Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 20 settembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il costante aumento di eventi naturali avversi ha imposto, e tuttora impone, una seria riflessione sulla politica energetica;

    i principali esperti ritengono necessario evitare un aumento del riscaldamento globale tra 1,5 °C e 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali, pertanto, si è stabilito a livello comunitario di incentivare «Strategie di sviluppo a basse emissioni di gas serra di lungo periodo» con orizzonte al 2050. Su questa linea, la Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, nella sua Comunicazione sul Green Deal europeo, ha tracciato una strategia di crescita «mirata a trasformare l'Unione europea in una società giusta e prospera, dotata di un'economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall'uso delle risorse». Tale orientamento ha trovato conferma nelle conclusioni del Consiglio europeo del 12 dicembre 2019, con il supporto esplicito del Governo italiano;

    i principali strumenti messi in campo dall'Europa per diventare il primo continente «green» sono la decarbonizzazione di vari settori, incluso quello energetico ed il Sistema per lo scambio delle quote di emissione (Ets Emission Trading System);

    la decarbonizzazione prevede l'aumento dell'efficienza energetica e l'incremento della produzione elettrica da fonti rinnovabili, che deve essere necessariamente accompagnata dallo sviluppo e la diffusione di sistemi di accumulo necessari per compensare la non programmabilità degli impianti a fonti rinnovabili e dunque garantire la sicurezza del sistema e la continuità dell'approvvigionamento di energia elettrica;

    emergono ovviamente seri problemi di sostenibilità ambientale, in termini di consumo di suolo e impatti ambientali, con la necessità di promuovere a livello europeo la ricerca di soluzioni tecnologiche, ma anche operative, che consentano un corretto equilibrio tra sfruttamento delle risorse e decarbonizzazione; tuttavia la sostenibilità ambientale non può prescindere da quella economica e sociale, dalla tutela delle famiglie più vulnerabili, e dal contenimento delle ricadute sulla produzione e sulla competitività nazionale ed europea, anche tenendo conto che l'Europa è responsabile solo del 9 per cento delle emissioni globali e che solo una strategia globale e unitaria tra tutti i Paesi potrà produrre risultati concreti, senza danneggiare le nostre imprese in termini di costi e di competitività;

    il sistema di Ets, già operativo dal 2005, si basa sul principio del «cap and trade» («limita e scambia»). Per ridurre le emissioni dei settori industriali, l'Unione ha fissato il totale di emissioni di gas serra (cap) dei diversi settori. Le aziende hanno a disposizione un numero fisso di «quote», che ufficialmente si chiamano European Emission Allowance (Eua), ognuna delle quali permette l'emissione di una tonnellata di CO2 in un anno solare. Negli anni il tetto massimo è stato progressivamente abbassato, in modo da ridurre anche le emissioni di gas serra nell'atmosfera, e verrà ancora progressivamente abbassato costringendo tutte le aziende a inquinare di meno;

    il Green New Deal, quindi, investe due macro aree, quella ambientale e quella economica. La spinta comunitaria è quella di rendere l'Europa un mercato moderno, competitivo e sostenibile; tuttavia, l'aumento delle ambizioni dell'Unione europea sulla strada verso la neutralità climatica, che porta dal 40 al 55 per cento la riduzione delle emissioni entro il 2030 rispetto al 1990, ha determinato ulteriori incrementi dei costi ricadenti sulle imprese e di conseguenza sul prodotto finale e sui prezzi al consumatore; in un quadro simile destano, pertanto, forte preoccupazione le recenti notizie relative al possibile aumento del 40 per cento del costo dell'elettricità, legato all'aumento dei costi di emissione della CO2 nelle aste ETS e dei costi di approvvigionamento del gas naturale (tecnologia price maker nel mercato elettrico) oggetto di elevata domanda connessa alla ripresa economica mondiale e per i cui consumi l'Italia dipende per il 93 per cento di fornitura dall'estero;

    nei giorni scorsi l'escalation dei prezzi dell'energia elettrica ha raggiunto il massimo storico di 200 euro/MWh, estremamente elevato rispetto sia al prezzo medio 2020, pari a 38,1 euro/MWh, sia a quello del periodo gennaio-agosto 2021, pari a 77,06 euro/MWh; l'ammontare del costo della bolletta elettrica nazionale rischia di attestarsi il prossimo anno a 53 miliardi di euro, al netto delle imposte (accise più Iva), contro una media degli ultimi anni (a parte il 2020 caratterizzato dall'emergenza COVID-19) di circa 43 miliardi di euro;

    l'aumento dei prezzi dell'energia elettrica impatta sulle bollette degli italiani, che sono già pesantemente gravate dagli oneri di sistema quantificabili in circa 15 miliardi di euro, quali corrispettivi destinati alla copertura dei costi relativi ad attività di interesse generale per il sistema energetico, tra i quali rientrano la promozione dell'efficienza energetica, il sostegno alle energie rinnovabili (componente maggiormente rilevante), lo smantellamento delle vecchie centrali nucleari, il bonus sociale, il regime tariffario speciale per le ferrovie. Peraltro, da gennaio 2022 partirà l'applicazione in bolletta di una nuova componente degli oneri di sistema, che peserà per ulteriori circa 2 miliardi di euro, relativa al capacity market atto a garantire la sicurezza del sistema e l'approvvigionamento di energia elettrica per effetto della non programmabilità delle rinnovabili;

    i pesanti aumenti dell'energia colpiscono pesantemente le famiglie, sia direttamente con gli aumenti in bolletta e sia per gli inevitabili aumenti dei prezzi dei beni di consumo per effetto degli aumenti dei costi di produzione, e le attività economiche italiane che vedono ulteriormente indebolita la propria competitività sui mercati europei e internazionali che da anni beneficiano di prezzi dell'energia inferiori di quelli italiani;

    anche la spinta economica è fortemente a rischio. Le imprese italiane stanno registrando buoni segnali di ripresa e fatturato, dimostrando nuovamente che il marchio «made in Italy» può fare da traino per l'economia rendendo il Paese competitivo sul mercato globale nonostante la crisi pandemica in corso;

    l'aumento paventato dei costi dell'energia, di luce e gas, nel quarto trimestre del 2021, risulta molto maggiore di quello atteso nel terzo quadrimestre quando il Governo è già intervenuto con provvedimenti d'urgenza e impegnando 1,2 miliardi di euro per calmierare i potenziali rincari, contenendo al 15,3 per cento gli aumenti del gas e al 9,9 per cento quelli dell'elettricità; dei 1,2 miliardi impegnati a luglio circa 700 milioni erano i proventi delle aste Ets della CO2;

    il quadro normativo vigente disciplinato dal decreto legislativo 9 giugno 2020, n. 47, attuazione della difettiva (UE) 2018/410, prevede che i proventi delle aste Ets di CO2 devono essere destinati per 1 miliardo di euro ad ammortamento del debito pubblico e, per la parte residua, a interventi di mitigazione ambientale e di politica industriale, anche per finanziare interventi strutturali di mitigazione ambientale per la decarbonizzazione di settori industriali, in particolare di quelli esposti al rischio delocalizzazione, che sostengono il costo delle esternalità ambientali e già subiscono un più elevato onere legato all'aumento del costo dell'energia elettrica;

    l'aumento dei prezzi delle materie del comparto energia, che già dal mese di luglio segnano un forte rialzo, minacciano la durata del mercato e potrebbero provocare temporanee frenate, su cui è necessario un intervento del Governo per tutelare la competitività delle imprese e ridurre l'impatto negativo sui consumi delle famiglie;

    oltre al mercato energetico, la ripresa economica su scala globale, aveva già inciso negativamente sul comparto edilizia a causa del forte aumento delle materie prime del settore. In quell'occasione, grazie al proficuo intervento del gruppo della Lega, del Ministero dello sviluppo economico e del Ministro Giorgetti, si è provveduto ad approvare un emendamento al «decreto sostegni-bis» volto ad istituire un Fondo da 100 milioni di euro, creando un meccanismo di compensazione in favore delle aziende per bilanciare i rincari dei prezzi delle materie e impedire di ritardare ancora di più la realizzazione degli interventi;

    per affrontare il problema, che non è solo contingente, ma rischia di avere carattere strutturale, occorre da parte del Governo un imminente intervento «taglia bollette» per calmierare gli aumenti per il prossimo aggiornamento trimestrale effettuati dall'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, nonché interventi di carattere organico in ordine ad una revisione della disciplina degli oneri di sistema, dei costi di rete e delle imposte (accise più Iva) in bolletta, ad una revisione dei meccanismi di incentivazione degli strumenti già in atto, e all'individuazione di un percorso calibrato e sostenibile delle politiche energetiche nazionali che evitino in futuro aumenti dei prezzi dell'energia insostenibili,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per provvedere, come fatto per il terzo adeguamento trimestrale di quest'anno anno, allo spostamento di una parte degli oneri di sistema nella fiscalità generale, nonché a valutare in termini strutturali un prossimo riordino della disciplina delle varie componenti degli stessi oneri e delle altre voci in bolletta;

2) ad adottare iniziative per assicurare il sostegno a processi, prodotti e servizi coniugando sostenibilità ambientale, economica e sociale e, a tal fine, a valutare l'ipotesi di istituire un fondo volto a sostenere imprese e famiglie, in particolare quelle bisognose, attraverso un rafforzamento del bonus sociale che prevede sconti nelle bollette di luce e gas, in relazione all'aumento dei costi dell'energia, anche prevedendo sistemi di compensazione economica al fine di evitare un eccessivo aggravio di costi sui consumatori;

3) ad adottare iniziative per ridurre/sterilizzare l'imposta sul valore aggiunto che, pur non avendo correlazione diretta con il costo e l'approvvigionamento di energia, comporta un aumento del valore complessivo e unitario delle singole bollette;

4) ad assicurare il principio della neutralità tecnologica nel definire le politiche e nel promuovere lo sviluppo delle diverse tecnologie per il raggiungimento dei target climatici al 2030 e al 2050 e, in tale contesto, ad adottare iniziative per attuare un utilizzo equilibrato dei proventi delle aste Ets per calmierare i prezzi delle bollette di cittadini e imprese, senza tuttavia pregiudicare la quota destinata a finanziare interventi strutturali per la decarbonizzazione dei settori industriali manifatturieri, come previsto dalla direttiva (UE) 2018/410 e dalle nuove prescrizioni del pacchetto «Fit for 55 per cento», anche attraverso la costituzione di un fondo di decarbonizzazione;

5) a mettere in campo tutte le iniziative atte a ridurre la dipendenza del nostro Paese, in termini sia di energia sia di materie prime, a diversificare le fonti di approvvigionamento e a rafforzare la sicurezza e la resilienza del sistema energetico del Paese, con riferimento agli impianti, alle reti e alle riserve strategiche;

6) ad attivarsi, anche in sede europea, affinché nella imminente revisione del Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima), venga individuato un percorso calibrato delle politiche energetiche nazionali ed europee finalizzate ad evitare in futuro aumenti dei prezzi del gas insostenibili atti a comportare danni al sistema manifatturiero irreversibili e, al contempo, a produrre effetti positivi per la salute della terra, su cui l'Europa pesa solo per il 9 per cento di emissioni di CO2.
(1-00511) «Molinari, Bitonci, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Carrara, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Gastaldi, Gerardi, Germanà, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Mariani, Maturi, Micheli, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Snider, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Viviani, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».


