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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 22 ottobre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    nell'ambito della Politica comune della pesca, sono stati predisposti appositi strumenti per la gestione e la conservazione delle risorse ittiche;

   ciascun piano di gestione pluriennale prevede obiettivi per la gestione degli stock ittici e può anche includere altre norme specifiche in materia di conservazione. Inoltre, i piani pluriennali devono includere un obiettivo in termini di rendimento massimo sostenibile e un termine per il suo raggiungimento;

   l'Unione europea stabilisce limiti annuali di catture per la maggior parte degli stock ittici commerciali, altrimenti noti come totali ammissibili di catture (Tac) o possibilità di pesca. Ciascun Tac è ripartito tra gli Stati membri dell'Unione europea mediante contingenti nazionali. I singoli Stati membri hanno la responsabilità di assicurare che i rispettivi contingenti non siano superati. Ciascun piano pluriennale prevede obiettivi per la gestione degli stock ittici e può inoltre includere altre norme specifiche in materia di conservazione. I nuovi piani pluriennali devono, inoltre, includere un obiettivo in termini di rendimento massimo sostenibile e un termine per il suo raggiungimento;

   la disciplina europea ha previsto la presenza di organismi consultivi che svolgono le proprie funzioni all'interno del procedimento decisionale della politici comune della pesca. Tra questi il «Comitato scientifico tecnico ed economico per la pesca (Cstep)» e la «Commissione generale per la pesca nel mediterraneo (Cgpm)» la quale promuove la conservazione e la gestione delle risorse biologiche marine anche attraverso raccomandazioni vincolanti per gli Stati membri, tra cui quelle relative a specifiche attività di pesca, individuando misure di gestione delle risorse della pesca nell'area di applicazione;

   il rapporto della Fao sullo stato della pesca e dell'acquacoltura 2020 sottolinea che lo sviluppo sostenibile delle attività ittiche e la gestione efficace delle stesse sono fondamentali per mantenere gli attuali trend legati alla sicurezza alimentare e nutrizionale globale e per raggiungere gli obiettivi fissati dalla green economy e dalla blue economy. Dal rapporto emerge che occuparsi della salute degli ecosistemi marini e costieri è fondamentale non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico;

   il Mediterraneo, individuato come uno dei più importanti ecosistemi del pianeta in termini di biodiversità, rappresenta una ricca risorsa economica. Favorisce lo sviluppo di un fatturato annuo dei settori legati al mare pari a 386 miliardi di euro, con 205 miliardi di euro di valore aggiunto lordo e circa 4,8 milioni di posti di lavoro;

   da qui emerge l'importanza delle risorse previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza a favore dello sviluppo logistico per i settori della pesca e dell'acquacoltura. Risorse fondamentali per la conservazione delle risorse ittiche e per la creazione di nuovi posti di lavoro;

   il 13 luglio 2021 è stato pubblicato il regolamento UE n. 2021/1139 del 7 luglio 2021, con il quale viene istituito il Feampa (Fondo europeo affari marittimi pesca e acquacoltura), nuovo strumento finanziario di sostegno del settore pesca e acquacoltura per il periodo di programmazione 2021-2027. Il regolamento indica le operazioni o le spese non ammissibili nell'ambito del Feampa, lasciando maggiore margine di discrezionalità agli Stati membri nell'ambito della programmazione nazionale che dovranno tener conto delle loro specificità regionali o locali. Gli interventi sono mirati a: promuovere la pesca sostenibile e la conservazione delle risorse biologiche marine; contribuire alla sicurezza alimentare nell'Unione mediante un'acquacoltura e mercati competitivi e sostenibili; consentire la crescita di un'economia blu sostenibile e promuovere la prosperità delle comunità costiere; rafforzare la governance internazionale degli oceani e garantire oceani e mari sicuri, protetti, puliti e gestiti in modo sostenibile;

   con nota del 14 giugno 2021 della direzione generale della pesca marittima e dell'acquacoltura del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è stata disposta la chiusura delle attività di pesca nel Mar Ligure e nel Mar Tirreno Settentrionale, nel Mar Tirreno centrale e Meridionale, nel mar di Sardegna Orientale e Occidentale, in ragione della quota disponibile per le attività di pesca delle unità Lft superiori a 24 metri. La predetta nota impediva alle stesse imprese di pesca di procedere alle operazioni di sbarco e commercializzazione;

   il fermo pesca è un provvedimento istituito dal Governo italiano, su norme previste dai regolamenti dell'Unione europea che regola la pesca durante i periodi riproduttivi dei principali organismi marini oggetto di commercializzazione e si concentra, principalmente, sui sistemi di pesca invasivi per garantire la salvaguardia della fauna marina;

   l'inizio e la durata del fermo pesca nei mari italiani varia a seconda delle zone e delle coste; ogni anno il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali emana il decreto ministeriale dove sono specificate le date in cui è obbligatorio l'arresto temporaneo della pesca che, benché possa subire di anno in anno delle variazioni, generalmente segue i periodi riproduttivi delle specie marine e quindi si concentra in estate e può arrivare fino in autunno;

   nel 2021 al fermo pesca ordinario si somma la riduzione delle giornate di pesca prescritte dalla normativa europea per i pescherecci che fanno la pesca a strascico. Le giornate di operatività in mare si sono ridotte a circa 140 all'anno, a fronte di un'attività imprenditoriale che deve essere sostenuta per 365 giorni. Lo scontento degli operatori deriva dal fatto che mancano un sistema efficace di ammortizzatori e politiche di mercato in grado di compensare i periodi di interruzione dell'attività di pesca: una situazione che viene ritenuta non più sostenibile economicamente;

   per rimigliorare e conservare le risorse ittiche diventa oggi necessario gestire diversamente le giornate di fermo pesca, basandosi sul ripopolamento dello stock ittico, ma anche offrendo alle imprese di pesca che fanno attività di strascico (quindi con imbarcazioni superiori ai 25 metri) la possibilità di gestire in autonomia, secondo i fabbisogni e i costi di esercizio dell'impresa, un plafond di giornate di fermo biologico come indicato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ;

   a queste criticità si aggiungono gli effetti della pandemia che hanno causato perdite per 500 milioni di euro tra produzione invenduta, crollo dei prezzi e chiusura dei ristoranti, oltre al costo per garantire a bordo distanziamento e misure di sicurezza. Il risultato è che, nell'arco di trent'anni, hanno circa il 33 per cento delle imprese ittiche hanno chiuso, causando la perdita di 18 mila posti di lavoro, con la flotta ridotta ad appena 12 mila unità e con una vetusta età media del naviglio di circa 36 anni;

   la criticità della pesca italiana è fortemente influenzata dai costi di gestione che, nel corso degli ultimi anni, hanno subito andamenti crescenti. Ciò ha fatto registrare una progressiva riduzione della redditività delle imprese della pesca che ha portato gli operatori e le istituzioni a ricercare strategie gestionali tali da ridurre l'effetto depressivo per il settore;

   la pesca ha una funzione essenziale nel garantire la sussistenza e preservare il patrimonio culturale di molte comunità costiere italiane. La creazione e lo sviluppo di nuove attività economiche nel settore della pesca a opera di giovani pescatori, rappresenta una sfida sul piano finanziario e costituisce un elemento di cui è opportuno tener conto nell'assegnazione dei finanziamenti europei;

   il comparto ittico nazionale deve essere supportato in modo da sostenere l'adeguamento dell'imbarcazione a livello tecnologico, l'innovazione e gli investimenti a bordo dei pescherecci e di tutta la filiera ittica. Tali sostegni dovrebbero includere azioni intese a migliorare la salute, la sicurezza e le condizioni di lavoro, l'efficienza energetica e la qualità delle catture;

   il successo di queste politiche dipende dalla disponibilità di pareri scientifici per la gestione della pesca e, quindi, dalla disponibilità di dati sulle attività di pesca, secondo quanto disposto dal regolamento (Ue 2017/1004 del Parlamento europeo e del Consiglio;

   poiché i pescatori sono esposti a rischi economici e ambientali crescenti, tra l'altro a causa dei cambiamenti climatici e della volatilità dei prezzi, è necessario sostenere azioni che rafforzano la resilienza del settore della pesca, anche attraverso fondi di mutualizzazione, strumenti assicurativi o altri regimi che migliorano la capacità del settore di gestire i rischi e di reagire agli eventi avversi, tenendo conto delle esigenze specifiche della piccola pesca costiera;

   la pesca e l'acquacoltura contribuiscono alla sicurezza alimentare e alla nutrizione. La crisi del settore pesa anche sulla salute dei cittadini poiché con la riduzione delle attività di pesca viene meno anche la possibilità di portare in tavola pesce Made in Italy, favorendo gli arrivi dall'estero di prodotti ittici che non hanno le stesse garanzie di sicurezza di quelli italiani;

   la sicurezza alimentare dipende da mercati efficienti e ben organizzati che migliorino la trasparenza la stabilità, la qualità e la diversità della catena di approvvigionamento, nonché le informazioni fornite ai consumatori;

   la pandemia ha colpito duramente anche i settori della pesca e dell'acquacoltura. A tal fine, oltre alle misure contenute nel decreto-legge «Cura Italia» il Parlamento ha approvato diversi provvedimenti a sostegno del comparto della pesca con particolare riferimento alla tutela dei lavoratori del settore,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative, nelle opportune sedi europee, affinché sia maggiormente tutelato il comparto ittico nazionale fortemente colpito dall'emergenza Covid-19;

   ad adottare iniziative per l'armonizzazione degli strumenti di gestione nazionale con quelli comunitari, sulla base di metodologie scientifiche intraprendendo, con gli altri Paesi dell'Unione europea del Mediterraneo una politica di condivisione della gestione delle risorse ittiche e delle misure da adottare per salvaguardare l'economia della pesca mediterranea;

   a valutare gli impatti connessi con l'attuazione delle diverse misure di gestione in relazione agli aspetti di natura economica e sociale del comparto ittico nazionale, evitando oneri amministrativi e l'eccesso di regolamentazione;

   a favorire lo sviluppo della piccola pesca costiera sostenibile, attraverso misure che favoriscano l'economia blu sostenibile, la conservazione e il ripristino degli ecosistemi marini, la riduzione dei rifiuti marini;

   a promuovere la pesca sostenibile e la conservazione delle risorse biologiche del Mediterraneo;

   a promuovere le attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca, contribuendo alla sicurezza alimentare;

   a promuovere iniziative tese a rilanciare il consumo di prodotti ittici italiani attraverso accordi di filiera e piani di comunicazione adeguati;

   ad adottare iniziative volte a rafforzare il dialogo mediterraneo nelle sedi multilaterali, anche attraverso il sostegno dei processi di internazionalizzazione delle imprese, sia per l'identificazione di nuovi mercati di sbocco per le esportazioni, sia per il decollo di partnership con altri Stati membri e con Paesi terzi del Mediterraneo, nella prospettiva di una gestione condivisa delle risorse, in modo tale che l'onere di preservare le risorse biologiche non ricada solo sulle spalle dei pescatori europei, né tanto meno su quelli italiani;

   a promuovere iniziative tese a favorire un censimento delle infrastrutture portuali in cui sono presenti aree dedicate al settore ittico, nonché un censimento delle imbarcazioni da pesca, attraverso il quale definire lo stato attuale della flotta e programmare in modo puntuale interventi di modernizzazione in termini tecnologici e di minor impatto ambientale della flotta stessa;

   ad adottare iniziative che rendano attrattivo l'intero comparto ittico, favorendo il ricambio generazionale, incentivando l'apprendistato, la formazione continua, valorizzando nel contempo il ruolo delle donne nella filiera ittica come soggetti promotori di nuova imprenditorialità;

   ad assumere le iniziative di competenza per dotare il settore della pesca degli strumenti finanziari e delle risorse umane necessarie a raccogliere la sfida del nuovo corso europeo favorito dall'istituzione dal Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura (Feampa).
(7-00743) «Incerti, Cenni, Critelli, Avossa, Cappellani, Frailis».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data odierna, in un articolo del quotidiano nazionale Il Giornale, è emersa la notizia secondo la quale il Movimento 5 stelle avrebbe ricevuto illecitamente risorse economiche da Hugo Chàvez, uomo di punta, sino alla sua morte, del regime venezuelano;

   in particolare, l'articolo riporterebbe dichiarazioni che sarebbero state rese dall'ex capo dell'intelligence militare venezuelana, Hugo Carvajal, attualmente detenuto presso il carcere di Madrid (Spagna), il quale, collaborando con gli organi di giustizia spagnoli, avrebbe rivelato «preziose informazioni sul finanziamento, illecito e rigorosamente “top secret”, del chavismo ai politici della sinistra mondiale», tra cui il Movimento 5 stelle;

   l'ex capo dei servizi segreti della dittatura di Caracas, nel documento in possesso delle autorità giurisdizionali spagnole, descriverebbe in maniera dettagliata anche i diversi metodi con cui il regime inviava denaro sotto copertura ai partiti politici alleati del chavismo, tra cui figura il Movimento 5 stelle;

   sempre secondo l'inchiesta giornalistica tra le tecniche di scambio di denaro più utilizzate vi sarebbe pure quella dell'utilizzare borse diplomatiche venezuelane che sarebbero state depositate presso organismi internazionali e diplomatici, quali consolati e ambasciate, oppure quella di finanziare illecitamente società di facciata o, ancora, l'utilizzo dell'ambasciata cubana in Venezuela come centro di smistamento;

   dai racconti ancora al vaglio degli inquirenti sarebbe emerso che le operazioni di finanziamento illecito internazionale avrebbero riguardato direttamente Gianroberto Casaleggio, scomparso nel 2016, il quale avrebbe ricevuto denaro contante proveniente dalla dittatura venezuelana per il tramite del Console venezuelano a Milano (seppur tale ricostruzione sia stata smentita da fonti diplomatiche venezuelane e dal figlio del cofondatore del Movimento 5 Stelle), notizia già trapelata tra le agenzie nel giugno 2020; la notizia era stata smentita dai diretti interessati coinvolti senza ulteriore approfondimento –:

   quali urgenti iniziative intendano adottare per verificare l'eventuale ingerenza di uno Stato estero nella politica nazionale e nelle scelte assunte dal Governo, anche in politica estera.
(3-02562)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VERSACE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno scientifico noto come morte cardiaca improvvisa (Mci) è quella morte naturale di origine cardiaca che si verifica repentinamente, entro pochi minuti dall'insorgenza dei sintomi, preceduta da un'improvvisa perdita di conoscenza in soggetti con o senza una cardiopatia nota preesistente;

   caratteristica principale della Mci è l'imprevedibilità, ovvero la stessa si verifica in soggetti in apparente buona salute e, più nello specifico, la morte improvvisa da sport (Mis) ha un rapporto diretto (causa-effetto) con l'attività sportiva stessa;

   secondo quanto riportato in un articolo pubblicato il 24 aprile 2018 su Repubblica.it a firma del cardiologo Cristian Parisi, «l'incidenza di questi eventi nella popolazione generale è di circa il 10 per cento delle morti cardiache annue, e lo è ancora di meno nella popolazione sportiva. La MIS, infatti, non supera l'1-2 per cento del numero globale di tutte le morti improvvise»;

   all'origine di tali fenomeni vi è spesso un substrato patologico, cioè una condizione patologica asintomatica sottostante che rende vulnerabile il cuore, come: l'aterosclerosi, che causa l'infarto miocardico ed è alla base della stragrande maggioranza di eventi (oltre l'80 per cento); le anomalie delle arterie coronarie, patologia spesso mortale totalmente asintomatica ed impossibile da diagnosticare con altre metodiche di imaging; poi tutte le patologie del ritmo cardiaco, su tutte la displasia aritmogena del ventricolo destro;

   gli unici esami diagnostici cardiologici efficaci nell'individuazione di tali patologie sono ad oggi la risonanza magnetica cardiaca e l'angio Tc delle arterie coronarie, grazie ai quali è possibile individuare più del 90 per cento di tali patologie e dunque salvare dal rischio di Mci e Mis;

   ad oggi, la certificazione per l'attività sportiva agonistica è obbligatoria ed è regolamentata dal decreto del Ministro della sanità del 18 febbraio 1982, mentre la certificazione per l'attività sportiva professionistica è obbligatoria ed è regolamentata dalla legge del 23 marzo 1981, n. 91, e dal decreto del Ministro della sanità del 13 marzo 1995;

   entrambi i decreti definiscono il novero degli esami ai quali è obbligatorio sottoporsi prima di praticare attività sportiva di tipo agonistico o professionistica, ma la risonanza magnetica cardiaca e l'angio Tc delle arterie coronarie sono al momento esclusi –:

   se il Governo, alla luce delle sempre più numerose evidenze scientifiche al riguardo, stia valutando la possibilità di una revisione degli esami diagnostici obbligatori per la pratica sportiva di tipo agonistico, introducendo, esclusivamente per alcune attività sportive di tipo agonistico o professionistico, gli esami diagnostici di cui in premessa.
(5-06897)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MELONI e BELLUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   quella di Alessio è la storia di altre 35 coppie italiane a cui la pandemia ha congelato la gioia di diventare genitori e di tanti bambini sospesi in un limbo di incertezza e di negazione del diritto ad avere una famiglia; coppie che hanno subito una brusca interruzione dell'iter adottivo e ancora non sanno quale sarà il loro futuro e bambini soli che avrebbero potuto abbracciare la loro famiglia e ricominciare una nuova vita;

