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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 5 ottobre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato, nel corso della conferenza stampa di presentazione della Nadef, che il 12 ottobre 2021 si terrà un vertice G20 straordinario sull'Afghanistan; l'appuntamento anticiperà di pochi giorni rispetto all'evento già fissato in presenza del 30-31 ottobre;

    il summit si terrà in modalità virtuale e in formato «allargato», coinvolgendo non solo Paesi Bassi e Spagna, ma anche Qatar, Nazioni Unite, Banca mondiale e Fondo monetario internazionale;

    appaiono ampiamente chiari e condivisibili gli obiettivi finali annunciati dal Presidente del Consiglio Draghi, ossia evitare una catastrofe umanitaria ed evitare che l'Afghanistan torni ad essere la culla del terrorismo internazionale, poiché appare evidente che dalla stabilizzazione e dalla pacificazione dell'area passa l'alleggerimento delle pressioni migratorie sui confini europei e la mitigazione del rischio terrorismo all'interno dell'Unione;

    ferma restando la gravità della situazione in Afghanistan a seguito degli errori commessi nell'ambito del disastroso e affrettato ritiro del contingente americano dallo scenario, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha rilasciato però alcune dichiarazioni che, ad avviso dei firmatari del presente atto, destano immensa preoccupazione e sulle quali occorre una forte presa di posizione del Parlamento italiano ai fini della corretta definizione dell'indirizzo politico da tenere;

    in particolare, il Presidente del Consiglio ha proposto di dare sostegno «senza condizionalità» al Paese che, dal 15 agosto è tornato nelle mani dei talebani e che, in pochissimi giorni, ha già assunto posizioni inaccettabili nei confronti delle minoranze religiose, etniche e delle donne;

    se l'obiettivo della lotta al terrorismo appare indubbiamente di fondamentale importanza, altrettanto non può essere detto in merito all'assenza di misure di condizionalità rispetto ad un emirato islamico che, ad esempio, ha già vietato l'accesso all'istruzione universitaria alle donne e non ha esitato ad usare il pugno duro per reprimere manifestazioni e proteste di dissenso politico;

    in Afghanistan sono tornati all'ordine del giorno i rastrellamenti e le perquisizioni arbitrarie, in totale spregio dello Stato di diritto sul quale si fonda la società occidentale;

    per evitare che l'Afghanistan torni ad essere la culla del terrorismo internazionale appare quantomai controproducente fornire aiuti senza condizionalità all'emirato islamico;

    giova ricordare che nel nuovo Governo talebano figurano personaggi dichiarati terroristi e ricercati da Onu, Usa e Unione europea, come il Ministro dell'interno Haqqani, leader dell'omonima rete di milizie ritenuta vicina ad Al Qaida e attualmente ricercato dall'Fbi per terrorismo, con una taglia di 5 milioni di dollari. Nell'esecutivo talebano il premier è Hassan Akhund, nella lista dell'Onu di persone designate come terroristi o associate ai terroristi. C'è poi il Mullah Abdul Ghani Baradar, co-fondatore dei talebani e vice del mullah Omar, negoziatore con gli Usa a Doha e capo politico in pectore degli studenti coranici. Poi il figlio del Mullah Omar, Yaqoob, sarà il Ministro della difesa nel nuovo Governo;

    fornire aiuti senza condizionalità equivarrebbe, inoltre, a dare pieno riconoscimento al nuovo Stato islamico da parte della comunità internazionale;

    giova ricordare, infine, che un atteggiamento di opposta natura è stato tenuto dall'Unione europea e da numerosi Stati membri nei confronti della Polonia e dell'Ungheria, le quali non hanno ancora ricevuto il «via libera» all'erogazione dei fondi per il Recovery Fund da parte delle istituzioni comunitarie in virtù della presenza di condizionalità in merito a presunte violazioni dello Stato di diritto;

    come dichiarato dal commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders: «Esiste una relazione tra i ritardi nell'approvazione dei piani di Ungheria e Polonia e lo stato di diritto (...) Dopo queste osservazioni monitoriamo i passi in avanti che vengono fatti in entrambi i paesi e ne discutiamo con tutti gli altri Stati membri. Questo significa che l'approvazione dei piani è soggetta a diverse condizioni»;

    allo stesso modo, giova ricordare le stringenti misure di condizionalità economica che hanno accompagnato le misure di «aiuto» a seguito della crisi dei debiti pubblici dal 2008 in poi, richieste dalla «Troika» Bce, Fmi, Ue nei confronti della Grecia, dell'Italia e di altri Stati europei, alle quali ha fattivamente contribuito l'allora Presidente della Bce ed attuale Presidente del Consiglio italiano Draghi, e di cui ancora oggi se ne sentono gli effetti in merito al mancato recupero in termini di prodotto interno lordo perso;

    appare, quindi necessario ribadire chiaramente che l'Europa e l'Italia non saranno mai complici e finanziatori del terrorismo islamico, ma che saranno sempre al fianco della società civile impegnata nella difesa dei diritti umani, dei diritti delle donne e dei diritti delle minoranze in Afghanistan,

impegna il Governo:

   a non riconoscere il nuovo emirato islamico afghano guidato dai Talebani;

   a non erogare fondi o finanziamenti a favore delle autorità talebane, al fine di non contribuire in alcun modo al finanziamento del terrorismo internazionale;

   ad adottare iniziative per prevedere la concessione di fondi e finanziamenti a favore delle organizzazioni della società civile afghana impegnate nella promozione e nella difesa dei diritti umani, dei diritti delle donne e delle minoranze etnico-religiose;

   a chiedere, come prerequisito per ogni trattativa, stringenti misure di condizionalità al Governo talebano per il rispetto dei diritti umani, dei diritti delle donne e delle minoranze etnico-religiose.
(7-00733) «Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ciaburro, Deidda, Silvestroni, De Toma, Butti, Prisco, Vinci, Frassinetti, Albano, Cirielli, Foti».


   La IV Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 957, del decreto del Presidente della repubblica 15 marzo 2010, n. 90, recante «Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246.» (T.u.o.m.), disciplina il reclutamento degli atleti che avviene mediante concorso pubblico;

    in particolare, il suddetto articolo, al comma 3, stabilisce, tra i requisiti per la partecipazione al concorso, che gli atleti abbiano conseguito, nella disciplina prescelta, risultati agonistici di livello almeno nazionale certificati dal Comitato olimpico nazionale italiano o dalle federazioni sportive nazionali, la cui valutazione è devoluta alla commissione esaminatrice, di cui all'articolo 961 del T.u.o.m.;

    ai sensi dell'articolo 957, comma 4, i vincitori del concorso, se appartenenti all'Esercito italiano, alla Marina militare o all'Aeronautica militare, sono immessi in servizio secondo l'ordine della graduatoria finale con determinazione del direttore generale della direzione generale per il personale militare e sono avviati a uno specifico corso formativo in qualità di volontari in ferma prefissata quadriennale, volto a far acquisire le conoscenze necessarie per l'assolvimento dei compiti militari di base. Per quanto riguarda invece i vincitori appartenenti all'Arma dei carabinieri, sono ammessi a uno specifico corso formativo in qualità di allievi carabinieri, mirato a far acquisire le conoscenze necessarie per l'assolvimento dei compiti militari e di polizia, al termine del quale sono immessi in ruolo secondo l'ordine della graduatoria finale, con il grado di carabiniere, con determinazione del Comandante generale o di autorità da questi delegata;

    l'articolo 959 del T.u.o.m., prevede che il concorso per il reclutamento degli atleti sia indetto con provvedimenti adottati dal direttore generale della direzione generale per il personale militare, per il reclutamento nei gruppi sportivi dell'Esercito italiano, della Marina militare e dell'Aeronautica militare e, per il reclutamento nel gruppo sportivo dell'Arma dei carabinieri, con provvedimento adottato dal comandante generale dell'Arma dei carabinieri;

    l'articolo 1524, del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, stabilisce i criteri da osservare nel regolamento al fine di determinare le modalità per il reclutamento e il trasferimento ad altri ruoli del personale dei gruppi sportivi delle Forze armate, nonché quelli secondo i quali determinare le condizioni per le sponsorizzazioni individuali e collettive;

    in particolare, stabilisce che siano assicurati criteri omogenei di valutazione per l'autorizzazione delle sponsorizzazioni e di destinazione dei proventi, tenuto conto di quanto previsto dall'articolo 43, comma 7, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, in materia di contratti di sponsorizzazione e misure di incentivazione alla produttività per il personale militare;

   premesso altresì che:

    la normativa vigente permette, in alcune ipotesi, lo svolgimento di attività extra professionali da parte dei pubblici dipendenti e, in particolare, dei militari, ferma restando per tutti i dipendenti pubblici la disciplina delle incompatibilità dettata dai rispettivi ordinamenti;

    l'articolo 53 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, recante «Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche», reca disposizioni in materia di incompatibilità, cumulo di impieghi e incarichi dei dipendenti pubblici, stabilendo per questi ultimi, ivi compreso il personale militare, l'impossibilità di svolgere incarichi retribuiti che non siano stati conferiti o previamente autorizzati dall'amministrazione di competenza;

    i gruppi sportivi dei Corpi militari e di Stato hanno assunto nel corso del tempo un'importanza sempre maggiore, avviando, anno dopo anno, l'apertura di nuove sezioni sportive in differenti discipline;

    la selezione degli atleti avviene tenendo conto delle esigenze di reclutamento nelle varie discipline di interesse, principalmente quelle olimpiche, che per tradizione, visibilità e possibilità di affermazione offrono concrete prospettive di successo sia in campo nazionale che internazionale;

    in tale contesto, le Forze armate sono impegnate a reclutare i migliori atleti di interesse nazionale, i quali contribuiscono, attraverso il conseguimento di risultati sportivi di rilievo, a fregiare di maggiore lustro la Nazione e il Corpo militare di appartenenza, oltre a svolgere una funzione sociale educativa a favore delle giovani generazioni;

    l'elevato standard qualitativo e prestazionale degli atleti di Stato militari e civili, ha contribuito in modo decisivo a mantenere la posizione di prestigio del Paese nel medagliere olimpico;

    tali successi sportivi sono spesso seguiti da offerte di contratti di sponsorizzazione molto vantaggiosi per gli atleti militari;

    la circolare del Ministero della difesa – direzione generale per il personale militare – del 31 luglio 2008, recante «Disposizioni in materia di esercizio di attività extraprofessionali retribuite da parte del personale militare e di concessione delle relative autorizzazioni. Disciplina delle incompatibilità.», stabilisce la procedura per la concessione delle autorizzazioni per lo svolgimento di attività extraprofessionali retribuite;

    in particolare, la procedura per la concessione delle autorizzazioni alla sottoscrizione dei contratti di sponsorizzazione tra atleti militari e soggetti privati, risulta piuttosto gravosa rispetto alla tempistica richiesta per questo genere di attività;

    per l'avvio del procedimento amministrativo di autorizzazione, l'interessato deve presentare apposita istanza alla direzione generale per il personale militare. Tali istanze dovranno comunque pervenire per la via gerarchica e corredate dai pareri motivati dei superiori;

    il citato articolo 53 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, al comma 10, prevede che l'autorizzazione possa essere richiesta all'amministrazione di appartenenza del dipendente direttamente dai soggetti pubblici o privati che intendono conferire l'incarico;

    tale disposizione normativa relativa alla possibilità di semplificazione del procedimento amministrativo di autorizzazione sopra descritto, di fatto, risulta non applicabile al personale militare che necessita ai fini del perfezionamento della procedura del parere delle competenti autorità gerarchiche;

    in particolare, viene richiesto il parere del Comandante di Corpo che, ai sensi dell'articolo 726, comma 2, del T.u.om., è direttamente responsabile della disciplina, dell'organizzazione, dell'impiego, dell'addestramento del personale, della conservazione dei materiali e della gestione amministrativa;

    tuttavia, la procedura di autorizzazione, sopra descritta, comporta delle lungaggini temporali che non incontrano le esigenze di mercato delle sponsorizzazioni, al punto tale da compromettere spesso il perfezionamento della proposta contrattuale,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, volte alla semplificazione della procedura amministrativa nonché alla abbreviazione dei tempi per la concessione dell'autorizzazione alla sottoscrizione dei contratti di sponsorizzazione proposti agli atleti militari, a tal fine consentendo il perfezionamento della proposta contrattuale attraverso l'esclusiva e celere autorizzazione da parte del solo Comandante di Corpo, fermi restando i successivi adempimenti burocratici della direzione generale per il personale militare.
(7-00734) «Roberto Rossini, De Menech, Aresta, D'Uva».


   La IV Commissione,

   premesso che:

    in data 22 novembre 2004 è stato costituito nella caserma «Magg. Carlo Ederle Medaglia d'Oro al Valor Militare», il centro di selezione per l'Esercito italiano;

    tale centro, situato in Cagliari, Via Calamosca n. 29, è posto alle dipendenze del Comando militare autonomo della Sardegna per il reclutamento e le forze di completamento della regione;

    all'interno della suddetta caserma, già sede del disciolto Gruppo selettori del distretto militare di Cagliari, si svolgono (o si svolgevano) tutte le prove di natura psicofisica ed attitudinale atte a valutare l'idoneità dei candidati ad accedere al concorso per VFP-1;

    trattasi del concorso per volontario in ferma prefissata di un anno;

    i candidati al concorso sono, per la maggior parte, giovani ragazzi/e animati sia dalla volontà di servire la loro patria e sia dalla possibilità di trovare uno sbocco occupazionale;

    invero, in Sardegna, le domande di accesso al concorso per VFP-1 sono cresciute, negli ultimi anni, in maniera esponenziale, quale risposta alla incombente crisi ed all'aumento del tasso di disoccupazione;

    infatti, tutti i ragazzi, anche provenienti dalle zone disagiate della Sardegna, al compimento del 18° anno di età, testata la carenza occupazionale, convogliavano le loro energie nell'ambito delle Forze armate, passando per il primo step del centro di selezione di Cagliari avente competenza per tutta la regione;

    alla data del 31 marzo 2013 è stato chiuso il suddetto Centro di selezione, con il conseguente forte decremento delle richieste di reclutamento, come per altro evidenziato dalle audizioni e dalle indagini conoscitive portate avanti dalla IV commissione Difesa della Camera dei deputati;

    nell'indagine conoscitiva, condotta dalla IV Commissione difesa è emerso, inoltre quanto segue;

    dall'esame dei dati forniti relativi al complesso delle Forze armate, è emerso che dal 2013, a fronte di un numero pressoché costante di domande presentate per la partecipazione ai concorsi VFP1, si assiste a un aumento della mancata presentazione degli aspiranti presso i centri di selezione che, nel 2017, ha raggiunto la percentuale del 59 per cento dei convocati. In particolare, nel 2016, a fronte di circa 10.000 posti a concorso, sono risultati idonei al termine delle attività selettive 8.184 concorrenti, dei quali solo 7.390 sono stati incorporati, ovvero 2.609 unità in meno rispetto alle esigenze. Tale tendenza è stata sostanzialmente confermata nel 2017, con 8.406 incorporati, a fronte di 10.780 posti a concorso, e 9.741 idonei, ovvero 2.374 unità in meno. Anche per l'anno 2018 la tendenza è confermata con circa 2.900 unità in meno;

    analizzando i dati in maniera disaggregata, risulta che la differenza ha interessato principalmente l'Esercito, dove il fenomeno delle mancate presentazioni si è attestato gradualmente da circa il 20 per cento di mancate presentazioni nel 2013 a circa il 63 per cento nel 2018, situazione che ha anche toccato la punta del 65 per cento nel 2017. Tuttavia, il problema sussiste, sia pure in misura limitata, anche per le altre due Forze armate;

    un'altra causa di defezione alle prove selettive concorsuali è da imputare ai costi elevati che le famiglie devono sostenere per gli esami clinici e gli accertamenti sanitari, nonché agli oneri di natura logistica connessi con le spese di trasporto di andata e ritorno per i centri selezione e con quelle destinate al vitto e alloggio nella sede degli esami;

    a maggior ragione, la crisi pandemica dovuta al Coronavirus, il conseguente limite di spostamento tra le regioni, la diminuzione della frequenza dei mezzi di trasporto aerei e navali e il ripetuto allarme sul rischio di contagio durante gli spostamenti comporteranno una ulteriore flessione dei richiedenti;

    la chiusura ha comportato e, a maggior ragione oggi, se non vi si porrà rimedio, una compromissione del diritto di partecipare al concorso da parte dei ragazzi/e sardi, potenziali reclute, impossibilitati ad affrontare la trasferta nella Penisola per accedere alla selezione;

    in Sardegna, grazie alla collaborazione della regione e delle amministrazioni comunali, ci sono le strutture sanitarie e gli istituti atti a consentire l'apertura di un nuovo centro di selezione per l'Esercito Italiano,

impegna il Governo

ad adottare ogni opportuna iniziativa di competenza al fine di facilitare e incentivare il reclutamento nell'Esercito italiano, con la riapertura di un centro di selezione in Sardegna, in piena collaborazione con la Regione autonoma della Sardegna, sia dal punto di vista delle strutture che da quello del personale sanitario medico e non (compreso chi è attualmente in ausiliaria).
(7-00736) «Deidda, Ferro, Galantino».


   La X Commissione,

   premesso che:

    il settore manifatturiero del tessile, moda e accessorio (aggregato, si ricorda, comprensivo dei settori calzature, concia, occhialeria, oreficeria-argenteria-gioielleria, pelletteria, pellicceria e tessile-abbigliamento) ha una rilevanza primaria nel sistema economico italiano e rappresenta, allo stesso tempo, uno degli assi portanti dell'industria del «made in Italy» nel mondo;

    gli effetti della crisi pandemica da COVID-19 non hanno risparmiato il comparto, che, anzi, risulta tra le industrie manifatturiere più colpite nel nostro Paese. Le misure di contenimento del contagio adottate sia a livello nazionale sia a livello internazionale hanno influito pesantemente sul settore in termini diretti e indiretti;

    gli effetti pandemici sono stati accentuati proprio perché l'industria italiana manifatturiera dei menzionati settori occupa un ruolo di primaria importanza nelle filiere internazionali, partecipando attivamente (e con posizioni di leadership) ai diversi passaggi produttivi e fornendo le catene di approvvigionamento internazionale;

    il bilancio settoriale del 2020 si chiude con perdite gravi e ben peggiori rispetto a quelle dell'ultima crisi economica del 2008-2009. Secondo le stime elaborate dal Centro studi di Confindustria Moda il fatturato annuo è stimato in calo nell'ordine del -26 per cento. Considerando che nel 2019 il fatturato del comparto aveva raggiunto i 97,9 miliardi di euro, tale variazione si tradurrebbe in una perdita di 25,4 miliardi. Il turnover complessivo dovrebbe, quindi, calare a 72,5 miliardi di euro;

    dalle rilevazioni a campione di Confindustria Moda, nei primi mesi del 2021 si registra un trend simile a quello del trimestre precedente, con un calo del fatturato del 18,4 per cento. Anche per il secondo trimestre del 2021 è attesa una attenuazione della flessione, con un calo previsto di circa il 10 per cento;

    con riferimento al solo export, sulla base delle elaborazioni sui dati diffusi da Istat, nei dodici mesi il Tma cede il -19,8 per cento, passando dai 68 miliardi circa archiviati nel 2019 a 54,6 miliardi nel 2020. I flussi intra-comunitari perdono il -16 per cento, quelli extra-Ue cedono il -22,2 per cento;

    cruciale è anche l'impatto in termini di occupazione e di perdita di competenze, ai diversi livelli, proprio per la contrazione delle produzioni;

    il suddetto comparto è fortemente impegnato sul lato della sostenibilità, di prodotto quanto di processo produttivo, e sta sviluppando diversi strumenti per analizzare (con metodo scientifico), monitorare e quindi migliorare le performance in termini Cfp (Carbon Foot Print) – in linea con gli Sdg mondiali. Si tratta di una caratteristica che crea un filo conduttore tra «tecnologie abilitanti» e sostenibilità ecologica e sociale, per attuare processi di transizione ecologica piena e in linea con le sfide poste dalla Commissione europea. Caratteristica che, a causa delle negatività economiche e sociali dovute alla pandemia, non ha potuto esprimersi a pieno, limitando gli investimenti e l'offerta complessiva del comparto in tal senso;

    la circolarità e il corretto smaltimento del «fine vita» sono una caratteristica molto ricercata dai consumatori: come parte del più ampio impegno per la sostenibilità, diventa strategico poter garantire al consumatore non soltanto il corretto riuso/riciclo del prodotto finito, ma anche un corretto impiego delle diverse componenti le linee produttive di processo;

    la crisi del settore della moda ha colpito gravemente anche il commercio al dettaglio con rilevanti perdite economiche per i negozi di moda: i consumi di prodotti del settore hanno registrato una diminuzione di circa 20 miliardi di euro a seguito delle restrizioni varate per contrastare la pandemia, che hanno imposto anche 140 giorni di chiusura dei negozi di moda in zona rossa;

    secondo alcuni studi di settore, a causa degli effetti del COVID-19 (tra cui crollo dello shopping tourism, minor reddito disponibile per le famiglie e l'aumento della propensione al risparmio) si rischia la chiusura di 20 mila negozi di moda su 115 mila punti vendita con una ricaduta sull'occupazione che potrebbe interessare oltre 50 mila addetti;

    va inoltre ricordato come in tale settore sia determinante la stagionalità del prodotto venduto. I beni variano e si differenziano a seconda del periodo di vendita e se non venduti nella stagione sono suscettibili di notevole deprezzamento;

    la crisi causata dal COVID-19 ha comportato quindi una drammatica flessione delle vendite a causa delle restrizioni alla circolazione, pertanto l'intero comparto tessile e della moda, del calzaturiero e della pelletteria ha accumulato stock di merce stagionale invenduta;

    gli effetti negativi sulle rimanenze finali di magazzino sono stati infatti notevoli, a partire dal cambio di stagione che è stato penalizzato dal lockdown, dall'assenza dei ricavi sino ad arrivare all'obsolescenza della merce stagionale;

    sarebbe quindi opportuna l'estensione applicativa, anche al commercio, della misura del credito di imposta, pari al 30 per cento del valore delle rimanenze finali di magazzino, presente nella legge 17 luglio 2020, n. 77, con riferimento all'industria tessile, della moda ed accessori;

    secondo gli analisti l'intero settore della moda potrà ritornare ai livelli pre COVID non prima del 2023,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per prevedere strumenti agevolativi a fondo perduto per chi investe in tecnologie innovative e ambientalmente sostenibili per il comparto del tessile, della calzatura, della conceria e della pelletteria, al fine di garantire ulteriormente il processo di tracciabilità, trasparenza e transizione ecologica del comparto;

   ad adottare iniziative per prevedere ulteriori agevolazioni per la sostituzione del parco macchine produttivo, a favore di tecnologie e macchinari capaci di garantire un corretto riciclo delle diverse componenti a fine vita, agevolandone la sostituzione in funzione di una migliore produttività, sicurezza per i lavoratori e miglioramento delle performance ambientali;

   ad adottare iniziative per istituire appositi programmi di studio e formazione, coordinati a livello nazionale, favorendo una migliore partecipazione delle imprese del comparto all'interno di tali programmi, in sinergia con la proposta formativa già sviluppata dagli Its e dai diversi istituti di formazione tecnica superiore;

   ad adottare iniziative per predisporre strumenti agevolativi per favorire l'acquisizione di tecnologie, macchinari ed equipaggiamenti, provenienti dalle imprese italiane, con caratteristiche di innovazione (tecnologie 4.0 e sostenibilità) presso tali istituti formativi e per garantire un potenziamento e un upgrade della formazione tecnico-pratica, allineando l'insegnamento alle necessità delle imprese del settore manifatturiero del tessile, moda e accessorio;

   ad adottare iniziative per estendere il credito di imposta presente nella legge 17 luglio 2020, n. 77, a tutti i soggetti operanti nel settore tessile e della moda, del calzaturiero e della pelletteria.
(7-00735) «Nardi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   come emerso dagli organi di informazione, il 22 settembre 2021 la corte di appello di Napoli (seconda sezione, presidente Grassi) ha condannato Enrico Coscioni a due anni di reclusione (pena sospesa) per violenza privata tentata e continuata, aggravata dall'abuso di potere;

   il sostituto procuratore generale Maria Di Addea aveva chiesto una condanna a 4 anni per tentata concussione e, in subordine, la riqualificazione del reato in tentata violenza privata che è stato riconosciuto sussistente dai giudici di appello;

   Enrico Coscioni, secondo quanto riferito dagli organi di informazione «è coinvolto in un'indagine della Procura di Napoli che punta a fare luce su presunte pressioni esercitate nei confronti di tre manager della sanità campana per indurli a dimettersi; i fatti contestati risalgono al 2015, quando Coscioni avrebbe fatto pressioni su tre commissari (Salvatore Panaro dell'Asl Na 3 Sud, Agnese Iovino dell'Asl Na 2 Nord e Patrizia Caputo, del Cardarelli) perché lasciassero il posto a persone vicine al nuovo presidente della Regione. L'inchiesta era stata avviata in seguito a un esposto presentato da Panaro, al quale Coscioni avrebbe detto: “Fra tre giorni ti mandiamo via, nessuno ti vuole, i sindaci non ti vogliono, nemmeno Casillo, tu devi andare via”»;

   nel dicembre 2018, in primo grado, venne assolto con la formula «il fatto non sussiste», dal collegio C della IV sezione penale del Tribunale di Napoli, con un verdetto emesso nel dicembre 2018, ma la Procura, impugnò la sentenza e presentò ricorso in appello il cui esito è quello sopra descritto; Enrico Coscioni, come da curriculum pubblicato sul sito di Agenas, tra i diversi e numerosi incarichi, segnatamente ricopre:

    il ruolo di presidente dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), ente che, come noto, svolge attività di supporto tecnico-operativo alle politiche di governo dei sistemi sanitari di Stato e regioni e all'organizzazione dei servizi e all'erogazione delle prestazioni sanitarie;

    presso la conferenza delle regioni e delle provincie autonome, è componente della cabina di regia per «Adozione dei criteri relativi alle attività di monitoraggio del rischio sanitario di cui all'allegato 10 del decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020»;

    presso la ragione Campania, è componente della Task Force Regionale per la realizzazione di misure per la prevenzione e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19;

    è direttore della struttura complessa «Cardiochirurgia» dell'A.o.u. San Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona di Salerno;

    è consigliere del presidente della regione Campania per la sanità;

   il decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, recante disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, a norma dell'articolo 1, commi 49 e 50, della legge 6 novembre 2012, n. 190, disciplina anche i casi di coloro che siano stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, ai quali non possono essere attribuiti rilevanti incarichi di vertice;

   ragioni di opportunità politica, prima ancora che giuridica, in ogni caso, impongono che ai più alti vertici delle amministrazioni dello Stato e delle regioni vi siano persone in grado di garantire la massima onorabilità, trasparenza e tutela dell'immagine dell'amministrazione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere a salvaguardia dell'immagine del Ministero della salute e degli organismi di cui lo stesso si serve per porre in essere le politiche sanitarie del Paese.
(2-01336) «Provenza».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BUTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a fine agosto, con un mese di ritardo rispetto agli avvenimenti alluvionali di fine luglio che hanno interessato la provincia di Como e segnatamente le sponde e le valli del Lario, il Consiglio dei ministri aveva decretato lo stato di emergenza per calamità naturale;

   il provvedimento portava in dote l'irrisorio stanziamento di 3 milioni di euro da suddividere su tre province (Como, Varese e Sondrio) a fronte di valutazioni oggettive dei danni di diverse decine di milioni di euro;

   recentemente, durante l'ennesimo «evento atmosferico avverso» — un temporale per nulla irresistibile — alcuni comuni del Lario, in particolare Blevio — già pesantemente colpito a fine luglio — sono stati interessati da frane, alluvioni e smottamenti di varia natura;

   la situazione di Blevio appare grave per gli effetti del recente temporale notturno che vanno a sommarsi ai problemi non risolti della scorsa estate –:

   se non sia il caso di adottare iniziative per rimpinguare immediatamente gli esigui fondi stanziati a seguito della delibera del Consiglio dei ministri decretante lo stato di emergenza per calamità per la provincia di Como, e inviare aliquote militari, dotate di mezzi opportuni, per mettere in sicurezza il territorio montano del Lario e delle sue valli;

   a che punto siano gli interventi ipotizzati per fronteggiare l'emergenza di fine luglio 2021;

   se il Governo sia a conoscenza del fatto che la prospettata chiusura della strada statale Regina interesserà vari percorsi viabilistici montani alternativi, che già ora presentano criticità, per garantire i collegamenti tra l'alto lago, la città di Como, i valichi di frontiera e le altre località del Lario;

   se non sia il caso di provvedere al ripristino immediato dell'organico dei vigili del fuoco della provincia di Como a cui mancano almeno una trentina tra capi squadra e capi turno, cioè personale altamente specializzato e indispensabile anche in questi casi.
(5-06745)


   CURRÒ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Carmine Di Noia è stato nominato Commissario della Consob con il decreto del Presidente della Repubblica 4 febbraio 2016, con scadenza al 2023. Egli è stato Vice direttore generale e responsabile del «Mercato dei Capitali e Società Quotate» di Assonime (Associazione fra le Società Italiane per azioni), fino al 2016: ciò secondo l'interrogante a sottolineare il repentino passaggio da controllato a controllore;

   Di Noia, da quanto appare da fonti stampa, sarebbe stato tra i protagonisti del voto contrario al procedimento sanzionatorio nei confronti di Telecom Italia, relativo all'operazione Telecom Italia – Vivendi. L'Authority ha difatti deciso di archiviare il procedimento sanzionatorio a carico dell'azienda, accusata di irregolarità nelle trattative con Canal Plus (controllata per l'appunto da Vivendi). Telecom Italia – è giusto ricordarlo – è un'impresa associata ad Assonime, oltre che a Confindustria;

   Di Noia risulta professore di I Fascia, abilitato fino al 3 aprile 2023;

   da fonti stampa si è appreso che di recente l'Università LUISS «Guido Carli» avrebbe assegnato una docenza al Commissario Di Noia, ponendolo immediatamente in aspettativa fino alla conclusione del suo mandato. Assegnazione, quest'ultima, che sarebbe avvenuta con nomina diretta da parte dell'Ateneo, pur non sussistendo, a quanto risulta all'interrogante, specifiche motivazioni d'urgenza;

   da fonti informali, inoltre, parrebbe che il contratto abbia decorrenza a partire da settembre 2021, per un importo pari a circa 80 mila euro annui;

   l'ateneo LUISS «Guido Carli» sin dal 1974, quando un gruppo di imprenditori guidato da Umberto Agnelli decise di investire risorse umane e finanziarie in un innovativo progetto di formazione della classe dirigente, è controllato di fatto proprio da Confindustria che, pur in maniera indiretta, ne influenza l'organizzazione e le linee guida;

   particolarmente curioso, si noti, il fatto che sia l'abilitazione all'insegnamento che il settennato Consob terminerebbero nel 2023 (tra febbraio e aprile), mentre la docenza assegnata recentemente dalla LUISS – sempre secondo fonti stampa – andrebbe a coprire un periodo successivo, alla luce del fatto che Di Noia sarebbe stato – come detto – posto in aspettativa proprio al fine di evitare eventuali incompatibilità con la carica istituzionale –:

   se il Governo abbia contezza del fatto in premessa e se si intendano assumere le iniziative di competenza volte alla revoca dell'incarico ricoperto dal Commissario Di Noia che, pur se nel formale rispetto della normativa vigente in tema di compatibilità degli incarichi in Consob, sembrerebbe concentrare nella medesima persona incarichi presso l'autorità di vigilanza del mercato azionario e l'Università italiana più marcatamente influenzata dal mondo imprenditoriale italiano.
(5-06775)


   SARLI, SURIANO, EHM, MASSIMO ENRICO BARONI e SPESSOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nell'opinione pubblica italiana e nella comunità medico-scientifica internazionale si discute da tempo su quali misure intraprendere per favorire un accesso globale equo, economico e rapido a vaccini, medicinali e diagnosi contro il COVID-19;

   a dicembre del 2020 presso il Parlamento europeo è stata presentata una interrogazione, la n. P-006641/2020, che invitava la Commissione europea a concedere all'autorità di bilancio europeo l'accesso ai contratti concernenti i vaccini contro il COVID-19 prima della fine del 2020, anche per chiedere maggiore trasparenza in relazione agli stessi contratti; tra i firmatari risulta esserci anche la deputata francese Manon Aubry del partito «France Insoumise»;

   il Quotidiano Nazionale del 18 marzo 2021 ha riportato un'intervista alla deputata francese Manon Aubry nella quale affermava che «la Commissione europea difenderebbe gli interessi dei laboratori farmaceutici(...); l'unica scelta possibile è quella di liberalizzare i brevetti affinché tutti possano produrre i vaccini»;

   a marzo 2021 la Camera dei deputati ha approvato una mozione che impegna il Governo ad adoperarsi nel quadro dell'Unione europea e dell'Organizzazione mondiale del commercio (Omc) affinché il sistema commerciale multilaterale basato sulle regole, ivi comprese le flessibilità offerte dall'accordo Trade Related aspects of Intellectual Property rights (Trips), possa sostenere al meglio l'accesso universale ed equo ai vaccini e ai trattamenti COVID-19. In questo contesto, ad operare in seno all'Unione europea affinché l'Omc possa derogare temporaneamente per i vaccini anti-COVID-19 al regime ordinario dell'accordo Trips sui brevetti o altri diritti di proprietà intellettuale, tenendo conto dell'equilibrio tra la protezione della proprietà intellettuale e l'accesso universale diffuso ai vaccini ed ai farmaci anti-COVID-19, con l'obiettivo di fornire una risposta robusta e rapida alla pandemia;

   la mozione suddetta invitava il Governo ad agire, sia in ambito Unione europea che Omc, per trovare soluzioni che facilitassero la collaborazione con l'industria farmaceutica al fine di aumentare la capacità di produzione dei vaccini anti-COVID-19 in tutto il mondo, attraverso accordi di licenza, anche al fine di esportare i vaccini in qualsiasi Paese a basso e medio reddito senza capacità di produzione;

   una risoluzione del 10 giugno 2021 del Parlamento europeo ha chiesto una deroga temporanea all'accordo Trips per consentire l'accesso globale a vaccini e terapie a costi calmierati. Un invito condiviso da oltre 100 accademici in tema di proprietà intellettuale a livello internazionale;

   il giornale Il Fatto Quotidiano, in un articolo di luglio 2021, ha riportato che in Africa solo l'1 per cento della popolazione è vaccinato, e in molti dovranno aspettare il 2023 –:

   se il Governo non ritenga d'intraprendere, in sede europea, tutte le iniziative di competenza per sospendere i diritti di proprietà intellettuale dei brevetti per i vaccini COVID-19, in permanenza della situazione sanitaria a livello planetario, tenuto conto che in tutti i Paesi del mondo si è puntato, sinora, quasi esclusivamente sui vaccini per la strategia di contrasto al virus;

   se il Governo, in quanto l'Italia è capofila del G20, intenda favorire l'attivazione di tutti gli strumenti per intraprendere un'iniziativa internazionale finalizzata ad attivare un piano di sostegno per la produzione dei vaccini COVID-19 e misure per l'esportazione gratuita degli stessi verso i Paesi in via di sviluppo, per ridurre anche in quelle popolazioni la possibilità di ammalarsi in forma grave, soprattutto per gli anziani e le persone fragili;

   se intenda chiarire quale sia l'ammontare dei finanziamenti pubblici dello Stato Italiano e della Comunità europea destinati alle attività di ricerca sui vaccini e in particolare con riguardo a quelli contro il COVID-19.
(5-06776)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BERTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura del Rapporto nazionale sulla situazione del dissesto idrogeologico nel Paese, presentato dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) nel 2018, si apprende che il 91 per cento dei comuni italiani è a rischio idrogeologico: oltre 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) nella Missione 2 «Rivoluzione verde e transizione ecologica» prevede un importo di 2,49 miliardi di euro da destinare al Capitolo 4.2 - Investimento 2.1 «Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico»;

   il fiume Serchio è il terzo fiume toscano per lunghezza e il secondo per portata media alla foce. Il Serchio si sviluppa nella provincia di Lucca, sfociando nel Mar Tirreno nel territorio di Vecchiano (Pisa);

   il Serchio rappresenta un fattore di rischio idrogeologico per il territorio circostante, poiché le caratteristiche geologiche, topografiche e climatologiche dei bacini idrografici che ricadono nel distretto del Serchio espongono gran parte del territorio a fenomeni alluvionali, aventi frequenza temporale elevata e dagli effetti rilevanti;

   secondo quanto esposto in un report del 2010 dell'Autorità di Bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale, in alcune stazioni dell'alto corso del Serchio si registrano valori cumulati medi annui di pioggia tra i più alti in assoluto in Italia;

   da quanto si apprende da uno studio di ricerca della medesima Autorità, solo negli ultimi cinquecento anni le alluvioni nel bacino del fiume Serchio sono state oltre trentacinque;

   in tale contesto, gli eventi meteorici che nel passato sono stati in grado di causare danni rilevanti a cose e persone sono avvenuti, seppure con caratteristiche differenziate, lungo tutti i periodi dell'anno. Gli eventi più significativi a carattere alluvionale del periodo più recente sono stati cinque, verificatisi nelle annualità 1940, 1982, 1992, 2000, 2009 e una piena, senza ingenti danni, verificatasi nel 2012;

   secondo un report del gennaio 2021, pubblicato dall'Autorità di bacino, in Toscana è caduto circa il 107 per cento di pioggia in più rispetto alla media dello stesso mese degli ultimi dieci anni. L'area più colpita è stata quella della Toscana settentrionale, proprio con particolare riferimento ai bacini del Serchio e alla Toscana Nord dove le cumulate di pioggia hanno raggiunto anche i 600/700 mm, su una media di 90mm (risultante dai dati 2010-2020);

   la maggior parte di questi eventi alluvionali e di piena ha riguardato il tratto del Serchio attraversante il comune di Vecchiano e alcuni tratti nel comune di San Giuliano (Pisa);

   a seguito delle piene del 2000 e del 2009, venne condotto dalla Provincia di Pisa uno studio su questi fenomeni che culminò con la redazione del Programma di interventi prioritari per la messa in sicurezza degli argini del fiume Serchio nell'area pisana - Seconda fase dei lavori;

   nell'ultimo decennio sono state eseguite alcune opere di messa in sicurezza del fiume Serchio, programmate e finanziate dalla Provincia di Pisa o dalla regione Toscana. A oggi risultano ultimati quasi tutti questi interventi programmati, a sola esclusione dei tratti in località Cortaccia-Avane e il tratto di Nodica (frazioni del comune di Vecchiano) –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa;

   secondo quale criterio il Governo intenda distribuire territorialmente le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza relative alla voce di investimento denominata «Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico».
(4-10323)


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli immobili oggetto del piano integrato «Mezzalupo - Via di Boccea» in regime di edilizia agevolata, oggetto del bando della Prefettura di Roma n. 3909/Gab. del 3 aprile 2002, vivono circa 50 famiglie, tutte con componenti appartenenti alle Forze di polizia ed impegnati nel delicato comparto della lotta alla criminalità organizzata;

   la normativa di riferimento, che consente di realizzare interventi edilizi, è il decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, e, in particolare, l'articolo 18, che prevede l'elargizione di un contributo economico a fondo perduto alle imprese costruttrici al fine di attenuare il costo di costruzione;

   tenuto conto dello speciale regime giuridico a cui sono sottoposti, nonché del contributo economico concesso alle imprese per la relativa costruzione, i medesimi immobili sono vincolati ad un prezzo massimo di cessione, così come calcolato e previsto nella convenzione urbanistica stipulata nel 2004 tra il soggetto attuatore del programma edilizio ed il comune di Roma, che ha concesso il diritto superficiario sulle aree ove gli stessi sono stati realizzati;

   da un'approfondita disamina della normativa di settore emerge che le abitazioni in questione sono state edificate su un terreno di proprietà del comune di Roma in ragione delle dichiarate finalità sociali che tali immobili sono tenuti a perseguire e a tutt'oggi il comune risulta il legittimo proprietario dell'area dove gli stessi sono stati realizzati dal soggetto attuatore, che ne detiene solo la proprietà superficiaria, mentre nulla si dispone in merito a cosa accadrà al termine del periodo di locazione;

   i vincoli indicati all'interno della convenzione non scadono con lo spirare del termine dei contratti di locazione in essere; al contrario, la convenzione ha una durata di 99 anni che impedisce qualsiasi tipo di speculazione monetaria in ragione delle citate finalità pubbliche e di tutela di particolari lavoratori impegnati nella lotta alla criminalità organizzata;

   il decreto ministeriale n. 185 del 2014 (cosiddetto decreto Lupi) prevede una importante attenuazione del canone di locazione in base alle varie fasce di reddito dei locatari, provvedimento che tuttavia non viene applicato dai soggetti attuatori nei casi in esame in quanto ritenuto irretroattivo e, pertanto, non valido per le convenzioni stipulate ante 2014, creando di fatto una evidente disparità di trattamento rispetto ad altri colleghi inquilini che vivono in abitazioni realizzate dopo il 2014;

   manca ormai pochissimo alla scadenza dei contratti di locazione (2022-2023) e 50 famiglie di appartenenti alle Forze di polizia, con bambini ed anziani, rischiano di perdere la propria abitazione principale;

   molti inquilini, peraltro, sono vicini a un'età ormai prossima alla pensione e tale aspetto, unito all'impossibilità stabilita per legge di possedere un'altra abitazione idonea alle esigenze familiari, preclude agli stessi di accedere al mutuo per l'acquisto di un'altra casa: una vera e propria beffa causata da una lacuna normativa alla quale occorre porre rimedio –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(4-10331)


