Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 10 settembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il 29 agosto 2021 a Ramallah si è svolto un incontro diplomatico tra il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas e il Ministro della difesa d'Israele Benny Gantz, il primo dal lontano 2010;

    sebbene non siano state pubblicate immagini al riguardo, alla riunione hanno partecipato anche Ghasan Alyan, responsabile per Israele degli affari civili nei territori palestinesi, l'alto funzionario dell'Autorità Palestinese Hussein al-Sheikh e il capo dell'intelligence palestinese Majid Faraj;

    l'incontro è stato confermato in una nota diffusa dal Ministero della difesa israeliano, la quale riportava che: «Gantz ha detto ad Abbas che lo Stato di Israele è pronto per varare una serie di misure che rafforzeranno l'economia dell'Autorità Palestinese. I due hanno anche discusso sull'organizzazione della sicurezza, della realtà civile ed economica in Giudea, Samaria e Gaza»;

    l'incontro è stato poi confermato dallo stesso Hussein al-Sheikh, stretto collaboratore di Abbas, il quale ha scritto su Twitter che: «il presidente Mahmoud Abbas si è incontrato a Ramallah con Benny Gantz, dove hanno discusso di tutti gli aspetti delle relazioni israelo-palestinesi»;

    per il The Times of Israel alla riunione non è stato affrontato il tema del futuro Stato palestinese, tuttavia sono stati successivamente fatti trapelare alcuni dettagli della discussione. In particolare, gli israeliani daranno all'Autorità Palestinese 156 milioni di dollari, anticipandoli dalle tasse che raccolgono per conto dell'Autorità stessa; distribuiranno 15 mila nuovi permessi di lavoro in Israele, concederanno quindi lo status di residenza per circa 5 mila famiglie che vivono nella Cisgiordania occupata; permetteranno ai palestinesi di costruire mille nuove abitazioni della parte di Cisgiordania controllata da Israele, l'area C. Sarà anche consentito lo scambio di merci fra Gaza e la Cisgiordania, e alla striscia verrà garantita una maggiore distribuzione di acqua ed elettricità;

    l'incontro è probabilmente il primo passo successivo alla visita del Primo ministro israeliano Naftali Bennett a Washington del 26 agosto 2021, dove ha incontrato il Presidente americano Joe Biden e, sebbene non sia una esplicita ripresa dei negoziati, segna, ad ogni modo, un importante segnale di discontinuità nelle relazioni tra le parti, particolarmente importante anche alla luce della recente escalation militare del maggio scorso che ha provocato la morte di 253 palestinesi e 9 israeliani nonché l'ingente distruzione di edifici, tra cui uno che ospitava anche stampa internazionale, servizi di prima necessità e strutture essenziali nella striscia di Gaza;

    a seguito dell'incontro, i leader di Egitto, Giordania e dell'Autorità Palestinese hanno tenuto un vertice trilaterale al Cairo per discutere le modalità di rilancio del processo di pace;

    le concessioni da parte israeliana arrivano anche dopo l'annuncio del presidente statunitense nella primavera del 2021 di voler riattivare il programma di aiuti alla Palestina;

    negli ultimi mesi l'Autorità Palestinese è stata colpita da una forte crisi-economica, provocata in parte da calo degli aiuti arabi e internazionali e aggravata soprattutto a causa del Covid-19. Nel 2020 l'economia palestinese ha visto un calo dell'11,5 per cento del prodotto interno lordo;

    la crisi dell'Autorità nazionale palestinese non è tuttavia solo determinata da fattori economici, ma lo è stata anche per via una crescente perdita di credibilità e autorevolezza, non soltanto agli occhi della comunità internazionale ma anche davanti alla propria popolazione. Il continuo rinvio delle elezioni per il rinnovo dell'Anp così come una poco efficiente gestione amministrativa e il dilagare di casi di corruzione e infine i recenti episodi di repressione che sono culminati con l'arresto di decine di attivisti per i diritti umani e l'uccisione del militante Nizar Banat, hanno fortemente indebolito la leadership palestinese dell'Anp;

    malgrado il Primo ministro israeliano Naftali Bennett abbia in più circostanze ribadito che la ripresa delle relazioni tra le due parti è determinata dalla necessità di salvare dalla bancarotta l'Autorità nazionale palestinese e dalla necessità di coordinare i servizi di sicurezza delle due parti, e non avrebbe quindi lo scopo di rilanciare il processo diplomatico, appare quanto mai opportuno, ad opinione dei firmatari del presente atto di indirizzo, avviare tutte le iniziative a disposizione affinché si rilanci il processo di pace e affinché si scongiuri una recrudescenza delle iniziative belliche del mese di maggio 2022;

    appare opportuno quindi utilizzare tutti gli strumenti diplomatici per fermare l'espropriazione e la demolizione delle case palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, così come l'annessione di parte della Cisgiordania e della Valle del Giordano da parte di Israele. Occorre lavorare infine affinché, al di là del sostegno economico, si arrivi ad un segnale politico di ripresa del processo di pace, che non può non partire dalla revoca degli insediamenti illegali in Cisgiordania e il relativo smantellamento;

    gli «accordi di Abramo» hanno indubbiamente favorito una positiva ripresa delle relazioni di Israele con una parte degli Stati arabi e africani, ma hanno l'insanabile errore di non aver coinvolto in essi le autorità palestinesi e una pace stabile e duratura nell'area può determinarsi soltanto con il coinvolgimento di tutte le parti coinvolte nel conflitto,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative di competenza, nelle relazioni bilaterali e nelle sedi europee e internazionali:

    a) affinché vengano create le premesse per un riavvio del processo di pace tra israeliani e palestinesi sulla base delle risoluzioni adottate dall'Organizzazione delle Nazioni unite anche sostenendo tutte le iniziative della società civile israeliana e palestinese;

    b) per promuovere il ruolo dell'Unione europea, in accordo alle conclusioni del Consiglio europeo del 24-25 maggio 2021, affinché sia un attore protagonista nei rinnovati negoziati di pace a favore della soluzione della situazione dei due Stati;

    c) per continuare a sensibilizzare il Governo israeliano sulla necessità di porre fine alla pratica della costruzione degli insediamenti illegali dei coloni in Cisgiordania, di non procedere all'annessione di parte della Cisgiordania e della Valle del Giordano, di scongiurare le demolizioni e/o le espropriazioni di case palestinesi, incluse quelle del quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, di porre fine ad ogni altra iniziativa che potrebbe pregiudicare il rilancio del processo di pace;

    d) per promuovere e sostenere la ricostruzione delle infrastrutture e dei servizi essenziali nella Striscia di Gaza e per fornire un immediato sostegno umanitario alla popolazione duramente colpita dagli ultimi bombardamenti.
(7-00721) «Di Stasio, Buffagni, Marino, Emiliozzi, Spadoni, Berti, Olgiati, Grande».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI, DEL SESTO e MARTINCIGLIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   un mese fa un attacco ransomware al data center che ospita alcuni dei sistemi informatici della regione Lazio ha compromesso l'utilizzo di alcuni dei servizi e delle applicazioni a disposizione dei cittadini, tra cui il sistema di prenotazione dei vaccini. A seguito di ciò il Governo avrebbe chiesto all'intelligence di redigere «un brief paper» in cui indicare sommariamente i sistemi informatici delle sanità regionali afflitti da criticità di vario genere;

   in quel momento l'Italia ha temuto di essere nel mezzo del «più importante attacco cibernetico della sua storia» in quanto gli hacker hanno puntato in quei giorni anche i server di aziende energetiche, di maison d'alta moda, e dei big della meccanica;

   l'attacco più grave è stato inferto alla più importante società di informatica Engineering; fornitore di servizi digitali per molti enti della pubblica amministrazione italiana. Si legge sull'articolo di giornale di Repubblica del 14 agosto 2021 che la società Engineering sarebbe stata costretta a trattare con gli hacker. Per tre ore i tecnici dell'azienda avrebbero chattato con gli hacker, fino a vedersi recapitare un sample, un assaggio delle informazioni rubate. La prova del sequestro. Quindi la cifra del riscatto, come se si trattasse di un sequestro di persona;

   il problema non è soltanto il destino dell'azienda, ma soprattutto quello dei suoi clienti. La società lavora con l'Inps, con il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e quello della giustizia, con la Lombardia e il Veneto. Ha contratti anche con LazioCrea, società partecipata del Lazio. E poi ci sono i privati;

   Engineering è senza dubbio parte lesa come lo sono le società che hanno subito attacchi in questi mesi. Si legge, sempre nell'articolo citato che, nel 2020, nel mondo, ci sono stati 1.871 attacchi, il 30 per cento in più rispetto al 2019. Sono finiti nel mirino colossi dell'informatica e ospedali. Accenture è l'ultima vittima. Le fanno compagnia giganti come SolarWinds, Microsoft Exchange e LinkedIn;

   l'attacco subito dalla società Engineering (visto che fornisce i propri servizi a molti enti pubblici) dovrebbe preoccupare le istituzioni per la molteplicità di informazioni e di dati sensibili in possesso della società e che potrebbero essere stati trafugati dagli hacker;

   si legge su un altro articolo di giornale che, tra le infrastrutture a rischio, ci sarebbero alcuni data-centre in cui sono conservati i dati delle intercettazioni telefoniche (tra queste potrebbero essere comprese quelle relative ai procedimenti riguardanti indagini relativi ai processi di mafia, terrorismo e altro. Emerge così il problema di tutelare maggiormente la sicurezza dei data-centre dislocati in ogni procura della Repubblica, che dovrebbero avere un elevatissimo standing di sicurezza;

   purtroppo, potrebbe verificarsi che soggetti privati come Engineering (tra i clienti della società – si ricorda – vi sarebbe anche il Ministero della giustizia), eventualmente incaricati, direttamente o indirettamente, di attività del genere potrebbero correre il rischio di essere oggetto delle mire di malintenzionati pronti a carpire, manipolare o distruggere quelle informazioni tanto delicate. È possibile pensare, ad esempio, che qualche gruppo criminale o mafioso, possa ambire a perforare quei sistemi informatici;

   va considerato inoltre che sia in Europa, che in Italia, non pare sussistere una adeguata normativa per fronteggiare tali rischi che potrebbero costituire, tra l'altro, una grave minaccia per la sicurezza del nostro Paese;

   appare dunque urgente non solo provvedere a mettere mano ad una legislazione adeguata in tal senso, ma pare anche necessario adoperarsi per individuare, nel frattempo, le misure più opportune per evitare che simili gravi attacchi hacker, come quelli subiti dalla regione Lazio e dalla società Engineering possano ripetersi, anche a danno dei data-centre dislocati in ogni procura della Repubblica del nostro Paese –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, e se sia a conoscenza se la società Engineering abbia in essere o abbia avuto in affidamento appalti per il servizio di intercettazioni telefoniche da parte di una o più procure della Repubblica, al fine di evitare che possa sussistere o concretizzarsi il rischio che, tra i dati esfiltrati dai pirati informatici nel citato attacco subito dalla società, vi siano audio o video intercettazioni di inchieste in corso, inerenti reati di mafia o concernenti la sicurezza dello Stato;

   quali eventuali altre società private siano incaricate di custodire dati delicatissimi per conto della giustizia e della sicurezza italiana, quali siano le loro metodiche di sicurezza, quale sia l'organismo di vigilanza che li controlla, quali siano i criteri, anche curriculari ed etici, per la selezione di dette società.
(3-02483)

Interrogazione a risposta scritta:


   LEGNAIOLI, LOLINI, PICCHI, POTENTI e BILLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano La Nazione del 7 settembre 2021 ha riportato la notizia che la consigliera del Pd della Commissione pari opportunità della regione Toscana Nura Musse Ali, avrebbe affermato durante una riunione della Commissione pari opportunità del consiglio regionale che: «Il fondamentalismo islamico opera anche qua ... nelle moschee fanno pressione affinché si insedino imam provenienti dalla loro scuola giuridica. Mentre gli imam italiani o comunque occidentali non potrebbero esercitare pienamente. Il silenzio dello Stato rispetto a queste tematiche è visto come se si facesse un torto all'Islam, ma si fa un torto alla sicurezza. Ci sono pressioni sui finanziamenti per la costruzione delle moschee e sull'orientamento religioso dell'imam da scegliere. Lo Stato non si esprime su questo ma dovrebbe riflettere»;

   le osservazioni riportate, a giudizio dell'interrogante, richiedono approfondimenti necessari e urgenti in relazione al contenuto delle affermazioni sostenute dalla consigliera regionale;

   Imam letteralmente «guida», è il capo della comunità islamica, è ormai un termine entrato anche nel lessico usuale italiano e indica, nella maggior parte dei casi, la persona che, nell'ambito di una comunità religiosa islamica, assume in sé una quantità di funzioni;

   se, infatti, nei Paesi in cui il culto è organizzato e gestito centralmente, gli imam sono nominati dal Ministero degli affari religiosi, comunque denominato o come in Turchia e nei Balcani, ad esempio, da agenzie di Stato preposte a ciò, nei Paesi dove i musulmani sono una minoranza, come in Europa, in generale sono le comunità locali che lo scelgono tra i fedeli o «importano» dal loro Paese d'origine una figura in grado di ricoprire la funzione;

   occorre non sottovalutare l'attività di proselitismo a sostegno del fondamentalismo islamico che, sempre più frequentemente, attraverso iniziative definite culturali, viene sviluppata nel nostro Paese;

   altri Paesi europei come la Francia si sono dotati di strumenti volti a porre fine al fondamentalismo islamico, all'Islam politico e alle ingerenze straniere che da esso derivano;

   va sottolineato, inoltre che la Corte costituzionale ha affermato che «tra gli interessi costituzionali dà tenere in adeguata considerazione nel modulare la tutela della libertà di culto – nel rigoroso rispetto dei canoni di stretta proporzionalità, per le ragioni spiegate sopra – sono senz'altro da annoverare quelli relativi alla sicurezza, all'ordine pubblico e alla pacifica convivenza» e che «Tuttavia, il perseguimento di tali interessi è affidato dalla Costituzione, con l'articolo 117, secondo comma, lettera h), in via esclusiva allo Stato» (Corte costituzionale, sentenza n. 63/2016) –:

   quali siano, per quanto di competenza, le disposizioni del Governo rispetto alle modalità di azione riguardanti il pericolo di infiltrazioni terroristiche e quali iniziative di competenza si intendano adottare, per prevenire e contrastare l'istigazione all'odio e alla violenza nel contesto segnalato in premessa.
(4-10200)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   NOVELLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sono decine, ogni anno, i membri delle forze dell'ordine che decidono di suicidarsi;

   nel 2020 i suicidi sono stati invece cinquantuno: sei nella Guardia di finanza, quindici tra i Carabinieri, nove agenti della Polizia di Stato, cinque della polizia locale, sette della Penitenziaria, tre nella Marina militare, uno nella Capitaneria di porto, uno nell'Aeronautica, uno nell'Esercito e tre guardie giurate;

   nel 2021, al 7 settembre, l'Osservatorio suicidi in divisa, ne conta già trentotto: sedici Carabinieri, cinque della Penitenziaria, tre guardie giurate, quattro tra i membri della Polizia locale, tre tra quelli della Guardia di Finanza e due tra quelli della Marina militare;

   la raccolta dei dati relativi al fenomeno non è semplice. Il citato Osservatorio suicidi in divisa annovera solo quelli frutto di segnalazione, mentre amministrazioni pubbliche come i ministeri registrano solo quelli avvenuti all'interno di caserme e comandi;

   i dati comparati, disponibili fino all'anno 2015, sul tasso di suicidi ogni 100 mila abitanti, resi noti dai sindacati dei Carabinieri, rappresentano un quadro allarmante. Il tasso di suicidi tra la popolazione generale italiana, ogni 100 mila persone, secondo l'Istat, tra il 2010 e il 2015 ha toccato valori tra il 6,5 e il 7,2. Quello tra i carabinieri, invece, oscillerebbe tra il 9,65 del 2015 e il 26,82 del 2012;

   anche nella Polizia penitenziaria il dato è allarmante, negli ultimi 5 anni i suicidi non stati trentacinque, oltre cento negli ultimi 20;

   le ipotesi sull'origine dell'alto numero di suicidi tra gli uomini e le donne in divisa sono varie, dal burnout, allo stress correlato, ma anche mancanza di mezzi, strutture inidonee, carichi di lavoro eccessivi, stipendi inadeguati, mobbing. Non risulta però che sia stata condotta da parte delle istituzioni competenti un'approfondita indagine sulle motivazioni di tali gesti;

   è quanto più necessario indagare le cause che portano al numero impressionante di eventi suicidari, impegnando anche risorse pubbliche –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti e se intenda fornire dati più precisi sul fenomeno dei suicidi in divisa;

   quali iniziative il Governo abbia adottato o intenda adottare per approfondire le cause dell'alto tasso di suicidi tra le forze dell'ordine e come intenda cercare di rimuoverle.
(4-10198)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'Inps ha istituito un bando di concorso — relativo all'iniziativa «Estate INPSieme 2020-2021» — finalizzato a offrire a studenti della scuola secondaria di secondo grado la possibilità di fruire di soggiorni studio all'estero e di vacanze tematiche in Italia durante la stagione estiva 2021 nei mesi di giugno, luglio e agosto;

   il 16 luglio 2021 considerato l'aumento dei contagi da Covid-19 nel periodo estivo, il dipartimento prevenzione del Ministero della salute ha rivolto all'Inps un atto di indirizzo contenente specifica raccomandazione, in ordine ai viaggi di gruppo all'estero, con la quale suggeriva di «rimandare i viaggi già programmati fino a miglioramento degli scenari epidemiologici internazionali»;

   lo stesso 16 luglio, recependo la raccomandazione del Ministero della salute, l'Inps ha deciso di sospendere i viaggi studio programmati;

   l'organizzazione per l'estate 2021 riguardava 22.000 ragazzi e 100 tour operator. Di questi viaggi la metà — dunque per 10.000 studenti circa — doveva essere ancora realizzata;

   a seguito della sospensione delle partenze disposta da parte dell'Inps, i viaggiatori interessati hanno provveduto ad annullare il proprio viaggio, chiedendo la restituzione delle somme versate;

   i tour operator coinvolti, preso atto della richiesta, hanno a loro volta chiesto alla compagnia aerea Alitalia, in amministrazione straordinaria — il cui azionista è al 100 per cento il Ministero dell'economia e delle finanze — la retrocessione delle somme relative all'acquisto dei titoli di viaggio;

   per i relativi contratti di trasporto, data l'oggettiva impossibilità di esecuzione dei viaggi studio, è intervenuta la risoluzione di diritto con conseguente onere restitutorio degli operatori turistici nei confronti dei consumatori, sancita dall'articolo 41, comma 6, cod. tur.; la risoluzione del contratto di viaggio implica altresì la risoluzione di tutti i contratti funzionalmente collegati stipulati con terzi;

   Alitalia, nonostante la decisione dovuta a cause di forza maggiore, ha deciso di proseguire con l'applicazione delle penali ciò comporterebbe una perdita di diversi milioni di euro per i tour operator coinvolti, soggetti già ampiamente colpiti dagli effetti della crisi sanitaria da Covid-19;

   È urgente e necessario garantire ai tour operator di non avere ulteriori danni che possano mettere a repentaglio l'esistenza degli stessi, salvaguardando, altresì, posti di lavoro del settore, già duramente colpito dalla pandemia –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di evitare che Alitalia proceda con le penali e, in caso di attivazione delle stesse, quali iniziative si intendano adottare al fine di tutelare i tour operator in relazione all'ammanco di cui in premessa;

   se intendano adottare ulteriori iniziative considerato quello che appare all'interrogante come un eventuale mancato coordinamento tra gli uffici pubblici, dato che la sospensione dei viaggi è dovuta a una decisione presa su raccomandazione del Ministero della salute.
(4-10190)


   PATASSINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 aprile 2017, n. 45, e recante «Nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017» il legislatore ha introdotto con l'articolo 18-quater il credito d'imposta per investimenti nelle regioni dell'Italia centrale colpite dagli eventi sismici;

   il comma 1 del predetto articolo 18-quater prevede che nei comuni delle regioni Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo colpiti dagli eventi sismici succedutisi dal 24 agosto 2016, il credito d'imposta, fino al 31 dicembre 2019, è attribuito nella misura del 25 per cento per le grandi imprese, del 35 per cento per le medie imprese e del 45 per cento per le piccole imprese;

   novità in materia di agevolazioni fiscali per comuni colpiti dal sisma del 2016, son state previste dalla legge di conversione (legge n. 106 del 23 luglio 2021) del cosiddetto decreto «Sostegni bis» n. 73 del 2021;

   si ricorda, in particolare, l'approvazione da parte della Commissione Bilancio della Camera, durante la discussione del provvedimento, dell'emendamento a prima firma dell'interrogante che prevede la proroga al 31 dicembre 2021 del credito d'imposta riconosciuto nei comuni delle regioni Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo colpiti dagli eventi sismici succedutisi dal 24 agosto 2016 (articolo 9 comma 1-bis);

   a oggi sul sito dell'Agenzia delle entrate non è stata recepita la proroga al 31 dicembre 2021 della misura sopra indicata, un'informazione ai contribuenti non aggiornata potrebbe indurre alcuni a rinunciare al progetto di investimento o a effettuare scelte non coerenti con i benefici fiscali offerti;

   la scadenza sopra indicata è particolarmente ravvicinata e necessita di azioni tempestive a ogni livello; l'opportunità concessa al sistema imprenditoriale del centro Italia di sostegno di nuovi investimenti è fondamentale ai fini del rilancio economico e sociale dei territori colpiti dal sisma –:

   se intenda adottare ogni opportuna iniziativa per la piena fruizione della misura di cui in premessa, anche attraverso l'aggiornamento in maniera tempestiva per i contribuenti delle istruzioni presenti sul sito internet, indicando altresì l'utilizzo del modello in essere dal 31 marzo 2021 per la comunicazione per la fruizione del credito d'imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno, nei comuni del sisma del centro Italia e nelle zone economiche speciali Zes.
(4-10195)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   PRETTO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i fatti di cronaca accaduti il 16 agosto 2021 a Marano Vicentino hanno lasciato sbigottita l'intera comunità della cittadina stessa e tutto l'Alto Vicentino, non certo abituata a episodi simili;

   una lite tra vicini di casa in via Molinetta è sfociata in una prima tragedia con la vittima, Mario Walter Testolin, agricoltore di 67 anni, ucciso da un colpo di arma da fuoco sparato da Gelindo Grisotto, sposato e padre di due figli, anche lui residente nella stessa corte e non nuovo alle liti con Testolin, tanto che vi erano state diverse precedenti dispute tra l'omicida e la vittima che avevano dato luogo anche a controversie giudiziarie in sede civile;

   dopo l'omicidio, il reo-confesso Grisotto è stato condotto nel carcere di Vicenza e in poche ore si è consumata la seconda tragedia: arrestato in serata, si è impiccato alle 5 del mattino nel vano doccia della sua cella, utilizzando come corda i suoi stessi indumenti;

   nonostante procura e Carabinieri di Thiene avessero informato ufficialmente il personale carcerario dei problemi depressivi di cui soffriva Testolin e sebbene il magistrato avesse richiesto per lui la sorveglianza data la «situazione di fragilità psicologica», nei fatti il soggetto era rimasto incustodito;

   necessariamente l'interrogante si chiede se l'intera vicenda fosse evitabile, stante la conoscenza delle istituzioni locali sia del rapporto burrascoso tra l'omicida e la vittima e sia dell'instabilità dell'omicida-suicida –:

   se e quali iniziative di competenza — fatta salva l'autonoma indagine giudiziaria — i Ministri interrogati intendano adottare per contribuire a far luce sulla vicenda esposta in premessa, incluso l'invio di ispettori presso le strutture territoriali coinvolte.
(4-10192)


   RAMPELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   lascia attoniti l'incredibile storia di un ragazzo italiano fermato e torturato a Francoforte dalla polizia tedesca;

   secondo quanto riportato da fonti di stampa e denunciato dalla mamma del ragazzo, che lo assiste legalmente in Italia, i fatti risalgono all'estate del 2018, quando il giovane 22enne, che si era recato in Germania per un'offerta di lavoro stagionale, avendo deciso di tornare in Italia, aveva prenotato un biglietto FlixBus per il 6 agosto da Francoforte a Milano;

   da quel momento è iniziato il calvario di Simone, come è stato «ribattezzato» per mantenerne l'anonimato, che da quel viaggio ha rischiato di non tornare vivo in Italia;

   giunto alla fermata del bus, infatti, il controllore avrebbe iniziato a spintonarlo contestando la o validità del biglietto fino all'arrivo della polizia: ammanettato e caricato su una camionetta, dove sarebbe stato incappucciato e «violentemente pestato da cinque agenti. Manganellate, calci, sputi, urina addosso, epiteti come “sporco italiano”. Simone sviene, lo risvegliano scosse elettriche sulle braccia. Pensa di morire e se è quella la sua fine, spera avvenga subito. Si addormenta, è in coma per un'emorragia cerebrale causata dalle percosse. I suoi vestiti sporchi di sangue vengono fatti sparire, non saranno mai restituiti e lui viene trasportato in ospedale dove viene operato con un sondino intracranico per l'assorbimento dell'ematoma. L'arresto non viene convalidato, ma lui viene trattenuto comunque e ammanettato al letto. Dopo 5 giorni senza poter avvisare la famiglia e l'ambasciata italiana, un altro giudice convalida il fermo. Portato in carcere in sedia a rotelle, il medico di turno va su tutte le furie poiché ritiene Simone non compatibile con il regime carcerario, ma — come leggiamo nella querela presentata — sarebbe stato costretto a modificare la relazione»;

   durante la detenzione, Simone sarebbe stato ripetutamente minacciato, gli avrebbero negato il cibo, in una sorta di tortura che sarebbe potuta diventare fatale, tanto da aver perso addirittura 17 Chilogrammi;

   durante il lungo calvario, 25 avvocati d'ufficio avrebbero rifiutato l'incarico per non esporsi contro la polizia tedesca e a breve sarà depositata la terza integrazione di querela, da cui emergerebbe, peraltro, che anche il pubblico ministero tedesco avrebbe contattato il secondo legale in Germania, chiedendogli di rimettere il mandato difensivo: un'intimidazione gravissima a dimostrazione che a Francoforte si starebbe tentando di archiviare la vicenda;

   Simone è fortunatamente tornato in Italia il 13 settembre 2021 e ricoverato in ospedale, dove sono emersi tutti i traumi non documentati dai medici di Francoforte che non avevano eseguito esami diagnostici e non inseriti nel fascicolo penale: un polmone perforato, piede e spalla fratturati, naso schiacciato che necessita di un intervento, una invalidità al 35 per cento riconosciuta dalla Asl;

   una storia da film dell'orrore, fatta di abusi, irregolarità e mancato rispetto dei trattati europei, in merito alla quale il nostro Governo sarebbe rimasto passivo, come denunciato dalla mamma e legale di Simone –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito alla vicenda di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(4-10199)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MICELI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'itinerario Palermo-Agrigento – costituito dalle strade statali 121 e 189 – è una delle principali arterie siciliane, da anni interessata da lavori di ammodernamento del tratto Palermo-Lercara Friddi che avrebbero dovuto rendere l'intero percorso una «superstrada a quattro corsie» e che si sarebbero dovuti concludere entro il 2016 ma che, a causa di onerose varianti tecniche al progetto preliminare, non sono ancora terminati;

   nel 2006 la Commissione speciale di valutazione di impatto ambientale ha espresso parere positivo alla pronuncia di compatibilità ambientale di una variante al progetto preliminare presentata da Anas S.p.a. ed inerente il tratto A, compreso tra il nuovo svincolo autostradale di Ficarazzi fino allo svincolo di Bolognetta, per un percorso di circa dieci chilometri di cui circa cinque chilometri in galleria ed oltre tre in viadotto;

   l'area interessata dal tratto A ricade prevalentemente nel territorio del comune di Misilmeri;

   il tratto in galleria insisterebbe sulla località Pizzo Cannita, un'area di forte interesse archeologico da cui provengono testimonianze di civiltà antecedenti al V secolo a.C., e lo stesso parere ha rilevato che Anas S.p.a dichiara che «l'attuazione di una grande opera, come il suddetto ammodernamento, presenta frequentemente il rischio di interessare giacimenti di interesse archeologico allo stato sconosciuti. Proprio in virtù di ciò sarebbe auspicabile un continuo contatto tra la direzione dei lavori e l'archeologo» e che «laddove il tracciato interferirà, direttamente o indirettamente, con le aree di interesse archeologico, sarebbe opportuno effettuare campagne di indagine preventive finalizzate a limitare l'entità delle interferenze»;

   il restante tratto all'aperto ed in viadotto insisterebbe su un'area ad elevato rischio idrogeologico, caratterizzata dalla presenza dell'alveo del fiume Eleuterio sul quale – secondo la relazione – «si osservano rotture di pendenza, aree di accumulo, zone pianeggianti, erosione delle sponde degli alvei minori, cedimenti al contatto con l'alveo del fiume Eleuterio. [...] Le opere stradali, quali cunette e muretti, sono lesionati o prossimi al ribaltamento; le carreggiate stradali sono in parte deformate»;

   nei giorni scorsi, nell'ambito dei lavori sulla strada statale 121, tecnici specializzati hanno effettuato in prossimità delle aree interessate – ed, in particolare di quella archeologica – carotaggi e prelievi di campioni rocciosi, fino ad oltre trenta metri di profondità per valutare la consistenza del terreno e procedere alla eventuale progettazione definitiva del tratto e tali indagini geologiche, che, a quanto risulta all'interrogante, sarebbe avvenuta senza la supervisione della Soprintendenza per i beni culturali e ambientali, rischia di ledere irrimediabilmente il patrimonio storico, artistico ed archeologico della zona;

   ad avviso dell'interrogante, sono preminenti non solo l'interesse ad assicurare il normale svolgimento dei lavori, quanto la sicurezza del tratto interessato dalla progettazione e la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico e paesaggistico –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative di competenza intendano intraprendere nell'immediato al fine di garantire la corretta progettazione dell'opera di cui in premessa, vigilando sugli aspetti relativi alla sicurezza del tratto in via di progettazione ed alla tutela del sito di Pizzo Cannita-Misilmeri, altresì ponendo in essere tutte quelle iniziative volte alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico ed archeologico.
(5-06645)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo un'inchiesta giornalistica del quotidiano Domani, la giunta del comune di Venezia, all'interno del piano per la mobilità sostenibile Venezia 2030, ha inserito un progetto che dirotterà parte dei flussi turistici che entrano in città nei terreni oggi di proprietà di una società riconducibile al sindaco Luigi Brugnaro;

   il piano per la mobilità sostenibile Venezia 2030 ridisegna il sistema degli accessi alla città e all'interno del piano, è prevista anche la realizzazione di un terminal intermodale «terra mare» sui terreni acquisiti da Brugnaro nel 2006 a prezzi irrisori perché non bonificati;

   secondo il quotidiano il Domani l'attuale sindaco di Venezia da anni starebbe tentando di cambiare la destinazione d'uso dell'area di cui è proprietario tramite la società Porta di Venezia, che oggi ha un patrimonio valutato in 15 milioni di euro;

   quest'estate il comune di Venezia ha pubblicato il bando di gara per realizzare il progetto di fattibilità del terminal che, da una parte, accoglierà centinaia di bus turistici, passeggeri di tram e treni con una nuova stazione ferroviaria e, dall'altra, sarà un approdo per la navigazione turistica, con tanto di scavo di un nuovo canale nel delicato ecosistema lagunare;

   per finanziare la creazione del nuovo terminal verrà utilizzata parte degli 1,39 miliardi di euro assegnati a Venezia a fine 2019 all'interno dei fondo progettazione opere prioritarie del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

   il sindaco Brugnaro ha sempre sostenuto di aver affidato, nel dicembre 2017, tutte le sue attività economiche a un trust, la LB (Luigi Brugnaro) Holding Spa ma, secondo quanto riportato nell'inchiesta del Domani, questa holding ha poco delle tipiche caratteristiche del blind trust. Nel consiglio di amministrazione, ad esempio, siedono manager delle società di Brugnaro e sarebbero loro a presiedere le assemblee, con l'avvocato newyorchese che ha in mano il totale del capitale del trust. Così come soci del trust sono stati nominati dal sindaco amministratori di società partecipate del comune;

   a parere dell'interrogante si è di fronte ad un potenziale conflitto di interessi che porterebbe l'intera area, la cui proprietà è riconducibile al sindaco di Venezia, ad una enorme rivalutazione –:

   se il Governo da è a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali opportune iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, in relazione ai fatti esposti in premessa, in particolare tramite i servizi ispettivi di finanza pubblica e alla luce dei principi di trasparenza, correttezza e buon andamento dell'attività amministrativa, come richiamati anche dall'articolo 60, commi 5 e 6 del decreto legislativo n. 165 del 2001, considerato il presunto conflitto di interessi che coinvolgerebbe il sindaco di Venezia in relazione alla costruzione di opere all'interno del piano per la mobilità sostenibile Venezia 2030 su terreni la cui proprietà è riconducibile allo stesso sindaco e il rifinanziamento con parte degli 1,39 miliardi di euro assegnati a Venezia a fine 2019 all'interno del fondo progettazione opere prioritarie del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili.
(4-10201)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MELONI, LOLLOBRIGIDA, ROTELLI, PRISCO, DONZELLI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, RAMPELLI, RIZZETTO, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 7 settembre 2021 il quotidiano La Verità ha pubblicato un retroscena inedito sul tristemente famoso rave party di Ferragosto, svoltosi tra il 13 e il 19 agosto 2021 sulle sponde del lago di Mezzano, durato ben sei giorni e mai interrotto dalle forze dell'ordine, nonostante la violazione delle norme di contrasto alla diffusione del Covid-19 nonostante il rinvenimento di un cadavere nelle acque del lago e il largo spaccio e consumo di droghe;

   in due pagine di inchiesta il quotidiano riporta tutte le trasmissioni avvenute in quei giorni tra le forze dell'ordine locali e il contenuto della nota prefettizia dalla quale si evince che quel party, a cui parteciparono migliaia di amanti della musica elettronica e (anche) delle droghe, non sia stato un evento inaspettato e iniziato dal nulla, ma anzi annunciato, monitorato e, in ogni caso, non ostacolato;

   si legge, infatti, che a chi, tra le forze dell'ordine, aveva chiesto il blocco dell'afflusso di mezzi che, incolonnati, si stavano dirigendo dalla zona di Orbetello verso il luogo del rave, fu detto di «monitorare il traffico e non di bloccarlo», un ordine, secondo quanto riportato dall'inchiesta, partito proprio dalla centrale operativa di Roma;

   emerge, altresì, che, nei giorni dell'emergenza, a cavallo del Ferragosto, nelle rispettive sedi non ci fossero né i questori – referenti locali per l'ordine e la sicurezza pubblici – di Grosseto e Viterbo, né il prefetto di Grosseto;

   l'inchiesta giornalistica fornisce in tal modo la risposta alla domanda che tutti gli Italiani, e non solo gli italiani, si erano posti in merito a come potesse essere successo che migliaia di persone fossero transitate senza che nessuno, tra le forze dell'ordine, se ne fosse accorto, mentre, in altri Stati (Francia, Grecia e Spagna) – come raccontato ai cronisti alcuni degli stessi organizzatori – era bastato l'arrivo di un certo numero di camper per metter fine all'assembramento, soprattutto in un periodo in cui è raccomandato distanziamento;

   dunque, mentre il Governo limita le libertà costituzionali di cittadini, famiglie e imprese in nome del necessario contenimento della pandemia, il Viminale sembra aver consentito a ventimila persone, provenienti da ogni parte d'Europa, di arrivare a organizzare un rave party all'insegna dell'illegalità, tra droghe, stupri e violenze, oltreché inquinamento acustico e ambientale, e violazione di tutte le norme vigenti di contrasto al Covid –:

   se sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e, in ogni caso, quali ulteriori elementi informativi ritenga di dover fornire al riguardo;

   se confermato quanto denunciato dal quotidiano La Verità, se non ritenga che sussistano responsabilità tali, in merito alle violazioni in materia di sicurezza e ordine pubblico, che abbiano irrimediabilmente compromesso la sua immagine e il suo ruolo istituzionale.
(5-06647)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   intorno alla mezzanotte tra sabato 28 e domenica 29 agosto 2021, un giovane di 18 anni è morto all'ospedale di Caserta dopo essere stato accoltellato a una gamba da un coetaneo durante una lite in uno dei luoghi della «movida» casertana;

   la città di Caserta vive uno stato di costante insicurezza legato alle mancanze della giunta del sindaco Marino che non ha promosso un adeguato piano di sicurezza comunale per la «vita notturna» casertana che, specialmente nel periodo post-pandemico, da momento di aggregazione e di scambio socio-culturale comunitario, rischia di trasformarsi in un momento di pericolo per i cittadini;

   gli episodi come quello summenzionato, oltre a diffondere nella cittadinanza una sensazione collettiva di insicurezza, con conseguenti riflessi, psicologici ed esistenziali gravissimi, potrebbe comportare anche un enorme danno per gli esercizi commerciali già duramente provati dalla pandemia da Sars Covid-19 –:

   se i fatti sopra citati siano noti al Governo e quale ne sia, comunque, l'orientamento in merito;

   se il Governo ritenga, attesa la gravità della situazione sopra esposta, di adottare iniziative, per quanto anche in raccordo con le istituzioni locali al fine di:

   a) valutare di predisporre, al più presto, un adeguato strumento di prevenzione e repressione dei fenomeni criminosi come quello sopra descritto;

   b) rafforzare ulteriormente l'impiego del personale di polizia, di altre forze di pubblica sicurezza e dei militari, nell'ambito della «Operazione strade sicure», che risulta già attiva in provincia di Caserta;

   c) se non intenda adoperarsi, per quanto di competenza, affinché non siano prorogati i divieti di cui all'ordinanza sindacale del comune di Caserta n. 65 del 31 agosto 2021.
(4-10189)


