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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 23 settembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la comprensione delle voci riportate in bolletta, sia che si tratti di quella elettrica o di quella per il gas, continua a essere giudicata ostica nonostante i miglioramenti apportati dall'Autorità per l'energia, le reti e l'ambiente, Arera con l'introduzione della «bolletta 2.0», dopo la riforma del 2015, attinente le componenti presenti in bolletta per un cliente tipo del mercato della maggior tutela (famiglie e microimprese);

     nella prima pagina della bolletta è riportato il costo medio unitario del kilowattora/standard e/o metro cubo, come rapporto tra la spesa totale e i consumi fatturati. All'interno di questo insieme vi sono più tasselli, come quello della spesa per la materia energia, che raggruppa i costi di approvvigionamento dell'energia elettrica o del gas, e quelli per la vendita al dettaglio. Questi due elementi pesano, rispetto al totale dell'esborso, rispettivamente per quasi 52 per cento e il 75 per cento nella fattura elettrica e per il 38 per cento circa e il 6,2 per cento in quella del gas;

    dal 1° ottobre 2021 i prezzi dell'energia cresceranno fra il 30 per cento e il 40 per cento a causa dell'aumento dei costi delle materie prime, delle quote delle emissioni di CO2, Emission Trading Scheme – ETS, che, hanno raggiunto il costo di 50 euro per tonnellata prodotta, le quali incidono nella misura di un quinto del rincaro delle bollette. Infatti, l'aumento degli incendi estivi ha distrutto molte di quelle zone di giovane rimboschimento le quali avevano la funzione di neutralizzare le emissioni di CO2. Si aggiunge a ciò, anche le ridotte forniture di gas, in particolar modo quelle provenienti dalla Russia;

    è evidente che si deve intervenire in maniera repentina e strutturale a ridurre quelle voci che influiscono sul costo finale, a cui si aggiunge quale conseguenza indiretta, ma diretta come impatto sui consumatori finali con effetti depressivi, l'aumento dei generi alimentari, come pane e pasta, producendo così un'impennata dei prezzi che non si esclude anche su quei servizi come l'aumento delle tariffe nei trasporti pubblici locali, di media e di lunga percorrenza che vedranno i consumatori quale punto terminale dei rincari;

    secondo un calcolo realizzato da «Assoutenti» e dal «Movimento Consumatori», l'incremento potrebbe arrivare a 1.300 euro l'anno a famiglia. Di questi 500 euro in più solo per le bollette, mentre il resto degli effetti indiretti degli aumenti saranno di 140 euro per pane, pasta e gli altri generi alimentari, a cui vanno aggiunti gli oltre 320 euro annui di maggiore spesa sui rifornimenti di carburante a carico di ogni famiglia a causa del caro benzina che produrrà ulteriori effetti negativi sui consumi e, quindi, sul sistema economico;

    il rincaro del 30 per cento da stime di alcuni analisti o, addirittura del 40 per cento come ha stimato il Ministro Cingolani, non trae origine dal costo finale al consumatore, bensì soltanto dalla componente energia che è di circa il 60 per cento del costo finale. L'impatto dell'aumento sarà di 9 miliardi di euro, 40 cento per l'energia elettrica e 31 per cento per il gas;

    la spesa per la fornitura di energia elettrica per una famiglia servita in maggior tutela, con 3 kW di potenza impegnata e 2.700 kWh di consumo annuo, è composta per il 59,2 per cento dalla materia energia, per il 10,7 per cento dagli oneri di sistema, per il 12,6 per cento dalle imposte e per il 17,5 per cento per il trasporto e gestione del contatore;

    il trasporto e la gestione del contatore, sia della luce che del gas, coprono tutti i servizi di distribuzione, di misurazione, di trasporto e di perequazione della distribuzione e della trasmissione sulle reti dell'energia che si utilizzano, oltre al rilevamento del consumo e l'elaborazione dei dati finali;

    gli oneri di sistema è l'altra voce che impatta notevolmente sul costo della bolletta con cui si va a finanziare l'attività di interesse generale per il sistema elettrico nazionale. Tali oneri nel corso degli anni hanno visto una crescita consistente al punto che è più consono eliminare il prelievo in bolletta trasferendolo sulla fiscalità generale;

    tali oneri riguardano la voce Asos (oneri generali) la quale finanzia sia la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, la cogenerazione CIP/6/92 (65,83 per cento del totale della spesa per gli oneri di sistema) e sia le agevolazioni alle imprese a forte consumo energetico, cosiddette energivore (14,82 per cento del totale della spesa per gli oneri di sistema). Si aggiunge a ciò la voce (oneri rimanenti), che è rappresentata dai costi per la messa in sicurezza del nucleare e per le compensazioni territoriali (6,94 per cento del totale della spesa per gli oneri di sistema), bonus elettrico (5,84 per cento del totale della spesa per gli oneri di sistema), regimi tariffari speciali per il servizio ferroviario universale e merci (2,53 per cento del totale della spesa per gli oneri di sistema), sostegno alla ricerca di sistema (1,26 per cento del totale della spesa per gli oneri di sistema), compensazioni alle imprese elettriche minori (1,96 per cento del totale della spesa per gli oneri di sistema), sviluppo tecnologico e industriale (0,82 per cento del totale della spesa per gli oneri di sistema);

    in Italia, in base all'applicazione del CIP/6/92, le aziende esercenti gli inceneritori di rifiuti, rivendono l'energia elettrica prodotta a prezzo maggiorato, considerando tale processo di produzione come derivato da fonti rinnovabili, in sostanza il legislatore italiano considera l'incenerimento dei rifiuti come una fonte rinnovabile, al pari dell'energia eolica, geotermica, solare, ecc., creando così una vera stortura di sistema;

    il Governo si appresta a emanare un decreto-legge con cui far fronte a tali aumenti dove una parte (circa 750 milioni di euro) dovrebbe arrivare dalle aste della CO2 che già a luglio (1,2 miliardi di euro di cui 700 milioni dalle aste di CO2 e 500 milioni da risorse residue sul bilancio dello Stato) hanno contribuito a sterilizzare parzialmente gli aumenti, mentre la parte consistente sarà recuperata dal Ministero dell'economia e delle finanze a valere sulle risorse avanzate dai tiraggi ridotti delle misure anti-crisi per fronteggiare la pandemia. A determinare il valore finale del decreto sarà quanto il Ministero dell'economia e delle finanze riuscirà a recuperare, si parla, al momento di 3-3,5 miliardi di euro;

    è evidente che si tratterà di una misura «tampone», nel momento in cui produrrà un taglio «una tantum» degli oneri di sistema. Gli oneri, nell'ultimo aggiornamento trimestrale, pesano per il 10,7 per cento sul totale della spesa per la fornitura dell'energia elettrica (e il 4,7 per cento sul gas). Le imposte, invece, intese come Iva e accise sono pari al 12,6 per cento nella bolletta della luce (2,9 centesimi di euro rispetto ai 22,9 centesimi che si pagano per ogni kilowattora consumato), mentre incidono molto di più nell'esborso per il gas dove vanno conteggiate anche le addizionali regionali; il 35,6 per cento di tutta la bolletta (30,2 centesimi a fronte degli 84,7 centesimi per metro cubo di gas utilizzato);

    l'attuazione di una rivisitazione strutturale del «sistema bolletta» richiesta da più parti, Arera e Antitrust in primis, non può essere un decreto-legge «tampone», bensì si dovrà procedere, non di certo con i collegati alla legge di stabilità, i quali produrrebbero il dilungamento dei tempi, con l'inserimento nella manovra finanziaria di una revisione strutturale e profonda che avrà l'effetto immediato di agire, sin dal 1° gennaio 2022, grazie all'entrata in vigore della legge di bilancio;

    una proposta avanzata dalla Arera è quella di finanziare una parte degli oneri con la fiscalità generale, cominciando per esempio dalle voci che non sono propriamente legate ad obiettivi di sviluppo ambientalmente sostenibile, come la messa in sicurezza del nucleare e regimi tariffari speciali per le ferrovie il cui costo è di 3 miliardi di euro. A ciò si aggiunge la possibilità di un taglio/sterilizzazione dell'Iva, la necessità dell'estensione del bonus sociale, ne usufruiscono 3 milioni di persone, ai nuovi poveri determinati dalla pandemia garantendogli quello sconto in bolletta;

    il Governo con il decreto-legge «tampone» mitigherà soltanto del 30 per cento gli aumenti in bolletta, senza con ciò produrre quegli effetti strutturali di medio e lungo periodo che scongiurino dinamiche depressive sui consumi finali;

    con la legge 28 dicembre 2015, n. 208, (legge di stabilità 2016), è stato introdotto il prelievo mensile del canone RAI con importi annui di 90 euro ripartiti in 10 rate mensili da gennaio ad ottobre,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative a intervenire, in modo deciso e repentino al fine di abbattere i prossimi rincari delle bollette di energia elettrica e gas, agendo sugli oneri di sistema e riducendo in modo consistente e strutturale la componente fiscale in bolletta (Iva);

2) ad adottare iniziative per accelerare il processo di transizione energetica come previsto dal «Next Generation EU», favorendo uno sviluppo più strutturale delle fonti rinnovabili;

3) ad adottare iniziative per eliminare l'imposta sul canone Rai dalla fattura elettrica anche a fronte del fatto che l'Unione europea l'ha considerata un onere improprio;

4) ad adottare le iniziative di competenza per semplificare le voci presenti in bolletta per una maggiore trasparenza, consentendo ai consumatori la piena comprensione di ciò che pagano;

5) ad adottare le iniziative di competenza per scorporare la quota del CIP/6/92 dalla bolletta elettrica, avviando con ciò una profonda revisione del sistema degli incentivi ai termovalorizzatori e, di conseguenza, l'equiparazione di fatto della produzione di energia elettrica degli inceneritori di rifiuti a quella da fonti rinnovabili, la quale genera un'evidente stortura del sistema elettrico nazionale;

6) ad adottare le iniziative per inserire nel disegno di legge di bilancio, e non in un collegato ad esso la revisione strutturale del «sistema bollette», affinché possa produrre gli effetti antidepressivi sin dal mese di gennaio 2022;

7) ad adottare iniziative per allargare la platea delle famiglie e dei soggetti che beneficiano del bonus sociale;

8) ad adottare iniziative per finanziare gli oneri di sistema con la fiscalità generale;

9) ad adottare iniziative per eliminare quelle voci che non sono propriamente legate ad obiettivi di sviluppo ambientalmente sostenibile, come la messa in sicurezza del nucleare e i regimi tariffari speciali per le ferrovie.
(1-00518) «Colletti, Cabras, Corda, Massimo Enrico Baroni, Giuliodori, Maniero, Vallascas, Leda Volpi, Trano, Costanzo, Sapia, Forciniti».


   La Camera,

   premesso che:

    con decreto del Ministero dello sviluppo economico emesso in data 2 maggio 2017 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, serie generale, n. 104 del 6 maggio 2017, Alitalia è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria di cui al decreto-legge n. 347 del 2003 e che, con il medesimo decreto ministeriale è stata altresì disposta la nomina di un collegio di commissari straordinari;

    le medesime determinazioni sono state assunte per la società Alitalia Cityliner s.p.a. con il decreto del Ministro dello sviluppo economico del 12 maggio 2017;

    nel 2017 sono state concesse alle citate società diverse proroghe per la presentazione del programma relativo alle società in amministrazione straordinaria;

    in data 27 gennaio 2018 i Commissari straordinari hanno sottoposto alla valutazione del Ministero dello sviluppo economico il programma di cessione, individuato quale strumento per il raggiungimento delle finalità conservative del patrimonio produttivo, mediante prosecuzione, riattivazione o riconversione delle attività imprenditoriali;

    con decreto del 23 marzo 2018 il Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato l'esecuzione del sopra citato programma di cessione dei complessi aziendali di Alitalia e Cityliner;

    venivano poi richieste dall'organo commissariale diverse proroghe per l'esecuzione del programma, tenuto conto della necessità di prevedere altresì un piano avente ad oggetto le iniziative e gli interventi di riorganizzazione ed efficientamento della struttura e delle attività aziendali e, in termini sostanzialmente contestuali, avviare una nuova procedura di cessione, previa ulteriore sollecitazione del mercato, nel rispetto dei principi di parità di trattamento, trasparenza e non discriminazione;

    per sostenere la continuità dei complessi aziendali facenti capo ad Alitalia, lo Stato – nel periodo compreso tra maggio 2017 e gennaio 2020 – ha erogato ad Alitalia finanziamenti a titolo oneroso pari a complessivi 1,3 miliardi di euro;

    in data 5 marzo 2020 è stato pubblicato sul sito web della procedura l'invito a manifestare interesse per l'acquisizione delle attività aziendali facenti capo ad Alitalia-S.a.i, s.p.a. e Alitalia Cityliner s.p.a., entrambe in amministrazione straordinaria;

    a causa della sopravveniente emergenza epidemiologica da COVID-19 e la contestuale crisi del trasporto aereo, il Governo ha previsto, con l'articolo 79 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 e – successivamente – con l'articolo 202 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, la costituzione di una nuova società pubblica, così decidendo di interrompere l'iter di cessione dei complessi aziendali sul mercato avviato nel marzo 2020, con l'obiettivo di garantire la creazione della nuova società su basi industriali solide e sostenibili, nel rispetto dell'ordinamento europeo;

    con l'articolo 87 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 si interviene nuovamente sulla costituzione della nuova società pubblica, specificando che in sede di prima applicazione è autorizzata la sua costituzione anche ai fini dell'elaborazione del piano industriale che dovrà essere sottoposto alle valutazioni della Commissione europea, oltre che a quelle del Parlamento nazionale (per il tramite delle Commissioni parlamentari competenti). Inoltre, fermo restando lo stanziamento dei 3 miliardi di euro già previsto dalla norma precedente, il capitale sociale della nuova società è stato individuato in 20 milioni di euro;

    l'effettiva costituzione della nuova società, denominata Italia Trasporto Aereo – ITA TS, si è realizzata con il decreto ministeriale del 9 ottobre 2020, registrato alla Corte dei conti il 30 ottobre 2020;

    a seguito della costituzione della società è stato predisposto e sottoposto alla valutazione delle Commissioni parlamentari competenti il Piano industriale di ITA sul quale la IX Commissione Trasporti ha votato, dopo un ampio approfondimento, il proprio parere il 17 marzo 2021;

    l'Amministrazione straordinaria è stata autorizzata a proseguire l'attività di impresa, che si intende utilmente perseguita, ai fini dell'articolo 69, primo comma, del decreto legislativo n. 270 del 1999, sulla base del programma approvato dalla Commissione europea, ai sensi dell'articolo 79 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, provvedendo, conformemente alle valutazioni espresse dalla medesima sul piano industriale, al trasferimento di beni alla nuova società, individuata ai sensi del richiamato articolo 79, anche a trattativa privata;

    l'articolo 11-quater, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106 ha disciplinato i poteri dei Commissari straordinari in ordine al trasferimento dei complessi aziendali facenti capo ad Alitalia – Società Aerea Italiana s.p.a. in amministrazione straordinaria e alle altre società del medesimo gruppo anch'esse in amministrazione straordinaria;

    a norma dell'articolo 6, comma 3, del decreto-legge 30 giugno 2021, n. 99, sono state revocate le procedure dirette, anche ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 137 del 2019, al trasferimento dei complessi aziendali che risultino incompatibili con il piano integrato o modificato tenendo conto della decisione della Commissione;

    l'articolo 7, comma 2, del decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121, ha modificato il comma 4 dell'articolo 11-quater, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, ampliando i poteri dei commissari, per rendere più efficace l'attività commissariale e aderente alle valutazioni della Commissione;

    con la medesima novella legislativa si è inteso poi disciplinare la cessione del marchio «Alitalia», autorizzando la relativa cessione nei confronti di titolari di concessioni o licenze di trasporto aereo individuati tramite procedura di gara nel rispetto delle disposizioni europee e garantendo il pieno rispetto delle regole concorrenziali e la piena valorizzazione del marchio medesimo;

    con tale novella si è infine voluto allineare la norma interna a quella comunitaria prevedendo che a seguito della cessione totale o parziale dei compendi aziendali del ramo aviation, gli slot aeroportuali non trasferiti all'acquirente siano restituiti al responsabile dell'assegnazione delle bande orarie sugli aeroporti individuato ai sensi del Regolamento (CEE) 95/93;

    in data 15 luglio 2021, la Commissione europea ha inviato alle istituzioni italiane una lettera nella quale ha valutato positivamente il piano industriale di ITA come modificato a seguito delle interlocuzioni avvenute;

    il giorno stesso il Ministero dell'economia e delle finanze ha annunciato la partenza operativa di ITA a far data dal 15 ottobre e il consiglio d'amministrazione della società ha approvato le nuove linee del piano industriale 2021-2025, sulla base di quanto discusso con la Commissione europea;

    il piano in questione prevede che la nuova società ITA avrà un contingente iniziale di 2.800 lavoratori, rispetto al totale dei 10.500 dipendenti di Alitalia, per arrivare progressivamente ad un ampliamento del contingente entro il 2025;

    inoltre, secondo il piano, ITA potrà essere capitalizzata con 1,35 miliardi di euro, suddivisi in tre tranche di cui la prima pari a 700 milioni di euro; potrà partecipare alle gare che verranno bandite per il brand Alitalia, per l'attività di handling a Fiumicino (in posizione di maggioranza di una partnership con soggetti privati), per l'attività di manutenzione (in posizione di minoranza con una partnership con soggetti privati) e per le rotte di servizio pubblico, mentre non potrà partecipare alla gara del programma di loyalty (MilleMiglia); non potrà rilevare i biglietti prepagati emessi da Alitalia per il periodo successivo al 15 ottobre, data di avvio delle operazioni; potrà partire con 52 aerei; in termini di slot, dato il principio di proporzionalità tra questi e la capacità di volo alla partenza, ITA potrà acquisire 175 slot giornalieri su Linate (circa l'85 per cento di quelli di Alitalia), 178 su Fiumicino (43 per cento) e quelli che volano sugli altri aeroporti coordinati in Italia e nell'Unione europea;

    poter disporre di una compagnia di bandiera è fondamentale, in particolare per garantire adeguati collegamenti aerei su tutto il territorio. Oltre ai collegamenti finalizzati alla continuità territoriale con le isole di Sicilia e Sardegna, il collegamento con tutti gli aeroporti del Paese, infatti, è strategico per l'economia e il turismo, in particolare per quelle regioni non ancora raggiungibili con l'alta velocità ferroviaria;

    al tempo stesso, l'operazione, nei limiti assentiti dalla Commissione europea al fine di garantire la discontinuità fra nuovo operatore e Alitalia rischia di produrre un forte impatto soprattutto in termini occupazionali,

impegna il Governo, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica:

