Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 10 novembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il disturbo dello spettro autistico è una condizione che determina difficoltà nell'interazione sociale reciproca e nella comunicazione, accanto a comportamenti ripetitivi e a interessi insolitamente ristretti (come definito nei manuali «DSM-5» e «ICD-11»): la posizione scientifica, condivisa a livello internazionale, considera l'autismo una condizione dipendente da uno sviluppo atipico del sistema neurobiologico, con esordio nei primi tre anni di vita, alla cui insorgenza contribuiscono fattori eziopatogenetici, sia genetici che ambientali, che possono comportare anche complesse compromissioni clinico-organiche, la cui evidenza è supportata da una consolidata documentazione scientifica nazionale ed internazionale;

    l'autismo determina, tuttavia, caratteristiche molto differenti alle quali possono essere associate compromissioni che comportano livelli di autosufficienza variabili e, conseguentemente, carichi assistenziali da minimi a estremamente complessi, che determinano l'esigenza di un supporto costante e molto elevato e che, proprio a causa della grande variabilità all'interno dello spettro, necessita di interventi in modo mirato, appropriato e, soprattutto, personalizzato;

    da studi e indagini è emersa un'incidenza della sindrome da autismo molto elevata sulla popolazione: 1:54 persone nate (dati USA 2019) e 1:77 (dati Italia – Iss 2019);

    in Italia si stima che il disturbo dello spettro autistico abbia una prevalenza di almeno uno su 100 e che riguardi all'incirca 600.000 famiglie; la condizione, pertanto, richiede interventi terapeutici e socio-assistenziali particolarmente dedicati;

    la comunità scientifica ha affermato, altresì, che la diagnosi precoce (entro i primissimi anni di vita) e un trattamento «evidence based» mirato, tempestivo, intensivo e continuativo possano ridurre considerevolmente quelle disabilità funzionali e comportamentali proprie dei disturbi dello spettro autistico;

    una prima risposta concreta di tutela e sensibilizzazione a livello legislativo nazionale si è avuta con la legge 18 agosto 2015, n. 134, recante «disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie», entrata in vigore il 12 settembre 2015 come prima legge nazionale sull'autismo, che prevede l'inserimento dei trattamenti per l'autismo nei livelli essenziali di assistenza (Lea), l'aggiornamento delle linee guida per la prevenzione, la diagnosi e la cura, la necessità di un efficace coordinamento tra le diverse strutture che hanno in carico soggetti la cui diagnosi rientra nell'ambito delle condizioni del neuro-sviluppo;

    la suddetta legge, prevede altresì l'adeguamento, da parte delle regioni, dei servizi di assistenza sanitaria e l'individuazione di percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali per la presa in carico di minori, adolescenti e adulti con disturbi dello spettro autistico;

    la legge 22 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità per il 2016), ha poi istituito all'articolo 1, comma 401, nello stato di previsione del Ministero della salute, il Fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico, con una dotazione di 5 milioni di euro all'anno, incrementati di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020 dalla legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio per il 2018);

    un'altra risposta alle persone con disabilità grave è giunta con l'approvazione della legge 22 giugno 2016, n. 112, recante disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare; tale legge ha istituito un Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità grave per attivare e potenziare programmi di intervento volti a favorire percorsi di deistituzionalizzazione e di supporto alla domiciliarità e per realizzare interventi innovativi di residenzialità, con l'importante obiettivo per i disabili di una vita il più possibile autonoma;

    il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, concernente l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, ha recepito, all'articolo 60, le disposizioni della legge n. 134 del 2015, prevedendo peraltro che il Servizio sanitario nazionale «garantisca alle persone con disturbi dello spettro autistico specifiche prestazioni di diagnosi precoce, cura e trattamento individualizzato, mediante l'impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche»; nel decreto, l'autismo rientra nell'elenco individuato all'allegato 8 (basato sull'ormai superato ICD 9), cui fa rinvio l'articolo 53 che garantisce il diritto all'esenzione dal ticket sanitario per le persone affette da malattie croniche e invalidanti; più nello specifico, il disturbo autistico è fatto rientrare (erroneamente) fra le condizioni di psicosi per le quali lo stesso allegato 8 riporta l'elenco delle prestazioni sanitarie (tra cui visite e sedute psicoterapiche, dosaggi di farmaci, esami clinici, eccetera) in esenzione dalla partecipazione al costo per i soggetti interessati;

    il 10 maggio 2018 la Conferenza unificata ha approvato, infine, l'intesa sul documento recante «Aggiornamento delle linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nei Disturbi dello Spettro Autistico» secondo il quale il Ministero della salute in collaborazione con il Gruppo tecnico interregionale salute mentale (Gism) ha condotto una valutazione sul recepimento delle precedenti linee d'indirizzo (del 2012), dalla quale è emerso un diverso grado di recepimento e differenti implementazioni a livello regionale e locale;

    proprio come conseguenza del «modesto» recepimento delle linee d'indirizzo del 2012, l'intesa medesima ha ribadito quanto previsto all'articolo 4 della legge n. 134 del 2015, ossia che l'attuazione delle linee d'indirizzo, come aggiornate, costituisce adempimento ai fini della verifica del Comitato permanente per la verifica dei Lea inserendo, nel medesimo documento, l'invarianza finanziaria secondo la quale all'attuazione dell'intesa si provvede nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica;

    vieppiù che nel mese di settembre 2018 l'istituto superiore di sanità ha ufficializzato l'obiettivo di redigere, attraverso il Ssn, le linee guida sul disturbo dello spettro autistico, finalizzate a supportare i professionisti sanitari nella definizione del percorso diagnostico e terapeutico più appropriato e a creare una rete di sostegno e assistenza per i familiari e caregiver nella presa in carico integrata del minore, che deve coinvolgere l'intero contesto di vita (famiglia, scuola, luoghi di aggregazione, servizi territoriali sociali e sociosanitari), al fine di offrire un insieme di risposte mirate ai bisogni di natura abilitativa ed educativa e garantire altresì livelli omogenei di presa in carico e trattamento su tutto il territorio nazionale;

    al progredire delle conoscenze in campo scientifico e clinico e all'aumento dell'attenzione posta dal legislatore nei confronti dell'autismo negli ultimi anni, non sempre è corrisposto un aumento delle responsabilità delle istituzioni tanto che si sono spesso etichettate come «Invisibili» le persone con disturbi dello spettro autistico e le loro famiglie, sulle quali ricade quasi per intero l'onere dell'assistenza, con il conseguente impoverimento sociale, relazionale ed economico;

    nonostante gli importanti passi in avanti fatti grazie alla legge approvata nel corso della XVII Legislatura, e alle citate leggi e decreti successivi è ancora necessario dare attuazione alle linee guida e maggiore omogeneità di trattamento in tutte le regioni;

    la famiglia continua oggi a essere la vera e unica forma di welfare su cui grava il maggiore peso psicologico della difficile fragilità che ci si trova a dover affrontare quando ci siano persone con disturbi dello spettro autistico, bambini, adolescenti e adulti, ma anche economico, posto che è la famiglia che si trova sempre più spesso a gestire in solitudine, con rilevanti oneri, il familiare con disturbo dello spettro autistico;

    è necessario pertanto arrivare ad una presa in carico omogenea su tutto il territorio nazionale della persona autistica e della sua famiglia, con azioni finalizzate a garantire una vita migliore per le persone autistiche, indipendentemente dalla condizione di partenza;

    va rilevato che costituisce un'esigenza inderogabile la definizione dei contributi figurativi relativi a una professione sicuramente assai usurante quale è quella del caregiver familiare. È necessario offrire sostegno economico commisurato al lavoro di cura, servizi territoriali per la persona disabile accudita e per il caregiver familiare, reinserimento lavorativo laddove possibile con servizi sostitutivi e mirati per la persona disabile, pensionamento anticipato; è necessario promuovere servizi di assistenza e supporto ai genitori e ai fratelli-sorelle di persona con disabilità (siblings) per affrontare nel modo migliore la diagnosi e il percorso di vita del proprio congiunto disabile, in special modo nei casi in cui la condizione comporti un carico assistenziale gravoso e un importante impatto dal punto di vista psicologico e dell'organizzazione della vita quotidiana;

    si rileva che, contro le «Raccomandazioni della Linea Guida per la diagnosi e il trattamento di bambini e adolescenti con disturbo delle spettro autistico», pubblicate dall'istituto superiore della sanità il 25 febbraio 2021, è pendente un ricorso straordinario al Capo dello Stato ex articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1199 del 1971,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza al fine di prevedere la creazione di Poli ad alta specializzazione per una diagnosi accurata e completa attraverso l'istituzione di équipe multidisciplinari e interdisciplinari per una presa in carico attraverso il modello bio-psico-sociale al fine di evitare l'inadeguatezza della presa in carico delle persone autistiche e delle loro famiglie che determina, e ha troppo spesso determinato, i casi di acuzie e post acuzie, aumentati e amplificati in modo preoccupante durante il periodo della pandemia da Covid-19 anche con i trattamenti sanitari obbligatori;

2) ad adottare iniziative di competenza per garantire percorsi ospedalieri dedicati con personale formato a gestire le persone autistiche complesse e, in generale, le persone non collaboranti e/o non autosufficienti per le cure mediche e le indagini cliniche, prendendo spunto dalla Rete D.a.m.a. – Disabled Advanced Medical Assistance, prevedendo, per tali percorsi, la presenza del caregiver familiare e/o dell'assistente domiciliare e/o dell'educatore operatore dedicato, ed estendendo la rete a tutti gli ospedali del territorio nazionale e alle case di cura territoriali che verranno allestite e potenziate grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) approvato a giugno 2021, da destinare a tal fine;

3) ad adottare iniziative di competenza per prevedere che, anche nei pronto soccorso di tutto il territorio nazionale siano predisposti percorsi preferenziali dedicati per la cura delle persone autistiche complesse e, in particolare, per le persone non elaboranti e/o non autosufficienti, anche per gestire in modo adeguato gli eventuali casi di acuzie;

4) ad adottare iniziative per definire, in attuazione dell'intesa sancita in sede di Conferenza unificata del 10 maggio 2018, nell'ambito della stipula del nuovo patto per la salute 2019-2021, di cui all'articolo 1, comma 516, della legge del 30 dicembre 2018, n. 145, un sistema di valutazione secondo indicatori oggettivi e misurabili di garanzia del puntuale adempimenti delle linee di indirizzo su tutto il territorio nazionale, a valere come obiettivo strategico del Servizio sanitario nazionale, per la promozione e il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nei disturbi dello spettro autistico;

5) ad adottare iniziative affinché sia perfezionata, con l'ausilio dell'Istituto superiore di sanità, l'elaborazione delle linee guida sul trattamento dei disturbi dello spettro autistico in tutte le età della vita, ai sensi dalla legge n. 134 del 2015, e del decreto ministeriale 30 dicembre 2016, nel più breve tempo possibile;

6) ad adottare le iniziative di competenza per provvedere alle necessità dei centri autismo adulti e per promuovere un adeguamento delle competenze in psichiatria nel trattamento di persone nello spettro autistico, che, attualmente, risultano essere vittime di un abuso ricorrente alla farmacoterapia e di diagnosi errate, considerato altresì che tali centri, in continuità con quelli dell'età evolutiva (disturbi Dsm 5), dovrebbe includere équipe multidisciplinari e interdisciplinari per una presa in carico attraverso il modello bio-psico-sociale;

7) ad adottare le iniziative di competenza per sostenere e migliorare la presa in carico domiciliare da parte dei servizi assistenziali, riabilitativi e sociali della persona con esiti da grave cerebrolesione acquisita (Gca) e della sua famiglia, anche attraverso il budget di salute, promuovendo e incrementando, per quanto di competenza su tutto il territorio nazionale, la realizzazione e l'attivazione di servizi territoriali adeguati e capillari affinché ogni persona possa trovare assistenza all'interno della propria regione, nonché sostegni economici, psicologici e di sollievo alle famiglie, valutando altresì a tal fine, l'opportunità di garantire i Lep (livelli essenziali delle prestazioni) che integrano gli interventi socio-sanitari con quelli socio-assistenziali (legge n. 328 del 2000);

8) ad adottare le iniziative di competenza per dare pratica attuazione alla legge n. 328 del 2000 sul «Progetto di vita», affinché, a partire dal profilo funzionale della persona, dai bisogni e dalle legittime aspettative nel rispetto della propria autonomia e capacità di autodeterminazione, si individui sulla base del combinato disposto della Convenzione Onu e della classificazione Icf, quale sia il ventaglio di possibilità, servizi, supporti e sostegni, formali (istituzionali) e informali, che possano permettere alla stessa di migliorare la qualità della propria vita, di sviluppare tutte le sue potenzialità, di poter partecipare alla vita sociale e di avere, laddove possibile, una vita indipendente e di poter vivere in condizioni di pari opportunità rispetto agli altri;