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è destinato a far discutere ancora molto il «rave party» organizzato a Valentano, la cui regia, secondo quanto riportato da fonti di stampa, sarebbe stata francese, ma dove gli errori sono stati sicuramente tutti italiani;

   il «rave party» è andato avanti indisturbato per ben cinque giorni nelle campagne del viterbese, al confine tra Toscana e Lazio; un raduno illegale, organizzato sui social, richiamando circa 10 mila persone da tutta Europa, dove il 15 agosto è morto addirittura un ragazzo di 24 anni, ma dove ci sono state anche molte denunce, la violazione delle disposizioni anti-Covid, l'abuso di sostanze alcoliche e lo spaccio di sostanze stupefacenti;

   il problema non era impedire o meno con la forza un raduno di giovanili punto non era tanto scegliere se trattare con gli organizzatori o sgombrare il campo con la forza; la questione è che a Valentano, in un'area privata vicino al Lago di Mezzano, è stata permessa la commissione di una serie di reati nella totale indifferenza delle istituzioni e sotto gli occhi attoniti di tutti gli italiani;

   sono dure le parole di Domenico Cacopardo, ex magistrato, già consigliere di Stato, che ha smentito l'idea secondo cui la Corte di cassazione avrebbe di fatto decretato «non punibile» l'organizzazione di questi eventi, definendolo un «alibi falso», perché l'evento ha comportato «la consumazione di una serie di reati» rilevabili in flagranza dalle forze dell'ordine: occupazione abusiva di terreni altrui, detenzione e spaccio di droga, danneggiamento, tortura di animali in allevamento, a cui si potrebbero aggiungere le violenze sessuali, i rumori molesti, maltrattamento di animali e ovviamente la violazione delle normative anti-COVID-19;

   nonostante ciò, nonostante fosse chiaro da subito quanto stava accadendo, nessuno è intervenuto;

   l'evento è proseguito indisturbato per giorni e giorni senza alcun controllo, sequestro e/o attività repressiva;

   alla fine, l'area è stata liberata e, ovviamente, sono scattate le indagini per ricostruire, compito non facile a posteriori, gli eventi e individuare i responsabili dei diversi reati; rimane, però, la triste immagine di uno Stato fermo a guardare;

   in piena pandemia mondiale, addirittura con l'entrata in vigore dell'obbligo per i cittadini italiani di un certificato per accedere alla maggior parte dei luoghi pubblici, è difficile comprendere come sia stato possibile che da tutta Europa siano arrivati in migliaia per occupare un'area privata e vivere nell'illegalità per giorni senza alcun controllo –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai gravi fatti esposti in premessa e quali siano le motivazioni alla base della decisione di non intervenire per interrompere immediatamente il raduno illegale, che avrebbe potuto evitare anche la morte di un ragazzo.
(4-10197)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   dopo quasi due anni di didattica a distanza, protocolli per il contenimento dei contagi da Covid-19 e continue incertezze sul futuro per famiglie, studenti e docenti, la scuola si prepara a ripartire in presenza e sicurezza;

   la prima campanella è già suonata nelle scuole del Friuli, a cui seguiranno le altre regioni, tra le quali Calabria e Puglia saranno le ultime ad aprire le porte agli studenti;

   purtroppo, però, l'inizio del nuovo anno scolastico è un percorso a ostacoli e non tutte le operazioni necessarie per il corretto avvio dell'anno sono andate per il verso giusto;

   in particolare, proprio in Calabria le premesse non sono certo delle migliori e la scuola è già nel caos per l'annunciata sospensione di tutte le nomine e degli incarichi annuali dei docenti;

   come si apprende da fonti di stampa, infatti, gli uffici scolastici provinciali hanno rinviato la presa di servizio degli assunti per effettuare alcune, non meglio precisate, verifiche;

   a renderlo noto anche gli Atp, tra cui quello vibonese, che ha inviato una nota ai dirigenti scolastici con la quale rinvia la presa di servizio dei docenti di qualche giorno, dal 4 al 7 settembre 2021, per «effettuare le dovute verifiche sugli incarichi a tempo determinato assegnati per l'anno scolastico 2021-2022»;

   con nota del 9 settembre 2021 l'ufficio scolastico regionale ha comunicato che «gli esiti della nuova elaborazione, a seguito dei controlli in essere, saranno pubblicati entro venerdì 10 settembre 2021» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere a riguardo, al fine di garantire il corretto inizio dell'anno scolastico anche in Calabria.
(4-10193)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con nota dello scorso 6 settembre, il Gruppo Orefice comunicava ai sindacati di categoria «la decisione di trasferire presso l'unità produttiva di Sestu (CA) tutti i lavoratori già operanti presso l'unità produttiva di Pascarola Caivano»;

   si tratta di una vicenda paradossale, che coinvolge 23 ex lavoratori della Jabil che avrebbero dovuto essere impiegati a tempo pieno e indeterminato nello stabilimento campano dalla citata società sarda, che produce gruppi elettrogeni;

   il condizionale è d'obbligo, perché, come si apprende da fonti di stampa, dal 25 maggio 2020, data di assunzione del personale da parte del Gruppo Orefice, i dipendenti non hanno, di fatto, mai lavorato, essendo stati posti unilateralmente, prima, in ferie e, poi, in cassa integrazione;

   tra promesse non mantenute, impegni presi in sedi istituzionali mai rispettati e dopo aver incassato ingenti somme elargite dalla Jabil per incentivare l'uscita e la ricollocazione degli ex dipendenti, è arrivata inaspettata la scelta del trasferimento di tutti i dipendenti da Marcianise in Sardegna e la comunicazione della chiusura del sito campano, in realtà mai stato effettivamente funzionante;

   in particolare, Orefice Group aveva risposto tra il 2018 e il 2019 all'invito delle istituzioni ad assorbire quanti più lavoratori possibile dalla Jabil, multinazionale americana dell'elettronica e delle Telecomunicazioni con sede a Marcianise, che da qualche anno attraversa una grave crisi di commesse;

   per riuscire nell'intento di ricollocare ognuno dei lavoratori licenziati, la Jabil aveva offerto decine di migliaia di euro all'azienda sarda, a fronte, però, dell'impegno preciso, formalizzato in accordi ministeriali, di reimpiegare i neo-dipendenti con progetti industriali da attuare nel Casertano;

   sono dure le parole di esponenti sindacali: «Siamo all'arroganza senza freni da parte di gruppi imprenditoriali spregiudicati che giocano con la vita delle persone e delle loro famiglie», ricordando, come «Questi lavoratori avevano coraggiosamente intrapreso la strada di affidarsi ad un'azienda che aveva promesso loro investimenti e lavoro sul nostro territorio. Ora si ritrovano, da un giorno all'altro, ad essere trasferiti in un'altra regione. È una storia incredibile e vergognosa sulla quale il Mise, la Regione Campania, Confindustria e la stessa Jabil non possono far finta di niente» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere al riguardo, con particolare riferimento alla tutela dei dipendenti del Gruppo Orefici, ex lavoratori Jabil.
(4-10194)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante, in data 9 settembre 2021, ha viaggiato sul treno regionale veloce 2036 Milano-Torino, con partenza da Milano alle ore 18.15 e arrivo a Santhià alle ore 19.19;

   l'interrogante ha potuto appurare, per l'ennesima volta, che inopinatamente ed in termini immotivati, molte carrozze erano interdette al pubblico e inutilizzate. Segnatamente si trattava di 4 carrozze in totale, 1 di prima classe e 3 di seconda;

   ancora una volta le carrozze erano interdette all'utenza con la dicitura: «vettura fuori servizio»;

   tale situazione, sempre per conoscenza personale, si protrae da mesi;

   l'interrogante ha già presentato diverse interrogazioni, dubitando del fatto che le carrozze siano sempre e costantemente fuori servizio e che non si tratti piuttosto di una infausta scelta aziendale volta al contenimento dei costi;

   ancora una volta, i viaggiatori del trasporto ferroviario sono costretti ad essere «stipati come polli» mentre il dibattito politico si concentra sulla necessità di introdurre il sistema del green pass per usufruire anche dei servizi di trasporto ferroviario al fine di contenere la diffusione della pandemia;

   poiché la vera criticità del trasporto pubblico è determinata dagli affollamenti sui mezzi, appare altamente incomprensibile la scelta adottata da Trenitalia di comprimere gli spazi disponibili, aumentando la concentrazione di persone nelle carrozze;

   prima ancora dell'utilizzo del green pass, sarebbe opportuno garantire il distanziamento sociale sui mezzi pubblici, che non può essere certamente garantito dimezzando o comunque limitando fortemente il numero delle carrozze disponibili per le singole tratte;

   in ogni caso, se fosse vero che si tratta di carrozze perennemente fuori servizio sarebbe necessario, in periodo di pandemia più che mai, sostituirle;

   se, viceversa, si trattasse di prassi aziendale volta al contenimento dei costi, sarebbe inaccettabile, nel momento in cui il Governo ipotizza l'obbligatorietà del green pass per accedere ai mezzi di trasporto per via della diffusione della variante cosiddetta Delta della pandemia;

   sembrerebbe opportuno per l'interrogante che il Ministro della salute, in piena pandemia, adottasse le iniziative di competenza perché Trenitalia garantisca all'utenza l'apertura al pubblico di tutte le carrozze disponibili per agevolare il distanziamento sociale sul trasporto ferroviario;

   sarebbe inaccettabile che, nonostante le diverse segnalazioni, per il tramite di tempestivi atti di sindacato ispettivo, il Governo non assumesse alcuna iniziativa a tutela della salute degli utenti della predetta tratta regionale di Trenitalia e, più in generale, su tutte le tratte regionali di Trenitalia, salvo pretendere l'obbligatorietà del green pass per accedere al trasporto pubblico –:

   se il Governo non ritenga, al fine di tutelare la salute e contrastare la pandemia, di adottare iniziative, per quanto di competenza, presso i vertici di Trenitalia, per comprendere le ragioni dei costanti disservizi segnalati e per condividere una strategia volta a garantire l'apertura al pubblico di tutte le carrozze disponibili sui singoli treni al fine di contrastare la pandemia con programmazione e servizi, prima ancora che con obblighi e divieti.
(4-10191)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende la Riello, una delle aziende leader in Italia nel settore della climatizzazione, ha deciso di chiudere lo stabilimento di Villanova di Cepagatti (PE) avviando la procedura di licenziamento per 71 lavoratori e lo spostamento di 19 addetti alla ricerca e sviluppo nella sede di Lecco e Legnago;

   l'azienda fa parte del gruppo Carrier e ha annunciato che delocalizzerà la produzione negli stabilimenti nel nord Italia e in Polonia per ottimizzare, a detta dell'azienda, gli asset industriali e aumentare la competitività nel mercato globale;

   la decisione della Riello, slegata da qualsiasi situazione di crisi contingente, avviene nel pieno di una pandemia e in un territorio già economicamente impoverito;

   nel mese di agosto 2021, poco prima della chiusura per ferie e prima dell'avvio della procedura di licenziamento per 71 lavoratori, la Riello ha improvvisamente interrotto il rapporto di lavoro con 49 lavoratori in somministrazione quando fino al mese di luglio la produzione era stata corposa e in costante aumento, il settore di ricerca e sviluppo ha incessantemente contribuito all'introduzione di nuove tecnologie e gli operai hanno lavorato finora coprire tre turni;

   la scelta, ad avviso dell'interrogante scellerata, di chiudere lo stabilimento di Villanova di Cepagatti appare del tutto incomprensibile dal momento che si tratta di un'azienda tutt'altro che in crisi ed è motivata esclusivamente dalla volontà di incrementare i profitti e ridurre il costo del lavoro. La Riello quest'anno ha già fatturato 12 milioni di euro e il trend è in crescita. Ad agosto aveva già evaso l'80 per cento della produzione dell'anno precedente;

   secondo le organizzazioni sindacali il piano industriale della multinazionale dimostra come «la produzione del plant abruzzese non cesserà, ma verrà solo frammentata e divisa. La costruzione degli scambiatori passerà a Legnago (Verona), la carpenteria pesante a Volpago del Montello (Treviso) e l'attività di assemblaggio delle caldaie sarà trasferita in un sito in Polonia»;

   a parere dell'interrogante lo sblocco dei licenziamenti voluto dal Governo sta continuando a scaricare sui lavoratori e le lavoratrici non solo il prezzo della crisi, acuita con gli effetti della pandemia, ma sta permettendo anche alle imprese che non hanno subito la crisi a causa del COVID-19, di massimizzare i profitti attraverso delocalizzazioni e licenziamenti;

   a giudicare dal dibattito pubblico di queste settimane sembrerebbe che l'annunciato decreto anti delocalizzazioni del Governo rischi di non essere sufficiente a contrastare tale fenomeno se non prevederà adeguati meccanismi sanzionatori per quelle imprese che decidono di licenziare in Italia per trasferire le produzioni all'estero e percorsi industriali e occupazionali alternativi per i lavoratori e le lavoratrici coinvolti –:

   quali iniziative intenda assumere, a partire dalla immediata convocazione di un tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico che coinvolga le parti sociali e gli enti locali, affinché la Riello ritiri immediatamente la procedura di licenziamento e venga scongiurata la chiusura definitiva del sito;

   quali iniziative urgenti, anche di natura normativa e di intesa con gli altri Ministri competenti, intenda assumere al fine di contrastare efficacemente tali politiche di delocalizzazione, sempre più frequenti nel nostro Paese, ai danni di migliaia di lavoratori e lavoratrici che vedono sacrificato il loro posto di lavoro per scelte aziendali legate alla massimizzazione dei profitti, prevedendo tra l'altro, a parere dell'interrogante, da una parte meccanismi sanzionatori per le imprese che delocalizzano, a partire dalla restituzione di eventuali fondi pubblici ricevuti e, dall'altro, soluzioni industriali e occupazionali alternative per le lavoratrici e i lavoratori coinvolti.
(4-10196)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIANELLO, SUT e CHIAZZESE. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la trasmissione Report (del 13 maggio 2019) si è occupata delle possibili relazioni tra le attività nel settore degli idrocarburi ed i terremoti in Emilia-Romagna del maggio 2012, partendo dal comune di Minerbio dove è presente un giacimento di stoccaggio metano esaurito (gestito dalla Sogit S.p.a. controllata Snam) ubicato su di una faglia sismica dormiente;

   detta società avrebbe presentato al Ministero dello sviluppo economico la domanda di autorizzazione per lo stoccaggio di ulteriori 420 milioni di metri cubi di gas (in aggiunta alla capacità attuale di 2,5 miliardi di metri cubi) che comporterebbe un incremento della pressione del giacimento (pari al 16 per cento);

   tale incremento sarebbe dovuto essere esaminato dalla Commissione Ichese che ha indagato sui legami tra le attività legate agli idrocarburi con i terremoti del maggio 2012;

   sennonché, tale valutazione sarebbe stata incompleta (secondo il presidente della commissione Ichese Peter Styles) mancata trasmissione della documentazione relativa al volume di gas iniettato in sovrapressione (pari a 356 milioni di metri cubi di gas) nel corso di un esperimento svoltosi da agosto a novembre 2011, avendo il Ministero dello sviluppo economico fornito alla commissione solo un grafico attestante il livello di pressione raggiunto (il 107 per cento) e non la documentazione relativa al quantitativo di gas immesso;

   la Commissione Ichese si sarebbe occupata anche del giacimento di Cavone (gestito da Gas Plus S.p.a.), rispetto al quale non si potrebbe escludere che l'attività ivi svolta abbia potuto innescare la sequenza sismica;

   in particolare, secondo il dottore Peter Styles, le conclusioni sarebbero trapelate prima della pubblicazione della relazione, inducendo Eni S.p.a. e Gas Plus S.p.a. ad organizzare (il 13 dicembre 2019) un evento in occasione del quale ai commissari sarebbe stato chiesto, con modi per di più discutibili, di modificare la valutazione finale;

   preoccupato per la relazione della Commissione Ichese, il Presidente Vasco Errani avrebbe promosso un nuovo studio (intitolato «Laboratorio di Monitoraggio Cavone») che sarebbe giunto a conclusioni diverse, anche se inattendibili (perché relative ad una faglia differente da quella dei terremoti) e viziate da un palese conflitto d'interessi (in quanto l'associazione dei petrolieri avrebbe finanziato l'indagine svolta da esperti sotto il controllo economico di Eni S.p.a.);

   infine, si evidenzia che il progetto di esercizio in sovrapressione presso il sito di Minerbio avrebbe ottenuto l'approvazione della vecchia Commissione Via del Mattm, nominata dall'ex Ministro Prestigiacomo e composta da membri che (seppur privi delle competenze necessarie) avrebbero espresso voto favorevole, ad eccezione del geologo Andrea Borgia (unico vero esperto della vecchia commissione VIA) che si sarebbe opposto a causa di un possibile legame tra l'esercizio in sovrapressione e gli eventi sismici) –:

   se corrisponda al vero il fatto che Ministero dello sviluppo economico non abbia consegnato alla commissione Ichese tutta la documentazione sull'aumento di pressione nel giacimento di Minerbio e, nella fattispecie, la documentazione relativa al quantitativo di gas immesso; se corrisponda al vero che Eni S.p.a. e Gas Plus S.p.a. abbiano organizzato il 13 dicembre 2019 un evento in occasione del quale ai commissari della Commissione Ichese sarebbe stato chiesto di modificare la valutazione finale e infine quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare in merito alle situazioni sopra descritte.
(5-06646)

Interrogazione a risposta scritta:


   TRANO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   la Sep srl è un'azienda che gestisce un impianto di compostaggio nel territorio di Pontinia (LT) già oggetto di interrogazione a risposta scritta n. 4-04690 dell'11 febbraio 2020 a cui non è stato dato ancora un riscontro;

   il 22 agosto 2021 l'impianto, da due anni ormai gestito da un amministratore giudiziario, è andato a fuoco;

   non si tratta tra l'altro del primo rogo che coinvolge la Sep;

   l'incendio ha inquinato l'aria, dove sono stati riscontrati, nel primo rilievo, livelli di diossina 0,336 (pg/mc) leggermente superiori ai valori di riferimento indicati dall'Organizzazione mondiale della sanità, mentre il PCB è pari a 65 pg/mc, e occorrerà stabilire le ricadute che avrà sul suolo e sull'acqua, soprattutto non essendo ancora diffuse tutte le analisi e verifiche;

   secondo gli investigatori, in base a quanto si apprende dalla stampa, il rogo è di origine dolosa;

   nel dicembre 2020, in un incontro tra i comitati dei cittadini e l'amministratore giudiziario, quest'ultimo, a quanto risulta all'interrogante, avrebbe riferito di strani soggetti che si aggiravano di notte nei pressi dell'impianto di compostaggio;

   nel 2020, sempre a causa di un incendio, è andata distrutta l'azienda di recupero rifiuti Loas, ad Aprilia, e, in precedenza, l'azienda di recupero rifiuti «Eco X», a Pomezia. In entrambi i casi si è verificato un preoccupante inquinamento dell'aria e molti sono stati i disagi, come nel caso della Sep, per i cittadini;

   l'applicazione della circolare n. 1121 del 21 gennaio 2019 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare emanata in seguito anche alle vicende della ECO X, per la gestione e i controlli, avrebbe potuto, secondo l'interrogante, evitare i roghi sia alla LOAS Aprilia che alla SEP srl, oltre alle centinaia di roghi sugli impianti per rifiuti o energetici da rifiuti che si sviluppano ogni anno;

   l'arresto del dirigente della regione Lazio nel settore dei rifiuti, con il rinvio a giudizio per corruzione e turbativa secondo l'interrogante consiglierebbe la verifica degli atti e delle autorizzazioni emanati dallo stesso dirigente soprattutto quelli che non contengono la verifica dell'applicazione della circolare n. 1121 del 2019 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e degli adempimenti delle prescrizioni in sede di autorizzazione;

   dopo la chiusura della discarica di Borgo Montello, mentre la regione Lazio minaccia il commissariamento se non vengono indicati gli impianti per il trattamento dei rifiuti in provincia di Latina e viene richiesta la costituzione dell'Ato, sembra che in provincia di Latina non siano stati individuati siti idonei –:

   di quali elementi disponga il Governo circa l'incendio dell'azienda di cui in premessa, nonché circa i miasmi che continuano a levarsi dall'impianto Sep e che avvelenano l'aria;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, anche in raccordo con la regione Lazio, per pervenire a soluzioni idonee circa il problema della chiusura del ciclo dei rifiuti nel Lazio e, in particolare, nella provincia di Latina, evitando di arrecare ulteriori danni ambientali al territorio;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per monitorare l'applicazione della circolare n. 1121 del 2019 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per la prevenzione dei roghi.
(4-10188)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Rotelli n. 5-06644 del 9 settembre 2021.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BIGNAMI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è attualmente in corso il processo relativo ai tristemente noti «fatti di Bibbiano» per i quali risultano indagate 24 persone nell'ambito dell'inchiesta nota come «Angeli e Demoni»;

   nel novembre 2019 il Ministero della giustizia disponeva una ispezione amministrativa presso il tribunale dei minori di Bologna, al fine di monitorare eventuali rapporti extraprofessionali tra giudici e operatori dell'ambito minorile, che avrebbero potuto determinare contesti di incompatibilità in merito alla esecuzione e rispetto dei protocolli relativi agli affidi;

   di recente l'ex giudice onorario del tribunale minorile di Bologna, Elena Buccoliero, è stata indagata dalla procura di Ancona, competente per i fascicoli riguardanti i magistrati della regione Emilia-Romagna, in merito alla inchiesta sugli affidi illeciti in Val d'Enza. Il capo di imputazione per l'ex giudice onorario è di false dichiarazioni al pubblico ministero rese proprio nell'ambito di quell'inchiesta;

   in data 17 febbraio 2021 il Consiglio superiore della magistratura delibera in merito alla accettazione delle dimissioni dei giudici onorari Stumpo, Crotti e Grandi dalle rispettive cariche presso il tribunale per i minorenni di Bologna –:

   di quali elementi disponga in relazione alla situazione del tribunale di Bologna e quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, anche alla luce dell'articolo 11 della legge n. 195 del 1958.
(4-08350)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo innanzi indicato, l'interrogante – dopo avere premesso che «...è attualmente in corso il processo relativo ai tristemente noti fatti di Bibbiano per i quali risultano indagate ventiquattro persone nell'ambito dell'inchiesta nota come Angeli e Demoni; nel novembre 2019 il Ministro della giustizia disponeva una ispezione amministrativa presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna al fine di monitorare eventuali rapporti extraprofessionali tra giudici e operatori dell'ambito minorile che avrebbero potuto determinare contesti di incompatibilità in merito alla esecuzione e al rispetto dei protocolli relativi agli affidi; di recente l'ex giudice onorario del Tribunale minorile di Bologna, Elena Buccoliero, è stata indagata dalla Procura di Ancona, competente per i fascicoli riguardanti i magistrati della regione Emilia Romagna, in merito alla inchiesta sugli affidi illeciti in Val d'Enza. Il capo di imputazione per l'ex giudice onorario è false dichiarazioni al P. M. rese proprio nell'ambito di quell'inchiesta; in data 17 febbraio 2021 il CSM deliberava in merito alla accettazione delle dimissioni dei giudici onorari Stumpo, Crotti e Grandi dalle rispettive cariche presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna...» – domanda alla Ministra della giustizia «...di quali elementi disponga in relazione alla situazione del Tribunale di Bologna e quali eventuali iniziative...intenda assumere anche alla luce dell'articolo 11 della legge n. 195 del 1958...».
  Al riguardo è stato acclarato che in data 27 maggio 2019 il consiglio giudiziario presso la Corte di appello di Bologna, all'unanimità, ha espresso parere favorevole alla non conferma della dottoressa Elena Buccoliero quale giudice onorario del tribunale per i minorenni di Bologna; i giudici onorari Stumpo, Crotti e Grandi hanno rassegnato le dimissioni; le dimissioni del dottor Grandi, in particolare, sono dipese da sopraggiunti impegni lavorativi incompatibili con lo svolgimento della funzione onoraria.
  Sulla scorta dei dati di fatto innanzi esposti, quindi, non sussistono allo stato concrete e obiettive circostanze che giustifichino l'assunzione da parte della Ministra della giustizia di «... eventuali iniziative ... anche alla luce dell'articolo 11 della legge n. 195 del 1958...», tenuto conto che le questioni poste nell'atto di sindacato ispettivo in esame esulano dalle competenze di questo Dicastero, non prospettandosi rilievi disciplinari a carico di magistrati togati ma di magistrati onorari (nessuno dei quali, si badi bene, presta più servizio al tribunale per i minorenni di Bologna), ciò da cui consegue la previsione del potere di proposta di irrogazione della sanzione disciplinare in capo al presidente della Corte di appello e del potere decisorio spettante in primo grado al consiglio giudiziario presso la Corte di appello e in secondo grado al Consiglio superiore della magistratura.
  

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   BITONCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Padova detiene il 99,99 per cento del capitale sociale di Aps Holding, società per azioni nata dalla separazione di alcune attività prima gestite da Aps S.p.A., ed attualmente impegnata attraverso le proprie divisioni operative nella gestione dei parcheggi pubblici a raso e in struttura, del servizio car sharing, del servizio di pubblicità e affissioni e dell'impianto crematorio con annessa sala del commiato. Inoltre, gestisce un impianto fotovoltaico, e detiene il 45 per cento di BusItalia Veneto, la società di trasporto pubblico integrato in è confluito il servizio di trasporto urbano precedentemente gestito dalla stessa Aps Holding;

   Busitalia Veneto S.p.a. opera nei due «bacini territoriali, ottimali ed omogenei» di Padova e di Rovigo, così come definiti con deliberazione della giunta regionale del Veneto 19 novembre 2013, n. 2048, e pubblicato nel Bollettino Ufficiale della ragione Veneto 30 novembre 2013, n. 13;

   gli enti di Governo di Rovigo e Padova nel 2017 hanno espletato le procedure per l'affidamento dei servizi di trasporto pubblico locale. In particolare, l'ente di Governo del bacino di Padova ha pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 novembre 2017 il bando di gara per l'affidamento della gestione in modalità di concessione «net-cost» e per fa durata di nove anni dei servizi di Trasporto pubblico locale automobilistico e tranviario urbano ed extraurbano del bacino territoriale ottimale ed omogeneo della provincia di Padova;

   al termine della procedura concorsuale, è risultata aggiudicataria proprio «Busitalia Veneto S.p.A.» del servizio di gestione del trasporto pubblico locale, così come da formale comunicazione dalla provincia di Padova, datata 19 febbraio 2020: avendo presentato l'offerta economicamente più vantaggiosa, mediante l'offerta di un ribasso dell'8,00 per cento sull'importo posto a base della gara e ottenendo, così, un punteggio complessivo di 100 punti su 100;

   la provincia di Padova, con nota inviata a «Busitalia Veneto S.p.A.» l'11 maggio 2020, ha precisato che per la sottoscrizione del contratto di servizio relativo al Trasporto pubblico locale è necessario che la società aggiudicataria dimostri il possesso di un patrimonio netto disponibile non inferiore a euro 20 milioni, così come indicato nel «disciplinare di gara», sub articolo 13.2.4.;

   Aps Holding Spa, con nota del 12 giugno 2020, prot. il 15 giugno 2020 sub n. 230097, ha evidenziato che «Busitalia Veneto S.p.A.» avrebbe dovuto procedere a un aumento di capitale sociale rimarcando che le stesse procedure per la sottoscrizione avrebbero dovuto essere perfezionate entro l'ultima settimana del mese di giugno; infine, ha chiesto la relativa ricapitalizzazione;

   in conseguenza di ciò, il comune di Padova, in data 2 giugno 2020 ha approvato, ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 175 del 2016, un atto di indirizzo ad Aps Holding spa, la quale ha deliberato di aderire parzialmente all'aumento di capitale sociale di «Busitalia Veneto spa», con un conferimento «in natura»;

   in particolare, si è trattato del conferimento di due carrozze del tram, già periziate con stime asseverata il 24 febbraio 2017 – in aggiornamento – che ha portato la Aps Holding S.p.A. ad avere mandato da parte del consiglio comunale di Padova in data 23 giugno 2020, di un aumento del capitale sociale solo del 20 per cento e quindi solo parziale;

   ne è conseguito che il comune abbia dato mandato ad Aps Holding spa di rinunciare a parte dell'aumento di capitale di Busitalia, con quella che appare all'interrogante una cessione di quote «celata», senza che il tutto fosse accompagnato da una perizia sul valore economico-patrimoniale complessivo della società ed un evidente vantaggio per il socio Bus Italia - Sita Nord gruppo FS, con conseguente danno erariale per il comune di Padova –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, anche tramite i Servizi ispettivi di finanza pubblica, con riguardo ai fatti descritti in premessa e, in particolare, in relazione alla legittimità per una società per azioni di un aumento di capitale «in natura» e all'operazione di parziale sottoscrizione del medesimo aumento quale sistema per la cessione indiretta di parte delle quote solo valore nominale, senza alcuna perizia economico-patrimoniale complessiva, a giudizio dell'interrogante con un evidente danno al patrimonio pubblico procurato dalle decisioni del comune di Padova.
(4-06339)

  Risposta. — Si risponde all'interrogazione n. 4-06339, relativa ad una operazione azionaria della APS Holding, partecipata dal comune di Padova, correlata ad una procedura di gara per l'affidamento dei servizi di trasporto pubblico locale, sulla quale l'interrogante denuncia talune irregolarità e richiede una ispezione dei Servizi ispettivi di finanza pubblica (S.I.Fi.P.) della Ragioneria generale dello Stato.
  Al riguardo preliminarmente si evidenzia che non rientra nei compiti dei S.I.Fi.P. il controllo di legittimità di singoli atti, né i citati servizi ispettivi sono titolari di poteri sanzionatori che consentano di imporre l'esecuzione di specifiche attività.
  In proposito si precisa che l'attività dei servizi ispettivi ha natura conoscitiva e referente, ed ha come finalità quella di verificare la regolarità e la proficuità della spesa ed il regolare funzionamento dei servizi che, in modo diretto o indiretto, interessino la finanza pubblica presso le pubbliche amministrazioni individuate dall'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e dall'articolo 1, comma 2 della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
  Spetta alla Corte dei conti l'accertamento delle responsabilità amministrative e contabili dei soggetti cui è affidata la gestione economica e finanziaria degli enti e dei loro organismi partecipati.
  Si precisa, inoltre, che i servizi ispettivi provvedono all'esecuzione di verifiche amministrativo-contabili sulla base di un programma annuale, redatto valutando sia le tematiche da approfondire, secondo l'incidenza delle stesse sulla finanza pubblica, sia selezionando gli enti con parametri oggettivi, estrapolati dalle banche dati utilizzate dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.
  Considerato quanto sopra si ritiene, al momento, non opportuno disporre l'esecuzione di una verifica amministrativo contabile presso il comune di Padova mirata alle problematiche evidenziate.
  Tale conclusione non preclude, avendo preso atto delle segnalazioni dell'interrogante e fatte salve le considerazioni sopra espresse, l'inserimento del comune di Padova in un prossimo programma ispettivo.
  

