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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 24 novembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la violenza degli uomini sulle donne – alla cui base sono radicati misoginia, discriminazione e un insostenibile divario di genere in termini sociali, lavorativi, salariali, culturali – rappresenta una tra le più gravi e profonde violazioni dei diritti umani a livello globale;

    il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza degli uomini contro le donne, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1999;

    questa particolare giornata fornisce un'occasione ai Governi, alle istituzioni nazionali, alle organizzazioni internazionali e alle organizzazioni non governative sia per organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica, sia per individuare sempre migliori strategie finalizzate allo sradicamento di quella che è una vera e propria «emergenza strutturale»;

    la cronaca quotidiana in Italia e nel mondo dimostra che non si può affrontare e sconfiggere la crescente ferocia degli uomini nei confronti di donne e bambine, in qualunque forma essa si manifesti – dalla violenza fisica a quella psicologica, dalla violenza domestica a quella economica, dall'odio in rete al revenge porn, dalla tratta allo sfruttamento, dallo stalking alle molestie e allo stupro, fino all'apice del femminicidio – senza correlarla al tema dell'uguaglianza di genere, della parità e delle pari opportunità, obiettivi ancora mancati;

    nel 2020, nel pieno del lockdown dovuto alla pandemia da COVID-19, le cose non sono certo migliorate, anzi il tema della violenza degli uomini contro le donne si è manifestato in tutta la sua drammatica specificità;

    tra il 1° gennaio e il 7 novembre 2021, in Italia, sono stati registrati 247 omicidi, con 103 femminicidi (una uccisa ogni tre giorni per mano di chi avrebbe dovuto amarla), di cui 87 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 60 hanno trovato la morte per mano del partner o dell'ex partner. Sono dati contenuti nell'ultimo report sugli «omicidi volontari» curato dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale;

    rispetto allo stesso periodo del 2020, si nota un lieve decremento (-2 per cento) nell'andamento generale degli eventi (da 251 a 247), mentre le vittime di genere femminile aumentano, così come i delitti commessi in ambito familiare/affettivo mostrano una leggera crescita; le vittime di genere femminile, da 83 nel periodo 1° gennaio-7 novembre 2020, arrivano a 87 nell'analogo periodo del 2021 (+5 per cento); stesso incremento (+5 per cento) per le donne vittime di partner o ex che passano da 57 a 60. In termini assoluti, le donne vittime di omicidi sono state 141 nel 2018, 111 nel 2019 e 116 nel 2020, ma la percentuale di vittime donne sul totale degli omicidi volontari è salita dal 35 per cento del 2019 al 40,5 per cento del 2020; nel 2021, fino al 7 novembre, risulta in ulteriore ascesa (41,7 per cento);

    nell'ultimo decennio è stato compiuto un importante sforzo in termini di mutazione e innovazione del quadro normativo, così come nella pianificazione di interventi e strumenti più aderenti alle necessità emergenti; tuttavia, poiché il fenomeno non accenna a diminuire, è evidente la presenza di un «baco» che impedisce la reale efficacia delle misure già predisposte per il contrasto alla violenza di genere;

    la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, evidenzia come il legislatore «in costante raccordo con tutte le istituzioni e gli ordini professionali coinvolti, ha il dovere di rafforzare e mettere a sistema i modelli positivi emersi, come pure di implementare le misure normative vigenti al fine di garantire a tutti i soggetti coinvolti l'accesso agli strumenti processuali e la formazione necessaria per una corretta lettura e un efficace e tempestivo contrasto della violenza di genere e domestica»;

    il primo atto parlamentare della XVII legislatura è stato la ratifica – con legge 27 giugno 2013, n. 77 – della cosiddetta Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica), il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza;

    la Convenzione precisa che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani ed è una forma di discriminazione comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella sfera pubblica sia nella sfera privata; la Convenzione interviene, inoltre, specificamente anche nell'ambito della violenza domestica, che non colpisce solo le donne, ma anche altri soggetti, ad esempio bambini e anziani, ai quali si applicano le medesime norme di tutela;

    si è scelto, e bisogna proseguire sulla stessa direttrice, di far procedere in parallelo i piani della prevenzione, della protezione delle vittime, della formazione e della repressione, sulla scorta delle indicazioni e dei principi della Convenzione di Istanbul. Il decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, (cosiddetto decreto contro il femminicidio) ha per la prima volta definito con chiarezza la centralità e la peculiarità della violenza compiuta entro le mura domestiche da chi ha vincoli familiari o affettivi con la persona colpita; ha, inoltre, introdotto profonde modifiche processuali a tutela della vittima, con l'obiettivo, da un lato, di rafforzare gli strumenti repressivi, secondo un disegno che tenga conto delle caratteristiche delle violenze di genere, e, dall'altro, con l'intenzione di implementare gli strumenti volti a tutelare la vittima stessa. Ha poi introdotto misure di sostegno per le donne e i minori coinvolti nella fase processuale: modalità protette per le testimonianze, gratuito patrocinio, dovere del giudice di comunicare rispetto alle modifiche delle misure cautelari, processi più rapidi e l'estensione del permesso di soggiorno alle donne straniere vittime di violenza domestica slegato dal permesso del marito;

    per quanto riguarda la dotazione di strumenti «repressivi», di particolare rilievo appare l'introduzione di un'aggravante per gravi delitti violenti da applicare in caso di «violenza assistita», e cioè avvenuta in presenza di minori, con particolare riferimento al regime della querela di parte: la querela è diventata irrevocabile se il fatto è stato commesso mediante minacce reiterate e aggravate. In tutti gli altri casi, comunque, una volta presentata la querela, la remissione potrà avvenire soltanto in sede processuale, ma il delitto resta perseguibile d'ufficio se il fatto è commesso nei confronti di un minore o di una persona con disabilità, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d'ufficio, con la possibilità di disporre intercettazioni quando si indaga per stalking;

    si è agito, inoltre, introducendo importanti misure di prevenzione, quali l'ammonimento del questore anche per condotte di violenza domestica, sulla falsariga di quanto già previsto per il reato di stalking, l'allontanamento – anche d'urgenza – dalla casa familiare e l'arresto obbligatorio in flagranza dell'autore delle violenze. Per tentare di migliorare l'interazione tra chi subisce violenza e le autorità, sono stati poi inseriti specifici obblighi di comunicazione da parte dell'autorità e della polizia giudiziaria alla persona offesa e si sono previste modalità protette di assunzione della prova e della testimonianza di minori e di adulti particolarmente vulnerabili, inserendo, inoltre, i reati di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e stalking tra quelli che hanno priorità assoluta nella formazione dei ruoli d'udienza, ed è stato esteso il gratuito patrocinio anche in deroga ai limiti di reddito alle vittime dei reati di stalking, maltrattamenti in famiglia e mutilazioni genitali femminili;

    con il decreto-legge n. 93 del 2013, la cosiddetta legge sul femminicidio, è stata estesa alle vittime dei reati di stalking, maltrattamenti in famiglia e mutilazioni genitali femminili l'ammissione al gratuito patrocinio anche in deroga ai limiti di reddito;

    il decreto legislativo 15 dicembre 2015, n. 212, in vigore dal 20 gennaio 2016, aveva infatti recepito la direttiva 2012/29/UE del 25 ottobre 2012, che istituiva norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e istituito il Fondo destinato al ristoro patrimoniale delle vittime di reati intenzionali violenti, che nel 2017 era stato dai Governi incrementato e alimentato dalle somme dovute a titolo di sanzione pecuniaria civile;

    negli ultimi giorni della XVII legislatura, il Parlamento ha approvato la legge n. 4 del 2018, volta a rafforzare le tutele per i figli rimasti orfani a seguito di un crimine domestico, che riconosce tutele processuali ed economiche ai figli minorenni e maggiorenni economicamente non autosufficienti della vittima di un omicidio commesso da: il coniuge, anche legalmente separato o divorziato; l'altra parte dell'unione civile, anche se l'unione è cessata; una persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza con la vittima. La medesima legge, inoltre, modifica il codice penale intervenendo sull'omicidio aggravato dalle relazioni personali. Rispetto alla norma vigente, che punisce l'uxoricidio (omicidio del coniuge) con la reclusione da 24 a 30 anni, il provvedimento aumenta la pena ed estende il campo d'applicazione della norma. Modificando l'articolo 577 del codice penale, infatti, è prevista la pena dell'ergastolo se vittima del reato di omicidio è: il coniuge, anche legalmente separato; l'altra parte dell'unione civile; la persona legata all'omicida da stabile relazione affettiva e con esso stabilmente convivente;

    con l'entrata in vigore della legge 17 ottobre 2017, n. 161, di riforma del codice antimafia, agli indiziati di stalking potranno essere applicate nuove misure di prevenzione e, in particolare, sarà applicabile la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, a cui può essere aggiunto, se le circostanze del caso lo richiedano, il divieto di soggiorno in uno o più comuni, diversi da quelli di residenza o di dimora abituale o in una o più province. Qualora le altre misure di prevenzione non siano ritenute idonee, può essere imposto all'indiziato di atti persecutori l'obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale. Infine, con il consenso dell'interessato, anche allo stalker potrà essere applicato il cosiddetto braccialetto elettronico, una volta che ne sia stata accertata la disponibilità. La riforma del codice consente, inoltre, l'applicazione agli indiziati di stalking anche delle misure di prevenzione patrimoniali;

    questo complesso sistema di misure a oggi, però, non appare sufficientemente efficace a contrastare il problema;

    la prevenzione è infatti la via maestra per risolvere questo fenomeno. È necessario un radicale cambiamento culturale e sociale, che l'impianto normativo dovrebbe accompagnare e favorire;

    la sfida del raggiungimento della parità di genere, fondamentale per contrastare la sottocultura della violenza degli uomini contro le donne, passa per l'eliminazione di barriere e ostacoli, quali, ad esempio, la situazione di inferiorità economica in cui si trovano endemicamente le donne nel nostro Paese e che vede le lavoratrici italiane guadagnare in media il 31,2 per cento in meno dei loro colleghi maschi, come riportato dall'Inps: proprio per affrontare il cosiddetto gender pay gap, e cioè il divario di genere in termini di guadagno a parità di mansioni fra uomini e donne, il Parlamento ha appena licenziato una legge che introduce controlli, sanzioni e anche premialità, nonché tutela contrattuale e flessibilità di forme di lavoro e orari; sulla base dell'ultimo report sul gender gap del World economic forum, l'Italia si colloca ancora al 76° posto su 153 Paesi della classifica mondiale, con un tasso di occupazione femminile fermo al 48,9 per cento, agli ultimi posti in Europa, e che vede le donne che lavorano subire penalizzazioni di ogni tipo;

    la Strategia europea per la parità di genere 2020-2025 e la Strategia nazionale italiana per la parità di genere di recente introdotta affrontano il problema e indicano le politiche per ottenere la parità di retribuzione. Tra queste, il sostegno all'educazione nelle materie Stem e digitali per le ragazze e le donne, così da facilitare l'accesso ai lavori del futuro negli ambiti green e digitali. Tra gli strumenti principali per contrastare questo fenomeno ci sono misure per l'armonizzazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro, come quelle contenute nel Family Act, interventi per una maggiore trasparenza sulle retribuzioni e una legislazione a supporto delle donne nei consigli di amministrazione delle società;

    la crisi economica legata alla pandemia da COVID-19 ha colpito duramente tutti, ma in particolare le donne; solo a dicembre 2020, su 101 mila unità di lavoro perse, 99 mila sono donne. Ma se si guarda l'insieme dei dati relativi ai mesi di pandemia, il risultato è anche più grave: su 456 mila unità di lavoro perse, più di 315 mila sono donne;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta una grande occasione per intervenire sulle disuguaglianze e sul gender gap; la partecipazione all'economia italiana delle donne è ferma al 53 per cento, inferiore al resto dei Paesi europei (68 per cento), percentuali che si riflettono sul prodotto interno lordo: la Banca d'Italia, nei mesi scorsi, aveva calcolato un aumento del 7 per cento del prodotto interno lordo se si fossero raggiunti gli obiettivi europei di occupazione femminile (al 60 per cento) e di parità di salario;

    il Governo ha annunciato una Strategia nazionale per la parità di genere per gli anni 2021-2026 volta a scalare la classifica del Gender equality index, che vede oggi l'Italia ferma al 14° posto, con 63,5 punti su 100;

    le proposte del Piano nazionale di ripresa e resilienza prevedono la digitalizzazione, l'innovazione, la competitività e la cultura, ovvero la promozione di posizioni dirigenziali di alto livello e incentivi per il corretto bilanciamento tra vita professionale e vita privata; investimenti nell'imprenditoria femminile digitale; un piano asili nido e di estensione del tempo pieno per semplificare la gestione della cura famigliare e l'occupazione femminile, uno specifico investimento nell'imprenditoria femminile, soprattutto nelle aree più critiche per la crescita professionale delle donne. In più, sono previste azioni per l'autonomia delle persone disabili che avranno effetti indiretti sull'occupazione femminile, nonché il rafforzamento dei servizi di prossimità e di supporto domiciliare;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede, inoltre, un investimento significativo per le giovani donne, che beneficeranno di progetti nei campi dell'istruzione e della ricerca, come pure dello stanziamento di risorse per l'estensione del tempo pieno scolastico e per il potenziamento delle infrastrutture sportive (a tal proposito, è promossa l'attività motoria nella scuola primaria, in funzione di contrasto alla dispersione scolastica), nonché la previsione di una clausola di condizionalità per l'assunzione di almeno il 30 per cento di donne e giovani;

    per sottrarre nutrimento alla sottocultura della violenza di genere è necessario educare e formare per sconfiggere l'ignoranza e combattere la diffusione di stereotipi e di notizie false: il ruolo della scuola appare, come sempre, centrale; si devono dunque predisporre e mettere a disposizione gli strumenti necessari a valorizzare le differenze ed educare i giovani alla cultura del rispetto e, proprio in questo senso, essa deve fornire strumenti e metodologie per il superamento di pregiudizi e stereotipi e per attivare tutti gli interventi di prevenzione, informazione e sensibilizzazione, anche per fornire maggiori strumenti per un uso consapevole del web e dei social network;

    sul piano della comunicazione viene ancora riservata poca attenzione al ruolo che i media possono avere per consolidare una coscienza sociale diffusa di condanna del fenomeno. Troppe volte, soprattutto nei casi di femminicidio, i media tendono a far passare un messaggio fuorviante e diseducativo, sia sul piano del linguaggio sia su quello della rappresentazione della notizia. Espressioni come «amore malato», «eccesso di amore», «raptus» rimandano a una sorta di giustificazionismo dell'azione violenta. Anche su questo punto la Convenzione di Istanbul interviene in maniera puntuale con l'articolo 17, prevedendo la sensibilizzazione degli operatori dei settori dei media per la realizzazione di una comunicazione e di una informazione, anche commerciale, rispettosa della rappresentazione di genere;

    il ruolo delle associazioni di donne va riconosciuto, valorizzato e potenziato quale strumento fondamentale per la lotta contro la violenza maschile sulle donne. In tal senso, va garantita su tutto il territorio la presenza di case rifugio e di case delle donne in linea con i parametri internazionali, privilegiando quelle che possono garantire la qualità dei servizi e la competenza di genere e professionale;

    anche il trattamento e il recupero in termini rieducativi degli uomini violenti deve rappresentare una priorità, per riuscire a coniugare – nel rispetto dei principi costituzionali di cui all'articolo 27 della Costituzione – sicurezza delle vittime e funzione rieducativa della pena;

    come si legge nel rapporto del Grevio sullo stato di attuazione della Convenzione di Istanbul nel nostro Paese, pubblicato nel gennaio 2020, è oggi quanto mai necessario che si correggano tutte quelle prassi applicative che vittimizzano ulteriormente la donna che denuncia gli abusi subiti e che si proceda all'introduzione di una norma volta a sanzionare le molestie sessuali. Così come nel rapporto redatto nel novembre del 2019, il Grevio ha espresso preoccupazione nei confronti dell'Italia per «l'emergere di una tendenza a reinterpretare le politiche d'uguaglianza tra i sessi come politiche della famiglia e della maternità», trascurando la sfera della parità nel lavoro e nella società. Vuol dire che le politiche di genere devono essere mirate all'avanzamento sociale delle donne, alla loro realizzazione come persone e al loro percorso professionale;

    troppo spesso, infatti, le donne rischiano ancora di subire fenomeni di vittimizzazione secondaria derivanti dal contatto insoddisfacente con il sistema di giustizia penale, vivendo così un ulteriore trauma psico-emotivo. È quindi importante favorire, attraverso strumenti normativi, buone prassi e formazione mirata, integrata e permanente di tutti gli operatori coinvolti (anche sui contenuti della Convenzione di Istanbul) e dunque una cultura sociale e giudiziaria orientata alla tutela della vittima di genere. Un ulteriore elemento di vittimizzazione secondaria, di cui occorre tenere conto, è l'estrema durata del procedimento penale;

    in merito alla sicurezza delle donne, i dati dicono che la diffusione di armi comporta un rischio maggiore di omicidi e di vittime nei settori più indifesi, in particolare donne e minori;

    purtroppo, ancora oggi, nei mondi che vengono a contatto con la violenza sulle donne, sono presenti molti pregiudizi. Pregiudizi che – uniti all'assenza di stigma sociale verso chi commette violenza sulle donne – possono comportare un'errata valutazione del rischio da parte degli operatori delle reti di protezione della donna vittima di violenza, con conseguente assenza di misure di protezione adeguate che possono avere come conseguenza il femminicidio. Troppo spesso dalle cronache giudiziarie emergono situazioni nelle quali il soggetto violento, trasformatosi in omicida di genere, non risultava sottoposto ad alcuna misura, pur avendo la donna più volte denunciato la violenza subita;

    la scelta di una donna vittima di violenza di affidare il racconto della propria storia alle forze dell'ordine va accolta con capacità e professionalità: chiedere aiuto è un punto di arrivo che segna il passaggio tra il passato e il futuro. Per queste ragioni, chi accoglierà tale affidamento, e soprattutto il modo in cui lo farà, può segnare una grande differenza nel prosieguo del viaggio di rinascita della donna,

impegna il Governo:

1) ad adottare tutte le iniziative necessarie per mettere a regime e rendere pienamente efficace e operativo il complesso sistema di strumenti e di tutele di cui il nostro Paese si è dotato, con l'obiettivo di raggiungere la piena applicazione della Convenzione di Istanbul e di contrastare e prevenire la violenza degli uomini sulle donne;

2) a proseguire l'azione di promozione della parità tra i generi e la prevenzione della violenza di genere attraverso l'educazione scolastica, sensibilizzando e finanziando progetti specifici anche sull'uso consapevole del linguaggio e dei social network;

3) ad assumere iniziative per investire risorse adeguate per la formazione specifica e per il necessario aggiornamento del personale chiamato a interagire con la vittima: forze dell'ordine, magistrati, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario;

4) ad adottare iniziative normative per favorire il coordinamento tra processo penale, civile e tribunali per i minorenni, al fine di garantire un'efficace protezione delle donne e dei loro figli e per evitare del tutto l'affido condiviso nei casi in cui vi sia violenza domestica;

5) ad adottare iniziative volte a promuovere strumenti e procedure di valutazione del pericolo di letalità, gravità, reiterazione e recidiva del reato, partendo dall'esistenza di protocolli di valutazione del rischio sviluppati nell'ambito degli studi e delle ricerche sulla violenza di genere e di protocolli investigativi in via di diffusione presso le forze dell'ordine, con specifico riferimento a questa materia;

6) ad adottare iniziative per garantire adeguati stanziamenti finanziari per le case rifugio e per i centri di accoglienza, nonché per gli sportelli dedicati alle vittime di reati violenti, semplificando, velocizzando e rendendo stabile il percorso dei finanziamenti stessi, anche al fine di assicurare una loro adeguata distribuzione in tutto il territorio nazionale;

7) a monitorare l'applicazione omogenea di politiche e norme esistenti volte a garantire la parità di genere e a incrementare l'occupazione femminile, elemento, quest'ultimo, fondamentale per la liberazione delle donne dalla violenza, e a mettere in campo strategie efficaci volte a prevenire e perseguire ogni forma di violenza, fisica, psicologica e sessuale, che può affliggere le donne nel contesto di un rapporto di lavoro, così come in un percorso di studio o in un qualunque consesso sociale, dando così piena attuazione alla Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro n. 190 del 2019 contro le molestie e le violenze nei luoghi di lavoro;

8) a monitorare e garantire, per quanto di competenza, che le missioni indicate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza volte all'eliminazione del gender gap siano applicate concretamente in tutti i campi di azione indicati in premessa;

9) ad adottare nuove iniziative per introdurre strumenti volti a sostenere economicamente le donne nel loro percorso di fuoriuscita dalla violenza, nonché a favorirne l'inserimento nel mondo del lavoro e l'autonomia abitativa, con particolare attenzione alle fragilità legate alla povertà, alle migrazioni e alle vittime di persecuzione e di tratta;

10) ad adottare iniziative per contrastare con misure specifiche ogni forma di violenza di genere on line e di istigazione all'odio anche in rete nei confronti delle donne;

11) ad adottare iniziative per incrementare le forme di indennizzo per le vittime di reati violenti e gli orfani di femminicidio;

12) ad adottare iniziative necessarie a garantire, su tutto il territorio nazionale, che le vittime di reati, come lo sfruttamento della prostituzione, possano essere inserite in percorsi sociali per metterle in sicurezza dalle reti criminali che le sfruttano;

13) nell'ambito dello sviluppo di tutti gli strumenti più efficaci per prevenire e contrastare la violenza contro le donne, a proseguire nell'attività di monitoraggio della diffusione di armi per uso di difesa personale, nonché ad assicurare che, alla detenzione legittima di un'arma, corrisponda una tempestiva ed efficace comunicazione ai familiari e ai conviventi maggiorenni, anche diversi dai familiari;

14) a promuovere iniziative per incoraggiare le donne a denunciare, garantendo loro una rete di protezione che nasca e operi nell'ambito di una fattiva ed effettiva collaborazione interistituzionale.
(1-00553) «Serracchiani, Avossa, Bazoli, Benamati, Berlinghieri, Boccia, Boldrini, Bonomo, Bordo, Enrico Borghi, Braga, Bruno Bossio, Buratti, Campana, Cantini, Carla Cantone, Cappellani, Carè, Carnevali, Casu, Ceccanti, Cenni, Ciagà, Ciampi, Critelli, Dal Moro, De Filippo, De Luca, De Maria, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Delrio, Di Giorgi, Fassino, Fiano, Fragomeli, Frailis, Gariglio, Giorgis, Gribaudo, Incerti, La Marca, Lacarra, Lattanzio, Lepri, Letta, Lorenzin, Losacco, Lotti, Madia, Gavino Manca, Mancini, Mauri, Melilli, Miceli, Morani, Morassut, Morgoni, Mura, Nardi, Navarra, Nitti, Orfini, Pagani, Ubaldo Pagano, Pellicani, Pezzopane, Piccoli Nardelli, Pini, Pizzetti, Pollastrini, Prestipino, Quartapelle Procopio, Raciti, Rizzo Nervo, Andrea Romano, Rossi, Rotta, Sani, Schirò, Sensi, Siani, Soverini, Topo, Vazio, Verini, Viscomi, Zan, Zardini».


