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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 3 agosto 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni II e IV,

   premesso che:

    i dati riportati dal Ministero dell'interno, relativi alla campagna estiva 2020 contro gli incendi boschivi, riferiscono che i vigili del fuoco hanno effettuato 21.240 interventi per spegnere incendi di vegetazione: boschi, sterpaglie e colture. Il numero complessivo degli interventi registrati nello stesso periodo sono: 2019 (26.168), 2017 (39.138) e (29.261) nel 2016. I roghi sono divampati soprattutto nelle regioni Sicilia (5.494), Puglia (4.866), Lazio (2.891), Campania (2.212) e Calabria (1.837);

    dal 15 giugno ad oggi sono stati oltre 800 gli interventi svolti dai vigili del fuoco per incendi boschivi: 250 in Sicilia, 130 in Puglia e Calabria, 90 nel Lazio e 70 in Campania e nuovi focolai si sono sviluppati in molte zone del Paese. Come dichiarato dal Capo dipartimento della Protezione civile Fabrizio Curcio, gli incendi «troppo spesso sono causati da comportamenti superficiali o, spesso, dolosi»;

    in particolare, in Sicilia, già nei primi giorni di luglio 2021, si sono registrati 34 roghi che hanno distrutto decine di ettari di bosco e macchia mediterranea. Nelle operazioni sono stati impegnati centinaia di volontari della protezione civile, 4 «Canadair» e 2 elicotteri coordinati dal Corpo Forestale della ragione e a supporto delle azioni di spegnimento dei vigili del fuoco e della stessa Forestale. Il Governo della regione Siciliana ha chiesto l'intervento dei militari dell'esercito nelle aree rurali e una riunione urgente della Unità di crisi nazionale della Protezione civile per far fronte alla difficile situazione creatasi nell'isola in questi giorni, su due diversi fronti: la incessante caduta di cenere vulcanica sui centri etnei e i numerosi incendi, quasi tutti di origine dolosa;

    il Corpo forestale della regione Siciliana (Cfrs) e stato istituito con legge regionale 5 aprile 1972 n. 24 per svolgere, nell'ambito del territorio regionale, le funzioni e i compiti attribuiti in campo nazionale al già Corpo forestale dello Stato, ora Comando carabinieri per la tutela ambientale e la transizione ecologica;

    il Corpo forestale regionale è la struttura operativa di riferimento per la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi che condizionano da tempo tutta l'attività forestale. Gli incendi, infatti, limitano l'azione di ampliamento e di miglioramento del patrimonio boschivo e hanno finito per determinarne la struttura, lo stato vegetativo e, in alcuni casi, perfino la sopravvivenza, con ripercussioni negative per l'ecosistema e sulla stabilità dei suoli;

    con decreto legislativo n. 177 del 2016 recante «Disposizioni in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo forestale dello Stato», è stato istituito il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari, dal quale dipendono reparti dedicati all'espletamento di compiti particolari e di elevata specializzazione in materia di tutela dell'ambiente, del territorio e delle acque, nonché nel campo della sicurezza e dei controlli nel settore agroalimentare, a sostegno o con il supporto dell'organizzazione territoriale;

    l'articolo 174-bis del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, Codice dell'ordinamento militare, disciplina l'organizzazione per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare nel Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell'Arma dei carabinieri. I commi 2-bis e 2-ter del suddetto articolo stabiliscono i rispettivi reparti in Comando carabinieri per la tutela ambientale e la transizione ecologica, Comando carabinieri per la tutela agroalimentare, il Comando carabinieri per la tutela forestale e il Comando carabinieri per la tutela della biodiversità e dei parchi;

    in particolare, il Comando Carabinieri per la tutela forestale ha, alle dipendenze, il Nucleo informativo antincendio boschivo. In Sicilia, i Carabinieri forestali sono presenti con tre Centri anticrimine natura a Palermo, Catania e Agrigento da cui dipendono i Nuclei investigativi di polizia ambientale agroalimentare e forestale, (Nipaaf), che si occupano di tutte le indagini di polizia giudiziaria per perseguire i reati ambientali, tra cui gli incendi boschivi, sia di iniziativa, che su delega della magistratura;

    attraverso il Nucleo informativo antincendio boschivo (N.i.a.b.) e per dipendenza gerarchica dai centri anticrimine, vengono raccolti i dati in grado di evidenziare la natura colposa degli incendi. In caso d'incendio, infatti, il N.i.a.b. territoriale interviene immediatamente sul luogo dell'evento, avvalendosi dei propri repertatori per effettuare un'attività di ricognizione dell'area percorsa dal fuoco e risalire all'area di innesco dell'incendio al fine di deferire all'autorità giudiziaria i responsabili;

    come riportato dalla testata web Palermo Today del 30 gennaio 2021, il Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo, nel corso dell'anno 2020, avrebbe effettuato circa 1.400 controlli nei confronti di 1.132 persone e 166 veicoli, 185 denunce per varie violazioni ambientali, 5 arresti e 71 sequestri eseguiti. E ancora 163 illeciti amministrativi riscontrati e sanzionati per un totale di circa 190 mila euro di multe elevate al fine di prevenire, contrastare e reprimere tutte le forme di aggressione all'ambiente e alla biodiversità;

    appare evidente come una maggiore presenza sul territorio regionale di capacità investigative proprie delle forze di polizia, come quelle raggiunte dai Carabinieri e nello specifico di quelle appartenenti ai Carabinieri forestali, potrebbe determinare maggiore efficacia nel perseguimento dei reati collegabili alla distruzione del territorio boschivo siciliano per atti dolosi;

impegnano il Governo:

   ad adottare le opportune iniziative volte a implementare la presenza dei Carabinieri per la tutela forestale nella regione Siciliana e, più in generale, nelle regioni più colpite, attraverso il potenziamento delle dotazioni organiche e strumentali dei reparti presenti nell'isola, al fine di rafforzare le attività di polizia giudiziaria volte ad individuare e reprimere i reati dolosi e la natura colposa degli incendi;

   a valutare l'adozione di ulteriori iniziative di competenza, anche normative, volte a favorire l'efficacia delle attività investigative utili al perseguimento dei reati ambientali, rafforzando il contrasto alle attività illecite e criminali afferenti ai medesimi reati ambientali.
(7-00710) «D'Uva, Saitta, Rizzo, Aresta».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   la Regione Sardegna, dal 24 luglio 2021, si è vista costretta a fronteggiare l'emergenza incendi contemporaneamente in diversi punti del territori, da nord a sud, con la mobilitazione dell'intera macchina regionale dell'antincendio;

   tra tutti gli incendi, quello più grave e problematico è stato quello che ha interessato, nelle province di Nuoro ed Oristano, i comuni di: Bonarcado, Santulussurgiu, Cuglieri, Scano di Montiferru, Sennariolo, Flussio, Magomadas, Tresnuraghes, Sindia, Modolo, Tinnura, Sagama, Suni, Macomer;

   il 24 luglio, oltre ai comuni suindicati, sono stati interessati da incendi anche i comuni di Arzana (Ogliastra), Decimoputzu (Sud Sardegna), Nurri (Sud Sardegna), Calangianus (Gallura), Usellus (Oristano), mentre domenica 25 luglio, sono stati interessati i comuni di: Loiri Porto San Paolo (Gallura), Ittiri e Nule (Sassari), Arzana (Ogliastra);

   l'incendio nel Montiferru, in provincia di Oristano, è stato quello più devastante, con distruzione di una delle zone più importanti dal punto di vista naturalistico, e ha richiesto l'impiego di decine di mezzi e centinaia di uomini, con migliaia di persone sfollate, abitazioni, manufatti commerciali, coltivazioni e allevamenti distrutti: tanto che, la giunta regionale, il 25 luglio 2021, ha prontamente dichiarato lo stato di emergenza;

   la Protezione civile regionale ha diramato, opportunamente, già da venerdì 24, l'allerta massima per il pericolo incendio, tenuto conto delle particolari condizioni climatiche dovute alle alte temperature e alle previsioni sul vento;

   già in passato, oltre che recentemente, su richiesta della prefettura di Nuoro, l'Esercito ha dimostrato di essere dotato di mezzi speciali (fuoristrada, macchine movimento terra, camion trasporto) ma soprattutto le professionalità e le capacità per intervenire nelle emergenze, compreso l'emergenza incendi;

   a Decimomannu, da tempo, opera con risultati eccellenti proprio nella lotta agli incendi, il personale dell'80° Centro Combat Search and Rescue che, però, non risulta essere stato chiamato ad intervenire, nell'occasione, al fine di fronteggiare il grave incendio suindicato –:

   se siano a conoscenza dei fatti suindicati e, in particolare:

    a) se, almeno per fronteggiare il rogo sviluppatosi nella provincia di Oristano sia stato convocato, con urgenza, il Centro coordinamento soccorsi;

    b) quali siano le ragioni per le quali l'Esercito e l'80 C.s.a.r. non sono stati chiamati ad intervenire, nonostante le notevoli specializzazioni maturate nell'ambito dell'antincendio;

    c) quali iniziative intendano adottare per aiutare in tempi brevi i cittadini, gli operatori e le comunità locali, colpiti dalla tragedia in esame;

    d) se si intenda deliberare lo stato d'emergenza secondo le procedure di cui all'articolo 24 del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, con la conseguente previsione delle necessarie risorse, nonché l'attivazione di tutti gli interventi utili a ripristinare le normali condizioni di vita delle popolazioni colpite, oltre che per porre rimedio agli ingenti danni causati sul territorio, nonché per attuare rigorose misure volte a prevenire tali fenomeni.
(2-01300) «Deidda, Ferro, Lucaselli, Bellucci, Vinci, Lollobrigida, Foti, Albano, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Mantovani, Maschio, Meloni, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