   Alessio e sua moglie, nel dicembre del 2019, avevano quasi concluso l'iter di adozione internazionale di un minore della Repubblica popolare cinese con la firma della «Pergamena verde», un documento da rispedire al China Center for Children's Welfare for Adoption (Cccwa);

   la prassi prevede che dal Cccwa arrivi, solitamente dopo qualche settimana, una pergamena rossa che consente alle coppie di fare i documenti necessari ai visti per entrare in Cina, dove si devono svolgere gli ultimi adempimenti per l'adozione;

   con l'insorgere della pandemia da Covid-19 nei primi mesi del 2020, però, tutti i viaggi all'estero furono bloccati e, da allora, per Alessio e sua moglie, così come per le altre 34 coppie, è iniziata un'attesa mai terminata e, cosa peggiore, mai adeguatamente supportata dalle istituzioni, come denunciato dallo stesso Alessio: «Ci dispiace molto tra l'altro percepire un quasi totale disinteresse da parte dei ministri competenti nelle questioni riguardanti le adozioni internazionali: la ministra Elena Bonetti, in quanto responsabile della Famiglia è anche presidentessa della Commissione per le Adozioni Internazionali e nei suoi canali social, come nelle sue numerose apparizioni televisive, non ha mai parlato della questione; la stessa cosa vale per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio»;

   nell'estate del 2020, il calo dei contagi in Italia ha portato ad una graduale riapertura delle frontiere; Paesi quali India, Vietnam e Haiti, per citarne alcuni, gradualmente hanno visto partire le coppie per dare una famiglia ai bambini ai quali erano state abbinate; la stessa Repubblica Popolare Cinese aveva iniziato ad aprire i confini agli stranieri per motivi umanitari e di ricongiungimento familiare, ma non per le adozioni internazionali;

   come denunciato da Alessio «In una delle riunioni con la CAI, ci è stato detto che la Repubblica Popolare Cinese non apriva alle adozioni internazionali in quanto la cosa poteva destare un malcontento nell'opinione pubblica cinese. Questo perché, mentre — a dire delle stesse istituzioni cinesi — in Cina il Coronavirus è stato sconfitto, in Italia il numero di contagi (ai tempi di quella riunione) era ancora molto elevato. Pertanto, far arrivare i minori in un Paese con una situazione sanitaria come la nostra era considerato, dalle istituzioni cinesi, rischioso sia per la salute dei minori, sia (come già detto) per il possibile malcontento dell'opinione pubblica cinese»;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, il Generale Figliuolo avrebbe disposto, su richiesta della Commissione adozioni internazionali (Cai), che le coppie in attesa di partire per concludere l'iter di adozione in Cina fossero vaccinate prioritariamente, ma non è bastato e a oggi nulla sembra essersi mosso;

   da febbraio 2021, peraltro, le coppie affidatarie non hanno ricevuto più notizie dei bambini, le vere vittime di questa terribile e ingiustificabile situazione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e, accertata la veridicità degli stessi, quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere al riguardo, per garantire che questi genitori possano finalmente abbracciare i loro bambini e questi bambini possano crescere in una famiglia amorevole.
(4-10501)


   PAOLIN, PANIZZUT, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, SUTTO, TIRAMANI e ZANELLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 ottobre 2021, in vista dell'entrata in vigore delle disposizioni sull'impiego obbligatorio delle certificazioni verdi COVID-19 in ambito lavorativo, la testata giornalistica Fanpage ha pubblicato un articolo-guida dal titolo «Green pass con la prima dose del vaccino, dopo quanti giorni arriva e quanto tempo è valido»;

   la versione originaria dell'articolo, revisionata con notevole ritardo, dava conto di un presunto e, in realtà, inesistente taglio dei tempi necessari per ottenere il green pass: «i tempi per ottenerlo – si leggeva nell'articolo – sono già stati accorciati sensibilmente dal Governo, visto che prima del decreto del 16 settembre [...] dopo la prima dose bisognava aspettare due settimane prima di avere una certificazione valida. Dal 15 ottobre, invece, il green pass sarà attivo già dal giorno della prima somministrazione di vaccino contro il Covid»;

   la novella divulgata dalla testata Fanpage non trova riscontro nella normativa vigente. In base ad essa, infatti, la certificazione verde COVID-19, attestante l'avvenuta vaccinazione, continua ad assumere validità a partire dal «quindicesimo giorno successivo alla somministrazione» (articolo 9, comma 3, del decreto-legge n. 52 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 87 del 2021) e non già immediatamente a seguito di essa, come erroneamente riportato;

   l'articolo, che contava più di cento condivisioni a poche ore dalla pubblicazione, ha, quindi, alimentato confusione e caos sulle modalità di applicazione del green pass, in un momento, peraltro, già di per sé delicato, caratterizzato da forti tensioni e proteste, alla vigilia dell'estensione della certificazione verde COVID-19 nell'ambito lavorativo –:

   se non ritengano di adottare iniziative di competenza volte a potenziare la campagna di comunicazione e informazione circa le disposizioni di cui in premessa, al fine di evitare che notizie erronee e fuorvianti come quelle citate in premessa, alimentino la confusione tra i cittadini, così contrastando anche il pressapochismo e la superficialità dell'informazione in merito a misure che incidono sulla vita sociale e lavorativa dei cittadini.
(4-10508)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, l'ufficio culturale dell'ambasciata cinese ha inviato una lettera al sindaco di Brescia per intimare al primo cittadino di annullare la mostra «La Cina (non) è vicina. Badiucao – opere di un artista dissidente»;

   «La Cina (non) è vicina» è la prima personale dedicata a Badiucao, pseudonimo dell'artista-attivista cinese noto per la sua arte di protesta, attualmente operante in esilio in Australia. Badiucao si è affermato sul palcoscenico internazionale grazie ai social media, coi quali diffonde la sua arte in tutto il mondo, sfidando costantemente il Governo e la censura cinese;

   la mostra rappresenta l'evento di punta del Festival della Pace e si inserisce nell'ambito di un filone artistico basato sulla pittura dissidente;

   con le sue opere, l'artista-dissidente Badiucao ha pesantemente criticato il regime comunista cinese, mettendo in evidenza anche gli aspetti più torbidi collegati alla pandemia da COVID-19;

   Badiucao, dall'Australia, ha portato avanti la propria attività di dissidenza, diventando l'unico canale non filtrato dal controllo governativo, capace di trasmettere i racconti dei cittadini di Wuhan durante il lockdown del 2020. Nel 2020 gli è stato conferito dalla Human Rights Foundation il Premio Václav Havel Prize for Creative Dissent, destinato ad artisti che creativamente denunciano gli inganni delle dittature;

   la mostra bresciana affronta tanti temi scomodi per il regime comunista cinese. Tra i temi affrontati vi sono le violazioni dei diritti umani, la censura inflitta ai cittadini cinesi sul tema del Covid, la repressione del dissenso in Myanmar, l'assimilazione culturale forzata degli uiguri, fino al dettagliato racconto delle proteste degli ultimi anni a Hong Kong;

   già nel 2018, il presidente cinese Xi Jinping fece forti pressioni facendo annullare un'altra mostra dello stesso artista prevista a Hong Kong;

   oggi, nel 2021, il Governo cinese prova ad ottenere gli stessi risultati sul nostro territorio nazionale, usando intimidazioni agli amministratori locali liberamente eletti dai cittadini italiani, chiedendo al comune di «agire rapidamente per cancellare le attività»;

   a giudizio dell'interrogante, bene ha fatto il primo cittadino bresciano a rispedire al mittente ogni indebita pressione, confermando le date dell'esposizione e invitando la cittadinanza a visitarla. Tale gesto non può rimanere isolato, pertanto occorre protestare vivamente contro ogni ingerenza cinese in Italia, riaffermando che la nostra libertà è sacra, che le arti in Italia sono libere e non soggette a censura secondo i desiderata del regime comunista cinese –:

   se il Governo intenda convocare l'ambasciatore cinese in Italia per protestare in merito all'invio della lettera al primo cittadino di Brescia dove si chiede la cancellazione della mostra dell'artista dissidente Badiucao, ribadendo alla controparte che in Italia le arti sono libere e non soggette a censura politica.
(5-06903)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si apprende che la Guardia di finanza ha accertato che, da gennaio 2020 ad agosto 2021, sono stati causati addirittura 15 miliardi di danni all'erario a causa di illeciti in materia di spesa pubblica; si tratta di molteplici forme di truffe che vanno dall'utilizzo di fondi europei agli incentivi per le imprese, fino ad arrivare ai sussidi assistenziali come il reddito di cittadinanza e gli assegni per gli invalidi;

   nello specifico, nei 15 miliardi di danni all'erario individuati in venti mesi di attività, l'ammanco più grave risulta quello proveniente dalle truffe negli appalti pubblici: 6 miliardi di euro, di cui oltre 887 milioni per appalti riferiti alla spesa sanitaria. Al riguardo, l'interrogante evidenzia che questo dato riferisce che, proprio durante l'emergenza pandemica, sono state sottratte illecitamente risorse ad un settore come quello sanitario, che necessita sempre più di essere rafforzato con adeguate risorse e che, invece, è stato depredato senza scrupoli, con una pandemia in corso che ha causato migliaia di morti;

   altri 269 milioni di euro riguardanti illeciti hanno colpito la spesa previdenziale e assistenziale, di cui 48 milioni di euro per frodi alla sola spesa previdenziale (assegni sociali, pensioni di guerra e invalidità civili). Inoltre, spiccano anche i 127 milioni di euro indebitamente percepiti da beneficiari del reddito di cittadinanza che non ne avevano diritto;

   queste sono solo alcune delle iniziative illecite che hanno causato un danno per le casse dello Stato di 15 miliardi di euro;

   rispetto a truffe così gravi è necessario mettere in campo tutte le iniziative necessarie per recuperare le risorse pubbliche sottratte e per escludere che in futuro venga raggirato lo Stato con illeciti di questa portata;

   bisogna prendere atto che un danno all'erario di 15 miliardi di euro, emerso in un arco temporale così breve, è un fatto che non deve ripetersi e che richiede che vengano anche accertate le responsabilità di chi ha compiuto azioni/omissioni che hanno agevolato la commissione degli illeciti in questione –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato, e se e quali iniziative siano state adottate per recuperare le somme sottratte;

   se e quali responsabilità siano state accertate, per quanto di competenza, nell'ambito della pubblica amministrazione, che per colpa, negligenza o dolo, abbiamo agevolato gli illeciti in questione;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per escludere in futuro la commissione di queste frodi che sottraggono ingenti risorse all'intera comunità, danneggiando innanzitutto i cittadini, a cui lo Stato dovrebbe garantire un responsabile e attento controllo sulle risorse che gestisce e sulla loro erogazione.
(5-06901)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'aliquota Guardia di finanza della sezione di polizia giudiziaria presso la procura della Repubblica di Marsala (Trapani) si è sempre distinta per le particolari investigazioni esperite sia d'iniziativa, che su delega dell'Ufficio del pubblico ministero con il raggiungimento di lusinghieri risultati di servizio;

   in particolare, negli anni, tale sezione è stata delegata ad esperire le indagini più delicate, in materia di contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione e contro l'amministrazione della giustizia, in alcune delle quali sono stati coinvolti anche appartenenti a forze dell'ordine e forze armate di ogni ordine e grado;

   in data 3 dicembre 2015 perveniva al Comando Generale della Guardia di finanza un esposto anonimo, in cui si accusava il responsabile della citata aliquota di polizia giudiziaria di alcune irregolarità. Da tale atto, trasmesso per competenza al procuratore militare della Repubblica di Napoli, scaturiva un procedimento con i consequenziali accertamenti delegati alla stessa Guardia di finanza di Trapani;

   al termine delle indagini, venivano inviate alla procura militare della Repubblica di Napoli tre annotazioni di p.g., attraverso le quali si ipotizzavano condotte di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in certificati e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico finalizzata alla frode sportiva articoli 110 e 481 del codice penale), di traffico di influenze illecite (articolo 346-bis del codice penale), di falsità ideologica (articolo 110 e 479 del codice penale), di rivelazione di segreto d'ufficio articolo 326 del codice penale) e di truffa militare aggravata e di peculato militare aggravato (articolo 234 del codice penale militare di pace) articolo 110 del codice penale e articolo 215 del codice penale militare di pace, articolo 110 del codice penale);

   tutte le ipotesi di reato di cui alle citate annotazioni di p.g. hanno dato origine a diversi procedimenti penali ordinari e militari e, ovviamente, impulso a procedimenti amministrativi per la sospensione precauzionale dal servizio, a procedimenti disciplinari, alla sospensione dell'avanzamento di carriera ed a trasferimenti;

   come si legge nella sentenza assolutoria emessa infine dal tribunale di Marsala, «quanto emerso dalle suesposte deposizioni appare già di per sé alquanto significativo nel rivelare come l'indagine effettuata (verosimilmente poiché diretta ad altri fini, ovverosia all'accertamento dei reati in relazione ai quali originariamente era stata delegata) appaia, sotto alcuni profili, carente, ma come, soprattutto, le relative risultanze siano state esposte, nell'annotazione più volte citata, in modo inesatto, se non addirittura suggestivo. Sulla base delle reali risultanze, come sin qui ricostruite, è invece lecito dubitare dell'ipotesi accusatoria» (pagina 17) –:

   di quali informazioni disponga il Governo, per quanto di competenza, in merito alle vicende di cui in premessa, con particolare riguardo alla loro durata, alle conseguenze sulla carriera dei militari coinvolti e al relativo costo a carico del bilancio pubblico.
(4-10502)


   ALEMANNO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto «bonus facciate» è stato introdotto dalla legge di bilancio 2020 ed è stato prorogato per tutto il 2021 dalla legge di bilancio 2021. Ad oggi, quindi, la detrazione interessa le spese sostenute dal 1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2021;

   i soggetti beneficiari del «bonus facciate» possono portare in detrazione il 90 per cento delle spese sostenute per interventi, finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti ubicati nelle zone A o B come individuate dal decreto ministeriale n. 1444 del 1968 o in quelle assimilabili in base alla normativa regionale o ai regolamenti comunali;

   il «bonus facciate», diversamente dalle altre agevolazioni, non prevede un limite di spesa agevolata;

   va, inoltre, segnalato che la legge n. 77 del 2020 di conversione del decreto-legge 34 del 2020 cosiddetto «Decreto Rilancio» ha esteso anche ai beneficiari del «bonus facciate» la possibilità di optare, oltre che per la fruizione diretta della detrazione, anche per la cessione del credito ad essa corrispondente o, in alternativa, per il cosiddetto «sconto in fattura» anticipato dal fornitore e da questi recuperato sotto forma di credito d'imposta da utilizzare in compensazione con F24, o da cedere a soggetti terzi compresi gli istituti di credito e gli intermediari finanziari. Tale possibilità sussiste per le spese sostenute nel 2020 e nel 2021;

   nel Documento programmatico di bilancio (Dpb) – che delinea la struttura della legge di bilancio 2022 – approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri il 19 ottobre 2021, accanto alla proroga degli altri bonus edilizi non si rintraccia quella relativa al «bonus facciate»;

   se così fosse, sarebbero numerose le pratiche per la richiesta dell'agevolazione in parola che finirebbero nell'oblio poiché la normativa vigente prevede tempistiche precise nell'iter di autorizzazione;

   questo accade, in particolare, per gli edifici di valore storico: in presenza di vincoli di natura culturale o paesaggistico, infatti, è necessario acquisire, prima dell'inizio dei lavori di edilizia pubblica o privata – tra le altre – l'autorizzazione della soprintendenza ai sensi dell'articolo 22 del decreto legislativo n. 42 del 2004;

   al riguardo, sono giunte all'interrogante numerose segnalazioni relative all'allungamento dei tempi (tra sospensioni della decorrenza termini e proroghe) di risposta delle Soprintendenze;

   la scadenza al 31 dicembre 2021 del «bonus facciate» arreca in questo contesto un grave pregiudizio al diritto di coloro che hanno già iniziato le pratiche per usufruire della misura agevolativa, alla quale si può ascrivere senza dubbio anche il merito di aver contribuito, insieme agli altri bonus edilizi, alla ripresa del settore delle costruzioni;

