dagli enti che ne garantirà l'affidabilità al fine di alzare il livello qualitativo del sistema d'istruzione nazionale;

   in attesa di revisione della normativa, le procedure per il riconoscimento degli enti di certificazione linguistica sono attualmente sospese;

   questa situazione di incertezza normativa non consente agli enti interessati ad essere inseriti nell'elenco degli enti certificatori per le lingue straniere di presentare le relative istanze;

   l'interrogante è a conoscenza del fatto che la revisione del decreto ministeriale n. 3889 del 2012 è ancora in fieri –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire aggiornamenti circa lo stato dei lavori per l'adozione del provvedimento ministeriale diretto a disciplinare le nuove procedure per il riconoscimento degli enti di certificazione linguistica, al fine di consentire agli enti interessati di presentare le istanze di accreditamento.
(4-11189)


   FRASSINETTI, ALBANO, CIABURRO e MANTOVANI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa nazionale, a seguito della denuncia dell'associazione «Famiglie Disabili Lombarde», alla quale si sono rivolte numerose famiglie deluse e arrabbiate, che in alcune classi delle scuole milanesi i docenti di sostegno sono impiegati in sostituzione dei colleghi assenti a causa del COVID-19;

   questa scelta organizzativa ha avuto come diretta conseguenza che gli alunni con disabilità sono costretti di fatto a stare a casa o perché il loro docente di sostegno non può essere in servizio perché posto in quarantena, o perché il docente di sostegno, regolarmente in servizio, viene incaricato di sostituire i docenti curriculari, vale a dire i docenti titolari di una o più materie di insegnamento;

   ci sono state segnalazioni pervenute alla stampa da parte di altrettanti comitati di genitori residenti a Milano e sono molte quelle pervenute tramite i canali social dell'associazione da altre province lombarde;

   tale decisione è grave, in quanto far rimanere a casa gli alunni con disabilità lede il diritto all'istruzione di questi studenti, discriminandoli rispetto ai loro coetanei e isolandoli ulteriormente. I bambini disabili pagano oggi più di tutti l'effetto congiunto delle storiche inefficienze del sistema di reclutamento degli insegnanti e della risalita dei contagi dovuta alla variante Omicron;

   costringere un alunno con disabilità a stare a casa perché manca l'insegnante di sostegno non è lecito ed è ancora più grave se un insegnante di sostegno è sottratto all'alunno disabile per sostituire colleghi curricolari;

   la presa in carico e le responsabilità, anche sul piano della sicurezza, dell'alunno con disabilità spettano a tutto il consiglio di classe e la richiesta fatta dall'istituto scolastico alle famiglie di tenere il bambino con disabilità a casa, secondo l'interrogante, avviene, secondo l'interrogante, in palese violazione delle circolari ministeriali n. 4274 del 4 agosto 2009 e n. 9839 del 2010, secondo le quali l'insegnante di sostegno può essere incaricato di sostituire colleghi curriculari solo «se l'alunno con disabilità è assente o se si è in presenza di situazioni che non possono in alcun modo essere risolte se non, per l'appunto, chiedendo ad un docente di sostegno di sostituire un collega» –:

   quale sia la posizione del Ministro interrogato relativamente a quella che l'interrogante giudica l'interruzione del diritto all'istruzione per gli studenti con disabilità in relazione alla fattispecie di cui sopra;

   quali iniziative intenda intraprendere per risolvere il problema delle assenze dei docenti curriculari e di sostegno, per garantire nuovamente a scuola il diritto all'istruzione di tutti, anche dei più fragili.
(4-11196)


   CASU. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dell'emergenza Coronavirus, il rapporto dell'Istituto superiore di sanità n. 58 del 2020 del 28 agosto 2020 raccomanda, nelle scuole e nei servizi educativi dell'infanzia, l'introduzione di una nuova figura che svolga un ruolo di interfaccia con i dipartimenti di prevenzione territoriali;

   tale figura è individuata nel cosiddetto «Referente scolastico per COVID-19» e ha il gravoso compito di assicurare l'organizzazione della continuità didattica nell'attuale fase pandemica e di svolgere, in particolare, funzioni di collegamento tra le famiglie, la scuola, docenti positivi al COVID-19 e le istituzioni al fine di garantire lo svolgimento dell'attività scolastica;

   si apprende da numerose testate giornalistiche nazionali e locali della grave situazione di disagio patita da quei docenti indicati quali referenti COVID-19 negli istituti scolastici di diverso livello;

   di norma, si tratta di docenti, spesso vicepresidi, appositamente formati nella gestione dei casi di positività a scuola e dei conseguenti contatti stretti;

   sulla gestione dei casi di positività nella scuola è in ultimo intervenuto il decreto-legge 7 gennaio 2022, n. 1, che ha novellato la materia;

   in particolare l'articolo 4 del citato decreto-legge fissa in ragione del diverso grado di scuola e del diverso grado di vaccinazione raggiunto criteri diversificati per assicurare la continuità didattica in presenza o a distanza;

   pur iscrivendosi la citata norma nell'alveo della legislazione emergenziale e pur risultando dalla medesima l'intento di sistematizzazione della materia, appare necessario pervenire ad una più semplificata e uniforme disciplina che consenta anche alle famiglie una più immediata comprensione dei comportamenti da tenere;

   da quel che risulta, a fronte dell'ulteriore carico di lavoro svolto anche in orario extrascolastico e nei giorni festivi, i sopracitati referenti COVID-19 ricevono per le mansioni assegnate una retribuzione aggiuntiva quasi irrisoria proveniente, quando disponibile, unicamente dai fondi d'istituto;

   a parere dell'interrogante, l'attuale disagio appare insostenibile al punto da compromettere la tenuta del sistema di gestione e monitoraggio dell'emergenza nelle scuole –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di semplificare e uniformare le procedure, alleviare il carico di lavoro dei referenti COVID-19 e aumentarne la retribuzione.
(4-11216)


   DE LORENZO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la morte di Lorenzo Parelli, ucciso a diciotto anni da una trave d'acciaio nella fabbrica Burimec di Luzzaco il 22 gennaio 2022, nel suo ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro e la protesta studentesca che ne è seguita contro l'alternanza, con manifestazioni in tantissime città italiane — le quali sono state oggetto di interventi delle forze dell'ordine, che sono apparsi ingiustificati, unilaterali e violenti, nei confronti di giovani che solidarizzavano con un coetaneo morto sul lavoro e che hanno pagato il prezzo più alto in questa pandemia – hanno riportato all'attenzione questo tema;

   la legge 15 luglio 2015, n. 107, all'articolo 1, comma 33, e seguenti, dispone l'attuazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77, negli istituti tecnici e professionali per una durata complessiva di almeno 400 ore nel secondo biennio e nell'ultimo anno del percorso di studi, e nei licei per una durata complessiva di almeno 200 ore nel triennio, da svolgersi sulla base di apposite convenzioni con imprese, nonché l'obbligo di includere nel programma di formazione corsi in materia di salute e sicurezza nel posto di lavoro;

   con la legge di bilancio per il 2019 articolo 1, comma 784 all'alternanza scuola-lavoro è stata attribuita la denominazione «Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento (PCTO)»;

   dall'anno scolastico 2017/18 l'alternanza scuola-lavoro è entrata a pieno regime, con il coinvolgimento degli studenti delle classi terze, quarte e quinte dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali;

   il Ministero dell'istruzione ha messo in atto una serie di misure di intervento per supportare e monitorare i percorsi di alternanza organizzati dalle scuole: dalla Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro, (pubblicata in Gazzetta ufficiale il 21 dicembre 2017) alla Piattaforma di gestione dell'alternanza scuola-lavoro (strumento per facilitarne la gestione quotidiana);

   l'alternanza scuola-lavoro, da metodologia didattica utile per approfondire la conoscenza della realtà del territorio e del lavoro e contribuire a trasformarla e migliorarla, si è trasformata in strumento facilmente orientabile verso prestazioni gratuite, scollegato al percorso di studi e che si traduce troppo spesso in manodopera a costo zero per molte aziende: una scuola che trova il suo orizzonte non nel formare cittadini competenti in grado di affrontare la realtà con autonomia di giudizio e pensiero critico, ma nel preparare lavoratori in possesso di competenze rispondenti alle esigenze momentanee dell'azienda, inseriti in un ingranaggio di sfruttamento a basso costo;

   a oggi sono migliaia le esperienze negative di studenti che hanno affrontato percorsi di alternanza scuola-lavoro rivelatisi un'esperienza più vicina allo sfruttamento che una forma di didattica alternativa;

   quali iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, il Governo intenda adottare per rivedere l'obbligatorietà delle 400 o 200 ore di alternanza scuola-lavoro previste dalla legge n. 107 del 2015, nonché la previsione dell'alternanza scuola-lavoro come materia curricolare e oggetto di prova d'esame di maturità a tutti gli effetti; nonché quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire la salute e la sicurezza degli studenti in alternanza scuola-lavoro che non può e non deve essere una politica attiva al lavoro, ma una esperienza didattica alternativa.
(4-11233)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   è giunta come un fulmine a ciel sereno la notizia comunicata lunedì dalla FG Group di Torino di chiudere dal 1° febbraio 2022, senza alcun preavviso, lo stabilimento di Flagogna della TTF (ex Lima);

   l'incredulità scaturisce dal fatto che l'azienda sembra avere carichi di lavoro costanti che impegnano tutti i dipendenti a ciclo continuo;

   tale decisione comporta la chiusura definitiva di una storica azienda, fondata nel 1973, che dà occupazione ad una decina di lavoratori in un territorio ostico all'insediamento delle attività produttive e dove difficile è la possibilità di ricollocarsi;

   scongiurare la chiusura di tale azienda significa anche dare una possibilità ai luoghi di montagna, già di per sé intaccati dal fenomeno dello spopolamento oramai cronico –:

   se quali iniziative di competenza, anche convocando se del caso un tavolo istituzionale, il Governo intenda adottare in merito alle problematiche esposte in premessa, al fine di salvaguardare produzione e lavoro.
(5-07424)


   TATEO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la crisi del più grande stabilimento della Bosch in Italia, quello della zona industriale di Bari, è stata annunciata ancor prima dello scoppio della pandemia, nel lontano 2019;

   già all'epoca il colosso tedesco aveva annunciato, a seguito della chiusura dell'anno con un calo di fatturato dell'8,4 per cento e della continua contrazione del mercato del diesel, la decisione choc di procedere ad un ingente licenziamento collettivo; a distanza di due anni, a dicembre 2021, la multinazionale ha fatto sapere di voler procedere con il licenziamento di 620 lavoratori, salvo poi smentire lasciando i dipendenti in una situazione di totale incertezza e preoccupazione;

   lo stabilimento Bosch di Bari, si ricorda, produce soprattutto pompe per iniezione dei motori diesel, il famoso common rail, cui si aggiunge una produzione alquanto marginale di componenti per biciclette elettriche, l'unico segnale di diversificazione varato negli ultimi anni, comunque risultato insufficiente a scongiurare il rischio di centinaia di esuberi;

   proprio la mancanza di rinnovamento del piano industriale, fermo al 2017, è il principale rimprovero da parte dei sindacati –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo anche tramite la convocazione di un tavolo istituzionale con tutte le parti coinvolte, proprietà, sindacati e rappresentanti dei lavoratori, intenda adottare per scongiurare la perdita di centinaia di posti di lavoro;

   se e quali progetti possano essere messi in campo per agevolare la riconversione dello stabilimento e favorire la formazione e l'aggiornamento professionale dei lavoratori.
(5-07425)


   MURA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 34 del 2020 (articolo 88), come modificato dal decreto-legge n. 104 del 2020, ha istituito il Fondo nuove competenze prevedendo che i contratti collettivi di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale da associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale possono realizzare specifiche intese di rimodulazione dell'orario di lavoro per mutate esigenze organizzative e produttive dell'impresa con le quali parte dell'orario di lavoro viene finalizzato a percorsi formativi;

   gli oneri relativi alle ore di formazione, comprensivi dei relativi contributi previdenziali e assistenziali, sono a carico del suddetto Fondo, costituito presso l'Anpal;

   in data 9 ottobre 2020 è stato adottato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, il decreto interministeriale attuativo dell'articolo 88 in esame, per l'individuazione dei criteri e modalità di applicazione della misura e di utilizzo delle risorse e per il rispetto del relativo limite di spesa;

   il Fondo mira a innalzare il livello del capitale umano del mercato del lavoro, sostenendo le imprese nel processo di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi determinati dall'emergenza Covid-19 offrendo ai lavoratori l'opportunità di qualificarsi e competere sul mercato del lavoro;

   l'articolo 11-ter del decreto-legge n. 146 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 215 del 2021 consente di destinare le risorse previste dal Fondo per l'attuazione di misure relative alle politiche attive al Fondo nuove competenze per le finalità di sostegno alla ripresa economica delle imprese nell'ambito dei contratti collettivi di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale;

   il precedente bando Fondo nuove competenze ha previsto l'esclusione delle aziende che avevano usufruito di altri finanziamenti pubblici per l'abbattimento del costo del lavoro per le stesse ore interessate alla formazione;

   se questa condizione dovesse essere riproposta nel nuovo bando rivolto alle aziende, per aderire al Fondo nuove competenze 2022, verrebbero escluse tutte le aziende presenti nelle regioni del Sud, in quanto molte di queste hanno applicato la «Decontribuzione Sud» prevista dalla legge n. 178 del 2020 –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di impartire gli opportuni indirizzi affinché nel prossimo bando dell'Anpal sia assicurato l'accesso di tutte le imprese che, a vario titolo e in particolare quelle del Sud, beneficino di misure di sostegno per l'occupazione e, comunque, di misure di natura diversa rispetto a quella del potenziamento del capitale umano dei lavoratori interessati.
(5-07430)


   VALLASCAS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi alcuni organi di stampa, hanno fornito alcuni resoconti sulla relazione di fine consiliatura del presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Inps Guglielmo Loy, soffermandosi su alcune criticità che emergerebbero dal documento;

   in particolare, il quotidiano Libero, nell'edizione del 20 gennaio 2022, ha posto l'accento su due questioni di rilievo: quella relativa alla gestione del patrimonio immobiliare dell'ente di previdenza e quella concernente il contenzioso legale;

   in merito alla questione della gestione del patrimonio immobiliare, il quotidiano riferisce che «Sul primo fronte lo scandalo è noto. Decine di migliaia di immobili abbandonati, occupati abusivamente, dati in affitto a canoni irrisori», una situazione che secondo l'Inps sarebbe «sotto controllo» visto che l'istituto, tra l'altro, «sta procedendo a spron battuto nella dismissione dei cespiti»;

   viceversa, secondo il giornale, dai dati del rendiconto sociale, presentato dal Consiglio di indirizzo e vigilanza, emergerebbe una situazione ben diversa rispetto a quella fornita con le rassicurazioni dall'Ente;

   l'Inps avrebbe «un patrimonio complessivo di circa 2,8 miliardi, rappresentato da 24.601 immobili. La fetta delle proprietà “da reddito” è di oltre 2 miliardi. Tra questi ci sono anche circa 10mila abitazioni (valore un miliardo)»;

   a fronte di questo ingente patrimonio, «l'ente pubblico invece ha chiuso il 2020 con 33 milioni di entrate e [...] 74 milioni di spese», in pratica i 2 miliardi di immobili hanno prodotto (come accade da anni) una perdita netta di 41 milioni;

   la questione del contenzioso e delle liti per «calcoli pensionistici errati, soldi chiesti indietro, assegni non pagati» è ugualmente critica;

   a questo proposito, è il caso di riferire che nel 2020, l'ente avrebbe avuto circa 400 mila cause pendenti, un carico di lavoro e un arretrato che il giornale definisce «mostruoso»;

   ma di grande rilievo, oltre ai numeri dei contenziosi pregressi, sarebbero i dati delle liti concluse e, soprattutto, quelli relativi alle sentenze in cui l'ente sarebbe risultato soccombente;

   il giornale riferisce, infatti, che «Il problema è che l'ente non sempre riesce ad avere ragione, anzi spesso finisce dalla parte del torto. I giudizi favorevoli all'Inps, infatti sono solo il 68 per cento. Vale a dire che una volta su tre è il pensionato ad ottenere un verdetto positivo dai giudizi»;

   ne emergerebbe una situazione di grave danno per il cittadino e per le casse dell'ente, visto che «Il risultato, oltre che un evidente disagio per i cittadini, che spesso sono costretti a rivolgersi al tribunale per vedere riconosciuto un loro diritto, è che i costi lievitano»;

   secondo quanto riferito dal presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza, i costi delle liti giudiziarie incidono sulle casse dell'ente con una spesa che oscilla tra i 200 e i 230 milioni all'anno, che corrisponderebbero a un decimo dei costi che sarebbero necessari all'intero funzionamento dell'Inps che attualmente impiegherebbe poco meno di 30mila dipendenti;

   i dati della relazione di fine consiliatura farebbero emergere una grave situazione nella gestione dell'ente previdenziale, una situazione inaccettabile se confrontata con le misure adottate negli anni per rendere più efficiente ed equo il sistema previdenziale, con il passaggio dal sistema retributivo al contributivo e il differimento dell'età pensionabile, tutte misure che starebbero penalizzando oltre modo i lavoratori italiani –:

   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e se non ritengano opportuno, per quanto di competenza, assumere iniziative, anche di natura normativa, volte a promuovere un processo di riordino della gestione del patrimonio immobiliare dell'Inps e delle stesse attività connesse alle liti giudiziarie, al fine di contenere le spese e assicurare una maggiore redditività del patrimonio.
(5-07433)


   MURA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come noto, il comma 127 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2021, n. 234 ha disposto che le regioni possano destinare le risorse all'uopo stanziate dal bilancio dello Stato per la prosecuzione, anche per l'anno 2022, dei trattamenti di integrazione salariale straordinaria e di mobilità in deroga per i lavoratori delle aree di crisi industriale complessa;

   in base alla precedente disposizione prevista dall'articolo 1, comma 290, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, con il messaggio 1912, del 13 maggio 2021, l'Inps ha chiarito le modalità di accesso alla fruizione dei suddetti trattamenti;

   per quanto concerne i trattamenti di mobilità in deroga, l'articolo 38, comma 2-bis, del decreto-legge n. 73 del 2021 (cosiddetto decreto sostegni bis) ha previsto che le riduzioni previste nei casi di terza e quarta proroga non si applichino per il periodo temporale tra il 1° febbraio e il 31 dicembre 2021;

   tra i lavoratori interessati da tali interventi sta crescendo la preoccupazione circa l'operatività delle nuove misure e, soprattutto, per quanto concerne la paventata riattivazione delle decurtazioni del trattamento di mobilità in caso di terza e quarta proroga –:

   quali siano i tempi di emanazione delle disposizioni attuative per la concreta e tempestiva fruizione dei suddetti trattamenti di sostegno del reddito dei lavoratori delle aree di crisi industriale complessa;

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, favorire l'adozione di misure volte a prorogare, anche per il 2022, la sterilizzazione delle decurtazioni del trattamento di mobilità in deroga nei casi di terza e quarta proroga.
(5-07452)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   come emerso a mezzo stampa, lo stabilimento industriale Bosch di Bari, incentrato sulla produzione di motori endotermici, ha annunciato 700 esuberi nei prossimi 5 anni a fronte di un organico di 1.700 addetti, a causa della transizione produttiva verso motori elettrici;

   tale annuncio fa della Bosch di Bari la prima crisi aziendale in Italia causata dal passaggio all'auto elettrica, nonché un primo caso di riconversione industriale sostenibile con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   l'episodio segue una tendenza che sta colpendo l'intero settore dell'automotive, il quale, nel periodo 2025-2030, dovrebbe portare alla perdita stimata di 73.000 posti di lavoro totali in Italia e 500.000 posti di lavoro totali nell'intera Unione europea –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per garantire e tutelare i posti di lavoro potenzialmente a rischio di esubero e riduzione a causa della riconversione industriale dovuta alle politiche di transizione verde.
(4-11208)


   RIBOLLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Assegno per il nucleo familiare (Anf) è una prestazione economica erogata dall'Inps ai nuclei familiari di alcune categorie di lavoratori;

   come noto, ai nuclei familiari che «comprendono soggetti che si trovino, a causa di infermità o difetto fisico o mentale, nell'assoluta e permanente impossibilità di dedicarsi ad un proficuo lavoro, ovvero, se minorenni, che abbiano difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie della loro età» la legge prevede specifiche tabelle di importo differenziato rispetto ai nuclei con soli componenti normodotati in rapporto al numero dei componenti e al reddito del nucleo familiare;

   la pensione di inabilità consiste in una prestazione economica, erogata a domanda dall'Inps, in favore dei lavoratori per i quali viene accertata l'assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa;

   i cosiddetto assegno di vedovanza è, quindi, un contributo che integra la pensione di reversibilità per i vedovi che sono inabili al lavoro o, in alternativa, beneficiari dell'assegno di accompagnamento;

   si tratta di un valido strumento adatto a sostenere economicamente le situazioni più delicate riguardanti soggetti che oltre ad essere rimasti vedovi, versano pure in condizioni di particolare disagio economico e fisico;

   se il titolare della prestazione è deceduto senza aver percepito l'assegno di vedovanza pur avendone diritto, gli eredi possono fare domanda per la sua fruizione per il periodo di spettanza dell'emolumento non goduto da parte del defunto;

   la Corte di Cassazione ha ripetutamente evidenziato che «in materia previdenziale e assistenziale il diritto alle prestazioni economiche sorge in capo all'assicurato per la sola sussistenza delle condizioni di legge, avendo la domanda amministrativa la mera funzione di atto di avvio della procedura di liquidazione, destinata a concludersi con un atto avente natura non costitutiva, ma dichiarativa del diritto, i cui effetti retroagiscono al momento in cui sono venute ad esistenza le condizioni previste dalla legge per il suo sorgere» (si vedano le sentenze della Cassazione n. 22051/2008, n. 3745/2002, n. 3247/1992);

   dunque, la domanda amministrativa è necessaria per il godimento della prestazione ma non per l'insorgenza del diritto alla prestazione che è connesso al venire in essere delle condizioni previste dalla legge per il suo sorgere;

   all'interrogante risulterebbe, secondo segnalazioni ricevute direttamente da soggetti interessati, che la sede Inps di Bergamo avrebbe respinto talune domande sulla base della circolare Inps del 22 luglio 1992, n. 190, ad oggi superata dalle dianzi esposte pronunce giurisprudenziali –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di tutelare il diritto alle prestazioni assistenziali di cui in premessa.
(4-11212)


   INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   va constatato che la pandemia da Covid-19 ha messo in seria crisi tutto il sistema del trasporti, e in termini di traffico aereo, ha provocato la crisi economica di diverse società tra cui Sea, azienda partecipata del comune di Milano che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa;

   nel periodo pre-Covid la Sea era un'azienda solida con una crescita media nel periodo 2017-2019 del +6 per cento del traffico. Era altresì solida la sua situazione patrimoniale e finanziaria con ottimi risultati economici. Il debito, in considerazione del fatturato e della profittabilità, era ritenuto sostenibile. Per stessa testimonianza dell'amministratore delegato di Sea, Armando Brunini, l'anno che si è appena concluso si può considerare di parziale ripresa, con un calo del 61 per cento a fronte del 2020 concluso con un calo del 75 per cento. Al momento, studi di settore indicano una ripresa per il 2025;

   a dicembre 2021 la suddetta azienda, in una scelta di strategia per fronteggiare la crisi, ha comunicato la cessione del reparto sistemi informativi Ict di Sea, con lo strumento della cessione di ramo d'azienda. La cessione comporta l'uscita dal perimetro aziendale di circa 60 lavoratori su 100 e il passaggio in una nuova società, inizialmente al 100 per cento di Sea, con una previsione di vendita al miglior offerente entro l'estate 2022;

   in passato le esternalizzazioni si sono svolte con accordi sindacali tra le parti, mentre in questa occasione a causa della crisi, i lavoratori hanno ricevuto direttamente la lettera di avvio della cessione di ramo d'azienda; ciò ha sollevato così una forte preoccupazione per il futuro da parte dei lavoratori stessi e delle loro famiglie che hanno iniziato proteste dinanzi alle sedi, istituzionali e programmato scioperi;

   tale esternalizzazione non prevede il ricollocamento dei lavoratori all'interno del perimetro aziendale, bensì il cambiamento del contratto nazionale e la perdita di diritti salariali e contrattuali perlopiù la parte di salario indiretto relativa al welfare, con un peggioramento delle condizioni di lavoro e del servizio –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare tutte le opportune iniziative di competenza volte a verificare le condizioni contrattuali dei lavoratori e a svolgere ulteriori approfondimenti sulle circostanze rappresentate in premessa, al fine di definire interventi appropriati e tempestivi per la risoluzione del problema contrattuale, garantendo stabilità economica e i diritti dei lavoratori medesimi.
(4-11225)


   ROTTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Gestore dei servizi energetici (Gse) è una società per azioni controllata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e da poco passata sotto la guida di indirizzo del Ministero per la transizione ecologica;

   Gse promuove la cultura della sostenibilità, anche agevolando le azioni sinergiche in grado di accelerare e facilitare gli investimenti virtuosi e il raggiungimento degli obiettivi ambientali ed energetici disegnati dall'Europa e recepiti via via dall'Italia, e si occupa dell'erogazione di incentivi economici destinati alla produzione di energia da fonti rinnovabili, svolgendo, altresì, una attività di informazione e sensibilizzazione tesa a promuovere la cultura dell'uso delle energie compatibili con le esigenze ambientali;

   nel 2008, come previsto dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas (delibera n. 312 del 2007), viene creato il Contact Center Gse per fornire informazioni in materia di fonti di energia rinnovabile, cogenerazione «ad alto rendimento» e modalità d'integrazione dei relativi impianti sulla rete elettrica;

   il Contact Center Gse è l'unica interfaccia che il Gestore ha con i privati, aziende e Pubblica amministrazione in merito alla concessione ed erogazione degli incentivi, gestione istruttorie e pratiche, pagamenti, dichiarazioni antimafia, accesso agli atti;

   il Contact Center Gse è composto da 120 operatori esternalizzati che, nel corso degli anni, sono passati da un'azienda privata all'altra attraverso concordati, fallimenti e affitti di ramo di azienda;

   il 21 marzo 2016, presso la I sezione lavoro del tribunale di Roma, alcuni lavoratori del servizio di contact center utilizzati, mediante appalto alla società Xenesys S.r.l., dalla società Gestore dei servizi energetici – Gsa s.p.a., hanno fatto ricorso nei confronti di tale società;

   secondo il tribunale di Roma, accertata l'illiceità dell'appalto, si deve ritenere instaurato un rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato tra i lavoratori e le lavoratrici ricorrenti e il Gse fin dall'assunzione da parte delle diverse società appaltatrici. Tale rapporto non può ritenersi interrotto dalla regolarizzazione del contratto di appalto. Si deve, infatti, piuttosto ritenere che sia il Gse il reale ed effettivo datore di lavoro ed abbia, di fatto, posto in essere il diverso e lecito fenomeno del distacco di lavoratori presso altra impresa, non per questo, quindi, dismettendo la sua qualità di datore di lavoro;

   l'ultima gara di appalto del 2017 è vinta da Almaviva Contact, società dai noti trascorsi giudiziari e dalle reiterate condotte antisindacali, che, a dicembre del 2016, ha attuato il più grande licenziamento collettivo degli ultimi quaranta anni (1666 lavoratori);

   della metà del mese di dicembre 2021 i lavoratori del Contact Center Gse sono in stato di agitazione ed hanno dichiarato lo sciopero a oltranza, bloccandone di fatto l'attività –:

   se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per evitare che le pubbliche amministrazioni o società sotto il controllo delle pubbliche amministrazioni diano luogo ad appalti illeciti come nel caso sopra citato e secondo quanto affermato dal Tribunale di Roma e richiamato in premessa;

   se non ritengano di dover adottare le iniziative di competenza per escludere da future gare per l'affidamento di lavori, forniture e servizi per la pubblica amministrazione, in linea con quanto stabilito dal decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, tutte le società che hanno riportato condanne per violazione delle norme sul lavoro;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per tutelare i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici dei servizi di call center, in conformità con la sentenza del tribunale di Roma I sezione lavoro, n. 9349 del 2017 pubblicata il 16 novembre 2017, ruolo generale n. 11086/2016;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per garantire la piena operatività del Contact Center Gse in virtù del ruolo che svolge nella delicata fase della transizione energetica.
(4-11228)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIPPA e BARBUTO. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   secondo dati emersi durante una recente ricerca condotta da Tork, brand del gruppo Essity che si occupa di prodotti e soluzioni igieniche per il settore professionale, in collaborazione con l'istituto nazionale Astra sull'attuale situazione dell'igiene nelle scuole italiane, si apprende che più di due terzi dei genitori ritiene che la scuola abbia un ruolo primario nell'insegnare l'importanza della pulizia. Secondo il 67,3 per cento dei genitori è necessario educare i ragazzi su quali possano essere le conseguenze e gli impatti negativi di una cattiva igiene;

   i risultati sono eloquenti: la pulizia e l'igiene degli ambienti è considerata essenziale dalla maggioranza (60,0 per cento) degli intervistati. Ancora, massima attenzione andrebbe dedicata all'area bagno (per il 51,1 per cento al primo posto e per il 90,3 per cento tra i primi tre) e alle aule (per il 32,9 per cento al primo posto e per l'86,8 per cento tra i primi tre). Il 46,4 per cento degli intervistati è molto favorevole alla collaborazione delle famiglie nel migliorare i livelli di igiene all'interno della scuola. Tra le figure preposte al controllo di igiene e pulizia, secondo i genitori intervistati, c'è il personale scolastico: in primis il preside (54,9 per cento), seguito dagli operatori scolastici per il 43 per cento e dai docenti per il 33,3 per cento. Secondo il 51,9 per cento dovrebbe essere la Asl ad occuparsi di tali controlli, mentre il 45,9 per cento pensa ad una commissione composta da personale scolastico e genitori;

   la scuola, dopo la famiglia, oltre a essere la principale agenzia di socializzazione e formazione della personalità del bambino e del preadolescente, è il contesto principale dove bambini e bambine possono interiorizzare buone pratiche educative. Dall'inizio della pandemia come in questo periodo più che mai, l'attenzione all'igiene è stata e deve continuare ad essere massima, nelle ore di permanenza all'interno degli istituti scolastici, come in qualunque altro momento della giornata. Le più recenti acquisizioni in materia igienistica hanno evidenziato che la prevenzione di molte infezioni si fonda non tanto su misure di controllo a fronte dei casi, ma sull'adozione routinaria di norme comportamentali, individuali e collettive: si parla di «precauzioni universali», ossia da utilizzare indipendentemente dall'insorgenza di casi di malattia. La catena epidemiologica di importanti malattie infettive e diffusive può essere, infatti, interrotta con la regolare e continua adozione di una serie di misure di prevenzione generali che dovrebbero essere utilizzate sia in ambiente familiare che, a maggior ragione, in ambienti di vita collettiva (scuola, ambienti di lavoro, ambienti ricreativi);

   a parere delle interroganti è sempre più opportuno quindi cambiare mentalità: pensare cioè alla prevenzione delle malattie infettive, incentivando gli interventi disponibili prima che si verifichi una malattia infettiva e non solo quelli posti in atto quando la malattia si è già manifestata, finalizzati esclusivamente al controllo della sua diffusione;

   dall'inizio della campagna vaccinale anti COVID-19 dati ufficiali messi a confronto durante le varie fasi della pandemia descrivono che un mezzo di prevenzione sicuramente più efficace è costituito dalle vaccinazioni; altrettanto importante è l'adozione di misure igieniche di routine che, divenute parte del comportamento abituale, evitano di essere raggiunti dai microbi;

   in tale direzione, il primo passo da compiere, secondo le interroganti, è l'informazione: la collaborazione tra gli operatori della prevenzione e le diverse componenti che operano nelle comunità infantili e scolastiche (insegnanti, educatori, genitori e alunni) nasce anche dalla condivisione delle conoscenze che sottendono le indicazioni operative per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per rendere strutturali le campagne di informazione e sensibilizzazione nelle comunità scolastiche infantili per il prossimo triennio, al fine di standardizzare i comportamenti di prevenzione delle malattie infettive e di buona prassi igienistica già a partire dai nostri cittadini in tenera età;

   se siano a conoscenza di ulteriori elementi informativi, con riferimento ad altri Paesi europei, da cui si può evincere che a una elevata educazione in materia di igiene e prevenzione di malattie infettive corrisponda un minor tasso di trasmissione di virus e sviluppo di malattie.
(5-07439)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAPPELLACCI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le cooperative sarde del latte, insieme a tutte le associazioni di categoria, hanno lanciato un grido d'allarme per la profonda crisi sofferta dal settore;

   l'incremento improvviso dei costi di produzione e il calo del prezzo del prodotto sono i principali motivi di preoccupazione dei produttori;

   si rendono necessari interventi urgenti per abbattere le spese per la produzione, con particolare riguardo al costo dei mangimi e dell'energia;

   nel primo caso, si registrano incrementi fino al 35 per cento, con perdite fino a 50.000 euro per una stalla media di circa 100 capi;

   ad aggravare la situazione pesano gli aumenti dell'energia elettrica, fino al 120 per cento, del gasolio agricolo per il 60 per cento e dei concimi (130 per cento);

   il premio del 3 per cento stabilito nel protocollo d'intesa del latte vaccino stipulato con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è una misura rilevante, ma deve essere rinforzata, perché copre un periodo limitato e non tiene conto dei maggiori costi derivanti dalla condizione di insularità per le imprese sarde;

   la profonda crisi sopra descritta coinvolte tutto il settore agricolo e richiede ulteriori misure straordinarie ed urgenti per tutta la filiera –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza per affrontare la crisi del settore del latte.
(4-11217)


   VIVIANI, RIXI, FOSCOLO e DI MURO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Psa è una malattia infettiva altamente contagiosa causata da un virus che colpisce solo i suidi domestici e selvatici causando una elevata mortalità. È una malattia virale che non crea alcun tipo di contagio o ripercussioni sull'uomo e che quindi non deve creare un allarmismo ingiustificato per i consumatori, ma che potrebbe mettere in seria crisi il lavoro degli allevatori italiani;

   la diffusione della Psa e del grande rischio di espansione è legato prevalentemente al proliferare dei cinghiali, riconosciuti come principali vettori della malattia – a oggi si contano più di 2,3 milioni di esemplari;

   dall'inizio del monitoraggio effettuato dall'Istituto sperimentale zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, in Liguria e in Piemonte sono già 14 i casi positivi alla Psa. In totale sono stati condotti esami su 147 carcasse: 104 in Piemonte, 43 in Liguria;

   il 25 gennaio 2022 si è tenuto un incontro tra il Presidente della regione Liguria, l'assessore all'agricoltura e allevamento e vice presidente della regione Liguria e i Ministri interrogati durante il quale è stato chiesto ai Ministri di sostenere adeguatamente gli allevatori ed evitare che i danni conseguenti all'emergenza della Psa colpiscano a catena tutta la filiera;

   la regione Liguria ha già preso provvedimenti per arginare il problema con un'ordinanza, per gli allevatori regolarmente iscritti all'anagrafe suina, che stanzia 130 mila euro come primo ristoro per le misure emergenziali adottate a contenimento della Psa nelle zone infette. In Liguria sono state isolate le zone boschive e alcuni comuni dove sono stati ritrovati i cinghiali affetti da Psa e si sta continuando a monitorare la situazione;

   inoltre, il decreto-legge n. 4 del 2022 (cosiddetto decreto Sostegni-ter) prevede ristori, per un totale di 50 milioni di euro, per tutelare gli allevamenti suinicoli dal rischio di contaminazione dal virus responsabile della Psa e a indennizzare gli operatori della filiera suinicola danneggiati dal blocco alla movimentazione degli animali e delle esportazioni di prodotti trasformati; di questi, 15 milioni di euro andranno per il rafforzamento degli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza e biosorveglianza;

   si ha bisogno di arginare un fenomeno che, se si diffondesse ai grandi allevamenti di suini del Nord Italia, rischierebbe di mettere a rischio 1 punto o 2 del prodotto interno lordo, circa 6 miliardi di euro solo per l'esportazione della carne suina italiana, tutelando il made in Italy, da sempre sinonimo di eccellenza e garanzia sanitaria;

   è indispensabile attuare immediatamente le misure a sostegno delle imprese della filiera suinicola, interessate dalla crisi legata alla Psa e che ne stanno subendo gli effetti, nonché tutti gli strumenti normativi necessari a gestire le azioni di contenimento ed eradicazione della malattia dei suini domestici e selvatici che mettono a dura prova le attività produttive e commerciali;

   l'attuale direttore dell'istituto sperimentale zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, Angelo Ferrari, già attivo nel contrasto alla malattia, è stato indicato come commissario straordinario interregionale Piemonte-Liguria per gestire l'emergenza della Psa. La nomina dovrà essere formalizzata con un decreto ministeriale, che agli interroganti non risulta ancora emanato –:

   a che punto sia l'iter di emanazione del provvedimento governativo di nomina di Angelo Ferrari a commissario straordinario interregionale per la gestione dell'emergenza della Psa affinché siano immediatamente applicabili le misure e gli strumenti previsti per il contenimento e l'eradicazione della malattia, onde evitare il suo passaggio a suini e cinghiali allevati, nonché al fine di liberare il mercato agroalimentare da limitazioni, per evitare ripercussioni sulla percezione della filiera della carne da parte dei consumatori e per indennizzare le aziende danneggiate.
(4-11245)