9) ad adottare iniziative di competenza per completare il censimento delle persone autistiche, anche promuovendo una digitalizzazione delle diagnosi e dei bisogni, al fine di tracciare una mappa di servizi, capillarmente distribuiti sui territorio nazionale, a misura delle esigenze e delle prospettive di vita, finalizzando così gli investimenti in funzione non soltanto assistenziale, ma di recupero di un ruolo sociale attivo;

10) ad adottare iniziative di competenza per prevedere l'accesso permanente delle associazioni delle persone autistiche, delle famiglie e dei comitati che svolgono attività di indirizzo per supportare la famiglia nella scelta del luogo di cura e nel percorso da avviare, ai tavoli istituzionali di riferimento e coordinamento, promuovendo, altresì, percorsi di fattiva collaborazione tra gli enti, le associazioni del terzo settore, le famiglie e le persone autistiche, per la promozione e realizzazione di progetti e buone prassi che ridisegnino il welfare sociale italiano finalizzato a garantire pari opportunità e prospettive di vita dignitosa e realizzata a ogni persona indipendentemente dalla condizione di partenza;

11) ad adottare iniziative di competenza per prevedere che in ogni polo diagnostico venga istituito un Pua (punto unico di accesso) per fornire alle famiglie e alle persone autistiche tutte le indicazioni relative alle cure, agli interventi psicoeducativi, indennità, servizi assistenziali e altre utili informazioni alle quali si ha diritto;

12) ad adottare iniziative per rivedere la definizione di Autismo del Dsm 5, che è stato erroneamente inserito nell'allegato al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, che ha aggiornato i Lea tra le psicosi prevedendo l'inserimento del disturbo dello spettro autistico all'interno dei disordini del neuro-sviluppo aggiornando, pertanto, i Lea;

13) a riconoscere, attraverso un'iniziativa normativa ad hoc, il ruolo fondamentale del caregiver familiare, cioè di colui che molto spesso si occupa a tempo pieno, in totale solitudine, di un familiare con grave disabilità;

14) ad adottare iniziative per garantire un puntuale aggiornamento della Linea guida 21 sui disturbi dello spettro autistico in età evolutiva dell'Istituto superiore di sanità e il ritiro delle «Raccomandazioni della Linea guida per la diagnosi e il trattamento di bambini e adolescenti con disturbo dello spettro autistico», pubblicate dall'Iss il 25 febbraio 2021, che raccomandano antipsicotici di vecchia generazione in età evolutiva;

15) ad adottare iniziative per prevedere personale competente nelle scuole, ovvero docenti formati, in materia di spettro autistico, di disturbi del neuro-sviluppo e delle disabilità intellettive, che statisticamente sono più del 70 per cento degli alunni disabili e/o con Bes, considerato che la formazione del personale scolastico e parascolastico dovrebbe essere multidisciplinare (scienze dell'apprendimento, scienze sociali e altre) e dovrebbe permettere di approfondire gli aspetti sensoriali, i differenti stili relazionali, comunicativi e cognitivi, stabilendo, altresì, percorsi formativi di una nuova classe di educatori-assistenti-tutor-mediatori neuro-culturali per supportare in modo professionale e competente le persone autistiche nell'arco della vita;

16) ad adottare iniziative per garantire percorsi lavorativi per le persone autistiche in virtù della legge n. 168 del 1999 sul collocamento mirato delle persone disabili applicata principalmente alle disabilità motorie e assicurandone l'operatività capillare in tutto il territorio nazionale, nonché l'accessibilità, di strumenti che facilitino l'inserimento nel mercato del lavoro, come la certificazione delle competenze lavorative (di cui al sistema nazionale di certificazione delle competenze previsto dall'articolo 4, comma 58, della legge n. 92 del 2012);

17) ad adottare iniziative di competenza, in accordo con le regioni, per garantire e prevedere azioni di controllo capillare dei centri diurni e delle strutture residenziali presenti sul nostro territorio per verificarne la corretta gestione e tutela delle persone autistiche, disabili e non autosufficienti seguite, atte a verificare e individuare situazioni segreganti, abusi fisici e/o psicologici, mancata o inadeguata gestione dei programmi psicoeducativi, abilitativi, occupazionali e assistenziali;

18) ad adottare iniziative, anche normative, per trasformare gli attuali servizi per le persone disabili in servizi sociali di qualità, in grado di promuovere l'indipendenza delle persone disabili nei loro luoghi di residenza, anche in aree rurali, promuovendo, in luogo dei tradizionali centri diurni, laboratori delle arti e dei mestieri in grado di promuovere attività occupazionali e/o lavorative, posto che occorre favorire e finanziare la creazione di esperienze di piccole comunità di tipo familiare e modelli di cohousing, villaggi polifunzionali integrati e fattorie sociali polivalenti, andando incontro alle scelte individuali delle persone e delle famiglie interessate, anche attraverso lo snellimento degli iter burocratici e, prevedendo agevolazioni fiscali.
(1-00543) «Villani, Nappi, Barbuto, Manzo, Penna, Bella, Grippa, Del Sesto, Segneri, Melicchio, Lorefice, Del Monaco, Sportiello, Provenza, Federico, Misiti, Ianaro, D'Uva, Grillo, Ricciardi, Ruggiero, Flati, Invidia, Grimaldi, Bonafede, D'Arrando, Barzotti, Ciprini, Olgiati, Tuzi, Sut, Masi, Micillo, Orrico, Spadafora, Sarti, Mammì».

Risoluzione in Commissione:


   La IV Commissione,

   premesso che:

    occorre chiarire con qualche grado di attendibilità o quantomeno approfondire le vicende che riguardano l'uranio impoverito e la morte di alcuni militari in conseguenza di tumori linfatici;

    sono state presentate diverse interrogazioni in Commissione da parte degli ex deputati Artini e Catalano (Artini n. 5-12635, Catalano n. 5-12590), nel corso della XVII legislatura, e dell'onorevole Tondo nel corso della presente legislatura (n. 5-05559; n. 5-05108);

    nel 2017 è stato pubblicato un articolo scientifico finanziato dal Ministero della difesa italiano (domanda di sovvenzione di progetto: D85D10000250001) riguardante uno studio dal titolo tradotto dall'inglese: «Mancanza di evidenza per l'insorgenza post-vaccino di disturbi autoimmuni/linfoproliferativi, durante un follow-up di nove mesi nel personale militare italiano vaccinato in modo multiplocinato»; nell'ultima parte della relazione si sostiene che «le vaccinazioni multiple nei giovani adulti sono sicure e non associate allo sviluppo di autoimmunità e linfoproliferazione durante un monitoraggio di nove mesi»;

    l'emergere di alcuni casi di linfomi di Hodgkin e non Hodgkin in personale militare delle Forze armate italiane altrimenti sano ha alimentato l'ipotesi, in diversi soggetti, che le vaccinazioni, specie quelle multiple, possano rappresentare importanti cofattori per l'induzione di disturbi linfoproliferativi;

    la Commissione parlamentare di inchiesta sull'uranio impoverito e vaccini della XVII legislatura ha evidenziato, nel capitolo dal titolo: «Controesame dello studio commissionato dal Ministero della difesa sulle vaccinazioni multiple nei giovani adulti», le contraddizioni emerse nello studio scientifico sopracitato,

impegna il Governo:

   a farsi promotore, nelle opportune sedi, di iniziative che consentano l'acquisizione di ulteriori informazioni al fine di avere una buona conoscenza di quanto accaduto in modo che situazioni analoghe non si ripetano, a tutela dei cittadini e del prestigio delle Forze armate;

   a riconsiderare la validità scientifica dello studio ed a valutare l'ipotesi di promuovere una revisione dei casi nei quali, in conseguenza di questo studio, ci sia stata un'errata valutazione nelle cause di risarcimento.
(7-00753) «Tondo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CAPITANIO, DONINA, FOGLIANI, FURGIUELE, GIACOMETTI, MACCANTI, RIXI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   nel 2015 è stata varata la Strategia nazionale per la banda ultralarga, che, al momento, ha mobilitato oltre 12 miliardi di euro di risorse pubbliche e private;

   con il Piano nazionale di ripresa e resilienza si intende accelerare ulteriormente la strategia della banda ultralarga, garantendo la piena concorrenza nella fornitura dei servizi;

   l'obiettivo dei piani sulla connettività, approvati nel Pnrr è quello di portare la connettività stessa a 1 Giga su tutto il territorio nazionale entro il 2026, in anticipo rispetto agli obiettivi europei del Digital compass (2030), eliminando così il gap sulle alte prestazioni che ancora affligge il Paese: secondo l'ultimo indice Desi l'Italia si colloca al 17° posto per «Connettività» sui 28 Paesi dell'Unione europea, e solo il 13 per cento delle famiglie italiane possiede un abbonamento di rete fissa ad almeno 100Mbit/s;

   a marzo 2021 era stata annunciata, in base ad una lettera di intenti tra Tim e Cassa depositi e prestiti, la finalizzazione delle operazioni che avrebbero visto FiberCop s.p.a. fondersi con Open Fiber s.p.a., per la realizzazione della cosiddetta «rete unica», che risulta necessaria per risolvere le disfunzioni dell'attuale sistema e realizzare la cosiddetta rete Fiber To The Home (Ftth). La società nata dalla descritta fusione si sarebbe dovuta chiamare «AccessCo», ed avrebbe dovuto fornire connettività a tutti i gestori già operanti sul mercato italiano;

   nei mesi successivi, il progetto non sembrerebbe essersi consolidato e le due realtà societarie continuano ad operare in modo concorrenziale sul medesimo mercato;

   secondo la stampa specializzata, Tim starebbe portando avanti un progetto alternativo di fusione con Open Fiber che non riguarderebbe la rete primaria in fibra ottica, ma quella secondaria –:

   quale sia la strategia del Governo in ordine alla realizzazione di una rete in fibra, con architettura avanzata ed in linea con le aspirazioni di infrastruttura al servizio della gigabit society.
(5-07045)


   CASU, GARIGLIO, BRUNO BOSSIO, ANDREA ROMANO, DEL BASSO DE CARO, PIZZETTI, CANTINI e PRESTIPINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   Dazn Group, controllata da Access Industries, è uno dei leader mondiali nello streaming a pagamento di contenuti sportivi sia in diretta che on demand;

   è presente in oltre 200 Paesi e, tra gli eventi sportivi che offre, c'è tutta la Serie A TIM, la Serie BKT, la UEFA Europa League, la UEFA Conference League, LaLiga, FA Cup, Carabao Cup, Copa Libertadores, Copa Sudamericana, MotoGP, Moto2 e Moto, i canali Eurosport 1 HD ed Eurosport 2 HD con tennis, basket, ciclismo, sport invernali ed altro;

   nel marzo 2021, con un'offerta di 840 milioni di euro a stagione, si è aggiudicata i diritti per tutte le partite di campionato di Serie A, di cui 7 in esclusiva e 3 in co-esclusiva con altro operatore, per il triennio 2021-2024 in partnership con TIM;

   stando a quanto si apprende da numerose testate giornalistiche, a partire da metà dicembre non sarà più possibile utilizzare due utenze con un unico abbonamento, così come previsto dal punto 8.3 delle condizioni di utilizzo della piattaforma, e agli utenti abbonati sarà garantito il diritto di recesso, entro 30 giorni;

   tale decisione, non prevista dalle condizioni generali di contratto, potrebbe arrecare notevole pregiudizio nella fruizione del servizio e sta, pertanto, generando in centinaia di migliaia di tifosi e appassionati molte critiche e preoccupazioni;

   nei mesi scorsi, a causa di continui malfunzionamenti e ripetuti disservizi della piattaforma, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha comunicato di aver avviato un'istruttoria per «definire i parametri di qualità dei servizi di trasmissione», nonché «le soglie ed i criteri per la quantificazione e la corresponsione di indennizzi nei confronti degli utenti a fronte dei disagi subiti»;

   il 22 settembre 2021, la Commissione Trasporti ha approvato una risoluzione proposta dalla Presidente e sottoscritta dai componenti dei gruppi parlamentari che impegna il Governo ad adottare tutte le iniziative di competenza, anche normative, volte ad assicurare che Dazn e tutti gli altri operatori che offrono servizi analoghi garantiscano agli utenti piena tutela in materia di trasparenza, informazione, indennizzi, reclami e assistenza tecnica, a valutare l'opportunità di un rafforzamento dei poteri conferiti all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e prescrivere alle piattaforme e agli operatori di individuare modalità di trasmissione dei contenuti audiovisivi idonee al miglioramento della qualità del servizio al cliente finale –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, anche sul piano normativo, al fine di tutelare gli interessi di milioni di tifosi.
(5-07054)