   La Camera,

   premesso che:

    in data 2 maggio 2017, il consiglio di amministrazione di Alitalia ha deliberato la richiesta di ammissione della società alla procedura di amministrazione straordinaria di cui al decreto-legge n. 347 del 2003;

    il medesimo giorno, 2 maggio 2017, Alitalia ha quindi formalizzato istanza al Ministero dello sviluppo economico chiedendo l'ammissione della società alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi dell'articolo 2 del sopracitato decreto-legge e ha contestualmente presentato ricorso, avanti al Tribunale di Civitavecchia, allo scopo di vedere accertato e dichiarato il proprio stato di insolvenza ai sensi dell'articolo 4 del medesimo decreto;

    in accoglimento della citata istanza, con decreto del Ministero dello sviluppo economico emesso in pari data 2 maggio 2017 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, serie generale, n. 104 del 6 maggio 2017, Alitalia è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria di cui al decreto-legge n. 347 del 2003. Alla procedura di amministrazione straordinaria è stato preposto un collegio commissariale composto dal dottor Luigi Gubitosi, professor Enrico Laghi e professor Stefano Paleari. Al dottor Luigi Gubitosi sono state attribuite le funzioni di coordinatore del collegio commissariale;

    il Tribunale di Civitavecchia, sezione fallimentare, con sentenza n. 17 del 2017 dell'11 maggio 2017, ha dichiarato l'insolvenza di Alitalia ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge n. 347 del 2003;

    con successivo decreto del Ministero dello sviluppo economico in data 12 maggio 2017, City-liner è stata anch'essa ammessa, su istanza di Alitalia, alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto-legge n. 347 del 2003, e sono stati nominati quali commissari straordinari sempre il dottor Luigi Gubitosi, professor Enrico Laghi e professor Stefano Paleari. Al dottor Luigi Gubitosi sono state attribuite le funzioni di coordinatore del collegio commissariale. Il Tribunale di Civitavecchia, sezione fallimentare, con sentenza n. 18 del 2017 del 26 maggio 2017, ha dichiarato l'insolvenza di Cityliner ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge n. 347 del 2003;

    in data 25 ottobre 2017 le Società in amministrazione straordinaria hanno presentato al Ministero dello sviluppo economico istanza per la proroga di 90 giorni del termine per la presentazione del programma delle procedure di amministrazione straordinaria di Alitalia e Cityliner a far data dal 29 ottobre 2017. Con decreto in data 27 ottobre 2017 il Ministero dello sviluppo economico ha disposto «la proroga fino al 27 gennaio 2018 del termine di presentazione del Programma relativo alle società del Gruppo Alitalia in amministrazione straordinaria»;

    in data 27 gennaio 2018 i commissari straordinari hanno sottoposto alla valutazione del Ministero dello sviluppo economico il programma di cessione, previsto dall'articolo 27, comma 2, lettera a), del decreto legislativo n. 270 del 1999, individuato quale strumento per il raggiungimento delle finalità conservative del patrimonio produttivo, mediante prosecuzione, riattivazione o riconversione delle attività imprenditoriali di cui all'articolo 1 del decreto legislativo n. 270 del 1999 e redatto secondo quanto previsto dagli articoli 54 e seguenti dello stesso decreto e dalle applicabili disposizioni del decreto-legge n. 347 del 2003;

    con decreto del 23 marzo 2018 il Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato l'esecuzione del sopra citato programma di cessione dei complessi aziendali di Alitalia e Cityliner, depositato in data 26 marzo 2018 presso il Tribunale di Civitavecchia;

    in data 20 marzo 2019 il collegio Commissariale ha depositato presso il Ministero dello sviluppo economico istanza motivata di proroga per ulteriori dodici mesi del termine di esecuzione del sopracitato programma ai sensi dell'articolo 4, comma 4-ter, del decreto-legge n. 347 del 2003, stante l'esigenza di completare la procedura di cessione dei complessi aziendali in corso. Il Ministero dello sviluppo economico, previo parere positivo da parte del comitato di sorveglianza, con decreto del 7 maggio 2019 ha accolto l'istanza disponendo la proroga del termine di esecuzione del Programma al 23 marzo 2020;

    con decreto in data 12 dicembre 2019 l'avvocato Giuseppe Leogrande è stato nominato commissario unico delle procedure di amministrazione straordinaria delle società in amministrazione straordinaria in sostituzione del precedente collegio commissariale dimissionario;

    successivamente, con istanza presentata in data 22 gennaio 2020, il commissario straordinario delle società in amministrazione straordinaria, richiamato lo sviluppo del precedente tentativo di cessione dei complessi aziendali conclusosi con esito negativo, ha chiesto la proroga per ulteriori 12 mesi del termine di esecuzione del Programma, tenuto conto della necessità di integrare il programma già approvato mediante un piano avente ad oggetto le iniziative e gli interventi di riorganizzazione ed efficientamento della struttura e delle attività aziendali (il «piano di efficientamento») in ossequio al disposto del decreto-legge n. 137 del 2019, e in termini sostanzialmente contestuali, avviare una nuova procedura di cessione, previa ulteriore sollecitazione del mercato, nel rispetto dei princìpi di parità di trattamento, trasparenza e non discriminazione;

    il Ministro dello sviluppo economico, in accoglimento della predetta istanza, ha disposto la proroga per ulteriori 12 mesi, e, dunque, sino a tutto il 23 marzo 2021, del termine di esecuzione del programma con proprio decreto in data 25 febbraio 2020;

    in data 5 marzo 2020 è stato pubblicato sul sito web della procedura l'invito a manifestare interesse per l'acquisizione delle attività aziendali facenti capo ad Alitalia-S.A.I. s.p.a. e Alitalia Cityliner s.p.a., entrambe in amministrazione straordinaria. L'invito richiedeva ai soggetti interessati di manifestare, entro il 18 marzo 2020, il proprio interesse relativamente alte attività aziendali unitariamente considerate (lotto unico); ovvero, alternativamente, alle attività di aviation (lotto aviation, comprensivo dei beni e rapporti giuridici destinati alle attività di trasporto aereo delle società in amministrazione straordinaria, come risultanti dagli interventi di riorganizzazione ed efficientamento), e/o alle attività di handling (lotto handling, che include i beni e rapporti giuridici destinati allo svolgimento dei servizi in aeroporto per l'assistenza a terra a terzi) e/o alle attività di manutenzione (lotto manutenzione); il lotto unico comprende tutti i beni e i rapporti giuridici ricompresi nel lotto aviation, nel lotto handling e nel lotto manutenzioni;

    entro la scadenza sono pervenute una serie di manifestazioni di interesse, nello specifico 3 per il lotto unico, 3 per il lotto handling e 2 per il lotto manutenzione;

    con l'esplosione della pandemia da COVID-19 all'inizio dell'anno 2020 l'impostazione seguita fino a quel momento da parte del Governo è mutata, abbandonando la linea perseguita fino a quel momento, finalizzata alla valutazione di una cessione di Alitalia alle offerte provenienti dal mercato, per sostituirla con la strategia di una nazionalizzazione della compagnia;

    l'articolo 79 – nella versione originaria del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 – ha previsto l'istituzione una società di dimensioni contenute con un capitale sociale limitato e una missione di mero salvataggio del gruppo Alitalia. L'oggetto sociale della nuova società sarebbe stato necessariamente l'affitto dei rami d'azienda delle due società di amministrazione straordinaria e per questo la società avrebbe avuto dimensioni contenute corrispondenti al ridotto respiro del suo soggetto sociale e un capitale limitato. Allo stesso tempo, tale disposizione normativa ha di fatto legittimato il commissario straordinario di Alitalia a sospendere previo nulla osta da parte del Ministro dello sviluppo economico (prot. 6375 del 26 marzo 2020), la sospensione della procedura di cessione già avviata;

    l'impostazione dell'articolo di legge sopra citato è stata radicalmente rivista sempre dal Governo solo qualche mese dopo con l'articolo 202 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, con la finalità di perseguire l'obiettivo di assicurare il quadro normativo necessario al lancio di una società di mercato in totale discontinuità con Alitalia, al fine di garantire la creazione della nuova società su basi industriali solide e sostenibili e nel rispetto dell'ordinamento europeo, perché l'assenza anche solo di uno di questi due elementi ne avrebbe determinato l'insuccesso, rispettivamente, per ragioni di business o per motivi giuridici con effetti finanziari;

    ad agosto 2020 si è reso necessario un ulteriore intervento normativo, con l'articolo 87 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104. Si interviene sulla costituzione della nuova società pubblica, specificando che in sede di prima applicazione è autorizzata la sua costituzione anche ai fini della elaborazione del piano industriale che dovrà essere sottoposto alle valutazioni della Commissione europea oltre che a quelle del Parlamento nazionale (per il tramite delle commissioni parlamentari competenti). Inoltre, e sempre in sede di prima applicazione, fermo restando lo stanziamento dei 3 miliardi già previsto dalla norma precedente, il capitale sociale della nuova società è individuato in 20 milioni di euro. Intervento normativo che lascia trasparire una forte incertezza in merito alle valutazioni in sede europea e, forse per questo, si limita la nascita della nuova società pubblica, dotata di un capitale minimo di soli 20 milioni, alla sola redazione del piano industriale da sottoporre alla Commissione europea;

    per circa un anno la sorte di Alitalia e di Ita spa rimane di fatto sospesa fino al 15 luglio 2021 quando si è conclusa positivamente la discussione con la Commissione europea. In tale data il Ministero dell'economia e delle finanze ha annunciato la partenza operativa di Ita a far data dal 15 ottobre e il consiglio d'amministrazione ha approvato le nuove linee del piano industriale 2021-2025, sulla base di quanto discusso con la Commissione europea;

    come comunicato dal Governo nel corso dell'audizione del 28 luglio svolta presso le Commissioni riunite trasporti e attività produttive della Camera dei deputati, Ita può essere capitalizzata con 1,35 miliardi di euro, suddivisi in tre tranche di cui la prima pari a 700 milioni di euro; Ita potrà partecipare alle gare che verranno bandite per il brand Alitalia, per l'attività di handling a Fiumicino (in posizione di maggioranza di una partnership con soggetti privati), per l'attività di manutenzione (in posizione di minoranza con una partnership con soggetti privati) e per le rotte di servizio pubblico, mentre non potrà partecipare alla gara del programma di loyalty (MilleMiglia); Ita non potrà rilevare i biglietti prepagati emessi da Alitalia per il periodo successivo al 15 ottobre, data di avvio delle operazioni; Ita potrà partire con 52 aerei (stessa dimensione del piano industriale di dicembre); in termini di slot, dato il principio di proporzionalità tra questi e la capacità di volo alla partenza, sul quale ci si è soffermati in precedenza, Ita potrà acquisire 175 slot giornalieri su Linate (circa l'85 per cento di quelli di Alitalia), 178 su Fiumicino (43 per cento) e quelli che vola sugli altri aeroporti coordinati in Italia e nell'Unione europea; in relazione alle risorse umane, in ragione della proporzione tra dimensione e business, Ita potrà acquisire, con nuovi contratti, circa 2.800 persone alla partenza e 5.750 a fine piano, trattandosi evidentemente delle risorse di Ita, non di quelle incluse eventualmente in altre società per attività diverse dal volo. In ragione di questi contenuti il consiglio d'amministrazione di Ita ha provveduto, sempre lo scorso 15 luglio, ad aggiornare il piano industriale,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per garantire che la nuova società Italia Trasporto Aereo Spa rispetti gli obiettivi dei piano industriale da ultimo modificato il 15 luglio 2021 e far sì che la sua gestione sia improntata a criteri di efficienza, al fine di evitare il verificarsi di politiche e strategie di mercato che hanno portato al fallimento di Alitalia;