POLITICHE GIOVANILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BONOMO. — Al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   il servizio civile universale è finalizzato alla difesa non armata e nonviolenta della Patria, all'educazione alla pace tra i popoli, nonché alla promozione dei valori fondativi della Repubblica;

   compete alla Presidenza del Consiglio curare l'amministrazione e la programmazione annuale anche con riferimento all'individuazione delle risorse del Fondo nazionale, alimentato con le risorse derivanti dal bilancio dello Stato nonché da altre fonti pubbliche e private, comprese quelle comunitarie;

   fondamentale per il conseguimento delle finalità del servizio civile è lo strumento della programmazione degli interventi e delle iniziative portate avanti dagli enti iscritti all'Albo e del confronto nella sede di rappresentanza della Consulta nazionale del servizio civile universale, nel rispetto dei principi della partecipazione, della concertazione, della co-programmazione e della co-progettazione;

   negli ultimi mesi, tale spirito cooperativo e concertativo sembra essere stato significativamente messo in discussione da scelte unilaterali che hanno accentuato i problemi di un settore che ha già dovuto affrontare le conseguenze della riduzione delle risorse finanziarie, solo parzialmente compensate nell'ultimo anno, e, ovviamente, i condizionamenti derivanti dalla pandemia;

   tra le iniziative più controverse vi è quella inerente la decisione di ridurre drasticamente i giorni a disposizione degli enti per esperire la procedura di selezione dei volontari, portandoli a 37, rispetto ai 90 previsti in una prima ipotesi presentata agli enti solo pochi giorni prima e nonostante la netta contrarietà della Consulta. La conseguenza di tale scelta sarà inevitabilmente uno svilimento della procedura selettiva che si ridurrà a brevi colloqui con i candidati, con conseguente venir meno della qualità delle selezioni stesse e della soddisfazione dei volontari;

   tale scelta segue la decisione, altrettanto unilaterale, di sopprimere la programmazione dei piani annuali, quale preludio di una riorganizzazione della programmazione triennale. Il tutto senza assicurare a enti e volontari la corrispettiva e necessaria indicazione del budget a disposizione nei prossimi tre anni, così compromettendo la possibilità di programmare da parte degli enti la loro eventuale partecipazione al sistema del servizio civile per il prossimo triennio, potendo avere come unico riferimento finanziario quello relativo al primo anno;

   secondo quanto emerso in riunioni della Consulta nazionale, sarebbe di prossima adozione un provvedimento di modifica del decreto legislativo n. 40 del 2017 che introdurrebbe, al posto della valorizzazione di cui all'articolo 8, comma 1, la certificazione di competenze quale obbligo dei percorsi di tutoraggio, certificazione che naturalmente rappresenterebbe una qualifica importante per i volontari che si affacciano al mondo del lavoro, ma il cui onere verrebbe posto a carico degli enti, con il conseguente sforzo organizzativo che questa funzione comporterebbe, anziché riemettere tale compito alle regioni, che da sempre hanno competenza su questa materia;

   infine, anche la decisione, ancora una volta senza alcun confronto e condivisione con la Consulta, di istituire a L'Aquila, con disposizione della legge di bilancio, il Centro nazionale per il «quale sede delle attività connesse ai programmi e ai progetti per lo svolgimento del servizio civile universale, ha lo scopo di garantirne l'armonizzazione e il consolidamento dei processi organizzativi e formativi, nonché di potenziare l'acquisizione di competenze dei giovani operatori volontari del servizio civile». Una soluzione che potrebbe preludere alla realizzazione nel capoluogo abruzzese di un centro di formazione di volontari e operatori, che dovrebbero trasferirsi in Abruzzo per i giorni necessari e con gli inevitabili problemi organizzativi e finanziari che una soluzione del genere comporterebbe –:

   quali iniziative si intendano adottare per ripristinare la prassi del proficuo confronto e collaborazione con la Consulta, gli enti e i rappresentanti degli operatori volontari, nel rispetto delle norme istitutive del Servizio civile e per il raggiungimento delle finalità che hanno da sempre ispirato tale istituto.
(5-07431)


   COSTANZO. — Al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dal quotidiano La Voce Torino il 17 gennaio 2022, tre studenti di 15 anni sono stati denunciati a Torino dai carabinieri per furto aggravato di alcuni computer, la notte tra il 19 e il 20 ottobre, all'istituto «Primo Levi» del capoluogo torinese;

   il 16 gennaio l'Ansa riportava che a Nichelino (Torino) decine di ragazzi, in gran parte minorenni tra i 13 e i 16 anni, italiani e stranieri, hanno cercato di fronteggiarsi in un regolamento dei conti dopo essersi dati appuntamento sui social. Soltanto l'intervento dei carabinieri ha evitato che due bande si scontrassero nei pressi del parcheggio di un supermercato. Sono stati una cinquantina i giovani identificati, che i militari dell'Arma sottoporranno ora ad approfondimenti investigativi;

   come riportato da La Stampa in data 15 gennaio, in riferimento alla «notte di terrore» di Milano, quando a capodanno due ragazze di 19 anni sono state molestate e aggredite da quattro o cinque ragazzi nordafricani di Torino, cui poi si sono aggiunte le percosse di altri 40-50 ragazzi, il gip di Milano Raffaella Mascarino ha convalidato il fermo e disposto la custodia in carcere per il 18enne egiziano Mahmoud Ibrahim, uno dei «registi» delle violenze sessuali di gruppo, assieme ad Abdallah Bouguedra, il 21enne, bloccato a Torino, che deve rimanere in carcere;

   gli assalti del branco della notte di capodanno in piazza del Duomo a Milano sono stati portati avanti «con una carica di violenza così brutale che solo grazie all'intervento fortuito di alcuni soccorritori» non ci sono state «conseguenze ulteriori e più gravi»; ecco il contenuto del documento di convalida del gip di Milano;

   nonostante le prove schiaccianti a loro carico, secondo quanto riportato da Il Giornale in data 12 gennaio, i genitori del 21enne, italiano di seconda generazione di origine nordafricana, hanno dichiarato «Nostro figlio è un bravo ragazzo, non ha fatto nulla. Lasciateci in pace o chiamiamo i carabinieri»;

   come riportato nell'approfondimento di Karima Moual su Repubblica in data 13 gennaio «Negli ultimi anni sta emergendo sotto traccia una cronaca che ci evidenzia come stia crescendo in alcuni quartieri delle nostre città, una generazione soprattutto maschile arrabbiata, rancorosa con le sue origini e con il Paese ospitante e che nella piccola criminalità e nell'illegalità sta trovando casa nel disinteresse totale, quando invece bisognerebbe allarmarsi, perché stiamo rischiando di perdere un'importante generazione di nuovi italiani, permettendo la crescita di una bomba sociale»;

   Chiara Valerio, su Repubblica dell'11 gennaio, afferma che «poiché l'aspetto è culturale andrebbe combattuto con gli strumenti che la Costituzione mette a disposizione (l'istruzione pubblica) e con quelli possibili nell'industria culturale»;

   dai fatti citati emerge chiaramente la necessità di lavorare sul disagio giovanile di una generazione di giovani che sempre più spesso si uniscono e si strutturano attorno a comportamenti violenti. «E sono le gang – sostiene ancora Moual su Repubblica – le bande di giovani di seconda generazione che girano in gruppo e sembrano non aver nulla da perdere, ma hanno al centro dei loro obiettivi solo ciò che non possono possedere, e lo fanno costi quel che costi. Provengono da famiglie che vivono il disagio sociale ed economico che ha segnato soprattutto loro in questi ultimi anni (quelli che più hanno perso il lavoro durante la crisi e il reddito, quelli che gonfiano i rapporti sulla povertà annuale), e al quale nessuno ha saputo rispondere»;

   è fondamentale che le istituzioni aiutino la scuola e la famiglia a contenere l'aumento del disagio minorile –:

   quali urgenti iniziative, di tipo sociale ed educativo, intenda adottare per prevenire le forme di violenza e di sopraffazione giovanile esposte in premessa.
(5-07441)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COSTANZO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   venerdì 28 gennaio 2022, giorno di sciopero indetto dal sindacato degli infermieri Nursind, si è svolta in piazza Castello a Torino una manifestazione per difendere le ragioni degli infermieri, che ha portato in piazza 250 piemontesi, rappresentanti della categoria e riuniti sotto lo slogan «Parole, promesse, zero fatti. Spremuti e ignorati» per denunciare le difficili condizioni di lavoro del personale sanitario;

   in Piemonte, secondo Nursind, occorrono assunzioni di almeno 4.000 infermieri per rispondere alle esigenza del territorio, anche in considerazione del perdurare dell'emergenza sanitaria per la pandemia da COVID-19 che non accenna a scemare;

   in una lettera aperta riportata dal quotidiano La Stampa in data 28 gennaio 20220, il Nursind accusa il Ministro Brunetta «di averci definiti eroi a inizio pandemia promettendo riconoscimenti mai arrivati; per favore ora ci eviti la retorica parlando di valorizzazione, carriera, sblocco turn-over»;

   quel che il sindacato Nursind lamenta sono condizioni di lavoro e contrattuali non sufficienti che indurrebbero il personale infermieristico formato in Italia e in Piemonte a emigrare all'estero dove le condizioni economiche sono migliori: «Gli infermieri sono una risorsa rara, non solo in Italia. Talmente ambiti che anche quelli formati dalle nostre università migrano all'estero, attratti da condizioni di lavoro migliori e stipendi più alti», ha spiegato Francesco Coppolella, della segreteria regionale Nursind;

   Coppolella spiega come gli infermieri italiani abbiano gli stipendi tra i più bassi d'Europa, si sobbarchino a loro spese l'assicurazione, la formazione e l'iscrizione all'ordine professionale. «Le condizioni di lavoro sono diventate inaccettabili. Da due anni non abbiamo vita al di fuori del lavoro»;

   come riportato da La Stampa in data 28 gennaio 2022, Giuseppe Summa, segretario provinciale del Nursind denuncia la «situazione ormai al limite della sopravvivenza. Questa pandemia ci ha travolto come uno tsunami e ha stravolto le nostre vite. Ormai siamo ben oltre il burnout, ben oltre la sindrome da stress post-traumatico e non ne possiamo più delle vostre parole, vogliamo solo fatti. Ovvero assunzioni, rispetto; riconoscimenti economici per straordinari che non si possono neppure raccontare. Molti di noi sono morti, molti si sono licenziati per non morire di stress e per accudire le proprie famiglie. Quanto potrà ancora andare avanti così?» –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere il Governo per garantire le assunzioni necessarie, i riconoscimenti economici promessi al personale infermieristico in virtù del forte stress dovuto alla pandemia, il pagamento degli straordinari, lo sblocco del turn-over.
(5-07440)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   GIULIODORI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il sistema di sorveglianza sanitaria per il COVID-19 è stato creato in seguito all'ordinanza del 27 febbraio 2020, n. 640, della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della protezione civile, che ha individuato nell'istituto superiore di sanità (Iss) l'istituzione deputata all'effettuazione della sorveglianza epidemiologica e nell'Istituto Nazionale Malattie Infettive «Lazzaro Spallanzani» l'ente incaricato della sorveglianza clinica;

   la trasparenza dei dati è fondamentale per il coinvolgimento della «comunità scientifica nel governo dell'epidemia», come sottolineato dall'Accademia dei Lincei nel documento «Dati pubblici, governo delle epidemie e democrazia», e per il controllo democratico dei cittadini sulle decisioni politiche in materia sanitaria;

   la pubblicazione di dati non coerenti rende complicato, se non impossibile, il confronto intertemporale per valutare l'efficacia delle scelte di politica sanitaria;

   negli ultimi bollettini della sorveglianza integrata COVID-19 pubblicati dall'Iss c'è una discordanza tra i dati relativi alla campagna vaccinale;

   infatti, il bollettino del 12 gennaio 2022 riporta che la popolazione ultraottantenne non vaccinata in data 25 dicembre 2021 ammontava a 203.668 persone (tabella A3), mentre il successivo report del 26 gennaio 2022 (tabella 5A) riporta che l'8 gennaio 2022 il medesimo gruppo ammontava a 214.083 unità;

   questo significherebbe che la popolazione non vaccinata è aumentata da una rilevazione all'altra, nonostante il proseguimento della campagna vaccinale;

   un'altra incongruenza riguarda i numeri della popolazione over-12 rilevata al 18 dicembre 2021 poiché lo stesso campione di riferimento è diverso in due report dell'Iss;

   nel rapporto del 19 gennaio i non vaccinati risultano 6.647.970 (tabella 5B) e i vaccinati con booster 8.104.259 (tabella 5B), mentre nel documento del 26 gennaio coloro che non hanno ricevuto nessuna dose di vaccino sono 6.710.026 (tabella 5C) e il numero dei vaccinati con booster è 8.107.388 (tabella 5C) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle incongruenze sopra riportate e se non ritenga di fornire tutti i dati «grezzi» in formato open data e machine readable così che possano essere utilizzati anche da ricercatori indipendenti, anche al fine di permettere di correggere tempestivamente eventuali errori contenuti nel report dell'Istituto superiore di sanità (Iss).
(3-02736)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 81 del 14 luglio 2020, recante «Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale», riconosce a tutti gli effetti la cefalea cronica come malattia invalidante;

   in particolare, la legge stabilisce che «la cefalea primaria cronica, accertata da almeno un anno nel paziente mediante diagnosi effettuata da uno specialista del settore presso un centro accreditato per la diagnosi e la cura delle cefalee che ne attesti l'effetto invalidante, è riconosciuta come malattia sociale nelle seguenti forme:

    emicrania cronica e ad alta frequenza;

    cefalea cronica quotidiana con o senza uso eccessivo di farmaci analgesici;

    cefalea a grappolo cronica;

    emicrania parossistica cronica;

    cefalea nevralgiforme unilaterale di breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione;

    emicrania continua»;

   la stessa legge dispone che, entro 180 giorni dalla sua entrata in vigore il Ministro della salute deve adottare un decreto «previa intesa sancita in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano» al fine di individuare, senza nuovi o maggiori oneri per le casse dello Stato, progetti specifici il cui scopo è quello di sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea e individuare modi e criteri con cui le regioni attueranno detti progetti;

   a tutt'oggi, nonostante siano abbondantemente passati i 180 giorni, il decreto attuativo non ha ancora visto la luce;

   in Italia sono circa 8 milioni le persone che soffrono di cefalea cronica, con gravi ripercussioni nella sfera personale e professionale –:

   alla luce dei fatti sopradescritti a che punto sia l'iter di approvazione del decreto attuativo della legge n. 81 del 2020 e quali iniziative urgenti intenda adottare affinché il decreto possa essere celermente adottato tutelando così quei circa 8 milioni di persone che quotidianamente soffrono di cefalea cronica.
(5-07427)


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la dermatite atopica è una malattia infiammatoria, sistemica e cronica della pelle che insorge, solitamente, durante l'infanzia ed è spesso associata alla comparsa di altre malattie atopiche, quali asma, rinite allergica, congiuntivite allergica e allergie alimentari;

   questa malattia ha una prevalenza nella popolazione fino al 20 per cento; dal punto di vista epidemiologico, nel contesto italiano, il dato di prevalenza della patologia è compreso tra il 2-10 per cento per gli adulti, mentre la prevalenza varia dall'8 al 13 per cento per gli adolescenti con uno 0,4 per le forme severe; considerando la severità di malattia, le forme lievi rappresentano tra il 51,8-84,6 per cento del totale, le forme moderate tra il 15,4-29,6 per cento, mentre le forme severe tra il 3,4-18,5 per cento;

   la manifestazione più comune di dermatite atopica è l'eruzione cutanea; il burden associato alle forme moderato-severe di malattia è molto elevato e comprende prurito, dolore cutaneo, disturbi del sonno, disagi a livello psicologico (ansia, depressione, ideazione suicidaria) e un notevole impatto economico dovuto ai costi diretti e indiretti;

   data la natura cronica della, malattia, il trattamento a lungo termine dovrebbe tener conto di un'adeguata gestione che sia in grado di massimizzare gli outcome positivi, senza impattare sulla sicurezza;

   le cure prevedono l'utilizzo di farmaci topici, quali emollienti/idratanti come terapia di base, oltre a corticosteroidi e inibitori della calcineurina topici, impiegati nelle forme acute;

   la dermatite atopica, sebbene sia riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale quale malattia cronica, non è presente nel piano nazionale della cronicità: l'inserimento faciliterebbe un omogeneo sviluppo ed applicazione dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali, soprattutto per i pazienti affetti dalle forme più severe e, al contempo, agevolerebbe la definizione di percorsi di presa in carico, gestione e cura del paziente strutturati e capaci di avvalersi delle novità terapeutiche disponibili –:

   quali iniziative intenda assumere affinché la dermatite atopica sia inserita nel piano nazionale della cronicità, al fine di garantire una migliore presa in carico dei pazienti, uniformità ed equità di accesso alle cure.
(5-07446)


   MICELI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è dedicata alla sanità e si articola in due componenti principali – il potenziamento dell'assistenza territoriale tramite la creazione di nuove strutture (come ospedali di comunità e case della comunità), rafforzamento dell'assistenza domiciliare e lo sviluppo della telemedicina, da un lato, e la digitalizzazione e il rafforzamento del capitale umano del Servizio sanitario nazionale attraverso il potenziamento della ricerca e della formazione, dall'altro – grazie ad uno stanziamento complessivo di oltre 20 miliardi di euro;

   nel dicembre 2021, con decreto del Ministro della salute, d'intesa con le regioni, è stata approvata la ripartizione programmatica delle risorse e alla Regione siciliana sono stati assegnati fondi per circa 800 milioni di euro per il potenziamento dell'assistenza sanitaria territoriale tramite la creazione di nuove strutture;

   dopo essere state definite a livello nazionale le linee guida, gli indicatori di risultato e i target, spetta alle regioni produrre un piano contenente le indicazioni programmatiche per il proprio territorio rispetto i macro-obiettivi evidenziati dal Pnrr in base alle risorse ad esse assegnate;

   mediante la piattaforma dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), entro il 28 febbraio 2022 le regioni dovranno perfezionare i piani operativi regionali ed entro il prossimo 31 maggio dovranno sottoscrivere i contratti istituzionali di sviluppo (Cis) e tali date rappresentano le scadenze che ogni regione deve necessariamente assicurare al fine di garantire il raggiungimento della Milestone MLS (EU) del 30 giugno 2022, che prevede la sottoscrizione dei Cts, da parte di tutte le regioni, condizione necessaria per l'erogazione delle risorse;

   secondo organi di stampa, l'assessore alla salute della Regione siciliana avrebbe formalizzato alcune proposte progettuali senza preventivamente coinvolgere in un processo partecipativo né la competente Commissione permanente dell'Assemblea regionale siciliana, né le Amministrazioni territoriali e sanitarie coinvolte, né le professioni sanitarie, né le parti sociali;

   ad avviso dell'interrogante, i fondi del Pnrr rappresentano una grande opportunità per la Sicilia e, in particolar modo, per il comparto della sanità dell'isola e il loro utilizzo deve essere programmato in modo il più possibile partecipato e condiviso –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa;

   se e quali proposte progettuali siano state presentate dalla Regione siciliana al Ministro interrogato ovvero all'Agenas in relazione alle misure di cui alla Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, nell'immediato, per garantire il più ampio coinvolgimento nella definizione dei progetti di cui in premessa di tutte le parti istituzionali, professionali e sociali interessate.
(5-07451)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MOLLICONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la leishmaniosi è una grave malattia parassitaria presente in maniera endemica in tutto il mondo, nel bacino del Mediterraneo, Italia compresa ed è in continua espansione;

   è una zoonosi (malattia che può passare dall'animale all'uomo) trasmessa da un flebotomo;

   l'Organizzazione mondiale della sanità ne ha raccomandato il monitoraggio e tracciato le linee guida data la sua pericolosità;

   colpisce il cane, (circa il 40 per cento ne è affetto in Italia), ma anche roditori ed altra fauna selvatica. Nei cani provoca un'altissima percentuale di morti, dovuta alla mancanza di cure efficaci e risolutive, questo per l'impossibilità di somministrare un nuovo farmaco già esistente che potrebbe salvare la vita dei poveri animali, che muoiono tra mille sofferenze. È dal 2019 che è stato scoperto un farmaco efficace che la combatte;

   il team internazionale di ricercatori, coordinato dalla professoressa Maria Paola Costi, direttrice del dipartimento di scienze della vita dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, ha elaborato la formula del farmaco. Questo importante risultato scientifico era l'obiettivo del progetto «New Medicines for Trypanosomatidic infections», finanziato dalla Commissione europea con quasi 6 milioni di euro;

   l'equipe dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ha individuato un farmaco (drug lead) NMT-A02 che si è dimostrato efficace contro la leishmaniosi in tre animali (topo, criceto e cane);

   si rende noto che NMT-A02, testato in tutte le specie, come spiega la stessa professoressa Maria Paola Costi dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ha evidenziato tossicità inferiore al farmaco attualmente più usato, il Milteforan;

   si è dimostrato sui cani il superamento dei segni clinici dell'infezione e l'assoluta assenza di recidive dopo due anni;

   le costanti ricerche sulla letteratura della leishmaniosi riportano Progetto di ricerca multicentrico finanziato dalla Commissione europea «New medicines for trypanosomatidic infections» che ha portato alla scoperta del NMT-A02 sostanza molto efficace per la cura della leishmaniosi. Tale farmaco è stato testato dal 2018-2019 su cani affetti da questa malattia, con ottimi risultati –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, al fine di pervenire all'autorizzazione del farmaco NMT-A02 ad uso veterinario.
(4-11185)


   SCANU. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come purtroppo anticipato ed annunciato più volte la gravissima situazione dell'Ospedale San Martino di Oristano sta portando alla chiusura del reparto di pediatria;

   l'acuta carenza di organico che si protrae da anni e che sta portando all'ineluttabile smantellamento di uno dei più grandi nosocomi della Sardegna trova conferma nella inoperatività della diabetologia pediatrica per il venir meno dell'ultimo diabetologo, cessato dal servizio poco prima dell'inizio dell'anno;

   attualmente 150 bambini affetti da diabete sono rimasti privi di assistenza di cui circa 40 utilizzatori di microinfusore costretti a dover ricorrere all'intervento di pediatri diabetologi esperti presenti nei soli centri di Ozieri, Iglesias o Cagliari con un evidente aggravio di costi e dispendio di tempo a carico delle famiglie;

   il problema non riguarda solo i pazienti che hanno il microinfusore, ma anche i piccoli pazienti in terapia multiniettiva; infatti, il servizio di pediatria non viene garantito dunque non vi è la possibilità di avere certezza sulla frequenza e la tempistica delle visite di controllo, ma soprattutto questa drammatica situazione non consente in casi di emergenza di intervenire con tempestività sui piccoli pazienti;

   nonostante gli appelli e le richieste formali avanzate dalle categorie di medici del territorio, dalle famiglie e dalla popolazione, nessun intervento è stato fatto dall'autorità sanitaria regionale a cui è stato chiesto di mantenere operativo, per almeno cinque giorni la settimana, l'ambulatorio della diabetologia (così come stabilito dalla normativa regionale), attraverso il supporto dei pediatri diabetologi presenti negli altri centri dell'isola con una rotazione ad hoc tra essi, e di riorganizzare in maniera stabile il centro di pediatria –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza e in raccordo con la regione, per garantire il servizio di diabetologia dell'Ospedale San Martino.
(4-11186)


   DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Centro nazionale trapianti (Cnt), istituito con la legge 1° aprile 1999, n. 91, presso l'istituto superiore si sanità è l'organismo tecnico-scientifico preposto al coordinamento della Rete nazionale trapianti di cui si avvalgono ii Ministero dalla salute, le regioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano ed opera secondo le linee di indirizzo e programmazione fornite dallo stesso Ministero della salute, d'intesa con le regioni e le province autonome;

   nonostante tale inquadramento giuridico, attualmente il Cnt ha come unici interlocutori i centri regionali e le società scientifiche, ma a quanto consta all'interrogante, non intrattiene alcun contatto regolare né con il Ministero della salute né con le regioni, mancando così quella necessaria spinta politica nazionale che una materia così delicata richiede;

   in particolare, la politica del Cnt si trova ad essere condizionata, ad avviso dell'interrogante, da alcune regioni quali Lombardia, Veneto, Piemonte e Toscana, dalla Società italiana trapianti di organo e dai centri chirurgici più forti, che comunque non risparmiano allo stesso, nel contempo, aspre critiche, facendo sì che il sistema nazionale istituito dalla legge n. 91 del 1999 oggi appare molto debole e lo stesso Cnt sembra non avere progetti costruttivi concreti né una visione precisa del futuro;

   nell'ultimo report pubblicato ai primi di gennaio 2022 si evince che nel 2021 il tasso di donazione è risalito a 22,9 donatori per milione di abitanti, meglio del 2020 (20,5) e del 2019 (22,8) ben lontani comunque dal 23,7 del 2017;

   inoltre, le regioni del Centro-Sud restano ancora molto indietro rispetto a quelle settentrionali anche se si nota un recupero in particolare della Basilicata (che sale da 5,3 a 18,1), dell'Abruzzo (+8,6) e di Puglia e Sicilia (+5,4);

   per quanto attiene ai trapianti nel 2021 ne sono stati eseguiti 3.778, 341 in più rispetto al 2020 (+9, 9 per cento), ma i dati sono comunicati solo su base regionale, senza riferimenti alla popolazione. In tale situazione è evidente che la Lombardia, che ha un dato mediocre sulle donazioni, figura al primo posto per i trapianti, semplicemente perché la Lombardia ha il doppio degli abitanti;

   solo i trapianti di fegato sono in aumento, gli altri sono sui livelli degli anni precedenti escluso il 2020 (anno di crisi) o su livelli inferiori. In particolare, il trapianto di rene, in Italia, ha un numero complessivo esiguo e molto inferiore proporzionalmente a quello dei principali Paesi europei. Fa eccezione il trapianto di pancreas, la cui percentuale in termini assoluti è minima che, seppur aumentata è comunque inferiore a quella degli anni precedenti;

   in definitiva, il numero assoluto dei trapianti e delle donazioni che, nel 2021 è tornato a livelli pre-Covid del 2018-2019, è comunque ancora lontano dai numeri del 2017;

   sicuramente, il calo delle donazioni e dei trapianti non può essere ascrivibile unicamente alla pandemia ma anche ad una necessaria revisione di tutta la normativa, prima fra tutte la legge n. 91 del 1999 –:

   se non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza volte ad approfondire la correttezza delle iniziative e delle procedure adottate dall'attuale Centro nazionale trapianti;

   se non ritenga necessario predisporre un'iniziativa normativa volta alla revisione complessiva della materia dei trapianti;

   se non ritenga necessario attivare urgentemente campagne informative sulla possibilità, e sull'utilità di dare il proprio consenso alla donazione degli organi, quale elemento fondamentale per salvare vite umane, visto che da circa 10 anni non vengono effettuate con determinazione.
(4-11198)


   FRATOIANNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dalla cronaca locale si apprende che, a Fermo, i reparti di malattie infettive e le rianimazioni sarebbero saturi;

   il pronto soccorso dell'ospedale Murri è in grande sofferenza e il numero di pazienti contemporaneamente presenti all'interno senza che si potesse trovare una sistemazione alternativa (dato che il reparto Covid è attualmente pieno) ha causato momenti di tensione;

   il personale medico-sanitario, grazie ad un impagabile impegno, è in costante lavoro per fronteggiare le situazioni critiche dettate da carenze organiche e di posti letto che si sommano all'emergenza pandemica;

   il segretario regionale della Cisl nelle Marche ha denunciato, in una lettera inviata al prefetto di Fermo, una serie di intollerabili carenze riscontrate nella sanità fermana, a partire dalla carenza di organico, riconducibile non solo all'area sanitaria-assistenziale, ma anche a quella tecnica e amministrativa, aggravata da lentezze ed omissioni da parte del livello decisionale locale, aziendale centrale e regionale che continua da anni;

   tale situazione può portare, a breve termine, all'impossibilità di garantire i livelli minimi delle prestazioni a pazienti e cittadini;

   la carenza effettiva di infermieri è di circa 20 unità (150.000 ore in meno di tempo assistenziale all'anno);

   a tale grave carenza si sommano le circa 25 unità infermieristiche sospese perché non in regola con i vaccini e le legittime assenze per contagi, malattie, aspettative, congedi, maternità;

   il numero di infermieri non a disposizione per il servizio attivo nei reparti, sfiora dunque le 100 unità; gli Oss sospesi sono circa 15 e altrettanti sono assenti perché in quarantena;

   si riscontrano carenze anche tra i tecnici di laboratorio e di radiologia e al Centro trasfusionale del Murri, servizio indispensabile per garantire l'emergenza e la regolare attività operatoria;

   tale situazione sopra descritta, insieme alla carenza di medici, potrebbe determinare la paralisi del servizio trasfusionale di Fermo;

   la direzione avrebbe deciso di utilizzare l'istituto dell'ordine di servizio per reperire medici dai reparti per coprire le guardie al pronto soccorso, oltre all'apporto delle cooperative, che fornisce però medici non formati e senza esperienza nella gestione dell'emergenza-urgenza sanitaria, con compensi che arriverebbero ai 90 euro/orari;

   tale esborso potrebbe, invece, coprire, almeno in parte, i costi per assumere stabilmente personale medico formato e dedicato;

   sono 22 i medici previsti in organico, ma attualmente ve ne sono solo 4, di cui uno sarebbe in procinto di dimettersi;

   tale scelta sul pronto soccorso rischia di non garantire che tutti i medici di turno abbiano la necessaria esperienza per assicurare il miglior intervento possibile in ogni situazione;

   l'Obi (osservazione breve intensiva), prevista dalla normativa, è stata riconvertita in reparto Covid all'inizio della pandemia e non più riaperta;

   un dipartimento di emergenza urgenza di primo livello (come è classificata la struttura ospedaliera di Fermo) dovrebbe, invece, averla, essendo un utile strumento di mediazione tra ospedale e pronto soccorso (con letti e personale dedicato, in stretto contatto col pronto soccorso);

   in essa i pazienti possono stazionare fino a 48 ore, in attesa di essere dimessi o ricoverati in reparto di degenza;

   le assistenti sanitarie, che da due anni svolgono il lavoro di responsabili del tracciamento, sono rimaste in 5 dalle 9 unità iniziali e l'Asur avrebbe chiamato i tecnici della prevenzione a supportare il loro lavoro, sottraendo quindi risorse alle importanti e indispensabili attività di controllo nei cantieri e nei luoghi di lavoro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con la regione, intenda assumere affinché la situazione emergenziale sopra descritta venga rapidamente superata, così da garantire il pieno esercizio del diritto primario alla salute a tutti i cittadini e le cittadine di Fermo e consentire a medici, infermieri, operatori socio-sanitari condizioni di lavoro più dignitose.
(4-11210)


   PRETTO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con regio decreto n. 147 del 9 gennaio 1927, recante «Approvazione speciale per l'impiego dei gas tossici» ancora in vigore, più precisamente all'articolo 15, viene prevista la figura aziendale di un «Direttore Tecnico Gas Tossici», il quale per essere nominato deve rispondere a determinati requisiti tra cui: laurea in chimica o in chimica e farmacia o in chimica industriale o in ingegneria chimica;

   tra le figure atte a ricoprire tale ruolo sono quindi assenti i professionisti esperti in impianti chimici quali i periti industriali con specializzazione in chimica, dei quali è stato istituito l'albo successivamente al regio decreto n. 147 del 1927;

   il direttore tecnico ha degli obblighi e delle responsabilità ben precise e deve mettere in atto tutta una serie di azioni che permettano di ridurre al minimo e di scongiurare possibili situazioni di emergenza che possano arrecare danni a persone o all'ambiente circostante;

   successivamente all'approvazione del regolamento speciale sopra citato, negli anni sono state emanate diverse disposizioni, su tutte il decreto ministeriale del 9 maggio 1927: «Approvazione di disposizioni concernenti l'impiego dei gas tossici di cui al regolamento approvato con regio decreto del 9 gennaio 1927, n. 147», e il decreto del Presidente della Repubblica 10 giugno 1955, n. 854, recante «Decentramento dei servizi dell'Alto Commissariato per l'igiene e la sanità pubblica», con le quali sono state apportate importanti modifiche, quali l'abrogazione di organi o l'abolizione di figure originariamente previste nella composizione delle commissioni provinciali;

   ad oggi, si interpreta in maniera letterale il dettato dell'articolo 15 del regio decreto n. 147 del 9 gennaio 1927 e si considera che il direttore tecnico gas tossici debba necessariamente essere dottore in chimica o in chimica e farmacia o in chimica industriale ovvero a un laureato in ingegneria chimica;

   le competenze dei periti chimici, ovvero periti industriali con specializzazione in chimica, tra cui competenza nelle attività di analisi e test di laboratorio, conoscenza delle caratteristiche chimico-fisiche di elementi e sostanze, capacità di utilizzo degli strumenti specifici per le analisi chimiche sia tradizionali che computerizzati, sono da ritenersi sufficienti a quelle necessarie per l'espletamento della funzione de quo e, ove necessario, possono essere integrate da altre ancora più specifiche che il candidato potrà ottenere frequentando eventualmente un corso di formazione specifico. Inoltre, l'accesso alla qualifica di perito industriale, ai sensi della legge n. 89 del 2016, è ora concesso ai soli possessori di laurea triennale in chimica o ingegneria chimica o chimica industriale o titoli equipollenti –:

   se, alla luce delle numerose modifiche intervenute nei curriculum di istruzione secondaria e terziaria in Italia dal 1927 ad oggi, i Ministri interrogati non ritengano necessario adottare iniziative per modificare la disciplina in questione e prevedere la possibilità di ricoprire il ruolo di «Direttore Tecnico Gas Tossici» anche per i periti industriali con specializzazione in chimica che, eventualmente, dimostrino di aver frequentato con profitto uno specifico corso di formazione in ambito regionale.
(4-11211)


   VALLASCAS. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Sardegna è la regione del Mediterraneo «con la più alta incidenza dei portatori sani di beta-talassemia, la cui frequenza media è di circa l'11 per cento. Il numero di malati in Italia è di 5-6.000 ed in Sardegna circa 1.000»;

   la talassemia è una malattia ereditaria del sangue ed è caratterizzata da un'anemia cronica dovuta alla sintesi ridotta o assente di una delle catene polipeptidiche (alfa o beta) presenti nella molecola dell'emoglobina, proteina responsabile del trasporto di ossigeno attraverso tutto l'organismo;

   il trattamento standard si basa su ripetute trasfusioni di sangue, ogni 15-20 giorni, e viene viene avviato in tenera età, portato avanti per tutta la vita, e associato all'impiego di numerosi altri farmaci di supporto, tra cui, prima di tutto, i cosiddetti «agenti chelanti»;

   in Sardegna, il punto di riferimento regionale per lo studio e la cura delle patologie correlate alla talassemia è l'Ospedale pediatrico microcitemico «Antonio Cao», che, ha in cura 450/500 pazienti che necessitano periodicamente di essere trasfusi;

   alcuni organi di stampa hanno riferito di numerosi gravi disagi cui vanno incontro i pazienti talassemici nella struttura ospedaliera, a causa della cronica carenza di sangue, della mancanza di personale medico e infermieristico e della totale inadeguatezza delle sale dedicate ai pazienti risultati positivi al test COVID-19;

   è il caso di segnalare che l'Unione Sarda del 17 gennaio 2022 ha riferito che «da mesi le persone con Talassemia di tutta la Sardegna stanno subendo gli effetti di numerosi disservizi, in particolare per i 450 pazienti dell'Ospedale Microcitemico di Cagliari si ripetono continui rinvii delle terapie trasfusionali»;

   in particolare, secondo l'associazione TalassAzione «Malgrado la dedizione e l'impegno degli operatori sanitari, la grave carenza di organico dei centri trasfusionali, a cui non pare si riesca a trovare soluzione, sta mettendo in ginocchio un opportuno approvvigionamento di sangue per il fabbisogno dell'intera popolazione sarda»;

   questa situazione è particolarmente penalizzante per coloro che si devono sottoporre a una trasfusione di sangue ogni 15-20 giorni, e sono costretti, in attesa del trattamento, a vivere nell'incertezza e nell'impossibilità di programmare le attività quotidiane, studio, lavoro, famiglia: tutti elementi che minano la serenità e il benessere di pazienti, piccoli e grandi, e delle loro famiglie;

   questa situazione è aggravata dalla pandemia e dalle misure disposte per contenere la diffusione del COVID-19, tra le quali a quanto consta all'interrogante, acquista particolare rilevanza l'allestimento di una sala trasfusioni per i pazienti risultati positivi, ricavata all'interno di un «tendone», condiviso con altri reparti, privo di riscaldamento, servizi e privacy, installato all'esterno della struttura;

   è il caso di osservare che una trasfusione ha una durata media di tre ore che possono prolungarsi per effetto dei tempi necessari per gli esami preliminari, il rilascio delle certificazioni o per l'attesa delle sacche di sangue che, come detto, sono carenti soprattutto in questo periodo, tutte condizioni che non sembrerebbero affatto adatte alle condizioni di salute dei pazienti talassemici;

   da quanto esposto, emerge una situazione inaccettabile sotto il profilo della tutela della salute, della qualità di vita e della stessa dignità dei pazienti –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per garantire adeguati trattamenti sanitari, con un numero congruo di personale medico e infermieristico, ai pazienti talassemici della Sardegna, nonché il rispetto dei requisiti di sicurezza e qualità delle sale trasfusione del microcitemico di Cagliari, con particolare riguardo alle sale dedicate ai pazienti risultati positivi al COVID-19, a garanzia della salute e nel rispetto della dignità dei pazienti.
(4-11219)


