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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 17 settembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la politica energetica dell'Unione europea, la cui base giuridica è rinvenibile già nell'articolo 194 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, si è rafforzata con l'avvio del «Green Deal europeo» nel dicembre 2019 che ha dato impulso alla decarbonizzazione del sistema energetico dell'Unione europea, con una forte spinta su rinnovabili ed efficienza energetica di edifici, industria e mobilità;

    il documento, che riformula su nuove basi l'impegno europeo ad affrontare il cambiamento climatico, andando oltre il Clean Energy Package avviato nel 2016, ricomprende un ambizioso piano d'azione per trasformare l'Unione in un'economia competitiva, con l'obiettivo di azzerare le emissioni nette di gas serra entro la metà del secolo;

    nell'ambito del Green Deal europeo, i leader dell'Unione europea hanno approvato, lo scorso dicembre, un obiettivo riveduto di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. In particolare, per conseguire tale ambizioso obiettivo, la Commissione europea ha preso in considerazione le azioni necessarie in tutti i settori, compresi un aumento dell'efficienza energetica e dell'energia da fonti rinnovabili, e ha manifestato altresì l'intenzione di avviare l'iter per formulare proposte legislative dettagliate nel giugno 2021, al fine di mettere in atto e realizzare tale maggiore livello di ambizione;

    arrestare il cambiamento climatico attraverso una transizione energetica equa e sostenibile resta obiettivo prioritario delle politiche dell'Unione europea, anche dopo la crisi provocata dalla pandemia da Covid-19, ed è parte centrale dell'azione di medio periodo che l'Europa si prefigge con il Next Generation EU (Ngeu), in coerenza con gli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (SDGs) e con gli impegni del richiamato Accordo di Parigi del 2015;

    il Green New Deal europeo si fonda su un'Europa a impatto climatico zero per un'economia più moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva a livello internazionale, in cui la priorità è rappresentata dalla decarbonizzazione del settore energetico attraverso un massiccio ricorso alle fonti energetiche rinnovabili;

    entro il 2030, il 70 per cento dei consumi elettrici italiani dovrà essere coperto da energie pulite (quasi il doppio rispetto alla quota attuale del 38 per cento) e dovranno essere installati 65 Gigawat di nuova potenza rinnovabile, soprattutto alla luce dei nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dal 40 per cento al 55 per cento rispetto al 1990;

    l'aumento dei prezzi delle materie prime energetiche continua a generare conseguenze che rischiano di frenare la ripresa economica in atto: l'inflazione rischia, infatti, di danneggiare in particolare la competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali – che scontano prezzi dell'energia storicamente inferiori a quelli italiani – con impatti significativi anche sulla stabilità dei lavoratori e sulle nuove assunzioni;

    come ha spiegato il vicepresidente esecutivo della Commissione europea responsabile per le politiche climatiche, FransTimmermans, l'80 per cento dell'aumento del costo dell'energia è dovuto all'aumento del prezzo del combustibile usato per generare energia elettrica;

    il timore maggiore è che la questione delle materie prime energetiche – in continuo aumento da inizio anno per la ripresa economica dopo i ribassi dovuti alla pandemia – inneschi un pericoloso circolo vizioso: il persistente incremento dei prezzi potrebbe infatti condurre ad una difficoltà di approvvigionamento, con conseguenti costi fissi imprevisti e gravi ripercussioni economiche, sociali e sull'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) soprattutto per i clienti finali;

    se il Governo non fosse già intervenuto con provvedimenti d'urgenza tesi a sterilizzare parzialmente i potenziali rincari, l'incremento della bolletta dell'elettricità, per la famiglia tipo in tutela, nel terzo trimestre del 2021, sarebbe stato circa del 20 per cento anziché essere contenuto a + 9,9 per cento per la bolletta dell'elettricità e + 15,3 per cento per quella del gas;

    alla luce della transizione ecologica in atto, l'impiego e la diffusione di sistemi di generazione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili, nonché l'installazione di nuova potenza rinnovabile richiedono un nuovo meccanismo di riscossione degli oneri di sistema;

    tale meccanismo dovrà essere più affidabile ed efficace possibile ed allineato tra fabbisogno e gettito, al fine di riuscire a mantenere la certezza dell'erogazione degli incentivi nei settori delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica, distribuendo «equamente» gli oneri e assicurando che l'effetto sui prezzi non ricada sugli utenti finali, soprattutto i più vulnerabili;

    come noto, gli oneri di sistema sono quei corrispettivi, pagati da tutti i clienti finali del servizio, destinati alla copertura dei costi relativi ad attività di interesse generale per il sistema elettrico, tra i quali rientrano la promozione dell'efficienza energetica e il finanziamento alla produzione da fonti rinnovabili;

    gli oneri di sistema hanno permesso lo sviluppo e la diffusione di fonti di energia pulita, consentendo al nostro Paese di essere in linea con gli obiettivi posti dagli accordi internazionali in termini di quota minima di produzione di energia rinnovabile;

    è necessario e imprescindibile, pertanto, adottare misure straordinarie e soprattutto di lunga prospettiva in grado non solo di mantenere alta l'attenzione anche sul tema della riduzione delle emissioni di CO2, ma altresì implementare un modello efficace di esazione degli oneri generali afferenti al sistema elettrico e garantire una maggiore sicurezza del gettito stesso;

    una soluzione plausibile e di lungo respiro potrebbe consistere nel sovvenzionare gli oneri di sistema presenti in bolletta con altre fonti di finanziamento, come sta accadendo, per esempio, in Spagna, Gran Bretagna e Germania;

    in particolare, in Spagna, il Governo è intervenuto a favore dei clienti domestici con contratti fino a 10 kW, sia abbassando l'imposta sul valore aggiunto dal 21 per cento al 10 per cento per i clienti domestici, sia adottando misure ad hoc per i clienti cosiddetti vulnerabili;

    inoltre, al fine di ridurre il peso degli oneri delle rinnovabili, è stato istituito un Fondo nazionale per la sostenibilità del sistema elettrico, alimentato da risorse statali e comunitarie; saranno le imprese petrolifere, quelle del gas e i venditori di tutti i settori energetici, con qualche eccezione, a pagare gli oneri per le rinnovabili, assieme ai clienti finali (oneri che in Spagna pesano sulla bolletta per circa il 16 per cento, mentre in Italia vanno oltre il 20 per cento);

    il Governo spagnolo ha altresì annunciato che adotterà nuove misure per fronteggiare l'aumento dei prezzi dell'elettricità nel Paese iberico, ai massimi storici in questo momento, riducendo, tra le altre cose, dal 5,1 per cento allo 0,5 per cento la tassa sull'energia elettrica;

    similmente, in Gran Bretagna, il cosiddetto caro-bollette ha portato il Governo ad attivare un sistema di alert di prezzo sul libero mercato come salvagente per quei clienti fedeli ad un fornitore che sarebbero così esposti a rincari eccessivi: lo strumento avvisa il consumatore dell'esistenza di offerte più convenienti. Si è poi pensato di prorogare la tutela di prezzo oltre la scadenza prevista, al fine di non lasciare il consumatore in balìa della tensione sui prezzi e di un mercato eccessivamente aggressivo;

    occorre, pertanto, anche nel nostro Paese, attuare misure strutturali che rivedano in tempi rapidi la fiscalità inerente le bollette, ad esempio mediante una riduzione dell'imposta sul valore aggiunto sull'energia elettrica e il gas (attualmente la media elettrica è 10 per cento e quella del gas il 15 per cento) e, al contempo, l'implementazione di un sistema che disattivi la sterilizzazione dell'imposta sul valore aggiunto sotto un certo indice di prezzo, per scongiurare il rischio di un minor gettito per la finanza pubblica;

    si potrebbe, inoltre, proseguire sulla strada dell'utilizzo del maggior gettito derivante dalla vendita all'asta delle quote di CO2 per calmierare i prezzi oppure ricorrere alla creazione di un meccanismo di gradualità, attraverso l'istituzione di un fondo alimentato anche dai venditori di tutti i settori energetici non rinnovabili, con la precipua finalità di coprire gli oneri a copertura delle fonti rinnovabili, anche alimentato dai proventi delle aste CO2, già disponibili, in modo da poter essere tempestivamente operativo,

impegna il Governo:

1) a proseguire nell'utilizzo del maggior gettito derivante dalla vendita all'asta delle quote di CO2 per calmierare i prezzi delle bollette per cittadini e piccole e medie imprese;

2) ad adottare iniziative per introdurre, nel prossimo provvedimento utile, un meccanismo volto ad abbattere il prezzo dei prodotti energetici, anche mediante una sterilizzazione parziale dell'imposta sul valore aggiunto applicata oggi sul totale del costo del servizio, incluse le accise che già concorrono ad aumentare il prezzo finale;

3) al fine di ridurre il costo per le energie rinnovabili, ad adottare iniziative per istituire un fondo per la sostenibilità del sistema elettrico, alimentato dalle imprese petrolifere, del gas e dei venditori di tutti i settori, nonché dai proventi già disponibili delle aste CO2, sì da rendere il fondo stesso immediatamente operativo.
(1-00510) «Davide Crippa».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VIII e IX,

   premesso che:

    la «circolare interministeriale» n. 10526 dell'11 giugno 2019 recante «Disciplina del sewage prodotto dalle navi», trasmessa dal Ram-Reparto ambientale marino del Corpo delle capitanerie di porto con nota n. RAM/1758/2/2019 del 24 giugno 2019 a tutte le capitanerie di porto e all'Autorità di sistema portuale, ha fornito un'interpretazione, ad avviso dei firmatari del presente atto, contraria alle norme di legge vigenti sulla disciplina del sewage prodotto dalle navi;

    la «circolare» è stata recepita dalla Capitaneria di porto di Civitavecchia con l'ordinanza n. 114 del 2019, che ha consentito, nei mesi di lockdown dell'anno 2020, lo sversamento di liquami non depurati ma semplicemente filtrati (circa 250/300 mc/giorno) prodotti da due navi da crociera nello specchio acqueo del Porto di Civitavecchia, con inevitabili conseguenze per l'ecosistema marino, la salute umana e l'inquinamento ambientale;

    detta circolare interministeriale, è una nota congiunta, emessa dal direttore generale per la vigilanza sulle autorità portuali del ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dal direttore generale per i rifiuti e l'inquinamento del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, prodotta in risposta ad un quesito posto da Confitarma e trasformata dal Ram in circolare esplicativa «in materia di conferimento del sewage da parte delle unità navali equipaggiate con impianto di trattamento di cui alla Regola 9.1.1 dell'Annesso IV della Convenzione Marpol 73/78»;

    si ribadisce l'erronea interpretazione normativa fornita con detta circolare e la contrarietà della stessa alle norme vigenti in materia. La Marpol 73/78 prevede, infatti, alla regola 12 che i porti e terminali siano dotati di Utilities & facilities, ovvero di impianti portuali deputati alla raccolta di tutti i rifiuti prodotti dalle navi (compresi i rifiuti dell'annesso IV sewage), escludendo pertanto la possibilità che gli stessi possano essere scaricati sugli specchi acquei portuali. Analoga disposizione è contenuta nell'articolo 77 del regolamento per l'esecuzione del codice della navigazione, secondo cui «è vietato tenere rifiuti accumulati a bordo delle navi e dei galleggianti, nonché gettarli negli ambiti terrestri o acquei del porto, in mare aperto ad una distanza inferiore a quella stabilita dal comandante del porto». L'obbligo di conferimento agli impianti portuali dei rifiuti prodotti dalle navi, in sosta ed in transito nei porti e terminali, è sancito dall'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo n. 182 del 2003 (che già recepisce la Marpol 73/78), che dispone che «il comandante della nave deve conferire i rifiuti prodotti dalla nave stessa all'impianto portuale di raccolta prima di lasciare il porto»;

    i firmatari del presente atto esprimono la propria preoccupazione per ciò che si è verificato e che si continua a verificare a causa della summenzionata circolare,

impegnano il Governo:

   ad adottare le iniziative di competenza per riformare la suddetta circolare Ram n. 10526 dell'11 giugno 2019, conformandola alle vigenti norme di legge;

   ad adottare iniziative per prevedere l'obbligo, secondo quanto previsto dalla convenzione Marpol 73/78 alla Regola 12 annesso IV e dalla normativa nazionale vigente in materia (decreto legislativo n. 182 del 2003), di conferire ogni tipologia di rifiuti prodotti dalle navi agli impianti portuali di raccolta, prima che la nave lasci il porto, conformemente all'obbiettivo indicato dall'articolo 1 della recente direttiva (UE) 883/2019;