Interrogazione a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dall'anno 2010 la Calabria è commissariata dal Governo per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale;

   di recente, il presidente della stessa regione è stato nominato commissario ad acta;

   in un articolo giornalistico pubblicato il 9 novembre 2021 sulla testata on line Corriere della Calabria, si ricostruiscono le persistenti criticità relative all'assistenza sanitaria nel territorio della Sibaritide, sia per quanto concerne gli ospedali, che per quanto riguarda la specialistica ambulatoriale e la carenza di personale medico nel servizio 118 e nelle postazioni di continuità assistenziale;

   nello stesso articolo, si fa poi riferimento alla «mamme dei bambini con patologie neurodegenerative e psichiatriche di Corigliano-Rossano e del territorio ionico, che da mesi ormai – in dignitoso silenzio – si sobbarcano ogni settimana centinaia di chilometri per portare i loro figli fuori regione per ricevere cure specialistiche»;

   nell'articolo si legge che la Calabria «è l'unica delle poche regioni in Italia a non avere un reparto ospedaliero di neuropsichiatria infantile (ci sono solo unità operative ambulatoriali)»;

   ivi si aggiunge che nel distretto ionico dell'Asp di Cosenza «è da mesi che manca persino la figura di riferimento medico», circostanza che, continua l'articolo, «rende, ovviamente, tutto più difficile»;

   «proprio le mamme – prosegue l'articolo – nelle settimane scorse hanno scritto al commissario dell'Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina, e al direttore del distretto Jonio, Antonello Graziano, per denunciare questo disagio», ma «non hanno ricevuto alcuna risposta», pur avendo lamentato che «da mesi ormai viene meno la figura di un medico specializzato che si occupi di prevenzione, di cure, di diagnosi per i bambini con patologie neurologiche», al punto da dover ricorrere «a centri fuori regione per garantire le cure necessarie ai propri figli, attivando quei viaggi che ogni genitore definisce come “viaggio della speranza”»;

   «a far più rabbia, però, è l'atteggiamento – si legge nell'articolo – dell'apparato manageriale e direzionale», «che non risponde, che sembra essere totalmente insensibile»;

   nell'articolo è aggiunto che le stesse mamme chiedono «il ripristino immediato di un medico specializzato che si occupi» dei loro bambini, con l'intenzione, delle medesime, di continuare «a lottare sempre per i diritti dei» loro figli;

   ai sensi dell'articolo 1 della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, ratificata in Italia resa esecutiva dalla legge 27 maggio 1991 n. 176, «per fanciullo si intende ogni essere umano avente un'età inferiore a diciott'anni»;

   la Convenzione tutela il diritto alla vita (articolo 6), il diritto alla salute e alla possibilità di beneficiare del servizio sanitario (articolo 24), il diritto di esprimere la propria opinione (articolo 12) e a essere informati (articolo 13);

   l'articolo 44 della Convenzione prevede che tutti gli Stati siano sottoposti all'obbligo di presentare al Comitato Onu sui diritti dell'infanzia un rapporto periodico, ogni 5 anni, sull'attuazione, nel loro rispettivo territorio, dei diritti previsti dalla Convenzione;

   nella sentenza numero 275 del 2016, la Corte costituzionale ha scritto che «è la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l'equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione» –:

   quali siano gli orientamenti del Governo rispetto alla condizione dell'assistenza neuropsichiatrica dei minori residenti in Calabria, anche in relazione ai livelli di attuazione della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo da parte dello Stato italiano;

   se il Governo non intenda assumere iniziative urgenti di competenza, per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Calabria e/o di carattere normativo, per colmare le suddette carenze relative all'assistenza neuropsichiatrica dovuta ai minori residenti nel territorio della Sibaritide e, più in generale, nell'intera regione Calabria.
(4-10657)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   EHM, D'UVA e LEDA VOLPI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il conflitto esploso, nel 2015, in Yemen tra la coalizione guidata dall'Arabia Saudita, le forze del governo legittimo yemenita e il gruppo armato Houthi parrebbe essere destinato ad arrivare al compimento del suo settimo anno. Gli accordi promossi mediati dall'Onu il 13 dicembre 2018 a Stoccolma non sono stati, di fatto, onorati dal gruppo Houthi;

   secondo quanto riportato dal Ministro dell'informazione yemenita, El-Heryani, il gruppo Houthi starebbe pianificando nuovi attacchi, mentre continua ad attaccare obiettivi sensibili del Paese, nel sud e nell'ovest del governatorato di Marib, utilizza bambini kamikaze e, più in generale, li recluta per combattimenti. La causa di tale scelta sarebbe riconducibile alle gravi e ingenti perdite subite dalle forze Houthi nei combattimenti;

   secondo la Ong Hogo le forze Houthi, nel governatorato di Marib, hanno compiuto attacchi sui civili, deliberatamente su case e villaggi. L'Ong citata ha denunciato che, il 3 novembre 2021, oltre 100 civili sarebbero rimasti uccisi nel bombardamento di Dar Al-Hadith, mentre il gruppo armato Houthi starebbe avanzando nella zona di Al-Balaq. Nella zona di Marib, gli Houthi, hanno condotto un attacco balistico ai danni di due torri di telecomunicazione (Mtn e Saba) e posto mine anti uomo nella periferia di Marib;

   come più volte ribadito da numerosi report delle Nazioni Unite lo Yemen sta affrontando una delle peggiori crisi economiche dell'ultimo secolo con forti svalutazioni del Ryal (moneta yemenita). Questo comporta di fatto perdita di acquisto, da parte della popolazione, stremata da oltre sei anni di conflitto e impossibilitata all'acquisto dei beni di prima necessità. Un rapporto del Governo di Marib ha individuato 54.502 sfollati nei soli distretti meridionali di Marib, Harib, Al Abdiya e Al Juba –:

   se sia conoscenza dei fatti esposti e se si intendano valutare iniziative di sensibilizzazione e ogni altra iniziativa di competenza, per promuovere la risoluzione pacifica del conflitto, valutando altresì la possibilità di prevedere un blocco all'esportazione di tutti gli armamenti verso i Paesi e i gruppi coinvolti nel conflitto yemenita.
(5-07048)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni, da quando la rotta per le migrazioni del Mediterraneo occidentale è stata contenuta, la «rotta balcanica» è diventata la principale via di accesso in Europa, a seguito dell'apertura dei confini da parte dell'Unione europea e degli Stati balcanici e proprio tra questi, la Bosnia-Erzegovina ne è una tappa obbligata;

   in Bosnia si è quindi venuta a creare una specie di esternalizzazione delle frontiere europee: a pochi chilometri dai confini con la Croazia, sorgono accampamenti di profughi che attendono il momento giusto per tentare l'attraversamento; con le forze dell'ordine croate che spesso giorno respingono illegalmente e violentemente molti di essi, come documentato dalla stampa europea e dalle principali organizzazioni umanitarie;

   recentemente, il quotidiano The Guardian ha pubblicato foto e testimonianze choc raccolte al confine tra Croazia e Bosnia, facendo riferimento per la prima volta anche ad aggressioni a sfondo sessuale, che il Ministero dell'interno croato ha negato, assicurando che le indagini interne non hanno portato ad «alcun riscontro». Anche le inchieste di Lighthouse Report, Avvenire e Domani stanno facendo luce su episodi gravissimi che avvengono sistematicamente sul confine tra Croazia e Bosnia. «Nel giro di una settimana più di 75 persone hanno denunciato casi di trattamento inumano, pestaggi selvaggi e, in un'occasione, anche di violenza sessuale» ha riferito la segretaria generale del Danish Refugee Council;

   spesso si sono ripetuti gli appelli alla Commissione europea affinché faccia luce sul comportamento delle forze dell'ordine in Croazia. Dopo l'intervento della commissaria del Consiglio d'Europa per i diritti umani Dunja Mijatović, che a fine ottobre ha chiesto alle autorità di Zagabria di punire gli agenti colpevoli di violenze, si è espressa anche la Commissaria europea agli affari interni, che ha assicurato che l'esecutivo europeo prenderà molto sul serio le accuse rivolte alla polizia croata;

   a metà giugno 2021 la Commissione aveva promesso una missione di controllo in Croazia, ma, parrebbe che le ispezioni sul confine croato, disposte per assicurarsi che non vi siano violazioni da parte degli agenti croati nell'esercizio del controllo delle frontiere e disposte a seguito di varie denunce per maltrattamenti ai danni dei migranti che tentavano di entrare in Europa, siano concordate in anticipo, rendendo dunque del tutto vana la loro funzione;

   difatti, secondo L'Avvenire, rispondendo a una richiesta di accesso agli atti del «Centro studi per la pace» di Zagabria, il segretario di Stato Terezija Gras afferma che il «meccanismo di sorveglianza sul trattamento da parte degli agenti di polizia dei migranti irregolari e dei richiedenti protezione internazionale», avviene attraverso «visite annunciate al confine»;

   negli ultimi anni, l'Unione europea ha stanziato oltre 100 milioni di euro per aiutare il Paese dei Balcani a far fronte all'arrivo di migranti. Circa 13,8 sono stati stanziati attraverso uno specifico meccanismo per le emergenze, mentre altri 88 sono stati assegnati dall'Unione europea alla Bosnia ed Erzegovina nel periodo 2018-2021 per «la gestione delle migrazioni, l'implementazione del sistema di asilo e accoglienza, nonché la gestione delle frontiere»; ma, di fatto, la situazione dei migranti resta al limite dell'emergenza umanitaria;

   i canali umanitari e le vie legali di ingresso restano soluzioni strutturali e prioritarie per la gestione controllata e sicura degli ingressi di migranti in Europa sia riservati ai richiedenti protezione internazionale, che a coloro che migrano per lavoro, ma deve anche essere necessaria e garantita la protezione delle persone in viaggio, soprattutto quella dei più vulnerabili –:

   se intenda chiarire quali siano i prossimi passi che l'Unione europea intende affrontare per gestire, al meglio e in maniera comune, la drammatica situazione dei migranti che affrontano la cosiddetta rotta balcanica.
(5-07049)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAITTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende dagli organi di stampa, il 18 luglio 2021 il ventiquattrenne originario di Adrano, Anthony Bivona, è stato trovato privo di vita all'interno della sua abitazione nella città di Darmstadt, in Germania, dove il giovane lavorava come gommista;

   secondo la versione sinora fornita dalle autorità tedesche, Anthony Bivona si sarebbe impiccato nella tromba delle scale del suo appartamento con una cintura di plastica;

   così come recentemente emerso, da alcuni articoli di stampa e da una inchiesta delle «Iene» andata in onda il 6 novembre 2021, le circostanze del decesso sono tuttora un mistero sul quale rimangono parecchie contraddizioni, punti non chiari e testimonianze sommarie;

   in particolare, secondo quanto riportato dall'inchiesta delle Iene – in base anche a quanto detto da legali ed esperti –, vi sarebbero incongruenze sulla ricostruzione dei fatti; risultano assenti i tipici segni da impiccagione sul corpo del giovane Bivona ed, inoltre, non sarebbero state acquisite, dalle autorità tedesche, ulteriori importanti testimonianze;

   nonostante la presenza di tali elementi e nonostante le circostanze del decesso siano ancora tutte da chiarire, la morte del giovane Bivona è stata archiviata dalla polizia tedesca come suicidio senza effettuare accertamenti più approfonditi;

   per tali motivi la famiglia Bivona ha intrapreso un «lotta per la verità e per la giustizia» sulla scomparsa del giovane Anthony Bivona;

   considerando che desta particolare preoccupazione il fatto che non siano stati intrapresi, dalle autorità tedesche, ulteriori esami autoptici e accertamenti al fine di poter ricostruire in maniera completa i fatti e che, da quanto emerso dagli organi di stampa e dall'inchiesta delle Iene, emergerebbero evidenti lacune sul caso che meriterebbe ulteriori approfondimenti;

   va considerato il ruolo e la competenza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale nella tutela dei cittadini italiani all'estero e che, inoltre, occorre chiudere questa vicenda assicurando giustizia e risposte certe ai familiari della vittima –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza affinché si faccia chiarezza sulla vicenda sopra richiamata.
(4-10660)