1) con riferimento agli indirizzi sulle prospettive industriali di ITA:

   a) ad adottare iniziative per garantire che la nuova società Italia Trasporto Aereo s.p.a. rispetti gli obiettivi del piano industriale approvato dalla Commissione europea e far sì che la sua gestione sia improntata a criteri di efficienza al fine di evitare il verificarsi di politiche e strategie di mercato che hanno portato al fallimento di Alitalia, nel rispetto delle linee guida del piano industriale aggiornato;

   b) a vigilare affinché sia assicurato un adeguato ed efficiente servizio sul territorio nazionale, in termini di tratte coperte, di frequenza dei voli, di tariffe, garantendo piena tutela dei diritti dei passeggeri;

   c) a garantire che la nuova società ITA non procuri, con eventuali atteggiamenti non collaborativi, disagi nei riguardi dei passeggeri detentori di titoli di viaggio Alitalia;

2) con riferimento al negoziato con la Commissione europea e all'accesso agli atti:

   a) ad adottare ogni iniziativa di competenza nelle sedi dell'Unione europea per continuare un dialogo, proprio in termini di concorrenza, in ordine ai vincoli operativi nei confronti di ITA, anche in riferimento alla disciplina degli slot, per assicurarne l'uniformità a livello europeo;

   b) a trasmettere tempestivamente al Parlamento i documenti ufficiali delle istituzioni nazionali ed europee coinvolte nel procedimento di autorizzazione di ITA con modalità idonee a garantirne la riservatezza e la tutela del segreto industriale;

3) con riferimento alla partecipazione di ITA ai futuri bandi per l'assegnazione di servizi:

   a) circa i bandi di gara per l'assegnazione dei rami dell'handling e della manutenzione, a garantire la partecipazione, in coerenza con il piano industriale, della nuova società ITA nonché – nell'attuazione dei poteri di indirizzo – ad assicurare che i commissari straordinari di Alitalia predispongano i bandi di cessione del compendio aziendale nel modo più adeguato possibile;

4) con riferimento all'intermodalità:

   a) a realizzare un piano di intermodalità sostenibile tra trasporto aereo, trasporto ferroviario, trasporto portuale e trasporto pubblico locale, con particolare riferimento alle regioni meridionali e alle connessioni ferroviarie dell'aeroporto di Roma Fiumicino e trasporto ferroviario o rapido di massa per l'aeroporto di Milano Linate;

5) con riferimento alla tutela dei lavoratori dipendenti di Alitalia e del relativo servizio clienti:

   a) ad adottare iniziative volte a tutelare i lavoratori di Alitalia con strumenti di sostegno al reddito e a promuovere percorsi di formazione professionale e di ricollocazione professionale che salvaguardino le competenze e le professionalità del personale di Alitalia che non potrà essere assorbito da ITA s.p.a.;

   b) a garantire adeguati livelli di formazione per mantenere le abilitazioni e certificazioni al volo in modo da consentire agli ex dipendenti Alitalia di tornare a lavorare;

   c) ad adottare iniziative, anche normative, per garantire la tutela del personale di Alitalia con adeguati ammortizzatori sociali, puntando per gli stessi sull'offerta formativa, valorizzandone l'esperienza mediante ricorso a politiche attive del lavoro;

   d) ad adottare ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, per la massima tutela dei livelli occupazionali anche del servizio clienti di Alitalia suddivisi tra Palermo e Rende, tenendo conto dell'esperienza e della professionalità maturate in oltre vent'anni di attività nella gestione del sopracitato servizio;

6) con riferimento ai contratti di lavoro per il personale di ITA:

   a) a promuovere iniziative per la riapertura della trattativa tra ITA e le organizzazioni sindacali, che consenta il ripristino di ordinate relazioni sindacali, anche al fine di ridefinire un nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro nel settore del trasporto aereo e facilitare l'attività di decollo della nuova compagnia;

   b) a promuovere iniziative affinché ITA proceda all'assunzione del personale nel pieno rispetto della normativa nazionale ed europea di riferimento;

   c) a far sì che siano rispettati con il massimo rigore la lettera e lo spirito dell'articolo 203, del decreto-legge 9 maggio 2020, n. 34, in materia di applicazione del contratto collettivo nazionale del settore aereo stipulato dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, da parte di tutte le compagnie operanti nel nostro territorio;

   d) ad attivare un tavolo nazionale sul settore del trasporto aereo nel suo complesso, dove vengano affrontate tutte le crisi aziendali in atto.
(1-00519) «Serracchiani, Davide Crippa, Molinari, Fornaro, Valentini, Boschi».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il 15 settembre 2021 è stato ricordato il primo anniversario della firma, alla Casa Bianca, dei cosiddetti «Accordi di Abramo», siglati da Israele, Emirati Arabi Uniti (EAU) e Bahrain. Con tali accordi i tre Stati firmatari hanno normalizzato ufficialmente le loro relazioni con l'impegno di aprire reciprocamente le rispettive sedi diplomatiche. Si è trattato di un passo importante nell'ottica di promuovere la stabilità e la sicurezza in tutta la regione;

    in un articolo pubblicato dal Financial Times del 15 settembre 2021 dal titolo «The Abraham Accords are a catalyst for wider change in the Middle East» (Gli accordi di Abraham sono un catalizzatore per un più ampio cambiamento in Medio Oriente), Abdullah bin Zayed Al Nahyan, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale degli Emirati Arabi Uniti e Yair Lapid, il Ministro degli esteri di Israele hanno fatto un primo bilancio dalla sottoscrizione degli accordi e tracciato le linee per i prossimi sviluppi. Dopo un anno di legami aperti e di pace tra gli EAU e Israele, i due politici registrano un vero cambiamento e indicano come obiettivo quello di approfondire la pace ed estenderla all'intera regione, con il continuo e fondamentale coinvolgimento degli Stati Uniti e dell'Europa;

    nelle intese di normalizzazione degli accordi tra Israele, EAU, Marocco e Sudan, l'apertura tra mondo arabo e lo Stato ebraico si basa su un tentativo deideologizzato di impostare i rapporti su necessità e interessi pragmatici, con una scelta dal forte impatto simbolico che sta portando ad una maggiore interrelazione tra Paesi arabi e Israele;

    il 1° settembre 2021 a Ramallah si è tenuto un incontro tra Benny Gantz, Ministro della difesa israeliano, e Abū Māzen, il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp). Al termine dei colloqui, è stato annunciato un prestito di 500 milioni di shekel (pari a circa 155 milioni di dollari) quale sostegno per la soddisfazione dei bisogni della popolazione della Cisgiordania. Si tratta di un anticipo sulle tasse che Israele riscuote per conto dei palestinesi (circa 2,8 miliardi di dollari all'anno), Israele si è inoltre impegnata a concedere nuovi permessi di lavoro per 15 mila palestinesi e a risolvere lo status di residenza per circa 5 mila famiglie che vivono nella Cisgiordania;

    nonostante i colloqui abbiano riguardato solo questioni di ordinaria amministrazione, dura è stata la reazione di Hamas, secondo cui questi incontri approfondiranno le divisioni e complicheranno la situazione palestinese;

    sulla mossa del Governo israeliano pesano fortemente le sollecitazioni venute in questi mesi dalla Casa Bianca, dove il presidente Joe Biden è determinato a favorire percorsi di pace che vedano l'implementazione dei Patti di Abramo con successivi negoziati, capaci di includere i palestinesi;

    il 13 settembre 2021 il Premier israeliano Naftali Bennett ha incontrato a Sharm el-Sheikh, in Egitto, il Presidente al-Sisi. Durante l'incontro i due leader hanno affrontato argomenti di carattere bilaterale e regionale. Le parti hanno discusso anche il tema palestinese, sul quale il Presidente egiziano ha ribadito l'impegno per promuovere la soluzione dei due Stati ed espresso il suo interesse a mantenere un ruolo attivo di mediatore/referente per Usa e Israele, nonché il suo personale impegno politico nel promuovere un processo di ricostruzione della Striscia di Gaza;

    il 21 maggio 2021, dopo undici giorni di lanci di razzi e raid aerei, Israele e Hamas hanno fermato le ostilità, annunciando la conclusione delle rispettive operazioni militari, «Guardiano del Muro» e «Spada di Gerusalemme» in seguito ad un accordo mediato dal Governo egiziano;

    i massicci lanci di missili di fabbricazione iraniana, ma anche prodotti in proprio, da parte di Hamas, oltre a palesare il tentativo di voler saturare gli apparati di difesa antibalistica israeliani (Iron Dome), sono stati l'espressione di un preciso messaggio di forza che l'organizzazione islamista ha inteso dare sia alla controparte israeliana, sia alle altre componenti del mondo palestinese. Secondo stime dello Shin Bet, l'arsenale balistico di Hamas comprenderebbe almeno 30.000 fra razzi e missili;

    la recente crisi è esplosa in un momento particolarmente travagliato per l'Autorità nazionale palestinese che ha portato, il 29 aprile 2021, il Presidente Abū Māzen a rimandare a data da destinarsi due scadenze elettorali importantissime per i palestinesi (il 22 maggio 2021, si sarebbero dovute tenere le prime elezioni legislative palestinesi dal 2006, seguite il 31 luglio dalle prime elezioni presidenziali dal 2005), che in pratica non partecipano a consultazioni elettorali da oltre 15 anni;

    alla base di tale rinvio vi sarebbe il timore di una vittoria del movimento Hamas, che domina la Striscia di Gaza, a discapito del partito Fatah, attualmente al potere nei territori palestinesi della Cisgiordania. Inoltre, diversi sondaggi danno Māzen perdente, mentre in forte ascesa è la popolarità di Marwan Barghouti, che pur essendo in carcere in Israele da vent'anni, sta diventando la figura di riferimento di una lista di transfughi di Fatah in polemica col presidente in carica. Tale decisione di rinviare il voto ha spinto Hamas a puntare sulla crisi militare, complice il pretesto dell'espulsione di alcune famiglie palestinesi da un quartiere di Gerusalemme Est, per mostrare alla popolazione che, perdurando lo stato di guerra perenne, solo una posizione radicale può guidare la Palestina;

    le tensioni tra Fatah e Hamas hanno dominato la politica palestinese dal 2006, quando Hamas ha vinto le ultime elezioni parlamentari per il Consiglio Legislativo Palestinese, mettendo fine al dominio di Fatah. Dopo il conflitto armato tra le due fazioni e il fallimento di un tentativo di governo di unità, la leadership palestinese è divisa dal 2007, con l'Autorità Palestinese guidata da Fatah che governa la Cisgiordania e Hamas che governa la Striscia di Gaza;

    il cessate il fuoco e la tregua tra Hamas e Israele siglati nel mese di maggio 2021, sono tuttavia precari: il 7 settembre 2021, mentre gli israeliani si preparavano a celebrare il Capodanno ebraico, Hamas ha lanciato diversi palloni incendiari, cui ha fatto seguito un raid aereo israeliano contro una fabbrica di missili e un complesso militare di Hamas nella Striscia di Gaza. Ulteriori lanci di razzi da Gaza verso il sud di Israele, in particolare verso la città di Sderot, si sono registrati nei giorni dello Yom Kippur, la festa dell'espiazione ebraica;

    il «Governo di unità nazionale», presieduto da Naftali Bennet, insediatosi il 13 giugno 2021 a Gerusalemme, è appoggiato da una fragile coalizione che non rischierà nel breve periodo di affrontare l'argomento negoziati con i palestinesi, perché il punto non figura nel programma di questo esecutivo di destra-centro-sinistra, anche se alcuni suoi esponenti come Gantz e Lapid sono aperti al dialogo con Ramallah;

    in ogni caso, è fondamentale che un eventuale rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi avvenga tramite la ripresa di negoziati diretti che portino ad un accordo complessivo e duraturo, nel rispetto del diritto internazionale e nella piena applicazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

    la comunità internazionale deve porre in essere azioni di mediazione forti, credibili e imparziali nei confronti di entrambe le parti coinvolte, che spianino la strada alla ripresa dei negoziati, evitando atti e dichiarazioni che rischino di apparire come prese di posizione ostili e condizioni imposte ad una sola delle parti in causa, cioè a Israele, unico Stato davvero democratico dell'area;

    in tale contesto, è necessario porre fine alla sistematica discriminazione dell'Onu contro lo Stato ebraico: nel solo 2020 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato 17 risoluzioni unilaterali contro Israele per violazioni dei diritti umani e solo sei risoluzioni relative a sei degli altri 192 Paesi membri, e il 21 per cento delle risoluzioni del Consiglio Onu per i diritti umani si concentra esclusivamente su Israele, l'unico Paese al mondo per il quale è previsto un punto all'ordine del giorno permanente in ogni sessione del Consiglio. Israele è stato anche l'unico Paese al mondo condannato dal Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite per presunte violazioni dei diritti delle donne;

    bene ha fatto il Governo italiano, in continuità con la posizione tenuta dall'Italia nel 2009 e nel 2011 e affiancandosi a quanto già deciso da Francia, Germania, Paesi Bassi, Ungheria, Austria, Australia, Usa, Regno Unito, Repubblica Ceca e Canada, a confermare ufficialmente la non partecipazione del nostro Paese alle celebrazioni per il ventesimo anniversario dell'adozione della Dichiarazione e del Programma d'azione di Durban, un evento che, stante le premesse, rischia, ancora una volta, di trasformarsi in una tribuna per promuovere l'intolleranza verso lo Stato di Israele, l'antisemitismo e il negazionismo dell'Olocausto;

    è interesse strategico dell'Italia e dell'Unione europea che il conflitto israelo-palestinese sia disinnescato una volta per tutte, come passo fondamentale per la pacificazione e la stabilizzazione dell'intero Medio Oriente e dell'area del Mediterraneo;

    il 9 febbraio 2021 la Commissione europea e l'Alto Rappresentante hanno presentato la comunicazione congiunta «Partenariato rinnovato con il vicinato meridionale – Una nuova agenda per il Mediterraneo» (JOIN(2021)2 final) nella quale si propone una nuova Agenda per il Mediterraneo, volta a delineare le priorità e il quadro della politica dell'Unione europea nei confronti della regione;

    il documento, fra le altre cose, evidenzia come l'area del vicinato meridionale sia caratterizzata da un ampio ventaglio di situazioni e di tensioni geopolitiche regionali e sub-regionali. In particolare, nella comunicazione si indica che l'Unione europea, i suoi Stati membri e i partner dovrebbero rinnovare gli sforzi perché si raggiunga un accordo nel processo di pace in Medio Oriente. A tale riguardo, l'Unione europea cercherà di incoraggiare e consolidare i rapporti diplomatici stabiliti di recente tra Israele e un certo numero di Paesi arabi, al fine di rafforzare le prospettive di una soluzione negoziata a due Stati, basata sui parametri concordati a livello internazionale, nonché la pace e la sicurezza regionali;

    su tale comunicazione, il 3 agosto 2021 la III Commissione della Camera, esprimendo la propria valutazione favorevole, segnalava al Governo l'opportunità di «stimolare un rilancio dell'iniziativa negoziale europea e del Quartetto (Nazioni Unite, Stati Uniti, Unione europea e Russia) per la pace in Medio Oriente, finalizzata ad un accordo diretto tra le Parti secondo la formula “due popoli, due Stati”, avvalendosi anche delle nuove opportunità di dialogo offerte dagli “Accordi di Abramo” siglati da Israele con alcuni rilevanti Paesi arabi»;

    israeliani e palestinesi hanno entrambi diritto a vivere in pace e in sicurezza, ma ciò può essere garantito, oltre che dalla soluzione «due popoli due Stati», solo se anche il futuro Stato palestinese sarà uno Stato democratico, in grado di garantire ai suoi cittadini libertà e diritti umani fondamentali,

impegna il Governo:

   a favorire, in sede, sia bilaterale che multilaterale, e di concerto con gli altri Stati membri dell'Unione europea e con gli Stati Uniti d'America, il rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi attraverso la ripresa del negoziato diretto come via maestra per arrivare alla soluzione «due popoli due Stati», avvalendosi anche delle nuove opportunità di dialogo offerte dagli «Accordi di Abramo» siglati da Israele con alcuni rilevanti Paesi arabi;

   ad evitare di compiere qualsiasi atto e gesto simbolico di legittimazione di organizzazioni terroristiche islamiche, Hamas compresa, e a promuovere nei loro confronti, di concerto con gli altri Stati membri dell'Unione europea e con gli Stati Uniti d'America, un'azione di intransigente contrasto ad ogni livello.
(7-00730) «Orsini, Valentini, Battilocchio, Cappellacci, Fitzgerald Nissoli».


