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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 10 dicembre 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   il «Sistema Tram Palermo-Fase II Tratte A, B e C» risulta finanziato con risorse Fsc per un importo di oltre 198 milioni di euro nell'ambito del Patto per lo sviluppo della città di Palermo siglato nel 2016; tale intervento si trova nella fase di verifica del progetto definitivo, anche al fine di rispondere alle indicazioni fornite dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, con l'obbligazione giuridicamente vincolante che va assunta per legge entro il 31 dicembre 2022;

   con decreto di finanziamento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, n. 44 del 3 febbraio 2021 il «Sistema Tram Palermo-Fase II Tratte D, E2, F, G e Parcheggi di interscambio - Cup D71D18000520001» è stato ammesso a contributo statale per l'ammontare di 481.271.713,00 e tale intervento risulta inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, con l'obbligo di aggiudicare la gara entro la fine del 2023 e di ultimare i lavori entro il giugno 2026; per questo intervento si è in presenza di uno studio di fattibilità relativo alla complessiva fase II del sistema tram di Palermo;

   la relazione n. 8348 del 25 novembre 2020 della Direzione generale per i sistemi di trasporto a impianti fissi e il trasporto pubblico locale ha valutato come idonea l'istanza per il finanziamento sopra citato;

   in data 25 novembre 2021 è stato approvato dal consiglio comunale di Palermo un emendamento al piano triennale delle opere pubbliche 2020-2022 col quale è stata cancellata la linea A del sistema tramviario dal medesimo piano; senza entrare nel merito della legittimità di tale emendamento — che interviene modificando la denominazione di un progetto definitivo che, invece, risulta elaborato e finanziato nel suo complesso — bisogna segnalare che sullo stesso è stato presentato il parere contrario degli uffici tecnici del comune di Palermo che hanno formalmente rappresentato l'impossibilità, in caso di approvazione dello stesso, di avanzare con le procedure di gara e il rispetto delle scadenze previste dalla legge per l'obbligazione giuridicamente vincolante, oltre al collegamento sistemico con la realizzazione delle tratte D-E-F-G;

   l'articolo 12, comma 4, del decreto n. 77 del 2021, come convertito in legge, statuisce che «in tutti i casi in cui situazioni o eventi ostativi alla realizzazione dei progetti rientranti nel Pnrr non risultino altrimenti superabili con celerità, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri o della Cabina di regia, il Consiglio dei ministri esercita i poteri sostitutivi», mentre l'articolo 4 del decreto n. 32 del 2019, come convertito in legge, prevede la possibilità di nominare commissari straordinari per «gli interventi infrastrutturali caratterizzati da un elevato grado di complessità progettuale, da una particolare difficoltà esecutiva o attuativa, da complessità delle procedure tecnico-amministrative ovvero che comportano un rilevante impatto sul tessuto socio-economico a livello nazionale, regionale o locale» –:

   se il Governo intenda promuovere ogni iniziativa di competenza necessaria, ivi inclusa l'eventuale attivazione dei poteri sostitutivi e la nomina di un commissario, affinché vengano efficacemente e tempestivamente utilizzato il mezzo miliardo di euro destinato alla città di Palermo dal Piano nazionale di ripresa e resilienza nell'ambito della missione «Rivoluzione verde e transizione ecologica», con riferimento al trasporto rapido di massa e completato il sistema tramviario del capoluogo siciliano.
(2-01388) «Varrica, D'Orso».

Interrogazioni a risposta scritta:


   VILLAROSA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4 del decreto-legge 26 novembre 2021, n. 172 estende l'utilizzo delle certificazioni verdi COVID-19 anche nei mezzi di trasporto pubblico, interessando, in particolare e per la prima volta, anche quelli impiegati nei servizi di trasporto pubblico locale o regionale;

   come conseguenza dell'articolo su menzionato, da lunedì 6 dicembre 2021, i passeggeri di età superiore ai 12 anni che viaggiano da e verso le isole minori della Sicilia, come ad esempio le isole Eolie, devono obbligatoriamente essere muniti di certificazione Covid-19, il cosiddetto «Green Pass»;

   nell'ultimo Bollettino settimanale, il n. 9 del 1° dicembre 2021, pubblicato dal Dipartimento Attività sanitarie della regione Siciliana si apprende come il comune di Lipari presenti una popolazione del 71,47 per cento di vaccinati con almeno una dose e una popolazione di immunizzati al 68,27 per cento. Percentuali molto simili anche per i 3 comuni presenti sull'isola di Salina: Santa Marina Salina, Malfa e Leni. Risultano, quindi, essere ancora parecchi i cittadini eoliani che per poter quindi ottenere il cosiddetto «Green Pass» devono poter usufruire dei test antigenici molecolari;

   sono diverse le isole dell'arcipelago eoliano che non permettono ai cittadini di poter effettuare i cosiddetti «Tamponi», in quanto non attrezzate a dovere;

   come si apprende dalla Gazzetta del sud già dalle prime giornate conseguenti all'entrata in vigore delle nuove misure risultano essere «diversi gli abitanti bloccati alle Eolie perché nessuno può far loro il tampone. Sono gli abitanti delle isole che si trovano a vivere una situazione paradossale. I medici di famiglia non effettuano tamponi, tantomeno le farmacie, lì dove ci sono. L'Asp sta correndo ai ripari e si spera che la prossima settimana il problema si possa risolvere. In attesa gli abitanti non possono prendere alcun mezzo di trasporto»;

   bisogna altresì ricordare che i collegamenti tra le varie isole o tra le isole e i vari porti presenti lungo la costa tirrenica vengono considerati come l'unico collegamento essenziale in quanto garantisce la continuità territoriale, permettendo ai cittadini residenti nelle isole Eolie di poter usufruire di servizi di prima necessità non presenti sulle singole isole come: le scuole dell'obbligo, gli ospedali, gli uffici giudiziari o amministrativi e altro;

   un'ulteriore peculiarità del comune di Lipari è quella di essere dislocato su sei diverse isole, facendo di fatto diventare i collegamenti marittimi su navi veloci e/o traghetti dei veri e propri collegamenti intercomunali;

   pare, quindi, che l'attuale normativa possa risultare in palese contrasto con il principio di proporzionalità, con il diritto alla continuità territoriale e con l'espresso divieto europeo di non discriminazione dei soggetti che decidono di non vaccinarsi, il tutto viene aggravato, inoltre, dalle evidenti difficoltà dei cittadini eoliani nell'accedere a test antigenici molecolari con un'adeguata frequenza creando così un pericolo concreto per i soggetti non vaccinati –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per una rapida risoluzione della problematica.
(4-10916)


   CIABURRO e DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   come emerso a mezzo stampa, la Commissione europea sta lavorando ad una direttiva sulla performance degli edifici, denominata Epbd (Energy performance of buildings Directive), il cui testo iniziale sarà diramato il 14 dicembre 2021, ma la cui bozza è già stata diffusa alla stampa specializzata ed agli stakeholder di settore;

   tale direttiva prevedrebbe, a partire dal 2027, l'applicazione di limitazioni alla compravendita e locazione di immobili in relazione a determinate soglie a scalare, basate su classi energetiche;

   nel caso delle compravendite, tale direttiva andrebbe ad impegnare i nuovi proprietari degli immobili a conseguire una determinata classe energetica entro tre anni dall'acquisto dell'immobile, senza prevedere in alcun caso misure di sostegno economico che agevolino tale transizione;

   nell'ambito di tale direttiva non sono state previste in alcun modo proroghe di incentivi quale il Superbonus 110 per cento, rendendo di fatto il possesso di un immobile un potenziale onere e costo aggiuntivo, anziché un'opportunità;

   sulla base di dati Istat gli edifici residenziali in Italia ammontano a circa 12,5 milioni di unità, di cui 7.160.000 antecedenti al 1970, dunque sprovvisti di attestazioni energetiche e, più in generale, incrociando i dati Istat con quelli del portale del Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica (Siape) dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), in Italia sarebbero oltre 4,5 milioni gli immobili di classe energetica G ed F, che richiederebbero una ristrutturazione completa entro il 2030 (la direttiva pone come prima soglia la classe energetica E a partire dal 2027);

   considerando l'assenza di liquidità da parte dei cittadini a seguito della crisi da Covid-19 e la mancata proroga del Superbonus 110 per cento il quale risulta in ogni caso di difficile applicazione, l'ipotesi che i cittadini debbano sobbarcarsi i costi e gli oneri della direttiva appare non solo difficile da praticare, ma antieconomica e sproporzionata, costituendosi come un vero e proprio danno ai risparmi dei cittadini ed alla loro proprietà privata –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza per:

   a) scongiurare l'applicazione della direttiva di cui in premessa;

   b) prorogare il Superbonus 110 per cento e garantire un patrimonio immobiliare meno energivoro mediante l'applicazione di un sistema di incentivi, anziché di sanzioni.
(4-10922)