Interrogazione a risposta orale:


   SPENA, MARROCCO, BATTILOCCHIO, GIACOMONI, CALABRIA, POLVERINI e RUGGIERI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra sabato 31 luglio e domenica 1° agosto 2021 il sistema informatico della Regione Lazio è stato oggetto di un attacco hacker che ha causato la paralisi delle prenotazioni per i vaccini e per gli altri servizi pubblici regionali;

   secondo il presidente, Nicola Zingaretti, si tratta della «più grave offensiva criminosa sul nostro territorio nazionale» con cui gli autori avrebbero criptato i dati e le copie di backup che esistevano;

   in conferenza stampa, il presidente Zingaretti ha dichiarato che il cyber-attacco «è arrivato da un Paese estero» e che «il sistema è ancora spento per verifiche interne e per evitare il propagarsi di ulteriori danni», rendendo così inaccessibili il sito del Cup per le prenotazioni di analisi e visite e quello per la prenotazione dei vaccini da Covid-19;

   le conseguenze dello «stop» ai server dovrebbe comportare, secondo quanto si legge sul quotidiano La Repubblica, l'impossibilità a prenotare un vaccino in un hub del Lazio «fino ad (almeno) il 13 agosto» e ritardi sull'ottenimento del Green pass proprio a ridosso del 6 agosto 2021, data dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 105 del 2021 che renderà possibile lo svolgimento di determinate attività esclusivamente ai possessori della certificazione verde;

   Vittorio Gallinella, direttore dei sistemi infrastrutturali di LazioCrea – la Società per azioni partecipata dalla Regione Lazio che si occupa delle attività tecnico-amministrative, informatiche e di strategia digitale – ha dichiarato «ci vorranno settimane di lavoro per uscirne, dobbiamo esportare interi database ma a settori» –:

   se il Governo abbia informazioni riguardo all'origine dell'attacco hacker;

   se il Governo, alla luce di quanto esposto in premessa, intenda promuovere iniziative per aumentare la cooperazione con la Nato sul versante della capacità di difesa informatica in campo militare;

   se il Governo ritenga di adottare iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, per porre rimedio ai ritardi previsti nell'ottenimento del Green Pass per i cittadini residenti nel Lazio che hanno fatto o devono fare il vaccino o sono guariti dal Covid-19.
(3-02445)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCANU, VILLANI e CADEDDU. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   i colossali incendi che hanno devastato la provincia di Oristano, in Sardegna, hanno messo in moto la macchina dell'emergenza ed in particolare sono risultati determinanti i Canadair;

   grazie ad uno sforzo congiunto anche internazionale questi preziosi aerei antincendio sono stati impiegati in questi giorni nello spegnimento del grande rogo sul Montiferru e la Planargia;

   la logistica ha visto utilizzati per atterraggi, decolli e rifornimento gli aeroporti di Olbia ed Alghero;

   molti però si sono chiesti perché, vista l'eccezionale situazione, non si possa attivare lo scalo oristanese di Fenosu che dista pochi minuti di volo dalla zona delle operazioni;

   ciò consentirebbe risparmi di risorse pubbliche e una maggiore celerità negli interventi di spegnimento degli incendi;

   mancano però le autorizzazioni da parte del Ministero e dell'Enac, mentre tecnicamente i Canadair potrebbero atterrare o decollare in sicurezza, nonostante le ridotte dimensioni della pista, quantomeno in una situazione di emergenza come quella che si registra;

   lo scalo di Fenosu è già utilizzato da diverso tempo dal Corpo dei vigili del fuoco a supporto del Reparto volo della polizia di Stato, deponendo, ciò a favore dell'accreditamento dell'aeroporto da parte della Protezione civile;

   anche il recente passaggio alla gestione privata non osta, ma anzi può favorire un utilizzo di questa importante risorsa per ospitare i Canadair ed altri elivelivoli necessari per la gestione delle emergenze sul territorio –:

   se si intenda autorizzare l'utilizzo dello scalo di Fenosu per i Canadair della Protezione civile.
(4-10008)


   PATASSINI, LUCCHINI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, DARA, EVA LORENZONI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comma 4-ter dell'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, come inserito dall'articolo 57-bis, comma 1, lett. b), del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, e, successivamente, modificato dall'articolo 1, comma 66, lettera g), legge 30 dicembre 2020, n. 178, prevede una maggiorazione del 50 per cento al cosiddetto «superbonus 110 per cento» delle spese ammesse alla fruizione degli incentivi fiscali, sostenute entro il 30 giugno 2022, per gli interventi di ricostruzione riguardanti i fabbricati danneggiati dal sisma nei comuni di cui agli elenchi allegati al decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229, e di cui al decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, nonché nei comuni interessati da tutti gli eventi sismici verificatisi dopo l'anno 2008 dove sia stato dichiarato lo stato di emergenza;

   gli incentivi sono alternativi al contributo per la ricostruzione e sono fruibili per tutte le spese necessarie al ripristino dei fabbricati danneggiati, comprese le case diverse dalla prima abitazione, con esclusione degli immobili destinati alle attività produttive;

   tuttavia, nonostante la convenienza, la norma non ha avuto un'estesa applicazione, in quando il riconoscimento delle spese sostenute nel limitato termine del 30 giugno 2022, non garantisce ai terremotati la possibilità del completamento della ricostruzione entro tale data e, pertanto, impedisce loro di presentare la domanda per la scelta di tale opzione alternativa, che comporterebbe la perdita del diritto ad usufruire del contributo statale per la ricostruzione;

   occorre, pertanto, rivedere il termine di applicazione della norma per dare la possibilità ai soggetti terremotati di completare la ricostruzione dei fabbricati colpiti dal sisma usufruendo degli incentivi –:

   se il Governo intenda adottare le opportune iniziative di carattere normativo per prorogare la scadenza del 30 giugno 2022 fino alla fine della ricostruzione, allo scopo di permettere ai soggetti terremotati di cui al comma 4-ter dell'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, di concludere con il «superbonus 160 per cento» la ricostruzione dei propri fabbricati danneggiati dal sisma.
(4-10011)


   BRUNO BOSSIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa della vicenda tra Chievo Verona e Cosenza in riferimento alla composizione degli organici del prossimo campionato di calcio di serie B;

   dalle cronache sportive giornalistiche arriva la notizia delle divergenze di vedute tra Mauro Balata, presidente della Lega B, e Gabriele Gravina, presidente della Figc;

   il collegio di garanzia del Coni ha bocciato il ricorso del Chievo, confermando l'esclusione dal campionato di serie B (a seguito della segnalazione della Covisoc). Una bocciatura legata alla rateizzazione di alcuni debiti del club con il fisco;

   il Cosenza, quart'ultimo classificato, nell'ultimo campionato di serie B che aveva «depositato tutta la documentazione necessaria per la riammissione al Campionato 2021/2022» viene ripescato;

   nella mattinata di martedì 27 luglio 2021, il consiglio federale della Figc avrebbe dovuto ratificare l'esclusione e procedere alla definizione degli organici, ma questo non è avvenuto;