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.


   CARDINALE. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il litorale di Marina di Butera (Caltanissetta) si estende per circa 8,4 chilometri di costa, tratto ricompreso in un'area sottoposta a vincolo paesaggistico per l'articolo 142 del decreto legislativo n. 42 del 2004 recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio, come modificato dal decreto legislativo n. 157 del 2006, (tale normativa pone a vincolo paesaggistico tutte le aree fino a 300 metri dalla linea di battigia);

   il tratto, ricadente tra le zone di Falconara (Butera) e Manfria (Gela), risulta altresì essere un sito di interesse comunitario in quanto occupato dagli ultimi cordoni dunali della Sicilia meridionale (Macconi di Desusino);

   secondo uno studio condotto nel 2011 dal dipartimento di scienze geologiche dell'Università degli studi di Catania a partire dagli anni '60, la suddetta area è divenuta «soggetta ad un importante incremento dei tassi di erosione costiera, correlabile con l'inizio degli interventi di regimazione del Fiume Salso, il completamento del porto di Licata ed il boom edilizio»;

   nel 2010 la regione Sicilia, anche a seguito delle proteste avanzate da un comitato civico spontaneo nato a tutela della spiaggia del Desusino, aveva assunto l'impegno di finanziare degli interventi straordinari utili ad arginare il fenomeno dell'erosione costiera, invitando il comune di Butera a presentare un progetto preliminare entro e non oltre il settembre del 2010: un progetto che, com'è ovvio comprendere allo stato attuale, non è mai stato presentato;

   all'inerzia della politica locale si è altresì aggiunta la scarsa lungimiranza del legislatore regionale, che, di fatto, per altri dieci anni e dunque fino ad oggi, non ha assunto provvedimenti adeguati ed utili a risolvere la problematica descritta;

   nel 2020 il presidente della regione aveva annunciato un piano straordinario per attuare una strategia complessiva al fine di porre fine all'azione dell'erosione costiera in tutta la regione, recuperare le spiagge scomparse e ricreare le condizioni naturali di equilibrio: agli annunci, tuttavia, ad oggi non risultano essere seguite azioni concrete, quantomeno per il suddetto tratto di costa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e se lo stesso non ritenga di dover assumere iniziative, per quanto di competenza e di concerto con la regione Siciliana, al fine di tutelare l'area interessata e promuovere iniziative di competenza volte a contenere il fenomeno dell'erosione costiera in tutta la regione.
(4-09198)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa all'erosione costiera che sta interessando il litorale di Marina di Butera, in provincia di Caltanissetta, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  In linea generale, l'erosione delle coste ha assunto, su scala nazionale, aspetti particolarmente rilevanti.
  Negli ultimi sessant'anni, risulta che oltre 1500 chilometri di tratti costieri sono progressivamente arretrati, con la perdita di spiagge stimata in una superficie complessiva di oltre 90 chilometri quadrati. A parziale compensazione, 1300 chilometri di tratti registrano fenomeni di avanzamento, per una superficie complessiva di circa 55 chilometri quadrati.
  Tale situazione dipende dalla generale riduzione dell'apporto sedimentario fino a mare da parte dei corsi d'acqua, dall'alterazione della dinamica sedimentaria costiera, imputabile a opere marittime realizzate negli ultimi decenni, senza comunque escludere qualsivoglia possibile correlazione con i cambiamenti climatici in atto.
  Il decreto legislativo n. 112 del 1998 prevede che, in materia di difesa delle coste e degli abitati costieri, le competenze in materia di programmazione, pianificazione e gestione integrata degli interventi siano delegate alle regioni, mentre sulle stesse tematiche resta di competenza statale l'emanazione di indirizzi e criteri generali.
  A tal fine, il Ministero della transizione ecologica, sin dal 2006, ha avviato iniziative di confronto con le regioni, le università e i centri di ricerca.
  Nel 2016 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa con le regioni rivierasche per l'istituzione del Tavolo nazionale sull'erosione, costiera (Tnec), con il compito di redigere le Linee guida nazionali per la difesa della costa dai fenomeni di erosione e dagli effetti dei cambiamenti climatici.
  Il documento tecnico, pubblicato a marzo 2017 e aggiornato a dicembre 2018, raccoglie le esperienze di gestione delle coste maturate dalle regioni, le tipologie di interventi, le ricerche dei giacimenti
offshore, le valutazioni dei fenomeni erosivi.
  Per quanto riguarda il finanziamento di interventi di prevenzione del rischio idrogeologico, ivi compresi i fenomeni di erosione costiera, la procedura in atto prevede che le richieste vengano avanzate dalle regioni attraverso la piattaforma Rendis («Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo» di Ispra), per mezzo di specifiche proposte progettuali.
  Sul Rendis, a oggi, risultano presentate dalla regione siciliana n. 58 proposte riguardanti interventi di difesa costiera, n. 6 delle quali, tutte in provincia di Messina, sono state oggetto di finanziamento da parte del Ministero dell'ambiente, oggi della transizione ecologica, per complessivi 30 milioni di euro, mentre per altre n. 12, ricadenti in provincia di Messina, Siracusa e Palermo, è stata finanziata la progettazione fino al livello esecutivo, con l'apposito fondo istituito ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 luglio 2016.
  Nessuna delle proposte d'intervento presenti sul Rendis è riferita al tratto di costa oggetto della presente interrogazione o, più in generale, a tratti costieri della provincia di Caltanissetta.
  Comunque il Ministero della transizione ecologica, assicura di mantenere elevata l'attenzione sulla questione, ritenendo la tematica di assoluta rilevanza.

Il Ministro della transizione ecologica: Roberto Cingolani.


   CECCANTI, SIANI, MURA, CRITELLI, CIAMPI, CENNI, FIANO, RACITI, CARNEVALI, PELLICANI, VISCOMI, BOLDRINI, PEZZOPANE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa si apprende che, negli ultimi anni, la procura di Trapani avrebbe sottoposto a intercettazioni telefoniche numerosi giornalisti, trascrivendo i contenuti delle loro conversazioni con proprie fonti informative e avvocati difensori, violando il segreto professionale, nonostante essi non risultassero iscritti nel registro degli indagati;

   le intercettazioni sarebbero state disposte nell'ambito di un'indagine avviata dalla stessa procedura nel 2016 per fare luce sull'attività di ong operanti in mare per il soccorso di naufraghi che cercavano di raggiungere le coste europee;

   risulta da fonti stampa che la Ministra interrogata abbia disposto accertamenti in merito alla suddetta inchiesta di Trapani;

   è opportuno che siano adottate iniziative affinché sia garantito lo scrupoloso rispetto dei principi generali relativi alla tutela del diritto di cronaca, della libertà personale e di informazione e del diritto alla difesa –:

   se, alla luce di quanto riportato in premessa, non intenda fornire elementi in merito alle iniziative ispettive adottate in relazione alla vicenda di cui in premessa.
(4-08810)

  Risposta. — L'interrogante ha chiesto chiarimenti in merito a un procedimento penale iscritto presso la procura di Trapani, per reati di immigrazione clandestina, nel corso del quale, come riferito dagli organi di stampa, sarebbero stati illecitamente sottoposti a intercettazione cronisti e giornalisti esperti di immigrazione, in violazione del diritto all'informazione e alla libera espressione sancito dall'articolo 21 della Costituzione. Di conseguenza, si chiedeva al Ministro di verificare «se, alla luce di quanto riportato in premessa, non intenda fornire elementi in merito alle iniziative ispettive adottate in relazione alla vicenda di cui in premessa».
  Va sin da subito evidenziato, contrariamente a quanto riferito dagli organi di stampa, nel corso delle investigazioni non venivano sottoposti ad attività di sorveglianza elettronica numerosi giornalisti ma unicamente, in forza del provvedimento di autorizzazione emesso dal giudice indagini preliminari del tribunale di Trapani, la giornalista Nancy Porsia nel lasso di tempo ricompreso tra il mese di luglio e il mese di dicembre dell'anno 2017. L'attività di intercettazione nei confronti di Nancy Porsia veniva disposta ed eseguita non già nella sua veste di giornalista bensì di persona imbarcata su una delle navi oggetto di investigazione e, quindi, al legittimo scopo di acquisire precise e specifiche notizie in merito a quanto da costei eventualmente percepito e udito in relazione all'attività in corso di svolgimento sulla nave, ossia quale teste oculare e uditivo in assenza di ogni e qualsivoglia interesse per l'identificazione delle fonti informative della succitata giornalista.
  Tanto premesso, in attesa che vengano resi ostensibili gli esiti della ispezione disposta e voluta dal Ministero della giustizia, allo stato attuale, non emergono profili di rilievo disciplinare o violazioni della normativa processuale in tema di intercettazioni da parte della procura della Repubblica presso il tribunale di Trapani. Ciò perché la legge processuale vigente, quando si procede per alcuni reati come quelli che vengono contestati, consente di intercettare anche persone non indagate quando ciò è necessario per acquisire elementi di prova. Nella vicenda specifica, la giornalista Porsia è stata intercettata tra il mese di luglio e quello di dicembre 2017, con autorizzazione del Gip di Trapani, Non sono risultate intercettazioni disposte nei confronti di altri giornalisti. La giornalista, come sopra evidenziato, era intercettata in quanto persona imbarcata su una delle navi oggetto di investigazioni. All'esito delle indagini preliminari, gli organi inquirenti hanno ritenuto irrilevante il materiale raccolto, perciò la procura di Napoli ha sottolineato che nessun tipo di uso processuale verrà fatto del materiale raccolto tramite l'attività di intercettazione ed è già stata richiesta la fissazione dell'udienza stralcio, volta all'eliminazione delle intercettazioni irrilevanti.
  Va, inoltre, evidenziato che è stata effettuata un'intercettazione casuale di taluni dialoghi tra la giornalista e alcuni avvocati e che, comunque, nessuno dei colloqui oggetto di captazione elettronica era inerente ad un mandato difensivo conferito dalla giornalista verso la persona intercettata. In ogni caso, nessun uso processuale di tali colloqui è stato fatto o verrà fatto dalla procura di Trapani. La normativa vigente ci porta a concludere che le attività di intercettazione non sono state illegittime, posto che non è necessario che la persona intercettata rivesta la qualifica di indagato, ma occorre l'esistenza di gravi o sufficienti indizi di reato e l'assoluta indispensabilità dell'attività di intercettazione ai fini della prosecuzione delle indagini.

Il Ministro della giustizia: Marta Cartabia.


   CECCHETTI, MORELLI e BONIARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dalla cronaca dei quotidiani locali, nonché da documenti ufficiali del comune di Trezzano sul Naviglio (Milano), sono emerse una serie criticità circa il deposito e la custodia di autoveicoli presso le depositerie del territorio, che hanno determinato l'insorgere di ingenti debiti a carico dell'ente locale (e conseguentemente dell'intera collettività);

   nello specifico, in un arco temporale dal 2009 al 2020, il comune ha maturato ingenti debiti circa la gestione dei veicoli sequestrati, fermati o rimossi e lasciati (anzi dimenticati) nei depositi, pari a circa 600.000 euro, determinando un debito fuori bilancio;

   la commissione trasparenza e controllo del comune di Trezzano avrebbe individuato una serie di «...negligenze e dimenticanze...» nei pagamenti, fino ad arrivare alla somma citata con l'individuazione di «...responsabilità tecniche e politiche...» in capo all'attuale e alle passate giunte comunali (in tal senso la commissione e la cronaca giornalistica);

   l'intera vicenda è peraltro ricostruita anche in un documento ufficiale del comune, a firma del segretario generale del 26 ottobre 2020, depositato anche presso la procura regionale per la Lombardia della Corte dei conti in data 25 gennaio 2021;

   nel documento si legge che, in generale, è «...stato riscontrato un certo numero di autoveicoli depositati da anni...» e questo «...trova la sua più probabile spiegazione nella non efficace gestione ... della procedura ... nelle fasi successive all'avvenuto deposito...»;

   peraltro, tale situazione è stata periodicamente accertata con verifiche, note all'amministrazione, alle quali non sono seguite specifiche azioni volte ad evitare l'incremento del debito del comune; in particolare, nel documento del segretario generale si legge: «...fino ad oggi non sono stati compiuti atti od operazioni diretti a limitare la progressione del debito ... né nei periodi iniziali ... né in quelli successivi e nemmeno in occasione delle richieste di pagamento...» e tale situazione permane, poiché «...non risultano provvedimenti organizzativi, già sollecitati, formali che definiscano chiaramente l'intero processo e individuino responsabili di procedimento...»;

   la situazione e poi aggravata dalla circostanza che il comune non sarebbe stato trasparente nelle gestione delle pratiche e dei documenti; infatti «...a proposito della documentazione stanno emergendo ... frammentarietà ... [e] una confusa gestione delle pratiche cartacee...»;

   dal quadro descritto emergerebbe una «...responsabilità per danno erariale ...», determinata dal ritardo delle azioni e degli interventi, aggravata dall'assenza di una «...negoziazione con operatori economici del contratto per il deposito ... "con" ... liquidazioni effettuate in assenza di provvedimenti autoritativi...» che hanno – come ricordato – cagionato un debito fuori bilancio –:

   se il Governo non ritenga di promuovere una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato in ordine ai fatti illustrati, anche in considerazione dell'impatto economico che il debito fuori bilancio avrà necessariamente nei confronti della cittadinanza del comune interessato.
(4-08283)

  Risposta. — Si risponde all'interrogazione n. 4-08283 relativa al comune di Trezzano sul Naviglio (Milano), con la quale, nel riportare talune irregolarità emerse dalla cronaca dei quotidiani locali e da documenti ufficiali del comune di Trezzano sul Naviglio circa il deposito e la custodia di autoveicoli presso le depositerie del territorio, si chiede se il Governo intenda promuovere una verifica per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica. Ciò in quanto tali irregolarità avrebbero determinato l'insorgere di ingenti debiti a carico dell'ente locale.
  Nell'interrogazione emerge, peraltro, che l'intera vicenda sarebbe stata già resa nota alla procura regionale della Corte dei conti per la Lombardia.
  Al riguardo, il dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, appositamente sentito, ha riferito di non disporre di elementi informativi sui fatti riportati nell'interrogazione.
  Precisa, infatti, che la custodia dei veicoli sequestrati o soggetti a fermo amministrativo rientra nelle competenze degli uffici territoriali del Governo e che le spese sono poste a carico dell'ente accertatore della violazione che deve rivalersi sul proprietario del veicolo.
  Il predetto dipartimento sostiene, inoltre, che, comunque, a fronte dell'eventuale debito, dovrà essere valutato il credito derivante dal recupero delle somme e l'eventuale incasso dalla vendita dei veicoli non ritirati.
  Per quanto sopra esposto, quindi, la Ragioneria generale dello Stato ritiene, al momento, non opportuno disporre l'esecuzione di una specifica verifica amministrativo-contabile.
  Ciò non esclude che, per corrispondere alle segnalazioni dell'interrogante, sarà valutata la possibilità di inserire il comune in argomento in un prossimo piano programmatico di verifiche ispettive.

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro del turismo, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come noto, dal 26 aprile 2021 è tornato a pieno regime il sistema di contenimento della pandemia da COVID-19 delle regioni «colorate», includente anche le regioni cosiddette gialle, le quali prevedono l'apertura di determinate attività, anche in ambito turistico-ricettivo, all'aperto;

   a partire dalla predetta data, segue un cronoprogramma di massima, stabilito dal Governo, secondo il quale dal 15 maggio è prevista la riapertura delle piscine all'aperto e dal 1° giugno anche delle attività connesse alle palestre, privilegiando quegli ambienti che possono garantire lo svolgimento delle attività all'aperto;

   a fronte di un'annata di neve abbondante, l'intero comparto dello sci, della neve e di tutto il mondo turistico connesso all'economia della montagna si è trovato incredibilmente penalizzato dall'impossibilità di svolgere qualsiasi attività, in quanto la stagione invernale non ha mai potuto avere inizio, in Italia, in virtù delle misure di contenimento stabilite dal Governo Conte e confermate dal Governo Draghi;

   come noto, le aree montane sono note non solo per il turismo invernale, ma anche per il turismo estivo, e proprio in tal senso in questi giorni numerosi operatori del settore si stanno adoperando per agevolare la pulizia dei sentieri e le manutenzioni ordinarie degli impianti di risalita;

   nonostante in questo ambito le attività si svolgano esclusivamente all'aperto non sono, ad oggi, esistenti linee guida in merito a eventuali riaperture, anche in riferimento agli impianti di risalita con trasporto bici;

   le attività di downhill, nonché ogni altra attività facente uso di questi impianti, sono svolte nella massima sicurezza e distanziamento, in quanto le predette seggiovie permettono il regolare rispetto del distanziamento sociale anche in modo più rigoroso rispetto ad altre per le quali sono già previste riaperture ai sensi della norma vigente;

   la mancanza di linee guida e chiarimenti in merito, anche alla luce dei mancati indennizzi per la chiusura della stagione invernale, pregiudica enormemente l'operato di tutto il mondo turistico della montagna, che, ad oggi, non è in possesso degli strumenti necessari per programmare le proprie attività –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere per garantire la più tempestiva ripresa delle attività anche nell'ambito turistico di cui in premessa;

   quali linee guida in materia di riaperture si intendano fornire ai comparti della montagna di cui in premessa, anche considerate le scadenze di cui al cronoprogramma disposto dal Governo.
(4-09245)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale si chiede quali siano le iniziative intraprese per garantire la ripresa delle attività legate al turismo montano, segnalo, per quanto di competenza del Ministero del turismo, che per questo settore, che è sempre stato oggetto di particolare attenzione, sono state adottate una serie di disposizioni recanti misure di sostegno.
  In proposito, il decreto-legge 22 marzo 2021 n. 41, convertito con modificazioni con legge 21 maggio 2021, n. 69, come integrato dall'articolo 1 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito con modificazioni con legge 23 luglio 2021, n. 106, ha previsto, all'articolo 2, l'istituzione nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze di un fondo con una dotazione complessiva di 800 milioni di euro per il 2021, destinato alle regioni e alle province autonome e finalizzato alla concessione di contributi a favore degli esercenti attività di vendita di beni e servizi al pubblico nei comuni a vocazione montana appartenenti a comprensori sciistici. Nel dettaglio, la norma ha previsto che:

   a) 430 milioni di euro sono erogati con decreto del Ministro del turismo, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, in favore degli esercenti attività di impianti di risalita a fune. Il decreto attuativo è stato firmato dal Ministro del turismo il 26 agosto 2021 e trasmesso al Ministero concertante dell'economia e delle finanze;

   b) 40 milioni di euro sono erogati in favore dei maestri di sci iscritti negli appositi albi professionali e delle scuole di sci presso le quali i medesimi maestri di sci risultano operanti. La norma prevede che tali importi sono distribuiti alle regioni e province autonome di Trento e di Bolzano con decreto del Ministro del turismo, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. In data 28 luglio 2021 il Ministero del turismo ha adottato il decreto n. 1313, registrato dalla Corte dei conti in data 25 agosto 2021 con protocollo n. 2389;

   c) 330 milioni di euro, anche a seguito dell'implementazione disposta dall'articolo 1 del decreto-legge n. 73 del 2021, sono assegnati alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano, per essere erogati in favore delle imprese turistiche localizzate nei comuni ubicati all'interno di comprensori sciistici.

  Successivamente il fondo di cui all'articolo 2 del decreto-legge n. 41 del 2021 è stato incrementato, dal decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito con modificazioni dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, di ulteriori 30 milioni di euro, per il 2021 (articolo 3, comma 2-bis), destinati ai comprensori e alle aree sciistiche a carattere locale, per interventi di innovazione tecnologica, ammodernamento e miglioramento dei livelli di sicurezza degli impianti di risalita, delle piste da sci e degli impianti di innevamento programmato. Anche tale decreto è stato firmato dal Ministro del turismo in data 5 agosto 2021 e trasmesso al Ministero concertante dell'economia e delle finanze.

  Quanto sopra vuole evidenziare il massimo impegno del Ministero del turismo al fine dell'adozione degli atti attuativi necessari per l'erogazione delle risorse previste in favore delle imprese del settore turistico montano.
Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   CIRIELLI e BIGNAMI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA, United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) è una agenzia di soccorso, sviluppo, istruzione, assistenza sanitaria, servizi sociali e aiuti di emergenza per oltre cinque milioni di rifugiati palestinesi, istituita a seguito della guerra arabo-israeliana del 1949 e di cui l'Italia è tra i principali finanziatori;

   da un recente rapporto dell'ong israeliana «IMPACT-se» – ente dedito all'analisi e al monitoraggio dei sistemi educativi in base agli standard internazionali sull'educazione alla pace e alla tolleranza indicati dalle dichiarazioni e risoluzioni dell'Unesco – sarebbe emerso che i contenuti didattici prodotti dalla prefata Agenzia Onu presentino elementi di odio e di incoraggiamento alla jihad, alla violenza e al martirio e siano privi di messaggi educativi che promuovano il processo di riconciliazione e la pace;

   secondo la relazione, il materiale scolastico distribuito dall'Unrwa agli studenti in Cisgiordania e a Gaza conterrebbe incitamenti alla violenza, demonizzazione di Israele (indicato come «il nemico» cancellato dalle mappe), glorificazione della jihad e del martirio, teorie del complotto e addirittura un esercizio di matematica che chiederebbe agli allievi di identificare il numero corretto di «martiri dalla prima intifada»;

   quanto denunciato dall'ong, secondo articoli di stampa, sarebbe stato riconosciuto come un mero errore dal commissario generale dell'Agenzia, Philippe Lazzarini, segnando così una defaillance in capo all'Agenzia che, tra l'altro, si era impegnata a rimuovere i contenuti di odio antisemita presenti all'interno del materiale didattico già nel mese di novembre 2020;

   esempi di esclusione e dunque di odio sarebbero contenuti anche nelle nuove linee guida per l'accreditamento delle scuole dell'infanzia palestinese approvate dal Ministero dell'istruzione palestinese nell'ambito del progetto P.a.c.e. (Partnership for a New Approach to Early Childhood); tale progetto, primo classificato nel lotto 2 del «Bando per la concessione di contributi e iniziative proposte da Organizzazioni della società civile e soggetti senza finalità di lucro – dotazione finanziaria 2017» pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 124/2017, è stato promosso dalla onlus emiliana Volontari nel mondo RTM – Reggio Terzo Mondo in Palestina – e sostenuto con un finanziamento di oltre 1,5 milioni di euro dall'Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) sottoposta al potere di indirizzo e vigilanza del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   l'obiettivo generale del progetto era supportare il Ministero palestinese dell'educazione (Mep) nella realizzazione della strategia nazionale per lo sviluppo della prima infanzia nel periodo 2017-2022 migliorando la qualità, l'accessibilità e la sostenibilità del sistema dei servizi educativi per i più piccoli;

   tuttavia, non sembrerebbe essere in linea con i goals prefissati quanto dichiarato a pagina 18 delle prefate linee guida, dove viene stabilito che: «È assolutamente vietato ricevere sovvenzioni finanziarie o in natura o aiuti tecnici, o avere contatti o attività di gemellaggio o normalizzazione con qualsiasi istituzione dell'occupazione israeliana»;

   seppur nella seconda pagina del testo si specifica che le opinioni espresse nel documento sono del Ministero dell'istruzione palestinese e non riflettono necessariamente le opinioni o le politiche dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, appare assolutamente inaccettabile che un Paese democratico come l'Italia finanzi progetti che incitano all'esclusione e dunque all'odio contravvenendo agli obiettivi cui l'Agenzia stessa tende quali, tra gli altri, la prevenzione dei conflitti e il sostegno ai processi di pacificazione;

   il divieto di contatti con «l'occupazione israeliana» previsto nelle prefate linee guida, infatti, più che promuovere la cultura della convivenza pacifica si dirige verso finalità diametralmente opposte mediante un indottrinamento disvaloriale sin dai primi anni di scuola;

   il Governo ha, quindi, il dovere di verificare che il denaro pubblico investito per finanziare progetti di pace non venga utilizzato per alimentare una cultura dell'esclusione, dell'odio, dell'antisemitismo e della guerra, giacché solo attraverso una istruzione incentrata sui valori dell'integrazione e del rispetto della persona sarà possibile creare le condizioni per una pace autentica e duratura –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di impedire che risorse pubbliche vengano utilizzate per finanziarie progetti che incitino all'odio, all'esclusione e all'antisemitismo;

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di promuovere una modifica delle linee guida realizzate con i fondi dell'Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo che imporrebbero alle scuole primarie private palestinesi di evitare ogni contatto con «l'occupazione israeliana», come definita secondo quanto sopra riportato.
(4-09029)

  Risposta. — La cooperazione italiana ha co-finanziato con un contributo di circa 1,5 milioni di euro il progetto in Palestina della Organizzazione della società civile (OSC) «Volontari nel Mondo RTM» denominato «P.A.C.E. – Partnership for a new Approach to early Childhood Education». Il progetto è stato selezionato nell'ambito dei bandi per le iniziative promosse dalle OSC italiane.
  RTM ha fornito assistenza tecnica al Ministero dell'educazione dell'Autorità palestinese per la redazione di linee guida relative al riconoscimento delle scuole private palestinesi della prima infanzia e alla qualità dell'insegnamento nelle stesse. L'assistenza di RTM ha riguardato esclusivamente attività volte all'inclusione nelle linee guide del «Reggio Emilia
approach», metodo ampiamente riconosciuto a livello internazionale che mette il bambino al centro.
  L'inserimento del logo dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS) nel documento riflette esclusivamente questo contributo di idee, reso possibile dai fondi italiani. Per la sua stesura il Ministero dell'educazione non ha però ricevuto, né direttamente né indirettamente, fondi della cooperazione italiana. Il contenuto è da imputare esclusivamente all'Autorità Palestinese, come indicato nella dichiarazione che affianca il logo dell'AICS, nella quale si ribadisce che «tutte le opinioni espresse nel documento sono opinioni del Ministero dell'Educazione palestinese e non riflettono necessariamente le opinioni o le politiche dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo».
  Lo stesso documento invita le scuole a tutelare il pluralismo religioso e a promuovere una cultura di rispetto, anche verso i simboli nazionali e religiosi, in linea con la politica del Governo italiano volta a favorire il processo di pace e sulla base dei principi cui si ispira la cooperazione italiana.
  Sul tema dei libri di testo utilizzati nelle scuole palestinesi il Governo è impegnato anche nell'ambito dei programmi di istruzione gestiti dall'agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, in particolare nel quadro del dialogo tra Agenzia e donatori. In quanto membro della commissione consultiva dell'agenzia, l'Italia partecipa, per il tramite del consolato generale a Gerusalemme, alle varie riunioni di coordinamento e monitoraggio delle iniziative.
  Nel corso degli ultimi incontri l'agenzia ha fornito chiarimenti puntuali proprio in risposta alla richiesta di massima trasparenza avanzata dai donatori, Italia inclusa, sui messaggi contenuti nei materiali scolastici. Il vertice dell'agenzia ha risposto con una lettera ai membri della commissione consultiva. Nella lettera il commissario generale ha fatto presente che l'agenzia utilizza un sistema interno di revisione permanente dei materiali scolastici. Come risultato della revisione, l'agenzia aveva deciso di rimuovere i materiali didattici ritenuti effettivamente non in linea con gli standard delle Nazioni unite. Il 19 aprile, nel corso di un incontro con i membri della Commissione consultiva, a cui l'Italia ha partecipato, l'agenzia ha annunciato la conclusione del processo di revisione e la decisione di adottare una nuova piattaforma per i materiali di autoapprendimento. Anche grazie a questa piattaforma, d'ora in avanti, qualsiasi materiale online utilizzato nelle scuole gestite dalle Nazioni unite, dove la modalità di didattica a distanza è tuttora prevalente, dovrà superare una valutazione ancora più stringente, cui parteciperanno personalmente dirigenti dell'agenzia al più alto livello. Questo è l'impegno preso.
  Il consolato generale d'Italia a Gerusalemme continuerà a esercitare un ruolo di vigilanza sulle iniziative di cooperazione allo sviluppo così da prevenire ogni discordanza fra le attività finanziate e i principi cardine della cooperazione italiana, quali la tolleranza e il sostegno alla convivenza pacifica. La questione palestinese è una delle crisi umanitarie più lunghe e dolorose della storia recente con oltre 5 milioni di rifugiati e per questo continuerà ad essere necessario anche il nostro contributo all'agenzia delle Nazioni unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel vicino Oriente, che opera in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e striscia di Gaza. Sono aree prioritarie per l'Italia, tanto più in una fase resa ancor più drammatica dalla pandemia e dalle conseguenti restrizioni al movimento internazionale di beni e personale umanitario.

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.


   COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Nocera Inferiore è un comune campano in provincia di Salerno che conta circa 45 mila abitanti. A seguito della riforma concernente la revisione della geografia giudiziaria, l'attuale bacino di utenza del tribunale di Nocera Inferiore corrisponde a circa 400 mila abitanti, appartenenti a 19 comuni estesi su 320 chilometri quadrati;

   nella Relazione sull'amministrazione della giustizia per l'anno 2020 (Prot. 3771/2020) inviata dal presidente del tribunale, dottor Antonio Sergio Robustella, in data 9 ottobre 2020, vengono evidenziate numerose difficoltà e criticità che impediscono la regolare erogazione alla popolazione dei servizi di giustizia;

   il territorio di riferimento si caratterizza per la presenza di attività agricole, industriali e terziarie, così come di numerosi ospedali, il che naturalmente incide sulla portata qualitativa e quantitativa dei contenziosi;

   nella Relazione viene sottolineato come la pianta organica sia del tutto insufficiente per soddisfare la mole di lavoro e, ancor più, per dare seguito alle strategie di smaltimento dell'arretrato. Nello specifico, risultano gravi mancanze soprattutto nelle figure apicali (ad esempio, il 66 per cento per i direttori amministrativi e il 45 per cento per i funzionari giudiziari);

   queste difficoltà sono state già riscontrate dalla commissione ispettiva ministeriale insediatasi nel marzo 2015, ma, da allora, non è stata intrapresa nessuna iniziativa significativa capace di invertire la tendenza, con conseguente insoddisfazione della popolazione e demotivazione del personale;

   le dotazioni informatiche risultano poi insufficienti allo svolgimento delle cosiddette «udienze da remoto», con i magistrati che, in alcuni casi, hanno dovuto sopperire con strumentazione propria, oltre che per una corretta turnazione dello smart working del personale amministrativo;

   urge restituire dignità e decoro alle istituzioni e intervenire per la sicurezza dei lavoratori – visto anche il notevole stato di abbandono delle strutture logistiche – e per garantire servizi efficienti per i cittadini –:

   quali iniziative si intendano mettere in atto per potenziare le capacità operative e logistiche del tribunale di Nocera Inferiore, e in particolare se e quando si intendano adottare le iniziative di competenza per far fronte alle necessità di organico di cui in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione alle criticità di cui in premessa al fine di restituire giustizia ad un territorio già estremamente provato dalla presenza della malavita organizzata, la quale, come evidenziato dal presidente del tribunale – si nutre proprio dell'inefficienza degli organi preposti al controllo della legalità.
(4-09339)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante domanda alla Ministra della giustizia «...quali iniziative...intenda assumere in relazione alle criticità...» presenti nel Tribunale di Nocera Inferiore «...al fine di restituire giustizia ad un territorio già estremamente provato dalla presenza della malavita organizzata, la quale... si nutre proprio della inefficienza degli Organi preposti al controllo della legalità ...».
  Al riguardo occorre innanzitutto segnalare, in relazione al personale di magistratura, che per effetto delle disposizioni di riforma della geografia giudiziaria attuate sulla base della delega conferita con la legge del 14 settembre 2011 n. 148 il territorio afferente alle soppresse sezioni di tribunale di Cava de’ Tirreni (53.982 abitanti – 36,35 chilometri quadrati) e di Mercato San Severino (67.757 abitanti – 116,83 chilometri quadrati) del tribunale di Salerno (complessivi 607.874 abitanti – 2252,41 chilometri quadrati) è stato attribuito alla competenza del tribunale di Nocera Inferiore (272.623 abitanti - 167,36 chilometri quadrati). Con tali modifiche territoriali, il tribunale di Nocera Inferiore è stato adeguato agli standard di riferimento adottati per la revisione della geografia giudiziaria, conseguendo un bacino di utenza pari a 394.362 abitanti con una estensione territoriale di 320,54 chilometri quadrati, mentre il tribunale di Salerno ha beneficiato del corrispondente intervento deflattivo riducendo il proprio bacino di utenza a 486.135 abitanti, con una apprezzabile riduzione anche della relativa estensione territoriale (-153,18 chilometri quadrati). Al fine di corrispondere alle esigenze determinate dalle modifiche sulla competenza territoriale, sono stati quindi adottati interventi compensativi sugli organici degli uffici giudiziari coinvolti, in conformità ai criteri seguiti a livello nazionale. Nello specifico, e per quanto qui interessa, con decreto ministeriale del 18 aprile 2013 la pianta organica dei magistrati del tribunale di Nocera Inferiore è stata ampliata di 1 posto di giudice. Le determinazioni assunte con il citato decreto 18 aprile 2013 sono state successivamente oggetto di riconsiderazione con il decreto ministeriale 1° dicembre 2016, con il quale sono state rideterminate le piante organiche del personale di magistratura del tribunale di Nocera Inferiore e della procura della Repubblica presso il tribunale di Nocera Inferiore, incrementando di 2 posti di giudice l'organico del tribunale di Nocera Inferiore. Più di recente, nell'ambito delle disposizioni volte a migliorare la funzionalità della giurisdizione ordinaria dando attuazione all'incremento di 600 unità del ruolo organico del personale di magistratura disposto dall'articolo 1 comma 379 della legge 30 dicembre 2018 n. 145, è stato emanato il decreto ministeriale 14 settembre 2020, pubblicato nel bollettino ufficiale del Ministero della giustizia n. 20 del 31 ottobre 2020, che ha provveduto alla rideterminazione delle piante organiche degli uffici giudiziari di merito. Il decreto ministeriale del 14 settembre 2020 ha disposto l'attribuzione di complessive 422 unità di magistrato, stabilendo un incremento di 3 posti di giudice della pianta organica del tribunale di Nocera Inferiore.
  Il citato decreto ministeriale è intervenuto in modo incisivo e in una logica di deciso potenziamento della pianta organica del tribunale Nocera Inferiore, assegnando a questo ufficio giudiziario il maggior incremento di pianta organica tra gli uffici del distretto della Corte di appello di Salerno, alla pari della Corte di appello di Salerno. Pertanto, in seguito ai richiamati provvedimenti dell'1° dicembre 2016 e del 14 settembre 2020, nell'ultimo quinquennio si rileva per il tribunale di Nocera Inferiore un incisivo aumento delle risorse magistratuali. Ulteriori benefici per gli uffici giudiziari in generale, e per il tribunale di Nocera Inferiore in particolare, potranno inoltre derivare dalla attuazione delle disposizioni approvate nel mese di dicembre dell'anno 2019 (articolo 1 comma 432 della legge 27 dicembre 2019 n. 160 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022») che, modificando la legge 13 febbraio 2001 n. 48, prevedono l'istituzione delle piante organiche flessibili distrettuali, da destinare alla sostituzione di magistrati assenti ovvero all'assegnazione agli uffici giudiziari del distretto di Corte di appello che presentino condizioni critiche di rendimento. Al riguardo, si rappresenta che la proposta di determinazione delle piante organiche flessibili distrettuali è stata trasmessa in data 30 ottobre 2020 dal Ministro della giustizia al Consiglio superiore della magistratura per il prescritto parere. Questa proposta prevede, in conformità al quadro normativo di riferimento, la determinazione sia del contingente complessivo nazionale – individuato in 176 unità, di cui 122 con funzioni giudicanti e 54 con funzioni requirenti – sia dei contingenti destinati ai singoli distretti di Corte di appello. La proposta prevede l'attribuzione al distretto della Corte di appello di Salerno di un contingente complessivo di 5 unità, di cui 4 con funzioni giudicanti e 1 con funzioni requirenti. È opportuno ricordare che la pregressa dotazione prevista per il distretto della Corte di appello di Salerno prevedeva 1 posto di magistrato distrettuale giudicante e 1 posto di magistrato distrettuale requirente.
  Allo stato il tribunale di Nocera Inferiore vede la presenza del presidente del tribunale, di 2 presidenti di sezione di tribunale, di 27 giudici su 32, di 3 giudice della Sezione Lavoro su 4; mentre la Procura della Repubblica presso il tribunale di Nocera Inferiore vede la presenza del procuratore della Repubblica e di sostituti procuratori della Repubblica su 11.
  Per quanto concerne poi il personale amministrativo, bisogna porre in risalto che l'intero distretto della Corte di appello di Salerno segna una scopertura media, tenuto conto dei distacchi e dei comandi, del 23,11 per cento dato questo che si attesta inferiore alla scopertura media nazionale pari al 24,89 per cento, tenuto conto del personale distaccato e comandato. Nell'immediato, una migliore funzionalità dei servizi può essere garantita con provvedimenti di natura transitoria; rientrano in tale tipologia i comandi da altre pubbliche amministrazioni, le applicazioni temporanee in ambito distrettuale e gli scambi di sedi, tutti strumenti previsti nell'accordo sulla mobilità del personale del 15 luglio 2020. Al fine di consentire una visione d'insieme del contesto nel quale si colloca l'attività del tribunale di Nocera Inferiore, si ritiene utile richiamare l'attenzione sulla circostanza che il distretto della Corte di appello di Salerno comprende 18 uffici giudiziari ripartiti tra la città capoluogo (sede di 9 uffici giudiziari) e 3 circondari (Nocera Inferiore, Sala Consilina e Vallo della Lucania), come risultanti in seguito alla definizione della nuova geografia giudiziaria per effetto dei decreti legislativi nn. 155 e 156 del 7 settembre 2012 e successive modifiche ed integrazioni. Passando alla specifica disamina della situazione del tribunale di Nocera Inferiore deve essere posto in risalto che rispetto ad una dotazione organica di 98 unità, comprensive della posizione dirigenziale, sono in servizio 74 risorse con una percentuale di scopertura del 24,49 per cento, tenuto conto della presenza di 4 unità provenienti da altri uffici, di cui 3 in distacco (1 direttore amministrativo e 2 assistenti giudiziari) e 1 assistente giudiziario comandato da altra pubblica amministrazione. La posizione dirigenziale è coperta con incarico di titolarità. A fronte della scopertura nei profili di direttore amministrativo (1 su 3), funzionario giudiziario (9 su 19), cancelliere (6 su 18), assistente giudiziario (3 su 30), operatore giudiziario (2 su 9), conducente di automezzi (4 su 5) e ausiliario (5 su 12), si registra la presenza di 1 centralinista telefonico non previsto in organico oltre a 2 contabili a fronte di 1 sola unità prevista in organico. Le assunzioni di cui ha beneficiato in epoca recente il tribunale di Nocera Inferiore sono state complessivamente 17 e, nel dettaglio, sono queste; 1 cancelliere per mobilità obbligatoria; 3 unità per mobilità volontaria (1 cancelliere e 2 assistenti giudiziari); 2 cancellieri da altre procedure; 10 assistenti giudiziari dal concorso a 800 posti (2 dei quali dall'ultimo scorrimento della graduatoria); 1 direttore amministrativo dal concorso a 400 posti. Il tribunale di Nocera Inferiore ha altresì beneficiato di 3 cancellieri riqualificati in funzionari giudiziari. Inoltre i reclutamenti di cui si avvarrà a breve il tribunale di Nocera Inferiore sono i seguenti: 5 unità di cancelliere esperto dal concorso a 2.700 posti; 1 unità di operatore giudiziario dalla selezione a 616 posti mediante avviamento degli iscritti ai centri per l'impiego; 2 unità di operatore giudiziario dallo scorrimento della graduatoria del concorso a 1000 posti sulla base di quanto previsto dal P. D. G. del 3 giugno per l'assunzione di ulteriori 290 unità a tempo determinato per un periodo di 12 mesi. Infine, si evidenzia l'accantonamento ai fini delle procedure di interpello ai sensi dell'articolo 7 dell'accordo sulla mobilità di 1 posto di cancelliere esperto e di 9 posti per funzionari giudiziari. Numerose sono le iniziative introdotte col precipuo intento di colmare le lacune in organico degli uffici giudiziari. L'atteso reclutamento, già in atto da qualche anno, sta dispiegando i suoi effetti sulla copertura dei posti, vacanti da tempo, con la messa in campo di procedure di selezione in tutti i profili esistenti, ferme restando le difficoltà emerse per l'espletamento delle procedure concorsuali e la concomitante emergenza pandemica da COVID- 19, tuttora in atto. Si citano le procedure già definite e in via di definizione:

   il 26 luglio 2019 è stato pubblicato il bando di concorso per il reclutamento di 2.329 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di funzionario da inquadrare nell'area funzionale terza, fascia economica F1, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia;

   concorso pubblico, per titoli ed esame orale, su base distrettuale, per il reclutamento di complessive 2.700 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di cancelliere esperto, da inquadrare nell'area funzionale seconda, fascia economica F3, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia. Sono state pubblicate le graduatorie per i distretti di Corte di appello di Ancona, Bologna, Brescia, Caltanissetta, Genova, Perugia, Potenza, Salerno, Trieste e Venezia;

   concorso pubblico, per titoli ed esame orale, su base distrettuale, per il reclutamento di complessive 400 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di direttore, da inquadrare nell'area funzionale terza, fascia economica F3, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia, procedura conclusa con le assunzioni dei vincitori in tutti i distretti di Corte di appello;

   con avviso del 17 febbraio 2021 è stato reso pubblico il P. D. G. 11 febbraio che ha disposto l'assunzione dei primi 950 vincitori al concorso a 1.000 posti di operatore giudiziario area II, fascia economica F2, con contratto a tempo determinato, della durata massima di ventiquattro mesi, come supporto alla digitalizzazione del processo penale nonché per la celere definizione e per il contenimento della durata dei procedimenti giudiziari pendenti. La presa di possesso dei 22 vincitori per il distretto della Corte di appello di Salerno è avvenuta in data 25 marzo 2021. Successivamente con P. D. G. 28 aprile 2021 è stato disposto lo scorrimento di ulteriori 84 unità, con presa di possesso in data 7 giugno 2021;

   inoltre, a norma dell'articolo 1 comma 925 della legge 30 dicembre 2020 n. 178, il Ministero della giustizia è autorizzato ad assumere, con contratto di lavoro a tempo determinato di durata non superiore a dodici mesi, mediante lo scorrimento delle graduatorie vigenti, un contingente complessivo di 1.080 unità di operatori giudiziari, area II, posizione economica F1;

   avviso di selezione – mediante avviamento degli iscritti ai centri per l'impiego – finalizzata all'assunzione di 616 operatori giudiziari (area II, fascia economica F1), con rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato, per la copertura di posti vacanti in uffici giudiziari aventi sede nelle regioni Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto. Al tribunale di Nocera Inferiore è riservato 1 posto;

   da ultimo si cita la procedura di assunzione per il reclutamento, mediante avviamento degli iscritti ai centri per l'impiego, di 109 conducenti di automezzi, da inquadrare nell'area funzionale seconda, fascia economica F1 (Gazzetta Ufficiale del 14 gennaio 2020).

  È stata altresì richiesta al dipartimento della funzione pubblica l'autorizzazione per un concorso unico per 137 assistenti tecnici (geometri), estensibili fino a 237 unità. Analogamente si procederà per ulteriori 300 unità di funzionari tecnici (edili/strutturisti, informatici, statistici, contabili).
  Dal punto di vista dell'edilizia giudiziaria, va ricordato che gli uffici giudiziari di Nocera Inferiore sono ubicati in un unico immobile di proprietà comunale sito alla via G. Falcone nn. 12/14. L'edificio, dall'articolato sviluppo planimetrico di circa 25.000 metri quadrati, accoglie le Sezioni Penale e Civile del Tribunale di Nocera Inferiore, gli uffici della procura della Repubblica presso il tribunale di Nocera Inferiore, gli uffici Nep, gli uffici del giudice di pace, gli archivi del tribunale e della procura, gli uffici della polizia giudiziaria, gli uffici della polizia penitenziaria, un'aula bunker, la sala C.I.S.I.A., il consiglio dell'ordine degli avvocati e la biblioteca.
  Nell'ambito della programmazione dei fondi per il Mezzogiorno 2020 – in fase di validazione da parte del capo del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi di questo Dicastero –, sono stati inseriti interventi di manutenzione straordinaria relativi agli uffici giudiziari di Nocera Inferiore per un valore complessivo all'incirca pari ad euro 600.000.
  In relazione alle dotazioni informatiche del tribunale di Nocera Inferiore bisogna mettere in evidenza che il numero di utenti in servizio è complessivamente pari a 100 unità (27 magistrati e 73 amministrativi) e che dal 2016 sono stati assegnati 150 apparecchiature del tipo pc, stampanti e
scanner.
  Sulla scorta di tutti gli elementi sinora passati analiticamente in rassegna emerge con solare evidenza il costante e assiduo impegno profuso da questa amministrazione (impegno condotto tenendo sempre presenti le situazioni di difficoltà in cui versano plurimi altri uffici giudiziari) al fine di assicurare la piena funzionalità degli uffici giudiziari di Nocera Inferiore.

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   LUCA DE CARLO, CIABURRO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 147 del 2013, prevede l'adozione di misure di razionalizzazione e revisione della spesa tali da determinare una riduzione della spesa stessa;

   la legge di bilancio 2020 (legge n. 160 del 2019) contiene varie misure volte a ridurre e razionalizzare la spesa pubblica, rivolte a enti ed organismi pubblici, che prevedono specifiche limitazioni per varie tipologie di spesa, come ad esempio in materia di spese per il personale;

   il comune di Albano Laziale, con deliberazione di giunta comunale n. 80 del 8 giugno 2020, pubblicata il 15 giugno 2020, dal titolo «Comando Arch. Rosanna Galanti dipendente del Comune di Artena», ha deciso di impegnare l'amministrazione fino a giugno 2021, nonostante la scadenza del mandato politico a settembre 2020, per «avvalersi della collaborazione dell'architetto Rosanna Galanti, dipendente a tempo indeterminato del comune di Artena, istruttore direttivo, cat. D, pos. ec. D1, per un periodo di mesi dodici a decorrere dal 16 giugno 2020, salvo eventuale proroga;» e di «impegnare la spesa complessiva presunta di euro 35.000,00 sul cap. U4490 del Bilancio esercizio 2020 al fine di sopperire alla situazione di emergenza venutasi a creare presso il Settore V tecnico-LL.PP» e richiamando la determinazione del servizio risorse umane n. 194 del 03 febbraio 2020 con la quale si è preso atto delle dimissioni volontarie presentate dall'architetto G.B., con il profilo professionale di funzionario tecnico D3;

   la dipendente del comune di Albano Laziale dal 1999, l'architetto Michela Pucci, con il profilo professionale di funzionario tecnico D3, già titolare di posizione organizzativa dal 2000 al 2012, nei settori edilizia privata, urbanistica, ambiente, lavori pubblici manutenzioni, oltre che dirigente per tre anni del settore V, lavori pubblici manutenzioni del comune di Albano Laziale, trasferita dal 2017 al Servizio patrimonio con direzione di giunta comunale n. 142 del 20 luglio 2017 «per competenze tecniche adeguate» dove era già presente un funzionario D3 e dove la figura del D3 tecnico non era neanche prevista in dotazione organica ha richiesto, fin dal 2017, prima verbalmente, poi con ben n° 8 missive protocollate (prot. 30017 del 28 maggio 2018, prot. 53308 del 18 settembre 2018, prot. 57088 dell'8 gennaio 2018, prot. 73116 del 28 dicembre 2019 prot. 29384 del 20 maggio 2019, prot. 54488 del 29 settembre 2019, prot. 72832 del 16 dicembre 2019 e ultima prot. 28638 del 12 giugno 2020) al sindaco e all'amministrazione tutta, di essere impiegata per la funzione per la quale è stata assunta e quindi di lavorare nei settori tecnici, e nello specifico al settore V tecnico-lavori pubblici;

   in data 29 novembre 2019 l'architetto Michela Pucci ha anche superato il concorso per dirigente tecnico in altro comune (Det. Dir. comune di Marino n° 1084 del 296 settembre 2019);

   l'architetto Michela Pucci si è resa disponibile ad assumere l'incarico di responsabile unico di procedimenti tecnici, che, invece, sono stati prontamente assegnati alla dipendente arrivata in comando con determinazioni n° 1019, 1020, 1041 del 16 giugno 2020, a firma del dirigente settore IV-V;

   la sostituzione del funzionario tecnico doveva avvenire secondo l'interrogante, in via prioritaria con un altro funzionario tecnico di pari livello già presente in organico dell'ente e non con un istruttore direttivo proveniente dall'esterno –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritengano di valutare se sussistano i presupposti per adottare iniziative ispettive per quanto di competenza, al fine di avviare accurate verifiche sull'accaduto e un attento monitoraggio delle procedure e delle attività delle pubbliche amministrazioni per il raggiungimento degli obiettivi di razionalizzazione della spesa pubblica.
(4-06144)

  Risposta. — Si risponde all'interrogazione n. 4-06144, relativa al comune di Albano Laziale, con la quale, nel segnalare che detto comune avrebbe deciso di avvalersi di una dipendente del comune di Artena per la gestione del settore tecnico dei «lavori pubblici» rimasto vacante, senza tener conto delle professionalità esistenti all'interno del proprio comune, si richiede di valutare se sussistano i presupposti per adottare iniziative ispettive.
  Preliminarmente si evidenzia, per quanto di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze, che non rientra nei compiti dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato il controllo di legittimità di singoli atti, né i citati servizi ispettivi sono titolari di poteri sanzionatori che consentano di imporre l'esecuzione di specifiche attività.
  I fatti segnalati, inoltre, attengono ad una specifica e limitata fattispecie attinente all'organizzazione dei servizi e, pertanto, ogni determinazione circa le modalità di attuazione dei compiti istituzionalmente affidati al comune non può che essere rimessa alla decisione ed alla responsabilità degli organi di governo dell'ente.
  Si precisa, altresì, che detti servizi ispettivi provvedono all'esecuzione di verifiche amministrativo-contabili sulla base di un programma annuale, redatto valutando sia le tematiche da approfondire, secondo l'incidenza delle stesse sulla finanza pubblica, sia selezionando gli enti con parametri oggettivi, estrapolati dalle banche dati utilizzate dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.
  Considerato quanto sopra si ritiene, al momento, non opportuno disporre l'esecuzione di una specifica verifica ispettiva presso il comune di Albano Laziale.
  Ciò non esclude che, in futuro, per corrispondere alle segnalazioni dell'interrogante, si valuti la possibilità di inserire il comune di Albano Laziale in un prossimo programma annuale di verifiche ispettive.

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.


   DE CARLO, DEL SESTO e IORIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19 ha inevitabilmente comportato un crollo del prodotto interno lordo italiano, -8,8 per cento nel 2020. Nonostante il dato allarmante, la Commissione europea nelle previsioni economiche d'inverno ha stimato che a causa del riporto negativo del quarto trimestre 2020 il prodotto interno lordo italiano crescerà quest'anno del 3,4 per cento;

   la pandemia e le varianti del Coronavirus, al contrario delle più rosee aspettative, hanno costretto alcuni Stati membri dell'Unione europea all'adozione di ulteriori misure restrittive, comportando, nel peggiore dei casi, un arresto forzato o forte riduzione delle attività di comparti strategici per l'economia. In Italia la ristorazione e l'intero comparto turistico tra i più colpiti;

   considerato che nel nostro Paese le strutture ricettive marittime sono quelle che, meno di tutti, nel 2020, hanno risentito della flessione del mercato dovuta peraltro ad un maggiore allentamento delle stesse restrizioni e ad una minore capacità di contagio del virus, di contro, si può affermare che la stagione invernale ha subito danni considerevoli e che, secondo Confindustria alberghi, il blocco ulteriore degli impianti al 5 marzo 2021 chiude definitamente e con un «nulla di fatto» la stagione invernale;

   si ravvisa dunque una forte criticità nel reperimento di risorse per il settore e, dopo un anno di crisi per il Covid-19, la maggior parte degli alberghi italiani non ha più risorse neanche per far fronte al pagamento delle tasse; per buona parte del 2020 e del 2021 la pandemia ha causato inoltre una forte mancanza di movimento turistico dovuta anche all'impossibilità di spostamenti tra regioni, talvolta interessando i comuni di una stessa regione, e, ancora, a chiusure di musei e luoghi d'arte;

   nel 2020 si è registrata una perdita di 236 milioni di presenze turistiche (-54,1 per cento rispetto al 2019) e un calo di fatturato pari a 13,5 per cento miliardi di euro (-55 per cento);

   va considerato che il settore turistico ha un peso del 17 per cento sul prodotto interno lordo italiano e che, come fortemente sottolineato dagli operatori del settore ricettivo, le misure a sostegno del settore non sembrerebbero armonizzate. Ad integrazione di quanto affermato e col fine di evitare nuove fughe in avanti, si ricordi che, la scorsa primavera, alcuni Paesi dell'Unione europea al confine con il nostro, la Croazia prima fra tutte ma anche l'Austria e la Slovenia, idearono in piena autonomia e senza tener in considerazione un'armonica visione comune tra gli Stati membri dell'Unione europea, corridoi Covid-free con il fine di rilanciare il turismo locale e permettendo ai turisti, primi fra tutti, tedeschi, di raggiungere agevolmente le località vacanziere;

   alcuni dei Paesi citati stanno già attivando il piano interno vaccinale per l'immunizzazione prioritaria del personale impiegato nella ricezione alberghiera e in generale nel turismo, come peraltro già annunciato dalla stessa <Ministra del turismo croata, Nikolina Brnjaci, secondo la quale «Dobbiamo assicurarci che tutti quelli che vogliono essere vaccinati nel settore turistico ricevano il vaccino» –:

   quali future e urgenti iniziative il Governo intenda adottare e se non ritenga utile rivedere il piano di vaccinazione contro il Covid-19, inserendo, come prioritarie, le fasce di lavoratori del settore turistico/ricettivo, in vista della prossima apertura della stagione estiva;

   alla luce dei fatti esposti, quali iniziative il Ministro del turismo intenda adottare per far ripartire il settore in piena sicurezza e se stia già provvedendo ad un piano di rilancio del turismo estivo col fine di evitare ulteriori perdite.
(4-08442)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, con la quale si chiede, tra l'altro, quali siano le iniziative finalizzate alla ripartenza del settore turistico e al rilancio del turismo estivo, faccio presente che, su iniziativa e proposta di questo Ministero, nel decreto-legge 25 maggio 2021 n. 73, convertito nella legge 23 luglio 2021 n. 106, sono state inserite le seguenti misure di sostegno:

   istituzione di un fondo da 3 milioni di euro per il rilancio dell'attività turistica in favore dei comuni a vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica, in cui siano ubicati siti UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità, dei comuni della rete città creative UNESCO e di Roma Capitale;

   erogazione di contributi a fondo perduto per 60 milioni di euro per le imprese dei settori wedding, intrattenimento, organizzazione di feste e cerimonie, hotellerie, restaurant e catering;

   incremento di complessivi 130 milioni di euro del fondo di sostegno per i comuni ubicati all'interno di comprensori sciistici, di cui all'articolo 2, decreto-legge 22 marzo 2021 n. 41, convertito nella legge 21 maggio 2021 n. 69;

   estensione ai mesi di maggio, giugno e luglio 2021, per 128,1 milioni di euro, del credito d'imposta per canoni di locazione riconosciuto ad imprese turistico-ricettive, agenzie di viaggio, tour operator e stabilimenti termali, di cui all'articolo 28, decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34, convertito nella legge 17 luglio 2020 n. 77;

   incremento di 170 milioni di euro del fondo di sostegno di cui all'articolo 182, comma 1, decreto-legge n. 34 del 2020, in favore di agenzie di viaggio, tour operator, imprese turistico-ricettive, guide e accompagnatori turistici, imprese esercenti mediante bus scoperti attività di trasporto non soggette ad obblighi di servizio pubblico;

   incremento di 50 milioni di euro per l'anno 2021 del fondo per il ristoro delle perdite da annullamento, rinvio o ridimensionamento di fiere e congressi, di cui all'articolo 38, comma 3, decreto-legge n. 41 del 2021, con inclusione tra i beneficiari anche degli operatori di logistica, trasporto e allestimento attivi in tale settore;

   estensione al 2022, per 100 milioni di euro, del credito d'imposta per spese di riqualificazione di strutture ricettive turistico alberghiere di cui al decreto-legge 31 maggio 2014 n. 83, convertito nella legge 29 luglio 2014 n. 106;

   istituzione presso il Ministero del turismo di un fondo da 5 milioni di euro per l'anno 2021 per il sostegno delle strutture extra-alberghiere non imprenditoriali del bed and breakfast;

   estensione del cosiddetto tax credit vacanze, utilizzabile dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, al pagamento di pacchetti turistici;

   estensione del sostegno del fondo per le agenzie di viaggio e i tour operator alle agenzie di animazione per feste e villaggi turistici;

   incremento di 10 milioni di euro per il 2021 del fondo per il sostegno del sistema termale nazionale ex articolo 29-bis, comma 1, decreto-legge 14 agosto 2020 n. 104, convertito nella legge 13 ottobre 2020 n. 126;

   erogazione per 771,4 milioni di euro di un'indennità una tantum pari a 1.600 euro ai soggetti già beneficiari dell'indennità di cui all'articolo 10, decreto-legge n. 41 citato;

   erogazione di contributi a fondo perduto per 100 milioni di euro alle imprese di ristorazione collettiva;

   introduzione della possibilità per le regioni di stipulare polizze assicurative per il rimborso delle spese mediche legate al COVID-19 in favore di turisti stranieri contagiati durante il soggiorno in Italia;

   erogazione per 12 milioni e 250 mila euro di un contributo ai possessori di partita IVA a ristoro del calo di fatturato del periodo 1° aprile 2020-31 marzo 2021 rispetto al 1° aprile 2019-31 marzo 2020;

   istituzione di un fondo da 100 milioni di euro per il sostegno alle attività economiche soggette, per effetto delle misure di contenimento della pandemia, a chiusura per almeno quattro mesi fra il 1° gennaio 2021 e la data di conversione del decreto-legge n. 73 del 2021;

   proroga a luglio 2021 con uno stanziamento di 200 milioni di euro della riduzione della spesa sostenuta dalle utenze elettriche connesse in bassa tensione diverse da quelle per usi domestici;

   istituzione di un fondo di 600 milioni di euro per finanziare una riduzione della TARI in favore delle categorie economiche interessate da chiusure obbligatorie o restrizioni per il contenimento della pandemia.

  Infine, per quanto attiene alle condizioni di sicurezza in cui il settore turismo è ripartito, ritengo che il rispetto dei protocolli di sicurezza e delle disposizioni di cui all'articolo 3, decreto-legge 23 luglio 2021 n. 105, attualmente in fase di conversione – con cui è stato introdotto l'obbligo di esibizione del green pass per l'accesso a taluni esercizi ed eventi (servizi di ristorazione svolti da qualsiasi esercizio, per il consumo al tavolo, al chiuso; spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportivi; musei, altri istituti e luoghi della cultura e mostre; sagre e fiere, convegni e congressi; centri termali, parchi tematici e di divertimento) sia utile a garantire la sicurezza degli operatori e dei turisti che ne fruiscano.
Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha ricevuto una preoccupante segnalazione da parte del Ctim – Comitato tricolore per gli italiani nel mondo che denuncia la disparità di trattamento a cui sono sottoposti i cittadini italiani residenti in Thailandia;

   secondo quanto indicato dalla nota del Ctim, in Thailandia la pandemia è in fase di recrudescenza e la campagna vaccinale, al momento in grave ritardo, si basa sul siero cinese Sinopharm;

   Bangkok e cinque province limitrofe sono tornate sotto pesanti restrizioni nel tentativo di limitare la diffusione della variante Delta del COVID-19;

   il nuovo semi-lockdown prevede un coprifuoco dalle 21 alle 4, la chiusura dei centri commerciali e di altre tipologie commerciali come centri massaggi e centri sportivi, e l'obbligo ai ristoranti di operare solo per asporto;

   data la scarsità di dosi, attualmente non è prevista una vaccinazione a tappeto per la popolazione straniera ivi residente, ma, stando a quanto comparso sul sito dell'ambasciata italiana il 24 giugno 2021, il Governo thailandese ha assicurato l'inclusione degli stranieri nella campagna vaccinale, con tempistiche che variano a seconda della provincia dove si è domiciliati e delle categorie di appartenenza;

   l'ambasciata ha anche ricordato la possibilità per gli iscritti all'Aire di prenotare un vaccino e di recarsi in Italia per la somministrazione;

   stando a quanto riportato dal Ctim, l'ambasciatore Galanti si sarebbe sottoposto a vaccinazione in Italia, mentre i membri della delegazione italiana e i rispettivi familiari sarebbero stati vaccinati in loco;

   diversa sarebbe la strategia adottata da nazioni come Francia, Cina e Svizzera, le quali sembrerebbero aver esportato le dosi in eccesso per consentire la vaccinazione dei propri cittadini all'estero;

   ad oggi in Thailandia vivono circa 10.000 italiani e, data la lentezza della campagna vaccinale locale e la chiusura delle attività economiche locali, appare necessario un intervento urgente del Governo italiano a tutela dei nostri connazionali all'estero –:

   cosa intenda fare il Governo per aiutare gli italiani residenti in Thailandia.
(4-09797)

  Risposta. — La campagna di vaccinazione contro il COVID-19 nel Regno di Thailandia prevede attualmente inoculazioni con i sieri Sinovac e, in minor misura, AstraZeneca. Ad oggi 10,8 milioni di persone hanno ricevuto la prima dose e, di questi, 3,5 milioni entrambe le dosi, su un totale di 69,2 milioni di residenti. Circa il 15,5 per cento dei residenti (thailandesi e stranieri) ha ricevuto almeno una dose di vaccino.
  È stata data priorità agli operatori sanitari, alle categorie produttive e alle persone che vivono in località turistiche, specialmente Phuket e Koh Samui. All'interno di queste categorie prioritarie sono rientrati anche alcuni cittadini italiani. Ai connazionali residenti a Samui è stata dedicata una campagna informativa e di assistenza specifica. L'iniziativa si sta ora allargando ai molti che risiedono nelle isole di Phangan e Tao.
  Già dall'inizio del mese di giugno la possibilità di accesso al vaccino è stata allargata alle categorie a rischio (cittadini thailandesi e stranieri
over 60 o con malattie pregresse). Di questo è stata data ampia informazione da parte dell'ambasciata, che ha fornito suggerimenti sulle modalità di adesione e un supporto personalizzato in tutti i casi di difficoltà pratiche, linguistiche o di altro tipo incontrate dai nostri connazionali nella procedura di registrazione.
  A partire dal 18 luglio 2021, anche a seguito di reiterate richieste delle ambasciate dell'Unione europea presenti a Bangkok, è diventato possibile per tutti gli
over 75 stranieri residenti in Thailandia farsi vaccinare recandosi, senza appuntamento, presso il centro vaccinale istituito alla stazione ferroviaria di Bang Sue, nella capitale.
  Il 20 luglio 2021 le autorità thailandesi hanno aperto un nuovo portale per la registrazione, dedicato unicamente agli stranieri, per facilitare la loro adesione alla campagna vaccinale di concerto con le rispettive ambasciate. Il portale è accessibile a tutti i cittadini stranieri nati fino al 1961, residenti a Bangkok e nelle provincie circostanti. Qui vive gran parte della comunità italiana. La nostra ambasciata è in contatto anche con gli ospedali provinciali delle altre regioni della Thailandia per favorire l'accesso dei connazionali al vaccino non solo nell'area di Bangkok ma in tutto il Paese. Il Governo thailandese ha annunciato che il siero utilizzato per l'iniziativa è AstraZeneca.
  Sulla base di quanto riferito dalle autorità thailandesi, a partire dal quarto trimestre del 2021 dovrebbero essere disponibili anche i vaccini Moderna e Pfizer, con una dotazione di alcune decine di milioni di dosi.
  L'ambasciata d'Italia sin dalla fine del 2020 ha richiesto il pieno coinvolgimento dei cittadini italiani nella campagna vaccinale su un piano di parità con i cittadini thailandesi, ricevendo rassicurazioni dalle autorità thailandesi in ogni occasione, da ultimo durante le consultazioni politiche bilaterali tenutesi a maggio. Tutte le iniziative prese sinora dalle autorità sanitarie della Thailandia si sono rivelate accessibili anche ai cittadini italiani, fatte salve situazioni specifiche incontrate in alcuni casi. Il problema riguarda piuttosto la generale penuria di vaccini nel Paese e il numero limitato di vaccinazioni giornaliere.
  La collettività italiana viene tenuta informata della situazione con tutti i mezzi disponibili. La campagna informativa ha riguardato anche la possibilità di rientro temporaneo in Italia per vaccinarsi. A tutti coloro che hanno mostrato interesse è stata fornita assistenza nella preparazione del viaggio e della documentazione necessaria, ad esempio rilasciando codici fiscali a vista a chi ne era sprovvisto.
  L'ambasciata è inoltre attivamente impegnata a reperire dosi di AstraZeneca presso gli ospedali thailandesi, in misura sufficiente per poter avviare una campagna di registrazione per la collettività italiana, in particolare a beneficio dei soggetti più vulnerabili.
  La Francia ha avviato nella seconda metà di giugno un'iniziativa tesa a vaccinare con siero Johnson and Johnson importato per l'occasione i cittadini francesi oltre i 75 anni. Da metà luglio il piano francese è stato esteso ai cittadini sopra i 18 anni. Le autorità thailandesi hanno autorizzato il programma, che non risulta al momento realizzato da nessun altro Paese dell'Unione europea.
  L'iniziativa svizzera non è invece consistita nell'importazione di vaccini ma in un'opera di facilitazione delle prenotazioni per i propri connazionali nel quadro del piano vaccinale thailandese, esattamente come svolto dall'ambasciata d'Italia.
  Per quanto riguarda i cittadini cinesi, terzo Paese menzionato dall'interrogante, questi ultimi hanno accesso, come tutti gli stranieri, al programma vaccinale thailandese.
  Il personale della nostra ambasciata si trova nella medesima situazione di tutti i cittadini italiani presenti nel Paese. Ambasciatore e Console si sono recati in Italia per vaccinarsi presso la propria regione di appartenenza, approfittando di periodi di congedo. Una parte del personale si è vaccinata a giugno tramite un'iniziativa del Ministero degli affari esteri thailandese rivolta a tutte le ambasciate, con una prima dose di Sinovac o AstraZeneca, mentre una componente residua dei dipendenti in servizio ha deciso di attendere la disponibilità di vaccini diversi da AstraZeneca e Sinovac.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   DORI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 22 settembre 2020 è stata presentata l'interrogazione a risposta scritta n. 4-06872, a firma dell'interrogante, rivolta al Ministro della giustizia e al Ministro dell'economia e delle finanze;

   la predetta interrogazione aveva ad oggetto l'organizzazione degli uffici giudiziari del tribunale di Bergamo, che ha «più volte evidenziato la necessità di incrementare gli spazi attualmente in uso, rivolgendo all'amministrazione comunale la richiesta di poter entrare in possesso dei locali dell'ex Maddalena in via Borfuro»;

   i locali dell'ex convento della Maddalena furono già oggetto di un protocollo d'intesa del 19 dicembre 2017 «tra il comune di Bergamo, l'Agenzia del Demanio – direzione regionale Lombardia e l'ufficio interdistrettuale di esecuzione penale esterna della Lombardia – Ministero della giustizia, che prevedeva il trasferimento dell'ufficio dell'esecuzione penale esterna (Uepe) in un immobile di proprietà del comune di Bergamo denominato “ex Convento della Maddalena”, sito in via Borfuro angolo via Sant'Alessandro in Bergamo e la contestuale concessione gratuita da parte dell'Agenzia del Demanio al comune di Bergamo degli spazi posti al piano terra dell'immobile denominato “Casa della Libertà”, sito in piazza della Libertà n. 7 in Bergamo, utilizzati dall'Uepe e per la restante parte della prefettura di Bergamo»;