2) ad adottare iniziative per tutelare con adeguati ammortizzatori sociali e adeguate politiche attive di ricollocazione professionale il personale di Alitalia che non potrà essere assorbito da Ita spa, anche valutando, ove possibile, percorsi di pensionamento anticipato;

3) a realizzare un piano di intermodalità tra trasporto aereo, trasporto ferroviario e trasporto pubblico locale incentrato sulla stretta collaborazione tra Ita spa e Trenitalia.
(1-00512) «Pentangelo, Zangrillo, Rosso, Sozzani, Musella, D'Attis».

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    Dazn ha ottenuto dalla Lega nazionale professionisti Serie A l'assegnazione dei diritti esclusivi di trasmissione in ambito nazionale delle partite di calcio relative alle stagioni sportive 2021/2022, 2022/2023 e 2023/2024, si è aggiudicata i diritti audiovisivi dei Pacchetti 1 e 3, ottenendo la possibilità di trasmettere per tre anni tutti gli incontri del campionato di calcio di Serie A (380 in tutto), di cui il 70 per cento (266 incontri) su base esclusiva; si tratta, pertanto, dell'unico soggetto autorizzato sul mercato italiano a trasmettere le partite di calcio di Serie A;

    Dazn, divisione dell'omonimo Gruppo Dazn con sede a Londra, operata da Dazn Limited, è un fornitore di servizi media audiovisivi, autorizzato ad operare all'interno del mercato europeo sulla base della licenza rilasciata in Germania dalla Medienanstalt Berlin Brandenburg (Mabb);

    Dazn fornisce i propri servizi di media (in esclusiva e a pagamento) utilizzando due diversi strumenti di trasmissione (la rete e le frequenze del digitale terrestre) e ha ottenuto di recente l'autorizzazione per la fornitura dei servizi di accesso condizionato per la trasmissione su digitale terrestre, iscrivendosi al Registro degli operatori di comunicazione (Roc), come fornitore di accesso condizionato. Esso inoltre, su impulso dell'Agcom, ha provveduto a installare sulla rete una serie di reti di distribuzione di contenuti (content delivery network, CDN) per favorire la distribuzione delle proprie trasmissioni;

    le questioni fondamentali connesse a tale sistema di trasmissione concernono essenzialmente: la tenuta della rete, la tutela dei consumatori-utenti e la rilevazione degli indici degli ascolti, come è emerso anche nel corso dell'audizione del Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Giacomo Lasorella, del 15 settembre 2021;

    per quanto concerne la questione della tenuta della rete, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha svolto, nell'ambito delle proprie competenze istituzionali, una importante attività di monitoraggio, di controllo e di indirizzo per garantire lo svolgimento di servizi essenziali anche in concomitanza della trasmissione delle partite di campionato;

    essendo il campionato di calcio di serie A un tema di generale e diffuso interesse collettivo, occorre garantire uno standard di qualità della trasmissione delle immagini adeguato, così come l'assenza di interruzioni del servizio: elementi senz'altro essenziali per la regolare e soddisfacente visione di una partita di calcio;

    in particolare, è necessario assicurare a tutti gli utenti la fruizione del servizio nel rispetto di standard qualitativi di regolarità e continuità che siano adeguati al contenuto del servizio e altresì, a fronte di eventuali disservizi, strumenti adeguati, efficaci e tempestivi di tutela e di assistenza e di risoluzione delle controversie, in coerenza con quanto già previsto dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per gli utenti di servizi di comunicazione elettronica;

    per quanto concerne la rilevazione degli indici di ascolto, che assume fondamentale rilievo anche per la ripartizione dei proventi derivanti dalla commercializzazione dei diritti audiovisivi sortivi tra i club di serie A, ai sensi del decreto legislativo n. 9 del 2008 (cosiddetto decreto Melandri), è fondamentale assicurare l'univocità e la certificazione dei dati di audience, facendo in modo di rilevare la cosiddetta «total audience» in modo trasparente e imparziale,

impegna il Governo:

   ad adottare tutte le iniziative di competenza, anche normative, volte ad assicurare che:

    a) Dazn e tutti gli altri operatori che offrono servizi analoghi garantiscano agli utenti piena tutela in materia di trasparenza, informazione, indennizzi, reclami e assistenza tecnica, assegnando nel caso all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni poteri di controllo e sanzionatori, come previsto per tutti gli operatori di servizi di comunicazione elettronica;

    b) a garanzia del mercato, le rilevazioni degli indici di ascolto effettuate da Dazn e da tutti gli altri operatori analoghi si conformino a criteri di trasparenza, verificabilità e certificazione, anche tenendo conto di quanto previsto nell'atto di indirizzo dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (delibera n. 194/21/CONS);

    c) vengano rafforzati i poteri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni affinché possa prescrivere alle piattaforme per la distribuzione in streaming di contenuti audiovisivi l'adozione di tutte le modalità tecniche e gli investimenti al fine di evitare che l'eventuale sovraccarico delle reti possa bloccare o rallentare il traffico dei dati, compromettendo lo svolgimento di servizi essenziali.
(7-00725) «Paita, Bruno Bossio, Nobili, De Girolamo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   i sistemi di videosorveglianza sono sempre più diffusi nelle nostre città, solo per citare qualche dato nel comune di Milano ci sono 2.174 telecamere con finalità di sicurezza urbana, di cui 1.650 orientabili verticalmente e orizzontalmente e 524 fisse, 1.769 a Roma, 392 a Venezia, 350 a Parma;

   dal 2017 con il decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14 «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città», convertito con modificazioni dalla legge 18 aprile 2017, n. 48, lo Stato garantisce un finanziamento annuale per sostenere gli oneri sopportati dai comuni per l'installazione di sistemi di videosorveglianza, previsti nell'ambito dei patti per la sicurezza urbana, sottoscritti da prefetti e sindaci. Si tratta di un intervento statale che vede assegnati 17 milioni di euro nel 2020, suddivisi tra i 287 comuni assegnatari del finanziamento, che diventeranno 27 milioni nel 2021 e 36 milioni nel 2022. A quanto risulta da fonti di stampa, le amministrazioni comunali che hanno richiesto il finanziamento sono state 2.265 dieci volte di più di quelle che l'hanno ottenuto;

   come denunciato di recente da Il Post nell'inchiesta «I sistemi di riconoscimento facciale stanno arrivando nelle città italiane», progetti sono stati approvati a Torino, Como e Udine. A Como l'installazione è stata fermata dall'intervento del Garante per la protezione dei dati personali (provv. 26 febbraio 2020, n. 54, doc. web n. 9309458) che ha ritenuto tra l'altro «che la suddetta raccolta di dati biometrici possa effettuarsi solo in presenza di un'idonea previsione normativa ai sensi dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 51 del 2018 (Trattamento di categorie particolari di dati personali), che al momento non pare rinvenibile»;

   per contesto, modalità e obiettivi, il progetto del comune di Udine è ritenuto identico a quello di Como. Come riportato nell'interrogazione n. 4-06107, rimasta senza risposta, l'assessore alla sicurezza del comune di Udine, Alessandro Ciani, ha annunciato l'installazione di nuovo sistema di videosorveglianza, con 67 nuove telecamere, che vanno ad aggiungersi alle 75 già presenti in città e 11 sistemi di lettura targhe. La novità di questo intervento è nella volontà di «implementare gli strumenti di video-analisi, come il riconoscimento di mezzi e individui (e un domani il riconoscimento facciale) sulla base di filtri come l'età, il sesso, gli abiti, l'orario, attraverso l'utilizzo di software di analisi forense...» (www.udinetoday.it). Intervistato ora dal Post, l'assessore alla sicurezza, Alessandro Ciani, ha annunciato che i lavori di installazione inizieranno entro la fine dell'anno, che i dati serviranno per le indagini di polizia giudiziaria e per il controllo del territorio in tempo reale, anche durante le manifestazioni, augurandosi che «i problemi di autorizzazione legati alla privacy siano risolti presto»;

   a Torino, invece, è già stato finanziato il progetto Argo, che consiste nell'attivazione di dieci telecamere, che dovrebbero diventare 275, e che permetteranno di identificare in tempo reale le persone. Secondo il comune, questo sistema sarà in grado di prevedere i comportamenti e gli spostamenti di gruppi di persone, come nel caso di manifestazioni o proteste;

   la risoluzione del Parlamento europeo del 20 gennaio 2021 sull'intelligenza artificiale ha invitato la Commissione europea a prendere in considerazione l'introduzione di una moratoria sull'utilizzo di tali sistemi da parte delle autorità dello Stato nei luoghi pubblici, aeroporti ad esempio, e nei locali destinati all'istruzione e all'assistenza sanitaria fino a quando le norme tecniche non saranno considerate pienamente conformi ai diritti fondamentali, i risultati ottenuti non saranno privi di distorsioni e di discriminazioni e non vi saranno rigorose garanzie contro gli utilizzi impropri in grado di assicurare la necessità e la proporzionalità dell'utilizzo di tali tecnologie;

   i Garanti della privacy europei, l'Edps (European data protection supervisor) e l'Edpb (European data protection board) in un parere congiunto del 18 giugno 2021 sulla proposta di regolamento della Commissione europea relativa all'utilizzo dell'AI (artificial intelligence) presentata ad aprile 2021 hanno ribadito la necessità di «un divieto generale di qualsiasi uso dell'IA per il riconoscimento automatico di caratteristiche umane in spazi accessibili al pubblico, come il riconoscimento di volti, andatura, impronte digitali, DNA, voce, sequenze di tasti e altri segnali biometrici comportamentali»;

   è all'esame della Camera dei deputati la proposta di legge «Sospensione dell'installazione e dell'utilizzazione di impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale operanti attraverso l'uso di dati biometrici in luoghi pubblici o aperti al pubblico» (A.C. 3009 Sensi ed altri) –:

   se il Governo non ritenga urgente, anche alla luce di quanto si sta verificando nei comuni italiani, adottare iniziative di competenza per quanto concerne l'installazione di sistemi di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale, operanti attraverso l'uso di dati biometrici, da parte degli enti territoriali (con riferimento a quanto denunciato per Udine) e se non ritenga addirittura opportuna una moratoria in attesa di una migliore definizione della normativa nazionale ed europea in materia a tutela dei diritti costituzionali dei cittadini.
(2-01330) «Sensi, Serracchiani, Fiano, Enrico Borghi, Madia, Braga».