   ad adottare iniziative, in sede di Unione europea e con i Paesi extra Unione europea, affinché vengano emanate precise normative a maggior tutela dell'ecosistema marino del Mar Mediterraneo, essendo lo stesso un'«area speciale» ai sensi della convenzione Marpol.
(7-00724) «Gariglio, Pezzopane, Andrea Romano, Pizzetti, Bruno Bossio, Cantini, Del Basso De Caro».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    lo stabilimento Montefibre di Acerra nasce nella metà degli anni '70 come attività sostitutiva dello storico stabilimento Rhodiatoce di Casoria;

    l'area prescelta per la realizzazione della nuova realtà industriale è quella inserita nell'Area di sviluppo industriale di Acerra, in provincia di Napoli;

    per il ciclo produttivo sono state utilizzate le tecnologie più avanzate del momento e il complesso industriale è stato costituito dai seguenti impianti e servizi:

     a) impianto per la produzione di dimetiltereftalato;

     b) impianto per la produzione di polimero polyetilentereftalato;

     c) impianto per la produzione di fibre tessili e filati di poliestere;

     d) centrale termoelettrica a metano;

     e) impianti per la produzione di fluidi di servizi come azoto, aria compressa, acqua refrigerata, acqua di torre, acqua demi;

     f) impianto biologico a fanghi attivi per la depurazione dei reflui industriali del sito;

    negli anni, lo stabilimento a livello occupazionale ha superato stabilmente le 1000 unità (tra diretti e indotti);

    nel corso del periodo dal 2000 al 2010, l'azienda subisce una pluralità di cessioni, dismissioni, riorganizzazioni, che vedono coinvolti anche investitori stranieri;

    a fronte della perdurante crisi economica internazionale, i predetti investitori stranieri, nella fattispecie la società spagnola L.S.B., hanno terminato il proprio programma di investimenti;

    tra la fine del 2012 e la metà del 2013 viene avviato, da parte della Montefibre, un vero e proprio programma di smantellamento degli impianti, fino ad arrivare, immediatamente dopo, al fallimento della L.S.B.;

    il gruppo Montefibre, che aveva 2.500 dipendenti, ha ottenuto ottime performance nel campo della fibra acrilica e poliestere, posizionandosi tra i produttori mondiali, al primo posto nell'acrilico e tra i primi posti nel poliestere;

    nel 1995 Montefibre ha fatturato 1.800,00 miliardi di lire chiudendo il bilancio con un utile netto pari a 70 miliardi;

    Montefibre si distingueva per la sua tecnologia, riconosciuta, senza ombra di dubbio, e qualificata molto avanzata, ottenuta con corposi investimenti quantificabili in circa 270 miliardi di lire nel quadriennio 1993-1996;

    lo stabilimento di Montefibre di Miranda (Spagna) era all'epoca praticamente nuovo (del valore di circa 200 miliardi), ad altissima tecnologia, assieme a quello di Porto Marghera, la cui produttività era da record, e posizionavano appunto la Montefibre al primo posto nell'acrilico, ma non vanno dimenticati gli stabilimenti di Acerra, Porto Torres e Ottana che completavano l'assetto industriale del gruppo;

    a seguito del fallimento della società spagnola L.S.B., una società indonesiana, la Indorama, ha manifestato il proprio interesse all'acquisizione degli impianti ormai ex – Montefibre;

    tale manifestazione di interesse viene formalizzata al Ministero dello sviluppo economico nel novembre 2013;

    in tale passaggio, perdevano il posto di lavoro 72, dei 100 dipendenti impiegati presso l'impianto;

    a marzo 2015 veniva dichiarato il fallimento della Indorama;

    a fine 2015, in altre parole, ad eccezione dei 28 dipendenti assunti da Indorama, tutti i lavoratori della ex – Montefibre, fiore all'occhiello del tessuto industriale campano e della provincia di Napoli, a seguito di un'attività dismissiva lenta, ineluttabile e costante, tutti i lavoratori venivano posti in mobilità;

    la gestione di tali vicende, pur essendo stata più volte all'attenzione del Ministero dello sviluppo economico, non è mai stata risolutiva e, come ampiamente sopra descritto, ha avuto un esito infausto per le maestranze, per l'indotto e per tutto il tessuto sociale del comune di Acerra e del vicino comune di Casoria, città di provenienza, quest'ultima, di un numero consistente di addetti allo stabilimento della Montefibre;

    il 18 maggio 2021 la vertenza dei rappresentanti dei lavoratori dell'ex Montefibre di Acerra ha visto oltre cinquanta persone presidiare la sede della Rai Campania per manifestare la riluttanza dei lavoratori di una fabbrica chiusa quasi 18 anni fa per dare spazio al termovalorizzatore di Acerra, che ha ucciso due volte le oltre 140 unità che ne facevano parte i quali hanno perso la vita a causa della vicinanza con amianto e con prodotti chimici altamente cancerogeni;

    tutta la letteratura scientifica è concorde sui risultati dei dati epidemiologici relativi ai lavoratori dei petrolchimici, per i quali si parla di rischio elevato a causa delle situazioni di esposizione all'amianto nei vari ambienti di lavoro, per via delle tecnologie e delle procedure in uso, standard in tutti gli impianti industriali di quel tipo, le quali sono tali da determinare condizioni di insorgenza del mesotelioma pleurico;

   ciò comporta una grave sperequazione nel riconoscimento del rischio, e del riconoscimento dei benefici previdenziali, tra i lavoratori degli stabilimenti dello stesso tipo che le diverse e cospicue dimostrano l'esposizione all'amianto, superiore ai limiti previdenziali previsti dalla legge, di tutti coloro che hanno svolto specifiche mansioni che hanno comportato la manipolazione e/o il contatto di materiali in amianto;

   gli operatori degli impianti di produzione, degli impianti e dei reparti dei servizi ausiliari, (cosiddetto esposizione diretta), nonché di coloro che hanno svolto attività in ambienti contaminati per aerodispersione delle fibre e polveri di amianto. Tra questi si segnalano: gli impiegati d'ufficio (addetti magazzino attrezzi e ricevimento materiali) (cosiddetto esposizione indiretta), personale di staff di supporto alla gestione dei processi produttivi e di servizio, gli operatori posti alle dipendenze delle ditte esterne che lavoravano nell'indotto e che si occupavano dei lavori di pulizia, di facchinaggio e di rimozione del cascame,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni possibile iniziativa di competenza per scongiurare la definitiva estromissione dei lavoratori dell'ex Montefibre di Acerra dal mondo del lavoro, dopo la chiusura dello stabilimento, al fine di preservare i livelli occupazionali degli stessi lavoratori affinché vengano riconvertiti e reinseriti nel mondo del lavoro al più presto;

   ad individuare e prevedere idonee iniziative finalizzate alla riconversione dello stabilimento di cui in premessa ed al mantenimento dei livelli occupazioni o comunque al reintegro, in altre posizioni, dei dipendenti della ex Montefibre;

   ad adottare iniziative per riconoscere ai lavoratori della società ex Montefibre le indennità contributive e per introdurre nuove misure a favore degli stessi anche ai fini pensionistici anticipati;

   ad adottare ogni iniziativa necessaria ad accelerare l'introduzione e l'applicazione delle misure di aiuto per questi lavoratori che, non per causa a loro imputabile, si sono visti ledere fondamentali diritti sanciti dalla Costituzione: il sacrosanto diritto alla salute ex articolo 32 della Costituzione, ed il diritto al lavoro sancito dall'articolo 1 della Carta fondamentale;

   ad adottare iniziative per la messa in sicurezza di siti industriali dove si è fatto largo uso di amianto;

   ad adottare iniziative affinché siano rilasciare le certificazioni di esposizione all'amianto, anche relativamente al ricorso per il riconoscimento dei benefici previdenziali previsti dall'articolo 13, comma 8, della legge n. 257 del 1992. Ai lavoratori che hanno operato nei siti industriali sopra descritti, nonché per il riconoscimento di malattie professionali, posto che tutta la letteratura scientifica è concorde sui risultati dei dati epidemiologici relativi ai lavoratori dei petrolchimici, per i quali si parla di rischio elevato a causa delle situazioni di esposizione all'amianto nei vari ambienti di lavoro, per via delle tecnologie e delle procedure e degli standard in uso in tutti gli impianti industriali di quel tipo, i quali sono tali da determinare condizioni di insorgenza del mesotelioma pleurico come già evidenziato in precedenza;

   ad adottare iniziative normative atte al riconoscimento dei benefici previdenziali per tutti i lavoratori esposti all'amianto.
(7-00723) «Invidia, Manzo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MORANI e MORGONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   il 14 settembre 2021 è stato sottoscritto il contratto istituzionale di sviluppo riservato ai territori colpiti dallo sciame sismico del 2016-2017 ai sensi dell'articolo 1, commi 191-193, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, che aveva autorizzato uno specifico finanziamento, pari a 100 milioni di euro per il 2021 a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, programmazione 2021-2027, e a ulteriori 30 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2021 e 2022, a valere sulle risorse disponibili nella contabilità speciale assegnata al commissario straordinario;

   il contratto istituzionale di sviluppo costituisce uno strumento fondamentale per la crescita economica delle aree colpite dal sisma, in quanto volto a sostenere progetti e investimenti integrativi e complementari rispetto alla ricostruzione materiale degli edifici, per assicurare la ripresa e lo sviluppo nei territori che hanno subito i terremoti del 2016 e 2017;

   il contratto sottoscritto, in particolare, destina circa 91 milioni di euro a 20 progetti localizzati nella regione Marche, mentre le richieste pervenute da parte dei comuni – senza che peraltro fosse stata esercitata dalla medesima regione alcuna azione di orientamento e di coordinamento con gli stessi, diversamente da quanto accaduto nelle regioni Abruzzo Lazio e Umbria, che hanno correttamente previsto procedure di partecipazione degli enti coinvolti – ammontavano a oltre 900 milioni di euro;

   va rilevato, tuttavia, che non risultano noti i criteri utilizzati né il soggetto incaricato a effettuare la selezione, mentre il rispetto delle comunità locali e degli elementari principi di correttezza amministrativa e di trasparenza richiederebbero la conoscibilità di tali informazioni, anche alla luce del fatto che alcuni dei progetti non appaiono effettivamente cantierabili, che sono stati ammessi progetti co-finanziati ma privi degli atti amministrativi che concretamente prevedono il co-finanziamento, che uno dei progetti presentati assorbe da solo un terzo dei fondi previsti (30 milioni di euro) per l'intera regione, che quasi il 90 per cento dei progetti finanziati corrisponde ad amministrazioni governate dalla stessa maggioranza che ha espresso l'attuale giunta regionale –:

   quale sia l'orientamento del Governo, per quanto di competenza, in merito alle circostanze riportate in premessa;

   se il Governo abbia proceduto alle verifiche di competenza in ordine a quanto segnalato in premessa e, qualora non lo abbia fatto, se non intenda sospendere la procedura in corso al fine di effettuare una puntuale verifica in merito ai criteri utilizzati e ai progetti selezionati dalla regione Marche.
(5-06682)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DIENI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 160 del 27 dicembre 2019, all'articolo 1, comma 143, ha previsto che «Al fine di perseguire la progressiva armonizzazione dei trattamenti economici accessori del personale appartenente alle aree professionali e del personale dirigenziale dei Ministeri, è istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un fondo da ripartire, con dotazione pari a 80 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2021»;

   nel contempo, come indicato dal sindacato Usb PI Ministeri, è utile richiamare l'attenzione sul fatto che non risulta essere stato dato seguito, a quanto la stessa norma prevede ossia che «le risorse del fondo sono destinate, nella misura del 90 per cento, alla graduale armonizzazione delle indennità di amministrazione del personale appartenente alle aree professionali dei Ministeri al fine di ridurne il differenziale e, per la restante parte, all'armonizzazione dei fondi per la retribuzione di posizione e di risultato delle medesime amministrazioni»;

   negli anni, infatti, la differenza tra le retribuzioni di figure che ricoprono identiche posizioni funzionali in differenti dicasteri si è andata allargando senza una reale giustificazione legata alle mansioni svolte;

   la norma prevede che «con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e del Ministro dell'economia e delle finanze, si provvede alla ripartizione delle risorse del fondo tra le amministrazioni di cui al primo periodo per il finanziamento del trattamento accessorio di ciascuna di esse, tenendo conto anche del differenziale dei trattamenti di cui al precedente periodo e, in deroga all'articolo 45 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, alla conseguente rideterminazione delle relative indennità di amministrazione»;

   nonostante la pubblica amministrazione debba informarsi a criteri di efficienza, ad oggi i suddetti decreti non sono ancora emanati, non risultando nota alcuna ragione che giustifichi questa dilazione nell'attuazione della norma –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per la rapida emanazione dei decreti attuativi delle disposizioni previste all'articolo 1 comma 143, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 e quali siano le tempistiche previste per la firma degli stessi.
(4-10246)


