Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 12 novembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni V e VIII,

   premesso che:

    il territorio dello Stato italiano è costituito al 55 per cento da zone montane, le cui specifiche caratteristiche climatiche, ambientali, geografiche e morfologiche ne hanno ampiamente condizionato e determinato numerosi aspetti culturali e socioeconomici e, nonostante tale evidenza, queste aree sono ad oggi gestite secondo gli stessi criteri adottati per la gestione delle aree a maggiore densità di popolazione e dei principali centri urbani siti in località pianeggianti;

    le zone montane e rurali costituiscono il 65 per cento del territorio dell'Unione europea, ospitando il 57 per cento della popolazione dell'Unione e generando il 46 per cento del valore aggiuntivo lordo;

    le zone montane rappresentano un presidio a tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico del Paese, costituendo un patrimonio collettivo la cui salvaguardia impone oneri e costi che ad oggi gravano quasi esclusivamente sulle comunità che vi vivono, incrementando le numerose difficoltà che queste devono affrontare;

    tali problematiche hanno determinato una crescente insostenibilità economica delle comunità situate in aree montane e rurali, le quali sono soggette ad un continuo spopolamento, soprattutto di giovani, che abbandonano le comunità alla ricerca di opportunità in aree urbane, incrementando a sua volta i costi, per il mantenimento delle aree montane e rurali, e i danni generati dall'abbandono;

    l'articolo 44 della Costituzione italiana prevede la necessaria adozione di disposizioni normative a favore delle aree montane, rivestendone la salvaguardia di un carattere preminentemente nazionale;

    l'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea dispone, tra le altre cose, che «l'Unione mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite. Tra le regioni interessate, un'attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna»;

    il Parlamento europeo, con la risoluzione del 10 maggio 2016 sulla politica di coesione nelle regioni montane dell'Unione europea (2015/2279(INI)) e la risoluzione, approvata il 3 ottobre 2018, su come affrontare le esigenze specifiche delle zone rurali, montane e periferiche (2018/2720(RSP)) ha posto la centralità delle aree interne, rurali e montane nelle politiche di sviluppo dell'Unione europea;

    è responsabilità dello Stato, ai sensi della Costituzione, garantire uguali opportunità a tutti i cittadini e rimuovere ogni ostacolo che ne impedisca l'autorealizzazione, rendendo dunque auspicabile porre attenzione sulla «questione montana», anche nella sua dimensione umana, coinvolgendo le istituzioni locali;

    gli interventi normativi di maggiore rilievo in materia sono la legge 31 gennaio 1994, n. 97, recante «Nuove disposizioni per le zone montane» e, da ultimo, la legge 6 ottobre 2017, n. 158 recante «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni»;

    un quarto della popolazione delle zone rurali, montane e interne del Paese non ha, ad oggi, accesso a internet ad alta velocità e riscontra enormi problematiche e disagi nell'accesso ai servizi televisivi e radiofonici;

    sul punto, In Italia meno della metà delle famiglie che vivono nei comuni sotto i 2.000 abitanti ha accesso a una connessione fissa a banda larga;

    cinque milioni di italiani che vivono nelle aree interne, montane e rurali non riescono ad accedere ai primi tre canali televisivi della Radiotelevisione nazionale italiana (Rai), pagando comunque il relativo canone;

    la scarsa qualità e disponibilità di connessioni di rete nelle aree interne, montane e rurali rende pressoché impossibile per i Comuni l'erogazione di servizi di pubblica amministrazione ai cittadini, nonché impossibile una vera e propria inclusione sociale ed economica dei cittadini, per i quali è parimenti difficoltoso aprire ed esercitare attività economiche, incrementando le già vigenti difficoltà riscontrate in tali aree;

    in data 28 gennaio 2020, la Camera dei deputati ha approvato, quasi all'unanimità, le mozioni nn. 1-00312, 1-00316, 1-00317 ed 1-00318 concernenti iniziative per la salvaguardia, la valorizzazione e lo sviluppo delle aree interne, rurali e montane;

    tali mozioni hanno evidenziato la necessità di aprire una grande stagione di ricostruzione e rilancio della montagna con la predisposizione di tutte le infrastrutture materiali ed immateriali necessarie per abbattere la forte sperequazione che colpisce tutte le aree interne, montane e rurali;

    il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e le relative risorse economiche di cui al programma Next Generation EU (Ngeu) dell'Unione europea costituisce un fondamentale strumento di rilancio del Paese, e, di conseguenza, delle aree montane e dei piccoli comuni;

    il Pnrr stanzia oltre 6 miliardi di euro per la predisposizione di reti a banda ultralarga, 5G ed altre tecnologie per fornire una connettività rapida ed efficiente in tutto il territorio nazionale;

    altre risorse sono stanziate per la tutela delle aree rurali e di montagna, anche per agevolare la transizione ecologica e misure di efficientamento e riqualificazione energetica;

    nel Documento programmatico di bilancio 2022, inoltrato alla Commissione europea nel mese di ottobre 2021, tra i vari disegni di legge governativi collegati alla Manovra di bilancio 2022, e dunque dotati di una natura potenzialmente prioritaria rispetto ad altri disegni o proposte di legge, figura un «disegno di legge Montagna», per pervenire a una vera e propria legge quadro per la montagna;

    come riferito a mezzo stampa, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, ha annunciato la pubblicazione di tale disegno di legge quadro entro l'11 dicembre 2021, prevedendo un forte coinvolgimento dell'Unione nazionale comuni comunità enti montani (Uncem);

    data la portata e l'importanza del testo occorre che il coinvolgimento istituzionale proposto dal predetto Ministro vada incontro a tutte le esigenze vissute dai comuni montani e dalle relative comunità, che non sono rappresentate nella loro interezza dalla sola Uncem, ma anche da ulteriori realtà associative;

    data la frammentazione dei piccoli comuni nei territori montani su tutto il territorio del Paese, è fondamentale che la redazione di tale legge quadro coinvolga anche la Conferenza delle regioni, l'Associazione nazionale dei piccoli comuni italiani (Anpci), l'Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) ed ogni altra realtà associativa che possa rappresentare questi territori;

    in tal senso, data la portata della normativa quadro in questione, occorre che il coinvolgimento sia il quanto più possibile aperto verso comuni montani, unioni e comunità montane, nonché verso realtà associative statutariamente attive nella promozione, tutela e studio delle aree montane, e verso realtà rappresentative di carattere economico in rappresentanza di tutti gli operatori economici ed analoghi presenti sul territorio, al fine di addivenire ad un testo legislativo il più possibile condiviso e rispondente alle necessità dei territori; occorrerebbe fornire tutte le attività di supporto tecnico ed istruttorio ai piccoli comuni per l'adozione e la gestione delle progettualità relative al Pnrr, in deroga alle regole assunzionali vigenti per i comuni, prevedendo altresì misure di semplificazione e incentivazione fiscale per le aree montane,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per coinvolgere, nell'ambito dell'elaborazione del disegno di legge sulla montagna di cui in premessa, le realtà associative di rappresentanza degli enti territoriali e locali, la più ampia platea possibile di comuni montani, unioni e comunità montane, nonché le realtà associative statutariamente attive nella promozione, nello studio e nella tutela delle aree montane, nonché le realtà rappresentative del tessuto economico e sociale insistente sulle aree interne, montane e rurali, con la finalità di armonizzarne le posizioni e rendere il testo quanto più condiviso;

   a prevedere, nell'ambito dell'elaborazione del disegno di legge quadro sulla montagna sopra citato, una proroga complessiva delle misure di rigenerazione del patrimonio edilizio nelle aree montane, nonché misure per affrontare il tema dello spopolamento dei territori montani e per supportare le aree particolarmente arretrate;

   ad adottare iniziative per sostenere i piccoli comuni di montagna, tenendo conto delle difficoltà connesse agli aspetti logistici e alle carenze di personale, per fare fronte alle esigenze dei cittadini e con la finalità, in ogni caso, di garantire l'erogazione di adeguati servizi pubblici.
(7-00755) «Foti, Trancassini, Ciaburro, Caretta».


   La III Commissione,

   premesso che:

    ambasciate e strutture consolari, oltre che rappresentare l'Italia nel mondo, costituiscono la spina dorsale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, svolgendo un ruolo di fondamentale importanza nell'erogazione di servizi ai cittadini residenti all'estero, nella promozione delle relazioni economiche, nella cooperazione allo sviluppo e nella cooperazione culturale e scientifica;

    negli ultimi anni la domanda di servizi offerti dalla rete consolare italiana all'estero è cresciuta considerevolmente, mettendo a dura prova la struttura, che, da tempo, registra gravi carenze di organico dovute principalmente alle misure di contenimento della spesa pubblica e al blocco del turn over. Si tratta di un processo iniziato a seguito della legge finanziaria 2006, che ha portato ai primi provvedimenti di chiusura di uffici consolari, nell'autunno del 2007. Tali chiusure si sono susseguite negli anni successivi e con la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), venne avviato un processo di cosiddetta razionalizzazione e modernizzazione della gestione delle sedi all'estero e l'avvio della ristrutturazione della rete diplomatica, consolare e degli istituti di cultura. Questo ha portato, nei fatti, alla riduzione, se non ad un vero e proprio smantellamento, di strumenti essenziali alla proiezione internazionale del nostro Paese e alla tutela dovuta ai nostri concittadini all'estero;

    nonostante tale situazione e le difficoltà del contesto globale, sia sul terreno della promozione dell'economia italiana nel mondo, sia nella tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini italiani residenti all'estero, la rete consolare è riuscita a conseguire risultati di assoluta eccellenza;

    tale situazione, paradossalmente, si è verificata in un periodo in cui la presenza di nostri concittadini residenti all'estero è notevolmente aumentata: secondo i dati censiti dalla Fondazione Migrantes, al 1° gennaio 2021 gli iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) erano 5.652.080 unità, il 9,5 per cento degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia, ma, secondo dati delle anagrafi consolari, tale dato potrebbe essere addirittura sottostimato. Vi è stato, pertanto, un aumento della presenza all'estero del 3 per cento rispetto all'anno precedente. Mentre a livello nazionale la popolazione residente si è ridotta di circa 384 mila unità;

    l'Europa, con il 54,8 per cento degli iscritti all'Aire (quasi 3 milioni e 96 mila connazionali, di cui 2,34 milioni residenti nei Paesi dell'Unione europea), registra i numeri più consistenti. A seguire, l'America con il 39,8 per cento (oltre 2,2 milioni) e soprattutto l'America centro-meridionale (32,2 per cento, oltre 1,8 milioni), l'Oceania con il 2,8 per cento (circa 160 mila), l'Asia con oltre 73 mila presenze e l'Africa con poco più di 70 mila (rispettivamente 1,3 e 1,2 per cento). Fra le comunità più consistenti vi sono quella argentina (884.187), seguita dalla tedesca (801.082), dalla svizzera (639.508) e dalla brasiliana (501.482). Tali dati danno la dimensione della nuova sfida che la rete consolare ha davanti a sé per venire incontro alle esigenze di questi nostri connazionali;

    il decreto-legge del 21 settembre 2019, n. 104, ha provveduto alla riorganizzazione delle competenze del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, trasferendo in capo alla «Farnesina» quelle in materia di definizione delle strategie della politica commerciale e promozionale con l'estero e di sviluppo dell'internazionalizzazione del sistema Paese, permettendo così una migliore tutela dell'interesse nazionale sui mercati esteri;

    l'internazionalizzazione delle imprese e la promozione del Made in Italy si consolidano, quindi, come obiettivo strategico del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale che vede coinvolte le nostre ambasciate, i consolati e gli uffici all'estero dell'Agenzia Ice in una rete presente in tutto il mondo e al servizio delle imprese, per la crescita del Paese;

    i tagli operati negli ultimi anni mal si conciliano con gli obiettivi che la rete consolare deve continuare a perseguire e con le nuove sfide che è chiamata ad affrontare: alle prestazioni tradizionali richieste dagli italiani residenti oltre confine, si affiancano servizi consolari innovativi e digitali, aventi come obiettivo principale un supporto all'integrazione nel tessuto della società di accoglimento di cittadini ed imprese, che chiedono assistenza nella ricerca di sbocchi sui mercati esteri;

    nonostante il cambio di tendenza degli ultimi anni, le risorse a disposizione della rete consolare, sia in termini finanziari che di personale addetto, risultano inadeguate e rischiano di produrre risultati lontani dalle attese. Tale situazione tenderà ad aggravarsi con l'avvicinarsi delle prossime elezioni dei Comites, con il conseguente incremento della mole di lavoro collegata a questo importante evento per le nostre comunità residenti all'estero;

    nel corso degli ultimi dieci anni, al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale sono andati perduti circa 2.500 posti nel contingente delle qualifiche funzionali. Il blocco del turn over ha generato una sensibile contrazione delle risorse umane del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Sulla rete estera operano oggi oltre 900 dipendenti delle aree funzionali in meno rispetto al 2010;

    dal 2006 a fine 2019 la riduzione di circa il 35 per cento delle unità in servizio alla Farnesina ha portato le unità di personale da 3.006 a 2.465; una perdita rilevante se si tiene anche conto degli ulteriori circa 500 pensionamenti previsti tra il 2021 ed il 2022;

    la cessazione dal servizio per raggiunto limite d'età impatta pesantemente sul funzionamento della rete diplomatica e consolare, che si trova ad avere una dotazione di personale mediamente inferiore a quella dei Ministeri dei Paesi omologhi membri dell'Unione europea;

    malgrado i numeri ed il cronoprogramma delle ultime procedure concorsuali siano chiari, le nuove autorizzazioni assunzionali risultano inadatte a colmare la carenza generalizzata negli organici frutto di decenni di concorsi bloccati;

