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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 8 settembre 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAPITANIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   la proposta di regolamento sui servizi digitali (Digital Services Act: proposta di regolamento COM (2020)825 sul mercato unico dei servizi digitali che modifica la direttiva 2000/31/CE) rappresenta una delle misure chiave nell'ambito della Strategia europea per il digitale. L'iniziativa è stata presentata simultaneamente alla cosiddetta legge sui mercati digitali, nell'ottica di una revisione complessiva del corpus regolativo di matrice europea, che mira, da un lato, ad accrescere e armonizzare le responsabilità delle piattaforme online e dei fornitori di servizi d'informazione, rafforzando anche il controllo sulle politiche di contenuto delle piattaforme nell'Unione europea e, dall'altro, a introdurre regole per assicurare l'equità e la contendibilità dei mercati digitali;

   il Digital Services Act costituisce una grande occasione per rafforzare le azioni e gli strumenti di tutela dei contenuti audiovisivi sul web, oggi ancora più determinanti per sostenere la fase di ripartenza del settore stesso dopo la pandemia e porre così le basi per lo sviluppo di un ecosistema digitale trasparente e realmente competitivo per tutte le aziende che vi operano;

   secondo gli ultimi dati relativi alla pirateria in Italia (ricerca FAPAV-Ipsos), si stima che gli atti di pirateria durante il lockdown del 2020 siano stati 243 milioni contro i 69 milioni di un bimestre medio riferito al 2019. Se il fenomeno della pirateria dei contenuti da sempre rappresenta per l'industria e per il sistema Paese un danno rilevante che contrae investimenti e causa perdite di posti di lavoro, nell'ultimo anno/sono aumentati in modo esponenziale tutti i reati di carattere informatico così come le frodi online: in questa direzione è cresciuto anche il fenomeno dei domini ingannevoli;

   l'articolo 5 della direttiva cosiddetta E-Commerce stabilisce i requisiti generali di informazione che i fornitori di servizi devono rendere facilmente disponibili, direttamente e permanentemente accessibili ai destinatari dei loro servizi e alle autorità competenti. Tali informazioni includono il nome del fornitore di servizi, l'indirizzo fisico presso il quale è stabilita la sede legale delle attività e i dati di contatto del fornitore stesso, incluso l'indirizzo e-mail, così da poter essere contattati rapidamente e stabilire una comunicazione in modo diretto ed efficace. Ma, in base alla legislazione attualmente vigente, non sono previste sanzioni per chi non ottempera agli obblighi previsti;

   nel Digital Services Act è contenuto lo strumento del Kybc – Know Your Business Customer – che, attraverso un reale tracciamento alla fonte di informazioni utili ad identificare il business del richiedente ed evitando il proliferare di gruppi criminali che lucrano violando la legge, risulta efficace per combattere l'anonimato di chi opera illegalmente sul web, e che dovrebbe essere esteso a tutti gli intermediari, e non solo verso chi opera sui market place online come invece proposto nell'articolo 22 dalla Commissione europea;

   la commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera, nel parere reso il 23 giugno 2021 in sede di esame della proposta di regolamento relativo a un mercato unico dei servizi digitali (legge sui servizi digitali) (COM(2020) 825 final), ha sottolineato come «appare opportuno garantire la tutela del consumatore e della proprietà intellettuale secondo il principio know your business customer già riconosciuto dal Parlamento europeo» –:

   se il Governo ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per estendere gli obblighi del protocollo Kybc di cui in premessa all'intera gamma di servizi che rendono operativa l'attività di un sito come previsto dall'articolo 5 della direttiva cosiddetta E-commerce ed in caso positivo quale sia la posizione assunta dal Governo in seno al Consiglio dell'Unione europea, nonché quali siano i risultati del tavolo di coordinamento informale tra soggetti rilevanti nel mercato istituito presso il Ministero per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale.
(4-10171)


   VILLAROSA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende dal loro comunicato in data 27 maggio 2021, la FIMMG «Federazione italiana medici di medicina generale» aveva incontrato il Ministro Speranza ed il generale Figliuolo a cui era stato presentato un software di intelligenza artificiale che potesse consentire, grazie al dialogo tra le varie piattaforme vaccinali regionali, ai medici di medicina generale di portare avanti un'azione chirurgica di recupero di quei soggetti rimasti esclusi dalle somministrazioni di massa tra i soggetti più a rischio, affinché si potesse migliorare la campagna vaccinale in modo capillare;

   il giornale «La Repubblica» del 14 agosto 2021 riporta una dichiarazione del generale Figliuolo, commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19, in cui sosteneva come i non vaccinati andassero «cercati e vaccinati» e come nel piano del Governo si puntasse alla collaborazione dei medici di famiglia per convincere gli indecisi;

   secondo un articolo del giornale «La Gazzetta del Sud», pubblicato il 27 agosto 2021, durante una riunione voluta dal Commissario per l'emergenza Covid dell'Asp di Messina, Alberto Firenze, con i sindaci del distretto socio-sanitario D28 per velocizzare la campagna vaccinale, nel territorio messinese pare siano stati consegnati i nominativi di tutti i residenti non vaccinati ai sindaci dei comuni. «Come? Il commissario Firenze ha consegnato ai nove rappresentati presenti all'incontro (mancavano quelli di Rodì Milici, Basicò e Fondachelli, oltre alla commissariata Terme Vigliatore) un plico con tutti i nominativi dei residenti sul proprio territorio che non si sono vaccinati»;

   in data 6 settembre 2021 si apprende inoltre come l'Autorità garante per la protezione dei dati personali abbia deciso di avviare un'istruttoria nei confronti del Commissario Covid di Messina per verificare se vi sia stata effettivamente la comunicazione dei nominativi ai sindaci, in contrasto con quanto previsto dall'ordinanza del presidente della regione siciliana n. 84/2021, che prevede la comunicazione del solo numero dei vaccinati giornalieri;

   a giudizio dell'interrogante pare possano esserci, alla luce di quanto su esposto, diverse interpretazioni da parte delle varie strutture commissariali regionali in merito agli strumenti da mettere in campo per migliorare la campagna vaccinale, come più volte annunciato dal commissario Figliuolo, attuando alle volte anche interventi in possibile contrasto con le normative sulla privacy –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti in premessa e se non ritenga opportuno adottare iniziative normative atte a regolamentare le criticità evidenziate e adottare una linea preventiva circa interventi ben definiti e comuni su tutto il territorio nazionale per migliorare la campagna vaccinale, in maniera tale da evitare possibili fenomeni come quelli menzionati in premessa.
(4-10172)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI, BURATTI e SANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   molti gruppi societari, spesso formati da imprese di piccole e medie dimensioni, prevedono una società immobiliare nella quale far confluire tutti i fabbricati e una o più società operative che svolgono l'attività negli immobili presi in locazione dalla società immobiliare pagando gli affitti;

   spesso a queste società immobiliari sono delegate anche le attività amministrative, di promozione e di marketing;

   negli ultimi anni, a causa della crisi economica e della pandemia, le società operative hanno chiesto una significativa riduzione dei canoni di locazione alla immobiliare o addirittura non hanno pagato alcun canone; la contrazione delle entrate ha creato le condizioni per l'applicazione alle immobiliari della disciplina fiscale sulle società non operative (cosiddette «società di comodo»), introdotta dall'articolo 30 della legge n. 724 del 1994, la quale prevede vincoli molto stringenti per disincentivare la costituzione di società che, con finalità elusive, non svolgono una reale attività economica o commerciale, ma sono volte ad assoggettare i beni ad un regime d'impresa anche se nella realtà permangono nella disponibilità dei soci o dei familiari;

   pur condividendo le finalità generali della norma, nei casi in cui vi è una giustificazione economica dell'attività svolta, senza alcun fine elusivo, la disposizione appare essere troppo penalizzante anche considerando la situazione emergenziale dovuta alla pandemia;

   per le società che rientrano nell'applicazione della citata normativa sono previsti: la presunzione di un reddito minimo parametrato ai valori nell'attivo dello stato patrimoniale rilevante per l'imposizione diretta e l'Irap; un limitato utilizzo dei crediti Iva; una maggiorazione del 10,5 per cento dell'aliquota Ires; un limitato utilizzo delle eventuali perdite degli esercizi precedenti;

   il citato articolo 30, comma 1, prevede ai fini della verifica del test di operatività, l'applicazione del 6 per cento al valore delle immobilizzazioni costituite da beni immobili, condizione che, dato il contesto di profonda crisi, risulta difficilmente raggiungibile e molte imprese che non si sono potute adeguare sono state raggiunte da avvisi di accertamento; inoltre, il valore degli immobili ha subito una forte contrazione tale da determinare, in caso di vendita, significative perdite non sempre recuperabili –:

   quali iniziative intenda assumere per salvaguardare quelle società, in particolare di piccole e medie dimensioni, cui corrisponde una reale giustificazione economica, senza alcun fine elusivo, anche prevedendo una sospensione o alleggerimento dell'applicazione della normativa sulle società di comodo per l'anno in corso in ragione della crisi economica dovuta alla pandemia.
(5-06627)