   FORMENTINI, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI, RIBOLLA, SNIDER e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   stando a notizie riprese dalle agenzie di stampa, il 5 novembre 2021 forze militari leali al governo etiope avrebbero compiuto un'incursione in un centro gestito dai Salesiani nella zona di Gottera, pressi di Addis Abeba, arrestando 17 tra sacerdoti, fratelli religiosi e impiegati, tutti presi senza ragione e deportati in un luogo sconosciuto;

   non si tratterebbe neanche di un caso isolato, poiché anche altre residenze religiose sarebbero state prese recentemente di mira;

   in un'altra circostanza, agenti di polizia sono entrati nella cattedrale cristiana ortodossa di Addis Abeba, costringendo sacerdoti e monaci tigrini a interrompere le funzioni religiose, per poi caricarli su furgoncini delle forze di sicurezza e condurli in luoghi non identificati;

   quanto sta accadendo in Etiopia rappresenta una grave sfida all'esercizio della libertà religiosa alla quale è opportuno rispondere con la massima fermezza –:

   di quali informazioni il Governo disponga in merito alla nazionalità dei religiosi tratti in arresto varreste e quali iniziative di competenza intenda assumere per stigmatizzare quanto sta accadendo e affinché le autorità etiopiche adottino una condotta non lesiva dei diritti dei religiosi cristiani.
(4-10664)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TESTAMENTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'abbazia benedettina di San Vincenzo al Volturno è un luogo suggestivo e splendido, collocato in una valle tra i monti del Molise. Pur essendo un importante sito archeologico dell'alto Medioevo presente in Europa, l'accesso risulta essere oggetto di molte complicazioni, di diversa natura;

   pur già risaputo, in un articolo apparso sul sito del Magazine «Archeostorie» (9 luglio 2021) poi ripreso da altre testate on line, veniva denunciato l'alto costo del biglietto d'ingresso e la limitata fruizione del sito, a causa della carenza di personale;

   all'interno dell'abbazia, la cripta dell'abate Epifanio rappresenta un vero e proprio gioiello con un ciclo di affreschi assolutamente unico risalente al IX secolo a.C. Nonostante ciò, la sua fruizione da parte di cittadini e turisti presenta molti problemi perché i resti dell'antica abbazia rientrano sotto la giurisdizione del Ministero della cultura, mentre la cripta risulta essere di proprietà dell'Abbazia di Montecassino, incaricata dal 1993, anno di erogazione dei primi fondi pubblici destinati alla stabilizzazione ambientale della cripta e alla conservazione delle pitture e dell'intero sito archeologico, a gestire tali risorse;

   in questi anni – a parere dell'interrogante – l'Abate di Montecassino, malgrado la natura pubblica del sito archeologico, ha messo in atto una gestione privatistica del sito, al punto da rendere il bene di difficile accessibilità al pubblico. Sempre dall'articolo di stampa di cui sopra si evince che, nel 2018, era stato raggiunto un accordo per il quale l'abbazia Montecassino concedeva la possibilità di effettuare le visite in cambio di una percentuale sui biglietti di ingresso, ma il 24 giugno 2021 il rappresentante locale dell'abbazia ha ritirato le chiavi della cripta ai funzionari della Soprintendenza, riferendo che da quel momento avrebbero gestito direttamente gli ingressi, previa prenotazione, al costo di 10 euro. Dell'accesso all'area archeologica, invece, continua a occuparsene la Direzione regionale musei del Molise, al costo di 5 euro, ma lo stesso è fortemente condizionato dalla carenza di personale di custodia;

   la vicenda di cui sopra è, da anni, all'attenzione dell'opinione pubblica locale, anche in merito ad alcune situazioni gestionali poco chiare che hanno portato a un ingente sperpero di denaro pubblico destinato alle infrastrutture per la musealizzazione del sito. Inoltre, la questione è stata oggetto nel 2006 di un atto di sindacato ispettivo, il n. 5-00280, dell'onorevole Titti De Simone, nel quale si contestava la possibilità per l'abate di decidere in via esclusiva se e chi fare entrare nella cripta di Epifanio e si chiedeva chiarezza sulla gestione da parte dell'Abbazia dei cospicui finanziamenti pubblici fino ad allora erogati. Recentemente a quanto consta all'interrogante, sarebbero stati assegnati alla Soprintendenza ulteriori 100.000 euro di fondi pubblici per la conservazione della cripta, ma molte riserve sarebbero state sollevate dagli addetti ai lavori circa le modalità di utilizzo di tali fondi e i contenuti dell'accordo di programma con la regione Molise;

   si è di fronte a una vicenda paradossale in cui in un'area archeologica pubblica (San Vincenzo al Volturno) il monumento più importante, di proprietà privata, (la Cripta dell'abate Epifanio) è gestito come una «enclave» extraterritoriale per quanto riguarda le visite di cittadini e turisti, mentre gli oneri della manutenzione ricadono sullo Stato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa situazione e quali elementi possa fornire in merito;

   se non ritenga doveroso adottare le iniziative di competenza per verificare le motivazioni che hanno indotto il rappresentante locale dell'Abbazia a mettere in discussione l'accordo raggiunto nel 2018, impedendo di fatto la fruibilità pubblica della cripta di Epifanio e dell'intera area archeologica di San Vincenzo;

   quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di garantire una gestione trasparente e soprattutto finalmente una migliore fruizione dell'intera area archeologica.
(5-07044)

Interrogazione a risposta scritta:


   CAPITANIO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Santuario della Madonna della Rocchetta a Paderno d'Adda ebbe origine nel momento di maggior fervore religioso della città di Milano, quando fu costruito anche il Duomo dedicato a Maria Nascente. Nel 1386, infatti, Beltrando da Cornate volle far erigere vicino alla Rocchetta una chiesa dedicata alla Vergine con insieme una casetta dove dovevano abitare i frati eremiti dell'ordine di Sant'Agostino;

   nei primi decenni del XV secolo, il fiume Adda divenne il confine tra i territori del ducato di Milano e quelli della Repubblica di Venezia e, per questo, vennero inviati presso il convento alcuni soldati; la difficile convivenza convinse i frati ad abbandonare il luogo e, nell'ottobre 1484, si procedette alla soppressione del convento, facendo confluire tutti i possessi al patrimonio del monastero milanese di San Marco. All'interno della chiesa vi erano affreschi rappresentanti la Vergine, San Rocco e San Sebastiano;

   Giovanni Dozio, professore di scienze bibliche e collaboratore del Museo archeologico di Milano scrisse nella seconda metà del XIX secolo di aver trovato accenni di un forte o rocchetta più antico rispetto alla fondazione della chiesa. Dozio riteneva che si trattasse di un castello eretto intorno all'anno Mille. In queste carte del XV e XVI secolo, oltre alla chiesa di Cornate d'Adda è nominato un «castrum quod nominatur Rauca» ossia una «rocca»;

   nei primi anni Novanta furono scoperte delle fortificazioni che, in origine, dovevano cingere completamente la cima del colle di Santa Maria e le cerchia di mura erano realizzate con ciottoli legati e malta di calce. Grazie alla tessitura del muro, che era realizzato un po' in stile romano e un po' in stile greco, si ipotizza che la fortificazione sia databile al periodo altomedievale e non all'epoca visconteo-sforzesca;

   dal 1998 al 2000, nelle campagne vicine alla chiesa della Madonna della Rocchetta, sono stati effettuati degli scavi, che riportarono alla luce un'immensa cisterna d'acqua risalente all'alto Medioevo situata proprio di fronte alla chiesa;

   dal 2009, il Santuario della Madonna della Rocchetta è divenuto tappa del Cammino di Sant'Agostino, pellegrinaggio che tocca 50 santuari mariani in Brianza e meta di gruppi e scolaresche e di un buon numero di visitatori che possono così ammirare la bellezza della chiesa e del paesaggio che la circonda;

   il piccolo Santuario, che gode di una posizione invidiabile dal punto di vista naturalistico e geografico, lì dove il fiume Adda si divide dal Naviglio di Paderno, si trova nel cuore del Parco regionale Adda Nord, nel tratto denominato Ecomuseo Adda di Leonardo, poco distante anche dal Villaggio Crespi d'Adda, sito Unesco;

   la chiesa, che inizialmente veniva aperta una sola volta l'anno, dal 2006 è visitabile tutti i giorni, unitamente a tutta l'area archeologica circostante grazie all'instancabile lavoro del manutentore volontario incaricato dalla parrocchia di Porto d'Adda;

   purtroppo, come riportano i giornali del territorio, la collaborazione con lo storico custode si è interrotta, non senza qualche polemica, e al momento non si è riusciti a trovare un sostituto volontario per proseguire l'encomiabile attività che ha permesso alla cittadinanza di godere di un patrimonio storico e architettonico di gran pregio –:

   quali iniziative per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda intraprendere per assicurare la manutenzione ordinaria e straordinaria e l'apertura al pubblico di questo sito.
(4-10661)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GAGLIARDI. — Al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Business Unit «Sistemi di Difesa» di Leonardo Company è composta dagli armamenti terrestri, navali e subacquei di Oto Melara e Wass, rappresenta un'eccellenza industriale italiana ed internazionale ed è organizzata su quattro siti produttivi – La Spezia, Livorno, Brescia e Pozzuoli;

   come noto ed emerso più volte negli ultimi mesi a mezzo stampa, per la Business Unit vi è un forte interesse all'acquisto da parte della Fincantieri Spa per realizzare una sinergia nel settore della Difesa, con una distanza tra domanda ed offerta, sempre secondo la stampa, di circa 300 milioni di euro;

   secondo indiscrezioni e conferme sui giornali, non solo Fincantieri sarebbe interessata alla Business Unit, ma anche realtà industriali europee del settore, più in particolare tedesche e francesi, solamente per la parte terrestre, creando uno spacchettamento dei settori produttivi;

   sul punto, in assenza di notizie confermate da parte di Leonardo Company, le maestranze sindacali hanno lanciato lo stato d'agitazione; per esempio il sito della Spezia ha proclamato già sciopero e presidio fuori dai cancelli;

   la questione «Sistemi di Difesa» – ex Oto Melara e Wass è un grande fatto nazionale date le sue specificità e diverse potenzialità rispetto alla concorrenza. Occorre, dunque, che ci siano tutte le garanzie per assicurare il futuro produttivo e occupazionale dei vari siti, la qualità delle sue produzioni, la competitività nel mercato globale ed assicurare il futuro occupazionale di tutte le maestranze, sia quelle dirette che quelle dell'indotto;

   è necessaria una forte attenzione del Governo e delle istituzioni sul futuro della realtà industriale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano intraprendere, con la massima urgenza, nei confronti di Leonardo Spa, controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze;

   se si intenda sostenere la vendita all'estero di un'azienda italiana, spacchettando un'eccellenza e mettendo in serio pericolo le quote occupazionali.
(5-07043)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 16° Stormo «Protezione delle Forze» nasce per offrire protezione alle installazioni militari in ambito nazionale ed internazionale. La tipologia di missione normalmente assegnata alla componente Fca comprende il concorso al dispositivo di sicurezza di rischieramenti militari all'estero, per operazioni di mantenimento della pace e di soccorso umanitario, nonché l'attuazione in campo nazionale di misure di protezione in occasione di grandi eventi o di mantenimento dell'ordine pubblico;

   dopo lo scioglimento in seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943, il 25 maggio 2004 il 16° Stormo viene ricostituito con la denominazione «Protezione delle Forze», presso il sedime di Martina Franca (Taranto), già sede dal 1964 del 3° R.O.C. (Comando Operativo di Regione), e successivamente del Reparto Comunicazioni Operative;

   la città di Martina Franca è, sin dal 1959, una sede storica dell'Aeronautica militare;

   secondo alcuni organi di stampa locale il presidio potrebbe essere trasferito in un'altra città;

   per Martina Franca un eventuale trasferimento del 16° Stormo non rappresenterebbe solo un danno d'immagine, ma anche un problema di ordine economico, considerato il non trascurabile indotto che gravita intorno alla struttura –:

   se intenda confermare o smentire la notizia secondo la quale la sede del 16° Stormo dell'Aeronautica militare, con sede a Martina Franca potrebbe essere presto trasferita in altra sede.
(4-10653)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   MENGA, APRILE, NAPPI, MASSIMO ENRICO BARONI e LEDA VOLPI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 28 dell'Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale pone a carico della Azienda sanitaria locale (Asl) il puntuale e tempestivo aggiornamento dell'anagrafe regionale degli assistiti in caso di morte o trasferimento di residenza degli stessi, pertanto, è l'Azienda a dover dare comunicazione al medico di medicina generale interessato entro un anno dall'evento morte o entro tre mesi dal trasferimento;

   dall'anno 2012, per una corretta gestione dell'anagrafe sanitaria degli assistiti, la regione Puglia si avvale del sistema informativo sanitario «Edotto», ciononostante si sono susseguite negli anni diverse note di sollecito indirizzate alla Asl da parte della stessa regione per il mancato aggiornamento degli elenchi;

   a farne le spese, ancora una volta, sono i medici di medicina generale, difatti, pur non essendo ascrivibile alcuna responsabilità in capo agli stessi, giungono numerose segnalazioni di indebite trattenute in busta paga per il recupero «coatto» di somme riferibili a pazienti deceduti o trasferiti in alcuni casi senza una formale e preventiva comunicazione contenente il dettaglio dei conteggi effettuati e dei nominativi dei pazienti, e ciò che desta l'indignazione dei tanti professionisti sanitari coinvolti è la circostanza che, paradossalmente, i sistemi informativi in loro dotazione risultano correttamente aggiornati;

   a ciò si aggiunge l'amara consapevolezza da parte dei medici di non aver potuto rimpiazzare i pazienti deceduti o trasferiti nell'erronea convinzione di aver raggiunto il numero massimo consentito di assistiti, e di aver subito l'ennesimo danno economico per l'impossibilità di recuperare le tasse già corrisposte su quegli importi;