   è di poche ore fa la notizia dell'approvazione all'unanimità in consiglio comunale a Cosenza di un documento presentato in cui si chiede l'immediata ammissione del Cosenza in serie B che sarà inviato alla Figc e al presidente della stessa, Gabriele Gravina;

   si è parlato con chiarezza di «nuova incertezza che determina ipso facto una lesione del diritto della società del Cosenza Calcio e della città tutta a disputare il prossimo campionato di cadetto». Le considerazioni hanno evidenziato «la necessità di non differire ulteriormente la decisione definitiva su una questione che si sta protraendo oltre misura, che sta esasperando gli animi della tifoseria e frustrando le legittime aspirazioni di una comunità intera»;

   la vicenda appena richiamata – che fa emergere un sostanziale e netto contrasto tra i massimi organi che governano il mondo del calcio – mette in evidenza una serie di rilevanti criticità legate all'assetto e al funzionamento della giustizia sportiva, criticità che appaiono tanto più significative in quanto connesse all'applicazione della disciplina volta alla trasparente e corretta gestione delle società sportive, anche sul piano fiscale, generando una situazione di profonda incertezza circa l'avvio del prossimo campionato di calcio di serie B –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative per una definizione più stringente degli effetti del mancato rispetto della disciplina in materia di corretta e trasparente gestione delle società sportive, con particolare riferimento ai profili di carattere finanziario e fiscale, promuovendo altresì una revisione complessiva della giustizia sportiva, alla luce delle criticità evidenziate in premessa e di ripetute situazioni di estrema incertezza che provocano pesanti ricadute sull'intero indotto.
(4-10015)


   CAPITANIO, BASINI, DE ANGELIS, GERARDI, MARIANI, SALTAMARTINI, ZICCHIERI e LEGNAIOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra sabato e domenica un attacco, poi proseguito anche nelle ore successive, ha colpito i sistemi informatici della regione Lazio, e in particolare il Centro elaborazione dati (CED), il sistema che gestisce l'intera struttura informatica regionale;

   per evitare il proliferare dell'attacco e la sottrazione di dati, i tecnici della regione hanno disattivato il sistema, bloccando tutti i servizi informatici regionali, il più importante dei quali, in questo momento, riguarda quello della gestione della campagna vaccinale;

   successivamente all'attacco, è stato impossibile prenotare visite specialistiche e sono stati interrotti gli screening programmati. Inoltre, sono stati bloccati anche tutti i servizi informatici non sanitari che fanno riferimento alla regione Lazio: i cittadini e le imprese laziali non possono pagare il bollo auto, né ottenere, ad esempio, diverse autorizzazioni sanitarie ed edilizie, come quelle legate al Genio civile;

   la ragione più plausibile dell'incursione è che si sia trattato di un attacco compiuto con un «ransomware», cioè un software malevolo che blocca i dati e i sistemi della vittima con l'obiettivo di ottenere un riscatto per sbloccarli. Secondo le prime ricostruzioni diffuse dai giornali italiani, gli hacker sarebbero riusciti a ottenere l'accesso di un amministratore di rete, e da lì sarebbero riusciti a entrare nel sistema regionale, inserendo il ransomware che ha cifrato i dati del CED;

   non è ancora chiaro se la regione abbia ricevuto una richiesta esplicita di riscatto. Il presidente della regione Lazio, ha detto che non sarebbe arrivata nessuna richiesta «ufficiale», ma che «nella web page del virus compare l'invito a contattare un presunto attaccante»;

   secondo le autorità, gli hacker non avrebbero estratto informazioni dal sistema, che contiene i dati sanitari di 5,8 milioni di persone. Sarà, comunque, necessario molto tempo prima di poter quantificare con esattezza i danni patiti;

   secondo parte della stampa specialistica, l'attacco comunque non riguarderebbe solo la regione e i sistemi di prenotazione vaccinale, ma diverse aziende italiane. Tra queste figurerebbe una grande realtà informatica italiana che gestisce in full outsourcing molte attività legate alla sanità digitale: un'azienda esterna i cui operatori hanno privilegi di amministrazione sui sistemi informativi, come quelli regionali;

   nell'anno segnato dall'emergenza sanitaria, non stupisce che numerosi tentativi di furto di dati abbiano riguardato anche informazioni in ambito sanitario: l'Agenzia europea del farmaco ha subito un cyber attacco tramite cui sono stati violati documenti sul vaccino Pfizer, mentre un gruppo di hacker nordcoreani ha effettuato una serie di tentativi di intrusione nei sistemi della casa farmaceutica AstraZeneca, durante le fasi di sperimentazione del vaccino –:

   quali informazioni siano in possesso del Governo in merito a questo attacco e quali iniziative di competenza intenda assumere per promuovere miglioramenti della sicurezza informatica (o cyber security), anche a livello locale, affinché la vulnerabilità delle reti informatiche da esse gestite sia quanto più possibile ridotta, nonché per aumentare la cultura della sicurezza informatica attraverso campagne educative che coinvolgano i dipendenti della pubblica amministrazione centrale e locale, per renderli più informati e consapevoli all'uso delle reti digitali a cui hanno accesso, affinché non diventino veicoli inconsapevoli di diffusione degli attacchi informatici.
(4-10018)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ancora oggi la violenza – di ogni genere – perpetrata ai danni delle donne in tutto l'Afghanistan è molto alta, e si fa strada il fondato timore che, con il ritiro del contingente Nato e delle ultime truppe statunitensi dai territori afghani, i talebani possano, dopo circa vent'anni, riprendere il sopravvento e, con loro, il «modello culturale e sociale» per il quale alle donne sono negati finanche i più elementari diritti, come quello all'istruzione, alle cure mediche, soprattutto ginecologiche, e ogni tipo di libertà personale;

   seppur nel corso di circa vent'anni, a seguito della caduta del regime islamico, vi è stato un progressivo miglioramento della condizione femminile, è, tuttavia, incontrovertibile che ancora oggi si verificano gravi atti di violenza contro le donne, basti pensare ai tragici accadimenti avvenuti nei mesi scorsi, quali l'attacco esplosivo contro una scuola femminile a Kabul, ed alla morte di tre donne giornaliste, uccise per aver svolto la propria professione di reporter;

   i miglioramenti relativi alla emancipazione della condizione femminile, nel corso degli anni, sono avvenuti certamente per l'intervento della comunità internazionale, ma anche grazie al sacrificio ed all'impegno profuso da numerose donne, come Suraya Pakzad, nota imprenditrice ed attivista afghana per i diritti civili delle donne, considerata, come riportato dalla rivista «Time», una delle 100 donne più influenti;

   la signora Suraya Pakzad, come è noto, è a capo di un'organizzazione, Voice of Women (di seguito Vow), che ha contribuito e, tutt'ora contribuisce, a diffondere educazione tra le ragazze, fornendo protezione alle donne che subiscono violenze o che sono accusate di adulterio, garantendo loro anche la possibilità di emanciparsi lavorativamente;

   negli anni, i contingenti italiani hanno aiutato l'organizzazione «Vow» attraverso la cooperazione tra i Taac-West (Train Advise Assist Command-West, comando Nato multinazionale interforze a guida italiana che opera nella regione Ovest dell'Afghanistan, nell'ambito della missione «Resolute Support») e con il supporto di Confartigianato, che ha offerto dei corsi di formazione professionali alle donne tutelate da Suraya sia in Italia che in Afghanistan;

   oggi la sicurezza di Suraya e quella della sua famiglia è messa in pericolo da continue minacce da parte di capi talebani ed invero, anche per tali motivi, la predetta ha già presentato richiesta di visto per entrare in Italia e nella zona Schengen, ma la sua domanda, ad oggi, non avrebbe avuto alcun esito, nonostante la evidente situazione di pericolo in cui versa e nonostante la stessa sia in grado di sostenere le spese di viaggio e di permanenza in Italia;

   sarebbe inaccettabile che, a fronte dell'impegno italiano sul fronte dei diritti delle donne in Afghanistan, per lentezze burocratiche o per mera inerzia, il Governo non garantisca protezione a chi, come la nota attivista in parola, rischia la vita per essersi esposta ed impegnata per il miglioramento della condizione femminile delle donne afghane –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di rappresentare all'ambasciata Italiana di Kabul la pericolosa situazione in cui verserebbe Suraya Pakzad;

   se non intenda accertare le ragioni per le quali la richiesta di visto presentata dall'attivista in parola per entrare in Italia sia, ad oggi, ancora inevasa.
(4-10019)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRARI, BONIARDI, FANTUZ, GOBBATO, PRETTO, PICCOLO, LORENZO FONTANA, CASTIELLO e ZICCHIERI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 10 giugno 2021 il Governo rispondeva al presentatore della presente interrogazione in merito agli intendimenti del nostro Paese riguardanti il grave rischio di vendette e rappresaglie cui sarebbe stato esposto il personale afghano che aveva collaborato con il contingente italiano nelle missioni internazionali svolte in Afghanistan;

   in tale risposta si affermava che in vista dell'imminente chiusura di Resolute Support – dal 1° gennaio 2015 succeduta ad Isaf – Italia si era assunta, in sede Nato, l'impegno ad evacuare, con l'operazione Aquila, il personale civile locale che aveva supportato il nostro contingente durante tutte le missioni internazionali in Afghanistan;