   CIABURRO e DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 dicembre 2021 Davide Giri, trentenne di origini piemontesi e studente di ingegneria alla Columbia University di New York, è stato brutalmente assassinato a coltellate da Vincent Pinkney, pregiudicato, più volte arrestato per aggressioni ed altri reati violenti, già appartenente ad alcune organizzazioni della malavita organizzata americana;

   dopo aver assassinato lo studente italiano, Pinkney avrebbe aggredito un altro ragazzo, Roberto Malaspina, altro dottorando italiano, ventisettenne, fortunatamente sopravvissuto all'aggressione; l'aggressore, venticinquenne, di origini afroamericane, dal 2012 ad oggi è stato arrestato almeno 11 volte per rapine ed altri reati e, a fronte di una recente condanna a 4 anni per aggressione, avrebbe compiuto il massacro in condizioni di libertà vigilata;

   secondo i primi rilievi, l'omicidio sarebbe connotato da una matrice di odio razziale, figlia di un clima di costante tensione e violenza che negli ultimi mesi ha trovato sempre maggiore diffusione negli Stati Uniti d'America;

   nonostante una iniziale copertura dell'episodio a mezzo stampa, le principali testate di informazione americane hanno derubricato l'episodio alla cronaca locale;

   anche in Italia, a livello nazionale, l'episodio ha destato relativo scalpore e suscitato una copertura mediatica contenuta;

   l'episodio desta numerose preoccupazioni e perplessità sia per la matrice di odio razziale nei confronti delle persone cosiddette «bianche», sia per la leggerezza con cui è stata considerata dal mondo mediatico che dal rischio che l'assassino non veda corrispondersi una pena adeguata al crimine commesso, dati i precedenti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per:

    a) monitorare gli sviluppi degli eventi e per sensibilizzare, per quanto possibile, le autorità americane circa la necessità che sia perseguito e sanzionato adeguatamente un delitto di siffatta gravità;

    b) adottare tutte le misure idonee a prevenire e scongiurare il verificarsi di crimini di odio nei confronti di cittadini italiani;

    c) potenziare le strutture diplomatiche esistenti, in modo da garantire la sicurezza degli italiani all'estero.
(4-10924)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


   PEREGO DI CREMNAGO e MARIA TRIPODI. — Al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il veterano è colui che ha partecipato direttamente, per un lungo periodo di tempo, a un conflitto armato o un soggetto che ha rischiato la propria vita per il proprio Paese, impegnato nei teatri nazionali ma anche negli scenari internazionali;

   le missioni militari internazionali vedono l'Italia protagonista dai tempi della prima missione in Libano 40 anni fa. In questi decenni, migliaia di donne e uomini sono stati dispiegati nei teatri più complessi della Terra, tanti hanno perso la vita o hanno riportato segni indelebili nel corpo e nella mente. A questi si affiancano tutti i militari che ogni giorno entro i confini nazionali servono il Paese con onore e dignità;

   in diversi Paesi Nato vi è un riconoscimento effettivo della figura del veterano, affiancato da specifici strumenti di sostegno e aiuto che offrono loro la possibilità di avere una seconda chance nella vita civile. Negli Stati Uniti, ad esempio, esiste la piattaforma Hiring Heroes che facilita il collegamento tra il mondo delle Forze armate e le aziende, emblema di quella capacità statunitense di creare una contaminazione positiva tra la Difesa e il mondo del lavoro;

   la cultura della difesa in Italia è in ritardo su tanti aspetti: nell'opinione pubblica e nelle istituzioni non è ancora sufficientemente diffusa la consapevolezza del valore di queste donne e questi uomini. Manca una qualifica di veterano da riconoscere agli insigniti di ricompense al valor militare, ai militari vittime del terrorismo o vittime del dovere, a coloro che hanno prestato servizio nelle Forze speciali e nelle Forze per le operazioni speciali per almeno cinque anni, nonché a coloro che hanno prestato servizio nelle Forze armate per almeno dieci anni e che sono stati impiegati nelle missioni internazionali. Tale riconoscimento contribuirebbe a superare quel gap culturale rispetto al ruolo che svolgono le donne e gli uomini delle nostre Forze armate;

   riconoscere il giusto valore ai veterani significa anche favorire il loro accesso al mondo del lavoro – anche attraverso incentivi fiscali per chi assume – sfruttando quelle competenze d'eccellenza maturate sul campo e che possono essere utilmente messe a frutto dalle aziende nel settore privato e civile; significa garantire loro un'assistenza gratuita medico-psicologico-riabilitativa, a cura del Servizio Sanitario Nazionale, ponendo attenzione particolare per quei veterani colpiti dai sintomi della cosiddetta «malattia invisibile» «Ptsd» (disordine da stress post-traumatico) che si verifica quando un individuo subisce colpi fisici o shock emotivi che causano mutamenti nel funzionamento del cervello, comportando malanni fisici o psichici, quali la perdita dell'orientamento, reazioni aggressive, ansia, vuoti di memoria e che in molti casi si manifesta come una «forte depressione» e viene classificato «Tbi» – la ferita traumatica cerebrale;

   attualmente in Italia esiste il Centro veterani della Difesa, inaugurato nel 2018 all'interno del dipartimento scientifico del Policlinico militare, deputato all'accoglienza e all'assistenza del personale della Difesa che, nell'adempimento del dovere nei più diversi contesti addestrati ed operativi, abbia subito traumi fisici o psichici, che – pur costituendo un lodevole progetto –, risulta, ad avviso dell'interrogante, insufficiente alle necessità –:

   se il Governo non ritenga sia giunto il momento di superare il vuoto normativo e culturale, adottando iniziative per riconoscere e istituzionalizzare la figura del veterano, prendendo esempio da quanto giù fatto in altri Paesi europei e Nato;

   quali iniziative normative si intendano adottare al fine di favorire l'inserimento dei veterani nel mondo del lavoro dopo l'impiego militare, valorizzandone le competenze acquisite durante i diversi anni di impiego;

   se non si ritenga necessario adottare iniziative per potenziare ed ampliare l'assistenza medico-psicologica riabilitativa offerta ai veterani, prevedendo adeguate e ulteriori forme di esenzione dalla partecipazione alla relativa spesa sanitaria e farmaceutica.
(3-02671)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, per sapere – premesso che:

   la società Acque Albule spa è stata fondata nel 1938 dal comune di Tivoli, detentore unico delle azioni fino al 2001, quando ne ha dismesso il 40 per cento al gruppo privato amministrato dall'imprenditore Bartolomeo Terranova. Lo statuto della società prevede esclusivamente l'esercizio dell'attività termale e recettiva;

   nel 2006 il consiglio comunale di Tivoli, per un aumento di capitale, conferisce ad Acque Albule spa un terreno di 10.809 metri quadrati, parzialmente ambito a piazza pubblica, destinandolo al potenziamento dell'attività turistica e termale (delibera Consiglio comunale n. 39 del 19 luglio 2006). La Acque Albule spa vi ha realizzato due palazzine in contrasto con tale destinazione: circa settanta appartamenti ad uso residenziale privato, posti in vendita a scopo di lucro (24 risultano essere stati venduti). Tale attività edilizia è conosciuta come «Lottizzazione Piazza Catullo», dalla denominazione della piazza pubblica dell'area sulla quale è stata realizzata una delle palazzine;

   per non aver rispettato tale vincolo di destinazione, la Acque Albule spa è stata condannata, in sede civile, ad un duplice risarcimento: è stata accolta la richiesta di rescissione di un compromesso di acquisto per un appartamento di residenza privata, stante, come esplica la motivazione delle sentenza, la differente finalità alla quale gli immobili dovevano essere destinati; e sono state accolte le ragioni di un componente del Consiglio di Amministrazione della Acque Albule Spa, rimosso dal suo incarico perché si opponeva alle vendite degli appartamenti. Questa seconda sentenza ha anche rimarcato che, su incarico dello stesso comune di Tivoli, più di un consulente aveva segnalato l'illegittimità dell'operazione edilizia;