   RUGGIERO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Corte dei conti, con deliberazione del 30 dicembre 2021 n. 23/2021/G, ha condotto un'indagine sull'utilizzo dei fondi stanziati dalla Stato per il contrasto al gioco d'azzardo patologico;

   il Fondo per la gestione del gioco d'azzardo patologico, è stato istituito dall'articolo 1, comma 946, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato» (legge di stabilità 2016), presso il Ministero della salute, ed è finalizzato a contrastare gli effetti patologici derivanti dalle attività di gioco compulsivo che ha raggiunto un livello di allarme sociale e sanitario, tale da indurre il legislatore nazionale e quello regionale, a prevedere una serie di interventi normativi, diretti a contrastare gli effetti espansivi del fenomeno denominato ludopatia o disturbo da gioco d'azzardo e che ha avuto il suo punto di svolta nel decreto-legge n. 158 del 2012 (decreto Balduzzi);

   la legge di stabilità per il 2015 ha inoltre, istituito, come organo consultivo del Ministero, un Osservatorio al fine di provvedere al monitoraggio e all'aggiornamento, sulla base delle evidenze scientifiche, delle linee di azione per la prevenzione, cura e riabilitazione delle persone affette dal Gap;

   tale assetto normativo è integrato dalle azioni degli enti regionali, che hanno ripreso e, talvolta arricchito, nella rispettiva legislazione, quanto delineato dal legislatore nazionale, nell'attuazione degli indirizzi definiti dalla regione e delle loro funzioni in materia di contrasto al gioco patologico;

   la predetta indagine condotta dalla Corte dei conti ha, tuttavia, evidenziato, tra le altre, una rilevante criticità, rappresentata dalla difficoltà di rilevazione dei dati epidemiologici, considerato che, allo stato attuale, non si ha un quadro reale dell'entità dei malati in cura presso le strutture ambulatoriali, quanti presso le strutture residenziali e semiresidenziali;

   una migliore e puntuale conoscenza dei dati appare, infatti, essenziale sia per la quantificazione delle risorse da riportare al numero di casi effettivamente registrati che per una più efficace programmazione centrale e territoriale;

   si è, inoltre, evidenziato, che ogni regione segue, secondo criteri differenziati, i vari protocolli di intervento in materia di cura dei soggetti colpiti da ludopatia ed alcune regioni, invece, si limitano al trattamento da sostanze stupefacenti trascurando quello riguardante i soggetti affetti da disturbo da gioco d'azzardo –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire, per quanto di competenza, quale sia stato il lavoro svolto dalle regioni in merito a quanto indicato in premessa e se intenda valutare la possibilità di prevedere attività di formazione di tutti gli operatori coinvolti nella tematica dei servizi, al fine di costruire un protocollo nazionale di intervento in materia di cura dei soggetti colpiti da ludopatia;

   se intenda fornire i dati epidemiologici in possesso delle singole regioni al fine di una corretta valutazione e di un dimensionamento del problema del gioco d'azzardo e se intenda valutare la possibilità di adottare iniziative di competenza per prevedere che i dati in possesso delle regioni vengano diffusi con cadenza semestrale.
(4-11222)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni stanno emergendo tutte le incongruenze dovute alla scelta del Governo italiano di introdurre normative più stringenti in materia di green pass rispetto alle altre nazioni europee;

   a farne particolarmente le spese sono i turisti provenienti dall'estero o in procinto di partire per l'Italia;

   ai primi che hanno completato il ciclo vaccinale e sono adempienti alle normative nazionali di riferimento viene negato, qualora non siano nella condizione richiesta dalla normativa italiana, di poter compiere le normali esperienze ricercate da un turista in Italia come bere un caffè al bancone di un bar, sedersi a un tavolino, accedere a mostre e musei, utilizzare gli impianti di risalita;

   i secondi, invece, o si sottopongono al richiamo vaccinale se possibile o previsto oppure, molto più semplicemente, annullano il loro viaggio in Italia;

   giova ricordare che, alla base della scelta del Governo di introdurre il pass vaccinale, vi era anche l'intenzione di favorire la ripresa del turismo e del settore ho.re.ca., ma, stando a quanto avviene, la misura si sta tramutando in un mancato introito per gli operatori italiani di settore e in un'opportunità per gli operatori di Paesi stranieri, una sorta di «gold plating» che contribuisce a rallentare la ripresa economica della Nazione;

   in un articolo del 31 gennaio 2022, il giornalista Oliver Smith spiegava sul «The Telegraph» i motivi per cui conviene ai britannici, ad esempio una famiglia con figli non vaccinati, visitare la Scandinavia invece di passare le vacanze in Spagna, Francia e Italia proprio per le differenze sostanziali in termini di attività ammesse o negate a seconda del proprio status vaccinale;

   l'interrogante, in prima persona, ha avuto modo di assistere all'incredulità di un turista con green pass valido nella sua nazione al quale veniva negato un caffè al bancone di un noto bar di Roma perché l'applicativo di verifica della certificazione dava esito negativo;

   giova constatare che, ad oggi, non è presente alcuna normativa esplicita per gli stranieri, tanto nel senso di estendere la richiesta di super green pass anche a questi, tanto nel prevedere apposite eccezioni al fine di incentivare il turismo e, per tali motivi, l'applicazione delle normative vigenti sembrerebbe avvenire per semplice analogia;

   pertanto, davanti alla richiesta di certezza da parte degli operatori di settore che provano a capire cosa possono e cosa non possono fare con i turisti stranieri, appare opportuno avviare una seria riflessione sulla necessità prevedere eccezioni almeno per i turisti che rispettano le prescrizioni minime europee sulla certificazione verde –:

   quali siano le intenzioni del Governo in merito alla problematica richiamata in premessa e se intenda adottare una o più iniziative normative per esentare gli stranieri dall'obbligo di super green pass.
(4-11224)


   SAPIA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 2010 la Calabria è commissariata dal governo per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale;

   di recente il presidente della Regione Calabria, onorevole Roberto Occhiuto, è stato nominato commissario del Governo ad acta;

   in un articolo pubblicato il 2 febbraio 2022 dalla testata on-line Corriere della Calabria e intitolato «Villa Sant'Anna, “crediti non dovuti ceduti a una società”: inchiesta contabile sull'Asp di Catanzaro», si racconta un caso riguardante la struttura accreditata Villa Sant'Anna;

   in particolare, nove procedure esecutive «non opposte» avrebbero contribuito «a depauperare le casse dell'Asp di Catanzaro di un ammontare pari a 17 milioni 648 mila euro», sicché, riporta l'articolo summenzionato, la procura contabile ha citato «in giudizio Villa Sant'Anna spa», l'«ex legale rappresentante della casa di cura e una serie di manager dell'Azienda sanitaria le cui condotte avrebbero concorso a quello che i magistrati presentano come un disastro per le casse pubbliche»; la contestazione, precisa l'articolo «riguarda la cessione di crediti già soddisfatti o non dovuti e la mancata opposizione a procedure esecutive concernenti tali indebiti crediti»;

   le indagini della Guardia di finanza, secondo quanto riportato nell'atto di citazione, avrebbero fatto emergere, prosegue l'articolo, «una condotta illecita produttiva di un ingente danno erariale in pregiudizio del Sistema sanitario regionale e, segnatamente, delle risorse patrimoniali dell'Asp di Catanzaro»;

   ciò, specifica l'articolo, sarebbe avvenuto «a seguito del pagamento di crediti già soddisfatti o non dovuti, indebitamente ceduti a una società di cartolarizzazione, per poi essere azionati in procedure esecutive cui i competenti soggetti responsabili dell'Asp non si sono opposti»;

   l'ipotesi, per quanto ricostruito nell'articolo, è che «il management della clinica dell'epoca avrebbe saputo che quei crediti non erano dovuti e, nonostante tutto, li avrebbe “ceduti pro soluto a una società veicolo di cartolarizzazione, peraltro sovrastimandoli” in modo da incassare 8 milioni 396 mila euro, cioè circa il 90 per cento dell'entità delle somme», il che «avrebbe innescato le procedure esecutive attivate dalla società a cui i presunti crediti erano stati ceduti, la Opera SPV»;

   ancora, si legge nell'articolo, le «operazioni di recupero sarebbero, poi, state “poste in essere con dinamiche processuali volte a disorientare il debitore e a moltiplicare gli importi – già di per sé non dovuti – pretesi”», arrivando alla cifra di 17 milioni 648 mila euro;

   la Corte dei conti ha segnalato, continua l'articolo, «la condotta omissiva» dei «direttori responsabili pro tempore dell'Unità operative Affari generali e legali dell'Asp di Catanzaro», rimasti «inerti» davanti alle richieste, piuttosto che «interporre opposizione e intervenire nei giudizi» per fermare le nove procedure esecutive;

   inoltre, la Corte dei conti ha contestato anche la «condotta omissiva per colpa grave» dei direttori generali-commissari straordinari e del responsabile dell'Uo Gestione risorse economico-finanziarie dell'Asp di Catanzaro, che avrebbe «abdicato totalmente ai doveri di vigilanza e controllo»;

   la verifica delle opposizioni rispetto alle procedure esecutive e dei bilanci delle aziende del Servizio sanitario della Calabria sono essenziali per il rientro dal disavanzo sanitario regionale, atteso quanto sopra riassunto e considerato che la mancata approvazione di bilanci relativi a numerosi esercizi del passato, specie per quanto riguarda l'Asp di Reggio Calabria e l'Asp di Cosenza, rappresenta un grave limite per la tutela del diritto alla salute dei residenti in Calabria –:

   se non ritengano di assumere, con urgenza, iniziative di competenza per coadiuvare il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari con personale statale qualificato, in maniera da effettuare una ricognizione puntuale circa lo stato reale delle opposizioni alle procedure esecutive da parte delle aziende del Servizio sanitario regionale e consentire la definizione dei bilanci aziendali mai approvati nel corso degli anni.
(4-11226)


   SAPIA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 2010 la Calabria è commissariata dal Governo per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale;

   di recente il presidente della regione Calabria, onorevole Roberto Occhiuto, è stato nominato dal Governo commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali;

   in un articolo di Luca Latella, pubblicato il 2 febbraio 2022 dalla testata on line Corriere della Calabria, si legge che all'ospedale «“Giannettasio” di Corigliano Rossano un medico in servizio al pronto soccorso, smontato dal lavorio ieri, è stato colpito da un infarto e trasportato [...] con l'eliambulanza»;

   si tratta, ivi si legge, di un «dramma che sta consumandosi fin troppo spesso tra i medici», ma anche del «secondo caso del genere nel giro di pochi mesi tra i sanitari del pronto soccorso»;

   un terzo episodio simile, racconta l'articolo, «si è verificato il 21 gennaio scorso, con il responsabile dell'hub vaccinale del PalaBrillia, [...], deceduto per un malore dopo il lavoro»;

   nello stesso articolo, Latella ha osservato che «l'esiguità del personale» costringe «medici, infermieri e ausiliari a turni massacranti», «anche di dodici e più ore», per «combattere contro mille patologie contro il Covid e paradossalmente, anche contro le aggressioni, divenute sempre più comuni»;

   tale situazione, si legge nell'articolo, obbliga i sanitari delle strutture pubbliche di Corigliano Rossano «anche a fronteggiare stress, ansie con il pericolo di sbagliare per gli eccessivi carichi di lavoro, senza ferie e turni di riposo, tra paura e sconforto»;

   con riferimento allo Spoke di Corigliano Rossano, che ha uno stabilimento ospedaliero nell'ex comune di Corigliano e un altro nell'ex comune di Rossano, Latella ha poi evidenziato la «necessità di dotare l'unico ospedale prestato all'emergenza urgenza da Crotone a Policoro di unità di terapia intensiva cardiologica ed emodinamica», precisando che l'Utic, «chiusa ormai più di due anni fa per lavori agli ambienti del reparto», «non ha una data di riapertura segnata in rosso sul calendario»;

   Latella ha aggiunto che della realizzazione di un'emodinamica per il territorio di Corigliano Rossano si discute da anni, ma ancora senza risvolti;

   nello stesso articolo si paventa, infine, che «il direttore del Dipartimento di Emergenza Urgenza dello spoke di Corigliano Rossano, Natale Straface, potrebbe essere costretto a dover assumere severe decisioni, perché l'assenza del medico, paradossalmente, intacca il già precario equilibrio dei turni da coprire in pronto soccorso»;

   «Straface, insomma, potrebbe essere costretto – secondo Latella – a dover chiudere uno dei due pronto soccorso dello spoke ed a rivedere tutta l'organizzazione del reparto»;

   l'articolo 119, quinto comma, della Costituzione prevede tra l'altro che, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali anche in favore di determinate regioni;

   la legge n. 161 del 2014, entrata in vigore nel novembre 2015, ha disciplinato la materia dei turni e riposi obbligatori del personale sanitario, a tutela della sicurezza delle cure e della salute dello stesso personale –:

   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza, per il tramite del commissario ad acta, per verificare, nello spoke di Corigliano Rossano, nell'hub vaccinale e nelle altre strutture sanitarie pubbliche della stessa città, il rispetto dei turni e dei riposi obbligatori stabiliti dalla legge n. 161 del 2014 nonché le condizioni di sicurezza del personale sanitario ivi in servizio e le misure adottate o adottabili per scongiurare aggressioni che metterebbero a rischio i pazienti e la garanzia delle cure;

   se, per il tramite del suddetto commissario, non si intenda valutare di adottare iniziative, anche destinando le suddette risorse aggiuntive alla regione Calabria, per una riorganizzazione più funzionale dell'attuale spoke di Corigliano Rossano, pure prevedendone la trasformazione in hub e quindi assicurando le corrispondenti dotazioni, compresa l'emodinamica.
(4-11234)


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con un comunicato congiunto, oltre 70 associazioni hanno duramente commentato la bozza di decreto ministeriale che dovrebbe istituire i Comitati etici previsti dalla cosiddetta legge «Lorenzin» n. 3 del 2018, in sostituzione dei circa 90 comitati territoriali, ai quali spetterebbe, peraltro, il compito di emanare i pareri nei casi di eutanasia negli ospedali;

   come si legge nella nota, «Nella gara a chi taglia per primo il traguardo di procurare la morte, finora “limitata” alla competizione fra il referendum per l'omicidio del consenziente e il testo Bazoli pendente in Aula alla Camera, irrompe il ministro della Salute, con la bozza di decreto resa nota ieri, che sarà sottoposta alla Conferenza Stato-Regioni, di modifica della disciplina dei Comitati etici territoriali»;

   secondo la condivisibile analisi delle associazioni, «in un settore – quello, appunto, dei Comitati etici – finora dominato dal caos normativo, che ha visto nel corso degli anni la sovrapposizione di assetti differenti e la mancata attuazione della “legge Lorenzin” n. 3/2018, il ministro della Salute pretende che un atto amministrativo, qual è un proprio decreto, salti a piè pari il Parlamento e dia (non chiesta, né dovuta) attuazione alla sentenza della Corte costituzionale n. 242/2019, come è scritto esplicitamente all'articolo 1 comma 3 della bozza, “in relazione ai casi riguardanti richieste di suicidio medicalmente assistito”»;

   in questo senso, l'intervento del Ministro appare «grave perché: si sovrappone a una competenza che, come è scritto nella sentenza citata oltre che nella stessa Costituzione, la Consulta affida esclusivamente al Parlamento (e non potrebbe essere diversamente); fornisce della sentenza una interpretazione sulla quale la discussione alla Camera è appena iniziata, essendosi svolta solo in Commissione, senza che si sia entrati nel merito della estensione da dare a essa; stravolge la funzione dei Comitati etici, il cui assetto può essere modificato solo per legge, visto che proprio una legge – la n. 3 del 2018, all'articolo 2 comma 10 – attribuisce loro competenza esclusivamente “per la valutazione delle sperimentazioni cliniche sui dispositivi medici e sui medicinali” e non più per altre residue ed eventuali funzioni»;

   la recente sentenza dalla Corte costituzionale, nel dichiarare la parziale illegittimità costituzionale dell'articolo 580 codice penale, ha reso quello delle cure palliative un passaggio pregiudiziale per qualsiasi trattamento di fine vita; i pazienti avranno maggiore libertà di scelta solo quando avranno a disposizione alternative concrete a una tipologia di scelta che, di fatto, anticipa la loro morte, secondo una prassi che, secondo l'interrogante, ormai è lecito definire un vero e proprio suicidio medicalmente assistito;

   risulta assolutamente contraddittorio parlare di libertà di scelta in mancanza di vere alternative di scelta offerte ai malati che non hanno altra possibilità se non la tentazione di porre fine alle proprie sofferenze, non solo per la gravità delle condizioni fisiche in cui versano, ma anche per l'indifferenza di un sistema che li tratta come malati di «serie B»;

   la materia è, in ogni casa, riservata al Parlamento, come sancito dalla Corte costituzionale, e quindi un atto amministrativo, o comunque di rango secondario, come il decreto ministeriale, non può sostituire la disciplina legislativa –:

   se il Governo non ritenga di dover rivedere integralmente la bozza di decreto di cui in premessa e di adottare iniziative per garantire, nel rispetto del principio di indisponibilità della vita umana, la piena attuazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019 in materia di valorizzazione e diffusione della terapia del dolore e delle cure palliative.
(4-11248)


   MONTARULI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il lipedema (o lipoedema) è una malattia progressiva, cronica e invalidante che colpisce quasi esclusivamente il sesso femminile. Tale malattia è caratterizzata da un accumulo abnorme di grasso sottocutaneo nelle gambe, talvolta con coinvolgimento anche delle braccia;

   il lipedema, spesso confuso con l'obesità e il linfedema, è una malattia abbondantemente sotto diagnosticata in quanto ancora poco conosciuta e non vi sono specifici esami del sangue o test diagnostici per riconoscerla;

   attualmente non esiste ancora una cura definitiva e i trattamenti servono esclusivamente a contenere i sintomi, migliorare la qualità della vita, rallentare la progressione della malattia e a prevenire possibili complicanze quali un aspetto malformato degli arti inferiori, problemi di mobilità e andatura, scarsa qualità della vita, depressione, ansia e dolore;

   tale patologia, seppur invalidante e molto diffusa, allo stato non rientra nei Lea (livelli essenziali di assistenza), ossia le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale;

   l'ultimo aggiornamento dei Lea è avvenuto con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017. Tale disposizione ha previsto un aggiornamento rispetto ai livelli del 2001, ma non ha incluso negli elenchi delle malattie il lipedema nonostante l'Oms l'abbia riconosciuto, nel corso del 2018, attribuendogli il codice alfanumerico: EF02.2 Lipoedema;

   l'articolo 1, comma 556, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, ha previsto l'istituzione della Commissione nazionale per l'aggiornamento dei Lea presso il Ministero della salute con il compito di provvedere all'aggiornamento continuo del contenuto dei Lea, proponendo l'esclusione di prestazioni, servizi o attività che divengano obsoleti e, analogamente, suggerendo l'inclusione di trattamenti che, nel tempo, si dimostrino innovativi o efficaci per la cura dei pazienti;

   è fondamentale, a parere dell'interrogante, garantire un Servizio sanitario nazionale che sia sempre al passo con le innovazioni tecnologiche e scientifiche e con le esigenze dei cittadini –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per velocizzare l'inserimento del lipedema all'interno dei Livelli essenziali di assistenza, al fine di non lasciare esclusi i pazienti affetti da tale patologia dall'accesso alle cure e all'assistenza sanitaria.
(4-11257)


   RIZZO e SAITTA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il presidio ospedaliero «Gravina» di Caltagirone, classificato quale Dea di I livello nella rete dell'emergenza-urgenza regionale siciliana, rappresenta il punto di riferimento per un ampio bacino territoriale, non solo della città metropolitana di Catania, e in particolare del Calatino sud Simeto, ma anche di Liberi Consorzi comunali limitrofi, quali a esempio Gela (CL) e Niscemi (CL);

   il presidio ospedaliero Gravina di Caltagirone, che risulta distante circa 70 chilometri degli ospedali di Catania, risulta inserito nelle reti tempo dipendenti regionali, e più precisamente è centro hub nella rete Ima (infarto), è centro spoke nella rete stroke (ictus) ed è centro trauma di zona – Ctz nella rete traumatologica;

   rispetto ai dati noti all'interrogante con riferimento alla dotazione organica dei medici in servizio presso il presidio ospedaliero di Caltagirone i reparti più carenti risultano essere il pronto soccorso, l'anestesia e la rianimazione, l'ortopedia, la lungodegenza, la medicina e la cardiologia-Utic ed emodinamica;

   in particolare l'Uoc di pronto soccorso del presidio ospedaliero «Gravina e Santo Pietro» di Caltagirone sopporta, ormai da troppo tempo, una inaccettabile e gravissima carenza di personale, ampiamente documentata dagli organi di stampa;

   quelle denunciate al presidio ospedaliero di Caltagirone rappresentano situazioni che in molti Uoc di pronto soccorso accadono con drammatica frequenza in tutta la Sicilia;

   la situazione sembra aggravarsi anche in altri nosocomi durante le ondate di contagi da Covid per l'alto numero di ingressi in pronto soccorso da parte di cittadini con manifesti sintomi di malessere;

   parimenti, l'unità operativa complessa (Uoc) di cardiologia del presidio ospedaliero «Gravina e Santo Pietro» di Caltagirone soffre della stessa mancanza di medici specialisti; organi di stampa hanno riferito come recentemente, a causa della positività al Covid di due unità di personale medico collocato pertanto in malattia, l'attuale personale in servizio si è ridotto a 5 unità di cui 1 assegnata al reparto di cardiologia e 4 assegnate al reparto di emodinamica. Ciò ha reso impossibile assicurare da parte del personale medico le prestazioni cardiologiche della cardiologia, Utic ed emodinamica, determinando così la chiusura;

   all'azienda sanitaria provinciale di Catania appartengono i presidi ospedalieri di Acireale, di Biancavilla, di Bronte, di Giarre, di Militello V.C. e di Paternò; alla città di Catania fanno capo le aziende ospedaliere Cannizzaro, la Garibaldi-Nesima e il Policlinico universitario;

   la legge di bilancio 2022, legge 30 dicembre 2021, n. 234, prevede, ai commi 293 e 294 dell'articolo 1, l'elargizione di una specifica indennità accessoria da riconoscere al personale medico operante nei servizi di pronto soccorso; tale norma intende rendere maggiormente attrattivo l'impiego di medici e infermieri presso questi importanti presidi soprattutto per sopperire alla grave emorragia di detto personale –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per quanto di competenza in ordine alla sussistenza di gravi vacanze organiche presso i presidi ospedalieri dell'Asp di Catania;

   quali iniziative di competenza intenda adottare, in raccordo con la regione, per sopperire alle carenze di personale nelle Uoc di pronto soccorso e di cardiologia di cui in premessa, anche promuovendo l'avvio della mobilità d'urgenza temporanea tra i presidi ospedalieri dell'Asp di Catania;

   se intenda adottare iniziative per accertare, per quanto di competenza, come la regione Siciliana abbia affrontato l'emorragia di personale medico ed infermieristico dei presidi ospedalieri periferici siciliani anche in relazione all'introduzione dell'indennità accessoria indicata in premessa e relativamente alle sole Uoc di pronto soccorso.
(4-11262)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:

   la circonvallazione di Palermo rappresenta l'asse di collegamento tra le due autostrade, la Palermo-Catania-Messina e la Palermo-Mazara del Vallo, nonché la porta di ingresso e di uscita alla città; gli interventi per mettere in sicurezza quest'arteria stradale di rilevanza strategica per la mobilità e l'economia della Sicilia occidentale sono attesi da oltre vent'anni e, come chiarito dal Provveditorato alle opere pubbliche, sono indifferibili e urgenti; tale strategicità e urgenza è testimoniata anche dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante la nomina, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, del commissario straordinario per tre interventi relativi alla circonvallazione di Palermo (Raddoppio della circonvallazione di Palermo – progetto relativo ai lavori di costruzione dei ponti laterali sul fiume Oreto; completamento dei lavori di costruzione del raddoppio della circonvallazione di Palermo da via Altofonte a via Belgio – progetto relativo ai lavori di costruzione dello svincolo Perpignano; lavori di risanamento della struttura in cemento armato e interventi da realizzare sul Ponte Corleone);

   è in corso la revisione del progetto esecutivo dell'intervento «Raddoppio della circonvallazione di Palermo – Progetto stralcio relativo ai lavori di costruzione per i ponti laterali sul fiume Oreto», finanziato parzialmente con risorse del Fondo sviluppo e coesione nell'ambito del Patto per Palermo;

   è in corso l'aggiudicazione della progettazione definitiva ed esecutiva dell'intervento «Raddoppio della circonvallazione di Palermo – 2° stralcio Lotto B – Da via Altofonte a via Belgio – svincolo Perpignano e sovrappassi pedonali», finanziato parzialmente con risorse del Fondo sviluppo e coesione nell'ambito del patto per Palermo;

   è stato avviato l'iter per la progettazione definitiva ed esecutiva dei «lavori di risanamento della struttura in cemento armato e interventi da realizzare sul Ponte Corleone», con finanziamento del Ministero dell'interno di 1,45 milioni di euro (decreto direttoriale del 7 dicembre 2020 ai sensi del comma 51-bis dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2019, n. 160);

   il commissariamento dei sopra citati interventi, già parzialmente finanziati con risorse del fondo sviluppo e coesione 2014-20, dovrebbe garantire priorità assoluta nella copertura dell'intero fabbisogno finanziario necessario alla realizzazione degli stessi;

   presentano, inoltre, carattere di urgenza per la sicurezza dei collegamenti delle periferie alla circonvallazione di Palermo, la realizzazione della bretella di collegamento di via Tritone con via Nicoletti (fabbisogno di circa 5 milioni di euro) e dei collegamento tra la strada provinciale n. 38 e l'autostrada A19 Palermo-Catania (fabbisogno di circa 5 milioni di euro), entrambi allo stadio di progetto definitivo, oltre al completamento dello svincolo autostradale a Brancaccio (fabbisogno di circa 2,5 milioni);

   la Ministra per il sud e la coesione territoriale ha annunciato, ad inizio 2022, una iniziativa a favore dei collegamenti stradali strategici nel Mezzogiorno con le risorse del Fondo sviluppo e coesione 2021-27 –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza al fine di finanziare, con le risorse del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027, nell'ambito del piano annunciato per le infrastrutture stradali del Mezzogiorno, gli interventi infrastrutturali strategici per il capoluogo siciliano citati in premessa e in avanzato stadio progettuale (Ponte Corleone, svincolo Perpignano, bretella Via Nicoletti, collegamento strada provinciale 38-A19, svincolo Brancaccio).
(2-01413) «Varrica».

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MIGLIORE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito dalla legge n. 126 del 2020, prevede, all'articolo 64, comma 1-ter: «Sono ammissibili alle misure di cui all'articolo 1 del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40, anche le imprese che sono state ammesse alla procedura del concordato con continuità aziendale di cui all'articolo 186-bis del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, o hanno stipulato accordi di ristrutturazione dei debiti ai sensi dell'articolo 182-bis del citato regio decreto n. 267 del 1942 o hanno presentato un piano ai sensi dell'articolo 67 del medesimo regio decreto, a condizione che alla data di presentazione della domanda le loro esposizioni non siano classificabili come esposizioni deteriorate, non presentino importi in arretrato e il soggetto finanziatore, sulla base dell'analisi della situazione finanziaria del debitore, possa ragionevolmente presumere il rimborso integrale dell'esposizione alla scadenza, ai sensi dell'articolo 47-bis, paragrafo 6, primo comma, lettere a) e c), del regolamento (UE) n. 575/2013. Sono, in ogni caso, escluse le imprese che presentano esposizioni classificate come sofferenze ai sensi della disciplina bancaria vigente»;

   il periodo di chiusura del medesimo comma 1-ter esclude, di fatto, le imprese che presentino, esposizioni classificate come sofferenze ai sensi della disciplina bancaria vigente, con ciò negando quanto affermato nel comma di apertura, dato che tutte quelle imprese sono per certo state iscritte a sofferenza in Banca d'Italia ante omologa o stipula dell'accordo o presentazione del piano;

   se si vuole conseguire tutti gli effetti positivi del comma 1-ter dell'articolo 64 in parola, secondo la sua stessa ratio, da un lato è necessario riferirsi alla gestione aziendale successiva alla ristrutturazione dei debiti autorizzata dai Tribunali e dall'altro, avere cura di non alterare in alcun modo il sistema di regole codificato in Banca d'Italia. Obiettivo conseguibile dato che questa misura, pur condividendo il carattere eccezionale e temporaneo consentito dal Temporary Framework sull'allentamento degli aiuti di Stato, è ispirata ad una sana gestione del credito;

   nella seduta della Camera del 19 maggio 2021, in sede di conversione in legge del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, è stato accolto l'ordine del giorno n. 9/3099/80, a prima firma dell'interrogante, con cui il Governo si è impegnato «ad avviare quanto prima un'interlocuzione anche con i competenti uffici della Commissione europea al fine di verificare, in considerazione della grave crisi in atto per effetto della pandemia, la possibilità di rimuovere, anche solo temporaneamente, l'ostacolo alla applicazione delle Garanzie pubbliche così come disposte dal comma 1-ter dell'articolo 64 della legge n. 126 del 2020 rappresentato dal capoverso di chiusura del medesimo comma»;

   il 21 dicembre 2021, in sede di discussione in Commissione bilancio del Senato, della legge di bilancio 2022, il Governo ha accolto l'ordine del giorno G/2448/128/5 rinnovando il proprio impegno «a provvedere»;

   appare urgente procedere nel senso auspicato dai due ordini del giorno presentati in materia, dato che l'avvenuta proroga nella legge n. 234 del 2021 (legge di bilancio di previsione dello Stato 2022) della applicazione di Garanzia Italia varrà limitatamente ai prestiti che saranno definiti entro il 30 giugno 2022, salvo proroghe al momento non preventivabili –:

   quali iniziative il Governo abbia già predisposto o intenda adottare al fine di rimuovere, anche solo temporaneamente, l'ostacolo all'applicazione delle garanzie pubbliche, così come previste dal comma 1-ter dell'articolo 64 del decreto-legge n. 104 del 2020, convertito dalla legge n. 126 del 2020, rappresentato da quanto disposto dall'ultimo periodo del medesimo comma, e riconoscere così l'applicazione di Garanzia Italia anche alle imprese in concordato in continuità ed a quelle ammesse alla ristrutturazione dei debiti.
(5-07420)


   FERRI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il caro energia incombe sui consumatori italiani, ma soprattutto incide sulle imprese, piccole, medie e grandi e sui loro costi di produzione, abbattendone la competitività;

   negli ultimi 3 anni il costo della bolletta dell'energia in capo alle aziende è pressoché raddoppiato e, sommato al rincaro del gas, potrebbe condurre molte attività a chiudere gli impianti, con conseguente riduzione della produzione industriale;

   recentemente alcune associazioni di categoria hanno pronosticamente quantificato un maggior costo per cittadini e imprese, sul fronte dei rincari energetici, di oltre 36 miliardi di euro nel solo 2022; la tariffa media dell'energia elettrica per le imprese, nel 2022 sarà pari a 150 euro per MWh e si prevede una progressiva (anche se non velocissima) riduzione nel corso di tutto il 2022, ricordando, però, che nello scorso dicembre il prezzo medio dell'energia elettrica per le imprese aveva toccato i 281 euro per MWh, mentre la media del 2021 è stata pari a 125,5 euro per MWh;

   per fronteggiare questa situazione, andrebbe attuata nel medio periodo una strategia europea comune per stabilizzare il prezzo dell'energia e del gas sul mercato, uniformando le condizioni di approvvigionamento e riducendo così i differenziali di prezzo tra i paesi membri;

   in mancanza di un intervento comune, pur nell'auspicio che questa fiammata si esaurisca entro la prima parte del 2022, la situazione necessiterà di misure urgenti e ingenti, incrementando le risorse di almeno 1 miliardo di euro al mese fino al prossimo mese di giugno, se si vorranno calmierare gli aumenti tariffari;

   una tale difficile situazione si ritrova anche nelle recenti dichiarazioni dell'amministratore delegato di Stellantis Tavares in merito al costo produttivo degli stabilimenti italiani e alla difficile sostenibilità del costo energetico;

   la situazione risulta ancor più grave per le imprese di particolari settori che, per la loro peculiare natura e tipo di produzione, cosiddette imprese energivore, hanno consumi elevati di energia elettrica, con una forte incidenza sul proprio fatturato della relativa bolletta;

   alcune di tali imprese costituiscono il cuore della produzione industriale italiana, si pensi, a esempio alle acciaierie, già fortemente in difficoltà per la concorrenza dei mercati asiatici e che subiscono anche lo svantaggio insostenibile del gap dei costi energetici;

   tale gravissima situazione non può non produrre un avvitamento inflattivo che rischia, oltre a mettere in forte difficoltà le famiglie e le imprese per l'aumentare delle materie prime e dei beni primari di consumo, anche di limitare, se non compromettere, le stime di crescita e di ripresa di cui il nostro Paese si era, fin qui, reso protagonista, tanto in Europa, quanto a livello globale;

   i dati Istat pubblicati l'ultimo giorno di gennaio 2022, pur rivedendo le stime di crescita più ottimistiche per l'Italia, attestano una crescita ancora consistente del prodotto interno lordo nel 2022, con un +4 per cento pur permanendo l'incognita dell'andamento dei prezzi dell'energia e i dati dell'inflazione –:

   se il Governo intenda mettere in campo nuove e più coraggiose iniziative atte a rendere sostenibile per cittadini e imprese il costo energetico, calmierandolo e rendendolo competitivo con quello dei nostri partner europei.
(5-07435)


   LACARRA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 2017, n. 146, stabilisce i criteri per l'assegnazione dei contributi ministeriali previsti per il «fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione in favore delle emittenti televisive e radiofoniche locali»;

   per le televisioni locali commerciali i parametri su cui viene stabilita la graduatoria sono, ai sensi dell'articolo 6 del menzionato decreto, il numero minimo di dipendenti, i dati auditel e gli investimenti in tecnologia;

   la ragione dei contributi alle televisioni locali sta nella volontà di tutelarne l'autonomia e salvaguardare la pluralità d'informazione;

   il medesimo decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 stabilisce, all'articolo 6, comma 2, che il 95 per cento delle risorse destinate alle televisioni commerciali vengano attribuite alle prime cento della graduatoria, e il restante 5 per cento distribuito tra quelle classificatesi oltre il centesimo posto;

   stando a quanto si apprende, nel giro di pochi anni, televisioni locali prima inesistenti, la cui attività economica principale è diversa da quella di emittente televisiva, si trovano in graduatoria anche tra le prime cento emittenti pur avendo numeri auditel inconsistenti o vicini allo zero, ma detenendo un alto costo del personale che gli permette di ottenere posizioni rilevanti –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;

   se e quali verifiche e iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, per verificare che il personale lavorativo richiamato in premessa operi effettivamente ed esclusivamente ai fini dell'attività televisiva;

   se non ritenga che l'accessibilità ai contributi debba essere permessa solamente a soggetti che si dedicano esclusivamente all'attività televisiva, sia per una questione di concorrenza lavorativa, sia come garanzia della qualità dell'informazione.
(5-07460)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ALBANO e CIABURRO. — Al Ministro dello sviluppo economico, Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la delibera n. 111 del 2021 l'Arera, sulla base di disposizioni di legge tra cui il decreto-legge n. 183 del 2020, convertito con modificazioni dalla legge n. 21 del 2021, ha prorogato, fino al 31 dicembre 2021, le agevolazioni tariffarie a favore delle popolazioni dei comuni interessati dal sisma Italia Centrale (allegati 1, 2 e 2-bis al decreto-legge n. 189 del 2016), per le forniture localizzate in una «zona rossa» o in una Sae/Mapre o relative ad un immobile inagibile;

   la delibera Arera n. 111 del 2021 posticipa al 31 dicembre 2021 il termine ultimo di emissione della bolletta di conguaglio per cui verrà applicata la tariffa agevolata e proroga la dilazione della rateizzazione della bolletta di conguaglio fino ad un periodo massimo di 120 mesi;

   a causa della fine delle agevolazioni previste nel post sisma, nel mese di gennaio 2022 molti cittadini si sono visti addebitare cifre anche molto alte per «consumi presunti» di energia elettrica e gas in case di fatto dichiarate inagibili da 5 anni, e, come riportano le cronache locali, «Piovono bollette sulle case inagibili, a causa della fine delle agevolazioni previste nel post sisma, che consentono ai fornitori dei servizi di emettere bollette di conguaglio, per cui è prevista la rateizzazione in 120 rate. C'è chi, a Sarnano, si vede recapitare una bolletta di svariate migliaia di euro per consumi presunti di gas mai effettuati, c'è anche chi, a Pieve Torina, si è visto recapitare una bolletta di 1.684 euro, nonostante l'applicazione delle agevolazioni sisma centro Italia, su una casa non più abitata dal 2016, a causa dell'inagibilità post-terremoto» o «a Camerino, per una casa danneggiata dal terremoto, c'è chi si è visto addebitare un consumo di 204 metri cubi di acqua dal gennaio 2020 al febbraio 2021. In un fabbricato inagibile dal 2016 sito in una zona della città in cui l'acqua è stata chiusa sin dal 2016, subito dopo le scosse» (Cronache Maceratesi.it);

   questa situazione non fa altro che aggravare ulteriormente le situazioni di forte difficoltà già determinate dalla pandemia e, nei territori interessati, la ricostruzione degli immobili è ancora ben lontana dalla fase di conclusione in quanto migliaia di questi sono ancora inagibili a danno degli abitanti delle zone terremotate –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, in specie normative, per evitare che i cittadini colpiti dal sisma debbano far fronte ad una ulteriore difficoltà in termini economici e sociali, ad esempio tramite l'ulteriore proroga delle agevolazioni tariffarie citate.
(4-11235)


   FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nelle province di Alessandria e Pavia e in altre zone del Paese si registrano da tempo rilevanti ritardi nella consegna delle pubblicazioni periodiche (settimanali e bisettimanali) in abbonamento, con conseguente disdette da parte dei clienti;

   i ritardi nella consegna delle pubblicazioni, oltre a creare disagio agli abbonati, quindi colpisce economicamente un settore già fortemente provato dalle conseguenze della pandemia da COVID-19;

   la situazione è stata segnalata dalla Federazione Italiana Settimanali Cattolici a Poste italiane che, a sua volta, ha evidenziato difficoltà nell'attività ordinaria, dovuta al permanere dello stato di emergenza per la pandemia da COVID-19 –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per superare questa situazione che crea una oggettiva difficoltà al settore editoriale, fondamentale per il pluralismo informativo.
(4-11256)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   COSTANZO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Gse – Gestore servizi energetici – è un ente controllato al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e passato da poco sotto la guida del nuovo Ministero della transizione ecologica;

   il Gse è il quarto ente italiano e gestisce un giro di affari di circa 14 miliardi di euro all'anno, occupandosi di smistare gli incentivi alle rinnovabili;

   il Contact center è l'unico punto di interlocuzione che privati, aziende e pubbliche amministrazioni hanno con l'ente per la concessione di incentivi, gestione delle pratiche, pagamenti, verifica delle procedure antimafia, accesso agli atti;

   negli anni il Gse ha sempre appaltato il suo contact center: un contingente di 120 persone, in gran parte laureate che gestiscono documenti, controllano la correttezza di quelli inviati, scrivono, ricevono mail e altro ancora su temi legali e amministrativi e permettono di capire a che punto siano istruttorie e pagamenti;

   per anni, come riportato dai lavoratori Gse in un comunicato ripreso dal sito centumcellae.it, i lavoratori sono passati da un'azienda all'altra attraverso appalti, in uno stato di costante precarietà che «gli impediva anche di vedersi riconoscere il corretto inquadramento contrattuale, in quanto le aziende vincitrici degli appalti fallivano di continuo»;

   come riportato da Il Fatto quotidiano il 9 marzo 2021, i continui appalti sono stati giudicati «illeciti» dal tribunale di Roma, «ma solo una parte dei lavoratori ha vinto quando ha fatto ricorso venendo assorbita da Gse: la causa era stata divisa in due tronconi, ma gli atti e l'avvocato – Pierluigi Panici – erano gli stessi». I 72 lavoratori che hanno perso (in attesa dell'appello) sono invece «stati assunti da Almaviva, regina dei call center pubblici, che nel 2016 vinse la gara Gse per la sede di Roma, la stessa che – sosteneva proprio quell'anno l'azienda per giustificare il licenziamento, poi avvenuto, di 1.666 addetti – avrebbe dovuto essere chiusa»;

   come riportato nel comunicato dei lavoratori Gse pubblicato sul sito Centumcellae.it in data 5 gennaio 2022, «ai primi di marzo 2020 abbiamo subito colto la pericolosità e la gravità della situazione che si stava delineando ma l'azienda, sorda alle nostre avvisaglie, non si stava muovendo per tempo mettendo in campo le contromisure necessarie al fine di arginare i contagi;

   anche in questa circostanza i lavoratori sono stati costretti ad entrare in sciopero e dopo 5 giorni l'azienda chiude finalmente la sede. Ancora una volta i lavoratori per mantenere il loro diritto alla salute, con lo smart working, hanno dovuto scioperare e, la gestione di un servizio pubblico, è stata possibile solo per merito dei lavoratori che si sono resi disponibili a portare avanti il servizio con dotazioni personali, senza rimborsi e investendo in alcuni casi parte dei loro stipendi per dotarsi della strumentazione necessaria»;

   come riportato dal sito «collettiva.it», dal 16 dicembre 2021 i lavoratori Gse hanno iniziato uno sciopero denunciando «di essere attanagliati dalla precarietà da oltre 10 anni; di essere passati di appalto in appalto, ogni volta perdendo una parte dei loro diritti e dei loro salari. Scioperano quindi per gli ammortizzatori sociali perché sono più poveri anche se lavorano; lottano contro gli incentivi a pioggia alle aziende, che ad altro non servono che a generare ulteriore profitto e disuguaglianze e rivendicano politiche per lo sviluppo: per questo chiedono che vengano rilanciate le assunzioni nel pubblico» –:

   se il Governo non intenda assumere urgenti iniziative di competenza per internalizzare i lavoratori attualmente esternalizzati ad Almaviva Contact;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per valorizzare la professionalità dei lavoratori Gse, quarto ente in Italia e destinatario di un'ingente quantità di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, rilanciando le assunzioni pubbliche e adoperandosi per garantire retribuzioni adeguate senza ricorrere continuamente agli ammortizzatori sociali.
(5-07428)


   MAZZETTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   da anni i forti ritardi nei ritiri dei pneumatici fuori uso (Pfu) stanno mettendo in grande difficoltà le imprese del settore di tutto il Paese. Si tratta di un problema le cui cause risiedono lungo tutta la filiera, dal produttore fino ad arrivare al consumatore finale, passando per la filiera della raccolta. Questa complessità non fa che allungare i tempi per la sua risoluzione, che necessiterebbe di interventi differenziati e il coinvolgimento di diversi attori istituzionali;

   come ricorda sul suo sito internet la Cna, la Confederazione nazionale dell'artigianato di Parma, il problema non nasce solo da operatori esteri che vendono on-line sul mercato italiano in esenzione Iva e Pfu o dagli importatori/distributori che immettono sul mercato pneumatici provenienti da operazioni in evasione Iva, o dalla re-immissione illegale degli pneumatici usati. L'attuale crisi del sistema è frutto di una somma di questi fattori, incluso l'anello finale di questa filiera (gommista), in cui operano soggetti irregolari che si prestano a certe operazioni, vendita e acquisto di prodotti con modalità che sfuggono al versamento dell'Iva e al pagamento del Pfu a svantaggio degli operatori onesti. Senza contare, infine, le aree grigie che si sono rilevate nell'ambito della raccolta del Pfu;

   la medesima Cna ha chiesto un intervento specifico del Ministero della transizione ecologica affinché: a) con riguardo all'introduzione di pneumatici irregolari, questi vengano bloccati già sul confine del territorio italiano; b) ci siano controlli su tutti i soggetti esteri che immettono pneumatici, praticando una concorrenza sleale; c) venga fatta una verifica sull'obbligo della nomina di un rappresentante in Italia; d) aumenti l'attività di vigilanza del Ministero sull'operare dei Consorzi e degli altri operatori direttamente coinvolti nella gestione dei Pfu, e) venga aumentato il target di raccolta, parametrandolo ai quantitativi effettivi di Pfu che necessitano di essere correttamente raccolti, anche applicando un equo incremento dell'attuale contributo ambientale, se necessario; f) venga istituito al più presto un tavolo permanente di monitoraggio e verifica, tra le varie rappresentanze della filiera, così come disposto dal decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 19 novembre 2019, n. 182 –:

   quali urgenti iniziative di competenza si intendano adottare al fine di dare finalmente soluzione alle annose forti criticità legate ai lunghi ritardi nel ritiro dei pneumatici fuori uso (Pfu), quando non anche alla mancanza di raccolta, e se non ritenga di fare proprie le proposte avanzate dalla Cna ed esposte in premessa.
(5-07434)


   DAGA, D'IPPOLITO e GRIPPA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la grave crisi economica e sociale legata all'emergenza epidemiologica Covid-19 si è andata a innestare in un contesto, come quello italiano, già molto complesso e caratterizzato da innumerevoli diseguaglianze;

   per le famiglie e le imprese tale situazione è ulteriormente aggravata dall'aumento delle bollette dovuto, principalmente, alla crescita dei prezzi delle materie prime e al contestuale aumento dei costi per le aziende che producono energia;

   tenendo conto di quanto stabilito dall'Organizzazione mondiale della sanità nel documento della Division for sustainable development «Rio 2012 issue briefs-water», il quantitativo minimo vitale di acqua, necessario al soddisfacimento dei bisogni essenziali alimentari, igienico-sanitari e di tutela della salute è stato determinato in 50 litri per abitante al giorno;

   al fine di assicurare alle famiglie in condizioni economico-sociali disagiate l'accesso agevolato alla fornitura della quantità di acqua necessaria per il soddisfacimento dei predetti bisogni fondamentali, l'articolo 60 della legge 28 dicembre 2015, n. 221 (cosiddetto Collegato ambientale) demandava ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri l'individuazione dei princìpi e criteri ai quali conformare la disciplina attuativa e ad Arera l'individuazione delle modalità per il riconoscimento delle agevolazioni. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 agosto 2016 ha dunque definito la disciplina applicabile alle utenze morose non disalimentabili e riconosciuto l'accesso al quantitativo minino vitale a tariffa agevolata;

   l'articolo 57-bis, comma 5, del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, prevede che, a decorrere dal 1° gennaio 2021, i bonus sociali per la fornitura dell'energia elettrica e del gas naturale e le agevolazioni relative al servizio idrico integrato, di cui all'articolo 60, comma 1, della legge 28 dicembre 2015, n. 221, sono riconosciuti automaticamente a tutti i soggetti il cui indicatore della situazione economica equivalente in corso di validità sia compreso entro i limiti stabiliti dalla legislazione vigente;

   con delibera del 23 febbraio 2021 Arera ha disciplinato le modalità applicative del regime automatico per l'erogazione dei bonus, in sostituzione del sistema cosiddetto «a domanda» che presentava criticità nell'accesso al regime agevolato;

   nello svolgimento dell'interpellanza urgente n. 2-01135 del 19 marzo 2021, si è tuttavia appreso che, con riferimento al servizio idrico integrato, l'operatività della procedura automatica di accesso al bonus è stata posticipata al mese di luglio 2021 per consentire lo sviluppo dei connessi sistemi informatici, prevedendo, nelle more, modalità di corresponsione sostitutive;

   veniva altresì precisato che il Ministero della transizione ecologica, in collaborazione con l'Arera, avrebbe monitorato gli impatti e l'attuazione delle misure vigenti al fine di evitare effetti indesiderati sui clienti più vulnerabili, provvedendo, altresì, a valutare l'esigenza di rafforzare i sistemi di tutela per i consumatori economicamente svantaggiati –:

   quale sia lo stato di attuazione della misura di cui all'articolo 57-bis, comma 5, del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, e se, all'esito del relativo monitoraggio, il Ministro interrogato ritenga utile porre in essere ulteriori iniziative di competenza per garantire il riconoscimento automatico dell'accesso all'agevolazione per i clienti vulnerabili del servizio idrico integrato;

   se il Governo intenda valutare la possibilità di adottare iniziative di competenza, anche normative, al fine di sospendere le procedure di disalimentazione delle utenze morose fino al termine dello stato di emergenza relativo all'epidemia Covid-19.
(5-07443)


   BRAGA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia e il bacino del Mediterraneo rappresentano una delle aree del pianeta più vulnerabili di fronte ai cambiamenti climatici. L'importante catena delle Alpi e delle Prealpi non fa eccezione. Nel corso degli ultimi 150 anni, infatti, la regione alpina ha purtroppo registrato un aumento della temperatura media annua quasi doppio rispetto alla media dell'emisfero settentrionale. Incremento della temperatura, alternarsi di siccità e precipitazioni meteorologiche violente, ovvero più in generale il cambiamento nelle modalità climatiche, hanno un impatto già evidente sulla nostra quotidianità;

   l'Agenzia europea dell'ambiente afferma che, se continuasse tale tendenza, il 95 per cento della massa dei ghiacciai alpini probabilmente sarà scomparsa entro la fine del corrente secolo;

   lo dimostra la difficile situazione idrometrica del Po considerata, anche secondo l'allarme lanciato dall'Autorità distrettuale del fiume Po-MiTE, come conseguenza di un inverno particolarmente avaro di precipitazioni, la cui relativa scarsità di risorsa idrica accumulabile da qui in avanti preoccupa fortemente in vista dell'avvio della stagione irrigua nella prossima primavera-estate;

   il totale della riserva idrica invasata nei grandi laghi, nei bacini artificiali e nelle nevi è diminuito ancora e risulta inferiore alla media del 51 per cento nel periodo 2006-2020. E un'anomalia più marcata è data proprio dall'entità del manto nevoso che, su tutto l'arco Alpino, è prossimo ai minimi (-55 per cento rispetto le medie), con punte in alcune zone che toccano l'80 per cento;

   il quadro sopradescritto impatta conseguentemente anche sul reticolo idrico dei grandi fiumi italiani. Come predetto, la condizione di magra invernale del fiume Po persiste pesantemente, con una diminuzione del -25 per cento proprio sulle portate mensili di gennaio. A Pontelagoscuro (Ferrara) il valore puntale di portata rilevato è di 765 metri cubi al secondo, -32 per cento sul valore medio; mentre la sezione di Piacenza risulta esser quella con valori maggiormente negativi, con una portata di 369 m3/s, prossimo alle minime mensili. È critica anche la situazione dei grandi bacini regolatori: il volume invasato nei laghi lombardi, rispetto alla settimana precedente, è diminuito sia per il lago Maggiore che per il lago d'Iseo, è rimasto costante per i laghi di Como (-9 cm) e di Garda. Particolarmente in crisi è il lago Maggiore, dove l'idrometro di Sesto Calende segna un -5 centimetri sullo zero idrometrico e un ammanco di circa 100 milioni di metri cubi. Anche nei restanti bacini montani la riserva dall'inizio del mese è in diminuzione mediamente del -30 per cento;

   oltre alla questione del flusso idrico in agricoltura la grave siccità desta grande allarme della filiera della pesca lacuale e non. Di fatto, l'assenza di precipitazioni non permette a molte barche di uscire dalla secca ed entrare in acqua nei nostri laghi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e intenda valutare, per quanto di competenza e d'intesa con le regioni, gli enti territoriali interessati, l'Anb e le associazioni di categoria, l'istituzione urgente di un tavolo tecnico nazionale per mettere in campo ogni iniziativa utile ad affrontare la grave situazione ecosistemica presentata.
(5-07450)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOMBARDO e MURONI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi sono numerose le segnalazioni pervenute all'interrogante che lamentano una situazione fortemente discriminatoria e non in linea con l'obiettivo comune, a livello mondiale, della cosiddetta Transizione agroalimentare: diversi alimenti non derivati da animali e, in particolare, il latte di soia – e tutti gli altri tipi di latte di origine vegetale – vengono oggi tassati con Iva al 22 per cento alla stregua di un bene di lusso, a differenza del latte vaccino di derivazione animale per il quale viene prevista una tassazione al 4 per cento in quanto considerato bene di prima necessità;

   in un'epoca di trasformazione del settore alimentare in cui gli attori dell'industria e le istituzioni vengono chiamati a rivedere le loro strategie e le iniziative per la salvaguardia del pianeta con l'obbligo di ridurre l'impatto ambientale che deriva dagli allevamenti di animali e dalle aziende di produzione dei loro derivati, la scelta di non includere nei beni di prima necessità anche il latte a base vegetale non incentiva, con il suo costo elevato, il consumatore finale a sostenere il cambiamento in corso;

   mantenere oggi una tassazione dei prodotti vegetali al 22 per cento appare altresì fortemente discriminatorio nei confronti di coloro che scelgono una dieta basata essenzialmente sui prodotti di origine vegetale: tassare i prodotti vegetali al 4 per cento significherebbe rendere il concetto di transizione agroalimentare maggiormente sostenibile, anche dal punto di vista economico;

   per una vera transizione agroalimentare in ottica green – già inserita nel programma «All4Climate – Italy 2021» promosso dal Ministero della transizione ecologica e da «Connect4climate» della World Bank, in vista dei lavori preparatori Cop26 – sono necessari un cambiamento organizzativo e culturale e la radicale modifica delle modalità produttive, di lavorazione e di consumo del cibo: solo grazie alla collaborazione e alla cooperazione tra imprese agroalimentari, istituzioni, cittadini e mondo della ricerca si potrà far fronte alle sfide ambientali, sociali ed economiche che riguardano il nostro pianeta –:

   quali chiarimenti i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano fornire sui fatti esposti in premessa e se ritengano opportuno avviare iniziative volte a ridurre dal 22 per cento al 4 per cento la tassazione sul latte di origine vegetale, considerandolo finalmente alla stregua di un bene di prima necessità al pari di quello di derivazione animale.
(4-11190)


   INVIDIA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   ormai da almeno un decennio, la zona del fiume Olona, e in particolare tre comuni della Valle (Castellanza, Marnate ed Olgiate Olona), in provincia di Varese, sono interessati da un gravoso problema ambientale. Nello specifico trattasi di intensi miasmi, che attanagliano gli abitanti della zona con conseguenti ripercussioni sul benessere e sulla salute pubblica;

   il problema delle emissioni maleodoranti si è acuito negli ultimi mesi con inaudita ed intollerabile frequenza ed intensità, tanto da sollevare il biasimo dei residenti, circa 35.000 abitanti, che, ormai esasperati e preoccupati per la grave situazione, divenuta insostenibile, hanno più volte chiesto di verificare se gli odori prodotti siano tossici o pericolosi per la propria salute;

   la Società Alfa a.r.l., che si occupa della depurazione delle acque nei 141 comuni della provincia di Varese, ha incaricato il Politecnico di Milano di eseguire un'analisi per individuare la natura e la provenienza dei cattivi odori e l'indagine, ancora in corso, ha indicato, come probabile causa principale, gli scarichi industriali di tre ditte locali che confluiscono nel depuratore di Olgiate Olona: in primis la Pertstop, e a seguire Ecosis e Tessa. Nello specifico, i miasmi sembrerebbero risalire dal pozzetto 49, salvo tuttavia dover ancora individuare il particolare refluo o combinazione di reflui che, mischiati in ingresso al depuratore, generano questo forte odore;

   la misura, pur apprezzabile, adottata dalla medesima società Alfa di intervenire sui propri impianti, chiudendo le vasche del depuratore e installando un abbattitore, non è stata risolutiva;

   Ats Insubria e Arpa, ad oggi, non hanno ancora prodotto documentazione e analisi idonee a rassicurare la popolazione in merito alla tossicità delle esalazioni provenienti dal depuratore;

   i sindaci dei comuni interessati hanno già presentato un esposto alla procura della Repubblica che ha acquisito la documentazione depositata;

   da quanto rappresentato, appare evidente che per dare concreta soluzione alla problematica in questione sono necessari interventi tempestivi sia sugli impianti delle aziende coinvolte sia sul depuratore –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare tutte le opportune iniziative di competenza, anche per il tramite del Comando dei carabinieri per la tutela ambientale e dell'Ispra, volte a verificare lo stato dei luoghi e a svolgere ulteriori approfondimenti sulle gravi circostanze rappresentate in premessa, al fine di definire interventi appropriati e tempestivi per la risoluzione del problema dei miasmi e garantire il benessere dell'ambiente, della salute e della qualità della vita degli abitanti dei comuni coinvolti.
(4-11194)


   CARETTA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come noto, il «Superbonus 110 per cento» istituito dal decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, prevede che l'installazione di pannelli fotovoltaici possa costituire un intervento cosiddetto «trainato» sia dall'«ecobonus 110 per cento» che dal «sismabonus 110 per cento»;

   nel caso dell'installazione di un impianto fotovoltaico integrato sul tetto di un'abitazione ricadente in condizione di vincolo paesaggistico ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, si prevede la possibilità di ricorrere ad una procedura semplificata mediante silenzio-assenso entro 60 giorni dalla presentazione della richiesta;

   nel caso dei comuni aderenti a sistemi informativi territoriali (Sit) provinciali, come nel caso della provincia di Verona, l'installazione di impianti fotovoltaici in silenzio-assenso non è più possibile, in quanto il servizio Sit e pianificazione, in carenza di personale, non riesce a garantire l'evasione delle pratiche nei termini temporali previsti (60 giorni per le pratiche semplificate e 105 giorni per le pratiche ordinarie);

   il ritardo accumulato dovuto alla mancanza di personale, stimato nel caso di specie, è di circa 80 giorni in più rispetto ai termini previsti dalla normativa, con la conseguenza che per le pratiche ordinarie si impiegano ben più di 140 giorni, con la certezza di finire fuori dai termini per la realizzazione di almeno il 30 per cento dei lavori eseguiti entro giugno 2022, condizione necessaria per l'accesso e l'utilizzo del «Superbonus», come prorogato ed integrato dalla legge 30 dicembre 2021, n. 234;

   senza ulteriori interventi, numerosi cittadini non potranno vedersi riconosciuto l'accesso ad una misura burocraticamente onerosa unicamente per motivazioni legate all'incapacità amministrativa di esperire le pratiche entro i tempi previsti dalla legge –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare per garantire la piena fruibilità del «Superbonus 110 per cento» a fronte anche delle scadenze di cui in premessa e di ritardi imputabili a deficienze della pubblica amministrazione.
(4-11209)


   LICATINI e RIZZO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la deludente gestione dei rifiuti e la carenza di controlli nel territorio, si confermano ancora oggi tra i problemi che caratterizzano maggiormente la regione Sicilia;

   il 26 gennaio 2022 sono state ritrovate nella spiaggia fra Marina di Acate e Scoglitti tonnellate di spazzatura, sommerse da dune di sabbia alte cinque metri. Per lo più i rifiuti sono probabilmente derivanti dalle serre di ortofrutta, ma sono stati individuati anche elettrodomestici abbandonati, come frigoriferi, carcasse di barche, paletti in cemento, plastiche e altro ancora;

   sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta dalla procura di Ragusa, che ha sequestrato circa 62 mila metri quadrati di arenile, ipotizzando il reato di disastro ambientale e di discarica abusiva;

   tra i rifiuti ritrovati, peraltro, rientrano anche quelli che accrescono l'impatto ambientale con il rilascio delle sostanze altamente nocive e inquinanti che contengono, come i gas nei frigoriferi e le schiume isolanti nei condizionatori, e che, per questo, vanno assolutamente destinati allo smaltimento differenziato;

   un danno incommensurabile perpetrato all'ecosistema, aggravato dal fatto che la qualità del mare e del litorale costituisce soprattutto, per una terra come la Sicilia, una delle risorse più preziose. Disastri simili erano stati precedentemente provocati nel 2016, nella stessa area demaniale di Marina di Acate che, pertanto, era già stata sottoposta a sequestro. A seguito di tali episodi, era stata promessa maggiore attenzione ed era stato richiesto un intervento alla regione per il risanamento della zona;

   ad accompagnare questa drammatica notizia, si ha anche il recente report pubblicato dall'Istat sulla raccolta differenziata di rifiuti, il quale vede scivolare la Sicilia all'ultimo posto, dopo aver occupato il penultimo fino a ventisei anni fa;

   gli spazi aperti e liberamente accessibili al pubblico non possono essere trattati come luoghi abbandonati, sacrificati all'incivile pratica dell'abbandono dei rifiuti e dunque destinati, col tempo, a trasformarsi in discariche a cielo aperto o contenitori di spazzatura. Un controllo capillare e costante del territorio è fondamentale per reprimere queste condotte e impedire che simili vicende si ripetano passando inosservate;

   spesso, oltre agli interessi economici, è anche un diffuso malcostume a dare origine ai delitti in materia ambientale. Sono cause di disastri dalle conseguenze insostenibili, che, pertanto, vanno bloccate con attività e operazioni di contrasto ma, soprattutto, mettendo in campo un sistema efficiente di prevenzione che si basi su maggiori risorse umane e strumenti più precisi ed efficaci –:

   se il Governo, alla luce dei fatti summenzionati, intenda valutare la possibilità di adottare iniziative per impiegare, nelle province siciliane, personale militare delle Forze armate nelle operazioni di sicurezza e di controllo del territorio prioritariamente finalizzate alla prevenzione dei delitti di criminalità organizzata e ambientale, considerando in particolare il personale del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, al fine di attuare un controllo diffuso su tutto il territorio, nonché prevedendo l'impiego di sistemi di videosorveglianza urbana e di aeromobili a pilotaggio remoto.
(4-11221)


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 28 gennaio 2022 la conferenza dei servizi della regione Lazio, appositamente convocata, ha dato parere favorevole alla realizzazione di un mega biodigestore in località Monna Felicita, nel comune di Civitavecchia, su progetto presentato dalla società privata Ambyenta Lazio;

   si tratta di un impianto di produzione di biometano da realizzare nell'area industriale e commerciale di Civitavecchia e che finirà per gravare pesantemente su un territorio già fortemente penalizzato;

   la locale Asl (che ha evidenziato le criticità sanitarie del territorio), la sovrintendenza competente, il comune di Civitavecchia ed i comuni limitrofi avevano espresso la propria ferma contrarietà, interpretando anche il comune sentire delle comunità locali, preoccupate per la realizzazione di un mega-impianto biodigestore da 120 mila tonnellate l'anno di rifiuti umidi, quindi dalle dimensioni totalmente sproporzionate rispetto alle esigenze comprensoriali (circa 7.000 tonnellate annue);

   il comprensorio di, Civitavecchia, con in testa i sindaci e i rappresentanti istituzionali, al fianco di associazioni e comitati, si sta mobilitando in maniera compatta per scongiurare la realizzazione di questo progetto –:

   se il Governo sia a conoscenza del progetto di cui in premessa, se consideri, per quanto di competenza, questo tipo di mega impianto compatibile con le nuove linea guida in termini di transizione ecologica e se ritenga questa iniziativa conciliabile con lo sviluppo futuro di un territorio (quello del comprensorio di Civitavecchia) già pesantemente gravato da altre servitù.
(4-11238)


   SARLI e EHM. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la legge regionale della Campania del 28 dicembre 2021, n. 31, ha modificato, con l'articolo 35, la legge «Modifiche alla legge regionale del 2 dicembre 2015 n. 15» in merito al riordino del Servizio idrico integrato;

   tra le modifiche risulta anche la nuova suddivisione del distretto Napoli, attraverso la separazione della città di Napoli dai 31 comuni dell'area nord di Napoli, portando di fatto il numero dei distretti da 5 a 6;

   l'articolo 147 del decreto legislativo n. 152 del 2006 codice dell'ambiente, dispone che le regioni possano modificare le delimitazioni dei distretti per migliorare la gestione del Servizio idrico integrato, ma sulla base di alcuni criteri, quali: l'unicità del bacino idrografico o dei bacini contigui; l'unicità della gestione, o per l'adeguatezza gestionale per parametri fisici, tecnici o demografici;

   l'articolo 3-bis, comma 1, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 recita «A tutela della concorrenza e dell'ambiente, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano organizzano lo svolgimento dei servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica definendo il perimetro degli ambiti o bacini territoriali ottimali (...). La dimensione degli ambiti o bacini territoriali ottimali di norma deve essere non inferiore almeno a quella del territorio provinciale»;

   si rileva la sentenza n. 173 del 2017 della Corte costituzionale, che è intervenuta in materia di riparto di competenze tra Stato e regioni, e nello specifico ha visto censurata la modifica dell'Ato provinciale di Savona da parte della regione Liguria, che aveva introdotto un terzo ambito di dimensione sub-provinciale. Tra le motivazioni il mancato rispetto del suindicato articolo 147 del codice dell'ambiente;

   alcuni comuni del distretto idrico di Napoli (come Pozzuoli, Marano, Quarto, Mugnano, Acerra, Casoria) sono serviti in tema di adduzione idrica dal gestore affidatario e prevalente nel distretto del S.I.I., Abc Napoli;

   in passato, si era intervenuti nel dividere il bacino idrografico Napoli Volturno (137 comuni) individuato con legge regionale del 1997 della regione Campania –:

   come si concili quanto previsto dalla legge regionale della Campania n. 15 del 2015 con la normativa nazionale;

   se non si valuti d'intraprendere tutte le iniziative di competenza per ripristinare l'originaria delimitazione del distretto idrico di Napoli;

   quali siano le iniziative previste dal Piano nazionale del settore idrico a favore della pubblicizzazione dell'acqua.
(4-11259)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO. — Al Ministro del turismo, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo il report di Bankitalia, il fatturato delle società di capitali operanti nei comparti dell'alloggio, della ristorazione e dell'intrattenimento si è contratto del 40 per cento nel 2020, circa quattro volte la riduzione registrata per la media delle imprese (11 per cento) e il mondo del turismo da circa due anni, a causa della pandemia, sta attraversando una grave crisi che ha determinato un drastico calo del fatturato e della redditività; il turismo sta vivendo un dramma quotidiano, che rischia di provocare un contraccolpo durissimo anche ai circa 500 mila lavoratori e di conseguenza alle loro famiglie; le grandi città metropolitane, che nel 2019 rappresentavano un quinto delle presenze turistiche registrate in Italia, hanno subito un crollo del 71 per cento nel 2021 e i trasporti turistici, le agenzie di viaggio, le guide turistiche, ricettività alberghiera ed extralberghiera rischiano di collassare;

   a Napoli, Roma, Catania, Firenze, Milano, Venezia, Torino, un albergo su tre è attualmente chiuso e per quelli ancora aperti l'occupazione delle camere è a livelli percentuali molto bassi, come purtroppo anche in altre località turistiche;

   l'impennata dei contagi, causata dalla variante Omicron, sta colpendo duramente il comparto del settore turistico e a pesare è soprattutto l'assenza di clienti stranieri nelle città d'arte, basti pensare a Milano, Roma, Napoli, Venezia e Firenze; la nuova ondata dei contagi e la ripresa dello smart working, hanno portato un'ulteriore riduzione delle già scarse prenotazioni effettuate sia negli alberghi che negli agriturismi e il quadro diventa maggiormente critico soprattutto nelle città d'arte, laddove il mercato si poggia storicamente su flussi provenienti dall'estero; molte imprese sono chiuse da marzo 2020 e molte altre chiuderanno nei prossimi giorni a causa di una domanda stagnante portando – nelle realtà maggiormente colpite dalla crisi – all'apertura di tavoli sindacali per la riduzione e il licenziamento di lavoratori occupati nel settore;

   il quadro previsionale delineato dalla legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022), si è radicalmente modificato, l'aumento dei contagi a causa della variante Omicron, i provvedimenti più restrittivi adottati, il blocco di fatto dei viaggi legati all'economia turistica e l'aumento dei costi degli approvvigionamenti energetici stanno frenando i consumi e le attività delle imprese; secondo la stima di Confesercenti, emerge che il 51 per cento dei consumatori dichiara di evitare bar e ristoranti, il 32 per cento ha rinunciato a viaggiare, il 32 per cento evita lo shopping per paura degli assembramenti, il 48 per cento dei dipendenti del settore privato è in smart working, una condizione questa che penalizza maggiormente le attività di somministrazione e ristorazione, soprattutto nelle grandi città e nei comuni a vocazione artistica, e culturale;

   l'elemento che certifica la sofferenza in cui versa uno dei settori strategici dell'economia italiana è rappresentato dai dati emersi dall'ultimo report Istat; la nuova ondata di contagi ha determinato un'ulteriore diminuzione delle già scarse presenze straniere nelle strutture ricettive, aggravando la situazione economica e finanziaria di interi settori legati al turismo –:

   se i Ministri intendano adottare, per quanto di competenza, ulteriori iniziative normative per promuovere e rilanciare il settore turistico, al fine di sostenere e tutelare l'attività e il lavoro delle imprese in difficoltà collocate nelle principali città metropolitane di cui in premessa;

   se i Ministri intendano verificare con tutti i Paesi dell'Unione europea se vi siano le condizioni per l'adozione di un unico certificato verde, che assicuri l'uniformità della durata – certificato che attualmente, nei diversi Paesi europei, ha scadenze temporali diversificate che variano da 6 a 12 mesi – al fine di consentire sia gli spostamenti all'interno di essi sia lo svolgimento in sicurezza dei flussi turistici da e verso l'Italia.
(4-11250)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Bella e Tuzi n. 4-10911, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 dicembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Flati.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Paolo Russo n. 4-11177, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 632 del 25 gennaio 2022.

   PAOLO RUSSO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 103, comma 3, della Costituzione stabilisce che «i tribunali militari in tempo di guerra hanno la giurisdizione stabilita dalla legge. In tempo di pace hanno giurisdizione soltanto per i reati militari commessi da appartenenti alle Forze armate». Pertanto essi sono, insieme al Consiglio di Stato, agli altri organi di giustizia amministrativa e alla Corte dei conti, gli unici giudici speciali ritenuti necessari e mantenuti dalla Carta fondamentale;

   in tempo di pace, quindi, la giustizia militare ha giurisdizione per i reati militari previsti dal codice penale militare di pace del 1941 – oltre che per residue fattispecie di reato prevista da leggi speciali – commessi da militari in servizio;

   il citato Codice risulta un testo che mostra tutti i suoi anni, che non sempre è armonizzato con le previsioni del codice penale ordinario e che – come affermato dalla stessa magistratura militare – contiene previsioni disorganiche che determinano, sovente, conflitti di giurisdizione con il giudice ordinario;

   da anni, magistratura militare, avvocatura ed esperti del diritto sollecitano un'azione di aggiornamento del codice penale militare e di modifica del riparto di giurisdizione in grado, da un lato, di rendere più razionale ed efficiente l'utilizzo delle risorse umane e, dall'altro, di alleggerire parzialmente i carichi della giustizia ordinaria;

   la legge n. 244 del 2007 aveva profondamente modificato il sistema giudiziario militare, riducendone sedi e organico e mutando la composizione del Consiglio della magistratura militare;

   attualmente è in corso l'esame presso la commissione giustizia della Camera il disegno di legge di riforma dell'ordinamento giudiziario, che dedica il Capo V specificatamente all'ordinamento giudiziario militare;

   presso le commissioni II e IV sono incardinate diverse proposte di legge che, oltre a prevedere specifiche modifiche della disciplina di talune fattispecie di reato militare, mirano a modificare il riparto di giurisdizione tra il giudice militare e il giudice ordinario, attraverso una ampia elencazione di tipologie di reati che, a determinate condizioni, verrebbero attratte nell'orbita della giurisdizione militare;

   risulta evidente che i citati progetti di riforma necessitano di connettersi armoniosamente al fine di evitare che si generino incrementi dei carichi sulla magistratura militare, con la conseguente necessità di redistribuire nuovamente sul territorio nazionale le sedi giudiziarie militari;

   negli scorsi mesi, diversi membri dell'Esecutivo si sono espressi nell'ottica di una riforma in grado di mettere la magistratura militare nelle condizioni di operare e adempiere al proprio mandato costituzionale. Nel corso delle comunicazioni della Ministra della giustizia sull'amministrazione della giustizia del 19 gennaio 2022, la guardasigilli, intervenendo in merito alla riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm, ha ribadito che l'esecutivo intende presentare emendamenti governativi che interverranno su vari aspetti del disegno di legge all'esame della Camera;

   l'interrogante ha registrato il rammarico del sindacato Itamil Esercito che ha lamentato come, nell'affrontare la riforma della giustizia militare, la riflessione non sia stata allargata alle organizzazioni sindacali asservate all'organo centrale della rappresentanza militare interforze; quest'ultimo, ai sensi dell'articolo 1478, comma 4, del decreto legislativo n. 66 del 2010, ha competenze riguardo la formulazione di pareri, di proposte e di richieste «su tutte le materie che formano oggetto di norme legislative o regolamentari circa la condizione, il trattamento, la tutela – di natura giuridica, economica, previdenziale, sanitaria, culturale e morale – dei militari» –:

   se sia nell'intenzione del Governo adottare iniziative per una riforma organica e coordinata della giustizia militare che affronti sia l'ordinamento che la giurisdizione;

   se, alla luce di quanto segnalato dal sindacato militare, il Governo intenda adottare iniziative per allargare il confronto sulla materia al Cocer Interforze e alle organizzazioni sindacali asseverate dal Ministero della difesa.
(4-11177)

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in commissione Ficara n. 5-06779 del 6 ottobre 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-11182.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di un articolo di giornale pubblicato da Repubblica.it l'interrogante è venuta a conoscenza del fatto che l'Emilia-Romagna sia maglia nera per il numero di contagi sia tra i detenuti che tra gli agenti;

   il Sindacato di polizia penitenziaria Spp (affiliato al Sinappe), parla di «un aumento sostanziale che crea molta preoccupazione, soprattutto se si considera che i dati forniti dall'Amministrazione non sono del tutto aggiornati». Secondo il segretario nazionale, tra i detenuti in regione si contano ben 194 casi di detenuti positivi (di cui 17 ricoverati) sul totale nazionale di 823 contagiati. In questo contesto a destare particolare preoccupazione è la situazione del carcere di Reggio Emilia dove un detenuto su tre è positivo. E nella sezione femminile, i contagiati sarebbero 119, di cui 5 ricoverati all'ospedale di Santa Maria Nuova, sul totale di 360 ristretti (a fronte di una capienza regolamentare di 280). A tutto ciò si aggiunge che oltre 70 poliziotti mancano dal lavoro perché o contagiati o in isolamento fiduciario: quello di Parma, con 48 agenti fermi per aver contratto il Covid, è l'istituto penitenziario con più agenti contagiati;

   rispetto a qualche mese fa il numero di istituti con focolai estesi pare essere cresciuto in maniera considerevole;

   sempre secondo il Sindacato, il piano vaccinale sta procedendo con difficoltà soprattutto tra i detenuti, con solo 6.356 vaccinati su 54.000 sul territorio nazionale, mentre i poliziotti penitenziari avviati alla prima somministrazione sono solo 15.155. Questi numeri dimostrano come siano ancora troppo poche le vaccinazioni effettuate all'interno delle carceri italiane con il rischio che i contagi possano ulteriormente crescere nei prossimi giorni a causa delle nuove varianti del virus COVID-19;

   bisogna considerare altresì che il trasferimento in ospedale e la successiva degenza di un detenuto richiede l'impiego, oltre che di personale sanitario, anche di numerosi agenti. E se il numero di detenuti contagiati da ricoverare dovesse subire un'impennata, gli uomini in forza alla polizia penitenziaria potrebbero non essere sufficienti. Pertanto, c'è anche la necessità di immunizzare, al più presto, i detenuti a rischio. Ciò potrebbe evitare di mettere a dura prova due sistemi insiemi: da un lato quello sanitario, dall'altro quello penitenziario;

   la stessa Ministra della giustizia ha spesso definito il carcere come «un luogo di comunità, nel quale di conseguenza la situazione complessiva e il benessere di ciascuno alimenta quello di tutti» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritengano opportuno adottare per velocizzare la somministrazione dei vaccini nei confronti di detenuti e personale penitenziario, anche tramite l'utilizzazione del farmaco monodose prodotto dalla Johnson and Johnson, che consentirebbe di immunizzare, più velocemente, un numero maggiore di detenuti e agenti penitenziari con una sola somministrazione, al fine di tutelare la loro incolumità, nonché di prevenire possibili situazioni di disagio e tensioni che potrebbero verificarsi all'interno delle carceri emiliane, analogamente a quanto avvenuto nei primi mesi del marzo 2020 in occasione del primo lockdown.
(4-08906)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, riferendo di criticità in ordine all'andamento della campagna vaccinale in essere presso gli istituti penitenziari ubicati in Emilia-Romagna, avanza quesiti circa eventuali iniziative che si intendessero adottare e volte alla soluzione del problema.
  Orbene, in via preliminare, va ribadita la predisposizione ed il continuo aggiornamento delle procedure di prevenzione dall'infezione da COVID-19, tanto che il provveditore regionale competente si è personalmente recato presso il penitenziario reggiano per effettuare un sopralluogo, al fine di accertarsi sulla corretta adozione delle misure di prevenzione della diffusione del contagio, ritenendole adeguate.
  Ciò premesso si riferisce come sia assicurata una costante attività di interlocuzione tra il provveditore regionale per l'Emilia-Romagna e le Marche e l'assessorato regionale alla salute, finalizzata a una pronta e più possibile estesa campagna vaccinale nei confronti della popolazione ristretta.
  Sul punto, in data 27 aprile 2021, sono state avviate le prime vaccinazioni, a cura del medico Usca, destinate ai detenuti che non hanno contratto il virus, ubicati nei reparti
Andromeda femminile, Zeta femminile e Orione.
  Alla data del 15 dicembre 2021, presso gli istituti penali di Reggio Emilia, risultano complessivamente 223 le unità di personale avviate alla vaccinazione, conteggiati gli appartenenti al corpo della polizia penitenziaria ed al comparto funzioni centrali.
  Passando al numero di detenuti vaccinati, non è possibile fornire il dato scorporato per il singolo istituto, siccome l'anagrafe vaccinale del Ministero della salute fornisce il solo dato complessivo regionale che, per l'Emilia Romagna, al 15 dicembre 2021 risulta pari a n. 6.660 somministrazioni.
  Infine, per completezza, quanto alla situazione contagi da COVID-19, alla data del 15 dicembre 2021, non si registrano casi di positività tra i detenuti presso gli istituti di Reggio Emilia; per contro risultano 2 casi tra il personale del corpo.

