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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 13 ottobre 2021

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   BELOTTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le norme anticovid inglesi prevedono che per poter entrare nel Regno Unito, provenendo dall'Italia e da altri Paesi europei, sia necessario il green pass con ciclo di vaccinazione completo da almeno 14 giorni, inoltre va prenotato un tampone da svolgere nel Regno Unito entro il 2° giorno dopo l'arrivo (cosiddetto «day 2 test») da una lista di distributori autorizzati e va compilato un «Passenger locator form» (indicando lì gli estremi della prenotazione del tampone «day 2 test» e dichiarando di aver completato un ciclo di vaccinazione contro il coronavirus in Italia o in altri Paesi accettati);

   la compilazione del Passenger locator form prevede la prenotazione e il pagamento anticipato di un tampone al secondo giorno di permanenza in Inghilterra anche nel caso di una permanenza nel Regno Unito di un solo giorno;

   un tampone in Inghilterra ha un costo medio di 50 euro;

   in queste settimane, ad esempio, sono migliaia i tifosi italiani, ma anche di numerosi altri Paesi europei, che si recano nel Regno Unito al seguito della propria squadra per le partite di Champions, Europa e Conference League di calcio;

   a breve, per quanto riguarda le squadre italiane, saranno numerosi i tifosi dell'Atalanta (a Manchester) e della Juve (a Londra) che si recheranno in Inghilterra con viaggi organizzati o fai da te della durata di un solo giorno, ma che saranno costretti a prenotare e pagare anticipatamente un tampone da effettuarsi in un centro convenzionato nel Regno Unito anche se il rientro dal viaggio è previsto dopo un solo giorno di permanenza;

   lo stesso vale per tutti coloro che si recano in Inghilterra per un solo giorno –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative per segnalare alle autorità inglesi quella che appare una contraddizione della norma che prevede il pagamento anticipato di un servizio che non verrà espletato, al fine di tutelare da costose inutili spese i viaggiatori italiani ed europei che si recano, per vari motivi, nel Regno Unito per un solo giorno.
(4-10433)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   MOLLICONE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Inps ha istituito un bando di concorso – relativo all'iniziativa Estate INPSieme 2020-2021 – finalizzato ad offrire a studenti della scuola secondaria di secondo grado la possibilità di fruire di soggiorni studio all'estero e di vacanze tematiche in Italia durante la stagione estiva 2021 nei mesi di giugno, luglio e agosto;

   il 16 luglio 2021, considerato l'aumento dei contagi da Covid-19 nel periodo estivo, il Dipartimento prevenzione del Ministero della salute ha rivolto all'Inps un atto di indirizzo contenente specifica raccomandazione, in ordine ai viaggi di gruppo all'estero, con la quale suggeriva di «rimandare i viaggi già programmati fino a miglioramento degli scenari epidemiologici internazionali»;

   lo stesso 16 luglio, recependo la raccomandazione del Ministero della salute, l'Inps ha deciso di sospendere i viaggi studio programmati;

   l'organizzazione per l'estate 2021 riguardava 22.000 ragazzi e 100 tour operator. Di questi, la metà – dunque per 10.000 studenti circa – doveva essere ancora realizzata;

   a seguito della sospensione delle partenze disposta da parte dell'Inps, i viaggiatori interessati hanno provveduto ad annullare il proprio viaggio, chiedendo la restituzione delle somme versate;

   i tour operator coinvolti, preso atto della richiesta, hanno a loro volta chiesto alla compagnia aerea Alitalia, in amministrazione straordinaria – il cui azionista al 100 per cento è il Ministero dell'economia e delle finanze – la retrocessione delle somme relative all'acquisto dei titoli di viaggio;

   per i relativi contratti di trasporto, data l'oggettiva impossibilità di esecuzione dei viaggi studio, è intervenuta la risoluzione di diritto, con conseguente onere restitutorio degli operatori turistici nei confronti dei consumatori, sancita dall'articolo 41, comma 6, cod. tur., la risoluzione del contratto di viaggio implica altresì la risoluzione di tutti i contratti funzionalmente collegati stipulati con terzi;

   Alitalia, nonostante la decisione dovuta a cause di forza maggiore, ha deciso di proseguire con l'applicazione delle penali e ciò comporterebbe una perdita di diversi milioni di euro per i tour operator coinvolti, soggetti già ampiamente colpiti dagli effetti della crisi sanitaria da Covid-19;

   è urgente e necessario garantire i tour operator da ulteriori danni che possano mettere a repentaglio l'esistenza degli stessi, salvaguardando, altresì, posti di lavoro del settore, già duramente colpito dalla pandemia –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di evitare che Alitalia proceda con le penali e, in caso di attivazione delle stesse, quali iniziative di competenza si intendano adottare al fine di tutelare i tour operator, in relazione all'ammanco di cui in premessa, al comportamento assunto da Alitalia in merito, nonché all'eventuale mancato coordinamento tra gli uffici pubblici, dato che la sospensione dei viaggi è dovuta ad una decisione presa su raccomandazione del Ministero della salute.
(4-10438)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   un articolo apparso su Sole24ore di lunedì 11 ottobre 2021 la firma di Valentina Maglione e Bianca Lucia Mazzei, si dà conto delle spese sostenute dallo Stato negli ultimi quattro anni per equa riparazione di errori giudiziari e detenzioni ingiuste, che ammontano quasi a 180 milioni di euro;

   questi dati sono stati sottoposti ad una analisi da parte della Corte dei conti, sezione centrale di controllo sulla gestione dello Stato che pone l'attenzione sulla mancanza delle azioni di rivalsa dello Stato di cui, afferma la Corte, mancano del tutto informazioni relativamente alle azioni di recupero delle somme pagate dallo Stato per l'ingiusta detenzione nei confronti dei responsabili;

   ancor peggio, la Corte dei conti, tramite le sue sezioni giurisdizionali, ha ricostruito l'esistenza di un solo procedimento avviato nel 2016 contro un magistrato campano e concluso con il pagamento di parte della somma. Manca, inoltre, si afferma nell'articolo, un coordinamento tra gli indennizzi ed il risarcimento del danno causato nell'esercizio delle funzioni giudiziarie, secondo quanto previsto dalla legge n. 177 del 1988 sulla responsabilità civile dei magistrati –:

   di quali informazioni sia in possesso Ministro interrogato sul problema esposto;

   quali e iniziative di competenza intenda assumere per favorire il recupero delle somme che lo Stato ha pagato in indennizzi.
(3-02547)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MENGA, TRANO e SARLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo anno numerose carceri italiane sono state teatro di rivolte dei detenuti scoppiate in risposta alle misure di contenimento della diffusione del virus Sars-CoV-2;

   tra di esse vi è anche la casa circondariale di Foggia dalla quale in data 9 marzo 2020 sono evasi circa 70 detenuti;

   in seguito a tale episodio 5 detenuti presentavano un esposto alla procura competente, per il tramite dell'associazione Yairaiha Onlus, per denunciare pestaggi, punizioni, torture e abusi subiti nei giorni immediatamente successivi alla rivolta;

   tali segnalazioni richiamano inevitabilmente alla mente quanto sarebbe accaduto all'interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, oggetto di ispezione ministeriale in seguito alla presentazione di esposti e all'apertura di indagini a carico di 120 agenti e funzionari della polizia penitenziaria e dirigenti dell'amministrazione penitenziaria; il giudice per le indagini preliminari ha inoltre disposto misure cautelari per 52 di essi;

   è opportuno, a parere degli interroganti, che il Ministero della giustizia proceda in maniera analoga, disponendo un'ispezione al fine di verificare la veridicità di quanto denunciato dai detenuti del carcere di Foggia, nonché, più in generale, la qualità delle condizioni di vita e di lavoro al suo interno;

   infatti dal report stilato dall'Associazione «Antigone», a novembre 2020, emergono le seguenti criticità: sovraffollamento, carenza o inagibilità di spazi comuni e aree verdi, operatori di polizia penitenziaria ed educatori ben al di sotto della pianta organica, mediatori linguistici e culturali totalmente assenti;

   tutto ciò pregiudica la sicurezza e la vivibilità all'interno della struttura, non solo per i detenuti, privati di percorsi rieducativi e riabilitativi, ma anche e soprattutto per gli operatori della polizia penitenziaria, costretti ad estenuanti turni di lavoro e sottoposti ad un notevolissimo carico di stress;

   doloroso campanello di allarme di questi profondi disagi sono il suicidio di un detenuto, avvenuto in data 18 settembre 2021, nonché gli ulteriori due tentativi di suicidio, verificatisi nei giorni immediatamente successivi alla tragedia e prontamente sventati grazie all'intervento degli agenti penitenziari in servizio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e, conseguentemente, in ossequio a quanto sancito dall'articolo 27, terzo comma, della Carta costituzionale, se non ritenga urgente, necessario ed opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di accertare la veridicità di tutto quanto esposto in premessa;

   se, in particolare, non intenda disporre un'ispezione presso la casa circondariale di Foggia;

   se non ritenga opportuno assicurare un tempestivo incremento del personale in organico presso la succitata struttura penitenziaria.
(5-06852)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZIELLO e BITONCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 180, commi 3-4, del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto «decreto rilancio»), dettando la disciplina sanzionatoria relativa ai casi di omessa o infedele presentazione della dichiarazione relativa all'imposta di soggiorno o di sbarco, ovvero relativa all'omesso, ritardato o parziale versamento dell'imposta (di soggiorno o di sbarco) o contributo di soggiorno da parte dei gestori delle strutture ricettive, ha apportato significative innovazioni in materia;

   in particolare, il legislatore ha proceduto non solo a ripensare la qualifica soggettiva del gestore della struttura ricettiva, da intendersi – secondo la sopramenzionata disposizione – quale «responsabile del pagamento dell'imposta», ma anche ad introdurre un inedito illecito amministrativo a titolo di sanzione per condotte di omesso, ritardato o parziale versamento dell'imposta di soggiorno da parte dei gestori delle attività ricettive;

   a seguito dell'entrata in vigore della sopracitata normativa, sono state prospettate sul piano dottrinale e giurisprudenziale soluzioni interpretative estremamente diversificate, talvolta diametralmente opposte tra loro, con riferimento alla sussistenza di un'eventuale abolitio criminis delle condotte di omesso, ritardato o parziale versamento dell'imposta di soggiorno da parte dei gestori delle attività ricettive, poste in essere antecedentemente alla data di entrata in vigore della normativa medesima;

   si evidenzia che a favore dell'intervenuta abolitio criminis si è espresso il tribunale di Roma (si veda sentenza 2 novembre 2020, n. 1515), che – discostandosi espressamente dall'orientamento di legittimità espresso di recente dalla Corte di Cassazione relativa alla questione (si veda Corte di cassazione, sezione VI, 28 settembre 2020, n. 30227), che, invece, aveva accolto la tesi negativa – interviene sulla specifica situazione di fatto del gestore della struttura ricettiva, fornendo un diverso inquadramento della condotta di omesso versamento delle somme dovute dai clienti per il soggiorno a titolo di imposta o di contributo e stabilendo che tale fatto non costituisce più reato ma illecito amministrativo («senza riserva di applicazione della legge penale»); in tal modo, il legislatore avrebbe compiuto una valutazione politica, dettata dalla volontà di prevedere una disciplina di minor rigore nei confronti dei soggetti esposti al rischio di sanzione penale in ragione del ruolo di agenti riscossori, senza alcuna contropartita; esigenza che si manifesta ancora più stringente alla luce dell'emergenza sanitaria che ha determinato un collasso della già gravissima situazione del settore alberghiero che perdura da anni;

   per tali motivi, il tribunale di Roma ritiene che considerare la depenalizzazione operante solo per i comportamenti successivi all'entrata in vigore del citato articolo 180, commi 3-4, del decreto-legge n. 34 del 2020, comporterebbe un'inammissibile disparità di trattamento di situazioni identiche in violazione dell'articolo 3 della Costituzione –:

   quali iniziative di carattere normativo intenda adottare – tenuto conto dell'attuale situazione di incertezza giuridica e applicativa – al fine di chiarire il panorama normativo sopradescritto nel senso della depenalizzazione di cui in premessa.
(4-10432)


   GIACHETTI, VERINI, COSTA, BASINI, D'ETTORE, MOLLICONE, MAGI, FRATOIANNI, COLLETTI, PALAZZOTTO e SIRACUSANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli articoli 74, 75, 76, 77 e 78 della legge sull'ordinamento penitenziario, legge n. 354 del 1975, fanno tutti riferimento alla costituzione, presso il capoluogo di ciascun circondario, dei «Consigli di aiuto sociale» ai quali sono affidati una serie di importanti compiti relativi all'assistenza penitenziaria e post-penitenziaria;

   ad avviso dell'interrogante questi «enti», dotati di personalità giuridica e sottoposti alla vigilanza del Ministero della giustizia, sono fondamentali per corrispondere al dettato costituzionale di cui all'articolo 27 e relativo al reinserimento sociale delle persone detenute e per far fronte al soccorso e all'assistenza alle vittime del delitto;

   in un'intervista rilasciata a Radio Radicale il 19 marzo 2019 dall'ex deputata Rita Bernardini e dal presidente della commissione giustizia del Partito Radicale, Giuseppe Rossodivita, i due esponenti radicali hanno lamentato la mancata costituzione e attivazione dei sunnominati Consigli di aiuto sociale, denunciando l'abrogazione, di fatto, di una parte fondamentale dell'ordinamento penitenziario vigente così importante anche per combattere il fenomeno della recidiva;

   dell'argomento si è più volte discusso nella trasmissione Radio Carcere-Radio Radicale, condotta dal giornalista Riccardo Arena e con ospite fissa Rita Bernardini;

   il sito della testata giornalistica Adnkronos del 4 ottobre 2021 riporta la notizia della prima riunione del Consiglio di aiuto sociale presieduta dal presidente del tribunale Antonio Balsamo e con la partecipazione di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo; Francesco Micela, presidente del tribunale per i minorenni; Tina Montinaro, presidente dell'Associazione Quarto Savona Quindici; Aida Portolano, presidente dei gruppi di volontariato Vincenziano di Palermo; Maria Agnello, magistrato di sorveglianza; Mariangela Di Gangi, coordinatrice dall'Associazione Laboratorio Zen insieme; Maria Mantegna, assessore Cittadinanza Sociale; e ancora: il direttore della casa di reclusione dell'Ucciardone e il direttore della casa circondariale di Pagliarelli; Mario Affronti, responsabile Uos di medicina delle migrazioni, nella qualità di direttore dell'ufficio regionale per le migrazioni della Conferenza episcopale siciliana; Dalila Mara Schirò, ricercatrice di diritto penale al dipartimento di giurisprudenza dell'università di Palermo; Aida Portolano, presidente dei gruppi di volontariato Vincenziano – Palermo; Anna Maria Rita Cullotta, della Caritas diocesana, designata dall'Arcivescovo Lorefice; Marco Guccione, designato dall'Associazione Jonas Palermo;

   a quanto consta all'interrogante si tratta dell'unico Consiglio di aiuto sociale costituito in Italia –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se corrisponda al vero la mancata costituzione, tranne recentemente per il circondario di Palermo, dei Consigli di aiuto sociale;

   quale sia la situazione a livello nazionale in merito alla costituzione dei Consigli di aiuto sociale;

   da quali organismi o enti siano state svolte negli ultimi 5 anni le funzioni attribuite dall'articolo 75 dell'ordinamento penitenziario ai Consigli di aiuto sociale;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per promuoverne urgentemente la costituzione o se intenda adottare iniziative normative per apportare modifiche alla disciplina vigente e attribuirne le imprescindibili finalità ad altri enti o organismi.
(4-10439)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MENGA, ANGIOLA, LOVECCHIO, SARLI e FARO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con la rimozione del vincolo sugli aiuti di Stato per gli interventi infrastrutturali sugli aeroporti regionali da parte della Commissione europea è stato compiuto il primo passo verso la «rinascita» dell'aeroporto di Foggia «Gino Lisa», infrastruttura di importanza strategica la cui operatività sarà determinante per il decollo dell'economia di Capitanata;