   La Camera,

   premesso che:

    la Commissione europea il 16 settembre 2021 ha previsto l'istituzione di Hera, l'Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, che mira ad assicurare la rapida reperibilità e disponibilità delle necessarie contromisure mediche in tempi di crisi;

    l'Hera sarà istituita come struttura interna della Commissione e sarà pienamente operativa all'inizio del 2022. Il suo funzionamento sarà riesaminato e adattato su base annuale fino al 2025, quando sarà effettuata una revisione completa;

    tra le molteplici attività dell'Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera) si prevedono azioni a supporto della ricerca e dell'innovazione per lo sviluppo di nuove contromisure mediche, includendo nella proposta, reti e piattaforme di sperimentazione clinica per una condivisione più rapida dei dati e un rafforzamento corale della conoscenza e delle abilità di risposta sanitaria da parte di tutti gli Stati membri;

    durante la fase di emergenza, invece, Hera potrà attivare una serie di misure straordinarie, ricorrendo a un processo decisionale più breve, sotto la guida di un consiglio di crisi sanitaria. Attiverà finanziamenti di emergenza e avvierà meccanismi per il monitoraggio, lo sviluppo di nuovi prodotti mirati, le procedure di acquisizione e l'acquisto di contromisure mediche e di materie prime;

   considerato che:

    la candidatura italiana appare un atto dovuto anche e soprattutto perché dei sei Paesi fondatori dell'Unione europea, l'Italia è l'unico privo di un'agenzia comunitaria di primaria importanza. La Germania, infatti, ha la Bce a Francoforte, la Francia la sede del Parlamento dell'Unione europea a Strasburgo, il Belgio ospita la Commissione europea, il Lussemburgo la Corte di Giustizia dell'Unione europea e l'Olanda, grazie alla Brexit, la sede dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema);

    l'Italia, al momento, ospita soltanto l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), con sede a Parma, e la Fondazione europea per la Formazione (Etf), con sede a Torino;

    quanto alla ricerca e allo sviluppo in ambito sanitario, l'Italia con la Francia e la Germania è ai primi posti nell'Unione europea per la produzione dell'industria farmaceutica nel 2020;

    la pandemia ha dimostrato come l'Italia è riuscita a gestire ed essere resiliente a tale emergenza sanitaria;

    è noto che i ricercatori Italiani siano un'eccellenza sia a livello europeo che globale, come pure a livello congiunturale rispetto alle esigenze di ricerca e sviluppo dettate dall'emergenza sanitaria per il Covid-19;

    Milano, una delle città con la più alta vivibilità in Europa, gode di una ottima rete infrastrutturale, dieci università, investimenti per l'area post Expo e un mercato immobiliare in piena ripresa,

impegna il Governo

1) a sostenere concretamente la candidatura dell'Italia, preferibilmente la città di Milano, quale sede della costituenda Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, e a porre in essere tutte le iniziative necessarie in tal senso, rappresentando questa scelta una grande opportunità culturale ed economica, nonché uno stimolo per valorizzare il patrimonio scientifico nel campo sanitario del nostro Paese.
(1-00554) «Mandelli, Barelli».


   La Camera,

   premesso che:

    il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione n. 54/134 del 17 dicembre 1999, per invitare i Governi, le organizzazioni internazionali e le organizzazioni non governative a predisporre attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo tema;

    numerose convenzioni dell'Onu e carte regionali prescrivono responsabilità istituzionali e impegni precisi per gli Stati sottoscrittori, anche nell'adozione di misure atte a cambiare la cultura degli stereotipi e dei pregiudizi alla base delle violenze sulle donne, nonché l'adozione di strumenti di protezione delle vittime;

    i più recenti dati dell'Istat raccolti nelle «Informazioni statistiche per l'Agenda 2030 in Italia», evidenziano che la violenza sulle donne è un fenomeno sommerso e strutturale e che sono in aumento i casi; l'Eures stima un aumento degli omicidi di donne, che rappresentano frequentemente l'atto ultimo ed estremo di una catena persecutoria di violenze e di sopraffazioni di natura psicologica, fisica, sessuale, economica, lavorativa e sociale;

    i dati forniti annualmente dall'Organizzazione mondiale della sanità, inoltre, confermano che la violenza di genere costituisce una questione strutturale, un fenomeno di dimensioni globali, un flagello che rappresenta la prima causa di morte delle donne, una «malattia sociale», trasversale a tutte le latitudini geografiche, alle appartenenze etniche, ai ceti sociali, alle religioni ed alle età;

    dal 1o gennaio 2021 sono già 103 le vittime, delle quali 87 sono state uccise in ambito familiare e, tra queste, 60 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner;

   dall'inizio della pandemia, inoltre, in Europa si è manifestato un preoccupante aumento degli episodi di violenza sulle donne, e il fenomeno ha coinvolto anche l'Italia; nel contesto del lockdown le famiglie sono state più a stretto contatto e hanno trascorso più tempo assieme, aumentando così il rischio che le donne e i figli siano esposti alla violenza soprattutto se in famiglia si verificano gravi perdite economiche o di lavoro; più si riducono le risorse economiche, infatti, più aumentano anche forme di abuso, di potere e di controllo da parte del partner;

    nel 2020, spiega il Ministero della salute, le chiamate al 1522 sono aumentate del 79,5 per cento rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71 per cento), e il boom di chiamate si è avuto a partire da fine marzo 2020, in piena emergenza Covid-19, con picchi ad aprile (+176,9 per cento rispetto allo stesso mese del 2019) e a maggio (+182,2 per cento rispetto a maggio 2019);

    è necessario promuovere una campagna di sensibilizzazione per le donne «vittime della lesione dei loro diritti a causa di fondamenti culturali religiosi e dei loro costumi consolidati»; si ricorda, solo come esempio, il «caso» di Saman Abbas, la giovane pakistana scomparsa il 30 aprile a Novellara di cui si ipotizza l'uccisione e il seppellimento nelle campagne del comune reggiano da parte di familiari; all'origine del presunto delitto ci sarebbe stato il tentativo della giovane di sottrarsi a un matrimonio combinato;

    il dramma delle «nozze forzate» è talmente esteso da rendere indispensabile l'inserimento nel cosiddetto codice rosso di un articolo che introduca nel codice penale il nuovo reato di «costrizione o induzione al matrimonio» attraverso violenze o minacce;

    un altro grave fatto di cronaca giudiziaria recente, inserito nel medesimo contesto della violenza sulle donne dovuta a fondamentalismi religiosi, è quello attinente ad una giovane ragazza di origini marocchine che ha sporto denuncia querela per maltrattamenti in famiglia nei confronti del marito dalle medesime origini il quale, oltre ad un episodio di maltrattamenti fisici, aveva imposto costrizioni alla moglie tra le quali l'uso del velo integrale e il divieto di uscire di casa applicando una vera e propria segregazione; ebbene, è di qualche giorno fa la notizia della richiesta di archiviazione a firma del pubblico ministero con la specifica motivazione secondo cui «... la condotta di costringerla a tenere il velo integrale rientra, pur non condivisibile in ottica occidentale, nel quadro culturale dei soggetti interessati (...)»;

    si tratta, invece, di una posizione a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo non condivisibile in una Nazione libera e democratica, nella quale i diritti fondamentali della persona debbono essere garantiti a chiunque; come giustamente già sottolineato da Fratelli d'Italia in altri contesti, questa archiviazione non è accettabile né giuridicamente né moralmente perché rappresenta un atto di sottomissione del nostro ordinamento e delle nostre leggi all'Islam, alle sue storie e tradizioni;

    è importante che la magistratura abbia polso fermo nei confronti di chi si dimostra recidivo nell'assumere comportamenti persecutori e lesivi della persona e della sua integrità psicofisica. È emblematico il caso di Juana Cecilia Hazana Loayza, assassinata da Mirko Genco, che era già stato arrestato poche settimane prima del delitto per atti persecutori e il giorno dopo scarcerato, nonostante la convalida dell'arresto e nonostante fosse sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento. Il 10 settembre era stato nuovamente arrestato per violazione alla misura del divieto di avvicinamento, violazione di domicilio e ulteriori atti vessatori, ottenendo il 23 settembre gli arresti domiciliari fino al 4 novembre, giorno in cui è decaduta la misura cautelare per la sentenza di patteggiamento emessa dal tribunale di Reggio Emilia il giorno prima. È stato un grande errore quello di non trattenere in carcere il giovane, considerando anche il suo profilo psicologico: sembrerebbe sia, infatti, a sua volta, figlio di una donna vittima. Trovare soluzioni per non alimentare le catene della violenza è un atto di fondamentale importanza. Lo Stato dovrebbe farsi carico di offrire il giusto sostegno psicologico anche ai familiari delle vittime di crimini domestici;

    da una fase iniziale che vedeva una presenza minima e sperimentale dei cosiddetti «centri per maltrattanti» oggi si assiste ad un numero sempre più crescente di uomini che seguono percorsi di cambiamento tramite sostegno psicologico e psichiatrico. Chi aderisce a questi percorsi termina il comportamento violento ed è meno propenso a cadere in recidiva. Diventa, pertanto, indispensabile, renderlo fruibile a tutti coloro che volontariamente, su invito del giudice o dei servizi sociali scelgono di diventare consapevoli della propria rabbia e di non perseguire più atteggiamenti aggressivi in famiglia. Questa forma di prevenzione diventa così la prima arma per salvare molte vite;

    in Italia sono oltre 2000 gli orfani di vittime di crimini domestici, ma possiamo affidarci solo a delle stime, perché i dati ufficiali non esistono. Ancora oggi non esiste la possibilità di un supporto psicologico per i ragazzi. L'80 per cento non ha possibilità di accedere all'aiuto di uno specialista, se non a pagamento;

    da dati Istat del 2019, in Italia, in 5 anni, ben 427 mila minori hanno vissuto situazioni di violenza domestica nei confronti delle proprie mamme e più di una vittima su 10 ha temuto per la propria vita o per quella dei propri figli. Assistere alla violenza significa guardare, ascoltare, vivere l'angoscia, esserne investiti, contagiati, sovrastati senza poter far nulla. Significa esporre un bambino a qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative all'interno di ambienti domestici e familiari. È un fenomeno ancora sommerso, quasi «invisibile», contraddistinto da segnali plurimi, i cui effetti possono essere devastanti sullo sviluppo fisico, cognitivo e comportamentale dei bambini;

    la terza indagine internazionale sull'educazione civica e per la cittadinanza «International Civic and Citizenship Education Study», promossa dalla International Association for the Evaluation of Educational Achievement, che si è posta l'obiettivo di identificare e esaminare, all'interno di una dimensione comparativa, i modi in cui i giovani vengono preparati a svolgere in modo attivo il proprio ruolo di cittadini nelle società democratiche, ha rilevato che in Italia l'educazione alle competenze sociali ed emotive rappresenta il «pezzo mancante» dei curricula scolastici e della formazione degli insegnanti; prevedere un insegnamento nelle scuole è di certo un passo avanti verso la creazione di giovani cittadini emotivamente più consapevoli. Per questo il gruppo Fratelli d'Italia ha già presentato delle proposte di legge che vanno verso questa direzione: una riguarda l'istituzione di un servizio di psicologia scolastica che possa servire ad affrontare e contrastare, in maniera adeguata, il disagio educativo degli studenti attraverso un sostegno in ambito psicologico e relazionale in età evolutiva; un'altra proposta concerne l'insegnamento dell'intelligenza emotiva nelle scuole;

    l'Italia ha un corpo giuridico articolato e consolidato per combattere il fenomeno delle violenze di genere: la legge n. 66 del 1996, recante «Norme contro la violenza sessuale», sancisce che tali crimini non sono più «reati contro la moralità pubblica ed il buoncostume», ma «reati contro la persona»; la legge n. 38 del 2009, di conversione del decreto-legge n. 11 del 2009, recante «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori», introduce una nuova fattispecie di reato (articolo 612-bis del codice penale), punisce le minacce insistenti, le molestie assillanti e le violenze che, per la loro sequenza continuativa e modalità aggressiva, incidono sulla tranquillità e sull'incolumità personali e violano la sfera privata; la legge n. 119 del 2013, di conversione del decreto-legge n. 93 del 2013, reca norme per la prevenzione ed il contrasto della violenza domestica e di genere;

    la citata legge n. 119 del 2013, in attuazione dell'articolo 5 della Convenzione di Istanbul, prevede l'adozione di un Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere e relativi stanziamenti. Il Piano prevede una pluralità di azioni: campagne di pubblica informazione e sensibilizzazione; promozione in ambito scolastico delle corrette relazioni tra i sessi, nonché di tematiche antiviolenza e antidiscriminazione; potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza e protezione delle vittime di violenza e di stalking; formazione specializzata degli operatori; collaborazione tra istituzioni; raccolta ed elaborazione dei dati; previsione di specifiche azioni positive;

    il Piano straordinario prevede, altresì, il coinvolgimento delle associazioni impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza presenti sul territorio;

    da ultimo, la legge 19 luglio 2019, n. 69, recante «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere», ha modificato la disciplina penale, sia sostanziale che processuale, della violenza sulle donne, corredandola di inasprimenti di sanzione;

    a più di due anni dall'entrata in vigore del cosiddetto «codice rosso», però, il bilancio della dottrina e, in particolare, degli avvocati matrimonialisti, non è positivo e la media delle donne vittime di violenza domestica rimane ancora troppo alta. Alla base di questo amaro giudizio ci sono diverse considerazioni: le leggi non devono rappresentare un semplice pezzo di carta, ma devono essere accompagnate da grandi economici adeguati, che consentano di sanare, ad esempio, la carenza di personale, piaga irrisolta dell'Italia, perché se, da un lato, si accelerano le procedure e si inaspriscono le pene, dall'altro è indispensabile rafforzare gli organici;

    il codice rosso non potrà mai portare davvero risultati se i centri anti-violenza chiudono e se la pianta organica dei magistrati vede una carenza di almeno duemila unità. Il magistrato, di fatto, non ha la possibilità di sentire la vittima di violenza domestica entro tre giorni dalla denuncia, come disposto per legge, circostanza su cui, comunque, Fratelli d'Italia aveva chiesto l'introduzione della scelta da parte della vittima nell'applicazione del termine cogente al fine del rispetto dei temi emotivi della donna, se il carico di lavoro è eccessivo per il numero di magistrati in servizio;

    nel 2019 è stato finalmente introdotto l'uso della cavigliera elettronica per i reati di stalking, maltrattamenti, abusi e violenze. Il giudice che dispone l'allontanamento dalla casa familiare del colpevole può ordinare l'applicazione del braccialetto elettronico come ulteriore modalità di controllo e a tutela dell'incolumità psicofisica della vittima. In Spagna, questo meccanismo è in uso già dal 2009 e ha raggiunto obiettivi importanti: nella Comunità Autonoma di Madrid, ad esempio, gli omicidi legati alla violenza sulle donne sono diminuiti del 33 per cento ed inoltre, dato ancor più importante, «nessuna delle vittime sottoposte a controllo elettronico è stata nuovamente oggetto di violenza». Nel 2020 il Ministro della giustizia pro tempore ha richiesto «di aumentare l'attuale dotazione di braccialetti». È fondamentale, perciò, raccogliere questo appello e incrementare il numero di cavigliere elettroniche a doppio dispositivo Gps: il primo non rimovibile per lo stalker, il secondo rimovibile per la vittima che viene così avvertita in tempo utile nel caso il suo persecutore decidesse di avvicinarsi oltre i limiti consentiti,

impegna il Governo:

1) a continuare a elaborare e adottare strategie che possano rivelarsi efficaci per prevenire tutte le forme di violenza contro le donne: fisica, psicologica, sessuale, lavorativa ed economica;

2) a dare attuazione alle azioni concrete e agli impegni finanziari previsti nel Piano operativo coerentemente con le risorse finanziarie che le amministrazioni centrali e territoriali hanno dichiarato di mettere a disposizione;

3) a continuare ad intraprendere tutte le opportune iniziative di competenza al fine di garantire la protezione delle donne e dei loro figli;

4) ad adottare iniziative al fine di porre in essere le basi per l'introduzione nelle scuole della figura professionale dello psicologo scolastico e dell'insegnamento della intelligenza emotiva per aiutare i giovani studenti a superare forme di disagio e prevenire ogni possibile sentimento di discriminazione, affinché tali malesseri non si trasformino in età adulta in forme di violenza contro le donne;

5) a continuare ad assumere opportune iniziative volte a potenziare i percorsi di assistenza e di supporto psicologico per le donne che hanno subito una violenza e per i loro familiari anche attraverso lo sviluppo di una capillare rete di servizi socio-sanitari e assistenziali dotati di specifiche professionalità come psicologi e psicoterapeuti;

6) ad adottare le iniziative di competenza per sostenere la donna al fine di garantirle la libera scelta e di rispettarne i tempi di elaborazione emotiva e psicologica, rispetto all'obbligo del magistrato di sentirla entro tre giorni dalla denuncia, assicurando altresì un adeguato contesto nell'audizione e il supporto di figure professionali in grado di sostenerla emotivamente;

7) ad adottare iniziative per prevedere percorsi di specializzazione per avvocati, magistrati e forze dell'ordine;

8) a favorire specifiche iniziative per incentivare l'inserimento delle vittime di violenza nel mondo del lavoro;

9) ad adottare iniziative per garantire che le risorse ripartite nella Conferenza Stato-regioni (a cominciare da quelle stabilite nella Conferenza del maggio 2018) siano erogate con regolarità e puntualità, assicurando il funzionamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio presenti sul territorio ed eliminando le disparità regionali nell'offerta dei servizi alle vittime di violenza;

10) ad adottare iniziative per verificare i costi economici e socio-sanitari della violenza, nonché procedere alla raccolta dei dati relativi agli omicidi di donne con motivazione di genere;

11) ad informare il Parlamento con cadenza semestrale sulle attività della cabina di regia prevista per dare impulso alle politiche di prevenzione e contrasto della violenza, nonché sul neonato Comitato tecnico antiviolenza costituito con decreto del Sottosegretario di Stato pro tempore alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle pari opportunità e alle politiche giovanili;

12) ad adottare ogni iniziativa di competenza per favorire l'attuazione della legge n. 4 del 2018, che tutela gli orfani di crimini domestici, al fine di renderla pienamente operativa;

13) ad adottare iniziative per implementare le risorse destinate al fondo per le politiche relative alle pari opportunità e, più in generale, a tutte le politiche per la prevenzione ed il contrasto di ogni forma di violenza contro le donne e per la promozione di un'effettiva parità di genere;

14) ad indire, tramite un'apposita iniziativa del Ministro per le pari opportunità e la famiglia, un censimento sul territorio nazionale di tutte le associazioni e dei centri antiviolenza che svolgono attività di sostegno a vittime di violenza, abusi psicofisici e stalking e le accompagnano con personale qualificato in un percorso verso l'autonomia relazionale, sociale ed economica, anche al fine della certificazione degli stessi;

15) a porre in essere le iniziative di competenza atte a velocizzare e de-burocratizzare la distribuzione delle risorse finanziarie statali e regionali alle associazioni e ai centri anti-violenza così certificati, nonché alle case rifugio in modo da consentire a tali strutture di svolgere efficacemente le attività cui sono preposte;

16) ad adottare iniziative per stanziare appositi fondi per il sostegno psicologico dei minori vittime di violenza assistita;

17) ad avviare una mappatura dei centri di terapia per soggetti maltrattanti e ad adottare iniziative per ampliarne la presenza in tutte le regioni;

18) ad aumentare il numero di cavigliere elettroniche a doppio dispositivo Gps e a metterle nelle disponibilità del Ministero della giustizia nel più breve tempo possibile;

19) ad adottare iniziative per prevedere opportune misure di esenzione sanitaria per le prestazioni collegate alla violenza subita e un possibile rimborso delle spese legate al percorso psicologico che le donne dovranno intraprendere.
(1-00555) «Bellucci, Gemmato, Meloni, Albano, Bucalo, Caretta, Ciaburro, Ferro, Frassinetti, Lucaselli, Mantovani, Montaruli, Rachele Silvestri, Varchi».