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   a inizio febbraio 2021, l'Agenzia italiana del farmaco aveva dichiarato che tutte le persone presenti sul territorio italiano dovessero essere vaccinate, indipendentemente dal possesso o meno di documenti di identità, permesso di soggiorno, tessera sanitaria o codice fiscale (https://www.redattoresociale.it);

   alcune regioni hanno così aperto le prenotazioni del vaccino anti Covid-19 alle persone immigrate irregolari, senza documenti e non iscritte al servizio sanitario tramite il codice Stp (Straniero temporaneamente presente) che viene rilasciato dalle aziende sanitarie ai cittadini extra-Unione europea temporaneamente presenti in Italia, e che dà diritto all'assistenza sanitaria. Altre regioni prevedono il rilascio anche dei codici Eni (Europeo non iscritto), Psu (Permesso di soggiorno umanitario) e la registrazione con i propri dati, in altre invece si accede solo con Spid, tessera sanitaria, e codice fiscale;

   pare però sussistano diverse criticità sia nell'accesso al sistema di prenotazione del vaccino, che nel rilascio del cosiddetto green pass a chi ha già fatto il vaccino. In particolare, alcuni non riescono a prenotarsi per problemi linguistici o non hanno gli strumenti per accedere al portale e altri, invece, che si sono vaccinati, non riescono a scaricare la certificazione verde dal sito del Ministero della salute. Il sistema informatico, al quale si accede con il link che ogni vaccinato riceve tramite sms o via e-mail, non riconosce il codice Stp per gli Stranieri temporaneamente presenti, che viene dato agli irregolari per accedere alle prestazioni sanitarie;

   ad incorrere in queste difficoltà si stima siano più di 700 mila persone: ci sono 500 mila migranti irregolari (stima Ismu 2020), alcune decine di migliaia di cittadini comunitari non residenti che lavorano saltuariamente e sono in condizioni di fragilità sociale, circa 55 mila persone senza dimora, oltre ai minori stranieri non accompagnati e 220 mila migranti che, nel 2020, hanno fatto domanda di regolarizzazione;

   non ci si può dimenticare che molti stranieri irregolari lavorano, anche se purtroppo in nero, e sono parte integrante della nostra società. Alcuni vivono in questa condizione perché magari hanno perso un lavoro in regola;

   molte associazioni del mondo del volontariato hanno posto, più volte, siffatta problematica all'attenzione delle istituzioni, ma la situazione, allo stato attuale, non pare ancora essere stata risolta come ribadisce la stessa Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) che propone una tessera «TPC» (Tessera prevenzione Covid) per i migranti, per superare le barriere burocratiche oggi esistenti (https://www.lentepubblica.it);

   bisognerebbe, inoltre, creare percorsi ordinari attraverso i portali regionali e percorsi specifici e personalizzati con l'aiuto dei servizi sociali dei comuni, del Terzo settore e del privato sociale;

   diversi studi e rapporti hanno mostrato come la pandemia abbia reso ancora più difficili le condizioni di vita delle persone migranti;

   da tempo, l'Organizzazione mondiale della sanità e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie rimarcano l'importanza di garantire l'accesso alle vaccinazioni anche a rifugiati, richiedenti asilo e migranti irregolari, come parte integrante dei servizi di assistenza sanitaria forniti ai migranti al loro arrivo;

   già prima della pandemia, il Piano nazionale della prevenzione vaccinale si proponeva di «contrastare le disuguaglianze promuovendo interventi vaccinali nei gruppi di popolazioni marginalizzati o particolarmente vulnerabili». Tra questi erano inclusi «gli immigrati, soprattutto se irregolari, e i rifugiati, ma anche le diverse etnie di popolazioni nomadi e i “soggetti senza fissa dimora”»;

   ora, escludere queste categorie a rischio dalla vaccinazione anti-Covid si porrebbe in contrasto sia con le prescrizioni delle organizzazioni sanitarie internazionali, sia con gli obiettivi dei precedenti piani vaccinali italiani;

   la vaccinazione è un diritto di tutti, in un Paese dove la Costituzione riconosce la salute come un diritto fondamentale dell'individuo. Vaccinare i migranti, regolari e non, rappresenta sia una questione di equità che una questione afferente alla tutela della salute collettiva. Tra l'altro, lasciare indietro i più vulnerabili ed emarginati offrirebbe a Sars-CoV-2 un lasciapassare per continuare a circolare non solo tra le comunità meno protette, ma nell'intera società –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, e quali iniziative ritenga opportuno adottare – anche in raccordo con le singole regioni – per provvedere, con urgenza, ad aprire la vaccinazione nei confronti degli immigrati irregolari, che hanno delle difficoltà a vaccinarsi così come sopra descritto in premessa, secondo i medesimi criteri applicati alla popolazione regolarmente residente, affinché tutti coloro che si trovano, anche temporaneamente, sul territorio nazionale, possano accedere in condizioni di eguaglianza al vaccino anti-Covid;

   quali iniziative intenda adottare per risolvere le problematiche di cui in premessa relative al rilascio del green pass per chi si è già vaccinato.
(4-10273)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROTTA. — Al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il consiglio comunale di Peschiera del Garda (Verona) ha adottato uno strumento urbanistico che ha ridotto fortemente le attuali previsioni relative alla fruibilità pubblica di alcuni beni culturali appartenenti alla città fortificata di Peschiera testimone di quasi un millennio di storia di questa comunità;

   ne fanno parte anche i resti della Rocca scaligera che rappresenta il bene storicamente e culturalmente più prezioso, generatore della moderna città fortificata e scrigno di alcune fra le meglio conservate testimonianze di epoca medievale;

   questi beni sono oggi di proprietà privata, ma integralmente tutelati ai sensi della parte II del codice dei beni culturali (decreto legislativo n. 42 del 2004) e fanno parte di un complesso monumentale molto esteso che comprende, fra le altre cose, oltre 1/3 delle mura veneziane di Peschiera del Garda, dal 2017 sito Unesco;

   in particolare, si tratta grandiose opere fortificatorie, quella delle Caserme La Rocca e XXX Maggio, avviate dalla Repubblica di Venezia nella seconda metà del Cinquecento e concluse dall'impero Asburgico negli anni '60 dell'ottocento. Nei primi anni 2000, i complessi sono stati trasferiti all'Agenzia del demanio e successivamente ceduti (nel 2013) a Cassa depositi e prestiti che li ha infine venduti agli attuali proprietari privati nel 2019;

   con un protocollo di intesa nel 2010 con l'Agenzia del Demanio, il comune si impegnò a variare le destinazioni urbanistiche degli immobili e con il Piano particolareggiato del 2011 furono previsti anche alcuni significativi ambiti di uso pubblico, tra i quali il principale è quello costituito da «almeno il 34 per cento» della Caserma La Rocca, all'interno della quale si trovano anche i resti della Rocca scaligera; sulla congruità fra il Piano particolareggiato e il protocollo d'intesa (2011) si espresse favorevolmente, nel 2013, anche il Mibact, tramite la direzione regionale del Veneto; l'importanza e l'estensione degli ambiti di uso pubblico con previsioni di destinazioni culturali furono ancor più rinforzate ed estese in seguito alla cessione dei beni, definita nel dicembre 2013, con il passaggio a cassa depositi e prestiti; in tale frangente, a conclusione dei procedimenti di autorizzazione all'alienazione dei due complessi monumentali, ai sensi dell'articolo 57-bis del decreto legislativo n. 42 del 2004, sia le iniziali richieste di autorizzazione all'alienazione redatte dall'Agenzia del demanio, che le condizioni e le prescrizioni infine stabilite dalla direzione regionale del Mibact del Veneto, determinavano precise e robuste disposizioni di fruizione pubblica dei beni;

   questo risultato – oggetto per anni di lunghissimi dibattiti e articolate proposte anche in Consiglio comunale – appare oggi in pericolo e fortemente ridimensionato dal nuovo strumento urbanistico adottato nella seduta del consiglio comunale del 30 luglio 2021, in cui – di fatto – si prevede una fortissima riduzione degli spazi destinati al pubblico utilizzo e, in maniera inspiegabile, l'esclusione dagli stessi della Rocca scaligera, che «sarà oggetto di convenzione successiva»;

   in particolare nel nuovo strumento urbanistico «si ipotizza un conteggio basato su un nuovo coefficiente che tenga conto del “valore” delle future superfici che verranno “cedute” al comune, arrivando così al 34 per cento della valorizzazione di queste rispetto al totale del “valore” delle superfici in questione, (....) dando un coefficiente maggiore alle superfici del piano terra in cessione a seguito di restauro completo e allestimento degli spazi espositivi da cedere al Comune, rispetto alle superfici che rimangono a destinazione privata»;

   di fatto, il coefficiente riduce l'effettivo ambito dei «servizi di uso pubblico» individuati all'interno della «Caserma La Rocca», dal vigente «almeno 34 per cento» al 15,1 per cento –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano adottare per scongiurare la notevole riduzione di fruizione pubblica all'interno dei beni in commento, vigilando affinché siano rispettate ed attuate le prescrizioni e le condizioni stabilite nel 2013 dal Ministero dei beni e delle attività culturali nei provvedimenti di autorizzazione all'alienazione dei complessi monumentali sopra citati.
(5-06691)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Miasit è una Missione bilaterale, intesa a fornire assistenza e supporto al Governo di Accordo Nazionale in Libia ed è frutto della riconfigurazione, dal 2018, della precedente operazione «Ippocrate»;

   lo scopo è quello di incrementare le capacità delle istituzioni locali, in armonia con le linee di intervento decise dalle Nazioni Unite, mediante supporto sanitario e umanitario, security force assistance e stability policing e agevolando attività di formazione/addestramento sia in Italia sia in Libia;

   oltre 200 militari della Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (Miasit) sono stati bloccati da aprile 2021 in Libia causa blocco dei visti ai militari che dovevano subentrare da parte delle autorità libiche;

