Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 16 novembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il 25 novembre si celebra nel mondo la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite;

    con la legge 27 giugno 2013, n. 77, l'Italia ha ratificato la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, la quale precisa che «con l'espressione “violenza nei confronti delle donne” si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata»;

    l'Italia è quindi fortemente impegnata per una piena applicazione della Convenzione di Istanbul, con la messa in campo di risorse per prevenzione, protezione, persecuzione e per le politiche integrate;

    come si evince dai dati, la violenza contro le donne in Italia è un fenomeno strutturale e diffuso e rappresenta uno dei maggiori ostacoli al conseguimento dell'uguaglianza di genere;

    nella mozione approvata dall'Assemblea della Camera, n. 1-00243, a prima firma dell'onorevole Lisa Noja, si evidenzia come «le donne con disabilità abbiano una probabilità di essere vittime di violenza da due a cinque volte superiore rispetto alle donne non disabili, frequentemente nell'ambito delle relazioni domestiche, a causa della posizione di maggiore fragilità e vulnerabilità sofferta»;

    nella gran parte dei casi gli autori della violenza sono il partner, i parenti o gli amici. Nei casi più estremi la violenza contro le donne può portare al femminicidio, quasi sempre epilogo drammatico di una storia di violenza e abusi, spesso vissuti in solitudine, che solitamente avviene quando la donna decide sulla sua autonomia e libertà;

    i dati del Viminale a settembre 2021, dicono che dall'inizio dell'anno sono state uccise 81 donne, di cui 70 in ambito familiare e affettivo e 50 per mano del partner o dell'ex partner;

    la violenza maschile sulle donne affonda le sue radici e si nutre della disuguaglianza di genere, della disparità di potere tra uomini e donne, dell'organizzazione patriarcale della società e degli stereotipi sui ruoli e sulle capacità delle donne, ancora molto diffusi e pervasivi;

   promuovere la parità di genere è, quindi, da un lato, uno strumento per combattere la violenza contro le donne, dall'altro lato è lo strumento che restituisce piena libertà ed eguaglianza alle donne per poterle affrancare dall'essere vittime di violenza;

    la complessità del fenomeno, richiede una strategia integrata che si basi su un approccio multidimensionale, sistemico ed interistituzionale. Un'azione globale, che deve fondarsi su di una solida conoscenza delle problematiche e su un'approfondita analisi dei dati disponibili;

    l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e le misure di contenimento adottate per farvi fronte, hanno avuto innegabili ripercussioni anche sul piano della violenza basata sul genere, soprattutto in ambito domestico, comportando un rischio maggiore di esposizione alla violenza per le donne e per i loro figli e aggravando spesso situazioni preesistenti. La prolungata condivisione degli spazi con il maltrattante ha determinato un aumento del numero di episodi di violenza, e ha anche reso più difficoltoso l'accesso di donne e bambini a una protezione efficace, a servizi di sostegno e alla giustizia;

    la situazione ha richiesto un forte incremento della lotta alla violenza. Fin dai primi giorni del lockdown, è stata garantita la pronta accoglienza delle donne e la protezione: con la circolare del 21 marzo 2020 della Ministra dell'interno in accordo con la Ministra per le pari opportunità che ha impegnato le prefetture a supportare i Centri antiviolenza e le Case rifugio individuando soluzioni abitative temporanee da utilizzare per la quarantena prima di fare il loro ingresso nelle strutture. Con una seconda circolare (20 aprile 2020) i prefetti hanno potuto individuare un «punto di contatto» cui rivolgersi;

    il numero 1522 e l'App YouPol sono stati potenziati e le campagne di sensibilizzazione promosse dal Dipartimento per le pari opportunità sui canali televisivi e rilanciate sui «social» hanno rinforzato il messaggio dell'importanza della richiesta di aiuto per uscire dalla violenza. Sono stati inoltre stanziati dal Dipartimento ulteriori 5,5 milioni di euro per il finanziamento di interventi urgenti determinati dalla pandemia per le Case rifugio ed i Centri antiviolenza;

    nonostante ciò, i dati Istat indicano che nel 2020 le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del 79,5 per cento rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71 per cento). Il boom di chiamate si è avuto a partire da fine marzo, con picchi ad aprile (+176,9 per cento rispetto allo stesso mese del 2019) e a maggio (+182,2 per cento rispetto a maggio 2019). Nei primi due trimestri del 2021 ci sono state in totale 25.570 chiamate, un numero quasi identico agli stessi trimestri del 2020 ma di 5-6.000 unità più alto del 2019 e del 2018;

    anche le conseguenze socio-economiche della pandemia si sono scaricate in particolare sulle donne, aggravando diseguaglianze già esistenti e creandone di nuove. Tale quadro ha avuto un impatto negativo anche sulla violenza economica, contribuendo alla sua diffusione, anche a seguito della perdita di lavoro e autonomia economica che sta riguardando molte donne;

    la violenza economica è una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare violenze in ambito familiare, soprattutto quando il partner detiene il potere economico, il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari; fondamentale è dunque il sostegno economico alle vittime per aiutarle a conseguire l'indipendenza finanziaria dal partner violento. In tal senso gli strumenti di welfare e di sostegno ai percorsi di libertà e autonomia delle donne, rivestono un ruolo estremamente importante;

    è in questa direzione che va l'iniziativa di Italia Viva, che, attraverso un emendamento al decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «Rilancio», ha istituito il Reddito di libertà: un aiuto economico mensile per favorire, attraverso l'indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza che si trovano in condizione di particolare vulnerabilità o di povertà. Il reddito, è stato poi rifinanziato con un emendamento di Italia Viva alla legge 30 dicembre 2020, n. 178, che destina risorse pari a 2 milioni di euro per il 2021 e 2 milioni di euro per il 2022;

    a tal proposito, l'8 novembre scorso, l'Inps ha pubblicato sul suo sito la circolare relativa all'erogazione del Reddito di libertà. Sempre in tale direzione va il microcredito di libertà promosso dalla Ministra per le pari opportunità e la famiglia in collaborazione con Abi e Federcasse, l'Ente nazionale per il microcredito (Enm e la Caritas);

    fondamentali sono le iniziative di prevenzione al fine di informare le donne sui loro diritti in ambito economico e finanziario, su come riconoscere la violenza economica ed eliminarla dalla propria vita. In tal senso, l'educazione finanziaria è uno strumento importante per accelerare il processo di uscita dalla violenza e per favorire percorsi di inclusione delle donne che vogliono riprendere in mano la loro vita;

    indagini recenti (2020) svolte dall'Ocse e dalla Banca d'Italia, confermano che le donne, rispetto agli uomini, sono meno alfabetizzate in materia economico-finanziaria. Una condizione, dunque, di maggiore vulnerabilità delle donne rispetto agli uomini, soprattutto in una fase di crisi come quella attuale;

    l'importanza dell'educazione finanziaria come leva di una fattiva partecipazione delle donne alla vita del nostro Paese è stata indicata con grande chiarezza nella Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2025, e nella Strategia nazionale per l'educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale (2017-2019);

    molte sono altresì le misure approvate in questa legislatura, da Governo e Parlamento, volte a promuovere con decisione politiche per garantire la parità di genere, incrementare l'occupazione femminile, sostenere l'indipendenza economica, l'autonomia e l'emancipazione delle donne;

    la parità di genere è stata assunta come una delle sfide principali dal Presidente Mario Draghi già nella richiesta di fiducia alle Camere;

    nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono previsti importanti specifici interventi, ma l'empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere sono perseguiti quali obiettivi trasversali nell'ambito di tutte le componenti del Pnrr; la parità di genere è stata assunta come criterio di valutazione di tutti i progetti (gender mainstreaming) e tutto il Pnrr si caratterizza per una strategia integrata di riforme, istruzione e investimenti in infrastrutture sociali e servizi di supporto, per una piena parità di accesso, economica e sociale, delle donne;

    per la prima volta l'Italia si è dotata di una Strategia nazionale per la parità di genere, che riprende i princìpi già definiti dalla Strategia europea per la parità di genere 2020/2025 e che si concentra sui temi del lavoro, del welfare, dell'educazione e della promozione della leadership femminile, con un substrato di approccio culturale, di linguaggio, di rimozione degli stereotipi che è condizione necessaria di qualsiasi politica attiva sulla parità di genere;

    il 26 agosto 2021 si è svolta a Santa Margherita Ligure, per la prima volta nell'ambito di un G20, la Conferenza sull'empowerment femminile, cui hanno partecipato i Ministri responsabili per le pari opportunità dei Paesi del G20, rappresentanti di organizzazioni internazionali, del mondo delle imprese, dell'accademia, con al centro Stem, alfabetizzazione finanziaria e digitale, ambiente e sostenibilità da un lato, Lavoro ed empowerment economico ed armonizzazione dei tempi di vita dall'altro;

    il 27 ottobre 2021, è stato fatto un passo avanti concreto nel cammino della parità con l'approvazione, in via definitiva, della legge che introduce la parità salariale tra uomo e donna;

    è prossimo all'approvazione definitiva il nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-23, approvato in Conferenza unificata il 3 novembre 2021; il nuovo Piano ha fatto proprie molte delle istanze avanzate dalla Commissione parlamentare sul femminicidio, nella Relazione sulla governance dei servizi antiviolenza e sul finanziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio, approvata l'8 settembre 2020, che segnalava come prioritario e urgente «1) implementare le risorse per l'intero sistema di prevenzione e contrasto alla violenza, semplificare e velocizzare il percorso dei finanziamenti, verificarne l'effettiva erogazione ai centri antiviolenza e alle case rifugio attraverso un sistema di monitoraggio più efficace e potenziare la governance centrale del sistema»;

    nel disegno di legge di bilancio per l'anno 2022, attualmente all'esame del Parlamento, lo stanziamento delle risorse a favore dei Centri antiviolenza e Case rifugio è stato reso strutturale, evitando un rinnovo di volta in volta che produce inevitabilmente ritardi e precarietà;

    nel complesso, l'impegno e lo sforzo trasversale delle forze politiche hanno portato l'Italia ad avere un buon impianto normativo in tema di violenza maschile sulle donne. Da ultimo, in questa legislatura, con l'approvazione della legge n. 69 del 2019 (cosiddetto codice rosso), e con le riforme del processo civile e del processo penale che contengono norme attente ai problemi della violenza di genere, anche in attuazione della Convenzione di Istanbul;

    sul versante civile, il 22 settembre 2021 è stato trasmesso alla Camera il disegno di legge A.C. 3289, approvato dal Senato, e recante «Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata». Il provvedimento, grazie alle indicazioni e al lavoro svolto dalla Commissione sul femminicidio, ha ampliato il suo contenuto che attiene anche ai procedimenti relativi all'allontanamento dei minori dalla famiglia, alle controversie sull'esercizio della responsabilità genitoriale e all'affidamento familiare;

    con specifico riferimento alle donne vittime di violenza, si dà pieno riconoscimento alle disposizioni della Convenzione di Istanbul. La riforma introduce, infatti, una novità importante: il pieno riconoscimento della violenza contro le donne anche nel processo civile, in primis nelle cause di separazione e divorzio. Attraverso le misure previste, si consentirà alla giustizia di difendere meglio donne e minori;

    sempre la riforma, prevede che il consulente tecnico d'ufficio debba attenersi «ai protocolli e alle metodologie riconosciute dalla comunità scientifica». Inoltre, sempre nel medesimo disegno di legge, è prevista l'introduzione di specifici requisiti di competenza necessari per l'iscrizione dei professionisti in tale categoria. Interventi che mirano a rafforzare la base e la solidità scientifica delle perizie, quando vengono richieste dal giudice, sempre fatto salvo il suo obbligo di verificarne l'attendibilità;

    si ricorda che la Sindrome da alienazione parentale (Pas), non è riconosciuta dalla comunità scientifica e che la Corte di cassazione ha ribadito più volte che non si possono adottare provvedimenti giudiziari basati su soluzioni prive del necessario conforto scientifico. Ma, nonostante ciò, è sempre più utilizzata, in sede giudiziale dalle Consulenza tecniche d'ufficio (Ctu) quale causa per allontanare i minori principalmente dalle madri, definite alienanti, simbiotiche, malevole e manipolatrici, per il solo fatto di aver denunciato le violenze e dato avvio alla separazione dal partner violento;

    la riforma prevede, inoltre, tra le altre cose, che i giudici dovranno ascoltare e rispettare la volontà espressa da bambini e ragazzi che rifiutano di vedere un genitore. Potranno avvalersi, se necessario, di professionisti specializzati, ma non potranno delegare ad altri i colloqui, che saranno videoregistrati. Sarà dunque il giudice ad accertare le cause del rifiuto considerando eventuali episodi di violenza nella determinazione dell'affidamento dei figli. Si stabilisce inoltre, che l'uso della forza pubblica per i prelievi in casa, in attuazione delle sentenze, avvenga solo come extrema ratio, cioè se è a rischio la vita del bambino/ragazzo;

    sul fronte penale, invece, il Parlamento ha approvato la legge 27 settembre 2021, n. 134, che delega il Governo ad operare, entro un anno, la riforma del processo penale. Tra gli emendamenti approvati in sede di esame, si rileva, con disposizione immediatamente precettiva, una previsione che integra le norme a tutela delle vittime di violenza domestica e di genere introdotte con legge n. 69 del 2019 (cosiddetto Codice rosso), estendendone la portata applicativa anche alle vittime dei suddetti reati in forma tentata e alle vittime di tentato omicidio. Con un altro emendamento di Italia Viva, si inserisce tra i delitti per i quali è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza, quello di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa colmando un vulnus presente nel codice rosso. Un vuoto che esponeva la vittima a un grave pericolo per la sua incolumità, stante il fatto che tali violazioni sono volte nella maggior parte dei casi a porre in atto comportamenti offensivi nei confronti della vittima, sfociando finanche nel tentato omicidio;

    il 29 ottobre 2021 si è concluso il processo di ratifica della Convenzione Oil 190 del 2019 sulla violenza e le molestie nel mondo del lavoro, un'adesione che colloca l'Italia al nono posto nel mondo e al secondo in Europa, tra i Paesi che hanno ratificato la convenzione;

    i dati e la cronaca continuano a dire con evidenza che gli sforzi fin qui attuati a livello legislativo e istituzionale, non sono ancora riusciti ad arginare e a ridurre questo fenomeno. Pur in presenza di un quadro normativo avanzato, e di misure di protezione importanti, queste ultime spesso non vengono applicate o non vengono applicate in maniera abbastanza tempestiva. Serve dunque una maggiore capacità di valutazione del rischio e di lettura della pericolosità delle situazioni in cui si trovano le donne;

    quella culturale è certamente la sfida più grande da vincere, come si evince anche dalla narrazione che i media fanno della violenza sulle donne che è ancora pervasa da stereotipi e sessismo. Spesso le notizie contengono elementi che giustificano gli uomini autori di violenza e il sensazionalismo mediatico accende i riflettori sul fenomeno ma non aiuta ad andare a fondo, a capire le radici strutturali del problema e quindi a risolverlo. La donna diventa così vittima due volte: del reato e del racconto che di quella violenza viene fatta pubblicamente;

    con l'emendamento di Italia Viva e Partito democratico, al decreto-legge «Infrastrutture e trasporti» n. 121 del 2021, approvato il 4 novembre 2021, si vietano affissioni e pubblicità sulle strade, ma anche su mezzi pubblici o privati, che abbiano contenuti con «messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell'appartenenza etnica, oppure discriminatori con riferimento all'orientamento sessuale, all'identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche»;

    la violenza maschile contro le donne chiama in causa la relazione tra donne e uomini. L'educazione svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo delle capacità che aiuteranno i bambini e le bambine a creare rapporti sani, in particolare insegnando la parità di genere, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti, la violenza di genere, il rispetto della libertà delle donne;

    è fondamentale anche lavorare sulla formazione per abbattere stereotipi e pregiudizi e favorire un cambiamento culturale anche di polizia e carabinieri, magistrati, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario, psicologi, periti e tutti coloro che vengono a contatto con la violenza sulle donne. Quando le donne trovano la forza di denunciare devono trovare dall'altra parte persone che credono a ciò che dicono e che conoscono il ciclo della violenza. Perché la violenza va letta correttamente e in tempo utile;

    il 27 maggio 2021 l'Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani per violazione dell'articolo 8 della CEDU (diritto al rispetto della vita privata e familiare), non avendo tutelato l'immagine, la privacy e la dignità di una giovane donna che aveva denunciato di essere stata violentata da sette uomini: nella sentenza con cui sono stati definitivamente assolti tutti gli imputati, è stato infatti utilizzato, a parere dei giudici della Corte EDU, un «linguaggio colpevolizzante e moraleggiante che scoraggia la fiducia delle vittime nel sistema giudiziario» per la «vittimizzazione secondaria cui le espone». Una preoccupazione in questo senso era stata manifestata anche dal Grevio nel suo recente rapporto sull'applicazione della Convenzione di Istanbul in Italia, laddove si sottolinea la «presenza di stereotipi persistenti nelle decisioni dei Tribunali sui casi di violenza»;

    resta centrale, in un'ottica di prevenzione, secondo quanto previsto all'articolo 16 della convenzione di Istanbul, il trattamento degli uomini violenti, il cui tasso di recidiva è estremamente elevato. Su questo tema è stato approvato un emendamento di Italia Viva alla legge 30 dicembre 2020, n. 178, che autorizza la spesa di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023, per garantire la presenza di professionalità psicologiche esperte all'interno degli istituti penitenziari, per consentire un trattamento intensificato cognitivo-comportamentale nei confronti degli autori di reati contro le donne e il 29 ottobre 2021 è stato pubblicato sul sito del Dipartimento per le pari opportunità, il decreto di approvazione della graduatoria dei progetti finanziati a seguito dell'avviso pubblico del 18 dicembre 2020, con il quale è stata data attuazione all'articolo 26-bis del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, per promuovere progetti volti all'istituzione e al potenziamento dei centri di riabilitazione per uomini maltrattanti;

    sul piano della sicurezza delle donne occorre poi mettere in campo misure volte a monitorare e controllare la diffusione delle armi per uso di difesa personale. Secondo l'Opal, Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa, nel 2020 a fronte di 93 omicidi di donne, 23 sono stati commessi da legali detentori di armi o con armi da loro detenute. Si tratta di un omicidio su quattro;

    a fronte della crisi pandemica, le vittime di tratta e prostituzione forzata, sono diventate ancora più vulnerabili. Il Dipartimento per le pari opportunità ha dato continuità al Programma unico per l'emersione e la protezione per le vittime, per il quale nel mese di giugno 2021 ha impegnato 24 milioni di euro. Sono stati inoltre riattivati e resi operativi gli organismi di governance a presidio delle politiche di prevenzione e contrasto della tratta e del grave sfruttamento: la Cabina di regia politica e il Comitato tecnico che dovrà portare al nuovo Piano nazionale contro la tratta;

    nell'era del web, la violenza, come è noto, corre anche in rete e le donne sono le principali vittime del discorso d'odio online, il cosiddetto hate speech;

    il 16 settembre 2021, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con la quale si chiede alla Commissione di includere la violenza di genere, sia online che offline, come una nuova sfera di criminalità ai sensi dell'articolo 83 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea insieme ad altri crimini che devono essere combattuti su base comune come il terrorismo, il traffico di esseri umani, di droga di armi. I reati contro le donne diverrebbero pertanto eurocrimini;

    sin dalla riconquista militare dell'Afghanistan da parte dei talebani, le donne afgane denunciano le terribili violazioni dei diritti umani che stanno subendo. È del 7 novembre 2021, la notizia dell'uccisione a colpi di arma da fuoco, dell'attivista per i diritti delle donne, Frozan Safi, e di altre tre giovani,

impegna il Governo:

1) a mettere in campo tutte le iniziative necessarie a rendere più efficace il complesso sistema di strumenti e di tutele citati in premessa, con l'obiettivo di raggiungere la piena applicazione della Convenzione di Istanbul nel nostro Paese;

2) ad approvare in tempi brevi e a dare piena ed efficace attuazione al Piano nazionale antiviolenza per il triennio 2021-2023;