    a tale carenza stanno parzialmente sopperendo i lavoratori a contratto reclutati localmente; alcuni dei quali attendono l'adeguamento stipendiale che andrebbe assicurato in occasione della prossima legge di bilancio, nella quale, nonostante l'impegno dell'Amministrazione degli esteri, non si rinviene la proposta di incrementare ulteriormente lo stanziamento per le retribuzioni del personale a contratto assunto secondo legge locale di 400.000 euro a decorrere dall'anno 2022;

    l'articolo 1, comma 276, lettera e), della legge 27 dicembre 2017, n. 205 novellata dall'articolo 14 comma 4-quinquies del decreto-legge n. 162 del 2019, convertito dalla legge n. 8 del 2020 ha previsto che lo stanziamento per il riadeguamento delle retribuzioni del personale a contratto della rete del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale sia di 1,4 milioni di euro a decorrere dal 2021, introducendo un primo intervento dedicato all'adeguamento delle retribuzioni del suddetto personale;

    con la legge 29 aprile 2021, n. 62 sono state apportate modifiche al Titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e degli istituti italiani di cultura; in particolare, la novella apportata all'articolo 157 ha chiarito i parametri di riferimento legittimanti l'incremento retributivo dei salari percepiti dagli impiegati a contratto a legge locale in servizio presso la rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ed agevolando l'autorizzazione del medesimo;

    al fine di fronteggiare l'urgenza di procedere ad un potenziamento della presenza italiana all'estero, colmando la penuria di organico attualmente registrata, sarebbe ipotizzabile riproporre la ratio della legge n. 442 del 2001, attraverso il coinvolgimento dei personale a contratto già operativo nelle sedi estere, caratterizzato da conoscenza del territorio, della lingua e delle dinamiche socio-economiche locali, attraverso delle procedure concorsuali specifiche sul modello di quanto attuato con la citata legge, previo incremento della attuale dotazione organica del Ministero, in ragione della prospettiva di saturazione della stessa, alla luce delle procedure concorsuali in fieri o in procinto di essere attuate;

    l'emergenza epidemiologica degli ultimi anni ha ulteriormente accentuato queste difficoltà, costringendo alcune sedi a chiusure forzate e alla turnazione dei funzionari consolari, chiamati a espletare solo servizi urgenti e indifferibili, causando ulteriori ritardi nell'erogazione dei servizi, nonostante lo sforzo compiuto a fronte delle enormi restrizioni e difficoltà operative che le nostre rappresentanze diplomatiche e consolari all'estero hanno dovuto affrontare;

    in tale contesto va ricordato l'apporto – nell'ambito del progetto «Funzionario Itinerante Consoli Onorari» – offerto dai consoli onorari dotati delle postazioni per la captazione dei dati biometrici ai fini del rilascio del passaporto e la loro trasmissione al consolato competente, senza la necessità che i connazionali si rechino nella sede centrale del consolato. Tale pratica, oltre che venire incontro alle esigenze dei connazionali, ha contribuito e a snellire il lavoro dell'amministrazione,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per reperire, fin dal prossimo disegno di legge di bilancio per il 2022, le risorse necessarie per il riadeguamento stipendiale del personale a contratto a livello locale, prevedendo l'incremento delle risorse attualmente stanziate al fine di dare concreta attuazione a quanto previsto dalla legge 29 aprile 2021, n. 62;

   a porre in essere iniziative straordinarie, anche in vista delle prossime elezioni per il rinnovo dei Comites, per incrementare le unità di personale nelle sedi in cui si registrano le maggiori criticità in termini di personale;

   ad adottare iniziative per autorizzare l'assunzione, già nell'ambito del prossimo disegno di legge di bilancio, di ulteriori unità di personale a contratto regolato dalla legge locale;

   a completare, entro il 2022, le procedure concorsuali e assunzionali ancora in essere presso il suddetto Ministero e a prevedere, già nel prossimo disegno di legge di bilancio, un piano di assunzioni adeguato a colmare i vuoti delle attuali piante organiche;

   a prevedere iniziative ulteriori a quelle già in programma – volte ad un riequilibrio delle risorse finanziarie, umane, organizzative e tecnologiche al fine di rendere la rete consolare italiana in grado di rispondere alle crescenti e nuove aspettative dei nostri connazionali residenti all'estero e alle imprese che puntano all'internazionalizzazione;

   ad adottare iniziative per disporre l'immissione nei ruoli organici del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale di una quota di personale a contratto, previo incremento della dotazione organica del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 agosto 2019, attraverso la predisposizione di concorsi per titoli ed esami ad hoc, che ricalchino la ratio della legge 21 dicembre 2001, n. 442, al fine di fornire al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale una professionalità già formata e competente sul territorio di rappresentanza, colmando nel contempo la vacanza di organico ed ottimizzando i tempi di integrazione nel tessuto amministrativo dei nuovi assunti;

   a proseguire celermente nell'assegnazione e distribuzione ai consoli onorari di postazioni del cosiddetto «Funzionario Itinerante» presso le sedi della rete consolare, sulla base della effettiva necessità, tenendo conto delle richieste effettuate dalle sedi, al fine di offrire servizi sempre migliori all'utenza anche facendo ricorso alle nuove tecnologie;

   ad adottare iniziative per utilizzare, segnatamente nelle more dell'attuazione degli interventi di cui sopra, la rete onoraria nel supporto ai connazionali e alle imprese italiane per l'espletamento di servizi consolari, anche aggiuntivi a quelli di base, contribuendo a snellire il lavoro dell'amministrazione degli affari esteri e della cooperazione internazionale e degli uffici consolari;

   a porre in essere iniziative, anche normative, al fine di potenziare la rete consolare – anche attraverso un'attenta politica di valorizzazione delle risorse umane – in particolare tenendo conto delle mutate necessità dei nostri connazionali residenti all'estero e delle imprese italiane votate all'internazionalizzazione, al fine di migliorare la promozione della politica estera italiana, la politica della cooperazione internazionale, l'internazionalizzazione delle imprese italiane, il supporto all'esportazione dei prodotti italiani e i servizi offerti alle comunità italiane all'estero;

   ad adottare iniziative per accelerare, nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), la digitalizzazione della rete consolare, per offrire servizi consolari digitali in grado di rispondere alle esigenze dei nostri connazionali da lungo tempo residenti all'estero e a quelle della cosiddetta «nuova mobilità italiana», costituita in prevalenza da giovani, spesso «over-educated», che, per scelta o necessità si trasferiscono all'estero, non necessariamente con una prospettiva professionale già delineata e pronti a cogliere le opportunità che si presentano;

   ad adottare iniziative per superare le criticità, da più parti segnalate, relative all'utilizzazione del portale «Fast.it» (Farnesina servizi telematici per Italiani all'estero) e della piattaforma Prenota online.
(7-00756) «Fitzgerald Nissoli, Valentini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI, MARTINCIGLIO, NAPPI, BARBUTO, DE CARLO, ELISA TRIPODI, BALDINO, VILLANI, AZZOLINA, BUFFAGNI, SARLI, BOLDRINI e APRILE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di vari articoli di giornale l'interrogante è venuta a conoscenza della gravissima vicenda del suicidio della cittadina albanese Adelina Sejdini;

   quest'ultima è emigrata in Italia a soli 22 anni, nel 1996. Rapita a 17 anni a Durazzo, la sua città d'origine, e violentata dal branco, Adelina aveva una storia alle spalle simile a quella di tante, troppe altre sue connazionali. Arrivata qui in Italia è stata picchiata e violentata da suoi connazionali che la obbligarono a prostituirsi per sopravvivere;

   la donna aveva aiutato le forze dell'ordine in una maxi inchiesta che portò all'arresto di 40 persone e alla denuncia di altre 80 coinvolte nel racket albanese dello sfruttamento della prostituzione. L'operazione la costrinse a lasciare Varese per questioni di sicurezza e a trasferirsi a Pavia. Aveva chiesto aiuto, senza successo, per un alloggio popolare. Poco dopo il suo trasferimento, poi, scoprì di soffrire di cancro al seno. Iniziarono continui ricoveri al Policlinico San Matteo;

   lo Stato non le ha mai riconosciuto la cittadinanza, anzi nel suo permesso di soggiorno, le era stato tolto lo status di apolide e indicata la cittadinanza albanese. Questa procedura non ha fatto altro che rallentare l'iter per l'assegnazione di un alloggio popolare;

   a fine ottobre 2021 Adelina, tra l'altro in condizioni di salute molto provate, si era recata a Roma per chiedere alle istituzioni di risolvere questo problema burocratico. Non ha avuto udienza e, il 29, si è data fuoco davanti al Viminale con un accendino. È stata soccorsa e ha riprovato a protestare il 5 novembre. La polizia l'ha prelevata, l'ha portata in questura scrivendo che aveva opposto resistenza a pubblico ufficiale e poi le ha dato il foglio di via obbligatorio da Roma;

   Adelina malata di cancro, invalida al 100 per cento con un assegno mensile di 285 euro e senza una casa, sentendosi disperata e priva ormai di fiducia nel suo futuro, sabato 6 novembre 2021 non ha retto più il peso della battaglia per il riconoscimento della cittadinanza italiana e dei suoi diritti e ha deciso di farla finita: si è lanciata dal cavalcavia ferroviario di ponte Garibaldi, a Roma, ed è morta all'età di 47 anni;

   si tratta di una grave tragedia che poteva e doveva evitarsi se solo Adelina fosse stata aiutata dalle istituzioni anche nel conseguire la cittadinanza italiana grazie alla quale avrebbe avuto la possibilità di ottenere più facilmente una casa popolare, e sperare di poter cominciare a immaginare un futuro nuovo e diverso –:

   se il Governo, nell'ambito della propria competenza, sia a conoscenza dei gravi fatti sopra esposti e quali siano le ragioni che hanno impedito il riconoscimento della cittadinanza italiana alla signora Adelina Sejdini e le ulteriori ragioni per cui, nel suo permesso di soggiorno, le fosse stato tolto lo status di apolide e indicata la cittadinanza albanese; quali siano i motivi che hanno portato all'emissione del foglio di via obbligatorio, viste le precarie condizioni di salute della signora che avrebbe necessitato di una idonea e seria assistenza medica e psicologica, oltre che di una presa in carico da parte delle istituzioni competenti.
(4-10691)


   PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Dazn è una piattaforma, disponibile in Italia dal 2018, che offre un servizio a pagamento di video streaming on line, sia in diretta sia on demand, di eventi sportivi ai quali si può accedere mediante la sottoscrizione di un abbonamento. Il 26 marzo 2021, Dazn si è aggiudicata i diritti per la trasmissione di tutte le 380 partite stagionali del campionato di Serie A per il triennio 2021-2024, di cui 266 in esclusiva e 114 in condivisione con Sky;

   presentata come una «rivoluzione», in realtà ha deluso sin dagli esordi. Infatti, trattandosi di una piattaforma televisiva a pagamento, tipo Netflix, per potervi accedere da televisore, chi vuole seguire il campionato di Serie A – e in Italia come noto non si tratta certo di una minoranza di cittadini –, oltre all'abbonamento, si trova costretto all'acquisto o di un decoder apposito o direttamente di un apparecchio televisivo di nuova generazione, cosiddetta smart tv;

   inoltre, chi non è dotato della fibra per la connessione ad internet rischia, a causa delle continue interruzioni, di non riuscire comunque ad assistere agli eventi sportivi desiderati e, tenendo conto del fatto che la banda ultralarga non copre affatto l'intero territorio nazionale, questo risulta essere un disagio non da poco e che interessa milioni di italiani;

   a conferma di ciò, la trasmissione in esclusiva sin dalle prime partite è stata a dir poco fallimentare: ritardi, asincronie fra la voce dei telecronisti e le immagini, bassa definizione, segnale debole o addirittura assente, schermi neri, interruzioni con buffering, ma anche blocchi prolungati della trasmissione; sono, questi, solo alcuni dei disagi segnalati dagli utenti;

   ad aggiungersi agli scarsi standard della performance del servizio a pagamento che persistono, secondo quanto riportato da numerose testate giornalistiche, a partire da metà dicembre vi sarebbe la volontà di Dazn di bloccare gli abbonamenti «multiuso», ossia non consentire più l'accesso ai contenuti in contemporanea da due device, modificando unilateralmente le condizioni contrattuali sottoscritte che al punto 8.3. prevedono che l'abbonamento «dà diritto all'utilizzo del Servizio Dazn su un massimo di due (2) dispositivi contemporaneamente». Peraltro, si tratta di un'offerta su cui Dazn continua a fare leva per promuovere la vendita sponsorizzandola tuttora sulla pagina iniziale del proprio sito in cui si legge: «Il grande sport sui tuoi dispositivi supportati: smart tv, smartphone, tablet, mobile. Puoi connettere fino a 6 dispositivi e guardare contemporaneamente su due»;

   di contro, agli utenti abbonati sarebbe garantito unicamente il diritto di recesso entro 30 giorni. Si sottolinea inoltre che il servizio che verrebbe eliminato è invece offerto di norma dalla maggior parte delle piattaforme streaming, come Netflix o Disney+, e permette di ottimizzare i costi in un'ottica di economia condivisa, come nel caso dei componenti di uno stesso nucleo familiare;

   in ultimo ma non per importanza, si evidenzia che, avendo Dazn l'esclusiva per la trasmissione, da qui al 2024 non vi è concorrenza e non vi sono altre possibilità per gli appassionati di calcio di seguire il campionato della Serie A –:

   se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e se, per quanto di competenza, intendano adottare iniziative, anche normative, al fine di tutelare i consumatori che, se fossero confermate le notizie esposte in premessa, si vedrebbero modificare repentinamente le condizioni di accesso al servizio e senza possibilità di intervenire, se non recedere dal contratto sottoscritto.
(4-10701)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   LOVECCHIO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la Soprintendenza belle arti di Foggia, in data 6 febbraio 2020, sollecitava il direttore dell'I.s.c.r. di Roma, dottor Luigi Ficacci (Sabap – Fg 34.07.04/2.1), relativamente ad una richiesta di perizia tecnica per la verifica dell'autenticità di un dipinto raffigurante il «Ritratto di Leonardo da Vinci», incastonato da cornice coeva con modanatura intagliata, dorata e tirata a foglia d'oro;

   il comune di Foggia, attraverso il dirigente del servizio cultura, richiedeva il 7 agosto 2020, aggiornamento sull'incartamento: «(...) Questo Ente (Città di Foggia) vorrebbe conoscere se sia stato completato l'iter procedurale per addivenire alla suddetta perizia (...). Si precisa (che l'opera) “de qua” è di proprietà di un privato disposto ad effettuare (la cessione di beni) a favore del Comune di Foggia, il quale, dal canto suo, ha necessità di essere a conoscenza di tutte le informazioni per effettuare una valutazione sull'opportunità dell'acquisizione del medesimo al patrimonio dell'Ente»;

   al 9 novembre 2021 risulterebbe che tale comunicazione della Soprintendenza di Foggia sia tuttora inevasa;

   la mancata «Dichiarazione di interesse storico-artistico» del «Ritratto di Leonardo», avrebbe provocato, lo «Stallo della Donazione», in favore del comune di Foggia, consistente in un immobile sito in via Le Maestre n. 5 (II° piano), in una collezione di autografi, menzionata in «Archivi di Famiglie e di Persone», a cura del Ministero della cultura (1998), p. 266, n. 2336 e, per ultimo, nello stesso unicum artistico del Ritratto di Leonardo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali siano le cause del rallentamento nella trattazione del fascicolo relativo al «Ritratto di Leonardo da Vinci» e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di rimuovere quello che l'interrogante giudica l'immobilismo burocratico di cui in premessa, pronunciandosi sui risultati addivenuti dall'accertamento tecnico per la verifica dell'autenticità del dipinto in questione;