   a giugno 2021 il Ministro della difesa italiano, sbloccata la situazione, dichiarava «È l'esito di un lavoro positivo, conclusosi in queste ore, frutto della proficua sinergia istituzionale, anzitutto con le autorità libiche, che voglio ringraziare per la collaborazione» sottolineando – «Ringrazio per questo il ministro Di Maio per il sostegno e l'impegno profusi e per il concreto contributo al raggiungimento di tale risultato»;

   ancora prima, nel 2020, ai militari della Brigata Julia, appena atterrati a Misurata, era stata negata l'autorizzazione allo sbarco da parte delle autorità libiche perché sarebbe mancato sul loro passaporto il visto d'ingresso;

   in questi giorni si è appreso da articoli comparsi su riviste specializzate, in particolare «Difesa on line», che il nuovo comandante della missione Miasit ed il relativo staff di supporto raggiungeranno la Libia, ma non sono stati autorizzati ad atterrare con un volo militare e dovranno arrivare a Tripoli con un aereo di linea civile proveniente da Istanbul –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto rappresentato in premessa, se corrisponda al vero quanto sopra esposto, e quali iniziative si intendano adottare al fine di tutelare l'azione e la sicurezza del nostro personale militare nella missione Miasit, il rispetto degli accordi sottoscritti ed evitare il ripetersi di simili accadimenti.
(5-06686)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   non si ferma l'emergenza nel carcere di Rossano dove qualche giorno fa un detenuto con problemi psichiatrici ha dato fuoco alla propria cella, mettendo in pericolo la sua incolumità e quella degli altri ristretti nel reparto;

   a riportare l'accaduto, sono le organizzazioni sindacali della Polizia penitenziaria, che continuano a denunciare la grave carenza di personale, stigmatizzando il mancato, seppur doveroso, intervento dei vertici: «La situazione esplosiva, già più volte pubblicamente denunciata nei giorni scorsi, risulta aggravata da un organico già carente a cui mancano le unità di polizia penitenziaria assenti per malattia. Quello che ci sconcerta maggiormente è l'atteggiamento dei superiori uffici che non danno seguito alle reiterate richieste di allontanamento di tali ingestibili detenuti. Sembra inoltre che il responsabile sanitario della casa di reclusione di Rossano ha anche segnalato che l'istituto in questione non può ospitare questa tipologia di detenuti che, permanendo in quella struttura, possono mettere in pericolo la loro incolumità e quella degli operatori. Nonostante ciò le autorità, i vertici gli uffici preposti non hanno assunto alcuna iniziativa»;

   già con nota prot. 257 dell'11 marzo 2021, l'unione sindacale accendeva i riflettori «sull'impiego del personale della carriera dei funzionari di Polizia Penitenziaria presso gli istituti di Rossano e di Laureana di Borrello: il primo che ospita una popolazione detenuta (AS1 e terroristi) di uno spessore criminale e di una pericolosità sicuramente più elevati di quella ristretta in quello a custodia attenuata di Laureana di Borrello. Malgrado ciò, risulterebbe che a Rossano sia effettivamente in servizio un solo dirigente di Polizia Penitenziaria, mentre nell'altra struttura penitenziaria ne sarebbero presenti due, uno dei quali in distacco proveniente proprio dal primo istituto. [...] Non può non essere evidenziato uno sbilanciamento tra le due realtà penitenziarie che necessita di rientrare nei canoni di una più equa ripartizione delle già esigue risorse del personale appartenente alla carriera dei funzionari presenti nella regione Calabria.»;

   tale missiva è rimasta, però, inevasa, al punto da essere stata sollecitata con successiva nota prot. 804 del 7 settembre 2021; né, ad oggi, risulta essere stato richiamato in servizio presso l'istituto penitenziario di Rossano il dirigente in distacco, nonostante il profilo della popolazione detenuta e il relativo squilibrio nell'assegnazione del personale;

   per quanto riguarda la Calabria, è stato evidenziato che rispetto alla pianta organica fissata sulla carta nel 2017 con cui si prevedevano 1.991 unità, solo 1.600 sono state assegnate agli istituti penitenziari territoriali: oggi la Calabria sarebbe carente di 400 unità e di queste ne mancherebbero 30 al carcere di Rossano –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per sanare la grave situazione in cui versa l'istituto penitenziario di Corigliano-Rossano, con particolare riguardo alla necessità di assegnazione di una seconda figura dirigenziale, alla cronica carenza di organico di polizia penitenziaria e alla necessità di trasferire i detenuti con problemi psichiatrici in un ambiente carcerario adeguato alla gestione delle specifiche esigenze.
(4-10266)


   NOVELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 15 luglio 2019 l'ispettorato generale del Ministero della giustizia ha redatto una relazione conseguente all'ispezione presso gli uffici giudiziari del tribunale della procura della Repubblica e dell'U.n.e.p. di Gorizia;

   nella relazione, si legge testualmente che «il Capo dell'ufficio segnala, comunque, le criticità determinate dalle frequenti scoperture di organico causate da altrettanto frequenti trasferimenti dei giudici, nonché da prolungate (benché certamente giustificate) assenze. A data ispettiva (1° aprile 2019) l'organico dei magistrati risulta solo parzialmente coperto:

    tra i magistrati togati, i posti coperti sono 9 su 12, con una scopertura pari al 25,0 per cento;

    tra i magistrati onorari, i posti coperti sono 5 su 7, con una scopertura pari al 28,6 per cento»;

   il procuratore della Repubblica di Gorizia ha evidenziato una situazione di estrema difficoltà operativa della procura che dirige per gravi scoperture d'organico che si registrano nei ruoli del personale amministrativo e ha rilevato che «senza le assunzioni il funzionamento della giustizia non può essere garantito»;

   con riguardo alla carenza di organico, il procuratore sottolinea anche che «sono 12 agli amministrativi, su una pianta organica di 28, più altri pensionamenti»;

   inoltre, alcuni dei posti risultano solo formalmente coperti a causa di servizi presso altri presidi, malattie prolungate, benefici di cui alla legge n. 104 del 1992;

   nel corso del 2021 risulta siano stati collocati in quiescenza almeno due unità di personale;

   nonostante la carenza di organico il tribunale di Gorizia si attesta ai primi posti nella graduatoria dell'efficienza;

   ai primi di settembre 2021 il presidente vicario del tribunale di Gorizia Barbara Gallo ha nuovamente lamentato la cronica e pesante carenza di organico, pari al 44,7 per cento e per ciò lo ha definito «gravemente sottodimensionato», arrivando ad affermare testualmente che «la sensazione è che vogliano arrivare alla chiusura del Tribunale per consunzione. Piuttosto dicano che lo vogliono chiudere e non se ne parli più»;

   il 14 settembre 2021 il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna ha inviato al Ministro della giustizia una missiva avente ad oggetto: «criticità legate alla mancanza di personale amministrativo al tribunale di Gorizia»;

   nella missiva sono riportati i dati relativi alla attuale disponibilità di personale:

    11 magistrati togati e 3 onorari su, rispettivamente i 12 e i 6 previsti dalla pianta organica;

    3 funzionari giudiziari su 9 previsti;

    6 assistenti giudiziari su 10 previsti;

    3 ausiliari giudiziari su 5 previsti;

   la pianta organica risulta avere in servizio 21 unità su 38, a cui vanno aggiunti i casi di distacco sindacale, comando, part-time, congedi ex legge n. 104 del 1992;

   nella sopracitata missiva il sindaco, raccogliendo l'appello del presidente vicario del tribunale di Gorizia, torna a sollecitare un intervento del Ministero della giustizia, evidenziando come la carenza di organico rischi di incidere negativamente non solo sulle condizioni di lavoro del personale presente, ma anche sul piano sociale ed economico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza per procedere quanto prima all'implementazione dell'organico in servizio presso il tribunale di Gorizia, tale quantomeno da garantire le unità di personale previste;

   se sia esclusa una chiusura del citato tribunale, più volte paventata.
(4-10271)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   mentre il Ministro interrogato perora una riforma della giustizia penale basata sul ricorso massivo alle misure alternative al carcere, favorendo ad avviso dell'interrogante il collocamento fuori dalle mura carcerarie di pericolosi criminali, nel carcere di Frosinone è accaduto quanto di più grave, increscioso ed inspiegabile vi possa essere;

   un detenuto di 28 anni, ristretto in Alta Sicurezza per reati connessi alla criminalità organizzata, ha sparato con una pistola detenuta illegalmente ad altri 3 detenuti per un regolamento di conti, ferendoli leggermente. Secondo le prime ricostruzioni fornite dalla stampa, la pistola potrebbe essere entrata in carcere mediante un drone;

   il detenuto, approfittando del tragitto per fare la doccia, avrebbe puntato l'arma al volto di un agente penitenziario per sottrargli le chiavi del settore dove erano collocate le sue vittime. Dopo aver raggiunto il corridoio, non essendo riuscito ad aprire la porta, il detenuto ha esploso alcuni colpi e ha ferito i tre che, nei giorni scorsi, lo avrebbero minacciato e picchiato;

   il detenuto, inoltre, possedeva illegalmente anche un telefono cellulare con il quale avrebbe contattato il suo avvocato;

   l'invio del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria su indicazione del Ministro interrogato appare all'interrogante quantomai inutile e tardivo. Bisogna rammentare che solo la fortuna del caso non ha portato a tragiche conseguenze sia per l'agente che per i detenuti. Ancora una volta, appare all'interrogante quanto più contraddittorio e illogico avere lo stesso vertice amministrativo sia per la gestione e la tutela dei detenuti, che per la gestione e la tutela degli agenti di polizia penitenziaria;

   a giudizio dell'interrogante, situazioni come questa evidenziano la necessità di dividere il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria in due dipartimenti distinti e separati, uno con competenza sui detenuti e uno con competenza sulla polizia penitenziaria;

   ancora una volta gli agenti della polizia penitenziaria sono oltremodo esposti alle angherie e alle violenze di criminali senza scrupoli, dotati di armamenti illegali e nei confronti dei quali non si dispone di strumentazioni adeguate. Turni massacranti, piante organiche ridotte all'osso, dotazioni obsolete e fatiscenti aggravano il rischio lavorativo nelle carceri ed espongono migliaia di onesti lavoratori a pericolose situazioni in cui potrebbero addirittura perdere la vita –:

   cosa intenda fare il Ministro interrogato per migliorare le condizioni di sicurezza in cui operano gli agenti della polizia penitenziaria, anche mediante l'aumento della pianta organica e migliori dotazioni personali.
(4-10272)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COSTANZO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in una lettera rivolta al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili il 20 luglio 2021, la Var Srl azienda di Grugliasco, ha voluto informare l'Ente di competenza in merito agli sviluppi del progetto «Sistema di Purificazione Aria per autobus»;

   il progetto prevede l'importazione e distribuzione di un filtro purificatore dell'aria, di produzione cinese, che attualmente equipaggia 30 mila autobus in Cina;

   esperti del settore e virologi interpellati da Var srl hanno riscontrato difficoltà nel pianificare uno studio del prodotto per via della mancanza di un capitolato di prova;

   su consiglio dell'Istituto superiore di sanità (Iss) la Var ha effettuato test più mirati sul dispositivo e uno studio in particolare, quello effettuato dal laboratorio di Torino Bioleaderm, ha evidenziato ottimi risultati, che sono oggetto della pubblicazione del mese di giugno 2021 della rivista Ascca news;

   come scritto nella lettera, il dispositivo Single air purifier si presenta come un'ottima opportunità per garantire la sicurezza dei cittadini, in particolare sui mezzi del trasporto pubblico e in vista della riapertura delle scuole;

   secondo quanto affermato nella lettera, il dispositivo ha ricevuto il plauso di molte aziende pubbliche, le quali tuttavia necessitano di un'omologazione ministeriale del prodotto;

   la tecnologia di purificazione dell'aria attraverso il filtro UV-C è approdata in Germania, nel distretto della Frisia, dove i primi tre autobus ne sono stati dotati, come riporta il Wilhelmshavener Zeitung del 13 agosto -.