   GRILLO, VILLANI, MARTINCIGLIO, PENNA, SAITTA e LUCIANO CANTONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in base ai dati ed alle ricerche dell'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), in Italia vi è una scarsa consapevolezza del rischio maremoto, derivante dal fatto che gli tsunami, fortunatamente, accadono meno frequentemente dei terremoti, e che l'ultimo tsunami disastroso avvenuto in Italia risale a oltre un secolo fa. Si tratta dello tsunami originato dal catastrofico terremoto di Messina del 1908;

   nel 2018 l'Ingv ha pubblicato il primo modello probabilistico di pericolosità da tsunami di origine sismica per l'area del Mediterraneo e dell'Atlantico nord-orientale;

   numerosi lavori scientifici hanno evidenziato come il nostro Paese sia interessato da una intensa attività tettonica che si è manifestata anche recentemente tramite terremoti disastrosi che hanno causato anche perdita di vite umane. Quando questa attività si manifesta in aree costiere o sottomarine, agli effetti dello scuotimento sismico, si possono associare la creazione di maremoti come quello devastante che ha interessato Fukushima nel 2011, con ripercussioni inimmaginabili dirette ed indirette non solo nelle immediate vicinanze dell'epicentro, ma anche a migliaia di chilometri di distanza;

   il terremoto associato al collasso della caldera di Santorini, ad esempio, ha avuto effetti devastanti in tutte le coste del Mediterraneo centro-orientale;

   la presenza di vulcani attivi nei pressi della costa ed in varie isole del Mar Tirreno rende questa area particolarmente critica;

   Alessandro Amato, geologo, sismologo, già direttore del centro nazionale terremoti dell'Ingv e ora responsabile del Centro allerta tsunami dell'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Cat-Ingv) ha evidenziato, in numerosi lavori scientifici, le faglie attive lungo tutto il versante tirrenico e ligure della penisola. In particolare, lo Stretto di Messina è caratterizzato da un esteso sistema di faglie, che caratterizzano larga parte del versante orientale dell'isola e, in modo particolare, nel settore etneo. In questo settore si è manifestato uno dei principali terremoti italiani del secolo scorso. Il grande terremoto del 1908, che rase al suolo le città costiere adiacenti lo stretto ed in particolare Reggio Calabria e Messina facendo oltre 80mila vittime ed Amato segnala che circa duemila persone probabilmente morirono per lo tsunami associato al terremoto;

   il rischio di tsunami si estende a tutte le coste italiane dato che terremoti, e dunque maremoti, devastanti sono noti in tutta l'area egea e lungo la costa dalmata –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale grave situazione e, per quanto di competenza, quali informazioni possieda circa lo stato dell'arte in merito alle misure di previsione di eventi di questa gravità;

   quali iniziative siano attualmente poste in essere dalla Protezione Civile, in particolare per quanto concerne un sistema di allerta maremoti che possa alleviare i probabili disastri che causerebbe un eventuale maremoto in Italia.
(4-10250)


   CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 1° ottobre 2021 l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) effettuerà l'aggiornamento trimestrale delle tariffe di gas ed elettricità;

   nella stessa data partiranno i contratti annuali di fornitura ai grandi consumatori ed alle imprese, in quanto l'anno termico contrattuale va dal 1° ottobre al 30 settembre;

   in tal senso, il Ministro della transizione ecologica, a mezzo stampa e comunicazione istituzionale, ha anticipato un rincaro compreso tra il 31 per cento ed il 42 per cento, secondo stime di analisti di mercato tale rincaro avverrebbe nella dimensione del 30 per cento per il gas e del 20 per cento per l'elettricità;

   tale fenomeno andrebbe ad evidente detrimento della competitività industriale nazionale e delle fasce più vulnerabili e meno abbienti della popolazione: infatti, secondo stime di associazioni di categoria, il rincaro medio per famiglia sarà di circa 669 euro l'anno;

   tra le ragioni, che sono dietro a questo rincaro figura l'aumento costante del prezzo internazionale del gas e della CO2 prodotta; da un lato, infatti, la produzione energetica italiana si basa al 51 per cento sul gas e, dall'altro, i prezzi delle quote di emissione nel mercato Ets hanno subito un aumento dell'82 per cento;

   dietro il rincaro del costo delle emissioni è stato rilevato l'aumento della produzione industriale con conseguente maggiore richiesta di quote di emissioni di anidride carbonica, anche a seguito delle politiche di decarbonizzazione perseguite a livello europeo;

   come riportato da numerose associazioni di categoria il sistema del mercato Ets si presta facilmente a speculazioni di vario tipo, al netto del fatto che le medesime regole non sono seguite dai competitor internazionali del mercato europeo;

   in termini industriali, l'incremento dei prezzi energetici rischia di pregiudicare la produzione nazionale di acciaio, ceramica e carta, i cui processi produttivi possono essere sensibilmente migliorati, a fianco di una maggiore sostenibilità ambientale, solo con l'adozione di tecnologiche che, ad oggi, non hanno ancora trovato pieno sviluppo e diffusione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per:

    a) destinare i proventi delle aste di mercato della CO2 Ets all'abbassamento dei costi dell'energia, anche ai fini dell'eliminazione della voce degli oneri generali di sistema delle utenze;

    b) aprire gli opportuni tavoli e negoziati europei per una riforma del meccanismo Ets che tenga conto degli attuali andamenti di mercato e della necessità di ridurre la possibilità di speculazione;

    c) predisporre meccanismi di tutela dei comparti maggiormente toccati dal rincaro dell'energia, come acciaio, carta e ceramica, quest'ultimo particolarmente sensibile alle oscillazioni di mercato;

    d) garantire alle famiglie italiane, in particolar modo quelle meno abbienti, un costo sostenibile delle utenze energetiche al netto dei rincari di cui in premessa.
(4-10253)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la Defend Ethiopia Task Force/Italy ha denunciato lo, lo schieramento di bambini soldato da parte del Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf) nel conflitto in corso in Etiopia, a partire dalle immagini – poi rimosse – riportate per la prima volta dal New York Times il 12 luglio 2021;

   si tratta di una serie di fotografie di ragazzi e ragazze chiaramente minorenni che trasportano fucili d'assalto fornite dal Tplf, che sono state scattate dal fotoreporter Finbarr O'Reilly, che si trovava in Etiopia, come inviato del New York Times. In poco tempo quelle immagini sono diventate virali sui social media, soprattutto su Twitter dove centinaia di etiopici da tutto il mondo hanno chiesto una condanna unanime all'utilizzo dei bambini soldato. Questa strategia di utilizzare bambini è stata preannunciata dall'ex Presidente della regione del Tigray, nonché anche Presidente del Tplf, nella sua dichiarazione in TV nei primi mesi del conflitto innescato dallo stesso TPLF;

   ai sensi dello Statuto della Corte penale internazionale e di molti altri strumenti di legge internazionale, il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati (Opac) definisce il reclutamento e l'uso di bambini da parte delle forze armate o dei gruppi in conflitto come una violazione dei diritti dell'infanzia e del diritto internazionale. Vieta il reclutamento di bambini in qualsiasi circostanza, da parte di qualsiasi gruppo; i Protocolli aggiuntivi alle Convenzioni di Ginevra del 1949 (1977, art. 77,2), la Convenzione sui diritti del fanciullo (1989) e lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale (2002) riconoscono tutti che l'uso di minori nelle ostilità armate che si tratti di forze armate statali o non statali, come crimine di guerra;

   dopo un conflitto durato otto mesi, il 28 giugno 2021 il Primo Ministro Abiy Ahmed ha annunciato il cessate il fuoco unilaterale nel Tigray per permettere ai contadini tigrini di approfittare della stagione delle piogge ed arare la loro terra, onde evitare una futura crisi alimentare. Di conseguenza, ha ordinato il ritiro dell'Esercito federale da Macalle e dalle altre città per posizionarsi fuori dalla regione; lo stesso ha fatto anche l'Esercito eritreo che è arretrato trincerandosi sul confine etio-eritreo;

   difatti, l'agenzia umanitaria statunitense valuta che nel Tigray almeno 900.000 persone sono già in condizioni di carestia, mentre altri cinque milioni hanno un disperato bisogno di assistenza umanitaria. Per la prima volta in nove mesi di guerra, gli operatori umanitari questa settimana finiranno il cibo da consegnare a milioni di persone che soffrono la fame, ha detto la scorsa settimana il capo dell'UsAid, accusando il Governo di aver limitato l'accesso. Le forze del Tigray e il Governo federale di continuo si scambiano accuse sul fatto di ostacolare il flusso di aiuti;

   tuttavia, nonostante la tregua accordata, il Tplf avrebbe aperto nelle regioni limitrofe di Amhara e Afar diversi focolai di guerra, impegnando queste giovani reclute soldati e utilizzandoli principalmente come scudo umano;

   in questa fase del conflitto occorre che i media stranieri e la comunità internazionale e tutte le organizzazioni incaricate di salvaguardare il diritto d'infanzia e la protezione dei bambini in tutto il mondo pongano molta attenzione a quanto sta accadendo nei territori interessati e indaghino sulla coscrizione dei bambini nel gruppo armato Tplf e il loro dispiegamento diretto nelle zone di conflitto –:

   quali notizie abbia il Ministro in merito all'uso di bambini soldato nel conflitto Tigray e se non ritenga di condannare con la massima fermezza il fenomeno, anche promuovendo iniziative di competenza presso le organizzazioni internazionali deputate alla protezione dei bambini.
(5-06679)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con lo scoppio della pandemia, su scala mondiale, son state adottate misure restrittive alla circolazione per arginare la diffusione del Sars-CoV-2;

   la disciplina generale italiana per gli spostamenti da/per l'estero è contenuta nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, nell'ordinanza 29 luglio 2021, in parte prorogata fino al 25 ottobre, e nell'ordinanza 28 agosto 2021, in vigore dal 31 agosto al 25 ottobre 2021;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri continua a basarsi su cinque elenchi di Paesi per i quali sono previste differenti misure. Tali elenchi sono contenuti nell'Allegato 20 e possono essere modificati con apposita ordinanza adottata dal Ministro della salute, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   l'interrogante è intervenuto a più riprese sul tema, segnalando al Governo le numerose criticità dovute alla strategia politica del Governo;

   a giudizio dell'interrogante appare decisamente illogica la scelta di continuare a mantenere il Bahrain nei Paesi della «Lista E»;

   l'ingresso e l'uscita dal territorio nazionale sono consentiti solo per specifici motivi di lavoro, salute, studio, assoluta urgenza, rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza o presso quella del partner;

   in particolare, da questi Paesi non è possibile entrare in Italia per motivi di turismo;

   il Bahrain è un importantissimo partner commerciale dell'Italia, una nazione che apprezza il made in Italy e dalla quale partono importanti flussi turistici di qualità;

   a riprova della rilevanza dei flussi tra le due nazioni vale la pena citare la previsione di un volo giornaliero diretto da Malpensa della compagnia di bandiera del Regno del Bahrein Gulf Air;

   l'illogicità della limitazione dei traffici turistici dal Bahrain appare ancora più evidente dall'analisi delle statistiche sul contagio. Su una popolazione totale di 1.5 milioni, alla data odierna, solo 3 persone risultano ricoverate in ospedale, meno di mille persone sono contagiate e il picco di maggio è ormai praticamente azzerato. In generale, più del 70 per cento della popolazione è completamente vaccinata con due dosi;

   inoltre, appare necessario anche un intervento in merito alla compatibilità del Green Pass con le necessità di interscambio con il Bahrain, in particolare dopo l'estensione del certificato anche per imbarcarsi sui voli aerei a partire dal 1° settembre 2021, al fine di ridurre al minimo gli impatti della misura sulle relazioni commerciali tra le due nazioni –:

   quali siano le intenzioni del Governa in merito al superamento delle restrizioni sugli spostamenti con il Bahrain previste dalla «Lista E», con particolare riferimento alla ripresa dei flussi turistici;

   se il Governo intenda adottare iniziative volte a prevedere misure correttive per ridurre al minimo gli impatti del Green pass sulle relazioni commerciali con il Bahrain.
(4-10245)