   La III Commissione,

   premesso che:

    la firma dei cosiddetti «accordi di Abramo» da parte di Israele, da un lato, e il Bahrein, gli Emirati Arabi Uniti, il Marocco e il Sudan, dall'altro, hanno dischiuso la porta alla speranza di un futuro in Medio Oriente caratterizzato da maggior stabilità, pace ed integrazione economica;

    agli accordi di Abramo stanno facendo in effetti seguito lo scambio degli ambasciatori e l'innesco di un significativo flusso di investimenti incrociati tra i Paesi che li hanno sottoscritti;

    le circostanze appena descritte sembrano provare che la guerra e l'inimicizia ad oltranza non sono affatto un destino inevitabile per il Medio Oriente, ma esistono invece margini per iniziative politiche in grado di migliorare la situazione complessiva della regione;

    gli accordi di Abramo avrebbero dovuto avere il loro coronamento nell'attuazione del cosiddetto «piano di pace» presentato dagli Stati Uniti nel 2020, rimasto invece per ora sfortunatamente senza seguito;

    mentre persistono focolai d'instabilità in Libano e continua la guerra civile in Siria, Israele continua a subire attacchi e provocazioni da parte delle milizie islamiste che controllano la Striscia di Gaza ed hanno scagliato contro le città israeliane una grandissima quantità di razzi;

    il lancio di ordigni, seppure sensibilmente diminuito in intensità e gravità degli effetti, non è infatti ancora cessato completamente e si registrano tentativi di attentato condotti ai danni di cittadini o militari israeliani, generalmente falliti, ai quali Israele risponde militarmente con raid mirati diretti ad eliminare le sorgenti della minaccia;

    sostanzialmente, quindi, il processo di pace è nuovamente in stallo;

    non si è infatti finora riusciti ad estendere il modello degli accordi di Abramo ai rapporti tra Israele e l'Autorità nazionale palestinese, anche a causa delle resistenze incontrate dal piano di pace proposto dagli Stati Uniti nel 2020, del quale le intese raggiunte successivamente con Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Marocco e Sudan sono state in qualche modo parte, aprendo la strada a forme di estesa collaborazione arabo-israeliana;

    in seguito al recente vertice israelo-egiziano, svoltosi a Sharm el Sheikh, tuttavia il presidente al Sisi si sarebbe impegnato a controllare quanto accade nella striscia di Gaza, circostanza che potrebbe creare progressivamente i presupposti per l'attenuazione delle tensioni;

    la regione risente negativamente del sostegno assicurato da potenze terze a movimenti che non riconoscono il diritto di Israele ad esistere ed anzi ne propugnano apertamente la cancellazione;

    la nuova amministrazione americana non ha ancora assunto iniziative d'alto profilo per riaprire il tavolo negoziale;

    appare politicamente debole anche l'Unione europea, seppure alcuni Paesi europei siano presenti in Medio Oriente con elementi dei rispettivi sistemi militari, che tuttavia focalizzano la propria attenzione principalmente sulla lotta allo Stato Islamico;

    in questo contesto, gli Stati Uniti stanno annunciando la riduzione della loro presenza militare anche in Iraq, Paese nel quale l'Italia sta assumendo un ruolo di guida nella missione addestrativa che la Nato conduce a profitto delle locali forze di sicurezza;

    in nessun posto del mondo più che nell'area mediterranea si avvertono gli effetti della minor presenza politico-militare americana, un dato che non pare reversibile a breve termine e sta innescando una serie di reazioni a catena, suscettibili di degradare la sicurezza europea e quella nazionale dell'Italia;

    in queste circostanze, sembra opportuna l'elaborazione di una strategia e di una proposta politica che miri alla stabilizzazione del quadrante mediterraneo e mediorientale, tanto in ambito atlantico, quanto all'interno dell'Unione europea e sul piano nazionale,

impegna il Governo:

   a proseguire nell'azione di sollecitazione diplomatica di una maggiore attenzione verso la regione mediterranea e mediorientale da parte dell'Alleanza Atlantica;

   a promuovere, nell'ambito del Consiglio Nord Atlantico, un maggior coordinamento tra i Paesi che ne costituiscono il pilastro europeo, con l'obiettivo di conferirgli maggiore coesione ed efficacia, anche in rapporto alle sfide nel Mediterraneo ed in Medio Oriente, evitando di incrinare il rapporto transatlantico, che è già sottoposto per varie ragioni a significative tensioni, e migliorando la cooperazione tra Nato ed Unione europea;

   ad assumere le iniziative più opportune al fine di assicurare un contributo italiano ed europeo alla ripresa del dialogo israelo-palestinese, eventualmente prospettando anche la possibilità di ospitare sul nostro territorio nazionale un vertice tra le rispettive autorità politiche;

   a denunciare ogni tentativo di alimentare la tensione tra israeliani e palestinesi operato da potenze che sostengono organizzazioni dedite alla violenza, che non riconoscono il diritto di Israele ad esistere e ne propugnano l'eliminazione;

   a cogliere ogni opportunità che si presenti per consolidare il metodo e i risultati acquisiti nel 2020 con la firma degli accordi di Abramo.
(7-00731) «Formentini, Zoffili, Billi, Cecchetti, Coin, Comencini, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Picchi, Ribolla, Snider».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    la pandemia da Covid-19 ha creato gravi problemi sanitari, economici e sociali in tutto il mondo;

    questa emergenza sanitaria ha drammaticamente amplificato le fragilità del nostro Servizio sanitario nazionale mettendolo a dura prova per carenza di strutture, di personale, per disomogeneità regionali;

    in quest'ultimo anno sono stati adottati numerosi provvedimenti per rafforzare la nostra sanità, specialmente all'interno dei reparti ospedalieri maggiormente coinvolti nell'emergenza, finalizzati ad implementare l'organico ed assumere tra personale sanitario, infermieristico e socio sanitario, secondo quanto riferito dal ministero della salute, più di 36.000 unità;

    l'ultima legge di bilancio ha previsto fondi per investimenti in edilizia e attrezzature sanitarie, delineando un percorso di miglioramento non solo strutturale e nell'ambito della sicurezza ma anche impiantistico e di ammodernamento tecnologico;

    l'esperienza emergenziale ha ulteriormente messo in luce le fragilità sanitarie del nostro paese, specialmente quelle della medicina territoriale e ha fatto emergere la necessità di una sua riorganizzazione;

    dopo un ampio ciclo di audizioni svolte presso la XII Commissione, si è giunti ad individuare quali siano le necessità prioritarie da affrontare attraverso l'utilizzo dei fondi del Recovery fund, con i quali si auspica che si potranno finalmente apportare le giuste riforme sui punti deboli del nostro Servizio sanitario nazionale, emersi anche a seguito di questa pandemia;

    tra le linee d'intervento e i progetti in cui si articola la Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), relativa alla salute, si evidenzia, in particolare il potenziamento della rete di assistenza territoriale, sanitaria e socio-sanitaria, quale elemento imprescindibile per garantire una risposta assistenziale appropriata ed efficace, in grado di demandare agli ospedali le attività di maggiore complessità, concentrando, a livello territoriale, le prestazioni meno complesse, attraverso lo sviluppo delle case di comunità, l'assistenza domiciliare integrata (Adi), la telemedicina, nonché implementando la presenza sul territorio degli ospedali di comunità;

    nell'ambito dell'anzidetto potenziamento dell'assistenza territoriale, le case della comunità dovrebbero garantire l'assistenza di prossimità e territoriale con la presenza di una casa ogni 20-25 mila persone, senza penalizzare territori montani o aree interne o a bassa densità abitativa e dovranno assicurare i servizi volti alla prevenzione e promozione della salute, svolgere le cure primarie attraverso i medici di medicina generale e i Pdls, preferibilmente coordinati in Aft (aggregazione funzionale territoriale) e Uccp (unità complesse di cure primarie), infermieri di famiglia e di comunità; ciò avverrà attraverso interventi interdisciplinari e multidisciplinari che operino secondo percorsi integrati tra servizi sanitari e sociali;

    trattandosi di una impostazione innovativa, come si evince dal Pnrr, è necessario individuare un layout e indicatori utili a verificare se gli obiettivi previsti vengono raggiunti e in quale misura, non solo sotto l'aspetto della sostenibilità economica ma, soprattutto, dei risultati in termini di miglioramento dello stato di salute della comunità, nonché della sua coesione sociale;

    con il rafforzamento dell'Assistenza domiciliare integrata (Adi), attraverso prestazioni professionali del personale sanitario e socio-sanitario, oltre che mediante il potenziamento dei supporti tecnologici e digitali per una sanità che utilizzi la telemedicina per le cure a distanza, la presa in carico dovrà essere personalizzata e globale, nei confronti di ogni fragilità, tale da consentire risposte adeguate, attraverso la presenza di operatori che siano punto di riferimento certo nel tempo per i soggetti coinvolti nell'affiancamento e sostegno dedicato a caregivers familiari e badanti;

    il rafforzamento delle cure intermedie è perseguito attraverso la realizzazione di ospedali di comunità, quali presìdi sanitari a lunga degenza, con funzioni «intermedie» tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, anche attraverso la riconversione o la riqualificazione di progetti e strutture già esistenti, nonché attraverso la valorizzazione e il coinvolgimento delle strutture pubbliche e private convenzionate o convenzionabili con il Servizio sanitario nazionale;

    l'ammodernamento delle tecnologie ospedaliere, la digitalizzazione dei processi clinico-assistenziali, il completamento e la diffusione del fascicolo sanitario elettronico (Fse), saranno finalizzati a rafforzare ulteriormente anche l'assistenza territoriale;

    come evidenziato da Giuseppe Imbalzano nel suo volume «Proposte per la sanità del futuro», gli elementi che in massima parte descrivono i problemi esistenti del nostro sistema sanitario sono riconducibili a: alto costo per prestazione con risorse economiche limitate; incremento costante delle richieste di intervento; strutture di ricovero non del tutto idonee (50 per cento degli ospedali hanno meno di 120 letti); vetustà del patrimonio edilizio e tecnologie disponibili obsolete; ricoveri non appropriati-degenze prolungate; pronto soccorso con eccesso di utenza e tempi di risposta inadeguati; livelli di sicurezza non sempre adeguati; tempi di attesa elevati per le prestazioni sanitarie; scarsità di personale in termini quali quantitativi; sede di non appropriata; copertura completa in ricovero tipica su 5/6 giorni per 8-12 ore/die; il fatto che i bisogni dell'utenza sono variati e le risposte non sempre sono personalizzate o non lo sono sufficientemente; elevato livello di burocratizzazione con processi particolarmente complessi per esigenze amministrative; modello organizzativo e normativo ante riforma 833/78, con base organizzativa e gestionale derivata dai modelli mutualistici ante riforma;

    dinanzi alle suddette criticità il dottor Imbalzano indica, quindi, come elenco non esaustivo, anche tutti quegli elementi che potrebbero configurarsi come azioni qualificanti di politica sanitaria, adeguate al nostro sistema sociale ossia: alto livello di appropriatezza e di sicurezza; riduzione della frequenza delle patologie e della loro gravità; riduzione degli sprechi; riduzione delle degenze medie; qualità e tempestività della risposta; semplificazione clinica, organizzativa ed amministrativa; significativa riduzione del numero delle strutture e dei posti letto; costo moderato per prestazione; attività di servizio 7 giorni su 7, 24 ore su 24; elevato utilizzo degli impianti tecnologici; remunerazione mista, per risultato, per prestazione, per quota capitaria e per servizio; risposte personalizzate; partecipazione e coinvolgimento attivo del cittadino; organizzazione di un servizio sanitario e socio-sanitario integrato; migliore qualità di vita per il singolo e per la comunità; compatibilità economica con le risorse disponibili;

    nell'ambito di una riorganizzazione efficace del nostro sistema sanitario, buona parte delle azioni qualificanti su indicate potrebbero essere riconducibili all'attribuzione al medico di famiglia della responsabilità di analisi clinico terapeutica e di valutazione clinica, in una visione olistica della persona, dei suoi bisogni sanitari, assistenziali e sociali e per un risultato di sintesi che non sia solo medico;

    il medico di famiglia, in tale ottica, si colloca al centro dalle attività territoriali, come filtro della domanda e come mantenimento dello stato di benessere o di selezione degli interventi per l'assistenza di pazienti acuti o cronici, nell'ambito di una struttura di servizi, una vera e propria Società sanitaria integrata di servizi (Ssis), che coincide nelle progettualità del Pnrr con una casa della comunità e che sia in grado di semplificare, in modo radicale, il sistema organizzativo sanitario territoriale e offrire adeguate risposte ai bisogni effettivi di assistenza territoriale al cittadino;

    il Ssis, come concepito nel volume del dottor Imbalzano, governa le risorse economiche destinate alla assistenza della comunità, con un budget specifico e ben definito sulla base della popolazione assistita, dei servizi offerti e degli risultati attesi; si fa carico di tutte le esigenze preventive, cliniche, mediche, infermieristiche, riabilitative, amministrative, socio-sanitarie del proprio gruppo di assistiti, sia gestendo direttamente i servizi, che acquistando risorse da altri erogatori di attività, specialistiche, sociali, e altro, con un meccanismo assistenziale del prendersi cura della persona nella sua complessità e non soltanto dell'intervenire al momento del bisogno, e coordinando l'intervento nei confronti degli stessi, anche nei settori amministrativi, socio-sanitari, e altro, nell'intero arco della giornata per tutta la settimana;

    il Ssis comprende dunque medici e pediatri di famiglia, specialisti delle diverse discipline, con le relative tecnologie disponibili, infermieri, riabilitatori, amministrativi e assistenti sociali e segue tutte le diverse esigenze della comunità a cui deve prestare assistenza, avendo particolare attenzione alla valutazione e alla selezione nell'utilizzo sia delle risorse consumate (visite, farmaci, ricoveri, prestazioni varie), che alla verifica dei risultati ottenuti;

    questi centri di servizio dovranno avere a disposizione le tecnologie di base (Ecg, spirometro-plussiossimetro, ecografo, prelievi, e altro) per dare una risposta tempestiva e più coerente con le esigenze immediate dei propri assistiti e dovrebbe essere composto da almeno 10-15 medici che siano in grado di organizzare un servizio, anche su sedi decentrate, adeguato per le esigenze di una popolazione di almeno 10-20000 abitanti, fermo restando che, nei centri urbani, le dimensioni potrebbero essere anche più importanti;

    in tale contesto, è evidente come il sistema informativo, e in particolare il fascicolo sanitario elettronico, sia essenziale laddove puntualmente integrato da tutti i livelli sanitari ed assistenziali, compresi quelli privati, tenuto conto che, con gli strumenti di elevata tecnologia, informatici e telematici, e con la telemedicina, molti dei processi amministrativi e assistenziali potranno essere superati o agevolati, facilitando il cittadino;

    per una organizzazione sanitaria che costa oltre 120-130 miliardi di euro all'anno, appare quasi stupefacente l'assenza di obiettivi di risultato di salute e, come evidenziato dal dottor Imbalzano, se, da un lato, il nostro sistema sanitario è dotato di strumenti di gestione, come ad esempio i livelli essenziali di assistenza, e di obiettivi prevalentemente quantitativi, dall'altro, è incredibilmente privo di elementi di valutazione del risultato e di indicatori di salute;

    eppure – afferma a riguardo il dottor Imbalzano nel volume innanzi citato – indicare ad esempio, come obiettivo la riduzione del 25 per cento dei pazienti affetti da diabete o colpiti da ictus, da patologie respiratorie o da tumori al polmone, avrebbe consentito, in questi anni, migliori e più concreti risultati economici e uno stato di salute della comunità mediamente migliore rispetto alla attuale, con migliori prospettive per il futuro;

    in tale ottica, dunque, la remunerazione dovrà modificarsi in modo significativo, così da consentire il raggiungimento del migliore risultato clinico possibile al costo più basso; inoltre, per la medicina generale, al fianco della remunerazione in base alla quota capitaria, definita in base al numero di pazienti-mese iscritti al medico, dovrebbe esserci anche la remunerazione per risultato clinico o di salute, così da attivare azioni virtuose e promozionali del risultato atteso;

    il sistema di remunerazione per risultato applicato alle prestazioni mediche o sanitarie, denominato pay-for-performance – P4P, ha esperienze già realizzate in altri Paesi, come ad esempio in Germania, dove la sua attivazione ha prodotto risultati clinici significativi e una riduzione della spesa, diretta ed in prospettiva, molto significativa; ed anche in Italia, proprio lo stesso dottor Imbalzano lo ha sperimentato per il progetto Take Care per la prevenzione primaria dei tumori sviluppato nelle Asl di Bergamo e di Lodi;

    la pianificazione della sanità territoriale deve partire da un'analisi attenta dei bisogni che devono essere soddisfatti e le proposte del Pnrr devono garantire migliori servizi e maggiore efficacia, economicamente sostenibili nel tempo sia dal punto di vista strutturale, che delle risorse umane; puntare su investimenti in strutture per cronici o per cure a bassa intensità non risolverà le carenze del nostro Ssn;

    il personale medico è insufficiente e, in alcuni settori, mancano figure professionali specialistiche, in particolar modo, nel servizio sanitario pubblico, che ha bloccato le assunzioni e ridotto in modo significativo gli organici;

    è necessario dunque rivedere la modalità di finanziamento delle attività e proporre, nel sistema, una retribuzione che non favorisca solo il riconoscimento delle prestazioni, ma anche i risultati ottenuti;

    il sistema dei servizi territoriali ha uno scarso coordinamento e una forte dispersione che è persino stata incrementata rispetto all'organizzazione pre riforma di cui alla legge n. 833 del 1978 poiché sono mancati riferimenti organizzativi territoriali in cui prevenzione, educazione ed informazione sanitaria, riabilitazione ed autoaiuto non hanno avuto il necessario sviluppo e attenzione nel tempo;

    è necessaria un'organizzazione senza limitazioni funzionali e barriere fisiche al fine di garantire una risposta pronta e precoce, in grado di migliorare e qualificare l'intervento e ridurre l'evoluzione e le conseguenze della patologia;

    l'organizzazione dei servizi territoriali, che oggi presenta innumerevoli vincoli formali e spesso non utili, deve consentire di facilitare una distribuzione più equa dei servizi e offrire l'opportunità a tutti i cittadini di accedere alle prestazioni in modo semplice e senza tempi di attesa inadeguati, con una appropriatezza elevata ed un'offerta che deve garantire un reale coordinamento ed una integrazione nelle indicazioni diagnostiche dei differenti indirizzi specialistici;

    la gestione dei malati deve essere in grado di operare in un ambiente integrato, con facilità di comunicazione e interazione per la valutazione dei bisogni assistenziali, naturalmente altamente informatizzato;

    è necessaria una struttura operativa organica e integrata che, grazie ad una responsabilità condivisa, potrà garantire una risposta complessiva e di qualità che dia soddisfazione alle necessità mediche e socio-sanitarie, grazie ad una maggiore sicurezza e appropriatezza clinica ed una qualificazione della attività con minori errori diagnostici e terapeutici;

    bisogna implementare un modello funzionale che garantisca un riconoscimento del risultato ottenuto (pay for result) e non solo il pagamento per prestazione, assicurando, dunque, un valore pregnante al risultato ottenuto;

    la prevenzione primaria può consentire di ottenere risultati significativi, con una spesa decisamente modesta, ma con un contributo al benessere generale molto elevato;

    una diversa organizzazione territoriale, che crei un filtro di alto livello e ad indirizzo preventivo, può ridurre in modo importante il fabbisogno sanitario per le patologie acute e cronico-degenerative, attraverso la gestione precoce di molte patologie direttamente a domicilio;

    è necessaria la presenza di medici di famiglia e di specialisti che lavorano e operano per risultato (e quindi tempestivamente quando necessario) e con tutte le tecnologie necessarie per rendere la diagnostica territoriale tempestiva e qualificata;

    la gestione domiciliare, con un organico significativo, garantisce un'assistenza di alto livello sia per quanto riguarda le attività mediche, che infermieristiche e riabilitative;

    l'erogazione di servizi ambulatoriali integrati, comprensivi di servizi socio-sanitari, possono svolgersi nei medesimi ambienti, ovvero nelle case di comunità, attraverso il coordinamento con tutti gli operatori sanitari e amministrativi operanti nella struttura, semplificando i percorsi sanitari ai cittadini;

    la rete telematica favorirà un utilizzo intensivo dei servizi presenti, una continuità assistenziale e una forte attenzione ai malati, a domicilio in particolare, con la creazione di reti di gestione ed ascolto delle esigenze che, man mano, verranno sviluppate;

    la telemedicina appare finalmente matura per garantire servizi di alto livello per diagnosi, terapia e follow up di pazienti cronici, anche in condizioni di scompenso cronico, per mantenere in equilibrio il paziente, garantirgli una gestione domiciliare monitorata e un intervento tempestivo in caso di necessità,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per assicurare che le case di comunità abbiano i medesimi modelli organizzativi e rispondano alla logica della Società sanitaria integrata di servizi (Ssis) come descritta in premessa, al fine di garantire l'effettiva integrazione e l'omogeneità nell'erogazione dei servizi su tutto il territorio nazionale;

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per recuperare e valorizzare il ruolo del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta nell'ambito della riorganizzazione territoriale, assicurando allo stesso la centralità dell'assistenza territoriale, anche nell'ambito delle case della comunità, rafforzandone il ruolo in merito alla accoglienza, all'orientamento e alla valutazione dei bisogni;