   nel giugno del 2011 e poi successivamente a maggio del 2012, l'architetto Lupi, dirigente pro tempore dell'ufficio urbanistica del comune di Tivoli, ha esposto, in due relazioni, che il permesso di costruire era stato ottenuto dalla società mediante «un'erronea rappresentazione della situazione di fatto», ovvero le finalità delle costruzioni stesse; un esposto ufficiale del consigliere comunale di Tivoli, Carlo Centani, ha segnalato che non è stata posta in essere alcuna procedura ad evidenza pubblica, né nella fase di elaborazione, affidamento ed esecuzione dei lavori, né nella fase di commercializzazione degli appartamenti;

   le palazzine sarebbero state affidate, per trattativa diretta, ad una società riconducibile all'amministratore della Acque Albule spa, Bartolomeo Terranova;

   i sindaci di Tivoli, Giuseppe Baisi e Sandro Gallotti, hanno consentito le attività di costruzione e di vendita delle unità immobiliari ad uso residenziale privato, nonostante uno specifico parere contrario l'avvocato Gianluca Piccinni del Foro di Roma. L'avvocato Piccinini, incaricato dal comune, ha documentato l'illegittimità delle attività di costruzione e vendita delle unità immobiliari in questione. Anche il commissario straordinario del comune di Tivoli, la dottoressa Alessandra de Notaristefani, ha autorizzato la formalizzazione, per atti notarili, di alcuni compromessi di vendita delle unità abitative in questione (verbali del consiglio di amministrazione Acque Albule spa del 9 settembre 2011 e del 10 novembre 2011) e non ha imposto alcuna procedura ad evidenza pubblica;

   a maggio 2021 la società Acque Albule propone la seguente modifica dello statuto (Gazzetta Ufficiale del 29 maggio 2021): la società potrà, inoltre, svolgere tutte quelle attività di carattere edilizio necessarie collegate o comunque connesse con le edificazioni su aree di proprietà di programmi immobiliari anche residenziali, che abbiano o meno attinenza con il settore termale, nonché provvedere direttamente alla commercializzazione di quanto realizzato;

   il comune di Tivoli subisce un danno d'immagine e un danno erariale. I danni d'immagine, ma soprattutto i danni erariali, in un prossimo futuro, potrebbero aggravarsi perché, valendosi di una clausola presente nei patti sottoscritti dal comune di Tivoli all'atto dell'acquisizione del 40 per cento delle azioni della Acque Albule Spa, il socio/imprenditore pretende dal comune il riacquisto delle azioni cedutegli nel 2001. L'importo a carico del comune ammonterebbe, a circa 11 milioni di euro (valore delle azioni, più interessi e accessori), sulla base di una valutazione peritale disposta dal tribunale di Roma, sezione speciale per le società;

   il tribunale ha anche confermato la validità della clausola, al tempo stesso, al tribunale, non è stata segnalata l'attività di speculazione edilizia nella quale è impegnata la Acque Albule Spa –:

   se il Governo sia a conoscenza della vicenda descritta e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per avviare una verifica in ordine ai profili contabili e finanziari del comune di Tivoli, anche attivando i servizi ispettivi di finanza pubblica alla luce delle criticità evidenziate in premessa.
(2-01389) «Massimo Enrico Baroni».

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ETTORE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   il Piano italiano per la ripresa e la resilienza comprende riforme e investimenti volti a migliorare la sicurezza delle infrastrutture stradali e, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo, tramite i fondi strutturali dell'Unione europea e il meccanismo per collegare l'Europa è possibile accedere al cofinanziamento per l'adozione di componenti digitali che migliorino la sicurezza stradale;

   ad oggi ampi tratti della strada statale 106 Jonica (tra Taranto e Catanzaro-Lido) sono già parte della rete globale nel contesto della rete trans europea dei trasporti (Ten-t) e, in quanto parte della rete, tali tratti devono conformarsi entro il 2050 ai requisiti stabiliti nel regolamento Ten-t2, specialmente a quelli sulla sicurezza stradale;

   i tratti della strada statale 106 non compresi tra Taranto e Catanzaro Lido potrebbero essere compresi nel contesto della rete trans europea dei trasporti (Ten-t) prevedendo che i finanziamenti per la loro «copertura» rientrino nel Piano italiano per la ripresa e la resilienza (Pnrr);

   la Commissione sta attualmente procedendo alla revisione del regolamento Ten-t, la cui adozione è prevista per il 14 dicembre 2021, nella quale si prevede di rafforzare ulteriormente i requisiti in materia di sicurezza stradale e, qualora le autorità italiane suggeriscano di includere nella rete globale i restanti tratti della strada statale 106 Jonica, la Commissione valuterà la proposta sulla base dei criteri oggettivi, stabiliti nella metodologia Ten-t3 –:

   se i Ministri interrogati siano al corrente dell'opportunità esposta in premessa e se abbiano intenzione di proporre di includere nella rete globale i restanti tratti della strada statale 106 Jonica.
(5-07242)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BITONCI, STEFANI, LAZZARINI, ZORDAN e RACCHELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la tratta Padova-Cittadella della ex strada statale 47 è stata declassata a strada provinciale con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 febbraio 2000 (tutti gli altri tratti della regione Trentino-Alto Adige e Veneto sono di Anas), con convenzione stipulata in data 23 settembre 2002;

   la tratta in questione, in particolare tra Limena e Cittadella, presenta molti incroci, semafori e rotatorie, e pertanto richiede diversi interventi di adeguamento e manutenzione, anche al fine di far fronte all'alto flusso di traffico dei mezzi pesanti;

   già da diverso tempo la provincia di Padova e la regione Veneto hanno presentato istanza di riclassificazione della tratta tra Cittadella e Padova da strada provinciale a strada statale, al fine di dare continuità amministrativa a questo collegamento interregionale e ricondurlo nella logica gestione in capo ad Anas, in modo da agevolare la realizzazione degli interventi necessari;

   la tratta in questione costituisce un collegamento fondamentale alla rete delle strade statali per centri di particolare importanza industriale, turistica e climatica come Padova, la «Pedemontana Veneta», la Valsugana, i laghi di Levico e Caldonazzo, Trento e le zone sciistiche del bellunese e del trentino, ed è al servizio di traffici interregionali e internazionali sulla direttrice Brennero-Austria-Germania e Nord Europa, rappresentando particolare interesse per l'economia di vaste zone del territorio veneto e trentino;

   anche i sindaci di Curtarolo, Cittadella, San Giorgio in Bosco, Campo San Martino, Borgoricco, Santa Giustina in Colle, Piazzola Sul Brenta, Villa del Conte e Limena ritengono che procedure più snelle e straordinarie, nonché la possibilità di avere delle risorse maggiori per la messa in sicurezza del tratto viario nei punti più pericolosi, siano maggiormente garantiti con il passaggio del tratto interessato ad Anas;

   a oggi, tutti gli enti territoriali si sono dichiarati concordi e, sebbene abbiano più volte sollecitato un'iniziativa del Ministero sulla questione, non è stato ancora avviato alcun iter finalizzato al passaggio di competenza ad Anas –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di riclassificare la strada provinciale 47 a strada statale sotto la gestione di Anas, e al fine di velocizzare le procedure di realizzazione degli interventi di manutenzione e adeguamento necessario.
(4-10914)