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per verificare se la vetustà dell'opera, considerata la datazione del dipinto, sia conforme e compatibile con il periodo rinascimentale, se la velatura del pigmento pittorico sia conforme e compatibile con lo sfumato coevo ai pittori del Rinascimento, se i cretti, (craquelé), della macro-fotografia, siano conformi e compatibili con quelli usati nel Medioevo, se il supporto «ignoto» dell'opera risalga ad epoca rinascimentale e se i criteri, innanzi citati, risultino concordanti con gli artisti della «Cerchia dei Pittori leonardeschi».
(4-10692)

DIFESA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   restano per molti incomprensibili le ragioni che stanno inducendo l'Arma dei carabinieri a rinunciare a diverse centinaia di graduati di assoluto valore, addestrati, formati e impiegati per oltre quarant'anni in settori delicati dell'ordine e della sicurezza pubblica;

   il decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, codice dell'ordinamento militare, prevede che le pubbliche amministrazioni statali e territoriali possano attingere personale dalle fila della categoria dell'ausiliaria a copertura delle forze in organico;

   l'Arma dei carabinieri, a fronte di una carenza di organico di circa 11.000 unità, rigetta le richieste di molti graduati in ausiliaria di permanere in servizio e di continuare a servire i cittadini, lasciando detti graduati inoccupati, retribuiti a casa;

   all'atto della cessazione del servizio per raggiunti limiti di età o a domanda, i militari che riuniscono i requisiti soggettivi contemplati dalla disciplina di settore possono chiedere di essere collocati nella categoria dell'«ausiliaria», a condizione che manifestino la propria disponibilità a essere richiamati in servizio nella propria o in altra amministrazione statale o territoriale del comune o della provincia di residenza;

   l'istituto in esame costituisce una particolare categoria giuridica del congedo, nella quale il militare è destinato a permanere per un periodo massimo di cinque anni, durante i quali lo Stato può impiegarlo;

   per rendere fruibili tali risorse, i nominativi dei militari interessati vengono annualmente iscritti in appositi ruoli, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, cui le singole amministrazioni statali e territoriali potranno attingere, limitatamente alla copertura delle forze in organico, avanzando al Ministero competente specifica richiesta;

   a fronte della disponibilità ad essere (re)impiegato in servizio, al militare è corrisposta un'indennità pari al 50 per cento dei benefici economici accordati al pari grado in servizio permanente, pur svolgendo le medesime funzioni;

   il Comando generale dell'Arma dei carabinieri, sulla base delle richieste avanzate dalle autorità di vertice, ha periodicamente inoltrato al Ministero della difesa richiesta di trattenere o richiamare in servizio il proprio personale transitato dal servizio permanente nella categoria dell'ausiliaria, istanze che l'Amministrazione ha accolto sempre al fine di sopperire alla mancanza di personale lamentata anche di recente, il 16 marzo 2021, dal Comandante generale dell'Arma dei carabinieri nel corso dell'audizione presso la Commissione difesa della Camera dei deputati;

   è stato tuttavia preannunciato un cambio di passo, intervenendo con tre circolari nel giro di appena un anno in materia e prevedendo una serie di requisiti sempre più stringenti e selettivi per poter essere richiamati in servizio dall'ausiliaria senza spiegarne le motivazioni;

   oltre ai requisiti soggettivi per ottenere il richiamo in servizio, la richiesta deve rivestire «assoluta eccezionalità, in relazione a stringenti e non altrimenti risolvibili esigenze dell'Amministrazione»; dunque il richiamo:

    1) deve essere funzionale all'interesse dell'Amministrazione;

    2) deve essere eccezionale e assolutamente necessario;

    3) è attuato soltanto per «limitati casi», dettagliatamente motivati, dopo aver accertato l'impossibilità di soddisfare le sopravvenienti esigenze con personale in servizio;

    4) non potrà essere considerato qualora nello stesso reparto sia presente un pari grado in servizio permanente;

   è evidente la necessità di continuare ad attingere uomini dalla categoria dell'ausiliaria di fronte alle criticità di ordine e sicurezza pubblica che vive il Paese; poiché esistono posizioni di impiego vacanti in tutti i reparti, non si può rinunciare ad impiegare un migliaio o poco meno di uomini di lunga e provata esperienza e fortemente motivati;

   il trattenimento rappresenta un dovere dei comandanti per non lasciare risorse inutilizzate;

   il Ministro interpellato, di concerto con quello dell'economia e delle finanze, dispone annualmente l'eventuale richiamo in servizio del personale segnalato dalle singole amministrazioni, «senza assegni», conservando dunque esso il medesimo trattamento economico di quiescenza già in godimento nella posizione di militare a disposizione per l'impiego;

   rinunciando ad utilizzare tali risorse, si avranno posti di impiego lasciati vacanti da questi stessi uomini che l'Arma si accinge a non occupare che dovranno essere rimpiazzati;

   diverse e opposte sono le scelte fatte da altre Forze di polizia ad ordinamento militare, come la Guardia di finanza, che invoglia i propri dipendenti a proporre domanda affinché possano essere trattenuti in servizio dall'ausiliaria; si ribadisce che ciò che è «eccezionale» e «assolutamente necessario» per alcune forze armate, non lo è per tutte le altre;

   non si può trascurare il pregiudizio economico che subiranno quei militari che si trovano già in ausiliaria, se non verranno richiamati in servizio a fronte di una rinuncia all'atto del congedo di accedere alla categoria della riserva e di fruire, sul piano economico, di un trattamento pensionistico nell'immediato più favorevole: per chi non sarà richiamato, per esempio, non sarà possibile sommare contributi al trattamento pensionistico in godimento o vedersi riliquidato il trattamento di fine servizio per gli anni di servizio prestati in qualità di richiamato –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per consentire l'accesso alla misura del richiamo in ausiliaria a parità di condizioni per tutti i Corpi delle Forze armate al fine di evitare disparità di trattamento.
(2-01371) «Baldini, Marin, Vietina».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   OCCHIONERO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il personale militare ha un trattamento economico fisso e accessorio legato ai gradi rivestiti per i quali sono richiesti professionalità e adeguati standard di rendimento in servizio e i gradi e le promozioni si conseguono per alcune categorie attraverso l'anzianità maturata e per altre anche attraverso un sistema di avanzamento definito «a scelta», o per terzi, ovvero per valutazioni dei periodi utili a conseguire la funzionalità gerarchica del grado superiore;

   gli avanzamenti tra i vari gradi e ruoli avvengono solo dopo la chiusura della documentazione caratteristica a fine anno, l'esame dei libretti personali dei militari da parte delle commissioni di avanzamento e successivamente inviati alla direzione generale per il personale militare per essere posti al vaglio della commissione di disciplina, al fine verificarne i requisiti di buona condotta che, altrimenti, inciderebbero negativamente sulla eventuale promozione al grado superiore. Infine, si procede all'emanazione dei decreti di avanzamento che permettono ai militari di indossare il nuovo grado e, quindi di aver diritto al relativo trattamento economico riferito alla promozione;

   tale sistema di valutazione, ad avviso dell'interrogante farraginoso e burocratizzato, incide negativamente sul personale, in quanto il tempo necessario per espletare tutto l'iter illustrato, è in alcuni casi di circa tre anni dal giorno in cui si maturano i requisiti alla promozione fino a quello in cui viene conferita;

   questo ritardo comporta una grave perdita del trattamento economico accessorio maturato durante il tempo di attesa, poiché questo viene elargito in base al grado rivestito al momento della prestazione lavorativa e, a parte gli straordinari, non viene rivalutato in fase di elargizione degli arretrati;

   da circa tre anni la Rappresentanza militare ha chiesto di introdurre alcuni criteri meritocratici nel Fondo di efficienza dei servizi istituzionali che premiano la produttività dei gradi e qualifiche apicali del personale, ma questo incremento retributivo non viene percepito, in quanto, proprio a causa dei ritardi degli avanzamenti tra gradi, il personale, pur avendone diritto, in quanto ha maturato l'anzianità ma non rivestendo sulla spallina il grado, non può avere il quantum stanziato;

   questo sistema di valutazione incide negativamente e pesantemente sul trattamento economico del personale sia nell'immediato e sia sulla maturazione della previdenza –:

   se intenda intraprendere ogni iniziativa utile volta a garantire l'attribuzione del nuovo grado al personale sottufficiale e graduato entro 9 mesi dalla data di maturazione del diritto in subordine alle successive valutazioni disciplinari che sono comunque in capo al valutando;

   se reputi congruo il tempo che al momento viene impiegato per l'emanazione del decreto finale;

   quali iniziative intenda assumere per evitare che il personale militare perda dei compensi monetari a causa delle lungaggini burocratiche attualmente in atto e in netta controtendenza con quanto il Governo sostiene in termini di velocizzazione burocratica, digitalizzazione della pubblica amministrazione snellimento delle procedure amministrative.
(5-07066)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge 7 marzo 1996, n. 108, recante disposizioni in materia di usura ha dotato tutti i confidi Italiani di notevoli risorse necessarie per prestare garanzia dell'80 per cento alle Banche convenzionate, spesso elevata al 100 per cento dai confidi stessi con mezzi propri;

   l'accordo a livello europeo sui requisiti minimi di capitale fissa all'otto per cento l'ammontare minimo di capitale che le banche devono possedere, in rapporto al totale delle attività ponderate in base al loro rischio creditizio;

   pur avendo stipulato convenzioni ad hoc con i Confidi, alcune banche non starebbero erogando i previsti finanziamenti ai sensi della legge in questione poiché non è prevista alcuna ponderazione per il rischio e pertanto la banca erogante e tenuta ad accantonare l'8 per cento per ogni singola posizione;

   alcuni Confidi si trovano oggi a disporre di risorse inutilizzate a causa della scarsa richiesta;

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178, recante la legge di bilancio per il 2021, ampliano le possibilità di utilizzo dei contributi che confluiscono in fondi speciali antiusura, separati dai fondi rischi ordinari concessi a Confidi;

   in particolare, l'articolo 1, comma 256, della citata legge, prevede che i contributi concessi a Confidi che confluiscono in fondi speciali antiusura, separati dai fondi rischi ordinari possono essere utilizzati anche per: a) concedere nuove garanzie su operazioni per liquidità a favore delle micro piccole e medie imprese ad elevato rischio finanziario (tale elevato rischio dovrà essere determinato sulla base di criteri definiti da convenzioni tra istituti bancari ed intermediari finanziari); b) concedere garanzie alle micro e piccole imprese per operazioni di rinegoziazione del debito e/o di allungamento del finanziamento e/o di sospensione delle rate su operazioni in essere; c) erogare credito fino a un importo massimo, per singola operazione, di 40.000 euro a favore di micro piccole e medie imprese;

   l'erogazione di credito può essere concessa dai Confidi iscritti nell'elenco dei Confidi (ex articolo 112 del Testo unico bancario) solo nel rispetto degli ulteriori requisiti (patrimoniali, di governance, organizzativi e di trasparenza) che sono stati individuati dal decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 20 agosto 2021;

   la circolare n. 1 del 2021 del medesimo Ministero fornisce indicazioni sulle nuove modalità di utilizzazione del citato Fondo per la prevenzione del fenomeno dell'usura di cui all'articolo 15 della legge n. 108 del 1996 da parte dei Confidi e i criteri aggiuntivi di assegnazione delle risorse del Fondò per Confidi e Associazioni e Fondazioni per la lotta all'usura –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire la possibilità di accesso al credito e la necessaria liquidità alle micro, piccole e medie imprese, anche attraverso i confidi, dato il particolare momento, al fine di scongiurare possibili fenomeni di usura.
(5-07064)

Interrogazione a risposta scritta:


   BITONCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 64, commi da 6 a 10, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, introduce le nuove agevolazioni in materia di impone indirette per l'acquisto della «prima casa» nel periodo compreso tra il 26 maggio 2021 e il 30 giugno 2022; la disposizione, in particolare, è a favore di soggetti che non abbiano ancora compiuto trentasei anni di età nell'anno in cui l'atto è rogitato, ovvero che abbiano un valore dell'indicatore della situazione economica equivalente (Isee) non superiore a 40.000 euro annui; inoltre, si prevede anche l'esenzione dal pagamento dell'imposta di registro, ipotecaria e catastale, nonché l'esenzione dall'imposta sostitutiva per i finanziamenti erogati per l'acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di immobili ad uso abitativo;

   con successiva circolare dell'Agenzia delle entrate n. 12/E, del 14 ottobre 2021, viene quindi rappresentato il perimetro applicativo della nuova agevolazione; nello specifico, al punto 1.2 si chiarisce che: «Atteso che la sussistenza del requisito ISEE deve riscontrarsi alla data di stipula del contratto, si ritiene che non sia possibile per un contribuente ottenere un ISEE che abbia una validità “retroattiva”, rilasciato sulla base di una DSU presentata in una data successiva a quella dell'atto (si pensi, ad esempio, a una richiesta effettuata nel marzo del 2022 a fronte di un atto stipulato nel gennaio 2022). Il contribuente deve essere in possesso di un ISEE in corso di validità alla data del rogito e, pertanto, tale documento dovrà essere stato richiesto in un momento necessariamente antecedente alla stipula dello stesso, mediante la presentazione della relativa DSU in data anteriore (o almeno contestuale) all'atto»;

   a parere dell'interrogante, la specifica previsione della certificazione alla data del rogito non trova riscontro nella previsione normativa nel decreto di cui sopra; inoltre, il precetto interpretativo dell'Agenzia così come formulato – benché funzionale ad agevolare i controlli formali per la richiesta dell'agevolazione – rischia, nei fatti, di elevare a requisito dirimente un semplice dato formale disconoscendo l'agevolazione anche a chi, precedentemente alla data della circolare dell'Agenzia delle entrate summenzionata, possedeva tutti i requisiti previsti dal legislatore nella norma primaria –:

   se il Governo ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza affinché l'Agenzia delle entrate provveda a un aggiornamento della circolare 12/E del 14 ottobre 2021, in modo tale da rendere più agevole e chiara la fruizione delle agevolazioni fiscali così come da legislazione vigente.
(4-10689)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARBUTO, GRIPPA, VILLANI e NAPPI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 18 del 2020, all'articolo 79, come novellato dal decreto-legge 34 del 2020 (articolo 202), disciplina la costituzione di una nuova società di trasporto aereo, Italia Trasporto Aereo Spa (Ita S.p.a.), controllata direttamente dallo Stato o da società a prevalente partecipazione pubblica, anche indiretta;

   il comma 4-ter dell'articolo n. 79, come novellato dall'articolo 202 del decreto-legge 34 del 2020, prevede che, ai fini della prestazione dei servizi pubblici essenziali di rilevanza sociale e nell'ottica della continuità territoriale, la nuova società, ovvero le società dalla stessa controllate o partecipate, stipuli nel limite delle risorse disponibili, apposito contratto di servizio con il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, con il Ministro dello sviluppo economico e con gli enti pubblici territorialmente competenti, anche subentrando nei contratti già stipulati da imprese titolari di licenza di trasporto aereo rilasciata dall'Enac o, anche, in amministrazione straordinaria;

   in passato, il regime concessorio consentiva di assegnare alla compagnia di bandiera sia rotte redditizie, sia rotte di prevalente rilevanza sociale e, quindi, scarsamente vantaggiose dal punto di vista economico. Il processo di liberalizzazione, sancito dal regolamento Cee n. 2408 del 1992, ha fatto sì che le compagnie aeree scegliessero i collegamenti da operare secondo criteri di economicità commerciale, abbandonando, quindi, i collegamenti poco redditizi e privando i cittadini, possibili utenti di tali collegamenti, del diritto alla mobilità. Con l'articolo 16 del regolamento CE n. 1008/2008 (già articolo 4 del regolamento CEE n. 2408 del 1992) il legislatore comunitario, in deroga ai principi comunitari di divieto di aiuti di Stato, ha previsto, in capo ai singoli Stati ed al fine di garantire il servizio di trasporto nei territori geograficamente svantaggiati, la possibilità di emanare interventi finanziari nei confronti delle compagnie che accettino di entrare in un mercato, ritenuto ad alta rilevanza sociale, alle condizioni dagli Stati stessi individuate;

   una volta fissate tali condizioni, il processo di assegnazione delle rotte si sviluppa attraverso due fasi. Nella prima fase, uno o più vettori possono accettare di operare il/i servizio/i secondo le condizioni imposte e, in mancanza, la seconda fase prevede una gara d'appalto per l'assegnazione della rotta in regime di esclusiva, per un periodo massimo di quattro anni (cinque qualora l'onere di servizio pubblico sia imposto su una rotta verso un aeroporto che serve una regione ultraperiferica) e con una compensazione finanziaria alla compagnia vincitrice della gara;

   molte zone, in Italia, sono assistite dal beneficio della continuità territoriale e, purtroppo, non solo le isole, ma anche molte zone prive di infrastrutture adeguate che costituiscono delle vere e proprie enclavi difficili da raggiungere con i mezzi di cui il resto della cittadinanza si serve quotidianamente e senza difficoltà alcuna, creando così una disparità indegna di uno Stato moderno ed attento alle essenze di tutti i suoi cittadini;

   la formulazione dell'articolo 202 sembrerebbe delineare un ritorno al precedente regime che appare sicuramente più equo per i territori penalizzati dall'isolamento, poiché secondo l'interrogante privilegia l'aspetto sociale rispetto alle esigenze di mercato, quanto meno per assicurare i collegamenti minimi ed indispensabili per i principali scali italiani quali Roma e Milano;

   il 15 ottobre 2021 Ita ha iniziato ad operare i suoi voli e risulta, oggi, più che mai necessaria la formalizzazione di tale strumento che consentirebbe di assicurare con maggiore celerità il diritto alla mobilità dei cittadini, oltre a favorire lo sviluppo economico sociale delle zone stesse –:

   se siano state avviate le procedure per la stipula del suddetto contratto di servizio e come lo stesso si collocherà in relazione alle attuali procedure scaturenti dall'imposizione degli oneri di servizio pubblico e ai conseguenti bandi di gara.
(5-07065)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dal 1o gennaio 2022, i 1.322 lavoratori di Air Italy, di cui circa 500 in Sardegna, rischiano di essere licenziati e di rimanere definitivamente disoccupati. La cassa integrazione, infatti, terminerà il 31 dicembre 2021 e con il nuovo anno potranno usufruire solo della Naspi;

   il 9 novembre 2021 a Cagliari, come riportato dalla stampa nazionale e locale, una cinquantina di persone, tra assistenti di volo, piloti e personale di terra, si sono date appuntamento presso il palazzo del consiglio regionale per una manifestazione, promossa da Usb trasporto aereo, Anpav e Associazione piloti per chiedere la proroga degli ammortizzatori sociali in scadenza il 31 dicembre 2021, scongiurando così i licenziamenti, ma soprattutto un futuro industriale nel settore del trasporto aereo, possibilmente legato al progetto di una compagnia tutta sarda;

   la compagnia dal 1963 con sede a Olbia e Milano Malpensa, base operativa strategica per la proiezione internazionale della società, è controllata al 51 per cento dal principe Aga Kahn per il tramite di Alisarda e al 49 per cento da Qatar Airways. Nel 2016, al termine della messa in mobilità di numerosi lavoratori di Meridiana Fly, la Qatar Airways ha fatto ingresso all'interno del gruppo;

   nonostante il processo di sviluppo sia stato avviato sulla base di obiettivi di crescita ed espansione, attraverso una nuova flotta di 50 aerei e stimando una previsione di trasporto di circa 10 milioni di passeggeri nei primi 4 anni di attività, la situazione si è aggravata sensibilmente a causa dell'emergenza epidemiologica; la dismissione della compagnia rappresenta un ulteriore pesante colpo sul piano occupazionale per il nostro Paese;

   Air Italy è la seconda compagnia aerea italiana, un pezzo della storia dell'aviazione civile italiana, e, in quanto tale, ha rappresentato un punto di riferimento per il trasporto aereo nazionale e soprattutto per le regioni Sicilia e Lombardia;

   l'ipotesi di perdita di competenze e professionalità rappresenterebbe un danno per le economie non solo delle regioni direttamente coinvolte, ma dell'Italia intera, inaugurando la stagione della deindustrializzazione di un settore strategico nazionale come dovrebbe essere il comparto del trasporto aereo;

   Air Italy è la vertenza principale in Sardegna, una delle più importanti in Italia, considerato che riguarda oltre 1.300 lavoratori di cui 500 con base nell'Isola, che vivono del lavoro nella compagnia aerea e sperano in una proroga della cassa integrazione;

   il trasporto aereo è ancora distante dai livelli dell'estate 2019, ma i voli effettuati in questo periodo sono più numerosi di oltre la metà rispetto allo scorso anno. I passeggeri transitati negli aeroporti italiani sono stati 52.759.724. Ryanair si conferma la prima compagnia per numerosi passeggeri in Italia, 11,837 milioni in totale (-70,8 per cento), davanti ad Alitalia con 6,515 milioni (-70,1 per cento ). Terza è Easyjet, con 4,28 milioni (-76,5 per cento). Anche con la pandemia le compagnie low cost hanno guadagnato quote di mercato. Secondo i dati dell'Enac i vettori low cost hanno trasportato 30,245 milioni di passeggeri in Italia nel 2020 (-71,4 per cento), i vettori tradizionali 22,51 milioni (-73,9 per cento) –:

   quali iniziative, per quanto di competenza e in coordinamento con gli altri soggetti istituzionali interessati, il Governo abbia assunto ed intenda intraprendere per garantire l'erogazione degli ammortizzatori sociali anche per il 2022 ai dipendenti di cui in premessa e assicurare il loro futuro.
(4-10690)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la situazione di degrado in cui versa la stazione di Merone (CO) e l'area circostante non sembra destinata a risolversi; con numerosi atti di sindacato ispettivo (tra i quali le interrogazioni nn. 4/07939 e 4/08111) l'interrogante ha già denunciato la massiccia attività di spaccio di droga e la presenza di tossicodipendenti che ormai da tempo si rileva tra la stazione ferroviaria di Merone e i vicini boschi al confine con il comune di Monguzzo;

   le numerose segnalazioni da parte dei cittadini sono state prontamente verificate tanto dall'amministrazione comunale, quanto dalle forze dell'ordine, che hanno sempre risposto con sollecitudine; in un sopralluogo compiuto personalmente dal sindaco di Merone, Giovanni Vanossi, e da alcuni consiglieri comunali, che ha interessato, in particolare, sia l'interno della stazione (compresi i sottopassi pedonali adiacenti allo scalo ferroviario che non sono presidiati), che la strada che porta all'oasi naturalistica di Baggero distante poche centinaia di metri, si è rilevata la presenza di persone senza fissa dimora, stranieri e italiani, all'interno della stazione e nell'area circostante e di tre ragazzi e un uomo di mezza età che consumavano droga in pieno giorno; infine è stata notata la presenza di numerose auto e pedoni che si addentrano nell'area boschiva vicina con ogni probabilità in cerca di sostanze stupefacenti;

   altri episodi di attività legate al traffico di sostanze stupefacenti si sono registrati negli ultimi mesi –:

   alla luce della situazione evidenziata, quali iniziative di competenza il Ministro abbia intrapreso e intenda adottare, con la massima urgenza, per far cessare questo cronico stato di illegalità.
(4-10682)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si sono verificati episodi che hanno turbato l'ordine pubblico nei pressi dell'area della stazione ferroviaria di Erba (CO);