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a favorire la gestione del servizio sanitario territoriale in convenzione da parte di aggregazioni tra medici di medicina generale (mmg), pediatri di libera scelta (pls), specialisti ambulatoriali, infermieri, assistenti sociali, fisioterapisti, medici di continuità assistenziale (mca), collaboratori di studio, strutturati con una società di servizi integrati che operino per l'assistenza mediamente di una comunità di circa 20.000 abitanti, prevedendo che la popolazione sia gestita 24 ore su 24, per le necessità di primo livello e primo soccorso (codici bianchi o verdi) con la presa in carico del cittadino attraverso il medico di medicina generale che lo seguirà nel percorso assistenziale, conservando il rapporto di fiducia medico-paziente;

   ad adottare iniziative normative per introdurre meccanismi remunerativi innovati per tali categorie professionali, così da consentire il raggiungimento del migliore risultato clinico possibile al costo più basso, contemplando, al fianco della remunerazione in base alla quota capitaria, definita in base al numero di pazienti- mese iscritti al medico, o in base alla remunerazione per prestazione, anche la remunerazione per risultato clinico o di salute, così da attivare azioni corresponsabili e virtuose del risultato atteso;

   ad adottare iniziative normative per dare la possibilità alla società di servizi sociosanitari integrati (Sssi) di acquistare dalle Asl prestazioni da erogare per un anno, con valutazione finale e con responsabilità personale sia per i costi che per risultato;

   ad adottare iniziative normative per prevedere, altresì, in relazione alla carenza del personale medico dei prossimi anni, la possibilità che gli specialisti collaborino con i medici di medicina generale e si facciano carico dell'eccesso degli assistiti, espletando oltre alla attività di specialista ambulatoriale anche quella di medico di medicina generale.
(7-00732) «Nappi, Villani, Del Sesto, Mammì».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   tra la regione Lombardia, le province di Milano e Monza e Brianza e i comuni di Milano, Bresso, Cormano, Cusano Milanino, Paderno Dugnano, Nova Milanese, Desio e Seregno, in data 10 febbraio 2010, è stato sottoscritto un Accordo per la realizzazione della Metrotranvia Milano Parco Nord – Seregno intervenendo sulle vie di corsa, sulla tecnologia impiantistica, sulla tipologia dei treni, i criteri di esercizio;

   l'importo complessivo per la realizzazione dell'opera è stato definito in euro 232.989,600 con un impegno finanziario a carico della regione Lombardia di euro 30.344,840 a favore della città metropolitana di Milano, soggetto attuatore dell'intervento, mentre la restante parte è a carico dello Stato e degli altri enti coinvolti;

   con deliberazioni Cipe n. 52 del 2008 e n. 67 del 2008 è stato approvato, con prescrizioni, il progetto definitivo dell'opera, dopo apposita istruttoria del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, attraverso la conferenza di servizi, con un piano economico finanziario basato sul potenziale flusso di utenti considerata la frequenza del servizio sulla tratta;

   la Cooperativa Muratori & Cementisti – Cmc – di Ravenna, aggiudicataria nel 2013 dell'appalto integrato per la realizzazione della tratta è sotto indagine per i suoi bilanci che sarebbero stati falsificati per favorire il concordato preventivo; la società sta provando con notevole difficoltà finanziarie ad attuare il piano concordatario;

   dal 2011 al 2015 la regione Lombardia ha emanato diversi provvedimenti di proroga rispetto ai tempi di ultimazione dei lavori previsti nell'accordo summenzionato;

   il responsabile unico del procedimento e la stazione appaltante hanno, nel frattempo, contestato una serie di varianti introdotte dall'appaltatore nel progetto esecutivo rispetto a quanto approvato in sede di progetto definitivo, asserendo che l'introduzione di tali varianti in fase di esecuzione del progetto avrebbe comportato un aumento dell'importo contrattuale di oltre il 20 per cento eccedendo il quinto consentito dell'appalto e comportando un innalzamento dei costi per la realizzazione dell'opera;

   la città metropolitana di Milano, in virtù delle contestazioni del Rup, ha dovuto richiedere un'ulteriore proroga dei termini per l'erogazione dei finanziamenti regionali, precisamente fino al 30 giugno 2018 per quello relativo alla progettazione esecutiva e fino al 31 ottobre 2020 per quello relativo all'esecuzione dei lavori;

   gli inadempimenti da parte dell'appaltatore rispetto alla progettazione definitiva, alle prescrizioni della commissione – città metropolitana di Milano, alle prescrizioni del Cipe, compromettendo la funzionalità, i tempi di realizzazione e la copertura economica dell'opera, hanno determinato la stazione appaltante e il Rup a diffidare e mettere in mora l'aggiudicataria dell'appalto in questione;

   la richiesta di proroga dei termini da parte della città metropolitana di Milano è stata accolta dalla «Struttura Infrastrutture Ferroviarie, Metropolitane e per lo Sviluppo Urbano» della regione Lombardia, dopo aver recepito il parere favorevole del gruppo di lavoro proroghe, costituito nell'ambito del Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici, a condizione che, entro il 30 aprile 2018, fosse approvato il progetto esecutivo dell'opera;

   la medesima «Struttura» ha accolto l'ulteriore richiesta di proroga fino al 31 ottobre 2020 per la conclusione dell'esecuzione dei lavori condizionandola al rispetto del termine dell'approvazione del progetto esecutivo entro il 30 aprile 2018;

   ad oggi, la Cmc non ha ancora iniziato l'opera e sono stati realizzati solo gli interventi sui sottoservizi da parte degli enti locali;

   il servizio di metrotranvia proposto con il nuovo progetto esecutivo di cui all'Accordo integrativo 2021 è sostanzialmente differente da quello approvato dal Cipe e oggetto dell'accordo 2010 in termini di servizio erogato: vi è meno materiale rotabile e quindi minor frequenza di esercizio che comporta, di conseguenza, una diversa considerazione dell'opera rispetto alla sua giustificazione economica;

   come riportato nella proposta di accordo integrativo 2021, il nuovo progetto esecutivo indica che i costi dell'opera sono aumentati ben oltre i ribassi di gara del piano e il livello di servizio è notevolmente diminuito, facendo così decadere la sostenibilità economico-finanziaria dell'intervento rispetto alla potenziale utenza e all'utilità dello stesso;

   gli aumenti di costi sono stati richiesti allo Stato e sottoposti al Cipe per una ulteriore copertura economica –:

   se il Governo intenda chiedere modifiche progettuali affinché venga realizzato l'intervento ripercorrendo il sedime del precedente collegamento a binario unico con il raddoppio dove è già in essere;

   se intenda fornire un aggiornamento sullo stato e sulle tempistiche della progettazione dell'intervento;

   se sia vero che risultano non quantificate diverse varianti al progetto definitivo già approvato che comportano inevitabilmente una serie di «extracosti» che superano notevolmente il ribasso offerto in gara;

   se non sia opportuno adottare le iniziative di competenza per tutelare interessi economici pubblici, evitando ulteriori sprechi di risorse, per un progetto che risulterebbe obsoleto, che non risponde più agli obiettivi di partenza risultando sostanzialmente difforme da quello approvato dal Cipe nel 2008 e il cui presupposto di sostenibilità economica secondo l'interrogante sarebbe venuto meno e appaltato ad un'azienda in difficoltà economiche, che con cantieri eterni arreca danno alle attività economiche del territorio già colpite dall'emergenza epidemiologica da COVID-19.
(2-01335) «Buffagni».

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in base all'allegato 20 e all'articolo 53 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2021 che determina le disposizioni in materia di navi da crociera e navi di bandiera estera, si evince che alle navi da crociera che provengono dal Regno Unito non è consentito l'ingresso in porti italiani e anche gli scali di navi italiane nel Regno Unito sono impediti;

   si consideri che, invece, queste limitazioni non riguardano gli altri mezzi di trasporto;

   si consideri, inoltre, che chi viaggia su navi da crociera è identificato, controllato e in possesso di green pass, a differenza delle persone che sbarcano giornalmente sulle nostre coste illegalmente;

   solo nel mese di agosto 2021 ci sono stati più di 10.200 sbarchi, ma è stato impedito a navi da crociera provenienti dal Regno Unito di potersi fermare nei nostri porti –:

   se sia a conoscenza di quanto illustrato;

   se non si ritenga di adottare iniziative per superare queste disposizioni, considerato che questa situazione appare se non paradossale, quantomeno contraddittoria.
(3-02506)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LACARRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Dazn è un servizio a pagamento di video streaming online, sia in diretta che on demand, di eventi sportivi fondato a Londra nel 2015;

   la piattaforma è disponibile in Italia dal 1° luglio 2018 e operativa dalla stagione calcistica 2018-2019, trasmettendo in esclusiva tutte le partite della serie B di calcio, 3 partite per turno della Serie A e un certo numero di altri eventi calcistici e sportivi;

   il 26 marzo 2021, Dazn si è aggiudicata i diritti per la trasmissione di tutte le 380 partite stagionali del campionato di Serie A per il triennio 2021-2024, di cui 266 in esclusiva e 114 in condivisione con Sky. Sempre dalla corrente stagione 2021-2022, non in esclusiva, l'emittente trasmette gli incontri dell'Europa League e alcune partite della Conference League organizzati dalla Uefa;

   il calcio ha un seguito di milioni di persone nel nostro Paese, è praticato da oltre 1,4 milioni di cittadini e rappresenta un elemento caratterizzante della cultura e dell'identità nazionale;

   a differenza di altri competitor, Dazn non è una piattaforma televisiva tradizionale ma, come detto, trasmette i suoi contenuti in streaming. Ciò implica rilevanti criticità che attengono alle possibilità di accesso ai servizi e alla capacità di fruizione dei prodotti video venduti;

   in particolare, gli utenti che acquistano l'abbonamento Dazn sono anche obbligati a dotarsi di un televisore (cosiddetta smart tv) ovvero di un decoder di ultima generazione, senza il quale l'accesso ai contenuti può avvenire solo mediante altri dispositivi come computer, pc o smartphone;

   già dalla prima giornata di campionato, svoltasi il 21 agosto 2021, la trasmissione delle partite di serie A ha subito rallentamenti e interruzioni anche prolungate, impedendo agli abbonati di fruire di un servizio a pagamento;

   disagi e difficoltà si sono manifestati anche con spiacevole regolarità in successivi eventi;

   inoltre, gli utenti di Dazn, come segnalato anche dal presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato nel corso della sua audizione alla Camera del 15 settembre 2021, non sono tutelati in modo efficace dalla Carta dei servizi pubblicata dall'operatore stesso, in quanto esso non rispetta alcuni obblighi in materia di trasparenza e di informazione, di indennizzi, di reclami e di assistenza clienti;

   i disservizi registrati sulla piattaforma Dazn si rivelano ancor più gravi se confrontati con servizi di video streaming concorrenti, non ultimo il servizio Prime Video di Amazon che trasmette alcune partite della Uefa Champions League. Tra queste, il 15 settembre 2021, Prime ha trasmesso, con ottimi risultati, il match tra Inter e Real Madrid, nonostante l'enorme traffico di rete di una partita di cartello –:

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative normative volte ad introdurre dei meccanismi di tutela dei diritti degli abbonati, e per garantire un miglior accesso ai contenuti sportivi, stanti le difficoltà oggettive riportate in premessa.
(5-06731)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   tra il 2 e il 3 ottobre 2020 il Piemonte è stato interessato da precipitazioni eccezionali per intensità che hanno interessato l'intera regione, con particolare insistenza nelle zone dell'alta val Tanaro, biellese, vercellese e nel verbano; le precipitazioni, pari a circa la metà della pioggia media di un anno, dalla montagna sono scese a valle con forza dirompente. Di conseguenza, fiumi Tanaro, Sesia, Vermegnana e numerosi torrenti in una piena improvvisa, hanno portato giù a valle tonnellate di tronchi, rami, sassi e fango, esondando nelle strade e nei paesi, causando frane, ed edifici e strade portati via dall'acqua;

   i presidenti delle regioni Piemonte e Liguria hanno chiesto lo stato di emergenza, poi riconosciuto, e l'attivazione di tutte le procedure e dei lavori connessi alla fase emergenziale;

   la prima stima dei danni causati dall'alluvione in Piemonte ammontava ad oltre 230 milioni di euro, cifra successivamente largamente integrata;

   la legge di bilancio 2021, al comma 700 dell'articolo 1, ha autorizzato una spesa di 100 milioni di euro per l'anno 2021 nei territori colpiti dagli eventi alluvionali avvenuti nel 2019 e nel 2020, per cui è stato dichiarato lo stato di emergenza ai sensi dell'articolo 24, comma 1, del codice della protezione civile, al fine di provvedere agli interventi urgenti, anche strutturali, per la riduzione del rischio residuo e alla ricognizione dei fabbisogni per la ricostruzione pubblica e privata;

   la situazione delle infrastrutture pubbliche, in particolare di strade e ponti, colpite dall'alluvione 2020 in Piemonte è ancora fortemente critica –:

   quanta parte dei fondi stanziati dalla legge di bilancio 2021 per gli eventi alluvionali degli anni 2019 e 2020 sia stata erogata alla regione Piemonte, e da questa spesa, sulla base della stima definitiva dei danni pervenuta al Governo.
(4-10295)


   CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   come noto, nel 2015, l'allora Governo italiano aveva annunciato e predisposto un piano per l'installazione di infrastrutture di rete a banda larga ad alta velocità con una dotazione di 280 milioni di euro per il solo territorio piemontese, al fine di fornire connettività a tutte le cosiddette «aree bianche», o a fallimento di mercato, dove gli operatori non hanno incentivo o interesse a installare reti ad alta velocità;

   come segnalato a mezzo stampa, i lavori elaborati nell'ambito del piano avrebbero dovuto avere termine nel dicembre 2021, ma lo stato di completamento è poco oltre il 25 per cento, infatti solo 176 comuni piemontesi, su oltre 1.000, hanno il servizio di rete già attivo;

   a questi 156 comuni se ne aggiungono altri 275 in cui si sta posando la fibra, ma in cui manca il collaudo;

   sul punto è stato segnalato come spesso e volentieri i collaudi non siano neanche riportati, e come le reti vengano prevalentemente installate senza l'allacciamento finale nel cosiddetto «ultimo miglio» nelle residenze dei privati;

   tali ritardi vanno a detrimenti non solo dei comuni montani, ma anche dei cittadini residenti nelle aree interne, montane e rurali, che si trovano ancora oggi impossibilitati ad accedere a tutti quei servizi digitalizzati che fanno sempre più parte della quotidianità sia dal lato della pubblica amministrazione, che da quello dei servizi privati –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti, se sia in grado di spiegare le ragioni dietro i ritardi di cui in premessa;

   quale sia l'attuale stato di attuazione dei lavori;

   come saranno impiegate le eventuali risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per completare le lacune lasciate dal piano di cui in premessa e quali iniziative il Governo intenda predisporre, per quanto di competenza, per aiutare le amministrazioni comunali delle aree oggetto dei ritardi a terminare i lavori e l'installazione delle reti ad alta velocità sul territorio.
(4-10296)


   CIMINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 44 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito con modificazioni dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, prevede l'erogazione automatica di una indennità complessiva per i mesi di aprile e maggio 2021. Tale indennità è erogata, automaticamente, in favore dei collaboratori sportivi già beneficiari per i mesi di marzo, aprile, maggio, giugno, novembre, dicembre 2020 e/o di gennaio-febbraio-marzo 2021 dell'indennità di cui all'articolo 96 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, di cui all'articolo 98 del decreto-legge 9 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, e di cui all'articolo 12 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito con modificazioni dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, nonché dall'articolo 17, comma 1, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, e dal decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41 convertito, con modificazioni, dalla legge 21 maggio 2021, n. 69;

   nonostante la normativa prevedesse il divieto di cumulo tra l'indennità di Sport e Salute e le indennità erogate dall'Inps, molti collaboratori avevano presentato la domanda ad ambedue gli enti, sicché, quando la circostanza è venuta in evidenza, la società Sport e Salute s.p.a ha dovuto sospendere i pagamenti a tutti i soggetti che avessero ricevuto ambedue le tipologie di indennità. Tuttavia, è stato previsto che i soggetti interessati dovessero presentare, sulla piattaforma informatica di Sport e Salute, una nuova autocertificazione che sostituisse quella resa all'atto della presentazione della domanda originale. Ma, come rilevato da molte associazioni di categoria, ad oggi, sono tantissimi i collaboratori che ancora, per vari errori o incongruenze Inps, non sono riusciti ad ottenere le indennità spettanti –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto;

   se quali iniziative intenda adottare per evitare che migliaia di collaboratori sportivi rimangano esclusi ingiustamente dal suddetto indennizzo.
(4-10300)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   come noto, il decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, cosiddetto «nuovo codice della strada» (decreto legislativo n. 285 del 1992), con successive integrazioni e modificazioni, ha previsto l'esenzione dal pagamento del pedaggio autostradale alle ambulanze della Croce Rossa Italiana (Cri) ed ai veicoli delle associazioni di volontariato e degli organismi similari non aventi scopo di lucro, adibiti al soccorso nell'espletamento del relativo specifico servizio e provvisti di apposito contrassegno rilasciato dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

   nella fattispecie, tale esenzione si manifesta come un rimborso successivo all'effettivo pagamento del pedaggio, valido nel contesto dell'esercizio delle attività di soccorso;

   tale disposizione normativa, a quanto risulta all'interrogante sembrerebbe non trovare attuazione nel caso del pagamento dei pedaggi dei trafori montani, come il traforo del Monte Bianco o del Frejus, nel quale caso andrebbe a gravare enormemente sulla capacità operativa dei soccorsi nell'area –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti, se essi corrispondano al vero e, se del caso, quali iniziative intenda adottare per garantire l'esenzione dal pagamento dei pedaggi nei trafori montani, anche di confine, ai veicoli di soccorso della Croce rossa italiana e di realtà di soccorso emergenziale equivalenti.
(4-10302)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come denunciato da alcune associazioni di rappresentanza di categoria, l'arresto dei flussi commerciali internazionali a causa della crisi pandemica da Covid-19 ha incrementato il valore ed i flussi relativi ai prodotti «Italian sounding» e legati a falsificazioni di prodotti Made in Italy a oltre 100 miliardi di euro;

   nel contesto pandemico, infatti, i produttori di falsi Made in Italy, da quelli appartenenti ai Paesi più ricchi a quelli emergenti, hanno approfittato della crisi per sostituire i prodotti italiani, assenti negli scaffali di molti Paesi durante la pandemia, con prodotti falsificati a basso costo;

   sempre secondo i predetti dati, la diffusione di questi prodotti è tale che almeno l'85 per cento degli italiani che hanno fatto almeno una vacanza all'estero si sono imbattuti in un prodotto alimentare falsificato;

   i prodotti così falsificati sono innumerevoli, da Australia a Brasile, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Messico, Stati Uniti, Sudafrica, con nomi come «Tortellonis», «Caccio Cavalo», «Reggianito» ed altre inqualificabili amenità;

   il risultato finale è che più di due prodotti agroalimentari italiani su tre, nel mondo, sono falsi senza alcun legame economico o produttivo con il nostro Paese, e proprio in tal senso la lotta al falso Made in Italy può portare, si stima, fino a 300.000 nuovi posti di lavoro e relativo indotto;