   GALLO e NAPPI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il servizio di trasporto pubblico su rotaia nella provincia di Napoli, cosiddetto Circumvesuviana, è assicurato dall'Eav S.r.l. (Ente Autonomo Volturno), società «in house» a socio unico regione Campania;

   nello specifico, le linee vesuviane sono 6 e si estendono intorno al Vesuvio, sviluppandosi sia verso la costiera sorrentina, sia sul versante interno, raggiungendo Nola, Baiano e l'Agro nocerino-sarnese;

   dalla carta della mobilità 2020, il servizio Circumvesuviana serve oltre 88.574 viaggiatori al giorno su 142,705 chilometri di rete e 96 stazioni, con 71 elettrotreni in esercizio;

   l'Eav fornisce servizio anche su gomma con linee che servono le aree Flegrea, Sorrentina, Vesuviana, Nolana, delle Isole di Ischia e di Procida, le linee operaie e quelle turistiche, trasportando oltre 10,8 milioni di passeggeri, con una media giornaliera di 30.000 viaggiatori, con 1.750 corse giornaliere, percorrendo oltre chilometri 10.600.000 in 70 comuni, oltre alle tratte ferroviarie flegree, suburbane e metropolitana;

   con questi numeri appare evidente che l'Eav, e in particolare la ferrovia Circumvesuviana, rappresenti «la mobilità» nella provincia di Napoli e risulti indispensabile all'attualità ed in prospettiva allo sviluppo sostenibile e quindi all'Agenda 2030;

   ciò brevemente e numericamente premesso, è sufficiente intervistare un viaggiatore o scorrere le pagine dei quotidiani per riscontrare i disservizi giornalieri quali: soppressioni di corse, ritardi, guasti anche gravi che hanno più volte costretto i passeggeri a rischiosi rientri a piedi nella stazione più vicina, anche percorrendo le rotaie nel buio delle gallerie, oltre allo stato indecoroso degli elettrotreni e l'abbandono di alcune stazioni, prive anche del servizio di biglietteria;

   la reiterazione di questi episodi nel corso degli anni, oltre ad esasperare i fruitori e a dissuadere dall'utilizzo di mezzi di mobilità pubblica, evidenziano una «gestione» più improntata a colmare disavanzi di bilancio procurati negli anni da poco oculate amministrazioni, anziché evidenziare l'importanza strategica della mobilità su rotaia in luoghi «critici» e popolosi come quello dell'hinterland napoletano o fortemente frequentati da pendolari e flussi turistici, quali Ercolano, Villa delle Ginestre, Pompei e la penisola sorrentina;

   la conduzione amministrativa, in relazione alla recente inchiesta giornalistica del quotidiano La Repubblica, mostra diversi lati oscuri anche nella gestione delle assunzioni e dei relativi concorsi. In particolare, è stato rilevato un gran numero di partecipanti e di neo-assunti in rapporti di stretta parentela con dirigenti e funzionari dell'Eav S.r.l. stessa;

   va considerato inoltre che nel disegno di legge di bilancio per il 2022, il Governo ha previsto lo stanziamento di circa 70 miliardi di euro per gli investimenti delle amministrazioni centrali e locali dal 2022 al 2036, destinati, fra l'altro al completamento delle infrastrutture ferroviarie, oltre allo stanziamento di altri 1,5 miliardi di euro anche ad incremento del Fondo per il trasporto pubblico locale –:

   quali siano le iniziative di competenza di monitoraggio ed eventualmente di indirizzo che il Governo intenda porre in atto.
(4-10919)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Benevento, con deliberazione consiliare n. 1 dell'11 gennaio 2017, dichiarava lo stato di dissesto finanziario, ai sensi dell'articolo 244 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (Tuoel) approvato con decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e successive modificazioni e integrazioni;

   con decreto del Presidente della Repubblica, in data 3 febbraio 2017, era nominata la commissione straordinaria di liquidazione per l'amministrazione della gestione e dell'indebitamento pregresso, nonché per l'adozione di tutti i provvedimenti per l'estinzione dei debiti dell'Ente;

   il 15 settembre 2021 il predetto organo straordinario di liquidazione (di seguito anche «Osl») indirizzava una relazione al Ministro interrogato (da cui è stato nominato) e alla prefettura, contenente aggiornamenti sulle procedure inerenti alla gestione della liquidazione sottolineandone la difficoltà operativa, a causa sia della mancata collaborazione del personale sia del supporto deficitario da parte del comune;

   in particolare, nella prefata relazione sarebbero descritte puntualmente le gravi responsabilità del comune che non solo non avrebbe fornito la necessaria collaborazione amministrativa, prevista dalla normativa (uffici idonei allo svolgimento delle attività, personale competente, documentazione necessaria alla ricostruzione della massa attiva e passiva), ma avrebbe anche omesso tutta una serie di attività necessarie al riscontro delle istanze dei creditori;

   tale comportamento chiaramente avrebbe determinato la conseguenza secondo la quale molte richieste non sarebbero state ancora riscontrate dagli uffici comunali, con buona pace dei cittadini creditori;

   inoltre, sempre secondo quanto relazionato, la Commissione non avrebbe potuto acquisire la valutazione del patrimonio immobiliare da alienare, perché gli uffici competenti dell'ente locale in parola non avrebbero ancora effettuato la stima degli immobili;

   di poi, sempre secondo quanto relazionato, i dati più eclatanti, dai quali deriverebbero, se confermati, conseguenze di natura contabile, finanziaria, amministrativa e anche penale, sarebbero quelli relativi alle somme incassate dal comune per conto dell'Osl, che non figurano in partite creditorie da trasferire alla commissione in parola «nonostante non vi sia dubbio alcuno che gli incassi, anche per conto della OSL, siano stati incamerati dall'ente»;

   più precisamente, su quest'ultimo punto, i commissari farebbero riferimento alle somme che il comune avrebbe incamerato dalle attività di riscossione dei vari tributi e che non sarebbero indicate nel prospetto di bilancio per il 2019 dove la voce «riscossione a tributi per conto terzi è pari a zero»;

   secondo la commissione, pertanto, ove accertato il mancato trasferimento delle somme, anche i singoli risultati di gestione riportati nei rendiconti approvati con delibera di consiglio comunale «risulterebbero inesatti dando luogo ad una rappresentazione contabile dei bilanci dell'ente diversa da quella reale e non rispondente all'effettivo risultato di amministrazione»;

   l'Osl lamenta, altresì, che in quattro anni non vi sarebbe mai stato un solo atto di indirizzo da parte del vertice politico volto a dare le giuste indicazioni agli uffici comunali al fine di offrire la massima collaborazione nell'interesse dei creditori dell'ente;

   se riscontrato, quindi, quanto relazionato dall'«Osl» si sarebbe quindi di fronte ad una allarmante situazione a fronte della quale il Ministero deve intervenire tempestivamente, soprattutto per garantire l'operatività della commissione in parola, gli interessi dei creditori dell'ente locale e – in generale – la legalità dell'azione amministrativa comunale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine, da un lato, di accertare, anche attraverso una azione ispettiva, la regolarità della gestione amministrativa e finanziaria del comune di Benevento, e, dall'altro, garantire l'operatività della commissione straordinaria di liquidazione.
(4-10923)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   LEGNAIOLI, LOLINI, PICCHI, CARRARA, BILLI e POTENTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane, come riportato dai quotidiani locali di Pisa, la mobilitazione studentesca iniziata sin dallo scorso settembre, in concomitanza con il suono della prima campanella, per rivendicare soluzioni urgenti all'emergenza aule che ha colpito almeno tre istituti superiori della città di Pisa è sfociata nell'occupazione del Liceo scientifico Buonarroti da parte di alcune centinaia di studenti;

   sin dal principio si è avuta notizia che all'interno dell'Istituto Buonarroti non venissero in alcun modo rispettate le prescritte misure anti contagio da COVID-19 e fossero state forzate alcune porte tanto che il dirigente scolastico, preoccupata dal grave pregiudizio che ne sarebbe derivato a cose e persone, ha sporto denuncia contro ignoti presso la questura;

   quando l'edificio è stato finalmente liberato dagli occupanti e riconsegnato al dirigente scolastico, si sono potuti riscontrare moltissimi danni (finestre rotte, impianto dell'allarme danneggiato, porte divelte) verificati anche dai tecnici della provincia, per un ammontare di diverse migliaia di euro;

   benché sia palese che i soggetti responsabili cui imputare il pagamento dei danni subiti dalla istituzione scolastica siano i genitori degli studenti minorenni su cui grava la culpa in educando, è altrettanto noto quanto sia difficile individuare i singoli studenti responsabili e ancor più quanto sia lungo e costoso l'avvio di azioni giudiziarie di risarcimento;

   il dirigente scolastico dunque in questo caso, come da prassi, dapprima e immediatamente si rivolge all'ente locale proprietario e responsabile della manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici (ex legge n. 23 del 1996) affinché provveda alla riparazione dei danni e, di conseguenza, alla riabilitazione dei locali per la piena fruibilità dell'attività didattico-educativa;