   al rilascio del nulla osta da parte del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili per lo svolgimento di un Servizio di interesse economico generale (Sieg), la società di gestione Aeroporti di Puglia (AdP) procedeva all'aggiudicazione definitiva dei lavori di prolungamento della pista di atterraggio dello scalo, realizzati grazie ad un finanziamento di 14 milioni di euro, e alla stipula con la regione Puglia di una nuova convenzione che garantisse sia la connessione dell'aerostazione con il territorio foggiano che l'insediamento di una base logistica della Protezione civile a valere per il territorio dell'Italia meridionale e con influenza sui territori del Sud-Est europeo, finalità valsa allo sblocco dei fondi europei stanziati nel 2011;

   a scuotere però gli animi dei cittadini di Capitanata è stata la notizia dell'inaugurazione in data 14 giugno 2021 della nuova sede operativa della Protezione civile regionale a Modugno anziché a Foggia, scelta apparsa non solo in contrasto con il progetto di rilancio dell'aeroporto «Gino Lisa», ma anche ingiustificata alla luce delle specificità del territorio di Capitanata, spesso funestato dal divampare di incendi;

   eppure, nella nota del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, gabinetto del Ministro, Registro Ufficiale U. 0006147 del 12 febbraio 2019), trasmessa ad Aeroporti di Puglia S.p.a. e per conoscenza ad Enac e alla direzione generale per gli aeroporti ed il trasporto aereo, si fornivano indicazioni chiare sul progetto da porre in essere per lo scalo foggiano: «[...] si evidenzia, innanzitutto, la piena condivisione di quest'Amministrazione in ordine alle finalità del progetto di valorizzazione dell'aeroporto di Foggia per la realizzazione, presso il medesimo scalo, del centro strategico della protezione civile regionale e polo logistico per tutte le funzioni di interesse pubblico legate alle attività di protezione civile e soccorso, oltre che per le esigenze di mobilità del territorio foggiano caratterizzato dall'esistenza di aree interne con gravi carenze di accessibilità in relazione alle altre modalità di trasporto che ne pregiudicano lo sviluppo economico e sociale» e si ribadiva che la «sussistenza del complesso delle condizioni richieste» fosse requisito essenziale per il riconoscimento del Sieg –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di scongiurare il rischio che l'aeroporto «Gino Lisa» perda il riconoscimento Servizio di interesse economico generale (Sieg) e, conseguentemente, la possibilità di diventare pienamente operativo, a discapito dell'economia e del futuro dell'intera Capitanata.
(5-06851)

Interrogazione a risposta scritta:


   TORTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'Anas, ufficio di Pescara, con nota del 12 luglio 2020, comunica a diversi enti che è stata emessa l'ordinanza n. 57/2020/AQ con cui viene istituito il limite massimo di velocità a 50 chilometri orari sulla strada statale 81 Piceno Aprutina dal chilometro 117+400 al chilometro 121+160 su tutte le corsie. Nelle premesse dell'ordinanza si evidenzia che sulla strada statale 81, nel tratto compreso tra i chilometri 117+400 e 121+160, sono presenti attività commerciali, opifici, con accessi diretti che determinano un continuo flusso di traffico in ingresso ed in uscita dalle attività citate, un intenso traffico di veicoli pesanti, che le condizioni geometriche e plano-altimetriche della strada statale 81 sono caratterizzate da una serie di curve a ristretto raggio, intervallate da rettilinei che favoriscono l'aumento della velocità e che in relazione alle esigenze di sicurezza e di fluidità del traffico ci sia la necessità di istituire il limite massimo a 50 chilometri orari tra il chilometro 117+400 e 121+160 della strada statale 81 in entrambe le direzioni di marcia; l'ordinanza è la diretta conseguenza di una richiesta del comune di Pianella (Pescara) che, con una specifica missiva del 18 febbraio 2020, chiedeva la riduzione del limite di velocità da 70 chilometri orari a 50 chilometri orari sulla strada statale 81 Piceno Aprutina;

   successivamente all'ordinanza, il comune di Pianella avviava la procedura per l'installazione di una apparecchiatura fissa per il controllo elettronico della velocità sul tratto che va dal chilometro 119+010 direzione Penne-Pianella;

   tuttavia, dal testo di una mozione presentata al consiglio comunale di Pianella dai consiglieri Massimo di Tonto e Gianni Filippone emerge che, nel tratto di strada interessato dall'ordinanza, esistono 2 attività commerciali distanti tra loro 2 chilometri e che i sinistri verificatisi negli ultimi 10 anni in quel tratto di strada, con il limite pari a 90 chilometri orari siano solo in totale 14. Se questi dati fossero confermati, potrebbe venir meno la necessità di imporre la riduzione della velocità massima in quel tratto di strada alla cifra di 50 chilometri orari;

   secondo quanto appreso da notizie di stampa, sarebbero oltre 14.000 le violazioni registrate a partire dal 20 maggio 2021 ad oggi, provocando un diffuso malessere tra la popolazione locale di Pianella e dei comuni limitrofi. Infatti, sono numerose le notizie riguardanti l'eccessivo numero di sanzioni che molti cittadini si sono visti attribuire, tant'è che non sono isolati i casi di automobilisti che hanno superato le 8 multe a testa attribuite per superamento del limite di velocità di cui la maggior parte al di sotto dei 70 chilometri orari;

   l'alto numero di violazioni potrebbe far presupporre che il limite di velocità a 50 chilometri orari nel tratto in questione potrebbe non risultare commisurato rispetto all'effettiva caratteristica della strada;

   a giudizio dell'interrogante è necessario che il Ministero competente verifichi, attraverso i propri tecnici, la congruità e la necessità del limite di velocità a 50 chilometri orari –:

   quali siano le motivazioni tecniche a supporto dell'ordinanza ANAS n. 57/2020/AQ che ha abbassato il limite di velocità a 50 chilometri orari nel tratto di cui in premessa;

   quali siano le recenti relazioni tecniche dell'Anas conseguenti alla richiesta del comune di Pianella, effettuate anche attraverso sopralluoghi, che giustifichino la riduzione del limite di velocità a 50 chilometri orari;

   se, alla luce di quanto rappresentato in premessa circa l'alto numero di infrazioni nel tratto di strada in questione, previe le dovute verifiche tecniche degli organi competenti, non ritenga ragionevole adottare iniziative affinché sia indicato un limite di velocità differente.
(4-10431)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 7 novembre 2019 scompariva da casa il signor Del Freo Walter, residente nel comune di Massa, nato il 10 marzo 1962 e la cui denuncia di scomparsa veniva presentata dalla sorella Patrizia Del Freo il giorno 8 novembre 2019 presso la questura di Massa Carrara – Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico – sezione volanti. In particolare, erano rese note tutte le circostanze e le indicazioni utili a svolgere le prime azioni di ricerca;

   dagli atti disponibili si apprende che la questura di Massa svolgeva ricerche in alcuni luoghi della città nel giorno 11 novembre 2019. Alcuni testimoni ne riferirono la presenza in Massa nei giorni 8 e 9 novembre del 2019. Il quotidiano Il Tirreno dedicava un articolo alla scomparsa del signor Walter Del Freo;

   il Ministero dell'interno e il commissario straordinario del Governo per le persone scomparse hanno diramato i dati relativi al periodo 1° agosto 2020-31 luglio 2021 e, nell'anno in questione, il dato delle persone denunciate scomparse è aumentato di ben 4.018 unità, essendo oggi di ben 17.156 unità contro le 13.138 del 2019-2020. Sul primo dato degli scomparsi ben 10.505 sono minori e sono 8.593 quelle ritrovate –:

   se e quali informazioni aggiornate disponga il Governo circa le ricerche effettuate, sino ad oggi, riguardo alla scomparsa del signor Walter Del Freo di Massa;

   se e quali iniziative intenda assumere per gestire il fenomeno; se e quali risorse disponibili vengano destinate alle ricerche ed alla possibile assistenza alle famiglie che intendano svolgere in proprio azioni di ricerca.
(4-10435)


   BUFFAGNI, MAMMÌ e OLGIATI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Buccinasco, comune della città metropolitana di Milano in Lombardia, è tristemente ribattezzata come la «Piatì del Nord» per la presenza di gravi fatti di 'ndrangheta;

   la città è ostaggio di quei clan che, negli anni, sono riusciti ad espandere il proprio potere, partendo dai centri dall'Aspromonte, fino a raggiungere territori «insospettabili»;

   l'11 ottobre 2021, alle 10 di mattina, in via della Costituzione, di fianco al parco e a pochi metri dalla scuola, nella strada più trafficata del paese, Paolo Salvaggio, 60 anni – detto Dum Dum –, siciliano, è stato ucciso con almeno quattro colpi di pistola da due killer a bordo di un T-Max, ora in fuga: si è trattato di un vero e proprio agguato in stile «mafioso»;

   vengono analizzati i suoi legami con i clan Barbaro e Papalia che per decenni hanno dominato sul territorio, lo stesso territorio dove a maggio gli inquirenti hanno scoperto il traffico di rifiuti gestito dai Molluso di Buccinasco in una cava a Zibido San Giacomo. Sempre i Moliuso erano presenti anche a Corsico, dove, nel 2019, era stato arrestato l'imprenditore Daniele D'Alfonso, in stretto contatto con il clan di Buccinasco;

   a novembre del 2020 nei guai era finito un altro imprenditore che investiva soldi sporchi in piccole emittenti che mandavano in onda trasmissioni su previsioni dei numeri del lotto: Peppone Pangallo, genero di Papalia, non indagato in quella operazione, forniva i soldi provenienti dalle illecite attività della 'ndrina, centinaia di migliaia di euro, agli arrestati che li impiegavano per acquistare rami d'azienda di bar e tabaccherie;

   sempre a Buccinasco è stato arrestato lo scorso anno Agostino Catanzariti, braccio destro dei Papalia, evaso dai domiciliari condannato per estorsione, falsa testimonianza, spaccio e associazione;

   nel comune emergono anche i giovani criminali, le nuove leve che ereditano il dna criminale. Come Francesco Sergi e Giuseppe Perre, anche loro accusati di estorsione a un imprenditore. Tutto in famiglia: il genero del boss Papalia, Salvatore Barbaro, re del movimento terra è stato arrestato nel 2019, dopo la latitanza. Anche il genero dì Antonio Papalia, fratello di Rocco, è stato portato in carcere dopo la latitanza, nascosto in un appartamento del cognato a Buccinasco, per sfuggire alla condanna;

   la mappa criminale arriva anche a Cesano Boscone e a Corsico, dove le storiche operazioni dei carabinieri della Compagnia di Corsico (Quadrato e Quadrato 2, 2018 e 2020) hanno messo in luce traffici di droga e intrecci mafiosi. Qui le piazze di spaccio vengono dominate da egiziani, tunisini, marocchini, sempre sotto il controllo stretto dei mafiosi;

   da anni, ormai, si denuncia nella zona la presenza di pregiudicati e famiglie legate alla criminalità organizzata –:

   alla luce di questo grave omicidio, quali opportune ed urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire e rafforzare la sicurezza sul territorio, allo scopo di tutelare la popolazione, nonché prevenire rappresaglie e vendette di stampo mafioso che potrebbero costituire l'inizio di una nuova guerra di Mafia e ‘Ndrangheta sul territorio.
(4-10440)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 3 ottobre 2021, a Lampedusa, è stata ancora una volta ricordata la tragedia di otto anni fa in cui hanno perso la vita ben 368 migranti, quasi tutti eritrei in fuga dalla dittatura che da almeno vent'anni opprime il Paese;

   ad oggi non è ancora stata fatta piena chiarezza su quanto è accaduto e su tutte le eventuali responsabilità del naufragio avvenuto a poche miglia dal porto di Lampedusa, così come non si è ancora riusciti a dare un nome a tutte le vittime, offrendo così ai familiari la possibilità di deporre un fiore sulle loro tombe;

   le vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 sono oggi accolte in diversi cimiteri siciliani, mentre sarebbe auspicabile che le salme venissero riunite in un unico luogo, creando una sorta di memoriale che ricordi non solo le vittime di questa strage ma tutti i giovani, gli uomini, le donne e i bambini che, negli anni, costretti a lasciare la propria terra, sono scomparsi nel Mediterraneo o via terra;

   da quanto si apprende, nel cimitero di Sciacca almeno dieci salme, di cui una soltanto identificata, sarebbero state dissepolte per essere inumate in una sepoltura comune, sembrerebbe a causa di un contenzioso giudiziario tra il comune e la confraternita proprietaria dei loculi che erano stati requisiti all'epoca del naufragio e che oggi dovevano essere restituiti ai proprietari;

   a otto anni di distanza da quella tragedia si assiste all'inumazione in sepolture comuni di alcuni di quei corpi e il timore dell'interrogante è che, seguendo il principio adottato dall'amministrazione di Sciacca, lo stesso possa accadere anche in altri comuni siciliani che accolgono nei loro cimiteri i resti dei naufraghi;

   il Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse ha una mappa completa riferita alle vittime dei naufragi e le procedure di identificazione dei singoli soggetti sono tuttora in corso, anche attraverso specifiche analisi del Dna, proprio con l'obiettivo di associare a ciascun numero un nome, garantendo così degna sepoltura, cosa per la quale lo Stato italiano ha assunto precisi impegni e, di conseguenza, a parere dell'interrogante, non è accettabile che le salme, anche di persone identificate e senza che fossero preventivamente avvertiti i familiari, siano state spostate nel campo comune –:

   di quali ulteriori elementi sia in possesso il Ministro interrogato circa i fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché le salme dei naufraghi del 3 ottobre 2013 abbiano ciascuno una propria, degna e definitiva sepoltura evitando che le stesse vengano trasferite in sepolture comuni in modo unilaterale dai gestori dei cimiteri;

   quali ulteriori iniziative intenda assumere al fine di sostenere e agevolare maggiormente il lavoro del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, impegnato a dare un nome e un volto alle vittime ancora sconosciute e se non intenda adoperarsi per riunire in un unico luogo le salme delle vittime della strage di Lampedusa.
(4-10442)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SPENA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da quanto emerge in un dossier di Tuttoscuola, nell'ultimo anno, hanno chiuso definitivamente i battenti 226 scuole dell'infanzia paritarie;

   questi numeri, pur in peggioramento per via dello scoppio della pandemia, si inseriscono in un trend negativo che ha visto negli ultimi otto anni la chiusura di ben 1.301 istituti dell'infanzia, il 13,3 per cento dei 9.769 attivi nel biennio 2012-2013;

   la crisi del settore ha interessato soprattutto le regioni meridionali dove sono stati 820 gli istituti che hanno cessato l'attività negli ultimi otto anni, contribuendo a incrementare quel divario territoriale nell'erogazione dei servizi educativi che il Piano nazionale di ripresa e resistenza si propone di ridurre;

   con decreto ministeriale n. 258 del 6 agosto 2021, il Ministero dell'istruzione ha ricostituito la Commissione nazionale per il sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita a sei anni, che è composta da esperti in materia di educazione e di istruzione delle bambine e dei bambini dalla nascita fino all'ingresso nella scuola dell'obbligo, individuati dal Ministero stesso e dalla Conferenza Unificata –:

   se, alla luce della legge n. 62 del 2000 in base a cui «le scuole paritarie corrispondono agli ordinamenti generali dell'istruzione, sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da requisiti di qualità ed efficacia», non ritenga opportuno stabilire un'interlocuzione diretta e costante con le associazioni di categoria delle scuole dell'infanzia non statali più rappresentative nell'ambito delle attività della Commissione nazionale per il sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita a sei anni;

   se, alla luce di quanto riportato in premessa, non intenda adottare iniziative di competenza a sostegno del settore delle scuole dell'infanzia paritarie per scongiurare un aumento del numero delle chiusure.
(4-10434)