   il Governo rivelava il tale sede come fossero state redatte due liste di personale che, a domanda, potevano beneficiare di questo supporto: una, di circa 270 unità, tra collaboratori e relativi familiari, per i quali si aveva già consolidata evidenza del rapporto lavorativo in essere o a suo tempo prestato; una seconda che, a giugno 2021, contava circa 400 ulteriori applicanti, per i quali i termini del rapporto di collaborazione erano in corso di accertamento;

   per i circa 270 civili per i quali era stata accertata l'effettiva collaborazione fornita, si sarebbe proceduto, a partire dalla metà del mese di giugno, al progressivo trasferimento in Italia e, al termine del previsto periodo di quarantena anti-Covid, all'inserimento nel sistema di accoglienza e integrazione;

   al riguardo, secondo quanto risulta dalla risposta del Governo all'interrogazione n. 5-06200, era già stata predisposta una bozza di norma per attualizzare nel primo provvedimento utile il disposto del comma 5-ter dell'articolo 5 decreto-legge n. 109 del 2014 che aveva dato la possibilità ai collaboratori della missione Nato Isaf di riparare in Italia;

   la situazione in Afghanistan sta rapidamente degenerando e la sicurezza non è più garantita dai militari facenti parte delle missioni internazionali: gli afghani che hanno collaborato con il contingente italiano, sia dal punto di vista logistico, che di interpretariato, sono esposti alle vendette di membri dell'Isis e dei Talebani che li hanno già identificati come «traditori», minacciando quindi la vita loro e dei familiari;

   gli interpreti rimasti fuori dalla prima fase dell'operazione Aquila hanno pubblicato accorati videoappelli per chiedere all'Italia di non lasciarli morire, dopo che hanno aiutato il contingente italiano in Afghanistan;

   numerosi sono gli appelli, giunti anche alla Commissione difesa di cui i firmatari della presente interrogazione sono componenti, al fine di accelerare i processi di verifica per coloro che ancora non sono nella lista approvata e al fine di sveltire le pratiche per il visto in qualità di richiedenti asilo;

   nella consapevolezza che il disbrigo delle pratiche dei richiedenti asilo è materia del Ministero dell'interno, il cui operato è tanto oberato dagli sbarchi dei clandestini, quale sia la condizione attuale degli afghani che hanno collaborato con il contingente italiano in missione in Aghanistan, per quanto di competenza –:

   se siano state effettivamente adottate o si intendano al più presto adottare iniziative normative per l'accesso alla protezione in Italia da parte dei collaboratori, interpreti e traduttori afghani in rapporto a quanto richiamato in premessa.
(4-10021)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 (Misure urgenti connesse all'emergenza da COVID-19), per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali), il Governo ha decretato la sospensione delle attività di riscossione fino al 30 giugno 2021; con successivo decreto-legge del 30 giugno 2021, n. 99 (Misure urgenti in materia fiscale, di tutela del lavoro, dei consumatori e di sostegno alle imprese) tale proroga è stata estesa fino al 31 agosto 2021;

   organi di stampa riportano la notizia secondo la quale l'ex concessionario del servizio di riscossione tributi del comune di Cancello ed Arnone (Na), la So.Ge.R.T. spa, avrebbe notificato negli ultimi giorni numerosi avvisi di accertamento, ingiunzioni fiscali ed altro ai cittadini afferenti al pagamento di tributi locali relativi ad annualità pregresse, alcuni risalenti addirittura al 2011 e comunque fino al 2018, determinando accese e vibranti proteste dei contribuenti;

   come riportato da organi di stampa, sembrerebbe che il comune di Cancello e Arnone, a fronte di tale illecita richiesta, avrebbe inoltrato una diffida alla società in questione, intimandola a interrompere tutte le attività di recupero coatto dei crediti;

   in particolare, secondo fonti giornalistiche, nella diffida il comune avrebbe evidenziato che la società di recupero non solo non avrebbe più alcun rapporto con il comune dal gennaio 2021 ma che la stessa starebbe procedendo a richiedere crediti prescritti, somme di denaro a familiari di defunti non eredi, utilizzando, tra l'altro, impropriamente il logo del comune e un conto corrente diverso da quello istituzionale dell'Ente;

   a ciò aggiungasi che, sempre secondo la diffida, la società in parola non sarebbe in possesso delle necessarie autorizzazioni ministeriali;

   la società So.Ge.R.T. spa è iscritta all'albo, istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze, dei soggetti abilitati ad effettuare attività di liquidazione e di accertamento e riscossione dei tributi e altre entrate delle province e dei comuni, di cui all'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446;

   appare, dunque, paradossale che una società iscritta in un albo istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze violi le disposizioni governative adottate in considerazione dei perduranti effetti economici prodotti dall'emergenza epidemiologica da COVID-19, tra l'altro, in un periodo di grande difficoltà socio-economica per la popolazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, verificata la fondatezza degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di evitare il ripetersi di fatti analoghi a quelli esposti e se non intenda valutare la sussistenza dei requisiti per la permanenza della So.Ge.R.T spa nell'albo dei soggetti abilitati alla riscossione dei tributi.
(4-10014)


   ZENNARO e TATEO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la riduzione del numero di filiali «ex Tercas» della Banca Popolare di Bari, previsto dal «Piano industriale di riorganizzazione 2021-2024», rischia di influire negativamente sul tessuto economico soprattutto dei piccoli comuni delle aree interne, compromettendone anche l'attività turistica, venendo meno il requisito di capillarità e di vicinanza all'articolato sistema imprenditoriale, soprattutto in relazione al problema di accesso al credito per le micro e piccole e medie imprese. Con particolare riferimento all'Abruzzo, dove Banca popolare di Bari ha una quota di mercato del 13 per cento circa, in termini di depositi, e del 18 per cento in termini di filiali;

   tenendo conto delle informazioni veicolate sulla stampa circa l'imminente chiusura di sei filiali nei comuni dell'area interna della provincia di Teramo: Ancarano, Aprati, Canzano, Castelli, Castilenti e Tossicia;

   la Banca popolare di Bari è controllata da Mediocredito centrale spa, a sua volta interamente partecipata da Invitalia –:

   se si intenda avviare un'iniziativa di confronto e dialogo con l'amministratore delegato di Mediocredito centrale; Bernardo Mattarella, il Presidente di Banca Popolare di Bari, Gianni De Gennaro, e l'amministratore delegato di Banca Popolare di Bari, Giampiero Bergami, con le parti sindacali e con le amministrazioni coinvolte, affinché si converga verso una strategia più attenta al problema del mantenimento dei presidi sul territorio e dell'accesso al credito, oltre che alla tutela dei lavoratori impegnati nelle suddette filiali;

   se e quali ulteriori iniziative di competenza si intendano adottare al riguardo.
(4-10016)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   CAPPELLACCI e PITTALIS. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel 2012, con la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, è avvenuta la soppressione di 667 uffici dei giudici di pace in Italia, tra cui quello di Macomer;

   nel 2017 gli uffici del giudice di pace sono stati riaperti grazie all'impegno dei dieci comuni del Marghine, che si sono accollati le spese di gestione, pur di assicurare un servizio importante per l'intero territorio;

   in seguito all'apertura del Centro di permanenza per i rimpatri, il carico di lavoro risulta aggravato rispetto a quanto previsto all'epoca della riapertura dell'ufficio;

   come emerso durante l'assemblea dei sindaci del Marghine del 21 luglio 2021, l'improvvisa e non prevedibile assenza dal servizio dell'unica dipendente comandata presso l'ufficio ha determinato una situazione di momentanea interruzione, a seguito della quale il presidente del tribunale, il 20 luglio 2021 ha inviato all'Unione dei comuni, al Ministero della giustizia e anche alla Procura della Repubblica, una lettera nella quale viene denunciata la condizione di disservizio e le possibili ulteriori conseguenze negative che da essa possono derivare sulla sicurezza dei cittadini;

   la stessa Unione dei comuni ha deliberato «in riferimento alla gestione del servizio di supporto all'ufficio del Giudice di Pace di Macomer, di rimettersi alla volontà del Ministero della Giustizia e del Tribunale di Oristano, non potendo assicurare, nell'immediato e con gli ordinari strumenti a disposizione, l'ordinaria funzionalità del servizio stesso; di demandare alla presidente di trasmettere le determinazioni dell'Assemblea al Presidente del Tribunale di Oristano, al Ministero della Giustizia ed alle competenti autorità amministrative» -:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di garantire la permanenza e l'efficienza dell'ufficio del giudice di pace di Macomer.
(3-02444)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAGI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 4 maggio 2020 presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere è deceduto il detenuto Lamine Hakimi, nato in Algeria il 26 giugno 1992;