   FRAGOMELI e BENAMATI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, prevede il cosiddetto Superbonus, un'agevolazione che eleva al 110 per cento l'aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022, per specifici interventi in ambito di efficienza energetica, di interventi antisismici, di installazione di impianti fotovoltaici o delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici;

   le nuove misure si aggiungono alle detrazioni previste per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, compresi quelli per la riduzione del rischio sismico (cosiddetti Sismabonus) e di riqualificazione energetica degli edifici (cosiddetti Ecobonus); tra le novità introdotte, è prevista la possibilità, al posto della fruizione diretta della detrazione, di optare per un contributo anticipato sotto forma di sconto praticato dai fornitori dei beni o servizi o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante. In questo caso si dovrà inviare una comunicazione per esercitare l'opzione;

   vi sarebbero alcuni aspetti della normativa che necessitano, a giudizio degli interroganti, di ulteriori chiarimenti al fine di rendere più agevole l'applicazione del Superbonus ed evitare possibili richieste di restituzione dell'indebita fruizione da parte dell'Amministrazione finanziaria;

   in particolare il comma 10 del citato articolo 119 prevede che le persone fisiche aventi diritto possono beneficiare delle detrazioni Superbonus per gli interventi realizzati sul numero massimo di due unità immobiliari, fermo restando il riconoscimento delle detrazioni per gli interventi effettuati sulle parti comuni dell'edificio; appare necessario chiarire se, in caso di demolizione e ricostruzione di un immobile, un soggetto proprietario al 50 per cento che ha già utilizzato l'agevolazione del Superbonus per la riqualificazione energetica di altri due immobili, possa aver comunque diritto all'agevolazione per la riqualificazione energetica di un ulteriore immobile ovvero se l'altro proprietario al 50 per cento possa comunque cumulare l'agevolazione, al fine di non perdere la possibilità di fruire del beneficio;

   dal 1° gennaio 2021 è possibile usufruire del Superbonus anche per gli interventi finalizzati alla eliminazione delle barriere architettoniche; in particolare, la lettera d) del comma 66 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, recante la legge di bilancio 2021, sancisce che l'agevolazione è applicabile anche agli interventi previsti dall'articolo 16-bis, comma 1, lettera e), del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, anche ove effettuati in favore di persone di età superiore a 65 anni; la citata lettera e) prevede che gli interventi agevolabili debbano avere come oggetto gli ascensori e i montacarichi, ma andrebbe tuttavia chiarito che i montascale sono comunque equiparati agli ascensori ai fini dell'applicazione della detrazione;

   andrebbe altresì chiarita la possibilità di accedere al beneficio del Superbonus, senza che l'Agenzia delle entrate revochi il credito d'imposta, per un condominio provvisto di concessione edilizia e di titolo abitativo, costruito in difformità dal progetto originario, insanabile da un punto di vista urbanistico, ma reso alienabile con il ravvedimento dei condomini dopo aver pagato la relativa sanzione prevista dal comune di appartenenza (come previsto dall'articolo 206-bis della legge regione Toscana n. 65 del 2014 recante la sanzione pecuniaria pari al doppio del costo di produzione stabilito in base alla legge 27 luglio 1978, n. 392);

   sarebbe altresì utile chiarire se nei massimali di spesa previsti per i pannelli solari possano essere ricomprese anche le sonde geotermiche –:

   se ritenga utile fornire i necessari chiarimenti sulle casistiche applicative del Superbonus riportate in premessa, al fine di agevolare i contribuenti interessati, a tale scopo anche aggiornando sul sito dell'Agenzia delle entrate le informative rilasciate nella sezione dedicata alle faq.
(5-06630)


   VIANELLO, SUT e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dall'articolo intitolato «Solidarietà a Domani dopo la richiesta di 100 mila euro da parte di Eni», pubblicato il 29 luglio 2021 sul quotidiano Domani, si apprende che l'Eni S.p.a. avrebbe richiesto alla testata in menzione il pagamento della somma di euro 100 mila, a titolo di risarcimento per asseriti danni reputazionali, in seguito ad un articolo a firma Alfredo Faieta, pubblicato il 27 luglio 2021, intimando contestualmente la corresponsione del suindicato importo entro il termine di dieci giorni dal ricevimento della diffida;

   sull'articolo del 29 luglio 2021, pubblicato sul giornale on-line QualEnergia.it, viene sinteticamente chiarito che l'ingente richiesta risarcitoria riguarderebbe «il caso Eni-Shell/Nigeria, il cui processo si è concluso a marzo 2021 con l'assoluzione degli imputati», in primo grado di giudizio. Sia la procura della Repubblica di Milano, che la parte civile Repubblica federale della Nigeria hanno depositato appello contro la decisione di primo grado;

   inoltre, secondo quanto riferito in un articolo del Fatto Quotidiano, del 29 luglio 2021 (intitolato «Eni chiede 100 mila euro al quotidiano Domani “entro 10 giorni”»: «Noi oggetto di campagna diffamatoria»), la società in parola avrebbe lamentato di essere stata oggetto di «una campagna stampa diffamatoria» da parte del quotidiano Domani, costituita da diversi articoli di cui quello del 27 luglio 2021 sarebbe «esemplificativo», avendo quest'ultimo anche omesso di dare atto che l'assoluzione sarebbe stata riconosciuta «perché il fatto non sussiste» (circostanza che, però, sarebbe stata rilevata in precedenti pezzi sul processo);

   a parere degli interroganti la totalità delle fonti giornalistiche sopra menzionate ritiene concordemente che la pretesa dell'Eni S.p.a. nasconda in realtà un'iniziativa in sostanza di natura intimidatoria finalizzata a comprimere il diritto di cronaca della testata giornalistica e tesa ad impedire la diffusione della verità sulla vicenda che coinvolge la società petrolifera;

   infine, sempre sul citato articolo del Fatto Quotidiano, si legge che «anche in caso di versamento dei 100 mila euro, il gruppo del petrolio e del gas si riserva in ogni caso il diritto “di un'ulteriore quantificazione dei danni subiti”»;

   con riferimento a tale ultima circostanza, l'interrogante evidenzia che il nostro ordinamento contempla la figura dell'abuso del diritto di credito che deriva dalla violazione dei principi generali di buona fede e correttezza e di lealtà e che consiste in «un comportamento lesivo dell'interesse del debitore che esorbiti dal limite della ragionevole tutela dell'interesse del creditore» (Cassazione civile, sezione I, 28 agosto 2004, n. 17205);

   pertanto, anche volendo ammettere l'eventuale fondatezza delle ragioni dell'Eni S.p.a., quest'ultima (qualora quanto riferito dai giornali citati fosse confermato) non potrebbe esimersi dal dovere di quantificare il ristoro attraverso criteri certi ed immutabili e non tramite un meccanismo di determinazione progressiva ed incerta degli importi risarcitori che, non essendo giustificato dall'esigenza di tutela della reputazione asseritamente lesa, fa sorgere il sospetto che la società intenda perseguire scopi di altra natura (come quello d'imbavagliare le voci critiche attraverso l'abuso di strumenti leciti) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e, in particolare, quale sia il suo orientamento circa gli atti posti in essere da Eni S.p.a., che, secondo l'interrogante, comportano un'indebita compressione dei diritti costituzionali di cronaca e di libera manifestazione del pensiero del quotidiano Domani, soprattutto se si considera che (come riferito dalle fonti giornalistiche citate) la richiesta risarcitoria della società petrolifera si baserebbe su di una quantificazione progressiva ed incerta delle somme asseritamente dovute e che tale pretesa sarebbe stata avanzata nonostante il fatto che la testata giornalistica avesse già menzionato l'assoluzione per insussistenza del fatto in articoli precedenti a quello del 27 luglio 2021;

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare – quale azionista di Eni S.p.a. – relativamente alla presente vicenda.
(5-06635)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ALBANO, BUCALO, CIABURRO, FRASSINETTI, PRISCO e FERRO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di marzo 2020, a causa del lockdown e della pandemia, il decreto «Cura Italia» ha sancito il fermo della notifica degli atti, delle procedure di riscossione nonché dei pagamenti delle cartelle e delle rateizzazioni; il «congelamento» dell'attività di riscossione è stato ultimamente prorogato fino al 31 agosto dal decreto «sostegni bis»;

   da mercoledì 1o settembre è ripreso l'invio delle caselle di pagamento e il recupero coattivo delle somme. La ripartenza delle operazioni di recupero, inoltre, riguarda anche le somme dovute ai comuni e agli enti locali per le ingiunzioni già notificate. È impossibile fare stime sul numero di atti: si parla di un numero di cartelle che va da 20 fino a 60 milioni, con invii che saranno scaglionati a partire dagli atti più arretrati, riferiti prevalentemente ai ruoli che gli enti creditori hanno affidato all'agente della riscossione a marzo 2020 e che sono a rischio di prescrizione;

   si tratta di un ammontare di arretrati comprensivi di sanzioni e interessi, che sono rimasti in sospeso a causa del Covid-19 e che stanno per travolgere e sconvolgere tante famiglie e imprese. Ad aggravare la situazione è il fatto che il termine del periodo di moratoria comporti contestualmente la ripresa delle verifiche da parte delle pubbliche amministrazioni quando un ente pubblico deve pagare somme maggiori di cinquemila euro, è tenuto a controllare se il beneficiario ha morosità di almeno cinquemila euro e, se è così, deve sospendere il pagamento in attesa che l'agente di riscossione pignori le somme;

   la situazione, dunque, crea preoccupazione generale in un momento così delicato, di profonda crisi e difficoltà economica che continua a colpire l'intera Nazione –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare in merito per evitare il rischio di chiusura di molte attività che oggi necessitano di liquidità e che chiedono aiuti allo Stato per sopravvivere e per sostenere le moltissime famiglie ormai ridotte al limite della povertà.
(4-10162)


   GRIMOLDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi (decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917) sono considerati fiscalmente a carico i familiari che possiedono un reddito complessivo annuo non superiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili. Il suddetto limite è incrementato a 4.000 euro, in relazione ai soli figli di età non superiore a 24 anni (articolo 1, commi 252 - 253, della legge n. 205 del 2017;

   i soggetti extracomunitari fiscalmente residenti in Italia possono quindi richiedere le detrazioni per carichi di famiglia secondo le modalità previste dall'articolo 1, commi 1325 e ss., della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007);

   per poter beneficiare delle detrazioni all'uopo previste, il cittadino extracomunitario è dunque tenuto a presentare la documentazione attestante il legame familiare; tuttavia, tale documentazione, differisce a seconda che il familiare del cittadino extracomunitario per il quale si intende chiedere la detrazione risieda o meno in Italia;

   mentre per i familiari a carico residenti in Italia si ritiene sufficiente la certificazione dello stato di famiglia rilasciato dagli uffici comunali, per i familiari a carico non residenti in Italia è necessario attestare lo status di familiare a carico mediante documentazione prodotta dall'autorità consolare del Paese d'origine, con traduzione in lingua italiana e asseverazione da parte del prefetto competente per territorio;

   all'articolo 1, comma 1326, della summenzionata legge 27 dicembre 2006, n. 296 viene, inoltre, stabilito che, se successivamente alla presentazione della prima dichiarazione dei redditi la situazione dei carichi di famiglia del cittadino extracomunitario non risulta modificata, non sarà necessario presentare una nuova documentazione, essendo sufficiente una mera autocertificazione con cui il contribuente attesti, confermandola, che la situazione familiare precedentemente indicata sia rimasta invariata. In caso contrario, dovrà essere presentata una nuova ed aggiornata documentazione;

   nella pratica, al momento della autodichiarazione fiscale si sono concretizzati molti casi infedeltà dichiarativa, facilmente assimilabili e riconducibili a fenomeni di elusione fiscale; ne conviene, una condotta fraudolenta per il fisco italiano, nonché conseguenti riflessi sulla certezza del diritto;

   a parere dell'interrogante, anche a fronte di una disposizione normativa che – in ragione della stessa complessità del fenomeno che si propone di disciplinare – appare caratterizzata da un rilevante tasso di indeterminatezza, sarebbe opportuno analizzare in che modo essa sia stata applicata in concreto nel corso degli anni;

   nondimeno, anche in previsione della prossima legge delega in materia fiscale, che comporterà la revisione completa del regime delle imposte sul reddito e delle detrazioni fiscali, è necessaria una attenta verifica ed un monitoraggio degli effetti pratici derivanti dalla fruizione delle detrazioni spettanti, onde evitare appropriazioni agevolative indebite e dare contestuale certezza del regime tributario in vigore –:

   quali tempestive iniziative intenda adottare al fine di contrastare i comportamenti elusivi evidenziati in premessa, garantendo, al contempo, il recupero di gettito – fraudolentemente attestato – sulla base delle richieste pervenute all'amministrazione finanziaria per beneficiare delle detrazioni per familiari a carico di cittadini extra comunitari che sono fiscalmente residenti in Italia.
(4-10168)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   COSTA. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – Premesso che:

   il tabulato telefonico contiene una notevole quantità di informazioni molto sensibili che consentono di «tracciare» la vita di una persona; si tratta di un controllo che con l'evoluzione tecnologica diventa sempre più pregnante;

   nel 2014 la sola compagnia Vodafone dichiarò di essere destinataria in Italia di oltre 600.000 richieste di tabulati;

   l'articolo 132 del decreto legislativo n. 196 del 2003, recante il cosiddetto codice della privacy, prevede, al comma 3, che i dati relativi al traffico telefonico sono acquisiti presso il fornitore con decreto motivato del pubblico ministero;

   con la sentenza pregiudiziale del 2 marzo 2021 nella causa C-746/18, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha dichiarato che l'articolo 15, paragrafo 1, della direttiva 2002/5 relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche, letto alla luce degli articoli 7, 8, 11 e 52 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, «deve essere interpretato nel senso che esso osta ad una normativa nazionale, la quale consenta l'accesso di autorità pubbliche ad un insieme di dati relativi al traffico o di dati relativi all'ubicazione – (...) per finalità di prevenzione, ricerca, accertamento e perseguimento di reati, senza che tale accesso sia circoscritto a procedure aventi per scopo la lotta contro le forme gravi di criminalità o la prevenzione di gravi minacce alla sicurezza pubblica»;

   la Corte ha inoltre affermato che l'articolo già citato «deve essere interpretato nel senso che esso osta ad una normativa nazionale, la quale renda il pubblico ministero, il cui compito è di dirigere il procedimento istruttorio penale e di esercitare, eventualmente, l'azione penale in un successivo procedimento, competente ad autorizzare l'accesso di un'autorità pubblica ai dati relativi al traffico e ai dati relativi all'ubicazione ai fini di un'istruttoria penale»;

   il 1° aprile il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/02670-A/010 che impegna il Governo medesimo «ad adeguare la normativa italiana alle disposizioni di cui all'articolo 15, paragrafo 1, della direttiva 2002/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 luglio 2002, relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche, come modificata dalla direttiva 2009/136/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2009, conformemente all'interpretazione datane dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea quanto alle condizioni soggettive e oggettive di applicabilità, apportando le opportune modifiche al codice di procedura penale e al Codice in materia di protezione dei dati personali di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, prevedendo, tra l'altro, che l'accesso del pubblico ministero ai dati sia subordinato all'autorizzazione del giudice ovvero in caso di urgenza alla successiva convalida»;

   il 22 luglio 2021 il Garante per la protezione dei dati personali ha inviato una segnalazione al Parlamento e al Governo con la quale chiede di valutare l'opportunità di una riforma della disciplina della conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico a fini di giustizia; come afferma il Garante, la modifica, più volte sollecitata, si è resa ora ulteriormente necessaria a seguito della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 2 marzo 2021; tale sentenza sviluppa un indirizzo già consolidato a partire dalla sentenza Digital Rights Ireland dell'8 aprile 2014 con cui la Corte ha dichiarato l'illegittimità della direttiva 2006/24/Ce per violazione del principio di proporzionalità nel bilanciamento tra protezione dati ed esigenze di pubblica sicurezza;

   come ricorda il Garante, la carenza di proporzionalità nel caso italiano è stata aggravata dalla legge n. 167 del 2017 che ha esteso a sei anni il termine massimo di conservazione dei tabulati, invitando quindi il Parlamento a una riforma tale da differenziare condizioni, limiti e termini di conservazione di tali dati in base alla gravità del reato per cui si procede, e comunque entro periodi massimi compatibili con il principio di proporzionalità;

   a partire dalla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea e in attesa di un intervento del legislatore, i Tribunali hanno adottato decisioni differenziate tra loro, con alcuni giudici per le indagini preliminari che si sono ritenuti competenti ad autorizzare l'acquisizione dei dati relativi al traffico telefonico e telematico, altri che pur richiamando la sentenza citata non si sono dichiarati competenti ad autorizzare, altri ancora che hanno sollevato domanda di pronuncia pregiudiziale della Corte;

   nella sentenza n. 28523 del 2021 la Corte di Cassazione, II sezione penale, nel dichiarare inammissibile un ricorso relativo a una condanna confermata in appello, ha escluso la inutilizzabilità dei tabulati alla luce della natura non concretamente vincolante della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, stante l'indeterminatezza delle indicazioni nella stessa contenuta; di qui la necessità, affermata dalla Corte, di un intervento legislativo «volto ad individuare, sulla base di “criteri oggettivi” (...) le categorie di reati per i quali possa ritenersi legittima l'acquisizione dei dati di traffico telefonico o telematico» –:

   quali iniziative intenda porre in essere, e – considerate le urgenze evidenziate in premessa – in quali tempi, al fine di adeguare la normativa italiana a quella europea, conformemente all'interpretazione datane dalla Corte di giustizia dell'Unione europea con la sentenza del 2 marzo 2021 nella causa C-746/18, anche alla luce dell'impegno assunto attraverso l'accoglimento dell'ordine del giorno 9/02670-A/010.
(4-10161)


   VARCHI e MASCHIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in una nota del 2 agosto 2021, le organizzazioni sindacali hanno denunciato «il pessimo comportamento dei vertici di codesto Ministero, questa volta in tema di pagamento del salario accessorio. I lavoratori della Giustizia percepiscono un salario accessorio gravemente sottodimensionato rispetto alla quantità ed alla qualità dei carichi di lavoro evasi e delle responsabilità sopportate. Lo stesso, inoltre, è tra i più bassi tra quelli corrisposti nelle pubbliche amministrazioni»;

   in particolare, come si legge nella nota, i criteri di pagamento del salario accessorio per le prestazioni rese nell'anno 2019, con gravissimo ed ingiustificato ritardo, sono stati definiti solo il 29 luglio 2020 con una ipotesi di accordo, oggetto di rilievi degli organi di controllo comunicati al solo Ministero lo scorso gennaio, in violazione degli obblighi di trasparenza e di informazione delle organizzazioni sindacali previsti per legge;

   dopo la firma dell'accordo, che probabilmente avverrà in autunno, occorrerà definire i criteri per il pagamento delle somme presso gli uffici, sede di rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) presenti sul territorio nazionale e, all'esito delle procedure di controllo dei singoli accordi e degli ulteriori adempimenti contabili previsti, il pagamento delle spettanze avverrà nell'estate del 2022, ossia con tre anni di ritardo;

   a tale inaccettabile ritardo si aggiungono ulteriori inadempienze: dalla mancata attuazione dell'accordo del 26 aprile 2017, recepito nel decreto ministeriale 9 novembre 2017, che prevedeva le progressioni giuridiche tra le aree e nelle aree attraverso l'istituto della flessibilità, alla mancata applicazione dell'articolo 21-quater della legge n. 132 del 2015 nella parte in cui dispone il transito dei contabili, degli assistenti informatici e linguistici in area terza; dalla mancata attuazione dell'articolo 492-bis cpc per un effettivo ed efficiente recupero crediti e dalla applicazione solo parziale dell'articolo 149-bis cpc sulle notifiche telematiche alla violazione dell'accordo di mobilità;

   e ancora, i sindacati lamentano la mancanza di informazioni sulle dotazioni organiche indispensabili per verificare la corretta applicazione degli istituti di mobilità, il mancato avvio della terza procedura di progressione economica, nonostante il relativo impegno di spesa sia stato concordato nell'ambito dell'accordo FUA 2019; la mancata istituzione del Comitato unico di garanzia (articolo 57 del decreto legislativo n. 165 del 2001) e dell'Organismo paritetico per l'innovazione (articolo 6 del contratto collettivo nazionale del lavoro 2016/2018); la mancata emanazione del regolamento di attuazione dell'articolo 113 del decreto legislativo n. 50 del 2016 (incentivo riconosciuto alle figure tecniche ed amministrative che rivestono i ruoli previsti dal codice dei contratti pubblici); nonché la mancata definizione delle dotazioni organiche delle articolazioni periferiche della Dgsia;

   anche nell'amministrazione penitenziaria e nella giustizia minorile e di comunità le carenze di personale, la inadeguatezza delle dotazioni organiche, la cronica carenza di risorse materiali, il mancato riconoscimento di percorsi agevolati di transito in area terza hanno reso molto più difficoltoso lo svolgimento della prestazione lavorativa e tali lavoratori che hanno, comunque, assicurato il funzionamento delle strutture penitenziarie, anche minorili, riceveranno con tre anni di ritardo il salario accessorio;