3) a potenziare e individuare, anche attraverso il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne, azioni idonee a rispondere alle peculiari problematiche che devono affrontare le ragazze e le donne con disabilità vittime di violenza non soltanto nella fase della denuncia ma anche nel successivo percorso di assistenza, di cura e di individuazione di percorsi per l'uscita dalla violenza;

4) a dare piena attuazione alla Strategia nazionale per la parità di genere;

5) ad adottare iniziative per rafforzare le politiche e le risorse necessarie, volte ad implementare progetti e percorsi di educazione finanziaria, per le donne vittime di violenza, al fine di prevenire e contrastare la violenza economica, nonché di favorire l'autonomia, l'empowerment e l'integrazione lavorativa delle donne, nella fase di uscita dall'esperienza di violenza;

6) ad adottare iniziative volte a rendere strutturale il Reddito di libertà, per favorire, attraverso l'indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza che si trovano in condizione di particolare vulnerabilità o di povertà;

7) a rafforzare le politiche volte a garantire la piena parità di genere nel mondo del lavoro e a mettere in campo iniziative per incrementare l'occupazione femminile, obiettivi fondamentali per la liberazione delle donne dalla violenza;

8) a dare piena attuazione alla Convenzione Oil 190 del 2019 al fine di garantire che il mondo del lavoro sia sicuro e libero dalla violenza e dalle molestie;

9) ad adottare iniziative volte a garantire che tutti i soggetti e i mondi che vengono a contatto con la violenza sulle donne siano adeguatamente finanziati, attrezzati e formati, per riconoscere la violenza sulle donne, valutare il rischio che corrono e garantire il pieno accesso a una protezione giuridica e ad una assistenza adeguata;

10) a sostenere la costruzione di una rete solida tra università, professioni, magistratura, forze dell'ordine, associazioni delle donne, per fare sì che sempre di più si diffondano moduli e pratiche condivisi nella risposta per la prevenzione, l'accoglienza e la protezione ma anche ad adottare le iniziative di competenza per organizzare gli uffici giudiziari in maniera da valorizzare e utilizzare al meglio la specializzazione esistente;

11) a valutare l'opportunità di adottare iniziative specifiche per eliminare la violenza online, comprese le molestie online e l'istigazione all'odio verso le donne;

12) ad adottare iniziative per sensibilizzare gli operatori dei settori dei media per la realizzazione di una comunicazione e informazione rispettosa della rappresentazione di genere, e in particolare della figura femminile;

13) nel quadro del rafforzamento delle misure volte a prevenite e contrastare la violenza nei confronti delle donne, a definire il nuovo Piano d'azione nazionale contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani e ad adottare iniziative per stanziare le risorse necessarie per la protezione delle vittime;

14) sempre nell'ambito dello sviluppo degli strumenti più efficaci per prevenire e contrastare la violenza contro le donne, a proseguire nell'attività di costante monitoraggio e controllo della diffusione delle armi per uso di difesa personale, nonché a continuare ad assicurare che alla detenzione legittima di un'arma corrisponda una tempestiva ed efficace comunicazione ai familiari, ai conviventi maggiorenni, anche diversi dai familiari, compreso il convivente more uxorio;

15) ad adottare le iniziative necessarie al fine di destinare le risorse necessarie a promuovere temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati e la violenza di genere, attraverso la formazione del personale della scuola e i programmi scolastici;

16) a rafforzare le iniziative necessarie al fine di destinare le risorse umane ed economiche necessarie per i programmi di trattamento per gli uomini autori di violenza contro le donne;

17) a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte ad incrementare le risorse destinate al Fondo per le pari opportunità, al Fondo per le vittime di reati intenzionali violenti, al Fondo antitratta;

18) ad adottare le iniziative necessarie volte a rafforzare le tutele per i figli rimasti orfani a seguito di un crimine domestico;

19) a valutare la possibilità di incrementare le risorse per l'intero sistema di prevenzione e contrasto alla violenza, semplificando e velocizzando ulteriormente il percorso dei finanziamenti, verificandone l'effettiva erogazione ai centri antiviolenza e alle case rifugio attraverso un sistema di monitoraggio più efficace, potenziando la governance centrale del sistema e individuando un procedimento unico e snello per l'assegnazione dei fondi, al fine di evitare disparità di tutela del settore tra i vari territori regionali;

20) ad adottare tutte le iniziative possibili e ad utilizzare tutti gli strumenti diplomatici necessari, d'intesa con la comunità internazionale, per esercitare una pressione sul Governo afgano, al fine di tutelare il futuro delle donne nel Paese e di dare la possibilità a chi rischia la vita di andarsene, anche dando seguito all'Appello per la tutela delle donne in Afghanistan prodotto in occasione della Conferenza G20 sull'empowerment femminile.
(1-00546) «Annibali, Boschi, Anzaldi, Colaninno, D'Alessandro, Marco Di Maio, Fregolent, Ferri, Gadda, Migliore, Moretto, Mor, Nobili, Occhionero, Paita, Rosato, Ungaro, Vitiello».

Risoluzione in Commissione:


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    secondo le evidenze di cui all'ultimo Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio (Infc) realizzato dal Comando unità forestale ambientale e agroalimentare (Cufaa) dell'Arma dei carabinieri congiuntamente al Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea), negli ultimi dieci anni la superficie boschiva e forestale nazionale è aumentata di circa 586.925 ettari, per arrivare ad un valore complessivo di circa 11.054.458 ettari di foresta, pari al 36,7 per cento oltre un terzo, del territorio nazionale;

    la consistenza dei boschi italiana, espressa come metri cubi di biomassa è aumentata del 18,4 per cento con valori ad ettaro che sono passati da 144,9 a 165,4 metri cubi;

    per quanto riguarda lo stock di carbonio, in termini di capacità della biomassa epigea (fusti, rami e fogliame) e del legno morto (cioè alberi morti ancora in piedi o al suolo, tronchi spezzati, piccoli e grandi rami, ceppaie) di immagazzinare CO2, la capacità di stoccaggio è passata da 490 milioni di tonnellate del 2005 a 569 milioni di tonnellate di carbonio organico, equivalente ad un valore della CO2 che passa da 1.798 milioni di tonnellate a 2.088 milioni di tonnellate, con un incremento di 290 milioni di tonnellate di CO2 stoccata e quindi sottratta all'atmosfera;

    in termini assoluti, le prime cinque regioni con il più vasto patrimonio forestale sono Sicilia (2.570.282 ettari), Piemonte (2.539.983 ettari), Sardegna (2.408.989), Lombardia (2.386.285 ettari) e Toscana (2.299.018 ettari);

    in poco meno di 30 anni, il patrimonio boschivo e forestale è cresciuto del 20 per cento, al punto che ad oggi l'Italia è il secondo Paese membro dell'Unione europea per copertura forestale dopo la Spagna (55,4 per cento) e davanti alla Germania (32,8 per cento) a fronte di una media dell'Unione europea del 33 per cento;

    il bostrico (Ips typographus), noto come bostrico tipografo o bostrico dell'abete rosso, è considerato tra i parassiti delle colture forestali più temibili in assoluto, in quanto in grado di portare alla morte degli alberi in poco tempo ed in Italia è particolarmente diffuso nelle regioni settentrionali, quali Lombardia, Piemonte, Veneto, ma anche Trentino Alto-Adige;

    il bostrico tipografo è un fitofago del legno delle piante forestali, e predilige, tra i suoi bersagli, l'abete rosso o peccio (Picea abies), ma colpisce anche i pini ed i larici;

    il bostrico, tendenzialmente, tende ad attaccare le piante che vivono in ambienti sfavorevoli, in età avanzata, preferibilmente già attaccate da altri insetti defogliatori come l'ifantria o la processionaria del pino, o, ancora, gli alberi danneggiati da frane e maltempo o già morti a terra;

    le ultime evidenze scientifiche indicano che il bostrico stia sviluppando la tendenza ad attaccare anche piante giovani e sane, con un tronco ridotto, che vegetano in buone condizioni;

    il bostrico danneggia le piante colpendo la parte medio-bassa del tronco, portando ad un rapido deperimento e morte degli arbusti: in termini di ciclo di vita compie da una a tre generazioni in un anno, a seconda dell'altitudine dei boschi che infesta: più alta è la quota, minore è il numero di generazioni;

    si sta recentemente assistendo ad una crescente diffusione dell'insetto anche nelle Alpi, a danno delle aree rimboschite che presentano molte piante naturalmente deboli, al punto da diventare endemico dell'area alpina, come attestato anche dai numerosi focolai attestati in Valle Ossola, Val Soana, Val Curone in Piemonte;

    l'assenza di una misura fitosanitaria di contenimento consolidata impedisce di contrastare la diffusione dell'Ips Typographus sul territorio nazionale; peraltro compiendo la quasi totalità del suo ciclo vitale sotto la corteccia dell'albero, non è possibile operarne il contenimento tramite insetticidi; al momento, infatti, in caso di focolai di bostrico tipografo, la prassi prevede di procedere allo sradicamento delle piante e successiva distruzione con il fuoco, utilizzando eventualmente tronchi esca (ottenuti durante operazioni di diradamento selettivo) per attirare gli insetti, ma tali pratiche sono di difficile realizzazione in un'ottica di ampia diffusione dei focolai;

    secondo i rilievi degli esperti in materia il bostrico trova ampia diffusione in ambienti caldi e trova particolare diffusione nelle aree dove i tronchi sono lasciati a terra e mai esboscati;

    nel 2019, nelle aree del Triveneto, a seguito della tempesta Vaia di fine 2018, è stata rilevata un'ampia diffusione del bostrico, che poi si è diffuso a macchia d'olio nel resto del nord Italia, come attestato dall'ampio uso di trappole Theysohn a feromoni, che ha indicato – nella sola Provincia autonoma di Bolzano – picchi fino a 28.000 esemplari nel solo giugno 2021;

    le aree boschive e forestali italiane colpite da incendi nell'estate 2021, senza accurate politiche di gestione, recupero e contenimento, rischiano di prestarsi a nuovi ed ulteriori focolai di Ips Typographus;

    a livello europeo, le risorse per la tutela del patrimonio forestale sono contenute nel Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), inquadrato nel perimetro Politica agricola comune (Pac), ed applicato con il Programma di sviluppo rurale (Psr), impiegato – nel settennio di programmazione 2014-2020 – principalmente per interventi selvicolturali di miglioramento strutturale e compositivo del patrimonio boschivo e forestale;

    nell'ambito della programmazione 2021-2027 della Pac è stato introdotto il Piano strategico nazionale (Psn), strumento di programmazione nazionale che incrementa la centralità delle amministrazioni nazionali;

    altro strumento europeo a livello di indirizzo politico è costituito dalla Strategia forestale dell'Unione europea di cui alla COM(2013) n. 659 final del 20 settembre 2013, che fornisce un quadro comunitario per la disposizione delle politiche forestali nell'Unione; tale livello di coordinamento gestionale è stato successivamente integrato dalla Strategia forestale dell'Unione europea per il 2030 del 16 luglio 2021, la quale tuttavia non annovera alcune esternalità positive, particolarmente presenti nel tessuto economico di alcuni Paesi membri, come la filiera lignicola e le pratiche di produzione energetica;

    lo strumento di indirizzo politico a livello nazionale per le politiche forestali è costituito dalla Strategia forestale nazionale (Sfn) di cui al decreto legislativo 3 aprile 2018, n. 34, la quale definisce gli indirizzi politici finalizzati a tutelare, valorizzare e gestire il patrimonio forestale nazionale;

    la Strategia forestale nazionale approvata dal relativo tavolo tecnico in data 15 giugno 2021 non dispone di fondi specifici che favoriscano una gestione sostenibile del patrimonio forestale e boschivo, svuotandone lo strumento di importanza ai fini dell'effettiva capacità gestionale delle politiche forestali sul territorio;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) nelle sue sei missioni ed oltre 191 miliardi di euro mobilitati manca di saldature tra aspetto ecologico ed economico della politica forestale, dedicando solo parte del suo spazio a boschi urbani e periurbani e ad alcuni aspetti legati alla gestione degli arbusti quali green communities e gestione dei rischi di alluvione e dissesto idrogeologico, ma senza specificare interventi di più ampio respiro in favore del rilancio delle politiche forestali, come avvenuto nel caso dei piani di rilancio di altri Paesi membri;

    considerando che in media la creazione di un bosco richiede circa vent'anni di intervento e monitoraggio, la diffusione di strumenti di pianificazione e coordinamento in materia è cruciale per la tutela del patrimonio boschivo e forestale nazionale;

    nel regolamento di esecuzione (UE) n. 2019/2072 della Commissione, derivante dal regolamento (UE) n. 2016/2031 del Parlamento europeo e del Consiglio sulle misure di protezione contro gli organismi nocivi per le piante, all'allegato III, il bostrico tipografo è considerato un organismo nocivo da quarantena rilevante unicamente per le zone protette di Irlanda e Regno Unito (non più nell'Unione europea);

    l'emergenza costituita dalla diffusione del bostrico tipografo rischia di acquisire la medesima rilevanza e gravità ricoperta dall'emergenza della Xylella fastidiosa, sia in Italia che nei Paesi limitrofi, rendendo del tutto inutili e tardive eventuali iniziative di coordinamento a livello nazionale ed europeo;

    la tutela del patrimonio forestale nazionale riveste differenti profili di priorità ed urgenza rispetto all'agenda nazionale, in quanto gli arbusti costituiscono un fondamentale presidio per il contrasto delle emissioni di CO2 nell'atmosfera, assorbendo e stoccando il carbonio sotto forma di biomassa, per il mantenimento della biodiversità tipica dell'habitat italiano e del patrimonio ambientale forestale, per la tenuta economia delle aree interne, montane e rurali, nonché per mitigare il rischio di incendi e per contenere il rischio di dissesto idrogeologico,

impegna il Governo:

   ad adottare apposite iniziative per la gestione e il contenimento della diffusione del bostrico tipografo, finalizzate alla preservazione del patrimonio forestale e boschivo nazionale, anche tramite misure di ampia portata quali quelle già applicate a contrasto della Xylella fastidiosa;

   a inserire nell'ambito del Piano strategico nazionale della Pac 2021-2027 misure specifiche di contrasto al bostrico tipografo ed altre emergenze patologiche di analoga portata, coordinando interventi con le amministrazioni regionali finalizzati al contenimento dei focolai ed al rimboschimento e rafforzamento del patrimonio forestale nazionale;

   a potenziare la gestione e la governance della Strategia forestale nazionale (Sfn) prevedendo appositi capitoli di spesa a finanziamento delle sue azioni e sottoazioni, nonché la tempestiva emanazione dei decreti attuativi ancora non adottati del citato decreto legislativo n. 34 del 2018 entro il primo trimestre dell'anno 2022;

   ad adottare iniziative affinché siano convocati i necessari tavoli europei per l'inserimento del bostrico tipografo come organismo nocivo da quarantena anche in Italia ed in qualsiasi Paese europeo con una diffusione analoga del fenomeno;

   ad adottare apposite iniziative per rendere disponibili alle amministrazioni pubbliche ed ai cittadini informazioni quanto più possibile in tempo reale sulla diffusione del bostrico tipografo, agevolandone il monitoraggio e contenimento;

   ad adottare iniziative per definire anche tramite risorse legate al Programma di sviluppo rurale (Psr) – Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), apposite misure di sostegno per le regioni particolarmente colpite dalla diffusione del bostrico tipografo, prevedendo – anche in seno alle iniziative di cui al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – apposite disposizioni ed opere logistiche per interconnettere gli attori della filiera del legno ed agevolare in modo strutturale la gestione della materia prima legno ad ogni livello di filiera;

   a sostenere iniziative di telerilevamento e mappatura del patrimonio boschivo e forestale per promuovere e predisporre in modo più efficace strategie di tutela degli arbusti;

   ad assumere le necessarie iniziative a livello europeo affinché la Strategia forestale europea per il 2030 tenga conto del mutato scenario e delle accresciute competenze dei Paesi membri, mettendo a sistema le pratiche virtuose già predisposte dai Paesi membri medesimi, valorizzando lo sviluppo delle filiere lignicole ai fini del rilancio e della crescita delle aree interne, montane e rurali, nonché per un migliore sviluppo delle filiere di produzione di energie rinnovabili.
(7-00757) «Ciaburro, Caretta».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il 9 ottobre 2021, a Roma, in Piazza del Popolo, si è svolta la manifestazione «No Green Pass» e, in tale contesto, si sono registrati episodi di tensione e violenza, culminati nell'assalto alla sede nazionale della Cgil in Corso d'Italia;

   a seguito dell'assalto, su richiesta della Procura della Repubblica, il Tribunale di Roma ha disposto l'arresto di alcuni militanti della formazione di estrema destra, Forza Nuova, nonché, data la particolare carica offensiva delle azioni compiute, l'esecuzione di altre misure cautelari per tutti i soggetti direttamente coinvolti nell'azione di stampo fascista;

   stando a quanto si apprende dall'inchiesta giornalistica pubblicata il 14 novembre 2021 dal quotidiano «La Repubblica», i preparativi della manifestazione del 9 ottobre e del conseguente assalto Squadrista alla Cgil, risalgono a circa un anno e mezzo fa e sono riconducibili ai vertici di Forza Nuova, Roberto Fiore e Giuliano Castellino;

   della medesima inchiesta, emerge che – grazie ad un notevole sforzo investigativo compiuto dalla Digos e dalle forze dell'ordine – sarebbe in atto un disegno di matrice politico-eversiva, allo scopo di «sovvertire l'ordine democratico fomentando gli insoddisfatti, facendo proseliti, acquisendo il consenso necessario per orientare le scelte delle forze politiche nazionali»;

   le evidenze investigative accertano che i leader di Forza Nuova, nel tentativo di intercettare il malcontento, abbiano inglobato sigle e formazioni apolitiche di delusi ed estremisti No Vax, No Pass, negazionisti e cospirazionisti disposti agli scontri di piazza, avviando una vera e propria opera di ingaggio e reclutamento di potenziali attivisti;

   sembrerebbe che il 10 ottobre 2020, presso l'Hotel Parco del Tirreno, lungo la Via Aurelia, Fiore e Castellino abbiano presentato un «Governo di liberazione nazionale», fondato sullo scioglimento delle Camere, sulla cancellazione del Csm e dei partiti politici, sull'esautoramento del potere giudiziario;

   sembrerebbe, inoltre, che in alcune chat di Whatsapp, Telegram e Facebook, usate come principale strumento di comunicazione e coordinamento dei manifestanti su tutto il territorio nazionale, vi siano espliciti riferimenti alla progettazione di azioni che prevedono l'uso di armi ed esplosivi;

   quanto emerso dall'inchiesta non solo del quotidiano «La Repubblica», ma anche di altre numerose ed autorevoli testate giornalistiche, appare di inaudita gravità, sposta indietro le lancette della storia e riporta il Paese ai momenti più neri della memoria nazionale;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, anche sotto il profilo di un'iniziativa normativa, al fine di intensificare: l'attività, di prevenzione, controllo e repressione dei fenomeni di eversione sopra descritti.
(2-01375) «Verini, Fiano, Serracchiani, Boldrini, Bordo, Enrico Borghi, Bruno Bossio, Buratti, Casu, Carla Cantone, Carnevali, Cenni, Ciagà, Ciampi, Critelli, De Giorgi, De Luca, Fragomeli, Frailis, Giorgis, Gribaudo, Madia, Gavino Manca, Morgoni, Mura, Pellicani, Pezzopane, Quartapelle Procopio, Andrea Romano, Sensi, Soverini».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DEIDDA e GALANTINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi i lavoratori della Oto Melara – società controllata da Leonardo attiva nel campo della difesa e fondata a La Spezia, con sede centrale a Roma e sedi operative a La Spezia e Brescia, unita in un'unica divisione con la Whitehead Sistemi Subacquei di Livorno – hanno manifestato contro la possibile cessione della Divisione Sdi (Sistemi di difesa) di Leonardo in Italia o all'estero;

   più precisamente, secondo «il Sole 24 Ore», Oto e Wass, potrebbero entrare in una partita più ampia, coinvolgendo anche gruppi europei, al fine di procedere con un riassetto della difesa anche in campo elettronico, mentre secondo «la Repubblica» sarebbe il consorzio franco-tedesco Knds ad aver lanciato l'offerta per il loro acquisto;

   i presunti acquirenti, oltre ad aver garantito il mantenimento della piena occupazione, avrebbero proposto anche l'ingresso del nostro Paese nel progetto per il nuovo carro armato lanciato da Macron e Merkel, l'euro-tank Mgcs, che dovrebbe essere il protagonista di un mercato da oltre undici miliardi di euro;

   secondo la riflessione del sindacato, il nostro Paese non può e non deve cedere all'estero asset che operano in modo efficace in oltre cento Paesi del mondo, rinunciando al valore geopolitico insito nel mercato della difesa, in particolare in una fase nella quale la stessa divisione sta perseguendo l'obiettivo di eliminare i vincoli e/o i veti imposti alla commercializzazione da altri Paesi;

   benché sia comprensibile e auspicabile l'esistenza di una collaborazione nell'ottica di un sistema comune di difesa, questo dovrebbe essere improntato a una effettiva collaborazione e allo sviluppo di progetti comuni, non alla cessione, da parte dell'Italia, di asset strategici, con progressiva perdita del know how oggi composto da almeno 1.500 lavoratori, molti dei quali specializzati, operanti in tutte le sedi aperte da oltre un secolo e strettamente legate alle università e al tessuto economico e sociale locale;

   l'articolo 1, comma 4 del decreto-legge n. 21 del 2012, convertito dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, prevede che le imprese che svolgono attività di rilevanza strategica nel settore in esame siano tenute a notificare alla Presidenza del Consiglio dei ministri un'informativa completa su specifiche delibere o atti societari, al fine di consentire all'Esecutivo l'eventuale e tempestivo esercizio dei poteri speciali;

   il futuro di un settore così strategico non può essere programmato solo avuto riguardo ai dati economici, senza il coinvolgimento del Parlamento e, soprattutto, dopo che nel recente passato, in diverse occasioni, nelle competenti commissioni parlamentari, il Governo è stato chiamato a riferire proprio sul progetto europeo dell'Euro Tank Mgcs e sul futuro stesso di Leonardo –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di tutelare e rafforzare il settore dell'industria della difesa, in particolare le relative attività svolte da Leonardo, dando piena attuazione a quanto previsto dal decreto-legge n. 21 del 2012, convertito dalla legge 11 maggio 2012, n. 56.
(5-07081)


   PERCONTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della cultura, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo edifici di culto (Fec), ente dotato di personalità giuridica e legalmente rappresentato dal Ministro dell'interno, ha – in base a quanto disposto dalla legge istitutiva del 20 maggio 1985, n. 222, ed in particolare dell'articolo 58 – la missione di assicurare la tutela, la valorizzazione, la conservazione e il restauro dei beni presenti nel suo cospicuo patrimonio Riguardo ai necessari interventi tecnici, gli stessi sono affidati al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e al Ministero della cultura, e i proventi destinati a tali finalità sono ricavati dall'amministrazione del patrimonio fruttifero e da un contributo annuale dello Stato. Inoltre, i beni oltre ad essere tutelati vengono resi accessibili al pubblico, come nel caso degli edifici di culto, grazie alla concessione in uso all'autorità ecclesiastica per l'ufficiatura e le attività pastorali;

   il patrimonio dell'ente è composto da beni culturali, artistici e naturalistici dislocati su gran parte del territorio nazionale, tra cui si annoverano circa 840 edifici sacri e oggetti e opere d'arte in essi conservati – provenienti quasi nella totalità dalle corporazioni religiose, ossia monasteri e conventi, che, insieme ad altri enti ecclesiastici, furono soppressi dalla legislazione «eversiva» della seconda metà del XIX secolo – il cui inestimabile valore storico e artistico è stato riconosciuto persino dall'Unesco, dichiarando alcuni dei suddetti beni del patrimonio mondiale dell'umanità;

   in Sicilia sono presenti 269 edifici appartenenti al Fec, di cui 37 siti soltanto nella provincia di Agrigento. Questi ultimi manufatti – tra cui si contano alcune tra le già citate chiese di enorme valore artistico – versano ormai da tempo in condizioni strutturali precarie per cui urgerebbe un intervento imminente di messa in sicurezza e recupero, pena il configurarsi di un rischio non solo per l'incolumità pubblica ma anche per il patrimonio artistico nazionale;

   tra i beni in argomento vi sono anche esempi «minori», che a prima vista possono sembrare di più circoscritto valore locale, ma che in realtà rappresentano un'importante testimonianza delle grandi correnti religiose e culturali del nostro Paese, le quali meritano, facendo capo al Fec – la cui mission si ricorda essere quella della tutela e valorizzazione del patrimonio ad esso affidato – la dovuta attenzione e cura –:

   se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intendano assumere affinché vengano messe appunto le dovute attività di conservazione, restauro, tutela e valorizzazione dei beni appartenenti al Fondo edifici di culto presenti nella regione Sicilia.
(5-07083)

Interrogazione a risposta scritta:


   PERCONTI, TORTO, D'ORSO, CASA e VILLANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la Presidenza del Consiglio dei ministri – Ufficio per lo sport ha pubblicato il 20 luglio 2020 – mediante avviso pubblico – il bando «Sport e Periferie 2020», per la selezione di interventi da finanziare nell'ambito del Fondo sport e periferie per l'anno 2020;

   il bando – destinato a regioni, province/città metropolitane, comuni e soggetti non aventi fini di lucro, quali ad esempio federazioni, associazioni e società sportive dilettantistiche, enti di promozione sportiva ed enti religiosi civilmente riconosciuti – prevede uno stanziamento di risorse pari a 140 milioni di euro per la realizzazione e rigenerazione di impianti sportivi finalizzati all'attività agonistica, localizzati nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane, nonché la diffusione di attrezzature sportive con l'obiettivo di rimuovere gli squilibri economici e sociali esistenti e il completamento ed adeguamento di impianti sportivi esistenti da destinare all'attività agonistica nazionale ed internazionale. L'importo è stato ripartito tra le due macro-aree territoriali secondo la chiave di riparto 80 per cento al Mezzogiorno e 20 per cento al Centro-nord;

   in riferimento al citato bando sono stati presentati al Dipartimento per lo sport n. 3380 progetti, i quali sono stati sottoposti ad operazioni di verifica amministrativa e di valutazione. In seguito ai dovuti accertamenti, il 13 settembre 2021 è stata pubblicata la graduatoria che include – così come previsto dal paragrafo 9 del bando – sia gli interventi oggetto di finanziamento, sia gli interventi non finanziati con l'indicazione del punteggio totalizzato, e da cui emerge che le iniziative finanziate sono state poco meno di 500;

   difatti, a causa della valutazione di inammissibilità, numerosi comuni tra quelli candidati in tutta Italia – nonostante la rispondenza dei progetti presentati rispetto ai requisiti richiesti dal bando Sport e periferie 2020 – sono rimasti esclusi dal finanziamento richiamato, perdendo di conseguenza un'importante opportunità di sviluppo e ripresa per le proprie comunità locali già fortemente colpite da quasi due anni di pandemia;

   le risorse messe a disposizione dal Governo mediante l'iniziativa in argomento rappresentano per i comuni e le federazioni una chance fondamentale per adeguare l'impiantistica pubblica e privata, rilanciando nelle diverse realtà lo sport, quale migliore pratica per prevenire il disagio giovanile e promuovere l'inclusione sociale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per ampliare la platea dei soggetti fruitori dei finanziamenti derivanti dal Fondo sport e periferie, anche mediante l'implementazione di quest'ultimo con le risorse provenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) così da garantire un'adeguata risposta alle realtà interessate su tutto il territorio nazionale.
(4-10716)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   BELOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   Evaristo Baschenis, nato a Bergamo il 7 dicembre 1617 e attivo in città fino alla sua morte nel marzo 1677, è uno dei maggiori pittori italiani del Seicento nonché l'ideatore della natura morta di soggetto musicale. Si applicò quasi esclusivamente al genere della Natura morta, ritraendo soprattutto insiemi di strumenti musicali, spesso velati da un sottile strato di polvere, a indicare il trascorrere del tempo, come una sorta di Vanitas;

   il mercato dell'arte sembra aver ritrovato grande interesse per l'arte classica e la pittura cinquecentesca e seicentesca come dimostra la celebre asta «Classic Week» di Dorotheum, nota casa d'aste di Vienna, in cui il 10 novembre 2021 è stata aggiudicata per 260.000 euro l'effigie di un uomo dalla barba rossa, magistralmente raffigurato da Giovanni Battista Moroni, pittore attivo a Bergamo, ma la cui reputazione si estese ben oltre i confini della città e che seppe rivoluzionare il ritratto abbandonando le idealizzazioni celebrative del passato in favore di un naturalismo dinamico e di un'acuta indagine introspettiva;

   nella medesima asta non è invece stato aggiudicato il lotto n. 31, «Composizione di strumenti musicali», capolavoro di Baschenis che dunque verrà rimesso all'asta prossimamente;

   riportare quest'opera in Italia, visto che si è persa l'opportunità di riportare a casa l'opera di Moroni, e farla tornare ad essere patrimonio dell'intera cittadinanza bergamasca in concomitanza con gli eventi previsti per Bergamo e Brescia Capitale della Cultura 2023 sarebbe un importante segnale di interesse dello Stato all'arte e all'educazione dei cittadini alla valorizzazione e al rispetto del patrimonio artistico proprio di una città;

   l'Accademia Carrara, museo civico della città di Bergamo, vanta un ricco patrimonio costituito da opere di tipologie diverse la cui raccolta più significativa è quella dei dipinti, che abbraccia un ampio arco cronologico, dal Rinascimento alla fine dell'Ottocento, e sarebbe il luogo ideale in cui esporre l'opera di Baschenis, che, come detto, è sempre stato esclusivamente legato alla città;

   le realtà imprenditoriali del territorio, duramente colpite dalla pandemia, non riescono a trovare le risorse economiche necessarie per partecipare all'asta e successivamente donare l'opera di Baschenis alla cittadinanza, ma sono certamente disponibili a collaborare, pur di riportare a casa l'opera dell'artista orobico –:

   se il Ministro interrogato, anche in vista degli eventi per Bergamo-Brescia Capitali della Cultura 2023, intenda adottare iniziative per reperire le risorse, in coordinamento con le realtà bergamasche, per acquisire l'opera di Baschenis appena sarà nuovamente all'asta.
(4-10723)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   NOVELLI e BAGNASCO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sono decine, ogni anno, i membri delle forze dell'ordine che decidono di suicidarsi;

   dal 2009 al 2014, come riporta la risposta a un'interrogazione parlamentare resa dall'allora sottosegretario di Stato all'interno nell'aula del Senato il 15 settembre del 2016, si sono registrati 254 suicidi tra i componenti dei cinque corpi di Polizia nazionali, così suddivisi: 62 Polizia di Stato, 92 Carabinieri, 45 Guardia di Finanza, 47 Polizia penitenziaria, 8 Corpo Forestale;

   i dati ufficiosi relativi al 2019 riportano un totale di 66 eventi suicidari: 17 carabinieri, 18 componenti della Polizia di Stato, 9 dell'Esercito, 11 agenti di Polizia penitenziaria, 6 della Guardia di Finanza, 5 delle Polizie locali;

   secondo l'Osservatorio suicidi in divisa nel corso del 2019 il numero di suicidi tra chi indossa una divisa sarebbe 69;

   secondo l'Osservatorio suicidi in divisa nel 2020 i suicidi sarebbero stati invece 51: 6 nella Guardia di finanza, 15 tra i Carabinieri, 9 agenti della Polizia di Stato, 5 della Polizia locale, 7 della Penitenziaria, 3 nella Marina militare, uno nella Capitaneria di porto, uno nell'Aeronautica, uno nell'Esercito e tre guardie giurate;

   altri dati relativi al 2020 riportano un totale di 46 suicidi;

   nel 2021, sarebbero già 47 gli eventi suicidari: 5 agenti di Polizia penitenziaria, 4 tra i membri della Polizia di Stato, 6 della Polizia locale, 7 tra quelli della Guardia di Finanza e 3 tra le Forze Armate, e ben 22 tra i Carabinieri, di cui 3 nel solo mese di novembre;

   come si evince dalla difformità delle cifre, la raccolta dei dati relativi al fenomeno non è semplice. Il citato Osservatorio suicidi in divisa annovera solo quelli frutto di segnalazione, mentre amministrazioni pubbliche come i Ministeri registrano solo quelli avvenuti all'interno di caserme e comandi;

   i dati comparati, disponibili fino all'anno 2015, sul tasso di suicidi ogni 100 mila abitanti, resi noti dai sindacati dei carabinieri, rappresentano un quadro allarmante. Il tasso di suicidi tra la popolazione generale italiana, ogni 100 mila persone, secondo l'Istat, tra il 2010 e il 2015 ha toccato valori tra il 6,5 e il 7,2. Quello tra i carabinieri, invece, oscillerebbe tra il 9,65 del 2015 e il 26,82 del 2012;

   anche nella Polizia penitenziaria il dato è allarmante, negli ultimi 5 anni i suicidi non stati trentacinque, oltre cento negli ultimi 20;

   le ipotesi sull'origine dell'alto numero di suicidi tra gli uomini e le donne in divisa sono varie, dal burnout, allo stress correlato, ma fanno riferimento anche a mancanza di mezzi, strutture inidonee, carichi di lavoro eccessivi, stipendi inadeguati, mobbing. Non risulta però che sia stata condotta da parte delle istituzioni competenti una approfondita indagine sulle motivazioni di tali gesti;

   è quanto più necessario indagare le cause che portano al numero impressionante di eventi suicidari, impegnando anche risorse pubbliche –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti e se intenda fornire dati più precisi sul fenomeno dei suicidi in divisa;

   quali iniziative il Governo abbia adottato o intenda adottare per approfondire le cause dell'alto tasso di suicidi tra le forze dell'ordine e come intenda cercare di rimuoverle.
(4-10724)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che il direttore dell'Agenzia dei monopoli e delle dogane (Adm) Marcello Minenna, sarebbe indagato per abuso d'ufficio dalla procura di Roma a seguito del licenziamento del suo vice, Alessandro Canali, che in un esposto avrebbe documentato numerosi sprechi quali viaggi in business class, pernottamenti in suite e altre spese fuori controllo;

   oltre alla notizia delle indagini che, ad ogni modo, proiettano non poche perplessità sull'operato del prefato direttore delle dogane, è balzata alla cronaca la denuncia di ulteriori sperperi, ed, in particolar modo, quelli afferenti lo yacht Santa Rita, un «Sunseeker 61 Predator», di circa 18 metri, dal valore di 400 mila euro, ormeggiato da circa un anno a Marina di Arechi, al largo della costa sud di Salerno;

   a voler ricostruire sin dal principio la vicenda del natante in parola, circa un anno fa, nell'ambito di una maxi operazione contro il contrabbando di gasolio della guardia di finanza di Bressanone, coordinata dalla procura di Bolzano, la predetta imbarcazione veniva sequestrata e assegnata dal procuratore aggiunto all'Adm, su richiesta di quest'ultima;

   l'Agenzia delle dogane, poi, avrebbe assegnato il natante, a sua volta, all'Ufficio Canale di Sicilia per il rintraccio dei relitti dei migranti e per gli accertamenti in materia di accise e monopoli, ma prima, su indicazione di Minenna, sarebbero stati spesi ben 200 mila euro, mediante affidamenti diretti, per rimetterla in sesto e per il «ricondizionamento»;

   l'imbarcazione, infatti, veniva dotata di sofisticate e costose apparecchiature «funzionali agli accertamenti», come il collegamento telematico alle banche dati dell'Agenzia;

   tale ingente spesa, fin da subito, avrebbe suscitato serie perplessità e sospetti, da un lato, in quanto le Dogane non sono una forza di polizia di mare e, dall'altro, in quanto l'imbarcazione era solo sequestrata e non confiscata in via definitiva;

   infatti nel giugno 2021 il tribunale di Bolzano avrebbe dissequestrato l'imbarcazione, restituendola a una cittadina tedesca, che ne rivendicava la proprietà, salvo poi disporre un nuovo sequestro alla luce di ulteriori attività investigative supportanti un collegamento tra la presunta proprietaria e gli indagati;

   a settembre 2021, in un'inchiesta parallela della procura di Nocera Inferiore, il Santa Rita sarebbe stato risequestrato, ma, stavolta, assegnato per competenza alla guardia di finanza;

   così l'imbarcazione in parola sarebbe stata ostaggio di una contesa tra le due amministrazioni dello Stato: la guardia di finanza, che ha compiti di polizia di mare e personale navigante e l'Agenzia delle dogane, che tali compiti non ha;

   a fronte della decisione dell'autorità di Nocera Inferiore, come si apprende da organi di stampa, il Minenna, il 22 settembre 2021, avrebbe inviato una missiva al Comandante generale della guardia di finanza, Giuseppe Zafarana, chiedendo un intervento affinché il comando di Salerno rinunciasse all'assegnazione del natante al fine di scongiurare l'oneroso smantellamento dell'attrezzatura installatavi dall'agenzia e rendere possibile la riassegnazione all'Adm;

   ad oggi, secondo quanto riportato da organi di stampa, l'imbarcazione in parola non avrebbe percorso neanche un miglio, oltre ad essere ancora sottoposta a sequestro, provvedimento «provvisorio» e pertanto ancora revocabile;

   appare, dunque, davvero incomprensibile che siano state spese ingenti risorse pubbliche per riqualificare uno yacht che potenzialmente potrebbe non essere acquisito come patrimonio dello Stato ed, ancor più inaccettabile, è la circostanza secondo cui, a fronte delle spese sostenute, ad oggi, il natante non venga utilizzato con la conseguenza che il suo disuso prolungato «getta alle ortiche» quanto speso per la rimessa in pristino ed adeguamento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di evitare ulteriori sprechi di risorse pubbliche, di far sì che il natante in premessa venga effettivamente utilizzato dagli organi preposti, nonché al fine dell'eventuale accertamento di responsabilità di tipo erariale da parte di chi ha commissionato le ingenti spese di cui in premessa.
(4-10722)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   nelle carceri italiane si assiste quotidianamente a un forte decadimento delle condizioni di vita dei detenuti: dal 2000 ad oggi sono 3.288 le persone detenute morte in carcere: di queste 1.215 sono decessi di carattere suicidario il cui numero, solo nell'ultima settimana, è di 3;

   l'Organizzazione mondiale della sanità ha indicato i detenuti quale gruppo con il più elevato rischio suicidario: per la società e per la salute pubblica, prevenire e diminuire i casi di suicidio e di tentato suicidio è una sfida che si è concretizzata, nel tempo, attraverso studi di settore e con l'istituzione della giornata mondiale per la prevenzione del suicidio con il fine primario di dare una dimensione di concretezza ai programmi e ai progetti di tutti;

   come noto, la Corte europea dei diritti dell'uomo, negli ultimi anni, ha condannato più volte l'Italia per il «trattamento inumano e degradante» dei soggetti ristretti nelle sue carceri, spesso conseguenza della carenza di organico: gli agenti della Polizia penitenziaria sono, infatti, quasi sempre impegnati in più servizi contemporaneamente per far fronte alle varie esigenze ed emergenze;

   il fenomeno appena richiamato si lega poliedricamente tanto alla menzionata vexata quaestio del sovraffollamento, quanto a quella dell'urgenza di prevedere investimenti per tecnologie, equipaggiamenti, ampliamento dell'organico della Polizia penitenziaria;

   a ciò si aggiunga la scarsa presenza di presidi sanitari, in merito alla quale si rileva l'assenza di un fattivo confronto tra rappresentanti del Ministero di giustizia e rappresentanti degli enti locali, operatori dell'amministrazione penitenziaria e delle Asl;

   la tutela della salute della persona reclusa assume una valenza positiva in relazione a quella che è la concezione della pena riconosciuta nella Costituzione, all'articolo 27, terzo comma, che recita: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»; la condizione di benessere psico-fisico diviene, infatti, strumentale all'attività volta al recupero sociale dell'individuo, a quello che viene definito il «trattamento» –:

   se e quali iniziative di competenza, di carattere normativo e amministrativo, il Governo intenda porre in essere al fine di garantire il diritto alla salute per i detenuti ristretti nelle carceri italiane, assicurando il rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo.
(2-01372) «Marrocco, D'Attis».