   FANTINATI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia ha nel tempo finanziato, nell'ambito della cooperazione internazionale, attività di assistenza umanitaria nei campi profughi saharawi;

   il Commissario Lenarčič ha dichiarato che l'Unione europea fornisce 9 milioni di euro all'anno in aiuti umanitari ai campi saharawi a Tindouf, in Algeria;

   il Fronte Polisario, l'autorità che rappresenta il popolo saharawi a livello internazionale, gestisce o fruisce di diversi fondi frutto della cooperazione internazionale e ha la responsabilità in merito alla gestione dei summenzionati campi profughi;

   ci sono state accuse di frodi nella gestione degli aiuti internazionali, e la situazione umanitaria nei campi profughi saharawi potrebbe facilitare le infiltrazioni di gruppi jihadisti attivi nell'area;

   il giornale web «ex Partibus» ha dato notizia il 3 luglio 2020 che la Commissione per lo sviluppo del Parlamento Europeo ha affrontato ufficialmente il 2 luglio, il caso della sottrazione degli aiuti umanitari destinati alle popolazioni nei campi di Tindouf, nel territorio algerino in un'audizione del Commissario Lenarčič tenutasi al Parlamento europeo a Bruxelles;

   il 7 luglio 2020, il giornale web «Notizie geopolitiche» informa che il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, GTDA/ONU, ha pubblicato la sua posizione sulla denuncia di un oppositore della leadership polisaria, El Fadel Breica;

   il 23 luglio, il «North Africa Post» rende noto che 295 Ong attive nel campo dei diritti umani hanno inviato una lettera al Commissario Onu per i diritti umani Micheile Bachelet denunciando le condizioni nei campi saharawi;

   nel gennaio 2015, Agence France Presse/Le Monde ha ottenuto un rapporto pubblicato dall'Ufficio antifrode dell'Unione (Olaf) che ha rivelato l'appropriazione indebita «ben organizzata, lunga anni» da parte del Fronte Polisario degli aiuti umanitari designato per i profughi saharawi;

   in data 29 dicembre 2020, l'allora Vice Ministra Emanuela C. Del Re ha deliberato la concessione di un contributo di emergenza del valore di 500.000 euro al Programma alimentare mondiale (Pam) e un ulteriore contributo di 500.000 euro al Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef) per attività nei campi rifugiati Saharawi in Algeria –:

   se il Ministro interrogato preveda di adottare iniziative per finanziare anche nel 2021 organizzazioni internazionali attive nei campi rifugiati saharawi e se sia a conoscenza dei meccanismi di monitoraggio posti in essere dalle organizzazioni internazionali che ricevono i finanziamenti per evitare una diversione dei fondi in favore di enti diversi da quelli finanziati.
(4-10249)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della cultura, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il federalismo demaniale culturale di cui all'articolo 5, comma 5, del decreto legislativo n. 85 del 2010 è uno strumento che consente alle regioni e agli altri enti territoriali di ottenere, a titolo gratuito, il trasferimento di proprietà di beni dello Stato di grande pregio e/o valore artistico pregio, purché ne garantiscano la massima valorizzazione funzionale;

   l'iter prevede il trasferimento di proprietà degli immobili «nell'ambito di specifici accordi di valorizzazione e dei conseguenti programmi e piani strategici di sviluppo culturale, definiti ai sensi e con i contenuti di cui all'articolo 112, comma 4, del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni, lo Stato provvede, entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto, al trasferimento alle Regioni e agli altri enti territoriali, ai sensi dell'articolo 54, comma 3, del citato codice, dei beni e delle cose indicati nei suddetti accordi di valorizzazione»;

   l'articolo 9, comma 2, del decreto legislativo n. 85 del 2010 prevede la riduzione degli stanziamenti statali a sfavore degli Enti, per l'importo corrispondente alle cessate entrate erariali derivanti dai trasferimento delle proprietà dei beni: «... decorrere dal primo esercizio finanziario successivo alla data del trasferimento, le risorse a qualsiasi titolo spettanti alle Regioni e agli enti locali contestualmente e in misura pari alla riduzione delle entrate erariali conseguente alla adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri di cui agli articoli 3 e 7»;

   va considerato che, in caso di acquisizione degli immobili, l'Ente che ne diviene proprietario dovrà sostenere i costi per ottemperare ai progetti di valorizzazione e quelli per le manutenzioni straordinarie (che il Demanio normalmente non esegue): tale norma risulta molto penalizzante e fortemente disincentivante alla richiesta di trasferimento dei beni già utilizzati dagli Enti stessi, finendo per costituire una rata di pagamento sine die dell'immobile a favore dello Stato, quindi meno conveniente del suo eventuale acquisto diretto con mutuo da parte degli Enti riceventi il bene;

   apparirebbe pertanto preferibile considerare che il bene trasferito in capo all'Ente assorbirà, con le spese necessarie alla sua obbligata valorizzazione, i pagamenti erariali cessati, mentre lo Stato non sosterrà altri costi sugli immobili trasferiti –:

   se si intendano adottare iniziative normative al fine di superare le problematiche derivanti dall'applicazione del comma 2 dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 85 del 2010 e, in caso affermativo, quali.
(4-10260)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PRETTO, RACCHELLA e COVOLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Tempio Ossario di Bassano del Grappa è chiuso per lavori da molto tempo;

   ricorre peraltro quest'anno il centenario del Milite Ignoto e la Commissione Difesa, nel marzo 2021, ha approvato all'unanimità la Risoluzione proposta dalla Lega per ricordare tale evento ripercorrendo con un treno d'epoca lo stesso tragitto compiuto dal treno che nell'ottobre del 1921 portò il corpo del Milite Ignoto a Roma;

   la necessità di rafforzare la memoria del sacrificio compiuto dai nostri soldati durante la I Guerra Mondiale è un'esigenza espressa non solo dalle Forze armate, ma è trasversalmente riconosciuta da parte di tutte le forze politiche che su tale argomento hanno anche votato una mozione alla Camera dei deputati;

   tali iniziative sono importanti per mantenere viva nelle nuove generazioni la memoria di quei drammatici anni ed è per questo che si ritiene che la riapertura del Tempio Ossario di Bassano del Grappa debba avvenire al più presto –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per accelerare i lavori di restauro in modo da riaprire il Tempio Ossario di Bassano del Grappa in tempo utile alla commemorazione del centenario del Milite Ignoto che si terrà nei mesi di ottobre e novembre 2021.
(4-10264)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALIZIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il miglioramento dell'emergenza sanitaria, e di conseguenza di quella economica, inflitta dalla pandemia, il post Covid-19 sta normalizzando la vita economica e sociale del Paese. Anche dal punto di vista contributivo e della tassazione, i benefici fino ad oggi adottati per superare l'emergenza Covid-19 stanno via via tornando alla loro ordinaria regolamentazione;

   sulla Gazzetta ufficiale n. 154 del 30 giugno 2021 è stato pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 giugno 2021 che dispone la proroga dei versamenti risultante dalla dichiarazione dei redditi Irap e Iva dei contributi interessati dall'applicazione degli indici sintetici di affidabilità fiscale Isa, compresi quelli aderenti al regime forfettario o dei cosiddetti «minimi»;

   quindi viene confermata la scadenza del 20 luglio 2021 per effettuare, senza la maggiorazione dello 0,4 per cento i versamenti che sarebbero scaduti il 30 giugno 2021;

   a differenza dello scorso anno (si veda il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 giugno 2020), il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 giugno 2021 non prevede però la facoltà di effettuare i suddetti versamenti dal 21 luglio al 20 agosto 2021, con la maggiorazione dello 0,4 a titolo di interesse corrispettivo;

   rispetto alla proroga disposta per il 2020 e ad analoghe proroghe intervenute in anni precedenti, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 giugno 2021, a fronte della «classica» proroga dal 30 giugno al 20 luglio 2021 dei versamenti senza la maggiorazione dello 0,4 per cento non ha provveduto a «rimodulare» anche il termine previsto per il versamento con lo 0,4, consentendolo nel periodo dal 21 luglio al 20 agosto 2021;

   la diversa formulazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 giugno 2021 costituisce quindi una sostanziale novità, la quale comporta che il termine per i versamenti con la maggiorazione dello 0,4 per cento a titolo di interesse corrispettivo rimanga fermo al 30 luglio 2021 per tutti i contribuenti che avevano come scadenza ordinaria il 30 giugno 2021. In sostanza, per i soggetti che rientrano nell'ambito di applicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 giugno 2021, la proroga da esso prevista è limitata a escludere la maggiorazione dello 0,4 per cento per i primi 20 giorni, quindi fino al 20 luglio 2021; dopo tale data si ritorna al regime ordinario, con applicazione dello 0,4 per cento dal 21 luglio e termine di versamento previsto al 30 luglio 2021 –:

   alla luce delle considerazioni contenute in premessa, se il Ministro interrogato messo a conoscenza di tale procedura, e considerato che appare all'interrogante scarno e inefficiente un beneficio di soli 10 giorni, non intenda adottare, per quanto di competenza, le opportune iniziative per prolungare l'operatività di tale strumento, di almeno 60 giorni.
(5-06676)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   Domenico Zambetti è detenuto nel carcere di Milano/Opera dove si è costituito l'11 marzo 2021 a seguito del rigetto della Corte di cassazione del ricorso avverso la sentenza della Corte di appello di Milano che lo aveva condannato a sette anni e sei mesi per concorso esterno in associazione mafiosa e patto di scambio politico mafioso per fatti che sarebbero stati commessi oltre 10 anni fa;

   per Zambetti, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, l'accesso ai benefici penitenziari è ancora più complesso, perché possibile solo in presenza di particolari condizioni. Si rammenta che quella dei concorrente esterno è una figura frutto di elaborazione giurisprudenziale e non prevista dal codice penale e definisce, appunto, un soggetto non affiliato alla criminalità organizzata, dunque, non collegato alla stessa;

   si evidenzia, fra l'altro, che la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, nonostante la richiesta del Procuratore generale di annullamento della sentenza di condanna e conseguente assoluzione dall'imputazione di concorso esterno in associazione mafiosa e dall'accusa di corruzione;

   Zambetti — da sempre dichiaratosi vittima e non complice di estorsori che lo hanno di fatto sottoposto a minacce e ricatti — il 15 settembre 2021 ha compiuto 69 anni e versa in gravi condizioni di salute;

   una consulenza medico legale effettuata da due specialisti (un medico legale ed uno psichiatra) hanno diagnosticato, dal punto di vista fisico, una grave forma di diabete mellito nonché complessi disturbi cardiovascolari e, dal punto di vista psicologico un grave stato ansioso e depressivo, patologie che rendono assai probabile serie conseguenze psicofisiche è fondate preoccupazioni per la sua incolumità personale con serio alto rischio di morte improvvisa, essendo la struttura carceraria per definizione inadeguata a far fronte con la necessaria tempestività ad eventi improvvisi e comunque a prestare le cure di cui ha bisogno con la necessaria tempestività;

   Zambetti in poche settimane ha sofferto un calo ponderale di oltre 27 chili e si trova tutt'ora in stato di detenzione;