   CIMINO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'istruzione, Ufficio scolastico regionale per la Sicilia, Ufficio IX – Ambito territoriale di Trapani, con nota n. 10527 del 20 settembre 2021, chiarisce, a seguito di numerose richieste pervenute dalle istituzioni scolastiche, che la materia del servizio di assistenza igienico-personale per gli studenti con disabilità, nella regione Sicilia, è per legge di esclusiva competenza della regione, del comune e/o delle province (ora consorzi comunali);

   a seguito della nota di cui sopra e di numerose segnalazioni pervenute dal Sindacato generale di base della regione Sicilia, ad oggi, non risultano notizie confortanti nel territorio trapanese, dove il Libero Consorzio riattiva in misura minima i servizi di assistenza igienico-personale per gli studenti con disabilità, solo per 2 allievi su circa 180 aventi diritto, ed il comune di Trapani risulta del tutto assente, con grave ulteriore danno per famiglie e ragazzi –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto;

   se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, in raccordo con gli enti territoriali di riferimento, per evitare il perdurare di una situazione insostenibile sia per gli studenti disabili, a cui viene di fatto negato il diritto allo studio, sia per le famiglie di questi studenti, che appaiono abbandonate dalle istituzioni locali.
(4-10437)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 10 dicembre 2020 il Governo ha siglato un accordo con ArcelorMittal, la multinazionale dell'acciaio che nel 2018 aveva stipulato un contratto d'affitto con i commissari dell'amministrazione straordinaria degli impianti dell'ex Ilva;

   tale accordo, perfezionato nell'aprile 2021, prevede l'ingresso dello Stato in Acciaierie d'Italia attraverso il versamento di 400 milioni di euro da parte di Invitalia. Allo stato attuale, Invitalia detiene il 38 per cento del capitale e il 50 per cento dei voti in consiglio di amministrazione, ma l'intesa prevede che Invitalia possa aumentare la propria partecipazione nel capitale di Acciaierie d'Italia fino al 60 per cento a fronte di un investimento fino a 680 milioni di euro entro maggio 2022; sin dall'accordo del 2018, per migliaia di dipendenti dello stabilimento siderurgico di Taranto è stata richiesta la cassa integrazione, sia ordinaria che straordinaria;

   alcuni organi di stampa, nella giornata di domenica 10 ottobre 2021, hanno dato notizia di alcune anomalie con riguardo al trattamento economico dei dipendenti dello stabilimento di Taranto; in particolare, come si legge in un articolo, «la busta paga è troppo spesso più “leggera” delle attese», a causa del fatto che capiterebbe, non di rado, che non siano calcolate le ore di straordinario effettuate, che lo stesso straordinario sia richiesto senza preavviso e a ridosso del turno successivo a quello svolto, e non riconosciuto in busta paga ma registrato a titolo di cassa integrazione;

   sullo stesso articolo, inoltre, si legge che «nelle buste paga arrivate nei mesi estivi [...] diversi lavoratori hanno segnalato che alcuni giorni erano calcolati come cassa integrazione», modalità che consentirebbe all'azienda di risparmiare e gravare invece sulle casse dello Stato;

   di tali anomalie, le organizzazioni sindacali hanno anche informato l'Inps e allertato l'ispettorato del lavoro di competenza territoriale, senza mai ricevere riscontri da quest'ultimo;

   per di più, la Fiom Cgil ha denunciato un fatto ben più grave, ovverosia che le aziende dell'indotto dell'ex Ilva, al fine di abbattere i costi e aggiudicarsi i servizi, sono state «costrette in questi anni a ridurre drasticamente il costo del servizio», assumendo «personale con un contratto “multiservizi” e non più con quello da metalmeccanico, sia per i minori costi del primo rispetto a quest'ultimo a carico della parte datoriale, sia per il maggior numero di mansioni che ai lavoratori con contratto multiservizi possono essere assegnate. Ciò, però, rappresenta un grave pericolo nella misura in cui molti lavoratori non ricevono la dovuta formazione per poter operare in sicurezza in un contesto come quello caratterizzato dalla presenza di impianti siderurgici» –:

   se il Ministro interrogato sia o meno a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

   se intenda, per quanto di competenza, intraprendere iniziative volte alla verifica dei fatti esposti;

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, qualora sia stata acclarata la veridicità dei fatti riportati in premessa, per ristabilire un contesto di regolare rispetto della normativa nei rapporti lavorativi all'interno degli stabilimenti dell'ex Ilva di Tarato.
(5-06848)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAILIS, CENNI e INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Blue tongue è una malattia infettiva non contagiosa dei ruminanti, trasmessa da insetti vettori ematofagi causata da un virus a Rna. Anche se tutte le specie di ruminanti sono recettive alla malattia, il virus colpisce prevalentemente gli ovini e i bovini con una sintomatologia molto grave. La lingua, ingrossata e cianotica, fuoriesce dalla bocca, da qui il nome di lingua blu dato alla malattia. L'infezione è anche responsabile di malformazioni fetali e aborti e può portare alla morte dell'animale;

   una nuova ondata della malattia ha colpito la Sardegna agli inizi di agosto 2021 e continua ad allargarsi su tutto il territorio regionale. Alcune stime parlano di quasi 700 mila capi e 2 mila allevamenti coinvolti, con perdite dirette di 9.388 capi. Si può parlare, quindi, di un vero e proprio collasso della filiera e delle sue due linee produttive: latte e carne;

   l'ondata ha portato ad una nuova crisi del latte con il crollo del prezzo a 36/37 centesimi a litro, ad un aumento del 50 per cento dei prezzi dei mangimi, ad una diminuzione della produzioni del latte stesso del 35 per cento in meno, e, ovviamente, all'impossibilità di movimento dei capi bovini e al conseguente blocco dello vendita fuori regione;

   la blue tongue è l'ennesima calamità che ha colpito l'isola in quest'ultimo anno. Le perdite si stanno sommando, divenendo spesso insostenibili per le aziende sarde. Occorre perciò intervenire al più presto, garantendo ristori (stimati per 2 milioni di euro dalle associazioni di categoria), estendere i rimborsi per effettuare i test Pcr, pianificare un piano straordinario di vaccinazione e convocare al più presto un tavolo tra gli attori della filiera, la regione ed il Ministero –:

   quali iniziative il Governo, per quanto di competenza, intenda tempestivamente assumere al fine di dare risposte all'ennesima calamità subita dalla filiera agropastorale sarda e salvaguardare un settore cruciale per l'intera economia dell'isola.
(5-06850)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i diritti delle persone con disabilità sono riconosciuti a livello costituzionale per il tramite degli articoli 2 e 3 che, nel riconoscere i diritti inviolabili dell'uomo, prescrivono di rimuovere qualsiasi ostacolo per garantire eguaglianza e pari dignità sociale ad ogni individuo, per un pieno ed effettivo sviluppo della persona umana;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 definisce i nuovi Livelli essenziali di assistenza e sostituisce integralmente il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001; l'articolo 17 dispone che il Servizio sanitario nazionale debba garantire alle persone riconosciute invalide, in attesa di riconoscimento dell'invalidità, le prestazioni sanitarie che comportano l'erogazione di protesi, ortesi e ausili tecnologici per la prevenzione, la correzione o la compensazione di menomazioni o disabilità funzionali conseguenti a patologie o lesioni, al potenziamento delle abilità residue, nonché alla promozione dell'autonomia dell'assistito;

   da un'indagine del Centro Studi di Confindustria sui dispositivi medici si rileva l'allarmante crescita dei prezzi degli ausili per disabili di un tasso pari al 36 per cento, dovuta all'aumento dei prezzi di materie prime e/o trasporti;

   l'indagine rileva che la situazione allarmante riguarda, in particolare, carrozzine manuali, elettriche e ausili complessi per disabilità gravi: l'aumento dei costi delle materie prime come il ferro (+51,6 per cento), l'alluminio e l'acciaio inox (+39,5 per cento e +36,3 per cento), ma anche dei materiali plastici (+34,8 per cento) e della componentistica elettronica (+32,1 per cento) si somma all'impennata dei costi per i trasporti e per le importazioni di componentistica, semilavorati e prodotti finiti che fa registrare mediamente un balzo del 188,9 per cento, con picchi che nelle ultime settimane hanno superato il 400 per cento;

   detto rincaro determina un rischio per il Sistema sanitario nazionale, posto che le imprese fornitrici di dispositivi medici non riescono più a sostenere i costi e, presumibilmente, finiranno per non prendere parte alle gare d'appalto, dato che le procedure di acquisizioni pubbliche hanno basi d'asta calcolate su prezzi di mercato di due o tre anni fa; tale situazione avrà ripercussione sui diritti fondamentali degli assistiti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle conseguenze sulla fornitura di ausili dovute alla scarsità e al rincaro di materie prime e/o trasporti, e se non ritenga di dover adottare iniziative per aggiornare il tariffario per protesi e ausili per disabili, anche alla luce dei finanziamenti e dei cambiamenti intercorsi, garantendo al Sistema sanitario nazionale l'approvvigionamento di ausili necessari, nella massima tutela dei diritti fondamentali delle persone con disabilità.
(5-06841)


   CARNEVALI, SIANI, DE FILIPPO, PINI, LEPRI e RIZZO NERVO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'accordo Stato-regioni, i posti messi a concorso per l'area infermieristica per l'anno formativo 2021-2022 sono pari a 27.824 (23.498 formazione di base infermiere, 1.055 formazione di base ostetriche, 221 formazione di base infermiere pediatrico, 3.050 formazione magistrale di area infermieristica ed ostetrica);

   nonostante un incremento di 8.870 posti nell'area infermieristica, rispetto al precedente anno accademico, l'Italia è ancora lontana dai parametri internazionali così come evidenziato dall'Ocse;

   la stessa Corte dei conti nel Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica, ha sottolineato come in Italia il numero di infermieri e il rapporto tra questi e i cittadini sia ad un livello «molto inferiore alla media europea (...) nonostante il crescente ruolo che questi possono svolgere in un contesto di popolazione sempre più anziana»;

   secondo la Fnopi, in Italia, mancano oltre 60 mila infermieri (27 mila a Nord, 13 mila al Centro e 23.500 al Sud e nelle Isole) e senza una soluzione alla carenza di organico, l'assistenza e l'applicazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che pone al centro del futuro sistema sanitario l'assistenza territoriale, saranno fortemente penalizzati;

   la carenza cronica di infermieri è stata ulteriormente aggravata dall'epidemia da Covid-19, nonostante l'adozione di alcuni provvedimenti, primo fra tutti, il cosiddetto decreto rilancio che ha previsto l'assunzione di 9.600 infermieri di comunità;

   al di là, dunque, dell'incremento del numero dei posti a concorso per l'area infermieristica, è necessario, nel breve e medio periodo, individuare nuove soluzioni che ridisegnino la figura e il ruolo dell'infermiere anche in vista dell'applicazione della Missione 6 del Pnrr;

   la stessa Fnopi ha evidenziato possibili soluzioni come il superamento del vincolo di esclusività, l'esercizio libero professionale a supporto delle strutture socio sanitarie territoriali; l'individuazione di percorsi di incentivazione per «distacchi» o «comandi»; l'accreditamento delle strutture socio-sanitarie quali sedi di tirocinio dei corsi di laurea in infermieristica; nuove regole di accreditamento delle strutture, nonché la valorizzazione della professione infermieristica nelle strutture socio-sanitarie territoriali –:

   alla luce dei fatti sopraesposti, quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare per far fronte alla carenza strutturale di personale infermieristico all'interno del nostro Servizio sanitario nazionale anche in vista dell'applicazione del modello di assistenza territoriale prevista dalla Missione 6 del Pnrr.
(5-06842)


   NOJA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19 del 10 marzo 2021, di aggiornamento delle categorie di popolazione da vaccinare in via prioritaria, stabilivano – tra gli altri – tre ordini di priorità a tutela dei soggetti fragili e dei loro prestatori di cura: genitori di minori la cui fascia d'età non prevede la vaccinazione; familiari conviventi di persone immunodepresse; caregiver di persone con disabilità;

   recentemente, con circolari del 27 settembre e dell'8 ottobre 2021, il Ministero della salute ha stabilito che si raccomanda la somministrazione di dosi addizionali e dosi «booster» (cosiddetta «terza dose»), tra le altre categorie di soggetti, alle persone maggiorenni con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti;

   la ratio con cui vengono stabilite tali priorità vaccinali sembra essere quella di ampliare il più possibile la protezione dei soggetti più fragili e vulnerabili alle conseguenze del Covid-19, anche aumentando l'immunizzazione dei soggetti in situazione di loro prossimità;

   non è chiaro, tuttavia, se le predette circolari debbano essere interpretate nel senso di individuare, per la somministrazione della terza dose, le categorie prioritarie già indicate dalle Raccomandazioni ad interim, includendo tra i soggetti con precedenza anche le persone con disabilità grave, ai sensi dell'articolo 3, comma 3 della legge n. 104 del 1992, nonché genitori, familiari conviventi e caregiver, come sopra richiamato –:

   se il Governo intenda assumere iniziative affinché siano disposte, anche con riferimento alla somministrazione della terza dose di vaccino, le stesse priorità vaccinali di cui alle Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19 del 10 marzo 2021, sia con riferimento alle persone con elevata fragilità per patologie pregresse e alle persone con disabilità grave ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992, sia con riferimento ai familiari e ai prestatori di cura degli stessi soggetti.
(5-06843)


   LAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante, con atto ispettivo, comunicava al Ministero della salute la necessità che la regione Sardegna, in raccordo con codesto Dicastero, adottasse iniziative immediate volte ad arginare la diffusione della «Blue Tongue», con l'assunzione di medici veterinari utili a imprimere un'accelerazione alla profilassi vaccinale, e con la previsione di ristori per tutto il settore produttivo colpito dalla diffusione della malattia virale;

   a oggi, nonostante le rassicurazioni sulle assunzioni e i dati forniti dalla regione Sardegna al Ministero della salute in occasione della risposta all'interrogazione suddetta – dati che a parere dell'interrogante in tale occasione risultavano inattendibili a fornire il quadro preciso della situazione poiché obsoleti rispetto agli aggiornamenti disponibili in quello stesso momento – non solo il patogeno ha raggiunto i territori anche del sud Sardegna, devastando il settore produttivo e mettendo in ginocchio centinaia di allevatori e aziende, ma delle assunzioni dei veterinari e dei ristori annunciati al momento non si ha alcuna notizia e, cosa peggiore, si prosegue con quelli che appaiono all'interrogante immotivati rinvii in consiglio regionale;

   con riferimento ai numeri legati alla suddetta diffusione, infatti, dai dati aggiornati all'11 ottobre 2021, a cura dell'Osservatorio epidemiologico veterinario regionale, emerge che, a oggi, i focolai attivi sono 2000 (a cui si aggiungono 77 focolai sospetti), per un totale di 66 mila e 89 casi accertati: di questi, oltre 10 mila e 400 animali risultano già deceduti per le conseguenze della malattia;

   quanto agli indennizzi, invece, la Coldiretti Sardegna ha chiesto alla regione di attivarsi con urgenza per inserire nella prossima legge di bilancio regionale ben 2 milioni di euro di ristori, poiché i fondi annunciati – ma mai arrivati – per tramite dell'assessorato all'agricoltura, appaiono assolutamente insufficienti. Ciò non ha trovato riscontro neppure nella manovra di bilancio che sarà approvata dalla regione nelle prossime settimane;

   si registrano criticità anche per il settore della bovinicoltura, poiché le prescrizioni «anti-Blue Tongue» hanno previsto il blocco delle movimentazioni dei capi di bestiame, se non previo esame Pcr (reazione a catena della polimerasi), che rappresenta un ulteriore costo per gli allevatori –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, anche attraverso attività ispettive, al fine di scongiurare ulteriori e gravi perdite per tutto il settore colpito dal diffondersi della malattia e dalla oramai incontrollata moria di animali.
(5-06844)