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    negli ultimi 15 anni gli italiani residenti all'estero sono raddoppiati: al 1° gennaio 2021 gli iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) sono 5.652.080 unità contro i circa 3.043.000 del 2003;

    nello stesso tempo il personale consolare si è invece ridotto: la presenza del personale all'estero ha subito una riduzione di circa il 35 per cento delle unità in servizio passando da 3.006 a 2.465 persone; una perdita rilevante se si tiene anche conto dei circa 500 pensionamenti previsti tra il 2021 ed il 2022;

    nello stesso tempo le richieste dei servizi consolari sono notevolmente aumentate. In questo quadro è sicuramente positivo lo sforzo del Maeci, su impulso del Parlamento, per l'organizzazione dell'emissione della Carta d'identità elettronica presso i consolati, ma tale seppur positiva ulteriore competenza, si è scontrata con una situazione di costante sotto organico dei consolati che non permette loro di offrire servizi adeguati ai nostri connazionali all'estero;

    sono numerosi gli italiani, sia in Europa che nei continenti extraeuropei, che lamentano l'impossibilità di mettersi in contatto anche telefonico con le rappresentanze del nostro Paese, le lunghe file di attesa per il rinnovo del passaporto, l'impossibilità di prendere un appuntamento per il rilascio dei documenti o per le richieste anche le più semplici, quali il riconoscimento dei titoli di studio;

    il processo di digitalizzazione recentemente introdotto in Italia, al momento non è sempre facilmente fruibile anche all'estero, come lo Spid e altre forme di riconoscimento elettronico che, al contrario, potrebbero velocizzare l'emissione di documenti evitando di gravare sulle strutture consolari;

    la carenza di personale citata ha portato negli ultimi anni alla chiusura di una cinquantina di strutture, di cui 36 sedi consolari prima, ed in seguito la soppressione di 27 uffici consolari onorari. Si tratta di una riduzione che ha coinvolto agenzie, consolati e viceconsolati, sia pure molti dei quali residuali e inattivi;

   il Maeci ha recentemente avviato le procedure concorsuali per l'assunzione di 177 funzionari amministrativi e consolari nel biennio 2018-2019 e di 44 funzionari appartenenti all'area della promozione culturale (assunti nel 2020), ai quali sono da aggiungere ulteriori 100 unità di personale della terza area, autorizzate con la legge di bilancio 2019, e 200 unità di seconda area;

   le procedure di selezione delle 177 unità di funzionari amministrativi e consolari, estesi a 277, concluse nel 2020, anche a causa della emergenza sanitaria in atto, non sono ancora divenute operative. Queste immissioni nei ruoli e la prospettata assunzione delle unità di personale di seconda area, una volta conclusi i concorsi, saranno tuttavia appena sufficienti a compensare le previsioni di quiescenza del medesimo biennio;

   la situazione attuale, dunque, è caratterizzata da un forte sottodimensionamento del personale all'estero, accompagnata anche da una presenza sottodimensionata di circa due terzi degli incarichi onorari riconosciuti e attualmente ricoperti;

   negli ultimi anni si è cercato di far fronte a tale insufficienza di personale ricorrendo in maniera crescente a personale a contratto reclutato localmente, ma nel 2020 l'aumento di contingente, arrivato a 3.000 unità, ha subito una nuova battuta arresto, superata per il 2021 con un nuovo aumento, previsto dalla legge di bilancio, di 80 unità. Una soluzione parziale, non solo nel ridotto numero di personale, ma anche nel limitato numero di funzioni, poiché alcune di queste non possono essere esplicate da personale, reclutato localmente, come il riconoscimento della cittadinanza, il rilascio di passaporti e di documenti di stato civile e visti, nonché di gestione del bilancio e del patrimonio delle sedi;

   al fine di potenziare l'offerta di servizi essenziali ai cittadini italiani residenti all'estero, sarebbe auspicabile ampliare il ruolo e le funzioni di altre strutture italiane presenti, quali i patronati e i consolati onorari, che potrebbero svolgere funzioni di supporto per l'emissione di una serie di documenti, alleggerendo così le strutture consolari;

   è di notevole importanza la possibilità di centralizzare a livello nazionale il rilascio dei passaporti tramite una sorta di servizio per corrispondenza, utilizzando anche il riconoscimento digitale ed elettronico, al fine di alleggerire le strutture rappresentative locali ed aumentare l'efficienza nell'erogazione dei servizi ai cittadini. Si tratta di una soluzione che permetterebbe di rispondere in maniera tempestiva ad una delle principali richieste dei cittadini all'estero sulla quale attualmente si registrano le attese più lunghe e che creano notevoli disagi ai nostri connazionale residenti all'estero;

   altrettanto importante sarebbe la definizione di un'apposita convenzione, alla quale si lavora da molti anni, con gli organismi rappresentativi dei patronati operanti all'estero al fine di definire protocolli di collaborazione nella fase istruttoria delle pratiche, che risulterebbe di grande sollievo per gli uffici consolari,

impegna il Governo:

   1) ad adottare iniziative per rafforzare la dotazione di personale, con particolare riguardo alle situazioni dove si rilevano le maggiori criticità nell'assicurare una efficiente erogazione dei servizi ai cittadini, accelerando le operazioni di immissione in ruolo dei vincitori di concorsi già esplicati e implementando l'assunzione di personale locale, a cui deve essere garantita remunerazione adeguata;

   2) a inserire la riorganizzazione e il potenziamento della rete estera nei programmi di riforma della pubblica amministrazione e di promozione della transizione digitale, obbiettivi che il Governo e la maggioranza che lo sostiene perseguono nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   3) ad accelerare il processo di digitalizzazione, incrementando la distribuzione delle Carte d'identità elettronica (Cie) anche al di fuori del perimetro europeo, semplificando le procedure per l'utilizzazione dell'«it» per la fruizione dei servizi consolari e l'erogazione dei servizi anche tramite Spid, al fine di velocizzare le prestazioni e l'acquisizione dei documenti;

   4) ad adottare iniziative per prevedere una forma di centralizzazione sul territorio nazionale per il rilascio dei passaporti con l'attivazione di un servizio per corrispondenza, utilizzando anche il riconoscimento digitale, al fine di fare fronte ad una delle più importanti richieste dei nostri connazionali all'estero e sulla quale si registrano le attese più lunghe;

   5) a pervenire con urgenza ad una forma di convenzione con i patronati all'estero;

   6) a rafforzare il ruolo dei consolati onorari;

   7) a implementare il ruolo di guida ed informazione delle rappresentanze italiane all'estero e delle camere di commercio, anche organizzando apposite sessioni di informazione sugli incentivi fiscali esistenti per l'attrazione di capitale umano.
(7-00761) «Migliore, Ungaro».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   MANIERO, SPESSOTTO, CORDA, RADUZZI, COSTANZO, CABRAS, GIULIODORI, TRANO, SAPIA, FORCINITI, COLLETTI, VALLASCAS, SURIANO e EHM. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 22 novembre 2021 il professor Guido Rasi, consulente scientifico del Commissario straordinario per l'emergenza COVID-19, Generale di Corpo d'Armata Francesco Paolo Figliuolo, è stato ospite di LA7 nel programma di approfondimento Otto e mezzo;

   nel corso della trasmissione il professor Rasi ha affermato che la probabilità di essere infettati da COVID-19 e di richiedere un ricovero in terapia intensiva sarebbe pari al 20 per cento e che, soprattutto, la letalità del COVID-19 sarebbe pari al 10-12 per cento;

   tali dati non corrispondono in alcun modo agli ultimi dati forniti il 17 novembre 2021 dall'Istituto superiore di sanità (Iss), secondo cui il tasso di letalità si attesta al 2,7 per cento, ben al di sotto del 10-12 per cento paventato dal consulente del Governo;

   inoltre, sempre secondo i medesimi dati dell'Istituto superiore di sanità, i deceduti per COVID-19 nella fascia under 40 rappresentano circa lo 0,3 per cento del totale, con un tasso di letalità inferiore allo 0,1 per cento;

   considerato che il professor Rasi è intervenuto in trasmissione in quanto consulente scientifico del Generale Figliuolo e che i dati forniti dall'Istituto superiore di sanità sono di pubblico dominio, risulta di particolare gravità il fatto che il consulente abbia esposto dati completamente distorti che contribuiscono a ingenerare nei cittadini diffidenza e discredito verso le istituzioni, oltre che confusione, e a violare il diritto a un'informazione corretta riguardo un tema tanto sensibile –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri non intenda intervenire con le opportune iniziative al fine di evitare che figure gravate di responsabilità istituzionali, come il professor Guido Rasi, possano diffondere pubblicamente dati non veritieri (fake news), screditando le istituzioni, procurando un allarme nell'opinione pubblica su basi false e impedendo ai cittadini di informare il loro comportamento su basi corrette.
(3-02646)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VILLANI, NAPPI e GIARRIZZO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la vigente disciplina normativa e contrattuale ha delineato la governance della scuola, ponendo all'apice di ogni istituzione scolastica due figure collegate e complementari, affermandole come centri di riferimento dalla cui azione combinata discende la consistenza strutturale e dinamica della stessa istituzione;

   da un lato il dirigente scolastico rappresenta l'organo di vertice, mentre il direttore dei servizi generali e amministrativi (Dsga) è la figura apicale che con autonomia operativa organizza le attività amministrativo-contabili necessarie e strumentali all'attuazione dell'offerta formativa, investito del compito di sovraintendere alla concreta gestione amministrativa e contabile delle scuole;

   secondo il testuale disposto della Tabella A del Contratto collettivo nazionale del lavoro Istruzione e Ricerca 2007, il Dsga ha compiti e responsabilità di rilevante complessità;

   in considerazione delle rilevanti funzioni assegnate al Dsga, il titolo richiesto per l'accesso al ruolo è quello della laurea specialistica in giurisprudenza, scienze politiche o economia;

   il progressivo e rilevante decentramento funzionale dall'amministrazione centrale e periferica alle singole scuole, nonché i cambiamenti dei processi lavorativi indotti dalle innovazioni di servizio o processo e dalle nuove tecnologie, hanno reso nel corso degli anni, le funzioni del Dsga ancora più complesse dal punto di vista pratico;

   tuttavia, a fronte delle funzioni svolte come sopra richiamate, i Dsga, sono ad oggi inquadrati come meri funzionari amministrativi, con in più alcune restrizioni e divieti normalmente non previsti per la generalità dei funzionari (divieto di part time, divieto di retribuzione dello straordinario, divieto di percepire emolumenti a carico del fondo di istituto);

   vieppiù che gli stessi sono impossibilitati ad accedere a qualsivoglia progressione verticale nella propria amministrazione di appartenenza, non potendo partecipare al concorso per la dirigenza scolastica, dopo cinque anni di servizio essendo il predetto concorso riservato unicamente agli insegnanti e non possono usufruire della mobilità intercompartimentale, non prevista per il Ministero dell'istruzione, al fine di poter legittimamente aspirare ad una progressione di carriera in altro comparto;

   sul versante economico, i Dsga percepiscono una retribuzione inidonea a compensare gli svantaggi sopra esposti, tenuto conto delle responsabilità rivestite, retribuzione costituita esclusivamente da una parte fissa, che assomma stipendio tabellare e indennità di direzione, da una parte variabile;

   si rammenta altresì che il Dsga non può accedere, come il resto del personale, alla ripartizione del fondo di istituto stanziato annualmente dal Ministero per la contrattazione integrativa, non percepisce alcuna indennità di risultato aggiuntiva e non ha diritto alla retribuzione dello straordinario ma solo al suo recupero orario;

   il 17 settembre 2021, presso la sede del Ministero dell'istruzione si è tenuta una manifestazione di protesta, organizzata dal Movimento nazionale Dsga e da Aida Scuole, associazioni di categoria dei Dsga da cui è emersa con chiarezza la necessità, come previsto dal decreto-legge n. 80 del 2021, di istituire anche nel comparto istruzione, l'area delle elevate professionalità (o area quadri) nella quale ricomprendere il Dsga, allo stato già formalmente investito di funzioni apicali, per le quali non può prescindersi dal necessario riconoscimento retributivo e normativo;

   detto riconoscimento, oltre a rispondere alle legittime rivendicazioni in tema di progressione di carriera degli appartenenti alla categoria, si pone in linea con gli obiettivi del Patto per l'innovazione della pubblica amministrazione e con l'atto di indirizzo del Ministro per la pubblica amministrazione, i quali correttamente rilevano la necessità di procedere alla valorizzazione di specifiche professionalità non dirigenziali, affinché le iniziative di modernizzazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione abbiano successo, accostando alle competenze tecniche dei dipendenti, lo sviluppo e l'affiancamento di competenze manageriali –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intenda adottare per una valorizzazione professionale ed economica dei Dsga sia attraverso la creazione dell'area contrattuale dei quadri e/o della vice dirigenza anche nel comparto istruzione e ricerca, al fine di inserire all'interno della stessa i Dsga, sia prevedendo l'incremento dello stipendio tabellare e dell'indennità di direzione rapportata all'organico dell'autonomia come prevista dalla legge n. 107 del 2015, oltre all'istituzione dell'indennità di risultato, già prevista in altri enti, nonché a eventuali ulteriori compensi.
(4-10794)


   CLAUDIO BORGHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   su diversi organi di stampa si discute della valutazione da parte del Governo dell'introduzione di una sorta di «super green pass» per limitare le attività solo a chi è vaccinato o guarito da Sars-Covid-19. Risulta evidente la fretta del Ministero della salute nel proporre tali misure restrittive fortemente impattanti sulla libertà di cittadini e ad avviso dell'interrogante, sull'economia nazionale copiate da altri Paesi europei, come la misura del «green pass francese» e «il modello austriaco»;

   in Francia il certificato verde è stato esteso fino al 31 luglio 2022 e in Austria per contrastare la pandemia il Governo si avvale del cosiddetto modello 2G, un sistema che consente l'accesso a una serie di attività solo a chi si è vaccinato e a chi è guarito dal COVID-19;

   in Svezia sono state introdotte il minor numero di restrizioni possibili per contrastare la diffusione da COVID-19 e, nel mese di novembre, il Paese ha registrato intorno ai mille contagi giornalieri. Al contrario, nello stesso mese, in Austria, dove vigono le suddette misure anti COVID-19 più stringenti, i contagi giornalieri sono saliti a circa 14.000;

   in Spagna l'utilizzo del green pass è praticamente assente; non vige l'obbligo di certificato verde per lavorare e la decisione sull'obbligo di green pass per frequentare bar, ristoranti, locali notturni è lasciata alle regioni. A settembre nel Paese i casi di contagio giornalieri si aggiravano intorno ai 2.000, sono poi scesi nel mese di ottobre 2021 e si stanno rialzando lievemente toccando i 4.000 a novembre 2021 –:

   quale sia il motivo per cui non risultano essere stati presi in considerazione i Paesi che hanno fatto scelte diverse, ottenendo risultati migliori nel contenimento della malattia, parametrati alla minimizzazione della compressione dei diritti dei cittadini, quali ad esempio Spagna e Svezia;

   su quali basi si sostenga che le chiusure sarebbero «inevitabili» in assenza di green pass, stanti appunto numerosi esempi nel mondo di scelte di contenimento diverse e la presenza di numerosi studi che hanno accertato l'inefficacia delle politiche di lockdown.
(4-10799)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, CIAMPI, BOLDRINI, AVOSSA, BAZOLI, BENAMATI, BERLINGHIERI, BOCCIA, BONOMO, BORDO, ENRICO BORGHI, BRAGA, BRUNO BOSSIO, BURATTI, CAMPANA, CANTINI, CARLA CANTONE, CAPPELLANI, CARÈ, CARNEVALI, CASU, CECCANTI, CENNI, CIAGÀ, CRITELLI, DAL MORO, DE FILIPPO, DE LUCA, DE MARIA, DE MENECH, DE MICHELI, DEL BASSO DE CARO, DELRIO, DI GIORGI, FASSINO, FIANO, FRAGOMELI, FRAILIS, GARIGLIO, GIORGIS, GRIBAUDO, INCERTI, LA MARCA, LACARRA, LATTANZIO, LEPRI, LETTA, LORENZIN, LOSACCO, LOTTI, MADIA, GAVINO MANCA, MANCINI, MAURI, MELILLI, MICELI, MORANI, MORASSUT, MORGONI, MURA, NARDI, NAVARRA, NITTI, ORFINI, PAGANI, UBALDO PAGANO, PELLICANI, PEZZOPANE, PICCOLI NARDELLI, PINI, PIZZETTI, POLLASTRINI, PRESTIPINO, RACITI, RIZZO NERVO, ANDREA ROMANO, ROSSI, ROTTA, SANI, SCHIRÒ, SENSI, SERRACCHIANI, SIANI, SOVERINI, TOPO, VAZIO, VERINI, VISCOMI, ZAN e ZARDINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da mesi, migliaia di migranti si stanno radunando alla frontiera con la Polonia, in Bielorussia;

   la Polonia rappresenta una nazione di transito per raggiungere altri Paesi dell'unione europea. Attualmente, oltre 4 mila persone, stanno stazionando presso i confini, mentre l'esercito polacco, con circa 20 mila uomini, sta cercando di respingerle, anche con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua e si sono già verificati scontri con morti e feriti. La situazione è drammatica: i migranti sono accampati da settimane in condizioni disumane ed in tende improvvisate, al gelo, senza acqua, cibo, medicinali e senza la possibilità di poter richiedere ed ottenere asilo politico;

   la Polonia ha annunciato che a dicembre inizierà a costruire un muro al confine; la barriera «è un investimento assolutamente strategico e prioritario per la sicurezza della nazione e dei suoi cittadini» ha dichiarato il Ministro dell'interno;

   il Presidente polacco, ha aggiunto che tale situazione è stata «causata dal regime bielorusso contro la Polonia e l'Ue. Sono stati i servizi bielorussi a dirigere i migranti verso il confine»;

   l'Onu, gli Stati Uniti, la comunità internazionale e l'Unione europea hanno stigmatizzato l'atteggiamento della Bielorussia, annunciando nuove sanzioni economiche e l'inasprimento delle attuali; mentre la Russia accusa l'Europa di aver creato le condizioni per l'afflusso di migranti;

   la Presidente della Commissione europea, ricordando che l'Unione europea ha mobilitato 700 mila euro per cibo, coperte, e kit di primo soccorso e destinato alla Polonia 114,5 milioni di euro dal fondo di 6,4 miliardi destinato alla gestione delle frontiere, ha dichiarato: «siamo pronti a fare di più. Ma il regime bielorusso deve smettere di adescare le persone, mettendo a rischio le loro vite». Sulla vicenda è intervenuto anche il Presidente del Consiglio Draghi, sottolineando come i migranti siano utilizzati come «strumento di politica estera»;