   col predetto atto parlamentare si chiedeva di valutare la possibilità di «promuovere tra il comune di Bergamo, l'Agenzia del Demanio, la provincia di Bergamo e la prefettura di Bergamo, un confronto finalizzato a individuare le condizioni per la sottoscrizione di un nuovo protocollo d'intesa, che preveda lo spostamento dell'Unep del tribunale di Bergamo e del giudice di pace di Bergamo all'interno dell'immobile di proprietà del comune di Bergamo denominato “ex Convento della Maddalena” sito in via Borfuro»; contestualmente si domandava di «adottare iniziative per la concessione gratuita da parte dell'Agenzia del Demanio al comune di Bergamo dei locali del piano terra dell'edificio denominato “Casa della Libertà”, con contestuale spostamento degli uffici dell'Uepe all'interno di un immobile di proprietà della provincia di Bergamo sito in via Borgo Palazzo in Bergamo»;

   il Ministro della giustizia, in risposta ad un'altra interrogazione parlamentare, il 4 febbraio 2021 affermava che «Nell'ambito delle linee guida del piano per la ripresa dell'Europa (recovery plan for Europe) e del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RFF), questa Direzione generale ha incluso il complesso negli elenchi delle opere ipotizzando un fabbisogno finanziario pari a 4.800.000 euro, prevedendo, altresì, una riformulazione del richiamato protocollo, ovvero la delocalizzazione dell'ufficio del giudice di pace e UNEP presso il complesso dell'ex convento della Maddalena ed il trasferimento dell'ufficio interdistrettuale di esecuzione penale esterna presso l'immobile di proprietà della Provincia, in via Borgo Palazzo. Su tali presupposti, il dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi – direzione generale delle risorse materiali e delle tecnologie – ha inserito la riqualificazione del complesso denominato “Ex Convento della Maddalena” tra le opere prioritarie, non solo per la richiamata finalità di provvedere al reperimento di idonei spazi per la funzione giudiziaria (1.686 metri quadrati) ma anche perché l'intervento concorre a restituire evidenza pubblica ad un immobile di valore storico» –:

   se il Governo intenda promuovere la sottoscrizione di un nuovo protocollo d'intesa che preveda la delocalizzazione dell'ufficio del giudice di pace e di Unep presso il complesso dell'Ex convento della Maddalena e se intenda confermare, nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), l'inclusione del predetto complesso negli elenchi delle opere da realizzare, con un fabbisogno finanziario pari o superiore a 4.800.000 euro, e l'inserimento della riqualificazione dello stesso complesso tra le opere prioritarie.
(4-08592)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante – dopo avere premesso che «...i locali dell'ex convento della Maddalena furono già oggetto di un protocollo di intesa del 19 dicembre 2017 tra il Comune di Bergamo, l'Agenzia del Demanio, Direzione Regionale Lombardia, e l'Ufficio Interdistrettuale di Esecuzione Penale Esterna... che prevedeva il trasferimento dell'Ufficio della Esecuzione Penale Esterna in un immobile di proprietà del Comune di Bergamo denominato ex convento della Maddalena, sito alla via Borfuro angolo via S. Alessandro, e la contestuale concessione gratuita da parte dell'Agenzia del Demanio al Comune di Bergamo degli spazi posti al piano terra dell'immobile denominato Casa della Libertà, sita nella piazza della Libertà n. 7, utilizzati dall'Ufficio della Esecuzione Penale Esterna e per la restante parte dalla Prefettura di Bergamo...» – domanda alla Ministra della giustizia e al Ministro dell'economia e delle finanze «...se il Governo intenda promuovere la sottoscrizione di un nuovo protocollo di intesa che preveda la delocalizzazione dell'Ufficio del Giudice di Pace e dell'Unep presso il complesso dell'ex convento della Maddalena e se intenda confermare, nell'ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), l'inclusione del predetto complesso negli elenchi delle opere da realizzare, con un fabbisogno finanziario pari o superiore ad euro 4.800.000, e l'inserimento della riqualificazione dello stesso complesso tra le opere prioritarie...».
  In proposito occorre segnalare che l'ufficio interdistrettuale di esecuzione penale esterna di Milano, in qualità di organo deputato al coordinamento della esecuzione penale esterna nella regione Lombardia, sottoscriveva in data 19 dicembre 2017 un protocollo di intesa con l'Agenzia del demanio – direzione regionale Lombardia – con il quale si prevedeva il trasferimento dell'ufficio della esecuzione penale esterna di Bergamo nei locali dell'ex convento della Maddalena, di proprietà del comune orobico. Il suddetto protocollo di intesa non ha mai avuto concreta esecuzione in quanto i locali dell'ex convento della Maddalena, attigui a quelli in cui ha sede il tribunale di Bergamo, sono stati rivendicati da tale ufficio giudiziario come naturale ampliamento dei propri spazi, dichiarati insufficienti. In conseguenza di ciò, nel corso del mese di ottobre dell'anno 2019, il comune di Bergamo proponeva all'ufficio della esecuzione penale esterna di trasferirsi in un altro immobile di proprietà della provincia, sito nella via Borgo Santa Caterina n. 19, che, con le opportune modifiche strutturali, era stato valutato idoneo alle esigenze del suddetto ufficio. Il comune di Bergamo si sarebbe fatto carico del pagamento alla Provincia dell'affitto dell'immobile. L'Agenzia del demanio – direzione regionale Lombardia –, tuttavia, valutava più conveniente una terza soluzione, costituita dallo spostamento dell'ufficio della esecuzione penale esterna al terzo piano dell'edificio dove ha sede attualmente, ossia la Casa della libertà, non appena lo stesso fosse stato liberato dal gruppo carabinieri forestale, previa ristrutturazione e adeguamento degli spazi. In questo modo il comune di Bergamo si libererebbe dall'onere del pagamento dell'affitto di un immobile alla Provincia. L'ufficio interdistrettuale di esecuzione penale esterna di Milano valutava positivamente quest'ultima proposta. È, quindi, in corso di definizione un nuovo protocollo di intesa con l'Agenzia del demanio – direzione regionale Lombardia – e con gli altri enti coinvolti nella vicenda, al fine di stipulare un nuovo accordo e di stabilire i necessari interventi di funzionalizzazione (protocollo di intesa in via di imminente perfezionamento).
  In quest'ottica deve essere rimarcato che l'ufficio legislativo del Ministero dell'economia e delle finanze, nella nota estesa in data 2 aprile 2021, segnalava che «...l'agenzia del demanio – direzione regionale Lombardia –, il comune di Bergamo, il tribunale di Bergamo, la prefettura di Bergamo e l'ufficio della esecuzione penale esterna lavorano, da tempo, in sinergia per la realizzazione del comune obiettivo di ottimizzazione degli spazi pubblici. L'agenzia del demanio – direzione regionale Lombardia –, in seguito alla richiesta di una maggiore esigenza allocativa da parte del Tribunale, ha avviato un'analisi propedeutica alla definizione del fabbisogno di spazi da destinare alle attività giudiziarie. A tal fine, gli uffici coinvolti hanno attivato l'
iter volto a verificare il rispetto della vigente normativa in materia di risparmio di spesa pubblica (rapporto mq/addetto, riduzione dei canoni di locazione passiva e altro). Parallelamente, l'agenzia del demanio – direzione regionale Lombardia – sta valutando con il comune di Bergamo la possibilità di una permuta tra immobili di proprietà statale e comunale. All'esito di tali approfondimenti si potrà, eventualmente, procedere alla destinazione dell'ex convento della Maddalena, di proprietà del comune di Bergamo, alle esigenze del tribunale (nonché dell'ufficio del giudice di pace), previa rifunzionalizzazione degli spazi interni con costi a carico del Ministero della giustizia. Si fa ...presente che, in linea con il protocollo del 19 dicembre 2017, risulta che il comune – onde favorire il riutilizzo di una porzione degli spazi dell'immobile demaniale denominato Casa della libertà – abbia in atto un confronto con la prefettura di Bergamo, allo scopo di definire questioni prevalentemente attinenti alla sicurezza per adeguare il bene all'uso congiunto delle due diverse Amministrazioni. Nel contempo l'ufficio della esecuzione penale esterna ha dato la disponibilità al trasferimento dei propri uffici dal piano terra al piano terzo dell'immobile, non appena liberato dal gruppo carabinieri forestale. Stante la portata innovativa di dette operazioni, è verosimile che si pervenga ad un aggiornamento del menzionato protocollo di intesa...».
  In relazione, infine, alla specifica domanda rivolta dall'interrogante – «...se il Governo intenda promuovere la sottoscrizione di un nuovo protocollo di intesa che preveda la delocalizzazione dell'ufficio del Giudice di Pace e dell'Unep presso il complesso dell'ex convento della Maddalena e se intenda confermare, nell'ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), l'inclusione del predetto complesso negli elenchi delle opere da realizzare, con un fabbisogno finanziario pari o superiore ad euro 4.800.000, e l'inserimento della riqualificazione dello stesso complesso tra le opere prioritarie...» – deve essere posto in risalto che il summenzionato intervento edilizio è incluso nell'elenco delle opere da realizzare nell'ambito del Pnrr, tant'è vero che è stata di recente assicurata all'Agenzia del demanio, che funge da stazione appaltante, la copertura finanziaria per la progettazione delle opere. L'intervento, così come incluso nel Pnrr, prevede non solo la delocalizzazione dell'ufficio del giudice di pace e dell'Unep nel complesso dell'ex convento della Maddalena, ma anche il trasferimento dell'ufficio di esecuzione penale esterna nell'immobile di proprietà della provincia di Bergamo sito nella via Borgo Palazzo. Al momento sono in corso le attività (destinate ad essere ultimate entro il mese di giugno dell'anno 2021) finalizzate alla realizzazione dell'operazione di permuta tra Stato ed ente locale; in particolare il Demanio acquisirà la proprietà dell'ex convento della Maddalena mentre il comune di Bergamo, in contropartita, riceverà il compendio denominato Campo Marte, ex Casello via Crocefisso ed ex Circolo Arci.
  Sulla scorta di tutto quanto sinora illustrato nel dettaglio appare evidente che il Governo (e in particolare questo Dicastero) stia agendo lungo la medesima direttrice indicata dall'interrogante.

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   FIORINI, MURELLI, VINCI e CAVANDOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   durante il primo weekend di dicembre 2020 l'Italia si è ritrovata nella morsa del maltempo. Gravemente colpite sono state le regioni del Nord, tra cui anche l'Emilia-Romagna dove si sono verificati allagamenti, esondazioni e frane. Le immagini trasmesse dalle emittenti televisive hanno evidenziato la gravità degli eventi che le previsioni meteorologiche avevano previsto;

   in poche ore sono stati centinaia gli interventi dei vigili del fuoco e della Protezione civile impegnati a soccorrere la popolazione, rimuovere detriti e alberi, arginare frane e intervenire a supporto di abitazioni, ma anche di negozi e aziende travolte dal fango e già duramente colpite dai danni economici della pandemia;

   ad aggravare la già complicata situazione dei soccorsi non sono mancate le complicazioni legate al COVID-19, infatti, i soccorritori hanno dovuto porre maggiore attenzione ai positivi e quarantenati da isolare rispetto agli altri sfollati;

   al momento, è ancora presto per stimare i danni ma secondo Coldiretti Modena, da una prima conta, sono stati coinvolti 4 mila ettari di campagne e 200 aziende agricole per la rottura dell'argine del Panaro nei pressi di Gaggio;

   infatti, la mattina del 6 dicembre 2020, la falla ha provocato l'inondazione del territorio che da Castelfranco Emilia arriva a Nonantola e alle porte di Modena;

   la voragine di 55 metri è stata tamponata in emergenza in attesa di un intervento risolutivo. La zona della rottura è vicina a quella di un analogo evento verificatosi il 19 gennaio 2014 che ha alluvionato Bastiglia e Bomporto. La relazione tecnica post alluvione segnalava che i rischi erano dovuti alle tane scavate dagli animali;

   tecnici, esperti e comitati negli anni hanno evidenziato i rischi del nodo idraulico nel modenese ma sono rimasti inascoltati, vista la situazione attuale;

   da quanto riportato da organi di stampa, le casse di espansione del Panaro, a cui manca ancora il collaudo dopo circa 40 anni dalla costruzione, non sarebbero state attivate pienamente per alleggerire la pressione sull'argine spezzato;

   la prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo ha presentato atti di sindacato ispettivo per evidenziare la carenza della messa in sicurezza di ponti e fiumi, in previsione delle stagioni invernali, per evitare danni a persone e a cose;

   alla popolazione colpita, sia famiglie che attività produttive, oltre al supporto momentaneo, servono risarcimenti immediati per tornare quanto prima nelle abitazioni e riprendere le attività lavorative –:

   quali iniziative siano state intraprese per affrontare la grave situazione di dissesto idrogeologico delle zone alluvionate e se, in seguito all'allerta, siano stati effettuati sopralluoghi nell'area coinvolta;

   se l'entità dei danni causati dalla rottura dell'argine sarebbe stata inferiore con il pieno utilizzo delle casse di espansione e quale sia lo stato del procedimento di collaudo, i motivi del ritardo, il cronoprogramma e i costi, considerando anche gli eventuali ammodernamenti e adeguamenti necessari dalla progettazione ad oggi;

   se le abitazioni e gli insediamenti produttivi vicini alle casse di espansione siano al sicuro da rischi di alluvione con l'utilizzo a pieno dell'opera come progettata;

   se sia veritiero che siano stati alcuni cittadini castelfranchesi, trovatisi allagati al mattino, ad aver allertato le autorità e quali siano le procedure di alert verso i residenti nelle adiacenze di via Tronco a Castelfranco Emilia e a chi siano affidate;

   se e quali controlli siano stati eseguiti per il controllo della fauna selvatica (nutrie e istrici) in attuazione delle norme vigenti;

   se non si convenga sulla necessità di provvedere tempestivamente con interventi strutturali e periodici sui ponti e fiumi della zona, oltre che di adottare iniziative, per quanto di competenza, in ordine alle responsabilità di questo disastro che era già annunciato;

   se e quali iniziative urgenti di ristoro siano state previste per le popolazioni e le attività colpite dagli eventi in premessa.
(4-07787)

  Risposta. — Con riferimento alle iniziative intraprese per affrontare le criticità connesse al rischio idraulico nelle zone colpite dall'alluvione provocata dalle esondazioni del torrente Tiepido in prossimità della confluenza nel fiume Panaro, la regione Emilia Romagna ha reso noto che, nell'immediato, sono stati attuati gli interventi di emergenza e soccorso, l'assistenza alla popolazione e il primo ripristino dei servizi pubblici essenziali.
  Lo scorso 7 dicembre la regione ha chiesto la dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 24, comma 1, del decreto legislativo n. 1 del 2018, e ha stanziato 2 milioni di euro da destinare alle attività produttive colpite dall'alluvione.
  Sono, inoltre, in programma interventi finanziati in attuazione della pianificazione di bacino che, in particolare per il fiume Panaro, prevedono l'adeguamento del sistema arginale alla portata con tempo di ritorno cinquantennale con franco idraulico di un metro. Detti interventi sono stati in parte finanziati con le risorse stanziate dal decreto-legge n. 74 del 2014, convertito in legge n. 93 del 2014 per un importo di 20 milioni di euro, a copertura delle opere individuate come prioritarie nell'ambito di un progetto generale giunto al livello definitivo.
  Il progetto definitivo ha recentemente concluso positivamente il procedimento autorizzativo unico ai sensi dell'articolo 53, comma 1, lettera
a), legge regionale 21 dicembre 2017, n. 24. I lavori saranno appaltati a breve.
  Per quanto riguarda il Ministero della transizione ecologica, le risorse assegnate all'Emilia Romagna sono distribuite nel Fondo per la progettazione
ex articolo 55 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 che, come previsto dall'articolo 1, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 luglio 2016, consiste in 100 milioni di euro assegnati dal Cipe con delibera n. 32 del 2015 punto 1.4.
  Sono stati messi a disposizione della regione Emilia-Romagna circa 2,5 milioni di euro, destinati all'avanzamento delle attività progettuali fino al livello esecutivo di n. 20 interventi, che comportano opere da realizzare di importo complessivamente pari ad oltre 113 milioni di euro.
  In particolare, a dicembre 2019, a valere sul predetto «Fondo», è stato assegnato il finanziamento di 589.500 euro, per la progettazione di un intervento denominato «Manutenzione straordinaria dell'alveo e delle arginature dalla cassa di espansione al Po». L'intervento in questione prevede l'esecuzione di lavori ricadenti nei comuni di Bomporto, Camposanto, Castelfranco Emilia, Finale Emilia, Modena, Nonantola, Ravarino, San Cesario sul Panaro, Spilamberto, per un costo complessivo pari a 15 milioni di euro.
  Con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 febbraio 2019 è stato adottato il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale. L'articolo 2, comma 1, di detto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri prevede un piano stralcio 2019 recante elenchi settoriali di progetti e interventi immediatamente eseguibili, aventi carattere di urgenza e indifferibilità.
  Nell'ambito del suddetto Piano, sono stati assegnati alla regione Emilia-Romagna oltre 21 milioni di euro. Tali risorse hanno già consentito il finanziamento nella regione di n. 18 interventi, per i quali, nel 2019, è stata erogata l'anticipazione del 60 per cento dell'importo totale assegnato.
  Del predetto piano Piano fa parte anche la messa in sicurezza del fiume Panaro dalla strada provinciale 16 all'abitato di Marano sul Panaro, nel comune di Vignola. L'intervento, in corso di esecuzione per un importo di 1.280.000 euro è finanziato con delibera Cipe n. 35 del 24 luglio 2019, quale secondo stralcio di un intervento di complessivi 6.400.000 euro (fonte ReNDiS).
  In data 26 ottobre 2020 è stato sottoscritto il sesto atto integrativo all'accordo di programma del 3 novembre 2010 tra il Ministero dell'ambiente, oggi della transizione ecologica, e la regione Emilia-Romagna, finalizzato alla programmazione e al finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico, con il quale sono stati finanziati, a valere su risorse di bilancio del Ministero, n. 10 interventi per un totale di 15 milioni di euro, già trasferiti.
  Le risorse sono state prioritariamente attribuite agli interventi la cui progettazione è già stata finanziata con il «Fondo progettazioni» di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 luglio 2016.
  

Il Ministro della transizione ecologica: Roberto Cingolani.


   FORMENTINI, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI, RIBOLLA, SNIDER, ZENNARO e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'educazione dell'Autorità Nazionale Palestinese ha emanato un documento che contiene le istruzioni cui gli educatori dovrebbero attenersi nella somministrazione di lezioni ai bambini delle scuole materne residenti a Gaza e in Cisgiordania;

   al paragrafo 19 del testo del predetto documento, agli educatori delle scuole materne viene vietato di ricevere contributi finanziari e materiali, aiuti tecnici e persino di intrattenere contatti o condurre attività di normalizzazione con qualsiasi istituzione di quella che è definita l'«occupazione israeliana»;

   tale formulazione non sembrerebbe in alcun modo tendere alla promozione della causa della pace, della riconciliazione e della pacifica coesistenza tra Israele e l'Autorità Nazionale Palestinese;

   il Ministero dell'educazione dell'Autorità Nazionale Palestinese avrebbe pubblicato il documento contenente le linee guida sopra ricordate, beneficiando di un contributo della «PACE – Partnership for a New Approach to Early Childhood», promossa dall'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo –:

   se corrisponda al vero che il documento di cui in premessa, che raccomanda agli educatori delle scuole materne palestinesi di non collaborare con le istituzioni dell'«occupazione israeliana», sia stato prodotto con finanziamenti dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e quali controlli siano stati condotti sulla sua aderenza ai principi cui dovrebbero conformarsi le iniziative sostenute dall'Italia con l'aiuto pubblico allo sviluppo;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per evitare che le pubblicazioni palestinesi finanziate con i contributi della cooperazione italiana, o quelli delle organizzazioni multilaterali di cui l'Italia è parte, contengano testi che incitano all'odio e al rifiuto della convivenza pacifica.
(4-08867)

  Risposta. — La cooperazione Italiana ha co-finanziato con un contributo di circa 1,5 milioni di euro il progetto in Palestina della Organizzazione della società civile (OSC) «Volontari nel Mondo RTM» denominato «P.A.C.E. - Partnership for a new Approach to early Childhood Education». Il progetto è stato selezionato nell'ambito dei bandi per le iniziative promosse dalle OSC italiane.
  RTM ha fornito assistenza tecnica al Ministero dell'educazione dell'Autorità palestinese per la redazione di linee guida relative al riconoscimento delle scuole private palestinesi della prima infanzia e alla qualità dell'insegnamento nelle stesse. L'assistenza di RTM ha riguardato esclusivamente attività volte all'inclusione nelle linee guide del «Reggio Emilia
approach», metodo ampiamente riconosciuto a livello internazionale che mette il bambino al centro.
  L'inserimento del logo dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS) nel documento riflette esclusivamente questo contributo di idee, reso possibile dai fondi italiani. Per la sua stesura il Ministero dell'educazione non ha però ricevuto, né direttamente né indirettamente, fondi della cooperazione italiana. Il contenuto è da imputare esclusivamente all'Autorità palestinese, come indicato nella dichiarazione che affianca il logo dell'AICS, nella quale si ribadisce che «tutte le opinioni espresse nel documento sono opinioni del Ministero dell'Educazione palestinese e non riflettono necessariamente le opinioni o le politiche dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo».
  Lo stesso documento invita le scuole a tutelare il pluralismo religioso e a promuovere una cultura di rispetto, anche verso i simboli nazionali e religiosi, in linea con la politica del Governo italiano volta a favorire il processo di pace e sulla base dei principi cui si ispira la cooperazione italiana.
  Sul tema dei libri di testo utilizzati nelle scuole palestinesi il Governo è impegnato anche nell'ambito dei programmi di istruzione gestiti dall'agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, in particolare nel quadro del dialogo tra Agenzia e donatori. In quanto membro della commissione consultiva dell'Agenzia, l'Italia partecipa, per il tramite del Consolato generale a Gerusalemme, alle varie riunioni di coordinamento e monitoraggio delle iniziative.
  Nel corso degli ultimi incontri l'agenzia ha fornito chiarimenti puntuali proprio in risposta alla richiesta di massima trasparenza avanzata dai donatori, Italia inclusa, sui messaggi contenuti nei materiali scolastici. Il vertice dell'agenzia ha risposto con una lettera ai membri della commissione consultiva. Nella lettera il commissario generale ha fatto presente che l'agenzia utilizza un sistema interno di revisione permanente dei materiali scolastici. Come risultato della revisione, l'agenzia aveva deciso di rimuovere i materiali didattici ritenuti effettivamente non in linea con gli
standard delle Nazioni unite. Il 19 aprile, nel corso di un incontro con i membri della commissione consultiva, a cui l'Italia ha partecipato, l'agenzia ha annunciato la conclusione del processo di revisione e la decisione di adottare una nuova piattaforma per i materiali di autoapprendimento. Anche grazie a questa piattaforma, d'ora in avanti, qualsiasi materiale online utilizzato nelle scuole gestite dalle Nazioni unite, dove la modalità di didattica a distanza è tuttora prevalente, dovrà superare una valutazione ancora più stringente, cui parteciperanno personalmente dirigenti dell'Agenzia al più alto livello. Questo è l'impegno preso.
  Il consolato generale d'Italia a Gerusalemme continuerà a esercitare un ruolo di vigilanza sulle iniziative di cooperazione allo sviluppo così da prevenire ogni discordanza fra le attività finanziate e i principi cardine della cooperazione italiana, quali la tolleranza e il sostegno alla convivenza pacifica. La questione palestinese è una delle crisi umanitarie più lunghe e dolorose della storia recente con oltre 5 milioni di rifugiati e per questo continuerà a essere necessario anche il nostro contributo all'agenzia delle Nazioni unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel vicino Oriente, che opera in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e striscia di Gaza. Sono aree prioritarie per l'Italia, tanto più in una fase resa ancor più drammatica dalla pandemia e dalle conseguenti restrizioni movimento internazionale di beni e personale umanitario.

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.


   FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Gkn Driveline è una multinazionale leader nella produzione di semiassi ed elementi di trasmissione per il settore automotive. È nata sul finire dell'ottocento come produttore di viti e bulloni e poi si è sviluppata nei decenni, fino a contare 51 stabilimenti produttivi in 20 paesi per un totale di 27.500 dipendenti. Dal 2018 è stata acquistata da un fondo di investimento finanziario, Melrose Industries. In Italia ha due stabilimenti, uno a Brunico e uno a Campi Bisenzio;

   da quanto si apprende da fonti di stampa, i 422 dipendenti della Gkn Driveline di Campi Bisenzio sarebbero stati licenziati via pec il 9 luglio 2021, dopo aver fatto regolarmente il loro turno fino alla notte precedente. Alla notizia, i lavoratori si sono riversati davanti ai cancelli dell'azienda, dando il via a un presidio permanente;

   i 41 sindaci della provincia di Firenze stanno partecipando a turno al presidio: la chiusura dello stabilimento di Campi Bisenzio produrrebbe un enorme danno sociale ed economico, con conseguenze nefaste per tutto l'indotto e per il territorio fiorentino;

   da parte sua l'azienda ha motivato la decisione drastica, chiusura dello stabilimento senza il ricorso agli ammortizzatori sociali, con il crollo del fatturato atteso nel 2025 a fronte della crisi del settore automotive enfatizzata dalla pandemia;

   quello dello stabilimento Gkn di Campi Bisenzio è il secondo caso di chiusura di un'azienda al termine del blocco dei licenziamenti. Anche nel caso della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto i lavoratori sono stati avvisati dall'azienda attraverso una mail. Una modalità che, ovviamente, lascia senza parole lavoratori, sindacati e istituzioni locali;

   il tavolo del Ministero per lo sviluppo economico sulla vertenza della Gkn di Campi Bisenzio si terrà giovedì 15 luglio 2021 presso la prefettura di Firenze. È importante che già in quella sede la proprietà chiarisca quali sono le reali intenzioni sullo stabilimento e dia chiarimenti sulle motivazioni che hanno portato al licenziamento collettivo nonché sulla discutibile modalità con cui sono stati avvisati i lavoratori –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in atto affinché la Gkn Driveline assicuri il mantenimento degli impegni sottoscritti da Governo, organizzazioni sindacali e associazioni delle imprese attraverso la firma dell'avviso comune del 30 giugno 2021, utilizzando strumenti alternativi ai licenziamenti, per trovare ogni forma di soluzione volta a dare continuità all'attività del sito produttivo e per salvaguardare il perimetro occupazionale.
(4-09798)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita anche la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante con l'atto in esame nel denunciare l'azione posta in essere dalla GKN, multinazionale della componentistica auto acquisita da un fondo finanziario, che ha manifestato la propria volontà di licenziare tutti i propri dipendenti dello stabilimento di Campi Bisenzio (Firenze), chiede al Governo come intenda concretamente attivarsi «per trovare una soluzione volta a dare continuità all'attività del sito produttivo e per salvaguardare il perimetro occupazionale».
  Com'è noto, la GKN di Firenze il 9 luglio 2021 ha comunicato ai propri lavoratori di aver avviato la procedura di licenziamento collettivo e di voler cessare l'attività dello stabilimento. Tale vicenda è stata seguita negli anni passati direttamente dalla regione Toscana, che, con numerosi interventi ha cercato di allentare le tensioni già sorte, al fine di mantenere i livelli occupazionali e garantire il prosieguo dell'attività produttiva.
  Conseguentemente, ribadita la volontà della GKN di cessare l'attività dello stabilimento e di procedere al licenziamento di tutto il personale, il 15 luglio 2021, il Ministero dello sviluppo economico, come peraltro noto all'interrogante, ha convocato un nuovo incontro del tavolo presso la prefettura di Firenze.
  Nel corso della riunione il rappresentante della GKN ha manifestato la disponibilità aziendale a voler raggiungere un accordo, nel corso dei 75 giorni di durata della procedura di licenziamento, al fine di mitigare l'impatto sociale di tale scelta. Ha specificato altresì che la decisione di cessare l'attività produttiva è stata maturata alla luce della profonda trasformazione che sta attraversando il settore di riferimento.
  Sulla base delle proprie funzioni delegate dal Governo e concernenti le crisi aziendali, presiedendo la riunione, è stato evidenziato nel corso della riunione che la società ha avviato la ristrutturazione aziendale in modo unilaterale. Per tale ragione, anche alla luce delle richieste delle organizzazioni sindacali, sono stati invitati i rappresentanti aziendali a condividere il percorso di ristrutturazione con le istituzioni e con le parti sociali, al fine di addivenire a una soluzione idonea a salvaguardare i lavoratori coinvolti. Pertanto, si può confermare che si sta lavorando in tale direzione.
  In conclusione, si ricorda che il Governo, al fine di prevenire le delocalizzazioni, ha previsto apposite sanzioni per le aziende che delocalizzano qualora abbiano usufruito dei finanziamenti pubblici e ha adottato misure per difendere i marchi storici operanti nel nostro Paese. Inoltre, si stanno individuando tutte le possibili soluzioni per creare le condizioni per rendere meno oneroso lo svolgimento dell'attività d'impresa in Italia rispetto a quanto avviene in altri Paesi, attraverso la previsione di un quadro omogeneo di interventi normativi volti a difendere il tessuto produttivo italiano e ad attrarre gli investimenti.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   GRIMALDI, IORIO, DEL MONACO, DEL SESTO e GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la sede del dipartimento di ingegneria dell'università degli studi della Campania «Luigi Vanvitelli» è stata oggetto negli ultimi mesi di attenzione allarmata da parte della stampa locale per il completamento dei lavori di una nuova struttura all'interno dello storico complesso dell'Annunziata dove essa ha sede;

   tutto questo ha suscitato evidente interesse e clamore dei cittadini sui social network;

   tale attenzione mediatica dura dal 2014;

   le varie direzioni (già presidi di facoltà) della stessa si sono sempre dimostrate attive nella costruzione di nuovi volumi anche in altre parti della città;

   durante gli scavi per la costruzione del nuovo volume sono emerse delle preesistenze, ad avviso degli interroganti mai a fondo indagate dalla Soprintendenza competente;

   tali lavori furono attenzionati dall'ex sindaco Sagliocco, che ne interessò la Soprintendenza competente;

   il volume nuovo prende accesso ex-novo da via Torretta;

   già nel recente passato un volume fu costruito al posto di pochi ruderi preesistenti;

   il volume attualmente completato sarebbe doppio rispetto a quello abbattuto;

   sull'abbattimento del volume sostituito, ci si chiede se e perché sia stata data autorizzazione da parte della Soprintendenza competente;

   il primo volume, costruito in anni passati e quello attualmente terminato, secondo gli interroganti, hanno alterato profondamente il rapporto tra pieni e vuoti del complesso architettonico e la cortina su Via Torretta;

   tali equilibri si erano determinati nel corso di 700 anni e come tali, per istanza storica ed estetica, andavano certamente e doverosamente preservati;

   tali costruzioni hanno determinato un consumo totale del verde interno al complesso, una volta giardino, i cui effetti benefici erano utili per tutta la zona;

   tutto ciò è stato operato da un'istituzione, il dipartimento di ingegneria dell'università degli studi della Campania «Luigi Vanvitelli», che dovrebbe evitare, per motivi istituzionali, culturali e accademici, che tutto questo possa accadere;

   ad avviso degli interroganti la Soprintendenza competente, non avendo esercitato nel corso degli anni i controlli dovuti, di fatto ha permesso che uno dei gioielli architettonici di Aversa fosse soggetto a una cementificazione selvaggia, senza giustificazione, che ha prodotto gli effetti di cui si parla;

   tale Soprintendenza, a quanto risulta agli interroganti, non avrebbe mai prodotto un atto pubblico da cui trasparisse la propria posizione in relazione ai fatti di cui si espone;

   ancora una volta si assiste, secondo gli interroganti, allo spettacolo incredibile di parti dello Stato che «dribblano» lo Stato –:

   se il Governo, per quanto di competenza, sia a conoscenza dei fatti descritti;

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di verificare la fondatezza degli stessi;

   se il Governo abbia adottato, o stia per adottare, iniziative di competenza al riguardo.
(4-02072)

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'interrogante ha chiesto di conoscere notizie in merito al completamento dei lavori per la costruzione di una struttura all'interno dello storico complesso dell'Annunziata.
  Sulla base degli elementi forniti dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, si rappresenta quanto segue.
  I corpi di fabbrica su via Torretta furono oggetto di un procedimento amministrativo avviato per l'autorizzazione alla ricostruzione, previa demolizione, di un complesso da destinare ad aule dell'allora facoltà di ingegneria della II università di Napoli, oggi Luigi Vanvitelli.
  Il progetto prevedeva la demolizione di fabbricati moderni e la realizzazione di un volume costituito da due corpi di fabbrica su tre livelli, per i quali fu rilasciata autorizzazione da parte della soprintendenza, in data 18 luglio 2007, successivamente confermata il 18 settembre 2008.
  L'area interessata dall'intervento, marginale rispetto all'originaria insula della SS. Annunziata, non costituiva verde storico dell'antica istituzione di assistenza, ma faceva parte delle aree residuali del complesso.
  Gli stessi corpi di fabbrica, assolutamente privi di ogni carattere di qualità architettonica, costituivano superfetazioni che non avendo alcuna connessione (neppure di tipo funzionale) con il complesso dell'Annunziata non costituivano elemento di trasformazione storicizzata.
  Nel corso dei lavori per la realizzazione della nuova volumetria, non risulta il rinvenimento di strutture di interesse archeologico tali da richiedere provvedimenti ed azioni specifiche di tutela da parte dell'allora competente soprintendenza per i beni archeologici.
  Infine, si precisa che la verifica degli
standards urbanistici e delle volumetrie realizzate, non afferiscono ad attività di competenza della soprintendenza.
  

La Sottosegretaria di Stato per la cultura: Lucia Borgonzoni.