   sembra ci sia la volontà di prorogare la misura agevolativa in parola con una percentuale di detrazione inferiore rispetto a quella attualmente prevista –:

   quali tempestive iniziative di carattere normativo intenda intraprendere per la soluzione delle criticità sopra evidenziate, anche attraverso l'inserimento nel disegno di legge di bilancio 2022 – ovvero nel primo provvedimento utile – della proroga del cosiddetto «bonus facciate» che preveda anche la salvaguardia del diritto, per coloro la cui pratica per la richiesta della misura agevolativa sia in itinere, di fruire delle detrazione del 90 per cento delle spese sostenute per il recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti.
(4-10503)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   recenti notizie di stampa (www.ilgazzettinodipadova.it del 20 e 22 ottobre 2021) hanno riportato la vicenda di un 42enne tunisino, Amor Ben Lazar Torch, arrestato nei giorni scorsi in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla procura di Padova per cui dovrà scontare 10 giorni per non aver pagato la somma di 2.400 euro di multa relativa ad una condanna per reati di spaccio di stupefacenti avvenuta nel 2008;

   nel corso degli anni il tunisino si è reso protagonista di una serie di reati, dallo spaccio alla resistenza, che lo hanno portato, nel 2018, ad essere condannato a due anni e otto mesi con l'accusa di furto ai danni di alcuni negozi e locali nel cosiddetto «autunno caldo delle spaccate». Nel marzo 2021 è uscito dal carcere e due giorni dopo ha ricevuto un nuovo avviso di garanzia relativo ad un altro furto avvenuto nel 2018;

   nel mese di settembre 2021, l'immigrato è stato sorpreso a spacciare e, dopo essere stato arrestato, aveva patteggiato 4 mesi ma, essendo già destinatario di un decreto di espulsione, è riuscito ad evitare il carcere;

   dagli articoli sopra citati si evince che Torch non avrebbe mai fatto ritorno in Tunisia, nonostante sia stato destinatario di ben quattro ordini di espulsione e dopo alcuni trasferimenti in diversi centri di rimpatrio dislocati sul territorio nazionale e che, alla notizia dell'ordine di rimpatrio, provocava danni agli uffici della questura di Padova, ferendo anche diversi agenti. Ad oggi, però, la situazione è radicalmente cambiata, poiché con l'ultimo arresto Torch non ha potuto sottrarsi, come fatto in precedenza, alla prova del tampone, condizione indispensabile per ottenere il via libera delle autorità tunisine al rientro in patria;

   gli espedienti utilizzati da Torch, che molte volte gli hanno evitato il carcere e che gli hanno consentito di restare, da quanto riportato dall'articolo, a vivere indisturbato a Padova, gettano un'ombra sulla gestione delle procedure di espulsione e di rimpatrio degli immigrati clandestini irregolari o autori di reati nel nostro Paese –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine dell'espulsione dei soggetti ritenuti pericolosi, nonché dell'immediato rimpatrio di tutti gli immigrati irregolari;

   se non ritenga, altresì, di adottare iniziative per prevedere un rafforzamento delle attività di monitoraggio e di controllo capillare sui territori, diretto a garantire la sicurezza dei cittadini, che può essere messa seriamente a rischio da eventuali comportamenti criminali da parte di immigrati irregolari, come nel caso descritto in premessa.
(5-06904)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FIORINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni a Correggio – comune di circa 25 mila abitanti in provincia di Reggio Emilia – e nell'intero territorio, si sta assistendo a una recrudescenza di reati, quali furti in abitazioni, in attività commerciali, a bancomat, ad auto in sosta e anche nelle chiese fino ad arrivare alle truffe agli anziani, alle aggressioni, agli scippi e agli scontri di matrice etnico-sociale;

   il tutto in un contesto, purtroppo, di degrado urbano, educativo e sociale, con il dilagare dell'accattonaggio molesto, soprattutto davanti ai centri commerciali, agli ospedali e alle chiese;

   da oltre 30 anni, nel territorio sono presenti anche dei campi nomadi e nella zona interessata non è ancora attivo il progetto di videosorveglianza comunale;

   purtroppo, non passa giorno senza che sulla stampa non sia riportata la notizia di furti o episodi di microcriminalità;

   questa situazione preoccupante accresce sempre più nei cittadini la paura, il disagio, l'insicurezza e la richiesta di maggior tutela per vivere la quotidianità con serenità;

   per rispondere a tutte le chiamate, le forze dell'ordine si ritrovano spesso a lavorare sottorganico e con mezzi inidonei alle necessità;

   soprattutto nelle ore notturne, le volanti delle forze dell'ordine di Correggio devono prestare servizio anche nei comuni limitrofi con il rischio di arrivare troppo tardi sui luoghi degli eventi malavitosi considerando le distanze da percorrere;

   un progetto di cui si parla tempo per contrastare gli episodi citati è la possibilità di una tenenza in città, con un presidio attivo fisso 24 ore su 24, in modo da avere una presenza capillare e continua dei carabinieri nell'intero territorio comunale –:

   se il Governo, nell'ambito delle proprie competenze, non intenda:

    a) adottare idonee iniziative volte all'intensificazione delle attività di controllo della zona da parte delle forze dell'ordine, al fine di garantire adeguati standard di sicurezza;

    b) assumere tempestivamente iniziative volte a prevedere un incremento del personale e dei mezzi delle forze dell'ordine di Correggio;

    c) supportare la costituzione a Correggio della tenenza citata in premessa, quale presidio fisso e attivo sia di giorno che di notte per sopperire a tutte le esigenze territoriali.
(4-10500)


   SAPIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   lo svolgimento delle elezioni dei Comites è previsto il 3 dicembre 2021;

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178, «Legge di bilancio 2021», ha autorizzato la spesa di 9 milioni di euro per lo svolgimento delle suddette votazioni per il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero e del Consiglio generale degli italiani all'estero, nonché per introdurre in via sperimentale l'espressione del voto in via digitale in occasione delle medesime votazioni;

   la partecipazione alle suddette elezioni è subordinata all'iscrizione negli elenchi elettorali dei consolati di riferimento, che consente all'elettore di essere registrato tra i votanti e di ricevere il relativo plico elettorale;

   l'elettore non riceve automaticamente il plico contenente la scheda elettorale se è iscritto all'Aire, come per esempio avviene per le elezioni politiche o i referendum, ma deve farne esplicita richiesta al proprio consolato;

   la domanda di iscrizione può essere inviata, oltre che consegnata a mano in consolato, tramite il portale Fast It, per posta ordinaria, per posta elettronica ordinaria o certificata, allegando copia di documento di riconoscimento valido;

   per l'invio della domanda di iscrizione nell'elenco degli elettori su Fast It, è necessaria la previa registrazione dell'utente sul portale stesso e la previa selezione della funzione dedicata alle elezioni, indicata come «Domanda di iscrizione nell'elenco elettorale per le elezioni dei Comites»;

   in caso di invio dell'opzione tramite posta elettronica o Fast It, la normativa non prevede obblighi di confermare l'avvenuta ricezione dell'opzione all'elettore, che viene registrata da parte dei consolati;

   per legge, entro il 13 settembre 2021 (10° giorno successivo all'indizione), il Ministero dell'interno trasmette al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per l'inoltro agli uffici consolari, l'elenco degli aventi diritto al voto con l'indicazione dell'eventuale assenza del requisito della residenza da 6 mesi nella circoscrizione consolare. Decorso il termine per la presentazione della richiesta di iscrizione negli elenchi degli elettori, che è il 3 novembre 2021, i plichi elettorali vengono quindi inviati agli elettori che ne hanno fatto richiesta e risultano avere i requisiti di legge di elettorato attivo;

   gli uffici consolari sono tenuti a ultimare la spedizione dei plichi entro il 13 novembre, cioè 20 giorni prima della data delle votazioni;

   con recente quesito al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale l'avvocato D. A., legale della lista Inclusiva, presentata nei Paesi Bassi, a quanto consta all'interrogante, ha richiesto la possibilità di utilizzare la modalità di compilazione digitale, anche per garantire maggiore affluenza elettorale – posto che alle precedenti elezioni del 2015 essa fu del 4,5 per cento per tutti i Comites, per quanto dichiarato dalla stessa legale – nonché di utilizzare firma grafometrica, di norma assimilabile alla firma autografa nelle scritture private, nell'apposito modulo per l'invio della domanda di iscrizione nell'elenco degli elettori su Fast It, così evitando che la domanda in parola venga poi firmata e nuovamente scannerizzata in caso di inoltro via email o tramite portale Fast It, sul dichiarato presupposto che «sono pochissimi i residenti (italiani, nda) nei Paesi Bassi a possedere una stampante a casa»;

   l'articolo 1, comma 2-bis, del decreto-legge n. 67 del 2012 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 118 del 2012, dispone o espressamente l'ammissione al voto degli elettori che abbiano fatto pervenire all'ufficio consolare di riferimento domanda di iscrizione nell'elenco elettorale almeno trenta giorni prima della data stabilita per le votazioni –:

   se non intendano assumere iniziative urgenti, anche di carattere normativo, al fine di consentire il suddetto utilizzo della modalità di compilazione digitale con firma grafometrica, in modo da aumentare la partecipazione democratica al suddetto voto del 3 dicembre 2021 e se al riguardo vi siano impedimenti normativi o tecnici e, nel caso, quali.
(4-10504)


   DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con circolare prot. 64525 del 2021 il Ministero dell'interno, indirizzata ai prefetti ma di fatto agli ufficiali di stato civile dei comuni italiani, ha preso posizione sulla questione concernente il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis a stranieri di ceppo italiano;

   la circolare, nella definizione delle pratiche di cittadinanza, chiede di dare priorità a quei richiedenti i cui avi non siano stati interessati dalla cosiddetta grande naturalizzazione brasiliana e pertanto, di fatto, chiede di rallentare quanto più possibile l'espletamento di quelle pratiche nelle quali sia vantata tale discendenza;

   il decreto sulla grande naturalizzazione brasiliana del 1889 prevedeva che coloro che si trovavano, alla data del 15 novembre 1889, nel territorio brasiliano diventassero cittadini brasiliani se, nel termine di sei mesi, non avessero manifestato la volontà di mantenere la cittadinanza di origine; si era, pertanto, introdotto un meccanismo di presunzione tacita del consenso che incontrò fin da subito lo sdegno della comunità internazionale che sostenne la mancanza di fondamento giuridico del provvedimento dal momento che quest'ultimo deduceva per il semplice silenzio dell'individuo la sua presunzione della volontà di diventare cittadino brasiliano; a tal fine, la comunità internazionale fece leva sui principi generali del diritto internazionale, ritenendo altresì che il decreto fosse contrario al principio della libertà individuale nonché agli interessi degli stranieri che già risiedevano nel Paese;

   nella circolare in questione il Ministro interrogato richiama due sentenze di merito che considerano l'acquisizione della cittadinanza brasiliana ad opera del decreto del 1889 un'interruzione della linea di trasmissione della cittadinanza e che perciò rigettano sic et simpliciter la domanda di riconoscimento iure sanguinis;

   in realtà, la giurisprudenza sul punto non è affatto univoca, potendosi ricavare interpretazioni difformi come ad esempio quella operata dalla Corte d'appello di Roma (sentenza dell'8 ottobre 2021, I sez. civile); il collegio romano ritiene: che la perdita di cittadinanza, in base a codice civile del 1865, potesse avvenire solo sulla base di un esplicito atto d'impulso del cittadino italiano e non per decreto generale del Paese «ospitante» (si veda pp. 4-5 della sentenza); che inoltre non è possibile provare che sia stata garantita la conoscibilità del decreto; che, in sostanza, il provvedimento sia da considerarsi illegittimo; a sostegno della propria tesi la Corte d'appello richiama anche ampi stralci di una sentenza della Corte di Cassazione di Napoli del 5 ottobre 1907, dove si affermava, tra le altre cose: «il difetto di dichiarazione contraria all'accettazione della cittadinanza brasiliana non pure riusciva inefficacia a provar la rinunzia alla nazionalità d'origine, ma violava altresì la libertà della scelta, in quanto vincolava alla forma negativa del silenzio l'espressione positiva di voler abbandonare l'antica cittadinanza e acquistarne una nuova» –:

   se il Ministro interrogato intenda rivedere la propria posizione con riferimento al suo invito a riconsiderare l'ordine di trattazione delle pratiche di cittadinanza, in particolare per quelle domande di accertamento della cittadinanza iure sanguinis che riguardano i discendenti di emigrati italiani interessati dalla cosiddetta grande naturalizzazione brasiliana del 1889.
(4-10505)


   SCANU, CADEDDU e VILLANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si assiste ormai da tempo ad una progressiva riduzione dell'organico della Polizia di Stato;

   si può infatti ritenere endemico il deficit negativo di bilancio tra i pensionamenti e le nuove assunzioni;

   nonostante gli esiti delle riunioni tra organizzazioni maggiormente rappresentative ed il Dipartimento di pubblica sicurezza per discutere del nuovo assetto della formazione di primo e di secondo livello del personale di Polizia e nonostante le rassicurazioni sul generale rafforzamento dell'organico, purtroppo nella realtà dei fatti si riscontra una grave carenza di personale in tutta Italia determinata da un rallentamento delle assunzioni e dalla mancanza di ricambio generazionale;

   inoltre, l'età media degli agenti di Polizia si aggira a poco meno di 50 anni, ciò, insieme con il trend che fa segnare finora tre agenti in pensione contro due assunti, preoccupa molto per il livello di efficienza richiesto per il contrasto alla delinquenza di strada ed al presidio del territorio;

   per quanto concerne la regione Sardegna preoccupanti sono i segnali che arrivano dal territorio, dove i presidi di Polizia soffrono una situazione molto difficile;

   la questura di Oristano ad esempio nel 2022 perderà 15 poliziotti che andranno in pensione;

   l'andamento involutivo e progressivo di pensionamenti non reintegrati adeguatamente da nuove assunzioni porterebbero inevitabilmente al collasso della questura di Oristano con conseguente compromissione dell'efficienza del servizio in termini di garanzia della sicurezza e controllo del territorio;

   altri reparti esposti a questa gravissima condizione sono il reparto volo Fenosu di Oristano, un settore altamente qualificato che nei prossimi quattro anni dimezzerà la forza per effetto dei pensionamenti con il rischio concreto di non avere piloti e specialisti a disposizione per far volare gli elicotteri in dotazione;

   sempre più gravi sono le difficoltà della Polizia stradale che rischia di lasciare sguarniti i programmi di pattugliamento, essenziali per il presidio del territorio soprattutto nelle aree interne dell'isola;

   di rilievo è la questione del Centro addestramento e istruzione professionale (Caip) di Abbasanta per il quale un documento ministeriale del 2019, prevedeva un aumento della forza da 40 a 80 agenti entro il 2027, ma si è alle porte del 2022 e si registrano solo perdite di personale e consequenziale progressivo abbandono della struttura;

   per Caip, il centro all'avanguardia che ospita al suo interno il reparto di prevenzione crimine della Sardegna e il gruppo cinofili con cani antidroga, anti esplosivo e per l'ordine pubblico, con una superficie di circa 180.000 metri quadrati di cui 22.000 coperti, il mancato invio di nuovi agenti rappresenterebbe il segnale di un declino inevitabile;

   l'importanza e le potenzialità espresse nel tempo da questo istituto di perfezionamento ed istruzione, finanche a livello internazionale con corsi di formazione dedicati alle polizie straniere, necessitano di un equivalente riammodernamento ed ampliamento strutturale ormai in stallo da anni –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare per garantire un aumento adeguato dell'organico a fronte del flusso dei pensionamenti.
(4-10506)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SURIANO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'edificio dell'Istituto comprensivo Fontanarossa a Catania, nella frazione di Vaccarizzo, è da tempo in fase di ristrutturazione. La richiesta di fondi per la ristrutturazione risale al 2012, ma i lavori sono iniziati soltanto nell'ottobre 2020 a causa dell'iter burocratico troppo farraginoso e complesso;

   paradossalmente, nonostante i tempi di attesa, le famiglie che vivono il quartiere non vedono ancora la luce in fondo al tunnel poiché i lavori sono bloccati e non si conoscono le tempistiche di sblocco del cantiere;

   tutto ciò ha causato disagi enormi alle famiglie, ma soprattutto ai ragazzi che sono stati costretti, fino ad oggi, a essere smistati in altri istituti lontani da casa o a continuare le lezioni in Did (Didattica integrata digitale), con riferimento a coloro i quali siano effettivamente impossibilitati a raggiungere i vari plessi scolastici;

   la rete di bus locali non è in grado di far arrivare gli studenti nelle sedi provvisorie e, quindi, il comune di Catania si è attivato per avviare un servizio di navetta tramite Noleggio con conducente (Ncc) secondo quanto previsto dal bando di affidamento del «servizio di trasporto gratuito degli alunni della scuola dell'obbligo rientrante nelle competenze del comune di Catania»;