Interrogazione a risposta scritta:


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 7 novembre 2021 nella casa circondariale di Bolzano due agenti della Polizia penitenziaria sono stati aggrediti da un detenuto;

   l'aggressione è avvenuta a seguito di un'animata discussione tra due detenuti durante un controllo di verifica su un guasto in una cella;

   mentre gli agenti hanno cercato di riportare la calma, il più giovane dei due detenuti, di origine magrebina e appena arrivato in carcere in attesa di essere sottoposto a tampone, ha lanciato uno sgabello su uno dei due agenti, ferendolo al braccio, mentre il collega è intervenuto per evitare ulteriori aggressioni;

   i due agenti sono stati accompagnati all'ospedale e dimessi verso le 22:00 con, rispettivamente, 15 e tre giorni di prognosi;

   il responsabile dell'aggressione è stato portato nei locali sanitari del carcere, mentre risulterebbe che agli agenti infortunati sia stato detto di rientrare alla casa circondariale con i mezzi pubblici e che solo dopo ripetute insistenze il direttore abbia disposto l'accompagnamento in sede con i mezzi di servizio;

   ad aggravare ulteriormente la situazione è anche il fatto che dal 2019 il Carcere di Bolzano risulti privo di un direttore titolare e sia retto in missione senza alcun onere, dal direttore del carcere di Trento, che quindi dirige due strutture da due anni;

   inoltre, da luglio 2021 la struttura altoatesina è priva del comandante di reparto e sembrerebbe essere presente un solo educatore, in comando da Trento, e non quattro come sarebbe previsto –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se corrisponda al vero che la struttura circondariale di Bolzano sia sovraffollata e in sottorganico di personale;

   se sia prassi abituale delle strutture circondariali lasciare i propri agenti senza mezzi di servizio dopo un infortunio sul lavoro e, in tal caso, quali iniziative intenda adottare in merito;

   quali siano le iniziative intraprese, per quanto di competenza, per assicurare nei pressi della struttura dei parcheggi convenzionati per il personale;

   quali siano le iniziative urgenti adottate per garantire l'adeguato funzionamento della struttura penitenziaria e quali le misure per impedire che quanto descritto in premessa possa ripetersi nuovamente.
(4-10715)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta orale:


   NOBILI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 26 marzo 2021 è stata pubblicata la notizia relativa alla sanzione di 5 milioni di euro ad Autostrade per l'Italia S.p.a. da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), per pratica commerciale scorretta perché «la società non ha adeguato, né ridotto il pedaggio nei tratti in cui si registrano critiche e persistenti condizioni di fruibilità del servizio autostradale con lunghe code e tempi di percorrenza elevati, causati dalle gravi carenze da parte della società nella gestione e nella manutenzione delle infrastrutture che hanno richiesto interventi straordinari per la messa in sicurezza»;

   con l'istruttoria del 10 giugno 2020, l'Antitrust ha accertato una pratica commerciale scorretta in relazione ad alcune condotte attuate su tratti delle autostrade A/16, A/14, A/26 e, per le parti di sua competenza, A/7 Milano-Serravalle-Genova, A/10 Genova-Savona-Ventimiglia e A/12 Genova-Rosignano, consistente nella riduzione delle corsie di marcia e/o specifiche limitazioni della velocità massima consentita con conseguente disservizio ai consumatori senza prevedere un adeguamento o una riduzione del pedaggio;

   nell'istruttoria del 10 giugno sono state valutate inadeguate, omissive e insufficienti le modalità informative sulle eventuali procedure di rimborso non idonee a compensare i disagi arrecati agli utenti;

   il 14 settembre 2021, sul sito di Autostrade per l'Italia, è stata pubblicata la notizia dell'avvio del cashback dei pedaggi sulla rete autostradale;

   dal testo si evince che: «la misura condivisa con il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili e in fase di presentazione formale all'Antitrust rientra nella strategia complessiva di Autostrade per l'Italia (Aspi) e consente di mettere a disposizione degli utenti nuovi servizi interattivi, per conoscere in tempo reale lo stato del traffico sulle autostrade e accedere al ristoro del pedaggio per tempi di percorrenza superiori agli standard di riferimento»;

   nello stesso testo è chiarito che, durante la fase sperimentale, ovvero fino al 31 dicembre 2021, i rimborsi saranno accumulati nell'app di «Free to X» – per tutte le tipologie di pagamento – nella sezione «borsellino» e gli accrediti verranno erogati o accumulati, a partire da gennaio 2022, per i transiti effettuati dal 15 settembre, sui proprio conto corrente, tramite bonifico o per quanto riguarda gli operatori di telepedaggio secondo modalità in corso di definizione –:

   ad oggi quali e quanti rimborsi siano stati erogati dalla Società Autostrade per l'Italia attraverso l'App «Free to X».
(3-02615)

Interrogazione a risposta scritta:


   COLMELLERE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nella serata dell'11 novembre 2021, sull'autostrada A27 Venezia-Belluno, nel tratto compreso tra l'allacciamento con la A28 e Treviso nord, in direzione Venezia, è avvenuto l'ennesimo incidente mortale all'altezza del chilometro 29 in corrispondenza di una corsia in deviazione sulla carreggiata opposta;

   l'incidente è avvenuto in un tratto in cui sono presenti dei lavori in corso e la carreggiata prevede il doppio senso di marcia; a causa del restringimento è probabile che uno dei due automobilisti abbia invaso l'opposta corsia di marcia;

   da anni il tratto di autostrada A27 tra Belluno e Conegliano è costantemente sottoposto a cantieri, con restringimenti di carreggiata, ai fini della messa in sicurezza dell'infrastruttura nell'ambito del programma nazionale dell'ammodernamento della rete, portato avanti da Autostrade per l'Italia; in particolare, i lavori riguardano il consolidamento del tunnel, lungo quasi due chilometri;

   il cantiere in autostrada A27, che dal 7 maggio interessa H24, sette giorni su sette, la canna sud della galleria del Monte Baldo, andrà avanti fino al 15 novembre, ma non potrà considerarsi concluso, poiché i lavori riprenderanno a marzo 2022, sempre nella canna sud, quella con direzione dei veicoli nord-sud;

   con la presenza dei lavori in corso la società Autostrade per l'Italia consiglia agli automobilisti che si devono dirigere verso Mestre di percorrere la strada statale 51 Alemagna, dopo l'uscita obbligatoria a Vittorio Veneto nord e successivamente, di usufruire della viabilità cittadina e di immettersi sulla A27 al casello di Vittorio Veneto sud; agli automobilisti che devono transitare in direzione di Belluno, viceversa, si chiede di percorrere la viabilità cittadina e la statale 51 Alemagna dopo il casello obbligatorio di Vittorio Veneto sud e di rientrare in autostrada alla stazione di Vittorio Veneto nord; anche il percorso alternativo sulla strada statale 51 presenta da circa quattro anni e mezzo grosse criticità da risolvere dovute a due frane sul versante dei Bosc Grandi che hanno interessato la strada statale nel 2017 con chiusure notturne durate due anni e nel dicembre 2020, per poi riaprire ad inizio 2021 con un senso unico alternato dalle 6 alle 20, mantenendo però ancora la chiusura di notte;

   l'Anas aveva comunicato all'amministrazione comunale la riapertura della strada statale H24 con il doppio senso di marcia per fine settembre, ma in data 30 settembre 2021 ha comunicato soltanto di aver terminato il collaudo dell'impianto di monitoraggio costituita da semafori, telecamere, sensori di movimento e pluviometri che, in caso di condizioni meteorologiche particolarmente avverse o di versanti potenzialmente rischiosi per la circolazione, comporteranno l'interdizione temporanea al traffico della strada statale 51 tra i chilometri 20,400 e 21,700, senza fornire ulteriori date sulla riapertura definitiva della strada statale 51, unica strada statale che collega l'intera provincia di Belluno con le zone circostanti;

   la protesta degli utenti è quotidiana, non solo da parte di chi percorre l'autostrada per motivi turistici, ma anche e soprattutto da parte dei lavoratori pendolari; le continue deviazioni, oltre ad allungare i tempi di percorrenza, hanno provocato gravissimi incidenti;

   nonostante i continui lavori in corso e i disagi per gli utenti, il pedaggio dell'A27 Venezia-Belluno è tra i più costosi della rete gestita da Autostrade per l'Italia (8,10 euro per l'intera tratta) –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare affinché, a carico delle società concessionarie di autostrade, si applichi l'azzeramento dei pedaggi dovuti nei tratti autostradali interessati da lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria che causano forti disagi all'utenza e quali siano le date certe previste per la conclusione dei cantieri della Galleria Monte Baldo e della strada statale 51.
(4-10718)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   MARROCCO, CALABRIA e SPENA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni, il fenomeno dell'occupazione abusiva degli immobili ha avuto diffusione crescente anche a causa del notevole aumento del degrado nelle periferie delle città e nei centri urbani di minori dimensioni, diventando una vera e propria emergenza sociale a discapito degli onesti cittadini. Infatti, sono molte le vicende di persone – soprattutto fragili – che, dopo essersi allontanate temporaneamente dalle proprie abitazioni, non hanno più potuto farvi rientro proprio in ragione della presenza di occupanti abusivi, identificati, nella maggior parte dei casi, come stranieri irregolarmente presenti sul territorio nazionale;

   da ultimo ha sollevato grande indignazione, presso l'opinione pubblica, il caso di un anziano signore che, dopo una breve permanenza in ospedale, non ha potuto rientrare nella propria abitazione – sita nel comune di Roma – perché abusivamente occupata da un'intera famiglia rom;

   l'occupazione arbitraria di un immobile, in particolare quando esso è destinato a uso abitativo, rappresenta una grave violazione della Costituzione che, all'articolo 14, sancisce il principio dell'inviolabilità del domicilio;

   ciononostante, all'evidenza le norme oggi vigenti non sono riuscite ad arginare il fenomeno con la conseguenza di un duplice danno: da un lato in capo al proprietario o al legittimo affidatario «spossessato» e dall'altro in capo allo Stato, esposto a cospicui risarcimenti per la mancata tutela del diritto menzionato;

   dunque, tale evidente lacuna normativa rende improcrastinabile l'esigenza di tutelare i legittimi diritti dei proprietari o affidatari degli immobili che, anzi, continuano a essere violati senza la possibilità di un'efficace e immediata reazione. Per questo motivo, il gruppo di Forza Italia ha presentato una proposta di legge volta a rafforzare le previsioni dell'articolo 633 del codice penale che prevede il delitto di «invasione di terreni o edifici» e punisce colui che si introduce arbitrariamente in un terreno o edificio altrui, pubblico o privato, al fine di occuparlo o di trarne profitto;

   si tratta di un intervento strutturato su un piano preventivo di tutela dei soggetti fragili, degli anziani e delle famiglie, garantendo il rilascio tempestivo dell'alloggio occupato in modo abusivo, e su un piano a carattere repressivo, prevedendo l'aumento di un terzo della pena nel caso in cui l'alloggio non sia rilasciato entro quarantotto ore dall'acquisizione della notizia di reato –:

   quali urgenti iniziative di competenza, anche normative, intenda intraprendere al fine di tutelare i diritti dei proprietari e dei legittimi affidatari di immobili pubblici e privati.
(3-02616)


   VIETINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le manifestazioni di protesta contro le misure sanitarie di contrasto al contagio da virus SARS-Cov-2 e, in particolare, contro l'obbligo del green pass, hanno determinato gravi e preoccupanti focolai di infezione, a causa del mancato rispetto delle disposizioni di prevenzione del contagio, quali il divieto di assembramenti, il rispetto del distanziamento fisico e l'uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie;

   esemplare il caso di Trieste che nelle settimane successive alle manifestazioni di piazza ha registrato un numero di positivi pari a circa otto volte l'attuale media italiana (64 ogni 100.000 abitanti) e il doppio dei contagi di Bergamo nel drammatico marzo 2020 (211 ogni 100.000 abitanti), una situazione particolarmente grave, tenuto conto del basso tasso di vaccinazione del capoluogo giuliano (70 mila su 200 mila abitanti risultano ancora non vaccinati);

   la direttiva del Ministro interrogato del 10 novembre 2021 ha prescritto indicazioni sullo svolgimento di manifestazioni di protesta, prevedendo la temporanea interdizione alle manifestazioni di specifiche aree urbane sensibili «di particolare interesse per l'ordinato svolgimento della vita della comunità» per la durata dello stato di emergenza, e specifiche restrizioni per le manifestazioni, per le quali potrà essere disposto lo svolgimento in forma statica in luogo di quella dinamica e percorsi idonei a preservare aree urbane nevralgiche;

   in ragione dell'attuale situazione pandemica, occorre rafforzare le misure anti-contagio per garantire il rispetto del diritto di riunirsi pacificamente e di manifestare costituzionalmente garantito e, contestualmente, il rispetto di altri diritti, pure costituzionalmente garantiti, quali il diritto alla mobilità dei cittadini, al lavoro, alla salute, alla sicurezza;

   in particolare, occorre garantire il rispetto delle disposizioni di prevenzione del contagio, quali il divieto di assembramenti, il rispetto del distanziamento fisico e l'uso di più efficaci dispositivi di protezione delle vie respiratorie, quali le mascherine ffp2, non solo nel corso delle manifestazioni nei luoghi individuati, ma anche nelle fasi preliminari e conclusive delle manifestazioni e, in particolare, sui mezzi pubblici, quando i manifestanti affollano le linee metro e bus di collegamento con gli spazi pubblici dove si svolgono tali iniziative –:

   quali ulteriori misure, rispetto a quelle già disposte, intenda assumere a presidio e vigilanza delle zone interessate dalle manifestazioni pubbliche per evitare l'ulteriore diffondersi del contagio, anche mediante prescrizione di dispositivi di protezione individuale più efficaci, quali le mascherine ffp2, anche all'aperto, per l'intera durata delle manifestazioni, ivi incluse le fasi preliminari e conclusive dell'evento.
(3-02617)


   CONTE e DE LORENZO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Napoli versa in una crisi finanziaria che ne mette in discussione il ruolo di città capoluogo di regione e di capitale del Mezzogiorno;

   il suo debito storico è stato causato dalla mancanza di una coerente programmazione finanziaria, dall'insufficienza dei trasferimenti statali, dall'esigenza di far fronte ai bisogni sociali, dalla scarsa capacità di riscossione di tasse, tributi e multe;

   una parte considerevole dell'esposizione è debito «puro» che il comune deve soprattutto a imprese, fornitori e professionisti per prestazioni svolte; un'altra parte è relativa agli oltre 700 mutui accesi negli anni, con un carico della sola spesa per interessi che ammonta a oltre 170 milioni l'anno;

   nel 2013 il comune ha aderito a un piano di riequilibrio dei conti, scegliendo la procedura di pre-dissesto prevista dalla legge; il piano di risanamento, inizialmente in 10 anni, prevedeva vendita del patrimonio e altre azioni che, però, non hanno dato i risultati attesi;

   il nuovo sindaco della città, Gaetano Manfredi, ha già fatto specifiche proposte, come quella di un intervento statale di almeno 200 milioni l'anno per almeno 3 anni, che, inserita in uno specifico contesto normativo, metterebbe il comune nelle condizioni di assumere nuovo personale, garantire i servizi, ormai del tutto insufficienti se non mancanti in settori vitali, e riportare il bilancio in equilibrio;

   Napoli, come Roma, ha una sua specificità storica sia pure diversa: è stata una «città Regno» e come tale punto di riferimento del Mezzogiorno, ruolo che deve poter riassumere nelle forme possibili, anche per fare della questione meridionale un obiettivo europeo, a cominciare dal Next generation Eu e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   Napoli può e deve essere l'hub di una piattaforma logistica sul Mediterraneo sia sociale sia infrastrutturale, una capitale di funzioni; è una scelta doverosa anche in considerazione dell'evoluzione della globalizzazione: progresso civile e produttivo, e con essi gli scambi commerciali e finanziari, sia a livello nazionale ed europeo, hanno ormai il loro punto di fusione nelle grandi città e Napoli deve essere messa in condizione di farne parte da protagonista, anche perché la valorizzazione delle sue straordinarie potenzialità naturali e storiche giova all'intero Paese –:

   se il Governo abbia intenzione di promuovere un piano straordinario per Napoli, a breve, medio e lungo termine, che consenta di programmare il risanamento del debito storico e di promuovere una gestione all'altezza dei compiti che l'amministrazione comunale è chiamata a svolgere per un nuovo futuro della città.
(3-02618)


   MICELI, NAVARRA, RACITI, CAPPELLANI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in occasione della recente assemblea nazionale dell'Anci, i sindaci delle oltre 8.000 municipalità presenti nel Paese hanno manifestato una forte preoccupazione per la crisi finanziaria che sta investendo le autonomie locali, soprattutto nei comuni del Sud Italia;

   si tratta di una situazione estremamente seria, che richiede misure, coordinate ed urgenti, in grado di scongiurare il rischio che gli enti territoriali non riescano ad accedere alle risorse e alle opportunità a loro riservate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonostante rappresentino i principali attuatori degli interventi ivi previsti;

   appare necessario, in questo senso, avviare una strategia in due fasi tesa, nel breve periodo, a scongiurare il rischio dissesto e predissesto per centinaia di enti, differendo al 31 dicembre 2021 il termine ultimo per l'approvazione del bilancio di previsione dell'anno 2021 e contraendo, se del caso in via progressiva, per gli anni 2021-2024, la percentuale di accantonamento del Fondo crediti di dubbia esigibilità, e, nel medio-lungo periodo, a costruire un sistema che consenta agli amministratori di fare una virtuosa «operazione verità» sui conti senza incorrere in eventuali conseguenze erariali e amministrative e, al contempo, a salvaguardare le ragioni dei creditori degli enti locali, trovando rimedio ai limiti oggettivi del sistema di riscossione –:

   se il Governo intenda utilizzare l'annunciato disegno di legge di revisione del testo unico dell'ordinamento degli enti locali, collegato alla legge di bilancio, come veicolo per dare vita ad una normativa che intervenga in modo strutturale e risolutivo sulla crisi finanziaria conseguita alla armonizzazione dei bilanci degli enti locali.
(3-02619)


   EMANUELA ROSSINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il sistema per l'accoglienza dei migranti è un insieme complesso che ha subito nel tempo molteplici cambiamenti e interventi normativi;