   successivamente, per riparare o riacquistare le attrezzature didattiche danneggiate o rese inservibili, cercherà di reperire fondi da residui a disposizione dell'Istituto o potrà chiedere alle famiglie degli iscritti il versamento di un contributo volontario, possibilità contemplata dall'articolo 1, commi da 71 a 74, legge n. 107 del 2015 in materia di istituzione di «Reti di scuole»;

   ad oggi non esiste una disciplina generale che permetta alle scuole di assicurarsi la riscossione di tali contributi e delinei i principali ambiti di utilizzo dei fondi così raccolti laddove, invece, sarebbe importante poterli utilizzare, affinché i danni perpetrati dagli studenti con atti vandalici non continuino a gravare sulla collettività, bensì vengano posti a carico delle famiglie degli stessi –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di permettere a ciascuna scuola secondaria di secondo grado di riscuotere dalle famiglie un contributo da finalizzare, ove si renda necessario, al ripristino degli spazi e delle attrezzature danneggiate dagli studenti con atti vandalici perpetrati durante l'occupazione degli istituti, in modo che studenti e genitori sappiano in anticipo e in maniera organica quali provvedimenti adotterà in merito la scuola e i costi della negligenza dei genitori non gravino sull'intera collettività.
(4-10917)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   EHM. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 23 febbraio 2020, veniva emanato il decreto-legge n. 6, recante misure urgenti per la prevenzione del diffondersi del contagio da, COVID-19;

   il 31 gennaio 2020 l'associazione sindacale «Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste» (CLPT) in considerazione del fatto che buona parte delle merci lavorate al porto arrivano dalla Cina, chiedeva all'Autorità portuale, alla capitaneria di porto all'azienda sanitaria, quali misure fossero state prese o si intendessero prendere a tutela degli operatori portuali;

   l'organizzazione dei lavoratori portuali di Trieste ha continuato a inviare alle competenti autorità Ministro della salute, prefetto, autorità portuale, azienda sanitaria, capitaneria di porto, presidente della regione, Friuli Venezia Giulia, Procura della Repubblica di Trieste – nonché alle aziende del porto richieste e segnalazioni rispetto alle misure di prevenzione in porto. Tali comunicazioni raramente hanno avuto riscontro;

   il 13 marzo 2020 il Clpt proclamava lo sciopero dei lavoratori dell'impresa portuale Adriafer Srl, con richiesta del rispetto delle misure minime di prevenzione – distanziamenti, disposizione di mascherine e prodotti per sanificazione mani, mezzi, luoghi di lavoro, dispositivi per protezione individuale (DPI) adeguati per i lavoratori costretti alla compresenza nelle cabine di guida dei locomotori, sospensione dei corsi di formazione in presenza, nonché dell'invio di dipendenti in zone di alta diffusione del virus, rarefazione della compresenza del personale, messa in pratica del protocollo sulla prevenzione del COVID-19 sui posti di lavoro siglato dalle parti sociali, nonché la verifica dell'applicazione delle misure di legge da parte delle competenti autorità e chiedeva la sospensione prudenziale delle attività fino alla effettiva messa in pratica delle misure. Richiesta che non veniva accolta;

   il 15 marzo 2020 il Clpt dichiarava la fine dello stato di agitazione a seguito degli impegni presi dall'azienda e dall'autorità portuale;

   a seguito del verificarsi dei primi casi di contagio tra i lavoratori, il 3 aprile 2020 i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rlss) del porto chiedevano – con l'appoggio di tutte le organizzazioni sindacali – che fossero messi a disposizione tamponi al fine di poter prevenire la diffusione del virus, richiesta non accolta;

   il 10 marzo 2021 i Rlss, anche a seguito dello screening sierologico effettuato su oltre mille lavoratori, rilevando la presenza di un numero superiore alla media regionale di contagiati asintomatici non rilevati al momento della positività, chiedevano, congiuntamente con i sindacati, la possibilità di effettuare tamponi rinofaringei a dipendenti che presentavano sintomi o erano stati a contatto con contagiati e che tale provvedimento venisse esteso a tutti i lavoratori portuali su base volontaria la richiesta non è stata accolta;

   dal verbale della riunione del 28 aprile 2021 del Comitato COVID-19 dell'Agenzia per il lavoro portuale di Trieste Alpt emerge che:

    la dirigenza aziendale e le figure professionali preposte disertavano la partecipazione alle riunioni di detto organismo, e che, solo nell'aprile 2021, una azienda utilizzatrice dei lavoratori di Alpt si è impegnata a fornire ai lavoratori impegnati ai varchi portuali mascherine adeguate (FFP2) alla attività svolta;

    la dirigenza aziendale, ad un anno dall'inizio della pandemia, pare abbia resistito all'adozione del lavoro agile per i dipendenti occupati negli uffici;

   si rileva inoltre che risulta essere stata formulata una richiesta delle organizzazioni sindacali di permettere l'accesso al porto solo dopo un tampone salivare negativo, presentata all'immediata vigilia dell'adozione dell'obbligo di green pass sui posti di lavoro, che sarebbe stata ignorata;

   da segnalazioni risulterebbe che, a tutt'oggi, l'applicazione delle misure di prevenzione è del tutto carente in gran parte delle aziende del porto –:

   quali iniziative le autorità di cui in premessa abbiano messo in atto per la verifica dell'applicazione delle misure di prevenzione previste per legge da parte delle aziende del porto di Trieste a partire dal 23 febbraio 2020; quali siano stati gli eventuali esiti, risultati e conseguenze di tali attività; come si intendano portare avanti le attività di verifica e fronteggiare il crescere della diffusione dei contagiati tra i lavoratori portuali.
(4-10918)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIANELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la discarica Lombardi Ecologia srl in Contrada Martucci a Conversano è al servizio del «Progetto gestione bacino bari cinque srl», opera in forza alle determinazioni dirigenziali della regione Puglia n. 599 dell'11 dicembre 2009 e alla n. 611 del 29 dicembre 2009 con volumetria III lotto di 1.140.000 m3;

   dal Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani si evince che, nel 2010, sono stati smaltiti 194.440 tonnellate di rifiuti (di cui 2.961 indifferenziato non pretrattato) e, nel 2011, 33.704 tonnellate, nonché che le due vasche saranno funzionali alla città metropolitana di Bari, pur esistendo la possibilità di conferimenti dal resto della regione in quanto l'Ato rifiuti è unico e di ampiezza regionale;

   il comune di Mola ha commissionato alla G2G S.n.c. «un'indagine geofisica riguardante l'esecuzione di indagini geoelettriche 2D (ERT2D) e di caricabilità 2D (IP2D) eseguite presso la discarica Martucci – III Lotto» che ha accertato l'esistenza di anomalie dell'impianto sequestrato;

   in estrema sintesi, la relazione si conclude «di eseguire sondaggi geognostici in corrispondenza delle zone conduttive e ad elevata caricabilità che per tali caratteri risultano associabili a criticità ambientali, ovvero zone potenzialmente associabili a rifiuti, terre rosse o percolato inertizzato (A2), e zone associabili a potenziali lacerazioni del telo HDPE e conseguente sversamento di percolato», quest'ultimo favorito da un «probabile accumulo di acque meteoriche provenienti dal capping della discarica (HDPE), che presenta una chiara inclinazione in direzione Nord» (relazione tecnica del 23 novembre 2021);

   pertanto, con p.e.c. 23 novembre 2021, il comune di Mola di Bari ha comunicato al G.i.p. del tribunale di Bari, alla regione Puglia, alla città Metropolitana di Bari e a vari comuni interessati, che «emergono dati inconfutabili su presunte situazioni di incongruenza con l'impianto di discarica autorizzato e sul presumibile inquinamento ambientale; trattandosi di metodologie di rilievo indiretto, lo scrivente comunica che a breve darà impulso alla realizzazione dei piezometri ai fini delle analisi dirette»;

   inoltre, con lettera raccomandata del 23 novembre 2021 (a firma dell'avvocato Amenduni), l'Associazione «Chiudiamo la discarica Martucci» si è opposta alla riapertura delle vasche A e B del sito (entrambe sequestrate per violazione delle norme ambientali) ed ha insistito per la bonifica dei tre lotti, in ossequio, al principio di precauzione che impone «di evitare o perpetuare compromissioni ambientali irreparabili»;