   MURONI, CECCONI, FIORAMONTI, FUSACCHIA e LOMBARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   è stato pubblicato, il 24 settembre 2021, sul quotidiano on-line «internazionale.it» un articolo dal titolo «Il presidente tunisino elimina ogni forma di garanzia democratica» di Pierre Haski;

   nell'articolo si legge che: «A luglio, quando aveva sospeso la costituzione e assunto pieni poteri per un mese, il presidente tunisino Kais Saied aveva risposto a chi parlava di colpo di stato citando una frase celebre del generale de Gaulle: “Non è a quest'età che comincerò una carriera di dittatore”»;

   quasi due mesi dopo, però, Saied si è concesso poteri ancora più vasti, avviando una «presidenzializzazione» totale del sistema, senza alcun contrappeso istituzionale. Ancora una volta una parte dell'opposizione grida al colpo di Stato, anche se la manovra va avanti per decreti e non con i carri armati per le strade di Tunisi;

   senza dirlo, il Presidente tunisino ha chiuso la pagina della seconda Repubblica tunisina, partorita dalla rivoluzione del 2011 e legittimata nella Costituzione adottata nel 2014. All'epoca, la nuova carta costituzionale era stata elogiata per i suoi progressi democratici e per il rispetto dei diritti delle donne, e di conseguenza era stata considerata la più avanzata del mondo arabo;

   la Costituzione tunisina, proprio per evitare le derive del potere personale, aveva creato un ibrido tra il regime parlamentare e quello presidenziale, che però ha provocato una paralisi del sistema. Saied è intervenuto a luglio 2021 dicendo di voler mettere fine allo stallo, sostenuto da una parte della popolazione sfiancata da sterili rivalità politiche;

   la questione sta nel fatto che il Presidente tunisino ha preso impegni che sta ignorando uno dopo l'altro. I pieni poteri dovevano durare un mese, ma ne sono già passati due. Saied avrebbe dovuto nominare un Primo ministro, ma non l'ha ancora fatto (e ormai, anche se lo facesse, l'incarico sarebbe comunque svuotato di ogni potere dai decreti presidenziali). In passato la legittimità politica era garantita dal Parlamento, ma oggi non esiste più un Parlamento, come non esiste una Corte suprema;

   è evidente che questi attacchi all'ordine costituzionale potrebbero essere configurati come attacchi alla democrazia, anche se Saied non può ancora essere definito un dittatore in senso stretto;

   tutto questo potrebbe condurre alla soppressione del sistema dei partiti, che evidentemente non ha funzionato nell'ultimo decennio, avviando la Tunisia verso una nuova forma di Stato: il presidenzialismo assoluto;

   si evidenzia che il confine tra presidenzialismo e un ritorno all'autoritarismo imposto in passato ai tunisini è molto labile;

   va ricordato che, dopo aver rimosso il Primo Ministro, sospeso la Costituzione e il Parlamento, il Presidente tunisino ha assunto il potere legislativo ed esecutivo. Un attacco fortissimo alla democrazia, che dovrebbe preoccupare molto anche noi italiani. Invece ad oggi tutto tace;

   si apprende dalla lettura di un lancio dell'Ansa, del 29 settembre 2021, che «il presidente tunisino ha incaricato Néjla Bouden di formare il governo. Lo rende noto uno stringato comunicato della Presidenza precisando che tale decisione è stata adottata ai sensi dell'articolo 16 del decreto presidenziale 117 relativo alle misure eccezionali. È la prima volta nel mondo arabo che una donna viene incaricata premier, riferiscono i media locali.» Si spera che non sia solo una operazione di facciata –:

   quale sia la posizione del Governo rispetto a questa drammatica situazione che si sta verificando in Tunisia, nel pieno silenzio dei Governi europei, e se non si intenda intraprendere, anche attraverso i canali diplomatici, un'azione concreta e urgente, coinvolgendo anche gli altri Paesi europei, nei confronti del Governo tunisino, a tutela della democrazia e dei diritti civili che sembrano, da quanto si apprende, a rischio.
(4-10351)


   ASCARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'8 giugno una ragazza di 13 anni si è suicidata in un appartamento di Torpignattara, quartiere alla periferia est di Roma: «Era bullizzata da alcune compagne di classe», racconta la mamma in uno sfogo su Facebook;

   dalla lettura di un articolo di giornale del Messaggero dal titolo «Mia figlia come lei...» pare che questo non fosse un caso isolato, visto che anche un'altra adolescente che frequenta la stessa scuola media pare aver vissuto lo stesso incubo e le stesse dinamiche di bullismo che si sono scatenate contro la tredicenne suicida. Da quanto si legge, anche la mamma di questa ragazza, (che a seguito degli atti di bullismo subiti aveva cominciato a porre in essere comportamenti autolesionistici), ha posto il caso della figlia all'attenzione della preside che pare non abbia preso alcun provvedimento per porre un freno al fenomeno, né per responsabilizzare studenti e famiglie ad atteggiamenti diversi e consapevoli;

   a seguito di un incontro del 17 giugno 2021 (al quale la dirigente pare essere stata assente) presso la sede del municipio V del comune di Roma, alla presenza di diverse istituzioni territoriali dei referenti per il fenomeno del bullismo, del direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale del Lazio e di altri responsabili di uffici dell'Usr per discutere delle problematiche dell'istituto Laparelli, del quartiere Tor Pignattara-Certosa e delle zone limitrofe, il comitato Genitori «Deledda-Pavoni» dell'I.C. Laparelli, con due missive del 21 giugno e del 14 luglio 2021 indirizzate alle istituzioni scolastiche competenti, tra cui il direttore generale dell'Usr Lazio, hanno segnalato in via ufficiale la gravità della situazione che sta vivendo la scuola (anche a seguito dell'emergenza sanitaria) e l'inadeguatezza delle misure messe in campo dall'istituto citato in tema di prevenzione e contrasto al bullismo e al cyberbullismo. In queste missive, si segnala che, soprattutto nel plesso della scuola secondaria «Pavoni» dell'istituto, pare si siano verificati numerosi e gravi episodi di bullismo e cyberbullismo che hanno coinvolto trasversalmente diverse classi, dalle prime alle terze. Nella scuola pare si stiano registrando un aumento di disturbi di tipo ansioso-depressivo, gesti autolesionistici, disturbi alimentari, attacchi di panico. Tali fenomeni si concentrano nelle situazioni più esposte e meno tutelate come avrebbe confermato il servizio di neuropsichiatria infantile del distretto sanitario nel corso dell'incontro del 17 giugno 2021;

   sempre in queste missive si legge che la dirigenza dell'istituto non sarebbe stata in grado di affrontare questa situazione, nonostante l'impegno encomiabile dei singoli docenti. I genitori preoccupati che hanno segnalato i problemi dei propri figli alla dirigente scolastica riferiscono di un presunto atteggiamento sempre volto a sminuire e ridimensionare gli episodi, senza mai farsi carico dell'intervento come istituzione scolastica al fianco delle famiglie nel processo di formazione e di crescita di cittadini responsabili;

   inoltre, si legge anche che, nella scuola, mancherebbe un referente bullismo come previsto dalla normativa vigente, e non verrebbero effettuati corsi di formazione e informazioni per docenti e genitori;

   la normativa vigente (legge n. 107 del 2015; legge n. 71 del 2017) pone dei precisi obblighi in capo agli organi scolastici nell'ambito dell'attività di prevenzione e di contrasto ai fenomeni di bullismo e cyberbullismo. In particolare, il dirigente scolastico deve: individuare un referente del bullismo e del cyberbullismo; coinvolgere nella prevenzione e contrasto al fenomeno del bullismo, tutte le componenti della comunità scolastica; prevedere all'interno del Piano triennale dell'offerta formativa dei corsi di aggiornamento e formazione in materia di prevenzione dei suddetti fenomeni rivolti al personale docente e non docente; creare i presupposti di regole condivise di comportamento e prevenzione dei fenomeni; prevedere azioni culturali ed educative rivolte agli studenti per acquisire le competenze necessarie all'esercizio di una cittadinanza consapevole;

   la scuola è chiamata a svolgere un ruolo di presidio democratico e istituzionale a livello territoriale in quanto punto di riferimento per tutti quei ragazzi che hanno nella scuola l'unica possibilità di crescita culturale e riscatto sociale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare, anche promuovendo un'eventuale attività ispettiva, per far sì che nella scuola in questione vengano attuate tutte le misure previste dalla normativa vigente nell'attività di prevenzione e di contrasto dei gravi fenomeni di bullismo e cyberbullismo a tutela del benessere psico-fisico dei ragazzi e delle ragazze.
(4-10353)


   PRISCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del 12 maggio 2020, il Ministro per le politiche giovanili e lo sport ha definito criteri e modalità di gestione delle risorse assegnate all'ufficio per lo sport e da destinare al bando «Sport e Periferie 2020»;

   la Presidenza del Consiglio dei ministri, in attuazione del citato decreto ministeriale:

    ha proceduto alla selezione degli interventi da finanziare, volti alle seguenti finalità: 1) realizzazione e rigenerazione di impianti sportivi finalizzati all'attività agonistica, localizzati nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane; 2) diffusione di attrezzature sportive con l'obiettivo di rimuovere gli squilibri economici e sociali esistenti; 3) completamento ed adeguamento di impianti sportivi esistenti da destinare all'attività agonistica nazionale e internazionale;

    ha pubblicato l'Avviso pubblico «Sport e periferie 2020 per l'individuazione degli interventi da finanziare nell'ambito del Fondo Sport e Periferie», prevedendo un contributo massimo di settecentomila euro per ciascun intervento;

   il bando «Sport e periferie» aveva, inizialmente, una dotazione finanziaria pari a 140 milioni di euro, quaranta dei quali reperiti a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione (Fsc) 2014-2020, successivamente implementata con il decreto ministeriale 18 gennaio 2021, che ha assegnato ulteriori risorse pari a 160 milioni di euro sempre a valere sul Fsc 2014-2020;

   le risorse complessivamente destinate al bando «Sport e Periferie 2020» sono state, quindi, pari a trecento milioni di euro, duecento dei quali a valere sulla programmazione Fsc 2014-2020;

   il Fondo per lo sviluppo e la coesione, disciplinato dal decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88, che ha così ridenominato il Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas) contiene le risorse finanziarie aggiuntive nazionali destinate a finalità di riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del Paese;

   in particolare, la delibera Cipe n. 25/2016 e successive modificazioni e integrazioni, concernente anche le modalità di impegno e di utilizzo delle risorse a valere sul Fsc 2014-2020, prevede, pertanto, che le predette risorse debbano essere assegnate sempre nel rispetto del vincolo normativo sull'impiego dell'ottanta per cento delle risorse nella macro area del Mezzogiorno e del restante venti per cento nella macro area del Centro-Nord;

   il 13 settembre 2021 il Dipartimento dello sport della Presidenza del Consiglio dei ministri ha finalmente pubblicato la graduatoria dei progetti ammessi a finanziamento e di quelli esclusi: su 3.380 domande pervenute da regioni, province/città metropolitane, comuni, Federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, associazioni e società sportive dilettantistiche, enti di promozione sportiva, enti religiosi civilmente riconosciuti, risultano finanziati circa 500 interventi;

   l'allegato A individua oltre agli interventi finanziati, anche quelli non finanziabili a causa dei criteri per il riparto delle risorse tra regioni meridionali e del Centro Nord, con l'indicazione del punteggio totalizzato; il decreto di approvazione della graduatoria prevede, infatti, che nell'allegato A sia «data evidenza anche dei progetti non finanziabili, pur se meritevoli di punteggio da parte della Commissione di valutazione, per insufficienza di risorse economiche, considerati i predetti vincoli afferenti all'utilizzo delle risorse FSC»;

   a ben guardare, l'evidenza che emerge dall'esame della graduatoria è quella di un paradosso per cui il citato vincolo di utilizzo delle risorse Fsc 2014-2020 destinate al bando ha, di fatto, determinato che interventi di rilievo, riconosciuti meritevoli di finanziamento e con punteggi elevati, fossero esclusi dal finanziamento a favore di interventi con punteggi di gran lunga inferiori, ma finanziati solo perché geograficamente ricadenti in aree del Sud Italia –:

   quali iniziative correttive intenda adottare per rispondere ad evidenti esigenze compensative nei riguardi di quegli interventi qualificati e qualificanti che sono stati a parere dell'interrogante discriminati a favore di interventi meno qualificati.
(4-10354)


   SILLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le disabilità, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   le Olimpiadi 2020 si sono svolte a Tokyo dal 23 luglio 2021 all'8 agosto 2021, mentre le Paralimpiadi 2020, riservate agli atleti con disabilità, si sono svolte, sempre a Tokyo, dal 24 agosto 2021 al 5 settembre 2021; entrambe le competizioni hanno visto risultati eccellenti dei nostri atleti, portando un numero «record» di medaglie;

   in questa edizione è emersa l'evidente disparità di trattamento tra atleti paralimpici e atleti olimpici, in quanto i premi a loro riconosciuti sono completamente diversi;

   i premi riconosciuti agli atleti olimpici vedono il riconoscimento di 180.000 euro per l'oro, 90.000 per l'argento e 60.000 per il bronzo. Possiamo notare che i premi riconosciuti agli atleti paralimpici non arrivano alla metà infatti sono previsti 75.000 euro per l'oro, 40.000 per l'argento e 25.000 per il bronzo;

   lo sport non può avere una diseguaglianza sostanziale come in questo caso, visto che entrambe le competizioni vedono risultati importanti solo dopo allenamenti, impegno, passione e devozione –:

   quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per pervenire al superamento di tale divario sin dalle prossime edizioni delle olimpiadi – paralimpiadi, sia estive che invernali.
(4-10364)


   VITO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   sul sito del Dipartimento per le politiche antidroga del Governo, tra le pubblicazioni, è ancora presente un Manuale relativo alla Cannabis del marzo 2014, completamente superato dalle successive risultanze scientifiche e dalle raccomandazioni dell'Oms del 2019 e dell'Onu del 2020;

   va considerato che, in vista della prossima campagna referendaria sulla cannabis, è necessario che soprattutto la comunicazione istituzionale sul tema sia corretta –:

   se non si intenda rimuovere dal sito governativo del Dipartimento delle politiche antidroga la pubblicazione del manuale sulla cannabis risalente al 2014.
(4-10365)


   DIENI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il ricorso alla lotta e al contrasto al COVID-19 non possono essere utilizzati come pretesto per porre in essere misure invasive e non necessarie;

   nelle scorse settimane, per mezzo di canali stampa nazionale e locale, è stata trasmessa la notizia del ricorso ad una di quelle misure sopra descritte. Per il primo fine settimana di settembre – 4 e 5 settembre 2021 per la precisione – sul litorale del Lido di Ostia, X municipio del comune di Roma, dalle ore 11 alle 16 si sarebbe dovuto prevedere un volo di ricognizione di un drone anti-COVID-19;

   obiettivo dell'utilizzo della suddetta strumentazione doveva essere quello di misurare la temperatura corporea dei bagnanti presenti sulla spiaggia del litorale, per la precisione negli stabilimenti del Plinius e Coconait, nonché di controllare il corretto rispetto delle norme anti-Covid: distanziamento ed uso della mascherina;

   l'iniziativa promossa e sponsorizzata dalla Asl Roma 3 e descritta come «futuristica» prevedeva che il drone, volando ad un'altezza non inferiore a 25 metri dal livello dell'acqua, e ad una distanza non inferiore a 30 metri dalle persone, avrebbe rilevato una persona con la febbre;

   la malcapitata tacciata con temperatura superiore a 37,5° – livello che facilmente si può raggiungere su di una spiaggia con circa 40 gradi – sarebbe stata poi identificata ed in automatico sottoposta ad accertamenti, dei quali non era stata indicata alcuna specifica, da parte del servizio medico di sorveglianza;

   l'iniziativa, di cui gli stessi cittadini e bagnanti che ne sarebbero stati oggetto sapevano poco o nulla, era stata «pubblicizzata» esclusivamente tramite la pagina Facebook dell'Asl Roma 3, con una locandina nella quale appariva oltre il logo della suddetta Asl anche quello della regione Lazio;

   la stessa regione Lazio ha preso le distanze dal progetto, affermando che «quella del drone anti-Covid è un'iniziativa autonoma della Asl Roma 3 che non rientra nella programmazione dell'Unità di Crisi COVID-19»;

   seppur annullata a causa del maltempo – questa la giustificazione formale utilizzata dall'Asl Roma3 – l'iniziativa desta preoccupazione visto il sistema invasivo di controllo delle persone;

   il Garante della privacy è intervenuto aprendo un'istruttoria sull'iniziativa, considerata la delicatezza dei dati personali trattati ed in assenza di una chiara base giuridica che legittimi l'utilizzo di questi dispositivi elettronici;

   sulla base del regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali – regolamento (UE) 2016/679, strumenti come i droni dovrebbero essere progettati rispettando i princìpi di privacy by design e privacy by default ed essere costruiti e configurati per raccogliere meno dati possibili –:

   se il Governo fosse o meno a conoscenza di questa iniziativa e quali iniziative di competenza intenda adottare, anche normative, per evitare che si ripetano o ripropongano iniziative basate sull'utilizzo di strumenti di controllo come quelli descritti in premessa;

   di quali elementi disponga circa la vicenda di cui in premessa e in particolare circa i motivi della rilevazione, l'affidabilità degli strumenti utilizzati e le conseguenze previste per chi risultasse avere una temperatura superiore a quella fisiologica.
(4-10366)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 14 gennaio 2021 si sono svolte in Uganda elezioni per eleggere il Presidente della Repubblica e i deputati al Parlamento;

   il 16 gennaio 2021 la commissione elettorale ha dichiarato eletto come Presidente Yoweri Museveni, da 35 anni al potere, con il 59 per cento dei voti, mentre il suo principale oppositore, Robert Kyagulanyi Ssentamu, conosciuto come Bobi Wine, avrebbe raccolto il 35 per cento dei consensi;

   da più parti sono state denunciate irregolarità e il candidato dell'opposizione, il 1° febbraio 2021, ha presentato una petizione all'Alta Corte ugandese contestando il risultato delle elezioni;

   non è stato possibile verificare la regolarità delle operazioni di voto, perché le autorità di Governo non hanno permesso la visita di missioni internazionali di osservatori ed esperti elettorali e perfino ad un gruppo di esperti dell'Unione europea è stato impedito di assistere alle procedure di voto;

   le attività dell'organizzazione National Election Watch Uganda, costituita proprio per il monitoraggio delle elezioni, sono state interrotte arbitrariamente dalle autorità governative;

   nei giorni immediatamente prima delle elezioni il Governo ha fortemente limitato l'accesso ad Internet e ai social media;

   i mesi precedenti le elezioni sono stati caratterizzati da una violenta repressione contro militanti e candidati dell'opposizione, organizzazioni della società civile, giornalisti e difensori dei diritti umani;

   l'azione repressiva ha avuto il suo culmine più sanguinoso il 18 e 19 novembre 2020 quando le forze dell'ordine si sono scagliate contro una manifestazione che chiedeva la liberazione di «Bobi Wine» arrestato in quei giorni, uccidendo decine di persone;

   l'azione repressiva non si è fermata neanche dopo il voto, tanto che il leader dell'opposizione è stato posto agli arresti domiciliari. Le autorità hanno impedito all'ambasciatrice degli Stati Uniti Natalie Brown di fargli visita in quei giorni;

   secondo il leader dell'opposizione e il suo partito, la National Unity Plattform, la persecuzione nei confronti degli oppositori prosegue con arresti arbitrari, rapimenti, persone scomparse e violenza estrema anche nei confronti delle donne;

   una ferma condanna sulla violazione dei diritti umani e civili in Uganda è stata espressa dal Parlamento europeo, dal Vice Presidente e Alto Rappresentante dell'Unione europea Josep Borrell, dall'ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani –:

   quali siano gli orientamenti del Governo sui fatti su esposti e come intenda agire nelle relazioni bilaterali e nei consessi europei ed internazionali affinché in Uganda siano pienamente ripristinati lo Stato di diritto e la libertà di opinione e di manifestazione e, come chiede il Parlamento europeo nella sua risoluzione dell'11 febbraio 2021, siano rilasciate «immediatamente e incondizionatamente tutte le persone arrestate e detenute solo per aver partecipato ad assemblee politiche pacifiche o per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e di associazione».
(5-06746)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da più legislature, Parlamento e Governo sono consapevoli della necessità di dover adeguare le convenzioni internazionali di sicurezza sociale con i Paesi terzi, ove rilevata un'obsolescenza tale da non garantire un'adeguata tutela previdenziale. In questo senso, nella XVII legislatura, la Camera dei deputati, il 19 marzo 2015, approvò la mozione n. 1-00445 a prima firma dell'interrogante. Più volte l'allora Governo in carica ribadì l'importanza di avviare il negoziato per la modifica dell'Accordo bilaterale di sicurezza sociale Italia-Stati Uniti: il 5 maggio 2016 l'allora Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, in risposta ad una lettera, affermava che «la revisione dell'Accordo rientra tra quelli considerati prioritari dal Governo»; mentre, il 22 febbraio 2017, in occasione dello svolgimento di un'interrogazione presentata dalla firmataria del presente atto di sindacato ispettivo, l'allora Ministro del lavoro e delle politiche sociali confermava l'impegno del Governo ad avviare il negoziato per la modifica del citato Accordo bilaterale;

   anche nel corso della XVIII legislatura, il Governo, rispondendo all'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-00126 confermava la volontà «di avviare al più presto il negoziato con gli Stati Uniti d'America». Da ultimo, il 24 marzo 2021 la III Commissione permanente, Affari esteri e comunitari, approvava all'unanimità la Risoluzione 8-00103, a prima firma dell'interrogante, con la quale si impegnava il Governo ad intraprendere tutte le iniziative a livello di coordinamento interministeriale utili ad avviare, compatibilmente con i vincoli di bilancio, il negoziato per l'aggiornamento dell'Accordo di sicurezza sociale Italia-Usa, al fine di venire incontro alle necessità dei lavoratori italiani negli Usa che ad oggi non vedono ancora pienamente tutelati i loro diritti previdenziali;

   intervenendo nel corso dei lavori della Commissione esteri della Camera dei deputati, la Vice Ministra Marina Sereni, sottolineava, nuovamente, come il Governo rimanesse impegnato ad avviare la revisione dell'Accordo di sicurezza sociale con gli Stati Uniti, segnalando che ci si trova di fronte ad una sfida complessa, sia per le diversità dei due sistemi, sia per gli oneri finanziari che deriverebbero dalla sua revisione;

   la Vice Ministra evidenziava, tuttavia, che, anche a causa della pandemia, la priorità era quella di concludere le intese amministrative ancora pendenti, relative ad una serie di accordi firmati negli anni scorsi con diversi Stati e solo una volta conclusa questa fase, sarebbe stato possibile prendere in esame la revisione di Accordi di sicurezza sociale con gli altri Paesi considerati prioritari dal Governo, come gli Stati Uniti;

   l'interrogante non può non ribadire come risulti di particolare importanza aggiornare l'Accordo bilaterale di sicurezza sociale Italia-Stati Uniti del 1973, per ricomprendervi una categoria più ampia di lavoratori che, con il passare del tempo, sono presenti fuori dal territorio nazionale: una necessità che è stata rilevata dalla stessa Inps in occasione di incontri pubblici con la comunità italiana negli Usa;

   in particolare, occorre includere nuove figure professionali che si sono spostate dall'Italia negli Usa, come gli iscritti all'ex-Inpdap, ora gestiti dall'Inps, in maniera da eliminare la disparità di trattamento tra lavoratori pubblici e privati. Infatti, i lavoratori privati usufruiscono di un accordo bilaterale tra Italia e Usa (Social Security Administration statunitense – Ssa), mentre i lavoratori pubblici non ne beneficiano –:

   quali iniziative siano state messe in campo dal momento dell'approvazione dell'ennesimo atto di indirizzo sopra citato, al fine di dare un impulso decisivo agli approfondimenti tecnici delle varie amministrazioni italiane competenti, per giungere alla definizione della posizione italiana per poi poter dare finalmente avvio ai negoziati con gli Stati Uniti, per aggiornare l'Accordo bilaterale di sicurezza sociale di cui in premessa.
(4-10338)


   MUGNAI e MARIN. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Enzo Galli e Simonetta Filippini sono due cittadini di Campi Bisenzio (Firenze) che si trovarono ad inizio aprile 2021 in India per adottare la loro bimba, Mariam Gemma di due anni;

   la coppia italiana si trovò allora bloccata in India, perché la donna risultò positiva al coronavirus e fu ricoverata in ospedale;

   in data 5 maggio 2021, venne annunciato che le condizioni di Simonetta Filippini si erano aggravate e la donna era stata trasferita in ospedale; contemporaneamente fu prenotato un volo per il rimpatrio della famiglia grazie alla solidarietà di parenti ed amici;

   il volo sanitario partì con una imponente collaborazione tra il consolato, che inviò i preventivi delle compagnie aeree, la regione Toscana, che organizzò l'accoglienza all'ospedale di Careggi, e il Ministero della salute che autorizzò il rimpatrio;

   in data 8 maggio 2021, tornati in Italia i coniugi di Campi Bisenzio (FI) furono ricoverati all'Ospedale di Careggi. Dopo che Simonetta Filippini era risultata positiva, anche Enzo Galli fu contagiato, anche se inizialmente asintomatico. La bimba fu ricoverata invece all'ospedale Meyer;

   al rientro in Italia, i loro decorsi furono diversi: Simonetta Filippini e la figlia hanno lasciato in breve tempo il Careggi e il Meyer per negativizzarsi a casa, mentre Enzo Galli è rimasto per 3 mesi e mezzo in ospedale per complicazioni ai polmoni e al cuore;

   ai primi di agosto 2021, Enzo Galli ebbe uno choc settico e fu sottoposto a dialisi per il malfunzionamento di un rene;

   a distanza di tre mesi, il 25 agosto 2021, Enzo Galli, 45 anni, non ce l'ha fatta. Nonostante la degenza in terapia intensiva e le cure è deceduto in seguito ad una polmonite bilaterale interstiziale;

   in data 26 agosto 2021, Simonetta Filippini ha dichiarato alla stampa quanto segue: «Non farò niente a livello legale, ma sono arrabbiata. L'ambasciata ci ha risposto che era in lockdown, ma gli altri Paesi hanno rimpatriato i loro connazionali. Noi, invece, aspettavamo il visto firmato e l'ambasciatore ci ha fatto buttare fuori. Solo il console ci ha aiutati. Avevamo trovato un volo che ci avrebbe portati prima in Francia e poi in Italia, ma io sono risultata positiva, e sono stata portata in ospedale. Ho visto scene apocalittiche. Enzo sarebbe potuto tornare da solo ma ha preferito restare: ha detto che preferiva morire piuttosto che lasciarmi lì. Se fosse partito, io forse non sarei qui»;

   in data 27 agosto 2021 c'è stata la replica dell'ambasciata: «L'Ambasciata d'Italia a Delhi esprime innanzitutto il proprio profondo cordoglio per la perdita di Enzo Galli, e con commozione si stringe alla Signora Filippini, alla piccola Mariam e ai famigliari in questa dolorosa circostanza. Lungi dall'essere stata respinta la coppia era stata accolta con affetto dall'Ambasciata in occasione del loro viaggio in India, nell'aprile scorso, per ricongiungersi alla minore adottata, Mariam, di due anni, nello stato indiano del Bihar. Proprio in considerazione delle difficoltà poste dal rispetto dei protocolli di sicurezza sanitari anti COVID, l'Ambasciata si è immediatamente attivata per velocizzare al massimo il rilascio del visto per adozione della minore, indispensabile perché la famiglia potesse ripartire. All'esito del test con tampone, effettuato prima dell'imbarco sul volo di rientro in Italia, la signora Filippini risultò purtroppo positiva, mentre il signor Galli e la minore negativi. (...)» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda effettuare verifiche ulteriori sul comportamento dell'ambasciata di New Delhi nei confronti dei due nostri connazionali.
(4-10343)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   IORIO e DEL SESTO. — Al Ministro della cultura, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Castello di Carlo V a Capua, è un esempio significativo di architettura militare dell'età vicereale spagnola; edificato nel 1542, con le sue geometriche e regolari masse murarie, il forte si eleva maestoso accanto alla riva sinistra del fiume Volturno, in posizione strategica; dal castello, infatti, si potevano tenere sotto tiro dei cannoni i due accessi principali alla città: a occidente, la porta delle torri o Porta Roma e, a oriente, la Porta Napoli con il suo ampio fossato;

   oggi il Castello di Carlo V è situato all'interno dello «Stabilimento Militare Pirotecnico» di Capua che è una fabbrica di munizioni e di altri materiali bellici;

   l'interrogante con interrogazione a risposta scritta n. 4-02538, aveva già chiesto delucidazioni riguardo alle attività che i Ministri interrogati avevano intenzione di porre in essere al fine di rendere fruibile il bene come luogo di attrattiva turistica e culturale;

   la risposta del Mibact comunicata in data 8 giugno 2020 prevedeva:

    «elaborazione una bozza di protocollo d'intesa fra le amministrazioni interessate per gli interventi di restauro e di adattamento compatibili con la natura propria dei beni, compresa la dotazione delle risorse occorrenti, anche allo scopo di poter qualificare il complesso in questione come area di interesse turistico e culturale», con un «documento di valorizzazione oggetto di un bando, al fine di individuare soggetti pubblici o privati che abbiano interesse ad investire risorse nel progetto»;

    «la disponibilità» – da parte del Mibact di allora, adesso Ministero della cultura – «ad inserire il bene in questione, verificando che ne ricorrano tutti i presupposti, nel sistema museale nazionale, agevolando l'attuazione di progetti sinergici e contribuendo a individuare soluzioni efficaci»;

   alla fine di gennaio 2021 fu emanato il «Secondo avviso esplorativo finalizzato a individuare operatori economici commerciali interessati a formulare proposte di finanza di progetto, ai sensi degli articoli 182 e 183, comma 15, del Decreto legislativo n. 50 del 2016, per la valorizzazione economica di asset immobiliari dell'Amministrazione della Difesa in cui realizzare strutture turistico-ricettive o in alternativa, per le schede n. 2, 3, 4, 6, 7 e 12, strutture residenziali per la terza età (cosiddette senior housing)»;

   l'avviso, di iniziativa di «Difesa Servizi», società per azioni che ha il Ministero della difesa come unico socio, comprende anche il castello di Carlo V a Capua (scheda 01);

   la scadenza per la presentazione delle manifestazioni di interesse, fu prorogata per le ore 12.00 del 12 luglio 2021 –:

   quali siano lo stato di attuazione e la tempistica delle iniziative sopra riportate.
(4-10335)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


   DEIDDA e GALANTINO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in data 22 novembre 2004, nella caserma «Maggiore Carlo Ederle Medaglia d'Oro al Valor Militare», sita in Cagliari, Via Calamosca, n. 29, è stato costituito il Centro di selezione per l'Esercito italiano, alle dipendenze del Comando militare autonomo della Sardegna per il reclutamento e le forze di completamento della medesima regione: in particolare, nella medesima struttura avevano luogo, altresì, tutte le prove di natura psicofisica ed attitudinale, atte a valutare l'idoneità dei candidati al concorso VFP-1, per l'accesso al quale, negli ultimi anni, le domande presentate in Sardegna sono cresciute in modo esponenziale;

   nonostante l'elevato numero di partecipanti alle suddette selezioni presso il citato Centro, quest'ultimo, a decorrere dal 31 marzo 2013, è stato chiuso, determinando un notevole decremento dei reclutamenti dalla Sardegna, come anche evidenziato nelle varie audizioni e indagini conoscitive svolte dalla IV commissione (Difesa) della Camera dei deputati;

   in particolare, dalle citate indagini è emerso che a fronte di un numero pressoché costante di domande anche dopo il 2013, si è potuto assistere ad un aumento di mancate presentazioni degli aspiranti presso i centri di selezione che, nel 2017, ha raggiunto la percentuale del 59 per cento: tendenza, quest'ultima, che ha interessato principalmente l'Esercito, per il quale le mancate presentazioni hanno toccato, nel 2017, la punta del 65 per cento;

   tra le cause di defezione alle prove selettive concorsuali devono certo considerarsi, oltre ai costi elevati che le famiglie avrebbero dovuto sostenere per gli esami clinici e gli accertamenti sanitari, anche gli oneri di natura logistica quali spese di trasporto, vitto e alloggio nella sede degli esami;

   appare verosimile che nel presente periodo emergenziale – durante il quale sono state previste diverse limitazioni allo spostamento tra le regioni, con conseguente, forte diminuzione della frequenza dei mezzi di trasporto aerei e navali – verrà registrata un'ulteriore flessione, la quale potrebbe essere evitata con la riapertura di un nuovo centro di selezione per l'Esercito anche nell'ambito della regione Sardegna, da attivare con la collaborazione dell'amministrazione regionale e di quelle comunali competenti –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intendano assumere al fine di facilitare e incentivare il reclutamento nell'Esercito italiano, se del caso, con la riapertura di una sede per attività di selezione in Sardegna, anche in collaborazione con l'Amministrazione regionale e la competente azienda sanitaria.
(5-06765)


   ARESTA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   i commi 917 e 918 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023», inseriti a seguito dell'approvazione di un emendamento a prima firma dell'interrogante, autorizzano l'assunzione straordinaria, attraverso procedure concorsuali pubbliche, nel triennio 2021-2023, di un contingente massimo di 431 unità di personale civile non dirigenziale, in aggiunta alle ordinarie facoltà assunzionali previste a legislazione vigente;

   tali assunzioni straordinarie interessano arsenali, poli di mantenimento, stabilimenti e centri tecnici militari a carattere industriale dipendenti dalle Forze armate, in particolare con riferimento agli enti di Brindisi, Augusta, Aulla, La Spezia, Terni e Piacenza;

   la misura prevista dalla succitata norma, oltre ad essere necessaria per favorire il sostegno all'occupazione e lo sviluppo economico dei territori coinvolti, è volta ad assicurare alti livelli di funzionalità e a garantire la continuità del ruolo di supporto strategico svolto dalle strutture interessate per il mantenimento in efficienza di mezzi ed equipaggiamenti delle Forze armate, anche considerati i maggiori compiti connessi all'emergenza pandemica in corso;

   si apprende, altresì, che in data 22 luglio 2021, il Ministro interrogato e il Ministro per la pubblica amministrazione hanno firmato il decreto interministeriale, di cui all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, al fine di avviare i bandi di concorso per l'assunzione a tempo indeterminato di 315 unità di personale civile, con profilo tecnico, presso l'Arsenale marittimo di Taranto per il triennio 2020-2022;

   ad oggi, le sopracitate procedure concorsuali pubbliche, atte rispettivamente all'assunzione di 431 e 315 unità di personale civile non dirigenziale per gli arsenali e gli stabilimenti militari, non risultano ancora bandite –:

   se ed entro quali celeri tempi ritenga opportuno procedere, per quanto di sua competenza, all'adozione dei provvedimenti volti a bandire le procedure concorsuali descritte in premessa, considerato il ruolo fondamentale e strategico svolto dal personale civile della Difesa.
(5-06766)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DEIDDA, FERRO, GALANTINO, CIABURRO, DE TOMA e VINCI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante, nella mattinata del 27 luglio 2021, ha svolto, regolarmente autorizzato dal competente Ministero, una visita conoscitiva al «Dipartimento lungodegenza del Policlinico militare del Celio di Roma», sito nel comune di Anzio;

   tale configurazione organizzativa è avvenuta nel 2002 mentre più recentemente, con la direttiva ministeriale n. 004 del 9 agosto 2012, si è stabilito, per il Dipartimento in questione, la riconfigurazione in Rsa (residenza sanitaria assistenziale) per «l'esigenza di valorizzare ulteriormente tale struttura per la lungo degenza e il supporto a personale bisognoso di questo tipo di assistenza, esigenza che risulta in aumento in concomitanza con la partecipazione alle missioni internazionali»;

   il 31 maggio 2012 avviene la sospensione temporanea dell'attività di ricovero del reparto di medicina disposta dal comando logistico Esercito-dipartimento di sanità;

   la struttura, di apparenza al Policlinico militare «Celio», è stata interessata da un provvedimento che ha «sospeso tutte le visite e tutti gli accertamenti diagnostici e di laboratorio verso l'utenza esterna», riducendo l'attività al solo personale in servizio;

   negli anni, i vari provvedimenti adottati, anche per il mancato stanziamento dei finanziamenti necessari alla messa a norma degli impianti, hanno causato un evidente calo dell'attività lavorativa del dipartimento, ma anche una pesante perdita dal punto di vista degli introiti derivanti dal pagamento dei ticket da parte di chi usufruiva dei suddetti servizi;

   inoltre, si osserva che, su disposizione dell'ufficio reparto generale programmazione finanziaria (Rpgf) dello Stato Maggiore dell'Esercito del 30 ottobre 2015, tutti i ricoveri nel Dipartimento devono essere autorizzati dallo stesso Stato Maggiore dell'Esercito. A decorrere dalla ricordata data del 30 ottobre non risultano essere pervenute autorizzazioni per nuovi ricoveri;

   neanche durante l'emergenza COVID si è ritenuto, erroneamente per l'interrogante, di potenziare il suddetto dipartimento, considerati l'ampia area verde e l'ambiente salubre grazie alla vicinanza del mare, per ospitare pazienti COVID o per permettere ad altre tipologie di pazienti di soggiornarvi;

   più volte i sindacati hanno manifestato contrarietà e stupore davanti alle scelte contraddittorie portate avanti sul suddetto dipartimento;

   oltre ad avere ambulatori attrezzati per diverse specialità, adatti per poter essere utilizzati per il personale militare e i loro familiari, si potrebbe, con precisi accordi con la Asl, collaborare per l'abbattimento delle liste d'attesa con possibili ricadute economiche positive –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto, e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per risanare una situazione che appare incomprensibile e se non ritenga utile valutare di adottare iniziative per il potenziamento del suddetto dipartimento di Anzio.
(5-06750)


   DEIDDA, FERRO, GALANTINO, CIABURRO, DE TOMA, BUTTI e VINCI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   è possibile esercitare la professione sanitaria facendo parte delle Forze Armate;

   è il caso, ad esempio, dell'ufficiale medico, laureato in medicina e chirurgia, abilitato all'esercizio della professione e inquadrato nella sanità militare;

   oltre a occuparsi della salute del personale militare, prevenendo, diagnosticando e curando le malattie, gli ufficiali medici ricevono l'addestramento militare di base di un ufficiale d'Arma;

   una delle svariate modalità per diventare ufficiale medico è quella di partecipare ai concorsi per ufficiali che prevedono la ferma prefissata, cioè gli Aufp (Allievi ufficiali in ferma prefissata);

   con l'emergenza dovuta alla pandemia del Covid il Ministero della difesa ha avviato diverse procedure straordinarie di arruolamento per chiamata diretta nell'Esercito Italiano di ufficiali medici e sottufficiali infermieri, con una ferma eccezionale della durata di un anno;

   uno dei requisiti, tra gli altri, è il possesso della laurea magistrale in medicina e chirurgia unitamente alla relativa abilitazione all'esercizio della professione;

   è unanime il giudizio lusinghiero per l'operato del personale sanitario medico e non assunto in ferma prefissata nelle varie regioni italiane e dalle varie Forze Armate;

   la professione di militare è incompatibile, in base all'articolo 894 del c.o.m. con l'esercizio di altra professione, salvo i casi previsti da disposizioni speciali;