   è disciplinato dal decreto legislativo n. 142 del 2015, in attuazione delle direttive europee 2013/32/Ue e 2013/33/Ue. Integrazioni e modifiche sono state apportate negli anni a cominciare dal decreto-legge n. 13 del 2017 fino, nella XVIII legislatura, ai decreti-legge n. 113 del 2018 e n. 130 del 2020;

   le misure di accoglienza dei richiedenti asilo si articolano in diverse fasi, di cui la primissima è il soccorso nei luoghi di sbarco. In base al decreto legislativo n. 142 del 2015 le funzioni di prima assistenza sono assicurate nei centri governativi e nelle strutture temporanee previste dagli articoli 9 e 11 del «decreto accoglienza», mentre l'identificazione presso i cosiddetti punti di crisi (hotspot) di cui all'articolo 10-ter del Testo unico in materia di immigrazione;

   le attività di prima accoglienza, oltre agli hotspot spesso al collasso, sono assicurate dai centri governativi previsti dal decreto legislativo n. 142 e dai centri di accoglienza già esistenti cara (centri di accoglienza per richiedenti asilo) e cda (centri di accoglienza), dove il prefetto invia i richiedenti;

   in caso di massicci afflussi questi possono essere ospitati in strutture diverse denominate cas (centri di accoglienza straordinaria). I dati degli ultimi anni evidenziano che la maggior parte viene ospitata in queste strutture provvisorie;

   la Relazione sul sistema di accoglienza riferita al 2019 trasmessa dal Ministero dell'interno al Parlamento descrive così la rete di prima accoglienza: 9 centri governativi con 2.569 migranti, 5.465 strutture di accoglienza temporanea che ospitano gran parte dei richiedenti asilo, pari a 63.960;

   la seconda accoglienza, garantita dal Siproimi, ora Sai, riservata, nei limiti dei posti disponibili, ai titolari di protezione internazionale, ai minori stranieri non accompagnati, ai richiedenti protezione internazionale nonché agli stranieri titolari dei permessi di soggiorno per casi speciali (vittime di tratta, di violenza domestica o di sfruttamento lavorativo), a chi ha ottenuto un permesso di soggiorno per cure mediche e a chi lo ha ottenuto per calamità nel Paese di origine. Alla data del 31 dicembre 2019 si registrano nel sistema accoglienza nel suo complesso 90.588 migranti ospitati negli hotspot, nei centri di prima accoglienza e nel Siproimi –:

   quale sia la situazione aggiornata del riparto tra le regioni italiane della quota di migranti, al fine di un'equa ripartizione degli stessi nel sistema di accoglienza del territorio italiano.
(3-02620)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il cruscotto statistico pubblicato dal Ministero dell'interno mostra che alla data del 15 novembre 2021 i migranti clandestini arrivati in Italia sono 59.135, quasi il doppio rispetto alla stessa data del 2020 e sei volte tanti quelli arrivati nel 2019, e che attualmente il numero complessivo dei migranti in accoglienza sul territorio nazionale è di quasi ottantamila persone;

   appena una settimana fa, in poco più di ventiquattro ore sono arrivati oltre cinquecento migranti, alcuni dei quali sono stati sbarcati in Puglia, nuova costa di approdo dopo quelle della Sardegna;

   i centri di accoglienza di tutta Italia sono drammaticamente sovraffollati e le forze di polizia e quelle sanitarie continuano a essere costrette a lavorare in condizioni estremamente disagiate e pericolose, soprattutto sotto il profilo del rischio contagio, posto che i migranti che arrivano sono ad elevato rischio di essere affetti dal virus Sars-Cov-2;

   a parere degli interroganti, mentre agli italiani si impongono pesantissime limitazioni delle libertà personali per contrastare la diffusione della pandemia, il Governo continua a permettere lo sbarco indisturbato di migliaia di persone a rischio contagio;

   pochi giorni fa, nel quadro della Conferenza internazionale sulla Libia lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri ha affermato che «è certo che questi sbarchi continui in Italia rendono la situazione insostenibile» e che «occorre intervenire, fare qualcosa per affrontare questa situazione» –:

   quali siano gli intendimenti del Governo e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di impedire lo sbarco illegale di centinaia e migliaia di persone sulle coste italiane, anche al fine di tutelare la salute di tutti i cittadini.
(3-02621)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la difficile situazione che concerne la grande mole di lavoro e l'organizzazione della questura di Rimini non accenna a migliorare;

   tra i molti problemi si segnala, innanzitutto, la grave carenza di organico: delle unità previste con la revisione degli organici prevista nel cosiddetto I Governo Conte, oltre 100 unità, mancano all'appello una trentina di operatori negli uffici della questura, senza contare i pensionamenti e le mancanze negli organici delle varie specialità sul territorio (Stradale di Rimini, Riccione e Novafeltria, Polizia ferroviaria, Polizia postale e Polizia di frontiera);

   un secondo ordine di problemi, connesso con quanto appena riportato, è dato dall'immensa mole di straordinari che gli agenti di Rimini sono costretti ad effettuare e che sono pagati agli aventi diritto con grande ritardo;

   negli ultimi anni, eccetto un brevissimo periodo coincidente con le misure disposte per limitare l'accesso negli uffici pubblici al fine di arginare la pandemia da COVID-19, la questura di Rimini ha costantemente sforato il monte ore mensile assegnatole;

   delle circa 3.000 ore di straordinario che la questura aveva a disposizione, gli agenti hanno superato le 4.000, arrivando in alcuni casi alle 5.000;

   le conseguenze degli esuberi ricadono chiaramente sulla sfera economica degli agenti che subiscono tagli lineari pro capite anche di 30-40 ore mensili e ai quali vengono erogati in tempi ragionevoli i soli compensi relativi alle ore effettuate nello straordinario programmato e del cui fondo la questura dispone, nonché sul necessario riposo psico-fisico degli operatori stessi;

   gli altri straordinari sono pagati costantemente con un ritardo di almeno 12 mesi;

   si tratta, come appare evidente agli interroganti, delle spiacevoli conseguenze della spending review prodotta dalla cosiddetta riforma Madia del 2015, a cui ha cercato di porre rimedio la politica del Governo cosiddetto gialloverde che nel 2019 aveva investito diversi miliardi di euro nel comparto sicurezza e aveva indetto un concorso straordinario per l'assunzione di agenti;

   ad avviso dell'interrogante è assolutamente insensata, perché inutile o addirittura potenzialmente dannosa, l'idea rilanciata poche settimane fa dal Ministro interrogato di creare quella che è stata goffamente definita «cittadella della sicurezza», una sorta di ridotta dove ammassare tutti gli uffici della questura, della Guardia di finanza ed altri uffici di Polizia della città;

   il progetto non sarebbe realizzato prima di qualche decennio e con ogni probabilità il costo finale si assesterebbe ben oltre i 40 milioni di euro stimati inizialmente;

   si tratta di un progetto faraonico che si sommerebbe ad un'altra cattedrale nel deserto attesa per venti anni a Rimini e mai utilizzata;

   ad oggi peraltro gli uffici della questura di Rimini, con grande funzionalità rispetto ai quattro precedentemente in uso, sono stati raggruppati nella nuova sede della questura sita in piazzale Bornaccini, che a breve sarà inaugurata;

   per ovviare ai problemi logistici della questura, con molto meno dispendio di denaro e in tempi rapidissimi, basterebbe invece semplicemente locare 200-400 metri quadrati – peraltro già individuati – nello stabile adiacente all'attuale questura; questa soluzione permetterebbe di dirottare le risorse per affrontare questioni ben più urgenti e utili: il pagamento degli straordinari, l'acquisto delle divise, dei giubbotti anti-proiettile, l'organizzazione di corsi antiterrorismo, nonché provvedere alla manutenzione corrente degli uffici e degli stabili –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire le adeguate risorse di uomini e di mezzi alla questura di Rimini e, nel frattempo, per assicurare il pagamento degli straordinari in esubero in tempi ragionevoli;

   se non si ritenga di dover provvedere alla locazione dei 200-400 metri quadrati individuati, per perseguire una politica di sostegno logistico e organizzativo della questura riminese che affronti le necessità più immediate e puntuali esposte in premessa.
(4-10717)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   alcuni giorni fa Adelina, all'anagrafe Alma Sejdini, donna di origine albanese di 47 anni, si è suicidata gettandosi da Ponte Garibaldi a Roma;

   Adelina arrivò in Italia nel 1996, all'età di 22 anni ed ebbe il coraggio e la forza di denunciare i suoi sfruttatori che l'avevano coinvolta nel racket della prostituzione; proprio grazie alle sue rivelazioni vennero arrestati 40 membri della mafia albanese e altri 80 vennero denunciati;

   da quel momento, se fosse tornata in Albania, la sua vita sarebbe stata decisamente in pericolo e si vide riconosciuto lo status di apolide, persona priva di passaporto e di cittadinanza;

   Adelina fece richiesta di cittadinanza italiana per poter restare a vivere in Italia, senza però ottenerla;

   nel frattempo, si era gravemente ammalata e, durante l'ultimo rinnovo del permesso di soggiorno presso la questura di Pavia, le era stato revocato lo stato di apolide; inoltre, nonostante l'invalidità al 100 per cento, aveva perso ogni sussidio, pensione di invalidità e possibilità di un alloggio popolare;

   l'incubo di dover tornare in Albania la tormentava molto e così, da quanto si apprende dalla stampa, si era recata personalmente presso il Ministero dell'interno affinché il suo caso venisse riesaminato così da poter avere un sostegno, una casa e la protezione che meritava vista la sua esposizione;

   a parere dell'interrogante si è di fronte ad una vicenda straziante che evidenzia tutte le difficoltà, burocratiche e non solo, che deve affrontare chi chiede soltanto di essere cittadino e cittadina di questo Paese e segna il fallimento di uno Stato che non riesce a tutelare e assistere chi, con enormi conseguenze e indicibili sofferenze, decide comunque di ribellarsi, denunciare i propri sfruttatori e sfuggire alla schiavitù della prostituzione, contribuendo in maniera determinante a far catturare i propri aguzzini;

   Adelina, nella sua vita, ha ricevuto solidarietà da parte di tanti, ma non da parte dello Stato che le ha negato la cittadinanza abbandonandola nella solitudine e nell'indifferenza –:

   di quali ulteriori elementi sia a conoscenza la Ministra interrogata in relazione alla denegata richiesta di cittadinanza italiana avanzata da Alma Sejdini, nonché in relazione alla negazione dello status di apolide da parte degli uffici della questura di Pavia e se intenda promuovere iniziative ispettive presso gli stessi, anche per ricostruire l'iter burocratico che la donna ha dovuto affrontare in questi anni.
(4-10720)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Comune di Olgiate Comasco (Como) ed i Comuni limitrofi subiscono da tempo tentativi di furti e furti, sia in abitazioni private che di beni, quali auto;

   gli ultimi episodi sono avvenuti durante la notte di giovedì 11 novembre 2021 in via Gobetti, dove i ladri, introdottisi in un box, hanno rubato un'utilitaria o quando in via Volta, la stessa settimana, i malviventi hanno tentato un colpo presso un'abitazione sfondando la porta d'ingresso e sono stati messi in fuga dalla proprietaria in casa con la figlia minorenne; un doppio furto è avvenuto presso un'abitazione di Via Cappelletta e si riportano segnalazioni di furti anche a Lurate Caccivio in via Leopardi e San Carlo;

   queste circostanze mostrano come, nonostante tutti gli sforzi delle forze dell'ordine dislocate nella zona, l'area del comasco sia interessata da una criminalità che prende di mira soprattutto i quartieri residenziali, con crescente preoccupazione da parte dei cittadini –:

   alla luce di questi ulteriori episodi, quali iniziative di competenza il Ministro abbia adottato, ed intenda intraprendere, con la massima urgenza, per prevenire e far cessare questi atti criminali, eventualmente valutando l'impiego, a supporto delle locali forze dell'ordine, che devono essere rafforzate con nuovi uomini, mezzi e strumentazioni, dell'aliquota assegnata alla provincia di Como dei militari dell'operazione «strade sicure», implementandola e destinando risorse ai sindaci per potenziare i servizi di polizia locale e di videosorveglianza delle proprie comunità.
(4-10726)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Proserpio (Como) è da tempo oggetto di furti ed incursioni in abitazioni di cittadini;

   si apprende mezzo stampa della ripresa delle infrazioni nella settimana del 7 novembre 2021, in via Sciaree con un colpo andato a segno, dopo l'intensificarsi di episodi di via Perroncito della prima settimana del corrente mese, cinque in una sola settimana;

   la Polizia locale ha provveduto ad effettuare un sopralluogo a fronte della metodologia, definita «grezza» utilizzata dai ladri, che hanno infranto vetri e finestre, nonché smurato una grata di protezione;

   è stato previsto altresì per la serata di lunedì 15 novembre 2021 un incontro aperto alla cittadinanza alla presenza di rappresentati dei Carabinieri e della Polizia locale al fine di informare i cittadini sui comportamenti e le situazioni da attenzionare, al fine di collaborare alla prevenzione di eventi quali quelli avvenuti in queste settimane;

   queste circostanze mostrano come, nonostante tutti gli sforzi delle forze dell'ordine dislocate nella zona, l'area del comasco sia interessata da una criminalità che prende di mira soprattutto i quartieri residenziali, con crescente preoccupazione da parte dei cittadini, anche a fronte delle modalità perpetuate –:

   alla luce di questi ulteriori episodi, quali iniziative di competenza il Ministro abbia adottato ed intenda intraprendere, con la massima urgenza, per far cessare questi atti criminali, eventualmente valutando l'impiego, a supporto delle locali forze dell'ordine, che devono essere rafforzate con nuovi uomini, mezzi e strumentazioni, dell'aliquota assegnata alla provincia di Como dei militari dell'operazione «strade sicure», implementandola e destinando risorse ai sindaci per potenziare i servizi di polizia locale e di videosorveglianza delle proprie comunità.
(4-10727)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono crescenti nel Comune di Inverigo (Como) le segnalazioni che denunciano un significativo aumento di tentativi e messe in atto di truffe e furti a danno dei cittadini;

   è notizia di sabato 13 novembre 2021 che nella settimana precedente sono stati registrati alcuni casi, soprattutto nella zona di Cremnago;

   alcuni testimoni riportano di tentativi di introduzione presso abitazioni private in via Monte Santo e in via Spinelli di persone che si identificano come non meglio identificati «addetti del gas» o di ignoti che dopo aver suonato il citofono, incidono lo stesso con simboli;

   queste circostanze mostrano come, nonostante tutti gli sforzi delle forze dell'ordine dislocate nella zona, l'area del comasco sia interessata da una criminalità che prende di mira soprattutto i quartieri residenziali, con crescente preoccupazione da parte dei cittadini –:

   alla luce di questi ulteriori episodi, quali iniziative di competenza il Ministro abbia adottato ed intenda intraprendere, con la massima urgenza, per far cessare questi atti criminali che colpiscono i territori in premessa, eventualmente valutando l'impiego, a supporto delle locali forze dell'ordine, che devono essere rafforzate con altri uomini, mezzi e strumentazioni, dell'aliquota assegnata alla provincia di Como dei militari dell'operazione «strade sicure», implementandola e destinando risorse ai sindaci per potenziare i servizi di polizia locale e di videosorveglianza delle proprie comunità.
(4-10728)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i comuni di Albese con Cassano ed Albavilla (Como) sono stati oggetto, negli ultimi giorni, di tentativi ed episodi di furti presso abitazioni private;

   ultimi, in ordine di tempo sono due tentati colpi nella notte tra domenica 4 e lunedì 5 novembre 2021, in via Aldo Moro e in via Cisora ad Albese, con segnalazioni di auto e persone sospette in zona;

   un tentativo di furto in via Panoramica ad Albavilla, ai danni di un'abitazione di una donna anziana ricoverata in casa di riposo, è stato sventato dal controllo del vicinato;

   un colpo è andato a segno venerdì 12 novembre 2021 ai danni di un'abitazione di vicolo Molteni ad Albese con Cassano, in centro paese;

   queste circostanze mostrano come, nonostante tutti gli sforzi delle forze dell'ordine dislocate nella zona, l'area del comasco sia interessata da una criminalità che prende di mira soprattutto i quartieri residenziali –:

   alla luce di questi ulteriori episodi, quali iniziative di competenza il Ministro abbia adottato ed intenda intraprendere, con la massima urgenza, per far cessare questi atti criminali che colpiscono i territori di cui in premessa, eventualmente valutando l'impiego, a supporto delle locali forze dell'ordine, che devono essere rafforzate con altri uomini, mezzi e strumentazioni, dell'aliquota assegnata alla provincia di Como dei militari dell'operazione «strade sicure», implementandola e destinando risorse ai sindaci per potenziare i servizi di polizia locale e di videosorveglianza delle proprie comunità.
(4-10729)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   CARBONARO, CASA, BELLA, CIMINO, DEL SESTO, IORIO, MARIANI, MELICCHIO, SPADAFORA, TUZI, VACCA e VALENTE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'anno scolastico 2021/2022 si caratterizza per essere il terzo anno in epoca Covid-19 e molte sono ancora le perplessità e le preoccupazioni circa il corretto e ordinato avvio dell'anno scolastico, in particolare dal punto di vista della sicurezza sanitaria e della garanzia dello svolgimento della didattica in presenza;

   invero, anche per l'anno scolastico 2021/22 il Governo ha stanziato delle risorse per implementare l'organico, a fronte del perdurare dell'emergenza sanitaria: infatti, il decreto «sostegni-bis» (decreto-legge n. 73 del 2021, all'articolo 58, comma 4-ter, lettera a), ha previsto che siano attivati «ulteriori incarichi» di supplenza temporanea sia di docenti che di personale Ata;

   a differenza di quanto stabilito nel precedente anno scolastico, quando i contratti avevano come scadenza il termine delle lezioni, gli incarichi per l'anno scolastico in corso sono attivabili dalla presa di servizio fino al 30 dicembre 2021;

   per i docenti è cambiata anche la finalità di utilizzo delle risorse stanziate. Quest'anno, per i docenti, si parla di ulteriori incarichi temporanei «finalizzati al recupero degli apprendimenti», da impiegare in base alle esigenze delle istituzioni scolastiche nell'ambito della loro autonomia;

   per il personale Ata invece si richiamano in modo più ampio e generale «finalità connesse all'emergenza epidemiologica» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di garantire al personale Ata la proroga dei contratti cosiddetti «Covid» fino al termine delle attività didattiche al fine di garantire una corretta gestione del servizio scolastico in questo particolare periodo emergenziale.
(5-07086)


   CARELLI e VIETINA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'Istituto comprensivo Ennio Quirino Visconti di Roma ha una delle sue sedi sita in Palazzo Ceva (in via IV Novembre 95) e tale palazzo richiede, dopo anni di ritardi sulle opere di restauro, i necessari lavori di riqualificazione la cui spesa ammonterebbe a poco più di 300 mila euro;

   il I Municipio di Roma ha affidato il progetto di riqualificazione di Palazzo Ceva alla Urban Vision SpA, società che si occupa di restauri sponsorizzati, prevedendo anche il rifacimento della facciata (lavoro non necessario) al fine di permettere l'installazione di mega cartelloni pubblicitari sulle pareti esterne della scuola, incassando grazie a questa attività 1,3 milioni di euro;

   il I Municipio di Roma ha successivamente informato l'Istituto comprensivo Ennio Quirino Visconti dell'avvio dei lavori di restauro a partire da ottobre 2022 con durata coincidente con l'intero scolastico e ha invitato l'Istituto a considerare la possibilità di stabilire delle rotazioni degli orari delle classi durante il periodo dei lavori, di valutare la dislocazione di 12 classi in un plesso scolastico di un altro Istituto e, addirittura, di tenere in considerazione queste informazioni per la pianificazione delle iscrizioni del prossimo anno scolastico;

   i lavori svolti con il meccanismo dell'esposizione pubblicitaria comporterebbero sicuramente l'allontanamento degli studenti e delle studentesse dall'edificio, in quanto almeno la metà delle aule dovrebbero essere dislocate da Palazzo Ceva –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riguardanti la gestione del restauro di Palazzo Ceva e delle relative conseguenze sugli studenti dell'Istituto Ennio Quirino Visconti di Roma e se non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per favorire l'individuazione di una soluzione compatibile con il regolare svolgimento delle attività didattiche, anche prevedendo un sostegno finanziario statale per la riqualificazione del suddetto palazzo che consenta di non ricorrere al restauro sponsorizzato.
(5-07087)


   DI GIORGI, CIAMPI, PRESTIPINO, ROSSI, PICCOLI NARDELLI, LATTANZIO, NITTI e ORFINI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 59, comma 14, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 («Sostegni-bis»), ha previsto l'avvio delle prove scritte del concorso ordinario per la scuola secondaria di primo e secondo grado, indetto con decreto direttoriale 21 aprile 2020 n. 499, finalizzato al reclutamento del personale docente, per le classi di concorso A020, A026, A027 A028 e A041;

   in molte regioni tale procedura risulta espletata sia per la prova scritta, che per quella orale e risultano pubblicate le graduatorie per i soli candidati vincitori, oggi di ruolo;

   rispetto ai concorsi espletati, i maggiori quotidiani di settore riportano il dato che, in diverse regioni, risulterebbe un numero di cattedre finanziate dal Ministero dell'economia e delle finanze superiore alla somma delle cattedre assegnate dal concorso straordinario e di quelle assegnabili dal concorso Stem;

   solo a titolo esemplificativo, sembrerebbe che nella regione Campania: il numero di cattedre finanziate della classe di concorso A041, utili alle assunzioni nell'anno scolastico 2021/2022, risulti pari a 232 posti, di cui 86 assegnati dal concorso straordinario e di cui 71 previsti dal bando del concorso Stem, rimanendone così scoperte 75 cattedre;

   si sta verificando, inoltre, che il numero dei posti a bando per il concorso Stem non sia completamente coperto, in quanto alcuni vincitori, già vincitori anche del concorso straordinario, risultino rinunciatari, causando quindi ciò un ulteriore numero di posti scoperti a causa della mancata eventualità dello scorrimento della graduatoria degli idonei;

   le cattedre oggi vacanti potrebbero essere invece assegnate al ruolo agli idonei Stem;

   il succitato decreto «Sostegni-bis», ha, inoltre, previsto, in seguito alle operazioni ordinarie e straordinarie di immissione in ruolo, una procedura straordinaria di assunzione da graduatorie provinciali per le supplenze prima fascia e dai relativi elenchi aggiuntivi;

   con l'avvio di tale procedura gli idonei Stem risulterebbero scavalcati da chi non è rientrato nei posti del concorso straordinario o non ha superato il concorso, ma ha maturato il servizio o magari risulta in prima fascia, perché ha conseguito l'abilitazione all'estero;

   i docenti che hanno superato più prove selettive di un concorso ordinario oggi sono penalizzati rispetto alle diverse procedure straordinarie attuate per le immissioni in ruolo –:

   se il Ministro interrogato – sulla base delle motivazioni suesposte – non intenda adottare iniziative volte a prevedere l'inserimento degli idonei del concorso Stem in una graduatoria di merito da utilizzare per le future immissioni in ruolo, analogamente a quanto fatto per il concorso straordinario.
(5-07088)