   infine, risulta all'interrogante che siano state sollevate perplessità circa l'esistenza e/o l'adeguatezza delle garanzie finanziarie;

   in conclusione, la discarica Martucci presenta svariate problematiche che potrebbero rientrare secondo l'interrogante nelle seguenti ipotesi:

    a) violazione delle sezioni 2.2, 2.3 e 2.4. dell'allegato 1 al decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, che contengono numerose disposizioni finalizzate (tra l'altro) a permettere la corretta gestione del percolato attraverso la predisposizione di un efficiente impianto di raccolta o il mantenimento di opportune pendenze per garantire il ruscellamento delle acque superficiali o l'adeguata impermeabilizzazione del corpo della discarica (nel caso di specie, tali prescrizioni potrebbero essere state disattese, considerate l'assenza e/o le diffuse lacerazioni del telo HDPE e l'inclinazione che favorirebbe l'accumulo di acque meteoriche);

    b) violazione dell'articolo 14, del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, in caso di conferma dell'inesistenza e/o l'inadeguatezza delle garanzie finanziarie;

    c) estrema pericolosità dell'intero impianto sotto il profilo ambientale e sanitario –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopra descritta e possa fornire elementi in merito alle problematiche espresse in premessa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, in relazione a quanto esposto in premessa, e incluso il possibile rischio di danno ambientale nell'area.
(5-07243)

Interrogazione a risposta scritta:


   BENAMATI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel marzo 2021 la multinazionale Alta Zinc, società australiana che in Italia opera attraverso Energia Minerals, ha avanzato domanda all'allora Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare oggi Ministero della transizione ecologica, per l'avvio del procedimento di valutazione di impatto ambientale ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006 relativa al progetto «Nuovo Permesso di Ricerca Mineraria “Corchia”» per attivare la ricerca di sostanze minerali, tra le quali oro, argento, rame, nickel, cobalto, zinco e piombo, da tenersi in un'area dell'Appennino parmense occidentale compresa nei territori dei comuni di Berceto e Borgo Val di Taro;

   tale area si estende per 3.534 ettari di territorio appenninico, ed è per la maggior parte ricompresa all'interno di due siti Rete Natura 2000 (ZSC Groppo di Goro – IT4020011 e ZSC Belforte, Corchia, Alta Val Manubiola – IT4020013) con caratteristiche di tutela e salvaguardia fortemente incentrate sugli aspetti geologici e sulle specie vegetazionali uniche presenti in tali ambienti ofiolitici: aree naturali protette comunitarie ricche di peculiarità naturalistiche, sia per quanto concerne la flora che la fauna, come viene anche illustrato negli studi di valutazione di impatto ambientale e di valutazione d'incidenza;

   con l'avvio della ricerca mineraria si avrebbe inevitabilmente un forte impatto invasivo sulla stessa area montana oggetto dell'istanza e sull'areale dell'Appennino parmense occidentale in cui è ricompresa, caratterizzato da un'importante e prevalente vocazione ambientale indirizzata, anche con il sostegno della regione Emilia-Romagna, al turismo ed all'agricoltura sostenibile: il territorio ospita infatti il più vasto biodistretto montano d'Europa che contribuisce all'altissima concentrazione, difficilmente riscontrabile altrove, di prodotti Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta), visto che nascono qui alcune delle eccellenze gastronomiche per cui l'Italia è conosciuta in tutto il pianeta;

   preoccupa anche il possibile impatto negativo che l'attività di estrazione mineraria potrebbe avere sulle risorse idriche sotterranee e sul conseguente approvvigionamento idropotabile di quel territorio;

   la richiesta di indagine risulta dunque incompatibile non solo con le esigenze di protezione ambientale ma anche con il tessuto socioeconomico locale, dove è ormai maturata una spiccata vocazione turistica ed eco-turistica, sia stagionale che occasionale: il pregio delle zone in questione, il loro valore paesaggistico ambientale, la particolarità e la fragilità suddetta del sito, non possono essere messe a rischio per autorizzare lavori di scavo, di studio e ricerca di risorse minerarie in un luogo dove, comunque, non si potrà permettere alcuna attività estrattiva;

   l'intero comune di Berceto è stato recentemente inserito nell'allargamento del Mab Unesco, Riserva della biosfera dell'Appennino tosco-emiliano per le sue eccezionali caratteristiche socio-ambientali, di grande valore anche storico, la cui trasformazione in sito produttivo comporterebbe la revisione di tale riconoscimento;

   le popolazioni e le istituzioni locali hanno espresso da tempo e in varie forme la propria contrarietà all'avvio del progetto di ricerca mineraria in tale area appenninica con la preoccupazione che venga compromessa la vocazione ambientale ed ecoturistica di quella stessa area e dell'intero comprensorio montano che la ricomprende –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per far sì che il procedimento di Valutazione di impatto ambientale sia concluso il più velocemente possibile.
(4-10920)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELOTTI e BASINI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) è il più grande ente di ricerca pubblico nazionale – con oltre 8.000 dipendenti e 6.000 ricercatori e tecnologi – vigilato dal Ministero dell'università e della ricerca e dotato di un fondo ordinario di circa 650 milioni di euro annui, impiegato al 95 per cento per le spese del personale;

   i fondi per la ricerca e la gestione delle aree di ricerca sono reperiti dai ricercatori e dai tecnologi tramite progetti regionali, nazionali e internazionali, nonché tramite attività in collaborazione con aziende e industrie. Solo la caparbietà e le competenze del personale permettono al Cnr di raddoppiare il bilancio e svolgere un'attività di ricerca competitiva a livello internazionale;

   ricercatori e tecnologi non hanno visto riconosciuto il proprio lavoro; infatti, moltissimi restavano precari e nessuno ha potuto ottenere la progressione di carriera prevista dal contratto collettivo nazionale di lavoro, per rispettare la quale il Cnr dovrebbe effettuare concorsi interni a cadenza biennale;

   negli ultimi 10 anni sono stati effettuati solo due concorsi interni (2010 e 2020) e con un esiguo numero di posti, decisamente inferiore alle esigenze del personale ricercatore e tecnologo, producendo anche un'enorme disparità della distribuzione di livelli tra il Cnr, l'università ed altri enti quali l'Istituto nazionale di fisica nucleare;

   da qualche giorno è stato stabilizzato l'ultimo contingente di ricercatori e tecnologi, in tutto 1.868 unità, così completando il processo avviato nel 2018, con un investimento complessivo che, a regime, sarà pari ad oltre 144 milioni di euro – di cui 69 milioni di euro finanziati con appositi provvedimenti normativi;

   questo passo è uno sforzo di grandi proporzioni per un ente che, rispetto ad alcuni principali competitor internazionali (Cnrs in Francia, Max Planck Institute in Germania, Karolinska Institute in Svezia e Nrcc in Canada) presenta il più basso livello di finanziamento statale per ricercatore e la più alta capacità di attrarre fondi di ricerca (circa il 30 per cento del complessivo turnover) ma si è ben lungi dalla soluzione della problematica;

   il mancato riconoscimento delle professionalità maturate attraverso un pluriennale lavoro di impegno e di notevoli sforzi da parte dei ricercatori e tecnologi determina una minor competitività a livello internazionale laddove la posizione del proponente è determinante;

   recentemente il Cnr ha svolto un concorso interno in cui un terzo dei candidati è risultato idoneo (1.334), ma solo un terzo di essi è risultato vincitore (520). Gli idonei non vincitori vantano curriculum di tutto rispetto con abilitazioni scientifiche nazionali per professore universitario di prima e seconda fascia e importanti responsabilità di progetti, i cui stessi fondi permettono in buona parte di coprire le spese di funzionamento dell'ente;

   sarebbe auspicabile che tutti gli idonei potessero vedere riconosciuta la loro professionalità anche in vista di un maggiore equilibrio della distribuzione dei livelli professionali, di un criterio di economicità legato alle spese per nuove procedure concorsuali e di un'esigua spesa che ammonta a circa l'1 per cento del bilancio dell'ente;

   a peggiorare le cose si evidenzia la circostanza per cui alcuni milioni di euro, residuati dallo stesso concorso e che avrebbero potuto permettere la progressione di carriere di almeno un centinaio di ricercatori e tecnologi, sono stati invece allocati su un fondo di tutela dell'ente, scatenando l'indignazione e lo sgomento di tutti gli idonei –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di consentire al Cnr di svolgere in modo adeguato l'attività di ricerca scientifica nei principali settori della conoscenza, valorizzando al contempo la competenza, l'esperienza e la preparazione delle professionalità che lavorano al suo interno.
(4-10915)