   «la posizione della Commissione europea è che i fondi Ue non debbano essere usato per costruire muri»; le parole del portavoce della Commissione Eric Malmer, hanno dato adito a polemiche e perplessità sull'utilizzo di risorse comunitarie per isolare il continente, evitando quindi di affrontare con efficacia le emergenze umanitarie –:

   quale sia la posizione del Governo sulla gestione polacca dei migranti bloccati alla frontiera con la Bielorussia e quali iniziative urgenti intenda assumere per garantirne la tutela dei diritti umani assicurando, in particolare, che i richiedenti asilo abbiano accesso al territorio dell'Unione europea per espletare la richiesta di protezione internazionale.
(5-07138)


   LUPI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 25 novembre 2021 il Presidente del Consiglio, Mario Draghi e il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, firmeranno il «Trattato del Quirinale», un accordo annunciato nel 2017 che modificherà la cooperazione tra Italia e Francia;

   il 29 novembre 2021 a Parigi, il Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, e il Presidente dell'Assemblée nationale, Richard Ferrand, firmeranno un accordo di cooperazione strutturata tra le due Camere;

   le relazioni bilaterali tra i due Paesi rappresentano un fattore rilevante per la politica industriale e lo sviluppo economico dell'Italia;

   negli ultimi anni l'integrazione produttiva tra l'economia francese e quella italiana è aumentata considerevolmente, con casi di rilievo come l'accordo tra Fiat e Psa, l'ingresso di Cassa depositi e prestiti, Intesa Sanpaolo in Euronext, oltre alle possibili fusioni di Unicredit con le banche francesi Crédit Agricole e Société Générale e le mire di Axa su Assicurazioni Generali già citate dal Copasir;

   il 27 gennaio 2021, dopo anni di negoziato, il progetto di acquisizione dei Chantiers de l'Atlantique da parte di Fincantieri è stato bloccato definitivamente in seguito a una riunione telefonica con il Ministro dell'economia francese; come riferito da alcune agenzie di stampa;

   ogni accordo di cooperazione deve rispettare i principi di reciprocità;

   inoltre, i contenuti di tale Trattato, che sarebbe sottoposto a ratifica del Parlamento italiano qualora fosse firmato, non sono stati condivisi con le Camere neanche nelle loro linee generali, poiché le uniche informazioni di carattere generale sono contenute in un comunicato stampa della Presidenza della Repubblica francese –:

   quali misure il Governo italiano abbia previsto di introdurre nel testo del «Trattato del Quirinale» per tutelare il sistema imprenditoriale italiano.
(5-07139)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   al confine tra Polonia e Bielorussia da mesi sono intrappolati migliaia di migranti spinti al confine polacco dal Governo bielorusso e respinti dal Governo polacco;

   solo grazie alle Ong presenti lungo la frontiera si può conoscere veramente ciò che accade in quelle zone blindate e il numero di morti di freddo e di stenti, con le temperature che arrivano abbondantemente sotto lo zero, anche perché l'accesso per la stampa indipendente in Bielorussa è limitato e, anche sul versante polacco tra la dichiarazione di stato d'emergenza e zona rossa, le notizie provenienti dal confine non possono essere verificate;

   appare evidente all'interrogante come il Presidente bielorusso Lukashenko stia utilizzando la migrazione come arma per esercitare pressioni diplomatiche contro le sanzioni che l'Unione europea ha inflitto alla Bielorussia sia per le contestate ultime elezioni presidenziali che per il mancato rispetto dei diritti civili da parte del regime illiberale di Lukashenko, utilizzando i corpi dei migranti come arma per ottenere riconoscimento;

   una trappola disumana progettata artatamente da Lukashenko e il cui obiettivo era chiamare a raccolta donne, uomini e bambini inconsapevoli per creare incidenti ai confini dell'Europa. In questo modo migliaia di persone si sono trovate ammassate contro i fili spinati per combattere, disarmati, una guerra non loro;

   la Polonia, da parte sua, ad avviso dell'interrogante violando il diritto internazionale, ha schierato ventimila soldati al confine con la Bielorussia, legalizzato i respingimenti, costruito recinzioni di filo spinato e annunciato per il mese di dicembre 2021 la costruzione di 180 chilometri di muro lungo il confine;

   la tragedia che si sta consumando sui confini orientali dell'Europa affonda le radici nel paradigma creato dall'Europa da alcuni anni a questa parte per arginare un fenomeno, quello migratorio, che non riesce a gestire. L'attenzione ossessiva alla militarizzazione dei confini, l'esternalizzazione delle frontiere, lo scambio denaro-sicurezza con Paesi autoritari hanno eroso, nel tempo, il concetto stesso di asilo e protezione umanitaria;

   l'Unione europea, lasciando queste persone al freddo e nel fango, sta venendo meno ad una sua precisa responsabilità: proteggere chi è costretto a fuggire da fame, guerre, disastri climatici, chi a casa propria è in pericolo di vita e cerca rifugio in Europa –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere in sede di Unione europea affinché la stessa si adoperi per garantire protezione e diritto d'asilo ai migranti intrappolati al confine tra Polonia e Bielorussia attraverso misure di ingresso umanitario.
(5-07140)


   FORMENTINI, ZOFFILI, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DI MURO, PICCHI, RIBOLLA e SNIDER. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da molteplici fonti di stampa e dalle stesse autorità transalpine si apprende che sarebbe ormai concluso il negoziato che dovrebbe condurre alla firma del cosiddetto «trattato del Quirinale» in occasione dell'imminente visita in Italia del Presidente della Repubblica francese;

   i negoziati avrebbero coinvolto diverse amministrazioni dello Stato;

   il Trattato, stando a quanto si è letto, instaurerebbe una vera e propria cooperazione rafforzata tra il nostro Paese e la Francia, che contemplerebbe anche la concertazione preventiva delle politiche europee, estere e di difesa dei due Stati contraenti;

   in ragione della sua grande rilevanza politica e strategica per il futuro del nostro Paese, sarebbe opportuno che almeno il Parlamento venisse aggiornato sui contenuti del Trattato bilaterale che l'Italia si accingerebbe a sottoscrivere, dal momento che la procedura prevista dall'articolo 80 della Costituzione non consente di modificare quanto figura nel testo degli accordi sottoposti al vaglio autorizzativo del Parlamento –:

   quando il Governo intenda informare compiutamente il Parlamento degli obblighi e delle conseguenze che comporterà per l'Italia la firma del cosiddetto Trattato del Quirinale,
(5-07141)


   DI STASIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni si sta tenendo a Roma il Forum dei giovani UE-Balcani occidentali, focalizzato sul tema dell'allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali e le nuove generazioni;

   la Conferenza è stata organizzata su iniziativa dell'Italia nell'ambito della Conferenza sul futuro dell'Europa e si concluderà il 26 novembre 2021 alla presenza, tra gli altri, del Vice Presidente della Commissione europea Dubravka Šuica e del Ministro interrogato, a cui verranno consegnati i risultati della discussione affinché il contributo dei giovani sia tenuto in debito conto nei prossimi sviluppi istituzionali e internazionali;

   il percorso dei Balcani occidentali verso l'adesione all'Unione europea vive una nuova fase di stallo. Il 6 ottobre scorso si è svolto in Slovenia il summit tra i leader degli Stati Membri dell'Unione europea e dei Paesi dei Balcani occidentali. In quella sede purtroppo il tema dell'allargamento non era in agenda e i lavori si sono concentrati sugli aspetti di cooperazione economica, centrato sul Piano economico e investimenti predisposto dalla Commissione europea dal valore di 28 miliardi di euro nei prossimi sette anni, di cui nove saranno finanziamenti a fondo perduto, finalizzati a integrare la regione balcanica nel mercato interno dell'Unione europea e alla creazione di un mercato unico regionale dei Balcani. Resta tuttavia immutata l'esigenza di sbloccare l'avvio dei negoziati di adesione con l'Albania e la Macedonia del Nord, di assicurare rinnovato slancio ai negoziati in corso con la Serbia e il Montenegro, e di riconoscere lo status di Paese «candidato UE» alla Bosnia-Erzegovina e al Kosovo;

   l'integrazione europea dei Balcani procede, a opinione dell'interrogante a un ritmo troppo lento. Per fare un esempio, la Macedonia del Nord è un Paese candidato per l'adesione all'Unione europea dal 2004 e sono quindi 17 anni che è in attesa di avviare i negoziati. Mai nessun Paese candidato ad entrare nell'Unione europea aveva mai atteso così tanto senza neppure iniziare i negoziati;

   occorre dare credibilità al processo di all'allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali, affinché i Paesi e le società civili della regione possano vedere coronate le loro legittime aspirazioni a far parte della famiglia europea –:

   quali iniziative abbia intenzione di intraprendere il Ministro interrogato, anche alla luce di quanto esposto in premessa, per dare nuovo impulso al processo di allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali.
(5-07142)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   EHM, TERMINI, MASSIMO ENRICO BARONI, BOLDRINI, SURIANO, SARLI, BRUNO BOSSIO e FASSINA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 22 ottobre 2021, sei Ong palestinesi sono state designate dal Ministro della difesa israeliano, Benny Gantz, come «organizzazioni terroristiche», ai sensi della legge nazionale antiterrorismo del 2016;

   le organizzazioni imputate sono: Addameer Prisoner Support and Human Rights Association, AlHaq, Bisan Center for Research and Development, Defense for Children InternationalPalestine, Union of Agricultural Work Committees e Union of Palestinian Women's Committees. Si tratta di organizzazioni riconosciute a livello internazionale per il loro impegno e difesa dei diritti umani, della promozione dei diritti delle donne e dei minori e per la tutela dei prigionieri politici;

   le accuse mosse contro le sei Ong rientrerebbero nell'ambito della sottrazione indebita dei fondi destinati al finanziamento di progetti umanitari e di collaborare «sotto copertura» con il Fronte popolare di Liberazione della Palestina;

   le Ong cooperano da anni con le più importanti organizzazioni di promozione per la pace e per la tutela dei diritti umani, tra queste le Nazioni Unite e la Corte penale internazionale (Cpi) nonché con diversi Paesi dell'Unione europea ed Extra Unione europea finanziatori, tra cui l'Italia;

   l'ordine firmato l'8 novembre 2021 dal Comandante dell'esercito israeliano, Yehuda Fox, ha esteso la condanna, anche verso i territori occupati;

   la convalida di tale decisione rappresenta un grave precedente nell'ambito del diritto internazionale per diverse ragioni. Tenuto conto che: nessuna delle organizzazioni incriminate risiede in Israele, tale atto ha causato un danno d'immagine a rispettabili organizzazioni non governative, che lo Stato di Israele non ha alcuna ingerenza su questioni dirimenti aree al di fuori dei propri confini, e, infine, che, in base alla legge anti terrorismo israeliana del 2016 il fermo immediato delle sei Ong comporta la chiusura immediata delle sedi operative, il sequestro dei beni, il blocco dei finanziamenti e l'arresto dei dipendenti;

   la decisione assunta dal Governo israeliano ha sollevato le critiche di diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani come Amnesty International, Human Rights Watch, B'Tselem, della Comunità internazionale e di alcuni Paesi, tra cui l'Italia, il Dipartimento di Stato Usa, dei Governi francese, britannico, irlandese e la ferma condanna di esperti delle Nazioni Unite e dei massimi esponenti internazionali;

   la Commissaria Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet ha definito tale attacco una violazione delle libertà di associazione, di opinione, di espressione e di partecipazione attiva alla vita pubblica;

   la viceministra del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni, ha espresso profonda preoccupazione circa i rapporti di Cooperazione Internazionale del nostro Paese con alcune delle Ong citate ricordando che «l'Italia ritiene che il ruolo delle organizzazioni della società civile si fondamentale e irrinunciabile nella promozione dei diritti umani e dei valori democratici.»;

   il Commissario per gli affari esteri dell'Unione europea, Josep Borrell, ha ribadito che, le 6 organizzazioni incriminate sono inserite nei programmi di finanziamento dell'Unione europea e, ad oggi, il governo di Israele non ha ancora fornito alcun tipo di risposta convincente circa l'operato di matrice terroristica delle Ong –:

   quali iniziative siano state intraprese dal Governo italiano, in ambito bilaterale, europeo ed internazionale, per chiedere al Governo israeliano la revoca della designazione come «organizzazioni terroristiche» delle sei organizzazioni della società civile palestinese;

   come intenda il Governo italiano replicare alle possibili accuse di finanziamento al terrorismo, mosse anche nei confronti dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, impegnata, tra le altre, in progetti umanitari e in programmi di sviluppo in collaborazione con alcune delle Ong sopra citate e messe al bando dal Governo israeliano;

   in che modo il Governo italiano intenda tutelare i cittadini italiani direttamente coinvolti in rapporti di collaborazione con le Ong e che ora rischiano sanzioni penali in base alla legge anti terrorismo israeliana del 2016.
(5-07143)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI e VAZIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con i provvedimenti dell'Agenzia delle entrate 8 agosto 2020 e 12 ottobre 2020, i soggetti che hanno diritto alle detrazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia, recupero o restauro della facciata degli edifici, riqualificazione energetica, riduzione del rischio sismico, installazione di impianti solari fotovoltaici e infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici, anche nella misura del 110 per cento (Superbonus 110 per cento, sono tenuti a comunicare telematicamente all'Amministrazione finanziaria l'opzione per la cessione del corrispondente credito a soggetti terzi, oppure per il contributo sotto forma di sconto, a partire dal 15 ottobre 2020, entro il 16 marzo dell'anno successivo a quello in cui sono state sostenute le spese che danno diritto alla detrazione;

   il decreto-legge 11 novembre 2021, n. 157, con effetto dal 12 novembre 2021, ha esteso, l'obbligo del visto di conformità e dell'asseverazione, già previsto per il Superbonus, anche agli altri bonus edilizi nei casi in cui il beneficiario opti per la cessione del credito o lo sconto in fattura;

   come specificato nei chiarimenti rilasciati il 22 novembre 2021 dall'Agenzia, la nuova normativa si applica alle comunicazioni trasmesse telematicamente a decorrere dal 12 novembre 2021 (data di entrata in vigore del citato decreto-legge n. 157), tuttavia, la medesima Amministrazione finanziaria ritenendo meritevole di tutela l'affidamento dei contribuenti in buona fede che abbiano ricevuto le fatture da parte di un fornitore, assolto i relativi pagamenti a loro carico ed esercitato l'opzione per la cessione, attraverso la stipula di accordi tra cedente e cessionario, o per lo sconto in fattura, mediante la relativa annotazione, anteriormente al 12 novembre, anche se non abbiano ancora provveduto all'invio della comunicazione telematica all'Agenzia, di fatto esonera tali contribuenti dall'obbligo documentale;

   alla luce di queste novità, molti cantieri hanno fermato le attività a causa del possibile rischio di perdere il diritto al credito d'imposta del 90 per cento previsto dal cosiddetto bonus facciate per tutti quei lavori che termineranno dopo febbraio 2022 pur se, in conformità a quanto previsto dall'Amministrazione finanziaria e ribadito in precedenti risposte in questa sede, si è provveduto, o si provvederà, al pagamento della fattura a saldo, successivamente al 12 novembre 2021 ma comunque entro il 31 dicembre 2021;

   in particolare, applicandosi a queste opere l'obbligo di presentazione del visto di conformità e dell'asseverazione della congruità delle spese, (che sono sottoscritti solo a lavori ultimati), risulterebbe difficile in questi casi rispettare il termine del 16 marzo 2022 per presentare all'Agenzia la comunicazione per trasferire il credito all'impresa (sconto in fattura) pregiudicando quindi la possibilità di realizzare le opere già avviate –:

   se ritenga utile chiarire, quanto già dichiarato in precedenti interventi, circa la possibilità di fruire dello sconto in fattura nel caso del «bonus facciate» pagando entro il 31 dicembre 2021 il saldo per il corrispondente 10 per cento che residua dalla fattura, specificando che, anche per tutte le opere fatturate entro fine anno, non è necessaria la presentazione del visto di conformità e dell'asseverazione, al fine di salvaguardare il legittimo affidamento di coloro che avevano iniziato i lavori ma che presumibilmente termineranno oltre il 16 marzo 2022;

   se ritenga di adottare iniziative per chiarire l'ambito di applicazione delle disposizioni di proroga del «Superbonus» per il 2022 affermando il presupposto che i lavori trainati all'interno dei condomini e degli edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate, abbiano gli stessi termini e le stesse scadenze di esecuzione previsti per i lavori trainanti, posto che gli interventi trainati sono eseguiti solo dopo l'inizio dei lavori sulle parti comuni e terminati prima degli stessi.
(5-07145)

Interrogazione a risposta scritta:


   CANCELLERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto «bonus facciate», istituito con legge 27 dicembre 2019, n. 160, è un'agevolazione fiscale consistente in una detrazione d'imposta per interventi finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti, di qualsiasi categoria catastale, compresi gli immobili strumentali;

   il disegno di legge di bilancio per l'anno 2022, attualmente all'esame in Senato, proroga al 2022 la fruizione del bonus, riducendo dal 90 per cento (come originariamente previsto) al 60 per cento la spesa ammessa a detrazione;

   in riferimento all'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-06751 del 5 ottobre 2021 presentata alla Camera, il Ministero dell'economia e delle finanze ha fornito chiarimenti circa la possibilità di detrarre il bonus facciate al 90 per cento in conformità al criterio di cassa, pagando entro il 31 dicembre 2021 la quota del corrispettivo pari al 10 per cento che residua dopo l'applicazione dello sconto in fattura, indipendentemente dallo stato di avanzamento dei lavori che potranno essere completati anche successivamente;

   sulla stessa linea anche la risposta fornita dalla Direzione Provinciale della regione Liguria in riferimento all'interpello n. 903-521/2021 del 7 luglio 2021;

   al fine di contrastare le frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche è stato approvato il decreto-legge 11 novembre 2021, n. 157, cosiddetto «Antifrode» che estende, tra le altre cose, l'obbligo per il visto di conformità anche in caso di cessione del credito o sconto in fattura relativi alle detrazioni fiscali per lavori edilizi diversi da quelli che danno diritto al «superbonus al 110 per cento»;

   dato che l'asseverazione tecnica e il visto di conformità previsti dal suddetto provvedimento riguardano anche il pregresso e i lavori in corso, si crea una problematica anche per le spese relative al «bonus facciate», in quanto, come sopra specificato, ai soggetti che sostengono queste spese è stata riconosciuta la possibilità di saldare la fattura entro il 31 dicembre 2021, prescindendo dallo stato di avanzamento dei lavori, e di completare i lavori anche dopo il pagamento. Essendo però impossibile asseverare la congruità di spese sostenute per lavori non ancora effettuati, l'effetto indiretto del decreto «Antifrode» potrebbe essere l'impossibilità di ottenere lo sconto in fattura del 90 per cento per opere non asseverabili, in quanto non eseguite/ultimate, entro fine anno;

   tramite le Faq pubblicate sul sito istituzionale, l'Agenzia delle entrate ha chiarito che l'obbligo del visto di conformità e dell'asseverazione non si applica ai contribuenti che prima del 12 novembre 2021 (data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto) hanno ricevuto le fatture da parte di un fornitore, assolto i relativi pagamenti ed esercitato l'opzione per la cessione o per lo sconto in fattura, anche se la relativa comunicazione non è stata ancora inviata, considerato che le incertezze persistono e stanno causando notevoli disagi all'avanzamento dei lavori per quanto concerne il bonus facciate –:

   se non ritenga opportuno valutare di adottare iniziative volte a estendere il mancato obbligo del visto di conformità e dell'asseverazione al 31 dicembre 2021, per i contribuenti che, alla predetta data, non hanno trasmesso la relativa comunicazione ma hanno comunque ricevuto le fatture da parte di un fornitore, assolto i relativi pagamenti ed esercitato l'opzione per la cessione o per lo sconto in fattura.
(4-10803)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MORRONE e TATEO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i sindacati autonomi di polizia penitenziaria, attraverso una nota congiunta alla stampa hanno manifestato la situazione di disagio nella quale verte il carcere di Taranto;

   all'interno dell'istituto penitenziario è scoppiato un nuovo focolaio di COVID-19 (dopo quello del giugno 2020) con una trentina di contagiati tra i detenuti, quasi tutti asintomatici;

   i casi positivi sono emersi dai tamponi effettuati su alcuni detenuti che erano stati a stretto contatto con un altro paio di detenuti che avevano manifestato i sintomi della malattia;

   i sindacati sottolineano, inoltre, i problemi organizzativi e igienico-sanitari che la pandemia aveva rivelato già in precedenza, la mancata applicazione delle procedure di prevenzione e degli screening sanitari finalizzati ad accertare eventuali positività al virus e le anomale procedure di distribuzione delle previste forniture dei dispositivi di protezione individuale non adeguata sia nella quantità, che nella qualità;

   al fine di salvaguardare la salute del personale di polizia penitenziaria e degli amministrativi è necessario il più ampio screening e un monitoraggio costante e sistematico dello stato di salute con l'effettuazione dei tamponi rino-faringei previsti dalla normativa vigente in materia sanitaria, la corretta distribuzione dei dispositivi e l'idonea sanificazione dei luoghi di lavoro;

   l'istituto penitenziario di Taranto subisce, da anni, i disagi di un costante sovraffollamento, tanto da essere considerato il carcere più sovraffollato d'Italia: con una capienza massima di 300 detenuti è arrivato a contenerne quasi 700, utilizzando un piano del nuovo padiglione senza che però abbiano inviato i poliziotti penitenziari necessari –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere con riguardo a quanto esplicitato nelle premesse al fine di apportare interventi finalizzati alla risoluzione delle problematiche del carcere di Taranto.
(4-10795)