   non certo migliore è la situazione degli archivi notarili che, nonostante le attribuzioni di rilievo, soffrono di un grave sottodimensionamento dell'organico: su un organico già esiguo di 502 unità (cui si aggiungono 17 dirigenti di seconda fascia ed un dirigente di prima fascia), il personale attualmente in servizio è ben al di sotto delle 400 unità e devono coprire oltre 100 uffici presenti sul territorio nazionale, compreso l'Ufficio centrale di Roma –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, verificata la fondatezza degli stessi, quali immediate iniziative di competenza intenda assumere al riguardo, per sanare la grave situazione denunciata.
(4-10170)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa hanno dato la notizia secondo la quale dal 13 settembre 2021 potrebbe essere sospeso il collegamento marittimo «Civitavecchia-Arbatax-Cagliari» (lo scalo di Arbatax è stato sospeso dal 1° luglio), gestito da CIN-Tirrenia;

   nonostante la mancata proroga della convenzione per la gestione in regime di continuità territoriale, a fine giugno 2021, la compagnia aveva deciso di garantire ugualmente il collegamento, seppure con la soppressione dello scalo di Arbatax, presumibilmente perché, nel periodo estivo, il servizio risulterebbe comunque remunerativo, condizioni che verrebbero a mancare con l'attenuarsi dei flussi turistici, quando sarebbe necessario sussidiare la linea;

   questa situazione si sarebbe determinata a seguito dell'esito negativo della procedura per l'affidamento in concessione del collegamento tra Civitavecchia, Arbatax e Cagliari, sia per assenza di proposte entro la scadenza del 20 aprile 2021, sia perché sarebbero andate deserte anche le due successive procedure negoziate;

   l'esito negativo dei bandi di gara apparirebbe sempre più come l'epilogo fallimentare del procedimento, gestito dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili in collaborazione con Invitalia s.p.a. per la predisposizione dei nuovi bandi per l'affidamento, in regime di continuità territoriale marittima, dei collegamenti con la Sardegna;

   i bandi, infatti, si sarebbero caratterizzati per i considerevoli tagli di risorse destinate alla continuità territoriale marittima, soprattutto nei confronti dei collegamenti da sussidiare maggiormente, perché necessari, ma onerosi e a rischio di fallimento di mercato;

   si ravviserebbe, secondo l'interrogante, nella procedura del Ministero, in collaborazione con Invitalia, un approccio che non risulterebbe sostenuto da adeguate analisi socio-economico della Sardegna e tanto meno supportato da un'adeguata conoscenza delle dinamiche del settore;

   si segnala che le risorse annuali sarebbero passate da 52.911.000,00 milioni di euro, della precedente convenzione, a 33.939.667,81 milioni di euro, in un contesto nel quale, considerate le gravi criticità registrate in passato, ci si sarebbe attesi un rafforzamento dei servizi con maggiori risorse stanziate;

   la stessa linea che rischia di essere sospesa, la Civitavecchia-Arbatax-Cagliari, risulterebbe la più penalizzata dai tagli, con uno stanziamento annuo di appena 16.600.000,00 euro, a fronte dei 23.933.000,00 della precedente convenzione;

   visto il fallimento della gara per l'affidamento della rotta Civitavecchia-Arbatax-Cagliari, a cui si aggiungerebbe la soppressione di alcuni collegamenti e la mancata istituzione di altri, come suggerito dalla regione Sardegna, risulterebbe di primaria importanza conoscere nel dettaglio il Piano economico e finanziario (Pef) sul quale sarebbe stata costruita la base d'asta;

   alcune note pubblicate sul sito di Invitalia, infatti, confermerebbero il sospetto che la finalità sottesa alla procedura sia unicamente quella di contenere i costi senza alcuna preoccupazione delle autentiche finalità della continuità e dell'eventuale compromissione di un istituto fondamentale voluto per compensare, anche se solo parzialmente, i costi diretti e indiretti dell'insularità;

   nelle procedure preliminari, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, a quanto risulta all'interrogante, avrebbe ignorato i rilievi e le indicazioni della regione autonoma della Sardegna in merito alle gravi lacune contenute nei nuovi bandi;

   lo stesso assessore regionale ai trasporti avrebbe dichiarato che «Abbiamo chiesto di essere coinvolti nell'esprimere l'intesa, come previsto dalla Corte costituzionale, e non abbiamo ricevuto alcuna risposta» –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per affidare in tempi brevi la linea Civitavecchia-Arbatax-Cagliari in regime di continuità territoriale anche stanziando nuove e maggiori risorse;

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, promuovere iniziative volte a valutare la congruità del Piano economico e finanziario (Pef) sul quale sono state definite le basi d'asta per l'affidamento dei diversi collegamenti.
(3-02481)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIANELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con delibera n. 28604 del 16 marzo 2021, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (d'ora in avanti semplicemente Autorità) ha accertato la scorrettezza delle pratiche commerciali imputabili ad Autostrade per l'Italia S.p.a. che si sono sostanziate:

    nella riduzione delle corsie di marcia o in specifiche limitazioni della velocità massima consentita che hanno creato rilevanti disagi ai consumatori ed hanno aumentato i tempi di percorrenza, in assenza di adeguamento del pedaggio autostradale (con riferimento alla A/16 Napoli-Canosa, A/14 Bologna-Taranto, A/26 Genova Voltri-Gravellona Toce e, per le parti di competenza di Aspi A/7 Milano-Serravalle-Genova, A/10 Genova-Savona-Ventimiglia e A/12 Genova-Rosignano);

    nelle modalità informative relative alle procedure di rimborso del pedaggio (in occasione del verificarsi degli inconvenienti sopra indicati) che sono risultate omissive, inadeguate ed intempestive (con riferimento a tutte le tratte della rete autostradale gestite da Autostrade per l'Italia S.p.A. ed in particolare sulla A/14 Bologna-Taranto);

   pertanto, è stata deliberata in quella sede:

    la cessazione delle pratiche commerciali scorrette sopra descritte;

    l'applicazione al gestore di una sanzione amministrativa pecuniaria di euro 5.000.000,00;

    l'obbligo per la citata società di comunicare (entro sessanta giorni) le misure adottate al fine di ottemperare alle misure riparatorie indicate nel provvedimento;

   successivamente, come attestato dal provvedimento adottato il 13 luglio 2021, sono pervenute (relativamente al periodo 26 marzo 2021-18 giugno 2021) all'Autorità segnalazioni attestanti la persistenza nei tratti autostradali interessati da disagi che non sono stati controbilanciati dalla riduzione e/o dalla sospensione del pedaggio;

   né tale inadempimento è stato smentito dalla relazione comunicata (in data 26 maggio 2021) da Autostrade per l'Italia S.p.a. che dimostra l'implementazione di svariate misure dedicate solo al profilo informativo delle condizioni di percorribilità e strutturali della rete viaria, difettando (però) detto documento di qualsivoglia indicazione circa la riduzione del pedaggio con riferimento ai tratti autostradali interessati;

   inoltre, Autostrade per l'Italia S.p.a. ha precisato che le misure di rimborso del pedaggio non potrebbero essere unilateralmente adottate dalla citata società, necessitando le medesime del preventivo assenso del Ministero concedente;

   sennonché, l'Autorità aveva già accertato misure di riduzione del pedaggio volontariamente adottate dalla società;

   alla luce del quadro che precede, l'Autorità (nel provvedimento del 13 luglio 2021) ha concluso per l'inottemperanza alla delibera n. 28604 del 16 marzo 2021, non ritenendo le misure indicate idonee a rimuovere le pratiche commerciali scorrette;

   quindi, è stata dichiarata la sussistenza dei presupposti per l'avvio del procedimento ex articolo 27, comma 12, del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, che si potrebbe chiudere entro centoventi giorni con l'irrogazione di una sanzione amministrativa da euro 10.000,00 a euro 5.000.000,00;

   per completezza, si rileva che Autostrade per l'Italia S.p.a. ha impugnato la delibera n. 28604 del 16 marzo 2021 dinanzi al T.a.r. Lazio che ha accolto solo parzialmente le istanze cautelari, rinviando l'esame del merito all'udienza del 23 febbraio 2022 (confronta ordinanza n. 3584 del 24 giugno 2021) –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, nel caso in cui il procedimento dell'Autorità ed il giudizio davanti al T.a.r. Lazio dovessero concludersi con la conferma dell'inottemperanza ricostruita in narrativa, considerato che a parere dell'interrogante, le violazioni di cui alla delibera n. 28604 del 16 marzo 2021 (definitivamente accertate) avrebbero anche una ricaduta di natura contrattuale in termini di gravi inadempimenti alla convenzione che disciplina i rapporti concessori con Autostrade per l'Italia S.p.a.
(5-06632)

Interrogazione a risposta scritta:


   BALDELLI, PENTANGELO, ROSSO e SOZZANI. – Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   sulla base dei dati forniti dal Governo in risposta a diversi atti di sindacato ispettivo a prima firma dell'interrogante, su un totale di 7.093 comuni, sono stati 4.695 quelli che hanno inviato la relazione sui proventi derivanti da sanzioni per infrazioni al codice della strada relativi all'anno 2019;

   il Governo ha altresì comunicato che, nei confronti dei comuni inadempienti, erano state avviate specifiche istruttorie per il tramite delle prefetture competenti per ottenere chiarimenti sul mancato adempimento;

   rispondendo, da ultimo, all'atto di sindacato ispettivo 2-01261, sempre a prima firma dell'interrogante, il Governo ha fornito i dati circa le relazioni relative ai proventi dell'anno 2020, comunicando che 5.829 comuni hanno inviato una relazione regolare, 582 hanno inviato una relazione non regolare e specificando che, nei confronti delle 2.749 amministrazioni risultate inadempienti, sarà avviata una relativa istruttoria, come già avvenuto per le inadempienze relative alle relazioni riferite ai proventi dell'anno 2019 –:

   se il Governo non intenda fornire al Parlamento, come già da tempo richiesto dal primo firmatario del presente atto, le tabelle con i dati completi delle relazioni telematiche relative agli anni 2019 e 2020;

   entro quando saranno concluse le istruttorie attualmente in corso e quando il Governo intenda procedere, e attraverso quali modalità, all'applicazione delle sanzioni previste dal codice della strada, consistenti, come ricordato dal Governo stesso nella risposta al recente atto di sindacato ispettivo citato in premessa, in «quanto previsto dal comma 12-quater dell'articolo 142 del codice della strada, che dispone la riduzione del 90 per cento annuo nei confronti dell'ente che non trasmette la relazione».
(4-10160)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Cilento, vasta zona a sud della Campania dichiarata «Parco Nazionale» per le sue bellezze naturali, storiche e ambientali, fonda la sua economia in gran parte sul turismo;

   ogni anno, infatti, milioni di turisti affollano le coste cilentane caratterizzate dalla bellezza incontaminata dei luoghi e dalle tranquille coste che garantiscono ai villeggianti una totale immersione nel relax e nella natura;

   da fonti giornalistiche, tuttavia, si apprende che il territorio in parola è stato interessato, proprio durante la stagione estiva, da numerosi accadimenti di inaudita violenza oltre che da numerosi atti predatori;

   in particolare si sarebbero verificati svariati episodi di furti, risse, incendi e violenze nei centri cittadini di Vallo della Lucania, di Agropoli, di Acciaroli e di Sapri, e si sarebbe tenuto, sempre secondo quanto riportato da fonti giornalistiche, intorno all'area protetta del fiume Calore, in spregio, evidentemente, alle normative anti-Covid, un rave party non autorizzato, che avrebbe coinvolto centinaia di partecipanti, con conseguenti danni alla flora e alla fauna incontaminata della zona oltre a notevoli disagi per i residenti;

   gli episodi appena sopra descritti rappresentano solo alcuni di una sequela di accadimenti similari che si sono verificati durante questa stagione estiva nelle zone a sud della provincia di Salerno, e rendono, purtroppo, la misura esatta di quanto sia grave l'emergenza «sicurezza» in Cilento e degli incalcolabili danni, anche in termini di immagine, subiti dal territorio in questione;

   occorre, dunque, intervenire con tempestività ed efficacia per riconsegnare alla legalità il territorio in parola, mediante maggiori presidi e controlli, previo reclutamento di maggiore personale addetto alla sicurezza dei privati cittadini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di rafforzare la sicurezza del territorio «cilentano» a tutela dei residenti e dei turisti e se non intenda, di concerto con la questura e la prefettura di Salerno, provvedere al potenziamento dei controlli da parte delle forze dell'ordine e soprattutto del relativo organico.
(4-10164)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dell'ennesima multinazionale che delocalizza e lascia l'Italia. Si tratta dell'americana Carrier Corporation, con sede a Palm Beach in Florida, che nel 2017 ha rilevato una parte del gruppo Riello dall'omonima famiglia che lo fondò a Legnago, vicino Verona, nel 1922;

   il gruppo Riello ha infatti comunicato ai suoi 90 lavoratori, della sede di Villanova di Cepagatti vicino Pescara, che dopo 75 giorni verranno licenziati, per delocalizzare in Polonia l'assemblaggio caldaie su cui sono specializzati a Villanova. A quanto è dato sapere, solo 19 lavoratori che si occupano di ricerca e sviluppo saranno trasferiti nel centro di ricerca del gruppo a Lecco. Invece, tutti gli altri continueranno a lavorare sulla produzione delle caldaie solo fino a novembre 2021 per poi subire i licenziamenti;

   l'azienda non è in crisi, ma sta portando avanti un piano di delocalizzazione che improvvisamente colpisce decine di posti di lavoro. Infatti, Villanova fattura più delle altre sedi e una parte verrebbe trasferita in Polonia per diminuire il costo del lavoro del 20 per cento;

   i sindacati si sono subito mossi per impugnare i licenziamenti e avviare una trattativa per indurre la proprietà al ritiro o quanto meno ad ottenere gli ammortizzatori sociali per un anno. È stato fissato, quindi, un incontro tra le parti il 16 settembre 2021;

   se la multinazionale non cambierà la sua decisione di delocalizzare ci saranno serie conseguenze in un territorio già provato da altre crisi aziendali, come Honeywell, Denso, Sevel e Brioni;

   l'interrogante ha già presentato molteplici atti parlamentari per sollecitare l'adozione di vincoli alle multinazionali per evitare speculazioni. Inoltre, sono necessarie misure specifiche di salvaguardia dei lavoratori che da un giorno all'altro subiscono le gravi conseguenze della delocalizzazione;

   a oggi nessun provvedimento utile è stato adottato dall'esecutivo e casi del genere dimostrano tutta la debolezza delle istituzioni che subiscono decisioni aziendali che fanno perdere molti posti di lavoro, anche considerando l'indotto –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per tutelare i lavoratori del gruppo Riello, anche con l'istituzione di un tavolo di concertazione con le parti sociali.
(5-06628)

Interrogazione a risposta scritta:


   TESTAMENTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la recente fusione tra Fca, Peugeot e Citroën, che ha dato vita al nuovo colosso automobilistico Stellantis, le flessioni del mercato conseguenti alla crisi pandemica e, infine, la finora solo prospettata riconversione all'elettrico, hanno creato un clima di grande incertezza nello stabilimento ex Fca di Termoli, in cui lavorano circa 2.400 dipendenti;

   fino al mese di luglio 2021 due sole erano le certezze: il ripetuto ricorso alla cassa integrazione e il perenne rinvio della lavorazione al motore ibrido, prevista inizialmente per il secondo semestre del 2020. L'aspetto più preoccupante è sicuramente la mancanza certezza di un piano industriale che potesse fare chiarezza sugli aspetti produttivi ed occupazionali nel medio e lungo periodo;

   negli ultimi mesi, molte sono state le notizie apprese dalla stampa: si è dato per certo che una gran fetta di lavoratori sarebbe stata invitata a lasciare il posto tramite pensionamenti anticipati, quota 100 o scivoli pensionistici e incentivi al licenziamento, senza peraltro che venissero fornite garanzie su una loro sostituzione a causa dei dubbi relativi alla ripresa del mercato dell'auto (Primo Numero, 3 giugno 2021). Inoltre, sempre in altri articoli di stampa (Primo Numero 24 giugno 2021) si prospettava anche una drastica riduzione di personale dagli attuali 2.400 dipendenti a 1.000;

   le notizie di cui sopra si aggiungevano a quelle sicuramente non rassicuranti emerse dopo il vertice il 15 giugno 2021 presso il Ministero dello sviluppo economico per discutere dello stabilimento di Melfi, incontro al quale parteciparono rappresentanti dell'azienda, sindacati, e i due ministri qui interrogati. Durante l'incontro, infatti, la dirigenza comunicò di volere chiudere una linea produttiva dello stabilimento, rimodulare i turni di lavoro e, conseguentemente, ridurre il personale. Una decisione che provocò la dura reazione sindacale, soprattutto Fiom e Uilm;

   l'8 luglio 2021 l'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, diede una notizia che parve fugare i timori per il destino dello stabilimento molisano, annunciando la realizzazione a Termoli di una gigafactory di batterie per le auto elettriche, la terza del gruppo oltre a quelle già presenti in Francia e Germania. Il piano industriale, secondo fonti di stampa sarebbe stato poi «divulgato e comunicato con un approccio graduale e al momento opportuno» (Agenzia AGI, 8 luglio);

   ad oggi, a due mesi da quell'annuncio, la dirigenza non ha però ancora fornito nessun altro dettaglio a riguardo. Il 31 agosto il sindacato Uilm ha quindi «inviato una richiesta ai ministri Giorgetti e Orlando per riconvocare al più presto presso il Ministero dello Sviluppo economico il tavolo con Stellantis, avente ad oggetto il futuro piano industriale e più in generale le prospettive produttive e occupazionali in Italia. Dall'ultimo incontro dello scorso 15 giugno sono intervenute infatti numerose novità che devono essere approfondite con l'azienda e con il Governo per trovare le migliori soluzioni per garantire il futuro di tutti i lavoratori italiani e le missioni produttive in tutti i siti del nostro Paese» (Primonumero, 31 agosto 2021);

   altrettanto preoccupanti sono le notizie che giungono dallo stabilimento Stellantis dell'area adriatica, la Sevel, per il quale il segretario generale della Firn Cisl Ferdinando Uliano, ha annunciato uno sciopero per scongiurare la perdita di 705 posti di lavoro e la probabile dislocazione della produzione in Polonia –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano mettere in atto per salvaguardare i livelli occupazionali degli stabilimenti Stellantis di Termoli e di Chieti;

   se i Ministri intendano adottare iniziative per mitigare le ripercussioni sull'indotto;

   se sia intenzione del Governo convocare un tavolo con la dirigenza e le rappresentanze sindacali al fine di far luce sui piani industriali degli stabilimenti termolese e teatino.
(4-10163)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   dopo un lungo negoziato, il 28 giugno 2021 il Consiglio dell'Unione europea ha approvato la riforma della Politica agricola comune 2023-2027;

   entro il mese di settembre 2021 dovranno essere definiti diversi elementi tecnici per la successiva elaborazione dei testi giuridici da sottoporre all'approvazione del Consiglio e del Parlamento europeo;

   tale riforma contiene importanti novità per il nostro Paese, a partire da una dotazione inferiore di 6 miliardi di euro rispetto al periodo precedente;

   come rilevato da alcune Confederazioni agricole, talune di queste novità potrebbero recare un grave danno all'agricoltura di diversi territori, tra cui quello pugliese:

    la cosiddetta «condizionalità rafforzata», mediante la quale sorgerebbero nuovi obblighi a carico dei beneficiari dei trasferimenti diretti, presenterebbe, allo stato attuale, un cospicuo aggravio degli adempimenti burocratici necessari all'ottenimento dei benefici, con il conseguente rallentamento delle procedure di liquidazione dei pagamenti;