   TUZI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende da segnalazione pervenuta da un gruppo di concorsisti in medicina e chirurgia: in data 1o settembre 2021 è stato pubblicato dall'università «La Sapienza» il bando di concorso n. 1770 del 2021, recante la definizione dei posti disponibili per le immatricolazioni ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia (lingua italiana e lingua inglese) per i candidati dei Paesi Unione europea e non Unione europea residenti in Italia e per i candidati dei Paesi non Unione europea;

   in tale bando, l'Università la Sapienza indicava il fabbisogno e quindi i posti disponibili per l'anno 2021/2022, ovvero 660 posti;

   come risulta anche dal bando, ogni anno gli Atenei hanno la possibilità di far accedere agli anni successivi al primo (trasferimenti, passaggi, abbreviazioni di corso relativi agli studenti in possesso di titolo accademico) i concorsisti con un numero di crediti utile, a seguito ovviamente dell'accertamento del percorso formativo, nei limiti dei posti disponibili e nel rispetto della programmazione nazionale;

   dal bando pubblicato dalla Sapienza e precisamente il n. 1170/2021 risulta che «Dalla ricognizione dei posti disponibili non risultano posti vacanti nei corsi di Medicina e Odontoiatria in lingua italiana. Per tale motivo, le eventuali convalide di esami che consentiranno l'iscrizione ad anni successivi al primo, previa delibera dei competenti organi delle Facoltà di riferimento, non porteranno ad un automatico scorrimento della graduatoria di Accesso Programmato 2021/2022 per il primo anno, ai fini di mantenere integro il numero iniziale degli iscritti secondo la consistenza fissata dalla programmazione ministeriale»;

   tale ricognizione è possibile solo dopo il mese di giugno (nel periodo da luglio ad ottobre) periodo in cui avvengono i trasferimenti;

   a quanto risulta all'interrogante non sarebbero stati comunicati al Cineca, entro i 5 giorni, gli avvenuti passaggi di alcuni vincitori di concorso, in possesso del numero di crediti utile, agli anni successivi;

   tale situazione genera uno stallo per chi è in graduatoria, a discapito della crescente necessità di medici nel nostro Servizio sanitario nazionale –:

   se il Ministro interrogato fosse a conoscenza di tale problematica e in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda porre in essere.
(4-10921)

Apposizione di una firma
ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Zanella e altri n. 3-02665, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Paolin.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Prestigiacomo n. 1-00542, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 591 del 9 novembre 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    è in corso a Glasgow la ventiseiesima Conferenza delle parti (COP26) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico per cercare di approvare una efficace azione concertata e coordinata sul clima da parte di tutti gli Stati partecipanti. I Paesi dovranno spingersi oltre quanto deciso in sede di COP21 nello storico vertice di Parigi 2015, per contenere l'aumento della temperatura a 1,5 gradi. Andranno prese ulteriori decisioni di politica economica e industriale che consentano la transizione dal carbone alle energie pulite per contrastare il global warming. Misure che si dovranno tradurre sempre più in nuove opportunità di crescita economica e di occupazione, anche attraverso l'innovazione, lo sviluppo e l'applicazione di tecnologie pulite;

    la lotta ai cambiamenti climatici rappresenta una sfida fondamentale e decisiva per l'umanità che non può essere persa, e tutti i Paesi e gli attori a livello mondiale devono mettere in campo efficaci azioni condivise e vincolanti;

    è ormai condivisa a livello internazionale la necessità che, accanto agli ambiziosi ma necessari obiettivi di contrasto ai cambiamenti climatici, si debbano inevitabilmente affiancare iniziative volte comunque a sostenere quei territori e quei comparti produttivi che più di altri hanno oggettive difficoltà alla riconversione e nel loro drastico adattamento produttivo in questa fase di transizione verde;

    sotto questo aspetto si ricorda che nell'ambito dello stesso Green Deal europeo, parte integrante della strategia della Commissione europea per attuare l'Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, l'Unione europea si è impegnata a fornire sostegno finanziario e assistenza per aiutare i soggetti più colpiti dal passaggio all'economia verde. Si tratta del cosiddetto «meccanismo per una transizione giusta», che contribuirà a mobilitare risorse per il periodo 2021-2027 nelle regioni più penalizzate;

    a tal fine è stato previsto un «Fondo per una transizione giusta» che dovrebbe aiutare i Paesi dell'Unione europea a far fronte all'impatto sociale ed economico della transizione verso la neutralità climatica. Il pacchetto di investimenti comprende 7,5 miliardi di euro dal quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e 10 miliardi di euro supplementari dallo strumento europeo per la ripresa;

    il «Fondo per una transizione giusta» finanzierà l'assistenza nella ricerca di lavoro, le opportunità di riqualificazione e miglioramento delle competenze, ma anche l'inclusione attiva dei lavoratori e delle persone in cerca di occupazione durante la transizione dell'economia europea verso la neutralità climatica. Nei loro piani nazionali per una transizione giusta, i Paesi dell'Unione europea devono identificare i territori maggiormente colpiti dalla transizione energetica e concentrare in quelle zone le risorse del Fondo. Particolare attenzione sarà dedicata alle specificità di isole, zone insulari e regioni ultraperiferiche;

    nel processo di adattamento produttivo, legato alla transizione in atto, è quindi indispensabile sostenere e aiutare quella parte importante delle attività produttive e dei lavoratori che sono maggiormente coinvolti e che hanno maggiori difficoltà ad adattarsi al cambio di paradigma;

    la sostenibilità ambientale è ormai una esigenza ineludibile da tutti riconosciuta, ma la sostenibilità ambientale deve essere perseguita parallelamente con la sostenibilità economica. Infatti, se la transizione ecologica significa nuove opportunità per ampi settori produttivi, è anche vero che comporta inevitabilmente degli svantaggi, seppur temporanei per quei settori produttivi e quei lavoratori che hanno meno alternative e devono quindi sostenere un maggiore sforzo produttivo ed economico di adattamento al processo di decarbonizzazione. È questo un aspetto assai importante, ma a volte sottovalutato. È quindi necessario prevedere forme di reale sostegno alle imprese che devono sostenere crescenti costi per potersi riconvertire e comunque per rispettare e adeguarsi ai sempre più ambiziosi standard ambientali di prodotto e di processo;

    tra i numerosi settori produttivi fondamentali per l'economia del nostro Paese, che hanno evidenti difficoltà ad adeguarsi alla transizione energetica, vi sono, per fare un solo esempio tra i tanti, i grandi impianti industriali e i poli per la raffinazione del petrolio. Nella sola Sicilia detti poli assorbono quasi il 46 per cento della capacità di raffinazione del Paese;

    in questo ambito si ricorda che la legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), all'articolo 1, comma 159, ha introdotto una importante norma volta a favorire gli investimenti nelle regioni del meridione da parte delle imprese operanti nel settore della raffinazione e bioraffinazione;

    in dettaglio, il citato articolo 1, comma 159, ha previsto che: «Al fine di promuovere lo sviluppo industriale e occupazionale nelle regioni del Mezzogiorno attraverso il mantenimento e l'aumento dell'occupazione, il miglioramento della qualità degli investimenti e l'adeguamento delle attività ai cambiamenti economici e sociali, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dello sviluppo economico, assicurando il coinvolgimento delle imprese, degli enti locali e delle regioni interessati, attiva la procedura per la stipulazione di un accordo con il settore della raffinazione e della bioraffinazione, finalizzato alla promozione degli investimenti da parte delle imprese operanti in tale settore per la realizzazione di iniziative volte a perseguire gli obiettivi della transizione energetica e dello sviluppo sostenibile mediante l'utilizzo di quota parte delle risorse derivanti dal gettito delle accise e dell'imposta sul valore aggiunto»;

    la suddetta importante disposizione di legge, a un anno dalla sua approvazione, è praticamente rimasta lettera morta;