   se non ritenga di fornire riscontro alle richieste dell'azienda proponente, data la potenziale utilità sociale del dispositivo, al fine di procedere con la commercializzazione dello stesso sul mercato.
(5-06683)

Interrogazione a risposta scritta:


   MAMMÌ. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 2011, la compagnia ferroviaria Thello interamente controllata da Trenitalia, ha attivato un servizio di treni notte sulla linea ferroviaria Venezia-Parigi, che collegava quotidianamente le città di Milano, Brescia, Verona, Vicenza, Padova e Venezia da Parigi Gare de Lyon e Digione; la circolazione dei treni notte della linea Venezia-Milano-Parigi è stata sospesa dal 10 marzo 2020, conseguentemente alla proclamazione dello stato di emergenza sanitaria sull'intero territorio nazionale, connessa all'insorgenza dell'epidemia da Covid-19; pochi giorni dopo la stessa Thello comunicava alla società Chef en Voyage, fornitrice dei servizi di catering, la rescissione del contratto di subappalto. La linea ferroviaria notturna Venezia-Milano-Parigi è stata definitivamente interrotta a partire dal giorno 1o luglio 2021, per via della impossibilità di garantire sui treni notte il rigoroso rispetto delle misure anti-Covid-19, come comunicato dalla stessa società Thello;

   la soppressione della suddetta linea ferroviaria ha comportato il licenziamento di 16 lavoratori della società subappaltatrice Chef en Voyage s.a.r.l., i quali curavano i servizi di ristorazione e di accoglienza a bordo di tale tratta;

   da notizie di stampa risulterebbe che, già a partire dal mese di ottobre 2021, potrebbe essere operativo un nuovo servizio commerciale giornaliero tra la stazione di Milano Centrale e Parigi Gare de Lyon, che sarà effettuato con i treni Frecciarossa di Trenitalia. Il destino dei lavoratori che prestavano servizio di ristorazione sulla tratta notturna Venezia-Milano-Parigi è ancora incerto, senza alcuna prospettiva di un futuro riassorbimento presso altri appalti ferroviari, nonostante si tratti di personale specializzato e dotato di esperienza professionale;

   le istanze sollevate dai sindacati in difesa dei posti di lavoro dei dipendenti di Chef en Voyage s.a.r.l. licenziati, hanno trovato voce anche in un'interrogazione presentata di recente presso il consiglio regionale della Lombardia –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti; se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare nei confronti della società Trenitalia e degli enti competenti, affinché venga valutata la possibilità di riassorbire, nell'ambito del piano di crescita dei servizi verso la Francia, i 16 lavoratori licenziati, che prestavano servizio di ristorazione e accoglienza sulle tratte ferroviarie Venezia-Milano-Parigi di Thello per conto della Chefs en Voyage s.a.r.l.
(4-10267)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIPPA e DEL SESTO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   oggi i veicoli, le strade e molti dispositivi di uso comune, come gli smartphone, possono essere collegati tra di loro grazie alla tecnologia. In questo modo possono trasmettere all'esterno i propri dati e riceverne da altre fonti: questo consentirà di valutare e gestire in tempo reale non solo i flussi del traffico, ma anche, ad esempio, l'efficienza del trasporto pubblico e la sicurezza degli automobilisti. Secondo studi effettuati da ricercatori del settore, nel 2050, l'80 per cento della popolazione mondiale vivrà in metropoli, e proprio per questo la mobilità connessa diventa sempre più importante per conservare funzionalità e vivibilità. Per tutto ciò sarà sempre necessario avere garantita una connessione di qualità durante ogni spostamento;

   a parere dell'interrogante, sarebbe opportuno garantire una connessione di qualità a bordo treno durante i trasferimenti, potenziandone la copertura anche nei tratti a maggiore criticità, come ad esempio il passaggio in galleria o in quelle aree dove anche per la conformazione orografica del territorio non sempre esiste una copertura della rete;

   ciò risulterebbe oltremodo opportuno per facilitare la mobilità sostenibile e l'utilizzo del digitale nella vita personale e lavorativa dei passeggeri;

   risulta alle interroganti che l'argomento è stato al centro dell'incontro di martedì 7 settembre 2021, convocato presso il Ministero per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, a cui hanno partecipato oltre al titolare del suddetto dicastero, il Ministro infrastrutture e dei trasporti e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, la Sottosegretaria allo sviluppo economico, Anna Ascani, l'amministratrice delegata di Rfi (Gruppo Fs), Vera Fiorani e i principali operatori di telefonia mobile, tra cui Tim, Vodafone, Iliad e Fastweb, al fine di avviare un tavolo di lavoro e confronto per venire incontro alle esigenze di viaggiatori e addetti ai lavori –:

   quali iniziative di competenza siano state proposte con lo scopo di mettere in campo degli interventi di potenziamento della connessione, sia a bordo dei treni che lungo l'infrastruttura ferroviaria del Paese e quali iniziative saranno adottate per definire il perimetro delle iniziative necessarie per migliorare e portare a livelli di eccellenza internazionale la connettività voce e dati sui servizi ferroviari italiani.
(5-06687)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che giovedì 16 settembre 2021, in occasione dello svolgimento della partita di Conference League tra la a.s. Roma e il CSKA Sofia, un centinaio di bulgari hanno sfilato per le vie del centro della capitale, prima della partita, tutti in maglietta nera e bermuda, tante teste rasate, ostentando svastiche, bandiere delle SS, saluti fascisti, striscioni con la scritta «hooligans», qualche bastone;

   dopo aver sfilato per le vie del centro nella mattinata, il gruppo di tifosi bulgari, a metà pomeriggio, si sarebbe radunato in piazza di Spagna sulla scalinata di Trinità dei Monti, dove, gli stessi disposti in ordine quasi militare, avrebbero intonato anche qui canti e cori nazionalistici, impressionando e spaventando i passanti;

   secondo quanto riportato da alcuni organi di stampa, la «passeggiata» in trasferta tra le vie del centro storico è stata immortalata in foto e video postati successivamente sui social, quasi a voler «marcare» il territorio;

   circolerebbe, addirittura, un'immagine nella quale il centinaio di ultrà posa in una foto di gruppo: braccia tese, la bandiera con la svastica, un'altra bandiera nera con il simbolo delle SS naziste, un drappo rosso con un teschio ed un altro nero con due martelli incrociati, simbolo dei neonazisti e antisemiti Hammerskin –:

   se i tifosi bulgari che ostentavano simboli nazisti e saluti romani nel centro di Roma siano stati identificati, se siano stati segnalati all'autorità giudiziaria competente e per quali reati, nonché se le loro identità fossero già note.
(5-06689)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   nei mesi scorsi il comune di Pianoro (Bologna) ha indetto un concorso pubblico interno per la copertura di n. 1 posto a tempo indeterminato a tempo pieno di istruttore amministrativo categoria C, non riservato a categorie protette al quale, con determinazione n. 704 del 3 novembre 2020, sono stati ammessi 257 candidati;

   con determinazione n. 490 dell'8 settembre 2021 il sopra richiamato concorso ha assegnato il posto al consigliere Federico Bacci, ad oggi dimissionario, che pertanto avrebbe partecipato ad un concorso indetto dallo stesso Ente nel quale stava svolgendo contestualmente il ruolo di consigliere comunale di maggioranza;

   nei concorsi pubblici il «principio di astensione», deve essere applicato tutte le volte che possa manifestarsi un «sospetto», consistente, di violazione dei princìpi di imparzialità, di trasparenza e di parità di trattamento. Pertanto, tutte le volte che sia ipotizzabile un potenziale «conflitto di interessi» – anche atipico, suscettibile in concreto di riflettersi negativamente sull'andamento del procedimento per fatti oggettivi, anche di sola potenziale compromissione dell'imparzialità, oppure tali da suscitare ragionevoli e non meramente strumentali dubbi sulla percepibilità effettiva dell'imparzialità di giudizio nei destinatari dell'attività amministrativa e nei terzi – il soggetto facente parte della commissione giudicatrice deve, innanzi tutto, segnalare all'autorità che lo ha nominato «tale situazione di conflitto, anche potenziale» e, poi, deve necessariamente astenersi (cfr. T.A.R. Sardegna, sezione I, sentenza n. 459/2013). In particolare, il conflitto di interessi può esprimersi non solo in termini di grave «inimicizia» nei confronti di un candidato, ma anche in tutte le ipotesi di peculiare «amicizia» o assiduità nei rapporti (personali, scientifici, lavorativi, di studio), rispetto ad un concorrente. In presenza di legami idonei a radicare il sospetto di parzialità e, dunque, a determinare anche solo il dubbio di un sostanziale «turbamento» o «offuscamento» del principio di imparzialità, non è necessario comprovare che questi si possano concretizzare in un effettivo favore verso il candidato, essendo sufficiente a radicare l'incompatibilità anche il «solo pericolo» di una compromissione dell'imparzialità di giudizio;

   l'Amministrazione del comune di Pianoro e la commissione interna, composta da n. 4 membri interni all'Ente avrebbero dovuto essere a conoscenza del fatto che fosse stato ammesso al concorso un consigliere di maggioranza in carica, pur in possesso dei requisiti per poter partecipare e regolarmente eletto;

   tale situazione parrebbe configurare «anche il “solo pericolo” di una compromissione dell'imparzialità di giudizio» di cui alla sentenza del Tar Sardegna sopra citata;

   va tenuto conto delle sentenze emesse in materia di «nomina a componente di commissione di concorso ed incompatibilità»:

    2001 T.A.R. Friuli Venezia Giulia, sentenza n. 716/2001;

    2013 T.A.R. Sardegna, sezione I, sentenza n. 459/2013;

    2016 T.A.R. Sicilia, Palermo, sentenza n. 2397 del 18 ottobre 2016;

   va tenuto conto altresì di quanto previsto dalla legge n. 190 del 2012 (cosiddetta legge anticorruzione), che ha aggiunto l'articolo 6-bis alla legge n. 241 del 1990, e dagli articoli 51 e 52 del codice di procedura civile in materia di procedure concorsuali;

   risulterebbe che per l'assegnazione del posto l'amministrazione comunale abbia dovuto scorrere la graduatoria fino al nono posto –:

   se intenda acquisire elementi conoscitivi rispetto a quanto esposto in premessa;

   se intenda adottare iniziative dal punto di vista normativo, al fine di impedire che casi simili possano ripetersi e, nel caso specifico, se intenda adottare iniziative di competenza volte a promuovere una verifica dell'ispettorato per la funzione pubblica in relazione alle procedure seguite dal comune di Pianoro.
(4-10269)


   LEGNAIOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella prima serata di mercoledì 15 settembre 2021 una maxi-rissa, con circa quaranta persone coinvolte, ha terrorizzato residenti e passanti nella zona di via Buontalenti, nel centro di Livorno;

   a quanto riportano i giornali, due bande di tunisini si sono affrontati con bastoni, coltelli e almeno una pistola, che in un filmato si vede distintamente puntare contro un uomo del gruppo rivale; molti testimoni riportano poi di aver sentito colpi di arma da fuoco;

   all'arrivo delle forze dell'ordine, i partecipanti alla rissa sono fuggiti – unici rimasti sul posto, due feriti, poi ricoverati al pronto soccorso – lasciando la strada letteralmente devastata: tavolini e sedie dei locali che si affacciavano su via Buontalenti sono stati utilizzati come armi e si riportano gravi danneggiamenti ad auto e scooter parcheggiati;

   i clienti dei locali hanno trovato rifugio all'interno degli esercizi e alcuni si sono nascosti nei bagni e nei magazzini;

   si tratta, per proporzioni e violenza, di un atto di straordinaria gravità che ha, giustamente, scioccato e indignato la cittadinanza;

   del tutto fuori luogo sono poi le dichiarazioni del sindaco, Luca Salvetti, che, secondo l'interrogante, per coprire la propria inadeguatezza ha goffamente addossato le colpe ad un presunto ritardo nell'intervento delle forze dell'ordine, il cui intervento in massa, invece, ha impiegato meno di dieci minuti;

   ci sarebbe piuttosto da sorprendersi di come il sindaco Salvetti, nelle cui funzioni rientra proprio la vigilanza su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l'ordine pubblico, abbia potuto ignorare le condizioni che hanno portato ad un'azione criminale portata avanti su così grande scala;

   già in estate si sono avute avvisaglie che la situazione dell'ordine pubblico in città stava sfuggendo di mano all'amministrazione comunale, quando gruppi di giovani per lo più extra-comunitari, si sono lasciati andare a vandalismi e inciviltà nel quartiere della Venezia –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, anche tramite la questura e la prefettura, per rafforzare i contingenti delle forze dell'ordine a Livorno e per sradicare il problema delle bande armate di stranieri che mettono in pericolo la sicurezza e l'ordine pubblico della città.
(4-10274)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIPPA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   nel periodo di riadattamento della didattica in modalità a distanza, necessaria con la pandemia da COVID-19, scuola ha aumentato in maniera significativa le competenze digitali del suo corpo docente, ma anche degli alunni e del personale amministrativo;

   in realtà, il processo di digitalizzazione delle scuole affonda le proprie radici nel 2015, con l'approvazione del Piano nazionale per la scuola digitale (legge n. 107 del 13 luglio 2015, in cui si ribadisce il valore delle Tlc (Tecnologie dell'informazione e della comunicazione) e delle competenze digitali, già poste sullo stesso piano delle altre evidenziate nel «Quadro comune europeo alle competenze chiave per l'apprendimento permanente» (emanate dal Parlamento europeo e dal Consiglio d'Europa, 2006/962/CE);

   nonostante il 2020 sia stato un periodo florido per lo sviluppo di una competenza chiave per gli studenti come quella digitale, numerosi sono ancora quelli che, pur essendo inseriti nella scuola moderna e siano digital native, non avrebbero una conoscenza sistematica e informata dell'uso del web. Ciò starebbe anche alla base del fatto per cui, molto spesso, internet risulta uno strumento pericoloso, anziché uno strumento alleato della formazione. In tal senso, se con il periodo della didattica a distanza sono migliorate le competenze digitali di tutti gli attori della scuola, non è stato scongiurato il fenomeno che potrebbe verificarsi o che è già stato registrato del cosiddetto «analfabetismo funzionale di ritorno» in ambito digitale;

   l'analfabeta funzionale ha dunque difficoltà nell'uso quotidiano della tecnologia e non riesce a destreggiarsi nemmeno all'interno di una semplice pagina web. In ambito digitale, si tratta di un analfabetismo che colpisce maggiormente le persone over-50, ovvero la maggior parte dei docenti italiani;

   si potrebbe temere, nei prossimi anni, un ampliamento della quota degli analfabeti funzionali di ritorno che avrebbero bisogno invece di una maggiore esercitazione delle competenze in questione –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per ampliare maggiormente le competenze digitali del personale docente e non, affinché si mantengano vive le loro conoscenze e abilità in tema di «media literacy» anche e soprattutto dopo la fine di questa ondata di emergenza sanitaria;

   se i Ministri interrogati abbiano, nell'ambito delle proprie competenze, rispettivamente contezza dei miglioramenti fatti dal personale scolastico e non con l'approvazione del Piano richiamato in premessa e quali ulteriori strumenti sarà possibile fornire loro al fine di consolidare la loro formazione digitale per un complessivo miglioramento della didattica e dell'interazione alunno-docente.
(5-06685)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FASSINA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a causa della crisi causata dalla pandemia da COVID-19, l'andamento del traffico aereo registrato in Italia nei primi 8 mesi del 2021 evidenzia una contrazione di circa il 60 per cento dei voli rispetto all'analogo periodo del 2019. Questo a seguito di un 2020 che ha segnato, per le aziende del settore, la più grave crisi di sempre dal punto di vista della riduzione dei volumi, e conseguentemente, del fatturato e dei risultati economici;

   inoltre, lo scenario che si sta consolidando non fa presagire una ripresa della domanda nel breve-medio periodo: infatti, i più qualificati analisti del trasporto aereo ipotizzano una possibile piena ripresa del traffico non prima della stagione estiva del 2024;

   le aziende del settore dell'handling aeroportuale sono particolarmente coinvolte da questa grave e inaspettata congiuntura per il ruolo svolto all'interno della filiera del trasporto aereo, che le rende più di altre particolarmente sensibili sotto il profilo economico-finanziario. Secondo l'Associazione nazionale operatori servizi aeroportuali di handling il perdurante drastico calo dei voli passeggeri e merci potrebbe avere sulle società di handling impatti occupazionali ed economici nell'anno in corso stimabili in circa 3.000 esuberi di personale e una perdita di fatturato di circa 400 milioni di euro;

   gli ammortizzatori sociali messi in campo per affrontare la crisi derivata dalla pandemia da COVID-19 andranno ad esaurirsi tra novembre e dicembre 2021 e in assenza di specifici interventi di sostegno al settore handling (nell'immediato la proroga per tutto il 2022 degli specifici ammortizzatori sociali legati all'emergenza COVID-19) potrebbero esserci nei prossimi mesi diverse procedure di mobilità, con conseguenti pesanti impatti sociali su lavoratori già in difficoltà –:

   se il Governo non ritenga urgente includere, nel confronto con le organizzazioni sindacali del trasporto aereo, un capitolo specifico dedicato all'handling, al fine di individuare soluzioni sia congiunturali che strutturali per garantire occupazione e adeguate condizioni di lavoro in questo settore, per condividere e implementare tutte le misure necessarie per evitare gli effetti negativi esposti in premessa sull'intera filiera del trasporto aereo, già pesantemente penalizzata dalla drastica riduzione di traffico e dalle crisi dei principali vettori nazionali.
(5-06688)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Alleanza Assicurazioni è una compagnia assicurativa italiana, parte dal 1934 del Gruppo Generali; con l'inizio del lockdown. Alleanza Assicurazioni ha chiuso tutti gli oltre 600 ispettorati principali (subagenzie dipendenti dalle agenzie generali, dislocati su tutto il territorio nazionale), adducendo come motivazione le difficoltà di garantire la sicurezza dei lavoratori e dei clienti durante l'emergenza pandemica;

   a distanza di alcuni mesi sono stati riaperti circa 140 ispettorati, quelli più lontani dalle agenzie generali, obbligando molti produttori, che gestiscono i clienti e acquisiscono nuovi contratti, a lavorare da casa;

   nella primavera 2021 la compagnia ha comunicato la definitiva chiusura di 265 ispettorati principali, in cui operano oltre 500 lavoratori dipendenti e almeno 1.000 lavoratori con partita Iva, imponendo lo svolgimento dell'attività sul territorio in mobilità e dando la possibilità, solo su appuntamento, di recarsi nelle agenzie generali, distanti mediamente 30 chilometri, o presso degli ispettorati multipoint di cui si è iniziata l'apertura e che saranno aperti tutti entro il settembre 2022; in molti di questi ispettorati multipoint saranno presenti un numero di lavoratori superiore a quanto le dimensioni dell'ufficio permettono;

   la compagnia, malgrado l'emergenza pandemica, ha registrato una raccolta premi in linea con gli anni precedenti e chiuso il bilancio con un ottimo utile soprattutto grazie all'attività dei produttori. Nonostante ciò, con queste recenti decisioni, priva i suoi lavoratori di sedi e postazioni lavorative, nonché della dotazione dei dispositivi previsti dalle vigenti leggi sulla sicurezza, di conseguenza obbligando i dipendenti a dotarsi a proprie spese degli stessi;

   quanto premesso suggerisce, nell'opinione dell'interrogante, che l'azienda abbia fatto leva sulla normativa emergenziale in materia di smart working per effettuare un profondo taglio dei costi a discapito della salute e del benessere dei lavoratori;

   per protestare contro le politiche aziendali, le parti sociali hanno richiesto alla questura di Milano l'autorizzazione a tenere un presidio sindacale di 25 rappresentanti sindacali di tutte le sigle coinvolte in data 15 luglio 2021 in piazza Tre Torri a Milano, sede dell'azienda. L'autorizzazione è stata concessa per l'adiacente piazza Elsa Morante e negata per piazza Tre Torri perché ritenuta «uno spazio privato» nonché per il pericolo di generare problemi di ordine pubblico. L'iniziativa, svoltasi in Piazza Morante e sempre in maniera civile, è stata costantemente presidiata da un vice questore della Digos e da un reparto di Carabinieri in tenuta antisommossa;