   la dirigente scolastica con circolare n. 9 del 13 settembre 2021 specificava che: «per usufruire del trasporto pullman è necessario essere in possesso del Green Pass per gli alunni che hanno compiuto i 12 anni», e che, in mancanza di tale requisito, sarebbe stato negato l'accesso al servizio;

   stessa linea che avrebbe tenuto la direzione pubblica istruzione del comune di Catania con atto protocollo n. 360052 del 16 settembre 2021 in ottemperanza delle direttive del decreto-legge 6 agosto 2021, n. 111;

   lo stesso decreto-legge, all'articolo 2, specifica che sono esclusi dall'obbligo di certificazione coloro i quali utilizzino autobus adibiti a servizi di noleggio con conducente impiegati nei servizi aggiuntivi trasporto pubblico locale e regionale;

   la richiesta della dirigente e dell'amministrazione comunale crea una disparità di trattamento per i ragazzi di Vaccarizzo che sono così obbligati alla vaccinazione o ad effettuare continuamente tamponi a differenza di tutti gli altri studenti sul territorio nazionale;

   la ditta affidataria del servizio, la Autoservizi Rosario Pappalardo Srl, ha comunicato in data 6 ottobre 2021 di non essere in grado di ottemperare alle richieste della lettera di invito del comune di Catania per l'affido del trasporto dei bambini di Vaccarizzo a scuola e, quindi, sembrerebbe che il comune stia provvedendo attraverso un nuovo bando, con ulteriori ritardi e sempre con affidamento a un servizio Ncc –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda mettere in atto per chiarire la vicenda in favore degli studenti coinvolti;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per risolvere la problematica dei ritardi nell'iter per la ristrutturazione delle scuole visto che la sola Catania è afflitta da questa problematica con riguardo a diverse scuole.
(5-06902)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SEGNERI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, ha stanziato, all'articolo 38, 500 mila euro per l'anno 2021, al fine di garantire ai lavoratori delle aree di crisi industriale, che usufruiscono della mobilità in deroga, con riferimento al periodo dal 1° febbraio al 31 dicembre 2021 la non applicazione delle riduzioni degli importi del trattamento di mobilità in deroga, nei casi di terza e quarta proroga, di cui all'articolo 2, comma 66 della legge n. 92 del 2012;

   le suddette misure riguardano i lavoratori di cui all'articolo 53-ter del decreto-legge n. 50 del 2017, convertito dalla legge n. 96 del 2017, prorogate per l'anno 2021 dall'articolo 1, comma 289, della legge n. 178 del 2020;

   al riguardo, si ricorda che, la legge 30 dicembre 2020, n. 178 ha previsto – come peraltro chiarito dall'ufficio legislativo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali – che le regioni possono utilizzare anche per il 2021, le risorse residue dei finanziamenti e, inoltre, che l'articolo 1, comma 289, della legge n. 178 del 2020, ha esteso l'utilizzo delle predette risorse per tutti gli interventi susseguitesi nel tempo, che fanno riferimento all'articolo 44, comma 11-bis, del decreto legislativo n. 148 del 2015, pur in assenza di una proroga specifica delle singole misure;

   alla luce della suddetta interpretazione del Ministero competente, sono implicitamente prorogati e rifinanziati anche i trattamenti di mobilità in deroga, di cui all'articolo 25-ter del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2018, n. 136. Nello specifico, stante la disposizione di cui all'articolo 38, comma 2-bis, del decreto-legge n. 73 del 2021, non si applica la riduzione automatica del 40 per cento ai trattamenti di mobilità in deroga, nei casi di terza e quarta proroga della prestazione;

   nelle aree di crisi industriale complessa, così come definite dal decreto-legge n. 83 del 2012, dove le conseguenze della pandemia intervengono come elemento di ulteriore aggravamento, il ricorso agli ammortizzatori sociali continua a rappresentare una delle misure fondamentali per arginare l'impatto della perdita di occupazione, ancor più in considerazione delle difficoltà, per molti lavoratori, di trovare un nuovo sbocco professionale;

   i lavoratori che beneficiano dei trattamenti di mobilità in deroga, per le prestazioni nelle aree di crisi complessa, riconosciute ai sensi dell'articolo 27 del decreto-legge n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni nella legge n. 134 del 2012, sono in attesa di usufruire delle sospensioni, di cui al secondo periodo del comma 66 dell'articolo 2 della legge n. 92 del 2012 –:

   quali siano i tempi tecnici per autorizzare l'INPS a emanare una circolare attuativa delle disposizioni, di cui all'articolo 38, comma 2-bis del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito dalla legge n. 106 del 2021.
(5-06900)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è destinata a far discutere la scelta del sindaco del comune di Termini Imerese di riconoscere la genitorialità di una coppia omosessuale, che si era sposata civilmente nel 2019 ed era ricorsa alla procreazione medicalmente assistita eterologa all'estero;

   come si legge su un post condiviso sul suo profilo Instagram dal primo cittadino, che ha definito la sua scelta «una battaglia di civiltà», «A Termini Imerese c‘è stato il primo riconoscimento di due mamme verso i propri bimbi e questo grazie a te Maria Terranova che con tenacia sei andata avanti per aiutarci a realizzare il nostro sogno: essere genitori di Matilde e Diego ed avere entrambe gli stessi diritti e doveri su di loro»;

   lo stesso ufficiale dello stato civile avrebbe sollevato dubbi sulla legittimità dell'atto compiuto dal sindaco, confermando di essersi rifiutato di firmarlo e tutto l'incartamento sarebbe stato già trasmesso alla procura di Termini Imerese e alla prefettura di Palermo;

   la Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8029 del 2020, ha, infatti, statuito che «il riconoscimento di un minore concepito con il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo da parte di una donna legata in unione civile con quella che lo ha partorito, ma che non ha nessun legame biologico con il minore, si pone in contrasto con l'articolo 4, comma 3, della legge n. 40 del 2004 e con l'esclusione del ricorso alle predette tecniche da parte delle coppie omosessuali, non essendo consentita, al di fuori dei casi previsti dalla legge, la realizzazione di forme di genitorialità svincolate da un rapporto biologico, con i medesimi strumenti giuridici previsti per il minore nato nel matrimonio o riconosciuto», riconoscendo, peraltro, che negare al genitore non biologico di essere «mamma» non viola il diritto del minore perché non gli nega di fare lo stesso parte di un nucleo familiare, e non gli nega il trattamento giuridico previsto per lo status di figlio;

   nella recente sentenza n. 32 del 2021, la Corte Costituzionale ha affermato che spetta prioritariamente al legislatore, e non certamente alle iniziative del singolo, individuare il «ragionevole punto di equilibrio tra i diversi beni costituzionali coinvolti, nel rispetto della dignità della persona umana», per fornire, in maniera organica, adeguata tutela ai diritti del minore «alla cura, all'educazione, all'istruzione, al mantenimento, alla successione e, più in generale, alla continuità e al conforto di abitudini condivise» –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito alla vicenda di cui in premessa e se non ritenga, anche alla luce della condotta del sindaco di Termini Imerese, di adottare con urgenza ogni iniziativa di competenza, in particolare di carattere normativo, per escludere la trascrizione del rapporto di filiazione tra un minore e il «genitore di intenzione».
(4-10509)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOSS e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il granchio reale blu o granchio azzurro (Callinectes sapidus) è un crostaceo autoctono delle coste atlantiche del continente americano che negli ultimi anni si sta diffondendo anche nel continente europeo;

   la specie è stata accidentalmente introdotta in numerose altre parti del mondo (Mare del Nord, Mar Baltico, Mar Nero, Mediterraneo, Mar Giallo) e in Italia è stata segnalata per la prima volta nel 2008 in Basilicata, sulla costa adriatica dell'Abruzzo e della Puglia, nell'alto adriatico da Goro ai lidi ferraresi;

   il granchio blu si sta rapidamente diffondendo soprattutto in Adriatico dove le acque calme e poco profonde si sono rivelate un habitat ideale per la sua riproduzione e crescita; dal novembre 2019 gli esemplari pescati in questa zona sono aumentati in maniera sensibile; negli ultimi mesi, sono sempre più numerose le segnalazioni della presenza del granchio blu da parte dei pescatori in Adriatico, non lontano da lagune ed estuari;

   il granchio blu è una specie predatoria e voracissima di pesci, molluschi e altri crostacei; pur se presente in numero considerevole, per ora non costituisce un grave pericolo per la biodiversità dell'habitat in cui vive, ma potrebbe diventarlo nel momento in cui il numero crescesse in modo esponenziale; inoltre, è un crostaceo che si riproduce rapidamente, il numero delle sue uova è compreso tra 700 mila e due milioni e 100 mila, a seconda delle dimensioni delle femmine;

   la presenza di questa specie nell'Adriatico è uno dei sintomi dei cambiamenti climatici che hanno portato all'aumento della temperatura dell'acqua marina che starebbe facilitando la migrazione di questa specie aliena facendola diventare una presenza stabile nei nostri mari;

   il granchio blu è una delle 100 specie considerate più invasive del Mediterraneo e dell'Adriatico, e ha già disturbato gli equilibri naturali delle popolazioni ittiche autoctone, portando a un declino o addirittura all'estinzione di alcune specie, in particolare i granchi locali;

   questi crostacei, nelle loro zone d'origine, Stati Uniti e Messico, vengono pescati (circa 58 mila tonnellate) e consumati in grandi quantità perché considerati una prelibatezza, in quanto hanno una polpa molto buona e costituiscono un'importante risorsa economica; si pensi che il loro valore si aggira intorno ai 150 euro al chilogrammo;

   se la presenza del granchio blu dovesse diventare eccessiva e quindi essere un reale pericolo per la biodiversità dell'habitat dei nostri mari si potrebbe pensare, come avviene in Grecia, di circoscrivere il problema autorizzandone la pesca e permetterne la commercializzazione;

   un crescente interesse economico per questo granchio potrebbe contemporaneamente avere, quindi, due lati positivi: l'utilizzo di una nuova risorsa e la limitazione della sua espansione –:

   se il Governo sia a conoscenza del fenomeno esposto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per trasformare un potenziale pericolo per la biodiversità degli habitat marini italiani in una risorsa economica e fonte di reddito per i pescatori italiani, nonché far conoscere ai consumatori italiani un prodotto dalle qualità eccellenti.
(4-10499)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Sanac spa è una società attiva dal 1939 nel settore della progettazione e della produzione di materiali refrattari per l'industria siderurgica e per applicazioni generali;

   nello stabilimento della Sanac, nell'area industriale di Macchiareddu, in provincia di Cagliari, trovano impiego circa 100 lavoratori tra diretti ed indotto;

   in diverse occasioni, l'assessore regionale sarda dell'industria, per altro condividendo le sollecitazioni delle associazioni sindacali e delle diverse forze politiche, maggioranza e opposizione, ha rivolto al Ministro dello sviluppo economico un appello affinché sia trovata una soluzione positiva alla vertenza;

   Invitalia (società controllata dallo Stato tramite il Ministero dello sviluppo economico e Ministero dell'economia e delle finanze) è entrata nel capitale sociale di Ilva (con il 38 per cento, ma con diritto di voto pari al 50 per cento);

   recentemente, più precisamente a fine settembre 2021, ancora una volta non è stata finalizzata l'acquisizione del gruppo Sanac da parte di Acciaierie d'Italia, vincitrice del bando e assegnataria della gara pubblica con decreto del Ministero dello sviluppo economico del marzo 2019;

   l'incertezza del futuro legata, per altro, al saldo dei crediti dovuti da Acciaierie d'Italia nei confronti della stessa Sanac, rischia di vanificare il lavoro che, fino a qualche mese fa, il sito industriale di Macchiareddu ha portato avanti, unitamente agli altri 3 siti produttivi appartenenti alla stessa Sanac;

   Sanac rappresentava un'azienda produttiva, numeri alla mano: + 20 per cento di produzione, + 45 per cento di spedizioni, + 2 miliardi di redditività;

   il mancato acquisto da parte di Acciaierie d'Italia comporta, come annunciato dallo stesso Governo, anche a seguito di ulteriori atti di sindacato ispettivo, l'apertura di un nuovo bando di gara;

   dal giugno 2021 Sanac non riceverebbe più ordini di materiale refrattario da parte di Acciaierie d'Italia, poiché sostituita in tal senso da approvvigionamenti stranieri;

   tutto ciò è da considerarsi inaccettabile considerato che la stessa Acciaierie d'Italia è partecipata per il 38 per cento da Invitalia, dunque dallo Stato italiano e, tra l'altro, il Parlamento ha appena approvato, all'interno del cosiddetto decreto-legge «Grandi navi a Venezia» (decreto-legge n. 103 del 2021), una norma che autorizza Invitalia a sottoscrivere una ricapitalizzazione dell'ex Ilva di 705 milioni di euro per assicurare la continuità del funzionamento produttivo dell'impianto siderurgico –:

  quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di dare continuità produttiva e salvaguardare il gruppo Sanac, i lavoratori tutti e il sito industriale di Macchiareddu.
(4-10507)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa si apprende che di recente un orso di 3 anni, del peso di 100 chilogrammi è stato investito e ucciso da un Tir nel tratto tra Avezzano e Celano, in provincia dell'Aquila, lungo l'autostrada A25. Un camionista lo ha travolto senza fermarsi;

   il Wwf ha sottolineato come il plantigrado sia stato ucciso in una delle aree chiave per la sopravvivenza e l'espansione di questa specie. Lo scorso anno furono l'orsa Amarena e i suoi quattro cuccioli ad attraversare la stessa autostrada e la tragedia fu evitata di un soffio;

   l'uccisione del giovane esemplare di orso rappresenta l'ennesima morte che poteva essere evitata, se solo non si fossero registrati — e si registrino ancora oggi — gravi ritardi negli interventi di messa in sicurezza delle tratte autostradali A24 e A25 (Strade dei Parchi );

   il Wwf da anni, insieme a Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise e al Parco Nazionale della Majella, è impegnato per la messa in sicurezza dell'area, per evitare che gli animali attraversino le strade ad alta percorrenza, sia a tutela della loro incolumità, sia di quella degli automobilisti;

   è evidente che nelle tratte autostradali siano necessari interventi pianificati del gestore. Non è accettabile perdere uno degli ultimi orsi marsicani — sono appena sessanta gli esemplari — per la grave disattenzione di enti e istituzioni;

   gli interventi di messa in sicurezza sulla Strada dei Parchi non sono più prorogabili e tollerabili;

   il Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise ricorda che Strada dei Parchi ha progettato un intervento di circa 87 chilometri lungo A24 e A25;

   nelle more dell'attuazione del suddetto intervento, in poche settimane il Parco ha messo in sicurezza, sostenendone i costi, 4 chilometri di autostrada con recinzione elettrica alta 2 metri, all'altezza dell'area di servizio Rivoli nord, per tutelare la famiglia di orsi che vive in una zona tra il Pnalm e il Parco Regionale Sirente Velino –:

   quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere al fine di rafforzare le misure di sicurezza per gli utenti e per la fauna lungo l'asse autostradale della A24 e della A25.
(5-06898)


   MURONI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la Sogin avrebbe dovuto concludere, entro il 2014, il condizionamento dei rifiuti e lo smantellamento, entro il 2019, con una spesa complessiva di 3,7 miliardi di euro. Dalle delibere dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) risulta che, a oggi, Sogin è già costata 4 miliardi di euro, tutti a carico delle bollette elettriche, ma le attività più complesse non sono nemmeno iniziate;

   durante la sua audizione del 19 maggio 2021 in commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, il Ministro interrogato ha dichiarato di aver avviato un'istruttoria da cui è emerso che la storia di Sogin è critica e l'avanzamento delle attività non soddisfacente e che era in corso una riflessione per cui non era in grado di anticipare le iniziative che avrebbe preso;

   dalle delibere Arera e dai bilanci Sogin risulta che non solo la storia, ma anche l'attualità, è molto critica;

   nel corso del 2020 Sogin, risulta all'interrogante, ha eseguito attività di smantellamento per 72 milioni di euro, appena il 40 per cento dei 160 milioni di euro previsti dal programma del 2017 (che rinvia al 2036 la fine dello smantellamento). Dei 72 milioni di euro, 31 sono stati affidati senza gara (ai sensi del codice dei contratti pubblici) alla controllata in house Nucleco, come risulta dal bilancio di Nucleco. Pertanto, la stazione appaltante Sogin, con costi fissi di 125 milioni di euro all'anno (valore desumibile dalle delibere Arera), nel 2020 ha effettivamente appaltato a ditte esterne e gestito lavori per 41 milioni di euro;

   sempre nel 2020 sono stati rivisti al ribasso tutti gli obiettivi per gli anni successivi; come risulta dalle delibere Arera, per il 2021 sono ora previste attività per 105 milioni di euro (la metà dei 205 milioni di euro del programma a vita intera del 2017);

   in particolare, l'attuale gestione avrebbe dovuto «attribuire al progetto Cemex la massima priorità, adottando i necessari provvedimenti organizzativi e gestionali», secondo il decreto ministeriale del 19 giugno 2019, che rinvia al 2023 la data di completamento dell'impianto di cementazione dei 270 mila litri di rifiuti radioattivi liquidi ed acidi che, da 45 anni, giacciono a Saluggia; i quali secondo la licenza d'esercizio rilasciata nel 1977 sarebbero dovuti essere solidificati «entro 5 anni». Come risulta sul sito internet di Sogin, a dicembre 2020, l'ennesima gara Cemex è stata assegnata all'unico raggruppamento temporaneo presentatosi. Risulta all'interrogante che, su tale gara, siano stati avviati tre audit interni. Da programma, nel 2021 dovrebbero essere eseguite attività Cemex per 6,9 milioni di euro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del volume di attività di smantellamento complessivamente eseguito da Sogin al 30 settembre 2021, rispetto ai 105 milioni di euro previsti per l'anno 2021;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del volume di attività Cemex eseguite al 30 settembre 2021 rispetto ai 6,9 milioni di euro previsti per l'anno 2021;

   se il Ministro interrogato non ritenga, alla luce di quanto esposto in premessa, ormai improcrastinabile l'adozione delle iniziative di competenza per l'avvio delle procedure atte al commissariamento della Sogin.
(5-06899)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Navarra n. 5-06861 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Raciti.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Barzotti n. 5-06873, pubblicata nella seduta del 19 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Olgiati.