   la stessa regione Puglia, nella nota di sollecito AOO_081/2754/APS2 del 31 luglio 2014, evidenzia che il sistema «Edotto» utilizza file di scambio con l'anagrafe del Sistema tessera sanitaria del Ministero dell'economia e delle finanze per l'allineamento delle posizioni anagrafiche anche a seguito dell'evento di morte, ma per far sì che tale allineamento si realizzi in automatico è necessaria la coincidenza dei dati anagrafici primari (codice fiscale, nome, cognome, data e luogo di nascita) tra i due sistemi, difatti, in assenza di corrispondenza il sistema Edotto genera report di anomalie;

   inoltre, sempre nella medesima nota, si rileva che l'omessa registrazione dei decessi degli assistiti configura ipotesi di danno erariale oltre che motivo di decadenza automatica dei direttori generali dell'Asl di riferimento i quali, a tutt'oggi, nulla hanno disposto per riparare alla reiterata inosservanza di quanto prescritto dalla vigente normativa –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e, conseguentemente, anche in un'ottica di tutela della categoria dei medici di medicina generale, quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, necessarie ed opportune, intendano assumere:

   a) al fine di garantire una puntuale interconnessione tra il sistema tessera sanitaria e le banche dati delle anagrafi regionali degli assistiti;

   b) al fine di scongiurare il rischio che eventuali responsabilità derivanti dal mancato aggiornamento degli elenchi ricadano sui medici di medicina generale chiaramente incolpevoli dell'eventuale danno erariale che si andrebbe a configurare.
(3-02609)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CENNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 184 a 197, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 – legge di bilancio 2020 – ha introdotto una nuova tipologia di incentivi fiscali, nella forma del credito d'imposta, per le imprese che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato;

   in particolare, il comma 192 del citato articolo 1 prevede che il credito d'imposta sia cumulabile con altre agevolazioni che abbiano ad oggetto i medesimi costi, a condizione che tale cumulo, tenuto conto anche della non concorrenza alla formazione del reddito e della base imponibile dell'imposta regionale sulle attività produttive, non porti al superamento del costo sostenuto;

   tale cumulabilità è stata confermata anche dell'Agenzia delle entrate che ha sancito come il credito d'imposta in questione sia una misura di carattere generale che applicandosi alla generalità delle imprese non è inquadrabile come aiuto di Stato;

   le regioni avevano espressamente comunicato che tale credito di imposta, non avendo natura di aiuto di Stato, poteva essere cumulato con i contributi del Psr, autorizzando gli uffici a liquidare le domande di contributo;

   la posizione espressa dalle regioni era peraltro pienamente in linea con il tradizionale orientamento interpretativo adottato a livello ministeriale: la circolare del Ministero dello sviluppo economico del 4 dicembre 2008, riguardante il cumulo del credito di imposta per la ricerca industriale e sviluppo precompetitivo introdotto dall'articolo 1, commi da 280 a 284, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 aveva infatti stabilito che «il credito d'imposta per le attività di ricerca industriale, che non costituisce aiuto di Stato per espressa valutazione della Commissione Europea, risulta dunque estraneo alle finalità dell'istituto del divieto di cumulo tra diversi aiuti di Stato»;

   in data 17 novembre 2020, la direzione generale dell'agricoltura e dello sviluppo rurale della Commissione europea ha espresso un proprio parere interpretativo riguardo al cumulo delle misure sostegno agli investimenti del Programma di sviluppo rurale 2014/2020 della Regione Siciliana con altre agevolazioni nazionali;

   in tale documento, pur non costituendo aiuti di Stato, il credito d'imposta per gli investimenti costituirebbe un sostegno pubblico e, per l'effetto, il sostegno del Programma di sviluppo rurale, per le stesse spese ammissibili, potrà sì essere concesso in combinazione con il credito d'imposta, ma nei limiti di cumulabilità fissati dall'allegato II del regolamento (UE) n. 1305/2013;

   tale posizione impedisce di fatto ai soggetti beneficiari dei contributi di sviluppo rurale di accedere interamente a qualsiasi forma di agevolazione generale che lo Stato italiano introduce per rispondere con la massima efficacia possibile ad un indirizzo generale di sviluppo;

   tale indirizzo impegna inoltre gli Stati membri ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per il recupero dei contributi che, in una con le agevolazioni fiscali, avessero sorpassato i limiti derivanti dall'applicazione delle aliquote massime di sostegno –:

   se intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per chiarire l'interpretazione della normativa in questione nel senso che i crediti d'imposta di cui all'articolo 1, commi da 184 a 197, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, sono comunque cumulabili con ogni altra agevolazione che abbia ad oggetto i medesimi costi.
(5-07051)


   FRAGOMELI, BOCCIA, BURATTI, CIAGÀ, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in un'intervista al quotidiano il Sole24 ore, facendo un bilancio a un anno dalla piena operatività della piattaforma per la cessione di crediti e sconti in fattura, il direttore dell'Agenzia delle entrate ha affermato che «sono stati individuati circa 800 milioni di euro di crediti dei quali risulta pressoché certa l'inesistenza»;

   secondo i dati resi noti dal direttori, sulla piattaforma, al 30 settembre 2021 risultano 2 milioni e mezzo di euro di operazioni comunicate all'Agenzia delle entrate che hanno attivato scambi per circa 19,3 miliardi di euro, di cui 6,5 miliardi di euro per cessioni e sconti in fattura legati agli interventi del cosiddetto Superbonus 110 per cento (su quasi 11 miliardi di detrazioni previste a fine lavori - dati Enea) e i restanti 12,7 miliardi di euro per tutti gli altri sconti edilizi;

   dato l'ampio ricorso ai bonus edilizi, l'amministrazione finanziaria avrebbe intercettato numerosi crediti inesistenti, soprattutto riferiti a interventi edilizi non effettuati; il tema riguarda soprattutto la cedibilità di questi crediti d'imposta a terzi, anche attraverso il sistema dello sconto in fattura; questi crediti fittizi, infatti, possono essere oggetto di successive «movimentazioni» e, alla fine, essere ceduti a intermediari e quindi monetizzati paventando il rischio che i crediti in questione vengano acquistati mediante l'impiego di capitali di origine illecita da parte di organizzazioni criminali per reinserirli nel circuito legale;

   per limitare fenomeni patologici il legislatore ha previsto, per il «Superbonus 110 per cento» che sia un tecnico ad attestare anche la congruità dei costi, mentre per gli altri bonus, non è prevista una normativa analoga e pertanto vi sarebbero segnalazioni di prezzi sempre più gonfiati;

   l'attività dell'amministrazione finanziaria partendo dall'analisi dei dati a disposizione effettua un controllo ex-post volto ad intercettare le cessioni di crediti caratterizzati da evidenti elementi di frode, tuttavia tali controlli non sembrano sufficienti, a parere degli interroganti, per arginare la possibilità che vengano compiuti illeciti nel complessivo ambito dei bonus edilizi –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per agevolare sistematici interventi preventivi prima che si realizzino illecite fruizioni delle agevolazioni fiscali per l'edilizia.
(5-07053)


   FRAGOMELI e VAZIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dei benefici fiscali di cui all'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, sono fissati i termini entro cui eseguire i lavori ed è concessa al contribuente la facoltà di cedere il relativo credito maturato nei termini indicati dal successivo articolo 121 del medesimo decreto, il quale prevede che l'opzione possa essere esercitata in relazione a ciascuno stato di avanzamento dei lavori e che per gli interventi di cui all'articolo 119 gli stati di avanzamento dei lavori non possono essere più di due per ciascun intervento complessivo e ciascuno stato di avanzamento deve riferirsi ad almeno il 30 per cento del medesimo intervento;

   il comma 13-quinquies del medesimo articolo 119 prevede che «...caso di varianti in corso d'opera queste sono comunicate alla fine dei lavori e costituiscono integrazione della CILA presentata...» –:

   se si intenda chiarire che il contribuente che esegue i lavori, pagando nei corso di essi acconti coerenti con gli stati di avanzamento dei lavori (Sal) non inferiori al 30 per cento, e che non riesce però a portarli completamente a termine, abbia comunque diritto a godere dei relativi benefici fiscali, senza dover restituire i benefici sugli acconti corrisposti, anche sulla residua parte dei lavori eseguiti, ancorché non raggiungano il 100 per cento di quelli preventivati, ferma restando la verifica delle condizioni previste dal citato articolo 119 e, segnatamente, che sia ottenuto e si ottenga la relativa asseverazione e certificazione finale per il passaggio delle 2 classi nel caso di «Superbonus-ecobonus» e il miglioramento sismico nel caso di «Superbonus-sismabonus» nei termini asseverati al momento dell'inizio dei lavori.
(5-07055)

Interrogazione a risposta scritta:


   TRANO, GIULIODORI, CABRAS e LEDA VOLPI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'isola di Bouvet, dipendenza norvegese, è una landa ghiacciata considerata il luogo più remoto e inospitale del pianeta, a parte la presenza di foche, pinguini e uccelli marini, non vi è la presenza di nessun essere umano;

   la «Australian Taxation Office», l'ufficio delle imposte australiano, ha scoperto sull'isola quasi 2,5 milioni di dollari australiani (1,6 milioni di euro) depositati su conti correnti bancari. Si tratta di residenze fiscali che, secondo quanto previsto dal «Modello Ocse» (prevede lo scambio di informazioni ai fini fiscali tra i Paesi aderenti), devono essere segnalate alle autorità fiscali di altri Paesi;

   il «Modello Ocse» ha la funzione di dare attuazione al progetto Beps, diretto a contrastare il cosiddetto «Base Erosion and Profit Shifting», ovvero l'erosione della base imponibile e lo spostamento della stessa dai Paesi ad alta fiscalità verso giurisdizioni con pressione fiscale bassa o nulla. Decisivi sono stati l'emanazione della direttiva 2011/16/UE per lo scambio di informazioni tra gli Stati Membri e, a livello globale, la creazione di un Common Reporting Standard (Crs). In base a quest'ultimo, le istituzioni finanziarie degli Stati aderenti devono segnalare all'amministrazione fiscale della giurisdizione in cui risiedono, i dettagli relativi ai conti finanziari detenuti per conto di contribuenti residenti in giurisdizioni con cui la propria autorità fiscale scambia informazioni;

   l'isola di Bouvet è stata già al centro di un'altra vicenda occorsa nel 2009, quando la «Direction nationale d'Enquetès fiscales», l'intelligence del Ministero delle finanze francese, analizzando la «Lista Falciani» (l'intero archivio trafugato da un ingegnere informatico alla Hsbc Private Bank di Ginevra), si imbatté nella residenza fiscale sull'isola di un correntista della banca svizzera –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti;

   se l'ufficio delle imposte australiano abbia segnalato all'Agenzia delle entrate nomi di cittadini italiani che godono della residenza fiscale sull'isola di Bouvet e, di conseguenza, titolari di conti correnti bancari.
(4-10652)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PIZZETTI e VERINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale di Cremona, inaugurata nel febbraio del 1992 con lo spostamento della sede dal pomerio cittadino (che ospitava il carcere di via Jacini dal 1866) in zona periferica, nelle immediate vicinanze dello snodo autostradale A21, risponde, secondo quanto riportato nella pagina ufficiale del Ministero della giustizia ai «criteri architettonici dei penitenziari concepiti alla fine degli anni '80, con ricchezza di spazi verdi, [...] spazi idonei dedicati alle famiglie in visita e laboratori orticoli ma anche altre attività trattamentali»;

   nel 2013, all'interno della struttura carceraria, è stato inaugurato un «padiglione detentivo di nuova concezione ingegneristico-architettonica», grazie ad un importante investimento dell'amministrazione giudiziaria costato oltre 3 milioni di euro;

   a fronte degli importanti investimenti di modernizzazione della struttura carceraria, le organizzazioni sindacali e la stessa amministrazione del carcere segnalano la carenza del personale di polizia penitenziaria e del personale amministrativo;

   dal 2018, in particolare, anno del trasferimento in altra sede del comandante di reparto della polizia penitenziaria e responsabile dell'area sicurezza, non è stata effettuata alcuna sostituzione in pianta stabile di tale importante figura professionale da parte dell'amministrazione penitenziaria;

   vi sono ripercussioni per questa mancanza temporalmente lunga di un riferimento professionale per il personale, per il venir meno di un interlocutore stabile per la dirigenza del carcere e per l'assenza di un fondamentale operatore per una collaborazione sinergica tra le varie figure professionali all'interno del carcere;

   negli anni, infatti, l'amministrazione penitenziaria ha lasciato giacente la problematica, utilizzando la prassi della «sostituzione in attesa di», avvalendosi di figure professionali della polizia penitenziaria presenti all'interno del carcere, con la conseguenza di aver generato una grave situazione di provvisorietà;

   a tale elemento di provvisorietà, si aggiunge secondo i dati del Ministero della giustizia, riportati nella pagina del sito internet dello stesso Ministero, la cronica mancanza di personale appartenente alle due anime dell'amministrazione penitenziaria, polizia penitenziaria e funzioni centrali;