   il 6 aprile 2020 Hakimi era stato vittima delle gravissime azioni di violenza commesse dagli agenti di polizia penitenziaria in occasione della «perquisizione» effettuata presso il carcere campano;

   in particolare, come risulta dalla ordinanza cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il detenuto sarebbe stato prelevato dalla cella e picchiato da diversi agenti lungo il percorso verso il reparto Danubio. Stando alle testimonianze dei detenuti che hanno assistito alle violenze, Hakimi avrebbe subito dagli agenti calci in bocca, pugni, bastonate e manganellate, e l'aggressione sarebbe continuata anche nell'area passeggio denominata: «Il fosso»;

   altri detenuti hanno riportato alla stampa le seguenti dichiarazioni: «Gli davano calci, cazzotti e manganelli. E l'altro poliziotto mi lasciò a me e andò dietro a dire: “no, no, no, a calci no, non lo uccidiamo perché se no lo paghiamo” e: “È stato picchiato da un agente il quale ha schiacciato la testa di Lamine contro il pavimento, facendogli uscire sangue da occhi, naso e bocca e poi lo colpiva alle costole e gambe”»;

   dopo le violenze Lamine sarebbe rimasto sei giorni in cella con un altro detenuto, per poi essere trasferito in un'altra cella, da solo, con la sola compagnia di un piantone per tre ore al giorno. Dopo il 1° maggio sarebbe stato trasferito presso la cella 19 del primo piano del reparto Danubio; in questo periodo — dal 6 aprile al 4 maggio — Hakimi avrebbe richiesto più volte la presenza fissa di un piantone e lamentato forti dolori alla nuca;

   come risulta dalla risposta data al Garante dei detenuti della Campania dal direttore reggente della casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere, dottor Rubino, in seguito al decesso del detenuto sarebbe stato disposto l'accertamento autoptico sul corpo, e la stessa direzione non risulterebbe tuttora essere a conoscenza né dell'esito dell'autopsia né delle cause del decesso –:

   se il Ministro ritenga di dover approfondire, per quanto di competenza, se Lamine Hakimi, dopo il 6 aprile 2020, sia stato sottoposto a visita medica e di quali patologie soffrisse;

   se fosse prescritta una terapia già prima del 6 aprile 2021 e, in caso affermativo, quale fosse;

   se la terapia somministrata ad Hakimi, dopo il 6 aprile, venisse dallo stesso assunta «a vista», come stabilito dai protocolli;

   se risulti se l'autopsia sia stata effettuata alla presenza di un difensore delle persone offese oppure no;

   quali modalità siano state seguite per il rimpatrio della salma e a chi sia stata riconsegnata.
(4-10013)


   ZOFFILI, TATEO, TURRI, POTENTI, BISA, TOMASI, MORRONE, BILLI, DI MURO, BONIARDI, PAOLINI e ALESSANDRO PAGANO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi alcuni quotidiani comaschi hanno riportato la notizia dell'ennesima radicalizzazione religiosa di un detenuto straniero; stando a quanto ricostruito dal pool antiterrorismo e dagli agenti del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, tale Raduan Lafsahi, marocchino di 34 anni, avrebbe iniziato la sua attività di proselitismo per l'Isis già quando era detenuto nel carcere di Como tra il 2015 e il 2017;

   l'uomo, detenuto nel carcere comasco del Bassone con l'accusa di rapina, resistenza a pubblico ufficiale, detenzione di arnesi da scasso, sembra che proprio dietro le sbarre abbia maturato una conversione verso l'estremismo, aderendo agli ideali di violenza dell'Isis «diffondendo messaggi di minaccia e di intimidazione, nonché facendo l'apologia di più delitti»;

   secondo la relazione degli agenti della polizia penitenziaria di Como, inviata dalla direzione del Bassone al nucleo investigativo centrale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, si dava conto che nelle settimane successive alla strage al Bataclan di Parigi, Lafsahi – attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza di Sassari – avrebbe iniziato ad esclamare – rivolgendosi agli agenti i della polizia penitenziaria – «che, a breve ci dovremmo pentire tutti», che «sono un terrorista appartenente alla famiglia dell'Isis», che «gli italiani sono maiali, li ucciderò tutti tagliando loro la gola, cavandogli gli occhi e facendo la guerra»;

   è risaputo che la prigione è un terreno fertile nel quale gli estremisti indottrinano gli elementi più deboli: secondo gli ultimi dati del Ministero della giustizia i soggetti sottoposti al monitoraggio per radicalizzazione, alla data del 19 ottobre 2018, sono complessivamente 478; nel solo 2018 vi sono stati poi circa 44 convertiti, la cui quasi totalità a frange dell'islam politico-radicale, purtroppo, il fenomeno, nonostante le iniziative intraprese negli ultimi anni, non sembra in via di diminuzione; appare quindi necessaria l'assunzione tempestiva di interventi urgenti volti a scongiurare che nelle carceri si possano formare sodalizi di appartenenti o anche semplici simpatizzanti dell'estremismo islamico; occorre, inoltre, sia prima che dopo la scarcerazione, porre in essere iniziative di rieducazione e reintegrazione dei soggetti radicalizzati, monitorandone – se del caso – i movimenti -:

   se e quali iniziative di competenza risultino adottate al fine di neutralizzare la reiterata predisposizione alla violenza e al proselitismo eversivo da parte del detenuto Raduan Lafsahi e, più in generale, quali iniziative intenda porre urgentemente in atto riguardo all'allarme di radicalizzazione nelle carceri.
(4-10020)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Laurino (Sa), a partire da maggio 2021, si è registrato un incremento del numero di contagi da Covid-19 tra gli abitanti ivi residenti;

   in particolare, stante l'accertamento di alcuni casi di positività al virus nel territorio comunale ed in quelli limitrofi, il sindaco, con ordinanza n. 8 del 28 maggio 2021, disponeva per un periodo, la sospensione dei servizi educativi in presenza per la scuola dell'infanzia, al fine di effettuare una disinfezione e sanificazione straordinaria dei locali;

   ed ancora, con successiva ordinanza n. 10 del 29 maggio 2021, venivano limitate le attività economiche a partire dal 30 maggio 2021 fino al 6 giugno 2021;

   il 1° giugno 2021, come riportato da organi di stampa, a causa di una impennata dei contagi, il sindaco di Laurino, con ordinanza n. 12 disponeva la cosiddetta «zona rossa»;

   sempre il 1° giugno, il gruppo di minoranza «Cambiare Insieme Laurino e Villa», stante la criticità della situazione, al fine di interrompere la catena dei contagi, avanzava richiesta di effettuare uno screening di massa della popolazione, alla quale, tuttavia, non vi fu adesione;

   dal 1° all'8 giugno 2021, nonostante le misure adottate, i contagi continuavano ad incrementarsi salendo a 33, con finanche ricoveri ospedalieri;

   la situazione emergenziale in cui versava il comune di Laurino si poneva in netto contrasto con il graduale ritorno alla normalità cui si preparava la regione Campania che si apprestava a diventare zona bianca dal 21 giugno 2021;

   invero, proprio a fronte del continuo aumento dei contagiati, il sindaco di Laurino, l'11 giugno 2021, prorogava la zona rossa con ordinanza n. 15, acconsentendo, tuttavia, in relazione alle attività di bar e servizi di ristorazione, alla somministrazione al tavolo di alimenti e bevande;

   nonostante le disposizioni governative abbiano conferito ai comuni la possibilità di adottare misure più o meno restrittive in considerazione delle esigenze sanitarie locali, la misura attenuata adottata dal primo cittadino risulterebbe, per l'interrogante incompatibile e insufficiente con l'incremento dei contagi registrati nel periodo di riferimento;

   ed infatti, a confermare l'inadeguatezza della misura adottata, vi fu l'incremento dei casi che al 16 giugno 2021 risultavano essere saliti a 40, inducendo il sindaco, in collaborazione con l'Asl di Salerno e l'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno di Portici, ad organizzare uno screening di massa della popolazione residente;