   FRATOIANNI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sul proprio blog su ilfattoquotidiano.it, Susanna Marietti, Coordinatrice dell'associazione Antigone, ha raccontato ciò che ha visto durante una sua visita presso il carcere per adulti di Torino;

   in particolare la coordinatrice di Antigone si sofferma sulla sezione chiamata Sestante che funge da articolazione psichiatrica dell'istituto;

   al Sestante si trovano circa venti celle, dieci su ogni lato del corridoio e in ciascuna è reclusa una singola persona detenuta;

   la cella appare subito piccola, sporca, quasi completamente vuota, con al centro un letto in metallo scrostato e inchiodato al pavimento. Sopra, i materassi sono fetidi, non sempre vi sono coperte e in qualche letto, non in tutti, è presente un piccolo cuscino di gommapiuma;

   le suddette celle sono sprovviste di sedie e tavolini ed è presente soltanto un piccolo cilindro, probabilmente di pietra, dove ci si può sedere in posizione scomodissima;

   unico altro arredo presente in cella è un orrendo bagno alla turca posizionato vicino alle sbarre, di fronte agli occhi di chiunque passi per il corridoio;

   è rinchiusi in questi luoghi che i detenuti trascorrono l'intera giornata, senza nulla da fare e nessuno con cui parlare;

   Antigone, da anni, anche attraverso i suoi Rapporti annuali, denuncia tali condizioni di vita interne, ma nulla è evidentemente cambiato;

   le condizioni detentive in quella sezione sono immediatamente apparse ai rappresentanti di Antigone contrarie a quel senso di umanità che la nostra Costituzione chiede alle pene legittime;

   dalle testimonianze dirette raccolte è emerso che in una cella la turca non scaricava le feci da quattro giorni perché guasta e nessuno l'aveva ancora aggiustata mentre un'altra cella era al buio perché mancava la lampadina. In un'altra cella ancora un giovane uomo che si trovava a Torino per un periodo di 30 giorni di osservazione psichiatrica, mandato lì da un altro istituto, era evidentemente imbottito di farmaci fino al punto da non riuscire a parlare e a reggersi in piedi;

   Susanna Marietti racconta poi che nell'ultima cella prima dell'uscita c'era un ragazzo di circa 25 anni che piangendo ha riferito di non comprendere perché si trovasse in quella struttura e successivamente gli operatori hanno spiegato che il detenuto era in attesa che si liberasse un posto in una Rems, le residenze a vocazione sanitaria per l'esecuzione delle misure di sicurezza psichiatriche;

   secondo la coordinatrice di Antigone quel ragazzo non avrebbe dovuto trovarsi lì, non c'era titolo per la sua detenzione e successivamente ha potuto verificare che nessuno aveva avvertito la madre su dove si trovasse il figlio;

   a parere dell'interrogante non si possono abbandonare delle persone nelle condizioni denunciate da Antigone, in luoghi indecenti dove gli esseri umani sono privati di ogni dignità e per tutto quanto testimoniato dalla coordinatrice di Antigone, quel reparto andrebbe chiuso immediatamente –:

   se il Ministro interrogato non intenda promuovere iniziative ispettive presso la sezione Sestante del carcere per adulti di Torino al fine di appurare la veridicità delle notizie emerse a seguito della recente visita di rappresentanti dell'associazione Antigone presso la struttura che, se confermate, dovrebbero determinare, a parere dell'interrogante, la chiusura definitiva della suddetta sezione.
(4-10798)


   SIRACUSANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 19 novembre 2021 il quotidiano La Repubblica ha riportato la notizia della visita, circa 10 mesi fa, nel carcere di Salerno della deputata Sara Cunial a un detenuto, l'hacker Arturo D'Elia, già condannato dal tribunale di Napoli per l'accusa di essere penetrato nei sistemi di sicurezza informatica di Leonardo Spa;

   risulta che la deputata fosse accompagnata da due americani e un avvocato, vicino sia a lei che all'ambasciata Usa a Roma;

   sono molte e gravi le irregolarità evidenziate dal quotidiano;

   in primis, sembra che all'ingresso nel penitenziario venne registrata la sola presenza della deputata, mentre non risulterebbe nessuna trascrizione sul foglio d'ingresso, né dell'avvocato Moriggia, né dei due americani;

   inoltre, come riferito dal detenuto D'Elia, gli americani, appartandosi con lui, avrebbero provato a fare domande sulle elezioni del Presidente della Repubblica negli Stati Uniti d'America –:

   se il Ministro interrogato non intenda chiarire, eventualmente adottando iniziative ispettive, come sia stato possibile l'ingresso nel carcere di Salerno di persone non identificate e registrate, al fine di potenziare il sistema dei controlli per l'ingresso dei visitatori negli istituti penitenziari.
(4-10802)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MORRONE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane la regione Emilia-Romagna ha sottoscritto una convenzione con Anas per migliorare la viabilità e la sicurezza dell'intera rete stradale, fra cui il tratto terminale della strada statale 67 tra Forlì e Ravenna, in un'ottica di potenziamento del porto e dell'entroterra;

   si tratta di un intervento prioritario per migliorare i collegamenti stradali nelle aree commerciali e produttive di Forlì e della Romagna;

   dagli interventi di ammodernamento previsti è rimasto escluso il tratto di valico appenninico della strada statale 67 che riguarda i comuni di Dovadola, Rocca San Casciano, Portico e San Benedetto perché non ritenuto prioritario dalla regione in base delle valutazioni di traffico generato dal Prit 2025;

   tuttavia la tratta in questione riveste un ruolo cruciale e strategico non solo perché ci sono grandi aziende che hanno investito o che intendono investire nella zona, come ad esempio la Bipres che conta oltre 100 dipendenti a Rocca e Portico, ma anche perché la sua importanza crescerà con l'aumento del traffico aereo su Forlì e la Romagna;

   gli interventi di ammodernamento e di manutenzione straordinaria e ordinaria in questione, necessari per rendere l'arteria in questione adeguata e sicura, sono fondamentali per promuovere il turismo e la residenzialità nelle aree interne e nei borghi montani di cui è costituita la zona;

   da decenni il territorio appenninico della Valle del Montone attende una strada degna del notevole flusso di traffico che insiste su quella via di comunicazione e di collegamento tra Romagna e Toscana;

   inserire tutta la strada statale 67 Ravenna-Livorno, compreso il tratto Forlì-Firenze, tra cui la porzione rimasta più arretrata da Dovadola al Passo del Muraglione, in una posizione di priorità nella programmazione degli interventi sulla rete viaria, rappresenta anche una questione più generale di interesse nazionale, che riguarda l'ammodernamento della viabilità del nostro Paese –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di promuovere gli interventi necessari di manutenzione straordinaria e ordinaria della rete viaria del nostro Paese, e per promuovere il completamento dell'opera di ammodernamento della strada statale n. 67, incluso il tratto di valico appenninico che attraversa i comuni di Dovadola, Rocca San Casciano, Portico e San Benedetto.
(4-10797)


   MAZZETTI e SOZZANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in relazione alle prossime sfide che la stazione appaltante, Rete Ferroviaria Italiana, dovrà affrontare nei prossimi anni – a partire dalla sfida epocale della gestione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), da cui dipenderà la credibilità dell'Italia nel prossimo futuro – diventa rilevante porre attenzione all'efficacia e all'efficienza del processo di affidamento e approvvigionamento delle gare in carico alla stazione stessa per garantire l'impiego rapido e razionale delle risorse;

   in tal senso, analizzando il processo, si evidenzia, come nota positiva, un incremento in termini di gare pubblicate da Rfi nel periodo 2019-2021, espresso sia in termini di numero di procedure avviate che come valore da appaltare;

   tuttavia, per verificare l'efficacia e l'efficienza del sistema nel suo complesso, è essenziale appurare, all'interno dello stesso periodo di tempo 2019-2021, una misura delle gare aggiudicate e dei relativi contratti stipulati, espressi sia come numero di procedure aggiudicate che come valore appaltato con contratti stipulati;

   a tal fine, questo aspetto assume particolare rilievo alla luce di recenti gare totalmente o parzialmente deserte o con un mancato raggiungimento di contratti di stipula;

   si riportano, a titolo di esempio, la gara per fornitura binari sul terzo valico e altre gare di forniture tecnologiche in cui solo una parte di lotti è stata aggiudicata;

   com'è noto, l'assenza dell'aggiudicazione di una gara, sia che essa sia andata deserta, sia che essa non abbia raggiunto un contratto di stipula, costituisce un problema per l'ente, sia in termini di perdita di efficacia che in termini di tempestività dell'azione;

   va considerato che una procedura non affidata implica necessariamente un ritardo nell'attività di intervento e di ammodernamento rispetto ai mezzi e alle strutture, e comporta inoltre ulteriori costi, anche solo in termini di tempo, per la pubblicazione di un nuovo bando e l'espletamento di una nuova procedura;

   e va considerato che è primario interesse per lo Stato, in ragione del principio di libera concorrenza e dei principi di efficienza e buon andamento dell'amministrazione, così come stabilito dall'articolo 97 della Costituzione, garantire l'attuazione dei suddetti interventi –:

   quale sia stata – in riferimento al periodo 2019-2021 – la misura dell'efficacia del processo di affidamento delle gare da parte di Rete Ferroviaria Italiana, in termini sia di gare affidate sul totale di gare pubblicate, sia in termini di valore dei contratti stipulati sul totale del valore delle gare pubblicate;

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda adottare affinché siano ridotte il numero di gare non affidate in capo alla stazione appaltante Rete Ferroviaria Italiana (Rfi).
(4-10804)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la blogger tunisina Sabee Al Saidi avrebbe pubblicato sui social network un video che la riprende mentre attraversa illegalmente il mare mediterraneo su un barchino diretta verso Lampedusa;

   ciò che colpisce del suddetto video e dell'intero profilo social della ragazza è la situazione di agio nella quale la stessa viene ritratta;

   in particolare nel video la ragazza è in possesso di un telefono capace di trasmettere su internet, balla allegra mostrando lo smalto e un abbigliamento non compatibile con una situazione di disagio;

   in verità la ragazza avrebbe dichiarato, come riportano le agenzie di stampa, di essere fuggita dalla Tunisia perché costretta a lasciare il suo Paese per difficili condizioni sociali;

   diventa difficile credere che la ragazza, alla luce di quanto documentato dal video e dai suoi profili social, abbia subito una qualche denigrazione di un diritto tale da poter essere titolare di una qualsiasi forma di protezione da parte dell'Italia;

   il caso è di pubblico dominio e ha creato in Tunisia molte polemiche circa la reale condizione di bisogno degli immigrati mentre chi scrive non ha notato nessuna presa di distanza o intervento da parte del Governo italiano circa una condotta non solo illegale ma anche denigratoria della solidarietà del popolo italiano verso chi realmente soffre situazioni di disagio e menomazioni di diritti fondamentali –:

   se la ragazza sia stata rimpatriata e in caso negativo quale status le sia stato riconosciuto dall'Italia.
(3-02645)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   GEBHARD e COLUCCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella provincia di Trieste stanno affluendo da anni migliaia di migranti irregolari attraverso la rotta balcanica;

   le politiche migratorie nazionali non sono sufficientemente attive per fronteggiare un tale numero di infiltrazioni nel nostro territorio;

   va sottolineato il limitato numero di operatori di polizia in quell'area geografica, fra personale in pattuglia e personale degli uffici, a fronte di un costante aumento della migrazione irregolare, circa 4.200 migranti nel 2020 e già 5.200 a settembre 2021;

   negli oltre 50 chilometri che circondano la città di Trieste, al confine con la Slovenia, sono in servizio solo due o tre pattuglie della polizia di frontiera, coadiuvate da militari del progetto «strade sicure», che hanno il compito di vigilanza e intercettazione dei migranti, mentre alla polizia spetta l'accompagnamento presso gli uffici, la foto segnalazione identificati va e le documentazioni di rintracciamento;

   il 7 ottobre 2021, la polizia di Trieste ha arrestato quattro passeur sloveni per favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina: sono stati bloccati dopo aver accompagnato in auto (e lasciato in prossimità del confine tra Italia e Slovenia) cinque migranti turchi, come ha riportato Rainews24;

   al contempo, la Polizia di frontiera sul confine orientale ha assoluta necessità di rinforzi, per poter gestire efficacemente l'aumento di profughi provenienti dall'Afghanistan, a causa dei recenti cambiamenti politici avvenuti in quel Paese, con il ritorno al potere dei talebani;

   va considerato il rischio di infiltrazioni terroristiche nel grande flusso migratorio –:

   se il Governo non intenda assumere opportune iniziative per garantire una più efficace azione di contrasto all'immigrazione clandestina al confine italo-sloveno, rinforzando il contingente di polizia presente sul confine e intraprendendo una decisa iniziativa diplomatica nei confronti del Governo sloveno, al fine di coordinare in sicurezza la gestione dei flussi migratori al confine tra i due Paesi.
(5-07126)


   BALDINO e FICARA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'immigrazione clandestina si caratterizza anche mediante sbarchi autonomi sulle coste italiana, sia attraverso imbarcazioni vetuste, sia mediante l'utilizzo di natanti a vela, ancora in ottimo stato, che finiscono nei depositi giudiziari talvolta improvvisati nelle aree portuali di primo approdo;

   il decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, all'articolo 12, commi da 8 a 8-quinquies disciplina particolari aspetti del fenomeno, quale la destinazione dei mezzi di trasporto utilizzati per l'arrivo dei clandestini sulle coste italiane;

   negli anni la normativa è stata innovata, ampliando gli scopi ai quali tali imbarcazioni potevano essere destinate, quali quelli di giustizia, di protezione civile o di tutela ambientale, anche per consentire a soggetti diversi dagli organi dello Stato o altri enti pubblici di disporre dei beni;

   in particolare, un emendamento del Movimento 5 Stelle, inserito nella legge 18 dicembre 2020, n. 173, ha introdotto la possibilità per i beni sequestrati nel corso di operazioni di polizia per il contrasto e la prevenzione dell'immigrazione clandestina, salvo che vi ostino esigenze processuali, di essere affidati (...) anche «a enti del Terzo settore, (...) che ne abbiano fatto espressamente richiesta per fini di interesse generale o per finalità sociali o culturali, i quali provvedono con oneri a proprio carico allo smaltimento delle imbarcazioni eventualmente loro affidate, previa autorizzazione dell'autorità giudiziaria competente (...)»;

   diverse associazioni del Terzo settore, sebbene si siano tempestivamente attivate presso le competenti autorità per vedersi affidare i natanti oggetto di confisca o sequestro, per realizzare progetti e percorsi inclusivi in diverse aree tematiche quali quelle culturali, ludiche, turistiche, sportive, formative, lavorative o attività rivolte alle famiglie, persone con disabilità e/o minori con disagio, di fatto, sono rimaste prive di riscontro e/o senza esito, e ciò nonostante le modifiche introdotte;

   è evidente la necessità di un intervento che preveda, in via risolutiva, la possibilità di affidamento ad enti del Terzo settore in tempi celeri, in tal modo consentendo la concreta attuazione di quanto stabilito a livello normativo –:

   quali iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare per rimuovere al più presto gli ostacoli che, di fatto, impediscono l'attuazione, della normativa esposta in premessa.
(5-07127)


   CECCANTI e GRIBAUDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 13 ottobre 2021 è scaduto il termine di tre mesi dalla pubblicazione notiziale sulla Gazzetta Ufficiale della approvazione in via definitiva della legge di revisione costituzionale che ha riconosciuto a tutte le persone comprese tra i 18 e i 25 anni, circa quattro milioni di elettori, il diritto di voto al Senato della Repubblica;

   come è noto infatti, entro tre mesi dalla pubblicazione di un testo di revisione costituzionale approvato in seconda deliberazione a maggioranza assoluta dei componenti la Camera o il Senato, ma inferiore ai due terzi, un quinto dei membri di una Camera, o cinquecentomila elettori, o cinque consigli regionali possono domandare che si proceda a referendum popolare;

   non essendovi stata nessuna richiesta di referendum nell'arco temporale previsto dalla legge, il testo è stato regolarmente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 20 ottobre ed è entrato in vigore il 4 novembre;

   questa legge ha consentito non solo un'importante estensione dei diritti politici ad una fetta sensibilmente più ampia di popolazione, ma al tempo stesso ha allontanato definitivamente il rischio che si possano verificare maggioranze disomogenee tra Camera e Senato;

   questi 4 milioni di giovani elettori dovrebbero dunque essere chiamati a votare per la prima volta al prossimo rinnovo del Senato della Repubblica previsto, in caso di scadenza naturale della legislatura, per il mese di marzo del 2023;

   tuttavia, non è chiaro quale debba essere la disciplina applicabile nel periodo intercorrente da qui al prossimo rinnovo del Senato qualora dovesse ricorrersi ad una elezione suppletiva –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a sensibilizzare il corpo elettorale interessato dalle nuove disposizioni, nonché se non ritenga utile l'adozione di ogni iniziativa di competenza volta a chiarire l'applicabilità della nuova disciplina anche in caso di elezioni suppletive.
(5-07128)


   D'ETTORE, BERARDINI e MUGNAI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Comune di Reggio Calabria aveva affidato la gestione di uno dei palazzi storici della città, il Miramare, ad un imprenditore dopo che, durante la campagna elettorale del 2014, aveva concesso i suoi locali per la segreteria del sindaco Falcomatà, senza tuttavia alcun bando pubblico ma per concessione diretta;

   restando impregiudicata la questione giudiziaria rimessa al vaglio della magistratura e confermata l'irrinunciabilità del principio costituzionale di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, sarebbe necessario affrontare anche nell'ambito dell'Assemblea elettiva comunale reggina ogni aspetto della natura politica degli effetti della cosiddetta «sentenza Miramare», in particolare riguardo alla disciplina della «legge Severino»;

   la città ha bisogno di un esecutivo nella pienezza dei suoi poteri che garantisca stabilità, continuità amministrativa, legittimazione popolare, in vista della spendita delle risorse che deriveranno dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) alla città metropolitana che, se diligentemente implementati, condurrebbero a giovamenti economici e sociali;

   durante il consiglio comunale del 20 novembre 2021 è stato reso evidente il mancato sostegno da parte del gruppo dei democratici ai due vicesindaci indicati da Falcomatà come suoi successori, entrambi non appartenenti al partito di maggioranza della coalizione, creando una presa di distanza da parte dell'ex Ministro onorevole Boccia: la guida del Comune nei 18 mesi di sospensione del sindaco non avrà il sostegno del partito democratico;

   non è da dimenticare la grave vicenda della presunta alterazione del processo democratico elettivo rispetto ai presunti brogli elettorali verificatisi durante le elezioni comunali del mese di settembre 2020, evidenziata da un'interpellanza presentata dall'interrogante alla Camera dei deputati lo scorso aprile, alla quale il Sottosegretario all'interno in carica Sibilia aveva risposto che, relativamente alle richieste di adozione delle misure dissolutorie, previste dall'articolo 141 e seguenti del Tuel, tale strumento sarebbe limitato a fattispecie tipiche, tassativamente indicate dalla legge, la cui concretizzazione soltanto legittima l'adozione dello scioglimento, ribadendo in ogni caso la necessità di ulteriori accertamenti stante la gravità delle violazioni riscontrate;