   è notizia del mese di agosto che un cinquantenne sarebbe stato malmenato da un altro uomo in piazza Padania; dallo scontro fisico l'uomo avrebbe riportato delle ferite e per questo sarebbe stato condotto in ospedale;

   il 12 giugno 2021 in piazza Matteotti, a poche decine di metri da piazza Padania, era stata compiuta una rapina ai danni di un uomo il quale, in seguito all'aggressione, è stato portato in ospedale dove gli sono stati prognosticati 15 giorni per una ferita al braccio destro e un trauma nasale;

   nella notte tra il 15 e il 16 luglio 2021, un furto con scasso ha interessato il bar della stazione, dove i ladri, dopo aver divelto la saracinesca, hanno rubato il fondo cassa e molti dei prodotti esposti;

   negli stessi giorni, i residenti della zona, esasperati dalla situazione, hanno contattato il quotidiano locale «La Provincia» per ricordare come, oltre al tema della sicurezza, la zona soffra anche di evidenti problemi di degrado, di giorno e di notte, situazione segnalata dall'interrogante in più occasioni, l'ultima di queste con l'atto di sindacato ispettivo n. 3-02015;

   gli sforzi delle forze dell'ordine, della questura, della prefettura e dell'amministrazione comunale per la tutela dell'ordine pubblico nella zona della stazione, ad avviso dell'interrogante, hanno bisogno di un maggior supporto da parte del Ministro interrogato –:

   quali iniziative di competenza il Ministro abbia intrapreso ed intenda tempestivamente adottare per prevenire la criminalità e il degrado nella zona della stazione di Erba, anche alla luce di quanto illustrato; se a tal fine, il Governo non ritenga di incrementare, nel più breve tempo possibile, l'organico delle forze dell'ordine che operano ad Erba e in provincia di Como.
(4-10683)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra lunedì 9 e martedì 10 agosto 2021 una stazione di servizio nel Comune di Carbonia è stata interessata da un furto con scasso particolarmente violento; tre uomini con passamontagna hanno infranto con ripetuti colpi di mazza la vetrina di ingresso del bar annesso alla stazione di servizio;

   a parte il furto di contanti e di articoli, per lo più tabacchi e gratta e vinci, i cui numeri di serie sono stati immediatamente bloccati dopo la scoperta del fatto, i maggiori danni, che ammontano a svariate migliaia di euro, derivano dalle vetrate infrante;

   i sistemi di videosorveglianza hanno potuto catturare la dinamica dell'assalto e sono al momento all'attenzione delle forze dell'ordine;

   rimane però lo sconcerto della comunità per un'azione così violenta e apparentemente infruttuosa che potrebbe minare il senso di sicurezza dei cittadini della zona –:

   quali iniziative il Ministro intenda assumere per rafforzare i presidi delle forze dell'ordine nella provincia del Sud Sardegna e, in particolare a Carbonia, incrementando la presenza di uomini a mezzi, al fine di contrastare una possibile reiterazione di questo tipo di reati.
(4-10684)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nei mesi di agosto e di settembre 2021 la provincia di Como è stata investita da una serie di furti con scasso e con destrezza e da altri episodi di micro-criminalità;

   il 5 agosto, è stato denunciato un furto con scasso in una casa a due piani, in via Colombo, nella frazione di Crevenna a Erba;

   pochi giorni dopo, i ladri si sono introdotti in un'altra abitazione nel comune di Albese con Cassano e hanno potuto operare indisturbati nonostante l'antifurto in funzione;

   un ulteriore episodio si è registrato il 13 agosto 2021, in Valfresca, tra Como e San Fermo, dove sono state svaligiate quasi contemporaneamente due abitazioni contigue; in entrambi i casi i ladri hanno preso di mira le casseforti, entrando a colpo sicuro nelle camere da letto di ognuna delle abitazioni;

   tra contanti e preziosi i malviventi hanno sottratto un valore di circa 35 mila euro; a quanto emerge dalle indagini, i malviventi sapevano perfettamente cosa cercare, come se, per pianificare il colpo, avessero avuto modo di operare ricognizioni dettagliate dei due appartamenti;

   pochi giorni dopo, a Caslino d'Erba, due individui avrebbero tentato di introdursi in un'altra abitazione di via Cadorna, ma sono stati messi in fuga dalla proprietaria;

   purtroppo, non si tratta di casi isolati: già nel gennaio e poi nel marzo 2021, come denunciato dall'interrogante con atti di sindacato ispettivo nn. 4-08803 e 4-07518 e altri, a cui ancora non è giunta risposta, i residenti del comasco erano già stati colpiti da inaspettati e ripetuti furti in appartamento;

   nello stesso periodo la provincia di Como ha visto aumentare anche i tentativi di furto in negozio e per strada: il 12 giugno 2021, in piazza Matteotti a Erba è stato aggredito e rapinato un uomo;

   nella notte tra il 15 e il 16 luglio, un furto con scasso ha interessato il bar della stazione, sempre ad Erba, dal quale i ladri, dopo aver divelto la saracinesca, hanno sottratto fondo cassa e molti dei prodotti esposti;

   il 2 settembre una signora di 73 anni è stata derubata del proprio portafoglio mentre faceva acquisti tra le bancarelle del Mercato di Erba;

   il 10 luglio scorso il bancomat nel Carrefour di via Colombo a Como è stato sradicato e portato via integralmente nella notte dai ladri;

   queste circostanze mostrano come, nonostante tutti gli sforzi delle forze dell'ordine dislocate nella zona, l'area del comasco sia interessata da una criminalità che prende di mira soprattutto i quartieri residenziali –:

   alla luce di questi ulteriori episodi, quali iniziative di competenza il Ministro abbia adottato ed intenda intraprendere, con la massima urgenza, per far cessare il perdurante stato di insicurezza in cui versa l'area, eventualmente valutando l'impiego, a supporto delle locali forze dell'ordine, che devono essere rafforzate con nuovi uomini, mezzi e strumentazioni, dell'aliquota assegnata alla provincia di Como dei militari dell'operazione «strade sicure», implementandola e destinando risorse ai sindaci per potenziare i servizi di polizia locale e di videosorveglianza delle proprie comunità.
(4-10687)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo de «l'Avvenire» del 4 novembre 2021 si apprende che Bija, considerato dall'Onu e dall'Interpol uno dei principali trafficanti di esseri umani in Libia, sarebbe tra coloro che addestra e seleziona gli ufficiali della guardia costiera libica;

   «l'Avvenire» pubblica delle foto nelle quali si può vedere il neo maggiore della marina Abdurahman al-Milad detto Bija, ricercato dall'Interpol e nuovamente sanzionato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in divisa bianca al tavolo degli esaminatori, durante gli esami di ammissione all'Accademia della Marina militare libica;

   tali immagini sarebbero state pubblicate dal capo di stato maggiore del governo libico di unità nazionale, massimo vertice militare;

   un'altra foto diffusa dallo Stato Maggiore mostra Bija insieme ai vertici militari libici;

   a questo punto è comprovato che i finanziamenti dell'Italia e dell'Unione europea, indirizzati proprio alla ristrutturazione della guardia costiera libica, finiscano per essere gestiti anche da soggetti criminali come Bija;

   in occasione del voto per il rifinanziamento delle missioni internazionali e quindi anche del capitolo relativo al supporto alla Guardia costiera libica, confermato dal Parlamento italiano il 15 luglio 2021, il Ministro della difesa aveva assicurato che in un precedente colloquio con il premier Dbeibah aveva fra l'altro ribadito «l'importanza della ripresa dell'addestramento della Guardia Costiera libica da parte della Missione Ue. Il comando della Missione ha già condiviso con le autorità locali una ipotesi di programma addestrativo, funzionale alla formazione del personale nella gestione delle situazioni di crisi ed emergenza, nel rispetto dei diritti umani e di genere»;

   l'inchiesta de «l'Avvenire» dimostrerebbe, invece, che nonostante si continui a sostenere di avere intrapreso iniziative di cooperazione con «la parte sana» della Marina libica e non con i trafficanti di esseri umani, armi, petrolio e droga, vi sono ancora personaggi come Bija che ricoprono incarichi di responsabilità all'interno della Guardia costiera libica;

   il quotidiano «l'Avvenire» riporta che, recentemente, l'Interpol ha pubblicato un alert per Osama al-Kuni Ibrahim, cugino di Bija e direttore dei campi di prigionia governativi per migranti a Zawiyah, ritenuto «il più spietato di tutti» e, tra le motivazioni indicate, viene riportata proprio l'appartenenza al clan che al vertice vede Bija e Mohammed Kachlaf, capo della milizia al-Nasr e della polizia petrolifera che sorveglia la più grande raffineria libica e che si approprierebbe di tonnellate di idrocarburi da far arrivare in Europa attraverso la collaborazione con famiglie mafiose maltesi e siciliane;

   numerose testimonianze di migranti sbarcati in Italia e raccolte dalla polizia italiana hanno indicato Bija come «un mostro che può sparare a una persona come se stesse sparando a un animale»;

   nella nota dell'organizzazione internazionale di polizia viene chiesto agli Stati membri di «impedire l'ingresso o il transito nei loro territori» di al-Milad e dei suoi associati e viene dato ordine di «congelare senza indugio i fondi e altre attività finanziarie o risorse economiche di persone ed entità designate, assicurarsi che nessun fondo, attività finanziaria o risorsa economica sia reso disponibile, direttamente o indirettamente, a loro vantaggio»;

   a parere dell'interrogante se quanto riportato da «l'Avvenire» rispondesse al vero si sarebbe di fronte ad una situazione imbarazzante ed inaccettabile che il Governo italiano non può ignorare –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo alla luce dei fatti richiamati in premessa, al fine di riconsiderare, in modo sostanziale, la collaborazione dell'Italia con le autorità libiche qualora venisse confermato il ruolo attivo all'interno della guardia costiera libica di personaggi come Bija, considerato dall'Onu e dall'Interpol uno dei principali trafficanti di esseri umani in Libia.
(4-10694)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TESTAMENTO, SARLI e LEDA VOLPI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo di stampa on line (www.orizzontescuola.it, 5 novembre 2021) il Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani nel corso della Cop26 di Glasgow ha parlato del ruolo importante della scuola nella costruzione di un mondo più sostenibile, facendo riferimento alla necessità di prevedere per gli insegnanti un programma di aggiornamento sui temi della transizione ecologica e dei cambiamenti climatici. Cingolani, nel corso della Conferenza, ha espressamente dichiarato: «Ci siamo resi conto che non c'è una preparazione sufficiente ad affrontare le questioni legate alla transizione ecologica e i cambiamenti climatici e la scuola in questo può fare molto»;

  considerato che:

   il tema dell'educazione allo sviluppo sostenibile rientra nelle iniziative previste dal «Piano per l'educazione alla sostenibilità» promosso dal Ministero dell'istruzione a sostegno dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, nonché tra i temi dell'educazione civica, reintrodotta fin dalla scuola dell'infanzia, e quindi obbligatoria, dalla legge 20 agosto 2019, n. 92;

   in passato, per venire incontro alle esigenze formative dei docenti e del personale Ata sui temi della sostenibilità ambientale l'ente accreditato Dirscuola, facendo seguito al protocollo d'intesa stipulato tra Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della Scuola (Anp) ed Eni, ha predisposto sulla piattaforma S.o.f.i.a., proprio in collaborazione con Anp ed Eni, un'offerta formativa dal titolo «Il futuro non aspetta. Sostenibilità e ambiente all'interno dell'Educazione Civica». Tale ciclo formativo è stato articolato in una serie di seminari tenutisi su tutto il territorio nazionale;

   come sostenuto nell'interrogazione n. 5-05096 presentata dalla prima firmataria del presente atto, l'avvio con Eni di una collaborazione per la definizione dell'offerta formativa indirizzata al personale scolastico sui temi della sostenibilità ambientale è stata del tutto inopportuna, considerando la leadership mondiale della stessa multinazionale nel campo delle esplorazioni e trivellazioni di fonti fossili, gli scarsi investimenti nelle energie rinnovabili e le numerose vertenze giudiziarie in cui è coinvolta, come quella di Viggiano, in Val d'Agri, quando nel 2017 vi fu un grave incidente che causò la contaminazione della falda idrica e dei terreni circostanti. Per questi motivi è doveroso che una tale esperienza non venga ripetuta in futuro, perché, nonostante le scelte formative siano definite autonomamente dalle singole istituzioni scolastiche e deliberate dal collegio dei docenti in coerenza con il Piano nazionale di formazione predisposto dal Ministero dell'istruzione e tenendo conto delle esigenze formative del personale scolastico, è chiaro che, anche a fronte degli ambiziosi obiettivi ambientali europei fissati al 2030 e 2050, ai quali ovviamente il nostro Paese deve concorrere non solo a parole ma con i fatti, è necessario a livello educativo un approccio realmente e nettamente discontinuo dal passato –:

   se i Ministri interrogati siano realmente intenzionati ad adottare iniziative per evitare che in futuro società che svolgono attività altamente impattanti per l'ambiente, come Eni, possano occuparsi di attività formative in ambito scolastico sui temi della tutela e sostenibilità ambientale;

   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza e in modo integrato, intendano adottare per avviare nelle scuole di ogni ordine e grado un piano nazionale di educazione ambientale, che coinvolga esperti e organizzazioni non governative con comprovata esperienza nel settore, in grado di garantire una formazione realmente «ecologista» del corpo docente, dell'intero personale scolastico e, di riflesso, degli studenti e delle studentesse, con l'obiettivo di accrescere la consapevolezza sugli scenari di cambiamento climatico e le relative conseguenze, educare a stili di vita più sostenibili a livello di individui, famiglie e comunità e promuovere l'apprendimento di comportamenti virtuosi volti alla salvaguardia delle aree verdi, della biodiversità e dell'ambiente, nella sua più ampia accezione, oltre che alla riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero della materia.
(5-07067)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMITRANO, DEL SESTO e BARBUTO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la Cisl Scuola di Napoli, nel corso del V congresso territoriale ha evidenziato che il tasso di abbandono scolastico a Napoli è pari al 28 per cento, e che 44 comuni su oltre 92 della città metropolitana presentano una percentuale superiore al 20 per cento il valore più alto in assoluto contro la media nazionale del 13 per cento;

   dai dati diffusi emerge un'emergenza nell'emergenza, poiché l'alto tasso dell'abbandono scolastico a Napoli coincide con la maggiore presenza di famiglie in disagio economico da cui derivano gli studenti e alunni i quali rappresentano altresì una facile preda per la criminalità organizzata;

   la pandemia da COVID-19 a Napoli ha acuito le disuguaglianze e le problematiche già esistenti, mettendo in evidenza disarmonie nei livelli di inclusione sociale e in questa fase, per ridurre il rischio di ulteriori abbandoni scolastici precoci sarà necessario, a parere dell'interrogante, intervenire sul miglioramento dei modelli educativi, attraverso azioni strategiche finalizzate a ridurre gradualmente antichi squilibri e ad accompagnare gli alunni e le alunne più a rischio nel loro percorso formativo, supportandoli in un processo educativo orientato verso una offerta formativa che preveda un'offerta di maggior tempo a scuola;

   la scuola non può rimanere chiusa in se stessa; attraverso l'esperienza dei patti educativi territoriali, insieme alle istituzioni, alle associazioni, alle realtà educative, culturali, sportive, sociali può garantire davvero il diritto ad un'educazione di qualità per tutti e tutte poiché per contrastare l'alta percentuale dell'abbandono scolastico bisognerebbe anche allungare il tempo scuola come misura preventiva, considerato anche che a Napoli il tempo pieno ha percentuali infinitesimali rispetto al Centro-nord; quanto alle strutture scolastiche con 8 edifici su 10 sono privi del certificato di collaudo statico e 9 su 10 sono senza quello di agibilità, con classi che risultano sempre più affollate o infrastrutture quali laboratori e palestre alquanto vetuste o inesistenti, carenze che fanno dell'istruzione in città e in provincia di Napoli un limite anziché una risorsa; dai dati emerge un quadro desolante che pone seri interrogativi sulle diverse possibilità di una istruzione di qualità che abbia l'obiettivo di abbattere anche il divario territoriale e le diseguaglianze sociali esistenti soprattutto a Napoli e in alcune aree del Mezzogiorno, al fine di ridare all'istruzione un'unità autentica in grado di offrire a tutti e a tutte le stesse opportunità –:

   se il Ministro intenda adottare ulteriori iniziative per contrastare l'alto tasso di abbandono scolastico manifestatosi nella città di Napoli e se il Governo non ritenga utile promuovere un Piano nazionale di istruzione a tempo pieno volto ad attenuare i divari territoriali concernenti la povertà educativa, al fine di valorizzare ulteriormente il sistema scolastico come punto di riferimento del territorio che, a sua volta, favorirebbe il processo di inclusione sociale degli alunni e delle alunne più vulnerabili rispetto all'abbandono precoce dei percorsi di istruzione.
(4-10685)