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   BARTOLOZZI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 settembre 2021 è stata pubblicata la graduatoria dei progetti stilata dal Ministero sugli «Investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche», per n. 149 ed un importo totale di un miliardo e 620 milioni;

   in considerazione dei criteri di premialità, la prima evidente anomalia è che i finanziamenti parrebbero non destinati a zone interne con caratteristiche di siccità e rischio desertificazione ed al contrario sarebbero destinati a parti del Paese dove piove di più e dunque con meno bisogno di irrigazione e così su 149 progetti ammessi, appena 35 sono di regioni del Sud: 20 della Calabria, 11 della Campania, 3 della Basilicata e uno della Puglia. In tutto solamente 471 milioni di euro su 1.620.138.829,24 euro sono distribuiti al Mezzogiorno;

   ma cosa ancor più grave, nella graduatoria di cui all'allegato I non risulta alcuno dei 59 progetti tempestivamente presentati dalla regione Siciliana, di cui 50 presentati come «cantieriabili», cioè con progetto esecutivo o definitivo come da dashboard della piattaforma «Dania» e che il mancato finanziamento, inteso come mancate risorse assegnate, ammonta a 756.768.805,39 euro;

   dei 59 progetti (o 57, se quello agrigentino fosse ripetuto tre volte) effettivamente presentati dalla regione Siciliana, la stragrande maggioranza sono esecutivi (ben 45) e 5 definitivi, 7 gli studi di fattibilità e 2 senza indicazioni; quanto all'elenco dei progetti «non ammissibili» peraltro non viene indicato il motivo della bocciatura –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire elementi puntualmente in ordine all'episodio citato in premessa, e se intenda indicare quali siano gli esiti della dovuta preventiva interlocuzione con la cabina di regia e con la conferenza delle regioni secondo quanto stabilito dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), e specificatamente se intenda motivare perché se la regione Siciliana ha presentato almeno 50 opere «cantierabili» (cioè con progetto esecutivo o definitivo) nessuna di queste sia stata ritenuta meritevole di finanziamento in considerazione anche dei criteri di cosiddetta premialità.
(4-10376)

  Risposta. — In merito all'investimento 4.3 «Investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche», con una dotazione di 880 milioni di euro ricordo che i criteri di ammissibilità per ottenere il finanziamento con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
  Per essere ammessi, i progetti devono soddisfare tutti i 23 criteri previsti, nessuno escluso. Pertanto, se anche un solo criterio non è soddisfatto, il progetto non può essere ammesso al finanziamento europeo.
  Per l'individuazione delle tipologie e delle caratteristiche degli interventi da finanziare, è stato necessario rispettare tutte le limitazioni e le direttive imposte agli Stati membri dalla Commissione europea e contenute nel Pnrr, con specifico riguardo alla tempistica di realizzazione e gli aspetti di tutela ambientale.
  Il Pnrr, quindi, si configura come uno strumento finanziario da gestire differentemente dagli strumenti nazionali, nel rispetto degli obblighi che il fondo impone.
  Ai fini dell'individuazione degli interventi da finanziare sono stati adottati una serie di criteri tecnici, tali da consentire di effettuare una selezione di investimenti che supportino anche il perseguimento degli obiettivi della direttiva quadro acque (Dqa), individuabili sulla base delle informazioni catalogate in DANIA, la banca dati finanziata dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e gestita dal Crea, definendo:

   criteri di ammissibilità, senza i quali non è possibile accedere alla selezione;

   criteri di selezione, per poter effettuare un ordinamento tra i progetti in caso di richiesta superiore al budget disponibile o come soglie minime per accedere al finanziamento.

  Tali criteri sono stati individuati tenendo presente:

   la pertinenza del progetto con le azioni finanziate dall'intervento;

   il livello di cantierabilità e la tempistica di realizzazione dei progetti coerente con i tempi del Pnrr, l'avanzamento progettuale dell'intervento, preferendo progetti esecutivi e con tempi di realizzazione compatibili con il Pnrr stesso;

   la strategicità regionale dell'intervento, ossia l'importanza dello stesso secondo le autorità regionali, preferendo quelli ritenuti di maggiore strategicità territoriale;

   l'adempienza agli obblighi di quantificazione e monitoraggio dei volumi irrigui;

   l'efficacia di progetto nel raggiungimento dei target;

   l'incidenza sugli obiettivi ambientali di cui alle linee guida per la compilazione del Pnrr e al testo del regolamento comunitario sulla tassonomia delle attività eco-compatibili.

  Nella stesura dei criteri è stato seguito un iter partecipativo che ha coinvolto tutti i potenziali concorrenti e le regioni di appartenenza, volto alla condivisione della procedura adottata da questo Dicastero.
  A tal fine, il 23 giugno 2021, su iniziativa del Ministero, è stato organizzato uno specifico incontro divulgativo volto a far conoscere a tutti i soggetti beneficiari le modalità di utilizzo delle risorse destinate al finanziamento degli investimenti nel settore delle infrastrutture irrigue messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Successivamente, con comunicazione del 25 giugno 2021, i criteri di scelta proposti sono stati trasmessi alle regioni e province autonome per la preventiva condivisione, cui ha fatto seguito, in data 23 settembre 2021, l'approvazione in Conferenza Stato-regioni dal tavolo tecnico e la relativa pubblicazione sul sito istituzionale.
  Recepite le pertinenti osservazioni delle regioni e province autonome, nel rispetto del
timing fissato nel Pnrr, i criteri sono stati adottati con decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali n. 299915 del 30 giugno 2021, termine essenziale entro il quale era prevista l'adozione degli stessi da parte del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
  Nella valutazione dell'ammissibilità dei progetti candidati dagli enti irrigui, al fine di evitare ogni tipo di difficoltà e di facilitare le procedure di implementazione delle informazioni nella banca dati DANIA, sono stati forniti tutti i chiarimenti richiesti mediante la costituzione di un apposito servizio «Help desk» e la pubblicazione di 118 Faq sui siti istituzionali del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e Crea.
  In particolare, per la regione Sicilia, alla data del 25 settembre 2021, risultavano caricati nella banca dati DANIA 61 progetti, di cui solo 32 progetti candidati da enti della regione Sicilia su fondi del Pnrr uno di questi ultimi peraltro già «Finanziato», secondo l'informazione resa dallo stesso ente, per un importo progettuale totale di 422.752.170,66 euro.
  Con riferimento poi al mancato inserimento dei progetti della regione siciliana nell'elenco dei progetti ammissibili, preciso che nessuno dei 31 progetti di investimento presentati dai consorzi di bonifica della Regione siciliana ha rispettato tutti i criteri previsti per la selezione dei progetti irrigui sul Pnrr.
  Riporto nel dettaglio le motivazioni di rigetto dei 31 progetti presentati da Enti siciliani:

   per 27 progetti non è stata inserita la data della verifica del progetto (criterio A16);

   per 25 progetti non è stata inserita l'area efficientata dall'intervento (criterio A8);

   per 24 progetti non è stata inserita la verifica del progetto (criterio A15);

   per 23 progetti non sono stati inseriti i valori dei misuratori (criterio A7);

   per 19 progetti non si è indicato lo stato relativo al procedimento della Via, mentre per un altro è stato inserito il valore «Parere da acquisire entro 6 mesi» (criterio A20);

   per 19 progetti l'indicazione sulle autorizzazioni del progetto era errata oppure assente (criterio A21: campo vuoto per 14 progetti; valorizzato con la voce «Da acquisire o da rinnovare entro 2 anni» per 4 progetti; valorizzato con la voce «Non acquisite» per un progetto);

   per 18 progetti non è stata indicata la verifica del Cta (criteri A13 e A14);

   per 12 progetti non è stata indicata la durata dei lavori, mentre per altri 5 tale durata era superiore ai 30 mesi (criterio A12);

   per 12 progetti non è stata indicata la data di progettazione, mentre per altri 2 progetti tale data era antecedente al 2016 (criterio A11);

   per 14 progetti non è stato indicato l'anno ultimo di aggiornamento dei prezzi (criterio A19);

   per 13 progetti non è stato indicato lo stato della concessione di derivazione (criterio A17);

   per 3 progetti è stata inserita come tipologia intervento «manutenzione straordinaria», mentre per un altro progetto è stato inserito «nuova opera» (criterio A5);

   per 3 progetti è stato indicato «altro» come scopo specifico prevalente, mentre per un altro non è stato indicato alcuno scopo (criterio A6);

   3 progetti avevano come livello progettuale «progetto di fattibilità» (criterio A10);

   per 2 progetti l'importo dell'intervento era inferiore alla soglia dei 2 milioni di euro (criterio A3);

   per 2 progetti la finalità dell'intervento era «ambiente» (criterio A4);

   per 2 progetti la nuova superficie irrigata era maggiore di zero (criterio A9);

   infine, per 2 progetti non era stata indicata la priorità di intervento regionale (criterio A23).

Immagine prelevata dal resoconto

  Da ultimo informo che, in data 14 ottobre 2021, si è tenuto un incontro con l'assessore all'agricoltura della regione siciliana, avente ad oggetto lo specifico tema dei progetti siciliani e la possibilità di finanziare alcuni dei progetti proposti, sempreché, all'esito della verifica e accertamento degli elaborati progettuali, si riscontri la rispondenza degli stessi ai criteri di ammissibilità e selezione adottati da questa Amministrazione.
  Tale possibilità potrà essere concretamente valutata alla luce della sopravvenuta disposizione legislativa di cui all'articolo 6-
bis della legge n. 108 del 29 luglio 2021 – introdotta in sede di conversione del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, recante «Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di 7 rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure», che dispone, quale preciso adempimento delle amministrazioni, quello di garantire che «...in sede di definizione delle procedure di attuazione degli interventi del Pnrr almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente, anche attraverso bandi, indipendentemente dalla fonte finanziaria di provenienza, sia destinato alle regioni del Mezzogiorno».
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali: Stefano Patuanelli.


   BIANCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sono pesanti i danni economici per i locatori che, prima che fosse adottato il blocco degli sfratti con l'articolo 103 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, avevano avviato la fase esecutiva che segue il provvedimento di convalida emesso dal tribunale;

   con gli articoli 83, comma 2, del «decreto Cura Italia», e 36, comma 1, del «decreto Liquidità», l'allora Governo in carica ha disposto la sospensione «straordinaria» dei termini processuali dal 9 marzo 2020 (per un totale di 64 giorni). Nulla è stato disposto in ordine agli atti esecutivi, come nel caso degli sfratti, per precetti, preavvisi di sloggio e successivi accessi esecutivi dell'ufficiale giudiziario;

   pur dovendosi ritenere tali atti come di fatto inclusi nei decreti, non vi è più stato alcun provvedimento di sospensione e/o «congelamento» dei termini dopo l'11 maggio 2020;

   la mancanza di un provvedimento che sospenda il decorso dei termini di validità degli atti esecutivi, fa sì che i locatori che hanno avviato, prima del decreto 17 marzo 2020, n. 18, la procedura di sloggio, abbiano dovuto sopportare sia gli onorari per l'avvocato, sia i costi per le notifiche e i diritti conseguenti, tutto ciò che per atti che hanno perso ogni efficacia decorsi novanta giorni dalla loro notifica –:

   se il Ministro intenda adottare iniziative normative, anche d'urgenza, per prevedere la sospensione dei termini di decorrenza della validità degli atti esecutivi in corso fino al 30 giugno 2021 e, per gli atti già perenti e notificati dopo il 17 marzo 2020, la loro reviviscenza con decorrenza dei nuovi termini dal 1° luglio 2021.
(4-08793)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante richiama la normativa emergenziale in materia di esecuzioni per rilascio di immobile in seguito a provvedimenti di convalida di sfratto per morosità ovvero a sentenze di condanna pronunciate a cagione dell'inadempimento (morosità) del conduttore. In particolare l'interrogante rappresenta che gli articoli 83 comma secondo del decreto «Cura Italia» (decreto-legge n. 18 del 2020) e 36, comma primo, del decreto «Liquidità» (decreto-legge n. 23 del 2020) hanno disposto la sospensione straordinaria dei termini processuali dal 9 marzo 2020 (per un totale di 64 giorni); non è stato invece adottato alcun provvedimento di sospensione dei termini di validità degli atti esecutivi dopo l'11 maggio 2020 per cui i locatori che hanno avviato, prima del decreto «Cura Italia», la procedura di sfratto hanno dovuto sopportare sia gli onorari per l'avvocato, sia i costi per le notifiche e i diritti conseguenti per atti che hanno perso ogni efficacia decorsi novanta giorni dalla loro notifica. Si chiede quindi di sapere se la Ministra della giustizia «...intenda adottare iniziative normative, anche d'urgenza, per prevedere la sospensione dei termini di decorrenza della validità degli atti esecutivi in corso fino al 30 giugno 2021 e, per gli atti già perenti e notificati dopo il 17 marzo 2020, la loro reviviscenza con decorrenza dei nuovi termini dal 1° luglio 2021...».
  Appare al riguardo utile sviluppare una sintetica ricostruzione del quadro normativo di riferimento. Fino alla sentenza della Corte Costituzionale n. 128 del 2021 la normativa emergenziale in materia di blocco degli sfratti era articolata:

   1) nell'articolo 54-ter (Sospensione delle procedure esecutive sulla prima casa) del decreto-legge del 17 marzo 2020 n. 18, convertito con modificazioni dalla legge del 24 aprile 2020 n. 27 (Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, cosiddetto decreto «Cura Italia», che prescriveva: «1. Al fine di contenere gli effetti negativi dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, in tutto il territorio nazionale è sospesa, fino al 30 giugno 2021, ogni procedura esecutiva per il pignoramento immobiliare, di cui all'articolo 555 del codice di procedura civile, che abbia ad oggetto l'abitazione principale del debitore» (ciò in quanto il termine del 31 dicembre 2020 veniva prorogato al 30 giugno 2021 per effetto dell'articolo 13 comma quattordicesimo del decreto-legge del 31 dicembre 2020 n. 183, convertito con modificazioni dalla legge del 26 febbraio 2021 n. 21);

   2) nell'articolo 103, comma sesto (Sospensione dei termini nei procedimenti amministrativi ed effetti dagli atti amministrativi in scadenza) del medesimo testo di legge (decreto-legge n. 18 del 2020, come modificato dall'articolo 17-bis comma primo del decreto-legge del 19 maggio 2020 n. 34, convertito con modificazioni dalla legge del 17 luglio 2020 n. 7), per il quale: «L'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo, è sospesa fino al 31 dicembre 2020»;

   3) nell'articolo 13, comma tredicesimo; del decreto-legge n. 183 del 2020 (convertito con modificazioni dalla legge n. 21 del 2021), per il quale: «13. La sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo, prevista dall'articolo 103 comma sesto del decreto-legge del 17 marzo 2020 n. 18, convertito con modificazioni dalla legge del 24 aprile 2020 n. 27, è prorogata sino al 30 giugno 2021 limitatamente ai provvedimenti di rilascio adottati per mancato pagamento del canone alle scadenze e ai provvedimenti di rilascio conseguenti all'adozione, ai sensi dell'articolo 586 comma secondo del codice di procedura civile, del decreto di trasferimento di immobili pignorati ed abitati dal debitore e dai suoi familiari»;

   4) nell'articolo 40-quater (Disposizioni in materia di sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili) del decreto-legge n. 41 del 2021, convertito con modificazioni dalla legge del 21 maggio 2021 n. 69 (Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19: cosiddetto decreto Sostegni), per il quale: «1. La sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo, prevista dall'articolo 103 comma sesto del decreto-legge del 17 marzo 2020 n. 18, convertito con modificazioni dalla legge del 24 aprile 2020 n. 27, limitatamente ai provvedimenti di rilascio adottati per mancato pagamento del canone alle scadenze e ai provvedimenti di rilascio conseguenti all'adozione, ai sensi dell'articolo 586 comma secondo del codice di procedura civile, del decreto di trasferimento di immobili pignorati ed abitati dal debitore e dai suoi familiari, è prorogata: a) fino al 30 settembre 2021 per i provvedimenti di rilascio adottati dal 28 febbraio 2020 al 30 settembre 2020; b) fino al 31 dicembre 2021 per i provvedimenti di rilascio adottati dal 1° ottobre 2020 al 30 giugno 2021».

  Ricapitolando: le procedure di espropriazione (pignoramento) immobiliare aventi ad oggetto l'abitazione principale del debitore erano state sospese fino al 30 giugno 2021; le procedure di rilascio di immobili anche ad uso non abitativo sono state sospese fino al 30 settembre 2021, laddove il provvedimento di rilascio sia stato adottato nel periodo dal 28 febbraio 2020 al 30 settembre 2020, a motivo del mancato pagamento del canone alle scadenze ovvero in conseguenza dell'adozione del decreto di trasferimento dell'immobile pignorato, abitato dal debitore e dai suoi familiari; le procedure di rilascio di immobili anche ad uso non abitativo sono state sospese fino al 31 dicembre 2021, laddove il provvedimento di rilascio sia stato adottato nel periodo dal 1° ottobre 2020 al 30 giugno 2021, a motivo del mancato pagamento del canone alle scadenze ovvero in conseguenza dell'adozione del decreto di trasferimento dell'immobile pignorato, abitato dal debitore e dai suoi familiari.
  Ciò posto, può soggiungersi che: la normativa emergenziale trae evidentemente ragione dalla necessità di contenere e circoscrivere la circolazione delle persone e le conseguenti occasioni di contagio; in tale contesto affiora anche l'esigenza di offrire una forma di sollievo a coloro (in special modo i conduttori d'immobili cosiddetti commerciali) che abbiano sofferto, in misura rilevante, gli effetti economico finanziari della pandemia.
  La Corte costituzionale, con la recente sentenza del 22 giugno 2021 n. 128, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 13 comma quattordicesimo del decreto-legge n. 183 del 2020, recante «Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, di realizzazione di collegamenti digitali, di esecuzione della decisione (UE, EURATOM) 2020/2053 del Consiglio del 14 dicembre 2020 nonché in materia di recesso del Regno Unito dall'Unione europea, convertito con modificazioni dalla legge n. 21 del 2021, per violazione degli articoli 3 comma primo e 24 commi primo e secondo Cost...». Invero la Corte costituzionale ha osservato che dal tenore delle censure formulate si evincesse come l'oggetto della questione di legittimità costituzionale dovesse essere identificato non già nell'articolo 54-
ter del decreto-legge n. 18 del 2020, ma nell'articolo n. 13 comma quattordicesimo del decreto-legge n. 183 del 2020 che aveva disposto la (seconda) proroga della sospensione delle procedure esecutive immobiliari aventi ad oggetto l'abitazione principale del debitore esecutato dal 1° gennaio al 30 giugno 2021. Così circoscritto l'oggetto del giudizio, la Corte costituzionale ha dichiarato fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate in riferimento agli articoli 3 comma primo e 24 commi primo e secondo della Costituzione, osservando che se è vero che il legislatore ordinario – in presenza di altri diritti meritevoli di tutela, come quello fondamentale all'abitazione – può procrastinare la soddisfazione del diritto del creditore alla tutela giurisdizionale anche in sede esecutiva è del pari indubitabile che la compressione di tale ultimo diritto fondamentale cagionata dalla sospensione delle procedure esecutive può essere contemplata dal legislatore solo a fronte di circostanze eccezionali e per un periodo di tempo limitato. Ciò non era accaduto nel caso di specie, avendo il legislatore per ben due volte prorogato fino al complessivo periodo di 14 mesi la sospensione inizialmente introdotta, senza tuttavia preoccuparsi di specificare i presupposti soggettivi e oggettivi della misura, anche eventualmente demandando al vaglio dello stesso giudice dell'esecuzione il contemperamento in concreto degli interessi in gioco. La Corte costituzionale ha poi aggiunto che la sproporzione conseguente al mancato bilanciamento della misura in esame era resa ancora più evidente dalla considerazione che il diritto del debitore a conservare la disponibilità dell'abitazione sarebbe rimasto comunque tutelato dalla proroga della sospensione dei provvedimenti di rilascio di immobili di cui all'articolo 103 comma sesto dello stesso decreto-legge n. 18 del 2020, essendo tale norma applicabile anche al decreto di trasferimento del bene espropriato. In altre parole, il bilanciamento sotteso alla temporanea sospensione delle procedure esecutive aventi a oggetto l'abitazione principale è divenuto, nel tempo, irragionevole e sproporzionato, al punto da inficiare la tenuta costituzionale della seconda proroga (dal 1° gennaio al 30 giugno 2021), prevista dall'articolo 13 comma quattordicesimo del decreto-legge n. 183 del 2020. In ogni caso, la Corte costituzionale ha precisato che «...resta ferma in capo al legislatore, ove l'evolversi dell'emergenza epidemiologica lo richieda, la possibilità di adottare le misure più idonee per realizzare un diverso bilanciamento, ragionevole e proporzionato, contemperando il diritto all'abitazione del debitore esecutato e la tutela giurisdizionale in executivis dei creditori procedenti...».
  Infine deve essere rilevato che, in epoca antecedente alla sentenza della Corte costituzionale n. 128 del 2021, non sono state avviate «...iniziative normative...» volte a «...prevedere..., per gli atti già perenti e notificati dopo il 17 marzo 2020, la loro reviviscenza con decorrenza dei nuovi termini dal 1° luglio 2021...» da un lato, in quanto gli effetti di siffatta reviviscenza (a prescindere da ogni valutazione in merito alla compatibilità della stessa con il principio di certezza delle situazioni giuridiche) sarebbero stati praticamente ingestibili stante l'enorme mole di provvedimenti che avrebbero dovuto essere posti in esecuzione e dall'altro lato, in quanto ciò avrebbe determinato delle gravi ricadute su di un tessuto sociale già in grave sofferenza a cagione della emergenza pandemica.

Il Ministro della giustizia: Marta Cartabia.


   BUOMPANE, VILLANI, CASO e NAPPI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il distretto della corte d'appello di Napoli è formato dai circondari dei tribunali ordinari di Avellino, Benevento, Napoli, Napoli Nord in Aversa, Nola, Santa Maria Capua Vetere e Torre Annunziata. Questo costituisce una delle due corti d'appello nel territorio della regione Campania;

   il tribunale di Napoli Nord in Aversa, di recente creazione, ha evidenziato come il vantaggio di essere stato un ufficio istituito a «carico zero» sia stato vanificato, in termini di efficienza e produttività;

   allo stato attuale, la pianta organica del personale amministrativo non ha subito nessuna sostanziale variazione tale da poter superare l'annosa problematica di carenza di personale presso tale struttura ed i suoi nuovi compiti, se si considera che all'istituzione dell'ufficio vi erano in pianta 146 unità, mentre, alla data odierna, si registrano 151 unità amministrative;

   in base ai dati rilevati dallo staff ispettivo, a seguito dell'ultima ispezione ordinaria, si evidenzia come il rapporto fra unità amministrative e magistrati esprima un indice di solo 1,75. Nella relazione si attesta poi che lo squilibrato rapporto tra il personale amministrativo e giudiziario previsto nella pianta organica è accentuato da una percentuale di scopertura che, per il personale amministrativo, si attesta a circa il 30 per cento. Nelle conclusioni si sottolinea come pur essendosi registrata una buona efficienza funzionale ed un elevata produttività del personale, le carenze della pianta organica impediscano il buon andamento del tribunale e la sua capacità operativa e di efficacia risulti menomata;

   preme sottolineare poi come la competenza territoriale insista principalmente sulla città di Aversa, che è al centro di un importante snodo intermodale, sede di due facoltà universitarie, nonché di tutti i licei, realtà di riferimento per gli abitanti di una conurbazione di circa 1.200.000 cittadini, che svolge importanti funzioni di carattere sovracomunale a favore del comprensorio in cui è inserita;

   in appena sette anni, grazie all'abnegazione e al contributo sinergico dei capi degli uffici, dei magistrati, per lo più giovani e guidati da appassionati dirigenti di sezione, del personale di cancelleria, del foro e dell'aiuto sintonico offerto dall'amministrazione comunale di Aversa, che talvolta ha anche distaccato propri dipendenti per lo svolgimento di attività amministrative altrimenti non esperibili, sono stati raggiunti lusinghieri obiettivi in questo ufficio collocato al quarto «posto» nella classifica nazionale, al primo se si considerano i «Tribunali non distrettuali», per quantità e qualità di affari trattati, nonostante l'ormai noto sottodimensionamento della pianta organica sia dei giudici che del personale rispetto alle esigenze del circondario;

   il circondario, inoltre, abbraccia le zone industriali a nord di Napoli, come Aversa Nord, Caivano, Arzano, Afragola, Giugliano in Campania, Trentola Ducenta, e, dal punto di vista della giustizia penale, questi sono territori ove si registra un alto tasso di criminalità organizzata, determinando grande contenzioso sia in materia civile, specie di diritto commerciale, del lavoro, previdenziale, familiare, volontaria giurisdizione, esecuzioni e fallimenti, che penale;

   le sempre maggiori esigenze del tribunale di spazi e servizi hanno spinto il comune ad individuare con il tribunale ed il Ministero della giustizia una strategia comune di intervento, nell'ambito della quale il comune mette a disposizione nuovi edifici disponibili del proprio patrimonio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione in cui versa il tribunale di Napoli Nord in Aversa e, per quanto di competenza, quali iniziative intenda porre in essere al fine di risolvere la carenza di personale togato ed amministrativo di tale importante struttura, posta a salvaguardia di diritti fondamentali costituzionalmente garantiti, nonché agevolare la riqualificazione degli edifici patrimonio del comune al fine di migliorare le condizioni di funzionalità del tribunale e garantire le condizioni di un sempre maggiore suo radicamento e sviluppo sul territorio.
(4-09386)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame gli interroganti, lamentando la grave scopertura nell'organico del personale amministrativo e di magistratura del tribunale di Napoli nord in Aversa e della procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli nord in Aversa, chiedono alla Ministra della giustizia di conoscere le iniziative intraprese per sopperire a tale situazione.
  Al riguardo deve essere immediatamente posto in risalto, in relazione al personale amministrativo, che al tribunale di Napoli nord in Aversa è prevista una dotazione organica di 154 unità a fronte delle quali prestano servizio 138 risorse umane con una scopertura del 10,39 per cento. Il dato tiene conto della presenza di 10 unità di cui 8 in distacco da altri uffici (7 assistenti giudiziari e 1 funzionario giudiziario), oltre 2 in comando da altre amministrazioni (1 funzionario giudiziario e 1 cancelliere), e dell'assenza di 4 unità di personale di cui 1 funzionario giudiziario e 3 assistenti giudiziari, distaccati in altri uffici. Le scoperture interessano i profili del funzionario giudiziario (14 su 38), di cancelliere (8 su 24), di assistente giudiziario (1 su 52), di conducente di automezzi (1 su 5) e di ausiliario (4 su 18). La figura del direttore amministrativo risulta completamente soddisfatta. Oltretutto, si registrano nel profilo dell'operatore giudiziario 15 presenze a fronte di un organico di 13 unità e lo stesso dicasi per il profilo del centralinista telefonico, che vede in presenza 4 unità a fronte di nessuna presenza prevista in pianta organica. La posizione dirigenziale è coperta con incarico di titolarità.
  Le assunzioni realizzate nel periodo che va dal 2014 al 2021 sono state 61 e nello specifico: mobilità obbligatoria, 9 unità (1 funzionario giudiziario, 7 cancellieri e 1 assistente giudiziario); mobilità volontaria, 14 unità (9 funzionari giudiziari, 3 assistenti giudiziari e 2 cancellieri); scorrimento graduatorie, 5 unità (1 assistente giudiziario e 4 funzionari giudiziari); altro, 4 operatori giudiziari dal concorso a 1000 posti a tempo determinato; concorso ad 800 posti, 28 assistenti giudiziari; scorrimento dei 1080 operatori giudiziari, 1 unità. Si evidenzia che il tribunale di Napoli nord in Aversa ha beneficiato della riqualificazione di 9 cancellieri in funzionari giudiziari. Peraltro sono previsti ulteriori e imminenti reclutamenti per le seguenti figure professionali: 8 unità di cancelliere esperto dal concorso a 2700 posti; 1 unità di operatore giudiziario dalla selezione per 616 posti mediante avviamento degli iscritti ai centri per l'impiego. Ancora, sono stati accantonati e resi indisponibili 12 posti di funzionario giudiziario per il prossimo interpello di assestamento ai sensi dell'articolo 7 dell'Accordo sulla mobilità.
  Quanto invece alla procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli nord in Aversa, è per questa prevista una dotazione organica di 72 unità a fronte delle quali prestano servizio 56 risorse umane con una scopertura del 22,22 per cento. Il dato tiene conto della presenza di 4 unità di cui 3 in distacco da altri uffici (2 assistenti giudiziari e 1 funzionario giudiziario), oltre ad 1 operatore giudiziario comandato da altra Amministrazione, e dell'assenza di 1 funzionario giudiziario distaccato in altro ufficio. Le scoperture interessano i profili del funzionario giudiziario (5 su 17), di cancelliere (4 su 11), di assistente giudiziario (5 su 23), di conducente di automezzi (4 su 6) e di ausiliario (2 su 8). La figura del direttore amministrativo risulta completamente soddisfatta. Si registrano nel profilo dell'operatore giudiziario 6 presenze a fronte di un organico di 5 unità. La posizione dirigenziale è coperta con incarico di titolarità. Le assunzioni realizzate nel periodo che va dal 2014 al 2021 sono state 28 e nello specifico: mobilità obbligatoria, 5 unità (1 funzionario giudiziario, 2 cancellieri e 2 assistenti giudiziari); mobilità volontaria, 6 unità (3 funzionari giudiziari, 1 cancelliere e 2 assistenti giudiziari); scorrimento graduatorie, 1 funzionario giudiziario; concorso a 1000 posti a tempo determinato, 3 operatori giudiziari; altro, 2 cancellieri; concorso ad 800 posti, 10 assistenti giudiziari; scorrimento dei 1080 operatori giudiziari, 1 unità. Si evidenzia che la procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli nord in Aversa ha beneficiato della riqualificazione di 5 cancellieri in funzionari giudiziari e prossimamente beneficerà di nuovi reclutamenti relativamente alle seguenti figure professionali: 4 unità di cancelliere esperto dal concorso a 2700 posti; 1 unità di operatore giudiziario dalla selezione per 616 posti mediante avviamento degli iscritti ai centri per l'impiego, Peraltro sono stati accantonati e resi indisponibili 3 posti di funzionario giudiziario per il prossimo interpello di assestamento ai sensi dell'articolo 7 dell'Accordo sulla mobilità.
  Deve essere posto in risalto che le procedure di reclutamento finora realizzate hanno interessato l'intero territorio nazionale rendendo necessaria una ripartizione delle unità da assumere tra tutti gli uffici giudiziari, sulla base di criteri uniformi che tenessero conto delle esigenze dei vari territori, dei progetti di miglioramento della funzionalità degli uffici, della riduzione dell'arretrato e delle attività di innovazione organizzativa e tecnologica. Va rimarcato che le linee di azione intraprese in materia di gestione del personale sono state tutte dirette ad un rafforzamento della forza lavoro operante nel settore giustizia. Tale rafforzamento è stato realizzato anche attraverso un significativo cambio generazionale che porterà a proficui risultati in termini di efficienza ed efficacia dell'attività amministrativa.
  Per quanto concerne, poi, il personale di magistratura deve essere ricordato che nel distretto della corte di appello di Napoli, con l'emanazione dei decreti legislativi attuativi della delega del 14 settembre 2011 n. 148 di revisione delle circoscrizioni giudiziarie, si è provveduto a un significativo riordino dell'assetto degli uffici giudiziari del territorio. In particolare, in seguito ai decreti legislativi del 7 settembre 2012, n. 155 e del 19 febbraio 2014, n. 14, il tribunale di Giugliano in Campania, istituito con il decreto legislativo del 3 dicembre 1999 n. 491 ma ancora non operativo, è stato ridenominato tribunale di Napoli Nord in Aversa, ampliandone al contempo la competenza territoriale già prevista, in particolare mediante l'accorpamento dei territori di alcune sezioni distaccate del tribunale di Napoli (Afragola, Casoria, Frattamaggiore e Marano di Napoli) e del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Aversa) per un bacino di utenza complessiva pari a 956.387 residenti (dati censimento 2011). In questo modo è stato realizzato un intervento deflattivo in favore dei tribunali di Napoli (-684.000 abitanti) e di Santa Maria Capua Vetere (-272.000 abitanti). Il tribunale di Napoli nord in Aversa e la relativa procura della Repubblica hanno quindi iniziato a funzionare il 13 settembre 2013 ai sensi dell'articolo 11, comma secondo, del decreto legislativo del 7 settembre 2012, n. 155 senza alcun carico di lavoro pregresso e, pertanto, senza vedersi attribuiti i preesistenti procedimenti relativi ai territori di competenza che sono rimasti incardinati nei tribunali ove erano stati iscritti. Il decreto ministeriale del 18 aprile 2013 ha determinato la pianta organica del tribunale di Napoli nord in Aversa in complessive 80 unità (di cui 1 posto di presidente di tribunale e 7 posti di presidente di sezione) e quella della relativa procura della Repubblica in complessive 30 unità (di cui 1 posto di procuratore della Repubblica e 2 posti di procuratore aggiunto). Con il decreto ministeriale del 1° dicembre 2016 sono state rideterminate le piante organiche del personale di magistratura del tribunale di Napoli nord in Aversa, disponendo l'incremento di 1 posto di giudice. Con il decreto ministeriale del 14 settembre 2020, all'esito del lavoro di esame e analisi dei dati statistici riferiti ai carichi di lavoro degli uffici, sono state rideterminate le piante organiche degli uffici giudiziari di merito, distribuendo tra i singoli presidi 422 delle 600 unità di magistrato recate in aumento dall'articolo 1, comma 379, della legge del 30 dicembre 2018, n. 145. Il citato decreto ministeriale è intervenuto in modo incisivo e in una logica di deciso potenziamento della pianta organica del tribunale di Napoli nord in Aversa e della procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli nord in Aversa, operando il maggior incremento di pianta organica tra gli uffici giudiziari di primo grado dell'intero distretto della corte di appello di Napoli. Specificamente, nell'ambito del rafforzamento di complessive 33 unità delle piante organiche dei magistrati degli uffici giudiziari del distretto della Corte di appello di Napoli, si è disposto l'incremento di 5 unità della pianta organica del tribunale di Napoli nord in Aversa (portandola a complessive 86 unità) è di 2 unità della pianta organica della procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli nord in Aversa (portandola a complessive 32 unità), in conformità al parere reso al riguardo dal Consiglio superiore della magistratura nella seduta plenaria del 30 luglio 2020.
  Ulteriori benefici per gli uffici giudiziari in generale – e pertanto anche per il tribunale di Napoli nord in Aversa – potranno derivare in seguito alla attuazione delle disposizioni approvate nel mese di dicembre dell'anno 2019 (articolo 1, comma 432, della legge del 27 dicembre 2019 n. 160, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022») che, modificando la legge del 13 febbraio 2001, n. 48, prevedono l'istituzione delle piante organiche flessibili distrettuali, da destinare alla sostituzione di magistrati assenti ovvero all'assegnazione agli uffici giudiziari del distretto che presentino condizioni critiche di rendimento. La proposta di determinazione delle piante organiche flessibili distrettuali, trasmessa dal Ministro della giustizia al Consiglio superiore della magistratura in data 30 ottobre 2020, prevede, in conformità al quadro normativo di riferimento, la determinazione sia del contingente complessivo nazionale – individuato in 176 unità, di cui 122 con funzioni giudicanti e 54 con funzioni requirenti – sia dei contingenti destinati ai singoli distretti e, nello specifico, prevede per il distretto della corte di appello di Napoli un organico complessivo di 13 unità, di cui 9 con funzioni giudicanti e 4 con funzioni requirenti. Il Consiglio superiore della magistratura, nel parere deliberato nel corso della seduta plenaria dell'8 settembre 2021, ha ampiamente condiviso la proposta ministeriale in punto sia di unità complessi ve dedicate (176) sia di distribuzione funzionale (tra giudicanti e requirenti) e distrettuale di tali unità. Nel suddetto parere, in particolare, il Consiglio superiore della magistratura ha ritenuto di condividere pienamente la proposta elaborata dal Ministro della giustizia per il distretto della corte di appello di Napoli. All'esito del complessivo esame del parere reso dal Consiglio superiore della magistratura potranno essere formulate le definitive valutazioni riguardo alle necessità operative degli uffici giudiziari per l'adozione del decreto ministeriale per la determinazione delle piante organiche flessibili distrettuali. Allo stato il tribunale di Napoli nord in Aversa non presenta vacanze in relazione al posto di presidente di tribunale, di presidente di sezione di tribunale, di presidente della sezione lavoro e di giudice della sezione lavoro, mentre presenta la vacanza di 4 posti di giudice (su 63 in organico); la procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli nord in Aversa non presenta vacanze in relazione al posto di procuratore della Repubblica, mentre presenta la vacanza dei 2 posti di procuratore aggiunto della Repubblica e di 2 posti di sostituto procuratore (su 29 in organico).
  Va altresì segnalato che nell'ambito delle attività dirette alla attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è stato previsto un progetto straordinario di reclutamento di personale amministrativo a tempo determinato (cristallizzato nel decreto-legge del 9 giugno 2021 n. 80, recante «Misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle Pubbliche Amministrazioni funzionale alla attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e per l'efficienza della giustizia», convertito dalla legge n. 113 del 2021) diretto a migliorare le prestazioni degli uffici giudiziari e ad accompagnare e completare il processo di transizione digitale del sistema giudiziario nello sforzo di abbattimento dell'arretrato e di riduzione della durata dei procedimenti. Questi obiettivi del Pnrr non prevedono l'assunzione di personale a tempo indeterminato (in quanto preclusa dalla Commissione europea) bensì investono sul potenziamento dell'ufficio per il processo e sul rafforzamento del capitale umano in generale, attraverso la costituzione di veri e propri
team di supporto al magistrato. In siffatto ambito, al fine di assicurare la piena operatività dell'ufficio per il processo e di supportare le linee di progetto di competenza dei Ministero della giustizia ricomprese nel Pnrr, è stata prevista, ai sensi del decreto-legge del 9 giugno 2021 n. 80, convertito dalla legge n. 113 del 2021, l'assunzione con contratti a tempo determinato della durata massima di trentasei mesi, con decorrenza non anteriore al 1° gennaio 2022, di un contingente massimo di 5.410 unità di personale amministrativo non dirigenziale così ripartito: n. 1.660 unità di personale amministrativo e tecnico – laureati; n. 750 unità di personale amministrativo e tecnico – diplomati specializzati; n. 3.000 unità di personale amministrativo e tecnico – diplomati non specializzati. Del pari è stata prevista l'assunzione con contratto di lavoro a tempo determinato di n. 16.500 addetti all'Ufficio per il processo – laureati in scienze giuridiche ed economiche – così ripartiti: sino a 16.100 unità per gli uffici giudicanti di primo e di secondo grado, in due cicli da 8.050 unità ciascuno; sino a 400 unità per la Corte di Cassazione, in due cicli da 200 unità ciascuno. Con decreto della Ministra della giustizia del 26 luglio 2021 sono state adottate le prime, urgenti, misure organizzative idonee a dare tempestiva attuazione al Pnrr e in particolare quelle necessarie per l'assunzione del personale amministrativo addetto all'Ufficio per il processo al fine di conseguire, nei tempi utili alla realizzazione degli obiettivi fissati, la piena operatività di tale struttura organizzativa. In particolare, la ripartizione tra le corti di appello e i tribunali di un contingente pari a 8.050 unità di addetti all'ufficio per il processo è finalizzata a realizzare un incremento della produttività degli uffici giudicanti diretto a conseguire gli obiettivi indicati nel Pnrr, concernenti la riduzione del tempo medio di definizione dei procedimenti in tutti i gradi di giudizio attraverso l'eliminazione dell'arretrato. Si è inteso procedere, in questa prima fase, alla individuazione dei posti da attribuire ai singoli distretti, riservando ad una fase successiva la declinazione dei contingenti tra i singoli uffici giudicanti di primo e di secondo grado all'interno dei medesimi distretti. Con il successivo decreto della Ministra della giustizia del 28 settembre 2021 sono stati ripartiti tra tribunali e le Corti di appello i contingenti distrettuali del personale amministrativo a tempo determinato addetto all'Ufficio per il processo già individuati dal decreto del 26 luglio 2021. Per il distretto della corte di appello di Napoli, nello specifico, le complessive 956 unità previste dal decreto della Ministra della giustizia del 26 luglio 2021 sono state ripartite assegnando, in particolare, al tribunale di Napoli nord in Aversa il rilevante contingente di 126 unità di addetti all'Ufficio per il processo, ben superiore alla relativa pianta organica dei magistrati costituita da 86 unità.
  In merito, poi, alla possibilità di apportare modificazioni in aumento alla dotazione organica del personale amministrativo e di magistratura – al fine di ampliare la pianta organica degli uffici giudiziari di Napoli nord –, si osserva che, essendo la materia oggetto di riserva di legge, ciò è realizzabile solo tramite una specifica iniziativa legislativa, la cui approvazione risulta ricompresa nell'alveo della dialettica parlamentare.
  Dal punto di vista degli interventi edilizi che questo Dicastero intende avviare al fine di risolvere le criticità strutturali in cui versa il tribunale di Napoli nord in Aversa, vanno infine segnalati i seguenti interventi: trasferimento dell'Unep nel palazzo già sede dell'ufficio del giudice di pace, in quanto attualmente l'Unep e allocato all'interno del Castello Aragonese in spazi oggettivamente inidonei e insufficienti rispetto alle esigenze più volte prospettate dal dirigente e avvalorate dal medico competente; realizzazione di 3 aule, in quanto la destinazione dell'Unep nel palazzo già sede dell'ufficio del giudice di pace, oltre ad essere risolutiva con riguardo alle problematiche prima evidenziate e non più rinviabili, renderà possibile, in attesa della costruzione dell'aulario, la realizzazione di almeno 3 aule giudiziarie, consentendo la celebrazione delle udienze penali monocratiche tabellarmente previste e sospese proprio per la carenza di immobili da destinare all'uopo; inoltre il presidente del tribunale di Napoli nord in Aversa ha espresso parere favorevole rispetto all'intendimento dell'amministrazione comunale di mettere a disposizione di questo Dicastero l'ex palazzo di città, posto nel complesso San Domenico, ciò che porterebbe indubbi vantaggi in termini di ampliamento dal punto di vista strutturale del tribunale di Napoli nord in Aversa.