   è necessaria una risposta chiara su quale possa essere il rapporto fiduciario che si ha con un'amministrazione di fatto decapitata, di fronte all'ipotesi di numerose violazioni di legge –:

   se il Ministro interrogato non reputi sussistano i presupposti per adottare iniziative di competenza, anche ai sensi degli articoli 141 e seguenti del Tuel, dirette a promuovere un eventuale scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria, nonché in relazione agli effetti riconducibili al Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(5-07129)


   PRISCO, MELONI e MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'8 novembre 2021 un algerino di 37 anni, sconosciuto alle forze dell'ordine e agli 007 francesi, ha aggredito con un coltello dei poliziotti a Cannes, affermando di agire «in nome del profeta»; l'uomo ha aperto la portiera di una volante e ha accoltellato un agente, seduto al posto di guida, colpendolo al torace tre volte, poi ha girato e si è rivolto all'altro agente presente; le telecamere di sicurezza hanno ripreso tutto; due altri agenti sono scesi dalla macchina e hanno sparato all'aggressore, adesso l'algerino è piantonato in ospedale;

   Benrabah, questo il nome dell'uomo, era arrivato a Cannes nel 2016; fonti investigative confermano che è sbarcato a Cagliari nel 2008, dove è stato foto-segnalato con diverse generalità e «respinto» con il foglio di via: quell'anno erano arrivati circa 1.500 algerini sulle coste sarde; probabilmente è rimasto illegalmente in Italia fino a ottenere un primo permesso di soggiorno a Napoli nel 2011;

   il permesso di soggiorno della questura di Napoli è stato convertito tre anni fa in una carta di soggiorno a tempo indeterminato valida per tutta l'area Schengen;

   gli interroganti ritengono sia una vicenda molto grave, che getta ombre sul nostro sistema di controllo dei migranti e sulla concessione dei permessi di soggiorno effettuata dal nostro Paese; ci si chiede quando sia avvenuto il processo di radicalizzazione dell'uomo, se prima di arrivare nel nostro Paese e, se del caso, il Ministero fosse già a conoscenza di eventuali legami con cellule jihadiste;

   l'Italia – come tutta l'Europa – deve tenere alta l'attenzione di fronte alla minaccia dell'estremismo islamico, per difendere la nostra libertà e proteggere tutti i cittadini –:

   quali siano le iniziative di competenza che il Ministro interrogato intenda porre in essere per far luce con immediatezza sull'accaduto, effettuando anche un'accurata valutazione sull'efficacia dei nostri sistemi di controllo e sui criteri di concessione dei permessi di soggiorno per i migranti, criteri che dovrebbero essere di certo più stringenti, al fine di evitare che fatti del genere si ripetano.
(5-07130)


   IEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i prossimi 18 e 19 dicembre 2021 si terranno in tutta Italia le elezioni per il rinnovo dei consigli provinciali, dei presidenti delle provincie e degli organi delle città metropolitane;

   ci sono alcune questioni preliminari, tutte di carattere procedurale, che meritano un chiarimento;

   ai commi 14 e 15 dell'articolo 1 della legge 9 gennaio 2019, n. 3, si dispone che per le elezioni amministrative i movimenti politici e l'ente a cui si riferisce la consultazione debbano pubblicare sul proprio sito internet i curricula e i certificati penali dei candidati;

   la legge 7 aprile 2014, n. 56, ha configurato le istituzioni provinciali e metropolitane enti di secondo livello, modificando conseguentemente la modalità d'elezione che viene resa indiretta;

   la conseguenza più immediata della riforma è stata l'eliminazione di un livello politico e di intermediazione amministrativa, in quanto i consiglieri provinciali, metropolitani e i presidenti delle province vengono scelti direttamente da e tra i sindaci e consiglieri comunali dei comuni rappresentati;

   non appare chiaro se anche per le elezioni provinciali e metropolitane debbano valere gli stessi adempimenti che sono stati previsti per le elezioni comunali, dal momento che questi erano stati pensati per assicurare un principio di trasparenza connesso alla competizione politica tra movimenti o liste di fronte agli elettori;

   sul modulo per il contrassegno di lista è indicata la richiesta di consegnare lo stesso in triplice copia su formato cartaceo; l'articolo 38-bis del decreto-legge 31 marzo 2021, n. 77, prevede, tuttavia, la possibilità di consegnare il contrassegno anche sul solo supporto informatico;

   ai sensi dei commi 62 e 74 dell'articolo 1 della legge 7 aprile 2014, n. 56, le operazioni di voto devono svolgersi presso un'unica sede per ogni ente interessato; esigenze di carattere sanitario legate alla necessita di mantenere il distanziamento sociale per evitare la recrudescenza del virus richiederebbero, però, di individuare sedi ulteriori –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare con urgenza, in vista delle prossime elezioni provinciali e metropolitane, anche al fine di garantire il distanziamento sociale prescritto nell'attuale fase emergenziale, iniziative di competenza che possano individuare ulteriori sedi decentrate per le operazioni di voto, chiarire se sia possibile consegnare il contrassegno di lista sul solo supporto informatico anziché cartaceo, nonché far luce sulla validità degli obblighi di pubblicazione citati in premessa.
(5-07131)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata di martedì 23 novembre 2021, il consiglio comunale di Faenza è chiamato a votare definitivamente l'approvazione dell'ubicazione della nuova caserma dei vigili del fuoco;

   il voto dell'assemblea cittadina rappresenta il passaggio finale degli enti locali competenti per giungere all'approvazione del progetto, che è di grande rilevanza per il territorio che da tempo necessita di un potenziamento della presenza dei vigili del fuoco e una sua migliore qualificazione;

   risulta che, a fronte di un importo complessivo di 3,5 milioni di euro, oltre la metà (2,3 per la precisione) sarebbero a carico del Ministero dell'interno, mentre l'importo restante è suddiviso tra comune, regione e provincia;

   la nuova caserma sorgerà su un terreno di proprietà del comune di Faenza, sito in via Piero della Francesca, e avrà una dimensione di circa 500 metri quadri. La posizione risulta strategica per assicurare interventi rapidi ed efficaci in tutta la città di Faenza e anche per poter essere di supporto alle zone limitrofe, qualora necessario;

   la durata dei lavori risulta stimata in circa 18 mesi di tempo per giungere al loro completamento;

   l'opera risulta di rilevanza strategica anche per gli altri piani di riorganizzazione della città, andando a liberare l'attuale vecchia sede dei vigili del fuoco, per assicurare una rimodulazione di spazi, parcheggi e viabilità, nell'ambito di un ambizioso piano di riqualificazione urbana –:

   quali tempi, procedure e attività intenda porre in essere il Ministro interrogato per garantire tempi certi per la realizzazione della caserma de vigili del fuoco di Faenza e quale cronoprogramma sia stato ipotizzato per lo svolgimento dei lavori.
(5-07132)

Interrogazione a risposta scritta:


   COLLA e TOCCALINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che, nella mattinata di lunedì 15 novembre 2021, i carabinieri hanno fermato tre giovanissimi, un 18enne e due minorenni, tutti di origine magrebina e residenti a Pioltello (Milano);

   i tre si erano resi protagonisti di una rapina messa a segno poco prima sul treno che da Treviglio porta a Milano;

   la vittima, un 20enne che si stava recando sul posto di lavoro, si trovava da solo all'interno di uno scompartimento vuoto. Poco prima della fermata di Melzo i tre giovani lo hanno accerchiato tirando fuori un coltello e minacciandolo di consegnare cellulare e portafoglio con all'interno soldi, documenti e carte di credito. Il 20enne non ha potuto fare altro che obbedire;

   dopo aver messo a segno la rapina i tre rapinatori sono scesi alla fermata di Melzo e si sono allontanati. La vittima si è rivolta immediatamente al personale di bordo che ha contattato il 112; la chiamata di emergenza è stata inoltrata al personale della Compagnia dei Carabinieri di Pioltello che ha immediatamente diramato l'identikit dei componenti della baby gang. Il pronto intervento di una pattuglia della stazione di Gorgonzola – la più vicina al luogo del reato quando è arrivata la chiamata – ha permesso di individuarne il trio poco distante alla fermata del passante;

   durante la fase della perquisizione i militari hanno trovato la refurtiva e il coltello;

   si tratta solo dell'ultimo sconcertante episodio, in ordine di tempo, che vede protagonisti giovanissimi, spesso minorenni, che organizzati in «bande» o «baby gang», prende di mira persone indifese, il più delle volte coetanee;

   è evidente che il fenomeno delle baby gang ha assunto, da tempo, dimensioni preoccupanti in tutta Italia. Il più delle volte, in queste occasioni, non sempre fa seguito un percorso di recupero e di rieducazione per questi giovanissimi, sovente provenienti da situazioni di disagio sociale e familiare –:

   quali iniziative normative il Ministro interrogato intenda adottare per affrontare decisamente e tempestivamente il problema delle baby gang;

   quali ulteriori iniziative di competenza il Ministro intenda adottare per far sì che, nell'ambito di azioni di prevenzione e contrasto alle baby gang, siano avviati percorsi educativi e formativi per i minori a rischio o che comunque versano in situazione di forte disagio sociale e familiare e, nel caso di minorenni stranieri, se intenda adottare iniziative normative per l'introduzione di sanzioni che, nei casi più gravi, portino anche all'espulsione dal Paese.
(4-10801)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso che Saga Coffee, stabilimento di Gaggio Montano (Bo), verrà chiuso per decisione della multinazionale Evoca Group di Valbrembo, nel bergamasco, che dal 2017 aveva rilevato il ramo della storica azienda dell'Appennino emiliano, attiva nel settore nella produzione di macchine da caffè per bar e ristorazione;

   la proprietà aziendale ha deciso di delocalizzare all'estero e pertanto adesso 220 lavoratori rischiano il posto di lavoro. L'80 per cento sono donne, quasi tutte con figli a carico, le quali per protesta hanno costituito un presidio ad oltranza davanti allo stabilimento, nonostante le temperature gelide in quel territorio;

   queste lavoratrici non erano a conoscenza dell'imminente chiusura, fino a quando la multinazionale ha comunicato di voler interrompere la produzione a marzo 2022 per dismettere definitivamente il sito. E adesso molte di queste lavoratrici si ritrovano a fare i conti con mutui, affitti e figli da mantenere, col rischio concreto di non poter più contare sul proprio stipendio;

   è l'ennesima vicenda in cui la proprietà di un'azienda, pur in assenza di una crisi, comunica improvvisamente di voler chiudere uno stabilimento determinando le ovvie e gravi conseguenze che si ripercuotono sui posti di lavoro. Nel caso in questione, tra l'altro, succede in un territorio complicato come quello montano, in cui è di fatto impossibile per queste lavoratrici trovare una ricollocazione lavorativa;

   è assurdo secondo l'interrogante che contro queste condotte aziendali il Governo, nonostante tante promesse, non abbia ancora adottato i dovuti provvedimenti anche per contrastare ambigue strategie di delocalizzazione –:

   se e quali iniziative intenda adottare urgentemente il Ministro interrogato a tutela dei posti di coinvolti, che per la maggior parte sono ricoperti da donne, trattandosi dunque di posizioni particolarmente vulnerabili, come esposto in premessa.
(5-07133)


   GIACCONE, SNIDER, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI, MURELLI e PAROLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i lavoratori frontalieri hanno diritto a ricevere gli assegni familiari in Svizzera alle stesse condizioni dei lavoratori residenti; tuttavia, qualora l'altro genitore abbia un'attività di lavoro di tipo dipendente in Italia (o percepisca una rendita sostitutiva) costui dovrà obbligatoriamente richiedere l'assegno Anf dell'Inps. In tal caso il frontaliere avrà poi diritto a ricevere in Svizzera la differenza tra l'assegno intero e quanto già percepito in Italia dall'altro genitore;

   per effettuare la richiesta di assegni familiari in Svizzera il frontaliere dovrà, tra l'altro, richiedere alla Cassa di compensazione svizzera il formulario E-401 (attestazione stato di famiglia; il lavoratore dovrà quindi compilare la parte A e far compilare la parte B dall'ufficio anagrafe del proprio comune e riconsegnare il modulo compilato alla Cassa svizzera) nonché richiedere alla stessa Cassa di compensazione il formulario E-411 (il lavoratore dovrà quindi compilare soltanto la parte A e riconsegnare il modulo alla Cassa svizzera; sarà poi compito della Cassa svizzera inviare il documento all'Inps di competenza per la compilazione della parte B);

   in attesa dell'entrata in vigore dal 1° gennaio prossimi del nuovo assegno unico, fino al 31 dicembre 2021 per i lavoratori frontalieri in Svizzera continua ad esistere il vecchio assegno Inps (Anf) riservato ai dipendenti e ai percettori di Naspi al di sotto di una certa soglia; per i lavoratori autonomi, invece, è prevista in specifici casi (Isee sotto i 50 mila euro e figli minorenni), già dallo scorso luglio, la possibilità di richiedere un «assegno ponte»;

   risulta agli interroganti che molti lavoratori frontalieri non riescono a percepire gli spettanti assegni, poiché le sedi Inps di confine sono in forte ritardo con la compilazione dei moduli, a causa anche della mancanza di personale e le casse svizzere bloccano l'erogazione fino al ricevimento degli appositi modelli;

   ne consegue che molti di essi, invece che percepire mensilmente gli Anf, ricevono in blocco all'espletamento delle dovute pratiche, con relativa tassazione maggiore –:

   se sia al corrente delle criticità esposte in premessa e quali iniziative intenda adottare per ovviare alle stesse, al fine di agevolare le tante famiglie già fortemente colpite dalla emergenza pandemica e dalla correlata crisi economica.
(5-07134)


   CARLA CANTONE, VISCOMI e MURA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'8 settembre 2021 si è tenuta la presentazione alle parti sociali della riforma delle politiche attive del lavoro e della Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Programma Gol);

   in tale occasione è stato ricordato come nell'ambito del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) siano state stanziate significative risorse pari a 4,4 miliardi di euro nell'ambito della Missione 5, ai quali si sommano i 500 milioni di euro a valere per il sostegno delle politiche attive del lavoro. Sempre nella stessa Missione del Pnrr vi sono risorse per il Piano di rafforzamento dei centri per l'impiego che — sommati a quelli stanziati nel bilancio nazionale — arrivano complessivamente a quasi 1,1 miliardi di euro, Così come molte risorse sono messe stabilmente a disposizione delle regioni a decorrere dal 2021 per l'assunzione di 11.600 nuovi operatori nei centri per l'impiego;

   in particolare, a decorrere da quest'anno, ci sono 464 milioni di euro annui per l'assunzione di 11.600 nuovi operatori, con l'obiettivo di passare dalle attuali 8 mila unità a circa 20 mila;

   tuttavia, nonostante tali disponibilità finanziarie, secondo l'ultimo monitoraggio del Governo, aggiornato al 30 giugno, rispetto agli 11.600 ingressi previsti nel triennio 2019-2021, il piano delle assunzioni risultava in fortissimo ritardo con poco meno di 1.300 unità. Addirittura, nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sardegna le assunzioni risultavano pari a zero;

   la gravità di tali dati risulta ancora più inaccettabile, laddove si consideri che si tratta di territori dove l'emergenza occupazionale è storica ed è stata ancor più accentuata dalla crisi innescata dalla pandemia;

   va ricordato come la coordinatrice degli assessori regionali al lavoro, Alessandra Nardini, ha però assicurato l'intenzione di recuperare i ritardi registrati — in parte dovuti certamente alla pandemia e alla difficoltà di procedere con i relativi concorsi — e di riuscire a completare entro fine anno l'inserimento di altri 4.500 addetti della rete di 550 centri per l'impiego –:

   quale sia lo stato di realizzazione del piano di assunzioni per i centri per l'impiego nelle diverse regioni e se sia conseguibile l'obiettivo di inserimento di almeno 4.500 nuovi addetti entro il 2021, con particolare riguardo alle citate regioni che, a settembre 2021 risultavano non aver proceduto a nessuna assunzione.
(5-07135)


   FRATE e SCHULLIAN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 16 del decreto-legge n. 137 del 2020, convertito dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176 e l'articolo 21 del decreto- legge n. 149 del 2020, hanno previsto un esonero contributivo a favore degli imprenditori agricoli professionali, dei coltivatori diretti, dei mezzadri e dei coloni con riferimento alla contribuzione dovuta per i mesi di novembre e dicembre 2020;

   il decreto-legge n. 183 del 2020, all'articolo 10, comma 6, ha previsto la sospensione del pagamento della IV rata della contribuzione 2020 in scadenza il 16 gennaio 2021 fino alla comunicazione, da parte dell'ente previdenziale, degli importi contributivi da versare e comunque non oltre il 16 febbraio;

   il messaggio Inps n. 587 del 10 febbraio 2021 ha differito il termine di pagamento della rata con scadenza originaria 16 gennaio 2021 fino alla comunicazione degli importi contributivi da versare;

   il decreto del 17 maggio 2021 in attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 1, commi 20 e 21, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, prevede un esonero dal versamento dei contributi previdenziali riferiti all'anno 2021 dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti;

   il messaggio Inps n. 4272 del 13 novembre 2020 ha specificato che l'esonero contributivo di novembre e dicembre 2020, di cui alla legge n. 176 del 2020 è fruibile soltanto previa domanda telematica resa disponibile dall'istituto;

   l'apposito modello d'istanza è stato messo a disposizione da parte dell'Inps il 4 novembre 2021 (messaggio 3774), e le relative domande devono essere inoltrate nei 30 giorni successivi a quella data;

   il mancato versamento delle rate finora sospese provoca delle discontinuità nel pagamento della contribuzione 2020 e 2021 e, di conseguenza, risulta sospesa la liquidazione delle pensioni di soggetti che comunque hanno maturato il diritto alla pensione;

   al fine di arrecare minor danno ai soggetti interessati, l'Inps avrebbe la possibilità di attivare la liquidazione provvisoria delle pensioni, procedura che già viene applicata in altri settori come quelli dell'artigianato e del commercio –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno che l'Inps proceda con la liquidazione provvisoria delle pensioni dei beneficiari del predetto esonero, nelle more delle domande in corso di presentazione e dell'assegnazione dell'esonero ancora non attuato per motivi non imputabili ai contribuenti, considerando utili soltanto le prime tre rate regolari del 2020, visto che le discontinuità nella contribuzione sono dovute alla sospensione per legge della IV rata 2020.
(5-07136)


   COMINARDI e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   diversi Paesi hanno introdotto la settimana lavorativa di 4 giorni, a parità di stipendio;

   la sperimentazione è stata attuata in Spagna, Islanda, Svezia, Scozia, Nuova Zelanda, Giappone e Germania;

   in Islanda, il periodo di prova, in cui i lavoratori hanno percepito la stessa retribuzione a fronte di un orario lavorativo più breve, si è svolto tra il 2015 e il 2019 e ha coinvolto più di 2500 lavoratori islandesi, pari all'1 per cento della popolazione lavoratrice;

   i risultati della studio hanno mostrato che, passando da una settimana lavorativa di 40 ore a una di 35 o 36 ore, nella maggior parte dei luoghi di lavoro coinvolti, la produttività è rimasta la stessa o, in alcuni casi, è anche aumentata;

   al termine della sperimentazione, i sindacati islandesi avrebbero rinegoziato i modelli lavorativi;

   la pandemia ha portato a un inevitabile aumento della flessibilità sul posto di lavoro e ha contemporaneamente messo in luce i problemi di stress e burnout causati dal superlavoro, senza parlare della crisi e della disoccupazione;

   la settimana lavorativa di 4 giorni esiste anche in Italia; alcune aziende infatti hanno introdotto la settimana corta di lavoro di 36 ore o 32 ore garantendo tuttavia lo stesso stipendio ai propri dipendenti;