   è di tutta evidenza per l'interrogante l'insussistenza di alcuna pericolosità in capo a Zambetti, condannato dopo decenni di servizio fedele allo Stato per aver ricoperto numerosi incarichi politici e istituzionali;

   si rammenta che Zambetti, condannato — come detto — per reati di oltre 11 anni fa e per i quali gli stessi pubblici ministeri hanno richiesto in più sedi l'assoluzione, dopo un lungo e tormentato processo celebrato con l'imputato a piede libero, pare soggetto tutt'altro che pericoloso;

   fra l'altro, il principale coimputato, Ambrogio Crespi, condannato per gli stessi reati, è stato scarcerato e recentemente il Presidente della Repubblica gli ha concesso la grazia parziale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se risulti avviato un procedimento per la concessione del provvedimento di grazia in favore di Domenico Zambetti.
(2-01329) «Rotondi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CURRÒ, MARTINCIGLIO, PALLINI e DI LAURO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 16 gennaio 2018, il Consiglio nazionale del notariato (Cnn) annunciò al pubblico di aver creato, con la collaborazione di Notartel, il Registro pubblico sussidiario per gli atti di designazione degli amministratori di sostegno stipulati dai notai mediante atto pubblico o scrittura privata autenticata, ai sensi dell'articolo 408 del codice civile;

   in base a questa decisione, «le nuove designazioni (...) saranno inserite in un registro dedicato che consentirà a qualsiasi notaio italiano di verificare l'esistenza di tali atti e presso quale collega sono depositati. Per gli atti stipulati dal 1° gennaio l'inserimento dovrà avvenire entro 30 giorni, mentre l'inserimento degli atti stipulati anteriormente al 2018 avverrà entro il 30 giugno 2018»; per rendere operativo il sistema nei tempi pianificati, la relativa piattaforma software è stata resa disponibile dal 20 dicembre 2017;

   con tale Registro, si è costituita una piattaforma di elaborazione di dati sensibili che, come immaginabile, solleva svariati profili problematici in merito alla privacy;

   considerata la pubblicità delle autorizzazioni concesse dal Garante per la protezione dei dati personali, non risulta all'interrogante che questi abbia mai fornito un'autorizzazione generale o speciale al Registro in parola, né alla connessa piattaforma, né è possibile appurare se essa sia stata perlomeno richiesta;

   risulta all'interrogante che la deliberazione del Cnn che ha istituito il Registro, la n. 1-46 del 2017, non resa pubblica da parte del Consiglio, abbia stabilito con disposizione di carattere prescrittivo ai sensi dell'articolo 2, lettera f), della legge 3 agosto 1949, n. 577, e dell'articolo 147, primo comma, lettera b), della legge notarile (legge 16 febbraio 1913, n. 89), che l'attività di inserimento di tali dati rientri nell'ambito dei doveri di collaborazione disciplinati dall'articolo 24, lettera a), del codice deontologico del notariato, approvato con deliberazione del Cnn n. 2/56 del 5 aprile 2008 (in Gazzetta Ufficiale n. 177 del 30 luglio 2008), la cui violazione determina la sospensione fino ad un anno o, nei casi più gravi, la destituzione del notaio;

   risulta altresì all'interrogante che, a tale deliberazione, abbia fatto seguito la comunicazione del consigli notarili distrettuali ai notai del proprio collegio, con evidenza diretta per il Collegio di Milano, affinché si attengano alle indicazioni del Cnn in tale materia, ribadendo come tale attività rientri nell'ambito dei doveri di collaborazione disciplinati dall'articolo 24 del codice deontologico;

   ad avviso dell'interrogante, non è corretto né opportuno che il testo di una deliberazione del Consiglio nazionale del notariato, come la citata deliberazione n. 1-46 del 2017, che per quanto disposto va a costituire una nuova fonte regolamentare disciplinare, non riceva pubblicità alcuna;

   sarebbe opportuno, secondo l'interrogante, che il Ministro interrogato, nell'esercizio dei propri poteri di vigilanza, si adoperasse affinché il funzionamento del Registro e della piattaforma in parola garantisca di non ledere eventuali profili di tutela della privacy;

   nel caso di confermata insussistenza di un'autorizzazione del Garante, il Governo dovrebbe adottare le iniziative di competenza affinché ai notai italiani non sia fatto obbligo, a pena di gravi conseguenze disciplinari, di alimentare una banca dati non autorizzata; nelle more di un'eventuale autorizzazione, si dovrebbe pervenire alla sospensione dell'obbligo deontologico di comunicazione di tali dati –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione alle circostanze di cui in premessa e, in particolare, se abbia notizia della concessione di un'autorizzazione generale o speciale al Registro in parola e alla connessa piattaforma da parte del Garante per la protezione dei dati personali e, in caso contrario, se sia a conoscenza di procedimenti avviati dal Garante medesimo a tale proposito;

   se comunque non intenda valutare di assumere iniziative di competenza, nell'ambito dei poteri di vigilanza di cui all'articolo 127 della legge n. 89 del 1913, anche in relazione alle gravi conseguenze sul piano disciplinare che possono derivare dal mancato rispetto dell'obbligo di comunicazione di dati potenzialmente sensibili e personali.
(5-06680)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIPPA, CASA e BARBUTO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo a prima firma di Giusi Fasano titolato «La bambina nata in carcere è una sconfitta per tutti», pubblicato dal Corriere della Sera il 13 settembre 2021, si apprende della nascita nella casa circondariale di Rebibbia di una bambina, la quarta figlia di una madre detenuta, alla quale non era stato concesso di uscire dall'istituto, per evitare che potesse commettere ulteriori reati per i quali sta già scontando la pena;

   seppur appaia condivisibile la scelta di una misura più rigida da parte del giudice nei confronti della madre, certo è che si sarebbe potuto fare di più nei confronti della bambina rispetto ad una alternativa alla cella per accoglierla nel mondo, visto che, vi è stata una richiesta di revoca della misura detentiva del suo legale;

   questa nascita potrebbe essere, a parere dell'interrogante, un «danno collaterale» subito dalla bambina per le condizioni della mamma; si tratta degli stessi danni che sono costretti a patire gli altri circa 25 bambini, da zero a sei anni, attualmente «detenuti» assieme alle loro madri nelle carceri italiane o negli Icam (Istituto a custodia attenuata per detenute madri). Si tratta di piccoli prigionieri per gli errori degli adulti;

   il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella rispondendo ad alcune domande dei ragazzi dell'istituto penale per i minorenni di Nisida, nei giorni scorsi, aveva affermato: «...L'importante è che la detenzione non si traduca in una macchia indelebile, ma sia una cicatrice che scompare. C'è il dovere di agevolare il reinserimento nella vita sociale», dichiarazione questa che dovrebbe far riflettere rispetto a quanto accaduto per evitare che ciò possa ripetersi in futuro;

   diverse associazioni che si occupano di carcere domandano di cambiare la legge n. 62 del 2011, che, nata con l'intenzione di far uscire i bambini dagli Istituti di pena femminili, promuovendo sei Istituti a custodia attenuata per madri (Icam), ha finito per raddoppiare la carcerazione dei più piccoli, che possono stare in queste strutture fino a 6 anni d'età, contro i 3 previsti in precedenza;

   un emendamento all'ultima legge di bilancio prevede uno stanziamento per il 2021, 2022 e 2023 in favore del Ministero della giustizia per sostenere le spese per la casa famiglia, mentre sarebbe da istituzionalizzare un servizio di accompagnamento dei bambini all'esterno, servizio che ora invece, è svolto dai volontari e che alcune volte si pone in contrapposizione con esigenze e bisogni dell'intera relazione familiare –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare al fine di intervenire sull'impianto della legge n. 62 del 2011 sopra citata anche nell'ottica di agevolare e colmare il disagio che potrebbe vivere il bambino con madre detenuta, nonché sperimentare un servizio ministeriale idoneo a superare sensibilmente il divario educazionale riscontrabile rispetto ai bambini che vengono al mondo in condizioni di maggiore benessere.
(4-10252)


   BISA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da quotidiani locali tra cui «Il Gazzettino di Treviso» di martedì 14 settembre 2021 e dalla lettera aperta del presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana si apprende che Treviso risulta avere una forte carenza organica di magistrati ed essere ultima in regione nel rapporto tra giudici civili e popolazione;

   l'organico dei giudici è ridotto all'osso: quelli ordinari dovrebbero essere 29 (sono 27), ma in realtà sono 24 perché uno è in malattia e due in maternità, mentre la pianta organica dei giudici onorari dovrebbe prevederne 17 (sono 12). Questi dati collocano Treviso ad un meno 15,2 per cento per copertura complessiva di giudici, e a meno 29,4 per cento per copertura di giudici onorari. Nel 2020 i procedimenti iscritti sono scesi del 17,4 per cento quelli definiti sono meno 20,1 per cento mentre quelli pendenti sono diminuiti del 9,3 per cento. Per quanto attiene alla durata media dei procedimenti nella Marca Trevigiana, questa si è attestata, nel 2020, a 282 giorni, in aumento rispetto al 2019 (248 giorni – in linea con il triennio 2016-2018). In ogni caso, significativamente inferiore alla media nazionale che si stima in 457 per il 2020;

   si registra un giudice, ordinario o onorario, ogni 22.721 trevigiani, il 30 per cento in più rispetto alla media veneta e addirittura più del doppio rispetto ai dati nazionali. Anche relativamente al numero di imprese per giudice: sono 1.748, contro 1.332 della media regionale e, con Belluno, con il rapporto migliore di 757 imprese ogni giudice; Treviso è la migliore nel tasso di posti vacanti: il 7,3 per cento contro una media veneta dell'11,2, con Verona in fondo alla classifica con vuoti di organici pari al 7,3 per cento in questa classifica negativa dietro a Treviso si collocano Vicenza e Verona, a dimostrazione dell'affanno della giustizia civile, proprio nelle province ad alta vocazione imprenditoriale; occorre, pertanto, accorciare i tempi della celebrazione dei processi che incide negativamente sulla percezione della qualità della giustizia resa nelle aule giudiziarie e ne offusca indebitamente il valore;

   ancorché i dati suggeriscano che in Veneto, e in particolare nella provincia di Treviso, la percentuale di magistrati dediti al contenzioso civile sia superiore a quello del resto d'Italia (Veneto 52,6 per cento – Treviso 61,2 per cento – Italia 45,7 per cento), serve un sistema caratterizzato da solide garanzie di autonomia e di indipendenza e da un alto profilo di professionalità dei magistrati;

   sempre considerando la materia civile e quella del lavoro, Treviso scende al terzo postò della classifica in negativo del numero di abitanti per giudice civile e del lavoro: 22.721 abitanti per magistrato giudicante. Peggio fanno solo Rovigo e Vicenza; Treviso è penultima con 2.237 imprese per giudice, dopo il fanalino di coda della provincia di Padova (2.583);

   la grave carenza di magistrati in servizio a Treviso, richiede l'urgente intervento della Ministra di giustizia, finalizzato a scongiurare il rischio di un carico di lavoro troppo gravoso per le toghe, che operano con solerzia e abnegazione, nonostante i problemi di organico pregressi, con la conseguenza inevitabile di un rallentamento di tutti i processi e, quindi, con la impossibilità per i cittadini di avere giustizia in tempi celeri anche sulle questioni più semplici –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di far fronte a quanto espresso nelle premesse per assicurare la regolare attività giudiziaria nel tribunale di Treviso, attraverso dotazioni organiche adeguate e proporzionali al numero delle pendenze e del bacino di utenza.
(4-10256)


   COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il presidente del tribunale di Torino, Massimo Terzi, si è dimesso scegliendo il pensionamento anticipato, con una domanda presentata un mese fa accolta ora dal plenum del CSM;

   a quanto si apprende dalla stampa, tra i motivi che lo hanno indotto a tale decisione c'è la mancata nomina a presidente della corte di appello di Milano, sebbene per anzianità e per titoli Terzi apparisse il candidato ideale per l'incarico, vacante dall'agosto 2020;

   nel gennaio del 2019, le dichiarazioni con cui Terzi affermava la necessità di «costringere in modo imperativo e stringente, con una modifica di legge, le Procure a portare a processo solo gli imputati la cui colpevolezza è chiara oltre ogni ragionevole dubbio», furono molto criticate all'interno della magistratura, sebbene anticipassero le modifiche al processo penale apportate dalla riforma approvata dalla Camera;

   un magistrato apprezzato lascia la magistratura con 5 anni di anticipo amareggiato perché il Csm gli ha preferito alla guida della corte d'appello di Milano un altro candidato con meno titoli, ponendo indirettamente il tema di quanto sia complessa la carriera per i giudici non «adesivi» alle procure. La «bocciatura» di Terzi da parte del Csm ha, ad avviso dell'interrogante, il sapore di un messaggio, forte e chiaro, che Terzi, con grande dignità, ha rispedito al mittente –:

   se, il Ministro sia a conoscenza di quanto narrato in premessa;

   se nell'ambito delle sue competenze con riguardo al conferimento degli uffici direttivi ai sensi dell'articolo 11 della legge n. 195 del 1958, non siano emersi profili di criticità;

   se, nell'ambito di una auspicabile riforma del Csm intenda proporre modalità di conferimento degli incarichi direttivi che garantiscano il rispetto oggettivo dei titoli dei candidati.
(4-10265)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 19 agosto 2021 la prefettura di Milano, in occasione della prossima tornata amministrativa, ha reso nota una circolare ministeriale che richiama i principali adempimenti prescritti dalla normativa vigente in materia di propaganda elettorale;

   all'interno di questa circolare è espressamente stabilito che «l'utilizzazione di strutture fisse (cosiddetto Gazebo) a fini di propaganda elettorale può essere consentita (...) per un più agevole esercizio di forme di propaganda consentite dalla legge, quali, ad esempio, la distribuzione di volantini o altro materiale di propaganda»;

   tali strutture, tuttavia, «stante il divieto di affissione di manifesti al di fuori degli spazi consentiti (...), non devono esporre raffigurazioni, fotografie, simboli, drappi, striscioni, manifesti, diciture o colori che direttamente o indirettamente richiamino formazioni politiche o candidati», mentre sono ammesse, come richiamato dalla stessa circolare, le bandiere dei partiti e movimenti politici quando servano a identificare la titolarità del gazebo medesimo;

   tale normativa, a parere degli interroganti, è, non solo piuttosto antiquata, alla luce del fatto che non contempla minimamente l'eventuale propaganda espletata via web o via social, i quali ormai costituiscono alcuni dei canali principali attraverso cui viene svolta la propaganda elettorale, ma non appare neppure coerente e sistematica laddove autorizza gazebo per la propaganda elettorale e la distribuzione di volantini, consente l'apposizione di bandiere al fine di rendere politicamente riconoscibile il gazebo, ma non ammette che sul medesimo possano essere apposti manifesti raffiguranti, ad esempio, i candidati alle elezioni –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario adottare iniziative per una revisione complessiva della normativa inerente alla propaganda elettorale durante le tornate elettorali, che la renda più attuale alla luce dei nuovi strumenti informatici non contemplati dalla normativa vigente, e se non ritenga opportuno adottare iniziative per innovare tale normativa, consentendo l'apposizione dei manifesti elettorali anche all'interno e all'esterno dei gazebo già autorizzati per la propaganda elettorale, anche valutando la possibilità di configurare i gazebo come «strutture fisse» solo se stabilmente posizionati.
(5-06678)