   AZZOLINA, BALDINO, MAURIZIO CATTOI, ALAIMO, BRESCIA, DE CARLO, DONNO, TORTO, LOVECCHIO, ADELIZZI, ZANICHELLI, FEDERICO, GIARRIZZO, CHIAZZESE, TERZONI, SUT, ROBERTO ROSSINI, DI SARNO, PENNA, BELLA, CATALDI, VILLANI, MELICCHIO, MANZO, ASCARI, LIUZZI, OLGIATI, BUFFAGNI, GABRIELE LORENZONI, MASI, CADEDDU, PARENTELA, TRAVERSI, ORRICO, CIMINO, FERRARESI, SARTI, GALIZIA, FARO, INVIDIA. GRIPPA, TUZI, GIORDANO, SAITTA, LUCIANO CANTONE, DIENI, TUCCI, SALAFIA, ELISA TRIPODI, CARABETTA, CURRÒ, RUGGIERO, VACCA, SCERRA, SERRITELLA, PALLINI, DAGA, CARBONARO, PROVENZA, FANTINATI, DI STASIO, CUBEDDU, EMILIOZZI, BILOTTI, ARESTA e IANARO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da notizie stampa si è appreso che la dirigente dell'istituto Benedetti-Tommaseo di Venezia, dottoressa Stefania Nocidi, ha disposto, unilateralmente, senza il coinvolgimento degli organi dell'istituzione scolastica competenti, lo smaltimento, con modalità che hanno destato l'indignazione della pubblica opinione, di un numero considerevole di sedute innovative;

   la stessa dirigente scolastica ha dichiarato alla stampa locale (il Gazzettino di Venezia, articolo del 4 novembre 2021) di non aver «mai acquistato attraverso Consip e nemmeno mediante altre procedure i 40 banchi a rotelle oggetto della polemica», asserendo, altresì, che fossero privi dei documenti di accompagnamento;

   con nota stampa – riportata anche da il Fatto quotidiano il 4 novembre 2021 – dell'ex struttura commissariale per l'emergenza Covid, è stato puntualizzato che «l'istituto Benedetti Tommaseo ha manifestato l'esigenza di sole 40 sedute di tipo innovativo e di nessun'altra tipologia di banchi» e il materiale «è stato consegnato a novembre 2020 e regolarmente accettato dall'istituto come dimostra il certificato di regolare fornitura e verbale di collaudo filmato» dalla dirigente scolastica;

   intervistata a mezzo stampa (si veda al proposito ilfattoquotidiano.it, articolo a firma A. Corlazzoli del 31 ottobre 2021) un'altra dirigente scolastica, la dottoressa Concetta Franco, precedentemente titolare dell'incarico presso la predella scuola, ha confermato di aver proceduto all'ordine, nell'estate 2020, delle predette sedute di tipo innovativo, nell'ambito della ricognizione effettuata dal Ministero dell'istruzione;

   la ricognizione effettuata nel 2020 è stata sottoposta a verifica, sia a livello di amministrazione centrale, che territoriale, secondo una procedura la cui correttezza è stata confermata anche, di recente, dal direttore dell'ufficio scolastico regionale per il Veneto, che, da notizie stampa, sembra persino aver aperto un fascicolo sulla vicenda (come riportato da ilgazzettino.it articolo del 4 novembre 2001);

   da fonti stampa si apprende che il procuratore della Corte dei conti di Venezia ha aperto un'istruttoria, al fine di accertare la sussistenza di eventuali ipotesi di danno erariale (come riportato da ilgazzettino.it, articolo del 4 novembre 2001);

   secondo quanto riportato dai mezzi di comunicazione locali online nuovaveneziagelocal.it, per l'edizione locale de «La Nuova Venezia» del 9 novembre 2021, a seguito della predetta vicenda, 6 docenti dell'istituzione scolastica avrebbero rappresentato le proprie dimissioni quali componenti del consiglio di Istituto, organo non coinvolto, contrariamente a quanto previsto dalla legge, nella deliberazione di smaltimento degli arredi:

   il Sottosegretario per l'istruzione, on. Rossano Sasso, sulla propria pagina Facebook ha affermato: «Nelle ultime 24 ore ho ricevuto personalmente segnalazioni dalle scuole che sono in difficoltà perché non sanno come smaltire banchi a rotelle non richiesti e ricevuti durante lo scorso anno scolastico»;

   le affermazioni del Sottosegretario, ad avviso degli interroganti, risultano essere di gravità tale da essere verificate e, ove, realmente suffragate da fatti reali, rimesse alle valutazioni degli organi giurisdizionali competenti –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali immediate iniziative intenda adottare affinché sia accertata l'avvenuta sottoscrizione del verbale di collaudo delle sedute di tipo innovativo, da parte della sopracitata dirigente scolastica, regolarmente richieste dalla scuola e sia disposta ogni attività di verifica, anche amministrativo-contabile, rispetto all'intera procedura seguita dall'istituto Benedetti Tommaseo di Venezia per l'utilizzo e la dismissione degli arredi scolastici indicati in premessa;

   se sia a conoscenza delle dichiarazioni del Sottosegretario Sasso di cui in premessa, se le segnalazioni cui lo stesso Sottosegretario ha fatto riferimento trovino riscontro e, in caso affermativo, se intenda adottare le conseguenti iniziative di competenza al riguardo.
(4-10700)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   SARLI, SURIANO, TERMINI, SPESSOTTO e LEDA VOLPI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 145 del 2018, all'articolo 1, comma 258, dispone che «a decorrere dall'anno 2019, le regioni e le province autonome, le agenzie e gli enti regionali, o le province e le città metropolitane sono autorizzati ad assumere, con aumento della rispettiva dotazione organica, fino a complessive 4.000 unità di personale da destinare ai centri per l'impiego»;

   il decreto-legge n. 4 del 2019, all'articolo 12, comma 3, dispone l'adozione di un Piano di potenziamento straordinario dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro e, al successivo comma 3-bis, prevede da parte delle regioni e delle province autonome, a decorrere dall'anno 2020, l'assunzione fino a 3.000 unità di personale, da destinare ai centri per l'impiego, e, a decorrere dall'anno 2021, di ulteriori 4.600 unità, di personale;

   il decreto ministeriale n. 74 del 2019, – attuativo del decreto-legge n. 4 del 2019 – ha approvato il Piano di potenziamento straordinario dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro con la ripartizione delle risorse di cui al comma 258, articolo 1, della legge n. 145 del 2018 secondo i criteri stabiliti nella riunione Conferenza unificata del 21 dicembre 2017;

   il paragrafo 7 del Piano di potenziamento straordinario prevede l'assunzione a tempo pieno ed indeterminato, in aumento delle rispettive dotazioni organiche delle regioni, in deroga alle disposizioni vigenti, fino a 11.600 unità così ripartite: 4.000 unità per il 2019; 3.000 unità per il 2020; 4.600 unità per il 2021, di cui 1.600 per la stabilizzazione degli operatori assunti con contratto a tempo determinato, previsti dal Piano straordinario di potenziamento approvato nella Conferenza unificata del 21 dicembre 2017;

   dal monitoraggio trimestrale (31 marzo 2021) del Piano di rafforzamento risulta che diverse regioni non si sono adeguate e, in particolar modo, la regione Campania, che nell'ambito del riparto statuito dal decreto ministeriale n. 74 del 2019 è autorizzata all'assunzione di 1.840 unità, così articolate: 641 delle 4.000 unità per il 2019; 471 nelle 3.000 unità per il 2020; 471 unità delle 3.000 unità per il 2021; 257 unità (D.G.R. 601/2019) per la stabilizzazione di personale a tempo determinato di cui al Piano di potenziamento approvato dalla Conferenza Unificata del 21 luglio 2017;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza – M5C1 – prevede l'adozione, d'intesa con le regioni, del Programma nazionale per la garanzia occupabilità dei lavoratori (Gol), quale programma nazionale di presa in carico, erogazione di servizi specifici e progettazione professionale personalizzata;

   un'attenzione specifica sarà dedicata all'inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Il programma sarà adottato con decreto interministeriale, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni. In tale prospettiva, il ruolo dei Centri per l'impiego è strategico per l'attuazione del sopra citato programma –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato circa la situazione relativa all'attuazione del piano di assunzioni legato alle indicazioni contenute nel Piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego al 30 settembre 2021 e di un eventuale cronoprogramma declinato per le singole regioni;

   se intenda intraprendere le opportune iniziative, per quanto di competenza, in raccordo con le regioni affinché siano attuate le azioni propedeutiche all'adozione del suddetto Piano con particolare attenzione alla situazione della Campania.
(4-10698)

POLITICHE GIOVANILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GADDA e MARCO DI MAIO. — Al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   il dipartimento per politiche giovanili e il Servizio civile universale, è la struttura di supporto al Presidente del Consiglio dei ministri per la promozione e il raccordo delle azioni di Governo volte ad assicurare l'attuazione delle politiche in favore della gioventù e, in particolare, in materia di servizio civile universale;

   il Servizio civile universale rappresenta una importante leva di innovazione per gli enti dove i ragazzi prestano servizio portando le loro competenze, e allo stesso tempo una preziosa occasione di formazione, di crescita personale e professionale per i giovani, che sono un'indispensabile e vitale risorsa per il progresso culturale, sociale ed economico del Paese;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza assegna un ruolo fondamentale al Servizio civile universale, nella missione 1 inerente alla «Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura» e nella missione 5 su «Inclusione e Coesione»;

   la coordinatrice dell'Ufficio per il Servizio civile universale incardinato nel Dipartimento per le politiche giovanili, Titti Postiglione, in data 16 giugno 2021 ha rassegnato le dimissioni per esercitare la funzione di vice capodipartimento della Protezione civile;

   a distanza di diversi mesi non si è ancora proceduto alla nuova nomina per porre rimedio a una vacatio ormai non più sostenibile; questa situazione sta rendendo complessa l'ordinaria interlocuzione con gli enti e determinando l'allungamento dei tempi che intercorrono tra l'istruttoria, l'esame della stessa e la decisione con conseguente diminuzione, in termini di efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa;

   nella procedura di interpello avviata nel giugno 2021 non si rileva altresì alcun riferimento alle necessarie e specifiche competenze in materia di disciplina è attuazione del Servizio civile universale, che comporterebbe ulteriori rallentamenti nei processi decisionali e nell'organizzazione dell'Ufficio, oltre che la perdita dei soddisfacenti risultati raggiunti negli ultimi anni –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di procedere adeguatamente e in tempi certi alla nomina di coordinatore dell'ufficio per il Servizio civile universale a garanzia della continuità e della qualità del servizio, anche alla luce della priorità di indirizzo assegnata all'interno del Pnrr.
(5-07063)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa riportano la recente notizia secondo la quale in Germania si sconsiglierebbe l'inoculazione del vaccino Moderna per i soggetti con età al di sotto dei trent'anni, raccomandando, invece, la somministrazione del vaccino a Rna messaggero, Pfizer Biotech;

   in particolare, sembrerebbe che a tali conclusioni sia pervenuta la Commissione permanente per le vaccinazioni tedesca (Stiko);

   stando alle nuove valutazioni della predetta commissione, nei giovani «under trenta», maschi e femmine, vaccinati con Moderna, sarebbe stata riscontrata una maggiore incidenza di particolari infiammazioni cardiache rispetto a chi, invece, si sarebbe immunizzato con il «vaccino Pfizer»;

   ai medesimi approdi appena sopra riportati sarebbe pervenuta, sin da ottobre 2021, anche la Svezia che sospendeva per le persone «under trenta» l'uso del vaccino Moderna contro il Covid-19 in applicazione del principio precauzionale, in quanto sarebbero stati rilevati, secondo quanto dichiarato dall'agenzia di salute pubblica, «segnali di accresciuto rischio di effetti collaterali, come infiammazione del muscolo cardiaco o pericardio»;

   analoghe determinazioni venivano assunte anche dalla Danimarca e dalla Francia;

   più in particolare, l'autorità sanitaria francese (Has) avrebbe sconsigliato l'uso del vaccino Moderna per gli under 30 sulla base di uno studio, secondo cui «aumenta leggermente il rischio di miocardite e pericardite» nella fascia d'età sopra già richiamata;

   infatti, a suffragare le determinazioni francesi, vi sarebbe uno studio focalizzato su un range di persone, di età compresa tra i 12 e i 50 anni ricoverate in Francia, tra il 15 maggio e il 31 agosto, per miocardite – ossia l'infiammazione del miocardio, il principale muscolo del cuore – e per pericardite – infiammazione del pericardio la membrana che circonda il cuore – conteggiando in totale 919 casi di miocardite e 917 casi di pericardite;

   alla luce di quanto sin qui esposto sarebbe opportuno conoscere quali studi si stiano conducendo in Italia in ordine al rischio di miocardite e pericardite legati alla inoculazione del vaccino Moderna ai soggetti ricompresi nella fascia di età under trenta nonché ulteriori studi scientifici di approfondimento sugli effetti negativi derivanti anche dalla somministrazione degli altri vaccini anti-Covid –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di appurare quale sia la portata degli effetti collaterali connessi all'inoculazione del vaccino Moderna per i soggetti «under trenta» e se abbia commissionato ovvero se non intenda commissionare studi in grado di approfondire, come sta avvenendo nel resto d'Europa, le eventuali incidenze, quali ad esempio miocarditi, pericarditi ed altre, nei soggetti in relazione ai diversi vaccini anti-Covid, al fine di elaborare eventuali nuove raccomandazioni in ordine alla somministrazione degli stessi.
(4-10686)