   APREA, CASCIELLO, PALMIERI e SACCANI JOTTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Milano paga alla Fondazione istituto dei ciechi Onlus di via Vivaio un canone d'affitto per la scuola media statale per ciechi «Vivaio», ma ha, in più occasioni, ribadito di non voler rinnovare il contratto, in scadenza il 31 dicembre 2021, perché «troppo caro» e la Corte dei conti non autorizzerebbe tale spesa;

   l'importo dell'affitto proposto dalla Fondazione al comune è stato calcolato sulla base dei valori medi indicati dall'Agenzia delle entrate per la zona ed è stato applicato uno sconto significativo;

   la scuola, che rappresenta un punto di riferimento unico e insostituibile, opera da 45 anni in quei locali nei quali la Fondazione ha investito oltre un milione di euro per manutenzione, messa a norma e realizzazione di interventi per la realizzazione delle attività «speciali» che sono parte integrante del progetto educativo;

   la vicinanza tra Fondazione istituto dei ciechi e la scuola permette la realizzazione del progetto di ricerca Istituto-Scuola, finalizzato a: studio, realizzazione e sperimentazione di materiali e percorsi didattici specifici e integranti; sperimentazione del materiale tiflopedagogico prodotto dall'istituto; fornitura di materiale didattico specifico per non vedenti e ipovedenti elaborato dal Centro Materiale Didattico dell'Istituto e progettato insieme alla scuola in base alle esigenze didattiche; fornitura di libri di testo in Braille prodotti dal Centro Trascrizione Braille dell'istituto;

   la Fondazione utilizza i fondi per attività educativo-formative, di ricerca e innovazione tecnologica, accoglienza ed assistenza di persone con disabilità visiva e delle loro famiglie in tutto il territorio lombardo e all'interno del consiglio di amministrazione sono presenti un delegato del Ministero dell'istruzione e uno del comune Ambrosiano;

   a poco più di un mese dalla scadenza del contratto, 280 allievi, le loro famiglie e la comunità educante non conoscono quale sarà il loro futuro;

   per molti studenti e le loro famiglie questa realtà rappresenta la speranza di realizzare un adeguato progetto di vita anche perché la scuola media statale speciale per Ciechi Vivaio riesce a coniugare inclusione ed eccellenti risultati nelle prove Invalsi, il che è possibile solo garantendo che il progetto educativo possa continuare a svolgersi all'interno dell'istituto –:

   se il Ministro non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per garantire la continuità del progetto «Vivaio» che rappresenta un'eccellenza sul territorio nazionale prevedendo che la scuola media speciale per ciechi possa continuare a svolgere la propria attività all'interno dei locali in cui si trova attualmente, così rispondendo alle aspettative di istruzione e formazione e garantendo il diritto di istruzione e uguaglianza sostanziale agli alunni che la frequentano.
(5-07089)


   FRASSINETTI, MOLLICONE e BUCALO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nel segno della digitalizzazione nella pubblica amministrazione, il Ministero dell'istruzione ha inserito l'utilizzo di un algoritmo per attribuire le supplenze al 30 giugno e al 31 agosto ai docenti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento (Gae), nelle graduatorie provinciali per le supplenze (Gps) di prima fascia, nell'elenco aggiuntivo (docenti forniti di abilitazione) e nelle graduatorie provinciali per le supplenze di seconda fascia (docenti sforniti di abilitazione);

   la procedura, di fatto, si è dimostrata un vero e proprio «flop», e tante sono le province come Milano, Napoli, Roma che si sono trovate a dover gestire un numero elevato di reclami;

   oltre all'inefficienza dell'algoritmo, si sono registrate altre criticità che hanno aggravato la situazione: le graduatorie Gae e Gps non ancora aggiornate e non rettificate; l'elenco approssimativo delle disponibilità pubblicato entro il 13 agosto dagli ambiti territoriali (AT); le rettifiche dei trasferimenti e dei passaggi di cattedra e di ruolo; le rettifiche delle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie; le immissioni in molo da Gae e straordinarie da Gps di prima fascia e da elenchi aggiuntivi; le immissioni in ruolo da graduatorie di merito (Gm) 2016, da Gm 2018, da Gm 2020;

   migliaia di supplenti precari sono stati danneggiati: o non lavorano, o hanno avuto una cattedra meno favorevole o, in alcune province, le nomina sono ancora in corso; per loro, inoltre, ulteriori penalizzazioni ci sarebbero se poi non lavorassero con l'incarico al 30 giugno –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare a garanzia dei docenti che sono stati danneggiati, sia economicamente sia a livello professionale, da un algoritmo che nei fatti è risultato fallimentare.
(5-07090)


   BELOTTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'ultimo rapporto di Ecosistema Scuola sulla qualità dell'edilizia scolastica e dei servizi fa il punto sullo stato di salute di 7.037 edifici scolastici di 98 capoluoghi di provincia, frequentati da 1,4 milioni di studenti e fotografa un patrimonio edilizio vetusto e poco sostenibile: un edificio su due non dispone ancora del certificato di collaudo statico (46,8 per cento), di agibilità (49,9 per cento), prevenzione incendi (43,9 per cento) il 41 per cento necessita di manutenzione urgente contro il 29,2 per cento del 2019, solo lo 0,9 per cento è costruito con criteri di bioedilizia;

   troppe ancora sono le emergenze strutturali da affrontare e le disuguaglianze da colmare, complice anche la pandemia che ha aumentato le disparità, la dispersione scolastica e il disagio sociale;

   una parte cospicua delle risorse messe a disposizione a seguito dell'emergenza sanitaria, oltre quelle già destinate allo scopo, sono state impegnate nell'ultimo biennio al fine di risolvere il problema e centrare l'obiettivo previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   la solerzia degli enti locali aggiudicatari di finanziamenti non è stata sufficiente ad assicurare il buon esito delle gare di appalto e della realizzazione delle opere perché, a seguito della pandemia, si registra scarsità di materie prime edili (con conseguente impennata dei prezzi) e di manodopera e moltissime imprese rinunciano alle commesse;

   solo una proroga dei termini già previsti dai bandi in essere consentirebbe alle amministrazioni di portare a termine i lavori e di garantire il raggiungimento degli obiettivi prefissati, colmare la distanza con gli altri Paesi europei e soprattutto assicurare agli studenti un ambiente di apprendimento sicuro e proficuo;

   la maggior parte degli interventi finanziati con decreto ministeriale 192 del 23 giugno 2021 (fondi previsti dalla legge n. 178 del 2020), con Avviso Pubblico del 22 marzo 2021 (fondi ex articolo 1, comma 59 della legge n. 160 del 2019 come modificato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 dicembre 2020), con decreto ministeriale n. 13 dell'8 gennaio 2021 (fondi di cui all'articolo 1, comma 63, della legge n. 160 del 2019) e, da ultimo, con l'Avviso Pubblico 26811 del 6 agosto 2021 – termine di fine lavori il 31 dicembre 2021 – non vedranno la luce se non si concederà più tempo agli enti locali –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per prorogare i termini di cui sopra e tenere conto delle difficoltà del settore edile al momento di definire le scadenze di aggiudicazione e rendicontazione degli interventi che saranno finanziati con i fondi del Pnrr tramite bandi attesi a breve.
(5-07091)


   FUSACCHIA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la vigente disciplina normativa e contrattuale pone la governance della scuola in capo al dirigente scolastico e al direttore dei servizi generali e amministrativi (Dgsa), che, con autonomia operativa, organizza le attività amministrativo-contabili necessarie e strumentali all'attuazione dell'offerta formativa;

   vanno considerate le rilevanti funzioni assegnate al Dsga e il fatto che il titolo richiesto per l'accesso al ruolo è quello della laurea specialistica in giurisprudenza, scienze politiche o economia;

   il progressivo e rilevante decentramento funzionale dall'amministrazione centrale e periferica alle singole scuole ha ampliato, nel corso degli anni, le funzioni del Direttore dei servizi generali ed amministrativi senza prevedere un adeguato riconoscimento dal punto di vista contrattuale;

   i Dsga sono, ad oggi, inquadrati come meri funzionari amministrativi, con più restrizioni e divieti normalmente non previsti per la generalità dei funzionari, sono impossibilitati ad accedere a qualsivoglia progressione verticale nella propria amministrazione di appartenenza, non possono usufruire della mobilità intercompartimentale;

   sul versante economico, i Dsga percepiscono una retribuzione non idonea a retribuire le funzioni svolte tenuto conto delle responsabilità rivestite, non accedono – come il resto del personale – alla ripartizione del Fondo di istituto stanziato annualmente dal Ministero per la contrattazione integrativa, non percepiscono alcuna indennità di risultato aggiuntiva, è neppure hanno diritto alla retribuzione dello straordinario, ma solo al suo recupero orario;

   è emersa la necessità, a seguito dell'adozione del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, di istituire, anche nel comparto Istruzione, l'area delle elevate professionalità (o area quadri) cui fa riferimento il suddetto decreto, nella quale ricomprendere il Dsga, che richiede un riconoscimento anche retributivo e normativo –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda adottare per sostenere un'adeguata valorizzazione professionale dei Dsga, attraverso iniziative normative ed organizzative, per mettere i Dsga nelle migliori condizioni di operare nelle scuole.
(5-07092)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 «Testo Unico in materia di sostanze stupefacenti», il Ministero della salute può autorizzare la coltivazione, produzione, fabbricazione, impiego, commercio, importazione ed esportazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope tra cui la cannabis:

   con il decreto ministeriale 9 novembre 2015 del Ministero della salute, in ottemperanza alla Convenzione unica sugli stupefacenti adottata nel 1961, viene istituito l'Organismo statale per la cannabis. Il decreto ministeriale disciplina le modalità e le procedure per la produzione nazionale di cannabis a uso medico. Nello specifico, l'organismo: autorizza la coltivazione delle piante di cannabis da utilizzare per la produzione di medicinali di origine vegetale a base di cannabis, sostanze e preparazioni vegetali; individua le aree da destinare alla coltivazione; autorizza l'importazione, l'esportazione, la distribuzione e il mantenimento delle scorte e provvede alla determinazione delle quote di fabbricazione di sostanza attiva di origine vegetale a base di cannabis;

   sin dal 2015, lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (Scfm), che fa capo ad Agenzia industrie difesa (Aid), è l'unico centro autorizzato alla coltivazione, alla trasformazione, all'importazione e alla distribuzione della cannabis a uso medico in Italia. Sebbene la capacità e le quantità prodotte siano cresciute nel tempo, lo Scfm non è mai stato in grado di coprire il fabbisogno nazionale. Attualmente secondo le dichiarazioni del direttore dello Scfm, il Colonnello Antonio Medica, lo stabilimento è in grado di produrre 300 chilogrammi all'anno, mentre l'attuale fabbisogno nazionale supererebbe i 2.000 chilogrammi annui, anche se l'International Narcotics Control Board la stima per il 2021 in 3.000 chilogrammi annui;

   per far fronte alla crescente domanda di cannabis a uso medico, l'Italia importa infiorescenze di cannabis a uso medico dall'Olanda tramite un accordo esclusivo tra il Ministero della salute e l'Office of medicinal cannabis (il cui testo però non risulta pubblico) e, tramite Aid, ha bandito due gare per l'importazione di cannabis a uso medico sotto forma di infiorescenze, la prima nel 2017 per 100 chilogrammi e la seconda nel 2019 per 400 chilogrammi;

   l'assetto di produzione e approvvigionamento è fortemente disallineato rispetto al crescente fabbisogno nazionale. L'effetto più evidente di questo disallineamento risulta nell'incostante presenza di cannabis a uso medico nelle farmacie. Questo fattore, non trascurabile, determina il fatto che in Italia non possa essere assicurata la continuità terapeutica per i pazienti, con effetti spesso drammatici sulla salute delle persone che ne fanno un uso quotidiano, costante e spesso ad alti quantitativi per la cura delle loro malattie;

   secondo quanto si apprende da recenti dichiarazioni pubbliche del Sottosegretario alla Salute Andrea Costa, il Ministero della salute, insieme al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e dell'interno, ma non con quello della difesa, starebbe prendendo in considerazione la possibilità di potenziare la produzione nazionale di cannabis a uso medico attraverso bandi per la concessione di licenze di coltivazione, produzione e trasformazione ad altre aziende pubbliche e private italiane, così come previsto dal decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148;

   ciononostante, si tratta di una soluzione che richiederebbe tempi estremamente lunghi e inadeguati a rispondere all'urgente e crescente domanda da parte di migliaia di persone con regolare prescrizione medica. Per l'immissione in commercio di nuove tipologie di cannabis a medico, sotto forma di infiorescenze o di estratti, sono necessari standard minimi di produzione e qualità (Good manufacturing practices – Gmp) e soprattutto ciascun prodotto deve essere sottoposto a un complesso regime autorizzatorio da parte del Ministero della salute e di Aifa;

   inoltre, stime di settore ritengono che l'effettivo avvio di un nuovo sito produttivo, o un ampliamento di dimensioni sufficienti dello Scfm, richiederebbero dai due ai tre anni per la messa in produzione effettiva e per garantire un prodotto finale standardizzato;

   anche sulla base di quanto osservato in importanti realtà internazionali, una risposta rapida per garantire un approvvigionamento di cannabis a uso medico adattabile al crescente fabbisogno nazionale e quindi adeguato a rispondere alle esigenze dei pazienti, potrebbe essere rappresentata dal consolidamento di un sistema di accreditamento per la concessione di licenze all'importazione di infiorescenze ed estratti di cannabis;

   tale soluzione permetterebbe di differenziare i canali di approvvigionamento, di accrescere la sicurezza del sistema e di aumentare la gamma di prodotti rispondendo alle varie esigenze terapeutiche dei pazienti. La concessione di licenze per l'importazione potrebbe, inoltre, avvenire in parallelo al rafforzamento della produzione nazionale –:

   se il Ministro interpellato intenda adottare iniziative per introdurre un sistema di accreditamento per la concessione di autorizzazioni all'importazione di cannabis a uso medico sotto forma di infiorescenze ed estratti, al fine di superare in tempi rapidi le forti criticità dell'attuale sistema di approvvigionamento e quindi rispondere al meglio alle esigenze dei pazienti;

   con quali tempi e con quali modalità intenda potenziare la produzione nazionale di cannabis a uso medico attraverso bandi per la concessione di licenze di coltivazione e produzione in Italia.
(2-01374) «Magi».

Interrogazione a risposta orale:


   MENGA e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Missione 6, «Salute», del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) persegue l'obiettivo di rafforzare e rendere più sinergica la risposta sanitaria territoriale e ospedaliera. Le risorse complessivamente destinate alla missione ammontano a 19,72 miliardi di euro, pari al 9 per cento delle risorse totali del Piano;

   la memoria della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO), depositata il 26 gennaio 2021 presso la commissione affari sociali della Camera dei deputati, nell'ambito delle audizioni riguardanti il Pnrr sostiene che: «La carenza dei medici di medicina generale e di medici dotati dei requisiti professionali necessari allo svolgimento dell'attività e l'importante ricambio generazionale in atto devono far prevedere un adeguamento degli accessi e delle relative borse di studio al corso di formazione specifica in medicina generale, tuttora insufficienti»;

   la memoria del Sindacato medici italiani (Smi) del 9 febbraio 2021 nell'ambito delle medesime audizioni, sostiene che «tra il 2018 e il 2025, dei circa 105.000 medici specialisti attualmente impiegati nella sanità pubblica, ne andranno in pensione la metà (52.500), per il 2025 si prevede una importante carenza di circa 16.500 specialisti»;

   la carenza dei medici di medicina generale si riscontra su tutto il territorio nazionale con risposte diversificate da regione a regione;

   le retribuzioni dei medici di medicina generale del nostro Paese sono più basse rispetto ad altri colleghi europei, come molte inchieste dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) hanno dimostrato;

   un articolo di Quotidiano Sanità del 13 settembre 2021 rende pubblico il giudizio dei sindacati medici di Smi – Cgil Medici – Simet sulla bozza dell'Accordo collettivo nazionale (Acn) di medicina generale ancora in discussione; a parere dei suddetti sindacati questo Acn non affronta le criticità riscontrate dai medici in tempo di pandemia, penalizzandoli dal punta di vista economico, con la perdita del fondo di ponderazione compensativo degli scatti di anzianità soppresso dal 2009 e riducendo il montante economico a valere sul versamento pensionistico; altresì sono soppresse le indennità individuali relative all'attività informatica, a quella domiciliare, alle indennità per l'assunzione d'infermieri, per le segreterie, per la costituzione di gruppi e reti, con conseguente diminuzione delle retribuzioni –:

   quali iniziative di competenza urgenti, necessarie ed opportune, il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di valorizzare la medicina generale sia attraverso una capillare e ormai non più procrastinabile riforma del sistema di formazione vigente in vista del pensionamento di migliaia di medici, sia riconoscendo alla categoria un'adeguata retribuzione in linea con la media europea e scongiurando così il rischio di un'ulteriore penalizzazione economica con la sottoscrizione del nuovo Acn.
(3-02614)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   tra gli obiettivi dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) vi è quello di garantire a tutti l'accesso equo alle cure primarie e tutelare la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività; in questo senso, particolare attenzione è rivolta ai pazienti affetti da malattie rare e al loro bisogno terapeutico non soddisfatto;

   il Fondo Aifa, istituito dall'articolo 48, comma 19, lettera a) del decreto-legge n. 269 del 2003, convertito dalla legge n. 326 del 2003, è finanziato con il 5 per cento delle spese promozionali sostenute dalle aziende farmaceutiche ed è dedicato per il 50 per cento al rimborso su base nominale di farmaci orfani, medicinali utilizzati per la diagnosi, la prevenzione ed il trattamento delle malattie rare o di farmaci che rappresentano una speranza di cura per particolari e gravi patologie;

   risale a pochi giorni fa la notizia della sospensione del Fondo da parte dell'Agenzia italiana del farmaco che ha comunicato di aver, temporaneamente, interrotto la valutazione delle richieste di accesso alle risorse economiche da parte dei pazienti, al fine di semplificare il sistema, ridefinendo regole e criteri adottati;

   in particolare, nell'anno solare in corso, il numero di richieste è stato di circa 2.000 pazienti e, date le limitate risorse monetarie a disposizione e il saldo disponibile, per come aggiornato a settembre 2021, l'Aifa ha comunicato di non essere in grado di soddisfarle;

   tale carenza di fondi è determinata dalla sempre minor allocazione di risorse per il rimborso dei farmaci orfani, dimezzate negli ultimi dieci anni: si è passati da 20 milioni del 2010 ai 10,5 milioni del 2021;

   l'Agenzia italiana del farmaco ha affermato che: «a fronte di tale diminuzione, si è assistito nel corso del tempo ad un costante incremento delle richieste di accesso al Fondo e negli ultimi due anni i rimborsi autorizzati nei confronti delle strutture del SSN hanno superato i 50 milioni di euro per anno»;

   il Fondo di cui trattasi costituisce una risorsa preziosa per i pazienti che soffrono di gravi patologie e la sospensione determina un nocumento per la salute dei soggetti coinvolti, oltre a provocare un'irragionevole disparità di trattamento e una violazione del principio solidaristico alla base della Costituzione repubblicana di cui all'articolo 2;

   come noto, recentemente, è avvenuta l'approvazione definitiva del Testo unico per le malattie rare che si prefigge l'obiettivo di garantire alle persone affette da malattie rare il diritto alla salute così come avviene per gli altri malati, e come più volte ribadito, qualsiasi considerazione che tenti di piegare il diritto alla salute a logiche ragionieristiche non può rappresentare un approccio positivo, stante la lesione dei diritti fondamentali dell'individui;

   eventi come la sospensione del Fondo Aifa del 5 per cento sono sintomatici, ancora una volta, di come spesso le tutele e i diritti dei cittadini rischiano di rimanere solo formalmente riconosciuti sulla carta, considerato il depauperamento dei fondi destinati a settori vitali del nostro Paese, primo fra tutti il settore sanitario –:

   se sia a conoscenza della sospensione del Fondo Aifa per il rimborso dei farmaci orfani e se non intenda adottare le iniziative di competenza per la ripresa da parte di Aifa delle valutazioni delle richieste di accesso al Fondo, prevedendo un periodo di transizione, utile per riconsiderare le regole e i criteri per accogliere le domande presentate e garantendo nel frattempo la tutela dei diritti fondamentali dei malati rari.
(5-07082)


   VISCOMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni, alcuni consiglieri regionali della Calabria hanno presentato ripetute interrogazioni consiliari (interrogazione n. 520 del 19 novembre 2019 e n. 189 del 27 luglio 2021) relative a specifiche situazioni emerse nella gestione dell'Azienda ospedaliera «GOM – Grande Ospedale Metropolitano» di Reggio Calabria, in particolare, per quanto riguarda i corrispettivi richiesti agli utenti per la prestazione «Osservazione in Epiluminescenza»;

   al riguardo, gli interroganti segnalavano le lamentele di numerosi pazienti che sostenevano come tale prestazione fosse praticata, o con un costo esorbitante (56 euro di ticket invece che 6,90 euro) denominandola impropriamente «Capillaroscopia» (denominazione appartenente ad altra prestazione di altro reparto), o in «Extra Lea» (a totale carico del paziente, al costo di 50 euro) ed in palese violazione delle previsioni del nomenclatore Livelli essenziali di assistenza (Lea) in vigore su tutto il territorio nazionale;

   gli interroganti segnalavano, inoltre, il comportamento della direzione dell'azienda Gom a motivo della non ottemperanza alla sentenza del giudice del lavoro di Reggio Calabria del 9 giugno 2021 che ha annullato la procedura selettiva che aveva conferito l'incarico di direzione della Unità operativa complessa (Uoc) dermatologia per violazione di legge, ordinandone la ripetizione, nonché per altre questioni attinenti l'amministrazione ospedaliera;

   sulla stampa regionale calabrese, dal 2020 ad oggi, sono apparse ulteriori ricostruzioni giornalistiche su presunte violazioni nell'ambito della Uoc dermatologia dell'azienda ospedaliera «Gom – Grande Ospedale Metropolitano» di Reggio Calabria, a danno dei pazienti, costretti in ipotesi a pagare cifre non dovute per prestazioni poste, a quanto pare, in modo non appropriato, fuori dalla copertura o del tutto diverse da quelle realmente eseguite;

   in passato alcuni sindacati (Anaac) (Uil) ed alcuni dirigenti medici della medesima Uoc avevano segnalato tali gravi irregolarità per quanto poi non risultino assunti provvedimenti consequenziali;

   ancora recentemente, sulla stampa locale (23 agosto 2021) alcuni consiglieri regionali hanno lamentato la chiusura inopinata della Uoc dermatologia, peraltro avvenuta anche in costanza dell'emergenza incendi che ha caratterizzato la Calabria nello stesso mese, mentre l'azienda si è limitata ad affermare che i pazienti sarebbero stati presi in carico da altre branche, peraltro, a quanto pare non affini;

   nonostante le ripetute segnalazioni, a tutt'oggi, non risultano assunte le opportune iniziative per rimediare alle improprie pratiche denunciate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti indicati;

   se non ritenga di dover adottare iniziative, per quanto di competenza, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria, per verificare l'effettiva situazione creatasi nella citata azienda sanitaria al fine di ristabilire, ove necessario, corrette prassi amministrative, a partire dall'ottemperanza ai provvedimenti giudiziari indicati.
(5-07084)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BILOTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la piaga del randagismo e della mancata cura degli animali che si trovano in stato di abbandono è un problema che affligge diverse zone del nostro Paese;

   la legge quadro 14 agosto 1991, n. 281, recante disposizioni in materia di animali da affezione e di prevenzione del randagismo, attribuisce alle regioni il compito di individuare, tramite legge, i criteri in materia di risanamento dei canili e costruzione dei rifugi per i cani, stabilendo che gli stessi garantiscano buone condizioni di vita per i cani e il rispetto delle norme igienico-sanitarie;

   la Regione Campania, con legge regionale 11 aprile 2019, n. 3, contenente disposizioni volte a promuovere e a tutelare il rispetto ed il benessere degli animali d'affezione e a prevenire il randagismo, in attuazione delle legge quadro, riconosce ai comuni competenza per la costruzione e il risanamento dei canili e la tutela e disciplina del randagismo, anche attraverso la convenzione con strutture private o l'affidamento tramite procedure ad evidenza pubblica, e delega alle Asl locali il controllo sanitario;

   in data 10 ottobre 2020 è stato ratificato dall'Asl Salerno il protocollo d'intesa per la gestione del rifugio comprensoriale della Comunità Montana Vallo di Diano sito in Sala Consilina, sottoscritto in data 23 luglio 2020 tra la stessa Asl il Centro regionale di igiene urbana e veterinaria e la Comunità montana Vallo di Diano;

   con tale protocollo, rispondendo alle istanze dei comuni del territorio, si è disposto un finanziamento per la gestione della struttura pari a 120.000 euro da corrispondere nel successivo triennio;

   il rifugio dovrebbe svolgere prioritariamente funzione di ricovero e una serie di attività collaterali finalizzate alla cura degli animali e al ricovero in via dinamica per brevi periodi;

   la vocazione quale struttura di tipo dinamico consentirebbe di combattere efficacemente il fenomeno del randagismo e di intervenire adeguatamente per la cura, la sterilizzazione e la vaccinazione degli animali presenti sul territorio del Vallo di Diano, attività riconducibile alla tutela dell'igiene urbana veterinaria, di competenza principale del servizio sanitario nazionale;

   proprio l'igiene urbana veterinaria ha assunto, negli anni recenti, una centralità tale da essere inserita all'interno della disciplina dei Lea, come indicato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, relativo alla definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, che, nel definire le aree di attività della prevenzione collettiva e della sanità pubblica, riconosce il dovere da parte del Servizio sanitario nazionale di garantire la salute animale e l'igiene urbana veterinaria su tutto il territorio nazionale;

   nello specifico, come indicato nel Piano di controllo nazionale pluriennale 2020-2022, al Ministero della salute spetta provvedere, oltre all'elaborazione delle linee guida, anche l'effettuazione di ispezioni e audit sul territorio nazionale, e di controlli su canili e rifugi;

   nonostante l'iter burocratico sia concluso da tempo, l'attività del canile comprensoriale di cui sopra non e nei fatti ancora iniziata e la struttura, secondo quanto si apprende da fonti giornalistiche locali, langue in stato di incuria, tanto da essere divenuta luogo di abbandono di oggetti ingombranti e rifiuti vari –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda intraprendere onde verificare l'effettivo avvio dell'attività del rifugio di cui in premessa, anche attraverso specifici controlli da parte del comando dei carabinieri per la tutela della salute al fine di assicurare, nel caso in questione per il territorio del Vallo di Diano, i livelli essenziali di assistenza (Lea), in particolare in tema di lotta al randagismo e tutela dell'igiene urbana veterinaria, per garantire il contemperamento della salute umana con quella animale.
(4-10725)


   TRANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio della pandemia di COVID-19 la provincia di Latina ha sofferto come e più di altri territori, tanto che la prima zona rossa nel Lazio scattò a Fondi e, durante la seconda ondata, il primo mini lockdown venne disposto proprio nel territorio pontino;

   medici, infermieri e personale sanitario in generale di quella provincia, dopo quasi due anni che è alle prese con la lotta al virus, è allo stremo, essendosi sommate le nuove difficoltà a problemi annosi;

   proprio in provincia di Latina le strutture sanitarie sono infatti ormai poche e vecchie, ma soprattutto manca personale;

   sinora tante promesse e tanti progetti, partendo da quelli dei due nuovi ospedali, ma nessun vero aumento di personale, con ospedali in cui capita anche che un solo anestesista debba far fronte a più urgenze;

   gli allarmi dei sindacati di categoria sono e continuano ad essere inascoltati;

   il personale è costretto agli straordinari e non riesce a godere delle ferie;

   l'ultima denuncia in ordine di tempo, all'inizio del mese di novembre 2021, è della Uil Fpl Latina, che parla di «grave e insostenibile carenza della dotazione organica dell'Asl Latina», aggiungendo che, nel prossimo biennio 2022-2023, vi sarà anche un cospicuo pensionamento di lavoratori, che determinerà un ulteriore peggioramento della già difficile situazione persino in servizi come Pronto Soccorso, Terapie Intensive, Utic, Emodinamica, Sala Operatoria e Dialisi;

   è paventato dal sindacato un preoccupante contesto di Risk Management (rischio clinico) e di burnout sistematico (esaurimento psico-fisico);

   la Uil Fpl stima un fabbisogno assunzionale minimo, ma non ottimale, di oltre 700 unità lavorative a tempo indeterminato e full-time rispetto alle 3.500 unità in dotazione al 31 dicembre 2019 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se non intenda adottare iniziative di competenza, anche alla luce dei vincoli derivanti dal piano di rientro dai disavanzi sanitari e dalle misure previste dalla normativa emergenziale affinché l'Asl di Latina possa in tempi celeri procedere con le assunzioni necessarie e restituire dignità ai lavoratori duramente provati dalla pandemia e da un carico di lavoro ormai insostenibile;

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché ai cittadini della provincia di Latina possano essere garantiti adeguati servizi sanitari e ridotte le liste d'attesa, sempre più lunghe proprio a causa della carenza di personale.
(4-10730)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ETTORE. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   nella seduta della Camera di mercoledì 8 settembre 2021, il Ministro per il sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna, nel rispondere ad un'interrogazione dei deputati D'Ettore e Mugnai su «Iniziative per il rilancio infrastrutturale ed economico dalla Calabria» ha, fra l'altro, annunciato che il suo Ministero stava lavorando all'istituzione di un Cis (Contratto istituzionale di sviluppo) Calabria a cui sarebbero state destinate «risorse per interventi di natura ambientale, sociale e culturale»;

   i territori costieri e montani della Sibaritide – con al centro Corigliano-Rossano, terza città della Calabria grazie alla recente fusione tra comuni – e della Valle del Neto, con la città di Crotone, comprendono importanti beni ambientali e paesaggistici, come i Parchi nazionali del Pollino e della Sila, le riserve naturali del Lao e del Raganello, la zona a protezione speciale del Neto, le aree marine protette di Amendolara e Isola di Capo Rizzuto, l'area a forte densità di macchia mediterranea e biodiversità del Trionto;

   dal punto di vista sociale, il territorio interessato presenta preoccupanti emergenze sociali, dovute principalmente alla rapida perdita di consistenza demografica, dovuta all'alto indice di spopolamento e invecchiamento della popolazione e alla scarsa presenza di reti orizzontali e verticali per lo sviluppo di competenze e orientamento al mondo del lavoro a favore delle giovani generazioni;

   l'ultimo rapporto Eurostat colloca la Calabria – e in particolare la zona della fascia ionica compresa tra Rocca Imperiale (CS) e Crotone – agli ultimi posti della classifica riguardante l'«indice di progresso sociale in Europa», soprattutto per effetto delle carenze strutturali ivi presenti e per uno scarso «indice della qualità istituzionale»;

   dal punto di vista del sistema produttivo culturale e creativo si rileva che soltanto il 3,4 per cento di questo mercato contribuisce all'economia regionale, dato statistico che mette in risalto la scarsa valorizzazione dei beni culturali e delle risorse umane creative e artistiche presenti;

   per migliorare la situazione socio-economica della Calabria è necessario orientare le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) a una nuova progettualità orientata all'economia reale, alla valorizzazione dei territori e al cosiddetto «genius loci», favorendo la connessione delle attività materiali e immateriali locali all'Italia, all'Europa e all'intero bacino del Mediterraneo;

   la presenza di infrastrutture territoriali oggi sottoutilizzate e rientranti in Zona economica speciale – Porto di Corigliano-Rossano, porto e aeroporto di Crotone – unitamente alle aree in dismissione della Centrale Enel di Rossano e alla Centrale Eni «Pertusola» di Crotone, possono generare una nuova macro-area regionale vocata all'innovazione (vista la vicinanza di due atenei), all'agrifood, alle scienze della vita, all'economia circolare e all'industria culturale –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di competenza per inserire, tra gli interventi previsti dall'istituendo Cis, con particolare riferimento alla loro natura ambientale e sociale-occupazionale, quelli di riqualificazione dei siti, ex industriali dell'Enel e dell'Eni sopra menzionati, utilizzando la progettualità acquisita dall'Enel, attraverso un concorso pubblico denominato «Futur-e»;

   in particolare, se intenda in tale contesto prendere in considerazione il modello di sviluppo del progetto Tecné, giudicato idoneo dalla commissione «Futur-e», in quanto rispondente ai requisiti di economia circolare, sostenibilità ambientale e valorizzazione delle risorse territoriali e avendo, lo stesso, contenuti tecnico-scientifici proposti da dipartimenti dell'università della Calabria e da istituti del Cnr oltre che adeguati valori di Sroi (Social-Return-of-Investment);

   se intenda considerare le suddette aree territoriali come un «ecosistema dell'innovazione», dotandolo di adeguate risorse materiali ed immateriali per lo svolgimento di attività di formazione, ricerca multidisciplinare al fine di generare sviluppo, coesione e competitività;

   se intenda adottare iniziative per prevedere progetti infrastrutturali, primo tra tutti un collegamento di «metropolitana leggera» tra Sibari e Crotone, finalizzato ad una maggiore coesione territoriale, a beneficio delle popolazioni e dei tanti turisti della vasta zona interessata ad usufruire dell'aeroporto di Crotone.
(5-07085)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata:


   MORETTO, FREGOLENT, UNGARO, MOR, BENDINELLI, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il mercato dell'energia ha mostrato un trend di aumento dei prezzi, soprattutto in relazione al metano da autotrazione, che ha assunto livelli record;

   mentre resta senz'altro apprezzabile lo sforzo fatto dal Governo nel decreto-legge n. 130 del 2021 per arginare gli aumenti di gas ed energia elettrica, il Ministro dell'economia e delle finanze ha pronosticato, in linea con le affermazioni della Commissaria europea Simson, che il prezzo dell'energia salirà fino alla fine del 2021;

   tali aumenti stanno aggravando l'incremento dei costi delle materie prime e ciò avrà risvolti sui costi dei prodotti finiti, con conseguenti fenomeni inflattivi;

   secondo i dati, gli aumenti peseranno sulle famiglie e, insieme alla dinamica dei prezzi delle materie e i maggiori costi del sistema trasportistico, influiranno anche sui prezzi dei prodotti, instaurando un avvitamento inflattivo, con perdita di potere d'acquisto delle famiglie e contrazione dei consumi interni;

   mentre, infatti, l'Istat certifica che a ottobre 2021 i costi dei beni di largo consumo (alimentari, casa e persona) sono cresciuti dell'1,2 per cento, si stimano fino a 5,3 miliardi di euro di consumi in meno a dicembre 2021, con inflazione al 4 per cento;

   gli aumenti del metano da autotrazione incidono anche direttamente sulle famiglie che, avendo dotato la loro vettura con impianto a metano, vedono ora la loro scelta fortemente penalizzante;

   come noto, presso il Ministero dello sviluppo economico, esiste da alcuni anni l'Osservatorio prezzi carburanti e risulta che il Ministero della transizione ecologica abbia attivato le opportune interlocuzioni per svolgere approfondimenti tesi a comprendere la dinamica degli aumenti del metano per autotrazione;

   senza una riduzione dei costi dei carburanti da trazione in generale e del metano in particolare, il rischio reale parrebbe essere quello di rallentare la crescita del Paese e, con un aumento dei prezzi, vanificare, almeno in parte, gli effetti prodotti dalle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   queste valutazioni, unite al fatto che, per quanto concerne il metano da autotrazione, la principale componente fiscale che incide sul prezzo finale è data dall'Iva, porterebbe a ritenere opportuno un intervento sulle relative aliquote;

   tale impostazione necessiterà, però, di un preventivo avvio di consultazioni in sede di comitato Iva e di Unione europea –:

   quali iniziative e altri interventi di competenza intenda assumere il Governo, nelle more delle eventuali procedure di revisione delle aliquote Iva su metano da autotrazione, al fine di contrastare ulteriormente i citati aumenti, ridurre i costi di tale carburante e sostenere, quindi, la necessaria ripresa del ciclo economico-produttivo, scongiurando i fenomeni inflattivi.
(3-02622)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   dal 7 settembre al 24 novembre 2021 si sta svolgendo il Seminario nazionale sulla localizzazione del deposito nucleare previsto dal decreto legislativo n. 31 del 2010, cui sono invitati, oltre ai Ministeri interessati, regioni, province, comuni sul cui territorio ricadono le aree dalla proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, nonché Upi, Anci e associazioni;

   tra gli aspetti tecnici si sviluppa la puntuale rispondenza delle aree ai requisiti Iaea e Isin e aspetti connessi sulla sicurezza di lavoratori, popolazione e ambiente e si illustrano i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alle opere e alle misure compensative;

   sul sito seminariodepositonazionale.it si possono seguire i lavori ed è possibile trasmettere richieste di informazione o domande; nei giorni successivi a ciascun incontro è pubblicata la restituzione dei lavori;

   il 15 novembre 2021 si è svolta la sessione piemontese, nel corso della quale l'amministrazione comunale di Novi Ligure ha appreso di non risultare tra gli invitati, nonostante la documentazione inviata secondo il programma, e solo grazie all'insistenza dei propri uffici è riuscita a far sentire la propria voce;

   si ricorda che la proposta della Carta delle aree potenzialmente idonee, su 12 aree in classe A1, ossia con la massima idoneità prioritaria, comprende ben 5 in provincia di Alessandria, alcune nelle vicinanze di siti definiti dall'Unesco «patrimonio dell'umanità» e, pertanto, i comuni interessati devono poter partecipare al Seminario ed esporre i propri pareri;

   nell'ambito della discussione del 15 novembre 2021, sembrerebbe che Sogin abbia dichiarato di non essere stata avvisata dal Governo circa la mozione unitaria Molinari ed altri n. 1-00414, accolta dal Governo il 13 aprile 2021, che, nell'ambito dei 21 impegni previsti sul prosieguo dell'iter di localizzazione del deposito nucleare, specifica criteri di esclusione relativamente all'ubicazione del deposito, ad esempio, per i siti Unesco, per la pressione ambientale, per i territori agricoli di pregio ed altro;

   tuttavia, la stessa Sogin si è dichiarata disponibile a dar seguito alle indicazioni della mozione – o parte di esse – qualora sollecitata dal Governo;

   cittadini e amministratori piemontesi si sono dichiarati sfiduciati sul prosieguo dell'iter del Seminario –:

   quali siano le ragioni della mancata informativa alla Sogin delle proposte contenute nella mozione citata in premessa e come intenda provvedere, con urgenza, prima del termine delle sessioni del Seminario nazionale sulla localizzazione del deposito nucleare.
(3-02623)