   le sigle sindacali hanno indetto un nuovo sciopero nazionale per il 23 settembre 2021 e hanno richiesto l'autorizzazione per svolgere un presidio in Piazza Tre Torri ma, anche in questa occasione, l'autorizzazione è stata concessa per la vicina Piazza Morante –:

   se il Governo intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative volte a verificare la regolarità di quanto avvenuto e riportato in premessa a danno dei lavoratori, nonché il rispetto della normativa in materia di responsabilità sociale, sicurezza e salute dei lavoratori;

   se intenda, per quanto di competenza, verificare le motivazioni che hanno indotto la questura di Milano a negare lo svolgimento dei presìdi sindacali del 15 luglio 2021 e del 23 settembre 2021, in piazza Tre Torri a Milano.
(5-06690)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   PETTARIN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dello sviluppo economico ha deliberato l'emissione il 30 giugno 2021 di francobolli ordinari appartenenti alla serie tematica «il Patrimonio naturale e paesaggistico – Serie Turistica: Roma, Milano, Firenze, Venezia, Napoli, Palermo» con la legenda «L'Italia riparte» in duecentomila esemplari per ciascun francobollo in fogli da 28, centomila esemplari per ciascun francobollo in minifogli da 10 e quarantacinquemila foglietti composti da sei francobolli diversi;

   in particolare, foglietti, del valore nominale di 6,60 euro, a quanto si apprende, sarebbero stati distribuiti in modo non capillare sul territorio. Ad esempio, in Friuli Venezia Giulia, a quanto risulta all'interrogante, sarebbero state consegnate solo poche decine di pezzi alla direzione provinciale di Poste Italiane di Trieste e nessuno a Udine, Gorizia e Pordenone. Il foglietto risulta inoltre non acquistabile dal sito di Poste Italiane. La tiratura oggettivamente contenuta e la modalità di distribuzione hanno creato, a quanto consta all'interrogante, gravi disagi all'utenza che non è riuscita ad acquistare il foglietto tramite i canali istituzionali – Uffici postali abilitati, «Spazi Filatelia» e sito poste.it – contrariamente a quanto assicurato da Poste Italiane; ciò suggerisce l'ipotesi che la tiratura possa essere stata oggetto di così scarsa distribuzione da aver causato di fatto la impossibilità per molti interessati di acquistare il prodotto;

   il foglietto sarebbe diventato così subito oggetto di speculazione;

   tale modalità di emissione suscita perplessità se si considera la finalità di promuovere la ripresa del Paese dopo la pandemia («L'Italia riparte»);

   non è la prima volta che si verificano casi di distribuzione disomogenea con il pericolo di conseguenti speculazioni;

   la tiratura del foglietto «L'Italia riparte» è notevolmente inferiore rispetto alle tirature ordinarie di due-trecentomila pezzi e pertanto insufficiente a coprire le richieste degli utenti. Una tiratura di duecentomila esemplari, anziché quarantacinquemila, porterebbe probabilmente alla vendita di almeno altri centocinquantamila esemplari, pari alla consueta domanda di mercato, con un maggiore introito estremamente importante –:

   se sia a conoscenza dei disagi e delle problematiche connesse alla distribuzione del foglietto «L'Italia riparte» in ogni direzione provinciale di Poste Italiane; quali iniziative intenda assumere per evitare il ripetersi di tali inconvenienti e se, in questo caso, ritenga necessario autorizzare la stampa di almeno ulteriori centocinquantamila esemplari del foglietto in parola, con caratteristiche indistinguibili dalla tiratura già autorizzata, garantendone la capillare distribuzione sul territorio nazionale e parità di condizioni nell'acquisto per tutti gli utenti interessati.
(4-10270)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   NAPOLI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   recenti disposizioni normative regolano l'immissione di fauna ittica nei corsi d'acqua, prevedendo un divieto di immissione di fatto, all'infuori dell'unica varietà di trota individuata come «autoctona» (decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 2019 recante «Regolamento recante ulteriori modifiche dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche» e decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del mare del 2 aprile 2020 recante «Criteri per la reintroduzione e il ripopolamento delle specie autoctone di cui all'allegato D del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, e per l'immissione di specie e di popolazioni non autoctone»);

   infatti l'organo tecnico del Ministero, il Consiglio del sistema nazionali per la protezione dell'ambiente (Snpa), immancabilmente cassa gli studi svolti dalle regioni per chiedere l'immissione di specie non autoctone (non di nuove specie, si badi bene, ma di specie già immesse da secoli, addirittura a cura del Ministero e dello Stato (Regio stabilimento ittiogenico di Brescia, fondato nel 1887);

   tali disposizioni, pur essendo basate su nobili principi di tutela dell'ambiente, non tengono conto dei mutamenti che il contesto faunistico di alcuni territori ha subito negli ultimi anni e hanno causato grossi problemi di carattere economico e lavorativo alle imprese impegnate nel settore ittico (acque interne), della pesca e del turismo, in particolare alle imprese di pesca sportiva e al loro indotto;

   invece, la direttiva europea di partenza (92/43/CEE articolo 2, comma 3) prevede, che «Le misure adottate ... tengono conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali»;

   la varietà di trota indicata come «autoctona», infatti, se non in rari e circoscritti ambienti, non è più presente nei nostri fiumi ormai da 50 anni ed è pressoché impossibile rinvenire un allevamento ittico in grado di fornire esemplari di trota della varietà ammessa ed aventi le caratteristiche minime ed indispensabili per il loro impiego ai fini della pesca sportiva (gli allevamenti sono in grado di fornire solo avannotti, il cui impiego richiederebbe svariati anni per avere un ritorno in termini commerciali);

   inoltre, il provvedimento normativo che ha individuato le specie autoctone e alloctone si basa su uno studio eseguito nel 2009, ma nel frattempo alcuni territori sono stati interessati da importanti sconvolgimenti climatici;

   il Tanaro, ad esempio, è stato interessato da due alluvioni (2016 e 2020) che hanno stravolto completamente il suo alveo e mutato il contesto faunistico preesistente. Per questo, ad oggi, in questo fiume non è presente alcuna varietà di trota o altro prodotto ittico;

   bisogna, inoltre, tenere conto del fatto che talune specie, definite non autoctone nel predetto studio, coabitano nei nostri fiumi in modo armonioso ormai da secoli e del fatto che, comunque, le attuali capacità tecniche consentono l'immissione di trote sterili, che risolvono il problema del pericolo di ibridazione con altre qualità di trote;

   questa situazione, già molto problematica per i lavoratori del settore, è stata aggravata ulteriormente dalle criticità che l'emergenza Covid ha comportato e sta mettendo in crisi molte piccole aziende che vivono di turismo legato alla pesca sportiva nelle acque interne e che, di fatto, da quasi due anni sono messe nell'impossibilità di lavorare –:

   quali iniziative, i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare per ovviare alla situazione sopra esposta.
(4-10268)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIMINO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 264 del 1999 dispone che il Ministero dell'università e della ricerca decreta il numero dei posti disponibili a livello nazionale per l'accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, veterinaria, odontoiatria e protesi dentaria per l'anno accademico 2021/2022, «sulla base della valutazione dell'offerta potenziale del sistema universitario, tenendo anche conto del fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo»;

   il decreto legislativo n. 281 del 1997 affida alla Conferenza Stato-regioni di promuovere e sancire «accordi» tra Governo, regioni e province autonome «al fine di coordinare l'esercizio delle rispettive competenze e svolgere attività di interesse comune»;

   il decreto legislativo n. 502 del 1992, prevede che «Entro il 30 aprile di ciascun anno il Ministro della sanità (...) determina con uno o più decreti il fabbisogno per il Servizio sanitario nazionale, (...) ai soli fini della programmazione da parte del Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica degli accessi ai corsi di diploma di laurea(...)»;

   il Ministero della salute deve trasmettere, entro il 30 aprile, lo schema di Accordo per l'acquisizione dell'assenso del Governo, delle regioni e delle province autonome;

   le regioni formulano il relativo fabbisogno per l'anno accademico di riferimento e viene acquisita agli atti istruttori dell'Accordo la stima del fabbisogno formativo presentato dalle Federazioni nazionali degli Ordini delle professioni sanitarie interessate;

   si è in attesa della delibera di Accordo della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le regioni e le province autonome che avrebbe dovuto essere adottata entro il 30 aprile 2021;

   con i decreti ministeriali nn. 740, 741 e 742 del 25 giugno, il Ministero dell'università e della ricerca ha fissato rispettivamente in 14.020, 877 e 1.253, il numero dei posti disponibili per l'accesso rispettivamente ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia per l'anno accademico 2021/2022;

   tale provvisoria determinazione tiene conto della sola offerta formativa potenziale così come, deliberata dagli atenei;

   il giudice ha segnalato che il potenziale recettivo delle università e il fabbisogno da parte del Servizio sanitario nazionale costituiscono «due termini inscindibili», sicché «è scorretto predicare la supremazia dell'offerta formativa rispetto al fabbisogno, posto che è l'una che deve tendere verso l'altro,...e non viceversa» –:

   sulla base di quali dati relativi al «fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo» i decreti ministeriali abbiano quantificato il numero dei posti disponibili per l'anno accademico 2021/2022 per i corsi di laurea in questione;

   sulla base di quali dati relativi al «potenziale formativo» il Ministero dell'università e della ricerca abbia stabilito il numero di posti per l'accesso ai corsi di laurea in questione;

   se gli atenei abbiano fornito al Ministero dell'università e della ricerca evidenza dell'espletamento dell'istruttoria prescritta dalla normativa vigente per l'individuazione del potenziale formativo di ognuno di essi;

   se il Ministero dell'università e della ricerca abbia tenuto conto dell'aumento dei posti richiesto dalle regioni e delle stime compiute dalla Conferenza Stato-regioni e province autonome sul fabbisogno di personale sanitario;

   se il Ministero dell'università e della ricerca abbia convocato un tavolo tecnico di concertazione, rappresentativo di tutti i corsi e delle relative professioni;

   per quali ragioni non sia ancora stata adottata la delibera di Accordo della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

   se intenda rendere disponibili:

    a) le stime sul fabbisogno del personale sanitario compiute dalle regioni, e da parte della Conferenza Stato-regioni e province autonome di Trento e Bolzano;

    b) i dati relativi all'offerta potenziale del sistema universitario, sulla base dei quali il Ministero dell'università e della ricerca ha basato la programmazione dei posti per i corsi di laurea in questione, e la documentazione atta a dimostrare che gli atenei abbiano tenuto conto dei parametri prescritti dalla normativa, espletando l'istruttoria del caso;

    c) i verbali relativi all'eventuale tavolo tecnico convocato dal Ministero dell'università e della ricerca.
(5-06684)