Interrogazione a risposta scritta:


   BERTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella serata di mercoledì 15 settembre 2021 a Livorno due bande rivali, formate da decine di persone in prevalenza di origine tunisina, si sono scontrate nelle vie principali del centro cittadino;

   durante le risse, che da quanto si apprende da fonti stampa hanno coinvolto circa una quarantina di soggetti, sono stati usati armi quali bastoni, spranghe, spade, coltelli ed è stato sparato in aria almeno un colpo di arma da fuoco;

   gli scontri, in seguito ai quali sono risultati gravemente feriti due giovani, hanno causato la distruzione di tavoli e sedie di esercizi commerciali e il danneggiamento di auto e motocicli in sosta, in particolare Via Buontalenti è stata fortemente danneggiata;

   gli episodi di violenza e devastazione hanno causato grande spavento nella popolazione e, in particolare, nei residenti e dei commercianti delle vie teatro degli scontri. Una donna incinta, terrorizzata, è stata costretta a rifugiarsi in un locale;

   in passato la città labronica è già stata teatro di episodi di criminalità, disordini e azioni di guerriglia urbana: in data 19 dicembre 2020, nel quartiere la Leccia, si sono verificati episodi di guerriglia fra una sessantina di ragazzi, presumibilmente minorenni, e durante gli scontri sono state lanciate bottiglie molotov e bombe carta;

   in data 26 marzo 2021, come riportato dalla testata locale Il Tirreno, vi è stato un episodio di accoltellamento che ha coinvolto due persone in pieno giorno in una via del centro cittadino;

   la testata giornalistica Il Sole 24 Ore nel 2020, nella classifica stilata annualmente sulla qualità della vita nelle 107 province italiane, alla voce «Giustizia e Sicurezza», classificava Livorno alla 94a posizione;

   secondo la medesima classifica la provincia di Livorno si classificava 99a per indice di criminalità, ovvero il totale dei delitti denunciati calcolato per il numero di denunce ogni 100 mila abitanti, 100a per il numero di furti (98a per i furti in abitazione e 103a per i furti in esercizi commerciali) –:

   di quali elementi disponga la Ministra interrogata in relazione a quanto riportato in premessa;

   se e quali iniziative di competenza la Ministra interrogata intenda intraprendere, in accordo con le altre autorità competenti quali prefetto, questore e sindaco, per assicurare la tutela della legalità e l'incolumità dei cittadini livornesi in seguito ai gravi episodi di violenza sopracitati e per evitare che tali atti si ripetano.
(4-10257)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   SCANU. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   in data 15 febbraio 2021 si teneva il concorso straordinario 2020 (DD510) per la classe di concorso A018 per titoli ed esami svolto dai docenti di scuola secondaria di II grado di filosofia e scienze umane di Lazio, Sardegna e Toscana;

   deputato a seguire l'intera procedura è stato nominato l'ufficio scolastico regionale (Usr) del Lazio;

   in data 16 luglio 2021 il Ministero dell'istruzione con un avviso rendeva noto che la commissione esaminatrice aveva completato le operazioni di valutazione allegando in ordine alfabetico i nominativi dei candidati che risultavano avere superato la prova;

   ai fini di quanto previsto dal decreto dipartimentale n. 510, articolo 14, comma 3, il Ministero invitava poi i candidati che hanno superato la prova scritta a presentare al dirigente preposto al competente Usr i titoli dichiarati nella domanda di partecipazione, non documentabili con autocertificazione o dichiarazione sostitutiva entro e non oltre quindici giorni;

   va rilevato però che a oggi, a anno scolastico oramai iniziato, l'Usr del Lazio non ha ancora pubblicato le graduatorie di merito dei vincitori del concorso;

   nonostante i lavori della Commissione relativi alla valutazione dei titoli per la classe di concorso A018 siano da tempo terminati, come comunicato dalla presidente della commissione in data 4 agosto 2021, non si ha a oggi alcuna notizia sui risultati della stessa e non si ha ancora la graduatoria di merito, suddivisa per regione, dei vincitori del concorso;

   tale situazione ha avuto gravi ripercussioni sui partecipanti consistenti nell'impossibilità di prendere parte alle operazioni di immissione in ruolo per l'anno scolastico 2021-2022 e nel depennamento del loro nominativo dagli elenchi aggiuntivi della I fascia delle graduatorie provinciali;

   paradossalmente a causa di ritardi burocratici degli uffici regionali competenti, i vincitori di un concorso pubblico nazionale come il concorso straordinario 2020 sono stati esclusi da tutte le operazioni di immissione in ruolo per l'anno scolastico 2021-2022;

   in situazioni analoghe il decreto-legge n. 73 del 2021, all'articolo 59, comma 17, ammette come termine ultimo di pubblicazione delle graduatorie del concorso ordinario «Stem» (per insegnare materie di scuola secondaria di primo e secondo grado, su posti comuni e di sostegno) la data del 30 ottobre 2021, se le stesse sono approvate per eventuali oggettive ragioni in ritardo;

   sarebbe quindi altrettanto opportuno che tale proroga venisse applicata anche ai candidati vincitori del concorso straordinario in questione –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di garantire l'immissione in ruolo per l'anno scolastico 2021-2022 dei docenti vincitori del citato concorso straordinario.
(4-10255)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   PEREGO DI CREMNAGO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione nazionale mutilati per servizio (Unms) è un ente morale di promozione sociale, presente su tutto il territorio italiano con consigli regionali e sedi provinciali in ogni capoluogo e sottosezioni ubicate in varie città;

   l'Unione, che rappresenta circa 350.000 invalidi per servizio, riceve, oltre alle quote di iscrizione annuale dei soci, un contributo di rilievo da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali al fine di realizzare attività volte alla tutela degli interessi morali e materiali degli associati – mutilati e invalidi per servizio – o dei familiari dei caduti del comparto difesa, sicurezza e protezione civile;

   tuttavia, a fronte dell'estrema rilevanza delle funzioni svolte dall'ente, che opera anche al fine di risolvere le rivendicazioni e le aspettative più generali delle categorie da esso rappresentate, in seguito ai numerosi provvedimenti di sospensione, espulsione e commissariamento nei confronti dei presidenti provinciali disposti dal presidente nazionale dell'Unione, questo ha subito una drastica riduzione del numero dei soci iscritti;

   infatti, le sospensioni e le espulsioni dei presidenti di Sezione e di soci emeriti, così come i commissariamenti di intere sezioni, sarebbero stati disposti arbitrariamente e senza alcun giustificato motivo e, pertanto, sono stati presentati molteplici ricorsi giudiziari dagli interessati;

   il Tribunale di Roma, in accoglimento di uno di questi ricorsi, con l'ordinanza n. 32518 – 1/2020 ha disposto la sospensione dell'esecuzione della delibera di espulsione adottata del Comitato esecutivo dell'Unms del 19 settembre 2019, n. 54, per essere quest'ultima il risultato di mere diatribe interne personalistiche;

   eppure, stando a quanto risulta all'interrogante, nonostante l'ordinanza sopra menzionata, il presidente nazionale non ha ottemperato a quanto stabilito dal giudice romano –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di ripristinare urgentemente la corretta gestione dell'Ente di cui in premessa, anche valutando la sussistenza dei presupposti per prevederne il commissariamento.
(4-10262)

POLITICHE GIOVANILI

Interrogazione a risposta scritta:


   UNGARO. — Al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo dell'Avvenire del 22 agosto 2021, a firma di Pino Ciociola, riporta che il Dipartimento del servizio civile ha comunicato, con una nota del 13 agosto 2021 agli enti interessati, l'invito a sospendere in diciannove Paesi le partenze di circa trecento ragazze e ragazzi che avrebbero dovuto svolgere il servizio civile e, per coloro che erano già partiti in missione, di farli rimpatriare o di portare a conoscenza del Dipartimento i nominativi;

   i circa trecento volontari, dopo aver presentato la domanda per il servizio civile all'estero, superato le selezioni, firmato il contratto di servizio ed aver completato il ciclo delle vaccinazioni, si ritrovano improvvisamente in un limbo dove non sembra esserci via di uscita. Si tratta di un episodio spiacevole per chi vuole dedicare alcuni mesi della propria vita al servizio della difesa, non armata e non violenta, e all'educazione alla pace tra i popoli e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana, attraverso azioni per la comunità e il territorio;

   nell'articolo di Ciociola vengono riportati alcuni episodi sulle difficoltà che hanno riscontrato alcune delle associazioni come ad esempio la Caritas italiana che ha avviato il 7 giugno 2021 dei progetti per far rimpatriare i suoi volontari dall'Etiopia o, ad esempio, l'associazione Papa Giovanni XXIII, che ha dovuto bloccare la partenza di 13 volontari in partenza per Camerun, Cile e Kenya –:

   se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e se non intendano, per quanto di competenza, adottare iniziative affinché i trecento giovani volontari possano partire rispettando tutte le opportune misure di sicurezza.
(4-10247)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ossido di etilene (cosiddetto ossirano) è un prodotto petrolchimico, impiegato, altresì, nelle produzioni alimentari, quali conservanti, disinfestanti e sterilizzanti per prodotti che lo necessitano; viene utilizzato anche per sterilizzare alcuni dispositivi medici, in particolare per le sacche per enterale che alimentano i pazienti tramite un sondino collegato direttamente con l'apparato digerente;

   a detta dell'organizzazione mondiale di sanità (Oms), l'ossido di etilene ha un rapporto diretto con leucemia, tumori al pancreas e al fegato, danni alla vista e problemi all'apparato riproduttivo; più nel dettaglio, in una nota del 21 aprile 2021, consultabile sul sito ufficiale dell'OMS, si specifica che: «Durante il primo trimestre del 2021, il Segretariato INFOSAN è stato coinvolto in 56 eventi sulla sicurezza alimentare che hanno riguardato 67 Stati membri dell'OMS. Ci sono stati 28 eventi che hanno comportato un pericolo biologico [...] dieci che hanno comportato un pericolo chimico: [...] tra cui l'impiego di ossido di etilene»;

   l'Unione europea, in merito, già in passato aveva vietato di sterilizzare i contenitori a contatto diretto con gli alimenti con l'ossido di etilene e, più di recente, il 22 ottobre 2020, in occasione del Regolamento di Esecuzione (UE) 2020/1540 della Commissione, ha colto l'occasione per specificare che: «l'ossido di etilene è classificato come mutageno di categoria 1B, cancerogeno di categoria 1B e tossico per la riproduzione di categoria 1B conformemente al regolamento (CE) n. 1272/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio [...] non è neppure approvato come sostanza attiva per l'uso nei prodotti fitosanitari nell'Unione»;

   la questione de qua già è stata portata all'attenzione del Parlamento: la direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute, con la nota «Utilizzo di ossido di etilene per il trattamento di biberon e tettarelle» del 9 ottobre 2017, rispose alle richieste di chiarimento da parte di Aziende Ospedaliere, Società Scientifiche e regioni riguardo all'utilizzo di biberon/tettarelle monouso sterili nei i reparti ospedalieri, e dell'ossido di etilene (EtO) quale agente per la loro sterilizzazione; nella nota si legge che: «L'EtO è indicato quale agente sterilizzante – nel rispetto dei requisiti essenziali fissati dalla legislazione sui medical devices – solo per biberon e tettarelle a marchio CE che sono classificati quali dispositivi medici e che vengono adoperati solo per soggetti che presentano una compromissione del sistema immunitario o gravi patologie che rendano necessario il processo di sterilizzazione. In tutti gli altri casi è sufficiente dotarsi di tettarelle e biberon disinfettati e sanificati senza l'impiego dell'Eto. Infine, si raccomanda, prima di effettuare qualunque acquisto di tettarelle o biberon sterili da destinarsi ai neonati affetti da patologie gravi o immunodepressi, di verificare che non siano presenti sul mercato dispositivi sterilizzati mediante metodiche alternative all'ossido di etilene ugualmente efficaci»;

   l'Associazione famiglie disabili lombarde ha scritto una lettera ai Ministri della salute e per le disabilità, per rappresentare il potenziale ed effettivo pericolo per la salute – dato il rischio di tumori e infertilità – derivante dall'utilizzo dell'ossido di etilene per la sterilizzazione delle sacche di nutrizione artificiali, anche tenuto conto della possibilità di utilizzare tecniche di sterilizzazione alternative, quali la tecnica dell'irradiazione di raggi gamma, altrettanto efficaci e sicure, benché più onerose –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle criticità emerse in merito all'utilizzo dell'ossido di etilene e ai possibili rischi per la salute connessi al suo impiego per la sterilizzazione di sacche per enterale;

   a che punto siano le verifiche e quali iniziative intenda adottare per tutelare i pazienti che necessitano delle stesse per essere alimentati.
(5-06677)