   MARAIA, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, DI LAURO, LICATINI, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   da pochi giorni si è conclusa la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26), dalla quale è emersa la necessità di aumentare e accelerare gli sforzi verso la riduzione dell'energia carbone e di limitare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili;

   molti Paesi europei stanno dotando il proprio impianto normativo di leggi specifiche per la lotta al cambiamento climatico;

   il nostro Paese ha approvato il «decreto clima» (decreto-legge n. 111 del 2019) che, all'articolo 1, ora abrogato dal decreto- legge n. 152 del 2021, prevedeva l'approvazione del Programma strategico nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell'aria, nel cui ambito dovevano essere individuate le misure da porre in essere al fine di assicurare la composizione delle procedure di infrazione in tema ambientale che contribuiscono al cambiamento climatico e ai livelli di qualità dell'aria. Il medesimo decreto istituiva presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare il tavolo permanente interministeriale sull'emergenza climatica, ora soppresso, al fine di monitorare e adeguare ai risultati le azioni del Programma strategico;

   le procedure di infrazione europee pendenti per il nostro Paese sono purtroppo ancora molteplici (con 61.410 decessi stimati in tutto per qualità aria in Italia), soprattutto con riferimento alle emissioni e alla qualità dell'aria, mentre non sono ancora apprezzabili le misure volte alla riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi (sad);

   considerato che al Comitato interministeriale per la transizione ecologica sono attualmente attribuite solo funzioni di coordinamento delle politiche nazionali per la transizione ecologica e dei numerosi strumenti di programmazione e pianificazione ora previsti (tra i quali, il Piano nazionale di ripresa e resilienza e il Piano per la transizione ecologica), appare necessario e urgente prevedere l'istituzione di un ufficio di coordinamento presieduto da un commissario al fine di garantire una ricognizione e un'attuazione coordinata degli interventi necessari per il superamento delle procedure di infrazione a carico del nostro Paese, al quale siano attribuite altresì specifiche funzioni di monitoraggio e impulso sull'attuazione delle misure economiche e finanziarie per la progressiva eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi e delle misure che si pongono in contrasto con gli impegni assunti per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti nell'ambito della COP26 –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte a nominare un apposito commissario nazionale per i cambiamenti climatici con specifiche funzioni di monitoraggio e attuazione delle misure economiche e finanziarie necessarie per garantire al nostro Paese il raggiungimento degli obiettivi e degli impegni assunti in sede nazionale e internazionale.
(3-02624)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOMBARDO e CECCONI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in Sicilia, lungo il litorale sabbioso tra Catania e Siracusa, si trova una delle più importanti aree umide dell'isola: si tratta dei pantani salmastri costieri di Gelsari e Lentini noti per la loro straordinaria biodiversità e la varietà di uccelli acquatici che ospitano;

   per la varietà degli habitat e la presenza di numerose specie di interesse comunitario, i pantani rappresentano una zona umida tutelata da norme europee e da preservare secondo le più rigorose forme di conservazione; all'interno dell'area ricade anche un importante insediamento preistorico; dal 2012, i pantani fanno parte di un'area dichiarata Zona di protezione speciale (ITA070029) nell'ambito della rete ecologica europea «Natura 2000» istituita nel 2009 per la protezione delle specie di uccelli selvatici;

   nel mese di agosto 2021, sull'area del pantano Lentini sono stati avviati i lavori per la costruzione di un elettrodotto da 380 mila volt della società Terna il progetto – che prevede la realizzazione di una infrastruttura che attraverserà entrambi i pantani – sembrerebbe essere stato predisposto e approvato senza tener conto della particolarità delle aree e della loro indicazione come Zps in nessuno degli elaborati progettuali, infatti, viene riportato che i pantani fanno parte della Zona di protezione speciale; tale indicazione e i relativi vincoli «spariti» dalla quasi totalità della documentazione avrebbero potuto bloccare l'opera; soltanto la relazione di incidenza ove è stata formalmente inserita una cartografia indica l'area come Zps;

   appare inverosimile credere che gli enti che hanno preso parte al processo di approvazione del progetto – e, in particolare, l'assessorato regionale del territorio e dell'ambiente – non abbiano tenuto conto dell'esistenza dell'area umida e della sua rilevanza a livello ambientale;

   si ritiene essenziale nell'immediato sospendere i lavori dell'elettrodotto per individuare un tracciato alternativo, al fine di scongiurare un grave e insanabile danno ambientale a uno dei paesaggi palustri più belli della Sicilia –:

   quali chiarimenti il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e, al contempo, quali iniziative di competenza intenda promuovere al fine di salvaguardare i pantani salmastri di Gelsari e Lentini dichiarati Zona di protezione speciale e preservare la straordinaria biodiversità e la varietà di uccelli acquatici presenti nell'area.
(4-10714)


   LOMBARDO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da diversi articoli di stampa e da un recente comunicato del sindaco del comune di San Vito Lo Capo, si sta per consumare l'ennesimo disastro ambientale ai danni dell'isola siciliana: sembrerebbe essere stata presa la decisione di sversare in mare, in un'area di alto interesse ambientale, con grandi rischi per l'ecosistema, i fanghi contaminati e altamente inquinanti dell'escavazione dei fondali del porto di Trapani, come si evince dal Portale valutazioni ambientali dell'assessorato regionale del territorio e dell'ambiente;

   dai lavori di dragaggio del porto verranno prelevati 415.169 mc di sedimenti a tutti gli effetti rifiuti inquinanti: è previsto che i fanghi vengano distribuiti in un'area posta a circa 2,5 miglia nautiche dalla costa di Custonaci e vicina alla costa di San Vito Lo Capo. Si tratta di uno specchio d'acqua contiguo con la Rno di Monte Cofano e con l'ambito territoriale protetto di ReteNatura2000 che comprende le Zsc di San Vito, Monte Cofano, Faraglioni di Scopello, Fondali dello Zingaro (Sic ITA010032) e la Zps di Monte Cofano, Monte Sparacio e Capo San Vito;

   l'intera zona è un sito di interesse comunitario Sic, pertanto risulterebbe irrealizzabile effettuare su questi luoghi un'ipotetica azione di questo genere;

   l'area interessata ricade, inoltre, nel territorio del «Promontorio Monte Cofano – Golfo di Custonaci», area marina protetta, inserita nell'elenco delle aree marine di reperimento, ex articolo 36 della legge n. 394 del 1991;

   l'ipotesi di riversare in mare migliaia di metri cubi di fanghi costituirebbe un rischio ambientale ed economico; il sito individuato per lo smaltimento dei fanghi è esposto al rischio concreto di un impatto ambientale fortemente negativo sulle popolazioni ittiche presenti come il nasello, la triglia di fango e il gambero rosa. Dal punto di vista economico, l'area rappresenta una notevole risorsa per i pescatori del luogo appartenenti principalmente alle marinerie di Trapani e San Vito Lo Capo, composte da nuclei familiari locali che rischierebbero di perdere la loro fonte di reddito;

   la scelta dell'area in cui sversare i fanghi appare palesemente in violazione sia degli articoli 300 e 301 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, sia della direttiva europea «Habitat» (2004/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio europeo del 21 aprile 2004);

   è necessario disporre, come inizialmente stabilito, il loro trasferimento via terra, con camion appositamente attrezzati per il trasporto di sedimenti contaminati per il successivo trattamento e smaltimento presso i centri di raccolta di rifiuti speciali, già individuati nella provincia di Agrigento –:

   quali chiarimenti il Governo per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e, al contempo, quali iniziative di competenza intenda promuovere affinché venga nell'immediato revocata la decisione di sversare i fanghi nello specchio di mare prossimo a San Vito Lo Capo e a Monte Cofano, per scongiurare il rischio di danneggiare una delle aree marine protette più belle della Sicilia.
(4-10719)


   ROSTAN. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'11 novembre 2021, diciannove sindaci dell'area agro-aversana, in provincia di Caserta, ai confini dell'area metropolitana di Napoli, hanno rifiutato la firma al nuovo protocollo «Terra dei fuochi» proposto dal commissario per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti in Campania;

   i primi cittadini Alfonso Golia (Aversa), Nicola Affinito (Carinaro), Renato Natale (Casal di Principe), Francesco Luongo (Casaluce), Marcello De Rosa (Casapesenna), Vincenzo Guida (Cesa), Lucio Santarpia (Frignano), Vincenzo Santagata (Gricignano di Aversa), Nicola Esposito (Lusciano), Vincenzo Gaudino (Orta di Atella), Gino Pellegrino (Parete), Vincenzo Caterino (San Cipriano di Aversa), Anacleto Colombiano (San Marcellino), Ernesto Di Mattia (Sant'Arpino), Salvatore Papa (Succivo), Tommaso Barbato (Teverola), Michele Apicella (Trèntola Ducenta), Luigi Della Corte (Villa di Briano), Valerio Di Fraia (Villa Literno) hanno delegato i sindaci di Carinaro e Gricignano a consegnare un documento, rifiutandosi di sottoscrivere il protocollo già pronto, ritenendo che esso «non abbia capacità modificativa» e che «da tempo le istanze dei sindaci della zona, sul punto, sono rimaste inascoltate»;

   «In diverse sedi istituzionali e in momenti diversi – hanno scritto i rappresentanti istituzionali – sono state formulate delle proposte che, se accolte e messe in pratica, rappresenterebbero un punto di svolta all'azione di contrasto al fenomeno dei roghi tossici»;

   i sindaci lamentano che vengono assegnati nuovi compiti e responsabilità agli enti locali che, però, sono carenti di personale e di risorse mentre «il problema dei roghi dei rifiuti, appiccati ad ogni ora del giorno e della notte, è un fenomeno ampio e diffuso, purtroppo, che interessa soprattutto i territori della provincia al nord di Napoli»; fenomeno rispetto al quale, secondo i rappresentanti istituzionali, «è arrivato il momento di attuare tutte quelle azioni necessarie a debellarlo, soprattutto sul fronte repressivo e dei controlli»;

   le esigenze poste dagli amministratori sono le stesse che da molti anni, a fronte di altri piani e altri protocolli con azioni che si sono rilevate non sufficienti, sono state avanzate da comitati di cittadini, associazioni e altri rappresentanti istituzionali, vale a dire un potenziamento dei controlli preventivi sull'economia illegale per ridurre a monte il fenomeno; inoltre si rende necessario un efficiente sistema di videosorveglianza, che copra l'intero territorio interessato, al fine di individuare tempestivamente gli sversamenti illeciti e il connesso fenomeno dei roghi;

   al tempo stesso, i sindaci segnalano come la mancanza di risorse finanziarie a disposizione dei bilanci comunali non consenta gli interventi di caratterizzazione e di rimozione dei rifiuti il cui deposito prolungato sui territori costituisce di fatto un potenziale innesco per il fenomeno dei roghi, con gravi conseguenze sulla qualità dell'aria e quindi gravi e certi rischi per la salute pubblica;

   per questo, sono state chieste più volte risorse economiche per assumere vigili urbani, al di fuori dei vincoli di bilancio, e nel contempo che l'Esercito sia dotato di poteri di polizia giudiziaria o che si invii sul territorio una task force di uomini delle forze dell'ordine, concentrati esclusivamente su questo fenomeno, oltre a uno snellimento delle procedure per la bonifica dei siti inquinati con un'azione congiunta tra vari livelli;

   tali richieste, secondo i sindaci, sono rimaste inascoltate e per questo essi hanno ritenuto di non aderire al protocollo così come proposto –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per affrontare la questione dei roghi tossici in Campania in maniera più decisa ed efficace, raccogliendo le proposte e le istanze che da tempo vengono avanzate da comitati, associazioni e rappresentanti istituzionali, come quelle citate in premessa.
(4-10721)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   in questi momenti caratterizzati dalla pandemia, la scienza e la ricerca hanno assunto un ruolo cardine nelle strategie e priorità del nostro Paese. In quest'ultimo anno, di conseguenza, si è ritenuto prioritario investire sul capitale umano con misure finalizzate al rilancio, attraverso investimenti mirati, del sistema nazionale della ricerca e, per il suo tramite, della competitività del Paese. Per questo motivo, uno degli obiettivi è stato quello di completare le stabilizzazioni dei ricercatori precari, ai sensi del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75 «legge Madia», negli enti di ricerca pubblici;

   a tale scopo, come già nella legge di bilancio 2021, e più precisamente al comma 541 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, sono state previste somme dedicate anche nel disegno di legge di bilancio 2022, che destinerebbe 10 milioni di euro per le procedure di stabilizzazione finalizzate all'assunzione di personale negli enti pubblici di ricerca di cui all'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75. Ulteriori 7 milioni di euro sono arrivati dal decreto «Rilancio»;

   circa 400 ricercatori del Cnr, vincitori di concorso e ritenuti idonei, hanno solo un mese di tempo per ottenere la stabilizzazione, attendendo lo scorrimento di graduatorie che hanno validità fino al 16 dicembre 2021;

   nel disegno di legge di bilancio 2022 è prevista la stabilizzazione del personale sanitario assunto a tempo determinato nel 2020-2021 per la lotta al COVID-19 (50 mila sanitari fra medici ed infermieri). Nell'elenco del personale da stabilizzare sembrerebbero, però, non essere inclusi i ricercatori sanitari ed il personale della ricerca degli Irccs e Izs pubblici italiani, molti dei quali hanno attivamente lavorato nei propri istituti per fronteggiare l'emergenza legata al COVID-19;

   la VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione) della Camera dei deputati si è ripetutamente espressa in questi anni, anche nei propri pareri e osservazioni esaminando gli schemi dei decreti ministeriali per il riparto del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca (Foe), sulla necessità di completare quanto prima le procedure di stabilizzazione rimaste;

   la legge n. 113 del 6 agosto 2021 di conversione del decreto-legge n. 80 del 2021 ha prorogato al 31 dicembre 2022 le stabilizzazioni, ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75 –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda assumere le iniziative necessarie affinché gli enti pubblici di ricerca procedano al completamento del processo di stabilizzazione dei ricercatori precari attraverso lo scorrimento delle graduatorie esistenti, coerentemente con quanto previsto dal richiamato decreto legislativo n. 75 del 2017.
(2-01373) «Melicchio, Bella, Carbonaro, Casa, Cimino, Del Sesto, Iorio, Spadafora, Tuzi, Vacca, Valente, Davide Aiello, Berti, Bilotti, Bruno, Businarolo, Cadeddu, Cassese, Cillis, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, Amitrano, Gagnarli, Galizia, Grande, Grillo, Invidia, Maglione, Alberto Manca, Marzana».

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Capitanio e altri n. 5-07079, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Andreuzza, Badole, Bazzaro, Coin, Colmellere, Comencini, Covolo, Fantuz, Lorenzo Fontana, Lazzarini, Manzato, Paolin, Pretto, Turri, Valbusa, Vallotto, Bitonci.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interpellanza Dori n. 2-01323, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 563 del 13 settembre 2021.

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dell'interno, per sapere premesso che:

  il 21 luglio 2017 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e le regioni interessate hanno sottoscritto un protocollo d'Intesa finalizzato alla realizzazione di opere per il collettamento e la depurazione del lago di Garda;

  il 20 dicembre 2017 è stata sottoscritta la convenzione che prevede un finanziamento ministeriale del progetto pari a 100 milioni di euro, a fronte di un costo complessivo di euro 230 milioni di euro;

  a febbraio 2018 Acque Bresciane ha incaricato l'università di Brescia di svolgere un'analisi preliminare su sei possibili alternative di localizzazione;

  il 10 febbraio 2020 oltre 20 sindaci hanno scritto una lettera al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare esprimendo le perplessità e preoccupazioni sorte dopo la pubblicazione del progetto, che individua nel fiume Chiese il corpo recettore degli scarichi dei reflui provenienti dai comuni del Lago di Garda;

  il fiume Chiese è da tempo sfruttato a fini produttivi soprattutto da agricoltura intensiva e lunghi tratti del suo corso d'acqua, ogni anno, sono quasi prosciugati a causa dei canali artificiali che dirigono l'acqua nelle campagne dove vengono seminate le colture;

  il 1° settembre 2020 i sindaci dei comuni del Chiese hanno inviato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una comunicazione chiedendo di escludere l'ipotesi di scarico nel Fiume Chiese e nel Naviglio Grande Bresciano;

  il 30 novembre 2020 il consiglio provinciale di Brescia ha approvato una delibera, la «Mozione Sarnico», indicando che le infrastrutture di depurazione debbano essere localizzate nelle are territoriali dei comuni afferenti all'impianto stesso;

  il 17 dicembre 2020 l'Ato di Brescia ha trasmesso ad Acque Bresciane la richiesta di identificare nuove ipotesi di localizzazione per il sistema di depurazione, conformi con gli indirizzi espressi dalla provincia di Brescia e con i regolamenti regionali;

  il 14 maggio 2021 e il 16 giugno 2021 la Federazione del Tavolo delle associazioni che amano il fiume Chiese e il suo lago d'Idro ha inviato al Ministero della transizione ecologica uno studio sulla possibilità di ristrutturare e potenziare l'attuale depurazione del lago di Garda, anche risparmiando notevole denaro pubblico;

  il prefetto di Brescia è stato nominato quale Commissario straordinario per il collettamento e la depurazione delle acque del Garda;

  con una nota del 23 luglio 2021 la prefettura di Brescia ha annunciato che: «il sistema di collettamento e depurazione a servizio della sponda bresciana del lago di Garda si articolerà in due depuratori che verranno ubicati a Gavardo e Montichiari»;

  il trasferimento della depurazione del lago di Garda nel fiume Chiese comporterebbe lo spreco della risorsa del lago d'Idro e dei bacini a monte rilasciando acqua ogni anno per lavare il letto del fiume;

  dal 9 agosto 2021 è in corso a Brescia un presidio permanente di associazioni, comitati e cittadini contro la decisione del Commissario;

  il 7 ottobre 2021 in Commissione ambiente della Camera sono stati auditi il commissario straordinario e i delegati del presidio permanente. In quella occasione, il commissario ha affermato che il progetto va modificato perché è necessario «costruire il depuratore di Gavardo non sulla sponda destra del fiume Chiese bensì su quella sinistra, “tenuto conto che la sponda destra del fiume sarebbe tutelata”»;

  da quanto si apprende da organi di stampa, il 31 ottobre 2021 il commissario comunica la necessità di tornare alla sponda sinistra con la motivazione che «il trasloco avrebbe presentato una maggiore complessità tecnica e gestionale relativa allo scarico delle acque depurate nel Naviglio Grande»;

  sempre dalla stampa si apprende che il 4 novembre 2021, usando un account falso a nome del prefetto di Brescia, ignoti avrebbero divulgato un file audio che il professor Giorgio Bertanza, autore dello studio sul depuratore, avrebbe inviato via WhatsApp al capo di gabinetto del prefetto Stefano Simeone. Nel vocale si afferma che: «se si tira fuori una voce di costo aggiuntiva che Acque Bresciane non ha contemplato si rischia ancora di andare a svilire, a minare, la veridicità di tutto lo studio, di tutto il confronto che è stato fatto. Perché se si trovano delle carenze nella valutazione dei costi allora a uno viene il dubbio che ci siano carenze dappertutto e che come dicono in tanti lo studio si può tirare dove si vuole andando ad ottenere i risultati che si vogliono ottenere»;

  ad avviso degli interroganti l'incertezza circa la dislocazione del depuratore, oltre al contenuto del citato file audio, sono in sé sufficienti a mettere in dubbio l'accuratezza del progetto –:

  quali iniziative di competenza il Governo intenda porre in essere per rivalutare soluzioni alternative, compresa quella di ristrutturare e potenziare l'attuale sistema di depurazione sublacuale, rispetto a quella annunciata dal Commissario straordinario, che siano in linea con la delibera della provincia di Brescia di cui in premessa, anche con un minore impiego di risorse pubbliche, e che tengano in considerazione i gravi effetti che tale decisione provocherebbe sul fiume Chiese.
(2-01323) «Dori, Fornaro, Timbro, Fratoianni, Muroni».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Bucalo n. 4-10454 del 19 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Ciampi n. 5-06909 del 25 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Marrocco n. 4-10627 dell'8 novembre 2021;

   interpellanza Marrocco n. 2-01368 del 9 novembre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Carelli n. 4-10642 del 9 novembre 2021.