    l'introduzione della cosiddetta «condizionalità sociale» quale requisito per l'ottenimento dei benefici, consistente nell'applicazione di una stretta vigilanza sul rispetto delle norme fondamentali che regolano le condizioni, la sicurezza e la salute sul lavoro, con relative sanzioni in caso di irregolarità, si sovrapporrebbe inutilmente a una legislazione nazionale che già garantisce i lavoratori agricoli, con la conseguenza di disincentivare la prosecuzione dei rapporti di lavoro e incentivare, invece, il ricorso a forniture di servizio;

    il sistema di ridistribuzione delle risorse dei pagamenti diretti, così come rivisto dalla riforma, e l'effetto della «convergenza» penalizzerebbe fortemente alcuni specifici settori, come quello olivicolo, ad alta intensità e con alto utilizzo di manodopera, per avvantaggiare colture estensive e a basso uso di forza lavoro;

    il sostanziale obbligo di redistribuzione di una quota dei pagamenti diretti a favore delle imprese di piccola dimensione, affiancato dal criterio di regressività e dal capping, penalizzerebbero oltremodo le grandi aziende a vantaggio delle piccole e piccolissime imprese agricole, con gravi ripercussioni in termini di occupazione;

    con l'istituzione degli «eco-schemi», e la conseguente indicazione di destinarvi almeno il 25 per cento del massimale dei pagamenti diretti, l'agricoltura italiana rischierebbe di non utilizzare, soprattutto nei primi anni di applicazione, tutte le risorse stanziate, malgrado il comparto nazionale, e quello pugliese in particolare, siano già fortemente orientati alla tutela dell'ambiente;

    la ripartizione degli aiuti accoppiati, che nei fatti si traduce nell'assegnazione di risorse a pioggia a prescindere da qualsivoglia criterio selettivo, avvantaggia settori piuttosto irrilevanti nel panorama agricolo nazionale (soia, barbabietola da zucchero, riso) a danno di colture intensive e a forte intensità occupazionale;

    l'intenzione di aumentare la quota minima assegnata per le misure ambientali (fino al 35-37 per cento) rischia di ridurre drasticamente le risorse destinate alle misure programmabili per lo sviluppo rurale destinate, ad esempio, agli investimenti –:

   se il Ministro interrogato non ritenga che le novità introdotte e riportate in premessa non provochino un grave pregiudizio all'agricoltura nazionale;

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per difendere il settore agricolo nazionale dalle novità più svantaggiose della riforma della Politica agricola comune 2023/2027 in corso di definizione.
(5-06631)


   VALLASCAS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane, numerosi organi di stampa hanno dato la notizia secondo la quale, a livello mondiale, si registrerebbe una riduzione della produzione e del fabbisogno di grano, mais e, nel complesso, di altri prodotti cerealicoli;

   secondo il quotidiano la Verità, del 22 agosto 2021, a causa di una forte contrazione dell'offerta e di un aumento della domanda, le scorte mondiali di grano quest'anno si sarebbero «ridotte sotto i 7 milioni di tonnellate, un livello mai raggiunto negli ultimi vent'anni con un consumo mondiale che è schizzato sopra i 37 milioni di tonnellate», con un conseguente aumento del prezzo;

   nello specifico, «gli aumenti medi del grano stanno attorno al 35 per cento rispetto allo scorso anno, il grano canadese è rincarato di 123 euro a tonnellata», sembrerebbe, da quanto riportano gli organi di stampa, che il prezzo di grano duro abbia raggiunto i 370 euro a tonnellata;

   questa situazione, secondo il settimanale Panorama del 31 agosto 2021, sarebbe determinata da una serie di cause: dalla siccità che ha interessato i principali produttori mondiali di grano e cereali, alle inondazioni in Europa, alla stessa transizione energetica che avrebbe portato alla conversione dei terreni agricoli verso la produzione di oli combustibili vegetali, che risulterebbero più redditizi, alla forte domanda di prodotti dell'agroalimentare da parte della Cina;

   il giornale affermerebbe, infatti, che «Il gigante asiatico da diversi mesi ha cominciato a ricostituire le sue scorte alimentari e questo [...] sta generando una fortissima tensione sui prezzi delle materie agricole»;

   ne conseguirebbe un aumento anche consistente delle materie agricole, tanto che «la Fao ha lanciato un allarme carestia», con preoccupanti ripercussioni negative per la filiera dell'agroalimentare e, in particolare, per le produzioni di pasta;

   questa circostanza è stata sottolineata anche di recente dal presidente dei pastai di Unione italiana food, secondo il quale «nel 2021 il prezzo del grano duro è salito del 60 per cento anche fino a 500 euro a tonnellata. E ci sono stime di un picco a 600 entro dicembre»;

   questa situazione potrebbe avere una molteplicità di conseguenze negative perché, per le dinamiche del settore, caratterizzato da elevati volumi di scambi internazionali, ciò che accade in un Paese si ripercuote su tutto il mondo;

   il rischio è che con «Un milione in meno di tonnellate in Europa, pari a un calo di circa il 15 per cento e con la produzione nordamericana dimezzata (con un calo fino a 2 milioni di tonnellate), [...] mancheranno circa 3 milioni di tonnellate di grano duro, che potrebbero anche essere di più perché per il Nordamerica parliamo di stime, il raccolto inizia adesso»;

   si stima che il nostro Paese abbia una produzione di grano duro in grado di coprire il 70 per cento dei consumi interni, ma ci sarebbero forti perplessità e preoccupazioni per il reperimento del restante 30 per cento e per le quotazioni di mercato, anche in considerazione delle ripercussioni sull'intera filiera di produzione e sulle esportazioni, visto che l'Italia è tra i maggiori esportatori di pasta al mondo;

   secondo il Corriere della Sera del 16 ottobre 2019, nel 2018 sarebbero stati prodotti in Italia 3 milioni e 370 mila tonnellate di pasta, di cui il 58 per cento è stato destinato all'export: in Europa, un piatto di pasta su 3 sarebbe italiano, mentre nel mondo sarebbe uno su cinque –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per promuovere un processo di incremento delle produzioni nazionali dell'approvvigionamento di grano, per garantire adeguate forniture alle produzioni della filiera, sottrarre un bene di primaria importanza alle incertezze delle dinamiche mondiali del settore e alle forti oscillazioni di prezzo e garantire il consumo interno e le esportazioni.
(5-06633)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   POTENTI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° settembre 2021, il quotidiano La Verità, con un articolo a firma di Daniele Capezzone riporta un retroscena della visita del Ministro della salute Roberto Speranza avvenuta a Livorno, il 31 agosto 2021 con il fine di partecipare alla festa del partito politico «Articolo 1»;

   il pezzo riporta che l'iniziativa alla quale hanno partecipato il Ministro ed alcune decine di persone si sarebbe tenuta all'interno di una area denominata «Arena Astra», un complesso sportivo di proprietà comunale, da tempo gestito dal circolo Arci Arena Astra, ma in totale spregio dei presupposti di sicurezza e normativi e, in specie, con riferimento alla occupazione sine titulo dell'area in questione ove, appunto, sarebbe stato ospitato il Ministro. Il pezzo riporta testualmente che «l'impianto riporta gravi carenze strutturali (nell'estate 2020 si sono avuti crolli in alcune parti insistenti nell'area) nonché situazioni pregresse di abusi edilizi e si ritiene necessario intervenire quanto prima»;

   infatti, come riportato dal giornalista, il Dipartimento risorse, sviluppo e servizi generali del comune di Livorno e l'Ufficio sport e impianti sportivi del medesimo ente, indirizzavano al sindaco e all'assessore al patrimonio oltre ad altri soggetti, una dettagliata relazione sullo stato di conservazione dell'impianto definita «complessa» e inoltre, con la presa d'atto (deliberazione G.C. 189 del 24 aprile 2014) di uno stato di «gestione, attualmente qualificata come occupazione sine titulo» da parte di Arci;

   appare del tutto inusuale e fuori luogo – a parere dell'interrogante – che un Ministro della Repubblica partecipi a iniziative, assieme al pubblico, in aree non rispondenti alle norme di sicurezza e/o sanitarie –:

   se il Ministro della salute intenda fornire chiarimenti circa i fatti di cui in premessa, con particolare riguardo alla propria presenza alla festa di «Articolo 1» a Livorno in un'area abusiva;

   se siano a conoscenza di previ riscontri sulla sicurezza dei luoghi compiuti dagli organi del servizio di sicurezza di questura o prefettura.
(3-02480)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOLOGNA, RUFFINO, CARELLI e GAGLIARDI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4 del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, convertito, con modificazioni dalla legge 28 maggio 2021, n. 76, recante Disposizioni urgenti in materia di prevenzione del contagio da Sars-CoV-2 mediante previsione di obblighi vaccinali per le professioni sanitarie e operatori di interesse sanitario, introduce l'obbligo di vaccinazione gratuita per tutti gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario, al fine di prevenire la diffusione del virus, di tutelare la salute pubblica e di mantenere adeguate considerazioni di sicurezza nell'erogazione delle prestazioni di cure e assistenza;

   più specificatamente, il comma 6 della norma de qua attribuisce all'azienda sanitaria locale, competente in base alla residenza dei professionisti, il compito di verificare l'eventuale mancata osservanza dell'obbligo vaccinale, sulla base di segnalazioni della regione o della provincia autonoma, con un atto di accertamento che determina la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che comportino contatti interpersonali o il rischio di contagio; a ben vedere, si tratta di una sospensione obbligatoria del professionista, atteso che la valutazione della gravità dei presupposti viene effettuata ex ante da legislatore;

   inoltre, il comma 7 dell'articolo in esame pone a carico dell'azienda sanitaria locale un onere di immediata comunicazione scritta dell'atto di accertamento dell'inosservanza dell'obbligo vaccinale al datore di lavoro e all'ordine professionale di appartenenza a cui, come specificato con nota 0032479-P-17/06/2021 del Ministero della salute, viene attribuito «un mero onere informativo, ovverosia la comunicazione all'interessato»; pertanto, l'Ordine si trova, nei confronti dell'accertamento della Asl, in una posizione di mero esecutore rispetto ad un provvedimento adottato da un diverso soggetto giuridico;