Interrogazioni a risposta scritta:


   INVIDIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemica di Covid-19 ha messo in luce, come peraltro previsto anche nel cosiddetto decreto «Rilancio», la necessità di riorganizzare la rete ospedaliera ed ha mostrato tutti i limiti del decreto ministeriale n. 70 del 2015;

   a titolo di esempio, comunque non esaustivo, si rappresenta il caso del presidio ospedaliero di Luino, nella provincia di Varese, che pur avendo una rilevanza socio-sanitaria per il territorio, presenta forti criticità determinate da una serie di fattori, quali ad esempio la carenza di personale e le dimissioni di personale medico, senza adeguata sostituzione;

   tra i diversi fattori rileva altresì la drastica riduzione dei servizi sanitari, compresi quelli di Pronto soccorso, dovuti proprio all'emergenza Covid e al conseguente impiego del personale sanitario del nosocomio luinese presso alcuni hub vaccinali, tra cui quello di Rancio Valcuvia;

   il nosocomio in parola necessita della messa in sicurezza strutturale, del rinnovo della strumentazione tecnologica, del potenziamento degli impianti elettrici e di aerazione, della realizzazione di nuovi spazi per i pazienti e del potenziamento dei reparti di pronto soccorso; si tratta di interventi non ancora realizzati, per i quali peraltro sono stati stanziati 1,4 milioni di euro;

   le suddette criticità potrebbero non garantire i livelli essenziali di assistenza e i fabbisogni sanitari dei cittadini luinesi;

   il decreto ministeriale n. 70 del 2015, al punto 2.2, dell'Allegato 1, stabilisce che i presidi ospedalieri di base devono avere un bacino di utenza tra 80 mila e 150 mila abitanti e il bacino di utenza dell'ospedale di Luino comprende 21 comuni, con una popolazione di circa 53 mila abitanti e pertanto ben al disotto dello standard indicato dal succitato decreto;

   appare dunque indispensabile l'adozione di adeguate misure per lo sviluppo del nosocomio luinese, anche in funzione dell'utilità che la struttura svolge sul territorio –:

   se il Ministro sa sia al corrente delle criticità delle realtà territoriali come quella dell'ospedale di Luino e, nel caso, quali iniziative intenda promuovere, per quanto di competenza e di concerto con le istituzioni territoriali per garantire adeguate misure di sicurezza e salute pubblica nel territorio luinese, particolarmente esposto, in questo periodo, a gravi problemi di assistenza e tutela della salute;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative, anche a carattere normativo, per potenziare i servizi sanitari di medicina interna, chirurgia generale, ortopedia, anestesia e servizi di supporto in rete di guardia attiva e/o in regime di pronta disponibilità sulle 24 ore di radiologia, laboratorio, emoteca, letti di «osservazione breve intensiva», delle strutture sanitaria analoghe al nosocomio di Luino, alla luce della realtà territoriale della zona del luinese, che, come sopra esplicitato, pur avendo una popolazione di 53 mila abitanti, in ambito socio-sanitario copre il fabbisogno di un bacino costituito da 21 comuni.
(4-10251)


   PAOLIN, BOLDI, PANIZZUT, DE MARTINI e SUTTO. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 2 dicembre 2020, l'associazione Italialongeva ha pubblicato un'indagine dal titolo: «Anno 2020. Stress-test della long-term care: riflettori accesi su malattie croniche e fragilità»;

   l'indagine sopra citata, nella prefazione curata dall'Istituto superiore di sanità, redatta dal Professor Graziano Onder, direttore del Dipartimento malattie cardiovascolari, endocrino metaboliche e invecchiamento, riconosce che: «Da un punto di vista assistenziale è importante ripensare alcuni settori fragili del SSN, a cominciare proprio dalle RSA. È necessario migliorare il Governo e gli standard assistenziali nelle strutture residenziali da realizzarsi attraverso una riorganizzazione che passi necessariamente dal censimento delle strutture stesse, dal rafforzamento del sistema di sorveglianza e monitoraggio costante e dalla ridefinizione di nuovi standard organizzativi (per esempio presenza di un responsabile medico per struttura, adeguata formazione del personale, interconnessione con l'intero sistema dei servizi sanitari), strutturali (ad esempio miglioramento della capacità ricettiva delle strutture) e tecnologici. Il Recovery fund offre una possibilità concreta per raggiungere un tale cambiamento in quanto uno specifico progetto in esso contenuto è focalizzato sulla riorganizzazione delle strutture residenziali»;

   nella parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), relativa alla sanità (missione 6: salute) non vi è, tuttavia, un solo passaggio che si riferisca alle Rsa in termini di nuovi standard organizzativi, strutturali o tecnologici;

   anche la parte del Pnrr relativa al sociale (missione 5: coesione e inclusione) non contiene alcun riferimento all'esigenza di stanziare risorse per supportare e migliorare gli standard organizzativi, strutturali e tecnologici delle Rsa. Anzi, in contraddizione con tali esigenze, riconosciute come prioritarie dall'Istituto superiore di sanità, il Pnrr prevede che la linea di attività più corposa del progetto (oltre 300 milioni) è finalizzata a finanziare la conversione della Rsa e delle case di riposo per gli anziani in gruppi di appartamenti autonomi, dotati delle attrezzature e dei servizi attualmente presenti nel contesto istituzionalizzato;

   l'Italia è il secondo Paese più longevo al mondo, con un progressivo aumento della popolazione anziana (gli over 65 sono ben 14 milioni e di questi 5 milioni e mezzo presentano 3 o più malattie). Nonostante questo, in Italia, i posti letto nelle Rsa ogni anno 1.000 persone over 65 sono appena 18,8 a fronte di ben 72,1 posti letto in Olanda, 54,2 posti letto in Germania e 37,7 posti letto della Danimarca (fonte OECD Health Statistics 2019);

   le nazioni sopra citate, pur attuando l'assistenza domiciliare, non ignorano che, per i casi più gravi – si vedano, tra gli altri, i soggetti affetti da demenza, che sono in costante aumento – si debba fare ricorso alle Rsa –:

   per quali ragioni il Pnrr non dedichi la dovuta attenzione e le necessarie risorse alle esigenze prospettate come prioritarie in ordine alle Rsa dall'istituto superiore di sanità nell'indagine citata in premessa e quali iniziative intenda eventualmente adottare per sopperire a tale mancanza visto che, per il 2050, le proiezioni demografiche prevedono un numero di anziani over 65 di circa 19.600.000 (+ 5.600.000 rispetto gli attuali) pari al 34 per cento della popolazione italiana.
(4-10254)


   BRUNO BOSSIO e VISCOMI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la notizia della convocazione della prova scritta per un concorso all'Asp di Crotone a pochi giorni dal voto del 3 e 4 ottobre 2021 merita un necessario approfondimento;

   risulta, infatti, improprio e anomalo che una selezione pubblica, finalizzata all'assunzione di due dirigenti amministrativi, si svolga quasi in concomitanza di una tornata elettorale che interesserà sia la Regione che diverse amministrazioni locali;

   il sospetto — che pure è stato sollevato in queste ore da organi di informazione e non solo — che ci si trovi di fronte a una manovra elettoralistica è legittimo per la tempistica quantomeno sospetta, laddove ragioni di opportunità avrebbero quantomeno consigliato uno slittamento della procedura concorsuale a dopo la tornata elettorale;

   per queste ragioni i firmatari del presente atto hanno deciso di presentare un'interrogazione al Governo, non solo per investire del caso i Ministri competenti ma per attivare ogni eventuale potere di controllo e di intervento;

   ad avviso degli interroganti sarebbe opportuno, differire di qualche giorno lo svolgimento della prova scritta, evitando così che su ambiti delicati come quelli dell'occupazione e dei servizi sanitari si possano consumare quelle che agli interroganti appaiono rischi di strumentalizzazioni o peggio ancora, pericolose forme di clientelismo –:

   se il Governo intenda adottare con urgenza le iniziative di competenza, per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzi sanitari, per ripristinare necessarie condizioni di trasparenza, ad avviso degli interroganti, oggi purtroppo compromesse.
(4-10258)


   LICATINI. — Al Ministro della salute, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   il sistema di prescrizione farmaceutica, superate le resistenze iniziali, ha ceduto il passo alla digitalizzazione, la quale ha consentito la conversione di qualunque documento cartaceo in un idoneo formato digitale;

   tuttavia, se nel settore pubblico la dematerializzazione delle prescrizioni è già avviata e, anzi, consolidata, lo stesso non vale per i farmaci magistrali allestiti dal farmacista e prescritti dal medico sia in regime pubblico che privato;

   al contrario dei farmaci industriali, infatti, quelli magistrali non sono registrati né depositati presso l'Aifa; sono farmaci realizzati a partire da materie prime di grado farmaceutico iscritte in una farmacopea ufficiale o già in commercio in altre forme di somministrazione, e rappresentano l'unica possibilità terapeutica in tutti i casi in cui l'industria farmaceutica non è in grado di soddisfare una particolare esigenza prescrittiva;

   in quest'ambito si inseriscono anche i farmaci cannabinoidi: in quanto sostanza attiva vegetale, per essere dispensata va trasformata in dose e forma di medicamento; rispetto a quelli industriali, i farmaci magistrali di questo tipo sono molteplici, differenziandosi per varietà di cannabis, forma farmaceutica allestita, dosaggio e altro;

   la combinazione di ciascuna di queste variabili si traduce in una molteplicità di farmaci difficili da codificare secondo l'attuale sistema Nsis. Da qui l'esigenza di gestire con un formato digitale il processo prescrittivo;

   i pazienti con malattie invalidanti sono costretti ad affrontare ulteriori difficoltà connesse alla complicata dispensazione dei farmaci, che risultano sprovvisti di numero Aic e le cui prescrizioni, pertanto, non possono essere trasmesse tramite Pec né dematerializzate ma solo presentate in farmacia in formato cartaceo;

   peraltro, esistono già software rivolti al medico prescrittore di farmaci industriali, e progetti nascenti idonei a supportarli nelle varie fasi destinati non solo ai medici ma anche ai farmacisti preparatori –:

   se, alla luce di quanto esposto, il Governo intenda assumere iniziative volte ad accelerare il processo di digitalizzazione in questo settore, che permette, tra l'altro, di ridurre al minimo gli errori e di procedere alla creazione di una raccolta dati a livello nazionale.
(4-10261)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZUCCONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento Sanac di Massa nasce nel 1972 all'interno del polo industriale di Massa-Carrara, posizione strategica grazie alla vicinanza sia delle cave di dolomite e del porto di Marina di Carrara sia dei poli siderurgici di Piombino e di Genova-Coregliano;

   questo stabilimento è uno delle quattro unità produttive del Gruppo Sanac S.p.a, unitamente alla sede di Gattinara (VC), Grogastu (CA) e Vado Ligure (SV);