  L'interrogazione a risposta orale Bordonali e altri n. 3-02559, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bazoli.

  L'interrogazione a risposta scritta Viviani n. 4-10486, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giaccone.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ANDREUZZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sembra di percepire una certa anomalia negli esiti di estrazione dei nominativi da designare alla copertura dell'incarico di revisore degli enti locali, ai sensi dell'articolo 16, comma 25, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, e del regolamento di attuazione recante: «Istituzione dell'elenco dei revisori dei conti degli enti locali e modalità di scelta dell'organo di revisione economico-finanziario»;

   infatti, si nota oggettivamente che, nelle suddette estrazioni, sembrerebbe (la formula dubitativa è doverosa) verificarsi una sistematica reiterazione di nomi la quale, secondo semplice buon senso, pare confliggere con le leggi che presiedono al calcolo delle probabilità;

   il che, del resto, pare anche confermato dal contenuto dell'atto di indirizzo, datato 20 febbraio 2018, dell'Osservatorio sulla finanza e contabilità degli enti locali, presso il Ministero dell'interno che, al suo punto D, parla di necessità di modifica dell'algoritmo di estrazione poiché molti professionisti hanno osservato che «alcuni colleghi vengano estratti, più volte, mentre altri non lo sono mai stati»;

   pur non volendo attribuire pregiudizialmente tali anomalie a interventi dolosi di ignoti sul sistema informatico che presiede ai sorteggi, rimane tuttavia il fatto che, anche un semplice malfunzionamento dell'algoritmo a base della procedura di estrazione a sorte dei nominativi dall'elenco dei revisori dei conti degli enti locali, sarebbe comunque tale da determinare un grave pregiudizio nell'interesse legittimo di tutti coloro che risultano iscritti all'elenco e che hanno la altrettanto legittima aspettativa di venire estratti;

   non solo: la designazione di persone preposte a un compito istituzionale che fosse avvenuta per effetto di un acclarato malfunzionamento dell'algoritmo di scelta, sarebbe tale da inficiare tutta l'attività degli enti locali nel periodo in cui tali enti si siano avvalsi della loro collaborazione in base a detta procedura nulla –:

   se, informato di ciò, il Ministro interrogato ritenga di procedere agli accertamenti di rito, richiedendo alle prefetture di ciascuna regione italiana l'elenco di tutti i nominativi estratti efficacemente nei sorteggi da aprile 2012 ad oggi, con relativo numero e oggetto di incarichi, onde verificare l'effettiva anomala ripetizione di taluni nomi (che sono sistematicamente ripresi nelle estrazioni di più prefetture nell'ambito della stessa regione) e l'altrettanto anomala ripetuta designazione di alcuni di essi ai ruoli più prestigiosi.
(4-09286)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si segnalano alcune supposte anomalie relative a una reiterazione di nomi nelle procedure di estrazione a sorte del nominativi dei revisori degli enti locali,
  Al riguardo, si evidenzia che i nominativi dei revisori per il singolo ente locale vengono scelti mediante estrazione a sorte dall'elenco dei revisori degli enti locali, ai sensi dell'articolo 16, comma 25 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito in legge 14 settembre 2011, n. 148.
  Il medesimo articolo 16 rinvia a un decreto del Ministro dell'interno la definizione dei criteri per inserimento degli interessati nel predetto elenco. Con decreto n. 23 del 15 febbraio 2012 è stato quindi approvato il regolamento recante «Istituzione dell'elenco dei revisori dei conti degli enti locali e modalità di scelta dell'organo di revisione economico-finanziario».
  In particolare, l'articolo 5 prevede che i revisori dei conti degli enti locali siano scelti mediante «estrazione a sorte» dall'elenco e che, per ogni componente, vengano estratti tre nominativi, il primo dei quali, in ordine di estrazione, è designato per la nomina, mentre gli altri due nominativi sono designati per eventuali rinunce o impedimenti ad assumere l'incarico da parte dei primo.
  Il sistema informatico è stato costruito prevedendo che il sorteggio dei nominativi inseriti nell'elenco dei revisori dei conti degli enti locali fosse basato sulla pura «casualità» che, per definizione, non tiene conto di un'equa distribuzione delle cariche di revisore ovvero dell'esito del precedenti sorteggi.
  Negli anni, al fine di permettere a tutti gli iscritti di avere delle possibilità di estrazione e, verificata una effettiva disparità nei sorteggi basati sulla semplice «casualità», è stato ritenuto di formulare modifiche dell'algoritmo di estrazione, in modo tale da rafforzare le probabilità di chi non è mai stato estratto nei sorteggi già effettuati.
  In particolare, si è ritenuto opportuno seguire l'atto di indirizzo dell'Osservatorio della finanza locale del 20 febbraio 2018, laddove si sostiene che «pur dovendo l'amministrazione attenersi alla metodologia casuale, possa comunque applicare dei correttivi al sistema probabilistico mediante pesi matematici da attribuire a diversi candidati» in relazione ai sorteggi effettuati.
  Con decreto ministeriale dei 4 febbraio 2020 è stato, quindi, modificato l'algoritmo alla base del sorteggio. Nel nuovo algoritmo sono stati introdotti dei correttivi basati su criteri di premialità, legati ai sorteggi già effettuati e all'anzianità di iscrizione all'elenco dei revisori. Tale sistema si traduce in un incremento della possibilità di essere estratto al crescere delle premialità.
  Il Ministero dell'interno, mediante la piattaforma dedicata e in collegamento con tutte le prefetture, verifica simultaneamente l'esito dei sorteggi giornalieri e ne dà pubblicazione sul sito istituzionale. Inoltre, con frequenza settimanale, vengono effettuati controlli sul sistema di estrazione a sorte e, finora, non sono mai stati riscontrati elementi tecnici che possano inficiare il funzionamento dell'algoritmo.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   ASCARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in questo periodo di grave emergenza derivante dall'epidemia tuttora in corso, una delle categorie economiche del tessuto imprenditoriale del nostro Paese maggiormente in difficoltà è quella dei ristoratori;

   come è noto, tra il 2020 e il primo quadrimestre del 2021, a causa delle misure di contenimento del COVID-19, le imprese della ristorazione sono state assoggettate per oltre 210 giorni a misure restrittive che hanno imposto onerosi vincoli alla libertà d'impresa con gravi conseguenze sulla redditività delle stesse;

   tale scenario, nel solo 2020, ha determinano un calo senza precedenti del fatturato del settore con variazioni negative che hanno toccato il picco del -64,2 per cento nel II trimestre del -44 per cento nel IV trimestre con una perdita, nel complesso dell'anno, di circa 35 miliardi di euro;

   sono andati persi circa 50.000 posti di lavoro tra gli autonomi e 243.000 tra i dipendenti, metà dei quali, pur in presenza del blocco dei licenziamenti, riguardano contratti di lavoro a tempo indeterminato (tutti i dati sono stime ed elaborazioni dell'Ufficio studi Fipe su dati Inps);

   il 13 aprile 2021 la Federazione italiana pubblici esercizi – l'associazione di categoria maggiormente rappresentativa del settore – ha convocato, straordinariamente, la propria assemblea in Roma, a Piazza San Silvestro, per chiedere con urgenza alle istituzioni di indicare una data certa da cui iniziare una graduale – ma stabile – riapertura delle attività di ristorazione;

   tra l'altro, come fatto già presente al Comitato tecnico scientifico e al Ministero dello sviluppo economico le imprese del settore sono pronte anche ad adottare protocolli di prevenzione ancor più rigorosi, a condizione di (i) poter riaprire nelle zone cosiddette «gialle» in orario serale (fino alle ore 22,00) almeno per quelle attività di ristorazione in grado di garantire il servizio al tavolo all'aperto, così da assicurare la consumazione nel rispetto delle necessarie misure di distanziamento interpersonale; (ii) consentire alle attività di ristorazione e bar delle cosiddette «zone arancioni» – tra le poche a rimanere chiuse in tali fasce di rischio – la somministrazione al tavolo all'aperto fino alle ore 16,00;

   non si può infatti non tenere conto che dai report mensili pubblicati sul sito web del Ministero dell'interno relativi ai controlli sul rispetto delle misure di contenimento anti Covid-19, emerge come da ottobre 2020 (inizio della seconda ondata) e fino a febbraio 2021, sulle 1.919.489 imprese commerciali controllate solo 8.509 (circa lo 0,44 per cento) sono state sanzionate; questi dati dimostrano che la netta maggioranza delle imprese commerciali, tra cui le attività dei servizi di ristorazione, rispettano i protocolli di sicurezza a garanzia della salute dei consumatori, dei lavoratori dipendenti e degli stessi titolari delle attività e che, dunque, non rappresentato luoghi di aumento del numero dei contagi;

   in questi mesi le luci spente delle nostre città hanno messo in evidenza come le attività di ristorazione rappresentino un servizio essenziale per tutti i cittadini che per motivi di studio o di lavoro si spostano, e un presidio di sicurezza per il territorio. Tali imprese, inoltre, tanto più in un momento come questo, rappresentano altresì un presidio di legalità anche e soprattutto in orario serale, dove l'operatore è il primo ad essere interessato al fatto per cui i clienti rispettino le misure di prevenzione all'interno del proprio locale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare per consentire una graduale ma stabile riapertura delle attività di ristorazione nelle modalità sopra indicate e, nell'eventualità in cui ciò non fosse possibile, quali iniziative specifiche intenda adottare a sostegno e per il rilancio economico del settore della ristorazione, quale categoria essenziale per il tessuto produttivo ed economico del nostro Paese.
(4-10202)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, nonché il Ministero dell'economia e delle finanze, si rappresenta quanto segue.
  Le interroganti fanno riferimento al settore della ristorazione, fortemente colpito dalle misure restrittive volte ad arginare l'espandersi della pandemia da Sars-CoV-2.
  In proposito, considerato il valore strategico del settore in parola, si ricorda che il Governo ha previsto, da un lato, un programma di riaperture in sicurezza, dall'altro lato, appositi sostegni economici agli operatori del settore stesso.
  Al fine di salvaguardare le attività dei servizi di ristorazione, infatti, l'articolo 4 del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, convertito con modificazioni dalla legge 17 giugno 2021, n. 87, ha consentito, a far data dal 1° giugno 2021, in zona gialla, lo svolgimento delle attività dei servizi di ristorazione, anche al chiuso, nel rispetto dei limiti orari agli spostamenti, nonché di appositi protocolli di sicurezza e delle linee guida del Ministero della salute.
  A far data dal 22 maggio 2021, in zona gialla, le attività degli esercizi commerciali presenti all'interno di mercati e di centri commerciali, di gallerie commerciali, di parchi commerciali e di altre strutture analoghe possono svolgersi anche nei giorni festivi e prefestivi, ovviamente sempre nel rispetto dei citati protocolli e delle linee guida.
  A fronte della situazione descritta dalle interroganti, il Governo, oltre ad allentare le misure restrittive, è intervenuto anche con misure di sostegno alle imprese del settore, danneggiate a seguito del protrarsi dell'emergenza sanitaria.
  Oltre all'accesso a contributi a fondo perduto e alle indennità per i lavoratori autonomi di vari settori, compreso quello in parola, si rappresenta che, con legge di conversione n. 106 del 2021, è stato introdotto, nel decreto Sostegni
bis, l'articolo 1-ter recante «Contributi per i settori del wedding, dell'intrattenimento e dell'HORECA» (ossia il settore «Hotellerie-Restaurant-Café»). Al fine di mitigare la crisi economica derivante dall'emergenza epidemiologica COVID-19, per le imprese di questi settori è stata pertanto disposta l'erogazione di contributi a fondo perduto per un importo complessivo di 60 milioni di euro per l'anno 2021.
  Per quello che attiene specificamente alle misure fiscali e tributarie, è stato sentito il Ministero dell'economia e delle finanze, il quale riferisce quanto di seguito esposto.
  Al fine di contrastare gli effetti socio-economici negativi derivanti dal perdurare dell'emergenza epidemiologica da Sars-CoV-2, il legislatore ha messo in atto una serie di misure finalizzate alla sospensione dei versamenti dei tributi e della notifica delle cartelle esattoriali.
  A titolo esemplificativo e non esaustivo, si ricordano: il differimento del periodo di sospensione dei termini di versamento derivanti dalle cartelle di pagamento, nonché dagli avvisi esecutivi previsti dalla legge relativi alle entrate tributarie e non; la rimodulazione del pagamento dei debiti; l'annullamento automatico di tutti i debiti di importo residuo fino a 5 mila euro risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti di riscossione dal 2000 al 2010, nonché ricompresi in precedenti definizioni agevolate se relative a persone fisiche o giuridiche che hanno percepito nell'anno d'imposta 2019, ovvero nel periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2019, un reddito imponibile fino a 30 mila euro.
  In particolare, con riferimento all'attività della riscossione, è da ultimo intervenuto il decreto-legge 30 giugno 2021, n. 99, il quale — all'articolo 2 — ha ulteriormente prorogato al 31 agosto 2021 la data finale del periodo di sospensione dei termini dei versamenti relativi alle entrate tributarie e non, nonché il termine finale degli obblighi di accantonamento derivanti dai pignoramenti presso terzi, aventi ad oggetto le somme dovute a titolo di stipendio, salario, altre indennità relative al rapporto di lavoro o di impiego, comprese quelle dovute a causa di licenziamento, nonché a titolo di pensione, di indennità che tengono luogo di pensione o di assegni di quiescenza.
  Quanto, invece, ai versamenti delle rate — in scadenza nel 2020, nonché scadenti il 28 febbraio, il 31 marzo, il 31 maggio e il 31 luglio 2021 – relative alla cosiddetta «Rottamazione-
ter», la cosiddetta «rottamazione risorse proprie UE» e il cosiddetto «saldo e stralcio», l'articolo 1-sexies del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, come convertito dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, ne ha previsto un'ulteriore rimodulazione.
  Concludo, ribadendo l'impegno del Governo a porre in essere ogni iniziativa utile a sostenere le imprese italiane, soprattutto i settori particolarmente colpiti dall'emergenza epidemiologica, come quello della rottamazione.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   COMENCINI, SNIDER, BILLI, CECCHETTI, COIN, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con una loro lettera diretta al Ministro dell'istruzione della Repubblica d'Eritrea il 26 maggio 2021, i locali vescovi cattolici hanno protestato contro la decisione del Governo di Asmara di procedere alla chiusura forzata o al sequestro di 20 scuole gestite dalla Chiesa;

   si tratterebbe di un'ulteriore ondata di nazionalizzazioni nel campo dell'istruzione, dopo quella che ha riguardato nove tra materne e primarie diocesane e di congregazioni religiose, già sequestrate o chiuse;

   in precedenza, erano state chiuse anche le scuole superiori cattoliche;

   il giro di vite nei confronti degli istituti educativi cattolici è iniziato tre anni fa, nel 2018;

   nel 2018, il Governo eritreo requisì e chiuse improvvisamente anche le strutture sanitarie gestite dalla Chiesa, applicando una legge del 1995 che riserva allo Stato il monopolio della salute e dell'istruzione pubblica;

   le attività della Chiesa cattolica in Eritrea sono in larga misura finanziate dalle offerte dei fedeli di tutto il mondo;

   la Chiesa cattolica è di fatto rimasta l'unica voce libera ed autorevole in un Paese nel quale è al potere un regime autoritario e in cui le violazioni dei diritti umani risultano gravi e sistematiche –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per incoraggiare lo Stato eritreo a rivedere le proprie decisioni, rinunciando alla chiusura delle scuole cattoliche di cui avrebbe programmato l'esproprio o comunque la cessazione delle attività.
(4-09587)