   è il caso della Società di Carter & Benson /e Awin, che, nel 2020 ha introdotto tale sperimentazione, prevedendo nel caso in cui l'esito fosse stato positivo, la riduzione a 8 ore a settimana a parità di stipendio, benefit, Mbo nel 2021; attualmente i dipendenti di questa importante lavorano 4 giorni a settimana, con la libertà di usufruire delle 8 ore, anche spalmandole durante la settimana;

   la suddetta azienda avrebbe registrato la crescita del fatturato dell'8 per cento nel 2020, rispetto al 2019;

   secondo il sociologo professor De Masi, in Italia si lavora il 20 per cento in più rispetto alla Germania: 1.725 ore pro capite contro le 1.371 dei tedeschi. Semmai sono più bassi, almeno del 20 per cento, i valori di produttività e salari;

   la regione Emilia-Romagna starebbe valutando l'opportunità di recepire la proposta del giurista Piergiovanni Alleva, per stabilire con legge regionale, attraverso i contratti di «solidarietà espansiva», la riduzione della settimana lavorativa da cinque a quattro giorni, anche al fine di creare un nuovo posto per ogni quattro dipendenti –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato in merito all'eventuale riduzione settimanale dell'orario lavorativo, anche in previsione di definire eventualmente un progetto pilota sperimentale.
(5-07137)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   l'ultimo dossier di ActionAid rileva come, al 15 ottobre 2021, solo il 2 per cento dei fondi stanziati per il funzionamento ordinario dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio nel 2020 era stato effettivamente erogato;

   così, a ritroso negli anni, sono stati erogati il 56 per cento dei fondi stanziati per il 2019, il 67 per cento di quelli previsti nel 2018, il 71 per cento di quelli del 2017;

   sussiste, quindi, un ritardo intrinseco e patologico nell'effettiva erogazione dei fondi che rischia di compromettere il lavoro dei centri antiviolenza in modo preoccupante rispetto alle nuove casistiche di violenza contro le donne sviluppatesi anche durante la pandemia;

   invero, fino al 2020, si è applicata una procedura accelerata per lo sblocco dei fondi –:

   quali urgenti iniziative si intendano adottare per accelerare l'erogazione effettiva dei fondi stanziati nel 2020.
(3-02644)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAON, BOND, SANDRA SAVINO, ANNA LISA BARONI, SPENA, PAOLO RUSSO e NEVI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia sono presenti focolai di aviaria, dalla bassa padovana al veronese, nel bresciano, nel Lazio, con casi anche in Sicilia;

   soprattutto in Veneto sono stati coinvolti numerosi allevamenti di tacchini, i primi animali ad essere stati infettati, ma il virus circola anche negli allevamenti di ovaiole e di broiler;

   secondo i dati dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie, il Centro di referenza nazionale, nella prima settimana di novembre 2021, gli episodi sono aumentati in anche in altre regioni;

   il virus è stato rinvenuto in alcuni uccelli migratori i quali hanno la capacità di diffondere anche a lunga distanza il virus, in questo caso del ceppo H5N1, fra quelli ad alta virulenza. Per questo motivo si ritiene sia stato riscontrato il virus in numerose regioni;

   in Veneto la situazione è particolarmente delicata. Il presidente della regione, per contenere il contagio, ha disposto misure restrittive, prevedendo un'ampia zona di protezione ove vige l'obbligo di tenere il pollame e i volatili in strutture chiuse o in un luogo in cui non possono venire in contatto con volatili di altre aziende. Le carcasse degli animali morti vanno distrutte immediatamente e i veicoli vanno sottoposti a disinfezione. Non sono ammessi l'ingresso e l'uscita di volatili in cattività e dei mammiferi domestici, tranne quelli che hanno accesso esclusivamente agli spazi riservati all'abitazione umana. Sono vietati lo spargimento della pollina e l'introduzione e l'immissione di selvaggina delle specie sensibili. Non è possibile movimentare volatili, uova o carcasse tra le aziende, così come il trasporto di carni di pollame dai macelli, dagli impianti di sezionamento e dai depositi frigoriferi. Sono infine vietate le fiere e le esposizioni di pollame e altri volatili. Misure sostanzialmente analoghe sono previste per la zona di sorveglianza –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per prevedere adeguati sostegni nei confronti degli allevatori i quali, oltre ai danni diretti, come gli abbattimenti, ne subiscono di indiretti per effetto dell'adozione delle misure di biosicurezza che determinano perdite economiche ingenti a causa di mancati o ritardati accasamenti, costi per pulizie, disinfezioni e distruzione della pollina, destinazione alternativa delle uova, distruzione delle uova da cova e mancata produzione nelle aree di depopolamento.
(5-07125)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   SPESSOTTO e TRANO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del progetto di potenziamento del sistema di videosorveglianza urbana del Comune di Venezia, è stata inaugurata la Smart Control Room, un hub di raccolta dati in tempo reale realizzato dalle società Tim e Venezia informatica e sistemi spa per il comune di Venezia, situata nella sede della polizia locale di Venezia;

   la Smart Control Room consente l'integrazione e l'elaborazione in tempo reale dei dati relativi a flussi pedonali, parcheggi, trasporti pubblici e privati su strada e su acqua attraverso le immagini delle 400 telecamere di sorveglianza dislocate nel Comune;

   al suo interno confluiscono gli apparati di monitoraggio e controllo dei sistemi critici della mobilità urbana e di governo della città, fra cui: le centrali di controllo della rete multimodale del trasporto pubblico locale, i sistemi di videosorveglianza del traffico stradale, la rete semaforica, le telecamere e i sensori per il monitoraggio del traffico acqueo e pedonale e il sistema di videosorveglianza della centrale operativa della polizia municipale;

   a tal fine, sono utilizzate le immagini delle 400 telecamere di sorveglianza presenti nel Comune, le previsioni meteorologiche, i dati sulle presenze fisiche sul territorio, che permettono per esempio di individuare eventuali assembramenti e dati sull'andamento del traffico sia su acqua che su terra, al fine di attivare strumenti predittivi utili alla governance della città;

   si tratta di sistemi ad alta risoluzione su fibra ottica di proprietà del Comune di Venezia capaci di generare flussi video da 2,4 Gigabit per secondo;

   le telecamere sono dotate di sistemi di analisi video basati su reti neurali ed intelligenza artificiale che consentono di ricercare persone e veicoli in base alla descrizione del loro aspetto o ad un'immagine di esempio;

   nella «Relazione sulle implicazioni dell'intelligenza artificiale, dell'Internet delle cose e della robotica in materia di sicurezza e di responsabilità» del 19 febbraio 2020, la Commissione europea evidenzia che la vigente normativa in materia di sicurezza dei prodotti presenta una serie di lacune che devono essere colmate;

   nell'ambito delle nuove misure proposte nel 2021, la Commissione europea ha stabilito tutti i sistemi di identificazione biometrica remota sono considerati ad alto rischio e soggetti a requisiti rigorosi e che il loro utilizzo in tempo reale ai fini di attività di contrasto in spazi accessibili al pubblico è in linea di principio vietato;

   il Parlamento europeo ha recentemente adottato una risoluzione che richiede regole rigorose sull'utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale da parte delle forze dell'ordine ed il divieto delle tecnologie di riconoscimento facciale negli spazi pubblici;

   la pervasività dei dispositivi utilizzati dal sistema è tale da rilevare dati sensibili, oltre la geolocalizzazione, quali immagini e valori biometrici con importanti implicazioni in termini di archiviazione dei dati e, quindi, privacy dei cittadini;

   il progetto Smart Control Room Venezia rappresenta, al momento, un unicum a livello nazionale ed europeo nel panorama dei progetti di «Smart City 2.0»;

   il progetto costituisce, quindi, un ottimo campione per la valutazione e la verifica delle procedure e la differenziazione dei dati in funzione della diversa sensibilità degli stessi a tutela della privacy;

   è necessaria, al contempo, una riflessione sulla criticità della sicurezza della privacy dei cittadini, anche alla luce dei recenti episodi di fuga dei dati –:

   se abbia valutato o intenda valutare la possibilità di un coinvolgimento diretto del Garante per la protezione dei dati personali;

   se non intenda valutare l'adozione di iniziative di competenza anche normative, circa le modalità di trattamento dei dati rilevati, di informazione dei cittadini e le eventuali criticità in termini di privacy, ai fini della costituzione di un precedente virtuoso che rappresenti una guida per le future ed analoghe iniziative sul territorio nazionale.
(4-10800)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COLLETTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in seguito alle notizie riportate dagli organi di informazione sulla situazione della Sevel in Abruzzo, si è appreso che l'attività dello stabilimento risulta di nuovo «bloccata» e si prevede una ripresa a ritmi ridotti, con l'applicazione della rotazione dei dipendenti e la conseguente riduzione occupazionale, causata dalla crisi di approvvigionamento dei semiconduttori, che metterebbe a repentaglio più della metà del Pil abruzzese, 4,5 miliardi di euro (circa il 50 per cento dell'Abruzzo) di esportazioni e oltre 20 mila lavoratori con tutto l'indotto;

   lo stabilimento della Val di Sangro appartiene alla «galassia» Stellantis (nata dalla fusione tra i gruppi Psa e Fca che si appresta a mettere in funzione un altro stabilimento di produzione di veicoli commerciali leggeri in Polonia, secondo la logica operativa dell'amministratore delegato Carlos Tavares, ispirata a redditività, profitto e agilità nell'organizzazione del lavoro (ha risanato così un bilancio del gruppo francese «sull'orlo del baratro»), che lascia immaginare il rischio di «delocalizzazione», visto che lo stabilimento abruzzese non avrà alcuna agevolazione e aiuto di Stato a differenza di quello polacco;

   una ricognizione degli interventi del manager di Stellantis sulla stampa francese non apre buone prospettive agli stabilimenti italiani, infatti, Tavares dichiara che la stabilità dell'attività industriale in automotive sarà legata al sostegno delle politiche industriali attuate e che gli stabilimenti in Italia sarebbero ben al di sotto delle loro capacità produttive;

   emerge la necessità di ripensare radicalmente l'indirizzo della nostra politica industriale, che oggi non appare in grado di impedire le «delocalizzazioni» non avendo leggi organiche in grado di favorire lo sviluppo industriale, al contrario ad esempio della Francia, che, nel corso degli anni, ha cercato di adeguare il quadro normativo alle nuove esigenze;

   dal confronto tra sistema industriale italiano e francese emerge con chiarezza, rispetto a Stellantis, che gli stabilimenti produttivi sono adeguatamente tutelati dalla partecipazione azionaria della famiglia Peugeot e dello Stato francese, titolari, rispettivamente, del 7,2 per cento e del 6,2 per cento del pacchetto complessivo, assetto azionario che consente di avere informazioni utili prima dell'attuazione di programmi e piani industriali, con la possibilità di anticipare le scelte senza subirle, fornendo un efficace strumento di tutela occupazionale;

   nell'attuale scenario globale appare fondamentale l'elaborazione di una nuova strategia che preveda una soluzione in grado di eliminare l'anomalia più penalizzante per il sistema produttivo italiano: la cosiddetta asimmetria informativa, gli strumenti tradizionali di controllo delle crisi non risultano più adeguati, analisi statistiche a posteriori non consentono interventi in grado di anticipare scenari sempre più soggetti alle scelte finanziarie del capitale;

   è necessario rimodulare il rapporto tra politiche industriali comunitarie e nazionali, nel rispetto dei principi di concorrenza, libertà di impresa e circolazione delle merci, al fine di colmare l'asimmetria informativa tra il nostro Governo e le multinazionali, prevedendo strumenti adeguati ed efficaci per impedire la «delocalizzazione» che le grandi imprese attuano per ridurre i costi; le stesse imprese che, per decenni, hanno rappresentato un costo reale per la collettività, influenzando pesantemente la politica economica dei Governi;

   il caso della Sevel in Val di Sangro, che suscita grande preoccupazione per il futuro produttivo e occupazionale di un territorio già provato da crisi nelle diverse aree industriali, risulta indicativo della necessità di favorire piani di crescita e trasformazione delle imprese, da considerare come «beni di interesse collettivo» in un'ottica costituzionalmente orientata –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e/o di situazioni analoghe, se intenda promuovere iniziative di competenza, nel pubblico interesse e di tutti i soggetti coinvolti e, conseguentemente, valutare l'adozione delle necessarie iniziative anche di natura normativa, con l'urgenza richiesta dalla straordinaria gravità della vicenda, per porvi rimedio.
(5-07144)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   EVA LORENZONI, FORMENTINI, BORDONALI, DONINA e RAFFAELE VOLPI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   dallo studio, coordinato dal Global Health Institute di Barcellona, che ha coinvolto anche l'università di Utrecht e il Tropical and Public Health Institute di Basilea, emerge che l'84 per cento della popolazione europea che vive in città è esposta a livelli di Pm2,5 superiori ai limiti massimi suggeriti dall'organizzazione mondiale della sanità;

   la città di Brescia è, purtroppo, al primo posto in Italia e in Europa per tasso di mortalità da polveri sottili Pm2,5: ogni anno, se si rispettassero le indicazioni dell'Oms per ridurre la contaminazione dell'aria, potrebbero essere risparmiate 232 vite (che diventano 309 se i livelli di inquinamento fossero bassi come le città europee più pulite);

   secondo i dati dello studio dell'Air Quality life index, se l'inquinamento atmosferico non viene ridotto alla soglia dettata dalle linee guida dell'organizzazione mondiale della sanità, ogni persona perderà in media 2,2 anni di vita, che possono arrivare fino a sei per tutti coloro che si trovano a vivere nei territori più inquinati;

   dal 20 ottobre 2021 al 31 marzo 2022 la regione Lombardia, in attuazione del nuovo accordo di programma per il bacino padano, ha dato il via a Brescia alle misure temporanee omogenee per il miglioramento della qualità dell'aria e il contrasto all'inquinamento locale;

   le regioni del bacino padano hanno messo in campo sforzi significativi, fin dal 2005, anche in coordinamento tra loro nell'ambito dell'Accordo del Bacino padano, raggiungendo importanti risultati nei vari ambiti di azione del complesso programma per il miglioramento della qualità dell'aria;

   appare ormai chiaro come, a fronte di una situazione che assume caratteristiche di tipo emergenziale per Brescia, occorra mettere in campo misure eccezionali, per fronteggiare la crisi ambientale e favorire le aziende verso la transizione ecologica. Tutto questo, naturalmente, deve essere fatto in modo non ideologico, lasciando da parte gli slogan da campagna elettorale e affrontando il problema con pragmatismo e attuazione di politiche mirate ed efficaci;

   per arrivare a questo risultato occorre mettere in campo ulteriori risorse per sostenere il sistema-Brescia e i settori produttivi che sono alla base dell'economia del territorio –:

   se il Ministro interrogato, vista la situazione d'emergenza esposta in premessa, non intenda adottare iniziative per stanziare ulteriori fondi nell'ambito dell'accordo di bacino padano che coinvolge direttamente Ministero della transizione ecologica, e regioni per tutelare la qualità dell'aria e la salute dei cittadini.
(4-10796)


   VALLASCAS. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 27 settembre 2021, n. 130, prevede l'applicazione di un'aliquota Iva ridotta al 5 per cento per i consumi stimati effettivi dei mesi di ottobre-dicembre 2021 del gas metano;

   nel dettaglio, la norma si riferirebbe alle somministrazioni di gas metano usato per combustione per gli usi civili e industriali di cui all'articolo 26, comma 1, del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504;

   il provvedimento si è reso necessario al fine di contenere l'impennata dei prezzi dell'energia nell'Unione europea principalmente per effetto dell'aumento della domanda di gas naturale, connesso alla ripresa economica dopo la pandemia da Covid-19;

   analoghe misure sono state adottate da altri Stati membri al fine di tutelare i consumatori e di attenuare gli effetti negativi che l'aumento dei prezzi energetici potrebbe generare sull'industria e su molti settori produttivi;

   tra l'altro, l'aumento dei prezzi dell'energia potrebbe accentuare il fenomeno della povertà energetica che, come ha rilevato la Commissione europea, ha raggiunto livelli insostenibili, con il 7 per cento della popolazione, circa 31 milioni di persone, che nel 2019 non è stato in grado di riscaldare adeguatamente la propria abitazione;

   per contrastare questo fenomeno, la Commissione ha riconosciuto agli Stati membri la facoltà di applicare aliquote Iva ridotte ai prodotti energetici, purché non si provochino distorsioni e tali misure non siano selettive;

   in questo senso, si inseriscono le disposizioni del citato decreto-legge 27 settembre 2021, n. 130;

   il provvedimento, però, sembrerebbe escludere dal beneficio i soggetti abilitati all'esecuzione del contratto «Servizio energia», di cui all'articolo 3 dell'allegato II del decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115 (in attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE);

   è il caso di sottolineare che questa forma contrattuale garantirebbe un uso razionale ed efficiente dell'energia e ad assicurare il controllo e la riduzione delle emissioni inquinanti, grazie a manutenzioni e ammodernamenti costanti degli impianti termici;

   è anche il caso di osservare che il contratto si articola in due componenti economiche: una riguarda i servizi di conduzione e manutenzione e altre prestazioni tecniche, mentre l'altra concerne la fornitura di energia termica;

   in questo senso, la peculiarità del rapporto consisterebbe nella cessione al cliente finale di energia termica, in luogo della fornitura diretta di combustibile, con la conseguenza che è il fornitore ad acquistare i combustibili, al fine di impiegarli nella generazione di calore, che viene venduto all'utenza finale;

   ne consegue che l'esclusione di questi contratti dalla riduzione dell'aliquota Iva, escluderebbe dalle agevolazioni anche buona parte di quei consumatori che hanno optato per questo strumento, determinando, in sostanza, un'inaccettabile disparità di trattamento tra utenti –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, in particolare di natura normativa, al fine di estendere l'applicazione dell'aliquota Iva al 5 per cento anche alle somministrazioni di energia termica prodotta da gas metano in esecuzione di un contratto Servizio energia, di cui all'articolo 16, comma 4, del decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115.
(4-10805)

Apposizione di firme a mozioni.

  La mozione Vianello e altri n. 1-00545, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Testamento.

  La mozione Ascari e altri n. 1-00549, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Businarolo.