   come altri stabilimenti Sanac anche quello di Massa divenne di proprietà del Gruppo Riva nel 1995, in concomitanza con l'acquisto della società Ilva spa di cui Sanac faceva parte;

   l'impianto di Massa risulta strategicamente importante poiché è l'unico degli stabilimenti Sanac a produrre refrattari per il sistema di spillaggio a «cassetto» per siviera, un sistema brevettato e completamente progettato nello stesso stabilimento di Massa, oltre a essere l'unico a offrire assistenza tecnica per tale sistema;

   tra i più grandi produttori ed esportatori europei di prodotti refrattari silico-alluminosi e magnesitici resin bonded, formati e non formati (masse a spruzzo, pestellabili, e altro) per l'industria siderurgica, il sito di Massa produce anche formati speciali per convertitore, forno elettrico e siviera, (quali tappi porosi e blocchi di bussaggio) progettati secondo le esigenze del cliente;

   attualmente il Gruppo Sanac Spa conta al suo interno 335 dipendenti, di cui 103 solo nello stabilimento di Massa;

   in ragione delle notevoli problematiche, anche giudiziarie, del Gruppo Riva e dell'impianto di Taranto, Sanac Spa ha subito un importante calo di ordini ed è entrata in amministrazione controllata Sai marzo 2015 e gestita da commissari;

   a seguito di un bando di gara pubblica e di un decreto del Ministero dello sviluppo economico, nel marzo 2019 Sanac Spa è stata aggiudicata ad ArcelorMittal (poi Acciaierie d'Italia - ADI), ma tale iniziativa imprenditoriale non ha avuto alcuno sviluppo concreto;

   dopo circa 30 mesi, infatti, Acciaierie d'Italia non ha ancora provveduto a firmare il contratto per l'acquisizione della società. Nel corso dei mesi Acciaierie d'Italia ha sempre chiesto di prorogare la firma del contratto senza mai arrivare alla definizione dello stesso. Il 30 settembre prossimo, però, scadrà la fideiussione e il termine ultimo per l'acquisizione della società;

   la mancata definizione dell'acquisto di Sanac Spa comporterebbe l'apertura di un nuovo bando di gara, lasciando nello sconcerto e nell'incertezza un'azienda e i tanti operai che ci lavorano;

   a rendere ancora più paradossale l'intera situazione, vi è il fatto che dallo scorso giugno Sanac SpA non riceve più ordini di materiale refrattario da parte di Acciaierie d'Italia, che rappresenta circa il 60 per cento della produzione. Questo sembra accadere in quanto ADI si sta approvvigionando da competitor stranieri. Tutto ciò è inaccettabile se si considera che la stessa Acciaierie d'Italia è compartecipata da Invitalia, dunque dallo Stato italiano –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per garantire un futuro industriale a Sanac SpA e scongiurare il ricorso alla cassa integrazione per i 335 lavoratori (103 solo a Massa) a partire dal mese di ottobre 2021.
(4-10259)


   FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la ex Copaim di Albinia, nel comune di Orbetello, è stato uno degli insediamenti industriali più importanti nella zona sud della provincia di Grosseto, il fiore all'occhiello per un intero territorio nelle produzioni gastronomiche fresche legate al settore ittico;

   nonostante il mercato dell'agro alimentare sia solido, la ex Copaim sta attraversando un periodo critico dal punto di vista economico-finanziario e, di conseguenza, occupazionale. La fabbrica, diventata dal 2017 Sapori e Gusto Italiani, di proprietà dei fratelli Beretta, che hanno stabilimenti anche a Milano, Montecatini e Massa Cozzille, è in procinto di chiudere definitivamente l'attività;

   secondo fonti sindacali, il 25 settembre 2021 potrebbe essere per i 53 lavoratori rimasti (quando era in salute lo stabilimento contava circa 200 unità lavorative tra operai e personale amministrativo, poi via via ridotto: fino al 2015 erano circa 80 i dipendenti a tempo indeterminato, con il periodo di maggior lavoro e gli interinali arrivavano ad oltre 100) l'ultimo turno di lavoro;

   la nuova proprietà, dopo che lo stabilimento di piatti freschi di Marnate (VA) è stato distrutto da un incendio, per un periodo ha inserito anche una nuova produzione (lasagne, cannelloni, minestre), che però ha interrotto dopo poco tempo. Poi, è stato anche fatto un grosso investimento acquistando un super macchinario per produrre insalata di mare, che doveva diventare il punto di forza dell'azienda. Invece si è tradotto in meno fabbisogno di risorse umane. Attualmente si lavorano solo alici e insalata di mare;

   dopo l'ultima riduzione del personale, nel dicembre 2019, la produzione è andata avanti normalmente fino al 31 agosto 2020. Il 1o settembre 2020, poi, senza nessun preavviso, è stata chiusa un'ala produttiva. Da quel momento il lavoro non è stato più per tutti: è iniziata la cassa integrazione, la rotazione del personale, nella migliore delle ipotesi nell'ultimo anno qualcuno ha lavorato due o tre giorni a settimana, in casi estremi anche un solo giorno in due settimane;

   se la chiusura dovesse concretizzarsi circa 50 dipendenti resterebbero senza lavoro. Si tratta di un danno enorme per un intero territorio. L'interesse primario deve essere la tutela dei posti di lavoro: l'eventuale chiusura arriverebbe in un momento difficile dove già molte persone si trovano in difficoltà lavorative a causa della pandemia da Covid-19 –:

   se il Governo non ritenga utile e urgente attivare un tavolo di crisi con rappresentanti della proprietà dell'azienda, delle parti sociali e delle istituzioni locali;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in atto affinché il Gruppo Beretta utilizzi tutti gli strumenti alternativi ai licenziamenti, per trovare ogni forma di soluzione volta a dare continuità all'attività del sito produttivo, al fine di salvaguardare il perimetro occupazionale.
(4-10263)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MORASSUT, ROTTA, BERLINGHIERI, BRAGA, PELLICANI e PEZZOPANE. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con delibera del 21 giugno 2021, il consiglio comunale della città di Riva del Garda ha approvato il progetto preliminare per la realizzazione del nuovo «Parco della libertà» con sottostante parcheggio interrato (ex cimitero riva centro), con 197 posti auto e una novantina di posti per motocicli;

   in data 1o giugno 2021, prot. n. 20199, il comune di Riva del Garda ha presentato al Ministero dell'interno — dipartimento affari interni e territoriali - direzione centrale della finanza locale — richiesta di assegnazione di contributo erariale per interventi riferiti a rigenerazione urbana (ricevuta prot. 251) per una cifra di 5.000.000 euro, per l'esecuzione dell'opera;

   il decreto del Ministro dell'interno del 2 aprile 2021, attuativo delle disposizioni di cui ai commi 42 e 43 della legge 27 dicembre 2019, n. 160 — dispone che «Per ciascuno degli anni dal 2021 al 2034, sono assegnati ai comuni contributi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale»; il decreto individua, all'articolo 2, la tipologia di interventi ammessi al contributo. Si tratta di «interventi pubblici anche ricompresi nell'elenco delle opere incompiute, volti a ridurre i fenomeni di marginalizzazione, degrado sociale e a migliorare la qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale attraverso (...) il miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale (...) e la mobilità sostenibile»;

   come denunciato dal comitato di cittadini, che ha dato vita all'assemblea permanente «Parco della Libertà», il progetto del parcheggio prevede, per la sua realizzazione, l'abbattimento di 70 cipressi storici del parco, messi a dimora nel 1882, che rappresentano un pezzo importante della memoria di Riva del Garda custodi, come sono stati per un secolo, dei passaggi generazionali, delle storie e degli affetti delle famiglie che costituiscono gran parte della comunità;

   a parere degli interroganti, inoltre, un progetto che comporterà inevitabilmente il richiamo di ulteriore traffico veicolare privato verso il centro non è conforme ai criteri di mobilità sostenibile cui, peraltro, il Piano nazionale di ripresa e resilienza dedica particolare attenzione, con investimenti, nel periodo 2021-26, per circa 38 miliardi di euro nelle Missioni 2 e 3;

   in particolare, la Missione 2 del Pnrr impegna la posta più alta, pari a circa 9 miliardi di euro, alla conversione ecologica della mobilità locale, sia ai fini della decarbonizzazione, sia per migliorare la qualità della vita attraverso il decongestionamento del traffico, la riduzione dell'inquinamento dell'aria e acustico. Le principali linee di investimento riguardano infatti: il potenziamento della mobilità sostenibile pedonale e ciclabile e interventi a favore del trasporto pubblico –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e se intendano adoperarsi, per quanto di competenza, per far sì che il finanziamento pubblico sia diretto alla realizzazione di opere sostenibili per l'ambiente, l'ecosistema e la popolazione locale, e in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione e di mobilità sostenibile.
(5-06681)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DARA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   è atteso tra la fine del 2021 e il 2022 la startup del progetto pilota di Versalis per il riciclo chimico della plastica per la produzione di monomeri e polimeri con procedimento Hoop presso lo stabilimento di Mantova che trasformerà i rifiuti in materia prima;

   ad oggi, l'Europa genera ogni anno circa 25,8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica (per il 59 per cento imballaggi), tuttavia, meno del 30 per cento viene raccolto a fini di riciclaggio, anche in Italia; nonostante il fiorire di iniziative «plastic free», gli imballaggi in plastica costituiscono una parte importante dei rifiuti;

   in questo contesto, una delle principali sfide da affrontare è costituita proprio dal recupero o riutilizzo della plastica mista o plasmix che incide per quasi la metà della raccolta differenziata della plastica ed è difficilmente riciclabile;

   Versalis ha in programma un primo impianto da 6 mila tonnellate l'anno previsto a Mantova con l'obiettivo di un progressivo passaggio di scala iniziando dai propri siti produttivi nazionali;

   il progetto Hoop ambisce, infatti, a creare un processo virtuoso di riciclo della plastica teoricamente infinito, producendo nuovi polimeri vergini idonei a ogni applicazione e con caratteristiche identiche a quelli che provengono da fonti fossili;

   il Ministero della transizione ecologica il 27 luglio 2021, ha deliberato che, per autorizzare l'impianto pilota di pirolisi delle plastiche miste, serve la valutazione di impatto ambientale (Via);

   la decisione del Ministero per la richiesta della procedura Via per l'impianto mantovano potrebbe allungare le tempistiche autorizzative e, nell'attuale contesto, con Eni che vuol chiudere il cracking di Marghera (Venezia), rischia di fornire a Versalis un pretesto «logico e logistico» per ritirare l'investimento –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare tutte le iniziative di competenza affinché venga assegnata la massima priorità alla valutazione e all'autorizzazione dell'impianto Versalis di pirolisi di cui in premessa, allo scopo di evitare che il territorio di Mantova possa perdere un simile investimento.
(4-10244)


   BRAGA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il meccanismo di ritiro «uno contro uno» dei Raee – rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche – istituito con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 65 dell'8 marzo 2010 è un'attività essenziale per garantire un'adeguata ed efficiente raccolta dei rifiuti elettrici e il loro corretto smaltimento;

   tale meccanismo costituisce, peraltro, uno dei migliori esempi europei nell'ambito dell'economia circolare;

   ad oggi, però anche secondo quanto lamentato dal sistema consortile, non si tiene in debita considerazione quale sia il reale sforzo economico prodotto dai distributori per prevedere un'adeguata logistica, trasporto e stoccaggio dei Raee, poiché come lamentato dalle rappresentanze consortili del settore, tali costi non sono ricompresi nell'erogazione del contributo per i costi sostenuti dal ritiro;

   l'impennata dell'e-commerce, anche per effetto dell'ampio sviluppo dovuto alla pandemia Covid-19, complica de facto il quadro sopradescritto;

   conseguentemente al quadro descritto, proprio per l'alto costo del ritiro «uno contro uno» dei Raee, alcuni operatori, in particolare le realtà cosiddette «pure player», ovvero rivenditori online presenti in rete con siti propri o appoggiandosi alle piattaforme marketplace, omettono di proporre al cliente questo servizio – che sarebbe di loro competenza – per cui tanti prodotti non vengono smaltiti secondo le disposizioni vigenti, o peggio, vengono abbandonati producendo illeciti e inquinamento ambientali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della questione e se non ritengano opportuno adottare iniziative per prevedere, nel caso di ritiro «uno contro uno» effettuato dai distributori presso il domicilio del cliente, la copertura del costo logistico di trasporto fino al luogo di raggruppamento della distribuzione, attraverso l'eco-contributo versato dal consumatore.
(4-10248)

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Galizia n. 4-09754 del 7 luglio 2021 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-06676.