   quanto sin qui esposto metterebbe in evidenza, secondo l'interrogante, una mala gestio del fenomeno Covid-19 da parte del sindaco del comune di Laurino, in totale antitesi con le necessità dei cittadini e soprattutto con l'esigenza di contenere l'emergenza sanitaria e la diffusione del contagio –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la fondatezza degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare in ordine alla gestione da parte degli enti comunali della emergenza epidemiologica territoriale al fine di impedire il ripetersi di vicende come quelle narrate in premessa.
(4-10017)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MELICCHIO e AZZOLINA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a Serravalle d'Asti, frazione del comune di Asti, all'interno della scuola primaria pubblica «Piero Donna», è stato utilizzato, negli scorsi anni scolastici, un progetto educativo e pedagogico chiamato «bimbisvegli». Il progetto, pur innovativo, attua una didattica pienamente in linea, in ogni suo punto, con le indicazioni ministeriali. Consiste in una integrazione tra didattica formale e informale che trae ispirazione da vari orientamenti pedagogici quali la didattica attiva montessoriana, l'apprendimento cooperativo di Celestin Freinet, la didattica applicata di Mario Lodi, l'impegno sociale di Lorenzo Milani, la pedagogia degli oppressi di Paulo Freire, il mutuo aiuto ispirato a Luigi Camillo Goltieri, l'autoeducazione in natura di Robert Baden Powell e la valorizzazione delle varie «intelligenze» di Howard Gardner;

   la metodologia, messa a punto circa 15 anni fa dal maestro Giampiero Monaca, punta su una didattica esperienziale, cooperativa, orientata alla cittadinanza attiva. Si utilizzano gli spazi naturali come vero ambiente di apprendimento interdisciplinare, con ampio spazio dedicato alla manualità, alla scoperta, alla creatività, al protagonismo dei bambini. Prevede un legame molto forte con il territorio e un coinvolgimento diretto delle famiglie, che sono considerate — come dovrebbe sempre essere — componente determinante della comunità educante, insieme ad alunni, docenti e cittadini della zona. Si avvale del supporto di un comitato scientifico;

   la validità dell'approccio «bimbisvegli» è testimoniata dalla risposta che ha avuto sul territorio. Tanti bambini arrivano in questa scuola di campagna anche da Asti città e da vari comuni della zona. All'arrivo del maestro Monaca a Serravalle nel 2017 c'erano 21 iscritti. Oggi sono 53 e per il prossimo anno scolastico, ci sono già 63 richieste. La metodologia «bimbisvegli» è citata in tesi di laurea, trasmissioni e siti web nazionali, è stata oggetto di convegni e studiata negli atenei, ma, al momento, non è più presente nei documenti ufficiali di iscrizione alla scuola dell'infanzia di Serravalle d'Asti e, nonostante le richieste di tanti genitori, il progetto non è stato inserito all'interno del Piano Triennale dell'offerta formativa (Ptof) della scuola primaria «Piero Donna» di Serravalle d'Asti;

   la comunità educante della scuola di Serravalle d'Asti, formata da abitanti della frazione, insegnanti, famiglie ed ex alunni del progetto «bimbisvegli» ha scritto una lettera a tutti i livelli della pubblica istruzione, compreso il Ministro interrogato, affinché il progetto formativo possa venire riconosciuto e inserito tra le tante realtà di sperimentazione e di valorizzazione delle avanguardie educative e pedagogiche della scuola italiana –:

   se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze e nel pieno rispetto del principio dell'autonomia scolastica, reputi opportuno adottare iniziative in modo da sostenere e tutelare questa esperienza di scuola pubblica di eccellenza, considerando anche che il progetto educativo «bimbisvegli» ha già iniziato un percorso di affiancamento e studio da parte del Movimento delle piccole scuole Indire e visto che il plesso di Serravalle è perfettamente adeguato alle caratteristiche e le stesse ricercatrici Piccole scuole hanno manifestato il loro interesse al dirigente scolastico della scuola «Piero Donna».
(4-10009)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARLA CANTONE, MURA, VISCOMI, GRIBAUDO e LACARRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   «Da lunedì 2 agosto lei sarà dispensato dall'attività lavorativa. Cordiali Saluti». Questo il messaggio Whatsapp di 80 caratteri, spazi inclusi, utilizzato per licenziare i 90 dipendenti della sede bolognese, nell'area 7 dell'interporto felsineo, di Logista Italia Spa, la multinazionale monopolista nella distribuzione del tabacco;

   anche in questa occasione, la decisione ha colto di sorpresa i lavoratori, tenuto conto che, nel corso degli ultimi due anni, l'attività non si è mai fermata, anche in considerazione del fatto che i tabacchi sono stati considerati attività essenziale;

   nonostante ciò, la suddetta multinazionale, licenziando tutti i lavoratori della sede bolognese, sembra voler portare avanti una ristrutturazione e una delocalizzazione in altri siti, dove si praticano quelle condizioni di lavoro e contrattuali che hanno recentemente acceso il faro della magistratura e degli organi di informazione, evidenziando quelle gravi irregolarità che, purtroppo, sono così diffuse nel settore della logistica;

   come denunciato dalla Filt-Cgil, la Logista Italia Spa non è una società in crisi e il magazzino bolognese è in attivo da decenni;

   a poco più di un mese dallo sblocco dei licenziamenti, ancora un altro grande gruppo disattende l'avviso comune sottoscritto tra Governo e parti sociali, negando il dialogo sociale e ignorando l'obiettivo dell'utilizzo di più strumenti messi a disposizione di lavoratori e imprese per la gestione delle crisi –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare il Governo al fine di far recedere la proprietà della Logista Italia Spa dalla decisione della chiusura dello stabilimento di Bologna e il conseguente licenziamento dei 90 dipendenti, anche convocando un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, la proprietà e le amministrazioni locali interessate.
(5-06569)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRAILIS, GAVINO MANCA e MURA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i presidi sanitari dei territori della Barbagia-Mandrolisai versano ormai da anni in una gravissima situazione di depauperamento e lenta smobilitazione, aggravata ancora di più dalla crisi pandemica;

   all'Ospedale San Camillo di Sorgono il pronto soccorso, ridotto ormai ad una sorta di Guardia medica, manca di anestesisti, rianimatori (nonostante abbia una sala operatoria recente ma mai attivata) e di medici riabilitativi. La mancanza di medici porta inoltre, il personale in servizio a fare turni di lavoro estenuanti;

   al San Francesco di Nuoro mancano circa 130 figure professionali di ogni genere. Il pronto soccorso non riesce a far fronte alla mole di pazienti e alle loro richieste, i reparti di endoscopia e radiologia non eseguono prestazioni h24, il reparto di chirurgia ha un'attività ridotta ai minimi termini con la quasi totale mancanza di visite ambulatoriali. La stessa assenza di personale si ha anche nell'altro ospedale di Nuoro, il Zonchello;

   anche nel poliambulatorio a Macomer è stato smantellato il laboratorio di analisi, il personale manca nei reparti di riabilitazione e dialisi e sono tante le persone senza medico di famiglia. Infine, anche a Lanusei sono assenti specialisti nei reparti di ortopedia ed emodinamica;

   da questa breve descrizione si evince il disagio sanitario di chi vive nei territori della Barbagia-Mandrolisai. Occorre un intervento rapido ed efficace, da parte del Ministero, ma anche da parte della regione, viste le competenze che le sono assegnate in materia sanitaria, con il fine di potenziare queste strutture assumendo nuovo personale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze e in raccordo con la regione, intenda tempestivamente assumere al fine di dare risposte al grido di dolore delle popolazioni interessate e per salvaguardare il loro diritto alla salute.
(4-10010)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   LIUZZI, SCAGLIUSI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, MARINO, RAFFA, SERRITELLA e TRAVERSI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la nuova strategia europea Digital Compass stabilisce obiettivi impegnativi per il prossimo decennio: garantire entro il 2030 una connettività a 1 Gbps per tutti e la piena copertura 5G delle aree popolate;

   l'obiettivo dell'Italia è quello di raggiungere gli obiettivi europei di trasformazione digitale in netto anticipo sui tempi europei, portando connessioni a 1 Gbps su tutto il territorio nazionale entro il 2026 attraverso il rispetto dei tempi e delle modalità previste dal Piano governativo «Italia a 1 Giga», che può contare su 3,86 miliardi del Recovery Plan al fine di coprire le cosiddette aree grigie (un'unica rete privata presente o prevista) e nere (almeno due reti private);

   secondo recenti fonti di stampa il piano suddetto sarebbe pronto per la consultazione pubblica e sarà quindi sottoposto ai commenti e alle osservazioni degli operatori come richiesto dalla Commissione europea. Sempre secondo fonti stampa, sarà posta in consultazione la possibilità di esprimersi sulla natura dell'intervento pubblico, attraverso bandi di gara con soglie minime ad almeno 1 Gbit/s in download e 200 Mbit/s in upload per le unità immobiliari che, a seguito della mappatura effettuata da Infratel, risulteranno non coperte;

   nello specifico, per quanto concerne l'intervento dello Stato, sempre secondo fonti stampa, la scelta del Governo ricadrebbe sul modello a incentivo, in cui i progetti presentati dai privati potranno essere finanziati in parte dal pubblico (attorno al 70 per cento del valore delle opere) e l'infrastruttura realizzata resterà di proprietà dell'operatore aggiudicatario. Appaiono dunque scartati i modelli alternativi come quello diretto (l'infrastruttura, una volta costruita mediante appalto, resta di proprietà pubblica e viene messa a disposizione degli operatori) e a concessione (il concessionario, come nelle «aree bianche», ha il compito di costruire e gestire la rete, che rimane di proprietà pubblica) –:

   se il Ministro interrogato, con riferimento al modello di incentivo per le «aree grigie» e «nere», ritenga ottimale per l'interesse generale la modalità di investimento ad incentivo e se non si ritenga più opportuno invece applicarvi quella già definita per le aree cosiddette bianche.
(5-06570)