   BELLUCCI e GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Palazzo Baleani è un centro avanzato per la salute della donna che erogava le attività cliniche per le sospette patologie tumorali alla mammella e all'apparato riproduttivo;

   nel 2019, scongiurata la chiusura di Palazzo Baleani, veniva istituito il Centro avanzato per la tutela della salute della donna, con la nomina del dottor Vaia a responsabile del progetto «orientato alla tutela della salute della donna che operi in stretta collaborazione con le AA.SS.LL., [...]»;

   al progetto veniva destinato un finanziamento di circa 3 milioni di euro e il 5 febbraio 2020 veniva stipulato l'accordo tra il rettore dell'università La Sapienza, professor Gaudio, e l'Ifo, nella persona del direttore generale dottor Ripa Di Meana;

   a distanza di due anni, il progetto non è stato ancora pienamente attuato: la struttura, seppur rinnovata nelle apparecchiature di diagnostica, è sottoutilizzata; a fronte di quasi 14.000 prestazioni del 2018, a oggi, si contano al massimo 10 visite al giorno, per carenza di personale e del percorso clinico previsto;

   fino al 15 giugno 2021 era presente un solo oncologo e mancano chiari criteri di accesso alla struttura; quanto alla prevenzione oncologica, inoltre, il centro ha dovuto subire una grave, quanto ingiustificata, interruzione fino al 1° novembre 2020, seppur il personale medico fosse operativo all'interno della struttura;

   a fronte della richiesta di chiarimenti della Fials, si è appreso che il dottor Vaia, ricoprendo, contemporaneamente, il ruolo di direttore sanitario dell'ospedale Spallanzani, è stato assorbito totalmente dalle incombenze sull'emergenza Covid;

   come riportato nella nota Fials, il direttore Uoc di oncologia medica Ifo alla quale afferisce la Uos-prevenzione diagnosi e trattamenti dei tumori femminili di Palazzo Baleani, professor Cognetti, avrebbe recentemente affermato che «Palazzo Baleani non è la sede idonea per l'attività di sorveglianza e l'approfondimento del rischio genetico»;

   tali circostanze avrebbero, di fatto, distolto l'attenzione sul progetto e inciso negativamente sulla piena realizzazione, in spregio alle esigenze di tutela della salute: solo in Italia si hanno 55 mila casi di tumore della mammella all'anno; viene colpita una donna su otto, rappresentando il 25 per cento fra i tumori del sesso femminile –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito alla grave ed ingiustificata mancata attuazione del progetto di istituzione del centro avanzato di tutela della donna presso Palazzo Baleani e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per garantirne la piena operatività, nell'interesse della prevenzione e cura dei tumori femminili.
(5-06845)


   PROVENZA, VILLANI e SPORTIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come emerso dagli organi di informazione, il 22 settembre 2021 la corte di appello di Napoli ha condannato Enrico Coscioni a due anni di, reclusione per violenza privata tentata e continuata, aggravata dall'abuso di potere;

   Enrico Coscioni, secondo quanto riferito dagli organi di informazione «è coinvolto in un'indagine della Procura di Napoli che punta a fare luce su presunte pressioni esercitate nei confronti di tre manager della sanità campana per indurli a dimettersi; i fatti contestati risalgono al 2015, quando Coscioni avrebbe fatto pressioni su tre commissari perché lasciassero il posto a persone vicine al nuovo presidente della Regione. L'inchiesta era stata avviata in seguito a un esposto presentato da un commissario al quale Coscioni avrebbe detto: “Fra tre giorni ti mandiamo via, nessuno ti vuole, i sindaci non ti vogliono, nemmeno Casillo, tu devi andare via”»;

   Enrico Coscioni, come da curriculum pubblicato sul sito di Agenas, tra i diversi e numerosi incarichi, segnatamente ricopre:

    il ruolo di Presidente del consiglio di amministrazione dell'Agenas, ente che svolge attività di supporto tecnico-operativo alle politiche di governo dei sistemi sanitari di Stato e regioni e all'organizzazione dei servizi e delle prestazioni sanitarie;

    presso la Conferenza delle regioni e delle province autonome, è componente della cabina di regia per «Adozione dei criteri relativi alle attività di monitoraggio del rischio sanitario di cui all'allegato 10 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020»;

    presso la regione Campania, è componente della Task Force per la realizzazione di misure per la prevenzione e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19;

    è direttore della struttura complessa «Cardiochirurgia» dell'A.o.u. San Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona di Salerno;

    è consigliere del presidente della regione Campania per la sanità;

   il decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, disciplina anche i casi di inconferibilità e incompatibilità di incarichi di coloro che siano stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, ai quali non possono essere attribuiti rilevanti incarichi di vertice;

   ragioni di opportunità politica, prima ancora che giuridica, in ogni caso, impongono che, ai più alti vertici delle amministrazioni dello Stato e delle regioni, vi siano persone in grado di garantire la massima onorabilità, trasparenza e tutela dell'immagine dell'amministrazione –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato a salvaguardia dell'immagine del Ministero della salute e degli organismi di cui lo stesso si serve per porre in essere le politiche sanitarie del Paese.
(5-06846)


   NOVELLI, VERSACE e BAGNASCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il forte aumento del costo delle materie prime di questi mesi, e il conseguente incremento per molte aziende e imprese dei costi di produzione, rischia di produrre prossimamente il gravissimo rischio di rendere difficile reperire gli stessi ausili per le persone con disabilità;

   come riportato anche da un articolo del quotidiano LaVerità dell'8 ottobre 2021, a causa dell'impennata dei costi di produzione, per la complessità delle imprese a reperire le materie prime, i deambulatori, le carrozzine manuali ed elettriche, ma anche i letti e i sollevatori, oltre a costare mediamente un 36 per cento in più, potrebbero non essere più facilmente disponibili e le gare d'appalto delle aziende sanitarie andare deserte;

   a lanciare l'allarme è stata l'associazione Ausili di Confindustria dispositivi medici, e, come ha dichiarato il Presidente della medesima associazione, Alessandro Berti, «il problema di reperire ausili per persone con disabilità è in parte già presente, in casi isolati. Abbiamo ancora poche settimane di autonomia» per evitare «l'effetto disastroso di non poter dare un livello di assistenza essenziale come la protesica»;

   l'Istat ricorda che, in Italia, ci sono 3,1 milioni di persone con difficoltà psicofisiche e la metà ha più di 75 anni, e il rischio è che un paziente con disabilità che debba rinnovare l'ausilio non lo trovi o gli venga consegnato uno meno appropriato;

   come denuncia il Presidente Alessandro Berti, «l'effetto di questo aumento dei prezzi delle materie prime è che, da un lato, impone alle aziende di fornire prodotti per gare già aggiudicate a un prezzo che non è più sostenibile, dall'altro, rischia che vadano deserte procedure di acquisto future da parte delle stazioni appaltanti» che, a livello regionale, si occupano delle gare per la fornitura di farmaci e dispositivi pagati dal Sistema sanitario per pagare i livelli essenziali di assistenza (Lea) –:

   quali iniziative urgenti di competenza si intendano adottare per far fronte al grave rischio di difficoltà nella reperibilità degli ausili per le persone con disabilità, a causa del forte aumento del costo delle materie prime, con conseguente incremento per molte aziende e imprese dei costi di produzione, e per scongiurare il rischio di non poter garantire un livello di assistenza essenziale come l'assistenza protesica.
(5-06847)

Interrogazione a risposta scritta:


   DIENI, DEL SESTO e MARTINCIGLIO. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 9, comma 2, del decreto-legge 22 aprile 2021 n. 52 afferma che il Green Pass è rilasciato per attestare una delle seguenti condizioni: avvenuta vaccinazione anti Covid-19; avvenuta guarigione da Covid-19; effettuazione di test antigenico rapido o molecolare con esito negativo al virus SARS-CoV2;

   il Green Pass è una certificazione digitale e stampabile, contenente un codice a barre bidimensionale (QR Code) e un sigillo elettronico qualificato per garantire la tutela della privacy dei dati presenti;

   il decreto-legge 23 luglio 2021 n. 105 stabilisce che a partire dal 6 agosto 2021, per accedere ad una lista di attività culturali, ricreative e di ristorazione – limitatamente per quelle al chiuso – è obbligatoria l'esibizione della suddetta certificazione verde;

   il decreto-legge n. 111 del 6 agosto 2021 con riferimento all'articolo 9-ter del decreto-legge 22 aprile 2021 n. 52, stabilisce che dal 1° settembre al 31 dicembre 2021, termine di cessazione dello stato di emergenza, tutto il personale scolastico del sistema nazionale di istruzione e universitario – nell'erogazione in presenza del servizio essenziale di istruzione – devono possedere ed esibire la certificazione Covid-19;

   il decreto-legge del 21 settembre 2021 n. 127 ha esteso l'obbligo di esibizione della suddetta certificazione a tutti i posti di lavoro, pubblici e privati, a partire dal 15 ottobre 2021, pena il ritiro dello stipendio;

   accanto a coloro che tale certificazione la posseggono, esiste anche una schiera di persone – i cosiddetti «esodati del green pass» – (di cui non si conoscono i numeri) che sono appunto quei lavoratori che tale documentazione non riescono ad ottenerla, nonostante abbiano seguito tutte le procedure previste;

   tra essi rientrano anche coloro che un certificato lo possiedono, ma questo è cartaceo – dunque pericoloso ai fini della tutela dei dati personali e difficilmente verificabile dall'app «VerificaC19» – e si tratta inoltre di un certificato di esenzione non dal Green Pass, ma dal vaccino, nonostante un vaccino (diverso da quelli autorizzati dall'Ema) lo abbiano ricevuto;

   nel primo caso rientrano tutti coloro che hanno avuto il Covid-19 e, dopo 6 mesi, continuano ad avere difese immunitarie molto alte; coloro che hanno contratto il Covid-19 dopo la somministrazione della prima dose e non possono completare il ciclo vaccinale ma intanto il certificato è scaduto; quelli che hanno effettuato le due dosi di vaccino in comuni diversi; coloro che sono rimasti vittime degli effetti derivanti dall'hackeraggio che ha impattato il Ced della regione Lazio;

   nel secondo caso rientrano, oltre ai bambini sino a 12 anni di età e tutte le categorie descritte nella circolare n. 0035309 del 4 agosto 2021 pubblicata sul sito del Ministero della salute, anche coloro che hanno ricevuto un vaccino diverso da quelli riconosciuti dall'Ema, come lo Sputnik, così come quelli che si sono sottoposti alla sperimentazione Reithera;

   lo sviluppo di certificati digitali per quest'ultima categoria doveva essere regolato in un successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, come indicato dal decreto-legge n. 105 del 23 luglio 2021, ma questo non è mai stato adottato; al contrario – il 25 settembre 2021 – una seconda circolare n. 0043366 del 25 settembre 2021 proroga la validità dei suddetti certificati cartacei al 30 novembre 2021;

   ai sensi di quanto descritto, la mancanza di tale certificazione verde ha ripercussioni soprattutto nell'ambito lavorativo, ad esclusione degli insegnanti per i quali l'articolo 9-ter del decreto-legge n. 52 del 2021, come modificato dal decreto-legge n. 111 del 6 agosto 2021, stabilisce che gli stessi possono svolgere l'attività anche senza Green Pass, purché in possesso di un certificato che attesti l'avvenuta vaccinazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto, data la mancanza di dati in merito resi disponibili dal Ministero della salute, e quali iniziative intenda adottare al riguardo;

   quali iniziative in particolare intenda adottare, una volta scaduta la validità del certificato cartaceo di esenzione dal vaccino fissata al 30 novembre 2021, e quando si procederà alla digitalizzazione di quei certificati tuttora cartacei.
(4-10430)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   SUT. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da mesi ormai si parla della «crisi dei semiconduttori» (materiali speciali che si utilizzano per realizzare le componenti di base dei chip) che ha colpito in primis il mercato dell'elettronica di consumo;

   i semiconduttori sono la struttura materiale che permette il funzionamento di televisori, smartphone, auto, frigoriferi, auto e anche aerei. La crescita esponenziale della domanda di prodotti elettronici causata dalla pandemia da Covid-19, oltre alle crescenti tensioni tra Usa e Cina, ha colto impreparate le aziende produttrici, innescando una crisi nella catena di approvvigionamento senza precedenti;

   la carenza globale di semiconduttori — ovvero le componenti di base dei chip che secondo uno studio di Deloitte rappresentano il 40 per cento del valore di un'auto – sta pesantemente colpendo l'automotive proprio nel momento in cui il settore stava puntando a una ripresa dopo la fase più acuta della pandemia da Covid-19;

   Ford, General Motors, Stellantis, Audi, Volkswagen hanno dovuto rallentare la produzione, penalizzati inoltre dalla presenza di competitors dotati di catene di approvvigionamento flessibili e snelle, che hanno ottenuto il materiale dai produttori asiatici nonché dai minori margini di guadagno per i produttori di chip che il settore automotive comporta rispetto ad altri;

   il cosiddetto chip shortage si riverbera con particolare negatività sul percorso verso l'elettrificazione del comparto automobilistico colpendo le materie prime fondamentali per il funzionamento delle EV (Electriv vehicle che sempre più richiedono un gran numero di metalli difficili da reperire e considerati per questo «rari» (litio, silicio, grafite e manganese, cobalto, nickel, rame, ferro ed alluminio);

   i dati, purtroppo, confermano che la crisi potrebbe trascinarsi ancora a lungo, mettendo in serio pericolo la tenuta della filiera con particolare riguardo al piano industriale annunciato da Stellantis che prevede la realizzazione a Termoli della terza gigafactory in Europa –:

   quali tempestive iniziative intenda intraprendere per salvaguardare l'operatività della filiera automotive e per sostenere con decisione l'aumento della produzione e della vendita di vetture ibride e full electric.
(4-10436)


   CUNIAL. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   già nella scorsa legislatura l'onorevole Catalano ha denunciato la vicenda dell'ispettore Carollo, nonché l'operato dell'impresa pubblica Poste Italiane in suo danno, e sin dal 2013, nell'operazione LostPay;

   la vicenda in questione trae origine da una segnalazione inviata il 13 giugno 2012 dall'allora responsabile delle risorse umane della filiale di Palermo 1, che denunciava al Fraud Management i fatti poi oggetto di assegnazione dell'incarico all'ispettore Carollo, nella quale si evidenziava come presso l'ufficio di Pioppo la direttrice facesse entrare estranei nella sportelleria;

   la segnalazione d'illecito seguiva ad altra del precedente del settembre 2011, ove emergeva che presso l'ufficio postale di Pioppo (piccolissima frazione del comune di Monreale) in soli tre mesi da luglio a settembre, risultavano accettati circa 5.000 bollettini; si rileva inoltre una precedente comunicazione, del mese di maggio del 2011, che denunciava illeciti, anche in tema di igiene;

   come denunciato nelle interrogazioni già presentate sul tema, l'ispettore continua ad affrontare i risvolti delle sue operazioni di lotta al fraud interno a Poste Italiane, con tutte le conseguenze, tant'è che l'interrogante ha in più occasioni rinnovato la richiesta del dispositivo di protezione per l'ispettore;

   sui responsabili dei nominati uffici, A.G.U. e M.F., l'interrogante ha presentato diverse interrogazioni;