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come indicato da stime delle associazioni di rappresentanza del settore, le modalità di svolgimento del fermo annuale della pesca non sono in linea con le esigenze operative ed economiche delle imprese, non risultando nemmeno efficaci ai fini della tutela delle risorse ittiche medesime;

   come denunciato a più riprese, il fermo pesca, per l'anno 2021, va a sommarsi alla drastica riduzione delle giornate di cattura, imposta dalle autorità europee, per le imbarcazioni operanti a strascico;

   per alcuni segmenti di flotta, infatti, le giornate di effettiva operatività sono scese a circa 140 l'anno, livello tale da rendere non più economicamente sostenibile l'attività di pesca, data anche l'assenza di un sistema di compensazione in grado di attutire le interruzioni dell'attività di pesca medesima;

   tra fermo pesca e impatto economico della pandemia da COVID-19, la perdita complessiva stimata per il settore è di circa mezzo miliardo di euro tra produzione invenduta e crollo dei prezzi a causa della chiusura del settore HoReCa, al netto, peraltro, dei maggiori costi dovuti all'adeguamento alle prescrizioni di sicurezza anti-contagio;

   in tal senso il Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura (FEAMP) per il settennato 2021-2027 può costituire un prezioso presidio a tutela del comparto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per:

   a) elaborare, a seguito dell'entrata in vigore del FEAMP 2021-2027, misure di immediata ammortizzazione, compensazione e tutela nei confronti del comparto della pesca;

   b) aprire le necessarie trattative in sede europea per riformare lo strumento del fermo pesca alla luce delle criticità delineate in premessa e dalle associazioni di rappresentanza di categoria, anche al netto della potenziale inefficacia dello strumento medesimo.
(4-10120)

  Risposta. — Il regolamento (UE) 2021/1139 ha istituito il fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura (Feampa 2021-2027).
  Come previsto dall'articolo 4 del citato regolamento, il Feampa è destinato a quattro priorità:

   1. promuovere la pesca sostenibile, il ripristino e la conservazione delle risorse biologiche acquatiche;

   2. promuovere attività di acquacoltura sostenibile e la trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura contribuendo alla sicurezza alimentare dell'Unione europea;

   3. consentire la crescita di un'economia blu sostenibile nelle aree costiere, insulari e interne e promuovere lo sviluppo delle comunità di pesca e acquacoltura;

   4. rafforzare la governance internazionale degli oceani e garantire oceani e mari sicuri, protetti, puliti e gestiti in modo sostenibile.

  Ciò premesso, preciso che nell'ambito della priorità 1 è prevista una misura di sostegno per l'arresto temporaneo delle attività di pesca, volto a compensare le perdite subite dalle imprese di pesca e dai pescatori per effetto dell'interruzione temporanea dell'attività a seguito del verificarsi di circostanze quali:

   l'adozione di misure di conservazione adottate ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 1, lettere a), b), c), i) e j), del regolamento (UE) n. 1380/2013 o equivalenti misure di conservazione adottate a livello regionale;

   misure adottate in caso di grave minaccia per le risorse biologiche marine di cui all'articolo 12 del regolamento (UE) n. 1380/2013;

   misure di emergenza degli Stati membri ai sensi dell'articolo 13 del regolamento (UE) 1380/2013;

   interruzione per motivi di forza maggiore dell'applicazione di un accordo di partenariato per una pesca sostenibile o di un protocollo ad esso relativo;

   calamità naturali, incidenti ambientali o crisi sanitarie, formalmente riconosciute dalla competente autorità dello Stato membro interessato.

  In tale contesto, l'Autorità di gestione (Adg) sta predisponendo, con il supporto del partenariato e delle regioni, il testo del nuovo Programma operativo (PO).
  Il precitato programma, nell'ottica di favorire la conservazione e lo sfruttamento sostenibile delle risorse marine viventi, contribuirà ad indennizzare l'arresto straordinario prodotto dall'attuazione di determinate misure di conservazione (quali piani pluriennali, obiettivi specifici per la conservazione e lo sfruttamento sostenibile degli
stock, misure intese ad adeguare la capacità di pesca dei pescherecci alle possibilità di pesca disponibili e misure tecniche); dall'interruzione, per motivi di forza maggiore; dall'applicazione di un accordo di partenariato per una pesca sostenibile; da una calamità naturale o a un incidente ambientale.
  Quanto sopra è previsto anche al fine di contrastare gli effetti della crisi socio-economica e sanitaria causata dall'emergenza epidemiologica da COVID-19, che ha colpito duramente il settore.
  In ogni caso, al fine di mitigare l'impatto socio-economico dovuto ad una trasformazione verde del settore nonché per garantire e assicurare un equo tenore di vita alle comunità dei pescatori e dei proprietari di imbarcazioni costretti a sospendere le attività di pesca e quindi la propria fonte di reddito, con il nuovo PO si sosterranno investimenti:
(i) per una migliore efficienza delle strutture portuali e dei servizi alla pesca; (ii) per valorizzare le produzioni mediante innovazioni di processo, di prodotto e di marketing; (iii) per favorire processi di trasparenza con il miglioramento dei sistemi di etichettatura.
  Rilevo, inoltre, che sono già previste, a determinate condizioni, compensazioni alle imprese di pesca dirette a mitigare l'impatto economico delle interazioni tra mammiferi marini e attrezzi da pesca.
  Concludo ribadendo la massima disponibilità del Governo ad adoperarsi anche nelle sedi istituzionali europee al fine di salvaguardare l'attività dei lavoratori del settore.

Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali: Stefano Patuanelli.


   CORTELAZZO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a causa della pandemia e delle superiori misure di contenimento, gli utenti del trasporto pubblico locale (Tpl), sia esso ferroviario che su strada, che avevano provveduto all'acquisto dei relativi titoli di viaggio, ivi compresi gli abbonamenti, in molti casi non ne hanno usufruito;

   l'articolo 215 del decreto-legge n. 34 del 2020 aveva previsto la possibilità, per i titoli di viaggio e gli abbonamenti relativi al trasporto pubblico locale (Tpl) che, in caso di mancata utilizzazione in conseguenza delle misure di contenimento, le aziende erogatrici di servizi di trasporto ferroviario ovvero di servizi di trasporto pubblico locale procedessero, nei confronti degli aventi diritto:

    a) al rimborso;

    b) all'emissione di un voucher di importo pari all'ammontare del titolo di viaggio, ivi compreso l'abbonamento, da utilizzare entro un anno dall'emissione;

    c) oppure al prolungamento della durata dell'abbonamento per un periodo corrispondente a quello durante il quale non ne è stato possibile l'utilizzo;

   la norma era riferita al blocco del periodo marzo-maggio 2020. A valere sulle risorse dell'articolo 200 del medesimo decreto-legge n. 34 del 2020, le regioni hanno provveduto ad emanare proprie norme affinché gli utenti dei servizi di Tpl potessero usufruire del beneficio;

   a tutela dei consumatori nei vari settori del trasporto passeggeri (aereo, ferroviario, marittimo, stradale) sono stati emanati regolamenti comunitari che disciplinano i diritti dei viaggiatori in caso di cancellazione del viaggio. In tali casi è previsto che il professionista debba garantire ai passeggeri la scelta immediata tra il rimborso in denaro o modalità alternative per la restituzione del costo integrale del biglietto, incluso un buono sostitutivo. Le norme dell'Unione europea prevedono che il rimborso mediante buono è possibile solo se il passeggero accetta;

   com'è noto, a seguito dell'entrata in vigore del successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020, nella scuola il blocco delle lezioni in presenza è durato per gran parte dell'anno scolastico 2020-2021. Su tale questione e i suoi effetti sull'eventuale mancato utilizzo dei titoli di viaggio relativi al trasporto pubblico locale non è stata adottata alcuna specifica disposizione da parte dell'autorità statale. Questo rappresenta un elemento di criticità sotto il profilo dell'accertamento dell'effettiva inutilizzabilità dei titoli di viaggio e del riconoscimento di un diritto generale al rimborso;

   per quanto riguarda la ripresa delle lezioni a settembre 2021, i genitori non sanno se fare i nuovi abbonamenti o utilizzare quelli già fatti e non utilizzati nell'autunno del 2020 o nella primavera del 2021. Diverse regioni, tra le quali la regione Veneto, si sono fatte parte attiva presso il Governo affinché confermi e reiteri anche per l'anno in corso, e comunque fino alla cessazione della situazione emergenziale, l'iniziativa per il rimborso di cui all'articolo 215 del decreto-legge n. 34 del 2020 –:

   se non ritenga opportuna l'adozione urgente di iniziative normative volte a disporre un incremento della dotazione del fondo di cui all'articolo 200 del decreto-legge n. 34 del 2020, in modo tale da garantire alle aziende del trasporto pubblico locale la copertura degli oneri derivanti dall'attuazione delle misure previste dall'articolo 215 del medesimo decreto, in relazione agli obblighi contrattuali che queste hanno, al fine di consentire agli utenti, in particolare agli studenti, di poter usufruire degli abbonamenti e dei titoli di viaggio non utilizzati.
(4-10532)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame, l'interrogante chiede misure normative volte ad incrementare il sostegno finanziario alle aziende del trasporto pubblico locale, anche al fine di consentire agli utenti, in particolare agli studenti, di poter usufruire degli abbonamenti e dei titoli di viaggio non utilizzati.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornite dalla direzione generale per il trasporto pubblico locale e regionale e la mobilità pubblica sostenibile, si riferiscono i seguenti elementi di risposta.
  In merito alla richiesta di adottare iniziative normative volte a disporre un incremento della dotazione del fondo di cui all'articolo 200 del decreto-legge n. 34 del 2020, in modo tale da garantire alle aziende del trasporto pubblico locale la copertura degli oneri derivanti dall'attuazione delle misure previste dall'articolo 215 del medesimo decreto, in relazione agli obblighi contrattuali che queste hanno, al fine di consentire agli utenti, in particolare agli studenti, di poter usufruire degli abbonamenti e dei titoli di viaggio non utilizzati, rappresento che tra il 2020 ed il 2021 il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile ha stanziato ingenti risorse per il settore del trasporto pubblico locale.
  In particolare, nel 2020 sono stati stanziati 400 milioni di euro per servizi aggiuntivi (articolo 44 decreto-legge n. 104 del 2020) e 500 milioni per la compensazione dei minori ricavi (articolo 200 del decreto-legge n. 34 del 2020), mentre per l'anno 2021 sono stati previsti 390 milioni di euro, di cui 190 milioni per servizi aggiuntivi e 200 milioni per compensazione di minori ricavi (articolo 22-
ter del decreto-legge n. 137 del 2020).
  Inoltre, l'articolo 1, comma 816, della legge n. 178 del 2020 (legge di bilancio 2021) ha previsto l'istituzione di un ulteriore fondo di 200 milioni di euro per i servizi aggiuntivi di trasporto pubblico locale per l'anno 2021.
  Sempre per l'anno 2021, l'articolo 29 del decreto-legge n. 41 del 2021 destina ulteriori 800 milioni di euro alla compensazione di minori ricavi per il biennio 2020/2021, con priorità per l'anno 2020, mentre l'articolo 51 del decreto-legge n. 73 del 2021 incrementa la dotazione del fondo previsto dalla citata legge di bilancio di ulteriori 450 milioni di euro per la copertura degli oneri conseguenti a servizi aggiuntivi per l'anno 2021 e prevede che, sino ad un limite massimo di 45 milioni di euro, tali risorse possano essere utilizzate per il riconoscimento di contributi in favore delle aziende di trasporto pubblico regionale o locale a titolo di compensazione dei maggiori costi sostenuti per le operazioni di sanificazione, disinfezione, igienizzazione, nonché ogni altra modalità e attività finalizzata a ridurre i rischi di contagi da COVID-19.
  Pertanto, le risorse stanziate sul fondo di cui al citato articolo 200 del decreto-legge n. 34 del 2020 appaiono, allo stato attuale, sufficienti a completare la compensazione dei minori ricavi 2020 – la cui determinazione è avvenuta tenendo conto delle misure di tutela previste dall'articolo 215 del medesimo decreto-legge n. 34 del 2020 per i pendolari di trasporto ferroviario e di Tpl in caso di mancata utilizzazione dei titoli di viaggio, compresi gli abbonamenti – e ad erogare l'anticipazione con riferimento agli oneri sostenuti nel 2021 e quantificati secondo la medesima metodologia.
  I residui eventualmente non utilizzati per i servizi aggiuntivi, ed accertati nel 2022, saranno destinati a compensazione dei minori ricavi inerenti l'esercizio 2021.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   DE LUCA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le «Alici di Molaica», selezionate attraverso un'antichissima tecnica di pesca e già presidio Slow food dal 2001, rappresentano un'eccellenza e un'unicità culinaria della Regione Campania;

   la peculiarità della pesca con la menaica, praticata tra i mesi di aprile e luglio, consiste nell'utilizzo di una rete a maglie di ampiezza tale da impedire la cattura accidentale di esemplari appartenenti a specie protette;

   allo stato attuale, a molte imbarcazioni è impedita la pratica della pesca menaica a causa dell'equiparazione della stessa con la pesca «ferrettara»;

   la pesca ferrettara è consentita entro le tre miglia dalla costa, a condizione che la rete non superi i 2,5 chilometri e l'ampiezza delle maglie non superi i 100 millimetri di apertura;

   la rete menaica, diversamente, presenta maglie da 11 millimetri, può essere lunga al massimo 500 metri e alta 10 metri;

   stando alle evidenze sopra esposte, gli elementi oggettivi caratterizzanti la pesca «menaica» si differenziano fortemente da quelli della pesca «ferrettara»;

   l'erronea equiparazione tra le due tecniche, al solo fine di assicurare l'osservanza delle norme in materia di politica comune della pesca, sta arrecando notevole pregiudizio ai pescatori del Cilento, custodi, peraltro, di una tradizione plurisecolare virtuosa e allo stesso tempo improntata alla sostenibilità ambientale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non ritenga opportuno adottare urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per differenziare la pesca menaica dalla ferrettara, e porre così fine ad una impropria ed ingiustificata equiparazione, che causa pesanti e sempre più forti pregiudizi alla attività dei pescatori del Cilento, salvaguardando l'antica tradizione di assoluta eccellenza, portata avanti con tenacia e sacrificio in questo territorio.
(4-10542)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, ritengo utile premettere che la vigente normativa nazionale prevede, per la rete «ferrettara» e, più in generale, per tutti gli attrezzi da pesca riconducibili alle piccole reti derivanti, limitazioni di impiego più restrittive rispetto alle corrispondenti norme europee.
  Nello specifico, oltre alla lunghezza massima pari a 2500 metri, come stabilito in sede europea, sono previste anche limitazioni dell'ampiezza di maglia, che non può superare i 10 centimetri.
  L'attrezzo cosiddetto «menaide» – utilizzato per la cattura delle alici – in base al vigente decreto ministeriale 26 luglio 1995, ricade a pieno titolo nell'alveo del sistema «ferrettara», per cui tale tipologia di attrezzo, seppur con caratteristiche rientranti in quelle sopra descritte, necessita del preventivo riconoscimento nella licenza di pesca del sistema «ferrettara».
  Inoltre, nel caso in cui la licenza di pesca risulti già aggiornata alla codicistica Fao, occorre che sulla medesima licenza l'imbarcazione sia autorizzata all'utilizzo della piccola rete derivante (Gnd) come attrezzo principale ovvero secondario.
  Tutto ciò premesso, confermando di essere a conoscenza dei fatti in questione, rappresento che la pesca delle alici è effettivamente regolamentata dal Piano di gestione dei piccoli pelagici nella Gsa 10, per cui l'uso della rete «menaide» deve intendersi necessariamente disciplinato dallo stesso piano.
  Oltre a ciò, evidenzio che stiamo attualmente valutando l'inserimento della rete «menaide» nel novero degli attrezzi per la cattura dei piccoli pelagici, fermo restando che tale attrezzo potrà essere riconosciuto solo a quelle imbarcazioni sulla cui licenza è indicato il sistema «ferrettara» o l'attrezzo «piccola rete derivante» (Gnd).

Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali: Stefano Patuanelli.


   FERRAIOLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la chiusura del Tribunale di Sala Consilina (oggi soppresso dalle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 155 del 2012) ha ingenerato grande disagio a chi, da anni, ha saputo esercitare, con impegno e con onore, professioni altamente importanti. Ci si riferisce a magistrati solerti ed attenti; ad avvocati che hanno sempre ben saputo gestire processi impegnativi; ai cittadini del Vallo di Diano e delle zone limitrofe; ai testimoni, ai periti, ai consulenti... tutti costretti a spostarsi fuori regione e presso il tribunale di Lagonegro (Potenza). Si tratta di una scelta non affatto felice, che ridimensiona il valore del tema: sopprimere un tribunale insediato, da anni e anni, nel Vallo del Diano, non è cosa da poco. Non è un tribunale che vien meno... è la storia che se ne va... portando via con sé le voci e i ricordi di avvocati e magistrati (e del pubblico) che hanno ascoltato e «imparato il mestiere» ascoltando le arringhe di Alfredo De Marsico, nato, e non è un caso, proprio a Sala Consilina. L'interrogante non ritiene pertanto sia una grande idea sopprimere il tribunale del luogo in cui è nato uno degli avvocati più noti d'Italia;

   la nomina della commissione interministeriale per la giustizia del Mezzogiorno, istituita il 14 maggio 2021 dalla Ministra Cartabia, di concerto con la Ministra Carfagna, ha finalmente dato impulso ad una rivisitazione dell'attuale geografia giudiziaria e del sistema giustizia nel suo complesso, nell'ottica di renderlo più efficace ed efficiente e di ricostituire le condizioni di legalità e la sicurezza necessarie al miglior sviluppo del Paese, e, delle aree del Mezzogiorno, che richiedono di crescere –:

   alla luce di quanto esposto in premessa, se i Ministri interrogati non ritengano utile adottare iniziative per una rapida riapertura del tribunale di Sala Consilina.
(4-09958)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante chiede alla Ministra della giustizia e alla Ministra per il sud e la coesione territoriale se non ritengano di adottare iniziative per una rapida riapertura del tribunale di Sala Consilina, soppresso in forza delle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 155 del 2012.
  
Al riguardo, appare opportuno mettere innanzitutto in risalto che, con il decreto interministeriale del 14 maggio 2021, la Ministra della giustizia e la Ministra per il sud e la coesione territoriale hanno costituito la Commissione interministeriale per la giustizia nel sud, con il compito di analizzare e di elaborare proposte di interventi in materia di giustizia nell'area del meridione d'Italia. Si osserva che tra i compiti attribuiti alla costituita Commissione interministeriale per la giustizia nel sud non vi è un diretto richiamo alla rivisitazione della riforma della geografia giudiziaria e che solo all'esito dei lavori della commissione la relativa relazione sarà sottoposta all'attenzione dei Ministri che l'hanno istituita.
  Con specifico riferimento al tribunale di Sala Consilina, si deve ricordare che la riforma della geografia giudiziaria è stata realizzata in attuazione della legge delega del 14 settembre 2011 n. 148 concernente «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari». Con questa legge il Governo è stato delegato a provvedere alla riorganizzazione sul territorio degli uffici giudiziari nell'ambito dei principi e criteri direttivi individuati. Due erano le direttrici principali attraverso cui realizzare l'intervento di razionalizzazione richiesto: ridurre il numero degli uffici giudiziari di primo grado e ridefinirne l'assetto territoriale. Nell'operare la riduzione degli uffici giudiziari hanno rappresentato cardini della riforma i limiti previsti in merito alla intangibilità dei tribunali provinciali e alla necessità di garantire che, all'esito degli interventi di riorganizzazione, ciascun distretto di corte di appello, incluse le sezioni distaccate, comprendesse non meno di tre dei pregressi tribunali con le relative procure della Repubblica. In riferimento al riordino territoriale, da attuare anche mediante attribuzione di porzioni di territori a circondari limitrofi, l'assetto degli uffici giudiziari doveva essere ridefinito tenendo conto di una molteplicità di criteri oggettivi e omogenei: estensione del territorio, numero degli abitanti, carichi di lavoro e indice delle sopravvenienze, specificità territoriale del bacino di utenza, situazione infrastrutturale, tasso d'impatto della criminalità organizzata e necessità di razionalizzare il servizio giustizia nelle grandi aree metropolitane. All'esito di un percorso lungo e articolato, l'esercizio della delega conferita si è concretizzato nella emanazione dei decreti legislativi del 7 settembre 2012 nn. 155 e 156 e del decreto legislativo del 14 febbraio 2014 n. 14. Attraverso gli accorpamenti disposti e il conseguente riassetto territoriale è stata, quindi, operata una profonda revisione del numero e della distribuzione degli uffici giudiziari di primo grado che ha previsto, tra l'altro, la soppressione di 30 dei 166 tribunali esistenti, privilegiando la riorganizzazione in uffici giudiziari di medie dimensioni, posto che quelli di piccole dimensioni risultavano ben al di sotto degli
standard nazionali rilevati e adottati come parametri di raffronto con riferimento, in particolare, alle sopravvenienze totali annue, al carico di lavoro, al bacino d'utenza e all'organico del personale di magistratura. Pertanto, l'organizzazione in uffici di media consistenza ha consentito, quanto ai magistrati, l'istituzione di sezioni specializzate per materia e, quanto al personale amministrativo, di ottimizzarne l'apporto, concentrandone l'attività presso un numero assai inferiore di sedi. In questo senso risulta chiara la finalità realizzata con la riforma, volta a procedere ad una riorganizzazione degli assetti territoriali che, pur prevedendo un minor numero di uffici giudiziari nel territorio, portasse a una maggiore incidenza ed efficacia dell'azione giudiziaria, anche attraverso una migliore organizzazione dei mezzi e delle risorse umane disponibili.
  Con riguardo al distretto della corte di appello di Salerno, si deve ricordare come, precedentemente alla riforma attuata, questo risultasse caratterizzato dalla presenza di 4 tribunali (Salerno, Nocera Inferiore, Vallo della Lucania e Sala Consilina), di cui solo la sede distrettuale risultava di dimensioni conformi agli
standard suindicati. Pertanto, in occasione dell'esercizio della richiamata delega conferita al Governo dalla legge n. 148 del 2011, il numero e l'assetto territoriale dei circondari del distretto della corte di appello di Salerno sono stati oggetto di valutazione alla luce dei limiti imposti dalla medesima norma in relazione alla permanenza dei tribunali provinciali e di almeno 3 tribunali in ciascuna sede di corte di appello (cosiddetta «regola del tre»). La regola citata imponeva, infatti, di mantenere almeno 2 dei 3 tribunali sub provinciali astrattamente sopprimibili (Nocera Inferiore, Vallo della Lucania e Sala Consilina).
  Nello specifico, i tribunali di Vallo della Lucania e di Sala Consilina si collocavano sotto i 130 mila abitanti e Sala Consilina (87.622 abitanti) risultava persino al di sotto della soglia scelta per il mantenimento degli uffici del giudice di pace, pari a 100.000 abitanti, quale criterio adottato per orientare le scelte del legislatore. Anche sotto il profilo delle sopravvenienze e dei carichi di lavoro, l'analisi evidenziava
deficit assai marcati rispetto ai parametri individuati (Sala Consilina 4.147 procedimenti trattati e carichi di lavoro per magistrato pari a 377 procedimenti pro capite; Vallo della Lucania 7.274 procedimenti e 606,2 quale indice di carico di lavoro per magistrato). In sede di revisione della geografia giudiziaria è stato ritenuto opportuno – nell'ottica della esigenza generale di razionalizzazione delle risorse – sopprimere il tribunale di Sala Consilina accorpandolo a quello limitrofo e ben collegato di Lagonegro (89.879 abitanti), trasferendo di conseguenza detto territorio nell'ambito della competenza del Ristretto della porte di appello di Potenza, così da realizzare una più omogenea distribuzione dei carichi di lavoro nell'ambito dei territori complessivamente interessati. Con il disposto accorpamento del tribunale di Sala Consilina a quello di Lagonegro, quest'ultimo tribunale ha conseguito un bacino di utenza pari a 177.501 abitanti e una estensione territoriale di 3.176 chilometri quadrati, con conseguente riperimetrazione dei rispettivi distretti di Corte di appello. In questo modo si è realizzato un intervento deflattivo per il Ristretto della corte di appello di Salerno, che vedeva ridotta la popolazione di competenza a complessivi 1.005.288 abitanti e la relativa estensione territoriale a 3.812 chilometri quadrati, mentre quello di Potenza assurgeva ad un bacino di 666.873 abitanti per una superficie di 11.100 chilometri quadrati. In relazione ai flussi di lavoro oggi rilevabili per il tribunale che ha accorpato il soppresso ufficio giudiziario di Sala Consilina, si rappresenta che sono state adottate nel corso degli anni le modifiche alle piante organiche del personale di magistratura e del personale amministrativo idonee a corrispondere alle esigenze operative del tribunale di Lagonegro secondo il nuovo assetto territoriale testé delineato. In particolare decreti ministeriali emanati nel corso degli anni, tutti successivi alla modifica della competenza territoriale del tribunale di Lagonegro e al disposto accorpamento del circondario di Sala Consilina, hanno considerato il maggior flusso di affari presso gli uffici giudicante e requirente di tale circondario e hanno inteso rafforzare gli organici sia del personale di magistratura, sia del personale amministrativo, di talché la pianta organica del tribunale di Lagonegro è stata complessivamente ampliata nei seguenti termini: + 10 unità di magistrati; + 34 unità di personale amministrativo. Da ultimo, con il decreto ministeriale del 14 settembre 2020, la pianta organica dei magistrati del tribunale di Lagonegro è stata ampliata di un ulteriore posto di giudice (da 18 a 19 unità complessive), al fine di rafforzare il presidio e di rispondere in maniera più efficace alla domanda di giustizia del territorio. Si rammenta, poi, come l'adeguatezza delle scelte operate con il decreto legislativo n. 155 del 2012 sia stata in più occasioni positivamente vagliata dalla Corte costituzionale che ha anche dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate con riferimento al tribunale di Sala Consilina (cfr. la sentenza n. 237 del 2013). Per quanto attiene, infine, alla possibilità di introdurre eventuali modifiche alle determinazioni assunte si deve evidenziare che il 13 settembre 2014 è scaduto il termine biennale assegnato dalla legge delega n. 148 del 2011 per adottare eventuali ulteriori disposizioni integrative, correttive e di coordinamento con provvedimenti legislativi. Pertanto, in merito alla possibilità di apportare modificazioni a quanto stabilito per la sede in questione in seguito al l'attuazione della delega conferita con legge n. 148 del 2011, si osserva che, essendo la materia oggetto di riserva di legge, l'eventuale ripristino del tribunale di Sala Consilina è realizzabile solo tramite una iniziativa legislativa generale preordinata ad una riorganizzazione complessiva sul territorio degli uffici di primo grado.
Il Ministro della giustizia: Marta Cartabia.