  Risposta. — Gentile Deputato Comencini, rispondo alla Sua interrogazione n. 4-09587.
  La nostra Ambasciata ad Asmara segue con grande attenzione, già da diverso tempo, le attività che il Governo eritreo sta ponendo in essere, mirate alla requisizione di scuole cattoliche di vario ordine e grado. Tale decisione, come rilevato dall'interrogante, sarebbe riconducibile all'asserita applicazione di una legge eritrea del 1995, che prevede che lo Stato sia l'esclusivo erogatore di alcuni servizi, tra cui la pubblica istruzione e l'assistenza sanitaria.
  Il processo di chiusura di scuole cattoliche in Eritrea ha subìto un'accelerazione a partire dal 2019, con l'avvio di nuovi e più stringenti provvedimenti di esproprio a danno di scuole confessionali, sia ad Asmara che nel resto del Paese. Tali requisizioni hanno riguardato anche diverse strutture sanitarie gestite dalla Chiesa cattolica.
  In tutte le occasioni di interlocuzione politica ai più alti livelli con le autorità eritree, l'Italia ha costantemente invitato Asmara ad avviare un dialogo costruttivo con la Chiesa cattolica e, più in generale, con la società civile, al fine di consentire la permanenza di spazi di espressione e di libertà ed una pluralità di servizi di base, soprattutto in materia educativa.
  Abbiamo quindi evidenziato l'impatto negativo sulla popolazione più vulnerabile delle misure adottate, auspicando che esse potessero essere oggetto di un ripensamento e di una positiva soluzione della questione, nel comune interesse di assicurare servizi cruciali come educazione e salute a beneficio di tutti.
  Negli anni scorsi, il tema delle scuole cattoliche in Eritrea – nel quadro di un dialogo più ampio avviato anche per lo
status della scuola italiana di Asmara e del suo funzionamento nel Paese – è stato portato più volte all'attenzione delle autorità eritree, inizialmente dall'allora Viceministra degli affari esteri Del Re (nel corso della sua visita ad Asmara nel dicembre del 2018) e, più recentemente, in occasione delle interlocuzioni che ho avuto con l'Ambasciatore eritreo a Roma.
  Nei
fora multilaterali, l'Italia sostiene con convinzione ogni iniziativa diretta ad esortare l'Eritrea a garantire la piena tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in linea con gli standard e il diritto internazionali. Tale azione non tralascia la necessaria prosecuzione di un dialogo costruttivo con Asmara, anche in virtù dei nostri tradizionali legami con i Paesi del Corno d'Africa e l'impegno in termini di cooperazione allo sviluppo.
  Da ultimo, nel corso del dialogo interattivo con il Relatore speciale delle Nazioni Unite per la situazione dei diritti umani in Eritrea, Mohamed Abdelsalam Babiker, svoltosi il 21 giugno 2021 nell'ambito dell'ultima sessione del Consiglio diritti umani Onu, l'Unione europea ha richiamato nuovamente l'Eritrea a garantire il rispetto dei diritti umani nel Paese, inclusa la libertà di religione e di credo.
  L'Italia, inoltre, ha promosso e sostenuto, insieme agli altri
partner dell'Unione europea, la risoluzione che ha rinnovato per un anno il mandato del Relatore speciale per la situazione dei diritti umani.
  Si segnala infine che, nel marzo 2021, l'Eritrea è stata destinataria di misure sanzionatorie nell'ambito del nuovo regime orizzontale dell'Unione europea, in risposta alle violazioni dei diritti umani nel Paese perpetrate, in particolar modo, dalle istituzioni securitarie eritree.
  Su un piano più generale, la tutela e la promozione della libertà di religione e di credo, così come dei diritti degli appartenenti alle minoranze religiose ed etniche, rappresentano una priorità assoluta della politica estera italiana, attuata in particolare modo nell'azione politica e nei programmi di cooperazione allo sviluppo sia a livello bilaterale che in ambito multilaterale. Tale impegno, va sottolineato, è uno dei pilastri fondamentali del mandato triennale dell'Italia in Consiglio diritti umani Onu.

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.


   D'ATTIS e PAOLO RUSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi è stata presentata l'edizione 104 del Giro d'Italia, che si disputerà dall'8 al 30 maggio 2021, nell'anno del 160esimo anniversario dell'Unità d'Italia. La corsa avrà come partenza piazza Castello a Torino l'8 maggio e vedrà a Milano il traguardo conclusivo domenica 30 maggio;

   in occasione della presentazione della 104a edizione del Giro d'Italia, è intervenuto nella diretta di RAI 2 il Ministro del turismo, Massimo Garavaglia, il quale ha dichiarato: «il Giro d'Italia è l'occasione per mostrare le bellezze del nostro Paese ovunque e sarà il simbolo di ripartenza»;

   tuttavia, a dispetto di tale auspicio, oltre ad una tappa a Foggia, non ne sono state previste di ulteriori nelle regioni meridionali e ciò – pare – per ragioni di natura strettamente economica, in quanto diversi comuni del Sud difficilmente potrebbero permettersi di «finanziare» una tappa del Giro;

   l'edizione 2021 della corsa ciclistica, che celebrerà anche i 90 anni della maglia rosa, ha quindi un grande assente: il Sud Italia, dopo che l'edizione «Covid» del 2020 aveva invece toccato quasi tutte le regioni del Sud, mettendo in risalto non solo l'aspetto sportivo e tecnico della corsa tricolore più amata e seguita dagli amanti di questo sport, ma anche le bellezze paesaggistiche e storiche di regioni spesso relegate alla «periferia» d'Italia;

   la manifestazione sportiva così come presentata non toccherà infatti la Basilicata, la Calabria, la Sicilia, la Sardegna. La Puglia, invece, ospiterà il Giro solo per un breve tratto;

   in questo modo, il Giro d'Italia rischia di offrire uno spettacolo a metà, dato che non tutte le regioni saranno toccate dalla carovana rosa. Per tanti italiani non sarà quindi possibile ammirare a bordo strada (evitando comunque assembramenti e prendendo tutte le precauzioni atte ad evitare il contagio) questa bellissima manifestazione sportiva; inoltre la presenza del Giro avrebbe potuto costituire non solo un'attrattiva in termini turistici, ma anche un volano alle attività imprenditoriali e commerciali, già duramente provate dalla pandemia –:

   se non ritengano di dover adottare ogni iniziativa di competenza per favorire e promuovere nelle regioni meridionali eventi e manifestazioni volte a valorizzarne i territori, sotto il profilo sportivo, turistico e culturale, al fine di evitare che in tali ambiti il Sud sia penalizzato rispetto alle altre aree del Paese.
(4-08494)

  Risposta. — Con riferimento alle questioni poste dall'interrogante circa le misure che il Governo intende intraprendere per valorizzare i territori delle regioni meridionali, si rappresenta quanto segue.
  Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede, nell'ambito della Missione 1, Componente 3 «Turismo e Cultura 4.0», specifici interventi volti a potenziare l'offerta turistica a beneficio della coesione territoriale, con progetti di finanziamento per la valorizzazione delle strutture ricettive. A tal fine, si provvederà con le risorse del Fondo Nazionale del turismo volte all'acquisto e alla ristrutturazione di immobili a uso turistico-ricettivo nelle zone costiere, ultraperiferiche, rurali, montane e insulari. In particolare, nell'ambito delle risorse previste per l'Investimento 4.2 «Fondi integrati per la competitività delle imprese turistiche» della suddetta missione MIC3, pari a complessivi euro 1.786 milioni per gli anni 2021-2025, uno quota pari a circa il 34 per cento verrà destinata proprio alle strutture site nei territori meridionali;
  Ritengo, inoltre, opportuno rappresentare che, il 10 giugno 2021, è stato adottato un decreto interministeriale (pubblicato in
Gazzetta ufficiale il 28 luglio 2021) a mia firma e del Ministro per il sud e la coesione territoriale, onorevole Maria Rosaria Carfagna, con il quale sono state definite le modalità e il funzionamento del Fondo sperimentale, istituito dall'articolo 1, comma 195. della legge 30 dicembre 2020, n. 178, per sostenere il turismo esperienziale. Le regioni beneficiarie delle risorse assegnate, pari a 2 milioni di euro per il biennio 2021-2022, sono la Campania, la Sicilia, la Puglia, la Calabria, la Sardegna, l'Abruzzo, la Basilicata e il Molise.
  Per quanto concerne la valorizzatone culturale dei territori meridionali, l'articolo 7, comma 4, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 (cosiddetto Sostegni
bis), convertito con modificazioni dalla legge 23 luglio 2021, n. 106) ha istituito nello stato di previsione dei mio Ministero, un fondo con una dotazione di 60 milioni di euro, per l'anno 2021, successivamente incrementata, in sede di conversione (dal comma 6-bis del medesimo articolo 7), di 15 milioni di euro, dei quali 60 milioni da erogare — previo concerto del Ministro dell'economia e delle finanze e previa intesa della Conferenza unificata — ai comuni a vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica per la realizzazione di iniziative tese a valorizzare centri storici e città d'arte sotto il profilo turistico.
  Per dare tempestiva attuazione a tale rilevante misura - che interessa anche le regioni del Sud — i miei uffici sono costantemente impegnati in interlocuzioni con l'Istat finalizzate all'individuazione delle amministrazioni beneficiarie delle risorse, allo scopo di emanare il provvedimento attuativo nel più breve tempo possibile.

Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 3 ottobre 2020, dopo la nottata di maltempo straordinario che si è abbattuta sul Piemonte e, in particolare, nelle province di Cuneo, Biella, Vercelli, Novara e Verbania, alle ore 13,40, crollava il ponte di Romagnano Sesia;

   l'infrastruttura collegava le 3 province del nord Piemonte, con un traffico superiore ai 20 mila passaggi al giorno e solo per un puro caso non ci sono state vittime;

   il crollo del ponte è stato il simbolo plastico del dramma dell'alluvione piemontese dell'ottobre 2020;

   solo grazie all'intervento urgente della provincia di Novara, competente pro tempore sul tratto stradale, si è intervenuti per il ripristino e la messa in sicurezza dell'alveo del fiume per evitare nuovi rischi anche per la popolazione;

   solo dietro la continua sollecitazione dal territorio, Anas e Ministero sono arrivati al perfezionamento delle documentazioni necessarie per la costruzione e la progettazione esecutiva dell'opera in tempi molto rapidi;

   a fine marzo 2021 sono partiti i lavori che si comporranno di due momenti distinti, ossia la realizzazione del ponte provvisorio, i cui tempi previsti e comunicati da Anas dovevano essere di 140 giorni, e la realizzazione del ponte definitivo per il quale ci vorranno quasi tre anni;

   i lavori per il ponte provvisorio si sono completamente bloccati per quasi tre mesi e che già dal mese di maggio regione, sindaci del territorio, le due province di Vercelli e Novara e Confindustria Novara-Vercelli-Valsesia denunciavano come non vi fossero tangibili progressi e l'area fosse rimasta desolatamente abbandonata da ogni attività e solo cintata con le reti da cantiere;

   anche il Codacons è intervenuto sul caso del ponte di Romagnano, evidenziando il danno enorme per il territorio piemontese per ogni giorno di ritardo e presentando un esposto alla Corte dei conti per fare chiarezza sulla vicenda e affinché si accertino eventuali responsabilità;

   dietro le tante sollecitazioni delle autonomie locali e dei cittadini, nella seconda metà del mese di giugno 2021 sono finalmente ripresi i lavori di realizzazione del ponte provvisorio e Anas, in un comunicato del 18 giugno, dichiarava che era pervenuto il collaudo del Genio militare in esito alla bonifica di ordigni bellici sulla sponda di Romagnano e le squadre dell'impresa esecutrice CO.GE. FA s.p.a. hanno potuto riavviare gli interventi di movimento terra, quelli di deviazione temporanea del percorso del fiume per consentire l'avanzamento della bonifica bellica sulla sponda di Gattinara e quelli di realizzazione delle opere di fondazione della spalla e della pila lato Romagnano su cui poggerà ponte provvisorio;

   nel medesimo comunicato, Anas ammette che le criticità emerse prima di Pasqua hanno determinato la necessità di rimodulare il cronoprogramma dei lavori e che il completamento dei lavori del ponte provvisorio è «fissato per il mese di ottobre» e che «saranno studiate con l'impresa esecutrice modalità di cantiere per contrarre le attività»;

   occorre porre rimedio con assoluta urgenza al ritardo accumulato e intervenire sulle nuove tempistiche, assolutamente inaccettabili –:

   cosa intenda fare il Governo per recuperare il tempo perso e quali iniziative intenda assumere per contrarre le nuove tempistiche del piano.
(4-09894)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame l'interrogante chiede quali iniziative questo Ministero intenda assumere per rimodulare il cronoprogramma dei lavori del ponte provvisorio sul fiume Sesia al fine di velocizzare gli interventi di ricostruzione.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornite dalla direzione generale per le strade e le autostrade, l'alta sorveglianza sulle infrastrutture stradali e la vigilanza sui contratti concessori autostradali e dalla società Anas, si rappresenta quanto segue.
  Come è noto, nel mese di marzo 2021, durante le operazioni di bonifica bellica dell'area di cantiere per la costruzione del ponte provvisorio, sono state rilevate elevate concentrazioni di ferrite, che hanno interferito con la strumentazione in uso al personale tecnico e hanno reso necessario ottenere l'autorizzazione dell'autorità militare per procedere con una metodologia d'intervento non ordinaria.
  Tali criticità tecniche, del tutto imprevedibili all'epoca della consegna dei lavori, hanno determinato il differimento delle attività con conseguente rimodulazione del cronoprogramma.
  Per accelerare le operazioni di bonifica, l'impresa esecutrice dei lavori ha formalizzato uno specifico contratto con l'impresa specializzata; tali attività sono quindi riprese il 19 maggio 2021.
  Successivamente, il Genio militare ha collaudato la bonifica effettuata; i lavori di costruzione del ponte provvisorio sono quindi ripresi e si concluderanno ad ottobre 2021.
  Infine, Anas ha riferito di aviere in corso interlocuzioni con l'impresa affidataria per valutare le possibili soluzioni idonee a ridurre le tempistiche dei lavori e andare così incontro alle esigenze di mobilità del territorio.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende la Gkn di Campi Bisenzio, di proprietà di un fondo di investimento estero, ha aperto la procedura di licenziamento collettivo per tutti i propri 422 lavoratrici e lavoratori;

   si è di fronte ad un'altra azienda che decide, da un giorno all'altro, dopo la mancata proroga del blocco dei licenziamenti, di chiudere ogni attività comunicando le proprie intenzioni ai dipendenti attraverso una mail, lasciandoli senza un lavoro dal venerdì al lunedì;

   la Gkn è un'azienda storica e importante del territorio metropolitano di Firenze, attiva nel settore della componentistica per auto;

   a parere dell'interrogante il comportamento della multinazionale Gkn è intollerabile, soprattutto alla luce dell'avviso comune firmato il 29 giugno 2021 dal Governo e dalle parti sociali che impegna le imprese ad utilizzare tutti gli strumenti alternativi al licenziamento, a partire dall'utilizzo di 13 settimane di cassa integrazione gratuita;

   quello che appare ancora più grave all'interrogante è che la Gkn, associata a Confindustria, abbia ignorato il predetto accordo che la stessa Confindustria ha sottoscritto, e abbia deciso di licenziare indiscriminatamente senza usare nessun ammortizzatore sociale alternativo;

   la decisione di chiudere definitivamente l'attività e licenziare la totalità dei dipendenti creerà un enorme danno sociale, oltre che economico, con conseguenze nefaste per tutto l'indotto e per tutto il tessuto economico e produttivo fiorentino;

   lo sblocco dei licenziamenti rischia, come in questo caso, di scaricare sui lavoratori e le lavoratrici il prezzo della crisi, acuita con gli effetti della pandemia, permettendo alle imprese di capitalizzare i profitti della «ripartenza» e nonostante le rassicurazioni del Governo sulle aziende che «non avrebbero licenziato», questo non è l'unico caso di un'azienda presente in Italia e associata a Confindustria che avvia una procedura di licenziamento collettivo per cessazione dell'attività –:

   quali iniziative intendano assumere, a partire dalla immediata convocazione di un tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico che coinvolga le parti sociali e gli enti locali, affinché l'azienda ritiri immediatamente la procedura di licenziamento e venga scongiurata la chiusura definitiva del sito;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere affinché le aziende, Confindustria e tutte le organizzazioni datoriali rispettino i contenuti dell'avviso comune siglato dal Governo e dalle parti sociali il 29 giugno 2021;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere nel caso in cui nei prossimi giorni un numero ancora più consistente di aderenti ad associazioni datoriali non rispetti l'intesa sul lavoro tra Governo e parti sociali poc'anzi richiamata.
(4-09971)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita anche la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante con l'atto in parola denuncia l'azione posta in essere dalla Gkn, multinazionale della componentistica auto acquisita da un fondo finanziario, che ha manifestato la propria volontà di licenziare tutti i propri dipendenti dello stabilimento di Campi Bisenzio (FI), e chiede al Governo come intenda concretamente attivarsi e «quali iniziative di competenza si intendano assumere affinché le aziende, Confindustria e tutte le organizzazioni datoriali rispettino i contenuti dell'avviso comune siglato dal Governo e dalle parti sociali il 29 giugno 2021».
  A riguardo, si rappresenta che la Gkn di Firenze il 9 luglio 2021 ha comunicato ai propri lavoratori di aver avviato la procedura di licenziamento collettivo e di voler cessare l'attività dello stabilimento. Tale vicenda è stata seguita negli anni passati direttamente dalla regione Toscana, che, con diversi interventi, ha cercato di allentare le tensioni già sorte, al fine di mantenere i livelli occupazionali e garantire il prosieguo dell'attività produttiva.
  Conseguentemente, ribadita la volontà della Gkn di cessare l'attività dello stabilimento e di procedere al licenziamento di tutto il personale, il 15 luglio 2021, il Ministero dello sviluppo economico, come peraltro noto all'interrogante, ha convocato un nuovo incontro del tavolo presso la prefettura di Firenze.
  Nel corso della riunione, il rappresentante della Gkn ha manifestato la disponibilità aziendale a voler raggiungere un accordo nel corso dei 75 giorni di durata della procedura di licenziamento, al fine di mitigare l'impatto sociale di tale scelta. Ha specificato, altresì, che la decisione di cessare l'attività produttiva è stata maturata alla luce della profonda trasformazione che sta attraversando il settore di riferimento.
  Si rende noto, inoltre, che in data 31 agosto 2021 presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali si è tenuto l'incontro per «l'esame congiunto ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo n. 148 del 2015» a cui hanno partecipato, tra l'altro, i rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico. In tale sede si è proceduto all'avvio della fase amministrativa relativa alla procedura di licenziamento collettivo avviata dalla Gkn Driveline Firenze s.p.a.
  Alla luce del fatto che la società ha avviato la ristrutturazione aziendale in modo unilaterale, nonché tenuto conto delle richieste delle organizzazioni sindacali, sono stati invitati i rappresentanti aziendali a condividere il percorso di ristrutturazione con le istituzioni e con le parti sociali, al fine di individuare una soluzione idonea a salvaguardare i lavoratori coinvolti.
  Infine, si conferma l'incessante impegno del Governo volto a valutare tutte le possibili soluzioni – anche mediante un nuovo intervento normativo — per creare le condizioni per rendere meno oneroso lo svolgimento dell'attività d'impresa in Italia rispetto a quanto avviene in altri Paesi, attraverso la previsione di un quadro omogeneo di interventi normativi volti a difendere il tessuto produttivo italiano e ad attrarre gli investimenti perché in tal modo si tutela salvaguarda altresì anche il perimetro occupazionale.

La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   MUGNAI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Gkn Driveline di Firenze ha avviato, come annuncia la stampa, la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 422 lavoratori a tempo indeterminato. La società lo ha comunicato ai sindacati. La Gkn è una fabbrica ex Fiat ora di proprietà di un fondo Usa;

   la società, scrive la stampa, ha motivato la decisione con la situazione del mercato automobilistico e la contrazione dei volumi e della domanda che gli operatori del settore considerano avviata verso un trend ribassista generalizzato, trend amplificato dalla pandemia e dai processi di cambiamento che l'emergenza sanitaria ha scatenato;

   il trend negativo ha mostrato un carattere strutturale e irreversibile. La struttura organizzativa del gruppo appare «non più sostenibile». La sede e il sito produttivo di Campi Bisenzio (Firenze) saranno chiusi e gli esuberi – viene precisato – sono strutturali. Secondo l'azienda, non ci sono le condizioni per ricorrere agli ammortizzatori sociali per la totale cessazione dell'attività;

   il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha sentito il Ministero dello sviluppo economico e anche l'amministratore delegato della multinazionale Gkn, che ha annunciato la procedura di licenziamento collettivo. «Quanto accaduto – ha dichiarato Giani – è inaccettabile e di una gravità inaudita. Senza comunicazione preventiva, si mandano a casa più di 400 persone. Ci opporremo con tutte le nostre forze e l'impegno della Regione sarà massimo»;

   Emiliano Fossi, sindaco di Campi Bisenzio (Firenze), appena appresa la notizia della chiusura dello stabilimento campigiano della multinazionale Gkn: «Stamani hanno ricevuto una mail, dopo un regolare turno notturno, 420 lavoratori. Sono qui da stamani con loro, ma adesso servite tutti qui». Il sindaco chiama «tutte le istituzioni e i cittadini al presidio permanente a sostegno dei lavoratori, fin da subito, giorno e notte» perché «la loro battaglia è la nostra battaglia: non ce ne andremo finché il Governo non darà risposte»;

   Confindustria Firenze in una nota stampa dichiara: «preso atto della procedura di licenziamento collettivo aperta in totale autonomia da GKN Driveline – di cui non aveva avuto alcuna informazione e dalle cui modalità prende le distanze – garantisce il proprio impegno a fare tutto il possibile e in tutte le sedi opportune, per giungere ad una soluzione che tenga conto degli interessi di tutti i soggetti coinvolti, comprese le aziende dell'indotto, nel pieno rispetto dell'impegno sottoscritto, lo scorso 29 giugno, con la firma dell'avviso comune con il Governo e i sindacati»;

   in una nota congiunta Michele De Palma, segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile automotive, e Daniel Calosi, segretario generale Fiom Cgil di Firenze e Prato, affermano: «Come Fiom-Cgil chiariamo subito che non firmeremo alcun licenziamento: non possiamo accettare che si consumi l'ennesimo dramma sociale che, inoltre, avrebbe importanti ripercussioni per tutto il tessuto economico e produttivo fiorentino che non può permettersi di incassare l'ennesimo attacco alle sue professionalità e non può accettarlo tutta la comunità fiorentina, dai cittadini alle istituzioni politiche e sociali. Per questo chiediamo all'azienda il ritiro immediato della procedura di licenziamento e l'attivazione degli ammortizzatori sociali previsti dalla normativa vigente e alle Istituzioni politiche la convocazione del tavolo al Ministero dello sviluppo economico, coinvolgendo la Regione Toscana e gli enti locali» –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo per andare in aiuto dei 422 lavoratori della Gkn e delle loro famiglie sconvolte dalla vicenda;

   se il Governo non intenda immediatamente adoperarsi, in raccordo con la Regione Toscana, per attivare da subito un tavolo azienda-sindacati-istituzioni per trovare immediate e coordinate soluzioni per sostenere concretamente i lavoratori.
(4-09849)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita anche la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante con l'atto in esame mette in evidenza l'azione posta in essere dalla Gkn, multinazionale della componentistica auto acquisita da un fondo finanziario, che ha manifestato la propria volontà di licenziare tutti i propri dipendenti dello stabilimento di Campi Bisenzio (Firenze), e chiede al Governo come intenda concretamente attivarsi «per trovare una soluzione volta a dare continuità all'attività del sito produttivo e per salvaguardare il perimetro occupazionale».
  A riguardo, si rappresenta che la Gkn di Firenze il 9 luglio 2021 ha comunicato ai propri lavoratori di aver avviato la procedura di licenziamento collettivo e di voler cessare l'attività dello stabilimento. Tale vicenda è stata seguita negli anni passati direttamente dalla regione Toscana, che, con diversi interventi, ha cercato di allentare le tensioni già sorte, al fine di mantenere i livelli occupazionali e garantire il prosieguo dell'attività produttiva.
  Conseguentemente, ribadita la volontà della Gkn di cessare l'attività dello stabilimento e di procedere al licenziamento di tutto il personale, il 15 luglio 2021, il Ministero dello sviluppo economico, come peraltro noto all'interrogante, ha convocato un nuovo incontro del tavolo presso la prefettura di Firenze.
  Nel corso della riunione il rappresentante della Gkn ha manifestato la disponibilità aziendale a voler raggiungere un accordo nel corso dei 75 giorni di durata della procedura di licenziamento, al fine di mitigare l'impatto sociale di tale scelta. Ha specificato, altresì, che la decisione di cessare l'attività produttiva è stata maturata alla luce della profonda trasformazione che sta attraversando il settore di riferimento.
  Si rende noto, inoltre, che in data 31 agosto 2021 presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali si è tenuto l'incontro per «l'esame congiunto ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo n. 148 del 2015» a cui hanno partecipato, tra l'altro, i rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico. In tale sede si è proceduto all'avvio della fase amministrativa relativa alla procedura di licenziamento collettivo avviata dalla Gkn Driveline Firenze s.p.a.
  Alla luce del fatto che la società ha avviato la ristrutturazione aziendale in modo unilaterale, nonché tenuto conto delle richieste delle organizzazioni sindacali, sono stati invitati i rappresentanti aziendali a condividere il percorso di ristrutturazione con le istituzioni e con le parti sociali, al fine di individuare una soluzione idonea a salvaguardare i lavoratori coinvolti.
  Infine, si conferma l'incessante impegno del Governo finalizzato ad individuare tutte le possibili soluzioni – anche mediante un nuovo intervento normativo – per creare le condizioni per rendere meno oneroso lo svolgimento dell'attività d'impresa in Italia rispetto a quanto avviene in altri Paesi, attraverso la previsione di un quadro omogeneo di interventi normativi volti a difendere il tessuto produttivo italiano e ad attrarre gli investimenti perché in tal modo si tutela e salvaguarda altresì anche il perimetro occupazionale.

La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   RIZZO NERVO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della pandemia da Covid-19 dal mese di febbraio 2020 al settore fieristico e congressuale è imposta la chiusura dai diversi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che si sono susseguiti. Il settore è stato riaperto solo 20 giorni a settembre;

   il settore ha subito nel 2020 una riduzione dell'80 per cento dei ricavi dovuti alle cancellazioni degli eventi già in calendario con una perdita per il comparto di 28,5 miliardi di euro;

   il settore conta 570.000 addetti, l'80 per cento donne sostenuti in questi mesi dalla cassa integrazione per Covid-19 e dal blocco dei licenziamenti;

   gli eventi virtuali e non in presenza generano una caduta occupazionale del 50 per cento;

   i tempi di programmazione per riavviare le attività dal momento dell'annuncio della data di apertura sono di almeno 3/6 mesi;

   per queste ragioni l'articolo 12 del decreto-legge n. 157 del 2020 «Ristori Quater», approvato a fine novembre dal Governo Conte, ha destinato al settore fieristico e congressuale 350 milioni di euro ad incremento dei 20 milioni già stanziati e già ripartiti il 3 agosto 2020 di cui al «Fondo emergenze imprese e istituzioni culturali», istituito dal «decreto Rilancio»;

   considerata la gravità della crisi del settore già il 1° dicembre 2020 il Ministro pro tempore Dario Franceschini ha firmato il decreto ministeriale di riparto delle risorse lasciando invariati i criteri di assegnazione alle imprese;

   le nuove risorse previste dal decreto ministeriale sono ripartite secondo le seguenti quote: 130 milioni di euro agli enti fiera e agli organizzatori di fiere; 130 milioni di euro agli organizzatori di congressi; 90 milioni di euro agli erogatori di servizi di logistica, trasporto e allestimento che abbiano una quota superiore al 50 per cento del fatturato derivante da attività riguardanti fiere e congressi –:

   quale sia la ragione per cui le risorse ancora non sono arrivate alle aziende del settore e quando saranno versate sui conti correnti delle imposte beneficiarie, tenendo conto che i relativi IBAN sono già in possesso della direzione generale per il turismo;

   quando il Governo intenda indicare una data per la riapertura del settore in base alle previsioni epidemiologiche e di sviluppo del piano vaccinale, considerando che in questo settore il distanziamento è semplice e che ogni evento fieristico e congressuale necessita di almeno 6/8 mesi di organizzazione e che la concorrenza anche europea nel comparto degli eventi fieristici e congressuali internazionali rischia di arrecare ulteriore danno.
(4-08605)

  Risposta. — Con riferimento alle questioni poste dall'interrogante, circa i tempi di erogazione dei ristori destinati al sostegno del settore di fiere e congressi, pregiudicati dalle misure restrittive adottate per fronteggiare l'emergenza da Covid-19, si rappresenta quanto segue.
  Con l'articolo 38, comma 3, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 maggio 2021, n. 69, è stato istituito un fondo, con una dotazione di 100 milioni di euro per l'anno 2021, destinato al ristoro delle perdite derivanti dall'annullamento, dal rinvio o dal ridimensionamento di fiere e congressi. Tali risorse si sono sommate ai 350 milioni di euro, per l'anno 2020, destinati, al ristoro delle perdite subite dal settore, previsti dall'articolo 6-
bis, comma 3, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, originariamente confluiti nel fondo di cui all'articolo 183, comma 2, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.
  Al fine di garantire un tempestivo e adeguato accesso a tali risorse, ho ritenuto opportuno adottare un unico provvedimento avente a oggetto le somme stanziate per gli anni 2020 e 2021, mantenendo ferma la ripartizione tra i soggetti beneficiari operata dal decreto ministeriale 1° dicembre 2020, n. 548 (richiamato dall'interrogante). Ho, quindi, firmato il decreto n. 1004 del 24 luglio 2021, registrato dalla Corte dei conti il 19 luglio 2021, che sblocca 450 milioni di euro a favore del comparto, prevedendo, tra l'altro, all'articolo 4, che una quota delle risorse, pari a 100 milioni di euro, sia erogata automaticamente e a titolo di anticipo per l'anno 2020 ai soggetti che abbiano già presentato istanza di accesso al sostegno in base all'Avviso pubblico del 5 ottobre 2020 dell'allora Ministero per i beni e le attività culturali e il turismo.
  Una novità importante è costituita dal fatto che — su impulso del mio Ministero — la Commissione europea ha approvato la notifica effettuata dai Governo italiano sulla base dell'articolo 107 (2)(b) del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea Tfue in data 4 agosto 2021; abbiamo in tal modo ottenuto l'autorizzazione che consente la deroga al regime di aiuti di Stato esistente e permette di erogare aiuti oltre il tetto di 1.8 milioni per ciascuno dei beneficiari.
  Ai fini dell'effettiva erogazione delle risorse, il 5 agosto 2021 è stato pubblicato, sul sito istituzionale del Ministero del turismo, l'avviso recante le modalità di presentazione dell'istanza di accesso al contributo, da effettuarsi con procedura automatizzata, compilando il
format disponibile nello sportello telematico appositamente predisposto. La domanda può essere presentata a partire dal 10 agosto e sino al 10 settembre 2021.
  Da ultimo, segnalo che il sopra citato fondo di cui all'articolo 38, comma 3, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, è stato ulteriormente incrementato di 50 milioni di euro dall'articolo 2, comma 4-
bis, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 (cosiddetto Sostegni bis), convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, per erogare i quali e in fase di redazione il decreto attuativo.
Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   TONELLI e PIASTRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 12 novembre 2020, il sindaco di Bologna adottava un'ordinanza permanente («Emergenza Covid-19. Strade e piazze del centro storico: ulteriori misure a tutela della salute pubblica»; P.g. n° 465481/2020) con cui veniva stabilito «dal 12 novembre 2020 e fino a nuova disposizione il divieto di utilizzare le piazze e le strade ubicate nell'area del centro storico, delimitata dai viali di circonvallazione, per ogni tipo di manifestazione, per iniziative ed eventi, comprese le attività degli artisti di strada»;

   tale provvedimento, ricompreso all'interno delle misure straordinarie consentite a seguito dell'avvio dello stato di emergenza nazionale dichiarato dal Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020 (e poi ulteriormente prorogato, sino al 30 aprile 2021), risultava originariamente necessario per la tutela della salute dei cittadini, e quindi, certamente condivisibile;

   a seguito dell'adozione della suddetta ordinanza, all'interno del centro storico della città di Bologna non sono state più permesse, tra le altre, le iniziative politiche mediante occupazione di suolo pubblico per banchetti e gazebo, e ciò, nonostante l'imminenza dello svolgimento delle elezioni amministrative per il rinnovo di sindaco e consiglio comunale, che, in forza dell'articolo 1, comma 1, decreto-legge 5 marzo 2021 n. 25, si terranno tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2021;