   è, altresì, incompatibile l'esercizio di un mestiere, di un'industria o di un commercio, la carica di amministratore, consigliere, sindaco o altra consimile, retribuita o non, in società costituite a fini di lucro;

   fermi restando i divieti indicati dal predetto articolo, è tuttavia possibile individuare alcune ipotesi per le quali è prevista la possibilità di svolgere delle attività extraprofessionali da parte di militari senza che le stesse arrechino pregiudizio agli interessi tutelati dalle norme di divieto. A tal proposito si rimanda alla circolare n. M-D GMIL_04_0396572 CIRC./III/9^/5^ emanata dalla direzione generale per il personale militare il 31 luglio 2008 e successive integrazioni;

   tra le incompatibilità è compresa l'iscrizione alle scuole di specializzazione medica per coloro che si trovano nella ferma prefissata di cui sopra, condizione che rischia, persistendo, di causare la perdita o il depauperamento di risorse professionali addestrate e operative con ottimi risultati;

   al fine di scongiurare tale grave pregiudizio è necessario e opportuno consentire lo svolgimento e/o il prosieguo del servizio di ferma prefissata con l'iscrizione e la frequenza delle scuole di specializzazione medica, così come è permesso al personale medico in ferma permanente;

   è sempre più pressante la richiesta di collaborazione tra amministrazioni locali, Servizio sanitario nazionale, aziende sanitarie e sanità militare tanto da prevedere, tra l'altro, ulteriori proroghe alla ferma prefissata eccezionale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di:

    a) non disperdere le professionalità mediche ed infermieristiche del personale militare, acquisite con i vari provvedimenti sopra citati nel 2020 e nel 2021, prevedendo un'eventuale proroga dei contratti sino al dicembre 2022 e, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, consentire il passaggio in ferma permanente;

    b) mettere fine all'incompatibilità tra il servizio di ufficiale medico in ferma prefissata e l'ottenimento della specializzazione medica, con la prospettiva di ulteriori proroghe alla ferma prefissata e/o il passaggio al servizio permanente.
(5-06772)

Interrogazione a risposta scritta:


   PIERA AIELLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il concorso Ruolo Speciale Esercito 2019 per 93 ufficiali, pubblicato il 28 febbraio 2020, è stato revocato su richiesta della stessa Forza Armata l'8 giugno 2020 e successivamente bandito di nuovo nel mese di luglio 2020 con la dicitura «Concorso per il reclutamento di complessivi 108 Ufficiali nel ruolo speciale delle Armi e dei Corpi dell'Esercito-2020»;

   nel sostanziale accorpamento dei due concorsi, la cui emissione era prevista in due periodi differenti, si registra un aumento di soli 15 posti messi a bando;

   accorpando due concorsi, si è creata una evidente disparità di trattamento, facendo decadere i criteri per accedere al concorso per molti uomini e donne in divisa (come ad esempio il limite di età);

   mediamente, questi concorsi si aggirano su numeri che superano i 90 posti annui;

   questo concorso terminerà alla fine dell'anno e, pertanto, nel 2021, non saranno previsti altri concorsi, rendendo questo attuale l'unico concorso in tre anni;

   questo è l'unico concorso pubblico nel quale i militari in servizio, con decenni di carriera alle spalle, devono partecipare completamente a proprie spese (a differenza dei concorsi per sergenti o marescialli dove il candidato è supportato dai rimborsi della stessa Forza Armata per quanto riguarda le spese di viaggio, vitto e alloggio);

   sui candidati grava una straordinaria spesa economica (le spese da sostenere superano spesso i 2000 euro per ogni concorrente, tra alberghi, vitto, biglietti di treni/navi/aerei o spese autostradali e certificati medici), per cui non tutti possono permettersi di sostenere questo concorso e chi può, difficilmente, lo farà nuovamente in caso di esito negativo);

   secondo l'interrogante sarebbe opportuno che il Ministro interrogato adottasse iniziative, in via straordinaria, e per esigenze indifferibili e fondamentali, vista l'importanza che le Forze Armate hanno per il Paese, per un ampliamento del numero di posti per i candidati che hanno già sostenuto con esito positivo una lunga e dura selezione, superando:

    un test scritto di cultura generale;

    un test scritto basato su 12 tesi tecnico professionali;

    test psicoattitudinali;

    visite mediche;

    un test di lingua inglese;

    una prova orale finale di 21 materie;

   l'ampliamento del numero dei posti del predetto concorso permetterebbe, secondo l'interrogante, di dare il giusto valore ai sacrifici dei militari che, causa pandemia, dal 2019 inseguono l'obiettivo del superamento del concorso riconoscendo lo sforzo dei candidati impegnati in un anno di dispendioso e lungo concorso in atto, con ciò limitando il costo di una tardiva selezione di nuovi ufficiali che si protrarrebbe per tutto il 2022;

   in un momento economico e sociale difficile in cui l'Esercito e i suoi militari sono sempre in prima linea, il Ministro della difesa dovrebbe per l'interrogante, attraverso l'aumento di poche decine dei posti a disposizione del concorso in atto (che eventualmente potrebbero essere recuperati riducendo il numerico del successivo), avallare le giuste aspirazioni degli idonei, nel rispetto dei principi costituzionali di efficacia, di eguaglianza nell'accesso ai pubblici uffici e buon andamento della pubblica amministrazione, principi che sono riconosciuti anche dalle norme sul pubblico impiego, da numerosi assesti giurisprudenziali e alla luce delle numerose deroghe eccezionali proprie dell'attuale momento contingente –:

   se si ritenga di ampliare il numero dei posti messi a bando, nel suddetto concorso, al fine di coprire il maggior numero di vacanze organiche di ufficiali presenti nell'Esercito, con l'obiettivo di far risultare vincitori i concorrenti idonei che non sarebbero assunti, ma che sarebbero utilmente collocati in graduatoria, riconoscendo lo sforzo e i sacrifici compiuti dai militari in un percorso certamente non facile, anche a causa del contesto pandemico.
(4-10360)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica del 7 luglio 2021 recepisce, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, della legge 11 gennaio 2018, n. 3, l'accordo tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano concernente l'istituzione della professione sanitaria dell'osteopata;

   tale accordo descrive l'individuazione della figura e del profilo dell'osteopata, gli ambiti di attività e competenza e il contesto operativo. Tuttavia, si rimandano a un successivo accordo da stipularsi in Conferenza Stato-regioni la determinazione dei criteri di valutazione dell'esperienza professionale, nonché i criteri per il riconoscimento dell'equipollenza dei titoli pregressi alla istituenda laurea in osteopatia;

   dunque, si tratta di una definizione «zoppa» che, avulsa dalla descrizione dei requisiti pedagogici e professionali e dei criteri di accesso alla professione, non risolve i problemi della precarietà dei professionisti appartenenti alla categoria e che potrebbe alimentare, anziché ridurre, gli episodi di abusivismo sanitario riscontrabili nell'attualità;

   si sottolinea che l'individuazione dei parametri per la valutazione dell'esperienza e per il riconoscimento dei titoli equipollenti avrebbe permesso l'identificazione di un primo contingente di osteopati con idoneità e tracciabilità delle competenze, risolvendo a monte il problema dell'esenzione dell'imposta sul valore aggiunto per le prestazioni rese dagli osteopati, che ad oggi vede gli stessi professionisti italiani e i cittadini che si rivolgono alle loro cure sottoposti a un diverso trattamento fiscale rispetto ai colleghi europei che già godono del regime di esenzione Iva;

   sulla scorta dei principi delineati dalla Corte di giustizia europea, con la sentenza emessa in relazione alla causa C-597/17 del 27 giugno 2019, avente efficacia vincolante, diretta e prevalente sull'ordinamento nazionale, nonché con successiva pronuncia della Corte di cassazione, n. 21108/2020, è stato affermato il diritto all'esenzione Iva anche per gli osteopati, precisando però che per il riconoscimento della stessa è necessario verificare, oltre che le prestazioni rese siano di natura sanitaria e che l'attività svolta dal professionista sia qualitativamente sufficiente ad offrire la cura della persona, anche che il professionista sia munito di un'adeguata formazione somministrata da istituti autorizzati dallo Stato –:

   se, alla luce delle sentenze riportate in premessa e in virtù del principio di neutralità fiscale dell'Iva e in attesa della definizione dell'accordo che sancisca i criteri di valutazione dell'esperienza professionale, nonché i criteri per il riconoscimento dell'equipollenza dei titoli pregressi alla istituenda laurea in osteopatia, si intendano adottare iniziative per prevedere l'esenzione Iva ex articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 per le prestazioni rese da osteopati in possesso di specifici e documentati requisiti formativi la cui erogazione sia stata debitamente autorizzata dal Ministero dell'università e della ricerca o da altri enti pedagogici nazionali o europei a ciò abilitati dalle autorità competenti, dando cioè adeguato riconoscimento in campo fiscale, sociale ed economico ai professionisti italiani, allineando il loro inquadramento, attualmente discriminatorio, a quello dei colleghi osteopati europei e assicurando conseguente agevolazione per il paziente, come prefigurata dalla sopra citata disciplina Iva.
(5-06747)


   FRAGOMELI e NARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come riportato nella Nadef 2021, il sentiero programmatico per il triennio 2022-2024 consente di coprire le esigenze per le cosiddette politiche invariate e il rinnovo di numerose misure di rilievo economico e sociale fra cui gli incentivi all'efficientamento energetico degli edifici lasciando presumere che vi sarà la riconferma del cosiddetto «Superbonus» previsto dall'articolo 119 del decreto n. 34 del 2020; non appare invece ben definito, a giudizio dell'interrogante, il futuro degli altri bonus casa in scadenza a dicembre;

   nella risposta all'interpello 903-521/2021, la direzione regionale Liguria si è pronunciata sulla possibilità di usufruire della detrazione relativa al «Bonus facciate», pari al 90 per cento, in conformità al criterio di cassa, pagando entro il 31 dicembre 2021 la quota del corrispettivo pari al 10 per cento che residua dopo l'applicazione dello sconto in fattura, indipendentemente dallo stato di avanzamento dei lavori che potranno essere completati anche successivamente;

   è quanto mai necessaria una posizione ufficiale, da parte dell'Amministrazione finanziaria dal momento che, come ribadito anche dalla Corte di cassazione (ordinanza n. 9719/2018), la risposta fornita in sede di interpello spiega effetti solo nei confronti del singolo istante e rispetto al caso prospettato;

   andrebbero, inoltre, chiariti gli aspetti legati alle verifiche per il riconoscimento del «Superbonus» all'atto dell'emissione della fattura a saldo entro fine anno da parte della ditta che si assume l'impegno di terminare i lavori successivamente;

   appare necessaria una risposta del Governo alle richieste informative e ai quesiti di seguito riportati, al fine di dare massima visibilità alle problematiche poste, proponendo soluzioni che facilitino il rapporto con i contribuenti –:

   se si stia valutando la possibilità di adottare iniziative per prorogare, oltre al «Superbonus al 110 per cento» anche gli ulteriori bonus legati all'abitazione in scadenza a fine anno (sismabonus, ecobonus, ristrutturazione, facciate e verde);

   quale sia la ripartizione geografica dei progetti ammessi al «Superbonus» e l'ammontare delle richieste finora pervenute;

   se intenda adottare iniziative per confermare che per la fruizione del bonus facciate sia sufficiente l'emissione della fattura a saldo da parte della ditta con il pagamento del corrispondente 10 per cento che residua dopo l'applicazione dello sconto in fattura entro la scadenza di dicembre e quali siano le verifiche che l'amministrazione finanziaria intende mettere in atto al fine di controllare la corretta esecuzione e il completamento dei progetti necessari per il riconoscimento del beneficio;

   se intenda adottare iniziative per confermare, in relazione ai massimali di spesa concernenti il fotovoltaico/accumulatori e quelli per gli interventi di messa in sicurezza statica degli edifici (sismabonus), che i limiti dei massimali si intendono separati e non vanno cumulati così come previsto nella risposta all'interpello n. 210 del 2021 della direzione centrale, specificando che per il fotovoltaico i limiti sono pari a 48.000 euro, per l'accumulo a ulteriori 48.000 euro e per gli interventi antisismici a 96.000 euro;

   come si intenda garantire la possibilità di sostituzione o correzione delle comunicazioni di opzione di cessione del credito previsto dall'articolo 121 del citato decreto n. 34 del 2020 già presentate, per le quali sono in corso le verifiche tecniche da parte dei professionisti incaricati dagli istituti di credito cessionari, a tal fine ammettendo la possibilità di presentare istanze in autotutela anche per modificare il soggetto cessionario, comunque entro il termine di inizio della fruizione del «Superbonus» e abilitare i funzionari territoriali ad operare manualmente per inserire le correzioni;

   quale sia il suo orientamento circa l'estensione dell'opzione di cessione del credito anche agli interventi relativi alla realizzazione di autorimesse o posti auto pertinenziali detraibili dall'Irpef al 50 per cento;

   se tra gli interventi ammessi al «Superbonus» rientrino anche le opere di demolizione e ricostruzione di un fabbricato esistente, per la parte corrispondente al volume demolito, che realizzano un miglioramento sismico e di due classi energetiche.
(5-06751)


   FRAGOMELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la pubblicazione il 30 gennaio 2021 del provvedimento congiunto dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli e dell'Agenzia delle entrate sono state fissate le regole per il funzionamento della cosiddetta lotteria degli scontrini, istituita dalla legge di bilancio 2017, e successivamente modificata dalla legge di bilancio 2021;

   in particolare dal 1o febbraio 2021 possono partecipare alla lotteria nazionale tutte le persone maggiorenni residenti in Italia che, fuori dall'esercizio di un'attività d'impresa, arte o professione, acquistano, pagando con mezzi elettronici, beni o servizi per almeno un euro di spesa presso esercenti che trasmettono telematicamente i corrispettivi;

   per partecipare è sufficiente mostrare al momento dell'acquisto il codice lotteria che si può ottenere inserendo il proprio codice fiscale sul Portale della lotteria; lo scontrino elettronico che l'esercente invia telematicamente produrrà un biglietto virtuale per ogni euro speso, fino a un massimo di 1.000 biglietti per ogni scontrino di importo pari o superiore a 1.000 euro;

   sono previste estrazioni, settimanali, mensili e annuali che premiano il venditore e l'acquirente con premi da 10.000 euro per chi compra e 2.000 euro per chi vende fino a un premio annuale da 5 milioni di euro per chi compra e 1 milione di euro per chi vende;

   l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha reso noto che la lotteria ha distribuito fino ad agosto premi a circa mille fortunati estratti per 15,6 milioni di euro e che i corrispondenti pagamenti saranno completati entro il mese di settembre;

   a giudizio dell'interrogante, un intervento normativo che introduca una ulteriore lotteria istantanea con probabilità di vincita più elevate e premi di importo massimo fino a 100 euro e l'eliminazione delle difficoltà connesse all'esibizione all'atto dell'acquisto del codice lotteria, prevedendo una semplificazione che integri, all'atto del pagamento, su scelta del contribuente, attraverso l'utilizzo dell'App IO, i dati della carta di pagamento con il codice lotteria, potrebbe migliorare i risultati e favorire il buon esito della lotteria –:

   come valuti i risultati finora raggiunti dalla lotteria degli scontrini in termini di riduzione dell'evasione, in particolare dell'Iva, anche al fine di considerare la possibilità di semplificarne la partecipazione e di introdurre la lotteria istantanea con estrazione e vincita immediata, similmente a quanto già avviene con le altre lotterie nazionali ad estrazione istantanea (gratta e vinci).
(5-06752)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito delle procedure necessarie per accedere al cosiddetto «Superbonus 110 per cento», un cittadino residente nel comune di Napoli si è visto rigettare la propria Scia e pare aver subito vere e proprie angherie da parte degli uffici comunali preposti;

   i fatti, corredati di copiosa documentazione, sono stati raccolti in una denuncia presentata all'autorità giudiziaria e sono anche oggetto di una segnalazione presso l'Autorità nazionale anticorruzione;

   tra i vari fatti denunciati, per citarne uno a titolo esemplificativo, spicca per particolare gravità il fatto che i proprietari di uno degli immobili confinanti abbiano utilizzato gli estremi di un vecchio condono da parte dell'interessato denunciante per ottenere le necessarie agibilità edilizie mediante lavori edili mai eseguiti; inoltre sono stati omessi i dovuti controlli su un immobile già gravato da una procedura giudiziaria per abusivismo edilizio che è tuttora pendente;

   lo stesso condono appena richiamato è stato indicato dagli stessi uffici, nelle figure degli stessi funzionari che hanno agito nell'episodio summenzionato, come causa di annullamento della Scia presentata dal cittadino denunciante per accedere al cosiddetto Superbonus;

   il rigetto della Scia è avvenuto a seguito di segnalazione da parte del vicino che ha precedentemente beneficiato di tale condono per ottenere le agibilità per il proprio immobile; a quanto risulta dalla denuncia presentata, gli uffici comunali avrebbero addirittura più volte ritardato l'invio all'interessato della documentazione amministrativa necessaria per presentare i previsti ricorsi;

   inoltre, gli uffici comunali avrebbero anche omesso di notificare i provvedimenti amministrativi adottati nella procedura edilizia anche al direttore dei lavori;

   anche nell'ambito dell'esercizio del diritto all'accesso agli atti, gli uffici comunali avrebbero fornito informazioni parziali, a volte tacendo elementi utili all'esercizio del diritto alla difesa, elementi che successivamente sarebbero stati puntualmente individuati;

   tra le vessazioni denunciate risultano anche l'invio di continui sopralluoghi della polizia municipale presso la casa dell'interessato, sollecitata sempre da parte degli stessi funzionari e sempre conclusisi con esito positivo per mancanza di difformità in merito a volumetrie e planimetrie, mentre viene denunciata l'assenza dei medesimi controlli presso altre due unità immobiliari confinanti dove risultano già denunciati e contestati abusi edilizi;

   giova ricordare che il territorio napoletano è pesantemente flagellato dalla pratica dell'abusivismo e che lo Stato ha tutto il dovere di intervenire per ripristinare la legalità e tutelare i cittadini che rispettano la legge;

   poiché, in generale, gli enti locali hanno potere di vigilanza e di controllo su tutta l'attività urbanistica ed edilizia nel proprio territorio, a giudizio dell'interrogante appare urgente e necessario un intervento del Governo per verificare, per quanto di competenza, il corretto esercizio dell'azione amministrativa presso il comune di Napoli, anche al fine di appurare il rispetto del principio di legalità della stessa e l'assenza pericolose anomalie, soprattutto in un frangente storico dove le pratiche per il cosiddetto Superbonus richiedono un forte sforzo amministrativo e daranno un forte impulso al comparto edile, rilanciando l'economia nazionale –:

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo, anche promuovendo una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica, in relazione a quanto esposto in premessa.
(4-10348)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 10 luglio 2017 il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva il decreto legislativo che completa l'attuazione della delega – concessa al Governo con la legge n. 57 del 2016 – per una riforma organica della magistratura onoraria. Il decreto sopra menzionato introduce uno statuto unico della magistratura onoraria, applicabile ai giudici di pace, ai giudici onorari di tribunale e ai vice procuratori onorari, inserendo i primi due nell'ufficio del giudice di pace;

   dal 30 ottobre 2021, quando i nuovi giudici onorari immessi avranno terminato la fase formativa, sarà ampliata ulteriormente la competenza per materia del giudice di pace, nella quale confluirà un insieme di cause e procedimenti civili di «minore complessità» fino ad ora di competenza del tribunale;

   presso l'ufficio del giudice di pace di Velletri, sede di Albano Laziale, nel quale a fronte dei n. 25 assistenti giudiziari, di cui n. 5 per ogni sezione distaccata assegnati, ne risulterebbero in servizio solo 10 unità, evidenziandosi con ciò la gravissima situazione in cui versa il servizio giudiziario dell'ufficio del giudice di pace sul circondario del tribunale di Velletri che si estende sul territorio di trenta comuni e, in base al censimento Istat del 2011, conta una popolazione residente di 605.728 unità;

   a seguito all'accorpamento delle sedi del circondario e della riforma della pianta organica ministeriale avviata nel 2018, sono aumentati i disagi sia per gli avvocati, che per il loro personale di studio e i loro assistiti, con tempi di attesa per l'inoltro e la pubblicazione dei provvedimenti giudiziali che si sono ulteriormente dilazionati;

   alle carenze di personale si sommano i problemi logistici costatati personalmente dall'interrogante, il quale ha notato che la sede del giudice di pace di Albano laziale sarebbe solo parzialmente utilizzata, e le udienze sarebbero tenute in locali inadeguati, in persistenza dell'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, nonostante insistano, ai piani superiori della struttura, aule più grandi probabilmente più adeguate per le udienze, specie nei periodi di emergenza epidemiologica a garanzia di più opportuno distanziamento;

   il tribunale di Velletri attribuisce all'ufficio del giudice di pace di Segni la competenza sul territorio dei comuni di Artena, Carpineto Romano, Colleferro, Gavignano, Gorga, Montelanico, Segni e Valmontone; presso tale tribunale alle criticità legate alla carenza di risorse umane, si sopperisce solo con il grande senso di responsabilità dei pochi preposti, che, nonostante riescano con l'esiguo numero di addetti a processare un grande carico di sentenze ed udienze, non possono eliminare il rischio di rallentare altre attività giudiziarie di fondamentale importanza per i cittadini; è necessario pertanto che venga messo in atto un intervento risolutivo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto in premessa rappresentato e se, alla luce delle recenti riforme della giustizia che interesseranno anche gli uffici giudiziari, non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per un fattivo potenziamento delle piante organiche degli uffici giudiziari del tribunale di Velletri soprattutto quelli del giudice di pace;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di risolvere il problema relativo alla carenza di personale presso il tribunale di Velletri, al fine di garantire il regolare svolgimento dei procedimenti ivi pendenti.
(3-02508)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PERANTONI e SCANU. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 agosto 2018 è stato sottoscritto l'Accordo di Programma relativo alla riqualificazione e riconversione dell'ex carcere di San Sebastiano nel nuovo polo giudiziario di Sassari, ai sensi dell'articolo 15 della legge n. 241 del 1990 e dell'articolo 34 del decreto legislativo n. 267 del 2000;

   tale accordo è stato stipulato tra i rappresentanti delle amministrazioni pubbliche coinvolte e, in particolare, dal presidente della regione autonoma della Sardegna, dal sindaco del comune di Sassari e dal direttore regionale dell'Agenzia del Demanio, oltre che dal Ministero dei beni e delle attività culturali e dal Ministero della giustizia, e prevedeva il trasferimento degli uffici giudiziari e dell'Agenzia del Demanio, nonché la realizzazione del museo della memoria carceraria;

   più specificamente, l'accordo contemplava uno stanziamento di euro 13.895.000, previsto dal Piano degli investimenti immobiliari 2018-2020 dell'Agenzia del Demanio, a valere sul capitolo 7759 del bilancio dello Stato. Si era previsto altresì che, qualora l'importo disponibile fosse risultato insufficiente per il completamento dell'intervento complessivo, l'opera sarebbe stata realizzata per lotti funzionali e l'Agenzia avrebbe provveduto alla realizzazione del solo primo lotto funzionale, individuato sulla base del finanziamento disponibile. In tal caso, la realizzazione dei successivi lotti funzionali sarebbe rimasta subordinata al reperimento dei fondi necessari da parte del Ministero della giustizia, del Ministero per i beni e le attività culturali o dell'Agenzia del Demanio;

   a seguito di ulteriori approfondimenti da parte dell'Agenzia, l'importo necessario per la copertura finanziaria dell'intervento complessivo è stato successivamente quantificato in euro 22.000.000. Al contempo, il comune di Sassari si è reso disponibile al finanziamento della minima porzione dell'immobile da destinare a museo della memoria carceraria per euro 700.000,00;

   con nota prot. n. 15169 del 31 ottobre 2018, il direttore dell'Agenzia del Demanio ha comunicato l'avvenuta rimodulazione finanziaria degli interventi edilizi interessati e, quindi, l'inserimento dell'intervento di riqualificazione in questione nell'elenco delle operazioni finalizzate alla realizzazione dei nuovi poli del Ministero della giustizia, per le quali è stata prevista l'attivazione di apposito tavolo tecnico congiunto al fine di verificare la possibilità di finanziamento mediante l'esclusivo utilizzo dei fondi a disposizione del medesimo Dicastero;

   con nota protocollo 126521 del 3 agosto 2020, il dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi del Ministero ha comunicato – nell'ambito di interlocuzioni interministeriali a livello centrale – di aver individuato la realizzazione del polo giudiziario di Sassari quale intervento strategico per il potenziamento dell'efficacia e dell'efficienza dell'azione giudiziaria, facendo domanda per l'ottenimento dei relativi finanziamenti nell'ambito del redigendo Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, proponendo un tavolo tecnico con l'Agenzia del Demanio per il prosieguo dell'iter amministrativo –:

   se sia stato avviato il proposto tavolo tecnico con l'Agenzia del Demanio, a quale punto dell'iter amministrativo si sia giunti, nonché quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per l'ottenimento dei finanziamenti necessari alla realizzazione del progetto di riqualificazione e riconversione dell'ex carcere di San Sebastiano nel nuovo polo giudiziario di Sassari anche nell'ambito delle risorse di cui al Pnrr;

   quali iniziative intenda porre in essere al fine di addivenire quanto prima al contenimento dei costi delle locazioni passive degli immobili destinati ad attività giudiziaria nella città di Sassari, pari allo stato a circa euro 1.059.000,00 annui.
(5-06749)


   SURIANO, APRILE e SARLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Italia i casi di sottrazione internazionale di figli minori da e verso l'Italia sono numerosi. Secondo i dati forniti dal Ministero della giustizia, nel primo semestre del 2020 i casi pervenuti al Ministero sono stati 89 (61 verso altri Paesi stranieri e 28 verso l'Italia) mentre i casi pendenti coinvolgevano 360 minori. Nel 2019 invece i casi pervenuti nell'intero anno erano 234 con 355 procedure pendenti; ma si tratta di numeri sottostimati, non considerando i casi che non vengono presi in carico dall'Autorità Centrale;

   è emblematico il caso di Emilio Vincioni, padre di Giorgia, nata nel 2016 ad Atene con la promessa che la madre avrebbe riportato la figlia in Italia, ma che non ha mai conosciuto il nostro Paese dato che la madre ha scelto arbitrariamente di non tornare in Italia e di negare la figlia a un padre che sta continuando a vivere un dramma familiare ed economico anche a causa dei vari ricorsi in tribunale in Italia, in Grecia e in Europa;

   dopo che il tribunale di Ancona si è dichiarato incompetente sull'affidamento e il mantenimento della minore per difetto di giurisdizione, il signor Vincioni si è appellato ai tribunali greci chiedendo il rimpatrio ai sensi della Convenzione de L'Aja del 1980 e i giudici greci hanno inizialmente dato ragione al padre riconoscendo che la figlia doveva fare ritorno nel luogo di residenza dei coniugi, ma alla richiesta di un parere alla Corte di giustizia dell'Unione europea questa ha ritenuto che nel caso di un neonato si possa ritenere «residenza abituale» il Paese di nascita. A quel punto i tribunali greci hanno affidato la figlia alla madre con l'obbligo di mantenimento per il padre;

   data la delicatezza del tema, al dibattito presso la Corte di giustizia dell'Unione europea hanno partecipato l'avvocatura dello Stato greco per la madre e quella britannica per il padre al fine di non creare un pericoloso precedente. È singolare come l'Italia non si sia costituita;

   nel febbraio 2020 il signor Vincioni è vittima di un fatto increscioso: all'arrivo ad Atene, in occasione del quarto compleanno della figlia, viene arrestato perché avrebbe versato solo 400 euro dei 550 euro di assegno di mantenimento previsti (senza tenere in considerazione le difficoltà finanziarie di un uomo, con stipendio da impiegato, che continua ad avere spese legali per i processi);

   secondo il signor Vincioni e i suoi legali l'autorità centrale competente sul tema non avrebbe fornito adeguato aiuto e sostegno e al nostro cittadino al quale non è stato nemmeno messo a disposizione un interprete durante i processi in Grecia;

   la risoluzione in Commissione n. 7/00247, a prima firma dell'interrogante e di altri deputati ancora in attesa di discussione nelle Commissioni II e III della Camera dopo il rinvio del 19 novembre 2019, tra le altre cose, chiede un potenziamento dell'efficacia di intervento dell'autorità centrale e la specializzazione delle procure nazionali per i casi di sottrazioni internazionali di minori, con l'ingresso di personale altamente qualificato;

   tali inefficienze mettono oggi in difficoltà il Ministero della giustizia per il caso del piccolo Eitan Brian Aya, sottratto dal nonno materno dalla custodia della zia affidataria e trasferito segretamente in Israele, nello sconcerto generale e nell'inadeguatezza delle nostre misure di sicurezza;

   sul tema sarà istruito un processo in Israele, ma in questi casi potrebbero essere cruciali i ritardi della sentenza con conseguente inserimento del bambino nella società civile israeliana e la variazione di «residenza abituale» del minore –:

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza, per garantire maggiormente i diritti dei cittadini italiani vittime di sottrazioni internazionali di minori anche tenendo conto dell'esigenza di potenziare l'autorità centrale specializzata sul tema per garantire tempestività d'intervento, come illustrato in premessa.
(5-06757)


   PINI, ROSSI, SIANI e PEZZOPANE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il giorno 23 settembre 2021 è stato notificato alla redazione di «Fanpage» un decreto di sequestro preventivo su richiesta del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, a seguito di una denuncia contro ignoti per il reato di diffamazione in merito ad alcune affermazioni contenute in una inchiesta giornalistica pubblicata dalla testata stessa chiamata «Follow the Money» che trattava della famosa vicenda relativa alla presunta frode di 49 milioni di euro alle casse dello Stato da parte della Lega Nord che ha visto numerosi indagini e sentenze passate in giudicato;

   la richiesta del tribunale era di sequestro e oscuramento preventivo di un contenuto giornalistico che viola l'articolo 21 della Costituzione che recita: «Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili»;

   non è quindi possibile disporre il sequestro di contenuti giornalistici per una denuncia per diffamazione, come per altro confermato da numerose sentenze della Suprema Corte di cassazione. In questo caso, inoltre, si tratta di una denuncia, non di una sentenza passata in giudicato e, per di più, a carico di ignoti e non a carico del direttore responsabile della testata giornalistica o degli autori dell'inchiesta;

   va ricordato che, successivamente, «a meno di 24 ore dalla notifica del provvedimento», la Procura di Roma ha disposto la revoca del decreto di sequestro; a parere dell'interrogante resta comunque una vicenda grave, che andrebbe approfondita anche al fine di rassicurare l'opinione pubblica e gli operatori giornalistici che sono giustamente preoccupati da una possibile violazione delle leggi che ordinano la libertà di stampa e di espressione nel nostro Paese –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda esposta in premessa e se intenda valutare se sussistano i presupposti per promuovere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari in questione.
(5-06771)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 6, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165, come modificato dall'articolo 4 del decreto legislativo 27 maggio 2017 n. 75, prevede l'obbligo per le amministrazioni pubbliche di adottare il Piano triennale dei fabbisogni di personale;

   il Piano triennale dei fabbisogni di personale rappresenta un fondamentale strumento di natura organizzativa della pubblica amministrazione ed è indispensabile per la programmazione triennale delle assunzioni;

   il 12 giugno 2019 il Ministero della giustizia ha emanato il Piano triennale dei fabbisogni di personale relativo all'organizzazione giudiziaria per il periodo 2019-2021;

   lo scopo primario è quello di occupare i posti vacanti negli uffici giudiziari italiani e collocare quindi nuovo personale;

   nel 2020 il Ministero della giustizia ha avviato la procedura di reclutamento delle risorse indicate mediante l'indizione di alcuni bandi per l'assunzione di personale amministrativo con varie qualifiche;

   malgrado l'espletamento di alcune procedure selettive, ad oggi, le dotazioni organiche del personale addetto alle cancellerie e alle segreterie degli uffici giudiziari risultano ancora insufficienti. Allo stato, rispetto alle piante organiche, risultano scoperti numerosi posti;

   i motivi sono da individuarsi nella mancata effettiva assegnazione dei candidati vincitori presso le sedi di competenza e nella sospensione dello scorrimento delle graduatorie per l'immissione in servizio; e ciò anche tenuto conto dei numerosi pensionamenti intervenuti;

   la situazione coinvolge un considerevole numero di persone pronte a prendere immediato servizio, ma che invece risultano in attesa di collocazione o di riqualificazione professionale;

   per la sola posizione di direttore amministrativo è stato pubblicato un interpello interno di assestamento nel cui bando si evidenziano le relative ingenti scoperture di organico del personale non risolte dal concorso espletato;

   allo stato, il nuovo Piano triennale dei fabbisogni di personale 2021-2023 non risulta ancora emanato –:

   quali iniziative la Ministra interrogata intenda porre in essere per consentire l'immissione in servizio dei vincitori dei concorsi nel settore della giustizia, lo scorrimento delle graduatorie approvate e ancora aperte, nonché la predisposizione del Piano triennale dei fabbisogni di personale per il periodo 2021-2023.
(4-10318)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le cronache quotidiane riportano, tristemente, costanti episodi di violenza in carcere dove detenuti aggrediscono violentemente il personale di Polizia penitenziaria, come recentemente avvenuto nelle case circondariali di Santa Maria Capua Vetere, Avellino e Sassari; le continue aggressioni evidenziano, da un lato, la recrudescenza delle angherie a cui sono sottoposti gli agenti da parte di criminali che vivono la pena detentiva sempre più con senso di impunità, dall'altro il progressivo invecchiamento del personale di Polizia penitenziaria a seguito di quella che l'interrogante giudica una scellerata politica di mancate assunzioni e di turn-over del personale;

   proprio per lamentare tali carenze, il sindacato Consipe ha inviato una lettera agli alti vertici ministeriali per segnalare come la grave carenza di organico renda difficoltoso il quotidiano disimpegno dell'attività lavorativa discendente dai compiti istituzionali del Corpo;

   il Consipe lamenta che a essere maggiormente sguarnito è il ruolo degli agenti assistenti, anche a seguito di numerosi provvedimenti di nomina del personale nel ruolo dei sovrintendenti;

   proprio per porre rimedio alla cronica mancanza di agenti, il sindacato suggerisce al Ministero di procedere a nuove assunzioni ricorrendo a personale già idoneo a seguito di concorso ma risultato non vincitore;

   nel 2019 venne bandito un concorso per Agente di Polizia penitenziaria aperto, rispettivamente, sia al personale proveniente da carriera militare sia al personale cosiddetto «civile». A oggi ci sarebbero circa 190 unità di personale ex militare, risultato idonei non vincitore, che potrebbe essere immediatamente avviato presso la scuola di formazione del Corpo e inserito in servizio in breve tempo;

   a giudizio dell'interrogante, lo scorrimento delle graduatorie permetterebbe un immediato ingresso di forze fresche e permetterebbe anche un risparmio immediato per le casse dello Stato, in attesa di ulteriori concorsi e di una politica del personale più attenta al bilanciamento tra esigenze di servizio e invecchiamento –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla proposta avanzata dal Consipe dello scorrimento della graduatoria riservata ai volontari in ferma prefissata per allievi Agenti del Corpo di Polizia penitenziaria.
(4-10321)


   GALANTINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

  da tempo gli organi di stampa nazionali e locali informano dell'esponenziale crescita di aggressioni e altre condotte illecite che i detenuti commettono all'interno delle carceri italiane, violando le leggi e i regolamenti;

   il 14 settembre 2021 nel Nuovo complesso penitenziario fiorentino di Sollicciano, un agente di Polizia penitenziaria è stato aggredito da due detenuti che dalla loro cella hanno gettato dell'olio sul pavimento del corridoio della sezione per farlo cadere e poi, mentre era a terra ferito, hanno dato fuoco al liquido;

   il 20 settembre nel carcere di Frosinone un detenuto in possesso di una pistola, «approdata» nella struttura attraverso un drone, ha puntato l'arma contro un agente penitenziario che è riuscito fortunatamente a fronteggiare la situazione eccezionale;

   a seguito di una visita conoscitiva presso la casa circondariale di Trani, accompagnato dal dirigente aggiunto di P.P. Felice De Pinto con funzioni di comandante – vittima anche lui di minacce e un incendio di natura dolosa ai danni della sua auto – l'interrogante ha potuto constatare di persona che l'istituto della sorveglianza dinamica, senza un rinforzo degli organici, porrebbe inevitabilmente una serie di interrogativi, atteso che comporterebbe l'aumento del livello delinquenziale all'interno delle carceri, con gravi conseguenze sulla sicurezza della Polizia penitenziaria, degli altri detenuti nonché dell'intera comunità territoriale. Infatti, nel mese di agosto 2021, in pieno giorno, due pregiudicati baresi, di cui un omicida, sono evasi dalla casa circondariale di Trani, i quali giravano liberamente per la struttura grazie all'introduzione dell'istituto della sorveglianza dinamica imposta dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;

   quelli accaduti rappresentano solo alcuni degli innumerevoli episodi che quotidianamente si verificano in tutte le carceri italiane, evidenziando il collasso del sistema penitenziario;

   durante la visita conoscitiva l'interrogante ha colto l'occasione per verificare di persona l'andamento dei lavori di un nuovo padiglione che, da una parte, ha aumentato il numero dei posti disponibili all'interno dell'istituto, comunque in sovraffollamento (250 detenuti per 200 posti), dall'altra ha gravato l'operato degli agenti in servizio, se si considera che la «riforma Madia» avrebbe notevolmente ridotto il personale in organico. Nella casa circondariale di Trani, a fronte dell'organico già ridotto sulle piante organiche dalle circa 350 unità nell'anno 2000 alle 211 unità di oggi, allo stato attuale ci sono 206 unità amministrate che non tengono però conto di circa 50 unità assenti o non impiegabili. A questo occorre aggiungere che la sezione femminile si trova distante fisicamente dalla sezione maschile dove sono impiegate 23 unità a fronte delle 32 previste e ciò comporta necessariamente la programmazione del servizio su 3 quadranti di 8 ore;

   la sicurezza e l'incolumità del personale dovrebbero sempre rappresentare il fondamento di qualsivoglia riforma penitenziaria, atteso che questi svolgono una funzione essenziale per conto della comunità, per la sicurezza dei detenuti e di quanti altri sono presenti negli istituti;

   in relazione a quanto precede, al fine di rafforzare la tutela intramuraria e scongiurare ulteriori condotte illecite, sarebbe opportuno ridefinire i criteri della sorveglianza dinamica e della sua applicazione, limitandone la fruibilità per chiunque abbia commesso un reato grave, anche in forma non associata, perpetrato con condotte violente e minacciose tali da far ritenere il detenuto un soggetto pericoloso per gli altri detenuti e per il personale;

   farebbe altresì opportuno introdurre avanzati sistemi di videosorveglianza e incrementare l'organico del Corpo, predisponendo nuove assunzioni tramite scorrimento delle graduatorie degli idonei non vincitori o nuove procedure concorsuali –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover adottare iniziative, per quanto di competenza, per evitare che in futuro possano verificarsi ulteriori condotte illecite come quelle sopradescritte e assicurare la massima legalità e sicurezza all'interno degli istituti penitenziari.
(4-10328)


   TRANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 19 settembre 2021, all'interno del carcere di Frosinone, un detenuto ha puntato una pistola a un agente della polizia penitenziaria, ha sparato ad altri tre detenuti che tre giorni prima lo avevano aggredito e ha poi telefonato al suo avvocato chiedendogli consigli su come a quel punto comportarsi;

   stando a quanto riportato dalla stampa e alle dichiarazioni rese dallo stesso capo del Dap, Bernardo Petralia, l'autore del triplice tentato omicidio è riuscito a ottenere l'arma, una semiautomatica Bernardelli calibro 7,75, con matricola abrasa, grazie a un drone;

   la pistola sarebbe stata dunque portata con il velivolo senza pilota fino alla finestra del detenuto, che ha semplicemente allungato una mano e poi, chiedendo di uscire dalla sua cella per andare a fare una doccia, fatto fuoco;

   si tratta di un episodio gravissimo, che non conosce precedenti negli ultimi 50 anni nelle carceri italiane, e che si è verificato tra l'altro in una sezione di alta sicurezza;

   stando sempre a quanto riportato dalla stampa, sono però almeno cinque anni che si susseguono gli allarmi su telefonini, droga e oggetti vari recapitati nelle carceri con i droni, senza che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria abbia fatto niente per schermare le stesse carceri;

   a quanto pare sarebbero stati ignorati anche gli allarmi lanciati dall'Antimafia; a Frosinone, stando alle dichiarazione di dirigenti del Dap, ogni settimana vi sarebbe un'incursione con i droni –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti; se sia stato accertato per quanto di competenza come sia possibile per un detenuto in regime di alta sicurezza chiedere all'esterno, dopo un pestaggio, un'arma e riceverla senza troppe difficoltà nel giro di appena tre giorni; se sia stata fatta luce sul mancato allarme dopo che il drone è stato inquadrato dalle telecamere del carcere e sul mancato trasferimento dell'autore del triplice tentato omicidio e delle tre vittime dopo il pestaggio, considerando anche che a fronteggiarsi sono stati due esponenti del pericoloso clan camorristico Lo Russo;

   per quale ragione sinora nulla sia stato fatto per schermare le carceri dai droni e il Dap abbia assicurato interventi solo dopo la scampata strage a Frosinone;

   cosa si intenda fare per garantire reale sicurezza all'interno delle carceri, a tutela anche della polizia penitenziaria che vi opera.
(4-10334)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BERTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 398 «Via Val di Cornia» collega il comune di Piombino (Livorno) con diversi comuni della Val di Cornia, sviluppandosi fra la località Colmata (Piombino) e la frazione di Venturina (Campiglia Marittima) ove si raccorda con la strada statale 1 «Via Aurelia», rappresentando di fatto la principale via di accesso da e verso il comune di Piombino;

   dall'anno 1989, data del primo incarico affidato dalla Provincia di Livorno per l'ampliamento da due a quattro corsie del tratto Colmata-Venturina poi finalmente inaugurato nel 2004, si discute del necessario prolungamento dell'infrastruttura fino al porto di Piombino da realizzarsi con la costruzione del tratto a quattro corsie fino alla località di Gagno e il successivo lotto in sopraelevata a due corsie fino all'infrastrutturale portuale;

   l'intervento di prolungamento della strada statale 398 fino alla località Gagno, prima di essere assegnato ad Anas nell'ambito del contratto di programma 2016-2020, era ricompreso nelle opere compensative relative alla realizzazione dell'Autostrada A12 Livorno-Civitavecchia di competenza della Società Autostrada Tirrenica (Sat) e per il quale era stata predisposta, nel 2008, la progettazione preliminare prima dell'eliminazione del progetto, avvenuto nel 2011, dalle opere in carico a Sat;

   l'intervento di prolungamento della strada statale 398 verso il porto di Piombino, limitatamente alla realizzazione del lotto 1 «Svincolo di Geodetica - Gagno», si estende per 3,15 chilometri e prevede la realizzazione di una serie di collegamenti tra l'asse principale, la viabilità del comune toscano e quella in corso di realizzazione da parte dell'Autorità portuale;

   per la realizzazione del lotto 1, il cui costo complessivo è di circa 59 milioni di euro, si prevedono quattro anni di lavori ed è fissata al 15 gennaio 2021 la scadenza della gara di appalto per l'affidamento degli stessi;

   in relazione al lotto 2 «Gagno-Porto», essenziale per raggiungere l'infrastruttura portuale, non è ancora stato raggiungo un accordo sul tracciato e non risultano stanziate le risorse necessarie;

   il prolungamento della strada statale 398 fino al porto di Piombino era già stato inserito nel piano regolatore portuale, adottato in data 16 ottobre 2008, ed era una delle azioni principali contenute nell'accordo di programma, datato 24 aprile 2014, finalizzato alla riqualificazione ambientale e produttiva del polo siderurgico di Piombino riconosciuto, nel 2013, quale area di crisi industriale complessa;

   in data 21 aprile 2020, l'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale ha firmato con la società Sales Spa un contratto relativo alla costruzione della «Nuova strada di accesso al porto di Piombino - Stralcio SS398 dello svincolo Gagno-Terre Rosse» che, sviluppandosi lungo un percorso di 1,3 chilometri, permetterà l'accesso all'infrastruttura portuale e fungerà da punto di connessione con il futuro prolungamento della strada statale 398;

   il prolungamento della strada statale 398 rappresenta un'opera fondamentale per lo sviluppo dello scalo piombinese, interessato da importanti opere di potenziamento infrastrutturale e il cui traffico annuale ha raggiunto, negli ultimi anni, punte di circa 5 milioni di tonnellate di merci movimentate e oltre 3,3 milioni di passeggeri in transito;

   l'opera rappresenta inoltre un intervento necessario al fine di evitare l'attraversamento della città da parte dei mezzi pesanti diretti al porto e per migliorare sensibilmente la viabilità cittadina –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa;

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per garantire la celere realizzazione del prolungamento della strada statale 398 «Via Val di Cornia» fino al porto di Piombino e se intenda fornire al riguardo un cronoprogramma relativo alla realizzazione dell'opera.
(4-10324)


   GRIBAUDO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per le disabilità — Per sapere – premesso che:

   la stazione di Torino Porta Susa, inaugurata simbolicamente il 14 gennaio 2013 e per la prima volta attiva con i binari 1 e 2 il 15 dicembre 2013, è la seconda stazione del capoluogo piemontese per numero di passeggeri. La stazione è servita da treni regionali e dell'alta velocità italiana e francese; rappresenta inoltre un hub per la mobilità intermodale, grazie alla presenza di un parcheggio scambiatore e dei binari della metropolitana di Torino;

   l'accesso ai binari sotterranei della stazione di Torino Porta Susa avviene tramite un sistema di «scivoli» e scale mobili; l'unica modalità di accesso per i viaggiatori con disabilità motorie è l'ascensore di riferimento per ogni binario;

   a dispetto dei numerosi vanti architettonici e di sostenibilità della stazione ricordati sui siti internet di Rete ferroviaria italiana e Ferrovie dello Stato italiane nella sezione dedicata a Torino Porta Susa, a quanto consta all'interrogante ormai da anni il binario 2 è inaccessibile ai cittadini disabili a causa dei reiterati guasti all'ascensore di riferimento; l'ultimo guasto risale a prima della dichiarazione dello stato di emergenza per la pandemia da COVID-19, e da allora l'ascensore non è mai stato riparato;

   nonostante ciò, sul sito internet di Rete ferroviaria italiana nella sezione dedicata al monitoraggio dell'accessibilità la stazione di Torino Porta Susa non è segnalata fra quelle con guasti agli ascensori, né è indicata la data di ripristino del guasto;

   la situazione della stazione di Torino Porta Susa viola gravemente i diritti dei viaggiatori disabili, impedendo loro l'accesso ai treni presso il binario suddetto; costituisce motivo di disagio per migliaia di viaggiatori italiani e stranieri che transitano quotidianamente in stazione; è inoltre fortemente in contrasto con il programma di abbattimento di barriere architettoniche e di riqualificazione delle stazioni ferroviarie italiane, denominato «500 stazioni», che peraltro, sulla base delle informazioni rilasciate da Rete ferroviaria italiana, è stato fortemente rallentato dall'emergenza COVID-19 –:

   se il Governo sia conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire l'urgente e continuativa manutenzione degli ascensori della stazione Torino Porta Susa, nonché di ogni altro dispositivo presente in tutte le stazioni ferroviarie italiane per l'accesso ai binari da parte dei cittadini disabili.
(4-10352)


   CIABURRO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della cultura, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   gli abitanti del comune di Elva (Cuneo), comune montano (1.627 metri sul livello del mare) della provincia di Cuneo, si trovano in una situazione di profondo disagio a seguito della chiusura della strada provinciale 104, che insiste nei territori di Elva e di Stroppo, collegando in modo breve e rapido l'abitato con il fondovalle, detta strada del Vallone;

   la chiusura definitiva di questa strada impone il passaggio per la strada provinciale per Stroppo, che passa a duemila metri e vede un tempo di percorrenza per raggiungere il fondovalle triplicato;

   a questa criticità di carattere ormai permanente, se ne aggiunge una seconda, costituita dalla necessità del trasferimento a valle delle mandrie in alpeggio; essendo la strada provinciale 104 chiusa, l'unica via percorribile per la demonticazione delle mandrie è per l'appunto la citata strada provinciale che collega i territori di Stroppo ed Elva, passando per San Martino;

   la conseguenza è che la transumanza, richiedendo più giorni per essere completata, bloccherebbe l'unica strada al traffico di tutti i veicoli, inclusi i mezzi di soccorso;

   come segnalato dalle famiglie del luogo, il passaggio delle mandrie per l'unica via urbana di collegamento impedisce una frequentazione regolare delle attività scolastiche, tra cui il Convitto alpino di Stroppo (Cuneo);

   trattandosi di un'area montana, sottoposta ad inverni rigidi e di difficile e complessa gestione, gli oneri economici per il trasporto scolastico nelle aree ad alta quota sono, di per sé, particolarmente elevati;

   per ripristinare la viabilità, consentire la transumanza, oltre che una vita adeguata a chi ancora non abbandona la montagna, basterebbe occuparsene; chi ha la competenza dovrebbe adottare tutti quegli interventi necessari a garantire il diritto alla mobilità anche e soprattutto a quei cittadini che vivono, lavorano e studiano nelle alte terre;

   sul punto, le amministrazioni comunali di Elva e Stroppo, nonché l'Unione montana della Valle Maira si sono già attivate per ricercare le necessarie progettualità per la messa in sicurezza della viabilità, in attesa di interessamento da parte dell'ente provincia competente sulla strada in questione;

   in questo senso, nonostante gli impegni assunti dal Parlamento e dal Governo a tutela delle aree montane, è stata rilevata una situazione di costante disagio, il cui perdurare conculca e pregiudica non solo la qualità della vita dei cittadini in loco – con rischio di blocco della viabilità dei mezzi di soccorso – ma va anche a detrimento degli animali costretti ad effettuare la transumanza in condizioni precarie;

   è di converso inutile concentrare un'elevata attività politica e di Governo su strumenti come digitalizzazione e connettività quando le infrastrutture locali impediscono persino di andare a scuola o di avere soccorsi;

   i princìpi costituzionali della Repubblica rendono compito inderogabile dello Stato di rimuovere gli ostacoli alla realizzazione, personale, sociale ed economica dei cittadini, qui rappresentata dall'impossibilità di spostare sul territorio ed accedere ai servizi, al Paese e ai propri posti di lavoro –:

  se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda predisporre, per quanto di competenza, con la massima urgenza, per:

    a) avviare tutte le necessarie interlocuzioni con le amministrazioni territoriali competenti affinché si proceda a mettere in sicurezza e riaprire in modo sistemico e permanente la strada del Vallone e la connessa viabilità territoriale oggetto di chiusura, in modo da incrementare la connettività del territorio con la valle e – di conseguenza – col resto del Paese, anche alla luce dell'esigenza di tutela delle aree montane e del valore storico e paesaggistico della citata strada del Vallone;

    b) adottare ulteriori iniziative di competenza, in raccordo con le amministrazioni territoriali competenti per monitorare l'intero assetto viabilistico del territorio, nonché per favorire l'avvio di tutti i lavori necessari per eliminare ogni prospettiva di isolamento urbanistico vissuta dagli abitanti del comune di Elva, in particolar modo per quanto riguarda l'accesso ai servizi del mondo dell'istruzione e della sanità, nonché la connessione con tutte le aree limitrofe.
(4-10363)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   interrogante ha già presentato un atto di sindacato ispettive l'interrogazione n. 3/02139, rimasto ancora privo di riscontro, in merito al mancato allontanamento dal territorio nazionale del tunisino Safa Eddine Rabeh, già destinatario di un provvedimento di espulsione risalente addirittura al 2017,

   il Giornale di Vicenza, oggi in edicola, riferisce che, nei giorni scorsi, egli si è reso protagonista di una nuova aggressione ai danni di una coppia di commercianti di Schio, che sono stati minacciati con un coltello;

   secondo quanto riferito dal quotidiano, Rabeh avrebbe finora evitato l'espulsione, essendosi rifiutato di farsi sottoporre a tampone per verificare un'eventuale infezione da Covid-19;

   con questo semplice stratagemma, avvalendosi di un (possibile) vuoto normativo, sarebbe rimasto nel territorio nazionale, rendendosi protagonista di ulteriori episodi di violenza –:

   se quanto denunciato dal quotidiano locale corrisponda al vero;

   se il Governo intenda assumere iniziative normative per colmare eventuali lacune normative in relazione a quanto sopra descritto.
(3-02511)


   DE MARIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da tempo l'Anpi denuncia la vendita, tramite siti internet, di oggetti che inneggiano al Fascismo o lo richiamano, soprattutto in prossimità di ricorrenze o celebrazioni che si rifanno al Ventennio;

   uno dei siti oggetto di questa iniziativa dell'Anpi che risulta essere fra i più consultati e utilizzati risulta essere Ferlandia, sito a Predappio, in Via Roma 100;

   da un'inchiesta dell'emittente web Radio Immagina, risulterebbero in vendita anche oggetti contundenti e pericolosi per la collettività fatti recapitare agli acquirenti con assoluta discrezione;

   la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista;

   successive leggi dello Stato perseguono e condannano rievocazioni e celebrazioni di stampo fascista –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto fin qui ricordato e se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, in relazione a quanto esposto in premessa.
(3-02513)


   DI LAURO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente della Repubblica 6 agosto 2021 è stato deciso lo scioglimento del consiglio comunale di Villaricca (Napoli) e la nomina della commissione straordinaria, ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, per la seconda volta, dopo un primo scioglimento avvenuto per infiltrazioni camorristiche nel 1994;

   le risultanze delle informazioni fornite dalle forze dell'ordine hanno confermato quanto emerso nel precedente scioglimento per una preoccupante rete di collegamenti, parentele, collusioni e cointeressenze di soggetti appartenenti ad organizzazioni malavitose locali con amministratori e dipendenti, pertanto, nella relazione inviata dal prefetto di Napoli, è stata evidenziata «la continuità della gestione politica dell'ente». Infatti, nell'attuale consiliatura, eletta nella tornata elettorale del giugno 2016, sono in carica ben 18 consiglieri comunali, sui 24 assegnati, che erano già presenti nell'amministrazione precedente, dei quali 10 erano presenti pure nella consiliatura 2006-2011 ed 8 in quella successiva;

   il prefetto ha sottolineato come «la presenza nella compagine politico-amministrativa di componenti riconducibili, a vario titolo, a soggetti controindicati abbia potuto favorire, nel tempo, indebite ingerenze dei sodalizi criminali, tenuto, altresì, conto degli intrecci familiari e delle cointeressenze tra i rappresentanti elettivi e la struttura burocratica dell'ente locale»;

   tali rapporti pregiudizievoli sono stati documentati nei confronti di 8 amministratori tra i quali un assessore da poco cessato dall'incarico, che ha caratterizzato la vita amministrativa di Villaricca negli ultimi 15 anni;

   tra i passaggi più importanti della relazione, il prefetto scrive che «Si evidenzia che i due consiglieri comunali più votati, (omissis e omissis) sono parenti degli esponenti apicali del clan (omissis)»;

   tra i due consiglieri sopra menzionati vi sarebbe Raffaele Cacciapuoti;

   tale Cacciapuoti si è candidato a consigliere comunale nelle elezioni comunali di Vico Equense (Napoli);

   secondo alcuni quotidiani, la sua candidatura sarebbe avvenuta «grazie all'interessamento diretto del consigliere regionale dell'Udc nonché ex sindaco di Vico Equense Gennaro Cinque (anche lui candidato al consiglio comunale)», nella lista dell'Udc che sostiene la candidatura a sindaco di Giuseppe Aiello;

   come già ben evidenziato con interrogazione a risposta orale n. 3-02197, il rischio di infiltrazioni mafiose nel tessuto economico e nelle istituzioni campane, in particolare della penisola Sorrentina, sono preoccupantemente elevati, anche a causa degli effetti della crisi economica e sociale dovuta agli effetti dell'emergenza epidemiologica ancora in atto;

   nonostante i gravissimi fatti emersi nel decreto di scioglimento, al momento attuale, non risulta che sia stata ancora emessa eventuale sentenza in relazione allo stato di incandidabilità, ex articolo 143, comma 11 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali per le prossime elezioni che si terranno il 3 e il 4 ottobre 2021;

   a seguito del clamore scaturito da queste notizie, il suddetto candidato al consiglio comunale di Vico Equense ha annunciato il suo ritiro dalla competizione elettorale;

   tuttavia, tale rinuncia non avrebbe sostanzialmente alcun valore legale, in quanto sembrerebbe avvenuta dopo il termine per la presentazione delle liste elettorali: la candidatura dunque rimarrebbe valida e il candidato sarebbe regolarmente in corsa per le prossime elezioni comunali a Vico Equense –:

   di quali informazioni disponga in merito alla situazione descritta in premessa, incluso il fatto che Raffaele Cacciapuoti risulti attualmente in lista per le elezioni del consiglio comunale di Vico Equense;

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di prevenire, anche a seguito di quanto emerso nel decreto del Presidente della Repubblica 6 agosto 2021 di scioglimento per infiltrazioni mafiose del consiglio comunale di Villaricca (Napoli), e riportato in premessa, infiltrazioni mafiose all'interno del comune di Vico Equense (Napoli).
(3-02514)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   FIANO e CECCANTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 19 agosto 2021 la prefettura di Milano, in occasione della prossima tornata amministrativa, ha adottato una circolare che richiama i principali adempimenti prescritti dalla normativa vigente in materia di propaganda elettorale;

   all'interno di questa circolare è espressamente stabilito che «l'utilizzazione di strutture fisse (cosiddette gazebo) a fini di propaganda elettorale può essere consentita ... per un più agevole esercizio di forme di propaganda consentite dalla legge, quali, ad esempio, la distribuzione di volantini o altro materiale di propaganda»;

   tali strutture, tuttavia, «stante il divieto di affissione di manifesti al di fuori degli spazi consentiti, non devono esporre raffigurazioni, fotografie, simboli, drappi, striscioni, manifesti, diciture o colori che direttamente o indirettamente richiamino formazioni politiche o candidati», mentre sono ammesse, come richiamato dalla stessa circolare, le bandiere dei partiti e movimenti politici quando servano a identificare la titolarità del gazebo medesimo;

   tale normativa, a parere degli interroganti, è non solo piuttosto antiquata, alla luce del fatto che non contempla minimamente l'eventuale propaganda espletata via web o via social, che ormai costituiscono alcuni dei canali principali attraverso i quali viene svolta la propaganda elettorale, ma non appare neppure coerente e sistematica laddove autorizza gazebo per la propaganda elettorale e la distribuzione di volantini, consente l'apposizione di bandiere al fine di rendere politicamente riconoscibile il gazebo, ma non ammette che sul medesimo possano essere apposti manifesti raffiguranti, ad esempio, i candidati alle elezioni –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario adottare iniziative per una revisione complessiva della normativa inerente alla propaganda elettorale durante le tornate elettorali, che la renda più attuale alla luce dei nuovi strumenti informatici non contemplati dalla normativa vigente, e se non ritenga opportuno adottare iniziative per innovare tale normativa consentendo l'apposizione dei manifesti elettorali anche all'interno e all'esterno dei gazebo già autorizzati per la propaganda elettorale, anche valutando la possibilità di configurare i gazebo come «strutture fisse» solo se stabilmente posizionati.
(5-06759)


   CALABRIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   alle ore 23:30 circa di sabato 2 ottobre 2021, il Ponte dell'industria di Roma, luogo simbolico della città sito al confine tra i quartieri Marconi e Ostiense, è stato devastato da un incendio;

   lo storico Ponte, costruito tra il 1862 e il 1863 e sopravvissuto a ben due guerre mondiali, è andato distrutto a causa dell'incuria e del degrado, infatti, stando alle ipotesi degli inquirenti, l'incendio sarebbe stato innescato da un fornelletto utilizzato da alcuni clochard – che abitavano stabilmente nella parte sottostante la struttura – per poi propagarsi attraverso la vegetazione fitta e incolta di quel tratto di Lungotevere;

   in verità, quanto accaduto non è un unicum nella storia capitolina più recente: anche nel febbraio dei 2013 un fatto analogo interessò il sopramenzionato collegamento che venne parzialmente distrutto dalle fiamme sprigionate da alcune baracche ubicate nell'area a esso sottostante;

   dunque, a distanza di otto anni, le banchine del fiume che attraversa Roma non hanno cessato di essere il luogo dove tutto è permesso – senza limiti e controlli – come dimostra il fatto che, nell'ultimo triennio, la popolazione stanziata lungo le sue sponde è aumentata, in spregio a qualsiasi norma posta a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica;

   si tratta di una realtà che desta allarme sociale e che, pertanto, non può più essere ignorata; appare ormai improcrastinabile l'adozione di misure volte a identificare tutti quanti vivono in tali condizioni di degrado per provvedere al loro trasferimento negli appositi luoghi di permanenza di cui dispone il comune di Roma;

   è un'emergenza molto seria che i cittadini della Capitale ritengono ormai intollerabile, come evidenziato dal numero di esposti presentati da quanti di loro si sono trovati, con crescente assiduità, ad assistere a scene indecorose in luoghi pubblici, nonché a fatti pericolosi generati da assembramenti di persone ubriache e moleste –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di garantire la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica nella città di Roma, anche d'intesa con l'amministrazione locale interessata.
(5-06760)


   FOGLIANI, ANDREUZZA, BAZZARO, VALLOTTO e TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 10° reparto volo della polizia di Stato di Venezia, che ha competenza territoriale su tutto il triveneto, lamenta da tempo la carenza di velivoli necessari, invece, per garantire l'operatività del reparto;

   in dotazione al reparto volo c'è solo un elicottero del 1983, utilizzato in larga scala in caso di interventi urgenti legati all'ordine e alla sicurezza pubblica, e un aereo P68 utilizzabile, però, solo per il trasporto urgente di organi e la vigilanza stradale;

   ormai da tempo il reparto richiede la sostituzione dell'elicottero che serve non solo l'area del Veneto, ma anche il Friuli-Venezia Giulia e il Trentino-Alto Adige;

   con l'interrogazione n. 5-03952, durante il Governo cosiddetto Conte I, gli interroganti avevano sensibilizzato il Ministero dell'interno che si era impegnato all'acquisizione di un nuovo velivolo;

   consta agli interroganti che il Ministero dell'interno, d'intesa con il Ministero della difesa, avesse già concluso la fase della manifestazione di interesse per l'acquisizione di due elicotteri «classe media multiruolo»;

   la caduta del cosiddetto Governo giallo-verde ha però interrotto la finalizzazione della procedura di appalto;

   adesso, con il ritorno della Lega-Salvini premier nella maggioranza di Governo, sembra che le procedure d'acquisto si siano finalmente risbloccate –:

   se intenda fornire informazioni aggiornate sullo stato dell'arte del bando di gara per l'acquisizione finale degli elicotteri e quando ritenga presumibile che mezzi possano arrivare al 10° reparto volo di Venezia.
(5-06761)


   MAGI e GEBHARD. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in base ai dati del dossier elaborato dai promotori della campagna «Ero straniero» diffusi il 23 settembre 2021, sono circa 60.000 i permessi di soggiorno rilasciati, fronte delle 230.000 domande di regolarizzazione presentate a seguito del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, solo il 26 per cento del totale;

   nonostante si registri un miglioramento rispetto ai mesi precedenti, il ritardo con cui sta procedendo l'esame delle domande rimane drammatico, soprattutto nelle grandi città: a Milano, delle 26.000 pratiche ricevute, sono stati rilasciati solo 2.000 permessi di soggiorno; a Roma, su 16.000 domande, sono 60 i permessi di soggiorno rilasciati;

   quasi terminato, invece, risulta l'esame delle domande dell'altra procedura prevista dal cosiddetto decreto «rilancio» per mettersi in regola, che prevedeva che gli stessi lavoratori stranieri irregolari con esperienze lavorative nei settori individuati dalla sanatoria potessero fare richiesta di un permesso di soggiorno temporaneo e cercare un nuovo impiego;

   una delle ragioni dei ritardi è che le circa 800 figure interinali previste dal cosiddetto decreto «rilancio» a maggio 2020 sono entrate effettivamente in servizio quasi un anno dopo per il protrarsi delle procedure di assunzione; nei prossimi giorni, sono in scadenza i primi contratti;

   il ritardo con cui si sta procedendo all'esame delle domande di emersione si traduce nell'impossibilità di fatto, per decine di migliaia di persone, di accedere ai servizi, alle prestazioni sociali e alle tutele previsti per chi lavora nel nostro Paese; inoltre, nonostante la circolare del Ministero della salute di luglio 2020 chiarisca che i cittadini stranieri «in emersione» hanno l'obbligo di iscrizione al Servizio sanitario nazionale, infatti, molte strutture sanitarie rifiutano l'iscrizione, rendendo difficile accedere alla campagna vaccinale anti-Covid ancora in corso, con conseguente impatto sulla salute pubblica;

   a ciò si aggiunge l'incertezza dei datori di lavoro che vorrebbero poter finalizzare l'assunzione di questi lavoratori e instaurare un rapporto stabile;

   l'alto numero di domande, nonostante i limiti rigidi previsti dal decreto, testimonia il desiderio di mettersi in regola di tanti datori di lavoro e dimostra la necessità di allargare i settori ammessi e di poter accedere, anche al di fuori di finestre temporali predefinite, alla procedura di regolarizzazione –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, alla luce dei dati più aggiornati, per assicurare che l'esame delle domande di regolarizzazione presentate venga finalizzato in tempi brevi e per permettere in futuro l'emersione dei rapporti di lavoro in questione.
(5-06762)


   BALDINO, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, DE CARLO, DIENI, FRANCESCO SILVESTRI, ELISA TRIPODI, ALAIMO, AZZOLINA e GIORDANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   durante la campagna elettorale, appena conclusa, per le elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre 2021, si sono verificati in tutto il Paese fatti gravissimi: aggressioni, atti vandalici, intimidazioni a consiglieri regionali, e altre forme di violenza che debbono essere condannate in quanto esecrabili, che hanno acceso polemiche e infiammato le ultime ore della consultazione elettorale, senza alcuna giustificazione;

   nella città di Nardo, in Salento, un candidato al consiglio comunale è stato colpito con un pugno mentre raggiungeva il palco per il comizio finale, riportando alcune ferite;

   ad Afragola, nel napoletano, una deputata ed il segretario locale di un partito politico sono stati coinvolti in un'aggressione da parte di detrattori;

   nel foggiano, a San Nicandro Garganico, un candidato ha presentato una denuncia ai carabinieri dopo che ignoti hanno imbrattato la sua sede elettorale con scritte offensive, il secondo episodio intimidatorio in 48 ore;

   in Calabria, invece, a Cetraro, un falso pacco bomba è stato collocato sotto l'automobile di un candidato regionale uscente; a notare la presenza del pacco, è stata la moglie, che ha avvertito il marito, insieme al quale, poi, ha chiamato i carabinieri;

   una spirale di violenza incontrollata ha inasprito, dunque, il clima elettorale non consentendo lo svolgimento di una serena competizione elettorale –:

   quali siano le valutazioni del Ministro interrogato rispetto ai fatti riferiti in premessa e, in particolare, se non intenda intraprendere iniziative di competenza urgenti per il contrasto di fenomeni violenti e di intimidazione di tal fatta, in modo che non abbiano più a ripetersi.
(5-06763)


   PRISCO e MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono decine ogni anno i membri delle forze dell'ordine che sono colti da eventi suicidari all'interno dei vari comandi, spesso ricorrendo all'utilizzo dell'arma di ordinanza;

   nel corso del 2020, gli eventi suicidari registrati tra gli appartenenti alle forze dell'ordine sono stati cinquantuno, di cui nove hanno interessato la polizia di Stato; nel 2019, invece, l'Osservatorio Suicidi in Divisa, ne ha registrati sessantanove;

   nel corso del corrente anno si sono registrati già trentotto suicidi tra le forze dell'ordine;

   nel ventennio appena trascorso i suicidi tra le forze dell'ordine hanno raggiunto la cifra di 891; tale dato, se comparato con i suicidi della popolazione generale, è particolarmente significativo: secondo i dati raccolti da Silp (Sindacato dei lavoratori di polizia), nella fascia di età compresa tra i venticinque e i sessantaquattro anni, si tolgono la vita 7 persone su 100.000, mentre quando si parla di appartenenti alle forze dell'ordine il tasso è di circa 17 su 100.000;

   dietro la divisa ci sono donne e uomini in carne ed ossa che, quotidianamente, mettono a repentaglio la propria vita per salvaguardare quella degli altri, vivendo talvolta situazioni di estremo pericolo ed elevato stress, cui si aggiunga la mancanza di mezzi, strutture inidonee, carichi di lavoro superiori, dovuti alla mancanza di organico, stipendi inadeguati che si possono sommare a problematiche legate alla dimensione privata;

   si consideri che gli appartenenti alle forze dell'ordine, prima di essere assunti nelle amministrazioni vengono sottoposti ad approfondite analisi psichiche e, pertanto, prima dell'arruolamento, non vi era traccia di disagio psichico che ha portato all'estremo gesto: a tal proposito vi è da considerare la possibilità che potrebbe essere proprio l'ambiente lavorativo nel quale vivono e operano a incidere negativamente sull'equilibrio della psiche;

   a parere dell'interrogante, occorre adottare immediati provvedimenti, tra cui valutare la possibilità di istituire urgentemente una commissione parlamentare d'inchiesta che abbia libero accesso a tutti i fascicoli personali dei giovani agenti che si suicidano, al fine di comprendere a fondo le ragioni di tali eventi –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per ridurre notevolmente il numero dei suicidi tra gli appartenenti alle forze dell'ordine e porre in essere efficaci politiche di prevenzione.
(5-06764)

Interrogazioni a risposta scritta:


   IEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quando è stato chiuso nel 2010, a causa del sottosuolo contaminato, il parco Concilio-Simoni, l'esteso polmone verde che costeggia la stazioncina di Quarto Oggiaro, è ormai divenuto ragione di pericolo a causa del dilagante degrado e dell'assenza di condizioni di sicurezza;

   in tutti questi anni, infatti, il parco ha continuato ad essere frequentato da famiglie e residenti e, anzi, è stata proprio questa continua fruizione da parte della società civile e la sua costante vigilanza sull'area ad aver evitato che il luogo rimanesse completamente abbandonato a se stesso;

   il divieto di ingresso nella zona ha, purtroppo, incentivato preoccupanti comportamenti illeciti, tra cui lo stanziamento abusivo e permanente di gruppi rom; le conseguenze, segnalate da molti cittadini, sono sotto gli occhi di tutti: il parco è diventato una grande discarica di materiale anche altamente inquinante: sui prati si trovano detersivi, batterie e bidoni ripieni di liquidi tossici; la recinzione di legno è stata divelta e vandalizzata; si verificano giornalmente episodi di spaccio ed è probabile che la rapina di cui è stata vittima una donna nelle strade adiacenti sia da imputare proprio alla situazione di illegalità che si registra nel parco;

   finora le denunce, le segnalazioni e le richieste dei cittadini hanno ottenuto solo sporadiche manutenzioni del manto erboso o sgomberi e pulizie temporanee delle aree occupate; in breve tempo, tuttavia, tutto tornava come prima; sembra che di fronte all'indignazione dei residenti, le forze dell'ordine abbiano risposto che, senza ordini e disposizioni ben precise, non si potesse fare di più;

   ma vi sono anche altri motivi di rimostranza: in primo luogo, si lamenta lo sperpero di denaro pubblico, utilizzato per le manutenzioni invece che per una vera e propria riqualificazione che renda il parco pienamente agibile; in secondo luogo, si fa presente come non esistano vere e proprie recinzioni che rendano difficile l'accesso, soprattutto ai bambini del quartiere e come tale fatto possa pregiudicare la loro sicurezza;

   l'attuale situazione ha quindi del paradossale: il preteso inquinamento del parco, da una parte, penalizza i residenti perché comporta la chiusura di un'area verde necessaria alla vita sociale; dall'altra parte, però, si è scelto di «tollerare» l'ingresso nel parco, rinunciando alla sua riqualificazione e lasciandolo di fatto incustodito con la conseguenza di favorire il progressivo aumento del degrado, dell'insicurezza e del vandalismo –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, di concerto con la prefettura e la questura di Milano, per promuovere l'utilizzo del parco in condizioni di sicurezza ed assicurare il rispetto dell'ordine pubblico al suo interno.
(4-10317)


   SAITTA, PAPIRO e ALAIMO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa si apprende che, nel mese di settembre 2021, nella città di Catania si sono intensificate le attività di accensione di fuochi pirotecnici;

   in particolare, fuochi d'artificio sono stati esplosi nel centro della città etnea, presso la nota Piazza Bellini, rischiando di arrecare danni a persone e a beni architettonici di grandissimo pregio;

   altri episodi sono stati segnalati, in questi mesi, in diversi punti di Catania come Piazza Europa, San Giorgio, Librino, Cibali e in tanti altri quartieri sempre più interessati da questo tipo di attività;

   sempre dagli organi di stampa e da alcune dichiarazioni si apprende dell'ipotesi di una regia dietro questi episodi in quanto, ormai da diversi mesi, vengono esplosi fuochi pirotecnici con una certa frequenza – ogni sera a mezzanotte circa – in diversi quartieri del capoluogo etneo;

   l'attività di accensione di fuochi pirotecnici ha recentemente interessato anche altre città italiane come Napoli e Bari;

   spesso i fuochi pirotecnici vengono utilizzati per festeggiare noti pregiudicati o come segnale in codice delle organizzazioni criminali;

   l'accensione di fuochi d'artificio costituisce, infatti, un tipo di comunicazione adottata dai narcotrafficanti e dalle organizzazioni criminali per segnalare, agli affiliati, l'arrivo degli stupefacenti;

   per quanto sopra esposto occorre che l'attività di accensione di fuochi pirotecnici vada adeguatamente monitorata, repressa e sanzionata per la sicurezza dei cittadini e per contrastare fenomeni legati alla criminalità organizzata e al narcotraffico;

   a tal fine, è necessaria una concertazione tra le amministrazioni e le istituzioni per un piano straordinario di controllo del territorio nelle zone interessate da tali preoccupanti episodi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti;

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di fare chiarezza sulla questione sopra prospettata;

   quali iniziative di competenza intendano promuovere per contrastare e reprimere le attività sopra descritte anche attraverso piani di controllo e monitoraggio del territorio.
(4-10329)


   PEREGO DI CREMNAGO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei primi nove mesi del 2021 gli ingressi nel Mediterraneo centrale hanno subito un incremento esponenziale rispetto a tutte le altre rotte che consentono l'ingresso in Europa: infatti, stando a quanto risulta all'interrogante, gli arrivi sarebbero stati circa quarantacinquemila, l'82 per cento in più rispetto all'intero 2020 che, al 31 dicembre, ne aveva registrati trentaquattromila;

   si tratta di flussi di persone in entrata di notevole entità, molto spesso illegali e che, come la Commissione europea ha osservato, non sembrerebbero essere sul punto di arrestarsi;

   la stessa Commissione, a un anno di distanza dalla presentazione del primo Patto sulla migrazione e l'asilo, ha adottato un nuovo piano d'azione che si sostanzierà in un rafforzamento delle partnership di cooperazione positive con i paesi terzi e in misure contro le autorità che incoraggiano le partenze;

   tuttavia, nel frattempo, in Italia, la gestione di quanti abbiano fatto ingresso irregolare nel Paese sembra tutt'altro che facile, come dimostrano i fatti che, ormai da mesi, si ripetono nei pressi dell'Ufficio immigrazione della questura di Milano, ubicato nel centro della città;

   qui, quotidianamente, numerosissimi immigrati irregolari e non si riversano sui marciapiedi adiacenti i locali della questura, utilizzando gli stessi a mo' di dormitorio (e non solo) in dispregio del decoro urbano e, soprattutto, a discapito dell'igiene, la cui carenza, vista la crisi pandemica che si sta vivendo, li espone a gravi rischi di contagio, non essendo questi forniti di dispositivi di protezione dal contagio da virus Sars-Cov-2;

   invero, tale condizione di estremo degrado mette a repentaglio non solo la salute degli immigrati regolari che devono recarsi presso quell'ufficio per pratiche inerenti al loro permesso di soggiorno e, a tal fine, attendono in coda al di fuori della struttura, ma anche di tutti quanti si trovino — per altre ragioni — a dover passare in quella strada;

   nonostante il questore abbia tentato di arginare la situazione già assai compromessa, a esempio provvedendo alla sanificazione periodica del marciapiede, la situazione sembra essere ormai insostenibile –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di ripristinare il decoro urbano del centro storico di Milano.
(4-10336)


   MARAIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge del 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, reca l'articolo 112-bis introdotto in sede di conversione;

   tale articolo ha istituito un fondo per i comuni particolarmente danneggiati dall'emergenza sanitaria da COVID-19;

   nella norma si enuncia, al comma 1, che «in considerazione dell'emergenza sanitaria da COVID-19 che ha interessato comuni non compresi tra quelli previsti dall'articolo 112, nello stato di previsione del Ministero dell'interno è istituito un fondo con una dotazione di 40 milioni di euro per l'anno 2020, finalizzato al finanziamento di interventi di sostegno di carattere economico e sociale in favore dei comuni particolarmente colpiti dall'emergenza sanitaria»;

   al comma 2, la stessa norma stabilisce che «Il fondo di cui al comma 1 è ripartito con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare, previa intesa in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto»;

   ancora, al comma 3 vi si stabilisce che «Al fine della ripartizione del fondo di cui al comma 1 tra i comuni beneficiari, si tiene conto, sulla base della popolazione residente, dei comuni individuati come zona rossa o compresi in una zona rossa in cui, per effetto di specifiche disposizioni statali o regionali applicabili per un periodo non inferiore a quindici giorni, è stato imposto il divieto di accesso e di allontanamento a tutti gli individui comunque ivi presenti; per i restanti comuni, si tiene conto dell'incidenza, in rapporto alla popolazione residente, del numero dei casi di contagio e dei decessi da COVID-19 comunicati dal Ministero della salute e accertati fino al 30 giugno 2020»;

   le disposizioni, come si evince dal testo riportato, non vincolano i comuni beneficiari ad adottare specifiche misure per l'utilizzo dei fondi attribuiti, bensì enunciano la finalità del «finanziamento di interventi di sostegno di carattere economico e sociale», lasciando agli stessi comuni ampi margini di autonomia e discrezionalità per quanto concerne le forme e le destinazioni dei sostegno da erogare;

   allo stato attuale, a seguito della avvenuta ripartizione dei fondi da parte del Ministero dell'interno e del Ministero dell'economia e delle finanze, non è chiaro se e quanti comuni beneficiari della suddetta ripartizione abbiano provveduto all'attuazione di misure di sostegno economico e sociale;

   inoltre, non si conoscono le tempistiche occorse per i predetti interventi, e la mancanza di vincoli e criteri definiti a livello ministeriale non garantisce a livello locale certezza, celerità e uniformità nella fase ultima di destinazione delle somme;

   questa situazione di incertezza è stata foriera di ritardi negli accreditamenti a cittadini e attività economiche, oltre ad essere potenzialmente alla base di diseguaglianze tra i cittadini e di mancato utilizzo dei fondi ripartiti ad ogni comune beneficiario;

   sulla base di tali premesse, si rende necessaria un'attività di monitoraggio e controllo in merito alle effettive modalità e tempistiche di utilizzo di questi fondi da parte dei comuni –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative volte ad attuare una ricognizione, al fine di verificare le modalità, le tempistiche di attribuzione e l'effettivo utilizzo a livello locale dei fondi ripartiti ex articolo 112-bis del decreto-legge del 19 maggio 2020 n. 34.
(4-10340)


   PENNA e NAPPI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio della pandemia è sempre stato considerato obiettivo primario quello di vaccinare, oltre agli operatori sanitari e ai soggetti fragili, anche le forze dell'ordine proprio per l'esposizione che queste ultime hanno in forza del loro rapporto con cittadini. La ratio era duplice, da un lato, tutelare le forze dell'ordine dall'eccessiva esposizione al contagio, dall'altro evitare che le stesse forze dell'ordine potessero rappresentare un veicolo di contagio;

   secondo alcuni dati apparsi sulle più note testate giornalistiche sarebbero ancora molti i membri delle forze dell'ordine non sottoposti a vaccino. In particolare, secondo il Sole24 ore, la polizia di Stato, con circa 95 mila agenti, ha il 20 per cento di poliziotti che non si è voluto sottoporre al vaccino anti Covid-19. Nei carabinieri, oltre 107 mila unità, invece, si è vaccinato oltre l'85 per cento con entrambe le dosi o comunque almeno con la prima dose. Marina e Aeronautica, poco meno di 40 mila militari ciascuno, sono all'80 per cento (considerando, anche in questo caso, sia il ciclo vaccinale completo che la prima dose). Ancor meno adesioni al vaccino (75 per cento dei membri) si sono verificate nell'Esercito;

   recentemente poi il vicequestore di Roma Nunzia Schilirò è apparso alla manifestazione «no-vax» in piazza San Giovanni a Roma e, in un'intervista rilasciata il 29 settembre 2021 alla rete LA7, ha affermato la sua contrarietà al vaccino e alla certificazione verde Covid-19 (green pass), sostenendo inoltre che gran parte dei suoi colleghi sarebbe di identico avviso;

   il decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127, estende al mondo del lavoro pubblico e privato l'obbligo di possedere il green pass a partire dal 15 ottobre e fino al 31 dicembre;

   inoltre il rispetto dell'obbligo di cui al decreto-legge n. 127 del 2021 sarà paradossalmente controllato da soggetti che potrebbero a loro volta non essersi sottoposti al vaccino e pertanto privi di green pass –:

   se i Ministri interrogati intendano appurare lo stato di vaccinazione dei dipendenti dei rispettivi dicasteri che operino a contatto con i cittadini, attraverso un raffronto incrociato dei dati contenuti nell'anagrafe vaccinale, al fine di valutare rimedi opportuni nel caso in cui i dati dovessero rivelarsi preoccupanti e dovessero comportare la carenza di personale con evidenti ripercussioni sul buon funzionamento degli uffici e sulla tutela dell'ordine pubblico.
(4-10342)