   un esempio classico sono i ristoranti «italiani» all'estero, dove spesso e volentieri sono serviti ingredienti e prodotti falsificati;

   proprio in tal senso, il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore se dagli accordi commerciali internazionali emergessero forti strumenti a contrasto della contraffazione internazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali strategie ed iniziative, anche alla luce di quanto esposto in premessa, intenda intraprendere per arrestare e stroncare il fenomeno dell'Italian Sounding, anche promuovendo l'istituzione di tavoli di lavoro europei ed internazionali e adottando iniziative di competenza per prevedere apposite clausole nei trattati di scambio internazionale anche in fase di negoziazione.
(4-10303)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende, qualche giorno fa, a mezzo stampa, della morte di un detenuto in carcere, si tratta di Pasquale Francavilla deceduto presso la circondariale «Sergio Cosmai» a Cosenza il 10 settembre 2021;

   stava scontando gli ultimi 10 mesi di condanna per spaccio nel processo «Apocalisse»;

   il 31 agosto 2021, era stato ricoverato d'urgenza all'ospedale di Cosenza nel reparto di terapia intensiva a causa di una trombosi con enfisema polmonare;

   il 2 settembre 2021 il suo legale Mario Scarpelli, a quanto consta all'interrogante, sarebbe stato contattato dal comandante del penitenziario che lo avrebbe informato della necessità di un lungo ricovero per il detenuto, non inferiore a 2/3 mesi, considerato l'intervento chirurgico e il decorso post operatorio, per questo motivo avrebbe richiesto a breve lo «spiantonamento» dalla stanza del detenuto;

   l'avvocato viene informato, il giorno successivo, dal suddetto comandante dell'imminente trasferimento del detenuto ad altro reparto ospedaliero, poi confermato dallo stesso medico che lo aveva in cura. Inoltre lo informa dell'avvenuto invio di tutta la documentazione medica richiesta al magistrato di sorveglianza;

   qualche giorno dopo, il 7 settembre 2021, l'avvocato Scarpelli per caso e con sorpresa apprende dal magistrato di sorveglianza che è ancora in attesa di una relaziona sanitaria da parte del carcere al fine di valutare la situazione medica e che, ad avvenute dimissioni, avrebbe valutato una eventuale istanza di scarcerazione;

   si è giunti al giorno 8 settembre 2021 in cui il detenuto Francavilla è riaccompagnato presso la casa circondariale di Cosenza; il suo difensore denuncia la gravità dell'atto presentando un'istanza di scarcerazione immediata per incompatibilità con il regime carcerario a causa del grave stato di salute del detenuto affetto da malattia vascolare;

   il 10 settembre 2021 Francavilla si spegne in una cella del carcere di Cosenza all'età di 46 anni, ufficialmente per un infarto;

   subito verrà disposta l'autopsia, la sua morte è ora oggetto di un'inchiesta da parte della magistratura chiamata a verificare quali responsabilità umane si celino dietro questa tragedia –:

   se il Ministro interrogato ritenga di dover adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad acquisire ulteriori elementi dall'amministrazione penitenziaria per contribuire a far luce su una vicenda che presenta aspetti ancora poco chiari.
(4-10298)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MICELI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il Consorzio per le autostrade siciliane (Cas) è un ente pubblico regionale non economico sottoposto al controllo della regione Siciliana che si occupa della gestione delle autostrade A20 Messina-Palermo e A18 Messina-Catania e Siracusa-Gela per un ammontare complessivo di oltre 350 chilometri e la previsione di un pagamento di pedaggi autostradali fino ad oltre dieci euro per i mezzi di classe A ed oltre cinquanta euro per quelli di classe M5;

   le autostrade gestite dal Cas constano di oltre trecento viadotti – con campate variabili da un minimo di 19 a un massimo di 1.101 metri –, e più di duecento tra gallerie naturali ed artificiali secondo organi di stampa, nel mese di marzo 2021 una relazione del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili – a firma del dirigente Placido Migliorino – evidenziava la «necessità di chiudere due viadotti, Pollina e Furiano, e di interdire alle auto la galleria Telegrafo», che nei giorni scorsi lo stesso avrebbe segnalato all'ente gestore ulteriori e più gravi criticità strutturali tali da disporre la chiusura di due viadotti ed una galleria e che il tratto maggiormente critico sarebbe quello relativo alla cosiddetta «tangenziale di Messina», per la quale il Ministero avrebbe consigliato la chiusura totale ovvero una drastica riduzione dei carichi;

   in base a quanto riportalo dalla stampa, il Consorzio non avrebbe proceduto secondo le indicazioni impartite dal Ministero adducendo, tra le motivazioni, la mancata assunzione di responsabilità da parte della prefettura di chiudere quel tratto – per la tangenziale di Messina –, dichiarando di aver comunque proceduto alle prove di carico facendo sapere che test fisici dicono che l'autostrada regge;

   l'assessore regionale delle infrastrutture e della mobilità, Marco Falcone, si sarebbe detto «rassicurato dalle verifiche che Autostrade siciliane ha effettuato con decine di camion caricati per poter mettere sotto sollecitazione queste strutture. La Messina-Palermo non è un'autostrada peggiore rispetto a tante altre», ma che – secondo le stime riportate dai giornali – per l'adeguamento alle normative nazionali in tema di sicurezza stradale del solo itinerario Palermo-Messina, gestito dal Cas, sarebbe necessario oltre un miliardo di euro;

   ad avviso dell'interrogante, le arterie gestite dal Consorzio rivestono un'importanza strategica essenziale per la mobilità siciliana, nazionale ed internazionale – specie se inserite nel più ampio contesto di un collegamento stabile tra la Sicilia e la penisola attraverso lo Stretto di Messina;

   l'interrogante ritenga altresì che, nonostante gli esosi pedaggi richiesti, gli utenti sono costantemente esposti a disagi che si riverberano sulla loro sicurezza e che è di primaria importanza procedere ad una verifica oggettiva delle condizioni di stabilità strutturale delle autostrade al fine di scongiurare le più drammatiche conseguenze –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa, con specifico riferimento alle risorse – anche a valere sui fondi comunitari – ed ai tempi necessari per la definitiva messa in sicurezza dei tratti gestiti dal Consorzio per le autostrade siciliane;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere nell'immediato al fine di scongiurare drammatiche conseguenze, nonché al fine di verificare le cause dei ritardi di cui in premessa.
(5-06732)

Interrogazione a risposta scritta:


   GAGLIARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il comma 1-bis dell'articolo 93 del codice della strada (decreto legislativo n. 285 del 1992) vieta, a chi ha stabilito la residenza in Italia da oltre sessanta giorni, di circolare con un veicolo immatricolato all'estero. Lo stesso articolo, ai commi 1-ter e 1-quater prevede, per la circolazione in Italia, prescrizioni ed adempimenti nelle ipotesi di veicolo concesso in leasing o in locazione senza conducente o nei casi di veicolo concesso in comodato;

   tali limitazioni, per espressa previsione normativa inserita alla lettera c) del comma 1-quinquies dell'articolo 93, non si applicano ai lavoratori frontalieri ed a quei soggetti residenti in Italia che prestano un'attività di lavoro in un'impresa avente sede in uno Stato confinante o limitrofo;

   questa tutela è prevista, però, solo a determinate condizioni, ovvero che il veicolo sia immatricolato nello Stato estero a nome del conducente e transiti in Italia per raggiungere il luogo di residenza del lavoratore/proprietario o per far rientro nella sede di lavoro all'estero;

   proprio dal fatto che la deroga al divieto di circolazione sia subordinata alla proprietà del veicolo da parte del lavoratore che lo conduce, nascono le maggiori critiche alla norma in esame e le problematiche agli operatori del settore. Questo, in quanto, come è agevole comprendere, praticamente nessun lavoratore dipendente frontaliero circola con un veicolo intestato a proprio nome, perché altrimenti sarebbe un imprenditore autonomo: del pari, è estremamente raro che il conducente sia residente nel Paese dove è immatricolato il veicolo;

   al fine di tutelare il diritto al lavoro di queste categorie professionali e concedergli le stesse possibilità di assunzione dei colleghi che risiedono negli Stati limitrofi, occorre perciò definitivamente rimuovere la previsione che li obbliga, per beneficiare dell'esonero, a transitare in Italia per raggiungere il luogo di residenza con un veicolo immatricolato all'estero a proprio nome –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta e, in caso positivo, quali iniziative intenda assumere a carattere normativo per modificare le condizioni di esonero dal divieto di circolazione sul territorio nazionale esposte ed applicate ai lavoratori transfrontalieri base alla lettera c) del comma 1-quinquies dell'articolo 93 del codice della strada.
(4-10297)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   entro il 4 giugno 2021, gli enti locali, con popolazione superiore a 15.000 abitanti, hanno presentato istanza al Ministero dell'interno per Progetti di «rigenerazione urbana». Il provvedimento mira alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale nei comuni con più di 15 mila abitanti, nei capoluoghi di provincia e nelle città metropolitane, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale, con richieste di contribuzione a valere sulle annualità 2021-2023;

   l'ufficializzazione della graduatoria coi progetti ammessi a contributo era attesa per il mese di agosto 2021, ma, a quanto consta all'interrogante, ancora non è stata pubblicata;

   gli uffici finanziari dei comuni già stanno lavorando al bilancio previsionale 2022, stanno mettendo a punto i Dup 2022-2024 e predisponendo i piani triennali delle opere pubbliche 2022-2024 e, quindi, i piani triennali delle opere pubbliche sopra richiamati sono ovviamente interessati dall'erogazione dei finanziamenti in questione e, di conseguenza, la tempistica nella costruzione dei bilanci comunali risente, per forza di cose, a livello di programmazione degli investimenti, degli esiti del bando sopra richiamato –:

   se sia conoscenza di questi ritardi e delle complicazioni che ne conseguono per i comuni interessati; per quando sia prevista l'uscita della graduatoria.
(3-02507)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SARLI, TERMINI, SURIANO e EHM. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la rivista Left in suo articolo pubblicato in data 9 settembre 2021 riporta le difficoltà per giornalisti e per attivisti che vogliono accedere ai Centri per il rimpatrio (Cpr);

   già dieci anni fa, una circolare del Governo Berlusconi limitava l'accesso a giornalisti ed attivisti, la possibilità di entrare in tali strutture;

   partendo dalle vecchie difficoltà per l'accesso ai Centri per il rimpatrio fino ad arrivare a quelle dovute alle misure sanitarie scaturite dalla pandemia, la sezione italiana dell'agenzia Pressenza, a luglio 2021, ha lanciato l'idea di proporre, per il settembre 2021, la richiesta di numerosi giornalisti di poter entrare nei centri e in molti hanno aderito presentando anzitempo regolare domanda di visita, fornendo tutta la documentazione necessaria;

   un gruppo di parlamentari hanno raccolto l'appello dell'agenzia Pressenza recandosi, in alcuni casi presso qualche sede di Centri per il rimpatrio, oppure promuovendo agli inizi di settembre 2021 iniziative di denuncia e di testimonianza presso il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati;

   oggi, nei Centri per il rimpatrio, ad aver garantito l'accesso, in nome del proprio mandato ispettivo, restavano i parlamentari nazionali ed europei e i rappresentanti del Garante per i detenuti;

   per alcuni Centri per il rimpatrio, come quello di Gradisca d'Isonzo (GO) e quello di Milano di Via Corelli, il Ministero dell'interno, attraverso le locali prefetture, ha negato l'ingresso ai giornalisti adducendo motivi di sicurezza sanitaria dovuti alla pandemia da COVID-19;

   per altri centri come Torino, Roma, Macomer (Nu), nonostante i ripetuti solleciti alle prefetture, non giungeva risposta in merito a dette autorizzazioni;

   l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi), a giugno del 2021, scriveva sul suo sito notizie a riguardo del Centro per il rimpatrio di Torino descrivendo la struttura «un contesto disumanizzante, dove gravi carenze nei servizi, ricorso illegittimo all'isolamento, umiliazioni, uso di psicofarmaci “a litri” e autolesionismo sono all'ordine del giorno. Richiedenti asilo, vittime di tratta, persone con disabilità fisiche e intellettive, potenziali minori, tossicodipendenti sono reclusi in spazi sovraffollati e angoscianti, anche insieme a soggetti ritenuti socialmente pericolosi, in una condizione di promiscuità»;

   a settembre 2021 il blog del giornalista Antonio Mazzeo riportava la notizia circa il fatto che, negli ultimi mesi, sarebbero stati rimpatriati verso l'Egitto alcune centinaia di cittadini egiziani –:

   se il Governo sia a conoscenza delle condizioni degli spazi di vivibilità dei detenuti di ognuno dei 10 Centri per il rimpatrio e se le norme di prevenzione anti Covid siano applicate a loro in modo corretto ed efficace;

   quale sia lo stato dell'assistenza sanitaria e dei servizi ambulatoriali di tutti i Centri per il rimpatrio del nostro Paese;

   se corrisponda al vero quanto pubblicato dal blogger e giornalista Antonio Mazzeo in merito ai rimpatri effettuati dai Centri per il rimpatrio verso Paesi che non assicurano il rispetto dei diritti umani come l'Egitto in violazione di convenzioni internazionali;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per assicurare quanto previsto dall'articolo 21 della Costituzione in base al quale la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure e per garantire il diritto di cronaca, nel pieno rispetto dell'interesse pubblico di conoscere la verità dei fatti e nelle fattispecie di quelli che accadono dietro le mura dei Centri per il rimpatrio.
(5-06728)


   FOTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultima settimana risultano essere state autorizzate a Piacenza due manifestazioni aventi chiara natura politica in luoghi in cui, ai rappresentanti delle istituzioni impegnati a svolgere le proprie funzioni, è stata fortemente compromessa la possibilità di poterle esercitare;

   fermo restando, infatti, il diritto di manifestare, costituzionalmente garantito, rimane il fatto che i luoghi autorizzati per le iniziative summenzionate dalle autorità di pubblica sicurezza risultano – ad avviso dell'interrogante – del tutto inidonei;

   in particolare:

    a) lunedì 20 settembre 2021 è stata autorizzata una manifestazione organizzata da alcuni gruppi dell'estrema sinistra proprio sotto Palazzo Mercanti, mentre al suo interno era in corso la seduta del consiglio comunale. A differenza del passato, quando per iniziative analoghe veniva autorizzato l'utilizzo di piazzetta San Francesco, distante solo poche decine di metri dal predetto palazzo, lo svolgimento della summenzionata manifestazione ha interferito con lo svolgimento dei lavori del consiglio comunale, tant'è che non solo si sono dovute chiudere le finestre dell'aula in cui la seduta si teneva, ma più volte la voce degli intervenuti è stata surclassata dalle grida provenienti dal luogo in cui si teneva l'autorizzata manifestazione;

    b) martedì 20 settembre 2021 è stata autorizzata una manifestazione dei Si Cobas, sotto il palazzo che ospita il tribunale e ad udienze in corso, per contestare la decisione della procura di Piacenza di presentare ricorso in Cassazione contro il pronunciamento della corte d'appello di Bologna di rigettare la richiesta di 13 fogli di via per altrettanti operai FedexTNT di Piacenza in merito agli scontri con le forze dell'ordine verificatisi lo scorso inverno. A prescindere dalla valutazione del detto sindacato, secondo cui «l'azione di una procura non è quella di fare politica, ma giustizia», resta il fatto che grida, urla, slogan e canzoni intonate a squarcia gola – così come risulta dai filmati postati dagli organizzatori sui social – hanno reso difficile, per non dire impossibile, il regolare svolgimento dell'attività di giustizia e del personale attivo presso il tribunale;

   va considerato il fatto che alcune grida e slogan dal contenuto violento, ben oltre il diritto di critica, potrebbero sconfinare, – ad avviso dell'interrogante – nell'istigazione a delinquere –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e se non ritenga opportuno che, per il futuro, le autorità di pubblica sicurezza individuino, per consentire lo svolgimento di similari manifestazioni, aree diverse da quelle sopra indicate.
(5-06730)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 48 della Costituzione recita «Il voto è personale ed uguale, libero e segreto», siglando uno dei principali capisaldi su cui deve fondarsi uno Stato di diritto democratico;

   quando tale principio viene disatteso, si giunge per inficiare non solo il libero esercizio dei diritti politici del cittadino, ma altresì la veridicità, la genuinità, l'assoluta regolarità di tutte le fasi propedeutiche e successive delle consultazioni elettorali;

   nelle giornate del 3 e 4 ottobre 2021 si svolgeranno le elezioni amministrative per molti comuni, tra cui anche quello di Napoli e di recente ha destato non poca indignazione la notizia pubblicata dagli organi di stampa di talune condotte assunte dal professore Bruno Amato dell'Università Federico II, candidato al consiglio comunale con la lista «Moderati per Manfredi»;

   sembrerebbe, infatti, che il professore Amato, a supporto suo e della candidatura a sindaco dell'ex rettore dell'Università Federico II, ingegner Gaetano Manfredi, sostenuto dal Partito democratico e dal Movimento 5 stelle, avrebbe trasmesso una e-mail, utilizzando l'indirizzo di posta elettronica istituzionale, ai colleghi universitari chiedendo loro di partecipare ad un «Comitato elettorale per Gaetano Manfredi» e di indicare il numero di preferenze che avrebbero garantito alle elezioni, allegando i loro dati e posizione accademica; il professore Amato, nel testo dell'e-mail avrebbe anche affermato: «facciamo un fascicolo con nome, cognome, foto e posizione accademica e lo consegniamo a Manfredi»;

   i fatti, come riportati dagli organi di stampa, farebbero intravedere, ad avviso dell'interrogante, una possibile ingerenza nelle scelte elettorali dei colleghi da parte del professore Bruno Amato che si sarebbe giovato del nome e del ruolo di ex rettore dell'università Federico II dell'ingegner Manfredi, attualmente candidato a sindaco di Napoli, in assenza di qualsivoglia rispetto delle libere scelte del singolo cittadino/elettore;

   è legittimo domandarsi quale sarebbe stata la ragione di richiedere l'indicazione della personale posizione accademica dei colleghi universitari e di altre informazioni in grado di rendere visibili le loro idee politiche e il loro voto;

   quanto descritto ha suscitato tante polemiche sia da parte di esponenti politici, sia da parte di appartenenti del mondo accademico, atteso che si tratta di una vicenda gravissima, lesiva delle regole deontologiche ed etiche a cui dovrebbe uniformarsi un professore universitario e ancora di più un candidato politico che, certamente, necessita di un approfondimento da parte dell'università partenopea, e non solo;

   la vicenda denoterebbe, per l'ennesima volta, il modus operandi di un certo ramo della politica al limite della legittimità, confermando quel «sistema clientelare» che, purtroppo, da diversi anni si è insediato nella regione Campania e che necessita di essere sradicato;

   certamente la condotta del professor Amato sarà oggetto di più attente valutazioni da parte dell'ateneo per l'abuso del proprio ruolo accademico, ma dovrebbe altresì essere attenzionata da parte dell'attuale Governo, in particolare dal Ministro dell'interno, in quanto è evidente che la normativa vigente posta a presidio della regolarità delle elezioni non è in grado di fungere da effettivo deterrente e di scoraggiare l'integrazione di condotte capaci di condizionare e/o alterare il processo di formazione della volontà politica degli elettori –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative normative intendano adottare al fine di chiarire il corretto utilizzo delle caselle di posta elettronica della pubblica amministrazione, incluse le università, onde evitare il ripetersi di fatti come quelli descritti, e quali ulteriori iniziative di competenza intendano adottare per assicurare il regolare, corretto e trasparente svolgimento delle prossime competizioni elettorali e garantire il libero esercizio di voto dei cittadini scevro da condizionamenti politici e accademici.
(4-10299)


   FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Sindacato italiano lavoratori di polizia Cgil di Treviso, attraverso la segreteria nazionale, ha inviato al Ministero dell'interno, nel luglio 2021, uno studio, ripreso dagli organi di stampa locali, dove si evidenzia la situazione di difficoltà presente negli uffici della questura di Treviso e nell'intera provincia;

   la polizia di Stato, oltre a operare per la sicurezza pubblica, si occupa di licenze, autorizzazioni, passaporti, rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno e moltissime altre attività amministrative. Inoltre, provvede ad atti tipici del questore quali le misure di prevenzione, il Daspo, fogli di via Antimafia, ammonimenti per atti persecutori, articolo 75-bis del Testo unico sugli stupefacenti. Inoltre è l'unica ad avere, dalla sua nascita, le specialità, quali polizia stradale, polizia postale e delle comunicazioni, polizia di frontiera, polizia ferroviaria e molte altre;

   la provincia di Treviso è uno dei territori con maggiore sviluppo degli ultimi decenni. La popolazione, in vent'anni, è aumentata di 100 mila abitanti e sono presenti diverse imprese di rilevo nazionale che richiamano sempre di più un rilevante flusso di lavoratori. Inoltre, territorio rientra nell'ambito dei sempre più importanti flussi turistici del Veneto;

   in questo quadro, il numero di personale nella sola questura è sceso di 97 dipendenti in 10 anni e non sono stati sostituiti, con un danno in termini numerici pari a poco meno di un terzo del personale;

   nel giro di 6 anni, ulteriori 144 dipendenti della provincia andranno in quiescenza, il 30 per cento dell'intera forza attuale, specialità incluse. Ben 100 saranno solo della questura che, se aggiunti a quelli già persi e non rimpiazzati, porta ad un calo di 197 dipendenti, equivalenti a due terzi della forza del 2011;

   inoltre l'età media dei poliziotti è di 48 anni. Solo i cinquantenni rappresentano metà dell'organico, i quarantenni il 28 per cento, mentre appena un poliziotto su cinque ha meno di 30 anni, e i piani potenziamento del dipartimento della pubblica sicurezza sono attualmente inadeguati a pensionamenti;

   preoccupante è la situazione di tutte le specialità sul territorio: la polizia postale è scesa di 5 unità, la polizia stradale è sempre più sguarnita, Polfer è declassata da sezione a posto Polfer pur di poter rimanere operativa. Anche il personale dell'amministrazione civile dell'interno, negli anni, ha subìto gli effetti dei tagli al personale e del blocco del turn-over;

   appare grave la situazione all'aeroporto «Antonio Canova» che, dopo lo stop causato dalla pandemia, ha riaperto a giugno 2021 la sua attività, raggiungendo la media giornaliera di 3 mila passeggeri. Ben presto la situazione potrebbe tornare al regime precedente quando si toccavano i livelli di 3,3 milioni di passeggeri all'anno. Oltre al ripristino delle vecchie rotte è prevista anche l'introduzione di quella verso Tel Aviv;

   lo scalo ha presente un organico di polizia di appena 50 unità, mai cresciuto negli anni nonostante la crescita esponenziale dei voli, 42 unità impegnate nei servizi essenziali per i controlli dei passeggeri, mentre 2 dipendenti sono aggregati alla frontiera terreste di Trieste –:

   quali iniziative intenda adottare, in tempi brevi, il Governo affinché si possa adottare una programmazione che risolva la grave situazione evidenziata descritta dal documento sindacale citato in premessa.
(4-10305)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI GIORGI e MICELI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a pochi giorni dall'avvio dell'anno scolastico i maggiori organi di stampa hanno diffuso la notizia della mancata riapertura della scuola nell'isola di Ustica che, non essendo più un istituto comprensivo, è stato accorpato al Convitto di Palermo;

   le scuole delle piccole isole si connotano in modo specifico rispetto ad altre realtà scolastiche della terraferma, perché la distanza dal territorio di riferimento e da altre isole dello stesso arcipelago, in alcuni periodi dell'anno costituisce un problema reale;

   come denunciato dagli addetti ai lavori il decreto assessoriale regionale n. 217 del 10 marzo 2021, sul «Piano di dimensionamento E razionalizzazione della rete scolastica in Sicilia per l'anno scolastico 2021/2022», pubblicato il 10 marzo 2021, non terrebbe conto della deroga inserita nell'ultima legge di stabilità per l'anno scolastico 2021/2022 sul dimensionamento scolastico, proprio per evitare la chiusura e la perdita di autonomia degli istituti delle aree interne e delle isole minori; i commi 978 e 979 dell'articolo 1 della legge n. 178 del 2020 modificano, infatti, per l'anno scolastico 2021/2022, la disciplina relativa al numero minimo di alunni necessario per l'attribuzione alle istituzioni scolastiche di un dirigente scolastico con incarico a tempo indeterminato e di un direttore dei servizi generali e amministrativi in via esclusiva;

   la criticità di Ustica, dovuta all'accorpamento con il Convitto nazionale di Palermo, non è affatto un caso unico. È possibile riscontrare gli stessi problemi nelle piccole isole, nei comuni montani, in molti borghi italiani. Per tutelare studenti e docenti, occorrono autonomia per gli istituti scolastici e stabilità degli organici attraverso ulteriori misure strutturali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti già indicati — in ogni caso — quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per garantire la tempestiva riapertura della scuola e tutelare il diritto allo studio e la continuità didattica agli studenti dell'isola di Ustica;

   in relazione alla peculiarità della situazione scolastica delle isole minori e dei comuni montani, quali iniziative di carattere normativo il Governo intenda adottare al fine di garantire un'adeguata fruibilità dei percorsi di istruzione.
(5-06727)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI SARNO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nonostante le promesse ripetute ad ogni inizio anno scolastico, ancora si registrano forti ritardi nei pagamenti degli stipendi dei «supplenti brevi Covid», nominati nell'organico di emergenza: a distanza di mesi ancora assistiamo a sollecitazioni di lavoratori che aspettando le mensilità di maggio e giugno 2021;

   la vicenda dei lavoratori della scuola assunti per affrontare la gestione dell'emergenza sanitaria da Coronavirus inizia con il cosiddetto «Decreto Agosto» (decreto-legge n. 104 del 2020) che prevedeva la necessità di unità aggiuntive di personale docente e non docente, al fine di rispettare le esigenze di distanziamento sociale e di gestione delle pulizie e della sorveglianza dei locali;

   per problemi burocratici legati alla ripartizione dei fondi da parte degli uffici scolastici e alle divergenze sui calcoli delle buste paga, i docenti «a termine» (ad eccezione, di solito, per chi ha firmato un contratto al 30 giugno o al 31 agosto 2021) si trovano costretti ad aspettare la propria remunerazione, che viene liquidata «a singhiozzo»;

   il disagio vissuto dai lavoratori coinvolti è ingiustificabile: ci si trova di fronte ad una situazione difficile che non deve assolutamente ripetersi nel nuovo anno scolastico;

   chi ha avuto un contratto da supplente per alcuni mesi ha lo stesso diritto a ricevere i pagamenti, con la stessa puntualità come i docenti di ruolo e i docenti con contratto annuale;

   proprio una sentenza del 30 giugno 2021 del giudice del lavoro di Milano, in materia di trattamento accessorio stipendiale, ha stabilito che il mancato riconoscimento della «retribuzione professionale docenti» ad alcuni supplenti brevi per il solo motivo che gli stessi hanno stipulato contratti di supplenza breve e saltuaria rappresenta una discriminazione;

   il mancato pagamento degli stipendi per alcuni docenti e lavoratori Ata della scuola si è così tanto prolungato che, in alcuni casi, gli stessi istituti scolastici si sono sentiti in dovere di avviare dei prestiti d'onore per i propri dipendenti, pur di garantir loro un minimo di reddito;

   per una questione di dignità e riconoscimento dell'operato quotidiano degli insegnanti e di tutti coloro che contribuiscono col proprio impegno ed entusiasmo a far funzionare una realtà così importante, quale è la scuola, sarebbe doveroso, da parte della pubblica amministrazione, rispettare i tempi di accredito dello stipendio di tutto il personale scolastico;

   i risultati sono stati drammatici, soprattutto per i tanti precari che hanno deciso, pur di lavorare, di spostarsi in regioni diverse da quella di residenza (a centinaia di chilometri da casa) e che quindi sono costretti ad anticipare tutta una serie di spese improrogabili (vitto è alloggio in primis);

   sebbene indispensabili per il regolare svolgimento dell'attività didattica, essi hanno dovuto affrontare l'intero periodo estivo (ferie incluse), senza ricevere alcun accredito degli stipendi imputabili ai mesi precedenti;

   il ritardo nei pagamenti è originato dalle tempistiche necessarie alla registrazione dei contratti da parte delle scuole, ma spesso la vera causa del problema risiede nella mancanza dei fondi assegnati al Ministero dell'istruzione per pagare i propri dipendenti;

   non giova al benessere di nessuno il fatto che diversi insegnanti e il personale Ata non percepiscano ancora da mesi quanto gli è dovuto, a titolo di giusto riconoscimento per lo svolgimento del proprio lavoro;

   l'attesa delle cosiddette «emissioni speciali» diventa spasmodica, originando una situazione di difficoltà che lede i più elementari diritti –:

   quali opportune ed efficaci iniziative intendano adottare con urgenza, finalizzate a determinare le condizioni necessarie al pagamento dei cosiddetti «supplenti brevi Covid» nominati nell'organico di emergenza, nonché ad aumentare la capienza dei capitoli di spesa, in modo da consentire la liquidazione degli stipendi ancora non pagati.
(4-10301)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   LICATINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'11 settembre 2021 è stato raggiunto un accordo tra Federfarma e le organizzazioni sindacali dei dipendenti delle farmacie private per il rinnovo del contratto di lavoro dei farmacisti collaboratori;

   il contratto nazionale di questa categoria è scaduto a gennaio 2013 e il mancato rinnovo per 8 lunghi anni ha inciso fortemente non solo sul reddito dei farmacisti (sia dipendenti sia liberi professionisti) ma, più genericamente, sulla qualità e sull'importanza del ruolo svolto da tale figura professionale;

   i farmacisti collaboratori rappresentano una figura essenziale per il nuovo modello di farmacia consolidatosi negli anni e rafforzatosi maggiormente durante la pandemia da Covid-19;

   nonostante vi sia un'ipotesi di accordo in merito al rinnovo del contratto nazionale collettivo, che dopo otto anni lascia intravedere uno spiraglio di luce, si precisa che le novità e le tutele sono poco rilevanti rispetto ai sacrifici compiuti nell'arco di questo tempo;

   in primo luogo, la precedente retribuzione è stata aumentata di 80 euro lordi mensili, un incremento irrisorio rispetto agli anni trascorsi senza adeguamento; non è stata prevista alcuna indennità di rischio, divenuta fondamentale in virtù del lavoro e delle mansioni svolte dai farmacisti durante l'emergenza pandemica (effettuazione di tamponi, rischio di contagio, e altro –:

   se, alla luce di quanto esposto, il Governo reputi opportuno adottare iniziative di competenza volte ad adeguare la contrattazione al ruolo svolto e al rilievo assunto attualmente dalla figura del farmacista, a tutelare in maggior misura la categoria dei farmacisti dipendenti, nonché ad applicare ai farmacisti stessi in sostituzione del contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al comparto del commercio, quello relativo al comparto della sanità privata.
(4-10293)


   INVIDIA, BARZOTTI, DAVIDE AIELLO, AMITRANO, CIPRINI, COMINARDI, CUBEDDU, PALLINI, SEGNERI, TRIPIEDI, TUCCI, ALAIMO, FRUSONE, GIARRIZZO, GIORDANO, GIULIANO, GRANDE, IOVINO, LICATINI, GABRIELE LORENZONI, LOVECCHIO, MAMMÌ, MICILLO, NAPPI, OLGIATI, PALMISANO, PENNA, PERCONTI, ROBERTO ROSSINI, RUGGIERO e SAITTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 34 del 2020 (articolo 88), come modificato dal decreto-legge n. 104 del 2020, ha istituito il Fondo nuove competenze, al fine di consentire la graduale ripresa delle attività dopo l'emergenza epidemiologica, prevedendo che i contratti collettivi di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale da associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, ovvero dalle loro rappresentanze sindacali operative in azienda ai sensi della normativa e degli accordi interconfederali vigenti, possono realizzare specifiche intese di rimodulazione dell'orario di lavoro per mutate esigenze organizzative e produttive dell'impresa con le quali parte dell'orario di lavoro viene finalizzato a percorsi formativi;

   gli oneri relativi alle ore di formazione, comprensivi dei relativi contributi previdenziali e assistenziali, sono a carico del suddetto Fondo, costituito presso l'Anpal. Alla realizzazione degli interventi possono partecipare le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, i programmi operativi nazionali e Regionali di Fondo sociale europeo, i fondi paritetici nonché il fondo per la formazione e il sostegno al reddito dei lavoratori di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 276 del 2003 che, a tal fine, potranno destinare al Fondo nuove competenze una quota delle risorse disponibili nell'ambito dei rispettivi bilanci;

   in data 9 ottobre 2020 è stato adottato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, il decreto interministeriale attuativo dell'articolo 88 in esame, per l'individuazione dei criteri e modalità di applicazione della misura e di utilizzo delle risorse e per il rispetto del relativo limite di spesa;

   gli accordi collettivi di rimodulazione dell'orario di lavoro devono essere conformi a quanto previsto dall'articolo 88, comma 1, del richiamato decreto-legge n. 34 del 2020, dall'articolo 4 del decreto-legge 14 agosto 2020 n. 104 e dall'articolo 3 del decreto di attuazione: in particolare, fra l'altro, devono essere sottoscritti entro il 31 dicembre 2020, scadenza successivamente prorogata al 30 giugno 2021 e devono prevedere i progetti formativi finalizzati allo sviluppo delle competenze, il numero dei lavoratori coinvolti nell'intervento e il numero di ore dell'orario di lavoro da destinare a percorsi per lo sviluppo delle competenze, nonché, nei casi di erogazione della formazione da parte dell'impresa, la dimostrazione del possesso dei requisiti tecnici, fisici e professionali di capacità formativa per lo svolgimento del progetto stesso;

   il soggetto erogatore dei percorsi di sviluppo delle competenze è individuato dall'impresa all'interno del progetto formativo presentato in sede di accordo collettivo;

   sono individuabili come soggetti erogatori dei percorsi formativi, tutti gli enti accreditati a livello nazionale e regionale, ovvero altri soggetti, anche privati, che per statuto o istituzionalmente, sulla base di specifiche disposizioni legislative o regolamentari anche regionali, svolgono attività di formazione, ivi comprese le università statali e le non statali legalmente riconosciute, gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, i Centri per l'istruzione per adulti (Cpia), gli Istituti tecnici superiori (I.t.s.), i centri di ricerca accreditati dal Ministero dell'istruzione, anche in forma organizzata in reti di partenariato territoriali o settoriali;

   ma non solo: i piani formativi aziendali possono, altresì, prevedere, alla luce delle finalità previste dal Fondo, lo sviluppo di competenze finalizzate a incrementare l'occupabilità del lavoratore, anche al fine di promuovere processi di ricollocazione in altre realtà lavorative;

   secondo il report di Anpal con dati al 17 aprile 2021 il numero di aziende già ammesse a contributo sono 2.202 e il numero dei lavoratori coinvolti nelle attività formative sono 169.406;

   lo strumento del Fondo nuove competenze, introdotto dal Governo dell'allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha rappresentato e rappresenta uno strumento importante per far fronte alla crisi economica determinata dall'emergenza sanitaria da COVID-19 e riesce a coniugare la salvaguardia dei livelli occupazioni all'esigenza di formazione e riqualificazione della forza lavoro, tipico delle misure di politica attiva del lavoro –:

   di quali ulteriori dati disponga il Governo in merito al numero delle imprese che hanno fatto richiesta di accesso al contributo per il Fondo nuove competenze e dei lavoratori e degli enti di formazione coinvolti dalla misura e se sia intenzione del Governo promuovere e valorizzare la suddetta misura, vista l'importanza che rivestono la formazione e la riqualificazione professionale nel quadro delle politiche attive del lavoro e della imminente attuazione del programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori (GOL).
(4-10294)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANNA LISA BARONI, SANDRA SAVINO, NEVI, BOND, CAON e PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le produzioni italiane di Dop e Igp sono oggetto non solo di imitazioni illegali, l'italian sounding, in violazioni delle norme giuridiche poiché, dopo i recenti fatti che hanno riguardato il Prosecco, fortunatamente non ancora definitivi e recuperabili, anche l'aceto balsamico rischia ciò che all'interrogante appare come una forma surrettizia di concorrenza sleale compiuta dalla Slovenia;

   infatti, il Paese aderente all'Unione europea ha comunicato alla Commissione europea l'emanazione di una novella normativa nazionale che disciplina la produzione e commercializzazione degli aceti balsamici, fatto che ci appare nettamente contrastante con gli standard comunitari e con il principio di armonizzazione del diritto dei Paesi membri in materia di disciplinari agroalimentari;

   la richiesta, ad avviso dell'interrogante, è manifestamente strumentale, fatta per consentire il declassamento dell'aceto balsamico a un mero standard di prodotto, in questo modo aggirando il sistema dei marchi di tutela Dop e Igp attualmente vigenti, quindi incompatibile col diritto comune perché non si considera la tutela già ottenuta dai nostri prodotti;

   in sede unionale, il Governo deve tutelare al meglio i diritti dei produttori agricoli italiani, opponendosi alla comunicazione della Slovenia. Si devono garantire tutti i nostri produttori i quali, nelle rispettive zone d'origine, hanno creato un patrimonio di qualità e tradizione, frutto di antichi saperi e di costante dedizione, rischiosi investimenti e moltissimo lavoro;

   stante la competenza dell'Unione europea, il Governo italiano deve opporsi in quella sede al fine di non snaturare le regole comuni che dovrebbero garantire la qualità dei prodotti tutelati dall'Unione europea, e chiedere che l'interpretazione chiarissima, fatta per dirimere analoghi casi dalla Corte di giustizia europea, come per la tutela dello champagne, sia confermata dalla Commissione. In caso contrario, subirebbero un danno non solo i produttori di aceto balsamico di Modena, perché pericolosi precedenti potrebbero aprire la strada a un sistematico attacco ai prodotti italiani mediante imitazioni con denominazioni assonanti dei prodotti Dop e Igp italiani;