  La mozione Cattaneo e altri n. 1-00552, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rosso.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Alaimo e altri n. 4-10766, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Martinciglio.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Di Giorgi e altri n. 3-02634, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciampi.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Lupi n. 3-02638, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Colucci.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Prestigiacomo n. 1-00542, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 591 del 9 novembre 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    in corso a Glasgow la ventiseiesima Conferenza delle parti (COP26) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico per cercare di approvare una efficace azione concertata e coordinata sul clima da parte di tutti gli Stati partecipanti. I Paesi dovranno spingersi oltre quanto deciso in sede di COP21 nello storico vertice di Parigi 2015, per contenere l'aumento della temperatura a 1,5 gradi. Andranno prese ulteriori decisioni di politica economica e industriale che consentano la transizione dal carbone alle energie pulite per contrastare il global warming. Misure che si dovranno tradurre sempre più in nuove opportunità di crescita economica e di occupazione, anche attraverso l'innovazione, lo sviluppo e l'applicazione di tecnologie pulite;

    la lotta ai cambiamenti climatici rappresenta una sfida fondamentale e decisiva per l'umanità che non può essere persa, e tutti i Paesi e gli attori a livello mondiale devono mettere in campo efficaci azioni condivise e vincolanti;

    è ormai condivisa a livello internazionale la necessità che, accanto agli ambiziosi ma necessari obiettivi di contrasto ai cambiamenti climatici, si debbano inevitabilmente affiancare iniziative volte comunque a sostenere quei territori e quei comparti produttivi che più di altri hanno oggettive difficoltà alla riconversione e nel loro drastico adattamento produttivo in questa fase di transizione verde;

    sotto questo aspetto si ricorda che nell'ambito dello stesso Green Deal europeo, parte integrante della strategia della Commissione europea per attuare l'Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, l'Unione europea si è impegnata a fornire sostegno finanziario e assistenza per aiutare i soggetti più colpiti dal passaggio all'economia verde. Si tratta del cosiddetto «meccanismo per una transizione giusta», che contribuirà a mobilitare risorse per il periodo 2021-2027 nelle regioni più penalizzate;

    a tal fine è stato previsto un «Fondo per una transizione giusta» che dovrebbe aiutare i Paesi dell'Unione europea a far fronte all'impatto sociale ed economico della transizione verso la neutralità climatica. Il pacchetto di investimenti comprende 7,5 miliardi di euro dal quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e 10 miliardi di euro supplementari dallo strumento europeo per la ripresa;

    il «Fondo per una transizione giusta» finanzierà l'assistenza nella ricerca di lavoro, le opportunità di riqualificazione e miglioramento delle competenze, ma anche l'inclusione attiva dei lavoratori e delle persone in cerca di occupazione durante la transizione dell'economia europea verso la neutralità climatica. Nei loro piani nazionali per una transizione giusta, i Paesi dell'Unione europea devono identificare i territori maggiormente colpiti dalla transizione energetica e concentrare in quelle zone le risorse del Fondo. Particolare attenzione sarà dedicata alle specificità di isole, zone insulari e regioni ultraperiferiche;

    nel processo di adattamento produttivo, legato alla transizione in atto, è quindi indispensabile sostenere e aiutare quella parte importante delle attività produttive e dei lavoratori che sono maggiormente coinvolti e che hanno maggiori difficoltà ad adattarsi al cambio di paradigma;

    la sostenibilità ambientale è ormai una esigenza ineludibile da tutti riconosciuta, ma la sostenibilità ambientale deve essere perseguita parallelamente con la sostenibilità economica. Infatti, se la transizione ecologica significa nuove opportunità per ampi settori produttivi, è anche vero che comporta inevitabilmente degli svantaggi, seppur temporanei per quei settori produttivi e quei lavoratori che hanno meno alternative e devono quindi sostenere un maggiore sforzo produttivo ed economico di adattamento al processo di decarbonizzazione. È questo un aspetto assai importante, ma a volte sottovalutato. È quindi necessario prevedere forme di reale sostegno alle imprese che devono sostenere crescenti costi per potersi riconvertire e comunque per rispettare e adeguarsi ai sempre più ambiziosi standard ambientali di prodotto e di processo;

    tra i numerosi settori produttivi fondamentali per l'economia del nostro Paese, che hanno evidenti difficoltà ad adeguarsi alla transizione energetica, vi sono, per fare un solo esempio tra i tanti, i grandi impianti industriali e i poli per la raffinazione del petrolio. Nella sola Sicilia detti poli assorbono quasi il 46 per cento della capacità di raffinazione del Paese;

    in questo ambito si ricorda che la legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), all'articolo 1, comma 159, ha introdotto una importante norma volta a favorire gli investimenti nelle regioni del meridione da parte delle imprese operanti nel settore della raffinazione e bioraffinazione;

    in dettaglio, il citato articolo 1, comma 159, ha previsto che: «Al fine di promuovere lo sviluppo industriale e occupazionale nelle regioni del Mezzogiorno attraverso il mantenimento e l'aumento dell'occupazione, il miglioramento della qualità degli investimenti e l'adeguamento delle attività ai cambiamenti economici e sociali, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dello sviluppo economico, assicurando il coinvolgimento delle imprese, degli enti locali e delle regioni interessati, attiva la procedura per la stipulazione di un accordo con il settore della raffinazione e della bioraffinazione, finalizzato alla promozione degli investimenti da parte delle imprese operanti in tale settore per la realizzazione di iniziative volte a perseguire gli obiettivi della transizione energetica e dello sviluppo sostenibile mediante l'utilizzo di quota parte delle risorse derivanti dal gettito delle accise e dell'imposta sul valore aggiunto»;

    la suddetta importante disposizione di legge, a un anno dalla sua approvazione, è praticamente rimasta lettera morta;

    è necessario prevedere, sia in ambito nazionale che europeo, lo stanziamento pluriennale di specifiche risorse finanziarie volte a sostenere la transizione verde, in particolar modo per quei settori che hanno estrema difficoltà ad abbattere le emissioni di CO2, al fine di aiutarli nella realizzazione di progetti di decarbonizzazione, e per cercare di contenere gli inevitabili elevati costi economici e sociali conseguenti al loro difficile adattamento alla transizione energetica. Senza questo supporto, molte imprese rischieranno di finire fuori mercato;

    è quindi necessario accompagnare questi comparti più esposti nel percorso e sostenere anche economicamente la loro decarbonizzazione;

    il necessario graduale passaggio dal fossile al rinnovabile è un punto delicato ma centrale nella lotta ai cambiamenti climatici e rappresenta un vero cambio di paradigma. Proprio per questo è indispensabile che questo passaggio avvenga in maniera economicamente sostenibile per le industrie, soprattutto quelle più energivore, e per i lavoratori interessati, e che, nella fase di transizione debbano essere incentivati anche quegli investimenti che comunque consentono a queste industrie di ridurre la CO2;

    il Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, nel corso della COP26 di Glasgow, ha voluto sottolineare come le energie rinnovabili non saranno sufficienti i prossimi anni, in quanto potranno contare solo per il 20 o 30 per cento del mix energetico. Quello che conta è ridurre le emissioni da carbonio del 55 per cento entro il 2030;

    la realtà è che le rinnovabili, attualmente, non sono inoltre in grado di sostituire i combustibili fossili nell'alimentazione di tutta una serie di industrie (cemento, acciaio, chimica, raffinazione) e di mezzi di trasporto (aerei, navi, treni). Sono settori estremamente difficili da alimentare con energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e quindi da decarbonizzare. Ridurre il loro impatto climatico è però una priorità, se il mondo vorrà rispettare gli impegni di contenimento del riscaldamento globale, visto che emettono un'alta quantità di gas serra;

    con questa consapevolezza, il Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, il 2 novembre 2021, sempre in occasione della Conferenza Onu COP26, ha voluto sottolineare come «nel lungo periodo le energie rinnovabili possono avere dei limiti, e quindi occorre investire in tecnologie innovative in grado di catturare il carbonio», ossia di quella tecnologia che consente appunto di catturare le emissioni di anidride carbonica (CO2) prodotte da stabilimenti industriali ed evitarne l'immissione nell'atmosfera;

    una tecnologia, quella della cattura del carbonio, che qualora utilizzata, potrebbe contribuire a ridurre le emissioni in atmosfera di CO2, soprattutto per quegli impianti industriali che, per loro caratteristiche produttive non riuscirebbero a riconvertirsi pienamente, se non a costi elevatissimi e con ricadute pesanti in termini occupazionali;

    è comunque importante che, proprio per incentivare gli investimenti soprattutto delle imprese che operano in settori ad alta intensità energetica, il disegno di legge di bilancio per il 2022 preveda uno stanziamento 150 milioni di euro a decorrere dall'anno 2022 per finanziare tra l'altro investimenti per favorire l'efficientamento energetico delle medesime imprese nonché per la cattura, il sequestro e il riutilizzo della CO2,

impegna il Governo:

1) a dare piena attuazione a quanto previsto dal comma 159 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), che ha introdotto una importante norma volta a favorire gli investimenti nelle regioni del Meridione da parte delle imprese operanti nel settore della raffinazione e bioraffinazione;

2) ad avviare le opportune iniziative, anche nell'ambito dell'Unione europea per l'istituzione di un fondo per la decarbonizzazione, finalizzato a uno specifico sostegno per quelle imprese e industrie operanti in quei settori produttivi che, per le specifiche caratteristiche produttive, hanno oggettive evidenti difficoltà ad abbattere le emissioni di CO2 e a riconvertirsi, con conseguenze negative in termini economici e occupazionali;

3) ad adottare iniziative per prevedere che le risorse del suddetto fondo per la decarbonizzazione siano cumulabili con le risorse nazionali e europee, volte a sostenere e agevolare le imprese nella ristrutturazione produttiva e per la riconversione ai fini della transizione energetica;

4) ad adottare iniziative per valutare l'utilizzabilità di quota delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per interventi legati alla fase di transizione ecologica volti a supportare anche economicamente riconversioni produttive anche utilizzanti energie non necessariamente rinnovabili;

5) ad avviare un serio e costante confronto con il mondo imprenditoriale e quei settori produttivi maggiormente colpiti dagli oneri della transizione verde, al fine di individuare le più opportune strategie e iniziative volte a sostenerle nel percorso di decarbonizzazione.
(1-00542) «Prestigiacomo, Barelli».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Cattaneo n. 1-00552, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 601 del 23 novembre 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto «decreto rilancio»), all'articolo 119, ha introdotto il «superbonus», ossia una detrazione pari al 110 per cento delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica (anche attraverso interventi di demolizione e ricostruzione) e di misure di adeguamento antisismico sugli edifici (anche per la realizzazione di sistemi di monitoraggio strutturale continuo a fini antisismici);

    l'articolo 121 del medesimo «decreto rilancio» dà inoltre la possibilità di optare, in luogo della fruizione diretta della detrazione per interventi in materia edilizia ed energetica, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi (cosiddetto sconto in fattura) o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante;

    il beneficio fiscale del 110 per cento, introdotto dal citato decreto-legge n. 34 del 2020, è certamente uno strumento potente e decisivo per poter finalmente accelerare sugli interventi per la rigenerazione, la messa in sicurezza e la riqualificazione anche energetica del patrimonio immobiliare del nostro Paese, con effetti positivi anche sulla riduzione del consumo del suolo;

    il «superbonus», così come le altre detrazioni fiscali previste per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica (che esistono rispettivamente dal 1998 e dal 2007), non solo rappresentano una grande opportunità per decarbonizzare le città, ridurre i livelli di inquinamento urbano, produrre posti di lavoro e accrescere la sicurezza, la qualità e il valore degli immobili, ma sono anche in grado di rimettere in moto l'intera filiera delle costruzioni, settore che rappresenta il traino più importante per la ripresa dell'intera economia;

    i dati dell'Enea al 31 ottobre 2021, riportati nel suo rapporto dati «Superbonus 110 per cento», indicano che a quella data erano in corso 57.664 interventi edilizi incentivati, per circa 9,7 miliardi di euro di investimenti che porteranno a detrazioni per oltre 10,7 miliardi di euro. Risultano 8.356 i lavori condominiali avviati che rappresentano il 49,2 per cento del totale degli investimenti, mentre i lavori negli edifici unifamiliari e nelle unità immobiliari funzionalmente indipendenti sono risultati pari rispettivamente al 31,4 per cento e al 19,4 per cento del totale degli investimenti;

    secondo, le stime del centro studi di Confindustria, il solo «superbonus» è in grado di attivare in due anni 18,5 miliardi di euro di spese, con un impatto positivo sul prodotto interno lordo pari a circa l'1 per cento;

    secondo i dati forniti dal centro studi Cni (Consiglio nazionale ingegneri), a settembre 2021, gli impegni di spesa per interventi con «super-ecobonus» hanno raggiunto i 7,5 miliardi di euro (di cui 5,1 miliardi di euro di lavori già conclusi). Si stima che questi impegni abbiano attivato nel sistema economico una produzione aggiuntiva di 15,7 miliardi di euro e occupazione aggiuntiva per oltre 120.000 posti di lavoro;

    sempre secondo il Cni, al fine di valutare se questa spesa sia sostenibile nel medio-lungo periodo, bisogna considerare che, se il disavanzo netto per lo Stato attivato dal «superbonus 110 per cento» viene stimato in oltre 6 miliardi di euro per il 2021, tuttavia, questa cifra sarebbe più che compensata dalla formazione di valore aggiunto per 8,5 miliardi di euro, senza contare l'effetto virtuoso sul processo di rigenerazione del patrimonio edilizio con benefici sociali rilevanti;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza sottolinea che «gli investimenti consentiranno la ristrutturazione di circa 50.000 edifici/anno a regime, per una superficie totale superficie totale di 20 milioni di metri quadri all'anno. Il risparmio energetico previsto permetterà di raggiungere circa 291,0 Ktep/anno, ovvero 0,93 MtonCO2/anno», e ancora evidenzia come sia necessario «rafforzare l'efficientamento energetico incrementando il livello di efficienza degli edifici, una delle leve più virtuose per la riduzione delle emissioni in un Paese come il nostro, che soffre di un parco edifici con oltre il 60 per cento dello stock superiore a 45 anni, sia negli edifici pubblici (ad esempio scuole, cittadelle giudiziarie), sia negli edifici privati, come già avviato dall'attuale misura “superbonus”»;

    dopo un anno e mezzo dall'introduzione del «superbonus», le norme che lo regolamentano sono state più volte modificate e aggiornate, consentendo in parte di migliorarne la portata, benché permangano diverse criticità sotto l'aspetto della semplificazione delle procedure, dell'orizzonte temporale di vigenza del beneficio fiscale, della platea dei soggetti beneficiari ancora limitata. Va peraltro sottolineato che la procedura per poter beneficiare del «superbonus» presenta un elevato livello di complessità, tanto che molte imprese si stanno organizzando per cercare collaborazioni con altri soggetti, in primo luogo studi professionali ma anche con altre imprese del settore;

    con riguardo al «superbonus», le norme che si sono via via succedute in questo anno e mezzo, hanno consentito, tra l'altro: di prorogarne la scadenza; di estendere alle onlus la possibilità di avvalersi dell'agevolazione fiscale per gli interventi realizzati su immobili, quali ospedali, case di cura, conventi e altro; di estenderlo anche le associazioni e società sportive dilettantistiche per i soli lavori dedicati agli spogliatoi; di introdurre alcune semplificazioni tra le quali la previsione in base alla quale attraverso una comunicazione di inizio lavori asseverata (Cila) è possibile attestare gli estremi del titolo abilitativo che ha previsto la costruzione dell'immobile o del provvedimento che ne ha consentito la legittimazione (rendendo non più necessaria l'attestazione dello stato legittimo); di prevedere che in caso di varianti in corso d'opera queste sono comunicate a fine lavori e costituiscono integrazione della comunicazione di inizio lavori asseverata presentata e che le violazioni meramente formali non comportano la decadenza delle agevolazioni fiscali; di aumentare i benefici per gli immobili dei comuni dei territori colpiti da eventi sismici; di prevedere il «superbonus» anche per gli interventi trainati quali quelli finalizzati all'eliminazione delle barriere architettoniche, quali ascensori e montacarichi, e per la realizzazione di ogni strumento che favorisce la mobilità interna ed esterna all'abitazione per le persone portatrici di handicap, anche laddove effettuati in favore di persone di età maggiore di sessantacinque anni;

    diversi aspetti attuativi delle norme che regolamentano il «superbonus» sono ancora poco chiari e poco definiti nella loro portata e questo impone l'emanazione di una gran quantità di «Faq», circolari interpretative, guide e provvedimenti da parte delle Agenzie delle entrate e del Ministero volte a fornire chiarimenti e risposte alle imprese, agli operatori e ai tecnici che devono essere messi in condizione di avviare i cantieri. Ciò fa sì che i termini e l'orizzonte temporale di validità del «superbonus» risultino obiettivamente ridotti anche per gli interventi sugli immobili monofamiliari, vista la complessità della normativa, sottoposta, come si è visto, a numerose modifiche con modalità e regole sempre diverse, che gli operatori devono inseguire per essere o rimanere costantemente aggiornati;

    da ultimo, il decreto-legge 11 novembre 2021, n. 157, recante «Misure urgenti per il contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche» (cosiddetto «decreto anti-frode»), ha nuovamente apportato importanti modifiche all'attuale normativa;

    il disegno di legge di bilancio per il 2022, che ha in questi giorni iniziato il suo iter al Senato della Repubblica, ha quindi previsto ulteriori modifiche alla disciplina del «superbonus» e introdotto alcune proroghe differenziate relative alle diverse detrazioni fiscali in materia edilizia, che rischiano di trasformarsi in una sorta di «percorso a ostacoli» e di rendere più difficoltosa la fruizione del 110 per cento da parte dei cittadini, in quanto vengono introdotte nuove e ulteriori condizioni e limiti, anche di reddito, per poter beneficiare della detrazione. Tra queste:

     a) per gli interventi effettuati dai condomini e dalle persone fisiche per interventi su edifici composti da due a quattro unità immobiliari il «superbonus» rimane al 110 per cento solo fino al 31 dicembre 2023, per poi ridursi al 70 per cento per il 2024 e al 65 per cento per il 2025;

     b) per gli interventi effettuati sulle unità immobiliari dalle persone fisiche si introduce una doppia scadenza per il «superbonus»: il 30 giugno 2022 oppure il 31 dicembre 2022 a seconda se sia stata presentata la comunicazione di inizio lavori asseverata entro il 30 settembre 2021 o meno;

     c) un'ulteriore condizione posta per gli interventi effettuati dalle persone fisiche su unità immobiliari adibite ad abitazione principale è quella del possesso di un reddito Isee inferiore a 25 mila euro annui. Anche in questo caso l'agevolazione fiscale spetta fino al 31 dicembre 2022;

     d) lo sconto in fattura o la cessione del credito varrà fino al 2024 per le detrazioni per gli interventi in materia edilizia ed energetica e fino al 2025 per il «superbonus»,

impegna il Governo:

1) al fine di garantire la sicurezza e la qualità dei lavori realizzati, ad adottare iniziative per prevedere l'obbligo di affidare i lavori che beneficiano del «superbonus» e delle altre detrazioni edilizie a imprese qualificate, analogamente a quanto previsto per i lavori privati di ricostruzione, con contributi pubblici, delle aree terremotate del Centro Italia;

2) ad adottare iniziative per estendere il «superbonus» agli interventi effettuati su strutture e impianti sportivi, dalle associazioni e società sportive dilettantistiche iscritte nel registro istituito ai sensi dell'articolo 5, comma 2, lettera c), del decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, e non solo a quelli destinati ai soli immobili o parti di immobili adibiti a spogliatoi, come attualmente previsto dalle norme vigenti;

3) ad adottare iniziative per prevedere che la detrazione del 110 per cento si applichi anche alle imprese individuali e società titolari di residenze sanitarie assistenziali che svolgono attività socio-sanitaria con fini di lucro autorizzate o accreditate o rientranti nel fabbisogno determinato dalle regioni;

4) ad adottare iniziative per estendere la platea dei soggetti che possono fruire dell'«ecobonus» e del «sismabonus» al 110 per cento anche ai soggetti esercenti attività d'impresa, arti o professioni, visto che l'obiettivo ultimo della misura è quello di rilanciare l'economia nazionale, incrementando le attività nel comparto «trainante» del recupero energetico ed antisismico del patrimonio edilizio, con ricadute positive sul comparto produttivo e sull'intera collettività;

5) ad adottare iniziative per prevedere per le cosiddette abitazioni unifamiliari una proroga generalizzata del «superbonus» sino al 31 dicembre 2022, quantomeno nel caso in cui al 30 giugno dello stesso anno sia stato eseguito almeno il 60 per cento dei lavori, escludendo ulteriori limitazioni e condizioni di accesso al beneficio fiscale quali una soglia minima di Isee nel caso di abitazioni principali o il rilascio del provvedimento abilitativo dei lavori al 30 settembre 2021;

6) a chiarire che sono da prorogare non solo gli interventi trainanti, ma anche quelli trainati da realizzare all'interno delle singole unità abitative dei condomini per i quali, invece, il termine d'applicazione rimane fissato al 30 giugno 2022;

7) ad adottare iniziative per estendere alle onlus, alle organizzazioni di volontariato ed alle associazioni di promozione sociale i termini del «superbonus al 110 per cento» oggi fissati per gli Istituti autonomi case popolari, prevedendone quindi l'applicazione sino al 30 giugno 2023, o al 31 dicembre 2023, qualora al 30 giugno 2023 sia realizzato almeno il 60 per cento dei lavori agevolati;

8) ad attivare le opportune iniziative, per quanto di competenza, affinché nell'ambito del contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche volte a contrastare giustamente gli abusi e le illegalità nella fruizione dei benefici fiscali con specifico riguardo al settore delle costruzioni, non si introducano ulteriori inutili aggravi burocratici e costi per i cittadini, le imprese e tutto l'indotto, affinché dette misure di contrasto non si applichino agli interventi edilizi già avviati, al fine di evitare interruzioni nell'esecuzione dei lavori in corso e conseguenze negative sui flussi finanziari delle imprese;

9) ad adottare iniziative per prorogare per un triennio la disposizione introdotta dall'articolo 7 del decreto-legge 34 del 2019, che prevede, sino al 31 dicembre 2021, l'applicazione dell'imposta di registro e delle ipotecaria e catastale in misura fissa (200 euro ciascuna) per l'acquisto, da parte di imprese di costruzioni, di fabbricati destinati alla demolizione e ricostruzione o alla ristrutturazione, a condizione che entro i successivi 10 anni si provveda all'ultimazione dei lavori ed alla vendita dei fabbricati così ricostruiti o riqualificati;

10) ad adottare iniziative per prevedere il mantenimento della detrazione del 90 per cento per le spese finalizzate al recupero o restauro della facciata esterna di specifiche categorie di edifici (cosiddetto bonus facciate).
(1-00552) (Nuova formulazione) «Cattaneo, Barelli, Cortelazzo, Squeri, D'Attis, Cannizzaro, Fasano, Ferraioli, Labriola, Mandelli, Mazzetti, Casino, Pella, Polidori, Prestigiacomo, Rosso, Paolo Russo, Torromino, Valentini».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Snider n. 5-06977 del 3 novembre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Colucci n. 5-07013 del 4 novembre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Schullian n. 5-07073 del 15 novembre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Ciampi n. 5-07108 del 19 novembre 2021.