   CLAUDIO BORGHI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 5 novembre 2021 si è svolta a Palazzo Chigi la conferenza stampa sulla prosecuzione della campagna vaccinale, alla quale hanno partecipato il Ministro della salute, Roberto Speranza, il Commissario straordinario per l'emergenza da COVID-19, Francesco Paolo Figliuolo e il Presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli. I temi affrontati in tale occasione sono stati dall'accelerazione sulle terze dosi, alle precauzioni da continuare a seguire per evitare la diffusione del virus;

   il professore Franco Locatelli ha esordito parlando di «pandemia di non vaccinati», prendendo come spunto la medesima affermazione del Ministro della salute della Germania, Jens Spahn. Secondi Locatelli è, infatti, evidente il rischio che ci troviamo di fronte a uno scenario epidemiologico composito, dove la possibilità di essere infettati e di sviluppare una patologia grave – tale da richiedere ricovero nelle rianimazioni e ancora di più il rischio di sviluppare patologie fatali – è significativamente diverso tra chi è vaccinato e chi non lo è;

   infatti, Franco Locatelli ha affermato che secondo un'analisi dell'Istituto superiore di sanità è stato documentato che, in Italia, fino ai 59 anni di età, nessuno dei vaccinati è stato ricoverato nelle terapie intensive;

   secondo il bollettino prodotto dall'Istituto superiore di sanità (Iss) «Epidemia COVID-19. Aggiornamento nazionale 3 novembre 2021 – ore 12:00» pubblicato il 5 novembre 2021, che riporta i dati della sorveglianza integrata dei casi di infezione da virus Sars-CoV-2 riportati sul territorio nazionale e coordinata dall'Iss ai sensi dell'ordinanza n. 640 del 27 febbraio 2020, risultano delle incongruenze con quanto affermato da Franco Locatelli durante la conferenza stampa. Infatti, dalla tabella del documento che riporta i casi di COVID-19 diagnosticati, ospedalizzati, ricoverati in terapia intensiva e deceduti negli ultimi 30 giorni (dal 24 settembre al 24 ottobre 2021) per stato vaccinale e classe d'età si può rilevare che per la fascia d'età 40-59 anni sono 2 (1,7 per cento) i vaccinati con ciclo incompleto e 14 (12,2 per cento) coloro che sono stati sottoposti a ciclo completo di vaccinazione;

   un ulteriore grafico contenuto nel medesimo bollettino dall'Istituto superiore di sanità (Iss), pubblicato il 5 novembre 2021, presenta il confronto della popolazione italiana e casi di COVID-19 diagnosticati, ospedalizzati, ricoverati in terapia intensiva e deceduti per settimana di diagnosi e per stato vaccinale nella classe d'età 40-59 anni. Nella settimana dall'11 al 18 ottobre 2021 i ricoveri in terapia intensiva sono stati del 20 per cento per i vaccinati e del 5 per cento per i ricoverati con ciclo incompleto; per quanto riguarda i decessi, il 25 per cento hanno riguardato i vaccinati con ciclo completo, nella settimana di riferimento –:

   come si spieghi l'affermazione secondo cui nessun vaccinato è finito in terapia intensiva del professore Franco Locatelli, nonché portavoce del Comitato Tecnico Scientifico (Cts) quale sommo organo di consulenza del Ministero della salute per il superamento della pandemia, considerato che la stessa appare sbagliata e incongruente rispetto ai dati raccolti e pubblicati nel bollettino dall'Istituto superiore di sanità (Iss);

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per evitare che vengano diffusi, nuovamente e durante una conferenza stampa nazionale, informazioni non corrette sull'andamento della pandemia e delle ospedalizzazioni da COVID-19, con il solo fine di promuovere la campagna vaccinale senza tener conto dei dati reali.
(4-10697)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   SALTAMARTINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 1, comma 535 e 536, della legge di bilancio 11 dicembre 2016 n. 232, è stato modificato l'articolo 23 del decreto legislativo n. 504 del 1995, relativo ai depositi fiscali di prodotti energetici;

   dal raffronto tra la vecchia e nuova formulazione emergono alcune novità sostanziali, che è possibile riassumere come segue; il nuovo articolo 23 reca le seguenti disposizioni:

    impone alle imprese operanti nel mercato di riferimento requisiti dimensionali più stringenti;

    richiede un elevato rapporto percentuale tra il livello di estrazioni avvenute in un biennio e le forniture di prodotto in regime di sospensione di accisa (pari al 30 per cento);

    ammette deroghe agli standard ivi previsti solo per i grandi gruppi di imprese dislocati sul territorio nazionale;

    richiede agli altri operatori economici un adeguamento dimensionale e di mercato entro il termine di tre anni, pena la revoca della licenza;

   la riformulazione della norma in parola, pertanto, apparentemente limitata al settore fiscale, si riflette sulle condizioni del mercato di riferimento, subordinando l'accesso al medesimo al soddisfacimento di determinati standard dimensionali e quantitativi. Ne consegue una limitazione della concorrenza nel settore dei depositi fiscali di prodotti energetici;

   da una più accurata analisi è, inoltre, possibile rilevare che il novellato articolo 23 del decreto legislativo n. 504 del 1995, recante il testo unico sulle accise contrasta secondo l'interrogante palesemente:

    a) con l'articolo 9 della direttiva servizi (2006/123/CE) che stabilisce le condizioni di ammissibilità dei regimi di autorizzazione;

    b) con l'articolo 14, paragrafo n. 5, della direttiva servizi che elenca tra i «requisiti vietati» (ai fini dell'«accesso a una attività di servizi o il suo esercizio») «l'applicazione caso per caso di una verifica di natura economica che subordina il rilascio dell'autorizzazione alla prova dell'esistenza di un bisogno economico o di una domanda di mercato»;

    c) con l'articolo 15, paragrafo n. 2, della medesima direttiva che elenca i «requisiti da valutare», le «restrizioni quantitative o territoriali, in particolare fissate in funzione della popolazione o di una distanza geografica minima fra prestatori»;

    d) con gli articoli 101-106 (regole di concorrenza) del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea che, pur essendo dettati per le imprese, vincolano anche gli Stati membri nel senso che vietano a questi di adottare misure che facilitano le imprese nella violazione delle regole di concorrenza;

    e) con l'articolo 117, secondo comma, lettera e) della Costituzione sulla tutela della concorrenza che viene indebitamente limitata da misure legislative che si risolvono nella istituzione nella conservazione di monopoli o oligopoli;

   da quanto fin qui esposto emerge con chiarezza il rischio per le nostre imprese e per il nostro comparto energetico di trovarsi fuori dalle regole di libero mercato e di libera concorrenza; ciò a causa di limitazioni derivanti non dalla mancata domanda dei consumatori (che determina il volume dell'offerta di un bene o un servizio), ma dall'autorità amministrativa;

   un omesso intervento potrebbe comportare conseguenze negative per il comparto produttivo italiano –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, abbiano disposto o intendano predisporre iniziative normative in relazione al fenomeno esposto in premessa;

   se e quali iniziative abbiano adottato o intendano adottare per la risoluzione delle problematiche di cui in premessa, al fine di sostenere la libera concorrenza delle imprese italiane e l'intera filiera produttiva del settore di riferimento.
(3-02612)

Interrogazione a risposta scritta:


   BITONCI, STEFANI, LAZZARINI e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 29-bis del decreto-legge n. 104 del 2020 ha introdotto un nuovo incentivo finalizzato a sostenere l'acquisto da parte dei cittadini di servizi termali presso gli stabilimenti accreditati;

   con successivo decreto ministeriale del 1° luglio 2021 è stata data attuazione al sopracitato incentivo, prevedendo la possibilità per i cittadini di richiedere il bonus rivolgendosi direttamente agli istituti termali accreditati ed elencati sul sito bonusterme.invitalia.it.;

   tuttavia, a causa dell'eccessivo affollamento da parte di oltre trecentomila persone che hanno provato a richiedere il bonus, in modalità diretta, si è verificato un malfunzionamento della piattaforma a ciò dedicata, al quale è seguita l'impossibilità per alcuni richiedenti di finalizzare – una volta risolti i problemi di natura tecnica – la domanda a causa dell'esaurimento delle risorse complessive disponibili;

   in particolare, come riportato da articoli di stampa, la sopramenzionata piattaforma è risultata bloccata, fin dal primo minuto dell'accreditamento dei clienti, per numerose strutture termali venete, perlopiù concentrate tra Abano Terme e Montegrotto Terme, mentre, in altre zone d'Italia, le strutture termali sono riuscite ad accreditarsi già dalle prime ore disponibili;

   sì evidenzia che il numero degli stabilimenti termali accreditati soltanto nella provincia di Padova è pari a settantadue unità, rispetto al totale delle strutture accreditate in tutta Italia, pari a centonovantadue: gli operatori della zona Euganea hanno lamentato che il crash informatico della piattaforma ha determinato la tardività delle richieste e il repentino sfumare del bonus, conseguendone l'impossibilità di accontentare i propri clienti –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di contrastare gli effetti dei malfunzionamenti di cui in premessa e se intenda adottare iniziative per prevedere un rifinanziamento del sopramenzionato incentivo, considerato che i centri termali rappresentano una risorsa importante del Paese per la salute, il benessere, la cura del corpo, nonché un comparto che ha particolarmente sofferto durante la pandemia.
(4-10688)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOMBARDO, CECCONI e MURONI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con apposito bando di concorso prima nel 2019 e successivamente nel 2020 è stata avviata la procedura di selezione per la nomina del direttore dell'Area marina protetta del Comune di Ustica;

   la circolare prot. DPV/2Dm/2004/2970 del 6 febbraio 2004 stabilisce i requisiti professionali che un direttore di area marina protetta, ai fini della nomina, deve possedere alla data di conferimento dell'incarico; è onere del Ministero verificare il possesso dei requisiti da parte del soggetto al quale si attribuisce l'incarico;

   sembrerebbe che il Ministero non abbia ancora provveduto alla verifica del possesso dei requisiti del vincitore che ha già preso servizio presso gli uffici della sopra indicata area marina protetta;

   parrebbe, altresì, che il Comune di Ustica non abbia provveduto alle verifiche delle dichiarazioni rese dal vincitore in sede di domanda di partecipazione al concorso, preso atto del brevissimo lasso di tempo trascorso fra la data di trasmissione degli atti dei candidati ammessi da parte della commissione esaminatrice e la data di immissione in servizio del candidato vincitore;

   l'articolo 8 del citato bando subordina esplicitamente l'attivazione del rapporto di lavoro alla verifica ministeriale sia dello schema di contratto sia dei requisiti in possesso del vincitore: qualora si accertasse la mancata preventiva verifica dei requisiti da parte del Ministero, risulterebbe anomalo aver già provveduto all'immissione in servizio del candidato vincitore, tenuto conto che la spesa è in carico al Ministero medesimo –:

   quali chiarimenti il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e, al contempo, quali iniziative intenda promuovere al fine di accertare se gli uffici ministeriali abbiano esperito una verifica preventiva – e con esito positivo – dei requisiti dei vincitore prima che lo stesso prendesse servizio.
(4-10693)