   GERMANÀ, ALESSANDRO PAGANO e MINARDO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 30 settembre 2021 la direzione generale dello sviluppo rurale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha emanato il primo «decreto di approvazione degli elenchi dei progetti ammissibili e non ammissibili a finanziamento con fondi afferenti al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – Missione 2 Componente 4 (M2C4) – Investimento 4.3 – Investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche»;

   da questo decreto risultano ammissibili al finanziamento 149 progetti (allegato 1), presentati da consorzi di bonifica ed enti irrigui, per un importo complessivo di investimenti pari a euro 1.620.138.829,24; inoltre, viene riportato l'elenco dei progetti definitivi ammissibili a finanziamento che rispettano i criteri di ammissibilità e selezione e che saranno ammessi a finanziamento a valere sui fondi del Pnrr solo se, al termine della verifica dei progetti esecutivi ammissibili, risultino risorse disponibili (allegato 2) con 10 progetti dal valore di euro 88.854.225,02 e infine l'elenco progetti non ammissibili al finanziamento, per un totale di 90 progetti dal valore complessivo di euro 962.930.511,76;

   i consorzi di bonifica della Sicilia hanno presentato progetti definitivi per il miglioramento della gestione delle risorse idriche destinate all'agricoltura – come da elenco caricato nella piattaforma Dania (Database nazionale degli investimenti per l'irrigazione e l'ambiente) la cui implementazione è in capo agli enti irrigui e alle regioni/pubbliche amministrazioni, è gestita dal Crea-Pb, ed è finalizzata alla raccolta e condivisione di informazioni relative a interventi infrastrutturali e alle relative proposte progettuali validate dalle rispettive regioni/pubbliche amministrazioni di appartenenza – che risultano inseriti nell'allegato 3 ovvero tra i progetti non ammissibili al finanziamento;

   nonostante il Pnrr preveda che buona parte delle risorse siano destinate alle regioni del Sud, e la Sicilia sia la zona più siccitosa d'Italia, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha escluso i consorzi di bonifica siciliani dai finanziamenti, adducendo, a quanto risulta all'interrogante, la motivazione che non ci siano le condizioni di finanziabilità con le risorse afferenti al Pnrr, nonostante i progetti presentati siano esecutivi, come previsto dai criteri di selezione; basta il mancato rispetto di uno solo dei 23 criteri per essere esclusi;

   notoriamente l'irrigazione è più necessaria e fondamentale dove le precipitazioni sono scarse e la Sicilia è una terra dove la siccità la fa da padrona e che si contraddistingue per le alte temperature e la desertificazione;

   i progetti presentati dalla regione Sicilia sono investimenti considerevoli – circa 360 milioni di euro – con i quali sarebbe stato possibile affrontare in modo strutturale il problema delle emergenze agricole legate ai cambiamenti climatici e per la regione Sicilia si sarebbe trattato di un contributo fondamentale per avviare il rilancio dell'economia dell'isola, in un'ottica di miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi –:

   se non ravvisi la necessità di avviare un dialogo con la regione Sicilia per chiarire le motivazioni per le quali i progetti presentati dalla stessa siano stati esclusi da quelli ammissibili al finanziamento con fondi afferenti al Pnrr, nonché per valutare le esigenze e le necessità specifiche delle infrastrutture della Sicilia e individuare, quindi, criteri di valutazione più congrui alle caratteristiche della regione, in quanto questi rilevanti investimenti avrebbero potuto permettere di eseguire quei lavori utili per non far rimanere indietro la regione rispetto al resto d'Italia, con gravi danni per l'agricoltura e per l'intera economia dell'isola.
(4-10410)

  Risposta. — In merito all'investimento 4.3 «Investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche», con una dotazione di 880 milioni di euro, ricordo che i criteri di ammissibilità per ottenere il finanziamento con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono 23.
  Per essere ammessi, i progetti devono soddisfare tutti i 23 criteri previsti, nessuno escluso. Pertanto, se anche un solo criterio non è soddisfatto, il progetto non può essere ammesso al finanziamento europeo.
  Per l'individuazione delle tipologie e delle caratteristiche degli interventi da finanziare, è stato necessario rispettare tutte le limitazioni e le direttive imposte agli Stati membri dalla Commissione europea e contenute nel Pnrr, con specifico riguardo alla tempistica di realizzazione e gli aspetti di tutela ambientale.
  Il Pnrr quindi, si configura come uno strumento finanziario da gestire differentemente dagli strumenti nazionali, nel rispetto degli obblighi che il fondo impone.
  Ai fini dell'individuazione degli interventi da finanziare sono stati adottati una serie di criteri tecnici, tali da consentire di effettuare una selezione di investimenti che supportino anche il perseguimento degli obiettivi della direttiva quadro acque (Dqa), individuabili sulla base delle informazioni catalogate in DANIA, la banca dati finanziata dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e gestita dal Crea, definendo:

   criteri di ammissibilità, senza i quali non è possibile accedere alla selezione;

   criteri di selezione, per poter effettuare un ordinamento tra i progetti in caso di richiesta superiore al budget disponibile o come soglie minime per accedere al finanziamento.

  Tali criteri sono stati individuati tenendo presente:

   la pertinenza del progetto con le azioni finanziate dall'intervento;

   il livello di cantierabilità e la tempistica di realizzazione dei progetti coerente con i tempi del Pnrr, l'avanzamento progettuale dell'intervento, preferendo progetti esecutivi e con tempi di realizzazione compatibili con il Pnrr stesso;

   la strategicità regionale dell'intervento, ossia l'importanza dello stesso secondo le Autorità regionali, preferendo quelli ritenuti di maggiore strategicità territoriale;

   l'adempienza agli obblighi di quantificazione e monitoraggio dei volumi irrigui;

   l'efficacia di progetto nel raggiungimento dei target;

   l'incidenza sugli obiettivi ambientali di cui alle linee guida per la compilazione del Pnrr e al testo del regolamento comunitario sulla tassonomia delle attività eco-compatibili.

  Nella stesura dei criteri è stato seguito un iter partecipativo che ha coinvolto tutti i potenziali concorrenti e le regioni di appartenenza, volto alla condivisione della procedura adottata da questo Dicastero.
  A tal fine, il 23 giugno 2021, su iniziativa del Ministero, è stato organizzato uno specifico incontro divulgativo volto a far conoscere a tutti i soggetti beneficiari le modalità di utilizzo delle risorse destinate al finanziamento degli investimenti nel settore delle infrastrutture irrigue messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Successivamente, con comunicazione del 25 giugno 2021, i criteri di scelta proposti sono stati trasmessi alle regioni e province autonome per la preventiva condivisione, cui ha fatto seguito, in data 23 settembre 2021, l'approvazione in Conferenza Stato regioni dal tavolo tecnico e la relativa pubblicazione sul sito istituzionale.
  Recepite le pertinenti osservazioni delle regioni e province autonome, nel rispetto del
timing fissato nel Pnrr i criteri sono stati adottati con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali n. 299915 del 30 giugno 2021, termine essenziale entro il quale era prevista l'adozione degli stessi da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
  Nella valutazione dell'ammissibilità dei progetti candidati dagli enti irrigui, al fine di evitare ogni tipo di difficoltà e di facilitare le procedure di implementazione delle informazioni nella banca dati DANIA, sono stati forniti tutti i chiarimenti richiesti mediante la costituzione di un apposito servizio «
Help desk» e la pubblicazione di 118 Faq sui siti istituzionali del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e Crea.
  In particolare, per la regione Sicilia, alla data del 25 settembre 2021 risultavano caricati nella banca dati DANIA 61 progetti, di cui solo 32 progetti candidati da enti della regione siciliana su fondi del Pnrr, uno di questi ultimi peraltro già «
Finanziato», secondo l'informazione resa dallo stesso ente, per un importo progettuale totale di 422.752.170,66 euro.
  Con riferimento poi al mancato inserimento dei progetti della regione siciliana nell'elenco dei progetti ammissibili, preciso che nessuno dei 31 progetti di investimento presentati dai consorzi di bonifica della regione siciliana ha rispettato tutti i criteri previsti per la selezione dei progetti irrigui sul Pnrr.
  Riporto nel dettaglio le motivazioni di rigetto dei 31 progetti presentati da enti siciliani:

   per 27 progetti non è stata inserita la data della verifica del progetto (criterio A16);

   per 25 progetti non è stata inserita l'area efficientata dall'intervento (criterio A8);

   per 24 progetti non è stata inserita la verifica del progetto (criterio A15);

   per 23 progetti non sono stati inseriti i valori dei misuratori (criterio A7);

   per 19 progetti non si è indicato lo stato relativo al procedimento della Via, mentre per un altro è stato inserito il valore «Parere da acquisire entro 6 mesi» (criterio A20);

   per 19 progetti l'indicazione sulle autorizzazioni del progetto era errata oppure assente (criterio A21: campo vuoto per 14 progetti; valorizzato con la voce «Da acquisire o da rinnovare entro 2 anni» per 4 progetti; valorizzato con la voce «Non acquisite» per un progetto);

   per 18 progetti non è stata indicata la verifica del Cta (criteri A13 e A14);

   per 12 progetti non è stata indicata la durata dei lavori, mentre per altri 5 tale durata era superiore ai 30 mesi (criterio A12);

   per 12 progetti non è stata indicata la data di progettazione, mentre per altri 2 progetti tale data era antecedente al 2016 (criterio A11);

   per 14 progetti non è stato indicato l'anno ultimo di aggiornamento dei prezzi (criterio A19);

   per 13 progetti non è stato indicato lo stato della concessione di derivazione (criterio A17);

   per 3 progetti è stata inserita come tipologia intervento «manutenzione straordinaria», mentre per un altro progetto è stato inserito «nuova opera» (criterio A5);

   per 3 progetti è stato indicato «altro» come scopo specifico prevalente, mentre per un altro non è stato indicato alcuno scopo (criterio A6);

   3 progetti avevano come livello progettuale «progetto di fattibilità» (criterio A10);

   per 2 progetti l'importo dell'intervento era inferiore alla soglia dei 2 milioni di euro (criterio A3);

   per 2 progetti la finalità dell'intervento era «ambiente» (criterio A4);

   per 2 progetti la nuova superficie irrigata era maggiore di zero (criterio A9);

   infine, per 2 progetti non era stata indicata la priorità di intervento regionale (criterio A23).

Immagine prelevata dal resoconto

  Da ultimo informo che, in data 14 ottobre 2021, si è tenuto un incontro con l'assessore all'agricoltura della regione siciliana, avente ad oggetto lo specifico tema dei progetti siciliani e la possibilità di finanziare alcuni dei progetti proposti, sempreché, all'esito della verifica e accertamento degli elaborati progettuali, si riscontri la rispondenza degli stessi ai criteri di ammissibilità e selezione adottati da questa Amministrazione.
  Tale possibilità potrà essere concretamente valutata alla luce della sopravvenuta disposizione legislativa di cui all'articolo 6-
bis della legge n. 108 del 29 luglio 2021 – introdotta in sede di conversione del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, recante «Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure», che dispone, quale preciso adempimento delle amministrazioni, quello di garantire che «...in sede di definizione delle procedure di attuazione degli interventi del Pnrr almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente, anche attraverso bandi, indipendentemente dalla fonte finanziaria di provenienza, sia destinato alle regioni del Mezzogiorno».
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali: Stefano Patuanelli.


   MUGNAI, BIANCOFIORE, NAPOLI, BALDINI, RIZZONE, RIPANI, SILLI, DE GIROLAMO e ROSPI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'accordo bilaterale sulla sicurezza nell'aviazione, sottoscritto tra Italia e l'attuale Federazione Russa nel 1989, ha – com'è noto – consentito, a partire dal 2007 di avviare il programma per la cooperazione industriale nel settore denominato SSJ100, in particolare attraverso l'importazione di aero veicoli passeggeri da 100 posti della Scac-Sukoi da parte della società italiana SJI (Superjet International spa);

   grazie a tale trentennale cooperazione, che prevede la riconversione in termini di sostenibilità degli aeromobili, resi idonei al mercato dell'occidente, hanno trovato qualificato impiego circa 200 lavoratori direttamente addetti e altrettanti nell'indotto: la Superjet, infatti, gestisce le delicate fasi di commercializzazione, manutenzione, assistenza, ma anche istruzione professionale;

   con l'emanazione del Regolamento (UE)2018/1139, istitutivo, tra l'altro dell'Agenzia europea per la sicurezza aerea, risulterebbero sopravvenuti problemi di compatibilità tra gli accordi bilaterali e la nuova normativa euro-unitaria, tenuto peraltro conto che l'accordo bilaterale ha scadenza il 12 settembre 2021;

   è del tutto evidente che i pochi giorni che mancano a tale data devono essere impiegati per scongiurare la tragica conseguenza della chiusura della Superjet International;

   Venezia, il Veneto e l'Italia intera non possono permettersi la perdita di quattrocento posti di lavoro assai qualificati, insieme al detrimento dell'immagine e del prestigio del Paese sul piano internazionale, in un settore primariamente strategico e per il quale, appena qualche mese fa il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, insieme al Ministro dell'industria russo hanno inteso riproporre formali prospettive di concreti sviluppi industriali;

   in questa necessaria, secondo gli interroganti obbligata, direzione svolge un ruolo essenziale Enac il quale non potrà sottrarsi dal rendere concretamente applicabile sul piano tecnico amministrativo la qualificazione certificata della società Superjet, che oltre ad essere una realtà produttiva nazionale, ha anche sede legale nel nostro Paese;

   è indispensabile, inoltre, in ragione dell'inesorabile corso del tempo, ottenere dalla Commissione europea la condizione minima di posticipare l'effettività della scadenza degli effetti dell'accordo bilaterale Basa –:

   quali iniziative, concretamente finalizzate, i Ministri interrogati intendano urgentemente adottare per scongiurare la chiusura della realtà produttiva Superjet, eccellenza del territorio veneziano.
(4-09948)

  Risposta. — Nel fare seguito a quanto ricordato dal Sottosegretario Benedetto Della Vedova il 9 giugno 2021 in risposta all'interrogazione n. 5-06157 dell'onorevole Pellicani sullo stesso argomento, occorre premettere che la Farnesina attribuisce grande importanza al potenziale della collaborazione industriale fra Italia e Federazione russa. L'esigenza rappresentata dagli onorevoli interroganti di tutelare i posti di lavoro della Superjet International S.p.a. è pienamente condivisa.
  A seguito delle intese raggiunte tra il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e il Ministro dell'industria e del Commercio russo, Denis Manturov, in qualità di co-presidenti del Consiglio italo-russo di Cooperazione economica industriale e finanziaria (Circeif), la Farnesina – attraverso la nostra Rappresentanza permanente presso l'Unione europea – ha dato vita nei mesi scorsi a un'articolata interlocuzione con la Commissione europea volta a conciliare gli obiettivi industriali e occupazionali con il diritto euro-unitario in vigore.

  Il 25 maggio 2021 la Commissione europea ha ritenuto che i Bilateral Aviation Safety Agreement non possa essere emendato, in quanto copre materie regolate dalla legislazione dell'Unione europea. La Farnesina si è quindi subito attivata per favorire l'ottenimento della certificazione di aeronavigabilità e conformità ambientale di aeromobili e relativi prodotti, oltre che delle imprese di progettazione e produzione, da parte della Superjet International, così come suggerito dalla Commissione europea. Le controparti russe sono state informate di questa soluzione alternativa, convenendo sulla sua opportunità e fattibilità.
  Il 6 settembre 2021 il consorzio SuperJet International ha indirizzato a Enac, cui spetta il compito di certificare l'organizzazione di produzione, una lettera di intenti con la quale ha dichiarato il pieno impegno della ditta ad acquisire la predetta certificazione come organizzazione di produzione. Di tale sviluppo è stata immediatamente informata la Commissione europea.
  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale sta ora facilitando, tramite la nostra Rappresentanza a Bruxelles, una costante interlocuzione fra Enac e Commissione europea, affinché quest'ultima riceva informazioni dettagliate anche sui tempi necessari per la conclusione della procedura di certificazione.
  La continua azione di sensibilizzazione nei confronti della direzione generale della Commissione europea competente per materia ha come obiettivo primario quello di tutelare le attività produttive dello stabilimento di Tessera.
  La collaborazione bilaterale nel settore aeronautico costituisce inoltre uno dei principali temi in agenda della 18ma riunione del Circeif, co-presieduto dai Ministri Di Maio e Manturov, in programma alla Farnesina il 6 dicembre 2021.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.


   MUGNAI e MARIN. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Enzo Galli e Simonetta Filippini sono due cittadini di Campi Bisenzio (Firenze) che si trovarono ad inizio aprile 2021 in India per adottare la loro bimba, Mariam Gemma di due anni;

   la coppia italiana si trovò allora bloccata in India, perché la donna risultò positiva al coronavirus e fu ricoverata in ospedale;

   in data 5 maggio 2021, venne annunciato che le condizioni di Simonetta Filippini si erano aggravate e la donna era stata trasferita in ospedale; contemporaneamente fu prenotato un volo per il rimpatrio della famiglia grazie alla solidarietà di parenti ed amici;

   il volo sanitario partì con una imponente collaborazione tra il consolato, che inviò i preventivi delle compagnie aeree, la regione Toscana, che organizzò l'accoglienza all'ospedale di Careggi, e il Ministero della salute che autorizzò il rimpatrio;

   in data 8 maggio 2021, tornati in Italia i coniugi di Campi Bisenzio (FI) furono ricoverati all'Ospedale di Careggi. Dopo che Simonetta Filippini era risultata positiva, anche Enzo Galli fu contagiato, anche se inizialmente asintomatico. La bimba fu ricoverata invece all'ospedale Meyer;

   al rientro in Italia, i loro decorsi furono diversi: Simonetta Filippini e la figlia hanno lasciato in breve tempo il Careggi e il Meyer per negativizzarsi a casa, mentre Enzo Galli è rimasto per 3 mesi e mezzo in ospedale per complicazioni ai polmoni e al cuore;

   ai primi di agosto 2021, Enzo Galli ebbe uno choc settico e fu sottoposto a dialisi per il malfunzionamento di un rene;

   a distanza di tre mesi, il 25 agosto 2021, Enzo Galli, 45 anni, non ce l'ha fatta. Nonostante la degenza in terapia intensiva e le cure è deceduto in seguito ad una polmonite bilaterale interstiziale;

   in data 26 agosto 2021, Simonetta Filippini ha dichiarato alla stampa quanto segue: «Non farò niente a livello legale, ma sono arrabbiata. L'ambasciata ci ha risposto che era in lockdown, ma gli altri Paesi hanno rimpatriato i loro connazionali. Noi, invece, aspettavamo il visto firmato e l'ambasciatore ci ha fatto buttare fuori. Solo il console ci ha aiutati. Avevamo trovato un volo che ci avrebbe portati prima in Francia e poi in Italia, ma io sono risultata positiva, e sono stata portata in ospedale. Ho visto scene apocalittiche. Enzo sarebbe potuto tornare da solo ma ha preferito restare: ha detto che preferiva morire piuttosto che lasciarmi lì. Se fosse partito, io forse non sarei qui»;

   in data 27 agosto 2021 c'è stata la replica dell'ambasciata: «L'Ambasciata d'Italia a Delhi esprime innanzitutto il proprio profondo cordoglio per la perdita di Enzo Galli, e con commozione si stringe alla Signora Filippini, alla piccola Mariam e ai famigliari in questa dolorosa circostanza. Lungi dall'essere stata respinta la coppia era stata accolta con affetto dall'Ambasciata in occasione del loro viaggio in India, nell'aprile scorso, per ricongiungersi alla minore adottata, Mariam, di due anni, nello stato indiano del Bihar. Proprio in considerazione delle difficoltà poste dal rispetto dei protocolli di sicurezza sanitari anti COVID, l'Ambasciata si è immediatamente attivata per velocizzare al massimo il rilascio del visto per adozione della minore, indispensabile perché la famiglia potesse ripartire. All'esito del test con tampone, effettuato prima dell'imbarco sul volo di rientro in Italia, la signora Filippini risultò purtroppo positiva, mentre il signor Galli e la minore negativi. (...)» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda effettuare verifiche ulteriori sul comportamento dell'ambasciata di New Delhi nei confronti dei due nostri connazionali.
(4-10343)

  Risposta. — Il 15 aprile 2021, in un momento di grave crisi sanitaria in India e durante un rigido lockdown imposto dalle Autorità nazionali, i coniugi Enzo Galli e Simonetta Filippini si sono recati nello Stato del Bihar per ricongiungersi con la minore adottata, Mariam, di due anni.
  Dopo l'incontro, facilitato dall'ambasciata d'Italia a Nuova Delhi, la coppia e la bambina si sono spostati a Delhi per il disbrigo delle pratiche necessarie per il rientro in Italia. Si sono quindi presentati presso la nostra ambasciata per chiedere il rilascio immediato del visto per adozione, propedeutico all'ottenimento del permesso di uscita della minore da parte delle autorità indiane.
  L'ambasciata, in osservanza dei protocolli sanitari di sicurezza anti COVID-19, risultava allora chiusa al pubblico e con organico in presenza ridotto al minimo. Il visto è stato rilasciato dopo tre giorni ed è stata facilitata la consegna in pari data, da parte delle competenti autorità indiane, del permesso di uscita della minore. Senza l'intervento della nostra ambasciata il permesso di uscita a favore della bambina sarebbe stato disponibile dopo giorni. I coniugi Galli-Filippini hanno in quell'occasione ringraziato l'ambasciata per l'assistenza ricevuta.
  Tuttavia, all'esito del test per il COVID-19, effettuato il 30 aprile prima dell'imbarco per l'Italia, la signora Filippini è risultata positiva, mentre il signor Galli e la bambina sono risultati negativi.
  Nel pieno rispetto del protocollo sanitario indiano e grazie al pronto intervento dell'ambasciata, il Signor Galli e la minore sono stati ospitati presso l'Hotel Le Méridien, mentre la signora Filippini è stata alloggiata all'Hotel Surya, entrambi nel centro di Nuova Delhi.
  Il 5 maggio 2021 la signora è stata trasferita in via precauzionale presso l'ospedale Holy Family. In raccordo con la compagnia assicurativa, la nostra ambasciata ha nel frattempo organizzato il volo di rimpatrio sanitario della famiglia in l'Italia. La regione Toscana aveva infatti confermato la disponibilità all'eventuale ricovero della signora Filippini presso l'ospedale Careggi di Firenze.
  Successivamente, il 6 maggio 2021, anche il signor Galli è risultato positivo al Covid. Ha registrato da subito una rapida desaturazione e, in attesa del volo di rimpatrio, è stato ricoverato presso l'ospedale Holy Family.
  L'8 maggio 2021 i coniugi e la bambina sono arrivati in Italia con un volo privato di rimpatrio, operato in biocontenimento. Purtroppo, le condizioni di salute del signor Galli hanno subito un rapido peggioramento e all'arrivo in Italia è stato necessario il suo ricovero in terapia intensiva presso l'ospedale Careggi di Firenze, dove è rimasto sino al decesso il 26 agosto 2021.
  Nonostante il Paese si trovasse nel pieno della seconda ondata pandemica, l'ambasciata ha fornito assistenza costante ai connazionali durante l'intero periodo di permanenza in India e, in raccordo con la Farnesina, è riuscita a organizzare il volo di rimpatrio sanitario per l'intero nucleo familiare. E stato fatto tutto il possibile. Il virus ha purtroppo aggredito il corpo di un nostro connazionale distintosi fino all'ultimo per l'amore nei confronti della sua famiglia.
  Rinnovo a nome della Farnesina il profondo cordoglio per la scomparsa del signor Galli ed esprimo sincera vicinanza alla signora Filippini, alla piccola Mariam e a tutti i loro famigliari.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   NOVELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 15 luglio 2019 l'ispettorato generale del Ministero della giustizia ha redatto una relazione conseguente all'ispezione presso gli uffici giudiziari del tribunale della procura della Repubblica e dell'U.n.e.p. di Gorizia;

   nella relazione, si legge testualmente che «il Capo dell'ufficio segnala, comunque, le criticità determinate dalle frequenti scoperture di organico causate da altrettanto frequenti trasferimenti dei giudici, nonché da prolungate (benché certamente giustificate) assenze. A data ispettiva (1° aprile 2019) l'organico dei magistrati risulta solo parzialmente coperto:

    tra i magistrati togati, i posti coperti sono 9 su 12, con una scopertura pari al 25,0 per cento;

    tra i magistrati onorari, i posti coperti sono 5 su 7, con una scopertura pari al 28,6 per cento»;

   il procuratore della Repubblica di Gorizia ha evidenziato una situazione di estrema difficoltà operativa della procura che dirige per gravi scoperture d'organico che si registrano nei ruoli del personale amministrativo e ha rilevato che «senza le assunzioni il funzionamento della giustizia non può essere garantito»;

   con riguardo alla carenza di organico, il procuratore sottolinea anche che «sono 12 agli amministrativi, su una pianta organica di 28, più altri pensionamenti»;

   inoltre, alcuni dei posti risultano solo formalmente coperti a causa di servizi presso altri presidi, malattie prolungate, benefici di cui alla legge n. 104 del 1992;

   nel corso del 2021 risulta siano stati collocati in quiescenza almeno due unità di personale;

   nonostante la carenza di organico il tribunale di Gorizia si attesta ai primi posti nella graduatoria dell'efficienza;

   ai primi di settembre 2021 il presidente vicario del tribunale di Gorizia Barbara Gallo ha nuovamente lamentato la cronica e pesante carenza di organico, pari al 44,7 per cento e per ciò lo ha definito «gravemente sottodimensionato», arrivando ad affermare testualmente che «la sensazione è che vogliano arrivare alla chiusura del Tribunale per consunzione. Piuttosto dicano che lo vogliono chiudere e non se ne parli più»;

   il 14 settembre 2021 il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna ha inviato al Ministro della giustizia una missiva avente ad oggetto: «criticità legate alla mancanza di personale amministrativo al tribunale di Gorizia»;

   nella missiva sono riportati i dati relativi alla attuale disponibilità di personale:

    11 magistrati togati e 3 onorari su, rispettivamente i 12 e i 6 previsti dalla pianta organica;

    3 funzionari giudiziari su 9 previsti;

    6 assistenti giudiziari su 10 previsti;

    3 ausiliari giudiziari su 5 previsti;

   la pianta organica risulta avere in servizio 21 unità su 38, a cui vanno aggiunti i casi di distacco sindacale, comando, part-time, congedi ex legge n. 104 del 1992;

   nella sopracitata missiva il sindaco, raccogliendo l'appello del presidente vicario del tribunale di Gorizia, torna a sollecitare un intervento del Ministero della giustizia, evidenziando come la carenza di organico rischi di incidere negativamente non solo sulle condizioni di lavoro del personale presente, ma anche sul piano sociale ed economico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza per procedere quanto prima all'implementazione dell'organico in servizio presso il tribunale di Gorizia, tale quantomeno da garantire le unità di personale previste;

   se sia esclusa una chiusura del citato tribunale, più volte paventata.
(4-10271)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, lamentando la grave carenza di organico al tribunale di Gorizia (ricompreso nel distretto della corte di appello di Trieste), alla procura della Repubblica presso il tribunale di Gorizia e all'Unep di Gorizia, domanda alla Ministra della giustizia «...se...sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa; se il Governo intenda adottare iniziative...per procedere quanto prima all'implementazione dell'organico in servizio presso il tribunale di Gorizia, tale quantomeno da garantire le unità di personale previste; se sia esclusa una chiusura del citato tribunale...».
  Tanto premesso, va ricordato quanto all'ambito territoriale di riferimento che il distretto della corte di appello di Trieste consta di 24 uffici giudiziari ripartiti in 4 circondari (Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine), come risultanti in seguito alla definizione della nuova geografia giudiziaria per effetto dei decreti legislativi nn. 155 e 156 del 7 settembre 2012 e successive modifiche e integrazioni. In particolare, per ciò che concerne il personale amministrativo, il distretto in parola segna una scopertura media, tenuto conto dei distacchi e dei comandi, del 28,20 per cento, a fronte di una scopertura media nazionale pari al 24,37 per cento, tenuto sempre conto del personale distaccato e comandato. Quanto alle assunzioni, nel distretto della corte di appello di Trieste sono state immesse nell'arco temporale 2014-2021 circa 188 unità, di cui 82 nel biennio 2020-2021. Con specifico riferimento al tribunale di Gorizia le assunzioni realizzate nel periodo 2014-2021 sono state 10. Inoltre sono stati accantonati e resi indisponibili 5 posti di funzionario giudiziario per l'interpello di assestamento ai sensi dell'articolo 7 dell'Accordo sulla mobilità del personale amministrativo del 15 luglio 2020.
  Quanto alla struttura interna del tribunale di Gorizia, è prevista una dotazione organica di 39 unità a fronte delle quali prestano servizio 29 risorse umane con una scopertura del 33,33 per cento. Il dato tiene conto sia della presenza in surplus di 1 centralinista non previsto in organico sia dell'assenza di 3 unità di personale di cui 1 assistente giudiziario, distaccato in altro ufficio giudiziario, e di 1 funzionario giudiziario e 1 operatore giudiziario in comando presso altre pubbliche amministrazioni. Le scoperture interessano i profili di: funzionario giudiziario (5 vacanze su 9 in organico), cancelliere (1 su 6), assistente giudiziario (2 su 10) e ausiliario (2 su 5). Viceversa le figure di direttore amministrativo, di conducente di automezzi e di operatore giudiziario risultano completamente soddisfatte. La posizione dirigenziale è scoperta. Per quanto riguarda la procura della Repubblica presso il tribunale di Gorizia, la stessa ha una dotazione organica di 28 unità a fronte delle quali prestano servizio 16 risorse umane, con una scopertura del 46,43 per cento. Il dato tiene conto dell'assenza di 1 assistente giudiziario distaccato in altro ufficio giudiziario. Le scoperture interessano i profili del direttore amministrativo (2 vacanze su 3 in organico), del funzionario giudiziario (4 su 4), dell'assistente giudiziario (2 su 4), dell'operatore giudiziario (2 su 6), del conducente di automezzi (1 su 4) e dell'ausiliario (1 su 3). La figura del cancelliere, al contrario, risulta completamente soddisfatta. Nella procura della Repubblica presso il tribunale di Gorizia le assunzioni realizzate nel periodo che va dall'anno 2014 all'anno 2021 sono state 2 e nello specifico: concorso ad 800 posti, 1 assistente giudiziario; concorso a 400 posti, 1 direttore. Si segnala altresì che per la procura della Repubblica presso il tribunale di Gorizia sono stati accantonati e resi indisponibili 4 posti di funzionario giudiziario per l'interpello di assestamento ai sensi dell'articolo 7 dell'Accordo sulla mobilità del personale amministrativo del 15 luglio 2020. Sempre per interpello nazionale sono stati accantonati 2 posti di operatore giudiziario e 1 posto di conducente di automezzi.
  L'Unep, invece, presenta una dotazione organica di 16 unità a fronte delle quali prestano servizio 7 risorse umane con una scopertura del 56,25 per cento. Le scoperture interessano i profili del funzionario Unep (5 vacanze su 8 in organico), dell'ufficiale giudiziario (3 su 4) e dell'assistente giudiziario (1 su 4).
  Delineata la situazione interna in relazione al tribunale di Gorizia, alla procura della Repubblica presso il tribunale di Gorizia e all'Unep, non si può non ricordare che pur se si è più volte provveduto a rendere disponibili posti in favore dei suddetti uffici gli stessi sono risultati poi vacanti a cagione della omessa presa di servizio da parte dei vincitori dei relativi concorsi.
  Ad ogni buon conto, ferme restando le molteplici azioni già avviate sotto il profilo assunzionale, una migliore funzionalità dei servizi potrebbe essere garantita nell'immediato attraverso provvedimenti di natura transitoria, quali ad esempio i comandi da altre pubbliche amministrazioni, le applicazioni temporanee in ambito distrettuale e gli scambi di sedi, tutti strumenti previsti nell'Accordo sulla mobilità del personale amministrativo del 15 luglio 2020.
  Merita poi di essere segnalato che, nell'ambito delle attività dirette all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), è stato previsto un progetto straordinario di reclutamento di personale amministrativo a tempo determinato (cristallizzato nel decreto-legge del 9 giugno 2021, n. 80, convertito dalla legge n. 113 del 2021, recante «Misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle Pubbliche Amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'efficienza della giustizia»), diretto a migliorare le prestazioni degli uffici giudiziari e ad accompagnare e completare il processo di transizione digitale del sistema giudiziario nello sforzo di abbattimento dell'arretrato e di riduzione della durata dei procedimenti. Tale obiettivo, al pari degli altri contenuti nel Pnrr, viene perseguito senza alcun impatto, né previsione di riforma della geografia giudiziaria, essendo attuali e non mutate le valutazioni contenute nella legge delega del 14 settembre 2011 n. 148 e nei decreti legislativi attuativi, per cui eventuali modificazioni all'assetto del distretto della corte di appello di Trieste, essendo la materia oggetto di riserva di legge, potranno realizzarsi solo in seguito alla proposizione di una specifica iniziativa legislativa, anche nella forma di delega al Governo, che contempli la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari in genere e di quelli di primo grado in particolare, la cui approvazione, pertanto, risulta attratta in via esclusiva nell'alveo della dialettica parlamentare.
  Parimenti, la linea di progetto non prevede l'assunzione di personale a tempo indeterminato (in quanto preclusa dalla Commissione europea), bensì investe sul potenziamento dell'ufficio per il processo e sul rafforzamento del capitale umano giovane, attraverso la costituzione di veri e propri
team, di supporto al magistrato.
  In quest'ambito è prevista l'assunzione con contratti a tempo determinato della durata pari ad anni 3 di: 1.660 unità di personale amministrativo e tecnico-laureati; 750 unità di personale amministrativo e tecnico-diplomati specializzati; 3.000 unità di personale amministrativo e tecnico-diplomati non specializzati. Del pari è prevista l'assunzione con contratto di lavoro a tempo determinato di 16.500 addetti all'Ufficio per il processo – laureati in scienze giuridiche ed economiche, così ripartiti: sino a 16.100 unità per gli uffici giudicanti di primo e secondo grado, in due cicli da 8.050 unità; sino a 400 unità per la Corte di Cassazione, in due cicli da 200 unità.
  Con decreto firmato dalla Ministra della giustizia in data 26 luglio 2021 sono state adottate le prime, urgenti, misure organizzative idonee a dare tempestiva attuazione al Pnrr e, in particolare, quelle necessarie per l'assunzione del personale amministrativo addetto all'Ufficio per il processo al fine di conseguire, nei tempi utili alla realizzazione degli obiettivi fissati, la piena operatività di tale struttura organizzativa.
  In particolare, la ripartizione tra le corti di appello e i tribunali di un contingente pari a 8.050 unità di addetti all'Ufficio per il processo è finalizzata a realizzare un incremento della produttività degli uffici giudicanti diretto a conseguire gli obiettivi indicati nel Pnrr concernenti la riduzione del tempo medio di definizione dei procedimenti in tutti i gradi di giudizio e l'abbattimento dell'arretrato civile. Si è inteso procedere, nella prima fase, alla individuazione dei posti da attribuire ai singoli distretti di corte di appello, riservando ad una fase successiva la suddivisione dei contingenti tra i singoli uffici giudicanti di primo e di secondo grado all'interno dei medesimi distretti. L'analisi statistica condotta in ordine ai flussi giudiziari ha consentito di individuare i procedimenti civili e penali pendenti e l'arretrato, costituito dalla quota dei procedimenti civili ultra triennali per i tribunali e ultra biennali per le corti di appello, nonché di elaborare specifici indicatori diretti a misurare il rapporto tra procedimenti definiti e procedimenti sopravvenuti nell'arco temporale di osservazione e il relativo prevedibile tempo medio di definizione, tenuto conto della positiva incidenza sulla produttività degli uffici giudicanti della immissione delle nuove risorse nelle strutture organizzative. Le risultanze della predetta analisi, opportunamente integrate sulla scorta della valutazione di ulteriori elementi quantitativi e qualitativi connessi agli assetti dimensionali e alla complessità organizzativa nonché all'organico del personale di magistratura e amministrativo, hanno consentito di determinare, a livello distrettuale, il numero di addetti all'Ufficio per il processo necessario per conseguire gli obiettivi indicati nel Pnrr. Per quanto attiene al distretto della corte di appello di Trieste la consistenza numerica complessiva delle risorse assegnate per l'Ufficio per il processo è stata determinata in 141 unità. Da ultimo, si rappresenta che con decreto firmato dalla Ministra della giustizia in data 28 settembre 2021 sono stati ripartiti tra i tribunali e le corti di appello i contingenti distrettuali del personale amministrativo a tempo determinato addetto all'Ufficio per il processo già individuati dal decreto ministeriale del 26 luglio 2021. Nello specifico, per il distretto della corte di appello di Trieste, le complessive 141 unità sono state ripartite assegnando al tribunale di Gorizia il contingente di 16 unità di addetti all'Ufficio per il processo, superiore rispetto alla pianta organica dei magistrati pari a 12 unità.
  Con riferimento al personale di magistratura, occorre sottolineare che in occasione della revisione della geografia giudiziaria il circondario del tribunale di Gorizia non è stato interessato da modifiche dell'assetto territoriale. All'esito della disponibilità dei dati statistici consolidati, riferiti agli anni successivi alla entrata in vigore della riforma della geografia giudiziaria, il decreto ministeriale del 1° dicembre 2016, con cui sono state rideterminate le piante organiche del personale di magistratura dei tribunali e delle relative procure della Repubblica, ha previsto, tra l'altro, l'ampliamento dell'organico del personale di magistratura del tribunale di Gorizia di un posto di giudice, portando la pianta organica dell'ufficio giudiziario a 12 unità complessive.
  Merita di essere evidenziato che per l'elaborazione di tale progetto sono stati considerati e ponderati non solo i valori rilevati riguardo a specifici parametri statistici (popolazione, flussi e
cluster dimensionali), ma anche una serie di fattori valutati come indicatori qualificativi della domanda di giustizia, quali il numero di imprese presenti sul territorio e la loro concentrazione per circondario, l'incidenza della criminalità organizzata, e altro. Successivamente, in occasione della recente procedura di rideterminazione delle piante organiche del personale di magistratura di merito definita con il decreto ministeriale del 14 settembre 2020, si è potuto rilevare che, per quanto concerne il tribunale di Gorizia, il trend palesatosi nel periodo 2014-2018 è quello di una generalizzata riduzione delle iscrizioni civili e penali e che le pendenze pro capite sono significativamente inferiori rispetto alla media nazionale; questi dati hanno condotto, in conformità anche al parere espresso al riguardo dal Consiglio superiore della magistratura nella seduta plenaria del 30 luglio 2020, a non attribuire alcun ulteriore incremento di organico. Sempre in relazione all'organico del personale di magistratura, ulteriori benefici per gli uffici giudiziari in generale – e pertanto anche per il tribunale di Gorizia e per la procura della Repubblica presso il tribunale di Gorizia – potranno derivare dall'attuazione delle disposizioni approvate nel corso del mese di dicembre dell'anno 2019 (articolo 1, comma 432, della legge del 27 dicembre 2019 n. 160, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022») che, modificando la legge del 13 febbraio 2001, n. 48, prevedono l'istituzione delle piante organiche flessibili distrettuali, da destinare alla sostituzione di magistrati assenti ovvero all'assegnazione agli uffici giudiziari del distretto che presentino condizioni critiche di rendimento. Al riguardo si rappresenta che la proposta di determinazione delle nuove piante organiche è stata trasmessa dal Ministro della giustizia in data 30 ottobre 2020 al Consiglio superiore della magistratura per il prescritto parere. La proposta prevede, in conformità al quadro normativo di riferimento, la determinazione sia del contingente complessivo nazionale – individuato in 176 unità, di cui 122 con funzioni giudicanti e 54 con funzioni requirenti – sia dei contingenti destinati ai singoli distretti. In quest'ambito per il distretto della corte di appello di Trieste è stata proposta l'attribuzione di un contingente di 3 unità, di cui 2 destinate alle funzioni giudicanti e 1 a quelle requirenti. Si fa presente al riguardo che il Consiglio superiore della magistratura, nel parere deliberato nella seduta dell'8 settembre 2021, ha ampiamente condiviso il progetto ministeriale sia in punto di unità complessive dedicate (176) sia quanto alla loro distribuzione funzionale (tra giudicanti e requirenti) e distrettuale. Nello specifico, nel citato parere, il Consiglio superiore della magistratura ha ritenuto di condividere pienamente la proposta per il distretto della corte di appello di Trieste, con riferimento sia ai posti previsti per le funzioni giudicanti, sia a quelli previsti per le funzioni requirenti. All'esito del complessivo esame del parere reso dal Consiglio superiore della magistratura potranno essere formulate le definitive valutazioni in merito alle necessità operative degli uffici giudiziari per l'adozione del decreto ministeriale di determinazione delle piante organiche flessibili distrettuali.
  Allo stato il tribunale di Gorizia presenta la scopertura unicamente del posto di giudice della sezione lavoro e di 1 posto di giudice onorario di tribunale (sui 7 previsti), mentre risultano coperti i 10 posti di giudice e il posto di presidente del tribunale.
  Invece la procura della Repubblica presso il tribunale di Gorizia presenta la scopertura del posto di procuratore della Repubblica, di un posto di sostituto procuratore (sui 5 previsti) e di 2 posti di vice procuratore onorario (sui 9 previsti)
  