   l'iniziativa slovena potrebbe ingrossare il mercato internazionale dei prodotti imitativi, che illegalmente fattura già oltre 100 miliardi di euro, utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all'Italia per prodotti falsificati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. Si è costruito nel tempo un patrimonio enorme di credibilità, alimentato ancora oggi da migliaia di aziende, lavoratrici e lavoratori che devono essere sostenuti per fatti concludenti, conseguendo risultati giusti e necessari –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, in sede europea, al fine di contestare la legittimità della normativa nazionale slovena comunicata alla Commissione europea, difendere il marchio di tutela «Aceto balsamico» e contrastare quelle che appaiono come forme surrettizie di concorrenza sleale.
(5-06733)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   GERMANÀ, VIVIANI, GASTALDI, GOLINELLI, BUBISUTTI, LOLINI, LOSS, TARANTINO, BORDONALI e DONINA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'attività venatoria in Italia è regolata dalla legge n. 157 del 1992, la quale richiede che anche le esigenze economiche, culturali e ricreative ad essa connesse siano tenute in debita considerazione nella definizione delle misure da adottarsi per mantenere o adeguare le popolazioni di tutte le specie di uccelli (direttiva 2009/147/CE cosiddetta direttiva Uccelli) e, più in generale, della fauna selvatica;

   l'articolo 7 della direttiva, secondo cui «in funzione del loro livello di popolazione, della distribuzione geografica e del tasso di riproduzione in tutta la Comunità le specie elencate nell'allegato II possono essere oggetto di atti di caccia nel quadro della legislazione nazionale», ha trovato attuazione con l'articolo 18 della legge n. 157 del 1992 che contempla appositi elenchi nei quali sono individuate le specie cacciabili, i relativi periodi e termini in cui è autorizzato il prelievo venatorio, i procedimenti diretti a consentire eventuali modifiche a tali previsioni, l'attribuzione alle Regioni del potere di modificare i suddetti periodi attraverso l'anticipazione o la posticipazione rispettivamente dell'apertura e della chiusura della stagione venatoria nonché garantire, nel rispetto degli obblighi della direttiva, standard minimi e uniformi di tutela della fauna sull'intero territorio nazionale;

   sempre l'articolo 18 stabilisce che i Ministri interessati possano, sentito l'Ispra, disporre variazioni dell'elenco delle specie cacciabili in conformità alle vigenti direttive comunitarie e alle convenzioni internazionali sottoscritte, tenendo conto della consistenza delle singole specie sul territorio;

   si assiste ormai a continue restrizioni dell'attività venatoria da parte di Ispra tramite comunicati riferiti, di norma, ad incendi o condizioni meteorologiche sfavorevoli, ma anche ad espressione di pareri sui calendari venatori, di competenza regionale, ponendo prescrizioni; pareri e comunicati che non sembrano essere supportati da dati scientifici concreti oltre che recenti; sappiamo che i mutamenti climatici e le conseguenti ricadute, nonché gli effetti favorevoli alla fauna selvatica determinati dalla pandemia, impongano alla comunità scientifica un aggiornamento continuo di condizioni, dati, verifiche e rimedi prescrittivi;

   nel parere reso dall'Ispra, ad esempio, sulla proposta di calendario venatorio regionale 2021-2022 della regione Siciliana si legge che: «... la vigente normativa nazionale attribuisca alle Regioni e alle Province Autonome facoltà normativa per quanto concerne la gestione e la tutela faunistica in conformità alla legge n. 157 del 1992, alle convenzioni internazionali ed alle direttive comunitarie» che «le Amministrazioni redigono, con cadenza annuale, il calendario venatorio, importante strumento di programmazione faunistico-venatoria, sentito il parere di questo Istituto» che «Tuttavia, occorre osservare come le tematiche più generali attinenti alla tutela dell'ambiente e dell'ecosistema e alla conservazione della natura e della biodiversità, rimangano di esclusiva pertinenza statale (articolo 117, secondo comma, lettera s) Cost.)» e infine che «nell'ambito dell'espressione di un parere sul calendario venatorio regionale, l'Istituto ritenga opportuno e doveroso esprimere valutazioni critiche [...] Ciò anche in forza della necessità di definire parametri uniformi di protezione e gestione della fauna la cui disciplina è ascrivibile alla potestà esclusiva dello Stato»;

   con i suddetti atti, di fatto, per gli interroganti l'Ispra si sostituisce allo Stato ed al Tar e i pareri dell'Istituto assumono valore di legge; il compito dell'Ispra dovrebbe rimanere quello di proporre eventuali limitazioni, come stabilisce la norma, ma ormai è prassi consolidata che anche i tribunali considerino tali pareri, essendo l'unica espressione esistente nel procedimento, volontà e scelta dello Stato –:

   quali siano state le modalità di ricerca messe in campo dall'Ispra per redigere i pareri di cui in premessa, soprattutto, se gli atti adottati da Ispra possano effettivamente annoverarsi quali pareri di natura tecnico-scientifica, tenuto conto del fatto che contengono prescrizioni puntuali sulle azioni da adottare, non residuano apparentemente margine per le regioni.
(4-10304)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO e DI GIORGI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 25 giugno 2021, con decreto ministeriale n. 730, è stato pubblicato il bando contenente modalità e contenuti delle prove di ammissione ai corsi di laurea e laurea magistrale a ciclo unico in lingua italiana ad accesso programmato a livello nazionale, anno accademico 2021/2022 in medicina e chirurgia e in odontoiatria e protesi dentaria;

   al test di ammissione, svoltosi il 3 settembre 2021, hanno presentato domanda 63.972 studentesse e studenti per i corsi in lingua italiana e 13.404 per quelli in lingua inglese, a fronte di 14.020 posti disponibili;

   come stabilito dal suddetto decreto, il test è composto da 60 quesiti a risposta multipla da completare in 100 minuti; sono assegnati 1,5 punti per ogni risposta esatta, meno 0,4 punti (-0,4) per ogni risposta sbagliata e 0 punti per ogni risposta omessa;

   in seguito alla pubblicazione delle soluzioni ai quesiti sul sito ministeriale, sono stati rilevati alcuni errori: in particolare, la domanda n. 56, a causa dell'omissione di un segno grafico, è stata annullata con la conseguente assegnazione di 1,5 punti a tutti i partecipanti; i quesiti nn. 2, 21 e 23, pur essendo corretti, recavano risposte errate nel documento pubblicato al termine della prova;

   in data 10 settembre 2021, sul sito ufficiale del Ministero dell'università e della ricerca, risulta pubblicato nuovamente il documento con le risposte corrette;

   malgrado ciò, centinaia di segnalazioni continuano a contestare la risposta al quesito n. 21, che non solo parrebbe errata anche nell'ultimo documento pubblicato, ma perché non conterrebbe una soluzione corretta tra le possibili opzioni di risposta;

   secondo quanto segnalato dal presidente di Consulcesi, il network legale specializzato in diritto sanitario, vi sarebbero ulteriori «errori e irregolarità nella prova» e «calcoli sbagliati relativi agli errori riconosciuti dal ministero e discrepanze di punteggio di 1,9 punti»;

   in data 24 settembre 2021, nella pagina riservata del portale «Universitaly», i candidati potranno prendere visione del proprio elaborato, del proprio punteggio e della propria scheda anagrafica successivamente, in data 28 settembre 2021, sarà pubblicata la graduatoria nazionale di merito nominativa;

   è ragionevole credere che gli errori presenti nella prova di ammissione abbiano avuto una rilevante influenza sullo svolgimento del test;

   quanto riportato sta già generando centinaia di ricorsi al Tribunale amministrativo regionale per chiedere l'annullamento della graduatoria e di tutta la procedura selettiva –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per garantire la regolarità delle procedure selettive e assicurare l'accesso ai corsi di medicina per l'anno accademico 2021/2022 anche nel rispetto e la tutela di coloro i quali sono stati penalizzati dagli errori contenuti nel test.
(5-06729)

Apposizione di firme a mozioni.

  La mozione Rampelli e altri n. 1-00491, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 giugno 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Meloni.

  La mozione Manzo e altri n. 1-00509, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 settembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Faro.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  La interrogazione a risposta in Commissione Baratto n. 5-06696, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 settembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Vietina.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Rampelli n. 1-00491, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 518 del 4 giugno 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    la storia di Alitalia si intreccia, a doppio filo, con la storia d'Italia, fino a diventarne simbolo e paradigma: una storia che ha conosciuto stagioni d'oro, spazzate via dagli ultimi trent'anni di graduale declino, ascrivibile a errori di strategie industriali, a scenari avversi, ma anche alla responsabilità della politica che ha spesso visto nella compagnia di bandiera un terreno da lottizzare;

    Alitalia nasce il 16 settembre 1946, appena dopo la fine della Seconda guerra mondiale, con il nome di Alitalia-Aerolinee Internazionali Italiane. Il primo volo della compagnia avviene il 5 maggio 1947, con voli da Roma per Torino e Catania e appena due mesi dopo decolla con il primo volo internazionale, nella tratta Roma-Oslo;

    il 31 ottobre 1957 la compagnia si fonde con Linee aeree italiane (Lai); nel 1960, Alitalia diventa sponsor, ufficiale delle Olimpiadi di Roma, acquisendo notorietà in tutto il mondo. Nello stesso anno vengono introdotti i primi aerei a reazione, mentre l'anno successivo segna l'apertura dell'Aeroporto di Roma-Fiumicino, nel quale la compagnia posizionerà il suo snodo principale. Dieci anni dopo diventa la prima compagnia europea ad avere in flotta solo aerei a reazione e, con la consegna del primo Boeing 747-100, adotta un nuovo logo, la classica «A» tricolore che viene riportata su tutte le code degli aerei, simbolo della nuova livrea;

    nel 1959 Alitalia raggiunge il traguardo dei 3 milioni di passeggeri trasportati e negli anni '60 vive un periodo di crescita vertiginosa, superando nel 1982 i 10 milioni di passeggeri trasportati. La compagnia aerea diventa la terza d'Europa, dietro solo a Lufthansa e British Airways per numero di voli;

    prima di iniziare il suo declino Alitalia rappresenta un orgoglio italiano, compagnia efficiente e invidiata, con i migliori servizi a bordo;

    diversi sono i fattori che incidono sull'inizio della crisi: la concorrenza sleale consentita alle compagnie low cost, la concorrenza non gestita dell'alta velocità e l'attentato terroristico alle Torri Gemelle, con le conseguenti nuove rigide norme, gli errori interni all'azienda, in particolare la riduzione delle tratte intercontinentali e gli scarsi investimenti sull'innovazione o, peggio, i mancati investimenti, gli acquisti con leasing capestro, i costi stellari del carburante, la privatizzazione dell'aeroporto di Fiumicino, l'esternalizzazione di alcuni servizi, tra cui la prestigiosa Alitalia Maintenance System;

    nel 1993 ha inizio un dialogo per la fusione con Air France ma il risultato non è quello sperato e, a causa del piano di taglio del personale di quattromila unità, l'accordo fallisce; dopo essere stata per cinquant'anni un'azienda pubblica, nel 1996 Alitalia viene parzialmente privatizzata: il Governo Prodi quota in borsa il 37 per cento della compagnia, neanche la privatizzazione porta i benefici sperati e, perciò, si cerca una nuova fusione con la compagnia aerea olandese KLM; la compagnia italiana torna in utile, grazie anche all'accordo con i dipendenti che rinunciano a aumenti salariali in cambio di azioni dell'azienda, ciononostante il 28 aprile 2000 KLM interrompe le trattative per la fusione lamentando le indecisioni del Governo sullo schema di ripartizione dei voli sui due aeroporti di Milano: Malpensa e Linate; l'operazione KLM poco tempo dopo viene conclusa da Air France;

    Alitalia si mette di nuovo alla ricerca di un partner: nel 2002 si allea con Air France ed entra a far parte della associazione internazionale SkyTeam; nel 2006 si punta a una seconda privatizzazione, con l'obiettivo di cedere il 39 per cento della società, con conseguente offerta pubblica di acquisto sul restante delle azioni, ma anch'essa fallisce a causa di una procedura di gara molto complessa che finisce per scoraggiare i pretendenti; solo Air France sembra disposta a rilevare la Compagnia di bandiera italiana: l'accordo prevede l'aumento di capitale per un miliardo di euro, l'iniziale ridimensionamento della flotta aerea e il taglio 2.100 posti di lavoro, ma anche questa trattativa non si chiude per ostilità politiche e sindacali;

    nel 2009, dopo la deflazione di Air France, entra in gioco la Compagnia aerea italiana (CAI), una holding di imprenditori con il piano di sviluppare il business sui voli nazionali, aumentandoli del 50 per cento, e tagliando, invece, trenta destinazioni internazionali; si riduce il numero di velivoli, che passano da 175 a 109, ma le compagnie low cost e i treni ad alta velocità mandano in fumo i piani, anche per un deficit di gestione generale del trasporto aereo e di protezione delle prerogative di Alitalia; nel 2011 Alitalia CAI chiude il bilancio con 69 milioni di euro in perdita, ma nel 2012 l'Italia entra in piena recessione economica e Alitalia subisce il contraccolpo, perdendo oltre 600.000 euro al giorno e chiudendo il 2012 con 280 milioni in rosso e il 2013 con una perdita di oltre 500 milioni;

    la compagnia è per l'ennesima volta in cerca di un acquirente: nel 2014 si arriva a un accordo con Etihad, compagnia degli Emirati arabi, nasce la joint venture Alitalia Sai, con il 49 per cento in mano all'azienda del Medio Oriente e il 51 per cento controllato dai vecchi azionisti di CAI con l'aggiunta di Poste Italiane; il colosso arabo per il rilancio spende 565 milioni di euro e riduce subito le tratte brevi, in quanto su queste dominano Ryanair e le altre low cost, ma impone fallimentari strategie sul lusso che portano Alitalia a non mantenere gli obiettivi di rilancio previsti dal Piano industriale elaborato da Abu Dhabi;

    nell'aprile del 2017 si opta per un salvataggio di Alitalia con un investimento di circa due miliardi di euro da parte degli azionisti; per approvare la misura si richiedono sacrifici ai lavoratori da condividere in un referendum tra i dipendenti e la vittoria del «no» alla richiesta di nuovi esuberi, circa duemila, è schiacciante, così il Consiglio di amministrazione di Alitalia prende atto della situazione patrimoniale deteriorata dell'azienda e richiede l'amministrazione straordinaria che, di fatto, taglia fuori dalla gestione della compagnia Etihad Airways e tutti i soci di minoranza; in quell'occasione il Ministero dello sviluppo economico eroga un prestito ponte di 900.000 euro, operazione che attira le accuse dall'Unione europea di aiuti di Stato;

    in quasi quattro anni di amministrazione straordinaria, vengono concessi 1,3 miliardi di euro dei due prestiti dello Stato e 297 milioni di euro di ristori per COVID-19 a compensazione del crollo del traffico aereo del 2020; cifra, quest'ultima, decisamente inferiore a quelle autorizzate dall'Unione europea per altre compagnie di bandiera; il Governo Conte approva la costituzione di una newco (Ita) per rilevare asset da Alitalia e far nascere una nuova compagnia di bandiera e per questo progetto impegna tre miliardi di euro di futura capitalizzazione per la newco, direttamente controllata al 100 per cento dai MEF, guidata da Fabio Lazzerini e Francesco Caio;

    la vicenda Alitalia raggiunge un punto di non ritorno: la cassa è in rapido esaurimento, gli stipendi non vengono pagati e se non sarà risolto il braccio di ferro con la Commissione europea, che vuole imporre la nascita di una mini-compagnia pubblica, la cui prospettiva farà arrivare in brevissimo tempo alla messa a terra degli aerei; ciò significherebbe la sospensione delle licenze di volo da parte di ENAC e la conseguente liquidazione dell'azienda, con le prevedibili pessime ricadute occupazionali e di immagine per l'intera nazione;

    il 1° aprile 2021 i dipendenti hanno ricevuto, in ritardo, il 50 per cento degli stipendi di marzo. Secondo dati visionati dal Sole 24 Ore, ci sono assistenti di volo che hanno ricevuto chi solo nove euro, chi 72 o 75,50 euro. I più fortunati hanno ricevuto «poche centinaia di euro», denunciano i lavoratori. Sulla busta paga dei naviganti incide molto la quota variabile, legata alle ore di volo, che, come è facile immaginare, a causa del COVID-19 sono crollate. Nelle cifre dell'acconto mancano l'anticipo della Cassa integrazione guadagni straordinari base che, da marzo, viene versata dall'Inps (fino a circa mille euro al mese) e l'integrazione all'80 per cento degli stipendi effettivi pre-COVID, anch'essa versata dall'Inps. Il costo degli stipendi di un mese era di 18 milioni di euro fino a febbraio. Con il passaggio all'Inps dell'erogazione della Cassa integrazione guadagni straordinari base, l'onere degli stipendi per la compagnia si è ridotto a 12 milioni. Alitalia però non ha queste somme per saldare le buste paga e, a causa dell'incertezza del momento storico, non può far conto sugli anticipi dei viaggiatori sui biglietti acquistati;

    secondo i dati che la compagnia ha predisposto per l'ENAC e il Ministero dello sviluppo economico, l'anno scorso i ricavi si sono ridotti dai 3.141 milioni di euro del 2019 a 829 milioni e, tenendo conto dei 272 milioni di indennizzi per COVID-19 già incassati, Alitalia «arrotonda» i ricavi a 1.101 milioni. Su questa base, ha spiegato il direttore generale Giancarlo Zeni, nel 2020 ci sarebbe una perdita operativa di 464 milioni, il peggioramento rispetto al 2019 sarebbe di 20 milioni; se si escludono gli indennizzi per COVID-19, però, la perdita operativa precipita a -715 milioni; la perdita netta calcolata da Alitalia è -484 milioni (ma salirebbe a -756 milioni senza ristori per COVID-19), rispetto ai -619 milioni del 2019;

    a breve potrebbe arrivare anche la decisione della Commissione europea di condanna di Alitalia a restituire 1,3 miliardi di euro di aiuti di Stato ricevuti dopo il commissariamento, a meno che i prestiti non vengano trasformati in quote societarie di Stato, cioè in acquisto da parte del Ministero dell'economia e delle finanze o di Cassa depositi e prestiti;

    secondo le dichiarazioni del Ministero dello sviluppo economico, «il mandato del governo è negoziare con l'Unione europea un piano per la Newco Ita in grado di mantenersi da sola. Il piano deve essere ulteriormente affinato per raggiungere l'obiettivo»; in particolare, il Governo starebbe pensando a un trasferimento del lotto «aviation», cioè una parte dei velivoli, gli slot aeroportuali, una parte minimale del personale navigante, senza bando di gara a nuova società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di traghettare la compagnia verso un nuovo partner industriale;

    nonostante l'azienda sia stata sotto la supervisione di quattro Governi che si sono succeduti, dal 2017 a oggi, i dipendenti non hanno alcuna certezza sul loro futuro e, ancora peggio, oggi temono la peggiore delle soluzioni praticabili: lo smembramento, la riduzione e la frammentazione dell'azienda, che potrebbe lasciare il ricco mercato del trasporto aereo italiano in mani straniere;

    non sono questi i presupposti che la politica aveva posto nel momento in cui si è impegnata a trovare una soluzione strutturale, che risolvesse contemporaneamente fattori esogeni legati all'assetto generale del trasporto aereo italiano ed elementi endogeni, legati alla mala gestione aziendale che ha portato alla dichiarazione d'insolvenza;