   CARETTA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nella notte del 27 settembre 2021, a Lampedusa (AG) è approdato un peschereccio di 15 metri recante 686 immigrati, di cui cinque sono stati trasportati al poliambulatorio dell'isola per le precarie condizioni di salute;

   secondo i primi rilievi emersi a mezzo stampa, questi immigrati sarebbero originari di Egitto, Chad, Marocco, Siria, Bangladesh, Sudan, Nigeria, Etiopia e Senegal, mentre il peschereccio sarebbe partito da Zuwara, in Libia, evadendo le acque territoriali maltesi;

   gli immigrati sarebbero stati portati tutti all'hotspot di competenza territoriale, dove tuttavia sono presenti 1091 persone a fronte di 250 posti disponibili, descrivendo una situazione gestionale ormai al collasso;

   non è ancora chiaro come possa essere permesso lo sbarco di persone provenienti da Paesi considerabili come «porto sicuro», con cui l'Italia e altri Paesi dell'Unione mantengono regolari rapporti di scambio commerciale e diplomatici, come a esempio il Marocco;

   in tal senso, esiste anche una forte discrasia con la linea d'azione del Governo spagnolo, il quale dispone puntualmente il rinvio dei barchini migratori presso le coste marocchine –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda predisporre, per quanto di competenza, per:

    a) aprire i necessari tavoli politici e diplomatici con i Paesi del Nordafrica per poter gestire in modo più efficiente le procedure di rimpatrio e ricollocamento degli immigrati;

    b) garantire il tracciamento e il controllo delle persone sbarcate in Italia, sia da un punto di vista sanitario che di pubblica sicurezza.
(4-10344)


   TRANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Latina è in corso la campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale; tra i candidati a sindaco c'è l'avvocato Annalisa Muzio, sostenuta dalla civica «Fare Latina» e dal Partito liberale europeo; dall'inizio della campagna elettorale sono stati strappati o vandalizzati soltanto i manifesti della candidata Muzio;

   il 13 settembre 2021, in piazzale Carturan, nei pressi del point elettorale di «Fare Latina» e a due passi da Campo Boario, il quartiere dominato dal clan rom Di Silvio, un candidato di «Fare Latina», Massimo Gibbini, è stato sfregiato da ignoti; due giovani in sella a uno scooter hanno avvicinato Gibbini con una scusa, lo hanno ferito con un coltello al volto, a una mano e a un braccio, e mentre fuggivano gli hanno urlato di andare via, rivolgendosi a lui e a tutto il gruppo di «Fare Latina»;

   la candidata Muzio, che quando era impegnata con il sindacato dei balneari ha subìto anche il danneggiamento dell'auto, dopo il grave episodio, ha rivelato di aver ricevuto anche minacce telefoniche;

   una donna si sarebbe aggirata per i negozi di Latina, fingendosi una sostenitrice della Muzio, lasciando materiale elettorale e chiedendo denaro, al fine di screditare la candidata;

   si tratta di vicende, in particolare quella del candidato sfregiato, di enorme gravità, che ben delineano il clima avvelenato che si respira a Latina, dove diverse inchieste dell'antimafia hanno evidenziato in passato inquietanti rapporti tra pezzi di politica e criminalità organizzata, con tanto di compravendita dei voti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti; cosa sia stato fatto per garantire il libero e sereno esercizio democratico del voto anche a Latina;

   quali iniziative, per quanto di competenza, abbia assunto o intenda assumere rispetto ad atti così gravi ai danni della candidata sindaco e del candidato consigliere comunale di «Fare Latina»; quali misure siano state assunte per evitare l'inquinamento della campagna elettorale nel capoluogo pontino da parte della criminalità organizzata.
(4-10346)


   FICARA e PENNA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dal 2019 a oggi a Siracusa si verificano con cadenza pressoché regolare vicende e gravi fatti aventi a oggetto sempre più frequenti episodi di intimidazione malavitosa a danno delle attività commerciali;

   è di pochi giorni fa la notizia dell'ennesimo atto intimidatorio, cronologicamente, l'ultimo di una serie di episodi criminali che, seppure al momento non sembrerebbero collegati tra loro — da quanto emerge dalla riunione di pochi giorni fa del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduta dal prefetto di Siracusa — suscitano comunque forte inquietudine e preoccupazione nella collettività;

   tali episodi stanno mettendo a dura prova i commercianti siracusani, nonostante negli ultimi mesi le forze dell'ordine, con un lavoro straordinario, hanno colpito la criminalità locale con azioni forti contro lo spaccio di sostanze stupefacenti;

   ulteriore elemento che suscita preoccupazione è la circostanza emersa nel corso della riunione in prefettura per cui all'accertata operatività di sodalizi mafiosi nella provincia di Siracusa, non corrisponde un correlato numero di denunce per richieste estorsive o usurarie da parte degli operatori economici. La paura che si cela dietro il silenzio di chi subisce un'estorsione non può e non deve rappresentare un alibi, tuttavia, è pur vero che la percezione di sicurezza dipende non solo dal livello di diffusione della criminalità, dal contesto in cui si vive, dal senso di vulnerabilità personale, ma anche dal tipo di controllo esercitato dalle forze dell'ordine sul territorio;

   in un momento così delicato per molte attività economiche colpite dalla pandemia e dalla difficoltà della ripresa economica è quanto mai necessario un segnale da parte dello Stato che deve far sentire forte la sua presenza –:

   se e quali iniziative urgenti di competenza intenda porre in essere al fine di sostenere e coadiuvare le forze dell'ordine e di incrementare i controlli sul territorio siracusano, ripristinando ordine e legalità e tutelando così anche le attività economiche e la collettività tutta.
(4-10350)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   DE LORENZO. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:

   da alcuni organi di stampa si apprende che la gestione della quarantena a scuola varia tra le diverse regioni e spesso tra le diverse aziende sanitarie locali;

   secondo quanto indicato dal verbale del Comitato tecnico-scientifico n. 34 del 2021, «in caso di sintomi indicativi di infezione acuta delle vie respiratorie di personale o studenti, occorre attivare immediatamente la specifica procedura: il soggetto interessato dovrà essere invitato a raggiungere la propria abitazione e si dovrà attivare la procedura di segnalazione e contact tracing da parte dell'azienda sanitaria locale competente.»;

   il mondo della scuola ha risposto con grande responsabilità alla chiamata per il vaccino e oggi il 93 per cento del personale risulta vaccinato;

   il Ministero della salute, con circolare n. 36254 del 2021, ha aggiornato le indicazioni sulla quarantena di quanti hanno completato il ciclo vaccinale da almeno 14 giorni, distinguendo: a) contatti asintomatici ad alto rischio, che possono rientrare in comunità dopo un periodo di quarantena di almeno 7 giorni, al termine del quale risulti un test molecolare o antigenico negativo e, se non fosse possibile eseguirli, tra il settimo e il quattordicesimo giorno, il periodo di quarantena finisce dopo 14 giorni dall'ultima esposizione al caso; b) contatti asintomatici a basso rischio: «non devono essere sottoposti a quarantena, ma continuare a mantenere le comuni misure igienico-sanitarie»;

   il Ministero della salute precisa, per i non vaccinati e per coloro che non hanno completato il ciclo vaccinale da almeno 14 giorni, che i contatti asintomatici ad alto rischio «possono rientrare in comunità dopo un periodo di quarantena di almeno 10 giorni dall'ultima esposizione al caso, al termine del quale risulti negativo un test molecolare o antigenico». In assenza del test la quarantena si chiude dopo almeno 14 giorni dall'ultima esposizione al caso; mentre i contatti asintomatici a basso rischio «non devono essere sottoposti a quarantena, ma continuare a mantenere le misure igienico-sanitarie»;

   nonostante tali linee guida ogni regione ha un protocollo diverso su come agire: in Emilia-Romagna vanno in quarantena solo i contatti stretti, in Veneto resta a casa solo il contagiato, in Toscana scatta l'isolamento automatico di tutta la classe;

   inoltre, non si hanno dati certi su quanti contagi ogni giorno siano stati segnalati dall'inizio dell'anno scolastico –:

   se non ritenga opportuno intervenire, per quanto di competenza, affinché si abbiano in un tempo più reale possibile i dati dei contagi nelle scuole e per individuare, di concerto con gli altri Ministeri competenti e le regioni, delle linee guida unitarie per gestire le quarantene.
(3-02520)


   PICCOLI NARDELLI, DI GIORGI, LATTANZIO, NITTI, ORFINI, PRESTIPINO, ROSSI, BERLINGHIERI, LORENZIN, FIANO e CARNEVALI. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:

   ormai da qualche anno, con la ripresa della scuola, si ripropone il problema dell'assenza dei libri di testo. Quest'anno, in particolare, i ritardi e le mancanze di alcuni titoli di primaria importanza stanno registrando livelli di assoluta gravità, ben peggiori rispetto agli anni trascorsi;

   a circa tre settimane dall'inizio dell'anno scolastico, infatti, molti testi prenotati dalle famiglie non sono stati ancora consegnati ai librai e agli altri canali distributivi;

   a denunciare questo quadro poco incoraggiante, in un momento in cui i bambini e i ragazzi auspicano di tornare alla normalità dopo quasi un anno e mezzo di pandemia, sono proprio le maggiori rappresentanze del settore;

   la procedura per le adozioni dei testi prevede che entro il mese di maggio le scuole debbano comunicare ufficialmente la lista dei testi adottati al Ministero dell'istruzione e all'Associazione italiana editori, in modo che questi abbiano tempi consoni per la produzione degli stessi nei tempi e nelle quantità necessarie;

   la situazione appare ancora più grave per quanto riguarda i testi per gli alunni della scuola primaria. In questo caso, nonostante si tratti di libri distribuiti gratuitamente alle famiglie con spesa a carico del comune di residenza, risulterebbero, invece, in larga parte disponibili solo su Amazon e a pagamento;

   diverse famiglie, in considerazione di detta irreperibilità presso i canali che distribuiscono i testi e del sommarsi dei ritardi, hanno deciso di dotarsi degli stessi nel più breve tempo possibile, rinunciando anche alla gratuità prevista;

   il ritardo, dovuto a ragioni fondamentalmente organizzative, ha evidenziato tutte le criticità del sistema fino ad ora in vigore –:

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere – per quanto di competenza – per garantire in tempi brevi la distribuzione territoriale dei libri di testo.
(3-02521)


   TOCCAFONDI, ANZALDI, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da notizie stampa si apprende che alcuni banchi scolastici monoposto, recentemente acquistati tramite bando indetto dal precedente Commissario Arcuri, per garantire la sicurezza degli studenti dall'emergenza COVID-19, sarebbero fuori norma;

   dopo i banchi a rotelle, il cui acquisto fu oggetto di ingenti polemiche, la questione riguarda la dimensione dei banchi monoposto: 74 centimetri anziché i 60 concordati con l'azienda di riferimento, la portoghese Nautilus, discrepanza che impedirebbe in alcune scuole, sulla base della dimensione della classe, di mantenere quella distanza di sicurezza tra gli alunni rispettosa della normativa antincendio;

   la portoghese Nautilus, che si è aggiudicata l'appalto, ha sottoscritto al riguardo 2 contratti: il primo da 2,2 milioni di euro per la fornitura di sedie e il secondo da 7,3 milioni per 110 banchi monoposto;

   per eliminare i potenziali rischi dei 110 mila banchi distribuiti in 136 scuole, il 6 luglio 2021 si è svolta una riunione dell'area logistico-operativa della struttura commissariale del generale Figliuolo con rappresentanti del Ministero dell'istruzione, nel corso della quale sarebbe stato stabilito il ritiro degli arredi scolastici fuori norma, dislocati sul territorio nazionale, e la loro successiva consegna presso idonei luoghi di custodia individuati dal Ministero della difesa;

   il servizio di ritiro, stabilito con una determina del 21 settembre 2021, per la cifra di 173 mila euro, sarebbe stato affidato, con «somma urgenza», alla Jet air service, «unico operatore che si è reso disponibile ad eseguire il trasporto urgente in questione con annessa manovalanza», partner consolidato della struttura commissariale ed attualmente titolare di un contratto per il trasporto via nave di materiale acquistato dalla Cina;

   la notizia dell'irregolarità delle dimensioni dei banchi sarebbe comunque emersa successivamente alla consegna e alla distribuzione degli arredi scolastici in questione da parte dell'azienda Nautilus, circostanza che ha costretto la struttura commissariale a far fronte anche alle spese per il ritiro degli stessi da 136 scuole italiane distribuite sull'intero territorio nazionale –:

   se le notizie riportate in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per individuare i responsabili di tale sperpero di risorse pubbliche, sia all'interno del Ministero dell'istruzione che della struttura dell'allora Commissario Arcuri.
(3-02522)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   desta sgomento, a soli pochi giorni dalla riapertura delle scuole, la presenza di ratti morti nel cortile di uno dei licei più grandi della città di Roma, il liceo Morgagni, in zona Monteverde vecchio, a due passi da un istituto comprensivo e da un'altra scuola superiore, oltre che dagli uffici della polizia locale del XII municipio;

   l'allarme è stato dato anche due settimane fa, al secondo giorno di scuola, da una scuola materna comunale, in zona Malafede, chiusa per topi a seguito della testimonianza di un bambino, che ai genitori aveva raccontato di aver visto un ratto nella struttura educativa capitolina. In questo caso Nas e Sisp dell'azienda sanitaria locale Roma 3, giunti sul posto, hanno accertato la presenza dei roditori e hanno predisposto la chiusura della materna;

   nell'istituto Morgagni, i topi morti sono stati ritrovati in un'area del cortile della scuola che attualmente si presenta come una discarica di banchi e sedie, un problema comune a molti istituti, che non sanno con quali fondi smaltire gli arredi;

   tanti gli istituti nelle stesse condizioni anche a seguito della rimozione dei banchi non a norma richiesta il 21 settembre 2021 dal generale Figliuolo, dopo che specifiche analisi merceologiche hanno dimostrato la presenza di arredi scolastici a rischio incendio;

   i banchi erano già stati segnalati come inadatti durante lo scorso anno scolastico quando i dirigenti scolastici, ancora prima di scoprire la loro infiammabilità, avevano evidenziato tra le inadeguatezze anche una lunghezza non adatta a garantire la distanza di sicurezza tra gli alunni;

   il generale Figliuolo ha optato per la «somma urgenza», poiché «eventuali ritardi nel ritiro dei materiali avrebbero un impatto negativo importante sulla sicurezza negli istituti scolastici ove tali arredi sono stoccati» –:

   quali urgenti iniziative intenda porre in essere per garantire la sicurezza negli istituti scolastici assicurando la rimozione immediata di arredi non a norma, pericolosi per gli studenti e che rischiano di gravare sul decoro e sulla sicurezza dell'edilizia scolastica.
(3-02523)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE LORENZO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo apparso sul quotidiano La Repubblica il 23 settembre 2021 si apprende ciò che, purtroppo, era prevedibile: la gestione della quarantena a scuola non solo varia tra le diverse regioni, ma addirittura spesso tra le diverse asl;

   secondo quanto indicato dal verbale del Comitato Tecnico-scientifico n. 34 del 2021 «in caso di sintomi indicativi di infezione acuta delle vie respiratorie di personale o studenti, occorre attivare immediatamente la specifica procedura: il soggetto interessato dovrà essere invitato a raggiungere la propria abitazione e si dovrà attivare la procedura di segnalazione e contact tracing da parte della ASL competente»;

   il mondo della scuola ha risposto con grande senso di responsabilità alla chiamata per il vaccino e, ad oggi, il 93 per cento degli insegnanti, del personale amministrativo e di quello Ata risulta vaccinato;

   il Ministero della salute, con circolare n. 36254 del 2021, ha aggiornato le indicazioni sulla quarantena di quanti hanno completato il ciclo vaccinale da almeno 14 giorni. Nello specifico, distingue fra: a) i contatti asintomatici ad alto rischio, cosiddetti «contatti stretti» che «possono rientrare in comunità dopo un periodo di quarantena di almeno 7 giorni dall'ultima esposizione al caso, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare o antigenico con risultato negativo. Qualora non fosse possibile eseguire un test molecolare o antigenico tra il settimo e il quattordicesimo giorno, si può valutare di concludere il periodo di quarantena dopo almeno 14 giorni dall'ultima esposizione al caso, anche in assenza di esame diagnostico molecolare o antigenico»; b) i contatti asintomatici a basso rischio che «non devono essere sottoposti a quarantena, ma devono continuare a mantenere le comuni misure igienico-sanitarie», mascherina, distanziamento fisico, igiene frequente delle mani, e altro;

   nella stessa circolare n. 36254 del 2021, il Ministero della salute precisa, con riferimento ai non vaccinati o a coloro che non hanno completato il ciclo vaccinale da almeno 14 giorni che: a) i contatti asintomatici ad alto rischio «possono rientrare in comunità dopo un periodo di quarantena di almeno 10 giorni dall'ultima esposizione al caso, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare o antigenico con risultato negativo». In assenza del test, anche in questo caso, la quarantena si chiude dopo almeno 14 giorni dall'ultima esposizione al caso, senza necessità di esame diagnostico molecolare o antigenico; b) i contatti asintomatici a basso rischio «non devono essere sottoposti a quarantena, ma devono continuare a mantenere le comuni misure igienico-sanitarie», mascherina, distanziamento fisico, igiene frequente delle mani, e altro;

   ogni regione ha un protocollo diverso su come agire a seguito di segnalazione di un alunno positivo: ad esempio, in Emilia Romagna vanno in quarantena solo i contatti stretti, in Veneto resta a casa solo il contagiato, in Toscana scatta l'isolamento automatico di tutta la classe;

   il problema è che non si hanno dati certi su quanti contagi ogni giorno siano stati segnalati dall'inizio dell'anno scolastico –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per far sì che si abbiano in un tempo più reale possibile i dati dei contagi nelle scuole e per definire delle linee guida per gestire le quarantene nelle scuole.
(5-06744)


   CIAMPI, MURA, CENNI, SIANI, DI GIORGI, FIANO, PEZZOPANE, PRESTIPINO, GIORGIS, BOLDRINI, INCERTI, BRUNO BOSSIO, CARLA CANTONE, GRIBAUDO e FRAILIS. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto interministeriale 29 dicembre 2020, n. 182, emanato dal Ministero dell'istruzione di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, sono state definite le nuove modalità per l'assegnazione delle misure di sostegno, previste dal decreto legislativo n. 66 del 2017, e i modelli di piano educativo individualizzato (Pei) da adottare da parte delle istituzioni scolastiche;

   le nuove linee guida, introducendo la progettazione personalizzata, non annullano infatti l'esonero, che comporta l'allontanamento fisico dalla classe per alunno con la conseguente possibile introduzione di classi «speciali»;

   tali linee guida hanno subito suscitato numerose preoccupazioni tra le famiglie degli studenti con disabilità e tra le associazioni che tutelano i loro diritti. L'esonero potrebbe comportare, infatti, l'allontanamento dell'alunno da tutte le seguenti attività:

    dai suoi compagni di classe, impedendo la socializzazione, la relazione e la comunicazione e le opportunità di crescita e di apprendimento che si realizzano grazie all'interazione con i compagni;

    da un percorso ancorato a quello dei compagni, adottato con gli accorgimenti che, grazie alla presenza del docente specializzato, si possono realizzare;

    dagli insegnanti della classe, che non potranno più essere annoverati come «suoi» docenti, in quanto l'alunno non frequenterebbe più le loro lezioni;

   anche il Consiglio superiore della pubblica istruzione (Cspi) il 7 settembre 2020 ha espresso, nel corso della elaborazione dello schema di tale decreto, un parere profondamente critico, in cui si evidenziano molteplici problematiche e, in particolare, l'eccessiva rigidità dei modelli di piano proposti;

   tali criticità erano state segnalate anche dall'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05361 presentata il 17 febbraio 2021 e non ancora discussa;

   si apprende da organi di stampa che il nuovo Pei sia stato «bocciato» dal Tar del Lazio Sezione Terza Bis con sentenza n. 9795 del 14 settembre 2021, che ha annullato il decreto interministeriale n. 182/2020 approvato il 29 dicembre 2020 e di tutti i suoi allegati per «illegittimità». La sentenza del Tar è da considerarsi immediatamente esecutiva;

   la sentenza dell'organo della giustizia amministrativa del Lazio conferma quindi le critiche di merito che avevano enunciato al momento dell'emanazione dell'atto governativo diverse associazioni, genitori ed esperti del settore –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere, in relazione alla citata sentenza del Tar, per elaborare modelli di piano educativo individualizzato (Pei) da adottare e che siano realmente inclusivi, nel pieno rispetto della virtuosa integrazione scolastica, sociale e didattica degli alunni con disabilità.
(5-06748)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Magneti Marelli s.p.a. è stata un'azienda multinazionale italiana specializzata nella produzione di componenti industriali per il comparto automobilistico, che ha fatto parte della Fiat Chrysler Automobiles per poi essere rilevata, nel 2019, dalla giapponese CK Holdings, controllata dal fondo statunitense di private equity Kkr, e divenuta Marelli Corp;

   si è appreso che l'azienda ha pianificato 1.500 licenziamenti a livello globale per diminuire l'organico, motivando tale decisione con la crisi mondiale del settore. Ciò è quanto sembra si evinca dalle lettere che l'amministratore delegato della multinazionale, Bdea Bolzenius, ha inviato ai lavoratori;

   un quinto dei dipendenti della Marelli sono italiani, distribuiti nei 19 siti produttivi sul territorio nazionale. Tra questi vi è quello di Tolmezzo, Automotive Lighting, i cui 980 lavoratori stanno vivendo un periodo di grande ansia, temendo che la riorganizzazione della società e il piano di esuberi possa avere un impatto sui loro posti di lavoro. Tra l'altro, parte di questi lavoratori è già in cassa integrazione ordinaria, confermata anche per il mese di ottobre 2021;

   ancora non è dato sapere quali saranno le modalità con cui la società intenda procedere con il piano di esuberi e quali saranno le ripercussioni sullo stabilimento di Tolmezzo, la principale realtà industriale della Carnia e una delle più importanti del Friuli Venezia Giulia. Sono quindi necessarie delle azioni specifiche a tutela dei lavoratori coinvolti e delle loro famiglie, nonché di un territorio dove le occasioni di lavoro sono già scarse e difficilmente si riuscirebbe a ricollocare queste persone –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per salvaguardare i posti lavoro degli stabilimenti italiani della Marelli Corp, anche istituendo un tavolo di concertazione con l'azienda per ottenere i dovuti chiarimenti sul nuovo piano strategico;

   in particolare, se e quali iniziative di competenza intenda porre in essere per tutelare i lavoratori del sito di Tolmezzo, che già da tempo sono in una situazione di incertezza, poiché l'azienda è ricorsa alla cassa integrazione ordinaria.
(5-06740)


   BOLOGNA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nella seduta del 21 ottobre 2020, il Civ Inps con deliberazione n. 17, segnalava la presenza di una preoccupante giacenza relativa agli accertamenti di invalidità civile, sia di competenza dell'Inps, che delle regioni;

   nella seduta del 30 giugno 2021, il Civ Inps con deliberazione n. 7, confermava la presenza di un ingente arretrato per il riconoscimento di prestazioni assistenziali, segnalando l'indispensabilità e l'urgenza di un rinnovato piano organico di intervento a favore della disabilità non professionale, chiedendo un maggiore impegno alle componenti del processo e segnalando la necessità di una ristrutturazione dell'area, con nuove assunzioni e una rinnovata regolazione delle prestazioni libero professionali, coerentemente alle linee guida governative;

   nonostante l'indicazione per i medici di definire il maggior numero possibile di richieste su atti, in assenza di visita, non appaiono chiare le reali attività programmate dall'Inps per l'effettiva risoluzione della gravissima problematica;

   sebbene l'articolo 1, commi 458-460, della legge n. 160 del 2019 e il decreto recante l'atto di indirizzo del 12 febbraio 2021, riconosca all'Inps la possibilità di stipulare convenzioni di 35 ore settimanali per incarichi ai medici relativi alle funzioni di invalidità civile e delle attività medico-legali istituzionali, ancora oggi, la trattativa per la stipula della convenzione con le organizzazioni sindacali rappresentative, da sottoporre ai Ministeri vigilanti procede a rilento, data la mancata calendarizzazione da parte della direzione centrale risorse umane dell'Inps delle date di convocazione dei sindacati successiva alla pausa feriale estiva;

   l'articolo 1, comma 1034, della legge n. 178 del 2020 ha autorizzato l'Inps ad effettuare un concorso per 189 unità di personale nella qualifica di medico di primo livello per le funzioni medico-legali di propria competenza, ma, dalla deliberazione n. 116 del Cda Inps del 30 luglio 2021, non si prevede alcuna legittima valorizzazione della acquisita professionalità e dell'attività prestata in Inps da medici in servizio da oltre un decennio, e si esclude la possibilità di partecipazioni a medici specialisti e in formazione specialistica per la composizione delle commissioni;

   i riconoscimenti di tipo assistenziale rappresentano la basilare forma di tutela della popolazione più fragile e vulnerabile, meritevole di attenzione da parte del Paese;

   la riduzione del personale appartenente all'area medica (sia in convenzione, sia dipendente dall'istituto) e la sospensione delle visite mediche durante il lockdown ha determinato una preoccupante ed ingovernabile dilatazione dei tempi di giacenza e del numero delle prestazioni assistenziali pendenti;

   sono operativi, presso l'area medico legale Inps, circa 320 medici dipendenti a 38 ore settimanali (in rapida diminuzione per i pensionamenti in procinto di realizzarsi) e circa 1.200 medici liberi professionisti per sole 25 ore settimanali per 48 settimane/anno;

   non sono note le strategie dell'Inps per accelerare le procedure di acquisizione del personale medico, ottenere una reale riduzione dell'arretrato e del tempo di lavorazione delle posizioni di assistenza sociale –:

   se il Ministro interrogato ritenga utile formulare una richiesta urgente all'Inps mirata ad acquisire notizie in merito a tutte le iniziative messe in atto e volte alla celere gestione dell'arretrato delle istanze assistenziali e previdenziali, comprese le iniziative volte alla rapida e definitiva acquisizione del personale medico, a tutela delle fasce più deboli della popolazione che chiedono riconoscimenti indispensabili e non diversamente gestibili.
(5-06743)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIPRINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la società Spoleto Cementi s.r.l. con sede legale in Gubbio (Pg), attiva nella produzione e commercializzazione di cemento e leganti idraulici per le costruzioni e l'edilizia, è presente in Umbria con un impianto per la produzione di cemento, situato in Spoleto (Pg), località S. Angelo in Mercole e ha un organico complessivo di 26 dipendenti di cui 5 impiegati, 6 intermedi e 15 operai;

   con lettere dell'8 settembre 2021 l'azienda ha avviato la procedura di licenziamento collettivo ai sensi degli articoli 24 e 4 della legge n. 223 del 1991 per la totalità dei 26 dipendenti in forza presso l'impianto;

   la società ha giustificato la procedura di licenziamento di tutti i dipendenti e dunque la conseguente chiusura dello stabilimento con la «imprescindibile necessità di porre termine alla gestione dell'attività aziendale, stante la riscontrata oggettiva impossibilità di condurre l'impresa e di affrontare adeguatamente le esigenze produttive e finanziarie (...)» unitamente all'impossibilità di ricorrere a misure alternative e all'erogazione di attribuzioni patrimoniali diverse da quelle già previste dalla legislazione vigente e dalla contrattazione collettiva;

   l'impianto della Spoleto Cementi s.r.l. è stato inserito in un cluster produttivo-distributivo, avente base/relazione diretta con lo stabilimento di Gubbio (Pg) della controllante Colacem s.p.a.;

   esso insiste anche nei territori compresi nella lista dei 140 comuni colpiti e danneggiati dal sisma del Centro Italia, cui spettano gli aiuti ed i rimborsi previsti dalla normativa emergenziale per fronteggiare gli effetti negativi del terremoto che colpì a suo tempo anche l'Umbria;

   la chiusura del suddetto stabilimento con i conseguenti licenziamenti comporterebbe pesanti ricadute economiche, non solo, per le famiglie dei lavoratori raggiunti dai licenziamenti, ma anche per l'intero territorio dello spoletino –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto e se intenda convocare urgentemente l'azienda e le organizzazioni sindacali interessate, al fine verificare la possibilità di un ripensamento circa i prospettati licenziamenti da parte dell'azienda ovvero di un loro «congelamento» finalizzato alla individuazione di una soluzione condivisa che miri alla salvaguardia dei posti di lavoro e tuteli adeguatamente la posizione dei lavoratori, anche con il ricorso a misure di sostegno al reddito;

   quali iniziative di competenza, anche in accordo con la regione Umbria e gli enti locali interessati, il Governo intenda adottare per tutelare i lavoratori assicurando loro anche percorsi di riqualificazione e misure adeguate finalizzate ad un tempestivo ricollocamento nel mondo del lavoro.
(4-10326)


   CARETTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati Inps, la misura nota come reddito di cittadinanza è costata, per l'anno 2021, al lordo delle somme erogate per la cosiddetta pensione di cittadinanza, già 5,7 miliardi di euro, con una spesa complessiva stimata per il 2021 superiore ai 9 miliardi di euro, due miliardi di euro in più rispetto al 2020;

   a un incremento del costo del sussidio, non corrisponde una restrizione della platea dei percettori ritenuti occupabili: come rilevato da Anpal, infatti, i cosiddetti attivabili, ovvero i percettori che possono essere occupati nel mercato del lavoro, sono 1,1 milioni di persone, ma quelli effettivamente presi in carico dai centri dell'impiego ad agosto 2021 sono poco meno di 400.000 persone;

   ne consegue che il 60 per cento dei percettori del reddito di cittadinanza che possono essere inseriti nel mercato del lavoro non hanno ancora sottoscritto il patto per il lavoro, primo passo necessario per iniziare l'occupazione attraverso i centri per l'impiego;

   le cronache giornalistiche hanno rappresentato numerosissimi casi di appropriazione indebita del sussidio, soprattutto da parte di cittadini stranieri ed extracomunitari;

   sul punto, si rappresenta che, a fronte di una platea di 2,58 milioni di italiani beneficiari e 119.000 percettori cittadini dell'Unione europea, sono 318.000 i percettori extracomunitari –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda predisporre per:

    a) ridurre la platea di percettori di reddito di cittadinanza, cosiddetti «attivabili», ossia occupabili nel mercato del lavoro;

    b) incrementare le misure di controllo ed esclusione per scongiurare la presenza di percettori indebiti;

    c) prevedere un meccanismo di contenimento dei costi derivanti dall'applicazione della misura.
(4-10349)


   PAXIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 21 settembre 2021 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127 avente ad oggetto «Misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l'estensione dell'ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening»;

   in virtù del predetto decreto e a partire dal 15 ottobre 2021 i datori di lavoro dovranno obbligatoriamente verificare, ai fini dell'accesso ai luoghi in cui si svolge l'attività lavorativa, il possesso e la validità del Green Pass da parte del prestatore di lavoro;

   il decreto dispone altresì che l'obbligo di possesso e di esibizione del certificato verde COVID-19 (in corso di validità), ai fini dell'accesso ai luoghi di lavoro, debba avvenire sia nel settore lavorativo pubblico che privato;

   al riguardo, l'articolo 1 concerne i dipendenti pubblici e gli altri soggetti che svolgano, a qualsiasi titolo, la propria attività lavorativa o di formazione o di volontariato presso le amministrazioni pubbliche, anche sulla base di contratti esterni (comma 2), mentre l'articolo 3 concerne i lavoratori (ivi compresi i suddetti soggetti in formazione o volontari) operanti nel settore privato (comma 2);

   ai sensi dell'articolo 4, comma 15, del decreto-legge n. 4 del 2019, il beneficiario del reddito di cittadinanza è tenuto ad offrire, nell'ambito del Patto per il lavoro e del Patto per l'inclusione sociale, la propria disponibilità per la partecipazione a progetti, utili alla collettività, da svolgere presso una struttura pubblica o privata ubicata nel comune di residenza;

   preme altresì sottolineare che la mancata adesione ai Progetti utili alla collettività (Puc) da parte di uno dei componenti il nucleo familiare comporta la decadenza dal Reddito di cittadinanza;

   le attività previste nell'ambito dei Progetti utili alla collettività non sono assimilabili ad attività di lavoro subordinato, parasubordinato o autonomi e l'utilizzo dei beneficiari del Reddito di cittadinanza nelle attività previste dai progetti non determina l'instaurazione di un rapporto di lavoro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della suindicata situazione e quali iniziative intenda intraprendere al fine di fornire risposte chiare nei confronti di queste categorie di lavoratori e percettori di Reddito di cittadinanza che si trovano a dover prestare la propria attività lavorativa nell'ambito dei Progetti utili alla collettività senza sapere se debbano essere in possesso di Green Pass.
(4-10356)


   CAON. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 17 maggio 2004 il primo caporal maggiore dei Lagunari, Matteo Vanzan, di soli 22 anni, nell'operazione denominata «Antica Babilonia», ha perso la vita in combattimento, a Nassiria (Iraq), nel corso di uno scontro con dei miliziani ribelli, a causa di una granata di mortaio che gli aveva reciso gravemente un'arteria femorale;

   nonostante il caporal maggiore dei Lagunari Vanzan sia stato riconosciuto vittima del terrorismo, è stata negata l'erogazione della liquidazione, in quanto «volontario in ferma breve» al momento della sua partenza per l'Iraq da Camponogara (Venezia);

   da quanto risulta dal sito web, «Onore ai Caduti» il caporal maggiore ha assolto gli obblighi di leva prestando servizio nel Corpo dei vigili del fuoco, per poi arruolarsi nell'Esercito Italiano, nel Reggimento dei Lagunari Serenissima; da qui la missione, quale volontario, in Iraq;

   al decesso del Vanzan sono seguite la sua promozione a caporal maggiore e altri encomi: il 7 aprile 2006 il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha conferito alla sua memoria la Croce d'onore, onorificenza riservata alle vittime degli atti di terrorismo o degli atti ostili, impegnate in operazioni militari e civili all'estero;

   ciò nonostante, dopo 17 anni dai tragici fatti, l'Inps ha negato ai genitori il riconoscimento del trattamento di fine servizio — Tfr dei dipendenti pubblici statali — per aver ritenuto che «il militare, volontario in ferma breve all'epoca del decesso, non possa essere considerato titolare di un rapporto di impiego e non abbia perciò titolo all'erogazione del Tfr» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e, in caso affermativo, se e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza.
(4-10359)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta scritta:


   LICATINI. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   il servizio pubblico del consultorio familiare costituisce un presidio sanitario insostituibile, nonché un punto di riferimento per le donne e le famiglie, soprattutto nei casi di indigenza o comunque di difficoltà economica;

   il consultorio è un esempio di parità e uguaglianza, offrendo tutela senza discriminazioni. L'accesso, infatti, è libero e gratuito – escluse alcune prestazioni – per chiunque, inclusi gli stranieri senza permesso di soggiorno;

   i servizi del consultorio sono indispensabili per la salute fisica, psichica e sociale delle persone. Di seguito, si riportano alcune delle sue più importanti prestazioni: screening per la prevenzione dei tumori del collo dell'utero; assistenza per la preparazione alla maternità e alla paternità, per i problemi familiari e di coppia, e per i minori; sostegno per le difficoltà legate all'interruzione volontaria della gravidanza; educazione alla contraccezione consapevole e contraccezione emergenziale; consulenza sulle procedure di adozione;

   gli obiettivi del consultorio rispondono ai principi di pari opportunità, favorendo il benessere fisico e morale soprattutto per le donne e all'interno della famiglia;

   in molti casi sussistono gravi carenze riguardo alla gestione dei consultori. In particolare, l'interrogante segnala la situazione di quello di Bagheria, che da anni si trova in locali angusti e inadeguati. Ultimamente, la struttura non dispone di un medico ginecologo, il che tradisce la natura stessa del servizio e costringe spesso le donne a optare per visite private dai costi elevati;

   l'amministrazione bagherese, ad avviso dell'interrogante, si mostra superficiale rispetto alla situazione. Il trasferimento nei nuovi locali ritarda e tutte le promesse e le scadenze vengono regolarmente violate;

   simili disservizi richiedono interventi tempestivi, soprattutto considerata l'importanza riconosciuta ai diritti delle donne, al sostegno a persone vittime di violenza sessuale o domestica, alle pari opportunità;

   il Dipartimento per le politiche della famiglia, tramite l'Osservatorio nazionale sulla famiglia, provvede al monitoraggio e alla valutazione delle politiche nazionali, regionali e locali riferite a questo settore, coordinando inoltre le azioni del Governo dirette a sostenere maternità e paternità e promuovendo iniziative, tra l'altro, rivolte allo sviluppo dei servizi socio-educativi e alla riorganizzazione dei consultori familiari –:

   se, in ragione di quanto esposto, si intendano avviare, per quanto di competenza, operazioni per il tracciamento delle carenze e dei disservizi presso le strutture adibite a consultorio familiare, anche avvalendosi del Dipartimento per le politiche della famiglia e dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia, oppure, nel caso in cui dette operazioni siano state effettuate, quali e quante criticità siano emerse e quali iniziative si intendano adottare.
(4-10341)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   CILLIS, CASSESE, PIGNATONE, CADEDDU, BILOTTI, GAGNARLI, GALLINELLA, L'ABBATE, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA, PARENTELA e DEL SESTO. – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. – Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale n. 490962 del 30 settembre 2021 reca l'approvazione degli elenchi dei progetti ammissibili e non ammissibili al finanziamento con fondi afferenti al Piano nazionale di ripresa e resilienza, missione 2 componente 4 (M2C4) – investimento 4.3 – «Investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche»;

   risultano ammissibili al finanziamento 149 progetti (livello esecutivo), presentati da consorzi di bonifica ed enti irrigui, per un importo complessivo di investimenti pari a 1,6 miliardi di euro e ulteriori 10 progetti (livello definitivo), per un importo di circa 89 milioni di euro;

   tra gli interventi finanziati pochissimi riguardano opere da realizzarsi nelle regioni del Mezzogiorno, in particolare Basilicata e Puglia, mentre nessun intervento riguarda la regione Sicilia;

   la perdita di risorse per l'ammodernamento di reti irrigue, ormai datate e che necessitano di interventi di continua manutenzione per perdite o disservizi, è particolarmente grave e inaccettabile proprio nei territori dove le difficoltà di consegna dell'acqua agli appezzamenti agricoli rischiano di pregiudicare l'esistenza del servizio irriguo;

   i criteri di valutazione dei progetti sono stati definiti attraverso un'interlocuzione sia con le istituzioni territoriali che con i potenziali beneficiari, come dimostrato dall'iniziativa realizzata il 23 giugno 2021 che ha visto riunirsi, su iniziativa del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, istituzioni regionali, enti irrigui e attori locali, per condividere la strategia degli interventi programmati all'interno delle varie componenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per comunicare le modalità di utilizzo delle risorse;

   con comunicazione del 25 giugno 2021, i criteri di scelta proposti sono stati trasmessi alle regioni e province autonome per la preventiva condivisione e con successivo decreto n. 299915 del 30 giugno 2021, recepite le pertinenti osservazioni, sono stati approvati i criteri di ammissibilità e di selezione degli interventi da individuare all'interno della banca dati Dania –:

   alla luce della necessità di assicurare la completa realizzazione degli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, sia con riferimento alla qualità degli stessi che alla copertura territoriale, quali siano stati i criteri e le valutazioni specifiche che hanno determinato l'approvazione dei sopra menzionati elenchi e, qualora l'esclusione dei progetti riguardanti i territori del Mezzogiorno fosse imputabile a criticità progettuali, anche in termini di mancata rispondenza ai requisiti richiesti, se intenda intraprendere ulteriori azioni di supporto ai potenziali beneficiari, al fine di superare le suddette criticità e consentire l'ammissibilità degli interventi in caso di eventuali ulteriori processi selettivi.
(3-02517)


   BALDINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le imprese del settore lattiero-caseario stanno attraversando un periodo di grave crisi in relazione al forte squilibrio tra il prezzo che i trasformatori corrispondono agli allevatori nazionali per la vendita del latte crudo e l'andamento dei prezzi al consumo dei prodotti lattiero-caseari;

   il prezzo del latte crudo, pari a 35 centesimi al litro, risulta inferiore ai costi di produzione nazionali, in particolare in questa fase, in cui si registrano rincari fino al 50 per cento dei prezzi delle materie prime, tra cui i mangimi;

   il valore aggiunto della filiera lattiero-casearia si concentra nei settori a valle della trasformazione del latte crudo e della distribuzione al consumo dei prodotti finiti;

   con tali livelli di prezzo del prodotto, gli allevatori nazionali non hanno una profittabilità adeguata alla sopravvivenza della struttura produttiva; particolarmente grave la situazione delle 5.000 imprese della regione Lombardia, dove si concentra una quota elevata della produzione nazionale;

   il prezzo di acquisto del latte sul mercato è troppo basso, inadeguato a coprire i costi di produzione degli allevatori, che richiedono interventi per calmierare i prezzi di acquisto dei mangimi e delle materie prime;

   è necessario rafforzare il potere contrattuale delle aziende agricole di produzione rispetto a quello delle imprese di trasformazione e della grande distribuzione, con opportuni incentivi all'aggregazione mediante organizzazioni di produttori, sostenendo, al contempo, l'efficienza produttiva con attivazione di funzioni condivise (logistiche, distributive, finanziarie, di stoccaggio e/o prima trasformazione dei prodotti);

   è essenziale evitare, altresì, che il latte di origine estera, prodotto con costi inferiori, possa «spiazzare» la produzione nazionale che ha qualità e standard igienico-sanitari molto elevati, in molti casi non comparabili con il prodotto proveniente da altri Paesi;

   occorre garantire piena applicazione delle norme, segnatamente dell'articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, che vietano l'imposizione di condizioni di acquisto, di vendita o contrattuali ingiustificatamente gravose, tra le quali quelle che determinino, in contrasto con il principio della buona fede e della correttezza, prezzi al di sotto dei costi di produzione medi dei prodotti oggetto di cessione da parte degli imprenditori agricoli –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per garantire che i prezzi che le imprese di trasformazione e della grande distribuzione corrispondono agli allevatori nazionali per la vendita del latte crudo raggiungano un livello tale da compensare i costi di produzione e assicurare un'adeguata remunerazione ai produttori.
(3-02518)


   NEVI, D'ATTIS, SPENA, ANNA LISA BARONI, CAON, BOND e SANDRA SAVINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   per «tea» (tecnologie di evoluzione assistita) si intendono le nuove tecnologie di miglioramento genetico che permettono di riprodurre in maniera rapida, precisa e mirata i risultati dei meccanismi alla base dell'evoluzione biologica naturale;

   il loro sviluppo, tuttavia, è ostacolato dalla legislazione europea sugli organismi geneticamente modificati (direttiva 2001/18/CE sugli organismi geneticamente modificati). Nel mese di aprile 2021 la direzione generale Agri della Commissione europea ha pubblicato uno studio sulle new genomic techniques (che comprendono le tecnologie di evoluzione assistita), nel quale si evidenzia che l'attuale legislazione deve essere adattata alle conoscenze scientifiche e tecnologiche sviluppate negli ultimi anni, prendendo una posizione netta sulla distinzione tra organismi geneticamente modificati e nuove biotecnologie;

   l'utilizzo delle tecnologie di evoluzione assistita consente di: 1) contrastare i danni derivanti dai cambiamenti climatici (14 miliardi di euro negli ultimi 10 anni secondo Coldiretti), creando piante più resistenti all'aggressione di malattie, di parassiti e di condizioni climatiche avverse; 2) esaltare il ricco germoplasma di cui dispone l'Italia; 3) ridurre l'impiego della chimica nei campi; 4) aumentare le rese nei settori cerealicolo (grano, mais, riso e orzo), frutticolo e ortofrutticolo, vitivinicolo e della produzione di leguminose da granella;

   tra l'altro, queste tecnologie non richiedono investimenti colossali e sono alla portata di realtà più piccole, quali istituti sperimentali e universitari e aziende sementiere;

   si tratta di obiettivi in linea con la strategia «Farm to fork» (F2F – dal campo alla tavola) lanciata dall'Unione europea nel quadro del New Green Deal, che prevede target ambiziosi, come la riduzione del 50 per cento di fitofarmaci e del 20 per cento di fertilizzanti chimici e l'aumento ad almeno il 25 per cento della superficie coltivata con metodo biologico;

   il 70 per cento dei giovani agricoltori italiani è pronto a utilizzare le tecnologie di evoluzione assistita, con l'obiettivo di migliorare la resistenza a malattie e parassiti (57 per cento), ma anche per migliorare la produttività (14 per cento);

   molti Paesi si stanno attrezzando per regolamentare le tecnologie di genome editing, stabilendo che ove il dna inserito non è esogeno, non si tratta di un organismo geneticamente modificato. L'Unione europea è indietro e una modifica legislativa è prevista per il 2022;

   nel mese di ottobre 2021 è previsto il voto dell'assemblea plenaria del Parlamento europeo sulla strategia «Farm to fork» –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo per favorire in sede di Unione europea la sollecita adozione di misure che consentano il pieno sviluppo delle tecnologie di evoluzione assistita, anche in considerazione dei cogenti impegni derivanti dalla strategia «Farm to fork».
(3-02519)

Interrogazione a risposta scritta:


   TIMBRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   alcuni organi di informazione tra cui il quotidiano Avvenire hanno riportato la notizia la notizia che, nella notte tra il 29 ed il 30 settembre 2021, un incendio scaturito da un fornello a gas ha distrutto il ghetto della ex «Calcestruzzi Selinunte», azienda ormai chiusa, sita in contrada Bresciana Soprana nel territorio tra Castelvetrano e Campobello di Mazara (TP);

   nel predetto incendio ha perso la vita un giovane bracciante proveniente dal Senegal trovato carbonizzato dai vigili del fuoco, mentre le altre 350 persone occupanti il ghetto hanno perso tutti i loro pochi averi, dagli effetti personali ai documenti, questi ultimi indispensabili per molti di loro in considerazione del loro stato di autorizzati al soggiorno nel nostro paese;

   è purtroppo un fatto notorio che la ex Calcestruzzi Selinunte è abbandonata dal 2010, ma che ogni anno la stessa viene occupata dai braccianti immigrati che raggiungono la località di Campobello di Mazara per la raccolta delle olive;

   i braccianti immigrati nel periodo della raccolta sono costretti dalla necessità a stanziare in tende e baracche di cartone, di plastica, di legno e perfino di eternit, creando una sorta di villaggio dagli stessi autogestito, nel quale mancano però le più elementari condizioni di sicurezza e igienico-sanitarie;

   il fenomeno delle lavoratrici e dei lavoratori immigrati è molto diffuso in zona al punto che, nel pieno della stagione della raccolta, gli stessi arrivano a essere qualche migliaio –:

   se i Ministri interessati, alla luce dei fatti esposti in premessa, per quanto di competenza, non ritengano necessario e urgente adottare iniziative per verificare le condizioni igienico-sanitarie nelle quali vivono i braccianti immigrati nella zona di Campobello di Mazara;

   se i Ministri interrogati, alla luce dei fatti esposti in premessa, per quanto di competenza non ritengano necessario e urgente adottare iniziative per verificare se sussistano nel contesto geografico sopra indicato elementi per ritenere che vi siano fenomeni di sfruttamento della manodopera e se siano o meno rispettati i contratti collettivi nazionali di settore;

   se i Ministri interrogati, alla luce dei fatti esposti in premessa, non ritengano urgente adottare iniziative affinché vengano realizzati insediamenti stabili e sicuri nei quali i lavoratori stagionali immigrati possano trascorrere in condizioni dignitose e sicure il periodo necessario alle lavorazioni stagionali nel settore agricolo, anche attraverso l'utilizzo di immobili di proprietà comunale o confiscati, nei territori interessati da componente — stanziale o stagionale — di manodopera migrante, rendendoli fruibili ai lavoratori e alle lavoratrici.
(4-10337)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta immediata:


   FORCINITI, COLLETTI, CABRAS, CORDA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, TRANO, MANIERO, TESTAMENTO, LEDA VOLPI, SPESSOTTO, GIULIODORI, VALLASCAS, COSTANZO, MASSIMO ENRICO BARONI e SAPIA. – Al Ministro per la pubblica amministrazione. – Per sapere – premesso che:

   il pieno utilizzo delle vigenti graduatorie relative ai concorsi pubblici è da sempre considerata una buona prassi, sia ricorrendo al loro scorrimento da parte della stessa amministrazione che ha bandito il concorso, sia attraverso il loro utilizzo, previo accordo, con le altre amministrazioni che hanno necessità di reperire, velocemente e senza costi procedurali, personale a tempo indeterminato;

   questa buona prassi, consentita dai commi 147 e 148 dell'articolo 1 della legge n. 160 del 2019, è ormai da considerarsi un obbligo ai sensi della deliberazione n. 85/2020/Par della Corte dei conti, che ha evidenziato che lo scorrimento delle stesse sia necessario sia ai fini di ridurre i tempi ed eliminare i costi della gestione di un nuovo concorso, sia per la tutela delle legittime aspettative dei candidati che hanno comunque superato un giudizio di idoneità;

   inoltre, il Consiglio di Stato, fin dalla sentenza dell'Adunanza plenaria n. 14 del 2011, ha chiaramente stabilito che, in presenza di graduatorie valide ed efficaci, l'amministrazione, qualora scelga l'indizione di un nuovo concorso, in luogo dello scorrimento delle graduatorie vigenti, ha l'obbligo di motivare tale scelta e, parimenti, ha in sostanza considerato illegittimi gli affidamenti di incarichi dirigenziali fiduciari (articolo 19, comma 6, del decreto legislativo 165 del 2001) in presenza di pubbliche graduatorie di idonei con le medesime caratteristiche (in tal senso, Consiglio di Stato, VI sezione, sentenza del 26 agosto 2016, n. 3704);

   infine, è stato istituito il sito «Monitoraggio delle graduatorie» a cui si accede dall'indirizzo www.lavoropubblico.gov.it per agevolare l'utilizzo di tutte le graduatorie vigenti da parte delle pubbliche amministrazioni; eppure questo strumento è sottoutilizzato e non c'è neanche un obbligo (sanzionato) per gli enti pubblici di inserirvi tempestivamente le graduatorie vigenti; infatti, molte pubbliche amministrazioni non lo effettuano (è il caso del concorso per 175 dirigenti dell'Agenzia delle entrate, la cui graduatoria, con ben 117 idonei non vincitori, non è stata ancora inserita) –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario implementare l'utilizzo delle vigenti graduatorie, attraverso un'iniziativa urgente che chiarisca l'obbligatorietà di utilizzo delle stesse prima di dare seguito a nuovi concorsi o a incarichi fiduciari ex articolo 19, comma 6, del decreto legislativo 165 del 2001 per i medesimi profili e la obbligatorietà, per le pubbliche amministrazioni che intendono bandire concorsi, di attingere prima al personale dalle graduatorie vigenti presenti sul sito «Monitoraggio delle graduatorie», nonché quali siano le eventuali motivazioni ostative.
(3-02515)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'UVA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, codice degli appalti, all'articolo 113 disciplina «gli incentivi per le funzioni tecniche», prevedendo che oneri come quelli legati alla progettazione, alla direzione dei lavori, alla vigilanza, ai collaudi tecnici e amministrativi nonché alle prestazioni professionali e specialistiche necessari per la redazione di un progetto esecutivo, fanno carico agli stanziamenti previsti per i singoli appalti di lavori, servizi e forniture negli stati di previsione della spesa o nei bilanci delle stazioni appaltanti. A tale scopo il comma 2 del citato articolo sancisce che «le amministrazioni aggiudicatrici destinano ad un apposito fondo risorse finanziarie in misura non superiore al 2 per cento modulate sull'importo dei lavori, servizi e forniture, posti a base di gara per le funzioni tecniche svolte dai dipendenti delle stesse esclusivamente per le attività di programmazione della spesa per investimenti, di valutazione preventiva dei progetti, di predisposizione e di controllo delle procedure di gara e di esecuzione dei contratti pubblici, di RUP, di direzione dei lavori ovvero direzione dell'esecuzione e di collaudo tecnico-amministrativo ovvero di verifica di conformità, di collaudatore statico ove necessario per consentire l'esecuzione del contratto nel rispetto dei documenti a base di gara, del progetto, dei tempi e costi prestabiliti»;

   la norma dispone altresì che l'ottanta per cento delle risorse finanziarie del fondo sia ripartito, per ciascuna opera o lavoro, servizio, fornitura con le modalità e i criteri previsti in sede di contrattazione decentrata integrativa del personale, sulla base di apposito regolamento adottato dalle amministrazioni secondo i rispettivi ordinamenti, tra il responsabile unico del procedimento e i soggetti che svolgono le funzioni tecniche indicate sopra nonché tra i loro collaboratori;

   in assenza «dell'apposito regolamento», dunque l'Amministrazione non può pagare i propri dipendenti che hanno svolto funzioni tecniche successivamente all'entrata in vigore del nuovo codice degli appalti;

   ad oggi moltissime amministrazioni non hanno ancora provveduto a dotarsi di questo «apposito regolamento», impedendo di fatto il riconoscimento ai dipendenti delle spettanze indicate negli atti di conferimento dell'incarico tecnico;

   a tal proposito, sono state diverse le sentenze, tra cui la più recente del Tar Lazio datata il 23-30 giugno 2021, n. 7716, che hanno ordinato alle Amministrazioni di dotarsi del famigerato regolamento, proprio a tutela delle legittime pretese dei dipendenti incaricati –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza abbia intrapreso o intenda intraprendere per assicurare l'adozione da parte delle amministrazioni pubbliche del regolamento di cui all'articolo 113 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, essenziale per il riconoscimento economico delle prestazioni tecniche dei dipendenti incaricati.
(4-10320)


   VALLASCAS. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   sulla Gazzetta ufficiale n. 27 del 6 aprile 2021, è stato pubblicato il bando relativo al «Concorso pubblico per il reclutamento a tempo determinato di 2800 unità di personale non dirigenziale di Area III – F1 o categorie equiparate nelle amministrazioni pubbliche con ruolo di coordinamento nazionale nell'ambito degli interventi previsti dalla politica di coesione dell'Unione europea e nazionale per i cicli di programmazione 2014-2020 e 2021-2027, nelle autorità di gestione, negli organismi intermedi e nei soggetti beneficiari delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia»;

   si tratterebbe, secondo quanto riportano alcuni organi di stampa, «di 2.800 posti per tecnici specializzati nelle Politiche di coesione» con comprovata esperienza nel settore (e non neolaureati) «che dovrebbero essere assunti a luglio per gestire i fondi comunitari del Recovery Fund» e, in considerazione dell'urgenza di predisporre un apparato tecnico-amministrativo in grado di gestire con efficienza le risorse europee «il ministro mette in piedi un concorso che in cento giorni dovrebbe portare all'assunzione dei migliori su piazza»;

   da quanto hanno riportato numerosi organi di stampa, sembrerebbe che nelle procedure concorsuali, gestite da FormezaPA, ci siano state diverse anomalie, tanto che alcuni candidati avrebbero fatto ricorso al Tar del Lazio, mentre altri concorrenti avrebbero minacciato di avviare una class action;

   sembrerebbe, infatti, che degli 8.500 candidati selezionati in base ai titoli di studio e, soprattutto, professionali – che avrebbero dovuto attestare la competenza acquisita sul campo, viste le finalità della selezione – soltanto una minima parte (821), sarebbero risultati idonei all'assunzione, dopo aver sostenuto delle prove scritte, tra il 9 e l'11 giugno 2021, che alcuni giornali hanno definito «astruse con limiti di punteggio che probabilmente non produrranno risultati apprezzabili», risultati che, tra l'altro, «non vengono pubblicati»;

   considerata l'esiguità dei candidati risultati idonei, e comunque in numero insufficiente a ricoprire i posti messi a concorso, il dipartimento della funzione pubblica avrebbe riaperto il bando, con una seconda prova scritta riservata unicamente a circa 70 mila candidati, precedentemente esclusi dalla selezione per titoli di studio e professionali, perché sprovvisti di questi ultimi, quando il concorso era rivolto al reclutamento di professionisti di comprovata esperienza;

   questa circostanza avrebbe determinato una disparità di trattamento tra candidati, per quanto concerne i titoli richiesti, disparità aggravata dal diverso grado di difficoltà delle prove;

   a questo proposito, secondo alcuni organi di stampa, sarebbe «Palese la disparità di trattamento anche e soprattutto nelle prove concorsuali, con domande “accessibili” solo per la seconda tipologia di candidati, rispetto alle precedenti, indecifrabili, piene di refusi e decontestualizzate sottoposte invece ai primi, più “titolati”, per le quali si attende ancora, non solo la pubblicazione dei quesiti (per il principio di trasparenza) per cogliere le differenze tra le prove, ma anche per rendere tutti edotti dei risultati che non sono stati ancora pubblicati»;

   quanto esposto può determinare, nel caso corrispondesse al vero, una situazione di grave e inaccettabile disparità di trattamento tra candidati a un pubblico concorso, nonché di dequalificazione professionale, con ripercussioni preoccupanti sulla gestione delle ingenti risorse del Recovery Fund, posto che il concorso era riservato a tecnici specializzati nelle politiche di coesione con comprovata esperienza nel settore (e non neolaureati) –:

   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;

   se non si ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a revocare le procedure concorsuali al fine di bandirne di nuove, ovvero, per reclutare direttamente le unità lavorative direttamente dalle graduatorie dei circa 8.500 candidati idonei con la selezione per titoli di studio e professionali.
(4-10345)

SALUTE

Interrogazioni a risposta orale:


   LEDA VOLPI, NAPPI e SPESSOTTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio 2019 (articolo 1, comma 544), che ha modificato la legge n. 167 del 2016, tra le patologie da considerare ai fini dello screening neonatale (Sne) sono state inserite anche le malattie neuromuscolari genetiche, le immunodeficienze congenite severe e le malattie da accumulo lisosomiale;

   con il decreto-legge n. 162 del 2019, si è stabilito un termine certo, il 30 giugno 2020, per la revisione delle patologie inserite nell'elenco delle patologie screenabili;

   scaduto infruttuosamente tale termine, i lavori di aggiornamento delle patologie da ricercare attraverso lo screening neonatale, sono stati nuovamente oggetto di intervento normativo con l'articolo 4, comma 8-quinquies, del decreto-legge n. 183 del 2020, che ha stabilito il giorno 31 maggio 2021 come ulteriore termine di scadenza per la revisione della lista;

   il 17 novembre 2020, il Sottosegretario di Stato per la salute, Pierpaolo Sileri, tramite decreto ha istituito il gruppo di lavoro sullo screening neonatale esteso con il compito di definire il protocollo operativo per la gestione degli screening neonatali, nel quale indicare le modalità di presa in carico del paziente positivo allo screening e di accesso alle terapie, e procedere alla revisione periodica della lista delle patologie da ricercare attraverso lo screening neonatale;

   il 30 novembre 2020 il gruppo di lavoro «Screening neonatale esteso» si è riunito per la prima volta e ha avviato la propria attività, con l'obiettivo di concludere il lavoro di aggiornamento entro 6 mesi dalla data di insediamento del gruppo, il 30 maggio 2021;

   alla scadenza del termine, in risposta ad un'interrogazione parlamentare con cui si chiedevano notizie in merito all'esito dei lavori, il sottosegretario di Stato per la salute delegato ha affermato che, in data 1° giugno 2021, il gruppo di lavoro si sarebbe riunito per la formulazione di una raccomandazione a supporto delle decisioni di politica sanitaria relative alla prima revisione della lista delle patologie, esprimendo parere positivo in merito all'introduzione della Sma (atrofia muscolare spinale) nel panel dello screening neonatale, senza però aggiungere nulla rispetto alle altre patologie potenzialmente eleggibili all'inserimento nella lista;

   ad oggi, nonostante il parere positivo espresso dal gruppo di lavoro sulla Sma, non è stato ancora emanato alcun decreto da parte del Ministero della salute relativo all'aggiornamento delle patologie da sottoporre a screening neonatale e, di conseguenza, per rendere ufficiale l'inserimento di questa patologia all'interno della lista;

   l'Osservatorio malattie rare (Omar), nel «Quaderno» consegnato alle istituzioni, oltre alla Sma ha individuato ulteriori 6 malattie rare da inserire sulla lista nazionale dello screening neonatale esteso: la malattia di Gaucher, quelle di Fabry e di Pompe, la mucopolisaccaridosi di tipo I, l'immunodeficienza Ada-Scid o sindrome dei «bimbi in bolla» e l'adrenoleucodistrofia cerebrale X-Cald;

   in alcune regioni tali malattie sono già inserite da anni nello screening regionale, mentre attendono di essere inserite nella lista nazionale, malgrado soddisfino tutti i requisiti richiesti per entrare nell'elenco nazionale e di conseguenza nei livelli essenziali di assistenza (Lea) –:

   quale sia lo stato di avanzamento dell'iter per l'adozione del decreto con cui rendere ufficiale l'inserimento della Sma all'interno della lista delle patologie da ricercare attraverso lo screening neonatale esteso (Sne);

   quali iniziative intenda assumere, e se ve ne siano alcune attualmente in corso, per rendere effettivo, all'interno dello screening neonatale esteso, l'inserimento delle altre patologie previste da legge;

   quali iniziative intenda assumere per rendere accessibile a tutto il territorio nazionale lo screening neonatale esteso (Sne) aggiornato con le nuove patologie, al fine di eliminare l'attuale disparità di trattamento e di sopravvivenza tra neonati in base alla regione di appartenenza.
(3-02509)


   VALLASCAS. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la legge 6 maggio 2021, n. 61, all'articolo 1, commi 7-quater, è stata autorizzata la regione Sardegna a erogare al Mater Olbia – struttura sanitaria privata accreditata al Ssr – le cifre definite con la legge regionale 31 luglio 2019, n. 12, anche per le quote non spese nel 2021, a causa della mancata piena operatività raggiunta dalla struttura per effetto dell'emergenza Covid-19;

   la citata legge regionale, all'articolo 1, commi 1 e 2, destina alla struttura sanitaria accreditata al sistema sanitario regionale, un budget annuo pari a 52.100.000,00 euro, per l'acquisto di prestazioni sanitarie, e a 8.500.000,00 euro, per le funzioni assistenziali del centro di ricerca medica applicata;

   secondo quanto riportano alcuni organi di stampa locali, il Mater Olbia non avrebbe speso per il 2020 l'intero budget, ma soltanto due terzi, pari a 40 su 60 milioni di euro;

   in pratica, verrebbe ugualmente riconosciuto alla struttura un terzo del budget, pari a 20 milioni di euro, nonostante non abbia erogato il corrispettivo in servizi sanitari;

   questo provvedimento è stato accolto con giustificate e legittime prese di posizione da amministratori locali e cittadini perché determinerebbe una disparità di trattamento tra gestione pubblica e privata della sanità, in un contesto nel quale la sanità pubblica isolana è sottoposta a un progressivo e grave processo di depotenziamento, con una riduzione di risorse economiche ad essa destinate e la soppressione di numerosi servizi e alla chiusura di reparti e ospedali dell'isola;

   l'agenzia Ansa, il 24 settembre 2021, dava la notizia di «Migliaia di manifestanti in piazza a Cagliari per rivendicare il diritto alla salute. Arrivano da tutti i territori dell'Isola coordinati dalla Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica che riunisce i numerosi comitati che lottano per il mantenimento dei presidi ospedalieri e dei medici di base nei territori»;

   la Nuova Sardegna del 23 agosto 2021 sosteneva che «Da Sassari a Cagliari, passando per Nuoro, Olbia e Oristano, nelle città come nelle periferie, nei centri più trafficati come in quelli più isolati: da tutta l'isola arrivano, quotidiane, le segnalazioni di una sanità con il respiro corto e le gambe molli»;

   il quotidiano sottolinea che la dotazione organica della sanità sarda nel 2021 è di 12.238 persone (solo per il personale sanitario), ma i posti coperti sarebbero solo 10.780, mentre molti ospedali sarebbero carenti di figure professionali, soprattutto anestesisti e rianimatori;

   più grave risulterebbe la situazione dei medici di base: in Sardegna sarebbero un migliaio, ma ci sarebbero ancora 172 sedi vacanti, con grandi penalizzazioni per i cittadini delle zone interne;

   secondo la Rete Sarda per la difesa della Sanità Pubblica, «già prima della pandemia il 14,5 per cento dei sardi non accedeva alle cure, contro il 5,6 per cento dei toscani»;

   in questa situazione apparirebbe del tutto inappropriato destinare un finanziamento a una struttura privata per un servizio che non ha erogato, in una regione in cui la sanità privata accreditata incide già sui costi complessivi della sanità regionale, pari a circa tre miliardi e mezzo di euro: la spesa più consistente del bilancio regionale, a fronte del quale non ci sarebbe un'equivalente qualità dei servizi erogati –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa per garantire un'adeguata dotazione di risorse finanziarie alla sanità pubblica, a partire dalla Sardegna, anche in considerazione della grave situazione di inadeguatezza dell'offerta di servizi di medicina nel territorio;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per verificare il rispetto da parte della regione Sardegna dei livelli essenziali di assistenza.
(3-02512)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la riabilitazione oncologica – in cui rientra anche la valutazione e il percorso nutrizionale specifico – appare necessaria in tutte le fasi di cura e garantisce il mantenimento dell'equilibrio psico-fisico e il miglioramento delle qualità di vita del paziente;

   il Piano europeo contro il cancro, presentato a febbraio 2021, è strutturato in quattro aree di azioni principali: prevenzione, diagnosi precoce, diagnosi e trattamento, miglioramento della qualità di vita, attorno alle quali si svilupperà la pianificazione nazionale nel prossimo futuro; nell'area di miglioramento della qualità di vita sono inserite anche le cure di sostegno;

   gli alimenti a fini medici speciali (cosiddetti Afms), attualmente disciplinati dal regolamento (UE) 2016/128, sono volti al trattamento nutrizionale di soggetti affetti da patologie che determinano vulnerabilità nutrizionale (tra cui rientrano i pazienti oncologici), ossia l'impossibilità o la forte difficoltà ad alimentarsi utilizzando i comuni alimenti – integratori alimentari compresi – per soddisfare il fabbisogno nutritivo;

   i tumori maggiormente correlati alla malnutrizione sono quelli del distretto testa-collo, del tratto gastroenterico superiore e dei polmoni; per avere contezza dei dati, basti pensare che i nuovi casi di tumore diagnosticati ogni anno e la percentuale di malnutrizione in quelli considerati si aggirano attorno al 52 per cento, quindi, si possono stimare circa 74.000 nuovi pazienti annui che potrebbero trarre beneficio dall'uso di un trattamento nutrizionale specifico, onde evitare complicanze quali anoressia, calo ponderale e modificazioni della composizione corporea;

   approssimando una stima, qualora si introducesse l'uso di un supplemento orale Afms per il 100 per cento di questi pazienti e per un periodo medio di 210 giorni/anno, ipotizzando un consumo medio di 1,5 confezioni/die al costo di circa 4 euro/cadauno, si avrebbe una spesa di circa 62 milioni di euro; inoltre, ogni anno si contano 657.000 pazienti di cui il 37 per cento in media è ancora vivo a cinque anni dalla diagnosi (243.090 casi), e di questi il 38 per cento è malnutrito (92.374 casi); considerando l'impatto di spesa su tre anni risultano circa 277.122 pazienti e, dato che una terapia nutrizionale ha una durata media di 60 giorni, con assunzione circa 1,5 confezioni al giorno a un costo di 4 euro/unità, la spesa per il servizio sanitario nazionale sarebbe di circa 100 milioni di euro;

   benché sia irrealistico ritenere che tutti i pazienti siano sottoposti a screening nelle strutture ospedaliere, 162 milioni di euro rappresentano la spesa massima di cui il servizio sanitario nazionale potrebbe farsi carico nei tre anni valutati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle disparità regionali in merito alla valutazione e ai percorsi di nutrizione dei pazienti oncologici e, posto che i percorsi nutrizionali sono fondamentali per la qualità di vita del paziente oncologico, se non ritenga di valutare l'adozione delle iniziative di competenza per l'inserimento nei livelli essenziali di assistenza (Lea) degli alimenti a fini medici speciali, considerando che gli Afms sono un investimento a favore della qualità di vita del paziente e riducono altre complicanze sanitarie nel corso della malattia oncologica.
(5-06742)


   COSTANZO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   venerdì 3 settembre 2021 si è svolto il test di ammissione alla facoltà di medicina, di odontoiatria e protesi dentaria, che ha coinvolto 76 mila studenti diplomati;

   in totale i posti disponibili sono 15 mila e 200;

   secondo quanto riportato dai principali organi d'informazione, quattro domande di chimica, biologia, logica e matematica sono risultate essere formulate in maniera errata;

   come riportato da ilfattoquotidiano.it, la denuncia degli errori è arrivata dall'Udu (Unione degli universitari): «Anche quest'anno, il MIUR è riuscito a dimostrare di non essere in grado di garantire un test d'ingresso a Medicina e Chirurgia privo di errori», si leggeva nel comunicato. «Nella prova d'accesso dello scorso 3 settembre, infatti, erano presenti addirittura 6 quesiti sbagliati che potrebbero compromettere il risultato e quindi l'accesso a tantissimi studenti al corso di studi, dimostrando inaffidabilità e l'inadeguatezza dello strumento del test»;

   secondo l'Udu la vicenda delle domande sbagliate è l'ennesima dimostrazione che il sistema di test di ingresso e del numero chiuso non funziona: «Sebbene negli ultimi anni si sia avuto un aumento dei posti messi a bando, arrivando a 14.020 per il corrente anno, ciò non basta. L'imbuto formativo creato dai test d'accesso ai corsi di laurea prima, e dai relativi concorsi per l'accesso alle scuole di specializzazione di area medica poi, ha portato al collasso del Sistema Sanitario Nazionale in uno dei periodi storici più duri. La mancanza di figure professionali quali medici e infermieri, ha decretato il fallimento politico del numero chiuso e la necessità di trovare un'alternativa»;

   sul regolare svolgimento delle selezioni del 3 settembre 2021 è intervenuto anche il Codacons annunciando un ricorso collettivo al Tribunale amministrativo del Lazio. «Anche quest'anno i test sono stati caratterizzati da irregolarità e violazioni delle disposizioni, aprendo la strada ai ricorsi da parte dei candidati che hanno preso parte alle prove – afferma l'associazione –. Come già successo in passato, giungono segnalazioni circa l'uso di smartphone durante la prova d'esame, tempi di consegna non rispettati, anonimato dei candidati violato e carenze sul fronte della segretezza delle domande dei test»;

   dopo le proteste degli aspiranti studenti di medicina per gli errori nel test del 3 settembre 2021, è arrivato l'intervento del Ministero dell'università e della ricerca. «Devo riuscire a fare le graduatorie tenendo conto degli errori, annullando le domande sbagliate o comunque quelle che sono sotto verifica», ha detto la Ministra interrogata intervenendo a «The Breakfast Club» su Radio Capital. E ha replicato che si occuperà personalmente di risolvere il problema: «Poi vorrei incontrarmi con le commissioni che preparano i test, per riuscire a dare qualche cosa di un pochino meno debole per il prossimo anno» –:

   a che punto siano le operazioni di rettifica delle graduatorie e se siano già state poste in essere concrete iniziative per evitare il ripetersi di errori nelle prossime selezioni per l'accesso alla facoltà di medicina.
(5-06754)


   DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   allo stato attuale, risultano iscritti negli elenchi speciali degli Albi dei tecnici di laboratorio, istituiti presso gli ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica (Tsrm) e delle professioni sanitarie, soggetti in possesso di un titolo, rilasciato ai sensi del decreto ministeriale n. 344 del 1988, che, in quanto conseguito prima del 17 marzo 1999 e abilitante all'accesso alle procedure concorsuali del settore pubblico, deve considerarsi equipollente ai sensi dell'articolo 4, comma 1, della legge n. 42 del 1999;

   i titoli equipollenti danno diritto all'iscrizione agli albi professionali e non agli elenchi speciali;

   peraltro, i predetti titoli sono stati altresì riconosciuti equivalenti dalla conferenza dei servizi indetta nell'ambito del procedimento di equivalenza previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 luglio 2011, in attuazione dell'articolo 4, comma 2, della legge n. 42 del 1999;

   l'articolo 1, comma 6, del decreto ministeriale 9 agosto 2019 prevede la possibilità di accedere al riconoscimento della equivalenza per gli iscritti negli elenchi speciali, con conseguente passaggio nell'Albo professionale per coloro che abbiano titolo ed esperienza lavorativa idonea;

   alla luce della crisi pandemica che si sta attraversando, e va tenuto conto dell'importante ruolo che rivestono i tecnici di laboratorio per l'efficiente ed efficace risposta alla grave emergenza in corso, nonché per il corretto funzionamento delle strutture sanitarie e del servizio sanitario in generale –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto sopra esposto e sulla base delle determinazioni già adottate dalla conferenza dei servizi sopra citata non intenda valutare la possibilità di dichiarare immediatamente equipollenti i titoli di tecnico di laboratorio conseguiti entro il 17 marzo 1999 in conformità del decreto ministeriale n. 344 del 1988, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, della legge n. 42 del 1999 nonché, in via subordinata, di consentire, a coloro che hanno conseguito tali titoli, di completare il percorso di equivalenza ai sensi dell'articolo 1, comma 6, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 agosto 2019, ottenendo così il passaggio nell'Albo principale.
(5-06758)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BERTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Comune di Vecchiano ubicato nella Provincia di Pisa registra, nel suo territorio, soltanto 3 strutture adibite a servizi sociosanitari: una Rsa prossima al trasferimento, un centro sociosanitario privato e un presidio sanitario;

   nel 2010, a seguito dell'edificazione del nuovo ospedale di Pisa in zona Cisanello, il pronto soccorso della provincia toscana è stato delocalizzato dal vecchio ospedale Santa Chiara al nuovo distretto;

   questo ha comportato, per i cittadini vecchianesi, un notevole, allontanamento dell'assistenza sanitaria di base. Difatti se per raggiungere l'ospedale più vicino prima erano necessari 8 chilometri, oggi da Vecchiano occorre percorrerne oltre 13;

   dieci anni fa, alcuni tagli alla sanità hanno ridotto l'efficienza del centro sanitario di Vecchiano. Un articolo uscito il 31 ottobre 2011 su La voce del Serchio riportava una comunicazione dell'unità sanitaria locale, nella quale si rendeva nota la riduzione dell'operatività del centro, fino ad allora aperto quotidianamente;

   a decorrere da tale data l'unico e vero e proprio presidio sanitario a beneficio dei cittadini del comune rimane aperto a giorni alterni;

   nel 2012 un accordo di programma tra il comune di Vecchiano, il comune di San Giuliano Terme, l'azienda Usl 5 e la Società della salute, finalizzato alla riorganizzazione dei servizi sociosanitari ha previsto lo spostamento dell'Rsa in altro comune, la cui apertura è ormai prossima. Nel medesimo accordo si prevedeva un ampliamento e adeguamento del presidio sanitario di Vecchiano;

   a oggi l'ampliamento e adeguamento del presidio sanitario non è ancora iniziato, né è stato ancora predisposto un progetto e, inoltre, il presidio non è stato scelto come casa della salute;

   gli attuali presidi sanitari del comune di Vecchiano non assicurerebbero i livelli minimi di assistenza sanitaria, ciò in opposizione a quanto previsto dalla Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza in merito alla promozione dell'assistenza di prossimità e all'effettiva equità di accesso della popolazione alle cure sanitarie e sociosanitarie;

   altre criticità si evidenziano riguardo gli ospedali di Volterra e Pitigliano. L'ospedale di Volterra, cittadina in provincia di Pisa, rappresenta uno snodo sanitario centrale per la parte sud del territorio pisano, trattandosi di uno dei soli tre ospedali esistenti sull'intero territorio provinciale;

   come riportato in un articolo del Fatto Quotidiano datato 7 giugno 2017, nel 2012 l'ospedale ha visto la chiusura del punto nascite. Nel 2017 invece si è assistito allo stop delle operazioni chirurgiche durante i fine settimana. A questi tagli si somma, come riportato il 5 giugno 2021 dal quotidiano online Agenzia impress, la cancellazione del reparto di Utic e la soppressione della guardia cardiologica;

   il piccolo ospedale di Pitigliano raccoglie un enorme bacino di utenza proveniente da gran parte della Val d'Orcia. Anche in questo distretto, come riportato in una nota del comune di Sorano, le liste di attesa sono interminabili e spesso costringono all'emigrazione sanitaria –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa;

   secondo quale criterio il Governo abbia pensato di distribuire territorialmente le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) relative alla missione 6 denominata «Salute»;

   se e quali iniziative di competenza il Ministro intenda intraprendere per favorire lo sviluppo della sanità territoriale, rivelatasi fondamentale per affrontare la crisi pandemica generata dalla diffusione del virus Sars-Cov-2, affinché le strutture di prossimità tornino a essere protagoniste della cura dei cittadini e abbiano sufficienti risorse per svolgere adeguatamente le proprie funzioni.
(4-10322)


   CORDA, SARLI, APRILE, SPESSOTTO e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   negli scorsi giorni sono arrivati a Verona, nella sede dell'azienda farmaceutica Aptuit-Evotec multinazionale tedesca, una ventina di cuccioli di beagle da utilizzare nella ricerca scientifica;

   Aptuit è uno dei centri più grandi d'Italia dove vengono testati e sviluppati nuovi farmaci e vanta di essere il centro di sperimentazione sugli animali più veloce, il che significa sofferenze più intense per le vittime che saranno alla fine uccise;

   sono circa 600, in Italia, i laboratori autorizzati dal Ministero della salute a compiere esperimenti su animali e quasi 900 mila gli animali destinati ogni anno alla vivisezione o alla sperimentazione animale;

   i dati della Commissione europea mostrano che quasi 10 milioni di animali, ogni anno, vengono utilizzati nella ricerca, con oltre un milione di procedure appartenenti a un livello di sofferenza animale classificato come «grave», il più alto e non alleviabile;

   l'84 per cento degli italiani sono contrari alla sperimentazione animale. Un numero significativo, a conferma della particolare sensibilità e del rispetto nei confronti degli animali, che deve indurre il Governo ad adottare adeguate normative per fermare la sperimentazione sugli animali;

   un modello sempre più discusso dal punto di vista scientifico e inaccettabile da quello etico, che deve essere abbandonato per favorire l'adozione di metodi alternativi alla sperimentazione che sostituiscano del tutto l'utilizzo di animali;

   in molti Paesi europei, già da molti anni, è stata avviata la transizione verso metodi di ricerca sostitutivi con ingenti stanziamenti pubblici per lo sviluppo di modelli sperimentali senza animali; difatti, la sperimentazione sugli animali rallenta il progresso tecnologico e scientifico del nostro Paese e non permette di avere ruoli competitivi sul piano internazionale in mancanza di un concreto sostegno e adeguati finanziamenti da destinare alla ricerca basata su modelli sostitutivi;

   va considerato che la Cassazione Penale, sez. III, n. 46291/2003, riconosce come il maltrattamento sugli animali non sia da considerarsi solo in senso fisico, ma anche psichico, in quanto la legge vuole «tutelare gli animali quali esseri viventi capaci di percepire con dolore comportamenti non ispirati a simpatia, compassione e umanità» –:

   per quali finalità gli animali siano arrivati presso l'azienda Aptuit e a quali tipi di sperimentazione saranno sottoposti;

   se non ritenga di dover adottare le misure necessarie per individuare, sostenere e promuovere metodologie innovative e alternative alla sperimentazione con l'uso di animali e implementare le risorse da destinare a tale scopo;

   se, non ritenga di dover adottare le iniziative di competenza per avviare celermente le procedure necessarie per la liberazione dei cani in questione, posto che trattasi di animali senzienti che provano dolore e sofferenza fisiche e psichiche e, che secondo la legge 20 luglio 2004, n. 189, lo Stato promuove la tutela degli animali d'affezione, vieta la crudeltà verso di essi e il loro abbandono e promuove la convivenza fra uomo e animali;

   se l'attività di cui in premessa sia conforme alle disposizioni di cui agli articoli 5 e seguenti del decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 26, attuativo della direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici.
(4-10332)


   PRETTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a oggi, 1° ottobre 2021, sono circa 10 milioni gli italiani che non si sono sottoposti alla vaccinazione contro il Covid-19, molti dei quali si collocano nella fascia di età lavorativa;

   capita spesso che una volta eseguito il tampone con esito negativo, il Green Pass risulti disponibile, ad esempio sull'applicazione mobile «IO», anche con diverse ore di ritardo, tempistica variabile ma dipendente evidentemente dalle strutture informatiche ministeriali;

   l'esito negativo del tampone non equivale istantaneamente all'ottenimento Green Pass, in quanto decorre del tempo tra il risultato del test rapido e la disponibilità della certificazione verde;

   in virtù del decreto-legge del 21 settembre 2021 n. 127, il 15 ottobre 2021, il Green Pass diventerà necessario e obbligatorio per l'accesso ai luoghi di lavoro pubblici e privati;

   è del tutto evidente che il numero dei tamponi effettuati ogni giorno crescerà esponenzialmente, per l'entrata in vigore delle misure del decreto-legge 21 settembre 2021 n. 127, vista la necessità di coloro che non possono o non vogliono sottoporsi alla vaccinazione contro il Covid-19, di continuare a svolgere le loro mansioni e il loro lavoro;

   il diritto al lavoro è garantito dalla stessa Costituzione italiana, all'articolo 1 –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le opportune iniziative urgenti di competenza affinché le strutture informatiche ministeriali permettano di reggere il numero maggiore di richieste di ottenimento di Green Pass a seguito di esito negativo del tampone rapido, in modo da garantire a tutti i cittadini la possibilità di ottenere prontamente la certificazione verde, ai fini di facilitare l'organizzazione delle relative vite private e il rispetto dei relativi orari di lavoro previsti da contratto.
(4-10339)


   EHM. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 127 del 2021 recante misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l'estensione dell'ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening, sono previste nuove regole per l'uso del green pass;

   in ottemperanza all'aumento degli spostamenti estivi e alla ripresa graduale delle normali attività, a partire da aprile 2021 la Croce Rossa italiana (CRI) ha offerto servizio di screening e test antigenici gratuiti a tutti gli utenti, fondamentale e pensato per la tutela e la salute dei cittadini e a contrasto della diffusione del COVID-19, nelle sedi mobili ubicate, per lo più, nelle principali stazioni ferroviarie italiane;

   l'operazione «Increasing COVID-19 Mobile Testing Capacities» è stata concretizzata nelle prossimità delle principali stazioni italiane ed in collaborazione con le Ferrovie dello Stato italiane che hanno offerto loro spazi adeguati e con il finanziamento di circa 9 milioni di euro da parte della Commissione europea. Tale servizio avrebbe potenzialmente permesso l'effettuazione di circa 3.000 test antigenici al giorno;

   in 5 mesi di operatività nazionale della Croce rossa italiana sono state superate le richieste previste, portando all'esecuzione nazionale di circa 4.200 tamponi gratuiti al giorno. Dall'inizio del progetto ai primi di settembre i dati si aggirerebbero, secondo Davide Del Brocco, responsabile del progetto italiano, ad oltre quattrocentomila tamponi effettuati. Nella sola città di Firenze Santa Maria Novella, la CRI, operativa 7 giorni su 7, ha dimostrato che, sono stati effettuati in totale 55.399 tamponi (27.524 donne, 27.875 uomini) con un riscontro totale di circa 550 positivi;

   i dati suddetti dimostrano in maniera concreta i positivi risultati ottenuti da screening veloci e gratuiti nonché la possibilità di eseguire tamponi rapidi anche a fasce della popolazione meno abbienti, garantendo così massima sicurezza ai cittadini e rispettando valori costituzionali di parità ed eguaglianza sostanziale tra la popolazione;

   si apprende da notizie stampa che la Croce rossa italiana, a partire dal 30 settembre 2021, non eseguirà più il servizio gratuito e che la struttura verrà dismessa a tempo indeterminato. Tale atto dimostra che, a partire dal 1o ottobre 2021, chi vorrà eseguire un tampone antigenico, per screening, per spostamenti o motivi personali e di lavoro, dovrà effettuarlo a pagamento;

   va tenuto conto dell'alto riscontro positivo, dimostrabile nei dati, che l'esecuzione del tampone gratuito ha portato e va considerato pure lo scontro acceso tra Governo e sindacati in cui viene ribadito dagli stessi sindacati il diritto al lavoro e all'esecuzione gratuita dei tamponi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative intenda promuovere affinché possano essere onorati gli impegni di gratuita per lo screening della popolazione e per la proroga del servizio offerto dalla Croce rossa italiana, nella attività di prevenzione e tutela della salute di ogni cittadino italiano, in linea con i princìpi costituzionali.
(4-10355)


   LEGNAIOLI, LOLINI, BILLI, CARRARA e POTENTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   non si placano le proteste contro il blocco delle assunzioni nel comparto sanitario della regione Toscana;

   secondo fonti stampa, i primi a fare le spese della difficile situazione in atto sarebbero centoundici tra infermieri e operatori sociosanitari, reclutati con contratto a tempo determinato, nei momenti più difficili della pandemia, presso le strutture dell'azienda ospedaliero universitaria pisana;

   dopo aver servito il Paese, dopo aver ricevuto elogi, dopo essere scesi in trincea per rinforzare le fila negli ospedali, infermieri e operatori sociosanitari con contratto in scadenza verranno incredibilmente scaricati, costretti a interrompere il rapporto di lavoro, in conseguenza delle assurde determinazioni della regione Toscana sul congelamento degli organici delle aziende sanitarie e ospedaliere;

   le organizzazioni sindacali, che già da tempo avevano lanciato l'allarme e proclamato lo stato di agitazione, hanno espresso una volta di più la loro seria preoccupazione per la tenuta del sistema sanitario regionale. Non è da escludere un «taglio dei posti letto» — hanno rilevato — visto che le centoundici unità di personale erano tutte impegnate nell'assistenza ai pazienti e in progetti sperimentali di cruciale importanza;

   a pagare le conseguenze di questo ennesimo colpo alla sanità regionale saranno anche gli operatori e i professionisti sanitari che rimarranno in servizio, i cui diritti al riposo, alle ferie e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro verranno ulteriormente compromessi, dopo anni di durissimi sacrifici –:

   se non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con la regione Toscana affinché sia garantita, nella regione medesima, così come in tutto il territorio nazionale, la stabilizzazione o, comunque, la proroga dei contratti in scadenza del personale sanitario e sociosanitario reclutato nelle more della pandemia da Covid-19.
(4-10357)


   ROMANIELLO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la legge 23 luglio 2021, n. 106, è stato convertito con modificazioni, il decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, recante misure urgenti connesse all'emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali;

   l'articolo 33 del summenzionato decreto, che contiene disposizioni riguardanti i «Servizi territoriali e ospedalieri di Neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza e Reclutamento straordinario psicologi», al comma 6-bis, aggiunto attraverso le modificazioni di cui alla legge di conversione 23 luglio 2021, n. 106, prevede quanto segue:

    «Nello stato di previsione del Ministero della salute è istituito un fondo con una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2021 destinato a promuovere, nel limite di spesa autorizzato ai sensi del presente comma, il benessere e la persona, favorendo l'accesso ai servizi psicologici delle fasce più deboli della popolazione, con priorità per i pazienti affetti da patologie oncologiche, nonché per il supporto psicologico dei bambini e degli adolescenti in età scolare»;

   il comma 6-ter dello stesso articolo prevede quanto segue:

    «Con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono disciplinate le modalità di attuazione delle disposizioni di cui al comma 6-bis [...]»;

   il decreto d'attuazione di cui al comma 6-ter, al fine del rispetto dei tempi previsti dalla legge sarebbe dovuto essere emanato entro la fine del mese di agosto 2021;

   in assenza del decreto di cui al comma 6-ter, pur essendo stato stabilito lo stanziamento sopra citato non è consentito realizzare alcun intervento previsto dal comma 6-bis, cosicché nessuno dei servizi previsti, finalizzati alla tutela della salute psicologica pubblica, potrà essere realizzato;

   tale condizione riporterebbe lo stanziamento nelle disponibilità del bilancio dello Stato, come se l'appostamento di tali risorse non fosse mai stato determinato –:

   se e come il Governo intenda adoperarsi per rispettare i termini previsti dai provvedimenti riportati in premessa.
(4-10358)


   LEGNAIOLI, LOLINI, POTENTI e BILLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella regione Toscana, le organizzazioni sindacali che rappresentano infermieri e operatori sociosanitari hanno proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori del Servizio sanitario regionale; la protesta, alla quale avrebbero aderito anche le rappresentanze dei medici e dei dirigenti sanitari, è rivolta contro il blocco delle duemila assunzioni che servono, in regione, per coprire il turn over del personale ospedaliero;

   nella nota unitaria, le sigle confederali hanno definito «inaccettabile» il comportamento dei vertici in regione che continuano a rimandare, a data da destinarsi, le risposte sulle necessità impellenti della sanità, come quelle sullo sblocco delle assunzioni, sulla regolamentazione dei processi di mobilità interaziendale, ma anche sulla carenza di adeguati stanziamenti per sostenere la crescita dei costi dovuta alla pandemia e il recupero dell'efficienza dei servizi;

   secondo le stime dei sindacati, nella regione Toscana mancano all'appello e dovranno essere assunti entro il 31 dicembre 2021 1.200 tra infermieri e operatori sociosanitari, oltre a 400 medici e altrettanti tecnici sanitari e amministrativi;

   il blocco delle assunzioni, dipendente – a quanto risulta dai giornali – dal buco di 420 milioni di euro stimato nel bilancio preventivo della regione Toscana, rischia di mettere in ginocchio la sanità toscana, con ripercussioni inevitabili che impediranno lo smaltimento delle liste di attesa e l'erogazione delle prestazioni essenziali;

   il solo fatto che si discuta di eventuali blocchi delle assunzioni e di tagli nel settore della sanità nelle more di uno stato di emergenza nazionale, dopo le gravi criticità che hanno contraddistinto l'ultimo anno e mezzo, appare sconcertante –:

   se non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con la regione Toscana, per scongiurare il blocco delle assunzioni e assicurare, in prospettiva futura, l'erogazione nelle strutture del sistema sanitario alla medesima regione delle prestazioni ricomprese nei livelli essenziali di assistenza.
(4-10361)


   PAOLIN, COVOLO, PANIZZUT, BOLDI, FOSCOLO, LAZZARINI, SUTTO, TIRAMANI, ZANELLA e CAVANDOLI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 6 agosto 2021, n. 111, approvato definitivamente al Senato, ha ampliato notevolmente il raggio di applicazione delle disposizioni in materia di impiego obbligatorio delle certificazioni verdi COVID-19;

   con riguardo all'ambito scolastico, l'articolo 1, comma 6, del suddetto decreto-legge ha inserito l'articolo 9-ter nel decreto-legge n. 52 del 2021, prevedendo che: «Tutto il personale scolastico (...) nonché gli studenti universitari devono possedere e sono tenuti a esibire la certificazione verde COVID-19», fatta eccezione per i bambini, gli alunni, gli studenti e per coloro che frequentano i sistemi regionali di formazione;

   con il decreto-legge n. 122 del 2021 è stato altresì stabilito che «chiunque accede alle strutture delle istituzioni scolastiche, educative e formative... deve possedere ed è tenuto ad esibire la certificazione verde COVID-19...»;

   nella cornice delineata dalle disposizioni testé citate rimane incerta la collocazione delle palestre afferenti alle istituzioni scolastiche che vengono utilizzate in regime di concessione dalle associazioni sportive, al di fuori dell'orario scolastico;

   in particolare, non è chiaro se l'accesso a tali palestre nelle ore pomeridiane e serali rimanga consentito – così com'è consentito durante l'orario scolastico – agli alunni e agli studenti che non sono in possesso di una certificazione verde COVID-19;

   ad avviso degli interroganti, il Governo dovrebbe dare una risposta affermativa al quesito qui sollevato, mediante la pubblicazione di linee guida, circolari esplicative o altro atto analogo;

   una conclusione di segno differente, oltre che contraria al tenore letterale della norma, rischierebbe di escludere moltissimi bambini e ragazzi dall'accesso a numerose attività sportive/ricreative fondamentali nel percorso di crescita; il tutto, peraltro, in maniera contraddittoria, considerato che l'accesso a una medesima struttura dell'istituzione scolastica, da parte dello stesso soggetto, verrebbe ad essere consentito la mattina, durante l'orario di lezione, per poi divenire improvvisamente vietato al di fuori di esso –:

   se non ritengano necessario adottare le iniziative di competenza, se del caso mediante linee guida, circolari esplicative o altri atti, volte a chiarire, di concerto con gli enti locali:

    a) che l'accesso alle palestre e alle altre strutture afferenti alle istituzioni scolastiche rimane consentito per i bambini, gli alunni e gli studenti, anche al di fuori dell'orario scolastico, a prescindere dal possesso o meno di una certificazione verde COVID-19;

    b) quali siano le modalità di utili di tali strutture e quali siano i soggetti responsabili della verifica delle certificazioni verdi COVID-19, in caso di accesso alle medesime palestre scolastiche in concessione da parte di utenti diversi dai bambini, dagli alunni e dagli studenti.
(4-10362)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha già presentato un atto di sindacato ispettivo, interpellanza n. 2-00909, in merito all'ufficio postale di Vicenza centro;

   nella seduta del 20 ottobre 2020 il vice ministro allo sviluppo economico, onorevole Buffagni, rispondendo alla suddetta interpellanza, aveva assicurato che il container che da tempo ospita l'ufficio postale in contrà Garibaldi, sarebbe stato chiuso, ma nel frattempo, entro il primo semestre 2021, sarebbe stata aperta una nuova sede delle Poste in via Roma;

   ora però i nodi vengono al pettine;

   entro il 9 ottobre 2021 il container, che non è di proprietà di Poste Italiane, dovrà essere lasciato libero;

   invece la nuova sede non è ancora pronta e, nel frattempo, il personale dell'ufficio di Vicenza centro dovrà essere trasferito in altre sedi;

   secondo il cartellone, esposto nel cantiere, i lavori della nuova sede si concluderanno il 31 dicembre 2021;

   poi si dovrà provvedere all'allestimento degli uffici in tempi imprecisati;

   c'è quindi molta preoccupazione tra l'utenza del centro storico, composta soprattutto da anziani, molti con problemi di deambulazione, che non potranno godere, probabilmente per mesi, di un servizio postale di prossimità –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare disagi e disservizi all'utenza dell'ufficio postale di Vicenza centro.
(3-02510)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   BENAMATI e ANDREA ROMANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il futuro dell'impianto Eni di Stagno (Livorno) desta fortissime preoccupazioni nei circa mille lavoratori diretti e dell'indotto, nelle associazioni sindacali e nelle amministrazioni locali dei comuni della costa livornese per il sommarsi dell'assenza di comunicazioni di parte aziendale circa le prospettive di investimento, del blocco del turn over, del mancato coinvolgimento dell'impianto nei piani di transizione energetica del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   ulteriore preoccupazione viene dalla recente comunicazione aziendale alle organizzazioni sindacali, secondo la quale a fine 2022 sarà chiusa la linea di produzione dei carburanti dell'impianto;

   il 5 agosto 2021 i sindaci dei comuni di Livorno, Rosignano Marittimo e Collesalvetti hanno scritto al Ministro Giorgetti, e in copia al Presidente Giani, sollecitando fa convocazione urgente del Comitato esecutivo dell'accordo di programma per il rilancio competitivo dell'area costiera livornese (che non si riunisce da oltre diciotto mesi) ed evidenziando i forti elementi di incertezza sulle prospettive della raffineria Eni che devono trovare risposte, per garantire un futuro di lungo periodo di questo insediamento;

   le organizzazioni sindacali hanno inoltre formalmente richiesto di incontrare Governo e Regione sul futuro dell'impianto Eni di Stagno, ma ad oggi non risulta ancora alcuna convocazione nonostante la disponibilità immediatamente manifestata dai comuni di Livorno, Rosignano Marittimo e Collesalvetti;

   appare necessario e urgente che venga elaborata, condivisa e comunicata una strategia industriale relativa all'impianto di Stagno capace di dare espansione e consolidamento agli investimenti e ai livelli occupazionali della raffineria, la cui centralità per l'occupazione, la capacità produttiva e la coesione sociale del territorio livornese è evidente da decenni: di tale strategia industriale appare indispensabile che una componente fondamentale sia il pieno coinvolgimento dell'impianto, da un lato, nel percorso di transizione energetica del gruppo e, dall'altro, nei piani di transizione energetica ricompresi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per assicurare per l'impianto Eni di Livorno il consolidamento degli investimenti e dei livelli occupazionali all'interno di un chiarimento delle sue prospettive future, anche attraverso l'apertura con Eni di un tavolo di confronto congiunto tra Governo, regione, enti Locali e con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, ovvero con la convocazione urgente del Comitato esecutivo dell'accordo di programma per il rilancio competitivo dell'area costiere livornese, così come sollecitato da ultimo dai sindaci di Livorno, Rosignano Marittimo e Collesalvetti.
(5-06767)


   CARABETTA, SUT, ALEMANNO, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con il «decreto Rilancio» si introduceva la «Fondazione Enea Tech», con dotazione iniziale di 500 milioni di euro, per sostenere il trasferimento tecnologico in Italia;

   il decreto ministeriale 25 agosto 2020 del Ministero dello sviluppo economico ha approvato lo statuto e la nomina degli organi di governance, cui è seguita formale istituzione della Fondazione in data 11 novembre 2020;

   successivamente il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, ha adottato il decreto interministeriale del 4 dicembre 2020 di attuazione del Fondo per il trasferimento tecnologico, con cui sono stati individuati i settori di intervento della Fondazione: deep tech, green ed energy tech, healthcare, information technology;

   tra gennaio e maggio 2021 Enea Tech, come si apprende dai comunicati della Fondazione, ha ricevuto numerose proposte da valutare e si desume da notizie di stampa che diverse di queste fossero in definizione dei termini di investimento;

   con il decreto-legge «Sostegni-Bis» il Governo ha trasformato la Fondazione in «Enea Biomedical Tech» al fine di sostenere la filiera italiana biomedicale e del vaccino anti-Covid-19;

   la legge di conversione del «Sostegni-Bis» ha modificato il provvedimento, mutando il nome in «Fondazione Enea Tech e Biomedical» e garantendo la continuità delle linee di azione attraverso un vincolo su almeno 250 milioni di euro sui verticali non healthcare, inserendo espressamente anche il settore agritech, e prevedendo una dotazione aggiuntiva di 400 milioni di euro da destinare al settore biomedicale, raggiungendo complessivamente 900 milioni di euro;

   il medesimo provvedimento ha altresì disposto modifiche alla composizione degli organi di governance attribuendo al Ministero dello sviluppo economico la possibilità di adottare un atto di indirizzo strategico;

   ad oggi non vi e notizia di sviluppi riguardo la nomina della nuova governance;

   l'operatività dell'ente risulta in stallo sin dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto-legge «Sostegni-Bis», come si desume dalla sospensione del sito istituzionale della Fondazione;

   il 23 settembre 2021 «IlSole24Ore» ha riportato notizia di riallocazione dei 400 milioni di euro aggiuntivi previsti dalla modifica apportata in sede di conversione del decreto-legge «Sostegni-Bis»: le risorse tornerebbero in Invitalia per finalità differenti;

   ad oggi non risultano agli interroganti ulteriori sviluppi sul fronte della filiera italiana del vaccino anti-COVID-19 –:

   quale indirizzo strategico il Ministro interrogato intenda adottare per garantire la piena attuazione delle disposizioni previste dal decreto-legge «Sostegni-Bis», tra cui le nuove mission su biomedicale e agritech, nonché la continuità operativa dei verticali tecnologici già previsti originariamente e richiamati anche dalle nuove disposizioni, e quali tempistiche dunque preveda per la piena operatività della Fondazione.
(5-06768)


   BARELLI, PORCHIETTO, SQUERI, POLIDORI e TORROMINO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   si rinnova l'iniziativa, all'interno del Governo, di impedire le delocalizzazioni produttive mediante l'adozione di un sistema sanzionatorio sulle imprese oltre i 250 dipendenti. L'ipotesi è di prevedere una sanzione tra 20 e 30 mila euro per dipendente coinvolto nella cessazione di attività, qualora tale cessazione non fosse riconducibile a ragioni determinate da squilibrio patrimoniale o economico finanziario che ne renda probabile l'insolvenza;

   il «decreto dignità» del 2018, nel quale è previsto che le aziende che delocalizzano in Stati extra europei o riducano l'occupazione di oltre il 50 per cento siano chiamate a restituire i finanziamenti ricevuti dallo Stato, non ha impedito una serie di abbandoni produttivi anche clamorosi, da parte di multinazionali;

   una politica basata su un mero sistema sanzionatorio in caso di delocalizzazione comporta solo ulteriori costi fissi da mettere in conto da parte delle imprese che per ragioni di competitività decidano di chiudere le attività in Italia;

   i dati dicono che l'Italia è tremendamente indietro nella capacità di attrarre investimenti esteri capaci di generare crescita. Se si misura lo stock di investimenti diretti esteri (IDE) in entrata sul prodotto interno lordo nella media 2013-2018 tra le principali economie europee, l'Italia mostra la quota più bassa: 21 per cento del prodotto interno lordo, rispetto al 30 della Francia o del 46 per cento della Spagna;

   le cause sia della delocalizzazione che dei mancati investimenti esteri consistono, secondo l'unanime interpretazione degli esperti, nell'eccessivo peso dei costi fiscali e amministrativi, negli intralci burocratici, nel gap dell'offerta formativa per i profili tecnici previsti dalle imprese, nell'inefficienza della pubblica amministrazione;

   altri Paesi europei hanno adottato o stanno adottando misure per attrarre investimenti produttivi: a causa della pandemia l'Europa sta riscoprendo la propria vocazione manifatturiera, anche perché si è resa conto che la dipendenza dall'estero per talune produzioni, la precarietà delle filiere logistiche e le tensioni politiche internazionali rischiano di mettere in crisi interi comparti –:

   quali iniziative intenda adottare, nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per attrarre gli investimenti diretti esteri (Ide) e per favorire i processi di ritorno delle produzioni manifatturiere che, in precedenza, erano state delocalizzate (reshoring) anche tenendo conto delle diverse proposte di legge presentate in Parlamento su tali tematiche.
(5-06769)


   MORETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il settore della ristorazione italiana, pur fra i più gravemente compromessi dalle misure di contenimento adottare per fronteggiare la pandemia da COVID-19, resta un'eccellenza internazionalmente riconosciuta grazie alla professionalità dei cuochi che ogni giorno contribuiscono ad accrescere il prestigio della cucina più imitata nel mondo;

   la legge 30 dicembre 2020 n. 178 (legge di bilancio 2021), attraverso l'articolo 1, comma 117, ha riconosciuto in favore dei cuochi professionisti in forza presso alberghi e ristoranti, indipendentemente dall'inquadramento lavorativo e dal possesso del relativo codice Ateco, un credito di imposta pari al 40 per cento delle spese sostenute, tra il 1° gennaio 2021 e il 30 giugno 2021, per l'acquisto di beni strumentali durevoli ovvero per la partecipazione a corsi di aggiornamento professionale, strettamente funzionali all'esercizio della propria attività;

   tale contributo rimane a tutt'oggi precluso dalla mancata adozione del decreto interministeriale cui il comma 122 del predetto articolo ha demandato l'attuazione della misura;

   investire nella formazione e nella crescita di tali professionisti significa rilanciare un settore strategico per l'economia del nostro Paese, dando al contempo la possibilità a molti giovani di intraprendere un percorso professionale stimolante –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per sostenere i cuochi professionisti e la ristorazione italiana, anche assicurando la pronta emanazione del decreto attuativo della misura di cui in premessa (cosiddetto bonus chef), al fine di riaffermare l'impegno delle istituzioni nel dare nuovo stimolo a una categoria fortemente compromessa dallo scoppio della pandemia.
(5-06770)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ANDREA ROMANO, BURATTI, CENNI, CIAMPI, LOTTI, NARDI e SANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il futuro dell'impianto Eni di Stagno (Livorno) continua a destare fortissime preoccupazioni nei circa mille lavoratori diretti e dell'indotto, nelle associazioni sindacali e nelle amministrazioni locali dei comuni della costa livornese per il sommarsi dell'assenza di comunicazioni chiare di parte aziendale circa le prospettive di investimento, del blocco del turn over con conseguente e forte esasperazione dei turni del personale, del mancato coinvolgimento dell'impianto stesso nei piani di transizione energetica ricompresi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   il 5 agosto 2021 i sindaci dei comuni di Livorno, Rosignano Marittimo e Collesalvetti hanno scritto al Ministro interrogato, e in copia al presidente della regione Toscana, sollecitando la convocazione urgente del comitato esecutivo dell'accordo di programma per il rilancio competitivo dell'area costiera livornese sottolineando che tale comitato non si riunisce da oltre diciotto mesi, che la pandemia ha duramente colpito un territorio già riconosciuto come area di crisi industriale complessa, che esistono «forti elementi di incertezza sulle prospettive della Raffineria Eni che devono trovare risposte, garantendo un futuro di lungo periodo di questo insediamento»; tale lettera, a quanto consta all'interrogante, non ha finora avuto alcuna risposta da parte del Ministro dello sviluppo economico;

   le organizzazioni sindacali hanno formalmente richiesto di incontrare Governo e regione sul futuro dell'impianto Eni di Stagno, in sede istituzionale e insieme agli enti locali, ma ad oggi non risulta ancora alcuna convocazione, nonostante la disponibilità immediatamente manifestata dai comuni di Livorno, Rosignano Marittimo e Collesalvetti;

   appare necessario e urgente che venga elaborata, condivisa e comunicata una strategia industriale relativa all'impianto Eni di Stagno capace di dare espansione e consolidamento agli investimenti e quindi ai livelli occupazionali della raffineria, la cui centralità per l'occupazione, la capacità produttiva e la coesione sociale del territorio livornese è evidente da decenni; di tale strategia industriale appare indispensabile che una componente fondamentale sia il pieno coinvolgimento dell'impianto, da un lato, nel percorso di transizione energetica del gruppo e, dall'altro, nei piani di transizione energetica ricompresi nel Pnrr –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per assicurare, per l'impianto Eni di Livorno, il consolidamento degli investimenti e dei livelli occupazionali all'interno di un chiarimento delle sue prospettive future, anche attraverso, da un lato, l'apertura di un tavolo di confronto congiunto tra Governo, regione, enti locali ed Eni con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e, dall'altro, la convocazione urgente del comitato esecutivo dell'accordo di programma per il rilancio competitivo dell'area costiere livornese, così come sollecitato da ultimo dai sindaci di Livorno, Rosignano Marittimo e Collesalvetti.
(5-06741)


   NARDI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Sanac è una società attiva dal 1939 nel settore della progettazione e della produzione di materiali refrattari per l'industria siderurgica. Con 4 unità produttive, Gattinara (VC), Grogastu (CA), Massa (MS), Vado Ligure (SV) e 350 dipendenti;

   Sanac è una realtà nel panorama internazionale e leader in Italia nel proprio settore di riferimento, con circa il 35 per cento del mercato nazionale;

   in particolare, lo stabilimento di Massa, che occupa ad oggi circa 120 operai, è attivo nella produzione e nell'assistenza tecnica di refrattari per il sistema di spillaggio denominato «a cassetto» per siviera;

   le perduranti note difficoltà giudiziarie e di gestione dell'Ilva di Taranto, principale cliente di Sanac, stanno causando, da anni, un calo drastico degli ordini, con una conseguente diminuzione di produzione, fatturato e personale;

   a dicembre 2020 Invitalia (società controllata dallo Stato tramite il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'economia e delle finanze) è entrata nel capitale sociale di Ilva (con il 38 per cento, ma con diritto di voto pari al 50 per cento);

   a seguito di un bando di gara pubblica e di un decreto del Ministero dello sviluppo economico, nel marzo 2019, Sanac è stata aggiudicata ad ArcelorMittal (poi Acciaierie d'Italia), ma tale iniziativa imprenditoriale non ha avuto alcuno sviluppo concreto;

   dopo anni, Acciaierie d'Italia non ha ancora provveduto a firmare il contratto per l'acquisizione della società. Il 30 settembre 2021 è scaduta infatti la fideiussione ed il termine ultimo;

   da giugno 2021 Sanac non riceve più ordini da parte di Acciaierie d'Italia, che rappresenta circa il 60 per cento della produzione. Paradossalmente, Acciaierie d'Italia starebbe assegnando commissioni ad imprese estere;

   la mancata definizione dell'acquisto di Sanac prefigurerebbe, secondo le associazioni sindacali, la cassa integrazione del 50 per cento dei lavoratori ed anche una possibile chiusura di alcuni stabilimenti dell'azienda;

   sulla vicenda nel mese di luglio 2021 i parlamentari del territorio di Massa hanno inviato una richiesta ufficiale di incontro al Ministro dello sviluppo economico senza ricevere però, ad oggi, nessuna risposta;

   è paradossale che un'impresa controllata dallo Stato costringa al fallimento un'azienda nazionale in amministrazione controllata, favorendo commesse estere, nel completo silenzio del Ministro competente –:

   per quali motivi non sia stata rispettata la scadenza del 30 settembre 2021 di cui in premessa e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda assumere per garantire la continuità occupazionale e produttiva degli stabilimenti Sanac.
(5-06777)

Interrogazione a risposta scritta:


   MASI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel decreto-legge n. 34 del 2019 (cosiddetto decreto crescita) l'articolo 29, comma 7, lettera b), inerente alla digital transformation prevedeva in via sperimentale la possibilità di utilizzare la misura anche nel settore turistico per le imprese impegnate nella digitalizzazione della fruizione dei beni culturali, anche in un'ottica di maggiore accessibilità e in favore di soggetti disabili;

   il decreto direttoriale 9 giugno 2020 ha disciplinato l'intervento agevolativo e con decreto direttoriale del 1° ottobre 2020 sono stati definiti i termini e le modalità di presentazione delle domande di agevolazioni, i punteggi, le condizioni e le soglie minime di ammissibilità delle stesse domande, nonché i criteri per la determinazione e la rendicontazione delle attività e dei costi ammissibili, gli oneri informativi a carico dei soggetti proponenti e gli ulteriori elementi utili a definire la corretta attuazione dell'intervento agevolativo –:

   quali siano i dati di utilizzo di tale misura in relazione al settore turistico e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per favorire la digitalizzazione delle imprese turistiche e culturali in un'ottica di accessibilità.
(4-10327)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   COSTANZO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 5 gennaio 2021 è stata pubblicata la carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito delle scorie nucleari, con cui sono stati identificati 67 siti ritenuti adeguati per la costruzione dell'impianto;

   l'annuncio ha provocato un'alzata di scudi da parte dei territori chiamati a esaminare molti documenti tecnici e a proporre le proprie controdeduzioni;

   il Parlamento ha votato, nell'ambito dell'esame del disegno di legge di conversione del cosiddetto decreto-legge Milleproroghe (decreto-legge n. 183 del 2020) un'estensione dei tempi per discutere il progetto;

   il 14 aprile 2021 la Camera ha approvato una serie di mozioni che richiedevano più trasparenza nei processi decisionali, impegnando il Governo ad allargare le consultazioni anche ad associazioni e ai comuni limitrofi a quelli interessati;

   il Seminario nazionale organizzato da Sogin, la società pubblica per lo smantellamento degli impianti nucleari, deputata alla gestione dei rifiuti radioattivi, è il contesto principale in cui è previsto un coinvolgimento sulle scelte da operare per la selezione del sito di regioni, enti locali e «portatori di interessi qualificati»;

   gli esiti del Seminario nazionale costituiscono la base per la pubblicazione, da parte di Sogin, della Carta definitiva delle aree idonee per il deposito, la Cnai. In base a questa, spetterà al Governo individuare il sito definitivo;

   in Piemonte la Cnapi ha individuato l'area di Carmagnola e quella tra i comuni di Caluso, Mazzè e Rondissone come «molto buone», quindi altamente probabili idonee all'insediamento del deposito;

   come riportato da Torino Today e La Stampa il 20 settembre 2021 la procedura di comunicazione instaurata da Sogin con gli amministratori piemontesi coinvolti, è stata molto criticata dalla città metropolitana di Torino, che ha lamentato la «mancanza di trasparenza di Sogin» e dagli stessi amministratori che la considerano «calata dall'alto» e che lamentano «poca chiarezza, evidenziando come Sogin imponga “consultazioni pubbliche pressoché simboliche, con regole che non consentono alle nostre amministrazioni di esprimersi a pieno e nel merito”»;

   l'assenza di trasparenza ha portato il comune di Mazzè a proporre ricorso al Tar per avere accesso ai documenti utilizzati da Sogin per svolgere l'istruttoria, che risulta molto carente come riportato da La Voce;

   la sindaca di Carmagnola ha definito la procedura Sogin come «una serie di lezioni che non ci aiutano a comprendere il motivo per cui la nostra area debba essere scelta. Abbiamo bisogno di un confronto serio. La nostra attenzione sull'argomento è costante e continua»;

   come riportato da Torino Today, le risposte alle osservazioni e alle richieste di chiarimento presentate alla Sogin dai territori saranno fornite nell'incontro dedicato al Piemonte il 15 novembre 2021. Il confronto sarà on-line, limitato e compresso in una sola ora, senza possibilità di repliche. Il timore è che questa modalità, insieme ai tempi contingentati del seminario, sia una semplice formalità rispetto ad una scelta già avvenuta e di cui i territori non sono stati assolutamente informati –:

   se non intenda adoperarsi perché Sogin accolga le richieste dei territori piemontesi, garantendo modalità e tempistiche di confronto adeguate e rispettando le indicazioni sulla trasparenza emerse dalle mozioni di cui in premessa approvate presso la Camera dei deputati ad aprile 2021.
(5-06753)


   BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, SOVERINI, ZARDINI, DE MARIA, MORANI, VERINI e FRAILIS. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il prezzo di riferimento del gas per autotrazione, in confronto al medesimo periodo dell'anno scorso, è quasi triplicato;

   secondo rilevazioni di mercato, i prezzi medi del gas metano ad agosto 2021 pur triplicati rispetto al 2020, si assestavano ancora attorno ai 44 euro per MWh: a oggi, però, tali valori (Psv o Ttf) sono già oltre i 70 euro per MWh;

   questa escalation dei prezzi della materia prima gas sta mettendo in difficoltà un settore di eccellenza che presenta enormi opportunità di decarbonizzazione per l'Italia e per l'Europa. Nel nostro Paese sono in esercizio quasi 1500 stazioni di rifornimento di Compressed natural gas (Cng) e 103 di Liquified natural gas (Lng) circolano oltre 1 milione di veicoli a gas naturale, di cui circa 2000 camion aCng, 3000 a Lng e 5000 autobus;

   a differenza di altre attività che utilizzano il gas per la produzione di beni e l'erogazione di servizi (per cui il costo del gas costituisce dunque solo una componente minore del prezzo finale del prodotto), nel caso della vendita del gas per autotrazione il prezzo di approvvigionamento del gas, rappresenta la quasi totalità del costo del prodotto finito;

   così come Governo e Parlamento recentemente hanno dato una risposta rapida alla problematica degli aumenti delle bollette di energia elettrica e gas a cittadini e imprese esaminando e votando mozioni alla Camera sul tema, anche in questo settore si può e si deve immaginare una misura emergenziale per limitare l'impatto sugli utenti, che magari hanno scelto questa motorizzazione per ragioni ecologiche ovvero per ragioni prettamente economiche legate ai bassi costi di esercizio di questa tecnologia, importanti quando si è in presenza di un bilancio familiare non florido: è dunque necessario intervenire per arginare il devastante incremento dei prezzi per il sistema produttivo e le famiglie a cui assistendo –:

   quale sia l'orientamento del Governo sulla problematica esposta e come intenda, per quanto di competenza, intervenire per limitare gli effetti economici e sociali di questa fiammata dei prezzi del gas per autotrazione.
(5-06755)


   FERRI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'originario dettato dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 contemplava un divieto di immissione di fauna alloctona; a seguito della novella di tale disposizione, ex articolo 2, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 2019, tale divieto è derogabile;

   ciò sembrava introdurre una possibilità di sviluppo per il settore; sennonché, per effetto della definizione dei criteri per l'immissione in natura di specie non autoctone, contenuti nell'articolo 3 del decreto del 2 aprile 2020, adottato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (peraltro senza alcuna concertazione con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e con le associazioni di categoria), si è delineato un quadro di restrizioni più vincolanti delle preesistenti, perché:

    la ratio del decreto ministeriale si inscrive nell'esigenza di fare fronte alle esigenze del settore agricolo (ad esempio contrasto alla cimice asiatica), con diverse e significative proposte di modifica richieste dalle regioni che hanno dato parere favorevole subordinato all'impegno del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di aprire un tavolo per approfondire i contenuti dell'allegato 3;

    l'elenco delle specie ittiche autoctone che correda il decreto ministeriale è basato su criteri scientifici: in tal modo, si è creato un assetto eccessivamente restrittivo in quanto specie come la trota fario, immesse da più di un secolo, divengono alloctone;

    si realizza una penalizzazione dell'acquacoltura e degli impianti per la pesca sportiva, ex articolo 3, comma 6 del suddetto decreto ministeriale;

    in ordine alle immissioni ittiche in acque libere, il decreto ministeriale non presenta elementi di proporzionalità nell'applicazione delle procedure di deroga, in ragione del diverso livello di nocività delle specie alloctone;

    tale normativa pregiudicherà la pesca in acque interne, gli allevamenti, la troticoltura e i laghi di pesca sportiva;

   l'attuale assetto appare irragionevole, in quanto:

    a mente dell'articolo 1, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, la tutela degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche non è assoluta, atteso che detto regolamento deve tenere in considerazione esigenze economiche, sociali e culturali, nonché le particolarità regionali e locali;

    in base al regolamento (UE) n. 1143/2014, né il Coregonus lavaretus (coregone), né la Salmo trutta (trota fario), né l'Oncorhynchus mykiss (trota iridea) sono incluse nella lista delle specie esotiche invasive;

   per superare le indicate criticità occorre, secondo l'interrogante:

    a) adottare un decreto ministeriale volto all'individuazione delle specie ittiche autoctone e para-autoctone, onde superare le incertezze e le ambiguità prodotte con la circolare esplicativa n. 55247 del 24 maggio 2021, statuendo lo status di para-autoctonia delle specie Coregonus lavaretus (Coregone) e Salmo trutta (trota fario);

    peraltro, analogo provvedimento è stato adottato per le specie animali di interesse venatorio (decreto ministeriale 19 gennaio 2015);

    è opportuno, peraltro, precisare che, con riguardo alle specie ittiche, non potrà essere applicato il medesimo criterio adottato per «mammiferi e uccelli», ma sarà necessario «derogare» alle Linee guida per le immissioni delle specie faunistiche (Quad. Cons. Natura, 27, Min. Ambiente - Infs, 2007), ciò con indubbio vantaggio per gli obiettivi di qualità previsti dalle pianificazioni di bacino in applicazione della direttiva 2000/60/CE «Acque»;

    b) modificare il decreto direttoriale della direzione generale per il patrimonio naturalistico 2 aprile 2020, con riferimento all'articolo 3 «Criteri per l'immissione in natura di specie o popolazioni non autoctone» e all'Allegato (3), al fine di armonizzarlo con gli strumenti tecnici di valutazione e pianificazione regionali (Carte ittiche e Piani ittici regionali);

    tale modifica, in combinato disposto con il punto precedente, si rende necessaria per rendere più agevole l'ottenimento dell'autorizzazione ministeriale per l'immissione della specie alloctona Oncorhynchus mykiss (trota iridea) –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare per superare gli indicati profili di irragionevolezza che affliggono il quadro delle restrizioni all'immissione di fauna alloctona.
(5-06756)