   Agu, intervistato dal giornalista Alberto Nerazzini, nel maggio del 2017, dichiarò che quanto accertato nell'ambito dell'operazione Lost Pay erano le conclusioni della Guardia di finanza, che il Giangrande aveva consegnato tutti i bollettini pagati, precisando che era una persona assolutamente perbene; l'ispettore Carollo precisò che, dopo quell'operazione, la sua vita professionale era stata annientata;

   l'ispettore subì altresì uno strano furto nella sua abitazione privata;

   che il 12 settembre 2019 l'ispettore è stato sentito dalla Guardia di finanza, denunciando fatti gravissimi, confluiti in procedimento;

   il 10 luglio del 2020, uno degli imputati nella vicenda delle bollette non pagate è stato assolto con formula piena, precisando che aveva versato regolarmente i soldi alla ditta servizi postali, del Giangrande appunto;

   il 12 ottobre 2020 l'ispettore è stato ancora convocato dalla polizia giudiziaria;

   la vicenda ha cagionato all'ispettore seri problemi di salute, come certificato in diverse perizie medico-legali in possesso anche dell'autorità giudiziaria;

   risulta all'interrogante che l'ispettore, il 15 settembre 2021, ha comunicato l'aggravarsi delle condizioni di salute dovute in via esclusiva ad omissione dell'impresa pubblica nell'accertare illeciti, penalmente rilevanti, oltre che a quanto accaduto, come risulta all'interrogante, per una vicenda recentissima avvenuta in località Torretta di Palermo;

   risulterebbe altresì all'interrogante, in via del tutto informale, che la Guardia di finanza notificò un verbale di svariate centinaia di migliaia di euro per gli illeciti consumatisi presso gli uffici di Pioppo e San Martino delle Scale –:

   se il Governo sia al corrente di quanto citato in premessa;

   se risulti al Governo che Poste Italiane abbia ricevuto il verbale citato in premessa e se eventualmente risultino ulteriori sviluppi giudiziari connessi;

   se la protezione dell'ispettore Carollo e della famiglia sia stata disposta.
(4-10441)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa negli scorsi mesi, ci sono stati diversi appelli di molteplici soggetti che, a vario titolo hanno chiesto l'avvio delle bonifiche del Sito di interesse nazionale di Massa Carrara, fra cui il Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni per la depurazione, le bonifiche e la ripubblicizzazione del servizio idrico, Federalberghi e il Forum Italiano dei movimenti per l'acqua;

   la Zona industriale Apuana di Massa Carrara è stata sede di industrie chimiche che, nel corso di almeno 50 anni, hanno rilasciato nell'ambiente una molteplicità di sostanze inquinanti ad azione cancerogena, mutagena, teratogena, e altro;

   Massa Carrara risulta essere una delle province con il più alto tasso di tumori ed altre patologie spesso riconducibili all'inquinamento chimico residuale di un Sin in Italia; nello specifico, nell'Area Sin ex Ferroleghe di Carrara, dove persiste un grave inquinamento da cromo esavalente, come riportato nell'ultimo rapporto del Ministero della transizione ecologica, la situazione resta ferma, in quanto l'azione di bonifica nel sito è conclusa per 18 per cento per quanto riguarda i terreni (solo 9 ettari su un totale di 116) e per il 3 per cento per quanto riguarda la falda;

   nell'ultimo studio per la caratterizzazione della falda del Sin/Sir di Massa-Carrara, il 25 luglio 2021, la Sogesid Spa, ha evidenziato che, nel corso di due campagne idrochimiche, vi siano stati dei superamenti per 35 sostanze contaminanti appartenenti a 11 famiglie chimiche; lo stabilimento Ferroleghe di Carrara produceva ferrocromo e nell'area sono presenti due bacini di lagunaggio con fanghi contenenti cromo e cromo esavalente altamente cancerogeni. I bacini si estendono per una superficie di 7.200 metri quadrati, per oltre 14.000 metri cubi di sedimento. C'è poi un cumulo di depositi costituito da scarti di lavorazione con blocchi di marmo e granito, fanghi di marmettola, per una superficie di 12.000 metri quadrati per un'altezza di 18 metri; nell'abitato del Murlungo, situato a valle dell'area ex Ferroleghe, vi sarebbe una contaminazione della falda da cromo esavalente a partire dal '90, come dimostrarono all'epoca gli accertamenti delle autorità sanitarie –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere e in quali tempi per provvedere ad attuare gli interventi di messa di bonifica e di ripristino ambientale nell'Area Sin ex Ferroleghe di Carrara, dove persiste un grave inquinamento da cromo esavalente;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per tutelare l'ambiente e la salute pubblica in un'area in cui la mortalità risulta in eccesso per i tumori del sistema linfo-ematopoietico e per i linfomi non Hodgkin, e in cui le leucemie colpiscono molti giovani soprattutto nella fascia compresa tra i 20 e i 29 anni e sono oltre la media i dati dei bambini nati con malformazioni congenite.
(3-02546)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   GAGLIARDI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con l'acronimo «Raee» vengono indicati i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche la cui corretta e completa gestione dello smaltimento rappresenta materia di rilevante interesse nella logica della transizione ecologica;

   a fronte dell'immissione nel mercato di oltre 900.000 tonnellate annue di apparecchiature elettriche ed elettroniche si raccolgono in modo differenziato poco più di 350.000 tonnellate di Raee, ovvero circa il 40 per cento (5,8 chilogrammi/abitante), rispetto ad un obiettivo europeo del 65 per cento (9,8 chilogrammi/abitante);

   la modalità di gestione dei Raee sono state inserite nel decreto legislativo n. 49 del 2014 che, in attuazione della direttiva 2012/19/UE, è stato emanato con l'obbiettivo di prevenire o ridurre gli impatti negativi derivanti dalla produzione e smaltimento delle apparecchiature elettriche ed elettroniche;

   nell'articolo 18 del decreto indicato, è previsto che tutti i Raee raccolti separatamente debbano essere sottoposti ad un trattamento adeguato che includa almeno l'eliminazione di tutti i liquidi e un trattamento selettivo effettuato in impianti conformi alle disposizioni vigenti in materia, nonché ai requisiti tecnici e alle modalità di gestione e di stoccaggio stabilite negli Allegati VI e VII della normativa indicata;

   il comma 4 dell'articolo 18 del decreto legislativo, prevede poi che «il Ministero della transizione ecologica, avvalendosi del Centro di Coordinamento e dell'ISPRA, determini con decreto i criteri e le modalità tecniche di trattamento ulteriori rispetto a quelli contenuti agli allegati VII e VIII, e le relative modalità di verifica, ai sensi di quanto disposto dall'articolo 8, paragrafo 5, della direttiva 2012/19/UE»;

   all'adozione del decreto ministeriale indicato, conseguono una serie di adempimenti amministrativi volti all'efficientamento del sistema di smaltimento: entro tre mesi dall'adozione del decreto, i soggetti che effettuano le operazioni di trattamento avrebbero dovuto presentare istanza per l'adeguamento dell'autorizzazione, e entro i successivi quattro mesi la regione o la provincia delegata avrebbe dovuto rilasciare il provvedimento autorizzativo ed il Centro di coordinamento procedere all'adeguamento degli accordi di programma;

   a distanza di sette anni, il decreto ministeriale di cui al comma 4 dell'articolo 18 non è stato ancora adottato con un ritardo che ha causato anche la paralisi delle procedure amministrative indicate e con grave pregiudizio del miglioramento della gestione e smaltimento dei Raee –:

   quale sia l'attuale fase di sviluppo della stesura del decreto ministeriale di cui in premessa e quali tempi preveda per la definitiva emanazione del provvedimento.
(5-06836)


   LICATINI, MARAIA, DAGA, GALIZIA, DEIANA, D'IPPOLITO, DI LAURO, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la regione Sicilia è coinvolta in quattro procedure di infrazione e ne rischia una quinta per la mancata depurazione delle acque in 50 comuni che si aggiungono ai 243 per i quali l'Unione europea ha già sanzionato l'isola; la Sicilia risulta, pertanto, la principale destinataria delle procedure di infrazione nel settore depurativo e quindi la maggiore artefice delle violazioni perpetrate a danno dell'ambiente;

   due delle quattro procedure d'infrazione si sono già concluse con una condanna, prevedendo, peraltro che, per ogni semestre di ritardo, la sanzione aumenti di 30 milioni di euro;

   con delibera Cipe n. 60 del 2012 è stato stanziato più di un miliardo di euro per la Sicilia, ma poco è stato fatto rispetto all'elevato numero di interventi da compiere; grazie al lavoro svolto dalla struttura commissariale in materia di depurazione, sono state impegnate ulteriori risorse al fine di ridurre il numero di agglomerati non conformi, ma ancora molti sono gli interventi necessari per porre fine a questa vera e propria emergenza;

   l'amministrazione centrale ha manifestato ufficialmente l'intenzione di esercitare il diritto di rivalsa dello Stato nei confronti di regioni o di altri enti pubblici responsabili di violazioni del diritto dell'Unione europea (ai sensi della legge di stabilità 2016);

   delle 217 istruttorie relative a casi di danno ambientale distribuiti su tutto il territorio nazionale, in Sicilia ne risultano aperte complessivamente 38, tra le quali anche quelle relative agli scarichi idrici, pari a circa il 5 per cento del totale;

   dall'assessorato regionale ai servizi di pubblica utilità è stato riferito che le sanzioni comunitarie per la mancata depurazione costano alle casse regionali, dato il diritto di rivalsa esercitato dallo Stato, 97 mila euro al giorno dal 2012;

   la realizzazione degli interventi necessari a garantire l'economicità, efficienza ed efficacia del servizio idrico integrato e, al contempo, salvaguardare valori primari e costituzionalmente tutelati, quali la salute pubblica e l'ambiente, impone all'amministrazione regionale, nella qualità di ente vigilante e al contempo soggetto finanziatore, ogni sforzo idoneo a superare le criticità che ad oggi derivano dai forti ritardi accumulati nel tempo sia a livello gestionale che, successivamente, di adeguamento alla normativa comunitaria –:

   se e con quali tempistiche e modalità il Governo intenda esercitare il diritto di rivalsa nei confronti delle regioni che hanno commesso violazioni in materia di depurazione delle acque reflue, accertate con procedure di infrazione.
(5-06837)


   PLANGGER e COSTANZO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   è stata pubblicata la carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito delle scorie nucleari, con cui sono stati identificati 67 siti ritenuti adeguati per la costruzione dell'impianto;

   ciò ha provocato un'alzata di scudi da parte dei territori chiamati a esaminare molti documenti tecnici e a proporre le proprie controdeduzioni;

   nel cosiddetto decreto-legge «Milleproroghe» c'è un'estensione dei tempi per discutere il progetto;

   la Camera ha approvato una serie di mozioni che richiedevano più trasparenza nei processi decisionali, impegnando il Governo ad allargare le consultazioni anche ad associazioni e ai comuni limitrofi a quelli interessati;

   il Seminario nazionale organizzato da Sogin, la società pubblica per lo smantellamento degli impianti nucleari, è il contesto principale in cui è previsto un coinvolgimento sulle scelte da operare per la selezione del sito di regioni, enti locali e «portatori di interessi qualificati»;

   gli esiti del Seminario nazionale costituiscano la base per la pubblicazione, da parte di Sogin, della Carta definitiva delle aree idonee per il deposito, la Cnai. In base a questa, spetterà al Governo individuare il sito definitivo;

   in Piemonte, la Cnapi ha individuato l'area di Carmagnola e quella tra i comuni di Caluso, Mazzè e Rondissone, considerate come «molto buone», quindi altamente probabili;

   come riportato da «Torino Today» il 20 settembre 2021, la procedura di comunicazione instaurata da Sogin con gli amministratori piemontesi coinvolti, è stata molto criticata dalla città metropolitana di Torino, che ha lamentato la «mancanza di trasparenza di Sogin» e dagli stessi amministratori;

   la sindaca di Carmagnola ha definito la procedura Sogin come «una serie di lezioni che non ci aiutano a comprendere il motivo per cui la nostra area debba essere scelta. Abbiamo bisogno di un confronto serio»;

   «Torino Today», ha riportato che le risposte alle osservazioni e alle richieste di chiarimento presentate alla Sogin dai territori saranno fornite nell'incontro dedicato al Piemonte il 15 novembre 2021. Il confronto sarà online, limitato e compresso in una sola ora. Il timore è che questa modalità, insieme ai tempi contingentati del seminario, sia una semplice formalità rispetto ad una scelta già avvenuta e di cui i territori non sono stati assolutamente informati –:

   se non intenda adoperarsi perché Sogin accolga le richieste dei territori piemontesi, garantendo modalità e tempistiche di confronto adeguate e rispettando le indicazioni sulla trasparenza emerse dalle mozioni approvate ad aprile 2021.
(5-06838)


   FREGOLENT e FERRI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in esito alla conferenza di servizi di cui all'articolo 158-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 è stato approvato il progetto di variante per la realizzazione di un impianto dissalazione da 80 l/s in località Mola, nel comune Capoliveri (LI);

   il progetto prevede la costruzione: di uno stabilimento industriale per la dissalazione – confinante con la zona di protezione speciale identificata con il codice Natura 2000 IT5160102; di una camera Intake sulla spiaggia di Lido di Capoliveri per la collocazione delle pompe dell'impianto da situare a -3,7 metri rispetto al piano di campagna (nel progetto originario la camera era prevista a una profondità di -9,7 metri);

   l'installazione della camera Intake si connota per un impatto acustico non prevedibile, non correttamente rappresentato, superiore ai livelli di zona;

   nella relazione al progetto di variante, il tecnico incaricato da A.s.a. s.p.a. ha dichiarato, in ordine alle conseguenze sull'impatto acustico, non esservi «variazioni sullo stata attuale». Si noti che il tecnico ha fatto riferimento ad una variazione in ordine alla quota di installazione non coincidente con la profondità di -3,7 metri, indicata nel progetto di variante, con notevole variazione delle conseguenze sull'impatto acustico di zona;

   sotto il profilo dell'impatto ambientale, A.s.a. s.p.a. ha ammesso, senza che sul punto sia stata effettuata alcuna istruttoria (per ben due volte il progetto è stato escluso dalla Valutazione di impatto ambientale), che saranno versati nel Golfo Stella 10.368.000 litri di concentrato salino ogni giorno, nonché antiprecipitanti per osmosi inversa e quindi residui tossici;

   tra questi A.s.a. s.p.a. ha incluso:

    Eb Biocide, 50 biocida per acque industriali, classificato pericoloso per l'ambiente acquatico con tossicità cronica;

    Everblue 100, che deve essere utilizzato secondo buone pratiche lavorative, evitando di disperdere il prodotto nell'ambiente; Ipoclorito di sodio, classificato con pericolosità acuta, elevata e cronica per l'ambiente acquatico, molto tossico per gli organismi acquatici, con effetti di lunga durata;

    soluzione di sodi idrossido al 25 per cento, acido cloridrico 37 per cento extra pure, da tenere lontano da acque di superficie e acque sotterranee;

    sodio bisolfito sol 25 per cento, classificato come rifiuto pericoloso –:

   in relazione alle problematiche indicate, se il Ministro interrogato ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, a difesa del territorio, sede del Parco nazionale arcipelago toscano, e di un'area marina da salvaguardare, ai sensi dell'articolo 120, comma 2, della Costituzione.
(5-06839)