   ciò posto, in concreto, l'atto di accertamento delle aziende sanitarie locali è preceduto da una fase istruttoria devoluta alle singole regioni; invero, a queste ultime è attribuito il compito di incrociare i dati ricevuti con quelli risultati dai servizi vaccinali e di trasmettere alle Asl di residenza i nominativi dei soggetti che non risultano essere vaccinati; le aziende sanitarie locali, a loro volta, predispongono gli accertamenti necessari invitando i sanitari ad esibire la dimostrazione della sussistenza di una causa di esclusione dal novero di soggetti obbligati a vaccinarsi, dell'avvenuta vaccinazione – anche in regione diversa da ove si ha la residenza – o dell'iscrizione in liste di prenotazione;

   occorre rilevare che l'iter istruttorio, per come attualmente congegnato, presenta alcune criticità; invero, non sussistendo una piattaforma vaccinale condivisa a cui possano accedere le aziende sanitarie locali e l'Ordine dei medici, allo stato attuale, sono frequenti i casi di sospensioni errate che necessitano di essere rettificate, con una conseguente duplicazione non utile della fase istruttoria; tale mancato raccordo su scala nazionale determina lungaggini della procedura di accertamento e un impiego inefficiente delle risorse e del personale degli uffici preposti che, certamente, potrebbe essere risparmiato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche dell'iter delineato e se non ritenga di dover adottare iniziative per predisporre una piattaforma vaccinale, su scala nazionale, accessibile sia alle aziende sanitarie locali che all'Ordine dei medici, ai fini di monitorare le liste dei professionisti che si sono sottoposti all'obbligo vaccinale, se pur in regione diversa da quella di residenza, e, quindi, di ottimizzare la procedura di accertamento prevista con un ingente risparmio di risorse, umane e finanziarie.
(5-06626)


   VIETINA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il grave fenomeno della carenza di medici di base è un problema nazionale e regionale, in particolare delle zone montane e di quelle considerate «disagiate»;

   i dati fotografano una situazione molto allarmante: tra il 2018 e il 2021, si registrano tantissimi pensionamenti di medici di famiglia e il trend è destinato ad aumentare;

   nel 2022, anno considerato di «picco» si stimano in tutta Italia circa 3.902 nuovi pensionamenti e il problema maggiore è costituito dal fatto che, alle uscite, non corrispondono adeguate entrate di forze giovani e il rischio è quello di mettere a repentaglio il diritto alla salute dei cittadini;

   la situazione diffusa in tutta la nazione si aggrava sui territori già penalizzati dalla carenza di servizi e infrastrutture;

   è assolutamente necessario che il Governo intervenga con immediatezza per riorganizzare il sistema in questione e garantire il rispetto del diritto di ciascuno alla salute e alle cure –:

   se e in quali tempi i Ministri interrogati intendano adottare iniziative, anche normative, volte ad agevolare il reclutamento dei medici di base, eliminando il numero chiuso per accedere alla facoltà di medicina e prevedendo incentivi economici e di camera per coloro i quali scelgono di operare nei territori più disagiati.
(5-06634)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TASSO, BORGHESE e LONGO. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   «Ci sono le condizioni per costruire il “Patto di Roma” volto a rafforzare i sistemi sanitari nazionali e a garantire i vaccini anche nei Paesi più fragili», ha annunciato il Ministro della salute Speranza nel punto stampa a margine dei lavori della prima giornata del G20 della salute a Roma. «L'impegno a cui stiamo lavorando è quello di costruire le condizioni affinché il vaccino sia un diritto di tutti e non un privilegio di pochi (...). Questa è una sfida che tutti i Paesi presenti condividono»;

   l'Italia è stata tra i primi Paesi a pronunciarsi sull'obbligo per i vaccini, tant'è che il Ministro rincara la dose sostenendo: «Se la difesa del diritto alla salute e la necessità di evitare nuove privazioni della libertà ci dovessero portare a questa soluzione, certo non ci spaventeremo e non ci fermeremo»;

   il Covid-19 ha fatto emergere le carenze dei sistemi sanitari; esso ha al tempo stesso insegnato come ricerca scientifica, collaborazione internazionale e partnership pubblico-privato riescano a produrre risultati eccezionali, fra i quali la creazione di vaccini sicuri ed efficaci nel giro di pochi mesi;

   il G20 di Roma è stata un'occasione unica per rafforzare le relazioni internazionali e rilanciare i valori universalistici della salute: si sono messe a punto strategie per realizzare una maggiore resilienza, per migliorare i sistemi sanitari su scala globale, nazionale e locale a partire dalle cure primarie e per investire importanti risorse nella salute e nel benessere;

   durante i lavori del G20 i Ministri della salute si sono particolarmente soffermati sul tema dell'individuazione delle migliori strategie globali possibili per sostenere lo sviluppo e l'equo accesso a vaccini, medicinali e diagnostica;

   poiché l'emergenza sanitaria non sarà esaurita finché non ne saremo fuori tutti, si è discusso anche di come assicurare l'accesso più largo possibile ai vaccini da parte della popolazione mondiale, a partire dai meccanismi di collaborazione esistenti;

   non tutti i Paesi hanno avuto l'opportunità di potersi fornire di vaccini come AstraZeneca, Moderna, Pfizer e Janssen – approvati da Ema – tant'è che di vaccini ne esistono diversi come: Nanoge, Sanofi/GSK, Beijing Institute of Biological Products, Gamaleya Research Institute, Sinovac, Vector Institute, CanSino Biologicals, Bharat Biotech, Curevac e Novavax;

   moltissimi italiani residenti all'estero – nel 2020 hanno raggiunto i 5,5 milioni gli iscritti all'Aire, cioè il 9,1 per cento della popolazione residente in Italia – si sono vaccinati con prodotti non riconosciuti dall'Ema, ma riconosciuti dalle autorità sanitarie degli altri Stati; questi, in una situazione divenuta paradossale, non hanno nessuna possibilità, seppur vaccinati, di ottenere il green pass per rientrare in Italia –:

   se i Ministri interrogati non ritengano, proprio per dar seguito ai buoni propositi e ai principi ispiratori del G20 della salute, adottare con urgenza tutte le iniziative necessarie affinché anche a coloro che siano stati vaccinati all'estero con prodotti non riconosciuti dall'Ema sia rilasciato apposito green pass.
(4-10166)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, LORENZIN e CARNEVALI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sono molte le segnalazioni secondo cui in più centri vaccinali alcuni medici si sono rifiutati di somministrare il vaccino alle donne che dichiarino di allattare, che, in altri casi, ad alcune donne è stato richiesto un documento del pediatra e del medico curante, oppure è stato chiesto loro di dover smettere di allattare il giorno stesso in conseguenza all'inoculazione del vaccino;

   come riportato anche dall'Istituto superiore di sanità (Iss), non ci sono dati di sicurezza ed efficacia dei vaccini contro il COVID-19 per questo target di popolazione e il tema è oggetto di dibattito a livello nazionale e internazionale. Diversi Paesi prevedono che l'offerta vaccinale per queste donne sia subordinata a una valutazione individuale del profilo rischio/beneficio, facilitata da un colloquio informativo con i professionisti sanitari. Inoltre, le linee guida dell'Iss secondo le indicazioni ad interim al 31 gennaio 2021, dispongono che «le donne che allattano possono essere incluse nell'offerta vaccinale senza necessità di interrompere l'allattamento»;

   la società italiana di ginecologia e ostetricia il 6 maggio 2021 ha adottato un documento unitario in cui si afferma che il vaccino anti-covid deve essere offerto a tutte le donne in gravidanza, specificando, inoltre, che «anche le donne che pianificano la gravidanza, nell'immediato postpartum o che allattano possono essere vaccinate a seconda della loro età e del gruppo di rischio clinico. Non sembrano esserci limitazioni in termini di tipologia di vaccino per quest'ultima categoria»;

   in molti casi l'offerta di un colloquio informativo è molto carente e talvolta si limita a distogliere la donna dal ricevere il vaccino o la si induce ad interrompere l'allattamento una volta avvenuta la somministrazione. Inoltre, alcuni centri vaccinali richiedono una certificazione del medico di base o del pediatra, con la quale questi ultimi si assumono la responsabilità della somministrazione e che non tutti i medici sono disposti a rilasciare tale certificazione. La disinformazione e poca chiarezza su questo tema così delicato contribuisce a creare uno stato diffuso di confusione ed ansia, rendendo molto complessa la valutazione sul ricevere il vaccino o meno da parte della donna stessa –:

   quando e in che modo il Ministro interrogato intenda intervenire per fare chiarezza sulla somministrazione del vaccino anti-Covid alle donne in allattamento così da evitare un ampio margine di discrezionalità del medico vaccinatore da cui derivano trattamenti differenziati nei singoli centri vaccinali e in maniera tale da permettere una scelta informata alle donne.
(4-10173)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Riello s.p.a., azienda del gruppo di società Carrier Global Corporation operante nel settore degli impianti termici e della climatizzazione, ha recentemente annunciato la volontà di chiudere il proprio stabilimento di Villanova di Cepagatti, in provincia di Pescara, delocalizzando la produzione in alcuni siti del nord Italia e in Polonia ed avviando la procedura di licenziamento per 71 lavoratori e lo spostamento di 19 addetti alla ricerca e sviluppo nelle sedi di Lecco e Legnago;

   la decisione sta provocando grande sconcerto e preoccupazione tra i dipendenti, i quali rischiano di ritrovarsi improvvisamente senza lavoro e reddito, con inevitabili ripercussioni per le loro famiglie, anche considerando la difficile ricollocazione in un territorio già interessato da problemi occupazionali;

   i sindacati hanno chiesto l'immediato ritiro dell'apertura della procedura e la convocazione di un tavolo di confronto tra le parti per individuare soluzioni che consentano il mantenimento dello stabilimento produttivo di Villanova di Cepagatti e gli attuali livelli occupazionali;

   proprio in questi giorni la Brioni, storico marchio abruzzese nel settore dell'abbigliamento sartoriale di alta moda, di proprietà del gruppo francese Kering, sta nuovamente facendo parlare di sé per la grave crisi produttiva che da tempo investe gli stabilimenti di Penne, Montebello di Bertona e Civitella Casanova, sempre in provincia di Pescara;

   secondo le rappresentanze dei lavoratori, infatti, la proprietà avrebbe cambiato la strategia aziendale rispetto all'accordo sottoscritto il 14 aprile 2021 presso il Ministero dello sviluppo economico, il che determinerebbe un ulteriore ridimensionamento degli stabilimenti con la chiusura di intere linee produttive –:

   se non ritenga opportuno predisporre ogni utile ed urgente iniziativa atta a garantire tutele adeguate per i lavoratori dello stabilimento Riello di cui in premessa, provvedendo a istituire quanto prima un tavolo negoziale tra le parti sociali, la proprietà aziendale e le istituzioni locali, affinché sia valutata la possibilità di soluzioni alternative alla chiusura;

   se non ritenga opportuno monitorare e verificare, per quanto di competenza, che gli impegni assunti dalla proprietà della Brioni, nel corso del citato incontro del 14 aprile 2021 al Ministero alla presenza, tra gli altri, dei rappresentanti della regione Abruzzo, siano rispettati, al fine di evitare una drastica riduzione del personale con conseguente perdita di importanti professionalità;

   quali iniziative il Governo, con il coinvolgimento di tutte le parti interessate, della regione Abruzzo e delle istituzioni locali, intenda assumere, in via generale, per evitare il progressivo impoverimento del tessuto produttivo del territorio abruzzese da parte di multinazionali che tendono sempre più a delocalizzare all'estero i propri impianti.
(4-10165)