   per quanto riguarda la polizia penitenziaria, a fronte di 220 unità previste, ne sono impiegate 180, mentre gli amministrativi presenti in ruolo sono 15 di 22 previsti e gli educatori sono 4 (dei 5 previsti) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della reale situazione di carenza del personale all'interno della casa circondariale di Cremona e se non ritenga urgente adottare iniziative per accogliere le richieste provenienti dalla competente amministrazione penitenziaria e dalle organizzazioni di rappresentanza della polizia penitenziaria relativamente alla nomina in via definitiva del nuovo comandante di reparto, superando l'attuale modalità frammentata e discontinua di individuazione di questa importante figura professionale all'interno della struttura carceraria e ripristinando le condizioni per il buon andamento generale dell'istituto penitenziario.
(5-07047)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI e ROMANIELLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   un'inchiesta de La Repubblica pubblicata il 7 e 8 novembre 2021 solleva dubbi per la presenza di alcuni punti oscuri nell'indagine condotta dalla procura di Pavia e che vede coinvolto Massimo Adriatici, ex assessore della Lega che il 20 luglio 2021 ha sparato e ucciso a Voghera il 38enne magrebino Youns El Boussettaoui;

   innanzitutto, vi sarebbero diversi elementi non presi in considerazione dai pubblici ministeri nell'imputazione ovvero che Adriatici quella sera avrebbe pedinato la vittima per più di dieci minuti prima di ritrovarsi in piazza Meardi, dove l'ex assessore, dopo aver mostrato al giovane la pistola sul palmo della mano, gli avrebbe sparato al torace;

   un'altra anomalia è rappresentata dall'esecuzione dell'autopsia che è avvenuta ad appena dodici ore dalla morte e senza che fossero informati né i legali, né i familiari di Youns El Boussettaoui, nonostante la vittima fosse domiciliata presso il loro studio legale e i carabinieri di Voghera fossero a conoscenza dei recapiti del fratello di Youns per un'altra vicenda accaduta una settimana prima;

   alcuni episodi insoliti si sarebbero verificati anche nell'immediatezza dei fatti e riguardano il comportamento di Adriatici il quale è rimasto sulla scena del crimine per quasi un'ora dopo lo sparo, parlando al cellulare, inviando sms e, cosa ancor più grave, secondo i legali della famiglia della vittima, mentre i carabinieri svolgevano i rilievi all'interno dell'area recintata, Adriatici potrebbe aver manipolato la scena, conversando con i testimoni alla presenza dei Carabinieri;

   lo stesso Adriatici, dopo un breve colloquio con alcuni funzionari della scientifica, sarebbe andato via insieme ad un funzionario con la stessa auto con la quale quegli uomini della scientifica erano giunti sul posto;

   la Beretta di Adriatici era caricata con proiettili espansivi Winchester calibro 22 Long Rifle e nonostante dal 2008 tali munizioni siano state equiparate dalla Cassazione a munizioni di guerra per la loro potenzialità offensiva e che il loro uso bellico sia formalmente impedito da una convenzione internazionale, la procura non ha inteso contestare alcuna accusa sull'uso dei proiettili espansivi da parte di Adriatici;

   altra circostanza che, a parere dell'interrogante, meriterebbe un approfondimento riguarda i dubbi circa le modifiche del capo di imputazione ipotizzato inizialmente, che, da omicidio volontario, è stato modificato in eccesso colposo in legittima difesa, elemento che ha permesso all'ex assessore di tornare in libertà il 20 ottobre 2021 dopo tre mesi di arresi domiciliari;

   infine, occorre sottolineare un evento che non ha una rilevanza dal punto di vista delle indagini, ma che pone un serio problema di opportunità e riguarda la notizia della partecipazione del procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, che sta indagando sull'omicidio di Youns El Boussettaoui, nell'ottobre 2020 ad un incontro elettorale della Lega a Legnano, in quel momento al ballottaggio;

   a parere dell'interrogante sono molteplici i dubbi che vengono proposti dall'inchiesta giornalistica di Repubblica sulla gestione della citata indagine da parte della procura di Pavia ed è necessario intervenire per chiarire ogni zona d'ombra in questa terribile vicenda anche per rispetto alla vittima e ai suoi familiari –:

   di quali ulteriori elementi sia a conoscenza la Ministra interrogata e se intenda promuovere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di cui in premessa, alla luce dei fatti e delle circostanze emerse dall'inchiesta giornalistica del quotidiano La Repubblica.
(4-10659)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FICARA, MARTINCIGLIO, SAITTA e PENNA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 69 del 12 febbraio 2020 e successive modificazioni prevedeva l'imposizione, a far data dal 1° novembre 2020, di oneri di servizio pubblico sulle rotte Comiso-Roma Fiumicino e viceversa, Comiso-Milano Linate e viceversa, Comiso-Milano Malpensa e viceversa e Comiso-Bergamo Orio al Serio e viceversa;

   in data 18 novembre 2020 veniva sottoscritta apposita Convenzione, con decorrenza dal 1° dicembre 2020 e scadenza il 31 ottobre 2023, tra Enac e Alitalia SAI S.p.a. in amministrazione straordinaria risultato aggiudicatario dell'apposita gara, con la quale è stato disciplinato il servizio aereo di linea, sottoposto ad oneri di servizio pubblico, sulle rotte Comiso-Roma Fiumicino e viceversa, Comiso-Milano Linate e viceversa;

   tuttavia, con la cessazione, a partire dal 15 ottobre 2021, dell'attività da parte di Alitalia SAI S.p.a. in amministrazione straordinaria e il conseguente passaggio di testimone alla nuova compagnia Ita Airways al suo posto, si è assistito al venir meno dei benefici derivanti dall'imposizione degli oneri di servizio pubblico sui suddetti collegamenti;

   la cessazione dell'attività da parte di Alitalia SAI S.p.a. in amministrazione straordinaria a far data dal 15 ottobre 2021, alla luce del rischio di un'improvvisa ed inaspettata interruzione dei servizi aerei su rotte soggette ad oneri di servizio pubblico, ha spinto Enac, in data 10 settembre 2021, ad avviare la procedura di emergenza inviando ai vettori aerei dell'Unione europea operanti al momento in Sicilia l'invito a presentare un'offerta economica al ribasso rispetto all'importo, riparametrato su 7 mesi, della compensazione massima stabilita per entrambe le citate rotte onerate nella conferenza di servizi per la gara triennale novembre 2020-ottobre 2023;

   l'esito negativo della suddetta procedura ha portato Enac, in data 30 settembre 2021, ad avviarne una ulteriore che tuttavia ha avuto anch'essa esito negativo, non essendo pervenuta nessuna offerta entro il termine fissato del 6 ottobre 2021;

   con decreto ministeriale del 18 ottobre 2021 il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ha disposto la cessazione degli effetti del decreto ministeriale del 12 febbraio 2020, n. 69 e successive modificazioni e integrazioni restituendo al libero mercato le rotte Comiso-Roma Fiumicino e viceversa e Comiso-Milano Linate e viceversa;

   la situazione di grave incertezza relativa al regime di continuità territoriale aerea relativamente all'aeroporto di Comiso rischia di compromettere e limitare il diritto alla mobilità dei tanti cittadini residenti in Sicilia orientale, considerato che, relativamente alla continuità territoriale marittima, come già riferito dal sottoscritto nell'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-06939, non sono ancora ripartiti i collegamenti passeggeri tra la Sicilia Orientale e il resto d'Italia soppressi nel 2020 –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intenda porre in essere per assicurare in concreto, in attesa di ripristinare nel più breve tempo possibile il regime di continuità territoriale tra l'aeroporto di Comiso e quelli di Roma e Milano, un esercizio pieno del diritto alla mobilità dei cittadini siciliani.
(5-07050)


   FICARA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Elior s.p.a. è risultata aggiudicataria della gara d'appalto per la gestione del servizio di accoglienza, assistenza e accompagnamento della clientela, nonché di altre prestazioni accessorie, da svolgersi sulle vetture in composizione ai treni notte gestiti da Trenitalia, con decorrenza dal 1° febbraio 2020;

   le condizioni tecniche dettate dal capitolato tecnico (All.C), relative all'appalto aggiudicato prevedono, al punto 1.4.1. Servizi di bordo, stabiliscono che gli operatori di bordo per l'espletamento delle prestazioni contrattuali devono essere organizzati in squadre dimensionate secondo quanto previsto in Annesso A. La presenza a bordo sarà distinta per periodi: alta stagione (15 giugno + 15 settembre, 15 dicembre + 15 gennaio, periodo pasquale per 15 giorni orientativi) bassa stagione (16 settembre + 14 dicembre, 16 gennaio + 14 giugno escluso periodo di Pasqua);

   l'istituzione di periodi di alta e bassa stagione ha come conseguenza una riduzione del numero dei lavoratori in servizio e dei costi di gestione, senza che ciò, tuttavia, si traduca in una riduzione delle tariffe per l'utente. Si assiste, anzi, ad un rialzo delle tariffe, legato alla ridotta occupazione dei posti per via dell'emergenza sanitaria in corso, che non si riscontra in altri servizi quali, ad esempio, alta velocità, freccia bianca, freccia argento;

   nessun riferimento alla distinzione in periodi di alta e bassa stagione è riscontrabile nel contratto di servizio media e lunga percorrenza 2017-2026;

   dalla relazione informativa del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, relativamente al servizio e alla qualità erogata, emerge che gli interventi di pulizia dei rotabili sono passati da 74.393 nel 2019 a 66.433 nel 2020 e che il valore pulizia consuntivato con riferimento alla qualità media erogata del 2020 risulta di 87,70 a fronte di un valore obiettivo atteso di 89,00;

   sempre dalla suddetta relazione risulta che, con riferimento all'applicazione del sistema di penali ed incentivi legato al raggiungimento degli obiettivi della qualità erogata per l'anno 2019, i valori consuntivi hanno comportato l'applicazione di penalità per tutti e quattro gli indicatori (puntualità entra 30 minuti, puntualità entro 60 minuti, regolarità, pulizia), per un totale di 3.659.227,04 euro;

   la riduzione di una unità di personale per ogni relazione di viaggio rischia di contrastare con quanto previsto dal regolamento (CE)1370/2007 che, relativamente ai servizi pubblici di trasporto di passeggeri su strada e per ferrovia, «ha lo scopo di definire con quali modalità le autorità competenti possono intervenire, nel rispetto del diritto comunitario, nel settore dei trasporti pubblici di passeggeri per garantire la fornitura di servizi di interesse generale che siano, tra l'altro, più numerosi, più sicuri, di migliore qualità o offerti a prezzi inferiori a quelli che il semplice gioco delle forze del mercato consentirebbe di fornire»;

   quanto sopra riportato rischia di avere ripercussioni sulla qualità del servizio e sulla sicurezza dei viaggiatori –:

   se i Ministri interrogati, uno in qualità di autorità vigilante sul servizio e l'altro in qualità di azionista unico del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane che a sua volta controlla la partecipata Trenitalia spa, siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intendano adottare per tutelare i diritti e la sicurezza dei lavoratori e garantire la qualità del servizio e la sicurezza per i viaggiatori.
(5-07052)

Interrogazione a risposta scritta:


   LICATINI e DAVIDE AIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni fa, in Sicilia, la strada provinciale 37 denominata «di Gibilrossa», che collega la città di Palermo e il Comune di Belmonte Mezzagno, è stata colpita alla progressiva chilometrica 2+500 da una frana che ha coinvolto anche una galleria lì presente;

   il tratto di strada, per ragioni di sicurezza, è stato chiuso con una barriera paramassi; peraltro durante il sopralluogo effettuato dopo la frana, è stata notata la presenza di altre fratture sul costone roccioso;

   sono numerose le strade provinciali e statali completamente dissestate o esposte al rischio di smottamento, conseguentemente chiuse al traffico e per le quali sono stati disposti interventi soltanto dopo anni di disagi per i cittadini che quotidianamente utilizzano quei percorsi;

   a titolo esemplificativo si riporta il caso della strada provinciale 88 De Spuches che collega i comuni di Casteldaccia e di Bagheria, la cui sede stradale è ceduta circa cinque anni fa e soltanto adesso sono iniziati i lavori di indagini geognostiche;

   interventi rapidi per il ripristino di un adeguato sistema viario non possono che avere delle spontanee e positive ricadute sia in termini di possibilità di sviluppo, sia in termini di sicurezza e qualità della vita degli abitanti;