   IORIO, GRIPPA, DEL MONACO, VILLANI e NAPPI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nell'attuale quadro normativo italiano, sembrerebbe non esserci alcuna disposizione nazionale che preveda misure d'ausilio e/o d'accessibilità specifiche a favore dei soggetti affetti da sordomutismo, relativamente alla circolazione stradale urbana e autostradale;

   la Alphabet Onlus, associazione attiva sin dal 2013, promotrice di attività volte a promuovere ogni azione che abbia come scopo l'integrazione, la crescita culturale, il superamento dell'impatto dell'handicap uditivo e delle barriere discriminatorie che impediscono la piena inclusione sociale, la valorizzazione delle capacità e delle competenze delle persone sordomute, ha rilevato una serie di disagi che vivono ogni giorno i soggetti affetti da sordomutismo, nella circolazione stradale. In particolare, ha rilevato il notevole disagio che vivono gli utenti-guidatori, affetti da sordomutismo, nel percorrere i tratti autostradali. Per questi ultimi, infatti, non è prevista alcuna forma di assistenza specifica dedicata, in caso di problemi e/o disservizi. A titolo esemplificativo e non esaustivo, nel caso in cui un utente-guidatore, affetto da sordomutismo, si trovi in difficoltà all'atto del pagamento del pedaggio autostradale, per come è attualmente congegnato il sistema di assistenza agli utenti, quest'ultimo non avrebbero alcun modo di comunicare con l'operatore deputato alla assistenza degli utenti;

   in verità, nel 2017, la società Autostrade per l'Italia, nell'applicazione mobile «My Way», ha predisposto funzionalità dedicate anche agli utenti ipoacusici, relativamente ai servizi di soccorso stradale e soccorso sanitario. Detto servizio, in ogni caso, non si è rivelato poi così tanto utile e risolutivo;

   inoltre, sarebbe ragionevole, nonché un grande gesto di civiltà e di democrazia, predisporre un atto normativo che preveda l'istituzione di un contrassegno auto nazionale ad hoc per i soggetti affetti da sordomutismo, che essi possano esporre sulle proprie automobili, compatibilmente e nel pieno rispetto del regolamento (UE) 2016/679, in materia di protezione dei dati personali, nonché del decreto legislativo n. 101 del 2018, al fine di segnalare a pubblici ufficiali, al personale del soccorso sanitario, ai vigili del fuoco e agli altri guidatori, la presenza di un guidatore sordomuto a bordo;

   l'articolo 3 della Costituzione e la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre 2006, recepita con legge del 3 marzo 2009, n. 18, affidano alle istituzioni il compito di promuovere, proteggere e garantire il pieno ed eguale godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle persone con disabilità nonché di promuovere il rispetto della loro dignità, la piena uguaglianza e le pari opportunità e, al contempo, affidano alle istituzioni il compito di rimuovere gli ostacoli, di ogni ordine e grado, che possano minare principi fondamentali come la non discriminazione, l'inclusione sociale, la partecipazione, il rispetto per la differenza e l'accessibilità. Pertanto, adoperarsi affinché i soggetti esercenti pubblici servizi predispongano specifici strumenti d'accessibilità e di assistenza a favore degli utenti-guidatori sordomuti sarebbe una grande occasione, per le istituzioni, di dimostrare, concretamente, il rispetto dei suddetti principi –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire a diverse migliaia di sordomuti i necessari ausili e servizi volti a favorire la loro integrazione e inclusione nonché per fornire loro le forme di assistenza suddette, relativamente alla circolazione stradale urbana e autostradale.
(4-04268)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame gli interroganti chiedono iniziative volte ad agevolare le persone con disabilità uditiva nell'ambito della circolazione stradale urbana e autostradale.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornite dalla direzione generale per la sicurezza stradale, si rappresenta quanto segue.
  Tra le iniziative più recenti di questo Ministero – da sempre attento alle esigenze dei portatori di disabilità – vi è l'articolo 49, comma 5-
ter, lettera g), del decreto-legge n. 76 del 2020 (cosiddetto decreto semplificazioni} con il quale si è provveduto ad integrare l'articolo 78, comma 1, del Codice della strada.
  Tale integrazione stabilisce che con decreto ministeriale sono individuate le tipologie di modifica delle caratteristiche costruttive e funzionali – anche con riferimento ai veicoli con adattamenti per le persone con disabilità – per le quali non sono richieste visita e prova in caso di una o più modifiche alle predette caratteristiche, ovvero ai dispositivi d'equipaggiamento, e sono anche stabilite le modalità e le procedure per i relativi accertamenti e l'aggiornamento della carta di circolazione.
  In attuazione di tale previsione, questo Ministero ha adottato il decreto 8 gennaio 2021; recante Innovazioni in materia di accertamento delle modifiche delle caratteristiche costruttive e funzionali dei veicoli e aggiornamento della carta di circolazione.
  Inoltre, un'ulteriore iniziativa che il Ministero intende approfondite è la realizzazione di un documento speciale di riconoscimento di questa particolare categoria di portatori di disabilità, proprio per renderla più riconoscibile nell'ambito della circolazione stradale, anche al fine di una maggiore sensibilità ed attenzione alle loro esigenze da parte degli enti proprietari delle strade, degli operatori del settore, degli organi di controllo e degli altri utenti della strada.
  Più in generale si segnala che è in fase di predisposizione, presso questo Ministero, la nuova piattaforma informatica per il contrassegno unificato disabili europeo (CUDE), che rappresenta un importante passo avanti nell'ottica della semplificazione e del miglioramento della qualità della vita delle persone con disabilità attraverso la tecnologia.
  Grazie a tale piattaforma, gli uffici comunali di ogni città italiana potranno verificare che la targa associata ad un contrassegno sia abilitata ad accedere nelle zone a traffico limitato e alla sosta negli spazi riservati.
  Nel concludere, si assicura che questo Ministero è disponibile ad un tavolo di lavoro con i soggetti pubblici a vario titolo coinvolti, con i gestori delle strade e con le associazioni di categoria dei guidatori con disabilità uditiva, per verificare le criticità esistenti e individuare possibili ulteriori iniziative mirate.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   LOLLOBRIGIDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, VARCHI, MASCHIO e VINCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, il presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma Antonino Galletti ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministri della giustizia Marta Cartabia e per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta, per sollecitare interventi urgenti per la «drammatica situazione» in cui versa il Tribunale di Roma;

   nella lettera, il presidente Galletti snocciola numeri di sottodotazione organica a dir poco impietosi e che dipingono uno scenario ai limiti del catastrofico, altamente ingiustificato e ingiustificabile nell'ambito di una moderna nazione occidentale e membro del G8;

   «Se è vero che la carenza d'organico è uno dei grandi mali della Giustizia italiana – si legge nella lettera – certamente si impone un intervento urgente ed indifferibile in relazione alla situazione emergenziale del Tribunale di Roma, dove i ruoli sono scoperti al 37,5% del totale, con punte che superano il 50% e addirittura in alcuni settori arrivano al 100%: vale a dire, non è in servizio alcun dipendente in quel determinato ambito»;

   in ambito dirigenziale, si legge, sono previsti 86 direttori, mentre ne sono impiegati solamente 38 (-55 per cento); sono previsti 331 funzionari mentre ne sono in servizio 168 (-49 per cento). Due soltanto sono i funzionari contabili in pianta organica ed uno solo quello effettivamente impiegato (-50 per cento) Sono 153 i cancellieri in pianta organica, ma soltanto 71 quelli in servizio (-53 per cento);

   rialzano la media gli assistenti giudiziari, previsti 408, in servizio 352 (-13 per cento). In altri settori, come quello contabile o quello degli assistenti alla vigilanza dei locali, la scopertura è totale, mancando del tutto (-100 per cento);

   secondo Galletti, questi «sono dati impressionanti che arrivano dal più grande ed importante Tribunale d'Europa che dovrebbe essere il fiore all'occhiello ed il biglietto da visita del nostro sistema giudiziario. Le carenze d'organico, aggravate dalla pandemia, si traducono in disservizi per gli stenti e, in ultima analisi, in denegata giustizia»;

   Galletti illustra anche la paradossale situazione in cui, in taluni ambiti, l'ordine Forense capitolino fornisce servizi, «prestando» di fatto dipendenti al Tribunale, per sveltire le procedure e rendere fruibili i servizi, come ad esempio per fornire le informazioni generali e per la liquidazione dei compensi da patrocinio a spese dello Stato;

   appare ampiamente condivisibile la specifica richiesta di rilancio per la giustizia romana avanzata dal presidente Galletti, il quale individua nelle risorse del Recovery Plan un'occasione unica per bandire procedure di reclutamento straordinarie, che devono servire a restituire alla giustizia l'efficienza degna di un Paese civile;

   a tal proposito, sarebbe necessario un aumento delle risorse stanziate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza dall'1 al 5 per cento, in considerazione del fatto che i benefìci provenienti da una giustizia più efficiente si ripercuotono, in una logica di sistema, su tutti i settori della società e comportano anche la possibilità di attrarre maggiori investimenti diretti esteri –:

   quali siano le intenzioni del Governo, per quanto di competenza, in merito alle richieste di rilancio della giustizia romana avanzate dal presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma, Antonino Galletti.
(4-08666)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, gli interroganti – dopo avere premesso che «...nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministri della Giustizia Marta Cartabia e per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta per sollecitare interventi urgenti per la drammatica situazione in cui versa il Tribunale di Roma...» sotto il profilo delle carenze del personale amministrativo – domandano alla Ministra della Giustizia «...quali siano le intenzioni del Governo ... in merito alle richieste di rilancio della giustizia romana avanzate dal Presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma...».
  Occorre al riguardo segnalare, in primo luogo, che l'intero distretto della Corte di appello di Roma segna una scopertura media, tenuto conto dei distacchi e dei comandi, del 29,63 per cento, dato questo che risulta superiore alla scopertura media nazionale che è del 24,89 per cento, tenuto conto del personale distaccato e comandato. Nell'immediato una migliore funzionalità dei servizi può essere garantita con provvedimenti di natura transitoria; rientrano in tale tipologia i comandi da altre amministrazioni, le applicazioni temporanee in ambito distrettuale e gli scambi di sedi, tutti strumenti previsti nell'accordo sulla mobilità del personale del 15 luglio 2020 sottoscritto dalle organizzazioni sindacali. Il distretto della Corte di appello di Roma comprende 45 uffici giudiziari ripartiti tra la città capoluogo (sede di 10 uffici) e 9 circondari (Cassino, Civitavecchia, Frosinone, Latina, Rieti, Roma, Tivoli, Velletri e Viterbo), come risultanti a seguito della definizione della nuova geografia giudiziaria per effetto dei decreti legislativi nn. 155 e 156 del 7 settembre 2012 e successive modifiche ed integrazioni. Sulla base delle normative intervenute le assunzioni realizzate nell'intero distretto della Corte di appello di Roma nell'arco temporale che va dal 2014 al 2021 risultano in numero di 956, tenuto conto delle ultime procedure per il reclutamento di 400 direttori amministrativi e 1.000 operatori giudiziari (e compresi i 31 assistenti giudiziari che in data 11 gennaio 2021 hanno preso possesso della sede scelta per il definitivo scorrimento della graduatoria del concorso a 800 posti). Per quanto riguarda l'incremento della pianta organica, al fine di consentire la prosecuzione delle procedure assunzionali relative al concorso a 800 posti da assistente giudiziario, questa Amministrazione ha provveduto ad ampliare la dotazione organica del profilo di assistente giudiziario in due momenti successivi: con il decreto ministeriale 13 febbraio 2018 la dotazione organica del profilo di assistente giudiziario è stata incrementata di 750 unità e gli uffici giudiziari del distretto della Corte di appello di Roma ne hanno beneficiato con l'aumento di 71 unità; con il decreto ministeriale 20 luglio 2020 la dotazione organica del profilo di assistente giudiziario è stata incrementata di 194 unità, riequilibrando le varie qualifiche professionali rispetto ai flussi di lavoro di molti uffici, con l'obiettivo precipuo di consentire l'esaurimento integrale della graduatoria del concorso per il profilo di assistente giudiziario. Nell'intero distretto della Corte di appello di Roma vi è stato così un ulteriore incremento di 38 unità di assistente giudiziario. Si evidenzia che con il Pdg del 16 luglio 2020 è stato disposto lo scorrimento definitivo della graduatoria del concorso a 800 posti di assistente giudiziario. Dall'inizio della procedura, l'intero distretto della Corte di appello di Roma ha beneficiato dell'ingresso di 437 nuovi assistenti giudiziari. Con riferimento alla procedura di riqualificazione del personale in servizio (cancellieri e ufficiali giudiziari), di cui ai bandi del 19 settembre 2016, i vincitori in servizio negli uffici dell'intero distretto della Corte di appello di Roma, stante l'ultimo scorrimento della graduatoria stabilito in data 4 agosto 2020 per la copertura di 739 posti, sono stati complessivamente 317 (216 cancellieri e 101 ufficiali giudiziari), inquadrati rispettivamente in funzionari giudiziari e funzionari Unep, mantenendo le medesime sedi di servizio.
  Con particolare riguardo al tribunale di Roma, sembra opportuno precisare che la pianta organica prevede 1.206 unità di personale con una presenza effettiva di 786 unità: ne deriva una scopertura del 34,83 per cento, tenuto conto della presenza di 14 unità di cui 13 distaccate da altri uffici (1 funzionario giudiziario, 1 cancelliere, 1 assistente informatico, 9 assistenti giudiziari e 1 ausiliario) e 1 funzionario giudiziario comandato da altra amministrazione, oltre all'assenza di 52 unità di cui 31 distaccate in altri uffici (1 direttore, 7 funzionari giudiziari, 2 cancellieri, 14 assistenti giudiziari, 1 operatore, 1 centralinista telefonico, 1 conducente di automezzi e 4 ausiliari) e 21 comandati presso altre amministrazioni (4 direttori, 2 funzionari giudiziari, 3 cancellieri e 12 assistenti giudiziari). Nello specifico la situazione è la seguente: si registrano scoperture nel profilo del direttore amministrativo (42 vacanze su 86 posti in organico), di funzionario giudiziario (150 su 331), di cancelliere (75 su 153), di assistente giudiziario (33 su 414), di operatore giudiziario (25 su 80), di conducente di automezzi (27 su 57) e di ausiliario (34 su 78). È completamente soddisfatta la figura del funzionario contabile mentre, di contro, risultano scoperte quelle di contabile e di assistente alla vigilanza di locali e al servizio automezzi; oltretutto si segnala la presenza di 1 assistente informatico, 1 centralinista telefonico assistente e 6 centralinisti telefonici non previsti in organico. La posizione dirigenziale è coperta con incarico di titolarità.
  Le esigenze evidenziate nell'atto di sindacato ispettivo in esame non sfuggono a questa amministrazione, che ha posto al centro della propria attività l'incremento del numero di risorse umane negli uffici giudiziari nella consapevolezza dell'importanza che assume tale operazione per il funzionamento degli uffici stessi e il buon andamento dell'amministrazione. Con il supporto del quadro legislativo degli ultimi anni e in controtendenza rispetto al passato sono state predisposte una serie di misure per riavviare il
turn over del personale, facendo ricorso a tutti gli strumenti normativi e contrattuali disponibili per reclutare nuova forza lavoro. Tali procedure hanno interessato l'intero territorio nazionale e pertanto è stato necessario ripartire le unità da assumere tra tutti gli uffici giudiziari sulla base di criteri uniformi che tenessero conto delle esigenze dei vari territori, dei progetti di miglioramento della funzionalità degli uffici, della riduzione dell'arretrato e delle attività di innovazione organizzativa e tecnologica che si stanno portando avanti. In particolare le assunzioni concretatesi nell'ufficio del tribunale di Roma sono state pari a 197 unità distribuite come di seguito: 20 unità, mobilità volontaria (6 direttori, 14 funzionari): 46 unità, mobilità obbligatoria (5 direttori, 1 funzionario giudiziario, 20 cancellieri, 11 assistenti giudiziari e 9 operatori giudiziari); 5 unità, altre procedure (ausiliari); 17 unità, scorrimento graduatorie (5 funzionari, 8 cancellieri e 4 assistenti giudiziari): 109 unità, scorrimento graduatoria del concorso a 800 posti di assistente giudiziario. A tale dato vanno aggiunte queste ulteriori assunzioni: 18 unità, concorso per 1.000 operatori giudiziari: 18 unità, concorso per 400 direttori amministrativi (di cui 16 anno preso possesso in data 16 giugno 2021 e 2 prenderanno possesso l'1 settembre 2021): 3 unità, passaggio legge 339/1982 e legge 443/1992: per un totale di 236 unità. Altre importanti iniziative intraprese al fine di migliorare il funzionamento degli Uffici Giudiziari sono costituite dalle seguenti:

   variazione della pianta organica: con un primo intervento (D.m. 2018) si è registrato un aumento dell'organico nel profilo degli assistenti giudiziari di 4 unità; con un secondo intervento (D.m. 20 luglio 2020), prodromico allo scorrimento della graduatoria degli assistenti giudiziari dal concorso a 800 posti, la pianta organica degli assistenti è stata ampliata di ulteriori 6 unità, passando ad un totale di 414 posti in organico;

   con il Pdg del 16 luglio 2020 è stata disposta l'assunzione a tempo indeterminato, mediante ultimo e definitivo scorrimento, dei residui 837 candidati risultati idonei al concorso a 800 posti di assistente giudiziario, realizzatosi in due distinte tranche, di cui l'ultima conclusasi con la sottoscrizione del contratto di lavoro dei neoassunti in data 11 gennaio 2021. A conclusione della procedura di scorrimento della suddetta graduatoria si sottolinea come nel solo Ufficio del tribunale di Roma siano state assunte 109 unità di personale;

   con riferimento alla procedura di riqualificazione del personale in servizio (cancellieri e ufficiali giudiziari), di cui ai bandi del 19 settembre 2016, i vincitori in servizio nell'ufficio del tribunale di Roma, stante l'ultimo scorrimento della graduatoria in data 4 agosto 2020 per la copertura di 739 posti, sono stati complessivamente 60, inquadrati quali cancellieri;

   con provvedimento del 18 febbraio 2019 è stato avviato l'interpello straordinario per il profilo di assistente giudiziario rivolto al personale in servizio, secondo quanto previsto dall'accordo sindacale del 27 marzo 2007. L'interpello è stato pubblicato il 7 marzo 2019 sul sito istituzionale e con il Pdg del 20 febbraio 2020 veniva disposto il rilancio delle graduatorie al fine di coprire i posti messi a disposizione e rimasti scoperti per revoca delle domande di trasferimento. Nel distretto della Corte di appello di Roma sono stati individuati 20 posti, di cui 16 sono stati coperti. In particolare nel tribunale di Roma sono stati coperti tutti i 6 posti messi a disposizione;

   ai sensi dell'articolo 7 dell'accordo sindacale sulla mobilità del 15 luglio 2020, secondo il quale prima di procedere alle assunzioni conseguenti all'espletamento di un concorso l'Amministrazione deve procedere ad interpello di assestamento per la sola qualifica interessata dalla procedura di reclutamento, il dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi di questo Dicastero ha indetto queste procedure: funzionario, con Pdg del 9 marzo 2021 si è disposto l'accantonamento in funzione dell'interpello di mobilità. Per il distretto di Corte di appello di Roma sono stati accantonati 228 posti (di cui 110 al tribunale di Roma); direttore, con Pdg 29 aprile 2021 si è disposto un interpello di assestamento per 275 posti vacanti relativi al profilo di direttore - area III. Con avviso del 1o giugno 2021 è stata nominata la commissione esaminatrice. Nel distretto di Corte di appello di Roma sono stati resi disponibili 41 posti (di cui 20 al tribunale di Roma); cancelliere, con Pdg 25 maggio 2021 è stato disposto un accantonamento, con conseguente indisponibilità, di 398 posti nel profilo di cancelliere esperto in funzione della prossima procedura di interpello di assestamento. Nel distretto di Corte di appello di Roma sono stati accantonati 34 posti, di cui 2 per il tribunale di Roma.

  Per il periodo 2019-2021 le previsioni di investimento sulle assunzioni di personale amministrativo hanno tenuto conto della situazione delle vacanze attuali e delle cessazioni che si stimano nei prossimi anni. Il programma assunzionale nel periodo indicato prevede 8.756 nuovi ingressi ripartiti tra le tre aree e i dirigenti di II fascia ed è stato formalizzato nel piano triennale approvato con provvedimento del 13 giugno 2019. Lo stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e le relative forme di contenimento del virus hanno rallentato le procedure (già avviate e da avviarsi, in ottemperanza al disposto dell'articolo 24 comma 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2021 relativo alla sospensione delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche se non nei casi e modi stabiliti dalla legge, fino alla data del 6 aprile 2021. Tuttavia si rende noto che, come previsto dall'articolo 252 del decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34, per assicurare il regolare svolgimento dell'attività giudiziaria questa amministrazione ha avviato le procedure concorsuali, già autorizzate, in modalità semplificata (attraverso la valutazione di titoli e il superamento della prova orale) e su base distrettuale, per il reclutamento delle seguenti unità di personale:

   concorso pubblico per titoli ed esame orale, su base distrettuale, per il reclutamento di complessive 2.700 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di cancelliere esperto, da inquadrare nell'area funzionale seconda, fascia economica F3, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia. Per il distretto della Corte di appello di Roma sono state messe a concorso 242 unità di personale (di cui 71 al tribunale di Roma).

  Nell'immediato è possibile procedere ai seguenti reclutamenti:

   in data 26 luglio 2019 è stato pubblicato il bando di concorso per il reclutamento di 2.329 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di Funzionario da inquadrare nell'area funzionale terza, fascia economica F1, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia. Si è conclusa la prima prova (preselettiva) di tale concorso e la graduatoria è stata pubblicata con l'elenco dei 7.021 candidati ammessi alle prove successive del concorso;

   con avviso del 17 novembre 2020 è stato indetto un concorso pubblico per titoli ed esame orale, su base distrettuale, per il reclutamento di complessive 400 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di direttore, da inquadrare nell'area funzionale terza, fascia economica F3, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia. Per il Distretto della Corte di appello di Roma sono stati accantonati e conseguentemente resi indisponibili, con il Pdg del 25 febbraio 2021, 54 posti, di cui 18 nella sola sede del tribunale;

   con avviso del 17 febbraio 2021 è stato reso pubblico il Pdg 11 febbraio 2021 che ha disposto l'assunzione dei primi 950 vincitori del concorso a 1.000 posti di operatore giudiziario area II, fascia economica F2, con contratto a tempo determinato della durata massima di ventiquattro mesi, come supporto alla digitalizzazione del processo penale nonché per la celere definizione e per il contenimento della durata dei procedimenti giudiziari pendenti. La scelta delle sedi si è conclusa il 24 febbraio 2021. Per il distretto della Corte di appello di Roma è prevista l'assunzione di 181 unità, di cui 18 al solo ufficio del tribunale di Roma;

   con avviso di selezione – mediante avviamento degli iscritti ai centri per l'impiego – si è dato avvio alla procedura finalizzata all'assunzione di 616 operatori giudiziari (area II, fascia economica F1), con rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato, per la copertura di posti vacanti in uffici giudiziari aventi sede nelle regioni Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto. Nel Distretto della Corte di Appello di Roma i posti messi a disposizione sono in tutto 98, di cui 64 al Tribunale di Roma;

   da ultimo con riguardo alla procedura di assunzione per il reclutamento – mediante avviamento degli iscritti ai centri per l'impiego (liste di cui all'articolo 16 legge 28 febbraio 1987, n. 56) – di 109 conducenti di automezzi da inquadrare nell'area funzionale seconda, fascia economica F1 (Gazzetta Ufficiale del 14 gennaio 2020), 18 posti sono previsti nel distretto della Corte di appello di Roma (6 delle quali destinate specificamente al tribunale di Roma).

  Sulla scorta di tutto quanto sinora passato analiticamente in rassegna non appare possibile in alcun modo dubitare del costante e indefesso impegno di questa Amministrazione al fine di assicurare una adeguata dotazione organica al tribunale di Roma, contemperando le indiscutibili esigenze di tale ufficio giudiziario con quelle dei numerosi altri uffici che versano in situazioni analoghe nel territorio del nostro Stato.
Il Ministro della giustizia: Marta Cartabia.


   MASI, DEL SESTO, DORI, MANZO, FARO, MARTINCIGLIO, DI LAURO e IORIO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   già a partire dal primo decreto cosiddetto «Rilancio» (decreto-legge n. 34 del 2020), sono stati introdotti diversi sostegni economici per le realtà imprenditoriali e per i singoli lavoratori colpiti dalle restrizioni decise dal Governo per frenare i contagi da coronavirus;

   già a partire dal decreto cosiddetto «Rilancio» sono stati introdotti diversi sostegni economici per le realtà imprenditoriali e per i singoli lavoratori colpiti dalle restrizioni decise dal Governo per frenare i contagi da coronavirus;

   il comparto relativo alle agenzie viaggi e i tour operator, circa 10 mila soggetti presenti su tutto il territorio nazionale, ha subìto, ad oggi, una perdita di fatturato in media pari al 90 per cento. Secondo i dati forniti dagli organismi rappresentativi del settore, infatti, nei mesi fra marzo e luglio 2020, il settore ha perso ben 5,8 miliardi di euro;

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19», convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, istituisce all'articolo 182, comma 1, un fondo con una dotazione di 265 milioni di euro per l'anno 2020, al fine di sostenere le agenzie di viaggio e i tour operator;

   il fondo è stato successivamente implementato con ulteriori decreti, oltre ad essere stata allargata la platea dei beneficiari;

   il decreto ministeriale di attuazione di tale fondo, del 12 agosto 2020, ha specificato, all'articolo 3, comma 2, che i soggetti interessati nel presentare domanda di contributo dovevano certificare «la differenza tra l'ammontare del fatturato e dei corrispettivi dal 23 febbraio 2020 al 31 luglio 2020 e l'ammontare del fatturato e dei corrispettivi del corrispondente periodo del 2019», oltre ai «ricavi riferiti al periodo d'imposta precedente a quello in corso alla data di entrata adozione del presente decreto»;

   tali disposizioni non hanno permesso di fatto alle realtà imprenditoriali nate dal primo gennaio 2019 di ottenere il sostegno, la cui erogazione ha avuto notevoli rallentamenti, al pari dei loro colleghi –:

   quali iniziative di competenza, anche di tipo normativo, intenda intraprendere per sviluppare misure a sostegno di agenzie di viaggio e tour operator nate da inizio 2019.
(4-08837)

  Risposta. — Con riferimento alle questioni poste dall'interrogante, circa le misure che il Governo intende intraprendere a sostegno delle agenzie di viaggio e tour operator, con particolare riferimento alle imprese nate antecedentemente al 23 febbraio 2019, si rappresenta quanto segue.
  L'11 agosto 2021 ho firmato un decreto recante le modalità di assegnazione delle risorse stanziate, per il 2020 e per il 2021, sul fondo di cui all'articolo 182 del decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, destinate, tra gli altri, alle agenzie di viaggio e ai
tour operator.
  Con tale provvedimento – trasmesso tempestivamente agli organi di controllo per la registrazione – sono stati sbloccati oltre 400 milioni per le imprese del settore turistico, dei quali quasi il 50 per cento è destinato alle agenzie di viaggio e ai
tour operator. In particolare, a tali categorie sono destinate risorse stanziate negli anni 2020 e 2021, per complessivi 160.710.774 di euro.
  Con riferimento alle criticità, evidenziate dall'interrogante, derivanti dall'applicazione del decreto ministeriale del 12 agosto 2020 alle imprese nate antecedentemente al 23 febbraio 2019, va premesso che il Ministero del turismo è stato istituito con decreto-legge 1° marzo 2021, n. 22, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 aprile 2021, n. 55, sicché, il decreto indicato è stato adottato dall'allora Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.
  A ogni modo, il decreto ministeriale recentemente adottato in data 11 agosto 2021 non presenta tale criticità, prevedendo un diverso parametro di determinazione del contributo, a partire dal 1° gennaio 2019.

Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   OCCHIONERO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 15 marzo 2021 l'amministrazione comunale di Barletta avrebbe approvato una delibera finalizzata alla richiesta alla regione di un finanziamento per la costituzione di un parco urbano, che prevede la rigenerazione morfologica e il riassetto funzionale dell'area del Castello in via Ferdinando Cafiero e la copertura della viabilità carrabile antistante il Castello stesso;

   l'atto sarebbe in piena e clamorosa contraddizione col «via libera» dato dallo stesso comune alla realizzazione di un supermercato a ridosso dei bastioni del maniero federiciano, opera che risulterebbe regolarmente autorizzata con il permesso a costruire rilasciato dallo sportello unico per l'edilizia del comune il 23 dicembre 2020;

   nella zona adiacente all'area di cantiere si troverebbe una superficie sulla quale insisteva un deposito di idrocarburi dismesso, sul quale parrebbe non sia ancora stata effettuata la bonifica;

   l'autorizzazione, fa sapere la Soprintendenza attraverso le dichiarazioni stampa della soprintendente ad interim Maria Piccarreta, è il risultato di una puntuale istruttoria che ha considerato il progetto proposto e il contesto storico e architettonico, nonché paesaggistico in cui si inserisce;

   risulterebbe che il sindaco di Barletta, a seguito di un incontro tenutosi con la proprietà del supermercato da realizzare nell'area adiacente al castello, avrebbe chiesto e ottenuto una momentanea sospensione dei lavori per verificare la percorribilità di nuove proposte;

   risulta all'interrogante che i consiglieri di opposizione dell'amministrazione comunale di Barletta abbiano rivolto un appello al Ministro interrogato perché, nell'ambito delle sue competenze, intervenga per fermare un'opera che gli stessi definiscono «uno scempio paesaggistico, architettonico, culturale, ambientale e archeologico» –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per affrontare un problema che, pur locale, rischia di compromettere un'area di grande pregio culturale e architettonico, nelle cui adiacenze insistono il Castello Svevo, con le sue sovrapposizioni architettoniche, databili dall'XI al XVIII secolo, le mura cinquecentesche della città e i giardini «Cafiero».
(4-09002)

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo in esame con il quale l'interrogante ha chiesto notizie riguardo all'apertura di un supermercato nell'area adiacente al Castello Svevo di Barletta.
  Sulla base degli elementi acquisiti per il tramite della competente soprintendenza, si rappresenta quanto segue.
  L'area in questione interessata dall'intervento di recupero di edifici industriali, è sottoposta a tutela sia ai sensi della parte seconda del codice dei beni culturali e del paesaggio, con provvedimento di tutela indiretta ai sensi dell'articolo 45, sia ai sensi della parte terza del Codice, con dichiarazione di area di notevole interesse pubblico
ex articolo 136 del citato Codice.
  Gli immobili in questione sono stati oggetto di procedimento di condono edilizio, su istanza della proprietà, avviato ai sensi della legge n. 47 del 1985, «Norme in materia di controllo dell'attività urbanistico-edilizia. Sanzioni amministrative e penali».
  Il comune di Barletta con determina dirigenziale n. 3 del 22 aprile 2004, ha emesso parere favorevole, ai sensi dell'articolo 32 della legge n. 47 del 1985; «visto il parere dell'esperto paesaggista incaricato... (“Trattasi di strutture di ampliamento di attività produttive per opere eseguite prima dell'85. Si esprime parere favorevole per i soli fini paesaggistici”)».
  Successivamente il comune ha trasmesso alla soprintendenza la documentazione per il parere, cui risultava subordinata la sanatoria, ai sensi dell'articolo 32 della legge n. 47 del 1985.
  Con nota 7 maggio 2004, la soprintendenza ha richiesto atti integrativi al Comune, i quali sono stati trasmessi con nota del 12 aprile 2005.
  La soprintendenza, con nota del 17 giugno 2005 ha, quindi, rilasciato il parere di competenza comunicando «che abuso edilizio era stato perpetrato dalla Ditta (...) limitatamente alle competenze di cui alla circolare ministeriale n. 4054/89», condividendo pertanto il provvedimento del sindaco del 22 aprile 2004, ferma restando l'applicazione dell'articolo 2, comma 46 della legge n. 662 del 1996 e del decreto ministeriale del 26 settembre 1997, quando all'indennità risarcitoria prevista dalla legge n. 1497 del 1939.
  Nel 2018 i proprietari degli immobili hanno richiesto il riesame della domanda di sanatoria presentata nel 1986, in merito alla destinazione d'uso, rilasciata con la suddetta sanatoria.
  Il comune di Barletta ha rilasciato il permesso di costruzione in sanatoria n. 39 del 14 dicembre 2018 per «i lavori eseguiti al viale F. Cafiero n. 8, consistenti nella realizzazione delle seguenti opere: – Opificio produttivo, destinato ad attività commerciale... – vani tecnici...».
  Agli atti della soprintendenza, tuttavia, non risulta alcuna richiesta in merito a quest'ultima istanza di sanatoria: pertanto non è mai stato rilasciato alcun parere di competenza.
  Con istanza di autorizzazione paesaggistica ai sensi dell'articolo 146 del codice, trasmessa il 13 agosto 2019, l'amministrazione comunale di Barletta ha chiesto alla soprintendenza il parere di competenza in merito all'intervento in questione.
  Con nota del 22 agosto 2019, dopo aver verificato che sull'area insisteva un vincolo indiretto, la soprintendenza ha comunicato all'amministrazione e all'impresa, che l'intervento avrebbe dovuto essere preventivamente sottoposto al rilascio dell'autorizzazione ai sensi della parte II del Codice.
  In data 17 settembre 2019, l'impresa ha inoltrato l'istanza di autorizzazione.
  Il progetto prevedeva un intervento di riqualificazione generale dell'area sia ambientale sia paesaggistico, eliminando la recinzione in muratura che occludeva la visuale del fossato del Castello e delle mura cinquecentesche, nuovi interventi di bonifica del verde, ripermeabilizzazione delle superfici esterne e rifunzionalizzazione dei volumi esistenti con relativo alleggerimento degli stessi (eliminando volumi che a livello pianimetrico costituivano superfetazioni).
  La rifunzionalizzazione si concretizzava nella demolizione e ricostruzione dell'organismo edilizio esistente nel rispetto della sua volumetria, sagoma, area di sedime e destinazione d'uso, finalizzata a non alterare le visuali e le prospettive già consolidate.
  Tale istanza è stata oggetto di un preavviso di diniego da parte della soprintendenza (in data 9 gennaio 2020), poiché la proposta progettuale prevedeva tipologie materiche e cromie incompatibili con i caratteri tipologici e morfologici tutelati del contesto storico e architettonico in cui si andava a inserire l'immobile.
  A riscontro del preavviso di diniego, l'impresa ha presentato, il 16 gennaio 2020, una nuova proposta progettuale che prevedeva materiali e scelte architettoniche che si armonizzavano con il contesto tutelato.
  Pertanto l'intervento si inseriva coerentemente con il contesto storico, architettonico e paesaggistico, migliorando e valorizzando i coni visuali del complesso castellano e quindi senza lesione del vincolo indiretto dell'area di rispetto del bene culturale.
  Con nota del 27 gennaio 2020, la soprintendenza ha rilasciato autorizzazione ai sensi del Codice, subordinata a una serie di prescrizioni a scopo migliorativo in relazione alla componente progettuale e imponendo l'assistenza archeologica continuativa, considerata la presenza nell'area, nota da letteratura, di strutture portuali presumibilmente riferibili a età romana.
  Si evidenzia che dopo l'inizio dei lavori non sono emerse criticità di carattere archeologico ostative alla prosecuzione dell'intervento.
  In data 22 gennaio 2021 è stata presentata un'istanza, ai sensi della parte II del Codice, per una variante progettuale, che riguardava una diversa distribuzione interna dell'immobile, nonché una diversa sistemazione delle aree esterne.
  Con nota dell'8 marzo 2021 la soprintendenza ha rilasciato parere ai sensi dell'articolo 45 del Codice per tale variante progettuale, subordinata alle seguenti prescrizioni: «– La finitura del rivestimento in pietra di frani così come la colorazione e la finitura degli infissi delle vetrate dovranno essere concordate preventivamente con la Scrivente su presentazione di campionature; – Il tipo di illuminazione del piazzale esterno dovrà essere concordato con la Scrivente in corso d'opera.».
  Per queste ragioni i provvedimenti autorizzatori sono stati rilasciati dalla Soprintendenza nel pieno rispetto delle norme di tutela previste dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, nonché di quanto previsto dal vincolo indiretto insistente sull'area, che non comporta prescrizioni di inedificabilità e va demandato all'organo competente la valutazione tecnica di compatibilità degli interventi proposti.