   PELLICANI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'entrata in funzione del deposito Gpl di Chioggia, una vicenda lunga e tormentata, è stata bloccata in seguito alle mobilitazione dei cittadini e delle istituzioni locali e nazionali;

   con il decreto-legge n. 104 del 2020, cosiddetto «decreto agosto», arriva finalmente lo stop;

   nel provvedimento sopra citato all'articolo 95, comma 24, è disposto il divieto della realizzazione e dell'avvio all'esercizio di impianti di stoccaggio di Gpl in aree classificate come patrimonio dell'Unesco per gli impianti già autorizzati;

   il comma 25 del medesimo articolo prevede l'adozione di un decreto del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con altri Ministeri, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e il Ministero della cultura, al fine di individuare le autorizzazioni e gli ulteriori atti di assenso già esistenti destinati a perdere efficacia a causa dei divieti introdotti dal precedente comma; inoltre il decreto ministeriale indicherà criteri e modalità per il riconoscimento di eventuali indennizzi; infine, con il comma 26 del suddetto articolo si stabilisce che le risorse necessarie al fine della corresposizione dei suddetti indennizzi saranno attinte da un nuovo e apposito fondo, istituito nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico con dotazione nel triennio 2020/2022 pari a complessivi 29 milioni di euro; di questi un milione nel 2020, quindici milioni nel 2021 e tredici milioni nel 2022;

   con il decreto del Ministro della transizione ecologica di concerto con il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e il Ministro della cultura, n. 173 del 7 maggio 2021, si dispone la chiusura definitiva dell'impianto e la nomina di una commissione per stabilire gli indennizzi dovuti al gestore, la Costa Bioenergie, per un impianto mai entrato in funzione;

   la commissione nominata dal Ministro della transizione ecologica, come stabilito dal suddetto decreto ministeriale e specificato dal decreto ministeriale successivo, n. 352 dell'11 agosto 2021, che modifica articolo 2, comma 3, del precedente decreto 7 maggio 2021, deve essere formata da 3 componenti, un rappresentante dello stesso Ministero della transizione ecologica, uno del Ministero dell'economia e delle finanze e uno del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

   ad oggi la commissione non si è ancora insediata perché a quanto consta all'interrogante il Ministro dell'economia e delle finanze, non avrebbe ancora indicato il suo rappresentante che dovrà verificare le spese sostenute dalla società Costa Bioenergie per la progettazione e la realizzazione dell'opera e stabilire l'entità dell'indennizzo;

   inoltre, sarà necessario impiegare le risorse stanziate non ancora utilizzate entro i tempi di legge. A tal proposito è opportuno ricordare che sono già scaduti i termini per l'impegno del milione di euro stanziato, per il 2020 e al 31 dicembre 2021 scadranno i termini per l'impegno dei quindici milioni di euro per il 2021 –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quale sia la posizione del Governo sulla questione e quali iniziative intenda assumere al riguardo, in particolare per consentire alla commissione di avviare i lavori al più presto;

   se e quando in particolare il Ministro dell'economia e delle finanze intenda nominare il proprio rappresentante in seno al suddetto organismo;

   come il Governo intenda procedere e con quali risorse per l'intervento di smantellamento dell'impianto di cui in premessa che al momento non risulta ancora finanziato.
(5-06773)


   PEZZOPANE. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel comune de L'Aquila, ed in particolare nella frazione di Sassa, composta da numerose sub frazioni e oltre 5.000 abitanti, le fogne sversano senza depurazione a cielo aperto, ossia in mezzo ai boschi, nel torrente Raio oppure nei canali di scolo dell'acqua piovana a bordo strada;

   nel corso della precedente gestione G.s.a. è stato realizzato l'adduttore primario e il depuratore per 20.000 unità ed era stata impostata la programmazione finanziaria e la pianificazione del progetto di raddoppio del depuratore per portarlo a 40.000 unità totali con la realizzazione di due collettori secondari, uno sul versante del comune di Lucoli e uno sul Versante del comune di Tornimparte. Si tratta di comuni del cratere sismico dove è in corso la ricostruzione pubblica e privata e questa seconda infrastrutturazione, ad oggi non ancora realizzata, avrebbe consentito gli allacci privati e la fine degli scarichi a cielo aperto che costituiscono una gravissima infrazione alla normativa italiana ed europea;

   la mancanza di un sistema fognario e di depurazione costringe i cittadini a vivere in una pericolosa situazione di non salubrità ambientale;

   si ricorda che la regione Abruzzo è soggetta a procedura di infrazione comunitaria in merito al mancato rispetto della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane;

   il Piano nazionale per la ripresa e resilienza (Pnrr), nell'ambito della Missione 2, Componente 4 (M2C4), Investimento 4.4, prevede risorse per 600 milioni di euro da assegnare a interventi nel settore fognario-depurativo, anche al fine di risolvere i contenziosi comunitari –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   di quali elementi conoscitivi disponga circa le cause che hanno comportato la mancata realizzazione dei lavori programmati e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere nell'immediato, o che siano ritenute necessarie, per il futuro, per l'opportuno trattamento delle acque reflue, al fine di evitare il degrado degli habitat naturali e, in generale, la tutela dell'ambiente, della salute e dell'igiene pubblica, in particolare alla luce della richiamata procedura di infrazione comunitaria.
(5-06774)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TIRAMANI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel 2016, in seguito alla segnalazione da parte di uno dei proprietari delle abitazioni vicine al complesso industriale di proprietà Magliola Real Estate Srl, sulla presenza di una copertura in eternit in condizioni di forte degrado, il comune di Santhià, territorialmente competente, ha avviato una procedura di verifica delle condizioni di conservazione delle lastre di eternit, avvalendosi del Servizio territoriale di Vercelli dell'Arpa;

   l'Arpa, in data 16 dicembre 2016, in sede di sopralluogo, ha effettuato i relativi accertamenti, provvedendo al prelievo di campioni dalle lastre di copertura del tetto e delle pareti verticali dei capannoni industriali, al fine di stabilire l'effettiva presenza di amianto e il relativo grado di pericolosità per la salute pubblica in ragione dello stato di manutenzione e conservazione dei fabbricati;

   l'analisi dei campioni ha evidenziato la presenza di fibre di amianto-crisotilo; eseguiti i relativi calcoli, Arpa ha rilevato un indice di degrado pari a 0,65 per gli elementi in copertura e a 0,52 per gli elementi in parete, rilevando anche pezzi di lastre frantumate giacenti sulla copertura e dispersi nel terreno circostante;

   in seguito alla relazione tecnica redatta dall'Arpa, il comune ha rilevato la necessità, in relazione al grado di pericolosità riscontrato, di provvedere alla salvaguardia della salute pubblica, emanando l'ordinanza sindacale n. 27 del 9 marzo 2017, con la quale è stato ingiunto alla società e al commissario liquidatore di provvedere, entro e non oltre 10 giorni, alla raccolta e smaltimento nelle discariche autorizzate dei pezzi di lastre frantumate presenti sulla copertura del fabbricato e di quelle disperse sul terreno circostante, nonché di provvedere, entro e non oltre 12 mesi, alla bonifica della copertura dell'immobile e a predisporre un programma di controllo, custodia e manutenzione dei materiali contenenti amianto;

   da allora, la situazione non è stata assolutamente modificata, a scapito della salute dei cittadini, nonostante il comune abbia vinto i ricorsi presentati dalla società inadempiente;

   peraltro, ad agosto 2021, è stato autorizzato il progetto di una discarica di amianto nel comune di Salussola, nel Biellese, a poca distanza da Santhià, e il sindaco di Santhià, nonostante i problemi di amianto presenti nel proprio territorio, insieme al «Comitato Salussola Ambiente è Futuro», e ad alcuni altri sindaci dei paesi confinanti, ha avviato la raccolta firme e fondi per un ricorso al tribunale amministrativo regionale –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, in relazione alla situazione paradossale che si è venuta a creare nel comune di Santhià, che, nell'inerzia della società Magliola Real Estate e delle autorità competenti, vede la salute dei cittadini da anni esporsi alle fibre di amianto, anche promuovendo sopralluoghi da parte del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente e di Ispra, al fine di controllare l'attuale stato dei luoghi per poter assumere le conseguenti opportune iniziative di competenza.
(4-10319)


   LICATINI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Regione Sicilia è coinvolta in quattro procedure di infrazione e addirittura ne rischia una quinta per la mancata depurazione delle acque in 50 comuni, che si aggiungono ai 243 dove non sono stati fatti i lavori e per i quali l'Unione europea ha già sanzionato l'isola;

   la regione, pertanto, è la principale destinataria delle procedure di infrazione nel settore depurativo e quindi la maggiore artefice delle violazioni perpetrate a danno dell'ambiente;

   due delle quattro procedure d'infrazione si sono già concluse con una condanna: una di queste già subite prevede che, per ogni semestre di ritardo nel risolvere il problema, la sanzione aumenti di 30 milioni di euro;

   una delibera del Cipe del 2012 aveva stanziato più di un miliardo di euro per la Sicilia, ma poco è stato fatto rispetto all'elevato numero di interventi da compiere; grazie al lavoro svolto dalla struttura commissariale in materia di depurazione, si è cercato di impegnare le somme al fine di ridurre il numero di agglomerati non conformi, ma c'è ancora tanto da fare per porre fine a questa vera e propria emergenza;

   l'amministrazione centrale ha manifestato ufficialmente l'intenzione di esercitare il diritto di rivalsa dello Stato nei confronti di regioni o di altri enti pubblici responsabili di violazioni del diritto dell'Unione europea (commi 813, 814, 815 legge di stabilità 2016);

   delle istruttorie di 217 casi di danno ambientale distribuiti su tutto il territorio nazionale, in Sicilia le istruttorie aperte sono complessivamente 38, tra cui anche quelle relative agli scarichi idrici (pari a circa il 5 per cento del totale);

   i tecnici dell'assessorato regionale ai servizi di pubblica utilità hanno spiegato che le sanzioni comunitarie per la mancata depurazione costano alle casse regionali, dato il diritto di rivalsa esercitato dallo Stato, 97 mila euro al giorno dal 2012;

   la realizzazione degli interventi necessari a garantire economicità, efficienza ed efficacia al servizio idrico integrato e, al contempo, salvaguardare valori primari e costituzionalmente tutelati quali la salute pubblica e l'ambiente, impone all'amministrazione regionale, nella qualità di ente vigilante e al contempo soggetto finanziatore, ogni sforzo idoneo a superare le criticità che ad oggi derivano dai forti ritardi accumulati nel tempo sia a livello gestionale che, successivamente, di adeguamento alla normativa comunitaria –:

   se e con quale tempistica, alla luce delle considerazioni suesposte, il Governo intenda esercitare il diritto di rivalsa nei confronti delle regioni che hanno commesso violazioni in materia di depurazione delle acque reflue, accertate con procedure di infrazione.
(4-10325)


   VILLAROSA e SARLI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dell'11 maggio 2018, n. 172 è stata rilasciata l'Autorizzazione integrata ambientale per l'impianto della Raffineria di Milazzo situato nei comuni di Milazzo e San Filippo del Mela;

   tra le varie sostanze emesse dagli impianti industriali si trova il biossido di zolfo (SO2) che contribuisce all'inquinamento atmosferico; il decreto legislativo n. 155 del 2010 ne stabilisce i valori limite, il livello critico e la soglia di allarme per la concentrazione nell'aria;

   nelle giornate del 6-7 e del 24 agosto 2021 si sono verificate delle emissioni di fumi dagli impianti della Raffineria di Milazzo che hanno allarmato tutta la popolazione dell'hinterland messinese pervia della presenza di nubi giallastre e odori nauseabondi;

   le cause di queste emissioni pare siano dovute, come comunicato direttamente dall'azienda nell'incontro del 27 agosto 2021 tenutosi presso la prefettura di Messina, «all'attivazione dei sistemi di sicurezza a causa di due blocchi registrati su componenti diverse dell'impianto produttivo»;

   il prefetto, durante l'incontro, aveva inoltre sottolineato l'esigenza di avviare iniziative di monitoraggio e controllo utili a fornire ogni più ampia rassicurazione alla popolazione sui possibili rischi derivanti dalla presenza di industrie a rischio di incidente rilevante;

   negli ultimi anni sono diversi gli incidenti avvenuti alla Raffineria di Milazzo, come i malfunzionamenti elettrici che hanno causato copiose fumate nere a settembre 2018 ed a febbraio 2019;

   il grave incendio di un serbatoio nel settembre 2014 (di cui si è trattato nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-09967 del 23 luglio 2015) e la perdita di prodotto idrocarburico da un altro serbatoio nel marzo 2018;

   nella relazione redatta da Arpa Sicilia, viene riportato il superamento del limite orario per la SO2 nella centralina della vicina Barcellona Pozzo di Gotto; alle ore 18 veniva registrata la media oraria di 969 μg/m3 (vs 350 μg/m3 del limite di legge). Secondo tale relazione vi è una «buona compatibilità» tra le emissioni causate dal disservizio ed il picco registrato, a riprova del fatto che l'impatto ambientale dei grossi impianti industriali spesso non si limita ai comuni sul cui territorio è ubicato l'impianto, ma ne coinvolge anche altri;

   alcune emissioni, come quelle degli idrocarburi non metanici (Nmhc) che appartengono alla classe dei composti organici volatili (Cov), generano inoltre un importante impatto odorigeno sulla popolazione ma anche se rilevate dalle centraline dell'Arpa non risultano però essere più adeguatamente normate in quanto presentavano dei limiti poi aboliti dal decreto legislativo n. 155 del 2010;

   sussistono evidenze scientifiche che correlano l'esposizione a Cov emessi da industrie petrolifere (rappresentati in prevalenza da Nmhc) a un'elevata incidenza di malformazioni congenite, per le quali, proprio nella zona di Milazzo, si registra un eccesso del 79 per cento, il più grave a livello nazionale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   quali iniziative abbiano assunto o intendano assumere, per quanto di competenza, per verificare se i fenomeni di cui in premessa abbiano generato un impatto pericoloso per l'ambiente circostante e per prevenire il ripetersi dei frequenti disservizi sopra indicati limitandone l'impatto, considerate anche le gravi conseguenze sul piano della salute;

   se intendano adottare iniziative normative per recepire i valori soglia sulla qualità dell'aria raccomandati dall'Oms e per colmare il vuoto normativo sugli idrocarburi non metanici.
(4-10330)


   VILLAROSA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dell'11 maggio 2018, n. 172 è stata rilasciata l'autorizzazione integrata ambientale per l'esercizio della Raffineria di Milazzo;

   in sede endoprocedimentale erano state acquisite le prescrizioni previste dagli articoli 216 e 217 del T.u.l.s. espresse dai sindaci competenti sulla base di approfondite istruttorie tecniche sanitarie. Tali prescrizioni, tuttavia, non erano state poi recepite nel decreto di autorizzazione finale che ne risulta così carente;

   constatando l'evidente pericolo che il mancato recepimento delle prescrizioni sanitarie avrebbe potuto comportare per la salute dei cittadini della zona, le amministrazioni di sette comuni hanno presentato al T.a.r. Sicilia – Sez. Catania il ricorso R.G. n. 1371/2018 per contestare l'assenza nell'autorizzazione su menzionata delle prescrizioni sanitarie e di diversi limiti emissivi;

   nella relazione tecnica del verificatore richiesta dal T.a.r., nel giudizio in questione, viene accertata l'assenza di diversi limiti emissivi su alcuni camini;

   in data 30 novembre 2020 è stato avviato un procedimento di riesame parziale dell'autorizzazione su menzionata per la verifica dell'adeguatezza del quadro prescrittivo inerente alle emissioni in atmosfera e per l'eventuale modifica o integrazione dei relativi valori limite di emissione;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva richiesto ed ottenuto nell'ambito del procedimento al T.a.r., un rinvio dell'udienza al 4 novembre 2021, in considerazione proprio dell'avvio del procedimento di riesame parziale già menzionato che probabilmente non si concluderà comunque entro tale data;

   nel frattempo, la popolazione della zona continua ad essere esposta ad inaccettabili rischi sanitari per l'assenza di limiti adeguati e per il mancato recepimento delle prescrizioni sanitarie;

   l'ultimo rapporto Sentieri, pubblicato nel 2019, evidenzia come nell'area di Milazzo si riscontri un eccesso di malformazioni congenite particolarmente alto (+79 per cento), il più grave tra quelli riscontrati negli altri Sin italiani inoltre, come evidenziato in altri studi epidemiologici sono significativi gli eccessi di patologie verosimilmente connesse all'inquinamento in tutto l'hinterland;

   la situazione risulta aggravata dai frequenti disservizi e/o incidenti alla Raffineria di Milazzo, come quelli già segnalati in altri atti di sindacato ispettivo;

   a parere dell'interrogante risulta quindi opportuno che venga acclarata al più presto la possibile legittimità del mancato recepimento delle prescrizioni sanitarie di cui sopra –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza affinché non sia chiesto un ulteriore rinvio dell'udienza del 4 novembre 2021 nel procedimento indicato in premessa, di modo che la controversia vada in decisione;

   se ritenga opportuno adottare iniziative normative per permettere, anche a tutti gli enti locali interessati dalle emissioni degli impianti industriali, la partecipazione alle varie procedure autorizzative ministeriali, con possibilità di esprimere prescrizioni sanitarie, come già previsto per gli enti sul cui territorio sono ubicati gli impianti.
(4-10333)


   D'IPPOLITO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'Albo nazionale gestori ambientali, istituito dal decreto legislativo n. 152 del 2006, è naturale evoluzione dell'Albo nazionale dei gestori dei rifiuti, introdotto col decreto legislativo n. 22 del 1997;

   in attuazione delle previsioni degli articoli 192 e 212 del decreto legislativo n. 152 del 2006, è stato adottato il decreto ministeriale n. 120 del 2014 che ne regolamenta le attività;

   l'Albo è costituito presso il Ministero della transizione ecologica e articolato in un Comitato nazionale, con sede presso il medesimo Ministero, e in sezioni regionali e provinciali, con sede presso le Camere di commercio dei capoluoghi di regione e delle province autonome di Trento e Bolzano, che devono fornire mero supporto logistico ed amministrativo a garanzia dello svolgimento delle funzioni delle Sezioni regionali;

   l'Albo rappresenta, nel sistema delle autorizzazioni sulla gestione dei rifiuti in recepimento delle correlate direttive comunitarie, l'Autorità competente presso la quale devono iscriversi tutte le imprese di raccolta, trasporto, smaltimento o recupero dei rifiuti, sia a titolo professionale che per conto terzi;

   l'Albo svolge importante funzione di selezione e qualificazione delle imprese obbligate, le quali, per ottenere l'iscrizione, devono dimostrare il possesso di determinati requisiti soggettivi, di idoneità tecnica e capacità finanziaria;

   esso svolge, quindi, un'importante funzione di controllo, verifica e trasparenza, in un sistema produttivo, quello del ciclo dei rifiuti, ad altissimo rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata, per l'enorme volume di affari generato;

   infiltrazioni sono state certificate dalle inchieste giudiziarie di procure distrettuali antimafia e dalle competenti commissioni d'inchiesta parlamentari;

   pertanto è necessaria, da parte del Ministero della transizione ecologica, una costante azione di vigilanza che garantisca la piena operatività dell'Albo, nel rispetto delle norme e procedure, assicurandosi di scongiurare ogni eventuale tentativo di infiltrazione all'interno della sua struttura che possa comprometterne il buon funzionamento nel preminente interesse pubblico;

   da circa tre mesi, l'Albo è privo del Presidente nazionale, venuto prematuramente a mancare;

   ad oggi tale incarico, di nomina ministeriale, non risulta essere conferito, con conseguente vuoto istituzionale che espone l'Albo a indebite ingerenze esterne, pericolose per l'autonomia e la funzionalità del medesimo;

   all'interrogante risulta che, con riguardo a determinati incarichi, per qualche sezione regionale dell'Albo, vi siano stati recenti tentativi di quella che appare sempre all'interrogante come un'impropria sostituzione, da parte di soggetti rappresentanti enti ed istituzioni pubbliche, anche in quella che sembrerebbe all'interrogante una manifesta difformità da quanto espressamente precisato, in ordine alle regole generali in materia di incarichi di organi collegiali nominati «ratione muneris», dal Tar della Sicilia, Catania, con sentenza n. 2812/1995 –:

   quali siano i motivi del perdurante ritardo circa la nomina del nuovo Presidente dell'Albo nazione gestori ambientali;

   se per il conferimento di tale incarico ritenga necessario, oltre che opportuno, garantire un profilo di adeguata competenza nella materia e la mancanza di qualsivoglia incompatibilità che possa pregiudicarne l'assolvimento della funzione;

   se risulti al Governo che, nel rammentato vuoto istituzionale, vi siano stati i suddetti tentativi di quella che appare all'interrogante un'impropria sostituzione ai vertici di alcune sezioni regionali dell'Albo e se, all'occorrenza, ciò abbia costituito nocumento per le attività di articolazioni periferiche dell'Albo e se dagli uffici ministeriali preposti alla vigilanza dell'Albo siano state adottate iniziative volte a scongiurare, anche per il futuro, iniziative contrastanti con il buon funzionamento dell'Albo e che appaiono all'interrogante delegittimanti il ruolo del Ministero nella gestione di tale importante organismo incardinato nella struttura presieduta dal Ministro interrogato;

   se il Comitato nazionale dell'Albo, nell'ambito delle sue competenze, abbia adottato provvedimenti circa vicende di indebita ingerenza esterna da parte di soggetti terzi, al fine di salvaguardare l'autonomia ed il buon funzionamento delle articolazioni periferiche, e nello specifico quali.
(4-10347)

TURISMO

Interrogazione a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. – Al Ministro del turismo. – Per sapere – premesso che:

   il turismo organizzato italiano lavora poco su mete nazionali o europee, avendo circa l'85 per cento del fatturato complessivo rappresentato dalla vendita di destinazioni lontane;

   la mancata apertura nell'estate 2021 all'outgoing extra Unione europea ha comportato per il ramo la permanenza in uno stato di crisi profonda: il comparto dei viaggi organizzati, che fatturava 13,3 miliardi di euro nel 2019, è crollato a 3 miliardi di euro nel 2020 e nel 2021 non riesce ancora a risollevarsi;

   le imprese del settore sono indubbiamente tra quelle più colpite dalla crisi pandemica e molte rischiavano di chiudere definitivamente senza l'intervento di sostegno di cui ai decreti-legge nn. 34 del 2020 e 73 del 2021;

   è noto, infatti, che recentemente, grazie proprio all'intervento del Ministro interrogato, sono stati sbloccati oltre 400 milioni di euro per contributi a fondo perduto per le imprese turistico-ricettive, agenzie di viaggio e tour operator, guide turistiche e accompagnatori turistici, imprese che svolgono attività turistiche mediante autobus scoperti. Nello specifico, alle agenzie di viaggio e ai tour operator sono destinati oltre 160 milioni di euro;

   in sede di risposta ad un atto di sindacato ispettivo a luglio 2021, il Ministro interrogato riferiva che alla data le domande di accesso al fondo di cui all'articolo 182 del decreto-legge 34 del 2020 erano 7.124, delle quali, per circa il 3,7 per cento delle domande presentate, 267, restava da completare la liquidazione della prima o della seconda tranche di pagamenti; mentre per i nuovi fondi, era stata attivata la necessaria procedura di autorizzazione comunitaria, rivedendo il limite del temporary framework –:

   se possa fornire informazioni aggiornate sullo stato dell'erogazione dei fondi e sul numero delle imprese beneficiarie, anche alla luce dei decreti firmati ad agosto 2021 dal Ministro interrogato.
(3-02516)

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Caretta n. 7-00726, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 settembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  La risoluzione in Commissione Cenni n. 7-00728, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Incerti.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-10236, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Serracchiani n. 1-00519, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 570 del 23 settembre 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    con decreto del Ministero dello sviluppo economico emesso in data 2 maggio 2017 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, serie generale, n. 104 del 6 maggio 2017, Alitalia è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria di cui al decreto-legge n. 347 del 2003 e che, con il medesimo decreto ministeriale è stata altresì disposta la nomina di un collegio di commissari straordinari;

    le medesime determinazioni sono state assunte per la società Alitalia Cityliner s.p.a. con il decreto del Ministro dello sviluppo economico del 12 maggio 2017;

    nel 2017 sono state concesse alle citate società diverse proroghe per la presentazione del programma relativo alle società in amministrazione straordinaria;

    in data 27 gennaio 2018 i Commissari straordinari hanno sottoposto alla valutazione del Ministero dello sviluppo economico il programma di cessione, individuato quale strumento per il raggiungimento delle finalità conservative del patrimonio produttivo, mediante prosecuzione, riattivazione o riconversione delle attività imprenditoriali;

    con decreto del 23 marzo 2018 il Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato l'esecuzione del sopra citato programma di cessione dei complessi aziendali di Alitalia e Cityliner;

    venivano poi richieste dall'organo commissariale diverse proroghe per l'esecuzione del programma, tenuto conto della necessità di prevedere altresì un piano avente ad oggetto le iniziative e gli interventi di riorganizzazione ed efficientamento della struttura e delle attività aziendali e, in termini sostanzialmente contestuali, avviare una nuova procedura di cessione, previa ulteriore sollecitazione del mercato nel rispetto dei principi di parità di trattamento, trasparenza e non discriminazione;

    per sostenere la continuità dei complessi aziendali facenti capo ad Alitalia, lo Stato – nel periodo compreso tra maggio 2017 e gennaio 2020 – ha erogato ad Alitalia finanziamenti a titolo oneroso pari a complessivi 1,3 miliardi di euro;

    in data 5 marzo 2020 è stato pubblicato sul sito web della procedura l'invito a manifestare interesse per l'acquisizione delle attività aziendali facenti capo ad Alitalia-S.A.i, s.p.a. e Alitalia Cityliner s.p.a., entrambe in amministrazione straordinaria;

    a causa della sopravveniente emergenza epidemiologica da COVID-19 e la contestuale crisi del trasporto aereo, il Governo ha previsto, con l'articolo 79 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 e – successivamente – con l'articolo 202 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, la costituzione di una nuova società pubblica, così decidendo di interrompere l'iter di cessione dei complessi aziendali sul mercato avviato nel marzo 2020, con l'obiettivo di garantire la creazione della nuova società su basi industriali solide e sostenibili, nel rispetto dell'ordinamento europeo;

    con l'articolo 87 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, si interviene nuovamente sulla costituzione della nuova società pubblica, specificando che in sede di prima applicazione è autorizzata la sua costituzione anche ai fini dell'elaborazione del piano industriale che dovrà essere sottoposto alle valutazioni della Commissione europea, oltre che a quelle del Parlamento nazionale (per il tramite delle Commissioni parlamentari competenti). Inoltre, fermo restando lo stanziamento dei 3 miliardi di euro già previsto e dalla norma precedente, il capitale sociale della nuova società è stato individuato in 20 milioni di euro;

    l'effettiva costituzione della nuova società, denominata Italia Trasporto Aereo – ITA TS, si è realizzata con il decreto ministeriale del 9 ottobre 2020, registrato alla Corte dei conti il 30 ottobre 2020;

    a seguito della costituzione della società è stato predisposto e sottoposto alla valutazione delle Commissioni parlamentari competenti il Piano industriale di ITA sul quale la IX Commissione Trasporti ha votato, dopo un ampio approfondimento, il proprio parere il 17 marzo 2021;

    l'Amministrazione straordinaria è stata autorizzata a proseguire l'attività di impresa, che si intende utilmente perseguita, ai fini dell'articolo 69, primo comma, del decreto legislativo n. 270 del 1999, sulla base del programma approvato dalla Commissione europea, ai sensi dell'articolo 79 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, provvedendo, conformemente alle valutazioni espresse dalla medesima sul piano industriale, al trasferimento di beni alla nuova società, individuata ai sensi del richiamato articolo 79, anche a trattativa privata;

    l'articolo 11-quater, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106 ha disciplinato i poteri dei Commissari straordinari in ordine al trasferimento dei complessi aziendali facenti capo ad Alitalia – Società Aerea Italiana s.p.a. in amministrazione straordinaria e alle altre società del medesimo gruppo anch'esse in amministrazione straordinaria;

    a norma dell'articolo 6, comma 3, del decreto-legge 30 giugno 2021, n. 99, sono state revocate le procedure dirette, anche ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 137 del 2019, al trasferimento dei complessi aziendali che risultino incompatibili con il piano integrato o modificato tenendo conto della decisione della Commissione;

    l'articolo 7, comma 2, del decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121, ha modificato il comma 4 dell'articolo 11-quater, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, ampliando i poteri dei commissari, per rendere più efficace l'attività commissariale e aderente alle valutazioni della Commissione;

    con la medesima novella legislativa si è inteso poi disciplinare la cessione del marchio «Alitalia», autorizzando la relativa cessione nei confronti di titolari di concessioni o licenze di trasporto aereo individuati tramite procedura di gara nel rispetto delle disposizioni europee e garantendo il pieno rispetto delle regole concorrenziali e la piena valorizzazione del marchio medesimo;

    con tale novella si è infine voluto allineare la norma interna a quella comunitaria prevedendo che a seguito della cessione totale o parziale dei compendi aziendali del ramo aviation, gli slot aeroportuali non trasferiti all'acquirente siano restituiti al responsabile dell'assegnazione delle bande orarie sugli aeroporti individuato ai sensi del Regolamento (CEE) 95/93;

    in data 15 luglio 2021, la Commissione europea ha inviato alle istituzioni italiane una lettera nella quale ha valutato positivamente il piano industriale di ITA come modificato a seguito delle interlocuzioni avvenute;

    il giorno stesso il Ministero dell'economia e delle finanze ha annunciato la partenza operativa di ITA a far data dal 15 ottobre e il consiglio d'amministrazione della società ha approvato le nuove linee del piano industriale 2021-2025, sulla base di quanto discusso con la Commissione europea;

    il piano in questione prevede che la nuova società ITA avrà un contingente iniziale di 2.800 lavoratori, rispetto al totale dei 10.500 dipendenti di Alitalia, per arrivare progressivamente ad un ampliamento del contingente entro il 2025;

    inoltre, secondo il piano, ITA potrà essere capitalizzata con 1,35 miliardi di euro, suddivisi in tre tranche di cui la prima pari a 700 milioni di euro; potrà partecipare alle gare che verranno bandite per il brand Alitalia, per l'attività di handling a Fiumicino (in posizione di maggioranza di una partnership con soggetti privati), per l'attività di manutenzione (in posizione di minoranza con una partnership con soggetti privati) e per le rotte di servizio pubblico, mentre non potrà partecipare alla gara del programma di loyalty (MilleMiglia); non potrà rilevare i biglietti prepagati emessi da Alitalia per il periodo successivo al 15 ottobre, data di avvio delle operazioni; potrà partire con 52 aerei; in termini di slot, dato il principio di proporzionalità tra questi e la capacità di volo alla partenza, ITA potrà acquisire 175 slot giornalieri su Linate (circa l'85 per cento di quelli di Alitalia), 178 su Fiumicino (43 per cento) e quelli che volano sugli altri aeroporti coordinati in Italia e nell'Unione europea;

    poter disporre di una compagnia di bandiera è fondamentale, in particolare per garantire adeguati collegamenti aerei su tutto il territorio. Oltre ai collegamenti finalizzati alla continuità territoriale con le isole di Sicilia e Sardegna, il collegamento con tutti gli aeroporti del Paese, infatti, è strategico per l'economia e il turismo, in particolare per quelle regioni non ancora raggiungibili con l'alta velocità ferroviaria;

    al tempo stesso, l'operazione, nei limiti assentiti dalla Commissione europea al fine di garantire la discontinuità fra nuovo operatore e Alitalia rischia di produrre un forte impatto soprattutto in termini occupazionali,

impegna il Governo, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica:

1) con riferimento agli indirizzi sulle prospettive industriali di ITA:

  a) ad adottare iniziative per garantire che la nuova società Italia Trasporto Aereo s.p.a. rispetti gli obiettivi del piano industriale approvato dalla Commissione europea e far sì che la sua gestione sia improntata a criteri di efficienza al fine di evitare il verificarsi di politiche e strategie di mercato che hanno portato al fallimento di Alitalia, nel rispetto delle linee guida del piano industriale aggiornato;

  b) a vigilare affinché sia assicurato un adeguato ed efficiente servizio sul territorio nazionale, in termini di tratte coperte, di frequenza dei voli, di tariffe, garantendo piena tutela dei diritti dei passeggeri;

  c) a garantire che la nuova società ITA non procuri, con eventuali atteggiamenti non collaborativi, disagi nei riguardi dei passeggeri detentori di titoli di viaggio Alitalia;

2) con riferimento al negoziato con la Commissione europea e all'accesso agli atti:

  a) ad adottare ogni iniziativa di competenza nelle sedi dell'Unione europea per continuare un dialogo, proprio in termini di concorrenza, in ordine ai vincoli operativi nei confronti di ITA, anche in riferimento alla disciplina degli slot, per assicurarne l'uniformità a livello europeo;

  b) a trasmettere tempestivamente al Parlamento i documenti ufficiali delle istituzioni nazionali ed europee coinvolte nel procedimento di autorizzazione di ITA con modalità idonee a garantirne la riservatezza e la tutela del segreto industriale;

3) con riferimento alla partecipazione di ITA ai futuri bandi per l'assegnazione di servizi:

  a) circa i bandi di gara per l'assegnazione dei rami dell'handling e della manutenzione, a garantire la partecipazione, in coerenza con il piano industriale, della nuova società ITA nonché – nell'attuazione dei poteri di indirizzo – ad assicurare che i commissari straordinari di Alitalia predispongano i bandi di cessione del compendio aziendale nel modo più adeguato possibile;

4) con riferimento all'intermodalità:

  a) a realizzare un piano di intermodalità sostenibile tra trasporto aereo, trasporto ferroviario, trasporto portuale e trasporto pubblico locale, con particolare riferimento alle regioni meridionali e alle connessioni ferroviarie dell'aeroporto di Roma Fiumicino e trasporto ferroviario o rapido di massa per l'aeroporto di Milano Linate;

5) con riferimento alla tutela dei lavoratori dipendenti di Alitalia e del relativo servizio clienti:

  a) ad adottare iniziative volte a tutelare i lavoratori di Alitalia con strumenti di sostegno al reddito e a promuovere percorsi di formazione professionale e di ricollocazione professionale che salvaguardino le competenze e le professionalità del personale di Alitalia che non potrà essere assorbito da ITA s.p.a.;

  b) a garantire adeguati livelli di formazione per mantenere le abilitazioni e certificazioni al volo in modo da consentire agli ex dipendenti Alitalia di tornare a lavorare;

  c) ad adottare iniziative, anche normative, per garantire la tutela del personale di Alitalia con adeguati ammortizzatori sociali, puntando per gli stessi sull'offerta formativa, valorizzandone l'esperienza mediante ricorso a politiche attive del lavoro;

  d) ad adottare ogni iniziativa utile per la massima tutela dei livelli occupazionali anche del servizio clienti di Alitalia suddivisi tra Palermo e Rende, tenendo conto dell'esperienza e della professionalità maturate in oltre vent'anni di attività nella gestione del sopracitato servizio;

6) con riferimento ai contratti di lavoro per il personale di ITA:

  a) a favorire la prosecuzione della trattativa attualmente in corso tra ITA e le organizzazioni sindacali, anche al fine di ridefinire un nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro nel settore del trasporto aereo e facilitare l'attività di decollo della nuova compagnia;

  b) a promuovere iniziative affinché ITA proceda all'assunzione del personale nel pieno rispetto della normativa nazionale ed europea di riferimento;

  c) a far sì che siano rispettati con il massimo rigore la lettera e lo spirito dell'articolo 203, del decreto-legge 9 maggio 2020, n. 34, in materia di applicazione del contratto collettivo nazionale del settore aereo stipulato dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, da parte di tutte le compagnie operanti nel nostro territorio;

  d) ad attivare un tavolo nazionale sul settore del trasporto aereo nel suo complesso, dove vengano affrontate tutte le crisi aziendali in atto.
(1-00519) (Nuova formulazione) «Serracchiani, Davide Crippa, Molinari, Fornaro, Valentini, Boschi, Lupi, Angiola, Marin».

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Dori Devis n. 4-08774, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 478 del 31 marzo 2021.

   DORI. – Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. – Per sapere – premesso che:

  l'aeroporto di Bergamo-Orio al Serio è il secondo aeroporto in Lombardia e il terzo in Italia, dopo Roma Fiumicino e Milano Malpensa, per traffico annuale di passeggeri;

  per realizzare un collegamento ferroviario diretto tra l'Aeroporto di Orio al Serio e la città di Bergamo, nel giugno 2020 Rete ferroviaria italiana s.p.a. ha commissionato ad Italferr s.p.a. l'esecuzione del «Progetto definitivo del nuovo collegamento ferroviario Stazione di Bergamo-Aeroporto Orio al Serio»;

  tale tratta ferroviaria realizzerebbe quindi un collegamento ferroviario tra l'aeroporto bergamasco e la città di Milano, anche in vista dei XXV Giochi olimpici invernali che si terranno a Milano e Cortina d'Ampezzo dal 6 al 22 febbraio 2026;

  secondo il progetto di Rete ferroviaria italiana s.p.a. la nuova linea ferroviaria dovrebbe attraversare il quartiere di Boccaleone nel comune di Bergamo, con un impatto significativo e pregiudizievole sulla qualità della vita dei cittadini del quartiere;

  il 15 ottobre 2020 Rete ferroviaria italiana s.p.a. ha inoltrato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare istanza per l'avvio della procedura di valutazione di impatto ambientale (Via) del progetto;

  la procedura di valutazione di impatto ambientale del progetto è stata attivata il 19 ottobre 2020 e il successivo 22 ottobre il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha avviato la fase della consultazione pubblica, nell'ambito della quale numerosi cittadini, associazioni e comitati hanno presentato le proprie osservazioni al progetto di Rete ferroviaria italiana s.p.a., consultabili nella sezione «Osservazioni del Pubblico»; il 28 dicembre 2020 anche il comune di Bergamo ha depositato le proprie osservazioni, con alcune proposte di modifica del progetto di Rete ferroviaria italiana s.p.a;

  Italia Nostra Onlus, sezione di Bergamo, e il Circolo Legambiente di Bergamo hanno formulato ulteriori osservazioni;

  il Comitato dei cittadini del quartiere Boccaleone ha elaborato un progetto denominato «Ricuciamo Bergamo» offrendo, rispetto al progetto di Rete ferroviaria italiana s.p.a, soluzioni alternative che prevedono anche l'interramento di un tratto della linea ferroviaria e la creazione di un collegamento tra la periferia e il centro della città attraverso un parco lineare ciclopedonale al di sopra del sedime ferroviario, con lo scopo di salvaguardare il quartiere Boccaleone e garantire la compatibilità ambientale della nuova linea ferroviaria; sulla piattaforma change.org è stata lanciata da alcune associazioni e comitati una petizione che in ha raccolto oltre 14.000 firme di cittadini, con l'obiettivo di chiedere la revisione del progetto di Rete ferroviaria italiana s.p.a. in modo che il tracciato ferroviario diventi «il più possibile interrato...consentendo di ricucire i quartieri anziché dividerli, eliminando la necessità di installare barriere fonoassorbenti, mantenendo la continuità a verde in superficie»;

  il 2 settembre 2021 a Bergamo presso Palazzo Frizzoni ha avuto luogo un incontro tra il sindaco di Bergamo, Rete Ferroviaria Italiana, Italferr spa e il Comitato dei cittadini del quartiere Boccaleone. Nell'occasione, l'ingegnere Vincenzo Macello, responsabile di direzione investimenti di Rfi, ha confermato che il semi-interramento di una parte della linea ferroviaria sia tecnicamente fattibile e quindi realizzabile; a oggi, non risultano quantificati né i costi, né i tempi per il possibile semi-interramento –:

  se i Ministri interrogati intendano adottare le iniziative di competenza per quantificare i costi e i tempi necessari per realizzare il semi-interramento di una parte del tracciato ferroviario del nuovo collegamento tra la stazione di Bergamo e l'aeroporto di Orio al Serio, anche al fine di prevedere un eventuale incremento dei fondi per la realizzazione dell'opera.
(4-08774)

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   mozione Pentangelo n. 1-00512 del 20 settembre 2021;

   mozione Molinari n. 1-00514 del 21 settembre 2021;

   mozione Gariglio n. 1-00515 del 22 settembre 2021;

   mozione Nobili n. 1-00516 del 22 settembre 2021;

   mozione Mugnai n. 1-00517 del 22 settembre 2021.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Fogliani n. 5-03952 del 12 maggio 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Suriano n. 5-06594 del 26 agosto 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Fiano n. 5-06678 del 17 settembre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Baldini n. 5-06708 del 22 settembre 2021.

Ritiro di una firma da una risoluzione.

  Risoluzione in Commissione Rospi e altri n. 7-00692, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 giugno 2021: è stata ritirata la firma della deputata Paita.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:

   interrogazione a risposta scritta Perantoni Mario e Scanu Lucia n. 4-09412 del 27 maggio 2021 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-06749.