   PEZZOPANE, MORASSUT, BRAGA, BURATTI, MORGONI, PELLICANI, ROTTA, LORENZIN, MADIA, ORFINI, PICCOLI NARDELLI, PRESTIPINO e SENSI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la Sogesid S.p.a. opera in qualità di ente in house presso il Ministero della transizione ecologica e presso il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, ricevendo affidamenti diretti di contratti pubblici dai due predetti Ministeri. Su di essa il Ministero della transizione ecologica esercita un controllo analogo a quello che ha sui propri servizi, definendo sia gli obiettiva strategici sia le decisioni significative della società controllata;

   la legge di bilancio 2019 ha autorizzato il Ministero della transizione ecologica ad avviare procedure concorsuali pubbliche per l'assunzione di personale, anche al fine di prevenire l'instaurazione di nuove procedure europee di infrazione. In ragione di tale previsione, lo stesso Ministero è tenuto alla progressiva e graduale riduzione delle convenzioni stipulate con Sogesid per le attività di assistenza e di supporto tecnico-specialistico e operativo in materia ambientale, fino al suo totale azzeramento nel 2030;

   la procedura concorsuale avviata per il reclutamento di 251 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato da inquadrare nell'Area III-F1 non riuscirà a coprire neanche la metà dei posti disponibili poiché i partecipanti risultati idonei sono meno di 100 e anche l'autorizzazione di spesa per ulteriori 218 unità di personale non dirigenziale ad elevata specializzazione tecnica non riuscirà a colmare il fabbisogno del Ministero, caratterizzato da una cronica carenza di personale ulteriormente aggravata negli ultimi anni, dall'elevato tasso di pensionamento;

   il decreto-legge 1° marzo 2021, n. 22 che ha istituito il Ministero della transizione ecologica attribuisce ad esso, tra gli altri, compiti e funzioni in materia di politica energetica e mineraria, con conseguente enorme incremento delle attività del Ministero e necessità di ulteriore personale formato e qualificato;

   attualmente il 65 per cento del valore di produzione della Sogesid è dipendente dalle commesse del Ministero della transizione ecologica, dove sono impiegati ben 342 dipendenti, con una professionalità, competenza e know how consolidati nel corso degli anni che rischiano di andare disperse;

   la dispersione di personale altamente qualificato non può che aumentare concretamente il rischio di non riuscire a cogliere l'occasione epocale offerta dal Fondo Next Generation EU e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che destina una parte consistente delle risorse alle politiche green, da implementare nel breve periodo –:

   come intenda affrontare le conseguenze dei tagli all'assistenza tecnica presso il Ministero della transizione ecologica e se intenda promuovere e/o adottare iniziative per introdurre procedure e/o strumenti finalizzati a favorire l'internalizzazione del personale Sogesid e, comunque, a valorizzarne le competenze per non disperdere il know how sinora acquisito.
(5-06840)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIANELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   risulta all'interrogante che l'Ente Parco nazionale del Gargano (che gestisce la «Riserva Naturale Marina Isole Tremiti»):

   avrebbe indetto una gara per la posa in opera di due campi boe (determinazione dirigenziale n. 198 del 18 maggio 2015), aggiudicata dalla Prisma s.r.l. che avrebbe ottenuto anche l'affidamento diretto del «servizio di manutenzione straordinaria dei gavitelli di ormeggio del campo boe» (determinazione dirigenziale n. 213 del 7 giugno 2018);

   avrebbe affidato direttamente (con determinazione dirigenziale n. 12 del 14 febbraio 2019) il «servizio di rimozione dei gavitelli d'ormeggio durante la stagione invernale» alla Servizi Marittimi S.a.s. (dopo la stagione 2018 e nell'imminenza di quella del 2019), salvo poi assegnarle (con determinazione dirigenziale n. 205 del 14 giugno 2019) anche il «servizio di ripristino funzionale di tutti i gavitelli del campo boe... per la stagione 2019» (ultimato il 4 luglio 2019);

   avrebbe affidato direttamente alla società Gruppo Ormeggiatori Diomedee Soc. Coop. (con determinazione dirigenziale n. 293 del 19 luglio 2019) il «servizio di gestione e assistenza alle imbarcazioni in transito, oltre che di manutenzione continuativa dei gavitelli di ormeggio per l'anno 2019 per il periodo fino al 31 agosto 2019», successivamente prorogato al 31 ottobre 2019 (determinazione dirigenziale n. 353 del 3 settembre 2019);

   avrebbe optato (con determina dirigenziale n. 181 del 26 giugno 2020) per l'affidamento diretto «del servizio di gestione degli ormeggi e assistenza ai diportisti oltre che di manutenzione continuativa degli ormeggi dei campi boe per la stagione estiva 2020», selezionando la società Gruppo Ormeggiatori Diomedee Soc. Coop (determinazioni dirigenziali nn. 186 del 3 luglio 2020 e 192 del 14 luglio 2020);

   avrebbe affidato direttamente alla Servizi Marittimi S.a.s. il «servizio di montaggio e smontaggio dei gavitelli di ormeggio» (determina dirigenziale n. 188 dell'8 luglio 2020);

   avrebbe inutilmente avviato (con avviso prot. n. 2996 del 2021 dell'11 maggio 2021) una consultazione preliminare per l'affidamento di un appalto relativo ad una pluralità di servizi diversi e disomogenei;

   avrebbe pertanto deciso (con determina dirigenziale n. 174 del 25 giugno 2021) per l'affidamento diretto dell'appalto, invitando la società Gruppo Ormeggiatori Diomedee Soc. Coop., salvo poi disporne l'esclusione (con determina dirigenziale n. 179 del 30 giugno 2021) ed il contestuale nuovo invito (con nota prot. n. 4833 del 2021 del 6 luglio 2021);

   non avrebbe pubblicato l'esito della procedura e non avrebbe posizionato i gavitelli nei campi boe;

   l'interrogante ritiene che il completamento delle procedure di affidamento a stagione estiva già iniziata e la tardiva esecuzione delle opere che possono aver cagionato un danno da mancato guadagno per l'intempestivo posizionamento dei campi boa;

   l'interrogante ritiene altresì che vi sia stata una perdita (ogni anno) di parte dei gavitelli asseritamente dovuta alla cattiva esecuzione delle opere da parte degli operatori prescelti, piuttosto che a causa di indimostrati eventi meteomarini straordinari;

   rileva inoltre un'indebita concentrazione in un unico bando di gara (quello del 2021) dell'affidamento di servizi tra loro eterogenei e non correlati, nonché il fatto che il mancato posizionamento dei campi boa (nel corso del 2021) avrebbe consentito l'ancoraggio selvaggio (con grave nocumento ai fondali marini) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei provvedimenti sopra elencati e se ritenga fondate le criticità rilevate nella gestione dell'area protetta da parte dell'Ente Parco nazionale del Gargano;

   se ritenga che vi sia un eccessivo ricorso della procedura di affidamento diretto sempre ai medesimi operatori economici che contrasterebbe con il principio di rotazione (ex articolo 36, comma 1, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50) e che avrebbe provocato un ingiustificato incremento dei costi degli appalti;

   se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, qualora dovesse ravvisare l'esistenza di irregolarità nella gestione dell'Ente parco in questione.
(5-06849)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Serracchiani e altri n. 1-00524, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Vito, Ianaro, Villani, D'Arrando, Lorefice, Sportiello, Vianello.

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Di Giorgi e altri n. 7-00737, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Carla Cantone, Gribaudo, Lepri, Mura, Serracchiani, Viscomi.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Cantalamessa n. 1-00498, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 533 del 30 giugno 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    gli ultimi decreti-legge convertiti o in fase di conversione da parte di questo Parlamento presentano un pacchetto complessivo di interventi di circa 221,5 miliardi di euro;

    tanto il Piano nazionale di ripresa e resilienza quanto il Fondo complementare, infatti, sono volti soprattutto a sostenere economicamente gli enti pubblici, le imprese e il mondo del lavoro e a rendere possibili ingenti investimenti infrastrutturali; intercettare una tale immissione di liquidità sarà, con ogni probabilità, il prossimo e primo obiettivo della criminalità organizzata, in particolare quella di stampo mafioso;

    le vicende giudiziarie degli ultimi anni, infatti, hanno ben mostrato come l'economia mafiosa si sia indirizzata verso lo sfruttamento dei contributi e dei fondi di solidarietà di derivazione nazionale ed europea; per questa ragione, a fronte dell'imminente attuazione dei progetti inclusi nel piano nazionale di ripresa e resilienza, risulta ancora più importante procedere ad una supervisione più stringente sull'assegnazione e sulla gestione dei suoi fondi;

    com'è emerso, infatti, dalla relazione del XX Comitato per la prevenzione e la repressione delle attività predatorie della criminalità organizzata durante l'emergenza sanitaria vi è un alto rischio di infiltrazioni nell'economia da parte della criminalità organizzata di stampo mafioso. I dati, infatti, evidenziano specifici settori e aree di interesse ai quali rivolgere speciale attenzione nell'attività di prevenzione e contrasto alle forze di polizia e devono essere letti nel segno di un contestuale innalzamento nel periodo Covid dell'attenzione delle forze di polizia e degli altri organismi deputati a scongiurare infiltrazioni illecite nell'economia legale: a fronte di maggiori rischi deve, infatti, corrispondere un maggior controllo;

    inoltre, in fase pandemica sono risultate a rischio liquidità ben 100 mila imprese generando un fabbisogno di circa 48 miliardi di euro; la grave carenza di liquidità comporta un alto rischio per le aziende di diventare facile preda delle organizzazioni mafiose, e ha aumentato gravemente la loro esposizione al rischio dell'usura;

    si sa che le vittime di usura possono accedere allo specifico Fondo, istituito dalla legge del 7 marzo del 1996, n. 108 al fine di ottenere un mutuo, commisurato agli interessi usurari e ai danni derivanti dagli stessi, senza interessi, da restituire in 10 anni, tuttavia l'applicazione della normativa ha evidenziato negli anni alcune criticità, la più significativa delle quali risiede nella difficoltà da parte della vittima di restituire il mutuo ricevuto, visto e considerato che il monitoraggio sull'andamento del Fondo rivela, infatti, che circa l'80 per cento delle somme non risulta restituito;

    si è registrato, inoltre, un aumento significativo di atti intimidatori in particolar modo nei confronti di amministratori locali (dato preoccupante se si considera che i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e lo sviluppo di progettualità connesse vede negli amministratori locali un attuatore fondamentale);

    è fondamentale, quindi, senza rinunciare ai controlli, garantire procedure adeguate a garantire una più rapida immissione di liquidità nel sistema economico, per evitare che chi si trovi in difficoltà si rivolga alla criminalità organizzata;

    per questa ragione, a fronte dell'imminente attuazione dei progetti inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, risulta ancora più importante procedere ad una supervisione più stringente sull'assegnazione e sulla gestione dei suoi fondi;

    fin dall'emanazione del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, adottato sulla base delle deleghe contenute nella legge 13 agosto 2010, n. 136, la disciplina normativa in materia di lotta alla mafia ha beneficiato di un quadro organico e coerente; la regolamentazione abbraccia, in particolare, tanto le misure di prevenzione, personali e patrimoniali, in senso stretto, quanto gli aspetti legati alla documentazione, quanto, infine, le attività investigative nella lotta contro la criminalità mafiosa;

    il sistema italiano della prevenzione antimafia, per articolazione delle norme e complessità degli istituti, è pacificamente considerato come la forma di legislazione più avanzata ed efficace per il contrasto alla criminalità organizzata di tipo mafioso; il duplice obiettivo dell'impianto di prevenzione consiste nella volontà di trovare un corretto bilanciamento tra due interessi: da una parte, la necessità di ostacolare in modo efficace e inesorabile ogni infiltrazione della criminalità mafiosa nel tessuto economico-produttivo nazionale anche per il nocumento che ciò produrrebbe ai danni delle imprese sane e del libero mercato; dall'altro, il bisogno di salvaguardare il processo di rapida esecuzione dell'opera pubblica o dell'iniziativa economica privata;

    in tale contesto, tuttavia, la soppressione dei «Tribunali minori», prevista dal decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155, ha determinato conseguenze molto negative, in particolare nei territori più esposti a fenomeni di infiltrazioni criminali;

    inoltre, un insieme così complesso di risorse richiede un costante controllo e coordinamento e un significativo stanziamento di risorse economiche a loro supporto;

    ciò vale, in particolare, per gli uffici della direzione investigativa antimafia (Dia) e delle varie direzioni distrettuali, le quali, anche grazie alla complessa attività di monitoraggio sugli appalti, assicurano un presidio di prevenzione insostituibile; la centralità della Dia nel sistema di prevenzione e contrasto delle infiltrazioni criminali nel delicato settore dei pubblici appalti è stata più volte ribadita da molti documenti: i decreti ministeriali del 20 novembre 2018 (Disposizioni urgenti per la città di Genova. Misure amministrative di semplificazione in materia antimafia) e del 15 luglio 2019 (Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici) hanno recentemente rimarcato la rilevanza della Dia in relazione agli accertamenti preliminari antimafia; l'esperienza maturata ha permesso così agli uffici e alle sezioni antimafia di enucleare le varie e complesse modalità d'infiltrazione praticate dall'impresa mafiosa per aggiudicarsi gli appalti;

    secondo recenti statistiche elaborate proprio dalla stessa Dia, durante il 2020 si è registrato un incremento del 31,3 per cento delle istruttorie per mafia chiuse con esito positivo rispetto al 2019, a dimostrazione dei più intensi tentativi di infiltrazione mafiosa in una economia in seria difficoltà a causa dell'emergenza sanitaria;

    oltre agli aspetti preventivi e repressivi, risulta di estrema rilevanza preservare e implementare il procedimento di follow up: si pensi all'utilizzo dei patrimoni immobiliari e aziendali sottratti ai mafiosi, portato avanti dall'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, al contrasto al caporalato assicurato dal personale specializzato che opera presso l'ispettorato del lavoro, al sostegno economico e alla protezione per gli imprenditori che denunciano il racket e l'usura; tutti questi strumenti rappresentano modi concreti per indebolire il potere delle cosche e il loro consenso sociale sui territori, rafforzando l'immagine e la credibilità dello Stato;

    oltre a tali fondamentali presìdi, un approccio autenticamente sistematico richiederebbe poi un investimento di risorse anche in campo formativo, informativo e culturale che coinvolga la società civile quale attore attivo nella lotta alla mafia; l'educazione alla legalità dovrebbe passare anche dalla capacità di permettere alle persone, di conoscere i segnali di presenza mafiosa sui territori e nell'economia e così di agire in modo preventivo, fornendo un adeguato e coordinato supporto alle forze di polizia;

    si rammenta il lavoro del XX Comitato «Prevenzione e repressione delle attività predatorie della criminalità organizzata durante l'emergenza sanitaria» in Commissione bicamerale antimafia, che ha prodotto una relazione votata all'unanimità che evidenzia i rischi delle infiltrazioni mafiose nei primi 16 mesi di pandemia da COVID-19;

    tali rischi riguardano le aggressioni mafiose all'economia legale, alle comunità sociali ed agli enti locali;

    deve considerarsi la natura storica del fenomeno mafioso, che rappresenta oggi un fenomeno globale che coinvolge l'intero tessuto sociale e produttivo nazionale, esercitando una pressione sulla società italiana sia dal punto di vista socio-economico attraverso la disponibilità ad immettere in tempi strettissimi sul mercato enormi quantità di denaro liquido accumulato attraverso traffici illeciti, sia dal punto di vista sociale, controllando interi territori, vessando le comunità sociali ed esercitando forme di controllo sociale legato alla privazione di diritti ed opportunità future;

    la prevenzione dei fenomeni criminali rappresenta la vera grande strategia di contrasto, come anticipato dai padri nobili dell'antimafia italiana, Rocco Chinnici, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, attraverso investimenti chiari e duraturi in istruzione, cultura e coesione sociale;

    alla luce dell'ordinanza della Corte costituzionale dell'11 maggio 2021 n. 97, che ha demandato al Parlamento di intervenire sul punto dell'ergastolo ostativo entro un anno, è in corso presso la Commissione giustizia della Camera l'esame di 3 proposte di legge sull'ergastolo ostativo,

impegna il Governo:

1) a valutare l'opportunità di assumere le iniziative di competenza, anche normative, per potenziare l'attività d'indagine a contrasto della criminalità organizzata e, in particolare, delle infiltrazioni mafiose nell'esecuzione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e, a tal fine, ad adottare iniziative per utilizzare eventuali avanzi dei fondi stanziati, ovvero altre eventuali risorse per un importo pari a 2 miliardi di euro, in particolare:

  a) previo ampliamento delle piante organiche delle forze di polizia, rafforzando la dotazione, in termini di mezzi, incluse le dotazioni tecnologiche e strumentali, e di personale, della Direzione investigativa antimafia, nonché delle direzioni distrettuali antimafia, dell'ispettorato del lavoro e dell'Ufficio del Commissario di Governo per le attività antiracket e antiusura;

  b) potenziando l'attività di coordinamento e vigilanza dell'Autorità nazionale anticorruzione, anche attraverso il rafforzamento del Piano nazionale anticorruzione;

  c) incrementando i fondi per rendere possibile la valorizzazione dei beni confiscati a seguito dell'assegnazione per finalità sociali e istituzionali, da parte dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata;

  d) aumentando i fondi stanziati a livello statale in favore delle persone fisiche e giuridiche maggiormente esposte al rischio usura e di quelle vittime di usura e/o di estorsione, implementando la legge 7 marzo 1996, n. 108 con la previsione della possibilità di erogazioni in favore delle vittime di usura di somme «una tantum» e a fondo perduto, nonché modificando legge 23 febbraio 1999, n. 44 con la previsione che la sospensione e/o proroga di cui all'articolo 20 della medesima legge sia concedibile per l'intera durata del procedimento sotteso all'ottenimento dell'elargizione di cui agli articoli 1 e seguenti;

  e) prevedendo, anche tramite accordi e convenzioni, la possibilità dell'accesso al credito bancario per persone sia fisiche sia giuridiche a rischio usura, anche prescindendo dal rating delle stesse;

  f) potenziando le banche-dati esistenti, al fine di migliorare sensibilmente la qualità dell'attività investigativa e, conseguentemente, repressiva;

  g) finanziando corsi di formazione per amministratori locali, personale della pubblica amministrazione e della polizia locale per mettere in grado le relative strutture, di conoscere i segnali di presenza mafiosa sui territori e nell'economia;

  h) favorendo programmi, master universitari e corsi di alta formazione che formino persone in grado di attuare progetti antimafia e anticorruzione, sia nel settore pubblico che in quello privato;

  i) finanziando campagne informative, in televisione o su internet, a livello nazionale, che raccontino come operano le mafie sui territori e cosa viene fatto o può essere fatto per prevenire e contrastare il fenomeno;

2) ad incentivare il finanziamento di sistemi e tecnologie con riferimento alla Direzione investigativa antimafia (Dia) e alle direzioni distrettuali antimafia, al Servizio centrale operativo della polizia di Stato (Sco), al Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri (Ros), al Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di finanza (Gico), nonché alla struttura e ai mezzi dell'Unità di informazione finanziaria per l'Italia (Uif);

3) ad assumere le iniziative di competenza, anche normative, affinché – a partire dal 2022 – la Cabina di regia del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ogni sei mesi, riferisca in Commissione antimafia circa le azioni e i programmi attuati, dalla Cabina di regia stessa o da altri organi governativi competenti, ai fini della prevenzione e della repressione delle infiltrazioni mafiose;

4) ad adottare iniziative a livello normativo per garantire la pubblicazione su internet, da effettuarsi entro la fine del 2022, a cura della Cabina di regia del Piano nazionale di ripresa e resilienza di tutte le imprese aggiudicatrici di opere e lavori, con indicazione dei territori da essi interessati, indicando, altresì, le eventuali ditte di subappalto o di sub subappalto, in modo da rendere trasparente quali tipi di opere siano in corso di attuazione nei diversi territori, e chi sia il reale esecutore;

5) a verificare gli effetti della riforma della geografia giudiziaria del 2012 ripristinando, ove necessario ed improcrastinabile, alcune sedi periferiche, con un parallelo adeguamento delle piante organiche sia dei magistrati che del personale amministrativo;

6) ad adottare iniziative per investire sulla maggiore digitalizzazione del procedimento penale, nel rispetto del diritto di difesa, in modo tale da semplificare e rendere più efficiente l'azione della magistratura;

7) ad adottare dei modelli di prevenzione efficaci, collegando le banche dati delle diverse amministrazioni in modo che possano interagire tra loro per ottenere report multidimensionali;

8) ad adottare iniziative di competenza volte a potenziare i presìdi – come l'Unità di informazione finanziaria per l'Italia – che monitorano (anche) i cambiamenti avvenuti nelle compagini societarie, nonché le forme di reazione, tese a limitare l'operatività di quelle società le cui cessioni di quote sono avvenute in maniera opaca ed elusiva, considerando che, in tale contesto, sarà necessario prestare particolare attenzione, come già si è detto, alle piccole e medie imprese che rappresentano l'ossatura del sistema economico italiano e che sono esposte a dei rischi notevoli, e considerando, inoltre che, nei territori tradizionalmente più esposti al rischio di contaminazioni malavitose, il contesto produttivo è costituito, essenzialmente, da piccole e medie imprese, maggiore dovrà essere l'attenzione in queste aree, fermo restando che le misure di sostegno, prevenzione e repressione dovranno riguardare l'intero territorio nazionale, altrimenti l'efficacia sarà compromessa;

9) a porre in essere iniziative per disporre ingenti investimenti in materia di edilizia penitenziaria, in particolare per le strutture carcerarie dedicate alla criminalità organizzata, e contestuale rafforzamento della polizia penitenziaria;

10) ad adottare iniziative per digitalizzare, integralmente, le procedure di affidamento dei contratti pubblici finanziati a valere sulle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, del Pnc (Piano nazionale per gli investimenti complementari), del Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima) e dei Fondi europei 2021-2027, in modo tale da garantire la tracciabilità dei procedimenti, anche avvalendosi delle esperienze in materia di e-procurement sviluppate da Consip;

11) ad adottare le opportune iniziative di carattere normativo volte a introdurre il «codice rosso» sull'usura che preveda la possibilità di avere strutture dedicate all'interno degli uffici di polizia in grado di intervenire con sollecitudine, ricevere le denunce ed attivare tutte le misure di prevenzione previste dalla normativa antiusura;

12) ad aumentare le risorse in dotazione al Fondo per la lotta alla povertà educativa, al fine di rafforzare le attività di contrasto alla dispersione scolastica ed alla criminalità minorile;

13) al fine di assicurare la trasparenza e la legalità nell'attività amministrativa e contrattuale delle pubbliche amministrazioni ed evitare conflitti di interesse, ad adottare iniziative normative affinché, qualsiasi ente privato che partecipi a una gara per l'affidamento di lavori, forniture e servizi o che sottoscriva una concessione d'uso o una convenzione urbanistica o che sia destinatario di finanziamenti, contributi, autorizzazioni, concessioni, ovvero di vantaggi economici di qualsiasi genere, dichiari il proprio titolare effettivo individuato sulla base dei criteri di cui all'articolo 20 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231.
(1-00498) (Nuova formulazione) «Cantalamessa, Elisa Tripodi, Lattanzio, Sandra Savino, Migliore, Parisse, Palazzotto, Ermellino, Schullian, Angiola, Manzato, Baldino, Dara, Miceli, Pentangelo, Vitiello, Saitta, Pretto, Verini, Pittalis, Ascari, Paolini, Pellicani, Sarti, Tonelli, Davide Aiello, Morrone, Caso, Turri, Migliorino, Salafia, Bisa, Di Muro, Marchetti, Potenti, Tateo».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Trano n. 1-00506, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 547 del 26 luglio 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    durante i primi 18 mesi di pandemia sono stati varati una serie di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri quali misure di contrasto all'emergenza sanitaria e di sostegno all'economia;

    i provvedimenti, in fase di conversione, sono stati analizzati dalle diverse Commissioni parlamentari anche attraverso specifiche indicazioni pervenute in sede di audizione da rappresentanti istituzionali ed esperti delle rispettive materie;

    sono stati auditi, a più riprese, i magistrati che operano nei principali distretti italiani, nonché nelle direzioni distrettuali antimafia, compreso il procuratore della Direzione nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho;

    già in occasione della conversione in legge del decreto-legge «liquidità», il procuratore Cafiero de Raho aveva espresso, in Commissione Finanze, preoccupazione per le attività del settore «Ho.re.ca.», per i passaggi di mano di attività o di quote, sottolineando la necessità di una sorveglianza rafforzata anche nella concessione dei mutui attraverso la trasmissione di dati alle Autorità preposte al fine di poterli incrociare;

    a tal fine, sarebbe importante anche l'istituzione di banche dati gestite dagli organismi di autoregolamentazione delle categorie professionali e messe a disposizione degli inquirenti, come indicato nella proposta di legge Atto Camera n. 2903 depositata da «l'Alternativa c'è»;

    allo stesso tempo occorrerebbe istituire nuovi fondi, nonché il rafforzamento di quelli esistenti in favore delle vittime dell'usura e del racket, come era stato proposto dall'onorevole Piera Aiello mediante l'introduzione di una norma, in via emendativa, al decreto-legge «Sostegni bis», decreto-legge n. 73 del 2021, articolo 13-bis;

    va considerato l'impatto sul sistema antimafia delle norme previste dal «decreto liquidità» (decreto-legge 23 aprile 2020, n. 23, convertito con modificazioni dalla legge 5 giugno 2020, n. 40), dal «decreto rilancio» (decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77), e dal decreto «semplificazione e innovazione digitale» (decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76), il cui impianto normativo ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo avrebbe impatto negativo sulla prevenzione dell'infiltrazione delle mafie nel sistema delle concessioni dei contributi previsti;

    tali norme, ad avviso dei firmatari, renderebbero vano ogni efficace controllo e presidio di prevenzione antimafia, finora garantito dalle prefetture e dall'Anac;

    con riferimento al dettaglio di come tali norme agirebbero, si pone l'accento a come le erogazioni e le misure di sostegno finanziario, anche a fondo perduto, vengono concesse in modo diretto ai soggetti privati e alle imprese, attraverso autocertificazioni con cui si «autoattestano» il possesso dei requisiti richiesti, compresi quelli «reputazionali», rendendo così vano ogni controllo preventivo, riservandolo ad un momento successivo e fondandolo essenzialmente sulla consultazione di banche dati, le quali non sono interconnesse, ed anche non aggiornate, tra di esse;

    per l'affidamento e l'esecuzione dei contratti aventi ad oggetto lavori, forniture e servizi pubblici, è stata introdotta una disciplina ampiamente derogatoria della normativa prevista dal «codice antimafia»;

    desta ulteriore preoccupazione la sospensione di talune norme ed istituti del nuovo codice dei contratti pubblici (decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50), come anche un'applicazione della normativa antiriciclaggio non adeguata al connesso livello di rischio elevato delle sottostanti operazioni; le procedure semplificate per ottenere finanziamenti garantiti dallo Stato; il ricorso ad un sistema pattizio – su base volontaria – quale sostitutivo delle misure amministrative di prevenzione antimafia;

    nella logica di svecchiare, ad avviso dei firmatari, il sistema burocratico e di voler indirizzare l'azione di Governo in un contesto di riduzione degli oneri, dei tempi della burocrazia e di rilancio dell'economia, si è, di fatto, costituita ad avviso dei firmatari la base normativa che produrrà il rischio concreto di cedimento dei controlli preventivi per l'attività di contrasto alla criminalità organizzata nel rilevare, con intestazioni fittizie, quelle imprese scarsamente capitalizzate o in maggiore sofferenza che verrebbero ricapitalizzate con i proventi illeciti e che potrebbero trovare accesso ai finanziamenti assistiti da garanzia pubblica (Sace e Fondo per le piccole e medie imprese);

    vi è il rischio concreto che avvenga lo stesso con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Fondo complementare, il cui importo totale ammonta a 222,1 miliardi di euro a cui si aggiungono 13 miliardi del React EU (decreto-legge n. 77 del 2021, Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure);

    le mozioni presentate da altri gruppi e componenti parlamentari sollecitano, condivisibilmente, il Governo ad introdurre strumenti finanziari ed operativi volti a potenziare le direzioni distrettuali antimafia;

    vi è preoccupazione, manifestata dagli esperti del settore e dagli stessi magistrati antimafia, per la riforma del processo penale approvata il 23 settembre 2021 dal Senato (atto Senato 2353), riforma prevista dal disegno di legge recante delega al Governo per l'efficienza del processo penale e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le corti d'appello;

    il Lazio rappresenta un importante snodo internazionale per il trasporto delle persone e delle merci per la presenza dell'aeroporto «Leonardo da Vinci» e del network portuale di Civitavecchia-Fiumicino-Gaeta, costituendo con ciò un non improbabile transito per i traffici criminali;

    l'emergenza sanitaria ed economica hanno evidenziato livelli allarmanti di infiltrazione criminale, si parla a tal proposito di «Covid economy», che ha visto nella pandemia lo scenario perfetto per reinvestire i capitali di provenienza illecita. Il Lazio, già gravato da una situazione di ristagno economico, ha visto ancor di più flettersi al ribasso la curva delle performance economiche, come, ad esempio, in quei settori più afflitti dalla crisi rispetto ad altri collegati al turismo, quali il comparto degli alloggi, della ristorazione, del commercio e dei trasporti, che rappresentano circa un quinto del totale dell'occupazione regionale;

    il Lazio presenta una diversa struttura della sua densità abitativa e della distribuzione della ricchezza; tale caratteristica non dà un'omogenea presenza criminale su tutto il territorio regionale, ma si concentra nelle aree maggiormente urbanizzate dove sono più intensi gli scambi economici e commerciali. La contiguità con la Campania ha consentito alle consorterie criminali di poter «delocalizzare» i propri interessi illeciti in alcune province laziali, Roma e Latina in primis;

    le considerazioni del procuratore della Repubblica di Roma, Michele Prestipino, nonché della procuratrice aggiunta della direzione distrettuale antimafia, Ilaria Calò, definiscono il Lazio e, soprattutto Roma come «(...) uno snodo importante per tutti gli affari leciti e illeciti (...)» evidenziando come «(...) le organizzazioni criminali non hanno operato secondo le consuete metodologie, cioè attraverso comportamenti manifestamente violenti, non si sono sopraffatte per accaparrarsi maggiori spazi, ma hanno cercato di mantenere, tendenzialmente su base pattizia fondata anche sul reciproco riconoscimento, una situazione di tranquillità in modo da poter agevolmente realizzare il loro principale obiettivo: la progressiva penetrazione nel tessuto economico ed imprenditoriale (...)». Sostanzialmente analoghe considerazioni riguardano la provincia di Latina: «(...) anche il territorio del basso Lazio è stato oggetto di una espansione via via sempre più profonda e ramificata non soltanto ad opera di clan camorristici, ma anche di cosche di 'ndrangheta, la cui presenza si è con il tempo estesa e strutturata fino a determinare la competenza su quel territorio di un coacervo di gruppi, la cui attività, fortemente caratterizzata dal metodo mafioso, ne ha segnato profondamente il tessuto economico, sociale ed anche politico. Anche in tale territorio si è registrato il pluralismo strutturale che vede la contemporanea presenza di strutture derivanti dalle mafie tradizionali e di strutture autoctone di tipo mafioso (...)»;

    tali valutazioni e le più recenti attività investigative, che hanno interessato la regione, delineano un quadro complessivo dell'intera economia estremamente fragile e facilmente penetrabile da operatori economici contigui a compagini mafiose che sono in grado di sfruttare le ingenti disponibilità finanziarie, sia per riciclare il denaro e sia per asservire nuove attività produttive in difficoltà;

    la gestione criminale delle attività economiche porta con sé un consolidato metodo intimidatorio, unitamente all'elusione delle norme tributarie e di quelle a tutela dei lavoratori, contribuendo con ciò a strutturare ancor di più un sistema distorto che divora gradualmente interi settori economici, annientando gli altri operatori che non riescono a tenere testa a una spietata concorrenza criminale;