La Sottosegretaria di Stato per la cultura: Lucia Borgonzoni.


   PAOLINI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la chiesa seicentesca di San Pietro in Valle, a Fano è, senza dubbio, una delle più belle delle Marche. Fu arricchita, tra molti altri, da importanti quadri di Guido Reni, (La Consegna delle chiavi, oggi al Louvre), Simone Cantarini (il miracolo di S. Pietro) e Matteo Loves, (S. Pietro che resuscita Tabita), tutti trafugati da Napoleone e mai più restituiti all'Italia;

   importanti sono gli affreschi, gli stucchi, i marmi, i legni, la cupola luminosa, le sei cappelle, le due cantorie contrapposte. Alcune opere che valorizzavano l'edificio sono state rimosse ed allocate presso il civico museo o in altri siti;

   a fine 2018 il distacco di alcuni stucchi ha determinato la chiusura della struttura al pubblico, per ragioni di sicurezza;

   solo recentemente, a quanto si apprende dalla stampa, è stato effettuato un sopralluogo del comune e della Soprintendenza alle belle arti, per verificare lo stato dei luoghi in previsione di interventi conservativi idonei a rendere di nuovo accessibile l'edificio;

   se il biennale ritardo per iniziare ad affrontare il problema può apparire – in parte – giustificabile a causa della intervenuta emergenza pandemia da Covid-19, resta il fatto che occorre recuperare il tempo perso accelerando al massimo le procedure burocratiche e autorizzatorie ma, soprattutto, lo stanziamento e la celere messa a disposizione del comune di Fano dei fondi necessari agli interventi di restauro e consolidamento di un'opera di valore assolutamente rilevante per l'intera comunità nazionale –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per dare massimo impulso alla velocizzazione delle procedure autorizzatorie dei lavori e per destinare a tale restauro, con il primo provvedimento utile, uno specifico finanziamento integrativo delle risorse che potranno essere messe a disposizione dal comune di Fano.
(4-08633)

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo indicato in esame con il quale l'interrogante ha chiesto di conoscere quali iniziative questo Ministero intende adottare per velocizzare le procedure autorizzatorie dei lavori di restauro della chiesa San Pietro in Valle di Fano.
  Sulla base degli elementi acquisiti per il tramite della soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le Marche, si rappresenta quanto segue.
  La soprintendenza, in data 16 marzo 2021, ha eseguito un sopralluogo ispettivo insieme al sindaco di Fano, ai tecnici del comune di Fano, ai rappresentanti dell'assessorato alla cultura dello stesso comune e alla professoressa Amadori dell'università Carlo Bo di Urbino, la quale in collaborazione con il CNR, in passato ha eseguito analisi e studi sull'immobile per acquisire le conoscenze utili alla comprensione dei problemi di umidità che affliggono la chiesa San Pietro in Valle.
  Il sopralluogo è stato occasione per concordare la formazione di un gruppo di lavoro con il comune e l'università, finalizzato a mettere a sistema le informazioni sulle indagini eseguite e raggiungere il comune obiettivo di valorizzazione mediante la riapertura della chiesa.
  Contestualmente, il comune di Fano, avendo verificato la disponibilità di risorse adeguate, ha manifestato la volontà di provvedere prontamente con un primo intervento finalizzato alla «messa in sicurezza degli apparati decorativi a stucchi» il cui progetto è stato acquisito agli atti della soprintendenza in data 18 marzo 2021.
  Il progetto prevede la fermatura preventiva delle porzioni di intonaco pericolanti, il consolidamento delle porzioni di intonaco distaccate, la stuccatura di rinforzo ai bordi di mancanze e, per gli stucchi, il pre-consolidamento, la fermatura preventiva di dorature o di piccole porzioni pericolanti, il consolidamento in forma diversificata in base al tipo di elemento (a basso o alto rilievo, sagoma o peso, materia costitutiva, tecnica costruttiva, stato di conservazione) tramite l'inserimento (stucco/muro) di uno o più perni in fibra di vetro.
  In data 7 aprile 2021, la soprintendenza ha inviato al comune di Fano il provvedimento di autorizzazione con prescrizioni per tali lavori di messa in sicurezza con le raccomandazioni di estendere gli interventi a tutte le superfici decorate della chiesa, di installare un numero sufficiente di apparecchi con tecnologia a neutralizzazione di carica per impedire il fenomeno di risalita capillare dell'acqua nelle murature, nonché di proseguire le indagini conoscitive circa i tracciati di eventuali cavità sotterranee sotto pavimentali che, generando localizzati sbalzi di temperature, potrebbero costituire concausa dei fenomeni di condensa superficiale.
  Alla messa in sicurezza degli apparati decorativi, pertanto, sono destinate le risorse finanziarie del comune proprietario, fermo restando il sostegno delle competenti strutture ministeriali al fine di garantire il completamento dei lavori di restauro.
  

La Sottosegretaria di Stato per la cultura: Lucia Borgonzoni.


   PARENTELA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'«Albergo delle Fate» è una struttura sita al centro di Villaggio Mancuso, che si trova nel territorio del comune di Taverna (Catanzaro) ed è posta a 1289 metri sul livello del mare, nell'area del Parco nazionale della Sila Piccola;

   nella nota prot. 1037 del 25 febbraio 2021, il sindaco del comune di Taverna, dottor Sebastiano Tarantino, ha chiesto a diverse istituzioni «un tavolo d'incontro e programmazione operativa, finalizzati principalmente a intraprendere tutte le indispensabili azioni congiunte volte a salvare e ridare un nuovo uso pubblico a questo prezioso bene culturale che unitamente al patrimonio artistico esistente nella patria di Mattia Preti, può certamente essere riconsiderato come valore identitario di bellezza e positività per l'intera regione Calabria»;

   ivi lo stesso sindaco ha ricordato che la suddetta struttura «è stata costruita interamente in legno nei primi decenni del trascorso Novecento ad opera dell'industriale calabrese Eugenio Mancuso, il quale si avvalse di artigiani e maestranze locali per la realizzazione di soluzioni architettoniche in perfetta armonia con l'ambiente naturale, raggiungendo inusitate cifre estetiche»;

   l'albergo, per quanto si legge nella predetta nota, con Ddr n. 124 del 28 novembre 2007 è stato dichiarato «bene di notevole interesse architettonico» da parte Ministero;

   inoltre l'albergo, ricorda la nota in predicato, rivestì una significativa importanza turistica e storica registrando negli anni di maggiore sviluppo la presenza di noti personaggi del mondo del cinema e della cultura italiana quali Sofia Loren, Amedeo Nazzari, Mike Buongiorno e tanti altri;

   recentemente, si evince dalla stessa nota, l'«Albergo delle Fate» è stato sottoposto a sequestro per ragioni di tutela dell'incolumità pubblica, alla luce del cattivo stato di conservazione del fabbricato ligneo, con contestuale consegna tutelare al comune di Taverna –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda assumere perché si possa salvaguardare il riferito bene di notevole interesse architettonico.
(4-08415)

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, con il quale l'interrogante ha chiesto di conoscere quali iniziative sono state adottate per l'immediato ripristino del soffitto dell'Albergo delle Fate sito nel comune di Taverna.
  Sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio e della competente soprintendenza territoriale, si rappresenta quanto segue.
  A seguito dell'incendio che ha interessato il Grande Albergo delle Fate il giorno 29 febbraio 2020, la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Crotone e Catanzaro, in data 15 settembre 2020, unitamente al personale del nucleo di tutela del patrimonio culturale di Cosenza ed alla presenza del responsabile dell'ufficio tecnico comunale e del maresciallo dei Carabinieri della stazione di Villaggio Mancuso, ha effettuato un sopralluogo al fine di accertare i danni occorsi al manufatto tutelato.
  Nel corso della ricognizione si è osservato che l'incendio ha interessato una porzione limitata della falda di copertura, alcuni elementi strutturali, che sono risultati bruciati superficialmente, ed una ridotta porzione del soffitto della camera sottostante.
  Si è riscontrato che i danni causati alla copertura sono stati già riparati previa la sostituzione di circa sette tavole lignee e la posa di una guaina asfaltica.
  Tale intervento – non essendo stata data alcuna comunicazione alla soprintendenza territoriale – è da ritenersi eseguito in mancanza delle necessarie autorizzazioni ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo n. 42 del 2004.
  L'articolo 27 del Codice dei beni culturali e del paesaggio prevede che in caso di assoluta urgenza sui beni culturali «possono essere effettuati gli interventi provvisori indispensabili per evitare danni al bene tutelato, purché ne sia data immediata comunicazione alla soprintendenza, alla quale sono tempestivamente inviati i progetti degli interventi definitivi per la necessaria autorizzazione».
  Il Grande Albergo delle Fate è, inoltre, apparso in gravissimo stato di conservazione.
  Le strutture e in particolar modo le facciate, presentano diffusi ammaloramenti per le continue infiltrazioni dalle acque meteoriche. Le assi di legno costituenti la facciata, infatti, appaiono in molti casi prive della vernice protettiva, ed affette da degrado biologico con formazioni di funghi e muffe.
  In particolare i balconi della facciata principale appaiono ampiamente deformati ed a rischio di crollo. Il calpestio dei balconi, inoltre è causa di una forte infiltrazione che ha danneggiato le strutture lignee sottostanti.
  Il degrado osservato in facciata è evidente anche all'interno del manufatto, dove si riscontra in alcuni ambienti la sostituzione dei pavimenti originali come, anche, il forte ammaloramento delle travi dei solai. Queste, particolarmente esposte alle infiltrazioni provenienti dai terrazzini della facciata, hanno le teste del tutto ammalorate, ridotte nella sezione resistente e talvolta spezzate. Alcune travi risultano, inoltre, affiancate da altre di recente posa e fabbricazione o sostenute da nuovi e non originali telai in legno. Anche tali interventi, non trovando alcuna corrispondenza in atti d'archivio, risultano realizzati in mancanza delle necessarie autorizzazioni previsti dal decreto legislativo n. 42 del 2004.
  Il decadimento riscontrato appare ancora più evidente negli ambienti di servizio, che conservano materiali originali, quali le perline in faesite, usate come rivestimento delle pareti. In questi locali l'umidità è causa del rigonfiamento delle perline e delle assi dei soffitti. Negli ambienti del corpo aggiunto in cemento armato, inoltre, si è osservato il crollo di materiale proveniente dai soffitti.
  La copertura è, inoltre, apparsa particolarmente esposta all'azione degli eventi climatici, così come è si sviluppa durante la posa della guaina. Inoltre, il rivestimento in guaina asfaltica, non consentendo la naturale ventilazione della copertura, ha mutato le condizioni termo-igrometriche dell'ambiente sottostante, favorendo la costituzione di un ambiente idoneo alla proliferazione di insetti xilofagi, di muffe e di funghi. Appare, altresì, possibile che durante la posa della guaina si siano arrecati danni ad altra parte della copertura che, pertanto, potrebbe risultare annerita se non bruciata.
  Una situazione ancor più grave si riscontra nell'edificio ad una sola elevazione che si osserva sul retro del Grande Albergo delle Fate e, probabilmente, un tempo adibito a locale di servizio e lavanderia.
  Questo immobile appare in totale stato di abbandono e presenta diffuse rotture nelle pareti perimetrali e nelle tramezzature interne, sconnessione ai pavimenti, infissi non più funzionanti e percolamenti dalla apertura.
  Il Grande Albergo delle Fate, per quanto sopra osservato, si presenta, quindi, in uno stato di conservazione scadente, che coinvolge le pareti perimetrali, i solai, gli infissi, le coperture e le strutture portanti e quanto altro costituisce il bene tutelato. Poiché, nel corso del sopralluogo molti degli elementi che costituiscono la struttura del bene sono apparsi in precarie condizioni di sicurezza e stabilità, la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Crotone e Catanzaro ha ritenuto improcrastinabile un intervento urgente di messa in sicurezza del manufatto.
  Considerati gli obblighi di conservazione disposti dall'articolo 30 del decreto legislativo n. 42 del 2004, ricadenti sui proprietari di beni culturali, la soprintendenza ha diffidato la proprietà a presentare un progetto di restauro del manufatto al fine di ripristinare le condizioni di sicurezza e conservazione dell'opera. Contestualmente, la proprietaria è stata diffidata ad eseguire ulteriori interventi sul bene tutelato in mancanza dei necessari atti autorizzativi.
  Ravvisandosi le condizioni di pericolo per la pubblica e privata incolumità la competente, il Ministero ha invitato l'amministrazione comunale a provvedere agli adempimenti di competenza.

La Sottosegretaria di Stato per la cultura: Lucia Borgonzoni.


   PERANTONI, ALBERTO MANCA, SCANU, CADEDDU, DEIANA e MARINO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   Bono è un importante paese al centro della Sardegna, uno dei maggiori centri del Goceano. Abitato fin dall'epoca preistorica, il suo territorio è ricco di monumenti archeologici e testimonianze storiche, la maggior parte – purtroppo – in stato di incuria ed in precarie condizioni di conservazione. Non solo i circa 35 nuraghi (a titolo esemplificativo, si pensi a quelli di Sas Doppias, Mattafurones e Pilisserta, ubicati a nord-ovest di monte Rasu, e quelli di Ortivai, Tamuile, Seddei, Arisanis, Muselighes e Larattu, ad est) e gli ipogei del tipo domus de janas dislocati su tutto il territorio, ma anche l'immobile appartenuto al Canonico Frassu, patriota, amico e compagno di Giovanni Maria Angioy durante i moti antifeudali, versano nel più totale abbandono;

   il rischio di crolli è preoccupantemente concreto e attuale, così come il conseguente pericolo per la sicurezza e l'incolumità dei cittadini. Proprio nei giorni scorsi la cittadinanza ha denunciato che l'edificio che fu la residenza del Canonico Frassu ha subito un ulteriore crollo degli orizzontamenti in legno, per cui è assolutamente necessario e urgente un intervento di messa in sicurezza e di restauro;

   si consideri, inoltre, l'inestimabile potenziale perdita di identità non solo di un territorio già duramente provato dallo spopolamento delle aree interne, ma di tutta l'isola;

   Salvatore Frassu nacque a Bono nel 1777, prese parte ai moti rivoluzionari e repubblicani sardi della fine del Settecento in qualità di segretario di don Felice Mulas Rubatta, zio e padrino di Giovanni Maria Angioy, con lui protagonista nel processo rivoluzionario sardo. Con i suoi scritti combatté il feudalesimo imperante in Sardegna. Fu, per questo, perseguitato;

   del Canonico resta una lapide in marmo nel cimitero di Bono, scritta in sardo, che ne ricorda le virtù. Anche questa necessita di urgente restauro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire l'effettiva conservazione del patrimonio culturale e della memoria storica di Bono e di tutta la Sardegna, con particolare riferimento alla messa in sicurezza e al restauro dell'edificio che fu la residenza del Canonico Salvatore Frassu, ovvero se siano in corso interlocuzioni, approfondimenti e verifiche tra la competente soprintendenza per i beni culturali e le proprietà per la valutazione delle opportune iniziative da intraprendere.
(4-08450)

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, con il quale l'interrogante ha chiesto di conoscere quali iniziative di competenza questo Ministero intende assumere al fine di garantire l'effettiva conservazione del patrimonio culturale e della memoria storica di Bono.
  Sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio e dalla soprintendenza territoriale delle province di Sassari e Nuoro, si rappresenta quanto segue.
  L'edificio in questione – noto come residenza del Canonico Frassu (Bono – Sassari 1777-1857) – non risultata tutelato ai sensi della parte II del decreto legislativo n. 42 del 2004, in quanto di proprietà privata e non oggetto di dichiarazione dell'interesse culturale di cui all'articolo 13 del medesimo decreto legislativo n. 42 del 2004).
  Tuttavia, considerato che esso sembra possedere i necessari requisiti di particolare interesse culturale, sia sotto il profilo architettonico che sotto il profilo storico, la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro ha già avviato, con il concerto del comune di Bono (Sassari), tutte le attività prodromiche alla dichiarazione dell'interesse culturale dell'edificio stesso.
  Inoltre, come comunicato dalla stessa soprintendenza, il comune «valuta da tempo con interesse la possibilità di acquisizione dell'immobile al patrimonio comunale e ha mostrato massima disponibilità alla collaborazione con [la] Soprintendenza per il recupero e la salvaguardia del bene, anche in vista della ricerca di finanziamenti che consentano di realizzare i necessari interventi di messa in sicurezza, nell'immediato, e successivamente di restauro e valorizzazione».
  Nelle more di definire detti interventi, al fine di mettere in sicurezza l'edificio e la strada adiacente, il comune in data 6 ottobre 2020, ha trasmesso ai proprietari apposita ordinanza di messa in sicurezza (ordinanza n. 20 del 6 ottobre 2020).
  Da ultimo, si evidenzia che, prima della trasmissione dell'interrogazione, la soprintendenza non aveva mai ricevuto segnalazioni circa lo stato di abbandono dell'edificio e i crolli di parti della sua copertura e dei suoi orizzontamenti interni.
  Si rassicura, comunque, l'interrogante che la soprintendenza seguirà con particolare attenzione ed interesse il proseguo della trattativa al fine di garantire la messa in sicurezza e la valorizzazione dell'edificio che fu la residenza del Canonico Salvatore Frassu.

La Sottosegretaria di Stato per la cultura: Lucia Borgonzoni.


   PEZZOPANE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche ed istituzionali si apprende che la regione Abruzzo avrebbe concesso 6 milioni di euro al Napoli Calcio affinché la squadra partenopea passi i prossimi ritiri a Castel di Sangro, con la motivazione di rilanciare il turismo;

   i 6 milioni di euro sono lo stralcio di un finanziamento complessivo di 14 milioni e 400.000 euro da assegnare al Napoli Calcio in undici anni;

   il Napoli calcio, come si apprende, si sarebbe impegnato a passare anche i prossimi ritiri, dopo quello dell'estate 2020, nel complesso sportivo di Castel di Sangro;

   «Una grande possibilità per rilanciare il nostro turismo, un ritorno di immagine molto forte per la Regione», spiega con entusiasmo il presidente della regione Marco Marsilio, il quale ha voluto sistemare l'accordo con il Napoli in questi giorni molto difficili per l'Abruzzo, con la provincia dell'Aquila (dove è il comune di Castel di Sangro) paragonata dallo stesso presidente Marsilio a Bergamo nel mese di marzo 2020; la decisione è stata complessa sul piano tecnico procedurale: il collegio dei revisori aveva sollevato una serie di perplessità sulle modalità della spesa, poi improvvisamente superate;

   il 15 novembre 2020 il consiglio regionale dell'Abruzzo ha approvato la spesa nell'ambito del «pacchetto urgente Covid», come fosse una misura collegata all'emergenza Covid-19, scatenando, però, un putiferio politico;

   gli atti sono stati inviati, da consiglieri regionali di opposizione, all'Anac e alla procura dell'Aquila; i consiglieri hanno posto sia una questione tecnica, legata alla scelta della squadra cui assegnare i predetti fondi, avvenuta senza alcun bando, che una questione più politica legata all'emergenza Covid-19 e all'utilizzo del capitolo di spesa da cui la regione sembrerebbe aver attinto, visto che si tratterebbe di fondi riservati alle imprese locali ed al microcredito oggi indispensabile per reggere la grande crisi economica conseguente alla pandemia;

   la convenzione con il Napoli Calcio prevede che alla regione Abruzzo, a fronte di una spesa enorme, spettino 80 biglietti gratuiti per le partite, shooting fotografici e quattro palloni autografati e questo, in questi giorni, all'interrogante sembra una beffa –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti suesposti, in ogni caso, quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, anche tramite i servizi ispettivi di finanza pubblica, al fine di verificare se siano state utilizzate risorse da spendere effettivamente per la ripresa economica o per l'emergenza sanitaria.
(4-07628)

  Risposta. — Si risponde all'interrogazione n. 4-07628, relativa ad una convenzione stipulata tra la regione Abruzzo e la società sportiva calcio Napoli, con la quale, nel segnalare talune criticità emerse da fonti giornalistiche sulla vicenda, si chiede l'intervento di una verifica dei servizi ispettivi di finanza pubblica del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.
  Al riguardo detto dipartimento, nel precisare di non essere a conoscenza dei fatti esposti, evidenzia che non rientra nei compiti dei servizi ispettivi di finanza pubblica il controllo di legittimità di singoli atti, né sono titolari di poteri sanzionatori che consentano di imporre l'esecuzione di specifiche attività.
  Riguardo alla specifica richiesta di attivare una verifica ispettiva, il dipartimento fa presente che i servizi ispettivi provvedono all'esecuzione di verifiche amministrativo-contabili sulla base di un programma annuale, redatto valutando sia le tematiche da approfondire sia l'incidenza delle stesse sulla finanza pubblica.
  Gli enti da sottoporre a verifica, inoltre, sono selezionati sulla base di parametri oggettivi, estrapolati dalle banche dati utilizzate dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.
  Ciò premesso, in riscontro alle segnalazioni evidenziate, sarà comunque valutato un eventuale inserimento dell'ispezione richiesta nelle future programmazioni.
  

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.


   POTENTI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della transizione ecologica non ha convocato la conferenza di servizi necessaria per la pubblicazione dei bandi di appalto dell'Autorità di sistema portuale che servono per la realizzazione della Darsena Europa;

   all'origine di questa mancata convocazione ci sarebbe il rilevamento di benzopirene a livelli preoccupanti in uno dei sei cestelli di mytilus galloprovincialis utilizzati come indicatori ambientali nell'area marittima interessata;

   la presenza di sostanze inquinanti non permetterebbe il «via libera» al processo di deperimetrazione dell'area Sin;

   da articolo di stampa pubblicato sul quotidiano Il Tirreno il 15 maggio 2021 si apprende che «dal quartiere generale dell'Authority» è «stata inviata al Ministero per la transizione ecologica la comunicazione per segnalare l'esito favorevole della nuova campagna di analisi mediante l'utilizzo di mytilus galloprovincialis per tener conto non solo dello stato di inquinamento momentaneo (...) ma anche degli effetti del bioaccumulo sugli organismi viventi»;

   nel soprammenzionato articolo, si riferisce, inoltre, che l'Autorità portuale di Livorno ha commissionato delle contro-analisi sui campioni di riserva al centro della precedente rilevazione che aveva dato un esito anomalo relativamente alla presenza di benzopirene e che anche questa avrebbe avuto un esito all'interno dei limiti di legge;

   ben felici di questa ultima risultanza, si rammenta il grave ritardo che le prime preoccupanti indagini avevano determinato nelle operazioni di de-perimetrazione delle aree Sin sulle quali dovrebbe sorgere l'opera strategica conosciuta come «Darsena Europa» –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda adottare per chiarire quanto è accaduto durante le prime rilevazioni che avevano dato un esito preoccupante riguardo alla presenza di benzopirene in uno dei sei campioni di mitili;

   se il Governo non ritenga di adottare le iniziative di competenza per un'accelerazione dei tempi in relazione alla pubblicazione dei bandi necessari per far partire la realizzazione di un'infrastruttura fondamentale per lo sviluppo dello scalo livornese.
(4-09312)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, che rappresenta quanto segue.
  La Regione ha evidenziato che, per quanto riguarda l'iter del procedimento per la realizzazione della Darsena Europa di Livorno, ne luglio 2017 l'autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale (Adspmts) ha previsto un'articolazione realizzativa delle fasi di attuazione del Piano di regolatore portuale (Prp) diversa rispetto a quanto previsto dai precedenti atti.
  Le nuove fasi attuative del Prp sono state definite con il «Nuovo Piano Regolatore Portuale del Porto di Livorno - Articolazione Temporale degli Interventi», approvato il 3 ottobre 2017.
  È stato, pertanto, revocato il bando di gara europeo precedentemente pubblicato per individuare il finanziatore privato chiamato alla progettazione definitiva ed esecutiva della prima fase della piattaforma Europa e all'esecuzione dei lavori di realizzazione, allestimento e gestione dei
terminal.
  A seguito dell'indizione di una nuova gara d'appalto, l'autorità di sistema portuale del Mar Tirreno ha affidato a un raggruppamento di professionisti (R.T.P.) la redazione del progetto.
  Con specifico riferimento al rilevamento di un livello anomalo di benzopirene in uno dei sei campioni di cozze posizionate nella zona della futura Darsena, la regione Toscana ha rappresentato che gli enti competenti in materia di riperimetrazione del SIN a mare del porto di Livorno – Cnr e Iss – hanno rilevato la necessità di ulteriori approfondimenti tecnico-scientifici relativi a specifiche tematiche di carattere sanitario, connesse ad una possibile contaminazione sulla catena trofica marina.
  La regione ha precisato ancora che nell'area marina oggetto d'indagine sono in corso attività di monitoraggio a partire dal 2001, iniziate in occasione della costruzione della prima vasca di colmata del porto di Livorno e che la contaminazione da benzopirene è comparsa solo a partire dalle ultime campagne di monitoraggio e con valori più elevati addirittura all'esterno dei confini del Sin.
  Per quanto riguarda, poi, l'operato del Ministero della transizione ecologica, non si è provveduto a convocare la conferenza di servizi decisoria per le deliberazioni finali sull'istanza presentata dall'autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale in quanto, all'esito della fase istruttoria sulla documentazione trasmessa e sulle relative integrazioni, considerati i pareri acquisiti dagli Enti/Istituti pubblici di ricerca tecnico-scientifica, non è stato possibile né approvare i valori di riferimento proposti per l'area marina del Sin di Livorno, né deperimetrare la stessa area marina, per la quale l'autorità portuale nel febbraio scorso ha chiesto la totale esclusione dal Sin di Livorno.
  Per quel che riguarda, in particolare, le problematiche metodologiche, nell'ultimo parere del 22 febbraio 2021, il Cnr ha rappresentato la necessità di approfondimenti tecnico-scientifici relativi a specifiche problematiche di carattere sanitario, evidenziate dal parere inviato da Iss, connesse a temi ed effetti di possibile contaminazione ambientale sulla catena trofica marina e conseguente impatto sulla salute umana.
  In merito alla questioni più strettamente sanitarie, evidenziate in particolare dall'Istituto superiore di sanità nel parere del 21 dicembre 2020, è stato riscontrato prioritariamente il superamento dei limiti sanitari stabiliti dai regolamenti europei per quanto riguarda i tenori massimi negli alimenti del contaminante benzopirene (si tratta di una sostanza chimica genotossica e cancerogena, classificata come sostanza pericolosa prioritaria, caratterizzata peraltro da un
trend di bioaccumulo con il dato del 2020, ampiamente superiore rispetto ai valori riscontrati negli anni precedenti).
  L'Iss ha sottolineato, inoltre che nell'area marino-costiera perimetrata sono stati rilevati valori degli Idrocarburi aromatici e del Benzopirene stesso estremamente elevati nei sedimenti anche nelle zone limitrofe alla stazione di monitoraggio per la valutazione del bioaccumulo interna al Sin.
  Risulta, quindi, accertato un trasferimento del contaminante citato nella colonna d'acqua e nella catena alimentare in quest'area, nonché uno stato di contaminazione diffusa.
  Conseguentemente, nel gennaio scorso il Ministero ha chiesto alle Autorità sanitarie locali, come raccomandato dall'Iss, un approfondimento delle indagini sia nelle aree interne al Sin e sia nelle aree esterne allo stesso, in cui sono stati rilevati dei superamenti dei limiti sanitari del benzopirene e ciò al fine di valutare l'adozione di misure di gestione del rischio per la popolazione in relazione al consumo di prodotti della pesca.
  In febbraio lo stesso Ministero ha segnalato alla Regione Toscana e agli Enti locali di controllo che è stata evidenziata dall'Ispra la probabile esistenza di apporti/sorgenti esterni, particolarmente attivi negli ultimi due anni, che avrebbero determinato nel SIN la comparsa evidente di contaminazione da benzopirene sia nei sedimenti e sia nel biota.
  Relativamente ad una possibile deperimetrazione totale dell'area marina del SIN, sulla base di quanto sopra esposto, va osservato che, non solo la situazione di contaminazione dell'area marina non appare migliorata, ma è emerso un fatto nuovo relativo alla contaminazione negli ultimi due anni.
  Al riguardo, si segnala che, a seguito delle criticità richiamate, la stessa autorità portuale il 5 marzo scorso ha comunicato al Ministero che intende eseguire una nuova campagna di indagine «mussel watch», i cui risultati verranno comunicati non appena disponibili.
  Infine, preme evidenziare che, fatti salvi i risultati delle attività programmate dalla stessa Autorità, i lavori per la realizzazione della Darsena Europa non risulterebbero necessariamente bloccati dall'eventuale impossibilità di deperimetrazione totale dell'area marina Sin.
  Nel caso in cui non fosse possibile escludere l'area marina dal Sin, per la realizzazione dell'opera si potrà attuare una gestione dei sedimenti – che è diversamente regolamentata per le aree Sin rispetto alle aree fuori Sin – in base alle normative di riferimento (decreto n. 172 del 2016 per aree interne ai Sin; decreto n. 173 del 2016 per aree esterne ai Sin).
  

Il Ministro della transizione ecologica: Roberto Cingolani.


   RUFFINO, BOLOGNA, GAGLIARDI, NAPOLI, PEDRAZZINI, ROSPI e SILLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   le realtà associative rivestono particolare importanza sul piano sociale. La libertà di associazione è riconosciuta a livello costituzionale e le associazioni culturali costituiscono una delle forme attraverso cui si sviluppa la personalità dell'individuo;

   l'articolo 97-bis del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, inserito in sede di conversione dall'articolo 1, comma 1, della legge 13 ottobre 2020, n. 126, prevede che ciascun contribuente possa destinare il due per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche a favore di un'associazione culturale iscritta in un apposito elenco istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;

   l'attuazione di tale misura è demandata ad un decreto da adottare dal Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della cultura, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;

   tale decreto non è ancora stato adottato, malgrado il termine di trenta giorni previsto dalla norma citata sia ampiamente scaduto;

   la mancata attuazione sta destando notevole preoccupazione in molte associazioni, che non conoscono ancora i requisiti ed i criteri che consentiranno l'accesso al beneficio del 2 per mille. Le associazioni temono, inoltre, di non avere il tempo sufficiente per mettere in atto le eventuali misure che si rivelerà necessario adottare;

   il 2 per mille rappresenta un sostegno importantissimo per le associazioni culturali, in un periodo di estrema difficoltà causato dalle note conseguenze della pandemia in corso;

   laddove privati della possibilità di accedere a tale fonte di finanziamento, molti enti rischiano peraltro di sparire, con pregiudizio irreparabile al sistema –:

   se il Governo non intenda considerare prioritaria l'attuazione dell'articolo 97-bis del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, attraverso l'adozione del decreto ivi previsto, consentendo in tal modo alle associazioni culturali di conoscere in tempo utile requisiti e criteri che consentiranno l'accesso al beneficio del 2 per mille.
(4-08908)

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'interrogante ha chiesto notizie riguardo all'adozione del decreto interministeriale previsto dall'articolo 91-bis del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104.
  Sulla base degli elementi acquisiti per il tramite del Segretariato generale, si rappresenta quanto segue.
  L'articolo 97-
bis del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, prevede che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di natura non regolamentare, da adottare su proposta del Ministro della cultura, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono stabiliti i requisiti e i criteri per l'iscrizione o la cancellazione delle associazioni nell'elenco istituito ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 marzo 2016, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 95 del 23 aprile 2016, nonché le cause e le modalità di revoca o di decadenza: l'elenco – come è noto – comprende le associazioni culturali alle quali il contribuente può destinare, in sede di dichiarazione dei redditi, una parte pari al due per mille dell'imposta dovuta sul reddito delle persone fisiche.
  In attuazione della predetta norma, è stato adottato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 aprile 2021 e, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, di tale ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, dal 16 al 26 aprile 2021 è stato operativo il portale dei procedimenti sul sito
web del Ministero della cultura (https://www.beniculturali.it/comunicato/avviso-iscrizioni-af-2021-2xmille-alle-associazioni-culturali), al fine di consentire l'invio della domanda di iscrizione o di dichiarazione di conferma dei requisiti previsti dall'articolo 1, comma 1, dello stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 aprile 2021.
  In data 10 maggio 2021, la competente direzione generale bilancio del Ministero ha pubblicato l'elenco degli iscritti e, ultimata l'istruttoria amministrativa, in data 10 giugno 2021 ha trasmesso gli elenchi definitivi dei soggetti ammessi e di quelli esclusi alla Presidenza del Consiglio dei ministri e all'Agenzia delle entrate, per la determinazione degli importi spettanti a ciascuna associazione in base alle scelte effettuate dai contribuenti, nei termini di cui all'articolo 9, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 luglio 2020.

La Sottosegretaria di Stato per la cultura: Lucia Borgonzoni.


   SIRACUSANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 27 settembre del 1998, a causa di un nubifragio, il torrente Annunziata, situato nella zona nord della città di Messina, si trasformò in una valanga di fango e detriti, provocando quattro vittime: padre, madre e figlia della famiglia Carità e un giovane ragazzo, Simone Fernando;

   dopo il processo penale, durato ben tredici anni, furono condannati i responsabili della tragedia: infatti, sebbene la quantità di pioggia che i rovesci temporaleschi scaricano non sia un elemento prevedibile, la tragedia si sarebbe – molto probabilmente – evitata se fossero stati effettuati gli interventi necessari alla messa in sicurezza del torrente;

   in conseguenza dell'accertamento della responsabilità del comune di Messina e della Regione Siciliana, con tre gradi di giudizio e una sentenza irrevocabile di condanna emessa dalla Corte di cassazione, IV Sezione penale (sentenza n. 17069/2012), i familiari delle vittime hanno promosso un giudizio civile nei confronti dei due enti, per il risarcimento dei danni subiti;

   tuttavia, il procedimento, iscritto a ruolo nell'anno 2013, continua a protrarsi – a distanza di otto anni – dopo continui rinvii e l'avvicendamento di ben sette differenti giudici. Nell'ultima udienza, tenutasi nel dicembre 2020, il Giudice onorario di tribunale (Got), in sostituzione del giudice titolare del ruolo, ha rinviato, ex articolo 281-sexies codice di procedura civile, per la discussione orale della causa e la contestuale decisione, a udienza successiva, fissata in data 10 febbraio 2022;

   risulta all'interrogante che tale dilazione sarebbe dovuta all'inadeguatezza delle piante organiche del tribunale di Messina rispetto al numero di cause pendenti, per la risoluzione delle quali, nonostante l'applicazione del criterio cronologico, che impone di privilegiare lo smaltimento dei procedimenti ultraquinquennali e ultradecennali, il tribunale non riesca a smaltire la pesante mole di arretrato accumulatosi negli anni;

   oltretutto va rilevato che, nel già citato tribunale, nelle sezioni civili, sono attualmente impiegati 13,5 giudici e 2 presidenti con una media di 1.072 cause pro giudice a fronte delle 300 cause pro giudice dei Tribunali di altre parti d'Italia, specie del Nord;

   rispetto al totale dei procedimenti civili pendenti, infine, 8.052 sono ultratriennali e, nello specifico, sono ultradecennali 397 cause di prima sezione – a cui è assegnata anche quella del Sig. Carità – nella quale la produttività media dei magistrati è pari a 182 sentenze;

   si tratterebbe di criticità già evidenziate e sottoposte all'attenzione del Consiglio superiore della magistratura nella nota n. 4276 del 29 novembre 2011, sottoscritta dal presidente e tutti i magistrati del tribunale di Messina, in ordine alle criticità dell'ufficio, per la risoluzione delle quali si chiedeva la revoca o modifica della delibera del 24 novembre 2001 recante «Individuazione delle sedi da assegnare ai Magistrati nominati con decreto ministeriale 5 agosto 2010» nella parte relativa all'individuazione dei posti assegnati all'ufficio;

   nonostante l'accoglimento delle rimostranze e la risoluzione adottata in risposta dal Consiglio superiore della magistratura, dalla quale si evince che la carenza di organico «rende insostenibile il lavoro dei giudici», ad oggi, per il tribunale di Messina, nulla è cambiato –:

   se, alla luce dei fatti riportati in premessa, non intenda adottare urgenti iniziative, per quanto di competenza, volte a risolvere le criticità che ostacolano la definizione di procedimenti civili ormai datati che riguardano cittadini che attendono giustizia ormai da anni – come la famiglia Carità – provvedendo all'adeguamento delle piante organiche degli uffici giudiziari di Messina.
(4-09561)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, la interrogante – traendo spunto dai denunciati ritardi nella celebrazione del giudizio civile instaurato in seguito alla esondazione del torrente Annunziata ubicato a nord di Messina, avvenuta in data 27 settembre 1998, che cagionava la morte di quattro persone – domanda alla Ministra della giustizia «...se..., non intenda adottare urgenti iniziative ... volte a risolvere le criticità che ostacolano la definizione di procedimenti civili ormai datati che riguardano cittadini che attendono giustizia ormai da anni..., provvedendo all'adeguamento delle piante organiche degli Uffici Giudiziari di Messina...».
  Al riguardo devono essere innanzitutto evidenziati i seguenti profili relativi all'esercizio della giurisdizione civile nel tribunale di Messina, con particolare riferimento al giudizio instaurato in seguito alla esondazione del torrente Annunziata:

   le tempistiche di definizione del giudizio penale (concluso con la sentenza emessa nell'anno 2012 dalla Corte di Cassazione) all'origine della pretesa risarcitoria in sede civile;

   la giustificazione dei rinvii dell'udienza per precisazione delle conclusioni alla luce delle numerose altre pendenze ultradecennali del contenzioso civile, da definire in via prioritaria;

   la necessità di ragguagliare il concetto di ragionevole durata del processo alla situazione contingente dell'ufficio giudiziario, in specie connotato (secondo le ultime risultanze statistiche) dalla particolare gravosità delle pendenze, incrementate da cospicui flussi di sopravvenienze;

   l'adozione, in ogni caso, di diffusi interventi di riorganizzazione del settore civile volti a ottimizzare le pur limitate risorse e a intaccare l'arretrato, anche mediante la previsione nel progetto tabellare 2020-2022 di un «...nucleo di magistrati specializzati nella materia degli illeciti civili...»;

   la notevole percentuale di produttività registrata dai singoli magistrati, nonostante le difficoltà riportate;

   infine, la considerevole mole del ruolo istruttorio entro cui è iscritta la causa considerata nell'atto di sindacato ispettivo, le cui tempistiche di trattazione sono state determinate secondo il criterio oggettivo e predeterminato della maggiore anzianità di iscrizione, essendovi ben 276 cause iscritte anteriormente a quella in esame.

  Ciò posto, occorre a questo punto rimarcare che in occasione della riforma della geografia giudiziaria realizzata in seguito alla delega conferita con la legge 14 settembre 2011 n. 148 l'opera di razionalizzazione nel circondario di Messina si è concretizzata nella soppressione della sezione distaccata con sede in Taormina, il cui territorio è stato integralmente aggregato alla sede circondariale in conformità ai criteri generali seguiti a livello nazionale che hanno previsto la soppressione di tutte le 220 sedi distaccate esistenti. In proposito appare opportuno rammentare che le sezioni distaccate costituivano mere articolazioni territoriali dell'ufficio circondariale e che l'accorpamento non ha originato alcun incremento di competenza o di carichi di lavoro, risolvendosi nella trattazione in sede accentrata dei procedimenti già in carico alle sedi periferiche, alle quali erano addetti, secondo le specifiche previsioni tabellari, magistrati in servizio presso il medesimo ufficio circondariale. Con il decreto ministeriale 18 aprile 2013 la pianta organica del tribunale di Messina è stata ampliata in ragione di 6 posti di giudice. Più di recente, nell'ambito delle disposizioni volte ad incrementare la funzionalità della giurisdizione ordinaria e a dare attuazione all'incremento di 600 unità del ruolo organico del personale di magistratura ordinaria disposto dall'articolo 1 comma 379 della legge 30 dicembre 2018 n. 145, è stato emanato il decreto ministeriale 14 settembre 2020, pubblicato nel bollettino ufficiale n. 20 del 31 ottobre 2020, che ha provveduto alla rideterminazione delle piante organiche degli uffici giudiziari di merito. Tale decreto ministeriale ha disposto l'attribuzione di complessive 422 unità di magistrato, prevedendo, tra l'altro, l'incremento di 1 posto di giudice per il tribunale di Messina, portando la pianta organica dell'ufficio a complessive 49 unità. Nel parere reso nella seduta plenaria del 30 luglio 2020, il Consiglio Superiore della Magistratura ha ritenuto adeguata la proposta ministeriale riguardante il tribunale di Messina «...poiché le risultanze dell'indicatore iscrizioni pro capite sono inferiori al dato medio nazionale (e dunque non sarebbero tali da giustificare l'attribuzione di alcuna unità) e, tuttavia, la natura degli affari della sede distrettuale, le risultanze dell'indicatore pendenti su organico (superiore al dato medio nazionale: 912, a fronte di 745) e il numero di sopravvenuti con elevato numero di imputati fanno apparire condivisibile la proposta ministeriale...». Sempre in relazione all'organico del personale di magistratura, ulteriori benefici per gli uffici giudiziari in generale – e pertanto anche per la sede di Messina – potranno derivare dall'attuazione delle disposizioni approvate nel dicembre del 2019 (articolo 1 comma 432 della legge 27 dicembre 2019 n. 160 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022») che, modificando la legge 13 febbraio 2001 n. 48, prevedono l'istituzione delle piante organiche flessibili distrettuali, da destinare alla sostituzione di magistrati assenti ovvero all'assegnazione agli uffici giudiziari del distretto che presentino condizioni critiche di rendimento. Al riguardo si rappresenta che la proposta di determinazione di tali nuove piante organiche flessibili distrettuali è stata trasmessa dal Ministro della giustizia, in data 30 ottobre 2020, al Consiglio superiore della magistratura per il prescritto parere. La proposta prevede, in conformità al quadro normativo di riferimento, la determinazione sia del contingente complessivo nazionale – individuato in 176 unità, di cui 122 con funzioni giudicanti e 54 con funzioni requirenti – sia dei contingenti destinati ai singoli distretti. Per il distretto della Corte di appello di Messina è stata proposta l'attribuzione di un contingente complessivo di 5 unità, di cui 3 destinate alle funzioni giudicanti e 2 a quelle requirenti. All'esito della acquisizione del parere del Consiglio Superiore della Magistratura potranno, pertanto, essere formulate le definitive valutazioni per l'adozione del decreto ministeriale di determinazione delle nuove piante organiche flessibili distrettuali.
  Allo stato il tribunale di Messina non presenta vacanze in relazione al posto di presidente del tribunale, ai 5 posti di presidente di sezione di tribunale, al posto di presidente della sezione lavoro e ai 5 posti di giudici della sezione lavoro, mentre presenta 3 vacanze nei posti di giudice (su 37 in organico). Invece la Procura della Repubblica presso il tribunale di Messina non presenta vacanze in relazione al posto di presidente del tribunale e ai 3 posti di procuratore aggiunto della Repubblica mentre presenta 2 vacanze nei posti di sostituto procuratore della Repubblica (su 19 in organico).

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   SIRAGUSA e SARLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   una nostra connazionale, di doppia cittadinanza italo-marocchina, è stata condannata a tre anni e mezzo di carcere e a una multa di 50 mila dirhan (4.700 euro), per «vilipendio alla religione», aggravata dalla «diffusione via social media», quasi il massimo – cinque anni – previsto in Marocco per questo reato. Questo quanto reso noto dal Ministero della giustizia di Rabat, il 28 giugno 2021;

   secondo quanto riportato dai nostri organi di stampa, la ventitreenne – nata a Vimercate (MB) da genitori marocchini, e studentessa a Marsiglia – nel 2019 descrisse, attraverso un post su Facebook, «il versetto coranico "Kautar", quello in cui si obbligano i musulmani al sacrificio, come "versetto del whiskey"». Tale post, dopo aver ricevuto molti commenti ingiuriosi, venne immediatamente cancellato. Tuttavia la giovane non evitò la denuncia di «un'associazione a carattere religioso» («Ha offeso l'Islam con una vignetta»: «23enne italo-marocchina arrestata a Rabat e condannata a tre anni», Il Fatto Quotidiano, 1° luglio 2021);

   il 20 giugno 2021, a due anni dal fatto, la ragazza partì da Marsiglia alla volta del Marocco «per passare le vacanze con una parte della famiglia di origine in occasione del 21 luglio, quando si festeggia il Sacrificio, una delle massime ricorrenze dell'Islam»; appena atterrata venne immediatamente arrestata e trasferita «nel carcere dell'Oudaya a qualche chilometro da Marrakech», la città dove in questi due anni è stato formalizzato il dossier dell'accusa. Il 28 giugno, quindi, la condanna;

   fonti di stampa dicono che l'ambasciata italiana in Marocco stia seguendo da vicino il caso, e che sia stata avanzata la richiesta per una visita consolare nel penitenziario –:

   quali iniziative di competenza stia mettendo in atto il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per tutelare la nostra concittadina.
(4-09773)

  Risposta. — Onorevole Deputata Siragusa, rispondo alla Sua interrogazione n. 4-09773.
  La cittadina italo-marocchina Ikram Nzihi, nata a Vimercate in provincia di Milano il 6 maggio 1998 e attualmente residente ad Avignone, è stata fermata il 19 giugno al suo arrivo a Marrakech con l'accusa di aver pubblicato un
post sulla piattaforma Facebook dai toni inopportuni nei confronti del popolo marocchino. Si tratterebbe, in particolare, di una parodia della Sura 108 cosiddetta Al Kawthar, la Sura dell'abbondanza, definita nel post «il versetto del whisky». La signora ha dichiarato di non averlo scritto e di aver condiviso sul proprio profilo Facebook solo una foto raffigurante una pagina del Corano, il cui contenuto era stato alterato, rimuovendola dopo 15 minuti perché avvertita da altri della gravità del suo significato.
  La signora Nzihi è stata condannata in primo grado per offese alla religione a tre anni e mezzo di carcere e a una multa di 50 mila dirham, circa quattromila settecento euro. Contro la sentenza i legali della connazionale hanno presentato appello. L'udienza è prevista nelle prossime settimane.
  Alla notizia della condanna l'Ambasciata d'Italia a Rabat e il (Consolato generale a Casablanca, anche tramite il vice console onorario a Marrakech, si sono immediatamente attivati per acquisire informazioni sulla situazione della connazionale.
  Il console generale l'ha visitata in carcere due volte, il vice console onorario una; lo stesso ambasciatore a Rabat, Armando Barucco, le ha prestato visita il 23 luglio scorso. Durante le diverse visite consolari la signora Nzihi è sempre apparsa in buone condizioni fisiche e psicologiche. Nelle prossime settimane il consolato generale a Casablanca continuerà a monitorarne lo stato di salute attraverso il proprio medico di fiducia.
  Le nostre rappresentanze diplomatico-consolari, in coordinamento con il console Onorario a Marrakech, sono inoltre in contatto costante con la famiglia di Ikram e il suo legale, individuato grazie all'assistenza fornita dal consolato generale.
  La Farnesina continuerà a seguire la vicenda con la massima attenzione. Garantiremo a Ikram Nzihi tutta l'assistenza possibile nelle prossime fasi del procedimento penale che la vede coinvolta, mantenendo un canale di comunicazione costante con i suoi familiari e l'avvocato.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   TERMINI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'inquinamento acustico rappresenta uno dei più gravi e sottovalutati problemi ambientali, a causa dell'elevato e diffuso impatto sulla popolazione. Gli studi a cura dell'Organizzazione mondiale della sanità documentano gli effetti del rumore sulla salute umana, riconoscendone la gravità;

   i dati riguardanti l'implementazione della direttiva 2002/49/CE, relativa alla determinazione e gestione del rumore ambientale, finalizzata a prevenire o ridurre gli effetti nocivi causati dall'esposizione al rumore ambientale, evidenziano la presenza di un significativo numero di persone esposte a livelli di rumore tali da inficiare la qualità della vita;

   in questo quadro, l'impatto sociale e sulla salute, legato all'inquinamento acustico di origine aeronautica, sta acquisendo una crescente rilevanza in ambito territoriale per i cittadini residenti in realtà urbane adiacenti ad alcuni aeroporti;

   per il contenimento e l'abbattimento del rumore, infatti, Aeroporti di Roma S.p.A., in data 11 novembre 2015, aveva presentato un piano, successivamente integrato, che mirava ad ottenere una serie di interventi per la limitazione dell'impatto acustico. Tra questi l'introduzione di una nuova procedura di decollo e la riduzione dei voli commerciali dagli attuali 97 a 65 giornalieri;

   tale piano si era reso necessario conseguentemente all'approvazione della zonizzazione acustica aeroportuale, che ha certificato il superamento dei limiti acustici fissati dalla normativa vigente in una fascia limitrofa allo scalo dove è insediata la popolazione residente;

   il Piano degli interventi di contenimento ed abbattimento del rumore dell'aeroporto G.B. Pastine di Ciampino, il 18 dicembre del 2018, è stato approvato con decreto n. 345 dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, scatenando la reazione di alcune compagnie aeree che si ritenevano danneggiate da quelle disposizioni e che, quindi, si sono rivolte alla giustizia amministrativa affinché venisse disattesa l'applicazione del decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che prevede il rientro dell'aeroporto entro i limiti di inquinamento acustico previste dalla legge;

   il 17 marzo 2021 il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha messo un punto al contenzioso, con due sentenze – sentenza n. 3236/2021 e n. 3239/2021 – le quali rappresentano «una grande notizia per le migliaia di abitanti di Ciampino, Marino e Roma Sud, colpiti da anni di rumore oltre i limiti di legge e sottoposti ad un rilevante inquinamento dell'aria»:

   con le citate sentenze, il Tar Lazio autorizza, in sostanza, la riduzione dei voli nell'aeroporto di Ciampino prevista dal decreto ministeriale 18 dicembre 2018 n. 345;

   nel quadro legislativo nazionale, le modalità di intervento per il contenimento dell'inquinamento acustico degli aeroporti sono regolate dalla legge quadro sull'inquinamento acustico, legge 26 ottobre 1995, n. 447, e da altri decreti ministeriali attuativi;

   l'articolata normativa sulla disciplina del rumore aeroportuale, finalizzata alla definizione di procedure, modalità e interventi per la mitigazione dell'impatto acustico generato dal traffico aereo in prossimità degli aeroporti, si è arricchita nel corso degli anni;

   in particolare la direttiva 30/2002/CE, che fa riferimento all'insieme di disposizioni emanate dall'Unione europea a partire dal 1979, costituisce una risposta all'esigenza di intervenire nei confronti del rumore causato dal traffico aereo, anche attraverso limitazioni e restrizioni all'uso degli aeromobili in relazione alle loro prestazioni acustiche, e gli Stati membri avrebbero dovuto adeguare la propria legislazione alle nuove disposizioni entro e non oltre il 28 settembre 2003 –:

   quali iniziative, anche alla luce delle sentenze citate in premessa, il Governo intenda adottare affinché in tutti gli aeroporti adiacenti alle realtà urbane – come Bergamo Orio al Serio, Napoli Capodichino e Treviso, solo per citare i casi più eclatanti – siano adottati i giusti provvedimenti per affrontare adeguatamente la questione legata all'inquinamento acustico causato dal traffico aereo.
(4-09170)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Ai sensi del decreto ministeriale ambiente 31 ottobre 1997 «Metodologia di misura del rumore aeroportuale», attuativo della legge 26 ottobre 1995, n. 447, ai fini del contenimento del rumore prodotto all'infrastruttura aeroportuale è istituita, per ogni aeroporto aperto al traffico civile, una Commissione incaricata di predisporre criteri generali per la definizione, rispettivamente:
  di procedure antirumore in tutte le attività aeroportuali come definite all'articolo 3, comma 1, lettera
m), punto 3), della legge 26 ottobre 1995, n. 447;
  delle zone di rispetto per le aree e le attività aeroportuali e dei criteri per regolare l'attività urbanistica nelle zone di rispetto;
  della classificazione degli aeroporti in relazione al livello di inquinamento acustico e delle caratteristiche dei sistemi di monitoraggio.
  Tale commissione è presieduta dal direttore della circoscrizione aeroportuale ed è composta da un rappresentante della regione, della provincia e dei comuni interessati, dell'Arpa, dell'ente nazionale di assistenza al volo, della Società di gestione aeroportuale, del Ministero dell'ambiente, oggi della transizione ecologica.
  La commissione, tenuto conto del piano regolatore aeroportuale, degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica vigenti e delle procedure antirumore adottate, definisce, nell'intorno aeroportuale, i confini della zona A, zona B, zona C, all'unanimità.
  All'interno di tali zone valgono diversi limiti.
  I piani regolatori generali sono adeguati tenendo conto delle seguenti indicazioni per gli usi del suolo:
  

    zona A: non sono previste limitazioni;
    

    zona B: attività agricole e allevamenti di bestiame, attività industriali e assimilate, attività commerciali, attività di ufficio, terziario e assimilate, previa adozione di adeguate misure di isolamento acustico;
    

    zona C: esclusivamente le attività funzionalmente connesse con l'uso e i servizi delle infrastrutture aeroportuali.
    

   A seguito dell'approvazione della classificazione acustica dell'intorno aeroportuale, il gestore, ai sensi del decreto del Ministro dell'ambiente del 29 novembre 2000, procede all'individuazione delle aree dove sia stimato o rilevato il superamento dei limiti normativi e trasmette i dati relativi ai comuni e alle regioni territorialmente competenti o alle autorità da esse indicate.
   L'articolo 10, comma 5, della legge n. 447 del 1995 attribuisce esclusivamente alle Società e agli enti gestori di servizi pubblici di trasporto, nel caso di superamento dei pertinenti valori normativi, l'obbligo di predisporre e presentare al comune piani di contenimento ed abbattimento del rumore, secondo le direttive emanate dal Ministro dell'ambiente con proprio decreto.
   Società ed enti gestori di servizi pubblici di trasporto devono indicare tempi di adeguamento, modalità e costi e sono obbligati ad impegnare, in via ordinaria, una quota fissa non inferiore al 7 per cento dei fondi di bilancio previsti per le attività di manutenzione e di potenziamento delle infrastrutture stesse per l'adozione di interventi di contenimento ed abbattimento del rumore.
   Il decreto del Ministro dell'ambiente 29 novembre 2000, attuativo della legge quadro n. 447/1995, all'articolo. 5, comma 2, demanda a sua volta al Ministro dell'ambiente, oggi della transizione ecologica, d'intesa con la conferenza unificata, il potere-dovere di «approvare i piani relativi alle infrastrutture di interesse nazionale o di più regioni, e di provvedere ugualmente di intesa con la conferenza unificata, alla ripartizione degli accantonamenti e degli oneri su base regionale tenuto conto delle priorità valutate ai sensi dell'articolo 3 comma 1, dei costi dei risanamenti previsti per ogni regione e del costo complessivo a livello nazionale».
   Tanto premesso su un piano generale, con riferimento alla specifica situazione degli aeroporti adiacenti alle realtà urbane richiamate nell'interrogazione, si osserva quanto segue.
   

    Aeroporto di Treviso.
    Dopo interlocuzioni con le amministrazioni territorialmente competenti, la Società di gestione dell'aeroporto, ha trasmesso a questo Ministero, ai comuni di Treviso e Quinto di Treviso e alla regione Veneto, tra il mese di febbraio e il mese di marzo 2021, la documentazione elaborata secondo la normativa vigente.
    Il Ministero ha prontamente coinvolto l'ISPRA per la necessaria istruttoria tecnica sui documenti acquisiti al fine di verificare la piena rispondenza alla normativa di settore. Tale verifica è in corso di svolgimento.
    

    Aeroporto di Orio al Serio.
    Con sentenza del Tar Lombardia, sede di Brescia, Sezione I, n. 668/2013, è stato annullato il piano di zonizzazione acustica dello scalo, per mancato assoggettamento alla procedura di valutazione ambientale strategica del Piano in questione.
    La zonizzazione aeroportuale, concepita come uno degli strumenti individuati allo scopo di regolamentare le attività aeroportuali su tutto il territorio nazionale ai fini del controllo e del contenimento dell'inquinamento acustico prodotto dagli aeromobili civili nelle loro fasi di movimentazione può essere ritenuta equivalente ai Piani di settore a valenza ambientale.
    Pertanto, per queste ragioni e anche a seguito dell'esito della sentenza del Tar Brescia n. 668 del 15 luglio 2013 e del Consiglio di Stato, sezione IV, n. 1278 del 12 marzo 2015, è stato dato avvio al processo di Vas.
    

    Aeroporto di Napoli.
    La commissione aeroportuale è in attesa di conoscere le risultanze del monitoraggio acustico per valutare gli effetti del dispositivo di utilizzo pista, in vigore da gennaio 2019, sull'impronta acustica, in considerazione della diminuzione del numero di atterraggi notturni sulla città proposta dalla società di gestione.
    

    Aeroporto di Ciampino.
    Per quanto riguarda il piano degli interventi di contenimento e abbattimento dell'aeroporto di Ciampino, presentato dalla società di gestione dell'aeroporto, Aeroporti di Roma S.p.A. ed approvato dal Ministro dell'ambiente con decreto ministeriale 345 del 2018, lo scorso 6 maggio 2021 si è svolta l'udienza al ricorso in appello presentato da Ryanair, a seguito della sentenza n. 3236 del 17 marzo 2021, dove è stata accolta l'istanza cautelare, sospendendo l'esecutività della sentenza impugnata fino all'udienza di discussione di merito fissata per il giorno 16 settembre 2021.
    In ultimo, in riferimento alla direttiva 2002/30/CE, recepita, dal decreto legislativo n. 13 del 17 gennaio 2005, si rappresenta che il Regolamento (Ue) n. 598/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 aprile 2014 ha istituito norme e procedure per l'introduzione di restrizioni operative ai fini del contenimento del rumore negli aeroporti dell'Unione, nell'ambito di un approccio equilibrato, abrogando la direttiva 2002/30/Ce.
    Per quanto riguarda gli aspetti di competenza in materia di Via, si evidenzia che il tema dell'inquinamento acustico viene trattato nei procedimenti di valutazione ambientale, sia nel corso dell'istruttoria tecnica di valutazione del piano/progetto, sia in fase di monitoraggio della corretta attuazione delle condizioni ambientali eventualmente indicate nel provvedimento.
    Gli aeroporti citati nell'interrogazione parlamentare sono stati sottoposti a procedure di valutazione ambientale, già concluse per Napoli e Treviso ed attualmente in corso su Ciampino e Bergamo, e la componente rumore è tenuta in debita considerazione dalla commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via/Vas nell'espressione del parere di compatibilità ambientale.
    

Il Ministro della transizione ecologica: Roberto Cingolani.


   TORTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa è emerso che alcuni musei appartenenti alla direzione regionale dei musei d'Abruzzo sono rimasti chiusi anche successivamente alle possibili riaperture a causa di problematiche legate a problemi manutentivi, ma anche all'insufficiente personale a disposizione;

   in particolare, nel comune di Chieti sia «La Civitella» che «Villa Frigerj», su cui sembrerebbe che il personale a disposizione sia inferiore alle 10 unità, risultavano ancora chiusi nei primi giorni di maggio 2021;

   l'esiguità di personale non favorisce le aperture dei musei e, soprattutto, rende difficile ogni sinergia con le altre amministrazioni insistenti sul territorio di Chieti, anche al fine di programmare azioni culturali comuni;

   i concorsi che il Ministero della cultura sta espletando, al fine di reclutare nuovo organico anche per attività di accoglienza dei luoghi della cultura, vedrà la conclusione dopo la fine della prossima stagione estiva, periodo in cui probabili visitatori e turisti potrebbero visitare i musei della città di Chieti;

   il Ministero della cultura può avvalersi di Ales, la società in house del Ministero, per essere supportato al miglioramento della fruibilità del patrimonio culturale, anche attraverso l'assegnazione di proprio personale;

   a giudizio dell'interrogante, la carenza di personale nei due musei di Chieti va ad aggiungersi all'esiguo organico della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Chieti e Pescara –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire una maggiore fruibilità dei musei di Chieti.
(4-09264)

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, con il quale l'interrogante ha chiesto di conoscere quali iniziative il Ministero abbia inteso adottare al fine di garantire una maggiore fruibilità dei musei della città di Chieti, con particolare riferimento al Museo archeologico nazionale d'Abruzzo - Villa Frigerj e al museo archeologico nazionale La Civitella, affetti da problematiche di carenza di organico oltre che necessitare di interventi manutentivi.
  A tal riguardo e, sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale musei, si rappresenta quanto segue.
  In merito alla problematica della carenza di organico, si evidenzia che, al fine di far fronte alla insufficienza di personale assegnato ai predetti siti museali, e che riguarda, in particolar modo, il personale addetto alla vigilanza (cosiddetto personale A.F.A.V.), dal 2017 la direzione regionale ha deciso di assegnare agli A.F.A.V. un servizio a «turno unico» articolato in 12 ore a valere su entrambi i musei, al fine di consentire la copertura di eventuali periodi di assenza di presidio.
  Più di recente, e stante l'insufficienza del ricorso a tale articolazione oraria per garantire la fruibilità dei musei, grazie al costante dialogo tra l'Amministrazione ed il comune di Chieti, la direzione regionale musei Abruzzo ha concluso un accordo di collaborazione che prevede l'impiego di 12 unità di personale, già percettori di reddito di cittadinanza, in affiancamento alle 10 unità di personale A.F.A.V. dipendenti Mic.
  Le suddette unità di personale aggiuntivo, gestite dal comune, a partire dal 15 giugno 2021 sono state impiegate in entrambe le sedi museali, garantendone così l'apertura quotidiana.
  Per ciò che concerne, altresì, i problemi manutentivi insistenti su entrambe le strutture, si rappresenta che la carenza in organico di personale con specifiche competenze tecniche, unitamente al riacuirsi nel corso dell'anno 2021 dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 su tutto territorio nazionale e, non di meno, nella regione Abruzzo, spesso collocata in zona rossa o arancione, hanno determinato un rallentamento delle operazioni di manutenzione straordinaria già programmate.
  A tal riguardo, si comunica tuttavia che, stante l'attuale quadro epidemiologico, che vede una significativa riduzione della curva dei contagi, con il conseguente collocamento di tutte le regioni, compreso l'Abruzzo, in zona bianca, al momento i lavori in programma sono ripresi e procedono a ritmi sostenuti.

La Sottosegretaria di Stato per la cultura: Lucia Borgonzoni.


   VILLANI, NAPPI, CHIAZZESE, PROVENZA, MANZO e BARBUTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi della legge n. 362 del 1991 e dell'articolo 25 della legge 8 giugno 1990, n. 142, a seguito di specifica convenzione di cui all'articolo 24 della legge 142 del 1990, fu costituito, nel 1999, tra i comuni Sarno e Mercato San Severino, in provincia di Salerno, un Consorzio di enti locali, denominato «Co.fa.ser.» Consorzio farmacie servizi, con sede a Sarno;

   il Co.fa.ser. gestisce otto farmacie dislocate nelle città di Sarno, Mercato San Severino, Castel San Giorgio, Battipaglia e Montecorvino Rovella che hanno come scopo quello di garantire salute e benessere e assicurare la distribuzione e la vendita delle specialità medicinali, anche veterinarie e dei preparati galenici, officinali e magistrali, omeopatici, di erboristeria, e dei prodotti di cui alla XIV tabella dell'allegato 9 del decreto ministeriale 375 del 4 agosto 1988;

   il Co.fa.ser coordina anche la gestione dei servizi e le attività collaterali delle Asl attraverso le otto farmacie di competenza;

   come si apprende da fonti di stampa sarebbero ravvisabili numerose anomalie riscontrate nella gestione del Co.fa.ser., soprattutto in merito ai criteri di assunzione del personale, poco trasparenti;

   in data 2 luglio 2019, a quanto consta agli interroganti i responsabili del Consorzio hanno denunciato, presso la locale stazione dei Carabinieri di Sarno, il furto del protocollo cartaceo dello stesso Consorzio, utilizzato fino al 31 dicembre 2018;

   in data 10 giugno 2019 e in data 13 luglio 2019, altresì, il collegio dei revisori del Co.fa.ser. ha inviato due denunce alla Corte dei conti per segnalare anomalie nella gestione economico-finanziaria dell'Ente consorziato;

   lo stesso collegio dei revisori, con verbale del 18 luglio 2019, certificava una perdita di esercizio quantificata in euro 1.206.500 ed invitava a deliberare la messa in liquidazione del Consorzio, verificando la possibilità di realizzare accordi di ristrutturazione (articolo 182-bis, della legge fallimentare), concordato in continuità ed ogni altra procedura volta a salvaguardare i lavoratori, gli asset aziendali e la continuità del servizio;

   il tribunale civile di Nocera Inferiore ammetteva il Co.fa.ser. alla procedura di concordato preventivo, sensi dell'articolo 161, comma 6, della legge fallimentare: ad oggi, tuttavia, la procedura di concordato preventivo non ha dato alcun esito accertato e il Consorzio rischia il fallimento con grave danno erariale per le casse delle pubbliche amministrazioni dei comuni di Sarno e Mercato San Severino;

   il fallimento del Co.fa.ser. rischia anche di comportare la perdita dei posti di lavoro con conseguente crisi socio-occupazionale per una comunità già gravemente colpita dalla disoccupazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda assumere, per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato, per attuare le opportune verifiche di competenza, relativamente alla gestione finanziaria del Consorzio.
(4-06364)

  Risposta. — Si riscontra l'interrogazione n. 4-06364 relativa alla gestione finanziaria del Consorzio farmacie servizi (Co.fa.ser.) recante una richiesta di verifica ispettiva dei servizi ispettivi di finanza pubblica (S.I.Fi.P.).
  In proposito si precisa, preliminarmente, che l'attività dei servizi ispettivi ha natura conoscitiva e referente, ed ha come finalità quella di verificare la regolarità e la proficuità della spesa e il regolare funzionamento dei servizi che, in modo diretto o indiretto, interessino il complesso della finanza pubblica presso le pubbliche amministrazioni individuate dall'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e dall'articolo 1, comma 2 della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
  Spetta invece alla Corte dei conti l'accertamento delle responsabilità amministrative e contabili dei soggetti cui è affidata la gestione economica e finanziaria degli enti e dei loro organismi partecipati.
  Si evidenzia, inoltre, che i servizi ispettivi provvedono all'esecuzione di verifiche amministrativo-contabili sulla base di un programma annuale, redatto valutando sia le tematiche da approfondire, secondo l'incidenza delle stesse sul complesso della finanza pubblica, sia selezionando gli enti con parametri oggettivi, estrapolati dalle banche dati utilizzate dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.
  Considerato quanto sopra si ritiene quindi, al momento, non opportuno disporre l'esecuzione di una verifica amministrativo contabile mirata alle specifiche problematiche evidenziate.
  Ci si riserva, comunque, attesa la segnalazione degli interroganti, l'eventuale inserimento di una verifica in un prossimo programma annuale.

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.