    è necessario prevedere, sia in ambito nazionale che europeo, lo stanziamento pluriennale di specifiche risorse finanziarie volte a sostenere la transizione verde, in particolar modo per quei settori che hanno estrema difficoltà ad abbattere le emissioni di anidride carbonica, al fine di aiutarli nella realizzazione di progetti di decarbonizzazione, e per cercare di contenere gli inevitabili elevati costi economici e sociali conseguenti al loro difficile adattamento alla transizione energetica. Senza questo supporto, molte imprese rischieranno di finire fuori mercato;

    è quindi necessario accompagnare questi comparti più esposti nel percorso e sostenere anche economicamente la loro decarbonizzazione;

    il necessario graduale passaggio dal fossile al rinnovabile è un punto delicato ma centrale nella lotta ai cambiamenti climatici e rappresenta un vero cambio di paradigma. Proprio per questo è indispensabile che questo passaggio avvenga in maniera economicamente sostenibile per le industrie, soprattutto quelle più energivore, e per i lavoratori interessati, e che, nella fase di transizione debbano essere incentivati anche quegli investimenti che comunque consentono a queste industrie di ridurre la anidride carbonica;

    seppur nel mantenimento degli obiettivi di decarbonizzazione nel tempo, preme ricordare come, ad esempio, il Green Deal europeo sia proiettato verso quote di biocarburanti sempre più elevate, proprio al fine di supportare una transizione, altrimenti insostenibile, ecco perché sarebbe dannoso qualunque inasprimento e ulteriore restrizione su questo tema, in particolare in riferimento ai fasci di frutti di olio di palma vuoti e acidi grassi derivanti dal trattamento dei frutti di palma da olio (Pfad), in quanto rispettivamente residui e sottoprodotti di lavorazioni industriali che, per definizione, non hanno alcun impatto sul rischio Iluc;

    la norma italiana dovrebbe essere in linea con la legislazione comunitaria e con gli obiettivi di sviluppo dell'economia circolare;

    sempre in ambito di economia circolare e in linea con il processo di transizione definito verso la decarbonizzazione, altrettanta importanza va acquisendo la produzione di carburanti (esempio idrogeno o biometano) prodotti da rifiuti non pericolosi di origine non rinnovabile ma inidonei al recupero di materia;

    infatti, lo sviluppo di tali produzioni consente, da un lato, di far fronte alla fase di transizione, nella quale è necessario abbassare le emissioni, pur non avendo ancora sufficiente produzione di energia rinnovabile nell'ambito del mix energetico, dall'altro consente di chiudere il ciclo dei cosiddetti «rifiuti dei rifiuti», riducendo gli ingenti volumi ancora destinati allo smaltimento, grazie alla valorizzazione dei rifiuti non riciclabili prodotti dagli impianti di trattamento o riciclaggio dei rifiuti e dal trattamento degli effluenti (esempio Css, frazione secca, biostabilizzato, pulper, fanghi essiccati);

    d'altra parte, le tecnologie utilizzate per la produzione di tali carburanti da rifiuti non riciclabili sono in grado di garantire un'elevata riduzione delle emissioni di gas effetto serra lungo il ciclo di vita anche grazie allo spiazzamento di due processi, la produzione tradizionale di carburante da un lato e l'incenerimento o lo smaltimento in discarica dall'altra, tanto ciò è vero che la Commissione europea, nella sua proposta di revisione della direttiva sulla promozione delle fonti rinnovabili, ha già individuato al 70 per cento il saving di gas serra lungo il ciclo di vita per tali carburanti, riservandosi soltanto la eventuale facoltà di adottare un atto delegato per definire la metodologia di valutazione del risparmio emissivo;

    su queste basi, anche il Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, nel corso della COP26 di Glasgow, ha voluto sottolineare come le energie rinnovabili non saranno sufficienti i prossimi anni, in quanto potranno contare solo per il 20 o 30 per cento del mix energetico. Quello che conta è ridurre le emissioni da carbonio del 55 per cento entro il 2030;

    la realtà è che le rinnovabili, attualmente, non sono inoltre in grado di sostituire i combustibili fossili nell'alimentazione di tutta una serie di industrie (cemento, acciaio, chimica, raffinazione) e di mezzi di trasporto (aerei, navi, treni). Sono settori estremamente difficili da alimentare con energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e quindi da decarbonizzare. Ridurre il loro impatto climatico è però una priorità, se il mondo vorrà rispettare gli impegni di contenimento del riscaldamento globale, visto che emettono un'alta quantità di gas serra;

    con questa consapevolezza, il Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, il 2 novembre 2021, sempre in occasione della Conferenza Onu COP26, ha voluto sottolineare come «nel lungo periodo le energie rinnovabili possono avere dei limiti, e quindi occorre investire in tecnologie innovative in grado di catturare il carbonio», ossia di quella tecnologia che consente appunto di catturare le emissioni di anidride carbonica (CO2) prodotte da stabilimenti industriali ed evitarne l'immissione nell'atmosfera;

    una tecnologia, quella della cattura del carbonio, che qualora utilizzata, potrebbe contribuire a ridurre le emissioni in atmosfera di anidride carbonica, soprattutto per quegli impianti industriali che, per loro caratteristiche produttive, non riuscirebbero a riconvertirsi pienamente, se non a costi elevatissimi e con ricadute pesanti in termini occupazionali;

    è comunque importante che, proprio per incentivare gli investimenti soprattutto delle imprese che operano in settori ad alta intensità energetica, il disegno di legge di bilancio per il 2022, preveda uno stanziamento 150 milioni di euro a decorrere dall'anno 2022 per finanziare tra l'altro investimenti per favorire l'efficientamento energetico delle medesime imprese nonché per la cattura, il sequestro e il riutilizzo dell'anidride carbonica,

impegna il Governo:

1) a dare piena attuazione a quanto previsto dal comma 159 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), che ha introdotto un'importante norma volta a favorire gli investimenti nelle regioni del Meridione da parte delle imprese operanti nel settore della raffinazione e bioraffinazione;

2) ad avviare le opportune iniziative, anche nell'ambito dell'Unione europea, per l'istituzione di un fondo per la decarbonizzazione, finalizzato a uno specifico sostegno per quelle imprese e industrie operanti in quei settori produttivi che, per le specifiche caratteristiche produttive, hanno oggettive evidenti difficoltà ad abbattere le emissioni di anidride carbonica e a riconvertirsi, con conseguenze negative in termini economici e occupazionali;

3) ad adottare iniziative per prevedere che le risorse del suddetto fondo per la decarbonizzazione siano cumulabili con le risorse nazionali ed europee, volte a sostenere e agevolare le imprese nella ristrutturazione produttiva e per la riconversione ai fini della transizione energetica;

4) ad adottare iniziative per valutare l'utilizzabilità di quota delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per interventi legati alla fase di transizione ecologica volti a supportare anche economicamente riconversioni produttive anche utilizzanti energie non necessariamente rinnovabili;

5) ad avviare un serio e costante confronto con il mondo imprenditoriale e quei settori produttivi maggiormente colpiti dagli oneri della transizione verde, al fine di individuare le più opportune strategie e iniziative volte a sostenerle nel percorso di decarbonizzazione.

6) ad avviare tutte le iniziative nell'ambito dell'Unione europea, volte ad implementare le risorse del «Fondo per una transizione giusta» per sostenere i territori maggiormente colpiti dalla transizione verso la neutralità climatica, anche al fine di ricomprendere ulteriori poli e territori italiani in aggiunta a quelli già individuati dai piani territoriali per una transizione giusta.

7) ad adottare iniziative per valorizzare e sostenere, nella fase di transizione, la produzione e l'utilizzo dei biocarburanti, bioliquidi e combustibili da biomassa, garantendo di mantenere inalterato il timing relativo alla graduale esclusione dell'olio di palma dalla produzione di carburanti e consentendo, in linea con il Green Deal europeo, lo sviluppo di tali fonti di energia, anche prodotta da rifiuti, ovvero da colture alimentari e foraggere, ciò al fine di raggiungere l'obiettivo di contenere le emissioni da carbonio entro il 2030 per almeno il 55 per cento e in attesa di un pieno e più ampio sviluppo delle energie rinnovabili.
(1-00542) (Seconda ulteriore nuova formulazione) «Prestigiacomo, Fregolent, Barelli, D'Attis, Bagnasco, Brambilla, Calabria, Fitzgerald Nissoli, Labriola, Mazzetti, Nevi, Pittalis, Polidori, Rotondi, Saccani Jotti, Spena, Squeri, Maria Tripodi, Marrocco, Moretto».