   è però altrettanto necessario promuovere corretti strumenti di prevenzione, al fine di evitare fenomeni di questo tipo basandosi su un'opportuna conoscenza del territorio, delle criticità che lo affliggono e della pericolosità di certi tratti;

   le lungaggini burocratiche, la mancanza di fondi adeguati per gli interventi necessari o l'incapacità di investirli in maniera efficiente, il rischio di dissesto idrogeologico connesso alla pessima qualità delle infrastrutture siciliane, rappresentano una minaccia per la sicurezza e l'incolumità dei cittadini, oltre a causare enormi disagi sul piano della mobilità –:

   se alla luce delle considerazioni sopra esposte, il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a constatare le condizioni infrastrutturali della regione Sicilia, anche prevedendo investimenti ad hoc essenziali per il ripristino della qualità dell'impianto stradale siciliano.
(4-10651)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la notte del 7 novembre 2021 in piazza delle Vettovaglie, piazza santa Caterina, piazza Dante e piazza dei Cavalieri, ovvero in alcuni dei luoghi più centrali della città di Pisa, sono stati ancora una volta teatro di episodi di cosiddetta mala movida;

   dopo la chiusura dei bar alle 1:30 non resta più nessuno a controllare e a temperare il divertimento dei giovani che per strada trascorrono il resto della notte tra schiamazzi, musica e, in alcuni casi, anche risse;

   nelle scorse settimane, a quanto riportano i giornali locali, in via dei Mille si sono verificate alcune risse che hanno coinvolto bande di spacciatori rivali che si sono affrontati anche con l'aiuto di cocci di bottiglia;

   i residenti sono esasperati e il comune, nonostante i suoi sforzi, non dispone di agenti sufficienti per coprire tutto il territorio interessato alla movida;

   è necessario che il recente insediamento del nuovo prefetto sia l'occasione per aprire una nuova fase di collaborazione tra le forze dell'ordine di livello nazionale e quelle locali e di ripensamento delle strategie –:

   quando intenda rafforzare il contingente di agenti in servizio sul territorio pisano e quali iniziative di competenza intenda assumere per ripensare, di concerto con l'amministrazione comunale e il prefetto, le strategie di controllo e gestione dell'ordine pubblico notturno nella città di Pisa.
(4-10654)


   ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ormai da qualche mese Pisa è teatro di gravi episodi di violenza;

   all'accoltellamento di uno studente nei pressi della stazione centrale di Pisa (già portato all'attenzione del Ministro dall'interrogante con atto di sindacato ispettivo n. 4-09566), è seguito, i primi di ottobre 2021 quello di un tunisino di ventidue anni causato, a quanto si era appreso, da un regolamento tra bande rivali di immigrati, senza contare nonché le numerose rapine e aggressioni alcune delle quali particolarmente violente, come quella denunciata, sempre dall'interrogante, ad agosto 2021, con atto ispettivo 4-10028;

   pochi giorni fa un'altra aggressione ha visto coinvolti alcuni studenti in una zona centralissima, quella di piazza Duomo;

   a quanto riportano i giornali locali, un individuo descritto come di origine nordafricana si sarebbe accostato a due ragazzi chiedendo loro dei soldi e minacciando di esercitare violenza in caso che questi ultimi si fossero rifiutati; due amici dei giovani studenti, giunti in soccorso, pur essendo riusciti impedire che la rapina venisse portata a compimento, sarebbero stati malmenati con calci e pugni dagli altri tre complici, anch'essi nordafricani;

   considerata la dimensione ridotta della città e il suo tessuto sociale, questo dato è allarmante;

   ora più che mai, per non vanificare gli sforzi che il comune di Pisa sta compiendo negli ultimi anni in tema di sicurezza urbana, è necessario che il Ministero dell'interno si impegni più attivamente, sia in termini di supporto logistico, che di dislocazione di ulteriore reparti, per contrastare la criminalità e, quale misura preventiva, per procedere ad effettivi controlli, identificazioni ed espulsioni degli stranieri irregolari nel comune di Pisa;

   a tal fine appare all'interrogante fondamentale il supporto del Ministero dell'interno –:

   alla luce di quanto riportato in premessa, come intenda rafforzare i controlli e la presenza delle forze dell'ordine sul comune di Pisa.
(4-10655)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ha fatto scalpore e suscitato numerose polemiche la recente vicenda che ha visto come protagonista il signor Stefano Puzzer, sindacalista, già leader del Coordinamento lavoratori portuali di Trieste e poi alla testa del «Coordinamento 15 ottobre», balzato agli onori della cronaca nazionale per le manifestazioni dei portuali contro l'obbligatorietà del Green pass sul posto di lavoro;

   orbene, come riportato da organi di stampa, la questura di Roma ha emesso nei confronti del Puzzer il foglio di via obbligatorio con divieto di soggiorno a Roma per la durata di un anno, intimandogli di fare ritorno a Trieste;

   più precisamente, secondo la ricostruzione offerta dalla cronaca, il leader triestino, nella mattinata del 2 novembre 2021, sarebbe arrivato a Roma da solo e giunto in Piazza del Popolo avrebbe posizionato un banchetto da campo con una serie di sedie, dichiarando che avrebbe atteso per ottenere spiegazioni dal Governo sulle scelte adottate per il green pass e i piani vaccinali;

   la pubblicità della presenza di Puzzer in Piazza del Popolo, avrebbe richiamato l'interesse di plurime persone che autonomamente lo avrebbero raggiunto per condividere e dichiarare il proprio dissenso sulle politiche adottate dal Governo in tema di green pass;

   in tale contesto, sembrerebbe che Puzzer sia stato convocato in questura e lì trattenuto per ore fino a che gli sarebbe stato consegnato il prefato foglio di via-Daspo da Roma, al fine di evitare, secondo quanto è possibile apprendere dagli organi di stampa, che la presunta manifestazione si ingrossasse e divenisse più complicata da gestire;

   le misure di prevenzione (foglio di via e divieto di soggiorno a Roma) comminate nei confronti del leader triestino appaiono palesemente eccessive e irragionevoli, come anche la volontà di voler denunciare Puzzer per manifestazione non preavvisata, atteso che, come anzidetto, il predetto sindacalista non avrebbe promosso in alcun modo l'adesione alla sua protesta pacifica, presso la quale plurime persone sarebbero accorse spontaneamente e a seguito della diffusione della notizia sui social network;

   emettere un foglio di via senza alcuna motivazione plausibile per chi manifesta pacificamente il proprio pensiero è per l'interrogante costituzionalmente illegittimo e configura una grave limitazione della libertà di pensiero oltre che della libertà personale, in assoluta antitesi con i principi democratici cui si ispira la nostra Nazione;

   appare fondamentale, soprattutto in una fase storica come quella attuale, caratterizzata da gravi compressioni di ogni diritto e libertà degli individui, alzare la soglia dell'attenzione e stigmatizzare qualsiasi atteggiamento lascivo e superficiale verso tensioni autoritarie che, sovente, si potrebbero celare dietro apparenti quanto inesistenti ragioni di tipo emergenziale, in tema di salute pubblica, ordine pubblico e di sicurezza che, ad ogni modo, se sussistenti, devono essere ragionevolmente bilanciati con gli inderogabili diritti della persona –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di verificare la conformità alla normativa vigente delle misure comminate dalla questura di Roma nei confronti di Stefano Puzzer e se non intenda chiarire le ragioni di quella che all'interrogante appare una spropositata limitazione delle libertà costituzionalmente garantite.
(4-10658)


   MORETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno dell'immigrazione, già di per sé complesso e di difficile gestione, presenta ulteriori e gravi problematicità in relazione al fenomeno dei minori non accompagnati;

   in tale contesto preme segnalare come, a latere del fenomeno migratorio degli sbarchi e della loro conseguente gestione e impatto sul territorio, siano ripresi, negli ultimi mesi, gli arrivi via terra, in particolare nel nord-est del Paese, con il conseguente abbandono di un sempre maggiore numero di minori;

   da giorni, infatti, si susseguono notizie relative ad arrivi di profughi via terra, a bordo di Tir, l'ultima delle quali risale al 7 novembre 2021, nel territorio del Comune di Fossalta di Portogruaro e che riguarda il caso di 7 minori non accompagnati, presi in carico da polizia locale e servizi sociali dell'ente locale che, dopo l'identificazione, ha provveduto a farli trasferire al centro di accoglienza di Udine, al costo di 105 euro giornalieri ciascuno;

   la gestione di tale fenomeno, di nuovo in costante crescita, finisce col gravare sui comuni interessati per territorio, spesso di piccole dimensioni e con bilanci di portata finanziaria estremamente ridotta;

   infatti, il sistema di prima e seconda accoglienza gestito direttamente dal Ministero dell'interno e dalle prefetture gestisce solo una parte dei minori che devono essere assistiti, lasciando la rimanente parte e tutti i nuovi arrivi alla struttura di ospitalità dei comuni o convenzionati con essi, che li sostentano con proprie risorse finanziarie;

   il Ministero dell'interno eroga trimestralmente ai comuni, che ne facciano richiesta, per il tramite delle prefetture, un contributo giornaliero per ospite nella misura massima di 45,00 euro (Iva inclusa), che grava sul Fondo per l'accoglienza dei minori non accompagnati;

   tale importo è stato definito a seguito dell'intesa fissata nella seduta della Conferenza unificata del 10 luglio 2014 tra il Governo, le regioni e gli enti locali nell'ambito dei lavori relativi alla predisposizione del piano nazionale per fronteggiare l'emergenza immigrati;

   come rilevato anche dalla Corte dei conti nella relazione sulla gestione del Fondo, è importante sottolineare che i 45 euro di contributo statale, non sono riferiti a singole voci di spesa, ma costituiscono un sostegno omnicomprensivo per i comuni impegnati nell'accoglienza e vengono liquidati sulla base della presenza e del numero dei minori accolti ed assistiti;

   i comuni competenti, in presenza di nuovi arrivi, non sempre riescono ad individuare soluzioni di accoglienza in linea con gli standard finanziari messi a disposizione dal Ministero per il tramite del Fondo per l'accoglienza dei minori non accompagnati, sia per l'urgenza di provvedere a garantire assistenza al minore, sia per le differenze di costo e di offerta in rapporto alle differenti realtà territoriali;

   i costi aggiuntivi in capo ai piccoli comuni, comunque non coperti dal Fondo, sono spesso insostenibili per le piccole dimensioni degli enti locali e costringono le amministrazioni a dolorose variazioni di bilancio che spesso comportano una conseguente contrazione dei servizi;

   in ogni caso, anche i fondi provenienti dal Ministero vedono l'effettiva erogazione dopo mesi dalle delibere comunali e costringono spesso l'ente locale a importanti anticipazioni di cassa –:

   quali iniziative il Ministero intenda porre in essere per intervenire in sostegno dei comuni, soprattutto medi e piccoli, garantendo al contempo, tanto l'assistenza ai minori non accompagnati, quanto la sostenibilità finanziaria per gli enti locali, fornendo anche maggiori certezze in merito alla tempestività di tali interventi a favore dei comuni.
(4-10662)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda dei titoli di abilitazione conseguita in Romania si protrae da anni ed è segnata da numerosi contenziosi tra Ministero dell'istruzione e aspiranti docenti in possesso dei titoli;

   sull'argomento nel corso della XVIII legislatura sono state presentati numerosi atti di sindacato ispettivo, che qui si richiamano: interrogazioni 4-00002; 4-03896; 4-05430; 4-06621, presentate dall'interrogante;

   l'ultimo contenzioso si è chiuso con sentenza n. 7111 del Consiglio di Stato del 22 ottobre 2021 che ha condannato il Ministero dell'istruzione per elusione del giudicato in quanto non ha tenuto conto delle sentenze di ottemperanza n. 3592/2021 e 5230/2021 nelle quali il Consiglio di Stato aveva prescritto di disporre la comparazione dei titoli abilitanti conseguiti in Romania con quelli italiani, come indicato nella pronuncia di merito n. 4825/2020;

   il Ministero aveva nuovamente rigettato le richieste di riconoscimento dei titoli dei ricorrenti senza tener conto degli esiti dei vari gradi di giudizio, adducendo quale motivazione che la certificazione finale dell'acquisita abilitazione (adeverinta) non fosse stata allegata dagli interessati alle istanze y originarie presentate al Ministro dell'istruzione;

   il Consiglio di Stato ha ritenuto che si fosse in presenza di elusione del giudicato e che non fosse eccepibile alcun vizio di forma da parte del Ministero, attesa la definitività dell'accertamento relativo alla valutazione dei titoli dei ricorrenti;

   in accoglimento del ricorso per l'esecuzione, il Consiglio di Stato ha ordinato al Ministero di provvedere, nel termine di 30 giorni dalla comunicazione della sentenza, alla rivalutazione delle domande nei termini indicati dalla sentenza ottemperanda;

   al fine di prevedere un'effettiva tutela per i ricorrenti ha, inoltre, designato quale commissario ad acta, il direttore generale della direzione generale del Ministero istruzione «per lo studente, l'integrazione e la partecipazione», con facoltà di delega affinché, nel caso di perdurante inottemperanza dell'amministrazione ingiunta e previo accertamento della stessa, provveda, entro 20 giorni dalla scadenza del termine dei 30 giorni, a dare esecuzione alla sentenza, sostituendosi all'organo ordinariamente competente nell'espletamento delle procedure contabili a tal fine necessarie –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere il Ministro interrogato in merito alla vicenda espressa in premessa e per attuare quanto prescritto dal Consiglio di Stato.
(4-10663)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la procreazione medicalmente assistita (Pma) è l'insieme delle tecniche utilizzate per aiutare il concepimento; dal 2014 la Corte costituzionale ha fatto decadere il divieto di fecondazione eterologa nel nostro Paese, cioè la fecondazione in cui uno o entrambi i gameti provengono da un donatore esterno alla coppia;