   CAPITANIO, DONINA, FOGLIANI, FURGIUELE, GIACOMETTI, MACCANTI, RIXI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Smarter Italy è il programma promosso dal Ministero dello sviluppo economico, dal Ministero dell'università e della ricerca e dal Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione che ha l'obiettivo di migliorare la vita delle comunità e dei cittadini attraverso la sperimentazione nei territori di soluzioni tecnologiche emergenti in diversi ambiti: mobilità, ambiente, benessere della persona e beni culturali;

   il programma, che viene attuato dall'Agenzia per l'Italia digitale, parte con l'adesione di 23 comuni selezionati di cui 11 città definite «Smart Cities» e 12 piccoli centri definiti «Borghi del futuro» (con almeno 3,000 abitanti, ma al di sotto dei 60.000);

   il programma si basa sullo strumento degli appalti innovativi con i quali, a differenza degli appalti tradizionali, lo Stato non acquista prodotti o servizi standardizzati già disponibili sul mercato, ma stimola operatori e imprese a creare soluzioni basate su tecnologie emergenti per rispondere concretamente ai fabbisogni di servizi espressi dalle realtà territoriali;

   sono stati scelti dodici borghi italiani, dove testare servizi innovativi nei settori della mobilità, dell'ambiente, del benessere e della cultura: sono Alghero, Bardonecchia, Campobasso, Carbonia, Cetraro, Concorezzo, Ginosa, Grottammare, Otranto, Pantelleria, Pietrelcina e Sestri Levante;

   si tratta di una sfida complessa che porterà benefici ai cittadini, spingerà il contesto imprenditoriale ad innovarsi e genererà un impatto rilevante sull'efficienza della pubblica amministrazione. Le aziende vincitrici avranno a disposizione un importo complessivo di 90 milioni di euro. Ai bandi potranno partecipare imprese, start-up, università, centri di ricerca, enti del terzo settore e liberi professionisti che propongano progetti innovativi per rispondere alle esigenze indicate dai comuni;

   a quanto risulta agli interroganti, il programma, così come i primi bandi di gara relativi a Smart Mobility e Wellbeing, risulta in ritardo rispetto al «Piano triennale per l'informatica nella PA 20-22» redatto dal soggetto attuatore –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare le iniziative di competenza per dare tempestiva attuazione al programma Smarter Italy e consentire l'accesso alle risorse disponibili, al fine di attivare i progetti e le attività ad oggi ancora non iniziate entro l'anno 2021.
(5-06571)


   GARIGLIO e PEZZOPANE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in questa difficile fase di riorganizzazione, dai sindaci di diversi comuni della regione Abruzzo arrivano sollecitazioni per le riaperture degli uffici postali;

   la richiesta è quella di poter garantire a tutti i cittadini i servizi postali, mettendo in atto un ulteriore e più diffuso sforzo organizzativo e logistico;

   gli uffici, in particolare quelli nelle aree interne, devono tornare operativi e a pieno regime su tutto il territorio della provincia dell'Aquila e dell'intera regione Abruzzo, cercando di adottare le adeguate misure di sicurezza, ad esempio, l'installazione di pannelli in plexiglas, il posizionamento di strisce che garantiscano il mantenimento della distanza interpersonale di almeno un metro, nonché accurate procedure di sanificazione delle sedi a tutela della salute del personale dipendente e dei cittadini;

   particolarmente inaccettabile è la situazione dell'ufficio postale di Collarmele. Lo scrive, in un comunicato stampa, il sindaco, che, su sollecitazione dei cittadini, ha provato a informare Poste Italiane già da mesi, ma non ho avuto alcun riscontro concreto su quando si potrà tornare alla normalità in questi uffici;

   Collarmele è un paese a 835 metri sul livello del mare e con un microclima molto particolare per via della ventosità, gli abitanti vivono con difficoltà la riduzione degli orari di apertura dell'ufficio;

   è necessario un ulteriore sforzo organizzativo e logistico specie nelle aree interne e montane e nei piccoli centri, dove non si può giustificare ancora la mancata riapertura e la riduzione degli orari –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere per quanto di competenza, per un tempestivo ritorno alla normalità, garantendo efficienti servizi postali a favore dei cittadini e delle attività produttive presenti sull'intero territorio abruzzese.
(5-06572)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MARIA e SENSI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   le organizzazioni sindacali hanno dato notizia del licenziamento, comunicato via Whatsapp, di 90 lavoratori di un magazzino dell'Interporto di Bologna da parte della società che lo gestiva in appalto per la multinazionale Logista;

   la modalità scelta per la comunicazione del licenziamento risulta certamente discutibile sul piano delle corrette relazioni sindacali;

   la Città metropolitana di Bologna ha già convocato tavolo di Salvaguardia –:

  se siano informati in merito e quali iniziative di competenza intendano eventualmente assumere.
(5-06568)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   l'Agenzia tutela salute (Ats) Milano – città metropolitana –, nel marzo 2019, ha prodotto uno studio dal titolo «Valutazione dello stato di salute della popolazione residente nell'area intorno all'inceneritore Silla 2» che ha preso considerazione le emissioni nell'anno solare 2015 rappresentativo in quanto, tra gli anni 2014-2017, è risultato l'anno con una minor percentuale di semi-ore in stato di fermo e con un ammontare di rifiuti bruciati maggiore;

   i valori del sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni (Sme) validano i dati soltanto in condizioni di regime stazionario, non acquisendo durante i transitori. I dati sulla quantità di semiore di mancato funzionamento degli Sme per il 2015 sono stati omessi;

   le concentrazioni in regime transitorio, se pur coinvolgano poche ore di esercizio, possono risultare, in base al tipo di inquinante considerato, da 1 a tre ordini di grandezza superiori alle concentrazioni in regime stazionario (si vedano al proposito gli articoli di J. Obaid e altri, 2017, M.Tejima e altri 2007). Pertanto, è molto probabile che nel 2015 l'inceneritore considerato abbia disperso meno inquinanti, contrariamente a quanto presupposto nello studio di Ats, visto che si sono avuti meno transitori;

   per quanto riguarda il campionamento, in continuo dei microinquinanti organici (diossine, furani, Pcdd/F i policlorobifenili Pcb), in generale, tutti gli impianti che hanno un sistema di campionamento in continuo per le diossine e i Pcb (Uni CEN/TS 1948-5:2015) hanno come limite il funzionamento soltanto in condizione di regime minimo. Le condizioni transitorie di regime minimo dell'impianto sono proprio quelle di massima emissione, soprattutto per i microinquinanti organici. Valutare le emissioni in tutte le condizioni impiantistiche al fine di valutare le emissioni totali degli impianti consentirebbe di ottenere il reale impatto ambientale e stabilire eventuali correzioni costruttive e di gestione;

   per quanto riguarda la ricaduta al suolo degli inquinanti, si riscontra l'assenza della determinazione dell'altezza effettiva del camino. Al fine di calcolare la ricaduta al suolo, nelle tabelle non viene mai riportata l'umidità assoluta media. Questo parametro è importante al fine di stabilire l'entalpia e la densità dei fumi e quindi calcolare l'altezza apparente delle ciminiere. L'innalzamento del pennacchio va sommato all'altezza di progetto dal suolo della sorgente. Ciò fornisce quella che comunemente si definisce come altezza effettiva della sorgente. Sorge il dubbio che questo dato non sia stato preso in considerazione. L'umidità assoluta nei fumi di un inceneritore mediamente è superiore al 10 per cento questo dato fa sì che la capacità termica dei fumi si innalzi di parecchio così come il pennacchio. Se non è stata inserita nei calcoli il modello diffusionale è sbagliato;