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   ROSSI, DELRIO e INCERTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende che l'istituto penitenziario di Reggio Emilia sarebbe il carcere con la maggiore concentrazione di positivi al COVID-19 in tutta Italia;

   attualmente si conterebbero infatti circa 119 detenuti contagiati, su 355 presenti a fronte di una capienza regolamentare di 293;

   si parlerebbe dunque del 14 per cento su un totale di circa 823 detenuti contagiati, ai quali andrebbero aggiunti anche cinque detenuti ricoverati in gravi condizioni all'ospedale Santa Maria Nuova, oltre ad una ventina di agenti della polizia penitenziaria contagiati dal virus e più di quaranta in isolamento fiduciario;

   risulta, inoltre, allo stato, essere presente nella struttura una sola sezione da 34 posti destinata ai malati di Covid: attualmente i positivi (seppur asintomatici) sarebbero ristretti nelle celle insieme a detenuti non contagiati;

   di fronte all'emergenza determinata dal diffondersi dell'epidemia COVID-19 sono stati numerosi gli interventi normativi adottati in via di urgenza volti a contenere il contagio nelle carceri; inoltre il «Piano strategico nazionale dei vaccini per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV-2», elaborato da Ministero della salute, Commissario straordinario per l'emergenza, Istituto superiore di sanità, Agenas e Aifa, adottato con decreto del 12 marzo 2021, nelle «Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19» del 10 marzo 2021, con le quali sono state aggiornate le categorie di popolazione da vaccinare e le priorità, inserisce, tra le categorie prioritarie, a prescindere dall'età e dalle condizioni patologiche, i servizi penitenziari, comprendendo, dunque, la Polizia penitenziaria, il personale carcerario e i detenuti;

   il Ministro interrogato ha più volte ribadito, anche in Parlamento, l'importanza e la centralità della piena attuazione del suddetto piano al fine di proteggere in modo efficace l'intera comunità carceraria –:

   se non ritenga dunque opportuno far luce sulla situazione di particolare criticità in cui verserebbero gli istituti penitenziari di Reggio Emilia, ed eventualmente quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire la sicurezza e il diritto alla salute dei detenuti, di chi negli istituti penitenziari lavora nonché a tutti coloro che con tale realtà interagiscono, nonché se non ritenga urgente, nell'ambito delle proprie competenze, adottare misure volte a fornire un ulteriore impulso e una maggiore omogeneità sul territorio nazionale al piano vaccinale nelle realtà carcerarie.
(4-08856)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, riferendo di criticità in ordine all'andamento della campagna vaccinale in essere presso gli istituti penitenziari ubicati in Emilia-Romagna, avanza quesiti circa eventuali iniziative che si intendessero adottare e volte alla soluzione del problema.
  Orbene, in via preliminare, va ribadita la predisposizione ed il continuo aggiornamento delle procedure di prevenzione dall'infezione da COVID-19, tanto che il provveditore regionale competente si è personalmente recato presso il penitenziario reggiano per effettuare un sopralluogo, al fine di accertarsi sulla corretta adozione delle misure di prevenzione della diffusione del contagio, ritenendole adeguate.
  Ciò premesso si riferisce come sia assicurata una costante attività di interlocuzione tra il provveditore regionale per l'Emilia-Romagna e le Marche e l'assessorato regionale alla salute, finalizzata a una pronta e più possibile estesa campagna vaccinale nei confronti della popolazione ristretta.
  Sul punto, in data 27 aprile 2021 sono state avviate le prime vaccinazioni, a cura del medico Usca, destinate ai detenuti che non hanno contratto il virus, ubicati nei reparti
Andromeda femminile, Zeta femminile e Orione.
  Alla data del 15 dicembre 2021, presso gli istituti penali di Reggio Emilia, risultano complessivamente 223 le unità di personale avviate alla vaccinazione, conteggiati gli appartenenti al corpo della polizia penitenziaria ed al comparto funzioni centrali.
  Passando al numero di detenuti vaccinati, non è possibile fornire il dato scorporato per il singolo istituto, siccome l'anagrafe vaccinale del Ministero della salute fornisce il solo dato complessivo regionale che, per l'Emilia Romagna, al 15 dicembre 2021, risulta pari a n. 6.660 somministrazioni.
  Infine, per completezza, quanto alla situazione contagi da COVID-19, alla data del 15 dicembre 2021, non si registrano casi di positività tra i detenuti presso gli istituti di Reggio Emilia; per contro risultano 2 casi tra il personale del corpo.

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli è stata fondata nel 1872 dal biologo di cui porta in nome che diede il via al progetto di costituzione di una rete di stazioni di ricerca biologica, il cui scopo era quello di permettere agli studiosi di potersi spostare nel corso della loro attività di ricerca, raccolta di materiale e sperimentazioni;

   la scelta di Dohrn di stabilire proprio a Napoli questo polo di ricerca di biologia marina era dovuta alla ricchezza biologica del Mediterraneo e alla vocazione internazionale della città;

   nel 1982 la Stazione zoologica acquista lo status giuridico di Istituto scientifico speciale di pubblico interesse e viene posto sotto la supervisione e il controllo del Ministero dell'università e della ricerca scientifica;

   la vocazione della Stazione si orienta maggiormente verso lo sviluppo di programmi di formazione e vengono potenziate le strutture laboratoriali con una particolare attenzione verso la biologia molecolare e cellulare, la neurobiologia e neurofisiologia, le biotecnologie;

   la Stazione zoologica Anton Dohrn, che rappresenta in ambito europeo una delle strutture più antiche di questo tipo, comprende l'acquario, l'erbario, la biblioteca, una collezione zoologica e un centro ricerche e recupero delle tartarughe marine, inaugurato a Portici nel 2017 e che è il più grande del Mediterraneo;

   risulta all'interrogante che, anche recentemente, sia emersa l'ipotesi di soppressione della Stazione zoologica Anton Dohrn, al fine di accorparne le attività in un istituto di dimensioni più ampie;

   una scelta di questo tipo priverebbe la città di Napoli e tutto il Meridione, di una istituzione di prestigio internazionale fortemente legata alla storia della città che fu, all'epoca della sua fondazione, un caso ante litteram di Open Source;

   in relazione alla città e ai suoi cittadini, la Stazione zoologica Anton Dohrn ha agito come importante e significativo polo di attrazione e di stimolo per la realizzazione di importanti iniziative culturali sia di natura nazionale che internazionale e la sua soppressione priverebbe la città, non soltanto, di un simbolo di eccellenza scientifica e culturale, ma di parte della sua storia;

   privare, ancora una volta, una città del Meridione di un luogo di rilevanza internazionale nel campo delle scienze indebolirebbe ulteriormente la capacità attrattiva verso i giovani di Napoli, e del Mezzogiorno in generale, in un momento in cui tutti gli studi in materia dicono che la mancanza di una prospettiva futura di crescita professionale e personale, di possibilità di soddisfare un'ambizione e di perseguire un obiettivo di realizzazione spinge i giovani ad andare via;

   l'impoverimento culturale, il malfunzionamento dei servizi, la costante riduzione delle possibilità e il conseguente stillicidio delle risorse più giovani e più preparate che abbandonano il territorio rappresentano, contemporaneamente, causa ed effetto di un circolo vizioso che si autoalimenta e rende vani i tentativi locali e nazionali di ridurre il gap di sviluppo tra Nord e Sud –:

   se sia allo studio del Governo la soppressione della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli e, nel caso, quali iniziative intenda assumere affinché la città di Napoli non sia privata di questo istituto di eccellenza che, al contrario, andrebbe ulteriormente sostenuto e potenziato, al fine di costituire un importante polo attrattivo di risorse intellettuali nazionali e internazionali.
(4-08445)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame si chiede se sia allo studio del Governo la soppressione della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli.
  Al riguardo, preme innanzitutto rammentare che la stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli è stata fondata nel 1872 dal biologo di cui porta in nome, il quale ha dato vita a un progetto di costituzione di una rete di stazioni di ricerca biologica, analoghe alle stazioni ferroviarie, dove gli scienziati avrebbero potuto fermarsi, raccogliere il materiale, realizzare osservazioni ed esperimenti, prima di spostarsi alla stazione successiva.
  Dohrn, dopo aver tentato di realizzare il suo progetto a Messina, decise che Napoli sarebbe stato il posto ideale per la sua stazione. La scelta di questa città era dovuta alla grande ricchezza biologica del mar Mediterraneo e anche alla possibilità di sviluppare un istituto di ricerca di grande importanza internazionale in una città essa stessa a vocazione internazionale e di grandi dimensioni. Infatti, la stazione rappresenta, a oggi, uno dei più importanti centri d'eccellenza a livello internazionale nell'ambito della biologia e dell'ecologia.
  Nel 1982 la stazione zoologica ha acquistato lo
status giuridico di Istituto scientifico speciale di pubblico interesse, sottoposto alla supervisione e al controllo del Ministero dell'università e della ricerca in ragione della intrinseca vocazione alla promozione e allo sviluppo di programmi di formazione mediante il potenziamento delle strutture laboratoriali, con una particolare attenzione verso la biologia molecolare e cellulare, la neurobiologia e neurofisiologia, le biotecnologie.
  La stazione zoologica Anton Dohrn è, dunque, un importante e significativo polo di attrazione e di stimolo per la realizzazione di iniziative culturali di rilievo nazionale e internazionale, nel quale le attività e le ricerche producono risultati significativi in termini di conoscenze sugli organismi viventi del Mediterraneo, sulla biodiversità dell'ambiente marino, sui processi fondamentali della vita, contribuendo attivamente alla salvaguardia e alla conservazione dell'ambiente e degli ecosistemi. La stazione zoologica svolge anche ricerche innovative nell'ambito delle biotecnologiche marine, volte all'utilizzo di molecole o organismi marini per scopi applicativi (industriali, farmaceutici e altro).

  Oggi, più che mai, la stazione zoologica Anton Dohrn si propone quale luogo di confronto per il mondo scientifico internazionale e di fecondo scambio culturale tra gli istituti di biologia marina, determinante per lo sviluppo della conoscenza.
  Pertanto, in ragione dell'esigenza di preservare e promuovere lo sviluppo di un polo di ricerca così tenacemente attrattivo di saperi e di risorse a livello nazionale e internazionale, si rappresenta che non risultano in valutazione provvedimenti normativi volti alla soppressione dell'ente in questione.

La Ministra dell'università e della ricerca: Maria Cristina Messa.


   SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 3 dicembre 2021 si terranno le elezioni per il rinnovo dei Comites, i Comitati degli italiani all'estero. Il 3 ottobre 2021 si è concluso il termine per la presentazione delle liste elettorali;

   è noto all'interrogante che, tra le liste menzionate, comparirebbero i nomi di alcuni candidati che non rispetterebbero i requisiti di eleggibilità descritti agli articoli 5 e 8 della legge 23 ottobre 2003, n. 286;

   alla questione ha fatto anche riferimento il Ministro plenipotenziario Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie, nel corso dell'audizione avvenuta il 27 ottobre 2021 in commissione affari esteri alla Camera; si è trattato di un'audizione tenutasi proprio nell'ambito della discussione delle proposte di legge per la riforma dei Comitati;

   di questi episodi ha trattato, inoltre, anche un recente articolo di stampa (Comites al voto tra falle e ineleggibili, TPI, 5 novembre 2021): «Poi c'è il problema della trasparenza: il distretto Usa del South East (con sede a Miami) ne è un esempio: ben tre candidati di tre differenti liste sono ineleggibili per conflitto di interessi. Gianluca Fontani è già director della Camera di Commercio; Michele Maria Merlo ha già superato il numero di mandati possibili; Raffaela Cordova è già presidente del Patronato. Controlli del consolato non pervenuti»;

   secondo l'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 395 del 2003 è il Comitato stesso che «giudica delle cause di ineleggibilità e di incompatibilità dei propri membri»;

   si rende necessaria, a parere dell'interrogante, una modifica normativa volta a ripensare il sistema di verifica delle condizioni di incompatibilità e ineleggibilità dei membri dei Comites, per una più efficace garanzia dei ruoli; auspicando, inoltre, il coinvolgimento dell'autorità consolare di fronte all'eventuale inerzia del Comitato che non dovesse provvedere alla rimozione di un'evidente causa di incompatibilità;

   gli italiani all'estero, sempre secondo l'interrogante, hanno il diritto di conoscere quali sono i candidati ineleggibili e incompatibili col ruolo di membri dei Comites –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica e dei fatti sopra esposti, e come intenda intervenire a riguardo;

   quali siano i casi di incompatibilità e ineleggibilità riscontrati nelle liste per le elezioni dei Comites di cui il Ministro interrogato sia a conoscenza.
(4-10711)

  Risposta. — Allo stato attuale, il decreto del Presidente della Repubblica n. 395 del 2003, contenente il regolamento attuativo della legge n. 286 del 2003 che disciplina i Comitati degli italiani all'estero (ComIt.Es.), prevede (all'articolo 7) che siano i comitati stessi a giudicare le cause di ineleggibilità e di incompatibilità dei propri membri.
  I casi di incompatibilità e ineleggibilità presenti nelle liste per le elezioni dei Com.It.Es. del 3 dicembre 2021 si conosceranno, pertanto, solo dopo che i comitati neo-eletti si saranno insediati e riuniti per la prima volta. In particolare, nel corso della prima seduta, ogni comitato esaminerà le condizioni dei rispettivi eletti (articolo 5, commi 2 e 4; articolo 8, comma 1, della legge n. 286 del 2003) e ne dichiarerà l'ineleggibilità nell'eventualità in cui sussistano una o più delle cause previste, contestandole all'interessato secondo la procedura indicata nel sopra citato articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 395 del 2003.
  Questo a legislazione vigente. Il più ampio tema della riforma della disciplina dei Comites, oggetto alla Camera dei deputati delle proposte di legge d'iniziativa degli Onorevoli Ungaro, Quartapelle Procopio, Fitzgerald Nissoli e Di Stasio, oltre che dell'interrogante, è guardato con grande attenzione dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  La Farnesina sta infatti seguendo i lavori del Comitato ristretto, istituito il 27 luglio 2021 in seno alla Commissione affari esteri della Camera dei Deputati, con il compito di elaborare un testo da adottare come base per una riforma della legge n. 286 del 2003. L'attenzione della Farnesina al lavoro parlamentare propedeutico alla riforma, della legge Com.It.Es. è altissima ed è testimoniata, come ricordato dall'interrogante, anche dalla recente audizione del direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie, ministro plenipotenziario Luigi Maria Vignali, proprio in Commissione affari esteri alla Camera, per discutere delle possibili proposte di riforma, incluse quelle relative alla revisione del sistema di verifica delle condizioni di candidabilità, incompatibilità e ineleggibilità dei membri dei Com.It.Es., in un'ottica di garanzia dei ruoli.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in questi ultimi mesi i consolati italiani nel mondo, a causa della crisi pandemica da COVID-19, hanno dovuto ridurre la loro capacità operativa riuscendo a gestire solamente un numero limitato di richieste rispetto al passato;

   con la ripresa dei viaggi internazionali e la progressiva diminuzione delle restrizioni alla mobilità, l'attività dei consolati torna a essere centrale e fondamentale per le comunità italiane nel mondo. Tuttavia, la ridotta operatività e il forte aumento delle richieste hanno creato disagi per i cittadini italiani residenti all'estero;

   sono giunte all'interrogante diverse segnalazioni da parte di connazionali residenti nei Paesi europei in merito all'impossibilità di ottenere in tempi ragionevoli l'accesso a servizi pubblici essenziali come il rinnovo del passaporto o l'emissione della carta d'identità elettronica presso il consolato di riferimento, come per esempio i consolati di Barcellona, Londra, Dublino e Stoccarda –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali urgenti iniziative intenda adottare per potenziare l'operatività degli uffici consolari italiani in modo da smaltire gli arretrati generati dalla crisi pandemica e assicurare un servizio pubblico celere ed efficace per i nostri connazionali all'estero.
(4-09706)

  Risposta. — La rete diplomatico-consolare si trova effettivamente a far fronte alla continua crescita della domanda di servizi consolari. I connazionali iscritti all'Aire aumentano di anno in anno. Sono al momento più di 6 milioni rispetto ai 5,7 milioni del luglio 2018.
  Come sottolineato dall'interrogante, gli strascichi della pandemia e la ripresa della mobilità internazionale sono due fattori che generano ulteriore pressione sui servizi consolari.
  La rete all'estero è rimasta operativa sin dall'inizio della pandemia, senza mai interrompere le attività indifferibili e gli interventi urgenti a favore dei connazionali. La presenza dei lavoratori negli uffici all'estero è stata consentita nei limiti previsti dalle disposizioni emanate dalle autorità sanitarie locali per il contenimento della diffusione del COVID-19 e in coordinamento con le rappresentanze sindacali
in loco, a salvaguardia della salute dei dipendenti, in applicazione dell'articolo n. 263, comma 4, del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito dalla legge n. 77 del 2020.
  La Farnesina segue con grande attenzione la
performance della rete diplomatico-consolare e presta la massima assistenza ad ambasciate e consolati per garantire una gestione razionale del volume dei servizi consolari e il contenimento degli arretrati di lavoro. Il monitoraggio è realizzato regolarmente attraverso l'analisi di dati statistici relativi alla produttività degli uffici e una quotidiana interlocuzione con gli stessi, in un'ottica di massimo scambio, condivisione e valorizzazione delle buone prassi.
  Grande attenzione è posta all'osservazione dei tempi d'attesa per i servizi consolari, soprattutto con riguardo a quelli di più recente introduzione quali la carta d'identità elettronica (Cie). La Cie è molto richiesta perché consente l'accesso ai servizi digitali della pubblica amministrazione.
  L'operatività dei consolati sta tornando al livello pre-pandemico.
  Per le ambasciate e consolati che gestiscono collettività di connazionali residenti più numerose sono state elaborate iniziative mirate e piani di recupero degli arretrati. Nel caso di Londra, ad esempio, è stata tenuta nella dovuta considerazione anche la situazione del tutto peculiare legata alla Brexit.
  L'esigenza di garantire il corretto svolgimento delle attività istituzionali della Farnesina in Italia e all'estero rende necessario colmare i vuoti presenti nei già limitati organici. Le aree funzionali attualmente nell'organico dell'Amministrazione sono diminuite di oltre il 38 per cento, passando da 3.795 nel 2006 a 2.325 a fine 2020.
  Di fronte a questo dato preoccupante, la Farnesina sta adottando azioni concrete. Sono state recentemente completate le procedure concorsuali indette nel 2018 per la selezione di 288 unità della terza area: 244 funzionari amministrativo-contabile-consolari e 44 funzionari dell'Area della promozione culturale (Apc). A maggio sono state assunte ulteriori 10 Apc tra gli idonei del concorso e stiamo lavorando all'ulteriore scorrimento della graduatoria.
  Sempre in ambito terza area, a dicembre 2020, è stato bandito un concorso, per titoli ed esami, per l'assunzione di 27 funzionari per i servizi di informatica, telecomunicazioni e cifra. Dei 33 vincitori e idonei, 20 hanno assunto le relative funzioni in data 17 novembre 2021, mentre i restanti 13 hanno rinunciato.
  Per completare il quadro relativo all'assunzione di personale di terza area, si aggiunge che entro l'anno verrà bandito un concorso, per titoli ed esami, a dieci posti di funzionario archivista di Stato di biblioteca.
  Con riguardo al personale della seconda area, nel primo semestre del 2021 è stato bandito un concorso per l'assunzione di 400 unità, 200 delle quali previste dalla legge di bilancio 2019 e 200 nel piano triennale dei fabbisogni del personale (PTF) 2020-2022. A queste potranno essere aggiunte ulteriori 100 unità già autorizzate dalla legge di bilancio 2021.
  È stata inoltre conclusa una procedura di mobilità volontaria, riservata al personale già in servizio, in posizione di comando o fuori ruolo, grazie alla quale sono state immesse nei ruoli del Ministero 16 unità.
  Per la dirigenza amministrativa, l'immissione nei ruoli di 6 dirigenti provenienti dal Ministero dello sviluppo economico in applicazione del decreto-legge n. 104 del 2019 non ha consentito di colmare la carenza di organico. Il Ptf 2020-2022 chiede per questo l'indizione di uno specifico concorso pubblico, in deroga al concorso unico, a 8 posti di dirigente di II fascia. È stato allo stesso tempo chiesto di procedere, sempre in deroga al concorso unico, all'indizione di una procedura concorsuale finalizzata all'assunzione di ulteriori 2 unità di dirigente di II fascia dell'Area culturale. Si è in attesa dell'approvazione da parte del dipartimento della funzione pubblica.
  Rispetto al contingente annuo inizialmente autorizzato per il triennio 2020-2022 per la carriera diplomatica, pari a 32 unità, la legge di bilancio per il 2021 lo ha elevato di ulteriori 18 unità per ciascuno degli anni 2021 e 2022, stabilizzandolo a 50 unità complessive all'anno dal 2023.
  Tra la fine del percorso concorsuale, l'assunzione e il successivo invio all'estero intercorre inevitabilmente un certo lasso di tempo, determinato dal periodo di prova e di formazione. Disporre di queste risorse consentirà comunque di invertire una tendenza di molti anni che ha visto drenare pericolosamente le risorse umane a disposizione.
  Anche per quanto concerne il personale a contratto delle sedi all'estero, l'Amministrazione ha sostenuto interventi legislativi volti a garantire gli aumenti del relativo contingente (il quale oggi ammonta a 3.000 unità dopo l'incremento di 80 disposto dalla legge di bilancio 2021).
  Oltre a ogni ulteriore integrazione della dotazione organica del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale che verrà auspicabilmente decisa dal Parlamento, la Farnesina è impegnata a destinare le risorse a disposizione soprattutto a beneficio della rete estera.
  L'ampliamento della dotazione organica complessiva della Farnesina sarebbe coerente con il rafforzamento della promozione internazionale del Sistema Italia, tanto più necessaria nell'attuale fase di ripartenza della nostra economia. Gli investimenti nel personale, sotto il profilo quantitativo e qualitativo, rappresentano lo strumento più adeguato ed efficace per porre rimedio alle criticità segnalate. La Farnesina proseguirà negli sforzi per mitigarne i disagi e garantire la migliore assistenza.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo di «La Repubblica» del 26 novembre 2021 a firma di Tonia Mastrobuoni, riporta la notizia della morte, in circostanze ancora poco chiare, del cittadino italiano Gaetano B. che viveva e risiedeva a Colonia. Secondo l'articolo, il decesso è avvenuto a giugno 2021, probabilmente a causa delle ferite riportate seguito del pestaggio effettuato della polizia tedesca la sera del 24 aprile 2021;

   secondo alcuni testimoni, la sera del 24 aprile, Gaetano B. in stato di ubriachezza presso la sua abitazione, è stato colpito ripetutamente a calci e pugni dagli agenti di polizia, andando a finire in ospedale con due costole rotte per poi ritornarci nuovamente due mesi dopo e morire, a causa delle complicazioni dovute da una setticemia, determinata, secondo il parere dei medici, da una polmonite arrecata a sua volta dalle costole rotte;

   a seguito delle indagini effettuate dalla procura di Colonia, emergono dettagli inquietanti dalle chat dei cellulari sequestrati, dove degli agenti di polizia si sarebbero vantati di varie violenze e soprusi. Dai messaggi, sempre secondo l'articolo sopracitato, vengono riportate frasi di chiara matrice xenofoba come ad esempio: «Al turco gli ho dato un calcio», «Potevate pure aspettarmi. Mi sono fatto apposta la Venloer Strasse a 150 all'ora», «Arrestiamo qualcuno e lo facciamo a pezzi» –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, alla luce dei gravi fatti sopra esposti, per avere maggiori chiarimenti da parte della Repubblica Federale di Germania riguardo alle responsabilità sulla morte di Gaetano B. avvenuta a Colonia nel giugno 2021 e per accertarsi che non si sia verificato un episodio di razzismo nei confronti di un nostro concittadino.
(4-10894)

  Risposta. — Il Signor Gaetano La Bella, nato a Riesi (Caltanissetta) il 3 gennaio 1962, è deceduto a Colonia il 6 luglio 2021.
  Sulla base delle informazioni acquisite dal Consolato generale a Colonia, nell'aprile 2021 il nostro connazionale sarebbe stato vittima di un uso sproporzionato della forza da parte di alcuni agenti della polizia di Colonia. Dopo il decesso i familiari hanno sporto denuncia, ritenendo che la morte sia avvenuta proprio in conseguenza dei maltrattamenti subiti tre mesi prima dagli agenti.
  Il Consolato generale si è immediatamente attivato presso il Ministero dell'interno del Land Nordreno-Westfalia al fine di ottenere maggiori informazioni sul caso e ha preso contatto con i congiunti del signor La Bella, così come con il legale della famiglia, il quale non aveva inizialmente informato l'autorità consolare di quanto accaduto nel mese di aprile 2021.
  L'ambasciata d'Italia a Berlino ha potuto accertare che, a seguito dell'apertura di un fascicolo da parte della procura di Colonia, la polizia di Bonn è stata incaricata di effettuare indagini sulla vicenda.
  Il 30 novembre 2021 il console generale d'Italia a Colonia ha incontrato i familiari del signor La Bella, insieme al legale di famiglia, per fornire gli aggiornamenti sui passi formali svolti nei confronti del Ministero degli esteri tedesco e del Ministero dell'interno del
Land, rispettivamente da parte dell'ambasciata a Berlino e del consolato, con l'obiettivo di chiarire le circostanze del decesso.
  In quell'occasione il legale della famiglia La Bella ha riferito che le indagini interne, svolte dall'ispettorato della polizia di Bonn, sarebbero ancora in corso e con ogni probabilità gli esiti saranno divulgati solo tra qualche mese. Quanto emergerà dalle indagini sarà oggetto di valutazione da parte della procura di Colonia, la quale deciderà se aprire o meno un procedimento penale.
  Il consolato generale d'Italia a Colonia, in stretto raccordo con l'ambasciata d'Italia a Berlino e con la Farnesina, continuerà a fornire il massimo sostegno alla famiglia La Bella affinché possa essere fatta piena luce sulle circostanze del decesso del nostro connazionale.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   ZIELLO e BITONCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 180, commi 3-4, del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto «decreto rilancio»), dettando la disciplina sanzionatoria relativa ai casi di omessa o infedele presentazione della dichiarazione relativa all'imposta di soggiorno o di sbarco, ovvero relativa all'omesso, ritardato o parziale versamento dell'imposta (di soggiorno o di sbarco) o contributo di soggiorno da parte dei gestori delle strutture ricettive, ha apportato significative innovazioni in materia;

   in particolare, il legislatore ha proceduto non solo a ripensare la qualifica soggettiva del gestore della struttura ricettiva, da intendersi – secondo la sopramenzionata disposizione – quale «responsabile del pagamento dell'imposta», ma anche ad introdurre un inedito illecito amministrativo a titolo di sanzione per condotte di omesso, ritardato o parziale versamento dell'imposta di soggiorno da parte dei gestori delle attività ricettive;

   a seguito dell'entrata in vigore della sopracitata normativa, sono state prospettate sul piano dottrinale e giurisprudenziale soluzioni interpretative estremamente diversificate, talvolta diametralmente opposte tra loro, con riferimento alla sussistenza di un'eventuale abolitio criminis delle condotte di omesso, ritardato o parziale versamento dell'imposta di soggiorno da parte dei gestori delle attività ricettive, poste in essere antecedentemente alla data di entrata in vigore della normativa medesima;

   si evidenzia che a favore dell'intervenuta abolitio criminis si è espresso il tribunale di Roma (si veda sentenza 2 novembre 2020, n. 1515), che – discostandosi espressamente dall'orientamento di legittimità espresso di recente dalla Corte di Cassazione relativa alla questione (si veda Corte di cassazione, sezione VI, 28 settembre 2020, n. 30227), che, invece, aveva accolto la tesi negativa – interviene sulla specifica situazione di fatto del gestore della struttura ricettiva, fornendo un diverso inquadramento della condotta di omesso versamento delle somme dovute dai clienti per il soggiorno a titolo di imposta o di contributo e stabilendo che tale fatto non costituisce più reato ma illecito amministrativo («senza riserva di applicazione della legge penale»); in tal modo, il legislatore avrebbe compiuto una valutazione politica, dettata dalla volontà di prevedere una disciplina di minor rigore nei confronti dei soggetti esposti al rischio di sanzione penale in ragione del ruolo di agenti riscossori, senza alcuna contropartita; esigenza che si manifesta ancora più stringente alla luce dell'emergenza sanitaria che ha determinato un collasso della già gravissima situazione del settore alberghiero che perdura da anni;

   per tali motivi, il tribunale di Roma ritiene che considerare la depenalizzazione operante solo per i comportamenti successivi all'entrata in vigore del citato articolo 180, commi 3-4, del decreto-legge n. 34 del 2020, comporterebbe un'inammissibile disparità di trattamento di situazioni identiche in violazione dell'articolo 3 della Costituzione –:

   quali iniziative di carattere normativo intenda adottare – tenuto conto dell'attuale situazione di incertezza giuridica e applicativa – al fine di chiarire il panorama normativo sopradescritto nel senso della depenalizzazione di cui in premessa.
(4-10432)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, gli interroganti domandano alla Ministra della giustizia «...quali iniziative di carattere normativo intenda adottare – tenuto conto dell'attuale situazione di incertezza giuridica e applicativa – al fine di chiarire...» la ritenuta portata retroattiva dell'articolo 180 comma terzo del decreto-legge n. 34 del 2020 con il quale il legislatore «...ha proceduto non solo a ripensare la qualifica soggettiva del gestore della struttura ricettiva, da intendersi – secondo la sopramenzionata disposizione – quale responsabile del pagamento dell'imposta, ma anche ad introdurre un inedito illecito amministrativo...» in vece del delitto di peculato previsto dall'articolo 314 del codice penale «...a titolo di sanzione per condotte di omesso, ritardato o parziale versamento dell'imposta di soggiorno da parte dei gestori delle attività ricettive...».
  Al riguardo deve essere immediatamente posto in risalto che la Corte di Cassazione – nell'esercizio della funzione nomofilattica che le è attribuita – ha rilevato che l'articolo 180 comma terzo del decreto-legge n. 34 del 2020 ha «...in primo luogo modificato sostanzialmente il rapporto intercorrente tra il gestore della struttura ricettiva e l'ente impositore, che da rapporto di servizio per la riscossione dell'imposta è divenuto un rapporto di natura tributaria in cui il gestore ha assunto il ruolo di responsabile di imposta, pur rimanendo il soggetto principale legittimato passivamente colui che alloggia nella struttura ricettiva, come si evince dal fatto che il legislatore... ha previsto a favore del gestore il diritto di rivalsa per l'intero del tributo pagato nei confronti dei soggetti passivi. La previsione della solidarietà tributaria ha la funzione di rafforzamento della garanzia di raggiungimento dell'obiettivo di preservare l'integrità dei flussi tributari scaturenti dall'esercizio della struttura ricettiva e dell'introito del tributo, onerandone quei soggetti che, in virtù della relazione con il soggetto obbligato principale, sono posti nella condizione di garantirne l'effettivo integrale pagamento... Il legislatore ha anche previsto, in continuità con altre forme di solidarietà tributaria, la sanzione amministrativa di tipo pecuniario nei casi di omessa o infedele dichiarazione, nonché di omesso, ritardato o parziale versamento dell'imposta di soggiorno... La nuova norma ha trasformato radicalmente il ruolo assunto dal gestore rispetto alla imposta di soggiorno; da quello di eventuale incaricato dai regolamenti comunali del pubblico servizio per la riscossione e versamento del tributo nelle casse comunali, al gestore è stata
ex novo attribuita una obbligazione tributaria, che lo espone direttamente con altri (con diritto di rivalsa) alla responsabilità del versamento dell'imposta. Quindi è stata attratta nel campo dell'illecito amministrativo tributario una diversa condotta rispetto a quella rilevante penalmente in passato; ...non vi più un agente, estraneo al rapporto tributario, che si appropria dell'imposta della quale era incaricato della riscossione e del versamento, bensì si è in presenza di un soggetto privato, che è obbligato con altri, che omette di versare la imposta stessa. Così inquadrata la successione delle leggi, il Collegio ritiene che vada escluso che la modifica del quadro di riferimento normativo di natura extrapenale che regola il versamento dell'imposta di soggiorno abbia comportato un fenomeno di abolitio criminis delle condotte di peculato commesse in precedenza...».
  L'articolo 180 comma terzo del decreto-legge n. 34 del 2020 «... non ha modificato la fattispecie astratta del peculato. Tale norma ha fatto venire meno in concreto la qualifica soggettiva pubblicistica del gestore, ma non ha di certo alterato la definizione stessa di incaricato di pubblico servizio. Dal raffronto delle due fattispecie è evidente che il legislatore non ha intesto incidere su di un elemento strutturale del delitto di peculato, ma è intervenuto modificando lo
status di fatto del gestore rispetto alla tassa di soggiorno; dal ruolo di incaricato o soltanto di custode del danaro pubblico incassato per conto del comune a quello di soggetto obbligato solidalmente al versamento dell'imposta. Si tratta in definitiva di fattispecie tra loro eterogenee; l'una destinata ad operare in rapporto al vecchio regime dell'imposta di soggiorno – e alla qualifica pubblicistica dell'albergatore (e del danaro incassato) –, l'altra in relazione al nuovo regime dell'imposta stessa – e alla qualifica privatistica dell'albergatore (e del danaro incassato) –. Coerente a tale diverso assetto è il disvalore del fatto e quindi la diversa risposta punitiva, restando pur sempre nell'area penale il comportamento di colui che, in ragione del servizio pubblico svolto, si sia appropriato di danaro che, al momento dell'incasso, era della Pubblica Amministrazione... Deve ribadirsi la rilevanza penale a titolo di peculato delle condotte commesse in epoca anteriore alla novatio legis di cui all'articolo 180 comma terzo del decreto-legge n. 34 del 2020...» (confrontare, in particolare, la sentenza della Sezione sesta penale del 28 ottobre 2020). A siffatta opzione interpretativa si contrappone quella della giurisprudenza di merito (confrontare, in particolare, la sentenza del tribunale di Roma del 2 novembre 2020), alla stregua della quale l'articolo 180, comma terzo, del decreto-legge n. 34 del 2020, intervenendo sulla specifica situazione di fatto del gestore della struttura ricettiva, costituisce frutto di una valutazione politica operata dal legislatore, dettata alla volontà di prevedere una disciplina di minor rigore nei confronti dei soggetti esposti al rischio di sanzione penale in ragione del ruolo di agenti riscossori, senza alcuna contropartita, esigenza che si manifesta ancora più stringente alla luce della emergenza sanitaria che ha determinato un collasso della già gravissima situazione del settore alberghiero che perdura da anni. Ritenere quindi che la depenalizzazione concerna solo i comportamenti successivi alla entrata in vigore dell'articolo 180, comma terzo, del decreto-legge n. 34 del 2020 comporterebbe una inammissibile disparità di trattamento di situazioni identiche in violazione dell'articolo 3 della Costituzione.
  Così ricostruite le diverse linee ermeneutiche riguardo al tema che forma oggetto dell'atto di sindacato ispettivo in esame, occorre rimarcare che l'attività di interpretazione del dato legislativo esula dalle competenze di questo Dicastero ed è demandata soltanto ed esclusivamente all'autorità giudiziaria, cui è rimessa l'enucleazione – ove possibile – della opzione maggiormente conforme al tessuto costituzionale (ovvero, in caso contrario, la denuncia del ritenuto vizio di costituzionalità della norma innanzi al giudice delle leggi); in proposito va conclusivamente ricordato che allo stato non risultano iniziative legislative volte alla modifica della disciplina del delitto previsto e punito dall'articolo 314 del codice penale e alla introduzione di una disciplina transitoria concernente l'articolo 180, comma terzo, del decreto-legge n. 34 del 2020.

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.