   l'attuale legge elettorale consente la raccolta delle firme per la presentazione delle liste a partire dal 180° giorno precedente il termine finale fissato per la presentazione delle candidature (articolo 14, comma 3, legge 21 marzo 1990, n. 53);

   pertanto, già in questi giorni, tutti i cittadini avrebbero la possibilità di esercitare i propri diritti di elettorato attivo e passivo per il rinnovo del prossimo consiglio comunale di Bologna;

   l'ordinanza del 12 novembre 2020 del sindaco di Bologna, che distingue tra iniziative dentro e fuori il centro storico, ed impedisce lo svolgimento di attività politica in periodo preelettorale in alcune parti della città, si pone per l'interrogante in aperto contrasto con questa disposizione di legge superiore, in virtù del fondamentale principio nella gerarchia delle fonti («Preleggi», articolo 1);

   alla data del 19 aprile 2021, è infatti già possibile svolgere le attività connesse alla presentazione delle liste elettorali, prima tra tutte quella della raccolta delle firme per la presentazione delle candidature, secondo le norme vigenti in ordine ai termini minimi e massimi antecedenti la data delle elezioni (articolo 14, comma 3, legge 21 marzo 1990, n. 53);

   il divieto contenuto nell'ordinanza del sindaco di Bologna rivolto per l'interrogante idoneo a ledere le prerogative non solo di tutte le forze politiche, ma più in generale dei cittadini, ai quali viene impedita la facoltà di esercitare i diritti politici costituzionalmente garantiti, che in questo caso coincidono con il diritto di compiere tutte le iniziative finalizzate alla partecipazione alla prossima consultazione elettorale, anche all'interno del centro storico, in cui sono residenti oltre 50.000 bolognesi –:

   come il Ministro interrogato ritenga che l'ordinanza emessa dal sindaco di Bologna di cui in premessa si concilii con la normativa in materia elettorale vigente;

   se parimenti non ritenga che la stessa possa essere lesiva delle prerogative di tutte le forze politiche e più in generale dei cittadini, ai quali, secondo l'interrogante, viene impedita la facoltà di esercitare pienamente i propri diritti politici costituzionalmente garantiti;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere a tale riguardo.
(4-09043)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta che l'ordinanza comunale adottata dal sindaco di Bologna il 12 novembre 2020 si inseriva nel novero delle misure straordinarie finalizzate a contrastare il diffondersi del virus COVID-19, emanate in relazione all'evolversi della situazione epidemiologica a livello locale e in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale da parte del Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020.
  Per quanto riguarda le iniziative per garantire l'esercizio dei diritto di voto nonostante le limitazioni imposte dall'emergenza sanitaria, si rammenta che, con decreto-legge 5 marzo 2021, n. 25, convertito dalla legge 3 maggio 2021, n. 58, lo svolgimento delle consultazioni elettorali è stato differito a una data compresa tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2021. Tale misura offre adeguati margini di tempo per la raccolta delle sottoscrizioni, che devono essere presentate a corredo delle liste entro il 30° e il 29° giorno antecedente la data della votazione.
  Si soggiunge che l'articolo 2 dello stesso decreto-legge n. 25 del 2021 sempre in considerazione della situazione epidemiologica e della necessità di mantenere il distanziamento interpersonale — ha agevolato notevolmente l'adempimento della raccolta delle sottoscrizioni, stabilendo che il numero minimo di sottoscrizioni richieste per la presentazione delle liste e delle candidature sia «ridotto a un terzo».
  Si evidenzia altresì che è stato facilitato anche l'adempimento dell'autenticazione delle sottoscrizioni di liste e candidature, in quanto è stato ampliato il novero dei soggetti abilitati all'autentica delle sottoscrizioni, inserendovi i membri del Parlamento, i consiglieri regionali e gli avvocati iscritti all'albo che abbiano comunicato la loro disponibilità all'ordine di appartenenza (articolo 16-
bis del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76).
  Con riguardo, in particolare, al divieto previsto dall'ordinanza sindacale «di utilizzare le piazze e le strade ubicate nell'area del centro storico, delimitata dai viali di circonvallazione, per ogni tipo di manifestazione, per iniziative ed eventi, comprese le attività degli artisti di strada», si rappresenta che successivamente, in considerazione del miglioramento dei quadro epidemiologico, con ordinanza del sindaco di Bologna del 26 aprile 2021, è stata disposta la revoca del predetto divieto; pertanto, a decorrere da tale data, nelle aree in argomento sono consentite le iniziative mediante occupazione di suolo pubblico.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   VIVIANI, POTENTI, LOLINI, BILLI, LEGNAIOLI, CARRARA, ZIELLO e PICCHI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 12 aprile 2021 è stato eseguito dai militari del Comando carabinieri per la tutela agroalimentare un decreto di perquisizione e sequestro presso lo stabilimento produttivo ed il deposito della Italian Food Spa – Gruppo Petti, operante nel settore conserviero e della trasformazione agroalimentare che si trovano nelle frazioni di Venturina Terme e Campo alla Croce di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno;

   i militari, intervenendo nell'ambito della cosiddetta «Operazione Scarlatto» che ha portato alla denuncia di sei persone con l'accusa di frode in commercio, hanno sequestrato 4.477 tonnellate di pomodoro, principalmente confezioni di conserve con etichettatura riportante «pomodoro 100 per cento italiano» e/o «pomodoro 100 per cento toscano», destinate alla commercializzazione;

   «il prodotto – ha scritto in una nota il Comando dei carabinieri per la tutela agroalimentare – veniva realizzato utilizzando rilevanti percentuali di pomodoro concentrato estero (extra-UE) miscelato a dosati quantitativi di semilavorati di pomodoro italiano»;

   il blitz è stato effettuato nell'ambito di indagini che hanno visto la procura di Livorno concentrarsi sui sistemi di etichettatura del prodotto, con pomodori provenienti da Paesi non europei ma commercializzati come italiani o toscani al 100 per cento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative intenda intraprendere per rafforzare la tutela di prodotti autenticamente made in Italy;

   con quale tempistica il Governo intenda assumere le iniziative di competenza necessarie al contrasto di simili frodi dei prodotti agroalimentari, salvaguardando la filiera italiana.
(4-09116)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame mi preme anzitutto rilevare che la tutela dei nostri prodotti agroalimentari è una delle priorità che il Governo intende perseguire, non solo a vantaggio dei vari comparti produttivi ma anche dei consumatori che, attraverso un'etichettatura corretta e trasparente, possono operare una scelta consapevole.
  Ciò premesso, riferisco quanto segue in merito alla notizia relativa all'utilizzo di concentrato di pomodoro estero nella produzione di conserve commercializzate come di origine italiana/toscana.
  In data 12 aprile 2021 il comando carabinieri per la tutela agroalimentare, su delega dell'autorità giudiziaria di Livorno, ha dato esecuzione ad un decreto di perquisizione e sequestro presso lo stabilimento e il deposito dell'azienda conserviera «Italian Food spa - Gruppo Petti», ubicati in Venturina Terme e Campo alla Croce di Campiglia Marittima (LI).
  Detti interventi hanno permesso di documentare l'utilizzo di concentrato di pomodoro estero (extra-UE) nella realizzazione di conserve (poi commercializzate quali prodotti esclusivamente di origine italiana/toscana), conducendo al sequestro, convalidato dal giudice per le indagini preliminari di Livorno, di 4.477 tonnellate di prodotto (per un valore pari a circa 3 milioni di euro) e alla denuncia di 6 persone collegate a vario titolo con la predetta azienda per «concorso in frode in commercio».
  Alle predette attività ha partecipato anche il personale dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) che ha proceduto al prelevamento di differenti tipologie di campioni — semilavorati e prodotti confezionati — che sono stati avviati presso i propri laboratori per le analisi specialistiche del caso.
  Rilevo al riguardo che l'Icqrf, in qualità di organo di controllo ufficiale del Ministero per i beni e le attività culturali e il turismo, è costantemente impegnato nella prevenzione e repressione degli illeciti nei vari settori del comparto agroalimentare, al fine di tutelare i consumatori e i produttori nazionali attraverso determinanti controlli relativi alla tracciabilità e al rispetto delle corrette indicazioni sugli alimenti.
  In tale direzione, l'accertamento della veridicità delle indicazioni riportate sui documenti commerciali e sui dispositivi di etichettatura, con particolare riferimento all'indicazione dell'origine dei prodotti, rappresenta uno degli strumenti prioritari attraverso cui intervenire.
  In particolare, i controlli posti in essere dall'Icqrf nel settore delle conserve nel corso del 2020 e il primo quadrimestre di quest'anno, ammontano a 5.264, di cui 1.147 sulle produzioni conserviere derivate da pomodoro; in tale contesto, l'irregolarità riscontrata risulta pari al 220 per le conserve in genere e al 7,9 per cento per quelle del pomodoro.
  Durante lo stesso periodo, i principali illeciti accertati nel settore delle conserve vegetali hanno riguardato l'irregolarità nell'etichettatura, l'usurpazione o l'evocazione delle denominazioni di origine o indicazioni geografiche, il quantitativo di zuccheri e la presenza di conservanti nelle confetture, la presenza di residui di principi attivi non consentiti nelle puree di frutta da agricoltura biologica e di additivi non dichiarati nelle olive da tavola.
  Al fine di proseguire nell'attività e rafforzare, laddove necessario, la tutela delle produzioni autenticamente
Made in Italy, l'Icqrf ha programmato di eseguire, per il 2021, circa 40.000 controlli e di prelevare oltre 12.000 campioni.
  In particolare, sono previsti 1.600 i controlli nel settore delle conserve vegetali per la verifica, tra l'altro, dell'indicazione di origine soprattutto per i derivati del pomodoro.
  In dettaglio, per la passata di pomodoro, verranno accertati l'origine della materia prima e i requisiti di composizione; per i derivati del pomodoro, i sughi e le salse a base di pomodoro i controlli verteranno sulle indicazioni di origine riportate in etichetta. È inoltre previsto il prelievo di 200 campioni di passata di pomodoro e 200 campioni di derivati del pomodoro da sottoporre ad accertamenti analitici.
  Sempre per l'anno in corso, l'Icqrf ha programmato 8.800 controlli e circa 2.500 prelievi di campioni a tutela delle produzioni di qualità regolamentata (produzioni Dop, Igp e Stg, comprese quelle vitivinicole), con l'obiettivo di fornire garanzie ai consumatori in ordine alla correttezza delle metodologie produttive e commerciali adottate, all'origine delle materie prime utilizzate e alle modalità di designazione e di presentazione.
  Assicuro l'interrogante che il Ministero, anche attraverso i controlli di competenza, continuerà a prestare massima attenzione alla tematica rappresentata.
  

Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali: Stefano Patuanelli.


   VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO, PATASSINI e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Regolamento Ue 90/2021 stabilisce, per il 2021, le possibilità di pesca per alcuni stock e gruppi di stock ittici applicabili nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero. Sono regole che impongono l'adozione di misure di conservazione, tenendo conto delle relazioni del Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (Cstep), conformemente agli obiettivi della politica comune della pesca (Pcp). Le possibilità di pesca sono assegnate agli Stati membri in modo tale da garantire la stabilità relativa delle attività di pesca di ciascuno Stato membro per ciascuno stock o ciascun tipo di pesca;

   la nuova disposizione prevede il raddoppio delle giornate di fermo pesca tecnico che segue i 30 giorni di fermo pesca biologico: uno stop che passa da 15 a 30 giorni per barche inferiori ai 24 metri e da 20 a 40 giorni per quelle di lunghezza superiore;

   con una nota del 14 giugno 2021 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali si comunica alle associazioni di categoria della pesca professionale e all'autorità marittime che a partire dalla mezzanotte dello stesso 14 giugno, da una verifica dei dati relativi allo sforzo di pesca, è risultato che la quota disponibile per le attività di pesca delle unità con L.F.T. superiore a 24 metri che effettuano la pesca dei gamberi di profondità sia stato superato e pertanto viene stabilito, al fine di tutelare le economie delle imprese e non incorrere in violazioni che possano comportare il superamento della quota nazionale, la chiusura immediata delle suddette attività di pesca nelle GSA 9, 10 e 11;

   prossimamente questa chiusura repentina potrà applicarsi anche ad imbarcazioni di Lunghezza inferiore ai 24 metri e ad altre risorse demersali e questo inevitabilmente porterà all'estinzione delle imprese ittiche italiane e la scomparsa della professione di pescatore;

   a seguito di questa chiusura, dall'oggi al domani, alle imbarcazioni che effettuano tale tipo di attività non è più consentito effettuare l'attività di pesca, nelle GSA indicate, né procedere alle conseguenti operazioni di sbarco e commercializzazione; con le nuove norme europee che tagliano le giornate di pesca, le imprese del settore stanno già registrando un -20 per cento di fatturato con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività;

   la filiera ittica riguarda oltre che l'attività stessa della pesca, anche la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti ittici, i servizi alle imprese, la produzione di reti e attrezzature per la pesca, le costruzioni navali e la produzione d'impianti e apparecchiature nell'ambito più allargato del settore;

   negli anni la pesca ha dovuto subire una progressiva riduzione dello sforzo di pesca, in particolare per le risorse demersali ed i piccoli pelagici; il regolamento Ue per il Mediterraneo Occidentale ha introdotto nuovi modelli di gestione che impongono l'obbiettivo del cosiddetto massimo rendimento sostenibile, attraverso progressive riduzioni dei giorni di pesca e della capacità delle flotte –:

   quali iniziative intenda adottare, nelle opportune sedi europee, per ribadire la situazione in cui versano le marinerie italiane, anche a seguito dell'entrata in vigore del suddetto regolamento europeo, in quanto riduzioni costanti delle giornate di pesca possono essere insostenibili per la redditività delle singole imprese nonché per gli aspetti economici e sociali di tutta la filiera ittica;

   quale sia la situazione, allo stato attuale, della nostra marineria operante nelle GSA 9, 10, 11 in relazione alle restrizioni imposte dal regolamento, nonché se siano previste ulteriori imminenti chiusure;

   quale azione di monitoraggio e pianificazione stia svolgendo onde evitare provvedimenti che, senza alcun congruo preavviso, sospendano la cattura di specie bersaglio, rendendo ancora più pesante e difficile da sostenere la redditività delle imprese di pesca.
(4-09552)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame mi preme anzitutto rilevare che questa Amministrazione, nel rispetto degli indirizzi dettati dalle numerose direttive dell'Unione europea in materia di conservazione e gestione delle risorse marine viventi e dell'acquacoltura, presta particolare attenzione a individuare le attività prioritarie al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo della filiera della pesca.
  Ritengo opportuno precisare che la chiusura delle attività di pesca dei gamberi di profondità, citata dall'interrogante, si riferisce esclusivamente alle unità a strascico di lunghezza maggiore di 24 metri operanti nell'ambito delle Gsa 9, 10 e 11.
  Nel rispetto delle pertinenti disposizioni europee (nella fattispecie, il regolamento dell'Unione europea 2021/90 del Consiglio del 28 gennaio 2021), l'interruzione dell'attività si è resa obbligatoria a seguito del superamento della quota di sforzo disponibile per il relativo segmento di pesca (360 giorni per il 2021). In ogni caso, è sempre concessa la possibilità di operare in altre Gsa, tra cui la Gsa 12.
  Al riguardo, preciso che l'azione intrapresa si inquadra nel contesto degli strumenti a disposizione dell'Amministrazione centrale diretti a ridurre l'impatto ambientale ed economico dell'attività di prelievo, al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi della Politica comune della pesca, come inderogabilmente disposti dai pertinenti regolamenti europei.
  Ricordo in proposito che la disapplicazione della misura condurrebbe il Paese al superamento della quota totale nazionale, sancendo la non conformità dell'Italia alle normative sovranazionali, con conseguente e inevitabile avvio di una procedura di infrazione e contestuale rischio di comminazione di elevate sanzioni pecuniarie.
  Detto questo, rassicuro l'interrogante che, a garanzia dello sviluppo sostenibile del settore, monitoriamo costantemente le diverse fasi di attuazione della nuova Politica comune della pesca (Pcp) e del fondo europeo per gli affari marittimi e della pesca (Feamp), facendoci sempre parte attiva, nell'ambito del Consiglio dell'Unione europea, nella formulazione dei regolamenti per il periodo di programmazione 2021-2027 per il settore pesca.
  Rilevo infine che rappresentiamo continuamente, nelle sedi opportune, come le riduzioni costanti delle giornate di pesca possano risultare incoerenti con la redditività delle singole imprese, soprattutto in questo momento storico in cui la flotta nazionale risulta duramente colpita dall'emergenza epidemiologica.

Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali: Stefano Patuanelli.