   possibile errore nella determinazione della portata totale: a pagina 19 del documento sopra citato si illustra la presenza di 3 camini con 2,2 metri di diametro, ossia 1,1 metri di raggio, superficie di 3,7994 metri quadrati ogni camino. Per tre camini si ha una superficie totale di 11.398 metri quadrati. Moltiplicando questa superficie per la velocità media dei fumi di 13.24 metri al secondo, si calcola una portata di 150,909 metri cubi al secondo e 543.283 metri cubi all'ora. Normalizzando la velocità a 20 gradi centigradi, la portata diventa di 583.084 metri cubi all'ora a 20 gradi centigradi; nello studio si legge che è pari a 107.714 metri cubi all'ora (pagina 20). Anche se ci si riferisse alla portata di un singolo camino la portata di 583.084 metri cubi all'ora dei tre camini diviso 3 dà un valore di 194.714 metri cubi all'ora ossia quasi il doppio. Se non è stata calcolata l'emissione dei tre camini al fine dello sviluppo del metodo di dispersione degli inquinanti andrebbe rivisto tutto il modello di ricaduta al suolo degli inquinanti;

   vanno inoltre svolte considerazioni sulla ricaduta al suolo del Pts: in generale, la ricaduta del Pts andrebbe eseguita in funzione della distribuzione dimensionale del particolato. Infatti, il particolato fine ed ultrafine, si comporta alla stregua del gas, mentre il particolato sopra 1μm ha ricadute in funzione della caratterizzazione dei fumi. Il modello applicato dovrebbe essere corretto solo se si indica un intervallo di distribuzione dimensionale abbastanza ristretto, ad esempio ricaduta al suolo per la frazione PM10-9μm e via di seguito per i singoli intervalli dimensionali;

   con riguardo agli Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) si rileva che artefatti dovuti a degradazioni ossidative possono compromettere il campionamento degli Ipa e dare luogo ad una sottostima. Pertanto, il metodo di riferimento e la specifica tecnica suggeriscono di includere nel sistema di campionamento un denuder (sistema diffusivo catalitico), che funzioni da sistema di abbattimento per l'ozono troposferico (scrubber) prima che entri in contatto con il Pm raccolto sul filtro. D'altro canto, in Italia, nel recepimento delle procedure europee è stata pubblicata la metodica per il campionamento e la determinazione degli Ipa nella Gazzetta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 2015 (decreto ministeriale 5 maggio 2015_ALL2) dove non viene menzionato di impiegare un sistema per la riduzione dell'ozono durante le fasi di campionamento. Tuttavia, nella Gazzetta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 2015 vengono riportate le seguenti note:

    Nota(1): L'impatto negativo dell'ozono, in presenza e assenza di luce solare, è stato sufficientemente provato in ambienti artificiali, quantunque le stime quantitative siano assai dubbie e incerte nell'applicazione di «fattori di correzione» per atmosfere reali;

    tali artefatti erano stati già riportati nel 2009 da uno studio di Menichini (E. Menichini e altri, 2009), riportando che la perdita di benzo(a)pirene durante il campionamento è tipicamente dal 20 al 55 per cento e che in alcune condizioni di concentrazioni elevate di ozono si può arrivare ad una sottostima del 100 per cento –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte a disporre la valutazione delle emissioni in tutte le condizioni di esercizio, transitori compresi, per valutare il reale impatto ambientale degli impianti di combustione di rifiuti e a ciclo combinato;

   se intenda adottare iniziative volte a disporre la valutazione della ricaduta al suolo degli inquinanti tramite dati sulla reale altezza del camino sull'umidità e la densità dei fumi;

   se intenda promuovere, per quanto di competenza, una revisione dei calcoli della portata e la dispersione dell'inceneritore «Silla 2»;

   se intenda promuovere, per quanto di competenza una revisione dei metodi di calcolo della ricaduta del Pts in funzione della distribuzione dimensionale del particolato;

   se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di favorire l'inclusione nel sistema di campionamento degli Ipa un denuder (sistema diffusivo catalitico) per ridurre gli artefatti, da ozono in particolare.
(2-01299) «Zolezzi, Villani, Nappi, Di Lauro, Olgiati, Zanichelli».

Interrogazione a risposta scritta:


   VIVIANI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in una nota inviata all'Ente Parco nazionale delle Cinque Terre, l'Ispra, facendo riferimento all'articolo 11, comma 4, della legge 6 dicembre 1991, n. 394, recante Legge quadro sulle aree protette, ritiene che non potrebbero essere caratterizzati come «selettivi» gli abbattimenti di cinghiali in braccata, poiché tale metodo non esclude rischi di significativi impatti alle altri componenti della biodiversità;

   in particolare, secondo l'Ispra, tale tecnica potrebbe comportare una modifica del comportamento riproduttivo e della struttura sociale e genetica delle popolazioni, un rischio di frammentazione dei gruppi e della mobilità verso zone meno disturbate e, in generale, una forma di disturbo ambientale; eppure, il cinghiale non è solo alquanto dannoso nei confronti dei campi agricoli, provocando danni stimati in più di 70 milioni di euro all'anno su scala nazionale, ma la sua presenza va proprio a discapito degli ecosistemi locali e della biodiversità, poiché è in grado di adattarsi quasi a tutti i territori e alle condizioni ecologiche più varie, alterando in numero le altre specie e causandone la progressiva sparizione;

   la caccia di selezione, volta a controllare il numero di esemplari, resta l'unico metodo contro la proliferazione incontrollata, poiché i metodi proposti da Ispra, come l'utilizzo di chiusini o gabbie-trappole per la cattura sono inadeguati e le recinzioni dei campi agricoli sono costose e alterano il paesaggio;

   la caccia collettiva, come la braccata o anche la girata, metodi proibiti secondo l'Ispra, restano gli unici metodi efficaci per la gestione e il controllo numerico del cinghiale;

   la battuta della caccia con un solo cane, come proposto da Ispra per il «Piano di gestione del cinghiale» nel Parco nazionale delle Cinque Terre, per il periodo 2021-2025, non è proprio praticabile per i cacciatori che negano qualsiasi intervento;

   la situazione diventa assai problematica non solo per gli agricoltori, ma anche per il mantenimento della biodiversità del Parco nazionale delle Cinque Terre e dei caratteristici terrazzamenti che contraddistinguono il paesaggio agricolo ligure –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di competenza, in relazione ai vincoli previsti dall'Ispra per la caccia al cinghiale nel Parco nazionale delle Cinque Terre, allo scopo di garantire il controllo dell'elevato numero di esemplari presenti e salvaguardare la biodiversità del Parco che presenta una ricca varietà di flora e fauna e un patrimonio paesaggistico basato sulla connotazione agricola del territorio, con caratteristici ed esclusivi terrazzamenti che lo rendono un ambiente unico nel Mediterraneo, oltre che a preservarlo dal dissesto idrogeologico.
(4-10022)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   MANZO. — Al Ministro del turismo, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il settore del turismo, ha purtroppo subito un calo delle prenotazioni a causa della variante Delta;

   in un comunicato Federturismo dichiara: «Si prospetta chiusura ancora più rapida dell'anno scorso. L'estensione dell'uso del green pass può essere una misura utile, anche come spinta a vaccinarsi;

   di fatto stiamo assistendo ad uno stallo del ritmo delle prenotazioni perché la gente è in attesa di capire come evolve la situazione dei contagi»;

   la presidente di Federturismo-Confindustria, dottoressa Lalli in un'intervista all'Agi, ammette tutta la sua preoccupazione sulla stagione turistica alla luce della variante Delta e dell'aumento dei casi Covid-19;

   si auspicava un'estate in forte ripresa, ed ora si prospetta una chiusura ancora più rapida dell'anno scorso quando i primi «stop» arrivarono a metà agosto;

   se gli investimenti sostenuti per lavorare per 4-6 settimane d'estate si traducono solo in costi, è certo che si assisterà al tracollo del turismo;

   gli stessi dati dimostrano che a fronte di perdite del 70 per cento del fatturato dello scorso anno, questa estate si prevede un 50 per cento del 2019, con una crescita del 25 per cento sull'anno scorso;

   si nota ancora una certa fiducia da parte di quei clienti, che attendono gli sviluppi della situazione prima di cancellare le prenotazioni;

   il controllo del certificato verde non può essere lasciato ai gestori di un'attività turistica;

   è necessario per l'incolumità e la salute dei cittadini prevedere atti di controllo che esulino o siano aggiuntivi al controllo del singolo gestore –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda adottare per evitare da una parte, il collasso del turismo, e dall'altra, la tutela della salute dei cittadini e dei turisti;

   quali indicazioni il Governo intenda adottare per fornire linee guida sui poteri e sugli organi di controllo delle certificazioni verdi che siano una garanzia anche per i gestori di attività turistiche, a cui non è possibile lasciare interamente il controllo della situazione, ponendo a rischio le loro attività e la salute dei turisti e della Nazione.
(4-10012)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Pini e altri n. 2-01297, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 agosto 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Quartapelle Procopio.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Pezzopane n. 4-06330 del 15 luglio 2020.