    è ancora necessario sanare le condizioni di pratiche anticoncorrenziali che hanno fortemente penalizzato tutte le aziende di trasporto aereo italiane; è ancora imperativo mantenere una compagnia di bandiera, campione dell'interesse nazionale di quella che è la seconda nazione manifatturiera d'Europa e meta di attrazione turistica di prima grandezza; è ancora doveroso dare risposte alle quasi undicimila famiglie, più altri trentamila lavoratori dell'indotto, su un futuro che non può essere caratterizzato da cronica incertezza; occorre liberarle dell'incertezza di una insensata riduzione della dimensione dell'azienda, già tentata in lodi fallimentari passati e, conseguentemente, della forza lavoro;

    i Governi che si sono succeduti in questi anni, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, non sono riusciti a dare risposte definitive per riportare i costi sotto controllo, ma hanno di fatto procrastinato la condizione di crisi;

    manager e analisti economici ritengono la partenza immediata di una mini compagnia Ita un errore strategico, industriale e commerciale e, di fatto, rischia di essere una strada non percorribile per una serie di impedimenti burocratico-amministrativi, tecnico-procedurali e politico-sindacali: il primo ordine di problemi risiede nelle richieste dell'Unione europea; se non vuole passare attraverso un bando pubblico di vendita, Ita non deve avere nessun punto di contatto con Alitalia e ciò significherebbe rinunciare allo storico e prestigioso marchio, assumere personale con reclutamento dal mercato, cedere diritti di traffico inutilizzati, nonché ridurre la flotta. Misure draconiane che, in realtà, non risultano nei trattati di funzionamento dell'Unione europea, ma che il commissario alla concorrenza, Margareth Vestager, ha liberamente interpretato quali condizioni per concedere l'autorizzazione alla partenza di questa nuova realtà societaria; peraltro, le regole europee impediscono che Ita parta nell'immediato per una serie di obiezioni sollevate al piano industriale presentato alla Commissione europea e rimaste irrisolte, lasciando campo libero alle compagnie low cost per sfruttare a proprio vantaggio la stagione turistica estiva;

    il secondo ordine di problemi risiede nei requisiti tecnico-procedurali per ottenere le relative licenze di operatore aereo: se è vero che i vertici di Ita hanno chiesto le autorizzazioni da poco tempo, sono necessari mesi prima di ottenere dette autorizzazioni, troppi per una società in amministrazione straordinaria che non ha la liquidità sufficiente per continuare le operazioni;

    dal punto di vista politico-sindacale devono essere affrontati preventivamente i temi che riguardano le tutele dei lavoratori: i tre miliardi stanziati per la partenza di Ita si inseriscono in un quadro industriale in cui il numero di aerei sarebbe rimasto invariato; ma la proposta di piano industriale presentata in Parlamento prevede cinquanta aeroplani, la logica conseguenza è, dunque, quella di tagliare cinquemila posti di lavoro con relative ricadute sui conti pubblici; secondo una stima approssimativa, la somma necessaria per il personale da ricollocare in cassa integrazione e mobilità, più i prepensionamenti, richiederebbe uno sforzo finanziario a carico della finanza pubblica valutabile intorno a due miliardi;

    delle due l'una: o il capitale di partenza è uguale a tre miliardi, meno due di ammortizzatori sociali, oppure ai tre miliardi se ne devono aggiungere altri due per ricollocare il personale in eccesso e, in questo caso, investire cinque miliardi per tagliare posti di lavoro e dimezzare la flotta. Ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo si tratta di un pasticcio che gli economisti studieranno per i prossimi anni per capirne la logica;

    tutto questo senza considerare che nessuno oggi è in grado di fare previsioni sul futuro di Ita nel mercato concorrenziale odierno, poiché è opinione praticamente unanime dei principali esperti del trasporto aereo che, con la soglia dimensionale prevista, il tempo di sopravvivenza può essere non superiore a un anno e mezzo prima del prossimo fallimento;

    sintetizzando, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo appare velleitario pensare di risolvere i problemi attuali di Alitalia istituendo una nuova realtà societaria con le caratteristiche citate;

    Alitalia è molto di più di una «famiglia un po' costosa», citazione del Presidente Draghi, e dalle decisioni della politica dipendono i destini di circa centomila persone che vivono con angoscia questa ennesima crisi industriale; una via di uscita allo smembramento, alla riduzione e alla frammentazione di un asset vitale per l'economia nazionale è ancora percorribile;

    disporre di un mercato nazionale che in periodo pre-COVID poteva contare su circa centonovanta milioni di passeggeri e che aveva ampie possibilità di crescita sul mercato intercontinentale e del trasporto merci, è un dono che poche nazioni possono vantare e che non può è non deve essere disperso o regalato alla concorrenza;

    in questi anni, peraltro, Alitalia ha operato in un mercato difficile, con condizioni di mercato fortemente svantaggiose e, come scritto, di continua concorrenza sleale: in Italia le compagnie aeree sono ostaggio, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo di alcuni monopolisti come Atlantia che gestisce l'aeroporto di Fiumicino, applicando tariffe tra le più alte d'Europa, ed Enav, l'ente di assistenza al volo di grande prestigio, che applica però tariffe considerate le seconde più costose del continente; dall'altro canto, la compagnia subisce anche il peso del dumping sociale da parte di vettori che ricevono sovvenzionamenti pubblici (tramite gestori aeroportuali e regioni), mascherati da operazioni di co-marketing e che soprattutto sul personale applicano legislazioni straniere ultracompetitive rispetto alle tasse, ai contributi, ai contratti vigenti nello Stato italiano e al numero di addetti impiegati;

    secondo la denuncia dei sindacati, infatti, le compagnie low cost continuano a muoversi liberamente in Italia senza rispettare le leggi in materia di salute e sicurezza, sulla maternità e la paternità, sulla tredicesima mensilità (che non viene erogata), sul Tfr che non è accantonato, sui contratti precari stipulati con agenzie interinali aventi base in Irlanda che affittano il personale e sul numero di piloti disponibili per volo. In caso di malattia, i lavoratori non vengono retribuiti. In aggiunta, Ryanair riceve ogni anno decine e decine di milioni di euro dagli aeroporti e dalle regioni. Oltre 100 milioni di euro solo nel 2015;

    non è un caso che, ad esempio, in Francia e Regno Unito le compagnie low cost non possano atterrare sugli aeroporti centrali, ma solo nelle loro province per non ledere la compagnia nazionale, mentre in Italia c'è una presenza massiccia sui medesimi aeroporti delle città principali;

    il problema delle forniture è stato rilevato nella sua gravità in questi anni; esse sono tutte regolarmente fuori mercato: esperti nella gestione di compagnie aeree hanno calcolato che nel bilancio ci siano circa 650 milioni di euro di costi non imputabili all'attività di volo. Le prime quattro voci di bilancio di una compagnia aerea sono: carburante, leasing, manutenzione e personale. Ebbene, tutte le forniture di carburante (nonostante lo Stato controlli un colosso come Eni), leasing e pezzi di ricambio sono fuori mercato, contribuendo ad alimentare un passivo di centinaia di milioni l'anno;

    se si considera il rapporto tra dipendenti e aerei ci si accorge che l'Alitalia è la compagnia più competitiva d'Europa, al netto delle low cost, a causa della diversa tipologia di contratti già descritta. Ad esempio, a bordo di un aereo di una nota compagnia low cost irlandese, solo due su sei membri di equipaggio risultano assunti, mentre il resto è alle dipendenze di un'agenzia interinale. Se invece si considerano le principali compagnie europee (Air France, Lufthansa, British, Iberia e altro) si vede che esse impiegano mediamente dai 100 ai 120 addetti per aeroplano. Basta un calcolo elementare per scoprire che, con 118 aerei l'Alitalia ha 10.600 dipendenti, quindi sotto il livello delle altre compagnie;

    il salario di un pilota Alitalia è ampiamente al di sotto di quello di tutti i concorrenti e addirittura più basso delle compagnie low cost. Da notare che le condizioni contrattuali non riguardano il semplice salario, ma anche le quote accantonate per la previdenza e l'assistenza sanitaria. Se poi si va a paragonare il costo di un pilota Alitalia con un pilota delle maggiori compagnie (Lufthansa, British, Air France, Iberia e altro) ci si accorge che la differenza è notevole e oscilla intorno al 30 per cento (in meno) dei concorrenti. Dunque, con il 16,8 per cento del fatturato, l'Alitalia ha il costo del personale più basso di tutte le concorrenti;

    durante la prima fase di emergenza pandemica, mentre le compagnie low cost hanno messo a terra i loro aerei per carenza di passeggeri, Alitalia ha garantito la connettività della Nazione, volando anche con 10 passeggeri, pur di non interrompere un servizio essenziale e riportare a casa connazionali rimasti bloccati all'estero; e, ancora, Alitalia è l'unica compagnia che trasporta organi per i trapianti, radiofarmaci e passeggeri in barella;

    infine, il volo intercontinentale più ricco per il mercato, Milano-New York, è affidato a Emirates (in gergo aeronautico, quando si collegano due città di Paesi diversi da quello per cui batte il timone delle rispettive compagnie, si chiama diritto di quinta libertà), mentre nulla di simile si registra nelle tratte Parigi-Los Angeles, Francoforte-Tokyo o Madrid-Buenos Aires per Air France, Lufthansa e Iberia;

    per far fronte all'emergenza pandemica, la Francia ha sospeso il pagamento delle tasse dovute dalle compagnie aeree francesi, con il beneplacito dell'Unione europea che, peraltro, ha adottato criteri differenti per gli indennizzi: Alitalia riceve 9 euro per posto non pagato; Air France 88;

    Alitalia, negli ultimi anni, ha certamente registrato perdite ingenti, ma è doveroso chiarire che, con la gestione pubblica, le perdite erano molto inferiori, a conferma del fatto che la presenza dello Stato è determinante per la difesa di un interesse pubblico strategico in una nazione che vive di turismo, cultura, enogastronomia, manifattura, promozione del made in Italy: presidiare la sovranità delle infrastrutture e dei collegamenti è vitale per l'Italia; quando lo Stato era azionista (anche se di minoranza) l'azienda fatturava circa cinque miliardi e perdeva 350 milioni l'anno, praticamente il 7 per cento del fatturato; durante la gestione privata perdeva 600 milioni l'anno con un fatturato di 2.400 milioni, praticamente il 25 per cento; senza contare che lo Stato dava lavoro a 24.000 persone, mentre oggi l'azienda non arriva alle 11.000 unità;

    la campagna mediatica degli ultimi anni ha gettato fango sulla compagnia di bandiera, dipinta come una società decotta, mantenuta in vita dallo Stato, ma destinata a essere accompagnata verso morte certa. Nessuno dice che abbiamo la compagnia tra le più sicure del mondo e la più puntuale in Europa, con record sedimentati in settant'anni di attività nei quattro angoli del pianeta, che fanno invidia alle altre compagnie, con i migliori piloti, il catering primo fra tutti, gli operai specializzati e gli addetti alla manutenzione più bravi, l'assistenza al volo più professionale;

    non solo, nessuno mette in conto che un'azienda che fattura cinque miliardi di euro l'anno paga solo di Iva un miliardo allo Stato e versa l'Irpef sugli stipendi dei dipendenti: se si conta quanto l'azienda ha versato ci si rende conto facilmente che non è stata una perdita per la collettività, senza contare il valore dell'indotto che mette in circolo nell'economia un circuito esteso e altrettanto virtuoso. Andrebbe considerato quanto costerà non avere più Alitalia, quanto perderemmo se fossimo costretti a volare con altre compagnie per promuovere l'Italia nel mondo e garantire la continuità territoriale con regioni economicamente svantaggiate e tutti i servizi pubblici essenziali;

    la sovranità garantita dalla Costituzione è un diritto che si compone di tanti piccoli tasselli, tra cui la libertà di volare autonomamente, proprietari dei propri interessi economici, capaci anche di salvaguardare una delle tradizioni aviatorie più prestigiose della storia moderna; una mini compagnia di volo non ci farà toccare il cielo della rinascita italiana;

    finora, nonostante 1,3 miliardi di euro di prestiti e otto proroghe alla restituzione, non si è riusciti a definire una strada chiara per rimettere in corsa Alitalia;

    solo un piano industriale serio può salvare la compagnia, in particolare intervenendo sulle cause principali della crisi aziendale: costi di funzionamento troppo elevati, scelte industriali sbagliate, tasse aeroportuali fuori misura, costo del carburante fuori mercato, contratti di leasing stellari, mancata sinergia con le gestioni aeroportuali, indebolimento delle tratte a lungo raggio che sono quelle sulle quali è possibile ottenere i maggiori ricavi, concorrenza sleale delle compagnie low cost, esternalizzazioni di servizi a elevata professionalità, assurdità della concorrenza con l'alta velocità invece della necessaria sinergia;

    il cargo aereo costituisce una sezione strategicamente importante del trasporto merci, rappresentando l'unica modalità di trasporto che consente di raggiungere in un breve lasso di tempo i mercati di destinazione finale. Si tratta di un settore di fondamentale importanza sia per l'export che per l'import, in particolare se utilizzato nelle filiere dell'elettronica, della meccanica e della farmaceutica, dove occorre raggiungere in un breve lasso di tempo i mercati di destinazione finale;

  sinora il Governo ha disatteso ogni impegno assunto in sede parlamentare con riferimento al destino di Alitalia/ITA, sia quello relativo alla tutela della forza lavoro approvato lo scorso 13 maggio dalla Commissione trasporti, sia quello di mantenere all'interno del perimetro aziendale della nuova compagnia il comparto manutenzione nella sua totalità,

impegna il Governo:

1) ad aprire immediatamente il tavolo tra le parti sociali e il Governo al fine di tutelare i posti di lavoro di Alitalia in una prospettiva strategica di piena occupazione in Ita e di verificare, per quanto di competenza, che da parte dei vertici della nuova società siano assicurate corrette relazioni sindacali;

2) ad adottare ogni iniziativa volta a tutelare il personale di Alitalia affinché questo sia riassorbito all'interno di Ita nella sua totalità, secondo tempi certi, e ad adottare iniziative affinché, nelle procedure assunzionali, i vertici di Ita applichino il contratto collettivo nazionale del trasporto aereo, come richiesto dalle parti sociali e come previsto dalla normativa nazionale;

3) in tale prospettiva, ad adottare iniziative per garantire, nel frattempo, la prosecuzione degli strumenti di sostegno al reddito in favore del personale non ancora ricollocato, nonché il mantenimento delle certificazioni e la tutela delle professionalità acquisite;

4) ad adottare iniziative per consentire che la nuova compagnia di bandiera Ita possa garantire la mission di Alitalia, già compagnia di bandiera nazionale, e livelli occupazionali consoni agli standard delle principali compagnie aeree europee;

5) ad adottare iniziative per individuare strumenti che consentano di rivedere nel loro insieme le strategie e le architetture operative, quali ad esempio quelle volte a preservare l'unitarietà degli asset di Alitalia, ridando primaria importanza all'attività di cargo, ricezione aeroportuale, manutenzione, addestramento e attività di lungo raggio, e aprendo alla vendita della fornitura di questi servizi alle compagnie aeree straniere;

6) in tale ambito ad adottare iniziative per rivedere il Piano industriale di Ita del 15 luglio 2021, nel senso di un'accelerazione del programma di potenziamento della flotta aerea, fissando già per il 2022 l'obiettivo di cento velivoli;

7) ad adottare iniziative per assicurarsi che la società Ita partecipi alle gare che verranno bandite per assegnare i servizi di handling e manutenzione, in accordo con quanto contenuto nel Piano industriale già favorevolmente valutato dalle competenti Commissioni parlamentari;

8) ad adottare iniziative di competenza necessarie a consentire al Parlamento di svolgere il ruolo previsto dall'articolo 79 del decreto-legge n. 18 del 2020, trasmettendo allo stesso tutti i documenti delle istituzioni italiane ed europee competenti e coinvolte nella procedura di autorizzazione di Ita;

9) ad adottare iniziative per rivedere, per Ita, la gestione operativa finanziaria dei costi sui servizi che hanno contribuito al dissesto finanziario della precedente compagnia di bandiera quali: costi di fornitura di carburante, costi di fornitura di servizi aeroportuali, costi di leasing, costi di manutenzione e costi commerciali;

10) ad assumere ogni iniziativa di competenza per rimodulare le tasse di navigazione e assicurare costi operativi in linea con il mercato;

11) ad assumere ogni iniziativa di competenza affinché siano date a Ita pari opportunità per le agevolazioni di cui beneficiano le compagnie aeree low cost;

12) ad adottare iniziative volte ad incentivare una collaborazione commerciale tra Ita e Trenitalia per elaborare un piano di intermodalità tra trasporto aereo e trasporto ferroviario alta velocità, per assicurare connessioni più rapide e capillari sul territorio nazionale, e una maggiore sostenibilità ambientale in linea con gli obiettivi dell'Agenda 2030;

13) a ridefinire un Piano dei trasporti aereo nazionale complessivo, sulla base del Piano Enac 2012 – studio Kpmg-Onework-Nomisma, in una ottica di rilancio di tutto il settore del trasporto aereo, comprendendo le aree infrastrutturali, le aree di manutenzione, le aree di logistica, le aree di addestramento, le aree cargo, le aree commerciali e individuando lo spazio per l'integrazione sinergica tra Ita e il settore produttivo industriale aeronautico italiano;

14) ad adottare iniziative per ridefinire il Piano nazionale aeroporti, e per prevedere la realizzazione di un terzo aeroporto del Lazio da destinare a voli low cost e con funzioni di aeroporto di servizio e di supporto al principale hub nazionale;

15) ad adottare iniziative per dare immediato avvio all'operatività del settore cargo;

16) ad adottare iniziative di competenza affinché la nuova azienda affidataria del servizio clienti di Alitalia mantenga sia la propria sede legale e amministrativa, sia la propria sede operativa sul territorio nazionale, salvaguardando i lavoratori coinvolti.
(1-00491) (Ulteriore nuova formulazione) «Rampelli, Lollobrigida, Silvestroni, Mollicone, Meloni».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza urgente Gribaudo n. 2-01322 del 13 settembre 2021;

   interpellanza urgente Invidia n. 2-01326 del 14 settembre 2021;

   interrogazione risposta scritta Carbonaro n. 4-10289 del 22 settembre 2021.