   D'ORSO, MARTINCIGLIO, DAVIDE AIELLO, SAITTA, PENNA, LICATINI, CANCELLERI, PAPIRO e ALAIMO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a quanto si apprende da fonti di stampa, sarà la società Covisian a curare il call center di Ita, la nuova compagnia che prenderà il posto di Alitalia. Fino ad oggi il servizio era svolto per Alitalia da 621 lavoratori dipendenti di AlmavivA, da 20 anni impegnati nel servizio assistenza clienti di Alitalia tra Palermo e Rende;

   nonostante Ita abbia dichiarato pubblicamente che un eventuale fornitore entrante avrebbe dovuto garantire l'applicazione della clausola sociale, sembrerebbe che Ita abbia assegnato al nuovo fornitore la gara per la gestione dei servizi di contact center, senza pretendere l'inserimento nel bando della clausola sociale prevista per il settore dei call center in outsourcing che, in base al Ccnl di settore e alla legge vigente, riconosce il diritto alla prosecuzione del rapporto di lavoro con l'eventuale nuovo fornitore delle stesse attività;

   tutto ciò nonostante, nei giorni scorsi, AlmavivA abbia presentato una richiesta urgente ai Ministri interrogati per una convocazione di garanzia in sede istituzionale delle parti interessate, al fine di scongiurare le conseguenze del mancato rispetto della clausola sociale che di fatto pone a rischio immediato la continuità occupazionale dei lavoratori di Palermo e di Rende;

   a seguito di ciò, le segreterie nazionali dei sindacati del settore della categoria interessata (Sic Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil) hanno indetto una giornata di sciopero per il 9 settembre 2021 per tutti i lavoratori della commessa Alitalia gestita dalla società AlmavivA, chiedendo (ancora una volta) una convocazione di garanzia in sede istituzionale delle parti interessate. A rischio c'è il futuro di 621 lavoratrici e lavoratori, tutti con una esperienza pluriennale inestimabile che devono poter avere la certezza di veder applicato il loro diritto alla continuità occupazionale;

   a tutela della stabilità occupazionale dei lavoratori coinvolti, nel caso di cambi di appalto nel settore dei call center, vige la cosiddetta clausola sociale di cui all'articolo 1, comma 10, della legge n. 11 del 2016;

   la gara è stata aggiudicata alla società Covisian che aveva già applicato, lo scorso anno, la clausola sociale per i 253 lavoratori di via Cordova che si occupavano di Sky;

   il servizio che verrà reso dalla nuova società Covisian sarà caratterizzato dalle stesse attività che AlmavivA ha finora erogato per l'analogo servizio di customer care Alitalia, attraverso le 621 persone specificamente formate. A ciò vi è da aggiungere la previsione di volumi di lavoro per la nuova Ita persino crescenti rispetto a quelli attuali;

   la scelta di Ita pare essere stata effettuata in spregio a quanto stabilito dalla normativa vigente, oltre che dal Contratto collettivo nazionale di settore, che impone l'applicazione della clausola sociale per cui debba essere riconosciuto ai 621 lavoratori e lavoratrici il diritto alla prosecuzione del rapporto, di lavoro con l'eventuale nuovo fornitore delle stesse attività;

   Ita spa è una azienda pubblica con capitale sociale integralmente detenuto dallo Stato, attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze, e come tale non può sfuggire all'applicazione delle clausole sociali previste per legge e dal contratto nazionale di settore ed in generale non può attuare una politica aziendale che danneggi centinaia di lavoratori, peraltro ormai altamente qualificati, dimostrando di non attribuire alcun valore all'esperienza e al merito;

   a ciò si aggiunge che le scelte di Ita mettono a rischio la continuità occupazionale di centinaia di persone proprio in quei territori del Paese già fortemente provati dalla crisi occupazionale, da ultimo aggravata dall'emergenza sanitaria;

   urge intervenire, quanto prima, per assicurare l'indispensabile tutela del diritto di ogni singolo lavoratore del settore al mantenimento del proprio impiego, riconosciuto dalla legge e dal contratto nazionale collettivo di riferimento –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare, con sollecitudine, per addivenire alla risoluzione delle problematiche sopra esposte, per garantire il rispetto della normativa di settore e dei contratti collettivi e tutelare il diritto alla continuità occupazionale dei 621 lavoratori e lavoratrici di Palermo e di Rende che non possono perdere il posto di lavoro, soprattutto in un momento di grave crisi come quello che sta vivendo il nostro Paese a causa della pandemia.
(4-10167)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIANELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 24 giugno 2021 sul sito di Reuters è stata pubblicata un'inchiesta giornalistica dal titolo: «Gas infrastructures across Europe leaking planet-warming methane» sull'effetto serra causato quotidianamente da perdite e sfiati degli impianti di idrocarburi in tutta l'Unione europea;

   in particolare, attraverso l'utilizzo di una telecamera a infrarossi, la ong Clean Air Task Force (Catf) ha documentato la fuoriuscita o lo sfiato delle emissioni di metano dagli impianti di petrolio e gas in 123 siti di lavorazione in Austria, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Italia, Polonia e Romania;

   il metano ha un effetto serra circa 80 volte più potente della CO2 nei primi 20 anni in cui è immesso nell'atmosfera ed è responsabile di almeno il 25 per cento del riscaldamento globale, oltre a essere un precursore dell'ozono, un inquinante secondario che solo nel 2018 ha provocato 19.400 morti premature nell'Unione europea, di cui 3.000 in Italia, secondo il rapporto 2020 sulla qualità dell'aria della Agenzia ambientale europea;

   inoltre, le emissioni di metano sono aumentate molto più velocemente di quanto previsto dagli obiettivi dell'Accordo di Parigi;

   attualmente l'Unione europea non regola le emissioni di metano nel settore energetico, il che significa che le aziende che gestiscono i siti esaminati da Catf non stanno violando le leggi a causa di perdite o sfiati. Tuttavia, mentre alcuni Stati membri richiedono alle aziende di segnalare alcune emissioni, non esiste un quadro generale che le costringa a monitorare le perdite più piccole o a risolverle;

   tra i siti localizzati nei Paesi dell'Unione europea che rilasciano una quantità significativa di metano vengono citati i siti italiani di Minerbio a nord-est di Bologna, di Pineto in Abruzzo e di Panigaglia vicino La Spezia;

   nel mese di ottobre 2020, la Commissione europea ha pubblicato la «strategia per il metano» che funge da punto di partenza per l'adozione di una legislazione che vieti le pratiche di combustione e sfiato di routine e introduca l'obbligo di migliorare il rilevamento e la riparazione delle perdite nelle infrastrutture del gas –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per tutelare la sicurezza delle persone e dell'ambiente e favorire una più netta presa di posizione nella direzione indicata dall'Europa, anche alla luce sia del percorso verso la neutralità climatica al 2050 che dei piani di ripresa contemplati nel Next Generation EU.
(5-06629)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   TUZI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 3 settembre 2021 si è tenuto presso le diverse sedi del territorio nazionale il test annuale di accesso alla facoltà di medicina e chirurgia;

   il test, come noto, è composto da una serie di domande a risposta multipla in diverse discipline, tra cui cultura generale e logica;

   come ogni anno, questa modalità di selezione ha creato non poche contestazioni. Sembra, infatti, da notizie apprese a mezzo stampa, che nel test fossero presenti alcune domande errate o comunque dalle risposta ambigue;

   una domanda errata, ovvero quelle in cui non vi è una risposta corretta o peggio non vi è quella individuata dal Ministero, comporta una decurtazione dal punteggio finale, influendo soprattutto sulla graduatoria finale e sulla possibilità, o meno, di accedere al corso di laurea;

   tali errori ingenerano, inoltre, negli aspiranti medici insicurezza e anche smarrimento, influendo oltre che sul punteggio, anche sullo stato d'animo con cui si affronta il test;

   questi errori, ove confermati, rischierebbero di ingenerare una serie di ricorsi, col pericolo di contenziosi lunghi e molto onerosi per lo Stato –:

   se il Ministro interrogato fosse al corrente dei fatti su esposti;

   se tali fatti siano veri;

   in caso affermativo quali iniziative di competenza intenda porre in essere per evitare che gli aspiranti medici possano essere danneggiati e costretti a presentare un ricorso.
(4-10169)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Giacomoni e Martino n. 5-06519, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giacometto.

  L'interrogazione a risposta scritta Dall'Osso e Rizzone n. 4-10141, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 settembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Boldrini.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Alaimo e altri n. 3-02471, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 settembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cubeddu.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Vietina n. 4-08704 del 24 marzo 2021;

   interpellanza urgente Quartapelle Procopio n. 2-01272 del 2 luglio 2021;

   interpellanza urgente Baldelli n. 2-01277 del 13 luglio 2021;

   interpellanza urgente Costa n. 2-01313 del 6 settembre 2021.