   GRIMALDI, VILLANI, DEL MONACO, DEL SESTO, IORIO e NAPPI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dalle notizie diffuse a mezzo stampa, si apprende che all'alba di martedì 9 novembre 2021, una nube nera si è alzata in cielo a seguito di un incendio sviluppatosi all'interno di una nota azienda ubicata nella zona industriale tra Teverola e Gricignano d'Aversa, in provincia di Caserta;

   i vigili del fuoco, tempestivamente allertati, si sono recati sul posto accertando che si trattava di un capannone della società europea specializzata nella conservazione e distribuzione di prodotti deperibili freschi, surgelati e a temperatura ambiente: la Frigo Caserta S.r.l.;

   la grossa colonna di fumo nero, visibile in lontananza anche dalla città di Napoli, ha invaso tutta l'area circostante creando molti disagi alla popolazione residente nell'agro aversano tanto che, per domare l'incendio e circoscrivere le fiamme che minacciavano di intaccare anche gli altri capannoni adiacenti, sono intervenute ben cinque squadre dei vigili del fuoco, oltre a 2 autobotti con un'autoscala dal comando di Caserta e un'autobotte da 25.000 litri dal Comando di Napoli;

   i sindaci dell'agro aversano, in particolare dei comuni di Gricignano di Aversa (CE), Vincenzo Santagata, Teverola (CE), Tommaso Barbato, e di Carinaro (CE), Nicola Affinito, hanno chiesto a tutti i loro cittadini di prestare massima attenzione, indossare sempre la mascherina anche all'esterno, e di limitare, se non per necessità, le uscite e di tenere ben chiuse le porte e le finestre delle proprie abitazioni in attesa di capire le eventuali ricadute sulla qualità dell'aria;

   non meno di due mesi fa, il 16 settembre 2021, un altro terribile incendio di materiale plastico si era sviluppato in quella stessa zona, in particolare a ridosso dell'area industriale di Aversa Nord, nel territorio di Carinaro (CE), in un capannone che ospita due fabbriche, la New Technology and Service e la We Work. Entrambe specializzate nella produzione di ricambi in plastica per auto, soprattutto per l'indotto Fiat e Mercedes;

   in quell'occasione, le fiamme avevano addirittura portato al crollo del tetto del capannone producendo una densa e fitta nube nera, altamente tossica, che ben presto aveva oscurato la zona propagandosi per un'area molto vasta visibile dalle città di Napoli e Caserta;

   la presidente del Consorzio Asi, dottoressa Raffaela Pignetti, presente sul luogo del rogo, a quanto consta all'interrogante, aveva commentato l'accaduto e rassicurato circa il supporto e l'intervento, anche da parte dei membri del Consorzio, nel verificare l'adozione ed il rispetto di tutte le normative antincendio da parte delle aziende ubicate nell'area industriale;

   non ultimo pochi giorni fa, mercoledì 3 novembre 2021, un altro incendio è scoppiato in un'azienda agricola ubicata a Pontelatone, nello specifico in via Madonna delle Grazie, in località Monaco;

   in detta occasione a bruciare sono state solo alcune balle di fieno collocate all'interno di un capannone, nel quale si trovavano anche numerosi animali, alcuni dei quali ritrovati carbonizzati;

   la frequenza con la quale si stanno verificando questi episodi desta particolare sgomento, paura e preoccupazione tra i cittadini e, per stimare il danno ambientale che ne consegue, l'Arpac ha avviato un monitoraggio della qualità dell'aria, inviando una squadra di tecnici per misurare le concentrazioni di diossine e di altre sostanze tossiche nell'area interessata dall'incendio;

   al momento, nonostante le indagini della magistratura siano in corso, non sono ancora note le cause dell'incendio, ma non si esclude alcuna ipotesi nemmeno quella di natura dolosa o quelle riconducibili ad atti intimidatori o rivendicazioni legate alla criminalità organizzata di quei territori- :

   se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative di competenza il Ministro della transizione ecologica intenda adottare affinché sia tutelata e bonificata l'area interessata dagli incendi, in particolare l'area industriale tra Teverola e Gricignano d'Aversa, in provincia di Caserta, e l'area industriale di Aversa nord, e in che modo intenda rassicurare, informare e garantire i cittadini, i residenti e tutti i lavoratori, in merito alle possibili conseguenze della nube tossica sviluppatasi a seguito degli incendi;

   quali iniziative di competenza, anche con carattere di urgenza, il Ministro dell'interno intenda adottare per assicurare che siano state effettuate tutte le verifiche ed i rilievi necessari per accertare le cause degli incendi e stabilire la natura dei roghi, incrementando la presenza ed i controlli operati su quei territori delle forze di polizia.
(4-10699)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro del turismo, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 178 del 2020, all'articolo 1, comma 89, per incentivare la ripresa dei flussi di turismo di ritorno, ha istituito, nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (ora Ministero del turismo), uno specifico fondo con una dotazione di 1,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023, per dare la possibilità agli italiani residenti all'estero, registrati all'Aire, di accedere gratuitamente alla rete dei musei, delle aree e dei parchi archeologici di pertinenza pubblica, di cui all'articolo 101 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004;

   il successivo comma 90 del citato articolo ha disposto che, con decreto del Ministro del turismo, fossero stabilite le modalità di attuazione del comma 89, anche al fine del rispetto del limite di spesa annuo previsto;

   con decreto ministeriale n. 36 del 2021 è stato disposto, all'articolo 1, comma 1, l'accesso gratuito ai cittadini italiani residenti all'estero iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) a musei, aree e parchi archeologici gestiti dallo Stato, a seguito di esibizione di idoneo documento comprovante l'iscrizione all'Aire;

   l'articolo 2 del citato decreto ministeriale, ha previsto che la competente direzione generale Musei provveda «alla rilevazione degli accessi gratuiti dei cittadini italiani residenti all'estero iscritti all'AIRE ed al monitoraggio dei conseguenti oneri economici, in modo specifico e differenziato rispetto alle altre tipologie di gratuità»;

   con tale monitoraggio, da effettuarsi con cadenza mensile, è rilevato il numero dei biglietti gratuiti emessi in favore dei nostri connazionali residenti all'estero, nonché il conseguente mancato introito riferito a ciascun istituto periferico del Ministero, anche di quegli istituti che hanno affidato i servizi di biglietteria e prenotazione a concessionari esterni. Sulla base dei dati acquisiti, il Ministero provvede a disporre l'assegnazione delle relative risorse ai singoli istituti, inclusi quelli dotati di autonomia speciale, quale indennizzo per i mancati introiti;

   tale gratuità avrebbe dovuto incentivare il cosiddetto turismo delle radici, in cui il turista scopre qualcosa che gli appartiene, che fa parte della sua storia e della sua cultura e che è la memoria, appunto, delle sue radici e che porta, principalmente i discendenti dei nostri emigrati, non solo a visitare e a vivere i luoghi dei propri antenati, ma anche a scoprire nuove forme di cultura, tradizioni legate all'artigianato e all'enogastronomia di quei luoghi;

   il 2021 è stato l'anno del lento rientro alla normalità e ha visto, seppur con numeri ancora lontani da quelli degli anni pre-pandemia e con ancora forti limitazioni di viaggio da diversi Paesi, una ripresa del turismo straniero e con essa il ritorno dei nostri connazionali e dei loro discendenti residenti all'estero –:

   se il Governo intenda fornire il numero degli accessi gratuiti degli iscritti Aire ai musei e alle aree e ai parchi archeologici di pertinenza pubblica fino ad oggi e la eventuale provenienza estera;

   se il Governo sia a conoscenza dell'impatto che la suddetta misura ha avuto nell'incentivare il cosiddetto turismo delle radici;

   se non si reputi opportuno avviare iniziative, in collaborazione con altre amministrazioni che hanno recentemente sviluppato un'apprezzata competenza nella promozione del turismo delle radici, ispirate ad una visione più articolata che induca i connazionali all'estero e gli oriundi italiani a visitare quando non a scoprire il patrimonio artistico e naturalistico italiano, che è componente essenziale dell'identità italiana cui gli oriundi italiani e gli italiani all'estero sono di fatto molto attaccati.
(4-10696)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   LICATINI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le categorie delle professioni sanitarie assistenziali, riabilitative, tecniche e tecniche della prevenzione esistenti attualmente nel nostro Paese, assicurano lo svolgimento di attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione fondamentali per garantire a pieno il servizio sanitario;

   negli atenei campani manca e, in altri casi, è gravemente carente l'organico riferito alle 19 professioni sanitarie afferenti all'origine dei sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche della prevenzione e riabilitazione;

   tale carenza provoca, inevitabilmente, ripercussioni negative sulla formazione universitaria dei giovani studenti che si approcciano al mondo del lavoro e che, oltre allo studio teorico delle materie, vogliono e devono, da programma universitario, svolgere un tirocinio;

   il tirocinio professionale è una strategia formativa che prevede l'affiancamento dello studente ad un professionista esperto e in contesti sanitari specifici al fine di apprendere le competenze previste dal ruolo professionale. La mancata possibilità di svolgerlo con le figure competenti, rende irregolare il percorso formativo dei rispettivi profili;

   il consiglio direttivo dell'ordine delle professioni sanitarie di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta, presieduto dal dottor Franco Ascolese, ha deliberato, all'unanimità, indisponibilità a designare i membri di competenza nell'ambito delle commissioni di laurea di tutte le 19 professioni sanitarie tenute dagli atenei campani, ritenendo la formazione degli studenti del tutto insufficiente rispetto agli standard richiesti dalla normativa vigente in materia, a causa dell'inidoneità delle attività di tirocinio svolte in assenza delle figure professionali di riferimento;

   tuttavia, il caso campano è solo un esempio di quanto accade in tutti gli atenei italiani in cui è offerto un corso di studi in professioni sanitarie e ciò si pone irrimediabilmente in contrasto con l'esigenza di abbinare allo studio teorico l'attività pratica;

   il tirocinio professionale, infatti, rappresenta il cuore della preparazione professionale degli studenti dei corsi di laurea delle professioni sanitarie, l'occasione per consolidare le esperienze maturate nella formazione universitaria e la modalità formativa fondamentale per sviluppare competenze professionali, ragionamento diagnostico e pensiero critico –:

   se, alla luce delle considerazioni suesposte, il Governo intenda promuovere delle iniziative per verificare tale problematica riguardante le università, in particolare campane, e adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché sia posto rimedio alla situazione descritta.
(4-10695)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interpellanza Dori Devis n. 2-01323, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 563 del 13 settembre 2021.

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dell'interno, per sapere premesso che:

   il 21 luglio 2017 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e le regioni interessate hanno sottoscritto un protocollo d'Intesa finalizzato alla realizzazione di opere per il collettamento e la depurazione del lago di Garda;

   il 20 dicembre 2017 è stata sottoscritta la convenzione che prevede un finanziamento ministeriale del progetto pari a 100 milioni di euro, a fronte di un costo complessivo di euro 230 milioni di euro;

   a febbraio 2018 Acque Bresciane ha incaricato l'università di Brescia di svolgere un'analisi preliminare su sei possibili alternative di localizzazione;

   il 10 febbraio 2020 oltre 20 sindaci hanno scritto una lettera al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare esprimendo le perplessità e preoccupazioni sorte dopo la pubblicazione del progetto, che individua nel fiume Chiese il corpo recettore degli scarichi dei reflui provenienti dai comuni del Lago di Garda;

   il fiume Chiese è da tempo sfruttato a fini produttivi soprattutto da agricoltura intensiva e lunghi tratti del suo corso d'acqua, ogni anno, sono quasi prosciugati a causa dei canali artificiali che dirigono l'acqua nelle campagne dove vengono seminate le colture;

   il 1° settembre 2020 i sindaci dei comuni del Chiese hanno inviato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una comunicazione chiedendo di escludere l'ipotesi di scarico nel Fiume Chiese e nel Naviglio Grande Bresciano;

   il 30 novembre 2020 il consiglio provinciale di Brescia ha approvato una delibera, la «Mozione Sarnico», indicando che le infrastrutture di depurazione debbano essere localizzate nelle are territoriali dei comuni afferenti all'impianto stesso;

   Il 17 dicembre 2020 l'Ato di Brescia ha trasmesso ad Acque Bresciane la richiesta di identificare nuove ipotesi di localizzazione per il sistema di depurazione, conformi con gli indirizzi espressi dalla provincia di Brescia e con i regolamenti regionali;

   il 14 maggio 2021 e il 16 giugno 2021 la Federazione del Tavolo delle associazioni che amano il fiume Chiese e il suo lago d'Idro ha inviato al Ministero della transizione ecologica uno studio sulla possibilità di ristrutturare e potenziare l'attuale depurazione del lago di Garda, anche risparmiando notevole denaro pubblico;

   il prefetto di Brescia è stato nominato quale Commissario straordinario per il collettamento e la depurazione delle acque del Garda;

   con una nota del 23 luglio 2021 la prefettura di Brescia ha annunciato che: «il sistema di collettamento e depurazione a servizio della sponda bresciana del lago di Garda si articolerà in due depuratori che verranno ubicati a Gavardo e Montichiari»;

   il trasferimento della depurazione del lago di Garda nel fiume Chiese comporterebbe lo spreco della risorsa del lago d'Idro e dei bacini a monte rilasciando acqua ogni anno per lavare il letto del fiume;

   dal 9 agosto 2021 è in corso a Brescia un presidio permanente di associazioni, comitati e cittadini contro la decisione del Commissario;

   il 7 ottobre 2021 in Commissione ambiente della Camera sono stati auditi il commissario straordinario e i delegati del presidio permanente. In quella occasione, il commissario ha affermato che il progetto va modificato perché è necessario «costruire il depuratore di Gavardo non sulla sponda destra del fiume Chiese bensì su quella sinistra, “tenuto conto che la sponda destra del fiume sarebbe tutelata”»;

   da quanto si apprende da organi di stampa, il 31 ottobre 2021 il commissario comunica la necessità di tornare alla sponda sinistra con la motivazione che «il trasloco avrebbe presentato una maggiore complessità tecnica e gestionale relativa allo scarico delle acque depurate nel Naviglio Grande»;

   sempre dalla stampa si apprende che il 4 novembre 2021, usando un account falso a nome del prefetto di Brescia, ignoti avrebbero divulgato un file audio che il professor Giorgio Bertanza, autore dello studio sul depuratore, avrebbe inviato via WhatsApp al viceprefetto Stefano Simeone. Nel vocale si afferma che: «se si tira fuori una voce di costo aggiuntiva che Acque Bresciane non ha contemplato si rischia ancora di andare a svilire, a minare, la veridicità di tutto lo studio, di tutto il confronto che è stato fatto. Perché se si trovano delle carenze nella valutazione dei costi allora a uno viene il dubbio che ci siano carenze dappertutto e che come dicono in tanti lo studio si può tirare dove si vuole andando ad ottenere i risultati che si vogliono ottenere»;

   ad avviso degli interroganti l'incertezza circa la dislocazione del depuratore, oltre al contenuto del citato file audio, sono in sé sufficienti a mettere in dubbio l'accuratezza del progetto –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda porre in essere per rivalutare soluzioni alternative, compresa quella di ristrutturare e potenziare l'attuale sistema di depurazione sublacuale, rispetto a quella annunciata dal Commissario straordinario, che siano in linea con la delibera della provincia di Brescia di cui in premessa, anche con un minore impiego di risorse pubbliche, e che tengano in considerazione i gravi effetti che tale decisione provocherebbe sul fiume Chiese.
(2-01323) «Dori, Fornaro, Timbro, Fratoianni, Muroni».