   come riporta la Relazione sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di Pma relativa all'anno 2020, la differenza nella distribuzione tra le regioni di centri pubblici e privati convenzionati è significativa, con una maggiore concentrazione al nord;

   a partire dal 2017, nei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) sono state inserite le prestazioni riguardanti le varie tecniche di Pma, ma manca, attualmente, il nomenclatore tariffario per tali tecniche; per le spese connesse alle prestazioni di raccolta, conservazione e distribuzione di cellule riproduttive finalizzate alla Pma eterologa; è invece previsto un contributo il cui importo è fissato dalle singole regioni;

   finché non saranno definite le tariffe di queste prestazioni, non è attuabile nessuna convenzione e, quindi, il fabbisogno dei pazienti continua ad essere disatteso; inoltre, è necessario che le tariffe per le tecniche di Pma siano congrue rispetto alla complessità della procedura, onde evitare che le convenzioni non siano essere accettate dai centri;

   inoltre non è inclusa nei Lea la diagnosi genetica di preimpianto (Dgp), una indagine clinica diagnostica sull'embrione per individuare malattie genetiche; per avvalersene è necessario sottoporre la coppia ad un programma di fecondazione in vitro anche se non ci sono problemi di fertilità; dal 2015, grazie alla sentenza n. 96 del 2015 della Corte costituzionale, emessa a seguito di un procedimento presso il tribunale di Roma per due coppie con l'Associazione Luca Coscioni, anche le coppie fertili con patologie genetiche possono accedere alla fecondazione assistita;

   dunque, nonostante nel 2017, con queste tecniche diagnostiche, siano nati 705 bambini che altrimenti non avrebbero mai visto la luce e che si aggiungono alle altre 14.000 nascite annuali grazie alle tecniche di fecondazione assistita, l'accesso a tale tecnica è ancora ostacolato nel nostro Paese, dal momento che non è a carico del Servizio sanitario nazionale e sono poche le regioni che si fanno carico della spesa;

   altra questione che merita di essere segnalata è che non è ancora stata avviata alcuna campagna per promuovere la donazione dei gameti, nonostante essa sia stata resa possibile dal decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 2019, n. 131, con cui è stato adottato il regolamento di attuazione della direttiva 2012/39/UE della Commissione del 26 novembre 2012 che modifica la direttiva 2006/17/CE;

   peraltro, per la donazione di gameti femminili nel nostro Paese, non è previsto un rimborso come avviene in altri Paesi (ad esempio in Spagna, Paese da cui l'Italia importa legalmente gameti femminili per tecniche eterologhe, fermo il divieto di commercializzazione);

   infine, come riportato nella Relazione al Parlamento, i fondi inizialmente previsti dall'articolo 2, commi 1 e 2, della legge n. 40 del 2004 per promuovere attività di comunicazione e di ricerca sulle cause patologiche, psicologiche, ambientali e sociali dei fenomeni della sterilità e della infertilità e favorire gli interventi necessari per rimuoverle, nonché per ridurne l'incidenza, sono diminuiti progressivamente nel tempo sino a risultare non più disponibili;

   dal 2018, c'è stato anche il definanziamento totale dei contributi statali che erano previsti attraverso lo specifico Fondo, istituito ai sensi dell'articolo 18 della legge n. 40 del 2004, per promuovere e sostenere le attività di competenza delle regioni nell'ambito della Pma; ciò ha comportato significative limitazioni delle attività già sostanzialmente a carico delle regioni; il rischio è che non possano essere svolte tutte quelle attività correlate e necessarie all'erogazione di tali prestazioni come l'acquisizione di attrezzature di laboratorio adeguate all'evoluzione delle tecniche, la formazione del personale, i contratti aggiuntivi per la riduzione delle liste d'attesa;

   ad oggi, non risulta ancora depositata la relazione sull'attuazione della legge n. 40 del 2004, che, ai sensi dell'articolo 15, comma 2, della stessa legge, deve essere presentata al Parlamento entro il 30 giugno di ogni anno –:

   se intenda adottare iniziative per definire un idoneo Nomenclatore tariffario sulle Pma, prevedendo costi corrispondenti a quelli reali per le tecniche avanzate di Pma rendendole così effettivamente erogabili;

   se intenda adottare iniziative per aggiornare i Livelli essenziali di assistenza con l'inclusione a carico del Servizio sanitario nazionale delle indagini diagnostiche sull'embrione Pdg-Pgs, come previsto dalla legge n. 40 del 2004 e dalle decisioni della Corte costituzionale di cui in premessa;

   se intenda adottare iniziative volte ad introdurre un rimborso spese per le donatrici di gameti, come in tutti gli Stati europei da cui li si importano, nel rispetto del divieto di commercializzazione;

   se intenda avviare una campagna per promuovere la donazione dei gameti;

   se intenda adottare iniziative per ripristinare per intero i fondi previsti dalla legge n. 40 del 2004 di sostegno finanziario alle regioni attraverso risorse dedicate alla Pma;

   quando sarà depositata la relazione annuale al Parlamento sull'attuazione della legge n. 40 del 2004.
(2-01370) «Magi».

Interrogazione a risposta scritta:


   BALDINI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la necessità di assicurare le attività didattiche negli istituti scolastici, in piena sicurezza nel rispetto dei relativi protocolli, disposti dalle autorità sanitarie competenti per il contrasto e la prevenzione del virus Covid-19 (misure di distanziamento, predisposizione di percorsi di accesso riservati, obbligo di mascherina, misurazione della temperatura corporea per personale e studenti, procedura informative e di intervento), ha fatto emergere l'esigenza di reintrodurre la figura del medico scolastico, negli istituti di ogni ordine e grado;

   la presenza di tale figura professionale nelle scuole consentirebbe un monitoraggio costante dello stato di salute degli alunni, il controllo del rispetto dei protocolli di sicurezza, la comunicazione diretta ed immediata con le autorità sanitarie locali, attività imprescindibili per conseguire un'attività di vigilanza igienico-sanitaria, di prevenzione e di diagnosi precoci, particolarmente decisive di fronte all'insorgenza di repentine mutazioni del virus e delle sue diffusibilità;

   la presenza stabile di un medico nelle scuole risulterebbe, inoltre, essenziale per individuare, mediante competenze professionali adeguate, i disagi emotivi e psichici tipici dell'età infantile e giovanile e per affrontare le più diffuse problematiche psicosociali delle nuove generazioni, quali una corretta alimentazione e vita sessuale, condotte devianti o isolanti, bullismo, dipendenze da sostanze stupefacenti e dall'uso sempre più sregolato delle nuove tecnologie;

   il medico scolastico rappresenterebbe un importante interlocutore per le famiglie degli studenti che richiedono, sempre di più, risposte scientifiche alle numerose domande sollecitate dalla pandemia ancora in corso;

   tale reintroduzione risponde agli obiettivi di promozione dell'educazione sanitaria coerenti con il Piano di riorganizzazione, riqualificazione e sviluppo del Servizio sanitario regionale 2019-2021 (decreto del Commissario ad acta per il rientro dai disavanzi sanitari della regione Lazio 25 giugno 2020, n. U00081), e in linea con la descrizione dell'Organizzazione mondiale della sanità, laddove definisce l'educazione sanitaria in senso ampio, quale «stato generale di benessere fisico, mentale e sociale e non di semplice assenza di malattia» – un modello che mira a favorire condotte di vite sane, prevenire stili di vita fuorvianti, anche allo scopo di scongiurare maggiori costi a carico del Servizio sanitario nazionale –:

   se non ritengano i Ministri interrogati di adottare iniziative, per quanto di competenza e anche in sede di Conferenza Stato-regioni, in merito all'organizzazione dei servizi sanitari scolastici, nonché di adottare iniziative normative volte al ripristino della presenza del medico nelle scuole, di ogni ordine e grado, ritenuta indispensabile non solo per l'attuale fase pandemica ma per affrontare per il futuro le molteplici problematiche mediche e psicologiche di bambini e di giovani.
(4-10656)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BENAMATI, CRITELLI, DE MARIA e RIZZO NERVO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   SaGa Coffee è una azienda bolognese leader nel business mondiale delle macchine per caffè professionali con i marchi Saeco e Gaggia, vere icone del «made in Italy» per tecnologia, qualità ed eleganza, diventato nel 2017 Evoca Group con circa 1800 persone impiegate in Italia, Spagna e Romania;

   il 5 novembre 2021 si è tenuto, presso la sede di Confindustria Bologna, un incontro tra le organizzazioni sindacali Fiom Cgil e Fim Cisl, Rsu e SaGa Coffee, durante il quale la proprietà ha annunciato che intende chiudere lo stabilimento di Gaggio Montano nel quale lavorano 220 persone, per l'80 per cento donne poiché è intenzione dell'azienda redistribuire la produzione tra Valbrembo (Bergamo), Romania e Spagna;

   tale annuncio è arrivato nonostante il fatto che lo scorso anno ci sia già stato un intervento, concordato tra azienda e organizzazioni sindacali, che ha ridotto di 62 unità il numero di lavoratori impiegati per ottenere un riequilibrio organizzativo ed una riduzione dei costi fissi, salvaguardando però la centralità del sito produttivo all'interno del Gruppo e nonostante il buon andamento dei fatturati dello stabilimento di Gaggio (51 milioni di euro nel 2020) e il bilancio provvisorio presentato a settembre 2021 che sarebbe in attivo;

   la chiusura dello stabilimento, un presidio di valore strategico per l'Appennino bolognese, rischia di avere un impatto economico e sociale devastante nell'ex «distretto» delle macchinette, dove non molti anni fa lavoravano tremila persone, un territorio la cui dotazione industriale continua a perdere terreno come purtroppo già evidenziato con il caso della Demm di Porretta Terme, che una volta era la Fiat dell'Appennino, da anni in lotta per sopravvivere;

   la decisione comunicata da SaGa Coffee ha provocato dure reazioni da parte delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni locali che si sono prontamente attivate con l'obiettivo di non fermare l'attività e tutelare l'occupazione;

   l'incontro tenutosi il 9 novembre 2021 alla regione, a cui hanno partecipato sindacati, istituzioni e azienda, purtroppo non è stato proficuo: Saga considera la chiusura dello stabilimento indispensabile per razionalizzare il proprio assetto industriale e migliorare i livelli di competitività richiesti dal segmento;

   tali argomentazioni sono da considerarsi deboli e inaccettabili: il Presidente Bonaccini e l'Assessore Colla hanno contestato duramente la scelta della proprietà, inquadrandola come una delocalizzazione che accompagna una operazione meramente finanziaria, visto che, a fronte di una perdita di tutto il gruppo di 70 milioni di euro Gaggio Montano perde solo cinque milioni –:

   quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intende porre in essere e se intenda attivare al più presto un tavolo di confronto, nelle sedi istituzionali opportune, che consenta ad un'impresa strategica per l'intero territorio e che ha una importante produzione e tante valide competenze di continuare ad operare.
(5-07046)

Interrogazione a risposta scritta:


   CARBONARO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 4 novembre 2021, i vertici aziendali SaGa Coffee, azienda di Gaggio Montano (Bo) facente parte del gruppo Evoca Spa di proprietà del fondo di investimento Lone Star, hanno annunciato la decisione unilaterale di cessare la produzione entro il 31 marzo 2022 e di chiudere definitivamente lo stabilimento entro la fine del 2022, allo scopo di delocalizzare le attività produttive in altri siti;

   la chiusura dello stabilimento produttivo, annunciata in spregio al percorso di uscite volontarie concordato con le forze sindacali, provocherà la perdita di 222 posti di lavoro, di cui l'80 per cento donne, in un territorio già oggetto di una importante crisi occupazionale;

   il caso della SaGa Coffee si aggiunge ad una lunga serie di vertenze riguardanti aziende multinazionali che decidono di delocalizzare la produzione dopo aver ricevuto sostegni da parte delle istituzioni nazionali e locali;

   in presenza di tali condotte, che minano il tessuto produttivo nazionale e la salvaguardia dell'occupazione, si ritiene urgente superare quella che l'interrogante giudica l'inerzia del Governo rispetto all'introduzione di specifiche norme di contrasto ai sempre più frequenti fenomeni di delocalizzazione –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda avviare per salvaguardare la capacità produttiva e i livelli occupazionali del sito produttivo di Gaggio Montano (Bo).
(4-10650)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Vietina e altri n. 7-00752, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gagliardi.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Mura n. 5-06474, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Viscomi.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:

   interrogazione a risposta in Commissione Capitanio n. 5-07012 del 4 novembre 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-10661.