    sono significative, in proposito, le parole del procuratore generale presso la corte di appello di Roma, dottor Antonio Mura, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2021, dove ha affermato che: «(...) le più recenti indagini sugli investimenti dei capitali mafiosi hanno confermato il progressivo affermarsi di una particolare tendenza evolutiva (...) gli strumenti più utilizzati (...) sono stati tradizionalmente quello del ricorso alla fittizia intestazione di beni ed attività da parte di esponenti mafiosi non presenti con continuità sul territorio romano in favore di soggetti “puliti”, spesso imprenditori/operatori commerciali, che invece vi operano stabilmente; ovvero quello, altrettanto consolidato, della compartecipazione sociale “a distanza”, attraverso la creazione di vere e proprie società di fatto, nella quale una parte della compagine, quella mafiosa, per non essere riconosciuta come tale, resta occulta e “lontana”. Ebbene, accanto a tali modelli più tradizionali, continuano sempre più ad affermarsi forme evolute e complesse di investimento delle ricchezze mafiose: attraverso la penetrazione di un tessuto socioeconomico nuovo e ricco di potenzialità, come quello romano, famiglie della camorra e cosche della 'ndrangheta vi stanno esportando interi “affari”, delocalizzando e più spesso replicandovi attività quali, in particolare, l'acquisizione ed il controllo di attività economiche, la commercializzazione delle sostanze stupefacenti ovvero la gestione delle sale gioco e delle slot machines. Nuovi modelli che, postulando una presenza mafiosa più stabile e riconoscibile (anche) sul territorio di espansione, trovano concreta attuazione attraverso soggetti che dichiaratamente e visibilmente appartengono a tali organizzazioni mafiose, mantengono costanti rapporti con gli esponenti di riferimento nei territori di origine e costituiscono a loro volta uno stabile punto di aggregazione cui sono legati altri soggetti, selezionati in via fiduciaria, capillarmente inseriti nei nuovi mercati, le cui variegate condotte non assumono necessariamente rilievo penale a fini associativi, ma soltanto quanto ai diversi reati-fine a cui esse possono essere ricondotte (...)»;

    i diversi provvedimenti interdittivi dell'autorità giudiziaria hanno riguardato anche i settori dell'edilizia stradale, del movimento terra, degli autotrasporti e dell'agroalimentare, «certificando» la notevole capacità camaleontica e mimetica delle mafie nazionali e sovranazionali;

    nel panorama socio-economico estremamente complesso quale è quello laziale, il «potere relazionale» è in grado di far dialogare la criminalità in tutte le sue declinazioni con differenti strati della società apparentemente non «inquinati» (amministratori pubblici, soggetti istituzionali, imprenditori, liberi professionisti, e altro), stimolando così trame di diffusa compartecipazione corruttiva che di certo è agevolato da un complesso apparato burocratico. Significativa, a tal proposito, l'indagine conclusa nel mese di settembre 2020 dalla Guardia di Finanza sul cosiddetto «racket delle bancarelle», che ha visto il coinvolgimento di esponenti di rilievo delle associazioni di categoria del commercio ambulante della capitale, imprenditori del commercio su strada, sindacalisti e pubblici ufficiali;

    nelle province di Roma e Latina, come evidenziato dalla relazione della Direzione investigativa antimafia oltre alla presenza di sodalizi criminali autoctoni e ben strutturati (clan di origine rom e sinti i cui affiliati sono legati da vincoli di sangue, le cosiddette piccole mafie), emergono qualificate proiezioni di organizzazioni calabresi, campane e siciliane mentre nel frusinate risulta prevalente la componente di origine camorristica. Le indagini che hanno nel tempo riguardato il viterbese hanno fatto registrare la presenza sporadica di pregiudicati campani e calabresi. Più di recente, invece, si è manifestata l'operatività di un sodalizio di tipo mafioso a composizione italo-albanese con qualificati collegamenti con esponenti della 'ndrangheta lametina. La provincia di Rieti non evidenzia criticità, sebbene recentemente sia stata interessata dall'operatività di uno strutturato sodalizio criminale di matrice nigeriana;

    nell'ambito delle politiche della spending review, nel settembre del 2013 veniva soppressa la sezione di Gaeta del tribunale di Latina, considerata l'ultimo presidio di legalità operante nel territorio del sud-pontino;

    come già detto, la pandemia ha portato al manifestarsi della cosiddetta «Covid economy» con una spiccata connotazione criminale. La carenza di liquidità, il ricorrere da parte di imprenditori in difficoltà economica al prestito d'usura, ai «compro oro» dediti al riciclaggio, rendono in maniera particolare la capitale il luogo ideale per le consorterie criminali che, in modo pattizio e non conflittuale, si spartiscono il territorio. Si aggiunge a ciò il sodalizio chiave con la mafia albanese che, con intestazioni fittizie, rileva attività commerciali nel campo della ristorazione e dell'hotellerie, riciclando quantità enormi di denaro in contante con la compiacenza di professionisti, cui si aggiunge la facile permeabilità del complesso apparato burocratico. Vi sono piazze storiche della capitale che sono delle vere e proprie lavatrici a cielo aperto;

    gli esiti delle più importanti inchieste conclusesi di recente restituiscono l'immagine di una 'ndrangheta silente e più che mai pervicace nella sua vocazione affaristico-imprenditoriale, nonché saldamente leader nei grandi traffici di droga;

    gli effetti della pandemia da COVID-19 vedono incidere trasversalmente su tutti i campi economici e sociali le cosche calabresi che sono in grado di intercettare i vantaggi e approfittare delle opportunità offerte proprio dalle ripercussioni originate dall'emergenza sanitaria, diversificando gli investimenti secondo la logica della massimizzazione dei profitti e orientandoli verso contesti in forte sofferenza finanziaria;

    la criminalità organizzata cosentina pone la sua operatività sia nelle tradizionali attività illecite, quali le estorsioni, l'usura e i traffici di droga, sia nel campo degli appalti, ricorrendo a funzionali collusioni con il mondo politico-amministrativo;

    la «Sibaritide» è un territorio che ha una connotazione criminale prevalentemente dedita al traffico di sostanze stupefacenti, alle estorsioni e ai correlati atti intimidatori, specialmente nelle zone a vocazione turistica;

    dalla chiusura dell'ex tribunale di Rossano avvenuta nel 2011, svariate sono state le proteste, le denunce, gli esposti, i dossier e le interrogazioni parlamentari, al fine di colmare una situazione che si evidenzia come una vera e propria ingiustizia di Stato;

    è singolare che in una città di 80 mila abitanti, la prima in Italia per numero di abitanti nell'elenco dei 30 tribunali soppressi, rimanga con il solo ufficio del giudice di pace contrariamente a comuni con minore numero di abitanti che invece sono sedi di tribunale (Paola, 16 mila abitanti, Castrovillari, 20 mila abitanti, Palmi, 18 mila abitanti e Locri, 12 mila abitanti);

    l'accorpamento al tribunale di Castrovillari, struttura costruita per ospitare una utenza di 120 mila abitanti e non certo di 250 mila, è risultato fallimentare finanche per le casse dello Stato depredate dai costi aggiuntivi di trasporto da e per Castrovillari per il trasferimento di detenuti, lo spostamento quotidiano di magistrati e rappresentanti di forze dell'ordine in attività di polizia giudiziaria, nonché i professionisti (avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, e altro) costretti a viaggiare quotidianamente con tanto di costi aggiuntivi;

    della recentissima operazione «Chirone» della Direzione distrettuale antimafia reggina, il prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani, ha posto in risalto le criticità del sistema delle autonomie locali evidenziando al riguardo che: «... il sistema delle autonomie locali appare, in questo momento, in grave difficoltà. La riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 ha eliminato il sistema dei controlli preventivi e ha lasciato inevitabilmente spazio a iniziative legislative degli enti territoriali non uniformi sul territorio nazionale. Tutto ciò chiaramente ha favorito le infiltrazioni della criminalità organizzata (...). Tali limiti appaiono maggiormente affioranti in questo periodo di crisi sanitaria dovuta al COVID e sarebbe auspicabile un ripristino dei controlli preventivi sugli atti, che oggi trovano una “cura” spesso solo in sede giudiziaria...»;

    col decreto-legge n. 82 del 2021 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 109 del 2021, è stata costituita in Italia l'Agenzia nazionale per la cybersicurezza nazionale;

    è recente la notizia di un'operazione condotta dalla polizia postale e dalla polizia spagnola denominata «Fontana-Almabahia». Per l'Italia l'operazione è stata coordinata dalla procura della Repubblica di Bari e a livello internazionale è stata supportata dalle agenzie europee Eurojust ed Europol;

    l'organizzazione criminale aveva una struttura piramidale composta da oltre 150 membri dediti ad un complesso sistema di frode informatica e di cyber-riciclaggio. Sono 18 le persone arrestate, tra Torino, Isernia e Tenerife, 118 i conti correnti sequestrati, per un giro d'affari di 10 milioni di euro solo nell'ultimo anno. Tra gli arrestati vi erano 16 pluripregiudicati per reati di truffa, ricettazione, traffico di stupefacenti e rapina, in sostanza personalità di spicco del sodalizio criminale residenti sul territorio iberico;

    tale operazione ha messo in luce la capacità adattativa ed evolutiva della mafia di infiltrarsi all'interno di molte attività illecite utilizzando internet, e quindi le criptovalute, per riciclare il denaro di provenienza illecita,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte all'istituzione di un fondo complementare al fine di rilasciare garanzie agli istituti di credito che concedono prestiti, altri finanziamenti e mutui, per le vittime d'usura e racket, modificando quanto previsto dal comma 1-ter dell'articolo 3 della legge 23 febbraio 1999, n. 44;

2) a porre in essere le tempestive iniziative normative volte a rafforzare la disciplina in materia di conservazione di documenti, dati e informazioni da parte degli organismi di autoregolamentazione delle categorie professionali, per rendere immediatamente fruibile i flussi informativi delle operazioni, quali cessione di quote societarie, compravendita e affitto di azienda, al fine di prevenire il riciclaggio dei proventi illeciti frutto di attività criminose, oltre a prevedere norme che siano più efficaci nel contrasto al finanziamento del terrorismo;

3) ad adottare iniziative per modificare le norme illustrate in premessa, «decreto liquidità», «decreto rilancio», «decreto semplificazione e innovazione digitale», «nuovo codice dei contratti pubblici», che costituirebbero ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo una vera e propria deregolamentazione sistemica che ope legis impedisce i controlli preventivi adottati dalle prefetture e dall'Anac;

4) ad agire in tempi brevissimi per la creazione di un'unica banca dati nazionale aggiornata e interconnessa con il sistema bancario, con le associazioni di categoria datoriali e lavorative, con le prefetture, con l'Anac, e con tutti gli organismi che a vario titolo rappresentano il tessuto economico e sociale del Paese, creando così la necessaria sinergia per impedire l'infiltrazione delle mafie e il riciclaggio di denaro di provenienza illecita;

5) ad adottare iniziative per introdurre un impianto normativo adeguato che agisca preventivamente in capo ai controlli per l'affidamento e l'esecuzione dei contratti aventi ad oggetto lavori, forniture e servizi pubblici, che la disciplina, per i firmatari ampiamente derogatoria della normativa introdotta nel nostro ordinamento ha, di fatto, decisamente depotenziato l'efficacia del «codice antimafia»;

6) a istituire un meccanismo di controllo incrociato e rafforzato in merito al rischio concreto che le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Fondo complementare (222,1 miliardi di euro, cui si aggiungono 13 miliardi del React EU), possano essere oggetto di appetiti mafiosi e a riferire semestralmente al Parlamento sulle iniziative adottate dal Governo e i relativi esiti;

7) ad introdurre strumenti finanziari ed operativi volti a potenziare le direzioni distrettuali antimafia;

8) in considerazione dei fondi stanziati nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per le finalità evidenziate in premessa, a porre in essere tutte le iniziative necessarie affinché nello snodo internazionale dell'aeroporto «Leonardo da Vinci» e del network portuale di Civitavecchia-Fiumicino-Gaeta non vadano a determinarsi gangli strategici per un non improbabile transito per i traffici criminali;

9) ad intervenire in modo deciso per scardinare quelle trame che costituiscono una diffusa compartecipazione corruttiva che vede nel complesso apparato burocratico l'humus facilitatore di pratiche amministrative che consentono, a quelle società apparentemente «non inquinate», di poter operare silentemente nel tessuto economico e sociale della capitale;

10) ad adottare iniziative per istituire un distaccamento della direzione distrettuale antimafia nel capoluogo pontino vista la contiguità territoriale con la provincia di Caserta e la presenza di consorterie criminali di diversa provenienza geografica e sovranazionali;

11) a potenziare l'area del sud-pontino con una sezione distaccata della squadra mobile della polizia e con, l'assegnazione delle risorse necessarie per far fronte alla sempre più crescente presenza e infiltrazione delle mafie e delle associazioni criminali similari;

12) a riaprire la sezione di Gaeta del tribunale di Latina quale presidio di legalità del sud-pontino, in considerazione della presenza del porto di Gaeta facente parte del network portuale del Lazio unitamente ai porti di Civitavecchia e Fiumicino;

13) ad agire in modo tempestivo nell'ambito delle rispettive competenze dei Ministri delegati, in merito al fenomeno della cosiddetta «Covid Economy»;

14) a costituire gruppi d'interforze, includendo le polizie locali, col fine di verificare le effettive titolarità autorizzative, nonché smascherare le intestazioni fittizie che negativamente segnano il settore «Ho.re.ca.»;

15) ad adottare iniziative per riscrivere la geografia giudiziaria nel senso di rafforzare la presenza dello Stato nei territori a più alta incidenza criminale, in particolar modo riaprendo il tribunale di Rossano ricadente nel territorio della «Sibaritide», rimasto privo dei presìdi di giustizia dopo quella che i firmatari considerano l'improvvida e sciagurata soppressione del tribunale avvenuta nel 2011;

16) per le finalità evidenziate in premessa, ad adottare iniziative normative volte a ripristinare i controlli preventivi sugli atti delle autonomie locali, la cui mancanza, a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, ha lasciato inevitabilmente spazio a iniziative legislative degli enti territoriali non uniformi sul territorio nazionale, ad avviso dei firmatari del presente atto favorendo così le infiltrazioni della criminalità organizzata;

17) a dare un preciso indirizzo d'azione alla neocostituita Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza nazionale, circa l'emergente e preoccupante fenomeno del cyber-riciclaggio che vede nelle criptovalute un nuovo e ulteriore mezzo di riciclaggio e, conseguentemente, riferire semestralmente alle competenti Commissioni parlamentari quali siano stati gli atti di indirizzo e di contrasto al cyber-riciclaggio.
(1-00506) (Nuova formulazione) «Trano, Colletti, Maniero, Giuliodori, Sapia, Cabras, Corda, Spessotto, Vallascas, Forciniti, Testamento, Costanzo, Leda Volpi».

Ritiro di un documento di indirizzo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:

   mozione Elisa Tripodi n. 1-00526 dell'11 ottobre 2021.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Silli n. 4-05722 del 19 maggio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Silli n. 4-05749 del 20 maggio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Silli n. 4-05750 del 20 maggio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Silli n. 4-05762 del 20 maggio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Silli n. 4-05793 del 21 maggio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Silli n. 4-05794 del 21 maggio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Silli n. 4-05795 del 21 maggio 2020;

   interpellanza Provenza n. 2-01336 del 5 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Costanzo n. 5-06753 del 5 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Licatini n. 4-10325 del 5 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Novelli n. 4-10406 dell'11 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Morassut n. 5-06803 dell'11 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Bellucci n. 5-06804 dell'11 ottobre 2021.